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Come a tutti noto, gi prima della fine della seconda guerra mondiale le sorti
di gran parte dei paesi dellEuropa orientale erano gi state decise. Nellaccordo o
spartizione di Jalta anche lUngheria era stata assegnata alla sfera dinfluenza
sovietica. Dopo una breve quanto illusoria stagione di libert caratterizzata da un
sistema democratico e pluripartitico, sia pure condizionato e vigilato dalla presenza
delle forze militari doccupazione sovietiche, il Paese dei magiari allindomani del
cosiddetto fordulat ve, cio lanno della svolta a cavallo fra il 1947 e il 1948, si
avvi inesorabilmente verso la dittatura attraverso un vero e proprio colpo di stato
da parte del partito comunista ungherese impossessatosi dei gangli vitali dello stato
controllati dal ministero degli interni saldamente tenuto in mano comunista. A
prenderne atto in maniera definitiva ed inequivocabile fu, al pari di altri importanti
intellettuali e uomini politici ungheresi, Mihly Krolyi, lex primo presidente della
Repubblica democratica dUngheria nata nellautunno del 1918 sulle ceneri
dellimpero austro-ungarico. Lex conte, inviato nel 1949 a Parigi come ambasciatore
della neonata repubblica popolare ungherese, si rese perfettamente conto che in
Ungheria non cera pi spazio per quella democrazia, per la quale aveva vissuto e
combattuto lintera sua vita, e non potendo fare altrimenti, di l a poco scelse
definitivamente la via dellesilio.
Un feroce potere dittatoriale si instaurava in Ungheria, dove divennero di
norma il sequestro di persona, la privazione ingiustificata dei beni e la rovina
economica dei singoli e del Paese - come riconosceva la storica ungherese, di
estrazione socialista, Mria Ormos, in un convegno sulla rivoluzione ungherese del
1956 tenutosi nellUniversit di Udine nel 19932 - dove gli stessi sentimenti
personali, la morale quotidiana, la dignit umana venivano sottoposti allattenzione a
volte perfino morbosa, se non addirittura alla repressione, da parte dellapparato
statale identificato con quello del partito (come il regista Pl Gbor ha ben
rappresentato nel suo film intitolato Angi Vera del 1978), dove una politica
economica dissennata poneva in essere la distruzione del tessuto agricolo del Paese e
lo sradicamento di masse enormi di popolazione dalle proprie radici sociali e
culturali, nel nome e nel mito del forzoso potenziamento dellindustria pesante che
avrebbe portato alla realizzazione di vere cattedrali nel deserto, oggi in rovina o
Conferenza tenuta a Udine in data 11 marzo 2015 presso lauditorium di Palazzo Garzolini di ToppoWassermann, nellambito del progetto scientifico-didattico LUngheria vicina!, dal prof. Roberto
Ruspanti, professore ordinario di Lingua e letteratura ungherese, nonch direttore del Centro
Interuniversitario di Studi Ungheresi e sullEuropa Centro-Orientale, in sigla CISUECO
(http://host.uniroma3.it/associazioni/cisueco/ ).
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Cfr.: M. Ormos, Dal primo al secondo governo Imre Nagy, in R. Ruspanti (a cura di), Ungheria 1956: la
cultura si interroga, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996, p. 88.
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abbandonate (se non riconvertite in musei, centri-congressi o altro). Nei primi anni
Cinquanta la dittatura di Mtys Rkosi (1892-1971), lomologo magiaro di Stalin,
con il corollario del culto della personalit, poneva in essere un sistema grottesco e
assurdo - cito sempre da Mria Ormos3 - che cozzava contro la stessa idea della
razionalit e dellumanesimo.
In questo contesto quale fu il ruolo che gli intellettuali ungheresi, filosofi,
sociologhi, scrittori, poeti (e via dicendo), svolsero nellUngheria comunista prima,
durante e dopo la rivoluzione democratica e patriottica del 1956 nei confronti del
potere totalitario? Vediamo di andare per ordine, facendo anche alcune importanti
puntualizzazioni.
Finita la seconda guerra mondiale, nel periodo compreso fra il 1945 e il 1948 la
maggioranza degli intellettuali ungheresi era piena di aspettative, di voglia di
cambiamento e di tante illusioni. Per questo motivo nel momento della presa del
potere da parte del partito comunista e della proclamazione della Repubblica
Popolare Ungherese nel 1949, gli intellettuali o, quanto meno, la maggioranza di loro
si schierarono apertamente dalla parte del nuovo regime. Questo lo affermo anche a
costo di provocare qualche mugugno di dissenso e forse di sorpresa e per sgombrare
subito il campo da equivoci.
Certamente non manc chi, fra gli intellettuali, si schier su posizioni di
compromesso, celando dietro questo atteggiamento la propria posizione di dissenso,
o, se si preferisce, di parziale assenso, o chi, pur non opponendosi al partito
comunista salito al potere, ma non condividendone la linea politica in generale e
quella culturale in particolare, si rifiut di collaborare, spesso riducendosi alla fame,
trincerandosi dietro uno sdegnoso silenzio ( il caso del poeta Lajos Kassk, 18871967, fondatore, negli anni Dieci del Novecento, dellavanguardia culturale magiara,
il quale, pur essendo comunista non produsse o, per meglio dire, non pubblic alcuna
opera per tutta lera stalinista, sdegnosamente arroccato sul principio che larte non
pu sottostare a nessun condizionamento politico fossanche quello condiviso
dallartista), o chi, infine, si ribell apertamente al partito comunista salito al potere,
finendo per scontare duramente il proprio atteggiamento (spesso con il carcere), a
meno che non scegliesse la via dura e dolorosa del volontario esilio manifestando il
proprio dissenso nei confronti del regime lavorando e pubblicando le proprie opere
allestero. Il pi famoso di tutti fra questi ultimi senza ombra di dubbio Sndor
Mrai (1900-1989), assurto solo in tempi recenti, ma purtroppo per lui, dopo la sua
morte, a grande fama internazionale. Riscoperto o forse, sarebbe meglio dire
scoperto, dopo la caduta del muro di Berlino, prima in Italia e poi in tutto il mondo e
nella sua stessa patria, dovera proibito fino alla met degli anni Ottanta, Mrai in
piena era kdriana veniva descritto a pagina 722 del volume VI (anno 1966) dello
Spenot (Spinacio: questo lappellativo che gli studenti universitari ungheresi
davano alla Storia della letteratura ungherese, edita dalla casa editrice
dellAccademia Ungherese delle Scienze, per via del colore verde delle copertine)
come uno scrittore introverso e borghese che disegna nei suoi romanzi situazioni
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intimiste diseducative per le masse e che per di pi, nel suo esilio dorato in paesi
capitalisti, denigra la propria patria socialista in scritti e pamphlet di pessimo gusto
vomitando ingiurie sul mondo aldil della cortina di ferro al prezzo del maggior
offerente dellOccidente. Memorabile un passo significativo del suo Diario 194519574, nel quale il grande scrittore ungherese, che visse alcuni anni in Italia, ricorda il
colloquio, da lui avuto a Napoli ai primi di febbraio del 1949 con Benedetto Croce.
Nel corso di quel colloquio Sndor Mrai che solo un anno prima in patria era stato
pesantemente attaccato da Gyrgy Lukcs (1885-1971), il noto ed ondivago filosofo
marxista ungherese, nel suo saggio intitolato j magyar kultrrt (Per una nuova
cultura ungherese, 1948), dove questi lo additava agli intellettuali magiari come un
pernicioso simbolo di borghesit indic chiaramente al grande filosofo italiano
quale sarebbe stata la sorte degli intellettuali ungheresi dopo la presa del potere da
parte dei comunisti in Ungheria.
I comunisti aveva esordito Benedetto Croce rispondendo ad alcune osservazioni di
Mrai non possono volere la libert; ed naturale. Sono despoti, non socialisti. Vede,
Mussolini fu un tiranno. I fascisti non mi hanno perseguitato per il solo motivo che volevano
far credere al mondo di non essere cos barbari, quali in realt erano. Ma io allepoca del
Fascismo ho vissuto, qui, in questa stanza, lavorando per me stesso. Cosa pensa, in un Paese
comunista me lo permetterebbero? .
No rispose Mrai I comunisti non le permetterebbero di stare in silenzio. La
costringerebbero a parlare: a parlare secondo il loro punto di vista. Benedetto Croce
annu con il capo. Cosa pensa? chiese allora il filosofo allautore di Braci Che ne sar
dei liberali ungheresi? Delllite spirituale, sociale del Paese?. Se i comunisti ne avranno
il tempo, allora li atrofizzeranno, li intimoriranno fu la risposta di Sndor Mrai. S, cos
concluse Benedetto Croce ammiccando, rivolto allo scrittore ungherese.
