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Teologia Filosofica - A.A. 2010-2011 - Prof.

Dario Schioppetto
Boezio. Contra Eutychen et Nestorium

Boezio

Contro Eutiche e Nestorio


Al santo e venerabile padre Giovanni Diacono

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A lungo e con ansia ti ho atteso, per discutere con te del problema che stato posto
nellassemblea. Ma poich tu sei stato impedito dal venire da unoccupazione, ed io sar occupato
[5] nei prossimi giorni da impegni gi presi, ho deciso di dirti per lettera quello che pensavo di
discutere con te a voce. Ricordi infatti che, mentre la lettera veniva letta, si era detto a un certo
punto che gli eutichiani affermano che Cristo e formato da due nature, ma negano che in lui vi siano
due nature: ed inoltre che i cattolici prestano fede ad entrambe le proposizioni, poich i seguaci [10]
della vera fede credono nello stesso modo che Egli derivi da due nature e che in lui vi siano due
nature. Colpito dalla novit di questa proposizione, cominciai a chiedermi quali differenze vi
fossero sul piano logico tra il dire da due nature e in due nature, pensando che fosse molto
importante e da non trascurare con oziosa negligenza [15] quello che il vescovo estensore della
lettera non aveva voluto passare sotto silenzio ritenendolo assai necessario. Ma a questo punto tutti
si misero a strepitare a gran voce che la differenza era ben chiara e che nella questione non vera
alcunch di oscuro, di arruffato o di confuso, ed in tanto subbuglio non vi fu alcuno che anche solo
sfiorasse il problema, per non dire [20] che lo risolvesse.
Mi trovavo seduto assai lontano da colui che soprattutto desideravo osservare, ed ero cos
separato da lui, se ricordi la posizione dei posti, e vi erano tanti fra me e lui, che non potevo vedere
il suo viso e la sua espressione (anche se lo avessi voluto a tutti i costi), che pur mi avrebbero potuto
fornire alcuni indizi della sua opinione. [25] Personalmente, non portavo alcun contributo pi degli
altri, anzi, a dire la verit, qualche cosa di meno. In effetti sul problema in discussione non avevo
alcuna idea, come tutti gli altri, ma, in meno che gli altri, non avevo la presunzione di una falsa
scienza. Sopportai la situazione a fatica, lo confesso, e soverchiato da un gregge di ignoranti [30]
me ne stetti zitto, temendo di sembrare pazzo se avessi preteso di essere considerato sano di mente
in mezzo a folli. Da quel momento tutti quei problemi mi ritornavano nellanimo, e non riuscivo a
mandare gi quello che avevo sentito, ma lo rimuginavo senza riuscire a staccarne il pensiero. Si
sono alfine spalancate le porte alla mia mente che cercava di entrare, e la verit [35] apparsa ai miei
occhi ha spazzato via le nebbie dellerrore di Eutiche, e mi ha preso una gran meraviglia per lardire
sconcertante di questa gente priva di cultura che si sforza di mascherare con un nuvolone di
presunzione e di impudenza il vizio dellignoranza, mentre non soltanto spesso non sanno neppure
[40] di che si tratti, ma, in discussioni di questo genere, non capiscono neppure quel che essi stessi
dicono, come se la causa dellignoranza non diventasse ancor pi spregevole, quando si cerca di
nasconderla.
Ma li lascio e vengo a te, cui trasmetto per il primo questo mio scritto, quale ne sia il merito,
perch tu lo esamini e lo giudichi. Se ti parr [45] che non demeriti ti prego di inserire anche questo
tra i fogli che portano il mio nome; se poi c da togliere o da aggiungere o da cambiare qualche
cosa in qualche modo, ti vorrei chiedere di mandarmi indietro anche questo, cosicch possa
trascriverlo in una mia copia cosi come tu me lo rimandi. E quando questa [50] sar completata,
allora infine la far avere a colui cui sono solito sottoporre ogni mia cosa, per averne un giudizio.
Ma, dal momento che il problema passa dalla discussione orale alla penna, sgombriamo prima il
campo dagli errori opposti e tra di s contraddittori di Nestorio e di Eutiche; dopo di ci, con laiuto
di Dio, presenter la via di mezzo che quella della fede [55] cristiana. E poich in tutta la
discussione di queste eresie tra di s contrarie si fa problema di persone e di nature, per prima cosa
bisogna definire questi termini e distinguerli secondo le loro stesse differenze.

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I. [Le diverse accezioni di natura .]

