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Aradia

Introduzione tratta da Wikipedia


Chi era Aradia? Storia e sviluppo di una leggenda Sabina Magliocco
Erodiade in Sardegna, storia di una leggenda Sabina Magliocco
Appunti dal sito Stregheria.com

Aradia una figura mitica, divenuta nota per il lavoro di studio del folclorista statunitense
Charles Godfrey Leland in Aradia, o il Vangelo delle Streghe (1899). Aradia presentata in
tale testo come la figlia messianica della dea Diana, venuta sulla Terra per insegnare ai
poveri e agli oppressi la stregoneria, come mezzo di resistenza sociale. Aradia divenuta
una figura importante nella Stregheria, nella Wicca e in altre forme di Neopaganesimo.
A tutt'oggi non ci sono testimonianze in forma scritta del nome Aradia prima della
pubblicazione del testo di Leland, esso deriva molto probabilmente dal nome Erodiade.
... il nome non deriva da Erodiade del Nuovo Testamento, ma una copia pi antica di
Lilith che portava lo stesso nome... nel VI secolo il culto di Erodiade e Diana da parte delle
streghe fu condannato dalla Chiesa al Concilio di Angora (Leland)
Nella storia dei processi alle streghe ricorre infatti quest'assimilazione: Diana spesso
affiancata alla figura di Erodiade, come nel processo di Milano del 1390 contro Sibillia e
Pierina.
Piperno e altri scrittori ipotizzano una identificazione di Erodiade con Lilith.
Carlo Ginzburg, scrittore e saggista che nel libro "Storia notturna" si occupato anche del
fenomeno stregonesco popolare da un punto di vista storico e antropologico, fa derivare il
nome "Aradia" dall'unione dei nomi Hera e Diana, entrambe sopravvissute all'avvento del
Cristianesimo ed unite in una figura composita e sincretica, di nome Heradiana o
Herodiana.
Lo storico Ronald Hutton, in The Triumph of the Moon, suggerisce che
quest'identificazione con Erodiade fu ispirata dall'opera di Jules Michelet Satanism and
Witchcraft[6].

Recentemente c' chi ha avanzato l'ipotesi di Aradia come nome composto, di origine
etrusca, atto ad indicare un ruolo o un titolo sacerdotale. Dalla radice Ar fuoco (il fuoco
divino della conoscenza, riservata agli iniziati) e da Dia nome di un'antichissima divinit
italica della vegetazione riconducibile a Diana. Aradia, quindi, potrebbe significare
Sacerdotessa di Diana o Grande Sacerdotessa.
Altre ipotesi interessanti sull'origine del nome sono riportate nell'introduzione di Pier Luca
Pierini R. al volume "Il Segreto della Magia di Aradia e il Vangelo delle Streghe" (1994) e
nella versione di "Aradia" curata per Olschki Editore da Lorenza Menegoni (1999).
Charles Godfrey Leland (1824-1903), scrittore, giornalista e folclorista americano, afferm
che la maggior parte del suo libro si basava su un manoscritto ricevuto da una donna di
nome Maddalena, che riportava nel dettaglio le credenze di una tradizione sconosciuta di
stregoneria religiosa toscana. Avrebbe ricevuto il manoscritto nel 1886, durante un
soggiorno in Italia. Alcuni sostengono che la donna in questione fosse Margherita Zaleni,
una chiromante, che avrebbe iniziato lo stesso Leland alla stregoneria.
Aradia, o il Vangelo delle Streghe comincia con la nascita di Aradia da Diana e dal fratello
di questa, Lucifero, descritto come "il dio del sole e della luna, il dio della luce (splendor),
tanto orgoglioso della sua bellezza, che per il suo orgoglio fu scacciato dal paradiso. Il
discorso si sposta poi sulla situazione di oppressione sociale dei poveri dell'epoca che per
sfuggire alla schiavit dei ricchi e dei potenti spesso si trasformavano in briganti e
assassini. Aradia viene quindi inviata in loro soccorso come maestra di arti stregonesche
e protettrice
Un giorno Diana disse a sua figlia Aradia
vero che tu sei uno spirito,/ 'Ma sei nata per essere ancora /Mortale, e tu devi andare
/Sulla Terra a fare da maestra /A donne e uomini che avranno /Volont d'imparare alla tua
scuola /Che sar fatta di stregonerie. /Non devi essere come figlia di Caino /E della razza
di quelli che son divenuti, /Scellerati e infami a causa dei maltrattamenti, /Come Giudei e
Zingari, /Tutti ladri e briganti, /Tu non diventerai /Tu sarai (sempre) la prima strega[9]

La resistenza sociale si esprime quindi anche nell'opposizione alla religione dei potenti,
vista anch'essa come strumento d'oppressione:
Quando i nobili e i preti diranno:
"Dovete credere nel Padre, nel Figlio /e in Maria", rispondetegli sempre: /Il vostro Dio
Padre, suo Figlio e Maria /Sono tre diavoli /Il vero Dio Padre non il vostro Dio /Ed io
sono venuta /Per distruggere i malvagi /E li distrugger
Il testo si presenta quindi come un vero e proprio vangelo, inverso nel genere (la divinit
donna, come il suo inviato messianico) e nei mezzi di salvezza (uccisione dei potenti,
maledizioni, fatture...), ma ricalcato nella forma sulla tradizione orale dei testi del Nuovo
Testamento. Cos Aradia assicura il riscatto ultraterreno ai poveri e agli oppressi

Nell'altro mondo conoscerete la gioia;


E chi vi ha fatto torto conoscer invece il dolore
e una volta compiuta la sua missione, ritorna alla madre Diana, ma promette ai suoi
discepoli di continuare a soccorrerli, insegnado loro un rituale da svolgersi nelle notti di
luna piena, per adorare lo spirito di Diana e continuare ad apprendere la stregoneria.
Quando io avr lasciato questo mondo,/Di qualsiasi cosa avrete bisogno, /Una volta al
mese, /Quando la luna piena /Venite in luogo deserto, /Nella selva, tutte insieme, /E
adorate lo spirito onnipotente /Di mia madre Diana, e a colei che voglia /Apprendere la
stregoneria, /Mia madre le insegner ogni suo segreto
Il testo presenta poi essenzialmente una raccolta di invocazioni, leggende e testi di
incantesimi, forse frammenti di una saggezza popolare femminile, mantenuta in vita
attraverso i secoli.
L'opera di Leland ha costituito un importante punto di riferimento nella stesura dei testi
originali della Wicca. Alcune Tradizioni wiccan usano il nome di "Aradia" per indicare la
Dea o la "Regina delle Streghe". L'Incarico della Dea, un importante testo sacro della
pratica wiccan, si ispira al discorso attribuito ad Aradia nel primo capitolo del libro, cos
come anche altre formule rituali sono liberamente ispirate a vari passi dello stesso.
Aradia stata da allora genuinamente adottata come divinit, ispiratrice e protettrice
della stregoneria, in molti pantheon wiccani.
Aradia una figura molto importante nella Stregheria (alcuni aderenti alla quale
preferiscono non essere classificati come "neopagani"). Raven Grimassi, autore di
numerosi libri sull'argomento, la presenta sia come un'antica dea, sia come "nome
assunto" dalla fondatrice della sua religione, che egli definisce "la Vecchia Religione
italiana".
Nel 1981 Grimassi pubblic un opuscolo dal titolo The Book of the Holy Strega per la
Nemi Enterprises. Il libro descriveva le pratiche e gli insegnamenti della Stregheria e ne
indicava Aradia quale fondatrice. In seguito, nel 1995, in Ways of the Strega sostenne che
Leland aveva pubblicato una versione distorta della storia, e che una donna di nome
Aradia de Toscano era davvero esistita.
Il nome richiama le presunte origini geografiche del personaggio, che, secondo Grimassi,
rappresenta la fonte storica della figura mitologica apparsa in Aradia, o il Vangelo delle
Streghe di Leland nel XIX secolo.
Secondo Grimassi, Aradia, da lui chiamata anche "La Bella Pellegrina", era una donna
toscana nata nel 1313 a Volterra. Istruita nella stregoneria da sua zia, usava il suo potere
per "sfidare l'ordine esistente". Secondo questa storia reclut discepoli dalla regione del
Lago di Nemi, e furono questi seguaci (chiamati "The Triad Clans") a tramandare la
religione della Stregheria, di cui Grimassi insegna una versione da lui chiamata "Aridian
Tradition".

Pur rigettando gran parte del sistema di credenze di Grimassi, alcuni hanno provato a
verificare indipendentemente delle parti di questa storia. Sabina Magliocco osserva che
possibile che una donna del XIV secolo abbia assunto il nome di Aradia, come variante di
Erodiade (anticamente Herodias), la malvagia figura biblica, divenuta una strega
mitologica e forse una divinit. L'esistenza di un culto medievale di Erodiade tra le
streghe comunque oggetto di discussione. Magliocco commenta che "l'esistenza di
ostensioni in concomitanza con queste leggende potrebbe anche significare che quanto
afferma Grimassi sulla storicit di Aradia non sia totalmente fuori questione. Una
guaritrice che faceva parte di una congrega poteva interpretare il ruolo o perfino
assumere il nome di Erodiade".
[fonte: wikipedia]

Chi era Aradia? Storia e sviluppo di una leggenda


(Sabina Magliocco)
Aradia nota alla maggior parte dei pagani e delle streghe contemporanee come figura
principale di Aradia, o il Vangelo delle streghe di Charles G. Leland, pubblicato per la
prima volta nel 1899. Leland la presenta come figlia di Diana, la dea della luna, e di suo
fratello Lucifero il dio del sole e della luna, il dio della luce (Leland, 1899, 1998:1),
mandata sulla terra per insegnare ai poveri a resistere alloppressione dei ricchi per
mezzo della magia e della stregoneria. Attraverso lopera di Leland, il nome e la leggenda
di Aradia divennero un punto centrale nella rinascita della stregoneria. Tra il 1950 e il
1960 Aradia era probabilmente il nome segreto (in seguito cambiato) della Dea nellArte
gardneriana, ed anche numerose tradizioni di stregoneria contemporanea hanno assunto
questo nome (Clifton, 1998:73).
LAradia di Leland ha ispirato anche molte opere di letteratura pagana del 20 secolo.
Aidan Kelly in un documento elettronico, pubblicato privatamente, dal titolo Il Vangelo di
Diana [che secondo Silvio Baldassarre nasce come parodia dei Vangeli gnostici
(Baldassarre, 1997:15)], sviluppa lidea di Aradia come eroina e leader religioso di una
resistenza contadina italiana. LAradia di Kelly, tuttavia, un personaggio spiccatamente
erotico. Nei suoi insegnamenti latto sessuale diviene non solo espressione della forza
vitale divina, ma un atto di resistenza contro tutte le forme doppressione, e il focus
primario del rituale. Il documento di Kelly per non ha avuto unampia diffusione nei
circoli pagani contemporanei. Molto pi influente nel perpetuare la leggenda di Aradia
stata lopera di Raven Grimassi. Autore di una serie di famosi libri sulla Stregheria, o
Stregoneria Italo-Americana, Grimassi presenta Aradia come una donna saggia che visse
in Italia nel 14 secolo, e che determin la rinascita della Vecchia Religione. Egli sostiene
di praticare una tradizione fondata dai suoi seguaci (Grimassi, 1995:xviii). In Hereditary
Witchcraft, amplia la visione di Leland e il materiale presentato in Ways of Strega,
aggiungendo un capitolo sugli insegnamenti di Aradia (Grimassi, 1999:191-201), che
comprende una serie di predizioni sul futuro dellumanit ed il ritorno della Vecchia
Religione (1999:207-208). Dopo la misteriosa scomparsa di Aradia, i suoi dodici discepoli
ne divulgarono il Vangelo, giustificando cos la diffusione della Vecchia Religione in Italia e

