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Ai miei figli Alessandro e Matteo

perch possano assaporare fino in fondo


la bellezza della vita

2009, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi


Finito di stampare nel mese di novembre 2009
presso Grafin - www.grafin.it
Si ringraziano tutti coloro che hanno fornito
i documenti e le proprie testimonianze,
rese queste ultime a titolo personale
e per le quali il Centro Ricerca Alfredo Galmozzi
non si assume alcuna responsabilit.

PIERO CARELLI

Appunti di Viaggio
Crema 1943-2009

Centro Ricerca Alfredo Galmozzi

in collaborazione con

POPOLARE CREMA
PER IL TERRITORIO

AZIENDA GRAFICA

e con il contributo di
COMUNE DI MONTODINE
COMUNE DI ROMANENGO
PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI SPINO DADDA
ICAS s.r.l.
S.S. 415 Km. 28,650 - VAIANO CREMASCO
A.CHI.TEX
Via degli Artigiani 2 - VAIANO CREMASCO
ASSICON
Piazza Caduti sul Lavoro 2 - CREMA
ANPI SEZIONE ENRICA GANDOLFI
CREMA
FONDIARIA SAI DIVISIONE SAI
Agenzia Crema San Carlo
Via Lago Gerundo 18/5 - CREMA
COOPERATIVA ROSA CAMUNA
Crema
GERUNDOTOUR
Via dei Racchetti 2 - CREMA
CHIZZOLI GOMMA
Via Mazzini 50 - CREMA
REINDUSTRIA
Via Industria 26 - CREMA
CAMERA DEL LAVORO di CREMA
Via Carlo Urbino, 9
SINDACATO PENSIONATI CGIL
Via Carlo Urbino, 9 - Crema
C.N.A.
Cremona
CENTRO MEDICO POLISPECIALISTICO
MEDICINA DOMANI
Via Medaglie doro, 2 - Crema
NEXTOUR
Via Medaglie doro, 1 - Crema
FORMAGGIA IRENE
Via Kennedy - Crema
FUTURA s.r.l. (Negozio Enrico IV)
Via Cavour (Angolo Via Mazzini) - Crema
ROTARY CLUB CREMASCO SAN MARCO
Via Verdelli, 7 - 26013 Crema (CR) - Tel. 0373.80187

Comune
di Crema

uestanno il libro del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi percorre ben 66 anni di
avvenimenti, dal 43 ad oggi, anni di vicende conosciute, ma non raccontate da un autore
esterno che si erge a giudice di ci che avvenuto o ancora raccoglie date ed episodi in modo
neutrale. Ed stimolante vedere come si possono osservare i fatti e gli anni che caratterizzano la
storia di Crema e del territorio cremasco con sfumature e punti di vista ogni volta diversi.
In Appunti di viaggio il lettore viene accompagnato con brevi citazioni di autori classici, filosofi,
poeti, in un percorso dove s importante la meta da raggiungere, ma altrettanto determinate
il motivo per cui si parte. Il testo vissuto in maniera viva dallautore che ripercorre luoghi
e personaggi noti della nostra terra, e cos diventa pi facilmente comprensibile e pi vicino
al lettore (soprattutto se cremasco): gli eventi sono raccontati attraverso storie di uomini, i
loro sogni, le loro speranze, le loro sconfitte, le loro delusioni e i loro entusiasmi. Uomini che
riportano alla memoria luoghi particolari, sguardi, frasi o emozioni, sorrisi o lacrime.
Augurando buon viaggio ai lettori, mi congratulo ancora una volta con il Centro Galmozzi
e ringrazio in particolare Piero Carelli, lodevole autore del libro che riesce ancora una volta
ad avvicinare il lettore di oggi ad avvenimenti lontani nel tempo, in modo sempre piacevole e
coinvolgente. Un caloroso grazie anche a quanti collaborano alla costante opera di diffusione e
di sensibilizzazione delle radici storiche della nostra citt.
Il sindaco di Crema
Bruno Bruttomesso

a ricostruzione storica per eccellenza quella che prende le mosse dalla voce diretta di chi la
storia vera (quella con la s minuscola, mi verrebbe da dire, cio quella reale, senza retorica
e artificio) lha vissuta in prima persona. A maggior ragione quando si parla della storia di una
citt, della propria citt.
Il pregio di questo lavoro, giustamente intitolato Appunti di viaggio, sta proprio qui: essere
loccasione per dare voce a chi stato protagonista della vita cittadina nel dopoguerra, e far
assurgere a dignit di storia la quotidianit. La vita di una comunit, infatti, non pu essere
ridotta a una somma di fattori, il cui risultato possa essere delineato in maniera precisa, quasi
fosse un prodotto definito. unimmagine viva e in continuo movimento, i cui tratti caratteristici
variano a seconda dello sguardo di chi lha vissuta.
Lamore alla propria terra, alla propria citt, alla propria storia esattamente la radice su cui
si fonda ogni attivit che abbia un valore pubblico. Come presidente della Provincia, e anche
come cittadino cremasco, seppure di adozione, plaudo dunque ad un lavoro che pu dare un
contributo concreto alla conoscenza del nostro passato pi recente.
Presidente della Provincia di Cremona
Massimiliano Salini

Indice

11 Avvertenza
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20
23

UNA FEDE CHE BRUCIA

I traditori
Un Giano bifronte (Il volto umano - Il volto feroce - Lo scontro col potente ras Farinacci)
Il musicista, amico personale del duce (Il razzista - Gli impuri discorsi del vescovo sulla patria)
Un podest contro (Scorie da spazzare, senza piet - finito il tempo delle laute prebende assicurate
dal silenzio comandato - Un jaccuse contro lo spettacolo nauseante dellaristocrazia e della borghesia - Un
manifesto in citt contro le violenze fasciste e un intervento di fuoco contro gli affamatori della povera gente)
27 Un gerarca suo malgrado (Un antifascista che diventa fascista per necessit di famiglia e di lavoro e per
servire la patria - Carte false pur di evitare linvio di giovani in Germania - Contro la vendetta fomite di
disordine e di ribellione - Errori di tutti i calibri del fascismo)
31 Ardenti
35 LA PURIFICAZIONE DELLA MENTE
35 Giovent bruciata (Miti e contro-miti americani - Il paradiso dei figli dei fiori - Una trappola che uccide)
37 Lallarme (Una confessione amara - Gli spot dello scandalo - Uninterrogazione parlamentare - Un fenomeno di massa)
42 Dal viaggio in Oriente al tunnel delleroina (Il riscatto nel carcere - Bruciati 100 milioni di lire in un anno)
48 IL FASCINO DELLUTOPIA
49 Il dissenso in nome del Vangelo (Un gesto teatrale in chiesa - Il pupillo del vescovo mons. Manziana alla
guida della contestazione - Da sposi-modello allimpegno radicale)
52 Sotto la bandiera di Marx (Il disegno di una rivoluzione culturale - Il compito fallito di creare avanguardie
rivoluzionarie - Uniniziativa clamorosa a fianco di un futuro ministro)
56 Sulla scia di Bakunin
Gott mit uns
58 Schegge impazzite (Un ex comboniano di Crema nei nuclei comunisti territoriali di Torino - Una terrorista
59 di Prima Linea - Un magistrato di origini cremasche che diventa bersaglio del terrorismo rosso)

UN MALE OSCURO
64 Dal manicomio allapproccio psico-sociale (Una struttura in cui si entra, ma da cui non si esce pi - La
64 querelle sul lager - Psicosi, schizofrenie, ma anche disturbi meno devastanti)
68 Drammi personali (Lidea ossessiva della morte - Un amore disperato)
72 UN DIO CHE NON MUORE
72 Un provvedimento-BOOMERANG
74 Dal terremoto alla riscoperta del sacro (Un cristianesimo senza Dio - Un cristianesimo senza Chiesa
- Un cristianesimo panteista - Un cristianesimo orizzontale)
80 Un cristianesimo contraddittorio
82 Nuove folgorazioni (Un movimento che provoca e conquista - La gioia intensa di vivere dentro il Mistero del disegno divino)
86 Contaminazioni (Un Islam che non nega, ma esalta il cristianesimo - Un padrino non comune)
89 UNA RIVOLUZIONE SILENZIOSA
89 Un ciclone che investe tutti i Paesi
91 La battaglia culturale dei cattolici (La trasformazione del santuario dellamore nel tempio dellegoismo
e delledonismo - La campagna de il nuovo Torrazzo)
92 Drammi oltre i numeri
94 Una lacerazione ancora pi drammatica (Mani che grondano di sangue innocente e una lettera toccante
a un nascituro - Le menzogne della sinistra)

Indice

97 Una legge che continua a dividere (Solo le donne hanno il potere di dare la vita o la morte - Dio
perdona, ma la donna non si perdona mai - Le difficolt della vita non si risolvono eliminando la vita, ma
superando le difficolt)
102 DRAMMI
102 Nel tunnel delloblio (Uno scenario allarmante - Dal palcoscenico allisolamento totale - Il nostro
bambino - Una situazione drammaticamente difficile da gestire - Un calvario che dura da 20 anni)
107 Un corpo vivo e unanima morta (Uno schianto e poi il buio - Nei panni del padre di Eluana Englaro si
sentirebbe schiacciato da un rimorso tremendo - Una situazione-limite che si conclude in poco pi di un anno)
110 Un corpo morto e unanima viva
112 USCIRE DI SCENA
112 Un aereo di linea che precipita ogni giorno
114 Un cuore matto
115 Un flagello che semina ancora centinaia di vittime ogni anno (Una lotta disperata contro la morte)
118 GLI ALTRI
118 Gli altri e noi
119 Un viaggio (Un americano con la passione per la cultura - Un brasiliano drammaticamente segnato dalla
guerra - Un egiziano con la mission dei vecchi - Uno medico svizzero figlio di emigrati italiani - Un figlio
intraprendente della Puglia che a Crema porta il calore meridionale - Due emiliane che lasciano un segno)
130 Paure
131 Storie (Da infermiera in Ucraina a badante a Crema per consentire alla figlia di studiare - Un laureato
albanese che esercita il mestiere di muratore - Un romeno ben integrato, ma che ha la nostalgia della Romania
- Un lavoro dignitoso e tanta solidariet - Una romena che ce la mette tutta per integrarsi e ci riesce alla grande
- Una laureanda serba spinta dal desiderio di viaggiare - Una giovane della Costa dAvorio che soffre fortemente
per la mancanza della dimensione comunitaria - Un rifugiato politico che dopo anni di umiliazioni prende la
decisione amara di anticipare il rientro in Togo - Una nigeriana caduta nel racket della prostituzione)
142 PRIVILEGI
142 Un carico di storia (Principi, sovrani a Crema e perfino un imperatore - Condottieri nellepica battaglia di
Lepanto, senatori, alti prelati, uomini di cultura, benefattori)
144 Il tramonto (Dallaristocrazia agraria alla borghesia - Dalla confisca di palazzi e terre da parte dellimperatore
dAustria alla stagione delle avventure imprenditoriali - Un generale, deputato per un trentennio, sottosegretario
al Ministero della guerra, senatore del Regno - Un conte ingegnere che lavora come operaio in una fabbrica
inglese per poi diventare un industriale)
149 Due nobildonne di classe (Una contessa inglese di grande cultura e intraprendenza - Assessore e vice-sindaco
per 19 anni)
151 Un modello di stile di vita
153 LA SCALATA
153 Self-made men (Fiuto degli affari - Inventiva - Studio, et e fattore casualit)
158 Una classe emergente (Status symbol - Collezionisti raffinati - Mecenati di rango - Club esclusivi - Cariche
prestigiose - La hit parade dei nuovi ricchi - Uno sport nazionale)
168
168
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173

IL RISCHIO
Tre miniere doro
Idee straordinariamente feconde
Dallaltare alla polvere
Un impero economico che raggiunge il Brasile, gli Usa e lIndia

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179
181

Indice

Societ in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Colombia


Due compassi doro per il design e una LEADERSHIP mondiale
Lobiettivo dellinternazionalizzazione dellazienda
Una scalata singolare
Linvasione di gruppi stranieri

183 MORTI BIANCHE


183 Infortuni mortali alla Ferriera, allItalfertil, alla Coim e alla Nuova Sipre
184 Un KILLER che uccide a distanza di anni (Verranno gli anni in cui morirete come mosche)
187 IL RISCATTO
187 Da operaio e minatore al parlamento (Da una fabbrica di armi al lavoro in una miniera belga - Le nozze
dello scandalo - Viaggi alla scoperta del comunismo reale - Due legislature in parlamento, ma da stakanovista,
non da membro di una casta)
192 Da rappresentante dei lavoratori a rappresentante della Repubblica (A difesa dei pi deboli - Da
vice-sindaco di Crema a consigliere provinciale e, infine, a parlamentare - Una pugnalata alle spalle - Chiamato
a salvare il partito)
194 Dalla scuola della Everest al governo (Figlio di unattivista comunista e formato alla scuola di fabbrica
- Anti-stalinista ma stregato da Fidel Castro - Anticlericale, ma cattolico - La scalata a sindaco di Crema e poi
a senatore (il pi giovane) della Repubblica - Lincidente col vescovo mons. Libero Tresoldi e la fattiva intesa col
sen. Rebecchini - In purgatorio per due anni per una risposta garbata e un ruolo che gli consente di spendere un
bel gruzzolo di soldi per il territorio - Nel governo della Repubblica)
200 Una donna del popolo nel Comitato centrale del Pci e in delegazioni in Francia, in Vietnam e a Mosca
202 Figlio di contadini, licenza elementare, tratta alla pari col MANAGEMENT del gruppo olivetti
204 Dalla fabbrica alla partecipazione a commissioni governative e al vertice di Emergency
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LA CASTA
Ex fascisti
Dallassociazionismo Cattolico alla chiamata politica
Dal sodalizio con un partigiano liberale al giornalismo e allimpegno politico
Un profugo che diventa un simbolo degli ex fascisti
Un brillante e colto giovane siciliano che a Crema incontra il giornalismo e la politica
Da unintensa esperienza liberale al decisivo incontro con CL
Dalla scuola di un prete operaio a dirigente nazionale delle Acli
Un presidente dellAzione Cattolica
Una formazione laica, al di l delle gabbie ideologiche
Dalla contestazione nel Movimento giovanile Dc ad assessore alla partecipazione
Un medico africano
Un giovane delloratorio e amico del vescovo mons. Manziana che diventa leader della Lega
la strada in salita della politica al femminile (Lo stile delle donne)

231 UNARTE DIFFICILE


231 Lemergenza (Una voglia di pulizia - Mani sporche di sangue - Una grande occasione perduta, ma anche una
lezione di stile)
236 Il buon governo (Un mito che non abbaglia solo i comunisti - Due gioielli)
239 La lunga e operosa era Cattaneo (Unoperazione-lampo unanime destinata a cambiare Crema radicalmente
Perch i cremaschi non dimentichino - La stagione della partecipazione)
244 La fantasia al potere
247 Progetti realizzati e sogni nel cassetto (Un polo laico accanto alla chiesa e allo stadio - Un buco da
due miliardi e settecento milioni di lire e la sconcertante condanna di alcuni assessori - La tangenziale con la

Indice

sponsorizzazione politica di un ministro - Lofferta rifiutata del Palazzo Rossi)


253 Tra scossoni e nuovi equilibri (Sindaco e vescovo dal presidente del Consiglio - Uno strappo lacerante Lettera aperta al card. Martini - La svolta della Lega - Il varo dellAcs e la scelta strategica di investire nel verde
Uniniziativa tra le prime in Italia)
259 UNA BUFERA
259 Un politico (Un progetto di case a bioenergia - Un blitz con pantere e sirene spiegate e una latitanza di 15
giorni - Una Tangentopoli cremasca - Linvito di don Leandro Rossi a non odiare - Otto giorni in cella di
isolamento e trenta giorni agli arresti domiciliari - Un calvario che si chiude con lassoluzione piena)
264 Un TOP MANAGER
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IL COLPO DALA

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UN MIRACOLO

Un matematico che conquista lAMERICAS CUP


Esperimenti di fisica nucleare davanguardia
Una ricercatrice di rango che collabora con un premio nobel
Un medico che dirige un polo di eccellenza a livello internazionale
Uno dei quattro old boys (due europei e due americani) della posta elettronica
Un magistrato alla Corte di Cassazione e uno scrittore cattolico tra i pi autorevoli in Italia
Un urbanista di spicco
Una personalit vulcanica con un hobby che lo lancia in uno scenario internazionale
Un produttore cinematografico di successo
Una famiglia ricca di talenti
Un compositore al Ravenna Festival
Tra i primi dieci nuovi talenti, nel 1988, della musica jazz in Italia
Una splendida promessa stroncata nelle acque dellAdda
Il miglior primo piatto dellanno a livello nazionale

Il cuore di Crema
Un prete rosso
A favore di carcerati e tossicodipendenti
Una dedizione radicale
A fianco dei campesinos del Brasile
Una fucina di solidariet internazionale
Per lemancipazione di ex prostitute cadute nella trappola del racket

299 BILANCIO DI UN VIAGGIO


299 Una lezione da non dimenticare (Un fascismo drammaticamente isolato - Il riscatto della Chiesa locale Non unubriacatura di pochi - Un fascismo senza fascismo)
303 Unutopia che non muore (Un cristianesimo adulto - Il settarismo - Leredit - Un fuoco che arde ancora)
310 La rivoluzione dei costumi (Indietro non si torna - La dignit dellembrione - Una liberazione a met - Il rischio
di trasformare leros in thanatos)
313 Un difficile punto di equilibrio
314 Una societ sempre pi liquida (Corsa e rincorsa - Modelli borghesi - Una precariet crescente)
316 luci e ombre
318 Incubi
318 Unanima da costruire
320 POSTILLA
323 Ringraziamenti

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Prefazione

ppunti di viaggio, un libro di Piero Carelli che ho sicuramente incoraggiato.


Presso la sede del Centro Galmozzi la stanza dellArchivio diventata il luogo dove
lautore ha realizzato pi di cento interviste, una sorta di confessionale laico dentro il quale
le persone coinvolte hanno svelato il loro vissuto.
Ne uscita unoriginale analisi di Crema, una cittadina che nellarco di alcuni decenni si
letteralmente trasformata in termini non solo di nuove opportunit e ricchezze, ma anche di
nuove povert, sofferenze e solidariet e, in alcuni casi, di commistioni tra affari e politica.
E in questo scavare emerge il carattere di Piero che ci pregia da sempre della sua valida
collaborazione.
Il Professor Carelli ha educato centinaia di giovani al senso critico: cos lo ricordano tutti
i suoi ex alunni.
A me pare che il progetto di Piero nasca da un bisogno profondo di ripensare, anche qui criticamente, il proprio vissuto ascoltando il vissuto di altri, scrivendo, da questa angolatura, la
storia di tutti noi, della nostra collettivit, cogliendo in questo viaggio luci ed ombre: ritengo
questa una operazione culturale compiuta ed interessante.
E lo ha fatto con discrezione, con delicatezza, cercando di scavare senza urtare.
Non a caso, a proposito del titolo ha scelto il termine appunti, una coerente scelta di stile
letterario.
E vorrei individui pensanti potrebbe essere il sottotitolo di questo libro.
Un libro punto di vista che ci invita a discutere, a condividere o meno singole analisi e
valutazioni.
Che ci invita soprattutto a pensare, esercizio scarsamente stimato e praticato.
Felice Lopopolo
Presidente Centro Ricerca Alfredo Galmozzi

Ringrazio il Comune di Crema, la Provincia di Cremona, la Coop Lombardia, lAssociazione


Popolare per il territorio, la Gerundocoop, lAzienda grafica Grafin e la concessionaria f.lli Vailati
per il consolidato sostegno alle nostre iniziative editoriali.

Avvertenza

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Avvertenza

n viaggio nel tempo. Un viaggio che ho intrapreso mosso dallimpulso di guardarmi


indietro, di rivisitare lepoca di chi, come me, nato nel cuore della guerra per tentare
di abbozzarne un bilancio. Un viaggio, a dire il vero, un po speciale alla ricerca di storie di
persone: storie concrete di uomini schiacciati dal peso dei condizionamenti, ma anche liberi
di scrivere delle pagine di vita originali; uomini in carne ed ossa con i loro sogni e i loro
drammi, le loro conquiste e le loro sconfitte. Uomini che ho cercato ovunque: nelle polverose
carte degli archivi e nelle ville cariche di storia, nelle case di cura e nel Palazzo, nelle fabbriche e nelle abitazioni private. E li ho trovati in camicia nera e in eskimo, sullaltare e nella
polvere, con un corpo senzanima e con unanima senza corpo.
Unimpresa ardua, ma ne valsa la pena.
Lapproccio scelto ha fatto perdere di sicuro in rappresentativit, ma ha fatto guadagnare
senza dubbio in qualit: nessuna inchiesta di tipo statistico sarebbe in grado di esprimere la
ricchezza e le sfumature di un vissuto.
Ho privilegiato lindividuo, ma non ho tralasciato di scandagliare il contesto, il collettivo,
il sociale. Quello che emerso, quindi, uno spaccato di Crema: non la Crema dei grandi
eventi ma delle persone, non la Crema chiusa nelle sue mura ma dilatata fino ad abbracciare il
mondo intero, la Crema visibile e quella invisibile. La Crema che nellarco di oltre sessantanni ha vissuto trasformazioni radicali.
Nessuna ricostruzione storica, sia chiaro, ma solo appunti di viaggio di un osservatore
che si fermato a certe tappe e non ad altre e si soffermato su determinati fenomeni e non
su altri.
Il viaggio per me stato di grande utilit. Mi auguro che lo sia anche per il lettore.
Crema, dicembre 2009
Piero Carelli

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una fede che brucia


Schiaccialo sotto i calcagni il popolo testa vuota.
Bastonalo col pungolo che ferisce.
Strozzalo con le stanghe dure.
Dove lo trovi un popolo che scodinzola al padrone,
come questo, fra le genti,
sotto locchio del sole?
(Teognide, Elegie, I, 847-50)

orto, spazzato via dai gerarchi traditori, dalle truppe anglo-americane e dai partigiani. Sconfitto dalla storia. Eppure il fascismo continua a vivere nei nostalgici (il che
comprensibile), ma anche nelle nuove generazioni. Continua a vivere come tutte le fedi, tutti
i miti. Una fiamma che brucia ancora. Anche a Crema. Anche dopo le prese di posizione pi
o meno diplomatiche, pi o meno politicamente convenienti, degli eredi ufficiali del fascismo1. Oggi, a distanza di oltre sessantanni, tuttaltro che inopportuno provare a indagare
da vicino i suoi credenti. Non un omaggio al revisionismo di moda, come non una
anacronistica messa in discussione su chi fosse dalla parte giusta2. Si tratta solo di ascoltare
questi credenti non come semplici archetipi del Male, ma come uomini in carne ed ossa, con
le loro certezze ma anche con i loro dubbi e tormenti, come figli della nostra terra che si sono
trovati immersi in una determinata temperie politica. Ascoltarli potrebbe esserci pi utile che
tante sentenze di condanna a priori: utile magari a scoprire in noi gli stessi condizionamenti,
le stesse paure, lo stesso atteggiamento di chiusura di fronte a chi la pensa diversamente; utile
magari a capire di essere fascisti senza fascismo.
Unavvertenza: mi limito a sondare gli uomini che il commissario politico di Crema Giovanni Agnesi chiama intellettuali, vale a dire gli individui colti, il nerbo in generale della
classe politica di ogni tempo, i pi propensi a tradire il proprio ruolo di coscienza critica3,
ma anche i primi a ravvedersi e a scoprire la menzogna della fede.
Non un caso che il viaggio prenda le mosse proprio dal terremoto del 25 luglio 1943
(la caduta di Mussolini), un evento che diventato un vero e proprio spartiacque tra gli
intellettuali in camicia nera che si sono schierati da una parte e dallaltra della barricata e
nello stesso tempo una svolta in cui troviamo non solo i primi germi della democrazia della
nostra comunit, ma anche la fiamma che continua ad ardere4: intellettuali ex credenti e
intellettuali fedeli, ex gerarchi che si sono posti alla testa della rivolta e hanno dato il via
alle orgie badogliane [sic] e i devoti che hanno minacciato e poi hanno messo in atto
allombra delle baionette tedesche (cos Andrea Bombelli nella sua memoria) una vendetta tremenda contro i traditori. Un viaggio quindi nel passato per tentare di capire meglio
il presente. Il nostro presente.

Una fede che brucia

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I traditori
Vi chi consuma il tradimento nel breve spazio di una sera. Ad esempio, Prospero
Sabbia, gi capo manipolo della Milizia, gi segretario politico, gi istruttore premilitare5, e
Mario Bariona6, classe 1903, squadrista quale Legionario Fiumano, ferito durante il Natale di sangue, ex combattente nellAfrica orientale italiana, ufficiale di complemento: sono
loro che al Ridottino, il club riservato della Crema che conta, brindano alla caduta del Duce e
vengono candidati dal capo-rivolta, il pretore dr. Ferdinando DAntonio, ad entrare in quello
che i repubblichini definiranno ironicamente il Primo Comitato di salute pubblica7; sono
loro tra gli animatori, assieme allavvocato Andrea Bombelli, al bancario Nemo Freri, a Ugo
Chiappa e a Domenico Molaschi (operaio di S. Bernardino), della giornata della liberazione
del 26 luglio. Fascista fino al 25 luglio pure la mente del tradimento, il pretore dr. Ferdinando DAntonio, il pi intellettuale di tutti, classe 1905, originario di Napoli, iscritto al Pnf dal
1927: lui che, dopo le dimissioni del primo comitato, d avvio nel suo studio al comitato
rappresentativo di tutte le forze politiche e costituito quasi esclusivamente da avvocati (Ettore
Freri, liberale, Andrea Bombelli8, democratico, Guido Crivelli e Tiberio Volont, democristiani, Francesco Boffelli e Anania Garzini, socialisti, a cui si aggregher Clemente Sinigaglia
come rappresentante del Pci)9.
Tutti uomini colti, intellettuali che hanno il coraggio di schierarsi contro il fascismo,
coraggio che, anche se in misura diversa, pagano. Le orgie badogliane, infatti, terminano
presto: con la creazione della Repubblica sociale italiana le camicie nere tornano al potere e si
vendicano. Laccusa pi infamante: laver tradito lIdea. Prospero Sabbia viene additato come
colui che nei giorni 26-27 luglio ha riunito tutti i comunisti della citt e del territorio e li ha
pagati perch percuotessero fascisti e compissero atti vandalici alle istituzioni del Regime
ed accusato di nascondere nella sua riserva di caccia di Ripalta Nuova militari e prigionieri
inglesi foraggiandoli di cibo, vestiti ed armi e per questo considerato elemento pericoloso,
quindi da arrestare immediatamente. Bariona, a sua volta, viene indicato come colui che
ha capeggiato gruppi di loschi elementi per aggredire e percuotere10 i fascisti della citt,
per ucciderli sulla pubblica piazza, ha istigato ex militari a tenersi alla macchia armati per
aggredire i tedeschi al momento opportuno, ha soprattutto tradito il giuramento di fedelt
allIdea (comma A del Decreto del Duce II/II/1943) per essere in Crema il 26 luglio 1943
e segg., pur iscritto al Pnf e avendo prestato preciso giuramento allIdea e al Duce, passato
nelle file avversarie, dimostrando di tradire il giuramento e la fede, militando pubblicamente
ed attivamente con manifestazioni concrete e personali di antifascista11. Ambedue vengono
condannati nellagosto del 1944 (rispettivamente il 28 e il 24) a trentanni di carcere che
non scontano perch latitanti. Ferdinando DAntonio viene arrestato il 4 ottobre 1943, poi
rilasciato e nuovamente ricercato. Il 13 novembre 1943 Il Popolo di Crema cos lo attacca:
Questo emerito messere che dopo le orgie badogliane si affrettato - chi lo crederebbe? - a
dichiarare la sua sottomissione e a deplorare i suoi eccessi, non appena tornato a Crema ha
voluto brindare alla riconquistata libert. Perch ora non si fa pi vedere? Ha le gambe lun-

14

Appunti di viaggio

ghe, il compagno dAntonio, ma E i suoi amici del brindisi? Conosciamo anche costoro:
i conti tornano sempre. E l8 gennaio, sempre lo stesso settimanale: Vorremmo sapere
[] perch lex-pretore DAntonio nella nuova residenza abbia, come si dice, posto nuovamente sulla scrivania il ritratto di Farinacci. Vorremmo pure sapere se ha tenute lezioni alla
G.I.L. come gi faceva a Crema, mentre fornicava con combriccole massoniche e clericali
meritandosi la presidenza onoraria dellattivit antifascista nel periodo badogliano Attenti
gli amici ed i camerati di Bergamo a non farsi far fessi, come lo fummo noi un tempo
Perch non chiedono il suo trasferimento per Napoli? Avrebbe la possibilit di trovarsi con
tanti figuri suoi simili. Il 25 luglio 1944 il compagno DAntonio evita per miracolo un
nuovo arresto, dopo di che varca la frontiera della Svizzera dove fa parte della delegazione del
Clnai di Lugano e insegna diritto civile e filosofia del diritto presso lUniversit Italiana di
Muerren. Insegna pure diritto civile presso lUniversit di Friburgo. Rientrato in Italia, viene
a sapere una notizia tremenda: la morte del figlio dovuta a un mitragliamento aereo del 9
gennaio 1945. Dopo il 25 aprile lui il Procuratore generale nei processi contro i gerarchi
fascisti, tra cui lo stesso avv. Giovanni Agnesi12.
Ex fascisti ribelli sono pure alcuni nobili, anche loro persone colte: in primo luogo il
conte Franz Terni de Gregorj, un uomo-chiave della Resistenza degli intellettuali, un vero e
proprio personaggio13. Di madre inglese e imbevuto di cultura britannica, non ha alcuna difficolt, scoppiata la seconda guerra mondiale, a schierarsi dalla parte degli anglo-americani.
Dopo lo sbarco di questi in Italia, diventa presto agente americano col nome di five, five,
five, ruolo in cui protagonista di imprese rischiosissime: fingendosi pescatore, attraversa
pi volte in barca il lago di Lugano con dei mitragliatori - mimetizzati sottacqua - appesi a
delle funi, armi americane destinate ai partigiani. Non sempre, per, riesce a portare a termine la missione: quando avverte il pericolo, costretto a tagliare le funi e quindi a perdere il
bottino. Saputo di essere indagato, sospende le imprese e si rifugia in una baita sulla montagna che si trova sopra il lago dEndine. Al fine, inoltre, di evitare larresto, arriva a tagliarsi un
dito per dimostrare ai tedeschi che lui, proprio perch inabile, non pu essere il soggetto da
loro ricercato. Il settimanale del Fascio repubblicano Il Popolo di Crema cos scrive di lui con
sarcasmo l8 gennaio 1944: Vorremmo sapere perch un certo squattrinato conte, dopo
di aver nelle giornate badogliane, chiesta, sempre a mezzo di terze persone, la crocefissione
di questo o quel fascista, sia da oltre tre mesi scomparso dalla circolazione. Va bene che nelle
vene gli scorra sangue inglese e che quindi sotto un certo aspetto sia legittima la sua attesa;
ma la sua permanenza in Valcavallina non pi plausibilmente spiegata dal fatto che lass
pi facile favorire la fuga di oltre confine di prigionieri di guerra? In gamba, caro fronte,
che la bergamasca non tanto distante Giovanni Agnesi lo indica come elemento notoriamente antifascista che ha ospitato ed aiutato prigionieri di guerra inglesi. di sicuro
il pi attivo a nascondere i prigionieri inglesi (prima presso il convento dei cappuccini ai
Sabbioni, poi in una selva di sua propriet in unisola del fiume Adda) e a portarli in salvo
alla frontiera svizzera14. Nei giorni immediatamente precedenti e successivi al 25 aprile 1945
ricopre le funzioni di vice-comandante della piazza di Crema, ruolo che svolge con scrupolo

Una fede che brucia

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adoperandosi in ogni modo per stroncare fenomeni di razzia e per impedire torture nei confronti dei fascisti arrestati.
Tra gli altri nobili che prendono le distanze dai repubblichini (senza, tuttavia, nessuna
attivit sovversiva) troviamo Attilio Zurla, laureato in legge, ufficiale di Milizia, definito ottimo elemento dal segretario politico Francesco Achilli in una missiva dell8 aprile 1940 e
quindi con tutte le carte in regola per avere la nomina a comandante della Centuria volontari
di Crema. Una lettera anonima lo accusa di disprezzare a tal punto il Fascio da spogliare la
divisa mentre invece ci teneva a mostrarla quando in compagnia della consorte si godeva
la bella riviera dItalia; di divertirsi nelle sue campagne e di attendere con pari ansia del
suo suocero15 la venuta degli inglesi. E aggiunge: si tratta di un traditore che non ha avuto il
coraggio di farsi vedere in citt (dove ha un appartamento che di solito abita durante la stagione invernale) per rimanere rintanato a Vergonzana. La stessa missiva punta il dito contro
il marchese Tito Zurla, studi liceali alle spalle, che ha avuto lardire di affermare che il Fascio
di Crema costituito solo di avanzi di galera, spiantati, affamati e che si iscritto al
partito solo per interessi personali, per conservare cio la carica di presidente del consorzio:
siamo in presenza - prosegue la lettera - di un vero Badogliano, degno amico del compagno
Terni, ed ancor oggi informatore della famiglia Terni.
Intellettuali, inoltre, sono in gran parte gli esponenti della nomenklatura del Pnf che dopo
il 25 luglio 43 se la squagliano. Nessun gesto clamoroso, nessun assalto ai simboli del vecchio
regime: semplicemente non si iscrivono al Prf16, chi per prenderne le distanze, chi in attesa
di tempi migliori. Basta leggere i documenti del Fascio repubblicano di Crema: molti i nomi
dei gerarchi dei primi anni 40 che scompaiono17. Si eclissano, perfino, pezzi da novanta.
Alcuni sono stigmatizzati dallo stesso partito: Francesco Campari, Adolfo Stramezzi, Franco
Fadini e Antonio De Grazia, Gianfranco Marinelli, Carlo Premoli, Filiberto Speziali e Bruno
Carioni18.

Un Giano bifronte
Intellettuali sono in gran parte anche i fedelissimi. il caso in primo luogo delluomo pi
rappresentativo del Fascio repubblicano, Giovanni Agnesi19: segretario politico, commissario
prefettizio, per alcuni mesi Vice Federale provinciale, Ispettore circondariale, comandante
del Battaglione delle Brigate nere20 dal luglio 1944 al gennaio 1945, direttore responsabile
dellorgano di stampa Il Popolo di Crema. Un fascista della prima ora: gi nazionalista, ancora
studente liceale co-fondatore il 20 giugno del 1920 del Fascio di Crema21, conosce Mussolini da ragazzo, dichiara unamicizia venticinquennale con Farinacci. Rimane sulla breccia
fino allatto di resa firmato nel palazzo vescovile.
Un fascista fanatico che considera il fascismo come una sorta di religione: cos appare
leggendo i suoi numerosi interventi sul periodico che dirige. Un fascista dal volto umano attento a tutelare i cittadini di Crema, anche se avversari politici: cos appare nella sua memoria
difensiva scritta prima della sentenza di condanna.

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Appunti di viaggio

Un fanatico di sicuro lo . Nelleditoriale del numero di apertura del settimanale cos, tra
laltro, scrive: A te, Eccellenza Roberto Farinacci, vessillifero della intransigenza fascista e
apostolo del credo Mussoliniano [] i Fascisti repubblicani del cremasco - perfettamente
in linea - innalzano il grido di passione e di guerra A NOI22. Il 18 dicembre del 1943, in
una lettera aperta a Mussolini confessa di avere veramente pianto due volte: la sera dellannuncio delle sue dimissioni e, dopo 45 giorni, nellascoltare il suo discorso ai fascisti fedeli.
Nessuna cosa - precisa -, nessuna emozione nella vita mi ha cos intensamente commosso,
mi ha cos intensamente rapito, mi ha cos infinitamente innalzato lo spirito!. In data 10
maggio 1944, in una lettera indirizzata al segretario del Fascio di Rivolta dAdda dott. Luigi
Galimberti, scrive che le persone, tutte indistintamente, sono destinate a scomparire: quella
che rimane e deve rimanere lidea che trova la sua essenza spirituale nella dedizione dei
Caduti e nella giusta offerta dei vivi.
Un fanatismo che lo conduce ad essere durissimo non solo nei confronti degli avversari,
ma anche e soprattutto nei confronti dei traditori. Nello stesso numero di apertura del settimanale del Fascio repubblicano, ad esempio, tuona contro i tanti arrivisti e affaristi di
ogni risma che hanno bloccato lessenza qualitativa e spirituale del fascismo, contro quei
signori che del Fascio hanno preteso cariche e onori e che poi - al momento decisivo - hanno
tradito, in primis contro lex pretore DAntonio con le sue orgie badogliane e i suoi amici
del brindisi. Il 25 dicembre, con un fondo dal titolo Vendetta, riferendosi al processo di
Verona contro gli ex gerarchi traditori, scrive: Vediamoli finalmente, i plotoni di esecuzione,
a ripulire e a preparare le armi della giustizia. E aggiunge Chi oggi si ispira al pietismo non
pu essere che un traditore o un pavido. Dopo la sentenza di condanna, poi, esprime la sua
netta convinzione che non ci sarebbe stato il disonore del 25 luglio se si fossero subito messi
al bando della vita civile gli ebrei e se non si fosse veramente annientata la massoneria dalle
molteplici logge.
Il volto umano
Un fanatico. Radicalmente opposta limmagine che Agnesi presenta di s nella sua memoria difensiva, dopo larresto, il 3 maggio 1945. Rivendica di aver ispirato la sua attivit
politica a Crema secondo un principio fondamentale, la protezione ampia e piena di tutti
i cittadini cremaschi di fronte ad ogni forma di persecuzione politica e privata. Non nega,
certo, di essere appartenuto al Prf, ma sottolinea il fatto che ha sempre agito esclusivamente
secondo la sua coscienza e mai sulla base di direttive dallalto, tanto vero che la rottura
con Cremona era palese a tutti e sino al punto che, negli ultimi tempi stato pedinato e,
addirittura, denunciato gerarchicamente come esponente del Comitato di Liberazione di
Crema e in procinto di essere arrestato, arresto che non avvenne solo perch Cremona ebbe
paura di gravi ripercussioni locali. Per avvalorare la sua posizione cita una serie di testi, in
gran parte antifascisti, che ha favorito: persone che ha difeso di fronte al Tribunale Speciale
Provinciale23, la lista degli ostaggi24 di cui ha fatto perdere le tracce, il figlio di Gino Fadini

Una fede che brucia

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in occasione del forzato invio in Germania. Un teste, in particolare, indica come principale:
Franco Donati (con Anna Donati coniugata Conca) che ha frequentato nella fase ultima del
Fascio repubblicano. E conclude confessando di essersi illuso delle istanze socialiste della Repubblica di Sal, un illuso che tuttavia si accorto in tempo. E Franco Donati, uno dei leader
del Cln, gli dar davvero una mano quando dir al processo di Cremona che nel marzo 1945
Agnesi gli ha passato della documentazione, tradendo in questo modo i suoi.
Unimmagine falsa costruita giusto per evitare il peggio? Un fatto certo: Agnesi si dimostra sensibile nei confronti dei casi umani. Il 18 aprile 1944, ad esempio, segnala al Capo
della Provincia avv. Attilio Romano la situazione di una signora di 32 anni, coniugata a tale
Cuti Renzo attualmente internato in Germania, quale militare dellex regio esercito, morta
di recente lasciando da soli quattro figli di cui lultimo di 13 giorni: ecco perch si sente in
dovere di prospettare il caso particolarmente pietoso alla sua benevolenza perch possa giudicare se non sia opportuno richiedere, tramite il Comando Germanico, il rientro in Patria
del Padre Cuti Renzo. Il 29/7/1944 scrive alla Direzione della ditta Borgomanero perch
assuma, con la ripresa del lavoro, anche gli unici due operai lasciati fuori: si appella alla comprensione e al senso di giustizia dei dirigenti e non manca di precisare che la sua richiesta
esprime anche il desiderio delle competenti autorit provinciali. Dimostra, poi, di avere un
occhio di riguardo nei confronti di alcuni ex fascisti. In una lettera Riservatissima indirizzata
al questore di Cremona dott. Di Biagio in cui fa conoscere la reazione dellopinione pubblica
relativa alle condanne inflitte dal tribunale straordinario in merito agli eventi delittuosi del
26 luglio 1943 a Crema, non gli nasconde la convinzione diffusa secondo cui il tribunale
non ha equamente giudicato n Giuseppe Maccarinelli25 (condannato a 30 anni di galera)
considerato da tutti elemento di nessun valore e capacit ed anzi considerato una nullit, n
Romolo Calzi, un uomo assolutamente estraneo alla politica e dedito unicamente alla Chiesa. A proposito di Maccarinelli, poi, si attiva per la sua scarcerazione: scrive al cap. Milanesi
della Gnr (Guardia nazionale repubblicana) di Cremona che una eventuale indulgenza non
creerebbe particolare ripercussione nellambiente politico locale e si affretta poi ad aggiungere che ove latto di clemenza intervenga, sar opportuno stabilire una vigilanza speciale.
A proposito degli operai della Ferriera segnalati dal direttore del reparto bulloneria, Adolfo
Stramezzi, tiene a precisare che Bortolo Ugg, Antonio Maneffa e Vittore Barboni, pur non
essendo mai stati fascisti, non gli risulta abbiano mai fatto parte del Partito comunista. In
seguito al rastrellamento avvenuto in piazza Duomo a Crema il 17 agosto 1944 (un centinaio
i fermati, una trentina i trattenuti poi chiusi nella caserma Renzo da Ceri), manda un milite
a liberare uno di questi ultimi - che gi si trovano sul camion destinati alla deportazione in
Germania - e fa rispedire a casa, una volta arrivato in terra tedesca, il figlio di Gino Fadini,
Francesco. Anche nelle stesse operazioni pi feroci, poi, non manca di esigere il rispetto delle
regole: nella deposizione in difesa del suo operato in merito ai quattro patrioti fucilati al campo sportivo il 29 novembre 1944 dichiara, tra laltro, che quando ha visto il Federale Anselmi
colpire con un pugno uno di loro durante linterrogatorio, reag picchiando un pugno sul
tavolo richiamandolo a principi di educazione e di umanit26. Unumanit che dichiara di

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Appunti di viaggio

aver dimostrato anche a proposito della lista degli ostaggi cremaschi: ne nega la paternit
(lattribuisce, per i primi nominativi, a Eugenio Carniti e per gli altri a Mario Riboli), dichiara di avere resistito a lungo alle pressione della Prefettura e della federazione fascista, di non
averla mai trasmessa n a Cremona n al Comando tedesco e di avere assicurato direttamente o indirettamente i soggetti in questione che non avrebbero avuto delle conseguenze.
Il volto feroce
Un elemento di moderazione in una situazione in cui il fascismo, sotto la pressione degli
anglo-americani e di Cremona, assume un volto sempre pi feroce: cos la memoria difensiva.
Ma tutte le altre carte lo inchiodano: lui che ha in mano il partito27, che controlla nel
suo ruolo di ispettore circondariale tutte le sezioni del Fascio del territorio, che organizza le
squadre di emergenza, che d la caccia ai renitenti e ai prigionieri di guerra, che fa controllare
i sacerdoti sia nella condotta che nel contenuto della predica28, che attiva loperazione tesa
a deportare in Germania i disoccupati locali, che invia in Piemonte la squadra di azione al
fine di rastrellare i partigiani.
Cos appare dalle sue numerose missive. inflessibile, in qualit di ispettore circondariale,
nel chiedere ai commissari politici locali lelenco degli iscritti che dopo il 25 luglio 1943 per
il loro comportamento vanno annoverati tra i traditori, e come tali, deferiti ai Tribunali
Straordinari29. Violento nella sua denuncia contro il parrucchiere Ercole Dossena: lo descrive come un pericoloso comunista di vecchia data, lo incolpa di aver capeggiato la notte del
25 luglio la gazzarra gridando come un forsennato le pi gravi ingiurie e minaccie [cos nel
testo] contro i fascisti ed i loro capi, di aver scritto sulle case dei fascisti pi noti minaccie
di morte[sic], di aver commesso dopo il 25 luglio ogni sorta di aggressioni a fascisti ed alle
istituzioni del Regime, tra cui labbruciamento del carteggio e delle effigi del DUCE e di S.
E. Farinacci in piazza del Duomo, di aver auspicato di poter avere nelle sue mani detti capi,
per poterli impiccare alle colonne della stessa piazza; lo accusa di aver cooperato alloccultamento dei prigionieri inglesi fornendoli di abiti civili ed accompagnandoli ai vari nascondigli
negli immediati sobborghi della citt e di essere al soldo del conte Franz Terni. Risulta,
inoltre, il regista di due azioni di sorpresa che vengono effettuate nella notte fra il 27 e il 28
ottobre 1944 ad Agnadello e a Vailate, su segnalazione di un sedicente marchese DIppolito:
una guidata dal cap. Torrisi (medico veterinario, ufficiale sanitario di Crema) nel comune di
Agnadello, esattamente al Caff Nazionale, centro di raccolta degli elementi favorevoli alla
protezione dei prigionieri inglesi, laltra condotta da lui stesso e dal cap. Merigo nella casa
del vicario di Vailate, don Augusto Aroldi30. sempre lui che in data 23/06/1944 si rivolge
al Comando provinciale Gnr per avere a disposizione alcuni uomini per fronteggiare una situazione di emergenza: controllare alcuni settori ove sembra stiano effettuando infiltrazioni
di elementi sospetti provenienti da altre Provincie (i camerati richiesti: i brigadieri Eugenio
Carniti, Giovanni Pedrini e Luciano Macchi, il milite scelto Manlio Rovescalli e il milite
Giuseppe Caio) ed ancora lui che, in data 7/12/1943, segnala al capitano De Micheli di

Una fede che brucia

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Crema che alcuni signori nascondono in casa i figli renitenti alla leva.
Certo, il suo volto feroce non ha nulla a che vedere con le gesta del feroce Saladino
(alias Mario Merlini31): Agnesi un signore, un burocrate che preferisce comandare piuttosto che sporcarsi direttamente le mani. Una sorta di Giano bifronte: da un lato un volto
rispettabile (addirittura umano) e nello stesso tempo un volto feroce per lo pi velato
da fascista burocrate.
Lo scontro col potente ras Farinacci
Siamo di fronte a un politico navigato che cerca di gestire al meglio il gestibile, ma che si
trova di fronte a difficolt crescenti ed sempre pi isolato. Non sono pochi, infatti, i camerati che lo abbandonano man mano che avanzano gli invasori: Ferdinando Limenta, suo
primo collaboratore nella direzione del periodico fascista e suo vice commissario, e il commissario politico di Bagnolo Vittorio Thevenet. Cos alla fine non gli rimane che un pugno di
uomini sempre pi inferociti e sempre pi odiati dalla popolazione32. Lo abbandona perfino
Farinacci33. in seguito allo scontro con questultimo che Agnesi nel gennaio 1944 rassegna
le dimissioni da Comandante delle Brigate nere, il 13 marzo dalla carica di Vice Federale
provinciale e ad aprile dalla stessa carica di segretario politico. Farinacci lo accusa di voler
staccare Crema da Cremona e di dar vita a una nuova provincia34. Ed egli, nella lettera di
dimissioni da Vice Federale indirizzata al Federale di Cremona Antonio Milillo, confessa di
avere sempre trovato in Cremona una ostinata e crescente incomprensione delle esigenze
politiche e sociali di Crema e del Cremasco35, incomprensione che lo obbliga in coscienza
a non continuare a lavorare con chi, col suo comportamento, non fa che arrecare un danno
gravissimo al territorio. Non nasconde poi di lasciare con dolore il suo campo di battaglia, ma dichiara anche che la sfiducia con la quale Cremona da alcuni mesi accompagna
la sua fatica non gli consente altra soluzione.
In una lettera riservata a Farinacci, inoltre, Agnesi bolla laccusa di voler staccarsi da
Cremona come una volgare menzogna: nessuno, da quando lui a Crema, ha neppure
lontanamente ventilato e anche solo pensato ad una eventualit del genere36. In unaltra
missiva allo stesso ras di Cremona in data 20 aprile 1944, comunicandogli di avere rassegnato
le dimissioni da tutte le cariche politiche che ancora riveste, gli fa sapere che a Crema, servendo lIdea, ha servito proprio Farinacci e gli confida di lasciare il suo posto con dolore, di
non avere rancori con nessuno assicurandogli il suo affetto che presto o tardi riconoscer
sincero pi di quello che gli dimostrano gli amici di oggi. I rapporti si fanno ancor pi
tesi nellestate 1944. Lo dimostra una lettera indirizzata a Farinacci il 20 agosto 1944 da Giuseppe Merletti: questi accusa Agnesi di infangare limmagine del ras di Cremona (mettendo
in giro la voce secondo cui Farinacci stesso che ha intenzione di sostituire il duce) al fine di
liquidarlo perch non pi allaltezza dei tempi e perch con la sua fuga del 25 luglio 43 si
reso indegno di capeggiare il movimento repubblicano37. Nella relazione che il 29 settembre
1944 Agnesi fa al capo della provincia e al Commissario Federale Giovanni Cerchiari, dichia-

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Appunti di viaggio

ra di avere fatto di tutto per mantenere quellequilibrio indispensabile per potere, anche in
momenti difficili, affrontare la situazione senza agitazione ed in perfetta serenit di spirito;
ammette che Crema non ha affatto corrisposto alle sue aspettative; prosegue dicendo
che la defezione stata totalitaria o quasi da parte degli intellettuali38, dei nobili, dei ricchi
e degli industriali nonch di quella parte della popolazione che in qualche modo legata al
campanile ed al confessionale; punta il dito, infine, contro gli irrazionali arruolamenti
nella Gnr che sono stati effettuati da parte dei Distretti dellEsercito Repubblicano (ricorrendo a metodi che lasciano limpressione che larruolamento sia fatto senza convinzione).
rottura, ma una rottura composta, cos almeno a livello ufficiale.
Lavv. Agnesi viene arrestato allindomani della resa nel Palazzo vescovile. Un arresto il
suo pi soft rispetto a quello degli altri gerarchi: febbricitante, si rifugia presso lo studio del
dott. Conca dove dichiara di essere disponibile a farsi portare da Nemo Freri alla clinica delle
Ancelle della carit (ci che il Freri fa utilizzando la macchina dello stesso ex gerarca); dalla
clinica, poi, passer alla Provvidenza e successivamente alle carceri di Cremona39.

Il musicista, amico personale del Duce


Il razzista
Un intellettuale in senso pi forte il musicista Ferdinando Limenta, amico personale
di Mussolini (lha conosciuto in ospedale dopo la prima guerra mondiale e da allora nata
unamicizia duratura sulla base anche della comune passione per la musica). formalmente
il vice direttore de Il Popolo di Crema, ma in realt svolge le funzioni di direttore. sulle
colonne di questo periodico che traspaiono in modo chiaro il suo antisemitismo e, in generale, la sua cultura razzista. Il 27 novembre 1943 in un articolo dal titolo significativo La
preparazione Anglo-Russa-Ebraica alla guerra non di questi giorni, scrive tra laltro: Delle
animosit ebraiche inutile parlare. Dal giorno in cui hanno inchiodato il Figlio di Dio alla
Croce e che maledizione li ha dispersi per tutta la faccia della terra gli ebrei se sono, come
dice Fourier, la piaga dellumanit ed il nemico di tutte le Nazioni, sono soprattutto i nemici
della Chiesa cattolica. Sempre sullo stesso numero abbina lebraismo e il bolscevismo, due
forze che si propongono di distruggere codesta civilt, il primo per realizzare i suoi postulati di egemonia mondiale, il secondo per ragioni tanto ideologiche quanto di conquista
territoriale. Gli ebrei - precisa - attendono ancora il loro Messia che sar quelluomo che
comander dispoticamente a tutto il mondo. E prosegue: Il binomio Cristo-Ebraismo
antitetico per definizione. Si legge infatti nei Protocolli dei savi anziani di Sion: questione di tempo! La Religione cristiana croller definitivamente!40. E ancora: quando saremo
prigionieri dei tentacoli multicolori della piovra ebraica che si annunciano con le bombe del
cielo, col sorriso sulle labbra e col gatto a nove code dietro le spalle, sar troppo tardi. E non
varr recitare il mea culpa. Anche se lo faremo prostrati nella polvere, cosparso il capo di cenere e cinti i lombi di cilicio41. Il musicista, inoltre, protagonista di una crociata artistica

Una fede che brucia

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contro la musica negroide. Qui il nostro gioca in casa ed drastico, pi realista del re: in
una lettera aperta indirizzata a S. E. il Ministro della Cultura Popolare, esprime il suo plauso
per il provvedimento adottato teso non a frenare, ma a proibire lesecuzione di quella musica
smidollata che quella sincopata42.
Egli non ha dubbi: si tratta di una standardizzazione musicale, di una infiltrazione
capillare ed anodina di musica ispirata da razze inferiori che non fa che indebolire lo spirito
dei giovani. Per questo chiede al Ministro di andare oltre: mettere al bando anche le trascrizioni americanizzate delle nostre canzoni popolari; togliere dal commercio tutti i dischi di
musica sincopata o negroide fino ad ora incisa; sopprimere tutte le musiche di tale genere
dai film43; requisire i dischi di cui prima nelle case dei privati; emanare sanzioni contro i
contravventori. Soltanto cos - sostiene il musicista - il decreto del Ministro non sar una
disposizione platonica. Ed aggiunge: se poi si riuscir a riportare la danza italiana alle sue
pi pure fonti senza che perda le sue caratteristiche razziali sar una vittoria completa e causa
di benefici frutti44.
Gli impuri discorsi del vescovo sulla patria
Razzista, ma anche qualcosa di pi: Limenta si atteggia a profondo conoscitore della Bibbia
e per questo non ha alcuna remora a dare lezioni allo stesso vescovo di Crema. Egli pronto
a venire incontro al desiderio di Sua Eccellenza di costruire una chiesetta in zona Villette (S.
Maria) per soddisfare la domanda della crescente popolazione del luogo. Si tratta per di un
desiderio - scrive - che pu realizzarsi solo alla condizione che la guerra sia vinta dai nazifascisti in quanto non credibile che in caso di vittoria degli inglesi anticattolici per definizione, dei bolscevichi senza Dio per principio, degli ebrei di tutto il mondo adoratori
del vitello doro [...] il Vescovo di Crema possa raggiungere il suo scopo. A proposito cita
un passo dellAntico Testamento che inizia Or vennero gli Amaleciti ed assalirono il popolo
di Dio in Rafidin, un passo - puntualizza - che di sicuro il vescovo conosce bene, ma degli
insegnamenti del quale si scordato tener conto: gli Amaleciti sono i nemici della Religione
cristiana in genere (e della cattolica in specie) e della civilt europea, che oggi minacciano
di soverchiarci; il popolo che deve difendere la sua religione e la sua civilt il nostro; Mos
raffigura i Capi odierni della nostra religione ed i Duci delle forze del Tripartito. Da qui la
deduzione obbligata: i capi della nostra religione invitino i nostri uomini e i nostri giovani
ad impugnare le armi e dicano loro Uscite a combattere, Dio lo vuole!. Soltanto allora, a
vittoria conseguita - prosegue Limenta - alzeremo laltare a Dio, lo dedicheremo al Padre
putativo di Ges, secondo il pensiero e il desiderio del nostro Vescovo, e con lui ripeteremo
le parole di Mos: Il Signore la nostra esaltazione45. Ad aprile 1944 una nuova lezione.
La tiene in occasione di una lettera pastorale del vescovo in cui, tra laltro, si afferma: Oh!
Il Signore abbia piet della Patria nostra. La risollevi e liberi e la rimetta presto sulla via di
quella grandezza morale e religiosa che in tutti i secoli, per una divina predilezione, lha fatta
centro e fonte di Verit e di Fede, Maestra e Madre di civilt. Il musicista-teologo apprezza

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Appunti di viaggio

le parole del vescovo, ma confessa di aspettarsi da lui qualcosa di pi: un invito categorico
che dica a tutti gli italiani, alla giovent in modo particolare che non pi tempo di discorsi
ma di opere. Pregare - commenta - necessario, ma non sufficiente: Se nessuno imbraccia
un fucile, se nessuno si sente il coraggio fisico e la spinta morale di alzarsi alti sullorizzonte
ed opporre velivolo a velivolo, cannone a cannone, bombe a bombe, forza a forza, come mai
si potr sperare che i nostri figli, le nostre spose, i nostri genitori, le nostre citt, i nostri monumenti, la nostra religione possano non essere distrutti?46.
E le lezioni non finiscono qui. Il vescovo scrive parole pesanti in una lettera pastorale
contro gli spettacoli organizzati dal Fascio al San Domenico, spettacoli in cui la lussuria,
loffesa a Dio, la sfida alla sua giustizia, loffesa al buon nome della citt hanno raggiunto
degli estremi limiti e prosegue: Al posto del Signore, come durante la rivoluzione francese,
gli idoli dellimpurit. No: non esageriamo. Anzi! A Parigi era una folla ubbriaca [sic] di vino
e di lussuria. A San Domenico erano i genitori coi numerosi loro bambini e giovent sana
venuta dai paesi. A Parigi fu follia di poche ore, a S. Domenico lo scandalo durato pi sere.
E Ferdinando Limenta risponde che tutto falso: laccostamento con la rivoluzione francese
non ha alcun fondamento in quanto le poche ore di follia in Francia sono durate dal 1789
al 1804 e sempre in Francia la folla ubriaca si divertita ad abbattere il culto di Dio per
innalzare un altare alla dea Ragione e a tagliare la testa a regnanti a nobili e a non regnanti
ed a non nobili, mentre a Crema le cantanti hanno avuto il fegato di esporsi alla ribalta
illuminata con le gambe coperte fino alla caviglia. Il maestro Limenta non ha mezzi termini:
La pastorale, a quanto pare, preferisce la dea Ragione, esposta nuda sulla piazza dellEtoile
allesibizione artistica delle cantanti di piazza Trieste. Rovescia poi sul vescovo laccusa di
impurit: Impurit il tenere discorsi - tanto peggio se in pubblico e ad un pubblico che
non pu contraddire - dal carattere ambiguo sibillino, come quando, per esempio, si parla
di patria italiana senza specificare se sia quella che da oltre ventanni tende alla elevazione
morale del popolo o quella data in pasto, a prezzo di denaro, dai due pi famigerati ed infamati piemontesi che siano vissuti sotto il bel cielo dItalia e dai loro evirati accoliti, ai negri
dellAfrica schiavista reclutata dal denaro ebreo bolscevico ed anticattolico, se sia quella per la
qual tanto generoso sangue italiano stato sparso sulle doline del Carso e sulle ambe africane
o quella che oggi geme stretta nella morsa dei liberatori47
Non manca poi di attaccare il nuovo Torrazzo che ha tessuto sperticati elogi al documentario Pastor Angelicus proiettato nel salone del cinema di Trescore alla presenza di moltissima
gente, di numerosi preti e seminaristi e dello stesso vescovo. Si tratta, scrive, di un filmato che
per circa 500 metri di pellicola offre lo spettacolo fastoso della ex corte di Vittorio Savoia,
il re fellone fatto imperatore da quello stesso Mussolini che egli poi ha ignobilmente tradito
e consegnato nelle mani dei nemici suoi, dellItalia nostra e della civilt latina ed europea.
Esattamente come venti secoli fa gli ebrei hanno tradito e consegnato ai nemici quel Divin
Salvatore di cui il Papa, il Pastor Angelicus della pellicola proiettata il vicario. Ferdinando
Limenta mostra una durezza inusitata: onorare, seppur incidentalmente, tale traditore che
ha immerso lItalia nel peggiore dei guai di tutta la storia millenaria che si schierato dalla

Una fede che brucia

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parte dei barbari nemici che ci distruggono chiese e conventi [] delitto non da Tribunale
Speciale ma da fucilazione in loco. Ecco perch punta il dito contro la casa cinematografica
produttrice del film per la sua assoluta carenza di sensibilit politica e contro chi non si
peritato di offrire alla popolazione del nostro circondario uno spettacolo di tal genere senza
prima purgarlo dalle scorie. E da qui la chiusura del pezzo: Ma non c una censura per
le pellicole cinematografiche, come c per le corrispondenze? E se c, cosa sta a fare? Li
giochi?48.

Un podest contro
Scorie da spazzare, senza piet
Un altro intellettuale di spicco lavv. Enrico Mansueto, podest di Crema. Si tratta non
solo di un fascista della prima ora, di un uomo del regime49, di una personalit di primo
piano nella Repubblica di Sal50, ma anche di un uomo, a suo modo libero: libero di usare
la sua testa, libero di denunciare le contraddizioni dello stesso fascismo51. Sulle colonne de Il
Popolo di Crema scrive con lo pseudonimo Caius.
Ecco alcuni suoi interventi. Gennaio 1944. Cade a Cassino Cozzarini: il primo ufficiale
della Rsi a morire da martire sotto i colpi degli anglo-americani. Mansueto lo addita come
lauriga di una nuova alba della Patria, una patria precipitata nella notte fonda del tradimento pi nero, nella tenebra fitta dellignominia pi vergognosa52. Un camerata sincero
che non solo denuncia il tradimento della monarchia, ma anche i molti padri che dietro
le imposte abbassate (troppe!) [] chiusi nel tremore pi vile, pensano, sottraendosi agli
imperiosi doveri dellora, di prepararsi un alibi, chiudendo gli occhi di fronte alle navi
sovietiche che, cariche di bimbi italiani navigano verso i lontani porti del paradiso russo dove saranno educati secondo i dettami delletica rossa: materialismo, spregio di Dio,
annullamento della cellula familiare. E conclude desolato: un popolo che non sa difendere
neanche le sue creature, non degno di vivere. Ma ha ancora speranza: Vorr quello italiano macchiarsi di unonta che sfiderebbe i secoli?53. Il nostro non ha peli sulla lingua: contro
la monarchia, contro la vigliaccheria di molti padri, ma anche contro la vilt dei nobili e dei
borghesi, del tutto assenti nella chiesa di S. Bernardino al rito funebre in commemorazione
delle centinaia di italiani, fascisti e non fascisti, industriali ed operai, intellettuali e proletari
che sono stati trucidati, col solito colpo alla nuca, dal banditismo slavo-comunista. E cos
commenta: Che schifo! [] Ormai le prove sono troppe. Le due caste hanno chiaramente rinunciato ad ogni loro prerogativa. Sono scadute, nella considerazione nazionale, gi
allultimo gradino. Scorie da spazzare, senza piet54. Stigmatizza, poi, i tanti fessi anglofili
convinti che, grazie a Vittorino e allex duca di Addis Abeba ed alla loro cobelligeranza, i
bombardamenti massicci siano destinati a finire. Illusi! Bisognerebbe prenderli per il bavero
questi scemi incurabili (o manigoldi in mala fede?), portarli, per esempio, a Bologna tra le
macerie di quartieri popolari, di chiese e di ospedali e a Urbania dove gli assassini del cielo,

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Appunti di viaggio

piombati di sorpresa, hanno seminato morte. 650 vittime (diconsi seicentocinquanta) su


8000 abitanti (diconsi ottomila). Una strage feroce, un delitto senza attenuanti, unorrenda
carneficina. E rivolgendosi al citrullo incallito grida: Le bare sono seicento. Fletti il ginocchio, piega il capo. Recita il tuo atto di pentimento. E dal tuo cuore, rifatto puro, sgorghi il
proposito fermo di portare la tua pietra alla rinascita della Patria. Per vendicare i morti, per
salvare i vivi55.
Lavv. Mansueto arriva a rammaricarsi perch i fascisti di fede sicura non hanno avuto
il coraggio di essere protagonisti di una nuova marcia su Roma per [] cacciare i mercanti
dal tempio dellIdea, per sciogliere i lacci che avviluppavano il capo, per riavviare il motore
della Rivoluzione, impanatasi nella morta gora dellimborghesimento da una parte e del tradimento dallaltra. E confessa: non fummo capaci di rivolta ed il baratro ci inghiottiva tutti
i giorni sempre di pi. Fu il nemico di dentro, in combutta con quello di fuori, che, volendo
rompere gli indugi ed accelerare il passaggio alla disgregazione, impose la crisi56. Ma la sua
fiducia grande: Lorganismo della patria va ora, dopo il tremendo travaglio, riprendendo
quota e vigore. Lalba vicina dopo la notte spaventosa. Per questo io dico che verr giorno
in cui benediremo il 25 luglio e l8 settembre57. Una fiducia che, nonostante tutto, non
perde neppure dopo lassassinio dellideologo del fascismo, il filosofo Giovanni Gentile. Lo
definisce vegliardo senza macchia e senza paura [] profondamente religioso, ma modernamente immanentista, luomo che ha fuso il cielo e la terra nellatto umano, risolvendo
in esso Dio e il mondo. Flettiamo e capo e ginocchia - prosegue - alla spoglia esangue ed il
nostro cuore, gonfio di commozione e di tristezza, non sa imprecare. Sa che non vero che
dal 25 luglio all8 settembre si sia avuta non tanto la caduta di un regime, quanto la manifestazione di una decadenza spirituale, morale e politica. E crede, crede ancora e nonostante
tutto, nella saggezza del popolo e della nazione. Che ritrovano, faticosamente, tra sangue e
rovine, la loro strada. Giovanni Gentile non caduto gi nel baratro, ma su per lerta aspra,
che conduce alla luce58.
finito il tempo delle laute prebende assicurate dal silenzio comandato
Duro, feroce critico nei confronti di tutti i traditori, di tutti i vili: questo lavvocato Mansueto fino al maggio 1944, momento in cui inizia a sparare a zero contro lo stesso regime di
cui un autorevole esponente. Il primo tema: limpennata dei prezzi (quadruplicati in un
anno) che non pu che avere come conseguenza la protesta con querimonie alte e vibrate,
del tutto giustificate da parte del cittadino. Unimpennata che, secondo lui, leffetto di
una politica sbagliata: non si pu disciplinare la vendita al consumatore e disattendere
la vigilanza al luogo di produzione. Lavv. Mansueto sferzante: o non si vuole colpire in
alto e allora la connivenza palese e tutta la politica sociale una strombazzatura delittuosa, o non si pu e allora la manifestazione di impotenza pacchiana. E conclude con un
tono drammatico: Mentre il nemico alle porte di Roma ed il burro quotato a 350 [],
stupido riempire le colonne della stampa di ciancie inutili. E Dio non voglia che questa

Una fede che brucia

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incoscienza sia la prova della nostra costituzionale incapacit e della fatalit della fine59. Un
pezzo forte, tanto forte da essere censurato dal Comando tedesco. Ma quelli che seguono non
sono di meno: anzi! Il 10 giugno spezza una lancia a favore dei tanti condannati dai Tribunali
Provinciali Straordinari per tradimento dellIdea. Non riesce a capire come si usino due pesi e
due misure: da un lato la grande generosit del Duce che ha concesso la franchigia a ribelli e
sbandati, dallaltro linflessibilit dei tribunali locali che hanno condannato fascisti per aver
tradito lIdea che per loro ritenevano in buona fede non esistere pi. Non possibile, chiarisce, interpretare il tradimento come un semplice voltar casacca: tradire, infatti, vuol dire
commettere atti gravi ed esiziali diretti a colpire la vita della Nazione in guerra. Sottolinea il
fatto che la colpa di questi traditori impallidisce di fronte a quella di coloro che [] hanno
[] sposato la causa del nemico ed armato la mano per impedire, con la forza, la rinascita e
la riscossa. Da qui la conseguenza: Non si pu n si deve amnistiare il mandante e punire
il mandatario, assolvere il ladro e condannare il ricettatore. Per questo pensiamo che lo scioglimento dei Tribunali Provinciali Straordinari si imponga e le porte del carcere si aprano ai
traviati di unora ed agli smarriti di un giorno, gi amaramente pentiti. LItalia vuol vivere.
Chiama a raccolta tutti i suoi figli. Ricuperare il figliol prodigo non solo precetto cristiano,
ma comandamento dellora60.
Un altro affondo intollerabile. Il commissario politico, avv. Agnesi, si affretta a dichiarare
che disapprova interamente lintervento: lo addolora il fatto che una simile tesi sia sostenuta
da un fascista della sua tempra, da un uomo che ammira per intelligenza e per intuito.
Non pu approvare la tesi secondo cui non possibile il tradimento di una Idea che si ritenga in buona fede non esistere pi. E non la pu approvare perch LIdea che in noi,
che parte integrante della nostra stessa vita non si pu ritenere non esista pi solo perch
un decreto ha tentato di distruggerla. E precisa: Noi possiamo comprendere e perdonare
il giovane che, sviato e intontito dalla propaganda nemica, diventato per un certo tempo
sbandato o anche ribelle; non possiamo perdonare il gerarca o lo squadrista che dopo venti
anni di passione ha ritenuto che lIdea non esistesse pi. Non parliamo di buona fede, Caius!
Chi ha tradito il giuramento di fedelt allIdea un essere abominevole contro il quale noi
insorgiamo e insorgeremo sempre per chiedere implacabile condanna. [] Ricorda, Caius, la
tua ventennale dedizione allIdea, ricorda il tuo giuramento, ricorda il tuo tormento, ricorda
la tua commozione nel giorno della rinascita: e vorresti oggi, proprio tu, chiamare a raccolta
i spergiuri che del tuo dolore e dellaffanno della Patria hanno riso, insudiciando il nostro
Credo ed il nostro onore?61.
Ma lavv. Mansueto non si d per vinto. Il 17 giugno replica al direttore ribadendo punto
per punto la sua posizione. Apre il pezzo facendo una dichiarazione pesante: Il tempo delittuoso del bavaglio sepolto ed ogni onesto riconosce che la critica salutare e necessaria.
Sostiene che la sua tesi inattaccabile dal punto di vista giuridico: traditore [] non colui
che, anche ostentatamente, ha buttato la camicia nera alle ortiche, ma il fascista che, precedentemente al 25 luglio, con atti gravi ed esiziali, ha contribuito, magari indirettamente, alla
preparazione del colpo di Stato, o, posteriormente, con manifestazioni concrete e personali

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Appunti di viaggio

di antifascismo presso enti o persone dichiaratamente contrarie al fascismo ha dato il proprio


concorso al tradimento dell8 settembre.
Il 24 giugno prende di mira la propaganda del regime letteralmente incapace di replicare
punto per punto, immediatamente e senza riposo, alla perfida divulgazione di false notizie
dei nemici: Abbiamo, per colmo di scempiaggine, mandato al microfono dei parolai vuoti,
dagli aggettivi roboanti e dal cervello da gallina che portavano acqua al molino del nemico.
Mansueto stigmatizza le spassosissime esortazioni, laconiche e cattedratiche, che, lanciate a
voce stentorea prima dellinizio dei vari giornali-radio, fanno ridere i polli ed incitano alla fuga
ed allozio, non al combattimento ed al lavoro. In conclusione alza ulteriormente il tono:
finito, o almeno dovrebbe essere finito, il tempo del tutto va bene e delle laute prebende assicurate dal silenzio comandato. Gli incapaci vadano a dormire, gli inetti tornino a pi modeste
occupazioni, i traditori (m scappata) siano posti nellimpossibilit di nuocere.
Un jaccuse contro lo spettacolo nauseante dellaristocrazia e della borghesia
Il primo luglio un nuovo attacco. Il battagliero Mansueto continua la sua lotta. Questa
volta contro laristocrazia che al di qua e al di l del fronte di battaglia, offre uno spettacolo
nauseante: l fa ala allinvasore e gli apre le sale dorate dei suoi palazzi, qui aspetta dietro le
persiane. Contro la borghesia quella degli intellettuali, degli industriali, dei commercianti
che vede nel fascismo un pericolo per il suo ventre adiposo e che identifica la libert col
suo interesse speculativo e col suo arbitrio camuffato di legalit. Contro il popolo, quello
delle officine (lunico avversario che stima perch sa quello che vuole ed ha fegato e cervello per poterlo attuare) che gi sventola, nelle terre invase le bandiere scarlatte e che
attende il messia asiatico. Un grido di disperazione? Lavv. Mansueto ben consapevole
che lorganismo in ogni sua parte, in fase avanzata di decomposizione quasi necrotica,
che la prognosi infausta, che la scienza non ce la fa. E allora? La notte, vero, fonda
e il buio agghiaccia, ma egli si rifiuta di abbassare le armi aggrappandosi a un possibile
miracolo: Nessuna speranza, allora, che laristocrazia scenda dallolimpo verso il popolo,
che la borghesia rinsavisca, che il proletariato ragioni? Impossibile che queste tre forze aprano
gli occhi e soprattutto il cervello, fughino la paura, balzino in piedi, come un sol uomo, per
la salvezza di tutti e della Patria? follia sperare nella resipiscenza collettiva? il miracolo
quello che vogliamo? Il miracolo , s, un segno tangibile dellesistenza di Dio, ma la fede
che ne formula le premesse. Ed la fede che infiamma, non ostante tutto.
Un manifesto in citt contro le violenze fasciste e un intervento di fuoco contro gli affamatori della povera gente
Ma la fede non basta. Il dr. Mansueto, nel suo ruolo di podest, prende con fermezza le
distanze dalle violenze di alcuni fascisti guidati dal Feroce Saladino. Lo fa con un manifesto
che fa affiggere sui muri della citt in cui dichiara la sua decisa volont di tutelare con in-

Una fede che brucia

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flessibile vigore la vita, la libert ed i beni di ogni cittadino. Precisa che soprusi ed angherie
saranno spietatamente repressi, chiunque ne siano gli autori. Invita, infine, i cittadini che
fossero vittime di atti illeciti, e, comunque, illegali a farne immediata denuncia62. E il 18
marzo del 1944 sulle colonne de Il Popolo di Crema, sempre con lo pseudonimo Caius,
prende con forza le difese della povera gente: Non un cavolo, non una mela, non un ortaggio in sostituzione di quei grassi, che il tesseramento ci elargisce non certo con copiosa
dovizia. E la donnetta strilla ed ha ragione. Carne ce n poca. Tutti sanno perch e nessuno
dice niente. Burro e formaggio scarseggiano. Ognuno di noi se ne rende conto, stringe la
cinghia e tira via. Non si limita per a stigmatizzare una situazione, ma punta il dito contro
le cause: grossisti, grandi e piccoli, e produttori che ciurlano nel manico, rendendo vano
ogni lodevole tentativo, con la certezza di spuntarla per la ennesima volta. E conclude con
sorprendente audacia: Bisogna reagire in forma drastica. I mezzi non mancano. E lopinione
pubblica ormai orientata a favore del pugno di ferro. Il paziente popolo italiano stufo di
essere la vittima di profittatori senza scrupoli e di mestatori di professione. Occorre colpire
senza piet. Siamo convinti che qualche esempio draconiano varr a riversare sui nostri mercati frutta e verdura in quantit strabocchevoli. Purch si voglia63.
Una battaglia durissima. Alla fine, per, Mansueto non resiste pi e rassegna le dimissioni,
occasione in cui Agnesi gli scrive dicendogli che la sua decisione ha addolorato tutti e ringraziandolo per aver donato molto nel suo ruolo di podest e per il suo comportamento
adamantino che ha lasciato una traccia cos viva e cos personale che non potr essere
sostituita.
Tutto questo non gli baster a salvarlo dallumiliazione - dopo il 25 aprile 1945 - del
carcere alla Provvidenza e poi dalla condanna a 10 anni ridotta a 8 anni e 4 mesi con le
attenuanti generiche.

Un gerarca suo malgrado


Un antifascista che diventa fascista per necessit di famiglia e di lavoro e per servire
la patria
Lavv. Mansueto non il solo fascista anomalo. Lo pure il maestro Vittorio Thevenet,
classe 1905, un personaggio che indubbiamente si staglia per rettitudine nel panorama della
nomenklatura nera64. L8 settembre 1943 ha un sussulto di rabbia: grida al tradimento ed
assiste con angoscia alla vendetta della Germania. con questo animo che decide di iscriversi
al Prf malgrado i recisi consigli e le gravi diffide di un Avvocato suo amico, e malgrado le
suppliche della Consorte che nel nome dei sette figli tutti in tenera et lo scongiura di non
compromettersi nel campo politico65. Due le motivazioni che lo spingono: la convinzione
di servire la patria rendendo per quanto possibile meno grave loccupazione germanica e
lesigenza di mantenere il suo posto di lavoro per i bisogni della famiglia.
Alla fine di novembre 1943 viene nominato senza il suo consenso Commissario prefettizio

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Appunti di viaggio

del comune di Bagnolo Cremasco ritenuto il paese pi sovversivo di tutto il circondario.


Potrebbe, vero, rifiutare lincarico, ma, obtorto collo, laccetta convinto che la sua opera
possa essere utile ad impedire dolori, umiliazioni, sofferenze alla popolazione. Cos, infatti,
si sforza di agire: a favore di tutti, come scrive nel suo memoriale, in particolare a favore dei
perseguitati: sollecitato a individuare gli elementi pi sovversivi del luogo, non li denuncia
pur conoscendoli; invitato a cooperare per due volte a far compiere una retata notturna dei
renitenti da parte di squadre dazione, si rifiuta di farlo assumendosi lintera responsabilit.
Tutte scelte - precisa - non dettate dalla paura: non un caso che rifiuti di recarsi a Bagnolo
in macchina e accompagnato da una guardia giurata e di portare con s armi di nessun
genere. E c di pi: sollecitato dal prefetto a inviare lelenco dei disoccupati destinati ad essere impiegati altrove, ma sempre in Italia, lo fa su indicazioni del messo comunale, ma, nello
stesso tempo, si adopera perch nessuno parta contro la sua volont e solo per le citt vicine.
Si attiva, poi, per quanto gli possibile, per esonerare i giovani dal richiamo alle armi e dal
servizio nella Todt. Pur essendo, inoltre, a conoscenza di renitenti, fa di tutto perch nessuno
di questi venga arrestato, e si adopera anzi per far rilasciare lunico giovane imprigionato a sua
insaputa. Un ruolo di difensore che svolge anche al di fuori della sua funzione di commissario
prefettizio di Bagnolo a favore dei suoi colleghi di scuola Francesco Inzoli (incolpato di raccogliere sovvenzioni e coordinare azioni di collegamento con i patrioti) e il maestro Stabilini
(denunciato di propaganda sovversiva) e a favore dei fratelli Merati (accusati dintesa con
i partigiani) e, per quanto riesce, anche degli avvocati Volont e Crivelli.
Carte false pur di evitare linvio di giovani in Germania
Una difesa puntuale, la sua, con precisi riferimenti a testimoni: unautoassoluzione a posteriori nellimminenza del processo? Non da escludere: non un caso che ometta di citare
le suppliche della moglie e i pressanti inviti di un suo amico avvocato a non aderire alla
Repubblica di Sal. un dato di fatto, tuttavia, che sono numerose le testimonianze in sua
difesa: di ex renitenti alla leva da lui protetti non solo con consigli utili, ma anche mediante
lassunzione in impieghi pubblici; di antifascisti (lo stesso sindaco di Bagnolo dopo la Liberazione, Silvio Manzoni, che sostiene di aver dato dimostrazione palese del suo antifascismo
distruggendo i quadri di Mussolini e dei gerarchi esposti nei locali del Comune) che non
solo non sono mai stati denunciati, ma non hanno neppure subito alcun rimprovero; di esonerati dal servizio alla Todt; di don Carlo Valdameri. Lo difende un memoriale66 che esclude
la sua appartenenza alle Brigate nere: vero che liscrizione gli stata perentoriamente chiesta e minacciosamente quasi imposta, ma anche vero che egli sul foglio di iscrizione ha
scritto di suo pugno NO. Lo stesso memoriale esclude pure che il Thevenet abbia collaborato col nemico per linvio di lavoratori in Germania: dietro ordini draconiani impartiti dal
capo della Provincia, Romano, ha s inviato alla prefettura lelenco dei militari che, renitenti
alla leva neofascista, non avevano regolarizzato nel frattempo la propria posizione con il
farsi assumere come lavoratori da una industria locale (elenco che secondo gli ordini doveva

Una fede che brucia

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includere anche i venditori ambulanti e tutti gli individui che non risultassero esercitare un
lavoro produttivo qualunque), ma, quando gli arrivata dal Capo della Provincia una seconda richiesta pi energicamente impositiva [] allarmato per la possibilit che il vero scopo
dellelenco potesse essere quello di fornire lavoratori coatti alla Germania, Thevenet non ha
risposto. Non solo: quando sono arrivate le cartoline precetto per linvio di detti individui
in Germania, il commissario prefettizio ha procurato a tutti indistintamente i precettati dei
documenti spesse volte non rispondenti alla realt (come stati di famiglia, certificati medici,
ecc.) dimodoch tutte le precettazioni ebbero nessun valore, ed infatti NESSUN lavoratore
di Bagnolo Cremasco part per la Germania. Il Thevenet, anzi, ha fatto di tutto per ottenere
limmediata liberazione di due individui condotti a Cremona in seguito ad un rastrellamento. Lignoto autore del memoriale conclude la sua testimonianza ricordando un ricatto esercitato su di lui da alcuni individui di Bagnolo, nella sede del Partito comunista di Crema, che
gli hanno fatto capire che loro ed altri bagnolesi, per essersi dati alla macchia al fine di evitare
il rastrellamento, seguendo quindi i suoi consigli, hanno dovuto sostenere forti spese per
cui chiedevano il risarcimento. Un memoriale sfacciatamente a lui favorevole? Non proprio
cos: lautore, infatti, non gli risparmia critiche.
Contro la vendetta fomite di disordine e di ribellione
Tutto questo non nega per nulla la sua convinta adesione alla Repubblica sociale italiana.
Unadesione, tuttavia, con molti distinguo. Lo dimostrano due suoi articoli scritti in tempi
non sospetti. Il maestro Thevenet lo dice pubblicamente: in polemica con un articolo apparso
precedentemente dal titolo significativo Vendetta, dichiara di essere contrario ad ogni violenza settaria, ad ogni vendetta ed ad ogni repressione della libert di pensiero67 e di battersi
per la giustizia. La giustizia - scrive sulle colonne de Il Popolo di Crema - fondamento
dellordine e, invece, la vendetta fomite di disordine e di ribellione68. proprio la giustizia di cui il popolo assetato - aggiunge - e che per essere veramente tale sa punire soltanto
e ovunque si mancato, giustizia di cui avvertono il bisogno sia luomo dei campi e delle
fabbriche sia quello del pensiero, siano essi spinti dalla saggezza popolare o dallo studio del
diritto. E cos prosegue: assurdo che il nome della patria chieda loro il sacrificio della vita
se in nome del loro sacrificio non si opera con giustizia. Il maestro Thevenet non ha remore
a esporsi pubblicamente, anche se sa benissimo di scontrarsi con alcuni alti camerati. Lo fa
pure, alzando il tono, il 26 febbraio 1944 con un articolo dal titolo Risposta a una domanda (perch ha aderito al Prf?). Puntualizza bene: lha fatto non per ambizione di primeggiare nel consesso cittadino o in pi ampi orizzonti, non per voracit di arricchimento,
ma solo perch ama lItalia, perch il Partito repubblicano fascista lunico in grado di fare
qualcosa per lItalia, lunico perch nellItalia occupata, laddove cio esiste la cos detta
libert democratica e liberale, c una vera e propria babele di partiti che non si capiscono
pi nemmeno fra di loro. Egli - aggiunge - a Crema ne conosce di esponenti di tali partiti,
tutti armati di argomentazioni costruite sulle menzogne che radio Londra abbondantemen-

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Appunti di viaggio

te largisce, e che vengono bevute con una devozione degna, in verit, di miglior causa; tutti
arciconvinti di possedere il miglior comprendonio di tutti i dintorni. Perch costoro non
si fanno avanti [] non presentano le loro idee [] non suggeriscono i loro consigli []
non illuminano col loro fosforo il pesante lavoro di coloro che, senza tante cogitazioni, si
sono buttati a ricostruire? Perch molto pi comodo e facile mormorare che operare. Perch
operando si assume una responsabilit che pu essere pericolosa. Non scrive questo - precisa
- per ergersi egli stesso su un piedistallo di arroganza o di superiorit, ma solo con lintento
di invitare i buoni e sinceri italiani a meditare un po, a capire come nessun altro partito
abbia potuto far meglio del Partito repubblicano fascista, in modo particolare avere una migliore collaborazione con le Autorit Tedesche.
Errori di tutti i calibri del fascismo
Un convinto fascista contrario, per, a reprimere la libert di pensiero e la critica che,
secondo lui, deleteria solo quando esercitata, come troppo spesso capita, con una libidinosa volont di distruzione, ma che unarma utile se finalizzata a ricostruire meglio. Non
nega, poi, gli errori commessi dal fascismo, errori di tutti i calibri a causa dei quali oggi i
fascisti si trovano con lacqua alla gola, errori che considera come gli ostacoli insuperabili
che tengono ancora lontana tanta brava e forse volonterosa gente. Invita, tuttavia, a guardare il presente, a vedere nella socializzazione delle imprese [] una porta che schiude al
popolo un mondo nuovo: un avvenimento entusiasmante69. E invita pure la gente a non
fare di tutta lerba un Fascio. vero, s, che i quarantacinque giorni badogliani non sono
stati sufficienti a rigenerare tutti i fascisti indegni, ma altrettanto vero che i pi sono rinati
ed hanno ununica ansia: costruire onestamente e seriamente. questo il secondo e anche
lultimo articolo. Interrompe la collaborazione non certo perch ha paura ad esporsi ulteriormente, ma in quanto disgustato: non gli stato consentito di rispondere pubblicamente ad
una lettera anonima suscitata dal suo secondo articolo. I suoi rapporti con i gerarchi, quindi,
si inaspriscono. Il 28 marzo 1944 invia una lettera al Capo della Provincia e p. c. al Vice
Federale di Crema dal tono drammatico. Thevenet confessa di sentire il peso della responsabilit che gli grava sulle spalle, di essere praticamente solo in quanto non pu fare conto
sullappoggio di alcun elemento del tutto fidato specialmente dal lato politico (tra laltro,
a Bagnolo manca il segretario politico e non c alcun fascista che possa sostituirlo). Una
situazione drammatica che lo espone a continue gravi minacce nella vita, minacce che non
scuotono il suo animo di fascista, ma che non possono non turbare la sua coscienza di capo
di famiglia padre di sette figli. Per questo chiede al Capo della provincia di essere messo nella
condizione di costruire un nuovo elenco, pi ponderato e rigoroso del primo, di disoccupati
destinati ad essere portati in Germania, in modo da dare a tutti, in particolare alle famiglie
direttamente interessate, la prova che nella precettazione dei disoccupati per il lavoro in
Germania le Autorit sanno attuare la pi rigorosa giustizia, mediante quella uniformit di
criteri di scelta, la quale non lasci adito alcuno a dubbi e a sentimenti di sfiducia incresciosi e

Una fede che brucia

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pericolosi oggi. Il maestro Vittorio Thevenet aspetta una sollecita risposta che tuttavia non
arriva. Ecco allora che in data 13 aprile scrive di nuovo al Capo della provincia per comunicargli le sue dimissioni da Commissario prefettizio dichiarando sconsolato di avere sostenuto
la carica per cinque mesi in condizioni ambientali assai difficili, carica insostenibile senza il
necessario appoggio. Giovanni Agnesi, che riceve la lettera per conoscenza, gli scrive subito
augurandosi che il capo della provincia sappia e voglia giustificare un momento di scoramento e non voglia pensare che un camerata della sua tempra abbia per un momento solo
voluto abbandonare il suo posto di combattimento70.

Ardenti
Fin qui alcuni dei massimi gerarchi della Repubblica di Sal, o meglio alcuni dei pi
rappresentativi e di cui abbiamo - anche per la loro collaborazione al periodico del Fascio unampia documentazione: tutti ferventi, anche se ognuno con la sua sensibilit. E ferventi,
naturalmente, sono anche i discepoli. Ad esempio Fugo71, alias Ugo Fusar Poli72, un camerata tra i pi fanatici che dopo i 45 giorni badogliani parte tra i volontari della morte. a
Feldpost quando il 20 luglio 44 invia alle ragazze fasciste di Crema una missiva in cui racconta un evento del tutto straordinario: la visita il 17 luglio di Mussolini in persona. Ne parla
da esaltato: VENUTO IL DUCE! venuto LUI, il nostro CAPO. Ne parla come di
un giorno memorabile, che non potr mai dimenticare e forse descrivere: era letteralmente
trasfigurato, deve aver pianto e riso insieme nel vedere Lui vicinissimo, nel sentirlo
parlare, nel toccarlo. S, lha toccato: gli ha, infatti, teso le mani offrendogli in quel gesto
tutta la sua vita, tutto se stesso per la grandezza della Patria. Unemozione grandissima:
Lui dalla macchina gli ha teso la sua mano e lha toccato. Unemozione che si serrata
sul cuore. Confida di aver sostato di fronte a lui incurante delle spinte, degli urtoni che
gli davano i compagni, di averlo visto allontanarsi in mezzo ad una marea di fez rossi, i fez
dei bersaglieri, i fez che domani si confonderanno con il sangue di tutti i camerati, versato
per la grandezza e per il trionfo della Patria. Non manca di dire che in quel giorno radioso si
saziato di Lui: lha visto per ben dieci volte, facendo un sacco di corse. Cos alla sera si
coricato stanchissimo ma felice, tanto felice quale mai era stato in tutta la sua vita.
Dopo oltre un mese, il 30 agosto 1944, una nuova lettera in cui dice apertamente di
fremere perch si trova ancora in un campo di addestramento quando invece alcuni pi
giovani di lui e pi meritevoli di lui di vivere la vita, hanno gi versato il loro sangue prima
ancora di assaporare le prime carezze. Ecco perch confessa di provare un rimorso infinito,
di sentirsi indegno di rivestire il grigio-verde perch ancora dopo alcuni mesi si trova in
terra amica ad assistere quasi impassibile allevolversi degli eventi. Confida di sentirsi come
un viandante nel mezzo del deserto soggetto ad un miraggio: vedere cio il momento desiato del combattimento e vederlo sempre allontanarsi, nonostante il desiderio vivissimo di
renderlo cosa certa e reale. Chiude la missiva esprimendo la certezza che verr il giorno della
vendetta: una vendetta tremenda: Morranno gli inglesi, gli americani piegato il capo nella

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Appunti di viaggio

polvere, e quelli che sopravviveranno avranno per sempre di che vergognarsi.


Un duro il maestro Luigi Merico. Il 29 gennaio 1944, commentando sulle colonne de
Il Popolo di Crema la sentenza di condanna di Verona contro gli ex gerarchi fascisti traditori,
scrive con enfasi che la Rivoluzione ha voluto richiamare gli Italiani allimperativo categorico
del momento, cio quello di adempiere ai propri doveri verso la Patria senza esitazioni e senza
titubanze. E il 5 febbraio 1944, in un articolo dal titolo Patria, in una situazione quanto
meno drammatica, dimostra la sua fiducia totale nellaiuto divino e nella Provvidenza e,
naturalmente, nel pi grande dei figli dellItalia il quale, essendo passato dallumilt del
lavoro alla responsabilit del potere sapr conoscere bene le necessit e le aspirazioni della
stessa patria.
Fervente pure il prof. Luigi Massaretti, preside del Liceo scientifico. Nellinaugurare il
nuovo anno scolastico 1943-1944, rivolgendosi ai giovani camerati, li invita a non disperare: con noi la giustizia che dono di Dio [] con noi lesercito tedesco che conosce e
ammira il valore del nostro meraviglioso Esercito [] con noi sempre il Duce [] amico
sincero dellItalia.
Un falco il cap. Giovanni Torrisi, laureato in veterinaria: Comandante della squadra
di azione Skorzeny73, protagonista di imprese di rastrellamento in Piemonte contro i partigiani.
Tra i pi duri Antonio Rebotti, diventato legionario delle S.S.: il 3 luglio 1944 scrive da
Torino alle camerate di Crema dicendo senza mezzi termini che anche Crema ha bisogno
di una ripulitura di tutti gli imboscati e i gaga [cos nel testo] di cui la citt pullula, precisando che se non lo far il Fascio Repubblicano, ci penseranno le S.S. a sistemare tutto.
Un ardente il dr. Dafne Bernardi74. Esemplare una sua lettera destinata al segretario della
federazione provinciale dei Fasci di combattimento, Remo Montanari, al comandante federale della Gil di Cremona e per conoscenza al comandante della Gil del Fascio di Crema in
data 22 giugno XVII75: dopo aver ricordato che serve il Partito con tutta la sua passione
dal 2 ottobre 1935 e che sempre dalla stessa data - durante le guerre dAfrica e di Spagna ha chiesto con insistenza lonore di servire il fascismo in armi, una richiesta purtroppo non
soddisfatta per cui non ancora riuscito ad avere il battesimo del fuoco, unico collaudo
della fede e dellentusiasmo e dopo aver ricordato lennesima recente delusione di non aver
avuto in consegna, a titolo di premio da parte di un Regime guerriero delle Camicie Nere,
larma redentrice e vendicatrice, rassegna le dimissioni da Ispettore federale della X Zona e
da Vice Comandante della Gil di Crema, pur dichiarando di continuare a servire con tutte
le sue energie il Partito da cui ha avuto le gioie pi profonde [] i pi benevoli riconoscimenti per i quali rimarr imperitura la sua gratitudine. Lo fa perch non ritiene possibile,
dopo tre guerre combattute [] conservare con dignit un posto di comando gerarchico,
oneroso di responsabilit e desempio, per chi, giovane ed idoneo alle armi, non ha validamente combattuto76. Finalmente, dopo aver giocata la carta delle dimissioni, il Bernardi
vede esaudita la sua grande ambizione77.
Un fervente deluso il maestro Angelo Bolzani78 che, dopo aver promesso al Vice Federale

Una fede che brucia

33

di centuplicare la sua collaborazione perch con lui convinto di lavorare per il trionfo
della Causa e dellIdea, gli confida, in qualit di commissario politico di Izano, di operare
in una sorta di deserto: senza squadristi e con una popolazione indifferente a qualsiasi manifestazione di fede e di patriottismo perch troppo legata al prete e incatenata a vecchie
idee liberali. Si affretta, comunque, ad aggiungere che con questo non intende scoraggiarsi:
si sente appartenere a quei pochi fedeli che mirano al bene per il bene e che spassionatamente operano per fare amare lItalia ed odiare il nemico numero uno: lAnglo assassino.
Ferventi sono i ragazzi di Sal, tutti idealisti, non pochi dei quali hanno un qualche
titolo di studio.
Uno di questi Carlo Fayer. Larticolo che invia al periodico del Fascio di Crema l11 marzo 44 sprizza entusiasmo patriottico. Il giovane parla della fede che brucia nellaula delle
lezioni e della Guardia Giovanile come del nuovo Soldato italiano. proprio con questa
fede, associata a passione e ad amore, che - prosegue - i giovani fascisti ricostruiranno la nazione, e la ricostruiranno col loro sangue ridandole integro il suo prestigio e il suo onore.
E cos chiude: Verr presto il giorno in cui la nave Italica spiegher nuovamente le vele verso
sicuri orizzonti a pi alti destini!.
Un altro Gino Formaggia: affascinato dalla figura autorevole dello zio Dafne Bernardi e
ammiratore del nonno Angelo, ambedue fascisti, parte volontario a 17 anni, viene arruolato
nel 3 Battaglione dAssalto Pontida della Gnr e nel dicembre 1944 ha lonore di essere
presentato a Mussolini dal comandante Vincenzo Costa79.
Pure Mario Claudio Verga (detto Clo). Il fascismo lo respira in casa: la mamma, Noemi
Cavalli, unardente dirigente del Fascio. ancora giovanissimo quando parte volontario
nelle file delle S.S. italiane: lo fa non solo per salvare lonore della patria, ma anche per salvare
il suo onore. Non manca, poi, di compiacere sua madre. Lultima volta che rientra a Crema
per la licenza, ha la netta sensazione che il fascismo sia ormai agonizzante. Sa, quindi, di
rischiare, ma ci nonostante, va incontro alla morte80.
Incontra la morte anche Gaddo Folcini (una grande promessa nel pugilato), di cui abbiamo unampia documentazione81 che ci consente di catapultarci nel suo mondo82. Il 22 agosto 1943 viene chiamato alle armi ed assegnato al 10 Regg. Genio 2a Compagnia Marconisti
di S. Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Il 9 settembre (il giorno dopo lannuncio
dellarmistizio), mentre in viaggio per tornare a casa, viene catturato dal tedeschi che lo
conducono nel campo di concentramento di Mantova. Riesce a fuggire e tornare a Crema
dove matura in poche settimane (non ha ancora 19 anni) la decisione di partire volontario.
Completato il primo addestramento a Como, si sposta a Varese dove frequenta il corso Allievi
Ufficiali della Gnr che conclude col grado di sottotenente. Numerose le lettere che invia ai
familiari. Il 21 marzo 1944 scrive a suo fratello don Giovanni da Como: Nessuna cosa pi
bella del dovere compiuto e della visione di un nuovo dovere da compiere83. Un dovere che
rimarca da Varese il 6 maggio scrivendo alla mamma: La Patria tradita deve essere tratta dal
disonore. A noi giovani il dovere di dare forma, sangue e vita ad essa84. Il 15 maggio, sempre
da Varese, esprime il desiderio che il pap si iscriva al Prf85: gli farebbe il pi grande dono.

34

Appunti di viaggio

convinto che il suo esempio sarebbe imitato da molti. Un desiderio che viene esaudito:
il 28 maggio comunica la sua gioia a pap86. Gaddo non ha dubbi: il fascismo alla fine trionfer. Il 6 giugno cos scrive: La caduta di Roma e lo sbarco inglese che da molto tempo si
attendeva ha prodotto nel mio animo un vero dolore. Ma le frasi di Mussolini e di Hitler mi
hanno entusiasmato. Questo entusiasmo lo tengo dentro di me e mi serve a migliorare tutta
la mia volont per la mia preparazione onde divenire in un vicino domani un ottimo ufficiale.
Roma caduta nelle mani del nemico. A noi lonore e la gloria della sicura liberazione87.
Una fiducia che ribadisce nella lettera del 26 dello stesso mese: i veri fascisti che hanno come
insegne Iddio - Patria - Famiglia libereranno la patria e la Chiesa e cancelleranno il dolore
del Papa che oggi vede aprirsi nella Roma Santa, le sinagoghe dellebraico massone88. Non
crede solo nella forza taumaturgica del fascismo, ma anche nella potenza dei nazisti: il 18
giugno 44 scrive che fra non molto uscir il V.2, che sar ancora oltre che di grande sorpresa per il nemico, di una potenza mai vista su nessun fronte89. Nella stessa missiva esprime
lamarezza per non aver partecipato alla cattura di moltissimi Partigiani e di ingente materiale bellico90 organizzata dalla sua ex compagnia di Como. Ma viene il momento in cui egli
stesso partecipa alle operazioni di rastrellamento. Il 5 gennaio 1945 scrive: La lotta contro i
partigiani continua accanita, ieri abbiamo avuto un nuovo caduto per le perdite partigiane
sono sempre di gran lunga cifre superiori alle nostre. La mia compagnia in movimento e
sebbene molto provata dal lungo rastrellamento non ha voluto il cambio91. Sa di rischiare
(quando fischiano le pallottole e scappano le granate partigiane), ma confessa di non avere
paura perch il rischio lo avvince come in una gara sportiva92, anche quando la situazione
diventa praticamente intollerabile (il 1 Battaglione Pontida di cui fa parte nellaprile 1945
attaccato quotidianamente, anche pi volte per notte93). A Camandona, poi, con soli 40
uomini riesce ad infliggere gravi perdite a circa 200 ribelli. Alla fine unimboscata: viene
contattato per parlamentare con dei partigiani pentiti intenzionati a redimersi. Gaddo
non avverte la trappola e si presenta allappuntamento disarmato. I partigiani, armati, lo
catturano e lo dichiarano criminale di guerra, condannandolo quindi a morte. Egli, ex pugile, si difende come pu (a pugni), ma viene stroncato da una raffica sparata a bruciapelo
e cade al suolo. Trasportato in ospedale, spira dopo due giorni. Le ultime sue parole raccolte
sul camioncino che lo trasporta in ospedale da Athos Luciano Galli: Uno contro tutti94. Il
funerale viene celebrato il 17 aprile, a Crema, nella chiesa di S. Chiara di fronte alla quale il
giorno stesso della prima messa del fratello, ha espresso un desiderio: Che onore, quando
mi porteranno qui, la bara avvolta dal tricolore e quattro soldati come picchetto donore95.
Incontra la morte pure lo studente del ginnasio, appena quattordicenne, Brando Brandolini:
fucilato appena due mesi dopo la sua partenza come volontario96. Tra gli altri volontari, lo
studente del Liceo scientifico Franco Cantoni, classe 192697.

35

la purificazione della mente


Tra i desideri, gli uni sono naturali e necessari,
gli altri sono naturali, ma non necessari;
altri non sono n naturali n necessari,
ma sorgono a causa della vuota opinione.
(Epicuro, Massime capitali, n. 20)

Giovent bruciata
Miti e contro-miti americani
La Liberazione. Gi: gli anglo-americani si presentano come i liberatori dal nazi-fascismo
e come i portabandiera della libert e della democrazia. E lo sono, ma c anche il rovescio
della medaglia. I fascisti - anche di casa nostra - li dipingono come invasori, degli assassini,
come i carnefici della nostra civilt. La loro unaccusa del tutto strumentale, ma non hanno
tutti i torti: le bombe intelligenti dei liberatori, infatti, seminano solo a Crema una decina
di morti e addirittura pi di un centinaio a Cremona. E questo non assolutamente nulla
rispetto alle morti e alle distruzioni provocate nel resto dellItalia1 e, in modo particolare, in
Germania. Ma i liberatori, proprio perch vincitori, non pagano mai. Gli italiani, per,
dimenticano presto il prezzo pagato e accolgono con entusiasmo gli americani che guidano
la maxi-operazione degli aiuti internazionali: navi che scaricano nel porto di Genova latte in
polvere (Pucci), sacchi di farina, carne in scatola, tessuti di lana e cotone2, beni che vengono distribuiti anche a Crema da un comitato istituito ad hoc dalla Prefettura di Cremona.
Tutti applaudono: anche i comunisti, anche la Curia vescovile. Ma gli americani - liberatori e misericordiosi - non fanno solo questo: tengono sotto controllo il governo italiano a
lungo, naturalmente in sintonia con i loro interessi. E c di pi: conquistano gli italiani.
Li conquistano con il loro contagioso american way of life: il boogie-woogie, il jazz, la Coca
Cola, la gomma da masticare, le sigarette, i film Conquistano anche Crema che registra
una vera e propria esplosione di dancing (dal Cavallino Jazz alla Serenella, dal Miami al
Dancing Edera, dalla Magnolia al Dancing Rosalba al Musical Hall3) dove impazzano le nuove orchestre musicali4. La nostra cittadina assapora, sotto linfluenza americana, tutto ci che il Ministero della Cultura fascista ha a lungo proibito5: la libert, il ballo sfrenato
e sensuale6, il piacere, il peccato. Tutto questo sotto lo sguardo sconcertato della gerarchia
cattolica: dopo decenni di crociata contro il pericolo rosso, la chiesa, anche locale, scopre
un nemico forse ancor pi insidioso di matrice americana. I liberatori diventano agli occhi

36

Appunti di viaggio

di chi vuole difendere i valori della tradizione dei conquistatori, degli invasori che conquistano non con le armi, ma col fascino dei loro miti: il rock and roll, il successo, il denaro,
la liberazione sessuale (il primo Rapporto Kinsey del 1948, il secondo del 1953). Cos gli
italiani si trovano abbagliati da una nuova religione: non pi il primato dello Stato, della
Nazione, dellInteresse collettivo contro gli egoismi individuali e di classe, non pi la retorica
della trinit Dio, Patria, Famiglia a lungo predicati dal fascismo, ma il primato dellindividuo, della sua libert, della sua realizzazione personale. Abbaglia, in primis, la gioia di vivere
che viene doltreoceano, ma abbaglia pure, paradossalmente, la nuova cultura underground
che contesta radicalmente lAmerican Way of Life7.
Il paradiso dei figli dei fiori
Ecco i contro-miti: lOn the road di Jack Kerouac (che circola in modo clandestino gi nel
52), lHowl (Urlo) di Allen Ginsberg contro la civilt meccanizzata. la beat generation che
urla contro un sistema che ha creato nuovi di (il denaro, il successo), che scambia la felicit
per comfort, che trasforma luomo e la natura in merci. Kerouac, Ginsberg, Corso, Ferlinghetti, Burroughs, Cassady, Diane Di Prima diventano delle vere e proprie icone. Modelli da
imitare: anche nella loro vita spericolata, nelle loro sperimentazioni, nel loro atteggiamento
sacrale verso la gioia sessuale8 in aperta sfida contro la morale imperante, nel loro affidarsi
alle sostanze che liberano la mente dalle tenebre e la riportano allo stato di purezza originaria.
questa cultura che influenza la successiva Love generation, la generazione degli hippies9 che
esalta leros, che sperimenta le prime spiagge e campi di nudisti, che crea le comuni10, che
sulla scia del profeta Ginsberg e dei Beatles fa del viaggio (viaggio in Oriente e viaggio della
mente grazie al consumo di sostanze stupefacenti) il proprio stile di vita: on the road. Una cultura (o sotto-cultura) che contagia milioni di giovani in tutto il mondo e che penetra anche
a Crema. Non sono pochi gli studenti liceali e universitari che con labbigliamento caro ai
figli dei fiori partono in treno o con una macchina scassata alla volta dellOriente: Turchia,
Persia, Afghanistan, Pakistan, India, Nepal Partono, lasciandosi alle spalle un mondo
borghese, spesso in seguito a una rottura traumatica con i genitori, alla ricerca di una vita
autentica, lontana dal consumismo. Partono per godere la libert, gustare la loro sessualit
liberamente. Vi chi, profondamente motivato, si propone di intraprendere una ricerca interiore alla fonte del buddismo Zen. Tutti cercano il fumo abbondante e a prezzo stracciato.
E lo trovano e lo gustano, magari sulle mitiche spiagge di Goa: un rito collettivo, festoso, in
compagnia di amici che arrivano praticamente da tutti i Paesi europei oltre che dagli States.
Fumano hashish, marijuana11, LSD. Ne provano lebbrezza. Li trovano talmente piacevoli
che, una volta rientrati a Crema, non possono farne a meno, come non possono fare a meno
di tornare in Oriente. Vi chi arriva a intraprendere anche una ventina di viaggi. Vi chi vi
rimane per lunghi anni. On the road: da un Paese allaltro nella stagione dei monsoni, da una
localit allaltra di uno stesso Paese. On the road con mezzi di fortuna. Viaggi rischiosi, ma
eccitanti. Sempre alla ricerca del paradiso: leuforia del fumo, la purificazione della mente12.

La purificazione della mente

37

Una trappola che uccide


Un paradiso che diventa presto un inferno. leroina, immessa sul mercato da uomini
senza scrupoli, che rompe lincanto. LOriente, il regno sognato della spiritualit, diventa una
trappola in cui cascano centinaia di migliaia provenienti da tutto il mondo13. Una trappola in
cui cadono anche non pochi giovani di Crema e dintorni. La festa finita, finiti i riti collettivi, finita la gioia di sperimentare insieme una vita genuina, lontana dalla societ opulenta,
realizzando magari delle comuni, un modello alternativo alla famiglia borghese. La festa
collettiva finita: ci che conta il piacere individuale, un piacere che chiude, che isola, che
intristisce, che spersonalizza. Il buco diventa unossessione, una prigione, un obiettivo per
cui si disponibili a tutto: spacciare, rubare. Sono loro, i figli dei fiori, che portano la roba
a Crema, che la spacciano, che vanno ovunque a comprarla: in Turchia, in Afghanistan, in
Olanda La spacciano a Crema ai giardini pubblici e sulle rive del canale Vacchelli. Riforniscono non solo clienti cremaschi, ma anche cremonesi, bergamaschi. Sono ragazzi e ragazze.
Alcune arrivano a prostituirsi in piazza Garibaldi, altri consumano leredit di un centinaio
di milioni di lire nellarco di un solo anno. Leroina brucia: brucia i soldi, lanima, il corpo.
I flower children diventano le larve di se stessi. Ma non tutti si perdono: vi chi, toccato il
fondo, ha uno scatto di orgoglio e riesce a prendere la decisione del riscatto; chi ha la fortuna di trovare i carabinieri in casa e di essere condotto in carcere; chi, grazie a qualche amico
sincero, ha il coraggio di entrare in ospedale per farsi disintossicare o in una comunit terapeutica o di rivolgersi ai servizi dellAsl. Pochi, ma ci sono: dopo la folle sbandata, pi o meno
lunga (in alcuni casi anche due decenni) si rifanno una vita reinserendosi nel sistema tanto
contestato. Tornano a una vita normale fatta di routine, di sacrifici, di doveri, di assunzione di responsabilit, di regole, di lavoro. I pi, tuttavia, si bruciano14. Per sempre: muoiono
per overdose, per Aids, per aver consumato la roba tagliata. Sono numerosi: alcune decine
a Crema, almeno un centinaio in tutto il territorio. Morti per un sogno, un viaggio. Morti
sulla scia dei loro miti: poeti, scrittori che muoiono fra sbocchi di vomiti, sudori ghiacciati,
spasmi, escrementi15. Morti perch abbagliati dallOriente. Morti sullaltare della libert, del
piacere: libert e piacere portati allestremo.

Lallarme
Una confessione amara
Una giovent bruciata. Un fenomeno che si allarga a macchia dolio: nel 78 i giovani
bruciati dalla droga nel territorio cremasco sono gi un centinaio di cui una quarantina sono
eroinomani. A lanciare lallarme in primo luogo la Procura della Repubblica. Il dr. Livio
Salvatori sottolinea la situazione disgraziata di un territorio che risente della vicinanza di
piazze notoriamente attive come Milano, Brescia, Bergamo, di una posizione geografica che
facilita il piccolo rifornimento che sfugge al controllo ed alla repressione16. Lo stesso solle-

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Appunti di viaggio

cita un intervento della Regione Lombardia e del locale Consorzio Sanitario per lo studio
diretto alla realizzazione di un centro di prevenzione e rieducazione in Crema con criteri
particolari17. Sempre lui nel 1981 denuncia la scarsa applicazione della legge sugli stupefacenti che prevede corsi di studio per insegnanti, conferenze per i genitori e uneducazione sanitaria adeguata agli studenti18. Ma non solo la procura della Repubblica che se ne occupa.
La stampa riporta puntualmente lo stillicidio di sequestri di droga e di arresti di spacciatori. Il
tema cos allarmante che entra con forza anche in quel circolo esclusivo che il Rotary Club
dove i relatori concordano nel giudicare un fallimento il ricorso al metadone - che il Centro
prevenzione e cura tossicodipendenze di Crema autorizzato dal 1982 a somministrare - e
dove il magistrato dr. Francesco Nuzzo prende le distanze dai falsi profeti che in nome di
unassurda interpretazione delle libert sancite dalla Costituzione, giustificano lassunzione
delle droghe leggere come espressione della propria individualit19. Nel 1984, poi, il capitano dei carabinieri Palmieri confessa: Da anni combattiamo da soli [] Da un anno esistono
il 113 e il 112, ma io non ho mai ricevuto nessuna segnalazione. I genitori non collaborano:
saccontentano di dare soldi ai figli per tenere tutto nascosto [] Perch non ci fanno i nomi
degli spacciatori che spesso entrano nelle loro case per consegnare la roba? E perch la gente,
quando nota movimenti sospetti, non ci telefona? Una confessione amara. Il nuovo Torrazzo,
a sua volta, d la parola agli stessi tossicodipendenti ospiti della comunit terapeutica Cuore
di Crema: vi chi, come Silvio, afferma di aver scoperto la droga nel momento del passaggio
alle superiori, attratto dai pi grandi, visti come i forti, chi, come Ulrico, non ha alcuna
remora a dichiarare al settimanale diocesano che la droga lha incontrata alloratorio e chi
(un diplomato perito di 23 anni) esprime la sua soddisfazione nello scoprire, nel lavoro di
gruppo, sentimenti di amicizia e di rispetto reciproco che lesperienza delleroina gli ha fatto
completamente dimenticare. Lo stesso periodico sollecita chi ne ha il potere a intervenire20
(una brillante operazione anti-droga la gradiremmo anche a Crema) e, interpretando la
paura diffusa tra i genitori, cos si esprime: dove non si trovano siringhe e lacci emostatici,
prove tangibili di un viaggio nei paradisi artificiali? [] Troppi giovani bruciano la loro vita
in una sigaretta di marijuana o la dissolvono in una siringa deroina21. Nel novembre 1986
Vincenzo Muccioli, il fondatore della Comunit di S. Patrignano, invitato a Crema dal Psi,
alla presenza di circa 500 studenti presso il cinema Vittoria, afferma tra laltro: La droga non
si combatte solo colpendo gli spacciatori, eliminando le colture nel triangolo doro, sgominando le raffinerie clandestine: necessario, prima di tutto, trasformare luomo22.
Gli spot dello scandalo
Occorre reprimere lo spaccio, ma occorre soprattutto fare una massiccia campagna di
prevenzione. E occorre pure (piaccia o non piaccia) la terapia del metadone. quanto si
propone di fare lAsl con un servizio ad hoc (denominato nel tempo in modo diverso: Not,
Sert, Servizio dipendenze) costituito da unquipe di psicologi e di personale infermieristico
specializzato, un servizio che, proprio al fine della prevenzione, nella primavera del 1994 con-

La purificazione della mente

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duce una maxi-indagine sotto la direzione dello psicologo dr. Valeriano Poloni. Il campione:
2.352 studenti del biennio degli istituti superiori della citt. Il titolo dellinchiesta: Mondo
giovanile e uso di sostanze stupefacenti. I risultati confermano luso ormai diffuso delle
sostanze (il 20% confessa di averne fatto uso e il 10% di assumerle in modo abituale) e smentiscono un classico mito: non esiste nessuna correlazione tra assunzione di sostanze e disagio
adolescenziale. I dati raccolti, poi, rappresentano una sorta di jaccuse contro la cultura dello
spinello: oltre il 90% degli eroinomani ha alle spalle proprio un consumo abituale di canapa indiana. Dati che destano un certo scalpore nellopinione pubblica e, in particolare, nei
genitori che hanno figli in et adolescenziale e giovanile, dati che spingono lo stesso Sert, in
collaborazione con diverse associazioni di volontariato e col supporto di sponsor23, ad avviare
una campagna dissuasiva in grande stile: 42.000 volantini e 12.000 manifesti. Lobiettivo:
combattere la cultura permissiva e deresponsabilizzante di chi inneggia alla liceit delle cosiddette droghe leggere. Sei gli spot a scadenza mensile elaborati dallo stesso dr. Poloni e dalla
collega dr. Simona Minarelli (e con la collaborazione grafica del prof. Mario Dipoli), sulla
base delle risposte degli studenti stessi allultimo quesito di un questionario: Cosa diresti a
un tuo coetaneo che fa uso degli spinelli per indurlo a smettere? Ecco alcuni slogan: FATTI
FURBO NON COMINCIARE; CHI CANNA NON PIGLIA PESCI; TANTO FUMO
NIENTE ARROSTO; SOLO I PIRLA CI CADONO; NON FARTI VANTO ANCHE
GLI STRONZI FUMANO.
Una campagna shock, volutamente provocatoria, fatta con un linguaggio ed immagini
hard, giusto per colpire. Una campagna che viene accompagnata da un opuscolo La sfida
educativa che non solo presenta i risultati dellanalisi statistico-epidemologica, ma anche
una dettagliata analisi di tutte le sostanze psicoattive con i loro effetti devastanti sul fisico e
sulla psiche accertati dalla letteratura scientifica.
Uninterrogazione parlamentare
La campagna fa un certo rumore. Il settimanale diocesano che pure ha dato un ampio
spazio alliniziativa del Sert24, ora si offre per raccogliere gli sfoghi dei giovani ospiti della
comunit terapeutica del Cuore di Crema che sparano a zero contro gli insulti, le parole
volgari e offensive degli slogan. Echi dello scandalo arrivano perfino in Parlamento. Un deputato, lon. Corleone, inoltra uninterrogazione al Ministro della sanit per chiedere se non
ritenga tale campagna lesiva della dignit della persona. Lonorevole punta il dito contro
le discutibili informazioni scientifiche contenute nellopuscolo La sfida educativa laddove, ad esempio, si afferma che farsi una canna spalmata dolio apre la possibilit che si
fonda davvero il cervello e contro linvito dato alle famiglie a considerare lesperienza della
punizione fisica quale scotto per gli atti di disobbedienza, come strumento atto a favorire
lacquisizione nel fanciullo di una maggiore capacit di sopportare la sofferenza o le privazioni che necessariamente incontrer nella vita. Interrogazione che rimbalza alla Regione
Lombardia (Settore famiglia e Politiche sociali, Sezione tossicodipendenze e alcooldipen-

40

Appunti di viaggio

denza) perch il ministro vuole acquisire tutti gli elementi utili in proposito. Elementi che
vengono forniti direttamente dal dirigente del Sert, dr. Antonio Prete e dallo stesso dr. Valeriano Poloni: la campagna in oggetto rientra in un progetto non solo approvato, ma anche
finanziato dalla Regione; lopuscolo di supporto ai corsi di prevenzione stato distribuito a
genitori, docenti e associazioni di volontariato; i contenuti tecnici sia sotto laspetto medico
che psicologico-educativo fanno riferimento, oltre che allesperienza maturata sul campo,
allaccreditata letteratura scientifica; gli slogan degli spot hanno fatto ricorso alla gergalit
del destinatario non per confondersi e conformarsi con esso, ma per rendere il pi efficace
possibile la comunicazione; si tratta in ultima analisi di una campagna nella quale sono gli
stessi ragazzi che lanciano messaggi ai loro coetanei. Il dr. Valeriano Poloni25 nellocchio del
ciclone, ma non si scompone. In un testo inviato nel febbraio 1985 a punto a capo (ma mai
pubblicato per divergenze di vedute) non nega loriginalit della campagna (anche se ve ne
sono di simili negli Usa) e ribadisce che pur non esistendo una correlazione diretta tra uso
sporadico di cannabinoidi e tossicodipendenza da eroina, da ritenersi scientificamente fondato dallevidenza dei fatti, che il passaggio dalluso saltuario di cannabinoidi alla dipendenza
da cannabinoidi rappresenti un fattore di rischio per non dire la testa dariete al passaggio
alluso e alla dipendenza da eroina.
In una missiva, poi, che invier il 24 giugno 1997 al direttore del Bollettino tossicodipendenze ed alcolismo, prof. Carlo Vetere, affermer che linterrogazione parlamentare di cui
prima aveva una natura prettamente ideologica ed era priva di fondamento sostanziale.
Verso la fine degli anni 90 e i primi del 2000 viene lanciata una nuova campagna dissuasiva,
questa volta contro le pasticche dellecstasy26 arrivate nel frattempo sul mercato (le cosiddette
pillole della meraviglia) che stanno conquistando il popolo delle discoteche, un vero affare
doro per i paperoni del mercato27.
La campagna effettuata in stretta collaborazione col Liceo artistico: sono anzi gli stessi
ragazzi che, tramite un concorso di idee, elaborano gli spot. Questi gli slogan: DUE CALE
E IL CERVELLO FRITTO (sullo sfondo: uova al tegame di cui lalbume rappresenta il
cervello e i due tuorli le pasticche di ecstasy28); UNA CALA AL GIORNO TI TOGLIE DI
TORNO (lo sfondo: una mela29), ALCALATRAZ (una pasticca di ecstasy al cui centro ben
visibile una cella da cui non possibile scappare30); ECLISSE MENTALE (il sole simboleggia il cervello e lasteroide che eclissa il sole lecstasy31). Il prodotto finale lo spot dissuasivo
che viene stampato in quadricromia su alcune migliaia di T-shirt da distribuire agli studenti
delle superiori. Responsabile scientifico sempre il dr. Poloni, mentre il responsabile organizzativo il prof. Pierluigi Parmigiani.
Un fenomeno di massa
Se negli anni 70 e 80 i tossici nel territorio non superano il centinaio, successivamente
il fenomeno diventa di massa32. Gli stessi tossici, poi, non solo perdono la loro identificabilit, ma diventano pure difficilmente quantificabili: sono in molti, infatti, che lavorano e

La purificazione della mente

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molti, anche, coloro che - in primo luogo gli assuntori di cocaina - che non avvertono alcun
bisogno di ricorrere al supporto del servizio pubblico. Noti, quindi, sono soltanto quelli che
ricorrono a tale servizio.
Ecco alcuni dati. Dal 1980 al 2002 si passa da 142 a ben 44933casi. Dal 2003 al 2007 il numero passa da 430 a 542. Sono in prevalenza maschi: l86,1% nel 2006. Significativamente
superiore alla media nazionale la fascia dei 20-24 anni. Pi elevata pure la fascia dei 30-40
anni. Il grosso degli assuntori di droga ha il diploma di media inferiore34 e non coniugato
n convivente.
Sono in prevalenza eroinomani35 a usufruire del servizio. Il loro numero, registra nel tempo una riduzione significativa, ma si tratta pur sempre della maggioranza degli utenti: nel
1991 rappresentano addirittura il 97,5% del totale, mentre nel 2006 scendono al 65,3%. In
calo, tra gli utenti, anche i consumatori di cocaina36: dal 13,1% del 2004 si passa all11,1%
del 2006. In crescita, invece, coloro che fanno uso di cannabinoidi: nello stesso periodo la
percentuale va dall11,8% al 23,2%. Let delle prime esperienze di cannabis si abbassa: seconda e terza media. A livello delle superiori la percentuale degli studenti che fa uso, anche
saltuariamente, di spinelli, del 30-40%. Il consumo di cocaina, poi, complice il calo del
prezzo37, esce gradualmente dai salotti della Crema-bene38.
Un dato particolarmente significativo: la stragrande maggioranza dei tossicodipendenti
ha unoccupazione (si passati dal 65,3% del 1999 al 79% del 2006; la media della Lombardia del 55,10%)39. Questo significa che non siamo pi in presenza di emarginati che sono
costretti a rubare per acquistare la dose quotidiana. Grazie, poi, al metadone o al butremorfin
che assumono per via orale al Sert, i pi riescono a vivere una vita pressoch normale.
Il percorso terapeutico, lungo (anche 10-20 anni), ma in questo lungo tempo essi sono
protetti dal rischio di overdose40 e da malattie. Presto o tardi quasi tutti riescono ad uscire
dal tunnel: in media sono una decina di persone lanno. Meno efficace, invece, laiuto che
viene fornito agli assuntori di cannabis e di cocaina. In questi casi la terapia non consiste in
farmaci.
Nel caso di minorenni si danno solo indicazioni comportamentali ai genitori (regole
restrittive se la situazione non migliora e premi nellipotesi contraria) e si fanno periodici
esami delle urine. Tutto qui. Tra gli eroinomani vi chi entra in una comunit terapeutica.
Lo fa chi davvero convinto perch le forzature sono controproducenti: sono per progressivamente di meno quelli che ne avvertono il bisogno. I risultati, comunque, non sono
per nulla garantiti.
Una maxi-inchiesta, campagne dissuasive, consulenza psicologica, supporto medico. Un
servizio, quello del Sert (oggi Servizio Dipendenze), encomiabile, come encomiabile il servizio offerto dalle comunit terapeutiche.
Servizi che, tuttavia, non riescono a intercettare, se non marginalmente, la massa crescente
- e non solo di una certa lite danarosa - dei consumatori di cocaina: una dimensione che fa
rabbrividire.

42

Appunti di viaggio

Dal viaggio in Oriente al tunnel delleroina


Il riscatto nel carcere
Raccogliamo ora due storie di ex giovani che nel tunnel delleroina ci sono entrati, ma da
cui hanno avuto la fortuna di uscire. Iniziamo da Andrea41, un figlio dei fiori. Siamo nella
prima met degli anni Settanta. Alle spalle ha un viaggio fantastico in Oriente, ma ora la festa terminata: quello che ha di fronte solo la routine quotidiana e un grande, incolmabile
vuoto, un vuoto che riempie tuffandosi nelleroina. Non la prima volta che lassume, ma
ora lo fa in modo sistematico, tutti i giorni e con dosi massicce. Ma leroina costa: costa di
gran lunga di pi che in Oriente. Per procurasela, quindi, non vede che una scelta: comprare
e vendere, realizzare il denaro, cio, spacciando. Compra dove c, anche ad Amsterdam e a
Istanbul (lo fa in compagnia di un amico, come lui rampollo di una famiglia borghese e come
lui affascinato dalla letteratura underground) e vende dove il mercato c, anche a Crema dove
a una certa ora del pomeriggio, ai giardini pubblici, contatta giovani che provengono pure
da Cremona, Pizzighettone, Soresina. Vende di tutto, anche leroina, arrivando a guadagnare
fino a 500.000 lire al giorno e cos tira circa un anno. Nellestate 1975 comincia a intuire
qualcosa di inquietante: lui continua a star bene, ma intorno a s vede giovani in condizioni
pietose (con vomito, con la bava alla bocca, col braccio lacerato). Sono questi che lo scuotono. Capisce che lepoca doro chiusa: basta musica, viaggi, spensieratezza di gruppo. la
solitudine che lo allarma, non la dipendenza: ha rotto con tutti, ha rotto anche (e a maggior
ragione) con i suoi genitori con cui non parla pi da mesi. Un giorno, in piazza Garibaldi,
vede da lontano alcuni suoi compagni di sventura e sente prepotente limpulso di andarsene:
torna a casa e ha il coraggio di confidare la sua volont di chiudere con la droga. Per questo
accoglie volentieri il suggerimento dei genitori di prendere un appuntamento con un medico
di fiducia. Lincontro salutare: la prima volta che capisce che nella vita c il limite e che
cos questo limite (lo colpisce una metafora: piacevole stare sottacqua, ma se si rimane
sotto oltre una certa soglia temporale, si affoga!).
Salutare anche laltro incontro con uno zio con cui stabilisce subito un feeling: a legarli
il comune amore per la letteratura. Con lui trascorre una settimana in montagna: un periodo
bello per Andrea, un periodo di formazione propedeutico al ritorno alla vita normale.
Rientrato a casa, per, i buoni propositi saltano: desidera fortemente, s, costruirsi una nuova
identit, ma ancora prigioniero della vecchia ed questa seconda che vince. Cos tocca il
fondo da cui qualcuno arriva a salvarlo: non sono i genitori, n gli psicologi, ma i carabinieri
che arrivano il mattino mentre ancora a letto col compito di arrestarlo. la mamma a svegliarlo. Appena si rende conto, tira un respiro di sollievo: un aiuto non ricercato, ma che per
fortuna arrivato. Viene subito tradotto nelle carceri di Cremona dove tutto sommato non se
la cava male perch le celle sono aperte per molte ore al giorno. Non vive neppure il dramma
della crisi di astinenza in quanto il suo organismo stato, s, segnato, ma non compromesso
(leroina lha sniffata, quasi mai iniettata) per cui non ha alcun bisogno di disintossicarsi.

La purificazione della mente

43

A dire il vero due buchi se li fa con leroina che arriva in carcere, ma si tratta dellultima
tentazione. Dopo tre mesi si celebra il processo di primo grado, un processo che a Crema fa
un certo clamore sia perch il primo di tale entit sia perch coinvolto un giovane appartenente a una famiglia molto nota. Per Andrea uno shock: uno shock entrare nellaula del
tribunale, ammanettato, scortato dai carabinieri e accompagnato al banco degli imputati;
uno shock vedere dallaltra parte la famiglia in trepidazione; uno shock sentire il Pubblico
Ministero sottolineare come aggravanti la sua appartenenza a una famiglia benestante e i suoi
buoni studi (non riesce proprio a capire che cosa centrino per accertare la sua colpa la sua
famiglia e i suoi studi). Prova sollievo solo quando viene a sapere che lAccusa ha fatto cadere
il capo di imputazione pi grave, quello di omicidio colposo (lui non ha alcuna responsabilit
nella morte di un tossicodipendente). Questo, per, non impedisce al PM di puntare in alto
e di chiedere una pena esemplare, vale a dire ben sei anni di detenzione. Andrea sconvolto:
arrivato in tribunale convinto di uscire dal carcere e ora si trova di fronte una prospettiva
che lo spaventa. Non lo consola neppure la sentenza che riduce gli anni di carcere a quattro.
Letteralmente prostrato, appena mette piede nella sua cella, si tuffa sul letto e ha tanta voglia
di piangere. un compagno detenuto che cerca di infondergli un po di coraggio e gli d un
suggerimento prezioso: lunico modo per sopravvivere in carcere quello di fare a pezzetti
il tempo. Un suggerimento che Andrea coglie al volo: dare un senso a giornate vuote, tutte
uguali, senza alcuna attivit sportiva, n intrattenimento, n lavoro. Un suggerimento che
gli appare come un lampo: fino ad ora si rotolato nel tempo ed ora il momento di appropriarsene, di esserne protagonista. Una scoperta ulteriormente rafforzata dalla lettura di un
libro di Kierkegaard, Aut Aut, che gli ha portato in prigione un prete amico: lui solo che
deve decidere tra due possibilit opposte.
Cos si inventa la sua giornata: unora di ginnastica prima di colazione, poi letture; nel
pomeriggio riprende gli studi interrotti e si prepara allesame di maturit (per poter studiare
il direttore del carcere gli concede di utilizzare una saletta, un privilegio che non manca di suscitare un po di malumore tra i detenuti). Andrea si immerge con passione nelle sue materie
preferite, quelle umanistiche (egli la scuola lha rifiutata in quanto istituzione, non per i suoi
contenuti). In questo modo, poi, sa di fare qualcosa di gradito ai suoi genitori. Non riesce a
prepararsi alla maturit (le materie scientifiche sono troppo ostiche per lui per affrontarle da
solo), ma comunque soddisfatto perch riscopre un universo culturale con cui aveva chiuso.
Poco alla volta, cos, si riconcilia col mondo. Unaltra preziosa occasione gliela fornisce un
amico universitario che sta lavorando per una tesi di laurea sul rapporto tra disagio giovanile
e luso delle sostanze. Andrea accoglie con piacere la proposta di questi di raccontare per
iscritto la sua storia: la prima volta che ha lopportunit di guardare la sua vita, di riscoprire
anche episodi letteralmente cancellati. Nello scrivere avverte un senso di libert: la libert di
scegliere parole ed espressioni. Un giorno si commuove a scrivere, invece che Cristo, la parola Ges che da tempo non usa pi: anche questo lo percepisce come un ennesimo modo
di riconciliarsi col suo mondo. Scrive volentieri, anche una lettera alla famiglia: lo fa perch si
sta rendendo conto di non essere semplicemente figlio di, fratello di, ma parte integrante

44

Appunti di viaggio

di una famiglia, una famiglia in cui vuole rientrare a testa alta (senza dover chiedere scusa a
nessuno). Intanto vive un altro episodio per lui molto significativo. Una sera destate sente
dei rumori esterni e prova dimpulso il desiderio di guardare fuori dalla finestra: ci che vede
gli fa provare unemozione intensa. Nulla di particolare: vede un appartamento illuminato
e un vaso di gerani rossi sul davanzale. Tutto qui. Gi: proprio questo che lo colpisce, una
vita normale, tranquilla.
Il processo in Corte dAppello gli offre un nuovo contatto con le istituzioni. Consapevole
dei suoi diritti (in carcere pi volte ha avuto occasione di protestare o per la quantit ridotta
di cibo o a favore di un compagno o perch trattato male da una guardia), in risposta a una
domanda del Pubblico Ministero, precisa con fermezza che lui non stato uno spacciatore,
ma solo un consumatore che per guadagnarsi la sua dose ha avuto bisogno di vendere la roba,
una distinzione sottile che per ritiene importante ai fini della sentenza: convinto infatti
che non sia possibile giudicare una persona senza conoscere bene il contesto circostanziato
in cui si trovata a operare. La sentenza riduce ulteriormente la pena a due anni. Completato
il primo anno a Cremona, passa sei mesi alle carceri di Crema (dove trova condizioni pi
restrittive). Gli ultimi sei mesi li sconta in regime di arresti domiciliari: gode, s, di una certa
libert (ha un regolare lavoro come impiegato), ma gli tassativamente vietato frequentare
determinati locali e incontrare certe persone. Il lavoro intanto lo riconcilia ancora di pi col
mondo. Poi la libert, una libert che, dopo la doppia schiavit della droga e del carcere, cerca di godere nella sua pienezza: col passato ha chiuso (per questo si rifiuta in modo categorico
di aiutare un amico a trovare il modo per spedire delleroina negli Usa: non vuole assolutamente rendersi complice di un possibile omicidio) e ci che vuole vivere fino in fondo la
bellezza della vita normale. Del tutto normale.
Bruciati 100 milioni di lire in un anno
Una seconda testimonianza. La protagonista: Laura42, classe 1957. Un percorso, il suo,
molto diverso da quello di Andrea: decisamente pi lungo e meno traumatico, ma altrettanto
tormentato. Un ambiente familiare a dir poco anomalo: i genitori convivono (uno scandalo
per il tempo) e, quando lei ha tre anni, sciolgono il rapporto per cui ognuno va a vivere per
suo conto e si costruisce la propria famiglia. La madre per si separa presto e il padre chiede e
ottiene laffidamento della figlia. Cos Laura va ad abitare col padre e convive con la matrigna
che ha solo dodici anni pi di lei. Una vita a dir poco disagiata la sua: alla scuola delle Ancelle
una suora la chiama figlia della strada e in casa non ha praticamente alcun rapporto con
la matrigna, mentre consolida la sua relazione col padre, prima quasi sconosciuto. Un buon
padre, forse, il suo, ma un po troppo permissivo perch non le insegna il confine tra il lecito e
lillecito. In famiglia rimane fino a 18 anni. Nel frattempo, dopo le medie, frequenta il Liceo
artistico di Bergamo dove scopre compagni di scuola che fanno uso di un fungo. Non , a
dire il vero, una scoperta del tutto nuova perch sa bene che anche a Crema i figli dei fiori
hanno portato dallOriente palline di oppio. A Bergamo, per, ha a che fare con ragazzi della

La purificazione della mente

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sua stessa et. Spinta dalla curiosit, vuole provare. Ha 17 anni. Il suo obiettivo quello di
fumare in gruppo e sperimentare con gli altri sensazioni nuove (vedere colori, sentirsi librare
da terra), ma per lei lesperienza letteralmente traumatica: mentre gli altri sono gi arrivati al top e stanno vivendo la fase del rientro nella realt, lei prova sensazioni spaventose
(solitudine, freddo, assenza di percezione di spazio e di tempo). Laura scioccata e per tutto
lanno scolastico si tiene lontana dalle sostanze.
Dopo lesame di maturit che supera con successo, il padre la invita caldamente a iscriversi
alluniversit, ma lei non se la sente perch vuole prendersi un anno sabbatico. Chiede con
forza ed ottiene - ma dopo veri e propri litigi - leredit di una zia paterna destinata a lei (due
milioni di lire) con la quale parte in compagnia del suo ragazzo e del suo ex ragazzo con una
vecchia Peugeot (avuta in cambio della sua Vespa 125). il 1975. La meta la Svezia, ma
raggiunta Trieste, tutti e tre decidono di puntare verso lOriente: attraversano la Jugoslavia,
arrivano in Grecia e poi in Turchia. Da qui in Pakistan, Afghanistan e India. Un viaggio che
dura un anno e otto mesi. il viaggio del fumo: Laura inizia a fumare hashish in Turchia;
in Afghanistan, poi, trova del fumo molto buono e a buon mercato. Il fumo le d ilarit e
tanto appetito. Fuma una o due volte al giorno. Rientrata a casa, continua a fumare con i suoi
amici in una stanza di una cascina messale a disposizione dal padre. Poi riparte: troppo forte
il fascino dellOriente. Questa volta in aereo con destinazione Bombay, un secondo viaggio a
cui ne seguiranno altri: in tutto una ventina. Anche lei, come Andrea, i finanziamenti li trova
nello spaccio: acquista in Oriente a un prezzo stracciato (100 dollari per un kg di hashish)
e vende sul mercato italiano. Naturalmente la roba la nasconde per bene: una volta, ad
esempio, la sistema dentro le scarpe. Non la vende, se non in parte marginale, a Crema: i
suoi mercati sono altrove presso amici conosciuti in oriente. Dallhashish dopo dodici anni
passa alleroina. Non una sua scelta: il mercato che la impone in un certo momento perch leroina d una maggiore assuefazione ed quindi pi lucrosa. Cos, dopo dodici anni
di fumo, approda alleroina. Loccasione la trova nellIran (al tempo del conflitto con lIrak).
Eroina purissima: se per fumare hashish ci vuole un grammo, per fumare leroina ne basta
un decimo. La fuma (quando quasi tutti la iniettano in vena) e la spaccia. La spaccia con
buon senso, per: di un grammo, tagliandolo con altre sostanze, arriva a farne tre, non sette
come la mafia. La taglia, inoltre, con una sostanza innocua (purgante per bambini), non
col veleno per i topi come fanno i grossi spacciatori. Delleroina si innamora e le piace sentire
i freni inibitori cadere, provare sensazioni nuove e prolungare nel tempo tali sensazioni con
dosi sempre pi pure. E tutto a un costo irrisorio: cinque dollari per alcuni grammi. Qualche
problema, vero, lavverte: difficolt a concentrarsi e ad addormentarsi, ma niente di pi,
nessuna dipendenza per alcuni mesi.
Nel frattempo muore il padre e Laura rientra a Crema dove deve aspettare ben cinque anni
prima di venire in possesso della sua parte di eredit (tanto dura la causa in tribunale). Un
tempo lunghissimo in cui cerca di sopravvivere facendosi ospitare da amiche. Per due anni
in Liguria dove decide di finire con leroina. I primi giorni sono terribili: vomita, ha la pelle
doca, avverte tremori, irrequieta, ma poi trova un suo equilibrio. Non torna, tuttavia, come

46

Appunti di viaggio

prima: perennemente depressa. Comunque resiste e si adatta a fare anche lavori umili pur
di guadagnare il necessario per vivere. Due anni lunghi di astensione. Un giorno, per, un
amico che si trova in Pakistan le invia una cartolina contenente cinque grammi di eroina
pura: lei non resiste alla tentazione e ci ricade. Ha inoltre la maledetta idea di frequentare
giovani che fanno uso di eroina per via endovenosa. In un primo momento ha paura, ma
poi qualcuno laiuta e cos passa dal fumo alla siringa. Tutto, per, diverso: leroina tagliata
non risponde alle sue aspettative. E poi costa: 25.000 per un grammo che le regala non pi
di unora di viaggio, addirittura mezzo milione di lire per cinque grammi di eroina pura.
Laura raschia il barile: vende quel poco che ha (orologio, quadri), ma ci vuole ben altro. Lei,
tuttavia, non vuole fare la fine di altre giovani della sua et che si prostituiscono tra piazza
Garibaldi e la stazione delle Autoguidovie: questo la disgusta. Ecco, allora, che decide di rivolgersi al Servizio prevenzione e cura delle tossicodipendenze. Inizia cos una terapia. Prima,
per, ha bisogno di disintossicarsi e per questo costretta a ricoverarsi in ospedale dove vive
unesperienza allucinante (le fanno scendere la pressione a 40!), ma libera. La tentazione,
tuttavia, sempre in agguato: incontrato casualmente un giorno un amico che ha bisogno di
procacciarsi delleroina buona, lo indirizza a un pusher di Milano, una consulenza che le d
diritto a una dose.
Cos ci casca di nuovo. Nel frattempo si sblocca leredit. Una pioggia di soldi che per
cade in un momento particolarmente sbagliato: li brucia nellarco di un anno (oltre 100 milioni di lire!). Li brucia per s e per i suoi amici. Avendo la roba, viene ospitata volentieri,
diventando lei di fatto la padrona di casa. Un momento di gloria ma, esaurita leredit, si
ritrova al verde come prima: potrebbe ricorrere agli espedienti di cui fanno uso i giovani del
suo giro, ma lei non se la sente di rubare perch conserva sempre un certo rispetto per se stessa. Lei non ha dubbi: se un giovane arriva a picchiare la madre per avere dei soldi, questo non
leffetto della droga, ma solo la manifestazione della cattiveria che ha dentro di s. Quello
che fa dare consulenza, un modo pulito per avere delle dosi. Questo per alcuni anni, anni in
cui non ha praticamente problemi con la giustizia. Solo una volta si fa venti giorni in carcere,
ma per un errore: le due bustine trovate in suo possesso, una volta esaminate in laboratorio,
non superano i 100 milligrammi previsti dal codice penale.
Lunghi anni nel tunnel. Nel 1996, la decisione di uscirne, definitivamente. Laura si decide
perch si rende conto di essere precipitata nellinferno quando vede non pochi suoi amici
che vengono contagiati dal virus dellAids, che muoiono suicidi o di overdose. Matura la
scelta anche grazie al nuovo compagno che con tanta pazienza laiuta ad aprire gli occhi, ad
assumere le proprie responsabilit, le d cio quello che suo padre non le ha mai dato. Cos
si rivolge di nuovo al Servizio prevenzione e cura delle tossicodipendenze dove in quattro
anni, con dosi scalari di metadone e col supporto psicologico del dr. Prete, riesce a liberarsi
completamente dalla dipendenza.
il 2000: per lei lalba di una vita nuova. Rimpianti? No. Laura non rinnega nulla della
sua vita: ha fatto una ventina di viaggi in Oriente che le hanno consentito di conoscere tanti
giovani occidentali straordinariamente ricchi dentro; ha visto tanta miseria, anche donne

La purificazione della mente

47

che partorivano sui marciapiedi; ha fatto poi infiniti viaggi con limmaginazione. Non nega,
certamente, di aver commesso degli sbagli: partita per il suo primo viaggio troppo giovane,
in unet in cui non era ancora interiormente matura; si documentata ampiamente sugli
effetti dellhashish e della marijuana, ma non altrettanto su quelli delleroina. Ha avuto, infine, la fortuna di non essere mai stata in una comunit terapeutica, comunit da cui si esce
- secondo lei - omologati, privi della propria personalit. Un unico consiglio si sente di dare
ai giovani di oggi: se vogliono intraprendere determinate avventure, si documentino prima
seriamente e non sottovalutino i rischi. Lei di morti ne ha visti tanti. Troppi.

48

il fascino dellutopia
Solo chi avversa il compiere lingiustizia
caro agli di.
(Democrito, fr. 217)

n urlo contro i falsi miti dellOccidente opulento, un inno allamore (Make love not
war) e alla sessualit liberata, la sperimentazione di modelli di vita alternativi a quelli
borghesi: cos la beat generation, cos la love generation. Contro-miti che diventano a loro volta
dei miti: miti positivi, ma anche trappole mortali. Ma dagli Usa arriva anche lincendio della
contestazione: Eros e civilt e Luomo a una dimensione, due opere del guru della rivoluzione
Herbert Marcuse che faranno letteralmente il giro del mondo e infiammeranno tanti giovani,
risalgono rispettivamente al 1955 e al 1964; la marcia a Washington di un milione di persone
che si conclude con lo storico discorso di Martin Luther King I Have a Dream dellagosto
1963; la rivolta del campus dellUniversit di Berkeley, tesa a conquistare il diritto di discutere di tutto in ogni spazio della stessa universit1, del 1964. Un Sessantotto tutto americano
che si batte per i diritti civili, contro il razzismo, il militarismo, limperialismo, contro lo
stesso mito dellAmerican Way of Life.
Un incendio che trova condizioni ideali nei paesi di area cattolica dove in corso la stagione post-conciliare, una stagione ricca di grandi fermenti, in cui la Chiesa impegnata a
tradurre in concreto la svolta copernicana operata dal Concilio Vaticano II2. Un humus che
spiega il nascere nel 1967 di un testo rivoluzionario qual Lettera a una professoressa e nel
68 dellesperimento dirompente della comunit dellIsolotto (un esperimento che ha una
risonanza mondiale3). Lo stesso humus da cui scaturisce in America Latina la cosiddetta
Teologia della liberazione (una liberazione non solo dal peccato, ma anche dalle ingiustizie
sociali). La Chiesa letteralmente esplode e intorno ad alcuni dei suoi uomini (don Lorenzo
Milani, don Enzo Mazzi, dom Giovanni Franzoni, dom Hlder Cmara) si formano le
esperienze religiose pi radicali.
Non un caso che siano proprio gli studenti cattolici in prima fila nella contestazione
negli atenei italiani e ancor prima del 68. Tra gli altri: Marco Boato che frequenta la messa
tutti i giorni, Renato Curcio che un lettore attento di Maritain, Mara Cagol che fa parte
degli scout, milita nellAzione Cattolica, partecipa al gruppo di Mani Tese ed tra i giovani
che animano con la chitarra la messa post-conciliare4, Mario Capanna, leader indiscusso del
movimento studentesco dellUniversit Cattolica di Milano prima di essere cacciato.

Il fascino dellutopia

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Il dissenso in nome del Vangelo


Un clima che contagia anche Crema5. Don Giovanni Venturelli (un prete che ha il coraggio di scandalizzare, andando contro le idee pi radicate e consolidate del quieto vivere6) a
met degli anni Sessanta diventa lanimatore del movimento terzomondista Mani Tese7 che
tanti giovani e meno giovani catalizza8. La Fuci (guidata da un sacerdote di rara cultura e di
squisita attenzione ai segni dei tempi, don Agostino Cantoni) discute e recepisce le istanze pi
innovative del Concilio, fa la scelta di campo a favore degli ultimi (gli emarginati del Cisternone), sperimenta un modello di messa domenicale che mette in crisi il monopolio del prete
e d spazio, nella riflessione sulla parola di Dio, agli stessi giovani universitari9, si confronta
con i padri culturali della contestazione quali Marcuse e Marx10 e de visu con esponenti di
primo piano del dissenso cattolico nazionale come padre Balducci e padre Turoldo e pubblica
infine due numeri di U, un giornale fortemente polemico nei confronti dello sfruttamento
capitalistico11. Lo stesso Movimento degli studenti dellAzione Cattolica protagonista di
esperienze ecclesiali alternative e si fa promotore di gruppi di lettura e di un dibattito su Lettera a una professoressa12. Insegnanti e genitori cattolici danno vita al periodico scuola perch13
che nel suo primo numero ospita un articolo tanto scandaloso da provocare una denuncia per
vilipendio alla religione di Stato, Il Cristo del Torrazzo14 scritto da Margherita Marmiroli,
una professoressa con alle spalle una lunga militanza nellAzione Cattolica. Un seminarista
(poi espulso dal Seminario), Andrea Ladina, proprio in nome del Vangelo, d avvio con altri
giovani alla Lega obiettori di coscienza e pi tardi diventer lanima dei Cristiani per il socialismo. Un ex seminarista, Luciano Benelli, diviene lesponente carismatico del gruppo di
Castelnuovo che, oltre a collaborare attivamente con Mani Tese, sviluppa - anche sulla scorta
delle intuizioni di don Milani in Lobbedienza non pi una virt - il tema dellantimilitarismo. La matrice cattolica del Sessantotto di casa nostra fuori discussione. Particolarmente
sintomatica in tal senso lavventura straordinariamente intensa del gruppo di Vaiano15.
Un gesto teatrale in chiesa
Il vento della contestazione cattolica scuote anche il movimento degli scout di Crema,
una sorta di punta di diamante della diocesi. Molti i giovani che, stimolati dai documenti
conciliari e dai libri di don Milani, si interrogano sul motto dellorganizzazione fondata dal
generale inglese Robert Baden-Powell: Servire il prossimo. Servire il prossimo, ma come?
Tra i pi radicali vi Beppe Bettenzoli. Sono anni, questi, in cui la sua vita si intreccia
con figure forti di sacerdoti: non solo don Milani, ma anche padre Cesare Bertulli e, a livello
locale, don Giovanni Venturelli. Con questultimo non solo condivide (assieme ad altri giovani scout) lintensa esperienza del Centro Raccolta Terzo Mondo, ma anche la campagna
antimilitarista (nel 72 sono ambedue denunciati per vilipendio alle Forze Armate per avere
scritto e fatto stampare un manifesto sul 4 novembre, una giornata per loro non di festa, ma
di lutto). Con padre Cesare Bertulli (superiore della congregazione dei Padri Bianchi), che

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Appunti di viaggio

conosce a Milano ad una conferenza pubblica tesse una sincera amicizia: pi volte lo invita a
Crema quale testimone delle torture e dei massacri di cui si sono resi responsabili i portoghesi, cattolici, in Mozambico, testimone in altre parole della secolare alleanza tra la Chiesa e il
colonialismo16. Un testimone scomodo che non a caso viene cacciato (assieme a tutti i Padri
Bianchi) dal Mozambico. Una figura scomoda anche per il vescovo di Crema mons. Manziana che, a un certo momento, gli proibisce di tornare a Crema a parlare in pubblico17.
Sono queste figure sacerdotali che lo spingono verso una posizione progressivamente pi
radicale. Posizione che sfocia il 5 maggio 1974. domenica. Beppe, con alcuni suoi collaboratori e un branco di lupetti, nella chiesa di S. Benedetto per assistere alla messa festiva:
in tutto una trentina, tutti in divisa e nelle prime file di banchi. Una messa in cui accade
limprevisto: il parroco legge una lettera dei vescovi italiani che chiedono ai fedeli di votare
s al referendum sul divorzio della domenica successiva. Beppe Bettenzoli non ci sta: per lui
il Vangelo si propone, non si impone; non si riconosce in una Chiesa che fa uso della politica.
Da qui un gesto teatrale, assolutamente non programmato, un gesto spontaneo che esprime
la rabbia che gli cova dentro: si esce. E tutti, in silenzio, si alzano in piedi, attraversano per
lungo la chiesa e se ne vanno. Un gesto di rottura definitiva col vescovo mons. Manziana che
chiede la sua testa18. Bettenzoli non viene formalmente cacciato dal movimento scout, ma
messo nelle condizioni di andarsene. E se ne va, ma non rinuncia alle sue idee di cattolico impegnato. Prosegue anzi con pi determinazione lattivit politica gi avviata nel 1972 quando
si schierato a fianco del Mpl (Movimento popolare dei lavoratori), lanciato dallex presidente delle Acli Livio Labor e nel 73 quando ha fondato a Crema il Pdup (in cui confluito uno
spezzone del Movimento popolare lavoratori), che in un tempo successivo, dopo ladesione
de il manifesto, si trasforma in Partito di unit proletaria per il comunismo. Nel 75, poi, il
primo a Crema a entrare in Democrazia proletaria (DP), seguito poi da non pochi giovani
cattolici che hanno fatto con lui lesperienza scoutistica di Crema 219.
Il pupillo del vescovo mons. Manziana alla guida della contestazione
Una contestazione di matrice cattolica. Una matrice che si trova pure nella prima lotta
studentesca che esplode negli istituti di Crema (le Magistrali): non un caso che due dei tre
leader siano fortemente caratterizzati in senso cattolico e uno di questi (Gianni Risari) sia
addirittura considerato il pupillo del vescovo, mons. Carlo Manziana.
Il casus belli costituito dagli atteggiamenti considerati autoritari del nuovo preside don
Giuseppe Fasoli. Gli studenti lo notano subito quando, allapertura dellanno scolastico
1969-70, colgono nel suo discorso augurale dei messaggi inequivocabili: primato dellautorit, ordine, disciplina, parole che nel clima culturale del tempo percepiscono come una sorta
di provocazione (non si sono verificati fatti cos gravi da giustificare posizioni cos drastiche).
Una percezione che viene rafforzata anche dai suoi comportamenti, quando il preside, ad
esempio, apostrofa con battute pesanti le ragazze che arrivano a scuola con la minigonna e
quando, dopo lannuncio di uno sciopero generale degli studenti, invia una lettera ai genitori

Il fascino dellutopia

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chiedendo loro di firmare una esplicita assunzione di responsabilit e minaccia di provvedimenti disciplinari gli allievi ribelli. Ma gli studenti non si lasciano intimidire. in questo
scontro che emergono quali leader Gianni Risari, Primo Lazzari e Paolo Dusi, che si impongono per doti organizzative e oratorie. Lo sciopero riesce alla grande e don Fasoli convoca
i genitori. Il suo non solo un gesto plateale teso a drammatizzare la situazione: il preside
davvero turbato. Turbato e anche sconcertato nel vedere tra i leader della protesta Gianni
Risari che conosce come capo-scout e amico del vescovo: non riesce a comprendere come un
buon cattolico possa sfidare lautorit. Effettivamente Risari non del genere dei cattolici
che piacciono a don Fasoli: cresciuto alla scuola degli scout (unassociazione che anticipa
rispetto ad altre associazioni cattoliche il superamento della divisione tra maschi e femmine e
precorre in qualche misura la liturgia conciliare con una messa sfrondata dalle sue tradizionali
forme barocche) e alla scuola di maestri della statura del vescovo mons. Carlo Manziana e
di padre Ottorino Marcolini, ambedue ex internati in campi di concentramento nazisti. Un
giovane che ha vissuto intensamente gli anni del rinnovamento conciliare e che ha come punti di riferimento ideali Jacques Maritain, don Primo Mazzolari e dom Hlder Cmara (mitico
vescovo brasiliano), Martin Luther King. Non ha, quindi, alcuno scrupolo a mettersi a capo
di una protesta contro lautoritarismo: contro il preside che lui e i suoi due compagni di
classe (un vero sodalizio) organizzano unautogestione di quattro giorni. Non si tratta di un
bivacco a danno dellistituzione scolastica, ma al contrario di un esperimento serio di scuola
alternativa con corsi tesi ad aprire i giovani - col supporto di esperti esterni - ai grandi problemi del mondo, esperimento che i tre leader dimostrano di gestire con efficienza e rigore
(si arriva addirittura a produrre delle dispense sui contenuti dei corsi). Un atto sovversivo
per certi ambienti conservatori di Crema che si mobilitano lanciando dei chiari avvertimenti:
contro Risari viene messo in giro un documento ingiurioso (che ha come bersaglio anche il
vescovo accusato di coprire il suo pupillo) e sempre contro di lui appare su alcuni muri della
citt una scritta minacciosa: Risari, ora basta firmata da una svastica20.
Da sposi-modello allimpegno radicale
Il vento della contestazione cattolica non soffia solo sui giovani (per lo pi studenti delle
scuole superiori e universitari), ma anche sul mondo adulto. Numerose le persone gi mature che vivono una trasformazione radicale. Tra le altre, Sergio e Mariolina Slossel. Per anni
sono una coppia di cattolici modello tant che vengono chiamati dalle parrocchie a tenere ai
giovani corsi di preparazione al matrimonio. Poi, la folgorazione del Concilio e la dedizione
totale, appassionata e generosa alla causa degli ultimi fino allapprodo, dopo una forte esperienza in Mani Tese, a Lotta Continua di cui diventano esponenti di primo piano. Un impegno, il loro, orientato a cambiare non solo il mondo, ma anche lo stesso modello tradizionale
di famiglia: non un caso che applichino nelleducazione dei figli la metodologia che si ispira
alla scuola antiautoritaria di Summerhill e spalanchino le porte della loro casa di Izano.
Unaltra figura di primo piano Anna Maria Corradi Trogu: anche lei attivista cattolica,

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Appunti di viaggio

anche lei invitata dalle parrocchie a tenere col marito Giorgio conferenze sul matrimonio.
Unattivista che in seguito alla svolta conciliare diventa uno degli esponenti pi autorevoli del
dissenso cattolico a livello locale in stretto rapporto con sacerdoti della statura intellettuale di
don Agostino Cantoni e di padre Claudio Lacca (medico e psichiatra). Esplosa la contestazione a Crema, in prima fila nella lotta a favore della prof. Marmiroli e della sua causa. Un
clima, questo, in cui scopre limpegno politico. Per svariati anni, per, non si riconosce in
nessun partito. un periodo in cui fa della cultura il suo cavallo di battaglia: in scuola perch e
nel Coged (Associazione genitori democratici che lei stessa e il marito fondano a Crema). Ma
soprattutto nella commissione biblioteca del Centro Culturale S. Agostino, di cui diventa
presidente, che dimostra la sua forte personalit, le sue felici intuizioni (si pensi al decentramento della biblioteca allOlivetti e ad altre grosse fabbriche) e il suo carattere vulcanico. Proprio perch crede fermamente nellimportante ruolo della formazione, privilegia le categorie
degli insegnanti e dei genitori a cui non solo offre una miriade di input invitando a Crema
alcuni uomini di statura nazionale (pedagogisti, scrittori e in genere uomini di cultura), ma
si attiva pure a far germogliare dagli incontri ufficiali nuove iniziative di tipo operativo a livello di gruppi di studio (da uno di questi, ad esempio, viene reimpostata lazione formativa
dellasilo-nido di Crema). Un impegno culturale che proseguir poi sul piano strettamente
politico quando lei, cattolica, si iscriver al Pci ed entrer in Consiglio comunale dove si far
apprezzare per i suoi interventi brillanti e appassionati21.

Sotto la bandiera di Marx


Il disegno di una rivoluzione culturale
Un Sessantotto cattolico. Ma a Crema arriva presto anche il vento marxista, un vento che
scuote anche non pochi contestatori cattolici che vedono nelle categorie di Marx le uniche
in grado di individuare le radici strutturali delle ingiustizie sociali e che pensano di realizzare
cos pi pienamente il comandamento cristiano dellamore, un amore che non si limita pi
ad atteggiamenti caritatevoli verso gli ultimi, ma diventa lotta per sradicare le cause dello
sfruttamento sociale. E cos limpegno cattolico per il rinnovamento diventa impegno politico e impegno politico a sinistra.
Non mancano comunque i marxisti puri: si tratta, per lo pi, di giovani che hanno scoperto Marx alluniversit. Uno di questi il giovanissimo Renato Strada. lui che, al primo
anno della Facolt di filosofia presso lUniversit statale di Milano, cavalcando la tigre del
caso Marmiroli22 appena esploso al Liceo scientifico, si impone come il leader carismatico
del movimento studentesco di Crema a cui d una sua impronta originale: ci che si propone, infatti, non unorganizzazione strettamente politica e ideologicamente omogenea, ma
una rivoluzione culturale che aiuti i giovani e meno giovani a ragionare con la loro testa. In
questa logica si spiegano le sue scelte strategiche di fondo: la creazione di un giornale, il supporto organizzativo ed ideale alla compagnia Teatro Zero (che diventa, dopo un periodo di

Il fascino dellutopia

53

crisi, un potente strumento culturale del movimento: in esso, tra laltro, entrano come attori
non pochi esponenti di primo piano del movimento stesso), la promozione di inchieste nelle
scuole, la libreria LAlbero del Riccio, lorganizzazione di pullman per assistere agli spettacoli
del Piccolo di Milano, la costituzione di gruppi di studio tesi ad affinare la lettura dei libri
e, in primis, la decisione di porre la riforma della scuola al centro della lotta. Un disegno di
grande respiro e tutto culturale orientato s a sinistra (gli stessi temi di Teatro Zero lo dimostrano), ma non nel senso strettamente ideologico: i dirigenti, vero, hanno una cultura
marxista, e marxista nella sua accezione pi ampia lorizzonte culturale del loro periodico il
collettivo e della stretta cerchia dei quadri23, ma non questa cultura che intendono inculcare
o, comunque, diffondere (Marx, nel movimento, conosciuto solo per slogan). Proprio per
questa assenza di fede marxista il movimento comprende numerosi giovani cattolici, anche
praticanti. questa fondamentalmente loriginalit del movimento studentesco di Crema,
originalit che spiega la rottura che nel 1973 si consuma col movimento nazionale (rottura
motivata forse anche dalla paura che lesperimento di Crema possa svolgere il ruolo di polo
aggregante rispetto ad altre citt: gi delegazioni di Brescia, Bergamo, Cremona e Lodi hanno
preso contatto con i leader di Crema con lintento proprio di copiarne le scelte strategiche).
Una strategia politicamente illuminante che paga: unottantina i giovani impegnati che ruotano intorno a il collettivo, diverse decine nei gruppi che si costituiscono allinterno degli
istituti scolastici, diverse centinaia gli studenti coinvolti dalle varie iniziative culturali e pure
ricreative, diverse centinaia i giovani e meno giovani che assistono agli spettacoli di Teatro
Zero e che, grazie al movimento, possono recarsi al Piccolo di Milano. Un fenomeno, quindi, di considerevoli dimensioni. E pure duraturo: il collettivo chiude nel 1975, momento in
cui non pochi esponenti decidono di fare il salto nella politica diretta entrando nei partiti di
sinistra.
Il compito fallito di creare avanguardie rivoluzionarie
Di ispirazione marxista sono pure i compagni di Lotta Continua. Il gruppo nasce a Castelnuovo nel 1969 ed costituito da giovani che gravitano intorno alloratorio: non un caso
che sia assistito dal giovane curato don Bruno Ginoli ed abbia come sede una ex chiesetta. Ad
animarlo la solidariet con gli ultimi (dagli ultimi della Terra agli ultimi del quartiere): da
qui la raccolta di carta destinata a Mani Tese e da qui anche un doposcuola offerto ai ragazzi
pi in difficolt. Il gruppo, per, non si limita a fare ma, stimolato dal leader spontaneo e
riconosciuto da tutti, Luciano Benelli (che frequenta la sede centrale di Mani Tese a Milano)
si chiede il perch e scopre che, se si vuole lo sviluppo dei Paesi poveri, non vi altra via
che opporsi alla guerra denunciando in primo luogo il commercio di armi. Ecco, allora, la
fase due: quella antimilitarista il cui prodotto migliore un documento ampio e articolato
di nove cartelle, documento che viene distribuito non solo a Crema, ma anche a Milano (
con sorpresa che Luciano Benelli, durante il colloquio di un esame universitario, scopre che
il docente ne possiede una copia). Il documento24 a Crema viene presentato nei giorni 4, 5

54

Appunti di viaggio

e 6 novembre 1971 nel capannone utilizzato da Teatro Zero. La fase due, tuttavia, divide: vi
chi, componente della prima ora, abbandona il gruppo che riesce per ad aggregare altri
giovani che provengono anche da altri paesi, un allargamento che fa perdere loriginaria
connotazione di gruppo di quartiere e il legame con la parrocchia (da qui la ricerca di una
nuova sede che viene trovata a S. Bernardino, in via Martini). Presto, per, arriva la fase tre.
Linput proviene sempre da Benelli25 che, frequentando con una certa assiduit gli ambienti
milanesi della contestazione, un giorno ha un contatto con un esponente di Proletari in divisa, unemanazione di Lotta Continua che promuove attivit antimilitariste in caserma, un
incontro che gli spalanca ulteriormente limpegno politico. Cos il Gruppo antimilitarista di
Castelnuovo si trasforma in Lotta Continua e aderisce al marxismo26. Si tratta, comunque,
di unadesione di massima (le categorie di Marx vengono considerate le pi idonee a comprendere le cause dello sfruttamento delluomo sulluomo e a prospettare, con la rivoluzione
proletaria, la soluzione) che non tocca la sfera interiore della religione, un tema che lasciato
alla coscienza individuale. Comunque il gruppo, in quanto tale, si allontana definitivamente
dalla Chiesa cattolica. Non perde, tuttavia, il suo radicamento nel contesto in cui opera: poco
propenso alla discussione teorica, lontano dal dogmatismo e dalle dispute presenti in altri
gruppuscoli extra-parlamentari (su Stalin, Trostkj, Mao), pi interessato a incidere con
interventi mirati nella realt delle fabbriche e delle scuole che a studiare i testi del marxismo,
mobilita tutte le sue energie per inserirsi nelle lotte degli studenti e degli operai. Da qui
lantifascismo militante che conduce due esponenti - Michele Barbieri e Maurizio Vailati - a
strappare dalla bacheca di piazza Duomo Il Secolo dItalia (gesto per cui vengono denunciati e
processati); da qui limpegno allinterno delle stesse fabbriche (dallOlivetti dove opera Claudio Bergamaschini alla Ferriera dove lavora Maurizio Vailati); e da qui la sensibilizzazione di
un certo numero di pendolari che quotidianamente si recano a Milano col pullman fino a
coinvolgerli in una forma drastica di lotta con lautoriduzione dellabbonamento.
Ma il gruppo, nelle sue periodiche riunioni, confessa ripetutamente la propria impotenza:
ha la netta sensazione di non incidere pi di tanto, di sfondare ben poco allesterno, di essere
di fatto largamente autoreferenziale. Un documento senza data, ma presumibilmente redatto
(considerati i suoi riferimenti temporali) nel 1974, esprime molto bene questo stato danimo. I militanti fanno lautocritica riconoscendo i propri errori: le contraddizioni interne, la
difficolt a costruire intese stabili con altre organizzazioni politiche anche se di avanguardia,
il fallimento nel 1973 del loro intervento al Liceo scientifico (unesperienza molto negativa
che ha messo loro addosso un senso di inferiorit e di fatalismo verso la scuola), la crisi dei
nuclei di controinformazione sulla scuola e sulle donne27. Unautocritica amara: ammettono
che in generale il loro intervento ha mantenuto un livello di analisi e di capacit politica
assolutamente inadeguata, ci che, ironia della sorte, invece di collocarli allavanguardia, li
ha messi troppo spesso alla coda del movimento se non addirittura delle organizzazioni revisioniste. Si rendono conto di aver commesso un errore di fondo: aver subordinato lesatta
conoscenza dei bisogni del proletariato cremasco alla preoccupazione di tenersi supinamente
alle valutazioni che L. C. ha espresso, il che ha impedito un loro autonomo sviluppo. Ci

Il fascino dellutopia

55

nonostante non si scoraggiano: sono consapevoli dellesigenza di una maggiore disciplina


interna, di una maggiore disponibilit a lavorare ben oltre il semplice volantinaggio, di dover
dare pi risorse al partito (dare soldi alla sede non fare opera di beneficenza, ma investire
i propri soldi per la costruzione del partito rivoluzionario) nella convinzione che per un
militante rivoluzionario contribuire finanziariamente alla vita del partito deve essere una
necessit, come lo mangiare, avere una casa ecc.. Il gruppo sopravvive fino a met degli
anni 70, ma perde progressivamente mordente e muore di morte naturale avendo esaurito
la sua proposta politica28.
Uniniziativa clamorosa a fianco di un futuro ministro
Di ispirazione marxista pure Avanguardia Operaia (AO) che ha come epicentro Soncino.
Nasce allinterno di un gruppo - Gruppo operai-studenti - che si viene formando nel 69
ad opera di universitari che studiano in prevalenza a Milano e di operai che lavorano nelle
fabbriche locali. Leader il futuro geologo Giovanni Bassi, esponente dellala di Avanguardia
Operaia del Movimento studentesco di Milano: intorno a lui si costituisce la sezione soncinese che ha come punto di riferimento esterno Edo Ronchi, futuro ministro, in quanto
responsabile di zona. I militanti si propongono in prima istanza di sviluppare unazione di
propaganda e di controinformazione sulla strategia della tensione e in modo particolare
sul processo a Pietro Valpreda per la strage di piazza Fontana. In parallelo operano a fianco
dei lavoratori in lotta (prevalentemente donne) della ditta tessile Arcus minacciati di licenziamento. Nel 73, poi, mettono in atto una clamorosa operazione di protesta, capeggiata da
Ettore Ziglioli, esponente del gruppo soncinese di Avanguardia Operaia, che coinvolge circa
150 pendolari che da Verolanuova-Orzinuovi-Soncino prendono il pullman per Milano: una
protesta contro laumento ritenuto del tutto ingiustificato (il 15% sugli abbonamenti e il
35% sulle tariffe ordinarie) deciso dalle societ di trasporto con lavallo della Regione Lombardia che si traduce nellautoriduzione collettiva con il benevolo consenso sia degli autisti
che dei controllori. Liniziativa, organizzata - grazie alla consulenza degli avvocati di Milano
di Soccorso rosso - allinsegna del rispetto della correttezza formale (vengono costituiti i
delegati di pullman che distribuiscono i biglietti a tariffa ridotta e depositano i soldi raccolti
su un conto corrente intestato alle Autoguidovie italiane), presto, dopo lappoggio espresso
dai consigli di fabbrica della zona di Mecenate e di quella Romana, si estende fino a toccare
oltre 20.000 pendolari29. Una contestazione che ha dei momenti di tensione nella stazione di
piazza Grandi a Milano dove, di fronte alla minaccia delle Autoguidovie di non trasportare
i lavoratori che effettuano lautoriduzione, i pendolari, nonostante la presenza delle forze
dellordine, attuano il blocco dei pullman ed improvvisano unassemblea. La protesta si chiude dopo tre settimane con una bozza di accordo sindacati-Regione che oltre a revocare gli
aumenti tariffari porta la Regione Lombardia ad assumersi impegni circa il tesserino gratuito
per i pensionati, sconti non inferiori al 75% per gli studenti e gli studenti-lavoratori, acquisto
di 1.180 pullman nuovi.

56

Appunti di viaggio

liniziativa, questa, che per la portata e per il risultato conseguito diventa un po il fiore
allocchiello dei militanti. Le altre iniziative sono di sicuro meno incisive: quella che fa pi
clamore organizzata a Orzinuovi, una manifestazione di disturbo contro il comizio di un
esponente del Msi30 che si conclude con la carica della polizia e con il fermo di alcuni esponenti di AO. Alliniziativa di Orzinuovi sono presenti anche militanti di Crema con cui vengono costruiti dei collegamenti periodici (non di rado una delegazione si trova per riunioni
a casa del cremasco Giovanni Bianchessi, futuro leader di Crema di Democrazia proletaria).
Collegamenti non mancano neppure con la sinistra tradizionale tanto che alcuni degli esponenti partecipano a corsi di formazione politica organizzati dalla locale sezione del Pci.
Lesperienza politica termina nel 1975 quando Avanguardia Operaia e il Partito di
unit proletaria per il comunismo si trasformano in Democrazia Proletaria. Non tutti i
militanti soncinesi, per, entrano nella nuova formazione (nel 75 Dp riuscir ad eleggere un proprio rappresentante in consiglio comunale, Ettore Ziglioli sostituito dopo
qualche mese da Gianbattista Rossi, futuro preside del Liceo classico31): alcuni, infatti,
dopo anni di impegno in un movimento, optano per quella struttura organizzata con
ampia base di massa che il Pci32.

Sulla scia di Bakunin


Un dissenso cattolico e una contestazione di matrice marxista. Ma vi pure un filone
anarchico, numericamente marginale, ma significativo sotto il profilo dei valori e delle storie personali. Uno dei porta-bandiera lartista Angelo Noce33. Alle spalle ha una breve, ma
intensa esperienza nel movimento federalista europeo di Altiero Spinelli: lo affascina lidea
di superare gli egoismi nazionali e di realizzare gli Stati Uniti dEuropa, come lo affascina il
socialismo libertario del suo fondatore. Siamo nei primi anni Sessanta. Presto arrivano nuovi stimoli: a intrigarlo la protesta durto dei provos olandesi. Da qui la sua avventura per
quattro mesi negli spazi autogestiti di Amsterdam dove, a contatto con perseguitati politici
sud-americani, disertori americani, renitenti alla leva,34 avviene una vera e propria esplosione di creativit (dalla poesia alla pittura, dalla musica al teatro) e dove incontra due anarchici
napoletani fuggiti dallItalia perch obiettori di coscienza con cui trova subito unaffinit
spirituale. Sono questi che lo invitano a Napoli e gli propongono di far visita al loro padre
spirituale, Beppe Furia, un anarchico costretto a letto da quando era bambino a causa di
una caduta dalle scale.
Angelo Noce, intellettualmente curioso, accoglie volentieri linvito e si precipita a Napoli.
Ha subito la percezione di avere di fronte un uomo dalla sensibilit e dallintelligenza straordinarie. Con lui inizia un sodalizio che durer a lungo: diventa uno di casa, una casa che si
trasformata in un punto di riferimento degli anarchici e libertari provenienti da regioni e
Paesi diversi35 e che, col suo arrivo, diviene un laboratorio di creativit un po sul modello dei
provos e del Living Theatre. Qui ha lopportunit di incontrare figure non solo di intellettuali, ma anche di sottoproletari, tutte persone di ricca umanit. Dialogando con Beppe Furia,

Il fascino dellutopia

57

progetta uno spettacolo (che poi viene concretizzato a Molinara, in provincia di Benevento)
che si ispira a Lettere dei condannati a morte della Resistenza, libro che ha avuto in dono a
Crema da Leslie White, un americano colto e liberal giunto in Italia in seguito allo sbarco
degli anglo-americani in Sicilia36. Sempre per conto del gruppo anarchico che ruota intorno
a Beppe Furia37, poi, realizza nel Centro studi libertari di piazza Olivella a Napoli il manifesto
antimilitarista (che viene diffuso in citt) in appoggio alla campagna condotta dallo scrittore
Carlo Cassola.
Angelo Noce, nel frattempo, fa la spola tra Crema e Napoli e, in uno dei suoi rientri, scopre di non essere lunico anarchico: conosce Agostino Rossoni, un dipendente della Fabbri,
che in diretto collegamento col celebre gruppo anarchico del Ponte della Ghisolfa di
Milano e in un secondo momento ha loccasione di incontrare Beppe Oldani, un giovane
che ha maturato le sue convinzioni politiche a contatto con operai anarchici presenti nei
comitati spontanei di lotta che si sono formati alla Motta dove lavora. Si parte da tre. Il
gruppetto, poi, si allarga fino ad arrivare a una decina di giovani provenienti, oltre che da
Crema, da Montodine, Chieve, Vaiano e Monte Cremasco. Da qui lesigenza di creare un
minimo di organizzazione e di coordinamento: cos nascono il nucleo di Crema, intestato a
Luigi Molinari (una figura di anarchico di origini cremasche che a cavallo tra lOttocento
e il Novecento ricopre un ruolo nazionale: tra laltro, d vita alla rivista quindicinale Universit Popolare che ha lo scopo di far arrivare la cultura umanistica ai lavoratori, una sorta di
ponte lanciato dalla intellighentia socialista verso il proletariato38) che trova una sede stabile
a Borgo S. Pietro, in via Venezia 2, e il nucleo di Montodine dedicato a Giuseppe Pinelli.
Nasce anche il Coordinamento anarchico cremasco.
Tutti anarchici, ma lontani anni-luce dalla violenza degli anarchici individualisti esplosa
in Europa tra lOttocento e il Novecento: la considerano una strategia folle non solo perch
perdente sotto il profilo militare e politico in quanto destinata a rafforzare lo Stato stesso che
si vuole abbattere e a ridurre ulteriormente gli spazi di libert dei cittadini, ma la considerano
folle per principio perch ritengono una mostruosit che un uomo possa uccidere un altro
uomo. Non sono, inoltre, per nulla in sintonia con gli anarchici storici in fatto di religione:
tra loro vi chi prova un profondo senso religioso di fronte al Mistero delluniverso. I loro
punti di riferimento storici sono la comune di Parigi e gli esperimenti realizzati in Ucraina
al tempo della rivoluzione sovietica e in Spagna (in primis a Barcellona) nel 193639: nessuno
Stato, nessuna Autorit dallalto, ma solo lautogestione a livello territoriale. Non sono, tuttavia, pregiudizialmente contrari alla delega purch questa sia revocabile dalla base stessa che
unica detiene la sovranit decisionale. Non sono neppure contrari ad organismi politici che
vadano oltre il locale, sono anzi favorevoli a un federalismo quale era previsto dal programma dei proudhoniani al tempo della comune di Parigi. Vi chi addirittura, in determinate
occasioni, considera utile andare a votare. Tutti, infine, sposano il modello della cooperativa,
una forma associativa in cui non vi alcun padrone, nessun capitalista che sfrutta altre
persone, in cui tutti sono contemporaneamente detentori dei capitali e lavoratori, modello
che assieme ai compagni cremonesi e mantovani, realizzano effettivamente a Calvatone (la

58

Appunti di viaggio

cooperativa Iris di agricoltura biologica). Un risultato importante, questo. Un secondo risultato a cui danno un contributo significativo grazie ai loro contatti con gli anarchici delle
Puglie, particolarmente diffusi e radicati nel territorio, anche nei quartieri, la costituzione
della Federazione nazionale (lO.R.A.) che ha il battesimo agli inizi degli anni 80. Nel 1986,
poi, contribuiscono a formare la Federazione comunista anarchica, sempre sullintero territorio nazionale40. Un percorso, quindi, a tappe, a ognuna delle quali il gruppo di Crema
orgoglioso di avere dato il suo contributo. Contributo che d anche alla stampa di detta Federazione: il Foglio telematico mensile collocato nel sito web (www. fdca.it) e la rivista cartacea
Antipodi (con numeri tematici: sicurezza, ambiente, energia, globalizzazione).

Gott mit uns


Una stagione, quella della contestazione, che presenta quindi una variet di anime. Una
contestazione che lascia un segno e che nello stesso tempo risveglia e d nuova vitalit a
chi si ispira al fascismo e al nazismo. il caso della cosiddetta Legione nazifascista Segreta
(Lenfas) che nel 1970 invia ad alcuni professori sovversivi delle superiori di Crema una
lettera minatoria. I giovani neri attaccano con un tedesco Gott mit uns che gi tutto un
programma e chiariscono immediatamente i loro scopi: colpire, non soltanto col pestaggio e
bevute salubri di sacrosanto olio di ricino i loro avversari. Mettono per le mani avanti: non
sono dei truculenti sanguinari, cari alla propaganda demo-comunista, ma degli autentici
guerrieri che considerano la morte in combattimento come la condizione precipua della
loro visione del mondo, guerrieri che accettano e danno la morte per la realizzazione della
loro fede. Ma non hanno fretta di dare gli ordini ai loro cecchini. Sono tanto disponibili
- bont loro - da dare lavviso: O lei dimostrer di recepire il nostro generoso avvertimento,
recedendo dalla sua disordinata e deficiente attivit sovversiva, [] altrimenti sar stroncato
come un cane rognoso ed infetto. E chiudono affermando di attendere un suo augurabile
segno di resipiscenza41. Siamo in presenza di una gogliardata di giovani stregati dalle idee e
dal linguaggio del nazi-fascismo o di una minaccia seria? Tra i loro bersagli il giornalista Pier
Giorgio Sangiovanni. A prenderlo di mira sono i giovani del Fuan dazione con una missiva
pi mirata: Sappiamo che sei lideologo democomunista della faccia contestataria di Crema.
Sei il primo della lista e non perdoneremo!. Questo lammonimento: Da oggi guardati alle
spalle. Il giornalista in questione, di sicuro uno degli uomini della Dc, della Cisl e delle Acli
pi aperto alle istanze del cambiamento42, risponde con una lettera sulle colonne de il nuovo
Torrazzo. Lo fa perch suoi amici gli hanno mostrato altre missive in cui la sua persona
diventata di moda e lo fa volando alto citando un autorevole uomo di punta del clero
cremasco nonch lucido lettore dei segni dei tempi, don Agostino Cantoni: Questa nostra
citt, che forse troppo spesso dimostra dessere paurosamente apatica e disattenta alle sollecitazioni di rinnovamento, oltre che presuntuosamente sicura delle sue incrollabili tradizioni,
pu anche dormire sonni tranquilli, ma le incresciose sorprese si moltiplicheranno. Precisa
che a preoccuparlo sono proprie le sorprese e conclude: il mondo nuovo che incomin-

Il fascino dellutopia

59

ciato, sar dei profeti, degli uomini di pace, di tutti coloro che, pagando di persona, avranno
testimoniato lunica parola non fallace: chi crede in me, vivr in eterno. Per questo alle spalle
non ho il tempo di guardarmi43. Non mancano, poi, episodi in cui i neri sono protagonisti di provocazioni pubbliche. Succede, ad esempio, il 19 maggio 1970 quando, in un bar
cittadino, scaricano su alcuni attori di Teatro Zero una valanga di irripetibili epiteti che d
origine a una autentica rissa sedata solo dallarrivo della polizia. Il settimanale diocesano
che riferisce il fatto44, chiosa: Lepoca dei manganelli finita da un pezzo. I rigurgiti del
neo-squadrismo provocano nel 1971, anche in seguito a scritte provocatorie e teppistiche
apparse sui muri della citt, una manifestazione di protesta. Il corteo costituito da oltre
2.000 persone. Il discorso ufficiale viene tenuto dal sindaco democristiano prof. Archimede
Cattaneo che tuona contro le forze eversive di chiara ispirazione neo-fascista e raccomanda di non prestarsi al gioco della provocazione fascista45.