Tra parentesi ricorder qui che nel 1953, ancora in piena era stalinista, proprio
Gyrgy Lukcs, che avrebbe poi, tre anni dopo, nel 1956, fatto parte del governo di
Imre Nagy (1896-1958) durante le brevi e gloriose giornate rivoluzionarie e che
sarebbe successivamente diventato, alla fine degli anni 60, lidolo della giovent
contestatrice dellOccidente, Italia inclusa, si rese protagonista di una sconcertante
presa di posizione appoggiando la decisione del partito comunista di proibire la
messa in scena dellottocentesca Az ember tragdija (La tragedia delluomo,
1861), il pi famoso dramma del teatro ungherese5, di Imre Madch (1823-1864), che
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culturali ed ideologiche del partito comunista o quanto meno non contrastarle, pena
lesclusione dalla pubblicazione dei loro scritti e, talvolta, perfino larresto; ma
ripeto la maggioranza di loro assecond il regime comunista, anche in presenza di
tutti quei difetti che questo non manc presto di manifestare, dallideologismo
eccessivo al culto della personalit. Potrei citare diversi nomi di autori e titoli di
opere dellinizio dellera stalinista che vanno proprio in questa direzione. Mi limiter
a ricordare, a titolo desempio, il romanzo Felelet (Risposta) di Tibor Dry (18941977) scritto addirittura secondo i canoni di un rigido realismo (tanto che lideologo
del regime Jzsef Rvai, ritenendolo troppo spinto a sinistra, chiese al famoso
scrittore di modificarne alcune parti, se non limpostazione) o lode a Stalin e quella
in onore di Rkosi, scritte rispettivamente per il 72 compleanno del dittatore russo e
per il 60 genetliaco del dittatore ungherese dal poeta Zoltn Zelk (1906-1981): dei
versi dogmatici non privi soprattutto quelli in onore di Stalin anche di una certa
bellezza estetica. Per non parlare fra gli altri - di un importante poeta come Gyrgy
Somly (1920-2006), che al pari di altri meno noti pubblicava dei versi di vera e
propria propaganda inneggiante al regime nellimportante e rappresentativa rivista
letteraria Csillag (Stella). Penso qui alla lirica intitolata Mindenki (Tutti).
vero che in quegli anni anche in Ungheria non manc quel tipo di
intellettuale-studioso che si trasformava in un vero e proprio funzionario
dellapparato del partito comunista con compiti di indottrinamento ideologico delle
masse e della loro educazione culturale secondo i sacri principi del marxismoleninismo rivisitati da Stalin, finendo anche per svolgere funzioni di controllo della
vita culturale nazionale, ma questa funzione fu per lo pi volontaria, seppure non
sempre disinteressata.
Negli anni 50 solo la met degli iscritti allUnione degli Scrittori Ungheresi
era iscritta anche al partito comunista. Tuttavia, se di opposizione al regime stalinista
si pu parlare, essa fu paradossalmente unopposizione che si potrebbe definire da
sinistra. Lepisodio prima ricordato della proibizione e poi della successiva
autorizzazione della rappresentazione teatrale de La Tragedia delluomo di Madch
fu uno dei segnali pi eclatanti della disillusione degli intellettuali ungheresi seguita
alla grande illusione che essi nella seconda met e verso la fine degli anni 40
avevano riposto nella nuova societ socialista, rivelatasi per quello che realmente era:
unimpalcatura burocratica ed autoritaria, ben lontana da quel socialismo che essi
avevano sognato. Appariva ormai chiaro agli intellettuali ungheresi che il sistema, pi
che socialista, era divenuto sostanzialmente stalinista, cio dittatoriale con il
connesso odioso orpello del culto della personalit. Un segnale del cambiamento
dovuto allo scontento degli intellettuali sar dato dal fatto che lUnione degli Scrittori
Ungheresi verr assumendo un ruolo autonomo finendo per divenire il centro
dellopposizione al regime. Gli scrittori e i poeti che ne fanno parte, da Illys a Zelk,
da Gyula Hay a Tibor Dry, prenderanno a criticare e ad attaccare pi o meno
apertamente il regime. A loro si uniranno i giornalisti che facevano capo al
progressista Imre Nagy, il dirigente comunista che aveva attuato la tanto agognata
riforma agraria del dopoguerra (la fine del latifondo magnatizio che era stato il sogno
inattuato della rivoluzione bolscevica di Bla Kun nei 133 giorni della Repubblica dei
Consigli del 1919), e che poi troveranno in lui il loro punto di riferimento per il
cambiamento (penso qui uno per tutti al giornalista Mikls Vsrhelyi dorigine
fiumana). Voglio tuttavia precisare che gli intellettuali in genere e gli scrittori
ungheresi nel 1953 non vogliono il ritorno alla vecchia Ungheria aristocratica
danteguerra ma unUngheria dal socialismo umanitario o, come si sarebbe detto
durante la primavera praghese del 1968, dal volto umano. E non vogliono neppure
il ritorno ad uneconomia di tipo capitalistico o di mercato, o almeno non ci pensano
in modo esplicito. La parentesi del governo di Imre Nagy fra lestate del 1953 e la
primavera del 1955 sembrer aprire un filo di speranza verso il cambiamento in
questa direzione che avrebbe dovuto trasformare e porre fine ad un regime
sostanzialmente illiberale e dittatoriale, mentre sul piano strettamente economico
rilanciava i consumi di una popolazione stremata e riconsiderava lindustria pesante, i
cui profitti erano per altro serviti a risarcire i danni di guerra rivendicati
dallUnione Sovietica, il potente alleato colonnizzatore. Si pu dire che la
rivoluzione del 1956 nascer in gran parte anche dal seno dellUnione degli Scrittori
Ungheresi nello sviluppo e nella piega che, dopo lestromissione del primo ministro
riformista Imre Nagy nellaprile del 1955, assumer il movimento di opposizione ad
un regime che appariva definitivamente inemendabile.
Un ruolo fondamentale, poco conosciuto fuori dallUngheria, dellopposizione
degli intellettuali ungheresi al regime comunista, dopo lestromissione forzata di Imre
Nagy dal governo e poi perfino dal partito comunista da parte degli stalinisti
momentaneamente ritornati al potere, verr svolto fra il 1955 e il 1956 dalla rivista
j hang (Voce nuova) diretta da Andrs Simonyi. La rivista fiutava e
ritrasmetteva ai suoi lettori la nuova energia che fra il 1955 e il 1956 si respirava
non solo nel Paese ma anche fra gli intellettuali. j hang divenne un forum della
giovane intellighenzia ungherese: vi si pubblicavano i versi del poeta Lszl Nagy
(1925-1978), lautore dellindimenticabile e splendida Ki viszi t a szerelmet? (Chi
porter lamore sullaltra riva?), le liriche di Gyula Illys (1902-1983), lautore di
Egy mondat a zsarnoksgrl (Una frase sulla tirannia), di cui dir tra poco, e di altri
poeti, veniva dato spazio al romanzo Niki di Tibor Dry facendolo conoscere ai
lettori: unoperazione questultima non esente da rischi politici e personali. Un
tentativo di censurare una lirica di Lszl Nagy, punta di diamante della voglia e
della richiesta, da parte degli intellettuali, di cambiare rotta, venne fatto abortire dalla
redazione della rivista. I giovani intellettuali e gli studenti universitari nella
primavera del 1956 consideravano la rivista come portavoce delle tendenze
innovatrici nella letteratura e nella politica ungherese.
Senza ombra alcuna di dubbio la pi nota istituzione politico-intellettuale
protagonista degli antefatti della rivoluzione e che ebbe un ruolo determinante in essi
fu il Circolo Petfi (Petfi Kr). Nato alla fine del 1954 con il nome di Circolo
Bessenyei (Bessenyei Kr), il Circolo Petfi doveva allinizio svolgere una
funzione di controllo dei giovani ungheresi da parte del partito comunista ungherese
che vi stendeva sopra la sua longa manus. Ma lentamente e, in particolare, a partire
dalla primavera del 1956 il Circolo si sottrasse al protettorato del partito divenendo
teatro di liberi dibattiti fra i giovani intellettuali, per estendersi poi ad ampie fasce del
mondo intellettuale ungherese. Nei mesi precedenti la rivoluzione i dibattiti presero a
spaziare anche su temi politici ed economici fino a denunciare direttamente la politica
stalinista del partito al potere. Intellettuali dai nomi illustri quali Pter Kuczka,
Ferenc Snta, Tibor Kardos, Tibor Mray, Sndor Fekete, Lajos Tamsi, Gyula Hy,
ron Tamsi, il poeta Sndor Csori e tanti altri ancora parteciparono a dibattiti
memorabili come quelli che ebbero per protagonisti Gyrgy Lukcs, la vedova di
Lszl Rajk e lo scrittore Tibor Dry. Cassa di risonanza di questi dibattiti fu la gi
menzionata Gazzetta Letteraria (Irodalmi jsg), che puntualmente li pubblic
portandoli a conoscenza di un pubblico formato non solo da intellettuali.
Eppure, ancora allinizio dellautunno del 1956 neppure il pi radicale degli
scrittori ungheresi pensava ad un cambiamento di sistema politico e sociale o
addirittura ad una sua trasformazione in senso capitalistico. Alla vigilia della
rivoluzione, nel mese di settembre del 1956 il partito comunista ormai non poteva pi
influenzare n lUnione degli Scrittori Ungheresi n lelezione dei suoi dirigenti.
Anzi, al contrario, nella seduta del 28 settembre lUnione interveniva apertamente per
sostenere la riabilitazione di Imre Nagy nel partito e nel Paese. La critica al regime
nel seno dellUnione degli Scrittori Ungheresi certamente contribuir a creare il
terreno ideale da cui germoglier grazie al decisivo contributo degli studenti
universitari la manifestazione pacifica del 23 ottobre che poi si trasformer in
rivoluzione a causa dellottusa reazione repressiva della classe dirigente stalinista del
partito reinsediatasi al potere dopo il defenestramento di Nagy, la quale, incapace di
controllare la situazione creatasi, anche per via di una serie di ordini e contrordini
sballati degli apparati del partito e dello stato, permetter la violenta reazione armata
della polizia segreta (che sparer sulla folla: episodi della radio e di piazza Kossuth),
arrivando a richiedere lo sciagurato intervento militare sovietico per ripristinare
lordine. LUnione degli Scrittori Ungheresi non avr tuttavia un ruolo specifico
nello scoppio della rivoluzione e poi negli scontri armati tra i patrioti magiari da un
lato e la polizia ungherese e lesercito sovietico invasore dallaltro, ma svolger la
funzione di cassa di risonanza degli avvenimenti rivoluzionari facendo conoscere ci
che accadeva in quelle giornate e schierandosi apertamente con la rivoluzione solo
nella seduta del 4 novembre, quando per la rivoluzione sar gi troppo tardi.