in Europa (1999:203-210).
Ma chi era Aradia? La figura leggendaria del Vangelo di Leland, o una maestra dellArte
del 14 secolo, come propone Grimassi? O la sua storia pi complicata? In questo
saggio, esplorer le radici della leggenda di Aradia, e nel farlo tenter di gettare luce sulla
formazione di alcuni dei pi importanti temi del complesso leggendario che circonda la
stregoneria, sia tradizionale che contemporanea. Sebbene le mie conclusioni differiscano
da quelle di Leland, Kelly e Grimassi, possono tuttavia rivelare una sorprendente
possibilit racchiusa nella leggenda, che non stata ancora considerata. Il mio approccio
si fonda sulla disciplina accademica del folklore, che considera leggende i racconti
riguardanti figure storiche o presunte tali. Le leggende sono storie ambientate nel mondo
reale che trattano di eventi straordinari o numinosi. Raccontate tipicamente come storie
vere, con molti tratti che le radicano in un tempo e un luogo specifici e gli conferiscono
autenticit, non sono per necessariamente ritenute vere da tutti quelli che la
raccontano. In realt, come affermano Linda Degh e Andrew Vazsonyi, esperti del campo,
la tensione tra fede e incredulit che mantiene le leggende vive e circolanti, come se
ogni nuovo ascoltatore dovesse decidere: E vero questo? Pu essere successa questa
cosa? (Degh e Vazsonyi, 1976). Allinterno di ciascuna comunit c' chi crede e chi non
crede alle leggende. La nostra comunit, naturalmente, non fa eccezione in questo caso
particolare. Il loro contenuto di verit - vale a dire, quanto queste corrispondano ad
effettivi eventi storici pu variare di molto. Sebbene alcune contengano un nucleo di
realt, molte sono vere solo nel senso pi metaforico del termine, e cio come riflesso
fedele degli atteggiamenti, dei valori e della moralit popolari in un dato tempo e luogo.
Le leggende possono prendere molte forme. Per lo pi si presentano come racconti, sia in
prima persona (Questo quanto effettivamente mi capitato) che in terza (Questo
quanto effettivamente capitato ad un amico di un amico/tanto tempo fa, ecc.). Molte,
logicamente, iniziano come resoconti in prima persona per trasformarsi in racconti in
terza; ma altrettanto spesso pu succedere che un narratore riporti una storia in terza
persona come se gli fosse accaduta personalmente, per renderla pi vivida per
lauditorio. Le leggende possono anche esistere come semplici affermazioni (La casa
sulla collina infestata), e occasionalmente diventare rappresentazioni drammatiche
note come ostensioni (Degh e Vazsonyi, 1986). Di queste mi occuper in qualche misura
in seguito. Appaiono in molteplici varianti, nessuna pi corretta di unaltra. A volte
possono raggrupparsi insieme a formare quello che i folkloristi chiamano complesso
leggendario: un gruppo di leggende e credenze interrelate, incentrate su un particolare
tema.
I complessi leggendari multipli sulla stregoneria sono tra i pi duraturi della storia
occidentale. Le leggende sono straordinariamente reattive al cambiamento sociale, esse,
infatti, sono uno dei pi sensibili indici di trasformazione della visione del mondo e dei
valori culturali (Dundes, 1971; Magliocco, 1993). Per questa ragione essenziale
comprenderle allinterno del contesto culturale, politico e sociale in cui compaiono. Nel
considerare lo sviluppo della leggenda di Aradia, applicher tutti i principi di cui sopra, ma
specialmente lultimo. Il mio obiettivo di mostrare come ciascuna epoca storica
successiva abbia aggiunto e sottratto elementi a questo racconto secondi le

preoccupazioni culturali del tempo, dandoci non solo il concetto attuale di Aradia, ma
anche un pi ampio complesso leggendario intorno alla natura della stregoneria stessa.
ORIGINI: ERODIADE E DIANA
Lorigine del nome Aradia velata di mistero. Non mi stato possibile trovarlo in forma
scritta prima della pubblicazione del Vangelo di Leland nel 1899. Tuttavia, Leland stesso
identifica Aradia con la figura leggendaria di Erodiade, un personaggio centrale nello
sviluppo del complesso leggendario della stregoneria in Europa (Leland, 1899/1998:1).
Secondo il Vangelo di San Matteo, Erodiade era la cognata di Re Erode, moglie di suo
fratello Filippo (Matt 14:3-12). Sembra che odiasse Giovanni il Battista e che chiese ad
Erode di arrestare il santuomo, quando questo si trovava nel suo territorio. Ma Erodiade
voleva Giovanni morto, cos architett un piano in cui esort sua figlia Salom a danzare
per Erode, in cambio la ragazza avrebbe chiesto al re la testa di Giovanni il Battista su di
un piatto. Il piano funzion: Salom ball, Erode consegn il premio, e qui il Vangelo si
ferma. Ma secondo unantica leggenda cristiana derivata dal Vangelo, quando Salom si
vide portare davanti la testa di Giovanni ebbe un attacco di rimorso e cominci a
piangere e a lamentare il suo peccato. Un vento terribile soffi dalla bocca del santo,
tanto forte che port via per aria la famosa danzatrice, dove fu condannata a vagare per
sempre (Cattabiani, 1994:208). Siccome nelluso romano le mogli e le figlie di un casato
erano comunemente conosciute con il nome del capo famiglia, facile capire che Salom
fu confusa con sua madre Erodiade. Il nome Erodiade, nellitaliano del medioevo come
in quello odierno, solo ad un piccolo passo di distanza linguistica da Aradia.
Una delle prime citazioni di Erodiade si trova nellopera di Raterius di Liegi, Vescovo di
Verona (890-974 EC). Questo lamentava il fatto che molti credevano che Erodiade, moglie
dErode, fosse una regina o una dea, e che un terzo della terra era sotto il suo comando
(Bonomo 1959:19). Erodiade collegata a Diana nel Canon Episcopi, un documento
attribuito al Concilio di Angora del 314 EC, ma probabilmente un falso di molto posteriore,
dal momento che il primo documento scritto di questo testo appare nell872 EC ca. (Caro
Baroja, 1961:62). Regino, Abate di Prm, che scrive nell899 EC, cita il Canone dicendo ai
vescovi di mettere in guardia le loro greggi contro le false credenze di donne che pensano
di seguire la dea pagana Diana, o Erodiade in viaggi notturni. Queste donne credevano
di cavalcare animali su lunghe distanze, seguendo gli ordini della loro signora che le
chiamava a servizio in determinate notti prestabilite. Tre secoli pi tardi, Ugo da San
Vittore, abate italiano del 12 secolo, fa riferimento a donne che credono di uscire di
notte cavalcando animali con Erodiade, che egli assimila a Diana e Minerva (Bonomo,
1959:18-19).
In ciascuno di questi casi, le leggende su donne che viaggiano in spirito di notte al
seguito dErodiade o Diana sono riportate da ecclesiastici il cui programma era quello di
sradicare ci che ritenevano false credenze. E difficile stabilire se questi resoconti
rappresentino unampia diffusione delle leggende nellItalia centro-settentrionale e nella
Germania meridionale tra il 9 e il 12 secolo, o se gli autori di decreti e di encicliche
dellalto medioevo semplicemente si citino lun laltro, riproducendo lo stesso materiale.
In ogni caso, lopera dello storico tedesco Wolfgang Behringer dimostra che le leggende

di compagnie di volatrici notturne, comprese le seguaci di Diana, circolavano oralmente


nelle Alpi occidentali (una regione che oggi include parte della Germania, della Svizzera e
dellItalia) nel 16 secolo, e probabilmente anche molto prima (Behringer, 1998:52-59).
Erodiade appare in queste leggende, come nel Nuovo Testamento, quale simbolo di
sregolatezza (e tale sarebbe rimasta; Eliphas Levy, ancora nel 19 secolo, definisce le
prostitute di Parigi les filles dHerodiade, le figlie di Erodiade) ma anche come figura
tragica, condannata a vagare per aria in eterno come punizione per i suoi peccati. Regino
lidentifica con Diana, e Ugo aggiunge Minerva. Non possiamo sapere, in base
allevidenza, se questa fosse una loro interpretazione, come risultato di conoscenza
erudita di mitologia romana, o se i narratori stessi mescolassero Erodiade con altre dee
romane nei loro racconti. E significativo, comunque, che le dee pagane subissero un
processo di sincretizzazione con una delle pi malvagie figure del Nuovo Testamento.
Sia che lassociazione fosse di origine erudita o sorta dalla tradizione orale, Erodiade e
Diana sono collegate nella leggenda folkloristica dal 9 sec. EC in poi; ed attraverso
Diana che si forma lassociazione con la stregoneria. La dea Diana associata alla
stregoneria fin dalla letteratura romana classica antica. Era spesso collegata a Selene
(divinit dellAsia Minore) e ad Ecate, tutte tre associate alla luna. Ecate era anche la
regina degli spiriti dei morti, presente presso le tombe e i focolari dove le popolazioni preromane seppellivano gli antenati. Di notte appariva ai crocevia, seguita da un corteo di
spiriti volanti e di spaventosi cani ululanti (Caro Baroja, 1961:26). Il folklore sulle scorrerie
notturne di Diana potrebbe essere una permuta delle antiche storie su Ecate e le
scorrerie degli spiriti inquieti, che sopravvissero in Europa fino al Medioevo, e nel nord si
fusero con le leggende sulla caccia selvatica. Tutte e tre le dee erano note aiutanti delle
streghe: Orazio, scrivendo di Canidia, le fa invocare notte e Diana, voi fedeli testimoni di
tutte le mie imprese ad assisterla nel contrastare i suoi nemici (Orazio, Epode 5, vv.4954; citato in Caro Baroja, 1961:26). In epoca romana, le donne di tutte le classi sociali
veneravano Diana alle calende dagosto al suo santuario nei pressi del lago Nemi. I suoi
rituali si svolgevano di notte. Il lago veniva circondato da torce. Gli archeologi hanno
trovato offerte votive di tavolette invocanti laiuto di Diana, cos come statuette di creta
raffiguranti madri con bambini (Diana proteggeva le donne durante il parto) e uteri; come
anche cervi raffiguranti Atteone, il giovane di cui Diana pun il desiderio trasformandolo in
cervo. Poich i riti erano misteri femminili, poche notizie ci sono pervenute sulla loro
natura (Bernstein, 2000:154). In ogni caso, sappiamo che gli uomini erano molto
sospettosi dei riti femminili, e possono essere circolate leggende come quelle citate da
Giovenale sui riti della Bona Dea, unaltra dea venerata in segreto esclusivamente dalle
donne romane. Secondo questautore romano del primo secolo AEC, gli uomini
immaginavano che i riti fossero di natura sessuale, con banchetti, danze, e orge selvagge
(Giovenale 6.314, citato in Bernstein, 2000:220). E importante ricordare che si tratta di
una fantasia maschile sui riti femminili, pi che di una descrizione del loro effettivo
contenuto, e che Giovenale scriveva sui riti della Bona Dea, non di Diana. Ciononostante,
non era impossibile che circolassero storie simili riguardo a molti misteri femminili, inclusi
quelli di Diana. Il tema dei riti di piacere sessuale pu cos essere stato associato alla
leggenda di Diana e delle sue seguaci. Lo stesso tema emerge di nuovo nei secoli
successivi in associazione ai sabba delle streghe.