Schegge impazzite
Non vi , come abbiamo visto, un Sessantotto omogeneo. Basterebbe guardare le icone:
Cristo, Marx, Lenin, Mao, Marcuse, Che Guevara46 Un vero e proprio melting pot di figure-modello. Anime diverse, anche contraddittorie tra loro: Stalin e Trotskj, Martin Luther
King e Che Guevara, la rabbia festosa del maggio parigino e le schegge impazzite delle Brigate
rosse. S, anche il terrorismo rosso figlio, pur degenere, del Sessantotto. Una violenza rivoluzionaria che di sicuro generata dalla psicosi provocata dalla strage di piazza Fontana il 12
dicembre 196947, ma che ha le radici dentro gli stessi gruppuscoli pi radicali della sinistra
che fanno del Che48 e di Camilo Torres49 dei miti, dei modelli da importare. Cos da We shall
overcome, cantata mano nella mano anche durante le messe, si passa alle raffiche di mitra.
Cos la contestazione di massa diventa la rivoluzione armata di alcuni eroi prigionieri di un
manicheismo estremo (da una parte il Bene, tutto il Bene, e dallaltro tutto il Male: al regno
del Male appartengono anche uomini giusti, onesti, ma colpevoli di essere fedeli servitori
dello Stato, funzionali allo Stato delle multinazionali50) e prigionieri di fantasmi: il fantasma
della Resistenza tradita, del partigiano in armi, eroe puro che combatte per la libert e per la
giustizia.
Una svolta-shock che scuote anche i tanti militanti di Crema ancora impegnati in prima
fila nellultimo scorcio del lungo Sessantotto. Questi, vero, ricorrono talvolta a un linguaggio duro, pesante, ma mai teorizzano il ricorso alla lotta armata. Il collettivo, ad esempio, pur
affermando che lobiettivo ultimo quello di abbattere uno Stato borghese e sostituirlo con
uno Stato operaio, prende costantemente le distanze dal velleitarismo di certi gruppuscoli:
il volere a tutti i costi dare sfogo alla propria rabbia per loppressione capitalistica, porta
molti giovani rivoluzionari a commettere grossi errori, a cadere nella trappola che la reazione tende51. Pi aspro il linguaggio di Lotta Continua che nei suoi volantini, in seguito
alle stragi nere, parla di feccia fascista, di carogne fasciste, ma in nessuno di questi si
esalta la violenza: quello che si propone il gruppo di Castelnuovo smascherare il ruolo

60

Appunti di viaggio

antiproletario dei fascisti, chiedere la messa fuori-legge del M.S.I52 e costituire ronde antifasciste di studenti operai e democratici 53. Lo stesso Beppe Bettenzoli, esponente di punta
di Democrazia proletaria, polemizza con il settimanale diocesano che accusa i militanti della
sinistra extraparlamentare di essere fiancheggiatori delle Brigate rosse. In riferimento a un
articolo apparso su il nuovo Torrazzo del 13 maggio 1978 dal titolo I soliti ultra, ad esempio, scrive che con insipienza pari a quella dei Beoti, si accusano i militanti della sinistra
extraparlamentare di essere fiancheggiatori delle Brigate rosse per il semplicissimo motivo
che non hanno accettato di riciclare la verginit della Democrazia cristiana e di trasformare
la morte dellonorevole Aldo Moro in una grandiosa catarsi purificatrice54. A condannare
il terrorismo sono anche gli stessi anarchici di casa nostra. Su un opuscolo ciclostilato in
proprio nellaprile 1980 dalla Sezione di Crema dellO.R.A. (Organizzazione Rivoluzionaria
Anarchica), la posizione di condanna chiara: Entrambi (padronato e terrorismo) hanno
degli obiettivi in comune, non solo tattici ma anche strategici; far terra bruciata delle lotte di
massa, che tolgono legittimit sociale alluno e allaltro; impedire il libero dibattito proletario, rinchiudere nelle case la gente. E ancora: Quanto pi forte il terrorismo, quanto pi
crudele e disumano tanto pi lo stato legittimato socialmente a difendere la societ e quindi
a controllarla e a rafforzarsi; quanto pi forte lo stato tanto pi il terrorismo e le sue varianti
troveranno una legittimazione sociale tra le sacche di emarginazione e di disperazione sociale
che la ristrutturazione economica va aumentando. E conclude: Noi abbiamo scelto di stare
dalla parte dei lavoratori quindi contro il terrorismo, quindi contro lo stato.
Eppure anche da noi qualcosa accade: di sicuro qualche giovane viene coinvolto dalla
sezione armata del Movimento studentesco di Milano (i cosiddetti katanga) e partecipa in
montagna a corsi di addestramento per affrontare la guerriglia urbana e di sicuro non mancano i simpatizzanti delle Brigate rosse. Terroristi, invece (per fortuna), non risultano55.
Un ex comboniano di Crema nei Nuclei comunisti territoriali di Torino
Vi sono, per, terroristi che in qualche misura hanno a che fare con Crema. il caso di un
giovane che ha frequentato, da seminarista dellIstituto comboniano, le Magistrali: Giancarlo
Santilli. Ecco quanto emerge dalla ponderosa sentenza della 1a Corte dAssise dAppello di
Torino depositata in Cancelleria il 20 marzo 1990, sentenza che riguarda anche i suoi compagni di avventura (o di sventura). Nato a Chieti (28 settembre 1951), nel clima politico
di estrema sinistra torinese che matura le sue scelte. Siamo negli anni 1977-1980. Lavora alla
Fiat e in tale veste ricopre una posizione eminente nel collettivo di Rivalta. Una lotta, la
sua, alla luce del sole, a fianco degli operai. Ma non solo: fa parte contemporaneamente dei
Nuclei Comunisti Territoriali, il braccio armato dellAutomonia operaia organizzata, una
formazione politica che ha come punto di riferimento la rivista Rosso. Due ruoli strettamente
legati tra loro: nella sede politica dellorganizzazione armata non fa che portare le istanze
del collettivo operaio di cui uno dei leader. Siamo in presenza di unorganizzazione militare
territoriale che protagonista di una serie di imprese (rapine a banche, negozi e uffici al fine

Il fascino dellutopia

61

di garantirsi i mezzi di finanziamento, incendi di edifici, attentati contro sedi di partito, sabotaggi negli stabilimenti della Fiat e della Lancia e attacchi a rappresentanti sociali), ma che
subisce anche delle sconfitte: larresto dei componenti della base di Val Varaita e il relativo
sequestro di armi e la morte di un militante dei Nuclei, Pautasso, ucciso in seguito a un conflitto a fuoco con i carabinieri chiamati dalle guardie giurate dello stabilimento della societ
Elcat di Rivoli. Una morte, questa, che scatena la grande offensiva: lirruzione armata nello
stabilimento Framtek, unazienda appartenente al gruppo Fiat-Teksid, collocata nel comune
di Settimo Torinese. Il fine: vendicare la morte di Pautasso con una rappresaglia nei confronti delle guardie giurate colpevoli secondo i militanti comunisti non solo di aver chiamato i
carabinieri che poi hanno ucciso il loro compagno, ma anche di aver segnalato i nominativi
di 61 lavoratori come appartenenti a gruppi eversivi, segnalazione che poi ha portato al licenziamento degli stessi (tra cui lo stesso Giancarlo Santilli). Lobiettivo non lassassinio, ma
lazzoppamento di alcune guardie. Il commando entra in azione il 31 gennaio 1980, intorno
alle 21,50. Immobilizzate due guardie giurate e fatte sdraiare per terra, uno del commando
spara dei colpi alle loro gambe, ma uno di questi - un evento non previsto e non voluto - recide larteria femorale di una guardia che muore per grave emorragia. Il Santilli non fa parte del
commando, ma alcuni suoi ex compagni dissociati, in sede processuale (Santilli latitante) lo
inchiodano: lui che ha lanciato la proposta di programmare una serie di interventi a capi
della Fiat, con attacchi alle persone fisiche, che ha partecipato alla seduta nella sede politica (in un alloggio di Torino in piazza Carducci) dove la decisione stata presa allunanimit,
che ha partecipato agli incontri in sede nazionale che si sono tenuti a Milano dove, in un
primo momento sono stati informati i Nuclei Comunisti Territoriali di Milano e di Padova
della decisione presa (loperazione Framtek) e, in un secondo, stato fatto un bilancio politico dellimpresa finita con un morto non previsto, incontro - questultimo - in cui il Santilli
ha assunto con gli altri la responsabilit dellaccaduto, riconoscendo gli errori compiuti
nellesecuzione dellazione, ma rivendicando il contenuto politico della intera operazione.
Considerate le attenuanti generiche, il nostro viene condannato a 22 anni di carcere56.
Una terrorista di Prima Linea
Un altro caso rappresentato da Marina Premoli. Anche lei cremasca non , ma figlia del
conte Augusto Premoli, senatore della Repubblica, nato e sepolto a Crema. Originaria di Genova, classe 1941, laureata in lettere, professoressa, militante di Prima Linea, balza alla ribalta
della cronaca il 13 giugno 1981 quando, in compagnia di Cesare Maino (appartenente alla
banda XXII Ottobre, evaso dal carcere), viene arrestata su un pullman di linea Ivrea-Biella.
Lei in possesso di una pistola automatica calibro 7,65, ma non fa in tempo a usarla. Larresto viene effettuato da agenti della Digos, probabilmente su segnalazione di un pentito. Latto
di accusa: aver consegnato delle borse piene di armi a due giovani. Qualche mese dopo balza
ancora alla ribalta della cronaca. Accade il 3 gennaio 1982 quando lei, Susanna Ronconi (veneziana, ex brigatista rossa, arrestata nella notte tra l1 e il 2 gennaio 1982), Federica Moroni

62

Appunti di viaggio

(arrestata il 20 dicembre 1980 a Napoli) e Loredana Biancamano (arrestata il 18 dicembre


1977 a Napoli) evadono dal carcere di Rovigo grazie a un colpo grosso ideato e organizzato
da un ex militante di Prima Linea e compagno di Susanna Ronconi: Sergio Segio57. Loperazione, studiata nei minimi particolari al fine di scongiurare vittime innocenti (sgombero
della via, blocco dellisolato), purtroppo lascia sul terreno un morto, un pensionato di nome
Angelo Furlan di 64 anni che viene dilaniato dallesplosione di una bomba collocata vicino
alle mura del carcere.
Il processo avviene qualche anno dopo, esattamente nel 1985. Nel frattempo Marina Premoli matura la presa di distanza dalla lotta armata. Scontata la pena, oggi in libert e, tra
laltro, scrive recensioni di libri di ex compagni di lotta58.
Un magistrato di origini cremasche che diventa bersaglio del terrorismo rosso
Cremasco doc ( nato a Vaiano cremasco) , invece, un bersaglio eccellente del terrorismo
rosso: Piero Pajardi, alto magistrato, docente universitario, un intellettuale di spicco nel panorama cattolico italiano. Sono gli anni di piombo. Piero Pajardi da tre anni opera a Roma
in una sezione civile della Corte di Cassazione, ma appena esplode il terrorismo, chiede di
tornare a Milano, precisamente alla Corte di Assise, il tribunale deputato a processare gli
imputati di atti terroristici. Una scelta coraggiosa, la sua: potrebbe benissimo, seguendo i
consigli dei suoi colleghi romani, continuare un lavoro tranquillo, lontano dai rischi. Ma
determinato: quando si in guerra - dichiara con forza - si va in trincea, non si sta nelle
retrovie. A Milano nel ruolo di Presidente della Corte di Assise gestisce il processo a carico
del terrorista Ognibene accusato di aver assassinato il maresciallo dei carabinieri Felice Maritano. in una delle sedute del dibattimento (siamo nel 1975) che limputato, interpretando
una sua gestualit ordinaria - le mani giunte - come una preghiera, gli grida in faccia:
inutile, presidente, che preghi, tanto, uscito di qui, trover i miei compagni che la faranno
fuori. Egli non si scompone e non si permette neppure di redarguire chi lha minacciato: con
pacatezza gli spiega che latteggiamento notato fa parte del suo habitus gestuale e aggiunge
che continuer a svolgere il suo dovere di difensore dello Stato senza temere minacce. Piero
Pajardi risoluto, ma anche consapevole che la sua vita in pericolo. Questo, per, non lo
scoraggia, anzi egli si espone ancor di pi: in seguito alle dimissioni del presidente59 pone la
sua candidatura alla Presidenza del Tribunale di Milano. La situazione delicatissima: a Milano, come in altre citt, i terroristi sono in lista di attesa per essere processati e nei loro confronti lo Stato deve dimostrare la massima fermezza60. Un clima, questo, in cui il Consiglio
Superiore della Magistratura decide di anticipare i tempi della sua nomina nella convinzione
che le condizioni richiedono con urgenza un Presidente con la pienezza dei poteri e non un
vicario.
Cos Piero Pajardi nel 1977 diventa Presidente del Tribunale di Milano e subito si attiva
per realizzare una corsia preferenziale per gli imputati di terrorismo mediante listituzione di
una Terza Sezione della Corte di Assise. Convince, poi, uno a uno i giurati popolari ordinan-

Il fascino dellutopia

63

do ai carabinieri di garantire loro la scorta: in questo modo riesce a rompere il clima di paura.
Per ragioni di sicurezza, inoltre, decide di far celebrare i processi a carico dei brigatisti e della
mafia in unaula-bunker. E per le stesse ragioni di sicurezza egli incomincia a vivere sotto
scorta. Questo per lunghi anni. Anni in cui la sua vita cambia radicalmente: niente pi messa
la domenica con i famigliari, visite ad amici, cene ai ristoranti, cinema e neppure funerali di
parenti. Ovunque si muove (in Tribunale o in universit), scortato: i suoi uomini lo vanno
a prendere addirittura nellandrone di casa per evitare di esporlo. Un periodo in cui rischia
ulteriormente intervenendo il 6 ottobre 1977 sullAvvenire con un articolo dal titolo Morire
per Danzica. Cos, tra laltro, scrive: se anche un incendio doloso brucia la casa, bisogna
rischiare la vita per spegnerlo e dopo semmai punire il colpevole. Tempo fa su Prospettive
altro magistrato ed amico, Guido Romano, scriveva Felice Maritano61, questo Stato non ti
merita. No. Lo Stato, il nostro pur malandato Stato, merita ancora i Maritano, e vale la pena
ancora che i Maritano si sacrifichino. Lo dico e lo scrivo anche per due persone amiche, la
vedova di Occorsio e la vedova Padovani e per tutti come loro. S, signori, per Danzica, per
questa Danzica, si pu e si deve morire. E ancora: Lo Stato siamo noi, le sue disfunzioni e i
suoi difetti sono i nostri, di singoli e di collettivit, le deviazioni anche da noi personalmente
non volute, ed anzi odiate, sono errori di un sistema o di una realt che anche da noi, noi
singoli intendo, non siamo stati capaci di evitare. Parole forti, indice di un coraggio non comune. Parole che mettono la sua vita ancor pi a rischio. Glielo conferma autorevolmente il
generale Carlo Alberto Dalla Chiesa da poco nominato Comandante della Pastrengo che lo
prega fermamente di non accettare linvito a tenere una lezione presso lUniversit di Firenze.
Il generale esplicito: Lei mi deve obbedire; se glielo dico, perch so che mette a rischio
la sua vita e quella dei ragazzi della scorta. E lui gli obbedisce. Quando poi Carlo Alberto
Dalla Chiesa in procinto di partire per la nuova missione come Prefetto di Palermo, gli confida: Quando torner e saremo in pensione ambedue, Le dir quando, ubbidendomi senza
chiedermi il perch, Le ho salvato la vita. Il generale sa bene quello che dice: i terroristi,
infatti, stanno preparando per Piero Pajardi il colpo mortale. Corrado Alunni e compagna
si trasferiscono nella sua via a pochi metri dalla sua casa per studiare meticolosamente i suoi
spostamenti. Tutto ormai pronto per lattentato. Mancano esattamente due giorni dallora
x. Unora che, per fortuna, non verr mai: Alunni viene arrestato ed dal suo diario che si
scoprir tutto.

64

un male oscuro
C chi ha un male e chi un altro. Solo questo certo:
di quanti il sole vede, nessuno felice.
(Teognide, Elegie, 1, 167-8)

n vento, quello del Sessantotto, che investe un po ovunque (in primo luogo in Francia) pressoch tutti i settori della vita: dalla Chiesa alla scuola, dalla fabbrica al cinema Un vento che scuote istituzioni, denuda il Potere e spazza via consolidate gerarchie.
Un vento che colpisce anche i manicomi dove i matti segregati dalla societ sono oggetto
di una vera e propria azione di polizia sociale (controllati 24 ore su 24, legati quando il
caso) e che investe anche, nel nostro piccolo, il nosocomio di S. Maria dove pure sono internati dei pazzi cosiddetti tranquilli. La svolta avviene il 13 maggio 1978 quando viene
approvata la legge Basaglia che inaugura una svolta radicale nel trattamento delle patologie
mentali1 aprendo la strada allapproccio di tipo psicologico e sociologico2: da qui la chiusura dei manicomi, linserimento dei pazienti allinterno degli ospedali e la realizzazione
di Centri psico-sociali. Il portabandiera, in Italia, il dott. Franco Basaglia: il suo jaccuse
alle strutture manicomiali un vero e proprio ciclone che scuote lopinione pubblica e, in
primis, medici, studenti di medicina, politici. il Sessantotto dellantipsichiatria o della
psichiatria alternativa.

Dal manicomio allapproccio psico-sociale


Una struttura in cui si entra, ma da cui non si esce pi
Il manicomio di S. Maria apre i battenti nel 19293 in un ex convento4 e ospita mediamente 90 maschi e 90 femmine con punte che complessivamente superano di poco le duecento
unit5. Non si tratta solo di affetti da malattie mentali: oltre a schizofrenici esistono epilettici
(i casi pi gravi), handicappati, maniaci sessuali, individui che hanno abusato dellalcool o
che hanno subito traumi durante la guerra e perfino dei leggerotti che, dopo aver perso i
genitori, non hanno un sufficiente grado di autosufficienza. Non siamo in presenza di elementi particolarmente pericolosi (questi vengono ricoverati presso lOspedale psichiatrico
di Cremona), anche se spesso soffrono di crisi aggressive. Hanno unet che mediamente
va dai 40 ai 65 anni, ma non mancano giovanissimi poco pi che ventenni, e provengono

Un male oscuro

65

da tutta la provincia. Una volta entrati, non escono pi6: dentro, del resto, in un ambiente
chiuso7, non possono che peggiorare. Questo, in modo particolare, fino al 1965, quando
cio si registra il cambio di guardia a livello di Direzione passando dallera Catalano a quella
segnata dal prof. Taraschi. Con questultimo il nosocomio di S. Maria comincia a respirare
unaria nuova: se prima lesigenza primaria era quella di controllare i pazienti, far loro
da guardia e neutralizzare la loro aggressivit mediante la camicia di forza8 (per un certo
numero di ore), ora cresce lattenzione alle cure attraverso il ricorso agli psicofarmaci9; se
prima lattenzione allumanit del paziente era lasciata alla sensibilit del singolo infermiere
e delle suore10, ora ai rapporti umani viene conferita una valenza terapeutica (agli infermieri
viene offerta la possibilit di frequentare a Cremona dei corsi di aggiornamento11); se prima,
oltre al direttore psichiatrico, operavano solo gli internisti che erano medici di condotta, ora
entrano in opera altri due psichiatri12. un po laria di Basaglia. lo stesso Taraschi, poi,
che auspica la riforma che verr: Forme di assistenza psichica extraospedaliera (ambulatori digiene mentale, interventi domiciliari e nellambito del lavoro) e ospedaliera a tempo
parziale13. Sia prima che dopo la svolta, comunque, sono gli infermieri e le suore (che hanno
per un lungo periodo la responsabilit del reparto femminile), ad avere sulle spalle il carico
maggiore. Particolarmente massacrante il turno di notte: dalle 19 alle 7, ben dodici ore.
Esiguo, poi il numero degli infermieri: 2 soltanto per notte su 90 pazienti e tre di giorno14.
Un lavoro di sicuro stressante. I matti, comunque, continuano a soffrire non solo a causa
della loro solitudine, ma anche perch percepiscono di essere stati abbandonati dai parenti15.
Vi sono, tuttavia, matti e matti: quattro di loro sono cos mentalmente svegli che una notte
diventano protagonisti di una fuga dalle finestre mediante luso di lenzuola16; ve ne sono che
fanno i prestinai17, altri ancora lavorano nellortaglia dove si coltiva una grande quantit
di verdura e di frutta e alcune pazze, infine, guidate dalle suore, cucinano, rammendano o
vengono impiegate come guardarobiere.
La querelle sul lager
Laria nuova, tuttavia, non cancella il peso della struttura. Ancora nel 1970 il cronista Pier
Giorgio Sangiovanni, sulle colonne de il nuovo Torrazzo, cos scrive: Quaranta anni di storia
sono troppi per il reparto pazzi tranquilli che una concezione iniqua delluomo ha quasi
sempre ridotto a lager [...] Quaranta anni di disperata malinconia dentro le mura incarognite
dal fetore, dai chiavistelli, dalle porte senza speranza. Il giornalista definisce il manicomio
(come oggi ancora impropriamente e vergognosamente definito) una isola morta e i
pazienti degli sventurati e auspica il suo abbattimento che considera una opera di civilt18.
Un attacco di sicuro respiro basagliano. Un attacco, anche se pi misurato, appare anche in un
articolo, sempre su il nuovo Torrazzo, ma questa volta non firmato, del 19 giugno 1971: dice tra
laltro che ogni connotazione umana scompare, il malato diventa indecifrabile, caso chiuso,
qualcosa al di l dellumano. Pesanti accuse, poi, piovono da allievi spirituali di Franco Basaglia, per lo pi studenti universitari19 che si organizzano in un gruppo che arriva a contestare

66

Appunti di viaggio

lo stesso, pur aperto, prof. Taraschi. Echi della polemica appaiono anche sulla stampa locale: si
veda lattacco al professore colpevole, secondo il gruppo di anti-psichiatria, di tacere sullestrazione della gran parte dei malati, unestrazione sociale proletaria e sottoproletaria, il cui contesto familiare, quando ancora esistente, presenta delle precise caratteristiche che ne limitano
spesso oggettivamente la capacit economica di accettare a casa una bocca in pi da sfamare e la
capacit anche culturale di seguire e controllare da vicino il destino di un loro congiunto spesso
vittima anche allinterno del contesto familiare di pregiudizi, di paure, di rifiuto20. Si veda
pure lintervento del professore in questione che, riferendosi a un volantino diffuso dallo stesso
gruppo di studenti universitari, considera, s, alcuni rilievi accettabili e da lui ampiamente e
da tempo riconosciuti, ma anche stigmatizza una serie di affermazioni gratuite e destituite di
fondamento, nonch il ricorso alle armi della ingiuria e del turpiloquio21.
Lo sferzante atto di accusa del giornalista Pier Giorgio Sangiovanni provoca, anche se a
distanza di tempo, non poche reazioni. il 1974 quando si avvia la prima fase dello smantellamento. Nel suo Siamo agli addii, don Zeno Bettoni, parroco di Santa Maria della Croce,
dichiara: Forse chi scrisse su queste colonne lo fece da giornalista frettoloso o smanioso di un
colpo sensazionale. Egli che vive sotto lo stesso tetto dei pazienti, che li conosce per nome
e nellanimo, giura che non si trovano male ed esprime la sua solidariet a questi carissimi
ricoverati, socialmente emarginati, che stanno vivendo, con dolore visibilmente espresso, il
dramma di una forzata deportazione. E aggiunge: Chi li ha visti piangere non pu fare della
retorica. Avevano gi poco dalla vita. Si trovano privati anche di un ambiente, che per loro era
una casa22. Nel 1977 difende listituto anche il consigliere Mario Stabilini: Si sono scritte
in passato tante parole inutili sul S. Maria. Si sono dette autentiche corbellerie con la pretesa
di una informazione davanguardia medica scientifica. Si domanda, inoltre, chi ricorda lo
strazio dei pazienti nellabbandonare il S. Maria, i frequenti decessi appena dopo lannuncio dellesodo forzato. E si domanda pure se la triste operazione dei deportati non sia
stata compiuta soltanto per far quadrare i bilanci pur sapendo come vengono fatti quadrare
in molti Enti pubblici. Alla fine una valutazione complessiva: Lammalato di mente oltre
che di cure specifiche e riabilitative, ha bisogno di un ambiente carico di affetto e di comprensione. Il S. Maria se rispondeva poco alla riabilitazione psichica, rispondeva pienamente
a ricreare un clima di famiglia per coloro che la famiglia non avevano pi o peggio (e sono
casi assai frequenti) la famiglia aveva definitivamente rifiutato23.
Il nosocomio di S. Maria smantellato definitivamente nel 1977. I pazienti, considerata
limpossibilit del loro reinserimento nelle famiglie, vengono smistati nelle strutture di Casalbuttano, Sospiro, S. Bassano, Rivolta dAdda, in quella di via Zurla e al Kennedy: solo quelli
pi gravi sono destinati allOspedale psichiatrico di Cremona.
Psicosi, schizofrenie, ma anche disturbi meno devastanti
Nello stesso anno in cui viene varata la legge Basaglia nasce a Crema il CPS (Centro psicosociale) che si trova presto a gestire una notevole mole di lavoro. Questi i numeri comu-

Un male oscuro

67

nicati dal primario dott. Davide Iacchetti, relativi al 1983: ben 655 le persone incontrate,
2.229 le visite ambulatoriali, 588 le visite domiciliari, 135 gli incontri a carattere sociale,
103 le consulenze in ospedale e 133 le persone che sono entrate in terapia per la prima volta.
Lo stesso dott. Iacchetti tiene per a precisare: [la legge] ha voluto ridare alla societ i suoi
malati troppo facilmente dimenticati nei manicomi. Certo, i malati danno fastidio: ma la
cultura della legge afferma che dei problemi bisogna farsene carico, e non semplicemente
delegarli. E questo spetta a tutti24. Due anni dopo il primario, commentando lincremento
delle visite ambulatoriali (+ 2041), si domanda se tale crescita significhi una maggiore capacit di attrazione del CPS nei confronti degli specialisti privati, oppure una tendenza negativa
alla psichiatrizzazione del bisogno esistenziale sociale o addirittura se sia un segno di un
aumento - improbabile - della patologia25.
Il reparto di psichiatria26 (con otto posti letto e un numero adeguato di operatori) viene
istituito allinterno dellOspedale Maggiore e apre le porte nel 1986: una struttura, quindi, a
misura duomo in cui possibile instaurare delle relazioni umane che diventano parte integrante della stessa terapia (siamo lontanissimi dai casermoni di S. Maria e di Cremona). Una
struttura analoga (di otto posti letto) presente anche nel Centro di alta intensit riabilitativa
collocato allinterno del Centro psico-sociale di via Teresine che fa leva su un programma
di psichiatria comunitaria ideato sulla stessa lunghezza donda di esperienze analoghe che
risalgono in Inghilterra al 1942, esperienze - secondo F. Basaglia - che hanno avuto avvio
grazie al pragmatismo anglosassone, svincolato dal pensiero per lo pi ideologico dei paesi
continentali di influsso tedesco27. Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione culturale:
il paziente viene considerato in primo luogo una persona e, come tale, viene aiutato a condurre un percorso interiore e a tessere rapporti sociali normali. La malattia, in altre parole,
non viene biologizzata: non si nega, naturalmente, quando c, la componente organica e
non si trascura, di conseguenza lo psico-farmaco, ma la patologia viene percepita come una
manifestazione dellintera personalit e, quindi, da trattare con unattenzione a tutte le componenti, incluse quelle psicologiche e sociali.
Quantificare il fenomeno locale pressoch impossibile perch vi sono pazienti che ricorrono a studi privati oppure a strutture esterne al territorio. Il servizio pubblico territoriale
rimane, comunque, un osservatorio privilegiato perch prima o poi da qui che passano i
casi gravi: si passa da 200 unit circa alla fine degli anni Settanta fino ad arrivare alle 2.000
unit di oggi. Unescalation solo apparentemente allarmante: il numero dei casi pi gravi, se
depurato dal dato dellimmigrazione milanese, infatti, rimane sostanzialmente immutato,
mentre nel tempo affiorano situazioni decisamente meno devastanti.
proprio questa - la presenza di patologie meno pesanti - una specificit che caratterizza
Crema rispetto ad altre citt vicine come Milano e Cremona, dove i Centri psico-sociali sono
frequentati prevalentemente da pazienti piuttosto gravi: una specificit da valutare positivamente perch indica che qui la rottura con gli schemi culturali legati ai manicomi stata
maggiormente drastica e questo ha accresciuto in modo considerevole la capacit attrattiva
del Centro. Sono pi le femmine a ricorrervi, ma sono i maschi a soffrire dei disturbi della

68

Appunti di viaggio

personalit pi rilevanti. Considerata la natura di tali patologie, i tempi di trattamento sono


piuttosto lunghi, tanto pi in presenza di psicotici (psicotici bipolari - una volta chiamati
maniaco-depressivi - e schizofrenici). Non brevi sono pure i periodi di trattamento delle
nevrosi ossessive, generalmente considerate forme lievi, ma che spesso diventano non meno
sconvolgenti delle psicosi. Ecco perch una virt che deve caratterizzare gli operatori la
pazienza: i risultati tardano a venire e molto spesso si tratta di risultati provvisori.

Drammi personali
Lidea ossessiva della morte
Dallapproccio manicomiale a quello psicologico e sociologico: una rivoluzione culturale
di grande portata. I drammi personali, tuttavia, non scompaiono: tuttaltro! Ecco due casi.
Una professoressa, classe 1934. Uninsegnante che nella scuola crede e a cui profonde
grandi energie. Una vocazione la sua: quella di scuotere le coscienze dei giovani in modo
da aiutarli a scegliere consapevolmente e liberamente il loro percorso esistenziale, ad aprirli
non solo alle letterature straniere, ma anche ai grandi problemi del tempo (dalla guerra in
Vietnam alla tortura, dalla pena di morte alla droga). Una vita professionale appassionata.
Qualcosa, per, improvvisamente la sconvolge: lasportazione di un seno. Lavverte come una
condanna ingiusta dettata da un eccesso di precauzione. linizio di un calvario costituito da
unalternanza di euforia e depressione. Nel 73 ospite della Comunit Omega di Milano diretta dal prof. Napoletano dove si pratica la terapia di gruppo: unesperienza che letteralmente la esalta. In seguito frequenta un analista freudiano (il dott. Sommaruga) con cui ha un
rapporto bellissimo che le restituisce sicurezza. Lei sicura che grazie alla psicoanalisi - su
cui nel frattempo si documenta ampiamente - riuscir a controllare il suo male. Nel 75 scopre il femminismo: lautocoscienza di gruppo rappresenta per lei unaltra avventura esistenziale forte che le d la sensazione di rinascere e le regala tanta voglia di vivere e di amare, di
diventare normale, di avere - non pi giovane - un figlio. In effetti vive intensamente: impara
a dipingere su stoffa, frequenta a Milano un corso di sartoria, acquista una roulotte e gira il
mondo. Ama tanto la natura da vivere per un certo periodo in campagna alloggiata nella sua
dimora viaggiante. Ama follemente i fiori. Si stupisce anche di fronte a quelli pi semplici e
prova emozioni uniche quando sbocciano. Nel 1978-79 al Daniels Palace di Milano: sta
molto male e soffre di allucinazioni. Si riprende, ma nell80-81 ripiomba nellabisso della
malattia: viene ricoverata nella clinica psichiatrica di Villa Turro. Si rialza: una nuova stagione
di euforia in cui si appassiona di cucina, in particolare di macrobiotica (segue a Cremona
un corso di nouvelle cuisine). Poi di nuovo nella clinica psichiatrica da dove si getta da una
finestra, ma per fortuna senza gravi conseguenze. Dal buio di nuovo alla luce: conosce un
architetto olandese con cui tesse un rapporto affettivo; intanto dimostra una straordinaria
attenzione alle persone anziane che incontra spesso e con cui condivide la sofferenza. Torna
la depressione: lei stessa chiede di essere ricoverata a Cremona. Passa poi in cura presso il

Un male oscuro

69

Centro psico-sociale di Crema e viene ricoverata per quattro volte nel nuovo reparto di psichiatria dellOspedale. Qui tenta nuovamente il suicidio ingerendo delle pastiglie.
Lidea della morte ormai la ossessiona, ancor pi quando per la cura farmacologia perde
il controllo della minzione: vuole morire, magari tagliando il tubo del gas o facendosi travolgere da un treno. Un giorno chiama un amico ( unilluminazione per lei) e gli chiede di
controllare la batteria dellautomobile ferma da tempo in garage: soddisfatta nel constatare
che la macchina si accende. Prima vuole salutare gli amici (ha pronta una lista). triste, ma
tranquilla. Parla del suicidio con distacco, con freddezza, come se parlasse di una cosa abituale. una delle ultime sere. Mentre sta per congedarsi da unamica (una della lista) vuole
strappare dal giardino del vicino di casa un rametto di calicantus per offrirglielo, ma non
ce la fa: non ha sufficiente forza fisica nelle dita. la fine. Il male oscuro vince. Gioved, 9
marzo, nel cuore della notte si consuma il dramma. Scende in garage, accende la macchina
Un messaggio: Al mondo/ che mi ha messo/ al mondo/ dono la vita28.
Un amore disperato
Unaltra storia. Unaltra tragedia. Uninfanzia triste, la sua: la mamma, malata di mente,
entra ed esce di continuo da Villa Salus e lei, Sofia29, parcheggiata presso il Buon Pastore.
Un parcheggio tuttaltro che felice: una delle suore le ricorda ripetutamente che mangia il
pane a tradimento30 e questo le d molta amarezza. Un ambiente favorevole, invece, lo trova
alle Ancelle presso cui frequenta la scuola elementare: qui stimolata a dare il meglio di s e ci
riesce raccogliendo anche dei premi. Si trova bene anche alle Medie ed allIstituto magistrale.
Intanto, ancor prima di diplomarsi, coltiva un sogno: fare la hostess e cos lasciare la famiglia.
in questa fase che entra in scena Raffaele31, un giovanotto (ha qualche anno di pi e ha gi
una professione) che le sar accanto per tutta la vita. Si conoscono da qualche mese: egli attratto dalla sua rara bellezza, mentre lei affascinata dalle sue doti intellettuali e dalle idee per
cui si batte. Il giorno conclusivo della maturit i due fanno una gita insieme a Bergamo Alta
su una brillante spider rossa: un pomeriggio fantastico durante il quale scocca per entrambi
la scintilla e cos inizia la loro lunga e tormentata storia. Raffaele la dissuade dallintraprendere la professione di hostess e le consiglia di iscriversi alluniversit offrendosi di pagarle gli
studi. Lesordio tra i due bello, ma egli avverte presto che qualcosa non funziona: talvolta
lei si chiude in un mutismo inspiegabile e non risponde alle domande e questo comincia ad
allarmarlo. Quando Sofia gli fa conoscere la sua famiglia, capisce che il segreto sta qui. Ecco
perch si sente investito da una missione: strapparla ai suoi genitori. Decide allora di procurarle un bilocale a Crema sobbarcandosi il costo dellaffitto, ma i suoi sacrifici non servono a
salvarla. In questo periodo, infatti, la malattia esplode: stati di profonda depressione alternati a stati di uneuforia incontrollabile. Una sera, rientrata da Milano, improvvisamente non
stacca pi lo sguardo dal muro: Raffaele capisce che sta viaggiando in un altro mondo. Ad
un certo momento Sofia si mette a ballare freneticamente in preda a una pazza, irrefrenabile
gioia. Nella fase depressiva, poi, arriva a tanta tristezza da voler morire: scrive una toccante

70

Appunti di viaggio

lettera al suo ragazzo in cui gli confessa il suo puro amore, ma anche la sua volont di farla
finita e ingerisce un tubetto di pastiglie. Egli, sconvolto, la porta in ospedale dove i medici,
resisi conto della patologia, la ricoverano a Villa Salus. Dimessa dallospedale psichiatrico,
ricorre ad una psicologa di Milano che fa uso per la terapia dellipnosi, un trattamento che le
regala un po di sollievo, ma solo per un breve periodo.
Pur con alti e bassi, comunque, Sofia riesce a gestire la sua vita in modo accettabile: per
un anno insegna in una scuola per bambini asmatici a Misurina e arriva perfino ad aprire
una nuova storia sentimentale con un camionista. Raffaele, ormai da tempo pi infermiere
che fidanzato, vede questa nuova relazione affettiva come una sorta di liberazione. Ma questo
legame dura poco: dopo aver visto la casa dove dovrebbe andare ad abitare, immaginando
la sua vita lontana dal marito per via del suo mestiere, lei ha la sensazione che il mondo le
crolli addosso e decide di rompere col camionista che rimane letteralmente impietrito. Non
pu, tuttavia, vivere da sola: ha sempre bisogno di una sponda, di una figura autorevole, ha
bisogno in altre parole del suo Raffaele. Gli telefona confessandogli di avere sbagliato tutto
e gli dichiara tutto il suo amore. Sofia sembra sincera, ma lui non se la sente di imbarcarsi
in una nuova avventura impossibile e le dice senza mezzi termini che le star vicino, ma che
ognuno dovr seguire la propria strada. Siamo nel 1978. Lei non molla: lo insegue a lungo
finch lui cede. Tornano cos ad essere dei fidanzati: un periodo bello anche dal punto di
vista affettivo-sessuale. A fine anno Raffaele perde improvvisamente il padre, un evento che
lo scuote profondamente e gli fa vedere la vita in tutta la sua precariet. Questo lo predispone a prendersi sulle spalle la croce. Il 31 marzo dellanno successivo i due pronunciano il
fatidico s nella chiesetta di S. Maria delle Grazie alla sola presenza di due testimoni: una
cerimonia semplice, ma commovente. I novelli sposi vanno ad abitare nella villa che lui ha
fatto costruire per s.
Passano insieme due anni splendidi. Lei sta cos bene che riesce anche a fare per un anno
delle supplenze alla scuola elementare. Nell81, per, qualcosa fa irrompere di nuovo la malattia: Sofia invita la suocera, rimasta sola, a convivere con loro, ma tale convivenza diventa
per lei una sorta di miccia esplosiva e cos lei ritorna alla situazione precedente. Un tunnel da
cui vuole a tutti i costi uscire. Ecco perch prova la carta dellIndia dove opera un guru che ha
la fama di possedere doti terapeutiche straordinarie. Lesito buono, ma presto Sofia ripiomba nella malattia. Un periodo, questo, in cui succede limprevisto: lei rimane incinta. Piange
disperatamente e nello stesso tempo rifiuta in modo categorico la prospettiva dellaborto. La
gravidanza faticosa e accentua la depressione, tant che la bambina viene fatta nascere un
mese prima. Per fortuna, per, nonostante i timori dei medici (lei fa ampio uso di psicofarmaci), la figlia nasce del tutto sana e Raffaele laffida per un anno ad una sua zia.
Sofia nel frattempo passa da uno psichiatra allaltro e non manca di andare da un guaritore
di Genova dove si trova a vivere un altro episodio sintomatico: in preda ad allucinazioni si
chiude nellappartamento affittato per il tempo delle cure. Sfondata la porta, viene trovata in
uno stato catalettico e, di conseguenza, viene portata in un ospedale di Genova. Rientrata a
Crema, tenta per la seconda volta il suicidio: dei vicini di casa la vedono in camicia da notte

Un male oscuro

71

in cortile riversa sulla neve. Trasportata durgenza in ospedale, viene salvata: la pressione, che
scesa in modo preoccupante, man mano risale. Una situazione sempre pi ingestibile. Da
qui la decisione di provare la carta dellelettroshock: una decina di applicazione presso un
ospedale di Verona. Una carta giocata bene perch per lei, anzi per tutti e tre inizia un periodo doro che dura la bellezza di otto anni. Questo fino al 1996 quando la sua personalit riprende ad involversi: lei tende ad esprimere giudizi trancianti sulle persone senza un minimo
di elasticit, vive un complesso di persecuzione, non vede pi il marito come un salvatore,
ma come un nemico.
Lanno dopo vuole tornare in India dal suo guru, tuttavia qui non solo non guarisce, ma,
circuita da un uomo malintenzionato che le ha sequestrato il passaporto, costretta a chiedere continuamente soldi al marito. Finalmente rientra e si apre una nuova fase, quella dellalcool: per vincere la depressione, beve. Le preoccupazioni del marito aumentano, tanto pi
che lei, nei suoi lunghi soggiorni al mare, qualche volta si porta dietro la bambina. Un giorno
dal residence comunica telefonicamente a Raffaele la sua intenzione di andare a Roma e a tal
fine gli chiede un milione di lire. Egli si precipita nel residence dove alloggiata al mare, ma
non la trova. Quello che vede un appartamento del tutto in disordine: una vera e propria
stamberga. Decide, allora, di cercarla a Roma: una ricerca disperata con volantini e foto di lei
che distribuisce ai passanti. Invano. Il silenzio dura per due mesi e mezzo. Finalmente arriva
una lettera in cui lei spiega il motivo della sua scomparsa: la paura di essere di nuovo ricoverata in una struttura psichiatrica. Il marito, visto sulla busta della lettera il timbro dellUfficio
Postale 47, si mette in contatto con i carabinieri che affidano loperazione-ricerca ad un certo
Buono Andrea, un giovane decisamente efficiente. questi che dopo una serie di appostamenti presso un istituto di religiose, la ritrova: lei sta bene ed senza soldi32. Saputa la notizia,
il marito si porta con s la bambina ed arriva a Roma. Giunto nei pressi dellistituto, dietro
consiglio di Andrea Buono, manda avanti la bambina. Labbraccio caloroso e commovente.
Rientrano a casa. Dopo un po una nuova scomparsa, la richiesta di nuovi soldi, nuova denuncia ai carabinieri e nuovo ritrovamento.
Una vita esasperante, anche quando il marito, venendo incontro a una sua richiesta pressante, le trova prima un appartamento in zona di villeggiatura e poi in un quartiere di Crema: dopo qualche mese lei non resiste a vivere da sola. Una vita tormentata che si chiude
tragicamente. Un giorno destate ( il 2007) prende la bicicletta e si reca al canale Vacchelli.
Arrivata, toglie le scarpe, si siede sulla riva e mette i piedi nellacqua (cos la vede un testimone). Forse cerca un po di refrigerio o forse, perseguitata ossessivamente dal destino della
madre che proprio qui si buttata a suo tempo nel canale, vuole chiudere una vita diventata
impossibile. Improvvisamente scompare nellacqua. Al funerale Raffaele fa leggere un breve
testo di addio in cui la chiama Amore disperato33.

72

un dio che non muore


Non possibile con mente mortale
indagare i pensieri degli di.
(Pindaro, fr. 61)

l Sessantotto lascia in molti giovani un segno profondo, non ultimo lallontanamento


dalla Chiesa, addirittura il distacco dalla stessa religione cristiana: vi chi approda allateismo e chi, invece, allagnosticismo, anche non pochi cattolici del dissenso. Una rivoluzione
interiore, lontano dai clamori della piazza, ma non meno radicale. Per qualcuno, anzi, rappresenta un terremoto: ci che messo in discussione, infatti, non qualcosa di marginale,
ma lo stesso senso della vita ereditato dalla famiglia e dalleducazione, le stesse radici che
valgono immensamente pi di tutte le autorit contestate. Per altri, invece, la crisi religiosa,
almeno apparentemente, avvertita come una liberazione: liberazione da unoppressione,
dalla prigionia delle favole, da un oppio che narcotizza le masse. Ma a mettere in discussione
la religione non solo il vento del Sessantotto che denuda ogni Potere (anche il Potere che si
arroga chi si presenta come il depositario di una presunta Rivelazione). Ad allontanare tanta
gente dalla Chiesa cattolica e poi dalla stessa fede sono processi strutturali che hanno avvio
prima degli anni Sessanta: lo stesso miracolo economico con il conseguente sradicamento di
un numero ingente di contadini dal loro habitat naturale, vale a dire la campagna, la chiesa,
il parroco, loratorio1. il processo di laicizzazione in corso dovuto anche alla progressiva
crescita del livello di scolarizzazione, un processo in atto un po in tutto lOccidente. Sono
fattori rilevati dallo stesso vescovo mons. Placido Maria Cambiaghi in una lettera pastorale:
il gigantesco sviluppo industriale, lo sfruttamento dei lavoratori da parte del sistema capitalistico, il prevalere della massa e la laicizzazione del pensiero e della vita. Fattori che
non possono che incidere sulla pratica religiosa: labbandono della preghiera quotidiana e
del rosario, la frequenza saltuaria alla messa e ai sacramenti. Una situazione che emerge in
modo chiarissimo in una giovane parrocchia, quella di Crema Nuova, dove negli anni 60
solo il 35% veramente praticante e il 30% ha la consuetudine della messa festiva e della
comunione a Natale e a Pasqua2.

Un provvedimento-BOOMERANG
Paradossalmente, poi, la stessa Chiesa cattolica che contribuisce suo malgrado allallonta-

Un dio che non muore

73

namento di molti fedeli: un vero e proprio boomerang. Lo fa con un decreto del S. Uffizio del
primo luglio 1947, rispolverato pi volte in occasione delle elezioni, che recita con chiarezza:
I fedeli che professano, difendono e propagano la dottrina materialistica ed atea del comunismo, sono apostati della fede cristiana e come tali scomunicati3. Un decreto che ha una
sua logica - siamo nel clima della guerra fredda -, ma che ha conseguenze devastanti. Ecco
alcune testimonianze.
La prima di Francesca Marazzi. Lei non ha alcun problema a coniugare il suo essere
cattolica praticante (lo tutta la sua famiglia tanto da avere anche una zia suora appartenente allordine delle Canossiane) e il suo essere comunista: per questo prova una amarezza bruciante quando va a confessarsi e non riceve lassoluzione4. Un disagio forte: senza
lassoluzione del prete non si sente la coscienza a posto5. Un disagio - frutto secondo lei di
una violenza ingiustificata da parte della Chiesa - che le provoca una crisi religiosa che si
trascina per cinque anni. Soffre molto nel trovarsi in condizione di peccato. Soffre nel sentirsi
rinfacciare dai parenti di portare la bandiera rossa dei mangiapreti, in altre parole di chi sarebbe disposto ad uccidere di nuovo Ges Cristo6. Soffre nel sentirsi dire dalla proprietaria
di un appartamento che non pu darglielo in affitto perch non sposata in chiesa (non
posso perch il parroco mi ha detto che due persone non benedette non possono abitare in
una casa benedetta)7. Una situazione di grande disagio da cui esce non tanto con i libri di
Marx, ma leggendo su Vie Nuove gli interventi di Pier Paolo Pasolini: cos gradualmente, impegnata com a costruire una societ pi giusta qui in terra, lascia completamente
nellangolo la dimensione trascendente e scivola nellateismo. Ma la sua educazione cattolica
non la cancella: conserva, ad esempio, la buona abitudine dellesame di coscienza alla fine
della giornata. Cammin facendo, poi, si rende sempre pi conto di avere con i cattolici tanti
valori in comune.
Una situazione analoga la vive suo marito, Paolo Zanini senza, tuttavia, alcun tormento
interiore. Lo racconta lui stesso8. Radici cattoliche, le sue: da ragazzo cresce alloratorio e fa
il chierichetto. La svolta avviene nel 48: dopo aver sentito del nuovo atteggiamento della
Chiesa nei confronti dei comunisti, va dal prete don Andrea Fumagalli9 e gli dice: Tu sai
bene che sono comunista e sai bene che sono stato un buon cattolico. E il sacerdote: Per
questo non posso darti lassoluzione. la conferma che Paolo Zanini si aspetta. Da qui la
sua reazione immediata: Peggio per te perch sei tu che perdi la pecorella smarrita. Sappi che
ne perderai tanti di cristiani!. la fine di un rapporto consolidato. Ma lui non prova alcuna
angoscia. Si atteggia addirittura a sfidante: convinto di battersi dalla parte giusta, dalla parte
cio degli sfruttati, sicuro di essere dalla parte della verit, dopo aver saputo dalla sorella che
il prete ha lanciato dal pulpito parole di fuoco contro i comunisti, gli manda una lettera in
cui lo invita a un confronto pubblico. Sa di aver osato troppo, ma ci nonostante aspetta la
risposta che, tuttavia, non arriver mai. questo che lo conduce allateismo: non la dottrina
marxista che in questo momento conosce ben poco (alla scuola di partito sul tappeto sono i
problemi concreti, non quelli ideologici), ma il conflitto con la gerarchia cattolica.
Un conflitto che lascia il segno anche su giovanissimi. il caso di Egle Cattaneo. Lei nel

74

Appunti di viaggio

48 troppo giovane per essere gi politicamente impegnata (ha, infatti, appena 14 anni), ma
figlia di una militante del Pci: per questo, una domenica, dopo aver sentito dalla predica
del prete la condanna dei comunisti, si sente tanto ferita da prendere la decisione di uscire in
silenzio dalla chiesa e di non tornarci pi. In chiesa non metter pi i piedi (se non nel ruolo
istituzionale) anche Maurizio Noci, futuro sindaco socialista di Crema, nonch parlamentare
e sottosegretario: anche lui nel 48 troppo giovane (11 anni) per avere gi una fede politica
e anche lui vive - pur ancora cos giovane - lo shock subto dalla mamma, anche lei attivista
comunista.
Ad allontanare centinaia di uomini e donne dalla Chiesa e, talvolta, dalla stessa fede,
quindi, la stessa Chiesa: lateismo marxista centra ben poco. Abbandonati e cos dalla
Chiesa, i pi abbandonano la stessa fede. Non tutti, per: vi sono comunisti che nascondono
al confessore la loro appartenenza al Pci e continuano ad essere dei buoni cattolici, trovando
cos un equilibrio tra le due fedi: tra questi vi sono coloro che lo fanno per non perdere
la possibilit di rivestire il ruolo di padrino in occasioni solenni come la cresima e la prima
comunione dei figli e dei nipoti. Una situazione che lo stesso vescovo mons. Cambiaghi rileva
nella lettera pastorale del 1956 in cui sottolinea lassurdo particolarmente frequente in campagna di lavoratori comunisti che, per, continuano a frequentare la chiesa, la casa canonica
e lamicizia dei preti: costoro non riescono a spiegarsi come il comunismo, che d torto ai
padroni e ragione a loro, possa essere in disaccordo con la Chiesa10.
Vi , infine, chi, provato profondamente dalla sofferenza, avverte forte il bisogno di un ritorno a Dio: il caso di un sindacalista comunista. Lo rivela in una lettera di addio indirizzata
alla moglie. Confessa di avere incontrato un prete diverso che gli ha indicato il cammino,
vale a dire la strada del Cristo. Precisa che non si tratta di una scoperta recente: tanto
tempo che ci pensa, ma solo la sofferenza che ha reso tutto chiaro. Non ha ancora,
vero, la fede (vedere chiaro non significa ancora avere la fede), ma vorrebbe proprio prima
di morire poter dire Io credo. Spera davvero tanto che il Cristo lo aiuti. Conclude che fra
poco dovr rendere conto a Dio dei peccati e confida nella Sua misericordia. Una lettera
toccante di un uomo che attende la sua Pasqua. Al funerale, il sacerdote diverso, don
Ennio Raimondi, che gli stato vicino nellultimo scorcio della sua vita, durante lomelia
esprime il dovere di dire un grande e commosso grazie per averlo reso partecipe della sua
estrema ricerca di Dio. Rende noto che lui Dio lha cercato e desiderato ardentemente
e che, complice la malattia, ha scoperto tanti valori la sorgente smarrita. Anzi, forse aggiunge -, non ha mai rifiutato Cristo e, quel che pi conta, anche senza saperlo, ha amato
Cristo e lo ha servito nei fratelli attraverso il suo lavoro svolto con riconosciuta competenza,
lha servito attraverso la sua attivit sindacale nella misura in cui era animata da amore alluomo, da sete di giustizia e desiderio di un mondo migliore.

Dal terremoto alla riscoperta del Sacro


indubbio che la crisi religiosa - un fenomeno gi presente prima degli anni 60 - rag-

Un dio che non muore

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giunge il suo pi alto livello nellepoca post-conciliare. Lesplosione del dissenso talmente
forte che scuote perfino i preti: lo stesso vescovo mons. Manziana sostiene che alcuni suoi
sacerdoti sono ancora fermi al Vaticano I, mentre altri sono gi passati al Vaticano III. Non
si tratta, naturalmente, di un dissenso nei confronti della fede; anzi proprio per salvare
lautenticit di questa fede che si contesta la gerarchia cattolica. Si apre cos un conflitto tra
lautorit e i dissidenti che lascia ferite profonde, un conflitto che conduce lo stesso vescovo a definire aberranti certe interpretazioni della fede dei contestatori pi radicali. E il
muro contro muro inevitabilmente spinge molti dissidenti ad allontanarsi dalla Chiesa, un
allontanamento che tuttavia non li porta tout court ad abbandonare la fede, neppure coloro
che approdano al Partito comunista. Il Pci poi, nello stesso arco di anni, sta maturando una
seria riflessione sul rapporto tra politica e religione. Lo dimostra pure un dibattito pubblico
che si tiene a Crema nel febbraio 1983 e che ha come relatore ufficiale il cattolico-comunista
prof. Cardia. Queste alcune sue dichiarazioni: La scelta religiosa un valore indispensabile
per la societ moderna, altro che oppio dei popoli! Come si fa a definire oppio dei popoli la
forza rivoluzionaria del cristianesimo latino-americano? I comunisti che hanno toccato con
mano la sentenza dura del marxismo contro la religione, sanno capire oggi il valore della
fede. E aggiunge: I comunisti hanno molto da imparare dai cattolici: che la storia delluomo molto pi complessa di come un certo vetero-comunismo la presentava; che nella vita
indispensabile unetica; che il pubblico deve essere diverso dalla vecchia concezione marxista
dello Stato11. Una svolta su cui si sofferma nel maggio 1987 su Kontatto Giancarlo Corada,
esponente di punta del Pci locale. Questi non si limita pi ad affermare che una sofferta
coscienza religiosa pu essere di stimolo ad un impegno politico progressista e neppure a
ribadire la necessit che lo Stato, in qualunque parte del mondo, debba garantire la pi ampia
libert religiosa e di coscienza, ma riconosce il valore intrinseco dellesperienza religiosa, a
prescindere cio dalla dimensione politica: tale esperienza, infatti, pu essere fonte di elevati
valori etici, personali e interpersonali.
Un cristianesimo senza Dio
La parola ora ad alcuni sessantottini di casa nostra.
unadolescente nel 70 quando si trova nel cuore della contestazione12: la repressione
che tocca con mano che le apre gli occhi, come le apre gli occhi latteggiamento ipocrita
della stampa cattolica nonch dei cosiddetti benpensanti della citt. Una scoperta che per lei
costituisce un vero e proprio shock: ha infatti la netta percezione di essere stata imbrogliata
su tutto, proprio su tutto, anche in fatto di religione. Ecco perch azzera ogni convinzione
che ha ereditato: se ne libera totalmente. La fede per lei diventa una vera sovrastruttura per
governare e condizionare i comportamenti della gente. Smette subito di accostarsi ai sacramenti e smette pure, naturalmente, di pregare. Le capita, vero, di rimettere i piedi ancora
in chiesa (per dei funerali, ad esempio), ma qui ascolta tutto con diffidenza e giudica parola
per parola non solo le preghiere, ma a maggior ragione le omelie. E giudica severamente le

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Appunti di viaggio

incoerenze - cos le paiono - dei suoi genitori cattolici. Ma con questo non approda allateismo: Dio per lei, in questa prima fase, semplicemente assente. Un percorso, questo, in cui
Marx non centra affatto. S, certo, in quinta Liceo ha loccasione di incontrare il padre del
marxismo ma tale incontro non le lascia praticamente nulla (solo in et adulta le sembrer di
poter condividere laffermazione marxiana secondo cui la religione loppio dei popoli).
Pi che il marxismo, lanarchismo che in qualche misura la convince. Dopo aver letto due
libri sul tema, scopre di essere stata imbrogliata anche sugli stessi anarchici: non terroristi e
guerrafondai, ma profeti di un modello di societ (autogestita e in condizioni di equit e di
condivisione) molto simile a quella predicata dal Vangelo. Si rende presto conto che si tratta
di unutopia, ma la considera un modello cui tendere allinfinito, una sorta di metaprogetto. Nello stesso tempo percepisce che ladesione allideale anarchico non chiude di per s alla
dimensione religiosa: una finestra, questa, che lei, nonostante lo scossone della contestazione
e lincontro col marxismo e con lanarchismo tiene sempre aperta.
Un giorno sente parlare di don Agostino Cantoni come di un prete anomalo, di un sacerdote che ha fatto con la sua comunit di S. Giacomo la scelta degli ultimi. Incuriosita, decide
di partecipare alle sue messe: si trova bene nella chiesa gremita di gente e sente le omelie del
sacerdote come vere, sincere, coerenti con lo spirito evangelico. Nessuna conversione, nessuna riconciliazione con la fede originaria, ma ci che sperimenta una dimensione nuova:
non una credente, ma si sente religiosa; non crede in Dio, ma avverte il bisogno di rendere
grazie, anche se non sa a chi. Quello che prova un pensiero riconoscente. Le capita anche di
pregare, ma senza caricare quellAltro di alcuna responsabilit quando non ottiene risposta:
ringrazia senza chiedere nulla. Una sorta di panteismo, il suo, che la conduce a unammirazione estatica di tutto ci che bello (della natura, ma soprattutto della vita umana). Un
sentimento religioso che scoprir pi tardi essere alla base di ogni religione.
Oggi, dopo quasi quarantanni da quel terremoto, non ha alcuna remora a definirsi a suo
modo cristiana: lei non ha alcun dubbio che il cristianesimo sia, come tutte le altre religioni,
un prodotto storico, ma vede nei vangeli - che ha letto pi volte - una ricchezza spirituale
unica, straordinariamente affascinante. In alcune occasioni (con o senza il permesso di un
prete) arriva addirittura ad accostarsi alla comunione a cui attribuisce un valore puramente
simbolico. Dello shock vissuto da ragazzina, conserva comunque qualcosa: considera ancora
la Chiesa, intesa come gerarchia (a parte alcune eccezioni) come una struttura di potere che
le fa paura, una struttura di potere che purtroppo ha ancora una grande influenza.
Un cristianesimo senza Chiesa
Unaltra storia. Il nuovo protagonista, Andrea Ladina, uno dei pi radicali esponenti del
dissenso cattolico che nella seconda met degli anni 60, quando la Chiesa vive lesperienza
straordinaria del Concilio, in seminario, ma attento a ci che accade fuori: legge, infatti,
avidamente Esperienze pastorali, Lettera a una professoressa e Lobbedienza non pi una virt
di don Lorenzo Milani e testi di autori doltreoceano come Hlder Cmara, Martin Luther

Un dio che non muore

77

King che gli aprono gli occhi sulle profonde disuguaglianze e ingiustizie che ci sono nel
mondo, testi che trova perfettamente in sintonia con i documenti ufficiali della Chiesa del
Concilio quali la Pacem in terris e la Populorum progressio. Tutte istanze su cui si confronta con
delle persone esterne quando ha il permesso di uscire per il fine settimana, in primo luogo
alla fine degli anni 60 col Gruppo del Vangelo di Vaiano: un confronto orizzontale, senza
alcuna gerarchia, senza alcun superiore depositario della verit. Nello stesso periodo, poi, un
Padre bianco missionario in Mozambico gli spalanca lorizzonte su un mondo in cui se un
tempo erano gli indigeni ad avere la terra e gli occidentali la Bibbia, ora sono proprio questi
ultimi ad avere la terra e loro solo la Bibbia. A farlo crescere pure il cineforum promosso e
organizzato in seminario da don Agostino Cantoni: tutti film impegnati, alcuni dei quali lo
illuminano sulla collusione tra le multinazionali americane e il potere politico locale nonch
sulla compromissione della stessa Chiesa. Uno lo colpisce in modo particolare, Lamericano
di Costa Gavras (film che racconta il rapimento e luccisione dellambasciatore statunitense
in Argentina): pi tardi, quando divamper il terrorismo anche in Italia e avr lopportunit
di incontrare per motivi professionali al S. Vittore i terroristi Bonisoli e Franceschini, avr la
netta sensazione che sia stato proprio il film di Costa Gavras a segnarli profondamente. Tutte
occasioni che lo rendono progressivamente pi consapevole dellesigenza di incarnare la fede
nel mondo e lo spingono ad operare: da qui la sua intensa partecipazione alla raccolta della
carta a favore di Mani Tese e al Centro Raccolta Terzo Mondo (CRTM), punto di aggregazione di gruppi di volontariato di varia provenienza.
Il salto di qualit accade quando lui ed altri compagni liceali chiedono al rettore del seminario il permesso di recarsi al Lirico di Milano per assistere allo spettacolo teatrale di
Bertold Brecht, messo in scena dal regista Giorgio Strehler, Santa Giovanna dei macelli, uno
spettacolo che focalizza molto bene il tema del rapporto tra la fede e limpegno sociale. la
reazione del superiore (il suo dividere il gruppo dei richiedenti medianti colloqui individuali)
che comincia a renderlo insofferente nei confronti dellautorit. Lo spettacolo comunque
Andrea lo vede, al di l dei canali istituzionali, durante le vacanze di Natale in compagnia di
alcuni componenti del Gruppo e comprende a posteriori le resistenze del suo superiore: si
davvero in presenza di un testo che, quanto meno, incoraggia la contestazione religiosa e che
su di lui ha leffetto di spingerlo a proseguire con ancora maggiore entusiasmo il percorso che
ha intrapreso. Intanto tocca sempre pi con mano la chiusura di gran parte della gerarchia
ecclesiastica nei confronti di qualsiasi dissenso cattolico: lo avverte, ad esempio, quando il
CRTM di cui fa parte invita a Crema alcuni esponenti di primo piano della contestazione
cattolica, tra cui dom Franzoni e suor Marisa Galli, relatori che richiamano centinaia di persone, ma che provocano pure (soprattutto la suora) reazioni durissime13. Non capisce perch
il pluralismo del popolo di Dio che emerge proprio come frutto maturo del Concilio debba
essere soffocato. Egli, tuttavia, non ha alcuna intenzione di arrendersi: potrebbe uscire dal seminario e iscriversi alluniversit, ma convinto della necessit di continuare la sua battaglia
allinterno della Chiesa, proseguendo gli studi di teologia che lo appassionano.
Alla fine del secondo anno di teologia, per, mentre in vacanza a Someda, il vescovo

78

Appunti di viaggio

mons. Manziana lo chiama e gli dice senza mezzi termini che lui una rotella che nellingranaggio del seminario non funziona. Ladina rimane letteralmente scioccato: ha la precisa
percezione di essere cacciato, scaricato perch scomodo, perch non consentito a un futuro
sacerdote di pensare con la sua testa. Rientrato a Vaiano, ne parla col Gruppo che sposa a tal
punto la sua causa che invia una delegazione dal vescovo che, tuttavia, non recede. Si rivolge,
allora, determinato com a concludere gli studi di teologia, a don Leandro Rossi, un teologo
del dissenso che insegna allIstituto missionario del Pime. Fa unintensa esperienza a Merate
presso una sorta di comunit di base dello stesso Istituto alla fine della quale ha, s, una relazione positiva che tuttavia non sufficiente a strappare il s al superiore generale dellOrdine
che ha sede a Roma. A questo punto non gli resta nulla da fare che proseguire gli studi nella
Facolt di Scienze politiche a cui si nel frattempo iscritto e ritagliarsi una professione laica
(si specializza a Modena come criminologo clinico). La sua fede per non la perde. Andrea
non passa attraverso lesperienza marxista (le sirene di Marx non lo hanno mai incantato)
e non approda come molti contestatori cattolici allateismo o, tuttal pi, allagnosticismo.
Certo, si sente lontano dalla gerarchia ecclesiastica, ma dalla fede no: per lui la Bibbia ancora la fonte principale di ispirazione e un documento di altissimo valore umano (non un
caso che faccia di tutto per convincere un centro sociale di Milano di ispirazione marxista
a metterla a disposizione della biblioteca interna). Si sente, per, pi cristiano che cattolico:
su diversi aspetti, ad esempio, molto vicino ai Valdesi e agli Evangelici. Cristiano fino in
fondo che d libert alle sue figlie di scegliere o no di battezzarsi. Cristiano, anche se lontano
dal papa: non vede perch un uomo, pur autorevole, debba avere il monopolio della verit
cristiana.
Un cristianesimo panteista
Ora la storia di un giovane professore: Secondo Giacobbi. Radici cristiane, le sue, anzi
profondamente cattoliche. Poi, al liceo, lincontro prima con la cultura laica (impersonata
dal prof. Ferruccio Focher, liberale crociano) e allultimo anno con Marx, che lo conquista.
Inizia cos la sua avventura marxista che matura ulteriormente nellambiente universitario e
pi ancora in seguito a quel ciclone politico-culturale che il Sessantotto. Unadesione che lo
conduce nellarco di pochi anni alla militanza nel Pci, partito in cui milita, anche con ruoli
istituzionali, fino al 1985. Nel frattempo, per, qualcosa in lui cambia: linteresse per il fatto
religioso, mai sopito, si riaccende durante lanalisi personale (unesperienza che compie
come momento di formazione al fine di accedere alla scuola di specializzazione di psicologia
clinica), analisi che gli consente di iniziare a mettere in discussione tutte le sue categorie
culturali. La sua mente cos pronta a nuove avventure. Lincipit: le letture dei testi taoisti e
gnostici, letture che gli aprono un orizzonte spiritualistico e lo segnano nel suo intimo tant
che una sera, durante una passeggiata in campagna, mentre osserva ammirato il cielo stellato,
avverte un forte bisogno di pregare e di recitare quella preghiera straordinaria che il Padre
nostro, un bisogno che lo spinge a frequentare, anche se saltuariamente, la chiesa e ad assiste-

Un dio che non muore

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re anche a delle messe. Una conversione, la sua, che lo porta alla riscoperta del sacro. la
stessa pratica psicoanalitica a rafforzare la sua nuova impostazione culturale: la mente non
un semplice epifenomeno del cervello, ma essa che organizza il cervello, sono le emozioni,
fantasie che fanno ammalare o guarire il corpo. La sua concezione spiritualistica, tuttavia,
ha ben poco a che vedere col Dio della tradizione cristiana: sotto questo profilo rimane sostanzialmente agnostico in quanto convinto che nulla di Dio sia dato sapere. altrettanto
convinto, per, che la straordinaria bellezza della natura e il suo sorprendente ordine non
possano che poggiare su un fondamento divino: un divino che considera la forza generatrice del cosmo e una forza che lo pervade nella sua interezza. Non si tratta di un Dio-persona,
ma, appunto, di un divino che la stessa anima del mondo.
Il suo una sorta di panteismo o, meglio ancora, alla Spinoza, panenteismo (tutto in
Dio). Con questo non si definisce un anti-cristiano: si considera, anzi, un ebreo-cristiano.
Egli infatti dellavviso che Ges Cristo non abbia per nulla fondato una nuova religione, ma
semplicemente condotto a compimento il profetismo della tradizione ebraica. Una concezione questa che ha il vantaggio di spogliare la figura di Cristo da tutti gli orpelli divini. Non
crede, inoltre, alla follia della resurrezione dei corpi e, pi in generale, della sopravvivenza
dellio individuale oltre la morte del corpo, una follia che - non ha dubbi - ha costituito la
grande fortuna del cristianesimo che da piccola conventicola locale diventata una religione
di carattere planetario: una follia che non solo contrasta con la pratica psicoanalitica (lio non
un quid solido e costante, ma un che di contingente, di cangiante e di legato agli stimoli
ambientali), ma che di fatto segna lottundimento degli autentici valori cristiani che esaltano
il vivere hic et nunc e la ricerca del regno dei cieli dentro di noi. Una convinzione la sua
che non lo porta, comunque, a negare qualsiasi sopravvivenza: il suo io individuale, certo,
sparir, ma luomo, proprio perch tutto in Dio, non potr che essere assorbito in qualche
misura dal Divino. Una visione del mondo che lo allontana mille miglia non soltanto dal
materialismo marxista, ma anche dalla stessa tradizione cristiana: il suo spiritualismo pi
orientale che occidentale14.
Un cristianesimo orizzontale
Una nuova storia, questa volta di un filosofo: Franco Gallo. Una struttura ecclesiastica
ancora profondamente radicata, ma messa in discussione dallo scossone del Concilio (i sacerdoti pi anziani sembrano appartenere a unaltra era): questo il cristianesimo che percepisce
negli anni della sua prima formazione. Anche per lui loratorio lo spazio di socializzazione
e anche per lui la partecipazione ai riti religiosi del tutto naturale. Arrivato al liceo, per,
il quadro cambia radicalmente: qui, nella scuola, trova un nuovo centro di aggregazione
( il tempo in cui il comitato studentesco si riunisce con grande frequenza) e qui, nella discussione con i professori, si rende conto della inadeguatezza delle risposte della Chiesa alle
domande di ordine etico (dal divorzio allaborto) e politico poste dai giovani. affascinato,
vero, dalla filosofia, ma non attratto per nulla dalle problematiche metafisiche, tanto meno

80

Appunti di viaggio

dallorizzonte della trascendenza: si convince sempre di pi che non valga davvero la pena
tormentarsi intorno a problemi che, per come sono formulati, non hanno alcuna risposta. A
intrigarlo, invece, sono i temi relativi al linguaggio e ai simboli, e questo, ancor pi, durante
gli studi universitari. Nessun trauma, quindi, per lui, la perdita della fede, una perdita che risale a quando ha 15 anni. La fede, tuttavia, non esce definitivamente dal suo orizzonte: dopo
ventanni, anzi, torna a diventare oggetto di un intenso interesse. Interesse occasionalmente
acceso dal Gruppo antropologico cremasco di cui fa parte: sono gli studi sulle immagini dei
santi, della morte e degli ex-voto che lo conducono ad affrontare il cristianesimo arcaico e
le stesse sue radici. Da qui i contatti con autorevoli studiosi (tra cui Armido Rizzi, gesuita, e
Adriano Fabris) e il progetto di un libro a pi mani sul cristianesimo primitivo e da qui i suoi
saggi su Servitium e sulla Rivista di teologia e di filosofia. Saggi, questi, che lo conducono a
scoprire la radicalit del messaggio cristiano: il suo essere la totale negazione di ogni principio
che sta alla base di una societ strutturata (societ che non pu non basarsi su una gerarchia
di bisogni) e la sua attenzione spasmodica allaltro, unattenzione che esprime una esigenza
assoluta, una donazione ai diseredati e ai sofferenti che ha qualcosa di straordinario, che rasenta addirittura il disumano. Se c qualcuno che nella storia ha capito fino in fondo quanto
male vi nel mondo - non ha alcun dubbio - e quanto tale male si possa vincere con la forza
dellamore, stato Ges Cristo. Questo, secondo lui, lessenziale del cristianesimo: non
lintimit con un Dio inaccessibile, ma con laltro nella sua carnalit, non la trascendenza
n laldil che sono secondari, addirittura irrilevanti, ma la dimensione orizzontale perch la
salvezza gi qui, in questo mondo; non limmortalit dellanima - un retaggio dellellenismo - (se cos fosse, sarebbe sancita lirrimediabilit definitiva della sofferenza patita), ma la
resurrezione dei corpi, lunico evento davvero in grado di redimere la sofferenza.
Il mondo della fede che lo affascina questo: un mondo costituito da simboli, rappresentazioni mentali, rappresentazioni il cui contenuto - per chi ha fede - spaventosamente
reale, aspirazioni, valori forti (tanto forti che, ad esempio, la resurrezione della carne presente anche nella concezione delleterno ritorno di Nietzsche). Un orizzonte allinterno del
quale lui vede il futuro della teologia: non si tratta di formulare congetture sui contenuti della
trascendenza, ma di esaminare le manifestazioni del senso di Dio di chi crede.
Sono gli stessi suoi studi, dunque, che danno forza alla sua diffidenza di fondo nei confronti di tutto ci che ha a che vedere con la metafisica, con ci che attiene alla sfera del
Divino e dellaldil. Una diffidenza che esprime la sua identit. Non gli mancano, vero, le
inquietudini esistenziali come non gli manca di toccare con mano il carico di sofferenza che
segna in larga misura lesistenza umana, ma fuggire da s non pu: sarebbe disonesto.

Un Cristianesimo contraddittorio
La contestazione e il marxismo indubbiamente rappresentano uno scossone per chi ha
fede, ma vi chi si allontana dalle sue radici religiose seguendo strade diverse. E si allontana
radicalmente pur avendo alle spalle una full immersion nel seminario.

Un dio che non muore

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Ecco una storia. Una vocazione forte, la sua, scoperta dopo unesperienza di lavoro in
fabbrica. Lamore per la musica, poi, gli spiana ancor pi la strada alla meditazione e allincontro personale con Dio. Anni belli, sereni, confortati da una fede incrollabile. Non tutto,
per, fila liscio. la rigidit dei superiori e del regolamento che gli d fastidio: gli sembra
davvero disumano, quando deve necessariamente parlare con le donne, abbassare gli occhi
per non cadere in tentazione. Rimane letteralmente sconcertato, poi, quando viene a sapere
di essere controllato nei suoi scritti personali: da qui i dubbi che lo tormentano, dubbi alimentati anche da problemi filosofico-teologici per lui non superabili (si veda il rapporto tra
lonniscienza e lonnipotenza di Dio, da un lato, e la libert umana, dallaltro). Pi il tempo
passa, pi il seminario gli sembra una prigione: da qui la scelta di uscirne. Da questo momento incomincia a pensare con la sua testa, senza pi risposte prefabbricate imposte da altri.
Non arriva ancora a mettere in dubbio la fede, ma ormai il suo Dio sempre meno biblico
e, grazie anche allincontro allUniversit cattolica di Milano col filosofo Emanuele Severino,
sempre pi astratto. Si allontana, invece, progressivamente dalla Chiesa. A mettere in crisi
in primo luogo la preghiera: pregare Dio gli sembra una bestemmia, un segno chiaro di
sfiducia nella sua bont e nelle sue premurose cure, un tirare la giacca a Dio perch sia buono.
Cos presto fa saltare anche il concetto di miracolo che vede come la prova dellingiustizia
di Dio: un Dio, infatti, che privilegia un credente e non d soddisfazione ai pi, non pu
che essere ingiusto. La fede, per, in definitiva, non la perde fino a quando muore la moglie,
evento che costituisce per lui un colpo durissimo: se prima crede ancora che lo stare al fianco
di lei nonostante numerose tribolazioni risponda a un preciso disegno di Dio, con la morte
tutto crolla. Inizia cos a odiare limmagine di Dio che gli stata inculcata fin da bambino.
Salutare, per lui, la lettura di un libro in francese che trova casualmente a un mercatino:
Le Bon Sens puis dans la nature del filosofo illuminista francese DHolbach, unopera che fa
chiarezza nella sua mente, che d delle risposte ai suoi mille dubbi. la sua nuova Bibbia che
legge ogni sera avidamente, una Bibbia che lo illumina. Si rende conto che le contraddizioni
che ha gi colto nel cristianesimo sono intrinseche alle religioni stesse, che le visioni del mondo in esse contenute altro non sono che delle favole, delle illusioni che vengono vendute alla
gente ignorante. Si domanda come abbia potuto credere cos a lungo a delle scempiaggini
come il peccato originale (un peccato personale di Adamo ed Eva che diventa oggetto di una
punizione per tutti i loro discendenti), lincarnazione di Dio, un Dio Padre che condanna
allo spasimo eterno alcuni dei suoi figli, un Dio che comanda di non uccidere e che, nello
stesso tempo, impone di lapidare le adultere.
Non nega, certo, i valori umani contenuti nei testi sacri, ma convinto che tutta la visione del mondo che tali testi esprimono a non stare in piedi: tante favole che resistono a lungo
perch la religione insegnata a chi ancora bambino lascia unimpronta che destinata, nella
maggioranza dei casi, a fungere da schema mentale con cui si vede il mondo anche da adulti. Tante favole fondate sullignoranza e sulla paura, in primo luogo la paura della morte. La
morte - ne convinto - per lui la fine di tutto, non solo del corpo: labisso in cui i mortali
vengono inevitabilmente inghiottiti. Una visione del mondo che non lo conduce per nulla

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Appunti di viaggio

alla disperazione: meglio il sapere di non sapere che le illusioni, meglio la nuda realt che la
poesia consolatoria, meglio la consapevolezza di non poter conoscere il destino del mondo
che inventarlo. questa lignoranza (unignoranza socratica) di cui fiero. Ed in tale orizzonte che lagire assume per lui un nuovo volto: proprio perch se fa del bene lo fa non per
una ricompensa ma in modo disinteressato, ogni suo atto diventa pi genuino, pi puro.

Nuove folgorazioni
Un movimento che provoca e conquista
Vi chi mette in discussione il rapporto con la Chiesa e con la fede, ma vi sono pure giovani che per certi aspetti fanno il percorso inverso, sposando fino in fondo la Chiesa, in primo
luogo la causa del Papa, con una propria identit e con una carica ideale e organizzativa che
non ha riscontro nella tradizione dellAzione Cattolica: sono gli aderenti a Comunione e
Liberazione. Nei primi anni 70 sono in pochi, ma fortemente motivati e, alla scuola di un
leader di indiscussa personalit carismatica, decisamente determinati a conquistare un loro
spazio. E lo conquistano, nonostante le diffidenze espresse dalla stessa gerarchia, le paure
(forse anche linvidia) di tanti sacerdoti, le accuse da parte di dirigenti delle organizzazioni
cattoliche a lungo radicate nel territorio. Niente li ferma, neppure gli ostacoli posti in modo
pi o meno esplicito dal vescovo. E crescono, attirando centinaia di giovani e meno giovani,
mobilitando energie. Crescono a livello di numeri, ma anche in forza, in presenza nel sociale
(la Compagnia delle opere un vero e proprio arcipelago di associazioni, cooperative e
imprese no-profit15 che offre una miriade di servizi tra cui la finanza agevolata, la consulenza
tecnica, il marketing) e nella sfera politica16. E crescono - cos dichiarano - non grazie a una
dottrina, ma a unesperienza: lesperienza straordinaria dellincontro con una Persona. Tutto
ha avvio, qui nel cremasco, da un giovane seminarista: Mauro Inzoli17. Un giovane qualunque - confessa lui - senza alcun merito particolare n a scuola n in altri ambiti, un giovane
che un giorno si accorge di essere guardato, guardato da Qualcuno, di essere oggetto di uno
Sguardo non umano. Il suo segreto - egli ne convinto - tutto qui: non centrano le sue doti
da leader, la forza dellorganizzazione, la potenza del movimento. Il motore di tutto il
suo incontro con Cristo: se riesce a conquistare qualcuno, perch lui stato conquistato,
perch Qualcuno ha avuto una grande piet di lui; se riesce a convincere giovani e adulti,
miscredenti o uomini di poca fede, perch comunica qualcosa che ha ricevuto. don Giussani18 che gli d i primi input: la fede non teme lintelligenza, ma anzi la cerca; non nega la
passione per tutto ci che vi di bello nella vita, ma le conferisce un senso pi alto; non spegne la sete di verit, ma anzi le offre un orizzonte infinitamente pi grande; non annienta la
libert umana, ma anzi la potenzia (Cristo agisce solo nel rispetto della libert delluomo).
Sono queste le sue radici: una fede non in dogmi, unesperienza esistenziale che coinvolge tutte le dimensioni della vita. Unesperienza intensa, profonda e infinitamente gioiosa.
Unesperienza che incomincia a comunicare agli altri. Da qui il primo nucleo del movimen-

Un dio che non muore

83

to a Bagnolo ( il 1973) e da qui la sua espansione di tipo esponenziale fino a raggiungere


la sua punta massima quando lui approda alla parrocchia della SS. Trinit. Sono giovani
universitari i primi ad aderirvi, seguiti presto da studenti delle superiori, tutti con una grande carica interiore, con una forte spinta ad agire. E i fatti lo dimostrano: una miriade di
iniziative nel sociale, in ambito culturale, addirittura un Liceo linguistico tutto loro. Cos
il movimento, grazie ai servizi che mette in atto, cresce ulteriormente. Cresce nelle scuole
cittadine tanto da diventare in alcuni casi egemone. Cresce nella presenza politica (mediante
il Movimento popolare). Cresce facendo una concorrenza al tradizionale associazionismo
cattolico, agli stessi oratori, allo stesso modo di fare politica da parte della Dc, dimostrando
un grado di entusiasmo e di efficienza organizzativa che non ha pari. Una crescita che non
pu non turbare e preoccupare sacerdoti e dirigenti delle associazioni cattoliche, come non
pu non turbare lo stesso vescovo.
Preoccupazioni che si trasformano in vere e proprie critiche pesanti al suo modo di operare. Non mancano preti che, coperti dallanonimato, sparano letteralmente a zero contro
CL: laccusano di giocare con i giovani la carta dellemotivit e del loro bisogno psicologico
di certezze, di chiedere loro unubbidienza cieca, di costituire una sorta di chiesa nella chiesa
che risponde solo a don Giussani, di avere il mito dellefficienza e del successo e di curare
eccessivamente limmagine esterna19. Non meno forti sono le accuse di un alto esponente
delle Acli. Cos dichiara nei confronti dei suoi esponenti: Sono sicuri di s. Loro sono il
meglio. E questo un grosso limite. un segno di immaturit. Ed pericoloso. pericoloso
infatti non sapersi confrontare con gli altri. E ancora: Sono di fatto una contro-chiesa.
Noi delle Acli non ci siamo mai sognati di considerarci un movimento ecclesiale. Loro s.
Si sentono chiesa. Noi ci siamo sempre sentiti solo un gruppo sociale. Critiche pungenti
provengono anche da uno dei massimi esponenti dellAzione Cattolica: Loro puntano le
carte su operazioni ad effetto, eclatanti. [] Noi preferiamo un lavoro meno appariscente,
un lavoro di formazione, di maturazione spirituale la cui testimonianza non legata ad un
atteggiarsi eccezionale, ma permea la ferialit, la quotidianit, la vita ordinaria [] tra noi e
loro c un salto di qualit. Non confondiamo come loro la fede con la prassi politica. Loro
deducono senza mediazione la scelta politica da quella religiosa. Questo integrismo bello e
buono20. Don Mauro Inzoli soffre di fronte allimmagine di una chiesa lacerata, dilaniata,
di una comunit ecclesiale in cui certi preti, incapaci di mostrare il loro volto, attaccano
senza scoprirsi21 e cerca di fugare gli equivoci: Lemotivit un fattore delluomo da non
dimenticare. Per dare certezze per ci vuole una ragione. S, noi rispondiamo a un bisogno
di certezze. [] Che senso avrebbe un ricercare per ricercare? Porterebbe alla disperazione,
al suicidio! In unepoca di crisi di valori, di disgregazione sociale rispondiamo a esigenze
profondamente sentite, esigenze di verit, di comunione, di felicit. Loro chiederebbero ai
giovani unubbidienza cieca? Lubbidienza cieca sarebbe possibile se il rapporto fosse tra padrone e schiavo. Ma noi siamo tra amici. E gli amici si fidano degli amici. Questo naturale.
Ragionevole. Allaccusa poi di formare una chiesa nella Chiesa risponde: Se ognuno di noi
non chiesa nella chiesa, la chiesa stessa muore. Il movimento della comunit ecclesiale vive

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Appunti di viaggio

solo della creativit dei singoli. Il rapporto col vescovo? Don Mauro non nega le resistenze
di mons. Manziana (Non ha mai condiviso le nostre esperienze. Ha sempre fatto di tutto
per frenarci), ma dichiara che con mons. Libero Tresoldi il rapporto pi sincero, pi leale, pi facile. Sul mito dellefficienza, infine, cos si esprime: Ci invidiano la compattezza.
Quando ci muoviamo, ci muoviamo uniti. E questo impressiona. Noi riteniamo che lunit
debba avere anche un volto esterno. Non dicevano ai primi cristiani Guardate come sono
uniti?22. Don Inzoli chiarisce molto bene la ragione di fondo per cui CL continua a essere
un polo aggregante: Comunione e liberazione sopravvive perch non costruita su effimere
ideologie, ma sullincontro con Cristo.
E puntualizza il fatto che la forza attrattiva del movimento sta nella simpatia per tutto ci
che umano. questa - prosegue - la spinta. Ed proprio perch sono animati da tutto
questo che i giovani e gli ex giovani di CL non si possono fermare. lo Spirito che soffia in
loro. E lo spirito soffier finch vorr. E conclude con un appello alla Chiesa diocesana:
Nella Chiesa la presenza dei movimenti il segno della multiforme azione dello Spirito che
tende a realizzare autentiche personalit cristiane, adulte nella fede e capaci di responsabilit
in ogni ambito della Chiesa e della societ. Non si pu avere paura dei propri figli che diventano grandi e tanto meno della loro legittima e auspicata iniziativa a tutti i livelli della societ,
soprattutto se orientata alla dottrina sociale della Chiesa. Sarebbe paradossale dire di voler
educare cristiani adulti e temere che lo diventino23.
La gioia intensa di vivere dentro il Mistero del disegno divino
Con questa carica ideale don Mauro Inzoli prosegue con determinazione la sua missione. E continua a raccogliere adesioni. Anche tra non giovani. Ecco la testimonianza
di un medico, il dott. Pietro Agricola, che svolge al sua professione presso lOspedale
maggiore di Crema. Una parabola, la sua, paradigmatica.
Nasce a Pachino in provincia di Siracusa nel 1967 e la dimensione religiosa la respira
subito: le preghiere della mamma e della nonna, i riti collettivi organizzati dalla parrocchia, il ruolo fortemente formativo del parroco, la chiesa-madre che fa da collante alla
societ civile. E la respira anche durante gli anni del Liceo classico quando partecipa con
entusiasmo al movimento (Mondo Giovani) creato da don Michele Emma, un sacerdote
salesiano che riuscito a catturare e galvanizzare migliaia di giovani in tutta la Sicilia su
alcune tematiche importanti quali lorientamento psico-pedagogico adolescenziale, le
devianze sociali e la riscoperta del massaggio del Vangelo che si fa realt nella vita di tutti
i giorni, un movimento che realizza anche una radio popolare (Radio Giovani tuttora esistente). Un entusiasmo che si spegne quando lui si trasferisce a Pavia per intraprendere la
Facolt di medicina: la sua fede viene sepolta dal progetto di diventare un cardiologo.
tanto preso dagli studi da non avvedersi neppure della presenza in universit di Comunione e Liberazione. Ma il filo col suo passato non lo spezza completamente: dietro
suggerimento di uno zio, incontra un monaco benedettino, don Franco, che parlandogli

Un dio che non muore

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della sua conversione (era uno stilista affermato e frequentava il jet-set internazionale) gli
ricorda le sue radici. Sempre a Pavia, inoltre, scopre la devozione - tipica dei pavesi - a
S. Rita e la missione degli Agostiniani che reggono la chiesa di San Pietro in Ciel dOro
a Pavia.
Un filo che da esile diventa nel momento opportuno robusto. Anzi robustissimo.
Accade dopo la sua specializzazione in terra tedesca (a Magdeburgo), dopo la sua breve
esperienza - in qualit di Aiuto - presso il Laboratorio di elettrofisiologia dellIstituto
clinico Humanitas di Rozzano, dopo essere entrato a far parte dellquipe del prof. Inama che, appena arrivato, riuscito a fare del reparto di cardiologia di Crema un polo di
eccellenza. nellospedale di Crema che avviene il miracolo. Nel 2004, infatti, si trova
a vivere un incontro speciale con un paziente di nome don Mauro Inzoli. Si rende
subito conto di essere di fronte a una figura di indubbio rilievo. Un sacerdote che al
momento delle dimissioni gli lancia una provocazione: Tu hai curato me e ora dammi
la possibilit di curare te. Una provocazione che accoglie con un misto di curiosit e di
diffidenza.
Incomincia a frequentare la chiesa parrocchiale della SS. Trinit e rimane letteralmente sorpreso nel vedere con i suoi occhi una chiesa piena di giovani che cantano, si inginocchiano e pregano con tanta devozione la Madonna. Non , la sua, una folgorazione,
ma un cammino di fede graduale, un cammino che lo conduce a scoprire la ragionevolezza della stessa fede. Dopo levento della messa, la Via Crucis, fatta presso il Santuario
di Caravaggio la sera del Venerd Santo: pi di 8.000 persone in silenzio dietro ad una
croce con lunica certezza che Cristo risorger.
la volta poi del Meeting di Rimini: trova straordinario il fatto che 80.000 giovani
offrano con entusiasmo e in modo del tutto gratuito il loro servizio organizzativo, come
trova straordinario vedere tanta gente che partecipa al Meeting mossa dalla sete di verit
e di bellezza. S, anche di bellezza. Si rende sempre pi conto che la ricerca del bello
una caratteristica fondamentale dellessere cristiano (il cristiano non per nulla un uomo
contrito). Sempre a Rimini, poi, gli esercizi spirituali con altre decine di migliaia di persone. Un percorso a tappe: a un certo punto del suo cammino incomincia a frequentare
il mercoled sera la scuola di comunit e arriva pure il momento in cui si mette in gioco
di persona in una delle pi grandi opere caritative italiane, vale a dire la Colletta Alimentare.
Giorno dopo giorno prende progressivamente coscienza che tutto questo non pu
essere il frutto di uomini pur carismatici, che i miracoli che vede non possono che essere opera di Dio. Il percorso poi gli d tanta serenit interiore: serenit che riceve ogni
mattina dopo le lodi delle 7,30 e della messa delle 7,45 e che trasmette ogniqualvolta
rientra in ospedale. Lui sa di avere accanto a s un Altro, un Altro che guida la stessa
mano nella sua attivit professionale; sa di vivere dentro il Mistero del disegno divino
e di appartenere a Dio. E questo cerca di comunicarlo anche alle sue quattro figlie, pur
ancora piccole. Comunica loro la sua gioia, la gioia unica di avere incontrato Ges.

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Appunti di viaggio

Contaminazioni
Un islam che non nega, ma esalta il cristianesimo
Il sacro affascina ancora, infonde ancora entusiasmo, nuovo ardore. Vi chi, pur di seguire
fino in fondo la sua avventura spirituale, ha addirittura il coraggio di rompere con la propria
tradizione religiosa per abbracciare una nuova fede: dal cristianesimo allislamismo.
Ecco una storia. La protagonista una giovane nata nel 1969: Roberta Riboni. Uninfanzia del tutto normale, compreso il catechismo. Poi gli studi presso il Liceo scientifico statale
di Crema. Conseguito il diploma, si iscrive alla Facolt di architettura del Politecnico di
Milano dove inizia il suo viaggio culturale-religioso studiando storia dellarte, si accosta alle
varie religioni, anche quelle orientali. Un amore a prima vista, un amore che diventa ancora
pi forte quando al corso di progettazione incontra un iraniano, collaboratore del docente,
che la introduce allinfluenza della cultura e della religione islamica sullarchitettura araba.
Un amore per ora di carattere squisitamente culturale che coltiva, sempre durante gli anni
delluniversit, anche attraverso una serie di viaggi in giro per il mondo e mediante delle letture mirate: acquista e legge con grande interesse diversi libri sul confucianesimo, lanimismo
e sul filone stoico della filosofia greca. Nel 95 incontra in discoteca un giovane barista di
origini tunisine. Lo vede subito come una persona che pu esserle di aiuto per la sua ricerca:
gli chiede tutto della Tunisia, dai costumi alle tradizioni alla religione. Il giovane ben lieto
di raccontare tutto quello che sa, ma le confessa che sulla religione lui non fa testo in quanto
- lo stesso suo lavoro che lo dimostra24 - non per nulla praticante. La informa comunque
che a Cremona dove c una libreria in cui vengono venduti i libri dello studioso musulmano
Abdurahman Pasquini. Detto, fatto: letti questi libri, avverte il bisogno di parlare con lautore. Inizia cos a frequentare la piccola moschea di Segrate dove tutte le domeniche lo shaikh25
tiene incontri per chi vuole affrontare e approfondire le tematiche dellislam. Il suo interesse
culturale diventa presto, quindi, religioso. Lei indubbiamente cristiana ma col cristianesimo non ha legami profondi. Lislam le sembra soddisfare il suo bisogno di spiritualit e
razionalit. Non lo vede per nulla alternativo al cristianesimo, ma lo considera un suo completamento. Non vede, inoltre, alcuna rottura drammatica col suo passato perch lislam non
le chiede affatto di rinunciare alle sue tradizioni purch, naturalmente, non siano in contrasto
con la fede nel Corano. La conversione le pare di conseguenza lo sbocco naturale: si converte
perch si sente musulmana dentro, perch nellislam individua i valori - fratellanza, solidariet, senso del dovere, rettitudine, spirito di moderazione, razionalit - in cui ha sempre
creduto. Dal suo amico tunisino, che poi sposer26, non riceve nessun incoraggiamento: anzi
proprio lui a dissuaderla. La sua, quindi, una scelta del tutto libera, come libera la scelta
- effettuata un bel po di tempo dopo la conversione - di portare il velo (non un obbligo
tassativo del Corano27): un modo per esprimere il suo pudore, il suo stile di vita e il suo rifiuto
nei confronti di una cultura secondo cui laspetto tutto. Lei vuole essere quella che e non
essere giudicata per il suo aspetto esteriore. Celebra il rito della conversione nella moschea di

Un dio che non muore

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Segrate, alla presenza dello shaikh, pronunciando la formula: Rendo testimonianza che non
c Dio allinfuori di Dio e che Muhammad un suo profeta. Gi: un profeta, come profeta
stato, tra gli altri, Ges figlio di Maria.
Samira ( il nome che ha scelto pur non avendo alcun obbligo in merito) serena e, nello
stesso tempo, orgogliosa della sua scelta. Certo, non tutto per lei facile: l11 settembre del
2001 le provoca tanta rabbia e tanto dolore, un vero terremoto. Si sente molto a disagio, vede
intorno a s solo diffidenza, rabbia e cattiveria ingiusta, ma lei reagisce a testa alta, dichiarando a diverse testate giornalistiche che il terrorismo non centra niente con lislam e che,
anzi, ne la totale negazione, che siamo in presenza della strumentalizzazione politica di una
religione che predica la fratellanza umana e il rispetto per la sacralit della vita di ogni uomo.
Lei distingue nettamente il Corano dalla sharia (opera per il 90% del tutto umana), come distingue lislam dalle forme storiche che ha assunto nei singoli Paesi dove sopravvivono anche
tradizioni - come linfibulazione - che presentano radici pre-islamiche. Precisa, inoltre, che
lislam non ha nel modo pi assoluto a che vedere col fondamentalismo: la fede - il Corano
stesso a dirlo - non si impone a nessuno e, di conseguenza, la libert religiosa garantita. Non
vero, insiste, che lo Stato islamico (come dovrebbe essere) imponga regole a chi musulmano
non : le regole religiose valgono soltanto allinterno dei singoli gruppi religiosi, mentre per
tutti valgono i principi di uguaglianza e di giustizia.
Oggi l11 settembre lontano e il clima indubbiamente cambiato. Lei non si sente pi
assediata, ma nota ancora dei diffusi pregiudizi nei confronti dellislam tra cui la falsa credenza che esso predichi la schiavit della donna o che la religione musulmana sia solo una
summa di regole, di imposizioni. Non beve alcool, vero, come non consuma carne di maiale
e derivati, ma queste - afferma - sono regole funzionali alla salute. Lei musulmana e nello
stesso tempo condivide in pieno i valori occidentali espressi molto bene dalla Carta costituzionale. Esiste, vero, lanomalia rappresentata dalla poligamia: tuttavia - puntualizza - si
tratta solo di una possibilit consentita28, mentre ai musulmani si consiglia una sola moglie.
I pregiudizi, comunque, non le impediscono di vivere una vita professionale - coprendo tra
laltro un ruolo pubblico - del tutto soddisfacente: dal 2003 insegna senza aver mai incontrato resistenze, tanto pi da parte dei genitori degli allievi. Una vita tranquilla quindi la sua, sia
sotto il profilo professionale che affettivo: un marito che la rispetta e che proprio grazie a lei
ha ripreso a praticare la fede delle sue origini e due bambini, Zaid e Amr, che frequentano la
scuola pubblica (lei assolutamente contraria a una scuola separata). Non mancano, tuttavia,
episodi che denotano discriminazioni e angherie, se non offese dirette, e questo la preoccupa
non poco, non tanto per s quanto per i figli.
Un padrino non comune
Vi chi da cristiano si converte allislam e viceversa: il caso di Khadija, una giovane marocchina. lei stessa che lo annuncia pubblicamente al Teatro San Domenico il 23 ottobre
2008 in occasione di un incontro con Magdi Cristiano Allam. Prima lauto-presentazione:

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Appunti di viaggio

vive in Italia dal 1999, sposata con un italiano e ha una bambina di due anni di nome
Miriam (un nome scelto per una duplice ragione: perch Maria un punto di incontro tra
cristiani e musulmani e perch ha conosciuto il futuro marito nel quartiere di S. Maria della
Croce). Confessa di avere considerato Magdi Allam, prima che si convertisse, come un ideale per il modo in cui parlava dellislam moderato, un modo che avvertiva come il suo. Ecco
perch, quando ha visto in televisione le sequenze del suo battesimo, le sono crollate addosso tutte le sue speranze. Ma questo non lha scoraggiata: anzi, lei ha iniziato a porsi degli
interrogativi sul Corano e sulle sue interpretazioni e si convinta che quel libro conteneva
alcune verit che andavano bene per il periodo in cui vissuto Maometto, ma che comunque
quello che afferma della donna, il modo in cui vede il matrimonio, la testimonianza della
donna, leredit, i diritti umani, la rigidit delle regole e delle pratiche religiose non consentono libert, non soddisfano, non sono giuste, non corrispondono al cuore e alla ragione n
delluomo di oggi, n degli uomini di quellepoca. Khadija prosegue dicendo che da quando
arrivata in Italia, in un ambiente cristiano, si fatta una domanda di fondo: Perch Dio ha
fatto questa differenza? Perch cattivo e rigido nellislam, invece buono come un padre nel
cattolicesimo? Una differenza che ha toccato con mano quando, invitata al battesimo della
bambina di una sua amica, rimasta colpita dalle letture del giorno. stata in quelloccasione
che accaduto un episodio significativo: spinta dal marito, si messa in fila per prendere la
comunione, ma il sacerdote celebrante, dopo averle chiesto se era cattolica, le ha spiegato che
non poteva accostarsi alleucarestia. Uno smacco per lei, ma anche un episodio che le ha fatto
capire che non poteva giocare con due religioni e che doveva scegliere tra lislam e Ges.
Lo stesso prete, poi, alla fine del rinfresco lha aiutata a maturare la grande scelta, suggerendole di pregare cos: Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra, liberami dalle menzogne
e fammi capire qual la strada giusta. stato un incontro, questo, determinante anche
perch, avuto in regalo dal sacerdote il libro scritto da Magdi Allam sulla sua conversione,
lha letto con grande interesse e, procuratasi il Vangelo in arabo, rimasta a bocca aperta
perch l che ha scoperto ci che desiderava interiormente di trovare nellislam. Da qui la
sua richiesta di essere battezzata. Khadija lancia un invito ai cristiani: continuate ad amare i
musulmani, criticate lislam laddove cattivo, per prendete per mano i musulmani perch
nei cristiani c Ges che sopra ogni cosa29. Riceve il battesimo il 7 giungo 2009 nella chiesa della SS. Trinit a Crema e ha come padrino lo stesso Magdi Cristiano Allam.

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una rivoluzione silenziosa


Non c nessun testimone cos terribile,
nessun accusatore cos implacabile
come la coscienza che abita nel cuore di ogni uomo.
(Polibio, Storie, XVIII, 43)

Un ciclone che investe tutti i Paesi


Un vento impetuoso, quello americano: lurlo dei beat, i colori della love generation, la
lotta per i diritti civili, il femminismo, la battaglia contro la discriminazione sessuale1 Un
vento che scuote anche lEuropa. Poi perde potenza. Cessa: i miti crollano, le mode tramontano. Il tempo cancella tutto, ma qualcosa rimane, qualcosa di pi profondo delle oceaniche
manifestazioni di piazza, dei sit-in pi o meno festosi, delle marce per la pace... Qualcosa di
sotterraneo: i costumi, il modo di pensare, la gamma dei valori. Le tante rivolte finiscono,
ma la rivoluzione dei costumi di cui negli Usa sono stati portavoce i beat e gli hippies, non
muore, conquista anzi tutti, anche quelli che non hanno mai avuto a che vedere con la contestazione degli anni Sessanta2. Tutti: chi giocava alla rivoluzione e chi era dallaltra parte della
barricata. Una rivoluzione molto pi radicale di tutte le altre perch tocca la stessa intimit.
Una rivoluzione che spazza via tab millenari sotto la bandiera delle libert, dei nuovi diritti:
lo stesso valore della verginit. Un ciclone che aggredisce lo stesso istituto della famiglia non
tanto grazie alle sperimentazioni audaci dei flower children, ma in seguito a un fatto puramente commerciale: limmissione sul mercato della pillola anticoncezionale. Un evento di
portata enorme che allarga a dismisura lorizzonte della libert, libert che cresce contemporaneamente con laffievolirsi dei vincoli religiosi e con il rafforzamento della consapevolezza
dei propri diritti. Il processo, vero, non repentino: come tutti i nuovi prodotti, il nuovo
modo di pensare conquista in un primo momento una stretta lite intellettuale-borghese per
poi contagiare gradualmente la middle class fino ad arrivare ad ampi strati del ceto operaio.
Ovunque, sia nei Paesi protestanti che cattolici, cresce in modo significativo il numero delle
separazioni legali e cala quello dei figli; ovunque diminuiscono i matrimoni3 e crescono le
famiglie di fatto (le cosiddette convivenze more uxorio); ovunque aumentano i figli naturali
(al tempo considerati non legittimi). I divorzi presentano un trend in vertiginosa crescita4.
Il tutto inizia quasi simultaneamente verso la met degli anni Sessanta5. Certo, i ritmi sono
diversi da Paese a Paese: la cosiddetta soglia critica di 2,1 figli per donna - la soglia per garantire lequilibrio tra nascite e morti - viene superata dalla Svezia nel 1969, ma solo nel 1977

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Appunti di viaggio

dallItalia6 che, per, col tempo arriva a sorpassare tutti, raggiungendo alla fine degli anni Ottanta quota 1,3 figli per donna7. Tempi diversi anche per quanto riguarda il tasso di nuzialit:
in Svezia e in Danimarca la svolta si registra nel 1965, mentre in Italia solo nel 1974.
E questo vale anche per le convivenze more uxorio, un fenomeno che appare in Svezia a
met degli anni Sessanta e si espande con una rapidit sorprendente nel nord Europa, mentre
da noi si presenta in notevole ritardo: nel 1983 le persone che convivono senza essere sposate
sono in Italia solo 192.000 contro un milione della Repubblica Federale tedesca dellanno
precedente. A far da battistrada alle unioni di fatto sono popolazioni dei grandi centri urbani,
ma non necessariamente appartenenti ai ceti sociali pi elevati: in Svezia sono proprio coppie
di operai che creano un modello imitato poi da altri strati sociali. Alla testa del cambiamento,
poi, sono le persone pi secolarizzate, pi lontane cio dal sistema dei valori delle religioni
cristiane. Il fenomeno si diffonde nei Paesi protestanti e in seguito anche in quelli cattolici: in
Francia, ad esempio, se nel 1980 appena il 10% dei praticanti ad aver avuto unesperienza
di convivenza prima di sposarsi una decina danni dopo la percentuale sale a 508. Dimostrano
una maggiore propensione a convivere sia coloro che possiedono un titolo di studio elevato
che coloro che di titoli non ne hanno affatto. In alcuni Paesi, tra cui lItalia, prevalgono le
convivenze prenuziali, convivenze cio che non costituiscono unalternativa al modello tradizionale di famiglia, ma sono propedeutiche a tale modello9. Differenze, quindi, ma allinterno di un processo comune. Differenti anche le motivazioni a monte delle convivenze: non
solo la volont di provare al fine di ridurre il rischio di un fallimento matrimoniale10, ma
anche limpossibilit di sposarsi per chi ha ottenuto la separazione legale e non ha ancora
ottenuto il divorzio, la stessa non convenienza a risposarsi perch questo comporterebbe la
perdita dellassegno di mantenimento e del diritto alla pensione di reversibilit11, la paura,
poi, che listituzionalizzazione uccida una relazione damore che ha bisogno di spontaneit,
fantasia, estro, follia12. Siamo in presenza di fenomeni che toccano tutti, sia i cosiddetti laici
che i credenti. Cos afferma il sociologo Pierpaolo Donati: Separazioni, divorzi, controllo
delle nascite, perfino luso dellaborto sono attuati in pari misura da chi cattolico e da chi
non lo 13. E lUfficio per la pastorale familiare della Cei riconosce che, su 100 coppie che
si presentano in chiesa per sposarsi, 40 gi convivono14.
Un panorama, questo, indispensabile se vogliamo capire i fenomeni locali: fenomeni di
vasta portata che investono un po tutti gli ambiti della vita: dallintimit del letto ai luoghi
di lavoro.
Sono i cattolici che gi nellimmediato dopoguerra guardano con una certa diffidenza
allAmerican Way of Life dei liberatori doltre-oceano. A far loro paura in primo luogo il
divorzio - un istituto pacifico allinterno di una cultura, quella protestante, che vede nel
matrimonio non un sacramento, ma un semplice contratto - un istituto che destinato a
disgregare le famiglie e ad avere effetti nefasti sui figli. Ed proprio il divorzio che arriva per
primo in Italia: un divorzio non come un diritto che si pu ottenere contro il coniuge colpevole di adulterio (un divorzio-sanzione), ma - sul modello della California (1969) - come
rimedio a un fallimento. Arriva dopo un lungo e travagliato iter15. La legge diventa operante

Una rivoluzione silenziosa

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il 1 dicembre 1970 e prevede i seguenti casi: reati gravi, assoluzione per infermit mentale,
matrimonio non consumato, divorzio ottenuto allestero dal coniuge, la separazione legale o
di fatto da almeno cinque anni. Il suo obiettivo chiaro: un modo per porre fine a tensioni
che potrebbero trascinarsi per tutta la vita con conseguenze devastanti.

La battaglia culturale dei cattolici


La trasformazione del santuario dellamore nel tempio dellegoismo e delledonismo
Sono naturalmente i cattolici (ad eccezione dei contestatori) a condurre una dura battaglia prima contro il disegno di legge, poi a favore del referendum abrogativo. E a Crema in
prima fila don Vito Barbaglio. Sulle colonne del settimanale diocesano scrive in modo categorico che lindissolubilit del matrimonio non dipende dalla legge, ma dalla stessa natura
dellamore coniugale, un amore che valica anche i confini della morte16. Lo stesso sacerdote, il 17 ottobre 1970, fa previsioni piuttosto nere sulle conseguenze dellintroduzione della
legge sul divorzio: Non dovremo meravigliarci [] se anche i nostri giovani, pi logici di
noi, ben presto faranno largo uso di questa legge del divorzio che noi abbiamo loro proposto,
o, pi logicamente ancora preferiranno unirsi in matrimonio e separarsi a proprio piacere
senza sporcare, burocraticamente, troppe e inutili carte. [] Non dovremo meravigliarci se i
vari Movimenti di liberazione della donna o di Rivolta femminile rivendicheranno, anche
per lItalia, laborto legalizzato e gratuito e alla portata di chiunque lo voglia come segno
della libert, dellemancipazione femminile, della piena indipendenza dal maschio o come
fondamentale diritto umano. [] Quando una legge trasforma la famiglia da santuario
dellamore e delleroismo in tempio dellegoismo e delledonismo, queste conseguenze sono
inevitabili, e chi accusa il principio deve essere disposto ad accettare anche le derivazioni. E
il problema dei figli in caso di incompatibilit tra i coniugi? Don Vito Barbaglio cos scrive:
Non sarebbe meglio studiare, per i casi difficili, soluzioni che attenuino al massimo le tristi
conseguenze sui figli innocenti senza arrivare ad un istituto quale il divorzio che sovverte la
concezione del matrimonio, snaturandolo intrinsecamente?17. Tesi, queste, che riflettono la
posizione ufficiale della Chiesa. Il Bollettino della Diocesi di Crema, n. 5 settembre-ottobre
1969, riporta il pronunciamento della Conferenza Episcopale Lombarda. Ecco alcune affermazioni: nessuna Costituzione o Carta dei diritti fondamentali delluomo riconosce nel
divorzio un diritto fondamentale del cittadino; lindissolubilit del matrimonio una componente essenziale del bene comune in quanto su di essa che trovano sicuro fondamento la stabilit, lefficacia pedagogica, e la funzione sociale della famiglia; lintroduzione della
legge, poi, non pu che favorire la diffusione di una mentalit divorzista che aumenta i casi
di divorzio e pregiudica, soprattutto nei giovani, la coscienza della responsabilit propria dello stato coniugale e familiare18. Nel numero di gennaio del 1970 lo stesso Bollettino riporta un documento dellEpiscopato italiano secondo cui la perennit dellunione [coniugale:
ndr] un valore riconosciuto dalla coscienza profonda dellumanit; da qui la necessit che

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Appunti di viaggio

lo Stato deve riconoscere e favorire ci che la coscienza dei cittadini ritiene essenziale nella
natura del matrimonio19. Il Bollettino dellottobre 1970, inoltre, mette in guardia i coniugi
cattolici che si sono uniti in matrimonio secondo il rito religioso: coloro che a seguito di un
matrimonio cattolico dovessero divorziare per risposarsi civilmente si porrebbero obiettivamente in contrasto con i fondamentali doveri della religione cristiana20.
La campagna de il nuovo Torrazzo
In prima fila contro il disegno di legge la Chiesa cattolica locale mobilitata anche nella
campagna referendaria del 1974. Questi i componenti del comitato promotore locale21: il
dott. Giovanni Besson (presidente), il dott. Delfino Bosia, il cav. Vittorio Canidio, i coniugi
Enrico e Mariangela Colosio, il prof. Giorgio Costi e consorte Teresa, Remo Cristiani, prof.
Rosario Folcini e moglie Elena, avv. Osvaldo Grossi, rag. Carlo Lamperti, sig.na Pinuccia
Nicchi, il geom. Luigi Pasquali, il dott. Giuseppe Piccioni, il prof. Pietro Savoia, il dr. Giulio
Zambiasi e moglie Elda22. Numerosi poi sono gli incaricati di zona per la raccolta delle firme.
La battaglia per il s condotta in forma pubblica da il nuovo Torrazzo. Il 26 gennaio 1974 un
corsivo in prima pagina firmato G. Z. attacca il giornalista Indro Montanelli che sulla Stampa
ha scritto oltre due colonne di piombo traboccanti di insulti per i promotori del referendum
definiti cattolici del boia, sconsigliati zelanti, a cui non sarebbero serviti duemila anni di
esperienza, dato che [] sta con i cattolici del boia. Riporta poi ulteriori battute velenose
del Montanelli: Siamo stanchi delle loro trombe, del loro linguaggio millenaristico, delle
loro perentorie alternative, del loro giudizio morale, del loro eterno Gott mit uns. G. Z.
definisce questo ultimo richiamo una vera e propria ribalderia: un richiamo con cui Montanelli tende ad associare i promotori del referendum alla pi aberrante ideologia apparsa nel
nostro secolo. Una battaglia che colpisce pure gli esponenti del cattolicesimo del dissenso
invitati a tenere conferenze a Crema: il 23 marzo 1974, ad esempio, il direttore responsabile
prende di mira la relazione di don Leandro Rossi, invitato dalle Acli, sul tema i cattolici di
fronte al referendum, giudicandola a senso unico e rammaricandosi della reprimenda in
essa contenuta nei confronti di certi supercattolici e pure della notificazione dei vescovi.
Una campagna da cui i cattolici del s escono con le ossa rotte: il 59,3% degli elettori a
livello nazionale vota no allabrogazione della legge. Accade anche a Crema. Il settimanale
diocesano, allindomani della sconfitta, invece che riflettere sulle sue cause, attacca. Attacca i
socialisti di casa nostra apostrofandoli come allievi di maestri che hanno fatto ormai il loro
tempo, hanno imposto il pi bolso anticlericalismo, in ci accomunati alla pi retriva borghesia pregna di astio massonico non esaurito dai tempi di Porta Pia, nonostante la caduta
di anacronistici steccati23.

Drammi oltre i numeri


Lentrata in vigore della legge non sconvolge, come paventato da molti del fronte anti-

Una rivoluzione silenziosa

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divorzio, la famiglia: dopo dieci anni lindice di divorziabilit rimane il pi basso dEuropa:
lo 0,2 per mille abitanti contro, ad esempio, l1,8 della Germania, il 2,0 dellOlanda, il 2,8
della Danimarca e della Gran Bretagna e lo 0,6 della Grecia (la media europea di 1,6). Un
tasso che si mantiene basso anche se si rapportano i divorzi al numero delle coppie sposate:
lo 0,8 per mille contro il 7,2 della Francia, il 12,1 della Danimarca, l11,8 della Gran Bretagna24. Un tasso basso, anche se leggermente in crescita, che si mantiene fino al 2000: nel
2003 siamo a livello del 9% contro il 43% dellAustria, il 47% della Danimarca, il 51% della
Finlandia, il 54% della Svezia, del 48% della Gran Bretagna. Un tasso che andrebbe ritoccato
allin su: considerato che in diversi Paesi europei o non esiste il doppio passaggio (la separazione come requisito necessario per accedere al divorzio) o il procedimento della separazione
non ha mai avuto un ruolo particolarmente significativo o si consente di optare per luno o
per laltro, sarebbe pi corretto mettere insieme le separazioni e i divorzi. Cos facendo, le
distanze apparirebbero meno accentuate: saremmo oltre il 20%. In Italia la punta massima si
registra nel 1972 con 32.627 casi (punta determinata dallo smaltimento degli arretrati) per
poi scendere a 17.890 nel 1974 e a una media di 11-13.000 negli anni successivi25.
Numeri non particolarmente preoccupanti e questo anche a Crema26. il caso, tuttavia, di
scavare oltre i numeri stessi. Lo facciamo ascoltando in proposito il presidente del Tribunale
di Crema, dr. Salvatore Cappelleri, e un avvocato che da decenni gestisce casi di separazione
e divorzio.
Una considerazione preliminare. Una volta il divorzio era un lusso che si potevano permettere solo famiglie aristocratiche e borghesi, ma oggi entrato anche nel costume di coppie dal
tenore di vita modesto con un reddito complessivo che va dai 2.500 ai 2.800 euro al mese
(perfino con un reddito di 1.200 euro).
Le conseguenze. Il prezzo pi alto pagato dal marito27 che si trova spesso costretto ad
uscire dalla casa coniugale - che continua ad essere abitata dalla moglie e dai figli -, a pagare
laffitto e eventuali assegni28. Marito che, talvolta, si trova in tali ristrettezze economiche che
deve sobbarcarsi un secondo lavoro pur di sopravvivere29. Vi , poi, chi letteralmente prosciugato dalla moglie (una moglie che talora prova una soddisfazione sadica nellinfliggere
sofferenza al marito), anche quando questa ha trovato un lavoro (in nero) o addirittura non
ha pi bisogno dellassegno perch gi convive con un altro. Accade che il coniuge uscito di
casa talora non abbia altra possibilit che rientrare nella famiglia originaria. Una realt, quindi, tuttaltro che idilliaca e che presenta, talvolta, situazioni a dir poco paradossali quando
per la casa coniugale si acceso un mutuo, mutuo che deve continuare a pagare anche chi
la casa non la gode. Il divorzio (e la separazione prima) - vero - risolve dei problemi, ma
indubbiamente ne pu creare degli altri.
Le cause. Sono le pi varie. Succede che uno dei due (o, magari, entrambi: oggi, grazie al
lavoro, anche le donne hanno moltiplicato le opportunit di incontrare persone e di tessere
relazioni nuove) abbia una nuova storia damore, oppure scopra la nuova storia damore
dellaltro. Le donne, poi, hanno raggiunto un tale livello di coscienza dei propri diritti che
non sopportano pi le angherie da parte del marito come succedeva spesso in un passato

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Appunti di viaggio

non troppo lontano: non un caso che a prendere liniziativa della separazione e del divorzio
siano spesso proprio le donne. Ma i matrimoni falliscono anche senza nuove storie damore:
falliscono per incompatibilit, tale per cui proseguire diventa un vero e proprio inferno. Ci
sono coppie giovani che scoppiano solo dopo pochi mesi di matrimonio anche se hanno alle
spalle un fidanzamento decennale; addirittura coppie che si dividono pur avendo vissuto un
lungo periodo di convivenza prenuziale. Ci si separa a tutte le et: anche a 50 anni e pi (la
media tra i 40 e i 50)30. Non sempre, per, la presa di coscienza del fallimento porta automaticamente alla separazione in tempi brevi: vi sono coppie che, pur vivendo una situazione
conflittuale, decidono di spostare nel tempo il procedimento di separazione in attesa che i
figli crescano e possano affrontare la separazione dei loro genitori con minori traumi31. Una
scelta, questa, improntata al senso di responsabilit: i figli, infatti, costituiscono il problema
pi delicato in quanto sono loro che soffrono di pi32 prima e dopo la separazione. Non un
caso che il legislatore abbia previsto il cosiddetto affidamento condiviso. vero che il bambino vive in casa di uno dei due genitori (per lo pi la mamma: compiuti i 12 anni, si tiene
per conto della sua volont), ma anche vero che la legge richiede ad ambedue i genitori un
pari contributo di tipo qualitativo alla formazione del figlio stesso33.

Una lacerazione ancora pi drammatica


A soli otto anni dallintroduzione del divorzio, nel 197834, passa in parlamento la 194 che
consente in determinati casi linterruzione volontaria della gravidanza, una legge fortemente
combattuta dai cattolici che, anche questa volta, raccolgono le firme per il referendum abrogativo. Il comitato promotore si presenta come un movimento che si batte a favore di chi
senza voce, contro il genocidio perpetrato dallegoismo tipico di una societ opulenta.
Il 17 maggio 1981 si vota: i no sono una valanga, ben il 67,9%. Anche questa volta sono
numerosi i cattolici che votano in aperto contrasto con le direttive della Chiesa ufficiale35: un
altro e pi cocente shock per la gerarchia cattolica.
Mani che grondano di sangue innocente e una lettera toccante a un nascituro
Ricostruiamo qualche momento del dibattito che anche a Crema piuttosto vivace. Nel
1973 si tiene presso la sala Pietro da Cemmo del Centro Culturale S. Agostino un pubblico
confronto a cui partecipa, tra gli altri, il magistrato di origini cremasche, dr. Piero Pajardi.
La sua posizione chiara: non possibile porre il problema dellaborto in termini di libert in quanto c di mezzo il diritto naturale sul quale tutti dovrebbero essere daccordo: la
vita, infatti un valore assoluto e va rispettata in ogni caso36. Sul Bollettino della diocesi di
Crema dei mesi di marzo e aprile del 1977 si riporta un comunicato della Presidenza della
Cei in cui scritto a chiare lettere che laborto una infrazione di una legge scritta nel cuore
delluomo e confermata dal Vangelo37. Nello stesso anno, nella sua omelia tenuta durante
la celebrazione eucaristica alla fine della marcia silenziosa contro laborto, il vescovo mons.

Una rivoluzione silenziosa

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Carlo Manziana tuona contro la complicit di uno Stato che, dichiarandosi democratico, di
natura sua dovrebbe essere il tutore e il garante della incolumit della vita di ciascuno dallinizio alla fine dellesistenza e contro una legge che favorisce un costume barbaro e criminale
che accondiscende ad una mentalit privatistica nel senso pi egoistico e crudele perch offre
compiacentemente la sua complicit ed esige quella dei sanitari. Il vescovo lo dice con forza:
la vita sacra perch un dono di Dio [] la vita umana lespressione pi alta del creato,
partecipazione alla stessa vita di Dio. Confessa, poi, che lui superstite di un lager nazista,
individua delle analogie che vi sono sotto etichette diverse tra la furia libertaria e la violenza
nazista38. Approvata la legge, nel maggio 1978 il Consiglio pastorale diocesano esprime la
sua vibrata protesta sostenendo tra laltro: Una pretestuosa affermazione della libert che
sfocia nel pi gretto egoismo ha potuto sopraffare limperativo della stessa legge morale naturale, colpendo con cinica crudelt i pi deboli, i pi indifesi39.
Il nuovo Torrazzo, poi, fa una vera e propria campagna contro la legge. sempre don Vito
Barbaglio in prima fila. Attacca la 194 come una legge che ci porta alla barbarie, punta
il dito contro i deputati e i senatori che lhanno approvata (le loro mani e le loro coscienze
grondano di sangue innocente), grida allo scandalo di una norma dello Stato che scarica
la responsabilit di tanto crimine anche su tutti i cittadini che pagano le tasse (purtroppo
ci sporchiamo nostro malgrado anche le nostre mani di questo sangue) e stigmatizza lideologia radicalmarxista che con tale colpo di mano ha di fatto svuotato la Costituzione di
tutti quei contenuti umano-cristiani in essa abbondantemente recepiti. L11 luglio 1978,
ancora don Vito Barbaglio, intervenendo a proposito degli obiettori di coscienza, scrive parole di fuoco: Il pretendere [] da parte di chi ha praticato laborto che siano gli infermieri
obiettori di coscienza a buttare nei rifiuti o nei cosiddetti gabinetti i corpi maciullati dei
bambini uccisi dai loro interventi abortivi certamente disonesto, oltre che del tutto indebito, ed un voler vilmente sottrarsi alla conseguente e repellente logica conclusione di tutto un
comportamento moralmente aberrante. Sullo stesso settimanale diocesano il dott. Luciano
Mariani, dopo aver riportato i numeri relativi agli obiettori di coscienza nel reparto ostetricoginecologico (primario, 2 aiuti, 4 medici assistenti, 23 su 29 paramedici), chiarisce le
ragioni di tanto dissenso: Perch alla base della professione medica c il rispetto della vita:
il medico non pu sopprimere o partecipare alla soppressione di una vita umana in qualsiasi fase della sua evoluzione, sia quella iniziale, sia quella terminale. [] Per questo, tra gli
obiettori di coscienza numerosi sono i medici indifferenti o estranei a problematiche religiose
o di fede40. Lo stesso settimanale diocesano, due anni dopo lapprovazione della legge, parla
di un bilancio di oltre 350.000 bambini, esseri umani (i pi deboli) soppressi dallo Stato (il
pi forte)41.
Alla vigilia del referendum (chiesto anche da oltre 8.000 cremaschi42) il brillante giornalista Beppe Torresani pubblica in prima pagina unefficace Lettera a un nascituro: Ti
vogliono uccidere - scrive - perch non sei gradito [] Eppure sei il frutto pi bello [] del
pi sublime atto damore. E continua: Ti vogliono uccidere perch non sei sano e nemmeno bello. [] unaberrante cultura di morte e di violenza [] Ti vogliono uccidere perch

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Appunti di viaggio

tua mamma stata abbandonata dal partner, da tuo padre. E ancora: A qualcuno danno
fastidio le tue immagini di essere vivente, del tuo cuore che pulsa, che ormai la scienza, con
lesame ecografico, dimostra. Loro, quelli che non hanno conati di vomito a buttarti nella
pattumiera e ti considerano un grumo di cellule appena e ti chiamano, quasi con disprezzo,
feto, per negare che sei persona, avrebbero preferito fotogrammi endoscopici nebulosi. []
Se [] prevarr laborto legale [] con tristezza mi pare di poterti dire: forse meglio che
tu sia rimasto nella luce perenne e misteriosa del liquido amniotico di un utero, piuttosto
che affrontare il buio di questo mondo balordo, vittima del suo stesso assurdo progresso. Per
costoro e per la nostra scarsa capacit di convincere ad una testimonianza di vita, ti chiedo
scusa43.
Sullo stesso numero, poi, viene pubblicato un lungo elenco di medici che dichiarano apertamente di votare per il s (s allabrogazione della 194): Aiolfi Stefano, Arnoldi Domenico,
Bozzetti Agostino, Borghi Luigi, Benelli Piergiorgio, Canger Giulio, Cazzalini Clementina,
Cappellini Giacomo, Colombo Franco, Campari Pier Franco, Dolci Diego, Della Frera Walter,
Fasoli Mario, Fusar Imperatore Giorgio, Gerevini Attilio, Mantica Pier Paolo, Grassi Aldo,
Cazzaniga Mario, Guerini Rocco Mario, Jori Mario, Inzoli Sergio, Lucchi Camillo, Lupi Assuero, Mattioli Giuseppe, Gennari Sandro, Mechawar Antoun, Mariani Luciano, Pappone Giulio,
Parati Angelo, Pagliari G. Carlo, Patrini Gianni, Patrini Gabriele, Soccini Fulvio, Valtolina Silvia, Lundberg Erik, Zanacchi Giuseppe, Ferrari Luigi, Ragazzi Danilo, Ricetti Antonio, Tavecchi Luigi, Ferrari Ostilio, Bonifazi Claudio, Distante Rino, Maffini Claudio, Pedrazzi Alfredo,
Cristiani G. Carlo, Zavatteri Gianna, Zuffetti Mario, Zuffetti Rino44.
Le menzogne della sinistra
Grande la mobilitazione dei cattolici, ma lesito anche questa volta non esaltante, nonostante sia decisamente migliore rispetto alla media nazionale: lo schieramento del no
a Crema vince con il 55, 95, mentre nel territorio i paladini del no raggiungono solo il
47,3%; i s stravincono a Castelgabbiano col 73% e toccano il livello pi basso nella rossa
Pianengo col 33%.
Il periodico laico di area socialista ipotesi 80 canta vittoria con un editoriale dal titolo significativo Sconfitta la crociata oscurantista: Nelle nostre campagne, un tempo, la mondina partiva per la risaia ed abortiva. Cos, nel caldo afoso, tra i solchi dacqua stagnante, attanagliata
dallangoscia mista a vergogna e ad umiliazione talvolta moriva. Nelle nostre campagne,
senza viaggiare nel vercellese, si ricorreva alla praticona del paese vicino e si consumava in un
locale, solitamente a piano terra e disadorno, un sacrificio colpevolizzato: anche qui si poteva
morire e nella maggior parte dei casi riportare menomazioni irreversibili. [] LItalia contadina ha ricordato tutto ci, lha ricordato con lucidit, con passione, con ansia crescente e ha
gridato il suo NO ai becchini di prima classe come alle mammane, allintegralismo come al
radicalismo e ha rinnovato [] il patto antico tra uomo e ragione. Hanno prevalso lo spirito
della Riforma sulla Controriforma, la tolleranza sulla chiusura dei crociati, la solidariet sulla

Una rivoluzione silenziosa

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solitudine di un atto troppo ingiustamente condannato.


Sul fronte opposto il direttore de il nuovo Torrazzo, don Michele Bertazzoli, si scaglia contro i manifesti murali dello schieramento del no infarciti di menzogne palesi e di monotoni,
quanto stantii luoghi comuni. Fa inoltre dellironia contro la sbandierata valanga dei no:
E da dove srotololata? Forse da quel 55,95 per cento raccolto dagli abortisti in citt? Beh,
siamo seri compagni! Contrabbandare per valanga uno scarto di un 6 per cento, non vi
sembra esagerato?45. Giuseppe Torresani, a sua volta, prende di mira la festa organizzata dalla
sinistra, in primis dai comunisti: i discorsi dei leader dei partiti del no pronunciati in piazza
Duomo sono zeppi di retorica e di luoghi comuni, affidati - con durezza e protervia - al
solito linguaggio trito e ritrito, sentito a lungo durante la campagna. Un attacco, infine,
a Renato Strada: parso un po ridicolo e millantato il noi rivoluzionari pronunciato da
Renato Strada, notoriamente uscito dambiente borghese per entrare in dimore altrettanto
accoglienti. Questi arringa-popolo, di cui non hanno mai conosciuto i sacrifici quotidiani,
sono scarsamente credibili. Nel 1985 sempre il settimanale diocesano colloca in prima pagina un servizio sullaborto in Italia (dati relativi al 1983): una media di 405,6 aborti su mille
nati vivi, con punte record a Milano dove gli aborti (11.184) superano i nati vivi (10.911) e
Roma con 625 su 1000. Larticolo parla di soppressioni legali, di triste bollettino di guerra, di massacro46. Nel mese successivo vengono pubblicati i dati ufficiali del 1984: 226.000
aborti legali. Larticolo precisa che in dieci anni sono milioni di esseri umani che vengono
eliminati47. Il 2 novembre dello stesso anno, viene pubblicato un servizio sul discorso di
madre Teresa di Calcutta allOnu, discorso in cui lei dichiara testualmente: Quando noi
distruggiamo un bambino non ancora nato, distruggiamo Dio. E ancora: Noi ci spaventiamo al pensiero della guerra nucleare, rifuggiamo al pensiero dellAids, ma non impediamo
che vengano uccisi i bambini non ancora nati con laborto: laborto diventato un grande
distruttore di pace. L8 marzo 1986 il giornale torna sul tema parlando di aborto come un
omicidio nel grembo materno.

Una legge che continua a dividere


opportuno a questo punto analizzare, seppur per sommi capi, la legge. Non siamo tout
court di fronte a una legge abortista: essa, infatti, tutela la vita umana dal suo inizio e
prende le distanze dallinterruzione della gravidanza intesa come mezzo per il controllo
delle nascite (art. 1). Non si tratta solo di unenunciazione di principi: la legge impegna la
societ, in tutte le sue articolazioni, ad avviare servizi ed iniziative tese a rimuovere le cause
(art. 5) che conducono le donne ad abortire. Essa consente laborto volontario in condizioni
del tutto particolari: un serio pericolo per la salute fisica e psichica della donna, condizioni
economiche, sociali, familiari difficili, circostanze del concepimento e previsione di anomalie
e malformazioni del concepito stesso.
La legge viene dai pi esaltata come una conquista di civilt e da altri considerata come
una sorta di male minore: di sicuro un compromesso tra istanze diverse che si pone nellim-

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Appunti di viaggio

mediato lobiettivo di combattere gli aborti clandestini e, nel medio e lungo termine, di
togliere le stesse ragioni che impediscono una procreazione cosciente e responsabile.
Ecco alcuni dati a livello nazionale. Laborto clandestino, nonostante la legge, non del
tutto scomparso, ma comunque fortemente ridimensionato: siamo nellordine di grandezza
di 20.000 di cui il 90% nel Sud. Anche gli aborti legali si riducono in modo significativo
nel tempo: nel 1982 - lanno record - il numero arriva a 234.801, nel 2003 si scende a quota
132.795, un dato che si riduce ulteriormente a 97.775 se vengono sottratti gli aborti delle
donne immigrate. Nellarco di trentanni, quindi, il fenomeno, se ci riferiamo solo alle donne italiane, si dimezza. Non solo si ridimensiona in termini assoluti, ma anche in termini di
tasso di abortivit48: si passa da 16 negli anni 80 a 9,6 nel 2003. E questo vale pure per il
rapporto di abortivit49: se negli anni 80 una gravidanza su 3,6 viene interrotta, nel 2003 si
arriva al rapporto di 1 su 550. Se passiamo agli anni pi recenti troviamo 131.038 aborti nel
2006 e 127.038 nel 2007 (-3%). Se confrontiamo questultimo dato con quello dellanno
record, cio del 1982, ci rendiamo conto che siamo a - 45,9%. Una tendenza che si registra
anche nel territorio cremasco: si passa da 309 casi del 198751 a 219 del 2007. Un risultato
positivo anche per quanto riguarda gli aborti di donne minorenni: il tasso di abortivit del
4,7 per mille contro il 17,8 che si registra in Gran Bretagna. Sono dati indubbiamente confortanti52, tanto pi se si confrontano con quelli degli Usa e dei Paesi dellEst europeo53, ma
siamo comunque in presenza di un numero impressionante: quasi 130.000! E questo anche
nel cremasco: nel 2007 sono ancora 219 (contro i 309 del 1987).
Solo le donne hanno il potere di dare la vita o la morte
Dati confortanti, ma vi chi (per lo pi i cattolici) denuncia lincompleta applicazione
della legge. Ascoltiamo pi testimoni. La parola, in primo luogo, a un ginecologo. Una premessa doverosa: il suo un osservatorio esclusivamente locale e, di conseguenza, egli non ha
nessuna pretesa di generalizzare.
Un dato inconfutabile: i medici, vero, hanno sempre optato in maggioranza per lobiezione di coscienza54, ma la struttura ospedaliera sempre stata in grado di soddisfare la domanda. Non gli risultano, poi, casi di obiettori spinti da motivi di convenienza55: vi chi in
un primo periodo ha scelto di non obiettare e poi, tormentato da mille dubbi (laborto non
facile n per chi lo subisce, n per chi lo pratica), ha optato per lobiezione e vi pure chi,
dopo il primo cambiamento, tornato alla sua posizione originaria. Tiene a precisare poi
che i medici che svolgono il ruolo di consulenza nei Consultori discutono con le donne in
questione i possibili modi per rimuovere le cause dellaborto, ma spesso si trovano di fronte
interlocutrici che gridano con forza che loro il figlio non lo vogliono snocciolando una serie
di problemi per cui farle recedere quasi impossibile, come quasi impossibile far recedere
donne fragili dal punto di vista psicologico per le quali problemi che per altri sono banali per
loro diventano pesanti come macigni.
Secondo il nostro ginecologo vi un unico argomento in grado di accrescere la consape-

Una rivoluzione silenziosa

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volezza di tutte le donne e, di conseguenza, di favorire una scelta responsabile e motivata ed


la considerazione secondo cui solo loro hanno il potere - un potere che deriva dalla loro
struttura biologica - di dare la vita o la morte. Lunico, ribadisce: largomento del sussidio
economico56, infatti, troppo debole (se non in casi eccezionali) per poter essere convincente. I medici, quindi - puntualizza -, il loro ruolo lo svolgono fino in fondo in piena sintonia
con la lettera e lo spirito della 194: non un caso che una percentuale, seppure bassa (dal 10
al 20%) delle donne che ricorrono al Consultorio decise ad abortire, poi non abortisca.
Unultima annotazione. La percezione dellaborto col tempo ha registrato un significativo
cambiamento: nei primi anni di applicazione della legge le donne dimostravano un disagio
e non nascondevano di provare vergogna e senso di colpa, mentre col passare degli anni per
loro laborto diventato un dato acquisito, scontato.
Dio perdona, ma una donna non si perdona mai
La parola ora a un prete. Ascoltiamo il battagliero sacerdote che abbiamo pi volte incontrato: don Vito Barbaglio. A distanza di oltre trentanni dalla legge lui non ha cambiato idea.
Ritiene, anzi, a posteriori, di avere una ragione in pi: con la licenza totale di abortire, gli
italiani si sono dati la zappa sui piedi, alle prese oggi come sono con uninvasione preoccupante di extracomunitari. Non risparmia nessuno, neppure i democristiani che pure hanno
avuto a lungo le leve del potere decisionale, colpevoli di non aver fatto nulla (o quasi) per
rimuovere le cause economiche dellaborto. Don Vito Barbaglio non nega, certo, lesistenza
di altre cause difficilmente rimuovibili. Si tratta, afferma, in primo luogo dellegoismo, della
linea da non perdere e della pressione psicologica degli stessi genitori nei casi di ragazze
incinte: tutte cause fasulle - precisa - perch quelle vere (la povert, la stessa solitudine),
possono essere eliminate. Egli dellavviso che, se si abortisce, poi si paga in termini di senso
di colpa. la sua esperienza pluridecennale che glielo dice: ricorda, ad esempio, una donna
che ha abortito da ventanni e che, da allora, anno dopo anno, festeggia il compleanno del
bambino mai nato; una madre di tre figli che sul letto di morte, ricordando laborto a cui si
era sottoposta, confessava sconsolata che le mancava un figlio; unaltra che confidava di essere
continuamente perseguitata dallombra del quarto figlio che avrebbe dovuto nascere; unaltra
ancora che alla bella et di 83 anni ricordava ancora in confessionale laborto effettuato nei
suoi anni giovanili57. E pagano anche le ragazze, checch se ne dica della loro superficialit:
don Barbaglio ricorda unadolescente con alle spalle due aborti che esternava il suo profondo rancore, addirittura odio nei confronti del medico che le aveva praticato linterruzione
della gravidanza in quanto lei era sconvolta e quindi in qualche modo giustificata, ma lui
no. Si paga perch, secondo lui, un atto contro la stessa natura della donna. Dio - afferma
scandendo le parole - perdona, ma la donna non si perdona mai. Per questo, quando nel suo
ruolo di sacerdote riesce a convincere una donna a non interrompere una gravidanza, questa
gli riconoscente per tutta la vita: ricorda in particolare una donna che aveva gi tre figli e
che, dietro indicazione del suo medico (cattolico!), si era decisa a interrompere la gravidanza

100

Appunti di viaggio

per sospette malformazioni del feto (il bambino, poi, nato sanissimo). Conosce, poi, una
mamma tossicodipendente che ha partorito una bambina senza cervello: la bambina, vero,
morta, ma in qualche misura ha svolto la sua missione in quanto i due genitori, tutti presi
dallattesa di una bambina, hanno letteralmente dimenticato la droga. Conosce anche il caso
di una donna che andata incontro eroicamente alla morte pur di dare la vita a una bambina. Don Vito Barbaglio di una cosa certo: oggi, in barba alla stessa legge che tanto esalta il
valore della vita umana, laborto diventato un vero e proprio diritto in tutti i possibili casi.
La legge - aggiunge - va applicata con rigore e integralmente. E conclude: la Chiesa spesso
accusata di essere conservatrice, retrograda, reazionaria, ma, proprio perch vuole conservare
ci che vale davvero, i valori profondi, guarda avanti, molto pi avanti di chi prigioniero
dei falsi miti del proprio tempo58.
Le difficolt della vita non si risolvono eliminando la vita, ma superando le difficolt
sempre don Vito Barbaglio lispiratore a Crema del Centro di aiuto della vita (Cav).
Esiste dal 1979 ed stato uno dei primi a nascere in Italia59. Uno slogan, il suo, che tutto
un programma: Le difficolt della vita non si risolvono eliminando la vita, ma superando le
difficolt60. Per questo il Cav offre la sua consulenza psicologica61, medica, anche giuridica
(in casi, ad esempio, in cui la donna in gravidanza minacciata di essere licenziata) e, naturalmente, il suo supporto economico62. Un servizio - dichiara una responsabile, Faustina
Marazzi - svolto con la massima discrezione e con tanta comprensione umana. Lobiettivo:
cercare, parlando con le donne, i modi per superare le cause che conducono allaborto.
Un lavoro faticoso63, ma che d risultati decisamente importanti: sono 202 i bambini che
vengono alla luce dal 1998 al 2006 e oltre 700 dal 197964 (38 solo nel 200865). Non sono
numeri irrisori: alcune centinaia di donne che hanno superato gli ostacoli ritenuti in un
primo momento insormontabili, in primis, linadeguatezza delle risorse economiche a disposizione66, la non idoneit degli spazi abitativi, il senso di smarrimento di fronte a un evento
imprevisto considerato sconvolgente (da qui langoscia, talora la disperazione e linevitabile
tentazione di disfarsi del fardello). Le donne - cos afferma - sono confuse: da un lato gridano
che non possono farcela con un partner che non lavora o che ha un lavoro precario o che
addirittura non c pi, dallaltro, per, si rendono spesso conto della gravit di un atto come
quello dellinterruzione della gravidanza. Ecco perch - prosegue - importante per loro
trovare qualcuno con cui dialogare, condividere il loro carico di dolore: incontrando delle
interlocutrici disponibili ad ascoltarle, si aprono e col tempo riescono anchesse ad ascoltare,
ad uscire dalla loro solitudine. Certo, ci sono difficolt e difficolt: quelle economiche sono
relativamente superabili (il Cav non solo prevede nei casi pi gravi un assegno mensile, ma
mette a disposizione delle donne praticamente tutto, dal corredino del bambino allassistenza
pediatrica, dai pannolini al latte in polvere), ma ci sono ostacoli meno facilmente aggirabili: la notizia, ad esempio, di una malformazione dellembrione67, ostacolo di fronte al quale
il Cav non si ferma affatto, indirizzando le donne in questione a ricorrere al telefono rosso

Una rivoluzione silenziosa

101

tramite il quale possono accedere a degli specialisti della Mangiagalli. Specialisti, vero, che
non hanno la bacchetta magica, ma spesso riescono a tranquillizzarle o, come minimo, ad
aiutarle a scegliere in modo pi consapevole: a volte spiegano che si tratta di un rischio e non
di una certezza e altre volte chiariscono che la malformazione paventata del tutto marginale
in quanto riguarda, ad esempio, un leggero disturbo del linguaggio. Faustina Marazzi non
nega che sia particolarmente angosciante - continua - la scelta in presenza di gravi malformazioni del feto: se una gravidanza indesiderata rappresenta un terremoto, la prospettiva di
un figlio con un handicap rilevante assume una valenza drammatica68. Ecco perch considera
umanamente comprensibile la reazione del rifiuto. Ammira, tuttavia, il coraggio di quelle
donne che invece optano per la vita, comunque: ve ne sono che, addirittura, hanno portato
a termine la gravidanza pur sapendo che il bambino sarebbe nato morto o pur sapendo che
sarebbe vissuto solo per pochi giorni. Certamente, avere un figlio con una disabilit (come
si suole dire oggi) grave, sconvolge la vita, ma tale dolore non paragonabile - secondo lei - a
quello delle donne che decidono di abortire: il primo accompagnato da serenit, il secondo
totale.

102

drammi
facile trovare un amico nella buona sorte,
mentre questa diventa la cosa pi difficile di tutte nella cattiva sorte.
(Democrito, fr. 106)

Nel tunnel delloblio


Uno scenario allarmante
Un crescendo preoccupante di persone che entrano nel tunnel delloblio, casi inquietanti
di individui in stato vegetativo persistente e di pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica:
anche Crema vive i nuovi drammi del nostro tempo, drammi collegati fondamentalmente ai
progressi della medicina.
Sono oltre 24 milioni nel mondo i malati di Alzheimer1, la pi grave e frequente forma di
demenza2 che devasta progressivamente la personalit. Si tratta di un fenomeno che registra
una crescita impressionante (4,6 milioni di nuovi casi ogni anno) ed destinato a raddoppiarsi
ogni 20 anni. In Italia i pazienti sono oltre 600.000, un numero che si incrementa di 80.000
unit ogni anno.
La patologia comincia ad essere avvertita come fenomeno diffuso negli anni 70 e 80 in
concomitanza non soltanto con laumento dellet media della popolazione, ma anche con
lapprontamento di raffinate metodiche diagnostiche e con la messa sul mercato di farmaci
ad hoc ( con questi farmaci che Ronald Reagan riesce a governare per otto anni lo Stato pi
potente al mondo, pur essendo affetto da Alzheimer).
La malattia si manifesta tra i 50 e i 65 anni, ma gi in corso da anni: un lungo periodo
di incubazione in cui il cervello utilizza le cellule staminali per riparare i danni e lo stesso
soggetto ricorre a strategie di comportamento che la occultano. Siamo in presenza di una
patologia che, come noto, colpisce la memoria - il deposito delle informazioni -, non
lintelligenza: questa, finch vi sono frammenti di memoria, continua a funzionare. Ci
provoca determinati comportamenti apparentemente assurdi come lalzarsi alle tre di notte
per un uomo che ha fatto il camparo per una vita o il bisogno di mangiare in continuazione
perch la memoria non registra pi niente. Anche laggressivit si scatena: se un paziente,
legato a un frammento di memoria, deve svolgere un certo compito, non pu che ricorrere
alla forza contro chi glielo impedisce. Unaggressivit che si manifesta, ad esempio, nelle

Drammi

103

donne quando si cambia loro il pannolone perch esse percepiscono in questatto un tentativo
di violenza sessuale. Unaggressivit che si esprime anche quando il malato si trova di fronte
allo specchio: non riconoscendosi, si scaglia contro lestraneo che entrato in casa.
La malattia pu durare decenni3. Alla fine il paziente scivola in una situazione del tutto
simile a quella di un soggetto in stato vegetativo permanente: del tutto privo di coscienza,
rannicchiato nel letto, alimentato prima con la flebo, poi (quando non ci sono pi vene da
bucare) col sondino e infine bucando il duodeno.
Altissimi sono i costi in termini psicologici per i famigliari e per quelli che in gergo vengono
chiamati caregivers (le persone in altre parole che si occupano di tali pazienti), come altissimi
sono i costi economici non solo a carico delle famiglie che devono ricorrere a badanti o
a strutture pubbliche, ma anche a carico della collettivit con una spesa superiore a quella
necessaria per un malato di cancro.
La patologia, anche nel nostro territorio, registra un impressionante trend in salita: se
prendiamo in considerazione soltanto losservatorio del Kennedy, oggi Fondazione
benefattori, e i pazienti che vengono curati allinterno del progetto Cronos della Lombardia
si passa da circa 70 unit del 2001 a ben 330 del 2008 (numeri da cui sono esclusi altri 230
casi di persone che nel frattempo o sono decedute o non sono pi in cura)4. La diagnosi
della malattia viene effettuata da due Unit di Valutazione Alzheimer5 (UVA): una presso il
Kennedy, laltra presso il reparto di neurologia dellOspedale Maggiore di Crema. I pazienti
sono per lo pi assistiti dai famigliari nelle proprie abitazioni, ma non mancano, in caso di
bisogno, 20 posti-letto presso il reparto realizzato ad hoc nel Kennedy6 (reparto che ospita
gratuitamente, ma per periodi molto limitati) e 20 posti a pagamento presso la Casa Albergo
di via Zurla7.
Per offrire un adeguato supporto alle famiglie nasce nel 1995 la sezione di Crema
dellAIMA8, dietro sollecitazione del dott. Daniele Villani, direttore sanitario del Kennedy e
per iniziativa della prof. Maria Dragoni. La sezione, grazie alla collaborazione della dr. Gloria
Regazzi, assistente sociale dellI. D. R. e di volontarie AVULSS, intraprende subito una serie
di iniziative tese non solo a sensibilizzare lopinione pubblica riguardo una malattia pressoch
sconosciuta, ma anche e soprattutto a informare e formare i famigliari e il personale sanitario
con corsi tenuti da medici interni e da esperti noti a livello nazionale9 e internazionale10. Per
i famigliari, in particolare, vengono avviati i gruppi11 di sostegno psicologico guidati da una
psicologa specialista del settore, nonch colloqui psicologici individuali per delle situazioni
particolari. Grazie al finanziamento regionale12 ha presto inizio, inoltre, il progetto di
intervento a domicilio: unassistenza mirata a seconda delle necessit13. Un servizio che dopo
un anno continua ad essere fornito col contributo significativo della Fondazione comunitaria
della Provincia di Cremona e di alcuni club (dal Rotary al Lions, dal Circolo del Ridotto
al Round Table - associazioni che raccolgono fondi14 tramite serate benefiche), nonch
dellassociazione territoriale della Banca Popolare di Crema che non manca di erogare 5.000
Euro ogni anno. Particolarmente utili, tra le ultime iniziative, i pomeriggi di accoglienza
degli stessi pazienti15 ai quali sono proposte attivit ricreative, di orientamento nello spazio

104

Appunti di viaggio

e nel tempo, di socializzazione e nello stesso tempo manuali (dalla cucina al bricolage), oltre
a esercizi di tipo cognitivo16. Ci che, per, li coinvolge pi intensamente la musica: basta
far loro ascoltare una canzone dei tempi giovanili che anche pazienti non pi in grado di
rispondere a semplici domande, si mettono a cantare e a ballare! Tra i progetti in cantiere: un
laboratorio della memoria - con esercizi di riabilitazione (terapia di stimolazione cognitiva)
- a cui possono accedere i malati nella fase iniziale, nella fase cio dello shock successivo alla
diagnosi.
Questo, il quadro generale. Ascoltiamo ora alcune storie.
Dal palcoscenico allisolamento totale
Una carriera professionale di tutto rispetto: dirigente industriale prima e imprenditore
poi, un ruolo pubblico di spicco per numerosi anni. Una vita tutta sul palcoscenico. Poi,
gradualmente, il crepuscolo e infine la notte. Una notte sempre pi fonda. Ha 71 anni quando
Marco17 entra nel tunnel delloblio. Vi entra, ma non se ne rende conto.
la moglie che, giorno dopo giorno, avverte delle anomalie di comportamento. Lo vede
sempre affamato, ossessivamente intento ad accendere il gas per poi mettere sulla fiamma
un tegame vuoto. Lo vede preso dalla furia di uscire di casa come se volesse fuggire da una
prigione: lei lo pedina, ma senza farsi accorgere, per poi riportarlo a casa quando il marito
non sa pi come tornare. Una vita, la sua, letteralmente sconvolta, sempre in allerta, con una
trepidazione costante: anche di notte, a letto, dove unimpresa trattenerlo quando qualcosa
gli frulla nella testa. In villeggiatura a Varigotti, un giorno lo cerca per due ore, mobilitando
non poche persone per poi ritrovarlo in costume da bagno ormai nei pressi di Finalpia. Prova
una grande pena, dopo aver fatto sparire le chiavi di casa, nel vederlo infilare delle monete
nella serratura, nel sentirlo dire, dopo aver pranzato insieme a casa, di pagare il conto alla
cassa.
Un fardello pesante da sopportare. Ma la moglie sempre gli rimane vicina, sempre gli
fa sentire il suo calore umano. E gli sta continuamente a fianco anche quando il marito
ricoverato per un anno e mezzo presso la Casa di riposo di Soresina, cos come non lo perde
docchio nemmeno un giorno quando viene trasferito nella Casa Albergo di Crema, in una
stanza al quarto piano che lei personalizza collocandovi le cose da lui amate. Passano gli anni,
ma lei sempre l, giorno dopo giorno, a vedere insieme il sole rosso che tramonta sui tetti
di Crema, i colori delle immagini, le prime viole del giardino18, a fargli sentire la sua musica,
a toccare con mano, giorno dopo giorno, la disgregazione della sua mente che si riflette anche
nella stessa grafia e nella mania di strappare in tanti pezzi le pagine dei libri. Una routine
dolorosa, ma che le regala anche emozioni, come quando gli prende la mano con tenerezza
per fargli capire la sua presenza e lui le stringe un dito o come quando, al suo arrivo, gli vede
un lampo negli occhi o la bocca aperta in attesa di un dolcetto.
Emozioni, ma anche amarezza: lamarezza nel rendersi conto dellisolamento quasi totale
in cui si trova suo marito dopo una vita ricchissima di relazioni. Perfino del risentimento.

Drammi

105

sola, con i suoi figli, a portare la croce, sola col suo dolore, con la sua piet.
Ore e ore ogni giorno a cercare di comunicare con lui mediante piccoli gesti. A vederlo
consumarsi e spegnersi.
Il nostro bambino
Una nuova storia. A raccontarla Alice, la nipote appena adolescente di Aldo. Ecco alcuni
stralci del suo toccante diario19.
5 agosto 1996: La nonna, che con lui, dice che fa cose strane, che parla da solo, che la
insulta, che agitato e muove le mani, insomma che non pi lui.
14 agosto: La mamma ne risente moltissimo, sempre triste, nervosa, e irritabile: passa
intere notti sveglia piangendo disperata.
5 novembre: Ieri notte il nonno si messo in testa che doveva uscire, si vestito, ha preso
le chiavi e nonostante i tentativi della mamma per fargli cambiare idea non c stato niente
da fare. [] Cos la mamma e il pap hanno dovuto seguirlo di nascosto per le vie del centro
per paura che si perdesse. (Faceva molto freddo).
8 dicembre: Ieri notte voleva di nuovo uscire ma mio pap lo ha sgridato e gli ha nascosto
le chiavi [] Ha cominciato a spalancare le finestre gridando: AIUTO, CHIAMATE LA
POLIZIA! Non riconosceva pi la mamma, la sua unica figlia. Sembrava odiarci e preferiva
laiuto degli altri.
14 gennaio 1997: Lui, il nonno quello vero, non c pi; adesso c una persona che non
mi riconosce, che non pi nemmeno in grado di vestirsi []
1 maggio: Lui non pi come allinizio della malattia; ora tranquillo, ma bisogna
curarlo, cambiarlo, vestirlo, farlo alzare, camminare un vero bambino appena nato, il
nostro bambino.
3 gennaio 1999: Siamo in montagna da pochi giorni, tutto sembra andar bene, la mamma
telefonava alla nonna pi volte al giorno per avere notizie del nonno e niente ci avrebbe fatto
pensare a quello che sarebbe accaduto: Alduccio questa mattina se n andato, lasciandoci
sbalorditi e pieni di dolore.
5 gennaio: Il grazie pi grande va alla mia mamma che, permettendo al nonno di rimanere
a casa nostra durante quasi tutta la malattia, ci ha fatto imparare tante cose, anche attraverso
il dolore e la sofferenza.
Una situazione drammaticamente difficile da gestire
La storia di Margherita. Ce la racconta la figlia Maria che, dopo la diagnosi ufficiale,
decide di ospitarla a casa sua e di prendersene direttamente cura. Una decisione dettata
dallamore filiale e in pieno accordo col marito, ma che sconvolge letteralmente la famiglia.
La malattia, infatti, progredisce velocemente e tiene sempre in allarme tutti. Margherita
soffre di claustrofobia e spesso e volentieri scappa di casa, ma quando fuori, non pi in

106

Appunti di viaggio

grado di tornare. Di notte, dopo le tre, non riesce pi a dormire e si mette a camminare per
la casa col rischio di cadere dalle scale. Diventa aggressiva: un giorno, vedendo con la coda
dellocchio la figlia versare delle gocce nella minestra, afferra il piatto e le getta la minestra in
faccia. solita, infine, chiamare il genero - che prima della malattia ha sempre apprezzato e
stimato - delinquente, accusandolo di averle rubato la casa.
Una situazione davvero difficile da gestire: Margherita sempre super-agitata, si tranquillizza
soltanto quando le portano la nipotina di tre anni a cui stringe la mano. I sintomi nel frattempo
si moltiplicano. Ad un certo punto lei non parla pi, non riconosce pi nessuno, neppure se
stessa. Quando si vede allo specchio, chiede con forza di mandare via quella donna. Quando
il genero vede la partita alla tv, laccusa di essere pazzo a invitare a casa cos tante persone!
Un isolamento che dura quattro anni circa. Maria, giorno dopo giorno, avverte il peso
crescente del suo compito e, quando la mamma arriva a non deglutire pi, sentito il parere dei
famigliari, opta per un ricovero a Casalbuttano, in un istituto di lunga degenza. La decisione
considerevolmente onerosa comporta anche un disagio non di poco conto perch spesso
costretta ad effettuare due viaggi al giorno per andare ad assistere la madre. Margherita
rimane ricoverata un anno, a cavallo tra il 1995 e il 1996. Vive gli ultimi due mesi nel letto,
in posizione fetale, del tutto priva di coscienza e alimentata artificialmente.
Un calvario che dura da 20 anni
Unaltra storia, quella di Maria. Una donna attiva: operaia al Linificio, dopo la chiusura
della storica fabbrica della citt, si presta a fare la cameriera presso una nota famiglia, gestisce
infine per venti anni un minimarket dimostrando abilit e rapidit sorprendenti nel fare i
conti a mente. Ricca di interessi: ama la musica, il ballo, il canto e questo la conduce spesso
e volentieri a Milano per assistere a delle opere liriche. Poi, allimprovviso, i primi segnali:
telefona, ad esempio, pi volte alla figlia per chiederle la stessa informazione, perde spesso
le chiavi e il borsellino che poi vengono trovati nei posti pi impensati, svuota larmadio.
Segnali che vengono colti anche dalle amiche. E cos intorno a Maria si forma il vuoto: anche
le persone che pi hanno avuto da lei si defilano come se avesse una malattia infettiva. La
figlia Loretta, seguendo il consiglio del dott. Rino Zuffetti, la sottopone alla visita del prof.
Bonetti, primario del reparto di psichiatria della struttura di S. Bassano. Questi, dopo aver
confermato la diagnosi di Alzheimer, informa la figlia che di cure non ve ne sono: Lunica
cura - le dice - lei che sar coinvolta 24 ore su 24 e pi lei sar vicino alla mamma, pi si
allontaner il ricovero in una casa di cura. Loretta si rende conto della strada in salita che ha
di fronte e decide di conseguenza: nel 1991 coglie al volo lopportunit di andare in pensione
dopo 20 anni di lavoro (non vede alternative: non pu pretendere che il fratello o la sorella,
pi giovani di lei, si licenzino). E cos incomincia un percorso che durer a lungo. Molto a
lungo.
Particolarmente difficili da gestire le prime fasi quando la mamma manifesta ancora degli
sprazzi di lucidit. unimpresa contrariarla perch in tal caso la figlia si trova di fronte

Drammi

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unopposizione fisica. Angosciante il momento di farle il bagno: forte il terrore che lei scivoli
e si faccia male. Un problema, poi, farle assumere con regolarit e una alla volta, le pastiglie.
Una situazione che lentamente si aggrava. Maria divora tutto: anche i dadi, anche la
pasta cruda. In due-tre giorni consuma la spesa di una settimana. E cos ingrassa: arriva ad
aumentare di 15 chili. E poi si fa aggressiva: in primo luogo verso il marito di Loretta che
considera una persona del tutto estranea e verso il secondo figlio. Unaggressivit che talvolta
esplode in modo isterico e rischia di minare lequilibrio della famiglia.
Da qui la scelta di ricorrere a un aiuto esterno. La figlia si rivolge ai servizi sociali del
Comune, ma con sorpresa si accorge che la persona mandata dallAmministrazione pubblica
non in grado di assistere la madre. Prende allora la decisione di affidarla per quattro ore al
giorno (dalle 16 alle 20) a una signora di fiducia: un onere non irrilevante, ma compensato
da un servizio ineccepibile.
Questo per due anni. Due anni in cui Maria perde sempre pi la sua identit, anche a
causa degli psicofarmaci che assume: soffre di allucinazioni, ha sempre la sensazione che
ci sia qualcuno di estraneo in casa, non si riconosce pi allo specchio, mette la sottoveste
sopra il vestito, rimane terrorizzata di fronte ad alcuni programmi televisivi. E diventa anche
pericolosa: ad esempio, lascia acceso il fornello e allaga la casa. Una situazione ingestibile
che rende necessario il ricorso prima al Kennedy nel reparto da poco creato per i malati di
Alzheimer, poi alla Casa protetta di via Zurla.
il 1996. Maria perde progressivamente la sua aggressivit e si chiude sempre pi. Una
chiusura che si ripercuote anche nel linguaggio: il vocabolario tende a ridursi a pochi termini.
La reattivit man mano diminuisce: solo durante lora dei pasti, stimolata ad aprire la bocca,
alza lo sguardo e sembra che voglia dire qualcosa20. Unagonia lenta. Lentissima: sono quasi
ventanni che Loretta, con la sorella e il fratello, lassiste giorno dopo giorno e attende con
grande preoccupazione la fase terminale: le viene da piangere solo a immaginarla in quella
condizione.

Un corpo vivo e unanima morta


Uno schianto e poi il buio
Storie diverse, ma con tratti comuni: tutte drammaticamente sconvolgenti, storie di
persone a cui accade di inoltrarsi gradualmente in un tunnel senza ritorno e senza via di
uscita. Ma nel tunnel si pu entrare anche bruscamente, nellarco di pochi istanti a causa di
un incidente stradale, unemorragia cerebrale o un arresto cardiaco. Se dopo la rianimazione,
non ci si risveglia, lesito quasi automatico lo stato vegetativo persistente21, uno stato in cui
il paziente, pur vivendo, non ha alcuna coscienza, quindi nessun legame col mondo esterno.
Una situazione in cui si pu precipitare e rimanere per anni. Anche per decenni. il caso di
Italo Triestino.
Una distrazione dellautista o forse un colpo di sonno: cos la Fiat Uno che corre a elevata

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Appunti di viaggio

velocit alle due di notte del 18 luglio 1989 impazzisce e va a finire contro un palo della luce
in viale Europa. Uno schianto, un impatto tremendo: lamico, Gianluca Peroni di 23 anni
che alla guida dellautomobile ne esce indenne, come esce indenne laltro amico Angelo
Monfredini di 21 anni, mentre Italo registra danni cerebrali devastanti. Un tragico evento22
che muta profondamente lesistenza a lui e ai suoi familiari. Il giovane di 22 anni, domiciliato
in via Pagliari, viene soccorso e immediatamente trasportato prima allospedale di Crema, poi
agli Ospedali Riuniti di Bergamo dove unquipe medica tenta tutto il possibile, ma Triestino
dal coma non esce pi. Dopo quattro mesi trascorsi in ospedale, viene riportato a casa, nella
nuova abitazione di Fiesco.
indubbiamente vivo, ma non d segni di percepire: respira, deglutisce, chiude gli occhi
quando dorme, ma non si scompone neppure quando improvvisamente suona una sirena a
tutto volume o gli si spara in faccia il bagliore accecante di un faro da 500 watt. Non d
segnali neppure quando lo si chiama, anche ripetutamente, perfino 100 volte, ma di tanto in
tanto capita che giri la testa in direzione di chi parla. alimentato col biberon alla maniera di
un lattante, ma quando affetto da bronchite, gli viene applicato il sondino. Lo accudiscono
la mamma e il pap e, quando pu, il fratello Salvatore.
I familiari, per fortuna, non sono soli a portare la croce: accanto a loro infatti vi sono numerosi
volontari (almeno un centinaio) che arrivano da tutto il cremasco, tutti profondamente
motivati, disponibili ad offrire un po di solidariet. Ognuno ha il suo turno e tutti hanno
un determinato compito da svolgere: una serie di esercizi della durata complessiva di unora,
esercizi studiati dalla dr. Marilena Pedrinazzi e fissati su un grande cartellone appeso alla parete
della camera. Un programma terapeutico dettagliato che prevede, operazione per operazione,
una precisa scansione temporale da seguire scrupolosamente23. Esercizi che vengono ripetuti,
a seconda del numero dei volontari, pi volte nellarco di un giorno, tutti i giorni, tutti i
mesi, per anni.
Ma nulla di nuovo accade, neppure dopo dieci anni, neppure dopo venti. Nulla, ma la
mamma Anna convinta che Italo capisca tutto. Un fatto certo: i volontari, sia pur ridotti
a una cinquantina24, continuano a prestare la loro assistenza, ma con aspettative minori, forse
senza nessuna aspettativa, ma consapevoli che grazie alla loro terapia il paziente pu continuare
a vivere: senza i loro continui esercizi, allettato com, Italo farebbe fatica a combattere giorno
dopo giorno le infezioni provocate dalle inevitabili piaghe che si formerebbero. Sono loro,
quindi, che contribuiscono a tenerlo in vita.
Intanto la mamma aspetta giorno dopo giorno il miracolo: verr il momento in cui
si risveglier, continua a ripetere. Una fede, la sua, che non le impedisce di esprimere
lamarezza per essere stata abbandonata da molte persone ed enti. Unamarezza che esterna
con chiarezza il figlio Salvatore in una intervista rilasciata a Tele Sol Regina25: il suo
un jaccuse contro gli enti pubblici, in primo luogo il Servizio sanitario, che troppe volte
gli hanno chiuso le porte in faccia. Da qui lo sconforto, il senso di solitudine. Un vuoto
generosamente riempito, per fortuna, da tanti privati, i tanti volontari a cui manifesta la
sua gratitudine sincera.

Drammi

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Nei panni del padre di Eluana Englaro si sentirebbe schiacciato da un rimorso


tremendo
Unaltra storia. La paziente, Carla, una donna adulta ospite del Kennedy. Una vita
trascorsa a Milano dove lavorava nel settore dellabbigliamento, poi, raggiunta let della
pensione nel 1997, in una villetta a Palazzo Pignano col marito, lontano dallo smog della
metropoli lombarda e a contatto con la natura. Trascorrono anni sereni in cui i due coniugi
cercano di godere quanto pu ancora offrire la vita, anni sereni interrotti bruscamente e
drammaticamente il 24 settembre 2005. Dopo una cena fuori casa e un gelato gustato per le
vie di Crema, mentre il marito gi a letto, lei, che si trova in cucina a sbrigare delle faccende,
improvvisamente sta male, forse invoca aiuto, poi perde i sensi. Il coniuge, svegliatosi alle tre
di notte, non vedendola a letto, si precipita in cucina dove la trova a terra del tutto priva di
coscienza. Chiama immediatamente il 118 che attiva loperazione di soccorso. Un soccorso
pressoch immediato: Carla viene trasportata allospedale di Crema e nella stessa notte agli
Ospedali Riuniti di Bergamo. Per i medici il caso disperato: senza intervento chirurgico,
destinata a morire. Il marito, di fronte alla prospettiva della morte, non ha altra scelta che
dare il proprio consenso. Loperazione dura sei ore, dopodich lei sembra registrare qualche
sintomo di miglioramento: comincia ad aprire gli occhi e a muovere un po gli arti. La
situazione, comunque, continua a essere grave, anche dopo il drenaggio al cervello, anche
dopo la tracheotomia effettuata per aiutarla a respirare meglio. A Bergamo rimane un mese
e mezzo, poi di nuovo allospedale di Crema dove viene curata due mesi e poi trasferita al
Kennedy.
Anche qui bene assistita, ma non le succede nulla di nuovo: sempre allettata, respira con
lausilio dellossigeno e dipende dal sondino e dal catetere. Il marito ogni giorno l accanto
a letto: dopo lo shock iniziale, dopo il fulmine a ciel sereno che si abbattuto sulla sua casa,
le speranze si affievoliscono sempre di pi, ma egli sempre l. A starle vicino ha la chiara
sensazione che lei in qualche misura voglia comunicare. Quando le domanda se lo vede,
Carla chiude gli occhi; quando le mette la mano davanti agli occhi, lei li chiude; quando gli
capita di piangere, lei lo fissa e poi chiude gli occhi. Tanti segnali: cos, almeno li interpreta,
segnali di assenso. Non ha alcuna certezza, vero: un suo modo di decifrare ci che vede. E
questo gli basta: quanto gli regala ancora la sua Carla. Del resto a casa non ci sta volentieri:
senza di lei - una donna stupenda, con mille qualit - si sente drammaticamente solo.
Non gli mancano certamente momenti di scoramento: talvolta prova un senso di colpa
per non averla soccorsa immediatamente in quella notte del 24 settembre 2005; si sente
a pezzi nel vedere in queste condizioni una donna che non aveva mai messo piede in un
ospedale come paziente, prima di allora; prova un po di rancore nei confronti dei medici
di Bergamo che non lhanno per nulla informato sulle condizioni di vita in cui sarebbe
sopravvissuta. Condizioni che continuano a essere stazionarie dopo quattro anni e che non
prospettano alcuna via di uscita. Ma egli, pur nellattuale disperata situazione, non riesce
proprio a mettersi nei panni del pap di Eluana: sarebbe schiacciato dal peso di un rimorso

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Appunti di viaggio

tremendo, un rimorso che lo perseguiterebbe per tutta la vita. Il suo destino-condanna


questo e non pu sfuggirgli: quegli occhi sbarrati che mandano qualche debole segnale non
glielo consentono.
Una situazione-limite che si conclude in poco pi di un anno
Unattivit professionale presso un ufficio tecnico di Milano. Poi, a sessantanni, la meritata
pensione: una nuova stagione da godere in libert, senza pi la tirannia dellorario, la fatica
del lavoro e degli stessi spostamenti. Ma il 13 dicembre 2007 accade limprevisto: Mario26
avverte un formicolio al braccio destro e mal di testa, sintomi a cui non d un peso eccessivo.
La situazione, per, nellarco di un minuto precipita: egli farfuglia qualcosa e poi perde
completamente la coscienza. Viene trasportato di corsa allospedale di Cremona dove la Tac
d un quadro clinico che lascia senza speranze la moglie e il figlio: unemorragia cerebrale
devastante. I medici lo danno per spacciato e ai famigliari dicono senza mezze misure che
non avr pi alcuna possibilit di risvegliarsi. Dopo alcuni giorni, per aiutarlo a respirare, gli
viene praticata la tracheotomia. A Cremona rimane fino allultimo dellanno dopodich viene
trasferito allospedale di Crema dove, dopo una settimana in rianimazione, viene collocato
nel reparto di neurologia. Il 17 marzo 2008 il trasferimento al Kennedy.
Il verdetto chiaro: stato vegetativo persistente. Per i famigliari inizia un vero e proprio
calvario. Mario allettato 24 ore su 24, viene alimentato con la peg con cui si somministrano
anche i farmaci. In queste condizioni soggetto a periodici focolai di polmonite, a infezioni
alle vie urinarie e a piaghe da decubito. Vive, ma pare non rispondere agli stimoli, anche se
qualche volta apre o muove un occhio.
Questo fino alla primavera 2009 quando sopraggiungono delle complicazioni e Mario si
spegne.

Un corpo morto e unanima viva


Non mancano casi di pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (sla). Ecco la storia di
Antonio27.
Anni di lavoro gratificante, una moglie e tre figli. Poi, nel 1991, a 52 anni, let della
pensione. Unet fortemente desiderata per praticare la sua grande passione per la bici da
corsa. Ma qualcosa, gi da subito, non va per il verso giusto: Antonio avverte giorno dopo
giorno un calo preoccupante di forze nelle braccia e nellarco di un tempo relativamente
breve si trova nellimpossibilit di muoverle. Inizia cos per lui una lunga via crucis: assistito
da una badante, rimane in questa condizione per nove anni. Una condizione dolorosa, una
perdita di autonomia umiliante, ma tutto sommato sopportabile. Ma il peggio deve ancora
arrivare: man mano anche le gambe rimangono paralizzate, morte. E cos progressivamente
tutti i muscoli. Antonio ha la consapevolezza di precipitare in un abisso, in un inferno. La
sua vita da questo momento cambia radicalmente: lucido di mente, ma con un corpo che

Drammi

111

non risponde. Una situazione davvero penosa: attaccato a un ventilatore e a un aspiratore di


catarro, alimentato e idratato prima con la peg e poi col sondino. Una situazione che diventa
ancor pi penosa quando viene meno la muscolatura della fonazione e perde la parola: una
vera e propria angoscia per lui. Non manca, vero, di comunicare, ma solo chi gli sta vicino
24 ore su 24 in grado di decifrare i movimenti delle sue labbra: un badante premuroso
ed affettuoso, originario della Bolivia. Senza di lui Antonio non reggerebbe: la solitudine lo
terrorizza. Ha poi il supporto, oltre che del medico di base, del personale medico e paramedico
inviato dallAsl.
Gli mancano per gli amici che col tempo si sono alquanto diradati. Gli rimasta forte
la passione per il ciclismo: non perde in televisione un Giro dItalia n un Tour de France,
come non perde una gara di un certo rilievo. Un debole legame col mondo. Troppo debole:
non un caso che di tanto in tanto faccia capire ai suoi parenti stretti il suo profondo
sconforto. Un destino crudele, il suo: un corpo dipendente dalle macchine e praticamente
staccato dalla mente. Un destino che sopporta con dignit fino alla morte che lo coglie
nella primavera del 2009.

112

uscire di scena
Il cosmo un palcoscenico
e la vita un passaggio sulla scena di questo palco:
entri, guardi ed esci.
(Democrito, fr. 115)

Un aereo di linea che precipita ogni giorno


Tutto cambia, perfino la morte: sempre meno naturale, sempre pi medicalizzata. E sempre
pi violenta: gli incidenti mortali sono un vero e proprio stillicidio.
Si muore sulle strade (per non parlare dei feriti alcuni dei quali cadono nello stato vegetativo
persistente e non si risvegliano pi): in Europa ogni giorno come se precipitasse un aereo di
linea con 110-120 passeggeri a bordo. Una vera e propria strage che, tuttavia, non turba pi
di tanto: Le morti da scontri stradali sono morti di straordinaria lievit. Non interrogano,
non pesano. Il dolore estremo delle persone che perdono un congiunto resta fatto privato,
incidente. [] Morire di traffico morte naturale. Lautomobile natura, parte integrante
del nostro scenario di vita, del paesaggio antropologico [] la morte in auto non genera
proteste, stupore, spavento. Una ipnosi collettiva rende socialmente accettabili le stragi del
sabato sera e statisticamente naturali i livelli di pericolosit di certe strade1.
Un tema che si trova pi volte su il nuovo Torrazzo. Cos, ad esempio, scrive il primo
settembre 1973: Se avessimo ammazzato gli abitanti di un paese di settecento anime, tutto
il mondo sarebbe inorridito. Sulle strade italiane, tra luglio e agosto, sono morte per incidenti
stradali 732 persone e ne sono rimaste ferite 17.471. Eppure nessuno inorridito davanti a
questa strage che ha gettato nel lutto tante famiglie. E il 24 aprile 1981, in occasione dei
114 morti e 3.500 feriti dellingorgo pasquale: Nella nostra cultura imbarbarita la morte
diventa notizia - non detto che faccia pensare allora - soprattutto quando attorno c un po
di spettacolo, sia pure atroce. E aggiunge: Ci si impegna giustamente contro la criminalit
che ci sconvolge []. Ma contro questa violenza, in atto ogni giorno di ogni mese, di ogni
anno e che ha tante radici in comune con quelle altre, nulla si muove. In data 18 giugno
1983, affronta il problema con un pezzo dal titolo molto significativo: C un killer vicino
alla citt. il rond di Ca delle Mosche.
Siamo, naturalmente, in presenza di una strage che sconvolge anche Crema. Ecco alcune
delle storie a cui la stampa, per la notoriet della famiglia o della stessa vittima, dedica pi
spazio. Ci limitiamo agli anni 70.

Uscire di scena

113

Estate 1970: Marcello Palmieri, diciottenne, reduce da un esame di maturit classica


brillantemente superato, in campeggio con amici da circa una settimana al Lido degli Estensi
in provincia di Ferrara, viene falciato nella notte tra l8 e il 9 agosto da una macchina sportiva
sopraggiunta a velocit sostenuta e muore quasi allistante2. Il pap, il prof. Ugo Palmieri,
preside del Liceo classico, letteralmente sconvolto3. Un dolore immenso, il suo, ma nello
stesso tempo composto, sorretto dalla fede incrollabile che un giorno lo rivedr ancora in
paradiso. La commozione forte. Don Agostino Cantoni, suo insegnante di religione cos si
esprime: Tutti insieme, noi tuoi amici, siamo storditi; ma, quanti crediamo, sappiamo che
non sei perduto. E don Giuseppe Fasoli, preside delle Magistrali, che gli stato maestro
nonch amico ricorda il suo impeto nellaccettare e vivere le battaglie pi pure, le sue
convinzioni espresse con calore e rispetto4.
Gennaio 1973. Larch. Angelo Cremonesi, alla guida della sua Mini-Minor ed diretto
a Milano. Avendo bisogno di carburante, allaltezza di Spino dAdda svolta a sinistra, ma
non si accorge che dal senso opposto in arrivo a forte velocit una Fiat 124. Limpatto
di una violenza inaudita: la piccola vettura del professionista cremasco viene scaraventata
sullaiuola del distributore di benzina e ridotta ad un ammasso di lamiere contorte5. Angelo
Cremonesi viene trasportato in condizioni disperate allospedale di Crema dove giunge ormai
cadavere. Lascia la moglie di 31 anni e tre bambini. Cos lo ricorda il periodico della diocesi:
Larch. Cremonesi, professionista molto stimato, collaboratore del gruppo milanese Nuova
Architettura, autore di avveniristici progetti per citt satelliti, quartieri residenziali e captown, era il presidente della nostra Biblioteca comunale da circa tre anni nella quale aveva
profuso la sua competenza e il suo spiccato talento organizzativo.
Agosto 1973. Claudio Tessadori, studente universitario di Montodine, mentre alla
guida della sua moto Benelli 250 cc., entra in collisione allincrocio tra via Garibaldi e via
Roma con unautomobile Alfasud guidata da un milanese: in seguito allurto invade la corsia
opposta e finisce sotto le ruote di un autocarro. La morte istantanea. Gli amici in una
lettera che inviano al periodico al settimanale diocesano sottolineano il vuoto incolmabile
che lui, ventun anni, tanta voglia di vivere, mille interessi uniti ad una ferma volont 6 lascia
in loro.
Gennaio 1976. Giuseppe Paloschi, 22 anni di Offanengo, muore ribaltando con la sua
macchina in una scarpata. Lamico Gianni cos scrive in una lettera a il nuovo Torrazzo: Hai
lasciato questo mondo cos pieno di contraddizioni, di cattiveria e di corruzione che mal si
addiceva al tuo animo sereno e pulito. Dovevi riempire la pagina del libro del mondo che il
Signore aveva riservato a te e lhai fatto. Te ne sei andato in silenzio, senza preavvertire nessuno.
Hai compiuto la tua parte su questa terra, sei andato a svolgere quellaltra, nel mondo che
conta. Il disegno della tua vita nella mente di Dio. Ti ha chiamato e tu, ubbidiente, hai
risposto.
Gennaio 1979. Sulla provinciale Soncino-Pandino nei pressi dellincrocio per Campagnola
la Fiat 124 guidata dal conte Gianfranco Premoli, mentre in fase di sorpasso, viene urtata
da un autocarro Fiat 616 che procede in direzione opposta. Cos scrive il cronista de il nuovo

114

Appunti di viaggio

Torrazzo del 20 gennaio 1979: lurto-tamponamento ha sfasciato gran parte della macchina
il cui albero di trasmissione ha scalfito lasfalto. Il Premoli ha battuto per il contraccolpo il
capo contro il lato destro del parabrezza riportando un gravissimo trauma cranico per il quale
stato ricoverato nel reparto di rianimazione del nostro ospedale in stato di coma profondo.
[] Nel pomeriggio di ieri, verso le ore 16, il conte Premoli cessava di vivere.
Nello stesso anno Prassede Riccetti e la prof. Emilia Lepre, ambedue Figlie dellIstituto
secolare di S. Angela Merici e consacrate a Cristo attraverso la pratica evangelica di povert,
castit e ubbidienza, incontrano la morte a bordo di una Fiat 500 sulla statale Brescia-Crema
investite da una Volvo che procede in direzione opposta e che sbanda improvvisamente a
sinistra.
Un vero e proprio bollettino di guerra. Una strage che continua nel tempo.
Si muore in auto, in moto. E si muore in aereo.
Un incidente fa particolarmente scalpore nel 1959. Giampietro Giordana, giornalista, figlio
del notissimo Tullio Giordana7, Amministratore delegato della societ italiana produttrice
del periodico Readers Digest, interrompe tragicamente la sua brillante carriera nel cielo di
Olgiate Olona a bordo di un aereo partito per gli Usa: i gas provenienti dai serbatoi non
adeguatamente protetti creano le condizioni, con la caduta di un fulmine, per unesplosione.
Giordana ha appena 47 anni. Lascia la moglie Titti (che lha accompagnato fino alla scaletta
dellaereo8) e cinque figli.