Gli ungheresi hanno una grande cultura teatrale: chi conosce Budapest sa
quanti e di quale livello siano quotidianamente gli spettacoli teatrali messi in scena
nella capitale magiara, una delle poche citt al mondo, se non lunica, ad avere due
teatri lirici. Cos, anche nel campo teatrale, ben prima della rivoluzione del 1956,
alcuni drammaturghi diedero il loro contributo nel denunciare le aberrit e le
assurdit del regime totalitario e burocratico ungherese ricorrendo, nella messa in
scena dei loro drammi, alla rappresentazione di situazione grottesche e paradossali,
nelle quali il pubblico facilmente individuava la realt che esisteva fuori delle sale dei
teatri. Ricorder unopera per tutte: Szabadsg hegy (Monte della Libert), un
dramma dal titolo emblematico, scritto da Jzsef Gli (1930-1981) fra il 1954 e il
1955 e rappresentato a Budapest un mese e mezzo prima dello scoppio della
rivoluzione, il 6 ottobre 1956, nello stesso giorno in cui avvenne il funeraleriabilitazione dellex Ministro degli Interni Lszl Rajk (il comunista tradito da
Kdr fatto condannare a morte tre anni prima dagli stalinisti, dopo un processofarsa) con la ritumulazione della sua salma. Un dramma sullalcoolismo che anticipa,
come in una visione da vaticinio lincendio della rivoluzione, nellallegorica visione
dellaria, della pioggia e del Danubio trasformati in alcool che prende fuoco e si
propaga ovunque. In esso si respira quellatmosfera e quello stato danimo che
permeavano la societ colta e non solo quella colta - ungherese in quel biennio di
insoddisfazione e di grandi attese, di illusioni e di disillusioni succeduto alla morte di
Stalin, con la caduta del detestato Rkosi, la parentesi piena di speranze che fu il
primo governo di Imre Nagy e il ritorno al potere degli stalinisti. Condannato a morte
per aver preso attivamente parte alla rivoluzione del 56, Jzsef Gli, unico
sopravvissuto di una famiglia ebrea sterminata ad Auschwitz, si salv dallesecuzione
grazie alle veementi proteste dellopinione pubblica internazionale, ma si spegner
ben presto di tubercolosi.
Anche nella prima giornata della rivoluzione ungherese del 1956 il mondo
dellarte e della cultura ungherese parteciper allentusiasmo generale che avrebbe
preso lUngheria. La sera del 23 ottobre, nellintervallo della recita del dramma
Galilei di Lszl Nmeth (1901-1975) che andava in scena nel Teatro Katona Jzsef
di Budapest, lattore Ferenc Bessenyei che interpretava il ruolo del protagonista, si
affacci sul proscenio e rivolto al pubblico esclam con voce forte e concitata Eppur
si muove!, al che esplodeva un applauso fragoroso da far venir gi il teatro. In
quegli stessi momenti Imre Nagy, richiamato dal partito comunista ungherese a
ricoprire il ruolo di primo ministro, pi che altro per calmare le acque della protesta
montante del popolo che ne acclamava il ritorno al potere, teneva il suo discorso alla
folla radunatasi davanti al Parlamento e poco dopo, in unaltra parte ancora della
citt, davanti alla sede della Radio ungherese unaltra folla inneggiava alla Libera
Radio Ungherese (Szabad Magyar Rdi).
Dunque, la rivolta degli intellettuali ungheresi contro quella che essi
consideravano una degenerazione burocratico-autoritaria del socialismo era
incominciata ben prima degli avvenimenti rivoluzionari del 56, che io non esitai a
definire rivoluzione patriottica e democratica gi alla fine degli anni 80 e che sono
compresi ufficialmente tra il 23 ottobre e il 4 novembre 1956, anche se poi limpari
lotta dei patrioti magiari contro linvasore sovietico durer ancora nelle settimane
successive fino al suo completo soffocamento da parte di questultimo. Gi nei primi
anni Cinquanta il pi grande poeta e scrittore vivente dellUngheria di allora, Gyula
Illys, il poeta del popolo per antonomasia, lindimenticato autore della bella
biografia di Sndor Petfi e del celebre romanzo Pusztk npe (Popolo delle puszte),
il poeta che aveva fatto sentire la sua voce contro le ingiustizie sociali nellera
Horthy, contro linvio dei soldati magiari al fronte russo durante la seconda guerra
mondiale, contro la separazione dei connazionali oltre le frontiere post-belliche, e sia
pure in forme velate di protesta contro la progressiva trasformazione della
democrazia popolare nella dittatura stalinista post-1948, aveva innalzato il suo canto
contro la tirannide con la celebre ode Egy mondat a zsarnoksgrl (Una frase sulla
tirannia), una dura requisitoria continua e senza tregua, come la defin Pl
Ruzicska6 - espressa in ununica, lunghissima frase di 46 strofe di quattro versi
ciascuna, non segnate da punteggiatura, ma intervallate dal verso doppio ripetuto
dov' la tirannia / l c' tirannia - contro tutte le forme attraverso le quali da sempre
si manifesta la tirannide. Lode suscit unenorme emozione allorch Gyula Illys,
prima con voce tremante, ma poi sempre pi ferma e sicura, la lesse personalmente il
2 novembre 1956 alla radio Kossuth ribattezzata per loccasione Szabad Kossuth
Rdi (Radio Kossuth Libera) nel pieno degli avvenimenti rivoluzionari. Pubblicata
lo stesso giorno nella rivista Gazzetta Letteraria, lode era per stata da lui scritta
nei primissimi anni 50 (il 1950 o il 1951), in piena era stalinista, e non potendo
pubblicarla laveva tenuta ben chiusa nel cassetto per oltre cinque lunghi anni. (Per
amore di completezza devo qui ricordare che alcuni studiosi ungheresi ritengono
tuttavia che Una frase sulla tirannia fosse stata scritta da Gyula Illys senza un
preciso intento di denuncia del regime stalinista ungherese con il quale il grande
poeta pur conviveva strettamente, simpatizzando apertamente per il regime comunista
e, soprattutto, nel senso che le sue frequentazioni con il dittatore Rkosi, il gi
ricordato Stalin ungherese, suo grande ammiratore, mal si concilierebbero con il
contenuto della famosissima ode che egli andava scrivendo contemporaneamente a
quelle cattive frequentazioni. Per lo stesso amore di completezza, devo altres
ricordare che altri studiosi e scrittori ungheresi, tra cui il mio amico drammaturgo
Mikls Hubay, scomparso nel 2011, hanno dichiarato per aver conosciuto
personalmente Gyula Illys o, quanto meno, per averne conosciuta da vicino lindole
che il grande poeta avrebbe volentieri sputato nel piatto di minestra che gli
veniva offerto alla tavola di Rkosi dovera invitato a pranzo come commensale del
dittatore).
Comunque sia, lode Una frase sulla tirannia, scritta contro ogni forma di
tirannide, si rivel e appare tuttora come un durissimo ed evidentissimo jaccuse
contro lo stalinismo e latmosfera di sospetto che esso aveva creato. Unaccusa contro
la tirannia che dovette attendere, prima di poter essere resa pubblica, la parentesi di
libert che caratterizz le fulgide giornate di quel prodigioso autunno ungherese: sei
lunghi anni di dittatura durante i quali il regime comunista si macchi, in nome di
unaberrante utopia, paravento spesso di squallidi giochi di potere, anche di efferati
delitti in spregio del pi elementare rispetto della dignit umana. Scheletri illustri
(quello del comunista Lszl Rajk) e meno illustri (inermi cittadini privati della
libert in seguito ad accuse false ed infamanti mosse col pi vile dei modi, la
denunzia anonima) penzolavano ancora negli armadi degli alti gerarchi del partito
comunista ungherese: Rkosi, Ger e lo stesso Kdr, quando si ud alla radio la voce
di Illys che condannava senza possibilit di appello quella tirannide che aveva
tenuto sotto il suo giogo nove milioni di ungheresi e che nelle altre parti del mondo,
dove parimenti imperava, aveva privato dei pi elementari diritti milioni e milioni di
uomini. Una condanna senza appello dunque, dura e definitiva.