Le leggende cristiane di Erodiade, la danzatrice volante, possono essersi mescolate a


quelle della dea pagana Diana a causa del tema comune del volo notturno. Con il fondersi
delle due tradizioni, ulteriori elementi divennero parte del complesso leggendario: la
connessione con la luna, la pratica della stregoneria, la presenza di spiriti (i.e. gli spiriti
dei morti inquieti del corteo di Ecate), raduni di donne che comprendevano banchetti,
balli e atti sessuali. Verso il 10 sec. EC le leggende di Diana ed Erodiade circolavano
ampiamente in Europa, e questo continu fino al 12 secolo inoltrato. A questo punto le
leggende cominciarono ad incorporare ancora materiale da un altro corpus leggendario.
LE FATE
Durante il 12 sec. alcuni autori cominciano a riportare leggende popolari su esseri
spirituali chiamati in vario modo: bonae res (cose buone), dominae nocturnae (signore
della notte) o fatae (fate), che visitavano le case di notte per far festini. Si riteneva che
queste visite portassero buona fortuna, perch se il cibo era abbondante e le case ben in
ordine, le bonae res avrebbero restituito tutto quanto preso prima che la notte fosse
finita. Esse potevano anche punire gli abitanti di una casa che non era ordinata, o che
non avevano abbastanza da mangiare e da bere, ritirando la loro benedizione. A volte si
diceva che gli spiriti fossero guidati da una regina, che aveva nomi diversi a seconda
della fonte della leggenda: Bensoria, Diana o Erodiana (combinazione di Erodiade e
Diana) in Italia, Satia e Dame Abonde in Francia, Holde o Brechta in quella che oggi la
Germania (Bonomo, 1959:22). Queste figure femminili erano le protettrici delle filatrici e
della case ordinate, dispensatrici di fertilit e abbondanza, premiavano i buoni e punivano
i pigri. Diana ed Erodiade furono identificate in alcune parti dEuropa come leader di
queste assemblee di spiriti (Bonomo, 1959:29).
Nel 1249, Guglielmo dAlverina, vescovo di Parigi, parl delle passeggiate notturne delle
seguaci di Domina Abundia, che si credeva portasse abbondanza e buona sorte alle
case che visitava se in esse cera abbondanza di cibo, ma le cui seguaci abbandonavano
e disprezzavano le case in cui non ricevevano ospitalit (Bonomo, 1959:22). Vincent of
Beauvais (1190-1264) riporta un esempio dostensione riguardo a questa leggenda: un
gruppo di giovani uomini entr con la forza in casa di un ricco agricoltore, servendosi di
tutto ci che trovava in giro, ballando e cantando unem premes, cent en rende
(prendiamo uno e restituiamo cento). Questi ladri saccheggiarono il posto, mentre
lagricoltore credulone diceva a sua moglie di stare zitta, perch i visitatori erano bonae
res ed avrebbero centuplicato le loro ricchezze (Bonomo, 1959:25-26).
Una storia simile appare nel Decameron di Boccaccio (1348-54), ne La novella della
Regina (#9). Due manovali, Bruno e Buffalmacco, spiegano ad un erudito dottore che
nonostante la loro povert, riescono a vivere felicemente perch vanno in corso (in
viaggio): noi andiamo in corso, e di questo ogni cosa che a noi di diletto o di bisogno,
senza alcun danno d'altrui, tutto traiamo, e da questo viene il nostro viver lieto che voi
vedete1 spiega Bruno. Il dottore vuole sapere di cosa si tratta, ma Bruno gli risponde
che un gran segreto, e che non potrebbe mai rivelarlo. Il dottore giura che non lo dir
ad anima viva, cos alla fine Bruno gli confida i particolari. Lui e Buffalmacco fanno parte
di una compagnia di 25 uomini con un capitano e due consiglieri eletti ogni sei mesi,

guidati da due discepoli di un grande negromante. La compagnia si riunisce due volte al


mese, ciascuno dichiara i suoi desideri ed a questi si provvede. Lassemblea poi
banchetta con cibo e vino deliziosi, al suono di una dolce musica ed in compagnia di
bellissime donne disponibili ad intrattenimenti erotici. Il dottore dice di non vedere lora di
andar anchegli in corso, e comincia ad incalzare i manovali con regali e denaro nella
speranza che lo prendano. In fine questi accettano. Dicono al dottore che in una data
notte sarebbe apparsa una bestia scura e pelosa che lavrebbe portato in un luogo
segreto, ma egli non doveva menzionare Dio o i santi. La notte designata, Buffalmacco e
Bruno si presentano vestiti con una pelle dorso e portano in giro in groppa lingenuo
dottore, saltando e ululando, per scaricarlo infine in un fossato di acque luride, scappando
e ridendo della sua stupidit.
Le leggende sulle fate che premiano lordine e labbondanza e puniscono la penuria e la
negligenza sembrano far riferimento a questioni di conflitto di classe e disuguaglianza
sociale nellEuropa pre-moderna. La buona fortuna di una famiglia poteva essere spiegata
come il risultato di un intervento sovrannaturale. Allo stesso tempo, questo tipo di
leggende offrivano anche alle classi povere la speranza dessere benedette dalle bonae
res, se avessero avuto abbastanza cura della casa. In questo senso le storie agivano
come forma di controllo sociale, rinforzando i valori dordine e ospitalit e minacciando
sanzioni ai padroni di casa che li avrebbero violati. Le storie contenevano anche fantasie
compensatrici per le classi povere, tema che comparir di nuovo qualche secolo pi tardi.
Per persone la cui stessa sopravvivenza dipendeva da unagricoltura di sussistenza, e che
spesso soffrivano fame e privazioni, lidea di entrare nelle case dei ricchi e godere di
qualche loro beneficio, anche se in spirito, doveva essere davvero irresistibile,
specialmente se il cibo ricompariva magicamente il mattino dopo. Non sorprende che si
verificassero casi di ostensioni come quello descritto da Vincent of Beauvais.
Queste versioni dimostrano anche che le leggende sui viaggi notturni in compagnia degli
spiriti avevano credenti e miscredenti. Inoltre, possono esserci state differenze di classe
tra i due gruppi: probabile che fossero le classi pi umili a conoscere e credere nelle
leggende che non quelle colte, per i motivi esposti sopra. Nella novella di Boccaccio, gli
scaltri manovali approfittano dellerudito dottore, che non ha mai sentito la leggenda alla
quale loro stessi, pur avendone familiarit, non credono. Cos riescono ad ingannarlo e
umiliarlo, capovolgendo le solite relazioni di potere fra le classi. Nella versione del
Boccaccio, tuttavia, non c alcuna menzione di una compagnia di donne, n di un leader
femminile dellassemblea spirituale. La compagnia invece guidata da un negromante, e
al dottore viene detto che sar una bestia pelosa a condurlo allassemblea, forse un
segno che allepoca del Boccaccio stava gi avvenendo la demonizzazione di queste
leggende.
Da tutto quanto discusso fin qui, prevale il punto di vista del Canon Episcopi: i viaggi
notturni sono viaggi spirituali, non avvengono nella carne. La stupidit dei creduloni sta
esattamente nel fatto che confondono la tradizione spirituale con la pratica effettiva.
Inoltre, se gli ecclesiastici condannavano la fede in queste leggende perch distoglievano
lattenzione dei credenti da Dio, queste non erano tuttavia considerate prove di pratica
stregonesca, n avevano alcun contenuto diabolico. Ma nel corso del 12 sec. una nuova

visione cominci ad emergere e ad entrare in competizione con quella del Canone.


Secondo questa visione, i viaggi notturni delle donne non erano spirituali ma reali. Allo
stesso tempo, le leggende pi antiche sulle Societ di Diana ed Erodiade, sulle bonae res
e Dame Abonde cominciano a fondersi con racconti di streghe malefiche, assumendo un
tono minaccioso. Combinate con i nuovi atteggiamenti verso la natura dei viaggi notturni,
queste leggende divennero le pietre di costruzione del sabbat nel mito sovvertito della
stregoneria diabolica.
FATE, SOCIET SEGRETE E DI GUARIGIONE
Fino all11 sec. le leggende sulle societ di Diana o Erodiade esistevano fianco a fianco
con altre su un tipo di personaggio molto diverso: donne che entravano in casa di notte
sotto forma di spirito per fare del male agli abitanti succhiandone il sangue, mangiandone
o cucinandone i corpi, per poi restituirgli unapparenza di vita. Le vittime alla fine si
ammalavano e morivano. Storie del genere sono collegate con le leggende classiche
romane delle striae (strige), donne che sapevano trasformarsi in uccelli da preda per
volare via di notte e mangiare le loro vittime, spesso bambini, nei letti (Bonomo,
1959:33). Le vittime solitamente apparivano in perfetta salute, ma dopo un po di tempo
si ammalavano e morivano: si credeva che le loro anime fossero state mangiate e, in
alcuni casi, cucinate da esseri malefici.
In alcune parti della Sicilia, della Sardegna e del Friuli, questi due filoni di leggende sono
esistite separatamente fino al 19 sec. Nel folklore sardo, le cogas (lett. cuoche,
streghe-vampiro) e le janas (fate, da dianas seguaci di Diana, cfr. le ianare napoletane)
sono tipi di creature molto diversi: mentre le cogas sono uniformemente malevole, le
janas vivono in grotte o in tombe neolitiche sulle montagne, sono esperte tessitrici e
cantore, e possono interagire e perfino sposare esseri umani (Liori, 1992:107- 111).
Giuseppe Pira, dottore di campagna e collezionista di folklore del 19 secolo, riferisce che
i siciliani facevano distinzione tra vampiro, strega malefica (stria, serra) e donna di
fuori. Le donne di fuori siciliane o belle signore, documentate da Pira, sono creature
a met tra le fate e le streghe. Si presentano come belle donne che possono entrare nelle
case di notte attraverso il buco della serratura. Se tutto in ordine premiano i padroni di
casa, ma puniscono il disordine e la sporcizia. Amano i bambini, ma troppa attenzione da
parte loro li pu anche danneggiare (Pitr, 1889: iv:153). Gustav Henningsen, nella sua
accurata critica ai documenti dellinquisizione spagnola provenienti dalla Sicilia, rivela
che durante il 16 sec. il termine donne di fuori si riferiva sia alle fate sia a persone
dentrambi i sessi che si credeva girassero con loro di notte (Henningsen 1993:195).
Questi individui erano in genere guaritori di campagna, esperti nel curare le malattie
causate delle fate, spesso come risultato di qualche offesa involontaria nei loro confronti
(Henningsen, 1993:195). La cura tipica comprendeva una cena rituale, offerta alle fate
dalla vittima. Le fate, accompagnate in spirito dai guaritori, andavano a casa delle vittime
in una notte prestabilita nella quale avrebbero ballato, festeggiato e consumato
spiritualmente del cibo, curando cos la persona afflitta (Henningsen, 1993:200-01).
Queste credenze medievali siciliane presentano interessanti paralleli in tutta larea del
Mediterraneo moderno. Nella Grecia rurale fino agli anni sessanta certi guaritori popolari