Un cuore matto
Si muore per incidente. E si muore sempre pi in mano ai medici. Ecco due storie.
il 1972 e ad Astorre Bonaldi scadono i fatidici quindici anni previsti dal medico-vate
dopo linfarto. Il noto industriale cremasco, con le arterie ostruite all80%, costretto a fare
uso di bombole di ossigeno un po ovunque (dallautomobile al bagno) per poter respirare
regolarmente. Una situazione, questa, che considera insopportabile. Da qui la necessit
di prendere una decisione radicale. Gli si prospetta unopportunit: unquipe di medici
tedeschi sta sperimentando in Italia (al Policlinico di Milano) la tecnica del by-pass. Lui
si offre. Cos si predispone per lintervento sospendendo per una settimana i farmaci che
assume da quando ha avuto linfarto.
Una sospensione che gli fatale: muore allet di 65 anni. Ai funerali partecipa il fior fiore
degli industriali lombardi9, ma anche molti operai, anche esponenti del consiglio di fabbrica
comunisti: un fatto inusuale in un tempo in cui limprenditore considerato, secondo
lortodossia marxista, solo come un padrone. Bonaldi lascia tre figli.
Una situazione analoga vive pi tardi il nipote Sandro Tagliaferri, lartefice del reparto e
poi stabilimento del servo-freno. Anche lui ha alle spalle un infarto. In pi cinque by-pass a
tempo, destinati cio a deteriorarsi con gli anni.
Da qui il dilemma che deve sciogliere nel 1990: scegliere se continuare con i vecchi bypass o sostituirli. Sandro Tagliaferri ha 64 anni ed nel pieno delle sue energie e della sua

Uscire di scena

115

affermazione professionale. Sa perfettamente che lintervento rischioso, ma sa anche che


rischiosa la scelta opposta. Ci riflette per unestate e poi prende la decisione di sottoporsi
allintervento. Prima di entrare in ospedale a Milano, scende in officina a salutare tutti i
dipendenti, uno per uno, anche lultimo operaio assunto. venerd. Il luned successivo in
ospedale. Lintervento. Non si risveglia pi. Ai funerali una grande folla. Telegrammi da una
miriade di citt.

Un flagello che semina ancora centinaia di vittime ogni


anno
Si muore sulle strade. Si muore a causa di patologie cardio-vascolari. E si muore di cancro,
un vero e proprio flagello che si abbatte inevitabilmente anche sul cremasco, seminando
ancora, nonostante gli sbandierati successi della medicina, circa 500 morti ogni anno10. Un
flagello non nuovo in s, ma sempre pi manifesto grazie allimpetuoso sviluppo della
strumentazione diagnostica progressivamente pi sofisticata11 e sempre pi vissuto come un
incubo nellimmaginario collettivo (una malattia che per un lungo periodo non viene neppure
nominata). Un flagello devastante, anche nei casi in cui lesito non mortale: le sue terapie
lasciano, infatti, nella maggioranza dei casi un segno profondo sia nel corpo che nellanima.
Un dramma che negli ultimi tempi, per fortuna, sta assumendo un volto pi umano
grazie alla diffusione, anche nel nostro territorio, delle cure palliative. Sono ancora in molti a
morire, ma si muore meglio. E si muore sempre pi (sono circa 250 ogni anno) nel luogo per
millenni naturale: la propria casa. Dopo decenni di ospedalizzazione della morte, si torna a
morire nella propria abitazione, accanto ai propri famigliari.
La morte certamente fa ancora paura, ma i pazienti pi che della morte hanno paura
di morire male e soli. I medici e gli infermieri (e oggi anche i volontari), guidati dal dott.
Luciano Orsi, del servizio delle cure palliative rispondono a questo bisogno: non solo fornire
i farmaci ad hoc (oppiacei che, contrariamente a quanto creduto a lungo, non accelerano la
morte, ma semmai la allontanano nel tempo), ma anche e soprattutto ascoltare i malati,
comprenderli, assicurarli che potranno morire sereni, gestendo con libert lultimo tratto
della loro vita. Liberi di coltivare fino allultimo i propri interessi (anche quello di sistemare
la bici pur nella consapevolezza di non usarla pi), di godere tutto ci che possono ancora
godere della vita, di scegliere dove morire (a domicilio o allHospice).
Cos la morte viene sempre pi percepita come un evento importante della stessa vita,
da accettare con tranquillit12. Certo, non facile per tutti: sono quelli pi attaccati agli
aspetti materiali della vita (ricchezza, potere, bellezza fisica) che muoiono con maggiore
sofferenza. Tra questi anche persone di fede. Questa, di sicuro, aiuta a morire bene, ma pi
di essa il sistema di valori con cui uno vissuto che determinante: a morire sereni sono
coloro che hanno impostato la vita pi sullessere che sullavere, pi sul donare che
sul ricevere, coloro che hanno avuto una maggiore disponibilit a intraprendere percorsi
spirituali che aiutano a guardare il corpo nella sua finitezza13.

116

Appunti di viaggio

Una lotta disperata contro la morte


Ecco una storia.
Una maturit umana e professionale, una vita vissuta con entusiasmo e passione, una fitta
rete di amicizie coltivate a lungo, una partecipazione generosa allassociazionismo cattolico
(in primo luogo negli scout), un marito e due figlie che adora. Poi, fulmine a ciel sereno,
linizio di una via crucis lunga sei anni.
Tutto nasce nellagosto 2002: rientrata da poco da un viaggio nei Paesi dellEst
europeo, Emma, fatta la doccia, scopre di avere un nodulo al seno. Preoccupata, si rivolge
immediatamente al responsabile dellquipe medica della Best Unit di Cremona, dott. Bottini,
che le diagnostica, semplicemente sulla base della documentazione relativa allultimo controllo
di routine, un tumore maligno. profondamente turbata, ma non si dispera: far di tutto, per
quanto dipende da lei, per combattere il male. Potrebbe ricorrere ad altri centri specializzati,
ma si fida dellquipe cremonese che sa essere di altissimo livello e in collegamento con un
centro di ricerca inglese. Ha fiducia, ma non le mancano momenti di sconforto quando
deve far fronte agli effetti della chemioterapia: caduta dei capelli, conati di vomito, senso di
spossatezza Uno sconforto che diventa bruciante quando, dopo lintervento chirurgico
viene a sapere che il cancro si gi diffuso oltre la soglia di sicurezza. Sconforto e anche rabbia
nei confronti dei medici che sei mesi prima non hanno saputo effettuare la diagnosi corretta.
Reazioni spontanee che cerca, tuttavia, di controllare: ritiene di non avere alcun diritto di
rubare serenit alla famiglia. Quello che fa da sola di documentarsi ampiamente sul male
che le piombato addosso: legge libri sul tema e consulta siti specializzati sulla rete. Le cure
nellimmediato producono un effetto positivo, ma il cancro sempre l in agguato e a un certo
punto si fa sentire con un forte mal di schiena. Emma si precipita dai medici e si sottopone a
nuovi esami il cui esito la raggela: il tumore ha gi aggredito le ossa. La voglia di lanciare un
urlo di disperazione forte, ma lei si compone: non ha alcuna intenzione di gettare la spugna.
Combatte il male perch vuole vivere. Da qui un nuovo ciclo di chemioterapia: questa volta
non aspetta che i capelli le cadano, ma lei stessa che li taglia e si mette la parrucca. E da
qui lassunzione del cortisone che le lascia un tale gonfiore al volto da procurarle non poco
imbarazzo. Altre, forse, nelle sue condizioni starebbero rintanate in casa, ma lei no: vuole
godere tutto quanto le pu ancora offrire la vita. Infine, il colpo di grazia: un ennesimo
esame e scopre (il marito per non glielo comunica subito) di avere gi delle metastasi al
cervello tanto diffuse da rendere impossibile qualsiasi intervento chirurgico. Sa che il termine
ormai arrivato. La sua forza danimo, comunque, rimane sempre grande: lo confida anche
al vescovo Angelo Paravisi, anche lui colpito dallo stesso male incurabile. Una forza danimo
sorretta da una fede religiosa profondamente coltivata nella famiglia in primo luogo, nella
parrocchia, nellesperienza intensa dello scoutismo, nella stessa stagione dei fermenti postconciliari quando aveva come punti di riferimento, tra gli altri, don Primo Mazzolari e dom
Hlder Cmara. Una fede gi provata quando ha dovuto affrontare delicatissimi problemi
di salute delle due figlie. Una fede resa ancora pi robusta quando, nellanno del Giubileo, ha

Uscire di scena

117

avuto la fortuna di toccare con mano a Roma la dignit con cui Giovanni Paolo II combatteva
il suo male. Intensifica la preghiera, si accosta con maggiore frequenza al sacramento della
comunione, ma lei non chiede alcun miracolo: quello che desidera la serenit interiore,
una serenit di cui ha tanto bisogno per affrontare il distacco dai suoi affetti. Resiste fino al
giorno pi bello, il 10 ottobre 2008, la nascita del primo nipote, Francesco, che ne fa una
nonna raggiante di gioia.
la fine. Emma, del tutto allettata, alterna momenti di confusione (anche di incubi)
a momenti di piena consapevolezza. lucida quando, una notte, con il marito recita un
salmo che contiene il versetto del vangelo Padre, nelle tue mani affido il mio spirito.
Improvvisamente si ferma e ha una reazione di sconforto: Ma il Signore ascolta? Quasi un
lamento, ma un istante. Poi sussurra: Cosa dico? Sto bestemmiando. Il Vescovo venuto a
trovarmi due volte. Quindi ripete per tre volte: Signore, nelle tue mani affido il mio spirito.
Dopo di che, lentamente, scivola nel coma. Attorno al suo letto c tutta la famiglia. E tante
amiche. Lei respira con affanno. Il marito le tiene stretta la mano. Il fratello, don Michele,
recita le parole del vecchio sacerdote Simeone: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in
pace. E la serva Emma, nello stesso preciso momento, esala lultimo respiro.
La vita consumata. Una vita vissuta nello spirito di una preghiera-poesia di madre Teresa
di Calcutta14: La vita opportunit: coglila [] La vita sfida: affrontala [] La vita
mistero: scoprilo [] La vita tristezza: superala [] La vita lotta: accettala [] La vita
croce: abbracciala.
Al funerale, di fronte a una chiesa gremita, il fratello don Michele cos, tra laltro, dice
nellomelia: Emma ha sempre saputo che la vita non fatta di scorciatoie, ma di ricerca
ed esige il rischio di essere vissuta con coraggio; che il tempo non da risparmiare, ma da
donare; che tutto ci che ti capita, ti d la possibilit di educarti allincontro con lessenziale,
invisibile agli occhi, ma non al cuore. E ancora, dopo aver letto una preghiera di un vescovo
malato come lei e morto pi o meno alla stessa et, don Tonino Bello: A questo punto mi
permetto, in tono confidenziale, di rivolgere una richiesta al Signore: visto che Emma non
ha pi bisogno della sua ala di riserva perch Tu lhai voluta pi vicino a Te, allombra delle
tue ali, come dice la preghiera che spesso Emma recitava alla sera, che ne diresti di donare a
noi Emma come ala di riserva? Non potresti essere daccordo, visto che ne abbiamo bisogno
per volare alto nella vita?.

118

gli altri
Si onori, inoltre, Zeus protettore degli ospiti;
non escludendo gli stranieri dai banchetti e dai sacrifici,
come fanno i figli del Nilo e non emanando disposizioni indegne di uomini civili.

(Platone, Leggi, XII 953 E)

Gli altri e noi


Grandi processi culturali e di costume, terremoti di coscienze, nuovi e inquietanti drammi. Crema
vive trasformazioni profonde. Anche lo shock di una immigrazione crescente. Un fenomeno che
genera allarme, angoscia, paure. Paure dettate dallesigenza di salvaguardare la propria identit.
Unidentit che, tuttavia, difficile da individuare. Basterebbe sfogliare i cognomi della rubrica
telefonica per accorgersene: Cremonesi, Bresciani, Fiorentini, Pavesi, Bergamaschi, Milanesi,
Veronesi, Caravaggi, Terni, Vimercati, Piacentini, Romani, Vercellesi, Noli, Vailati, Verdelli,
Martinengo1. Gli altri, gli stranieri, i forestieri sono in mezzo a noi. Gli altri sono noi. Da
tempi immemorabili: immigrati interni ed esterni. Immigrati arrivati molto prima dellondata
recente.
Solo alcuni dati. Stranieri sono non pochi imprenditori: polacco, anche se di cultura francese,
Judel Kaplan che si insedia con due aziende, lItalrettile (1962) a Montodine e lItalfertil (1968)
a Ripalta Arpina; cecoslovacco Ludvig Kahan che d avvio a Offanengo nel 1961 alla Marson,
una fabbrica che arriva a dare lavoro, sia direttamente che indirettamente (mediante lindotto) a
circa 700 persone; tedesco Angele, il titolare della ditta Inar di Romanengo; ascendenze francesi
ha anche Luigi Taj, il principe delle pellicce nonch sponsor di attivit sportive. Forestieri sono,
poi, altri imprenditori: comaschi sono Mario Buzzella (lartefice della Coim), Giuseppe Bosisio (il
fondatore della Torcitura B&B) e lindustriale Arnaldo Rimoldi, piemontese Adriano Carrara,
emiliano Enore Cavallini, milanese Luciano Canavese, di Chioggia i Poli di Romanengo.
Forestieri sono anche dei politici (perfino due sindaci): Paolo Zanini viene da Carpaneta
Dosimo, lavv. Ermete Aiello da Trapani, Erminio Beretta da Caravaggio, Sandro Gaboardi da
Pizzighettone, Claudio Ceravolo da Milano, Bruno Bruttomesso da Lodi.
Sono alcune migliaia2 i terroni: costituiscono almeno il 10% della popolazione residente nel
comune di Crema. Sono largamente presenti nelle scuole di ogni ordine e grado, in Tribunale, negli
Uffici finanziari, nelle Forze dellordine, nel commercio, nelledilizia, in alcune grosse aziende (alcuni
lavoratori specializzati vengono reclutati al Sud dalla Ferriera). Arrivano per lo pi alla spicciolata. A
muoverli sono concorsi nella Pubblica amministrazione, richiami dei parenti, prospettive di trovare

Gli altri

119

lavoro. A muoverli anche la guerra dopo lo sbarco delle truppe anglo-americane in Sicilia.
Hanno un loro dialetto, costumi, tradizioni, abitudini alimentari, radici a cui non intendono
rinunciare: da qui in alcuni casi la costituzione spontanea di veri e propri clan (come il clan della
Puglia3). Ci tengono alle loro radici, ma anche a integrarsi. Fanno fatica a scrollarsi di dosso antichi
luoghi comuni e pregiudizi4, ma non demordono. E lo dimostrano: dimostrano di non essere degli
scansafatiche, dei parassiti, degli assistiti a vita; dimostrano di vivere onestamente senza espedienti
al limite dellillegalit.
Sono alcune centinaia le giovani donne abruzzesi che, grazie per lo pi alla mediazione di un
sensale, arrivano a Crema, riuscendo a coronare un duplice sogno: accasarsi (un vero problema nelle
loro terre con penuria di maschi perch in buona parte emigrati al Nord) e, nello stesso tempo,
emanciparsi da una societ povera e dallasservimento imposto dai rigidi costumi prospettati loro
dalla severa educazione paterna5. Un matrimonio, il loro, combinato, ma non per questo meno
riuscito degli altri.
A Crema, certo, non trovano lEldorado: faticano ad abituarsi alle nebbie e allumidit della
Lombardia, a volte poi si scontrano con i pregiudizi non solo dei vicini di casa, ma anche dei parenti
acquisiti, considerano inoltre ostica la lingua locale. Sentono, infine, il peso dello sradicamento dalle
loro origini. Ma, seppure gradualmente, ce la fanno a integrarsi: anche a imparare il dialetto, andare
in bicicletta, perfino prendere la patente. E diventano presto amorevoli madri, operose lavoratrici,
pazienti compagne6. Si integrano, ma sanno anche conservare un legame profondo con le proprie
radici: dalla pronuncia stretta ai piatti tipici e agli utensili di uso domestico. Un legame che anche
ricordo per un diverso modo di esprimere laffettivit, il calore umano della gente del sud, il senso
spontaneo e innato per lospitalit e il saper far festa insieme7. Piemontesi sono non pochi quadri
e dirigenti dellOlivetti arrivati a Crema verso la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70.
Importante, di sicuro, la cultura tecnica che trasmettono, ma non meno importante limpulso
che alcuni di loro riescono a dare alla comunit in cui si integrano: sono loro che danno avvio
e animano quel centro ricreativo e sportivo che diventa La Pierina con campi da bocce e da
tennis, gare di fotografia, scacchi, pesca, gruppi per attivit sciistica (un centro che dal 1975 viene
frequentato anche da cremaschi non dipendenti dellOlivetti) e che organizzano per tre anni il
cineforum nelle sale cinematografiche cittadine, iniziativa che riscuote un successo considerevole8.
Sono in numero tuttaltro che irrilevante, poi, i forestieri che provengono dalle altre regioni: dal
Lazio allEmilia Romagna, dalla Toscana al Veneto e alla Sardegna. Tutti, anche se con difficolt,
si integrano.
Ripercorriamone alcune storie.

Un viaggio
Un americano con la passione per la cultura
Sbarchiamo negli Usa, esattamente a Cambridge nel Massachussets. Qui il 13 marzo
1915 nasce Ugo Palmieri. Il padre, di origine pugliese, docente di lingue orientali presso la

120

Appunti di viaggio

prestigiosa Universit di Harvard nonch uno degli interpreti della Casa Bianca9. La madre,
Rosa Romanelli, appartiene a unaristocratica famiglia aquilana travolta finanziariamente
dallo scandalo della Banca Romana: suona il pianoforte con grande sensibilit interpretativa
e conosce bene il tedesco che insegna ai figli.
In terra americana Ugo rimane pochissimi anni. Arriva, infatti, presto in Italia con
la mamma e la zia paterna e risiede, ma solo per una breve parentesi, a Chiavari per poi
trasferirsi definitivamente a Gorizia dove vive la sua adolescenza e la sua giovinezza e dove
matura al Liceo classico lamore per le humanae litterae. Una citt, Gorizia, che lascer in
lui uno struggente ricordo (ogni anno vi ritorner per rivedere luoghi e rievocare le tappe
della sua formazione, ma non vedr pi la sua casa, al di l del confine) e da cui, purtroppo,
costretto ad allontanarsi quando si iscrive alla Facolt di Lettere dellUniversit Cattolica
di Milano. Si laurea nel 1936 alla precoce et di 21 anni10 con 110 e lode: il suo uno
dei primi diplomi di laurea in cui Vittorio Emanuele III appare col titolo di imperatore
di Etiopia. Il giovane ha tutte le carte in regola per fare una brillante carriera e in effetti
si afferma subito: ai littoriali della cultura del 1934 conquista il primo premio a livello
nazionale11 e primo in Italia risulta anche nel concorso di abilitazione allinsegnamento
del 1939, successo che lo conduce a Crema. Inizia a insegnare allIstituto magistrale, ma
viene presto richiamato alle armi con destinazione Albania dove comanda una batteria di
artiglieri e dove, dopo l8 settembre 43, vede i Tedeschi che da amici diventano nemici. La
situazione drammatica, ma lui se la cava ricorrendo alla sua perfetta conoscenza del tedesco:
giocando dastuzia, cerca di convincere gli ufficiali tedeschi di avere la malaria e non manca
di informarli di essere un professore. E ci riesce: forse gli ufficiali non credono alla storia
della malaria, ma rimangono benevolmente colpiti dalla figura dellHerr Professor da
loro in qualche misura venerata. Lasciato libero, si imbarca su una nave-ospedale destinata
a Trieste. Si ferma per un po presso lospedale del luogo per poi tornare a Crema dove
riprende linsegnamento. Ma i pericoli non sono finiti: un giorno alla stazione ferroviaria
di Milano viene fermato da una pattuglia di Tedeschi per un controllo ed solo per un caso
fortuito che evita di essere inviato in Germania12.
Nel 1952, vinto il concorso a preside di prima categoria, dirige prima lIstituto magistrale,
poi il Ginnasio che, grazie al suo interessamento, diventer Liceo classico Racchetti. Qui
ha la fortuna di coordinare un pool di professori di grande livello culturale, alcuni dei
quali faranno carriera accademica e qui investe energia e passione diventando un modello
di disponibilit e di signorilit, di cultura e di equilibrio per generazioni di studenti13.
E un modello di equilibrio lo anche durante il periodo della contestazione studentesca:
attento alle nuove istanze dei giovani, estremamente rispettoso nei confronti di tutti, ma
nello stesso tempo, intransigente sui valori14. Ama cos fortemente la sua scuola che nel
1963 rinuncia alla nomina a Provveditore agli Studi di prima classe di Mantova15. Ha una
cultura vastissima, addirittura enciclopedica: non un caso, tra laltro, che, quando un
insegnante assente, gestisca in prima persona la lezione dimostrando competenze in tutte
le discipline (dal greco alla fisica, dal latino alla matematica).

Gli altri

121

Un uomo di scuola, ma anche fine studioso: autore di numerosi e pregevoli saggi di


carattere storico-letterario e linguistico, di argomento didattico e docimologico. Un uomo
di lettere il cui nome figura, in alcune importanti riviste, vicino a quello di studiosi come:
Giorgio Brberi Squarotti, Giovanni Getto, Gianfranco Folena, Gian Luigi Beccaria, Pier
Vincenti Mencaldo, un giovanissimo Claudio Magris16. I suoi autori pi studiati sono
Dante, Leopardi, Foscolo e Manzoni. Si tratta di saggi in cui Ugo Palmieri non cede mai
alla tentazione della stroncatura17 dimostrando un profondo rispetto nei confronti dei
critici da cui prende le distanze. Nel 1960 pubblica un Sommario di storia della letteratura
italiana (Casa editrice Padus, Cremona) che avr tre edizioni. Uno studioso apprezzato,
tanto apprezzato da essere invitato come relatore a importanti convegni (anche in Francia
sulle tematiche culturali concernenti lintegrazione europea). Non trascura mai, per, il
suo ruolo di marito18 e di padre, un padre affettuoso, dolcissimo, che insegna ai figli pi
con lo stile di vita che con le prediche19, come non trascura la sua passione ereditata
dalla madre20: il suono del pianoforte e lascolto della musica classica. Ha, poi, un hobby:
lastronomia. Nel 76 gli arriva la nomina a Commendatore dellOrdine al merito della
Repubblica italiana, ma non lo fa sapere a nessuno: sar il figlio Mario21 che, dopo la
sua morte, la trover nel cassetto della sua scrivania. Nel 1983 gli viene assegnato dal
Presidente della Repubblica e consegnato in palazzo comunale dal Provveditore agli Studi
di Cremona il diploma-medaglia doro come benemerito nel campo della scuola, dellarte
e della cultura22. Muore nel 1984, ma i soldati - come pi volte ha avuto occasione di dire
- non muoiono mai, solo svaniscono nel tempo.
Un brasiliano drammaticamente segnato dalla guerra
Lasciamo gli States e scendiamo in Brasile dove nel 1924 nasce Giorgio23, il protagonista
di unaltra storia. Qui emigrato il nonno, un convinto massone, ed nato, cresciuto
ed ha studiato (si laureato in lingue e si diplomato come maestro di musica) il padre.
Un padre straordinariamente prolifico per la sua et: morta prematuramente la sua prima
moglie, gi prossimo ai sessantanni, convola a nuove nozze in Italia con una ragazza di
Gallipoli di appena ventanni da cui riesce ad avere ben sette figli. un uomo baciato dalla
fortuna: grazie al cospicuo gruzzolo di soldi (1.300 lire) che ogni mese gli invia dal Brasile
il figlio nato dalla prima moglie, non solo in grado di mantenere la sua numerosa famiglia,
ma si permette anche un buon tenore di vita e di coltivare la passione della sua vita - e
anche il cruccio della moglie -: viaggiare24. Giorgio intanto cresce: diventato adolescente,
lavora per qualche anno in un cantiere navale di Taranto, dove vengono riparate le navi.
Con la guerra arrivano le ristrettezze: i soldi brasiliani non sono pi regolari e, ad un certo
punto, non arrivano pi. La situazione si complica ulteriormente nel settembre del 1943
quando i manifesti, appesi un po ovunque, invitano la popolazione ad abbandonare la
citt a causa del pericolo di mine.
Rimanere l pericoloso. Cos i genitori prendono la decisione di raggiungere la figlia

122

Appunti di viaggio

sposata che abita a Crema. Partono tutti in fretta e furia con lo stretto necessario nella
convinzione di rientrare a Taranto quanto prima, appena la citt verr liberata dagli angloamericani, ma l8 settembre manda tutto allaria. A Crema trovano alloggio presso il Centro
S. Luigi dove in breve tempo arrivano delle famiglie sfollate dalla Sicilia e dal milanese.
Un momento, questo, tuttaltro che idilliaco anche al Nord. Alla vigilia di Natale il nostro
viene fermato ai giardini pubblici da una pattuglia della Repubblica di Sal che gli ordina
di presentarsi allindomani con suo fratello al Comando25 dove si trova di fronte a due
prospettive: o si arruola nella Guardia nazionale e, in questo modo, rimane a Crema, oppure
viene segnalato al Comando tedesco per essere spedito nei campi di lavoro in Germania.
Il giovane diciannovenne visibilmente turbato, ma non vede alternative: obtorto collo,
firma per arruolarsi. Per questo viene mandato a Como per laddestramento militare, ma a
Como rimane solo un mese e mezzo perch prende la rischiosissima decisione di fuggire:
a sua mamma che convocata al Comando, un ufficiale dice senza mezzi termini che il
disertore, passato al nemico armi e bagagli, verr fucilato senza processo il giorno stesso
in cui sar riconosciuto.
Rientrato a Crema, non ha altra possibilit che nascondersi: si imbosca presso il cognato,
commerciante di vino, che abita a Capergnanica e riesce pure a circolare (ma non a Crema
dove conosciuto) grazie a un documento falso intestato a un certo Luigi Volpi, mutilato
di guerra26.
Ma il peggio ancora da venire. A Crema da un anno il ponte ferroviario bersaglio
di bombardamenti e, durante uno di questi - esattamente il primo dicembre 1944 - una
bomba, per errore, cade sul Centro S. Luigi, seminando morte: tra le vittime, anche sua
madre di 54 anni e sua sorella di 27. Il nostro lo viene a sapere solo la sera. costernato.
Scopre che la sorella, colpita da una scheggia in testa, spirata nelle braccia di don Isacco
De Maestri, uno dei primi soccorritori: aveva in testa il cappello, gi pronta, appena dopo
le 14, per recarsi in Comune dove era impiegata. Non partecipa ai funerali perch lo ritiene
troppo pericoloso. A Capergnanica - dove rari sono i rastrellamenti e dove nessuna autorit
pubblica entra di forza nelle case - rimane fino alla Liberazione. Terminata la guerra, parte
per il servizio militare: destinato alla Marina dove rimane 28 mesi. Nel 1948 assunto
alla Everest, precisamente ai montaggi27. Gli si propone subito di iscriversi alla Cgil, ma
Giorgio prende tempo perch del tutto digiuno in materia sindacale. Nel frattempo si
costituisce il sindacato libero e lui, dopo un incontro a cui partecipa presso loratorio di
S. Benedetto, vi aderisce. Grazie anche ad altri lavoratori (tra cui Luigi Riboldi) nasce cos
il primo nucleo aziendale che nel 1950 assumer il nome di Cisl. Il nostro si appassiona ai
problemi sindacali tanto da essere eletto nel 1952 nella commissione interna dellazienda e
da diventare a met degli anni 50 vice-segretario provinciale dei metalmeccanici della Cisl.
Nella commissione interna lavora instancabilmente fino allesaurimento di tale organismo
per poi venire regolarmente eletto nel consiglio di fabbrica dove rimane fino al 1980,
quando si dimette dallazienda: un ruolo che svolge per ben ventotto anni con una passione
crescente ed a livello di alta responsabilit (nello stesso esecutivo del consiglio di fabbrica).

Gli altri

123

Anni intensi, in modo particolare durante lera Olivetti: frequenti sono i suoi incontri col
management di Ivrea e dello stabilimento di Crema. Una vita spesa per il sindacato: anche
oggi che in pensione.
Un egiziano con la mission dei vecchi
DallAmerica allEgitto. Il nuovo protagonista Antoun Mechahwer. La popolazione
egiziana in stragrande maggioranza musulmana, ma la sua famiglia non lo : fa parte
della chiesa maronita, una chiesa cattolica che conserva riti e liturgia della tradizione siroantiochena28. Il padre di origine libanese, la madre egiziana: si sono sposati al Cairo e
qui, immersi in una tradizione (cristiana e islamica) che considera i bambini come un dono
di Dio, danno vita a 13 figli (Antoun lultimo e in quanto ultimo acino delluva - secondo
un detto orientale - come lo zucchero). Le condizioni economiche della famiglia sono
tuttaltro che floride29, ma i figli crescono comunque sereni. Certo, le malattie mietono
vittime: un fratello muore di tifo appena ventenne e una sorella di tubercolosi a 23 anni.
Let media, poi, sui cinquantanni, let che il padre ha quando muore dopo un periodo
di sofferenza30. Nel frattempo lEgitto teatro di una vera e propria rivoluzione politicosociale: il 23 luglio 1952 Nasser guida una rivolta contro la monarchia di re Farouk31 e
inaugura una svolta radicale con provvedimenti drastici (la nazionalizzazione di aziende e
banche32, lassegnazione delle terre dei latifondisti ai contadini poveri) tesi a combattere
la miseria e gli squilibri sociali. Antoun, pur essendo un ragazzo, dimostra una grande
attenzione a questi cambiamenti. Intanto ha la fortuna, grazie alla sensibilit della famiglia,
di seguire tutti i gradi degli studi: dalle elementari33 al liceo. Studi che effettua in una
scuola privata gestita dai frati di Saint Jean Baptiste de la Salle dove diventa bilingue: in
famiglia parla arabo e in arabo pure la messa che frequenta (con una parte in aramaico),
mentre a scuola parla rigorosamente in francese34. Si diploma nel 1961. Prima di lasciare
il liceo, lui e un suo compagno vengono a sapere dallIspettore di aver vinto una borsa di
studio: vitto e alloggio in una sede universitaria a Roma, presso lOpus Dei. Cos Antoun
inizia unavventura completamente nuova: lascia lEgitto e parte per lItalia. Unavventura,
a dire il vero, per lui non traumatica: proviene da una citt occidentalizzata e di fatto
cosmopolita35, conosce bene due lingue occidentali (francese e inglese), appartiene a una
chiesa cristiano-cattolica. Ha, inoltre, come tutti i suoi conterranei, una certa facilit ad
apprendere le lingue straniere. A Roma si iscrive alla Facolt di Medicina che frequenta
regolarmente, ma nel collegio dellOpus Dei non si sente a suo agio: non sopporta la gestione
autoritaria e il regime educativo da seminaristi, come non sopporta un ambiente che grazie
alla potenza organizzativa dellEnte una vera e propria fucina di carrieristi36. Ecco
perch dopo quattro anni si trasferisce a Bologna dove si laurea nel 1972.
ora per lui di guadagnarsi da vivere, ma non agevole trovare lavoro per chi non ha
la cittadinanza italiana e per di pi per chi non ha ancora affrontato lesame di Stato. Un
posto per lo trova: il 6 ottobre 1972 a Crema al Kennedy. Si tratta di una struttura

124

Appunti di viaggio

che, dopo il trasferimento dellOspedale Maggiore in via Libero Comune, ha bisogno di


medici: oltre al dirigente dott. Giovanni Biagio Inzoli qui vi solo un giovane laureato
in medicina, il dott. Fulvio Soccini. Il nostro, superato lesame di Stato, si specializza
prima in geriatria poi in tisiologia e apparato respiratorio perch vuole arricchire la sua
professionalit ed essere allaltezza dei cambiamenti in atto nello stesso Kennedy che, grazie
allimpulso dello stesso dott. Inzoli37 e del presidente del Consiglio di amministrazione, dr.
Marziano Marziani, si sta trasformando radicalmente passando da struttura assistenziale
ad una di tipo sanitario. Antoun ha ora tutte le carte in regola per offrire un servizio di
qualit. Una professione, la sua, in cui crede profondamente, anche se non sono pochi i
medici che gli consigliano di fare carriera altrove: per lui gli anziani sono la sua mission
e il futuro di un segmento importante della medicina. Certo lambiente allinizio non
per nulla confortevole: muri fatiscenti, stanzoni con 24 posti-letto, assenza di infermieri
professionali, assenza di studi per i medici, una cucina per nulla allaltezza della situazione,
degenti ammassati senza un minimo di selezione per tipo di patologia. Al Kennedy, poi,
gli stipendi sono significativamente inferiori rispetto a quelli in vigore presso lOspedale
Maggiore. Tutte condizioni che potrebbero scoraggiare chiunque, ma lui resiste, anche dopo
aver ottenuto la cittadinanza italiana. Con i suoi vecchi si trova bene. Vede con piacere la
rivoluzione interna della struttura, collabora con tutti - medici, dirigenti e presidenti del
consiglio di amministrazione38 - ottenendo buoni risultati. Qui percorre i vari gradi della
carriera: da assistente incaricato ad aiuto con funzioni di primario. In tutto trentanni:
dal 1972 al 2002. Antoun si sente bene integrato a Crema come si sente integrato nel
comune di Campagnola Cremasca dove risiede e svolge per una tornata amministrativa il
ruolo di consigliere comunale. Si sente italiano e cremasco a tutti gli effetti. Ai cremaschi,
poi, da cui ha avuto solo comprensione e solidariet, va tutta la sua stima e il suo affetto.
Certo, non dimentica le sue radici. Un po di mondo arabo lo respira anche in ambiente
lavorativo, a stretto contatto con due medici siriani. Al Cairo, poi, dove ci sono dei suoi
nipoti, torna spesso. Pi volte vola in Canada dove vive un suo fratello e pi volte in
Australia dove risiedono quattro sorelle. costantemente in contatto, infine, con le sue
radici sintonizzandosi con i canali televisivi in lingua araba.
Un medico svizzero figlio di emigrati italiani
Unaltra storia. E un altro medico: il dott. Franco Cattaneo. Nasce il 25 ottobre 1907
in Svizzera dove il padre, un emigrante originario di Luino, si trasferito per aprirvi,
col fratello Arturo, una macelleria. A Lugano vive i suoi anni verdi fino ad ottenere il
diploma liceale, dopo di che fa il percorso inverso di suo padre: sentendo la vocazione
a diventare medico e non volendo affrontare gli studi presso una sede di basso profilo,
sceglie di iscriversi alla prestigiosa Facolt di Medicina di Pavia. Qui, consapevole di vivere
sulle spalle dei genitori e, quindi, di dover loro giustificare tutto, annota con scrupolosit
su un diario tutte le spese, anche le pi minute. Dopo la laurea ottiene labilitazione alla

Gli altri

125

professione medica con la votazione di 110/11039. Nel 1939 assistente incaricato (poi lo
diventa di ruolo) del luminare prof. Introzzi e nel 1942 riesce ad avere la libera docenza in
patologia speciale medica e in metodologia clinica. Un avvio professionale di tutto rispetto
che viene interrotto dalla chiamata alle armi: in Albania conosce il giovane cappellano
militare don Giovanni Bonomi, cremasco40.
Riprende lattivit professionale nel 1945, anno in cui viene chiamato in qualit di
primario incaricato41 dallOspedale Maggiore di Crema. Il dott. Franco Cattaneo ha 38
anni quando arriva in terra cremasca. Ricopre i ruoli di primario, direttore sanitario
nonch direttore del laboratorio, incarichi che svolge con dedizione e con professionalit,
dimostrando subito doti di innovatore, doti che, gi dopo quattro anni, gli riconosce il
Presidente del Consiglio degli Istituti ospedalieri e di ricovero della citt di Crema che cos
gli scrive: [] il consiglio non dimentica quanto a Lei si deve nellopera di trasformazioni
e rinnovamento che hanno portato lIstituto a una indubbia rinomanza e quanto Lei ha
fatto per elevare allattuale grado di perfezione la divisione medica [] La modestia con la
quale Lei adombra i Suoi meriti non li rende meno apprezzabili, anzi; e Lei pu stare certo
di questi apprezzamenti da parte dellAmministrazione e di tutti42. Le sue sono innovazioni
radicali: dalle attrezzature scientifiche allarredo, dal metodo di lavoro al laboratorio. A
questultimo dedica intense cure, ampliando di gran lunga la gamma delle ricerche: dalla
biochimica alle reazioni specifiche e aspecifiche di malattie, dallematologia alle ricerche
di semiologia funzionale digestiva. Quando nel 1953 irreperibile in commercio la
tromboplastina, il suo uno dei pochissimi laboratori a dosare la protrombina43. Istituisce
inoltre un laboratorio-ambulatorio di elettrocardiografia che viene arricchito col tempo da
altre indagini strumentali (dalloscillometria alloscillografia44).
Al lavoro professionale dedica gran parte della sua vita e alleva una miriade di assistenti:
tra gli altri, Privitera (suo successore nel ruolo di primario), Inzoli, Lucchi, Pagliari, Borghi,
Barilli e Regazzi. Non trascura, comunque, il suo privato: non manca mai la sera, prima
di rifugiarsi nel suo studio, di giocare con gusto, almeno mezzora, col suo figlioletto Piero;
alla sua Lugano torna appena pu e con grande gioia; coltiva, inoltre, profonde amicizie,
in particolare col dott. Bozzetti e il dott. Dal Monte. inoltre tra i venti fondatori nel
1950, assieme ai maggiorenti di Crema, del Rotary Club (in uno dei conviviali presenta
una relazione sui funghi).
Politicamente un liberale aperto alle istanze sociali, convinto che prima o poi
liberalismo e comunismo stempereranno le loro posizioni antitetiche e troveranno un punto
di equilibrio. Non mai manicheo, nemmeno negli anni di pi acuta contrapposizione
politica: dialoga con tutti, anche con chi ha fede comunista. Pur non essendo contro la
religione, per molti anni non praticante e si accosta alla messa solo nellultimo tratto della
sua vita. Il prof. Cattaneo ha praticamente tutto ci che pu aspettarsi un uomo: ha un
ruolo professionale di prestigio, tra le persone che contano in citt, ha una moglie e un
figlio che adora, abita in una casa artisticamente arredata45.
Ma il suo destino gi scritto: colpito da una grave forma infiammatoria che gli lede

126

Appunti di viaggio

polmoni e reni, vive un vero e proprio calvario di due anni peregrinando da una clinica
allaltra. Uno dei suoi ultimi giorni vuole parlare a tu per tu col figlio dodicenne: lo
incoraggia a non aver paura qualsiasi cosa possa accadere e gli ricorda che la vita una ruota
ed quindi naturale che ad un certo punto possa sopraggiungere la morte. Poi scoppia in
lacrime e gli chiede un bacio. Muore il 30 ottobre 1970 a soli 63 anni. Il nuovo Torrazzo,
uscito il giorno dopo, ne fa un ritratto lusinghiero: parla della sua personalit caratterizzata
da grande bont, del suo ottimismo che lo portava ad entusiasmarsi per le cose belle e
buone con forme che potevano sembrare ingenue, della sua fede maturata attraverso un
lungo itinerario spirituale, del suo culto dellamicizia46. La salma, benedetta dal vescovo,
viene tumulata a Lugano.
Un figlio intraprendente della Puglia che a Crema porta il calore meridionale
Dagli Usa al Brasile, dallEgitto alla Svizzera. Proseguiamo ora il viaggio in Italia,
nel profondo Sud, precisamente a Bisceglie nella Puglia. Il nuovo arrivato Angelo
Lopopolo.
Una famiglia, la sua, dalle condizioni modeste: i genitori sono dei piccoli coltivatori
diretti che nelle prime ore dellalba partono col calesse per andare a lavorare nel frutteto.
Condizioni che non gli permettono di studiare oltre la sesta elementare. Questo, tuttavia,
non costituisce per lui un freno, ma uno stimolo: allet di 13 anni prende liniziativa di
attivare, assieme a un adolescente di 16 e a un giovane di 18, una societ con lobiettivo
di acquistare e vendere allingrosso frutta e verdura47. Unesperienza che lo matura
notevolmente dal punto di vista delle capacit organizzative. A 18 anni pronto per il
grande balzo: partire per il nord. Il suo punto di riferimento Vaiano Cremasco dove
una zia gestisce unosteria. Non una partenza facile: suo padre, che ha perso tre figli a
causa della spagnola, tuttaltro che favorevole alla sua decisione e cede solo grazie alle
insistenze della moglie.
A Crema (siamo nel 1932) Angelo Lopopolo dimostra subito quanto sa fare: prende
in affitto unosteria-tabaccheria in via Brescia a S. Bernardino e, per lanciarla, attrezza il
cortile adiacente a balera, uniniziativa che provoca la dura reazione del parroco che, in
pi occasioni, tuona dal pulpito contro il luogo del peccato. Scandalo a parte, comunque,
gli affari vanno bene, tant che costretto a chiamare in aiuto i genitori e il fratello
minore. A S. Bernardino rimane qualche anno. Infastidito poi dai continui attacchi del
parroco, decide di vendere la licenza dellosteria-tabaccheria per avviare in via Ginnasio a
Crema il Rusignol, un nuovo esercizio pubblico che conquista subito i clienti grazie a
due attrattive: la vendita del vino meridionale, pi robusto di quello lombardo ( il primo
che lo porta a Crema) e il gioco delle bocce. Qui conosce una bella ragazza che abita al
piano superiore e se ne innamora, ma deve scontrarsi col padre che non vuole sentire
parlare di un matrimonio con una donna del Nord, notoriamente pi emancipata di quella
del Sud.

Gli altri

127

Scoppiata la guerra, viene chiamato alle armi e spedito sul fronte albanese in attesa di
raggiungere la Grecia. Angelo Lopopolo letteralmente terrorizzato: ha la netta convinzione
che chi parte non ritorna pi. Da qui il ricorso a tutti i possibili espedienti, anche i pi
autolesionisti, pur di rientrare in Italia. E ci riesce: fortemente debilitato in seguito a uno
sciopero della fame, viene congedato.
A Crema, anche se gradualmente, si riprende recuperando anche il suo innato spirito
imprenditoriale: si trova alcuni soci e con un camioncino attraversa lItalia ancora teatro
di guerra, superando quindi non pochi posti di blocco, per comprare vino del Sud a prezzi
(date le condizioni di mercato) considerevolmente bassi. Cos nel 1946 intraprende una
nuova attivit commerciale che gli rende non poco tant che cede il Rusignol a un
conterraneo (anche lui di Bisceglie) e avvia col fratello Nicola48, una societ di vendita
di vino che acquista al mercato allingrosso di Milano e che distribuisce a osterie, bar e
famiglie su un vasto territorio che va da Rivolta dAdda a Soresina.
Dopo alcuni anni investe con il fratello il denaro accumulato nellattivit immobiliare:
prima in un condominio di via Carlo Urbino, poi, grazie ai proventi della vendita, in un
altro palazzo, sempre nella stessa zona. Ma laffare che pi lo intriga a Gallipoli: mediante
un grosso mediatore leccese viene a sapere che in vendita una pineta di 23 ettari a 200
metri dal mare, una localit da favola per costruire una villetta per la sua famiglia. Per
questo prende liniziativa di costituire una societ in grado di fare lacquisto (100 milioni
di lire) con lo scopo di realizzare delle villette, ma nello stesso tempo mantenendo a verde
la stragrande maggioranza dellarea (ben 20 ettari). Unoperazione che, tuttavia, non va in
porto: la mafia locale non manca di mandargli dei segnali inequivocabili, ma lui non ha
alcuna intenzione di compromettersi con la malavita e neppure con tangenti e non cede
al ricatto anche se alcuni suoi soci gli spiegano che, comunque, il guadagno alla fine
assicurato49.
Angelo Lopopolo un uomo arrivato, ma non pensa solo ai suoi affari e alla sua famiglia:
aiuta diversi pugliesi (uomini destinati ad affermarsi alla grande) ad aprire unosteria: lo fa
non solo fornendo damigiane di vino a credito, ma seguendo anche le pratiche relative al
canone di affitto e alla licenza.
Con gli immigrati da Bisceglie, poi, tesse relazioni intense formando intorno a s,
nella sua casa aperta, un vero e proprio clan con tanto di ritrovi periodici e con cucina
e dialetto di quella terra50. Tra le sue passioni la scopa scientifica, un gioco che richiede,
oltre che astuzia, una grande memoria: cos appassionato al gioco delle carte e cos
noto in questo ambito che riesce a diventare vice-presidente nazionale della Federazione
Cartofila e organizza a Crema due gare nazionali di briscola il cui ricavato viene devoluto
allAvis51.
Intanto - il 1971 - si ammala di tumore al colon. Un calvario che dura qualche anno.
il tempo del bilancio di una vita, della riflessione, dei sentimenti. Il tempo in cui confida,
tra laltro, lamarezza provata nei confronti delle scelte politiche radicali dei suoi due primi
figli52, ma anche lapprezzamento per la loro coerenza.

128

Appunti di viaggio

Due emiliane che lasciano un segno


Risaliamo in Emilia Romagna. da qui che partono due sorelle che a Crema lasciano
una impronta significativa: Giovanna e Margherita Marmiroli.
Giovanna, pi nota come Giovanna Rebucci, il cognome del marito: un forte impegno
nellAzione Cattolica (nel 1959 ritira a Roma, con le sue ragazze, il gagliardetto-premio
dopo ludienza col papa Giovanni XXIII), una laurea in matematica, un concorso a preside
vinto quando ancora giovane e infine la direzione della scuola media di Bagnolo, ruolo
che ricopre per ventisei anni. Una preside in qualche modo speciale: colpisce subito tutti
per la sua discrezione e, nello stesso tempo, per la sua autorevolezza intellettuale e morale,
per il suo equilibrio e per le sue aperture. Il suo obiettivo: creare le condizioni perch tutti
gli allievi - anche i pi scalcagnati, i meno reattivi agli stimoli culturali, i pi impegnati
nel lavoro dei campi - possano esprimere al meglio le loro potenzialit.
Per tutti i docenti53, in modo particolare per i tanti studenti universitari che recluta
personalmente in un tempo in cui - con lintroduzione della scuola dellobbligo - la domanda
di professori di gran lunga superiore allofferta, una guida saggia: distribuisce consigli,
incoraggia sperimentazioni, ma non veste mai i panni della maestra ( talmente discreta
che lascia che sia lo stesso giovane insegnante ad imparare dai suoi errori). E incoraggia
pure sperimentazioni promosse dallesterno: quando il gruppo di Vaiano organizza una
scuola serale sul modello della scuola di Barbiana, lei non solo d ad essa tutto il supporto
logistico, ma la sostiene con forza, anche col suo prezioso contributo didattico (dimostra
una rara capacit nello spiegare le espressioni matematiche anche a chi del tutto negato
al mondo dei numeri).
Una persona speciale non solo a scuola. Col pieno consenso del marito apre la casa a
tutti: a coloro che hanno bisogno dei suoi consigli (e sono tanti), a chi vuole condividere
un piatto la domenica. Anche a chi ha bisogno di tutto, pure del tetto per dormire54:
a una ragazza di quattordici anni (una delle prime esperienze di affido in Italia), a non
pochi marocchini per qualche mese e a un giovane della Liberia (Patrice) per oltre quattro
anni. Nella stagione del Sessantotto, poi, la sua casa, grazie allospitalit data alla sorella
Margherita, frequentata da un numero incalcolabile di studenti e di professori. Muore
nel 2001. Don Agostino Cantoni, grande amico di famiglia, nella sua omelia funebre
ricorda alcune espressioni che ha raccolto tra i tanti amici di Giovanna (Le nostre stelle
si spengono, Langelo ha preso il volo, Siamo tutti pi poveri) e poi aggiunge: Come
si fa a tessere lelogio di una persona assolutamente modesta? C il rischio che in Paradiso
arrossisca e scuota la testa. Mi limito a ringraziare il Signore per tutte le persone che hanno
trovato la sua porta di casa sempre aperta; per tutte le persone che nella sua fede semplice
e disarmata hanno trovato risposta ai loro dubbi e alle loro inquietudini55.
Una presenza discreta e duratura, quella di Giovanna. Una presenza pi circoscritta nel
tempo e pi dirompente quella di Margherita (Meg per gli amici). Una ragazza di acuta
intelligenza: consegue la maturit classica a 17 anni con quasi tutti 9 e si laurea a pieni

Gli altri

129

voti in Lettere classiche allUniversit Cattolica di Milano allet di 21 anni. Una giovane
che dimostra presto una grande sensibilit: vince uno dei cinque posti gratuiti messi a
disposizione dal pensionato universitario Marianum ma, convinta che il padre sia nelle
condizioni di pagare le rette per la figlia, una volta laureata, appena ha la prima supplenza,
restituisce al Pensionato tutte le rette che il padre avrebbe dovuto pagare per lei affinch
potessero servire a qualcuno altro realmente bisognoso 56. Intanto milita nellAzione
Cattolica: a 16 anni presidente parrocchiale e successivamente a livello diocesano; per otto
anni, poi, grazie alla segnalazione del prof. Ezio Franceschini dellUniversit Cattolica, vive
a Roma dove dirige il Centro culturale dellAssociazione Maestri cattolici. Una stagione
intensa, quella romana, in cui ha lopportunit di toccare con mano il cambiamento a cui
d impulso il nuovo papa Giovanni XXIII e di coltivare amicizie con Liliana Cavani, futura
regista e con Oscar Luigi Scalfaro, futuro presidente della Repubblica. Decisiva per il suo
rapporto con la Chiesa la lettura di Esperienze pastorali e di Lettera a una professoressa di don
Lorenzo Milani57. Lo dimostra quando arriva a Crema. A una tavola rotonda organizzata
dal circolo Nuova Citt il 27 giugno 1969 sul tema Lobbedienza non una virt: Don
Milani dichiara la sua netta indisposizione ad accettare ogni tipo di ubbidienza, specie nella
scuola: lubbidienza spesso un alibi per non esprimersi compiutamente, per delegarsi
a scelte fatte da altri, per evitare la faticosa verifica di ogni cosa che ci imposta come
dovere dalla nostra intelligenza e dal nostro raziocinio58. Al Liceo scientifico di Crema,
da ex collaboratrice di fiducia del preside mons. Giovanni Bonomi, diventa suo malgrado
il simbolo della contestazione. Scandalizza, in particolare, la sua dichiarazione secondo
cui quando legalit e giustizia non coincidessero, lei non ha alcuna remora a seguire la
sua coscienza contro la legge. E scandalizza pure il suo Cristo del Torrazzo pubblicato sul
periodico scuola perch nel novembre del 1971, un vero e proprio atto di accusa contro
il Cristo dei potenti e dei benpensanti59: scandalizza a tal punto da provocare una denuncia
per vilipendio alla religione di Stato.
Una donna di grande tensione morale e religiosa che ha il coraggio di esporsi, rimanendo
per sempre se stessa, senza farsi ingabbiare da nessuna parte (neppure dal Movimento
studentesco che la considera il simbolo della contestazione). Coerente fino in fondo
quando deve battersi contro idee che ritiene sbagliate, ma sempre attenta a non offendere
nessuno: ricordati - telefona a una collega - che dietro alle idee ci sono le persone60. E
proprio perch si espone, subisce attacchi (talvolta veri e propri colpi bassi61): accusata,
tra laltro, di far politica a scuola. E lei di rimando: E voi non fate politica? Non politica
rinchiudere dei ragazzi tra quattro mura, convincendoli che la realt non quella che
hanno appena lasciato fuori, a casa? Non politica costringerli a interessarsi a cose che non
sentono, che sono morte, che non hanno niente a che fare con la loro vita?. E aggiunge:
Io credo nella scuola. La scuola una risorsa potentissima. C dentro la carica immensa
della giovinezza UN DELITTO impedire che le energie della scuola si rivolgano a
cambiare il mondo62.
Una donna che lascia un segno profondo nelle persone che si imbattono nella sua strada63.

130

Appunti di viaggio

Gi da tempo sofferente, registra un vero e proprio crollo quando viene trasferita


dautorit a Bologna. Ne prova eloquente una frase di Pavese trovata su una pagina della
sua agenda: La solitudine tollerabile solo quando si sicuri che c qualcuno che ti
aspetta64. Nel giugno del 74 di nuovo a Crema, questa volta in vacanza: qui che un
pomeriggio beve dellacido. Se la cava, per. I medici le propongono un ricovero in una
clinica neurologica.
A Losanna, dove ricoverata, Margherita Marmiroli sta molto male e vomita
continuamente: le riscontrano un blocco al piloro e le propongono un intervento
chirurgico, ma lei non se la sente di farsi operare in Svizzera e torna a Crema. Lintervento
lo subisce a Correggio (che raggiunge da sola in macchina). Ora in ottimo stato e
decide di rientrare a Crema, ma mentre torna viene colpita da embolia polmonare e
muore: il 16 agosto 1974. Il nuovo Torrazzo, tuttaltro che tenero nei confronti della
contestazione, parla di lei come di una donna dotata di notevole preparazione culturale
e di intelligenza vivace, come di una professoressa di vigorosa e generosa carica umana
che le proveniva indubbiamente dalla matrice culturale e religiosa dei suoi migliori anni
giovanili. E prosegue: Soltanto per ipocrisia e convenzionalit si potrebbe dimenticare,
in questo momento di lutto, che la prof. Marmiroli stata coinvolta - forse proprio per le
sue doti spiccate di mente e di animo tormentato - in equivoche polemiche fino a diventare
un caso. Nessuna ombra, tuttavia, pu offuscare il commosso ricordo. Il periodico il
collettivo scrive per lei una dedica: A Margherita Marmiroli/ educatrice/ ad avere coraggio/
ad amare la Verit/ a sorridere alla bont/ ad essere contenti che il mondo/ lo si pu
trasformare/ chi ha insegnato/ a cercare queste cose/nella mente sempre rimane/ di chi
queste cose/ anche solo un po/ ha imparato. E cos chiosa: Si pu vivere ma essere gi
morti. Si pu morire, ma vivere per sempre65.

Paure
Tutti esterni, stranieri e forestieri, e tutti ben integrati: svolgono il loro lavoro per lo pi
con competenza e dinamismo, si inseriscono nella comunit ospitante e vengono apprezzati.
Sono gli immigrati pi antichi: tutti per riconoscimento unanime brava gente (anche
qualcosa di pi). Arrivano anche famiglie cambogiane ospiti delle comunit di S. Giacomo
e S. Carlo. Tutti lavorano, danno il loro contributo al Pil nazionale, finanziano con le
imposte e con i contributi i servizi collettivi e le pensioni. Nessuno di loro viene avvertito
come un pericolo, come chi ruba il lavoro ai nostri. Sono migliaia, ma in qualche misura
mimetizzati (solo il quartiere Norditalia, in via Bramante, per un certo periodo viene visto
con una certa diffidenza). La loro diversit, poi, non turba. Non turba neppure il colore
della pelle dei primi africani, come non turba la religione musulmana praticata da alcuni
medici che provengono dalla Siria66. A un certo momento, per - avviene verso la fine degli
anni 90 - lequilibrio si spezza. Non arrivano pi alla spicciolata, n si confondono pi con
noi: appaiono vistosamente diversi. Sono algerini, marocchini, albanesi e, poi, dopo il

Gli altri

131

crollo dellimpero sovietico, immigrati dallEst europeo. In seguito allammissione il primo


gennaio 2007 della Romania nellUnione europea arrivano, infine, in massa i romeni67.
Vediamo i numeri. A Crema gli stranieri nel 1997 sono 383, nel 2001 sono pi che
raddoppiati (774), nel 2003 sono gi 1.315, nel 2006 toccano quota 1.920 e nel 2007
raggiungono la cifra ragguardevole di 2.269. Una presenza sempre pi massiccia che si
registra anche in tutto il circondario di Crema: nel 2000 rappresentano il 28% del totale
degli stranieri della provincia e nel 2007 ben il 37%. Lincidenza percentuale sui residenti,
comunque, varia tra un paese e laltro: si va dallo 0,63% di Ripalta Guerina all8,88% di
Pandino, al 9,16% di Romanengo, al 10,50% di Vailate, al 12,39% di Casale CremascoVidolasco e al 13,82% di Castel Gabbiano.
Il comune di Crema si trova in una posizione intermedia col 6,75%, un livello
significativamente ancora distante da quello toccato da Cremona (10,13%). Crema,
inoltre, si differenzia da Cremona anche per la composizione di tali stranieri: ha un
numero di romeni di gran lunga inferiore (il 5,27% contro il 40,61% di Cremona), meno
algerini, marocchini, albanesi, mentre ha pi peruviani (11,83% contro il 5,40%) e pi
ecuadoriani (il 28,53% contro il 3,95%). Al di l delle differenze, comunque, il fenomeno
a livello provinciale presenta un trend impressionante: dal primo gennaio 2000 a fine
2007 la popolazione straniera che proviene da Paesi a forte pressione migratoria iscritta
regolarmente allanagrafe cresciuta del 250%68 e gli immigrati dellarea Est europea si
sono pi che quadruplicati. Si tratta di persone (ci riferiamo sempre al dato provinciale)
che registrano un livello di istruzione superiore a quello della media italiana: il 10%
laureato, uno su due ha un diploma, il 34% ha finito il ciclo dellobbligo. Mediamente pi
istruiti, ma solo il 15% di loro pu far valere il titolo di studio posseduto69. In alcuni casi
gli immigrati di fatto ringiovaniscono i paesi ospitanti (ancor di pi col numero di figli
che generano): Crema ha un indice di vecchiaia di 191,91 (su 100 bambini sotto i 15 anni
ha quasi 192 anziani con oltre 65 anni), Cremona arriva a 219,36 e Soresina tocca quota
193,89. Un fenomeno che, gi da alcuni anni ha letteralmente rivoluzionato la scuola (a
Madignano, ad esempio, la presenza di immigrati alle elementari ha toccato il 20%70).

Storie
Proviamo a vederli in faccia questi diversi. Contrariamente a quanto spesso si dice,
hanno in gran parte le nostre stesse radici religiose, vale a dire cristiane: sono, infatti, non
poche centinaia le donne e gli uomini che provengono dai Paesi latino-americani di lunga
tradizione cattolica. A Crema e territorio, sapendo di venire incontro a una domanda
crescente, si offrono come badanti. E infatti, grazie al ruolo prezioso di alcune associazioni
umanitarie, trovano lavoro senza difficolt. Un lavoro piuttosto pesante, il loro: 24 ore
su 24, a servizio spesso di persone molto anziane e non autosufficienti, persone a cui
donano per lo pi tanto affetto, una solidariet umana talora sorretta da una profonda fede
(quando i loro clienti muoiono, in alcuni casi sono solo loro che piangono sinceramente!).

132

Appunti di viaggio

Lavorano, vero, per lo pi come irregolari (fino alla recente sanatoria), ma quello che
offrono meritorio: con la difficolt a trovare un posto nelle case di riposo per anziani e
con i costi talora proibitivi che queste chiedono, il loro un servizio indispensabile (anche
alcuni preti anziani usufruiscono delle loro cure). Un lavoro da cui ricavano un reddito
soddisfacente che spediscono in gran parte (in alcuni casi interamente) alle loro famiglie,
un contributo prezioso che serve non solo a mantenerle, ma anche a estinguere magari il
mutuo acceso presso una banca per lacquisto di una casa. Danno e ricevono. Ricevono
e danno, non solo aiutando le famiglie di origine, ma anche alimentando le rimesse
degli emigrati, una tra le voci pi importanti per la bilancia dei pagamenti dei Paesi
latino-americani. Una soddisfazione, quindi, a pi livelli. Talvolta, per, il beneficio non
generalizzato: quando la lontananza delle donne immigrate dura oltre una certa soglia
di tempo, le famiglie di origine si sfasciano, anche grazie ai soldi che arrivano dallItalia
(i mariti si mettono a bere, i figli, senza una guida materna, vanno allo sbando e spesso
finiscono sulle strade). Una disgregazione che gli stessi vescovi e sacerdoti latino-americani
spesso denunciano71.
Da infermiera in Ucraina a badante a Crema per consentire alla figlia di studiare
DallAmerica latina allEst europeo.
Olha Shershen: una badante. Nasce a Cernovci in Ucraina. Studia dieci anni e poi
entra nel mondo del lavoro: infermiera in un ospedale con turni di 24 ore. Questo per 22
anni. Lultimo stipendio: lequivalente di 50 euro mensili, una retribuzione troppo esigua
per pagare gli studi della figlia, anche lei intenzionata a intraprendere la professione di
infermiera. La casa, poi, ancora priva dei servizi di base come lacqua, il bagno, il metano,
il telefono. Ecco, allora, lidea di cercare altrove un lavoro pi remunerativo. Linput lo
riceve da una sua ex collega infermiera partita per lItalia gi da un anno: lei che le
consiglia di cercare un posto di badante, una soluzione ottimale che consente di non avere
nessun costo per vitto e alloggio e di poter inviare alla famiglia pressoch lintero stipendio.
Una prospettiva allettante, anche per lei che ha 42 anni. Si attiva presso unagenzia per
avere tutti i documenti necessari allespatrio e per avvalersi del servizio organizzato di
trasporto, un servizio che le costa 500 dollari, una cifra di non poco conto che si sobbarca
indebitandosi. Cos inizia lavventura a bordo di un pullman in compagnia di una decina
di donne, tutte in cerca di fortuna. Attraversate le frontiere dellUngheria e dellAustria,
arriva in Italia: il maggio 2001. La destinazione Milano, esattamente alla stazione. Qui
viene scaricata assieme alle compagne di viaggio. Per lei limpatto tremendo: nel parco
antistante la stazione, in mezzo a una miriade di immigrati, frastornata dal loro vociare
nelle lingue pi diverse, si trova letteralmente spaesata, praticamente sola. Non sa proprio
che cosa fare: non pu pretendere di trovare un lavoro senza conoscere una parola di
italiano. Non sa neppure come sopravvivere: in tasca ha solo dei dollari. La sua immediata
reazione quella di piangere. Piange anche perch lei non ha nulla a che vedere con i tanti

Gli altri

133

miserabili giunti dallAfrica: un lavoro ce laveva come aveva un livello di vita dignitoso
nel contesto in cui si trovava. Ora l senza neppure un letto su cui dormire. Lunica
consolazione: la visita, ma solo per due ore (il tempo del permesso), della sua ex collega che
ha trovato lavoro come badante a Milano. Per fortuna al terzo giorno trova chi le suggerisce
di rivolgersi alla Caritas dove, almeno per qualche giorno, ha diritto a vitto e alloggio. Una
grazia: lincubo alle spalle. Nella nuova condizione viene a sapere da una signora ucraina
che nel mantovano c una donna che alla ricerca di uninfermiera intorno ai 45 anni per
suo marito paralizzato. Una manna venuta dal cielo: parte per la nuova destinazione dove
rimane per sei mesi. Non si tratta, vero, della soluzione ottimale (riesce, ad esempio,
a imparare ben poco litaliano dato che il paziente che deve curare non in grado di
comunicare con parole e la famiglia parla solo in dialetto), ma, comunque, ha un impiego
consono con la sua preparazione. Chiusa lesperienza mantovana, ne apre unaltra: questa
volta a Crema. Unesperienza di gran lunga pi gratificante: qui infatti trova un ambiente
particolarmente accogliente dove si trova a suo agio. A Crema, poi, nel corso degli anni
vede crescere in modo impressionante il numero della badanti provenienti dallUcraina:
da una decina nel 2002 ad alcune centinaia nel 2009. Con alcune di loro, nelle ore di
permesso, tesse un buon rapporto di amicizia. Lappuntamento classico il Campo di
Marte. Con gli anni, inoltre, riesce a ottenere permessi regolari di soggiorno: prima per un
anno, poi per due e, infine, nel 2008 per cinque. Una situazione che considera ottimale sia
per lei che per la sua famiglia a cui invia mensilmente circa 800 euro (una cifra decisamente
superiore a quella - 100 euro - che guadagna suo marito): cos la figlia riesce a realizzare il
suo sogno di fare linfermiera e la casa si trasforma letteralmente dotandosi di tutti i servizi
tipici di unabitazione civile sugli standard dellEuropa occidentale. Una situazione che,
tutto sommato, non le crea nessun disagio: non solo si tiene in costante contatto telefonico
con i suoi, ma ogni anno trascorre mediamente con loro due mesi.
Un laureato albanese che esercita il mestiere di muratore
Un albanese: si chiama Koci Faiz. Nel suo Paese sta bene: ha una professione che ama
( ufficiale dellesercito), una moglie e una figlia. Lo scoppio della guerra civile, per, gli
cambia traumaticamente la vita: costretto, infatti, a cercare lavoro altrove. Ecco perch si
imbarca ( il 1996) assieme ad altri clandestini alla volta dellItalia: una fuga che gli costa
lequivalente di due anni di lavoro. Arrivato nellItalia meridionale, pur laureato, si adatta
a qualsiasi occupazione (dal lavapiatti nei ristoranti al raccoglitore di tabacco), tutti lavori
non solo precari, ma stagionali e tutti in nero. Questo per quattro anni: quattro anni in
cui con altri immigrati alloggia presso un connazionale dietro versamento di una quota
di affitto; quattro anni in cui la sua condizione di clandestino non gli procura particolari
problemi (subisce, s, dei controlli, ma le forze dellordine chiudono sempre un occhio).
Finalmente riesce a beneficiare del decreto flussi e, di conseguenza, a ottenere un regolare
permesso di soggiorno. Grande la sua soddisfazione e ancora pi grande quando, due anni

134

Appunti di viaggio

dopo, realizza il suo sogno di ricongiungersi con la moglie e i tre figli: cos ora pu vivere
in una casa tutta sua e godere dellaffetto dei suoi famigliari. Nel 2002 a Chieve dove
lavora nel settore edile. Ha gi svolto la mansione di muratore al Sud, ma qui al Nord trova
imprese pi serie, pi sicure e pi attrezzate a eseguire appalti impegnativi. Dopo anni di
sacrifici, quindi, oggi sta decisamente meglio: ha un lavoro pi stabile, guadagna 1.200
euro al mese (di cui 420 versa per laffitto), assicurato. Sta meglio, ma nella sua situazione
di immigrato, sa di dover guadagnare ogni giorno con un lavoro indefesso la stima del suo
datore di lavoro. Pu considerarsi, comunque, integrato. Per questo prova una ferita
al cuore quando sente notizie di reati gravi, addirittura stupri, perpetrati da immigrati.
Lui non ha certo la pretesa di insegnare alcunch agli italiani, ma convinto che lo Stato
debba essere pi severo nei confronti dei delinquenti (una persona che ha subito il carcere
in Albania - dice - ricorda lesperienza per tutta la vita, mentre in Italia andare in galera
come andare in vacanza!). Ritiene poi che si debbano fare pi controlli nelle scuole contro
lo spaccio della droga. Auspica inoltre - lo afferma sulla base della sua esperienza personale
- una semplificazione della burocrazia: troppe le giornate di lavoro che si perdono per
espletare le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno! Il suo sogno quello di
tornare nella sua patria di cui orgoglioso: l nato, l cresciuto, l c il suo habitat
naturale (il clima, il paesaggio, la religione musulmana, i parenti, gli amici). Ma non sar
facile: i figli si sono integrati qui e sar davvero dura per loro lasciare tutto per un luogo
che hanno dimenticato.
Un romeno ben integrato, ma che ha la nostalgia della Romania
Un romeno: si chiama Lutic Catalin Ionel. Arriva in Italia nel 2000 con un visto ad
uso turistico rilasciato dallambasciata italiana a Bucarest. In Romania, vero, il lavoro
non gli manca, ma saltuario (fa il taglialegna) e gli frutta solo 100-120 euro al mese.
Ecco perch accoglie volentieri linvito di un connazionale giunto a Milano qualche tempo
prima. E a Milano (pi precisamente a Magenta) il lavoro lo trova: 11-12 ore al giorno
come falegname percependo 40 euro al giorno, tutto regolarmente in nero. Nello stesso
tempo alloggia a Milano con altri clandestini presso un amico versando in cambio 200
euro al mese. Questo per due anni: nel 2002, infatti, ha la fortuna di uscire dallo status di
irregolare e di ottenere il permesso di soggiorno.
Da regolare pu permettersi di cercare una casa: la trova a Romanengo dove lavora
presso unimpresa edile. Nel 2003, poi, ha la possibilit di ricomporre la famiglia (moglie e
figlia). Si integra bene: rispettato dal datore di lavoro, ben inserito nella sua comunit, ben
voluto dai suoi vicini di casa. E ben integrati sono i due figli (il secondo nasce in Italia):
sia a scuola dove hanno imparato in fretta litaliano che con gli amici. Ecco perch avverte
dolore ogniqualvolta i mass-media danno notizia di delitti commessi da romeni: non riesce
a capacitarsi (in Romania i delitti pi gravi sono perpetrati da rom, non da romeni), a
meno che si tratti - sottolinea - di persone in preda allalcool. Qui si trova bene, ma la

Gli altri

135

nostalgia per il suo Paese grande, non solo perch l sono le sue radici, ma anche perch
in Italia lavora e basta, mentre in Romania la dimensione ludica e le relazioni sono di gran
lunga pi ricche. Ha, inoltre, nostalgia delle montagne da cui proviene, dellaria pura che
respirava da giovane, delle sue chiese ortodosse.
Un lavoro dignitoso e tanta solidariet
Un altro romeno: Paul Chindea. Nel suo Paese ha tutto: una famiglia (moglie e sei figli)
e un lavoro (fa il muratore), eppure non soddisfatto: ha una grande voglia di conoscere
lEuropa occidentale e, inoltre, vuole a tutti i costi dimostrare a suo padre, un alcolizzato che
non gli ha mai voluto bene, quanto in grado di fare. Sono questi i fattori che lo spingono
a raggiungere Venezia (un tratto in pullman e un altro in macchina con un connazionale)
per poi approdare in treno a Milano. Arrivato nel capoluogo lombardo, trova presto un
lavoro come muratore e intanto alloggia in un bilocale assieme ad altri irregolari. Per due
anni a Como e poi riesce ad avere una sistemazione migliore a Pandino. Dopo quattro
anni, finalmente, il permesso di soggiorno e il ricongiungimento con la moglie e i figli.
soddisfatto del lavoro (guadagna 1.280 euro al mese), innamorato della cucina italiana
(la moglie ha imparato anche a fare le torte con le ricette italiane), apprezza la pulizia
che in Romania non c. Intanto la famiglia cresce: i figli diventano dieci. Una famiglia
numerosa da mantenere (la moglie non pu permettersi in queste condizioni di lavorare),
ma lui non si lamenta: trova, infatti, nel comune una grande sensibilit nei suoi confronti,
una sensibilit che si traduce in agevolazioni e in un contributo per coprire le spese di
affitto. Tocca con mano, poi, la vicinanza del suo stesso datore di lavoro (attento ai suoi
problemi e per nulla restio a concedergli, quando ne ha bisogno, i permessi), come sente
la vicinanza del sindacato.
Una romena che ce la mette tutta per integrarsi e ci riesce alla grande
Siamo sempre in Romania. Questa volta, per, si tratta di una ragazza: Alina Bastoreal.
E anche la sua non una storia di povert.
Frequenta una scuola superiore di un certo prestigio. Ha poi lopportunit di frequentare
luniversit, ma preferisce cercare un lavoro per essere economicamente indipendente. E il
lavoro lo trova su una nave da crociera (di propriet di un armatore greco) che fa da spola
tra la Grecia e lItalia, quattro mesi durante i quali ha loccasione di conoscere persone di
diverse nazionalit con cui parla in inglese. Unesperienza, questa, che la matura molto e
le d sicurezza. Tanta sicurezza da tentare lavventura in Italia. DellItalia, a dire il vero,
conosce ben poco (qualche film e dei viaggiatori che ha incontrato sulla nave da crociera),
ma italiano un amico che ha avuto modo di conoscere al tempo del liceo quando destate
lei lavorava come cameriera in un albergo ed a lui che si aggrappa: sente di poterlo fare
perch a suo tempo lha corteggiata. Nel 98 a Roma a casa dellamico (una bella casa sul

136

Appunti di viaggio

litorale). Trovare un lavoro, per, non le facile anche perch non conosce praticamente
una parola di italiano. Si tuffa quindi nello studio della lingua. Lo fa da autodidatta e
scopre con sorpresa una notevole affinit con la grammatica romena. Una full immersion
di due mesi. Ma due mesi senza lavoro sono troppo lunghi nelle sue condizioni. Comincia
quindi a preoccuparsi e a meditare sullopportunit di rientrare in Romania. Finalmente
unofferta: il ruolo di baby-sitter per due bambini. In famiglia accolta a braccia aperte e
questo per lei un motivo di incoraggiamento. Durante il week-end, la sera, lavora presso
un pub: anche questo un modo per inserirsi, integrarsi (a preoccuparla solo il momento
in cui deve tornare a casa: giovane, carina, straniera e camminare da sola a Roma pu
essere pericoloso). Chiusa lesperienza romana, si trasferisce nella metropoli lombarda
dove ha la grande occasione della sua vita: conosce un ragazzo milanese che diventer
poi suo marito. il momento top: dora in poi pu guardare il futuro con fiducia. Presto
si appassiona alla professione del suo ragazzo che assistente di produzione a Mediaset.
Si appassiona a tal punto da effettuare lei stessa un tirocinio ad hoc. Intanto dalla storia
damore nasce un bellissimo bambino.
Abitare a Milano, per, costa troppo. Ecco allora la decisione presa insieme di trasferirsi
a Camisano nel cremasco dove si sposano in comune. Lei gradirebbe celebrare le nozze
anche in chiesa, ma essendo ortodossa (anche se non particolarmente praticante), le cose
si complicano: infatti, o si celebra il rito misto (alla presenza del prete cattolico e di quello
ortodosso) o lei si deve convertire alla confessione cattolica. Difficolt che la scoraggiano.
Il bambino cresce e lei riprende con piacere il lavoro: gestisce col marito una cooperativa
che fornisce manodopera alle aziende. Lattivit le piace moltissimo, anche perch ha
loccasione di conoscere non pochi imprenditori e diverse tipologie di richieste. Talvolta
incontra titolari di imprese che rifiutano esplicitamente manodopera immigrata. Lei,
naturalmente, non ha alcun problema a soddisfare la richiesta quando ha a disposizione
personale italiano, ma quando ne sprovvista, lei a convincerli ad accettare degli
immigrati, anche di colore, con esperienze di lavoro gi alle spalle. Lei, immigrata, sente
forte il problema della discriminazione e non ha dubbi: la seriet, lonest, la laboriosit
hanno a che vedere con i singoli individui, non con la nazionalit di provenienza. E non
ha la sensazione, piuttosto diffusa, che detti immigrati siano sfruttati pi degli altri sui
luoghi di lavoro approfittando della loro debolezza contrattuale (quando, ad esempio, si
addetti alla catena di montaggio, ognuno ha gli stessi tempi degli altri). Quanto a lei,
dopo una decina danni, si sente a casa in Italia: parla bene litaliano, ha un marito italiano
che adora e un bimbo nato in Italia ben integrato nella scuola elementare. Non solo, poi,
si sente italiana, ma lo anche sotto il profilo giuridico. Le manca, vero, la Romania,
anzi fiera di essere romena. Ma in Italia che ha preso consapevolezza dei suoi diritti
(25 anni di dittatura comunista in Romania hanno abituato la gente solo a sottomettersi).
E dellItalia ama praticamente tutto: anche la pasta, la pizza. Lei stessa cucina italiano e
solo su richiesta del marito prepara talvolta dei piatti della Romania. Qui si trova davvero
bene. Dopo lesperienza di gestione del personale da fornire alle aziende, lavora come

Gli altri

137

archivista video presso un canale di Sky: un lavoro gratificante. C solo qualcosa che
non riesce a capire dellItalia: i tempi lunghissimi (a volte tre-quattro mesi) necessari per
ottenere dei documenti in questura. Non le va, poi, la tendenza della stampa a generalizzare
ogniqualvolta alcuni romeni si rendono responsabili di reati gravi: di connazionali qui in
Italia ne conosce moltissimi, tutte persone oneste. Di una cosa convinta: se vogliono
essere ben integrati, gli immigrati devono dimostrare con i fatti di essere persone affidabili
e lei lha sempre fatto con grande determinazione. E i frutti sono arrivati.
Una laureanda serba spinta dal desiderio di viaggiare
Dalla Romania alla Serbia. Anche questa volta una ragazza. E una ragazza che appartiene
a una famiglia tutto sommato benestante (il padre gestisce un negozio di pezzi di ricambio
e la madre impiegata). Non ha quindi alcuna difficolt a proseguire gli studi dopo le
superiori, arrivando fino alla soglia della laurea. Parliamo di Aleksandra Brajovi. Le piace
viaggiare, esplorare nuovi Paesi, nuove culture e, conoscendo bene linglese, si muove con
una certa facilit. Le piacerebbe viaggiare anche in Italia: letteralmente affascinata dalla
sua lingua (che ha modo di conoscere attraverso i film) e dalle sue canzoni popolari. Non
un caso, dunque, che venuta a conoscenza di un posto libero di baby-sitter a Treviglio,
nel nord-Italia ( una sua amica che la informa), decide nellarco di appena quindici giorni
di interrompere gli studi e partire per lItalia. il 7 gennaio 1994. Viaggia in aereo con un
biglietto di andata e ritorno. Arrivata a destinazione, la famiglia ospitante si attiva subito
per procurarle il permesso di soggiorno e ci riesce in un tempo record: una settimana.
A Treviglio si trova subito molto bene: in un primo momento comunica in inglese e,
poi, in soli tre mesi impara la lingua italiana di base che le consente di capire e di farsi
capire. Terminato il rapporto di lavoro, costretta a malincuore a rientrare in Serbia, ma
soltanto per unestate. Sempre tramite le sue conoscenze, viene a sapere di una famiglia
romana che in cerca di una badante per una persona anziana e cos torna in Italia. E
anche nella capitale si trova decisamente bene: non solo riceve una retribuzione pressoch
doppia rispetto a quella percepita a Treviglio, ma riesce a tessere numerose amicizie. Chiusa
lesperienza di badante, si adatta, sempre a Roma, a fare tutto quello che offre il mercato
(lavori in ristoranti, bar, case private). Ha poi lopportunit di partire per il Brasile con
una famiglia che ha bisogno di una baby-sitter per cinque bambini, ma, pur amando
lavventura, non se la sente di accettare lofferta. Per interessamento di amiche di Treviglio
torna al nord e lavora presso un albergo dove, grazie alla sua conoscenza dellinglese, le
viene affidato anche il ruolo di addetta alla reception. Qui - siamo nel periodo 1997-1998
- arriva a percepire uno stipendio di ben 1.600.000 lire di cui versa 350.000 per laffitto
di un appartamento che condivide con unamica italiana. Nel 98 conosce un giovane
serbo-croato che gestisce un pub vicino a Milano e se ne innamora. Un amore da cui nasce
nel 2000 un figlio, ma due anni dopo la love story finisce e lei si tiene il bambino. Intanto
arriva in Italia il fratello e con lui condivide un appartamento a Vaiano. Presto, per,

138

Appunti di viaggio

questi, non riuscendo a fruire del decreto flussi, ritiene opportuno rientrare in Serbia. Dal
2003 a Crema dove in un primo momento lavora, tramite cooperative, in alcune aziende,
poi torna a fare la badante. Non pienamente soddisfatta del suo lavoro, segue un corso
di informatica ed uno per mediatori culturali. Cambia, quindi, radicalmente mansione:
opera per enti pubblici come mediatrice culturale sia allo sportello che nellinserimento
di bambini zingari provenienti dalla Serbia nella scuola. Si tratta di un servizio che la
intriga molto (tra laltro, deve essere sempre aggiornata sulla normativa al riguardo), ma
essendo troppo esiguo il numero di immigrati serbi, costretta a tornare a un ruolo pi
consueto: quello di colf. Le piacerebbe avere con s la mamma, anche per trasmettere al
suo bambino le tradizioni della Serbia (ad esempio, la bella tradizione, in occasione della
Pasqua ortodossa, di colorare le uova), ma finora non le stato possibile ottenere per lei il
permesso di soggiorno. Qui in Italia di problemi non ne ha: bene integrata, come ben
integrato e benvoluto il bambino non solo dai compagni, ma anche dalle maestre. E da
italiana si sente di mandare un messaggio ai governanti: adottino misure pi severe nei
confronti degli immigrati che delinquono. Non chiede, certo, la durezza delle carceri serbe,
ma ritiene letteralmente ingiusto offrire a chi ha commesso crimini gravi delle carceri che
sono dei veri e propri alberghi.
Una giovane della Costa dAvorio che soffre fortemente per la mancanza della
dimensione comunitaria
Dalla Serbia allAfrica. Dorice Kofi clandestina non lo mai stata, neppure per un
giorno, e nemmeno suo marito: questi arrivato dalla Costa dAvorio con una borsa di
studio (alle spalle ha una laurea in economia e commercio in lingua araba, titolo che in
Italia non riconosciuto) e lei col ricongiungimento familiare. Anche lei poi non lascia
indietro una situazione di miseria: in Costa dAvorio ha frequentato gli studi superiori e
luomo che le ha fatto da padre - il padre naturale morto quando lei aveva appena due
anni - era un professore di filosofia, un ruolo che gli consentiva di avere a disposizione
un autista personale. solo per amore che vive in Italia. E qui non trova certo lEden.
Appena arrivata (siamo nel 1993), le manca subito la solidariet della famiglia di origine:
mentre il marito al lavoro (lavora per mantenersi gli studi), lei si sente tremendamente
sola e ha tanta voglia di piangere. Solo dopo aver imparato un po di italiano ( unamica
di Scannabue - dove abita - che le d un aiuto), ha la possibilit di fare loperaia in una
ditta di Caleppio, frazione di Settala dove lavora gi suo marito. Qui non trova una grande
difficolt ad integrarsi. I suoi colleghi di lavoro la chiamano scherzosamente bionda,
ma non con lintenzione di offenderla e lei al gioco ci sta72. Non ha neppure difficolt
a praticare la sua religione musulmana: vero che durante lorario di lavoro non pu
raccogliersi e recitare le preghiere (con quel po di arabo che le ha insegnato suo marito),
ma anche vero che la sera recupera le preghiere che ha perduto di giorno. Ma per il resto
soffre: fa fatica a gestire da sola, senza laiuto della mamma, la bambina nata in Italia; fa

Gli altri

139

fatica a combinare il suo ruolo di lavoratrice e quello di madre. La sera, letteralmente


travolta da tutte le faccende domestiche, sempre nervosa. Qui in Italia, inoltre, qualsiasi
aiuto esterno le costa: per coprire le spese di una baby-sitter, deve spendere pi della met
del suo stipendio. E i problemi si moltiplicano quando nasce un nuovo maschio (il primo,
nato in Costa dAvorio, vive fino a 15 anni con la nonna). Lei e suo marito: da soli. Una
vita stressante (ancor pi ora che si ricongiunto alla famiglia il suo primo figlio), frenetica:
non hanno il tempo neppure di uscire la sera e di coltivare amicizie. Ecco perch sente forte
la nostalgia della Costa dAvorio ed ecco perch conta di tornarci con suo marito non solo
per recuperare la dimensione comunitaria, ma anche per godere un clima ideale: linverno
l come la primavera in Italia e lafa estiva sconosciuta. Il paradiso - lei ne convinta
- laggi, non in Italia.
Un rifugiato politico che dopo anni di umiliazioni prende la decisione amara di
anticipare il rientro in Togo
Unaltra storia di un giovane proveniente dal continente nero73. Lo incontro nellufficio
Migrantes della diocesi di Crema. Molto riservato in un primo momento, poi si scioglie.
Parla volentieri della sua storia, delle sue origini.
Si chiama Yao. Nasce ad Atakpame, nel Togo74. La sua una famiglia allargata: il padre
ha due mogli da ciascuna delle quali ha sei figli. Le sue radici religiose: lanimismo, una
credenza non in un Dio personale, ma nella Natura, Natura-Dio a cui si rivolgono le
preghiere e a cui si offrono doni. Per alcuni anni abita in citt dove il padre svolge la
professione di gioielliere, poi, dopo la morte del nonno paterno, si trasferisce con la famiglia
in un villaggio per coltivare le terre ereditate. Frequenta gli studi fino alle superiori, dopo di
che si iscrive a una scuola equipollente alle universit occidentali dove si laurea in geologia.
Non trova, per, alcuna opportunit di esercitare la professione di geologo, per cui si
adatta a insegnare alle medie. Nel suo nuovo ruolo per cinque anni si trova bene sia con
gli allievi che con i colleghi. Poi il Togo viene sconvolto da agitazioni sociali e politiche:
lo Stato versa in una crisi finanziaria spaventosa tanto da non avere pi risorse per pagare
regolarmente gli stipendi ai suoi funzionari, una crisi che scatena uninsurrezione contro
il governo. La paura forte. Una situazione che per lui diventa insostenibile alla morte
del padre, evento che accende gli appetiti dei fratelli per la spartizione delleredit: lui
viene preso di mira, perseguitato, colpito dal malocchio. Un disagio acuito dalla sua
ricerca religiosa in netto contrasto con quella della famiglia: dopo aver letto il Vangelo
sta maturando la scelta cristiana. Ecco perch non vede altra soluzione che lasciare tutto
e tutti e andare lontano. Col pullman raggiunge la Costa dAvorio dove ospite di una
sua sorella: il 1996. Qui frequenta un corso di informatica e poi riprende a insegnare
nelle scuole medie (tutte private): lo fa per sette anni. Nello stesso Paese, poi, approda alla
fede cristiana entrando a far parte della Chiesa evangelica: una svolta radicale che d un
nuovo senso allesistere. In Costa dAvorio rimane finch anche questo precipita in una

140

Appunti di viaggio

crisi politico-sociale drammatica. Rientra in Togo giusto il tempo per innamorarsi di una
giovane, avere da lei una figlia ed essere sospettato di far parte dellopposizione al regime75:
da qui la scelta di abbandonare il suo Paese e di cercare in Europa condizioni pi vivibili.
Siamo nel 2003. Parte in aereo con destinazione Italia76. Arrivato a Milano, la polizia lo
dirotta alla Questura di Lodi. Qui chiede e ottiene asilo politico e viene ospitato da una
Casa di Accoglienza della Caritas da dove, per, deve uscire dopo un mese. costretto
perci a dormire alla stazione. letteralmente disperato: i pasti, vero, li consuma
ancora nella Casa dellAccoglienza, ma questa gli chiede giustamente di contribuire alle
spese. Per questo si attiva a fare qualche lavoro77. Partecipa inoltre a un corso inerente
allallevamento dei maiali: il tirocinio lo effettua in unazienda agricola di Turano. Nel 2006
decide di raggiungere Crema dove abita una cugina disponibile ad ospitarlo. Il suo sogno:
risparmiare un po di denaro per poi tornare nel Togo, riabbracciare la sua compagna e la
sua bambina che non vede dal 2003 e dare avvio ad uniniziativa economica autonoma (lo
sente come un dovere civico, addirittura come un imperativo morale: poter offrire al suo
Paese un seppur piccolo contributo per la sua crescita). Un sogno che, tuttavia, non riesce
a realizzare: nonostante la grande solidariet trovata da parte di associazioni cattoliche e di
enti pubblici, quello che trova solo qualche lavoretto saltuario. Da qui, nel 2009, lamara
decisione di anticipare il rientro.
Una nigeriana caduta nel racket della prostituzione
Nigeriana, si chiama Joy. Vorrebbe tanto studiare, ma non pu: la sua una famiglia
molto numerosa e i suoi fratelli e sorelle sono pi giovani di lei. La situazione si complica
ulteriormente quando suo padre muore in un incidente stradale. Lei ha 17 anni e non pu
fare altro che aiutare la madre. Un giorno, mentre al mercato78, incontra una signora
nigeriana tutta ben vestita e ingioiellata a cui confida il terribile periodo che la famiglia
sta vivendo dopo la morte del padre. La donna sconosciuta la rassicura: lei sa bene come
trovarle un lavoro. Allettata dallofferta, Joy accetta, ma non ne parla con la madre.
Dopo qualche giorno arriva una macchina79 che la porta in un appartamento a Lagos,
appartamento in cui sono ospiti altre ragazze. Qui una madame la informa che il lavoro
lo trover in Italia e che prima necessario procurare il passaporto. La tranquillizza: ci
pensa lei. E poi lavverte che, trovato il lavoro, dovr darle 40.000 euro. Joy non conosce
esattamente lentit della cifra. Prima di partire per lItalia viene condotta dalla madame
in una casa dove si celebra un rito di sangue: viene sgozzato un pollo e glielo si fa girare
intorno alla testa. Un segnale inequivocabile: se non rispetter limpegno, per lei e per
la sua famiglia ci sar solo dolore. Dopo tre mesi arriva il passaporto e lei parte in aereo:
destinazione Parigi. Arrivata, ha un numero di telefono da chiamare. Risponde un uomo
che ha lincarico di condurla in treno a Torino dove viene alloggiata in un locale in cui sono
presenti altre ragazze. Una signora, sempre nigeriana, laccoglie bene e la fa riposare, ma il
giorno dopo cambia radicalmente atteggiamento: le butta sul letto dei vestiti succinti e le

Gli altri

141

spiega le poche parole italiane che servono per il mestiere. Quando Joy si rende conto della
situazione in cui si venuta a trovare, piange, si dispera e grida che non erano questi gli
accordi. La signora reagisce picchiandola e lasciandola sola. Le altre ragazze la consolano:
allinizio - le dicono - dura, ma poi ci si fa labitudine. La sera stessa la signora la conduce
in treno alla periferia di Milano e laffida a una ragazza gi esperta. Joy letteralmente
scioccata: il mestiere le fa schifo. Tanto schifo che non riesce neppure a mangiare. Di
clienti, poi, ne ha ben pochi. Sono giorni dinferno. Non mancano per il conforto e i
suggerimenti delle compagne di ventura: se vuole attirare clienti, deve sbiancarsi un po la
pelle perch agli uomini non piacciono le nere. Cos fa e cos la situazione si normalizza:
tutti i giorni in treno da Torino a Milano e ritorno. assillata dai soldi: deve pagare 250
euro al mese per laffitto, 100 euro per laffitto della strada e le rate dellenorme debito
che ha contratto con la madame. Di tanto in tanto riesce anche a mandare un gruzzolo
di soldi alla mamma in Nigeria80. Questo per tre anni. Un tunnel che pare interminabile,
ma un giorno accade un vero e proprio miracolo: sul treno incontra un ragazzo italiano
che si innamora di lei. Anche lei prova affetto per lui, ma non si sente libera di amare: ha
ancora 10.000 euro di debito. Ricorda il rito di sangue ed terrorizzata. Una situazione
drammatica: se segue i suoi sentimenti, rischia di finire male e mettere nei guai la sua
stessa mamma. Pur combattuta dentro di s, si lascia convincere dal ragazzo ad incontrare
gli operatori sociali81 di un centro di pronto intervento dove trova calore umano e tanta
disponibilit ad aiutarla. Si fa forza. In tre anni ha gi versato 30.000 euro: una cifra che
le sembra sufficiente in cos poco tempo. Dopo una permanenza di 20 giorni nel centro
viene condotta nella comunit del territorio cremasco. Gradualmente ritrova se stessa,
liberandosi, per quanto possibile, anche dal senso di colpa che prova nei confronti della
sua famiglia. Ritrova il sapore della vita, un suo equilibrio. un percorso lento, ma alla fine
ci riesce. Riesce a liberarsi dalla paura, a capire che ci che prova per il ragazzo un amore
sincero. Alla fine si sposa: un rapporto davvero profondo da cui nascono due bellissimi figli
mulatti. In Nigeria lhanno cercata per un po di tempo, poi il silenzio. Lex prostituta si
sente libera: libera di amare e di essere se stessa.

142

privilegi
Bada, piuttosto, che non risultiamo ad essi inferiori
oltre che per la grandezza della stirpe,
anche per leducazione.
(Platone, Alcibiade maggiore,121 B)

ono in prevalenza americani gli aiuti che consentono ai liberi Paesi europei distrutti dalla
guerra di riprendersi. In seguito lo sviluppo economico made in Usa che fa da locomotiva,
oltre che da modello per lEuropa stessa. Cos lItalia cambia radicalmente volto. E cambia
radicalmente volto anche Crema che lascia alle spalle la sua economia prevalentemente
agricola per diventare il polo industriale dellintera provincia. Un cambiamento profondo
che scardina la stessa struttura sociale. A partire dai nobili.

Un carico di storia
Principi, sovrani a Crema e perfino un imperatore
Vediamoli un po da vicino questi nobili. Crema deve molto a loro. I palazzi, ad esempio
(una miriade, praticamente ad ogni angolo della citt): col loro valore artistico-architettonico1
rappresentano davvero una ricchezza per la nostra citt. Alcuni di essi, poi, hanno un carico
di storia ragguardevole: il Palazzo Vimercati Sanseverino (via Benzoni) nel 1838 d ospitalit
allimperatore dAustria, Ferdinando, ed alla sua consorte Maria Anna Carolina di Savoia;
il primo aprile 1848, esattamente una settimana dopo larrivo del maresciallo Radezsky col
suo esercito in ritirata, giunge a Crema, ospite del conte Enrico Martini nella sua omonima
villa di S. Bernardino, Carlo Alberto re del Piemonte; nel 1859 il nobile Luigi Porta Puglia
Bondenti, nel palazzo (oggi) Terni, riceve il futuro re dItalia Vittorio Emanuele II che arriva
con un codazzo di uomini illustri tra cui il principe Eugenio di Savoia e lo stesso generale
Alfonso Ferrero della Marmora, presidente del Consiglio dei ministri; sempre nello stesso
palazzo nel 1924 il conte Terni de Gregorj ospita il principe del Piemonte, il futuro re di
maggio, Umberto II di Savoia2, reduce da un ricevimento in casa Marazzi (nellomonimo
palazzo)3.

Privilegi

143

Condottieri nellepica battaglia di Lepanto, senatori, alti prelati, uomini di cultura,


benefattori
Gli aristocratici non solo aprono la citt alla storia dei grandi, ma prendono essi stessi
parte a questa storia, in primo luogo a quel vero e proprio scontro di civilt che la guerra
contro i Turchi. Non sono poche le famiglie nobili cremasche che vi partecipano al fianco
di Venezia o dellimperatore dAustria: vi chi riesce a guadagnare una grossa fortuna dalla
cattura di navi turche e vi chi dallimpresa non torna pi (Nicol Benzoni, ad esempio,
muore nella guerra di Cipro a Famagosta; circostanza in cui muoiono anche Alfonso e
Agostino Benvenuti).
Militari di rango4 ( per meriti militari che alcune delle loro famiglie acquisiscono il titolo
nobiliare), ma anche politici di rango.
Un ruolo di rilievo lo svolge Ottaviano Vimercati, tra laltro, amico personale di Vittorio
Emanuele II. Una vita, la sua, a dir poco avventurosa: giovane, si arruola nella Legione straniera
e combatte in Algeria; nel 1848 appoggia i moti di Milano, poi partecipa (meritandosi sul
campo il grado di capitano) alla prima guerra di indipendenza; dopo la sconfitta di Novara
si trova con Vittorio Emanuele II che lo chiama Primo lombardo; nel 1855 combatte in
Crimea e nel 1859 nella seconda guerra di indipendenza, per diventare poi ambasciatore
privato di Emanuele II presso Napoleone III; muore da senatore (nominato da Umberto I)
nel 1879 ed sepolto per sua volont a Torlino5.
Tra gli altri politici di spicco, Faustino Vimercati Sanseverino: non solo partecipa nel 1859
alle cinque giornate di Milano, ma dopo lunit dItalia diventa anche senatore del Regno.
Parlamentari diventano pure pi tardi Fortunato Marazzi, Lodovico Benvenuti, Augusto
Premoli.
Sono sempre i nobili, inoltre, che coprono a lungo cariche politiche cittadine nel ruolo
di signori, componenti del Consiglio municipale, provveditori, ambasciatori a Venezia. Tra
i tanti della dinastia Marazzi un certo Antonio viene eletto Provveditore di Crema per ben
sette volte nel XVII sec. e Zaccaria ricopre la carica per otto anni. sempre un conte, poi,
Ercole Premoli, il primo segretario nonch finanziatore del Fascio di Crema nel 1921.
Militari, politici, ma anche ecclesiastici di rango: Giacomo Francesco Zurla, camaldolese
del monastero di S. Michele a Venezia, viene elevato alla sacra porpora e assume il nome di
Placido (un cardinale che diventa addirittura uno dei candidati al soglio pontificio); Agostino
Premoli nel 1654 diventa vescovo di Adria e Rovigo, poi di Tivoli, Fermo e Viterbo e infine
nominato dal papa Clemente IX vescovo della Concordia; un altro componente della
famiglia Premoli, Paolo Filippo, nel 1775 diventa Preposto generale dellordine dei Barnabiti
e confessore del futuro papa Benedetto XIV. Siamo in presenza di carriere ecclesiastiche di
tutto rispetto.
E cos pure uomini di cultura: Marzio Verdelli uno storico della Chiesa cos stimato
che il papa Urbano VIII (siamo alla fine del 500) lo vuole fare vescovo di Rimini a patto,
per, che egli si decida di vestire labito clericale6; il card. Placido Zurla autore di opere

144

Appunti di viaggio

storico-geografiche che acquistano una risonanza europea (per questa sua cultura profonda
viene invitato addirittura dallo zar di Russia); Francesco Sforza Benvenuti scrive alcune delle
opere pi preziose sulla storia di Crema (Storia di Crema, Crema e il suo territorio, Dizionario
Biografico Cremasco) e contemporaneamente attivissimo in campo pubblicistico (fonda
LAmico del popolo e per cinque anni dirige la Gazzetta di Crema).
Uomini di cultura e anche uomini che promuovono cultura nei loro palazzi: nel 1563 nel
palazzo Benvenuti viene recitato lEunuco di Terenzio e nel palazzo Zurla (oggi De Poli) di via
Tadini viene rappresentata la prima commedia italiana di Guarino Guarini (Pastor fido).
Non mancano poi mecenati: un marchese Zurla, ad esempio, ospita nel suo palazzo Barbara
don Carlo Cogliati, primo violino della Cappella del Duomo, nonch direttore dorchestra
presso lAccademia musicale, musicista che allever, nello stesso palazzo, un giovane che
diventer il pi grande contrabbassista del mondo, Giovanni Bottesini.
Uno dei rampolli delle famiglie aristocratiche (Francesco Bernardino Visconti, discendente
di Socino Benzoni) ispirer un personaggio di uno dei capolavori della letteratura italiana,
lInnominato manzoniano.
Militari, politici, uomini di cultura e anche benefattori. Sono sempre loro che grazie alla
ricchezza accumulata, diventano benefattori della citt fondando istituzioni benefiche a
favore dei pi poveri: la Domus Dei, ad esempio, nata con latto notarile del 1351, situata in
un primo momento in via Borgo S. Pietro e Porta Pianengo, poi trasferita a Porta Ripalta col
nome di Ospedale degli infermi di Porta Ripalta. Tra i tanti gesti di beneficenza quello di
Ludovico Marazzi che nel 1631 decide di destinare le sue rendite in favore delle fanciulle
povere per costituire loro la dote7.
Crema un po loro: non solo i palazzi, non solo le istituzioni benefiche (inclusa la
Misericordia), ma anche le vie. Se, infine, la Costituzione italiana parla un po cremasco
(vedi lart. 2 laddove si afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
delluomo) lo si deve a uno di loro, lon. Lodovico Benvenuti8, un personaggio che nel 1952
diventer sottosegretario al commercio con lestero nel settimo governo De Gasperi e dal
1953 al 1955 sottosegretario agli Esteri per poi ricevere il prestigioso incarico di Segretario
generale del Consiglio dEuropa nel 1957.

Il tramonto
Secoli di storia, di privilegi, di status symbol invidiabili, secoli che segnano profondamente la
nostra comunit. Arriva, per, il momento in cui tali privilegi vengono giudicati anacronistici
e denigrati. Succede con la rivoluzione francese in seguito allingresso in Crema delle truppe
della Francia repubblicana (28 marzo 1797): tocca proprio a un nobile, Giambattista
Monticelli, presidente della Municipalit legislativa, mettersi in testa il berretto frigio ed
emanare un decreto col quale vengono aboliti i titoli nobiliari e proibite le insegne gentilizie.
La fine pare ormai certa: diplomi comprovanti i titoli e parrucche nobiliari sono ammassati
in una pubblica piazza e bruciati. Ma la fine non : sono moltissimi gli aristocratici che con

Privilegi

145

astuzia riescono a salvare dal rogo i loro diplomi originali; la bufera francese, poi, passa in
fretta e cos i nobili rialzano la testa. La fine (una fine giuridica) per i titoli nobiliari arriva
solo con lentrata in vigore il primo gennaio 1948 della Costituzione repubblicana che nelle
Norme transitorie e finali, cos recita: I titoli nobiliari non sono riconosciuti. I predicati di
quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 valgono come parte del nome (art. XIV).
Non , tuttavia, la perdita del valore giuridico dei titoli nobiliari a determinare la
decadenza delle famiglie aristocratiche, bens levoluzione della societ: laffermazione in
politica della democrazia, col suffragio universale e nel campo economico lemergere di una
nuova classe sociale. Non tutti i nobili, per, si rassegnano ai nuovi eventi: vi chi fiuta il
nuovo vento in politica gi durante il periodo della Repubblica di Sal (labbiamo visto) e
abbraccia la democrazia; chi si ricicla investendo le proprie ricchezze in attivit industriali (il
conte Mario Marazzi addirittura in anticipo di decenni); chi decide di rimanere fedele alla
propria vocazione storica, la coltivazione della terra, ma assume una mentalit prettamente
borghese con risultati di tutto rispetto (si veda il caso dei Vimercati Sanseverino); chi
opta per le libere professioni. Non tutti hanno fortuna: vi chi perde praticamente tutto,
dal patrimonio terriero ai palazzi e alle ville, un capitale che va a finire nelle mani dei nuovi
ricchi.
Dallaristocrazia agraria alla borghesia
Analizziamo ora alcune storie.
I Premoli: una famiglia ricca di prelati, di terre, di palazzi, di ville e imparentata non
solo con le casate nobiliari di casa nostra come i Terni, i Benvenuti, i Marazzi, i Bonzi e i
Sanseverino, ma anche con i Borromeo di Milano, i conti Gallizia di Vergano, i De Capitani
dArzago, i Nasalli Rocca e i Volpe Landi di Piacenza. Remote le origini: il capostipite, Paolo
Seghizzi di Premolo, un ricco mercante che ha fornito Crema di viveri, vi arriva nel 1446 da
Premolo (provincia di Bergamo), localit da cui prender il nome. Nel XVII secolo la famiglia
da borghese diventa nobile grazie al titolo di conte conferito dallimperatore dAustria. A
cavallo tra il Seicento e il Settecento la famiglia esprime il primo vescovo (vescovo di Adria),
Agostino Premoli, sepolto a Palazzo Pignano. Enorme il patrimonio di terre che man mano
accumula: da S. Bernardino a Pianengo, da Palazzo Pignano a Cascine Gandini. Svariate poi
le ville: a Palazzo Pignano, a S. Bernardino (con tanto di affreschi del Barbelli)9, a Pianengo.
Non mancano palazzi: palazzo Premoli10 (nellomonima piazza di Crema) e uno a Chieve11.
Tutti segni distintivi delle famiglie aristocratiche.
Una potenza che a un certo momento si sgretola e terre e residenze signorili vengono
vendute. Una trasformazione, questa, che avviene ancor prima della seconda guerra mondiale:
Ercole Premoli che prende la decisione (di cui si pentir) di vendere le terre cremasche per
lanciarsi in unimpresa importante, la bonifica dellagro pontino di Roma12. Venuto meno
cos il patrimonio immobiliare, i figli si orientano verso attivit professionali tipicamente
borghesi: uno di loro, Antonio, si afferma per il suo ruolo di ingegnere-capo del comune di

146

Appunti di viaggio

Crema e in qualit di progettista del seminario vescovile. In questa direzione si muovono


anche i nipoti di Gerolamo (fratello di Ercole).
La tradizione del potere politico, comunque, non viene perduta: Antonio Premoli (il figlio
di Ercole) diventa durante il fascismo podest di Crema; Augusto Premoli, nato in citt dove
ha abitato in via Ponte Furio e poi trasferitosi a Roma, diventea senatore della Repubblica in
lista col Partito liberale, nonch rappresentante dellItalia a Parigi allO.E.C.E13.
Il ramo cremasco (che fa riferimento a Gerolamo, sindaco di S. Bernardino per trentanni)
chiude simbolicamente la sua storia con la vendita nel 1975 del palazzo Premoli alla famiglia
Pozzali.
Dalla confisca di palazzi e terre da parte dellimperatore dAustria alla stagione delle
avventure imprenditoriali
Gli Zurla: una dinastia antichissima che risale al XII secolo. Acquisiscono il titolo di
marchesi (un grado pi elevato di quello di conti) nel 1699, un onore che ricedono dallo
stesso imperatore Leopoldo dAustria14 quale riconoscimento per la partecipazione di due
condottieri, con una nave da loro armata e con rematori di Montodine, allepica battaglia di
Lepanto.
Nel XIX secolo un episodio clamoroso: accade nel 1848. Il generale Radetzky in ritirata
dopo le celebri cinque giornate di Milano e qui a Crema trova un marchese Zurla, acceso
patriota, che, dopo un violento alterco verbale, lo aggredisce. Unaggressione che il generale
austriaco non dimentica: rientrato a Vienna informa del fatto limperatore che emana
immediatamente un provvedimento di confisca di tutti i beni degli Zurla. Cos questi perdono
palazzi prestigiosi, nonch ville e grandi estensioni di terre: dal palazzo di via Bottesini15 a
quello di via Tadini16 alla villa di Vaiano. Viene risparmiata soltanto la Torre degli Zurli di
Pianengo perch, in seguito al matrimonio di una figlia con il nobile bergamasco, Morlacchi,
passata a questultimo.
Perduti palazzi e terre, per gli Zurla17 si apre la stagione delle professioni civili e delle
attivit industriali. Ludovico medico condotto di Crema e, nello stesso tempo, gestisce
unazienda agricola avuta in dote dalla moglie Laura Schiavini (questa, con la sua lauta eredit,
rinverdisce la famiglia Zurla con terre a Vergonzana, Pianengo, Moscazzano e Ricengo con
le relative ville di campagna). Uno dei figli, Attilio, si laurea in giurisprudenza, esercita la
professione a Milano dal 1937 al 1940 per poi optare per la gestione delle terre del padre18.
Una gestione, tuttavia, che d un reddito poco significativo. La situazione si aggrava quando
con lo sviluppo industriale viene meno la manodopera disponibile. Ecco allora la decisione
di intraprendere una seconda attivit (la cava della ghiaia nel Serio) che gestisce per una
quindicina danni, fin quando una legge vieta di scavare la ghiaia tra due ponti. Dopo di
che (1958) il marchese Attilio19, con i suoi due fratelli, si avventura in una nuova attivit
industriale: prende in affitto da una famiglia di Brescia la fornace di Offanengo20 che arriva
a dare lavoro a una cinquantina di operai, unavventura per che finisce presto: i tre fratelli

Privilegi

147

si trovano a gestire una crisi da cui possono uscire solo costruendo una nuova fornace dotata
di impianti moderni. Unoperazione che non va a buon fine e cos gli Zurla perdono terreni
ed edifici messi a disposizione delle banche quale garanzia per poter avere il credito. la fine.
Il marchese, inoltre, colpito da tre infarti: da qui la vendita delle terre residue21. Lunica
propriet che rimane la villa di Vergonzana che, in seguito alla morte del marchese Attilio,
viene divisa22 tra i figli. Dopo la morte precoce di Federico (a quarantasei anni) e dopo quella
recente di Francesco, Maurizio lultimo erede del ramo Attilio. Una vita da artista, la sua.
Dopo lAccademia delle Belle Arti di Brera, dove si diploma in pittura, incontra uno scultore
celebre, Mario Molteni, che d una svolta alla sua vita. Coltiva sempre, vero, la pittura,
ma larte in cui esprime il meglio di s la scultura. Realizza per anni - su commissione medaglie commemorative di cui particolarmente orgoglioso (anche per la citt di Balabek,
in Libano, a ricordo delle rovine di uno degli obelischi pi grandi del mondo, e per i papi
Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II). Nello stesso tempo opera in proprio creando sculture
di riconosciuto pregio artistico. Da qui una miriade di mostre, personali e collettive. Nel 70
partecipa alla Biennale Nazionale Arte Figurativa di Imola assieme ad artisti quali Annigoni e
Greco. In questa occasione di Maurizio Zurla si occupa anche una rivista francese, la Moderne
Revue di Parigi, che cos si esprime: Certo, la natura e luomo sono la sua principale fonte di
ispirazione, ma lui le interpreta, le traspone per liberare il dramma della vita attuale23. Negli
anni 70 vince dei premi prestigiosi. Negli ultimi anni, oltre a creazioni in proprio, realizza
opere su commissione: da monumenti a vetrate, da pale di altare a tabernacoli, da absidi a
una via Crucis in cotto policromo. Risultati artistici che lo gratificano.
Un generale, deputato per un trentennio, sottosegretario al Ministero della guerra,
senatore del regno
I conti Marazzi sono presenti negli annali di Crema dal 1345. Il titolo, concesso dal duca
di Parma ai membri maschi della famiglia, risale al 1710.
Tra gli esponenti pi illustri della dinastia vi Fortunato Marazzi (1851-1921): una brillante
carriera militare, deputato per tre decenni24, senatore. Un personaggio di spicco a livello
nazionale: il primo a entrare in Gorizia l8 agosto 1916 quale comandante della dodicesima
divisione; sottosegretario al Ministero della guerra nel 1906 nel governo presieduto da
Sonnino. Un personaggio dagli atteggiamenti apparentemente contraddittori: ammiratore di
Crispi ma anche aspro avversario della sua sconsiderata avventura africana, fautore di governi
forti ma pure difensore a spada tratta delle prerogative del parlamento, attento alle condizioni
di vita della povera gente ma anche decisamente antisocialista, un militare che propone la
riduzione della ferma di leva. Ha rapporti con gli uomini pi potenti del tempo: da Sidney
Sonnino a Luigi Pelloux25 (poi Presidente del consiglio) ed allo stesso Giovanni Giolitti. Sono
una trentina le sue opere (tra libri e opuscoli) e numerosissime le sue lettere. Nel territorio
cremasco ha tenute a Capergnanica26, a Moscazzano ed a Palazzo Pignano (queste ultime
ereditate tramite la mamma dai Vimercati Sanseverino27). A Crema consigliere comunale

148

Appunti di viaggio

dal 1910 al 1920 e collabora in modo assiduo con la stampa periodica a lui vicina (da Il Paese
allAmico del popolo a Dal Serio). Muore da senatore28 nel 1921. Ai funerali partecipa una folla
immensa. Tra i telegrammi di condoglianze quelli del Duca dAosta e di Sidney Sonnino.
sepolto nella cappella di famiglia di Palazzo Pignano29 accanto al figlio Ottaviano, caduto
in guerra e decorato di medaglia dargento. Crema lo ricorda intestandogli una via dove
situato lomonimo palazzo (ex via de Zavatini) e una scuola professionale. Nel 1924 gli
eredi di Fortunato Marazzi, dando esecuzione a una sua espressa volont, donano alla citt
di Crema, nella piazza Trento e Trieste, il monumento ai caduti opera dello scultore Dazzi,
monumento che viene inaugurato dallo stesso Umberto di Savoia30.
Un conte ingegnere che lavora come operaio in una fabbrica inglese per poi diventare
un industriale
Un personaggio, anche se a livello locale, pure il figlio di Fortunato Marazzi, Mario,
lartefice (col dr. Paolo Stramezzi) della Ferriera di Crema. Ingegnere, non ha alcun problema
a fare la gavetta in veste di operaio nella patria della rivoluzione industriale: lInghilterra,
precisamente a Birmingham (ci arriva grazie alle conoscenze dello zio Girolamo, console
in Gran Bretagna31). Una full immersion in fabbriche siderurgiche di sicuro faticosa, ma
nello stesso tempo decisiva per la sua formazione professionale, tant che, rientrato in Italia,
trova subito un lavoro con un ruolo decisamente pi gratificante: viene assunto in qualit di
dirigente presso lAcciaieria di Piombino. Presto, per, si trasferisce a Milano dove inizia a
esercitare la libera professione. qui che il dr. Paolo Stramezzi, cognato di Giuseppe Vailati,
un proprietario terriero cremasco che nel 1910 ha rilevato da Luciano Grioni una fabbrica di
ferri da cavallo, gli affida il compito di studiare gli aspetti tecnici al fine di rilanciare lazienda
stessa. Un compito che svolge con scrupolo, introducendo a Crema i sistemi conosciuti in
Inghilterra: cos, nellarco di appena un anno, riesce a trasformare radicalmente la vecchia
fabbrica di ferri da cavallo e ad estendere la gamma dei suoi prodotti (dai profilati a caldo ai
laminati a freddo).
Nel 1913 il grande passo: il dr. Paolo Stramezzi, il padre e lo zio delling. Mario Marazzi,
Fortunato e Girolamo, rilevano lazienda costituendo la Ferriera di Crema P. Stramezzi & C,
una societ in accomandita semplice con un capitale sociale di 120 lire32. Ora lazienda grazie
allimmissione di nuove risorse finanziarie, pu svilupparsi ulteriormente: ling. Marazzi la
dota di un forno e di un treno per la laminazione dei profilati di piccola dimensione e
del tondino. Cos la produzione cresce e, insieme a questa, la manodopera: alla vigilia del
primo conflitto mondiale i dipendenti sono gi una sessantina. Sono le commesse militari
a dare alla Ferriera nuova linfa. Negli anni 20, poi, si registra il vero e proprio boom: il
numero complessivo dei dipendenti schizza a quota 75033 e nel 1935, addirittura a ben 1062,
la punta massima. Uno sviluppo straordinario. Ma per lazienda arrivano anche momenti
drammatici: dai bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale34 alla crisi degli
anni 50 quando la societ viene sottoposta allamministrazione controllata35 ed costretta ad

Privilegi

149

effettuare un licenziamento di massa (ben 200 persone).


Morto ling. Mario Marazzi, il figlio Ottaviano, anche lui ingegnere, a guidare lazienda
assieme al fratello Ferdinando36. Lo fa in primo luogo da tecnico, incarnando la tradizionale
figura di ingegnere empirista, pi vicina alla cultura tecnica anglosassone37: realizza di
persona diverse macchine, introduce accorgimenti tesi a ridurre progressivamente - laddove
possibile, in particolare ai laminatoi, - la fatica del lavoro a mano, allarga di molto la gamma
delle tipologie dei prodotti. Questo, con gli alti e bassi della congiuntura del settore, fino agli
anni 80, quando la storica Ferriera di Crema, dopo il passaggio di propriet a una cordata
bresciana, chiude i battenti.

Due nobildonne di classe


Una contessa inglese di grande cultura e intraprendenza
Aristocratici con ruoli di rilievo. Non mancano, tuttavia, nobildonne che lasciano un
segno tangibile nella nostra comunit. Winifred Adelaide Taylor (detta Ginevra), in primo
luogo. Una vita straordinariamente ricca, la sua.
Nasce a Broadstairs, nel Kent, nel 1879 da Francis Edward Taylor e da Elisabeth Theresa
Mary Walcot, ambedue rampolli di antiche e nobili famiglie inglesi. A tre anni si imbarca con
la madre alla volta di Shangai dove il padre ricopre il ruolo di alto funzionario delle dogane
cinesi. Al rientro dalla Cina (ha ormai dieci anni) avviata dalla madre, in perfetta sintonia
con i costumi dei ceti alti, a una formazione culturale ampia e cosmopolita: vive due anni a
Londra presso i nonni materni, passa quindi in Germania, a Dresda, Dsseldorf e Monaco
di Baviera, per poi arrivare in Italia, a Firenze, dove non solo apprende la lingua italiana, ma
studia anche disegno e pittura e si reca infine in Svizzera (il soggiorno-studio pi lungo) sul
lago di Ginevra. A 18 anni, completata la sua formazione culturale, ritorna a Shangai dove
conosce il tenente di vascello Luigi Terni de Gregorj Bondenti, discendente di una nobile
famiglia cremasca, e con lui si fidanza. Nel 1900 le nozze in Svizzera, dopo di che inizia una
nuova stagione: quella italiana e in modo particolare quella cremasca. Un periodo a La Spezia
(dove nascono Marinella e Francis), poi a Venezia e a Roma (durante la Grande Guerra) e
infine a Crema nel palazzo Porta Puglia Bondenti, uneredit della suocera.
La nobildonna inglese dimostra subito la sua intraprendenza e la sua grande sensibilit umana:
ispettrice della Croce Rossa, pubblica un manuale che viene ampiamente utilizzato negli ospedali
da campo durante la guerra; nel 1919 fonda lAssociazione nazionale Infermiere e introduce in Italia
lOpera Assistenti Sanitarie Visitatrici. In terra cremasca, poi, si attiva per avviare iniziative finalizzate ad
attenuare le difficili condizioni delle madri e dei bambini poveri: una colonia fluviale e una montana, un
ambulatorio gestanti, un baliatico e consultori rurali38. A spingerla sono il dovere cristiano di condividere
la propria ricchezza con chi ha pi bisogno, limperativo etico che contraddistingue la nobilt fin dal
feudalesimo, quello cio che impone di proteggere i pi deboli, ma anche la consapevolezza, che mutua
dal femminismo inglese, di dovere giocare un ruolo proprio come donna.

150

Appunti di viaggio

Nel secondo dopoguerra, in seguito alla nascita di una nipotina che presenta gravi handicap
(a sei anni, oltre ad avere problemi di respirazione e di deglutizione, non in grado di stare
in piedi), una svolta radicale: letto il libro A Way of Life for the Handicap Child dellinglese
Eirene Collis, si mette subito in contatto con lei e instaura un sodalizio che cambier non
solo la sua vita e la vita della nipotina39, ma anche quella di una miriade di bambini nati con
forti disabilit sparsi in tutta lItalia. D subito il via (nel 1948) a un Comitato di propaganda
col sostegno pieno del prof. Giulio Canger, del Rotary Club di cui il Canger socio, e
dellAmministrazione comunale, nonch di una parte significativa dellaristocrazia cremasca.
Nel 1951, sempre con la consulenza di Mrs. Collis pi volte invitata a Crema40 e a Milano,
fonda il Patronato Assistenza Bambini Discinetici (il primo in Italia), un esempio che sar
seguito anche da altre citt. La stessa Winifred, dopo aver studiato a fondo il problema,
anche grazie ai contatti presi con lo specialista americano prof. Winthrop Phels, linventore
del metodo adottato da Mrs. Collis, scrive nel 1952 Il problema dei bambini discinetici,
unopera che sar ristampata pi volte. Intanto la dottoressa Raffaella Gallini e la terapista
Carla Baumann si specializzano a Londra e, al rientro, diventano le anime del Centro di
Crema a cui, nel frattempo, affluiscono bambini anche di altre province. La contessa Ginevra
si adopera per consentire ai bambini in questione di frequentare colonie sia montane che
marine.
Ma linglese italiana - come la chiama mons. Bonomi in una monografia a lei dedicata
- dimostra unintraprendenza che va ben oltre lambito delle disabilit. Donna di cultura,
sensibile allarte, studiosa di storia, pubblica, oltre ad una serie di saggi in inglese su riviste
specializzate, non poche opere in lingua italiana, tra cui un romanzo poliziesco (1934),
uno studio su Bianca Maria Visconti (1940), una monografia su Crema monumentale e
Artistica (1955) e Pittura Artigiana Lombarda del Rinascimento (1958).
Una donna di sicuro avvantaggiata dal suo status sociale, ma che sa utilizzare al meglio i
suoi talenti a servizio dei pi deboli ed anche della stessa cultura (sua lidea di trasformare lex
caserma Renzo da Ceri e lex monastero S. Agostino nel museo e suo il ritrovamento degli
affreschi di Pietro da Cemmo nel refettorio). Crema le deve molto41.
Assessore e vice-sindaco per 19 anni
E Crema deve molto anche alla figlia Marinella (Maria Jolanda Francesca Costanza Terni
de Gregorj), per 19 anni assessore allassistenza e alligiene del comune di Crema nonch
vice-sindaco (un unicum in pi di sessantanni di storia della citt), presidente dellOnmi42 e
dal 1961, dopo la scomparsa della madre, presidente del Patronato per lassistenza ai bambini
discinetici43.
Alle spalle ha anni vissuti nellalta societ: da giovane non solo conosce personalmente la
regina Elena, ma a Villa Savoia praticamente di casa diventando amica delle principesse
Jolanda, Mafalda, Giovanna e del principe Umberto; si sposa poi con un esponente
dellaristocrazia bolognese di origine angioina, Marco F. Francia e successivamente con

Privilegi

151

Michelangelo Emanuele Tommasi, tenente degli alpini appartenente a unantica famiglia


veneta. Ma la sua vita segnata anche da drammi: il primo marito, da cui ha un figlio (Carlo
Sforza Zeffirino Maria detto Carlino), muore tragicamente appena un anno e mezzo dopo il
matrimonio e il secondo cade in Albania durante la guerra l8 dicembre 1940. Drammi che
rafforzano la sua vocazione - anche in questo seguace della madre - di infermiera volontaria
della Croce Rossa, vocazione che espleta sia a Bologna che a Crema presso le suore del Buon
Pastore.
A Crema, oltre ai ruoli di cui sopra poi, per lunghi anni svolge la funzione di Ispettore
onorario ai Monumenti e di vice-presidente della sezione di Cremona di Italia Nostra. Fonda
inoltre il Convegno Venerabile Maria Cristina di Savoia che presiede per ben 42 anni.
Viene insignita, come la madre, del titolo di Cavaliere della Repubblica44.
Questo il quadro che fa di s in unintervista rilasciata il 4 maggio 1980 al giornalista
de La Provincia Gianni Bianchessi: dichiara di non aver mai fatto pesare agli altri il carico
di storia della sua famiglia, di non aver mai dato importanza al titolo di contessa, di aver
frequentato per tanti anni gente modesta cercando sempre di trattare tutti nello stesso modo
con cui avrebbe voluto essere trattata lei. Chiarisce poi di aver reso indipendente dallAzione
Cattolica (di cui prima era unemanazione) il Convegno Maria Cristina, semplicemente per
arrivare alle signore di un certo livello sociale che non volevano figurare quali iscritte di
associazioni marcatamente religiose. Non nega, inoltre, di essere fiera per alcuni problemi
che ha risolto personalmente nel suo ruolo di assessore e di vice-sindaco45: lufficio igiene, la
colonia fluviale, lassistenza in senso lato, il Campo di Marte che qualcuno voleva trasformare
costruendovi una scuola o qualcosaltro. Tende a precisare poi che deve la sua grande
disponibilit allimpegno sociale al fatto di essere molto inglese (disponibilit che non a caso
ha in comune col fratello Franz46). Parla della mamma come di una persona eccezionale per
i suoi molteplici interessi, la sua intelligenza e la sua cultura. Afferma che i bambini vanno
educati da piccoli al rispetto dei genitori, anche attraverso le punizioni e aggiunge che
male che questo concetto sia stato abbandonato. Definisce il denaro una cosa malefica,
come il petrolio. Chiude dicendo che pensa alla morte come a una cosa naturale di cui non
ha paura: la morte unesperienza terribile solo per chi resta47.
Muore il 30 marzo 1993.

Un modello di stile di vita


Uneredit, quella nobiliare, fatta non solo di muri, affreschi, statue, giardini, ma anche
di stile di vita, uno stile che eserciter un notevole influsso sulle nuove classi emergenti.
Il conte Franz Terni de Gregorj un appassionato di diversi sport48: pratica la pesca nelle
acque della Sardegna, della Francia e della Spagna, caccia con gli amici nobili Tito Zurla,
Leonardo Bonzi e Gerolamo Sanseverino in Maremma, in Sardegna e in Yugoslavia (a un gara
presso la grande riserva del petroliere Garrone - gara a cui sono invitati cacciatori di numerose
nazionalit - conquista la beccaccina doro), vince una gara con la bici da corsa in tandem

152

Appunti di viaggio

con Riboli e Bonfanti; per due volte, poi, partecipa alla Mille Miglia, per decenni infine
presidente dellUnione ciclistica cremasca. Il conte Ottaviano Marazzi, la mente per lunghi
anni della Ferriera, si distingue nellautomobilismo, nel motociclismo, nel tennis49, nel calcio,
nellalpinismo, nello sci (partecipando anche a gare regionali) e nellequitazione. Il marchese
Tito Zurla ottiene brillanti affermazioni nonch primati in manifestazioni internazionali
nelle gare di tiro al piccione. Una sorta di leggenda, poi, diventa il conte Leonardo Bonzi,
cremasco di adozione50: per quattro volte campione italiano di tennis51, un alpinista audace
(scala le montagne pi impervie di diversi Paesi), sciatore provetto, selezionato per le
olimpiadi invernali di Chamonix col bob a squadre e protagonista di imprese epiche nel
ruolo di pilota di aereo. Una vita avventurosa, la sua, da godere assaporando anche lebbrezza
di sport estremi. Una vita avventurosa anche sotto il profilo sentimentale (una love story con
unattrice lo porta ad appassionarsi al cinema e a diventare in un tempo relativamente breve
regista e produttore arrivando addirittura a vincere nel 1958 il David di Donatello come
migliore produttore). Un uomo che fa della qualit la sua vita.
Una passione forte per il cinema la coltiva pure il conte Fortunato Marazzi (nipote
dellomonimo generale e parlamentare): una passione che lo conduce nel tempo libero a
ricostruire film celebri utilizzando spezzoni abbandonati di pellicole e a creare una cineteca52
notevolmente apprezzata dai cinefili e invidiata da molti. Una passione che diventa anche arte:
realizza infatti egli stesso dei film a 16 millimetri con cui partecipa ai Festival degli amatori53,
vincendo anche un premio a Cannes (tra le sue realizzazioni locali, un documentario su
Crema Insula Fulcheria in collaborazione con gli architetti Amos Edallo e Beppe Ermentini
e un filmato sulla visita a Crema del card. Martini in occasione dellinaugurazione - dopo i
lavori di restauro - del Duomo).
Passioni che continuano ad essere presenti anche nella generazione successiva. Un esempio
tra i tanti: il conte Marco Terni de Gregorj, figlio di Franz. Nel 1975 campione lombardo
di sci dacqua nelle quattro specialit di slalom, figura, salto e combinata. Nello stesso anno si
piazza nono nella classifica della sua categoria al Giro dItalia automobilistico a bordo di una
Dino Ferrari ( il primo cremasco che gareggia in tale Giro). Pratica una serie di sport: dal
pugilato alla ginnastica, dalla scherma al tiro al piccione e al karate54. Nel 1987 conquista il
terzo posto nella gara mondiale di pesca daltura (Marlin) alle isole Mauritius.

153

la scalata
Non unazione inopportuna il procacciarsi le ricchezze,
mentre latto peggiore di tutti consiste nel procacciarle ingiustamente.
(Democrito, fr. 78)

ntraprendenza, fiuto degli affari, coraggio, voglia di affermarsi Nel dopoguerra il modello
made in Usa. Un modello che ha radici profonde nella stessa Europa (i mercanti medievali, la
cultura puritana, la rivoluzione industriale): meriti non privilegi, capacit non eredit di sangue. la cultura che anima i borghesi, ma anche i nobili pi avveduti, pi attenti allevoluzione
dei tempi: lo spirito imprenditoriale. Non la rendita frutto del possesso delle terre che si
persegue, ma il profitto figlio degli investimenti. Non necessariamente un determinato standard of life che viene inseguito, ma la ricchezza, il successo, la scalata sociale. Un obiettivo voluto
a tutti i costi: anche lavorando 10-12 ore al giorno, perfino 18, magari di sabato e domenica,
sacrificando la stessa famiglia, gli amici, il tempo libero. Magari chiudendo anche un occhio agli
obblighi fiscali, inquinando lambiente. Un obiettivo voluto talvolta non per goderne i frutti, ma
per lasciare ai figli un patrimonio conquistato.

Self-made men
Fiuto degli affari
Le origini sono le pi diverse. Vi sono i figli darte, gli eredi cio di famiglie imprenditoriali
e per loro il destino pressoch segnato. Ma ve ne sono che questo destino se lo costruiscono
con le loro mani mossi da una sana ambizione, da una voglia di affermarsi, dal pi che legittimo
desiderio di arricchirsi1.
Il caso pi eclatante rappresentato da Bruno Manenti che costruisce praticamente dal nulla
un impero economico-finanziario invidiabile. Dalla famiglia eredita ben poco (ambedue i genitori muoiono prematuramente): se riesce a frequentare gli studi in un collegio religioso della
provincia di Bergamo e poi alla Bocconi di Milano, grazie al supporto economico di una zia.
Tutto quello che ha a 22 una laurea in economia e commercio e una forte passione per il calcio,
due carte che cerca di utilizzare al meglio. Comincia a giocare la seconda, prima nel ruolo di
attaccante e di centrocampista nel Crema (ruoli che gli consentono di segnare pi gol2), poi, nel
1932, nelle Rondinelle del Brescia, una squadra di serie A. Ma a Brescia non si limita a giocare: si

154

Appunti di viaggio

preoccupa anche del suo futuro facendo praticantato presso uno studio professionale. Rientrato
a Crema, lavora presso la societ Gaslini svolgendo la funzione di responsabile del personale, un
lavoro da cui percepisce uno stipendio dignitoso (mille lire al mese di cui riesce a risparmiarne
600), ma che considera troppo modesto per le sue ambizioni. Da qui la decisione di mettersi
in proprio: fiutando la forte domanda di legname, acquista una segheria con la quale, grazie a
valenti collaboratori e al grosso input che gli viene dallo stesso Gaslini (che gli offre la grande
opportunit di abbattere i numerosi boschi in suo possesso lungo le rive del Serio) inizia a far
fortuna. il suo primo colpo dala imprenditoriale.
Un altro self-made man Lodovico Poletti, pure lui di origini modeste. Fin da piccolo d
una mano al padre che possiede unazienda agricola di piccole dimensioni, aiutandolo anche in
mansioni tuttaltro che accattivanti come quando si cala attaccato a una corda nella cisterna delle
latrine delle osterie per raccogliere il liquame da utilizzare come concime per i campi. Dopo la
licenza elementare entra nellazienda a tempo pieno dove cresce e matura la sua passione per la
macellazione dei maiali, unattivit finalizzata in un primo tempo ad alimentare il negozio di
salumeria gestito dalla madre. Per alcuni anni vive allombra del fratello maggiore, ma quando
questi si sposa, si sente finalmente libero di seguire il suo fiuto degli affari ereditato dalla madre:
acquista a Ripalta Vecchia, a Castelleone, a Reggio Emilia e in Piemonte aziende agricole che
trasforma in allevamenti di suini. La sua strategia comprare maiali quando nessuno li compra
(e quindi quando i prezzi sono contenuti), una strategia che alla lunga vincente: arriva ad avere
la bella cifra di 40.000 suini, animali che creano denaro, tanto denaro.
Il fiuto degli affari alla base anche delle avventure di Prospero Sabbia. Siamo nellimmediato
dopoguerra e lui, libero professionista, coglie al volo unopportunit: la messa allasta da parte
dei Tribunali degli immobili appartenenti al disciolto Partito fascista. Se ne aggiudica parecchi,
in primo luogo presso il Tribunale di Brescia. Acquista per conto proprio, ma anche per conto
terzi. Compra terreni e immobili (il grosso sulle coste del lago di Garda), per poi rivenderli a un
valore notevolmente superiore3.
Di una fortunata avventura imprenditoriale protagonista pure Giovan Battista Bergami. Il lavoro di dipendente presso una ferramenta gli va stretto. Da qui la scelta coraggiosa di aprire un negozio
tutto suo. Ora libero. Libero di fiutare il mercato e di rischiare. Ci prova mettendosi a vendere, oltre
ai classici prodotti di una ferramenta, le cosiddette cucine economiche, vale a dire stufe da cucina.
subito successo, di gran lunga superiore alle aspettative. Ma non si ferma qui: sempre attento al
mercato, decide di vendere anche le bombole di gas liquido. Per questo si attrezza e predispone un
piano: prende in affitto delle strutture per barche della Canottieri di via IV Novembre (nei pressi del
fiume Serio) e ne fa un deposito; cerca poi nel territorio dei rivenditori e fa in loco numerose dimostrazioni per spiegare alla gente non solo la funzionalit del prodotto, ma anche la modalit duso.
Il successo tanto clamoroso4 che costretto a chiedere lautorizzazione ad aprire un nuovo deposito
nei pressi del Campo di Marte5. Altissimi (anche il 60-70%!) sono i guadagni introitati dalla vendita
diretta, pi contenuti (intorno al 25%) ma sempre interessanti quelli ottenuti tramite i venditori6.
Ingenti guadagni determinati dalla mancanza di concorrenza: per diversi anni, infatti, Giovan Battista Bergami detiene il monopolio per un vasto territorio che va da Rivolta dAdda a Soresina7.

La scalata

155

Arriva, per, il momento in cui il mercato cambia: le stagioni delle cucine economiche e delle
bombole a gas liquido finiscono e, inoltre, a Soncino emerge un grossista (Vanoli) che in grado
di imporsi sul mercato con prezzi decisamente competitivi. Ci vuole, quindi, una nuova idea:
conquistare le maggiori aziende del territorio non tanto con la leva dei prezzi quanto col vantaggio della tempestivit della consegna. Lidea (del figlio Luciano) funziona alla grande: i materiali
(tra cui costosissime cinghie per i laminatoi della Ferriera) vengono consegnate praticamente just
in time.
Inventiva
Fiuto degli affari, ma anche inventiva. linventiva che fa di una giovanissima imprenditrice
qual Lina Milanesi lartefice della Milcri, unazienda di alta moda che non solo conquista il
palcoscenico pi prestigioso della moda nazionale8 che il Modit, ma che si impone anche
allestero, dal Giappone agli Usa, dal Medio Oriente allAustralia.
Un vulcano di idee Astorre Bonaldi: introduce in Italia nuovi materiali quali il titanio (un
materiale leggerissimo che resiste alla corrosione, ma anche molto fragile) e laluminium bronze; tra i primi in Europa a ricorrere a una tecnologia davanguardia per la saldatura interna dei
tubi (col brevetto Foster Willer); ha unidea destinata a generare per decenni ricchezza a centinaia
e centinaia di lavoratori9, quella di produrre in Italia il servo-freno10. Un vulcano di idee, ma
anche pronto a sperimentare idee altrui: dal correttore di frenata brevettato dal prof. Francia,
docente presso lUniversit di Genova, al compressore Billy, a un sistema di servofrizione (che
consente ai portatori di handicap - grazie a un pulsante situato sul volante - di gestire il cambio
automatico senza dover premere il pedale della frizione11). Nel 1964, infine, su licenza tedesca,
costruisce due inceneritori, ma non riesce a sfondare (il primo lo vende al comune di Venezia,
mentre il secondo lo monta, in accordo col comune di Crema, nella frazione di S. Maria12).
Inventiva, oltre che passione, dimostra pure Raul Cattadori. Una rara inclinazione, la sua, a
sperimentare: a dodici anni gi disegna e costruisce aeromodelli dotati di motorino. Una passione che continua a coltivare fino a quando, stimolato da alcuni dirigenti di aziende chimiche,
si mette a sperimentare la lavorazione di fibre di vetro. Una quantit incredibile di ore dedicate,
tante risorse investite. Il risultato alla fine arriva: riesce a costruire la prima barca di fibre di vetro
e resina in Italia. subito successo: nel 1960 la barca a vela made in Offanengo (dove a sede
lAlpa) vince le Olimpiadi. Un vero e proprio trionfo che gli fa piovere ordini da tutte le parti
del mondo.
Idee innovative non mancano neppure nel settore agricolo. Particolarmente significativa in tal
senso la famiglia Foglia. Eccone in breve la storia a partire dallOttocento13.
Pietro un uomo intraprendente: acquista la cosiddetta villa delle torricelle situata a Santa
Maria della Croce, gi residenza estiva dei Vescovi di Crema e a Izano terreni e una casa di campagna dei marchesi Zurla. Rileva, poi, a Crema il prestigioso palazzo Obizzi di via Ponte Furio
che adatta alle esigenze della famiglia. Pur essendo avvocato, sa condurre con intelligenza la sua
azienda agricola, rendendosi conto del ruolo determinante della fertilit della terra: non un caso

156

Appunti di viaggio

che sia tra i primi ad utilizzare, oltre alle concimazioni organiche tradizionali, anche la cenere,
ricca di sali di fosforo e potassio, di cui si approvvigiona a Santa Maria dove i lavandai per il loro
lavoro ne producono una certa quantit.
Non meno intraprendente il figlio Giulio, anche lui avvocato: da un lato provvede alla
sistemazione del suo fondo, livellando i terreni (siamo in una zona di dossi) e accorpando i vari
appezzamenti di sua propriet adattandone una parte a marcita, dallaltro si attiva per assicurare
lacqua di irrigazione allintero contado izanese (e, quindi, anche al suo fondo) e per risistemare
la viabilit campestre del territorio14. Si distingue, poi, a tal punto nellallevare la razza bovina da
latte bruno-alpina da ottenere numerosi successi ai concorsi nazionali zootecnici. E c di pi:
diventa un vero e proprio pioniere a livello nazionale, assieme al cugino conte Ercole Premoli ed
al conte Luigi Vimercati Sanseverino, istituendo in Italia il primo libro geneaologico della razza
bruno-alpina, una innovazione dei primi anni 20 (che mette le basi per la selezione del bestiame15 con il fine di renderlo sempre pi funzionale e produttivo) destinata a fare tanta strada16.
Il figlio Giancarlo si laurea in veterinaria presso lUniversit di Bologna, rompendo la tradizione
familiare della laurea in giurisprudenza. La sua aspirazione fare carriera universitaria, ma le condizioni gli fanno cambiare orientamento: lazienda del padre, morto nel 45, dopo essere stata data in
affitto, viene lasciata libera. Giancarlo vede la strada segnata e continua lattivit agricola del padre.
Siamo alla fine degli anni 50. Il periodo non dei migliori: a seguito, infatti, di una legge varata
al fine di dare lavoro ai disoccupati, gli agricoltori sono obbligati ad assumere personale in esubero
rispetto alle esigenze effettive (un bergamino, ad esempio, non pu mungere pi di tredici vacche)17.
Un vincolo, questo, serio. Giancarlo, per, non si limita a gestire il presente: vuole allargare le sue
vedute. Una curiosit che lo spinge ad intraprendere una serie di viaggi: dalla Francia alla Germania,
dallInghilterra agli Usa, dallOlanda al Canada. A colpirlo di pi sono lInghilterra e gli States. In
Gran Bretagna trova una lunga tradizione di selezione delle razze, il drenaggio dei campi (laddove
ristagna lacqua, la terra non produce), laratura leggera (in questo modo lo strato fertile rimane sempre in alto, mentre con laratura profonda si rischia di buttare in fondo proprio la terra pi fertile).
Sempre qui, inoltre, trova un modello vicino alla cosiddetta stabulazione libera: in determinate fasce
orarie e a seconda delle stagioni, gli animali vengono lasciati liberi di pascolare. Una stabulazione
del tutto libera, invece, la scopre negli Stati Uniti dove gli animali sono praticamente indipendenti
(vanno alla mangiatoia e si coricano a piacimento). Due le tipologie che incontra: una stabulazione a
lettiera in spazi aperti (con uno strato di paglia dove i bovini vanno a coricarsi) e una stabulazione
a cuccette (con spazi delimitati in cui ogni animale si infila). Giancarlo letteralmente entusiasta e,
ogniqualvolta rientra da un viaggio, ha tanta voglia di sperimentare. Ad agevolarlo il nuovo scenario economico che si sta profilando: lesodo di manodopera dalle campagne alla volta delle aziende
industriali. Non ha pi, dunque, la palla al piede del personale in eccesso, ma arriva, anzi, a soffrire
della penuria di manodopera. il tempo giusto, di conseguenza, per intraprendere strade nuove: per
primo introduce nella zona la stabulazione libera (a cuccette)18, uno dei primi a dare il via alla mungitura meccanica ed sempre uno dei primi a comprendere limportanza del mais come alimento
dei bovini, mais che conserva nei silos a trincea19. Innovazioni che, anche dopo 10-15 anni, saranno
seguite da altri imprenditori agricoli.

La scalata

157

Un innovativo pure Mario Fusar Poli: uno dei pionieri europei della biogenetica applicata
al mais20. Unavventura, la sua, che nasce nel 1959 quando viene in contatto con alcuni tecnici
dellAsgrow Italia, la prima societ che immette sul mercato italiano sementi di mais ibrido di
origine statunitense. Fiuta immediatamente laffare, si tuffa nel settore avendo come maestro
Ernest Rilke, titolare della cattedra di Genetica agraria di Minneapolis. E i risultati sono letteralmente sorprendenti: negli anni 74, 75, 76 il mais prodotto nella sua Cise a Madignano
consegue la pi elevata produttivit in Italia21.
Studio, et e fattore casualit
Fiuto degli affari, inventiva. Non necessario, invece, un titolo di studio: Lodovico Poletti
e la stilista Lina Milanesi, ad esempio, hanno la licenza elementare e Alberto Doldi il diploma
di terza media. Non neppure necessario avere un titolo di studio consono con lattivit che si
intraprende: Paolo Stramezzi, lartefice con ling. Mario Marazzi della Ferriera, laureato in
agraria; Valdo Talone, che si occupa in primo luogo di accessori per automobili, laureato in
sociologia; Paolo Venturelli, produttore di caglio, ha la laurea in economia e commercio ed
un ex revisore dei conti; il commerciante Bonisoli (abbigliamento) laureato in giurisprudenza.
In molti casi, per, un titolo di studio specifico per le funzioni che si svolgono determinante:
Mario, Ottaviano e Ferdinando Marazzi sono ingegneri; ingegneri sono pure Basso Ricci padre
e figli; ingegnere Enrico Villa; lallevatore Giancarlo Foglia ha la laurea in veterinaria, Mario
Buzzella prima perito chimico e poi ingegnere chimico; perito chimico pure Giorgio Pagliari;
perito meccanico (con studi di ingegneria) Vincenzo Bettinelli. Anche la stessa stilista Lina
Milanesi, dopo la licenza elementare, si diploma in una scuola di taglio e cucito.
Per alcuni di loro, poi, fondamentale la conoscenza delle lingue (o, almeno, avere un supporto in tal senso: Filippo Rota, ad esempio, viaggia spesso allestero in compagnia della moglie
che ha unottima dimestichezza con linglese): necessaria per viaggiare, magari per rubare delle
idee altrui e per studiare la letteratura specialistica. Mario Marazzi apprende larte della siderurgia
direttamente in fabbriche siderurgiche inglesi. Il figlio Ottaviano, oltre a viaggiare e osservare ci
che si fa altrove, studia trattati e riviste del settore sia in lingua inglese che tedesca. Il dr. Giancarlo
Foglia nei suoi numerosi viaggi in Europa e negli Usa comunica con il francese (la lingua che
conosce bene) e linglese.
Non necessario, neppure, essere stati degli studenti-modello. Astorre Bonaldi, ad esempio,
non riesce a conseguire il diploma di ragioneria a causa - stando ai ricordi raccolti dalla figlia - di
un litigio con un professore, ma ha passioni da vendere. Ferdinando Bettinelli al Liceo scientifico
ripete la seconda classe a causa di gravi lacune in latino e in inglese (proprio linglese diventer
per lui, nella sua professione di imprenditore, un elemento altamente strategico), e alla Scuola di
amministrazione aziendale apre il corso di esami meritandosi un 30 con demerito in tecnica di
amministrazione aziendale (la tesina che presenta valutata perfetta, ma pi frutto dellingegno
che di uno studio diligente): in compenso ha una marcata passione per la meccanica ed i motori22
(una delle grandi passioni della sua vita) ed uninnata attitudine al rischio.

158

Appunti di viaggio

Anche il fattore et conta: i giovani, proprio per la loro et, oltre che ad essere di solito pi
intraprendenti, sono meno prudenti e amano di pi il rischio. Il caso pi vistoso rappresentato da Lina Milanesi che a 13 anni ha gi un suo laboratorio di sartoria con dipendenti23, che
a 18 anni fonda la Milcri (non avendo ancora la maggiore et, costretta ad associarsi con una
ragazza di 21 anni, Andreina Crivelli, anche lei diplomata alla scuola di taglio e cucito) e che a
23 fa la sua prima sfilata al Ridotto di Crema. Noris Lacchinelli si mette in proprio a 19 anni.
Sono ancora studenti universitari i fratelli Pozzali quando decidono di non consegnare pi il latte
dellazienda del padre alla Polenghi per tuffarsi nellavventura casearia. Non giovanissimi, invece,
sono i tanti dipendenti che ad un certo momento, spesso incoraggiati dagli stessi imprenditori,
decidono di mettersi in proprio: Giorgio Pagliari ha 26 anni, Mario Francioli 32; ancora meno
giovani sono Adriano Carrara, ex dirigente Olivetti, e Pierangelo Vacchi, un tecnico prima alla
VDB e poi allOlivetti.
Pure la casualit gioca la sua parte. Gino Villa un giovane laureato in economia e commercio
alla Bocconi che aspira a diventare un libero professionista: solo la fortuna (la morte prematura del responsabile amministrativo dellazienda) a cambiargli radicalmente il destino, una fortuna
che gli offre lopportunit di scoprire le sue doti e loccasione per valorizzare al massimo la sua
intelligenza e la sua naturale inclinazione ad emergere. Unimprenditrice suo malgrado anche
Rosalba Merletti che si trova a 26 anni, dopo la morte tragica del marito, a prendere le redini
dellazienda senza neppure conoscere il prodotto dellazienda.
Vi sono, poi, figli di imprenditori che sono costretti a bruciare le tappe a causa della morte
precoce del padre: tra gli altri, Luciano Canavese, Vincenzo e Ferdinando Bettinelli, Umberto e
Antonio Cabini.

Una classe emergente


Status symbol
Si investe in anni in cui il mercato ha innescato un meccanismo virtuoso. E spesso si guadagna. Molto e in alcuni settori moltissimo. Ecco allora lemergere di nuovi ricchi. Ne un segno
la corsa allacquisto di terreni, fabbricati e case di villeggiatura. Accade soprattutto dagli anni 70.
Ecco alcuni dati che si trovano nellArchivio comunale di Crema24. Sono i farmacisti che si distinguono in modo particolare: vi chi possiede un appartamento a Soncino, un altro a Milano,
un immobile di quattro piani a Brescia ed uno a Crema; chi ha cinque appartamenti in Crema,
terreni con fabbricati a Trescore Cremasco e una seconda casa nel comune di Cecina Mare; chi
ancora sei appartamenti a Crema e uno a Rivoltella di Desenzano. Anche gli imprenditori non
scherzano: vi chi possiede nove appartamenti di cui sette affittati. Ben piazzati anche i medici
(in particolare i dentisti): vi chi ha unabitazione in godimento, cinque appartamenti e unimbarcazione da diporto. C un artigiano che ha un parco macchine di tutto rispetto: ben sette,
pi una roulotte e una moto di grossa cilindrata. Le case di villeggiatura si trovano sulla Liguria
(da Bordighera a Rapallo a Chiavari) sul lago di Garda (Bardolino, Torri del Benaco, Sirmione,

La scalata

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Manerba del Garda) e in montagna (da Piazzatorre a Castione della Presolana, da Bratto a Ponte
di Legno, da Valtournanche a St. Didier).
Case in zone di villeggiatura, case come beni di investimento. Ma anche la villetta in Crema
(tra le primissime quelle di Giuseppe Ancorotti e del maestro Vanelli). E poi macchine sportive,
inclusa la mitica Ferrari. Addirittura laereo privato ( il caso di Luciano Canavese25). E ancora
donne, viaggi, sport di nicchia. Una sorta di rincorsa agli stili di vita della vecchia aristocrazia.
Bruno Manenti viaggia un po in tutti i continenti in compagnia, spesso, delling. Ottaviano Marazzi. Leggendari poi sono i suoi amori per le donne26, per i libri darte e per la buona
cucina.
Un vero e proprio latin lover Serafino Bonaventura: con le sue numerose donne fa il brillante
e non bada a spese.
Anche Dafne Bernardi ama viaggiare: gira praticamente mezzo mondo, dalle Americhe del
Nord e del Sud al Giappone, dalla Russia a tutti i Paesi europei. Ama la buona cucina: non un
caso che sia iscritto a unassociazione enfaticamente chiamata Accademia della cucina, presieduta da Michelangelo Bonizzoni. Ama il tennis: grazie anche alle sue risorse che il Tennis Club
di Crema diventa un vero e proprio centro di aggregazione di tutti gli appassionati, un centro di
cui diviene prima dirigente e poi a lungo presidente. Ama il calcio: uno dei soci fondatori e primo presidente della societ sportiva Pergolettese. Ha inoltre una forte attrazione per le macchine
sportive con motori studiati al fine di correre la Mille Miglia27. Fin che pu, inoltre, totalizza le
ore annue necessarie per conservare il brevetto di volo conseguito nel 1940.
Tra gli appassionati di sport va segnalato larch. Napo Angelo Arrigoni: anche lui corre per la
Mille Miglia (1957), pratica numerose attivit sportive ed uno dei fondatori del Tennis Club
e del Panathlon.
Un grande appassionato di automobili sportive Astorre Bonaldi: dalla Lancia alla Mercedes,
dalla Jaguar allAlfa Romeo. Ma soprattutto della Ferrari: non ne perde neppure un modello28.
La passione per la Ferrari, poi, lo spinge a continue trasferte allestero per vedere di persona i gran
premi. Unaltra passione la caccia: per numerosi anni si reca in alta montagna (dalla Valtellina
alle montagne della Yugoslavia e della Romania) a caccia di galli cedroni, lepri bianche, caprioli.
Un appassionato di motori pure Luciano Canavese: partecipa, anche con piazzamenti lusinghieri, sia a gare di moto che di auto (passione che trasmette anche ai figli Gianni e Paolo).
Giovan Battista Bergami ama la caccia che pratica in compagnia di benestanti di Crema (Terni De Gregorj, Gazzoletti, Chizzoli e Aschedamini) non nelle riserve - sarebbe troppo facile - ma
sullAppennino piacentino.
Michelangelo Bonizzoni uno specialista nel tiro a segno: nel 1967 conquista il record nazionale detenuto fin dal 1958 da Sergio Rolandi29.
Umberto Cabini un appassionato della vela e di tanto in tanto partecipa alle regate sul lago
di Garda. Annualmente, poi, si prende una vacanza di una quindicina di giorni - a novembre o
dicembre - ai Caraibi, giusto per rompere la routine quotidiana: una vacanza in barca a vela30 con
amici, una sorta di ritorno allinfanzia, come egli afferma.
Suo fratello Antonio, coltiva la passione della corsa con le moto da quando ha 14 anni. Una

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Appunti di viaggio

passione costosa da quando ha deciso di fare il grande balzo, quello di partecipare a numerose
edizioni della Parigi-Dakar (poi Dakar). Uno sport estremo. Cos confida a un giornalista: Attraversare il deserto offre emozioni uniche non solo per la bellezza del paesaggio ma anche perch,
come tutte le prove estreme, partecipare e riuscire a portare a termine una gara come la Dakar
richiede forza, tempra, coraggio, spirito di sacrificio, elementi che stimolano ladrenalina31.
Ferdinando Bettinelli ama le auto depoca: possiede una Jaguar, una MGTD del 1949, una
MGA del 1959, tutte inglesi. Le acquista come rottame per poi smontarle pezzo per pezzo e
ricostruirle fedelmente: un lavoro che dura anni (anche una decina!). Con la MGA partecipa a
varie edizioni della Winter Maraton, una gara di regolarit a cronometro di circa 400 km, sorella
minore della Mille Miglia, con partenza da Madonna di Campiglio nello splendido scenario invernale dei pi bei passi alpini del Trentino. Un altro amore: la vela. Un amore che ha da quando,
ragazzino, visitava col padre lAlpa di Offanengo32 (allora uno dei cantieri pi importanti dEuropa). Da allora ne fa di vela: la meta pi vicina il Lago di Garda, ma naviga molto per mare con
una puntata sino in Polinesia, noleggiando barche sempre da societ francesi33.
Giuseppe Bosisio ha due grandi passioni: la pesca di salmoni, che coltiva con periodiche trasferte in Alaska, e la caccia, che pratica in modo particolare in Scozia e nella ex Jugoslavia. Tra i
tanti collezionisti di auto depoca vanno segnalati il commercialista Vincenzo Mazzotti, Mario
Marazzi e i fratelli Piantelli.
Tenore di vita, passioni sportive. Ma anche dellaltro.
Lodovico Poletti si permette di acquistare unimponente sala in stile rinascimentale. Si tratta
di un raro capolavoro della falegnameria ebanistica, frutto geniale di otto anni di lavoro (in
collaborazione col prof. Baltieri della Fabbrica del duomo di Milano, autore di tutti i disegni
degli intarsi) di Giovanni Bolzoni. Cos la descrive il nuovo Torrazzo: un grande mobile a due
credenze, un lungo tavolo rivestito di legno di noce con 12 poltrone a modello unico con ampio
schienale costruito con una tecnica mai usata, vale a dire intarsi policromi recanti immagini di
monumenti e della gastronomia di 12 regioni italiane, due consolles e unenorme specchiera.
E cos lo stesso il periodico commenta: Unopera made in Crema, destinata ad abbellire la sala
di una residenza signorile: in tempi di facili petrodollari non da escludere linteressamento
allacquisto della meravigliosa sala da parte di qualche sceicco34. Unopera, oltre che costosissima, di notevoli dimensioni tant che il nuovo signore si trova nella necessit di smembrarla:
mobile, tavolo e poltrone nella sua villa di Offanengo, le consolles e la gigantesca specchiera nel
suo studio.
Vi , infine, chi travolto dalla febbre del gioco dazzardo. Sono per lo pi imprenditori, ma
anche medici. La sede il Ridottino. Numerosi i giochi: dal macao al chemin de fer, dalla concia
allancorina. Si gioca sia di giorno che di notte. Negli anni 50, quando il Ridottino situato al
piano superiore del bar Marini, vi chi, facoltoso agricoltore, arriva dalla campagna a cavallo
che poi lega a una colonna dei portici di piazza Duomo. Tra i giocatori eccellenti della prima
generazione: Serafino Bonaventura, il mitico Renato Olmi (ex calciatore che ha partecipato ai
mondiali del 1938) e il maestro Vanelli. Poi spicca, tra gli altri, Lodovico Poletti. un periodo,
quello degli anni 50 e 60, in cui gli affari vanno bene e un po tutti, quindi, scommettono

La scalata

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parecchio. Naturalmente vi chi vince e chi perde: una coppia di due fratelli arriva a vincere in
una sera - siamo negli anni 50 - la bellezza di 120 milioni di lire, una cifra davvero colossale;
un agricoltore perde addirittura una cascina. La febbre del gioco si accentua quando la sede del
Ridottino si trasferisce in via Alemanio Fino dove si puntano cifre stratosferiche. Vi poi chi,
dopo il praticantato a Crema si spinge fino ai casin: da Saint Vincent a Sanremo, da Montecarlo
a Campione e a Venezia. Sono in particolare Serafino Bonaventura e Lodovico Poletti (che confida di aver vinto in alcune sere anche 150 milioni di lire). Questultimo diventa addirittura un
habitu tant che viene ufficialmente invitato (con ospitalit gratuita) ogni quindici giorni dalla
direzione dei casin: quello che egli chiama, con un pizzico di autoironia, il suo vizietto, un
vizietto che dura da quarantanni.
Case, viaggi, sport, gioco. Ma vi sono anche coloro che si comprano i palazzi o le ville dei
nobili. Lo fanno come forma di investimento, ma anche per una ragione di prestigio. Lodovico
Poletti, ad esempio, gode di non poche ville settecentesche e alla fine ne tiene una, quella preferita dal filosofo-matematico Giovanni Vailati a Offanengo: tre piani, otto locali, saloni con dipinti
in stile impero e un soffitto con raffigurazioni degli di dellOlimpo su tela, una grande veranda
col soffitto a cassettoni, un parco di 5.000 mq.
Collezionisti raffinati
Vi anche chi, spinto da una spiccata sensibilit artistica e forse, mosso pure dal fiuto degli
affari, investe in cultura. Il primo posto assoluto spetta allindustriale Paolo Stramezzi, classe
1884 (morir nel 1968) che crea in quel tempio dellarte che diventa la sua villa Perletta di S.
Bartolomeo ai Morti una collezione di quadri di autore talmente ricca da far impallidire i pi
grandi musei35, una collezione che raggiunge alcune centinaia di quadri (800-900) di valore
inestimabile e il cui cuore rappresentato dai macchiaioli (in primo luogo Giovanni Fattori,
Signorini, Sernesi, Lega). Non mancano, tuttavia, quadri di autori quali Renoir, Morandi, Perugino, Luca Signorelli, El Greco, Utrillo, Paolo Uccello, G.B. Tiepolo. La collezione di cos
alto livello da essere studiata da due critici (Raffaele Calzini e Fernanda Wittgens) che ne fanno
oggetto di quattro prestigiose pubblicazioni pi volte ristampate. Una passione colta che il dr.
Paolo Stramezzi, laureato in agraria, incomincia a manifestare appena dopo il primo conflitto
mondiale quando frequenta il Caff Michelangelo di Firenze attraverso il quale entra in contatto non solo con artisti, ma anche con galleristi affermati. Compra successivamente anche alla
Biennale di Venezia (dove acquista un quadro che il giorno dopo richiesto dallo stesso re), alla
Biennale di Milano e alla Quadriennale di Roma. Diventa una figura di cos elevato rilievo da
essere nominato presidente della Permanente di Milano e vice presidente degli Amici del Brera.
A Crema uno dei venti soci fondatori del Rotary Club di cui presidente per due anni. Al
Museo civico della sua citt prima presta e poi dona ben 33 opere. Un collezionista di classe,
ma anche un uomo molto legato alla sua azienda a tal punto che, nel dopoguerra, venuti meno
i finanziamenti promessi dallo Stato per coprire le spese determinate dagli effetti devastanti dei
bombardamenti, sacrifica una parte significativa dei suoi tesori pur di salvarla. Nel 56, poi, du-

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Appunti di viaggio

rante lAmministrazione controllata, impegna la sua collezione a garanzia.


Un collezionista pure Umberto Cabini. Anche la sua una passione forte (una passione in
qualche misura trasmessagli dal padre che amava tutto ci che bello) che matura ancora giovane
nella gestione assieme ad amici di una galleria darte a Orzinuovi e che affina in anni e anni di
frequentazione di musei36, mostre e aste. I suoi interessi spaziano da Giotto alla rivoluzione della
Pop Art. E quando acquista, non pensa affatto allinvestimento: il solo criterio a cui si attiene
ci che bello per lui, ci che gli trasmette emozioni.
Un fine collezionista anche Noris Lacchinelli, lartefice della Majestic. Dotato di uno spiccato gusto estetico e di una particolare sensibilit verso larte, costruisce nel tempo una collezione di quadri soprattutto antichi di tutto rispetto: indispensabile - dichiara - conoscere i
Maestri antichi per apprezzare poi i moderni. Un appassionato darte sempre a caccia di nuovi
trofei. In unintervista rilasciata a il nuovo Torrazzo nel settembre 1989 cos si esprime: Ho visto
a Venezia uno splendido Gauguin prima maniera, ma allAccademia sono stato folgorato da un
quadro del Beccaccino. Darei tutta la mia collezione per quellopera37.
Mecenati di rango
Collezionisti raffinati, ma anche appassionati di cultura che diventano veri e propri mecenati.
Il pi munifico di sicuro Bruno Manenti (se lo pu permettere: per anni ufficialmente il pi
ricco di Crema). Le sue grandi passioni sono la musica classica e il teatro (possiede una montagna di dischi e ha un abbonamento per due poltrone sia alla Scala di Milano che al Ponchielli
di Cremona), due grandi passioni che non vuole, tuttavia, tenere solo per s. Da qui due sogni:
costruire un teatro a Crema e offrire alla citt una struttura prestigiosa - il palazzo Rossi Martini
di Ombriano - quale sede di un centro musicale (un liceo musicale e lIstituto Folcioni).
Due sogni per realizzare i quali attiva progetti precisi con tanto di arredamento ad hoc per la
scuola musicale e con lubicazione, lassetto economico-finanziario e limpostazione giuridica per
il teatro. Per questultimo, poi, si impegna ad accollarsi un onere cospicuo e a predisporre una
formula finalizzata ad evitare che unistituzione culturale di cos alto livello si trasformi in una
palla al piede sotto il profilo finanziario per il comune di Crema. Due grandi sogni che, purtroppo, per una serie di resistenze politiche non trovano una concretizzazione. Riesce, invece, a
regalare alla citt altre iniziative culturali di sicuro prestigio tra cui, il 7 giugno 1987, un concerto
dei cameristi della Scala di Milano diretta dallillustre Gianandrea Gavazzeni, un concerto dorgano, il 10 novembre 1980, col celebre maestro Giancarlo Parodi, lesecuzione, il 17 settembre
1980, nella Basilica di S. Marco a Venezia, della Messa da Requiem del cremasco Giovanni
Bottesini. lui lo sponsor, inoltre, della celebrazione del primo centenario della morte di Giovanni Bottesini con tanto di concorso internazionale, ogni tre anni, per contrabbassisti.
Ma i regali alla sua citt non si fermano qui. Nel 1972, in risposta a unesigenza espressa dal
primario dott. Giulio Canger e grazie alla mediazione del dr. Guido Torriani, vice presidente
dellOspedale, e di Maurizio Noci, si accolla la spesa per la realizzazione del reparto di rianimazione (120 milioni di lire) a condizione di presiedere egli stesso la commissione di studio da

La scalata

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costituire per tale scopo e di contattare in prima persona le ditte e controllarne i preventivi. Due
anni dopo, un altro regalo allospedale (altri 60 milioni38): la sala Polenghi. A met degli anni
Ottanta, poi, lo stesso Manenti che, ricoverato39, tocca con mano la necessit di dotare lospedale di una rete informatica (lospedale di Cremona gi informatizzato), idea che sottopone al
dott. Elio Bozzetti, presidente dellUssl, alle consuete condizioni: il preventivo di 670 milioni.
Tre bei regali allOspedale40! Un regalo anche alla Casa Albergo: un parco. Tutte donazioni che
intesta a dei parenti stretti: la Rianimazione al cognato Franco Agello, la sala Polenghi al cognato
Michele Polenghi, il centro informatizzazione al padre Tommaso Manenti e il parco della Casa
Albergo alla sorella Gianna, vedova Agello. particolarmente vicino, inoltre, alla scuola media
Agello (dedicata al cognato) dove tutti gli anni consegna agli allievi meritevoli delle borse di studio41. Contributi finanziari - anche piuttosto consistenti - li offre direttamente o indirettamente
tramite il Rotary Club di cui uno dei soci pi apprezzati42, alla Basilica di S. Maria della Croce,
alla curia vescovile, al centro discinetici, alla parrocchia di S. Benedetto. Sostanziosi contributi
eroga pure al di l dei confini locali, allex vescovo di Crema mons. Cambiaghi e al card. Poletti43.
Prima di morire, condivide un sogno col vescovo mons. Libero Tresoldi: fare della chiesa di S.
Bernardino in Crema (che il vescovo chiama la pinacoteca di Crema) un luogo di incontro tra
fede cristiana e cultura e si impegna a sostenerlo sotto il profilo finanziario. Un impegno che sar
onorato dalla sorella Antonietta e dalle nipoti. Cos il 13 marzo 1996, a sette anni dalla morte
dellillustre mecenate, viene inaugurato lAuditorium Manenti, col sostanzioso contributo pure
della Cariplo in occasione dei suoi 150 anni in Crema (la direzione dei lavori affidata allo studio Ermentini).
Altri sponsor deccezione sono i fratelli Vailati, titolari della Volvo-Peugeot: lo fanno dal 1988
quando offrono un cospicuo finanziamento alla pubblicazione di Crema monumentale e artistica
della contessa Marinella Terni De Gregorj. Da allora decidono di dedicare una parte degli investimenti alle iniziative organizzate in citt44 stimolati in tale senso anche dal fatto che molte
attivit del nostro territorio possono essere realizzate solo grazie al loro finanziamento.
A sponsorizzare con convinzione la cultura anche lindustriale Umberto Cabini che spende
mediamente ogni anno dai 40 ai 50.000 euro. Denaro che offre in modo del tutto disinteressato
(non vendendo agli utenti finali, infatti, non ha alcun bisogno di un ritorno pubblicitario). Lo fa
- cos afferma - rispondendo a una sorta di imperativo morale, a un dovere civico: ritiene giusto,
lui che un uomo fortunato, offrire alla sua citt, finanziando iniziative e prodotti culturali45,
una parte degli utili della sua azienda. Cos dichiara alla rivista P.O. Professional Optometry, gennaio 2008: Penso che avere la fortuna di essere un imprenditore di successo comporta anche
un dovere di tipo sociale e il dare vita ad una cultura dimpresa, che contempli anche loccuparsi
di chi meno fortunato. [] Personalmente amo la bellezza in tutte le sue forme e desidero
fortemente che ci sia armonia l dove, con la mia presenza, posso esserci, agire e determinare
scelte46.
Particolarmente munifico a Offanengo Lodovico Poletti: solo al Comune dona - cos dichiara - beni per svariati miliardi di vecchie lire.
Vi infine chi, appassionato di sport o forse anche per ragioni pubblicitarie e/o fiscali, mette

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Appunti di viaggio

il denaro in squadre sportive. Anche quantit ingenti di denaro. I due fratelli Andreini comprano il Pergocrema acquistando l84% delle azioni e aprendo un fido di 100 milioni (il costo
complessivo di 520 milioni) e qualche anno dopo uno di loro, Roberto, confessa di averci
messo parecchi miliardi47. Sponsorizzano il calcio, tra gli altri, Arnaldo Rimoldi e Lodovico
Poletti (prima presidente dellOffanenghese, poi vice presidente del Pergocrema e poi di nuovo
presidente della Offanenghese).
Dafne Bernardi, a sua volta, non manca di devolvere parte delle sue risorse economiche a scopi
benefici: a favore del premio della bont voluto da lui e da altri per ricordare lamico oculista
dott. Bianchessi, di persone in difficolt (per pagare laffitto o per estinguere un debito con una
banca), di giovani in procinto di intraprendere unattivit imprenditoriale. Dona infine una parte di un terreno alla Casa Albergo di Crema48.
Club esclusivi
Ricchi munifici. Lo sono a titolo personale, ma anche a livello collettivo attraverso dei club
esclusivi. Il primo il Rotary Club che nasce il 24 marzo 1950. Venti sono i fondatori, tra gli
esponenti pi in vista della Crema bene: nobili, industriali, dirigenti aziendali di rango, professionisti affermati tra cui il gen. Antonio Barni, lon. Lodovico Benvenuti, i primari Giulio
Canger e Franco Cattaneo, ling. Luigi Cantoni, il direttore del Linificio Angelo Cazzaniga, gli
industriali Achille De Magistris, Ottaviano Marazzi, Paolo Stramezzi e Cesare Paveri, il direttore
della Everest Eliseo Restelli, il titolare di Ermes viaggi Carlo Stramezzi, il conte nonch titolare
di unazienda agricola Gaddo Vimercati Sanseverino. Tra i soci della prima generazione (oltre ai
fondatori) un personaggio quale Vincenzo Cazzaniga, amministratore delegato della Esso italiana, industriali della statura di Astorre Bonaldi, Luciano Canavese, Franco Anselmi Tamburini,
Judel Kaplan, Terni de Gregorj Franz, Mario Buzzella; un personaggio leggendario quale il conte
Leonardo Bonzi; limprenditore-mecenate Bruno Manenti; notai affermati quali Ettore Freri e
Massimo Fadini, dirigenti del livello di Sandro Tagliaferri e Giovanni Battista Fiorentini, avvocati che si sono imposti sul mercato quali Vincenzo De Grazia, Ugo Dossena, Franco Lombardi.
Quasi tutti sono provvisti di laurea49.
Un circolo inizialmente molto ristretto (solo 20 persone) che col tempo, aprendosi alle specializzazioni interne alle singole categorie, arriva a contare 62 aderenti50. La sede il prestigioso
palazzo Vimercati Sanseverino (in locali affittati dal circolo Il Ridotto). I conviviali settimanali
sono per i soci unoccasione di approfondimento e di confronto su svariate tematiche non solo
di carattere generale, ma anche locale. Una miriade i servizi (il Rotary un club di servizio).
Tra le iniziative: borse di studio per i figli dei soci finalizzate a scambi con studenti di altri Paesi;
la costituzione, allinterno della biblioteca civica di Crema, della biblioteca per ragazzi; interventi
di restauro (dalla Pieve di Palazzo Pignano agli affreschi della sala Pietro da Cemmo dell ex
convento di S. Agostino, da alcune tele del santuario di Santa Maria della Croce a una grande
tela di Guido Reni nella cattedrale, dallorgano del Duomo alla cappella di S. Bonaventura nella
chiesa di S. Bernardino in citt), interventi in ambito sanitario (dai contributi allerigendo Ospe-

La scalata

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dale Maggiore alla campagna contro il fumo da tabacco a favore degli studenti e degli operatori
sanitari, dalla campagna di sensibilizzazione contro i tumori alla collaborazione con un ospedale
africano, lHpital Saint Camille di Dogbo); iniziative, infine, a favore di popolazioni straziate
dalla guerra (da Gracanica in Bosnia a Bilisht e Korcia in Albania e Struga in Macedonia). Nel
1992 viene costituito il club femminile: Inner Wheel Club Crema. Nel 1994 un secondo Rotary,
il Rotary Club Cremasco San Marco.
Un altra associazione in il Lions Club che nasce il 7 maggio 1957 (la festa di inaugurazione
viene tenuta a Moscazzano nella villa Vimercati Grifoni Albergoni, allora propriet Stramezzi).
I rotariani lo definiscono scherzosamente il parente povero del Rotary, ma un dato incontestabile: tra i soci ve ne sono alcuni che, in quanto a ricchezza, tenore di vita e prestigio professionale, non hanno nulla da invidiare ai rotariani. Anche qui troviamo uomini di sangue blu (da
Fortunato Marazzi a Vittorio Pezzani, da Costanzo Belli a Nicol Compostella di Sanguinetto,
da Luigi dellOrto a Zincoroni Casati). Anche qui troviamo industriali affermati: da Adolfo, Filiberto e Franco Stramezzi a Enrico Villa, da Mario Francioli a Cesare Gaiotto, da Luciano Merati
a Fiorella Brunelleschi. Non mancano, poi, notai come Angelo Severgnini e Pierfelice Sarta. Ci
sono perfino dei generali: da Gianfranco Benedetti a Gianfilippo Cangini e Rocco Tatangelo.
Vi , infine, un numero significativo di manager industriali (da Alcide Ferrera a Mario Bettini e
Girolamo Premoli), di dirigenti di istituti di credito (da Francesco Guerini Rocco a Domenico
Manclossi) e di professionisti affermati (agronomi, avvocati, medici, architetti, ingegneri, farmacisti, veterinari, commercialisti). Fino al 1996 la sede nel Palazzo Compostella di via Matteotti,
poi presso il Ponte di Rialto e, dal 2005, presso il ristorante Maosi. Nel primo periodo di vita il
club dimostra di essere molto prolifico, facendo da padrino a una serie di altri Lions tra cui Lodi,
Alto Milanese, Desenzano del Garda, Soresina, Soncino, Pandino. Nel 1979, poi, sponsorizza la
creazione del club dei giovani, il Leo Club Crema (concepito anche come una sorta di vivaio dei
futuri soci del club dei grandi) e nel 1982 il Lioness Club, diventato, qualche anno dopo, Lions
Crema Gerundo aperto sia a signore che a uomini. Tra gli svariati services: i cani-guida, la lotta
alla cecit nel mondo, il telesoccorso locale, il telethon, la donazione di protesi per audiolesi e
sordomuti, un cospicuo contributo a favore di un ospedale psichiatrico dellAlbania, la realizzazione di due pozzi dacqua per i villaggi poveri del Burkina Faso. Tra i fiori allocchiello del club:
il Centro di rieducazione equestre (C.R.E.)51 inserito nel Centro di incremento ippico di Crema,
uniniziativa che fa di Crema una citt pilota a livello nazionale nel campo dellippoterapia (quasi
sconosciuta in Italia e presente, invece, in Germania e in Svizzera), il punto di partenza da cui
si avvia unintensa attivit di convegni e conferenze in Italia e allestero52. Tra gli altri services
la realizzazione del parco giardino dellOspedale di Crema, il restauro della chiesetta dei caduti
(detta del Quartierone) in via Conti a Crema, un contributo per la realizzazione del Centro di
accoglienza per migranti e per altre solitudini (Sabbioni), per la Casa di accoglienza (Zappello)
e per la costituzione della Fondazione onlus Cure palliative Alfio Privitera. Un service particolarmente oneroso: il restauro della Chiesa di S. Giovanni in via Matteotti, un intervento durato
dal 1984 al 2006. Lultimo, in occasione del cinquantennale: il restauro conservativo del soffitto
ligneo con tavolette del XV-XVII secolo della sala lettura dellex convento di S. Agostino.

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Appunti di viaggio

Cariche prestigiose
Vi chi, nel ruolo di imprenditore, per meriti personali o per circostanze fortuite, si trova a far
carriera allinterno della categoria di appartenenza, assumendo anche cariche importanti.
Michele Polenghi, ad esempio presidente della sezione industria della camera di Commercio, consigliere dellAssociazione italiana lattiero casearia, presidente del sindacato lattiero caseario allinterno dellAssociazione industriali della provincia di Cremona53.
Dafne Bernardi per diversi anni componente del consiglio direttivo dellAssociazione industriali Gas (Anig), membro per oltre un ventennio del consiglio e della giunta dellAssociazione industriali della Provincia di Cremona, membro della giunta della Camera di Commercio,
presidente della Commissione tributaria imposte dirette di Crema, presidente dellOrdine dei
dottori commercialisti di Crema, membro del consiglio della Scuola popolare di commercio di
Crema. Incarichi che espleta con competenza. Da qui una serie di benemerenze e di onorificenze: Diploma di bronzo per Benemeriti della Pubblica finanza, Medaglia doro dellAssociazione
Industriali, Medaglia doro dellOrdine Commercialisti di Crema, nonch Cavaliere dellOrdine
al merito della Repubblica italiana. Per molti anni svolge anche il prezioso ruolo di consigliere
della Banca Popolare di Crema dove i suoi consigli sono unanimemente apprezzati.
Di tutto prestigio la carriera di cui protagonista il dr. Gino Villa: prima presidente dellAssociazione Industriali, poi Presidente della stessa Camera di Commercio e successivamente presidente di Reindustria. Cristina Crotti, ancora giovanissima, diventa vice presidente dellAssociazione nazionale industriali Gas, componente del direttivo dellAssociazione industriali della
provincia di Cremona oltre che dei Giovani industriali e membro del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Crema.
La hit parade dei nuovi ricchi
Case, un nuovo tenore di vita, status symbol tipici della scalata sociale, collezioni darte, mecenatismo, club esclusivi, cariche prestigiose. Protagonisti sono i nuovi ricchi. Una ricchezza, la
loro, che grazie alle dichiarazioni dei redditi, diventa di dominio pubblico. Ecco le hit parade dei
primi decenni54. Nel 1954 luomo pi ricco risulta il dr. Paolo Stramezzi. Seguono, oltre ai conti
Ottaviano e Ferdinando Marazzi (entrati in azienda dopo la scomparsa del padre), la vedova Canavese, signora Lucidalba Orioli e azionisti di societ del gas quali Bonizzoni e Marzagalli. Dieci
anni dopo la situazione cambia in modo significativo: esce di scena, per limiti di et, Paolo Stramezzi e cominciano ad emergere gli uomini della Bonaldi e il gruppo Canavese (Luciano e la
madre). Nello stesso tempo inizia ad apparire nelle vicinanze dellolimpo un personaggio nuovo,
destinato a salire molto in alto: Bruno Manenti che, due anni dopo, gi al terzo posto (prima di
due industriali quali Luciano Canavese e Franz Terni de Gregorj). Negli anni immediatamente
successivi emergono altri uomini nuovi: limmobiliarista Serafino Bonaventura, limprenditore
commerciale Giuseppe Ancorotti e il costruttore edile Sergio Galligani. Nel 75 sono due azionisti delle societ del gas a guadagnare il vertice: Dafne Bernardi e Antonio Bonizzoni. Nel 77

La scalata

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la volta di Bruno Manenti che poi conserva il primato per svariati anni. Sulle alte posizioni sono
sempre i Canavese, chi ha investito nel metano (tra questi, nel 78, spicca un uomo nuovo, No
Luigi Formaggia, nipote di Dafne Bernardi) e lindustriale Arnaldo Rimoldi che due anni dopo
arriva ad occupare il secondo posto. Nel 1980 sale al quarto posto la possidente Maria Franca
Barbara. A debita distanza figurano medici (Giulio Canger e Franco Cattaneo in testa), un notaio (Angelo Severgnini arriva a toccare nel 198455 la quinta posizione), avvocati e architetti.
Segue una miriade di soggetti che fanno parte della cosiddetta borghesia delle professioni:
farmacisti, commercianti, notai, avvocati, medici.
Uno sport nazionale
Una miriade di nuovi ricchi. Non tutti forse in regola col fisco se vero che levasione fiscale
lo sport nazionale pi praticato in Italia, uno sport che ruba alla collettivit non meno di cento
miliardi di euro (almeno 7 punti percentuali di Pil)56. Si evade su tutti i fronti. Si ruba sullIva:
un euro su cinque. Rubano le imprese edili giocando sul valore dellimmobile venduto facendo
figurare (come accaduto a Torino) il 30% in meno. Rubano i proprietari che affittano in nero
le loro case a stranieri irregolari. Rubano i titolari di alberghi e di esercizi pubblici (il 32,3%)
che pagano del personale in nero. Rubano i medici ospedalieri: in Liguria il 40% di loro viene
colto in flagrante mentre non consegna la ricevuta per le visite a pagamento. Rubano i panettieri
che si dimenticano di emettere gli scontrini (un panettiere, nei 15 giorni successivi al primo
controllo della Guardia della Finanza, ha moltiplicato gli scontrini del 360%!). Rubano le stesse
stelle del firmamento: da Sophia Loren a Luciano Pavarotti a Valentino Rossi (questultimo
concorda il pagamento di quasi 35 milioni di euro!). Uno sport scandaloso che scarica sui contribuenti onesti un surplus di tasse. E rubano, naturalmente, anche a Crema. Gli uomini pizzicati
dalla Guardia di Finanza, dal Nucleo regionale tributario della Guardia di Finanza di Milano,
nonch dallUfficio distrettuale delle Imposte dirette, appartengono un po a tutte le categorie
degli autonomi: industriali, imprenditori edili, imprenditori del settore cave, artigiani, commercianti, farmacisti. Nel 1974, ad esempio, un imprenditore57 dichiara 18.550.702 e lUfficio
Imposte gli accerta 50.106.000; un altro, nel 1977, denuncia 7.692.000 e gliene accertano
in modo analitico 264.831.000; vi addirittura un imprenditore edile che dichiara una perdita
di 107.000.000 e gliene vengono accertati 52.000.000; un artigiano, nel 1979, dichiara
29.880.000 e lUfficio imposte gli alza il reddito a 92.117.000. Vi sono dei possidenti che
omettono addirittura di fare la dichiarazione, mentre possiedono - in base agli accertamenti
effettuati - 30.000.000. Alcuni contribuenti cremaschi figurano anche sul libro rosso del
Ministro delle Finanze Franco Reviglio: tra loro un grossista, tre imprenditori del settore della
carne, una imprenditrice commerciale e un petroliere58.
Nel 1980, in base alla relazione del Procuratore della Repubblica59, gli imputati per reati fiscali
sono 64. Vi poi chi esporta illegalmente i capitali60: negli anni 80 alcune persone sono tratte in
arresto per questo e condannate a pagare multe di centinaia di milioni.