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Nellode di Illys la tirannide viene considerata sotto tutte le forme e gli aspetti
possibili con cui pu manifestarsi e mascherarsi, ivi compresi quelli per cos dire
sottilmente psicologici, cari allo stalinismo che aveva imperversato in Ungheria
durante gli anni 50 allepoca degli arresti e delle esecuzioni indiscriminate. Il grande
poeta, strappandone di dosso la maschera accattivante fatta di slogan e di canti,
mostra agli ungheresi la falsa ideologia con il suo vero volto inequivocabilmente
sanguinario. Lode potrebbe fungere da simbolo di denunzia di tutti i totalitarismi e
tutte le tirannie possibili e immaginabili:
Una frase sulla tirannia
(Egy mondat a zsarnoksgrl)
Dov la tirannia
l c tirannia
non solo nella canna del fucile
non solo dentro il carcere
non solo nella camera della tortura
non solo nel richiamo del secondino
urlato nella notte,
la tirannia l
nella veemente requisitoria
che incalza nel buio denso di fumo,
nella confessione, nel picchiettar dei carcerati
segnali morse sul muro,
non solo nella sentenza gelida
del giudice: colpevole!,
la tirannia l
non solo nell attenti!
fatto scattar militarmente,
nel grido fuoco!, nel rullo del tamburo
e nel modo di trascinare la salma
dentro la fossa,
non solo nelle notizie
bisbigliate in segreto
con timore
attraverso la porta socchiusa,
nel dito della mano portato alla bocca
in segno di silenzio: sssst!,
la tirannia l
non solo nelle pieghe del viso
la tirannia l
nel bacio di congedo
quando la moglie chiede
quando rincasi, caro
nel come stai tanto di consueto
ripetuto per strada,
nella stretta di mano
che saffloscia allimprovviso
nel raggelarsi repentino
del volto di chi tama
nel momento
dellappuntamento,
non solo nellinterrogatorio,
l nella dichiarazione d amore
nella dolce ebbrezza con cui ne pronunci la parola,
come la mosca che ti rovina il vino,
e poich neppure nei sogni
sei solo con te stesso
l nel talamo nuziale
e prima ancora nel desiderio
e poich ritieni bello soltanto quello
che un tempo le gi appartenuto
con lei che hai fatto lamore
credendo damare,
la tirannia l nel tuo piatto e nel bicchiere
nel naso e nella bocca
nel freddo e nella penombra
allaperto e nel chiuso della stanza
come se attraverso la finestra aperta
vi penetrasse un puzzo di carogna
come se dentro casa
vi fosse una perdita di gas,
quando dialoghi con te stesso
la tirannia che ti fa domande,
neppure nel fantasticare
sei indipendente,
perfino la Via Lattea, lass, ormai diversa:
una striscia di frontiera scrutata da riflettori
un terreno ricoperto di mine
con le stelle ridotte a spioncini
Versione italiana di Roberto Ruspanti. Una frase sulla tirannia, letta in italiano dal suo traduttore,
risuonata in diretta alla radio ungherese (Radio Petfi) il giorno di Ferragosto del 2002 in occasione della
serata finale del Convegno annuale dei poeti e degli scrittori ungheresi dedicato al poeta Gyula Illys nel
centenario della sua nascita e svoltosi a Tokaj in Ungheria tra il 14 e il 16 agosto 2002.
Negli anni successivi seguiti alla repressione violenta della rivoluzione lode
contro la tirannia finir sotto la mannaia della censura kdriana e per poterla di
nuovo leggere ed ascoltare pubblicamente bisogner attendere il 1988, alla vigilia del
1989, lanno dellimplosione del regime comunista in Ungheria e negli altri paesi
socialisti.
Lanelito di libert degli ungheresi venne spento nel sangue alle prime ore del
freddo mattino del 4 novembre 1956. I carri armati sovietici, chiamati in soccorso dai
Giuda, traditori del loro stesso popolo, soffocarono quellaspirazione proibita dei
magiari, seppellendone per sempre lillusione che quellutopia che li aveva
tiranneggiati fino ad allora fosse emendabile e potesse assumere quellaspetto che
stato poi comunemente ed impropriamente definito socialismo dal volto umano,
impropriamente perch mai realizzato e comunque privo delle elementari regole della
democrazia liberale. Gli ungheresi avrebbero dovuto aspettare oltre trentanni per
rivedere lalba della luce della libert che in quei giorni gloriosi poterono solo
intravvedere. Quel livido mattino del 4 novembre 1956 lUngheria periva nella stessa
indifferenza del mondo che poco pi di centanni prima, nel 1849, aveva visto altri
Ungheresi soccombere sotto i colpi delle armate russe zariste chiamate in soccorso
dagli Asburgo dAustria per domare lUngheria anche allora ribelle. Ora nel 1956
nuovi zar, i Kruscev, i Kdr, i Togliatti, depositari della verit di un nuovo
assolutismo ideologico, il totalitarismo comunista, soffocavano il nuovo anelito di
libert e di indipendenza degli ungheresi.
Il mondo della cultura ungherese, in generale, e, nellambito di questa, i
letterati in particolare, non solo fu tra i pi presenti durante la rivoluzione con cui si
concretizz la lotta degli ungheresi contro il totalitarismo per la libert, la democrazia
e lindipendenza nazionale, ma ne fu uno dei pi importanti promotori. Molti degli
scrittori rivestirono un ruolo di primo piano in quegli avvenimenti, solo nel 1989
assurti ufficialmente in Ungheria a dignit storica come rivoluzione, dopo essere
stati per oltre trentanni rimossi dalla storia ufficiale - ma non dalla coscienza - della
//
Piros a vr a pesti utcn,
munksok, ifjak vre ez,
piros a vr a pesti utcn,
belgyminiszter, kit lvetsz?
//
...Piros a vr a pesti utcn.
Es esik s elveri,
mossa a vrt, de megmaradnak
a pesti utca kvein.
Piros a vr a pesti utcn,
munksok - ifjak vre folyt,
- a hromszn-lobogk mell
tegyetek ki gyszlobogt.
A hromszn-lobog mell
tegyetek hrom eskvst:
srsbl egynek tiszta knnyet,
s a zsarnoksg gyllett,
B. Tth, Krisztinavrosi krmenet (Processione nel quartiere Krisztina), Budapest, 1991, p. 242.
Titolo originale: SIRAT - Grecz Attila 1956. november 7-n hsi hallt halt klt bartom emlekre.
Versione italiana di Roberto Ruspanti.
11
Non ci sei pi, eppure hai fatto della tua morte bella e leggera
/ un esempio
e a me, che ti piango, concedi d'innalzare
a scudo contro lorrore il sorriso del tuo volto.
Attila Grecz era uno degli autori del Fveskert (Il giardino erboso), titolo che
alcuni poeti magiari rinchiusi in carcere nel pieno dello stalinismo degli anni
Cinquanta, alcuni dei quali poi morti durante gli scontri con i cingolati sovietici o
costretti ad un esilio doloroso, avevano voluto dare alla loro raccolta clandestina di
poesie, poi pubblicata a Vienna nel 1956, perch - come ricordava il poeta Tibor
Tollas (1920-1997) introducendo la raccolta tradotta in italiano e pubblicata a Firenze
nel 1959 a cura di Imre Vrady - il giardino erboso il pi bel simbolo ungherese
della vita che si nutre di terra e di luce... il giardino, il giardino dei Transilvani, della
gente di Debrecen, dove non erano ignoti i fiori odorosi delle terre lontane. Ma forse proseguiva il Tollas - questo giardino sta a significare anche il giardino interiore.12 E
certamente anche dietro le mura alte e opprimenti del duro carcere stalinista questi
poeti clandestini magiari si erano ritagliati per s un piccolo pezzo di terra, quello
spazio ideale di libert che nessuna tirannide potr mai soffocare. I versi di Attila
Grecz ce ne danno la pi realistica e sofferta testimonianza:
A pane e acqua13
Giaccio sul pavimento lurido
con la schiena appoggiata al muro.
Il dolore ... potrai, mia poesia,
vincerlo?
12
E. (Imre) Vrady (a cura di), Il giardino erboso, Fussi-Sansoni, Firenze 1959, pp. 20-21.
A. Gerecz, Kenyren s vzen (A pane e acqua). Nuova versione italiana di Roberto Ruspanti. Il testo
originale inserito nel volumetto Il giardino erboso, ibidem, p. 84:
13
G. Manacorda, Letteratura sotterranea. Nel carcere ungherese spunt facile la poesia, in L'Avvenire
dItalia, 22 luglio 1959.
15
P. Santarcangeli, Recensione a Il giardino erboso, in Il Ponte, numero speciale dedicato allUngheria,
Firenze 196O, pp. 778-782.
14
16
17
In ungherese Sztlin t.
Roberto Ruspanti, Quel treno per Budapest, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pp. 137-138.
18
Elvitte t az sz,
szrny, szrny ra!
Az gbl hullt a vr, a vas a tz,
sros lbak tiportak r a hra.
A pincemlyben elfogyott a vz,
s a knny, akr a tej hvs savja,
elfedte rgen mr az des zt,
s kzben ftylt a szl ...
szrny, szrny ra...!
A tren llt a lompos, mla kt,
s az g hallt nttt a vzhozra,
br hsz lps volt mindssze az t ...
Ltom a feltrt, fehr ingt,
- szrny, szrny ra ...
a szoknyja rvid volt s
alla kibujtak trdei, mint kis csibk ...
Hajnal derengett csak,
szrny, szrny ra ...
Kezben kt vdrrel ktra ment,
az lom mg alig suhant le rla,
a tbbiek szuszogtak odalent,
a kt vdr ott llt, vzzel tele,
kztk halott virgknt hullt a hra,
mellre csuklott szp, finom feje
s elvitte t az sz
szrny, szrny ra ..
Come accennato nel romanzo, il giovane poeta Jzsef Rth jr, che lautore
della commovente lirica, mor durante le giornate della rivoluzione. Mor anchegli,
come la fanciulla da lui cantata, entrambi vittime sacrificali della tirannide. Il
menzionato poeta traduttore Paolo Santarcangeli ne piange la tragica morte
accomunandoli in un unico commosso ricordo nella sua lirica dal titolo LAraldo:
E la fanciulla ignara
venne falciata dalla mitraglia.