si specializzavano nel curare malattie causate da fate note come exotica (di fuori, cfr.
donne di fuori) (Henningsen, 1993:210). Lantropologo Vincent Crapanzano, che ha
lavorato in Marocco negli anni 60, ha documentato un sistema di credenze incentrato
sulle jinn (fate) e i loro seguaci umani, guaritori popolari appartenenti a confraternite
religiose che sapevano curare le malattie mettendo in atto una trance-dance al suono di
una speciale musica. La regina delle jinn, nota come Aisha Qandisha, poteva apparire sia
come una donna bellissima sia come unorribile megera, ma aveva sempre una
caratteristica non umana, tipo i piedi di cammello. I guaritori consultavano Aisha
Qandisha in sogno e lei spiegava la causa della malattia e la sua cura (Crapanzano,
1975:147). Negli anni 70, il folklorista Gail Kligman document le confraternite rumene di
trance-dancers specializzate nel curare i mali che si riteneva causati da iele (fate), la cui
santa patrona era Diana o Irodeasa [cfr. Erodiade] (Kligman, 1981). Ed in Sardegna negli
anni 80, la folklorista Clara Gallini studi largismo, un sistema di credenze basato
sullidea che il morso (spesso metaforico) di certi insetti potesse essere curato solo
attraverso la danza estatica, con musica suonata da gruppi di musicisti-guaritori
specializzati (Gallini, 1988). Possono esserci anche paralleli con il tarantismo, il sistema di
credenze popolari attestato nel sud dellItalia, specialmente in Calabria, dal folklorista
Ernesto De Martino (1961); ma questo un tema che va oltre gli scopi specifici di questo
saggio.
Lampia diffusione di tematiche simili in tutta larea del Mediterraneo lascia intendere che
ci troviamo di fronte a un sistema di credenze di notevole antichit, un tempo
probabilmente esistito in molte parti dEuropa. Tale sistema comprendeva credenze su
malattie causate da fate o da spiriti, guaritori popolari specializzati sia nella
comunicazione con gli spiriti, attraverso sogni e trance, sia nella pratica di cure rituali che
potevano consistere in pasti speciali, musica e danze in stato di trance. In molti casi, i
guaritori stessi appartenevano a societ che potevano riunirsi per mettere in atto i rituali
di guarigione, sia in spirito sia materialmente.
LA DEMONIZZAZIONE DI UN COMPLESSO LEGGENDARIO
Nella maggior parte dEuropa, per, i sistemi di credenze che comprendevano viaggi
spirituali notturni, guaritori popolari e fate, cominciarono a cambiare durante il 12 sec.,
fondendosi con tematiche di streghe malefiche e con la crescente interpretazione
diabolica della stregoneria prodotta dalla Chiesa. Giovanni di Salisbury (1110-1180)
combina le due cose, attribuendo ad Erodiade la leadership dei festini notturni
cannibaleschi, dove si offrivano bambini alle lamie, serpenti dalla testa di donna dorigine
classica. Verso il 14 secolo in Italia, Jacopo Passavanti menzion per la prima volta la
tregenda (sabbat) in relazione alla fusione dei due ceppi leggendari. In questa
descrizione i demoni prendono il posto degli esseri umani nelle riunioni, lasciando gli
uomini addormentati nei loro letti. Lintento dei demoni diabolico: traviare la gente.
Passavanti fa menzione del fatto che alcune donne credono di viaggiare con questa
compagnia e che le loro leader sono Erodiade e Diana (Bonomo, 1959:64).
Lesame di alcuni verbali di processi italiani mostra la graduale trasformazione delle
leggende sulle societ di Erodiade e Diana nei sabba diabolici, dove ai banchetti e alla

danza si accompagnavano atti sessuali e cannibalismo. Due tra i primi processi che
hanno attirato una grande attenzione accademica, sono quelli di Sibillia e Pierina di
Milano (Bonomo, 1959; Caro Baroja, 1961; Muraro Vaiani, 1976; Ginzburg, 1989).
Entrambi i processi ebbero luogo alla fine del 14 secolo; entrambe le donne
probabilmente furono in un primo momento identificate e perseguitate in quanto
praticanti di divinazione o di guarigione popolare (Muraro Vaiani, 1976:153). Il primo
processo di Sibillia ebbe luogo nel 1384. Accusata deresia, Sibillia confess di aver
creduto e raccontato leggende sui giochi della Signora dOriente, non pensando che
fosse peccato. La Signora dOriente, o La Signora del Giuoco, presiedeva a queste riunioni
in cui cerano banchetti con ogni tipo di prelibatezza, musica e balli. Sapeva predire il
futuro, rivelare i segreti e resuscitare gli animali che erano stati mangiati dallassemblea
cos che il mattino seguente apparivano tutti esattamente come prima.
Nel 1930, Pierina de Bugatis, anchessa di Milano, confess sotto interrogatorio di
partecipare al gioco dErodiade. Le assemblee ammazzavano e banchettavano con
bestiame le cui ossa la Signora dOriente avrebbe poi rimesso nelle pelli, prima di far
risorgere gli animali con la bacchetta magica. Si visitavano le case dei ricchi per mangiare
e bere, e si benedicevano le case pulite e ordinate. La Signora dOriente istruiva le sue
seguaci sulle propriet delle varie erbe e rispondeva a domande su malattie e furti. Ma le
seguaci erano tenute al silenzio sotto giuramento. Per partecipare alle assemblee, Pierina
invocava uno spirito chiamato Lucifelus, che appariva in forma umana per portarla al
raduno.
Le storie raccontate da Sibilla e Pierina illustrano il confluire di una serie di tematiche
provenienti da diverse tradizioni in un singolo complesso leggendario: i viaggi notturni, la
compagnia di donne guidata da un leader femminile (che sembra controllare sia
ladunanza sia le rinascite, cos come predire il futuro e dispensare consigli e cure), il
banchetto magico in cui si soddisfacevano gli appetiti, la resurrezione degli animali morti
dopo il banchetto, le visite delle fate alle case dei ricchi in cui lospitalit era
ricompensata e tutto ritornava come prima a conclusione della serata. Nella versione di
Pierina, abbiamo la prima apparizione di Lucifelus, una variante di Luciferus, come
mezzo di trasporto ai giochi una figura minore, che era diabolica solo nel nome.
La storica italiana Luisa Muraro Vaiani ritiene che i giudici, ascoltando queste deposizioni,
ebbero notevoli difficolt a comprenderne la natura. Le donne parlavano in alcuni
momenti come se stessero riportano elementi di folklore, in altri come se esse stesse
avessero fatto esperienza dei viaggi notturni una caratteristica delle rappresentazioni di
leggende che ho gi commentato in precedenza, e che ha senso se accettiamo lipotesi
che entrambe le donne fossero guaritrici popolari che portavano avanti unantica
tradizione di consultazione degli spiriti per consigli sulle guarigioni. Le loro storie
somigliavano a sogni, con mescolanza di elementi familiari e sovrannaturali. Possono
perfino suggerirci che si trattava di eventi avvenuti in stati alterati di coscienza. Come
molte esperienze del genere, infatti, presentano unalternanza di prospettiva tra il S e il
distacco dal S. Ma i giudici, che lavoravano con un sistema binario di opposti, in cui
illusione e realt erano concetti che si escludevano a vicenda, non sapevano cosa fare di
queste visioni fantastiche che alle accusate sembravano cos reali, e finirono per

considerarle vere. Sibillia fu condannata al carcere al primo processo, per aver creduto e
raccontato alla gente delle societ di Diana, atti considerati apostasia, non stregoneria.
Ma al secondo processo nel 1390, fu condannata a morte per recidivit e per aver
effettivamente partecipato a questi giochi. Cos, la transizione dagli atteggiamenti del
Canone a quelli successivi si bas sulla comprensione del materiale leggendario come
fatto reale (Muraro Vaiani, 1976:137-142) una transizione critica che ebbe infauste
conseguenze nello sviluppo della persecuzione delle streghe.
Uno dei pi famosi processi alle streghe italiani ebbe luogo due secoli dopo che Sibillia e
Pierina furono processate e giustiziate. Nel 1540, Bellezza Orsini di Colle Vecchio
(Perugia), una guaritrice popolare molto rispettata che curava usando oli alle erbe, fu
accusata davvelenamento. In un primo momento giur dessere innocente, ma sotto
tortura confess di far parte di una societ segreta di streghe. La societ segreta che
descrisse era di tipo gerarchico in cui le aspiranti iniziate facevano apprendistato sotto la
guida di una strega maestra. Liniziazione comprendeva una rinuncia formale agli
insegnamenti della chiesa, il rinnegamento del battesimo e linvocazione al diavolo, che
veniva chiamato Mauometto (Maometto) e appariva come un bell'uomo vestito di nero. Al
tempo del processo di Bellezza limpero islamico ottomano si stava espandendo in
Europa. Luso del nome Maometto per il diavolo riflette la diffusa paura popolare e i
pregiudizi verso i musulmani nellEuropa del 16 sec. La relazione sessuale con il diavolo
faceva parte delliniziazione. In seguito, la compagnia cos radunata volava via, con
laiuto di un unguento volante, verso il magico albero di noce di Benevento, dove avrebbe
danzato con altri diavoli. Le iniziate sceglievano nuovi nomi non-cristiani da poter usare
quando si sarebbero riunite di nuovo. La Orsini descrisse le streghe organizzate in
squadre secondo il loro luogo dorigine. Ciascuna squadra era guidata da un capitano, con
20-30 studentesse al seguito. Una strega-regina, chiamata Befana, governava su tutte
le squadre. Ogni primo novembre cera un concilio, o raduno di streghe, durante il quale
si eleggeva una nuova strega-regina. Secondo la Orsini, i membri della societ delle
streghe giuravano di aiutarsi lun laltra, e di aiutare le squadre meno fortunate
condividendo polpette di bambini e altri ingredienti. I raduni, ormai, comprendevano
banchetti cannibali e non si resuscitavano pi i morti.
E evidente che notevoli cambiamenti avevano avuto luogo nel complesso leggendario di
Diana/Erodiade tra il 1390 e il 1540. Sono sparite le antiche leggende delle societ
esclusivamente femminili di festaiole, la cui presenza portava buona fortuna alle case che
visitavano, e dove tutto ci che si consumava veniva magicamente ripristinato una
sorta di fantasia compensatoria per i poveri, non diversa da altre immagini di utopia di
opulenza coeve, come la Cuccagna e il Bengodi (Del Giudice, 2001). Nel 1540, Erodiade e
Diana non fanno pi parte del pericoloso gioco. Al contrario, questo ha acquisito
elementi minacciosi e diabolici, introdotti dalle revisioni ecclesiastiche, che
interpretavano tutte le deviazioni dalle dottrine cristiane come prova di una cospirazione
diabolica mondiale i cui agenti erano le streghe. Il raduno ora presieduto dal diavolo, il
cui nome identico a quello del profeta islamico Maometto prova della demonizzazione
dellIslam nellimmaginazione popolare del 16 secolo. Oltre ad essere seguaci del
diavolo, le donne comprendono ora la regina delle streghe Befana, corruzione della parola