168

il rischio
Non bisogna invidiare nessuno.
Infatti gli uomini dabbene non meritano invidia
e i cattivi, pi hanno occasioni, pi fanno male a se stessi.
(Epicuro,Sentenze vaticane, n. 53)

Tre miniere doro


Intraprendere significa rischiare: di conseguenza vi chi vince e chi perde, chi rimane sulla
cresta dellonda a lungo nonostante le bufere contingenti, e chi, una volta arrivato sullaltare, precipita nella polvere.
Nellimmediato dopoguerra il commercio del legname il settore pi redditizio. A fiutarlo
sono soprattutto Bruno Manenti e Serafino Bonaventura, questultimo in societ con lex
calciatore Renato Olmi (che, grazie al suo nome, riesce a comprare molto bene) e col maestro
Vanelli.
Presto si presenta unaltra miniera doro: il metano (risorsa, tra laltro, trovata diffusamente
nel nostro territorio1). A cogliere laffare in primo luogo Dafne Bernardi2. Rientrato dalla
guerra nel settembre 1945, ha un progetto: cercare fortuna negli States. Ha tutte le carte in
regola: conosce bene linglese e ha alle spalle una laurea in scienze economiche e commerciali
e una specializzazione in studi sindacali e corporativi. Qualcosa, per, fa saltare il piano: nel
1947 Giannetto Marzagalli, in possesso del 50% dellOfficina del gas di Crema, cede la sua
quota e Bernardi coglie lopportunit al volo3. la sua grande occasione: rilevata la quota di
Marzagalli, grazie alla totale fiducia che gli viene riposta dallaltro gruppo familiare storico
dellazienda - i Bonizzoni (gi impegnati in altre attivit: vedi ghiaccio e gas tecnici) - si mette
subito alla guida della SIBB, Societ Industriale Bonizzoni & Bernardi. Una guida avveduta,
la sua. Sono i risultati straordinari che lo dimostrano: nellarco di un tempo relativamente
breve la societ del gas riesce ad andare ben oltre i confini lombardi arrivando a stipulare contratti di concessione con un centinaio di comuni. E con i contratti arrivano, naturalmente,
pingui profitti.
Un altro baciato dalla fortuna Bruno Manenti che (cos raccontano gli amici) incontra
il metano in modo del tutto casuale: un giorno trova vicino alla segheria dei tubi di metano
e gli si accende subito la mente. Attraverso le sue amicizie attivate allUniversit si mette in
collegamento con alcuni personaggi quali Cazzaniga, Marcora e Ripamonti. Questultimo,
a sua volta, lo mette in contatto col leggendario Enrico Mattei, presidente dellEni, grazie

Il rischio

169

al quale fiuta le enormi potenzialit della risorsa metano per lo sviluppo dellItalia, bene su
cui punta tutto. Costruisce il primo impianto a Pandino. Attiva poi, un po ovunque, una
serie di societ: Metanodotti Bresciani, Metanodotti Prealpini, Molteni (a Milano), Ige Gas,
Sime, Erogasmet Nella Molteni ha come socio, tra gli altri, Ripamonti, mentre nella Sime
benestanti locali quali Bonaventura, Olmi, Vanelli e Pandiani. Con queste societ riesce ad
aggiudicarsi lappalto di una miriade di Comuni: dalla Lombardia allUmbria e al Lazio con
convenzioni di sicuro vantaggiose. Un investimento che rende in modo considerevole4: Manenti si trover presto tra i primi contribuenti di Crema.
Legna, metano. Ma c anche una terza miniera doro: lattivit immobiliare. E Bruno
Manenti, con un nuovo colpo dala imprenditoriale, si butta anche in questo settore. La
prima massiccia operazione in societ con Ripamonti e Vigevano (da qui la sigla Ma.ri.vi.)
il Platano, il primo albergo di prestigio di Crema, che inaugurato nel 1961. Ne seguono
molte altre: dal cosiddetto Platanino al maxi-investimento di Ombriano (dal palazzo Rossi
Martini al complesso di piazza Benvenuti). Vengono effettuati investimenti anche a Brescia e
a Milano. Cos i capitali si moltiplicano: nuovi e ingenti profitti che vengono generati dai gi
ingenti utili del metano. Un imprenditore, Bruno Manenti, versatile: non ha un suo specifico
settore, ma diversifica gli investimenti a seconda della domanda del mercato e conduce contemporaneamente sia lattivit del metano che quella immobiliare. Cos realizza un impero
economico unico nel territorio cremasco per gestire il quale ha uno studio a Milano con un
numero elevato di collaboratori.
Un immobiliarista quasi puro (abbiamo gi visto la sua prima attivit nel commercio del
legname) Serafino Bonaventura. questo il settore in cui si trova a suo agio e del quale si
innamora per tutta la vita: acquista terreni agricoli (quindi a prezzi contenuti) in attesa che
diventino edificabili, a volte compra allasta, costruisce e poi vende in modo frazionato. Lo
fa, in particolare, sul lago di Garda: Desenzano, Sirmione, Gardone. A Sirmione costruisce
ben cinque condomini (alcuni degli appartamenti vengono acquistati da cremaschi). Costruisce pure a Brescia, questa volta in societ col dr. Manenti. A Crema realizza oltre duecento
appartamenti (anche in zona Velodromo)5. Una vera e propria fortuna dovuta al suo intuito
e anche ad uno stretto collaboratore a cui delega il ruolo di venditore.
Lattivit immobiliare con i guadagni che produce6, naturalmente, attira. Da qui linteresse
anche di imprenditori che si occupano di tuttaltro. il caso di Giovan Battista Bergami,
titolare di una ferramenta: lo fa con tre palazzi (di cui uno per le figlie) nelle vicinanze del
Campo di Marte, nello spazio lasciato libero dal suo deposito e tre palazzi (in societ con
lavv. Borsieri, il rag. Pandiani e il maestro Vanelli) a Piazzatorre.
il caso di Lodovico Poletti, un affermato allevatore di suini. Inizia con capannoni a
Offanengo e a Melegnano, poi acquista, ristruttura e vende in modo frazionato quattro dei
pi prestigiosi palazzi antichi di Crema, compra inoltre anche lex Rusignol di via Ginnasio
e nello suo spazio interno, venendo incontro a una domanda diffusa, realizza trenta garage
sotterranei. Seguendo il suo fiuto, a un certo momento, pensa ad una grande offerta destinata
agli anziani: rileva la grossa struttura dellex collegio di Fiesco per ricavarne camere e una serie

170

Appunti di viaggio

di servizi di supporto (dai massaggi al prelievo del sangue, dalla mensa alla chiesa)7. Intanto
continua ad investire negli immobili, in primo luogo nel Centro direzionale di via Macello
la cui parte superiore viene messa a disposizione del Liceo linguistico W. Shakespeare a titolo
gratuito per cinque anni e poi venduta allo stesso Liceo. Costruisce altri palazzi in via Libero
Comune e cinquanta appartamenti a Palazzo Pignano dove ristruttura due cascine. Acquista,
infine, il ristorante Mantovani per farne un super centro del benessere, un unicum non solo
nella provincia di Cremona, ma anche in quella di Brescia: un mega centro in stile romano
che offre sauna, bagno turco, massaggi anti-stress, solarium, sala terme, campo da tennis,
campo di calcetto, piscina olimpionica, discoteca, bar pizzeria e, naturalmente, albergo.
Nellattivit immobiliare investe pure lindustriale Ferdinando Bettinelli. Il tutto parte dal
desiderio di realizzare uno dei sogni del padre: acquistare i capannoni situati sul viale di S.
Maria goduti a lungo in affitto, capannoni che vengono conservati anche quando lazienda
- nel 1986 - si sposta a Bagnolo nella struttura dellex De Magistris. Gli anni passano e il
costo dellaffitto diventa sempre pi oneroso (la legge 626, inoltre, impone di effettuare a tali
capannoni degli interventi drastici e di conseguenza costosi): da qui l idea di promuovere
unoperazione immobiliare. Ferdinando, sollecitato dal fratello Vincenzo, si pone lobiettivo
di cercare un partner con tutte le carte in regola nel settore. Lo trova e con lui mette in piedi
una societ immobiliare (la S.a.i.) con lobiettivo di rilevare i capannoni per poi effettuare un
progetto di recupero. Con tale partner parte per Roma per aprire una trattativa con la societ
incaricata di liquidare gli immobili della Federconsorzi, lente proprietario dei capannoni.
Una trattativa che sfocia in unoperazione di proporzioni ben maggiori di quella preventivata:
la S.a.i.. non acquista unicamente i detti capannoni, ma anche altri immobili della Federconsorzi sparsi nella provincia. Cos inizia lavventura immobiliare. I primi ad essere recuperati
sono i capannoni di viale S. Maria che si trasformano in un complesso residenziale (una
porzione del quale - dietro impellente richiesta della Provincia - diventa la sede dellindirizzo
linguistico del Liceo classico8). Lultimo intervento viene effettuato nellex area Logam in via
Kennedy9.

Idee straordinariamente feconde


Il metano e lattivit immobiliare sono due miniere che continuano a lungo a generare
ricchezza (anche se non sempre con la stessa quantit). Ma vi sono anche altre idee che risultano particolarmente feconde. Lalta moda, ad esempio, creata dalla Milcri. La stilista Lina
Milanesi riesce a sfondare fuori dallItalia grazie a una iniziativa dellIstituto per il Commercio Estero (Ice) che seleziona la Milcri tra le 60 aziende ritenute meritorie10 di rappresentare
lItalia allestero. linizio di unimpresa che dura decenni: il marito-manager Gian Achille
Basso Ricci viaggia dal Giappone allAmerica, dallAustralia al Canada, dalle Antille Olandesi a Hong Kong11 e arriva perfino a Mosca dove organizza una sfilata allinterno dello stesso
Cremlino. Unavventura costellata da eventi insoliti: a San Francisco trova un grosso buyer di
New York che nel 1976 gli fa un ordine per oltre tre miliardi di lire; nel 1982 un operatore

Il rischio

171

del settore gli propone il trasferimento dellatelier a Riad per realizzare solo e unicamente
intere collezioni di abiti per le mogli della famiglia reale12. Unidea imprenditoriale, frutto
della creativit della stilista e del fiuto imprenditoriale del marito, che resiste nel tempo.
Particolarmente feconda anche lintuizione del vulcanico Astorre Bonaldi: realizzare in Italia il servo-freno made in Usa, unidea che non solo vive oltre la morte dellautore, ma che, attraverso una serie di passaggi societari, sopravvive nel gruppo Bosch (Whit S.p.A), unazienda
che ha tuttora diverse centinaia di dipendenti. E sopravvive grazie a Sandro Tagliaferri, il giovane nipote13 scelto direttamente da Bonaldi stesso per rendere operativa lilluminazione
avuta in Svizzera: questi luomo giusto al posto giusto che mette in piedi il team vincente
con un tecnico di valore qual Bruno Arzola (con alle spalle esperienze lavorative presso la
Bianchi e la Canavese e, quindi, con competenze nel settore della meccanica fine) e con un
disegnatore, Marino Patrini, rubato alle Industriali. Un team che sotto la sua direzione
lavora alacremente e realizza i primi prototipi grazie anche alla collaborazione di piccole officine artigianali della zona. Si tratta ora di convincere il mercato. Non unoperazione facile:
Sandro Tagliaferri e Bruno Arzola si sentono dire, ad esempio, dal top manager della Lancia
che finch ci sar lui a dirigere la societ, non adotter mai un tale sistema che considera addirittura dannoso. Anche la Fiat e lAlfa Romeo dimostrano in un primo momento diffidenza.
Ma improvvisamente il mercato si spalanca. A fare da apripista Enzo Ferrari che dimostra
subito un grande interesse. la volta, poi, della Fiat che lo monta di serie sulla 1300, la
1500 e la 1800. Segue la Lancia che, per, si riserva per s la parte idraulica. Da ultima lAlfa
Romeo (ultima perch per un certo periodo rifornita da un concorrente tedesco). Cos la
Bonaldi conquista lintero mercato nazionale e fornisce anche le linee produttive che la Fiat
ha allestero (dalla Yugoslavia alla Russia)
Nel 1970, quando la Bonaldi crolla non per mancanza di commesse, ma per carenza di liquidit, il reparto servo-freno un ramo sano, decisamente sano e con prospettive di ulteriore espansione. Tagliaferri lo sa bene e per questo si propone di rilevarlo e di farne una societ
del tutto autonoma. Con lui sono pronti a diventare soci tutti gli uomini del suo staff, ma il
prezzo da pagare al curatore fallimentare (un miliardo di lire) al di fuori dalla loro portata.
Gli stessi istituti di credito, poi, si dimostrano restii a erogare credito senza adeguate garanzie.
Lui amareggiato. Arrivano gli americani: loro i soldi ce li hanno. Nasce cos la Benditalia:
una societ nuova, ma con lo stesso staff dirigenziale. Nel ruolo di direttore generale Tagliaferri guida lazienda verso traguardi ancora pi ambiziosi. Una marcia che prosegue anche
quando subentra una nuova multinazionale americana (Allied Signal Automotive).
Lazienda cresce a tal punto da toccare la quota di 650 dipendenti.

Dallaltare alla polvere


Non mancano imprese che raggiungono un successo straordinario per poi precipitare in
tempi relativamente brevi.
La ditta Canavese, ad esempio. Il titolare, Luciano Canavese, subentrato al padre giovanis-

172

Appunti di viaggio

simo, mette nellazienda la passione che coltiva nello sport14 e lamore per i motori. Capisce
presto, che il pi grande capitale che unazienda possiede il personale ed su questo che fa
leva: sui suoi collaboratori15, offrendo pure agli operai migliori (per lo pi diplomati allIstituto Marazzi) lopportunit di crescere, di diventare dei quadri e, addirittura, di diventare essi
stessi imprenditori. E i risultati arrivano. Luciano Canavese con i suoi torni si impone alla
grande sul mercato16 e, grazie alle esposizioni di Hannover, Parigi e Milano, riesce a conquistare il mercato internazionale. Esporta un po ovunque: dallEuropa (anche a Togliattigrad)
agli Stati Uniti, dal Giappone allAustralia. Sono gli anni del boom e la Canavese vive una
stagione doro: cresce la produzione (si arriva a 200 torni in un anno), cresce loccupazione
(i dipendenti, poche decine quando nel 47 il padre muore, toccano quota 260) e crescono i
profitti. Luciano Canavese un uomo di successo e lo dimostra non solo con i classici status
symbol della gente arrivata, ma anche con un aereo privato (un unicum a Crema) che utilizza
per il suo tempo libero, ma anche come una sorta di biglietto da visita per i clienti (alcuni dei
quali va a prendere, ad esempio, in Germania per portarli a vedere direttamente i suoi gioielli
prima di firmare il contratto). Il panorama non , per, tutto rosa. La Canavese vive gli alti
e bassi della congiuntura economica (nelle fasi di recessione, che accadono anche negli anni
60, la domanda di macchine utensili non pu che calare), vive i contraccolpi dellapertura
dellOlivetti (per trattenere i suoi tecnici migliori, un imprenditore non ha altra arma che
offrire loro retribuzioni pi alte) e vive pure situazioni pesantissime come quando, firmati
gli ordini, costruiti i torni, viene a mancare lacquisto. Tutti ostacoli che Luciano Canavese
supera grazie alla fiducia che si conquistata presso gli istituti di credito. Ma arriva il momento in cui le banche chiudono i rubinetti. Succede nel 1981 allinterno di una bufera che
travolge il settore. Per la prestigiosa azienda la fine: gli oneri finanziari sono oltre un quarto
del fatturato, la perdita di esercizio arriva a 688 milioni e il costo del personale registra un
aumento del 16,3%.
Lindustriale letteralmente distrutto, ma sa anche affrontare con dignit la mala sorte,
mettendo a disposizione del Tribunale, pur non avendone nessun obbligo di legge (la sua
azienda una societ a responsabilit limitata), lintero suo patrimonio. Una sorta di riscatto
morale. Nello stesso tempo, per, non rinuncia a sparare a zero contro gli istituti di credito
che per anni lo hanno corteggiato lasciandolo poi solo nel momento del bisogno e contro il
sindacato che ha tirato troppo la corda, nonostante la crisi gi in corso. Un ventennio sulla
cresta dellonda. Un ventennio sullaltare, poi nella polvere.
Una parabola analoga seguita da Raul Cattadori. Lui, per, sullaltare ci sta molto di
meno: solo un decennio. Un decennio di gloria, indubbiamente: con la sua barca a vela non
solo vince le Olimpiadi del 1960, ma anche diversi campionati mondiali. Un successo internazione davvero strepitoso. LAlpa di Offanengo diventa uno dei cantieri di barche a vela pi
importanti dEuropa (perfino la Rai se ne occupa). Esporta ovunque e vende agli uomini pi
potenti del mondo. Arrivano anche riconoscimenti lusinghieri: dal Compasso doro a due
primi premi della Triennale dArte di Milano per il design. Lazienda cresce e i suoi dipendenti toccano quota 250. Ma gi alla fine degli anni 60 comincia a traballare: i conti sono

Il rischio

173

in rosso. E rossi continuano a rimanere negli anni immediatamente successivi, tant che
Raul Cattadori alla ricerca disperata di risorse finanziarie cede il 50% della sua azienda a un
socio. Ma il buco, anche con la nuova liquidit entrata nella societ, cresce sempre pi fino
a diventare una vera e propria voragine arrivando nel 75 a 7 miliardi. Anche per il principe
delle barche a vela la fine. Anche lui precipita nella polvere.

Un impero economico che raggiunge il Brasile, gli Usa e lIndia


Vi poi chi ha ancora il vento in poppa dopo quasi mezzo secolo. il caso di Mario Buzzella. Nasce a Dervio (allora in provincia di Como, oggi di Lecco) nel 1938. Giovanissimo
arriva a Milano in cerca di lavoro. Appassionato di calcio, selezionato dalla scuola calcistica
del Milan, gioca nel campionato juniores nel ruolo di portiere. Nel frattempo, frequentando
una scuola serale, prende il diploma di analista chimico che gli consente di essere assunto
alla Sir di Sesto S. Giovanni. Abbandonato il calcio a causa di un serio infortunio di cui
vittima sciando, investe tutte le sue energie nel lavoro. Ed qui, nel laboratorio della Sir, che
coltiva il sogno di intraprendere lavventura imprenditoriale. Mario ha solo idee, non risorse.
La fortuna lo assiste: trova un partner nella persona di Cesare Zocchi, titolare di unazienda
di vernici cliente della Sir. Di suo, nellimpresa, mette i pochi risparmi, la magra liquidazione
ottenuta allatto del licenziamento, e la liquidazione del padre neo-pensionato. E cos il sogno
si realizza: nel 62, allet di 24 anni, crea col suo socio il primo nucleo di quello che diventer nel tempo un vero e proprio impero economico (la Coim)17. La collocazione la trova a
Offanengo dove il sindaco Franco Narciso Patrini intuisce la validit del progetto ed accorda
le necessarie autorizzazioni. Siamo nel 1962. La sua sfida: produrre in Italia i perossidi organici, un prodotto fino ad allora importato dallOlanda. Non si tratta di unimpresa facile:
essendo, infatti, i perossidi instabili, il rischio di esplosioni sempre in agguato. Per questo
si circonda di collaboratori allaltezza, tra cui anche una giovane laureata in chimica, Piera
Merico, che poi diventer sua moglie. Il 62 lanno della sperimentazione e il 63 lazienda
pronta per la produzione (devono essere, per, ancora ben definiti i sistemi di refrigerazione). Il prodotto arriva sul mercato nel pieno del boom della plastica ed subito successo18.
Mario Buzzella nelle condizioni ottimali per imporsi sul mercato: facilitazioni da parte del
comune, manodopera abbondante (e quindi a basso costo) e grande quantit di acqua disponibile per i sistemi di refrigerazione grazie alla presenza nel territorio di fontanili copiosi.
Lavora febbrilmente, ma pure consapevole della necessit di un aggiornamento costante
nella sua professione: per questo consegue prima il diploma di perito chimico e poi (a Parigi)
la laurea in ingegneria chimica; non ancora soddisfatto, poi, si laurea in sociologia, giusto per
approfondire lambito giuridico-amministrativo. I perossidi organici (che hanno la funzione
di indurire le resine poliestere) non sono lunica produzione: la Coim dopo qualche tempo
entra nel mercato delle resine poliuretaniche (un materiale di cui ha bisogno in particolare
lindustria delle calzature), tutti prodotti che si affermano sia sul mercato nazionale che su
quello internazionale, arrivando a far concorrenza ad aziende-giganti quali la Bayer, la Basf e

174

Appunti di viaggio

lIci. Da qui una nuova strategia che incomincia negli anni 80: investire laddove praticamente impossibile vendere considerati gli alti dazi doganali. il caso del Brasile: un mercato
immenso in grado di accedere a tutti i mercati dellAmerica Latina. Ci vogliono, certo, molte
risorse, ma Mario Buzzella con unazienda che produce utili considerevoli, non ha problemi:
acquista l80% del pacchetto azionario di una ditta chimica brasiliana e nel giro di poco
tempo liquida i soci di minoranza. lavvio dellespansione. La seconda tappa: costruisce ex
novo ununit produttiva allavanguardia a Singapore. E poi in India e negli Usa (dove rileva
il 100% del pacchetto azionario). E ancora acquisisce lo stabilimento di Amburgo di Novacote, un gruppo anglo-olandese che il terzo produttore mondiale di adesivi per imballaggio
flessibile19, stabilimento che poi smanteller per portare la produzione a Offanengo. E cos il
nostro (e, naturalmente, il suo partner Zocchi che gestisce gli uffici amministrativi a Settimo
Milanese) si trova in mano unimpresa che accresce vistosamente il fatturato (nel 2002 arriva
a sfiorare i 400 milioni di euro20), che offre sul mercato una vera e propria alta moda della
plastica come chiama i prodotti Coim Il Sole 24 ore, che leader mondiale in una miriade
di segmenti di mercato e che riesce a soddisfare clienti di rango che non trovano altrove la
soluzione dei loro problemi (si veda, ad esempio, lAudi). Mario Buzzella soddisfatto non
solo dei risultati21, ma anche perch sa di lasciare il suo gioiello in mano a un giovane fidato,
il figlio Francesco, laureato in economia aziendale, che gi gestisce di fatto non solo tutti gli
uffici di vendita, ma anche tutte le unit produttive sparse nel mondo e cos pure alla figlia
Beatrice, laureata in giurisprudenza, che la responsabile del legal deparment del gruppo.
Mario per ora non ha alcuna intenzione di passare il testimone: tutto controlla e tutto guida, anche quando ha il prestigioso e impegnativo incarico di presidente dellAssociazione
Industriali della provincia di Cremona nonch di componente della giunta di Confindustria
a fianco di Luca Cordero di Montezemolo prima e di Emma Marcegaglia poi. Il passaggio
avverr, ma sar necessariamente graduale.

Societ in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Colombia


Nel mondo della chimica si avventura, un ventennio dopo Mario Buzzella, anche il giovane Giorgio Pagliari. Pure lui ex dipendente e anche lui determinato a sfidare se stesso, a misurare la sua ambizione di fare meglio del suo datore di lavoro, in primis di produrre qui in Italia
prodotti importati dagli Usa. Ha 26 anni quando decide con un socio di percorrere la propria
strada. il 1981. Alle spalle ha un diploma di perito chimico e ha gi sperimentato in altri
ambiti delle buone doti organizzative: due carte che gli sembrano una garanzia per iniziare.
Esiguo, certo, il capitale di cui pu disporre (sessanta milioni di lire in due), ma comunque
sufficiente per le condizioni di mercato del tempo. La creatura si chiama A.chi.tex. e viene
insediata a Vaiano Cremasco. I prodotti: specialit chimiche che hanno come destinazione
lindustria tessile. Giorgio Pagliari si tuffa nella nuova attivit investendo un tempo di gran
lunga superiore a quello standard di un dipendente e tanto entusiasmo. E i risultati col tempo
arrivano. Nellarco di un decennio lazienda si presenta agli occhi attenti di specialisti del bi-

Il rischio

175

lancio come un vero e proprio gioiello dagli indici invidiabili: nel 1993 la prima azienda del
settore a livello provinciale in termini di redditivit del capitale investito (rapporto tra utile e
mezzi propri), un primato che conferma anche nel 1994. Nel giro di pochissimi anni (19901995) il fatturato raddoppia. Risultati di tutto rispetto registra nel 2004: il rapporto utile/fatturato del 13,4% (nello stesso anno un colosso della chimica locale, la Coim, raggiunge solo
lo 0,4%); su un campione di 332 societ della provincia di Cremona si trova al 29 posto sotto il profilo dellutile netto (1.669.000 euro), al 39 per quanto riguarda gli oneri finanziari e,
addirittura, al 9 per redditivit delle vendite (23,2%). Il mercato, tuttavia, non lascia vivere
di rendita: la sfida, tanto pi in concomitanza col processo di globalizzazione delleconomia,
continua. Il mercato, anzi, diventa una vera e propria guerra di tutti contro tutti, una sorta
di giungla dominata dalla legge del pi forte. Da qui la necessit vitale, per sopravvivere, di
assumere una dimensione internazionale. ci che si attiva a realizzare Pagliari: acquistare
concorrenti e penetrare cos in altri Paesi, in primo luogo nei Paesi emergenti. Nel 2005 compra una ditta francese. La svolta avviene nel 2006 quando la A.chi.tex rileva la Minerva, nota
in tutto il mondo, uno dei principali attori mondiali della stampa tessile e delle preparazioni
pigmentarie22 e che opera dal 1948. Nasce cos il Gruppo Achitex che costituito da una
costellazione di societ e marchi dislocati, oltre che in Italia, in Francia, Spagna, Portogallo e
Colombia (Novaria, Chemitalia, Alpha Color Due, Sicolor, Minerva Color, Minercor, Minerva
Color Colombiana: questultima attiva nella commercializzazione di prodotti e coloranti
per lindustria tessile sullintero continente sudamericano) e vende in oltre 60 Paesi sparsi in
tutto il mondo: dallIndonesia alla Cina, dallIndia alla Siria, dal Pakistan al Sud America e
alla Russia. Di conseguenza il fatturato cresce: passa da 12 milioni del 2004 a 32 milioni nel
2008. Loperazione strategica, di grande respiro, resa possibile dalla disponibilit di mezzi
propri. Per Giorgio Pagliari una soddisfazione, ma questo gli assorbe ancor pi energia: in
media 11 ore al giorno. Pi energia perch, col passare del tempo, tutto diventa pi complicato: una legislazione sempre pi severa a tutela del consumatore, una richiesta di crescente
qualit da parte dei clienti, lesigenza di fornire alla clientela unesaustiva documentazione
sulla corrispondenza dei requisiti dei prodotti rispetto agli standard richiesti.
Pagliari, pur essendo sempre allerta, attento allevoluzione del mercato, pronto a intercettare nuove opportunit per penetrare su altri mercati, si sente realizzato. Ci tiene, comunque,
a chiarire che i meriti vanno distribuiti tra i suoi collaboratori diretti: sono proprio questi che
hanno giocato la partita con lui. Un gioco di squadra, quindi. Ed proprio grazie alla funzione operativa di questi collaboratori che pu permettersi di esercitare quasi esclusivamente il
ruolo di controllo e di indirizzo strategico. convinto, di avere raccolto perch ha seminato
(fondamentali sono nella sua attivit i laboratori, sia di ricerca che applicativi), perch ha
sempre reinvestito i profitti, perch non ha mai spolpato lazienda per dei lussi privati:
questo - la disponibilit di risorse proprie - che gli ha permesso di comprare un concorrente
ben pi imponente della sua ditta. Certamente non fa mancare nulla alla sua famiglia (neppure la piscina immersa in un ampio spazio verde), ma la solidit del Gruppo per lui prioritaria: non un caso che, anche in tempo di crisi, stia investendo in impianti (oltre 6 milioni

176

Appunti di viaggio

di euro). Nessun vizio? Confessa di non avere tempo da dedicare a se stesso: raramente, in
particolare, i suoi numerosi viaggi di lavoro in tutto il mondo diventano occasioni di piacere
(le bellezze artistiche, tra laltro, le trova in Italia, non certo in Indonesia o a Shangai o a S.
Paolo!). Una passione, comunque, ce lha: la politica che pratica fin da giovanissimo. Una
passione che lo conduce alla presidenza dellAzienda cremasca servizi (ACS), un incarico in
cui investe anche le sue doti imprenditoriali e che gli regala non poche soddisfazioni (mette
anche qui le mani avanti: i risultati sono stati il frutto di un gioco di squadra)23. Una passione
che lo porta anche a prestare il suo servizio alle varie feste dellUnit. Non ha mancato, poi,
di esprimere il suo amore alla citt entrando nella societ che ha rilevato il Pergocrema (lui
stesso ha partecipato alle trattative per tale cessione): un atto dovuto - dichiara - pur non
essendo un tifoso del calcio.

Due compassi doro per il design e una LEADERSHIP mondiale


Un altro giovane imprenditore Umberto Cabini, un industriale di indubbio successo.
Cresce alla scuola del padre (un ex dipendente che a un certo momento ha preso la decisione
di avventurarsi da solo avviando unimpresa artigianale, lui milanese, a Crema in viale Europa) da cui impara non solo i segreti del mestiere, ma anche e soprattutto lo spirito di sacrificio. Sono per lui anni di apprendistato duri ma anche sereni, anni che vengono bruscamente
interrotti nel 1974 quando il padre viene colpito da un tumore al colon e muore a soli 54
anni. Umberto - che ne ha 25 - sconvolto anche perch si sente del tutto impreparato ad
affrontare i nuovi compiti24. La scuola paterna, vero, lha temprato, ma non si sente ancora
in grado di camminare da solo. Moltiplica gli sforzi. Sgobba: lavora dalle 7 del mattino alle
7,30 di sera. Non si risparmia neppure il sabato. Deve imparare tutto e presto. Intanto inizia
a pensare a un rilancio dellazienda, ma prima deve liberarsi da un ostacolo: la presenza di un
socio con cui non ha feeling. Un po con i risparmi della madre Maria Alda e un po con un
mutuo riesce a liquidarlo. Ora solo. Una situazione, questa, che lo sprona doppiamente: da
un lato, giocando in prima persona, ha linteresse a investire tutto se stesso, dallaltro, sentendosi in debito con la madre, non pu permettersi di fallire. E non fallisce: anzi! Il suo piano:
ritagliarsi una nicchia di mercato e puntare tutto su quella. La individua nelle cassettiere25
per farmacie. la carta che gioca ed la carta che col tempo diventa vincente: mediante il
progressivo potenziamento del laboratorio di ricerca26 (ad un certo punto diretto dal fratello
Antonio), un laboratorio attento non solo alle soluzioni funzionali del prodotto, ma anche al
design e mediante un servizio di assistenza post-vendita di lunga durata. Punta non solo su
una nicchia, ma anche sulla qualit: in funzione di questultima che introduce lalluminio al
posto del ferro. Non una scelta di poco conto: il costo dellalluminio doppio, ma si tratta
di un metallo pi leggero27 e soprattutto pi adatto, perch pi malleabile, alle soluzioni tecnologiche che rispondono alle esigenze dellutente finale28 quali linclinazione dei cassetti, gli
accessori interni, la semplificazione delle operazioni che il farmacista deve compiere svariate
volte in una giornata29. Una rivoluzione operata con tanto di brevetti depositati: sia brevetti

Il rischio

177

di invenzione (durata 25 anni) che di utilit (durata 6 anni)30. Una rivoluzione che mette
in difficolt le aziende concorrenti che rimangono legate alla tradizione del ferro e dei cassetti
piani. Cos lIcas (il nome della societ) diventa leader mondiale del settore. Ma Cabini non
si ferma qui: amplia la gamma dei prodotti progettando e costruendo mobili per negozi di
ottica e per le gioiellerie, una gamma che gli consente di conquistare una nuova leadership
mondiale.
Intanto piovono i riconoscimenti. Nel 1989 arriva il Compasso doro31 (un premio istituito negli anni 50 che viene conferito ai 10 prodotti made in Italy che presentano il miglior
design32), un riconoscimento di grande prestigio che nellarco di breve tempo viene bissato33.
E i riconoscimenti arrivano anche dallestero: nel 1993 da Baden-Wttemberg e nel 1994
da Lubiana. Nel 2007 la volta della Confindustria che rilascia alla ditta un attestato di
eccellenza.
Umberto Cabini non pu che essere gratificato dai risultati raggiunti34, anche in termini
di competitivit: nonostante il maggior costo dellalluminio, riesce a vendere a prezzi sostanzialmente allineati a quelli del suo maggiore concorrente, una societ tedesca. soddisfatto di
avere lesclusiva su determinati prodotti per cui se qualcuno nel mondo ha bisogno di cassetti
inclinati non pu che rivolgersi a lui. soddisfatto perch, grazie anche alle numerose fiere
internazionali a cui ha partecipato ed alla reputazione conquistata, riesce a esportare in ben
cinquanta paesi: dallEuropa occidentale a quella orientale, dallArgentina allAustralia, dalla
Turchia al Sud-Africa. Soddisfatto, ma guarda sempre avanti. Cerca di fare un balzo ancora
pi in l e aprire nuove nicchie di mercato. da tempo che lui e Antonio stanno preparando
il colpo grosso: sfruttare il loro patrimonio tecnologico per applicarlo a un mercato potenzialmente vastissimo, quello delle cucine. Non sar unimpresa facile, ma stanno facendo di
tutto per realizzarla.

Lobiettivo dellinternazionalizzazione dellazienda


Un altro industriale della nuova generazione Ferdinando Bettinelli. Una storia di imprenditori alle spalle, la sua: il nonno Pompilio che apre unazienda di turbine idrauliche ai primi
del 900, la sviluppa per poi essere travolto dalla crisi del 29; lo zio Gino Zilioli35, uno dei fondatori della Salfat36, una societ che produce trancerie metalliche che arriva ad avere fino a un
centinaio di dipendenti; suo padre Costantino, prima emigrato in Germania, partigiano dopo
il 1943 sullAppennino livornese, dipendente della Canavese fino al 1953 quando si mette in
proprio; la stessa madre che gestisce una sorta di store che vende unampia gamma di prodotti
(elettrodomestici, stufe, lampadari, i primi televisori, perfino dischi in vinile).
Sono queste le sue radici. Questo il mondo che, anche inconsapevolmente, assimila: affari, commesse, rapporti con i clienti. Un mondo che lo stimola e a cui rimane saldamente
ancorato anche quando frequenta il Liceo scientifico e soffia il vento della contestazione:
egli non si aggrega ai tanti coetanei che, consciamente od inconsciamente, giocano alla rivoluzione37. Frequenta, poi, a Brescia la Scuola di Amministrazione Aziendale (sede distac-

178

Appunti di viaggio

cata della Facolt di Economia e Commercio di Parma) fortemente voluta dallAssociazione


industriali bresciani come alternativa al caos imperante nelle universit italiane: una scuola
elitaria terminata la quale si sente pronto per il grande balzo. Prende liniziativa di creare una
societ (la Trans-line) con il titolare dei magazzini doganali di Treviglio e limprenditore cremasco Gilberto Mantica, interessato ad esportare i capi di abbigliamento di sua produzione
in Europa. Dopo due anni di sodalizio, rileva le quote di partecipazione dei soci ricorrendo
al credito: non ha - vero - delle garanzie reali, ma dalla sua ha la credibilit imprenditoriale
che la famiglia si conquistata con la Banca Popolare di Crema e con altri istituti di credito. il primo passo. Ora sufficientemente maturo per spostarsi sul mercato di Milano.
Per questo fonde la sua societ nella societ Air-one. in tale nuova veste che, avendo una
buona padronanza dellinglese (a differenza dei suoi partner milanesi), parte per Londra al
fine di crearvi una base operativa su cui operare un controllo diretto. Ed qui che incontra
alcuni esponenti di Europa Freight, affermata societ londinese di trasporti internazionali,
che gli propongono di creare una nuova societ in compartecipazione al 50%. La proposta
lo alletta. Da qui la nascita della Tae (Trans Alpine Express). Una scommessa vincente: la
nuova societ, grazie anche alla sua flessibilit gestionale, si afferma nonostante la grave crisi
che negli anni 70 colpisce il settore, offrendosi alle piccole e medie imprese non solo come
azienda di trasporti internazionali, ma come loro ufficio di import-export, tra i primi esempi
di gestione di un servizio aziendale in outsourcing. Ferdinando si trova bene in questo ruolo,
ma nel 1979 accade un evento che lo costringe a cambiare radicalmente i propri piani: a 54
anni, colpito da un infarto, muore suo padre. Il fratello (alle spalle studi di ingegneria) lascia
la filiale italiana della Reno S.P.K., tedesca, dove opera quale consulente tecnico, per entrare
immediatamente nellimpresa. Ferdinando lo segue solo nel 1981, a causa di impegni assunti
con la Tae Un lavoro in sinergia: Vincenzo realizza il progetto del padre di creare una linea
di produzione propria e di dare allazienda una forte ed autonoma connotazione sul mercato, abbandonando gradualmente il lavoro conto terzi; Ferdinando si occupa di affermare
liniziativa imprenditoriale sui mercati nazionale ed internazionale, investendo le competenze
maturate nelle precedenti esperienze. E cos limpresa che opera nei settori dellautomazione
e della robotica, con dimensioni ancora artigianali,38 cresce fino a diventare una societ per
azioni gi nei primi anni 90 e, dopo una ventina danni, arriva a contare 150 addetti39. Il tutto passo dopo passo. Il primo obiettivo: la sprovincializzazione. Avviene nei primi anni 80.
Poi lavventura europea: Ferdinando crede nellEuropa. Ci crede cos tanto che la sua una
delle prime aziende in Italia ad abbandonare la lira il primo giorno utile, vale a dire il primo
gennaio 1999, quando anche aziende di ben altra dimensione e giro daffari arrivano persino
a rifiutare fatture in euro. I suoi partner privilegiati: la Germania, la Francia e la Spagna dove
costituisce un network di agenti. la volta, poi, del mercato scandinavo e di quello polacco.
Bettinelli a questo punto vuole giocare anche la carta russa (partecipando nel 1989 alla prima Fiera internazionale di Mosca), ma i tempi non sono ancora maturi: dopo la caduta del
muro di Berlino, la Russia si aperta, s, allOccidente, ma le sue vie di accesso sono di fatto
fortemente presidiate dalla Germania40, per cui non ha quindi altra possibilit che quella di

Il rischio

179

appoggiarsi ad aziende tedesche.


Ma lEuropa non sufficente. Ci prova, nei primi anni 90, con la Corea, nazione che si sta
emancipando dal predominio industriale giapponese e che, in prospettiva, potrebbe diventare un trampolino per il grande mercato cinese: si tratta, per, di un Paese che cresce troppo in
fretta e che, ad un certo punto, implode su se stesso. Da qui la scelta di sbarcare negli USA,
un mondo pi affine sia culturalmente che sotto il profilo tecnologico allEuropa: non una
sfida da poco confrontarsi con i propri concorrenti pi reputati e strutturati. Ferdinando Bettinelli individua unimpresa che presenta caratteristiche analoghe a quelle della sua azienda
(con una gamma inferiore, per, di prodotti) e realizza con essa una joint-venture: un lavoro
in sinergia che dura qualche anno, fino a quando il titolare della controparte americana
muore senza lasciare un erede in grado di raccoglierne il testimone. Una circostanza, questa,
che lo conduce a creare una filiale diretta negli Stati Uniti: la C.D.S. Corporation con base
nel New Jersey, societ che controlla il network di distribuzione nel nord America ed offre
ai clienti dellarea un supporto sia in termini commerciali che di consulenza ingegneristicoapplicativa.
Ma anche gli Usa non bastano. Lobiettivo: penetrare nella porta asiatica (ponte ideale
per Cina, Singapore, Malesia e Vietnam) che si sta costituendo nei pressi della capitale della
Thailandia, Banckok, una zona altamente strategica grazie ad uno dei pi vasti scali aeroportuali per le merci: un traguardo ambizioso a cui Bettinelli non vuole rinunciare.

Una scalata singolare


Industriali che conquistano mercati internazionali. Ma il successo si pu guadagnare anche giocando in casa. E alla grande. il caso, ad esempio, di Alberto Doldi, classe 1964,
titolare di Enrico IV: un vero e proprio fenomeno che merita essere studiato da vicino. Una
storia, la sua, del tutto singolare, ai confini con la leggenda. Lavventura fuori dallordinario
di un brutto anatroccolo (cos Doldi parla scherzosamente di s), la scalata di un figlio
inferiore che non ha mai avuto voglia di studiare41. E il tutto a partire dal nulla (il padre
un piccolo coltivatore diretto). O, meglio, dalle sole sue doti naturali: una grande facilit
ad apprendere dagli altri e a trovare il trucco per fare meglio di loro, il saper guardare in ogni
business non i costi, ma i possibili risultati. Lo racconta lui stesso. Tiene, per, a precisare
che, se ha una marcia in pi, lo deve solo a Dio e alla Madonna. Nessun merito suo, quindi.
Doti avute in dono che ha il dovere morale di valorizzare.
Doti naturali che dimostra presto, da ragazzino, quando nellazienda agricola del padre
impara a fare il muratore e a riparare le stesse macchine, giusto guardando muratori e meccanici veri; a scuola dove per apprendere gli basta ascoltare con attenzione le lezioni degli
insegnanti; nella sua prima esperienza di lavoro quando, da piccolo di un pasticcere in
grado, nellarco di un tempo relativamente breve, di lavorare il cioccolato meglio del titolare.
Doti che dimostra pure durante il servizio militare quando riesce ad accedere a mansioni che
richiedono un diploma di scuola superiore (il corso di mortaista, la specializzazione di costru-

180

Appunti di viaggio

ire ponti nel ruolo di genio pioniere con i gradi di caporale prima e di caporalmaggiore poi).
Ovunque ci sa fare grazie alla sua intelligenza pratica e ovunque conquista la fiducia di chi gli
superiore (al momento del congedo dal servizio militare gli vengono offerti insistentemente
i gradi di sergente che per rifiuta per paura di essere richiamato). Fiducia che conquista
anche in una ditta dolciaria dove, dopo appena tre settimane di lavoro, gli viene riconosciuto
un ruolo di responsabilit.
A 25 anni conosce Monica, commessa in un negozio di abbigliamento di via Mazzini,
che diventer presto sua moglie. Insieme decidono di intraprendere lavventura di mettersi
in proprio. La decisione - lo sa bene - piuttosto temeraria nelle loro condizioni, ma lui ci
prova. Scopre una costruzione in fieri di fronte alla chiesa di S. Carlo e conta di acquistare
un negozio per farne un bar-gelateria. Un obiettivo che pu ottenere solo indebitandosi.
Ma anche questa non una strada facilmente percorribile: il credito viene erogato solo se
coperto da garanzie reali, garanzie che i suoi genitori non hanno alcuna intenzione di offrire
(temono di perdere anche quel poco che hanno). In effetti il rischio grande. Ma la fortuna
arriva al momento giusto: dopo il no categorico di una banca, egli riesce a convincere della
bont dellaffare il vice direttore della Cariplo che, rischiando, gli concede un mutuo quindicennale. Il primo passo fatto. Ora deve imparare il mestiere: lo apprende da un amico che
gestisce un bar a Treviglio (per alcuni mesi va da lui la sera e in cambio gli insegna i segreti
del pasticcere). Finalmente lapertura: il momento di conquistare i clienti strappandoli dalle
loro abitudini, ma per conquistarli necessario offrire loro qualcosa in pi. quello che lui
e Monica cercano di fare: qualcosa in pi in termini di immagine, in gamma di prodotti e di
attenzione agli avventori. Un breve periodo di rodaggio e i clienti arrivano: anche centinaia
la sera. Un successo per gestire il quale decide di assumere personale (fino a 8 ragazze) e di
acquistare un secondo negozio confinante. Cos il rischio cresce, ma questa volta si tratta di
un rischio calcolato: in quattro anni, con le entrate che ha, in grado di pagare interamente
i due mutui. Certo, la fatica tanta (lavora dalle 7 del mattino alle 4 di notte), ma si sente
gratificato perch sta dimostrando a se stesso, e anche a chi gli ha dato la fiducia erogandogli
il credito, di saperci fare.
Dopo quattro anni per Monica gli propone di cambiare: aprire un negozio di abbigliamento, unattivit pi consona con i suoi gusti. Alberto non ha alcuna competenza nel settore, ma ci prova. Ne parla con lo stesso vice direttore della Cariplo che lo dissuade dal lasciare
unattivit che rende molto per avventurarsi in un settore in crisi, ma egli ama il rischio: dove
c il rischio - cos pensa - la gente non rischia e lui ha meno concorrenza. Confida nelle sue
energie (ha appena 29 anni), nel suo fiuto, nella sua forza mentale: occorre essere mentalmente oltre che finanziariamente forti per affrontare un settore - quello dellabbigliamento
- che il pi difficile al mondo, dove si compra la merce un anno prima senza conoscere n
le taglie n i gusti della gente che nel frattempo possono mutare. Conosce bene poi i costi
esorbitanti per laffitto di un negozio in via Mazzini. Ma Alberto guarda avanti, ai possibili
risultati. Trova loccasione di vendere a un prezzo importante lattivit del bar-gelateria (Lo
zodiaco): vende lattivit, non lo stabile che conserva e che diventa una fonte di reddito, e

Il rischio

181

contemporaneamente trova un negozio in via Mazzini. Individua pure il nome da dare alla
nuova attivit: Enrico IV (glielo suggerisce il sogno che ha avuto un suo giovane cliente del
bar). Cos riparte e anche questa volta a coprire la nuova avventura la Cariplo. Qui Monica si trova a suo agio, coadiuvata da una sorella, anche lei con competenza nel settore. Ma
anche lui un suo spazio se lo ritaglia: una o due volte la settimana parte in macchina con la
cognata alla volta di Bologna per rifornirsi della merce; nel frattempo si guarda bene intorno
e cerca di studiare nei minimi dettagli lofferta di chi in via Mazzini il mestiere lo sa bene
(labbigliamento - dice - come un puzzle e basta un tassello che non funziona a far saltare
tutto). La sua una scommessa e, anche questa volta, vince: amplia progressivamente gli
spazi riuscendo cos ad offrire ai clienti una maggiore gamma di prodotti; acquista anche tre
appartamenti dei piani superiori e, pagando gli oneri previsti, ne fa un uso commerciale (
il primo che introduce a Crema questa innovazione). Rileva inoltre altri negozi realizzando
cos delle cospicue fonti di rendita: questa la sua seconda attivit il cui reddito gli consente
di pagare i suoi mutui. Diversifica poi lofferta investendo in un solarium tecnologicamente
innovativo (Enrico IV Solarium) che gestisce personalmente per tre anni col supporto di
alcune estetiste per poi cedere lattivit (ma non lo stabile) a terzi. Cos, allet di appena 45
anni, si trova ad amministrare un significativo patrimonio immobiliare e, nella sua attivit
prettamente commerciale, riesce a imporsi su un mercato sempre pi dominato da catene
monoprodotto di carattere nazionale, le uniche in grado di sopportare i costi e i rischi. E riesce a conquistare nel 2009 il centro fisico e commerciale della citt: lincrocio delle Quattro
vie. Risultati lusinghieri che ottiene grazie anche a Monica e a tutti quelli che egli chiama
collaboratori di cui apprezza le qualit e che gratifica.
Non pu, quindi, che essere soddisfatto. Lo afferma senza alcun vanto: ringrazia solo il
Signore per aver avuto tanto. E ringrazia pure la moglie senza la cui grande disponibilit non
avrebbe potuto dedicare cos tanto tempo alle sue attivit commerciali. Gi, un tempo enorme: 14-15 ore al giorno, solo 4 giorni lanno di ferie. Un tempo che ha sottratto alla figlia
Sofia (una ragazza di dieci anni che - a suo dire - pur non avendo voglia di studiare come
lui - ha doti da vendere). Ed ha sottratto anche a se stesso: non ricorda quando riuscito a
vedere per intero un film. Lo dice con un certo rammarico.

Linvasione di gruppi stranieri


Avventure imprenditoriali importanti.
Non mancano, poi, imprese altrettanto importanti che passano nelle mani di multinazionali o, comunque, di gruppi finanziariamente pi robusti. il caso ad esempio dellEmc
e dellOep, due aziende create negli anni 60 da due ex dipendenti (rispettivamente Filippo
Rota e Mario Francioli) che, dopo aver conquistato posizioni di leadership sul mercato europeo dei motori elettrici per aspirapolvere e lucidatrici, vengono cedute - tra la fine degli anni
80 e linizio degli anni 90 - alla multinazionale americana Ametek.
Un passaggio di testimone che accade in molti altri casi: ad esempio la Sis-Ter di Palazzo

182

Appunti di viaggio

Pignano passa alla multinazionale tedesca Fresenius (1989) e a tedeschi (Bosch) passa pure
lex Bendix Italia (1996).
Un passaggio che si registra anche in tempi recentissimi. La storica azienda dei fratelli Poli
(la Poli, poi Comatra), ad esempio, che opera sul mercato dei pezzi di ricambio delle
Ferrovie dello Stato e dei metr, viene rilevata il 30 giugno 2008 dalla Westinghouse, pi
esattamente da una sua controllata, la Wabtec Corporation. In un contesto in cui il governo
riduce drasticamente le risorse per la manutenzione delle ferrovie e la concorrenza si fa pi
spietata, i Poli (che negli ultimi anni hanno acquistato il 90% di una societ della Macedonia - circa 500 dipendenti - che produce apparati frenanti per tutta lEuropa dellEst), non
riescono a reggere un gioco che sta diventando sempre pi pesante e accettano il sacrificio di
vendere il loro gioiello42.
Sono gruppi stranieri che arrivano: americani, tedeschi, francesi43, inglesi, svizzeri Ma
anche gruppi italiani: tra gli ultimi una grande cooperativa di Sassuolo che rileva lazienda
Gaiotto.
Sembra proprio che le imprese industriali locali siano una sorta di specie in via di estinzione (va riconosciuta, comunque, alla nuova generazione di imprenditori locali la capacit
di resistere abbastanza bene). Non un caso che il motore del Polo tecnologico della cosmesi,
pi di cento imprese di dimensioni molto diverse44 che danno lavoro complessivamente a
circa duemila dipendenti, una novit positiva che fa del Cremasco uno di pi importanti distretti industriali del settore in Italia, sia costituito da fondi che hanno a disposizione ingenti
risorse finanziarie.
Siamo in presenza di un passaggio di testimone che pare destinato a crescere: una concorrenza globale non pu che essere affrontata da gruppi finanziari potenti o da societ - anche
radicate localmente - che riescono a costruirsi una dimensione internazionale.

183

morti bianche
meglio ponderare le azioni prima di compierle,
piuttosto che pentirsene dopo averle poste in atto.
(Democrito, fr. 66)

e imprese generano e distribuiscono ricchezza. Talora, per, provocano danni seri allambiente. Talvolta uccidono: uccidono a causa di esplosioni e uccidono, addirittura, a distanza di anni.
Sono 2.200.000 ogni anno le cosiddette morti bianche1 nel mondo2, 270 milioni gli
infortuni non mortali3: una vera e propria ecatombe. In Italia i morti sul lavoro sono quattro
al giorno. Il nostro il Paese, in termini assoluti, che ha il record in Europa: un morto ogni
8100 lavoratori. Let media: 37 anni. La Regione con la pi mortalit la Lombardia4. Il
comparto pi a rischio: quello edile (191 nel 2005, 258 nel 2006, 235 nel 2007). Tra le vittime del lavoro gli immigrati: nel 2007 rappresentano il 16,6%.

Infortuni mortali alla Ferriera, allItalfertil, alla Coim e


alla Nuova Sipre
E questo accade anche a Crema. la Ferriera lazienda in cui si consumano pi tragedie:
ben cinque operai muoiono tra il 1945 e il 1951. Questi i nomi: Francesco Zecchini, Giuseppe Tosetti, Antonio Arpini, Luigi Interri, Alessandro Cattaneo5. A causare i mortali infortuni
sono i residuati bellici che vengono usati come rottame: sono presenti, vero, degli artificieri
fatti venire appositamente da Piacenza per la selezione del materiale, ma di tanto in tanto la
polvere nascosta, a contatto col calore, scoppia e semina morte. Solo nel 1972 la Direzione
dellazienda firma un accordo che prevede una serie di misure finalizzate a tutelare la vita e la
sicurezza dei lavoratori.
Si muore anche in altre aziende. AllItalfertil, ad esempio. il 1985, esattamente alle ore
10,30 del 10 ottobre: nello stabilimento di Ripalta Arpina si verifica una violenta esplosione
che uccide due operai. I nomi delle vittime: Michele Severgnini e Claudio Guerini Rocco.
Lesplosione talmente deflagrante che tre dei quattro silos interessati vengono scardinati
dalla propria sede ed uno scaraventato sul tetto della fabbrica. I due operai in questione
stavano sbullonando il coperchio di un silo con la fiamma ossidrica che a contatto col gas
interno6 al silo stesso ha provocato lesplosione. Scatta lordine di cattura nei confronti di
alcuni dirigenti dellazienda. I giudici, con tagliente ironia, paragonano gli argomenti della

184

Appunti di viaggio

difesa al ragionamento del don Ferrante manzoniano che nega lesistenza della peste e muore
di peste egli stesso e si esprimono con una condanna. La Corte dAppello di Brescia, a sua
volta, parla di colpevole disinvoltura dovuta o a una totale ignoranza del problema o a
una non appropriata valutazione di esso7.
Un morto anche alla Coim. il 16 luglio 1991, appena dopo le 20. Loperaio Giorgio
Ghiozzi sta travasando un solvente notevolmente infiammabile (lo xilolo) dallimpianto di
distribuzione ai grandi fusti, unoperazione che provoca una deflagrazione. Le fiamme lo
avvolgono provocandogli ustioni gravissime. La vittima viene trasportata prima allOspedale
Maggiore di Crema e in seguito al centro grandi ustioni dellOspedale di Niguarda dove
muore8.
Unaltra tragedia si consuma il 27 maggio 2003 in un capannone della Nuova Sipre,
unazienda di carpenteria metallica situata in via Gaeta. La vittima un operaio di 38 anni
residente nel quartiere dei Sabbioni: Michele Gaffuri. Sono le 20,25 quando il lavoratore
viene risucchiato da un nastro rotante e trasportato alla ghigliottina9, una sega circolare che
gli squarcia il tronco. Tutto viene attivato per salvarlo (il massaggio cardiaco, la corsa in ospedale), ma invano: muore alle ore 21. Il giorno dopo le organizzazioni sindacali proclamano
uno sciopero di otto ore per i lavoratori della Nuova Sipre e lastensione di unora per lintera
provincia di Cremona. Intanto i macchinari-killer vengono posti sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Crema. Ai funerali presente una folla immensa: tra le tante persone
anche i rappresentanti di fabbrica di numerose aziende del cremasco, nonch sindacalisti e
politici. Il perito incaricato dal Gip Lorenzo Purpura scrive che ci sono state violazioni gravi
alla normativa vigente (in particolare alla legge 626), ma in sede processuale lunica sentenza
di condanna emessa (nel luglio 2005) riguarda il responsabile della sicurezza dello stabilimento: un anno di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Lamministratore
delegato sar assolto nel giugno del 2006 per non avere commesso il fatto10.
Tragedie nel comparto industriale. Ma questo ben poco rispetto allo stillicidio di vittime che si registrano nel settore edile (solo nel 2008 sono stati tre i morti nel cremasco11) e
nellagricoltura12.
Il trend, per fortuna, registra un contenimento del fenomeno13 (in provincia di Cremona,
ad esempio, si passa da 17 casi mortali del 2007 - si tratta di infortuni gravi e decessi a causa
di malattie professionali - a 9 nel 200814), ma siamo pur sempre in presenza di un numero
ancora rilevante.

Un KILLER che uccide a distanza di anni


Si muore anche senza schianto, senza scoppio, a distanza addirittura di 30-50 anni. Il killer
silenzioso lamianto. Sono almeno mille le persone che ogni anno muoiono di mesotelioma15, il tumore della pleura e vi sono almeno altre duemila vittime causate da malattie legate
allinalazione delle fibre di amianto16. LItalia uno dei Paesi della Comunit europea pi
colpito17. Gli epicentri: i cantieri navali di Monfalcone (Venezia Giulia) con 240 morti in
ventanni e lEternit di Casale Monferrato18 con altre centinaia di vittime. Ma la Lombardia19
tuttaltro che risparmiata: ogni anno assistiamo a 300-350 nuovi casi di mesotelioma, tutti

Morti bianche

185

destinati nel giro di 10-11 mesi a sicura morte. Dati che includono anche le vittime dellInar
di Romanengo: sono gi oltre una ventina i morti. Ma il peggio non ancora arrivato: considerati i tempi lunghi di latenza del tumore in questione, il picco atteso tra il 2010 e il
2015. Secondo i dati dellOspedale Maggiore di Crema20 dal 1991 al maggio 2008 sono 60 i
pazienti (di cui 16 femmine) a cui stato diagnosticato il mesotelioma. Si tratta in gran parte
di ex dipendenti dellInar (circa il 60%), ma vi sono anche muratori che hanno inalato fibre
di amianto a contatto con leternit e con materiali refrattari (molto utilizzati negli anni 60
e 70 perch ignifughi) e idraulici, che hanno tagliato con le forbici lastre di asbesto usate a
protezione delle caldaie. Malati che presentano sintomi del tutto aspecifici (una tossettina,
un dolore toracico, la mancanza di respiro (senza dolore) e la cui sopravvivenza di 15-18
mesi. Il fattore scatenante lesposizione alla polvere di amianto per almeno tre anni21. Ma
vi sono anche casi di persone che hanno contratto la malattia in seguito a unesposizione solo
indiretta: come la moglie di un lavoratore esposto, che ha maneggiato la sua tuta sporca di
polvere. Vi sono inoltre i casi di individui con una professione che non ha nulla a che vedere
con le fibre in questione (lavorano in banca), ma che da ragazzi hanno giocato nel cortile del
nonno con leternit (non hanno sviluppato il mesotelioma, ma hanno le placche pleuriche
causate dallesposizione allasbesto).
I rimedi non mancano: in alcuni casi la chemioterapia ha allungato la vita di 2-3 anni.
possibile anche un drastico intervento chirurgico (a Brescia vi unquipe di specialisti22) che
asporta dun colpo un polmone, la pleura parietale, il pericardio e il diaframma, un intervento seguito dalla chemioterapia e dalla radioterapia. Si tratta di unoperazione fortemente
invasiva che pu dare un beneficio significativo: a Crema vi un solo caso.
Lamianto, come noto, proibito in Italia dal 1992, ma ancora diffuso nel nostro territorio: dalle abitazioni ai tetti dei capannoni in eternit ad alcuni tipi di linoleum. Si tratta di
un killer latente: limportante che non si sbricioli e non venga inalato. Sono i muratori che
hanno il compito di asportarlo ad essere pi a rischio: basta non seguire scrupolosamente le
procedure rigorose previste dalla legge per essere colpiti.
Verranno gli anni in cui morirete come mosche
La parola ora a unex dipendente dellInar: Angela Maccalli. Ha 67 anni e appare in grande
forma, ma anche lei segnata dallasbestosi: dal 1979 che lInail le ha riconosciuto la malattia professionale col punteggio del 65% ed la polvere di amianto che ha respirato per lunghi
anni (consecutivamente dal 1973 al 1994) che lha costretta a subire nel 1992, a Niguarda,
un intervento ai polmoni. Segnata, ma tutto sommato fortunata, per ora: ha visto morire alcune decine di colleghe e colleghi di lavoro. Un vero e proprio stillicidio, soprattutto a partire
dagli anni 90: morti per asbestosi, per mesotelioma polmonare o per mesotelioma peritoneo.
Quasi tutte donne (perch la manovalanza era prevalentemente femminile), ma non sono
mancati gli uomini: da Gorno a Gnocchi al geom. Fontanella. Il mesotelioma non perdona:
pochi mesi di vita che si possono protrarre con la chemioterapia. E non ha riguardi per let:
ci sono stati morti anche di 44 e 46 anni. Angela Maccalli sa che potrebbe essere proprio
questo lepilogo della sua esistenza. Lo mette in conto, ma non vuole pensarci. Per ora cerca

186

Appunti di viaggio

di fare tutto quanto possibile per stare in salute: controlli periodici presso uno specialista
polmonare oltre al monitoraggio in ospedale e inoltre tanta ginnastica dolce compatibile con
la sua cardiopatia (anche questa effetto - indiretto - dellinalazione di polvere di amianto). Di
una cosa convinta: se dovesse ammalarsi di mesotelioma, rinuncerebbe alla chemioterapia
(non le sembra molto sensato prolungare la durata della vita a scapito della sua qualit). Di
una cosa poi si preoccupa: lidea di avere contagiato i figli (si pu morire, infatti, anche senza
aver messo piede in azienda: gi accaduto al marito di una dipendente).
Angela Maccalli non se la sente di caricare sulle spalle dellex titolare tutte le colpe: lui
lazienda lha ereditata, ha condiviso il lavoro in officina a stretto contatto con le fibre di
amianto e ha condiviso la morte di tanti suoi dipendenti. Ricorda che tutti dentro hanno
respirato la polvere di amianto (solo dall85 i telai sono stati ingabbiati con aspiratori) che
tutti fino agli anni 80 portavano a casa il grembiule da lavare e che tutti, infine, uscivano
dalla fabbrica con i capelli bianchi.
E cos la polvere inalata col tempo ha seminato morte. Angela rammenta bene quanto
diceva ai dipendenti un medico addetto ai controlli in fabbrica: Verranno gli anni in cui morirete come mosche. Quegli anni, commenta con amarezza, sono arrivati e a ogni funerale si
sussurra: a chi toccher la prossima volta?23

187

il riscatto
Ebbene anche la giustizia e il rispetto
debbo distribuirli agli uomini in questo modo,
oppure li debbo distribuire a tutti quanti?
E Zeus rispose: A tutti quanti. Che tutti quanti ne partecipino,
perch non potrebbero sorgere Citt,
se solamente pochi uomini ne partecipassero, cos come avviene per le altre arti.
(Platone, Protagora, 322c-d)

ittime sul lavoro, morti bianche: la fabbrica anche questo. Ma la fabbrica, oltre che
luogo di produzione di ricchezza, anche una vera e propria scuola che matura competenze professionali (non sono pochi i dipendenti che diventano imprenditori) e in generale una
coscienza politica, una scuola da cui emergono non solo quadri sindacali, ma anche uomini
che arricchiscono e rinnovano la classe politica locale, addirittura persone che, proprio grazie
alla scuola stessa della fabbrica, riescono a fare il grande balzo in parlamento. Ecco alcune
storie.

Da operaio e minatore al parlamento


Da una fabbrica di armi al lavoro in una miniera belga
Paolo Zanini, classe 1927. Nasce a Carpaneta Dosimo (provincia di Cremona). figlio
di un salariato agricolo che ha alle spalle non pochi trasferimenti (il contratto annuale), un
salariato che, dopo una lunga esperienza, ottiene la funzione di fattore. Paolo vive la vita della
cascina fino allet di ventanni: una vita di solidariet straordinaria tra le famiglie (gli stessi
capi di abbigliamento, una volta che non vengono pi usati, passano a chi ne ha pi bisogno),
una vita corale (tutti in stalla la sera, tutti partecipi del rito delluccisione del maiale e tutti
beneficiari del sanguinaccio). Una vita ricca di relazioni, ma tuttaltro che facile. Egli percorre
oltre tre chilometri a piedi per andare a scuola e altrettanti per il ritorno: dopo le elementari
si iscrive allIstituto professionale Ala Ponzone, ma non completa gli studi perch, partito il
fratello per la guerra e richiamato il padre, non ha altra possibilit che lavorare. Trova lavoro
nel 42 nellAlmaguerra, una fabbrica con pi di mille dipendenti che produce armi (dai fucili
alle pistole alle mitragliette). Ha 15 anni e non sa nulla di politica, ma nel 43, sentendo alcuni
discorsi di operai antifascisti1 e accorgendosi delluscita clandestina dalla fabbrica di armi nascoste dentro fagottini2, comincia a capire qualcosa. Nel 44 i tedeschi, per ragioni strategiche,
decidono di spostare lazienda in provincia di Bolzano e di trasferirvi i dipendenti, ma il giorno
della partenza sono solo 150 a presentarsi. Anche Paolo non si presenta, ma rischia: ecco perch

188

Appunti di viaggio

rimane chiuso in casa per alcuni mesi. Il primo giorno in cui esce, per, viene subito fermato e
mandato a lavorare nella Todt di Cremona che si occupa degli argini del Po e del trasporto di
merci attraverso barconi funicolari. la primavera del 45: il territorio meno controllato dai
tedeschi e Paolo ne approfitta per svignarsela e tornare a casa.
Terminata la guerra, lavora per qualche mese con suo padre in campagna, dopo di che gli si
apre la possibilit di andare a lavorare in Belgio: lui non ha ancora ventanni ed ha fiducia nel
futuro. Decide, quindi, di partire. In Belgio, in base ad accordi firmati dal governo italiano con
quello locale, ha lobbligo di lavorare per un anno in una miniera di carbone. Egli destinato
alla provincia di Mons dove vive in una cameretta da 6-7 persone collocata in uno stabile di
una miniera dismessa. Le cave distano dallingresso due chilometri e vengono raggiunte su dei
carrelli. Paolo giovane e magro: per questo viene mandato per lo pi nelle cave pi basse dove
il pericolo non esiste (sono quelle alte che hanno bisogno di essere armate con sostegni di
ferro per evitare crolli). Un lavoro duro ed anche insalubre: la polvere penetra ovunque (dai
polmoni alla stessa schiseta), rimane attaccata a lungo al corpo, anche dopo 15-20 minuti di
doccia e rende irriconoscibile il volto. In Belgio rimane meno di dieci mesi, giusto il tempo,
dopo aver cominciato a capire lantifascismo, per toccare con mano la grande solidariet esistente tra i lavoratori. Una solidariet che incontra anche in un medico: questi ad essere tanto
comprensivo da considerarlo inidoneo al lavoro di miniera.
Le nozze dello scandalo
Cos rientra a casa. Lavora per qualche mese in una piccola officina, poi viene chiamato di
nuovo dal padre nellazienda agricola. nella veste di bracciante che partecipa ad unassemblea
sindacale convocata per discutere del rinnovo del contratto e per preparare una manifestazione
contro le disdette operate dai padroni. Ed in tale assemblea che Enrico Fogliazza, segretario
provinciale della Federbraccianti, dopo averlo sentito intervenire, lo prende in disparte e gli
lancia la proposta di diventare funzionario sindacale. Avuto lassenso del padre3, si tuffa nel
nuovo lavoro che svolge con tanta passione. Una decina di mesi dopo lo stesso Fogliazza che
lo trasferisce dautorit4 al Pci. Da sindacalista diventa cos funzionario di partito. Nel nuovo
ruolo viene mandato a S. Giovanni in Croce, nel Casalasco, a seguire la vertenza dei contratti e
delle disdette: unesperienza di lavoro che lo mette in contatto con salariati che devono caricare
le masserizie su un carro senza sapere dove andare. Dopo lo sciopero viene richiamato a Cremona dove inizia ad occuparsi dei problemi delle fabbriche: dalla Pirelli di Pizzighettone alle
fabbriche presenti a Vaiano, Credera, Romanengo, Spino, Ombriano dove organizza assemblee nelle osterie. Alla fine del 50, dopo avere frequentato a Milano la scuola di partito e dopo
averne coordinato una a Soresina5, gli si chiede di trasferirsi a Crema per costruirvi il partito.
Zanini, a dire il vero, non parte da zero: esistono gi dei nuclei nelle fabbriche (tra gli esponenti
di primo piano: Taverna al Linificio; Mussa, Gerevini e Marazzi allEverest; Maneffa, Bianchessi e Giovannetti alla Ferriera; Barca alla Van den Bergh) e in alcuni paesi, in particolare a Spino
dAdda. E non parte neppure da solo: con lui ci sono Galmozzi e Farina. Limpegno grande,

Il riscatto

189

tanto pi che sono numerosi i pendolari. I risultati, comunque, sono buoni: dopo due anni gli
iscritti passano da 300 a oltre 2.000.
Intanto trova lanima gemella, Francesca Marazzi, che sposa nel 1952 civilmente nel comune di Pozzaglio retto da un sindaco comunista (un vero e proprio scandalo per il paese in quanto si tratta del primo matrimonio civile). Con i preti, comunque, anche dopo le nozze dello
scandalo, continua a conservare dei buoni rapporti e a rispettarli, ma anche ad esigere da loro
lo stesso rispetto: non un caso che durante la campagna di raccolta delle firme per mettere al
bando la bomba atomica, si presenti anche dai preti e ne convinca uno, il parroco di Barzaniga
(questi, per, lo prega di non divulgare il suo nome e, tanto meno, di strumentalizzarlo)6.
Viaggi alla scoperta del comunismo reale
Una spruzzatina di marxismo, unanalisi approfondita dei problemi e dei diritti dei lavoratori e, soprattutto, la forte consapevolezza di militare in un partito che si batte contro lo
sfruttamento delluomo sulluomo: questi gli ingredienti della formazione comunista di Paolo Zanini. Come sa ben poco del padre del comunismo, cos non ha alcuna percezione delle
contraddizioni del comunismo reale. Sono i fatti di Ungheria del 1956 che incominciano a sollevargli dei dubbi. vero che lui, come del resto praticamente tutti i compagni di Crema, sposa
la linea del partito che inquadra i fatti nel clima della guerra fredda e vede linsurrezione non
come una rivoluzione, ma una controrivoluzione manovrata in ultima analisi dallAmerica,
il baluardo del capitalismo, ma questo non gli impedisce di porsi in privato e nella sua coscienza degli interrogativi. Si trova, poi, profondamente a disagio nel fronteggiare le feroci critiche
che piovono da ogni parte sul Partito comunista sia a livello nazionale che negli stessi consigli
comunali. A mobilitarsi a Crema vi anche una trentina di studenti liceali che organizza una
manifestazione di fronte alla sede locale7 della sezione comunista. Paolo scende in strada e
dialoga con loro: Se oggi avete la possibilit di esprimere liberamente le vostre idee, questo
dovuto anche a noi comunisti che abbiamo dato un forte contributo alla lotta di liberazione
dal nazi-fascismo. Una difesa dufficio.
Dentro di s Zanini, tuttavia, continua a rodersi. E i dubbi aumentano quando, nel 59, assieme ad altri nove compagni italiani, si reca in Ungheria8. Qualcosa, davvero, non gli quadra:
segretario di partito della localit visitata un comunista che stato in galera durante il periodo
staliniano. Rimane, poi, impressionato dal clima di paura che trova: contadini che sono molto
restii a rispondere alle domande dei visitatori. Non riesce a capire come mai gente che prima
del comunismo non aveva n terra n lavoro e oggi ha tutto questo, possa ribellarsi. fulminato, poi, da una parabola raccontata da un dirigente ungherese: Un quadro del partito convoca
unassemblea di contadini a cui sottopone un programma e poi chiede se c qualcuno che ha
delle obiezioni al riguardo: un certo Petrov si alza ed esprime la sua opinione. A distanza di un
po di tempo il dirigente questione convoca una nuova assemblea e alla fine fa la domanda di
rito: si alza un contadino e chiede a sua volta dove andato a finire Petrov. Una parabola che,
al ritorno, Paolo non esita a raccontare in una conferenza pubblica, anche se poi deve subire

190

Appunti di viaggio

critiche da parte di alcuni suoi compagni di partito. In Ungheria, per, non tocca con mano
solo lassenza della libert, ma anche delle cose buone: vede, ad esempio, un vecchio palazzo in
cui sono state sistemate delle famiglie di rom (i dirigenti comunisti garantiscono loro il diritto
alla casa e, proprio per questo, hanno portato via le ruote delle roulottes). Rimane poi sorpreso
di fronte a un prete che scaccia dalla porta della cattedrale un mendicante: il giorno dopo un
quadro del partito gli spiega che in Ungheria tutti sono tutelati dallo Stato.
Un viaggio istruttivo che gli apre ulteriormente gli occhi lo fa in Cecoslovacchia, a un anno
dalla primavera di Praga. Qui trova un odio diffuso contro i Russi, un odio che si percepisce
ovunque: anche al bar quando qualcuno osa ordinare da bere in russo, anche nello stabilimento della Skoda, un odio che spiega lassenza, nellalbergo internazionale in cui alloggiato, di
turisti russi. Nei pressi di uno stabilimento balneare (un centro di fama mondiale), poi, vede
lavorare in imprese edili lavoratori che hanno tutta laria di essere intellettuali, con molta probabilit prigionieri politici.
Ha la sensazione, inoltre, di trovarsi in presenza di un appiattimento economico che gli pare
eccessivo.
DallUngheria alla Cecoslovacchia, dalla Russia alla Polonia, dalla Germania dellEst a Cuba:
Paolo viaggia in quasi tutti i Paesi socialisti e ovunque trova qualcosa che lo sconcerta. Nella
Polonia cattolica, ad esempio, vede una prostituzione sfacciata, persino nei pressi di una cattedrale, una prostituzione tollerata dalla stessa gerarchia cattolica. A 40 km da Mosca conosce
una fabbrica in cui gli operai sono demotivati e lorganizzazione del lavoro fa acqua da tutte
le parti. qui che un compagno di viaggio, ex tornitore, prova a lavorare e in mezzora fa ci
che gli altri operai fanno in quattro ore. Lo dice a un dirigente dellazienda che risponde secco:
Voi siete in un Paese capitalista; noi invece abbiamo il socialismo. E lui, di rimando: noi il socialismo, vero, dobbiamo ancora costruirlo, ma il vostro non potr durare a lungo. A Irkus,
una cittadina non molto lontana dai confini cinesi, Zanini ha modo di parlare, in delegazione,
con dirigenti locali e di provocarli sul tema della guerra nel Vietnam, chiedendo loro perch,
oltre a dare aiuti economici e militari, non organizzano una manifestazione per sensibilizzare
lopinione pubblica. Come risposta, essi, troncano la riunione. Paolo rimane esterrefatto e
nutre dubbi sullinternazionalismo operaio della Russia. Lo confida a Mosca allinterprete, un
docente universitario che diventer il braccio destro di Gorbacv, e lui: Ce ne sono di cose
che in Russia vanno cambiate. Tutto questo, per, non pu oscurare quanto di buono vede:
ad esempio lefficienza che incontra a Brask, in Siberia, una cittadina di 30.000 abitanti circa
costruita dove esiste una gran quantit di materie prime e dove tutto organizzato con precisione (anche la fermata del pullman nello stesso porticato dei palazzi per evitare di far prendere
freddo ai lavoratori).
Tutti viaggi che Paolo si porta dentro. Egli - sia chiaro - tuttaltro che un dissidente, ma
si rende conto che il socialismo a cui deve puntare deve essere coniugato con la democrazia e
il liberalismo, una linea bene espressa da Togliatti nel memoriale di Yalta e ancor pi esplicitamente nelle posizioni di Berlinguer. Vede con i suoi stessi occhi che la societ non pu pi
essere letta con le categorie ottocentesche di Marx.

Il riscatto

191

Due legislature in parlamento, ma da stakanovista, non da membro di una casta


Sono queste le idee a cui si ispira, prima nel suo ruolo di funzionario di partito, poi in quello
di segretario della Federazione di Crema, incarico che ricopre sostituendo il cinese Adriano
Andrini, cremonese di nascita e cremasco di adozione9. Un compagno, questi, che balza alla
ribalta della cronaca nazionale quando in un congresso romano vota contro la mozione del
partito di condanna della Cina: un vero e proprio scandalo per il periodo. Zanini viene convocato per affrontare il caso sia dai dirigenti regionali che da quelli nazionali. La sua opinione
chiara: espellere il cinese significa di fatto costruire un eroe per cui lunica cosa sensata da
fare quella di attendere il momento del rinnovo della tessere (se linteressato non la rinnova,
si esclude spontaneamente senza alcun clamore).
Cos accade10. Paolo svolge la funzione di segretario circondariale per una decina danni per
poi passare alla segreteria regionale. Dal 1970 al 1980 consigliere comunale, compito che
svolge con scrupolo, conquistandosi la stima anche degli avversari politici: i suoi interventi,
sempre appassionati, sono supportati da ampia documentazione e sono tutti improntati al
dialogo. Un curriculum politico, il suo, intenso: Paolo Zanini diventa sempre pi un punto di
riferimento sicuro per larghe fasce di lavoratori delle fabbriche, dimostrando doti organizzative
non comuni e nello stesso tempo lucidit nellanalizzare le contraddittorie trasformazioni sociali e nellindividuarne le soluzioni politiche. Un curriculum premiato con le candidature sia
alla Camera che al Senato. In ambedue i rami risulta il primo dei non eletti, ma in seguito alla
morte di un senatore riesce a entrare in parlamento ( il 1977). Dopo pochi mesi, per, si va
ad elezioni anticipate. Il partito, su indicazione di Francesco Taverna, lo candita ancora nei due
rami del parlamento e in ambedue viene eletto. Paolo opta per la Camera, ruolo che occupa
per due legislature11. Dopo una breve esperienza nella commissione Affari Costituzionali gli si
propone di passare alla Difesa: egli non ne sa nulla e non ha neppure fatto il servizio militare,
ma accetta. Un ruolo che ricopre anche nella legislatura successiva, assumendo anche il nuovo
ruolo di segretario di Commissione.
Lavora molto: ogni giorno entra alla Camera alle 8 e ne esce alle 20 (con una pausa pranzo
di due ore e mezza). Non si sente, quindi, per nulla un privilegiato. Lunico privilegio che ha questa una convinzione - quello di fare unesperienza straordinariamente ricca e di dare un
contributo a una serie di riforme importanti: dalla leva militare portata a 12 mesi allintroduzione dellobiezione di coscienza, dalla cancellazione del reato di tradimento al varo di criteri
oggettivi per lavanzamento della carriera di sottufficiali e ufficiali.
Dopo la settimana romana, poi, rientrato nel suo collegio, deve rimboccarsi le maniche
e seguire una serie di grossi problemi che coinvolgono alcune fabbriche che danno lavoro a
parecchi operai e impiegati. Segue da vicino, in particolare, il calvario della Bonaldi venduta
a una societ a sua colta commissariata e piena di debiti, la Pan Electric, nonostante vi siano
altre offerte: lo fa con altri parlamentari (dai socialisti Ferrari e Noci al democristiano Maroli). Segue da vicino anche il caso intricato di un gruppo di lavoratori della Pan Electric che si
trovano senza liquidazione: va a parlare (sempre con gli altri parlamentari) col presidente del

192

Appunti di viaggio

Tribunale di Novara e con lo stesso commissario giudiziale. Un decennio da stakanovista, non


da membro di una casta12.
Negli ultimi anni, pur non avendo pi incarichi ufficiali nel partito (partito che nel frattempo si trasformato profondamente), continua ad essere un interlocutore ascoltato che non
perdona luoghi comuni e incompetenza e che obbliga tutti ad alzare la qualit delle proposte
politiche.

Da rappresentante dei lavoratori a rappresentante della Repubblica


A difesa dei pi deboli
Unaltra storia. Di modeste condizioni pure Fiorenzo Maroli (il padre un casellante
ferroviario di fede socialista). Nasce a Madignano il 12 luglio 1929 e poi si trasferisce con la
famiglia a Soresina.
Completate le tecniche industriali a Cremona, lavora in una piccola azienda meccanica soresinese da cui viene licenziato per aver tentato di difendere il diritto di sciopero dei
lavoratori13: dimostra presto, quindi, una spiccata sensibilit per la causa degli operai. Una
sensibilit che matura grazie anche alla frequentazione di Amos Zanibelli14, un soresinese che
da sindacalista diventer in tempi brevi un politico di statura nazionale (sar eletto deputato nel
1953 allet di 28 anni). Un modello, Zanibelli, che in qualche misura seguir in tutta la sua
vita: anche lui sindacalista e politico insieme. Alla Dc si iscrive subito dopo la guerra (nel 45).
Nel 49, dopo il licenziamento, viene assunto dallUnione sindacale, espressione della Libera
Confederazione Generale del Lavoro (Lcgil), la componente cattolica filo-democristiana da
poco staccatasi dalla Cgil unitaria (Crema e Cremona sono tra le prime citt italiane in cui si
consuma la scissione).
Nel nuovo ruolo opera prima a Soresina, poi a Soncino, e nel 52, in seguito a un congresso
del nuovo sindacato bianco (che assume la denominazione di Cisl) in cui viene eletto nel
consiglio direttivo provinciale, riceve lincarico di occuparsi del territorio cremasco, larea di
gran lunga pi industrializzata dellintera provincia, dove spende lunghi anni e tante energie a
difesa dei pi deboli15, rischiando anche la galera16. Presto si fa apprezzare per la sua dialettica
(oratoria comiziale17) e il suo carisma18: cos a poco a poco diventa unautorevole figura di riferimento per i lavoratori delle grandi fabbriche che conquista con la sua prontezza nellintuire
la soluzione dei problemi, con la sua diplomazia e col suo self-control.
Non poco fascino, poi, esercita, grazie al suo physyque du role, sulle donne particolarmente
numerose al Linificio19.
Non gli manca, inoltre, una grande dote, quella di sfruttare tutti i congressi nazionali del
sindacato per tessere amicizie che lo aiuteranno di sicuro nella sua carriera politica (a un congresso dei metalmeccanici che si celebra a Torino, ad esempio, conosce Carlo Donat Cattin,
futuro ministro con cui mantiene a lungo dei solidi rapporti di collaborazione).

Il riscatto

193

Da vice-sindaco di Crema a consigliere provinciale e, infine, a parlamentare


Intanto emerge anche quale esponente politico. Nel 1954 entra nel consiglio comunale
di Crema e nel 62 assume lincarico di vice-sindaco (primo cittadino il prof. Archimede
Cattaneo) e di assessore20. Unanaloga carriera fa in Provincia sia in qualit di consigliere che
di assessore. Nel 71, una volta eletto nel comitato direttivo provinciale della Dc, lascia la Cisl
dopo oltre ventanni di attivit sindacale per incompatibilit (non pu pi svolgere contemporaneamente il ruolo sindacale e a determinati livelli quello politico).
Dopo un anno il grande salto: si candida alla Camera dei deputati. Una campagna elettorale, la sua, lodevole (appoggiata con forza da il nuovo Torrazzo) in cui si presenta come
rappresentante di un partito che la struttura portante del centro-sinistra e che si pone come
obiettivo un programma di riforme sociali. Lesito per non felice: nelle elezioni politiche del
7 maggio Maroli raccoglie 8.471 preferenze, un bottino ragguardevole, ma ben lontano dalle
23.929 di Amos Zanibelli.
Ci riprova nel 1976 (viene designato allunanimit dal partito). Il settimanale della diocesi
lo presenta come un uomo che unisce la sua estrazione genuinamente popolare alla militanza
nel mondo del lavoro che lo rende naturale interprete delle esigenze socio-economiche di chi,
da una parte e dallaltra, si batte per la sicurezza del posto di lavoro21. Il 20 giugno le elezioni
politiche: questa volta Maroli viene eletto. Nel nuovo ruolo di deputato lavora alacremente
nella commissione a lui pi congeniale: quella connessa ai problemi del lavoro e della previdenza sociale. Come rappresentante della Dc entra addirittura nel comitato ristretto che elabora il
disegno di legge sul riordino delle pensioni sia dei lavoratori dipendenti che autonomi. Entra
pure nel comitato ristretto che ha come compito quello di studiare la riforma delle Casse di
previdenza delle categorie dei professionisti. Partecipa, inoltre, alla elaborazione della legge sulla parit uomo e donna e alla redazione di provvedimenti legislativi relativi ad aziende in crisi
e alle assunzioni a termine nel settore del turismo e del commercio.
Viene rieletto nella legislatura successiva (le elezioni politiche si svolgono il 3-4 giugno
1979) e ritorna alla stessa commissione di cui diventa vice-presidente, commissione che licenzia, tra gli altri provvedimenti, unimportante legge che stabilisce listituzione della Cassa
nazionale di previdenza per i liberi professionisti.
Una pugnalata alle spalle
Nell83, dopo due mandati incompleti (7 anni in tutto) di nuovo candidato, ma non
riesce a raccogliere il consenso sufficiente. Il direttore de il nuovo Torrazzo, don Michele Bertazzoli, spara a zero contro il gruppo dirigente della Dc locale: non consta proprio a nessuno che
i pi qualificati dirigenti scudocrociati cittadini si siano fatti in quattro per favorirne il ritorno
a Montecitorio. E aggiunge: risaputo [] come lidea di bloccare il gioco delle preferenze
sul nominativo del nostro candidato - lunico sistema in grado di favorire concretamente lelezione di un cremasco al Parlamento - non abbia neppure sfiorato le menti dei componenti la

194

Appunti di viaggio

dirigenza democristiana di via Matteotti. Prosegue parlando di una vera e propria pugnalata
alle spalle22. Lo stesso Fiorenzo Maroli nel comunicato che invia al settimanale diocesano ringrazia, s, gli elettori per avergli dato ancora un consenso notevole (oltre 8.000 voti raccolti
nel cremasco), ma non manca di sottolineare la scarsa intelligenza politica23 di chi si trova a
dirigere il partito.
Chiamato a salvare il partito
Non pi parlamentare, gli viene affidato lincarico di funzionario dellAutostrada CremonaPiacenza. La passione per la politica, comunque, non muore: nel maggio 1985 lon. Maroli
ritorna sui banchi del consiglio comunale di Crema, banchi su cui ha loccasione di offrire tutto il suo patrimonio di conoscenze e competenze per affrontare i grandi problemi connessi alla
deindustrializzazione del nostro territorio. E ritorna pure a svolgere un ruolo di primo attore
nella Dc: nel 1990, quando lo scudocrociato si trova in una situazione estremamente critica
(sia a causa della batosta elettorale che per lacerazioni interne), guarda a lui come il salvatore e
lo si acclama nuovo segretario comunale del partito. Un ruolo che svolge con passione, anche
se senza i risultati sperati. Passione che coltiva fino alla malattia che lo tiene legato a un letto
dellospedale. Alla sua morte (2004) il vice sindaco Gianni Risari dichiara: Vogliamo rendere
omaggio a questa figura di amministratore appassionato. E lavversario politico, ma anche
amico (amico da 35 anni), Ermete Aiello: La citt perde una delle migliori espressioni. Il suo
impegno sindacale, amministrativo e parlamentare ne fanno certamente una figura di riferimento nel territorio provinciale e nel Cremasco. E il dirigente dello scudo crociato Enrico
Villa: stato un leader della Dc dei tempi storici: ho sempre apprezzato il suo impegno a favore delle classi pi deboli e ricordo soprattutto la sua lealt. Crema e il comprensorio devono
molto a lui24.

Dalla scuola della Everest al governo


Figlio di unattivista comunista, formato alla scuola della fabbrica, anti-stalinista ma
stregato da Fidel Castro
Dalla fabbrica proviene pure Maurizio Noci. Classe 1937, figlio di una ragazza madre. Il
pap, prima di sposarsi, vorrebbe mettersi in proprio come fornaio staccandosi dai suoi fratelli,
ma non fa in tempo a realizzare i suoi sogni: appassionato di bici da corsa, un giorno si ferma
a bere ad una fontana e si ammala di tifo nero morendo dopo poche settimane. Maurizio
cresce nella casa dei nonni materni: una famiglia numerosa, anche dopo la morte in campo di
concentramento di due zii, ma anche una famiglia che, grazie al lavoro dei suoi componenti
(tutti operai) si pu permettere una vita dignitosa. Comincia presto a respirare aria politica: il
nonno Angelo un anarchico socialista che durante il ventennio stato pi volte arrestato in
occasione della visita a Crema di Farinacci (veniva rilasciato con altri delle stesse idee appena il

Il riscatto

195

ras di Cremona si allontanava dalla citt); socialista pure la nonna; la mamma, invece, operaia
prima in Ferriera e poi allEverest25, unattivista comunista. Ad accendergli la passione per la
politica non sono per i famigliari, ma Stefano Alquati, un socialista cremonese, funzionario
della Camera del Lavoro di Crema. Maurizio lo conosce mentre sta completando il suo corso
di studi (tre anni di Industriali e due anni di Tecniche industriali26), un incontro estremamente utile per uno come lui che in procinto di entrare nel mondo del lavoro. Alquati
non solo lo introduce ai problemi sindacali, ma lo stimola a leggere i libri - di natura politica
- pubblicati dalla casa editrice del giornale socialista Avanti! Il nostro li legge avidamente e comincia a formarsi le sue convinzioni personali tant che a 16 anni, quando muore Stalin, osa
scontrarsi con sua mamma che ha esposto in bella mostra il ritratto del leader del Cremlino,
chiedendole di toglierlo: un diverbio rispettoso da cui lui, complice la nonna, esce vincitore.
Ha sempre 16 anni quando si iscrive al movimento dei Giovani socialisti (per pagare la tessera
- 80 - rinuncia per una volta al cinema), una scelta che in casa comunista suscita la meraviglia
di alcuni compagni che ne parlano alla mamma. Conseguito il diploma di disegnatore meccanico, viene chiamato quasi subito dalla Direzione del personale della Everest e, dopo un breve
colloquio, assunto e destinato al reparto Attrezzeria dove dopo alcuni mesi di apprendistato
riceve la qualifica e dopo circa un anno e mezzo la specializzazione.
La fabbrica per lui costituisce la tappa decisiva per la sua formazione politica.
Due giorni dopo che ha messo piede in fabbrica, viene iscritto al Nucleo aziendale socialista
(a cooptarlo Giuseppe Nichetti); nello stesso periodo prende la tessera della Cgil: cos a 16
anni gi incardinato nel partito (Psi) e nel sindacato (Cgil) diventando presto attivista. Per
alcuni anni vende nel suo reparto costituito da 50 operai ben 32 copie del giornale socialista
Avanti!: in gran parte socialista, quindi, il suo ambiente di lavoro e questo non pu che rafforzare le sue convinzioni. In tempi brevi entra nel direttivo della Camera del Lavoro dove
chiamato dal comunista Mario Bardelli, amico di sua madre.
Nel 1956 accade un evento determinante per la sua fede socialista: linvasione dei carri armati sovietici in Ungheria. Noci (assieme a Giuseppe Nichetti ed altri) si precipita alla Camera
del Lavoro per esprimere la sua condanna, condanna che viene condivisa dallo stesso Bardelli
che compila un volantino di aperto dissenso nei confronti dellUrss in nome del principio
dellautodeterminazione dei popoli, volantino che lui, Maurizio, distribuisce il mattino dopo
ai cancelli della Everest suscitando una reazione tuttaltro che benevola da parte dei compagni
comunisti ortodossi27. Nel 1959 lo scuote - questa volta in termini positivi - un nuovo evento
internazionale: la rivoluzione cubana di Fidel Castro. Ha la sensazione di trovarsi di fronte a un
grande uomo che ha dato dignit a un popolo sottoposto non solo a una dittatura-fantoccio
manovrata dagli Usa, ma anche alla mafia americana: solo pi tardi, quando scoprir i metodi
brutali di Fidel Castro contro i suoi stessi compagni dissidenti, ne prender le distanze.
Anticlericale, ma cattolico
In fabbrica rimane dieci anni, anni in cui, grazie alla sua intensa esperienza sindacale, ha lop-

196

Appunti di viaggio

portunit di conoscere con una certa profondit le problematiche del lavoro. A 26 anni la svolta:
dopo la scissione dello Psiup, dopo che i funzionari di partito (non solo quelli di Cremona, ma
anche di Crema) sono passati al nuovo partito, gli viene prospettata la possibilit di assumere
lincarico di funzionario del Psi di Crema. La prospettiva da un lato lo alletta, ma dallaltro lo
preoccupa: gli pare davvero rischioso lasciare uno stipendio certo per uno incerto e, poi, non del
tutto sicuro che il nuovo lavoro lo gratificher. Essendo, poi, reduce da unesperienza formativa
a Ivrea28 (sei mesi in cui lazienda ha investito su di lui), ha qualche remora a lasciare lEverest.
Dubbi, preoccupazioni che comunica al direttore del personale, dr. Olivieri che, dimostrando la
massima comprensione, gli propone di prendersi laspettativa sindacale, pur sapendo benissimo
che andr a lavorare al partito. Cos inizia una nuova avventura che durer per 15 anni29, avventura in cui si butta con passione, anche se lo stipendio tuttaltro che soddisfacente30. Nel suo
nuovo ruolo di funzionario di fatto fa politica 24 ore su 24 e si trova di fronte a nuove opportunit
che allargano di molto i suoi orizzonti politici: prende prima dimestichezza con i problemi amministrativi di Crema grazie alla consulenza di un vecchio socialista del calibro di Franco Donati,
entra nel direttivo e successivamente nellesecutivo del partito a livello provinciale dove impara
molto dal compagno Zaffanella. Dal 1971 al 1980, poi, nel direttivo del Psi regionale e dal 75
all80 nello stesso Esecutivo a fianco di uomini quali Carlo Tognoli, Luigi Vertemati, Carlo Ripa
di Meana, lavv. Giannino Guiso e lo stesso Bettino Craxi, tutti destinati a giocare un ruolo di
primo piano nella vita politica milanese e nazionale. Da sempre accanito lettore, legge di tutto
per tenersi informato: non solo giornali, settimanali e mensili, ma anche saggi e romanzi. In un
primo tempo divora soprattutto libri di autori vicini alla sinistra, ma si tiene distante da quello
che egli chiama il conformismo comunista: per questo prova una grande amarezza quando una
prestigiosa casa editrice come lEinaudi che ha lanciato scrittori quali Cesare Pavese, Beppe Fenoglio ed Elsa Morante, negli anni 70 si appiattisce su una linea decisamente vicina al Pci. Il suo
orizzonte cambia radicalmente quando, da sindaco, ha numerose occasioni di incontrare il vescovo mons. Manziana che, avendo intuito la sua impostazione decisamente laica (addirittura con
venature anticlericali), gli suggerisce di leggere Thomas Eliot. Noci non solo si innamora di Eliot,
ma si immerge nella lettura di testi di intellettuali di grande statura prima letteralmente snobbati.
Letture, queste ultime, che ridimensionano ai suoi occhi gli autori di area socialista. Continua,
vero, a rimanere su posizioni laiche, ma con unapertura prima inesistente: laico, ma non ateo,
n agnostico. In Dio crede: non ritiene di avere strumenti culturali per potersi definire ateo. Si
sente, inoltre, cattolico, anche se non praticante. Un cattolico, quindi, che si sente lontano dagli
uomini di chiesa. Una lontananza che viene alimentata successivamente da intrusioni (secondo
il suo punto di vista) nella vita politica della gerarchia cattolica fino alla crociata condotta contro
la proposta del prof. Veronesi di introdurre in Italia la legge sul testamento biologico o contro il
ricorso alle cellule staminali ai fini di ricerca.
La scalata a sindaco di Crema e poi a senatore (il pi giovane) della Repubblica
La sua distanza dalla Chiesa non gli impedisce, comunque, di apprezzare uomini del mondo

Il riscatto

197

cattolico. Accade, ad esempio, durante la stagione del primo centro-sinistra a Crema (70-75).
Nel suo ruolo di vice-sindaco ha lopportunit di toccare con mano lelevato livello di preparazione di uomini come il sindaco prof. Archimede Cattaneo, il dott. Camillo Lucchi, il rag.
Filippo Rota, il prof. Tiziano Guerini. Considera in particolare il prof. Cattaneo un ottimo
maestro nella pratica amministrativa31.
Un ulteriore salto di qualit avviene nel 1979. Maurizio Noci ha alle spalle nove anni di
gestione amministrativa ad alto livello, prima come vice-sindaco e poi nella veste di sindaco.
La sua intenzione quella di completare il mandato amministrativo, ma accade limprevisto.
Alla vigilia delle elezioni il senatore socialista cremonese Carnesella aderisce alla corrente di
Signorile, una scelta che secondo i calcoli di Craxi (calcoli che prevedono il numero delle candidature di spettanza per ogni corrente) lo esclude dal collegio di Crema dove stato eletto.
Da qui lidea dello stesso Craxi: il candidato ideale a occupare tale posto Maurizio Noci. Il
nostro viene a saperlo da Renzo Zaffanella. La notizia per non lo esalta: tenendo presenti i
risultati delle ultime elezioni, ha paura di non essere eletto. Craxi lo convoca a Milano e lo
convince. Cos si dimette da sindaco e si tuffa nellarena elettorale. Sono giornate febbrili. Ce
la mette tutta per catturare il consenso della gente e i risultati arrivano: raccoglie pi voti di
un politico come Martelli nonostante questi abbia - correndo alla Camera - anche la fascia di
et che va dai 18 ai 25 anni. Cos Noci, a 41 anni e mezzo, si trova a diventare il pi giovane
senatore della Repubblica. Si apre per lui una nuova stagione. Proprio perch il pi giovane,
gli spetta subito il ruolo di segretario scrutatore nelle elezioni del Presidente dellAssemblea.
in tale ruolo che riceve una telefonata dallo stesso Amintore Fanfani: questi, venuto a sapere
che Pietro Nenni, il senatore pi anziano a cui spetta il compito di presiedere le elezioni,
affetto da influenza, gli chiede se pu verificare il suo stato di salute. Noci ne parla con Martelli
e questi con Bettino Craxi. Insieme vanno a casa di Nenni e, anche se ancora debole, lo caricano sulla macchina e lo portano a Palazzo Madama. Pietro Nenni, nonostante le condizioni
di salute, dimostra una lucidit che ha dello straordinario: una volta che Amintore Fanfani
ha raggiunto la fatidica soglia di 163 voti, lo dichiara immediatamente presidente del Senato
senza neppure attendere il conteggio della segreteria. Il Senato ora, dopo lelezione del suo
presidente, nella pienezza delle sue funzioni. Si formano le commissioni. A lui ne spettano
due: Affari costituzionali e Industria e commercio, due commissioni di sicuro impegnative per
un giovane come lui. giovane e, ha tanta voglia di imparare: per questo nella commissione
Affari costituzionali sfrutta al massimo la sapienza giuridica di due commissari di livello, due ex
presidenti della Corte costituzionale, quali il prof. Branca, eletto come indipendente nelle liste
del Pci, e il prof. Bonifacio, democristiano. Da loro apprende moltissimo e in pi occasioni
dimostra la sua gratitudine nei loro confronti, gratitudine ricambiata dal prof. Branca che un
giorno gli dice: Tu mi hai ringraziato per i miei consigli, ma sono io che mi sento gratificato
perch sei uno che vuole imparare, al contrario di altri che qui sanno dire solo asinerie. La
commissione Affari costituzionali non gli d solo lopportunit di approfondire lo studio del
diritto costituzionale, ma anche di entrare in contatto con lampio lorizzonte dei problemi del
Paese: qui infatti passano tutti i disegni di legge per avere la verifica sulla loro conformit alla

198

Appunti di viaggio

Costituzione. una stagione, questa, di riforme e lui si trova nel cuore di questo movimento
riformatore. Tra quelle pi radicali: la smilitarizzazione della Polizia di Stato che lega questa al
territorio e le toglie il ruolo prevalente di longa manus del governo. Lunica sua amarezza: la
bocciatura di un disegno di legge di cui il terzo firmatario dopo i proff. Branca e Bonifacio,
proposta che ha come oggetto lo scioglimento degli ordini professionali. In commissione Affari
costituzionali tra i pi assidui: tra i pochi sempre presenti.
Lincidente col vescovo mons. Libero Tresoldi e il sodalizio col sen. Rebecchini
Uguale impegno profonde nella commissione Industria e Commercio dove il secondo
firmatario sia della riforma dellartigianato che di quella del commercio. Assente per motivi di
salute il primo firmatario, il sen. Scevaroli (gi assessore della Regione Lombardia allindustria
e al commercio), Maurizio che svolge in Senato il ruolo di relatore della riforma dellartigianato. In tale commissione ha loccasione di conoscere bene il presidente, sen. Rebecchini:
lo considera uno dei pi stakanovisti tra i senatori romani (in generale pi accademici che
lavoratori). il 1983: si torna a votare e il senatore Rebecchini viene catapultato nel collegio
di Crema. Noci, quindi, se lo ritrova in casa come concorrente, un frangente, questo, in cui
accade qualcosa di spiacevole quando il vescovo, mons. Libero Tresoldi, invita nella Sala rossa
del palazzo vescovile le categorie degli artigiani e dei commercianti presentando il sen. Rebecchini come il promotore delle riforme di cui si detto. Maurizio Noci non ci sta: intervistato
da Gianni Risari ad Antenna 5, pur elogiando il presidente della Commissione Industria e
Commercio, ristabilisce con fermezza la realt dei fatti e, alludendo al vescovo, aggiunge con
un tono forte: Se uno scende nellarena, pu essere matato. Una battuta cos polemica che il
direttore di Antenna 5 gli toglie il microfono. Un incidente che, comunque, non ostacola per
nulla la sua successiva collaborazione col sen. Rebecchini. Risultato primo dei non eletti per soli
26 voti, ripescato dopo qualche mese in seguito alla morte di un senatore, Noci si ritrova nella
stessa commissione Industria e Commercio con il medesimo presidente. Con lui riprende una
collaborazione che porter dei frutti significativi al loro collegio elettorale: circa sette miliardi a
fondo perduto a sette aziende (di cui cinque cremasche) destinate allinnovazione tecnologica
e una cinquantina di miliardi finalizzati a finanziare (dal 1984 al 199132) la rete fognaria di pi
di trenta comuni, rete che confluisce nei due depuratori di Serio 1 e di Serio 233. Insieme, poi,
riescono a recuperare risorse per il restauro della Basilica di S. Maria e della chiesa di Borgo
S. Pietro. Contemporaneamente partecipa alla Commissione Bilancio e Tesoro di cui diventa
vice presidente, funzione con cui ha lopportunit di stringere amicizia col ministro del Tesoro
Giovanni Goria, amicizia che sar particolarmente fruttuosa nella legislatura successiva.
In purgatorio per due anni per una risposta garbata e un ruolo che gli consente di spendere un bel gruzzolo di soldi per il territorio
il 1987: di nuovo tempo di elezioni politiche. Lon. Martelli lo invita nella sua casa roma-

Il riscatto

199

na e gli prospetta - considerati i sondaggi favorevoli al garofano - di ripresentarsi nel collegio


senatoriale e, nello stesso tempo, di fargli da vice capolista nel collegio della Camera CremonaMantova. Noci si sente gratificato: vede in questa nuova opportunit che gli viene offerta il
riconoscimento per il suo lavoro. Si vota. Al senato, pur accrescendo i consensi, risulta il primo
dei non eletti. Secondo risulta anche nella corsa alla Camera con la soddisfazione di ottenere
5.300 preferenze di cui 1.800 nella provincia di Mantova, pi delle preferenze raccolte dagli
stessi candidati mantovani. Lon. Martelli, risultato primo anche nel collegio di Palermo, opta
per questultimo e cos Noci, dopo due legislature al Senato, fa ingresso alla Camera dei deputati. Compilata la lista dei ministri, i partiti si apprestano a indicare la rosa dei sottosegretari.
Lon. Craxi lo inserisce tra i sottosegretari e glielo comunica lui stesso al telefono: Per te c
una buona notizia: sei nominato sottosegretario al Turismo, sport e spettacolo. Ma per Noci
la notizia non buona perch egli non ha nulla a che vedere con quel mondo e si permette
di dirglielo immediatamente. Craxi interrompe bruscamente la telefonata. Martelli, saputo il
fatto, gli telefona e lo rimprovera di averla combinata grossa. Alle 11 del mattino incontra alla
Camera Craxi in persona che gli dice senza mezzi termini: Mi hai dato una risposta garbata.
Cos ti ho cancellato per due anni. Noci mortificato, ma non si abbatte, anzi si rimbocca le
maniche per meritarsi dopo due anni di purgatorio la promozione sul campo. nella commissione Bilancio e Tesoro e qui - dove ci sono alti dirigenti di partito - si fa apprezzare tanto da
essere nominato presidente del comitato dei pareri, ruolo con cui collabora con uomini come
Bodrato, La Malfa, Altissimo, Occhetto offrendo un contributo significativo.
Ma la grande occasione ancora da venire: un giorno il presidente di commissione lo chiama e gli prospetta di fare il relatore (in prima lettura) della legge finanziaria, un compito, oltre
che prestigioso estremamente impegnativo. Unopportunit, anche se onerosa (Martelli gli
dice in faccia che si preso una bella gatta da pelare), che non si sente di far scappare. Ci si
butta: lavora incessantemente per tre mesi, talvolta anche di notte. Due ore e mezzo dura la sua
relazione alla Camera dopo di che lui risponde - ma solo sotto il profilo tecnico - a numerosi
interventi. Un relatore tecnico, ma che non rinuncia a prendere le distanze dal governo quando
fa notare i suoi dubbi sulla possibilit di recuperare entro lanno finanziario quanto previsto
dalla legge stessa (22.000 miliardi) come ricavo della vendita dei beni demaniali: una presa di
posizione che spiazza molti parlamentari della maggioranza, che provoca un apprezzamento
da parte dellopposizione (il capogruppo del Pci lo avvicina e gli dice che col suo intervento ha
di fatto decretato la fine del governo) e che costringe lo stesso Presidente del Consiglio, lon.
Ciriaco De Mita, a prendere un solenne impegno di fronte allAssemblea ad accelerare liter
dellalienazione di tali beni. Un lavoro defatigante, ma completato con dignit. Un lavoro alla
fine del quale si trova ad avere un cadeau di ben 25 miliardi da spendere per il territorio, un
cadeau che spetta per prassi al relatore della finanziaria ( lo stesso ministro del Tesoro Giuliano
Amato che glielo comunica). Che farne? Maurizio Noci e Renato Strada, pur in schieramenti
opposti, stanno gi lavorando in sinergia e in perfetta sintonia per rispondere alle esigenze del
territorio. Gi sono riusciti, in commissioni diverse, a far approvare, dopo un decennio di attesa, la liquidazione a quasi tutti i lavoratori della ex Pan Electric (inclusi gli interessi di mora34).

200

Appunti di viaggio

E stanno operando per avere finanziamenti a favore della ristrutturazione di tutto il complesso
del San Domenico (fuorch il teatro gi finanziato35) e dellex tribunale di via Civerchi: per
questo colgono la palla al balzo e, al fine di accelerare liter (lostacolo rappresentato dal vaglio delle Belle Arti), si attivano per consultare alcuni architetti di grido, riuscendo ad avere la
disponibilit di Ballardini.
Nel governo della Repubblica
Il purgatorio terminato. Nellaprile 1991 - in fase di costituzione il secondo governo
Andreotti - Martelli gli annuncia che stato cancellato dalla lista nera. Guarda il televideo e
scopre di essere stato designato sottosegretario allAgricoltura. Con labito da cerimonia giura
di fronte al Capo dello Stato. Il suo referente il ministro Giovanni Goria, un politico con
cui ha gi stretto una sincera amicizia. Da lui riceve tutte le deleghe che gli consentono di
rappresentare il governo italiano nelle sedi internazionali: a Strasburgo (pi volte), a Nairobi,
a Washington e a Lisbona. Tutti appuntamenti che prepara con scrupolo (a Nairobi si esibisce
leggendo la relazione in francese). A Lisbona - dove si reca in sostituzione di Goria, assente per
malattia - ha il delicato compito di spianare la strada al Presidente del Consiglio, raccogliendo
il pi ampio consenso possibile alla richiesta italiana di accrescere le proprie quote-latte. Dopo
alcuni giorni il turno di Andreotti. Prima di partire, il capo del governo lo ringrazia per quanto ha fatto e gli chiede un consiglio su come comportarsi. Noci gli propone di puntare su 20
milioni di quote-latte in pi e di ritenersi soddisfatto se riuscir a ottenerne 10. Cos Andreotti
fa e da Lisbona gli telefona per comunicargli di aver ottenuto un aumento ancora maggiore:
12 milioni di quote. Una gratificazione per Noci. Sempre nel suo ruolo di sottosegretario - su
richiesta della Curia vescovile di Crema - si adopera per raccogliere da imprenditori amici36
alcune decine di milioni per finanziare la visita del Papa. Si aspetta di salire sul palco allestito
ad hoc sul piazzale di S. Maria nella sua qualit di sottosegretario, ma non riceve linvito. Lo
riceve, invece, dal sindaco di Cremona Garini: a Cremona che fa gli onori di casa a Karol
Woityla in rappresentanza del governo. Svolge il mandato di sottosegretario per diciotto mesi.
Si scatena, poi, il terremoto di tangentopoli: Craxi, un uomo a lungo potente, cade in disgrazia
e con lui lintero Partito socialista. Noci, per, non dimentica le amicizie costruite in tanti
anni. Pi volte si reca ad Hammamet, in Tunisia, dove, protetto sia dal governo italiano che da
quello tunisino, si rifugiato Craxi, occasioni in cui ha la possibilit di incontrare di persona
uomini politici quali Arafat, leader dei palestinesi, e Ortega, un rivoluzionario del Nicaragua.
nella residenza tunisina di Craxi quando il ministro degli esteri francese comunica allex leader
socialista italiano la disponibilit dellIstituto Pasteur di Parigi ad operarlo.

Una donna del popolo nel Comitato centrale del Pci e in delegazioni in Francia, in Vietnam e a Mosca
Una grande scuola, lEverest (poi Olivetti), in cui si formano quadri che, anche senza avere

Il riscatto

201

lopportunit di diventare parlamentari, fanno una carriera di tutto rispetto. Tra questi spiccano esponenti del Pci, il partito che pi di altri gioca le sue carte in fabbrica. Un esempio
rappresentato da Francesca Marazzi, prima donna operaia ad entrare nel consiglio comunale
di Crema, prima segretaria di Federazione a livello italiano, lunica donna comunista cremasca
ad occupare un ruolo di prestigio nel Pci a livello nazionale diventando membro del comitato
centrale.
A 14 anni va a fare la mondariso. A 16 alla Everest, una ragazza come tante altre politicamente ingenua. A maturarla la cultura antifascista che respira in fabbrica (siamo negli anni
della Repubblica di Sal), una cultura che la conduce presto a schierarsi contro i padroni
diventando militante del Pci, il partito che - cos le risulta - pi degli altri si batte per i diritti
dei lavoratori. Una scelta, questultima, tuttaltro che facile: deve superare con forza resistenze
e diffidenze (non solo dei preti, ma anche dei parenti). Ma lei non demorde. Accresce, anzi, il
suo attivismo in fabbrica tanto da entrare nella commissione interna e, in seguito al licenziamento di Angelo Mussa, a prendere il suo posto in qualit di presidente. Nel 1964 viene eletta
in consiglio comunale dove rimane fino al 1968, quando deve dimettersi per lincompatibilit
con incarichi sindacali. Positiva, ma non esaltante, lesperienza come consigliere: si sente sola
(con lunica altra donna presente in consiglio, Ester Carubelli, considerati i tempi, non ha alcun rapporto) deve gestire il suo compito relativo agli asili-nido in prima persona, senza alcun
confronto col gruppo consigliare del suo partito. Un compito che, comunque, si sforza di svolgere al meglio con diversi interventi pubblici (oltre al lavoro in commissione). Letteralmente
esaltante, invece, lesperienza che effettua nel 1980 quando in consiglio comunale si trova con
altre 4 donne tutte notevolmente preparate in campo culturale: unesperienza intensamente
propositiva e progettuale nonostante la collocazione in minoranza37.
Ancora pi importante, poi, la sua partecipazione per ben 12 anni al Comitato centrale
del partito, lunica donna nella provincia di Cremona ad avere questo ruolo. Non vi entra,
vero, per meriti particolari (sulla base dei criteri utilizzati dalla commissione elettorale vi un
posto libero o per un operaio o per una donna e lei contemporaneamente operaia e donna),
ma una volta eletta ha lopportunit di effettuare esperienze nuove e di venire a contatto con
persone di statura nazionale e internazionale. Fa parte, ad esempio, della delegazione che visita
uno stabilimento francese, unoccasione in cui ha la possibilit di parlare la sera a un gruppo
di operai comunisti dellIBM ed esporre loro ci che sta maturando nel sindacato italiano (il
superamento delle commissioni interne con i consigli di fabbrica) e lesperienza che lei stessa
sta vivendo allo stabilimento Olivetti di Crema, dove si passati dalla catena di montaggio a
unorganizzazione del lavoro pi ricca e gratificante per i lavoratori, vale a dire lisola di montaggio. Partecipa, inoltre, a una delegazione guidata da Giancarlo Pajetta con destinazione
Vietnam dove convocato, nel dicembre 1975, il congresso della riunificazione dei due partiti
comunisti del Nord e del Sud: un viaggio sullonda dellentusiasmo seguito alla vittoria dei
Vietcong sulla superpotenza americana. Anche in questa occasione ha la possibilit di parlare
a un gruppo di operai a cui dice che un conto lavorare per il profitto dei padroni (nel sistema capitalista) e un conto lavorare per la comunit (nel sistema socialista). Nel 1980, infine,

202

Appunti di viaggio

assiste, sempre in delegazione, allultimo congresso del Partito comunista sovietico: un viaggio
tuttaltro che esaltante perch, dopo lo strappo del Pci dallUnione sovietica, laccoglienza
piuttosto fredda, tant che il capo delegazione Giancarlo Pajetta viene fatto parlare non nella
sala del Cremlino, ma in una sala secondaria. Un viaggio che la rende sempre pi consapevole
della estrema difficolt di costruire una societ socialista.
Dal 1999 al 2007 ricopre il ruolo di presidente del Comitato unitario di difesa democratica
di Crema, ruolo che svolge con lentusiasmo di sempre e promuovendo, in occasione del 60
anniversario della nascita della Repubblica, iniziative di spessore culturale col coinvolgimento
del mondo della scuola.
Una vita ricca di storia e carica di ideali. Una comunista dai tratti signorili che per decenni
si caratterizza non solo per la sua generosa attivit a favore dei lavoratori, ma anche per la sua
grande disponibilit allascolto e la sua capacit di cogliere il positivo di ciascuno. A lungo aiuta
giovani e non giovani a trovare in se stessi le motivazioni per limpegno politico: un impegno
per una societ pi giusta e solidale.

Figlio di contadini, licenza elementare, tratta alla pari col


MANAGEMENT del gruppo Olivetti
Formato alla grande scuola dellOlivetti pure Fiorangelo Salada (classe 1943). Il padre,
piccolo coltivatore diretto (con 40 pertiche di terra deve sfamare una famiglia di 10 persone)
non pu permettersi di far studiare i figli. Cos Fiorangelo, terminata la scuola elementare, non
ha altra alternativa che il lavoro. La sua aspirazione entrare appena possibile in una grossa
fabbrica del territorio, ma nelle sue condizioni sociali (figlio di un coltivatore diretto), questo
gli praticamente impossibile. Per anni garzone piastrellista e poi svolge lattivit di piastrellista lui stesso. Dopo 7 anni gli si apre la possibilit di entrare in fabbrica, ma non a Crema:
viene assunto (anche grazie al parere positivo espresso dal parroco di Zappello, suo paese)
alla Montecatini di Linate in qualit di operaio. Anche qui lavora per anni, ma senza essere
particolarmente attratto dalle problematiche sindacali e politiche. Non manca mai, tuttavia,
di partecipare agli scioperi indetti dalle organizzazioni sindacali (talvolta a scioperare sono cos
pochi che lo stesso rappresentante sindacale che li invita, al fine di evitare ritorsioni, ad entrare in azienda). Nel 1969 finalmente, nel periodo del boom delle assunzioni, entra nel nuovo
stabilimento dellOlivetti di Crema dove, subito contattato da uomini della Cisl, si iscrive al
sindacato cattolico. Vive con intensit la stagione dellautunno caldo e nel 1970 viene cooptato dalla commissione interna. Per due anni, poi, fa parte delle Rsa (rappresentanti sindacali
aziendali), un organismo che viene istituito nella fase di passaggio dalle commissioni interne ai
consigli di fabbrica. Un ruolo che svolge con scrupolo e con abnegazione: ogni giorno, infatti,
ruba sei ore del suo tempo libero per stare in fabbrica e studiare direttamente, non per sentito
dire, i problemi dei lavoratori reparto per reparto. E questo per numerosi anni: dodici ore al
giorno in azienda. Una dedizione che incontra non poche resistenze da parte della direzione.
Cos si forma: investendo tempo, tenacia e passione. Giorno per giorno si guadagna la stima

Il riscatto

203

degli altri quadri sindacali. Presto ha lopportunit di conoscere gli storici leader di fabbrica
della Cgil e con loro stringe una forte amicizia: unamicizia che contribuisce non poco, assieme alla lettura per due anni delle pubblicazioni periodiche del Pci, alla sua adesione al partito
comunista e nel 76 al passaggio alla Cgil38: non un caso che, quando nel 1974 si costituisce
il coordinamento nazionale del gruppo Olivetti, venga chiamato a farne parte e non un caso
sia lunico a ricoprire questo ruolo fino al 1992, fino cio alla chiusura dello stabilimento di
Crema. Un ruolo che lo inserisce in un circuito di pi vasto respiro che lo mette nelle condizioni di affrontare le stesse strategie industriali del management dellOlivetti39. E cos cresce
ulteriormente diventando un leader autorevole, apprezzato dalla stessa direzione. Dopo una
lunga trattativa condotta a Milano su come organizzare le cosiddette isole di montaggio (Umi),
lo stesso responsabile delle relazioni industriali del gruppo Olivetti, il dr. Giorgio Arona, che
si alza dal tavolo e dichiara: I lavoratori devono molto a Salada, ma anche la direzione gli
deve molto. Per lui, figlio di contadini e con in tasca solo la licenza elementare, un motivo
di grande soddisfazione.
In fondo questo il suo costante obiettivo: studiare bene i problemi al fine di cercare una
soluzione equilibrata che tenga in considerazione sia le esigenze dei lavoratori che quelle della
direzione. Ma c un altro motivo che sta a monte della stima della direzione: Salada costituisce per essa la garanzia che un accordo, una volta firmato, verr rispettato anche a costo per lo
stesso Salada di scontrarsi con i lavoratori riottosi. Autorevole con lazienda e, naturalmente,
autorevole anche con le organizzazioni sindacali del coordinamento nazionale: in pi occasioni
viene chiamato in altri stabilimenti (a Marcianise, Pozzuoli e Ivrea) per affrontare problematiche delicate. Tutto questo vuol dire fatica, impegno, ma non si tira mai indietro.
E non si tira indietro neppure dopo la chiusura dello stabilimento di Crema: entra infatti nel
gruppo costituito da rappresentanti sindacali e della dirigenza Olivetti che ha il compito sia di
ricollocare gli ex dipendenti sia di programmare la reindustrializzazione dellarea in questione.
graziea questa esperienza che viene chiamato, gi in pensione, a seguire per conto della
Cgil la categoria dei lavoratori delle Poste (dove sono stati collocati molti ex dipendenti Olivetti) e poi quella dei tessili.
Nel 1999, infine, arriva la nomina a componente del Consiglio di amministrazione degli
Istituti di ricovero di Crema. Lesperienza per lui del tutto nuova (non si mai occupato di
sanit), ma le deleghe che riceve hanno molto a che vedere con la sua carriera di leader allOlivetti: il personale e le relazioni sindacali. Si tratta, tuttavia, di ruoli rovesciati: questa volta
lui che gioca il ruolo della direzione di unazienda nei confronti del personale e delle organizzazioni sindacali.
Anche qui non si risparmia: lavora tutti i giorni e per tutta la giornata per ben dieci anni
(non si permette di assentarsi neppure destate). Lo fa perch vuole capire i problemi, mettendo a frutto le sue doti di mediazione e il suo atteggiamento pragmatico. Un ruolo, il suo,
di grande responsabilit, ancor pi impegnativo quando, dopo il passaggio alla formula della
Fondazione benefattori, assume lincarico di vice-presidente. Da gestire, infatti, non poca
cosa: ben 330 dipendenti e circa 380 posti letto.

204

Appunti di viaggio

Dalla fabbrica alla partecipazione a commissioni governative


e al vertice di Emergency
Un altro esempio costituito da Marisa Fugazza. Una famiglia moderatamente benestante,
la sua (il padre commerciante): da qui studi regolari fino alliscrizione alla Facolt di Sociologia di Trento. Presto, per, costretta ad abbandonare il sogno delluniversit non solo perch
ha la fortuna di essere assunta allOlivetti (proprio nel boom delle assunzioni) in qualit di
impiegata, ma anche perch a ventanni si sposa e a ventitr ha una bambina. Accantonata la
Facolt di Sociologia, conserva comunque sempre la passione per gli studi sociali: quando le
possibile, ad esempio, partecipa a seminari aperti presso la Statale di Milano e legge una grande
quantit di libri (perfino un libro impegnativo qual Il Capitale di Marx ed Engels durante
la gravidanza). il marito, un giovane impegnato nel Pci, che la introduce nella cultura di
sinistra, ma la fabbrica la fucina della sua formazione, il luogo dove ha la grande opportunit
di conoscere gli esponenti di sinistra pi in vista del consiglio di fabbrica, tra cui Francesca
Marazzi ed Egle Cattaneo le cui esperienze sono fondamentali per la sua crescita. In tale consiglio lei stessa viene eletta allinizio degli anni 80 in rappresentanza degli impiegati ( la prima
donna a rappresentare per la Fiom la categoria degli impiegati) un organismo in cui incomincia
a battersi per rendere il pi possibile compatibili i cambiamenti nellorganizzazione del lavoro
con le esigenze familiari e ha loccasione di rivendicare pi posti per le donne nel sindacato.
Un impegno che le d subito una buona visibilit, in primo luogo di fronte alle lavoratrici: per
questo, dopo un periodo relativamente breve, riceve dalla Cgil lincarico di seguire in qualit
di sindacalista il settore tessile, costituito in gran parte da personale femminile. La proposta
di sicuro la lusinga e lei ce la mette tutta per svolgere al meglio la sua nuova funzione, ma si
rende sempre pi conto dellestrema difficolt a conciliare la nuova mansione con il suo ruolo
di madre di una bimba di tre anni. Cos, dopo meno di un anno, rientra in fabbrica. Qui, per
- sostenuta da Francesca Marazzi, Egle Cattaneo e dalla dirigente della Cgil regionale Jole Bagnoli - viene di nuovo chiamata dalla Cgil, e questa a volta lei che concorda condizioni compatibili con la sue esigenze di famiglia. Inizia in questo modo una carriera di tutto rispetto:
Marisa Fugazza, 27 anni, la prima donna sindacalista ad entrare nella segreteria provinciale
della Confederazione ed sempre la prima donna dal dopoguerra a ricoprire il ruolo di segretaria della Camera del Lavoro di Crema. Un ruolo che le consente di scalare ulteriori gradini:
dopo le esperienze unitarie del comprensorio Crema-Lodi e dei comitati unitari di zona ai massimi vertici, viene eletta nel consiglio regionale della Cgil e successivamente entra nel comitato
direttivo nazionale ( una delle pochissime donne presenti in tale organismo). Poi, non ancora
quarantenne, accetta lincarico di guidare i pensionati della Cgil a livello regionale, incarico che
le permette di entrare nella commissione della Regione Lombardia che studia il primo piano
socio-assistenziale e successivamente in unaltra commissione sulla riforma della sanit. Entra,
poi, nella stessa segreteria regionale della Cgil Lombardia e si occupa delle politiche di welfare.
Un ruolo, questultimo, che la conduce a far parte della commissione ministeriale sulla leggequadro relativa allassistenza.

Il riscatto

205

Si tratta di esperienze progressivamente pi ricche e di sempre maggiore responsabilit,


esperienze che le consentono di studiare le varie tipologie di servizi offerti in altri Paesi della
Comunit europea sul fronte dei giovani (compreso il problema drammatico della tossicodipendenza), delle donne (asili-nido e consultori) e degli anziani (servizi alla persona e residenziali): per questo, allinterno di uno scambio tra sindacati spagnoli e italiani, ha loccasione di
soggiornare a Barcellona dove impara anche la lingua spagnola. Una full immersion irripetibile,
il coronamento della sua passione giovanile per la sociologia. E un orizzonte che nel tempo
si dilata sempre di pi: da Crema alla provincia, dal livello regionale a quello nazionale fino
allEuropa.
Un orizzonte destinato a dilatarsi ulteriormente: in seguito a una richiesta del dott. Gino
Strada le viene proposto di essere staccata dalla Cgil per ricoprire il ruolo di coordinatrice nazionale dei 4.000 volontari di Emergency che mettono a disposizione il loro tempo libero per
sostenere e far conoscere i progetti umanitari dellassociazione presente in Africa e in Asia con
10 strutture ospedaliere, centri chirurgici e cliniche pediatriche e ostetriche di eccellenza40. E
ci le d unulteriore apertura ai problemi di carattere internazionale: lei stessa ha loccasione
di visitare di persona le strutture ospedaliere di eccellenza che Emergency possiede in Sudan,
Cambogia e Sierra Leone e di toccare con mano non solo lefficacia e lefficienza, ma anche
la professionalit dei medici e la gratuit delle cure, nonch il rispetto che tale organizzazione
nutre nei confronti delle culture e tradizioni religiose locali (in Sudan, ad esempio, lospedale
comprende uno spazio per la meditazione-preghiera aperto a tutti, a prescindere dalla religione). Otto anni intensi e ricchissimi sotto il profilo etico-ideale, quelli che vive con il personale
e i volontari di Emergency. Un impegno che prosegue anche dopo la chiusura del progetto di
collaborazione con la Cgil: lo prosegue da volontaria, senza alcun compenso economico.
Oggi, raggiunta let della pensione, pu permettersi di guardare indietro con soddisfazione. Confessa di non rimpiangere nulla delle sue scelte: dalla vita, dallesperienza sindacale, dal
rapporto con tante donne, ha avuto delle opportunit straordinarie. Anche di vedere con i suoi
occhi il dramma di donne, uomini, bambini vittime di una guerra feroce e di un dopo-guerra
che tale solo nelle dichiarazioni formali e per il silenzio colpevole dei mass-media41. Nel frattempo non ha sottratto nulla alla sua famiglia (grazie soprattutto alla disponibilit e al sostegno
del marito che non sono venuti meno neppure dopo la separazione) come pure ai suoi genitori.
E oggi, ancora relativamente giovane, sente di poter dare ancora, di poter battersi ancora nella
misura delle sue possibilit contro soprusi e ingiustizie e per laffermazione dei diritti umani. E
avverte pure il bisogno di sviluppare ulteriormente la dimensione dei suoi affetti42.

206

la casta
Siamo i soli a considerare un cittadino
che non prende parte agli affari pubblici,
pi che inattivo, inutile.
(Tucidide, Le storie, II)

Ex fascisti
Il 25 aprile 1945 apre la stagione della democrazia: il potere non pi gestito dallalto, ma dal
popolo attraverso i propri rappresentanti. Da qui le elezioni amministrative e da qui lemergere
di una classe politica costruita dal basso che si forma tra le fila dei partiti e dellassociazionismo
cattolico. Non mancano, tuttavia, nella primissima stagione, gli ex fascisti (alcuni convinti, altri
per necessit) e non pu che essere cos per ragioni anagrafiche.
Ex lassessore ai lavori pubblici della Giunta provvisoria del Cln, ling. Armando Cisbani, a
lungo direttore dellIstituto Fortunato Marazzi. Nato a Fermo il 13 settembre 1894, iscritto al
Partito fascista dal primo gennaio 1923 e conferma la tessera fino al 1943; nel 1936 viene nominato ufficiale della Mvsn1; nel 1940 il segretario politico del Fascio di Crema d il suo nulla
osta al segretario della Federazione cremonese Remo Montanari per la consegna alling. Cisbani
di un diploma di benemerenza [] per lattivit svolta a favore della G.I.L.; nel 1942, il 5
febbraio, il nuovo segretario di Crema Francesco Achilli d il suo benestare al vice federale dr.
Ettore Mondini perch il nostro ricopra lincarico di fascista scelto, sezione media.
Ex fascista pure - labbiamo gi incontrato - lassessore alla Pubblica istruzione, avv. Andrea
Bombelli. Ex il dr. Annibale Correggiari: nato il 10 aprile 1897, farmacista, tenente di fanteria nella
Grande guerra, si iscrive al partito nel 1925 e rinnova la tessera fino al 1943; il 25 ottobre 1935 gli
viene comunicato che la direzione del Pnf gli ha revocato il provvedimento disciplinare per cui pu
continuare a ricoprire lincarico di presidente della sezione di Crema del Cai (Club alpino italiano);
il 20 maggio 1940, infine, il segretario di Crema Francesco Achilli d lassenza alla sua nomina a
componente del Collegio dei revisori dei conti nel sindacato provinciale fascista dei farmacisti.
Ex sono anche alcuni consiglieri comunali. Il dr. Bruno Manenti, ad esempio: iscritto al Pnf
a 22 anni e alla Mvsn quattro anni dopo col grado di Capo manipolo; il 21 giugno 1940 riceve
la comunicazione dal vice segretario federale, dr. Remo Montanari, di aver avuto un provvedimento disciplinare, vale a dire la sospensione dal partito per tre mesi, per incomprensione
dei doveri fascisti, provvedimento che il Manenti considera ingiusto e contro cui fa ricorso
(ricorso accolto un mese dopo).

La casta

207

Ex pure il futuro sindaco di Crema Virgilio Pagliari, classe 1904, iscritto al Pnf dal 1933:
nella sua cartella personale, tuttavia, si dice che conferenziere propagandista dellAzione Cattolica (e questa non di sicuro una nota di merito).
Ex Giacomo Cabrini, classe 1918, iscritto dal 29 ottobre 1939: proviene dalla Gil e chiede
di essere ammesso al Partito; nella sua cartella personale risulta che nel 1942 chiede il certificato
di iscrizione al Pnf in carta libera per uso scolastico; rinnova la tessera fino al 1943.
Ex sono pure Nemo Freri e Mario Perolini2, uomini prestigiosi del Cln. Ex, infine lo stesso
Ferruccio Bianchessi, ancora studente, che ricopre lincarico di vice-comandante dei balillamoschettieri3.
Tanti ex, alcuni dei quali dopo il 25 luglio 43 operano in discontinuit con il proprio passato: ad esempio, il dr. Manenti, Nemo Freri4 e il dr. Prospero Sabbia si attivano a condurre in
salvo alla frontiera svizzera i prigionieri di guerra.
Spariscono letteralmente da Crema, invece, gli ex repubblichini, in qualche caso anche dopo
aver scontato la pena. Al loro rientro, vi chi chiude con la politica e si afferma come imprenditore: il caso, ad esempio, di Dafne Bernardi. E vi chi a quel passato rimane emotivamente
e idealmente legato: il dr. Gino Formaggia non solo tiene in bella mostra nel suo studio la
bandiera della Repubblica di Sal e le foto di Mussolini e dello zio Bernardi, ma del fascismo
non rinnega praticamente nulla, anche se ammette che nella guerra civile ci sono stati errori da
ambedue le parti5. E vi anche chi non rientra se non alla fine della vita: il caso di Antonio
Rebotti che, dopo un passato di legionario delle S.S., si rifugia in terra africana dove, apprezzato
da tutti, rimane a lungo in qualit di medico (pur non essendolo).
A distanza di appena tre anni dal fatidico 25 aprile 45, vi chi, tra i reduci della Repubblica
di Sal, alza la testa e alla luce del sole fonda la sezione locale del Movimento sociale italiano (laggettivo sociale richiama immediatamente il patrimonio socialista delle origini ripreso
dalla Repubblica sociale italiana): tra questi Stelio Rovescalli, figlio del vigile fucilato al campo
sportivo. Un neo Partito fascista che cerca di intercettare i malumori dei tanti ex repubblichini
che non riescono pi a sopportare la loro emarginazione dalla vita politica. E li intercetta: dal
1960 sar in grado di avere una propria rappresentanza in consiglio comunale (in ordine cronologico: Luigi Merico, Tommaso Caizzi, Vittorio Basso Ricci, Agostino Resteghelli, Antonio
De Grazia)6.

Dallassociazionismo cattolico alla chiamata politica


Presto, per, in politica entrano pure uomini che del fascismo hanno indossato solo la divisa.
il caso, ad esempio, di Archimede Cattaneo, classe 1928, di famiglia piccolo-borghese (i genitori gestiscono un negozio di generi alimentari in via Cavour7). Frequenta lasilo comunale di
via della Ruota8 e in seguito le elementari presso la scuola di Borgo S. Pietro. Dopo la licenza,
previo esame di ammissione, si iscrive alle Magistrali, scuola costituita da quattro classi inferiori
e tre superiori. Durante gli anni della guerra, a causa della carenza del carbone, nelle aule fa cos
freddo che lui e i suoi compagni assistono alle lezioni col cappotto. Dallestate 1943 iniziano

208

Appunti di viaggio

i bombardamenti sul ponte ferroviario del Serio e richiede, che frequenta spesso il palazzo vescovile dove risiede il suo professore di religione, don Vincenzo Franco (nipote e segretario del
vescovo mons. Francesco Franco), ha lopportunit di ammirare lo spettacolo dalla terrazza9.
Nonostante lopera di persuasione di cui si fanno promotori non pochi insegnanti, non aderisce
mai alla Repubblica di Sal. iscritto allAzione Cattolica ed col distintivo di tale associazione
che frequenta durante le ore di ginnastica la sede del Fascio in via Civerchi10, dove trova un
giorno delle ausiliarie che gli sputano addosso.
il 25 aprile 1945, il giorno della Liberazione. A Crema tutto tranquillo, ma non a Milano: c un movimento di mezzi corazzati e di automobili con civili armati. Archimede lo vede
con i suoi occhi: si trova l perch ci andato in bicicletta in compagnia della mamma per fare
visita al fratello ricoverato al Gaetano Pini. Arrivato allospedale, sente da tutte le persone che
incontra linvito a scappare perch sta per scoppiare il finimondo. Tornato a casa di corsa, trova
Crema ancora tranquilla fino al mattino successivo, quando, recandosi alle Magistrali, apprende dal suo professore di lettere che la scuola chiusa11. Il 27 assiste a un episodio sconvolgente:
alcuni partigiani hanno catturato il fascista Della Torre e lhanno condotto in piazza Duomo
dove delle donne chiedono inferocite di fucilarlo. Il giovane studente davvero sconcertato. Poi
un respiro di sollievo: lincriminato viene salvato dal parroco della cattedrale, don Francesco
Bossi12, che si piazzato tra il plotone di esecuzione e il Della Torre, mossa che impedisce la sua
esecuzione immediata13. Nei giorni successivi si reca con don Vincenzo ed altri amici alla caserma Renzo da Ceri dove sono ammassati i fascisti catturati e dove trova con sorpresa anche il suo
insegnante di lettere14. Lincontro toccante: il vecchio professore lo abbraccia piangendo e gli
confida di non mangiare da tre giorni. Archimede corre immediatamente a casa, racimola quel
poco che trova e glielo porta. Cos fa, riprese le lezioni, con alcuni suoi compagni di classe.
Dopo i giorni tormentati del post-Liberazione la scuola riprende regolarmente. Nellultimo anno di corso15 il nostro ha come insegnante di matematica e fisica il prof. Giacomo
Cabrini, di lettere Carlo Mariani (non ancora laureato) e di francese la mitica prof. Caricati Panzeri, rigidissima e di grande competenza16. Archimede completa il suo ciclo di
studi nel 1946 quando affronta lesame di Stato che prevede la valutazione, da parte di una
commissione costituita dai professori interni e dal presidente esterno, di tutte le materie
degli ultimi tre anni. Nello stesso anno don Vincenzo17, che ha rapporti con lassistente
regionale degli scout don Ghetti, rifonda lo scoutismo a Crema. Archimede viene subito
coinvolto ed lui che dirige la squadriglia di S. Pietro, mentre Rosolo Vailati (supportato
dal parroco don Gino Cavalletti) guida quella di S. Benedetto. In questa veste partecipa
al primo convegno nazionale degli scout a Roma e nel 49 al primo raduno internazionale
dei Rover in Norvegia (a nord di Oslo), due momenti che costituiscono per lui delle esperienze formative forti. In Norvegia ci va - sono le condizioni poste da sua mamma - con i
soldi che si guadagna col lavoro18. Il viaggio per certi aspetti avventuroso: in Germania
ci sono ancora strade e ponti rotti che richiedono lunge deviazioni; qui, poi, i tedeschi li
insultano come badogliani. Arrivato al raduno internazionale, il nostro ha il piacere di
incontrare scout provenienti da ogni parte del mondo: anche protestanti e musulmani,

La casta

209

tutti accomunati dallimperativo etico dello scoutismo, cio lasciare un mondo migliore di
quello che si trovato.
Nel frattempo inizia lattivit professionale, prima come supplente (il primo impatto: ha
solo 19 anni ed alcuni suoi allievi pluripetenti gi 13), poi, dal 1951, come insegnante di ruolo.
Insegna alla scuola elementare di S. Maria19. Non si accontenta, tuttavia, di fare il maestro:
si iscrive presso lUniversit Cattolica di Milano al corso triennale (Diploma di Vigilanza) finalizzato alla formazione dei direttori didattici20. Nella scuola si dimostra molto attento alle
problematiche sindacali: per questo si iscrive al Sinascel, il sindacato dei maestri della Cisl, e
allAssociazione maestri cattolici, organizzazione di cui nel 1951 diventa presidente, ruolo in
cui ha lopportunit di frequentare i convegni nazionali a Roma dove riesce a tessere amicizie
che gli saranno utili.
Nel 1956 avviene la svolta politica. Archimede ha 28 anni quando, in occasione di un funerale, il dott. Camillo Lucchi lo avvicina e gli chiede se non sia giunto il momento di mettersi
al servizio della comunit. Si iscrive alla Dc ed entra subito in lista per le elezioni comunali.
Risulta il primo dei non eletti: un risultato lusinghiero per un neofita. Nel 1957, in seguito alle
dimissioni della maestra Veturia Sabattini, subentra a lei come consigliere comunale.

Dal sodalizio con un giovane partigiano liberale al giornalismo e allimpegno politico


Un altro testimone della Resistenza Ferruccio Bianchessi, classe 1926, anche lui di estrazione piccolo-borghese (nonno e padre sono commercianti: gestiscono un negozio di macelleria21). Frequenta lasilo delle Ancelle e le elementari a S. Pietro, una scuola, questultima, che
letteralmente scoppia di ragazzi: in un periodo in cui a Crema nascono pi di 600 bambini
lanno, vi sono 50 classi di cui ognuna costituita da 40 o addirittura da 50 alunni. Con lui
si trovano i rampolli delle famiglie-bene di Crema tra cui un Premoli e un Morlacchi22. Ha la
fortuna di avere due insegnanti di alto profilo: la maestra Asti23 nel biennio e il maestro Soldati
nel triennio.
Come tutti i ragazzi dai 6 ai 14 anni un balilla e, durante le feste patriottiche, deve presentarsi a scuola con la divisa: camicia nera, pantaloni color grigio-verde e fazzoletto azzurro al
collo. Un obbligo che ha anche alle Magistrali24 quando diventa avanguardista, ma qui, non
ricevendo per lo pi un ordine in tal senso dagli insegnanti25, sia lui che i suoi compagni la divisa la lasciano a casa: per questo la classe spesso e volentieri viene consegnata dallIspettore con
una sospensione di due giorni. La divisa, comunque, Ferruccio la indossa per andare al raduno
del sabato fascista. AllIstituto Magistrale (con due corsi: il corso A di femmine e il corso B di
maschi) si trova con alcuni giovanotti pi vecchi di qualche anno: si tratta di allievi che, prima
del 1936, in assenza dellIstituto, hanno frequentato le commerciali e che poi nel 1936 si sono
iscritti assieme ai ragazzi di 10-11 anni. Con lui ci sono anche studenti che provengono dalla
Provincia di Bergamo26. Considerato il buon livello dei professori, sono anni per lui proficui.
Non subisce, poi, nessun indottrinamento: del resto, non ce n bisogno, dato che tutti o quasi

210

Appunti di viaggio

tutti i giovani nel clima del grande consenso sono o si sentono fascisti27. La guerra inevitabilmente lascia il suo segno: in primo luogo il freddo dovuto alla carenza di carburante. Le aule nel
gennaio 1944 sono cos gelide che un giorno alcuni ragazzi e ragazze vanno a chiamarlo28 a casa
perch organizzi uno sciopero. Giunto a scuola, Ferruccio impugna la bandiera dellistituto e si
mette alla testa del corteo che si snoda fino alle quattro vie per poi disperdersi29.
Arriva lo storico 25 luglio 1943, il giorno della defenestrazione di Mussolini da parte del
Gran consiglio del Fascismo: un giorno in qualche modo storico anche per lui. Rientrato
da Soresina dove ha partecipato ai campionati provinciali studenteschi di atletica, apprende la
notizia dalledizione straordinaria del giornale radio: prova un vero e proprio sussulto. Scende
di corsa nella strada che vede animarsi e raggiunge con Hivon Petr piazza Vittorio Emanuele
II30, dove centinaia di cremaschi stanno vedendo un film. Loperatore, informato dellevento,
sospende la proiezione per darne lannuncio, ma, emozionato, preferisce lasciare la parola a
qualcun altro: cos Ferruccio, diciassettenne, si trova in mano il microfono ed lui che annuncia alla piazza non solo la notizia della caduta del Duce, ma anche il comunicato del nuovo capo
del Governo generale Badoglio, comprese le inquietanti parole la guerra continua31 ( il suo
primo discorso pubblico).
Ma la liberazione tuttaltro che alla portata di mano. I fascisti del Regime, vero, escono
quasi tutti di scena anche per paura di rappresaglie, ma il peggio deve ancora arrivare: il coprifuoco, i caccia bombardieri inglesi, le bombe sul S. Luigi, i rastrellamenti da parte dei Tedeschi32. Un clima, soprattutto dopo l8 settembre, in cui il nostro comincia ad aprire gli occhi
e a intravedere altre prospettive politiche. Rientrato a scuola dopo le vacanze estive, trascorre
lultimo anno praticamente senza risultati significativi sotto il profilo didattico: gli insegnanti,
trovandolo solo in classe, pi che far lezione, spesso e volentieri fanno con lui una chiacchierata.
Si tratta, tuttavia, di un anno importante per lavvio della sua formazione politica. A coinvolgerlo il liceale di Chieve Roberto Basso Ricci, un liberale che, allombra dello zio podest, ha
gi organizzato una cellula costituita da studenti, ex carabinieri che hanno lasciato lArma dopo
il 25 luglio, un brigadiere e giovani alla macchia, una cellula armata di fucili Skoda e pistole
P38 prelevati da un numeroso gruppo di soldati cecoslovacchi (circa 250) di stanza a Chieve.
La sede degli incontri la stessa casa di Basso Ricci. Il nemico da battere non costituito tanto
dai fascisti quanto dai tedeschi. Per questo occorre essere pronti in modo da entrare in azione
allarrivo degli anglo-americani. Effettivamente la cellula di Basso Ricci che effettua la prima
operazione il 25 aprile 1945 in territorio di Casaletto Ceredano prendendo come bersaglio il
presidio della Brigata nera: alcuni fascisti si arrendono, altri si danno alla fuga e raggiungono
Crema dove si arrenderanno in seguito allaccordo firmato nella sede del palazzo vescovile tra i
gerarchi fascisti e la sezione locale del Cln. Ferruccio Bianchessi non presente allazione: arriva
il giorno dopo a Chieve dove riceve dallo stesso Comitato di Liberazione del comune lautorizzazione a circolare armato (viene dotato di un fucile Skoda e della pistola P38).
Tutto pronto a Crema per loperazione giustizia esemplare. Le vittime designate dalla locale sezione del Cln a maggioranza33 sono 4 fascisti e il luogo della fucilazione il campo sportivo.
Il plotone di esecuzione costituito da partigiani fatti venire da Lodi, al comando di Sandro34.

La casta

211

Ferruccio viene a sapere la notizia qualche minuto dopo dal parroco della S.S. Trinit, don Allovisio, che ha avuto lincarico di offrire loro lopportunit di riconciliarsi con Dio e di ricevere
anche il sacramento degli infermi ( il 29 Aprile)35. Due giorni dopo, il primo maggio, il suo
battesimo politico. Arrivato a Crema da Chieve in biga, trova una piazza Duomo gremita
con una serie di cartelli in cui sono indicati i nomi dei partiti antifascisti. Unoccasione che lo
porta, ancora privo di una precisa fede politica, ad essere socialista: Corinno Chiodo che,
conoscendo le tendenze politiche di alcuni suoi vecchi parenti, gli ordina di mettersi dietro il
cartello dei socialisti.
In qualit di esponente dei giovani del Partito socialista viene designato dal Fronte della Giovent (organizzazione che unisce i giovani di tutti i partiti democratici36) a far parte del Cln da
cui nei giorni successivi riceve la missione di accompagnare alla Provvidenza il fascista Piero
Scotti che nel frattempo si rifugiato presso il fratello a Prevalle: si tratta, pi che altro, di una
misura di sicurezza nei suoi confronti al fine di proteggerlo da eventuali rappresaglie. Ci va in
bicicletta e lo riporta sulla canna. Arrivato a Offanengo, viene fermato da un partigiano, Tino
Mori che, riconosciuto Piero Scotti, lo vuole arrestare. Con un po di fatica fa capire che lo sta
proprio consegnando in caserma. Unaltra azione: quando viene a sapere che lamico Hivon Petr, scappato da un campo di concentramento tedesco dopo larrivo degli Alleati, ha raggiunto
Romanengo dopo dodici giorni di peripezie, va a prenderlo sempre sulla canna della bicicletta
(questa volta per il peso decisamente inferiore: appena 35 kg!).
Terminate le giornate storiche, milita nelle file socialiste. Nel 46 non ha ancora let per
candidarsi alle elezioni37, ma, pur cos giovane ( appena ventenne), viene nominato segretario
della sezione socialista di Crema che annovera pi di 600 iscritti38. Nello stesso anno inizia anche la sua carriera giornalistica: redattore capo di Libera Parola, corrispondente del quotidiano
provinciale del Cln Fronte democratico, de lLAvanti!, del Giornale lombardo, della Gazzetta
di Genova, del rotocalco Crimen, di Noi donne e di unagenzia di stampa. Tra i suoi scoop: la
notizia dellattentato anarchico contro la sede del Partito monarchico in via Frecavalli39. Tra le
notizie pi appetitose: la cronaca relativa alla stella del cinema Lucia Bos, interprete del film
girato da Francesco Maselli nella villa Toscanini di Ripalta Guerina e del suo fidanzato del tempo, Walter Chiari40. Unesperienza ricca sotto il profilo professionale: digiuno di calcio, segue le
trasferte del Crema che gioca in serie B; deve poi ricorrere a tutte le sue potenzialit creative per
riempire tutti i giorni, praticamente da solo, la pagina cremasca del Fronte democratico (arriva
a inventare dei pezzi di colore). Unesperienza intensa che condurr fino ai primi anni 60
quando lascer il testimone al suo amico maestro Vanni Groppelli. Contemporaneamente al
ruolo di giornalista Ferruccio affina le sue capacit di carattere gestionale e relazionale. Lo fa nel
ruolo di segretario organizzativo del comitato istituito per lassegnazione e la distribuzione degli
aiuti americani41: distribuisce le derrate alimentari42 a scuole, collegi, ordini religiosi, colonie
(dalla colonia fluviale che gestisce complessivamente destate circa 2.000 ragazzi a quella di Finalpia) e organizza la vendita - tramite tessere - di pezze di tessuti per capi di abbigliamento43.
In questo modo egli tocca con mano la fame diffusa e i bisogni vitali della gente. Nel 49 una
nuova esperienza, sempre di tipo organizzativo: svolge la funzione di segretario44 della Fiera

212

Appunti di viaggio

campionaria di Crema, una Fiera di Milano in miniatura. Un evento di grande risonanza per i
tempi: la dimostrazione dellorgoglio di una cittadina come Crema che partecipa in modo intenso con le sue aziende industriali e artigianali alla ricostruzione post-bellica dellItalia; un logo
in formato gigante creato dal pittore Martini; lattrazione di una serie di performances culturali
e di intrattenimento; la vendita di ben 65.000 biglietti45. Intanto Ferruccio Bianchessi sceglie
la professione di maestro. Inizia nel 44 con una supplenza a Vaiano. Nel 45, grazie allepurazione del maestro Peletti46, fa una lunga supplenza a Borgo S. Pietro. Una nuova supplenza
a Offanengo, poi, nel 48 vince il concorso ed entra in ruolo insegnando prima a Ombriano
(dove, tra gli altri, ha come colleghi Gianfranco Crispiatico e Spartaco Marziani47) e in seguito
a Borgo S. Pietro48.
Dal 1951 in consiglio comunale e vi rimane fino al 1990. La bandiera socialista che ha
seguito dal 1945, tuttavia, non ha mai il primato sulla sua coscienza: negli anni 60 fonda lo
Psiup. Ricopre la carica di sindaco dal 1979 al 198549.

Un profugo che diventa un simbolo degli ex fascisti


Della stessa generazione di Archimede Cattaneo e Ferruccio Bianchessi, anchegli un testimone
della guerra e del fascismo, Tommaso Caizzi che ha una sua storia del tutto originale: un esule di
Zara, citt dalmata bombardata una cinquantina di volte da incursioni anglo-americane e ridotta
per l80% a un cumulo di macerie50, uno scenario infernale che si colora ancor pi di nero con
larrivo il 31 ottobre 1944 dei partigiani di Tito che fanno letteralmente sparire chi osa esprimere
la volont di rimanere italiano e rifiuta il comunismo. Una Zara, questa, che segna profondamente
la sua vita. Esule tra gli esuli, non solo di Zara (20.000 su 24.000 abitanti!), ma anche dellIstria,
di Pola, della Dalmazia, di Fiume51: in tutto dalle 250.000 alle 300.000 unit. Esuli52 accolti per
lo pi dalla sinistra italiana al grido di fascisti, andatevene!53. Tommaso Caizzi ha 17 anni quando diventa esule: il gennaio 1944. Una casa distrutta e due mesi di vita nei rifugi. Poi, la fuga
dallincubo: prima a Trieste e da l a Cremona dove abita uno zio medico. Per lui e la sua famiglia
(dieci tra fratelli e sorelle) laccoglienza buona: la citt, infatti, governata ancora dai fascisti.
Da Cremona, tuttavia, deve scappare presto perch l cominciano a piovere le prime bombe.
Destinazione Gussola, dove il podest mette loro a disposizione una casa ammobiliata. Tommaso
completa gli studi presso il Liceo classico di Cremona dopo i quali si iscrive alla Facolt di Veterinaria a Parma54 dove si laurea. Per un certo periodo svolge le funzioni di veterinario ad interim a
Scandolara Ravara. Nel 54 a Crema (vive nel Palazzo Rossi a Ombriano) dove esercita la libera
professione. Vince, poi, la condotta a Trescore Cremasco (condotta che copre sette paesi)55. Nel
1958 si sposa e con la moglie si trasferisce in una villetta da lui fatta costruire in via Fondulo a
Crema. Un matrimonio felice. Il frutto: due figli (Enzo e Massimo) che eserciteranno ambedue la
professione di medico. Tommaso Caizzi si sente ben realizzato sia nella sua attivit professionale
che nei ruoli di padre e marito. Non dimentica, per, le sue radici. Anzi: per alimentare questa
memoria accoglie linvito della locale sezione del Msi56 a candidarsi alle elezioni amministrative
del comune di Crema e diventa un vero e proprio simbolo57 per gli ex fascisti.

La casta

213

Un brillante e colto giovane siciliano che a Crema incontra


il giornalismo e la politica
Un testimone, anche se per poco, della guerra un giovane forestiero che arriva a Crema dal
profondo Sud. Il padre un finanziere di Catania che si trasferito a Trapani dopo aver vinto
il concorso per la direzione delle carceri giudiziarie di questa localit. qui che nel 1939 nasce
Ermete Aiello.
Arriva il 1943: gli anglo-americani sbarcano in Sicilia e dal Nord scendono le truppe tedesche. La situazione diventa drammatica perch la citt bersaglio dei bombardamenti. Da qui la
fuga della famiglia e il trasferimento nella piana di Catania. Il pericolo, per, incombe sempre.
Una notte, mentre lui e i famigliari sono rifugiati in un frantoio, vengono svegliati dal rumore
dei calci di fucile sulla porta da parte dei tedeschi, mentre gli uomini, con le doppiette da caccia
caricate, sono pronti a far fuoco58. Pietrificati dal terrore, si aspettano a secondi una carneficina
sotto i colpi dei mitra nazisti, ma loro, spinti dallistinto di sopravvivenza, reagiscono nellunico
modo possibile: col silenzio di tomba. I soldati tedeschi se ne vanno e lincubo finisce.
Terminata la guerra, Ermete soggiorna per un po di tempo durante la stagione estiva presso
amici che abitano in una cascina. Un periodo che in lui lascia a lungo un ricordo piacevole: la
mungitura delle capre, la raccolta di erbe aromatiche per fare un infuso da far bere a una cavalla
malata A cinque anni inizia le elementari: la mamma, particolarmente sensibile alla cultura59, che avvertita la precocit del figlio, ritiene opportuno fargli anticipare un anno di scuola.
Incominciano cos gli anni pi formativi per lui, pi ricchi di stimoli, anni in cui nascono e si
cementano amicizie profonde che laccompagneranno per tutta la vita60. Il suo primo giorno
di scuola piange disperatamente fino a quando la mamma, ritornata a casa, non gli ha portato
i suoi giocattoli preferiti, in primo luogo il suo carro armato. Poi tutto procede bene: bravi i
maestri, particolarmente severa uninsegnante che per punirlo di una marachella, gli d una
tale bacchettata sulle mani che gli lascia il segno. Finita la quinta elementare, non pu iscriversi
alla media perch non ha ancora compiuto i dieci anni: costretto, quindi, a ripetere la quinta.
In terza media, grazie ai buoni voti ottenuti, vince una borsa di studio: un bel gruzzolo di lire
(alcune migliaia) che servir a suo fratello per pagare il viaggio a Roma dove deve recarsi per
sostenere un concorso per un posto negli Uffici delle Imposte. Al ginnasio ha la fortuna di avere
il prof. Tortorici61, insegnante di greco, storia e geografia, a cui deve molto: lha formato, gli
ha allenato la mente con una miriade di esercizi di analisi logica (lunico modo per affrontare
con successo lo studio del latino e del greco), gli ha insegnato a inquadrare gli autori nel loro
contesto storico-culturale-politico, gli ha aperto gli orizzonti - anticipando i tempi - con un
approccio interdisciplinare62. Di buon livello anche i professori del liceo63, in particolare linsegnante di storia dellarte che lo ha fatto innamorare della materia, quello di greco e, nellultimo
anno, quello di matematica e fisica. Riesce bene in tutto, ma ha una predilezione per le discipline umanistiche. Dimostra presto, inoltre, doti di leader: viene eletto regolarmente ogni anno
rappresentante di classe64 e nella squadra di calcio della scuola ricopre il ruolo di capitano.
A scuola ha molti stimoli, ma non quelli politici. Di politica sente parlare solo frequentando

214

Appunti di viaggio

gli amici dei suoi fratelli, molto pi grandi di lui. E laria che respira in questa cerchia ristretta
quella di sinistra. Particolarmente convinto in tale senso un giovane che poi diventer giornalista dellAvanti! e in seguito sceneggiatore di alcuni importanti film di Visconti tra cui La
caduta degli di e la prima serie televisiva della Piovra: Nicola Badalucco. Arriva la tappa finale
dellesame di maturit. Ermete - che ha una media dell8 - si sente tranquillo, tanto tranquillo
che durante le prove orali65, mentre risponde alla perfezione alle domande sulle materie umanistiche, sentito il compagno di classe - che seduto accanto - in difficolt di fronte a un quesito
di storia dellarte, osa incoraggiarlo ricordandogli quanto hanno studiato insieme il giorno prima. Col diploma di Liceo classico in mano pronto per lavventura universitaria. I due fratelli
da tre anni, dopo aver vinto il concorso66, abitano al Nord, esattamente a Crema. Il pap ha gi
raggiunto let della pensione. I genitori pensano che sia il momento opportuno di riunire la
famiglia e decidono di trasferirsi a Crema. il giugno 1957. Ermete non pu fare a meno di
invitare gli amici alla festa delladdio. Alcuni non lo lasciano fino alla partenza sulla Freccia del
Sud alle quattro del mattino, altri, andati a letto, si alzano per salutarlo ancora alla stazione: un
addio commovente.
Cos Ermete arriva a Crema che gi conosce dalle ultime estati67. Da buon siciliano non
fatica a tessere presto delle amicizie: tra le prime e pi durature quelle con Eugenio Soldati,
Elia Denti, Raffaele Canger, Valdo Talone e Piero Mariani. Presto, poi, conosce il giovane funzionario del Pci locale, Sandro Giarbella68, che lo introduce poco alla volta nella Federazione
comunista, una grande comunit che segner profondamente la sua vita. Qui conosce i quadri
storici del Pci: da Paolo Zanini a Francesca Marazzi, da Francesco Taverna ad Alfredo Galmozzi. Tramite il partito approda al quotidiano LUnit di cui il corrispondente locale per un
decennio: un ruolo, questo, che non solo gli consente di raggranellare qualche soldo (un tot al
pezzo), ma anche di conoscere la citt e di farsi conoscere. Segue la cronaca nera (tra i pi clamorosi episodi che affronta per mesi c quello dei cosiddetti banditi cremaschi), ma anche le
vicende del consiglio comunale. giornalista, ma svolge anche allinterno del partito il ruolo di
funzionario a tempo parziale. Unesperienza notevolmente formativa: quando i temi di carattere politico e sindacale lo impongono, ha il compito di preparare volantini da distribuire davanti
alle fabbriche. sulla base di questa rudimentale esperienza che lancia la proposta di realizzare
un giornale locale recuperando la testata Il cremasco, un giornale che diventer per decenni
uno strumento importante di propaganda del partito. Ermete non solo ne cura i contenuti e ne
coordina lo staff di collaboratori, ma si occupa anche della grafica, in altre parole dellimmagine
estetica del periodico69. Impegnato com, rallenta non poco il suo percorso universitario70. In
compenso, per, fa unesperienza giornalistico-politica di grande intensit e nello stesso tempo guadagna il necessario per pagare luniversit. Unesperienza in cui mette un po della sua
sicilianit: dopo le sedute del consiglio comunale trascina con s in trattoria non solo i suoi
colleghi giornalisti, ma anche alcuni politici di aree diverse, coltivando cos amicizie e rapporti
umani che presto si rifletteranno sulla stessa politica ufficiale rompendo steccati ideologici e di
partito che pesano ancora come macigni.
Ermete ha avuto molto dalla citt in quanto stato accolto a braccia aperte e apprezzato per

La casta

215

le sue qualit e per questo sente di avere un debito di riconoscenza nei suoi confronti. Un debito
che assolve con la raccolta delle stampe di Crema (una passione che lo prende molto, tanto da
avere - a detta degli esperti - la collezione pi importante); col suo fattivo impegno nellOrdine degli avvocati (semplice membro del consiglio direttivo prima, poi segretario e finalmente
presidente); ancor di pi con lattivit politica. Unattivit, questultima, che ritiene di espletare
con una sua originale impronta, privilegiando sempre le istituzioni di fronte alle quali arriva a
sacrificare anche gli interessi di partito. In consiglio comunale svolge a lungo il ruolo di oppositore, ma giunge anche il momento in cui chiamato a responsabilit di governo assumendo
la carica di vice-sindaco e di assessore allurbanistica.

Da unintensa esperienza liberale al decisivo incontro con CL


Un altro forestiero Erminio Beretta. Quando arriva in citt da Caravaggio, nel 1938, ha
sette anni (il padre, un quadro specializzato dellex Martesana71, si trasferisce qui perch ha
accettato lofferta della Ferriera di sovrintendere allulteriore elettrificazione dellazienda72).
Un curriculum scolastico movimentato, il suo: egli passa dalle Canossiane alle Ancelle e a
Borgo S. Pietro per poi frequentare gli ultimi due anni delle elementari a Varese dove si trasferisce presso delle zie che ospitano gi un fratello. Terminata la scuola primaria, affronta e
supera lesame di ammissione alle medie, ma in seguito, su indicazione del fratello maggiore
gi ragioniere, inizia a frequentare - sempre a Varese - le commerciali. Diventer ragioniere,
ma prima vive unesperienza formativa intensa destinata a lasciare in lui unimpronta profonda: convinto73 di avere la vocazione di diventare prete, entra in seminario74 dove rimane
alcuni anni fino alla prima Liceo classico. Unesperienza che costretto a interrompere per
ragioni di salute: ha una persistente febbre e la madre, preoccupata75, lo ritira dal seminario.
Poco dopo, fulmine a ciel sereno, un dramma: la madre muore improvvisamente. Un evento
che cambia radicalmente lo scenario: nella nuova circostanza uno zio commercialista, fratello
del padre, con lo studio a Milano, lo invita ( il 1949) a frequentare una scuola privata gestita
da conoscenti ebrei che offre un corso accelerato di ragioneria (due anni invece che cinque).
Grazie anche agli studi precedenti supera senza difficolt gli esami del primo biennio e, lanno
successivo, consegue il diploma di ragioniere presso il prestigioso Itc statale di Milano Carlo
Cattaneo76. Lesito felice tanto apprezzato dalla scuola ebrea che questa gli restituisce le tasse pagate nei due anni. Ora ha un diploma che pu spendere sul mercato, ma per un attimo
gli si apre la prospettiva di rientrare in seminario, questa volta in Vaticano77, unopportunit
che gli viene offerta da una zia, che per egli non se la sente di accettare. Nel 53 muoiono sia
suo padre che gli zii di cui sopra. Con la morte dello zio commercialista viene meno, data la
sua giovane et, e la mancanza di esperienza, la prospettiva di continuare la libera professione.
Al ritorno dal servizio militare trova subito un posto in banca, nella Provinciale Lombarda,
filiale di Crema dove rimane fino al 1963, dopo di che inizia una carriera professionale in
aziende industriali fino a diventare alto dirigente di una societ siderurgica78. Nel frattempo
trasferisce la sua professionalit anche in altri settori: dal 1974 a met anni 90 fa parte dei

216

Appunti di viaggio

Collegi sindacali delle societ del Gruppo Kaplan e dal 1981 al 1991 anche direttore del
Monte di Credito su pegni (ex Monte di Piet).
Erminio Beretta, per, non si limita a dare il meglio di s nel lavoro, ma considera un dovere
anche limpegno politico. Il primo approdo il Partito Liberale, una scelta che matura da giovane bancario quando ha loccasione di conoscere lavv. De Grazia, liberale, con cui si sente subito
in perfetta sintonia: il padre, vero, di sinistra (socialista), ma la sua educazione in seminario
stata decisamente anti-comunista. Nel Partito liberale vede lorganizzazione politica che pi
delle altre, per il suo patrimonio ideale, ha la possibilit di contrastare lavanzata dei comunisti.
Dal 57 al 63 segretario del partito, ruolo che gli consente di frequentare a Roma dei corsi
propedeutici allattivit politica. E tali corsi lasciano il segno: a Crema, in seguito al suo lavoro
organizzativo e a quello del suo stretto collaboratore Kem Cremonesi, il partito riesce a far
eleggere in consiglio comunale due rappresentanti (ling. Valdameri e il rag. Olmo, poi sostituito dallagronomo dr. Moro) e a dare un significativo contributo allelezione al parlamento del
prof. Augusto Premoli, romano ma con ascendenze cremasche79. Un successo di rilievo. Presto,
per, qualcosa non lo convince: se in un primo momento vede nel liberalismo (come dottrina
e come organizzazione politica) lantidoto al comunismo, in sintonia con la sua educazione
religiosa, in una seconda fase si rende conto che nel partito stanno emergendo istanze in netta
contraddizione con tale formazione, come la volont di introdurre nella legislazione gli istituti
del divorzio e dellaborto. Erminio Beretta vive un dramma interiore (come, del resto, altri
cattolici iscritti al partito) e lascia il Pli.
Negli anni dellimpegno politico liberale, intanto, ha partecipato alla fondazione della Pro
Crema: per lui, cos giovane, stato un motivo di orgoglio sedere nel consiglio direttivo accanto
ad alcuni dei personaggi pi affermati di Crema, tra cui Corrado Verga e Carlo Martini e di diventarne presto tesoriere e poi segretario80. Chiuse le sue esperienze pubbliche, si ritira nel privato in attesa di tempi migliori. Nel frattempo continua il suo impegno nellAzione Cattolica,
ma un giorno, durante una villeggiatura a Cervia, viene favorevolmente colpito da una schiera
di giovani che arriva in vacanza con tanto di chitarra: si tratta dei prodromi di Comunione e
liberazione. Erminio Beretta, con degli amici della parrocchia di S. Pietro, si documenta: prende prima delle riviste, poi si reca alla sede di Milano dove incontra Roberto Formigoni e lavv.
Zola (che sar anche pro-sindaco del Comune della metropoli lombarda) e in quelloccasione si
propone di aprire una sede a Crema. Viene a sapere, per, che a Bagnolo il movimento - grazie
allopera del seminarista Mauro Inzoli - gi in fase nascente81: da qui la scelta di aggregarsi
ad esso. Continua comunque a mantenere i contatti con Milano tant che entra nel consiglio
direttivo regionale del movimento. Unintensa stagione politica liberale alle spalle, una carriera
professionale in corso, un incontro decisivo con Comunione e liberazione82: il nostro si sente
appagato e non ha alcuna intenzione di buttarsi di nuovo nellarengo politico. Ma a chiamarlo
la stessa politica: nel 1975 la Dc, conoscendo le sue qualit e le competenze maturate, gli offre
il ruolo di responsabile della cultura del partito. Cos incomincia una nuova avventura. Sono
gli anni dei cosiddetti decreti delegati della scuola che lo vedono in prima fila nella campagna
elettorale per lelezione dei rappresentanti nei consigli di istituto83. Nel 1980 candidato alle

La casta

217

elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Crema. Un po per inesperienza politica e un
po a causa di numerose schede annullate84, non riesce a entrare nella sala degli ostaggi, ma
comunque il primo dei non eletti. Erminio rimane sempre responsabile della cultura della Dc,
ruolo che lo conduce a interessarsi direttamente anche del nascente Centro Culturale S. Agostino, di cui sar presidente Luigi Fiameni. In consiglio comunale e in giunta entra nell 1981 in
seguito alle dimissioni di un assessore.

Dalla scuola di un prete-operaio a dirigente nazionale delle


Acli
Ancora un altro forestiero: Alessandro Gaboardi, classe 1939, di Pizzighettone. lultimo
di otto figli nati nellarco di dieci anni. Il padre operaio alla Pirelli e la madre, per forza di
cose, si occupa della casa e dei figli. Terminate le elementari, ottiene il diploma di avviamento
professionale dopo di che pronto per il lavoro. Come suo primo impiego svolge la mansione
di assistente per due estati presso una scuola guida: non avendo ancora la patente (ha appena
15 anni), insegna teoria. Poi segue uno dei fratelli maggiori, un provetto fornaio che a Milano
apre una panetteria: con lui lavora due anni fino a quando questi si ammala ed costretto a
chiudere il negozio. Sandro inizia allora una nuova avventura: viene assunto come operaio dalla
Snia Viscosa di Varedo (Brianza), unazienda di 11.000 dipendenti. Lavora ai polimeri dove si
prepara il lilium, una delle sete artificiali di origine italiana.
Si fa presto notare per le sue abilit: in primo luogo lintraprendenza, le capacit organizzative
e le buone doti relazionali, qualit che gli fanno guadagnare la promozione sul campo a capoturno (il pi giovane in assoluto a svolgere tale funzione). Il suo compito organizzare il lavoro
di 180 operai per turno e verificare che tutto funzioni alla perfezione. Un ruolo di responsabilit
che comporta anche un balzo di stipendio (la sua paga cresce immediatamente del 40%) e lo
porta a contatto con tante storie personali, in particolare di giovani operai provenienti dal profondo Sud catapultati in un mondo completamente diverso (un giorno deve soccorrerne uno
che sta per essere macinato dalle presse: non sa, questo giovane, che c un pulsante da premere
ed convinto di dover opporre alla forza delle presse la sua forza muscolare!). Unesperienza
importante, questa, nella sua formazione, arricchita da uno sciopero (siamo agli inizi degli
anni 60) che paralizza per diversi giorni lattivit dellazienda. Sandro tocca con mano lintransigenza dei sindacati, la rabbia degli operai, la durezza dei picchetti e vede con i suoi occhi
delle operaie prese a sassate mentre entrano in azienda dalla porta di servizio. Alla Snia Viscosa
rimane ancora qualche mese, poi trova una nuova opportunit: la Sir di Nino Rovelli con sede
a Macherio dove il nostro remunerato abbastanza bene (pi di 100.000 lire al mese).
A un certo punto, per, la svolta: gli viene proposto di frequentare un corso annuale presso la
scuola centrale delle Acli a Roma. A proporglielo la sorella, promotrice del circolo Acli di Pizzighettone, spalleggiata da un prete straordinario, don Luisito Bianchi, gi curato a Loggione,
frazione di Pizzighettone, poi assistente provinciale delle Acli e successivamente uno dei sette
assistenti nazionali delle Acli (nominato da mons. Pagani). Si tratta di un prete davanguardia:

218

Appunti di viaggio

animatore di attivit sociali, tra i pochi a fare lesperienza di prete-operaio (lavora prima alla
Montecatini di Spinetta Marengo, a qualche chilometro da Alessandria, poi come inserviente
presso un ospedale: non vuole essere pagato n dallo Stato n dalla Chiesa, ma guadagnarsi da
mangiare con la sua fatica), compositore di brani musicali con testi che parlano degli ultimi
della societ, autore pi tardi di libri di successo: Salariati85, Come un atomo sulla bilancia, Dialogo sulla gratuit, Gratuit tra cronaca e storia, La messa delluomo disarmato.
Un prete discreto, rispettoso: non spinge mai gli altri in una direzione invece che in unaltra;
non insegna, ma testimonia e aiuta gli altri a far emergere le loro qualit. Un maestro per
Sandro, un saldo punto di riferimento per tutta la vita: da lui mutua la spinta ideale per una
generosa dedizione alla causa dei lavoratori. Per il giovane Gaboardi (ha 23 anni) la decisione
non facile: a Roma avr, s, gratis vitto e alloggio, ma dovr rinunciare allo stipendio e, quindi,
a dare un contributo alla sua numerosa famiglia. Lo spinge ad accettare solo una forte motivazione interiore.
Un anno di formazione a Roma, poi uno stage presso la sede provinciale delle Acli di
Varese, dopo di che pronto a diventare un nuovo quadro, questa volta di unassociazione
che opera a favore dei lavoratori, un ruolo che lo conduce a peregrinare per lItalia (Gorizia,
Piacenza86, Teramo, Ascoli Piceno) e gli consente di incontrare uomini di rilievo nazionale e
anche di conoscere situazioni radicali come un centro di aggregazione sociale in cui si sono
infiltrati estremisti di sinistra che inneggiano alla lotta armata. A Teramo, in collaborazione con
la direzione nazionale delle Acli, si attiva per la riuscita di una grande manifestazione a Roma
contro la mezzadria (molto diffusa in Abruzzo), manifestazione - organizzata anche da altre
associazioni - che ottiene lobiettivo desiderato: una legge che cancella la mezzadria e modifica
i contratti a favore degli affittuari87.
Siamo nei primi anni Settanta. Lex presidente nazionale delle Acli, Livio Labor (che ha
lasciato la presidenza per incompatibilit con un incarico di partito) si fa promotore di un esperimento politico: il Movimento politico dei lavoratori (Mpl), una formazione tesa a intercettare
lansia di cambiamento della componente pi progressista dei lavoratori cattolici, di quella
componente cio che considera la Dc su posizioni troppo conservatrici88. Sandro in prima fila
e nel 1973 si candida a Piacenza. A proporglielo Gennaro Acquaviva (pi tardi - 1984 - uno
degli artefici, nel governo Craxi, della revisione del Concordato). Gaboardi moltiplica il suo
attivismo e mette in moto tutti i canali che ha a disposizione, ma alla vigilia del voto si rende
perfettamente conto, parlando con la gente e con dirigenti delle Acli di varie citt89, che il giovane movimento ha una scarsa presa nel Paese. I risultati lo confermano: la nuova formazione
politica non raggiunge il quorum. Una piccola soddisfazione, comunque, Sandro se la porta a
casa: il terzo dei candidati per consenso elettorale, alle spalle di Livio Labor e di un medico
dellAquila, dott. Albano. Lesperimento politico fallito90. La conseguenza: gli uomini che si
sono compromessi sono invitati a farsi da parte. Sandro prova a rientrare in azienda, ma nel
ruolo di quadro non trova posto. Gli arriva, per fortuna, una nuova proposta: fare una nuova
esperienza a Ostellato, in provincia di Ferrara, precisamente nelle valli del Comacchio da poco
bonificate dallente Delta Padano col compito di organizzare dei corsi di formazione per dei ca-

La casta

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pifamiglia ex fiocinini (pescatori, spesso di frodo) destinati a diventare assegnatari delle terre
bonificate. Gaboardi coordina un gruppo di 12 insegnanti: le lezioni sono per mezza giornata
teoriche e per laltra met pratiche. I risultati sono buoni: il terreno non adatto a qualsiasi
coltivazione (a 60 cm di profondit vi ancora lacqua salata per cui un pioppo, ad esempio,
non pu sopravvivere), ma decisamente buono per frumento, segale, soia, verdura, piante le cui
radici non scendono in profondit.
Dopo Ferrara, Napoli, col progetto di riavviare al lavoro gli ex allevatori di cozze che si sono
trovati disoccupati dopo lallarme-colera. Il nostro, che ha un ufficio nel palazzo della Regione,
vive unesperienza interessante, ma anche doppiamente frustrante: dopo aver raccolto le esigenze delle aziende, dopo aver percorso tutti i passaggi delliter del progetto, i corsi partono, ma
i disoccupati in questione, nonostante lincentivo di 3.000 lire al giorno, non si presentano;
tocca poi con mano lassenteismo dei napoletani (il luned nessuno dei suoi collaboratori si fa
vivo). Da qui la decisione di abbandonare il progetto.
La nuova missione a Crema91, una delle prime citt italiane (dopo Bologna e Treviso) a
vivere una lacerazione a dir poco drammatica in seguito al terremoto provocato dal convegno di
Vallombrosa del 7292. A rimanere fedeli alle Acli sono soltanto tre circoli, quelli di S. Stefano,
Pandino e Spino DAdda93, e il movimento dei Giovani aclisti animato dal presidente Fortunato Pedrazzi, dallassistente don Ennio Raimondi nonch da molti attivisti tra cui Gianfranca
Pedrazzi, Giovanni Chizzoli, Francesca Benelli.
Arrivato in terra cremasca, Sandro Gaboardi trova alle Acli una situazione difficile da gestire.
Si guadagna lo stipendio lavorando allufficio del Patronato di Cremona, dove impara tutte le
pratiche relative a pensioni, invalidit e infortuni, ma dedica tutto il tempo libero (la sera, il
sabato e la domenica) a fare da supporto alle iniziative delle Acli di Crema, in particolare a far
decollare lesperienza della cooperazione: due cooperative di consumo, una a Crema e laltra a
Pandino, che ottengono un notevole successo grazie ai prezzi decisamente convenienti94. Nel
frattempo entra a far parte della presidenza regionale delle Acli, ruolo in cui, assieme a Pietro
Praderi (un bresciano trapiantato a Milano gi Presidente delle Acli milanesi), fonda la Lega
dei consumatori e, dopo due anni, il Sindacato inquilini casa e territorio (Sicet): due grosse
iniziative che lo conducono a partecipare a una serie di convegni un po in tutta la Lombardia e
non solo. Del Sicet, poi, una volta trasformatosi in un organismo nazionale, diventa segretario
e si attiva, in collaborazione col Sunia e col supporto scientifico di Sergio Graziosi, docente di
architettura presso il Politecnico di Milano, ad elaborare un progetto di legge che poi viene
recepito, anche se con modifiche, dallo stesso Parlamento. Gaboardi continua ad avere la residenza a Crema, ma di fatto vive a Roma dove nel 79 viene nominato capo ufficio delle nuove
forme di presenza (la Lega consumatori e il Sindacato inquilini) e dove nelle vesti di segretario
nazionale del Sicet scrive Cerco casa, un manuale che fornisce tutte le indicazioni per trovare
casa (dalla modalit dellaffitto alla cooperazione alledilizia pubblica, pi una sintesi degli articoli pubblicati in tre anni sullAgenda Cisl), un libro che seguito da un altro Voglio casa95,
notevolmente pi ricco del primo.
Nei primi anni 80 nella commissione nazionale Istituto Autonomo delle Case Popolari

220

Appunti di viaggio

dove propone, tra laltro, di inserire nel regolamento per gli affitti la norma secondo cui, in caso
di decesso dellassegnatario della casa, questa deve passare al convivente96 (sposato o no che
sia): la proposta al momento sconcerta, ma poi viene recepita da tutti i commissari ed entra a far
parte del regolamento97. La vita romana gratificante, ma egli non se la sente pi di continuare
a far la spola tra Crema e Roma e di sacrificare gli affetti familiari (talvolta non torna neppure
nel fine settimana). Ci che gli sembra giusto fare tornare a Crema oppure portare la famiglia
a Roma. Il presidente nazionale delle Acli, Rosati, insiste perch rimanga nella capitale e a tal
fine gli offre una serie di altri incarichi, ma Sandro, fatti due conti, prende atto che con la sua
magra busta paga non pu permettersi di vivere con la sua famiglia a Roma, per cui decide di
tornare a Crema, rimanendo comunque segretario regionale del Sicet.
Venendo a Crema, lascia il rapporto di lavoro fisso con la sede nazionale delle Acli, si colloca in aspettativa sindacale, rimanendo responsabile del Sicet e in collaborazione con lEnaip
regionale promuove corsi di formazione per linserimento al lavoro ed il recupero di giovani
svantaggiati: il progetto Drop out, poi mutuato da altri enti e finanziato dal Fondo sociale
europeo. Da questi e da altri corsi autofinanziati sorger poi il Centro di formazione Enaip nel
quartiere S. Carlo, del quale Gaboardi nominato direttore.
Nel frattempo d tutto il suo supporto organizzativo alla costruzione della nuova sede nel
quartiere S. Carlo. Tra le iniziative che lo impegnano di pi: la cosiddetta Cooperativa G
che ottiene appalti per lo pi di pulizia e giardinaggio. Cooperativa che ne assorbir unaltra,
istituita ai sensi della legge 282 per offrire opportunit di lavoro ai giovani diplomati e laureati
(parecchi dei quali in seguito presteranno servizio presso il comune di Crema98).
Il terremoto della lacerazione ormai lontano: le Acli non solo hanno recuperato alla grande
il consenso (arrivando a 500 associati), ma con le loro numerose iniziative - tra cui le cooperative in ambito edile - si sono ampiamente radicate nel tessuto sociale. Una stagione in cui
matura allinterno dellassociazione lesigenza di avere un proprio rappresentante in Consiglio
comunale. Nel 1980 il giovane designato Emilio Guerini, un cattolico praticante gi in prima
fila nellorganizzazione della Cooperativa G, che si presenta come indipendente nella lista del
Psi. Poi toccher a Sandro Gaboardi.

