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di Patrizio Anedda
e-mail: anepatry@tin.it
intersezioni tra i vari sistemi attraverso una serie di fasi di ridondanza. Tutto ci
geneticamente determinato, per il modo in cui si stabiliscono i collegamenti
diverso anche in soggetti con bagaglio genetico identico come gemelli.
Consideriamo che anche l'apprendimento delle abilit sociali e della formazione
dei concetti avviene per trasmissione culturale da una generazione all'altra,
allorch le motivazioni (sistemi comportamentali specie specifici) di un bambino si
coordinano con i sentimenti di un adulto. Lo sviluppo del pensiero narrativo
quindi uno scambio interattivo di azioni e soprattutto di emozioni condivise gi
culturalizzate in un adulto. Fin dai primi mesi l'infante interagisce con l'adulto e
facendo ci impara la "grammatica delle emozioni". Osservando la sintassi
emotiva dei giochi di un adulto con un infante, si rileva come ebbe inizio
un'organizzazione narrativa molto prima dello sviluppo del linguaggio verbale. Si
ha l'esistenza di un proto linguaggio per cui fin dalle prime ore di vita il neonato
cerca la comunicazione sia con lo sguardo che con il sorriso. Da esperimenti di
Trevarthen nei quali ha firmato l'interazione tra madre e neonato si osserva come il
bambino incomincia ad imitare la madre in maniera impressionante, per esempio
nella protrusione della lingua e nei primi vocalizzi e come attraverso questa
comunicazione primitiva si stabilisca una reciprocit e una sintonia. A sei mesi vi
gi nell'interazione emotiva una ricerca selettiva per gli atteggiamenti pi familiari,
a nove mesi si arriva alla "comprensione condivisa degli obiettivi". Il bambino ha
dei momenti di incertezza dove cerca rapidamente informazioni attraverso le
espressioni emotive di un adulto guida dalle quali ricava significati e spiegazioni
sulle sue emozioni. Basti pensare all'esperienza di panico, che prova il bambino
con organizzazione fobica, ad allontanarsi dalla figura materna nel ricordo
dell'espressione spaventata che osserva nel volto della madre allorch incomincia
ad esplorare, e come questo si possa poi ritrovare in un pensiero narrativo nel
quale il mondo inesplorabile in quanto pericoloso, che generer una sensazione
di angoscia presente del disturbo di attacchi di panico dell'adulto. Siamo di fronte
ad una comunicazione emotiva attiva nella quale un bimbo si riconosce
attraverso la modulazione dei suoi stati interni e ci gli permette di costruirsi il suo
senso di unicit personale. E' il trovare questa sintonia che sviluppa nel bambino
una reciprocit, che essa stessa base su cui strutturare progressivamente le
capacit cognitive. E' quest'attivazione che provoca nel bambino la ricerca di un'
Inter soggettivit che consente lo sviluppo progressivo del S.N.C. e, allo stesso
tempo, attiva nell' adulto una interazione continua e costante che determina una
modalit differenziata sia nello sviluppo della sensorialit personale, che nel modo
di attribuire significati e in seguito di comunicarli a se stesso e agli altri. All'inizio del
nostro viaggio nella vita - e quindi nella conoscenza - siamo in una condizione in
cui gli aspetti cognitivi, o i sistemi di rappresentazione, non essendoci linguaggio,
non sono verbali; l'emisfero che funziona prevalentemente il destro: ci
confermato da esperimenti in cui si riscontrato che in questo emisfero fino ai due
anni i potenziali evocati sono pi attivi. L'emisfero destro quello che presiede alle
attivit analogiche ed astratte, mentre quello sinistro presiede all'attivit verbale e
comincia ad entrare in attivit dopo i due anni, quando si sviluppa linguaggio che
poi si completer verso i tre anni. Solo a tre anni, infatti, riscontriamo la capacit di
comporre frasi e quindi di comunicare un senso compiuto. Possiamo quindi
dedurre che intorno ai due anni, anche in assenza del linguaggio, sia presente