Epifania, e streghe che iniziano alla societ diabolica persone loro affidate. Secondo
Cattabiani, pu ben esserci una connessione tra la Befana, la strega natalizia italiana, e le
antiche leggende di Erodiade. Questo collegamento conservato nel nome della Befana
nella regione delle Alpi italiane vicino Belluno, dove ancora oggi conosciuta come
Redodesa, Renosa, o Redosola possibili corruzioni di Erodiade (cfr. la Irodeasa
rumena) (Cattabiani, 1994:13). Le streghe si radunano a Benevento e volano intorno al
magico noce con laiuto dellunguento volante; il cannibalismo e i rapporti sessuali con il
diavolo sono elementi integrali delle loro assemblee. La societ stregonesca una societ
segreta, le iniziate sono introdotte da una maestra, e nomi segreti sono usati per
nascondere lidentit quotidiana. Il primo di novembre ora un giorno riconosciuto per i
raduni di streghe. La confessione di Bellezza Orsini rivela la crescente demonizzazione
della leggenda dei viaggi notturni, cos come il cristallizzarsi di certi motivi popolari che
continuano ad essere centrali nel revival contemporaneo della stregoneria: segretezza,
uso di nomi rituali, iniziazione per mezzo di uninsegnante, e limportanza del 31
ottobre/1 novembre nel ciclo dellanno. La transizione nel contenuto delle leggende fu
accompagnata da un cambiamento negli atteggiamenti degli ecclesiastici e dellelite
sociale: materiale precedentemente considerato leggendario era ora ritenuto reale. La
tensione tra fede e incredulit, che aveva mantenuto in circolazione le leggende,
cominciava ora a solidificarsi nellaccettazione del sabba stregonesco come evento reale.
Verso il 1526, il Canon Episcopi cominci ad essere messo in dubbio: Paolo Grillando nel
De sortilegiis eorumque poenas scrive che il Canone sbagliava riguardo alla natura
illusoria dei sabba, e che questi erano fatti reali (Bonomo, 1959:110).
TRA SOGNO E REALT
E se i giudici avessero avuto ragione? Se i giochi di Diana/Erodiade erano in realt
esperienze immaginifiche, come sogni o altri stati alterati di coscienza, perch tante
donne avrebbero confessato di parteciparvi? E possibile che la societ di Diana/Erodiade
fosse davvero una societ segreta femminile, e che Sibilla, Pierina, e Bellezza ne fossero
membri? Herodias/Erodiade/Aradia potrebbe essere stato il nome segreto di uneffettiva
leader di tale societ, divenuta in seguito leggendaria? Se questo fosse vero ci fornirebbe
unaffascinante fonte per la leggenda di Aradia di Leland, cos come rivoluzionerebbe la
nostra comprensione della storia dei processi alle streghe e il nostro senso dei rapporti
tra i sessi nellEuropa del Medioevo. Esaminiamo attentamente le prove a favore e contro
questipotesi. Innanzi tutto importante ricordare che non tutte le donne confessarono la
realt delle loro esperienze, molte ne sostennero la natura di sogno fino all'ultimo
sangue. Altre confessioni, come quella di Bellezza, furono fatte sotto tortura e quindi sono
inattendibili come prove storiche. Le vittime spesso confessavano atti esorbitanti sotto
tortura, perch la narrazione di tali episodi di fantasia avrebbe concesso loro una tregua
allagonia e le avrebbero fatto guadagnare del tempo. Spesso si stabiliva uno strano patto
tra i giudici e le loro vittime che avrebbe potuto portare alcune donne ad inventare
particolari diabolici allo scopo di soddisfare gli accusatori, fino ad arrivare alla creazione
di bizzarre futilit, come le polpette di carne di bambino della confessione di Bellezza.
Altri dettagli possono esser stati tratti dalla conoscenza della realt quotidiana delle
vittime, per esempio, la complessa organizzazione della societ delle streghe descritta da

Bellezza paragonabile allorganizzazione di altre istituzioni sociali medievali come le


corporazioni delle arti e dei mestieri, o le fraternit e sonorit religiose, che erano guidate
da superiori eletti in assemblee annuali. Queste corporazioni e fraternit funzionavano
come societ di mutuo soccorso, pressappoco come la societ di streghe descritta da
Bellezza. Perci dobbiamo essere selettivi nellinterpretare la natura di questi racconti.
Alcuni particolari lasciano intendere che certi aspetti della Societ di Erodiade/Diana
possono essere stati reali. Le donne che ne hanno fatto riferimento constituiscono solo
una piccola percentuale di tutte quelle accusate di stregoneria. Inoltre, le narratrici
avevano un importante elemento in comune: erano guaritrici popolari e indovine. Una
funzione chiave dei viaggi notturni era quella di ottenere risposte a domande divinatorie
e informazioni sulle cure. La struttura paragonabile a quella di simili complessi di
credenze sugli spiriti, i guaritori e i viaggi notturni dellarea del Mediterraneo. In diversi di
questi esempi, infatti, sappiamo che le guaritrici popolari erano membri di societ che si
radunavano materialmente per suonare musica, danzare estaticamente e praticare riti di
guarigione. In altri casi le societ descritte dalle guaritrici esistevano solo in spirito, e
comprendevano membri spirituali, fate, jinn, exotica o iele. Questi particolari, condivisi
con altre tradizioni di guaritrici nellarea del Mediterraneo, suggeriscono che le accusate
possano effettivamente aver fatto parte di societ segrete di guaritrici popolari
materiali o spirituali, o entrambe.
Allo stesso tempo altri elementi leggendari hanno un contenuto che chiaramente
fantastico e sognante: tutti i desideri sono esauditi, il cibo si riproduce magicamente, gli
esseri umani volano. Questi motivi indicano la natura spirituale di almeno alcune delle
esperienze. Elementi supplementari indicano la creazione di unutopia leggendaria
contadina: c da mangiare e bere in abbondanza per tutta lassemblea, uomini e natura
convivono in armonia, la morte seguita dalla resurrezione o dalla rinascita, le relazioni,
sebbene gerarchiche, sono basate sulla fiducia e la dignit reciproche, la conoscenza ad
appannaggio di tutti i membri, la gratificazione onnipresente e la nozione cristiana del
piacere terreno come peccato completamente assente. Queste descrizioni suggeriscono
una sorta dutopia, uno stato immaginario le cui condizioni riflettono inversamente
quelle della sua fonte (Del Giudice e Porter, 2001:4-5). La Muraro Vaiani sostiene che
Diana/Erodiade fosse per le sue seguaci come Cristo per i suoi discepoli, seppure in un
universo parallelo: la Signora non giudicava o negava luniverso cristiano, ma offriva
unalternativa (Muraro Vaiani, 1976:153). Le leggende sulla societ segreta possono aver
costituito una specie di fantasia compensatoria per le donne fantasia nella quale esse
avevano un potere e lautorit ultima spettava ad un leader benevolo soprannaturale
femminile. Attraverso le leggende e forse anche i sogni, queste fantasie possono aver
offerto sollievo e compensazione a donne la cui reale esperienza di vita rifletteva le
sofferenze delle oppressione sociale e sessuale dellEuropa medievale, pi o meno come
le storie sui paradisi terrestri quali la Cuccagna e il Bengodi, dove scorrevano fiumi di vino
e le montagne erano fatte di formaggio, create dai contadini italiani la cui vita quotidiana
era piena di fame e privazioni (Del Giudice, 2001:12).
Qual il modo migliore per comprendere la natura di queste storie che anche dopo sei
secoli sembrano aver luogo in un mondo a met tra il sogno e la realt? Proporrei che non

irragionevole presumere lesistenza nellItalia medievale di complessi leggendari simili


a quelli di altre zone del Mediterraneo, riguardanti fate, viaggi spirituali e guarigioni.
Come abbiamo gi visto, aspetti di questi sistemi di credenze sono esistiti fino alla fine
del 20 secolo in alcune zone dellEuropa e del nord dellAfrica. Il lavoro di Henningsen
conferma lesistenza di credenze simili in Sicilia durante il 16 secolo, e Behringer
documenta la loro presenza nelle Alpi occidentali. Se Sibillia, Pierina e Bellezza erano
effettivamente membri di una societ del genere allora le loro storie cominciano ad avere
un certo senso. Questo vero specialmente se consideriamo due ulteriori ipotesi
sperimentali: lidea delle ostensioni e quella dellimmaginazione autonoma. Ostensione
il termine usato da Degh e Vazonyi per la messa in atto delle leggende. Per esempio, una
casa infestata ad Halloween pu essere il ritratto di leggende su fantasmi, vampiri e lupi
mannari; un rituale pagano pu drammatizzare la leggenda di Robin Hood. Lostensione
deriva sempre da una leggenda pre-esistente: la leggenda precede lesistenza della sua
messa in atto. Cos, per esempio, le leggende sulle caramelle di Halloween adulterate
precedettero di almeno dieci anni la scoperta di effettive adulterazioni nei dolcetti (Degh
and Vazsonyi, 1986/1995). I tipi che misero aghi, lamette e altri oggetti pericolosi nei
dolcetti per scherzo, misero in atto unostensione. La teoria delle ostensioni spiega come
certi elementi possono passare facilmente dalla leggenda allazione ritualizzata.
Ipoteticamente, le leggende sui viaggi spirituali per andare a danzare con le fate e
ricevere guarigione possono facilmente essere state trasformate da individui creativi in
rituali di guarigione, con offerte di cibo alle fate e danze estatiche al suono di una musica
speciale. E se qualche donna, ispirata dalle leggende utopiche sulla Societ di
Diana/Erodiade, avesse deciso di provare a riprodurre questa societ nellEuropa
medievale? Per quanto non abbiamo prove che questa societ sia veramente esistita, non
inconcepibile che una persona ispirata possa aver deciso di drammatizzare, una volta o
ripetutamente, i raduni descritti nelle leggende. Luso del termine giuoco da parte di
Sibillia e Pierina suggerisce il carattere giocoso, scherzoso delle ostensioni. Un gioco
basato sulle leggende di Erodiade/Diana e quelle delle fate sarebbe stato probabilmente
segreto e riservato alle amiche e alle associate delle fantasiose promotrici, che potevano
ben essere guaritrici popolari. Una o pi donne potevano prendere il ruolo di Diana o
Erodiade nel presiedere e dare consigli. Poteva aver luogo un banchetto con danze, in cui
le donne si scambiavano consigli in materia di guarigione e divinazione. Il gioco poteva
anche avere uno scopo di guarigione, come nel caso di molti rituali simili dellarea
mediterranea, e comprendere danze in stato di trance. Questa potrebbe essere una
spiegazione della notevole coerenza tra le deposizioni di Sibillia e Pierina, processate a
qualche anno di distanza luna dallaltra. Lesistenza di ostensioni in concomitanza con
queste leggende potrebbe anche significare che quanto afferma Grimassi su Aradia come
persona reale non sia, in effetti, totalmente fuori discussione. Una guaritrice che faceva
parte di tale Societ avrebbe potuto scegliere di interpretare il ruolo o perfino assumere il
nome di Erodiade.
In ogni caso, importante ricordare che anche se un gruppo decideva di mettere in atto
aspetti della leggenda di Diana/Erodiade, questo non avrebbe costituito un revival di
paganesimo precristiano, ma un tentativo dimitazione di aspetti rituali descritti nelle
leggende. Inoltre, gli aspetti pi magici dei resoconti dei processi viaggi notturni in

groppa ad animali, banchetti inesauribili, resurrezione di animali morti non potevano