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Natura, dunque, pu dirsi o dei soli corpi o delle sole sostanze, ossia degli esseri corporei
e incorporei, come di tutte le cose che in un qualsiasi modo si dice che esistono. Poich dunque
natura pu essere predicato in tre modi, deve essere [5] senza dubbio definito anche in tre modi.
Se vogliamo attribuire natura come predicato a tutte le cose, se ne dar una definizione tale che
sia in grado di includere tutte le cose che esistono. Potrebbe essere questa: La natura propria di
quelle cose che, in quanto sono, possono essere comprese in qualche modo dallintelligenza. In
questa definizione [10] perci vengono definiti sia gli accidenti sia le sostanze, che tutti infatti
possono essere compresi dallintelligenza. Ho aggiunto: in qualche modo, poich Dio e la materia
non possono essere compresi con un atto intellettivo pieno e perfetto, ma sono comunque afferrati
in qualche modo per mezzo della rimozione delle altre realt. [15] Ed ho aggiunto: in quanto
sono, poich anche il termine stesso nulla significa qualche cosa, ma non una natura. Non indica
infatti lesistenza di qualche cosa, ma piuttosto linesistenza; ma ogni natura esiste. E se vogliamo
predicare natura di tutte le realt, sia la definizione di natura quella [20] che abbiamo proposto
sopra.
Se poi natura viene predicata per le sole sostanze, poich tutte le sostanze sono o corporee
o incorporee, daremo questa definizione della natura che significa sostanza: Natura o ci che pu
fare o ci che pu subire. Subire e fare, come [25] tutte le cose corporee e lanima delle cose
corporee (questa infatti nel corpo e dal corpo fa e soffre), mentre il fare solo di Dio e delle altre
sostanze divine. Hai qui pertanto la definizione anche di quella accezione della natura che si applica
soltanto alle sostanze. Vien data cos contemporaneamente [30] anche la definizione della sostanza;
poich se il termine natura indica la sostanza, quando abbiamo descritto la natura abbiamo anche
fornito una descrizione della sostanza. E se poi il nome natura viene limitato alle sostanze
corporee, lasciando perdere quelle incorporee, cosicch soltanto le sostanze corporee [35] sembrino
avere una natura, come pensano Aristotele ed altri seguaci della stessa filosofia aristotelica e di
molte altre, definiremo la natura come coloro che hanno affermato che si trova soltanto nei corpi. In
tal caso la sua definizione questa: Natura principio di movimento di per s e non [40] per
accidente.
Quando dico: principio di movimento, intendo che ogni corpo ha il suo proprio
movimento, come il fuoco verso lalto, la terra verso il basso. Inoltre, quanto alla mia definizione
per cui la natura principio di moto per s e non per accidente, la si deve intendere cos, che anche
un letto di legno tratto verso il basso [45] per necessit, non per accidente. Infatti, in quanto
legno e cio terra, viene tratto al basso dal peso e dalla forza di gravit. Non cade certo verso il
basso perch un letto, ma perch terra, cio perch accaduto che la terra si strutturasse come
letto. Perci diciamo che il legno [50] tale per natura, ma il letto per larte che lha foggiato. Vi
unaltra accezione di natura, per cui diciamo che la natura delloro e quella dellargento sono
diverse, quando desideriamo indicare le propriet delle cose; e questa accezione di natura si
definisce in questo modo: Natura la differenza specifica che d [55] forma a qualsiasi realt.
Per quanto dunque natura si dica o si definisca in tanti modi, tanto i cattolici quanto Nestorio
stabiliscono che in Cristo vi sono due nature, secondo lultima accezione; ed in effetti le stesse
differenze specifiche non si adattano a Dio e alluomo.
II. [I presupposti della definizione di persona.]

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Ma, quanto alla persona, lecito aver dubbi sulla definizione che se ne possa adottare. Se
infatti ogni natura ha una persona, diventa inestricabile il problema qual possa essere la distinzione
tra natura e persona; o, se la persona 15] non identificata alla natura, ma rientra nei suoi confini e
nel suo spazio semantico, e difficile dire a quali nature si estenda la persona, cio quali nature
possano avere una persona, e quali invece non abbiano nulla a che fare neppure con il termine di
persona. Almeno questo per chiaro, che la natura [10] sussunta alla persona, ma che la persona
non pu predicarsi a prescindere dalla natura. Dobbiamo ora proseguire la nostra indagine in questo