Un presidente dellAzione Cattolica


Milanese di origini, ma cremasco effettivo Gualtiero Walter Donzelli, classe 1942. Nasce nel
capoluogo lombardo in viale Montenero, ma presto la sua famiglia (il padre un muratore e la madre
operaia), per sfuggire ai bombardamenti, si rifugia a Chieve99. Dopo il diploma in ragioneria, inizia a
lavorare in banca. Nel frattempo impegnato a livelli dirigenziali nellAzione Cattolica fino a diventarne dal 1970 al 1975 presidente (il primo presidente unitario100). Unesperienza, questa, intensa
e fondamentale per la sua formazione: gestisce in prima persona, col supporto prezioso del vescovo mons. Carlo Manziana, il delicato passaggio da unimpostazione totalizzante dellAssociazione
(sostanzialmente legata al modello Gedda) ad una prettamente religiosa (modello Bachelet).
Unesperienza ricca anche perch gli d una carica ideale che lo segner per tutta la vita.

La casta

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Poi - un passaggio tuttaltro che insolito per un dirigente dellAzione Cattolica - si tuffa
nellimpegno politico considerato come una sorta di coronamento della scelta religiosa, impegno che nellarco di pochi anni lo conduce ad assumere la presidenza - dal 1978 al 1981 - del
neonato Consorzio Sanitario di Zona e successivamente la Presidenza del Comitato di gestione
della neonata Ussl, 53 che gestisce tutta la sanit del territorio cremasco. Unopportunit questa
che gli consente di dimostrare la sua capacit di gestione operativa di un ente pubblico che si
occupa di problemi immani: accorpare e armonizzare una serie di attivit (dalla medicina di
base alla farmaceutica, dalla veterinaria ai servizi sociali, prima separate non solo dal punto di
vista funzionale, ma anche territoriale), gestire problematiche relative alla medicina preventiva,
alligiene ambientale, al consultorio familiare e, infine agli effetti di Chernobyl coprendo un
territorio di ben 48 comuni e 4 ospedali. Una palestra importante che gli permette anche di
tirar fuori le sue doti di mediazione politica in un periodo in cui le divisioni ideologiche sono
ancora abbastanza accentuate e di comprendere (sar questa la filosofia che seguir da politico)
che i margini offerti dalle mediazioni devono essere sfruttati al massimo.

Una formazione laica, al di l delle gabbie ideologiche


Percorsi formativi molto diversi e tutti in qualche misura orientati a un certo tipo di sbocco
politico. il caso anche di Franco Torrisi, classe 43. Il nonno paterno arriva a Crema dalla Sicilia nei primi anni del Novecento dopo aver vinto la gara dappalto di una fornitura di foraggio
per lIstituto di incremento ippico (Stalloni). Qui si integra bene e la famiglia, grazie alle floride
condizioni economiche, gode di un buon tenore di vita. Tutto procede nel migliore dei modi
fino a quando irrompe sulla scena politica nazionale Benito Mussolini. I Torrisi si schierano con
lui: un amore forte e appassionato. Uno dei figli, Antonio (Tonino), talmente coinvolto negli
scontri politici che viene ucciso in una zuffa, una tragedia che, tuttavia, non spinge i Torrisi a
defilarsi dalla vita politica, ma semmai a proseguirla con rinnovato spirito battagliero, animati
in qualche modo da una ragione in pi: vendicare la morte di Antonio. Il padre di Franco,
Alberto, dopo la costituzione della Rsi, combatte i partigiani nella Divisione Monterosa, ma
questo non lo risparmia dalla furia nazista: arrestato, viene deportato in Germania. solo la
fortuna che gli consente di tornare, a fine guerra, a casa. Nellintervallo angoscioso la moglie,
prof. Iris Mandricardi101, a tirare avanti la famiglia.
Il fascismo alle spalle. Alberto sa perfettamente che il credo dei suoi anni verdi fallito,
un credo da cancellare: lui stesso mette in guardia Franco, ormai cresciuto, dal ripetere i suoi
errori, dal rincorrere ideologie. Un indirizzo condiviso dalla madre: questa, anzi, che gli d
uneducazione laica e gli trasmette, fin da piccolo, il valore della libert di pensiero (mai lo costringe ad andare a messa o a catechismo102). Uneducazione non solo a parole, ma testimoniata
da comportamenti coerenti: lintransigenza morale, ladesione a valori forti, un lavoro onesto,
limpegno a costruire una famiglia degna del rispetto e della stima altrui. Uneducazione che lascia il suo segno profondo anche negli anni in cui lui frequenta il Liceo scientifico comunale103,
anche quando intraprende la Facolt di Ingegneria. Non sono soltanto i genitori, per, a eser-

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Appunti di viaggio

citare su di lui una decisiva influenza: una terza figura costituita dal maestro Sandro Parati104.
Questi, frequentando casa Torrisi, gli fa da vero e proprio tutor negli anni della giovinezza, gli
anni in cui il desiderio di emanciparsi dai genitori forte: gli fa scoprire la politica, una politica
laica, lontana dagli schemi ideologici del Pci e della Dc, una politica della ragione, della centralit dei contenuti rispetto agli schieramenti. Si tratta dellindirizzo che, a livello nazionale,
sta portando avanti lex azionista Ugo La Malfa, un indirizzo innovatore e nello stesso tempo
pragmatico, di stampo pi anglosassone che italico. Franco si convince sempre di pi della
giustezza di tale scelta, scelta del resto in perfetta sintonia con i valori trasmessigli dai genitori:
fuori dalle gabbie ideologiche, lontano dalle chiese, con al centro solo la ragione105. Da qui
la decisione, suggerita da esponenti repubblicani di Cremona, di aprire una sezione del Pri a
Crema (lui ha appena 23 anni).
Intanto divampa la contestazione. Non facile per lui resistere alle sirene dellideologia marxista (nelle sue molteplici varianti: da Mao a Che Guevara), ma non demorde. A Crema, vero,
prova simpatia per Teatro Zero, ma non vi aderisce: ha la percezione che le soluzioni proposte
siano tutte prefabbricate, soluzioni che non gli consentono la libert di pensiero. La contestazione, comunque, lo sprona ancor di pi nel suo impegno politico: lunico giovane della
sezione del Pri, ma questo non lo scoraggia affatto. E non lo scoraggia neppure trovarsi - lui
digiuno di politica e, quindi, in qualche misura, ingenuo - a convivere non solo con adulti, ma
anche con anime diverse e perci contrastanti: ci sono gli uomini nuovi che fanno riferimento
alla borghesia illuminata del Nord (in primis Agnelli) e ci sono repubblicani storici imbevuti di
idee anarchiche e anticlericali106. Non manca, poi, la componente meridionale rappresentata da
Ezio Ferri che entra nel partito portandosi una dote di iscritti molto rilevante. Tre anime che
vengono compattate dallappuntamento delle elezioni amministrative del 1970. In lista, tra gli
altri, figurano, oltre al giovane Franco, ling. Giovanni Leone107, Giorgio Bonezzi108, Armando
Iacobone, Ezio Ferri, Domenico Zonno, Adelio Antonioli, Luigi Gazzoletti, e anche, affettuosamente cooptata, la mamma prof. Iris Mandricardi. Il piccolo partito si mobilita e i risultati
arrivano: ling. Leone viene eletto in Consiglio comunale. Il successo, tuttavia, non porta solo
rose e fiori: subito, infatti, esplode uno scontro serrato nella sezione. Loggetto del contendere: la
scelta degli uomini che rappresenteranno il Pri negli Enti di 2 livello. Ezio Ferri, in particolare,
avendo in dotazione un buon numero di iscritti, rivendica alcuni posti-chiave nei vari enti. La
divisione si trascina a lungo e caratterizza lo stesso rapporto con la Dc: il gruppo Leone predilige
il dialogo con la componente pi progressista della Dc, mentre Ezio Ferri dimostra di avere un
legame preferenziale con la sua parte pi conservatrice. Una divisione che si acuisce ancor di pi
quando Vanni Ariberti (appena arrivato a Crema) - decisamente collocato a sinistra - diventa un
esponente di spicco del Pri, venendo eletto segretario cittadino: da qui la fuoriuscita di Ferri (e il
suo ingresso nel Psdi). Con le nuove elezioni amministrative del 1975 la Dc si trova allopposizione: si forma, infatti, la Giunta di sinistra. Una Giunta in cui - a differenza della precedente di
centro-sinistra - il Pri determinante. Per questo gli viene riconosciuto un assessorato di maggiore rilevanza: Lavori pubblici, vigilanza e trasporto109. Franco, nel frattempo, lavora molto per
il Pri, a supporto dellassessorato e nella citt, prima nella Commissione edilizia e poi allinterno

La casta

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del Centro Culturale S. Agostino, il settore che pi risponde alla sua sensibilit, ruolo in cui si
attiva intensamente per il successo del Recitarcantando lavorando a fianco a fianco con Angelo
Dossena e con Gregorio Sangiovanni. In questo supportato da due giovani appena entrati nel
partito (Guido Antonioli e larch. Giuseppe Scarri) e dalla moglie, figlia di Giovanni, Marilisa
Leone. Dopo lesperienza presso il Ccsa Franco ha le carte in regola per giocare un proprio ruolo
nella futura Amministrazione comunale. quello che accade. Nel 1980 ling. Leone si candida
ancora a sostegno del Pri, ma comunica che in caso di elezione rinuncer a favore del primo dei
non eletti e il primo dei non eletti proprio Franco: tocca a lui, quindi, assumere responsabilit
amministrative110. Rifiuta - perch non si sente allaltezza - lofferta dei Lavori pubblici, mentre
spinge con forza per ottenere lassessorato alla Pubblica Istruzione e alla Cultura.

Dalla contestazione nel movimento giovanile Dc ad assessore


alla partecipazione
Singolare anche il percorso di Tiziano Guerini, classe 1944. Approda alla DC quando ha
appena ventanni, ma non ha alle spalle, come molti degli esponenti di spicco111 del partito,
lesperienza dellAzione Cattolica. Studente universitario, ha come maestri tre filosofi: Giovanni
Reale, Emanuele Severino e Adriano Bausola. Ha, in altre parole, pur studiando alla cattolica, una formazione del tutto laica, come laici sono i due suoi amici che lhanno coinvolto
nellavventura politica: Piero Mariani e Valdo Talone, iscritti al Movimento giovanile Dc dal
1963. Un movimento che costituisce la nuova generazione del partito, quella pi attenta ai fermenti del dopo Concilio, pi sensibile al tema della distinzione tra fede e impegno politico,
pi pronta a prendere posizioni coraggiose, anche in netto contrasto con lestablishment dello
scudocrociato. Un movimento che d vita112 a una pubblicazione periodica ciclostilata dalla
testata significativa Nuovi dialoghi in cui non solo si schierano per una concezione aconfessionale della Dc e per unapertura strategica ai socialisti, ma anche per una concezione del tutto
laica dello Stato. E non solo: dichiarano senza mezzi termini che il divorzio non va per nulla
considerato un tab e di conseguenza non pu essere bocciato sulla base di parametri ideologici. Una posizione, questultima, che crea un vero e proprio scandalo tra i vecchi dirigenti113.
Nessun verdetto di espulsione, tuttavia, viene emesso e i giovani ribelli proseguono la loro
attivit fino a quando Piero Mariani e Valdo Talone, lasciano il Movimento. Tiziano, invece,
rimane e vi rimane pur non rinnegando nulla delle tesi espresse dai Nuovi dialoghi. Cammin
facendo, anzi, le rafforza.
Nel 1967 diventa delegato provinciale del Movimento giovanile e, in quanto tale, partecipa
al congresso nazionale dello stesso Movimento che si tiene a Roma dove si confrontano due
schieramenti politici: luno, guidato dal bergamasco Gilberto Bonalumi, si ispira ai basisti,
laltro, condotto dallumbro Renato Bordino, ai fanfaniani. Il nostro tra i pochi delegati lombardi a favore del secondo schieramento che risulta in minoranza ed proprio come rappresentante della minoranza che entra nel Consiglio nazionale. Tiziano Guerini ha 23 anni ed
gi una figura di rilievo, un ruolo nazionale che lo mette al riparo da possibili accuse di eresia

224

Appunti di viaggio

in sede locale, un ruolo che gli d un diritto morale di entrare nella competizione elettorale
del 1970. Una competizione per lui non facile, data linesperienza dellet. Lesito, tuttavia,
positivo: viene eletto. Non fa, per, come i pi, la gavetta di consigliere comunale: a soli 25
anni diventa assessore nella nuova Giunta di centro-sinistra, precisamente assessore alla partecipazione, alla cultura, alla scuola e allo sport. Un balzo significativo. la fortuna che lo assiste:
egli, infatti, va ad occupare una funzione originariamente destinata alling. Enrico Villa che,
dopo la decisione della Dc di distinguere nettamente il ruolo dellassessore alla cultura da quello
del Centro Culturale S. Agostino (sulla base del principio secondo cui questultima deve essere
espressione dellintera citt e non semplicemente della maggioranza), considerandosi privato
di uno strumento importante per promuovere cultura, rinuncia allincarico. Unopportunit
che Tiziano - convinto dellimpostazione libera del Centro culturale - coglie con passione e
determinazione.

Un medico africano
Un percorso del tutto originale quello di Claudio Ceravolo. Milanese, vive intensamente
la stagione ecclesiale dei fermenti post-conciliari e, a fianco di preti del dissenso, aderisce ai
cristiani per il socialismo. In questa veste partecipa attivamente ( nella segreteria operativa) al
convegno nazionale del movimento che si tiene a Bologna, convegno che registra contributi di
alcuni degli esponenti di maggiore spicco della contestazione cattolica quali don Enzo Mazzi e
padre Ernesto Balducci e, successivamente presente, allappuntamento internazionale che si
tiene ad Amsterdam. Sono esperienze, queste, determinanti per la sua formazione, esperienze
che gli danno una grande apertura ai problemi del Terzo Mondo (unapertura stimolata gi
sui banchi del liceo ad opera del professore di religione, padre Vincenzo Barbieri, presidente
di Cooperazione Internazionale). Unapertura che segner profondamente la sua vita: il sogno
che man mano coltiva, infatti, quello di partire come medico per delle missioni in Africa.
Un sogno che intende realizzare, per, solo dopo unadeguata preparazione professionale: per
questo dopo la laurea in medicina si specializza in chirurgia generale. Cos ora si sente pronto.
Loccasione gliela offre lo stesso padre Barbieri che lo invita a prestare la sua nuova professionalit a favore di un importante ospedale dello Zaire. Un invito che accoglie con entusiasmo:
prima per deve effettuare un corso di medicina tropicale ad Anversa della durata di un anno.
Ora ha davvero tutte le carte in regola per iniziare la sua avventura africana: due anni (81-83)
ininterrottamente in Zaire, nell84 in Camerun, nell85 in Ciad e nell86, nellambito di un
progetto del Ministero degli Esteri, in Congo dove rimane per quattro anni114. in queste terre
che si forma, in primo luogo nel ruolo di direttore di un ospedale che gestisce ben 5 milioni
di dollari lanno, ruolo che gli d lopportunit di trattare con ministri, ambasciatori e con
lo stesso presidente Mobutu. Nel 90, per una serie di ragioni (le nuove scelte strategiche del
Ministro degli Esteri Gianni De Michelis e lisolamento internazionale in cui viene lasciato
Mobutu in seguito a una strage perpetrata dalla sua polizia), rientra a Crema. Un rientro non
del tutto felice: dopo avere diretto un ospedale di grande rilevanza (uno dei due pi importanti

La casta

225

dello Zaire), si trova emarginato a Rivolta dAdda - cos almeno si sente - perch allOspedale
Maggiore, dove arrivato da Milano al seguito del prof. Martinotti prima dellesperienza in
Africa, un posto non c pi.
In compenso inizia a fare i suoi primi passi in politica: nello stesso anno, infatti, il Pci, alla
ricerca di una figura di prestigio, gli propone di entrare in lista per le elezioni regionali, proposta
che accetta pur sapendo di non poter competere col candidato cremonese di gran lunga pi
forte di lui. Nel suo intervento al comitato federale del Pci del maggio 1990 sottolinea la pericolosit della Lega lombarda per il suo esasperato Reaganismo e il suo rancore nei confronti
del movimento sindacale. Nel 93 riceve dal Comitato unitario di difesa democratica di Crema
il premio Pace Solidariet115. Nel 94 (intanto, dopo aver vinto un concorso, gi rientrato allOspedale Maggiore con lincarico di responsabile del Centro oncologico) viene eletto
in Consiglio provinciale, ma il suo cuore sempre rivolto alla cooperazione internazionale.
Quando, infatti, nello stesso anno esplode una guerra furiosa in Ruanda, parte per una serie di
missioni (fino al 97) in una delle quali si trova a vivere un momento drammatico: lOspedale di
Goma dove svolge il ruolo di chirurgo assediato dai guerriglieri. Unesperienza questa che gli
regala una certa notoriet: appare sia in un telegiornale di Rai Tre sia a Uno Mattina. Notoriet
che con molta probabilit peser sulla sua candidatura a sindaco nel 97.

Un giovane delloratorio e amico del vescovo mons. Manziana


che diventa il leader della Lega
Sbocchi diversi anche a partire da una scuola comune. Un caso esemplare rappresentato
da Cesare Giovinetti, lesponente di maggior spicco della Lega, un movimento che nel 90 e
nel 93 guadagna un consenso a dir poco spettacolare. Nasce nel 1953 a Romanengo. Il suo
background: i nonni paterni e materni lavorano la terra e il pap un sarto. Vive in cascina fino
a 11 anni quando i genitori si trasferiscono a Crema dove trovano un posto di lavoro come portinai nel centro storico (parrocchia del Duomo). Frequenta la scuola media Vailati dove conosce
tanti ragazzi che provengono da altri quartieri. Accede poi alle Magistrali dove si diploma
nel 1971 e, successivamente, si iscrive alla Facolt di Economia e Commercio dellUniversit
cattolica di Milano dove comincia a innamorarsi del federalismo andando pi volte ad ascoltare
le lezioni del prof. Gianfranco Miglio, docente presso la Facolt di Giurisprudenza. Nel frattempo continua a frequentare loratorio e a occuparsi del Centro Turistico Giovanile (Ctg) di
cui diventa uno dei responsabili a livello regionale. Nel 78 partecipa con altri laureandi (non si
presenta nessun laureato) al primo concorso indetto dalla Banca popolare di Crema e viene assunto. Gli mancano cinque esami e la tesi per laurearsi, ma i nuovi impegni lo distolgono dagli
studi. In banca fonda con altri colleghi il sindacato autonomo dei bancari, la Fabi. Per un certo
periodo svolge la funzione di amministratore della parrocchia del Duomo e, in campo sportivo,
di dirigente di una squadra di pallavolo femminile. Tutti ruoli che gli danno una significativa
visibilit in diversi ambienti e che gli consentono di costruire conoscenze ed amicizie che gli saranno estremamente utili nel momento opportuno. Crea un buon rapporto anche col vescovo

226

Appunti di viaggio

mons. Manziana: lo convince a trasformare la casa di Someda, aperta solo per un breve periodo
lanno ed esclusivamente per i seminaristi e per i preti, in una casa per ferie a disposizione di
tutti tramite laffiliazione col Gtg.
La politica arriva in modo del tutto casuale. Nel 1986 si trova a lavorare nella filiale di Capergnanica dove un cliente, Aldo Bettinelli, sentendolo particolarmente interessato allidea del
federalismo, gli prospetta la possibilit di partecipare alle riunioni del primo nucleo della Lega
che si tengono in una cascina del paese. Per lui una sfida: non si mai occupato direttamente
di politica. E poi una scelta controcorrente: non un caso che ogniqualvolta si trova con gli
altri militanti, ci sia sempre una macchina della polizia che li controlla a distanza. Dal 1988 da quando il neo movimento ha trovato una nuova sede a Crema e il nucleo originario si sta
ingrandendo a vista docchio - moltiplica il suo impegno. Nel 1990 il primo test elettorale ed
un successo straordinario: oltre il 30% alla Regione, il 25% alla provincia e il 21% al comune
di Crema. Cos la Lega irrompe nel consiglio comunale con ben nove consiglieri116. Giannetti
naturalmente, tra questi ed il pi moderato di tutti. Il nuovo primo cittadino Walter
Gualtiero Donzelli che guida una Giunta a tre (Dc, Psi, Pensionati): Alessandro Gaboardi (vice
sindaco), Luciano Capetti, Simone Beretta, Archidoro Zucchi, Rinaldo Zucchi, Luciano Marchesi, Opimio Chironi, Angelo Pizzocri (il pensionato Santino Cauzzi assume la delega ai
servizi demografici ed elettorali e ai problemi della terza et). Dal 1990 al 1993 per Giovinetti
e per il suo gruppo lesperienza allopposizione una sorta di palestra: giovani come sono alla
politica, hanno tutto da imparare dai vecchi dal punto di vista dellapproccio ai problemi amministrativi (un conto, infatti, discutere al bar e un conto sviscerare i problemi per trovare
delle soluzioni di carattere amministrativo). E infatti apprendono presto, anche se in consiglio
comunale il clima quello dello scontro frontale.

La strada in salita della politica al femminile


Un campione di politici, il nostro, indubbiamente significativo che, tuttavia, lascia fuori non
pochi uomini di notevole statura dello scudocrociato. Tra gli altri: il medico Camillo Lucchi,
un vero e proprio stratega per decenni della Dc locale e del gruppo consigliare dello scudo
crociato per poi diventare consigliere regionale117; limprenditore Filippo Rota, altro esponente
di spicco della stagione storica della Dc, stimato assessore al bilancio e tra i pi convinti fautori
di una politica consortile; un altro imprenditore, Enrico Villa, lastro nascente di una nuova
generazione di politici democristiani, dotato di grande intelligenza politica, la mente per anni
del gruppo consigliare nonch vice sindaco; un assessore alla cultura competente e dinamico
quale Vincenzo Cappelli. Un campione che lascia fuori anche uomini di tutto rispetto di altri
partiti tra cui, uomini del livello di Mario Bardelli, leader battagliero e puntuale dellopposizione comunista e poi deputato e di Guido Torriani, socialista, un manager prestato alla politica.
Sono stati privilegiati i sindaci, nonch gli uomini che sono apparsi particolarmente significativi
o per la loro storia o per il loro ruolo giocato in Giunta.
Un campione tutto al maschile. Non mancano, tuttavia, le donne.

La casta

227

Per ben 18 anni il Palazzo pressoch monopolizzato dai maschi: le uniche presenze femminili, tutte della Dc, sono rappresentate da Marinella Terni de Gregorj, assessore per 19 anni,
Veturia Sabattini (che, per, si dimette nellarco di pochi mesi, lasciando il posto ad Archimede
Cattaneo) e Lina Benelli. Nel 1964 compare la prima donna comunista, Francesca Marazzi
(con lei, oltre alla contessa Terni de Gregorj, Ester Carubelli). Nel 1970, nonostante la stagione
del Sessantotto si sia gi avviata, la rappresentanza femminile non solo non cresce, ma si riduce
(Luigina Cadregari per la Dc e Egle Cattaneo per il Pci). solo nel 1975 e nel 1980 che il
vento della contestazione locale lascia i suoi frutti: la componente Dc scompare e la presenza
comunista nel 75 sale a tre unit (tra cui una giovane donna, Paola Cadregari, proveniente
dal Movimento studentesco, che affiancata nel 77, in seguito alle dimissioni di Agnese Gramignoli Baselli, da unaltra giovane della stessa provenienza, Rosanna Tedesco) e nel 1980 a
quattro (oltre alla storica Francesca Marazzi e a Rosanna Tedesco entrano per la prima volta in
consiglio comunale due esponenti di punta del dissenso cattolico: Anna Maria Corradi Trogu e
Anna Maria Zambelli Lopopolo). Con lingresso nel 1980 della socialista Clara Boggi Vecchia
la rappresentanza femminile tocca quota cinque ed tutta rossa. Nel 1985 la presenza delle
donne comuniste scende a due (Francesca Marazzi e Anna Maria Zambelli Lopopolo) e nel 90
addirittura a una (Valeria Tacca). In compenso nel 1985 fa il suo ingresso la liberale Andreana
Albergoni e nel 90, dopo 15 anni di assenza, ricompare unesponente della Dc, Antonella Ferrigno. Nella stessa tornata amministrativa del 90 entra, in qualit di rappresentante della Lega, la
prof. Delia Magnani Donadio. Nel 1993 il ciclone Lega provoca un cambiamento radicale: tre
sono le rappresentanti della stessa Lega (Maria Vittoria Gaiotto, Patrizia Zagheni sui banchi del
consiglio comunale e Miranda Maini, assessore (che pi tardi sar affiancata da unaltra donna,
Pierangela Stefanelli, in sostituzione del dr. Fabrizio Zaniboni), mentre la presenza della sinistra
si riduce a una unit (Valeria Tacca). Nel 97 e nel 2002, nellera Ceravolo, si torna agli equilibri
precedenti: lo schieramento di centro-sinistra riesce a portare nel palazzo una nutrita pattuglia
di donne: Anna Rozza, Tiziana Stella, Giovanna Barra nei ruoli di assessori e Sara Maffi, Graziella Della Giovanna, Mimma Benelli, Melissa Lanzoni ed Emanuela Piloni come consigliere.
Si tratta, tuttavia, di una pattuglia che troviamo nellarco di due tornate amministrative: gli
assessori non sono mai pi di due e i consiglieri-donne solo in una fase arrivano a quota cinque.
I consiglieri-donne, quindi (se teniamo presente che dal 93 il totale dei consiglieri scende a
30), costituiscono una percentuale che va dal 10 al 13,33%, di gran lunga sotto la stessa media
nazionale e sotto anche la media regionale (il 14% nel 2007)118. il caso di sottolineare che la
parte del leone la giocano fino al 1990 la Dc e il Pci (tra i partiti storici il Psi il pi avaro in
quanto ha un unico fiore allocchiello e per un tempo relativamente breve). Nella lunga stagione
Ceravolo, poi, assistiamo a un monopolio dello schieramento di centro-sinistra. Siamo in presenza di donne che provengono da ambiti diversi: dallassociazionismo cattolico al Sessantotto
(sia di matrice cattolica che marxista), dal sindacato alla Consulta dei giovani, dalla scuola alla
libera professione.
Una presenza femminile politicamente impegnata, sempre modesta, ma percentualmente
pi considerevole, vi pure negli altri enti pubblici. Negli organismi di gestione dellUssl 53

228

Appunti di viaggio

troviamo nei suoi primi anni di vita (1981-1983) Ada Stringhi (sostituita lanno successivo
da Paola Cadregari) e Gabriella Rinaldi e nel 91 Concetta Locatelli e Valeria Tacca. Vi sono
donne anche nella gestione dellIstituto musicale Folcioni: la prof. Mila Donati Verza lo fa
addirittura per ben 27 anni; nel 1977 la volta di Vanna Renzi e Rosanna Tedesco; nel 1981
di Mariangela Torrisi e nel 91 di Anna Schira e Anna Meleri. Una donna presente anche nel
consiglio di amministrazione degli Istituti di Ricovero: la direttrice didattica Elena Quilleri.
Nellazienda farmaceutica comunale, poi, le donne assumono addirittura la presidenza: il caso
della dott. Anna Mancastroppa e della prof. Paola Strada.
Particolarmente vivace, inoltre, la presenza femminile nel Centro Culturale S. Agostino:
gi nel 1961 nella commissione biblioteca troviamo due donne (Ester Carubelli, sostituita poi
da Carla Burri, e Iris Mandricardi Torrisi; il numero sale a 3 quando si dimette Sergio Borrini
che viene sostituito da Iride Zonno). Nel 1970 le donne sono 3 su 8 componenti: Anna Maria
Corradi Trogu (vice-presidente), Elena Zonno e Rosaria Italiano (in un secondo momento si
aggiunge Giuliana Panzeri Strada). Donne ci sono anche nella commissione museo: una, Graziella Fiorentini, su sette membri nel 1961 (nel 63 al posto di Corrado Verga si insedia Carla
Burri). Poi per 14 anni le donne spariscono. Nel 1984 si registrano due donne (su cinque membri): Ida Zucca e Laura Di Pierro. Nel 1977 si costituisce ununica commissione del Centro
culturale formato da 17 componenti di cui quattro donne (Anna Maria Corradi Trogu, Graziella Della Giovanna, Ornella Thevenet e Adele Braguti). Mariangela Torrisi la ritroviamo pure
nella commissione manifestazioni sia nel 1984 che nel 1990 quando la stessa Torrisi diventa
presidente. I numeri sono sempre sostanzialmente piccoli, ma in alcuni ambiti e in determinati
momenti la percentuale cresce in modo rilevante arrivando fino al 50%.
Lo stile delle donne
Una conquista per le donne essere elette nella massima assise cittadina e pure un motivo
di orgoglio, ma la politica in rosa tutta una strada in salita: una volta dentro, infatti, le
donne devono fare uno sforzo sovrumano per guadagnarsi un loro ruolo. Lo confessano due
consigliere che in Consiglio comunale a Crema ci stanno per un bel po di tempo (due o
tre tornate amministrative): Anna Maria Zambelli e Graziella Della Giovanna, due donne
tuttaltro che sprovviste e digiune di politica (nel senso pi nobile del termine). Anna Maria
Zambelli comincia a maturare lattenzione ai problemi degli altri nel suo ruolo di dirigente
diocesana dellAzione Cattolica ( responsabile della sezione femminile degli studenti: cos
impegnata in questo ruolo che le viene proposto di trasferirsi a Roma per proseguire lattivit
a livello nazionale), vive intensamente la stagione del Concilio e del dissenso cattolico, partecipando con passione alle esperienze di Mani Tese e di scuola perch. Per anni poi unattivista sindacale: un lungo periodo di maturazione alla fine del quale ritiene di avere in mano
tutte le carte in regola per fornire il suo contributo personale alla soluzione dei problemi
della comunit. Ma limpresa ardua e, almeno nella prima fase, piuttosto frustrante: ha la
netta sensazione che sui banchi dellopposizione il farsi ascoltare sia il massimo che si possa

La casta

229

ottenere (solo in sede di commissione avverte di poter lavorare, anche se poi i risultati non ci
sono). negativamente colpita, inoltre, dal tono di sicurezza con cui alcuni consiglieri vendono le loro verit assolute, come colpita dai loro discorsi-fiume, decisamente logorroici,
la cui durata assolutamente sproporzionata rispetto ai contenuti espressi. Lei ha un altro
habitus mentale maturato al sindacato: dellavviso che i discorsi debbano essere essenziali e
capaci di aggredire direttamente i problemi; altrettanto convinta, poi, di non avere alcuna
verit in tasca da vendere agli altri bella confezionata. Lesperienza le risulta, comunque,
nonostante le sue ombre, complessivamente positiva: ha la grande opportunit di apprezzare
i problemi di natura amministrativa e di toccare con mano lo spirito di servizio dimostrato
anche se in modo diverso da tutti i consiglieri. Gi: lo spirito di servizio. Lei non ha alcuna
sensazione di far parte di una casta (tra laltro costretta a sobbarcarsi spesso il costo della
baby-sitter quando ha le bambine piccole). Ha modo di capire, poi, per quanto riguarda la
sua esperienza limitata nel tempo, che il meccanismo di selezione del personale del Comune
sostanzialmente sano: spesso sono gli stessi candidati al concorso che non si preparano in
modo adeguato con la scusa che le carte sono truccate.
Un lungo percorso pre-politico effettua pure Graziella Della Giovanna. Anche lei vive con
passione i fermenti generati dal Concilio, in particolare lapertura ai problemi degli ultimi,
degli oppressi, unapertura che si intensifica con limpegno nella Fuci alla scuola di don
Agostino Cantoni, con lesperienza di Mani Tese e, ancor pi, al Piccolo di Milano quando
scopre il teatro di rottura di Bertold Brecht, un autore che diventa poi loggetto della sua
tesi di laurea. Una vera e propria escalation che culmina nellavventura per certi versi esaltante di Teatro Zero a Crema e limpegno a favore del simbolo della contestazione, la prof.
Margherita Marmiroli. Il tutto al di fuori di qualsiasi riferimento partitico. Negli anni 70
viene cooptata nella commissione teatro del Centro Culturale S. Agostino. linizio del suo
percorso nelle istituzioni: terminata la sua formazione, ora deve dare il suo contributo e lo d
non solo col suo bagaglio ideale, ma anche mettendo a disposizione le sue competenze professionali acquisite in ambito teatrale. Sono anni, questi, di lavoro febbrile a fianco di persone
di indubbia qualit (dal presidente Luigi Fiameni alla collega Anna Maria Corradi Trogu).
Nel 1995, dopo un lungo periodo di assenza dalle istituzioni pubbliche, entra in consiglio
comunale: vi entra in sordina, prendendo il posto della giovane Valeria Tacca. Un impatto,
anche il suo, tuttaltro che esaltante: letteralmente disorientata nel percepire spesso un sensibile scarto tra le parole pronunciate e ci che davvero si pensa; fa fatica a giocare il ruolo di
opposizione; ha la netta sensazione, poi, che ai maschi sia lecito fare sparate, mentre le
donne vengono messe alla gogna se non sono documentate al 100%. Il Consiglio comunale
una scuola e anche lei impara: si informa scrupolosamente su tutto e interviene solo quando
del tutto sicura sul tema. Nei suoi interventi, poi, tira fuori tutte le tecniche che ha imparato
nel ruolo di attrice, comprese le pause al momento giusto e le provocazioni, per riuscire a
strappare lascolto.
Dal 2000 il clima cambia: si trova a far parte della maggioranza e per lei iniziano anni decisamente coinvolgenti in cui d tutto quanto pu dare sia per la soluzione di singoli problemi

230

Appunti di viaggio

(in particolare quelli che attengono alle sue competenze - dallo statuto del San Domenico
ai problemi scolastici -) sia per quanto riguarda lo stile: in quanto donna, infatti, in pi
occasioni stigmatizza la violenza verbale a cui fanno ricorso alcuni consiglieri (il rispetto delle
persone si manifesta - secondo lei - anche con luso delle parole) e lutilizzo strumentale del
consiglio comunale da parte di soggetti che vogliono solo conquistare visibilit.

231

unarte difficile
Bisogna stimare come massimi doveri, rispetto a tutto il resto,
quelli che rispondono allinteresse della citt,
affinch sia ben amministrata,
e non bisogna caldeggiare le rivalit oltre il conveniente.
(Democrito, fr. 252)

Lemergenza
Una voglia di pulizia
Unarte nobile la politica: la pi alta forma di carit. Vediamo ora come i nostri politici la
esercitano. A partire dagli uomini del Cln.
Un ruolo gravoso quello del Comitato di liberazione nazionale: fare piazza pulita del fascismo
e preparare la strada alla democrazia. Un ruolo che svolge animato da una forte tensione ideale e
morale, talora addirittura con un eccesso di zelo. Sono giorni di euforia quelli immediatamente
successivi alla Liberazione, ma anche giorni in cui esplodono, vecchi rancori, vendette: i
rastrellamenti dei renitenti alla leva e il loro invio in Germania sono ancora ferite aperte, come
ferita ancora bruciante la fucilazione di quattro patrioti. Da qui un furore iconoclastico
pi che comprensibile. Da qui una vera e propria caccia ai fascisti, non dei fascisti qualunque,
ma di quelli che hanno collaborato col Regime in ruoli di responsabilit, degli stessi autori
dei rastrellamenti e della esecuzione al campo sportivo. Una voglia di pulizia che gli uomini
del Comitato di liberazione nazionale con sede a Crema condividono, ma di cui hanno pure
in qualche misura paura: temono linciaggi, violenze al di fuori di ogni regola democratica.
Sanno di avere un compito tuttaltro che agevole, quello di assicurare i colpevoli alla giustizia,
ma nel pieno rispetto dei diritti dellimputato consacrati dal common law anglosassone:
giustizia nellalveo del liberalismo, senza alcun cedimento alla giustizia popolare della tradizione
giacobina. Principi a cui cercano di attenersi in modo rigoroso e che intendono far rispettare:
lo dimostrano sia nella fase dellarresto dei repubblichini che nella redazione del verbale a loro
carico (con tanto di capi di imputazione, confessione, firma dellinteressato). E dimostrano
riconoscendo anche gli errori compiuti nel compilare le liste di proscrizione: scarcerando non
pochi fascisti1.
Tra questi, il pittore Federico Boriani: accusato di far parte delle Brigate nere e di essere il
vignettista2 della stampa di regime (prima sulla Voce di Crema, poi su Il popolo di Crema), viene
arrestato, tradotto alla caserma della Provvidenza dove rimane una ventina di giorni per poi

232

Appunti di viaggio

essere liberato. Ecco, dopo oltre sessantanni dal fatto, la sua versione. Lui giura: non solo non
ha mai fatto parte delle Brigate nere, ma non mai stato iscritto al Fascio3, n prima n dopo il
25 luglio. Non solo: sempre stato un antifascista. Cos riepiloga quel tragico periodo. Quando
nel 1938 il regime fascista ha emanato le leggi razziali, egli ha avuto subito una reazione di forte
rifiuto: considerava tali leggi come una delle pi grandi bestialit commesse dal fascismo
(tra laltro, per il suo interessamento che lo studio dello zio 4, scenografo e pittore Antonio
Pressi, in cui lavorava ha ospitato per due anni una ragazza ebrea5, Morena Morescanti, a cui
le leggi razziali avevano impedito di continuare a frequentare il Liceo Manzoni). Quando, poi,
il 10 giugno 1940 Mussolini ha deciso di trascinare lItalia in guerra, egli non solo non ha
creduto nellalleato tedesco (gli italiani nutrivano ostilit nei confronti della Germania fin dalla
Grande guerra), ma ha avuto la netta sensazione che lItalia avesse compiuto una scelta suicida.
Tra i trofei portati in corteo dagli antifascisti il 26 luglio 1943 e destinati ad essere bruciati in
piazza Duomo cera, s, un suo quadro6 sulla battaglia del grano, ma questo non indica nessuna
collusione col fascismo: lui, pittore7, ha partecipato come tanti (tra cui Biondini e cos pure
altri giovani che faranno molta strada nel regime democratico) a un concorso a Cremona,
nulla quindi di cui discolparsi. Le sue vignette, poi, a favore del regime sia su La Voce di Crema
che su Il popolo di Crema costituivano una prestazione professionale artistica regolarmente
retribuita8, una prestazione con cui non ha mai abdicato alla sua coscienza (questo vale sia per le
vignette anti-comuniste che per quelle contro la monarchia). Se poi ha aiutato il fratello fascista
(che ha aderito alla Repubblica di Sal solo per poter uscire da un campo di concentramento
tedesco e rientrare in Italia) andando a prenderlo a Desio e portandolo in bicicletta a Cusano
Milanino da parenti, lha fatto per evitargli una possibile esecuzione sommaria. Tutto qui. Non
ha dunque avuto alcuna corresponsabilit e questo stato dimostrato dallavv. Guido Crivelli9.
Unica consolazione: uscito dal carcere, ha avuto la soddisfazione di avere in consegna da parte
del sacerdote della Resistenza locale, don Ferdinando Mussi, la pistola dellavv. Agnesi, un vero
e proprio trofeo.
Di sicuro, nella convulsa situazione del tempo, qualcosa sfugge al Comitato: lex podest di
Crema, lavv. Enrico Mansueto, viene condotto alla caserma della Provvidenza a suon di pedate
nel sedere; in caserma vi chi balla sul corpo di un fascista, chi picchia col calcio di una pistola,
chi infilza degli spilli sotto le unghie10; qua e l, poi, sia nelle frazioni che nei paesi, qualche
partigiano o sedicente tale si sfoga con sadismo (a Crema alcuni partigiani, a caccia di un noto
fascista mettono al muro col mitra puntato i componenti della sua famiglia11); la commissione
di fabbrica della Ferriera, infine, arriva a sospendere dal lavoro per due anni senza stipendio
un impiegato con a carico nove figli.
Mani sporche di sangue
Peccati tutto sommato comprensibili. Incomprensibile invece un peccato gravissimo
commesso dallo stesso Cln, in barba ai nobili principi sbandierati: la fucilazione il 29 aprile di
quattro fascisti (Clorinda Boffelli, Eugenio Carniti, Alfredo Della Torre e Manlio Rovescalli)

Unarte difficile

233

un vero e proprio peccato originale che segna drammaticamente i primi passi della democrazia,
una sorta di autodaf, di fuoco purificatore. Una decisione tragica, espressione - vero - della
durezza dei tempi, ma politicamente e moralmente condannabile. Unintransigenza feroce del
tutto ingiustificata: limpronta della componente comunista della Resistenza che esprime la
ferma volont di dare subito una lezione esemplare prima che il tempo stemperi lodio, una
lezione che ha il compito di dare il segnale inequivocabile e deciso della chiusura di unepoca e
dellapertura di unaltra12. Da qui laffannosa ricerca e individuazione delle vittime da sacrificare
sullaltare della rigenerazione (s: la morte che partorisce simbolicamente una nuova vita). Non
ha importanza se tali vittime siano delle mezze cartucce13 e se nessuna di queste abbia la
responsabilit dei capi e non ha neppure importanza che una di loro sia una donna madre di una
bimba e, per di pi, quasi sicuramente incinta. il caso di Clorinda (conosciuta come Linda)
Boffelli14, una ausiliaria. Nella documentazione del Cln non vi uno straccio di verbale con capi
di imputazione a suo carico. Il libro 50 anni fa si limita a dire che siamo di fronte a unagitatrice
tra le pi in vista accusata, come gli altri, di aver compiuto rappresaglie sui partigiani15.
Unausiliaria probabilmente come le altre16. Forse (il sospetto legittimo, inquietante) stata
selezionata per la sua storia damore con Eugenio Carniti, una sorta di Claretta Petacci di casa
nostra, destinata - appunto come la Petacci - a morire col suo amante. Un amante, questo s,
con responsabilit pesanti sulle spalle. Ecco quanto emerge dalla documentazione (in questo
caso copiosa) del Cln: squadrista sergente del battaglione Mario Brezzolari di Crema; per
tre mesi in Piemonte per operazioni militari di rastrellamento al seguito del cap. Giovanni
Torrisi (ruolo che gli fa prendere molti premi); entra su proposta del commissario politico
avv. Giovanni Agnesi nelle Brigate nere; fa parte del plotone di esecuzione dei quattro patrioti
fucilati al campo sportivo il 29 novembre 1944; lui che - secondo la deposizione successiva di
Giovanni Agnesi - fa i primi nomi degli ostaggi di Crema (personaggi destinati a rispondere in
caso di uccisione di fascisti e di partigiani); un elemento rissoso secondo lex comandante delle
Brigate nere, dopo le dimissioni di Agnesi, Armando Caranci.
Responsabilit sulle spalle ha pure Alfredo Della Torre: stando alla deposizione del padre
di uno dei patrioti17 caduti a Capralba (Pala Franco), uno dei camerati che lhanno seviziato
prima della fucilazione; lo stesso Della Torre, poi, ha dichiarato di avere ucciso il prigioniero di
guerra greco Demitrios Dermaraiolo a S. Stefano il 17 giugno 194418.
Il vigile Manlio Rovescalli, infine, risulta nellelenco dei componenti le Brigate nere,
nella squadra scelta da Giovanni Agnesi il 23 giugno 1944 per controllare elementi sospetti
provenienti da altre Provincie19, nel plotone di esecuzione dei quattro patrioti fucilati al
campo sportivo il 29 novembre 1944 e, stando a uninformativa del 16 giugno 1945 redatta
sicuramente dal Cln di Crema, nella squadra dazione Skorzeny20.
Colpevoli, indubbiamente, ma tutti quadri intermedi della nomenklatura fascista, quadri
guidati dai capi o, comunque, alla loro scuola, tutti meritevoli di essere deferiti al Tribunale
di Cremona per essere regolarmente processati e giudicati rispettando il loro diritto alla difesa.
E invece no. La decisione di fucilare i quattro piuttosto travagliata in seno al Cln. Il conte
Lodovico Benvenuti, esponente della Dc, spalleggiato da don Ferdinando Mussi, il prete della

234

Appunti di viaggio

Resistenza cattolica, pone precise condizioni per la sua adesione: no a unesecuzione sommaria,
no allesecuzione in un luogo sacro qual la piazza Duomo, no alla fucilazione di Clorinda
Boffelli. Ma alla fine, forse, firmano tutti per la condanna a morte (il presidente Mario Perolini
firma solo a patto che tutti firmino)21. Cos le quattro vittime designate vengono immolate.
Un atto tremendo: la democrazia nasce versando sangue. Un rito macabro22: quattro come
i partigiani fucilati dai fascisti nello stesso campo sportivo23. Il tutto senza lasciare tracce e
delegando ad altri (senza quindi sporcarsi le mani) lesecuzione24.
Sono quasi solo loro a pagare con la vita25. Tutti gli altri si salvano26: anche il cap. Giovanni
Torrisi, comandante della squadra dazione Skorzeny responsabile di rastrellamenti di
partigiani in Piemonte; anche Annibale Valvassori che in qualit di maggiore della Gnr ha
evaso 19 pratiche riguardanti larresto e la traduzione in Germania ai campi di lavoro di ben
53 persone ed ha partecipato allarresto di tre prigionieri; anche lo stesso numero uno, lavv.
Giovanni Agnesi, che viene s condannato a morte (mediante fucilazione nella schiena), ma
poi fugge dal carcere, ripara per alcuni anni in Tunisia per poi rifugiarsi a Milano dove morir il
9 febbraio 195327. E non pagano neppure coloro che dalla guerra hanno tratto lauti guadagni.
Cos scrive con amarezza Nunzio Strada nellimmediato dopoguerra (12 giugno 1945): C chi
ritorna dai campi di prigionia o dalla guerra, chi ha perso i migliori anni di vita e non trova che
motivi di sconforto o di risentimento. C chi lavora e si sbraccia e si scervella e non ha di che
vivere. Larricchito, invece, il grosso capitalista che ha sostenuto la guerra a suo unico beneficio,
quegli che ha avuto in tutti questi anni la possibilit di guadagnare se la gode ora beatamente,
indifferente allindigenza che lo circonda. Molta incomprensione circola tra le varie classi, un
astio sordo e represso, fomentato dagli enormi squilibri di fortune proprie di questi disgraziati
30 anni, acuito dalla mancata epurazione di quei fascisti che, grazie al loro sporco denaro, si
sono resi gi invulnerabili28.
Un unico peccato (anche se gravissimo). Per il resto il Cln gestisce lemergenza con saggezza29:
a Crema non accadono episodi incresciosi che succedono altrove (anche in localit vicine a noi).
Ma la questione dellepurazione non si chiude qui: diventa un tormentone anche nella Giunta
provvisoria del Cln30, un contrasto lacerante. il vice-sindaco Guido Crivelli, avvocato, che vota
clamorosamente contro il deferimento dei due noti fanatici del Regime fascista (don Augusto
Cambi, direttore della Biblioteca municipale e il cav. Luigi Fasoli, direttore dellUfficio del
dazio) alla Commissione provinciale31.
Una grande occasione perduta, ma anche una lezione di stile
Un tormentone diventa pure limposta di famiglia. La Giunta provvisoria espressa dal Cln
approva un provvedimento in proposito nel novembre 1945, ma poi, a causa di divergenze
interne, lo tiene nel cassetto per mesi. Un congelamento imperdonabile, unoccasione unica
del tutto perduta: con le elezioni del 6 ottobre 1946, infatti, le preoccupazioni elettorali si
impongono. la Dc, in particolare, che, spiazzata a sinistra (la maggioranza che esce dalle
urne costituita dal Blocco repubblicano32), ha tutto linteresse a conquistare il consenso dei

Unarte difficile

235

ceti medi e quindi a intercettare i malumori che provoca limposta in questione. A raccogliere
e amplificare le proteste dei contribuenti pi che la componente dc in consiglio comunale il
giornale di partito. La Dc istituzionale, pur chiedendo alla Giunta equilibrio, d la sua massima
disponibilit: Non collaborare ove richiesto dallinteresse cittadino sarebbe una diserzione33.
Un atto ufficiale di grande responsabilit, unapertura che la maggioranza raccoglie istituendo
una commissione costituita dai rappresentanti di tutte le categorie professionali con lobiettivo
di effettuare le necessarie correzioni per poi consentire ai contribuenti di presentare leventuale
ricorso. Una sorta di intesa bipartisan pi che opportuna in tema di tasse. Unintesa che, tuttavia,
non produce risultati significativi: il gettito dellimposta di famiglia di gran lunga inferiore
alle aspettative. La classe politica fa appello al senso civico, al dovere di pagare le tasse,
ma questi appelli cadono nel vuoto: i ricchi, anche coloro che hanno approfittato del regime
fascista per fare profitti, anche coloro che si sono enormemente arricchiti con la borsa nera
(le iene umane), di fatto non pagano. Neppure lemergenza del dopoguerra li scuote. Cos
gli evasori cantano e la povera gente piange e paga anche per i ricchi. La patata bollente passa
successivamente dallAmministrazione rossa a quella bianca34, ma i risultati non cambiano:
lo stesso neo sindaco Virgilio Pagliari stigmatizza la tenace resistenza opposta dai contribuenti,
specialmente dai maggiori35.
Le emergenze del dopoguerra sono anche altre: il dramma dei disoccupati, uninflazione che
tocca il suo acme nel 1947 e che falcidia pesantemente il potere di acquisto, la scarsa offerta di
beni di prima necessit e del combustibile e il connesso problema della borsa nera, la fame di
case (gli stessi sfollati che sono ammassati allex caserma Renzo da Ceri vivono in condizioni
igieniche e di promiscuit allarmanti). Tutte emergenze che lAmministrazione comunale
affronta con determinazione: lo fa gestendo con efficacia gli aiuti internazionali (farina, carne in
scatola, latte in polvere, cioccolato fondente, lana, cotone); assumendo in proprio uniniziativa
gi presa dal Cln, il Ristoro invernale: (saloni caldi e un piatto di minestra due volte al giorno
per la gente pi povera); risolvendo almeno in parte il problema disoccupazione mediante lavori
pubblici (linterramento della roggia Rino al fine di realizzare unarea da destinare a mercato
pubblico, la sistemazione di strade, la ricostruzione del mercato del bestiame...); acquisendo
a nord della citt unarea su cui costruire almeno 40 alloggi popolari a cura dellIstituto case
popolari di Cremona (il primo nucleo di Crema Nuova: presto verranno realizzate abitazioni
a cura di cooperative parzialmente finanziate dalla Banca Popolare di Crema e dalla societ
Everest per i propri dipendenti). Si tratta, naturalmente, di interventi di pronto soccorso
per finanziare i quali il comune ricorre a tutti i mezzi possibili: vende perfino dei tratti di
mura, aliena terreni pubblici, emette un prestito comunale garantito dal gettito dellimposta
di famiglia, si indebita presso la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde e batte cassa a
Roma grazie alla mediazione dellon. Lodovico Benvenuti. Un lavoro encomiabile grazie alla
intelligente e pragmatica gestione in primo luogo del sindaco avv. Sinigaglia e poi di tutti gli
assessori. Ma il merito anche della minoranza che offre la sua collaborazione responsabile. La
tensione unitaria che ha animato il Cln in qualche misura continua nella fase dellemergenza:
pi nella sede istituzionale del consiglio comunale che a livello di stampa. La stampa, sia di area

236

Appunti di viaggio

cattolica che quella di sinistra, faziosa, puramente propagandistica. Talvolta, vero, gli echi di
questa arrivano anche in consiglio comunale, ma i rappresentanti del popolo fanno ogni sforzo
per essere al di sopra delle parti. E questo accade anche durante la rovente campagna elettorale
che prepara le elezioni del 18 aprile 1948: il consigliere comunale dc Giovanni Pagliari dichiara
in consiglio che lAmministrazione comunale ha sempre agito col massimo scrupolo e nel
miglior interesse della cosa pubblica36. Una lezione di stile dimostrata in un momento in cui
fuori dal Palazzo la bufera anticomunista divampa con toni apocalittici. Cos scrive, ad esempio
il nuovo Torrazzo il giorno stesso delle elezioni: Ricordati (cristiano): se non voti, voti per il
comunismo, se voti per il Fronte, voti per il comunismo. Se voti per il comunismo, tradisci
la tua fede, perdi la tua libert, consegni la tua Patria alla Russia37. Una lezione di stile che
prosegue anche dopo la dbacle del fronte social-comunista. Il sindaco Sinigaglia in consiglio
comunale prende atto della sconfitta e dichiara la sua disponibilit a un rimpasto di Giunta
allargandola alla collaborazione della minoranza.
Un fair play istituzionale che, tuttavia, man mano si sgretola. La rottura si consuma il 10
ottobre 1949 quando la componente dc si dimette clamorosamente dal consiglio comunale.
Il pretesto: la concessione dei giardini pubblici per la festa de LUnit (concessioni analoghe
vengono effettuate da amministrazioni bianche del territorio). Ormai sono le logiche di
partito che si impongono. Nulla di scandaloso, certo: logiche che altro non sono che il riflesso
della guerra fredda. Una guerra che spacca anche la stessa maggioranza (a fronteggiarsi sono in
particolare il saragattiano Serina e il comunista Galmozzi, accusato luno di essere guerraiolo
e laltro agente di Mosca) e che lacera pesantemente il nuovo consiglio comunale eletto il 27
maggio 1951 che vede ribaltati i ruoli di maggioranza e minoranza38.

Il buon governo
Il palazzo comunale diventa teatro di scontro, un vero e proprio ring di fazioni opposte,
di nuovi guelfi e ghibellini. Ma le polemiche, anche teatrali, spesso aizzate dalla stampa, non
impediscono scelte importanti a favore della comunit: il sindaco comunista Sinigaglia39 che
dopo avere esaminato i sistemi impiegati a Piacenza e a Fiorenzuola, avvia la trattativa con
la ditta Bonizzoni & Bernardi per la fornitura del gas metano ad uso domestico; il sindaco
democristiano Virgilio Pagliari che, dopo aver perseguito con tenacia il modello dellazienda
municipalizzata (un modello pi in sintonia con la tradizione di sinistra che di centro), preso
atto dellimpossibilit di accedere a un mutuo di 100 milioni di lire, firma la convenzione con
la ditta Bonizzoni & Bernardi col consenso della stessa minoranza ( il giugno 1952).
Virgilio Pagliari, diploma di maestro, ma segretario comunale di professione, una lunga
formazione alle spalle allinterno dellAzione Cattolica e gi navigato come consigliere comunale,
dimostra subito di gestire lAmministrazione comunale con intelligenza e saggezza. Pragmatico,
poco interessato ai dibattiti sui massimi sistemi e, invece, molto attento alle cose da fare, non
solo porta a termine iniziative gi prese dalla Giunta rossa (vedi anche interventi nellarea che
diventer Crema Nuova), ma spiana la strada ad altre opere importanti: la sede dellOnmi, il

Unarte difficile

237

mercato coperto, la colonia fluviale, il reparto Tbc dellOspedale. Riesce, inoltre, a strappare il
consenso della minoranza sulla revisione della pianta organica del comune di Crema40.
Un mito che non abbaglia solo i comunisti
Nel 1956 il testimone passa al nuovo sindaco prof. Giacomo Cabrini41, anche lui con una
lunga militanza nellAzione Cattolica. Tra i suoi primi discorsi forti, quello in cui esprime la
pi indignata deplorazione per i luttuosi fatti di Ungheria dove i carri armati sovietici hanno
soffocato nel sangue la libert spontaneamente reclamata dal popolo intero: operai, studenti,
contadini, soldati ed intellettuali. E aggiunge: i gloriosi caduti, col loro sacrificio, hanno
detto al mondo intero che libert e giustizia sono forze insopprimibili dellanimo umano
e, quanto pi vengono a lungo represse, tanto pi, custodite gelosamente nella coscienza
esplodono con violenza appena se ne presenti loccasione. I figli di quel coraggioso popolo,
con la loro resistenza, hanno rivelato ancora una volta, il terribile volto disumano di ideologie
dittatoriali, le quali non solo sopprimono la libert, ma non riescono neppure ad assicurare quel
minimo di benessere che garantisca un vivere civile42. Conclude, infine, esprimendo lamarezza
provata di fronte al comportamento dimostrato dai comunisti italiani (di un partito che pur
si dice italiano).
Un attacco duro con cui il primo cittadino esprime lo sconcerto dellopinione pubblica. Un
attacco che isola drammaticamente i due comunisti presenti in aula (Galmozzi e Bardelli43).
Lisolamento particolarmente marcato quando i consiglieri, alle parole del sindaco Noi ci
inginocchiamo di fronte ai gloriosi caduti dellUngheria, si alzano in piedi per rendere loro
omaggio mentre i due comunisti in questione rimangono seduti. Lattacco condiviso dai
socialisti. Galmozzi cerca di difendersi come pu (mentre i consiglieri di maggioranza escono
dallaula), ma la sua una difesa disperata. Certo, in tutta loperazione non manca luso politico
della tragedia ungherese. Lo si vede chiaramente nel testo dello.d.g. proposto dal sindaco in cui
non solo si eleva la pi fiera protesta e lo sdegno contro laggressione delle truppe sovietiche,
la pi brutale, crudele e cinica che la storia dei popoli civili ricordi, ma si fa appello a tutti i
cittadini onesti ed amanti della pace perch ogni compromesso e legame col Partito comunista
siano troncati da tutti coloro che non sono iscritti e simpatizzanti di quel Partito proprio
perch i comunisti italiani approvando ed esaltando gli eccidi dellarmata sovietica si sono
fatti corresponsabili del massacro e delloppressione del popolo magiaro rendendosi con ci
stesso estranei non solo alla coscienza nazionale ma alla solidariet umana. Una inequivocabile
strumentalizzazione di una tragedia, tant che gli stessi socialisti non votano a favore dello.d.g.,
ma si astengono. Unumiliazione, comunque, per i comunisti.
Alle spalle hanno una storia nazionale di tutto rispetto: sono loro la forza portante della
Resistenza, tra i pi convinti fautori di un governo di unit nazionale per fronteggiare il nazifascismo, il partito di sinistra pi aperto alle istanze dei cattolici (vedi lapprovazione dellart.
7 della Costituzione), pi tollerante nei confronti degli ex fascisti pentiti e pi radicato nella
classe operaia. E questo anche a Crema: nella Resistenza di casa nostra tra i pochi partigiani

238

Appunti di viaggio

veri (non quelli cresciuti come funghi dopo il 25 aprile), si distingue proprio Galmozzi. La
Giunta di sinistra, poi, guidata dal comunista Clemente Sinigaglia (Giunta di cui Galmozzi un
giovane assessore) opera bene e riceve lapprezzamento dalla stessa componente dc. I comunisti
escono di sicuro con le ossa rotte, assieme ai socialisti, dalle elezioni politiche del 18 aprile 1948,
ma convinti delle loro idee di giustizia sociale, moltiplicano il loro attivismo cercando spazi
crescenti nella societ civile (nei luoghi di lavoro, soprattutto). E lo trovano, ma pagano il loro
legame con lUnione Sovietica: questo il tallone di Achille che li rende deboli tutte le volte
che nello stesso consiglio comunale si affrontano tematiche internazionali. Il mito dellUnione
sovietica tarder a morire. Un mito di cui non sono prigionieri solo i comunisti: stregato dal
paradiso sociale sovietico pure un cattolico della statura di Guido Miglioli, molto conosciuto
nel nostro territorio per le battaglie a favore dei braccianti. Nel 1948, in piena campagna
elettorale, un consigliere democristiano tuttaltro che sprovveduto, qual Giovanni Pagliari,
pur criticando il sindaco per aver firmato il manifesto per la celebrazione della rivoluzione
sovietica, arriva a dichiarare pubblicamente che la rivoluzione dottobre stata uno dei pi
grandiosi avvenimenti della Storia, avendo realizzato nellOriente Europeo quei principi di
civilt e di giustizia sociale che le armate di Napoleone non erano riuscite a portarvi44. Un
alto esponente nazionale della Dc, alla morte di Stalin, non fa che esprimere il suo ammirato
stupore nei confronti di un uomo su cui rifletteva limpronta divina45.
Arriver per i comunisti lora della verit: accadr con lo strappo seguito a una nuova
repressione ad opera dei carri armati sovietici (a Praga). E quando arriver, sar per loro una
liberazione, ma non sar facile liberarsi di fronte allopinione pubblica del pesante fardello
rappresentato dal loro passato.
Due gioielli
Il neo sindaco Cabrini, classe 1918, laurea in scienze matematiche conseguita nel 42 alla
Statale di Milano, professore, ispettore dei Cln periferici per conto della Dc, direttore del
Segretariato moralit46, in consiglio comunale dal 1946, gi assessore alla Pubblica istruzione47,
guida una Giunta costituita da tecnici di valore (la contessa Marinella Terni de Gregorj, larch.
Beppe Ermentini, ling. Avio Vailati Venturi, il cav. Giuseppe Mazzocchi) e da due politici Archimede Cattaneo e Giambattista Nichetti - che hanno alle spalle una lunga formazione
nellassociazionismo cattolico48. Di sicuro prosegue il buon governo della precedente
amministrazione Pagliari, ma con un pizzico di fantasia in pi. Lo pu fare perch Crema, dopo
gli anni dellemergenza, ha gi alzata la testa con levento straordinario della fiera del settembre
1949 che ha mostrato con soddisfazione i suoi prodotti frutto dellintraprendenza e del lavoro.
Ecco due grandi operazioni che danno non solo prestigio alla citt, ma che incarnano pure
lesigenza della comunit di identificarsi in simboli forti: il restauro del palazzo comunale e
la realizzazione del museo civico. Il nuovo palazzo comunale (i lavori hanno inizio nel 59 e
terminano nel 62), su progetto dellarch. Perogalli e dellingegnere capo del Comune Silvio
Mosconi, diventa un vero e proprio gioiello architettonico e fa da pendant allaltro gioiello, il

Unarte difficile

239

Duomo, che proprio nello stesso periodo ritorna al suo antico splendore. Il Museo, poi (lidea
di utilizzare lex caserma Renzo da Ceri, nonch ex convento49, della contessa Ginevra Terni
de Gregorj50 e il progetto viene affidato a un urbanista della statura di Amos Edallo51), diventa
non solo la memoria della collettivit, ma anche il punto di partenza di un centro culturale (il S.
Agostino52) che vivr una grande stagione nei decenni successivi. LAmministrazione comunale,
per, non pensa solo alla conservazione della memoria e a un grande spazio per la cultura,
ma anche al futuro dello stesso territorio: ecco il piano di rinascita (approvato allunanimit
dal consiglio comunale) che prevede, tra laltro, il riconoscimento del Cremasco come area
depressa (giusto per richiamare investimenti industriali in modo particolare da Milano), il
potenziamento ferroviario e stradale e laccesso privilegiato - a un prezzo di favore - al metano
proprio perch estratto localmente. In tale ottica, dopo ladozione del Piano regolatore generale
(che il sindaco Cabrini tiene chiuso ermeticamente nel cassetto fino alla presentazione in
consiglio comunale) che prevede le aree industriali lungo la strada per Milano, in via Brescia e
in direzione di Cremona, si spiega anche lapprovazione dei piani di lottizzazione con un totale
di 5.200 nuovi vani. Crema, quindi, vive cos il suo boom edilizio. Il prof. Giacomo Cabrini,
inoltre, vuole fermamente un convegno sullo stato dellagricoltura nel cremasco, convegno che
si celebra nel 1960. In tale consesso presenta una dettagliata relazione sui pregi, ma anche
sui limiti strutturali della nostra agricoltura (leccessiva frammentazione, lo scarso livello di
meccanizzazione). Fa approvare, infine, listituzione a Crema di una sede staccata dellItis e
dellItc ragionieri e geometri di Cremona. Dopo di che, nellautunno del 62, esce di scena. Lo
fa con una motivazione nobile: in procinto di effettuare il concorso per preside, vuole evitare
che la sua carica possa in qualche misura procurargli un vantaggio. Da qui le dimissioni che
per lo stesso gruppo dc respinge. Il prof. Cabrini53, comunque, determinato: delega lassessore
Archimede Cattaneo e si assenta per qualche mese fino al febbraio 1963 quando le sue dimissioni
vengono accettate. Archimede Cattaneo, in assenza del sindaco, si prepara a ricoprirne il ruolo e
dimostra nei fatti di avere tutte le carte in regola per il grande balzo, nonostante la giovane et.
A marzo sindaco a tutti gli effetti: viene eletto con 15 voti favorevoli, 1 astenuto e 11 schede
bianche su un totale di 27 consiglieri.

La lunga e operosa era Cattaneo


Unoperazione-lampo unanime destinata a cambiare Crema radicalmente
Uscito di scena il professore54, entra lallievo ed entra per giocare il ruolo di protagonista della
vita politica cittadina fino al 1975: oltre un decennio.
Tra i suoi primi atti, lapprovazione del piano per ledilizia economico-popolare che prevede
la costruzione di 11.000 vani. Le elezioni amministrative del 1964 confermano la vittoria della
Dc e registrano alcune novit significative. Il consiglio comunale riceve una nuova linfa con
lingresso di elementi giovani un po in tutti i partiti: per la Dc la volta degli industriali Enrico
Villa e Filippo Rota, di quadri aziendali quali Mario Bettini, Albino Zucca e Francesco Mariani,

240

Appunti di viaggio

del prof. Luciano Geroldi e della esponente di primo piano delle Acli Ester Carubelli; per il Psi
di Egidio Chiodo, per il Pci di Francesca Marazzi e del giovanissimo Ermete Aiello55. Il numero
dei consiglieri, poi, avendo il comune superato la soglia dei 30.000 abitanti, passa da 30 a 40.
Archimede Cattaneo conferma - sulla stessa linea di Cabrini - il monocolore dc, ma nello stesso
tempo imbarca in Giunta alcuni uomini nuovi: Filippo Rota, Luciano Geroldi, Mario Bettini
ed Ester Carubelli. Una squadra con cui riesce a dare un deciso impulso allAmministrazione
dando il via - anche solo con la concessione della licenza edilizia - a una serie di opere nuove
e completamenti di opere gi esistenti: tra le altre, la costruzione di una nuova scuola media e
della nuova sede del Liceo classico, le tribune del campo sportivo, la pista di atletica di S. Maria
della Croce, la palestra del Pergoletto e, la pi importante, limponente edificio dellOspedale
nuovo (la prima pietra viene posata nellaprile del 1963 e lopera viene inaugurata nel 1969).
Opere pubbliche che non solo soddisfano bisogni collettivi, ma che cadono nel momento pi
opportuno: nel 64, infatti, anche Crema vive la prima recessione dallavvio del boom economico
ed necessario arginare la disoccupazione. Negli stessi anni 60 vengono portate a termine altre
opere importanti quali le sedi delle Poste e dellInam. Tutto passa al vaglio della commissione
edilizia presieduta per un certo periodo dallo stesso sindaco Cattaneo (molto sensibile alla
conservazione del patrimonio del centro storico e attento a evitare ulteriori brutture alla citt56).
In alcuni casi, poi, i progetti vengono vagliati dalla stessa Soprintendenza (in particolare, quello
relativo alla Multi, il primo supermercato di Crema che sorge in via Cavour). Tra i progettisti
locali si distinguono non solo per il numero dei progetti firmati, ma anche per la loro qualit
gli architetti Angelo Napo Arrigoni e Beppe Ermentini (questultimo firma, tra gli altri, i
progetti relativi alla Banca Provinciale Lombarda in piazza Duomo e allIna Assicurazioni di
via Matteotti).
Ma loperazione forse pi rilevante dellera Cattaneo quella che riguarda la societ Olivetti:
la variante del Piano regolatore generale57 che consente allazienda di Ivrea, che ha acquistato
unarea agricola, di costruire un nuovo stabilimento. Unoperazione che il sindaco conduce in
prima persona e su cui riesce ad avere il consenso non solo della Giunta, ma dellintero consiglio
comunale. Cos introduce i lavori della seduta storica del 27 giugno 1968: la variante sottoposta
al Consiglio comunale non incide sulla validit dello stesso Piano Regolatore. Daltro canto
laccoglimento di tale richiesta apre nuove prospettive per la nostra comunit ed in primo luogo
concorre alla risoluzione del problema delloccupazione58. Ed subito consenso generale. Anche
il comunista Ermete Aiello approva dichiarando che lindustrializzazione non costituisce solo un
fatto di progresso tecnico, ma anche sociale59. Non vi dubbio che loperazione rappresenti
un considerevole regalo allOlivetti che rileva unarea di circa 250.000 mq a prezzo agricolo,
un prezzo particolarmente basso perch il proprietario unico, per poi vederla trasformata in
area industriale (un regalo che frutter un guadagno considerevole quando la societ Olivetti,
chiuso lo stabilimento, la ceder a terzi), ma anche altrettanto indubbio che lofferta generosa
ha lobiettivo di scoraggiare la direzione di Ivrea dalla scelta di Codogno (lalternativa in gioco).
A favore di Crema giocano anche altri fattori: la professionalit delle maestranze locali nonch
limpegno preso dal sindacato a non tirare troppo la corda nella richiesta di allineamento

Unarte difficile

241

salariale e normativo con i dipendenti di Ivrea. Risultato primo delloperazione: un ingente


beneficio in termini occupazionali (anche se non si raggiungeranno i 5.500 dipendenti
previsti). Nellimmediato, tuttavia, non mancano ripercussioni negative: il nuovo stabilimento
ruba manodopera ovunque, non solo allagricoltura, ma anche alle piccole imprese i cui operai
preferiscono farsi licenziare per avere il posto sicuro e questo crea indirettamente anche un
aumento del costo del lavoro nelle stesse piccole e medie imprese; gli affitti, inoltre, grazie alla
crescita della domanda, registrano un rialzo significativo. Il sindaco Cattaneo, dopo il plauso
generale, diventa oggetto di polemiche anche pesanti da parte delle categorie interessate, ma
egli convinto che: le grandi occasioni non si possono e non si devono perdere60, costi quello
che costi. Alla lunga, poi, la scelta favorir anche le stesse piccole imprese che assumeranno il
ruolo di indotto dellOlivetti. Cos, con loperazione Olivetti, Crema rafforza con un salto di
qualit la sua identit industriale61.
Perch i cremaschi non dimentichino
Tra i giovani che entrano in consiglio comunale nel 64 vi Tommaso Caizzi (lista Msi).
Nessuna nostalgia del fascismo, la sua, e nessuna faziosit politica: non ha nulla contro i nobili
ideali di giustizia e di uguaglianza teorizzati dalla dottrina comunista, ma quello che ricorda
che sotto il regime fascista Zara stava bene (come prima della guerra stavano bene, in generale,
tutti gli italiani), cos come ricorda - dai racconti degli altri esuli - la barbarie del comunismo
incarnato dalle truppe di Tito. La sua una sorta di missione: ricordare a tutti litalianit
di Zara e della Dalmazia (di cui Zara stato a lungo il capoluogo) e, soprattutto, ricordare
a tutti gli orrori perpetrati dal comunismo jugoslavo (col concorso, in alcuni casi - vedi la
Malga Porzus - dei comunisti italiani). Con questo spirito svolge con scrupolo la funzione di
consigliere comunale, unico rappresentante del partito missino, dal 1964 al 1974 e propone
di intitolare a Istria e Dalmazia una piazza, e a Zara e a Niccol Tommaseo due vie, una
proposta approvata dal consiglio comunale62.
Sempre con questo spirito numerosi anni dopo viene chiamato dallAmministrazione
comunale a tenere una relazione in piazza Istria e Dalmazia in occasione del Giorno del
ricordo di fronte ad autorit civili e militari e a molti cittadini comuni. Ecco un passo di
tale relazione letta il 10 febbraio 2008: Ritengo doveroso ed opportuno far conoscere agli
italiani i tragici eventi del confine orientale italiano, storia rimasta a lungo occultata (!!!) perch
divenga materia di studio nelle scuole. Ulisse, leroe omerico, nelle sue tormentate vicende,
rifiuta i fiori di loto che danno loblio, perch la memoria appartenenza, identit: anche noi
esuli giuliano-dalmati abbiamo rifiutato i fiori di loto, non dimentichiamo la nostra storia!
Conservare la memoria storica della civilt latino-veneta di Istria e Dalmazia un dovere per
gli oltre 2.000 anni di storia romana e veneziana in Adriatico. Per noi esuli giuliano-dalmati,
il giorno del ricordo, che il Parlamento ha voluto con votazione pressoch unanime, non pu
limitarsi a ricordare le foibe, gli eccidi, le persecuzioni e lesodo succeduti all8 settembre 1943,
alla definitiva occupazione yugoslava del 1944-45, al Memorandum di Londra del 1954, al

242

Appunti di viaggio

Trattato di Osimo del 10 novembre 1975. Per noi italiani il ricordo deve coinvolgere la storia
di tutti i 20 secoli del nostro confine orientale come testimoniano le stesse citt, i monumenti,
la lingua, i documenti. La romanit e litalianit di Istria e Dalmazia non sono iniziate come
molti italiani credono, con la vittoria di Vittorio Veneto del 1918. Manlio Cecovini, quando
era sindaco di Trieste, disse: Siamo stufi di sentirci dire che siamo cari al cuore degli italiani per
i (600.000) morti della prima guerra mondiale. Gli italiani devono ricordare i nostri 2000 anni
di storia e civilt romana!! Aldo Grasso, opinionista del Corriere della Sera scriveva nel 1993,
dopo aver visto sui Rai Uno il documentario Istria 1943-93: cinquantanni di solitudine:
incredibile accorgerci di aver convissuto cos a lungo con imbarazzanti rimozioni storiche,
con ferite frettolosamente rimarginate dalla convenienza politica. Noi giuliano-dalmati, in
piena armonia con i giuliano-dalmati rimasti, pochi ma ancora vivi, non intendiamo affidare al
Giorno del Ricordo soltanto la memoria delle foibe e del nostro esodo: vogliamo che le vicende
del confine orientale dItalia rientrino nella storia dItalia in tutto il loro lungo sviluppo di oltre
20 secoli, ad incominciare dalle scuole.
La stagione della partecipazione
Nel 1970 si cambia. Archimede Cattaneo confermato sindaco, ma la formula di Giunta
del tutto nuova: in ritardo di quasi un decennio rispetto alla svolta nazionale nasce a Crema il
centro-sinistra. I socialisti, dopo 19 anni di purgatorio, dopo la rottura consumata ufficialmente
nel 56 con i comunisti ma in gestazione da tempo, entrano nel governo della citt. A guidare
la delegazione del Psi Maurizio Noci, ex operaio specializzato alla Everest e funzionario di
partito, che diventa vice sindaco. Le due anime politiche trovano presto un buon equilibrio.
In Giunta63, poi, entra pure il rappresentante di un partito costituito da pochi anni a Crema,
il Pri, nella persona delling. Giovanni Leone: la terza anima, quella laica, unanima che nella
formula di centro-sinistra, tuttavia, ha poca visibilit, ma che avr un ruolo particolarmente
vivace nelle Amministrazioni successive64. Il tandem Cattaneo-Noci funziona.
E funziona anche per la presenza in Giunta dellanima giovanile della Dc incarnata da Tiziano
Guerini, ancora studente universitario, che in un arco di tempo relativamente breve riesce a
guadagnare allesterno una buona visibilit come luomo della partecipazione: questa, infatti,
la delega (ha pure quelle alla cultura, alla scuola e allo sport) su cui investe di pi le sue energie.
dellavviso infatti che sia necessario dare una risposta a un bisogno profondo dei nuovi tempi.
la stagione del Sessantotto (che a Crema esplode proprio nel 1970), delle assemblee oceaniche
che si tengono al Centro Culturale S. Agostino, delle assemblee nelle fabbriche (conquistate
con lo Statuto dei lavoratori varato giusto nel 70). il tempo in cui listanza della democrazia
assembleare scaturisce un po ovunque in tutto il mondo occidentale (e non solo). Per il giovane
assessore alla partecipazione si tratta di convogliare questo grande potenziale di democrazia
nellalveo istituzionale, di favorire il passaggio dalla contestazione alla fase costruttiva. Si tratta,
in altre parole, di offrire alla gente i canali pi opportuni perch possa esprimere in modo
permanente, anche al di l delle ondate contingenti, la propria voce. Non unoperazione

Unarte difficile

243

agevole. Guerini deve superare non pochi ostacoli e non poche diffidenze allinterno del suo
stesso partito, ma non demorde: approfondisce il tema leggendo tutta la letteratura che si
prodotta sulla questione, in particolare i testi di uno dei padri italiani della partecipazione, il
sociologo cattolico nonch consigliere nazionale dc, Achille Ardig; studia, poi, direttamente
sul posto le esperienze analoghe in gestazione altrove (soprattutto a Bologna e a Milano) e ne
raccoglie la documentazione. Completato tutto liter burocratico, costruito uno statuto ad hoc,
nel 1973 tutto pronto per le elezioni nei quartieri. una scommessa tuttaltro che facile da
vincere: non si tratta tanto di mobilitare i giovani sui loro specifici problemi o sui grandi temi
di carattere internazionale a cui sono particolarmente sensibili, quanto gli adulti, scuoterli dal
loro torpore, far capire loro che conoscere la condizione sine qua non per partecipare65.
Cos recita con indubbia enfasi un manifesto della Dc: Quartiere come? Dipende da te.
Partecipa alle elezioni del 1 e del 2 dicembre. Scegli gli uomini in cui credi. Un modo nuovo
per gestire la collettivit ti impegna in prima persona: il quartiere. La citt nelle tue mani.
Puoi determinare la svolta attraverso il quartiere. Non delegare in bianco i tuoi problemi. Usa
uno strumento democratico: il quartiere [] La D.C., artefice di questa iniziativa moderna e
concreta di effettiva partecipazione ti invita ad assolvere il tuo diritto-dovere66. Lapprensione
prima del voto del tutto legittima e legittima, di conseguenza, la soddisfazione quando le
elezioni registrano un livello di partecipazione superiore alle aspettative. Nascono cos i comitati
di quartiere. Sono questi i canali istituzionali della democrazia allargata, lo spazio in cui la base
chiamata ad esprimere i suoi bisogni, ma anche a vagliare lo stesso Piano regolatore generale
in fase di rielaborazione. Sono lontani i tempi in cui tale Piano, al fine di tenerlo al riparo
dal mercanteggiamento, veniva sottratto perfino alla Giunta prima di presentarlo in consiglio
comunale: il palazzo diventa di vetro, trasparente e i cittadini elettori hanno tutto il diritto
di offrire i loro contributi. Lo stesso strumento urbanistico per eccellenza (il Prg, appunto)
non viene pi gestito dallalto, ma partecipato diventando cos a misura di cittadino.
Questo, almeno, nelle intenzioni. Non si tratta, naturalmente, dellutopica democrazia diretta,
ma neppure di uno specchio per le allodole o di una concessione a una moda del tempo.
Lesperimento (si tratta pur sempre di un esperimento) riesce, ma non dura a lungo. I risultati,
comunque, pur non essendo eclatanti, sono significativi. Il frutto pi maturo: lemergere di
nuovi quadri politici dal basso, quadri che i partiti si premureranno di mettere in lista nella
successiva tornata amministrativa. Un frutto non di poco conto: si apre un nuovo canale per
la selezione della classe politica (al di l dellassociazionismo cattolico per la Dc e la militanza
diretta o il sindacato per gli altri partiti)67.
Un altro fiore allocchiello del tandem Cattaneo-Noci la piscina comunale. Il progetto
viene affidato allarch. Zoppini di Milano, un luminare nel settore: gi componente della
squadra nazionale di nuoto, presidente della Federazione nuoto e architetto specializzato nella
progettazione di piscine: per le soluzioni tecniche davanguardia adottate il progetto diventa un
solido punto di riferimento a livello nazionale68. Loperazione centro natatorio - che si propone
non solo di soddisfare lesigenza terapeutica, ma anche quella sportiva e contempla una piscina
scoperta concepita proprio per attenuare il deficit di esercizio previsto per quella coperta - viene

244

Appunti di viaggio

condotta in porto nonostante le polemiche montate dallopposizione comunista che punta il


dito contro lopera faraonica. La piscina sar inaugurata dalla Giunta di sinistra (1975), ma
pressoch completata alla fine del mandato del centro-sinistra. Archimede Cattaneo esce di
scena (ma solo da Crema: diventer pi tardi assessore provinciale alla cultura). Nellultima
seduta del consiglio comunale con parole semplici velate da comprensibile commozione
ringrazia tutti coloro che gli hanno consentito di operare in perfetta serenit ed armonia69.

La fantasia al potere
il 1975, lanno della svolta radicale: i democristiani, al governo ininterrottamente da 24
anni, passano da 20 consiglieri a 17 e tornano allopposizione; i comunisti, dopo il contributo
importante dato alla citt negli anni dellemergenza post-bellica, conquistati 11 seggi, rientrano
nella stanza dei bottoni; i socialisti, dopo appena cinque anni dal loro ingresso in Giunta,
impongono un loro uomo nel ruolo di primo cittadino (Maurizio Noci). un vero e proprio
terremoto politico70. E c di pi: nel governo della citt entrano alcuni sessantottini locali,
collocati sia nel Partito socialista che in quello comunista, che con la loro freschezza e il loro
entusiasmo danno allAmministrazione una nuova ventata di dinamismo.
La costituzione della Giunta, per, tuttaltro che agevole: i due schieramenti (centro-destra
e centro-sinistra) risultano con un numero pari di consiglieri. La Dc, con una delegazione
guidata da Tiziano Guerini, neo segretario del partito a livello comunale, tenta di riagganciare
ancora i socialisti, ma loperazione disperata: la sinistra ha gi in tasca la carta Ferri, il
socialdemocratico (ex repubblicano) dissidente. Ai democristiani non resta che dare una
dimostrazione plateale della debolezza dello schieramento avversario promuovendo lelezione
per una notte del dott. Mario Fasoli che viene scelto proprio perch con 20 voti contro 20,
prevale per anzianit sul rivale Maurizio Noci: una forzatura per dare un segnale alla citt.
Nella Sala degli Ostaggi scoppia un vero e proprio putiferio tra il pubblico con tanto di
grida e fischi71. Cessato il baccano (grazie anche allopera di Alfredo Galmozzi), il dott.
Fasoli, preso atto di essere stato eletto col voto determinante del Msi, dichiara di non essere
nelle condizioni di accettare lincarico. Dimissioni che sono accolte con ovazioni. Maurizio
Noci viene eletto a notte fonda: sono le 2 e 7 minuti. Il parto della Giunta di sinistra, quindi,
di sicuro faticoso e il giornalista de il nuovo Torrazzo cos commenta velenosamente: Mala
tempora currunt, cara la me pora Crma!. Ma anche la sua vita fragilissima, sempre sullorlo
del precipizio. Ciononostante, regge. Un ruolo fondamentale svolto proprio dal sindaco Noci
che non solo tiene rapporti costanti col consigliere socialdemocratico dissidente, ma conduce
anche unoperazione delicata col capogruppo democristiano, ing. Enrico Villa, che diventa
il suo interlocutore esterno privilegiato ed ascoltato72. Un gioco di equilibrismo, il suo, che
tuttavia paga: nonostante la perenne precariet, la Giunta rossa73 riesce a condurre in porto
un numero impressionante di opere74. Tra le prime iniziative di maggior visibilit una il Si
va per cominciare, una rassegna di spettacoli e di concerti che per un certo periodo elettrizza,
ma anche provoca la citt. Si tratta di unoperazione supportata dal lavoro organizzativo di una

Unarte difficile

245

miriade di giovani volontari (il Palazzo letteralmente invaso dalla base) ed condotta in
sinergia col presidente del Centro Culturale S. Agostino, rag. Luigi Fiameni. La rassegna (che
nelle edizioni successive viene chiamata Recitarcantando e assume un respiro provinciale)
registra un successo che ha dello strepitoso: nelledizione del 77 su 47 spettacoli ben 52.000
sono gli spettatori. I giovani reduci del Sessantotto (direttore organizzativo Gregorio
Sangiovanni, direttore artistico Angelo Dossena, assessore alla cultura della provincia il prof.
Giuseppe Gargioni) giocano in casa: la cultura - come strumento per smascherare il Potere -
sempre stata il loro cavallo di battaglia. Ma il successo divide: il settimanale diocesano parla di
baccanali che hanno trasformato per una settimana le piazze cittadine in bivacchi alternati ad
esibizioni artistiche strumentalizzate con unimprontitudine sostanziata di spregiudicatezza e di
sfida75; lo stesso periodico il 24 settembre 1977 sottolinea lenormit della cifra spesa (intorno
ai 100 milioni) e si domanda con ironia se dopo due edizioni del Recitarcantando i cremonesi
ed i cremaschi sono pi acculturati76. E divide la stessa sinistra. Beppe Bettenzoli, esponente
di Democrazia proletaria, sulle colonne di punto a capo, parla del Recitarcantando come di
una cattedrale nel deserto, fuori da ogni contesto, calato dallalto, imposto alla gente senza
dibattito alcuno77. Lassessore Gregorio Sangiovanni chiarisce il suo punto di vista: unattivit
culturale cos concentrata nel tempo ha senso solo se la si considera come il necessario sasso
da buttare in uno stagno fermo da trentanni [] come stimolo, come occasione per aprire
discorsi (e fatti) e non per chiuderli. Aggiunge comunque che il tempo dei sassi nello stagno
si pu considerare finito78.
Ma non solo la cultura a tenere alta la visibilit della nuova Amministrazione. Un ruolo di
grande rilievo svolto anche dallavv. Ermete Aiello, gi giornalista de LUnit e funzionario di
partito, consigliere comunale da pi di un decennio. Nella giunta di sinistra assume la carica
di vice sindaco e di assessore allurbanistica. in questa seconda veste che porta a termine
limponente operazione del Piano regolatore generale firmato dallillustre arch. Bacigalupo,
riuscendo a strappare lastensione della stessa Dc ( questo il suo fiore allocchiello). Ma
Aiello non meno orgoglioso di unaltra operazione di ampio respiro: lavvio dei lavori per
la realizzazione di case economico-popolari nel centro storico (via Valera e Borgo S. Pietro)
finalizzata proprio a trattenere nel cuore della citt i ceti meno abbienti. Riesce, infine, ad
offrire a Crema unarea verde di considerevoli dimensioni, il parco Bonaldi, adottando il
criterio di contemperare insieme linteresse pubblico e quello privato: lAmministrazione
riceve gratuitamente met del parco originario e concede agli eredi Bonaldi la possibilit di
edificare sullaltra met. Soddisfazioni per lui non di poco conto: nel ruolo di governo scopre in
prima persona quanto si pu incidere grazie allattivit politica, sulle sorti della crescita di una
comunit. Soddisfazioni, ma anche emozioni: la pi forte quando, nel giorno dellassassinio
di Aldo Moro, in assenza del sindaco, ha il compito di tenere un discorso da un balcone del
palazzo comunale, accanto al vescovo da lui invitato, di fronte alla fiumana di lavoratori e di
gente comune accorsi in piazza Duomo dalle varie vie della citt.
Una squadra, quella della sinistra al governo della citt, motivata, caricata. Tra gli assessori
pi dinamici spicca Peppino Strada79, un giovane pragmatico, un uomo del fare: lui che in

246

Appunti di viaggio

collaborazione col rag. Fiameni organizza, allinterno del Si va per cominciare una mostra di
pittori cremaschi allestita in alcuni dei palazzi pi prestigiosi della citt; che promuove, dintesa
con i proprietari (i conti Sanseverino) e ricorrendo alla legge 285 sulloccupazione giovanile e
alla consulenza della Sovrintendenza della Lombardia, il recupero della ex chiesetta di S. Spirito
da adibire ad auditorium80; che d il via in collaborazione con Rosanna Tedesco alla campagna
per la raccolta differenziata della carta; che realizza il servizio delle onoranze pubbliche che
abbatte i costi del 50%, che si attiva per il restauro del San Domenico e per la realizzazione di
una sala conferenze (unoperazione che, nelle intenzioni, dovrebbe diventare anche un business
center per congressi di respiro almeno regionale).
Vulcanica lintera Giunta (un altro uomo di punta lassessore ai lavori pubblici Giovanni
Leone) che avanza idee e progetti e realizza opere su svariati fronti: il percorso lungo le mura,
lampliamento del Campo di Marte mediante un contratto con i comboniani, lapertura alla
citt di quel polmone verde che costituito dagli Stalloni e il trasferimento dellIncremento
ippico in una cascina di periferia abbandonata; lestensione delle fognature e della rete metanifera
allintero territorio comunale, la realizzazione del consorzio alimentaristi teso a calmierare i
prezzi.
Il sindaco Noci non pu che essere soddisfatto della sua squadra: apprezza sul campo
- lui anti-comunista da sempre - le notevoli capacit politiche, lottima cultura nonch la
grande lealt del comunista vice sindaco Aiello, come apprezza e sostiene i giovani reduci
del Sessantotto (Fiorenzo Gnesi, Gregorio Sangiovanni e Peppino Strada), giovani che
considera un po cavalli bradi, ma fortemente motivati e ricchi di idee innovative81.
Per lui, tuttavia, la legislatura si chiude cos un anno di anticipo quando, accogliendo la
proposta di Craxi, si dimette da sindaco per presentarsi alle elezioni politiche. Il testimone
passa a un altro socialista, il maestro Ferruccio Bianchessi, consigliere comunale da 28 anni
(il pi anziano dopo Alfredo Galmozzi). Non si tratta, vero, del delfino di Noci che non
gli ha mai perdonato il tradimento del 64 (la scissione dello Psiup), ma pur sempre il
miglior cavallo di razza del socialismo cremasco, luomo che ha giocato un qualche ruolo
(pur nella sua verde et) nei giorni fatidici intorno al 25 aprile 1945. In Giunta porta tutto
se stesso: la sua giovialit, il suo carattere ottimistico, il suo apprezzare quanto di positivo
vi negli altri. Per questo, pi che frenare (a volte frenare necessario) i suoi assessori, li
sprona, li incoraggia a fare, dimostrando di avere una forte idiosincrasia per le procedure
burocratiche. Tutto il contrario del rispetto scrupoloso di tali procedure dimostrato dai
sindaci dc e dallo stesso Maurizio Noci, in questo discepolo di Archimede Cattaneo di cui
stato vice sindaco.
Cinque anni faticosi, ma anche ricchi. Lo riconosce lo stesso giornalista de il nuovo
Torrazzo (G. T.) che, con grande onest intellettuale dopo polemiche molto accese, parla di
ventata di freschezza e lodevole impegno personale profuso, pur tra numerose difficolt
(di rodaggio, di inesperienza, di improvvisazione) dai repubblicansocialcomunisti82. E
aggiunge: Forse c stato un ritmo frenetico non completamente produttivo ma di certo,
limitatamente allalacrit, non ci sono rimproveri da muovere alla Giunta83.

Unarte difficile

247

Progetti realizzati e sogni nel cassetto


Un polo laico accanto alla chiesa e allo stadio
Nel 1980 i numeri non consentono pi la riedizione della Giunta di sinistra84. Di conseguenza,
non vi alternativa al ritorno del centro-sinistra. La Dc, per, deve pagare lo scotto di perdere la
poltrona di primo cittadino, su cui viene riconfermato il maestro Bianchessi.
Il prof. Tiziano Guerini, dopo cinque anni di impegno a livello politico in qualit di segretario
della Dc, rientra in Giunta e questa volta su un gradino pi alto, quello di vice sindaco con
delega prima al personale, poi allurbanistica. Un ruolo, questultimo, che svolge applicando
con rigore i principi stabiliti dal Piano regolatore: considera questo approccio (lontano da
quello flessibile - unurbanistica contrattata - che prevarr successivamente) lunico possibile
dopo il lungo iter che ha avuto il Piano stesso e dopo il vaglio degli stessi comitati di quartiere.
Tra i giovani che entrano in Giunta vi ling. Franco Torrisi, repubblicano; dopo una lunga
militanza nel Pri ed esperienze istituzionali in commissione edilizia e allinterno del Centro
Culturale S. Agostino, ottiene la delega alla Pubblica istruzione e alla cultura. Ci che si
propone di esprimere lanima laica della Giunta, lanima repubblicana ispirata a Ugo La Malfa
(la programmazione in primo luogo contro ogni improvvisazione, linteresse generale
contro quello particolare), ma trova subito la strada in salita: lassessorato di fatto una scatola
vuota, del tutto privo di personale in pianta organica e di stanziamenti a bilancio. Non solo: ha
la sensazione che il rilancio del Centro Culturale S. Agostino e la sua netta autonomia voluti
dalla Dc altro non siano che una manovra finalizzata a tarpargli ulteriormente le ali. Si sente, in
altre parole, un assessore dimezzato. Ma questo non lo scoraggia: nel settore scuola, superando
non poche resistenze, consolida il tempo pieno di via Braguti e conserva la scuola materna
comunale; realizza inoltre il Centro di formazione professionale (di grande rilievo la creazione
di borse di lavoro per il tirocinio dei lavoratori con handicap) e d avvio allistituzione del Liceo
artistico; nel settore sport affronta e risolve la spinosissima questione delle tariffe e dellutilizzo
degli impianti sportivi comunali, riuscendo a far collaborare Coni e Csi da sempre separati da
dura rivalit e parallelamente affronta e risolve laltro spinosissimo tema del doposcuola e dei
contributi alle scuole materne autonome, nellambito dei servizi a domanda individuale. Un
assessore dinamico, non vi dubbio, tanto da suscitare invidie allinterno della stessa Giunta
proprio per la sua eccessiva visibilit esterna. Una visibilit che tiene alta anche sul tema del
teatro. Non questa unidea nuova, ma negli anni 70 viene rilanciata da pi soggetti (anche dal
Movimento studentesco, molto sensibile ai temi culturali) e con particolare forza dal mecenate
per eccellenza, il dr. Bruno Manenti, disponibile, col partner Dafne Bernardi, a investire
svariati miliardi di lire in una struttura di 800 posti (individuata in un primo momento nei
magazzini comunali del Centro Culturale S. Agostino e successivamente nellarea Pan Electric)
capace di garantire al futuro consiglio di amministrazione lautonomia finanziaria grazie a 600
garages sotterranei. Raccolto il consenso unanime dei partiti di maggioranza, lassessore alla
cultura sottopone alla Giunta la proposta di istituire un comitato promotore del teatro e poi

248

Appunti di viaggio

la presenta in consiglio comunale da cui riceve unapprovazione pressoch generalizzata, anche


da parte del principale partito di opposizione, il Pci, che si esprime con la voce autorevole
dellavv. Ermete Aiello. Vi tuttavia una vistosa eccezione: Beppe Bettenzoli. Per questultimo
il teatro non che un sogno della piccola borghesia frustrata che rimpiange il suo passato e il
suo vecchio teatro bruciato; affermare che Crema abbia bisogno di un teatro, a suo giudizio,
pura demagogia85. Un consenso molto ampio che, tuttavia, non impedisce una dilatazione
dei tempi oltre ogni ragionevole previsione. Passano quasi cinque anni e il gruppo consigliare
del Pci, proprio al fine di pungolare la maggioranza, organizza un convegno sul tema (18
febbraio 1986) non a caso nella sala degli Ostaggi. Unoccasione che Franco Torrisi non si lascia
sfuggire. Intervenendo alla tavola rotonda, espone la filosofia del suo teatro: lo vede come
terzo polo, laico, di incontro, di socializzazione, di contatti anche fisici tra i cittadini, un polo
laico accanto alla chiesa e allo stadio, in cui per centinaia di anni i cremaschi erano abituati
a vedersi, guardarsi, confrontarsi, comunicare (usando ovviamente i linguaggi pi diversi,
diretti, indiretti, espliciti e no)86; sottolinea il fatto che gli appassionati di teatro e di concerti
sono costretti ad emigrare (li chiama Emigrati dellArte, della Cultura) a Milano, Cremona
e Lodi; dipinge Crema come una citt che diventa sempre pi viva di giorno e morta di sera,
una citt in cui i volonterosi cercano nello sport quello che il teatro che non c non gli pu
dare, ed i meno volonterosi trovano risposte che il pi delle volte risposte non sono, ma sono
solo la negazione, lazzeramento delle domande stesse; esprime infine con una certa amarezza
la sensazione di trovare nel Palazzo della politica un profondo scetticismo, un sostanziale
disinteresse per quanto valica il pur importante, fondamentale confine dei servizi tradizionali
al cittadino; servizi che per per lo pi vanno al corpo, ma assai poco alla sua mente. Sulla
collocazione del teatro lassessore alla cultura (nell85 viene confermato) convinto che occorra
uscire da una logica che confina la cultura tra le mura di un Museo, di una Biblioteca, di un
centro Culturale, che sia necessario collocare il teatro in uno spazio che agisca con continuit,
senza soluzione, con la vita della citt, intersecandosi ed agganciandosi anche fisicamente con
il tessuto cittadino. Ecco perch favorevole al recupero del S. Domenico, facendo tesoro
dellesperienza analoga effettuata a Lodi col Teatro Alle Vigne, un recupero che rientri in un
progetto di pi ampia riqualificazione del Centro Storico che consenta al cuore della citt di
pulsare anche di sera superando la presunta ed errata incompatibilit tra cultura e vita di tutti
i giorni. E conclude: Smettiamo di vendere ad altri la nostra citt, proviamo a ricomprarcene
un pezzo, magari il pezzo pi importante: il cuore. Con questo lassessore alla cultura non
contrario alla soluzione tanto caldeggiata dal mecenate dr. Bruno Manenti, ma la considera una
soluzione con funzioni diverse: dal concerto rock al motocross indoor, dalla Filarmonica della
Scala al master di tennis, dal motor show al Teatro Ronconi87.
Un buco da due miliardi e settecento milioni e la sconcertante condanna di alcuni
assessori
Un uomo nuovo che far parlare molto di s pure il rag. Erminio Beretta. Nel 1981,

Unarte difficile

249

dimessosi per motivi personali lassessore democristiano alle gestioni pubbliche (Marino
Vezzoni), il partito gli propone di subentrare al suo posto nella duplice veste di consigliere
e di assessore. La nomina a consigliere avviene senza alcun problema, ma quando si tratta di
votare per la sostituzione di Vezzoni, ben sette franchi tiratori lo impallinano. Non si tratta,
probabilmente, di unavversione nei suoi confronti, ma della volont di alcuni consiglieri della
maggioranza (Dc e Psi) di stanare un uomo forte della Dc (Galli o Villa) in modo da rafforzare
la Giunta stessa. La seduta del consiglio viene sospesa e aggiornata al venerd successivo (il 26
ottobre 1981): questa volta Erminio Beretta riceve 26 voti contro 11 schede bianche e 2 voti
dispersi. Lannuncio della sua elezione ad assessore viene accolto in consiglio da un applauso
anche come doveroso atto di riparazione88.
I primi due anni sono di rodaggio: spesso attaccato dallex assessore alle gestioni pubbliche,
ing. Giuseppe Strada, ma anche strenuamente difeso dal sindaco, maestro Ferruccio Bianchessi,
cos pure dal giornalista Luciano Zignani che, dalle colonne de La Provincia, non manca di
tessergli elogi. Nell83, in seguito a un rimpasto di Giunta, passa dalle Gestioni pubbliche al
Bilancio, un ambito in cui pu giocare anche le sue competenze di tecnico. Ma il dipartimento
a lui affidato tuttaltro che agevole da gestire: avuta la sensazione di essere boicottato, ne parla
col sindaco e quindi, anche con la collaborazione di tutti i colleghi di Giunta, le problematiche
pi scottanti vengono risolte. Ora lassessore-tecnico libero di impostare il suo lavoro e lo fa
con lintelligente collaborazione del funzionario Sergio Horeschi. Ma non tutti i problemi sono
superati perch il posto di capo-ripartizione della Ragioneria vacante. Erminio Beretta si d
da fare e mobilita addirittura il Prefetto. Grazie, poi, allamicizia con il capo-ripartizione della
Ragioneria del Comune di Cremona, riesce ad avere in prestito la sua vice-ragioniera, dr. Maria
Giovanna German Ballarino.
col prezioso contributo di questultima che riesce a scoprire un buco di bilancio di 2
miliardi e 700 milioni per fatture mai precedentemente contabilizzate. Tra le fatture, quelle
relative a interessi per un ammontare di 400 milioni rivendicati dalle imprese che hanno vinto
appalti, finanziati dalla Regione Lombardia, per il recupero di fabbricati da adibire a case
popolari in via Valera ed a Borgo S. Pietro. Erminio Beretta porta il buco in questione in
Giunta dove si confrontano due posizioni: quella secondo cui la legge vieta ai comuni di pagare
interessi passivi e la sua secondo cui la legge non vuole che si facciano attivit non coperte
sotto il profilo finanziario, non vuole cio che si generino interessi passivi, interpretazione
che viene avallata dal segretario generale, dr. Sartori. La patata bollente passa al Co.re.co89
che, a sua volta, la passa alla Corte dei Conti. Inizia cos un iter travagliato che dura anni
alla fine del quale, dopo un ricorso effettuato dalla stessa Amministrazione comunale affidato
allavv. Ermete Aiello, arriva la sentenza definitiva90. La Corte dei Conti, pur riconoscendo
che le deliberazioni di spesa, prese senza copertura finanziaria, ma in seguito alla promessa di
rifinanziamento dal parte della Regione Lombardia, sono state adottate nellinteresse pubblico
(per questa motivazione riduce il rimborso ad un solo decimo dellammontare complessivo
degli interessi passivi), condanna alcuni ex assessori91. Una condanna che sconcerta e che suscita
reazioni anche durissime. Lex sindaco Ferruccio Bianchessi non nega le sue responsabilit dal

250

Appunti di viaggio

punto di vista formale per aver autorizzato la prosecuzione dei lavori relativi alla costruzione
di 47 case popolari senza la copertura finanziaria, ma non capisce come un amministratore
pubblico sia tenuto a pagare unammenda quando ha fatto risparmiare alla collettivit - non
sospendendo i lavori - svariati miliardi. Per questo si rifiuta di pagare anche la pi modesta cifra
(circa cinque milioni) strappata in seguito al ricorso presentato dallavv. Ermete Aiello: per lui
una questione di principio. Franco Torrisi, tra gli altri, letteralmente infuriato. In unintervista
rilasciata a La Provincia il 30 gennaio 1992 spara a zero contro una decisione che ha assolto
i colpevoli, mentre ha condannato gli innocenti: egli, come i suoi colleghi, ha approvato una
delibera, avente come oggetto ledilizia convenzionata, passata al vaglio del segretario comunale
(il custode della legalit) e di tutti gli uffici competenti, una delibera cio la cui conformit
alla legge era stata presentata alla Giunta come certa. Risultato: chi ha gestito tecnicamente e
amministrativamente la delibera (dal segretario agli uffici che hanno istruito la pratica) non
stato neppure chiamato in causa, mentre stata condannata la Giunta che lha approvata in
perfetta buona fede92.
La tangenziale con la sponsorizzazione politica di un ministro
Nelle elezioni del 1985 Dc e Pci conservano i rispettivi seggi (18, 10), mentre il Psi ne perde
uno (7). Nel complesso il rinnovo dei consiglieri significativo93. Il nuovo sindaco94 - indicato
dalla Dc dopo una lunga e tempestosa riunione95 di partito - il prof. Luciano Geroldi, 47
anni, indipendente eletto nella lista dello scudo crociato, che rimane in carica, per, solo per
pochi mesi, da fine luglio al 13 dicembre 1985, quando comunica la sua volont irrevocabile
di dimettersi in seguito a comunicazioni giudiziarie relative a un edificio scolastico. Gli succede
ling. Augusto Galli, anche lui 47 anni, dirigente della Snam Progetti, che viene eletto il 7
gennaio 198696.
Un animale politico, questultimo: scopre la passione alla soglia della laurea in ingegneria
nel suo piccolo comune, Casaletto Ceredano, dove riesce, alla guida di un gruppo di giovani
democristiani, a defenestrare il vecchio establishment del partito giudicato non pi allaltezza
e a vincere con i suoi amici le elezioni nonostante la presenza di unagguerrita lista civica
(autorevolmente sostenuta). Entra quindi in consiglio comunale e inizia la sua prima esperienza
di tipo amministrativo. Trasferitosi a Crema, incomincia a frequentare la sede locale della Dc e
si avvicina alle posizioni di Fiorenzo Maroli, ma in esse non si riconosce interamente. Impara
presto a navigare tra le correnti del partito senza mai farsi fagocitare da nessuna, tanto meno dai
cosiddetti basisti che considera una vera e propria casta. Si colloca, comunque, sotto il profilo
ideale allinterno della sinistra (sulle posizioni di Moro), nellanima del partito cio che punta
al cambiamento. Convinto delle sue idee, dimostra una grande tenacia nel perseguire i suoi
obiettivi ed pronto, quando il caso, a dare battaglia (entrer nella leggenda un suo furioso
scontro con un altro leader della Dc, scontro che non riuscir a comporre neppure una pi che
autorevole mediazione perseguita in un convento).
Nel 1970 corre per la massima assise del comune di Crema. Limpresa non certo facile

Unarte difficile

251

(un conto vincere in un paesino e un conto in una citt della dimensione di Crema e con
concorrenti navigati), ma anche questa volta centra lobiettivo. Sale, anzi, su un gradino pi
elevato diventando immediatamente assessore. Assumendo la delega allassistenza e alla sanit,
eredita la poltrona coperta per ben 19 anni dalla contessa Marinella Terni de Gregorj. Si tratta,
quindi, di un incarico impegnativo, ma lui non si lascia intimidire dallimpresa. Punta addirittura
a un cambiamento sostanziale: vuole andare oltre la prevalente impostazione assistenzialistica.
E ci riesce trasformando, non solo formalmente, lattivit dellassessorato in servizio sociale e
introducendo delle innovazioni importanti: la medicina scolastica (con tanto di presenza di
uno psicologo), linserimento dei portatori di handicap nelle scuole di ogni ordine e grado e il
telesoccorso per gli anziani in base allidea secondo cui le persone della terza et debbano avere
le condizioni per rimanere fino alla fine nel proprio ambiente familiare. Innovazioni tuttaltro
che indolori: incontra infatti resistenze non da poco. Suo braccio operativo la dr.ssa Lucia
Campi che dimostra subito unalta competenza nonch una rara determinazione (sar lei che
guider la nuova ripartizione dei servizi sociali). Non riesce, vero, a tradurre in concreto
tutte le sue idee: tra queste una sorta di asilo per gli anziani (unidea che in qualche misura
anticipa quello che oggi si chiama Centro diurno integrato). Gioca, infine, con successo la carta
delle farmacie comunali. Nella tornata amministrativa successiva, quella dominata dalla Giunta
rossa, comincia ad appassionarsi ai problemi relativi allo sviluppo urbanistico della citt e da
questa angolatura ha modo di apprezzare il ruolo svolto dallassessore comunista avv. Ermete
Aiello che ha coinvolto la stessa minoranza nella maxi-operazione del Prg. Acquisita una buona
competenza nel settore, nel quinquennio seguente pur non entrando in una prima fase in giunta,
assume lincarico di consigliere delegato allurbanistica. Nel 1986, dopo il gran rifiuto97 del
prof. Luciano Geroldi, viene scelto per prenderne il posto: cos Franco Augusto Galli viene
eletto alla carica di primo cittadino98. Una funzione, questa, del tutto nuova: non deve pi seguire
un particolare segmento dellattivit amministrativa (anche se continuer a gestire personalmente
le licenze edilizie), ma guidare una squadra e stimolare i singoli assessori perch riescano a dare il
meglio di se stessi, nonch procurare le risorse necessarie a finanziare i vari interventi (sar spesso a
Roma anche alla Cassa depositi e prestiti, talora accompagnato dai parlamentari locali). In prima
persona gestisce la grande operazione della tangenziale gi prevista dal Piano regolatore generale,
unoperazione che per lammontare delle risorse necessarie, richiede il coinvolgimento del Ministro
dei Lavori pubblici. Si tratta, quindi, di convincere della bont della causa. Accompagnato da
Albino Zucca, si reca dal ministro Prandini e riesce a portare a casa il trofeo. Lokay del ministro
di sicuro una vittoria, ma ora occorre trattare con lAnas e con alcuni sindaci del territorio.
E qui trova degli ostacoli: lAnas boccia la sua idea di una doppia corsia e il sindaco di Ripalta
Nuova si oppone al passaggio nel suo territorio della tangenziale. Ostacoli che ridimensionano il
suo disegno. Galli, inoltre, si muove su alcune idee-guida: dare un indirizzo di sviluppo sociale
ed economico a Crema e al Cremasco, a suo parere inscindibili; portare luniversit a Crema
(non per come unisola felice, ma con un preciso ruolo di impulso per il territorio), coinvolgere
in modo concreto le categorie produttive e operare per dare una dimensione pi efficace alle
comunicazioni. Idee che, tuttavia, non ha la forza di rendere operative.

252

Appunti di viaggio

Lofferta rifiutata del Palazzo Rossi


Durante il governo delling. Galli viene fatta cadere la generosa offerta del Palazzo Rossi da
parte del dr. Bruno Manenti, un immobile (inclusi i costi della ristrutturazione e dellarredo)
del valore complessivo di circa tre miliardi di lire99. Un rifiuto che fa discutere.
Tutto inizia il 25 febbraio 1987 quando il mecenate comunica alla Giunta la sua volont
di donare detto palazzo da adibire a sede del Liceo musicale (gestito dalla direzione delle
Magistrali) e dellIstituto Folcioni. Lunica condizione che pone la denominazione Centro
musicale Bruno Manenti. Il 6 aprile il sindaco Augusto Galli invia una missiva al dr. Manenti
con la quale lo informa che non nelle condizioni di accettare lofferta: i funzionari della
Prefettura di Cremona e del Comitato regionale di controllo interpellati, infatti, hanno escluso
la fattibilit dellatto in quanto lintitolazione possibile solo a persone decedute da almeno
dieci anni. Il 15 aprile il dr. Manenti fa sapere di essere estremamente dispiaciuto di non poter
dare seguito alla donazione affermando che la sua offerta deve ritenersi annullata100. Ma il
mecenate non si fida troppo dei politici locali e si rivolge direttamente al Prefetto di Cremona.
Ed ecco quello che egli ritiene il colpo di scena: la normativa non esclude lintitolazione di cui
prima in quando prevede una deroga che consente al Ministro degli Interni ampio potere
discrezionale nel concedere lapprovazione nel caso si tratti di personalit insignite di alta
onorificenza. Il dr. Manenti ritiene di avere vinto il match con lAmministrazione comunale
essendo lui Gran Ufficiale della Repubblica e l11 maggio invia al sindaco la corrispondenza
avuta col Prefetto. A questo punto chiede una delibera di accettazione unanime da parte del
Consiglio comunale prima di passare allatto notarile. Ma dal Palazzo arriva solo il silenzio.
Sulle colonne de il nuovo Torrazzo Beppe Torresani tuona contro lirresponsabilit della Giunta
che vuole lasciarsi sfuggire unoccasione davvero ghiotta, pi unica che rara101. Un anno dopo
un altro punto a vantaggio del mecenate: da Roma arriva lautorizzazione ministeriale per
istituire una Scuola di sperimentazione ad indirizzo pedagogico musicale e lon. Giuseppe
Torchio commenta: il dr. Manenti ha pienamente ragione102. Intanto il mecenate si attiva per
consegnare al momento opportuno il palazzo Rossi gi arredato su misura. Il progetto, elaborato
dallarch. Ester Bertozzi (Studio 4) gi pronto: la sezione sperimentale verrebbe collocata
nella parte delledificio addossata alla Torre merlata che si affaccia sul viale Europa103, mentre
lIstituto Folcioni in quelli che erano in passato gli spazi pi aulici della villa. Sono previsti un
auditorium attrezzato per 180 persone e un saloncino destinato allascolto individuale. Il tutto:
2.770 mq di calpestio a cui si aggiungono 2.000 mq di giardino. Ma allattivismo di Manenti
da una parte continua a corrispondere il silenzio snervante dallaltra. Il 3 settembre 1988 Beppe
Torresani torna alla carica e parla di una colpa imperdonabile. E aggiunge con amarezza (si
noti che il giornalista in questione un amico): Il guaio che risulta inutile insistere su questi
tasti. fatica sprecata: i preposti a decidere le sorti della collettivit cremasca rimangono sordi
alle critiche ed agli stimoli. Digeriscono tutto, come gli struzzi. Gli strali del giornalista del
settimanale diocesano cadono nel vuoto finch arriva, un anno dopo, latto finale: la scomparsa
del dr. Manenti. La generosa offerta quindi svanisce.

Unarte difficile

253

La parola ora, a distanza di due decenni, alling. Franco Galli. Considera del tutto faziosa la
ricostruzione de il nuovo Torrazzo. Confessa di essere stato lusingato nel suo ruolo di sindaco
dalla generosit del dr. Manenti, ma nello stesso tempo convinto che non avrebbe potuto,
legge alla mano, accettare la donazione. Ricorda di avere suggerito lui stesso al mecenate
lescamotage: avviare di sua iniziativa la nuova scuola (magari con una fondazione), intitolarla
a se stesso e farne dono successivamente al Comune104.

tra scossoni e nuovi equilibri


Sindaco e vescovo dal presidente del Consiglio
Nel 1990 si tengono nuove elezioni e viene eletto sindaco Walter Donzelli105, ex presidente
dellAzione Cattolica ed ex presidente del Comitato di gestione dellUssl n. 53 (vice-sindaco
nonch assessore ai Servizi sociali Sandro Gaboardi). Una Giunta, la sua, tuttaltro che forte
in quanto sostenuta dallappoggio di soli 21 consiglieri comunali106. Egli, per, grazie alla
sua collaudata capacit di mediazione, non solo riesce a navigare per tre anni, ma anche a
gestire con intelligenza due eventi di grande portata: la drammatica chiusura dello stabilimento
Olivetti e la storica visita a Crema del papa Giovanni Paolo II.
La decisione delling. De Benedetti concordata a livello nazionale con le Organizzazioni
sindacali scavalca letteralmente il comune di Crema che pure, nel 68, ha fatto alla direzione
Olivetti dei ponti doro approvando una variante del Piano regolatore. Ecco perch il sindaco
invia una lettera piuttosto risentita allIngegnere. Altro non pu fare se non gestire al meglio,
assieme alle organizzazioni sindacali, il ricollocamento nella Pubblica amministrazione dei
lavoratori privi dei requisiti per il pre-pensionamento. Unoperazione per nulla facile: si tratta,
infatti, di convincere Governo e Parlamento a varare una legge ad hoc. Per questo Donzelli, col
supporto dei parlamentari locali, si attiva per aprire tutti i canali possibili: chiede e ottiene di
essere ascoltato alla Commissione lavoro della Camera, contatta i capigruppo del Senato per
assicurare la presenza dei senatori in aula al momento del voto, chiede ed ottiene per s e il
vescovo mons. Libero Tresoldi un incontro con lo stesso presidente del Consiglio, on. Giulio
Andreotti107. Il risultato positivo, ma raggiunto con resistenze significative al senato: lo stesso
presidente di turno dellassemblea, lasciata momentaneamente la presidenza, si siede tra i banchi
ed esprime la sua netta contrariet108. Il sindaco, di conseguenza, pu ritenersi soddisfatto:
anche Bruno Trentin, storico e prestigioso segretario generale della Cgil a livello nazionale, in
visita a Crema qualche mese dopo, lo ringrazia per tutto quello che ha fatto per gli ex lavoratori
Olivetti. Risolto il problema del personale, rimane quello dellarea109. Donzelli cerca, anche
su questo tema, di svolgere la sua parte: sostiene il progetto gi avviato di un decentramento
dellUniversit statale di Milano (Facolt di Scienze dellInformazione) e prende contatto con
la Regione Lombardia con lobiettivo di trasferire a Crema parti significative di Lombardia
Informatica. Non ha tuttavia la possibilit di portare a compimento i due progetti in quanto
nel 93, in seguito a una bufera giudiziaria che coinvolge due uomini del Psi, si dimette: il Polo

254

Appunti di viaggio

universitario sar comunque realizzato negli anni successivi, mentre Lombardia informatica
rimarr un sogno nel cassetto. Laltro evento, di tipo religioso, ma di grande impatto su tutta la
citt, la visita del Papa. La Giunta (grazie in modo particolare allassessore Vincenzo Cappelli)
non solo d tutto il suo supporto organizzativo allo storico avvenimento, ma si prepara con
restauri importanti: la facciata del palazzo comunale e le due Porte della citt (Porta Serio e
Porta Ombriano).
Tra gli ultimi atti prima delle dimissioni la Giunta presenta la prima bozza generica del nuovo
Piano regolatore di Crema precedentemente affidato allarch. Leonardo Benevolo110 considerato
uno dei pi qualificati urbanisti italiani ed europei111 (lassessore allurbanistica il dr. Rinaldo
Zucchi112). Gli obiettivi: preservare le caratteristiche del centro storico, recuperare gli edifici
fatiscenti del centro abitato e individuare una zona di nuovi insediamenti abitativi nonch
unarea a destinazione industriale. LAmministrazione Donzelli, infine, avvia il recupero del San
Domenico col finanziamento corposo (un miliardo di lire) messo a disposizione dallAgip.
Uno strappo lacerante
Nellagosto 1992 Walter Donzelli, in seguito alla fuoriuscita dalla maggioranza del consigliere
Santino Cauzzi, non ha pi il sostegno del consiglio comunale ed costretto a rassegnare le
dimissioni. Il momento difficile: se non si trova una soluzione, si arriva al commissariamento.
E la soluzione - dati i numeri - non pu che essere radicalmente innovativa. Per questo si
lavora per un esperimento del tutto nuovo: una giunta Dc-Pds. Ma la grande operazione,
proprio alla vigilia di una intesa considerata ormai certa, salta. Salta in casa Dc113, ma salta
anche in casa Pds: lon. Renato Strada che, prendendo le distanze dallo stesso segretario di
federazione Corada, convince il partito a bocciare liniziativa della delegazione. Lavv. Aiello
profondamente amareggiato: da qui la scelta solitaria di offrire il suo appoggio esterno alla nuova
Giunta monocolore presieduta da Donzelli. Uno strappo doloroso114 col preciso obiettivo di
salvare il Comune dallumiliazione del commissariamento. Una decisione coerente con la sua
cultura politica che sempre stata quella di privilegiare sempre listituzione rispetto agli interessi
di parte.
Il 17 ottobre 1992, intervenendo in consiglio comunale, non nega la sua compromissione
col passato anzi la rivendica con orgoglio: trentanni di uomo pubblico con lintento di cercare
di affrontare, di valorizzare sempre la istituzione pubblica. Rivendica i servizi resi alla citt nella
sua funzione di vice-sindaco ed assessore allUrbanistica nella Giunta di sinistra. Dopodich
motiva il suo voto tecnico come un atto di responsabilit, un atto damore nei confronti della
citt che lo ha accolto, in cui cresciuto, nella quale sono nate le sue figlie e dove spera di venire
sepolto. Aggiunge che la politica anche fatta di passione e il sentimento stesso pu e deve
prevalere contro i calcoli politici e contro i tatticismi politici e le convenienze di carattere pi o
meno elettoralistico. E chiude dicendo che delle proprie decisioni prese nella solitudine115
della sua coscienza, lui deve rispondere in prima istanza a se stesso.
Lex brillante giovane venuto dal Sud, a lungo vezzeggiato ed amato, viene bollato da

Unarte difficile

255

volantini116 come un traditore, deferito ai probiviri del partito117. Viene, inoltre, radiato da
tutte le cariche del partito.
Il suo strappo personale e il suo sacrificio, tuttavia, non sono sufficienti a salvare la Giunta
che, ad un certo punto, travolta dalla cosiddetta Tangentopoli cremasca si trova nelle condizioni
di dimettersi 1e di lasciare il testimone al commissario dr. Giuseppe Oneri.
Lettera aperta al card. Martini
Nel 93 si va a elezioni comunali anticipate (la Giunta diretta da Walter Donzelli ha rassegnato
le dimissioni nel maggio 1993 e ha passato il testimone al Commissario dr. Giuseppe Oneri)
e la Lega corre da sola. Si vota per la prima volta col sistema elettorale che prevede lelezione
diretta del sindaco e la durata della tornata amministrativa di quattro anni. Tra i candidati che
si presentano, due sono i favoriti: lon. Renato Strada, il leader di unampia coalizione di centrosinistra, e Cesare Giovinetti, numero uno della Lega. Un match duro. Lon. Strada passa il primo
turno con il 38% e Giovinetti col 31,7% dei consensi118. Pur in seconda posizione, il leader
della Lega ottiene una performance eccezionale. Ora per si tratta di recuperare lampio gap che
lo separa dal suo agguerrito concorrente, unimpresa che appare del tutto improbabile. Ma il
giorno del ballottaggio accade il miracolo: Giovinetti protagonista di una rimonta spettacolare
e batte clamorosamente lavversario. Ad agevolarlo il ciclone di Tangentopoli abbattutosi sulla
Dc nazionale che lascia i suoi tanti elettori orfani, privi di un punto di riferimento, ma di sicuro
sono le sue conoscenze nei settori pi svariati a fare la differenza. Non ultimo quello della
Chiesa locale.
La lettera aperta al card. Martini con linvito a riprendersi il vescovo Tresoldi apparsa su
punto a capo a firma di Maniacus, anche se al di sopra delle righe, coglie bene nel segno. Cos
apre sferzante: Carlo Cardinal Martini, questo appello forse non ti piacer, ma qui a Crema il
vescovo Tresoldi diventato lelettore determinante per il sindaco leghista Giovinetti. Sappiamo
che tu ci hai mandato Tresoldi a Crema per liberartene a Milano, ma forse non hai pensato
che Tresoldi diluito su un milione di milanesi pi sopportabile che un concentrato su poco
pi di trentamila cremaschi. Da anni ha fatto e disfatto con padroni politici locali (e non solo,
vedi caso Olivetti) la politica e leconomia della citt, tant che mi sono venuti in mente i
vescovi principi di medioevale memoria. E cos chiude: noi ci terremo per 4 anni i leghisti
con appoggio curiale, ma almeno tra 4 anni si potr alla luce del sole valutare lamministrazione
uscente, senza un Tresoldi arbitro, schierato con lanima bottegaia di Crema. Ti prego,
riprenditelo. Con affetto 119.
La svolta della Lega
Per il nuovo sindaco un vero e proprio trionfo. Ora, per, deve meritarsi il successo conquistato
dimostrando di essere allaltezza delle attese di cambiamento. Giovinetti impiega i primi mesi
a focalizzare tutti i problemi e poi parte con due cavalli di battaglia: una strategia territoriale,

256

Appunti di viaggio

trans-comunale e investimenti strutturali di ampio respiro. convinto che il comune di


Crema non possa vivere senza il territorio e che il territorio, a sua volta, non possa vivere senza il
comune capoluogo. Per questo promuove sui grandi problemi che investono tutti (dallOspedale
alla Paullese, dai rifiuti allarea Olivetti e al canale navigabile) assemblee di sindaci e cerca di
rilanciare con contenuti politici gli organismi consortili. Iniziative che coordina delegando sui
singoli settori anche sindaci di tuttaltro colore politico: dal sindaco popolare di Moscazzano,
Bertesago, a quello pidiessino di Spino dAdda, Tamagni120. Sul problema del recupero dellex
area Olivetti e sullinsediamento dellUniversit, poi, opera in piena collaborazione e sintonia
col prof. Giancarlo Corada, presidente della Provincia. dellavviso che la politica, laddove
c bisogno di forze imprenditoriali, debba fare un passo indietro: in questa logica appoggia la
nomina del dr. Gino Villa, presidente della Camera di Commercio di Cremona, a presidente
di Reindustria. Si propone in secondo luogo di non inseguire opere che danno visibilit esterna
in tempi brevi, ma di privilegiare investimenti a lungo termine, investimenti che rispondono
allesigenza di recuperare il patrimonio immobiliare del comune che si trova in condizioni di
decadenza e nello stesso tempo di sotto-utilizzo: dal palazzo Benzoni allex chiesetta di Porta
Ripalta, dal mercato austro-ungarico a lotti del San Domenico, dal palazzo pi antico della citt
situato in piazza Premoli allex nosocomio di S. Maria, dagli edifici presenti nel parco Chiappa
alle piazze di Castelnuovo e di Crema Nuova. Tutte grandi opere - destinate a servizi pubblici
o a creare case popolari da mettere a disposizione della comunit - di cui non riesce a vedere
la fine. inoltre il primo sindaco italiano a firmare un impegno con le Ferrovie dello Stato a
eliminare qualsiasi passaggio a livello. Riesce, infine, a sbloccare la grande operazione di Porta
Nova, ferma da anni a causa di un contenzioso con la ditta Bonetti.
Il varo dellAcs e la scelta strategica di investire nel verde
Una meteora la Lega: dopo quattro anni, esattamente nel 1997, il sindaco uscente Cesare
Giovinetti non arriva neppure al ballottaggio. A vincere (col 55,01% al secondo turno) il dott.
Claudio Ceravolo alla guida di un rassemblement che va dai popolari (ex Dc) a Rifondazione
comunista121. In unintervista rilasciata a La Provincia dichiara di aver accettato la proposta
consapevole che la sua candidatura sia il punto di incontro tra sinistra storica e la parte pi
impegnata del mondo cattolico122.
Ma la coalizione, unita in campagna elettorale in funzione anti-Lega, mostra subito delle
lacerazioni interne123. A dividere in primo luogo il problema della spartizione degli uomini
e dei posti in giunta (fermi sulle loro posizioni sono il Psi e Rifondazione comunista). Il neosindaco, un medico che ha alle spalle una lunga esperienza, anche ad alti livelli, nel volontariato
internazionale, ma poco avvezzo alla politica, si trova tuttaltro che a suo agio. Anzi, non vuole
saperne delle beghe dei partiti e, avvalendosi dei poteri che gli concede la nuova legge, impone
le sue scelte, puntando in particolare su una donna, Anna Rozza, e su un giovane bocconiano,
Costantino Rancati124. Ma questo inevitabilmente non fa che incrinare i rapporti: Rifondazione
comunista vuole continuare ad essere un partito di lotta (oltre che di governo) e le tensioni

Unarte difficile

257

col Psi rimangono una costante in tutta la tornata amministrativa.


Il primo pomo della discordia rappresentato dalla nomina del nuovo direttore generale
del comune (voluto fortemente dai popolari). Dopo unampia selezione tra vari candidati di
livello eccellente viene scelto il dr. Antonio Sette, gi dirigente del comune di Udine. Il suo un
compito delicato: rimettere in moto in termini di efficienza e di efficacia la macchina comunale,
ricorrendo, se il caso, anche al cambiamento dei dirigenti. Un compito che si appresta a
svolgere con competenza e con zelo. Forse con troppo zelo, con la frusta in mano, senza la
necessaria capacit di mediazione. Da qui i malumori che si ripercuotono anche in giunta. Da
qui la rottura che si consuma con lon. Maurizio Noci che attacca il dr. Sette sullappalto-calore.
Da qui le tensioni con i sindacati. Il sindaco sostiene fin che pu il direttore generale, ma quando
la situazione si deteriora ulteriormente, ne prende le distanze (e questo provoca inevitabilmente
le dimissioni dello stesso Sette). Ma le polemiche investono anche altri fronti. Esplodono -
ancora presente il dr. Sette - quando la Giunta si fa promotrice dellAcs (Azienda cremasca
servizi, societ che poi si trasformer in Scs), rinunciando alla gestione diretta dellacqua e del
gas, poco economica e non di buona qualit: esplodono perch i socialisti appoggiano con
forza la soluzione del Consorzio cremasco. Un tormentone per il sindaco - questo del rapporto
col Psi - che termina solo alle elezioni del 2002 quando lon. Noci, il grande contestatore, non
viene pi rieletto125.
il secondo mandato per Claudio Ceravolo. Questa volta lui pi forte: vince, infatti, al
primo turno col 53,66% dei consensi su sei concorrenti. Un secondo mandato pi tranquillo
non solo per lassenza dei socialisti, ma anche perch ormai la Giunta adeguatamente
rodata. Da qui, dopo limportante avvio dellAcs destinata a sviluppi considerevoli e dopo la
realizzazione del sottopasso di S. Bernardino gi progettato dalla giunta Giovinetti, una serie
di delibere decisamente impegnative sotto il profilo finanziario: lacquisizione della Pierina
(gi avviata nella prima tornata), delle carceri e del Corpo di Guardia, investimenti significativi
su due grandi polmoni di verde (il Parco Bonaldi e il Campo di Marte), la realizzazione di un
percorso pedonale lungo il fiume Serio. Tutti investimenti che fanno lievitare in modo notevole
lindebitamento del comune: dai 18 milioni di euro lasciati dalla Giunta Giovinetti si passa
a ben 56 milioni. In compenso il comune in possesso di un patrimonio il cui valore cresce
nel tempo: la Pierina, ad esempio, acquistata per cinque miliardi di vecchie lire, oggi viene
stimata dai 12 ai 13 milioni di euro. Un patrimonio che un domani potr essere utilizzato a
servizio della comunit.
Uniniziativa tra le prime in Italia
Ad affiancare Claudio Ceravolo, durante il secondo mandato, Gianni Risari, in qualit di
vice-sindaco. Un ruolo che gioca investendo non soltanto la sua consueta passione, ma anche il
patrimonio di conoscenze acquisite durante la sua recente attivit di parlamentare (1996-2001).
Un suo cavallo di battaglia (che cavalca gi in campagna elettorale) quello di trasformare la
cosiddetta buca in un ampio parcheggio gratuito. Si tratta, secondo lui, di una collocazione

258

Appunti di viaggio

ideale: a ridosso della citt e nello stesso tempo nei pressi della stazione ferroviaria. E si tratta
pure di eliminare uno spazio per nomadi mordi e fuggi, tra laltro assolutamente sprovvisto di
qualsiasi servizio degno di un campo per soste temporanee. Motivazioni del tutto ragionevoli,
ma Risari incontra per strada non poche resistenze (nella sua stessa coalizione) tant che arriva
a ricorrere, pur di arrivare al risultato, a una velata minaccia di dimissioni. Un piano, il suo,
di pi ampio respiro: con tale operazione egli ritiene possibile cancellare quasi completamente
il parcheggio di piazza Garibaldi, riqualificare tale piazza con una pavimentazione e un arredo
ad hoc per renderla la naturale continuazione delle vasche di via Mazzini. Un obiettivo che
tuttavia non riesce a condurre in porto a causa soprattutto delle resistenze dei commercianti.
Riesce a realizzare, invece, unaltra opera di primaria importanza: la Comunit sociale cremasca.
Lo pu fare perch assessore ai servizi sociali (un assessorato in cui trova dei funzionari di
altissimo livello) e perch utilizza in tal caso quanto ha appreso nella Commissione parlamentare
Affari sociali dove ha partecipato alla elaborazione della cosiddetta legge Turco che affida agli
enti locali la gestione di una parte significativa dello Stato sociale. La sua intuizione: istituire
una societ pubblica (non una fondazione che ha una connotazione privatistica) di gestione
dei servizi sociali a livello comprensoriale. Unoperazione estremamente impegnativa (si tratta,
infatti, di mettere daccordo ben 48 comuni) che richiede due anni di lavoro intenso e che
viene realizzata, grazie anche al supporto scientifico dellUniversit Bocconi, costruendo un
modello che viene approvato allunanimit dallassemblea dei sindaci. Risari soddisfatto:
quella cremasca una delle primissime iniziative del genere a livello nazionale, uniniziativa
che consente di offrire dei nuovi servizi ai cittadini (la legge finanzia solo i servizi aggiuntivi),
di superare le disparit prima esistenti tra comune e comune e di caricare sulla stessa comunit
cremasca servizi troppo onerosi per i comuni pi piccoli126. La Comunit sociale cremasca
collocata oggi in due sedi: in via Pesadori e nei locali dellex Inam.

259

una bufera
E ora io me ne vado, condannato da voi alla pena di morte;
mentre questi se ne vanno
condannati dalla verit per iniquit e ingiustizia.
(Platone, Apologia di Socrate, 39 B)

il 1993, la stagione a livello nazionale di Tangentopoli, una bufera che travolge sia il
Psi che la Dc. Una bufera che sconvolge anche Crema, abbattendosi su politici e su top
manager.

Un politico
Un progetto di case a bioenergia
Una delle vittime Sandro Gaboardi. Unesperienza, la sua, traumatica che lo segna nel
profondo.
il 1985, lanno del suo ingresso nellarengo politico. Un ingresso ad alto livello: assume
limpegnativa e il delicato incarico di assessore allurbanistica. Un incarico che accetta volentieri: con lesperienza che ha accumulato a livello regionale e nazionale sul problema-casa,
crede di avere tutte le carte in regola per svolgere il nuovo ruolo. Concentra subito la sua
attenzione sulledilizia a favore dei ceti sociali meno abbienti e promuove inoltre un progetto
sperimentale di case a bioenergia di cui fiero: un immobile costruito in via Ferrario1 con
tutte le caratteristiche della cosiddetta energia passiva (lorientamento verso il sole, una veranda verso sud est con un sistema di vetri che si possono alzare ed abbassare a seconda delle
stagioni, finestre pi piccole a nord per ridurre al minimo limpatto col freddo, il cappotto
esterno2). Avvia con i costruttori una collaborazione fondata sul do ut des: il nulla osta del
Comune allapertura della Colmark, ad esempio, subordinato allimpegno del costruttore
di realizzare il semaforo con tutti i progetti relativi alla viabilit. Tra le varie iniziative si adopera in sintonia con la Giunta per realizzare un progetto ambizioso, cio creare un emporio
agro-alimentare di discrete dimensioni in quel di Vergonzana (tutto pronto, il progetto gi
approvato dal Ministero competente, Crema in pole position per avere un finanziamento di
30 miliardi di lire), ma non riesce a condurlo in porto. In Giunta, pure con funzioni diverse,
continua a operare anche nella successiva tornata amministrativa. in questo momento che
si consuma per lui il dramma.

260

Appunti di viaggio

Un blitz con pantere a sirene spiegate e una latitanza di 15 giorni


A muovere la macchina della Giustizia un esposto della Lega. Il principale capo di accusa: in qualit di assessore allUrbanistica avrebbe ceduto a un privato un pezzo di terreno in
via Crispi dal valore di 200 milioni a un prezzo di 20 milioni in cambio di una mazzetta.
Lavviso di garanzia gli viene consegnato da un carabiniere il 16 febbraio. La notizia non ,
a dire il vero, un fulmine a ciel sereno per tutti: la Lega lombarda sa gi (un suo esponente,
alcuni giorni prima, confida a un amico che gli uomini della Procura stanno per mandare in
galera quel ladro di Gaboardi), come sa qualche esponente del Pci3. Il 19 febbraio Gaboardi viene convocato dal sostituto Procuratore della Repubblica, dr. Carlo Nocerino. Alla fine
dellincontro ha la netta sensazione di aver dato spiegazioni esaurienti, ma, appena una quindicina di giorni dopo, il blitz: in Palazzo municipale arrivano con le pantere a sirene spiegate
dei carabinieri al fine di sequestrare una serie di documenti. Egli si sente sprofondare: ha la
percezione di essere trattato da delinquente. E non finita: gli uomini della Procura invadono anche la Presidenza del Consorzio intercomunale cremasco con lobiettivo di portar via
tutta la documentazione relativa agli appalti ed ai progetti. In questo caso, per, linvasione
meno traumatica: essi, infatti, si limitano a chiedere di avere a disposizione quanto prima le
fotocopie di detto materiale. Bersaglio pure il Centro turistico Acli di cui Gaboardi presidente: Maria Teresa Ogliari, lamministratore e factotum del Centro, rimane letteralmente
sbalordita.
Intanto il nostro parte per un viaggio gi a lungo programmato per Assisi in compagnia
della moglie e di tanti turisti. Il pullman sulla via del ritorno quando ( il luned 17 maggio
1993) riceve una telefonata dalla sorella - tramite il cellulare dellautista - che gli comunica
larresto di un suo collaboratore dellEnaip, lEnte che gestisce i corsi di formazione professionale delle Acli, e il mandato di arresto per lui stesso. Notizie che lo lasciano letteralmente
impietrito. Potrebbe partire per il Madagascar in quanto ha gi un contratto di cooperazione
internazionale in mano (per questo, da qualche mese, si dimesso da direttore dellEnaip):
unipotesi che fuga immediatamente perch non ha alcuna intenzione di passare dalla parte
del torto. Rientrare a Crema, nel clima di Mani Pulite, gli sembra, tuttavia, pericoloso.
Decide, allora, dopo una fermata a un autogrill di Bologna, di non salire sul pullman e di
cercare provvisoriamente rifugio presso uno dei suoi tanti amici sparsi praticamente in tutta
Italia (sono molti che si propongono di offrirgli lospitalit).
La notizia della sua latitanza fa subito rumore e crea negli amici una notevole apprensione.
Vi chi teme addirittura un gesto irreparabile4. Gli esponenti di spicco del Psi, (il partito
nella cui lista stato eletto, seppure come indipendente) allarmati, si permettono di lanciargli - via stampa - dei messaggi. Cos lon. Maurizio Noci: Se sapessi dove Gabo, andrei da
lui in macchina e lo porterei in carcere a Cremona. In questo momento sar sconvolto, ma
rimanere latitante peggiora la sua situazione [] Ma Gabo non pu allungare il suo calvario.
Deve tornare subito a Crema. Per il suo bene5. E Guido Torriani cos reagisce alla notizia:
Non avrei mai creduto che si arrivasse a tanto. Temo per il futuro della democrazia in que-

Una bufera

261

sto paese6. Cos si esprime il suo difensore (nominato immediatamente dopo la notifica
dellavviso di garanzia del 16 febbraio), avv. Ermete Aiello: una reazione umanamente
comprensibile; diamogli il tempo di smaltire il panico e la paura dovuti alla notizia del mandato di arresto7.
Il Psi emana pure un comunicato ufficiale in cui, pur non volendo interferire nei contenuti
dellinchiesta, stigmatizza la sperequazione delle misure adottate rispetto ad altri casi analoghi relativi a tante persone indagate per ben pi rilevanti ipotesi di reato8. Dopo alcuni
giorni, finalmente, arrivano delle lettere: una al sindaco e unaltra a Virginio Venturelli in cui
Gaboardi dichiara di dimettersi dai suoi ruoli istituzionali e di partito, afferma la sua totale
estraneit ai fatti contestati e annuncia che dimostrer la sua piena innocenza.
Una Tangentopoli cremasca
La stampa d grande risalto alla vicenda parlando per lo pi di tangentopoli di casa
nostra, una tangentopoli che travolge non solo Gaboardi, ma anche gli architetti Franco
Simonetti, Massimiliano Aschedamini e il prof. Italo Buzzi. La Provincia, il 18 maggio, esce
con un titolo a caratteri cubitali: Non solo tangenti: 4 arresti. Questo lincipit dellarticolo:
Mazzette ed altro. Quattro ordini di cattura e il terremoto tangenti scompiglia la citt, choccata. E non siamo che agli inizi, si afferma in procura. A finire subito in carcere a Cremona
solo Italo Buzzi: viene prelevato dai carabinieri alle 7,30 del mattino. Alla notifica del mandato di arresto sta male ed costretto a sdraiarsi sul letto. Poi saluta la moglie in lacrime e segue
i militari che lo conducono al carcere di Cremona. Franco Simonetti e Massimiliano Aschedamini, invece, sono agli arresti domiciliari. I due architetti sono coinvolti nel caso Top
Crema mentre larresto di Italo Buzzi ha a che fare con alcuni corsi di formazione dellEnaip.
Gaboardi coinvolto in ambedue i casi. Questi, schematicamente, i capi di imputazione
come sono presentati dalla stampa: Franco Simonetti, titolare dellImmobilcrema, avrebbe
versato a Gaboardi 21 milioni in cambio di favori tesi a superare gli ostacoli frapposti dalla
Soprintendenza delle Belle Arti che da anni hanno tenuto fermo il progetto Top Crema
(zona via Gramsci); Massimiliano Aschedamini avrebbe indotto i titolari di detta iniziativa a
credere che se questi avessero affidato a lui le varianti richieste da detta Soprintendenza, avendo lui conoscenze sia a livello politico sia a livello di Soprintendenza, avrebbe appianato liter
(da qui laccusa di millantato credito); Gaboardi accusato non solo di aver intascato la
mazzetta di cui prima, ma anche di aver truffato la Regione Lombardia e lEnaip regionale a
proposito di corsi di formazione non effettuati. Reato, questultimo, di cui imputato anche
Italo Buzzi, il responsabile dei corsi da quando Gaboardi ha rassegnato le dimissioni. Queste,
sostanzialmente, le notizie. Tra le testate giornalistiche ve ne sono alcune che calcano la mano
dedicando allo scandalo pagine e pagine (c pure un giornalista che va a indagare Limpero
delle Acli) ed altre pi prudenti9. La stampa, comunque, ricicla per giorni le informazioni
date pubblicamente dalla Procura della Repubblica. Il Procuratore Tedesco cos, tra laltro,
dichiara: Siamo convinti di aver raggiunto gravi indizi di colpevolezza10. Italo Buzzi, dopo

262

Appunti di viaggio

quattro giorni di carcere in cui stato pi volte interrogato, viene lasciato libero visibilmente
provato11. Massimiliano Aschedamini, alla fine degli arresti domiciliari parla a La Cronaca
della sua sconvolgente esperienza: stato come vedere il mio funerale. Gente che arriva a
casa a rendere omaggio alla salma - cio io -, parole di solidariet, strane assenze, persone che
hanno preferito defilarsi. Poi, finito il rito funebre, poco a poco il silenzio: il campanello di
casa e del telefono che suonano sempre di meno e le persone pi care che rimangono vicine.
E cos chiude: Adesso ricomincia la vita normale. Dovr mettere in conto la malvagit di chi
non aspettava altro, degli invidiosi; dovr accettare in questi primi giorni gli sguardi curiosi
di chi ti riconosce per strada. Ho una forza per: so di non aver commesso crimini12.
Linvito di don Leandro Rossi a non odiare
Intanto la latitanza di Gaboardi continua. Lex assessore allUrbanistica13 prende il treno
a Bologna con destinazione Milano. Qui passa una notte insonne a casa di una sua sorella:
non riesce proprio a capire dove possa aver infranto la legge, come gli assolutamente oscuro il motivo dellarresto di Italo Buzzi. Il giorno dopo si mette in contatto col dr. Ermete
Aiello, telefonandogli da un telefono pubblico della metropolitana: lavvocato si impegna
ad acquisire i capi di accusa ed a verificare le condizioni del suo ritorno. Contatta, inoltre,
i dirigenti regionali dellEnaip che, in qualit di parte lesa, riescono ad accedere ai capi di
accusa che poi gli trasmettono. Gaboardi comincia a capire: il tutto si fonda sulla scoperta
di un conto corrente non intestato allEnaip col quale le Acli hanno anticipato i fondi necessari per svolgere i corsi del Fondo sociale europeo organizzati dallEnaip. Tutto normale,
secondo lui: la procedura stata resa necessaria perch tale Fondo copre i costi a distanza
di anni, dopo aver vagliato la rendicontazione in questione, una procedura regolata da una
convenzione fra le Acli di Crema e lEnaip regionale mediante la quale lEnaip stesso chiede
ai partner di anticipare i costi che alla fine saranno rimborsati. Il nostro, allora, produce la
documentazione difensiva che fa recapitare allavvocato tramite il fax di un amico di Crema.
Con lo stesso difensore, poi, tiene i contatti attraverso il telefono della anziana, ma ancora
vispa, mamma dellavvocato14. Dopo qualche giorno riceve, sempre indirettamente, la comunicazione di Aiello: il rientro a Crema (il Procuratore della Repubblica non recede dalla
sua posizione) pu avvenire solo passando attraverso il carcere. Nel frattempo il presidente
regionale dellEnaip, Vincenzo Bonandrini15, scrive una lettera a lui ed a Italo Buzzi riaffermando la sua fiducia in loro e chiarendo che, qualora la Regione Lombardia ritenesse di aver
subito dei danni per uneventuale documentazione non correttamente rendicontata, i costi
verrebbero sostenuti dallEnaip. Un attestato di fiducia che nella bufera da cui travolto gli
sembra una sorta di raggio di luce. risollevato anche dalla notizia secondo cui, sul conto
corrente oggetto della contestazione, non risultano agli uomini della Procura pagamenti n a
lui n a Buzzi16. Nei lunghi e interminabili giorni di latitanza vive in una casetta ad Intra sul
Lago Maggiore affittata a un suo cognato. Qui si informa sulla vita della famiglia telefonando
al figlio nel suo luogo di lavoro e scrive le controdeduzioni utilizzando il portatile dellamico

Una bufera

263

Pietro Praderi che ha incontrato a Milano. Ha personalmente due colloqui con il suo avvocato: la prima in casa di un suo amico milanese, nei pressi del Palazzo di Giustizia, laltra alla
stazione di Treviglio.
Tra le sue tappe una a Lodi dove va a parlare con don Leandro Rossi, teologo, scrittore e
fondatore di alcune comunit per tossicodipendenti. Con lui, da quando lha aiutato ad avere
in concessione una villa padronale con azienda agricola a Magione, sulle colline intorno al
lago Trasimeno, ha da tempo un rapporto di amicizia. Torna a trovarlo perch, nello stesso
periodo, il sacerdote oggetto di unindagine giudiziaria simile alla sua. Don Leandro gli confida di non capire laccanimento nei confronti di persone che hanno lunico torto di aiutare
i giovani a dare un significato alla propria vita: si tratta - non vi altra giustificazione - solo
di una prova che Dio assegna a ciascuno di noi. Poi un consiglio: Tu, come me, hai sempre
imboccato percorsi accidentati17, quelli che indica il tuo desiderio di ricerca. Continua cos,
ma - ti raccomando - non odiare: anche i malvagi sono figli di Dio. Se odiassi, ti inarideresti
spiritualmente. Accetta la sofferenza con serenit. Gaboardi lo ringrazia affettuosamente.
Otto giorni in cella di isolamento e trenta giorni agli arresti domiciliari
Il Procuratore della Repubblica, dr. Angelo Tedesco, lo dichiara apertamente: Gaboardi
non pu sfuggire al carcere a meno che decida di confessare e collaborare facendo cos
venir meno le esigenze cautelari previste dalla legge proprio al fine di evitare di commettere
gli stessi reati o di inquinare le prove. Limputato, quindi, non pu prolungare allinfinito la
latitanza. Aspetta qualche giorno in attesa del trasferimento a Milano del Sostituto procuratore della Repubblica, dott. Carlo Nocerino, lartefice in prima persona dellinchiesta e si
costituisce il 31 maggio, accompagnato dallavvocato, alla caserma della Guardia di Finanza
in via Bartolino Terni da dove viene immediatamente tradotto alle carceri di Cremona.
Gaboardi, la resa. In carcere lex assessore allUrbanistica: cos titola La Provincia del
primo giugno. E Primapagina (4 giugno): La resa di Gaboardi dopo quattordici giorni di
latitanza. In carcere rimane solo pochi giorni, il tempo necessario per rispondere agli interrogatori del Gip e del Procuratore della Repubblica. La Provincia del 4 giugno annuncia:
Gaboardi dal carcere agli arresti domiciliari. Lex assessore allUrbanistica rimane in cella di
isolamento per otto interminabili giorni. Dovrebbe essere interrogato - secondo gli accordi il secondo giorno, ma deve aspettare il sesto giorno.
Ricondotto a casa, subisce ancora trenta giorni di arresti domiciliari. Ma a casa e pu
riabbracciare la moglie, i figli e i due nipotini. La tensione emotiva, per, accumulata a lungo,
lo logora anche nel fisico: nellarco di pochi mesi viene operato due volte.
Intanto continuano le indagini sullEnaip e piovono nuove ipotesi di reato. un vero e
proprio stillicidio per fermare il quale gli avvocati e i dirigenti dellEnaip consigliano il patteggiamento. Gaboardi non vuole sentirne parlare perch non ha nessun reato da confessare,
ma alla fine viene convinto da unargomentazione stringente: il patteggiamento non significa
per nulla una condanna perch la sentenza emessa ai sensi dellex art. 333 del c.p.c. non

264

Appunti di viaggio

presuppone alcuna responsabilit n riconoscimento di addebito, tant che la costante Giurisprudenza esclude ogni rilevanza alle sentenze emesse ex art. 444 (unargomentazione resa
ancora pi forte da un caso giudiziario: il regista Strehler, dopo aver rifiutato tale soluzione,
ha dovuto subire anni e anni di processi per poi essere assolto qualche mese prima di morire
di cancro). Un calice amaro che Gaboardi si trova, obtorto collo, nella necessit di bere18.
Liberato da questo peso, Sandro pu concentrarsi sulla difesa relativa al reato di abuso di
ufficio (nel frattempo il Gip ha fatto cadere limputazione di corruzione).
Un calvario che si chiude con lassoluzione piena
Il calvario dura un tempo infinito: la sentenza, infatti, data il 22 febbraio 1995. Sentenza da cui emergono i termini precisi dellaccusa: laver ceduto allImmobiliare Lombarda, unarea di propriet del comune di Crema sita in via Gramsci al prezzo irrisorio di
28.440.000, del tutto inadeguato rispetto al valore venale effettivo di 282.810.000. Si
tratta di un fatto commesso per procurare ingiusto vantaggio patrimoniale alla Immobiliare
Lombarda srl.. La parte civile, a sua volta, chiede la condanna al risarcimento dei danni
derivati al Comune, che si quantificano in 254.370.000 (differenza tra il valore effettivo
del terreno ed il prezzo della vendita dello stesso), oltre agli interessi di legge. Unaccusa che
i giudici Ercole Ciaburri, Antonio Ferrari e Carlo Gazzella smontano letteralmente: larea in
questione (a forma trapezoidale) di dimensioni non rilevanti inserita a cuneo nel terreno gi in propriet dellImm.Lombarda e da tempo asservita a fermata autobus non poteva
ragionevolmente essere alienata al prezzo di mercato. E ancora: del tutto legittima la
permuta dellarea, ossia la dazione della res a fronte di un corrispettivo che, si badi bene, non
una somma di denaro, ma lasservimento del terreno alluso pubblico, con impegno del privato di accollarsi tutti gli oneri di urbanizzazione secondaria. Limporto di 28.440.000 non
infatti il prezzo di una vendita, ma il valore indicativo degli oneri di urbanizzazione, come
peraltro emerge inequivocabilmente dallatto di cessione 27/4/90. Ed ecco la conclusione:
non pu il collegio esimersi dal rilevare che, alla luce delle risultanze processuali, lesposto
inoltrato alla Procura della Repubblica apparso chiaro strumento di lotta politica; il ricorso
strumentale allautorit giudiziaria non pu quindi considerarsi, risultando deprecabile la
delazione di notizia su condotte della P.A. prospettate surrettiziamente come ipotesi di reato
al solo fine di combattere le fazioni avversarie. Il calvario terminato. Il nostro ne esce a
testa alta. La sua vita, per, non pi quella di prima. Segnato nel suo animo, non riesce,
nonostante gli sforzi, a far del tutto proprio il consiglio di don Leandro. Non odia nessuno,
vero, ma conserva un disprezzo profondo, cosa forse pi pesante dellodio, per le persone che
gli hanno fatto del male e non sono state capaci di chiedergli scusa19.

Un TOP MANAGER
Unaltra vittima il dr. Franco Mariani, uno dei massimi dirigenti del gruppo Cariplo

Una bufera

265

di Milano: anche lui travolto dalla Giustizia e anche lui assolto con formula piena. Una
carriera brillante, la sua: con una laurea in economia e commercio conseguita allUniversit
Cattolica e un master della Bocconi alle spalle, a 49 anni il pi giovane direttore centrale
della banca. Poi la promozione a direttore generale del credito agrario. Un ruolo, questultimo, di grande responsabilit: centinaia di collaboratori, un ufficio legale di una quindicina di
avvocati e fidi di considerevole rilevanza agli agricoltori. Un ruolo che ricopre con competenza. Ma un giorno accade limprevisto: lufficio legale scopre una carenza di documentazione
in una pratica evasa da un collaboratore. Franco Mariani, informato, scopre a sua volta altre
pratiche dello stesso collaboratore con analoghe lacune. Da qui la sua segnalazione del caso
allIspettorato interno. E da qui la denuncia da parte dellistituto di credito alla magistratura
di Milano. Il direttore generale si sente tranquillo: lui stesso che ha segnalato le irregolarit.
Ma la situazione precipita: cinque collaboratori vengono arrestati. Mariani inizia ad avere
paura: nel clima avvelenato di Tangentopoli tutto possibile. E la paura si materializza il 31
gennaio 1994. Sono le 5 del mattino: quattro uomini della Guardia della Finanza arrivano
a casa sua per arrestarlo col mandato firmato da vari sostituti del pool di Mani Pulite. Lo
sgomento forte. Per la moglie e per la figlia, poi, uno shock. Prelevato, viene condotto a
S. Vittore. In cella. letteralmente abbattuto, psicologicamente distrutto: lumiliazione, per
lui che ha fatto dellonest la bussola della sua vita, bruciante. Lunica cosa che si sente di
fare di buttarsi sulla branda. Ha la netta sensazione che il mondo gli sia crollato addosso.
Attende con ansia un sostituto procuratore per poter gridargli la sua innocenza, ma nessun
Pm si fa vedere. In giornata, invece, viene interrogato dal giudice per le indagini preliminari.
In cella rimane due giorni, dopo di che, contro il parere negativo della Procura, gli vengono
concessi gli arresti domiciliari, uno status che si prolunga per una ventina di giorni. Un tempo lunghissimo, ma che lui vorrebbe procrastinare ancora: vorrebbe affrontare la gente solo
dopo il processo, a testa alta cio. I tempi di attesa del procedimento, per, sono esasperanti:
tre lunghi anni in cui non viene mai interrogato n dalla Procura n dalla Guardia di Finanza.
Anni angosciosi, ma anche formativi in cui si rende conto direttamente della macchina della Giustizia: a lungo, giorno dopo giorno, in Tribunale a leggere con scrupolo le migliaia di
pagine di interrogatori che riguardano i suoi collaboratori, una documentazione sterminata
che gli sar di grande utilit al momento del processo sia in primo che in secondo grado. Le
due sentenze (la prima del 25 settembre 1997 e, quella in sede di Appello, del 12 ottobre
1999) lo liberano da qualsiasi ombra. A suo favore testimoniano numerosi suoi collaboratori
e alti dirigenti.
Finalmente la luce dopo un lungo tunnel. Ma le ferite rimangono. Profonde: un danno
morale incalcolabile, danni materiali ingenti (una carriera interrotta e la considerevole riduzione della pensione determinata dalle dimissioni anticipate). Un danno anche fisico: un
improvviso calo della vista dal giorno dellarresto. Franco Mariani non punta il dito contro
i giudici (ha trovato, tra gli altri, un giudice per le indagini preliminari che ha bloccato sul
nascere altri nove processi a suo carico), ma linferno che ha subito niente lo canceller.

266

il colpo dala
Gli di hanno dato alluomo lintelletto,
che la pi grande ricchezza.
(Sofocle, Antigone, 683-4)

ecenni di mobilit sociale e di diffusione di una cultura che esalta lindividuo. Un


contesto, questo, che non pu che stimolare le affermazioni personali. Le condizioni
economiche di partenza indubbiamente pesano e producono una prima selezione naturale,
ma vi pure chi, grazie ai propri meriti e alla tenacia riesce a vincere il destino sociale e ad
emergere. Anche a volare alto: ben oltre gli stretti confini del territorio, ben oltre, talora,
gli stessi confini nazionali. E questo negli ambiti pi diversi: dalla matematica alla fisica,
dalla ricerca sperimentale allinformatica, dalla musica al cinema, dalla magistratura allurbanistica Eccone un campione. Mi limito a esplorare la carriera di alcune persone poco
conosciute o note soltanto nel loro ambito specialistico. Escludo, quindi, personaggi che si
sono imposti allattenzione del grande pubblico quali, ad esempio, Beppe Severgnini, Emilio
Carelli e Lucio Fabbri.

Un matematico che conquista lAMERICAS CUP


Alfio Quarteroni. Unavventura, la sua vita, a dir poco straordinaria. Il padre un piccolo
coltivatore di Ripalta Cremasca che sogna per il figlio un futuro al suo fianco nellazienda
agricola. Allesame di terza media, per, il suo sogno si infrange: il presidente di commissione, prof. Ugo Palmieri, scoperte le doti intellettuali del ragazzo, riesce a convincerlo a cambiare idea. Da qui liscrizione allIstituto di ragioneria a Lodi e da qui dietro incoraggiamento
degli stessi professori, la prosecuzione degli studi alluniversit, Il nostro giovane, grazie alla
copertura del collegio Ghisleri di Pavia (a cui accede senza difficolt col suo diploma a pieni
voti) si iscrive alla Facolt di Matematica dove dimostra subito una notevole attitudine: alla
fine del terzo anno ha gi terminato tutti gli esami e nel 75 lunico del suo corso a laurearsi
alla sessione di giugno. La tesi sullanalisi numerica, che sar il cavallo di battaglia della sua
vita professionale. La votazione, naturalmente, la massima: 110 e lode.
La sua una vera e propria escalation: a 23 anni gi ricercatore presso il Cnr, a 25
invitato a tenere delle lezioni alle universit di Bonn e di Colonia, a 27 alla Sorbona di
Parigi per un aggiornamento, a 29 consulente scientifico della Nasa, a 33 vince la cattedra

Il colpo dala

267

allUniversit di Brescia e diventa direttore del dipartimento di matematica.


Una carriera fulminea: a 37 anni ha la cattedra di Analisi numerica presso il Politecnico di
Milano dove conduce ricerche e insegna a studenti di ingegneria nucleare, aerospaziale, civile,
chimica ed elettronica, a 38 titolare della cattedra presso lUniversit del Minnesota a Minneapolis, dal 1992 al 1997 direttore scientifico a Cagliari di un centro di ricerca fondato
da Carlo Rubbia, nel 98 vince la cattedra di Modellistica matematica e Calcolo scientifico
presso il Politecnico di Losanna dove coordina un laboratorio con 15 ricercatori provenienti
da vari Paesi. Posizioni di prestigio nel mondo accademico. Per questo viene invitato a tenere
lezioni un po ovunque (universit, centri di ricerca, congressi mondiali): dal mitico Mit a
Parigi, da Cambridge a Tokio, da Helsinki a Barcellona. Pubblica dodici libri rigorosamente
in inglese, alcuni dei quali diventano testi adottati in numerose universit europee e americane (di uno vi sono traduzioni perfino in cinese e in giapponese). Numerosi i riconoscimenti.
Tra questi: la Cattedra Galileiana dalla Scuola superiore Normale di Pisa per le sue ricerche
relative alle applicazioni della matematica alla medicina ( la prima volta che assegnata a un
italiano), il premio Capo dOrlando per meriti scientifici di cui in precedenza hanno goduto
due premi Nobel, la nomina a membro dellAccademia dei Lincei (Accademia che ha annoverato tra gli altri alcuni grandi quali Galileo, Pasteur, Darwin ed Einstein).
Nel 2003 il balzo agli onori della cronaca internazionale grazie alla vittoria di Alinghi alla
Americas Cup: lui che per conto dellarmatore Ernesto Bertarelli e a capo di un gruppo
di ricercatori conduce gli studi (studi complessi - decine e decine di milioni di equazioni
risolte con lausilio di computer in grado di svolgere 100 miliardi di operazioni al secondo
- di idrodinamica e di aerodinamica) che danno allimbarcazione svizzera il mix ottimale di
leggerezza, resistenza, velocit e manovrabilit che le consentir di sbaragliare le concorrenti
portando in Europa una coppa che lEuropa non ha mai vinto in 152 anni. Alfio Quarteroni
si trova in tal modo sulla cresta dellonda, ma lui ci tiene a precisare che il suo contributo ad
Alinghi, pur importante, ben poca cosa rispetto al lavoro accademico 1 svolto negli anni
precedenti che si trova in una miriade di riviste scientifiche. La barca doro Alinghi non ,
comunque, lunica applicazione della sua analisi numerica: da anni, ad esempio, dirige studi
che hanno come oggetto il flusso del sangue nelle arterie, la sua reazione allimpianto di un
bypass, le possibili conseguenze di un evento sismico su unarea ad alta densit abitativa.
Tra i suoi pi recenti riconoscimenti: la laurea honoris causa in Ingegneria navale presso
la Facolt di Ingegneria dellUniversit degli studi di Trieste. Tra i suoi meriti: membro del
comitato editoriale di una quindicina di riviste scientifiche pubblicate, oltre che in Europa,
negli Usa, in Giappone e in Cina. Una carriera, quindi, lusinghiera2.

Esperimenti di fisica nucleare davanguardia


Un fisico nucleare di primordine a livello internazionale il dr. Giacomo Bressi, classe
1947, calabrese di origine e cremasco di adozione, scomparso improvvisamente il 9 marzo
2009 nella sua abitazione di Bagnolo Cremasco. Maturit classica a Catanzaro, laurea in Fi-

268

Appunti di viaggio

sica presso La Sapienza di Roma, ricercatore dellIstituto nazionale di Fisica nucleare (Infn)
prima a Roma e poi a Pavia. Si rivela subito un eccezionale fisico da laboratorio e da officina,
pi che da conferenza e da salotto [], insofferente delle spesso verbose riunioni di gruppo. E dimostra subito pure la sua tempra di contestatore: senza peli sulla lingua, facile al
dazebao per denunciare irregolarit e disfunzioni (una tempra maturata sul campo durante
la stagione della contestazione studentesca a Roma: il regista Ettore Scola lo immortaler
nel suo film Dramma della gelosia mentre scappa dalla polizia nellepica battaglia di Valle
Giulia).
Ricercatore versatile, si occupa di molti aspetti della fisica delle particelle: dalla realizzazione di strumentazioni allelaborazione di software per lanalisi statistica dei dati raccolti.
Collaborando con lUfficio speciale per Seveso istituito dopo il ben noto incidente chimico (fuoriuscita di diossina da un reattore della fabbrica Icmesa), scopre landamento della
concentrazione di tale sostanza depositata nel terreno ed elabora un modello statistico con
cui si riesce a risalire alla quantit totale fuoriuscita dal reattore stesso. Lesperimento che lo
inserisce nel firmamento scientifico NADIR (1981): Bressi lavora alla realizzazione di un
rivelatore da scommessa denominato camera a flash grazie al quale si giunge a determinare
il limite superiore del periodo di oscillazione neutrone-antineutrone, inserito nel prestigioso
Particle Data Book sotto il nome di Bressi et al.. Collabora, inoltre, a progetti internazionali
(di cui uno diretto dal prof. Rubbia) che hanno come oggetto la fisica astroparticellare,
nuovo campo sperimentale che lega lastrofisica alla fisica delle particelle. poi la volta di
RAPID, primo esperimento al mondo con TPC (Time Projection Chamber) a xenon liquido: dopo la presa dati al Paul Scherrer Insitute di Villigen, Bressi con il suo piccolo gruppo
(sei soli fisici!) determina la misura dello spettro gamma del raro decadimento radiativo del
pione +. Ma la sua fama sale ancora pi in alto quando, quasi da solo misura con straordinaria precisione lo stravagante effetto Casimir. Cos presenta la notizia il Corriere della sera
del 2 giugno 2002: Il risultato [] conferma sperimentalmente una delle pi sorprendenti
conseguenze della meccanica quantistica e cio che anche il vuoto pi assoluto tale non ,
in quanto in esso si creano e si annichilano in continuazione fotoni virtuali associati a onde
elettromagnetiche di varia energia e frequenza (si tratta di forze attrattive dellordine di
miliardesimi di Newton). Il giornalista Franco Foresta Martin cos conclude: Al di l del
profondo significato fisico e cosmologico, lesperimento dei fisici dellInfn presenta importanti risvolti applicativi in quanto lingegneria delle nanotecnologie (apparati meccanici ed
elettronici miscroscopici) dovr tenere conto di queste sia pure minime forze. I risultati
dellesperimento vengono pubblicati sulla prestigiosa rivista Physics World3. Negli ultimi
anni Bressi lavora a un progetto ancora pi ambizioso: verificare sperimentalmente leffetto
Casimir dinamico, a tuttoggi mai misurato4, legato alle fluttuazioni del vuoto quantistico e
consistente nella materializzazione di fotoni virtuali allinterno di una cavit vuota, in cui
una delle pareti vibra.
Siamo di fronte, indubbiamente, ad un fisico di primo piano: portano la sua firma quasi
cento pubblicazioni, la maggior parte delle quali su riviste scientifiche internazionali, una

Il colpo dala

269

ventina di rapporti interni al Cern e allInfn e un brevetto, registrato a nome dellInfn, su un


innovativo metodo di purificazione dellargon liquido.
Il prof. Adalberto Piazzoli5, ex-direttore della sezione I.N.F.N. di Pavia, ricorda che oltre
a discettare ad altissimi livelli sui segreti della meccanica quantistica (si veda il suo apporto
critico alla discussione sulla Controversia Abraham-Minkowski), aveva anche una profonda
conoscenza del latino, lingua nella quale scriveva frasi che campeggiavano sulle pareti del suo
laboratorio, componimenti satirici che venivano esposti allalbo dei ricercatori e, per puro
divertimento, addirittura abstract di articoli scientifici. Un celebre scienziato, ma anche un
uomo umile. Cos ne parla la moglie, prof. Emanuela Nichetti: Nessuna delle persone che
lo hanno conosciuto, tranne quelle che lavoravano con lui, aveva la pi pallida idea di quanto Giacomo era riuscito a scoprire e a studiare. Innamorato del cielo e dei suoi misteri, era
curioso di tutto ci che lo circondava. Semplice, umile, disponibile nei confronti di tutti, era
pronto a spezzare il pane della scienza per chiunque avesse curiosit e voglia di imparare,
magari attorno ad una tavola da lui stesso imbandita. Umile, ma nello stesso tempo dalla
schiena sempre dritta, mai disposto al compromesso. Emanuela Nichetti legge con piacere
una lettera che le ha scritto un ex allievo di suo marito, Davide Iannuzzi, oggi docente e
ricercatore presso la Vrije Universiteit di Amsterdam: La sua onest intellettuale fu, e sar
un punto di riferimento per me, e, quindi, per il mio gruppo, in un momento in cui letica
scientifica sta derivando verso lidi oscuri []. Giacomo mi ha aiutato molto scientificamente
(la statistica lho imparata da lui) e umanamente. [] Allo stesso tempo mi ha insegnato ad
essere irriverente con intelligenza nei confronti del potere []. Gli ho voluto bene, come
tutte le persone che hanno avuto modo di stargli vicino. Una parte di lui resta nella mia quotidianit, quando trasmetto ai miei studenti quello che lui ha insegnato a me, a volte usando
le sue stesse parole. Spero solo di esserne allaltezza.
Umile, rigoroso, irriverente nei confronti del potere e cos pure molto legato alle sue radici:
cultore della cucina calabrese, aveva una sterminata collezione di variet di peperoncino, provenienti da tutte le parti del mondo e rigorosamente classificate, che coltivava nel disordine
scientifico e vissuto del suo laboratorio.

Una ricercatrice di rango che collabora con un premio Nobel


Una ricercatrice di rango: Ileana Zucchi, classe 1952, cremasca doc. La sua una vocazione che matura alluniversit6, quando si trova ad avventurarsi in una tesi sperimentale sul
ruolo degli ormoni steroidei nel sistema nervoso centrale di mammifero. Da qui la passione
per la ricerca sperimentale. Un mondo, questo, che avverte essere il suo, la sua professione:
una professione che pi che qualsiasi altra pu consentirle di lavorare per accrescere la conoscenza o, comunque, per capire pi a fondo i problemi. La sua prima esperienza importante
la effettua a Liegi, in Belgio, presso il laboratorio condotto dal prof. Joseph Martial, un laboratorio tra i primi al mondo a mettere in atto nuove metodiche che consentono di correlare
biologia e comportamento, nella fattispecie le diverse reazioni biologiche che presentano

270

Appunti di viaggio

cervelli maschili e femminili di animali posti di fronte a difficolt impegnative (raggiungere,


ad esempio, il cibo riuscendo ad attraversare una piscina o un labirinto). Unesperienza per lei
di considerevole importanza dal punto di vista formativo. Nel 1986 si apre lera del Progetto
planetario Genoma. La svolta inaugurata dal prof. Renato Dulbecco con un editoriale su
Science che riscuote una risonanza mondiale e che conquista ladesione dei maggiori scienziati
di tutti i continenti. Il premio Nobel italiano non ha dubbi: se si vuole davvero scoprire la
genesi del cancro, lunica strada possibile quella di conoscere tutti i geni del genoma. Al
progetto aderisce anche il Cnr che invita il prof. Dulbecco (un invito accolto) a spostare il
suo quartiere generale da San Diego a Milano in un Istituto da realizzare ad hoc. Ileana Zucchi punta subito a entrare nel nascente gruppo di ricerca e ci riesce. Intanto, in attesa che il
nuovo Istituto di Milano decolli, fa unesperienza di oltre un anno, sul medesimo progetto,
nel celebre Istituto internazionale di Genetica e di Biofisica di Napoli che opera in stretto
contatto con alcuni dei laboratori pi avanzati, tra cui quello della Washington University
di St. Louis. La tappa napoletana, quindi, le apre nuovi orizzonti e le offre lopportunit di
volare oltre oceano proprio nella Universit di St. Louis. Un impatto traumatico per lei che
si sente catapultata su un pianeta completamente diverso alle prese con una nuova lingua
che conosce poco e dove di fatto lunica interazione umana avviene in laboratorio, ma anche
unesperienza decisamente esaltante sotto il profilo professionale. Trova, infatti, un laboratorio con unorganizzazione tipicamente americana: senza gerarchie e con ricercatori delle pi
svariate discipline tutti protesi alla soluzione dei problemi. Un laboratorio che laffascina, ma
che nello stesso tempo la intimidisce: qui nessuno insegna e a ciascuno viene affidato un progetto con una precisa scadenza da rispettare. Spetta a lei, quindi, attivarsi per cercare gli aiuti
opportuni e organizzare il suo lavoro (del resto lo stesso laboratorio che sta vivendo la fase
in cui deve inventare da zero tutte le metodiche e i protocolli per il mappaggio e il sequenziamento del Genoma). E lei si attiva con tenacia. Superato il difficile impatto iniziale, si trova
cos bene che vorrebbe rimanervi almeno una decina danni, ma dopo quattro costretta a
rientrare in Italia a causa della morte improvvisa del padre. A St. Louis, nel Missouri, ritorna,
ma solo per pochi mesi (la richiamano i problemi familiari: il padre ha lasciato unattivit
imprenditoriale) e accetta la possibilit che le viene offerta di completare il progetto iniziato
a S. Louis nellIstituto di Milano. il 1993. Lanno successivo conclude i lavori: il mappaggio e sequenziamento di un frammento del cromosoma X (banda Xq27), risultato che viene
pubblicato nel 95 sulla rivista Genomics. Non si tratta tanto di un contributo intellettuale,
ma di tipo tecnologico/metodologico: la riorganizzazione in provette di 12 milioni di basi
(pronte, quindi, per lo studio, frammento per frammento di malattie genetiche molto severe
come la sindrome dell X Fragile responsabile di ritardo mentale, o la retinite pigmentosa
che causa la perdita progressiva del campo visivo) ordinate con la stessa successione presente
nella cellula.
Nel 1996, in seguito a un terremoto ai vertici del Cnr, vengono meno i fondi per il Progetto Genoma, ma per Ileana Zucchi lattivit di ricerca ad alto livello tuttaltro che finita:
viene selezionata per collaborare con lo stesso prof. Dulbecco con lobiettivo di indagare sui

Il colpo dala

271

meccanismi della genesi dei tumori mammari. Cos si trova ad avere il privilegio di operare a
stretto contatto col Premio Nobel (alcuni giorni la settimana gomito a gomito) e di imparare
da lui un nuovo modo di approcciarsi alla ricerca che consente un grandissimo risparmio di
tempo e di denaro7. Lei si tuffa nel nuovo progetto (Genome Cancer Project) con determinazione e alla fine i risultati arrivano: lorigine del cancro non deve essere studiata in cellule
mature, differenziate (che sono necessariamente destinate a morire senza poter generare nuove cellule figlie), ma nelle cellule staminali, le uniche in grado di propagarsi a lungo (durante
tutta la vita dellindividuo) e quindi soggette ad accumulare mutazioni e, in quanto capaci di
generare cellule-figlie, le uniche in grado di propagare alla progenie le mutazioni acquisite.
questo il suo originale contributo al progetto (precisa, tuttavia, che il merito non tutto
suo).
Oggi dirige un gruppo di ricerca che comprende oltre dieci ricercatori e che dal 2000 in
grado di autofinanziarsi grazie alla sponsorizzazione di agenzie e fondazioni come Telethon
Airc e Fondazione Cariplo. Non pu, quindi, che sentirsi gratificata. Gratificata nel vedere i
risultati delle sue ricerche (rigorosamente in inglese) su riviste specializzate quali Genomics,
Genome Research, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United State of America
(PNAS). Gratificata nel leggere su La Stampa del 16 settembre 2009 una dichiarazione dello
stesso premio Nobel Dulbecco che la riguarda: Stiamo approfondendo la conoscenza sulle
cellule tumorali, in particolare sulle staminali tumorali. Quello del Dna un campo in continua evoluzione, per questo cos eccitante. Ma non bisogna mai fermarsi ai primi risultati.
Quando sono state scoperte le cellule staminali tumorali, qualcuno ha pensato: Distruggiamo quelle, ed fatta. Ora, assieme alla professoressa Zucchi, abbiamo scoperto che c tutta
una famiglia di cellule staminali tumorali, con una precisa gerarchia.

Un medico che dirige un polo di eccellenza a livello internazionale


Realizza a Crema un polo di eccellenza frequentato da medici provenienti da numerosi
Paesi e relaziona a congressi nazionali e internazionali: parliamo del dott. Alessandro Zambelli.
Nasce a Casteldidone nel 1948 ed a Crema da quando ha dieci anni. Al Liceo scientifico
uno studente modello ed ha, tra i suoi maestri, la prof. Margherita Marmiroli. Dopo la
maturit, sollecitato da molti che sottolineano le sue doti matematiche, si iscrive alla Facolt
di Ingegneria a Pavia, ma presto opta per la medicina, la sua vocazione di sempre. Il suo
obiettivo quello di specializzarsi in psichiatria, ma gi alla fine del primo anno si rende
conto che non questa la sua strada (si tratta di un ambito patologico che lo coinvolge e
lo inquieta troppo) ed entra con soddisfazione come interno in Clinica Chirurgica. Nella
stagione della contestazione partecipa alle prime assemblee studentesche, ma solo per poco:
vede in esse un settarismo che troppo lontano dalla sua cultura. Si laurea nel 1973 e nello
stesso anno si sposa con Tiziana Guadagnini, sua compagna prima di studi e poi di vita e di

272

Appunti di viaggio

lavoro. Si allontana dalla Clinica chirurgica di Pavia perch non accetta la tirannia baronale
del nuovo direttore, ma durante il servizio militare nel ruolo di ufficiale medico incontra un
colonnello dellAeronautica che lo aiuta a entrare nella scuola di specializzazione in chirurgia
di Catania che frequenta - un mese lanno - per cinque anni.
Nel frattempo, mentre gi lavora nellOspedale Maggiore di Crema, scopre presso il Policlinico di Milano, grazie al prof. Mirelli, una nicchia professionale del tutto nuova: lendoscopia digestiva, un ambito che lo affascina. Lo affascina a tal punto che nel 1982, dopo
aver vinto il concorso come aiuto chirurgo presso lOspedale di Manerbio, vi rinuncia per
dedicarsi interamente allendoscopia che considera un campo con grandi prospettive. Da qui
la volont di approfondire le sue conoscenze: prima presso lOspedale S. Martino a Genova,
e poi, per 40 giorni a Erlangen, in Germania, la culla dellendoscopia digestiva mondiale.
Unesperienza, questultima, che gli cambia letteralmente la vita, facendogli capire che lendoscopia unattivit clinica autonoma e non semplicemente propedeutica alla chirurgia.
Passa poi ad altri centri importanti quali Nancy, Londra e Amsterdam. Riesce cos a realizzare
nel tempo a Crema un centro di endoscopia importante (tra laltro, il primo in Italia a dotarsi di un endoscopio di piccole dimensioni adatto anche ai neonati).
Pi cresce il suo patrimonio di esperienze, pi pubblica sia su riviste nazionali che internazionali i risultati del suo lavoro e della ricerca clinica e, in questo modo, si fa conoscere un po
ovunque. Lui stesso viene chiamato a insegnare alluniversit di Pavia e a lui vengono affidate
relazioni a congressi nazionali e internazionali (almeno una ventina lanno). Inizia anche una
carriera allinterno della Societ italiana di Endoscopia digestiva (in un primo momento nella
sezione lombarda, poi - per 20 anni - nel consiglio direttivo nazionale con la vicepresidenza e
la responsabilit della commissione politica ). in questultimo ruolo che tratta in prima
persona col Ministero della Sanit con lintento di consentire ai medici che hanno alle spalle
dieci anni di anzianit documentata in endoscopia digestiva (anche se di provenienza chirurgica) di concorrere al primariato in gastroenterologia, una richiesta che poi vede con soddisfazione riconosciuta dalla legge. Legge che gli permette di diventare - il 2000 - il primo
primario in Italia in gastroenterologia senza la specializzazione (ha s frequentato la scuola di
specializzazione a Pavia, ma per ragioni di coerenza si rifiutato di consegnare la tesi conclusiva), una strada percorsa in seguito da altri 20 medici. E cos, da primario, grazie al sostegno
convinto di tutte le amministrazioni dellOspedale Maggiore di Crema, realizza un gruppo di
lavoro che riferimento nazionale per lEndoscopia digestiva diagnostica ed operativa, per la
clinica gastroenterologica (anche del bambino), per lecografia dellapparato digerente e per la
diagnosi di due malattie rare: la Teleangiectasia emorragica ereditaria e la malattia di Carol8.
Entra inoltre nella Societ europea di endoscopia digestiva, nella commissione che si occupa
dello sviluppo dellinsegnamento delle metodiche, ed tale Societ che riconosce il centro di
Crema come una scuola europea (la seconda in Italia dopo il Policlinico Gemelli di Roma):
scuola che richiama ogni anno medici che provengono da molti Paesi (dallEst europeo, in
particolare e, in seguito a una convenzione, dallArgentina). Dal 2005 al 2007, poi, diventa
presidente della Federazione italiana delle malattie dellapparato digerente dirigendo per due

Il colpo dala

273

anni le pi importanti Societ scientifiche italiane universitarie ed ospedaliere delle malattie


digestive. In tale veste firma col Ministero un protocollo di intesa sulla valutazione e interpretazione dei dati oggettivi rilevati nel settore da unagenzia esterna: una svolta epocale - a
suo parere - nella gestione della politica sanitaria.
Una carriera, quindi, di tutto rispetto (Alessandro Zambelli ci tiene a rimarcare il fatto
che quello che riuscito a fare lo deve anche ai suoi eccezionali collaboratori, medici9 e infermieri). Una carriera che lha impegnato molto, ma che non ha tolto spazio ai suoi amori:
la famiglia prima di tutto con le due figlie Giovanna e Mariuccia e le due piccole nipoti Ada
ed Alessandra, il tennis, la vela, lo sci, lequitazione, la presidenza - gi dal 1993 - del Centro
di riabilitazione equestre Emanuela Setti Carraro che ha in cura pi di 90 ragazzi diversamente abili.