essere ottenuti con le ostensioni. Dobbiamo considerare questi aspetti motivi leggendari
fantastici, racconti di esperienze di trance o sogni, o entrambi.
Un modo per spiegare questi motivi ricorrenti quello di considerare il ruolo
dellimmaginazione autonoma nel mescolare materiale culturale e personale. Questo
termine, coniato dallantropologo Michele Stephen, fa riferimento a quella parte
dellimmaginazione umana che opera senza il controllo della coscienza (Stephen,
1989:55- 61). Emerge nei sogni ed in stati alterati di coscienza, come le trance visionarie
e le estasi religiose. Le visioni che produce sono vivide e dettagliate, e appaiono pi reali
della realt per chi le prova. Limmaginazione autonoma pi creativa e sintetica dei
nomali processi di pensiero e combina facilmente elementi della vita personale del
soggetto con materiale culturale e religioso. Cos sogni e visioni sembrano parlare
direttamente ai nostri interessi pi intimi, ma farsi anche portatori dei simboli culturali e
religiosi che gravano su di loro. Inoltre, limmaginazione autonoma elabora il tempo e la
memoria in maniera differente rispetto al pensiero conscio ordinario. Eventi passati,
presenti e futuri possono mescolarsi insieme, e ricordi personali possono combinarsi con
materiale culturale in modi insoliti.
E possibile che alcune delle esperienze della societ di Diana/Erodiade descritte dalle
accusate siano attribuibili alla loro immaginazione autonoma. Si noti, per favore, che non
sto affermando che le accusate avessero inventato le esperienze descritte. In realt sto
dicendo esattamente lopposto. A donne come Pierina e Sibillia lesperienza di volare via
per andare a partecipare ai giochi di Erodiade pu essere sembrata pi reale della realt
ordinaria di tutti i giorni, se aveva luogo in stato visionario di trance. Se possibile che la
trance visionaria abbia avuto un ruolo in unipotetica Societ di Diana/Erodiade di tipo
ostensivo, anche pensabile che le donne che erano attive narratrici di queste leggende,
cos come guaritrici popolari, possano aver sperimentato stati alterati di coscienza sia
attraverso luso di erbe sia attraverso tecniche di meditazione. Ci trova corrispondenza
anche nelle scoperte di Behringer, che ha studiato le trascrizioni del processo di Conrad
Stoeckhlin, un allevatore di cavalli di Oberstdorf, sulle Alpi occidentali, condannato a
morte per stregoneria nel 16 sec. Stoeckhlin, guaritore popolare, rifer che un angelo lo
guidava in una serie di viaggi spirituali e gli dava consigli sulla guarigione e sulla
divinazione (Behringer, 1998:17-21; 138). Sappiamo anche di alcuni guaritori popolari
italiani contemporanei che hanno usato tecniche simili fino al 20sec. e che raccontavano
di contatti con gli spiriti che li aiutavano nelle guarigioni (Henningsen, 1993; De Martino,
1961, 1966; Selis, 1978; DiNola, 1993:41).
Naturalmente, le esperienze spirituali (e le loro interpretazioni) variano enormemente a
seconda della cultura e del periodo storico. Non improbabile che materiale leggendario
contemporaneo su Diana, Erodiade e le fate si sia fatto strada nelle visioni in stato di
trance dei guaritori popolari medievali italiani, attraverso il meccanismo
dellimmaginazione autonoma, dando luogo a racconti di partecipazione effettiva ai giochi
di Erodiade. I guaritori dicevano la verit, le loro esperienze erano reali. Sia Behringer,
nella sua ricerca sullallevatore di cavalli Stoeckhlin, sia Stuart Clark, nel suo studio
monumentale sullantica demonologia europea, propongono lipotesi che la cultura

popolare europea antica non sempre distingueva nettamente tra esperienze avute in
sogno, visioni estatiche o trance, e realt (Behringer, 1998:158-59; Clark, 1997:193-96).
La concezione dualistica in cui sogno opposto a realt un prodotto delle riforme
della Chiesa medievale che culminarono nella formazione del mito della stregoneria
diabolica. Qui dobbiamo ritornare allipotesi della Muraro Vaiani: i giudici non seppero
interpretare le esperienze estatiche perch queste esulavano dalla loro concezione
dualistica della natura della realt. Quindi, le interpretarono come stregoneria il solo
meccanismo che comprendevano e attraverso il quale limmaginazione poteva assumere
consistenza reale.
CONCLUSIONI
Che conclusioni possiamo trarre da queste scoperte sulla leggenda di Aradia? Le prove
che ho esaminato e presentato qui suggeriscono che la leggenda di Aradia sia radicata
nel materiale arcaico pre-cristiano riguardo alle societ di guaritori/guaritrici che avevano
a che fare con spiriti allo scopo di curare malattie. I processi di guarigione potevano
comprendere viaggi in stato di trance tanto quanto danze estatiche. Questo antico
materiale si combin con le leggende classiche di Diana ed Ecate, e durante il Medioevo
si un alla storia neotestamentaria di Erodiade, leterna danzatrice. Verso l11 sec. questi
elementi erano diventati parte di un complesso leggendario ampiamente diffuso in
Europa che pu aver implicato episodi di ostensioni, o messe in scena di certi motivi
leggendari, probabilmente con scopi di guarigione. Al mutare dellatteggiamento clericale
e popolare verso la natura dei viaggi spirituali notturni, queste leggende si fusero con
materiale parallelo riguardante streghe malefiche e costituirono le basi per la costruzione
del mito sovvertito dei sabba diabolici, responsabile della morte di decine di migliaia di
donne e di uomini innocenti tra il 1300 e il 1750.
Quello che Leland ha raccolto da Maddalena pu rappresentare una versione del 19
secolo di questa leggenda, che incorporava materiale successivo influenzato dalla
demonologia medievale: la presenza di Lucifero, il diavolo cristiano, la pratica della
stregoneria, le danze nude al plenilunio. Anche se ci possano essere stati esempi di
ostensioni riguardo a questa leggenda, e alcune donne possano essersi chiamate
Erodiade durante tali episodi ostensivi, non ci sono prove a sostegno dellidea che Aradia
sia stata la prima maestra dellArte. Non c alcuna prova di una diffusa rinascita di
religione pre-cristiana come risultato del proliferare di questa leggenda. In realt ironico
che una leggenda compensatoria che visualizzava una societ guidata da donne, con
rapporti basati sulluguaglianza, la conoscenza accessibile a tutti e ladempimento di tutti
i desideri terreni, venisse distorta nel mito sovvertito del sabbat diabolico, responsabile
dellassassinio di tante donne innocenti durante la caccia alle streghe.
Le leggende e le credenze sulle guarigioni, le fate e i viaggi spirituali notturni possono
aver continuato la loro esistenza sottobanco in tutta Italia fino alla fine del 20 secolo.
Dato che le leggende cambiano sempre per riflettere lambiente sociale, queste si
cristianizzarono e incorporarono riferimenti ai santi. In alcuni casi i santi possono aver
rimpiazzato le antiche fate. Qualche versione di questo complesso leggendario pu
essere al cuore sia della scoperta di Leland di un culto stregonesco in Toscana nel tardo

1800, sia delle affermazioni di Grimassi sulla sua famiglia che praticava una forma di
guarigione popolare che coinvolgeva spiriti, balli e la dea Diana (Grimassi, comunicazione
personale 8/25/2000). Non si trattava, come sostenne Leland, di sopravvivenze della
religione etrusca, ma elementi di notevole antichit rielaborati in un sistema che aveva
senso per i contadini italiani tra la fine del 1800 e linizio del 1900. Alcune parti di questi
sistemi di credenze possono anche essere sopravvissuti allemigrazione in America,
formando cos le basi della Stregheria, o stregoneria italo-americana.
Il folklore, come si sa, difficilmente muore. Si trasforma secondo i nuovi paradigmi e
discorsi culturali. Non sorprende quindi leggere nuove versioni di questa leggenda che
emergono oggi. Lo sviluppo del materiale di Leland da parte di Grimassi da intendersi
esattamente in questo contesto come la continuazione di una leggenda iniziata tanto
tempo fa. E affascinante notare che mentre le versioni di Leland e Grimassi possono
apparire cos rigidamente neopagane nel contenuto, entrambe contengono fortissime
influenze cristiane. Nel Vangelo delle streghe, Diana invia la sua unica figlia Aradia ad
insegnare alla gente a resistere ai loro oppressori, proprio come nel Nuovo Testamento
Dio manda suo figlio Ges sulla terra, pi o meno con lo stesso proposito. In Herditary
Witchcraft, Grimassi descrive Aradia con un seguito di dodici discepoli sei coppie di
maschi e femmine che aiutano a diffonderne linsegnamento dopo la sua misteriosa
scomparsa. Questi elementi invalidano la leggenda? Al contrario, direi. Semplicemente
dimostrano come facilmente il materiale leggendario assorbe motivi dalla cultura
circostante. Lelaborazione di queste nuove versioni dimostra che la leggenda di Aradia
una tradizione vivente che continua ad evolversi tuttoggi, cambiando per adattarsi ai
bisogni individuali del narratore, cos come ai cambiamenti pi estesi della societ.

Erodiade in Sardegna: storia di una leggenda - Sabina


Magliocco
Questa storia comincia a Bessude, un piccolo paese nellaltipiano del Logudoro,nellestate
del 1986. Ero una giovane dottoranda che facev aricerca sul campo, studiando gli effetti
della trasformazione sociale sulle feste tradizionali, ma m interessavo anche di narrativa
popolare, particolarmente delle leggende.
Effettivamente, era difficile evitarle, poich questa zona ne particolarmente ricca. Nel
corso delle mie interviste, sentii parlare di un personaggio chiamato Sa Rejusta. Questo
essere, dicevano, abitava sotto a su Craxtu de Funari, una grande pietra sopra al
bacino del Bidighinzu, da cui emergeva soltanto una volta lanno,la notte del 31 luglio.
Quella notte, sa Rejusta circolava per le vie del paese, terrorizzandoi bambini che trovava
ancora svegli.Ai tempi del mio lavoro sul campo, negli anni 80, sa Rejusta gi
apparteneva alla categoria degli spauracchi:esseri immaginari che servono
principalmente a spaventare i bambini. Infatti, nel discutere il soggetto del mio saggio per