Andava, dice il poeta ucciso,
andava con magre gambette e scarpine consunte,
le treccioline pendenti come codine di topo,
una vecchia secchia in mano,
ricolma di acqua di fonte.19
primi anni 60 non si pu parlare di una vera e propria letteratura anti-regime. Come
pi volte rilevato, molti di quegli intellettuali avevano partecipato alla rivoluzione
rivendicando un socialismo sburocratizzato e pi aderente ai bisogni del popolo
magiaro: non un caso se il pi importante e famoso di loro, Tibor Dry, condannato
a morte dal regime kdriano, verr salvato dallesecuzione della condanna grazie
allintervento di numerosi e famosi intellettuali di sinistra europei, ivi compresi quelli
iscritti o vicini al Partito comunista italiano che pure, come noto, assunse una
posizione assolutamente contraria alla rivoluzione ungherese e ad Imre Nagy, che di
fatto, pur non volendolo almeno inizialmente, ne era divenuto il leader assumendo
legittimamente, vale a dire secondo le regole vigenti nellUngheria comunista di
allora, lincarico di primo ministro del governo ungherese.
Diversa, naturalmente, la situazione e la produzione di quegli intellettuali
ungheresi che avevano scelto la via del volontario esilio gi da tempo, allaffermarsi
della dittatura comunista di tipo sovietico alla fine degli anni 40 ( il caso del grande
scrittore Sndor Mrai, riscoperto alla fine degli anni 90 in Italia e in Ungheria, e del
grande critico letterario Lszl Cs. Szab) o si videro costretti a sceglierla dopo la
repressione della rivoluzione del 56, come il sopra menzionato poeta Tibor Tollas,
rifugiatosi a Vienna, dove nel 1957 diede alle stampe il volumetto di poesie Il
giardino erboso), prima ricordato. La poesia, pi che la narrativa o la filosofia,
rester nellimmediato indomani del 56 lunica arma seppure spuntata nelle mani
degli intellettuali ungheresi per gridare tutta la loro rabbia, il loro dolore per il sangue
versato, per la libert momentaneamente assaporata e poi perduta, per la patria
abbandonata forse per sempre. Ma in quei versi, in quelle parole c ancora tutto
lentusiasmo, tutto lardore della giovent di Budapest che sapeva di lottare per la
dignit delluomo e per qualcosa che non aveva mai provato: la libert. Sndor Mrai,
che nei giorni della rivoluzione aveva pensato di fare rientro in patria da Monaco di
Baviera, dove collaborava come redattore alla Radio Europa Libera, ma raggiunto
dalla notizia dellinvasione sovietica dellUngheria, aveva dovuto desistere
riprendendo invece la via dellesilio, nel triste Natale di quellanno scrive a New
York una splendida ed indimenticabile lirica, Mennybl az angyal (Angelo dal
ciel), dedicata al martirio del suo Paese. Ne cito la prima e la terza strofa:
I
Angelo dal ciel affrettati a scendere
sulla gelida Budapest in fiamme,
l dove in mezzo ai cingolati russi
tacciono le campane,
l dove non risplende il Natale,
non pendono dallalbero noci dorate
e non c altro che gelo, brividi e fame.
Rivolgiti a loro, in modo che comprendano,
parla a voce alta nella notte,
reca, angelo, notizia del prodigio.
//
III
Spiega perch questo un prodigio del mondo:
lalbero natalizio dun povero popolo
ha preso ad ardere nella Notte Santa.
E molti si son fatti il segno della Croce,
da ogni angolo della terra i popoli guardano, guardano,
alcuni comprendono, altri non comprendono.
Scuotono il capo, questo troppo per molti.
Pregano oppure aborriscono,
perch non caramelle ma altro pende dallalbero:
Cristo dei popoli, il Paese dei Magiari.20
nei primi giorni della Rivoluzione del 56 aveva chiesto il primo intervento dei
sovietici e che poi aveva abbandonato la politica, nonch nella studiosa di filosofia
gnes Heller i nomi di punta. In particolare, lo scrittore Endre Fejes nel suo romanzo
Rozsdatemet (letteralmente Discarica, tradotto e pubblicato in Italia con il titolo di
Cimitero della ruggine, 1962) manda al macero tutta la societ socialista cos come
si andava realizzando in Ungheria nellera kdriana con tutti gli orpelli di
burocraticismo e di socialismo pi di facciata che reale. Lo stesso Fejes realizza
nel 1969 il dramma a tinte gialle di denuncia sociale J estt nyr, j estt szerelem
(Buonasera estate, buonasera amore) che mette alla berlina alcune distorsioni create
nella societ comunista dal confronto che il cittadino medio ungherese faceva con gli
standard di vita occidentali e dallo scimmiottamento dei suoi modelli. Questi
intellettuali, educati al marxismo e al leninismo, che conoscevano profondamente,
prendevano atto che il regime kdriano non corrispondeva affatto ai canoni del
marxismo. Di nuovo, ancora unaltra volta, la critica e lopposizione degli
intellettuali ungheresi al regime comunista che si era realizzato in Ungheria partiva in
gran parte da sinistra: essi non criticavano il monopartitismo, ma contestavano il
burocraticismo con i suoi risvolti operettistici. Lopposizione democratica
ungherese, esauritasi nella fiammata rivoluzionaria del 56, viveva ormai sfiduciata e
priva di speranze in gran parte allestero.
Controcorrente sembr invece andare uno scrittore molto popolare
nellUngheria kdriana degli anni 60-70, Gyrgy Moldova, che per primo defin la
rivoluzione del 56 rivolta. Attenzione, per! rivolta e non rivoluzione. In
realt lopposizione di Moldova al regime era solo di facciata e finiva per fare il
gioco del dittatore Kdr saldamente al potere avvalorando la tesi che il socialismo
reale in salsa kdriana era comunque un comunismo democratico rispetto a quello
non democratico dellepoca buia dello stalinismo che ora veniva anche
ufficialmente condannato. Come ha giustamente sostenuto in un convegno
dellIstituto Letterario dellAccademia Ungherese delle Scienze su Gli scrittori e il
1956 svoltosi qualche anno fa a Budapest lo scrittore transilvano Gza Szcs, in
questi romanzi le figure rivoluzionarie sono a livello caricaturale e il ruolo
pseudostorico che vi viene attribuito alle figure del conte Mihly Krolyi e del
filosofo Gyrgy Lukcs nascondono in realt una diminutio della rivoluzione. Ne
costituisce, in anni recenti, la prova provata la controversa biografia di Jnos Kdr
realizzata da Gyrgy Moldova, che leccentrico e ormai anziano scrittore ha fatto
uscire provocatoriamente alla vigilia del 50 anniversario della rivoluzione che si
celebrava nel 2006, togliendosi definitivamente quella maschera di
pseudorivoluzionario che aveva indossato negli anni 60. Una biografia che ha
suscitato in Ungheria alla sua uscita un certo sconcerto accompagnato per anche da
riconoscimenti positivi dovuti ad una sorta di sentimento nostalgico di parte degli
ungheresi schiacciati dalla crisi economica verso il passato regime. Questa biografia e
lesaltazione di Jnos Kdr che vi si irradia da ogni pagina stata definita da alcuni
reduci e parenti delle vittime del 1956 un insulto alla memoria della rivoluzione e di
coloro che morirono, furono incarcerati o costretti allesilio per unaspirazione di
libert. Per chi abbia un minimo di conoscenza della storia ungherese dagli anni 50
Ha n kapu volnk
mindig nyitva llnk,
akrhonnan jnne
brkit beengednk,
nem krdeznm tle
Se io fossi un varco
me ne starei sempre aperta,
farei passar chiunque
da qualunque parte egli giungesse,
non gli starei a chiedere:
ht tged ki kldtt,
akkor lennk boldog
ha mindenki eljn.
ma chi ti ha mandato?
allor sarei felice
se ognun mattraversasse.
Ha n ablak volnk
akkora nagy volnk,
hogy az egsz vilg
lthatv vljk,
megrt szemekkel
tnznnek rajtam,
akkor lennk boldog
ha mindent megmutattam.
Ha n utca volnk
mindig tiszta lennk
minden ldott este
fnyben megfrdnk,
s ha engem egyszer
lnckerk taposna
alattam a fld is
srva beomolna.
Ha n zszl volnk
sohasem lobognk
mindenfle szlnek
haragosa volnk,
akkor lennk boldog
ha kifesztennek
s nem lennk jtka
mindenfle szlnek.
Solo fra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta si comincia a profilare
apertamente lidea di una democrazia parlamentare.
Nel 1974 Gyrgy Konrd e Ivn Szelnyi firmano il saggio Az ertlmisg tja
az osztlyhatalomhoz (La via degli intellettuali verso il potere di classe), opera
volutamente destinata al samizdat, un tentativo teorico di descrivere il socialismo
come societ di classe e il ruolo mutabile degli intellettuali nei confronti di questa. Il
manoscritto venne bloccato dalla polizia, mentre il regime tent di costringere
allesilio i due autori. Il saggio verr pubblicato a Ginevra nel 1978 e in volume a
Budapest nel 1985 a cura della casa editrice ramlat Fggetlen, che al pari di altre
pubblicava opere in samizdat in forma di libro stampato.
Nasce la Szamiszdat irodalom (Letteratura in samizdat), cio la letteratura
sotterranea di contestazione radicale al regime. Siamo alla met degli anni 70. E
questa una letteratura di tipo sociologico, fatta di saggistica. Nel 1976 appaiono i
primi testi dattiloscritti in samizdat. Nel 1977 compare Profil lantologia di testi
dattiloscritti in samizdat destinata alla pubblicazione, poi mancata. Nello stesso anno
(Lestetica della censura), opera fondamentale sulla cultura del socialismo di stato,
sulla letteratura e sullarte guidate dal potere politico. Il saggio circol in samizdat e
venne tradotto in diverse lingue. Lopera sar pubblicata nel 1986. Secondo Haraszti
lestetica della censura significa la connivenza volontaria o involontaria verso cui lo
Stato-partito incanala o costringe ai propri fini gli scrittori e gli artisti.