Uno dei quattro old boys (due europei e due americani)


della posta elettronica
Un pioniere in ambito tecnico-scientifico Claudio Allocchio. Nasce a Crema nel 1959.
Terminata la scuola media, frequenta il Liceo scientifico dove si appassiona alla fisica. In
quarta lavora al progetto Pink Panther: costruisce un razzo a propellente solido, lantenato
dei booster dello Space Shuttle, razzo che per disgrazia degli altri funziona bene tanto da
finire sui radar di Linate10. Conseguita la maturit (1978), si iscrive alla Facolt di Fisica
a Trieste. Subito entra, in qualit di collaboratore, nellOsservatorio astronomico diretto da
Margherita Hack dove si fa subito scoprire come un mago del computer (quello che lastrofisica fiorentina chiama televisore con attaccata la tastiera). In tale Osservatorio, assieme
ad altri due giovincelli, sviluppa programmi e strumenti per rappresentare graficamente i
dati spettrografici raccolti dal satellite IUE, un progetto dellEuropean Space Agency e della
Nasa, mettendo letteralmente in scacco i programmatori della Nasa stessa. Nel 1985 viene
chiamato al Cern di Ginevra dove lo scienziato Carlo Rubbia (diventer famoso pi tardi) gli
chiede immediatamente in che cosa potrebbe essere utile nella ricerca della fisica sub-atomica
un esperto di elaborazione di immagini. Nel giro di un anno glielo dimostra: ecco perch
riceve lincarico dallo stesso Rubbia di responsabile dei sistemi di calcolatori. il 1986: una
data storica. Egli e un suo collega inglese, Steve Kille, riescono a comunicare messaggi tra
due computer di diverso tipo: due pionieri della posta elettronica. Uninvenzione straordinaria. Cos scrive: la storia delle reti di computer in Italia ed in Europa spesso coincide con la
nostra storia. Nel 1991 sbarca ad Atlanta, in Georgia, dove collabora con i padri storici di
Internet. Ed proprio negli Usa tra i ricercatori informatici sente spesso parlare dei quattro
old boys della posta elettronica: uno proprio lui, un altro il suo collega inglese e gli altri
due (David Crocker e Jon Postel) sono americani. A Washington, poi, girando per lAir Space
Museum, scopre in una delle stanze laterali, appesa al soffitto, la replica dellIUE e, sotto una
targa metallica, dove sono incisi anche i nomi dei tre giovincelli dellOsservatorio astronomico di Trieste. Motivi di soddisfazione.

274

Appunti di viaggio

Ricopre numerosi ruoli di prestigio: per due anni, ad esempio, il manager responsabile
della rete dellArea Science Park di Trieste; per tre anni consulente della Commissione
europea col compito di sviluppare i servizi di rete OSI e la interconnessione con le reti
Internet; in qualit di Information Technology Export collabora al coordinamento di tutti i
programmi di ricerca nel campo delle reti di calcolatori seguiti dallUnione europea; tra i
fondatori della Rete italiana delle Universit e della Ricerca; tra i creatori dei servizi di posta
elettronica. Un bel curriculum.

Un magistrato alla Corte di Cassazione e scrittore cattolico tra i pi autorevoli in Italia


Dalla matematica alla fisica, dalla ricerca biologica alla medicina. E non mancano talenti
in una delle professioni pi austere: la magistratura. il caso, ad esempio, di Piero Pajardi:
un giudice di statura nazionale, uno scrittore tra i pi autorevoli del mondo cattolico, un
intellettuale di prestigio la cui opera omnia presente in circa 600 biblioteche (dallItalia alla
Francia, dalla Spagna allArgentina e allo Stato di Israele).
Nasce il 25 aprile del 1926 a Vaiano Cremasco. Presto deve abbandonare le sue radici
per seguire il padre, segretario comunale, nei suoi trasferimenti prima nel Cremonese e poi
nel Bergamasco. Crema, comunque, fondamentale per la sua formazione: qui frequenta la
quinta elementare e i cinque anni del ginnasio Racchetti. Accede poi al Liceo classico D.
Manin di Cremona dopo di che opta per la Facolt di giurisprudenza nonostante il suo forte
amore per la filosofia (amore che, comunque, laccompagner per tutta la vita e laiuter a
guardare oltre gli aridi articoli dei Codici). Nellinverno del 1944, chiamato alle armi dalla
Rsi, si rifiuta di presentarsi e si d alla macchia presso parenti di Crema. Alla fine, per, dopo
larresto del padre, deve capitolare: condotto alle carceri di Cremona, viene poi inviato a
Como presso il Comando tedesco. Terminata la guerra, si immerge a capofitto negli studi per
recuperare lanno perduto. Intanto a Crema frequenta la Fuci: unesperienza formativa forte,
sotto la guida di don Natale Arpini che non perde occasione per invitare i giovani a non pretermettere la dimensione orizzontale, il senso profondo della terrenit; perch la citt di Dio
poteva essere conquistata soltanto vivendo bene e tutta lesperienza nella citt delluomo11.
Nel 1948, a soli 22 anni, si laurea a pieni voti e intraprende la strada della magistratura. Due
anni intensi di studio coronati da successo: a 24 anni gi magistrato. La prima nomina al
Tribunale di Crema dove svolge i 6 mesi di uditorato. Viene poi nominato pretore a Mantova, ma egli gi da tempo punta su Milano. Per questo inoltra la domanda che viene accolta.
Nella metropoli lombarda cerca subito di vivere fino in fondo la dimensione orizzontale
(la lezione di don Natale Arpini): tra i fondatori dellEnte Comunale Assistenza, diventa
donatore di sangue e, pi tardi, al tempo del card. Colombo, eletto membro del Consiglio
pastorale della diocesi di Milano. Nel frattempo si specializza. Lo sente come un dovere:
scegliere una propria nicchia professionale in cui offrire il meglio di s. Opta per il diritto
fallimentare, un ambito che approfondisce cos tanto da divenire, nel 1962, il primo libero

Il colpo dala

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docente della materia in Italia. Insegna presso lUniversit Cattolica. Lo fa per trentanni. Le
sue lezioni sono seguite da centinaia di studenti (sono pi di 500 i giovani che si laureano
con lui).
Una professione - quella di docente - che svolge con grande passione. E con grande passione svolge fino in fondo, anche in tempi difficili, il suo ruolo di magistrato. Una passione che
lo conduce a mettersi sempre nei panni dellimputato. Per questo gli caro un detto tibetano:
Prima di condannare una persona, cammina nei suoi sandali per dei giorni. E per questo
invita provocatoriamente i giovani magistrati che hanno optato per il penale a stare in galera
per tre giorni e condividere cos la vita dei carcerati.
Piero Pajardi prosegue la sua carriera: nel 1984 viene nominato Presidente della Corte di
Appello di Milano, il pi giovane Presidente di tutte le Corti dAppello dItalia. E continua
a pubblicare come ha sempre fatto con le pi prestigiose Case editrici: spazia dai testi prettamente scientifici (dal diritto fallimentare al diritto di famiglia) alla saggistica e, nellultimo
periodo, anche alla poesia. Collabora inoltre con numerose testate giornalistiche: dallOsservatore Romano allAvvenire, dal Giornale al Corriere della Sera. Collabora pure con riviste sia
italiane che di altri Paesi: Spagna, Francia e Argentina. Una produzione sterminata e di alta
qualit che gli fa meritare una serie di riconoscimenti: tra gli altri, il Premio Fiuggi alla Cultura, la Medaglia doro alla cultura cattolica a Bassano del Grappa. Dalla Santa Sede riceve
la Commenda dellOrdine di S. Gregorio Magno. Sono i componimenti poetici (cinque
volumi) che rivelano, come una sorta di autobiografia, la sua vita privata, i suoi affetti: tra gli
altri, Ritratto di mia moglie (da Il calice), Paternit (da Frammenti), Fiori darancio (da
Specchio), Paternit silente (da Coriandoli dAzzurro).
Per una decina danni vive sulla propria pelle lincubo del terrorismo12. Appena recuperata
la serenit, tuttavia, travolto da unaltra bufera, una vera e propria persecuzione giudiziaria
(viene accusato da Magistratura democratica di avere sponsorizzato il giudice corrotto Diego
Curt) da cui esce a testa alta: non solo il Consiglio superiore della Magistratura gli riconosce la sua totale estraneit alle infamanti accuse, ma lo promuove conferendo a lui - su una
rosa di quindici concorrenti - lincarico di Presidente di sezione della Corte di Cassazione.
Trascorrono cos sei mesi: Piero Pajardi diviso tra il suo nuovo ruolo a Roma e la cattedra in
Cattolica: un periodo - come lo definisce lui - di sofferta affaticata serena ripresa.
Poi linfarto, improvviso. Ricoverato in ospedale, sembra che la sua situazione sia sotto
controllo, ma una breve illusione: muore il 30 settembre 1994.
Ha solo 68 anni. Il figlio, nel saluto che legge in chiesa al rito del funerale, parla di gioco
di potere che si scatenato intorno a suo padre, di magistrati ed amici che lhanno tradito, portandolo al calvario ed alla morte di croce e chiude, alzando ulteriormente il tono
drammatico: Per loro, lo so bene, chiederai il perdono di Dio cos come intercederai per la
nostra anima che non sa e non vuole perdonarli e che chiede a gran voce giustizia. Il vescovo
mons. Alessandro Maggiolini, nella prefazione al libro postumo Il processo a Ges, non
manca di fare un cenno esplicito alla persecuzione giudiziaria: scrive che stato schiacciato
[] dai contrasti nel mondo della giustizia e che la sua vita terrena stata contrassegnata da

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Appunti di viaggio

grandi amarezze. Un suo carissimo amico, lavv. Angelo Colombo sulla Rivista dellOrdine
degli avvocati di Milano di lui dice che ne usc a testa alta, ma ferito a morte. E, infine,
il dr. Mario Berri, gi Presidente della Suprema Corte di Cassazione esprime su LOsservatore
romano limpressione che Piero Pajardi non abbia retto alla ingiusta battaglia di recente
scatenata contro di lui da taluni colleghi di idee diverse dalle sue.
I funerali sono un vero e proprio plebiscito di affetto e di stima: pi di mille le persone
nelle navate della chiesa parrocchiale, numerosissimi gli amici colleghi in toga, tre vescovi e
dodici sacerdoti concelebranti, presenti i carabinieri in alta uniforme, ben visibile (a fianco
dellaltare) la corona del Presidente della Repubblica. Non poche le testimonianze, durante
il rito religioso, di esponenti di ogni livello istituzionale, accademico ed ecclesiastico tra cui
la lettera del card. Segretario di Stato per conto di Giovanni Paolo II. Commovente la lettura della poesia-testamento da parte della figlia: Signore, io non so quando verr e come
verr/ e perch verr/ la mia fine di uomo./ Non vorrei neppure saperlo,/ e in fondo non mi
interessa./ Estote parati. [] Signore accogli quando vuoi la mia anima, / perdona le mie
debolezze e preparami un ritorno / felice./ Assisti chi lascio / e fa che viva / come se io restassi.
Cos sia.
Piero Pajardi viene sepolto, rispettando la sua volont, a Crema. Milano lo ricorda con
lAmbrogino doro alla memoria da parte del Comune e una via a lui dedicata. Lo ricordano alcune biblioteche a lui intestate: alla Facolt di Giurisprudenza nella sede di Piacenza
dellUniversit Cattolica, ai Palazzi di Giustizia di Treviso e di Belluno. E lo ricorda infine il
comune di Vaiano Cremasco (suo paese natale), che a sua volta gli dedica una via.

Un urbanista di spicco
Un artista versatile: si distingue infatti nella scultura, nellurbanistica e nella poesia.
Amos Edallo13, originario di Castelleone. Un artista che si afferma a dispetto delle sue modeste condizioni di partenza. Di famiglia povera, dopo le scuole tecniche costretto a lavorare,
prima in fonderia a Milano e poi come operaio intagliatore in legno. Il lavoro, per, non
lo distoglie dalla vocazione che comincia a sentire forte dentro: gi nel periodo milanese
frequenta la scuola serale di arti e mestieri (scuola gestita dalla Societ Umanitaria) che conclude ottenendo il diploma. Rientrato a Castelleone, si iscrive alla scuola di disegno artistico
industriale a Soncino.
Infine un balzo: nel 1930, allet di 22 anni, approda allAccademia delle Belle Arti di
Brera. Qui affascinato da un maestro, lo scultore Adolfo Wildt, che lo stimola a realizzare
una serie di opere che si rivelano in perfetta sintonia con lo stile dello stesso Wildt. Qui,
inoltre, incontra due giovani compagni di corso cremaschi che raggiungeranno affermazioni
artistiche di ottimo livello: Achille Barbaro, scultore, e Carlo Martini, pittore. Il fascino del
maestro presto svanisce: Amos decide di intraprendere strade nuove arrivando a distruggere
quasi tutta la sua precedente produzione di impostazione wildtiana.
Nel 34 consegue il diploma di licenza nel corso di scultura. Inizia cos la sua stagione

Il colpo dala

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artistica: nello stesso anno vince il concorso bandito dal comune di Cremona avente come
oggetto un gruppo marmoreo per il cimitero; lanno successivo partecipa alla mostra promossa dal sindacato delle Belle arti; nel 36 presente alla Biennale di Venezia e alla Triennale di
Milano; nel 37, infine, dopo aver ottenuto con lopera Busto di donna un riconoscimento nazionale da parte dei sindacati intellettuali, partecipa, in rappresentanza dellItalia, alla
Esposizione di Parigi.
Per lui, giovane di umili origini, unaffermazione importante, affermazione ampiamente
riconosciuta anche dalla critica: Amos viene considerato da tutti, anche da quelli meno generosi di elogi, come una promessa sicura della scultura italiana.
A 27 anni si iscrive alla Facolt di Architettura del Politecnico di Milano14 senza tuttavia
interrompere il lavoro (dal tempo dellAccademia insegnante di disegno e costruisce cornici
nel laboratorio di casa). Al Politecnico incontra il meglio degli architetti milanesi: da Giovanni Muzio a Gio Ponti15. Sono questi che lo scoprono dopo aver letto la sua ricerca (scritta per
lesame di urbanistica) relativa alla morfologia dei paesi del territorio cremasco (Urbanistica
- Edilizia rurale) e lo incoraggiano a svilupparla.
Gio Ponti lo invita a diventare collaboratore della rivista Domus da lui diretta. Incoraggiamenti e attestati di stima che lo spingono ad approfondire la tematica in questione e a
pubblicare nel 1946 lopera Ruralistica, un libro edito da Hoepli che suscita un notevole
interesse non solo nel mondo degli architetti, ma anche in quello degli agronomi e viene
ampiamente recensito e citato su riviste specializzate sia in Italia che allestero16. Edallo non
ha dubbi che la ricostruzione dellItalia, dopo gli anni della guerra, dopo i bombardamenti
subiti, vada effettuata a partire dal mondo rurale e seguendo sia la direttrice economica - la
ristrutturazione delle aziende agricole - sia quella urbanistica, progettando nuove abitazioni
con standard di qualit prossimi a quelli delle case operaie delle citt, ma, nello stesso tempo,
tenendo presenti le peculiari esigenze della cultura contadina17. Unidea praticamente assente
nella cultura degli architetti dellepoca, che, accantonata negli anni immediatamente successivi, sar fortemente ripresa negli anni 70.
Intanto, su proposta dello stesso preside di Facolt, il prof. Portaluppi, il neo-architetto
Amos Edallo viene assunto allufficio urbanistica del comune di Milano18 dove, nel giro di un
breve lasso di tempo, dirige in prima persona la gigantesca operazione del Prg della citt (il
primo Piano a livello nazionale di un importante centro italiano)19, diventando cos unautorit in campo urbanistico20. Nel frattempo Amos Edallo si sposa e diventa cremasco: dopo
le nozze va ad abitare nella bella villa di S. Maria ereditata dalla moglie, la cosiddetta Villa
Labadini, progettata e fatta costruire nel 1631 dal celebre architetto Francesco Tensini con
tanto di salone affrescato dal Barbelli e con un grande parco annesso, una villa che ristruttura
adattandola alle nuove esigenze di famiglia e, arricchendola nello stesso tempo, di pezzi marmorei recuperati dalle macerie dei bombardamenti milanesi21 e delle sue stesse sculture.
Intanto continua lattivit professionale a Milano, attivit prestigiosa che gli consente nel
1952 di ottenere la libera docenza e, in tale ruolo, di svolgere lincarico dal 1956 al 1965 di docente di Tecnica urbanistica presso il Politecnico di Milano, in corsi di specializzazione post laurea.

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Appunti di viaggio

Un ruolo, il suo, che lo lancia in qualit di relatore non solo nel circuito nazionale22, ma
anche in quello internazionale: da Roma a Venezia, da Amsterdam a Lisbona, da Edimburgo
a Liegi e a Vienna.
Nel 52, su proposta del sovrintendente ai monumenti per le province di Verona, Mantova
e Cremona, prof. Piero Gazzola, riceve dal vescovo di Crema, mons. Piazzi, lincarico di progettista e direttore dei lavori del restauro del duomo di Crema, nonch di coordinatore del
comitato costituito ad hoc formato, oltre che da lui, da Michelangelo Gelera, Guido Verga,
Achille Gallini e Ettore Marazzi. Unimpresa epica e non priva di contrasti interni allo stesso
comitato23. Siamo nel 59: tutto ormai pronto per linaugurazione alla grande del duomo
rinnovato, alla presenza dello stesso cardinale Montini. Larch. Edallo assapora gi questo
momento, ma, fulmine a ciel sereno, viene colpito da un infarto che lo costringe a stare a
letto. Il giorno dellinaugurazione (26 aprile) ha il privilegio di ricevere la visita, nella sua villa
di S. Maria della Croce, dello stesso cardinale di Milano.
Linfarto gli impone di ridimensionare la sua frenetica attivit: da qui la decisione di chiudere la stagione milanese e di intraprendere la libera professione a Crema. Tra i suoi progetti,
uno dei pi significativi costituito dal Centro Culturale S. Agostino. Anche in questo caso
dimostra di essere in anticipo con i tempi: concepisce, infatti, listituto come museo del territorio, avente cio come obiettivo quello dello studio del territorio stesso24 (unidea, questa,
che si vedr realizzata altrove solo negli anni 80). Linaugurazione del museo prevista per
il 21 maggio 1965.
In vista di tale evento lui e il dr. Fortunato Marazzi, appassionato ed esperto di cinema,
stanno realizzando un film sulla storia antica di Crema e del cremasco. Il giorno precedente
linaugurazione Amos Edallo viene colpito da una grave crisi cardiaca e muore. Il sindaco
di Crema, prof. Archimede Cattaneo, cos lo ricorda in Consiglio comunale: benemerito
cittadino che a Crema dedic intelligenza, tenacia, volont, entusiasmo riscoprendone loriginario volto artistico25. Lascia tra laltro sei raccolte di poesie (tutte in dialetto castelleonese
tranne una)26.

Una personalit vulcanica con un hobby che lo lancia in


uno scenario internazionale
Un artista poliedrico pure Beppe Ermentini: poeta (con un riconoscimento alla carriera), architetto (con un premio nazionale al suo attivo) e con una forte passione che lo lancia
sulla scena internazionale. Nasce l8 luglio 1919 a Genova dove il padre, Carlo, direttore
del Banco Espaol del Rio de la Plata. Qui rimane fino alla conclusione delle elementari
quando la madre, Olga Tadini, di origine cremasca, si trasferisce a Crema. Nella nuova citt
per un certo periodo lavora e studia: fa lapprendista presso la pasticceria del nonno materno
Romolo e nello stesso tempo ottiene (nel 1934) il diploma di offeliere. Ma questo non
gli basta: la domenica frequenta le lezioni di due valenti artisti, il pittore Carlo Martini e lo
scultore Achille Barbaro. Riprende poi gli studi, prima presso le Magistrali, poi allAccade-

Il colpo dala

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mia delle Belle Arti di Brera a Milano, in seguito alla Facolt di Architettura del Politecnico.
La guerra lo costringe a interrompere gli studi. Passa dallAccademia militare di Livorno
allartiglieria contraerea di Sabaudia raggiungendo il grado di sottotenente. L8 settembre
catturato, assieme ai suoi commilitoni, a Mantova e viene subito caricato su un treno merci.
Inizia cos la sua odissea da un campo di concentramento allaltro e il lavoro nei campi come
contadino a servizio del Reich27. Unodissea28 in cui vede e prova di tutto: la fame29, le
astuzie per accaparrarsi un po di cibo, i tempi interminabili per fare i 100 metri che dividono la baracca dal buco-cesso, un prigioniero che fa i suoi bisogni dal finestrino del treno,
compagni che muoiono di tifo petecchiale, lo stupro di donne da parte di soldati russi. Ben
712 giorni di prigionia, prima agli ordini dei tedeschi e poi degli anglo-americani. Un lungo
tunnel in cui tutto possibile: anche la disperazione, labbrutimento. Ma Beppe cerca di reagire: con un po di carta che riesce a tenere o ad avere da un compagno di sventura nonostante
le periodiche spoliazioni: (scrive un dettagliato diario corredato da una serie di schizzi); imparando il tedesco30 e offrendo il suo contributo per organizzare nelle baracche una sorta di
universit (le lezioni passano dalla meccanica razionale alla trigonometria e alle costruzioni);
tirando fuori il suo estro artistico (con la fisarmonica sa far ballare anche i crucchi, insieme
ad altri arriva a mettere in scena, con tanto di scenografia, uno spettacolo); innamorandosi di
tre ragazze (Regina, Else e Jeannette31). Rientra a Crema il 17 agosto 1945.
Riprende gli studi, ma nello stesso tempo non perde occasione per inserirsi nella sua citt.
Ancora studente32 nella commissione edilizia: il suo primo ingresso nella gestione della
cosa pubblica. Nel 1956 un balzo: eletto consigliere comunale nelle file della Dc e nominato assessore ai lavori pubblici. In questo ruolo per conto dellAmministrazione comunale rileva dal Ministero della Difesa la caserma Renzo da Ceri33 da destinare a Biblioteca e a Museo,
attiva il restauro34 del palazzo comunale, vincendo non poche resistenze da parte di chi vuole
invece demolire il vecchio edificio per costruirne uno ex novo, concorda con il Soprintendente dr. Pietro Gazzola laltezza massima degli edifici del centro storico. Nel 65 muore larch.
Amos Edallo, primo presidente del Museo. Beppe lo sostituisce proseguendone lopera per
un ventennio. Anni intensi e fecondi: la ricostruzione della casa di campagna cremasca con
i suoi caratteristici attrezzi domestici e agricoli che viene collocata nel secondo chiostro del
complesso architettonico, il restauro della Sala capitolare, la pulitura e deumidificazione dei
preziosi affreschi di Pietro da Cemmo35, linaugurazione della saletta Cremonesi, lo studio e
dal recupero delle 11 piroghe36 tardo antiche e altomedievali trovate nei fiumi Adda, Oglio
e Serio37, la valorizzazione degli artisti locali, tra cui Luigi Manini, Carlo Martini e Achille
Barbaro38 (1969), Eugenio Giuseppe Conti (1971), Camilla Marazzi (1972) e un pittore
davanguardia destinato ad avere un successo internazionale, Piero Manzoni. Promuove inoltre la catalogazione di tutto il materiale preistorico di Vidolasco affidandola al prof. Vincenzo
Fusco, docente dellUniversit statale di Milano. Lui stesso, mentre conduce i restauri della
Pieve romanica di Palazzo Pignano39, assiste a scoperte archeologiche di grande importanza:
la basilica circolare e la villa romana. Fortemente impegnato a valorizzare la storia e la cultura
di Crema e del territorio, collabora con lo storico Mario Perolini e coordina, allinterno di un

280

Appunti di viaggio

progetto dellassessorato alla Cultura della Regione Lombardia, la realizzazione di sei documentari su Crema e il territorio (comprese le 11 piroghe).
Affermatosi in ambito museale, viene nominato per alcuni anni membro del Comitato regionale dei Musei della Lombardia, veste in cui collabora alla redazione della legge regionale concepita proprio per il loro rilancio. Nel 1983, infine, promuove la rinascita, dopo una sospensione
di nove anni, della rivista Insula Fulcheria. Un ventennio per lui importante in cui ha modo di
mostrare le sue competenze oltre il ristretto ambito locale. Nel contempo conduce la sua attivit
professionale. Tra i suoi progetti: il restauro del campanile del duomo di Crema per cui si aggiudica40 il Premio Assisi (1995).
Le affermazioni professionali non lo distolgono, per, dalle sue profonde passioni: la filatelia
e la poesia. Da sempre presidente del circolo filatelico di Crema, presente con le sue collezioni
a una miriade di mostre sia in Italia che allestero, dal 1980 ricopre per un decennio la carica di
Presidente della Federazione fra le Societ filateliche italiane, un ruolo, questo, che lo conduce a
entrare in numerose giurie internazionali. Un hobby che gli offre alcune tra le gratificazioni pi
importanti della sua vita41 e gli consente di viaggiare ovunque sia in veste di espositore che di giurato: Buenos Aires, Stoccolma, Orleans, Lisbona, Bruxelles, Tokyo, Parigi, Londra, Budapest,
Vienna, Copenhagen, Nuova Delhi Nel 1982 nominato Commissario generale per la prima
mostra mondiale di letteratura filatelica Milano 1982, incarico che ricopre anche nel 1985 a
Roma (Italia 85) e nel 1992 a Genova (Colombiadi di Genova 92). Sempre questa passione
lo porta a scrivere non solo numerosi saggi su riviste specializzate, ma anche unopera, in collaborazione con la moglie prof. Lidia Ceserani, sulla posta militare della III guerra di indipendenza42,
che gli procura autorevoli riconoscimenti.
Laltra forte passione la poesia: un fuoco dentro che lo spinge gi durante gli interminabili
giorni della prigionia ad esprimere in versi le sue emozioni. Numerose le sue raccolte: Carovane di
sogni (1955), Un prato di carta (1990), Amico Erasmo ascoltami (1995), Riascoltami amico Erasmo
(1998), Alter ego Erasmo (2000), Sassi colorati (2003). Il critico Giancarlo Pandini, sottolinea a
commento limpegno civile e morale di un poeta che vive il proprio tempo e le sue difficolt
[] la mestizia di vedere crollare alcuni dei pi fondamentali valori dellesistenza, la grande impudicizia dei nostri costumi43, il momento di crisi di unanima che sente il bisogno, o magari il
desiderio, di parlare e far esplodere la rabbia44. Le due raccolte Un prato di carta e Amico Erasmo
ascoltami gli valgono il premio nazionale Ada Negri (1987). Nel 1988, poi, ottiene il premio
Bertazzola per la carriera poetica.
Negli ultimi anni pubblica assieme a Mauro Francaviglia studi di carattere filatelico: La serie
floreale, i Michetti e i Perfin.
Numerose le onorificenze di cui insignito. Tra le pi prestigiose: Ispettore onorario della Soprintendenza per i Beni artistici e culturali e GrandUfficiale della Repubblica. Numerosi sono,
pure, gli organismi di cui membro, tra cui il Club de Monte-Carlo de lElite de la Philatlie,
lAccadmie europenne dtudes philatliques et postales (Francia), la Consulta Filatelica nazionale a Roma. Collezionista in senso assoluto, non solo di francobolli e di storia locale, ma di tutto
ci che profuma di antico45, nel 1997 Beppe Ermentini pubblica Saluti da Crema, una raccolta

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commentata di vecchie cartoline illustrate e, nel dicembre 2000 presenta nella Sala ricevimenti del
Municipio di Crema la sua collezione di immaginette sacre e acquasantini46, gi esposte nella prestigiosa Biblioteca Trivulziana del castello Sforzesco di Milano. Il suo amore per Crema gli viene
riconosciuto anche dal Touring club italiano che lo promuove console del Touring stesso.47
il 16 settembre 2003: Beppe Ermentini, dopo una mattinata del tutto normale, dopo aver
consumato il pranzo, fa il suo consueto sonnellino sulla poltrona, ma non si sveglia pi: arresto
cardiaco. Lquipe medica fa di tutto per rianimarlo, ma invano. Lascia la moglie e due figli, Marco
e Laura, anche loro architetti. sepolto nella nuda terra. Sopra una pietra sulla quale sono stampati alcuni versi di una sua poesia: Copritemi di terra e non cercate/ sotto il sasso limmagine./ Mi
basta una manciata/ di miglio/ per il passero48

Un produttore cinematografico di successo


Un cremasco doc Pietro Valsecchi. Lesperienza di Teatro Zero gli permette non solo di scoprire le sue qualit, ma anche di incominciare a capire le tecniche con le quali si suscitano emozioni
nel pubblico, tecniche che studia anche nei film di cui un avido spettatore. Fa lattore per una
decina di anni, poi, passo dopo passo, diventa produttore cinematografico e nel 1991 crea con la
moglie Camilla Nesbitt Taodue film con sede a Roma. Il suo primo film: Mery per sempre del
1989 realizzato dal regista Marco Risi. Ne seguono altri: La ribelle di Aurelio Grimaldi, Quattro
bravi ragazzi di Claudio Camarca. Nel 1995 riceve il premio David per la migliore produzione
cinematografica dellanno: Un eroe borghese con Michele Placido, Fabrizio Bentivoglio e Ricky
Tognazzi.
Dal cinema, poi, passa alla tv. Un passaggio che effettua quando si rende conto che ormai il
cinema sociale non lo fa pi nessuno. Ha gi in tasca una sceneggiatura pronta: Ultimo. Intuisce
che pu trasformarsi in una miniserie televisiva e ci si avventura. Unintuizione azzeccata: la miniserie, trasmessa da Canale 5 nel 1998, riscuote un successo straordinario. Si apre quindi una
nuova stagione ancora pi ricca di soddisfazioni con una serie di produzioni che appassionano il
grande pubblico: Distretto di Polizia; Uno bianca; Il sequestro Soffientini; Francesco; Paolo Borsellino; Ris - Delitti imperfetti; Attacco allo Stato; Karol, un uomo diventato papa; Karol, un papa che
rimasto uomo. Tutte produzioni che mantengono una media di share del 26% con picchi del
43/45%, addirittura del 47% nel caso di Borsellino, e che riscuotono successo anche allestero.
Un successo di cui egli stesso rivela il segreto: dare alla gente quello che vuole: i giusti sentimenti, il legame con la realt, con i fatti di cronaca di tutti i giorni, e tantissima qualit in ogni
fase di realizzazione, dalla stesura delle sceneggiature, alla regia, al montaggio. Niente lasciato al
caso. Tutto il nostro lavoro una sintesi di testa e di passione, cuore e cervello. dellavviso che
la tv debba avere una dimensione pi pedagogica. Pensa a tanti ragazzi che stanno ore e ore
davanti al piccolo schermo: bisogna pensare bene a quello che si trasmette loro. La tv - afferma - lequivalente della piazza nell800: per queste ragioni le fiction sono importanti.
L c laggancio della piazza, le risate, i pianti e le emozioni che oggigiorno hanno difficolt
a entrare nelle nostre case49.

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Una famiglia ricca di talenti


Un regista di statura internazionale Marco Tullio Giordana. A dire il vero, non si tratta di
un cremasco doc, eppure i suoi legami con Crema non mancano. Nasce a Milano nel 1950,
ma fin da bambino viene ogni anno a Crema. Quando poi muore il padre, si trova ad avere,
a Ca delle Mosche, una sua personale casa di campagna (un lotto). Viene destate ed entra in
contatto con le buone famiglie aristocratiche e borghesi della citt: i Terni, i Marazzi, i Sanseverino, gli Acerbi Diventa amico di un meccanico di S. Bernardino (Pasquini) con cui
condivide la passione per le Giuliette. Frequenta a Milano il mitico liceo Berchet dove vive,
col fratello Emanuele, la stagione del Sessantotto50. Conseguito il diploma liceale, si iscrive
alluniversit ma non conclude gli studi: troppo attratto dallarte. Inizia a fare il pittore: se
la cava bene, ma si rende conto che con i quadri non pu campare non essendoci pi la committenza. Presto scopre la sua pi autentica vocazione: il cinema. A 28 anni collabora al film
Forza Italia, un vero e proprio blob, una feroce satira contro i personaggi politici del tempo.
Non per il momento giusto (1978): scoppiato il caso Moro (questi uno dei personaggi
oggetto della satira), viene ritirato dalla circolazione. Del 1980 il film tutto suo Maledetti vi
amer sui postumi del Sessantotto (alcune sequenze vengono girate a Ca delle Mosche), che
lo lancia non solo sul mercato nazionale, ma anche in quello internazionale. linizio di una
carriera formidabile. Tutti film impegnati (ma non tutti con successo di pubblico), con una
forte sensibilit sociale: La caduta degli angeli ribelli, Appuntamento a Liverpool, Pasolini - un
delitto italiano, Un altro mondo possibile. Nel 2000 un altro film di enorme successo: I cento
passi (sulla mafia). Nel 2003 La meglio giovent si impone nello stesso mercato americano:
per Marco Tullio un trionfo. Del 2005 Quando sei nato non puoi nasconderti, un film che
a Cannes riceve quasi nove minuti di applausi, e del 2008 Sanguepazzo, che sempre a Cannes
viene applaudito per 13 minuti51.
Un cineasta di successo. Ma non lunico talento della famiglia Giordana52. Unaffermazione di tutto rispetto la conquista anche Franco non solo in ambito professionale, ma
anche come florista. Si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano e subito intraprende
la carriera universitaria (carriera analoga far pure la sorella Barbara alla Statale di Milano):
a 34 anni - ancora giovanissimo - gi ordinario. Insegna Meccanica applicata. Insegna e
studia: al suo attivo una trentina di lavori scientifici pubblicati su riviste specializzate (anche
in lingua inglese)53. Un lavoro professionale soddisfacente a tutti gli effetti (scientifico e didattico), ma non si accontenta di questo: da tempo coltiva una passione che man mano lo
assorbe sempre di pi, la passione del naturalista o, pi precisamente, del florista. Il tutto
ha inizio in tenera et. Ha appena sei anni quando, a Ca delle Mosche, il nonno Tullio gli
mette in mano un piccolo fucile e gli insegna a sparare. Impara subito ed presto abile per
la caccia (naturalmente avr la licenza alla maggiore et)54. la passione per la caccia uno
dei motivi che lo convincono, nel 75, a trasferirsi a Ca delle Mosche (cos non costretto
a fare le levatacce). Caccia, ma anche pesca (pure pesca subacquea): due modi per entrare in
contatto con la natura, per conoscerla, per esplorarla.

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Nel frattempo coltiva unaltra passione: la fotografia. Presto passa dai ritratti ai fiori, un
amore che non labbandoner pi: nel 1994 fotografa pi di mille specie diverse di fiori del
territorio cremasco. Un patrimonio culturale enorme che mette a disposizione degli appassionati: da qui un saggio che pubblica sulla rivista Pianura, che sar il lavoro scientifico pi
citato nella letteratura specialistica. Nel 1996 unaltra avventura: partecipa al censimento di
tutta la flora della provincia di Cremona. Ben dieci anni di ricerca. Raccolti 62.000 dati (di
cui 42.000 da lui e dallamico cremonese Bonali). Risultato: la pubblicazione nel 2006 di
un voluminoso Atlante corologico delle piante vascolari della provincia di Cremona, unopera
di assoluto rilievo che rimarr a lungo come un punto di riferimento per tutta la comunit
dei floristi italiani, la prima opera sulla flora di pianura, unopera irrealizzabile - considerati
i tempi lunghi - a livello accademico. Franco Giordana fortemente soddisfatto non solo
perch lAtlante riceve riconoscimenti dalle principali autorit italiane del settore, ma anche
per le decine e decine di contatti che ha con ricercatori italiani e stranieri. Il luogo dei contatti un sito web (www.flora.garz.net) dove, fin dallinizio della indagine, colloca i risultati
del censimento. Tra gli incontri: un professore inglese interessato a un tipo di erbe acquatiche, e uno studioso dellEuropa orientale (in questo caso un incontro non solo virtuale,
ma anche fisico, a Ca delle Mosche) alla ricerca di un polline - segnalato dal sito - per farne
dei medicinali contro alcune allergie, un boliviano in cerca di una pianta i cui semi sono considerati preziosi dalla cucina della sua terra. Una buona idea il sito, come una buona idea
lutilizzo della mailing list con cui dialoga direttamente con quanti - mossi anche da interessi
non scientifici - vogliono esplorare il mondo della flora.
Ma egli non si ferma qui. Costruisce lui stesso un bosco di notevole interesse: in soli otto
ettari di terreno fa crescere oltre 400 specie diverse di piante, di cui molte in via di estinzione. Un unicum, forse, e non solo nel territorio italiano. Un unicum anche perch stato
realizzato da una sola persona e a costi modestissimi: uniniziativa del genere fatta in un parco
avrebbe dei costi elevatissimi e risultati piuttosto limitati. Non si tratta di un orto botanico,
ma di unarea naturale o semi-naturale: il bosco ha solo una decina di anni, ma ha una
ricchezza che boschi della stessa et sono ben lungi dallavere.
Un talento anche lultimo dei fratelli, Emanuele. Nasce a Milano nel 1953. Anche lui,
come tutti in famiglia, frequenta il Berchet. Anche lui, come il fratello Marco Tullio, partecipa attivamente alla contestazione studentesca. In particolare profondamente coinvolto
nella cultura alternativa, un coinvolgimento che lo conduce a fare svariate esperienze (anche
in una sorta di comune nel Piacentino) e a frequenti viaggi allestero, soprattutto nel Medio
e nellEstremo Oriente, Paesi di cui acquisisce una notevole conoscenza tanto da diventare
docente di cultura indonesiana presso lIstituto italiano per gli studi sul Medio ed Estremo
Oriente (Milano). Si sposa e ha due figli. Dopo unesperienza nella redazione de LAvanti, nel
1993 cofondatore di unassociazione di giornalisti indipendenti Lettera 22 (www.lettera22.it), unagenzia specializzata su problematiche orientali e di controcultura: unesperienza di successo, tant che Emanuele viene chiamato a condurre - assieme ad altri giornalisti
- una trasmissione a Radio 3 Mondo. Lavora per diverse agenzie dellOnu e per Ong italiane

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e internazionali. Numerosi sono i suoi saggi sullAsia apparsi anche su testi universitari. Con
Guido Corradi pubblica il libro La scommessa indonesiana (Utet). Per Lettera 22 cura, con
Paolo Affatato, Il Dio della guerra (2003), A Oriente del Profeta (2005) e coordina Geopolitica
dello tsunami. Collabora con la rivista Limes ed altre riviste specializzate. Anche a Crema, nei
due anni in cui abita a Ca delle Mosche, lascia un segno: una guida turistica Crema e dintorni
e unintensa collaborazione a testate locali.

Un compositore al Ravenna Festival


Un talento musicale Roberto Solci, classe 1962, cremonese di nascita e cremasco di
adozione. Una vocazione - la musica - che scopre in quinta elementare: andando a scuola,
irresistibilmente attratto dai suoni martellanti di un accordatore di pianoforti, tanto attratto
da farsi accompagnare nel laboratorio. Da questo momento, su suggerimento dello stesso
accordatore, inizia le lezioni di pianoforte, lezioni che poi prosegue come allievo del Conservatorio di Piacenza dove si diploma. Ma il diploma di pianoforte non gli basta: non vuole
interpretare semplicemente la musica di altri, ma comporla lui stesso. Si immerge allora in un
nuovo corso - quello di composizione - della durata di altri dieci anni, prima come interno,
poi privatamente da uno dei pi prestigiosi compositori italiani, maestro di futuri grandi
musicisti quali Abbado, Muti, Pollini, Canino: il prof. Bruno Bettinelli. Un privilegio per
lui ed anche una fortuna: una volta diplomato in composizione, infatti, lo stesso Bettinelli
che lo segnala come giovane compositore al Ravenna Festival. Il primo incarico del 1992:
nellanno rossiniano ha il compito di comporre le musiche di un balletto dal titolo Adieu
lItalie ispirato al grande compositore pesarese. Il balletto, curato da una coreografo di razza
(Micha Van Hoecke, di fama mondiale), registra un successo strepitoso e viene replicato
per ben sessanta volte sia in Italia (dal Piccolo di Milano ai teatri di Palermo e Messina) che
allestero (solo a Bruxelles vengono programmate tre serate a ognuna delle quali assistono
3.500 persone). Per lui il lancio a livello nazionale e internazionale. Due anni dopo, sempre
su commissione, scrive la sua prima opera lirica, il Don Chisciotte, un compito che lo appassiona e lo impegna notevolmente non solo sotto il profilo della creativit musicale, ma anche
della rigorosa ricostruzione dellambientazione storica del personaggio. Nel 95 debutta come
direttore dorchestra: il primo cremonese, dopo Monteverdi, a dirigere lOrfeo dello stesso Monteverdi. Nel frattempo si propone di riscoprire Francesco Cavalli, considerato nella
seconda met del 600 uno tra i pi importanti compositori dEuropa, una vera e propria
gloria di Crema: prima dirige la Messa a 8 voci e il Magnificat, due veri e propri capolavori
che vengono eseguiti a Crema e registrati su un cd e, in un secondo tempo, a Ravenna,
lErcole amante, unopera scritta in occasione delle nozze tra Luigi XIV e lInfanta di Spagna
(1662) che presenta un Ercole (il re Sole) come una sorta di don Giovanni mozartiano ante
litteram. Diventato noto ormai come esperto internazionale di Francesco Cavalli, gli viene
dato lincarico di inaugurare il Teatro San Domenico di Crema dirigendo lEliogabalo scritto
dal Cavalli per un teatro veneziano: Solci, avuto tra le mani il manoscritto a Venezia, ne fa la

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trascrizione in chiave moderna e diviene il direttore di quella che forse la prima esecuzione
in assoluto dellopera55. Alla rappresentazione cremasca segue lincisione del lavoro in un cd.
Intanto, proseguendo la sua collaborazione al Ravenna Festival, compone Nove Icone per una
Madre, una sacra cantata sulla figura della Madonna in onore del papa Giovanni Paolo II.
Scrive, inoltre, la sua seconda opera lirica, Lucida degli specchi, tratta da unantica leggenda
lucchese con scene e costumi realizzati dal celebre pittore Antonio Possenti. Tra le sue numerose creazioni, Ballata per Giulietta, una canzone pop, in seguito pubblicata su un cd assieme
a musiche di Ennio Morricone e una Ufo-Sonata, un concerto per pianoforte e orchestra
computerizzata che viene poi eseguita in un teatro immenso della capitale americana di ufologia (Roswell). Diverse sono le composizioni pubblicate dalleditore Ricordi di Milano e da
Ut Orpheus di Bologna.
Intanto continua la sua attivit di docente di ruolo presso i conservatori di Perugia e
Vicenza. Nel settembre 2009, infine, consegue a Parma anche il diploma di direzione dorchestra.

Tra i primi dieci nuovi talenti, nel 1988, della musica jazz in
Italia
Un compositore e un fine interprete pure Mario Piacentini, di Trescore Cremasco, classe
1957. Incomincia a sentire la passione per la musica in terza elementare attratto dallharmonium suonato dal maestro Antonio Oneda, passione che il padre, innamorato della musica
lirica, ben volentieri incoraggia in ogni modo. I suoi primi maestri: Marisa Bottoli e, soprattutto, Francesco Manenti, un vero e proprio scopritore di talenti. Questultimo, intuendo le
sue qualit, lo premia per due anni consecutivi allIstituto Folcioni con una borsa di studio
e lo prepara con grande scrupolo ed ampia disponibilit di tempo allimpegnativo esame
del quinto anno. la volta poi del maestro Giuseppe Scaravaggi con cui affronta lottavo.
Studia, infine, per il decimo (questa volta da privatista) con Anita Porrini, allieva prediletta
di Arturo Benedetti Michelangeli. Si diploma a Genova allet di 22 anni, un traguardo che
lo gratifica molto (gli dispiace solo di non poter condividere la sua gioia col padre morto
precocemente di tumore) e che gratifica anche lIstituto Folcioni: sono passati circa ventanni
dallultimo diploma di pianoforte! Un traguardo che lui considera come un nuovo punto di
partenza: quello che si propone , s, di interpretare al meglio la musica dei grandi, ma anche di comporre lui stesso. Da qui gli studi di composizione che effettua con Dario Maggi,
Gerard Grisey e Brian Ferneyhough, studi che costituiscono per lui unesperienza formativa
decisiva per il suo futuro: ora ha una solida base di musica classica e possiede gli strumenti
fondamentali del comporre.
Quello che gli manca una nicchia di specializzazione, una sua identit musicale. Unidentit che trova nel jazz ( un suo cugino di Milano a introdurlo in questo genere). Non ha
alcuna difficolt tecnica a immergersi in tale mondo: nel suo ruolo di organista della chiesa
parrocchiale ha gi una certa dimestichezza con limprovvisazione e il blues poi lo suona

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Appunti di viaggio

distinto. Sa comunque che ha tutto da imparare. E anche in tale ambito trova dei maestri
di talento, pure di fama europea: Guido Manusardi, Harold Mabern e Herbie Hancock
(questultimo al Mozarteum di Salisburgo). Sempre di pi avverte che questa la sua vocazione. Ecco perch si dimette dal Folcioni e abbandona la Facolt di Filosofia a cui iscritto.
Con Angelo Bonetti fonda a Trescore Cremasco il Bistek Jazz Caf, uno dei primi dellintera
provincia: qui invita e accompagna i migliori jazzisti italiani, entrando quindi in un circuito
nazionale che gli apre nuovi orizzonti. Lui stesso invitato a suonare altrove, perfino nel
tempio del jazz milanese, il Capolinea, unopportunit che lo lancia. , infatti, solo linizio:
dal 1982 al 1988 tiene circa 200 concerti in collaborazione con alcuni dei pi autorevoli
jazzisti italiani e stranieri. Poco pi che trentenne, poi, il suo primo successo: un album
realizzato con Roberto Bonati e il prestigioso batterista di New York Anthony Moreno su
brani di sua composizione (Canto atavico). Un successo anche di critica: la rivista Musica
Jazz lo giudica tra i primi dieci nuovi talenti di musica jazz in Italia (una classifica che non
fa distinzione di strumenti). Unaffermazione lusinghiera ma che non lo appaga pienamente:
perfettamente consapevole di ci che ancora gli manca ed questa la sua fortuna perch lo
stimola a confrontarsi in continuazione con i grandi. Nel 91 il suo trio invitato a suonare
per la televisione spagnola (Tve) in una puntata dedicata al jazz italiano. Lanno seguente
di nuovo in Spagna, questa volta al Festival di Salamanca. Nel 94 unaltra affermazione di
prestigio: sempre su brani di sua composizione (brani che ripercorrono quasi un secolo di
musica classica) realizza un album per solo piano (Igarclau), un cd di cui Giorgio Gaslini
scrive: finalmente un disco di un vero pianista. Negli anni seguenti tiene un concerto in
diretta per gli studi di Rai 3, e per una settimana ospite, sempre per Rai 3 del programma
Invenzione a due voci. Tra le sue ultime realizzazioni: compone la colonna sonora del film
Memoria, un lungometraggio (realizzato da Marcello Pezzetti, Liliana Picciotto e Ruggero
Gabbai, selezionato al Festival di Berlino 1997 e trasmesso poi nellaprile del medesimo anno
su Rai 2 e alcuni anni dopo ( il 2006) realizza, sempre per gli stessi autori, una nuova colonna sonora per il film Lanticamera dellinferno, anchesso trasmesso dalla Rai (un film che
oggi disponibile nella versione dvd con il titolo Gli ebrei di Fossoli). Nel frattempo realizza
il cd Ancora sogni, dedicato alla canzone italiana, accompagnato da Riccardo Fioravanti al
contrabbasso e Marco Tonin alla batteria. Ha lopportunit, inoltre, di suonare a Brescia con
Mark Murphy, giudicato dal referendum indetto da una rivista americana come il migliore
cantante jazz del 2000.
Una carriera di tutto rispetto e giudizi critici lusinghieri ( considerato uno dei pi sensibili pianisti del jazz italiano). Ma anche dopo il successo Mario Piacentini rimane profondamente legato alla sua Crema a cui regala, tra laltro, alcuni magici concerti notturni estivi
(con Le note di S. Lorenzo) da solo o in collaborazione con interpreti del calibro di Piero
Leveratto e Roberto Gatto.
Non punta pi di tanto alla sua carriera: la sua famiglia per lui vale di gran lunga di pi.
Ecco perch dopo la nascita del primo figlio ridimensiona drasticamente le sue tournes.
Ridimensiona, ma non abbandona il suo mondo: quello che lui cerca un giusto equilibrio.

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Dopo aver seminato tanto, inoltre, non ha bisogno di cercare affannosamente teatri in cui
esibirsi: sono gli altri che lo chiamano e lui vaglia in coerenza con la sua gerarchia di valori le
varie offerte. Nel febbraio 2009, ad esempio quando ha lonore di suonare al Piccolo Teatro
di Milano dove, a distanza di ventanni, ripropone il suo primo successo Canto atavico, questa volta con lorchestra Senza Confini (egli stesso compone la partitura dei vari strumenti)
diretta dal Maestro Enrico Intra56.

Una splendida promessa stroncata nelle acque dellAdda


Non mancano interpreti puri di alto livello. Tra questi una grande promessa stroncata
allet di 24 anni: Mario Ghislandi. Nasce a Crema il 3 novembre 1940 ed figlio di un
operaio. Si iscrive allIstituto musicale Folcioni nel 1952 alla classe di pianoforte. Passa poi,
in seguito a un concorso, al Civico liceo musicale pareggiato G. Nicolini di Piacenza conseguendo ogni anno la votazione di 10/10. Dimostra presto notevoli doti tecniche e una rara
facilit a leggere una nuova partitura. Nel 1962 partecipa al Concorso nazionale indetto
dalla Scuola comunale di musica A. Tonelli di Carpi (Mo) e vince il primo premio assoluto e
la medaglia doro. Consegue inoltre il premio Carmelo Spezzaferri per pianoforte. Si diploma a Piacenza nel 1963, sotto la guida del Maestro Luigi Casolati, col massimo dei voti e la
lode ed effettua un corso di perfezionamento a Milano col maestro Marcello Abbado. Il 64
un anno intenso di concerti: alla VI edizione del Festival musicale di S. Giulio dOrta, alla
Stagione di Vigevano, alla Sala Maggiore del circolo di Pavia per la societ Amici dellArte.
Cos scrive di lui La Provincia Pavese il 19 marzo: giovane, pieno di talento, padrone di una
tecnica eccellente e suona con passione [] alla sua et pu essere classificato come ottimo
concertista. Sempre nella primavera del 64 si esibisce al Teatro municipale di Piacenza, poi
a Cinisello Balsamo (Mi). Nel settembre partecipa al prestigioso Concorso pianistico internazionale F. Busoni di Bolzano, classificandosi, su circa settanta concorrenti, tra i 27 finalisti
di cui solo tre italiani (8 sono gli statunitensi, 3 i bulgari, 2 argentini, 2 inglesi e 1 ciascuno
per i seguenti Paesi: Austria, Brasile, Cile, Corea, Germania, Norvegia, Polonia, Portogallo
e Romania). Grande la sua soddisfazione, come grande quella dei genitori che vivono dei
giorni stupendi. Nellaprile 1965 al Teatro delle Grazie di Bergamo (un giornale locale
cos scrive di lui: molto giovane [] ma ha gi raggiunto unesperienza tecnica davvero
di primordine). Nel cassetto, poi, ha alcuni progetti importanti: partecipare al Concorso
internazionale di Bilbao (Spagna) e a una serie di prove per la Rai e prendere contatti con il
Maestro Arturo Benedetti Michelangeli per eventuali corsi di perfezionamento57.
Il 18 luglio 1965 accade limprevedibile: il prof. Mario Ghislandi, un provetto nuotatore
abituato ad attraversare lAdda e poi tornare alla riva di partenza, ingannato dalle schiene
di sabbia che affiorano nelle vicinanze del ponte di Boccaserio allaltezza di Montodine, si
propone di effettuare la traversata a piedi (non un caso che indossi il cappello e le ciabatte),
ma tradito da una buca di cinque-sei metri di profondit e viene inghiottito dalle acque.
domenica e sono circa le 15,30. Il corpo viene ritrovato solo il mercoled. Il settimanale dio-

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cesano il Nuovo Torrazzo cos ne parla: apparteneva a quella cerchia ristretta di eletti ai quali
il Cielo ha infuso una scintilla divina che il tempo e la maturit artistica possono tramutare
in una splendida fiamma. Ora le sue belle e sensibili mani che [] ci hanno trasmesso il
pensiero e lo spirito del grande Maestro riposano per sempre58.

Il miglior primo piatto dellanno a livello nazionale


Artisti a loro modo sono anche i cuochi. Due in primo piano: Carlo Alberto Vailati e
Gianni Bolzoni. Ambedue (il primo al Guadal canal nel 1985 e il secondo a Il fulmine nel
1990) riescono a conquistare la stella nella prestigiosa Guida Michelin59, a entrare cio nella
strettissima cerchia dei migliori 200 ristoranti di tutta Italia, il top60 dei 3.000 selezionati.
Un riconoscimento di prestigio se si pensa che assegnato sulla base di standard ben precisi
(dalla qualit dei prodotti a quella della loro elaborazione e al rapporto qualit/prezzo) da
ispettori61 che entrano nei ristoranti in incognito, consumano e pagano come i normali clienti e che solo dopo si fanno riconoscere, ispettori che, per evitare di essere riconosciuti negli
anni successivi e trattati meglio degli altri clienti, non tornano nello stesso ristorante prima
di una decina danni. Un riconoscimento raro se si tiene conto che in tutta la Calabria non
vi un solo ristorante con la stella, in Basilicata uno soltanto e che Il fulmine lunico ristorante che ha e conserva ancora dal 1990 il titolo nellintera provincia. Gianni Bolzoni cresce
alla scuola del gastronomo lodigiano Emilio Mazzi: dopo averlo incontrato, infatti, che
trasforma losteria dei genitori in un locale di alta ristorazione. Il suo segreto: crede fino in
fondo nella cucina tradizionale e non si lascia mai tentare dalle mode culinarie. Il suo tempo
libero lo dedica alla ricerca del culatello pi dolce e stagionato, del formaggio pi saporito e
dei tartufi dal sentore pi intenso62. Il suo ristorante dotato di una delle cantine pi ricche
del territorio lombardo.
Incontriamo Carlo Alberto Vailati, classe 1952. La passione per la cucina gli viene nellosservare i suoi genitori, gestori di una drogheria, che preparano piatti da vendere (lunica pasta
che conosce quella che si fa in casa con la farina e le uova). Una passione che col tempo, in
concomitanza con lo sviluppo di altri interessi, si affievolisce per poi riesplodere con la lettura
dei libri di Luigi Veronelli, di cui diventer un amico. Completati gli studi di perito elettrotecnico, si iscrive alla Facolt di Filosofia, uno dei suoi grandi amori giovanili: si sente pi un
umanista che un tecnico. Scomparso il padre, deve interrompere luniversit per iniziare a lavorare: prima alcuni lavori occasionali in vari ristoranti, poi, a 28 anni, la gratificante avventura di Guadal canal, unex osteria ristrutturata. Sono anni di grande dibattito sulla cucina,
anni di vero e proprio scontro tra i tradizionalisti e i cosiddetti marchesiani. Questultimi
propongono una cucina innovativa che esalta i profumi originali ricorrendo il meno possibile
alle salse, fa leva sui prodotti stagionali (la cucina di mercato), fa uso della cottura a vapore
e mette nei piatti una carne pi rosata e quindi con una maggiore ricchezza interna. Vailati
decisamente favorevole ai marchesiani, aperti alla nouvelle cuisine francese, ma nello
stesso tempo molto legato alla cucina popolare regionale, addirittura locale (in Italia, dice,

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non esiste la grande cucina che si sviluppata in Francia, con una sua struttura formale,
nei palazzi dei potenti). convinto, inoltre, che il piatto vada il pi possibile personalizzato,
preparato ad hoc per il singolo cliente. La sua massima: meglio che il cliente aspetti il piatto
che il piatto aspetti il cliente. E i frutti arrivano. Alla grande: il locale, gestito con Nicola
Pappalettera, attira presto una clientela di lite e nel 1985 il primo ristorante della provincia
di Cremona ad essere riconosciuto con una stella dalla Guida Michelin. Lusinghieri riconoscimenti riceve anche dalla Guida dellEspresso, del Gambero e da quella diretta da Veronelli
che colloca il Guadal canal tra i primi ristoranti italiani in assoluto. Alla fine degli anni 80,
poi, ha la soddisfazione di essere invitato, assieme a Gianfranco Vissani, dal direttore della
Guida dellEspresso che li considera i due cuochi del futuro. La rivista Letichetta di Veronelli,
inoltre, lo premia per il migliore primo piatto dellanno (risotto col fegato doca).
Chiusa la straordinaria avventura del Guadal canal, dopo una breve esperienza al Podere
di Ombrianello, Carlo Alberto Vailati approda al Ridottino ( il 1998) dove perfeziona la sua
arte. Sono anni, questi ultimi, in cui i riconoscimenti si fanno meno generosi, ma egli non
dubita di essere pi bravo ora di quando era pi premiato e prosegue la sua strada, convinto che la cucina non improvvisazione creativa, ma anche tecnica, che la sperimentazione
ci vuole ma i piatti devono convincere e non stupire. Per questo decisamente critico nei
confronti dei programmi televisivi di cucina in quanto vi trova una grande improvvisazione
e faciloneria, una paurosa scarsit di quelli che considera i presupposti di una cucina seria,
talvolta addirittura delle vere e proprie scemenze: certo, non vuole negare la loro funzione (
gi una buona cosa che ci siano), ma ha la sensazione che in generale non facciano altro che
banalizzare la cucina, che ha una propria tecnica. Lui in dodici anni di insegnamento la sua
parte lha svolta: ha cercato di trasmettere, oltre a un po della sua arte, anche il suo amore con
risultati anche brillanti (un suo ex allievo, ad esempio, oggi capo-chef di un prestigioso ristorante di Parigi). E continua a fare la sua parte quando chiamato altrove, anche allestero:
a Rio de Janeiro, ad esempio, e pi recentemente a Mosca dove gli si prospetta la possibilit
di tenere dei corsi di formazione. convinto che allestero la cucina francese stia perdendo
dei colpi a favore di quella italiana, meno sofisticata, una ragione in pi per spingere nella
direzione del made in Italy. Una cucina in cui crede e a cui la stessa politica dovrebbe prestare
pi attenzione. Anche nel valorizzare i prodotti locali che rischiano di essere spazzati via dal
processo di globalizzazione: pensa al salva (lunico prodotto su cui lattenzione dellente pubblico stata superiore a quella degli stessi produttori63: la qualit, infatti, non sempre alta),
ai salami e alla carne Garonnese (la blonde dAquitaine, la carne pi buona del mondo,
commenta) che proviene da capi di bestiame importati dalla Francia e ingrassati a livello locale64. Una grande ricchezza (a Romanengo c un macellaio che fornisce la carne ai migliori
ristoranti dItalia) che merita di essere maggiormente valorizzata.

290

un miracolo
Per il corpo ammalato occorre il medico,
per lanima lamico:
la parola affettuosa sa curare il dolore.
(Menandro, fr. 591)

i chi sale, ma gli ultimi ci sono sempre: quelli che per una serie di fattori non
riescono a sedere (o non riescono pi a sedere) al banchetto dei pi.
Ultimi sono coloro che nel terzo millennio dellera cristiana non hanno ancora il diritto
alla vita: uccisi sui luoghi di lavoro o da quel killer silenzioso che lamianto.
Ultimi sono i giovani bruciati dalla droga, vittime di un mercato senza anima.
Ultimi sono coloro che hanno la mente morta e il corpo vivo (per anni in bilico tra la vita
e la morte, una croce dal peso incommensurabile sulle spalle dei famigliari) e coloro che, al
contrario, hanno il corpo morto e la mente viva (gli affetti da Sla) e che sopportano con una
dignit infinita il loro crudele destino1.
Ultimi gli uomini e donne (anche giovanissimi) che vengono colpiti dal flagello del cancro
e sono costretti a sottoporsi talvolta a terapie devastanti.
Ultimi i sempre pi numerosi anziani che in modo pi o meno graduale precipitano nellabisso
dellAlzheimer o di una demenza vascolare, un vero e proprio calvario per i famigliari.
Ultimi uomini e donne che hanno avuto la sfortuna di nascere con delle disabilit, in
alcuni casi molto gravi: persone che hanno il diritto di godere tutto ci che godibile nelle
loro condizioni e di meritare laffetto come tutte le persone cosiddette normali.
Ultimi i tanti giovani e non giovani precari che non hanno alcuna garanzia del futuro e
che non possono permettersi di programmare la loro vita.
Ultimi coloro che per logiche di profitto delle multinazionali (ormai onnipresenti nel
nostro territorio) vengono espulsi dal processo produttivo e lasciati, una volta scaduta la
copertura degli ammortizzatori sociali, sul lastrico.
Ultimi tutti coloro che svolgono ancora un lavoro pesante, usurante, a rischio, un lavoro
per lo pi rifiutato dai nostri giovani (basterebbe guardare nei cantieri edili o in certe officine
per accorgersene).
Ultimi le tante vittime del racket della prostituzione alimentata anche da clienti di casa
nostra.
Ultimi i tanti anziani che vengono scaricati nelle case di riposo e talvolta abbandonati alla
loro straziante solitudine.

Un miracolo

291

Gli ultimi: alcuni colpiti dal destino, ma molti dallinsensibilit degli uomini; alcuni
antichi, altri figli del nostro tempo.

Il cuore di Crema
Ancora una miriade gli ultimi, ma, per fortuna, numerose sono le iniziative di solidariet
nei loro confronti. Solidariet che, seppure con accenti diversi, attraversa i vari decenni che
abbiamo rivisitato.
Una solidariet fortemente marcata in senso religioso, ma anche, seppure in minima parte,
ispirata a valori laici. Un esercito i volontari: uomini e donne che, spinti dal vento conciliare,
partono alla volta dellAmerica Latina, dellAfrica e dellEstremo Oriente; organizzazioni
cattoliche e non che fanno di tutto, mosse da sincero spirito di fraternit umana, per
accompagnare i tanti immigrati che arrivano a Crema da tutte le parti del mondo nel loro
difficile cammino verso lintegrazione; case famiglia che offrono a tanti sfortunati non solo il
loro calore umano, ma anche le condizioni perch vivano una vita dignitosa; giovani e meno
giovani che sposano la causa disperata di chi vive in stato vegetativo persistente.
Una solidariet che ha dello straordinario, che registra anche episodi di vero e proprio
eroismo e che costituisce un motivo di orgoglio per la nostra comunit, un valore aggiunto
incomparabile.
Una solidariet che sfida lindifferenza o addirittura la diffidenza di molti cosiddetti
benpensanti.
Una solidariet che, naturalmente, non pu e non deve coprire colpe e responsabilit
laddove esistono, come non pu rappresentare un alibi per non intervenire dove umanamente
possibile (anche grazie a una pi coraggiosa politica di investimenti nella ricerca scientifica o
a una maggiore severit nei controlli sulle condizioni di lavoro) al fine di rimuovere le cause
di tante sfortune.
Ecco su alcune testimonianze.
Il primo gesto tangibile di solidariet nellimmediato dopoguerra rappresentato dal
Ristoro invernale, una risposta alla diffusa povert determinata dallintrecciarsi della caduta
verticale del potere di acquisto con la disoccupazione. Liniziativa (fatta subito propria dal Cln)
del conte Franz Terni de Gregorj. Sono 90.000 i pasti distribuiti gratis al 31 marzo 1946 a
circa 500 bisognosi. I saloni utilizzati sono quelli dellex caserma Renzo da Ceri (invasi poi da
una quarantina di famiglie sfollate che vivono ammassate in pessime condizioni igieniche).
Il Ristoro invernale prosegue per alcuni anni nella nuova sede del Palazzo Bonzi messa a
disposizione dal vescovo mons. Francesco Maria Franco. Nel dicembre 1946 risultano ancora
pi di 200 gli abituali frequentatori che non solo consumano il pasto due volte al giorno, ma
hanno la possibilit di rimanere al caldo per lintera giornata2.
Lemergenza del dopoguerra finisce, ma i poveri non scompaiono. Se ne fa interprete questa
volta la diocesi nella persona del nuovo vescovo mons. Piazzi che invita don Primo Mazzolari
a lanciare dai microfoni del Cinema Nuovo lidea del Cuore di Crema. Unidea accolta subito

292

Appunti di viaggio

con entusiasmo (persino operai delle grosse fabbriche offrono il loro contributo finanziario) e
cos, nei primi anni 50, il Cuore di Crema, grazie anche ai forti stimoli di don Ferdinando
Mussi e di Franz e Marinella Terni de Gregorj, comincia a pulsare: sono centinaia i poveri
che lo frequentano. In una prima fase si offre loro solo un piatto di minestra, poi anche il
secondo: ali e colli di gallina - pezzi non commerciabili, ma che rappresentano una manna
per i poveri - messi a disposizione da alcune ditte, tutti pasti gratuiti (coperti dal contributo
dellEca). In mezzo a loro c un giovane prete, don Ennio Raimondi, la vera e propria
anima per anni del Cuore di Crema: lui che organizza per loro il primo guardaroba e il
doposcuola per i figli.

Un prete rosso
Unesperienza, questa, straordinariamente intensa per lui: qui matura la sua passione per
i poveri, una passione ispirata non solo dalla lettura del Vangelo, ma anche da due figure
profetiche che costituiscono dei veri e propri antesignani della svolta conciliare quali don
Primo Mazzolari e Charles de Foucauld (don Raimondi aderisce alla Fraternit sacerdotale
Jesus Caritas che si ispira appunto allapostolo francese e che fa riferimento in Italia al vescovo
mons. Bettazzi). Una passione che laccompagna per tutta la vita: dopo lesperienza con i
poveri del Cuore di Crema, gli ultimi li trova in fabbrica. Una scoperta importante, questa,
che affina notevolmente la sua sensibilit sociale tanto da essere tacciato da non pochi
cattolici tradizionalisti come un prete rosso, unetichetta che si porta dietro quando, chiusa
lesperienza con le Acli, viene nominato parroco della comunit di S. Carlo: qui dialoga
con tutti, anche con i comunisti, si fa promotore di un presepe (il presepe dello scandalo)
in cui Ges bambino viene fatto nascere in una fabbrica occupata, mette a disposizione
lappartamento dei suoi genitori per una famiglia di profughi cambogiani. Sempre a fianco
degli ultimi, ovunque questi siano: per ventanni (dal 1968 al 1988) organizza nei mesi estivi
campi di lavoro, coinvolgendo studenti universitari e operai, in soccorso ai pi bisognosi
(terremotati, in primo luogo, ma anche persone con disabilit)3.

A favore di carcerati e tossicodipendenti


Unaltra testimone della solidariet di sicuro Eustella Folcini4. Una storia singolare, la sua.
Nasce nel 1934 in una famiglia profondamente religiosa (tra laltro, un fratello diventa
prete). Tocca abbastanza presto con mano la sofferenza: a 19 anni lavora come infermiera
presso lospedale Santa Corona in Liguria e poi a Le Molinette di Torino, esperienze che
non dimentica quando rientra a Crema e intraprende una carriera professionale di tuttaltro
genere (entra come collaboratrice in unagenzia assicurativa di cui diventa in tempi brevi la
responsabile). Un giorno le accade di conoscere la vicenda di un detenuto che si trova nella
Casa circondariale di Crema: un segnale che non vuole lasciarsi sfuggire. Chiede allautorit
giudiziaria il permesso di accedere al carcere, permesso che le viene accordato: cos diventa

Un miracolo

293

assistente carcerario e in questo modo ha la possibilit di prendere contatti in piena libert


con i carcerati, di raccogliere le loro storie (storie, ad esempio, di giovani caduti nella trappola
della droga, di un uomo che, preso da raptus, ha ucciso il fratello) e le loro esigenze. Il suo
obiettivo non solo quello di aiutarli a riscattarsi, a cercare dopo il periodo della espiazione
un senso nuovo da dare alla vita, ma anche di venire incontro a dei loro bisogni molto pratici
come fare da tramite con le mogli o procurare abiti (grazie a una rete di solidariet) a chi deve
presentarsi al magistrato.
A fianco dei carcerati, ma non solo. Chiusa la Casa circondariale di Crema, si prende
cura in modo particolare dei tossicodipendenti: si preoccupa anche di portarli in ospedale
per la disintossicazione, collabora con don Oreste Benzi che in procinto di fondare la
Comunit Giovanni XXIII, con Vincenzo Muccioli e con tanti preti che operano nel settore
con lobiettivo di trovare una giusta collocazione per i suoi giovani. Leco della sua attivit si
diffonde subito e sono molti i genitori che ricorrono a lei per chiedere aiuto per i loro figli.
Lei profonde tutte le sue energie e ricorre a tutta la sua diplomazia ormai collaudata, ma
il suo un compito tuttaltro che agevole per cui non sempre riesce a portare a termine la
sua missione ( il caso, ad esempio, di Barbara: la soccorre, dopo che stata selvaggiamente
picchiata e abbandonata nei campi, la convince a entrare in una comunit da cui, per, lei
scappa5).
Una vita spesa per gli ultimi, fino a quando un tumore la colpisce e la conduce nel giro di
un anno alla morte: il 26 agosto 1992. Ma la sua testimonianza non muore con lei: nel 1993
nasce il Gruppo Eustella che si propone di continuare la sua opera di solidariet, raccogliendo
fondi per cause nobili (ospedali in Ruanda e nel Camerun, il Cuore di Crema, una famiglia
nigeriana in difficolt che abita a Ombriano) e promuovendo iniziative di grande richiamo
come quando, sempre per raccogliere fondi, organizza delle serate alla sala cinematografica
delloratorio di Ombriano col gruppo americano dei Platters e dei Dik Dik.

Una dedizione radicale


Profondamente radicate nel Vangelo e, nello specifico, nei documenti conciliari sono le
esperienze di case famiglia ideate da don Oreste Benzi, fondatore dellAssociazione Papa
Giovanni XXIII (una comunit che presente in gran parte del mondo a fianco degli ultimi,
con diverse modalit di accoglienza: case famiglia, famiglie aperte, comunit terapeutiche,
case di accoglienza, di fraternit e di preghiera). Si tratta di esperienze che si diffondano
presto anche nel nostro territorio. Tra i primi esperimenti ( il 1977) vi quello che si realizza
a S. Maria presso la cascina Buscarina. A dare il via un obiettore di coscienza, Maurizio
Cattaneo, stimolato da don Rosolino Bianchetti ( questi che gli suggerisce di trasferire
lesperienza vissuta a Imola e a Rimini): il primo ospite un giovane gravemente affetto da
disturbi psichici. Chiuso il periodo del servizio civile, Cattaneo passa il testimone a Primo
Lazzari che, una volta sposato, realizza con Franca la prima esperienza in senso pieno di casa
famiglia, una casa che si apre progressivamente a nuovi ospiti6. Un esperimento pilota (come,

294

Appunti di viaggio

del resto, quello realizzato allinterno della comunit parrocchiale di S. Giacomo) che d
origine per contagio ad altri: a Crema, Pianengo, Spino dAdda, Sergnano. Tutte esperienze
animate dal fuoco della fede.
Ecco una testimonianza che raccogliamo dai coniugi Maria Teresa Mascheroni e Roberto
Cristiani (originario di Bologna) che gestiscono la casa famiglia S. Martino. Alle spalle hanno
un lungo percorso spirituale alla ricerca della loro vocazione, un percorso che li fa incontrare
a Torino dove si innamorano. In un primo momento tutto procede nella normalit: il
matrimonio, i figli, il lavoro, limpegno in parrocchia e nel sociale. La loro ricerca, tuttavia,
continua: la famiglia quanto di pi prezioso possiedono, ma sentono di poter dare qualcosa
anche ad altri che ne hanno pi bisogno. Ecco, allora, la scelta di aprire le porte. Le aprono
a dire il vero in modo graduale (la sera a una persona anziana e nel week end a dei bambini
figli di genitori agli arresti domiciliari) e cos sperimentano la loro capacit di donare. Dopo
tredici anni di matrimonio la svolta: lincontro con una figura eccezionale, don Oreste Benzi,
un prete che ha fatto della causa degli ultimi la ragione della sua vita. Una svolta che segna
profondamente la loro vita: si riconoscono pienamente nella sua proposta che risponde al loro
desiderio di vivere il messaggio cristiano nella sua radicalit. Per questo intraprendono un
cammino di verifica vocazionale che li matura e che, nello stesso tempo, li spaventa: scegliere
di condividere tutta la vita, 24 ore su 24, con altri e mettere in comune anche i propri redditi
(attraverso la modalit della comunione dei beni) non proprio normale. Ma le paure non li
frenano, neppure le preoccupazioni per limpatto che laccoglienza pu provocare sui tre figli:
hanno gi sperimentato che lamore non si pu dividere ma solo moltiplicare. Certo, sono
consapevoli di avere una carta da giocare: la loro propensione naturale verso laccoglienza e
la condivisione diretta. Si sentono, inoltre, sufficientemente maturi per effettuare una scelta
cos importante: lei ha 35 anni e lui 43. Sono convinti, comunque, che tutto questo non
basta senza una robusta vita interiore.
Vorrebbero accogliere un bambino dellet di uno dei loro figli, ma quando vengono
a conoscere la lista delle richieste di affido, non hanno il coraggio di scegliere. Sar la
Provvidenza a provvedere. Ed appunto la Provvidenza che provvede: nel 1998 - tramite i
Servizi sociali del comune di Bergamo, che si sono rivolti per un aiuto alla comunit - arriva
una bambina di 11 anni fortemente provata da esperienze dolorose vissute nella famiglia
originaria. Un dono, ma anche un impegno gravoso per loro: aiutarla a recuperare la fiducia
in se stessa, a elaborare il suo passato senza cancellarlo, a farne anzi tesoro. Il secondo ospite
un giovane cerebroleso grave di 19 anni, figlio di amici ambedue deceduti. la volta,
poi, di un bambino proveniente da una situazione molto problematica, di una ragazza con
disturbi psichiatrici (oligofrenica e affetta da grave ritardo mentale) e di una ragazza nigeriana
che ha avuto il coraggio di denunciare il racket della prostituzione. Cinque figli rigenerati
nellamore, in tutto dieci persone, anzi undici perch la casa famiglia ospita pure una ragazza
della Comunit che ha scelto di vivere la condivisione con gli ultimi7.
Man mano che la famiglia si allarga Maria Teresa e Roberto avvertono il bisogno di
una casa pi ampia e pi adatta alla nuove esigenze: cos col ricavo della vendita della loro

Un miracolo

295

abitazione comprano la met di una villetta bifamiliare, mentre laltra met (che viene a
formare con la prima ununica abitazione) acquistata dalla Comunit. La progressiva crescita
degli impegni, inoltre, impone a Roberto di lasciare il lavoro e di dedicarsi interamente, in
primis alla casa-famiglia e in seconda istanza ad alcuni servizi allinterno dellassociazione8.
Gli impegni sono davvero notevoli: ogni persona accolta ha i suoi problemi e ha bisogno,
quindi, di un supporto specifico (chi seguito dal Centro diurno disabili, chi ha bisogno di
sedute psichiatriche, chi deve ricorrere a uno specialista della neuropsichiatria infantile ecc.).
Impegni, ma anche ricchezza: ogni presenza vissuta come un dono prezioso per tutti (i
limiti di ognuno camminano insieme e grazie alle risorse di tutti); ciascuna presenza, infine,
occasione di riflessione e di crescita per ogni singolo.
Dopo undici anni Maria Teresa e Roberto considerano positivo il bilancio della loro
esperienza: positivo per chi stato accolto. E positivo per loro: sono convinti, tra laltro, di
avere trasmesso ai loro figli, non a parole ma con la loro vita, la passione per luomo, la
buona novella del Vangelo, uno stile educativo, che cosa veramente essenziale nella vita
(il tutto con serenit in piena sintonia col motto di don Oreste servire con gioia). Positivo
anche per gli stessi figli che sono cresciuti in sensibilit, in capacit di ascolto dei bisogni
altrui e disponibilit a costruire, anche col supporto della musica di cui sono tutti e tre
cultori, relazioni affettive con i nuovi arrivati.
Unesperienza positiva, ma indubbiamente costosa in termini di fatica psichica. Non sono
comunque soli: sono sostenuti dalla rete della Comunit e, in primo luogo, dalla fede: la
preghiera quotidiana che d loro la forza e la gioia di continuare a vivere a fianco di chi ha
pi bisogno, consapevoli di sentirsi strumenti piccoli e imperfetti del grande amore che Dio
nutre per ogni creatura.

A fianco dei campesinos del Brasile


Chi decide di aprire le porte della propria casa agli ultimi, chi invece sceglie di mettersi a
servizio di questi ultimi partendo per lAmerica Latina o per lAfrica. Anche coppie di giovani
sposi. Ecco una storia.
I protagonisti sono Maurizio Cattaneo e Antonella Barboni. Il contesto in cui maturano
la loro scelta il gruppo giovanile delloratorio di S. Maria. A spingerli la tensione ideale
del Vangelo, i testimoni pi radicali della svolta conciliare (in primo luogo la voce profetica
dellarcivescovo dei poveri Hlder Cmara). Un cammino graduale, il loro: prima a fianco
dei pazienti di un manicomio (di S. Colombano), in un secondo momento (per lui) vicino
a un giovane affetto da disturbi mentali. Decidono, poi, sulla scia di don Imerio e di don
Rosolino9 gi partiti per lAmerica Latina, di sposare la causa degli ultimi della Terra. La meta
per cui si orientano - su suggerimento dello stesso don Rosolino - il Guatemala dove si sta
studiando il progetto di un centro di accoglienza per gli Indios.
Maurizio e Antonella si preparano allevento, ma tutto salta: il Guatemala viene travolto
da unatroce guerra civile che provoca veri e propri massacri e che ha come conseguenza

296

Appunti di viaggio

lespulsione della maggior parte dei missionari. Il piano, quindi, va in fumo, ma il sogno
rimane.
I due vengono a sapere di una coppia di coniugi appena rientrata da unesperienza triennale
in Brasile, Mimma Benelli10 ed Enrico Fantoni e si convincono della bont di tale scelta. Si
apre dunque un nuovo scenario: partire con unorganizzazione solida qual lo Svi (Servizio
volontariato internazionale) con sede a Brescia nellambito dei progetti di cooperazione
avallati e finanziati dal Ministero degli Esteri. Unorganizzazione molto seria che richiede
la partecipazione a un lungo corso di formazione-selezione: due anni in cui i nostri sono
preparati a immergersi in un mondo completamente diverso per cultura, costumi, odori
Poi tre mesi di corso residenziale a Verona con lezioni non solo di lingua portoghese, ma
anche di antropologia, notizie sanitarie e teologia, alla fine dei quali entrano nella rosa dei
6 (su 42) che ottengono il visto da parte delle autorit brasiliane. Maurizio si licenzia dalla
Benditalia, mentre Antonella pi fortunata: essendo insegnante, il volontariato allestero
per lei riconosciuto ai fini del punteggio (addirittura con una doppia annualit per ogni
anno di servizio). Siamo a ottobre 1984 e i due giovani, sposati da appena tre anni, dopo la
consegna del crocefisso e del Vangelo da parte del vescovo mons. Libero Tresoldi, partono11.
Si tratta, tuttavia, di un viaggio-lampo: sono costretti a un rientro immediato in seguito a
sopraggiunti gravi problemi di salute che hanno nel frattempo colpito il pap di Maurizio.
Tutto quindi viene rinviato a tempi pi opportuni.
Ripartono nel giugno del 1987 per rimanere in Brasile tre anni. Si sentono subito catapultati
in un altro pianeta dove incontrano una miseria diffusa e uno sfruttamento disumano, dove
toccano con mano la devastazione dellambiente ad opera di uomini senza scrupoli (per
separare loro dai detriti, si fa ricorso al mercurio che poi inquina lacqua dei fiumi), dove ci
sono distanze inimmaginabili (lospedale pi vicino a 300 km; la pi piccola fazenda grande
come la regione Lombardia, la diocesi in cui operano - Araaui - sconfinata ed servita da
soli 15 sacerdoti): un nuovo pianeta dove la manodopera bracciantile e i minatori sono di
fatto alla merc del fazendero che possiede un esercito privato con cui colpisce chiunque osi
criticarlo, che controlla tramite suoi parenti perfino i sindacati dei lavoratori. Una situazione
davvero infernale in cui il singolo minatore, schiacciato dai debiti ( il fazendero che anticipa
gli alimenti, lattrezzatura, la stessa miccia - una miccia corta e quindi pericolosissima -),
riesce a portarsi a casa ben poco, in cui il campesino che ha avuto un piccolo appezzamento
pu perderlo improvvisamente senza poter vantare, in assenza di una regolare registrazione
allufficio del catasto, alcun diritto. Antonella e Maurizio toccano con mano lingiustizia
e la violenza perpetrata contro la dignit delluomo (anche contro le tante ragazze che
sono prelevate con lusinghe o con la forza dalle loro famiglie per essere poi destinate alla
prostituzione e ad essere completamente in balia di chi le gestisce) e si adoperano, in stretto
contatto con un prete locale e in piena sintonia con la pastorale sociale della diocesi, per
fare opera di coscientizzazione, di sensibilizzazione. A loro, vero, tassativamente proibito
intraprendere lazione politica e sindacale, ma pur con la dovuta cautela, essi fanno di tutto
perch gli oppressi si organizzino in cooperative (insieme possono cos rivendicare con pi

Un miracolo

297

forza i loro diritti) e si liberino dalla tutela della politica. Qui, dunque, hanno la grande
opportunit di scoprire una Chiesa viva, attenta alla povera gente, una Chiesa che arriva
perfino a fare unattivit di accompagnamento - senza voler essere un appoggio diretto - al
movimento dei Sem Terra (senza terra): la stessa legge brasiliana consente ai braccianti di
occupare e di lavorare le porzioni di terra che di fatto non vengono utilizzate dal bestiame della
fazenda, ma lo devono fare a loro rischio perch poi tali appezzamenti vengono accerchiati
dallesercito del fazendero.
Tre anni che lasciano un segno profondo in tutta la loro vita. Nel 90 non rientrano da
soli, ma con una bambina brasiliana di quattro anni e mezzo adottata sul posto (Fabiana)12.
Anche dopo lesperienza brasiliana, dunque, la loro solidariet con gli ultimi continua anche
se il fuoco che li ha incendiati negli anni 70 e 80 ha perso un po del suo vigore originario.
Ci nonostante, resistono e non rimpiangono per nulla le scelte che hanno fatto: se dovessero
ripartire da zero, infatti, le rifarebbero. Con convinzione: il Vangelo in cui loro credono non
ammette comodi compromessi.

Una fucina di solidariet internazionale


Partono coppie di giovani, ma anche medici, infermieri, tecnici di laboratorio: lospedale
di Crema diventa una vera e propria fucina di solidariet internazionale. Lobiettivo: mettere
la propria professionalit a disposizione del personale sanitario indigeno13. Chi lo fa per
tempi relativamente lunghi, chi rubando le ferie; chi allinterno di progetti internazionali
finanziati da risorse pubbliche, chi a proprie spese; chi animato da una forte carica
cristiana, chi da un forte sentimento umano di solidariet nei confronti degli ultimi. Vi
chi addirittura chiede la pensione in anticipo e chi laspettativa conservando il diritto del
posto di lavoro. Ad avventurarsi per primo il prof. Franco Colombo14. Prima opera in un
ospedale dei Camilliani in Togo, poi - dopo un anno e mezzo - in Benin dove riattiva una
vecchia struttura ospedaliera15. Tra gli altri medici: Andrea Bianchi, Claudio Ceravolo, Fabio
Angiolini, Emilio Pedrinazzi, Pietro Cazzaniga. Tra gli infermieri e i tecnici di laboratorio:
Caterina Dossena, Giulio Cardisperi, Gianni Paiardi, Emilio Rossetti, Giovanni Guarneri.
Destinazioni: Somalia, Zaire, Bolivia, Camerun, Brasile. Ognuno vi porta le sue peculiari
competenze professionali.
Tra i medici che scelgono di utilizzare il proprio mese di ferie per dare un aiuto a chi ne
ha particolarmente bisogno c la dott. Gianna Zavatteri: il dott. Dal Negro, un medico
gi impegnato per conto del Rotary Club a mandare attrezzature, farmaci e materiale di
consumo a favore dellospedale diretto dal prof. Colombo, che le lancia la proposta. La
missione: offrire la sua professionalit di cardiologa e tenere un corso di aggiornamento per
gli infermieri del posto. Gianna Zavatteri accoglie linvito con entusiasmo, ma anche con
qualche legittimo timore. La sua motivazione interiore: oltre alla fede religiosa, il desiderio di
fare unesperienza di volontariato internazionale e di conoscere dallinterno (non da turista)
unaltra civilt. E lesperienza (siamo nel 1986) non la delude: anzi! Tocca con mano, al

298

Appunti di viaggio

corso per infermieri, una voglia di conoscere e un affetto che in Italia non si trovano. Vede
condizioni di vita che non sono commisurabili con la nostra opulenza. Si trova catapultata in
un mondo completamente nuovo dove lintera famiglia che accompagna il ricoverato e che
soggiorna allaperto - in spazi attrezzati ad hoc (con tanto di forni e rubinetti) - per tutta la
durata del ricovero16 e dove niente usa e getta, ma tutto (dalle garze alle siringhe di vetro)
lavato e sterilizzato. Un mondo in cui vi sono donne che camminano per ore e ore con un
catino di pomodori in testa per raggiungere il mercato e venderli, in cui la messa non dura tre
quarti dora, ma anche quattro ore17, in cui il senso del tempo molto diverso dal nostro (la
gente aspetta anche sei ore in ambulatorio senza lamentarsi), come diverse sono le patologie:
malattie infettive da noi scomparse, anemie ereditarie, brutti traumi causati dai lavori nei
campi, molti casi di denutrizione e malnutrizione.

Per lemancipazione di ex prostitute cadute nella trappola


del racket
Vi infine chi a fianco di giovani donne provenienti dallAfrica, dallEuropa dellEst e
dallAmerica Latina che sono cadute nella trappola della prostituzione e destinate alla cintura
milanese18.
Sottrarsi alla schiavit, per queste donne, unimpresa ardua19, ma alcune di loro ci riescono
grazie alle Forze dellordine20, ad alcuni volontari o alle loro fughe ingegnose. Tra queste non
poche (gi oltre 200) transitano nel territorio cremasco, ospiti di una comunit che ha come
obiettivo un percorso di accompagnamento psicologico teso al superamento del trauma e
alla loro integrazione nella societ. Un compito tuttaltro che agevole: ci sono ragazze che
rimuovono del tutto il loro passato e non vogliono sentirne parlare. Per lo pi, tuttavia, le ex
riescono a liberarsi dalla soggezione psicologica del datore di lavoro e a ritrovare se stesse, la
loro identit, la voglia di vivere e di integrarsi, la voglia di svolgere un lavoro onesto.

299

bilancio di un viaggio
Molte cose nel mondo ispirano sgomento;
nessuna pi delluomo.
(Sofocle, Antigone, 335)

l viaggio finito. tempo ora di raccoglierne i risultati e di tentarne un bilancio. Unimpresa


ardua: io, comunque, ci provo consapevole che il mio solo il punto di vista di un
viaggiatore.

Una lezione da non dimenticare


Un fascismo drammaticamente isolato
La versione del fascismo che abbiamo incontrato ha ben poco a che vedere non solo
con quello degli anni del consenso, ma anche col volto del Pnf quale appare negli anni
della guerra prima del 25 luglio 1943. Certo, medesima la retorica1, medesima la
strumentalizzazione del nome di Dio, medesimo lantibolscevismo2, medesimo il fanatismo3,
ma il contesto radicalmente mutato: i fascisti irriducibili vivono il dramma dellisolamento.
Si sentono abbandonati, traditi: traditi dai nobili, dagli industriali, dai commercianti, dagli
intellettuali. Da qui, dietro lincalzare degli eventi bellici, dietro la pressione di Cremona,
un imbarbarimento che il gerarca Agnesi fatica a contenere. Da qui un fascismo disperato
che fa esplodere le divisioni interne. Siamo di fronte, vero, a un fascismo che si allarga a
elementi esterni (si vedano i numerosi camerati che provengono dalla terre invase), ma che
appunto per questo perde il suo radicamento nel territorio diventando sempre pi un corpo
estraneo. Ci sono, certo, i giovani di Sal che danno nuova linfa al Fascio repubblicano,
alcuni addirittura giovanissimi (anche un quattordicenne), giovani puri, senza macchia
(sono troppo giovani per aver avuto una qualche responsabilit o per aver beneficiato di
qualche favore), idealisti che non sanno nulla dei crimini perpetrati dal regime fascista in
Libia, nellAfrica orientale e nei Balcani n tanto meno dei campi di concentramento nazisti4.
Partono volontari per una causa che ritengono nobile: salvare lonore della Patria tradita.
Alcuni sono tanto entusiasti che ricorrono ad ogni espediente (anche la falsificazione dei
documenti) pur di partire. A muoverli sono anche lanticomunismo che respirano in casa, la
loro stessa educazione cattolica (Dio, la famiglia). A muoverli ( il caso, forse, di Gaddo

300

Appunti di viaggio

Folcini) anche la consapevolezza di essere forti, ardimentosi, invincibili, doti che vogliono
mettere a disposizione di una causa pi grande. Scelgono senza dubbio la strada sbagliata,
ma loro sono convinti proprio del contrario, tanto convinti da sfidare la morte: senza paura.
Non il caso, di sicuro, di farne degli eroi, ma non si pu neppure farne dei carnefici. Sono
delle vittime del condizionamento di figure mature (lo zio, la mamma, il pap) che hanno
esercitato su di loro una grande influenza, del lavaggio del cervello subto5, del manicheismo
dominante.
Un fascismo isolato, ma questo non ci deve far dimenticare - il caso di ribadirlo - il
suo forte radicamento negli anni del consenso: il cosiddetto paradigma antifascista di
una certa storiografia (un antifascismo strisciante esploso poi il 25 luglio 1943) teso a
snazionalizzare il fascismo, altro non che un mito. Lo in generale e lo pure per Crema:
lavv. Andrea Bombelli nella sua memoria scrive a chiare lettere che alla manifestazione del 26
luglio 43 il popolo non cera, come non cera la classe borghese e intellettuale. Smarrimento?
Pudore? Paura? Vergogna di mettere in mostra un antifascismo che non cera mai stato? Forse
i pi erano indaffarati a nascondere i loro simboli fascisti (divise, fez, tessere, foto, medaglie,
gagliardetti, attestati): succedeva un po ovunque in Italia. Senza dubbio con lentrata in
guerra a fianco della Germania nazista il Pnf locale ha iniziato a perdere dei pezzi6, ma prima
della guerra il consenso7 (attivo, passivo o, come si dir dopo il 25 aprile a mo di copertura,
per necessit famigliari - giocando sullacronimo di Pnf ) era ampio, tanto ampio che
davvero arduo trovare nella nuova classe politica che emersa dalla Resistenza e dopo il 25
aprile persone che non hanno avuto un qualche coinvolgimento nel regime8.
Passiamo ora alle figure pi significative della nomenklatura repubblichina.
Il pi colto, ma anche il pi fanatico, il pi razzista, il pi feroce sostenitore della censura,
indubbiamente il musicista Ferdinando Limenta che pure tra i pi intransigenti nei
confronti dei ribelli. Il 27 maggio 1944, scaduto il termine imposto agli sbandati e
ai ribelli, in un articolo dal titolo Mea culpa, cos scrive: Lora della pazienza, della
tolleranza e del perdono trascorsa, il prolungarla sarebbe stato di imperdonabile debolezza
[] Non piangano, non maledicano le mamme di quei ragazzi che dovranno morire di
piombo nella schiena.
Un vero e proprio equilibrista invece il commissario politico di Crema, lavv. Giovanni
Agnesi. senza dubbio chi ha la maggiore responsabilit e anche chi maggiormente
consapevole della drammaticit della situazione. Il gerarca che tenta disperatamente di tenere
dei buoni rapporti non solo con la gente che a Crema conta, ma anche, in nome della sua
anima socialista rinverdita dalla Repubblica sociale italiana, con le masse operaie, che cerca
di intercettare gli umori dellopinione pubblica, di seguire personalmente i casi umani, di
far rispettare, anche nella durezza dei provvedimenti repressivi, i principi di educazione e
di umanit. Luomo politico che cerca di conservare per quanto pu il consenso giocando
la carta della rispettabilit, ma anche un uomo che sa essere feroce nei confronti di tutti i
traditori (fino a scontrarsi con un gerarca della statura dellavv. Enrico Mansueto) e di tutti
coloro che in modo diretto e indiretto sono in combutta col nemico coprendo, ad esempio,

Bilancio di un viaggio

301

i prigionieri inglesi. Unimpresa impossibile, la sua, pressato com dal ras Farinacci e dal
comando tedesco: arriva infatti a confessare di avere una grande voglia di gettare la spugna
(in occasione, ad esempio, delle censure e del sequestro del periodico del Fascio repubblicano
ad opera del Comando tedesco).
Limenta e Agnesi sono due gerarchi tutti di un pezzo, ma non lo lavv. Mansueto9.
Si tratta, di sicuro di un uomo che osa sfidare lestablishment, che osa sfidare lo stesso
commissario politico sul tema delle condanne inflitte dai Tribunali provinciali straordinari
nei confronti degli smarriti di un giorno. Un fascista antifascista? Di sicuro no: il suo
lurlo della disperazione, lurlo di chi ha il coraggio di dire che lorganismo in fase avanzata
di decomposizione, ma pur sempre lurlo di un credente che ha alle spalle una ventennale
dedizione allIdea, che ha provato commozione nel giorno della rinascita e che avrebbe
voluto essere co-protagonista di una nuova marcia su Roma.
Un gerarca critico, a suo modo liberale, il maestro Vittorio Thevenet. Un camerata sui
generis: un giovane antifascista che si iscrive al Fascio per necessit di famiglia e di lavoro e
che rimane lontano dalle violenze fasciste. Un commissario prefettizio che si trova stritolato
suo malgrado da un meccanismo infernale da cui ha il coraggio di uscire dimettendosi
clamorosamente. Un fascista liberale, rispettoso dei diritti dei cittadini e contrario a sopprimere
la libert di pensiero, ma un liberale sempre nella cornice del fascismo: ha paura infatti della
babele dei partiti. Un fascista che potremmo definire dal volto umano: non un caso che
dopo la Liberazione venga assolto per insufficienza di prove dalla Corte straordinaria dAssise
di Cremona10.
Il riscatto della Chiesa locale
Il fascismo si spaccia come il baluardo della religione cristiana, la diga contro il comunismo
ateo, contro i negatori dei pi santi valori della famiglia, contro tutte le forze del Male
(lebraismo e il bolscevismo) che si pongono come obiettivo proprio la distruzione delle
radici cristiane del popolo italiano, ma la Chiesa, dopo il 25 luglio 1943, non ascolta pi
le sirene delle camicie nere. Anche a Crema: sono finiti i tempi in cui il vescovo mons.
Franco esprimeva compiacimento per la grandiosa accoglienza che Crema aveva tributato
a Farinacci e, in una messa in suffragio dei caduti della rivoluzione dichiarava di essere
lieto di ricordare la data del 28 ottobre, quale giorno che ha segnato il punto di partenza
per lItalia per una nuova vita11; sono finiti i tempi in cui il settimanale diocesano (appena
dopo la dichiarazione di guerra del Duce) invocava Dio perch benedicesse la forte Italia e
generosa e le concedesse laltissimo onore di instaurare nel mondo una nuova era di pace
e di prosperit12 e nellaprile 1941 esprimeva la certezza infrangibile della vittoria su
tutti i quattro punti cardinali13. La Chiesa locale, scottata dalla troppa frequentazione della
gerarchia fascista, sceglie di tornare alla sua missione pastorale e questo crea oggettivamente
un vuoto intorno al Fascio. Da qui le reazioni rancorose da parte dei cattolici in camicia nera
non solo contro il vescovo, ma anche contro il settimanale diocesano (un suo giornalista, ad

302

Appunti di viaggio

esempio, viene invitato a chiedere perdono a Dio per tutto il veleno che ha somministrato
al popolo)14. Siamo di fronte a una documentazione che fa onore alla Chiesa locale, ma che
non pu cancellare loggettiva (se non addirittura soggettiva) sua responsabilit per gli anni
immediatamente precedenti, responsabilit che prima o poi i vertici del clero dovranno pure
ammettere. Nessuno, certo, chiede condanne moralistiche e nessuno chiede di recitare il
mea culpa15 (un mea culpa oggi storicamente un non senso), ma riconoscere gli errori del
passato non pu che essere salutare per il presente: aiuta a comprendere la dimensione del
condizionamento storico, gli effetti nefasti di certe frequentazioni politiche, la pretesa di fare
proseliti appoggiandosi al Potere. Chiudersi a riccio di fronte a chi (anche autorevoli studiosi),
scoprendo le carte, sottolinea la connivenza del vescovo e del settimanale diocesano col
fascismo, rivela solo una volont di fuga.
Non unubriacatura di pochi
Il fascismo stato un fenomeno complesso ed controproducente oltre che disonesto
spacciarlo come il Male assoluto. stato, s, una dittatura, ma anche una religione politica,
un mito che ha stregato moltitudini e non solo pochi intellettuali, un mito, anche da noi,
dalle radici tuttaltro che nere (Farinacci era un compagno bissolatiano e non pochi
comunisti16, anche sindacalisti, del nostro territorio sono stati abbagliati dallIdea) che
stato generato da uno scenario storico piuttosto caotico, le cui responsabilit erano diffuse
(non solo degli agrari, ma anche delle leghe bianche e rosse che, pi o meno affascinate da altri
miti, occupavano terre e cascinali17). Non c stata linvasione degli Hyksos18: il fascismo
labbiamo partorito noi. Non stata una ubriacatura di pochi: tutti, pi o meno, abbiamo
avuto delle responsabilit, labbiamo sostenuto, ci siano riempiti di orgoglio per i trofei
imperiali, ci siamo spellate le mani per applaudire i discorsi del duce e di Farinacci. Anche a
Crema, nelle nostre piazze. Ci sono stati, naturalmente, diversi gradi di responsabilit (anche
a Crema sono stati gli agrari - in primis il conte Ercole Premoli - a finanziare il fascismo nel
suo esordio), ma il sostegno stato larghissimo19.
Un fascismo senza fascismo
Solo se ci poniamo in questa ottica (lattenzione alla complessit del fenomeno storico),
siamo in grado di alzare il livello di guardia. Il fascismo, certo, morto e sepolto, ma i suoi
atteggiamenti culturali sono sempre in agguato e sopravvivono20: la democrazia non ce ne
rende immuni. Anche in un regime democratico possiamo essere fascisti senza fascismo:
lo siamo quando applaudiamo chi dichiara la guerra in nome di qualche Idea, quando
ricorriamo a una retorica ingannatrice; lo siamo quando non sopportiamo il pluralismo
delle opinioni e siamo tanto presuntuosi da ergere il nostro punto di vista a Verit assoluta
ancorandola a una presunta natura da imporre a tutti, quando pretendiamo di andare
oltre lo Stato liberale e sacrifichiamo i diritti inalienabili di ogni persona sullaltare di

Bilancio di un viaggio

303

qualche Utopia, quando deleghiamo a qualcuno la politica che invece competenza di


tutti, quando portiamo al parossismo il nostro orgoglio nazionale, quando non facciamo
nulla per liberarci dal peso schiacciante dei mass-media (anche degli stessi modelli culturali
dei Paesi che ci hanno liberato dal nazi-fascismo).
Atteggiamenti fascisti. Da qui lesigenza di educare le nuove generazioni al senso critico:
siamo, vero, tutti nella storia, tutti condizionati e non pu essere altrimenti, tanto pi da
giovani21, ma pur condizionati, se abbiamo educato la mente a un atteggiamento critico, se
abbiamo educato la coscienza a dei valori morali, abbiamo pur sempre un margine di libert
( accaduto perfino dentro lo stesso regime fascista, anche a Crema22, persino dentro il suo
feroce epilogo della Repubblica di Sal). La libert non qualcosa di scontato, ma una
conquista.

Unutopia che non muore


Un cristianesimo adulto
La stagione della contestazione degli anni 60 e 70 ormai lontana nel tempo, ma ancora
fa discutere: ancora vi chi la denigra come una sorta di vaso di pandora da cui sono sgorgati
tutti i mali e chi la esalta per i fermenti che ha prodotto. Forse sono troppo pochi quarantanni
per tentare di darne una valutazione equilibrata, ma provare a fare i conti con quel passato ci
aiuta di sicuro a leggere meglio il presente.
Il dissenso cattolico figlio legittimo della svolta conciliare, di quella rivoluzione copernicana
che ha posto al centro della Chiesa non la gerarchia, ma il popolo di Dio. Un frutto positivo:
laici e non laici hanno vissuto la grande opportunit di crescere in consapevolezza, di scoprire
direttamente la Bibbia, anche senza la mediazione di un interprete ufficiale, di scoprire tutta
la carica ideale e morale dei Vangeli, la loro portata rivoluzionaria, la loro grande attualit;
laici e non laici, in altre parole, hanno avuto dal Concilio la possibilit di diventare adulti23,
di vivere un cristianesimo maturo, di rinnovare radicalmente la propria vita, di vivificarla
alla luce della Parola di Dio.
La lettura diretta della Parola di Dio si diffusa ampiamente nella seconda met degli anni
Sessanta. Si leggeva e si discuteva: durante le messe della Fuci promosse da don Agostino
Cantoni; alloratorio prima e presso le case private poi nel gruppo di Vaiano Cremasco; si
discuteva alla presenza di un sacerdote, ma anche - se mancavano le condizioni - in sua assenza.
Gi: anche senza sacerdote. Certo, tutto questo conduceva verso il primato della coscienza di
matrice protestante e generava inevitabilmente divisioni interpretative e quindi strappi con la
gerarchia cattolica. Accadeva un po ovunque: dallAmerica Latina allOlanda, dalla Francia
allItalia. Ovunque si discuteva e ci si scontrava: perfino tra preti e vescovi, addirittura tra
vescovi e il papa. Si discuteva soprattutto su come realizzare il comandamento dellamore, su
come amare, in primo luogo, gli ultimi. La storia di Mani Tese emblematica: la solidariet
con gli ultimi della Terra tramite linvio di aiuti economici (il ricavo della vendita di carta

304

Appunti di viaggio

e ferro), si trasformata in un impegno politico. Un passaggio che appariva obbligato: la


politica era percepita come la forma pi nobile e pi incisiva della carit. Una politica che
prendeva in prestito le categorie marxiste perch queste consentivano di andare alle radici
economiche delle ingiustizie. I cattolici del dissenso, certo, erano pienamente consapevoli
che quello che si era realizzato sotto le bandiere di Marx era un sistema totalitario che non
solo annullava le libert, ma che non garantiva neppure luguaglianza sociale. Quello a cui
puntavano era un socialismo del tutto nuovo, un socialismo dal volto umano in grado di
coniugare libert e giustizia sociale: ecco allora la riscoperta degli Atti degli Apostoli, la messa
in discussione della propriet privata, la tesi secondo cui la terra di Dio e non di pochi
capitalisti; ecco la scoperta dei Manoscritti economico-filosofici di Marx, di Marcuse, di Sartre,
di Fanon. Ed ecco il terzo passaggio: il nodo, ancor pi delicato, del ricorso alla violenza, un
tema particolarmente dibattuto in America Latina dove le ingiustizie sociali erano spaventose,
dove le multinazionali non solo detenevano il potere economico, ma controllavano anche
quello politico e militare ( qui che nata la figura del prete-guerrigliero, del prete che,
proprio per realizzare fino in fondo il comandamento evangelico dellamore, impugna il
fucile per combattere al fianco degli ultimi per la loro liberazione).
Unevoluzione a pi tappe anche nel nostro territorio, unevoluzione che non ha registrato,
comunque, gli stessi tempi: nel gruppo di Castelnuovo il passaggio allimpegno politico
avvenuto celermente, mentre in quello di Vaiano la lettura dei testi sacri rimasta a lungo
e laccostamento alle categorie marxiane accaduto non direttamente, ma tramite il filtro
dei preti dissidenti (qui non si leggevano n Marx, n Marcuse, n Sartre, ma i testi di
don Milani, padre Balducci, don Enzo Mazzi, padre Turoldo, dom Franzoni, mons. Hlder
Cmara, don Camilo Torres)24.
Il settarismo
Il dissenso cattolico, di sicuro, come ogni esperienza, tanto pi ogni esperienza di rottura,
ha presentato sia luci che ombre. Vittorio Dornetti, allora tra i pi giovani componenti del
gruppo di Vaiano, a distanza di anni convinto che molto di quello che sa sul Vangelo e su
Cristo derivi, direttamente o indirettamente, dalle discussioni o dalle letture che si facevano
allora; molto meno dallinsegnamento catechistico tradizionale; dellavviso, inoltre, che
il suo interesse come studioso per i movimenti ereticali del Medioevo (che tantissimo
assomigliano ai gruppi spontanei) derivi da quellunica, irripetibile scelta. Non nega per
nulla, tuttavia, i limiti di quellavventura: Prima di tutto, un certo settarismo: ad un certo
punto del contrasto, non esistevano pi individui o gruppi circoscritti, ma tutto il clero, tutta
lAzione Cattolica. E questo sempre pericoloso, sempre il primo passo verso la chiusura.
Un settarismo che sottolinea anche Romano Dasti: raccontando quegli anni, parla di un
clima estremamente caldo quando le parole non si misuravano [] tutto era sbagliato []
la Chiesa e la Dc erano responsabili di tutti i mali di questo mondo [] non importava
quello che uno diceva, comunque era clericale e fascista25.

Bilancio di un viaggio

305

Settari di sicuro erano i cattolici del dissenso, ma non meno settari erano non pochi
esponenti della gerarchia cattolica. Ecco uno stralcio di una lettera inviata a il nuovo Torrazzo
nel gennaio 1970 da parte di un gruppo di studenti della parrocchia di S. Giacomo sul caso
Marmiroli: C da credere che la solidariet che gli studenti hanno attestato agli operai,
rischiando punizioni e ricatti, sia stata giudicata cosa sconveniente o senza importanza. Per
tutti quelli che godono prestigio in citt o che si rifugiano nelle retroguardie, il TORRAZZO
va benissimo, carico com di adulazioni, sempre in via gerarchica, e di luoghi comuni26.
Un tono, in sintonia con i tempi, piuttosto saccente, ma quello della risposta del direttore
addirittura caustico: [] Veramente tragica la situazione di questi giovani al punto
che non sanno dove sbattere la testa per trovare un organo di informazione adeguato alle
loro esigenze [] Sarebbe tempo perso dato che non c peggior cieco di chi non vuol
vedere! Si tratta, infatti, di una puntigliosa levata di scudi che va oltre ogni limite della pi
elementare correttezza e della necessaria obiettivit. Ed ecco lattacco, sempre del direttore
del settimanale diocesano, al dissidente Andrea Ladina, gi seminarista, appartenente al
gruppo di Vaiano, e portabandiera dei Cristiani per il socialismo di Crema che su punto a
capo si era espresso contro il Concordato. Impietoso lavvio: Lavevo perso di vista, lAndrea
Ladina da Vaiano. Si vede - mi sono detto - che, chiuso lo scombiccherato capitolo delle
vicende sessantottesche e smaltita leuforica sbornia contestatrice, il nostro eroe s ritirato
sotto la tenda. E invece, no: mi sono sbagliato. E, poi, dopo aver passato in rassegna le teste
fatte rotolare dallindomito scudiero con i suoi micidiali colpi, cos commenta: Ma non
il caso di insistere e di tentare una, pur semplice e facile, confutazione delle tesi (si fa per
dire) sostenute dallAndrea Ladina da Vaiano. Daltra parte non che i pezzi squinternati
sul foglio demoproletario meritino tanto. Ingenerano solo tanta tristezza. E ancora: Non si
riesce, infatti, a comprendere come si possa ripetere - oggi ancora - ritornelli rancidi e stantii
sul tema, ormai anacronistico, di un anticlericalismo di maniera.
Un livore che di sicuro oggi sconcerta. Perch non dovevano essere degne di dibattito
tesi (tesi serie!) di chi, in nome della libert della Chiesa dai privilegi dello Stato e in nome
della stessa laicit dello Stato prendeva le distanze dal Concordato27? Perch mai tali tesi
dovevano essere bollate come ritornelli rancidi e stantii del tema, ormai anacronistico, di un
anticlericalismo di maniera? Perch doveva essere definito scombiccherato il percorso di un
cattolico che nella battaglia sul divorzio si era schierato per il no in compagnia di esponenti
cattolici della statura, ad esempio, di Carlo Carretto, gi assistente nazionale dellAzione
Cattolica? Perch tanto disprezzo quando lo stesso vescovo mons. Libero Tresoldi dichiarer
che il settimanale diocesano si sforza, oltre che servire la verit che viene da Ges Cristo,
di trasmettere anche le verit umane, per quanto parziali siano, in atteggiamento di ricerca
e di rispetto28?
Tanto, troppo livore, ma non si pu affermare che il nuovo Torrazzo fosse arroccato
su posizioni biecamente conservatrici: la contestazione - una contestazione composta,
intellettuale - era presente nella sua stessa redazione nella persona del giornalista Pier Giorgio
Sangiovanni, un uomo di frontiera dellintellighenzia cattolica locale, impegnato su pi fronti

306

Appunti di viaggio

(dalle colonne del giornale diocesano alla sinistra Dc, dalla Cisl alle Acli)29. Sprezzante con
i dissidenti, ma tollerante nei confronti di un contestatore interno che in alcune occasioni
(anche a proposito dellinchiesta sul manicomio-lager) non era meno radicale di loro: cos si
comportava il settimanale diocesano.
E il disprezzo pesava, acuiva lo stesso dissenso e arrivava anche ad allontanare non pochi
giovani dalla stessa fede. Cos scrive ancora Vittorio Dornetti: le indicazioni che allora
emergevano dal gruppo di Vaiano andavano accolte con pi umilt e con meno diffidenza.
Del resto se, come mi sembra, la mentalit di una certa parte del clero cambiata (e cambiata
in meglio), tale mutamento dovuto anche allopera di quanti, allora, hanno aperto la strada
e hanno pagato la loro testimonianza a caro prezzo. LAzione Cattolica di adesso [] d per
scontati principi e comportamenti che allora appartenevano a noi, e che erano condannati con
violenza. [] La Chiesa cattolica sempre stata maestra nellutilizzare, magari accogliendoli
in s e piegandoli ai suoi intendimenti, il linguaggio e le ragioni degli avversari30. Parole
che presentano una forte sintonia con quelle scritte dal vescovo mons. Bettazzi a proposito
della contestazione nazionale: Ho limpressione che, se non ci fosse stato il Sessantotto, non
ci sarebbe stata neanche questa lenta spinta al rinnovamento ecclesiale post-conciliare che
invece c stata. Anche il dissenso ecclesiale stato utile: credo che alla fine molte delle sue
richieste siano state recuperate senza dire che derivavano da l31. Un contributo che la Chiesa
locale, arroccata su se stessa, non ha mai riconosciuto. Un atteggiamento indubbiamente
comprensibile: la gerarchia aveva paura di una deriva protestante, di una frammentazione
della comunit cattolica, una paura che turbava in modo particolare il vescovo, mons. Carlo
Manziana a cui gli strappi di non poche delle sue giovani promesse procuravano una
grande sofferenza32. Una paura espressa con forza anche dal vescovo mons. Libero Tresoldi
che nellomelia della festa dellEpifania del 1985 ha stigmatizzato la presenza nella comunit
ecclesiale di cattolici che magari in nome del ricorso alla parola di Dio [] privilegiano le
scelte e gli indirizzi che creano divisione nella comunit cristiana e spesso si oppongono al
Magistero del Papa e dei vescovi in comunione con lui, magari vagheggiando una Chiesa di
popolo in contrasto e alternativa con la Chiesa gerarchica. E ha aggiunto: Ne abbiamo avuto
prove numerose negli anni infuocati della contestazione; ne abbiamo segni preoccupanti ogni
volta che documenti ufficiali della Chiesa fanno il punto su gravi problemi, che coinvolgono
la visione cristiana della vita, quali ad esempio problemi delleconomia e del lavoro, letica
sessuale e da ultimo la cosiddetta teologia della liberazione33.
Leredit
Tutto comprensibile, ma difficile che si torni indietro: i laici cattolici hanno imparato
a leggere le parole dei vescovi e del papa (le sue parole umane, non quelle pronunciate ex
cathedra: ma quale papa oggi oserebbe parlare ex cathedra?) con spirito critico, col filtro
della loro coscienza diventando cos adulti. Di sicuro pu far soffrire vedere una Chiesa
sempre meno cattolica e sempre pi protestante, vedere una Chiesa sempre meno una

Bilancio di un viaggio

307

e sempre pi plurale, ma questo ormai consolidato, addirittura strutturale allinterno


della stessa gerarchia cattolica. Le posizioni del card. Carlo Maria Martini (noto biblista,
ex arcivescovo di Milano, nella rosa dei papabili nellultimo conclave: tuttaltro, quindi,
che un esponente qualunque!) ne sono la dimostrazione pi limpida. Ecco alcune prese
di posizione: Non mi spaventano tanto le defezioni dalla Chiesa o il fatto che qualcuno
abbandoni un incarico ecclesiastico. Mi angustiano invece le persone che non pensano, che
sono in balia degli eventi. Vorrei individui pensanti. Questo limportante. Soltanto allora si
porr la questione se siano credenti o non credenti [] Chi ha coraggio rischia di sbagliare.
Ma la cosa pi importante che solo gli audaci cambiano il mondo rendendolo migliore34.
Gi, ci che importa che i credenti siano in primo luogo individui pensanti.
I frutti quindi di quella temperie culturale perdurano nel tempo. E questo vale anche
per quanto riguarda la solidariet con gli ultimi, il cuore del dissenso cattolico. Basterebbe
guardare a Crema a quella straordinaria esperienza35 vissuta dalla comunit parrocchiale di
S. Giacomo sotto la guida di don Agostino Cantoni, un sacerdote intellettuale non a caso
con la fama di contestatore36. Un trentennio (1970-2001), il suo, tutto segnato dagli ultimi:
le decime mensili a favore dei poveri, laccoglienza agli stranieri bisognosi37, la decisione
radicale di sposare la causa dei portatori di handicap (da qui le vacanze di condivisione
in collaborazione con lAssociazione Papa Giovanni XXIII, le case famiglia, il gruppo
Handicap38, le cooperative di lavoro) fino allapertura terzomondista, in particolare verso
lAmerica Latina39. Un frutto davvero maturo che contager, anche se in misura diversa, altre
comunit parrocchiali.
Uneredit positiva ha lasciato anche il Movimento studentesco. Quello che i suoi
leader hanno scritto sul numero 30 del loro periodico il collettivo40 certamente un pezzo
letterario di autocompiacimento, ma non si pu negare che il movimento guidato da Renato
Strada abbia rappresentato una sorta di terremoto per Crema: basterebbe, per capire la sua
straordinaria capacit di mobilitazione, la sua forza dirompente anche mediante il canale di
Teatro Zero, rileggere i giornali del tempo. Per le centinaia di giovani e meno giovani coinvolti
lesperienza stata salutare: molti di loro hanno cominciato ad aprire gli occhi, a capire che
il Potere era nudo, a scoprire la passione per la politica. La stagione di Teatro Zero, poi, ha
rappresentato per alcuni un vero e proprio trampolino di lancio a livello professionale41. Dal
movimento emersa una nuova generazione di politici, alcuni dei quali (Giuseppe Strada,
Gregorio Sangiovanni, Fiorenzo Gnesi42) hanno costituito la componente pi vivace della
Giunta di sinistra (1975-1980), componente che ha lanciato, tra laltro, iniziative di grande
impatto pubblico come Si va per cominciare, poi diventato Recitarcantando. La mente del
movimento Renato Strada, inoltre, dopo un praticantato di leader del Pci locale, stato
eletto in parlamento per due legislature. Non una eredit da poco. difficile negare che
Crema abbia perso la sua tradizione di isola bianca anche grazie agli effetti prodotti da tale
movimento43. In questo clima culturale, poi, si sono formate politicamente donne che, dopo
un lungo iter nel Centro Culturale S. Agostino o nel sindacato, approderanno ad incarichi
istituzionali sia nel comune di Crema che in Provincia44.

308

Appunti di viaggio

Un bilancio del tutto positivo, dunque? Tutto dipende dal punto di vista45. Sotto il profilo
politico ha avuto un giovamento in generale la sinistra nelle sue varie articolazioni46. Se
rileggiamo, poi, a distanza di decenni, alcuni slogan di allora sulla riforma della scuola, non
possiamo non sorridere: oggi certamente appare pi convincente la posizione che negli anni
immediatamente successivi sosteneva il preside prof. Roberto Basso Ricci47 che nutriva una
forte diffidenza nei confronti del paleomarxismo presente nella tradizione inaugurata da
Lettera a una professoressa e difendeva a spada tratta il modello meritocratico48. Oggi nessuno
nega il valore del merito individuale, ma, forse, laccento sullegualitarismo allora non stato
inutile: se oggi la scuola accessibile davvero ai pi, questo dovuto anche a quella spinta
ideale.
Incoerenze nelle storie personali di quei protagonisti? Carlo Alberto Sacchi, con un corsivo
graffiante su Kontatto, nel febbraio 1988, riferendosi ai sessantottini, cos scrive: sembrano
tutti gli sfiatati tromboni contro cui hanno sbraitato ventanni fa. Non mi ero accorto che era
cos gi da tempo anche da noi, nel nostro piccolo, qui a Crema? Mha!, forse s, forse no. Eppure
molti sessantottini erano diventati professorini, tutti scienza e carogna; molti sessantottini
erano diventati manager, tutti carriera49 ed efficienza; molti sessantottini esibivano petti
tronfi di presunte decorazioni al valore. Mi sbaglio, o la nostra doveva essere una rivoluzione
culturale? Un giudizio graffiante, forse troppo ingeneroso. Le incoerenze50 fanno parte
dellevoluzione dei singoli e non sono di per s negative. La rivoluzione culturale, poi, in
molti giovani di quella generazione c stata e in profondit, provocando un vero e proprio
terremoto interiore: la messa in discussione nellarco di pochi mesi della loro griglia di valori,
del loro rapporto con in genitori e, in generale, con qualsiasi autorit (inclusa lautorit
della stampa cattolica), il loro primo disincanto51. A livello collettivo, inoltre, non si pu
negare che le provocazioni culturali ci siano state: da Brecht (al Piccolo di Milano) a Teatro
Zero a tutte le iniziative culturali promosse dalla componente sessantottina della Giunta
di sinistra. Tutte provocazioni a riflettere. Provocazioni certamente a senso unico, tutte in
perfetta sintonia col vento che soffiava dallAmerica, dalla Francia, dalla Germania52.
Molto meno, invece, hanno lasciato i militanti di Lotta Continua e di Avanguardia
Operaia: un impegno generoso, il loro, un impegno allinsegna di una grande carica ideale,
ma spesso puramente dimostrativo e troppo orientato alla ricerca di unarea a sinistra della
sinistra per fare presa sulla realt. Eroi romantici, poi, sono stati gli anarchici: idealisti, hanno
inseguito il sogno dellautogestione (un sogno che di per s non pu non stregare), generosi
(anche loro) nello sperimentare degli spazi autogestiti, ma incapaci di mediazione - che
lanima dellarte politica - e quindi incapaci di aggredire la realt.
Una valutazione complessiva, col senno di poi, del Sessantotto di casa nostra (nella sua
duplice versione cattolica e marxista)? Centinaia di giovani e meno giovani hanno capito che
gli ultimi non sono il frutto del destino, ma di un sistema sociale iniquo costruito dalluomo;
hanno compreso la follia della guerra e hanno gridato il loro no; hanno condiviso il sogno
collettivo del cambiamento convinti che questo non per nulla il migliore dei mondi possibili.
Non cosa da poco. Quella stagione poi, ha generato nel medio e lungo termine, uomini

Bilancio di un viaggio

309

che hanno dato alle istituzioni democratiche nuova linfa (due contestatori locali sono arrivati
addirittura in parlamento). Quei giovani e meno giovani di casa nostra, certo, erano utopisti,
sognatori, ma sognare un mondo pi a misura duomo non un vizio, ma una virt; erano
manichei (come era manicheo uno dei libri che ha dato una forte spinta ideale a tanti cattolici,
Lettera a una professoressa53), ma non meno manichea era lautorit, sia laica che ecclesiastica;
erano idealisti54, ma questo non ha impedito ai loro leader (anche agli estremisti di AO) di
gestire con grande realismo iniziative che hanno coinvolto non solo i giovani ma anche gli
adulti e uomini di vari strati sociali. Il Sessantotto nostrano, poi, non ha sfasciato la scuola,
ma ha dato ai giovani, pur nellapparente disordine, nuove e pi forti motivazioni allo studio
e la consapevolezza di dover preparasi adeguatamente a svolgere il loro ruolo nella societ:
stato anzi esso stesso una scuola che ha educato alla seriet, al rigore morale (pu essere
utile leggere alcuni interventi sulletica dellallora giovanissimo Renato Strada sulle colonne
de il collettivo), al servizio, allattenzione agli altri, allautodisciplina, a periodici momenti di
autocritica proprio sul modello degli esami di coscienza della tradizione cattolica e ha saputo
spingere tanti giovani ad esprimere una potenzialit che spesso la scuola istituzionale non
era in grado di valorizzare, impegnandoli in ricerche, inchieste, organizzazione di mostre.
stato infine unesplosione di creativit, di intraprendenza, di immaginazione: Teatro Zero
e le testate giornalistiche che sono nate in quella stagione sono un indice di una vitalit
straordinaria, prorompente. Un Sessantotto, quello di casa nostra, che non ha nulla a che
vedere con gli stereotipi dei denigratori n con quelli di chi ha fatto del proprio Sessantotto
lunica ragione della vita e neppure col terrorismo (se vero che qualche simpatizzante a
Crema c stato, anche vero che le Brigate rosse le simpatie le hanno raccolte prima di
iniziare a sparare).
Un fuoco che arde ancora
Il Sessantotto morto, ma la spinta di quella stagione non si del tutto spenta: ancora
viva nei pretacci del marciapiede55, in tanti laici - anche di casa nostra - che hanno fatto
la scelta degli ultimi fino in fondo, in tanti preti e laici che operano in America Latina
sulla scia di grandi profeti che il Vaticano ha sempre guardato con diffidenza, primo tra tutti
dom Hlder Cmara, un vescovo che ha avuto il coraggio della verit (e la verit spesso
brucia), che ha gridato ai quattro venti le ingiustizie - spesso ben camuffate - di cui sono
vittime i poveri, che non si mai stancato di proclamare lurgenza di un ordine socioeconomico basato sulla giustizia56. Il Sessantotto vive finch vive quello che Jean-Claude
Guillebaud chiama il cristianesimo della protesta, quel cristianesimo che ha mantenuto
acceso, sempre e ovunque, il fuoco magnifico della sovversione evangelica, che ha operato
per rendere ai poveri di Dio - quei pauperes Dei della cristianit medievale - il loro posto
e la loro dignit57. Vive finch vivono uomini audaci, scomodi (come scomodi sono stati
tutti i grandi sognatori: da S. Francesco a Martin Luther King), uomini che hanno il coraggio
di scandalizzare, che hanno la forza e la capacit critica di denudare il Potere, di dissacrare

310

Appunti di viaggio

la sacralit della guerra, di denunciare le ingiustizie; uomini in grado di guardare oltre,


ma nello stesso tempo (il Sessantotto docet) con i piedi per terra, idealisti e realisti insieme,
consapevoli che ci vuole s lutopia, ma anche quellarte nobile che la politica, cio larte del
possibile, del confronto, della mediazione di alto profilo: I have a dream e saggio realismo.
Marx morto, ma la pi radicale delle utopie, lutopia cristiana, la stessa radice dellutopia
marxiana e di tutti i valori su cui si fondata la nostra civilt occidentale (anche se
secolarizzata), continua a vivere, a provocare, a interrogare, a scuotere, a scuotere anche le
chiese che spesso quei valori hanno tradito, a scuotere cattolici e laici, credenti e non credenti.
Il Sessantotto morto, ma un po di quello spirito ci manca. Un po di quella tensione etica.
Un po di quella passione.

La rivoluzione dei costumi


Indietro non si torna
Uno scossone stato il Sessantotto, ma uno scossone ancora pi forte ha rappresentato la
rivoluzione dei costumi, lunica che ha trasformato in profondit la vita di uomini e donne di
ogni strato sociale: gli anticoncezionali, in primo luogo, il divorzio, laborto, le convivenze. La
Chiesa cattolica, anche locale, ha condotto battaglie memorabili per arginare linondazione
di tanto male, ma la sensazione che indietro non si torni. La distanza temporale, tuttavia,
consente oggi un giudizio pi sereno58 di quello espresso a suo tempo dai laici e dai cattolici
del dissenso, in primis sul divorzio e sullinterruzione volontaria della gravidanza. La legge del
1970, creando una mentalit divorzista, ha contribuito di sicuro a mettere in crisi listituto del
matrimonio, ma indubbio che a monte di tale crisi non c tanto la legge quanto lo scenario
dellevoluzione della societ, uno scenario in cui, tra laltro, le donne hanno conquistato un
loro ruolo, hanno acquisito consapevolezza dei loro diritti e, grazie allingresso nel mondo del
lavoro, hanno allargato enormemente lorizzonte delle loro relazioni; i modelli bombardati
dalla televisione, inoltre, sono tutti alternativi alla forma tradizionale di famiglia59. Incolpare
la legge (che ha avuto il merito, in primo luogo, di regolarizzare tante situazioni anomale e
di tutelare, il pi possibile sia gli ex coniugi sia, a maggior ragione, i figli che sono i soggetti
che soffrono di pi) significa quindi colpire un bersaglio sbagliato. vero che ci sono
bambini che vivono una situazione dinferno, ma la loro condizione non sarebbe migliore
nel caso di una coabitazione coatta dei due genitori60. La libert di sciogliere il vincolo,
certo, comporta dei costi (non solo economici, ma psicologici) anche molto alti, ma questo
il prezzo della libert, un diritto che lo Stato non pu non riconoscere. Tutto il resto ha a
che fare con i costumi, leducazione, i valori, lunico terreno in cui si pu e si deve operare.
Unimpresa ardua, ma a cui non si pu rinunciare.
Se la stampa cattolica locale stata sostanzialmente misurata sul fronte del divorzio, molto
di meno lo stata nella battaglia contro la legge sullaborto. Si fatto largo uso di parole
pesanti: mani e coscienza che grondano di sangue innocente, assassinio, infrazione che

Bilancio di un viaggio

311

viola una legge scritta nel cuore delluomo e confermata dal vangelo, soppressioni legali
di bambini, massacro, bollettino di guerra, analogia tra la furia libertaria e la violenza
nazista, corpi maciullati dei bambini uccisi, Stato che scarica la responsabilit del crimine
sugli stessi cittadini con le tasse. Parole del tutto legittime, certo, se si parte dal presupposto
della fede, ma discutibili se vengono fondate tout court sul cristianesimo61 e addirittura sul
diritto naturale.
La dignit dellembrione
Limpostazione cattolica, tuttavia, non pu essere liquidata con supponenza: sono gli stessi
dati acquisiti dalla scienza a impedirlo62. Dati che avvalorano la tesi secondo cui lembrione
merita il massimo rispetto. Questo non significa considerare laborto un assassinio: non vi
sono elementi per parlar di persona, n di uomo a tutti gli effetti, n per ritenere lembrione
titolare di diritti (anche se la legge 40 - la legge che consente la fecondazione assistita - tali
diritti li assicura) e a maggior ragione non vi sono ragioni per parlare di sacralit della vita.
Ma sacro o non sacro, quel quid che sotto il profilo genetico appartiene alla specie umana,
che possiede gi una sua individualit, che ha addirittura gi sviluppato sia il sistema nervoso
che la corteccia cerebrale, non pu che essere difeso. Si tratta (a mio modesto avviso) di un
dovere morale che pu essere violato in un unico caso: quando in conflitto sono due vite
umane, vale a dire la vita dellembrione e la vita della madre, una persona in potenza e
una persona in atto. Non si vede a quale altro valore, pur nobile, possa essere subordinata
una vita umana (quella vita umana) che ha gi praticamente le carte in regola per diventare
uomo a tutti gli effetti. La comprensione per le donne che si trovano a vivere, talora in
modo drammatico, una gravidanza indesiderata in circostanze particolarmente difficili, non
pu che essere totale. Ci che invece intollerabile una societ cos ricca, cos sprecona,
cos consumistica (anche in tempi di crisi) che ha completamente sovvertito lordine dei
valori e non vuole rimuovere le cause economiche dellaborto, una societ che in barba
alle sue radici cristiane non capace di offrire la sua solidariet (anche solo in termini di
vicinanza psicologica) a chi vive con angoscia la prospettiva di un figlio. E ci che colpisce
latteggiamento dei cosiddetti laici: non si capisce perch la passione per la vita umana
debba essere appannaggio del mondo cattolico e perch gli affidi debbano essere a Crema
un patrimonio quasi esclusivo di Comunione e Liberazione; non si capisce perch i laici che
cos fortemente hanno voluto la 194 per contrastare, in primo luogo, laborto clandestino63,
non abbiano a cuore, almeno come i cattolici, lintegrale applicazione della stessa. Sono anni
che il Comitato nazionale per la bioetica ha riconosciuto allunanimit il dovere morale di
trattare lembrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che
si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la
caratteristica di persone, ma pochi se ne ricordano. Sono anni che delle femministe di un
tempo, le femministe che hanno esaltato laborto come una conquista di civilt, parlano di
sconfitta, di ferita, di violenza nei confronti delle donne stesse, ma nessuno le ascolta. Si fa

312

Appunti di viaggio

fatica a comprendere come mai gli uomini di sinistra che hanno nel loro dna politico la difesa
degli ultimi, dei pi deboli, sposino acriticamente una concezione squisitamente liberale che
esalta la libert dellindividuo adulto e non levino la voce a favore di chi la voce non ce lha
ancora e ringrazierebbe tutto il mondo per averla. legittimo domandarsi perch c tanto
consenso intorno alla battaglia culturale in difesa dei diritti degli animali64 e tanta insensibilit
di fronte al destino dellembrione65, tanto pi in una fase in cui questi potrebbe addirittura
soffrire.66 Come legittimo chiedersi se, dopo tanta enfasi sulla libert della donna, dopo la
cresciuta sensibilit intorno al dramma (sconfitta, ferita) dellaborto, tenendo presenti anche i
progressi della ricerca embriologica di questi ultimi trentanni, non sia il momento di prestare
pi attenzione alla dignit dellembrione67. Non in discussione - sia chiaro - il diritto giuridico
della donna di scegliere sulla base della propria coscienza. Ci che ci vorrebbe in primo luogo
una campagna culturale finalizzata non solo a rimuovere le cause ante (la prevenzione, un
compito specifico del Consultorio68), ma anche quelle post69.
Una rivoluzione a met
Protagoniste della rivoluzione dei costumi sono state indubbiamente le donne. Sono loro
che hanno rivendicato i diritti, le libert, la stessa libert sessuale, la stessa libert di abortire.
Lhanno fatto sulla scorta non solo del femminismo americano, ma anche delle tante madri
del femminismo europeo70. Gli spazi che si sono conquistate in termini soprattutto di libert
(una libert del tutto inimmaginabile ancora negli anni 50) sono stati davvero considerevoli71:
anche se in ritardo rispetto ai maschi e spesso in seguito a veri e propri conflitti, le donne
si sono largamente emancipate non solo dallautorit dei genitori, ma anche dalla pesante
influenza della Chiesa (si pensi, in particolare, alla sfera della morale sessuale) e hanno
conquistato tanta libert che spesso sono loro a prendere liniziativa di chiudere unesperienza
matrimoniale. In determinati ambiti, vero, devono percorrere ancora molta strada: un
loro sacrosanto diritto essere cittadine in senso pieno (tanto pi che sono oltre la met del
cielo: esattamente il 51,2% in Lombardia) ed un loro diritto poter quindi contare nelle
decisioni politiche che riguardano lintera comunit, come un loro sacrosanto diritto poter
esprimere nellattivit professionale le loro potenzialit che certamente non sono inferiori a
quelle del cosiddetto sesso forte72. I tempi saranno lunghi, ma le premesse ci sono gi: non
cosa da poco se una donna impegnata nel sociale come Luigina Cadregari sia stata insignita
nel 1992 dellonorificenza di Cavaliere della Repubblica, se per la prima volta una donna
cremasca, Cinzia Fontana, sia stata eletta in Parlamento, come non una cosa da poco se
alcune aziende paterne siano state ereditate e gestite con intelligenza da giovani donne (spesso
laureate).
Il rischio di trasformare leros in thanatos
il caso, infine, di esprimere una considerazione a proposito di un fenomeno che nellarco

Bilancio di un viaggio

313

di qualche decennio diventato di massa: il ricorso alla droga. Ci sono stati dibattiti a non finire,
anche da noi (pure nei salotti-bene). Sono state avanzate le analisi interpretative pi diverse
che hanno posto laccento sul disagio sociale e sul disagio esistenziale (interpretazioni
che lo psicologo Valeriano Poloni considera letteralmente demenziali), ma la logica del
mercato a sembrare la spiegazione pi realistica: la droga, consumata allorigine da una lite
borghese, ha conquistato progressivamente gli strati sociali meno agiati semplicemente perch
d sensazioni di piacere. Siamo in presenza di un problema che, come noto, non solo di
ordine repressivo: le forze dellordine, naturalmente, devono mettere sul tappeto tutte le
strategie tese a stroncare le bande di spacciatori, bianche o nere che siano, ma ci che riescono
a fare non pu essere sufficiente. Il problema di gran lunga pi rilevante a monte: sono
troppi i giovani che crescono senza il senso del limite, troppi i giovani che hanno come
guida solo il principio del piacere. Non certo il caso di addossare le colpe sulle famiglie
e, tanto meno, sulla scuola, ma un dato di fatto che stiamo vivendo una stagione storica
in cui leducazione al sacrificio, al dovere, allassunzione di responsabilit non di moda.
In una societ in cui i bisogni primari sono soddisfatti ( in questo contesto che si sviluppa
il mercato della droga) e si cerca un valore aggiunto, la qualit della vita, bene che si
assapori tutto ci che di bello e di piacevole offre la vita, ma sempre nel rispetto di se stessi,
della stessa dignit del proprio corpo, della propria famiglia, sempre nella consapevolezza
che oltre un certo limite c il rischio di perdersi, di precipitare. Di cadere nellinferno. Di
trasformare leros in thanatos.

Un difficile punto di equilibrio


Una ferita profonda il fascismo repubblicano, uno scossone tremendo il Sessantotto, una
rivoluzione silenziosa ma radicale quella dei costumi che ha coinvolto tutti. Gli anni 50
sembrano lontani anni-luce: Crema cambiata in profondit in categorie culturali, in valori,
in stili di vita. Ora, poi, da oltre un decennio sta vivendo il trauma di unimmigrazione
massiccia, un evento per nulla paragonabile alle migliaia di forestieri e di stranieri che nel
tempo si sono inseriti e integrati nella nostra comunit dimostrando spesso un vero e proprio
valore aggiunto in termini di intraprendenza, dinamismo, vivacit culturale e calore umano73.
Non sono tanto gli altri a colpire, n il loro colore della pelle, n la loro religione, ma
laccelerazione del fenomeno. Da qui la percezione diffusa di essere stranieri a casa propria, di
vivere in una sorta di stato dassedio, di essere invasi, di perdere del tutto la propria identit74.
Anche linguistica: ad uscire la sera o a frequentare determinati luoghi pubblici, talvolta, fa
impressione sentire parlare solo arabo, spagnolo, ucraino Una percezione rafforzata dal
bombardamento dei mass-media che periodicamente diffondono notizie allarmanti sui reati
(anche molto gravi) perpetrati dagli immigrati75. Da qui la paura, paura pi che legittima76.
Cos la paura diventa allarme, anche ostilit77. Cos nellimmaginario di molti i crimini di
pochi diventano i crimini di un popolo.
Siamo in presenza di un flusso che difficile arrestare, neppure se decidessimo di generare

314

Appunti di viaggio

pi figli (anche in tempo di crisi determinate mansioni sono tuttaltro che appetibili dai
nostri giovani: nel settore edile, ad esempio, il 50% della nuova manodopera costituito
da immigrati78): fino a quando sussister la disparit tra leconomia dei Paesi dorigine degli
immigrati e la nostra e fino a quando ci saranno qui posti di lavoro liberi (o magari losche
opportunit di guadagno), il flusso non potr che continuare, regolare o clandestino.
proprio questa differenza di reddito (non necessariamente la disperazione o la mancanza di
lavoro) a spingere gli immigrati nel tunnel spesso umiliante della clandestinit, ad accettare
lavori molto pi modesti rispetto a quelli che avevano nei loro Paesi dorigine e per nulla
corrispondenti al loro titolo di studio .
Una grossa sfida per noi. Lo Stato ha tutta la convenienza a regolarizzare chi un lavoro
ce lha e per il tempo in cui ce lha (e non solo per le badanti): recupererebbe una fetta
consistente di evasione (in termini di imposte e di contributi previdenziali) e creerebbe le
condizioni per contenere la stessa delinquenza che si annida di pi proprio tra i clandestini,
ma i decreti governativi ad hoc sono lungi dal soddisfare la domanda79. La comunit ospitante,
poi, ha tutto linteresse a offrire a chi ha unaltra fede religiosa (purch, naturalmente, rispetti
le leggi dello Stato italiano) la possibilit di praticarla pubblicamente: apprezzabile, quindi,
la decisione della diocesi di Crema di mettere a disposizione per i riti domenicali la chiesetta
di S. Maria Stella (via Civerchi) agli ortodossi della Russia e dellUcraina80. Ci che, invece,
non paga lassistenzialismo81 che alla lunga pu provocare forme - anche se larvate - di
xenofobia.
I tempi saranno lenti (lintegrazione stata difficile anche quando gli albanesi eravamo
noi), ma auspicabile che un punto di equilibrio si raggiunga.

Una societ sempre pi liquida


Corsa e rincorsa
Nellarco di alcuni decenni la ricchezza a Crema cresciuta a dismisura e, ci che
rilevante, si diffusa ben oltre la ristretta cerchia della vecchia aristocrazia e della borghesia
tradizionale. Vi stato chi una fortuna economica se l costruita praticamente dal nulla (o
quasi) grazie al proprio fiuto degli affari e anche alla propria dose di ambizione. Lambizione
da vizio si trasformata in virt e la ricchezza, da sterco del demonio, in un potente mezzo
capace di consentire di vivere meglio, di godere del tempo libero, di viaggiare, di praticare
sport esclusivi... Cos a Crema abbiamo visto i nuovi ricchi crescere come funghi: industriali
in primo luogo (anche ex dipendenti), ma anche immobiliaristi e liberi professionisti. Nuovi
ricchi che sono riusciti ad accumulare anche patrimoni ingenti (perfino svariate centinaia
di miliardi negli anni 80 e svariate centinaia di milioni oggi) e si sono permessi di coltivare
anche passioni costosissime: ci sono collezionisti di auto depoca che hanno esemplari del
valore ciascuno di un milione e mezzo di euro82. Le mitiche Ferrari, poi, si sono moltiplicate:
se negli anni 60 i suoi possessori a Crema si contavano sulle dita di una mano, oggi ve ne sono

Bilancio di un viaggio

315

almeno una ventina, tra cui numerosi liberi professionisti (alcuni non si accontentano della
Ferrari e puntano molto pi in alto). E se negli anni 60 e 70 i nuovi ricchi si accontentavano
di acquistare delle case nelle valli bergamasche o in Liguria, oggi guardano a ben pi remoti
ed esclusivi paradisi terrestri (vi chi, ad esempio, ha una casa a Miami).
Nulla di male, anzi: chi stato capace di costruire onestamente tanta ricchezza o stato
particolarmente baciato dalla fortuna, ha tutto il diritto di spendere i suoi soldi come ritiene
opportuno (magari - come ha fatto finora qualcuno - per finanziare iniziative utili alla
comunit). Ma Crema non unisola felice: non vi dubbio che anche qui, chi ha avuto
lopportunit, ha fatto il furbo col fisco. accaduto e accade ancora nel settore immobiliare
laddove spesso e volentieri si chiede allacquirente di pagare il prezzo dellimmobile
parzialmente in nero. accaduto e accade che per certe prestazioni il cliente si trova di
fronte lopportunit di pagare di meno senza ricevuta. Levasione fiscale un cancro diffuso,
a Crema come altrove. La corsa alla ricchezza legittima (non vi nessuno, forse, che non
aspiri a godere condizioni di vita migliori), ma ci che conta che non sia a danno della
collettivit.
Modelli borghesi
Una scalata, quella dellaristocrazia del denaro. Ma anche i lavoratori qualche gradino
lhanno salito. Nella seconda met del 900 la fabbrica, additata da Marx come il luogo
dellalienazione, dellabbrutimento delluomo, gradualmente si trasformata: sono
migliorate le condizioni di lavoro e sono per lo pi saltate le catene di montaggio, sostituite
da unorganizzazione del lavoro che valorizza di pi lapporto del singolo operaio. stata
lOlivetti che da noi ha fatto da battistrada introducendo non solo le unit di montaggio
integrato, ma anche nuove relazioni industriali83 ed stata sempre lOlivetti che ha contribuito
in modo determinante a far lievitare i salari84. Il potere di acquisto dei lavoratori salito
anche per rispondere a una precisa strategia del sistema: allargare il mercato conquistando
fette crescenti di consumatori-lavoratori. Cos i consumi sono cresciuti: negli anni 60 e 70
stato il boom degli elettrodomestici, della Lambretta, della Vespa, della Cinquecento, della
Seicento ed stato il boom della televisione che diventato un potente veicolo dei nuovi
modelli comportamentali in buona parte di importazione americana. Modelli borghesi.
Cos la classe operaia si imborghesita, diventata sempre pi integrata nel sistema, sempre
pi (come direbbe Marx) a immagine e somiglianza della borghesia. Un processo lento, ma
deciso: hanno incominciato gli impiegati, poi i vari capi e capetti di officina e infine frange
crescenti di operai di base. stata una corsa e rincorsa. E in ogni ambito: dalle ferie (prima
sulle spiagge super-affollate dellAdriatico, poi in Liguria, poi ancora in Sardegna e in qualche
isola esotica) allo sport (dal campetto delloratorio ai campi da sci, dai campi da tennis a quelli
da golf). Si rincorso sempre ci che era in e poi, quando anche lin diventato di
massa, si sono cercate sempre nuove nicchie. La piramide sociale cos si sgretolata, anche da
noi: la societ si fatta sempre pi liquida (come la chiama lo studioso britannico di origine

316

Appunti di viaggio

polacca Zygmunt Bauman85), sono saltate cio le tradizionali forme di organizzazione sociale
e culturale e la differenza tra le storiche classi sociali si assottigliata. Rimane sempre, certo,
unlite con i suoi tradizionali status symbol (la Ferrari, la villa con parco e piscina, lorologio
del valore di alcune migliaia di euro), ma frange crescenti di ceti tradizionalmente bassi,
perfino in tempi di crisi, si forniscono dalle stesse boutiques, fanno le vacanze invernali sugli
stessi campi da sci e di tanto in tanto si permettono anche loro week-end a Parigi, Londra,
Barcellona, Praga Anche frange di operai (con tanto di seconda casa): tutti indotti dai
messaggi del cinema e della televisione e in generale dei mass-media, ma anche dalla scoperta
di passioni individuali. Una corsa che tocca pure modelli comportamentali storicamente
appannaggio dei vip: separazioni, divorzi, nuove storie sentimentali, convivenze
Una precariet crescente
Un processo virtuoso che per oggi sembra si stia inceppando. Con la liberalizzazione
crescente dei mercati, con lascesa di Paesi emergenti del calibro di Cina, dellIndia e del
Brasile, con la mondializzazione delleconomia, con la crisi che ha travolto non solo i santuari
della finanza internazionale, ma pure il mondo della produzione, le opportunit della corsa
(o, meglio, rincorsa) stanno venendo meno. Il lavoro (la fonte del reddito, la fonte dello
stesso riscatto sociale), infatti, sempre pi scarso e sempre pi precario: linsediamento di
grossi gruppi o addirittura multinazionali ormai un fenomeno massiccio ed destinato a
crescere e ci non potr che rendere ancora pi volatili i posti di lavoro. Paradossalmente
la stessa crescita del tenore di vita dei lavoratori a far perdere occasioni di lavoro: sempre pi
famiglie, grazie anche alla nuova sensibilit maturata alla scuola dei mass-media, ci tengono a
fare studiare i figli e ci tengono ad offrire loro lopportunit di intraprendere una professione
pi pulita, meno gravosa della loro e cos i posti di lavoro di basso profilo diventano
appannaggio degli immigrati. E cos sempre pi diplomati e laureati si barcamenano anno
dopo anno con qualche lavoretto saltuario rimanendo sostanzialmente a carico dei loro
genitori. Uno scenario, questo, inquietante, anche se non viene ancora percepito come
drammatico. Ma drammatico potrebbe diventarlo in tempi relativamente brevi: tuttaltro da
escludere, in futuro un conflitto con gli immigrati di seconda generazione che si affacceranno
sullo stesso mercato dei nostri diplomati e laureati (gi ora, anzi, in alcuni ambiti lavorativi e
nello stesso settore commerciale la concorrenza si fa sentire). Da qui lesigenza che i politici
sappiano guardare avanti con intelligenza.

Luci e ombre
Se Crema in questi decenni migliorata, questo dovuto anche, in modo significativo,
a chi lha amministrata. A chi, invece di occuparsi solo degli affari privati, si rimboccato
le maniche (dedicando, talvolta, un tempo incalcolabile in cambio di compensi per lungo
tempo decisamente modesti) per servire la comunit.

Bilancio di un viaggio

317

A uomini che, pur di colore politico diverso, hanno dimostrato di condividere valori
profondi (perfino sul fronte spinoso dei contributi a enti gestiti da religiosi: non c stata
alcuna diversit di rilievo tra i politici clericali e quelli anticlericali se non a livello
puramente verbale86), valori che hanno consentito alla stessa Giunta di sinistra della seconda
met degli anni 70 di concludere naturalmente il suo mandato nonostante la sua estrema
precariet numerica.
Un quadro sostanzialmente positivo, quindi.
Questo non vuol dire che non ci siano stati errori o carenze anche gravi. Tutti, ad
esempio, hanno fallito nella lotta allevasione fiscale87: la tassa di famiglia stata un cruccio
sia per gli amministratori rossi del dopoguerra che per quelli della prima amministrazione
bianca e velleitario stato limpegno a collaborare - tramite il Consiglio tributario - con
gli uffici finanziari. Tutti, con lodevoli eccezioni88, hanno favorito (anche solo accelerando
pratiche edilizie) uomini ed enti di area. Non c stata, vero, una Tangentopoli cremasca
(lassessore Alessandro Gaboardi uscito a testa alta dalla bufera giudiziaria che lha travolto),
ma tentativi di corruzione ci sono stati89 e, col senno di poi90, non si pu escludere che
loperazione tangenziale sud, allinsaputa dei nostri politici locali, sia entrata in una logica
di tangenti91. Qualcosa di poco pulito, comunque, deve essere successo se Gianni Risari, in
unintervista rilasciata nel gennaio 1987 ad Antonio Grassi, cos si espresso: Sono certo
che non si sia ancora raggiunto un livello tale da far intervenie lautorit giudiziaria, per
ci sono atteggiamenti che mi preoccupano, che mi lasciano perplesso. Ribadisco: niente di
illegale, ma certe commistioni tra affari e politica, almeno sotto il profilo dello stile, sarebbe
bene fossero separate92.
Non mancato neppure qualche errore se vero che certe opere pubbliche hanno avuto
tempi di esecuzione smisurati con un aggravio di costi a carico della collettivit, come non
mancato un po di pressappochismo nel seguire le procedure burocratiche se vero che alcuni
nostri assessori sono stati condannati dalla Corte dei conti a pagare di tasca propria (un
peccato veniale, certo - perch tali assessori con la loro delibera hanno fatto risparmiare denaro
pubblico - ma qualcuno, soprattutto a livello di alta dirigenza, deve pur aver sbagliato). Lo
stesso tasso di litigiosit (sia interna alla Dc93 che nella prima coalizione guidata da Ceravolo)
ha di sicuro frenato lattivit amministrativa. Attivit che stata in molti casi eccessivamente
condizionata dalle segreterie dei partiti94. Spesso infine il Consiglio comunale, sfruttando
lattenzione dei mass-media, si trasformato in un megafono di propaganda politica e, per di
pi, su tematiche di nessuna rilevanza locale.
Ombre95, comunque, che non possono occultare le luci: Crema dal dopoguerra in poi
non solo ha avuto un crescendo di servizi erogati dal Comune, ma grazie al restauro dei
suoi simboli (simboli che rappresentano in qualche misura lidentit di una comunit)
- dal municipio al Centro Culturale S. Agostino, dal San Domenico alle due Porte, dal
Torrazzo alla riprogettazione dei suoi spazi verdi - diventata un piccolo gioiello. Non siamo
in presenza, certo, di una citt ideale (certe brutture architettoniche non mancano, come non
manca un eccesso di cementificazione), e molto ci sarebbe ancora da fare (cos lurbanista

318

Appunti di viaggio

Leonardo Benevolo parlando dei cremaschi: Hanno le mura, le acque dentro e fuori la citt.
Mi immagino come sarebbero curate se avessero la mentalit bavarese96), ma si tratta pur
sempre di una citt vivibile, pi a misura duomo di tante altre della stessa dimensione, di
una citt che molti forestieri e stranieri ci invidiano.

Incubi
Crema cambiata, profondamente cambiata. Anche sul fronte delle patologie. Sempre pi
persone entrano gradualmente in un tunnel (il tunnel dellAlzheimer) da cui non usciranno
pi, lasciando nella disperazione i loro famigliari che giorno dopo giorno si trovano di fronte
a unaltra persona, o meglio ancora, a un individuo che perde progressivamente gli stessi
connotati di persona97, che giorno dopo giorno vengono abbandonati col loro dolore, con
la croce da portare sulle spalle a volte per lunghi anni. La Regione Lombardia, vero, si
attivata prima delle altre col progetto Cronos; lassociazione volontaria Aima, poi, sta facendo
da anni un servizio encomiabile, in termini di supporto ai famigliari; Crema, inoltre, lunica
citt che conserva uno dei 10 centri previsti nel 1995 per malati di Alzheimer dalla stessa
Regione. Questo positivo, ma non basta: i posti-letto presenti nella struttura del Kennedy
sono decisamente pochi rispetto alle svariate centinaia di pazienti; troppo esiguo, poi, il
tempo di permanenza previsto se si pensa che vi sono situazioni che si trascinano anche molto
a lungo; manca, infine, il personale specializzato98 (non basta un ottimo specialista qual il
dott. Mario Guerini se non ha un supporto adeguato). Vi sono, certamente, altri posti-letto
presso la Casa Albergo di via Zurla, come ve ne sono nelle Case di riposo sparse sullintero
territorio provinciale, ma sono tutti a pagamento e le rette non sono proprio accessibili
a tutti. Gli stessi posti-letto a pagamento, inoltre, sono del tutto insufficienti rispetto al
bisogno: lunghissime sono, come noto, le liste di attesa. Nellevoluzione della malattia vi
una soglia oltre la quale i malati non sono pi gestibili in casa perch diventano pericolosi
per se stessi e per gli altri: in questo momento che le istituzioni pubbliche devono essere
pronte. Occorre investire di pi, quindi (anche nella ricerca scientifica99).
Sempre pi persone, poi, cadono nello stato vegetativo. Si tratta di situazioni davvero
strazianti che provocano la coscienza, che suscitano interrogativi inquietanti. Sono situazionilimite che opportuno affrontare con la consapevolezza che le categorie culturali tradizionali
non reggono pi e che problemi cos complessi non si possono risolvere con slogan ad effetto100.
Ancora pi strazianti, poi, sono i casi (da noi per fortuna rarissimi) di pazienti affetti da Sla.
Una sofferenza, la loro, indicibile: anime senza corpo, una sorta di aldil drammatico101.

Unanima da costruire
Crema cresciuta in termini di ricchezza, di tenore di vita, di comfort, di opportunit,
ma anche la sofferenza cresciuta. Anche la sofferenza di chi condannato dal cancro. La
sofferenza causata dalla solitudine, dalle patologie mentali (sono circa 2.000 le persone che si

Bilancio di un viaggio

319

rivolgono al Centro psico-sociale e quasi 200 i soggetti nevrotici che sono a carico dellUnit
operativa della Neuropsichiatria infanzia e adolescenza), dalla stessa nuova povert. Sono,
inoltre, ancora diverse centinaia nel distretto di Crema i soggetti in et evolutiva segnati
dalla sindrome di Down e da paralisi cerebrali infantili102 e alcune decine i bambini affetti da
autismo e da disturbi psichici.
Tanta sofferenza, ma anche, per fortuna, tanta solidariet. Il sogno di cambiare il mondo
rimuovendo le cause strutturali delle ingiustizie sociali pressoch tramontato, ma lattenzione
agli ultimi non si spenta, anzi, negli anni pi recenti, ha registrato unaccelerazione:
un pullulare di iniziative, alcune tradizionali103, altre pi recenti come le case famiglia, le
associazioni a favore di alcune tipologie di malattie (cancro, Alzheimer, sclerosi multipla) e
finalizzate a sostenere i pazienti allo stato terminale. Un esercito i volontari, tutti convinti che
donare sia ci che pi vale nella vita. Volontari che cercano indubbiamente una gratificazione
interiore, ma che hanno anche tanta voglia di toccare con mano ci che autentico.
Alle radici c lo stesso fuoco cristiano104 che ha acceso limpegno politico di molti giovani
e non giovani degli anni 60 e 70, ma anche valori laici105.
Ci a cui stiamo assistendo un vero e proprio miracolo. Un miracolo che pare destinato
a contagiare. Non affatto necessario, se non si sente la vocazione, intraprendere percorsi
per certi aspetti eroici quali sono le esperienze di case famiglia106 (le stesse case famiglia, anzi,
sarebbero destinate a scomparire se pi famiglie aprissero un po di pi le loro porte107). C
spazio, quindi, per tutti, in base alla propria capacit di amare. Crema, dal dopoguerra a oggi,
ha registrato un grande balzo in ogni campo, ma il miracolo che sta vivendo (un miracolo,
a dire il vero, ancora in embrione), vale immensamente di pi: ci che sta costruendo oggi
la sua anima.

320

postilla
Si nasce una volta, due volte non concesso,
ed necessario non essere pi in eterno;
tu, pur non essendo padrone del tuo domani,
procrastini la gioia, ma la vita trascorre in questo indugio
e ciascuno di noi muore senza aver mai goduto della pace.
(Epicuro, Gnomologio Vaticano, 141)

na madre protettiva, un punto di riferimento solido, una guida sicura. Era lei la depositaria della Verit, del senso della vita. Lei che tracciava nettamente i confini tra il bene
e il male. Lei che distribuiva il conforto e la speranza. Lei che additava lateismo comunista
come la strada che portava diritto allinferno. Cos appariva la Chiesa negli anni 50 ai ragazzi
della mia generazione. Poi il miracolo economico con i suoi nuovi idoli, il vento della contestazione, linvasione di nuovi modelli culturali ha fatto saltare tutto: sono saltate tradizioni
millenarie, caduti valori considerati a lungo assoluti, crollati tutti i punti di riferimento. Sono
morti tutti gli di2. Un terremoto per molti giovani di allora: il senso dello sradicamento, lo
sconcerto del disincanto, linquietudine del sentirsi orfani. andata in crisi anche la Chiesa,
sempre pi fondata sulla coscienza individuale che sul Magistero, pi plurale che una, pi
protestante che cattolica. Sempre meno i cattolici ortodossi (nonostante la vitalit e la forza
attrattiva di CL), sempre pi i credenti con una religione fai da te sempre pi atei, agnostici o addirittura indifferenti.
Tutti, credenti e non credenti, siamo cambiati. Tutti siamo pi soli, con pi dubbi. Tutti
consapevoli che nessun uomo ha il privilegio di parlare in nome di Dio3, che nessun uomo
ha la chiave di accesso al Tempio delle Verit assolute. Pi soli, ma anche pi maturi, pi
responsabili.
Chi ha vissuto lesperienza di fede, certo, ne conosce la bellezza: la bellezza di vivere sotto
lo sguardo di un Dio paterno, dentro un disegno provvidenziale e nella credenza che la morte
solo il passaggio a unaltra vita. E non pu che ammirare i tanti giovani e meno giovani che
ancora oggi la vivono con intensit. Ma anche la vita di chi non crede nel Sacro pu essere altrettanto bella. Anche gli atei e gli agnostici (questi ultimi in numero di gran lunga superiore,
anche a Crema), pur coscienti di essere totalmente avvolti dal Mistero, non mancano di una
bussola, anzi di un faro luminosissimo: la morte. questa che rischiara la vita, che le d sapore, che le conferisce un valore immenso: se lei il Nulla4, la vita il Tutto, se lei la Tenebra,
la vita la Luce, se lei il Silenzio, la vita una Polifonia Di fronte a lei la vita dei mortali si
staglia in tutta la sua grandiosit e assume un valore infinito, eterno, divino. proprio
lei che pu fare da guida: una guida che ci rimprovera quando la vita la sprechiamo; quando

Postilla

321

tendiamo a maledire tutto e tutti; quando spinti dalla frenesia di correre non ci prendiamo il
tempo di ammirare la bellezza di un fiore, del cielo stellato, di un sorriso; quando vediamo
solo le macchie e non il grande e stupendo foglio bianco che la vita5; quando rimaniamo
colpevolmente inchiodati ai nostri limiti senza fare nulla per superarli; quando per calcolo
egoistico rifiutiamo lo sbocciare di una nuova vita umana; quando vediamo gli altri come
linferno6, mentre invece linferno la solitudine; quando per pigrizia perdiamo le tante
opportunit che ci offre la vita e cos questa scivola via.
Due modi di vedere completamente diversi, ma anche convergenti: comunque la si guardi
(con gli occhi della fede o del nulla), la vita straordinariamente bella. Dipende da noi
goderla. Indubbiamente oggi abbiamo opportunit del tutto inimmaginabili fino a qualche
decennio fa: sempre pi, liberi dalle catene della sopravvivenza, scegliamo una professione
che meglio risponde alle nostre inclinazioni; sempre pi, se abbiamo dei talento e un pizzico
di fortuna, siamo in grado di raggiungere traguardi significativi, anche a partire da condizioni modestissime. Tutti, poi, abbiamo conquistato un bene a lungo appannaggio di unlite
(aristocratici e borghesi): il tempo libero. Le condizioni, quindi, per rendere bella la nostra
vita e - magari - per rendere bella anche quella degli altri, ci sono tutte.
In questo il messaggio morale del cristianesimo ci di sicuro di grande aiuto, ma non
meno la saggezza greca7 (basterebbe leggere Democrito ed Epicuro8). Un forte stimolo ad
amare la vita pu scaturire anche dallo stesso dolore9.
Linferno (ossessivamente evocato dai nostri preti negli anni 50) c, ma non il destino
dei non credenti. Linferno quello che costruiamo noi: quando seminiamo la morte sulle
strade in preda allalcool e alle droghe, quando avveleniamo la politica, quando rimaniamo
indifferenti di fronte a un barcone di immigrati che affonda in mare, quando non proviamo
nessun sussulto morale di fronte a una guerra (quella in Iraq ha gi provocato pi di un milione di morti).
Crema sempre pi una citt conquistata, invasa sempre pi a immagine e somiglianza di modelli culturali importati (anche le stesse multinazionali e catene di negozi). Ma
non tutto scritto. Abbiamo una tradizione che possiamo e dobbiamo conservare: Crema
ha saputo esprimere intraprendenza, inventiva, perfino colpi di genialit; ha avuto dei veri
e propri guizzi di fantasia politica; ha dimostrato infine una grande sensibilit nei confronti
degli ultimi.
I tempi, vero, sono oggi pi duri, ma, almeno sotto il profilo culturale, cadute le barriere ideologiche tra credenti e non credenti, cadute le stesse chiese - bianche e rosse -, le
condizioni per arrivare a unampia condivisione di valori (il relativismo, il nuovo bersaglio
della Chiesa cattolica di oggi, non implica per nulla la rinuncia a battersi per i valori in cui
si crede) sono migliorate: sempre pi i non credenti si rendono conto che i valori laici che
hanno caratterizzato i secoli della modernit - anche se nati spesso in netta contrapposizione
alle chiese cristiane - hanno in ultima analisi radici nello stesso cristianesimo e, sempre pi
i credenti prendono consapevolezza che perfino sul terreno delicato della bioetica ci che
accomuna cattolici e laici molto di pi di quanto li divide10. Una condivisione di valori che

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Appunti di viaggio

ci consente non solo di salvaguardare, ma anche di dare una nuova vitalit alla nostra anima
migliore. Il paradiso, certo, non possiamo costruirlo, ma ridurre un po della sofferenza che
c nel mondo, a partire dalla nostra comunit (quanta ne abbiamo incontrata!), questo
possibile. Col cuore, ma anche con lintelligenza (il cosiddetto buonismo11 solo controproducente): magari per trasformare le stesse inquietanti situazioni-limite al confine tra la vita e
la morte nel miracolo della solidariet.
Dipende da ciascuno di noi. Dalla nostra capacit di regalare a chi pi sfortunato di noi
(o agli stessi famigliari) un po del nostro tempo libero. Dalla nostra volont di assaporare la
bellezza del donare. A volte ci vuole poco: un sorriso, una stretta di mano, un atteggiamento
di ascolto. Un atteggiamento di ascolto anche verso chi prossimo alla morte.
davvero utopico fare di Crema una cittadella della solidariet, anche rafforzando ulteriormente la nostra presenza internazionale (il migliore modo per aiutare gli ultimi del pianeta)?

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Ringraziamenti

ingrazio in primo luogo il presidente del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Felice
Lopopolo, per aver creduto nel mio progetto e per avermi incoraggiato, anche con
preziosi consigli, a realizzarlo.
Un grazie pure al notaio Luigi Ferrigno, allimprenditore Ferdinando Bettinelli e ai miei
colleghi Nino Antonaccio, Anna Maria Zambelli, Graziella Della Giovanna e Antonietta
Valvassori per avermi aiutato nella fase iniziale a individuare la direzione pi feconda da dare
alla ricerca.
Grande poi la mia riconoscenza nei confronti di quanti - ben oltre un centinaio - mi
hanno svelato il loro vissuto (anche coloro che per ragioni di riservatezza non ho citato): se il
presente libro pulsa di vita, lo si deve proprio a loro.
Una riconoscenza che esprimo anche nei confronti di chi, dentro le istituzioni, mi ha
fornito un supporto encomiabile: penso in particolare ai bibliotecari Cinzia Faienza e Simone
Riboldi.
Devo confessare, tuttavia, che non tutte le istituzioni pubbliche hanno collaborato: da
alcune di loro ho atteso a lungo dati statistici che non mi sono mai pervenuti.
Il libro non sarebbe cos com senza la scrupolosa lettura delle bozze effettuata da Silvano
Allasia, Romano Dasti, Nino Antonaccio e Anna Maria Zambelli: se la versione originale
migliorata in modo significativo, il merito loro. Mi assumo, invece, interamente la
responsabilit per gli eventuali errori che fossero ancora presenti nel testo.
Se la copertina, inoltre, costituisce di per s un valore aggiunto, lo devo allamico Angelo
Noce che mi ha messo a disposizione unespressione del suo talento artistico.
Un grazie affettuoso, infine, a mia moglie Raffaella che per due anni ha sopportato i miei
interminabili orari dufficio.
Piero Carelli

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Note
Una fede che brucia
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Unavvertenza. In questo capitolo per quanto riguarda le informazioni personali relative a tesserati al Pnf
faccio riferimento alle cartelle presenti nellArchivio Galmozzi (dora in poi AG). Alla documentazione
esistente presso lo stesso archivio fanno pure riferimento tutte le citazioni riguardanti la Repubblica di Sal
di cui non si indica la fonte.
Perfino un erede del fascismo qual Gianfranco Fini non ha alcun dubbio su quale sia stata la parte giusta.
Cos dichiara il 13 settembre 2008: Non in discussione la buona fede. Ma non si possono equiparare le
due parti: non erano equivalenti coloro i quali combattevano per la causa giusta e quelli che stavano dalla
parte sbagliata.
Julien Benda parla di tradimento dei chierici, conferendo per al termine chierici - diventato sinonimo di
intellettuali, un significato molto preciso: tutti coloro la cui attivit, per natura, non persegue fini pratici,
ma che, cercando la soddisfazione nellesercizio dellarte o della scienza o della speculazione metafisica, in
breve nel possesso di un bene non temporale, dicono in qualche modo Il mio regno non di questo
mondo: Il tradimento dei chierici, Einaudi, Torino 1976, p. 95.
A Crema, pi o meno ufficialmente, non sono pochi coloro che - nostalgici, ma anche giovani - ancora
ardono di quella fiamma, partecipando periodicamente a Sal al rito della messa per i loro eroi caduti in
difesa di ideali e tenendosi lontani da quelle che considerano le convenienze politiche.
Il 26 marzo 1936 il segretario del Fascio comunica al Segretario Federale Palazzo della Rivoluzione
Cremona il suo nulla osta per la sua nomina a Ufficiale della Milizia V. S. N. (Milizia volontaria sicurezza
nazionale).
Titolare della farmacia centrale di Crema
Definito da Giuseppe e Maria Strada comitato dei benpensanti: vedi il fascismo in provincia, cooperativa
libraria LAlbero del Riccio, Crema 1975, p. 139.
Espulso dal Fascio di Crema il 10/09/1942 per morosit.
Non mancano, tuttavia, figure dal livello culturale meno elevato, ma comunque istruite. il caso, ad
esempio, del bancario Giuseppe Maccarinelli che il 20 dicembre 1943 viene arrestato e condotto poi nelle
carceri di Cremona dove sar liberato il 25 aprile 1945. Traditore pure lex centurione della diciottesima
Legione Milizia volontaria sicurezza nazionale, Vincenzo Aliqu: il 26 luglio prende un quadro del Duce
gettato da una finestra del Comune, lo sputacchia e lo getta alla folla dicendo prendi vigliacco, non ti meriti
altro.
Stando alla memoria di Andrea Bombelli non si registrano delle vere e proprie violenze contro i fascisti:
solo qualche scapaccione e alcuni episodi di resistenza ai carabinieri (gli autori di tali episodi vengono, poi,
puniti). Questo dovuto al fatto che i gerarchi fascisti o sono fatti allontanare dal Comitato di Presidio o si
allontanano spontaneamente.
Altri capi di imputazione: aver denigrato il fascismo e le sue istituzioni per avere in Crema il 26 luglio 1943
e segg. pronunciato invettive contro i maggiori esponenti del fascismo e del regime, essere responsabile di
violenze contro i fascisti, cose e simboli del fascismo [] per avere il 26 luglio 1943 e segg. capeggiato le
dimostrazioni svoltesi in Crema, incitando la folla alla rappresaglia e aver costituito e diretto associazione
sovversiva.
Morir nel 1974. Sul numero del 16 novembre de il nuovo Torrazzo, a un mese dalla morte, la figlia ne
trattegger un profilo umanissimo.
Nasce ad Arcola (La Spezia) da Luigi e Ginevra Taylor il 25 settembre 1903 e da piccolissimo si trova a
Messina dove il padre viene trasferito in seguito al terremoto che sconvolge la citt. Studia prima a Roma poi

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a Pavia e si laurea in giurisprudenza. iscritto al Pnf dal 1920, ma viene sospeso dal partito nel 1935 con
un provvedimento disciplinare (perde di conseguenza la carica di presidente della societ canottieri Serio).
Nel 1936 apre unattivit imprenditoriale in Etiopia: trasporta attraverso la cosiddetta piana della morte
in condizioni difficilissime (pi volte, con alte temperature, prende un colpo di sole e una volta, proprio per
questo, rimane cieco per due giorni) le vettovaglie dal magazzino di Asmara al fronte. Nel 1938 si sposa con
Giuliana Stramezzi, figlia del noto industriale nonch celebre collezionista darte, Paolo Stramezzi.
Vedi la memoria di padre Gerolamo Lopera dei Cappuccini di Crema per prigionieri inglesi, Patrioti, Ebrei in
Giuseppe e Maria Strada, op. cit. p. 192.
Vittorio Pappone, pure lui laureato. Questi nella stessa lettera anonima viene accusato di sparlare a tal punto
del fascismo da affermare che questo sarebbe stato bene fosse caduto dieci anni prima, almeno lItalia non
si sarebbe ridotta cos miseramente.
l Popolo di Crema riporta una doppia sigla: Prf (Partito repubblicano fascista) e Pfr (Partito fascista
repubblicano).
In compenso si assiste a una robusta iniezione di profughi provenienti dalle terre invase dagli angloamericani.
Una situazione analoga accade anche nei paesi. il caso, ad esempio, di Ripalta Cremasca: in data 1 dicembre
1943 il commissario politico reggente, Umberto Fayer, segnala a Giovanni Agnesi un elenco di ex, in gran
parte persone colte, che dopo il colpo di stato del 26 luglio si sono dati ad una smodata allegria per la caduta
del fascismo, e che ancora oggi non tralasciano loccasione nel fare opera deleteria col diffondere le panzane
della propaganda nemica.
Giovanni Agnesi di Milano, ma ha ascendenti cremaschi: cos ricorda Gino Formaggia.
Sulla trasformazione del Partito Fascista Repubblicano in organismo militare vedi Teodoro Francesconi, RSI
e guerra civile nella bergamasca, Greco&Greco editori, Milano 2006, pp. 63-64. La cellula base la squadra
dazione (che presenta la struttura di un plotone), tre squadre dazione costituiscono una compagnia, tre
compagnie un battaglione e pi battaglioni una Brigata Nera.
Romano Dasti-Francesca Manclossi, Cirillo Quilleri il Podest scomodo, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi,
Crema 2008, p. 12. Vedi pure Giuseppe Pardini, Roberto Farinacci ovvero della rivoluzione fascista, Le
Lettere, Firenze 2007, p. 42. Agnesi proviene dalla Giovine Italia, unassociazione nazionalista di stampo
antibolscevico che fa propaganda per Fiume (ne dirige, pure, il periodico: Fiamma italica). Il Fascio di Crema
trova presto uno sponsor: il conte Ercole Premoli, grande proprietario terriero. Giuseppe Pardini, riportando
una testimonianza del tempo, annota che le prime camicie nere nel territorio cremasco sono gli stessi figli di
agricoltori.
Il 13 ottobre 1943.
Tra cui dei veri e propri personaggi quali gli avvocati Volont, Bombelli e Sinigaglia.
Si tratta della lista di alcuni personaggi di Crema destinati a rispondere di persona in caso di attacchi a fascisti
e a soldati nazisti. Questi i nomi: Cerri, Donati, Perolini, Chiappa, Correggiari, Bombelli, Voltini, Vanelli.
Correggiari, di professione farmacista, prende le distanze da Mussolini da quando questi decide di allearsi
con i tedeschi: odia questi ultimi dal tempo della prigionia subita durante la prima guerra mondiale.
Iscritto al Pnf nel 1940 nella sua difesa non nega di aver pronunciato qualche frase non perfettamente in
linea al Partito stesso, ma dichiara di averlo fatto in qualche momento di smarrimento spirituale.
Vedi Nino Antonaccio, in Gli anni difficili, Centro Ricerca Galmozzi, Crema 2002, p. 197.
Tutto controlla direttamente, perfino comportamenti di giovani che potrebbero apparire del tutto irrilevanti
o, comunque, di scarso valore: venuto a sapere, ad esempio, di un contegno scorretto di uno studente
liceale (durante il tragitto di un corteo diretto in Duomo per la funzione religiosa in memoria dei caduti
fascisti, proprio di fronte alla cattedrale, lo studente incriminato ha cercato di allontanarsi anche dopo un
esplicito invito di un superiore a stare a suo posto), gli scrive personalmente una lettera di ammonimento.
Il 20 dicembre 1943, poi, intima al proprietario dellalbergo Savoia, Desiderio Cassani, di provvedere
entro tre giorni a cambiare il nome dellalbergo stesso previo cancellazione di tutte le scritte attualmente
esistenti.
Agnesi precisa che opportuno mantenere coi preti buoni rapporti al fine di ottenere da loro una
collaborazione tesa a inculcare nelle masse la convinzione del dovere del Servizio militare e la denigrazione

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Note
del nemico oppressore e disgregatore. In qualit di ispettore circondariale dirama una circolare ai segretari
politici del Fascio dei vari paesi per chiedere loro se i sacerdoti scelti per le lezioni di religione, ai Balilla e
Piccole Italiane nutrono sentimenti antitaliani (vedi, ad esempio, la lettera scritta ad Angelo Bolzani di
Izano il 19/1/1944).
Non manca di aggiungere di stilare pure un elenco di coloro che sono responsabili di illeciti
arricchimenti.
Due azioni coronate da successo: nel primo caso vengono rinvenuti fogli scritti in italiano e in inglese da far
compilare ai prigionieri inglesi per la richiesta di indumenti e di altri generi di sussistenza e viene arrestato
il conduttore del Caff Giovanni Bolla; nel secondo caso vengono trovati ed arrestati i prigionieri inglesi evasi
(Berrington Leslie, Adams Robert, Eckersall Alfred, Smite William, Heine Norman, Vanrhyn Joannes, Peter
Alfons Du Toit) mentre, intorno a una tavola imbandita, sono intenti a mangiare castagne. Arrestato pure
lo stesso sacerdote. Nel rapporto che ne fa per il Comando della Brigata Nera A. Felisari di Cremona e p. c. al
Comando Gnr di Crema e al Comando germanico, Agnesi sottolinea il fatto che il complesso delloperazione
stato condotto nel massimo ordine, con precisione e disciplina e puntualizza che il comportamento degli
uomini esemplare.
Un fascista di Cremona tra i pi facinorosi che opera anche sulla piazza di Crema.
Cos, ad esempio, viene presentato in una deposizione al Cln Enrico Guerrini Rocco, squadrista, sciarpa
littorio, iscritto alla Milizia: Denunci al Tribunale Speciale di Cremona molte persone che non ne avevano
colpa [] Fece mettere in carcere per parecchi giorni diverse mamme e spose di renitenti e fuori legge []
Mise il paese in subbuglio facendo precettare per la Todt e partire per la Germania, pacifica gente laboriosa
che non mai stata disoccupata (14 maggio1945).
Ma anche Farinacci, con lavvento della Repubblica sociale italiana, a sua volta abbandonato: non conta pi
nulla se non nel suo feudo di Cremona.
Chiamata la provincia del latte.
In effetti Farinacci non nasconde mai la sua ostilit contro chi a Crema osa ostacolare i suoi piani. Succede
persino prima della marcia su Roma: nel 1921, presentatosi come candidato alla Camera, sfoga la sua ira
contro il candidato di Crema Tullio Giordana, compagno di lista, che gli ha sottratto quasi tutti i voti
cremaschi, arrivando a cacciarlo - stando a Il Fronte democratico del 5 gennaio 1946 - dal rango di giornalista
e ad osteggiare il suo cugino, lillustre prof. Samarani, gloria dellagricoltura lombarda. Succede col primo
podest di Crema, Cirillo Quilleri proprio sul tema della provincia autonoma Crema-Lodi: vedi lepico
scontro in Cirillo Quilleri il Podest scomodo di Romano Dasti e di Francesca Manclossi, op. cit., pp. 76-80.
Le polemiche tra Farinacci e il Fascio di Crema sono, poi, una costante del ventennio: il ras di Cremona
giunge addirittura a scioglierlo per riorganizzarlo secondo i suoi piani politici. Tra i motivi della divisione,
latteggiamento nei confronti delle organizzazioni dei lavoratori: Cirillo Quilleri, ancora prima di assumere
la carica di podest, sottolinea con amarezza, in netto contrasto con Farinacci, lindebolimento subito dai
lavoratori per effetto della scomparsa della Confederazione Generale dei Lavoratori. Questo non cancella il
fatto che a Crema Farinacci abbia molti fans: si pensi che un suo comizio ha richiamato oltre 10.000 camicie
nere (Giuseppe Pardini, op. cit., p. 62).
In data 14 febbraio 1944.
Parole pesanti che il Merletti afferma essere state pronunciate dal cap. Torrisi riferendo quanto sentito dire
da Agnesi e da Mansueto. La voce secondo cui Farinacci intende sostituirsi a Mussolini come capo del
governo non per nulla nuova ed emerge con forza ogniqualvolta lo scontro col duce si fa pi aspro. Una
voce, quindi, tuttaltro che peregrina, ma alimentata da lui stesso. Lultima occasione la defenestrazione
di Mussolini il 25 luglio 1943: Farinacci non si rende per nulla conto delle conseguenze (vedi Matteo Di
Figlia, Farinacci il radicalismo fascista al potere, Donzelli Editore, Roma 2007, p. 24) ed convinto di essere
lui designato, con lappoggio dei tedeschi, a prenderne il posto. Dopo la liberazione del duce, poi, fa di tutto
per prenderne le distanze (vedi Giuseppe Pardini, op. cit., p. 442) e porsi come lalternativa, ma - come
noto - Hitler continua a credere in Mussolini.
Non pi del 3-4% gli iscritti al Fascio.
Vedi la ricostruzione che ne fa lo stesso Nemo Freri sul numero di aprile-maggio 1997 di Cronache
Cittadine.