questo congresso con unamica di Bessude, lei mi disse, Masa Rejusta non pi o meno
la stessa cosa della mama de su sole [un altro spauracchio che appare a mezzogiorno dei
caldi giorni estivi per punire i bambini disobbedienti che rifiutano di fare la siesta]? Come
gli altri spauracchi leggendari sa mama de sa funtana e sa mama de su ventu, sa Rejusta
dovrebbe spaventare i bambini a tal punto da farli rimanere svegli durante le brevi notti
estive, quando il cielo rimane chiaro fino a tardi, ben oltre lora consentita ad un bambino
di andare a letto. Ma anche fra i bambini bessudesi, la paura di questi esseri stava
sparendo a causa dellinfluenza della pubblica istruzione, della televisione e della
globalizzazione.Dallinizio, fui affascinata da sa Rejusta. Chi era, e comera finita sotto al
Craxtu de Funari? Perch prendeva i bambini? Qual era la sua storia e che cosera il
significato del suo nome insolito? Ho provato a parlare con i cittadini pi anziani del
paese per avere una risposta alle mie domande, ma senza ottenere grandi chiarimenti.
Sa Rajusta significa laragosta mi spieg una donna anziana ed effettivamente,
laragosta tradotta in Sardo logudorese, diventa qualcosa simile a sarajusta. Perfino
allora sapevo istintivamente che si trattava di unetimologia popolare, bench questa
parola non fosse autoctona del Logudoro e non comparisse in nessun dizionaro della
lingua sarda. Sa Rejusta non poteva essere unenorme aragosta, la cui conoscenza
relativamente recente nellaltipiano sardo.Sa Rejusta apparteneva ad uno strato culturale
molto pi antico.Fu linsegnante Marianna Nieddu, una conoscitrice di tradizioni locali che
ha contribuito a fare luce su questo essere leggendario, a raccontarmi una versione pi
completa della sua leggenda. Sa Rajusta era una specie di strega, mi spieg. La notte
del 31 luglio lasciava la sua casa sotto a su Craxtu de Funari e si faceva piccola piccola.
Entrava nelle case dal buco della serratura e controllava per vedere se le ragazze
avevano filato e tessuto abbastanza per il loro corredo. Se avevano lavorato, non gli
faceva niente, ma se erano state pigre, le puniva tagliandogli le dita. Esisteva infatti una
filastrocca, che adesso non ricordo, secondo cui avrebbe infierito diversamente a seconda
di quanto avessero filato e tessuto. Per allontanare questo essere spaventoso, bastava
lasciare un piatto di lenticchie o di grano sulla soglia della porta; la strega sarebbe stata
costretta a fermarsi e a contarle tutte, fino allalba. Una volta sorto il sole, sarebbe
fuggita nel suo nascondiglio sotto la pietra. Qui troviamo motivi ben noti riconoscibili nel
folklore europeo: lessere nocivo che esce soltanto col pretesto della notte, che pu
rimpiccolirsi ed entrare attraverso il buco della serratura e che pu essere neutralizzato
solo presentatogli oggetti molto piccoli, quali i cereali o i granelli di sabbia, in modo che
sia costretto a contarli fino al sorgere del sole. Nel folklore sardo, pu comparire come
sistra, sa coga o sa surbile, streghe vampiriche che hanno come preda i neonati,a cui
succhiano il sangue e la vita stessa (Turchi, 2001:97).A Budduso e nei paesi circostanti,
questo spirito viene anche chiamato mama Erodas (ibid). Questo particolare ci fornisce
una prima chiave importante per comprenderelidentit di Sa Rejusta, collegandola alla
figura biblica di Erodiade ed alla leggenda che avvolge questo personaggio nel folklore
italiano medievale. La mia tesi, dunque, che Sa Rejusta derivi da un gruppo di antiche
leggende incentrate su alcune figure femminili soprannaturali notturne, collegate con la
filatura e la tessitura, la magia, le janas [fate]e la giustizia. Queste creature
ricompenserebbero i buoni e punirebbero i cattivi. Erodiade stessa probabilmente
uninterpretazione cristiana di quella che potrebbe essere una figura ancora pi antica,
legata al folklore dellEuropa settentrionale, la cui storia venne introdotta in Sardegna

duranteil primo Medio Evo, sovrapponendosi poi a leggende indigene su spiriti femminili.Il
seguito di questo articolo vuole seguire questa storia. Incominciamo con
Erodiade.Secondo il vangelo di Matteo,Erodiade era la cognata del re Erode (Matteo 14:3 12).Nemica giurata di San Giovanni Battista, aveva ideato un piano per farlo uccidere:
invit la figlia Salom a ballare per il re Erode e a richiedere la testa del santo in cambio
dei suoi favori. Il piano funzion: Salom ball, Erode le present la testa del santo, e qui
il vangelo si ferma. Ma secondo una leggenda cristiana derivata dal vangelo, quando
Salom vide la testa di San Giovanni portata davanti a lei su un vassoio,sent un certo
rimorso e cominci a piangere e a pentirsi del suo peccato. Un vento terribile soffi dalla
bocca del santo, cos forte che spinse la famosa ballerina per aria, dove fu condannata a
vagare per sempre(Cattabiani, 1994:208). Poich nelluso romano, le mogli e le figlie
venivano chiamate col nome del pater familias, facile capire come la figura di Salom si
confuse attraverso il tempo con quella di sua madre Erodiade.La prima menzione
medievale di Erodiade si trova nellopera di Raterio di Liegi,vescovo di Verona (890974).Egli deplora il fatto che molti credano che Erodiade, detta da lui moglie di Erode, sia
una regina o una dea, e che un terzo del mondo sia sotto il suo controllo (Bonomo,
1959:19).Erodiade viene collegata a Diana nel Canone Episcopi, un documento attribuito
al Consiglio di Ancyra nel 314,ma probabilmente di un periodo successivo, poich la
prima citazione compare soltanto intorno al 872 (Caro Baroja,1961:62). Regino, abate di
Prm, scrivendo nel 899, cita il Canone, avvertendo i vescovi di rimproverare ai loro
seguaci la falsa credenza che porta alcune donne a confessare di seguire Diana la dea
pagana, o Erodiade durante i suoi viaggi notturni. Queste donne credevano di percorrere
volando lunghe distanze in groppa a delle bestie, seguendo gli ordini della loro padrona
che le chiamava per assisterla durante determinate notti.Tre secoli dopo, Ugo da
SanVittore, un abate del dodicesimo secolo, si riferisce a quelle donne che credono di
uscire di notte a cavallo di bestie con il termine Erodiade, che abbina insieme alle dee
pagane Diana e Minerva (Bonomo, 1959:18- 19). Non possiamo sapere, in base ai testi
rimasti, se questo miscuglio della figura biblica con le dee pagane rappresentasse
linterpretazione della Chiesa, generata in seguito ad una conoscenza scolastica della
mitologia romana,o se il popolo stesso combinasse Erodiade con le dee pagane nei propri
racconti. Ma come afferma C.S. Watkins, malgrado l'Europa medievale fosse
completamente cristianizzata,tranne alcune eccezioni, gli ecclesiastici del tempo
scrivevano come se il paganesimo fosse ancora una minaccia reale. Questo in gran parte
perch i materiali teologici su cui si basavano risalivano a un periodo precedente,quando
il paganesimo era ancora vivo. Questi riferimenti passarono dunque nelle pratiche
popolari dei loro tempi, con il tentativo di censurarle (Watkins,2008). comunque
significativo che, in questo caso, le divinit pre-Cristiane vengano identificate con uno dei
personaggi peggiori del vangelo.Sia che lassociazione trovi le sue origini fra gli studiosi,
o sia il risultato della tradizione orale, sta di fatto che troviamo collegate le figure di
Erodiade e Diana nelle leggende popolari e nella letteratura ecclesiastica dal nono secolo
in poi; ed attraverso Diana che si forma il collegamento con la magia. La dea Diana
viene associata alla mala dalla letteratura romana.Spesso viene sincretizzata con Selene
(una divinit dellAsia minore) e con lEcate greca,tutte e tre dee lunari. Ecate era inoltre
la regina dellOltretomba, presente alle tombe e presso il focolare ove i popoli pre-romani
sepellivano gli antenati. Di notte appariva ai crocicchi seguita dal suo corteo di morti che

vagavano nellaria e dai suoi cani ululanti (Caro Baroja, 1961:26). Il folklore circa i viaggi
notturni di Diana pu essere una permutazione dei racconti precedenti relativi a Ecate e
al suo corteo di morti, leggende sopravvissute in Europa fino al Medio Evo ed in Sardegna
fino almeno agli anni 80. Tutte e tre le dee erano conosciute per laiuto che porgevano
alle streghe.Le leggende cristiane di Erodiade, la ballerina volante,forse incominciarono a
fondersi con quelle della dea pagana Diana a causa del motivo comune del volo notturno.
Con la fusione delle due tradizioni, si aggiunsero alla leggenda ulteriori particolari: il
collegamento con la luna; la pratica della mala; la presenza dei morti e di altri spiriti; e le
riunioni notturne delle donne che consistevano in banchetti, balli e divertimenti vari. Dal
decimo secolo in poi, le leggende di Diana ed Erodiade circolavano ampiamente in Europa
e questo fenomeno and avanti fino al dodicesimo secolo. A questo punto, i racconti
cominciarono ad incorporare materiale proveniente da un altro complesso di leggende:
quello delle fate.Durante il dodicesimo secolo, i padri della Chiesa iniziarono a segnalare
alcune leggende popolari circa gli spiriti, variamente denominati bonaeres (buone cose
), dominae nocturnae (donne notturne )o fatae (fate), che entravano nelle case di
notte per divertirsi. Se il cibo era abbondante e la casa in buon ordine, questi la
benedivano, portando alla famiglia buona fortuna, poich alla fine della serata, le fate
ricostituivano tutto ci che avevano consumato. Potevano anche punire quelle famiglie le
cui case non erano ordinate, o che non offrivano abbastanza da mangiare e da bere.
Queste fate a volte venivano guidate da una regina che aveva nomi diversi, secondo la
fonte della leggenda: in Italia, Bensoria, Diana o Erodiana(unendo Erodiade e Diana); In
Francia, Satia e Dame Abonde; in Germania, Holda o Berchta (Bonomo, 1959:22). Queste
figure femminili erano le patrone della filatura, la tessitura e lordine familiare,
distributrici di fertilit ed abbondanza, che ricompensavano i buoni e punivano i pigri.
Diana e Erodiade vennero identificate come capi di queste assemblee spirituali nelle
testimonianze dellInquisizione e dei processi contro le streghe (Bonomo,
1959:29).Torniamo ora in Sardegna per esaminare le leggende su figure soprannaturali
simili a sa Rejusta. Abbiamo gi notato sa surbile e le sue sorelle, sa coga nella parte
meridionale dellisola e sistria nel settentrione. Turchi (2001: 86) ci segnala una creatura
conosciuta col nome gioviana, uno spirito femminile che sarebbe entrato nelle case delle
donne di gioved, mentre stavano filando.Offriva alle filatrici lassistenza magica in modo
da poter filare in grandi quantit. Poteva anche punire le filatrici pigre, che avevano
tardato ad iniziare il loro lavoro e non avevano filato abbastanza per il corredo (Turchi,
2001:93). Poteva essere allontanata disponendo alcuni grani di orzo o dei ceci vicino alla
porta. evidente che in molti sensi, la leggenda della gioviana ricorda quella di sa
Rejusta. Entrambe le figure soprannaturali sinteressano della filatura e della tessitura;
entrambe puniscono le donne che non hanno filato in quantit sufficiente; entrambe
possono essere allontanate forzandole a contare semi disposti sulla soglia di casa.
Storicamente,queste leggende funzionavano a scopo di controllo sociale per sottolineare
il giusto comportamento delle giovani donne.Notiamo peraltro i collegamenti alle
leggende medievali di Erodiana e delle sue sorelle, patrone di filatura e di tessitura, che
entravano nelle case attraverso il buco della serratura e davano ricompense o punizioni a
secondo dellindustriosit della padrona di casa.Lusanza di uscire il gioved ricorda le
relazioni sui processi alle streghe del XIV secolo circa i seguaci di Diana e di Erodiade
descritti da Carlo Ginzburg e altri storici nei casi di Sibillia e di Pierina di Milano(Bonomo,