Nel 1981 vede la luce limportantissima rivista di opposizione al regime
Beszl (Speaker), che parte con una tiratura di 1500 copie arrivando nel 1989 ad
8000 copie dopo 27 numeri. La rivista svolger un vero e proprio ruolo di forum
dellopposizione democratica al regime e vedr fra i suoi autori alcuni importanti
nomi che svolgeranno funzioni politiche dopo il 1989 nellUngheria democratica. Fra
di loro Mikls Haraszti, Jnos Kis, Mikls Tams Gspr, Gbor Demszky (che
stato sindaco di Budapest ininterrottamente dal 1990 al 2010), Gyrgy Petri, Ottilia
Solt, nomi che ricorrono frequentemente in questo periodo.
Nello stesso anno viene fondata la casa editrice AB-Fggetlen (ABIndipendente) sul modello della casa editrice polacca NOWA, votata alle
pubblicazioni in samizdat.
Nel 1982 vengono fondate, una dopo laltra, le case editrici Hitel (Credito) e
ABC-Fggetlen (ABC-Indipendente); nel 1983, su iniziativa di Gyrgy Krass, una
delle figure pi rilevanti dellopposizione intellettuale ungherese, nasce la casa
editrice Magyar Oktber (Ottobre ungherese): sar questa casa editrice a pubblicare
nel 1984 il fondamentale volume di Istvn Bib, A magyar forradalomrl (Sulla
rivoluzione ungherese), con la prefazione dello stesso Krass, unopera che svela
definitivamente agli ungheresi i tab della loro gloriosa rivoluzione patriottica e
democratica del 1956. In questo volume oltre ai lavori scritti dal grande pensatore
magiaro nel biennio 1956-57, si leggono anche le sue lettere in difesa dei suoi
compagni di carcere, scritte dopo la sua liberazione dal carcere.
Jnos Kis nel 1982 fa uscire in samizdat il saggio di filosofia morale dal titolo
Vannak-e emberi jogaink? (Abbiamo diritti umani?), che verr poi pubblicato nel
1986 in forma di libro, ma sempre in samizdat, dalla casa editrice AB-Fggetlen
(AB-Indipendente).
Oramai, negli anni Otanta lAssociazione che riunisce gli scrittori ungheresi, la
vecchia Unione degli Scrittori Ungheresi, non pi in grado di controllare loperato
degli scrittori.
Come prima accennato, il poeta Gspr Nagy (1949-2007) nel 1984 infrange
lomert sul nome di Imre Nagy e scrive rknyr: elmltam 9 ves (Estate eterna:
compivo 9 anni), titolo riferito al proprio compleanno, che cadeva nel 1958, che
per anche la data dellimpiccagione e della morte di Imre Nagy: una lirica sul primo
ministro della Rivoluzione del 56, da oltre venticinque anni linnominato per
definizione, nella quale il poeta magiaro non solo gioca con le tre famose T del
sigillo censorio Tiltott, Trt, Tmogatott (proibito, sopportato, appoggiato), prima
ricordate, dove le parole se ITT se OTT (n qui n l) si possono leggere per
assonanza come Tiltott (proibito), ma si fa anche beffe della censura con le lettere
maiuscole N.I., iniziali di Nagy Imre secondo lordine alfabetico ungherese (da me
rese nellordine italiano: I.N.), nelle prime due lettere del verbo negativo NIncs (non
Nel 1985 (14-16 giugno) si svolge la riunione di Monor (citt che diede i natali
a Lajos Kossuth), alla quale partecipano diversi gruppi di opposizione al regime e
influenti intellettuali ungheresi. Parallelamente si svolge a Budapest il cosiddetto
Forum culturale degli intellettuali. Il 5 e il 6 dicembre 1986 nellappartamento
privato dello scrittore Istvn Ersi viene organizzata clandestinamente una
conferenza dal titolo Sul 56 nell86, in occasione del 30 anniversario della
rivoluzione ungherese.
in questa fase degli anni Ottanta che in Ungheria vedono la luce della
pubblicazione in samizdat diversi scritti ungheresi e stranieri sulla rivoluzione del
1956. Fra questi ricordiamo: il gi menzionato, importantissimo saggio di Mikls
Haraszti, A cenzra eszttikja (Lestetica della censura), pubblicato nel 1986 dalla
casa editrice AB-Fggetlen Kiad; Bill Lomax, Hungary 1956 (Ungheria 1956),
1986, tradotto in ungherese e pubblicato nel 1987 a cura di Gyrgy Krass, autore di
diversi studi e ricerche sulla rivoluzione del 1956, alla quale aveva anche partecipato
attivamente (AB-Fggetlen Kiad, Budapest, 1987); particolare curioso: il libro
recava in copertina un nastrino tricolore emblematico. Jnos Kis-Imre Mcs-Jen
Szll-Mikls Vsrhelyi firmano nel 1987 il volume dal titolo Az 1956-os magyar
forradalom elzmnyei, alakulsa s utlete (Premesse, sviluppo e conseguenze
della rivoluzione ungherese del 1956), che verr pubblicato a Budapest un anno
dopo dalla Casa editrice Magyar Oktbr-Szabad Sajt.
Oramai si parla apertamente e si scrive quasi liberamente della Rivoluzione del
1956. Il vento stava cambiando. Lanelito dei Magiari alla libert e alla democrazia
comincia finalmente a produrre i suoi frutti.
Nel 1987 a Lakitelek (piccolo centro non distante da Budapest) viene fondato il
Movimento del Magyar Demokrata Frum (Forum Democratico Ungherese), che si
trasformer in partito nel 1988.
Nello stesso anno la rivista Beszl (Speaker) pubblica il famoso articolo
dal titolo Trsadalmi szerzds (Contratto sociale), nel quale vengono
rappresentate le nuove condizioni della trasformazione politica dellUngheria e viene
attaccato apertamente il simbolo stesso del regime comunista ungherese, Jnos
Kdr, invitato a lasciare il potere: Kdrnak mennie kell! (Kdr se ne deve
andare!).
Nel 1988 si svolgono luno dopo laltro importanti meeting che danno vita alle
pi importanti formazioni politiche della nuova Ungheria democratica:
nascono la FIDESZ (Fiatal Demokratk Szvetsge, cio Federazione dei
Giovani Democratici), il partito del Magyar Demokrata Frum (Forum Democratico
Ungherese) e il SZDSZ (Szabad Demokratk Szvetsge, cio Federazione dei Liberi
Democratici).
Nel mese di aprile del 1989 si svolge la Tavola rotonda che vede laccordo
fra il partito comunista al potere, cio lo MSZMP, il Partito Socialista Operaio
Ungherese (in sigla italiana POSU) e le nuove formazioni politiche democratiche per
lattuazione di un sistema pluripartitico.
Per una conoscenza della rivoluzione ungherese vista in una particolare angolatura, si consiglia il volume
R. Ruspanti (a cura di), Ungheria 1956: la cultura si interroga, gi citato.
23
Klra la giovane studentessa universitaria, protagonista femminile del romanzo.
24
Kdr muore il 6 luglio, lo stesso giorno in cui vennero cancellate gli effetti giuridici del processo che nel
1958 si era concluso con la condanna a morte e poi limpiccagione di Imre Nagy.
25
Pter il giovane studente universitario, protagonista maschile del romanzo.
26
Roberto Ruspanti, Quel treno per Budapest, cit., pp. 14-15.
lormai ex despota pronunziava una frase lasciata come in sospeso, che rimasta poi
famosa e d allintero intervento un timbro tragico di ammissione di colpa: Perch
io ho commesso un errore... (mert n elkvettem egy hibt... ).27
Il 23 ottobre del 1989, anniversario della rivoluzione del 56, viene proclamata
la Repubblica dUngheria, mentre nel mese di aprile del 1990 si svolgono le prime
elezioni libere dopo oltre quarantanni di dittatura.
Purtroppo, allindomani del 1989, nella neonata democrazia ungherese lover
dose di testimonianze, documentari inediti, rivelazioni, trasmissioni televisive, la
pubblicazione di documenti e di liste non pi tanto segrete di informatori del regime
kdriano, talvolta usate per denigrare lavversario politico, e una copiosa letteraturatrash, soprattutto nel campo della pubblicistica, hanno finito per creare nel pubblico
ungherese una specie di rigetto del glorioso avvenimento di tanti anni prima e,
soprattutto, un disinteresse diffuso verso la ricerca storica scientifica delle cause
politiche che caratterizzarono la rivoluzione, nonch delle componenti sociali che
principalmente ne furono le promotrici e le protagoniste, e questo nonostante
limpegno scrupoloso di validi ricercatori storici riuniti nellIstituto per la
Rivoluzione ungherese del 1956, oggi soppresso. Cosicch potrei quasi dire che nella
societ contemporanea ungherese la rivoluzione del 1956 stata pressoch rimossa e
dimenticata. Il triste quadro completo se a questo aggiungiamo che la rivoluzione,
dopo essere stata calunniata dai comunisti contemporanei agli avvenimenti (come
ha ben dimostrato Federigo Argentieri nel caso dei comunisti italiani), stata poi
trasformata in oggetto di futile polemica politica, fino ad essere spesso e volentieri
strumentalizzata dalla classe politica ungherese post-1989 che avrebbe invece dovuto
ricordarla e celebrarla in modo unitario. Divisione e strumentalizzazione che hanno
finito per svilirne del tutto il ricordo e il significato. Tale strumentalizzazione o, se si
preferisce, la sovrapposizione strumentale del glorioso evento storico alla misera
politica degli anni recenti ha toccato lapice alcuni anni fa in occasione degli
avvenimenti politici del 2006, in particolare allindomani dello scandalo politico
causato dalla divulgazione mediatica (e devo onestamente dire: in gran parte
strumentale) del cosiddetto discorso della menzogna del primo ministro socialista
Ferenc Gyurcsny seguita dalle conseguenti manifestazioni di piazza culminate con il
violento assalto e loccupazione delledificio della televisione.