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modo: poich la persona non pu esistere a prescindere dalla natura, e poich alcune nature sono
sostanze, altre accidenti, e vediamo che la persona [15] non pu consistere di accidenti (chi
potrebbe dire che vi sia una persona della bianchezza o della nerezza o della grandezza?), resta che
la persona si debba ricercare tra le sostanze. Ma alcune delle sostanze sono corporee, altre
incorporee; delle corporee poi alcune sono viventi, [20] altre no; delle viventi alcune son sensibili,
altre per nulla; delle sensibili alcune sono razionali, altre irrazionali; delle razionali, poi, una
immutabile e impassibile per natura, e cio Dio, laltra [25] mutevole e passibile in virt della
creazione, a meno che per grazia della sostanza impassibile venga trasformata nella fermezza
propria dellimpassibilit.
Da tutto ci chiaro che non si pu parlare di persona nel caso dei corpi non viventi
(nessuno dice infatti che una pietra [30] ha una persona), n ancora di quegli esseri viventi che son
privi di sensibilit (un albero non ha persona), n di quella sostanza che priva di intelletto e di
ragione (non hanno infatti una persona n il cavallo n il bue n gli altri animali che, privi di parola
e di ragione, vivono usando solamente [35] i sensi); ma diciamo che luomo una persona, lo
diciamo di Dio, lo diciamo degli angeli. Ancora, delle sostanze alcune sono universali, altre
particolari. Universali son quelle che son predicate degli individui, come uomo, animale, pietra,
legno e simili, che o sono generi [40] o sono specie; ed infatti uomo si dice del singoli uomini,
animale dei singoli animali, e pietra e legno delle singole pietre e dei singoli pezzi di legno. Son
sostanze particolari invece quelle che non vengono predicate di altre cose , come Cicerone, Platone,
questa particolare pietra da cui stata tratta questa particolare statua di Achille, questo particolare
[45] legno di cui stata fatta questa particolare tavola. Ma in tutti questi casi la persona non pu
mai in alcun caso esser predicata degli universali, ma soltanto dei singolari e degli individui.
Lanimale o luomo in generale non hanno alcuna persona, ma si dice persona al singolare o di
Cicerone o [50] di Platone o dei singoli individui.
III. [Persona, essenza, sostanza e sussistenza secondo i Greci ed i Latini.]

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Pertanto, se la persona si trova soltanto tra le sostanze e nelle sostanze razionali, e se ogni
natura una sostanza, e non risiede negli universali ma negli individui, ecco la definizione di
persona: Sostanza individuale [5] di natura razionale. In questa definizione abbiamo compreso
quel che i Greci chiamano pstatij (ypostasis). Il termine persona sembra tratto da unaltra
fonte, ossia da quelle maschere che nelle commedie e nelle tragedie rappresentavano i personaggi
che vi prendevano parte. [10] Persona deriva da personare, con la penultima sillaba lunga. Se si
ponga un accento acuto sulla terzultima, si vedr chiarissimamente che il termine deriva da sonus, e
per questo motivo, che a causa della cavit della maschera il suono emesso risulta necessariamente
maggiore. I Greci chiamano queste maschere prswpa (prsopa) per il fatto che [15] son poste sul
viso e ne nascondono lespressione allo spettatore: par to prj toj paj tqesqai (par to
pros tos tthesthai) Ma poich indossando queste maschere gli attori rappresentavano i personaggi
che prendevan parte a quella tragedia o a quella commedia, come s detto, cio Ecuba o Medea o
Simone [20] o Cremete, cos anche per gli altri uomini, di cui pure era sicuro il riconoscimento in
base alla loro stessa fisionomia, i Latini usarono il nome di persona e i Greci quello di prswpon
(prsopon).
Molto pi esattamente i Greci chiamarono con il nome di pstatij (ypostasis) la sostanza
individuale di natura razionale, mentre noi Latini per [25] mancanza di termini appropriati abbiamo
conservato il nome tradizionale chiamando persona quel che essi chiamano pstatij (ypostasis);
ma i Greci con pi ricco vocabolario chiamano la sostanza individuale con il nome di pstatij
(ypostasis). E, per citare un testo greco in questioni che, discusse dai Greci, son state anche tradotte
in latino: [30] a osai n mn kaqlou enai dnantai; n d toj tmoij ka kat mroj
mnoij fstantai, cio: Le essenze possono certo essere negli universali, ma sono soggetti
soltanto negli individui e nei particolari. Infatti la comprensione razionale delle realt [35]
universali viene tratta dalle realt particolari; e pertanto, poich le stesse sostanze esistono negli