Note

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40 Ferdinando Limenta si trova sulla lunghezza donda di Roberto Farinacci, il portabandiera dellantigiudaismo
in provincia. Cos dichiara il ras di Cremona il 1944: sono gli ebrei che hanno scatenato questa immane
carneficina, perch Israele trionfi sulle rovine del cristianesimo (Il Regime Fascista, 25 febbraio 1944). Ma vi
chi lo accusa di cavalcare la tigre dellantisemitismo in modo strumentale, avendo lui una segretaria ebrea,
Jole Fo.
41 Il Popolo di Crema, 8 luglio 1944.
42 Si tratta della musica jazz.
43 Limenta, per evitare il termine inglese, usa filmi.
44 Il Popolo di Crema, 29 gennaio 1944.
45 Ivi, 5 febbraio 1944.
46 Ivi, 8 aprile 1944.
47 Ivi, 17 giugno 1944.
48 Ivi, 11 marzo 1944.
49 Negli anni venti sindaco di Izano. Il dr. Giancarlo Foglia sa che stato lui a sposare in municipio i suoi
genitori (conserva ancora il suo dono di nozze: una penna). Nel 1924 eletto commissario politico di Crema
(vedi Romano Dasti e Francesca Manclossi, op. cit., p. 34). Nel 1926 risulta nel Direttorio e nel 1927 nella
Consulta comunale in qualit di rappresentante dei sindacati fascisti. Diventer, poi, podest di Crema.
50 Accetta di nuovo lincarico di podest anche dietro consiglio dellantifascista avv. Andrea Bombelli che lo
conosce come uomo equilibrato e moderato: un uomo come lui sarebbe servito da freno.
51 Il dr. Giancarlo Foglia lo ricorda come un galantuomo, persona energica e decisa, geloso della sua vita
privata.
52 Il Popolo di Crema. Il settimanale riporta la data 1 gennaio 1943, ma si tratta, ovviamente, di un errore.
53 Ivi, 29 gennaio 1944.
54 Ivi, 5 febbraio 1944.
55 Ivi, 12 febbraio 1944.
56 Unidea, quella di una seconda marcia su Roma, non del tutto isolata se vero che nellagosto 1943, sotto
il governo Badoglio, tra gli antifascisti forte la paura che a Roma scoppi uninsurrezione tesa a creare un
governo filonazista nel quale potr avere voce Farinacci (Matteo Di Figlia, Farinacci Il radicalismo fascista
al potere, Donzelli Editore, Roma 2007, p. 247).
57 Il Popolo di Crema, 26 febbraio 1944.
58 Ivi, 22 aprile 1944.
59 Ivi, 27 maggio 1944.
60 Ivi, 10 giugno 1944.
61 Ivi, 10 giugno 1944.
62 Mario Perolini, Dalla tragedia dell8 settembre allinsurrezione del 25 aprile, Comitato di Liberazione nazionale
di Crema, 1965, p. 15.
63 Sono alcuni articoli dellavv. Mansueto, non sempre graditi allo stesso avv. Agnesi, che conducono alla
sospensione della pubblicazione de Il Popolo di Crema (il primo numero sequestrato del 18 marzo 1944):
il periodico poi, dietro sollecitazione del segretario politico, torner ad essere pubblicato, ma sar totalmente
asservito al Comando tedesco.
64 Nato a Brescia, frequenta la Scuola Normale di Crema, ospite del collegio sito in via Mazzini. Conseguito
il diploma di maestro nel 1923, rientra in famiglia ed inizia a insegnare nel comune di Bagolino (frazione
di Ponte Caffaro), paese dove ha lopportunit di diventare corrispondente del Gazzettino di Venezia,
giornale su cui non ha alcuna remora a condannare il delitto Matteotti e per questo viene perseguitato
come antifascista. Trasferito a Vobarno, si rifiuta di iscriversi al Pnf e ci lo porta ad essere denunciato
allUfficio Politico Provinciale. Dopo il servizio militare viene nominato a Borgosatollo e qui rimane fino al
1931 continuamente segnalato come contrario al Regime Fascista. Dopo il matrimonio con una maestra
di Crema (1930) trasferito a Zappello dove nel 1932 viene di nuovo invitato a iscriversi al partito. Questa
volta accetta, ma per necessit di famiglia e di lavoro. In questo paesino del cremasco fonda lasilo che
amministra per ben dodici anni. Nello stesso tempo viene nominato direttore della Colonia Fluviale di
Ripalta Cremasca e per questa funzione diventa presidente dellOnb del comune per due anni circa, dopo

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di che rassegna le dimissioni. Nel 37 viene trasferito a Crema dove intensifica la sua attivit extrascolastica
per venire incontro ai bisogni della sua crescente famiglia (informazioni tratte dal memoriale che lo stesso
Thevenet invia nel giugno del 1945 allAutorit scolastica dopo la sua traduzione in carcere, documento
conservato dalla figlia Maria).
Memoriale non firmato scritto in occasione del processo a favore del maestro Vittorio Thevenet.
Ivi.
Ivi.
Il Popolo di Crema, 8 gennaio 1944.
Sulla stessa lunghezza donda si esprime lartista-poeta-pittore-narratore, militante politico, camicia nera
(cos lo chiama il prof. Giorgio Carniti) Adolfo Azzoni che sulle colonne de Il Popolo di Crema dell8 aprile
1944, riferendosi a un colloquio da lui tanto desiderato col Commissario Generale del lavoro, Marchiandi,
parla con entusiasmo del ruolo che devono avere le commissioni di fabbrica, cellule di base, espressione
diretta del popolo: il partito potr eventualmente darne lindirizzo, ma gli uomini dovranno essere scelti
dal popolo, per eliminare i tarati, gli arrivisti, i protetti, e soprattutto gli incoscienti e gli inutili.
Un fascista sui generis, quindi. Per questo, dopo il 25 aprile, esce in qualche misura a testa alta dal processo a
suo carico. Ecco quanto emerge dalle carte processuali (una copia delle quali in possesso della figlia Maria).
Arrestato dopo il 25 aprile, viene condotto alla caserma Renzo da Ceri in attesa del processo. Immediatamente
viene sospeso dallinsegnamento in attesa di provvedimenti definitivi e dallincarico avuto dallUfficio
provinciale di Cremona per i servizi dellagricoltura. Il processo viene celebrato nel cuore dellestate. Linput
del Comitato di Liberazione Nazionale di Crema che trasmette a Cremona, oltre ai due articoli citati apparsi
su Il Popolo di Crema, una denuncia sottoscritta da numerosi lavoratori di Bagnolo Cremasco secondo cui
il commissario prefettizio Thevenet nel dicembre 1944 ha compilato un elenco di 107 operai da inviare in
Germania pel servizio del lavoro obbligatorio. Questi i capi di imputazione: collaborazione con il tedesco
invasore mediante, soprattutto, la compilazione di liste di lavoratori da deportare in Germania e la sua
militanza nelle Brigate nere e propaganda fascista a mezzo stampa. A proposito dei due articoli incriminati
i giudici della regia Corte Straordinaria dAssise di Cremona costituita dal presidente Benedetti comm. Ugo
e dai giudici popolari Genevini ing. Attilio, Pasquali Angelo, Rusca Camillo e Armani Italo, dubitano che
lautore avesse lintenzione di menomare la fedelt dei cittadini: si tratta, infatti, dei soliti sproloqui a base
dei noti luoghi comuni di stile prettamente fascista messi insieme senza logica e senso comune destinati cos sembra - pi ad una polemica interna che ad uno scopo propagandistico diretto a fuorviare lopinione
pubblica dai retti sentimenti di amore patrio. A proposito dellaltra pi grave accusa, i giudici ritengono
strano che in un periodo in cui era gi in corso lavviamento di lavoratori della sedicente repubblica
sociale italiana in Germania il commissario politico e prefettizio Thevenet, che ricopriva anche il posto di
dirigente degli uffici accertamenti agricoli di Crema, potesse non supporre che le persone senza occupazione
fissa da lui incluse nellelenco richiesto dalla prefettura fossero destinate alla deportazione in Germania, e
sembra anche inverosimile che la Prefettura abbia taciuto il motivo della richiesta dal momento che per i
fascisti, che affermavano di essere andati in Abissinia per combattere la schiavit dei negri, il mercato dei
loro fratelli introdotto in Italia, allo scopo di compiacere ai loro amici tedeschi sembrava la cosa pi naturale
del mondo. Questo tanto pi che in altre circolari simili, anche precedenti, del famigerato capo della
Provincia di Cremona, Attilio Romano, era chiaro che chiedeva di far incetta, pi che fosse possibile, di
carne umana da convogliare in Germania. Ci nonostante, le numerose testimonianze a suo favore espresse
sotto vincolo di giuramento, il mancato invio alla Prefettura delle schede personali delle persone comprese
nellelenco, le stesse dimissioni rassegnate e il fatto che gli stessi denuncianti hanno dichiarato che dopo
alcuni giorni di assenza ritornarono alle loro case e vi rimasero indisturbati, conducono ad assolvere il
Thevenet per insufficienza di prove e a non accogliere la richiesta del P.M. diretta a che limputato sia
condannato alla pena accessoria dellinterdizione temporanea dai pubblici uffici, tanto pi che egli dovr
necessariamente perdere il posto di maestro elementare in seguito a giudizio di epurazione. La sentenza del
21 agosto 1945. La sospensione dallinsegnamento dura fino al 20 maggio 1946 quando la sottocommissione
provinciale per lepurazione della scuola, sezione Scuola elementare, gli comunica che la sua permanenza in
servizio non pi incompatibile. Lassoluzione, naturalmente, non cancella il suo errore. Un errore a cui il
memoriale a suo favore d un nome: unautosuggestione. Un errore, in forma del quale, un galantuomo in

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perfetta buonafede, sin allora cittadino marito e padre esemplare, ma di mentalit non formata ad afferrare
distinzioni giuridiche, si illuse che il Fascio fosse - come in passato - tuttuno col servire la patria, senza
riuscire ad intendere la portata degli eventi che denunciavano ormai nel nuovo Fascio dinfausta memoria il
nemico mortale della vera Italia (vedi la documentazione in possesso della figlia Maria). Un errore che paga
in termini di umiliazioni, di rapporti di amicizia e che gli procura una profonda sofferenza.
Cos si firma quando scrive su Il Popolo di Crema.
Gianfranco Crispiatico lo ricorda - vedi la sua testimonianza presente in Gli anni difficili, op. cit., p. 111 come un uomo di vasta cultura: era in grado di dettare contemporaneamente in tre quarti dora anche sei-sette
temi ai giovani che, affamati di studio, si recavano al Caff della Stretta Grassinari che lui frequentava.
Tra i componenti: Carlo Bernardi, Mario Borroni, Biancospino Fioravante, Giuseppe Contempo, Pietro
Gonnelli, Enrico Martinelli, Federico Morini, Rinaldo Scenna, Fausto Santini, Eugenio Carniti, Macchi,
Stelio Rovescalli. In un documento non datato risultano appartenenti 22 fascisti.
Un gerarca di primo piano a Crema. Il dr. Giancarlo Foglia, allora inquadrato nei marinaretti, lo ricorda nel
suo ruolo di oratore durante le adunate in piazza Duomo (parlava dal pulpito del palazzo comunale con un
chiaro atteggiamento mussoliniano). stato direttore del periodico del Fascio La voce di Crema (con una
indennit mensile netta, comprese le trasferte, di 800). In occasione del diploma di perfezionamento in
istudi sindacali e corporativi conseguito nel 1938, ha rimesso al commissario politico conte Antonio Bonzi,
500 per liscrizione quale socio perpetuo della Giovent italiana del Littorio.
Lanno con sicurezza errato: la missiva del segretario Francesco Achilli che accompagna la lettera di
dimissioni del Bernardi datata 24 giugno XVIII.
Si tratta di una motivazione condivisa dal segretario politico di Crema, Francesco Achilli, che cos scrive al
Federale di Cremona: Quanto scrive il camerata Bernardi una lampante verit. I gerarchi che nonostante
le loro pressioni non sono ancora stati chiamati sono umiliati di fronte a se stessi e di fronte al Partito. Questi
uomini che da anni danno con disinteresse e passione la loro attivit lasciati alle loro abituali occupazioni e
privati dallonore e dal loro sacrosanto diritto di impugnare le armi non potranno pi essere i Gerarchi di
domani.
Analogo ardore si trova pure in Adolfo Azzoni, il poeta-soldato che, stregato dal duce, assolutamente convinto
che il suo un movimento rivoluzionario che ha come fine la pace e la giustizia tra i popoli, partecipa con
entusiasmo sia alla guerriglia in Libia che alle campagne in Albania e Russia. La sua incrollabile fede fascista,
tuttavia, scrive il prof. Giorgio Carniti in alcune pagine scritte a commento dei due libri pubblicati nel 1986
e nel 1987 a cura del nipote Christian Campanella (Nonno Adolfo Poesie, racconti, ricordi e Ricordi di
guerra), non riesce a smuovere dal primo posto, nel suo comportamento, il valore della persona, il principio
del rispetto, dellaiuto, della compassione per il prossimo soprattutto quando bisognoso daiuto.
Archimede Cattaneo lo ricorda come un duro, un prepotente.
Vedi la testimonianza scritta dallo stesso Gino Formaggia in Gli anni difficili, a cura del Centro Ricerca
Alfredo Galmozzi, Crema 2003, pp. 93-94.
Cos lo ricorda il dr. Giancarlo Foglia che con lui ha condiviso diversi anni di scuola.
Vedi (a cura di) don Giovanni Folcini, S.T. Folcini Gaddo, 1 Btg. M. Pontida - Biella Il Malvagio sorridente,
Tipografia Trezzi, Crema, 2007.
Nasce a Pandino il 26 novembre 1924. il terzo di sei fratelli. Quattro anni dopo la famiglia si trasferisce
a Crema. Qui, dopo liter degli studi di base, consegue il diploma presso la Scuola Tecnica Industriale F.
Marazzi. Nel 1942 insegna nella stessa scuola Aggiustaggio e Officina. Intanto fa dello sport: prima
la corsa campestre, poi la marcia competitiva e la ciclocampestre e infine il pugilato. in questultima
attivit sportiva che si distingue diventando presto campione lombardo della categoria novizi. Una grande
promessa: vince praticamente sempre (perde solo una volta, ma solo perch riceve dallavversario una
ginocchiata sul basso ventre) e spesso per KO. Per i giovani cremaschi, anche dopo il passaggio alla categoria
dei dilettanti, diventa un vero e proprio idolo.
Ivi, p. 31.
Ivi, p. 38.
Il pap Daniele, classe 1892, originario di Soncino, di professione autista, croce di guerra e medaglia della
campagna italo-austriaca, era gi fascista: si era iscritto al Pnf il 3 marzo 1925 (AG, 17, F).

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Ivi, p. 46.
Ivi, p. 48.
Ivi, p. 50.
Ivi, p. 54.
Ivi, p. 53.
Ivi, p. 70.
Lettera senza data: ivi, p. 72.
Ivi, p. 75.
Ivi, p. 94.
Ivi, p. 12.
Lo ricorda ling. Avio Vailati Venturi.
Id.

la purificazione della mente


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Svariate decine di migliaia in cinquantotto mesi e mezzo di bombardamenti aerei (ben 3.660 morti solo a
Napoli). Giorgio Bonacina cos scrive: Se le citt erano importanti per i loro obiettivi industriali e militari,
come mai le bombe cos spesso caddero sulle case, le scuole, gli ospedali, le chiese, le opere darte? Oppure
loffensiva dallaria fu solo un odioso mezzo di coercizione terroristica, avente lo scopo di minare il morale
delle popolazioni e di spingerle a gesti disperati per abbreviare la guerra? Se fu cos, chi furono i responsabili?: vedi la prefazione al suo libro Obiettivo: Italia, Club degli Editori, Milano 1971, che presenta una
documentazione davvero impressionante.
A Crema arrivano tessuti sufficienti a vestire 23.000 persone: vedi (a cura del Centro Ricerca Galmozzi), La
ricostruzione, p. 382.
Vedi Giovanni Castagna, Lincubo finito: divertiamoci, in La ricostruzione, op. cit. pp. 448, 465.
Vedi Maurizio DellOlio, Crema e le sue orchestre, ivi, pp. 322-333.
Compresa la musica negroide tanto disprezzata dal nostro musicista Ferdinando Limenta.
Ben simboleggiato, come ricorda Vittorio Dornetti, in una celebre sequenza del film Riso amaro di Giuseppe De Santis (1948), ivi, pp. 475-477.
Cultura costituita da una miriade di pubblicazioni autoprodotte fatte circolare fuori dal mercato. Si tratta di
una cultura (o sotto-cultura) che in qualche misura figlia dello stesso American Way of Life che contesta.
Allen Ginsberg, in Anne Waldman (a cura di), The Beat book, il Saggiatore, Milano 1996, p. X.
Movimento che ha il top nellestate del 1967 (i due centri: lHaight-Ashbury a San Francisco e East Village
a New York), dopo di che si disperde.
Ispirandosi a quelle anarchiche sorte durante la guerra civile spagnola, alla New Harmony di Owen, ai falansteri di Fourier e ai primi kibbutz israeliani.
La marijuana - scrive Massimo Teodori - diventa il segno della ribellione prima di tutto alletica del lavoro
e del successo che richiedono controllo, disciplina esteriore: La nuova sinistra americana, Feltrinelli, Milano
1970, p. 113.
Per unanalisi del fenomeno hippie sia a livello generale che locale rinvio al mio saggio Cultura underground
e Love generation, in Il grande cambiamento Gli anni Sessanta a Crema e dintorni, Centro Ricerca Alfredo
Galmozzi, Crema, pp. 319-333.
Cos Allen Ginsberg, in Howl: I saw the best minds of my generation destroyed by madness, starving hysterical
naked,dragging themselves through the negro streets at dawn looking for an angry fix (Ho visto le menti migliori della mia generazione/ distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,/ trascinarsi per strade di negri allalba
in cerca di droga rabbiosa).
A livello mondiale - dati Onu relativi al 2006 - sono 26 milioni i tossicodipendenti gravi: aggiornamenti
sociali, novembre 2008.
Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Laterza, Roma-Bari 2008, p. 178.
Vedi il nuovo Torrazzo, 2 dicembre 1978.
Ivi, 6 gennaio 1979.
Ivi, 10 gennaio 1981.

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19 Ivi, 28 maggio 1983.


20 E chi ha il potere, infatti, interviene. Solo alcuni dati: nel 1996 sono 69 le persone denunciate, 44 nel 2000,
31 nel 2002. Tra i denunciati, poi, vi sono quelli arrestati: 21 nel 1996, 5 nel 2000 e 10 nel 2002 (vedi Simona Genghi, Il problema della tossicodipendenza nel territorio cremasco: problemi e prospettive educative, tesi
di laurea, Universit Cattolica di Milano, anno accademico 2002-2003, p. 43).
21 Vedi il numero del primo settembre 1979 e 20 febbraio 1982. A livello provinciale - dati relativi al 1984 - i
drogati sono 2.500: lo comunica il magistrato dr. Nuzzo in un convegno tenuto a Crema a marzo (il nuovo
Torrazzo, 9 marzo 1985).
22 Il nuovo Torrazzo, 22 novembre 1986.
23 In primis la Banca Popolare di Crema.
24 Il nuovo Torrazzo, 3 dicembre 1994.
25 lui che mi ha gentilmente fornito lintera documentazione relativa alla vicenda della interrogazione parlamentare.
26 Molecole chimiche derivate dalla amfetamina.
27 Campagna Nuove Droghe, Sert di Crema.
28 Autrice: Dabia Gladice.
29 Autrice: Tatiana Tinaci.
30 Autrice: Roberta Brambini.
31 Autrice: Barbara Ghizzoni.
32 Un fenomeno che si estende pressoch a tutto il territorio. Allinizio degli anni 90 i comuni pi a rischio
sono quelli pi prossimi a Milano e a Brescia: Pandino (con 130 assuntori di droghe pesanti), Rivolta dAdda, Vailate, Romanengo, Castelleone, Bagnolo Cremasco, Camisano, Soncino. Negli anni successivi si aggiungono Agnadello, Palazzo Pignano, Spino dAdda e Vaiano Cremasco (vedi Simona Genghi, tesi di laurea
citata, p. 46). Crema, naturalmente, il principale fulcro per lo spaccio su tutto il territorio cremasco (Ivi,
p. 47). Tra i luoghi di ritrovo di Crema dei tossicodipendenti: piazzale Rimembranze, i Giardini e il Campo
di Marte (ivi, p. 48).
33 Vedi Simona Genghi, cit., p. 41.
34 Il 75,8% nel 2006.
35 Come noto la maggiore produzione di oppio da cui si ricava leroina avviene in Afghanistan (il 92% del
totale): vedi i dati Onu relativi al 2006 in aggiornamenti sociali del novembre 2008.
36 La produzione di coca avviene quasi esclusivamente in tre paesi dellAmerica Latina: Colombia col 60%,
Per e Bolivia (ivi).
37 Intorno a 30-40 euro per meno di un grammo.
38 Fa scalpore la scoperta nel marzo 2009 di una gang marocchina che spaccia nel nostro territorio fino a un
chilo di cocaina al mese. Tra i suoi clienti: imprenditori, commercianti, liberi professionisti, operai, studenti
(anche ragazzine di sedici anni), in tutto ben 170 nomi trovati su unagendina abbinati a numeri di cellulare.
Cos dichiara il vice questore di Crema: I clienti sono tutti cremaschi [] c anche un uomo daffari, sulla
soglia della bancarotta a causa della cocaina. Perch un vizio che costa a mantenerlo, si arriva a spendere
fino a tremila euro al mese (La Provincia, 8 marzo 2009). Scalpore fa pure la retata estiva che coinvolge non
solo immigrati, ma anche cremaschi.
39 Nel 1986 i tossicodipendenti a carico del servizio pubblico (Not) disoccupati o con una occupazione saltuaria costituiscono ancora il 70% (il nuovo Torrazzo, 24 dicembre 1986).
40 Alcuni dati: nel 1997 ci sono 5 casi di overdose, nel 1999 ben 40, mentre nel 2000 il numero scende a 4. Si
tratta di dati incompleti perch il 30% circa dei tossicodipendenti che presentano una patologia di overdose
rifiutano il ricovero ospedaliero e vengono sottoposti solo al primo pronto soccorso, effettuato sul posto per
mezzo di una terapia farmacologica a base di Narcan (Simona Genghi, cit., p. 42).
41 Un nome di fantasia: linteressato ha chiesto lanonimato.
42 Si tratta, anche questo, di un nome di fantasia.

il fascino dellutopia
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Da qui il Free Speech Movement.

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Sono proprio alcuni documenti della Chiesa conciliare (in particolare la Pacem in terris di Giovanni XIII del
1963, la Lumen gentium e la Gaudium et spes, costituzioni dogmatiche conciliari, rispettivamente del 1964
e del 1965, e la Populorum progressio di Paolo VI del 1967) a cui faranno riferimento gli esponenti di punta
della contestazione cattolica.
Parole dello stesso don Mazzi, MicroMega,1/2008, p. 56. La pubblicazione Isolotto 1954-69, Laterza, RomaBari 1969 tradotta in diverse lingue.
Vedi Roberto Beretta, Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto cattolico, Rizzoli, Milano 1998, pp. 80,
82, 84.
E contagia ancor di pi la vicina Cremona: si veda il ricco dossier di Fernando Cirillo, Comunit e gruppi
ecclesiali a Cremona dal 68 ai nostri giorni, Edizioni Kontatto, Crema 1988. Per quanto riguarda il caso di
Crema, vedi il mio saggio Il dissenso cattolico a Crema, in Polis, 3/1998, pp. 33-36.
Vedi la recensione di Vittorio Dornetti del libretto Il pellegrinaggio dellinfinito dello stesso don Venturelli in
Kontatto, luglio-agosto 1990.
Unorganizzazione che nasce nel 1964 a Milano quale espressione del Pime (Pontificio istituto missioni
estere) e della rivista Le missioni Cattoliche. Tra i fondatori vi padre Gheddo. Lorganizzazione crescer a
tal punto - grazie a una miriade di gruppi che si formeranno un po in tutta Italia - da riuscire nel 1970 a
raccogliere ben un miliardo di lire da destinare al Terzo mondo.
Ma non solo giovani: dai coniugi Trogu ai coniugi Slossel, dal prof. Bianchessi al dott. Arnoldi e al rag.
Cantoni (vedi la testimonianza di Felice Lopopolo, allora uno dei giovani collaboratori di don Venturelli
in Soffiava il vento a Crema, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Crema 2001, p. 15). I giovani provengono,
tra laltro, dalla parrocchia di S. Giacomo, dal gruppo di Vaiano, dagli scouts del gruppo Crema II e dal
Seminario vescovile (vedi Andrea Ladina in Kontatto, aprile 89). Il Centro Raccolta Terzo Mondo diventa
presto lo spazio in cui, sullonda del libro di don Milani Lobbedienza non pi una virt, nasce la Lega
obiettori di coscienza.
Cos scrive don Agostino Cantoni: La ricerca della fede subisce una svolta di metodo: il tradizionale passaggio
dalla parola alla vita, diventa revisione di vita che cerca luce nella Parola: vedi Ada Cazzamalli, Il sentiero
della Fuci a Crema (1942-1996), Arti Grafiche Cremasche, Crema 1996, p. 63. Il 10 maggio del 1968,
partecipando a una tavola rotonda promossa dal Centro culturale Nuova Citt sul tema Universit in crisi,
afferma di essere tendenzialmente pi sulla linea degli studenti, anche se non nasconde di riconoscere in
loro un debole senso critico. Chiarisce che la protesta degli studenti denota una presa di coscienza che va
ben oltre lambito universitario e rivela la contiguit tra universit e societ. Ricorda a tutti, per, che la
vera riforma sar sui contenuti, che richieder una rinnovata mentalit, una tensione ideale verso una societ
prammatica che non vede in tutti gli studenti (vedi il resoconto in Storia del Circolo Culturale Nuova
Citt- Cultura e politica negli anni della partecipazione 1966-1975, a cura di Elia Ruggeri, Arti Grafiche
Cremasche, Crema 2007, p. 33). Interessante anche la sua ricostruzione del clima di quegli anni quale
appare in Ilaria Lasagni, Educare la mente e il cuore. Il Liceo classico A. Racchetti di Crema fra storia e memoria,
Marsilio, Venezia 2004, p. 382.
Cos scrive don Agostino Cantoni: La contestazione delle strutture universitarie scoppiata nelle universit
(la Cattolica di Milano, Trento) si trasform immediatamente in contestazione globale della societ, tanto
risult evidente che il sistema socio-politico condizionava le strutture universitarie. Di qui la riscoperta del
marxismo come ideologia del cambiamento strutturale, nonostante la crisi storica del mondo comunista
(scontro tra Urss e Cina): Il sentiero della Fuci a Crema, op. cit., p. 64.
Don Agostino Cantoni, chiusa la fase della Fuci, ne inaugura unaltra altrettanto innovativa nel ruolo di
parroco della parrocchia di S. Giacomo. Nel 1986 il direttore de il nuovo Torrazzo scriver: La comunit
cristiana di S. Giacomo ha vissuto e vive una delle esperienze pi vivaci e pi discusse dellintera diocesi (15
marzo 1986).
Lo ricorda Antonietta Valvassori, allora attivista del Movimento degli studenti dellAzione Cattolica.
Vedi lanalisi critica di Vittorio Dornetti in ipotesi 80, marzo 1981.
Vedi il commento critico di Vittorio Dornetti in ipotesi 80, aprile 1981.
Il gruppo nasce proprio allinterno dellAzione Cattolica, riflettendo sul tema della messa. la presa di
coscienza della contraddizione tra il significato profondo della messa - confronto comunitario con la parola

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di Dio, comunione con Dio e con i fratelli - e la triste realt che ogni domenica la chiesa parrocchiale
offre, che lo matura e lo spinge a scoprire direttamente, al di l delle prediche dei preti, il messaggio
evangelico, le sue istanze profondamente rivoluzionarie, e a fare unautentica esperienza cristiana, di amore
vicendevole e di amore concreto agli altri, soprattutto agli oppressi, agli emarginati. Un gruppo cattolico
che rimane tale anche dopo la sua estromissione dalloratorio: non rinnega mai la sua matrice religiosa, anzi
la approfondisce, accostandosi direttamente ai Vangeli e agli Atti degli Apostoli. lapprofondimento dei
radicali valori cristiani che lo spinge ad effettuare alcune importanti scelte operative: laiuto al Terzo Mondo
mediante la raccolta di carta e di ferro, la scuola media serale popolare concepita sul modello della scuola
di Barbiana, lassemblea popolare ed altre iniziative di respiro pi ampio, in collaborazione con altri gruppi
del territorio (marce antimilitariste, manifestazioni contro i massacri perpetrati nelle colonie portoghesi).
Tutte scelte che danno ulteriore linfa al gruppo e lasciano un segno significativo nel paese e dintorni: la
raccolta di carta e di ferro catalizza anche i ragazzi della scuola media diurna con alcuni loro insegnanti,
la scuola serale popolare attira giovani e meno giovani anche di Chieve e di Monte Cremasco; lassemblea
popolare (che mobilita ogni volta da 80 a 120 persone e che viene meticolosamente preparata dal gruppo,
anche con inchieste) tratta temi di grande impatto quali, ad esempio, la casa, linquinamento, il caro-vita
e si concretizza in una serie di proposte come la costituzione di una commissione di studio finalizzata alla
costruzione di case cooperative e popolari, la realizzazione dellacquedotto e la formazione di associazioni
cooperative locali che possano acquistare dai produttori direttamente i prodotti da mettere al commercio del
dettaglio. Una fede operosa, quindi, che approda alla forma pi alta di carit cristiana: la politica. Una fede
che produce frutti significativi: non solo una crescita della coscienza politica della gente che coinvolge, ma
anche la formazione di una cooperativa per case popolari, la scuola serale gestita dal comune e la creazione di
un comitato amici della biblioteca. Non poca cosa. Il gruppo stato oggetto di un ampio studio da parte
di Vittorio Dornetti, in Un paese nella nazione. Storia di Vaiano Cremasco dal 1945 ai giorni nostri, Bagnolo
1999, pp. 218-229; 241-246 ed stato pure analizzato da Romano Dasti nellultimo capitolo di Vaiano
1960-1990, Tipografia Trezzi, Crema 1990.
Cos scritto su un volantino del 1976 a firma de I compagni della comunit lavoratori del Centro Raccolta
Terzo Mondo - Cristiani per il socialismo, Crema, via San Bernardo, 10.
Lo riferisce lo stesso Bettenzoli che dichiara di esserne stato informato da padre Bertulli.
Si tratta, comunque, di un vescovo tuttaltro che conservatore. Cos lo ricorda don Ennio Raimondi.
Nonostante la sua estrazione borghese e il suo atteggiamento di estrema prudenza nei confronti di certe
posizioni radicali di esponenti del dissenso cattolico, ha dimostrato nei fatti una rara sensibilit sociale e una
sincera attenzione agli ultimi: ha fatto delle visite alle fabbriche una delle componenti strategiche della sua
azione pastorale; ha voluto incontrare direttamente i consigli di fabbrica giungendo a tessere dei rapporti
bellissimi con alcuni operai sia della Cisl che della Cgil in un tempo, tra laltro, in cui gli steccati ideologici
erano ancora molto forti; ha deciso un anno di celebrare la messa della vigilia di Natale in una fabbrica
occupata. Episodi decisamente eloquenti. Era, inoltre, spiritualmente vicino a don Primo Mazzolari, un vero
e proprio precursore del Concilio, ed era in profonda sintonia con padre Davide Maria Turoldo (pur non
condividendo tutte le sue posizioni), una sintonia che lha condotto a esporsi pubblicamente in cattedrale,
non risparmiando accuse neppure nei confronti del cattolicissimo dittatore spagnolo Francisco Franco.
in questa formazione politica che militer per lunghi anni, fino al suo scioglimento nel 1991, anni in
cui, grazie in primo luogo al sodalizio con Giovanni Bianchessi (un punto di riferimento autorevole per
tutti i compagni e un vulcano di idee) intraprender una serie di battaglie sia tra la gente che allinterno del
consiglio comunale: contro il progetto gi pronto di un inceneritore previsto in area S. Bartolomeo dei morti,
contro la costruzione del cosiddetto super-carcere destinato a ospitare 630 detenuti (Dp sensibilizzer
lopinione pubblica con iniziative culturali e riuscir a raccogliere nel cremasco ben 10.000 firme contro
facendo leva non solo sulla paura della gente nei confronti della prevista sezione di massima sicurezza, ma
anche su un principio fondamentale di un Paese democratico secondo cui la funzione del carcere quella di
rieducare il reo, funzione di fatto impossibile in una struttura di tali dimensioni) e una lotta decisa per fare
degli Stalloni un cuore verde aperto alla citt. Tutte battaglie che saranno condotte a livello di squadra
di cui Bettenzoli in consiglio comunale costituir la voce, una squadra consapevole di essere una forza
rivoluzionaria, ma con una storia molto diversa da quella del Pci: i compagni di Dp - non a caso si sono
dati il nome di Democrazia proletaria - prendono sempre le distanze sia dai regimi comunisti dellEuropa

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Note

dellEst sia da quello cubano (il marxismo per loro solo una delle chiavi di lettura, non lunica).
20 Messaggi minacciosi con un inequivocabile Gott mit uns vengono indirizzati anche a due professori e a
una studentessa.
21 il caso di ricordare che Anna Maria Trogu, forse grazie anche a quel clima, ha dimostrato quanto in grado
di fare una donna: non solo ha profuso tante energie a livello pubblico, ma ha anche realizzato una vera e
propria scalata sul piano professionale passando dal ruolo di maestra elementare a quello di professoressa
delle medie e poi delle superiori fino a diventare dirigente scolastica.
22 Sulla ricostruzione dei fatti vedi il mio saggio Il Sessantotto a Crema pubblicato su il nuovo Torrazzo il 23
maggio 1998, cos pure le pagine ad hoc presenti nel libro Soffiava il vento a Crema, op. cit. Sul ruolo giocato
da mons. Bonomi, preside allora del Liceo scientifico, vedi in modo particolare lampia e lucida riflessione
critica di Vittorio Dornetti Contestazione studentesca a Crema e contestazione religiosa, in Un paese nella
nazione. Storia di Vaiano Cremasco dal 1945 ai giorni nostri, op. cit., pp. 206-214. Cos, tra laltro, lautore
scrive: Il riformismo illuminato di Mons. Bonomi era quanto di meglio i contestatori potevano aspettarsi in
una situazione incandescente, un riformismo lontanissimo dal clich di un preside autoritario e ottuso, che
proprio i contestatori avrebbero accreditato (p. 207). Vittorio Dornetti lo presenta, inoltre, come un preside
aperto alle richieste dei giovani e capace di mediare (lo ha fatto al limite della rottura) tra le loro richieste e
i doveri che volenti o nolenti, listituzione scolastica pretendeva, un preside che ha avuto in sorte il poco
invidiabile destino di diventare un personaggio-simbolo costretto a recitare una parte che andava molto
al di l di quanto avrebbe voluto (p. 210). Particolarmente illuminante pure il Ricordo di don Giovanni
Bonomi che il prof. Dornetti scrive sul numero di dicembre 2001 della rivista Polis in cui, tra laltro, afferma
allargando lorizzonte: La contestazione del Sessantotto trascendeva di gran lunga la volont e lazione dei
singoli, ed era lespressione di una volont di ricambio (e di rivolta) generazionale che non poteva essere n
arrestata n ridimensionata. Le sue radici e le sue esigenze andavano ben oltre la sensibilit e la possibilit
di Monsignor Bonomi, e andavano ricercate semmai nellimmobilismo e nellatmosfera frustrata dellItalia
degli anni Sessanta e della democrazia bloccata. Anzi, proprio le persone di buon senso, dotate di spirito
critico e capaci di comprendere e mediare come Bonomi, finirono per diventare le vittime pi spettacolari
della grande ondata. Dornetti prosegue con laffermare che i tempi avevano desiderio (o forse bisogno) di
altro: di unanalisi che utilizzasse gli strumenti della psicologia, della sociologia, delleconomia: che avesse la
forza di porre in discussione convinzioni consolidate e indiscutibili. Queste risorse la cultura di Monsignor
Bonomi (e di tanti altri insegnanti) non le possedeva, e nemmeno intendeva possederle.
Mi permetto di aggiungere una nota personale. Che sia stato mons. Bonomi, oggettivamente, al di l delle
buone intenzioni, ad avere acceso la miccia della contestazione al Liceo scientifico non vi dubbio, ma
non chiara la ragione di fondo. Risulta francamente difficile capire perch un riformista illuminato come
lui, un uomo di punta dellintellighenzia cattolica, uno studioso di notevole statura sia in ambito filosofico
che pedagogico, abbia dimostrato tanta intransigenza nei confronti di un gesto, pur grave ma del tutto
solitario, di un ragazzo di terza liceo, uno studente-modello, tuttaltro che un capo-sommossa. Risulta
difficile capire perch non labbia invitato nel suo ufficio per chiedergli le motivazioni del suo gesto e per
instaurare con lui un dialogo educativo e perch abbia deciso di irrompere nella classe dello scandalo,
apostrofare il ragazzo con parole indignate e invitarlo ad uscire dalla scuola indicandogli platealmente la
porta. Risulta difficile capire come un intellettuale del suo livello non abbia saputo prevedere le conseguenze
di un atteggiamento di netta chiusura, tanto pi dopo lesperienza amara vissuta dal collega preside delle
Magistrali. La contestazione, vero, era nellaria a livello nazionale e la stessa classe del ragazzo dello scandalo
era in fermento, in particolare dopo larrivo da Milano del prof. Maiorino, un giovane intellettuale che aveva
gi partecipato al Sessantotto della metropoli lombarda, ma anche vero che la rottura non era inevitabile:
lo stava dimostrando con la sua gestione intelligente il preside del Liceo classico, prof. Ugo Palmieri. Del
tutto comprensibili, invece, sono i comportamenti successivi. Tutto il resto, infatti, quadra: una volta che
la contrapposizione si trasformata in guerra, si spiegano anche i toni esasperati, fuori misura da ambedue
le parti, anche la decisione di mons. Bonomi di giocare una carta delicatissima, quella di sbattere sui
giornali la cartella clinica dellamica-rivale prof. Margherita Marmiroli, anche la scelta meno vistosa, ma
altrettanto machiavellica, di dividere il fronte della pattuglia dei docenti contestatori ricorrendo allarma
della registrazione di un colloquio privato nellintento, anche in questo caso, di rendere pubblico il testo:
quando si in guerra, anche i colpi pi bassi sono legittimati. Di sicuro, comunque, il preside del Liceo

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scientifico si attivato per ricucire lo strappo. In una intervista apparsa su il nuovo Torrazzo il 20 maggio
1972 cos si espresso: Alcuni mi accusarono di troppa sopportazione e fin quasi di debolezza. E prosegue:
Aprire un dialogo con gli alunni Certo, ma quando sono passato per le classi mi hanno bollato come
manovratore, strumentalizzatore, provocatore. Utile per la nostra ricerca la lettera di commiato dal Liceo
scientifico scritta nel settembre 1973. Mons. Bonomi confessava di avere la certezza di aver combattuto la
buona battaglia con rettitudine e disinteresse sia nei giorni facili che in quelli difficili; non nega che anche
i migliori propositi possono essere inficiati dalle umane debolezze; sosteneva di essere stato tra i primi,
col preside del Liceo classico, a segnalare lurgenza (ed a scendere in campo) per un rinnovamento delle
strutture della scuola considerate da lui fatiscenti; dichiarava infine con orgoglio di essersi opposto con
vigore alla tendenza eversiva finalizzata a deformare, non a riformare. la stessa analisi che ha svolto il
prof. Ugo Palmieri (un amico di lunga data) che nel suo intervento di saluto scritto sul settimanale diocesano
in occasione della morte di mons. Bonomi (1981) sottolinea come lex preside del Liceo scientifico abbia
dimostrato il suo coraggio civile e la sua lucida intelligenza in anni in cui la scuola sembrava sfasciarsi,
distruggersi nella stupidit e nellanarchia per effetto di una sorta di oscena tregenda scatenata da alcuni
cosiddetti studenti (il nuovo Torrazzo, 7 novembre 1981). il caso di ricordare che mons. Giovanni Bonomi
nel 1974 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione,
una medaglia doro per le benemerenze acquisite nel mondo della scuola, della cultura e dellarte (il nuovo
Torrazzo, 28 giugno 1974).
Vedi lautocritica comunitaria de il collettivo in Soffiava il vento a Crema, op. cit., pp.96-97.
Ecco alcuni dei temi trattati: lesercito col suo carattere repressivo e classista funzionale alla conservazione
e al potenziamento dello Stato borghese; lobiezione di coscienza, nata sulla lunghezza donda della visione
gandhiana del metodo della non-violenza e della disobbedienza civile si presta a varie critiche per il suo
carattere di azione isolata e limitata ad un solo momento della manipolazione ideologica delle masse e
perch non alla portata di tutti i giovani di leva per motivi ideologici (la non-violenza un concetto
estraneo alla cultura italiana), psicologici (allet della leva si ha gi subto la violenza della scuola borghese
e anche della fabbrica), finanziari (non tutti possono sopportare gli anni di galere); la lotta allesercito
significa lotta di classe.
Luciano Benelli, il leader di Lotta Continua, morir precocemente il 18 maggio 1986, vittima di una sua
grande passione: lalpinismo. Il periodico Kontatto (maggio 1986) cos lo ricorder: Eppure Luciano non
scomparso: c ancora, ha lasciato un segno dove passato: nella scuola, nel sindacato, nel mondo politico,
nel gruppo degli amici della montagna.
Spostandosi a sinistra, il gruppo originario perde dei pezzi, ma ne acquista degli altri. Tra i nuovi arrivati:
Renzo Catarsi, un giovane di indubbio carisma, e i coniugi Sergio e Mariolina Slossel.
Roberto Stramezzi ricorda i grandi dibattiti che si tenevano sui temi cari al femminismo e sullesigenza di
declinare la stessa politica pi al femminile rendendola meno aggressiva, pi dolce, pi soft.
Secondo Roberto Stramezzi, erano anni che Lotta Continua non aveva pi una proposta originale.
Vedi la ricostruzione sul giornale ciclostilato di Avanguardia Operaia di Soncino, per il socialismo, 12
ottobre 1974.
I militanti di Avanguardia Operaia sono impegnati nella lotta per la messa fuori legge del Msi e delle sue
bande armate (ivi).
Questi i componenti della lista: Ziglioli Ettore, Maina Renato, Rossi Maria, Difendenti Mario, Rossi
Gianbattista, Giani Francesco, Dusi Giampaolo, Corte Angelo, Grazioli Prospero, Ziglioli Anna Maria,
Maina Gianfranco, Bonali Pierino, Cernuschi Giuseppe, Raimondi Gianfranco.

Giampaolo Dusi (la nostra principale fonte), uno dei giovani militanti di allora, oggi non nega per nulla i limiti
di quellesperienza (sarebbe impensabile oggi una iniziativa come lautoriduzione del prezzo di abbonamento
da loro praticata sui pullman delle Autoguidovie); riconosce il ritardo culturale con cui i compagni hanno
avvertito che il terrorismo era una costola dellestremismo di sinistra e non semplicemente il prodotto della
manipolazione dei Servizi segreti o di provocatori di destra; ritiene, comunque, che quellimpegno politico
di tanti giovani abbia di fatto svecchiato la sinistra tradizionale, dandole una nuova linfa.
33 Le sue sono radici di sinistra: il padre socialista, socialista pure uno zio, un altro stato fondatore di una

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cooperativa di lavoratori del legno e tra i fondatori di una sezione del Partito comunista nel 1921.

34 Punto a capo, aprile 1978.


35 Tra cui due fondatori del Living Theatre, tutti attirati dalla sua statura morale e Petra Krause (ebrea, ex
internata nei campi di concentramento nazisti, in prima fila nelle campagne in difesa di prigionieri politici
della Germania Occidentale, del Portogallo e della Spagna, tra i protagonisti della contestazione sia in Francia
che in Italia).
36 Prima della guerra ha frequentato luniversit di Harvard. Sempre negli Usa ha avuto lopportunit di
incontrare lesule antifascista italiano Gaetano Salvemini che gli ha lasciato unimpronta significativa. In
Italia arriva come volontario dellesercito inglese. Levento che pi lo segna durante la guerra la battaglia di
Montecassino che lo rende pi sensibile ai problemi dellumanit. Morir a Crema il 24 settembre 1986 e
sar sepolto nel cimitero di S. Bernardino: vedi Un liberal americano a Crema di A. Noce, in punto a capo,
gennaio 1987 e, dello stesso autore, Lantifascismo di Leslie, ivi, marzo 1987.

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Quando questi morir, Angelo Noce precipiter a Napoli dove trover riuniti tutti gli anarchici. L, venuto a
sapere di essere lerede spirituale di Beppe Furia, curer - col contributo importante di Agostino Rossoni - la
pubblicazione di tutto quanto prodotto dal maestro, libro che verr presentato a Crema alla presenza, tra
gli altri, della mamma dello stesso Beppe e di Leslie White.
Vedi lampio articolo dello studioso Gherardo Bozzetti in ipotesi 80, agosto 1980. Su questo illustre
personaggio di origini cremasche si tenuto un convegno a Crema l11-12 ottobre 1980 promosso dalla
Salveminiana Federazione Nazionale Insegnanti Scuole Medie.
Per gli anarchici lesperimento pi ragguardevole del comunismo anarchico.
Federazione nella cui segreteria entra anche il cremasco Beppe Oldani: vedi AA. VV., Il Sessantotto, Edizioni
associate, Roma 1988, p. 245. Un punto di riferimento di tale Federazione La piattaforma organizzativa dei
comunisti anarchici del 1926 dei rivoluzionari russi e ucraini (a cura della stessa Federazione, Milano 2007).
Firmato Lenfas (Divisione Est Lombardia), SS: il Nuovo Torrazzo, 18 aprile 1970.
Vedi, tra laltro, la sua attenzione a Teatro Zero, il coraggio con cui, sulle colonne de il nuovo Torrazzo,
sprona il Centro Culturale S. Agostino a superare una cultura di tipo aristocratico (31 gennaio 1970) e
risponde alle osservazioni critiche dei presidenti del Museo arch. Beppe Ermentini e della Biblioteca prof.
Elia Ruggeri (anche lui - come loro - buttando sul tappeto lentusiasmo dei suoi migliori venti anni ha
battuto la strada della rivoluzione silenziosa di chi tenacemente opera, ma in questo modo ha battuto
la testa contro un muro subdolamente elastico che lo ha rimbalzato nel limbo dei sognatori): 14 febbraio
1970.
Vedi il Nuovo Torrazzo, 9 maggio 1970. Messaggi minacciosi che fanno ricorso a un linguaggio triviale
arrivano anche a Graziella Della Giovanna.
Ivi, 23 maggio 1970.
Vedi il nuovo Torrazzo, 20 febbraio 1971.
Un mito che affascina anche giovani della destra rivoluzionaria (vedi Veneziani, 68 pensieri sul 68, Loggia De
Lanzi, Firenze 1998, p. 28)
Luigi Manconi, riferendosi alla strage di piazza Fontana, parla di evento-choc, di trauma originario, di
evento sconvolgente (op. cit., p. 29).
Tra le sue massime: Bisogna indurirsi senza abbandonare la propria tenerezza (Luigi Manconi, op. cit., p.
123).

Cos Camilo Torres (in Parole per la rivoluzione, Queriniana, Brescia 1969, p. 251-252): Ho smesso di
dire la messa per realizzare lamore del prossimo sul piano temporale, economico e sociale. Quando il mio
prossimo non avr nulla contro di me, quando avr realizzata la rivoluzione, allora torner ad offrire la
messa, se Dio me lo permetter. Credo di obbedire cos al comando di Cristo: Se stai per offrire la tua offerta
allaltare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia l la tua offerta dinanzi allaltare e va,
riconciliati con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta (Mt. 5, 23-24).
50 Un manicheismo che, per quanto riguarda il versante rosso, secondo Rossana Rossanda, affonda le radici
nellalbum di famiglia del comunismo internazionale: vedi larticolo pubblicato su il manifesto il 2/04/1978
durante i terribili giorni del caso Moro.

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Il collettivo, marzo 1972.


Volantino 4/8/1974, archivio del Pd.
Volantino, 1/11/1975, archivio del Pd.
Punto a capo, maggio 1978.
Anche se vi chi giura che almeno due giovani sono stati coinvolti in azioni terroristiche.
La sentenza firmata dal presidente della 1a Corte dAssise dAppello di Torino, Camillo Boccia e dal
consigliere relatore Aniello Mosca.
lui che racconta loperazione militare, dopo aver scontato ventanni di galera, nel libro Miccia corta,
DeriveApprodi, Roma 2005 da cui abbiamo tratto alcune notizie.
Mi accaduto di incontrare, nella mia attivit professionale, un terrorista: Enrico Galmozzi (noto non solo
per le sue imprese con Corrado Alunni, ma anche per avere avuto in carcere dalla compagna Borelli due
gemelli e per aver avuto il privilegio - uno scandalo per i benpensanti - di vedere battezzati tali gemelli dallo
stesso card. Martini in persona). Lho trovato nel supercarcere di Bergamo. Cos, tra laltro, mi ha dichiarato:
Eravamo degli eroi, degli eroi romantici. Sentivamo gravare sulle spalle tutta la sofferenza del mondo. Per
questo avevamo un grande desiderio di palingenesi. Ma acqua passata. Noi da quegli anni di piombo
abbiamo ormai preso le distanze. S, lo so, la gente non ci crede. Ritiene che noi non vogliamo pagare il
dazio. E non ci crede neanche la stampa. Ma vero. Siamo pressoch isolati. Con noi sono alcune frange di
cattolici. Solo chi si sforzato di guardare dentro le nostre coscienze.
Che ha scelto la pensione anticipata.
il periodo in cui il Tribunale di Torino fatica a nominare la giuria popolare: vi sono dei giurati nominati
che, sotto il ricatto delle Brigate rosse, rinunciano allincarico.
Maresciallo dei carabinieri assassinato dalle Brigate Rosse. Piero Pajardi copre il ruolo di presidente della
Corte di Assise nel processo per tale omicidio.

un male oscuro
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Un fenomeno di grandi dimensioni: in Europa ammontano a 93 milioni, 2 milioni e 200 mila gli italiani.
In Lombardia si registrano 1.000 nuovi casi ogni anno.
Legge che riconosce al malato di mente dei diritti e introduce il principio della volontariet delle cure. I
principi ispiratori della legge costituiranno nel 2005 il fondamento della Green paper sulla salute mentale
approvata dallUnione europea.
Una struttura manicomiale presente anche prima, addirittura a partire dal 1351. Non si tratta, tuttavia,
di un manicomio vero e proprio che compare solo in et moderna, esattamente tra la fine del 600 e linizio
700. Si veda in proposito il celeberrimo libro di M. Foucault, Storia della Follia nellet classica, Bur, Milano
2000.
Convento dei Carmelitani. Vi operano poi i Barnabiti e in seguito le Suore Angeliche: vedi il nuovo Torrazzo,
4 aprile 1970.
Le nostre fonti sul nosocomio: la testimonianza di un ex infermiere che vi ha lavorato dal 1953 fino al suo
definitivo smantellamento nel 1978 e lintervista ad Abramo Meleri effettuata il 10 agosto 1987 da don Pierluigi Ferrari, intervista contenuta nel saggio I Tranquilli di S. Maria della Croce di Alessandra Brusaferri in
Insula Fulcheria, dicembre 2007, vol. B, p. 46.
Linfermiere che ci informa non ricorda un solo caso di paziente che sia stato dimesso. Abramo Meleri, a sua
volta, ricorda che solo qualcuno ha potuto rientrare in famiglia, ma per un tempo limitato.
Cos scrive Franco Basaglia: Negli ospedali psichiatrici duso ammassare i pazienti in grandi sale, da dove
nessuno pu uscire, nemmeno per andare al gabinetto. In caso di necessit linfermiere sorvegliante interno
suona il campanello, perch un infermiere venga a prendere il paziente e lo accompagni. La cerimonia cos
lunga che molti pazienti si riducono a fare i loro bisogni sul posto: op. cit., p. 113.
Franco Basaglia cita un metodo diffuso negli ospedali psichiatrici al fine di sedare il paziente agitato, vale a dire
la strozzina: Gli viene buttato sulla testa un lenzuolo, spesso bagnato - cos da non permettergli di respirare
- che si avvita strettamente allaltezza del collo: la perdita di coscienza immediata: op. cit., p. 114.
Prima praticamente assenti.

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Don Pierluigi Ferrari assicura che le suore si attivavano al massimo per realizzare un clima familiare.
Vedi il nuovo Torrazzo del 3 luglio 1971.
Si passa, quindi, da ununica visita settimanale dello psichiatra a tre.
Vedi il nuovo Torrazzo del 3 luglio 1971.
In tutto gli infermieri sono 15 e pure 15 sono le suore.
Vi sono pazienti che nellintero arco di un anno non ricevono alcuna visita.
Una fuga a lungo preparata segando un pezzo alla volta la sbarra di ferro della finestra del gabinetto e
nascondendo i tagli con lo stucco. I quattro fuggitivi vengono acciuffati quasi subito: di questi uno viene
trovato in unosteria e un altro lungo i binari del treno.
La panetteria del nosocomio di S. Maria forniva il pane anche allOspedale e alla struttura di via Zurla.
Il nuovo Torrazzo, 4 aprile 1970.
Tra gli altri, Pierangelo Lopopolo, Dario Benzi e Pinuccio Bertozzi.
Il nuovo Torrazzo, 17 luglio 1971.
Ivi, 11 dicembre 1971.
Ivi, 28 settembre 1974.
Ivi, 26 febbraio 1977.
Il nuovo Torrazzo, 14 aprile 1984.
Ivi, 22 marzo 1986.
Ce ne parla il primario di psichiatria, dott. Claudio Maffini.
Op. cit., p. 126.
Vedi Crema produce, ottobre-dicembre 1989, p. 74.
Ricorro, per rispetto della privacy, a un nome di fantasia.
I genitori non hanno disponibilit finanziarie per pagare la retta.
Un altro nome di fantasia.
Ha ricevuto, s, il milione di lire inviato dal marito, ma stata derubata in un giardino pubblico.
Mi si permetta di esprimere qui alcune considerazioni personali. La legge Basaglia continua a far discutere.
Cos, ad esempio, scrive lo storico della medicina Gilberto Corbellini: Per molti anni le critiche agli aspetti
impersonali e inumani del biologismo psichiatrico si sono mescolate a eccessi di spontaneismo romantico-sentimentale, a duri attacchi contro la scienza, e a spunti di demagogia populista contro gli orrori dei
manicomi (Domenicale de Il Sole 24 ore, 7 agosto 2008). A sua volta scrive Anna Bravo: Si dipinge la
nuova psichiatria come unesperienza generosa ma ideologica, si accusa Basaglia di aver visto nella malattia
esclusivamente il prodotto della sofferenza familiare e sociale, dimenticando le sue componenti fisiologiche.
Falso per omissione. Non solo non le negava, ma se necessario impiegava gli psicofarmaci, per lenire il male
con ogni strumento disponibile. Come facevano anche gli psichiatri inglesi e americani (A colpi di cuore,
Laterza, Roma-Bari 2008, p. 5). Si discute ancora, ma nessun medico ritiene che si possa tornare indietro.
Certo, lapplicazione, essendo di competenza delle singole regioni, non uguale ovunque: di sicuro vi sono
poli di eccellenza (come il centro di salute mentale di Trieste che rimane aperto 24 ore su 24). un fatto,
comunque, che per molti malati, iniziato un dentro-fuori continuo tant che vi chi ha parlato con
unespressione efficace della transizione dalle porte chiuse dei manicomi alle porte girevoli (vedi Il volo
del cuculo, un libro-inchiesta scritto da Luana De Vita e Mimosa Martini, Nutrimenti, Roma 2008). Siamo
di fronte, comunque, a dei limiti che non giustificano per nulla limpietosa battuta del polemista Marcello
Veneziani che cos scrive: Lanti-psichiatra Basaglia [] animato dal benevolo furore di liberare i pazzi dai
manicomi, ritenuti causa della loro follia, li mise in mezzo alla strada, gettando nella disperazione loro e le
loro famiglie (Rovesciare il 68, Mondadori, Milano 2007, p. 41). Sullonda della battaglia culturale di Basaglia, qualche forzatura non mancata neppure da noi: non ne stato immune lo stesso brillante giornalista
Pier Giorgio Sangiovanni quando ha tuonato contro il manicomio-lager, come non sono stati immuni i romantici studenti di medicina e compagni che, lancia in resta, hanno attaccato pesantemente perfino il nuovo primario, il prof. Taraschi, che pure era un convinto fautore della riforma. La loro battaglia, comunque,
al di l degli eccessi, era sacrosanta: lager o ambiente carico di affetto e di comprensione, il manicomio di
S. Maria (come tutti i manicomi) andava smantellato e sostituito da servizi pi mirati alla singola persona e
da strutture a misura duomo. Ed quello che si fatto: non si pu negare che in questi trentanni il Centro

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psico-sociale e il reparto di psichiatria dellOspedale (a cui si aggiunto recentemente il centro di alta intensit riabilitativa), sotto la direzione prima del dott. Davide Iacchetti e dopo del dott. Claudio Maffini, abbiano
funzionato. Questo, naturalmente, non vuol dire che tutti i problemi siano risolti: le famiglie (lho verificato
di persona nel mio viaggio) hanno spesso la sensazione di essere abbandonate e si aspettano unattenzione
maggiore, come si aspettano che non vengano sottovalutate le loro segnalazioni sullevolversi della malattia
del loro congiunto. Ma anche la comunit deve svolgere la sua parte: troppo spesso gli individui soggetti a
disturbi psichici vengono isolati, addirittura evitati. La loro salute mentale pu dipendere anche da noi. Da
tutti noi.

un dio che non muore


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Non un caso che i cattolici pi conservatori abbiano tuonato, gi agli albori della rivoluzione industriale,
contro la fabbrica considerata un luogo di perdizione per via della promiscuit, del turpiloquio, delle bestemmie, del pericolo mortale di cadere nella trappola dei socialisti, veri nemici della fede.
Romano Dasti, Il volto cristiano della terra cremasca, in Crema tra identit e trasformazione, Centro Ricerca
Alfredo Galmozzi, Crema 2006, p. 156. E questo nonostante negli stessi anni la Diocesi di Crema sia ancora
fortemente radicata nel territorio: unadesione massiccia allAzione Cattolica (nel 1956 ben 14.500 aderenti,
il 20% dellintera popolazione contro il 15% della cattolicissima Bergamo, l11,5% di Cremona e il 9% di
Brescia), ben 156 sacerdoti. Una florida situazione che continua anche negli anni 60: un seminario con 89
alunni (con una media di perseveranza del 42% contro una media nazionale che meno del 15%), 15
ordini religiosi femminili (con un totale di 320 religiose), 7.500-8.000 copie vendute de il nuovo Torrazzo,
13.700 iscritti allAzione Cattolica, 3.000 alle Acli, 7.000 allApostolato della Preghiera.
Ivi, 157.
Ecco lavviso della Curia vescovile di Piacenza: peccato grave: 1) Iscriversi al Partito comunista. 2) Favorirlo in qualsiasi modo, specie col voto. 3) Leggere la stampa comunista. 4) Propagare la stampa comunista.
Quindi non si pu ricevere lassoluzione se non si pentiti e fermamente disposti a non commetterlo pi.
Chi, iscritto o no al partito Comunista, ne ammette la dottrina marxista, atea ed anticristiana e ne fa propaganda, apostata dalla fede e scomunicato e non pu essere assolto che dalla Santa Sede. Quanto si detto
per il Partito Comunista deve estendersi agli altri Partiti che fanno causa comune con esso. Il Signore illumini
e conceda ai colpevoli in materia tanto grave, il pieno ravvedimento, poich in pericolo la stessa salvezza
delleternit.
Vedi la sua testimonianza in dallEverest allOlivetti, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Crema, 2002, p.
111.
Ivi.
Ivi, 112.
Racconto che ho raccolto alcuni mesi prima della sua scomparsa.
Parroco del comune di Pozzaglio, sul cremonese.
Vedi Romano Dasti, Il volto cristiano della terra cremasca, in Crema tra identit e trasformazione, op. cit.,
p. 156.
Il nuovo Torrazzo 19 febbraio 1983.
La protagonista della storia ha chiesto lanonimato.
Cos il nuovo Torrazzo: parlar di suor Marisa Galli soprattutto penoso [] E man mano che questa donna
parlava era quasi un nodo alla gola perch potevi vedere come certi aneliti fossero stati appassionati, come
certe esperienze fossero state dirompenti e avrebbero potuto diventare autentica testimonianza cristiana se
una sorta di superbia interiore non lavesse portata, almeno stando alle sue parole, a fare del sottoproletariato
il suo Dio o meglio a porsi come dio messianico per il sottoproletariato.
Una rivoluzione interiore che si ripercuote anche a livello politico-culturale: pur mantenendo viva la sua
attenzione e la sua sensibilit ai temi della giustizia sociale, si sposta indubbiamente verso posizioni conservatrici, ben lontano per sia dai teo-con che dalla nuova destra. E lontano pure da quel politico straordinariamente intelligente (un genio della politica paragonabile a Napoleone o a Hitler) che Silvio Berlusconi.
Lo considera anzi un autentico pericolo per la democrazia italiana: teme infatti che la riedizione dellalleanza
tra trono e altare inaugurata dallasse Berlusconi-papa Ratzinger (il caso Eluana docet) conduca a un Regime

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illiberale, a una nuova forma di integralismo religioso.


15 Il suo presidente Claudio Cogorno tiene a precisare che la Compagnia, pur nata da laureati appartenenti a
CL, ha associati che non sono ciellini (solo il 20%, nella Compagnia territoriale, lo ): vedi lOpinioneBusiness del cremasco, suppl. 30 novembre 2001.
16 Per unanalisi di tale potenza pu essere utile leggere il libro di Antonello Caporali, Mediocri, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano 2008, pp. 154-180.
17 Si laurea allUniversit Cattolica discutendo la tesi in Psicologia sociale dal titolo Dolore e sofferenza nella
societ contemporanea (il nuovo Torrazzo, 20 aprile 1985).
18 il caso di ricordare che il fondatore di Comunione e Liberazione ha tenuto una conferenza a Crema presso
le suore del Buon Pastore: ne parla il nuovo Torrazzo il 17 giugno 1979.
19 La Provincia, 8 settembre 1985.
20 Ivi, 12 settembre 1985.
21 E soffrono i responsabili di Comunione e Liberazione che parlano di accuse nate dalla superficialit e dalla
approssimazione di chi conosce ben poco la realt del movimento.
22 La Provincia, 14 settembre 1985.
23 Soffiava il vento a Crema, op. cit., Crema 2001, p. 115.
24 Come noto, gli alcolici sono vietati dal Corano.
25 Non si tratta di un imam che presente nelle grandi moschee, ma di uno shaikh, vale a dire un uomo (anziano) di cultura islamica.
26 Si sposano prima col rito civile, alla presenza del sindaco Cesare Giovinetti, poi con quello religioso.
27 Il Corano dice semplicemente d alle tue donne di far scendere il velo fin sul petto perch siano riconoscibili
come donne musulmane e, di conseguenza, non molestate.
28 Consentita in un periodo storico in cui gli uomini avevano anche venti mogli.
29 Tutte le citazioni sono tratte da Magdi Cristiano Allam, Europa cristiana libera, Mondadori, Milano 2009,
pp. 44-47.

una rivoluzione silenziosa


1

Una discriminazione che presente ovunque. Nel 1966 balza alla ribalta della cronaca italiana il caso Braibanti, un ex partigiano e scrittore, accusato di plagio da parte del padre di un giovane di 24 anni: la sua
omosessualit viene considerata prova di colpevolezza, e porta a una condanna a 9 anni (in Anna Bravo,
op. cit., p. 41).
2 Il sociologo Pierpaolo Donati, docente presso lUniversit di Bologna, cos afferma: C stata una grande
americanizzazione della cultura italiana, e il fenomeno tuttora in corso (in Marco Politi, Il ritorno di Dio,
Mondadori, Milano 2004, p. 328).
3 Non solo diminuisce il numero, ma anche let delle nozze si alza: in Italia, ad esempio, si passa dallet
media della donna di 23,93 nel 1970 a 28,85 nel 2002 (in Danimarca e in Svezia si superano i 30 anni). Il
periodico diocesano il nuovo Torrazzo, in data 31 gennaio 1987, riporta i dati Istat 1986: 7,7 matrimoni su
1000 nel 1972 e 4,5 nel 1986 (in un decennio - 73-84 - il calo del 30%).
4 Ovunque, poi, tende ad uniformarsi la normativa giuridica: sparisce ladulterio come reato, i cosiddetti figli
illegittimi (figli nati fuori del matrimonio) ottengono gli stessi diritti di quelli legittimi.
5 A Crema nel 1964 i nuovi nati costituiscono ancora un numero rilevante: ben 537. A livello nazionale nel
64 il numero dei figli per coppia 2,6 mentre nell86 1,5 (il nuovo Torrazzo, 31 gennaio 1987).
6 nellEuropa del sud che si registra il tasso di fecondit pi basso.
7 Vedi lampia analisi del sociologo Marzio Barbagli, Provando e riprovando, il Mulino, Bologna 1990.
8 Vedi Marzio Barbagli, op. cit., p. 23.
9 la Svezia, invece, che fa da battistrada alle cosiddette unioni libere.
10 Una sorta di reazione ai tanti fallimenti che si registrano nei Paesi occidentali dal 1965 in poi. un dato di
fatto, tuttavia, che il cosiddetto matrimonio di prova (convivenza prenuziali) non garantisce per nulla una
maggiore stabilit matrimoniale: succede, anzi, il contrario perch chi opta per le convivenze, d pi valore
ai diritti individuali che allistituzione-famiglia. Una situazione che si verifica anche in Italia, nonostante il
fenomeno delle convivenze prenuziali sia di gran lunga inferiore rispetto ad altri Paesi.

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Nellipotesi muoia lex coniuge.


Marzio Barbagli, ivi, p. 29.
In Marco Politi, op. cit., p. 329.
Ivi, p. 327.
La presentazione del disegno di legge Fortuna (Loris Fortuna un deputato socialista) risale al 1965, un
disegno che incontra nel Paese una diffusa simpatia, ma accolto con molta tiepidezza in Parlamento in
quanto gli stessi Psi e Pci in un primo momento sono convinti che il divorzio sia unistituzione borghese e
che, quindi, non interessi per nulla la classe operaia. Ben presto, per, grazie al ruolo dinamico svolto dalla
Lega italiana per listituzione del divorzio, promossa dai radicali Mauro Mellini e Marco Pannella, tutte le
forze politiche laiche vengono conquistate: Pci, Psi, Psdi, Pri, Pli. Cos il disegno di legge ottiene la sua
prima vittoria quando la Commissione Affari costituzionali lo dichiara non incostituzionale. Decaduto in
conseguenza della legislatura, viene immediatamente rilanciato in quella successiva con laggiunta della firma
del liberale Baslini. Dopo il varo della Camera passa al Senato seppure con emendamenti restrittivi.
Il nuovo Torrazzo, 3 gennaio 1970.
Ivi, 10 gennaio 1970.
Pp. 118-119 (Archivio diocesano di Crema)
P. 25 (Archivio diocesano di Crema).
Ivi, p. 352.
Il comitato promotore a livello nazionale guidato da Gabrio Lombardi che conduce la campagna referendaria non in chiave religiosa, in nome cio dellindissolubilit del matrimonio in quanto sacramento, ma
come una battaglia di civilt che mette in allarme gli elettori sulle nefaste conseguenze sociali di tale legge: la
crisi della famiglia con i suoi riflessi drammatici sui figli (turbe psichiche, violenza) e lincoraggiamento alla
pratica del libero amore. A dargli man forte un personaggio politico di spicco: Amintore Fanfani che drammatizza ulteriormente le conseguenze, soprattutto nella sua tourne in Sicilia (malattie erotiche, perversione
sessuale).
Il nuovo Torrazzo, 6 marzo 1971.
18 maggio 1974. A difesa della famiglia e contro il divorzio si schiera anche lMsi., una posizione che viene
contestata duramente dallUnione Donne Italiane del circolo di Crema: I fascisti oggi piangono sulla famiglia rovinata dal divorzio, ma ieri lhanno distrutta con la guerra. I fascisti ieri tenevano la donna sotto il tallone, oggi cercano di accattivarsi i suoi voti contro il divorzio, proponendosi come suoi difensori (volantino
25 aprile 1974, Archivio Pd).
Si tratta sempre di dati relativi alla fine degli anni Ottanta.
il caso di ricordare che con la riforma del 1987 gli anni di separazione richiesti per ottenere il divorzio non
sono pi cinque, ma tre. Un periodo che considerato da molti ancora eccessivo. Ad esempio Maria Grazia
Masella sottolinea come lItalia sia uno dei pochi paesi al mondo, se non lunico, dove necessario attendere
tre anni dalla data della separazione per ottenere la pronuncia di divorzio. Nellattesa del divorzio si assiste al
dilagare del fenomeno ormai quantificabile in grandi numeri, per esempio il 30% della popolazione milanese, della costituzione di nuovi nuclei familiari anche con prole (op. cit., p. 125).
Pi che i termini assoluti a colpire il trend: dal 1984 al 2006, ad esempio, si passa da 27 a ben 123, una
quota che sostanzialmente rimane stabile negli anni successivi (ci riferiamo, naturalmente, al territorio di
competenza del Tribunale di Crema, vale a dire a un territorio di 140.000 abitanti).
Si tratta di una tesi - avanzata dal sociologo Francesco Alberoni - piuttosto contestata: la maggioranza degli
studiosi del fenomeno, infatti, sostiene che a soffrire di pi col divorzio non sia luomo, ma la donna: questo
non solo in termini di reddito, ma anche e soprattutto di standard di vita (rapporto tra reddito e bisogni).
Secondo lAdoc (unassociazione di consumatori) nella migliore delle ipotesi in un anno il divorzio costa 23
mila euro (Corriere della Sera, 15 agosto 2008).
Davide Arcari, responsabile dellAssociazione Genitori per sempre di Crema dichiara di conoscere diverse
persone che hanno avviato la pratica di separazione in condizioni economiche buone e che oggi sono ridotte sul lastrico (Il Piccolo del Cremasco, 14 novembre 2008).
Quando, poi, si passa dalla separazione al divorzio, accade spesso che il coniuge si presenti per latto di divorzio con la compagna in stato interessante o addirittura con figli.

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Note

31 Non tutti, per, i figli subiscono traumi: talora questi si abituano a rimanere con un solo genitore e si
costruiscono un nuovo modus vivendi che vivono con relativa serenit, altri, invece, si sentono talmente
abbandonati da nutrire un profondo odio nei confronti del genitore che uscito di casa, oppure si trovano a
non essere psicologicamente attrezzati ad affrontare le prove della vita. Reazioni diverse perch diverse sono
le sensibilit e diversi gli approcci dei genitori.
32 Si tratta di 70-80.000 i bambini che in Italia ogni anno, sono coinvolti in separazioni e divorzi: vedi Bernardini De Pace Annamaria e Simeone Alessandro, Figli condivisi, Sperling & Kupler Editori, Milano 2006,
p. 3. A soffrire non sono solo i bambini, ma spesso anche i padri. Roberto Cavalli, un giovane divorziato,
dichiara a Il Piccolo del cremasco che Spesso le donne si sentono ferite e tendono a ostacolare il rapporto tra
padri e figli e aggiunge Molti padri non vedono i figli da anni (14 novembre 2008).
33 Negli anni Novanta e nei primi del 2000 qualcosa sta cambiando in modo significativo, la rivoluzione cio
dei padri che da assenti o ufficiali pagatori, lentamente si sono appropriati, a volte in modo responsabile,
dei compiti di curare, dellistruzione e delleducazione dei figli, prima assorbiti unicamente dalle madri
(Bernardini De Pace e Simeone Alessandro, op. cit., p. 7).
34 La battaglia per introdurre la legislazione sullaborto parte, tuttavia, molto lontano e anche Crema coinvolta in tale battaglia: il periodico diocesano il 7 giugno 1975 parla dellazione umanitaria degli abortisti
cremaschi impegnati a raccogliere le firme per indire un referendum abrogativo della normativa del Codice
Rocco in materia di aborto, uniniziativa che considera allinsegna di un anticlericalismo rancido ed anacronistico e, soprattutto, fondato su una imperdonabile manipolazione di dati statistici (il numero degli aborti
clandestini, in base ai dati Istat, lontanissimo dalla cifra dei tre milioni sbandierata dai radicali e si aggira
intorno ai 150.000).
35 Unopposizione alla legge che la Chiesa continua a tenere. Cos dichiara Benedetto XVI, a trentanni dalla
194, il 12 maggio 2008: Guardando ai passati tre decenni non si pu non riconoscere che difendere la vita
umana diventato oggi praticamente pi difficile, perch si creata una mentalit di progressivo svilimento
del suo valore, affidato al giudizio del singolo. E aggiunge che laver permesso di ricorrere allinterruzione
della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari,
ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre societ, gi purtroppo gravate da profonde sofferenze.
36 Il nuovo Torrazzo, 14 aprile 1973. Anni dopo il settimanale diocesano richiama anche suoi interventi apparsi
sulla stampa nazionale: vedi, ad esempio, un articolo sul quotidiano Avvenire del 15 maggio 1980 a proposito
di una battuta di una primaria ostetrica di un ospedale della Lombardia a una infermiera obiettrice: non
prenda il battito, infermiera.
37 P. 118 (Archivio diocesano di Crema).
38 Ivi, p. 121.
39 Il nuovo Torrazzo, 27 maggio 1978. Alla protesta del Consiglio pastorale si associano lAzione Cattolica,
lAssociazione medici cattolici, lAssociazione italiana maestri cattolici, lUnione cattolica italiana insegnanti
medi, lAgesci, le Acli, il Mcl, Comunione e Liberazione, lAssociazione genitori, il Convegno Maria Cristina, Rinascita cristiana, il Centro italiano femminile e il Centro sportivo italiano.
40 Nonostante la diffusione dellobiezione di coscienza, comunque, il servizio viene garantito. Punto a capo che
nel marzo 1978 riporta un intervento del Collettivo Femminista di Crema, lo conferma affermando che
si reso necessario il trasferimento da altri reparti di 3 infermiere professionali non obiettrici per garantire
lassistenza nella sala operatoria.
41 Il nuovo Torrazzo, 24 maggio 1980.
42 Ivi, 27 settembre 1980.
43 Ivi, 16 maggio 1981.
44 Nel numero successivo de il nuovo Torrazzo (23 maggio 1981) si associa anche il dott. Ciaramella (assente nei
giorni della raccolta delle firme).
45 Il nuovo Torrazzo, 23 maggio 1981.
46 Ivi, 9 febbraio 1985.
47 Ivi, 9 marzo 1985.
48 Rapporto tra il numero degli aborti e il numero delle donne in et fertile.
49 Il numero degli aborti per 100 nati vivi.

Note

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50 Sono dati contenuti nella Relazione del Ministero della Salute sullapplicazione della 194.
51 Ne parla il primario dott. Rosolino Sbernini in un articolo su Kontatto, giugno 1989.
52 Il nostro tasso la met di quello degli Stati Uniti e un terzo rispetto a quello dellEuropa dellEst: vedi Ritanna Armeni, la colpa delle donne, Ponte alle grazie, Milano, 2006, p. 71.
53 Il tasso di interruzione della gravidanza in Italia, per, superiore - anche se di poco - a quello dellOlanda e
della Germania: ivi, p. 71.
54 In sintonia col livello nazionale: nel 2007 i medici obiettori costituiscono il 69,2%.
55 Solo figure apicali potrebbero avere dei vantaggi nel prendere determinate decisioni in conformit col colore
politico della Regione per cui operano.
56 Un argomento, questo, che oggi pare convinca solo le donne immigrate.
57 Cos racconta mons. Baldassarre Cuomo, rettore del santuario di Pompei, riferendosi alle confessioni:
Laborto [] un chiodo che non si lascia estrarre facilmente. Riporta, poi, una classica considerazione di
donne che hanno alle spalle uninterruzione di gravidanza: Sono anni che non riesco a liberarmi di questo
peso (in Marco Politi, op. cit., p. 9).
58 Un altro prete, don Carlo Mussi, parroco di S. Benedetto, sottolinea il fatto che la 194 ha cambiato a tal punto la mentalit della gente che le donne che ricorrono allinterruzione volontaria della gravidanza - proprio
perch questa considerata lecita - non avvertono pi il bisogno di confessare la propria colpa.
59 Nasce sotto limpulso di don Vito Barbaglio. Il Movimento per la vita di cui i Centri di aiuto alla vita sono
il braccio operativo nasce a livello nazionale nel 1975 per opera di Carlo Casini.
60 Difficolt che vengono puntualizzate anche da Un gruppo di donne dei Cristiani per il Socialismo: Non
[] evangelico n politicamente corretto dare un giudizio morale che ignori il concreto in cui nasce una
decisione cos tragica come laborto. Sono infatti proprio le donne proletarie e sottoproletarie quelle che
sono pi costrette ad abortire, sia per problemi economici connessi con il mantenimento dei figli (carenza di
alloggi, disoccupazione, servizi sociali inesistenti), sia per la non conoscenza dei contraccettivi (educazione
sessuale sbagliata, consultori matrimoniali inesistenti). Laborto non mai 1) n una soluzione 2) n un fatto
positivo. Le donne sono costrette dallignoranza, dalla paura, dalla mancanza di educazione sessuale a dover
ricorrere allaborto ed assurdo parlarne come se fosse un diritto, una libert che le donne invocano per
ragioni di comodo. Le donne odiano abortire; le donne abortiscono perch non possono farne a meno, per
non mettere al mondo dei figli non voluti, che sanno di non poter nutrire, curare, amare come vorrebbero
(punto a capo, gennaio 1978).
61 Una dirigente del Centro aiuto alla vita, signora Campari, cos dichiara a il nuovo Torrazzo del 4 aprile 1981:
Laiuto da dare lamore, la comprensione, lassenza di giudizi. Spesso basta la vicinanza per risolvere le
questioni pi delicate.
62 Nel 1985 il CAV ha a disposizione un bilancio di circa 30 milioni (il nuovo Torrazzo, 11 gennaio 1986).
63 Faticoso anche perch si scontra con delle resistenze culturali da parte di ambienti cattolici: sono ancora diffusi, ad esempio, il giudizio negativo e la mentalit del rifiuto nei riguardi delle ragazze madri (dichiarazione
di Faustina Marazzi a il nuovo Torrazzo del 5 maggio 1984).
64 A livello nazionale dal 1975 al 2006 sono venuti alla luce grazie ai circa 300 CAV sparsi in tutta Italia 85.000
bambini, quasi tutti ben accolti: solo lo 0,3% stato dato in adozione o in affido (vedi Avvenire, 3 gennaio
2008).
65 Il nuovo Torrazzo, 10 ottobre 2009.
66 Anche a livello nazionale questa la motivazione che al primo posto e costituisce il 43% del totale (ivi).
67 Nel 2002 sono proprio in queste situazioni che si trova la maggioranza delle donne che si rivolge al CAV di
Crema: 21 dopo i primi 90 giorni contro 15.
68 Stando al presidente del Movimento per la vita, on. Carlo Casini, sono numerosi i casi di bambini che, in
contrasto con la diagnosi prenatale, nascono del tutto sani. Sempre lo stesso, inoltre, dichiara che oggi vi
sono possibilit di intervenire sul feto con effetti molto positivi: o un notevole contenimento di unanomalia o addirittura la guarigione (ivi).

drammi
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La malattia si chiama cos perch individuata nel 1906 dal neuropsichiatra tedesco Alois Alzheimer. La sco-

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Note
perta avviene mediante lautopsia di un cervello in cui vengono trovate placche e grovigli neurofibrillari.
Due sono le proteine, scoperte negli anni 80, che sono responsabili della malattia: la beta-amiloide e la proteina tau. LAlzheimer a tuttoggi non curabile: esistono farmaci che hanno come effetto quello di rallentarne la progressione. Sono anni che laboratori scientifici di tutto il mondo stanno cercando il vaccino, vaccino
che per ora stato sperimentato nel 1999 in un topo e, successivamente, su un campione di pazienti e che poi
stato sospeso perch ha sviluppato tra questi 15 casi di meningite. La diagnosi di Alzheimer effettuata dalle
Unit di Valutazione Alzheimer, introdotte dal Ministero della Sanit nel 2002-2003 col progetto Cronos,
dovrebbe essere chiamata di sospetta malattia perch la diagnosi definitiva si ha solo post mortem.
Costituisce circa il 60% dei casi di demenza. Laltra forma di un certo rilievo quella di tipo vascolare che
colpisce intorno al 30%. Esistono, inoltre, altre forme di minore importanza dal punto di vista numerico (si
veda, ad esempio, la demenza della cosiddetta mucca pazza). Sono circa una novantina i fattori che scatenano le demenze molte delle quali per fortuna sono curabili.
Si tratta di informazioni fornite gentilmente dal dott. Mario Guerini, il responsabile del reparto Alzheimer
del Kennedy.
Se consideriamo il numero complessivo delle demenze oggetto di cura nel 2009 dal Kennedy, dobbiamo
aggiungere altri 300 casi: in tutto, quindi, pi di 600 dementi. Si calcola che uno su due pazienti presenti
nelle case di cura della provincia affetto da demenza.
Diagnosi che viene effettuata sulla base di Tac, Risonanza magnetica e di test neuropsicologici.
La riforma della Regione Lombardia del primo ottobre 2006 ha letteralmente cancellato la patologia
dellAlzheimer: parla solo della possibilit di ricoverare pazienti affetti da disturbo di comportamento.
Non sono formalmente previsti, di conseguenza, n reparti ad hoc n personale specializzato. Il reparto
- si fa per dire - presente nel Kennedy di Crema lunico sopravvissuto dei centri previsti nel 1995 dalla
Regione Lombardia.
Altri posti - altrettanto o ancora pi costosi - sono presenti in altre strutture pubbliche dislocate un po
ovunque nel territorio della Provincia.
Associazione italiana malattia di Alzheimer nata a Milano nel 1986. La fondatrice, Patrizia Spadin, tuttora
la presidente. La prima Associazione di famigliari nel mondo nasce in Canada nel 1978 (Alzheimer Canada).
I volontari della sezione di Crema sono quasi esclusivamente, ma non interamente, famigliari dei pazienti.
Vedi, ad esempio, il prof. Alberto Oliverio, docente di psicobiologia presso luniversit La Sapienza di
Roma e direttore dellIstituto di psicobiologia e psicofarmacologia del Cnr di Roma.
Vedi, ad esempio, il prof. Franois Boller, una della massime autorit scientifiche a livello mondiale del settore ed Ezio Giacobini, professore del Department of Geriatrics delluniversit di Ginevra, nonch autore di
circa 500 pubblicazioni specialistiche.
Gruppi composti da 10-12 famigliari.
Una regione - la Lombardia - allavanguardia in Italia: per prima, nel 1995, vara un piano per lAlzheimer
che prevede la nascita di Centri Regionali Alzheimer (tra cui uno presso il Kennedy di Crema) e 50 nuclei
Alzheimer.
Si vedano, ad esempio, i casi in cui il paziente accudito da un coniuge anziano o in cui i figli non sono nelle
condizioni di lasciare il lavoro.
Ogni anno alcune migliaia di euro.
Per ragioni di spazio sono 12 i pazienti che usufruiscono di tale servizio.
La cosiddetta terapia della reminiscenza.
Un nome di fantasia.
Cos scrive la moglie in un testo che verr letto durante la cerimonia funebre nella chiesa parrocchiale della
SS. Trinit.
Diario apparso su Pro memoria, n. 3, marzo 2002
Cos scrive a proposito Loretta nel n. 15, primavera 2008, di Pro memoria, il bollettino della sezione di Crema
dellAIMA: Spesso chiamandola alza gli occhi e mi guarda con un fuggevole sorriso. Forse sono io che voglio
immaginare cos. Non voglio approfondire cosa sia, mi bastano quegli occhi che mi fissano e sembrano ringraziarmi. Anche se un attimo, ci mi ripaga di tutte le fatiche e mi d la carica per andare avanti.
Il coma - dichiara il dott. Luciano Orsi, per molti anni medico della rianimazione dellOspedale Maggiore

Note

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di Crema - dura solo un mese, dopo di che il paziente o recupera e si risveglia o scivola verso lo stato vegetativo persistente oppure ( forse la condanna maggiore) verso uno stato di minima reattivit quando cio il
soggetto, anche se non in modo costante, reagisce a qualche stimolo. Fino a qualche anno fa - aggiunge - si
distingueva lo stato vegetativo persistente da quello permanente (dopo un anno), mentre oggi, per prudenza si tende a parlare solo di stato vegetativo persistente. Parlare di coma vigile (come spesso si dice o si
scrive sulla stampa) - conclude - una contradictio in terminis. Lo stato vegetativo pu avere cause diverse:
un trauma cerebrale, unemorragia cerebrale devastante o un arresto cardiaco (che provoca, a causa della
carenza di ossigeno, un grave danno al cervello).
Vedi La Provincia, 19 luglio 1989.
Tra gli altri: carezze, massaggi, movimenti in direzioni diverse della testa e degli arti, respirazione per un
minuto dentro un sacchetto.
uno di questi volontari, Gino Polloni, che assiste Italo Triestino da pi di 15 anni, la principale fonte delle
informazioni che ho raccolto.
Lintervistatore Giancarlo Molaschi. Le riprese sono state effettuate il 14 febbraio 1996 a sette anni dallincidente.
Un nome di fantasia.
Ringrazio don Gino Mussi per avermi segnalato gli ultimi tre casi.

uscire di scena
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Elena Valdini, Strage continua, chiarelettere, Padova 2008, pp. XV-XVI.


Vedi La Provincia, 11 agosto 1970.
La tragedia gli lascia una cicatrice che non si rimargina pi: a lungo viene visto in presidenza fissare il diploma del figlio, diploma che non se la sente di portare a casa.
La Provincia, 12 agosto, 1970.
Il nuovo Torrazzo, 25 gennaio 1973.
Ivi, 25 agosto 1973.
Sepolto nel cimitero di S. Bernardino.
Vedi La Provincia, 28 giugno 1959.
Luciano Ricci che lo ricorda.
Ogni anno, informa il responsabile del Centro oncologico dott. Maurizio Grassi, lOspedale di Crema registra dai 70 ai 90 nuovi casi di tumore ai polmoni, altrettanti alla prostata, dagli 80 ai 90 al colon retto e dai
100 ai 120 alla mammella.
Oggi, informa sempre il dott. Grassi, si pu scoprire anche un tumore di 5 millimetri.
Vedi linchiesta sulle cure palliative dell8 aprile 2009 de La Provincia.
Rubo a lui le considerazioni che qui vengono presentate, considerazioni che nascono da una intensa esperienza circa 250 malati terminali assistiti ogni anno a domicilio.
Preghiera-poesia che il marito trova, dopo la sua morte, nella contro-copertina del voluminoso fascicolo che
registrava il decorso della sua malattia.

gli altri
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Vedi il saggio di Walter Venchiarutti, Il sangue e la carne - Prolegomeni allonomastica cremasca, in Insula
Fulcheria, dicembre 1991. Vedi pure dello stesso autore Goti e gotismi - Appunti su alcuni germanismi
nel dialetto cremasco, in Insula Fulcheria, dicembre 2000 (pp.85-102), dove si possono trovare numerose
parole che appartengono al patrimonio linguistico del territorio cremasco di chiara derivazione germanica.
Circa tremila risultano da una ricerca effettuata nei primi anni 90 su impulso del sindaco di allora Cesare
Giovinetti.
Cfr. Giovanni Castagna, in La ricostruzione, a cura del Centro Ricerca Galmozzi, Crema 2004, p. 470.
Vedi lintervista di don Giulio Bellandi, relativa ai residenti del quartiere Norditalia (via Bramante), rilasciata
a ipotesi 80 nel marzo 1985. Cos il sacerdote, tra laltro, dichiara: Il nostro ambiente tradizionalista, con un
substrato socio-culturale pi agricolo che altro, vede la novit con un certo sospetto. Quindi noi stiamo bene

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Note
a casa nostra e gli altri quindi sono forestieri, quasi avversari. E aggiunge di avere trovato una disponibilit
stupenda, un segno questo di maturit notevole.
Vedi Walter Venchiarutti, Andar negli Abruzzi a prendere moglie, in Il grande cambiamento, Centro Ricerca
Alfredo Galmozzi, Crema 2008, p. 287.
Ivi, p. 288.
Ivi. Il saggio in oggetto contiene interessanti interviste: vedi pp. 289-307.
Vedi Aldo Rocca, Gli olivettiani a Crema, in Insula Fulcheria, dicembre 2006, pp. 175-182.
Una figura di rilievo, appassionato studioso non solo delle lingue, ma anche dei dialetti. Un aneddoto
emblematico: un giorno, in un ristorante di New York, visto un cameriere con i tratti somatici di una regione
del Caucaso, si mette a parlare il dialetto della regione e il cameriere tanto sorpreso che fa cadere il piatto
dalla mano.
Grazie alle sue capacit e alla sua determinazione riesce ad abbreviare il corso di studi liceale.
Vedi Ruggero Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Feltrinelli Editore, Milano 1962, p. 672.
Zangrandi, a dire il vero, scrive Palmieri Ugo, Modena (preside liceo), ma si tratta, secondo il figlio
dello stesso Palmieri, Mario, di un errore dellautore: in casa, infatti, ha sentito pi volte parlare di questo
successo.
In tasca ha due tesserini, uno di professore e laltro di ufficiale: se estrae questultimo, la sua destinazione per
la Germania certa, ma per fortuna, per un caso del tutto fortuito, estrae quello di professore ed salvo.
Daniela Ronchetti, Profilo del Preside Ugo Palmieri (1915-1984), in Annuario 1987, p. 47. Il segretario
amministrativo del Liceo Classico Racchetti, Piero Frattini, ricorda la straordinaria sensibilit del preside
Palmieri nei confronti degli studenti, sensibilit che egli stesso ha provato direttamente in qualit di suo
allievo allIstituto magistrale. Ne ricorda, poi, la sua signorilit e il privilegio di avere collaborato a lungo con
lui: ero affascinato - afferma - dal suo modo di affrontare le situazioni, dalla sua comprensione delle altrui
debolezze, dalla sua memoria fuori dal comune, dalla sua attenzione alle esigenze degli altri, anche dello
stesso personale amministrativo.
In unintervista rilasciata a Gianni Bianchessi dichiara che negli anni della contestazione ogni tanto doveva
opporsi perch mancava chiarezza e a una domanda se i giovani oggi contestano ancora risponde: Sono
diventati pi adulti; sono essi stessi che cercano di eliminare le scorie del 68 (Gianni Bianchessi, Laltra
faccia del personaggio, Arti Grafiche Cremasche, Crema, 1983, p. 70).
Una rinuncia dettata anche dallesigenza di evitare disagi alla sua famiglia dopo aver superato brillantemente
il concorso.
Gianbattista Rossi, in Ugo Palmieri, Scritti di linguistica e critica letteraria, Leva Artigrafiche, Crema 2002, p. 6.
Claudio Milanini, ivi, p. 10.
Sposa nel 1949 Rosalinda Barbassa.
il figlio Mario (avvocato) che lo confida.
Come ha ereditato dalla madre anche il senso del dovere.
Lunico sopravvissuto della famiglia dopo la morte della madre e, nel 1992, del fratello (Leonardo).
Vedi il nuovo Torrazzo, 24 dicembre 1983. Durante la stessa cerimonia il sindaco, maestro Ferruccio
Bianchessi, gli consegna come riconoscimento copia del sigillo della citt di Crema.
Si tratta di un nome di fantasia: linteressato preferisce lanonimato.
proprio in uno di questi viaggi, in Brasile, che nasce il protagonista della nostra storia.
La sede: lattuale palazzo della Provincia, in via Matteotti.
Un nome vero ed una condizione vera: si tratta di un giovane sfollato da Milano (appartenente a una famiglia
che alloggia al S. Luigi).
Raccogliamo le informazioni dalla sua testimonianza presente in dallEverest allOlivetti, Centro Ricerca
Alfredo Galmozzi, Crema 2002, pp. 114-115.
Il patriarca non viene nominato dal papa, ma prima viene eletto dal sinodo dei vescovi e poi professa la sua
comunione col pontefice.
Il padre lavora in qualit di addetto alla selezione della miscela di tabacco in unazienda locale.
Il padre sepolto al Cairo. La madre, dopo una permanenza presso le figlie in Australia, si reca dal figlio
emigrato in Canada e qui, dopo una breve malattia, muore.

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LEgitto, retto da una monarchia, era una colonia inglese.


Risparmia, per, le scuole cristiane gestite dai frati e dalle suore.
La scuola elementare non obbligatoria, ma le famiglie delle grandi citt ci tengono allistruzione dei figli.
Gli insegnanti, nei primi anni, arrivano a ricorrere allarma della punizione - seppure attraverso una sorta di
gioco - per scoraggiare chi si ostina a parlare in arabo.
In citt esistono in diversi quartieri varie comunit di greci, francesi e italiani.
Tra gli uomini in carriera usciti dal collegio: un celebre giornalista televisivo, un noto chirurgo e il rettore
dellUniversit Tor Vergata di Roma.
Un grande medico (cos lo ricorda il giornalista Beppe Torresani su il nuovo Torrazzo allindomani della sua
morte avvenuta il 7 novembre 1977) che avrebbe potuto intraprendere una carriera che il mondo chiama
brillante, magari esercitando la professione tra llite, la schiuma di Crema. Invece rinunci, scegliendo
gli umili, i poveri, i soli e - tra questi - gli anziani, i pi emarginati. E il dott. Diego Dolci nel trentesimo
della morte: Se oggi Crema dispone di servizi di cura e riabilitazione per gli anziani, dove si tenta di non
disgiungere laspetto professionale da quello umano nel prendersi cura delle persone ammalate, questo stato
possibile perch allinizio c stata una persona che ha desiderato e operato perch questo potesse realizzarsi.
Al dr. Inzoli va la mia personale gratitudine (il nuovo Torrazzo, 3 novembre 2007). A sua volta la vedova
Barbara Crivelli ricorda il suo grande merito di aver fatto dellOspedale per anziani una struttura geriatrica
e di essersi attivato per la costruzione della Casa Albergo di via Zurla e rammenta pure la sua passione per il
laboratorio. Il dott. Inzoli morto a soli 52 anni a causa di un tumore al pancreas lasciando la moglie e tre
figli.
Da Marziani al rag. Fiameni al dott. Lucchi fino agli ultimi, il dr. Talone e il rag. Donzelli.
Il figlio Piero conserva con cura quasi religiosa tutta la documentazione del padre (comprese le pagelle).
Un prete colto a cui rimarr legato da profonda amicizia.
Diventer primario ordinario (la nomina del 1953) in seguito a un concorso pubblico per titoli ed esami
teorici e pratici.
Lettera al prof. Cattaneo, 4 febbraio 1950.
Da un foglio dattiloscritto anonimo e senza data, ma presumibilmente redatto dalla stessa Direzione
amministrativa: il testo, infatti, ricchissimo di informazioni note probabilmente solo a detta Direzione.
tanto scrupoloso che acquista manuali di elettrotecnica per poter capire meglio il funzionamento delle
macchine e relazionare con pi cognizione di causa con i tecnici.
dai Fantoni, la famiglia della moglie (artisti bergamaschi con alle spalle un discreto successo), che riceve in
regalo sculture di pregio.
Il nuovo Torrazzo, 31 ottobre 1970.
Pur essendo il pi giovane, lui il capo.
Diventato nel frattempo perito: lui che svolge il ruolo di amministratore dellazienda.
Dopo la sua morte gli eredi (la vedova e i figli) si rifiuteranno di pagare una tangente richiesta da un assessore
e convinceranno gli altri soci a vendere.
Tant che la stessa moglie cremasca costretta a imparare il dialetto di Bisceglie.
Il settimanale il nuovo Torrazzo a proposito delledizione del 1961, dopo aver messo in evidenza la sconfitta
dei cremaschi ( risultata vincente una coppia cremonese e i cremaschi non hanno superato lo scoglio dei
trentaduesimi), cos scrive: Battuti in gara, i cremaschi si sono rifatti sul piano organizzativo, curando
ogni dettaglio con stile impeccabile. Al loro cimento extra-regionale, gli appassionati Angelo Lopopolo,
Domenico Pastori, Pietro Chiodo, Abele Quaranta, Augusto Sacchi e Ogliari hanno fatto funzionare con
mano maestra la complessa macchina organizzativa (3 giugno 1961).
Felice e Pierangelo che si schierano apertamente dalla parte della contestazione. Il terzo figlio, Franco,
ancora troppo giovane per avere gi delle convinzioni politiche personali.
Vedi le testimonianze raccolte dal figlio Matteo nellopuscolo Giovanna e Mario Vite feconde, Crema 2008.
Lo fa nonostante abbia gi cinque figli.
Ivi, p. 59.
ipotesi 80, febbraio 1981.
Vedi lintervista della sorella Giovanna, Dalle estasi di fronte al crocifisso a simbolo della contestazione, in

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Note

Soffiava il vento a Crema, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Crema 2001, pp. 55-56.
58 Vedi il resoconto che ne fa il nuovo Torrazzo il 5 luglio 1969.
59 Vedi il testo integrale in Soffiava il vento a Crema, op. cit. p. 58.
60 Vedi la testimonianza di Graziella Della Giovanna, in ipotesi 80, febbraio 1981. Secondo Giovanna Marmiroli,
la sorella, lafflato religioso a spiegare le sue scelte: ivi.
61 Tra le accuse: partecipare a orge con i suoi alunni (vedi la testimonianza dellex allievo Celestino Cremonesi
secondo cui le voci in tal senso provenivano dalla stessa presidenza del Liceo).
62 Il collettivo, ottobre 1974.
63 Cos scrive Celestino Cremonesi: Forse tutta lesperienza del 68, senza di lei, non ci sarebbe stata e forse neanche
ci sarebbe stata quellaltra grandissima realt di quegli anni, lunica dal punto di vista culturale: lesperienza del
Teatro Zero (ipotesi 80, febbraio 1981). E Graziella Della Giovanna: Da lei emanava un grande fascino, una
voce, che ho ancora dentro: la voce di una persona che sa quel che dice. E Pinuccia Meanti, amica: star con
lei non ci si stancava mai, aveva delle capacit straordinarie, una cadenza dolce (ivi).
64 Aneddoto che ricorda la sorella Giovanna (ivi).
65 Ivi.
66 Uno di questi Walid Manafhiki. Nasce ad Aleppo in Siria nel 1944. Dopo gli studi liceali, nel 1966 in
Italia dove impara la lingua italiana a Perugia. Studia medicina a Bologna dove si laurea nel 1974. Viene a
Crema per caso: qui lOspedale vecchio con penuria di medici disponibile ad accettare anche medici con
cittadinanza straniera (vedi lintervista di Vittorio Dornetti, Kontatto, dicembre 1987).
67 Unimmigrazione, la nostra, di gran lunga differente rispetto, ad esempio, a quella della Francia dove
lingresso di ex-coloni risponde a una esigenza interna, quella di reintegrare i tanti giovani spazzati via non
solo dalle guerre rivoluzionarie e napoleoniche, ma anche dalle due guerre mondiali e da quelle combattute
in Vietnam e in Algeria e di sopperire alla caduta del tasso di natalit che in Francia inizia prima che negli altri
paesi europei. Da noi, invece, limmigrazione dipende pi da quelli che si chiamano in gergo push factors
(fattori di espulsione) nei Paesi di provenienza che da pull factors (fattori di attrazione): dal deterioramento
della situazione economico-sociale del nord Africa al crollo della Jugoslavia e dellAlbania e allimplosione
del blocco sovietico (vedi Enzo Bartocci e Vittorio Cotesta, Lidentit italiana: emigrazione, immigrazione,
conflitti etnici, Edizioni Lavoro, Roma 1999, pp. 220, 224-225).
68 Provincia di Cremona, Sesto rapporto sullimmigrazione straniera nella provincia di Cremona, Annuario
statistico, Anno 2007, dicembre 2008.
69 Provincia di Cremona, Tra pregiudizi e realt, Gli immigrati in provincia di Cremona, Settore Politiche sociali,
Osservatorio sullimmigrazione, Cremona 2008.
70 Ringrazio Elio Ferrari per linformazione.
71 Ne parlano don Federico Bragonzi e Riccardo Manzoni, responsabili dellUfficio Migrantes.
72 Quando gli altri usano lespressione sono incazzato nero, lei ribatte di essere incazzata bianca.
73 Lo incontro nellUfficio Migrantes di Crema l11 marzo 2008.
74 Sulla sua data di nascita non ha la certezza assoluta perch nel suo Paese non esisteva ancora lanagrafe: stato
registrato dopo lungo tempo. Lanno ufficiale: 1962.
75 Confida di non essersi mai occupato di politica.
76 Essendo di lingua francese, non interessato alla Francia di cui conosce gi la storia e i costumi.
77 Anche alla Monsanto, ma solo per un breve periodo.
78 Dove la madre cerca di guadagnare da vivere vendendo un po di frutta.
79 La madre assente.
80 Non le rivela nulla, per, del lavoro.
81 Sono gli operatori di padre Ambrogio.

privilegi
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Vedi le belle pubblicazioni di don Giorgio Zucchelli, Le ville storiche del cremasco, Libreria editrice Buona
Stampa, Crema 1997.
Giunto a Crema per inaugurare il monumento ai caduti di piazza Trieste (oggi piazza Trento e Trieste) e del
parco delle Rimembranze.

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Su tali eventi vedi Mario Perolini, Vicende degli edifici monumentali e storici di Crema, in Insula Fulcheria,
1968 e Cortili Aperti 11 maggio 2008 Crema (a cura di) ADSI, Milano 2008.
Il conte Luigi Terni de Gregorj (il nobile che nel 1900 sposa Winifred Adelaide Taylor) tenente di vascello
della Marina da guerra.
Sulla sua splendida villa (oggi Groppallo) a Torlino Vimercati, vedi le pagine di Giorgio Zucchelli, Le ville
storiche del cremasco, Primo itinerario, op. cit., pp. 190-196.
Condizione rifiutata dal Verdelli.
Roberto Borio di Tigliole, Carlo Maria Del Grande, Blasonario cremasco, Zanetti editore Tipolitografia Pennati di Montichiari (BS) 1999, p. 108.
Sul ruolo di primo piano svolto dallon. Benvenuti sia a livello nazionale che europeo vedi Giovanni Paolo
Cantoni, Lodovico Benvenuti: lo spirito della Resistenza e lanima dellEuropa, in Insula Fulcheria, dicembre
2008, volume B, pp. 239-256. Sullo specifico contributo ai lavori della Costituente vedi (a cura del Cenacolo
dei cattolici democratici cremaschi) Lodovico Benvenuti. Un cattolico liberal democratico cremasco alla Costituente, Leva Artigrafiche in Crema, Crema 2006. Sullo stesso tema vedi pure Sergio Lini in Polis (dicembre
1999). A proposito del contributo determinante del conte Benvenuti alla formulazione ultima dellart. 2,
il giornalista cremasco scrive che in un primo momento la sua proposta non passata al vaglio del gruppo
dei costituenti Dc. Aggiunge poi una sua considerazione personale: il Benvenuti sentiva lamore per la
libert in modo ottocentesco e forse, anche giacobino, singolare comunque nel fervente cattolico quale egli
era. Lo stesso giornalista, inoltre, rimarca il fatto che un contributo determinante il nostro rappresentante
allAssemblea costituente lha fornito anche a proposito della elaborazione dellart. 11 (LItalia ripudia la
guerra).
Oggi della famiglia Albergoni.
Appartenente prima ai Patrini, poi ai Benvenuti.
Oggi Palazzo comunale.
Si tratta di un ramo della famiglia che nel 1955 si trasferisce a Torino.
sepolto a Crema.
Una copia del diploma conservata nellArchivio di Cremona. Limperatore richiama la pergamena del 12
settembre 1492 con cui Bartolomeo Colleoni ha autorizzato Michele Zurla a fare uso, accanto allo stemma
della famiglia, anche di quello degli stessi Colleoni.
Oggi Palazzo Polenghi.
Oggi Palazzo De Poli.
Gli Zurla hanno alle spalle non solo una tradizione militare, ma anche politica: si pensi che nel 1580 su 175
(sic) membri del Consiglio comunale di Crema gli Zurla sono ben 38. Una consistenza considerata da molti
cremaschi eccessiva: da qui lappello (inascoltato) rivolto alla Serenissima perch vieti a una famiglia di avere
- in detto Consiglio - pi di venti componenti (vedi Roberto Borio di Tigliole - Carlo Maria Del Grande,
op. cit., p. 154).
Le terre situate a Pianengo e in parte quelle di Vergonzana. Gli altri figli (Antonio, Tito e Maria) ereditano
le altre porzioni di terre. Il coltivatore diretto Antonio Alberti ricorda che per un certo periodo l80% dei
terreni di Vergonzana apparteneva agli Zurla e agli Albergoni.
Abita in una villa acquistata a S. Bernardino ancora prima della guerra con i proventi della vendita di parte degli
immobili - terre e costruzioni - di Pianengo (villa che decenni dopo sar rilevata dal dr. Valdo Talone).
Nellarea dove sorger, poi, lo stabilimento della Mae.
In precedenza, dopo la morte di Tito, Antonio si preso in affitto le terre del fratello (per evitare che cadessero nelle mani di terzi). Sopravvenuta la malattia, le ha cedute alla vedova e ha venduto le sue.
Con un atto del Tribunale: la divisione delleredit, infatti, provoca un contenzioso tra i fratelli.
Vedi M Zurla, testo di Silvia Merico, Soresina 2001, p. 78.
Sulle sue campagne elettorali estremamente interessante la tesi di laurea di Bruno Soldati Lotta politica e
opinione pubblica nel cremasco dal 1890 al 1900, Universit degli Studi di Pavia, anno accademico 19701971. Cos il generale illustra la sua posizione politica in un discorso tenuto presso il Teatro sociale di Crema
il 3 febbraio 1890: occorre strappare la veste di Gracchi a quegli avversari che, a loro cupidigia e ambizione,
tentano spargere odio fra classe e classe, fra poveri e ricchi, mentre quella suprema armonia che noi ammi-

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riamo nella natura si riversa e corrisponde alle armonie economiche (p. 8). Una posizione che viene bollata
dal periodico Il Cremete (di tendenze radicali) come conservatrice, tipica espressione di un partito che
della aristocrazia coalizzatasi col clero ed in pretto antagonismo con le idee attuali di democrazia, progresso,
uguaglianza e fratellanza (p. 9). Ancora pi duro nei suoi confronti Il Nuovo Corriere di Crema, un foglio
anticlericale e filo-repubblicano: noi conosciamo il signor Marazzi quale apologeta dei Napoleonici, vale a
dire di una dinastia morta e sepolta, e magnificatore del taglio di Panama la cui compagnia fallita; come
cittadino non emerse mai per atti di filantropia e come favoreggiatore di idee liberali (pp. 10-11).
Luigi Pelloux nel 1865 sposa Caterina Terni de Gregorj, appartenente ad una nobile famiglia tra le pi
antiche di Crema e imparentata con i Marazzi ( cugina della moglie di Fortunato Marazzi).
nella villa di campagna di Capergnanica che lo studioso Andrea Saccoman ha trovato il carteggio con
una sessantina di corrispondenti: vedi Andrea Saccoman, Aristocrazia e politica nellItalia liberale. Fortunato
Marazzi militare e deputato (1851-1921). Edizioni Unicopli, Milano 2000, p. 12.
Una sorella di Ottaviano Vimercati, Ginevra, sposa il conte Girolamo Vimercati Sanseverino. Una delle
figlie, Laura, convola a nozze col conte Paolo Marazzi di Crema da cui nasce tra gli altri Fortunato Marazzi.
Unaltra, Bianca, con il conte Carlo Premoli.
Nomina fatta dal re su proposta di Giovanni Giolitti.
Una curiosit: il titolo di conte di Palazzo Pignano conferito il 18 dicembre 1587 dal doge Sebastiano
Venier a un certo Marcantonio Vimercati che possiede l ampie terre. I discendenti di Marcantonio contraggono ripetutamente matrimoni con i Sanseverino tant che il cognome si raddoppia: Vimercati Sanseverino.
La famiglia Vimercati Sanseverino, cui appartiene la madre di Fortunato Marazzi, Laura, discende per via
femminile dalla famiglia Sanseverino, di origine normanna, i cui membri sono principi di Salerno e baroni
del Cilento, dove, a Rocca Cilento, esiste ancora un loro castello.
Sul personaggio - diventato vera e propria leggenda - vedi Ottaviano Vimercati il primo lombardo di Francesco Fadini e Manlio Mazziotti Di Celso (questultimo nipote di Fortunato Marazzi), Lions Club Crema a
Pandino Gera dAdda Viscontea, Crema 1991.
Tra i suoi incarichi: diplomatico presso la Conferenza di Parigi, ministro dItalia plenipotenziario e inviato
straordinario a Teheran: vedi (a cura di) LAraldo, Stemmi e Blasoni di Crema, Crema 2007, p. XV.
Vedi (a cura di) Giorgio Pedrocco, La Ferriera di Crema, Grafo, Brescia 1993, p. 16.
Di cui 450 in acciaieria, 200 in bulloneria e 100 in costruzioni meccaniche: vedi La Ferriera di Crema, op.
cit. p. 25.
I danni provocati agli impianti, immobili, scorte e materie prime ammontano a 35,6 milioni di lire.
Il commissario giudiziale lavv. Guido Carlo Crivelli.
Ferdinando Marazzi, oltre che nella Ferriera investe anche - dal dopoguerra agli anni 60 - in una societ (con
ling. Vittorio Basso Ricci) ubicata a S. Maria della Croce che produce componenti di macchine agricole e,
nello stesso tempo, rastrelli meccanici da foraggio.
La Ferriera di Crema, op. cit., p. 57.
Vedi Vittorio Dornetti, Oltre il Taigeto, Leva Artigrafiche, Crema 1998, p. 29.
Dopo un soggiorno di otto mesi a Londra la bambina impara a stare in piedi da sola, a fare alcuni passi e in
seguito, grazie allapplicazione delle istruzioni di Mrs. Collis, riesce non solo a passeggiare a lungo, ma anche
a salire le scale, mangiare da sola e perfino a leggere e a scrivere lentamente.
A Crema tiene una conferenza nel 1951 presso il Rotary Club.
Corrado Verga ricorda la sua figura sempre impeccabile nelleleganza sobria e raffinata e sottolinea il fatto
che faceva breccia, grazie a un sottile e tutto inglese senso della diplomazia, nelle roccaforti pi inespugnabili per ottenere permessi o concessioni (il nuovo Torrazzo, 7 gennaio 1961).
Opera nazionale maternit e infanzia.
Nella relazione annuale che tiene nel maggio 1970 ai soci del Patronato per lassistenza agli spastici, cos, tra
laltro, scrive: gli spastici rifiutano dessere oggetto di carit, di paternalismo, si sentono offesi da qualsiasi
forma di assistenza pietistica, vogliono essere considerati cittadini come tutti gli altri. Vogliono essere il pi
possibile indipendenti e cio amministrarsi da soli in case-famiglia.
Il nuovo Torrazzo, 30 maggio 1970.
Ling. Avio Vailati Venturi, per un certo periodo suo collega di Giunta della contessa Marinella, ricorda che

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in pi occasioni ella ha aiutato la povera gente ricorrendo al denaro personale.


46 Il fratello Franz che pi volte abbiamo incontrato a proposito della Resistenza ai nazi-fascisti, dopo la guerra
gestisce per alcuni anni la mensa per i poveri e poi per ben tre lustri infaticabile presidente del sottocomitato di Crema della Croce Rossa Italiana (organizza in prima persona operazioni a favore delle popolazioni
del Polesine, dei profughi ungheresi, dei terremotati del Vajont e della Sicilia, delle popolazioni dellIndia e
del Pakistan): vedi il nuovo Torrazzo 10 febbraio 1971.
47 Gianni Bianchessi, Laltra faccia del personaggio, Arti Grafiche Cremasche, Crema 1993, pp. 129-131.
48 Per quanto riguarda gli sport faccio riferimento in particolare alle notizie che mi hanno gentilmente fornito
ling. Avio Vailati Venturi e il presidente del Panathlon Fabiano Gerevini.
49 Si tratta di un giocatore dallinnata lealt e signorilit oltre che dotato di una tecnica sopraffina: cos lo
descrivono Gian Mario e Gian Battista Valvassori, op. cit., p. 140.
50 un rampollo di una aristocratica famiglia cremasca, possiede una villa a S. Michele, nonch una riserva di
caccia in via Marzale.
51 Partecipa pure con lusinghieri risultati ai due tornei pi importanti a livello internazionale (Parigi e Wimbledon): vedi Gian Mario e Gian Battista Valvassori, op. cit., p. 124.
52 Ha interi armadi pieni di pellicole sia nel palazzo di Crema che nella villa di Palazzo Pignano.
53 Festival organizzati da un gruppo di appassionati di cinema con sede a Milano, gruppo che pubblica il periodico Laltro cinema.
54 Vedi il nuovo Torrazzo, 25 agosto 1975.

la scalata
Per una panoramica pi ampia vedi Piero Carelli, Crema tra crisi e riscatto, Libreria editrice Buona Stampa,
Crema 1988; Renato Crotti, Dinastie, Edizioni Press Ing, Crema 2002 e Future dinastie, Edizioni Press Ing,
Crema 2003 e (a cura di Rosa Massari Parati) Primapagina, 20 anni di storia 1985-2005, Casa editrice Intermedia, Crema 2005. a queste fonti che in alcuni casi attingo informazioni.
2 Vedi AA. VV., Il Giuoco del Calcio a Crema, Grafin, Crema 2003, pp. 143, 156.
3 Lo ricorda lon. Maurizio Noci.
4 Tali bombole vengono vendute ancora oggi, anche nellera del metano: sono vendute, in particolare alle
imprese che ne fanno uso per tagliare il ferro (il gas liquido produce doppie calorie rispetto al metano). Tale
gas liquido, inoltre, come noto, viene ancora utilizzato nelle automobili (Gpl): ha, infatti, una potenza
decisamente superiore a quella della benzina e del metano.
5 Immaginando che qui sarebbero sorte delle case, Bergami acquista una superficie tre volte quella necessaria
(la compra dal rag. Pandiani, responsabile delle Terme e delle acque di S. Pellegrino). Quando, per, nelle
vicinanze sorgono dei condomini, le distanze non sono pi ritenute per nulla sufficienti: da qui le lamentele
e da qui linvito da parte dellAmministrazione comunale di trasferire il deposito al di fuori del centro abitato
(verr trovata una collocazione definitiva in via Capergnanica).
6 Ma in questo caso il vantaggio consiste nella quantit di bombole vendute.
7 Solo dopo 4-5 anni entrer sul mercato, con lo stesso prodotto, unaltra ferramenta, quella posseduta da
Eugenio Soldati.
8 Vedi Crema produce, ottobre-dicembre 1988.
9 Unidea che gli viene in modo del tutto fortuito a Pontresina, in Svizzera, quando dopo aver avuto in discesa
problemi di frenatura, si rivolge ad unofficina meccanica dove vede linsegna pubblicitaria del servofreno della societ americana Bendix: rientrato a Crema, attivati tutti i canali opportuni, riesce a ottenere
dallazienda in questione la licenza di produzione in esclusiva per lintero mercato italiano
10 Tra le sue idee pi innovative quella di conservare sotto il sole la vettura fresca anche quando ferma
(unidea anticipatrice di quarantanni - dichiara Leonardo Cadeddu -: oggi ci sono automobili che rispondono allesigenza avvertita da Bonaldi utilizzando pannelli solari). Unaltra la partorisce a Niguarda dove viene
ricoverato: lidea di costruire degli scambiatori di calore di piccole dimensioni con lobiettivo di mantenere
in temperatura il sangue nella circolazione extra-corporea durante lintervento chirurgico.
11 Tutto pronto per la nuova avventura, ma il mercato non ancora pronto a recepire linnovazione per cui la
produzione si ferma nel giro di poco tempo.
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Tra le idee innovative che rimangono sulla carta va segnalata una del cav. Lodovico Poletti, quella di realizzare a Madignano, dove sono in vendita alcuni capannoni, un centro di raccolta e di smistamento dei
rifiuti urbani a favore dellintero territorio cremasco. Non si tratta di unidea rivoluzionaria: il Poletti la ruba
alla Svizzera ed proprio a una ditta svizzera che si affida per lelaborazione del progetto. Un progetto per
lui fantastico: liberare le famiglie dallonere della differenziazione dei rifiuti ( il centro raccolta con le sue
attrezzature che dovrebbe svolgere questo compito) e destinare i vari tipi di rifiuti alle imprese interessate al
riciclaggio. Poletti determinato nel perseguire il suo progetto tant che, pur di avere lautorizzazione da
comune di Madignano, intende garantire a questultimo il servizio a costo zero, facendogli risparmiare 450
milioni ogni anno. Lautorizzazione, per, non arriver mai e questo lo amaregger non tanto per i 52 milioni
spesi per il progetto, quanto, a suo dire, per unopportunit venuta a mancare al territorio.
Funziona ininterrottamente dal 1965 al 1968. Considerato il non interesse del Comune a creare una municipalizzata ad hoc, Bonaldi lo fa smontare e lo vende a una societ veneta per la bruciatura dei propri scarti e
rifiuti.
Ce ne parla il dr. Giancarlo Foglia.
Lo fa promuovendo il Consorzio della roggia Babbiona e il Consorzio delle strade poderali izanesi.
Oggi, come noto, esiste lAssociazione nazionale allevatori che tra i vari compiti ha anche questo. Lassociazione, naturalmente, non si occupa solo di selezionare i bovini, ma anche altri animali. Risale al 1956
lunificazione ad opera del Ministro dellAgricoltura e delle Foreste dei libri genealogici provinciali della razza
Frisona (lOpinioneBusiness, suppl. febbraio 2002).
Meriti lusinghieri: non un caso che venga nominato dal re Vittorio Emanuele III cavaliere della Corona
dItalia. Giulio ha vissuto in prima persona il biennio rosso prima dellascesa del movimento di Mussolini:
loccupazione della sua cascina da parte degli scioperanti, larrivo dei carabinieri, la mungitura in prima persona per non far soffrire le vacche e poi la liberazione da parte degli squadristi di provenienza emiliana e,
quindi, conosce bene i vantaggi che ha avuto dal fascismo, ma convinto che la coscienza debba precedere
qualsiasi convenienza politica. questa coscienza morale che lo conduce a prendere le distanze dalle leggi
razziali. Un filofascista, dunque, ma geloso della sua indipendenza di pensiero. Un uomo tutto dun pezzo, ligio alla legge, tanto ligio che, nonostante possa permettersi di avere di pi durante la seconda guerra, assicura
alla famiglia solo quanto le disposizioni annonarie in vigore concedono agli agricoltori perch, cos facendo,
spera di alleviare le privazioni del resto della popolazione.
Nel 1958 la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le imposizioni prefettizie, ma limponibile durato
ancora per alcuni anni: cos ricorda il dr. Giancarlo Foglia ( stato abrogato il super-imponibile, non limponibile).
Il primo in Italia Raul Venier, compagno di collegio dello stesso Giancarlo Foglia: lazienda-pilota a Barbata, in provincia di Bergamo.
Arriva, per, il momento in cui decide di vendere: lo fa perch si rende conto che il reddito aziendale non
pi sufficiente a garantire alla famiglia il tenore di vita di prima. Ceduta lattivit, e, dopo aver esercitato
per un paio di anni lattivit di Ispettore di razza per conto dellAssociazione nazionale allevatori Frisona
italiana, gli viene offerto lincarico di dirigere la Cooperativa di allevatori di Cremona (la Cafri: Cooperativa
allevatori Frisona italiana). Inizia, quindi, una nuova avventura: quella di veterinario. Un veterinario di un
certo tipo, per, ad indirizzo zootecnico che, a differenza di chi cura, offre consulenza al fine di evitare che
gli animali si ammalino. gi ben chiaro in lui il concetto del benessere animale. A Cremona rimane per
sette anni. Quando arriva trova una cinquantina di allevatori, quando se ne va la Cooperativa ne conta 200.
Nel 1978 gli viene offerto un incarico pi allettante: la direzione della societ Biplex di Piacenza, una societ
che fornisce non solo consulenza agli allevatori, ma anche progettazione di stalle, fornitura di bestiame selezionato, avviamento e assistenza, dialogo con i veterinari del luogo e che copre non solo lintero mercato
italiano ma attiva anche in Spagna ed in Tunisia. Unattivit, questa, in cui mette tutta la sua passione e
tutte le sue competenze. in questo ruolo che punta a realizzare un protocollo per il management delle stalle,
da adottare caso per caso. Un protocollo non standardizzato, flessibile, in cui investe molte energie, ma con
risultati non sempre allaltezza delle aspettative; si tratta, infatti, di procedure che, per una quantit di buone
o cattive ragioni, gli allevatori non sempre seguono, pagando a caro prezzo la loro inosservanza: la mastite,
per esempio, incide negativamente sulla produzione del latte di una bovina, come pure linosservanza di

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certe regole causa della moria dei vitelli che nascono sprovvisti di un loro sistema immunitario e, pertanto,
dovrebbero approvvigionarsi, nei tempi opportuni, degli anticorpi, attingendoli dal colostro che la vacca che
ha partorito, mette loro a disposizione. Il dott. Giancarlo Foglia dirige la societ fino al 1994 per poi lasciare
lincarico per raggiunti limiti di et, ma in pensione non ci va: continua alla sua non giovane et lattivit di
consulente.
Vedi lintervista rilasciata dallo stesso Mario Fusar Poli a Luca Bettini su lOpinione del cremasco, suppl. 26
maggio 2000.
Nel 79 con i proventi guadagnati dal business del mais rilever il podere di Ombrianello dove realizzer, tra
laltro, dei campi da golf (anche questo un altro colpo imprenditoriale).
il padre che, conoscendo questa inclinazione, lo indirizza al Liceo scientifico: perch, in questo modo, ha
lopportunit di integrare la sua cultura. Ed per la stessa ragione che indirizza laltro figlio, Vincenzo, che
ha una inclinazione umanistica, ad una scuola tecnica.
Vedi Gianni Bianchessi, op. cit., p. 106.
Cartella n. 680.
Luciano Canavese ricorda di aver preso il brevetto a Bergamo negli anni 60 e di avere successivamente ottenuto dodici abilitazioni per tipi diversi di aereo. Con tale mezzo raggiungeva anche Parigi, Londra, Madrid,
Colonia.
Lon. Maurizio Noci ricorda, tra le altre, una giovane operaia: non solo era bellissima, ma aveva un grande
tocco di eleganza. Secondo unaltra fonte il Manenti avrebbe avuto non meno di dieci donne.
Potrebbe permettersi di comprare anche automobili di lusso, ma ha il senso della misura e dellausterit, doti
trasmessegli dalla madre, una donna di grande rigore morale.
Lo riferisce la figlia Margherita.
La Provincia, 21 ottobre 1967.
Noleggiata sul posto. Una vacanza - confida - dai costi accessibili anche a lavoratori dipendenti: non pi di
2.500 euro, tutto compreso, meno che una vacanza in montagna a sciare.
P.O. Professional Optometry, gennaio 2008.
Azienda con cui il padre ha rapporti di affari.
La vela in Francia uno sport popolare.
Vedi il nuovo Torrazzo, 3 settembre 1977.
Elisa Muletti, Paolo Stramezzi. Un collezionista illuminato, in Insula Fulcheria, dicembre 2007, vol. A, p.
327.
Una passione che lo porta, ancora ventenne, a visitare il Louvre di Parigi, il museo di Picasso a Barcellona e
il Prado a Madrid.
Il nuovo Torrazzo, 30 settembre 1989. Un amore per larte e pi in generale per la cultura: Noris Lacchinelli
negli anni 1969-1970 amministratore del Teatro Zero. Cos dichiarer in una intervista: Le novit e le trasformazioni sociali e culturali mi hanno sempre affascinato perch sei dentro la storia e ti cambiano dentro
(lOpinioneBusiness del cremasco, supll. 29 giugno 2001).
Detta sala stata realizzata anche grazie al cospicuo intervento della Cassa di Risparmio (il nuovo Torrazzo,
24 febbraio 1973).
Maurizio Noci che racconta.
Il dott. Fulvio Soccini, gi direttore sanitario dellOspedale Maggiore di Crema, stima le donazioni fatte dal
dr. Bruno Manenti allospedale, tenuto conto della svalutazione del denaro, in non meno di due milioni di
euro.
Borse di studio che le nipoti continueranno ad erogare anche dopo la sua morte.
in tale ruolo che viene insignito dal Rotary International della pi alta onorificenza: la Paul Harris.
Lo confida il suo stretto collaboratore Ezio Piacentini.
Renato Crotti, Future dinastie, op. cit., p. 119.
Unattenzione particolare la rivolge ai giovani. Nella presentazione del libro di Luca Pagliari, Songs of Innocence and of Experience 1995-2005, cos Umberto Cabini scrive: Questo libro rientra nella nostra filosofia di
valorizzazione di artisti locali - perch questa la realt dove siamo nati - ma da sempre proiettati verso una
dimensione globale, quale larte - e le nostre aspirazioni - devono essere.

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Note

46 P. 23.
47 LOpinione del cremasco, suppl. 23 febbraio 2001.
48 Dal dopoguerra agli anni 50 sono gli agricoltori i principali benefattori, in modo particolare a favore della
Chiesa: il cav. Cesare Pasquali ricorda che venivano portati carri di fieno in piazza per essere venduti allasta e
che il ricavo veniva devoluto alla parrocchia. Oltre alle parrocchie, inoltre, erano beneficiati anche i cappuccini dei Sabbioni che periodicamente facevano la questua di prodotti agricoli: legna, uova, latte.
49 Ringrazio ling. Carlo Fasoli per tutte le informazioni che mi ha fornito.
50 Laccesso al club tuttaltro che facile: occorre essere presentati da almeno un socio e sottoporsi alla valutazione di una commissione. La quota associativa equivalente ai 2.000 euro di oggi.
51 Il Centro, dopo la morte tragica di Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa, che stata pi volte a Crema in
qualit di consulente, nell84 viene dedicato a lei.
52 The International Association of Lions Clubs Charter, 1957-2007, Lions Crema Host 50 della fondazione,
Crema, 2007, p. 23.
53 La Provincia, 25 agosto 1970.
54 Lo faccio attingendo ai dati presenti nellArchivio comunale di Crema e basandomi sul presupposto (per
nulla scontato) che le dichiarazioni dei redditi siano veritiere.
55 Mi riferisco sempre allanno della pubblicazione.
56 Roberto Ippolito, Evasori, Bompiani, Milano 2008, pp. 15,17. Una cifra spaventosa (quasi due mila miliardi
di vecchie lire!) che cresce ulteriormente - intorno ai 140-150 miliardi - se ad essa si sommano i contributi
previdenziali evasi.
57 Evito, per ragioni di riservatezza, di riportare i nomi dei presunti evasori.
58 Il nuovo Torrazzo, 18 aprile 1981. Pur essendo pubblici i nomi (risultano anche sul periodico diocesano),
opto per la riservatezza.
59 Vedi il nuovo Torrazzo, 10 gennaio 1981.
60 Anche questo un grande sport nazionale (finalizzato, naturalmente, allevasione fiscale): la Guardia di Finanza nel 2009 stima in 300 miliardi di euro i capitali esportati illegalmente.

il rischio
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Sono 69 i siti collocati in localit Sergnano, Ripalta Cremasca e Ripalta Guerina. Oggi i vecchi pozzi che
si sono trasformati in impianti di stoccaggio gestiti dalla societ Stogit del gruppo Eni contengono circa 4
miliardi di metri cubi di gas. Si tratta di riserve da utilizzare in caso di emergenza. Il sottosuolo lombardo da
solo racchiude il 40% delle riserve di gas metano in Italia (vedi il Corriere della Sera, 10 gennaio 2009).
stato, fino al 25 luglio 1943, un esponente di primo piano del fascismo locale, un passato che non rinnega
mai, ma del quale anzi orgoglioso. Chiusa la stagione del fascismo, per, di politica non si occupa pi. ,
comunque, tuttaltro che conservatore: egli crede, infatti, nel dovere dello Stato di intervenire a favore dei
pi deboli della societ. Il suo spiccato senso sociale lo porta ad ammirare il nuovo parroco di S. Giacomo,
don Agostino Cantoni, arrivato in parrocchia con la fama di prete davanguardia. Stima reciproca: dopo la
sua morte la sala dascolto delloratorio di S. Giacomo sar dedicata proprio a lui.
Naturalmente lo pu fare perch le risorse economiche non gli mancano: la famiglia possiede, tra laltro, non
poche terre.
Gli investimenti iniziali in impianti vengono ammortizzati nel giro di pochi anni, dopo di che - a parte
lordinaria manutenzione - c il puro guadagno.
Investe molto anche a Castelleone e a Soncino.
Lelevata redditivit delledilizia dovuta anche allo scarso grado di concorrenza dellintero settore: Pierluigi Ciocca, Linstabilit economica, Einaudi, Torino 1987, p. 176.
Nel 2003, poi, dona al comune di Offanengo il palazzo ex Valdameri, uno dei pi prestigiosi di Offanengo, che diventa lEden per la terza et (24 mini-alloggi per anziani indigenti e 12 locali destinati a
diventare un Centro diurno per tutti gli anziani di Offanengo), un dono che dedica al figlio Luigi, morto
tragicamente a 16 anni investito da un trattore uscito da uno stop allaltezza di Ca delle Mosche (un dolore lacerante per lui, la disperazione di aver perso lunico figlio maschio, una ferita non ancora rimarginata
dopo oltre ventanni).

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Una struttura scolastica in cui i due partner collocano una targa in ricordo dei loro rispettivi padri.
Ferma invece da qualche anno loperazione Velodromo, unoperazione, secondo Ferdinando Bettinelli,
effettuata nella massima trasparenza: la cessione da parte del Coni Service SpA ha risposto a un piano ben
preciso (vendere i suoi impianti obsoleti per finanziare la costruzione di un velodromo di eccellenza della
stessa qualit di quello di Barcellona dove la stessa squadra azzurra va ad allenarsi) e lacquisizione da parte
della Sai avvenuta in seguito allesito di una gara pubblica. Ma lintervento di recupero viene bloccato sia
dalla Sovrintendenza che dal Comune (anchesso interessato a rilevare la struttura sportiva).
Renato Crotti, Future dinastie, op. cit., p. 77.
Ivi.
Ivi.
Sandro Tagliaferri sposa la figlia delling. Artus Martinelli, socio e cognato di Domenico Bonaldi.
Brillanti le sue affermazioni sia nel ciclismo su pista - selezionato anche per le Olimpiadi - che nelle gare
con le auto da corsa.
In primis, la sorella Graziana, contitolare e responsabile dellorganizzazione commerciale: vedi larticolo de il
nuovo Torrazzo del 19 gennaio 1971.
Tra i suoi clienti, numerose case automobilistiche: la Fiat, la Ferrari, la Lancia, la Ford e la Renault (vedi il
nuovo Torrazzo, 7 ottobre 1989).
Vedi queste informazioni in primapagina, 23 dicembre 1998.
Tieni pure presente leffetto trainante della petrolchimica, il settore che pi di altri determina il considerevole tasso di sviluppo della chimica che si registra in Italia in questi anni: vedi Pierluigi Ciocca, Linstabilit
economica, Einaudi, Torino 1987, p. 236.
Vedi La Provincia, 11 luglio 2001.
Il Sole 24 ore, 26 marzo 2003.
Tra i risultati anche limportante certificazione europea, ottenuta nel 2005, in materia di sicurezza: tra le
poche aziende della Lombardia ad averla conseguita.
Cos recita la presentazione dellazienda che si trova nel sito web ad essa dedicato.
Ancora oggi (2009) componente del Consiglio di amministrazione della nuova Societ cremasca servizi
(Scs).
Il fratello Antonio sta completando gli studi presso il Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Crema.
La stessa ragione sociale dellazienda cambia: da Cabini mobili metallici a Icas (Industria cassetti).
Anche grazie alla dotazione di un software sofisticato e costosissimo.
Pesa un terzo rispetto al ferro.
, inoltre, pi eco-compatibile del ferro.
Vengono seguiti, cio, i pi rigorosi principi ergonomici.
Una rivoluzione operata anche a livello di immagine: si veda lattenzione alla grafica dei cataloghi e la cura
nel fissarvi alcuni dei pensieri del grandi maestri. Ecco alcune celebri citazioni: La cosa importante non
smettere mai di porre domande (A. Einstein); Alla natura si comanda solo ubbidendole (F. Bacon); Tutti
gli uomini che hanno raggiunto grandi risultati sono stati dei grandi sognatori (Orison Wett Mardon);
Niente di grande mai stato raggiunto senza entusiasmo (Ralph Waldo Emerson); Larte quando la
mano, la testa e il cuore delluomo agiscono allunisono (John Ruskin); Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo (M. Gandhi). Tutte citazioni finalizzate a trasmettere in modo efficace la filosofia
dellazienda.
Il designer Gianpietro Tonetti.
Il premio viene erogato in seguito a una doppia selezione: prima vengono scelti 100 prodotti su 1000, poi i
primi 10.
Il designer il fratello Antonio.
Anche la dimensione dellazienda indicativa: quella del padre era di circa 300 mq mentre la sua e del fratello
di 10.000 mq coperti su una superficie di 40.000!
Uno zio imprenditore di convinta fede comunista. Fede praticata, oltretutto, nel ventennio fascista quando
rischia addirittura la fucilazione. Comunista pure la sorella (la nonna Giuditta): operaia alla Ferriera dove
distribuisce clandestinamente lUnit.

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Note

36 In un primo momento situata a Porta Tadini, poi trasferita in via Castello e quindi in viale Europa.
37 Il Sessantotto, comunque, in modo indiretto gli offre delle opportunit: grazie al nuovo clima che ha loccasione di avere al Liceo un professore di grande levatura intellettuale e culturale quale Giancarlo Maiorino,
esiliato in periferia perch inviso alle gerarchie scolastiche milanesi.
38 Dopo la fuoriuscita di alcuni collaboratori che hanno creato nuove realt aziendali.
39 La societ controlla, inoltre, unazienda che ha una quindicina di dipendenti.
40 lo stesso governo tedesco che, in accordo col governo russo, si fa garante dellesportazione dei prodotti delle
sue industrie ottenendo in cambio dalla Russia energia e materie prime.
41 Uno dei suoi fratelli laureato in chimica industriale e un altro ha il diploma di perito agrario.
42 Non si tratta di una svendita, tuttaltro: il valore stimato della societ da parte di unagenzia specializzata
di 63 milioni di euro. I Poli, inoltre, non solo conservano la propriet dellarea e dei muri, ma entrano
quasi tutti nella nuova societ e uno di loro, addirittura, entra nel consiglio di amministrazione nel ruolo
di amministratore delegato. Ringrazio il commercialista dr. Enrico Cantoni per le informazioni che mi ha
gentilmente fornito.
43 Francese, ad esempio, il gruppo multinazionale Roullier di cui fa parte la Timac Italia che ha rilevato lItalfertil di Ripalta Arpina.
44 Tra queste: Gamma Croma (oggi Chromavis), Dam, Clavis Cosmetici, Green Fizz, Bioninfer, Glining cosmetici, 3 c, Cosmetici Production, Alicons, Cavallanti, Consta, Gielle, Line, Norman: vedi lOpinioneBusiness del cremasco, suppl. 27 luglio 2001.

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Le morti bianche erano le morti dei neonati in culla, morti improvvise di cui nessuno aveva responsabilit.
Ecco perch si tratta di unespressione quanto meno ambigua quando viene estesa alle morti sul lavoro.
Si tratta di dati dellOrganizzazione internazionale del lavoro.
Vedi Marco Rovelli, Lavorare uccide, Bur, Milano 2008, p. 184.
Se si rapporta il numero di morti agli occupati a rischio (il cosiddetto indice di incidenza), la Lombardia
scende al di sotto della media.
Vedi (a cura di) Giorgio Pedrocco, La Ferriera di Crema, Grafo, Brescia 1993, pp. 101-102
Lacido solforico presente nel silo - secondo la ricostruzione degli ufficiali dellUssl ing. Alberto Stasi e il dott.
Davide DAmario - in un primo momento avrebbe corroso il rivestimento interno di ebanite e poi, a contatto col ferro, avrebbe generato idrogeno. Si tratta di unipotesi poi confermata dai periti, proff. Giuseppe
Biardi e Aldo Ricca, docenti presso il Politecnico di Milano, nominati dal Tribunale di Crema: lesplosione
si verificata per innesco mediante fiamma ossidrica o scintilla di una miscela tonante formatasi allinterno
del serbatoio contenente acido solforico (vedi Piero Carelli, Crema tra crisi e riscatto, Libreria editrice Buona
Stampa, Crema, 1998, p. 116-1917).
Per unanalisi dettagliata della sentenza di primo grado e di quella della Corte di Appello vedi Piero Carelli,
op. cit., pp. 118-122.
Vedi per gli sviluppi giudiziari Piero Carelli, op. cit., pp. 125-128.
Termine usato da Cristiano Mariani e Antonio Guerini nella prima ricostruzione della tragedia che fanno su
La provincia il 28 giugno 2003.
Ringrazio il giornalista de La provincia Cristiano Mariani per avermi fornito lintera documentazione del
caso.
Si tratta - ricorda il sindacalista Cesare Pavesi - di un moldavo di 19 anni morto a Romanengo, di un bresciano a Vailate e di un geometra di Bagnolo a Palazzo Pignano.
Vedi Aldo Parati, Sulla stampa cremasca nel boom a piccoli passi, in Il grande cambiamento, Centro Ricerca
Alfredo Galmozzi, Crema, 2008, p. 69. Nello stesso volume vedi poi il saggio di Anna Maria Zambelli,
LItalia una repubblica fondata sul lavoro, p. 115.
Un andamento che vale anche per tutti gli infortuni: nella regione Lombardia si passa da 208.580 casi del
1976 a 108.664 del 2005 (dati forniti dallAnmil di Cremona).
Ringrazio il presidente provinciale Anmil Mario Andrini per linformazione che mi ha fornito.
Non tutti i casi di mesotelioma sono attribuibili alla stessa causa: per circa il 20-30%, infatti, non possi-

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bile documentare una qualsiasi pregressa esposizione ad amianto (documento Regione Lombardia Sanit,
Registro Mesoteliomi Lombardia, giugno 2000, p. 33).
Sono stime di Pier Aldo Vanessa, pneumologo che da anni studia il fenomeno.
Vedi Marco Rovelli, op. cit., pp. 199-200.
Secondo la ricostruzione del Procuratore della Repubblica vicario di Torino Raffaele Guariniello, le morti
per effetto dellamianto negli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera
(Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) sono state 2.056 e 830 i casi di lavoratori che hanno contratto la malattia,
tra cui 267 - mogli o figli di operai, o vicini di casa degli stabilimenti incriminati - che non hanno mai messo
piede in azienda.
La Lombardia una prime regioni che ha approntato - nel 1955 - un piano contro i rischi e i danni provocati
dallamianto.
Dati forniti dal dott. Gabriele Patrini, uno dei due pneumologi dellOspedale Maggiore di Crema che hanno
maturato sul campo e con la partecipazione a congressi la maggiore esperienza in materia: sempre lui che
ci offre le informazioni sulla malattia.
Lesposizione, se ad alta concentrazione, potrebbe essere breve; lo stesso effetto dato da unesposizione
protratta nel tempo a bassa concentrazione. Lazione cancerogena secondo gli specialisti si registrerebbe nei
primi stadi, per cui una successiva riduzione o abolizione dellesposizione (considerate anche la particolare
incurabilit delle fibre di amianto e quindi la loro lunga persistenza nellorganismo) non avrebbe significativa
influenza nel diminuire il rischio (Regione Lombardia Sanit, ivi, p. 33).
Secondo la Regione Lombardia Sanit, tuttavia, interventi chirurgici precoci, terapia radiante e chemioterapia non modificano la sopravvivenza. Il paziente pu essere aiutato soltanto con la terapia del dolore ed altri
trattamenti palliativi (ivi, p. 5).
un fatto positivo che gli eredi dellex titolare della ditta abbiano deciso di devolvere agli ex lavoratori il
ricavato della vendita dellarea. Nel settembre 2009 viene definito limporto: 1,2 milioni di euro. Una cifra
di sicuro esigua (sono 115 i componenti del comitato nato ad hoc dietro impulso del sindaco Marco Cavalli),
ma di grande valore simbolico.

il riscatto
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Tra cui Sergio Prata che successivamente incontrer a Crema come militante del Pci.
Armi destinate - verr a saperlo dopo - ai partigiani.
Convinto dallo stesso sindaco comunista di Pozzaglio venuto apposta in missione per persuaderlo.
Paolo Zanini non ricorda di avere dato il suo assenso.
Una scuola - secondo Paolo Zanini - molto seria, strutturata in corsi monografici (dal lavoro alla pace).
La voce, tuttavia, circola nel paese, ma non per colpa di Zanini, ma della perpetua: cos ricorda lo stesso Zanini.
A S. Pietro.
Si tratta di un viaggio che rientra nel progetto degli scambi culturali tra Paesi e partiti comunisti.
Ha sposato la figlia di un agricoltore di Ripalta Vecchia.
Il cinese si rende perfettamente conto della situazione in cui ha cacciato il partito e senza alcun rumore
giornalistico, trova un lavoro a Milano dove si trasferisce.
Ai fini pensionistici, pagando contributi per cinque anni, riesce ad avere per intera anche la terza legislatura.
Si tratta di una storia-confessione che ho raccolto dallo stesso Paolo Zanini alcuni mesi prima della sua
scomparsa.
Il nuovo Torrazzo, 6 maggio 1972.
In un primo momento il fratello di Amos Zanibelli, Ennio, una delle persone-chiave che contribuiscono in
modo significativo alla sua formazione. Il luogo lo storico oratorio di Soresina: il Sirino.
Cos si esprime lamico Beppe Torresani.
Subisce un processo, insieme al sindacalista della Cgil Mario Bardelli, per essersi infiltrato in unazienda senza
lautorizzazione della direzione.
Cos si esprime ancora Beppe Torresani. Il giornalista Aldo Parati ricorda alcuni suoi memorabili comizi
fuori dalle fabbriche .
Anche in questo segue il modello di Amos Zanibelli (il giornalista Pier G. Sangiovanni scrive che Zanibelli

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Note

aveva la statura carismatica del trascinatore: il nuovo Torrazzo, 7 settembre 1985).


19 Sono doti che sottolineano sia Agostino Fasoli, suo collega sindacalista, che Mario De Cenzo, leader della
Cisl nella Commissione di fabbrica (poi consiglio di fabbrica) dellOlivetti.
20 Sergio Lini sottolinea la durezza con cui Maroli (abituato nel suo ruolo di sindacalista a scontrarsi con i comunisti) affrontava in consiglio comunale il gruppo del Pci nei cui confronti dimostrava di essere prevenuto:
vedi La risposta politica in Il grande cambiamento, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Crema 2008, p.
162.
21 Il nuovo Torrazzo, 12 giugno 1976.
22 Ivi, 2 luglio 1983.
23 Ivi.
24 Citazioni, queste ultime, tratte dal pezzo a lui dedicato dal giornalista Aldo Parati su La Provincia, 20 marzo
2004.
25 Chiede di essere assunta allEverest perch qui non c il turno notturno.
26 La sede: lo stabile occupato oggi dal Ridottino (la sala macchine: lex chiesetta di Porta Ripalta).
27 Mario Bardelli, secondo Noci, pagher per la posizione assunta: candidato naturale alle elezioni politiche,
non verr presentato nel 1958 e verr promosso alla Camera del Lavoro di Milano.
28 il tempo in cui lazienda gi passata di fatto in mano allOlivetti.
29 Dopo un anno e tre mesi si licenzier dallEverest.
30 Anche se pi consistente rispetto a quello dei funzionari del Pci.
31 Un uomo politico, confida oggi, che avrebbe potuto gestire ben altro che la piccola citt di Crema.
32 Le ultime tranches saranno favorite anche dallon. Renato Strada.
33 Vedi Alessandra Foglio-Tiziano Guerini, La storia dei servizi pubblici locali nel territorio cremasco 1963-2008,
LGH-SCS, Crema 2008, p. 23.
34 Lon. Renato Strada, per ottenere lobiettivo, deve correre non poche volte tra un Ministero e laltro.
35 in occasione della visita a Crema del presidente dellAgip che Noci e larch. Massimiliano Aschedamini
sottopongono il problema della ristrutturazione del teatro ed in tale occasione che dallAgip arriva lofferta
di un miliardo e trecento milioni.
36 Alcuni dei quali si meravigliano alquanto nel vedere un politico notoriamente laico adoperarsi per aiutare la
curia vescovile.
37 Il 17 luglio 1982 il giornalista de il nuovo Torrazzo che si firma TIPI la presenta come la figura pi rappresentativa tra i lavoratori, con lo stile da signora.
38 Il passaggio alla Cgil avviene a seguito della scelta del Pci di candidarlo alla elezione della Camera dei deputati: lo stesso statuto della Cisl che lo costringe a lasciare lorganizzazione cattolica per incompatibilit.
39 in seguito a tale ruolo che viene chiamato per alcuni anni a partecipare al gruppo di lavoro istituito dal Pci
alle Botteghe Oscure sulle problematiche relative alle grandi imprese industriali.
40 In Afghanistan lospedale di Emergency, fondato nel 1994, ha curato nellarco di 15 anni ben 3.500.000
persone, in particolare civili, donne e bambini: un ruolo strategico di cui ha parlato recentemente il ministro
della Sanit dellAfghanistan in un colloquio col presidente Usa Barack Obama.
41 Una delle opportunit: nel 1996 stata in Cina alla Conferenza mondiale delle donne dove, tra laltro, ha
scoperto che unaltra donna, Anna Adelmi, la nonna del giornalista italiano Marco De Poli, allinizio del
secolo ha ricoperto il ruolo di segretaria dela Camera del Lavoro di Crema.
42 Unaltra protagonista di un riscatto a partire dalla fabbrica Rita Orsini: vedi il profilo che emerge su il nuovo
Torrazzo del 24 febbraio 1990.

la casta
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Si veda la lettera indirizzata il 15 dicembre dal conte Antonio Bonzi, segretario politico del Fascio di combattimento di Crema, al Comando della 18a Legione Mvsn Costantissima.
Per Mario Perolini sar questa lunica sua stagione politica. Dopo la guerra, mosso da una forte passione per
gli studi storici, onorer Crema con la ricerca puntigliosa di tutte le informazioni sulla sua citt e la sua
terra (vedi Carlo Piastrella, Mario Perolini, in Insula Fulcheria, dicembre 2001).
Lo ricorda ling. Avio Vailati Venturi.

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Nemo Freri lo racconta ampiamente in un articolo apparso su Cronache Cittadine (aprile-maggio 1997): si
tratta di prigionieri inglesi che vengono recuperati in alcune cascine, portati a Soncino su un carro trascinato
da un cavallo e da l in treno condotti fino a Darfo e poi a Schilpario dove, grazie al cremasco avv. Linfardo
Volont, esponente delle brigate partigiane Fiamme Verdi, si trova un contrabbandiere che li accompagna a
pagamento oltre il confine. Dopo la Liberazione Nemo Freri ricever un attestato di gratitudine e di riconoscimento - firmato dal maresciallo britannico Comandante supremo delle Forze Armate del mediterraneo,
Alexander - per laiuto dato ai membri delle Forze Armate degli Alleati che li ha messi in grado di evadere
od evitare di essere catturati dal nemico.
Forte la sua convinzione: se in italia le rappresaglie tedesche sono state meno feroci che altrove e se la provincia di Cremona stata pi risparmiata rispetto ad altre, ci dovuto al sacrificio di Mussolini che ha accettato, dopo lumiliazione del 25 luglio e del carcere, lincarico di dar vita alla Repubblica di Sal e allamicizia
di Farinacci con i tedeschi. convinto inoltre che lavv. Agnesi abbia svolto per Crema un importante ruolo
di moderazione ed abbia giocato tutte le sue carte per salvare delle persone. del tutto convinto, poi, che
il fascismo sia stato una grande scuola che ha educato i giovani a forti valori, che ha fornito loro alti ideali
(vedi la testimonianza dello stesso Formaggia in Gli anni difficili, op. cit., p. 94).
Un ex (ma sullaltra sponda) sopravissuto il partigiano Luigi Brignoli che, nostalgico della Resistenza, continua a fare leroe, ma da solo. Un eroe romantico. Anzi anarchico. Proviene dalla Liguria. L, allet di 15
anni, fa il partigiano sul piacentino con in mano un mitra molto pesante per la sua et e la sua statura che
imbraccia con fierezza e determinazione, inquadrato con tanto di divisa di ordinanza nel Cvl al seguito del
comandante di brigata, lanarchico Emilio Canzi. Arrivato a Crema, continua la sua personale resistenza,
da buon anarchico, contro i simboli del potere (monarchia e fascismo). La sua arma: la cosiddetta saponetta di dinamite, un ordigno del tutto artigianale. La prima impresa contro il monumento di Vittorio
Emanuele II nellomonima piazza, unimpresa che, tuttavia, non raggiunge lobiettivo di far saltare in aria
lodiato Re. Da qui un secondo tentativo che provoca un danno pi significativo tanto che lAmministrazione comunale decide, per ragioni di sicurezza, di rimuovere il monumento stesso. Altre imprese: il lancio di
una bomba contro la sede del Partito monarchico in via Frecavalli e contro lex squadrista Dandolo Tupone.
Tutte iniziative individuali, note a una cerchia ristretta di amici. Gesti sovversivi che mobilitano le forze
dellordine che, tuttavia, non riescono mai a rintracciarne lautore. I carabinieri, per, lo tengono sempre
docchio: conoscendo la sua attivit anarchica, lo invitano a presentarsi in caserma ogniqualvolta una grande
autorit politica corre il rischio di subire un attentato. Un anarchico che rimarr sempre fedele a se stesso.
Gi avanti con gli anni dar vita a una casa editrice Il Vulcano mediante la quale pubblicher alcuni testi
classici dellanarchia: da LUnico di Stirner a Il tramonto del diritto penale dellanarchico originario di Crema,
Molinari, a una ventina di traduzioni in italiano della rivista La Escuela Moderna, edita nei primi del 900
intorno alle esperienze delle scuole razionalistiche che si sono andate fondando in Spagna in quel periodo,
e vari altri volumi e opuscoli. Tra questi Le confessioni di Pollastro. Lultimo bandito gentiluomo (Bergamo,
1995): un anarchico della sua terra di origine che stato protagonista di gesta clamorose negli anni venti del
Novecento e che ha passato 32 anni della sua vita in carcere. Unaltra pubblicazione sar dedicata a Francisco
Ferrer y Guardia, Un revolucionario que no hai que olvidar (medesima Casa Editrice, 1993), un sovversivo
spagnolo che, accusato di essere il fomentatore della settimana tragica di Barcellona, stato fucilato nel
1909. Lultima sua iniziativa prima di morire, una sorta di mission che avverte come un imperativo categorico: fornire di libri - completamente gratis - le biblioteche delle carceri di tutta Italia con tanto di autorizzazione del Ministero di Grazia e Giustizia. A Crema abita fino agli anni sessanta. Qui tesse diverse amicizie: la
pi profonda col dott. Rino Zuffetti e consorte. Muore a Milano allet di 70 anni. A fargli visita due amici
cremaschi: Alfredo Galmozzi e Ferruccio Bianchessi (che la nostra principale fonte). sepolto ( il suo
ultimo desiderio) nel cimitero degli anarchici a Carrara, accanto alle tombe degli anarchici Pinelli, Lucetti
e Meschi. Alla sua morte un suo amico anarchico (Alfonso) lo ricorda con un articolo apparso su Umanit
Nova in cui, tra laltro, sottolinea la sua solidariet nei confronti degli anarchici perseguitati dalla giustizia.
Lo ricordano anche gli anarchici cremaschi con un intervento di Beppe Oldani sullo stesso periodico.
Nel tratto che oggi chiamato via S. Chiara.
Dove attualmente esiste la cosiddetta palestrina.
Lo fa con relativa tranquillit - considerata la distanza - fino a quando le bombe piovono anche a S. Chiara.

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Note

10 Nella sede oggi adibita a Biblioteca comunale.


11 Rimarr chiusa per diversi giorni.
12 Il Della Torre viene salvato anche dallintervento provvidenziale di don Ferdinando Mussi: vedi Simone
Riboldi, Don Ferdinando Mussi, un ribelle per amore, Centro editoriale cremasco, Crema 2006, p. 36.
13 Lesecuzione viene solo rinviata: il giorno dopo sar fucilato con altri tre fascisti presso il Campo sportivo
(attuale stadio Voltini).
14 Arrestato forse (secondo quando ipotizza Archimede Cattaneo) perch scappato da Firenze assieme al fratello
che si arruolato nella Repubblica sociale italiana.
15 In classe sono appena due maschi e una dozzina di femmine. Nelle due classi precedenti erano in tutto sei.
16 Uninsegnante con cui Archimede ha ed ha avuto un bel rapporto tant che, avendo imparato a usare la
macchina da scrivere (in possesso di don Vincenzo), batte la tesi di laurea della figlia, un lavoro compensato
da una buona mangiata di salame e melone e da una borsa di pane bianco da portare a casa.
17 Don Vincenzo Franco diventer pi tardi missionario in Per.
18 Il costo di circa 17.000 lire, lequivalente dello stipendio di un insegnante. Archimede riesce a racimolare i
soldi necessari ciclostilando - con il ciclostile di don Vincenzo - per conto della Cisl e delle Acli.
19 Si trova ad avere classi piuttosto numerose, anche di 52 alunni. Alcuni decenni prima (alla vigilia della Grande guerra) le classi erano formate anche da 75-80 allievi: lo afferma lo stesso Archimede Cattaneo.
20 Nel suo avvio professionale c anche una brevissima parentesi di segretario comunale. Nel 1947, su insistenza della mamma, affronta e supera lesame di Stato: esercita lattivit solo per una supplenza estiva, giusto il
tempo per rendersi conto che si tratta di un lavoro non adatto a lui.
21 La famiglia abita in via Tensini in una casa di 350 mq. Tra gli zii un violinista, la zia Ida ostetrica (un ruolo
grazie al quale conosciuta da pressoch tutte le famiglie di Crema), Bigio, per 50 anni il barbiere di piazza
Duomo e Cco le, linfermiere.
22 Le classi sono formate dal direttore didattico, prof. Coloni, in base al censo.
23 La mamma della futura direttrice didattica Elena Quilleri.
24 A cui si iscrive a 10 anni, nel 1936, lanno in cui viene inaugurato lIstituto.
25 Due sole sono le eccezioni: il suo ex direttore didattico, Coloni, che insegna Cultura fascista, e il professore
di latino e storia, Giani (un fascista, questi, convinto; il 25 luglio 1943 sar pestato in tram a Milano da un
gruppo esultante di anti-fascisti).
26 Erano ospiti nei due collegi di Crema: il Don Bosco in via Mazzini e il Pensionato vescovile di via Civerchi
(sede attuale del Centro pastorale).
27 Tutti sono rigorosamente tenuti a rispettare il divieto di parlare di politica.
28 Ferruccio Bianchessi, in seguito alla chiamata alle armi dei suoi compagni di classe (lui escluso perch nato
nel secondo semestre 1926), si trova da solo in classe: ecco perch si permette di bigiare non poche volte.
29 Il giorno dopo il preside mons. Corrado annuncia un provvedimento disciplinare che poi non arriver mai.
30 Oggi piazza Moro.
31 Per il resoconto dettagliato della giornata vedi a cura del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Gli anni difficili,
Arti grafiche cremasche, Crema 2003, pp. 129-130.
32 Con lobiettivo di racimolare il personale per ricostruire il ponte ferroviario colpito dalle bombe.
33 Contraria larea cattolica: il conte Benvenuti in testa. Decisamente contrario anche il prete della Resistenza,
don Mussi, che nel suo diario annota che lepisodio in questione fu il fatto pi grave che non f[ece] onore
alla citt: vedi Simone Riboldi, op. cit., p. 36.
34 Ivi, p. 37.
35 La benedizione delle salme viene effettuata da don Ferdinando Mussi.
36 Lidea di unire i giovani di vario colore politico del prof. Massimo De Capua. Pi tardi la denominazione
Fronte della giovent verr usata dai giovani neo-fascisti.
37 La maggiore et inizia a 21 anni.
38 In questo periodo i socialisti sono di gran lunga pi numerosi dei comunisti, tant che nellex sede del Fascio in via Civerchi si prendono la parte nobile rispetto a quella riservata allo sparuto gruppo dei compagni
comunisti.
39 Uno scoop che riesce a realizzare perch a mezzanotte, quando sente scoppiare lordigno, si trova nelle vici-

Note

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nanze in procinto di finire un articolo.


40 Che la raggiunge a Crema ogni sera dove si ferma allalbergo Due colonne (nelledificio che sar poi occupato dalla Comit).
41 Per un approfondimento vedi a cura del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, La ricostruzione, op. cit., p.
382.
42 Farina, zucchero, latte in polvere, scatolame
43 Lo spazio utilizzato: il circolo del Ridotto.
44 Precisamente segretario del segretario comunale, Piero Crotti, incaricato dal Presidente della Fiera, lindustriale Pietro De Luigi.
45 Per un approfondimento vedi a cura del Centro Ricerca Galmozzi, La ricostruzione, op. cit., pp. 393-394.
46 Uno dei due maestri Peletti (zio e nipote). Con loro, della stessa scuola sono epurati, Thevenet, Martellosio
e lo stesso direttore Coloni. Anni dopo, nel 1968, a favore del maestro Vittorio Thevenet, verr costituito un
fondo presso lIstituto Magistrale per onorare e ricordare la bella figura di educatore e di artista (il Nuovo
Torrazzo, 20 gennaio 1968).
47 Questultimo sar presto chiamato a Roma dagli organi dirigenti nazionali dellAzione Cattolica e diventer
successivamente presidente della provincia autonoma di Trento.
48 Una delle sue esperienze pi intense e pi impegnative: le classi della neve, uniniziativa partorita nel 1970
dallispettore scolastico Morelli di Lodi dopo averne parlato col direttore didattico del circolo di Borgo S.
Pietro, prof. Savoia, e seguita con molto interesse non solo dalla stampa locale, ma anche da giornali di
ben pi ampia tiratura come il Giorno e dalla stessa radio. La durata del soggiorno invernale di 17 giorni.
Lattivit scolastica normale avviene il pomeriggio (per 6 giorni la settimana), mentre la mattinata dedicata
allattivit sportiva. Alunni coinvolti: 60 maschi di Borgo S. Pietro e 30 femmine di una scuola di Lodi. La
prima meta: il Passo della Mendola (al confine tra le province di Trento e Bolzano), nellHotel Mendola di
propriet dellAzione Cattolica. Un progetto notevolmente impegnativo non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche finanziario: non c solo da dotare ledificio di banchi e di lavagne, ma anche di trovare
sponsor (in primo luogo il dr. Bruno Manenti, la ditta Canavese, la ditta Bonaldi e il Rotary Club) per
coprire i costi dei ragazzi che non possono permettersi di pagare. Colleghi di ventura delle prime esperienze:
Bettinelli, Fiori e Groppelli. Unoperazione complessa che d dei frutti insperati: sottrae tanti ragazzi al clima
nebbioso di Crema (vi sono anni in cui Crema sepolta per tre mesi consecutivi da una coltre di nebbia) ed
offre loro una straordinaria opportunit di socializzazione.
49 Questo profilo biografico stato raccolto direttamente dalla voce di Ferruccio Bianchessi qualche mese prima della sua scomparsa.
50 Incursioni sollecitate dallo stesso Stato maggiore di Tito. Laccusa (risultata falsa): essere la citt da cui partivano rifornimenti per le truppe naziste dislocate nei Balcani. I bombardamenti sono iniziati il 2 novembre
1943 e si sono protratti per circa un anno, fino a quando le truppe tedesche hanno abbandonato la citt e
hanno lasciato il posto ai partigiani di Tito.
51 I partigiani dellesercito di liberazione di Tito entrano in Fiume nella notte tra il 2 e il 3 maggio 1945. Lesodo inizia gi durante lestate in seguito a una serie di misure repressive da parte del nuovo Regime (misure
tese a colpire non solo le grandi ricchezze, ma anche quelle create dalla piccola e media borghesia).
52 Vengono accolti in 109 centri di raccolta (caserme, scuole, seminari) e i pi solo dopo anni trovano una
sistemazione definitiva. Vi anche chi, durante la fase precaria, opta per una seconda emigrazione alla volta
dellAustralia e dellAmerica.
53 Giampaolo Pansa, nel suo libro I gendarmi della memoria (Sperling & Kupfer, Milano 2007) rievoca tra
laltro i fischi e gli insulti che hanno subito i profughi di Pola sbarcati ad Ancona ed aggiunge: Una volta a
terra, gli esuli di Pola vennero fatti salire su una tradotta, diretta verso lItalia del Nord. Quando arrivarono
a Bologna, poco dopo il mezzogiorno di marted 18 febbraio, si trovarono di fronte a unaltra sorpresa. In
quel giorno di freddo e di neve, la Pontificia Opera dAssistenza aveva predisposto un pasto caldo per quella
povera gente che aveva perso tutto. Ma non riusc a distribuirlo. Per il divieto del sindacato dei ferrovieri,
quasi un annuncio di battaglia, diffuso attraverso gli altoparlanti della stazione. Il grido di guerra suonava
cos: se i fascisti di Pola si fermano a Bologna per mangiare, uno sciopero bloccher la nazione. E cos il treno
fu costretto a tirare diritto. Qualcuno ricorda che il latte caldo destinato ai bambini venne versato tutto sui

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binari. E che poco prima di entrare a Bologna, la tradotta dei fascisti era stata raggiunta da una sassaiola
(p. 375). C stato, vero, il cosiddetto esodo nero, lesodo cio dei caporioni dello squadrismo istriano
noti per il loro accanimento antislavo, insieme ai federali e ai generali repubblichini, ma si tratta tuttavia di
un fenomeno circoscritto: vedi Raoul Pupo, Guerra e dopoguerra al confine orientale dItalia (1938-1956), Del
Bianco, Udine 1999, p. 206. Un accanimento antislavo da cui non si pu prescindere se si vuole cogliere
il contesto della furia che si scatenata contro gli italiani. Un accanimento che concomitante con le stesse
origini del fascismo: lincendio dellHotel Balkan di Trieste, la sede delle organizzazioni culturali ed economiche degli sloveni risale al 1920 ad opera delle squadre di difesa cittadine del Fascio locale. La politica tesa
a scardinare la minoranza slava diventata poi il Leitmotiv del Regime fascista: si incominciato a proibire
lutilizzo delle lingue diverse da quella italiana nelle aule giudiziarie (1925) per poi estendere il divieto a tutti
i negozi ed ai locali pubblici, sono stati italianizzati i toponimi e cos pure i cognomi che si supponeva essere
stati alterati abusivamente durante loccupazione straniera; ancora nel 1936 a Gorizia possibile morire per
aver diretto un coro di Natale in lingua slovena (Raoul Pupo, Il lungo esodo, Rizzoli, Milano 2005, p. 34).
Lo strumento principale di questa operazione era la scuola: sono stati banditi dallinsegnamento lo sloveno e
il croato e qualsiasi riferimento dei programmi alla cultura locale e sono state chiuse tutte le scuole slave. Nel
1927 sono state soppresse, poi, tutte le organizzazioni ricreative, culturali ed economiche croate e slovene (tra
cui anche le cooperative di credito di Gorizia e di Trieste che hanno costretto molti contadini a subire i tassi
insopportabili delle banche italiane). Unoperazione di pulizia etnica che si acutizzata quando nel 1941,
a guerra iniziata, il Regno della Jugoslavia stato occupato dalle truppe dellAsse e 800.000 croati e sloveni
sono passati sotto il governo italiano: stato lo stesso vescovo di Trieste, mons. Antonio Santin, che il 20
agosto 1943 ha denunciato in una lettera inviata al prefetto della citt le violenze, torture, arresti di massa,
incendi di case perpetrati dai fascisti italiani (Antonio Santin, Trieste 1943-1945, Scritti-discorsi-appuntilettere, a cura di Guido Botteri, Del Bianco Editore, Udine 1963, p. 15).
Prima di frequentarla, partecipa a un concorso indetto dallUniversit di Firenze riservato ai reduci ed assimilati (negli assimilati sono inclusi gli esuli). Vince la borsa di studio, ma ad un certo punto, quando scopre
che non si tratta di una somma di denaro, costretto a rinunziarvi.
Ruolo che ricopre fino alla pensione, vale a dire nel 1991.
Animata dal maestro Merico.
Unoperazione politica di sicuro legittima, ma quanto meno ambigua: lo storico Gianni Oliva parla del
paradosso della bandiera dei profughi fatta propria dalle forze di estrema destra eredi del Regime che, scatenando la guerra, allorigine del loro dramma (Dalle foibe allesodo: la tragedia degli italiani dIstria, Fiume
e Dalmazia, Mondadori, Milano 2005, p. 19).
Ermete Aiello, a tempu persu, tipografia Trezzi, Crema 1994, p. 147.
Ha frequentato lIstituto magistrale.
Amicizie cos profonde - ricorda Aiello oggi - che solo i siciliani sanno coltivare.
Tra gli episodi pi importanti che il professore ama raccontare: la sua esperienza in guerra fatta nel ruolo di
tenente dellesercito nel gruppo di cui faceva parte il futuro scrittore Beppe Fenoglio.
Un professore che Ermete ha tuttaltro che dimenticato: ancora recentemente si sono visti per una cena a
Palermo.
Un liceo classico (Leonardo Ximenes) da cui sono usciti giovani che sono diventati personaggi illustri: si
vedano, tra i tanti, Giovanni Gentile e Antonino Zichichi.
Il primo anno ha dovuto affrontare un concorrente forte: un compagno che per accaparrarsi i voti prometteva di passare durante la versione di greco i compiti in classe.
Nella prova scritta di italiano ha affrontato il tema per lui pi consono: quello di storia dellarte.
Uno allUfficio del Registro, laltro in Tribunale.
La prima volta - ricorda Aiello - sceso con la mamma alla stazione di Crema e cercato invano un taxi, ha
trovato un facchino che si offerto col suo carrellino a portare i bagagli fino a piazza Roma.
Passer in tempi brevi al sindacato e sposer - da buon comunista - una bella donna di Mosca.
Era tanto coinvolto che nei primi tempi aspettava la tiratura della prima pagina con lansia con cui una
mamma aspetta un bambino: cos ricorda oggi Ermete.
iscritto alla Facolt di Giurisprudenza a Milano.

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Societ di erogazione di energia elettrica.


Linstallazione di un forno elettrico in aggiunta al forno Martin esistente.
Sono alcune particolari circostanze che lo conducono ad avere questa convinzione.
Lammissione alle medie gli torna utile.
Una preoccupazione accresciuta dalla perdita recente di una figlia.
lunico studente del corso a superare lesame.
Un seminario prestigioso da dove usciranno numerosi sacerdoti diventati poi cardinali.
Incomincia come contabile presso la ditta Montaggi Industriali del p.i. Franco Crotti dove rimane solo due
anni e mezzo quando, grazie alla mediazione del commercialista dr. Francesco Benelli (da cui stimato),
riesce a fare un salto di qualit: viene assunto dalla Metallurgica Cremasca, situata in via Montello, con
uno stipendio molto vantaggioso. Nel nuovo impegno lavorativo ha modo di farsi apprezzare soprattutto
contribuendo con la propria competenza a risolvere una situazione aziendale mal valutata sotto il profilo
amministrativo. Nel 1969 lazienda, trasferitasi a Sergnano con la nuova denominazione di Fondinox (fonderia acciai inossidabili), si riprende alla grande ed Erminio Beretta percorre diversi gradi: prima responsabile
amministrativo, poi procuratore col potere di firma e, infine, dopo tre anni di esperienza in fonderia dove ha
imparato larte siderurgica, assume anche la responsabilit a livello commerciale del personale e della produzione divenendo il braccio destro dei proprietari che a met degli anni 70 gli riconosceranno la qualifica di
dirigente.
sepolto a Crema.
Risorger con la denominazione di Pro Loco nel 1997 ed Erminio Beretta ne sar il primo segretario.
Il movimento, poi, in seguito allordinazione sacerdotale dello stesso diacono, si sposta a Casale Cremasco
dove il novello prete viene inviato dal vescovo.
Un movimento da cui pi tardi si stacca.
Egli stesso viene eletto prima consigliere della sezione staccata dellItgc di Cremona e, successivamente, nel
consiglio di istituto del Pacioli dove diventer presidente per due mandati.
Non pochi suoi parrocchiani di S. Pietro votano Beretta senza specificare quale Beretta: in lista, infatti,
anche lomonimo Simone.
Tema affrontato nella sua tesi di laurea in sociologia. Tesi in cui emerge, tra laltro, che nei primi anni Sessanta, in pieno boom economico, la maggior parte (il 60%) delle cascine della plaga di Castelleone-Pizzighettone
ancora priva di energia elettrica.
Dalla tappa di Piacenza in poi si porta dietro la famiglia (si sposa a 25 anni). Il matrimonio - questa la regola
- gli impedisce di entrare nella segreteria nazionale dei Giovani Aclisti.
Col senno di poi si pu dire che la legge era eccessivamente favorevole agli affittuari: non un caso che i
proprietari, colpiti nelle rendite, siano stati costretti a vendere le loro terre.
Un movimento che contagia anche il Ministro del lavoro Donat Cattin, pronto a lasciare la Dc per entrarvi
(unidea non condivisa da Labor: questi non si pone lobiettivo di rompere la Dc, ma solo di interpretare una
fetta della sua base elettorale).
Lo stesso dirigente di Cremona, Enrico Anelli, gli confessa che continuer a votare Dc.
Tra i fattori dellinsuccesso linterruzione della legislatura: il movimento che si gi presentato alle elezioni
amministrative in alcune citt con ottimi risultati, non ancora maturo sotto il profilo organizzativo a livello
nazionale.
Dove gi arrivato con la famiglia da qualche mese.
Convegno in cui il presidente delle Acli Emilio Gabaglio fa la dichiarazione secondo cui la scelta politica
delle Acli non pu che essere socialista.
Tutti gli altri passano al Movimento Cristiano dei Lavoratori (Mcl).
Prezzi resi possibili grazie allacquisto allingrosso e allassenza del profitto nella mediazione commerciale. La
convenienza viene meno quando le coop rosse si ristrutturano e danno vita al supermercato dove, tra laltro,
la gamma della scelta diventa pi ampia.
Ambedue i libri sono pubblicati dallEdizioni Lavoro della Cisl.
Naturalmente la convivenza deve risultare a priori dal modulo che ogni anno gli inquilini delle case popolari
hanno lobbligo di compilare.

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Note

97 Ancora oggi in vigore.


98 Si tratta di giovani reduci da unaltra esperienza lavorativa presso il Comune (vedi la sistemazione dellAuditorium Cavalli), confluiti poi nella Cooperativa G. Dopo la seconda esperienza vengono assunti quasi tutti
dallo stesso Comune.
99 Vedi il nuovo Torrazzo, 29 dicembre 1990.
100 Prima vi sono solo i presidenti delle varie categorie (uomini, donne, giovani maschi e giovani femmine).
101 A lungo stimata professoressa di lettere prima nella scuola media, poi in quella superiore.
102 Non cresce, comunque, n ateo n agnostico: egli sente profondamente in s lappartenenza alluniversale
fuori ed oltre i limiti contingenti di spazio e tempo legati al suo corpo fisico. Egli sente una forte insofferenza
verso chi pretende di porsi come intermediario tra luomo ed il divino che tutto pervade.
103 Far lesame di maturit al Liceo scientifico Aselli di Cremona.
104 Di Ripalta Cremasca.
105 Franco Torrisi ha un background sostanzialmente illuminista: tiene per a precisare che la sua fiducia nella
ragione temperata dagli incontri con le persone che ha lopportunit di conoscere nella vita.
106 Idee tipiche dellOttocento.
107 Quadro dellOlivetti e, nello stesso tempo, libero professionista. Sar il suocero di Franco.
108 Assicuratore Sai.
109 Nella precedente Giunta lassessore Leone ha solo le deleghe alla vigilanza e al traffico.
110 In una Giunta, questa volta, di centro-sinistra.
111 Tra gli altri, Camillo Lucchi, Giacomo Cabrini, Archimede Cattaneo, Gian Battista Nichetti, Enrico Villa.
112 Sono una decina.
113 Non tutti, per, si mettono nei loro confronti nei panni di giudici arcigni: Fiorenzo Maroli e Beppe Torresani, infatti, pur non condividendo le tesi espresse, non se la sentono di condannare le intemperanze dei
giovani.
114 Si tratta di un complesso ospedaliero costruito interamente dalla Comunit Europea e affidato dal governo
zairese alla Cooperazione governativa italiana. Il suo bacino di utenza non circoscritto alla citt di Goma
(115.000 abitanti), ma allintero territorio (2.500.000 abitanti): vedi missiva del dott. Ceravolo del 23 aprile
1987 indirizzata al Presidente del Comitato di gestione USSL 53.
115 Il nuovo Torrazzo, 30 aprile 1993.
116 Questi i consiglieri eletti. Per la Dc: Walter Gualtiero Donzelli, Augusto Galli, Antonella Ferrigno, Luciano
Capetti, Vincenzo Cappelli, Fiorenzo Maroli, Rinaldo Zucchi, Antonio Agazzi, Angelo Pizzocri, Marco
Nufi, Luciano Marchesi, Simone Beretta, Fulvio Soccini, Giulio Baroni. Per la Lega Lombarda: Aldo Bettinelli, Cesare Giovinetti, Antonio Bossi, Domizio Sbarsi, Ettore Ronchetti, Walter Longhino, Luigi Dossena,
Luigi Bellini, Alberto Torrazzi. Per il Pci: Agostino Alloni, Ermete Aiello, Roberto Branchi, Giuseppe Strada,
Claudio Ceravolo, Enzo Maggioni, Valeria Tacca, Alfredo Galmozzi. Per il Psi: Maurizio Noci, Guido Torriani, Alessandro Gaboardi, Archidoro Zucchi, Opimio Chironi, Massimiliano Aschedamini. Per Dp: Pier
Giuseppe Bettenzoli. Per il Sole che ride: Alvaro Dellera. Per il Movimento pensionati: Santino Cauzzi.
117 In Consiglio comunale rimane per ben 25 anni (dal 1956). Anche in Consiglio regionale assume lincarico
di capogruppo della Dc.
118 La distanza, poi, cresce se passiamo al confronto internazionale: si pensi, ad esempio, che la presenza femminile nei comuni francesi con pi di 3.500 abitanti tocca il 48,5%.

unarte difficile
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Uno di questi Aldo Mantica, classe 1902, che viene liberato dopo 74 giorni di carcere (prima alla
Provvidenza, poi alla caserma Renzo da Ceri). Si tratta di un noto personaggio sia del Regime fascista che
della Repubblica di Sal: tra i pochi cremaschi che hanno partecipato (era un idealista di 19 anni) alla
marcia su Roma.
Tra le sue vignette apparse su Il Popolo di Crema: Lorco russo, La danza dei tre soci a Teheran, Bugie e fiaschi
relegati da Churchill in soffitta, Lincubo di una composizione di musica sincopata, Oggi a me domani a te, Al
teatro mondiale Opera Il Traviato, Vendemmia a Kafin, Il sogno di Stalin, La santa milizia liberatrice.
Neppure il padre lo era, nonostante avesse partecipato alla Grande guerra e nutrisse un forte sentimento nazionale.