Tutto questo si trasformato in un silenzio assordante nei confronti del
glorioso evento storico. Per di pi (spiace doverlo constatare) le nuovissime
generazioni ungheresi sono del tutto o quasi del tutto indifferenti, se non addirittura
ignoranti, rispetto a questa memorabile pagina della storia universale della lotta
delluomo per la libert che stata e rimarr sempre la rivoluzione ungherese del
1956. Cos la stessa celebrazione ufficiale del 23 ottobre, anniversario della prima
giornata della rivoluzione divenuto festa nazionale, spesso si svolge allinsegna della
divisione, sotto la cappa di una stanca e scontata routine.
Il filmato che riproduce, sia pure in modo incompleto estrapolandone le parole, lintervento di Kdr
riportato nel sito:
http://www.youtube.com/watch?v=9ajyy_A0PLw
27
1956 per disegnare i complessi aspetti caratteriali e psicologici dei due giovani
protagonisti, le cui vicende e le cui scelte drammatiche si inseriscono nel periodo
immediatamente successivo al fallimento della rivoluzione 56, e da cui stato tratto
nello stesso anno un film;
Aki megszktt a hall ell (Scampato alla morte) di Lszl Gyrffy
(Kairosz, Budapest 2002; II edizione 2004) un romanzo a sfondo storico nel quale
lautore ripercorre le vicende di un ufficiale ungherese dellAccademia militare
Ludovika costretto a lasciare da ragazzo la propria terra nata a causa della
disintegrazione della grande Ungheria storica (Trattato del Trianon del 1920), che
quindi partecipa alloccupazione ungherese di parte della Slovacchia (Alta Ungheria)
e della Transilvania, riassegnate dallarbitrato Ribbentropp-Ciano allUngheria, poi
prigioniero di guerra in Unione Sovietica e infine, dopo essere rientrato in patria nel
1948, comandante della guardia nazionale nella citt di Keszthely durante la
rivoluzione del 1956, e per tale motivo condannato a morte, ma scampato alla morte
(donde il titolo) grazie alla scelta di andare in esilio volontario in Austria. Qui, in un
tranquillo paesino lungo il fiume Mura, lufficiale ungherese ormai vecchio ripensa
attraverso i propri ricordi il tragico destino suo personale e dellUngheria. Dunque,
anche questo non un romanzo sulla rivoluzione del 1956 in senso stretto, come il
titolo potrebbe far pensare, ma un romanzo nel quale in realt la rivoluzione del 1956
diviene loccasione o, se si preferisce, il pretesto per abbozzare, attraverso i ricordi
dellesperienza militare e di vita di un ufficiale ungherese, la storia dellUngheria
dalla caduta dellimpero austro-ungarico al riaffermarsi del regime comunista grazie
allintervento militare sovietico che nel 1956 pose fine alla rivoluzione magiara;
Rozsda sz (Autunno di rugiada) di Andrs Simonffy (Magvet, Budapest
1990) un romanzo nel quale gli avvenimenti rivoluzionari del 1956 si mescolano e
si fondono con le vicende autobiografiche dellautore, che allepoca della rivoluzione
era un adolescente. Laspetto pi interessante dellopera la narrazione di alcuni
episodi, anche tragici, dei giorni della rivoluzione (tra i quali labbattimento della
statua di Stalin, lassalto dei rivoltosi alledificio della radio, la reazione violenta
della polizia stalinista che spar sulla folla radunata davanti al Parlamento in piazza
Kossuth), fissati con occhi adolescenziali dal futuro scrittore in un diario conservato
per anni e anni nel cassetto e che ore funge da canovaccio del romanzo. Cos anche le
immagini delle atrocit di alcuni episodi accaduti durante la rivoluzione rivissuti
attraverso le pagine di questo diario si stemperano nel senso profondo dellamore per
la vita e per la libert di cui era pieno il giovane adolescente ed ancora oggi pieno lo
scrittore;
tvenhatos regny (Romanzo del Cinquantasei), di Gbor Kartson, un
voluminoso romanzo di ben 708 pagine sulla rivoluzione del 1956 uscito nel 2005 per
i tipi della casa editrice Helikon. Lautore pi noto come pittore, sebbene non
disdegni di scrivere. Il 1956 del titolo per non altro che un pretesto per Gbor
Kartson, che al tempo stesso anche il protagonista del romanzo, per fare un lungo
discorso retrospettivo e autobiografico, nello sfondo storico dellEuropa e
dellUngheria del XX secolo, sullesistenza, sulla politica, sullamore, sullamicizia,
sulla fedelt e sul tradimento, sul ruolo degli intellettuali e via dicendo. Di fatto il
titolo del romanzo non mantiene la promessa che vi contenuta, ma in un certo senso
trae addirittura in inganno perch lavvenimento rivoluzionario in quanto tale non
solo non posto al centro del tema e della narrazione dellopera, ma vi compare solo
per il 20% delle pagine. Vi sono, vero, fatti ad esso riferiti, elencati come in una
sorta di diario (diario degli avvenimenti e diario personale) dallautore, ma il 56
costituisce soprattutto un pretesto per parlare, fra gli altri, di avvenimenti e di
movimenti sotterranei di contestazione al regime di Kdr, come per esempio il
cosiddetto Duna-mozgalma (Movimento per il Danubio), un movimento di difesa
ambientale contro la costruzione della diga di Bs-Nagymaros in anni ben lontani dal
1956.
Per quanto riguarda la poesia ungherese contemporanea dedicata alla
rivoluzione del 56, il quadro abbastanza desolante. Mi viene in mente un solo titolo
degno di essere menzionato: Vrrel virgz 1956 (1956 sbocciato col sangue), una
raccolta di liriche realizzate da quaranta poeti magiari (Ht Krajcr, Budapest 1996).
Indubbiamente pi rosea la situazione che riguarda la cinematografia. In questo
campo si segnalano le opere di alcuni fra i pi importanti registi ungheresi. Alcuni
films sono stati realizzati gi prima della caduta del regime comunista, a
testimonianza di una diminuzione della pressione censoria nella fase finale di questo.
Ricorder qui, fra gli altri, la triade della regista Mrta Mszros: Napl
gyermekeimnek (Diario per i miei figli) del 1984, Napl szerelmeimnek (Diario
per i miei amori), del 1987 e Napl apmnak, anymnak (Diario per mio padre, per
mia madre), del 1990. Della stessa regista A temetetlen halott (Il morto insepolto)
del 2005, titolo banalmente tradotto in italiano come Luomo di Budapest, unopera
che ripercorre in modo realisticamente drammatico le vicende dellarresto, del forzato
soggiorno in Romania, del carcere e delle agghiaccianti condizioni disumane in cui vi
fu tenuto, del processo farsa e dellimpiccagione di Imre Nagy raccontate in parallelo
con le immagini del ghigno beffardo del despota Jnos Kdr mentre arringa il partito
e le folle con discorsi pieni di battute sarcastiche contro il compagno incarcerato che
non ha per mai il coraggio di nominare. E, soprattutto, la ricostruzione e la
rievocazione del contegno dignitoso e della morte eroica del deposto legittimo primo
ministro dUngheria. Un film che pur lasciando sconvolti gli spettatori un
monumento alla dignit e alla fermezza di Imre Nagy, che vi compare non solo come
un martire dellideologia comunista, ma come un vero eroe nazionale.
Interessante il film di Kroly Makk, Magyar Rekviem (Requiem ungherese)
del 1990. Il film, alla cui sceneggiatura partecip Mikls Vsrhelyi, il giornalista
fiumano che era stato portavoce di Imre Nagy nel 1956 e per questo condannato a
diversi anni di carcere, ripercorrendo latmosfera cupa e tetra degli anni della
repressione kdriana post-rivoluzione, narra le vicende di sette condannati a morte
che nel biennio 1957-58 attendono in carcere lesecuzione della condanna. Nel film
vengono messe in evidenza da un lato la volont del regime di cancellare il ricordo
della rivoluzione mantenendo nel Paese unatmosfera di paura e di terrore, dallaltro
lato le interazioni e le reazioni psicologiche dei sette rivoluzionari che in modi diversi
avevano preso parte alla rivoluzione.
sport) non era impossibile. Intorno a questo episodio, il regista, gli sceneggiatori e i
collaboratori del film, tra i quali ultimi spicca il nome del figlio di Lszl Rajk,
imbastiscono la storia damore fra la studentessa universitaria Viki Falk e Karcsi
Szab, uno dei campioni della squadra di pallanuoto ungherese. Quando scoppia la
rivoluzione Viki rimane a combattere in patria, mentre Karcsi parte per lAustralia
per partecipare alla mitica finale di pallanuoto di Melbourne che si svolse il 6
dicembre 1956: in due parti della terra cos lontane luna dallaltra la giovane
universitaria continuer la sua lotta per la libert sulle barricate di Budapest e il
giovane campione di pallanuoto difender in Australia lonore dellUngheria
dimostrando al mondo, sia pure simbolicamente, che anche un piccolo popolo come
quello ungherese capace di lottare per la libert contro i potenti e sconfiggerli.