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universali, ma prendono la loro sussistenza nei particolari, han dato giustamente il nome di
postseij (ypostseis) alle sussistenze che sono sostanze nel particolare. A nessuno infatti, che
consideri la cosa con qualche attenzione e nei particolari, la sussistenza e la sostanza [40]
sembreranno identiche.
In effetti i nostri equivalenti per i termini greci oswsij (ousosis) o osisqai
(ousisthai) sono rispettivamente subsistentia o subsistere; mentre i loro pstatij (ypostasis) o
fstasqai (yphstasthai) li traduciamo con substantia o substare. Sussiste quel che non ha
bisogno [45] di accidenti per esistere; ma ha funzione di sostanza quel che fornisce agli altri
accidenti un oggetto che permetta loro di esistere; sottost infatti ad essi, in quanto soggetto agli
accidenti. Pertanto i generi e le specie sussistono soltanto; ed infatti gli accidenti non si riferiscono
ai generi o alle specie. Gli individui poi non [50] solo hanno sussistenza ma anche sostanza, poich
neanche essi han bisogno degli accidenti per essere; son gi conformati infatti dalle loro propriet e
dalle loro differenze specifiche, e forniscono agli accidenti la possibilit di essere, in quanto cio
sono soggetti. Perci enai (inai) e osisqai (ousisthai) stanno per esse [55] e subsistere,
fstasqai (yphstasthai) per substare.
La Grecia non certo povera di parole, come dice scherzando Cicerone, ma rende con
altrettanti vocaboli i nostri termini di essentia, subsistentia, substantia, persona: essentia con osa
(ousa), subsistentia con oswsij (ousosis), substantia con pstatij (ypostasis), [60] persona
con prswpon (prsopon). I Greci comunque chiamarono postseij (ypostseis) le sostanze
individuali, perch compiono funzione di sostanze nei confronti di altre realt, e son per cos dire
sostrato e soggetto a certe altre che si comportano come accidenti; e per questo anche noi le
chiamiamo sostanze, come a dire poste sotto, e dunque postseij (ypostseis); e [65] dal
momento che essi chiamano pure prswpa (prsopa) le stesse sostanze, anche noi possiamo
chiamarle persone. Dunque osa (ousa) identica ad essenza", oswsij (ousosis) a
sussistenza, pstatij (ypostasis) a sostanza, prswpon (prsopon) a persona. Il motivo
poi per cui [70] i Greci non usano il termine pstatij (ypostasis) per gli animali irrazionali,
mentre noi attribuiamo loro il nome di sostanza, che essi danno quel nome alle realt di maggior
valore, di modo che quel che pi eccellente venga ad essere distinto in qualche modo (e sia pure
non per mezzo di una descrizione di natura [75] secondo quel che fstasqai (yphstasthai) e
substare), almeno con i termini di pstatij (ypostasis) o sostanza.
Vediamo dunque: luomo possiede una essenza, e cio una osa (ousa), una sussistenza,
cio una oswsij (ousosis), una pstatij (ypostasis), e cio una sostanza, ed un prswpon
(prsopon), cio una persona; una osa (ousa) od essenza poich [80] esiste, una oswsij
(ousosis) o sussistenza poich non inerisce ad alcun soggetto, una pstatij (ypostasis) o
sostanza, poich svolge funzione di soggetto per altre realt che non sono sussistenze, ossia
osiseij (ousiseis); e un prswpon (prsopon) o persona, poich un individuo razionale.
Anche Iddio osa (ousa) o essenza; [85] infatti ed massimamente, Lui da cui scaturisce
lessere di tutte le cose. Egli oswsij (ousosis), cio sussistenza (infatti sussiste senza aver
bisogno di alcuno); ed anche fstasqai (yphstasthai), poich sostanza. Diciamo perci che una
la osa (ousa) o oswsij (ousosis), cio lessenza o la sussistenza della Divinit, ma tre le
postseij (ypostseis), [90] cio tre le sostanze. E proprio secondo queste accezioni si detto
che una lessenza della Trinit, tre invece le sostanze e tre le persone; e se la terminologia
ecclesiastica non evitasse di dire che in Dio vi sono tre sostanze, si potrebbe pensare che la sostanza
vien predicata di Dio non perch [95] sottostia come soggetto alle altre cose, ma perch Egli, come
presiede a tutte le cose, cos anche per cos dire il fondamento su cui tutte le cose riposano, che a
tutte comunica lo osisqai (ousisthai) o la sussistenza.
Tratto da Severino Boezio, La Consolazione della Filosofia. Gli Opuscoli Teologici, a cura di Luca Obertello,
Rusconi, Milano 1979, pp. 317-331.

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