1959; Caro Baroja,1961; Muraro Vaiani, 1976;Ginzburg, 1989). Entrambe le donne


vennero identificate e perseguitate, perch praticavano la guarigione popolare e la
divinazione (Muraro Vaiani,1976:153). Accusate di eresia, confessarono di aver creduto
alle leggende dei giochi di Erodiade, riunioni notturne che avvenivano di gioved
caratterizzate da divertimenti,musica e ballo. Erodiade, o la Signora del Gioco, poteva
predire il futuro, rivelare segreti e ricreare le vivande che erano state consumate
dallassemblea, in modo che la mattina dopo, tutto apparisse esattamente come prima.
Insegnava ai suoi seguaci le propriet delle varie erbe, rispondeva alle loro domande
circa le malattie ed i furti, ma loro erano tenuti a giurare il silenzio. I racconti di sa Rajusta
e la gioviana sembrano essersi entrambi sviluppati da questo corpo leggendario
medievale. Il nome di Erodiade come capo soprannaturale delle assemblee, compare
nel folklore sardo in varie versioni. In Gallura, Rodas vola alla testa di dodici demoni,
cavalcando cavalli bianchi; questo viene detto lalmata di Rodaso sa frotta de Erode
(Turchi,2001:224), espressioni che tuttora si riferiscono a sgradevoli rumori notturni.
Altrove in Sardegna, questo personaggio denominato sAraja dimoniu(Ibid.). SAraja
dimoniu inoltre compare come la patrona delle janas, o fate, il cui nome deriva da quello
della dea Diana(Turchi, 2001:78). Questi esseri spirituali sono analoghi alle fate del
folklore europeo. In Sardegna, vivono nelle domus de janas (necropoli Neolitiche), sono
filatrici e tessitrici esperte e ogni tanto possono anche sposare gli esseri umani,
solitamente con tragiche conseguenze. Qui vediamo i fili che collegano questi personaggi
alla leggenda medievale di Erodiade la quale, come segnalato dal Canon Episcopi,
presiede alle riunioni notturne delle fate che entrano nelle case per divertirsi, cantare e
ballare, portando prosperit a chi le ospita, o volano in cielo alla testa del corteo dei
morti. Se sAraja dimoniu era la patrona delle fate, non irragionevole supporre che in un
certo momento storico, nella narrativa popolare sarda, questa figura si divise, generando
una controparte che non era demoniaca, ma giusta, il cui nome potrebbe essere sAraja
justa e il cui comportamento fu contrapposto con quello di sAraja dimoniu, in quanto
ricompensava la diligenza e puniva la pigrizia delle giovani che preparavano il corredo
filando e tessendo. E qui abbiamo lantecedente probabile di sa Rejusta
(Turchi,2001:79).La storia di come la leggenda di Erodiade arriv in Sardegna appartiene
ad un altro saggio; tuttavia, chiaro come nel XV secolo questa leggenda si trovasse nei
manuali dei confessori sardi (Turchi, 2001:84).Effettivamente, pu essere stata portata
dal continente dai sacerdoti stessi. Versioni simili si trovavano in Sicilia allinizio del XX
secolo e furono documentate da Giuseppe Pitr. Quello che non sembra essere accaduto
in Sardegna il mescolamento di questa leggenda con il mito del sabba diabolico; dalle
confessioni delle streghe sarde mancano le donne che escono di notte con
Erodiade(Hennigsen, 1993; Pinna,2000). Invece, sAraja justa sembra mescolarsi,
attraverso i secoli, con i personaggi leggendari indigeni come sa mama de su sole, che
pu lei stessa essere una versione di uno spirito o una divinit solare pre-cristiana. Nella
zona di Thiesi, Bessude e Siligo, stata collegata ad una caratteristica pietra del
paesaggio, come molti altri personaggi nelle leggende sarde. Da questo brevissimo
studio, si possono trarre due conclusioni importanti. Prima di tutto(e questo sar di
interesse per gli storici del neopaganesimo moderno) c il fatto che esiste storicamente
un personaggio nel folklore italiano chiamato Araja o Aradia, derivato dalle leggende

medievali di Erodiade e connesso con i voli notturni, lentrata nelle case, la filatura e la
tessitura, e la magia. Mentre sembra sparire dal folklore toscano ed emiliano, dove
letnologo dilettante americano Charles Leland la scopr alla fine del XIX secolo, Aradia
esiste ancora in Sardegna, anche se in forma localizzata. In secondo luogo, una
conclusione pi ampia sottolinea il lavoro degli studiosi della leggenda ed interessa la
capacit dei narratori di modellare il materiale narrativo per riflettere gli interessi e per
adattarsi ai modelli locali. In questo, sAraja justa non soltanto Erodiade in Sardegna,
ma un personaggio squisitamente sardo.

Many Italian witches believe in the historical existence of a woman named Aradia, who
brought about a revival of Italian Witchcraft. She is often called the Holy Strega or The
Beautiful Pilgrim. In the oral traditions surrounding Aradia, residing in the Old Religion of
Italy, it is said that she lived and taught during the later half of the 14th century. The
Italian Inquisitor Bernardo Rategno documented in his Tractatus de Strigibus (written in
1508 AD.) that a "rapid expansion" of the "witches sect" had begun 150 years prior to his
Time. Rategno studied many transcripts from the trials of the Inquisition concerning
Witchcraft.
Tracing back over the years, he pin- pointed the beginnings of the witch trials, and noted
their sharp increase over a period of years. Following a thorough study of these records
(kept in the Archives of the Inquisition at Como, Italy) Rategno fixed the time somewhere
in the mid to late 14th century. If Aradia had been born in 1313, as the legends claim, this
would certainly have made her old enough to have taught and influenced others, and for
groups to have formed that carried on her teachings. In 1890, author and folklorist
Charles Leland published a book on Italian Witchcraft titled Aradia; Gospel of the Witches.
Leland's account of Aradia includes a legend about the "beautiful Pilgrim" preserved
among Tuscan peasants for generations. In part this legend says: "Then having obtained
a pilgrim's dress, she traveled far and wide, teaching and preaching the religion of old
times, the religion of Diana, the Queen of the Fairies and of the Moon, the goddess of the
poor and the oppressed. And the fame of her wisdom and beauty went forth over all the
land, and people worshipped her, calling her La Bella Pellegrina (the beautiful pilgrim)." In
1962, T.C. Lethbridge (former Director for Cambridge University Museum of Archaeology
and Ethnology) published a book called Witches, which does refer to Aradia in several
chapters
In Chapter 2, Lethbridge writes: "We can then, I think, assume that Leland's Vangelo and
Dr. Murray's trial evidence are more or less contemporary and that it is reasonable to use
the two together to form a picture of the witch cult at about A.D.1400... Aradia was sent
to earth to teach this art to Mankind. That is, she was, in the opinion of her devotees, a
personage, known in Hindu Religion as an Avatar, who taught them how to harness magic

power. Aradia, at some far-off time, may have been as much an historical person as
Christ, Krishna or Buddha..." It is also interesting to note that Ecstascies - Deciphering the
Witches' Sabbath, by Carlo Ginzburg, contains a passage that may be a historical
reference to Aradia. On page 189 he speaks of a Pagan Sect known as the "Calusari" who,
during the Middle Ages (as late as the 16th and 17th Centuries), worshipped a Mythical
Empress who they sometimes called "Arada" or "Irodeasa."
The Calusari also used the term "mistress of the fairies" for her, just as the followers of
Aradia called Diana the Queen of the Fairies. Could this sect have still been practicing a
form of worship initiated by Aradia over 100 years prior? According to the original legend
of Aradia, she left Italy at some point in her Quest and traveled out of the country. Serbia,
the home of the Calusari, lies a short distance across the Adriatic from Central Italy, and
travel by ship was not uncommon in that Era. When Aradia left Italy she would not have
traveled west to France because the Papacy was still established in France at the time,
and Aradia was still being hunted by the Church. It would have been too dangerous to
have gone to northern Europe because witches were being burned or hanged in that
Region (Italy did not begin the burning of witches until after the time of Aradia). So in fact
an eastern exodus would have been the only logical action which Aradia could have
taken. At the very least, there is a striking coincidence between Aradia's witches and the
Calusari of Arada.
In the late 12th century, Joachim de Flora (also called Joachim de Fiore) the Abbot of
Corazzo wrote a prophetic text on the Age of Reason. His writings had a major influence
on religious thought throughout the remainder of the Middle Ages. He passed his writings
on to the Holy See in 1200 for approval. Concerning the Age of Reason to come, Joachim
wrote:
"The Old testament period was under the direct influence of God the Father. With the
advent of Christ came the age of God the Son. The time was now ripe for the reign of God
the Holy Ghost. A new era was being introduced, a culmination; in the new day man
would not have to rely on faith for everything would be founded on knowledge and
reason."
The year 1300 was declared a Jubilee Year by Boniface VIII. It was also the year that
Dante had his "vision: of Inferno Panderers." A sect known as the Guglielmites believed
that a certain woman named Guglielma of Milan was the incarnation of the Holy Spirit and
wished to establish a church with a female pope and female cardinals. Millennialism has
frequently provided a basis for social progress regarding women. Women have historically
taken very active and creative roles in millennial groups, even in societies where their
voices would normally have been repressed such as that of Guglielma of Milan.
Manfreda Visconti was elected by the Guglielmites to be their papess. She was burnt at
the stake in 1300. The year 1300 was to usher in a new era of female popes with
Manfreda officiating a mass at Ste. Maria Maggiore. Guglielma was in reality, Princess
Blazena Vilemina, daughter of the King of Bohemia. She was born in 1210 and appeared
in Milan around 1260 and reportedly died on August 24, 1281. She appeared in Milan

dressed as a "common-woman." Because of her noble background, she attracted


followers from both the Visconti family as well as the Torriani family, noble rivals of the
time, and was seen as a "peacemaker" between the families. There is some conjecture
that she might have been influenced by the sisters of the "Free Spirit", a very prominent
heretical group of the time, that preached the teachings of Joachim.
Guglielma's chief disciple, a man by the name of Andrea Saramita, said that he heard her
make claims to "divinity." He was a rather well-off-layman, well versed in the teachings of
Joachim about the Age of the Spirit. He wrote most of the documents and was the chief
theologist of the sect.
Maifreda da Pirovano, cousin of Matteo Visconti, was the chief of the Guglielmite sect.
Maifreda was actually granted the title of pope, vicar of the Holy Spirit upon earth, by the
sect, and supposedly, it is her portrait that is the Papessa of the Visconti Tarot deck. Of
the approximately 30 members of the sect from about 7 Milanese families, women
outnumbered men, but 10 of the most fervent members were male. The sect had an
interesting social life in which there was equality of the genders. There was no emphasis
on virginity in the sect, though a good number of the female members were widowed or
unmarried. What is interesting, is that the members of the sect crossed social boundaries.
There were very wealthy people involved, as well as poor servants. Membership ranged
from the ruler's son, Galeazzo Visconti to the poor seamstress Taria and the serving maid
Bianca. On the ground that Guglielma had wanted her devotees to remain together as a
family, they held frequent commemorative meals in her honor. Reportedly there were
attempts throughout the 1300's to continue the remembrance of Guglielma, by hiding her
in paintings and calling her by another name.
This theme, of a female messiah, a commemorative meal, and a coming Age of Reason
may well have laid the foundation for the legends surrounding Aradia. At the very least it
demonstrates that such a theme was known in Italy during the early 14th century. The
pre-existence of such a theme later appearing in the Aradia material, lends credence to
the Streghe legends, thus providing some historical foundation for its logical appearance
in Old Italy.
According to legend, Aradia was born in 1313 in northern Italy, in the town of Volterra.
She gathered a small band of followers and went about the countryside teaching and
preaching the Old Religion of Italy. Aradia spoke of an Age of Reason that would come,
and which would replace the Age of the Son. When she departed, Aradia requested that a
meal be held in her honor, and that she be remembered by future generations.
[fonte: stregheria.com]

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