(Solamente fra parentesi vorrei sommessamente far notare che nel mio
romanzo Quel treno per Budapest, pi volte citato, pubblicato dalleditore Rubbettino
gi nel 2002, i due protagonisti da me immaginati sono anchessi una studentessa
universitaria e un campione di nuoto, con laggiunta di un terzo personaggio-chiave,
il giornalista italiano comunista: una curiosa coincidenza).
Anche il teatro di prosa ungherese contemporaneo volle dare nel 2006 il suo
contributo alle celebrazioni del cinquantenario del 56. Cos il dramma di Jzsef Gli
Szabadsg hegy (Monte della Libert), che come ho ricordato era stato
rappresentato nei giorni antecedenti la rivoluzione del 56, venne riproposto nel 2006
in un nuovo allestimento dal teatro Jzsef Attila di Budapest nel duplice
anniversario dei cinquantanni dello stesso teatro e della rivoluzione del 1956.
Fra le pices teatrali realizzate nel 2006 per festeggiare i cinquanta anni della
Rivoluzione ricorder il dramma intitolato Libert (Libert, 2006) di Gza Szcs,
scrittore transilvano, oggi uomo politico, che vive tra la Transilvania e lUngheria
con diverse frequentazioni italiane. Lopera, che si apre con i celebri versi di Dante
Alighieri sullUngheria Oh beata Ungheria, se non si lascia pi malmenare...
(Paradiso, XIX, vv. 142-143) ed suddivisa in tre parti e 132 scene, in cui si
alternano dialoghi serrati, monologhi, versi lirici e canti, ripercorre i giorni della
rivoluzione del 1956 attraverso le testimonianze dei protagonisti, gli scritti dei
testimoni degli avvenimenti e quelli di scrittori, giornalisti e storici ungheresi e di
altri paesi. Il dramma di tipo storico-psicologico Kazamatk (Casematte, del 2006),
di cui sono autori Jnos Trey e Jnos Papp, si riferisce invece ad un tragico episodio
avvenuto a Budapest durante la rivoluzione il 30 ottobre del 1956 nel corso dei
linciaggi succeduti allassalto della folla inferocita alla sede del partito comunista in
piazza della Repubblica (Kztrsasg tr), oggi ribattezzata piazza Giovanni Paolo II
(II. Jnos Pl ppa tr) forse per rimuoverne di dosso il passato cupo. La tragedia si
consuma con la morte di due ufficiali dellesercito regolare ungherese, un barbiere e
quattordici miliziani della polizia segreta VH invano travestitisi da poliziotti
comuni per evitare il linciaggio. La critica ungherese ha accolto con favore questo
dramma, il cui pregio maggiore costituito dalla ricostruzione fedele dellepisodio e
dallanalisi dello stato danimo dei personaggi che si muovono dentro e fuori
ledificio sede del partito in una contrapposizione drammatica teatralmente ben
riuscita.
***
Indro Montanelli, I sogni muoiono allalba, definito Commedia in 2 tempi, Edizioni de Il Teatro delle
novit, Milano 1960.
28
Alessandra Crocco, Non ti ho mai tradito, Pascal Editrice, Napoli 2009. Il testo di presentazione del
dramma qui ricordato una mia rielaborazione delle note redatte dalla stessa autrice-attrice.
30
La Hbermann, di origini ebraiche, ha pubblicato nel 2009 Tams knyve (Il libro di Tams),
Kyeselbach, Budapest, un volume documentario dedicato al fratello mai conosciuto morto in un campo di
sterminio nazista. Nel 2010 pubblica con la Casa Editrice Proedi Il labirinto di carta, un romanzo di tipo
autobiografico che narra la scoperta casuale del segreto della doppia vita di un uomo, che prima di emigrare
in Italia, aveva vissuto nel suo paese dorigine con la propria famiglia limmane tragedia dellolocausto degli
ebrei in Ungheria.
31
La recensione di Bruno Ventavoli stata pubblicata nella sezione Cultura (p. 21, 2/11/2002) del
quotidiano La Stampa.
I APPENDICE
CRONOLOGIA STORICO-POLITICA DELLUNGHERIA
(dal 1988 ai nostri giorni)
Nel 1988 si svolgono luno dopo laltro importanti meeting che danno vita alle
principali formazioni politiche della nuova Ungheria democratica.
16 giugno 1989, a Budapest, in una grande manifestazione popolare vengono
riabilitati il primo ministro Imre Nagy e i martiri della rivoluzione ungherese del
1956.
6 luglio 1989, Jnos Kdr muore il 6 luglio, lo stesso giorno in cui vengono
cancellate le conseguenze giuridiche del processo che nel 1958 si era concluso con la
condanna a morte e poi limpiccagione di Imre Nagy.
Nellestate del 1989 la fuga in massa di migliaia di tedeschi della Repubblica
Democratica Tedesca (la Germania dellEst) in vacanza in Ungheria spinge la
dirigenza del partito comunista ungherese ad aprire loro le frontiere del Paese verso
l'Austria, l'Occidente e la stessa Germania occidentale: il preludio (c chi dice: la
spallata decisiva) allabbattimento del muro di Berlino che roviner determinando il
crollo dei regimi comunisti in Europa e nella stessa Unione Sovietica.32
Finisce lera comunista in Ungheria.
Il 23 ottobre del 1989, anniversario della rivoluzione del 56, viene proclamata
la Repubblica dUngheria.
Nel mese di aprile del 1990 si svolgono le prime elezioni libere dopo oltre
quarantanni di dittatura. Il primo Presidente del Consiglio liberamente eletto in
Ungheria dopo quasi mezzo secolo di dittatura comunista stato Jzsef Antall (morto
nel 1993), segretario politico del neonato partito Magyar Demokrata Frum (Forum
Democratico Ungherese). Questi i Governi dellUngheria succedutisi dal 1990 al
2015:
governo di centro-destra (Jzsef Antall 1990-1993)
governo di centro-destra (Pter Boros, 1993-1994)
governo di centro-sinistra (Gyula Horn, 1994-1998)
governo di centro-destra (Viktor Orbn, 1998-2002)
governo di centro-sinistra (Pter Medgyessy, 2002-2004)
governo di centro-sinistra (Ferenc Gyurcsny, 2004-2006)
governo di centro-sinistra (Ferenc Gyurcsny, 2006-2009)
governo di centro-sinistra (Gordon Bajnai, 2009-2010)
governo di centro-destra (Viktor Orbn, 2010-2014)
governo di centro-destra (Viktor Orbn, 2014-)
32
Vedasi in proposito: Roberto Ruspanti, La spallata ungherese al muro di Berlino, in Emilia Fiandra (a
cura di), Cera una volta il Muro. A ventanni dalla svolta tedesca. vol. 1, Artemide, Roma 2011, pp. 59-74,
II APPENDICE
Jnos Brdy
Ha n rzsa volnk (Se io fossi una rosa), 1973
(Canzone)
Ha n rzsa volnk
nemcsak egyszer nylnk,
minden vben ngyszer
virgba borulnk
nylnk a finak
nylnk n a lnynak
az igaz szerelemnek
s az elmlsnak.
Ha n kapu volnk
mindig nyitva llnk,
akrhonnan jnne
brkit beengednk,
nem krdeznm tle
ht tged ki kldtt,
akkor lennk boldog
ha mindenki eljn.
Se io fossi un varco
me ne starei sempre aperta,
farei passar chiunque
da qualunque parte egli giungesse,
non gli starei a chiedere:
ma chi ti ha mandato?
allor sarei felice
se ognun mattraversasse.
Ha n ablak volnk
akkora nagy volnk,
hogy az egsz vilg
lthatv vljk,
megrt szemekkel
tnznnek rajtam,
akkor lennk boldog
ha mindent megmutattam.
Ha n utca volnk
mindig tiszta lennk
minden ldott este
fnyben megfrdnk,
s ha engem egyszer
lnckerk taposna
alattam a fld is
srva beomolna.
Ha n zszl volnk
sohasem lobognk
mindenfle szlnek
haragosa volnk,
akkor lennk boldog
ha kifesztennek
s nem lennk jtka
mindenfle szlnek.
*Il titolo riferito al proprio compleanno, che cadeva nel 1958, che per anche la data dellesecuzione della condanna
a morte per impiccagione di Imre Nagy: una lirica sul primo ministro della Rivoluzione del 56, da oltre venticinque
anni linnominato per definizione, nella quale il poeta magiaro non solo gioca con le tre famose T del sigillo
censorio Tiltott, Trt, Tmogatott (proibito, sopportato, appoggiato) della dittatura morbida kdriana, dove le
parole se ITT se OTT (n qui n l) si possono leggere per assonanza come Tiltott (proibito), ma si fa anche beffe della
censura con le lettere maiuscole N.I., iniziali di Nagy Imre secondo lordine alfabetico ungherese (da me rese
nellordine italiano: I.N.), nelle prime due lettere del verbo negativo NIncs (non c) e nellultima sillaba dei tre verbi
temetNI, feledNI, nevezNI (seppellire, dimenticare, chiamare). Naturalmente nella versione italiana le corrispondenze
testuali e di verso sono necessariamente modificate come risulter chiaro dalla allegata legenda che segue la traduzione
e precede loriginale ungherese della lirica.
In ungherese Sztlin t.
Roberto Ruspanti, Quel treno per Budapest, cit., pp. 137-138.