comunque una narrativa emozionale in formazione, composta da sensazioni
interne che sono alla ricerca di un significato che viene Internalizzato grazie
all'interazione diadica. A questa et il bambino, nei momenti di separazione
dall'adulto significativo, mostra smarrimento, confusione e incertezza. In risposta
ci l'adulto pu assumere diversi comportamenti, come ad esempio
atteggiamenti tranquillizzanti, oppure esplicativi "dove va" e "quando torna",
oppure di rimprovero, "ma che fai, piangi?". E', appunto, attraverso queste
modalit interattive che il bambino comincer ad attribuire significati sia alle sue
emozioni sia al risultato del suo esprimere, perci si costituisce la base per la sua
narrativa personalizzata. Perci che riguarda il contenuto narrativo, possiamo
osservare come la stessa situazione pu essere vissuta con sensazioni diverse; gi a
otto anni un bambino in grado di descrivere un'emozione riferendola a vissuti
interni pi che a eventi esterni. Questa una anticipazione di quello che sar il
pensiero astratto preadolescenziale; a otto anni si trova quindi, nella narrativa
personale, una internalizzazione sorprendentemente sviluppata. Il modo di definire
un sentimento collegato ad un discorso immaginativo composto dalla raccolta
di dati accaduti e di previsioni per il futuro, e si differenzia quindi da soggetto a
soggetto in un modo diverso di sentire la stessa emozione. Nell'adolescenza
compare quello che conosciamo come pensiero astratto, la meta cognizione ,
cio la capacit di leggere il proprio pensiero. In questo periodo si acquisisce la
capacit di considerare il punto di vista dell'altro e di costruire diverse modalit
con cui rappresentare uno stesso evento, assumendo cos la relativit, il
decentrarsi da una posizione egocentrica, per imparare quindi che, a seconda
del punto di vista da cui si osserva, uno stesso fenomeno assume significati diversi.
Mentre prima c'era qualcosa o qualcuno da seguire, ora c' bisogno di affermare
il proprio punto di vista, che magari lo stesso di quello precedente ma che si
ridefinisce grazie al confronto con gli altri, e questa una fase di disorganizzazione
e riorganizzazione cognitiva, e non a caso la fase in cui molti soggetti entrano in
crisi psicotiche dissociative con grave prognosi. Questa situazione di solitudine
epistemologica in fondo una reazione biologica quasi fisiologica che
rappresenta un periodo di grande cambiamento. In questo periodo si ha una
elasticizzazione della narrativa, in quanto il soggetto assume una posizione
personale nella visione del mondo e nell'attribuzione di significato. Infatti dopo il
confronto mantiene una sua identit autonoma. Questo gli consente di uscire dal
gruppo di appartenenza originaria e di socializzare stabilendo nuovi contatti con il
mondo esterno. Il processo di elasticizzazione permette di staccarsi dallo schema
di pensiero genitoriale, ricrearsi nuovi legami, quindi di definirsi attraverso la
reciprocit con altre figure ampliando la propria narrativa, mantenendo nel
contempo un senso univoco del s. In soggetti adulti in fase il scompenso acuto, la
narrativa risulta alterata e soprattutto senza nessuna elasticit, il significato dei
segnali emotivi stereotipato, essi non vengono integrati in modo da consentire il
confronto con altre menti, e assumono la caratteristica di una sintomatologia
riferibile ad una sindrome psicopatologica. Le richieste di reiterato cambiamento
personale e di intenso adeguamento, derivanti da situazioni stressanti o
interazione con persone possono determinare gravi perturbazioni (lutto,
separazione, perdita) e dare origine a disagio prolungato e a psicopatologia. Ci
avviene soprattutto dal non esser riusciti durante la propria adolescenza a
elasticizzare la propria narrativa, superando l'opposizione dell' ego centrismo. In
psicoterapia il paziente, attraverso proprio racconto, ci descrive una certa