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Studio che lavora prevalentemente per la Scala di Milano.


proprio, Federico, che una mattina invitato a casa da una signora che, dopo avergli esposto il suo
problema, gli chiede se la figlia pu rimanere nello studio senza retribuzione. Egli tanto convinto che riesce
a convincere anche lo zio: la ragazza - chiamata Rena - dimostra subito di saper ben districarsi nel non facile
compito nellintricato complesso inerente la scenografia (Federico Boriani in Primapagina, 28 luglio 2006).
Dopo due anni, alla vigilia del Natale 1941, Rena non si fa pi viva: Federico Boriani ha la certezza che sia
stata prelevata con la famiglia e deportata in un campo di concentramento (lui e suo cugino lhanno cercata,
ma invano).
Si trovava appeso nella sede del Fascio - spiega - solo perch il suo legittimo proprietario, il vice presidente
della Banca Popolare di Crema, laveva portato provvisoriamente in attesa della ristrutturazione dello stesso
istituto di credito.
A scoprire il suo talento stato il suo maestro delle elementari, Campi.
Il suo tramite con il maestro Ferdinando Limenta (il vero direttore de Il Popolo di Crema), Giuseppe
Sangiovanni.
una zia di Federico che gli sottopone il caso.
Sono informazioni fornite da un testimone (allora tra gli arrestati e tradotti in caserma): il dr. Gino
Formaggia.
Lo ricorda ancora uno dei figli che hanno assistito esterrefatti allepisodio.
Questa lopinione espressa da Ferruccio Bianchessi.
Cos le chiama Ferruccio Bianchessi.
Un diploma conseguito alle Commerciali, un impiego amministrativo presso la ditta Bonaldi, un ruolo di
insegnante di stenografia nei corsi programmati dal Dopolavoro comunale, ausiliaria presso il Comando del
2 Battaglione dal 6 novembre 1944 all1 febbraio 1945.
Op. cit., p. 280. Giuseppe e Maria Strada si limitano a dire, a proposito delle ausiliarie, che erano
responsabili di gravi azioni, particolarmente in tema di delazioni e di caccia ai renitenti: op. cit., p. 236.
Di altro tenore, invece, i giudizi raccolti anni dopo il fatto dalla figlia Loreta. Cos le ha dichiarato il parroco
di S. Bernardino, don Francesco Ogliari: Crescerai. Capirai molte cose, ma ti raccomando: non giudicare
mai tua mamma; se ha fatto degli errori, sappi che li ha fatti solo perch era troppo generosa. Valutazioni
altrettanto lusinghiere le ha raccolte qua e l occasionalmente: sono molti i giovani di S. Bernardino che
dovrebbero ringraziarla perch hanno trovato, grazie al suo interessamento, il lavoro; andava anche nel
fuoco pur di aiutare gli altri e non si chiedeva mai se chi aiutava se lo meritava o no (vedi la testimonianza
in Gli anni difficili, op. cit., p. 91).
Boffelli Maria Teresa, Renzi Vera, Battisti Galli Enrica, Danzi Ersilia, Viviani Marcella, Genala Nella, Fabris
Maria. Sul ruolo avuto dalle ausiliarie nella Repubblica di Sal e sul destino cruento di non poche di loro
nella provincia di Bergamo vedi Teodoro Francesconi, RSI e guerra civile nella bergamasca, Greco &Greco
editori, Milano 2006, pp. 51-61.
Patrioti provenienti da Caravaggio di cui uno muore subito, un secondo allospedale il giorno dopo e gli altri
due vengono fucilati.
Nota, infine, la bravata compiuta a Vaiano Cremasco nel settembre del 1944, dopo la processione del
patrono: entrato in chiesa armato, ha sparato in aria. Lepisodio narrato anche da Simone Riboldi, Don
Ferdinando Mussi un ribelle per amore, Centro Editoriale Cremasco, Crema 2006, p. 42.
Il suo nome appare pure nella deposizione che fa la zia Marina Rovescalli in data 16 giugno 1945 al Cln, ma
senza alcun riferimento a sue eventuali responsabilit. Nella cartella personale del conte Premoli, poi, vi una
missiva del 27 agosto 1937 in qualit di podest di Crema indirizzata al segretario politico Antonio Bonzi.
Il conte scrive di essersi adoperato per far avere allavventizio Manlio Rovescalli, reduce dal fronte dellAfrica
orientale lindennit di caro-viveri, ma senza esito.
Cos chiamata dal nome del capitano delle SS che il 12 settembre 1943 ha liberato il Duce.
Secondo la testimonianza raccolta da mons. Ferdinando Mussi qualche giorno prima di morire da parte del
giornalista Sergio Lini, Mario Perolini, presidente del Cln, avrebbe firmato solo a condizione che avessero
firmato tutti i componenti. improbabile che ci sia stata lesecuzione senza la firma del presidente del Cln.
, quindi, altamente probabile (Sergio Lini ritiene che sia una deduzione obbligata) che anche Lodovico

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Note
Benvenuti abbia firmato. Vedi Gli anni difficili, op. cit., pp. 86-87.
Don Ferdinando Mussi, il conte Lodovico Benvenuti, come del resto tutti i cattolici che in qualche misura si
sono attivati a favore della Resistenza erano ispirati dalla figura del cattolico Teresio Olivelli: vedi un profilo
di questo partigiano in Ruggero Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Feltrinelli Editore, Milano
1962, p. 130.
Il dr. Giancarlo Foglia ricorda di aver avuto la pessima idea di essere tra i numerosi spettatori che, in
fila, hanno assistito allo spettacolo dei fascisti crivellati dai colpi: uno spettacolo che lo ha impressionato
profondamente.
Un caso umano da segnalare: uno dei quattro partigiani fucilati, Gaetano Paganini, lascia cinque figli e la
moglie che, giusto un anno dopo, rientrata in Sardegna, si suicida per la disperazione impiccandosi. Gli altri
fucilati: Ernesto Manfredini, Antonio Pedrazzini e Luigi Bestazza.
Il comandante del plotone di esecuzione Sandro, Rinaldo Bottoni, un ex ufficiale dellesercito, mantovano.
Il plotone costituito da uomini - pare - fatti venire da Lodi. Vedi quanto dichiarato per iscritto da un certo
Ferrari (indecifrabile il nome): l [al campo sportivo] che mi dissero che il plotone di esecuzione era stato
chiamato da Lodi (AG).
Altri due fascisti, Giovanni Caio e Vincenzo Morandi, vengono trucidati a Izano da una banda di partigiani;
a Cremona, poi, viene fucilato in piazza Duomo il Feroce Saladino, molto noto a Crema.
Sulla polemica relativa allepurazione apparsa sulla stampa locale vedi il saggio di Vittorio Dornetti in La
ricostruzione, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Crema 2004, pp. 9-24.
Roberto Farinacci fugge nella tarda mattinata del 26 aprile 1945 (secondo unaltra fonte nella mattinata del
27) col suo entourage. A Beverate (Como) una delle macchine viene crivellata dalle raffiche di mitragliatrice
di alcuni partigiani: la marchesa Maria Carolina Medici del Vascello, gi dirigente provinciale del Fascio
femminile, colpita alla testa, cade in coma, mentre Farinacci rimane illeso. Il Cln locale si divide: il sindaco,
spalleggiato dallesponente della Dc, chiede che il ras di Cremona sia condotto a Milano per essere l giudicato
dal Tribunale speciale, mentre i componenti della sinistra reclamano una giustizia sommaria con un tribunale
locale. Vince la posizione della sinistra: Farinacci viene condannato a morte. Prima della fucilazione viene
assistito da due preti. Fa in tempo a voltarsi, fare il saluto romano e inneggiare allItalia. Muore alle 09,30
nella piazza Umberto I di Vimercate. Come si sa, la sua salma viene portata a Milano a piazzale Loreto
assieme ai gerarchi della Repubblica di Sal: scaricato a terra assieme ad alcune decine di cadaveri, diviene racconta Federico Boriani che ha assistito alla scena - oggetto di dileggio.
Vedi la documentazione presente in A.G.
Archimede Cattaneo ricorda che gli americani hanno posto il veto ad altre fucilazioni.
Costituita dal sindaco socialista Francesco Boffelli, lultimo sindaco dellera liberale pre-fascista, dai due
vice-sindaci Giovanni Valcarenghi, comunista, e Guido Crivelli, democristiano, e dagli assessori Armando
Cisbani e Annibale Correggiari.
Un no che non indica alcuna simpatia per il passato regime: lavv. Guido Crivelli non mai stato iscritto al
Pnf e dopo l8 settembre stato costretto ad allontanarsi dalla citt per ben quattro volte perch minacciato
di arresto (vedi Romano Dasti, Il Partito cremasco, in La ricostruzione, op. cit., p. 272).
Questi i componenti del blocco repubblicano: Carlo Rossignoli, Angelo Aschedamini, Luigi Olmo,
Giacomo Gandola, Giuseppe Giamoco, Ettore Chiappa, Amilcare Rigosa, Enrico Serina, Nicola Sperolini,
Bruno Manenti, Flavio Brunelleschi, Stefano Galli, Clemente Sinigaglia, Francesco Carniti, Rinaldo Carelli,
Alfredo Carnevali, Luigi Fasoli, Giuseppe Fascina, Antonio Maneffa, Luigi Parietti, Ernesto Zaniboni,
Osvaldo Rullini, Stelio Guerrieri, Alfredo Galmozzi (per quanto riguarda lelenco dei consiglieri comunali
e i componenti della Giunta mi rifaccio fino al 1990 al libro di Sergio Lini, Il governo di Crema, Societ
Editrice Primapagina, Crema 1991)
Vedi Piero Carelli, Il naufragio di un sogno, in La ricostruzione, op. cit. p. 399.
Questa la composizione del consiglio comunale (i seggi sono 30). Per la Dc: Virgilio Pagliari, Guido Crivelli,
Tullio Guerrini Rocco, Giuseppe Mazzocchi, Giovanni Pagliari, Angelo Fontanella, Giacomo Cabrini,
Battista Bergamaschi, Marinella Terni de Gregorj, Paolo Rovescalli, Luigi Acerbi, Silvio Duse, Carlo
Spinelli, Ugo Dossena, Mario Lunghi, Vincenzo de Grazia. Per il Psi: Franco Donati, Luigi Fasoli, Ferruccio
Bianchessi, Ciro Di Silvestro, Angelo Fugazza. Per il Pci: Alfredo Galmozzi, Mario Bardelli, Paolo Zilioli,

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Ernesto Cattaneo. Per il Psdi: Pietro De Luigi, Carlo Rossignoli. Per il Msi: Vittorio Basso Ricci, Per la lista
civica: Walter Piantelli, Arnaldo Molaschi.
Vedi Piero Carelli, Il naufragio di un sogno, op. cit., p. 401.
Ivi, p. 417. Questo non toglie nulla alla durezza della campagna elettorale. Lo stesso on. Lodovico Benvenuti
in un articolo apparso sul periodico della Dc Il cremasco ricorre ad espressioni estremamente aspre: accusa il
partito bolscevico italiano di dichiarare guerra alle libert pi preziose che il popolo italiano ha conquistato
con la cospirazione e la liberazione e di volere imporre la dittatura e lo bolla come il neo-fascismo rosso:
vedi Romano Dasti, Il Partito cremasco, in La ricostruzione, op. cit. p. 305.
Ivi, p. 416.
La maggioranza costituita da Dc, Pli, Psli, la minoranza da Pci, Psi, Pri e dalla lista Torrazzo.
Chiusa lesperienza di sindaco, Sinigaglia continua a fare lavvocato, una professione da cui tuttavia non
ricaver grandi profitti: morir - ricorda Pierluigi Radaelli - povero in canna.
Virgilio Pagliari morir nel 1976. Il periodico diocesano lo ricorda come sindaco di prestigio. Sereno sempre
pur nella severit, equilibrato, despota della bont ma debole mai, riflessivo nelle decisioni, intransigente
propugnatore della correttezza, refrattario ad ogni compromesso, pronto a sacrifici personali senza lombra
di controparte (3 aprile 1976).
Il dott. Camillo Lucchi ricorda le umili radici del prof. Cabrini: il padre svolgeva il lavoro di ciabattino.
Verbale della seduta del consiglio comunale del 12 novembre 1956: vedi faldone Comune di Crema
Archivio Affari generali, Atti del Consiglio comunale, Delibere del consiglio, Anno dal 1954 al 1956. Vedi
pure Silvano Allasia, La lotta politica a Crema, in Crema tra identit e trasformazione, op. cit., 2006, p.
238.
Un politico preparatissimo: ci vorrebbe oggi un oppositore del genere (cos lo ricorda il dr. Giuseppe
Capoferri).
Vedi Piero Carelli, Il naufragio di un sogno, in La ricostruzione, Centro Ricerca Alfredo Galmozzi, Crema
2004, p. 416.
Vedi Silvio Lanaro, Storia dellItalia repubblicana, Marsilio, Venezia 1992, p. 60.
Vedi Sauro Bellodi, La Chiesa locale alla ricerca di se stessa, in La ricostruzione, op. cit., p. 164.
Vedi Gianni Bianchessi, Laltra faccia del personaggio, op. cit., p. 159.
Questi i consiglieri eletti. Per la Dc: Giacomo Cabrini, Camillo Lucchi, Fiorenzo Maroli, Marinella Terni de
Gregorj, Ugo Dossena, Giuseppe Ermentini, Angelo Mancastroppa, Giovanni Bordo, Giuseppe Mazzocchi,
Angelo Bertolli, Veturia Sabattini, Luigi Pagliari, Angelo Aschedamini, Tullio Guerini Rocco, Giuseppe
Riboldi. Per il Psi: Franco Donati, Luigi Fasoli, Ferruccio Bianchessi, Ciro Di Silvestro, Hivon Petr,
Raffaele Gusman, Giuseppe Fascina, Anania Garzini. Per il Pci: Mario Bardelli, Alfredo Galmozzi, Francesco
Taverna, Nemo Freri. Per il Psdi: Tersilio Provezza. Per il Pli: Ezio Aschedamini.
Il convento soppresso da Napoleone nel 1797 e nello stesso anno ceduto alla Municipalit di Crema.
Da questo momento viene trasformato in caserma che nel 1905 viene intitolata Renzo da Ceri: vedi Elia
Ruggeri, Il Centro Culturale S. Agostino - Storia, origine, attivit, in Insula Fulcheria, dicembre 2004.
Lidea di realizzare un museo civico presente nella Deputazione Storico-Artistica, che fa capo alla
contessa in questione ed proprio lei che insiste perch si scelga come luogo lex convento di S. Agostino.
Unindicazione, questa, ulteriormente rafforzata dalla scoperta, effettuata dalla stessa contessa nel 1953, degli
affreschi del pittore Pietro da Cemmo nel refettorio (trasformato in falegnameria), affreschi coperti di calce
nel 1919. Vedi Gruppo antropologico cremasco, Amos Edallo e il museo di Crema, Ed. Leva Artigrafiche in
Crema, 2003, p. 125-126 e Elia Ruggeri, saggio citato.
Lex caserma viene rilevata dal Comune di Crema dal Demanio dello Stato nel 1959. Il primo lotto dei lavori
termina nellaprile 1960 in occasione di un importante convegno della Societ Storica Lombarda. Il museo
viene inaugurato il 21 maggio 1960.
Si costituisce ufficialmente, in base a un nuovo regolamento, nel 1970. Il primo presidente Elia Ruggeri.
Un uomo di tutta probit e impegno: cos lo ricorda lallora ragioniere-capo dr. Giuseppe Capoferri.
Esce di scena solo nella qualit di sindaco, mentre rimane come consigliere. Nel 65-70, poi, sar assessore
provinciale e nel quinquennio successivo consigliere regionale (presidente della Commissione Enti locali):
vedi Gianni Bianchessi, op. cit., p. 159.

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55 Questa la nuova composizione del consiglio comunale. Per la Dc: Archimede Cattaneo, Camillo Lucchi,
Fiorenzo Maroli, Giacomo Cabrini, Enrico Villa, Gian Battista Nichetti, Luciano Geroldi, Marinella Terni
de Gregorj, Giuseppe Mazzocchi, Albino Zucca, Francesco Mariani, Avio Vailati Venturi, Pasquale Scorsetti,
Mario Lucchi, Mario Bettini, Mario Stabilini, Filippo Rota, Mario Francesco Lunghi, Ester Carubelli, Giulio
Mosconi, Angelo Nufi. Per il Pci: Alfredo Galmozzi, Pietro Crotti, Ermete Aiello, Francesco Taverna, Angelo
Mussa, Clemente Sinigaglia, Francesca Marazzi. Per il Psi: Franco Donati, Luigi Fasoli, Egidio Chiodo,
Giuseppe Passeri, Hivon Petr, Giacomo Gandola. Per il Pli: Luigi Olmo, Silvio Valdameri. Per il Psdi:
Tersilio Provezza, Casimiro Boselli. Per il Psiup: Ferrucchio Bianchessi. Per il Msi: Tommaso Caizzi.
56 Oggi dichiara che, personalmente, non avrebbe consentito la costruzione, nel cuore della citt, del Platano
(edificio costruito prima della sua gestione), come non avrebbe consentito la cementificazione di qualsiasi
spazio libero che si realizzer dopo.
57 Il Progetto di Piano Regolatore destinava larea in parte come abitativa, in parte per le attivit collettive ed
in parte la riserva per lattivit artigianale: vedi a cura del Centro Ricerca Galmozzi, dallEverest allOlivetti,
op. cit., p. 127.
58 Ivi, op. cit., p. 127.
59 Ivi, p. 128.
60 Occasioni - sottolinea Cattaneo - che si perderanno in futuro di fronte al coro di resistenze: si dir di no
allinceneritore, al mercato agro-alimentare e al carcere.
61 Come noto, Cremona ha una storica vocazione agricola. Solo pi tardi, quando a Crema inizier il processo
di de-industrializzazione, Cremona superer Crema sotto il profilo industriale.
62 Nel 1974 si dimette da consigliere, ma la sua missione pi tardi trova altri sbocchi. Nel ruolo di governatore
(1996-1997) del Distretto Rotary n. 2050, che comprende i Rotary Club di Crema, Lodi, Cremona,
Mantova, Brescia, Piacenza e Pavia e Milano Sud conduce uniniziativa a favore dei bambini colpiti dalle
mine anti-uomo, nella martoriata Jugoslavia, operazione che raccoglie parecchi milioni di lire destinati a
realizzare in un ospedale un reparto specializzato per il loro recupero. Sempre in tale veste raccoglie fondi
per acquistare lattrezzatura per la sala riunioni della comunit italiana di Zara e 2.000 libri da destinare alla
biblioteca della Dante Alighieri (pi una somma di alcuni milioni). Un amore struggente, il suo, per le sue
terre: in casa conserva una quantit incredibile di libri (compreso il monumentale Dizionario della lingua
italiana del dalmata Niccol Tommaseo), riviste, fotografie, una preziosa documentazione che testimonia
duemila anni di storia romana e veneziana di Zara, in particolare, e della Dalmazia in generale. dalmata sottolinea con orgoglio - lo stesso autore della prima Grammatica di lingua italiana: Gian Francesco Fortunio,
1516. Duemila anni di storia e di arte - prosegue - spazzati via dalla cinica decisione delle grandi potenze e
dal disumano regime di Tito.
63 La Giunta costituita, oltre che dal sindaco Archimede Cattaneo e dal vice sindaco Maurizio Noci, dai
seguenti assessori: Giuseppe Mazzocchi (Dc), Augusto Galli (Dc), Filippo Rota (Dc), Donato Donati (Psi),
Tersilio Provezza (Psdi), Giovanni Leone (Pri), Tiziano Guerini (Dc).
64 Questa la composizione del consiglio comunale. Per la Dc: Camillo Lucchi, Archimede Cattaneo, Mario
Bettini, Enrico Villa, Mario Alberti, Filippo Rota, Giuseppe Mazzocchi, Luigina Cadregari, Tiziano Guerini,
Luigi Margheritti, Francesco Mariani, Mario Benzi, Augusto Galli, Alberto Moruzzi, Antonio Alberti,
Martino Boschiroli, Graziano Valcarenghi, Albino Zucca, Giuseppe Cremonesi, Franco Baini. Per il Pci:
Ermete Aiello, Pietro Crotti, Alfredo Galmozzi, Paolo Zanini, Pier Giorgio Meleri, Giuseppe Passeri, Cesare
Brazzoli, Egle Cattaneo. Per il Psi: Guido Torriani, Maurizio Noci, Valdo Talone, Donato Donati, Romano
Doldi, Luigi Fasoli. Per il Psdi: Tersilio Provezza, Ferioli, Asiagori. Per il Msi: Tommaso Caizzi. Per il Pli:
Silvio Valdameri. Per il Pri: Giovanni leone. Per il Psiup: Ferruccio Bianchessi.
65 Conoscere per partecipare il primo slogan. Il secondo, che verr coniato dopo lavvio dellesperienza dei
comitati di quartiere, sar pi impegnativo: partecipare per decidere.
66 Il nuovo Torrazzo, 24 novembre 1973.
67 I quartieri sono unistituzione nata per dare una risposta alla forte di domanda di partecipazione emersa
prepotentemente negli anni 60 e 70, domanda che col tempo scema. Cos scrive qualche anno dopo la
stagione della partecipazione un giornalista amico, Aldo Parati: c stato un tempo in cui ogni decisione
di natura politico-amministrativa doveva avere il bagno del popolo, doveva risciacquare nelle acque plebee

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del Serio per prendere, si diceva, quel buon odore e quella buona cera di democrazia, indispensabile per non
offendere odorato e vista di classi nate e cresciute nel culto dellassemblearismo [] Sono stati gli anni dei
quartieri, con tantissime chiacchiere e poco costrutto: unesperienza che in una citt di poco pi di trenta
mila abitanti, voleva creare nuovi canali tra la gente e il palazzo, come se questo fosse situato fuori dalla
portata dei comuni mortali (il nuovo Torrazzo, 17 luglio 1982).
Il pieghevole illustrativo (otto pagine), curato dallo stesso progettista, far il giro dellItalia.
Il nuovo Torrazzo, 3 maggio 1975.
Questi i consiglieri. Per la Dc: Camillo Lucchi, Fiorenzo Maroli, Mario Fasoli, Mario Bettini, Enrico Villa,
Graziano Valcarenghi, Filippo Rota, Tiziano Guerini, Agostino Guerci, Augusto Galli, Marino Vezzoni,
Luigi Margheritti, Mario Benzi, Martino Boschiroli, Giuseppe Cremonesi, Aldo Aiolfi, Angelo Pagliari.
Per il Pci: Ermete Aiello, Paolo Zanini, Alfredo Galmozzi, Pietro Crotti, Fiorenzo Gnesi, Giuseppe Strada,
Roberto Branchi, Agnese Gramignoli Baselli, Pier Giorgio Meleri, Egle Cattaneo, Paola Cadregari. Per il
Psi: Maurizio Noci, Guido Torriani, Donato Donati, Ferruccio Bianchessi, Gregorio Sangiovanni, Antonio
Ferrari, Valdo Talone, Angelo Bellandi. Per il Psdi: Tersilio Provezza, Ezio Ferri. Per il Pri: Giovanni Leone.
Per il Msi: Vittorio Basso Ricci.
Vedi la cronaca su il nuovo Torrazzo, 23 agosto 1975.
Non sono poche le delibere importanti, ricorda Tiziano Guerini, che nascono di fatto da questa intesa
bipartisan. Il giornalista Aldo Parati, ricostruendo in breve nel 1982 levoluzione della Dc, scriver: Villa
gioca magistralmente il ruolo di capogruppo di minoranza tanto da condizionare lo stesso Noci e da legarlo
- dicono sempre i soliti bene informati - in una strategia a lungo termine che porter al ribaltone dell80.
Questi i componenti: Maurizio Noci (sindaco), Ermete Aiello (vice sindaco), Pietro Crotti, Giovanni Leone,
Ferruccio Bianchessi, Gregorio Sangiovanni, Giuseppe Strada, Fiorenzo Gnesi.
Basterebbe leggere il Consuntivo di 5 anni di Amministrazione Comune di Crema 1975-1980 per rendersi
conto. Tra laltro: la realizzazione a S. Maria di 95 alloggi di tipo economico-popolare, lapprovazione del
piano triennale di ristrutturazione della rete metanifera e dellacquedotto, lappalto ai lavori della scuola
materna di Castelnuovo e della scuola elementare di via Braguti. Tra le iniziative culturali: una mostra del
lino e della civilt contadina. Una innovazione costituita anche da un giornaletto, una forma semplice e
comprensibile di contatto partecipativo con i cittadini (uninnovazione di cui si interessa anche la stampa
nazionale; non pochi comuni, tra cui Milano e Venezia, poi, fanno richiesta di alcune copie).
Il nuovo Torrazzo, 20 settembre 1975.
Il nuovo Torrazzo, comunque, non manca di seguire con interesse le varie rassegne e non manca neppure di
esprimere dei sinceri apprezzamenti. In seguito al mutamento del quadro politico sia nel comune di Crema
che in Provincia la rassegna assumer un volto in parte nuovo secondo una filosofia, tuttavia, gi abbozzata
dalle amministrazioni rosse e dalla gestione del Ccsa: la valorizzazione delle tradizioni locali, dallarte
organaria alla produzione di violini. Il neo-assessore alla cultura provinciale prof. Archimede Cattaneo non
nega lutilit di importare spettacoli dallesterno (la loro importazione servita a sprovincializzare la nostra
cultura), ma convinto che si dovr concedere in futuro maggior spazio alla cultura locale, per giungere
ad un equilibrio pi equo tra creazione in loco ed arte importata. E conclude: Se il Recitarcantando non
facesse da stimolo e da traino alle forze emergenti sul territorio sarebbe un episodio senza continuit e la
cultura invece continuit (il nuovo Torrazzo, 16 settembre 1980).
Punto a capo, settembre 1978.
Ivi, ottobre 1977.
In unintervista apparsa su il nuovo Torrazzo il 15 dicembre 1979 il giornalista lo descrive guerrigliero
della notte, contestatore (quando era costume girare armati di spray) di provenienza sessantottina (con
ascendenti borghesi [], arrivato al Palazzo comunale quasi per scommessa.
Recupero durante il quale vengono scoperte nelle vele del tamburo delle decorazioni della scuola
leonardesca.
Lo stesso Peppino Strada oggi riconosce il ruolo determinante svolto dal sindaco Noci nellallevare con
intelligenza gli assessori giovani.
lo stesso giornalista, Giuseppe Torresani, che conia lespressione ferro-repubblican-social-comunista.
Il nuovo Torrazzo, 10 maggio 1980.

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84 Questi i consiglieri eletti. Per la Dc: Camillo Lucchi, Enrico Villa, Mario Bettini, Mario Scorsetti, Simone
Beretta, Antonio Alberti, Augusto Galli, Walter Donzelli, Tiziano Guerini, Martino Boschiroli, Luciano
Bergami, G. Mario Ghilardi, Filippo Rota, Rosolo Vailati, Luigi Margheritti, Andrea Grossi, Mario Lucchi,
Marino Vezzoni. Per il Pci: Francesca Marazzi Zanini, Ermete Aiello, Anna Maria Corradi Trogu, Alfredo
Galmozzi, Roberto Branchi, Giuseppe Strada, Rosanna Tedesco, Pier Giorgio Meleri, Enzo Maggioni,
Anna Maria Zambelli Lopopolo. Per il Psi: Ferruccio Bianchessi, Maurizio Noci, Opimio Chironi, Antonio
Serina, Emilio Pini, Clara Boggi Vecchia, Emilio Guerini, Donato Donati. Per il Psdi: Ezio Ferri. Per Dp:
Pier Giuseppe Bettenzoli. Per il Msi: Agostino Resteghelli. Per il Pri: Giovanni Leone. E questa la Giunta:
Ferruccio Bianchessi (sindaco), Tiziano Guerini (vice sindaco), Mario Bettini, Ezio Ferri, Simone Beretta,
Francesco Torrisi, Marino Vezzoni, Donato Donati, Antonio Serina.
85 Verbale della seduta consiliare del 14 luglio 1983.
86 Relazione che si trova in possesso dello stesso Torrisi.
87 Dopo il secondo mandato Franco Torrisi esce di scena, ma la sua passione per la promozione culturale non
viene meno: la trasferisce in una scuola internazionale di liuteria di Cremona di cui diventa dirigente fino
al 2004. In tale nuovo ruolo scrive The history of violin per lInternational Magazine - Symbol - Summer
1997 e La scuola internazionale di liuteria e la rinascita della liuteria a Cremona per La liuteria lombarda del
900 edito a cura dellEnte Triennale e del Consorzio dei Liutai. Sempre in questa veste rilascia interviste
trasmesse da televisioni di tutto il mondo e rappresenta la sua scuola in Mostre internazionali.
88 La Provincia, 17 ottobre 1981.
89 Lorgano che allepoca controlla loperato degli amministratori dei Comuni.
90 Erminio Beretta sar protagonista alcuni anni dopo di un altro scossone. il 1987. Il giovane segretario della
Dc, Aldo Bellandi, detta al giornalista Antonio Grassi una pagella sulla Giunta che scatena un putiferio: Beretta,
che si prende un misero 6+ (solo il sindaco e lassessore Capetti raggiungono il 7), si dimette clamorosamente
per protesta. Sa di non meritarselo: sicuro di aver profuso tante energie (sottratte anche alla sua attivit
professionale) rimettendo in piedi una struttura tecnica di grande rilevanza per un Comune. Dopo lunghe
trattative politiche le dimissioni saranno accettate dal Consiglio comunale solo nel febbraio 1988. Erminio
Beretta rimane quindi fuori dalla Giunta dalla fine di dicembre al luglio dellanno successivo. Pressato dal
partito, che in una situazione di crisi interna lo considera il salvatore della patria, rientra occupando il ruolo
di assessore al personale e allorganizzazione. Investe tante energie e in tempi relativamente brevi ha gi
pronti sia il piano di informatizzazione che la pianta organica. Un risultato che lo premia: una nuova pagella
- questa volta compilata da 20 consiglieri di maggioranza e di minoranza - lo incorona come il primo della
classe. Una soddisfazione, finalmente. Nel 90, dopo nove anni di impegno amministrativo di alto livello,
esce dal Palazzo. Ma non va in pensione per quanto riguarda il suo ruolo publico: dal 91 al 93 presidente
dellIstituto Folcioni (la musica una delle grandi passioni della sua vita), poi presidente della Buona
Stampa. Entra pure nel Comitato antifascista, ha loccasione di approfondire la sua amicizia con Alfredo
Galmozzi che stima e da cui stimato: con lui ha un confronto sincero su svariati temi, inclusi quelli religiosi
e con lui condivide lamicizia con una delle figure esemplari di prete, don Giovanni Venturelli. Dal 2000
al 2005 ricopre anche lincarico di Presidente dellOpera pia marina e climatica cremasca che nel dicembre
2003 sar trasformata da Ipab (Ente pubblico di assistenza e beneficenza) in fondazione (giuridicamente di
diritto privato).
91 Cos la sentenza in data 12 giugno 1991: La Corte dei conti - Sezione prima ordinaria - respinta ogni diversa
istanza od eccezione, definitivamente pronunciando, CONDANNA, in riferimento al danno arrecato con
deliberazioni nn. 685, 686 e 687 del 27/7/1991, Bianchessi Ferruccio, Guerini Tiziano, Bettini Mario, Ferri
Ezio, Torrisi Francesco, Vezzoni Marino e Severgnini Pier Luigi al pagamento in solido in favore del Comune
di Crema della somma di 40.000.000 (quarantamilioni), comprensiva di rivalutazione monetaria, oltre
gli interessi a decorrere dalla data della sentenza e le spese di giudizio che fino alloriginale della presente
decisione si liquidano in 1.137.845 [].
92 Oggi Torrisi rincara la dose. Considera tale decisione della Corte dei Conti come la dimostrazione del livello
di decadenza del nostro sistema democratico e del modo di amministrare la giustizia. A livello personale
poi lamarezza e la delusione sono pesanti: coloro che nella Giunta e nellapparato comunale avevano
responsabilit reali, operative si sono furbescamente defilati lasciando che a pagare fossero altri, che non

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avevano responsabilit alcuna. Unamarezza accentuata dal prezzo morale che ha dovuto pagare: il defilarsi
di persone allepoca caldamente amiche e viceversa rilevatesi poi soltanto opportuniste e la mancanza di
qualsiasi segno tangibile di riconoscimento da parte della comunit cremasca nei confronti di chi, per tanti
anni ha dato con entusiasmo, dedizione, competenza a quella stessa comunit.
Questi i consiglieri. Per la Dc: Enrico Villa, Fiorenzo Maroli, Giancarlo Pagliari, Gualtiero Donzelli,
Erminio Beretta, Aldo Bellandi, Giulio Baroni, Augusto Galli, Simone Beretta, Fulvio Soccini, Luciano
Capetti, Luciano Geroldi, Mario Lucchi, Angelo Pagliari, Luciano Bergami, Martino Boschiroli, Rosolo
Vailati, Francesco Alberto Galimberti. Per il Pci: Francesca Marazzi, Ermete Aiello, Giuseppe Strada, Alfredo
Galmozzi, Roberto Branchi, Piergiorgio Meleri, Enzo Maggioni, Luciano Sanella, Anna Maria Zambelli,
Serse Mostosi. Per il Psi: Maurizio Noci, Ferruccio Bianchessi, Guido Torriani, Opimio Chironi, Emilio
Pini, Alessandro Gaboardi, Francesco Verdelli. Per il Msi: Antonio De Grazia. Per il Pri: Francesco Torrisi.
Per Dp: Pier Giuseppe Bettenzoli. Per il Psdi: Ezio Ferri. Per il Pli: Andreana Albergoni. E questa la Giunta:
Luciano Geroldi (sindaco per soli alcuni mesi, viene sostituito da Augusto Galli), Emilio Pini (vice sindaco),
Martino Boschiroli, Francesco Torrisi, Erminio Beretta, Alessandro Gaboardi, Simone Beretta.
Nel discorso di insediamento dichiara, tra laltro: con laiuto di Dio, metto a disposizione della comunit
cremasca ogni mia forza per quanto esigua (il nuovo Torrazzo, 27 luglio 1985).
Ivi, 27 luglio 1985.
Appena eletto sindaco, Augusto Galli, in unintervista rilasciata a Francesco Edallo, elogia il prof. Geroldi
(lo definisce una figura notevole), ma aggiunge che forse non aveva labitudine al confronto politico e
questo ha un po condizionato la sua azione (Kontatto, giugno 1986). Due anni dopo, sempre su Kontatto,
Antonio Grassi cos lo presenta: Occhi azzurri, ma non freddo, non di ghiaccio; decisionista, ma non yuppy,
arrogante quanto basta, ma non in modo sufficiente per definirlo antipatico (ottobre 88). Ancora sullo
stesso periodico Fiorenzo Maroli, dando i voti agli amministratori, cos dice in modo lapidario di Augusto
Galli: Intelligente, ma non razionale. Non potr mai fare il Ministro degli Esteri: scoppierebbe subito una
guerra atomica (settembre 1987).
Espressione usata da Francesco Edallo, Kontatto, giugno 1986.
Una funzione che, secondo il giornalista Aldo Parati, lo trasforma: i primi passi smentiscono lidentikit di
un Galli scontroso, arruffone, testardo, poco diplomatico, menefreghista (il nuovo Torrazzo, 18 gennaio
1986).
Il nuovo Torrazzo, 11 luglio 1987.
Ivi.
Ivi.
Ivi, 30 luglio 1988.
Ivi, 3 settembre 1988.
Una lettura dei fatti che non tutti i politici hanno fatto propria: ve ne sono stati (compreso lex sindaco
Ferruccio Bianchessi) che hanno parlato di unoccasione mancata.
Questo uno dei commenti de il nuovo Torrazzo: A differenza di certi cardinali che entrano in conclave in
predicato di diventare Papa ed invece ne fuoriescono ancora prelati, il nostro stato eletto primo cittadino
secondo le previsioni della vigilia (1 settembre 1990).
Il settimanale diocesano il nuovo Torrazzo il 9 maggio 1992 parla della Giunta come di una sgangherata nave,
una nave che affonda, a dire il vero, entro lo stesso mese con luscita dalla maggioranza del rappresentante del
movimento dei pensionati Santino Cauzzi.
Un incontro che durato 35 minuti (il nuovo Torrazzo, 18 gennaio 1992).
Oggi Donzelli, a distanza di parecchi anni, non per nulla convinto che si sia trattato di una buona legge
non solo in quanto mirata esclusivamente allOlivetti (anche se questa non era citata), ma anche perch si
configurava di fatto come un precedente pericoloso.
Walter Donzelli sostiene oggi che su tale area Crema abbia perso unopportunit consentendo allOlivetti di
tenersi le mani libere.
Ha curato, tra gli altri, i piani Regolatori di Venezia, Firenze, Roma, Palermo (vedi lintervista rilasciata
dallassessore allurbanistica dr. Rinaldo Zucchi a il nuovo Torrazzo, 9 novembre 1991).
Il Piano regolatore avr una gestazione lunga e faticosa e sar anche ferocemente attaccato dai professionisti.

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Note
Larch. Edoardo Edallo, ad esempio, scriver nel 1997: meglio che sia ritirato per il bene della citt:
lunico modo per renderlo innocuo (Polis, dicembre 1997).
Un assessore, Rinaldo Zucchi, che non ha competenze tecniche in materia ( un dirigente scolastico), ma
questo - si appresta a dire in unintervista che rilascia al settimanale diocesano -, tuttaltro che un limite:
Nel caso in questione, non occorre essere architetti o geometri, anzi meglio non esserlo (15 settembre
1990). Tra i suoi obiettivi dichiarati: garantire la residenzialit nel centro, ma senza che diventi luogo dlite
riservato alle classi sociali pi forti.
Aiello dellavviso che ad osteggiarla siano state le gerarchie ecclesiastiche.
Uno strappo maturato nel tempo: da tempo che Aiello avverte una sorta di ostracismo nei suoi confronti,
unemarginazione anche a livello istituzionale.
Vedi a tempu persu, op. cit. appendice non numerata.
Volantini che Aiello giudica squallidi.
Aiello ricorda le domande tenere di un giovane componente la giuria.
Il candidato cattolico, Gualtiero Donzelli, dopo la frantumazione della Dc, raggiunge solo il 22,9%.
Dicembre 1993.
Nobile lintenzione, ma i fatti, stando alla rivista Polis, dimostrano il contrario: in un articolo non firmato
si dice che la parentesi leghista invece che rappresentare, come era nelle premesse, un momento di rilancio
della citt e del territorio, stata una sorta di buco nero, di fase di ripiegamento della citt su se stessa,
labdicazione del comune capo-comprensorio al suo ruolo di sintesi e di guida del territorio circostante
(ottobre 2001).
La candidatura di Ceravolo avanzata da Claudio Bettinelli, allora coordinatore dellUlivo (cos ricorda lui
stesso). Lo schieramento, poi, pilotato dallon. Renato Strada.
La Provincia, 4 settembre 1997.
Lacerazioni che a distanza di qualche anno vengono sottolineate dal periodico Polis: la debolezza di Ceravolo
stata, in questi anni, soprattutto la debolezza della coalizione fatta di cinque pezzi, ciascuno alle prese con
i propri problemi (ottobre 2001).
Questi gli assessori: Agostino Alloni (urbanistica), Vincenzo Cappelli (vice sindaco e cultura), Claudio
Bettinelli (lavori pubblici), Costantino Rancati (bilancio), Bruno Mori (ambiente), Anna Rozza (servizi
sociali).
Secondo Romano Dasti (vedi il periodico Polis dellottobre 2001) il dott. Ceravolo non ha avuto solo a che
fare con le pressioni delle altre forze politiche della coalizione, ma, nella sua prima fase non ha brillato per
autonomia nei confronti dei Ds ed apparso in pi di unoccasione importante ondivago e privo di idee
chiare (solo col tempo ha acquisito maggiore autonomia e sicurezza, oltre che autorevolezza).
Un impegno nel sociale, questo, che in qualche misura Gianni Risari prosegue in unattivit parallela:
, infatti, nominato dallAnci (ancora durante lAmministrazione Ceravolo) componente della Fondazione
Housing sociale - una fondazione ora di carattere nazionale - realizzata dalla Cariplo. Si tratta di unistituzione
che ha come obiettivo quello di venire incontro allesigenza di chi (soprattutto giovani coppie) non ha un
reddito troppo basso per usufruire delle case popolari, ma neppure un reddito sufficiente ad acquistare
una casa a prezzo di mercato. Il primo esperimento in Italia di questo Housing sociale sar realizzato nella
frazione dei Sabbioni (in via Camporelle): sono previsti 90 alloggi ispirati ai criteri della qualit della vita e del
risparmio energetico e un asilo di quartiere (gli alloggi saranno riscattati dagli inquilini con un mutuo a basso
costo e questo sar possibile perch larea del Comune e perch i capitali investiti da grandi finanziatori vedi, ad esempio, la Telecom - avranno una redditivit piuttosto contenuta).

una bufera
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Su progetto degli architetti Giuseppe Dossena ed Enzo Bettinelli.


Lesigenza di risparmio energetico oggi fatta propria da una Direttiva europea e recepita dalla legge italiana: dal primo gennaio 2008 tutte le case sono sottoposte a una certificazione che prevede, tra laltro, che la
dispersione di calore non superi una determinata soglia.
Un avviso di garanzia viene recapitato anche allex sindaco, ing. Augusto Galli, indagato per la cessione a
un privato del reliquiato darea in via Gramsci, reliquiato che da oltre venti anni utilizzato come fermata

Note

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dellautobus.
La Gazzetta di Crema scrive un articolo dal titolo E qualcuno pens anche al suicidio.
Ivi.
Ivi.
Il Nuovo Torrazzo, 22 maggio 1993.
La Provincia, 20 maggio 1993.
Tra i prudenti sicuramente il Nuovo Torrazzo.
La Provincia, 18 maggio 1993.
Ivi, 22 maggio 1993.
La Cronaca, 28 maggio 1993.
lo stesso Sandro Gaboardi che oggi svela i momenti significativi della latitanza.
Il dr. Aiello, nel clima che si creato, teme che la Procura gli abbia messo il telefono sotto controllo: da qui
le precauzioni.
Sociologo bergamasco, responsabile nazionale Acli per la formazione (sar eletto parlamentare nelle liste della
Dc).
Lassenza di tale prova, forse, induce la Procura a indagare oltre, interrogando pi volte il direttore generale
dellEnaip a livello regionale, Silvio Peverelli, nonch gli stessi ragazzi dei corsi drop out. Da qui la nuova
ipotesi di reato: la truffa ai danni della Regione Lombardia attraverso dei corsi finti.
Don Leandro era amico di don Barbaini, un prete della contestazione, autore del libro La Chiesa sbagliata.
Il patteggiamento, per, non costituisce lo stop definitivo. A distanza di anni la Regione Lombardia chiede
di essere risarcita dei danni che sostiene di aver subito. Nel frattempo i vecchi dirigenti dellEnaip sono
usciti di scena (il presidente Bonardini morto e il direttore Silvio Peverelli non pi dipendente) e i nuovi
tendono a lavarsi le mani. Da qui la liquidazione, nel novembre 1999, della vertenza con il pagamento di
55.020.650 a titolo di transazione fra lEnaip regionale e la Regione Lombardia. Sandro Gaboardi precisa
che la rendicontazione dei corsi svolti dallEnaip di Crema era stata effettuata dalla Regione Lombardia senza
trovare alcun rilievo e che la stessa Regione, dopo gli accertamenti ordinati dalla Procura della Repubblica,
ha preteso di essere risarcita. A suo avviso le irregolarit riscontrate altro non erano che il risultato di una
normativa che cambiava nel tempo. Due esempi: nel progetto si ipotizzava di spendere il 15% del costo per
le attrezzature e, a corsi iniziati, veniva comunicato che la soglia non poteva essere superiore al 5%; erano
state previste lezioni con degli specialisti a una cifra tot per ora e poi, firmati i contratti, arrivava lindicazione
secondo la quale non si poteva superare un certo importo.
Sandro Gaboardi non nega di aver commesso molti errori nella sua vita, come non nega di aver dato di s,
qualche volta, limmagine di arrogante, ma non ha dubbi di aver sempre agito ispirandosi alla massima correttezza verso gli altri e allattenzione per i pi deboli.

il colpo dala
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La Provincia, 5 marzo 2003.


Alla conquista dellAmericas Cup, qualche anno prima, si muove anche un altro cremasco, ling. Raffaele
Marazzi. Ecco un breve profilo. Consegue la maturit scientifica nel 1966 e nel 1971 si laurea in ingegneria
aerospaziale presso il Politecnico di Milano. Nel 72 si specializza a Bruxelles al Von Barman Institute in
Meccanica dei fluidi. Per 14 anni dipendente della AerMacchi di Varese. Contemporaneamente professore a contratto al Politecnico di Milano dove tiene corsi di Fluidodinamica computazionale ed relatore
di numerose tesi di laurea. Autore di pubblicazioni tecnico-scientifiche, membro di organismi nazionali e
internazionali (tra cui il Comit International Permanent des Souffreries in cui partecipa tra laltro alla definizione di specifiche della galleria criogenia transonica europea). Nel 1986 costituisce e dirige fino al 1995 la
Aeolus, societ che trasferisce i frutti della ricerca aerospaziale ad aziende e a settori produttivi che normalmente - o perch mancano di risorse per finanziare la ricerca o per tradizione culturale - non ricorrono a tale
know-how. In tale ruolo balza alla ribalta della cronaca nazionale e internazionale: accade quando partecipa
alla progettazione del Moro di Venezia con cui Raul Gardini raccoglie un successo strepitoso allAmericas
Cup ( lui il realizzatore delle celeberrime pinne). Il suo segreto: lidea - lo scrive egli stesso - di trasformare la
vela in una sorta di ala daereo. Limbarcazione voluta da Raul Gardini e sostenuta non solo dai finanziamenti

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ma anche dal supporto tecnologico della Montedison, sotto la guida di Paul Cayard batte in semifinale i
francesi e i giapponesi. In finale, poi, si aggiudica la Louis Vuitton Cup sconfiggendo i neozelandesi. Si trova
di conseguenza a contendere lAmericas Cup con gli stessi americani, ma non riesce a vincere.
lo stesso Editor della rivista che gli scrive in data 6 febbraio 2002: Dear Dr Bressi please see the article
about your recent Casimir experiment.
La moglie prof. Emanuela Nichetti afferma che tale esperimento avrebbe dovuto portare a produrre la luce
(fotoni) dal vuoto, un esperimento che, se concluso, gli avrebbe dato fama anche presso i non addetti ai
lavori.
Sono tratte dallorazione funebre del professor Piazzoli anche le citazioni di cui non indicata la fonte.
Al Liceo classico di Crema non ha provato alcuna attrazione n per le scienze n, tanto meno, per la ricerca.
Si tratta di progettare un esperimento e intuire ci che ci si potrebbe aspettare come risultato per poter essere
in grado, ancora prima di avere iniziato il lavoro, di risolvere tutte le difficolt e sapere che cosa fare nel caso
il risultato non confermasse le aspettative
Il servizio diretto dalla dott. Elisabetta Buscarini, poi, viene riconosciuto come Scuola italiana avanzata di
ecografia digestiva, diagnostica ed operativa.
Guido Lupinacci, Federico De Grazia, Laura La Mantia, Gianfranco Brambilla, Fernanda Menozzi, Elisabetta Buscarini, Guido Manfredi, Claudio Londoni (pi una collaboratrice pediatra, la dott. Tiziana Guadagnini).
Citazioni, come quelle successive, tratte da Un laboratorio per la citt - Il Da Vinci ieri e oggi, Tipografia
Trezzi, Crema 2001, pp. 30-31.
Vedi Ada Cazzamalli, Il sentiero della Fuci a Crema 1942-1996, Artigrafiche cremasche, Crema 1996, p. 15.
Vedi il capitolo Il fascino dellutopia.
Su Amos Edallo vi una considerevole letteratura. Lultimo volume, scritto in occasione del centenario della
sua nascita, Amos Edallo, Fantigrafica, Cremona 2009, un libro che tocca tutti i molteplici aspetti della sua
personalit vulcanica e ne raccoglie anche la produzione poetica (oltre 200 pagine).
Ecco le origini. Il pap, Edoardo, un trovatello degli Esposti di Milano affidato a un contadino di Castelleone, mentre la mamma, orfana, allevata da una zia. I due futuri sposi si conoscono in una stalla in
occasione di una recita. Cinque i figli nati dal matrimonio: Amos il secondogenito. Tornato dalla guerra (la
Grande guerra), Edoardo prova ad ingrandire il laboratorio di zoccolaio, acquistando allingrosso una partita
cospicua di legname, ma loperazione gli si ripercuote contro: la gente, stremata dalla fame e dallinflazione
crescente, non ha i soldi per comprare un paio di zoccoli. Per lui la fine. Una situazione terribile, da cui
esce solo grazie alla solidariet di parenti e amici che lo aiutano a trovare un tetto per la famiglia. I guai, per,
non sono finiti: la malattia polmonare contratta durante la guerra lo rende progressivamente inabile al lavoro
e lo conduce nel giro di qualche anno alla morte. Amos (classe 1908) non ha scelte: dopo le scuole tecniche
che frequenta a Soresina, costretto a lavorare per mantenere la famiglia. Trova un impiego a Milano, presso
la fonderia Savini e Ripamonti, prima, e presso la fonderia Battaglia, dopo. Un lavoro umile, il suo, come
umile il lavoro che svolge a Castelleone in qualit di operaio intagliatore del legno e modellatore presso la
ditta Saiap di Umberto Ruini. Un lavoro grazie al quale la famiglia pu tirare avanti.
Per accedervi, deve prima conseguire privatamente il diploma di liceo.
Progettista (assieme ad altri) del grattacielo Pirelli (il cosiddetto Pirellone).
Vedi Gruppo antropologico cremasco, Amos Edallo e il museo di Crema, Edizioni Leva Artigrafiche, Crema
2003, p. 34. Tra le citazioni: Ruralistica urbanistica rurale - auteur Amos Edallo, architecte, 450 pages,
format 22x28, 450 illustrations (nombreux plans), Editeur Ulrico Hoepli, Milano, Italie, 1946 (ouvrage
remarquable). Si tratta solo della prima opera. Nel corso della sua vita professionale, infatti, sono numerose
le sue pubblicazioni apparse su riviste specializzate. Eccone alcune: Ruralistica, in Metron, nn. 4-5; Funzione economica ed umana dellorganizzazione edilizia nelle campagne in Humus, luglio 1946; Organisation
fonctionelle dune exploration rurale in Architecture daujourdhui, n. 22 Mars 1949; Urbanistica a Milano
in Atti del Collegio degli Ingegneri di Milano, luglio-agosto 1950.
Tra le recensioni: Ruralistica par Amos Edallo, in Architecture daujourdhui, n. 22; Ruralistica-Urbanistica
rurale par Amos Edallo di Gaston Bardet, in Le matre doeuvre; La Reconstruction rurale en Europe, in La
journe de Btiment, Aot 1948; Etude pour la rorganization fonctionele dune ferme de la valle du Po (Cen-

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tro Studi di Urbanistica Rurale di Crema), in Exposition Internazionale de lUrbanisme et de lHabitation Section Italienne; Studi per il Nuovo Piano Regolatore di Milano di Cesare Morelli, in Metron, n. 10, 1946;
Impressioni di Amos Edallo di Luigi Moretti, in Spazio, luglio, 1950. Lo stesso autore, poi, viene invitato
a illustrarne i contenuti a diversi importanti convegni, tra cui uno a Parigi (allExposition International de
lHurbanisme et de lHabitation).
Ruralistica ha un risvolto anche cremasco: Amos Edallo ne prende lo spunto per creare a Crema il Centro
studi di Urbanistica rurale, un circolo culturale che anticipa, tra laltro, alcune idee che costituiranno il cuore
del futuro Ccsa. La sua prima iniziativa: la promozione nel 1946 di una mostra di artisti cremaschi. Unaltra:
un convegno nel 1947, in collaborazione con il Circolo di Cultura di Crema, finalizzato alla riorganizzazione
didattico-urbanistica delle scuole rurali (vedi La ricostruzione, op. cit., p. 157).
Viene assunto in qualit di vice del responsabile della Divisione, ing. Luigi Lorenzo Secchi, e in tale ruolo
inizia a lavorare alla grande, niente meno che al Piano regolatore generale che pronto prima della fine della
guerra: un grande impegno intellettuale che lascia in lui una profonda traccia anche se detto Piano viene
subito accantonato dalla nuova classe politica espressione del Cln come fascista. Si parte, allora, per un
nuovo Piano Regolatore, unoperazione di vasta portata che coinvolge, nella fase di studio, i migliori architetti milanesi. Al concorso di idee indetto dallo stesso Comune partecipano otto gruppi, uno dei quali guidato
dallo stesso Edallo la cui proposta viene particolarmente apprezzata dalla Commissione presieduta dal prof.
Cesare Chiodi, assieme a quella del gruppo Albini. Uscito di scena il suo capo ling Secchi (per raggiunti
limiti di et), Edallo assume in prima persona la responsabilit operativa del Piano, un ruolo che gli consente
non solo di maturare competenze tecniche, non solo di studiare gli assetti urbanistici delle pi importanti
citt italiane ed europee, ma anche di allargare il suo campo di azione ai rapporti burocratici col Ministero (il
Prg pronto nel 1948, ma verr approvato a livello ministeriale solo nel 1953). Deve poi resistere, per quanto gli compete, alle mire degli speculatori, unimpresa agevolata dalla Giunta Cln, ma ostacolata dal nuovo
governo della citt in mano ai partiti di centro favorevoli di fatto ai grandi costruttori (un atteggiamento,
questultimo, che d, di fatto, facolt agli speculatori di stravolgere i piani del Comune).
Un ruolo a cui tuttavia non corrisponde un adeguato riconoscimento economico: da qui la mossa di partecipare al concorso per dirigente della Ripartizione urbanistica indetto dal comune di Venezia, un concorso che
vince, ma rinuncia al posto, dopo aver ottenuto il riconoscimento dovuto dallo stesso comune di Milano.
Per questo riceve incarichi analoghi da numerose amministrazioni comunali sia dellhinterland milanese (da
Gallarate a Busto Arsizio) che della provincia di Cremona (da Pizzighettone a Castelleone). incaricato,
inoltre, di progettare il Piano intercomunale milanese e il Piano territoriale di coordinamento della Lombardia, nonch - dietro mandato della Stipel - il Piano della rete telefonica alto milanese.
Gruppo antropologico cremasco, op. cit., p. 91.
Vedi le sue relazioni ai vari congressi di urbanistica: da Roma a Venezia, dal Passo della Mendola a Varenna.
Questo il dilemma: ripristinare tout court le forme architettoniche romanico-gotiche originarie (trecentesche), oppure salvare tutto ci che di prezioso hanno lasciato i secoli successivi (anche il 600-e il 700)?
In pi occasioni larch. Amos Edallo si trova solo, spalleggiato soltanto dal soprintendente prof. Gazzola,
a difendere la ricchezza artistico-storica dei secoli recenti. Solo, anche in netto contrasto con le vedute del
vescovo mons. Cambiaghi.
Nel gennaio 1960 inaugura, nella sala dellIstituto Folcioni, un ciclo di conferenze celebrative dellAssedio
di Crema in cui annuncia una serie di scavi archeologici, in primis a Palazzo Pignano (il nuovo Torrazzo, 16
gennaio 1960).
Vedi il Nuovo Torrazzo, 5 giugno 1965.
Vedi lantologia poetica in Amos Edallo, Fantigrafica, Cremona 2009, pp. 127-350.
Sono parole sue: vedi la nota biografica della raccolta di poesie Riascoltami amico Erasmo.
Thor Amberg, Przemyls, Hammerstein, Friedenau, Rubcow.
A volte ha a disposizione solo un mestolo di acqua e tiglio o mezza gavetta di brodo di patate e un pane da
dividere per sei. Quando c la margarina, ne arrivano 400 grammi da dividere per 20.
Lingua che apprende, nelle sue strutture fondamentali, in tempi brevi: gi a ottobre del 1943 (il 28) scrive
una cartolina in tedesco.
Nuvola de Capua, nella prefazione al libro prigioni 1943-1945, scrive tra laltro: dal tuo diario emana

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una luce viva. La gioia di vivere di un ragazzo di ventanni non te lhanno uccisa [] Il tuo un diario di
amore: amore per la vita e amore che si risveglia in te.
Ancora studente collabora con lo stesso arch. Amos Edallo per quanto riguarda i restauri del duomo.
La splendida Sala Pietro da Cemmo era adibita a magazzino.
Lo affida allarch. Perogalli, docente del Politecnico di Milano.
Opera affidata al celebre restauratore Ottorino Nonfarmale di Bologna che, seguendo le tecniche del tempo,
strappa la Crocefissione e LUltima Cena e le risistema su telai indeformabili in alluminio, come strappa le
sinopie sottostanti: vedi Insula Fulcheria, 2003, p. 259.
Si tratta di imbarcazioni monossili, costruite cio scavando e svuotando un solo tronco dalbero. Vengono
trovate negli anni 1972-73, periodo in cui si verificano numerose secche nel letto dei fiumi, in diverse localit tra cui Formigara, Gabbioneta, Bertonico, Pontevico. Risalgono non allet preistorica come si pensa
in un primo momento, ma allepoca protostorica o forse allo stesso Medioevo (alto Medioevo). Ne parla
ampiamente lo stesso Ermentini il 13 ottobre 1973 su il nuovo Torrazzo.
Si vedano i due saggi di Beppe Ermentini apparsi su Insula Fulcheria, 1972 e 1973. Si vedano pure il saggio
della moglie Lidia Ceserani Ermentini, sempre su Insula Fulcheria 1983, e quello, recente, di Fabiana Barbaglio, Insula Fulcheria, 2007, n., vol. B.
Mostra realizzata da Beppe Ermentini con la collaborazione degli architetti Dado Edallo e Giorgio Guerrini,
del pittore Federico Boriani, del dr. Franco Menozzi, della signora Raffaella Angiolini Merati e del rag. Elia
Zambelli. Carlo Martini stato pi volte presente alla Biennale di Venezia ed ha esposto non solo in Italia,
ma anche allestero (da Berna ad Hannover, da Londra a New York). Mostre allestero (dalla Svizzera alla
Francia) sono state organizzate anche da Achille Barbaro. Per un profilo dei due artisti vedi il Nuovo Torrazzo,
20 settembre 1969.
Sulle colonne de il Nuovo Torrazzo del 24 gennaio 1970 Beppe Ermentini lancia un allarme: a Palazzo
Pignano stanno succedendo cose dellaltro mondo! Proprio nella zona pi interessante e ricca si lottizzato
il terreno per la costruzione di abitazioni civili. [] Roba da strapparsi i capelli! Perfino il Papa, tramite il
nostro Vescovo, ha chiesto notizie di Palazzo Pignano e materiale illustrativo. Dove sono le autorit, gli uomini di cultura, i semplici cittadini che fanno le rivoluzioni fasulle, dove sono adesso che una rivoluzione ci
starebbe bene?.
Premio conferito allo studio Ermentini: padre, figlio (Marco) e figlia (Laura).
Compare nellalbo doro della Filatelia Italiana ed nominato Fellow della Royal Philatelic di Londra.
Posta militare italiana - La III guerra dindipendenza in una collezione storico-postale, Editore Studio Filatelico
Sergio Santachiara, Leva Artigrafiche in Crema, 1992.
In Sassi colorati.
In Amico Erasmo ascoltami.
Vaccari Magazine, n. 30/03, p. 9.
Mostra organizzata con il patrocinio del comune di Crema e del Rotary Club di cui Beppe socio.
I consoli sono una ventina in Lombardia e circa duecento in tutta Italia: vedi la notizia della promozione
su il nuovo Torrazzo del I ottobre 1983.
la sua volont. Nella nota scritta il 2 novembre 1994 Beppe cos si esprime: Vorrei essere sepolto nella
terra nuda e sopra, un grosso sasso di fiume. So che non mi verrete a scocciare; solo un passero sbricioler i
semi di miglio. Se vorrete seminarlo (Sassi colorati, 2003).
Le citazioni sono tratte dallintervista allo stesso Pietro Valsecchi effettuata da Franco Forte: www.fiction-tv.it.
Lo ricorda lo stesso Mario Capanna, leader del Movimento studentesco di Milano, in Il Sessantotto al futuro,
Garzanti, Milano 2008, p. 43
Un film che racconta di due divi del cinema degli anni Trenta e Quaranta fucilati il 30 aprile 1945 dai
partigiani perch accusati di aver collaborato col nazifascismo: un tema delicato, una storia affascinante,
ma ancora imbarazzante, confessa il regista che aggiunge Noi artisti dobbiamo sollevare sassi e mostrare
i verminai che nascondono. Ma gli artisti non dureranno a lungo in questo Paese (Corriere della Sera, 20
maggio 2008).
Una famiglia feconda di talenti anche tra gli ascendenti. Il pi noto Tullio: brillante giornalista, direttore di
pi testate, autore di opere agronomiche (tra gli episodi che caratterizzano la sua vita nazionale: una sfida a

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duello col potente ras Roberto Farinacci). Un altro Giampiero, figlio di Tullio e padre di Franco, Marco Tullio
ed Emanuele: a 18 anni pubblica un romanzo che lo qualifica come il pi giovane scrittore italiano dellepoca
(diventer giornalista e dopo il secondo conflitto mondiale entrer nella redazione di Readers Digest).
Al Politecnico svolge anche il ruolo di vice presidente dellOpera Universitaria, funzione che gli d lopportunit di entrare in contatto non solo con studenti, ma anche con politici e amministratori affinando cos
le sue doti di relazione. Il ruolo, per, gli fa vivere unesperienza a dir poco spiacevole: viene sequestrato per
cinque ore (siamo nel periodo della contestazione) da alcuni studenti facinorosi che pretendono da lui una
firma su un documento, per poi essere liberato dalle forze di polizia. Un sequestro che lascia il segno: non
un caso che egli compia ogni sforzo per ricucire lo strappo e riconquistare la fiducia degli studenti. Ci riesce
(perfino con gli ex facinorosi) e viene considerato da loro un docente democratico.
Non tutto, per, va per il verso giusto: un giorno un amico - pi grandicello di lui - vuole provare il suo fucile
e lo colpisce ad una natica (dove i pallini sono ancora confitti).
Non dato sapere se il Cavalli abbia eseguito lopera.
Non mancano compositori di musica sacra. il caso, ad esempio, di Francesco Manenti, per 40 anni organista della cattedrale di Crema e direttore della Polifonica Cavalli: al suo attivo ha una settantina di composizioni quasi tutte pubblicate. Si tratta di cantate, messe, mottetti, inni, madrigali e brani per pianoforte.
Alcune sue messe hanno un successo notevole e vengono trasmesse anche in televisione.
Tutte informazioni, queste, che ricavo dallopuscolo non datato Mario Ghislandi pianista (1940-1965) curato da Luisa Guerini Rocco e dalla documentazione che mi ha gentilmente fornito il fratello di Mario
Ghislandi, Aldo.
il caso di segnalare un talento naturale, ma senza un regolare percorso accademico alle spalle: Carlino Sforza
Francia, figlio della contessa Marinella Terni de Gregorj. Numerosi e apprezzati i suoi concerti. Nel 1971 rappresenta lItalia al Festival internazionale di Montreaux-Vevey in Svizzera, sul lago di Ginevra, dove si esibisce
con lEstro concertante, formazione unica al mondo: il concerto, tenuto nella chiesa romanico-gotica di S.
Martino, viene trasmesso dalla radio nonch dalla televisione svizzera. A Crema si esibisce - sempre col suo
Estro concertante - in non poche occasioni tra cui la prestigiosa rassegna del Recitarcantando edizione 81.
Tra i giovani talenti va ricordato Attilio Cremonesi, classe 1963. Diplomato in organo, composizione, pianoforte e clavicembalo al Conservatorio di Piacenza, frequenta per quattro anni lAccademia musicale di
Basilea. Sempre in Svizzera ha lopportunit di collaborare con un celebre direttore dorchestra, il belga
Ren Jacobs. Unesperienza professionale intensa, questa, che lo spinge a intraprendere la medesima carriera.
Si afferma quindi come direttore dorchestra, un ruolo che lo conduce ad effettuare numerose tournes in
alcune delle citt pi amanti della musica: dallEuropa agli Usa allAustralia. Tra i suoi autori pi eseguiti:
Haendel. Al suo attivo numerose incisioni e riscritture di opere. Il suo nome compare sulle pi importanti
riviste specializzate di musica classica e barocca di tutto il mondo (Mara Zanotti, il nuovo Torrazzo, 18 luglio
2009).
Viene pubblicata ogni anno a fine novembre e vende quasi 100.000 copie.
Vi sono, naturalmente, ristoranti che hanno un riconoscimento pi elevato: a due e a tre stelle. Si tratta,
tuttavia, di un numero piuttosto esiguo: a due stelle sono solo venticinque e a tre stelle soltanto cinque. Tra i
ristoranti che appartengono allolimpo dei cinque ristoranti a tre stelle uno si trova a Canneto sullOglio, tra
Cremona e Mantova e si chiama Dal pescatore.
Una vita - quella degli ispettori - che potrebbe essere considerata invidiabile: pagati per mangiare (pranzo
e cena tutti i giorni). Ma, come confessa uno di loro, il dr. Simone Terzani, residente a Crema, vi anche
il rovescio della medaglia: avendo lintero territorio nazionale da coprire (hanno alcune province a turno),
devono sobbarcarsi ogni anno 30-40.000 km di strada in automobile; hanno, inoltre, il compito di inviare
una relazione dopo ogni consumazione includendo anche lindice di eleganza dellambiente (da una a cinque forchette); se si fermano in albergo, poi (il che abbastanza normale), non hanno solo il piacere di
godere del confort dellalbergo stesso, ma anche lonere, anche in questo caso, di mandare una dettagliata
relazione. La Guida Michelin, infatti, seleziona non solo i ristoranti migliori, ma anche gli alberghi con una
valutazione che va da una a cinque casette. Sono quattromila quelli selezionati, tra cui il Ponte di Rialto
di Crema, gestito dalla famiglia Pozzali. Vantaggi, quindi, ma anche oneri. Il vantaggio pi bello - aggiunge
il dr. Terzani - quello di poter esplorare tutte le province italiane attraverso un osservatorio privilegiato,

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la cucina: questa riflette tradizioni e inventiva di un luogo ed una delle pi riconosciute carte di identit
dellItalia nel mondo. Gli aspiranti al ruolo di ispettore sono sottoposti ad una serie di test attitudinali (non
di carattere gastronomico) e vengono affiancati per alcuni mesi - pranzo e cena - da un ispettore anziano.
62 Vedi Roberta Schira, La cucina delle nebbie, Ed. Dornetti, Crema 2002, p. 8.
63 lassessore Vincenzo Cappelli che persegue tenacemente lobiettivo di far conoscere in Europa il prodotto
di Crema. Lo fa con la partecipazione alla Fiera di Melun, prima, e di Lindenbergh (citt della Baviera) poi,
dove lo stand di casa nostra riscuote un notevole successo (vedi lOpinioneBusiness del cremasco, suppl. 7
settembre 2001).
64 Vedi lazienda condotta da Alberto Gnali.

un miracolo
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Vedi la toccante lettera di uno di oro su il nuovo Torrazzo del 12 settembre 2009.
Libera Parola, 28 dicembre 1946.
A Pedara, ai piedi dellEtna, sotto legida dei Soci Costruttori, a favore di una colonia della Pontificia
Opera Assistenza; a Suvero in provincia di La Spezia a fianco di Sorriso francescano, unassociazione di
suore che hanno sposato la causa dei bambini orfani; accanto ai terremotati a Mels in Friuli per quattro
stagioni e poi due a Ciorani in Irpinia e infine per un decennio a Rimini dove i volontari, dopo le ore
di lavoro per ristrutturazioni e manutenzione, condividono pasti e sera con handicappati psichici in case
famiglia, allinterno dellassociazione Papa Giovanni fondata da don Oreste Benzi. Un totale di circa 300
volontari e 460 presenze. Don Ennio Raimondi, non pi giovane, continua ancora ad accorrere laddove vi
sono fratelli bisognosi: lo fa anche nellestate 2009 a fianco dei terremotati dellAbruzzo condividendo per
un mese i loro problemi nella tendopoli.
Traggo le informazioni dal libro di Renato Crotti, Luce di Stella, Edizioni Press Ing, Crema 1999.
Non si occupa solo di tossicodipendenti: non un caso che la mamma di un ragazzo di un paese del cremasco
scomparso di casa le chieda di accompagnarla alla trasmissione Chi lha visto?.
Si tratta di una famiglia costituita da 12 unit: 7 esterni e 5 componenti della famiglia originaria. I coniugi
Lazzari nel 1993 riceveranno il Premio della Bont Groppi-Bianchessi (il nuovo Torrazzo, 24 dicembre
1993).
Oltre alle persone stabili ve ne sono che vengono accolte per brevi periodi.
Mentre Maria Teresa sceglie di continuare lesperienza lavorativa come insegnante.
Da poco nominato vescovo in Guatemala.
Mimma Benelli, intervistata sui grandi problemi che investono lAmerica Latina, dichiara tra laltro: Il
latino americano stato privato della sua personalit. In Brasile la gente non ha persino memoria storica del
proprio popolo. Un passato violento e cancellato. [] Anche la religione stata imposta con la forza, per
la Chiesa cattolica s messa a capo dei movimenti di liberazione, nati proprio grazie a lei stessa (il nuovo
Torrazzo, 30 maggio 1992).
Durante la cerimonia religiosa Maurizio e Antonella sottolineano il fatto secondo cui la loro scelta il frutto
di un lungo cammino nella comunit parrocchiale di S. Maria, alla scuola di don Imerio e di don Rosolino
(il nuovo Torrazzo, 27 ottobre 1984).
Nellarco di un tempo relativamente breve, poi, ne adottano unaltra: Elisa, una bambina nata prematura.
Il dott. Fulvio Soccini ricorda, ancor prima della stagione terzomondista, limpegno profuso dal dott.
Ciaramella in occasione di terremoti sia in Italia che allestero: nel suo ruolo di ortopedico operava in ospedali
da campo.
In unintervista rilasciata a il nuovo Torrazzo confessa di essere arrivato a realizzare il suo sogno anche grazie
a un profondo cambiamento nei confronti della religione e nella pratica della vita cristiana, a partire dal
1978. Precisa poi che si sente libero, allet di 55 anni, di effettuare questa nuova esperienza perch col suo
lavoro professionale ha garantito ai suoi familiari una certa tranquillit economica (27 agosto 1983).
Anche questa dei Camilliani.
Sono gli stessi familiari che preparano i pasti per il ricoverato.
Messa che per i credenti locali una grande festa corale. I tempi lunghi sono determinati anche dalluso di
due lingue (francese e dialetto locale).

Note

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18 Ci limitiamo, naturalmente, alle vittime che hanno a che vedere anche col nostro territorio.
19 Ce ne parla unoperatrice di questa comunit: la dott. Laura Gerroni.
20 La liberazione, infatti, tutelata dallart. 18 del Testo Unico sullimmigrazione (legge 40 del 1998) larticolo di sicuro pi avanzato dEuropa in materia - che prevede una protezione sociale sia a chi
denuncia gli sfruttatori sia a chi, per paura o perch non conosce i loro nomi, tale denuncia non la fa. Una
liberazione che, per questa stessa ragione, viene favorita dalle Forze dellordine che nel nostro territorio,
grazie alla sensibilizzazione effettuata nei loro confronti da parte degli operatori sociali, dimostrano di essere
particolarmente efficaci. Il primo ad occuparsene nel territorio milanese padre Ambrogio (somasco), gi
fondatore di svariate comunit per tossicodipendenti. Il modello per lItalia del Nord rappresentato dalla
comunit gestita dalle suore Adoratrici di Bergamo che ha alle spalle esperienze in tale ambito allestero.

bilancio di un viaggio
Vedi Piero Carelli, Mai guerra combattuta fu pi bella e pi santa di questa, in Gli anni difficili, op. cit., pp.
33-77.
2 Vedi alcune lettere dei nostri soldati sul fronte russo che parlano di volont di abbattere alle radici il barbaro
bolscevismo distruttore di ogni civilt e di guerra santa in quanto guerra per la lotta contro il bolscevismo,
la barbarie, lateismo (ivi, p. 51).
3 Uno degli infiniti esempi: in un articolo non firmato del 29 gennaio 1944 de Il Popolo di Crema si parla
del ventennio fascista come di un glorioso passato, di una serie infinita di conquiste e di istituzioni, di
una civilt nuova che ha dato la sua impronta a tutta la vita non solo nazionale, ma anche europea e della
Volont del fascismo come di una volont che nessuno ha potuto e potr mai piegare, che rivivr nei secoli
come realt e come sprone, come simbolo e come faro di luce e di gelosia a tutta la gente.
4 Il dr. Gino Formaggia, uno dei volontari, ricorda di aver scoperto tali campi, solo quando dopo il 25 aprile
45, prelevato da uomini del Cln dal carcere popolare assieme ad alcuni suoi camerati, stato condotto a
vedere al Teatro Nuovo il film documentario Buchenwald.
5 Un esempio tra i tanti. Nel 1942 un giovane esponente della Gil tiene una relazione ad altri giovani
ricordando le gigantesche opere compiute dal fascismo nel campo morale come in quello politico e sociale,
nella bonifica del popolo e della terra italiana dichiarando che lo spirito della dottrina fascista lunico
spirito cui si informer la nuova Europa dopo la vittoria dellAsse (in Gli anni difficili, op. cit. p. 61).
6 Vedi, ad esempio, alcune lettere di soldati al fronte che dicono senza mezzi termini di essere a conoscenza di
qualche grossa canaglia (stirpe bastarda che opera nellombra e vive alle spalle) che appartiene alle classi pi
agiate, e di sapere che a Crema vi sono individui che atteggiandosi a signori eleganti si danno arie di grandi
strateghi, ma dicono soltanto un cumulo di fesserie, corbellerie e fanfaronate (ivi, pp. 50-51 ).
7 Gi nel 1935 Palmiro Togliatti parlava di masse fascistizzate.
8 Vedi il capitolo Unarte difficile.
9 Classe 1902. Si laurea giovanissimo avendo iniziato la scuola elementare a cinque anni ed avendo saltato
la quinta. Svolto il servizio militare, apre uno studio in via Carera in Crema seguendo in particolare casi di
diritto penale, attivit professionale che riprender con lo stesso impegno, anche se provato, dopo lamara
esperienza dellarresto, della detenzione a Crema nella Casa della Provvidenza e nella caserma Renzo da Ceri,
poi nel carcere di Cremona dove rimarr pi di 14 mesi, fino al provvedimento di amnistia del governo.
Morir a 58 anni a causa di un aneurisma allaorta (si tratta di informazioni raccolte dalla figlia, avv. Deda
Mansueto che ricorda il padre come un uomo eccezionale, un uomo che le ha insegnato in primo luogo
lonest).
10 Non tuttavia esente da colpe: dopo l8 settembre sceglie in perfetta coscienza di schierarsi di nuovo con
Mussolini. Il ruolo che svolge in qualit di commissario prefettizio del comune di Bagnolo Cremasco, poi,
non del tutto limpido: nella lettera del 28 marzo 1944 Thevenet confessa espressamente di avere paura
(parla di minacce che lo scuotono come capo di famiglia padre di sette figli) e questo in contrasto con
quanto dichiarer nel suo memoriale; dalla lettera in questione, poi, risulta evidente che egli a conoscenza
che le persone incluse nel noto elenco sono destinate al lavoro in Germania, ci che invece negher non solo
nel memoriale, ma anche durante linterrogatorio. Le sue stesse dimissioni, almeno formalmente, non hanno
motivazioni nobili: il maestro parla di condizioni ambientali assai difficili e di mancanza del necessario
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Note
appoggio. Non escluso che ci troviamo di fronte a una coscienza lacerata: da un lato ci che pensa davvero
nel suo intimo, dallaltro ci che deve dire ufficialmente per non apparire uno che - come scrive Giovanni
Agnesi - ha voluto abbandonare il suo posto di combattimento.
Gli anni difficili, op. cit., p. 46.
Ivi, p. 34.
Ivi, pp. 44-45.
Ad esporsi di pi su questo fronte il musicista. Il pi defilato, invece, il commissario politico Giovanni
Agnesi che, tuttavia, quando gli capita loccasione, non la lascia sfuggire: il 22 novembre 1943, ad esempio,
in una lettera inviata al Podest di Crema prende di mira il sac. Boschiroli che ha avuto la sfrontatezza di
chiamare i profughi dei fratelli fuggiaschi quasi fossero dei disertori meritevoli di disprezzo; in una
missiva indirizzata al commissario federale di Cremona, inoltre, sottolinea il ruolo negativo per la causa
fascista svolto dal campanile e dal confessionale; nelle lettere, poi, che invia ai commissari politici dei vari
comuni nel suo ruolo di ispettore di zona, si premura di chiedere se i sacerdoti scelti per le lezioni di religione
ai Balilla e alle Piccole Italiane nutrano sentimenti antitaliani.
Un mea culpa che pure hanno chiesto ai cattolici uomini come Giulio Andreotti, Aldo Moro appena dopo
il 25 luglio o nellimmediato dopoguerra. Un anonimo sacerdote, nellottobre 1943, scriveva senza mezzi
termini sulla rivista dei laureati cattolici Studium che in molti casi i cattolici avevano assecondato il processo
di corrosione dei valori religiosi e morali prodotta dai falsi miti del fascismo in cambio di benefici quali
la soluzione dello storico conflitto tra Chiesa e Stato, e la liberazione dal pericolo rosso (Luca La Rovere,
Leredit del fascismo, Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 59).
Vedi Giuseppe Pardini, op. cit., p. 73 (lautore cita un rapporto del prefetto di Cremona).
La Provincia del 13 novembre 1920 scrive che Tutte le cascine del Cremasco sono state gioved mattina
occupate dai contadini. Pur facendo la tara - considerato che si tratta del giornale degli agrari - non si pu
negare la dimensione del fenomeno.
Lespressione di un uomo di cultura di levatura internazionale: Benedetto Croce.
Cos Mario Borsa (in Luca La Rovere, op. cit., p. 66): La colpa, vera, umiliante, imperdonabile, fu nostra.
Per questo [] se vogliamo in qualche modo fare uno sforzo per risollevarci, dobbiamo anzitutto avere il
coraggio di confessarci, di gridare come il Nikita tolstojano: Siamo stati noi! Siamo stati noi! [] Fummo
noi a dargli la spinta gettando ai suoi piedi tutte le nostre libert e tutte le nostre guarentigie in una sadica
volont di prostrarci, di umiliarci umanamente e di annientarci civilmente, presi solo dalla smania affannosa
del ruere in servitium.
Cos scrive nellimmediato dopoguerra (12 giugno 1945) Nunzio Strada: Sta di fatto che in ogni caso
si delinea chiaramente lavanzata degenerazione del costume. La verit questa purtroppo: il fascismo ha
piantato salde radici nel nostro animo (vedi documentazione presente in A.G.).
Non dimentichiamo che perfino una figura di alta statura morale e di squisita sensibilit umana quale stato
il prof. Gianfranco Crispiatico ha partecipato da giovane ai campi Dux: lo ha confessato con dolore prima di
morire.
Se sfogliamo le cartelle personali dellarchivio del Pnf troviamo molti camerati che subiscono provvedimenti
disciplinari perch non in linea col partito: tra gli altri, lavv. Linfardo Volont, il dr. Bruno Manenti, il conte
Franz Terni de Gregorj.
Un termine su cui Vittorio Messori fa dellironia: per lui parlare di un cattolicesimo adulto affermare
una contraddizione in quanto nel Regno di Dio entra solo chi laccoglie come un bambino (Perch credo,
Piemme, Casale Monferrato 2008, p. 88). un fatto, tuttavia, che lo stesso Messori si sente tanto adulto da
prendere, talora, posizioni in netto contrasto rispetto a quelle di vescovi e di cardinali.
La scoperta della politica da parte del gruppo di Vaiano non lo conduce a riconoscersi in un preciso riferimento
politico (come il caso del gruppo di Calstelnuovo): se in un primo momento la solidariet con gli ultimi
si concretizza in una scuola alternativa, gestita privatamente (anche se col supporto autorevole della preside
della scuola media di Bagnolo-Vaiano, prof.ssa Giovanna Marmiroli), in un secondo momento il gruppo
si batte perch sia lo stesso ente pubblico - il Comune - a prendersene carico. Si tratta di una chiara scelta
politica, come una scelta politica quella di uscire dallo stretto ambito della scuola e lanciare la formula
dellassemblea pubblica intesa come una sorta di laboratorio politico (e quindi anche di formazione politica)

Note

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per lintera comunit.


25 In Vaiano 1960-1990, Tipolitografia Trezzi, Crema 1990 (vedi capitolo Vaiano dove vai?).
26 Il nuovo Torrazzo, 7 febbraio 1970.
27 Nel numero di febbraio 1978 di punto a capo Andrea Ladina cos, tra laltro, scrive: Il Concordato fu
lesempio di come una gerarchia ecclesiastica ottusa baratt la fede cristiana in cambio di certi poteri e
privilegi economici.
28 Il nuovo Torrazzo, 22 febbraio 1986.
29 Solo alcune prese di posizione a titolo esemplificativo. Il 24 aprile 1971, a commento della conferenza del
prof. Morra (universit di Bologna), sostiene che detto docente ha ignorato ogni tentativo di apertura
che oggi la Chiesa offre al mondo ed il tormento spesso angosciato di tutti i cristiani che si sentono parte
integrante del mondo in cui vivono e che, con estrema umilt, credono alla forza rivoluzionaria del loro
messaggio identificandosi con i pi diseredati, i poveri, gli oppressi. Una posizione radicale che rimarca,
tra laltro, anche sul numero di ottobre 1990 di Kontatto: raccontando il congresso diocesano delle Acli del
25 maggio 1969 in cui lo schieramento democristiano ha fatto letteralmente fuori la componente pi
aperta, quella che si ispirava al convegno nazionale delle Acli tenuto a Vallombrosa, parla del potere politico
gestito a Crema da una ristretta oligarchia fuori dal tempo ed emarginata dalla storia, del clima di ferreo
estabishment garantito dalla Democrazia cristiana e satelliti.
30 Riflessioni analoghe Vittorio Dornetti scrive sullo stesso settimanale diocesano nel marzo 1990: Lerrore
storico della Chiesa si riduce (molto schematicamente) a quello tipico di tutte le organizzazioni che non
riescono ad uscire da s per vedere chi diverso da loro: lo intuiscono solamente e lo condannano. Invece
occorre conoscere chi non la pensa allo stesso modo, rispettarlo e poi, magari, marcare con forza la propria
distanza: ma senza toni apocalittici, che appartengono s al patrimonio culturale della Chiesa, ma non al
migliore. E prosegue: Chi viene escluso, si allontana per sempre: e questo sempre una sconfitta, si tratti
di comunisti o di Testimoni di Geova []. Di queste sconfitte la storia della Chiesa cattolica colma: ma
esistono adesso condizioni migliori perch non si ripetano (31 marzo 1990).
31 Roberto Beretta, op. cit., p. 293.
32 Vedi il saggio di Romano Dasti, La Chiesa viva in Il grande cambiamento. Gli anni Sessanta a Crema e
dintorni, op. cit., p. 196.
33 Il nuovo Torrazzo, 12 gennaio 1985.
34 Martini Carlo Maria-Sporshill Georg, Conversazioni notturne a Gerusalemme, Mondadori, Milano 2008, pp.
64-65. Ecco altre prese di posizione. Linferno? S, esiste solo che nessuno sa se vi si trovi qualcuno; ci che
certo che linferno gi sulla Terra (Quando penso ai tossicomani, ai malati irrecuperabili e al male
che le persone si infliggono a vicenda, penso sempre che linferno sia questo. Anche Stalingrado e lOlocausto
sono autentici inferni, p. 18). Dio? Non puoi rendere Dio cattolico. Dio al di l dei limiti e delle
definizioni che noi stabiliamo. Nella vita ne abbiamo bisogno, ovvio, ma non dobbiamo confonderli con
Dio, il cui cuore sempre pi vasto (pp. 20-21) La sessualit? In passato la Chiesa si forse pronunciata
anche troppo intorno al sesto comandamento. Talvolta sarebbe stato meglio tacere (p. 94). Il padre della
Riforma protestante? Martin Lutero fu un grande riformatore. Il suo amore per le Sacre Scritture, dalle
quali ricav buone idee, la cosa pi importante. Io stesso devo molto nella scienza biblica ai grandi autori
protestanti (p. 110). E ancora, immaginando un ritorno di Ges sulla Terra, cos dice: Scuoterebbe tutti
i responsabili della Chiesa rammentando che la loro missione riguarda il mondo intero. Che non devono
guardarsi a una contemplazione narcisistica, bens guardare oltre i confini della propria istituzione (p. 25).
35 Unesperienza che, in seguito ad alcune decisioni radicali (si veda la gratuit dei servizi liturgici-sacramentali,
scelta che svincola il sacro dalleconomico; si veda la formazione negli anni 80 di un gruppo di giovani che
diffonde nella stessa chiesa parrocchiale un periodico che osa stigmatizzare gli intrecci e le connivenze del
Vaticano con il potere politico-economico) incontra non poche resistenze da parte della gerarchia della
diocesi.
36 Un contestatore che, grazie alla sua statura intellettuale, non si mai lasciato sedurre dalle sirene ideologiche
di quegli anni. Rievocando nel 1989 quel periodo, scriver che lideologia marxista era incentrata su un
collettivo totalizzante e parler di nefandezze del socialismo reale, ma tuoner anche contro il consumismo
che ha caratterizzato gli anni 80 (il nuovo Torrazzo, 25 novembre 1989).

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Note

37 I primi ad essere ospitati sono degli zingari - la famiglia Jovic-Ahmetovic - che stanno vivendo una situazione
particolarmente difficile (il padre in ospedale, il figlio maggiore in carcere, gli altri figli sono ancora
giovani o in tenera et): prima si mette loro a disposizione una casa in affitto, poi la mansarda ristrutturata
delloratorio. Nel 1980 la volta di una famiglia cambogiana (la famiglia Dan), sei rifugiati politici che
trovano alloggio nella casa lasciata vuota da don Erminio dopo la sua partenza per il Venezuela. Nel 1991
nuovi rifugiati politici: una famiglia di albanesi (Meminaj), a cui si assegna la casa pi bella della comunit
avuta in eredit da Bianca Crivelli. Lultimo inviato dalla Provvidenza un diciottenne serbo, mutilato di
guerra.
38 Gruppo che, nellarco di pochi anni diventa il principale centro organizzativo del volontariato sullhandicap
del territorio (centinaia sono i giovani impegnati non solo ad organizzare vacanze di condivisione con i
disabili, ma anche a realizzare con loro una serie di attivit tra cui la partecipazione al Carnevale cremasco e
alle bancarelle di S. Lucia).
39 Ne un esempio il periodico America latina es tu hora (che non a caso ha il suo principale centro di diffusione
nella comunit di S. Giacomo). Enrico Fantoni, otto anni dopo lavvio della testata giornalistica, cos
scrive a proposito dei suoi contenuti: le notizie che ci provenivano dallAmerica Latina non erano solo
semplice informazione su avvenimenti: parlavano di Teologia della Liberazione, di cristiani e non cristiani
che sacrificavano la loro vita affinch ne avessero di pi i loro fratelli, di Chiese intere che si schieravano
al fianco di poveri e oppressi contro le ingiustizie e le violenze dei potenti Tutto questo ci stimolava
ad essere pi coerenti con il Vangelo, a cercare e a combattere le ingiustizie, ad essere anche un piccolo
segno di cambiamento. Per il giornale significava essere attenti a tutte quelle realt che nel nostro territorio,
privilegiando i poveri e gli emarginati, diventavano segni di cambiamento.
40 Dovete sapere che una volta cera una piccola citt, raggomitolata su se stessa, racchiusa nelle sue mura. Il
re e tutta la corte vivevano una vita sempre uguale, chiusi nei loro ambienti del Torrazzo, insofferenti verso
ogni nuovo accadimento e personaggio che turbasse il loro sonno bussando al grande portone delle mura.
I bambini crescevano ingenui in parrocchia, rincorsi da uomini con le lunghe vesti nere che poi guidavano
i loro passi verso la grande mamma biancogiglio dallo scudo crociato, la grande mamma della corte. I
falegnami piallavano legno pregiato per la corte, i fabbri battevano ferro senza sosta, le massaie stendevano
panni, per tutta la gente viveva male e il grigiore incupiva gli animi. Poi cambi. Si sentiva pi alta la voce
dei fabbri. Alle mura sempre pi spesso venivano viandanti con notizie da ascoltare a bocca aperta e la gente
sentiva forte lodore di muffa della citt. Cos, dopo un po di tempo, alcuni giovani si trovano insieme, si
raccontano i loro sogni e daccordo formano ununione per la libert [] Ora la citt ha le porte delle mura
aperte e lodore di muffa si un po smorzato. Dalla corte vengono sorrisi stampati e pensieri di trame. Un
po si fatto, molto da fare. Si respira un poco meglio e ancor di pi sar domani. E allora viva lunione per
la libert. Viva tutti i sognatori del popolo.
41 Carlo Rivolta diventa direttore artistico prima del Fraschini di Pavia e poi del teatro delle Vigne di Lodi
per poi imporsi nel panorama teatrale italiano nella traduzione scenica e interpretazione di celebri dialoghi
filosofici di Platone, di testi biblici, nonch di scritti in poesia e in prosa; Massimo Teoldi si afferma nel
ruolo di direttore organizzativo di teatri, sia in Italia che in Spagna; Angelo Dossena e Gregorio Sangiovanni
trovano una collocazione di tutto rilievo alla Scala di Milano; Pietro Valsecchi si lancia come produttore
cinematografico affermandosi con film (televisivi e non) di grande successo. I meriti, naturalmente, sono dei
singoli, ma non si pu negare che la stagione di Teatro Zero sia per loro una grande opportunit.
42 In consiglio comunale entrano Rosanna Tedesco e Paola Cadregari.
43 Il Pci assestato a lungo sull8% dei consensi arriver nell84 al 27%. Siamo in presenza di un incremento
dovuto anche a quel grosso serbatoio di voti che diventer lOlivetti dal 68 in poi.
44 Tra le altre, Paola Cadregari, Rosanna Tedesco, Anna Maria Corradi Trogu, Anna Maria Zambelli, Graziella
Della Giovanna, Anna Rozza.
45 Cos si esprime in modo caustico il nuovo Torrazzo il 14 giugno 1975: Il Regime Fascista non esce pi.
Pardon, abbiamo sbagliato testata: intendevamo riferirci al Collettivo [] Davvero preferiamo che
ritorni a miglior vita. Altrimenti come facciamo ad arricchire la nostra cultura senza le penne ingegnose di
avanguardisti in ritardo sul tempo? Non saremo pi informati obiettivamente delle vicende di casa nostra, tinte
imparzialmente di rosso sinistrismo: e ci macereremo. Non avremo labituale razione dacredine anticlericale

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ed anticuriale, magari sfornata con pretese di chi la sa lunga [] Per questo al giornale pi libero, onesto,
sincero, indipendente e comunista del mondo, noi diciamo: parce sepulto. Anzi, gli auguriamo se possibile,
sintende, considerate le vette raggiunte, una riedizione migliore, pi bella, travolgente, irresistibile: in attesa
che copie anastatiche le immortalino nei secoli dItalia! Ma mentre taci, o sommo organo dellintellighenzia
marxista, medita se non il caso di rivedere la frase di Gramsci, di cui ti fregi allocchiello. Te ne suggeriamo
una semplice e modesta: il dubbio la condizione matura delluomo che non voglia rinunciare alla ragione.
O reazionario?.
Limpatto, tuttavia, non del tutto indolore per il Pci: forti sono state le resistenza della vecchia
nomenklatura.
Il preside che nel 1973 sostituisce mons. Bonomi nella direzione del Liceo scientifico.
Vedi le sue dichiarazioni rilasciate a Vittorio Dornetti su Kontatto (dicembre 1989): Bisogna [] offrire
istruzione a ciascuno in base alle sue capacit. Nel dire questo, mi rendo conto di non essere gradito a molti, ma
essere anticonformisti comporta sempre molti rischi e molte seccature. E ancora. La tradizione contestativa
che ha avuto inizio con Lettera a una professoressa? Sono manifestazioni demagogiche e paleomarxiste che
non hanno alcun supporto con la realt [] Il mio ideale una scuola meritocratica che produca le forze
intellettuali necessarie per il nostro paese.
Un concetto che utilizza anche Marcello Veneziani nei suoi 68 pensieri sul 68 nella dedica a Jan Palach: Lui
affront i carri/gli altri la carriera (Loggia de Lanzi, Firenze 1998).
Non mancano casi locali (ex sessantottini che passano alla Lega). Noti sono i casi di respiro nazionale: ad
esempio, Gaetano Pecorella, Paolo Liguori e Giuliano Ferrara che passano nelle file di Berlusconi e Roberto
Maroni che diventa un protagonista della Lega.
Vedi la delicata e toccante testimonianza di una (allora) ragazzina del Liceo scientifico, Ester Bertozzi, Il
terremoto privato di una ragazzina, in Soffiava il vento a Crema, op. cit. p. 103-105.
Non forse forzato vedere il Teatro San Domenico come un frutto a distanza di quella rivoluzione culturale
annunciata: non un caso che il parlamentare Renato Strada metta a disposizione le risorse (destinate al
cosiddetto porta-borsa) per finanziare una pubblicazione sul vecchio teatro distrutto dallincendio, come
non un caso che lo stesso parlamentare - in perfetta sinergia questa volta col senatore Maurizio Noci - si
attivi per cercare finanziamenti per il restauro e la ristrutturazione dellex Cinema Nuovo.
A proposito di Lettera a una professoressa di don Milani cos scrive Vittorio Dornetti: nonostante lo spirito
riformatore che anima il libro e che lo distacca nettamente dallala pi estrema della contestazione, su di esso
pesa la responsabilit di un settarismo chiuso e di un moralismo assai greve, proprio di marca clericale. Da
questo punto di vista sono rivelatori sia linsofferenza e il disprezzo coi quali si fa piazza pulita di tanta parte
della cultura borghese, sia il populismo diffuso, che tende ad assegnare il monopolio dei valori ai lavoratori in
genere e a far pesare tutte le responsabilit sui borghesi (op. cit., pp. 184-185). Su un altro versante Marcello
Veneziani, nel suo sarcastico Rovesciare il 68, cos si esprime: Don Milani merita il rispetto che si deve agli
idealisti in buona fede; ma insieme merita la diffidenza che si deve al devastante idealismo. Pie intenzioni e
disastrosi effetti (op. cit., p. 41). Di tuttaltro taglio sono, invece, le riflessioni di Donatella Bianco e di Anna
Maria Caporali apparse su Polis, ottobre 1992.
Come chiama i leader del Movimento studentesco di Crema il prof. Francesco Boschiroli sulle colonne de il
nuovo Torrazzo, in Soffiava il vento a Crema, op. cit. p. 14.
Vedi il bel libro di Candido Cannav, pretacci, Storia di uomini che portano il Vangelo sul marciapiede, Rizzoli,
Milano 2007.
Castelli F. La Civilt Cattolica, I, 1980, p. 154.
Jean-Claude Guillebaud, Come sono ridiventato cristiano, Lindau, Torino 2008, p. 116.
Nella documentazione che ho consultato non ho trovato la volont di imporre la fede a tutti, ma la
preoccupazione accorata per le conseguenze negative che la legge del 1970 avrebbe provocato (lunico
neo che ho individuato - una vera e propria forzatura ideologica - laffermazione apparsa in un solo
articolo de il nuovo Torrazzo secondo cui lindissolubilit del matrimonio una legge di natura). Siamo
in presenza, nel complesso, di argomentazioni discutibili, ma fondate su buone intenzioni: unopinione
del tutto ragionevole affermare che lindissolubilit del matrimonio una componente essenziale del
bene comune in quanto su di essa trovano sicuro fondamento la stabilit, lefficacia pedagogica, e la

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Note
funzione sociale della famiglia e che lintroduzione della legge non pu che favorire la diffusione di una
mentalit divorzista che aumenta i casi di divorzio e pregiudica, soprattutto nei giovani, la coscienza della
responsabilit propria dello stato coniugale e familiare, come del tutto ragionevole sostenere che lo Stato
deve riconoscere e favorire ci che la coscienza dei cittadini ritiene essenziale nella natura del matrimonio.
Non si fonda qui lindissolubilit del matrimonio su una presunta coscienza universale, ma sulla percezione
(coscienza) dei cittadini, su ci che essi ritengono essenziale alla natura del matrimonio: una motivazione
del tutto discutibile (tant che lesito del referendum lo smentisce), ma del tutto corretta. La Chiesa troppo
avveduta per difendere lindifendibile in uno Stato laico, limposizione cio di un principio religioso (tra
laltro, neppure tout court cristiano: le chiese protestanti, infatti, non considerano il matrimonio come
sacramento, ma come un semplice contratto che, come si contrae, si pu anche sciogliere) a chi cattolico
non . A meno che tutto larmamentario argomentativo sia solo strumentale e funzionale alla difesa di un
principio religioso. Cos Carlo Carretto, un cattolico di grande statura intellettuale e morale: Mi sembra
di essere tornato indietro decenni, ripiombato nelle crociate, con fratelli che non si amano, che tornano
a scomunicare i fratelli, che non si accorgono nemmeno pi di servirsi di unarma religiosa per una legge
civile, manipolando le coscienze con tanta leggerezza e sovente con tanta falsit. Ti senti tu fratello di votare
una legge che impedisca il divorzio a chi non ha la tua fede? Fallo se credi che possa servire, sei libero! Io per
esempio non lo faccio perch non credo che una legge possa cambiare le cose quando la famiglia non esiste
pi. Lindissolubilit matrimoniale come fatto religioso solo possibile oggi come scelta di fede. E se la fede
non c come posso imporla con le forze religiose? La posso imporre come legge civile, ed qui il significato
del referendum, ma allora non devo sentirmi dare un consiglio in confessionale e soprattutto con minacce
infernali. Voto No perch spero che dopo una buona lezione ricevuta sar lultima volta che noi cattolici
oseremo ancora presentarci in pubblico come difensori di un passato compromesso e senza lafflato della
profezia e dellamore per luomo. Gi: se la battaglia si fonda su argomenti razionali, perch utilizzare il
confessionale per indicazioni di voto e soprattutto con minacce infernali?
Modelli che vengono fatti propri. Melvin G. Goldzband, uno psichiatra statunitense, tra i pi esperti dei
problemi legati ai divorzi, cos scrive: il problema con il mondo del divorzio non lAmerica, malgrado la
proliferazione di film e telefilm che rendono attraenti i rapporti casuali a spese degli individui fedeli e sposati.
Il problema la facilit con cui la gente, ovunque, sembra ansiosa di adottare quegli standard come norme
culturali (Tempo di qualit, DR, Roma 1996, p. 14).
Cos scrive Melvin G. Goldzband: Nessun psichiatra potrebbe affermare che il divorzio sia unicamente un
processo diabolico ed innecessario. In realt, esso potrebbe anche essere un processo molto costruttivo, non
solo per i coniugi in lotta, ma anche per i bambini. molto probabile che questi abbiano sofferto pi degli
adulti per i litigi e la mancanza di amore fra i genitori [] I litigi prima di un divorzio sono un incubo, per
i bambini, e le liti fra i genitori durante e dopo la procedura della separazione possono danneggiarli ancor di
pi (ivi, 25).
Tra gli slogan non appare corretto quello che sbandiera la tesi cattolica come tout court cristiana. Vi sono,
infatti, chiese cristiane, seguaci cio di Ges Cristo, che non considerano affatto laborto come un male in
tutti i casi: secondo, ad esempio, E. Wood Jr, un esponente di primo piano della chiesa battista americana,
solo linterruzione della gravidanza per motivi futili va condannata, ma questa del tutto lecita quando si di
fronte a una gravidanza involontaria, in casi di malformazione del feto, e in casi in cui ragioni significative
della famiglia sconsigliano la gravidanza (Ronald Dworkin, Il dominio della vita, Edizione di Comunit,
Milano 1994, p. 50); su posizioni analoghe il reverendo metodista John Philip Wagoman secondo cui
laborto sarebbe lecito nei casi in cui la madre fosse unadolescente o vicina alla menopausa e nel caso in cui
lesistenza di un altro bambino renderebbe molto pi difficile la vita della famiglia gi formata(ivi, p. 51).
La stessa storia della Chiesa cattolica, poi, registra in proposito una pluralit di punti di vista: la strenua difesa
dellembrione fin dal concepimento una posizione sostanzialmente recente della Chiesa se prendiamo in
considerazione i duemila anni della sua storia. Nemmeno nelle radici del Cristianesimo troviamo lequazione
aborto = omicidio: secondo la legge ebraica solo quando il feto uscito dallutero materno che pu definirsi
una persona. Questo non significa che linterruzione della gravidanza non sia condannata eccetto che per
salvare la vita della madre, o la sua salute o il suo benessere (ivi, p. 51).
Mi limito qui a suggerire al lettore intellettualmente curioso una pista.

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Nel momento in cui i nuclei dei due gameti maschile e femminile si fondono, siamo in presenza di un
quid di geneticamente umano, di un quid che possiede il patrimonio genetico della specie umana. Un
dato di fatto non di poco conto, anche se possedere i geni umani non tout court lequivalente di essere
uomo: pure una goccia di sangue umano possiede tutti i geni umani, anche una qualsiasi cellula della
pelle umana (non vale obiettare che un conto sono le cellule in grado di generare un essere umano e un
conto le cellule della pelle: come noto, anche il nucleo prelevato da cellule della pelle pu essere in grado
di pilotare una cellula-uovo fino a dare vita a un essere umano). Quello che in gergo si chiama zigote (il
prodotto della fusione dei due nuclei), poi, non contiene solo il patrimonio genetico della specie umana, ma
le caratteristiche specifiche, individuali del bambino che nascer. Pure questo non poco, anche se i geni
non sono tutto: due gemelli monozigoti hanno, s, lidentico patrimonio genetico, ma questo non pregiudica
linconfondibile individualit di ciascuno non solo in termini di carattere, ma anche di caratteristiche
organiche. Certamente lembrione ha una sua individualit genetica ed certamente umano nel senso che
possiede il patrimonio specifico delluomo (46 cromosomi), ma detto questo, non possiamo attribuire a tale
espressione lo stesso significato che le attribuiamo nel nostro linguaggio quotidiano: non potremmo definire
un unum (e, a maggior ragione, definire uomo) un qualcosa che solo un aggregato indifferenziato di cellule.
solo dopo il quattordicesimo giorno che assistiamo ad un vero e proprio miracolo: lembrione che prima
divisibile (pu dare origine a pi gemelli) diventa indivisibile, cio uno, vale a dire individuo (nel senso
di indivisibile). Dopo il quattordicesimo giorno troviamo la nascita del primo abbozzo del sistema nervoso, la
realizzazione della forma umana (che possiamo ammirare in tutto il suo splendore allottava settimana - vedi
Edoardo Boncinelli, Letica della vita. Siamo uomini o embrioni? Rizzoli, Milano 2008, p. 13), e - tra lottava e
la decima settimana - il vero e proprio sviluppo della corteccia cerebrale. La corteccia cerebrale certamente il
supporto biologico delle qualit peculiari delluomo (coscienza, linguaggio, intelligenza) e questa continua
a svilupparsi a lungo fino a quando i contatti sinaptici tra i neuroni arrivano a un totale di un milione di
miliardi (ivi, p. 109). Sono dati scientifici da cui non si pu prescindere, come non possiamo prescindere
dalla definizione internazionale (per convenzione) dello stato di morte: se la morte di un uomo c quando il
suo elettroencefalogramma del tutto piatto, potremmo affermare che luomo c da quando tale tracciato si fa
presente, vale a dire alla 23a settimana (solo in questo periodo comparabile a quello di un essere umano adulto)
ed solo con il settimo mese che il livello delle connessioni tra i neuroni diviene tale da sostenere validi processi
di integrazione e la comparsa di onde elettriche cerebrali regolari e stabili(ivi, p. 148).
Una pratica diffusa anche a Crema e territorio dove non solo operavano le cosiddette mammane, ma anche
medici illustri (pure cattolicissimi). stato uno di questi che, di fronte alla prospettiva di una denuncia
contro di lui, ha dichiarato con aria di sfida: lo si faccia e io tirer fuori tutti i nomi della Crema-bene (lo
ricorda Francesca Marazzi).
Non solo animali superiori, ma perfino una semplice mosca. Cos scrive Fabrizio Rondolino il 20 giugno
2009 su La stampa: La mosca uccisa da Barack Obama non aveva meno diritti del presidente degli Stati
Uniti a vivere su questo pianeta. Le mosche sono organismi complessi che funzionano pi o meno come noi,
sono immersi nella stessa atmosfera in cui siamo immersi noi, e proprio per questo come noi sono destinate
a nascere, crescere e morire. In pi non sono buone da mangiare. Se le ammazziamo, soltanto perch ci
danno fastidio. in questo modo, del resto, che noi occidentali intendiamo la nostra vita su questo pianeta:
ne siamo i signori e padroni, e dunque ne disponiamo a piacimento.
Mi permetto di fare una citazione tratta da un mio saggio: vedi Il piacere proibito, in Crema tra identit e
trasformazione, op. cit., p. 360.
Vi chi, come lo specialista in terapia intensiva neonatale di Siena, il dott. Carlo Valerio Bellieni, non solo
sostiene che il feto soffre, ma addirittura che la sua percezione del dolore potrebbe essere pi profonda di
quella di un bambino (vedi Anna Bravo, A colpi di cuore, op. cit., p. 218).
Unattenzione che ha addirittura spinto un pubblico ministero negli Usa a incolpare di duplice omicidio
lassassino di una donna incinta (vedi Anna Bravo, op. cit., p. 219).
Nella sua tesi di specializzazione sul Consultorio di Crema, discussa nellanno accademico 1977-78 presso
lUniversit degli studi di Milano, Facolt di medicina e chirurgia, la dott. Elisa Edallo sottolinea, tra laltro,
i seguenti compiti del consultorio: il dovere di rispettare la personale libert di scelta degli utenti (coppia
o singolo), come pure di rispettare le loro convinzioni etiche; lattenzione sia alla salute della gestante che

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Note
al prodotto del concepimento, sia alla promozione che alla prevenzione della gravidanza; leducazione
sessuale (con il risvolto psicologico-affettivo che il termine comporta), coinvolgendo le strutture educative,
la famiglia, gli organismi della scuola, le libere associazioni (p. 30).
Magari anche sulla base di istanze extra-etiche, come lesigenza che in Italia si generino pi figli per allontanare
il pi possibile lincubo di 10 milioni di extra-comunitari previsti per il 2050: si veda il libro di Piero Angela
e di Lorenzo Pinna, Perch dobbiamo fare pi figli, Mondadori, Milano 2008, p. 13. Cos scrivono gli autori:
Lattuale rapido assottigliamento degli italiani in et lavorativa richieder naturalmente lingresso di una
massa crescente di extracomunitari. Gi oggi sono circa 4 milioni (compresi gli irregolari), ma molti altri
milioni si prevede saranno necessari nei prossimi anni. Si stima che nel 2050 diventeranno forse 10 milioni,
e costituiranno il 20 per cento della popolazione (e il 25 per cento dei lavoratori).
In primo luogo di Simone de Beauvoir, unintellettuale francese che nel suo libro-documento Il secondo sesso
(un libro-rivelazione per tante donne, anche di Crema) grida che donna non si nasce, lo si diventa, che le
donne hanno vissuto e sono state costruite per essere leterno altro delluomo, vale a dire dellUno, soggetto
esclusivo della politica e della filosofia: vedi Anna Bravo, op. cit., p. 52.
Vi chi sostiene con forza che, in determinati ambiti (si vedano la gestione della casa e leducazione dei
figli) sono proprio le donne il sesso forte. Siamo di fronte di sicuro a dei territori storici delle donne
(non un caso che donna derivi da domus), territori in cui queste nei tempi recenti hanno accresciuto
ulteriormente il loro predominio a causa del progressivo indebolimento della figura paterna che si verificato
in tutte le societ occidentali: siamo ormai lontanissimi dalla figura del padre quale fonte delle norme e
delle proibizioni tanto esaminata da Freud. Una situazione indubbiamente anomala che non giova certo alla
formazione equilibrata dei figli.
Anche nel campo della cultura. Luisa Capoferri Agostino, ad esempio: fine poetessa, promotrice culturale
di rango, con incarichi prestigiosi a livello nazionale e internazionale. una figlia della nostra terra ( nata a
Moscazzano nel 1922), terra che ama intensamente come ama intensamente la Sicilia, la patria del marito.
Una vita, la sua, segnata dallamore per la natura e per tutto ci che bello: oggetti di arredamento, quadri,
ceramiche, porcellane Una vita immersa nella cultura (libri per cui ha la passione del collezionista, ma
anche musica classica di cui innamorato il marito). Il critico Franco Gallo parla dei suoi componimenti
come una risposta complessiva al mistero del mondo e della vita, come una sorta di fede virile (non
cieca, non priva di dubbi) in costante dialogo con la letteratura (dal futurismo al beat, da Goethe a Eliot),
con la speculazione filosofica (Nietzsche, Heidegger) e con la stessa scienza, convinta che una la cultura.
Sottolinea inoltre la sua severa inflessibilit nei confronti di se stessa, senso del dovere verso s e soprattutto
verso gli altri, qualit che denotano la sua straordinaria professionalit. Unartista a suo modo pure
Lina Braguti Valdameri che si specializza nel dipingere su ceramica. Cos scrive Insula Fulcheria (dicembre
2005, vol. B): i piatti colorati e festosi della sig.ra Lina hanno rallegrato le feste di tanti sposi e ornato
tante feste. In anni successivi, poi, scopre unaltra modalit di manifestare la sua passione per larte e il
disegno: le uova colorate, una nobile tradizione culturale e religiosa dellEuropa orientale (un segno solenne
di celebrazione della Pasqua nel cristianesimo di rito ortodosso). Artista e anche promotrice culturale: nel
ruolo di vice presidente degli Amici del Museo, organizza presso il museo stesso un Corso di restauro
del libro antico con docenti della scuola milanese Volumina, e un Corso di incisione sotto la direzione
dellartista Gil Macchi. Muore nel 2004. Nellambito della promozione culturale il caso di citare pure
un gruppo di donne dinamiche di generazioni successive: Marilisa Leone, la fondatrice dellassociazione
culturale Il nodo dei desideri, allinterno della quale nel 1999 nasce su impulso della stessa Leone e di Gloria
Angelotti (pi tardi si aggregheranno Roberta Carpani, Emanuela Groppelli e molte altre donne) il Franco
Agostino Teatro Festival, un evento che mobilita scuole italiane e francesi con laboratori teatrali ed espressivi,
con mostre che sono non solo spazio di approfondimento, ma anche luoghi di incontro con lopera di
artisti che hanno operato allincrocio fra teatro e arti visive (tutte figure note a livello nazionale, come la
stessa rassegna-concorso), un evento che in dieci anni cresce a dismisura, al di l di ogni pi rosea aspettativa
e che ora, secondo le intenzioni delle promotrici, vuole ulteriormente aprirsi alla dimensione europea. Cos
scrive Roberta Carpani, studiosa nonch docente di storia del teatro: La possibilit di creare una rete di
esperienze che coinvolga altre nazioni, apre la dimensione degli scambi e la fecondit di una pratica come
quella teatrale che, mentre permette laffioramento delle necessit espressive dei singoli, costruisce e rafforza

Note

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i vincoli comunitari (Insula Fulcheria, dicembre 2008).


73 Non tutto, vero, andato per il verso giusto: un imprenditore tedesco, grazie alla sua azienda, ha distribuito
ricchezza a decine e decine di famiglie per lunghi anni, ma ha anche seminato morte (la polvere di amianto,
respirata dai dipendenti dellInar e dallo stesso titolare, diventata un pericoloso killer silenzioso che ha gi
colpito a distanza alcune decine di persone: un caso unico, per dimensione, in tutto il territorio provinciale);
morti bianche si sono poi registrate anche in aziende di propriet di stranieri ( il caso dellItalfertil) e di
forestieri ( il caso della Coim). Ma morti ci sono stati anche (a causa di analoghe responsabilit oggettive e
soggettive) in aziende gestite da locali.
74 La preoccupazione in alcuni casi tale che spinge qualche persona colta ad auspicare un ritorno al cuius
regio eius religio: laddove convivono pi religioni - si dice - il conflitto inevitabile.
75 Anche nel nostro territorio i furti e le rapine sono in gran parte imputabili a soggetti immigrati: si tratta di
persone per lo pi non locali, ma provenienti da Milano o da altre citt vicine.
76 Sono i numeri che la giustificano. Cos scrive il sociologo Marzio Barbagli: I dati di cui disponiamo non
lasciano dubbi sul fatto che gli stranieri presenti nel nostro territorio commettono una quantit di reati
sproporzionata al loro numero. Dall1,4% della popolazione italiana nel 1990, essi sono passati al 5% nel
2007. Ma [] nel 2007 essi costituivano, a seconda dei reati, dal 25 al 68% dei denunciati. Ma aggiunge:
Altrettanto certo che a commettere questi reati sono soprattutto coloro che non hanno il permesso di
soggiorno (vedi la citazione in Gian Antonio Stella, Se la criminalit straniera supera di poco quella italiana
in Corriere della Sera, 7 ottobre 2009).
77 E accende passioni. Passioni che entrano anche in chiesa: il 12 luglio 2009, mentre don Emilio Lingiardi
parla dal pulpito della cattedrale del ruolo prezioso delle badanti straniere a favore dei nostri anziani, un
signore, per nulla daccordo, borbotta pi volte ad alta voce e poi si alza e con un inequivocabile gesto rivolto
al prete, esce di chiesa.
78 Si tratta per lo pi di egiziani, romeni, albanesi, moldavi, ucraini, serbi, croati, kosovari. La nuova manodopera
locale formata in gran parte dai figli di muratori o da giovani che hanno tra i parenti qualcuno che lavora
nel settore edile. In totale nella provincia di Cremona la forza-lavoro immigrata nelledilizia rappresenta
il 30%. il caso di ricordare, per - dichiara il sindacalista della Cgil Cesare Pavesi - che la stragrande
maggioranza dei nostri lavoratori costituita da muratori storici, cio gi in dirittura darrivo e che la
Scuola edile sforna ogni anno pochissimi diplomati. La difficolt a reperire manodopera nel settore edile non
un problema solo di oggi. Gi nel 2002 gli imprenditori del ramo sottolineavano il fatto che neppure con
un milione e ottocentomila lire al mese si riusciva a trovare un muratore (vedi lOpinioneBusiness, suppl. 29
marzo 2002).
79 Naturalmente, a qualcuno la situazione conviene: ai datori di lavoro, comprese le famiglie che ricorrono
allassistenza domiciliare. E conviene pure agli stessi immigrati regolari che, forti del loro status, subaffittano
volentieri dei posti letto agli irregolari.
80 Non si tratta, naturalmente, degli unici ortodossi presenti nel nostro territorio (si pensi ai tanti romeni), ma
gli altri appartengono ad altre chiese autonome che non hanno fatto alcuna richiesta (cos mi ha informato
don Pierluigi Ferrari).
81 Presente nella stessa scuola: ingenti sono le risorse destinate ai figli degli immigrati, ma nulle o del tutto
scarse quelle a favore del recupero dei nostri ragazzi in difficolt.
82 Vi poi chi, pur non possedendo degli esemplari rari, si permette un parco macchine di una trentina di
unit: Ferrari, Maserati
83 Tra laltro, non veniva pi chiesto a una lavoratrice di firmare un documento col quale si impegnava a
licenziarsi nel momento del matrimonio.
84 Se le piccole aziende non volevano farsi rubare i loro dipendenti pi bravi, non potevano fare altro che
giocare la carta delle retribuzioni pi elevate.
85 Zygmunt Bauman, Modernit liquida, Laterza, Roma-Bari 2002.
86 Lucio Piantelli, allora ragioniere-capo, ricorda che c stato addirittura un socialista super-laico che,
scavalcando a destra la stessa Dc, ha proposto di erogare contributi agli oratori.
87 Il dr. Giuseppe Capoferri ricorda, comunque, la grande preparazione che avevano i funzionari del Comune:
verificavano con scrupolo, rivolgendosi anche allUfficio catasto, tutti gli indicatori di agiatezza dei singoli

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Note

contribuenti.
88 Lex sindaco Archimede Cattaneo confessa di essersi creato delle vere e proprie inimicizie proprio in merito
a licenze edilizie.
89 Me lha confidato lex sindaco Ferruccio Bianchessi.
90 Si tenga presente che il ministro che ha sponsorizzato loperazione (Prandini) ha confessato al magistrato di
avere ricevuto tangenti e di averne distribuite anche al Partito socialista e a quello comunista.
91 Il settimanale il nuovo Torrazzo fa un cenno allordine venuto da Roma di indagare in tutti gli appalti
dellANAS (quindi compresa la tangenziale di Crema), ma si appresta ad affermare che in questo caso, la
nostra Amministrazione non centra nulla.
92 Kontatto, gennaio 1987.
93 Tra i commentatori che pi stigmatizzano la situazione c il direttore di un giornale amico, don Michele
Bertazzoli: il 20 giugno 1987, ad esempio, parla della Dc come di un partito dilaniato e corroso dal tarlo
roditore delle correnti e dei gruppi di potere e il 27 giugno dello stesso anno, riferendosi sempre al partito
dello scudo crociato, punta il dito contro una vera e propria accozzaglia di gruppi e di gruppuscoli protesi
soltanto (o quasi) a garantirsi la propria fetta nella spartizione del potere. Nel luglio 1990 Franco Augusto
Galli, sindaco uscente, riferendosi alla situazione interna alla Dc, parla di babele delle lingue (il nuovo
Torrazzo, 14 luglio 1990). Pesante il giudizio del periodico Polis: nel numero di ottobre del 1994 Romano
Dasti descrive la vecchia Dc come una stanza al cui interno sono stati costruiti tanti piccoli stanzini,
ovviamente senza finestre, senza alcuna comunicazione tra luno e laltro dove la maggior parte della gente
si rinchiude e dove lattivit principale fare i conti.
94 Vedi lintervista rilasciata dal sindaco del tempo Ferruccio Bianchessi a il nuovo Torrazzo il 13 aprile 1985.
Ci sono, comunque, state delle lodevoli eccezioni: il dr. Giuseppe Capoferri ricorda che il sindaco Giacomo
Cabrini subordinava sempre gli interessi del suo partito a quelli della comunit (per questo si scontrato non
poche volte con la direzione della Dc).
95 Il giornalista Sergio Lini sostiene che gli amministratori Dc degli anni 60 erano sul piano strettamente
politico-amministrativo decisamente conservatori (cultori cio delle regole del buon governo), il che
ha ritardato lavvio di importanti opere e di strutture per la cultura, lo sport, la scuola, il tempo libero, che
potevano servire, per esempio, ad ancorare sul territorio molti cittadini emigrati altrove, anche in comuni
vicini, e a far da richiamo per selezionare immigrazioni da Milano e dallhinterland che in quel momento
subivano un forte processo di delocalizzazione non appena industriale. Prosegue affermando che essi hanno
privilegiato la politica del passo secondo la gamba, ossia della realizzazione di opere solo se in bilancio
cerano i soldi. Il processo inflattivo degli anni seguenti ha cos reso pi onerosi tutti gli interventi (vedi La
risposta politica in Il grande cambiamento, op. cit., p. 161).
96 Il nuovo Torrazzo, 28 marzo 1992.
97 Vi di sicuro il rovescio della medaglia (le storie raccolte lo documentano): situazioni cos drammatiche
possono far affiorare nei famigliari una ricchezza interiore (in termini di affetto, di dedizione) mai prima
dimostrata, perfino atteggiamenti che rasentano leroismo e possono contribuire a maturare una nuova
sensibilit nei nipoti (addirittura una vocazione professionale).
98 Una grave carenza dovuta al fatto che la Regione Lombardia, con la riforma sanitaria introdotta il primo
ottobre 2006, ha cancellato la patologia dellAlzheimer.
99 Non vi dubbio, poi, che un eccesso di scrupoli morali (un eccesso ideologico, naturalmente: le istanze
etiche non sono mai eccessive) freni la ricerca scientifica. Legittime, naturalmente, le perplessit morali
relative alla sperimentazione su embrioni umani e allutilizzo di cellule staminali embrionali, ma certe vie
di ricerca, se ben analizzate, non dovrebbero provocare allarmi in tal senso. il caso (a mio avviso) della
sperimentazione autorizzata dalla Gran Bretagna nel gennaio 2008: la realizzazione di cibridi, ibridi cio
di cellule umane e cellule animali che non ha niente a che fare con la creazione di mostri e di chimere. La
tecnica ormai classica: si prende una cellula-uovo di un animale, lo si svuota del suo nucleo, vi si inserisce
un nuovo nucleo che viene prelevato da un individuo umano (una cellula della pelle, ad esempio, di un
malato di Alzheimer). Non si tratta di un embrione, ma di cellule embrionali.
100 Provo anche qui a suggerire una traccia.
Una persona in stato vegetativo vive, vivissima, ma ci che importa sapere chi vive. Proviamo a

Note

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rovesciare il ragionamento che abbiamo abbozzato a proposito dellembrione: se sono le attivit della mente
a caratterizzare luomo in quanto tale (lautocoscienza, lintelligenza astratta), se tali attivit non possono
funzionare senza il supporto di aree corticali, se tali aree corticali non sono pi attive nello stato vegetativo
permanente, allora il soggetto che si trova in tale situazione uomo non . In altro modo: se la vita corticale
la condicio sine qua non delle attivit mentali che caratterizzano luomo, la morte corticale non pu che
coincidere con la morte delluomo. Non vi dubbio, poi, che ci sia un rapporto stretto tra queste attivit
mentali e il supporto biologico delle aree corticali: lo stato vegetativo ne la palese dimostrazione. Non
possiamo, per, fermarci qui: lassenza della coscienza non tout court la prova di un danno irreversibile
allarea corticale in questione: dal coma profondo, infatti, si pu uscire. Dette aree, quindi, possono non
funzionare per un certo periodo per poi essere riattivate. I testi di neurologia sono chiari: dopo sei mesi il
risveglio eccezionale e dopo dieci anni la letteratura scientifica non documenta nessun caso di recupero
dellintegrit intellettiva in qualunque forma (Ignazio Marino, in Marco Politi, La chiesa del no, Mondadori,
Milano 2009, p. 239). Di sicuro la statistica statistica e ci che oggi non ragionevolmente ipotizzabile
potrebbe accadere domani grazie ai progressi della scienza. La prova provata si ha solo post mortem. il
caso di Terry Schiavo (un caso che ha drammaticamente diviso lopinione pubblica americana e non solo):
lautopsia ha verificato che lex paziente in questione dopo 15 anni in stato vegetativo permanente non
aveva pi le aree corticali nel cervello (ivi, p. 338). questa la presumibile condizione che aveva Eluana
Englaro (in stato vegetativo permanente per 17 anni), come la presumibile condizione del nostro Italo
Triestino che ha alle spalle ben ventanni. Presumibile: se passiamo, infatti, dalle semplici enunciazioni di
principio ai casi concreti, non siamo di fronte ad alcuna certezza. La scienza non solo non vende certezze,
ma in costante evoluzione: solo dal 1966 che si conosce quello che in gergo si chiama la sindrome
chiuso-dentro (la condizione di malati che, pur recuperando la coscienza, non hanno alcuna possibilit
di comunicare se non col movimento degli occhi); solo dal 72 che si conosce lo stato vegetativo ed
solo dal 2002 che si conoscono gli stati di coscienza minima. la stessa scienza, quindi, che ci invita alla
prudenza e a esaminare con scrupolo caso per caso: un conto lo stato di coscienza minima (in questo
caso il risveglio tuttaltro che improbabile) e un conto uno stato vegetativo permanente, tanto pi dopo
numerosi anni, quando le probabilit sono praticamente zero. Praticamente, appunto, non assolutamente
zero. Appurare quindi una morte corticale tuttaltro che agevole, ma quandanche si riuscisse, il paziente
in stato vegetativo permanente clinicamente vivo secondo la definizione di morte adottata da tutti i Paesi
occidentali: sospendere di conseguenza lalimentazione e lidratazione non pu che costituire un omicidio
volontario. A meno che - cos recita la Corte di Cassazione il 16 ottobre 2007 - il paziente in questione abbia
espresso in modo non equivoco la sua netta contrariet alla continuazione delle cure. Il problema proprio
questo: in una situazione in cui la vita appesa a un filo, in cui il paziente non ha pi nulla delle caratteristiche
specifiche delluomo, in cui non c una ragionevole speranza secondo gli standard scientifici riconosciuti
a livello internazionale (come recita sempre la sentenza di cui prima) che ci sia un qualche recupero della
coscienza, nessuno, se non il soggetto stesso pu decidere - naturalmente in una fase precedente di coscienza
- se protrarre o no tale status (living will, la sua volont da vivente). Ma il testamento biologico (il cosiddetto
patient self- determination) riguarder il domani. E oggi? Se vero che secondo il Comitato nazionale per
la bioetica dobbiamo rispettare un embrione come una persona, a maggior ragione dobbiamo farlo con un
soggetto che di sicuro stato una persona (un rispetto che le nostre stesse storie hanno documentato).
Un caso Englaro a Crema non esiste (abbiamo incontrato chi ha dichiarato apertamente che nei panni di
Beppino Englaro si sentirebbe schiacciato dal senso di colpa per tutto il resto della sua vita). Questo, tuttavia,
non esclude che possano esistere casi analoghi in futuro, casi che non potranno che provocare dilemmi etici
a dir poco drammatici, anche a prescindere dallaspetto legale e dalla sentenza della Corte di Cassazione
citata (sappiamo che non poche situazioni si risolvono nel silenzio, lontanissimo dai riflettori che ha avuto
Eluana Englaro). Dubbi drammatici: decidere di protrarre allinfinito una vita che vita umana non o
interrompere procedure mediche considerate onerose, pericolose, straordinarie e sproporzionate rispetto ai
risultati attesi (Catechismo della Chiesa cattolica, 1992, par. 2278).
101 Cos Piergiorgio Welby (in Marco Politi, La Chiesa del no, Mondadori, Milano 2009, p. 21): Che cosa
c di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c di
naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia laria nei polmoni? Che cosa c di naturale

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in un corpo tenuto biologicamente in funzione con lausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale,
svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata?.
Pu sembrare paradossale il fenomeno se si pensa al ricorso massiccio che si fa in queste situazioni (anche da
parte di donne cattoliche) allinterruzione della gravidanza. Un paradosso che si spiega con i progressi della
medicina: sempre pi bambini nati prematuri vengono salvati, anche se rimangono marchiati profondamente
a livello cerebrale. Ecco alcuni numeri: i bambini Down sono 1,1-1,2 su mille nati; i soggetti affetti da
paralisi cerebrale infantile rappresentano il 2-2,6 su mille nati. Ed ecco i numeri degli utenti dellUnit
operativa di neuropsichiatria infanzia e adolescenza di Crema: nel 2008 i soggetti in tale fascia di et affetti
dalla sindrome di Down e da paralisi cerebrale infantile sono stati 410 (contro i 322 del 2006). Ringrazio la
dott. Silvia Badocchi, responsabile di detta Unit, per avermi fornito i dati.
Tra le altre lAnffas. Nata nel 1971 per iniziativa di Michele Martinenghi e sviluppatasi per impulso della
presidente Alba Marchesi, oggi ospita 50 disabili, tutti maggiorenni e in prevalenza affetti da disabilit
psichiche, 13 dei quali vivono nella comunit-alloggio inaugurata nel dicembre 2004 (comunit gestita con
una dedizione straordinaria dalla signora Miriam), mentre gli altri frequentano o il centro socio-educativo
di S. Stefano o quello delle Villette. Dal 2007, poi, attivo, sempre per iniziativa dellAnffas il servizio
pedagogico rivolto ai bambini autistici diagnosticati da neuropsichiatri e con problemi di apprendimento
(ad esempio, la dislessia), servizio che viene erogato mediante terapie ambulatoriali. Lattuale dinamica
presidente, Daniela Martinenghi, opera dal 1996.
Cos Candido Cannav (in pretacci, Rizzoli, Milano 2008, p. 123): Ora sto viaggiando, curioso e mortificato,
per i marciapiedi della vita, dove incontro, tra tossici, emarginati, zingari, sbandati e puttane, il vangelo
rigenerato dei preti come te. Qui c il Cristo, don Benzi.
Si pensi, ad esempio, al gruppo che da decenni opera nel nostro territorio chiamato Pantel e si pensi
allAssociazione cremasca Cure Palliative Alfio Privitera, animata da due uomini di chiara cultura laica: il
dr. Guido Torriani e il dott. Luciano Orsi.
Cos Franco Gallo si esprime sul periodico Kontatto a proposito dellesperienza delle Case-famiglia: Confesso
di trovarmi a disagio nel parlare delle Case-Famiglia. Vi si intravedono una disponibilit umana ed una
scelta di vita non generalizzabili, persino enigmatiche e discutibili (quale societ mai riuscita ad incarnare
lideale cristiano della fratellanza con i pi piccoli?), e tuttavia confortanti e illuminanti. Da un lato ci fanno
capire che pu esistere ancora unintegralit nellesperienza cristiana diversa da ogni integralismo; daltra
parte queste difficili ed ammirevoli scelte mostrano la distanza del cristianesimo da ogni semplice religiosit
condivisa e popolare (aprile 1989).
quanto sostiene Primo Lazzari, cremasco, il numero due, oggi, dopo la morte di don Oreste Benzi,
della Associazione Papa Giovanni XXIII (unassociazione che - labbiamo gi visto - opera a livello
internazionale).

postilla
1

Epicuro, Opere, a cura di Graziano Arrighetti, Einaudi, Torino 1973, p. 142. Le altre citazioni fanno riferimento ai seguenti testi: Platone, Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Rusconi, Milano 1994; Atomisti
antichi, a cura di Matteo Andolfo, Bompiani, Milano 2001; Dalla sapienza dellEllade alla gioia del s, a cura
di Carla Marcella Tenti Monti e Aldo Monti, Sei, Torino 1995; Storie, a cura di Domenico Musti, Libri
XII-XVIII, vol. quinto, BUR, Milano 2003; Tragedie e frammenti di Sofocle, a cura di Guido Padano, vol. I,
Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino 2000 e Tragici greci Eschilo, Sofocle, Euripide, a cura di Raffaele
Cantarella, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1996; La Letteratura greca della Cambridge University, vol.
primo, Edizione italiana a cura di Ezio Savino, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1997 e Lirici greci, a
cura di Marina Cavalli, Giulio Guidorizzi, Antonio Aloni, Mondadori, Milano 2007.
Una convinzione presente perfino tra gli intellettuali cattolici. il caso, ad esempio, di Dario Antiseri (vedi
Dario Antiseri-Giulio Giorello, Libert. Manifesto per credenti e non credenti, Bompiani, Milano 2008). Cos
scrive: la questione se sia possibile stabilire razionalmente ci che giusto e ci che ingiusto in modo universalmente valido resta la corona di spine di ogni giusnaturalista (p. 90). E ancora: non piuttosto che per
diritto naturale e oggi per diritto delluomo dobbiamo intendere legislazioni e convenzioni che - a fatica, tra
tentennamenti, errori e orrori - cercano di avvicinarsi allinsegnamento del Vangelo? (p. 106). Rivolgendosi,

Note

3
4

6
7
8

391

poi, ai cattolici e ai cosiddetti atei devoti, domanda: cos difficile comprendere che ci che si oppone al
relativismo lassolutismo? (p. 54). E aggiunge: chi cerca il conforto dellassolutezza, dellassoluta certezza
[] bussando alla porta della ragione sbaglia indirizzo. Una posizione inequivocabile che lo porta a dire:
un cristiano che pensa di poter conoscere e fondare razionalmente principi etici assoluti non forse caduto
nella tentazione del Serpente: Eritis sicut dei cognoscentes bonum et malum? (p. 93).
Anche i teologi sanno perfettamente che quando parlano di Dio non fanno che balbettare.
Vi chi, infatti, oltre la linea dellorizzonte non riesce a vedere, dal punto di vista razionale, proprio nulla:
solo un buco nero in cui nulla pu esistere, nessun io perch nulla pu sopravvivere: non la corteccia cerebrale, tanto meno un io (gi drammaticamente frantumato dal morbo dellAlzheimer, del tutto spento nello
stato vegetativo permanente, come potrebbe sopravvivere un io col mero supporto della polvere?).
Cos Vittorio Buttafava in La vita bella nonostante (Rizzoli, Milano 1977): Un professore di filosofia sale
in cattedra e, prima di iniziare la lezione, toglie dalla cartella un grande foglio con una piccola macchia nel
mezzo. Rivolto agli studenti domanda: Che cosa vedete qui?. Una macchia dinchiostro, risponde qualcuno. Bene, continua il professore, e cos sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le pi piccole,
e non il grande e stupendo foglio bianco che la vita (p. 9).
Rubo lespressione che Jean Paul Sartre mette in bocca a un personaggio di una sua pice teatrale (Huis clos,
1944): Lenfer cest le autres.
Non un caso che abbia deciso di aprire i vari capitoli con una citazione tratta dal pensiero greco.
Un inno, il loro, alla gioia di vivere, istante per istante. Un inno alla gioia dei piaceri del corpo, ma anche e
soprattutto ai piaceri dellanima. Cos Democrito: Chi sceglie il bene dellanima sceglie le realt pi divine,
mentre chi opta per i beni del corpo, sceglie le realt pi umane. E ancora: Gli uomini non divengono felici
n con i beni corporei n con il denaro, bens con la rettitudine e una cospicua saggezza.
Mi permetto di citare il caso di Mauro Grilli, un giovane cremasco profondamente ferito nella sua esistenza
da quando scopre di essere affetto dalla sclerosi multipla. Tanto ferito da cadere nella disperazione da cui,
per, si risolleva scrivendo due libri (Il sapore della vita e Lo sguardo oltre) in cui grida forte che vuole vivere, diventare protagonista della sua vita, assaporarla nella bellezza e nella profondit delle cose. Ecco in
breve la sua storia quale racconta lui stesso nella sua prima opera.
La voce che se ne va e poi ritorna, le gambe che talvolta si fanno rigide e gli impediscono di camminare, la
vista che si abbassa di colpo: sono questi i primi sintomi. Mauro Grilli iscritto allUniversit Bocconi di Milano. Un giovane dinamico, ricco di interessi, un titolo italiano di dama nella categoria giovani, una promessa come cantautore. I sintomi lo preoccupano. Non riesce a gestire neppure lemozione: agli esami orali un
fiume in piena del tutto incontrollabile, con le parole che gli escono ad una velocit impressionante. Segnato
anche il suo avvio come cantautore: selezionato per un concorso nazionale organizzato da Teddy Reno e da
Rita Pavone, arrivato sul palco di una discoteca di Milano, partita la base musicale, gli esce una voce flebile,
quasi impercettibile, una situazione imbarazzante che viene sbloccata dallo stesso Teddy Reno che interviene
ordinando di mettere la base musicale al minimo e la voce al massimo. Mauro riesce a superare lostacolo e
vince, ma la ferita rimane. Il verdetto (sclerosi multipla), dopo esami su esami, arriva quando gi laureato
e sta per iniziare il suo primo lavoro in banca. Un colpo. Come gestire ora la terribile notizia? Un sacerdote
gli suggerisce di non parlarne se vuole continuare ad essere rispettato: Questa societ discrimina i malati.
Un suggerimento che per un certo periodo mette in pratica. Dopo qualche anno, per, non se la sente pi di
continuare a mentire: preferisce avere pochi amici e instaurare con loro legami forti e profondi, piuttosto
di averne tanti con linganno. il 7 maggio 1992 e non manca ormai molto alla visita del Papa a Crema (20
giugno). Mauro prende il coraggio di scrivergli una lettera che gli sgorga spontaneamente dal cuore. Quello
che chieder a Dio - scrive - non di aiutarlo a guarire (ce ne sono di meno fortunati di lui!), ma di aiutarlo
a trovare la fede che sente debole e fragile, mentre vorrebbe averla smisurata. E aggiunge: La salute
importante per un individuo, ma forse la fede lo di pi in quanto ti permette di spostare le montagne col
pensiero e col cuore. Una lettera che non cade nel vuoto. Dopo alcuni giorni arriva la risposa dal Vaticano a
firma di mons. Sandri: il papa lo ringrazia e gli assicura un ricordo nella celebrazione eucaristica. il 1993: i
sintomi si aggravano ed egli costretto ad assentarsi dal lavoro per sei mesi. Una situazione che lo convince a
chiedere il part-time: dalle 8,15 alle 13,15. Sono alcuni suoi colleghi di lavoro che lo informano di un farmaco realizzato in Israele in grado di rallentare la malattia o addirittura di arrestarla. Mauro raccoglie la notizia

392

Note

con sollievo. Prende subito contatto con lOspedale San Raffaele che tuttavia lo gela: il farmaco ancora in
via di sperimentazione. Decide, allora, di intraprendere un viaggio della speranza in Israele, grazie alla preziosa consulenza di don Emilio Lingiardi. Il dott. Fletcher, lo scopritore del farmaco, lo riceve personalmente,
ma gli comunica che, per decisione del governo, il farmaco non potr pi essere n venduto n esportato.
Una nuova doccia fredda. Lo scienziato israeliano, tuttavia, lo incoraggia dicendogli: Si ricordi che Dio
aiuta chi saiuta, non chi non fa nulla. Il nostro, rientrato a Crema, nel maggio del 1996, scrive una lettera
al Ministro della Sanit Rosy Bindi. Una lettera graffiante: confessa che in certi momenti si vergognato
di essere italiano; si domanda che Stato sia il nostro che obbliga i suoi cittadini a cercare altrove i mezzi per
curarsi, quando esistono anche da noi; si chiede ancora se pu considerarsi civile uno Stato quando nega
il principale diritto, quello della salute, cio il diritto alla vita?. Uno sfogo che ritiene del tutto legittimo.
Intanto la terapia del cortisone gli sta procurando un problema tuttaltro che irrilevante: di notte riesce a dormire solo pochi minuti. E questo per un mese, due mesi. Si sente sempre pi debole, sempre pi irascibile:
da qui linterruzione della cura. Mauro disperato. in questo stato danimo che un giorno, dopo pranzo,
muto, va in camera, tira fuori un coltellino da campeggio con un anello di sicurezza sulla punta, lo volge
verso se stesso e si ferisce, anche se solo in superficie, in diverse parti del corpo. Scoperto dalla madre, viene
portato al reparto di psichiatria dellOspedale Maggiore di Crema. Qui si sente subito prigioniero nel fisico
e nella mente. Ad irritarlo di pi langelo custode, un infermiere che gli sta sempre appresso, una sorta
di spettro che lo segue e lo controlla in tutto ci che fa e prende in mano. Il suo primo desiderio sparire,
morire per rinascere.
E queste, alcune sue riflessioni. La differenza rispetto ai compagni che hanno avuto tutto dalla vita? Loro si
ritengono importanti quando possiedono, lui, invece, per il semplice fatto di esistere(Il sapore della vita, p.
142); loro possono solo perdere quello che hanno, mentre lui pu solo guadagnare. Mauro scopre una nuova
ricchezza: quella interiore. Scopre la profonda distinzione tra avere ed essere. allinterno di questa rivoluzione di valori che elabora la teoria della piramide che si fonda su tre S: soldi, sesso e successo,
valori che, tuttavia, non varrebbero nulla se non ci fossero altre tre S, vale a dire, la salute, lo spirito e
la serenit. Soldi, sesso e successo possono essere importanti, ma anche se tutti ambiscono averli, in realt
sono tutti valori di serie B, se paragonati agli altri. Manca ancora una S per completare la piramide.
la vetta, il punto pi alto: il senso della vita. Se sei stato una persona retta e saggia e non ti sei lasciato
abbagliare da false luci, riesci a raggiungere anche la settima S, portando a compimento la piramide, il che
un po come spiccare il volo. Tu riesci a dare un significato sano e puro alla tua esistenza, centrando il senso
della vita (ivi, p. 172).
10 Le divisioni, talora, sono pi forti allinterno del stesso mondo cattolico.
11 Una parola che don Giovanni Battista Baselli definisce letteralmente diabolica.

393

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per il socialismo
Aggiornamenti sociali
Avvenire
Corriere della sera
Crema produce
Cronaca
Cronache Cittadine
Gazzetta di Crema
il collettivo
Il Fronte democratico
Il Piccolo del cremasco
il nuovo Torrazzo
Il Popolo di Crema
Il Regime Fascista
Il Sole 24 ore
Insula Fulcheria
ipotesi 80
LOpinione del cremasco
LOpinioneBusiness del cremasco
Kontatto
La Civilt cattolica
La Provincia
La Stampa
MicroMega
P.O. Professional Optometry
Polis
Primapagina
Pro memoria
punto a capo
FONTI ORALI
Agricola Pietro
Aiello Ermete
Alberti Antonio
Badocchi Silvia
Barbaglio don Vito
Barbieri Michele
Barboni Antonella
Belloni Rita
Beretta Erminio
Bergami Luciano
Bertazzoli don Michele
Bertozzi Ester
Bertozzi Pinuccio
Bettenzoli Beppe
Bettinelli Ferdinando
Bonaldi Margherita
Boriani Federico
Boschiroli Loretta
Bragonzi don Federico
Cabini Umberto

Cadeddu Leonardo
Caizzi Tommaso
Canavese Luciano
Cantoni Enrico
Cappelleri Salvatore
Cattaneo Archimede
Cattaneo Piero
Ceravolo Claudio
Ceserani Lidia
Chindea Paul
Cristiani Roberto
De Cenzo Mario
Della Giovanna Graziella
Doldi Alberto
Donzelli Gualtiero
Dragoni Maria
Dusi Giampaolo
Edallo Edoardo
Fasoli Agostino
Fasoli Carlo
Ferrari don Pierluigi
Ferrigno Luigi
Ferr Maria Teresa
Foglia Giancarlo
Formaggia Gino
Formaggia Irene
Frattini Piero
Fugazza Marisa
Gaboardi Alessandro
Galli Augusto
Gerevini Fabiano
Gerroni Laura
Giacobbi Secondo
Giordana Franco
Giovinetti Cesare
Grassi Maurizio
Guerini Mario
Guerini Rocco Francesco
Guerini Tiziano
Inzoli don Mauro
Inzoli Luciana
Koci Faiz
Ladina Andrea
Lopopolo Felice
Lutic Catalin Ionel
Maccalli Angela
Maddeo Angelo
Madeo Santo
Maffini Claudio
Manenti Francesco
Mansueto Nicoletta
Manzoni Riccardo

Marazzi Faustina
Marazzi Francesca
Marotta Giovanni
Martinenghi Daniela
Mascheroni Maria Teresa
Mussi don Carlo
Mussi don Gino
Noce Angelo
Noci Maurizio
Oldani Beppe
Olha Shershen
Orsi Luciano
Pagliari Giorgio
Palmieri Mario
Pasquali Cesare
Patrini Gabriele
Patrini Marino
Pavesi Cesare
Piacentini Mario
Piantelli Lucio
Polenghi Giulia
Poletti Lodovico
Polloni Gino
Poloni Valeriano
Premoli Marinella
Prete Antonio
Riboni Roberta
Risari Gianni
Salada Fiorangelo
Soccini Fulvio
Solci Roberto
Strada Giuseppe
Strada Renato
Stramezzi Roberto
Tagliaferri Mario
Tagliaferri Paola
Terzani Simone
Thevenet Maria
Torresani Beppe
Torrisi Franco
Trogu Paola
Vailati Carlo Alberto
Vailati Venturi Avio
Valvassori Antonietta
Zambelli Alessandro
Zambelli Anna Maria
Zavatteri Emilia
Zavatteri Gianna
Zucchi Ileana
Zurla Maurizio

397

398

Indice dei nomi


Acerbi Luigi, 366
Achilli Francesco, 15, 206, 329
Agazzi Antonio, 364
Agnesi Giovanni, 12, 14, 15, 16,
17, 19, 20, 25, 31, 232, 233, 234,
299, 300, 325, 359
Agricola Pietro, 84
Aiello Ermete, 118, 194, 213, 240,
245, 248, 249, 250, 251, 254,
261, 262, 362, 364, 368, 369,
370, 371, 372
Aiolfi Aldo, 369
Aiolfi Stefano, 96
Albergoni Andreana, 227, 371
Alberti Antonio, 349, 368, 370
Alberti Mario, 368
Aliqu Vincenzo, 324
Allasia Silvano, 323
Allocchio Claudio, 273
Alloni Agostino, 364, 372
Alquati Stefano, 195
Ancorotti Giuseppe, 159, 166
Andreini Erasmo, 164
Andreini Roberto, 164
Andrini Adriano, 191
Andrini Mario, 356
Angelotti Gloria, 386
Angiolini Fabio, 297
Angiolini Raffaella, 376
Anselmi Tamburini Franco, 164
Antonaccio Nino, 323
Antonioli Adelio, 222
Antonioli Guido, 223
Arcari Davide, 341
Ariberti Vanni, 222
Arnoldi Domenico, 96
Aroldi don Augusto, 18
Arpini don Natale, 274
Arrigoni Napo Angelo, 159, 240
Arzola Bruno, 171
Aschedamini Angelo, 366, 367
Aschedamini Ezio, 367
Aschedamini Massimiliano, 261,
262, 358, 364

Badocchi Silvia, 390


Barbaglio don Vito, 91, 95, 99,
100, 343
Barbara Maria Franca, 167
Barbaro Achille, 276, 278, 279,
376
Barbieri Michele, 54
Barboni Antonella, 295, 296, 378
Barboni Vittore, 17
Bardelli Mario, 195, 226, 237,
357, 358, 366, 367
Bariona Mario, 13
Barni Antonio, 164
Baroni Gianluca
Baroni Giulio, 364, 371
Barra Giovanna, 227
Baselli don Giovanni Battista, 392
Bassi Giovanni, 55
Basso Ricci Gian Achille, 170
Basso Ricci Roberto, 210,
Basso Ricci Vittorio, 207, 350,
367, 369
Bastoreal Alina, 135
Battisti Galli Enrica, 365
Baumann Carla, 150
Bellandi Aldo, 370, 371
Bellandi Angelo, 369
Bellandi don Giulio, 345
Belli Costanzo, 165
Bellini Luigi, 364
Benedetti Gianfranco, 165
Benelli Francesca, 219
Benelli Francesco, 363
Benelli Lina, 227
Benelli Luciano, 49, 53, 335
Benelli Mimma, 227, 296, 378
Benelli Piergiorio, 86
Benvenuti Agostino, 143
Benvenuti Alfonso, 143
Benvenuti Lodovico, 143, 144,
164, 235, 349, 366, 367
Benzi Dario, 338
Benzi Mario, 368, 369
Benzoni Nicol, 143

Beretta Erminio, 118, 215, 216,


248, 249, 363, 370, 371
Beretta Simone, 226, 364, 370, 371
Bergamaschini Claudio, 54
Bergami Giovan Battista, 154,
159, 169, 366
Bergami Luciano, 155, 370, 371
Bernardi Carlo, 329
Bernardi Dafne, 32, 33, 159, 164,
166, 167, 168, 207, 247
Bertazzoli don Michele, 97, 193, 388
Bertolli Angelo, 367
Bertozzi Ester, 252
Bertozzi Pinuccio, 338
Besson Giovanni, 92
Bettenzoli Beppe, 49, 50, 60, 248,
364, 370, 371
Bettinelli Aldo, 226, 364
Bettinelli Claudio, 372
Bettinelli Enzo, 372
Bettinelli Ferdinando, 157, 158,
160, 170, 177, 178, 179, 323
Bettinelli Vincenzo, 157, 158,
170, 178
Bettini Luca, 353
Bettini Mario, 165, 239, 240,
368, 369, 370
Bettoni don Zeno, 66
Bianchessi Ferruccio, 207, 209,
210, 211, 212, 246, 247, 249,
346, 359, 360, 361, 365, 367,
367, 368, 369, 370, 371, 388
Bianchessi Gianni, 151, 346, 367
Bianchessi Giovanni, 56, 333
Bianchetti don Rosolino, 293,
295
Bianchi Andrea, 297
Boffelli Clorinda, 232, 233, 234
Boffelli Francesco, 366
Boffelli Maria Teresa, 365
Boggi Clara, 227, 370
Bolzani Angelo, 33, 326
Bolzoni Giovanni, 160, 288
Bombelli Andrea, 12, 13, 206,

Indice dei nomi


300, 324, 325
Bonaldi Astorre, 114, 155, 157,
159, 164, 171, 352
Bonaldi Domenico, 355
Bonaldi Margherita, 353
Bonali Pierino, 335
Bonaventura Serafino, 159, 160,
161, 166, 168, 169
Bonetti Angelo, 286
Bonezzi Giorgio, 222
Bonifazi Claudio, 96
Bonizzoni Antonio, 167
Bonizzoni Michelangelo, 159
Bonomi don Giovanni, 150, 334,
335, 383
Bonzi Antonio, 358, 365
Bonzi Leonardo, 151, 164
Bordo Giovanni, 367
Borghi Luigi, 96
Boriani Federico, 231, 251, 365,
366, 376
Borrini Sergio, 228
Borroni Mario, 329
Boschiroli Francesco, 383
Boschiroli Martino, 368, 369,
370, 371
Boselli Casimiro, 368
Bosia Delfino, 92
Bosisio Giuseppe, 118, 160
Bossi Antonio, 364
Bossi don Francesco, 208
Bottesini Giovanni, 144
Bottoli Marisa, 285
Bozzetti Agostino, 96
Bozzetti Elio, 163
Bozzetti Gherardo, 336
Bragonzi don Federico, 348
Braguti Adele, 228
Braguti Lina, 386
Brajovi Alexandra, 137
Brambilla Gianfranco, 374
Branchi Roberto, 364, 369, 370, 371
Brandolini Brando, 34
Brazzoli Cesare, 368
Bressi Giacomo, 267, 374
Brignoli Luigi, 359
Brunelleschi Fiorella, 165
Brunelleschi Flavio, 366
Bruttomesso Bruno, 118
Burri Carla, 228
Buscarini Elisabetta, 374

Buzzella Beatrice, 174


Buzzella Francesco, 174
Buzzella Mario, 118, 157, 164,
173, 174
Buzzi Italo, 261, 262
Cabini Antonio, 158, 159, 176, 355
Cabini Umberto, 158, 159, 162,
163, 176, 177, 353
Cabrini Giacomo, 207, 208, 237,
238, 239, 240, 364, 366, 367, 368
Cadeddu Leonardo, 351
Cadregari Luigina, 227, 312, 368
Cadregari Paola, 227, 228, 369, 382
Caio Giovanni, 366
Caio Giuseppe, 19
Caizzi Tommaso, 207, 212, 241, 368
Cambiaghi mons. Placido Maria,
72, 74, 163, 375
Cambi don Augusto
Campamella Christian, 355
Campari Francesco, 15
Campari Pier Franco, 96
Campi Lucia, 251
Canavese Graziana, 355
Canavese Luciano, 118, 158, 159,
164, 166, 172, 353
Canger Giulio, 96, 150, 162, 164, 167
Canger Raffaele, 214
Cangini Gianfilippo, 165
Canidio Vittorio, 92
Cantoni don Agostino, 49, 52,
58, 76, 77, 113, 128, 229, 303,
307,332, 354
Cantoni Enrico, 356
Cantoni Franco, 34
Cantoni Giovanni Paolo, 349
Cantoni Luigi, 164
Capetti Luciano, 226, 364, 371
Capoferri Giuseppe, 367, 387, 388
Capoferri Luisa, 386
Cappelleri Salvatore, 93
Cappelli Vincenzo, 226, 254,
364, 372
Cappellini Giacomo, 96
Caranci Armando, 233
Cardisperi Giulio, 297
Carelli Rinaldo, 266, 366
Carioni Bruno, 15
Carnevali Alfredo, 366
Carniti Eugenio, 18, 232, 233, 329
Carniti Francesco, 366

399

Carniti Giorgio, 328, 329


Carpani Roberta, 386
Carrara Adriano, 118, 158
Carubelli Ester, 201, 227, 228,
240, 368
Cassani Desiderio, 325
Castagna Giovanni, 330, 345
Catarsi Renzo, 335
Cattadori Raul, 155, 172, 173
Cattaneo Alessandro, 183
Cattaneo Archimede, 59, 193,
197, 207, 208, 209, 212, 227,
238, 239, 240, 241, 243, 244,
246, 279, 329, 360, 364, 366,
368, 369, 388
Cattaneo Egle, 73, 202, 227, 368, 369
Cattaneo Ernesto, 367
Cattaneo Franco, 124, 125, 126,
164, 167, 347
Cattaneo Maurizio, 293, 295,
296, 378
Cattaneo Piero, 347
Cauzzi Santino, 226, 254, 364
Cavalletti don Gino, 208
Cavalli Francesco, 284, 377
Cavalli Marco, 357
Cavallini Enore, 118
Cazzalini Clementina, 96
Cazzamalli Ada, 332
Cazzaniga Angelo, 164
Cazzaniga Mario, 96
Cazzaniga Pietro, 297
Cazzaniga Vincenzo, 164
Ceravolo Claudio, 118, 224, 227,
256, 257, 297, 317, 364, 372
Cerchiari Giovanni, 20
Cernuschi Giuseppe, 335
Ceserani Lidia, 280, 376
Chiappa Ettore, 366
Chiappa Ugo, 13
Chindea Paul, 135
Chiodo Corinno, 211
Chiodo Egidio, 240, 368
Chiodo Pietro, 347
Chironi Opimio, 226, 364, 370, 371
Chizzoli Giovanni, 219
Ciaburri Ercole, 264
Cisbani Armando, 206, 366
Cogorno Claudio, 340
Colombo Franco, 96, 297
Colosio Enrico, 92

400

Indice dei nomi

Compostella di Sanguinetto
Nicol, 165
Contempo Giuseppe, 329
Corada Giancarlo, 254, 256
Corradi Trogu Anna Maria, 51,
227, 228, 229, 334, 370, 382
Correggiari Annibale, 206, 366
Corte Angelo, 335
Costi Giorgio , 92
Cremonesi Angelo, 113
Cremonesi Attilio, 377
Cremonesi Celestino, 348
Cremonesi Giuseppe, 369
Crispiatico Gianfranco, 212, 327, 380
Cristiani G. Carlo, 96
Cristiani Remo, 92
Cristiani Roberto, 294, 295
Crivelli Andreina, 159
Crivelli Barbara, 347
Crivelli Bianca, 381
Crivelli Guido, 28, 232, 234,
350, 366
Crotti Cristina, 166
Crotti Franco, 363
Crotti Pietro, 361, 368, 369
Cuti Renzo, 17
DAmario Davide, 356
DAntonio Ferdinando, 13, 14, 16
Danzi Ersilia, 365
Dasti Romano, 304, 323, 333, 372
De Capua Massimo, 360
De Capua Nuvola, 375
De Cenzo Mario, 358
De Grazia Antonio, 15, 207, 371
De Grazia Federico, 366, 374
De Grazia Vincenzo, 164
De Luigi Pietro, 361, 367
De Maestri don Isacco, 122
De Magistris Achille, 164
DellOlio Maurizio, 330
DellOrto Luigi, 165
Della Frera Walter, 96
Della Giovanna Graziella, 227,
228, 229, 323, 336, 348, 382
Della Torre Alfredo, 208, 232,
233, 360
Dellera Alvaro, 364
Denti Elia, 214
Dermaraiolo Demitrios, 233
Di Pierro Laura, 228
Di Silvestro Ciro, 366, 367

Difendenti Mario, 335


Dipoli Mario, 39
Distante Rino, 96
Dolci Diego, 96, 347
Doldi Alberto, 157, 179
Doldi Romano, 369
Donati Anna, 17
Donati Donato, 368, 369, 370
Donati Franco, 17, 196, 366,
367, 368
Donati Verza Mila, 228
Donzelli Gualtiero, 220, 226,
253, 254, 255, 347, 364, 370,
371, 372
Dornetti Vittorio, 304, 306, 330,
332, 333, 348, 350, 366, 381, 383
Dossena Angelo, 223, 254, 382
Dossena Caterina, 297
Dossena Ercole, 18
Dossena Giuseppe, 372
Dossena Luigi, 364
Dossena Ugo, 164, 366, 367
Dragoni Maria, 103
Duse Silvio, 366
Dusi Giampaolo, 51, 335
Edallo Amos, 152, 239, 276, 277,
278, 374, 375, 376
Edallo Edoardo, 372, 376
Edallo Elisa, 385
Edallo Francesco, 361
Ermentini Beppe, 152, 238, 240,
278, 279, 280, 281, 336, 367, 376
Fabbri Lucio, 266
Fabris Maria, 365
Fadini Francesco, 17
Fadini Franco, 15
Fadini Gino, 17
Fadini Massimo, 164
Faienza Cinzia, 323
Fantoni Enrico, 296, 382
Farinacci Roberto, 16, 18, 19,
302, 326, 327, 359, 366
Fascina Giuseppe, 366, 367
Fasoli Agostino, 358
Fasoli Carlo, 354
Fasoli don Giuseppe, 50, 113
Fasoli Luigi, 234, 366, 367, 368
Fasoli Mario, 96, 244, 369
Fayer Carlo, 33
Fayer Umberto, 325
Ferrari Antonio, 264, 369

Ferrari don Pierluigi, 338, 387


Ferrari Elio, 348
Ferrari Luigi, 96
Ferrari Ostilio, 96
Ferrera Alcide, 165
Ferri Ezio, 222, 369, 370, 371
Ferrigno Antonella, 227, 364
Fiameni Luigi, 217, 229, 245,
246, 347
Fioravante Biancospino, 329
Fiorentini Giovan Battista, 164
Fiorentini Graziella, 228
Focher Ferruccio, 78
Foglia Giancarlo, 156, 157, 327,
329, 352, 353, 366
Foglia Giulio, 156
Foglia Pietro, 155
Fogliazza Enrico, 188
Folcini Daniele, 329
Folcini don Giovanni, 33, 329
Folcini Eustella, 292, 293
Folcini Gaddo, 33, 34, 300
Folcini Rosario, 92
Fontana Cinzia, 312
Fontanella Angelo, 366
Formaggia Gino, 33, 167, 297,
325, 329, 359, 365, 379
Francioli Mario,158, 165, 181
Franco don Vincenzo, 208, 360
Franco mons. Francesco Maria,
21, 22, 208, 291
Frattini Piero, 346
Freri Ettore, 13, 164
Freri Nemo, 13, 20, 207, 359, 367
Fugazza Angelo, 366
Fugazza Marisa, 204
Fusar Imperatore Giorgio, 96
Fusar Poli Mario, 157, 353
Fusar Poli Ugo, 31
Gaboardi Alessandro, 118, 217,
218, 219, 220, 226, 253, 259,
260, 261, 262, 263, 264, 317,
364, 371, 373
Gaffuri Michele, 184
Gaiotto Cesare, 165
Gaiotto Maria Vittoria, 227
Galimberti Francesco Alberto, 371
Galimberti Luigi, 16
Galli Augusto, 249, 250, 251,
252, 253, 364, 368, 369, 370,
371, 372, 388

Indice dei nomi


Galligani Sergio, 166
Gallini Achille, 278
Gallini Raffaella, 150
Gallo Franco, 79, 386, 390
Galmozzi Alfredo, 188, 214, 236,
237, 238, 244, 246, 329, 359,
364, 366, 367, 368, 369, 370, 371
Gandola Giacomo, 366, 368
Gargioni Giuseppe, 245
Garzini Anania, 13, 367
Gazzella Carlo, 264
Gazzoletti Luigi, 222
Gelera Michelangelo, 278
Genala Nella, 365
Genghi Simona, 331
Gennari Sandro, 96
Gerevini Attilio, 96, 188
Gerevini Fabiano, 351
German Ballarino M. Giovanna, 249
Geroldi Luciano, 240, 250, 251,
368, 371
Gerroni Laura, 379
Ghilardi Gian Mario, 370
Ghiozzi Giorgio, 184
Ghislandi Aldo, 377
Ghislandi Mario, 287, 377
Giacobbi Secondo, 78
Giamoco Giuseppe, 366
Giani Francesco, 335
Giarbella Sandro, 214
Ginoli don Bruno, 53
Giordana Emanuele, 282, 283, 377
Giordana Franco, 282, 283, 377
Giordana Giampietro, 114, 377
Giordana Marco Tullio, 114, 282, 377
Giordana Tullio, 326, 376
Giovinetti Cesare, 225, 255, 256,
257, 340, 364
Gnali Alberto, 378
Gnesi Fiorenzo, 246, 307, 369
Gonnelli Pietro, 329
Gramignoli Agnese Baselli, 227, 369
Grassi Aldo, 96
Grassi Antonio, 317, 370, 371
Grassi Maurizio, 345
Grazioli Prospero, 335
Grilli Mauro, 391, 392
Grioni Luciano, 148
Groppelli Emanuela, 386
Groppelli Vanni, 211, 361
Grossi Andrea, 370

Grossi Osvaldo, 92
Guadagnini Tiziana, 271, 374
Guarneri Giovanni, 297
Guerci Agostino, 369
Guerini Antonio, 356
Guerini Emilio, 220, 370
Guerini Mario, 318, 344
Guerini Rocco Claudio, 183
Guerini Rocco Francesco, 165
Guerini Rocco Luisa, 377
Guerini Rocco Tullio, 366, 367
Guerini Tiziano, 197, 223, 224,
242, 243, 244, 247, 368, 369, 370
Guerrieri Stelio, 366
Guerrini Giorgio, 370
Guerrini Rocco Enrico, 326
Gusman Raffaele, 367
Horeschi Sergio, 249
Iacchetti Davide, 67, 339
Iacobone Armando, 222
Inzoli don Mauro, 82, 83, 84, 85, 216
Inzoli Francesco, 28
Inzoli Giovanni Biagio, 124,
125, 347
Inzoli Sergio, 96
Italiano Rosaria, 228
Jori Mario, 96
Kahan Ludwig, 118
Kaplan Judel, 118, 164
Koci Faiz, 133
Kofi Dorice, 138
La Mantia Laura, 374
Lacca padre Claudio, 52
Lacchinelli Noris, 158, 162
Ladina Andrea, 49, 76, 77, 305, 332, 381
Lamperti Carlo, 92
Lanzoni Melissa, 227
Lasagni Ilaria, 332
Lazzari Primo, 51, 293, 378, 390
Leone Giovanni, 222, 246, 368,
369, 370
Leone Marilisa, 223, 386
Lepre Emilia, 114
Limenta Ferdinando, 19, 20, 21,
22, 300, 327, 330, 365
Lingiardi don Emilio, 392
Lini Sergio, 358, 365, 388
Locatelli Concetta, 228
Lombardi Franco, 164
Londoni Claudio, 374
Longhino Walter, 364

401

Lopopolo Angelo, 126, 127, 347


Lopopolo Felice, 323, 332
Lopopolo Pierangelo, 338
Lucchi Camillo, 96, 125, 187,
209, 226, 347, 364, 367, 368,
369, 370
Lucchi Mario, 368, 370, 371
Lundbergh Erik, 96
Lunghi Mario, 366, 368
Lupi Assuero, 96
Lupinacci Guido, 374
Lutic Catalin Ionel, 134
Maccalli Angela, 185, 186
Maccarinelli Giuseppe, 17, 324
Macchi Luciano, 18
Maffi Sara, 327
Maffini Claudio, 96, 338, 339
Maggioni Enzo, 364, 370, 371
Magnani Delia, 227
Maina Gianfranco, 335
Maina Renato, 335
Maini Miranda, 227
Manafhiki Walid, 348
Mancastroppa Angelo, 367
Mancastroppa Anna, 228
Manclossi Domenico, 165
Mandricardi Iris, 221, 222, 228
Maneffa Antonio, 17, 188, 366
Manenti Bruno, 153, 159, 162,
163, 164, 166, 167, 168, 169,
206, 207, 247, 248, 252, 253,
353, 361, 366, 380
Manenti Francesco, 285, 377
Manfredi Guido, 374
Manini Luigi, 269
Mansueto Enrico, 23, 24, 25, 26,
27, 232, 300, 301, 327
Mansueto Nicoletta, 379
Mantica Aldo, 364
Mantica Gilberto, 178
Mantica Pier Paolo, 96
Manziana mons. Carlo, 50, 51,
75, 77, 84, 94, 220, 226, 306
Manzoni Piero, 279
Manzoni Riccardo, 348
Marazzi Antonio, 143
Marazzi Camilla, 279
Marazzi Ettore, 278
Marazzi Faustina, 100, 101, 343
Marazzi Ferdinando, 149, 157,
166, 350

402

Indice dei nomi

Marazzi Fortunato junior, 152,


165, 278
Marazzi Fortunato, 143, 147,
148, 350
Marazzi Francesca, 73, 188, 189,
201, 204, 214, 227, 240, 368,
370, 371
Marazzi Mario junior, 160
Marazzi Mario, 145, 148, 149, 157
Marazzi Ottaviano, 148, 149,
152, 157, 159, 164, 166
Marazzi Raffaele, 373
Marchesi Alba, 390
Marchesi Luciano, 226, 364
Margheritti Luigi, 368, 369, 370
Mariani Carlo, 208
Mariani Cristiano, 356
Mariani Francesco, 239, 264,
265, 368
Mariani Luciano, 95, 96
Mariani Piero, 214, 223
Marinelli Gianfranco, 15
Marmiroli Giovanna, 128, 129,
347, 348, 380
Marmiroli Margherita, 49, 52,
128, 129, 229, 271, 305, 334
Maroli Fiorenzo, 191, 192, 193,
194, 250, 358, 364, 367, 368,
379, 371
Martinelli Enrico, 329
Martinenghi Daniela, 390
Martinenghi Michele, 390
Martini Carlo, 216, 276, 278,
279, 376
Marzagalli Giannetto, 168
Marziani Marziano, 124, 347
Marziani Spartaco, 212
Mascheroni Maria Teresa, 294, 378
Mattioli Giuseppe, 96
Mazzocchi Giuseppe, 238, 366,
367, 368
Mazzotti Vincenzo, 160
Meanti Pinuccia, 348
Mechawer Antoun, 96, 123
Meleri Anna, 228
Meleri Pier Giorgio, 368, 370, 371
Menozzi Fernanda, 374
Menozzi Franco, 376
Merati Luciano, 165
Merico Luigi, 32, 207, 361
Merico Piera, 173

Merletti Giuseppe, 19
Merletti Rosalba, 158
Merlini Mario, 19
Miglioli Guido, 238
Milanesi Lina, 155, 157, 158, 170
Milillo Antonio, 19
Minarelli Simona, 29
Molaschi Arnaldo, 367
Molaschi Domenico, 13
Molaschi Giancarlo, 345
Monfredini Angelo, 108
Montanari Remo, 32, 206
Morandi Vincenzo, 366
Mori Bruno, 372
Mori Tino, 211
Morini Federico, 329
Moruzzi Alberto, 368
Mosconi Giulio, 368
Mosconi Silvio, 238
Mostosi Seste, 371
Mussa Angelo, 188, 201, 368
Mussi don Carlo, 343
Mussi don Ferdinando, 232, 233,
292, 360
Mussi don Gino, 345
Nesbitt Camilla, 281
Nicchi Pinuccia, 92
Nichetti Emanuela, 269, 374
Nichetti Gianbattista, 238, 364, 368
Nichetti Giuseppe, 195
Noce Angelo, 56, 57, 323, 336
Nocerino Carlo, 260, 263
Noci Maurizio, 162, 191, 194,
195, 197, 198, 199, 200, 242,
243, 244, 246, 257, 260, 350,
353, 358, 364, 368, 369, 370,
371, 383
Nufi Angelo, 368
Nufi Marco, 364
Nuzzo Francesco, 38, 331
Ogliari Maria Teresa, 260
Oldani Beppe, 57, 336, 359
Olmi Renato, 160, 168
Olmo Luigi, 216, 366, 368
Oneda Antonio, 285
Oneri Giuseppe, 255
Orioli Lucidalba, 166
Orsi Luciano, 344, 390
Orsini Rita, 358
Pagliari Angelo, 369, 371
Pagliari Giancarlo, 96, 125, 371

Pagliari Giorgio, 157, 158, 174, 175


Pagliari Giovanni, 236, 366
Pagliari Luigi, 367
Pagliari Virgilio, 207, 235, 236,
366, 367
Paiardi Gianni, 297
Pajardi Piero, 62, 63, 94, 274,
275, 276, 337
Pala Franco, 233
Palmieri Marcello, 113
Palmieri Mario, 346
Palmieri Ugo, 113, 120, 266, 334,
335, 346
Paloschi Giuseppe, 113
Pandini Giancarlo, 280
Panzeri Strada Giuliana, 228
Pappalettera Nicola, 289
Pappone Giulio, 96
Pappone Vittorio, 325
Parati Aldo, 356, 357, 358, 368,
369, 371
Parati Angelo, 96
Parati Sandro, 222
Paravisi mons. Angelo, 116
Parietti Luigi, 366
Pasquali Cesare, 354
Pasquali Luigi, 92
Passeri Giuseppe, 368
Pastori Domenico, 347
Patrini Franco Narciso, 173
Patrini Gabriele, 96, 357
Patrini Gianni, 96
Patrini Marino, 171
Paveri Cesare, 164
Pavesi Cesare, 356, 387
Pedrazzi Alfredo, 96
Pedrazzi Fortunato, 219
Pedrazzi Gianfranca, 219
Pedrinazzi Emilio, 297
Pedrinazzi Marilena, 108
Pedrini Giovanni, 18
Perolini Mario, 207, 234, 279,
349, 358, 365
Peroni Gianluca, 108
Petr Hivon, 210, 367, 368
Pezzani Vittorio, 165
Pezzetti Marcello, 286
Piacentini Ezio, 353
Piacentini Mario, 285, 286
Piantelli Walter, 367
Piastrella Carlo, 358

Indice dei nomi


Piazzi mons. Giuseppe, 278
Piccioni Giuseppe, 92
Piloni Emanuela, 277
Pini Emilio, 370, 371
Pizzocri Angelo, 226, 364
Polenghi Michele, 163, 166
Poletti Lodovico, 154, 157, 160,
161, 162, 164, 169, 352
Polloni Gino, 345
Poloni Valeriano, 39, 40, 313
Premoli Augusto, 143, 146, 216
Premoli Carlo, 15, 350
Premoli Ercole, 143, 302, 325
Premoli Gianfranco, 113, 114
Premoli Girolamo, 146, 165
Premoli Marina, 61, 62
Prete Antonio, 40
Provezza Tersilio, 367, 368, 369
Quaranta Abele, 347
Quarteroni Alfio, 266
Quilleri Cirillo, 326
Quilleri Elena, 228, 360
Radaelli Pierluigi, 367
Ragazzi Danilo, 96
Raimondi don Ennio, 219, 292,
333, 378
Raimondi Gianfranco, 335
Rancati Costantino, 256, 372
Rebotti Antonio, 32, 207
Rebucci Matteo, 347
Regazzi Gloria, 103
Renzi Vanna, 228
Renzi Vera, 365
Resteghelli Agostino, 207, 370
Restelli Eliseo, 164
Riboldi Giuseppe, 367
Riboldi Luigi, 122
Riboldi Simone, 323
Riboli Mario, 18
Riboni Roberta, 86
Riccetti Prassede, 114
Ricci Luciano, 347
Ricetti Antonio, 96
Rigosa Amilcare, 366
Rimoldi Arnaldo, 118, 164, 167
Rinaldi Gabriella, 228
Risari Gianni, 50, 51, 194, 257,
317, 372
Rivolta Carlo, 382
Rocca Aldo, 346
Romano Attilio, 17

Ronchetti Daniela, 346


Ronchetti Ettore, 364
Rossetti Emilio, 297
Rossi don Leandro, 262, 263,
264, 373
Rossi Gianbattista, 56, 335, 346
Rossi Maria, 335
Rossignoli Carlo, 366, 367
Rossoni Agostino, 57
Rota Filippo, 157, 181, 197, 226,
239, 240, 368, 369, 370
Rovescalli Manlio, 18, 232, 233, 365
Rovescalli Marina, 365
Rovescalli Paolo, 366
Rovescalli Stelio, 207, 329
Rozza Anna, 227, 372, 382
Ruggeri Elia, 332, 336, 367
Rullini Osvaldo, 366
Sabattini Veturia, 209, 227, 367
Sabbia Prospero, 13, 154, 207
Sacchi Augusto, 347
Sacchi Carlo Alberto, 308
Salada Fiorangelo, 202, 203
Salvatori Livio, 37
Sanella Luciano, 371
Sangiovanni Giuseppe, 365
Sangiovanni Gregorio, 223, 245,
246, 306, 369
Sangiovanni Pier Giorgio, 58, 65,
66, 338, 357, 382
Sanseverino Gerolamo, 151
Santilli Giancarlo, 60, 61
Santini Fausto, 329
Sarta Pierfelice, 165
Savoia Pietro, 32, 361
Sbarsi Domizio, 364
Sbernini Rosolino, 343
Scaravaggi Giuseppe, 285
Scarri Giuseppe, 223
Scenna Rinaldo, 329
Schiavini Laura, 146
Schira Anna, 228
Scorsetti Mario, 370
Scorsetti Pasquale, 368
Scotti Piero, 211
Serina Antonio, 370
Serina Enrico, 236, 366
Sette Antonio, 257
Severgnini Angelo, 165, 167
Severgnini Beppe, 266
Severgnini Michele, 183

403

Severgnini Pier Luigi, 370


Sforza Benvenuti Francesco, 144
Sforza Francia Carlo, 151, 377
Shersen Olha, 132
Simonetti Franco, 261
Sinigaglia Clemente, 13, 235,
236, 238, 325, 366, 368
Slossel Sergio, 51, 335
Soccini Fulvio, 96, 124, 353, 364,
371, 378
Solci Roberto, 284
Soldati Bruno, 349
Soldati Eugenio, 214, 351
Sperolini Nicola, 366
Speziali Filiberto, 15
Spinelli Carlo, 366
Stabilini Mario, 66, 368
Stasi Alberto, 356
Stefanelli Pierangela, 227
Stella Tiziana, 227
Strada Giuseppe, 245, 246, 249,
307, 364, 365, 369, 370, 371
Strada Nunzio, 234, 380
Strada Paola, 228
Strada Renato, 52, 97, 199, 254,
255, 307, 309, 358, 372, 383
Stramezzi Adolfo, 15, 17, 165
Stramezzi Carlo, 164
Stramezzi Filiberto, 165
Stramezzi Franco, 165
Stramezzi Giuliana, 325
Stramezzi Paolo, 148, 157, 161,
164, 166, 325
Stramezzi Roberto, 335
Stringhi Ada, 228
Tacca Valeria, 227, 228, 230, 364
Tadini Olga, 278
Tagliaferri Sandro, 114, 164, 171, 355
Taj Luigi,118
Talone Valdo, 157, 214, 223, 347,
349, 368, 369
Tatangelo Rocco, 165
Tavecchi Luigi, 96
Taverna Francesco, 188, 191, 214,
367, 368
Taylor Winifred Adelaide, 149,
239, 324, 349
Tedesco Angelo, 261, 263
Tedesco Rosanna, 227, 228, 246,
370, 382
Teoldi Massimo, 382

404

Indice dei nomi

Terni de Gregorj Bondenti Luigi,


149, 324, 349
Terni de Gregorj Caterina, 350
Terni de Gregorj Franz, 14, 18,
149, 151, 159, 164, 166, 291,
351, 380
Terni de Gregorj Marco, 152
Terni de Gregorj Marinella, 149,
150, 163, 227, 238, 251, 292,
366, 367, 368, 377
Terzani Simone, 113, 377
Thevenet Ornella, 228
Thevenet Vittorio, 19, 27, 28, 29,
30, 31, 301, 328, 361, 379
Tonetti Gianpietro, 355
Torchio Giuseppe, 252
Torrazzi Alberto, 364
Torresani Beppe, 95, 97, 252, 347,
357, 369
Torriani Guido, 162, 226, 260,
364, 368, 369, 371, 390
Torrisi Alberto, 221
Torrisi Antonio, 221
Torrisi Franco, 221, 222, 223, 247,
248, 250, 370, 371
Torrisi Giovanni, 18, 32, 326
Torrisi Mariangela, 228
Tosetti Giuseppe, 183
Tresoldi mons. Libero, 163, 198,
253, 296, 305, 306
Triestino Italo, 107, 108, 345
Trogu Giorgio, 52
Tupone Dandolo, 17
Vacchi Pierangelo, 158
Vailati Carlo Alberto, 288, 289
Vailati Giuseppe, 148
Vailati Maurizio, 54
Vailati Rosolo, 370, 371
Vailati Venturi Avio, 238, 330,
350, 351, 368
Valcarenghi Giovanni, 366
Valcarenghi Graziano, 368, 369
Valdameri Silvio, 216, 368
Valsecchi Pietro, 281, 376, 382
Valtolina Silvia, 96
Valvassori Annibale, 234
Valvassori Antonietta, 323, 332
Valvassori Gian Battista, 351
Valvassori Gian Mario, 351
Venchiarutti Walter, 345, 346
Venturelli don Giovanni, 49, 332, 370

Venturelli Paolo, 157


Venturelli Virginio, 261
Verdelli Francesco, 371
Verdelli Marzio, 143
Verga Claudio, 33, 350
Verga Corrado, 216, 228
Verga Guido, 278
Vezzoni Marino, 249, 369, 370
Villa Enrico, 157, 165, 224, 226,
239, 244, 249, 364, 368, 369,
370, 371
Villa Gino, 158, 166, 256
Villani Daniele, 103
Vimercati Ottaviano, 143, 350
Vimercati Sanseverino Faustino, 143
Vimercati Sanseverino Gaddo, 164
Visconti Francesco Bernardino, 144
Viviani Marcella, 365
Volont Linfardo, 380
Zaffanella Renzo, 196, 197
Zagheni Patrizia, 227
Zambelli Alessandro, 271, 273
Zambelli Anna Maria, 227, 228,
229, 323, 356, 370, 371, 382
Zambelli Elia, 92, 376
Zanacchi Giuseppe, 96
Zanibelli Amos, 192, 193, 357
Zanibelli Ennio, 357
Zaniboni Ernesto, 366
Zaniboni Fabrizio, 227
Zanini Paolo, 73, 118, 187, 188,
189, 190, 191, 214, 357, 368, 369
Zanotti Mara, 377
Zavatteri Gianna, 96, 297
Zicchini Francesco, 183
Ziglioli Anna Maria, 335
Ziglioli Ettore, 55, 56, 335
Ziglioli Paolo, 366
Zignani Luciano, 249
Zocchi Cesare, 173, 174
Zonno Domenico, 222
Zonno Elena, 228
Zonno Iride, 228
Zucca Albino, 239, 251, 368
Zucca Ida, 228
Zucchelli don Giorgio, 348, 349
Zucchi Archidoro, 226, 364
Zucchi Ileana, 269, 270, 271
Zucchi Rinaldo, 226, 254, 364,
371, 372
Zuffetti Mario, 96

Zuffetti Rino, 96, 106, 359


Zurla Attilio, 15, 146
Zurla Federico, 147
Zurla Francesco, 147
Zurla Maurizio, 147
Zurla Michele, 349
Zurla Placido, 143
Zurla Tito, 15, 151, 152, 349

Centro Ricerca
Alfredo Galmozzi

Soffiava il vento a Crema


Arti Grafiche Cremasche.
Crema, 2001

DallEverest allOlivetti
Arti Grafiche Cremasche.
Crema, 2002
(sec. edizione, 2003)

Gli anni difficili. Crema


dalla guerra fascista alla
Liberazione
Arti Grafiche Cremasche.
Crema, 2003

La ricostruzione.
Crema e il Cremasco
dal 1945 al 1952
Arti Grafiche Cremasche.
Crema, 2004

Finalpia - Storia e storie


della colonia cremasca
In collaborazione con il
Gruppo Antropologico
Cremasco
Grafin. Crema, 2006

Crema, tra identit


e trasformazione 1952- 1963
Grafin. Crema, 2006

Il grande cambiamento
Gli anni sessanta
Grafin. Crema, 2008

Un mondo di fiducia
Gli 80 anni dello stabilimento
Galbani di Casale Cremasco.
di Nicoletta Bigatti
Tipografia Trezzi. Crema, 2008

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fax e Tel. 0373 80420 - www.centrogalmozzi.it - centrogalmozzi@tin.it

Album del Centro Galmozzi


aspetti specifici di storia locale

Crema, storia in breve


di Anna Maria Piantelli.
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