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Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Capitolo 4 TECNICHE DI LINEARIZZAZIONE


Gli amplificatori di potenza occupano lultimo posto nella catena costituente un
payload ed erogano unelevata quantit di potenza, che viene poi inviata allantenna.
Per tale motivo sono responsabili dell80 90 % dellassorbimento energetico del
payload e quindi dellefficienza complessiva del sistema stesso.
Osservando la Figura 4.1 possibile notare come il massimo dellefficienza
aggiuntiva di conversione (PAE), definita dalla:

ADD =

POUT PIN
PDC

(4.1)

stia 2 3 dB dopo il punto di compressione ad 1 dB in ingresso (che corrisponde


ad una compressione del guadagno intorno ai 2 dB).
Poich lenergia a bordo di un satellite limitata (soprattutto quando il satellite
non illuminato dalla radiazione solare e lalimentazione giunge da accumulatori
elettrici) necessario che il valore dellefficienza aggiuntiva di conversione sia il pi
elevato possibile, in modo che la pi alta percentuale possibile di energia fornita dal
sistema di alimentazione venga trasformata in energia elettromagnetica irradiata in
trasmissione. necessario quindi far operare gli amplificatori di potenza in zona non
lineare. Ci per porta i problemi precedentemente esposti nel capitolo precedente:
diviene quindi necessario limpiego di metodologie che permettano di estendere il
grado di linearit degli amplificatori di potenza.
Allamplificatore di potenza verranno quindi affiancate opportune circuiterie
che permetteranno di migliorare la linearit del sistema facendo per operare tale
amplificatore sempre in zona non lineare, ottenendo quindi unelevata efficienza.
POUT [dBm] ,

POUT 1 dBcp [dBm]

1 dB

2 3 dB

PIN 1 dBcp [dBm]

PIN [dBm]

Figura 4.1 Potenza duscita ed efficienza di conversione aggiunta di un amplificatore al variare


della potenza dingresso.

Le pi note e diffuse tecniche di linearizzazione si possono suddividere in


quattro gruppi:
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Capitolo 4

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Tecniche miste;
Predistorsione;
Feedback;
Feedforward.
Dopo alcune considerazioni introduttive ognuna di queste tecniche verr
presentata ed analizzata.
Considerando un segnale sinusoidale generico (che abbia quindi sia una
modulazione dampiezza che di fase) allingresso dellamplificatore di potenza:

A ( t ) cos t + ( t )

(4.2)

luscita dellamplificatore dovrebbe essere, in condizioni ideali di perfetta


linearit:

k A ( t ) cos t + ( t ) + 0

(4.3)

Invece, a causa delle non linearit dellamplificatore, il segnale duscita avr la


forma:
f ( A ( t ) ) A ( t ) cos t + ( t ) + ( A ( t ) )

(4.4)

ossia presenter due fenomeni di distorsione.


Il primo fenomeno, dovuto al termine f ( A ( t ) ) , prende il nome di distorsione
AM/AM, in quanto si manifesta come una caratteristica non lineare di potenza
duscita rispetto alla potenza dingresso.
Il secondo fenomeno, dovuto al termine ( A ( t ) ) , prende il nome di distorsione
AM/PM, in quanto si manifesta come una variazione (non lineare) indotta sulla fase
al variare della potenza dingresso. Questultimo fenomeno molto dannoso in
quanto oltre ad inficiare la modulazione di fase produce un bitter (fluttuazione) di
fase che rende difficoltoso laggancio del segnale da parte del PLL della sezione di
ricezione.
Ovviamente nel caso di modulazioni ad inviluppo costante non essendoci una
variazione dellampiezza del segnale non vi sar una variazione della fase, quindi
non vi sar distorsione AM/PM.
La giustificazione del fenomeno di distorsione AM/PM pu essere data,
empiricamente, nel modo seguente.
Considerando un segnale nel dominio dei fasori questo potr essere scomposto
nelle due componenti, reale ed immaginaria, tra loro ortogonali ed in generale
diverse.

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Ipotizzando dinviarle separatamente allingresso dellamplificatore queste,


avendo ampiezza differente, verranno amplificate in maniera differente. In
particolare, a causa del fenomeno di compressione, verr amplificata di pi la
componente pi piccola. Sommando le componenti in uscita possibile osservare
come la fase del segnale ha subito una variazione. Quanto detto riportato in Figura
4.2.

AY

f(A(t))

(A(t))

(A(t))

AY
(t)

AX

AX

Figura 4.2 Spiegazione empirica del fenomeno AM/PM.

Va sottolineato che questa spiegazione ha solo lo scopo di chiarire e non del


tutto corretta in quanto, essendo in regime non lineare, non ha senso separare le due
componenti, inviarle allamplificatore e sommare le corrispondenti componenti
duscita.
Se la trasmissione a singola portante si genereranno prodotti
dintermodulazione, si avr un fenomeno di compressione della potenza e le
variazioni dinviluppo del segnale si convertiranno in una modulazione spuria di
fase.
Se la trasmissione multiportante la potenza in downlink di ciascun carrier
dipender dalla potenza complessiva nel canale, ed una portante che saturi
lamplificatore di potenza sopprimer le altre portanti, cio ne diminuir la potenza
trasmessa.
Va inoltre considerato che, in caso di una trasmissione di tale tipo, se si hanno
N portanti di ampiezza A il segnale avr unampiezza massima pari ad NA, ed avr
un andamento come quello riportato in Figura 4.3. Sar quindi un segnale
caratterizzato da un valore del rapporto PICCO/MEDIA (peak to mean ratio) molto
alto, un segnale cio che spesso ha un livello di potenza basso ed ogni tanto ha dei
picchi (burst) molto elevati.

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Figura 4.3 Andamento temporale di un segnale multiportante.

La progettazione di amplificatori che operano con segnali multicarrier quindi


resa ancor pi difficile da questo fatto, poich tali dispositivi devono essere
progettati in modo da poter sopportare questi picchi del segnale.

4.1

Tecniche miste

Nei successivi paragrafi verranno presentate ed analizzate le pi comuni


tecniche di linearizzazione di tipo misto.

4.1.1 LINC
Lacronimo LINC sta per LInear amplification using Nonlinear Components.
In questo tipo di tecnica vengono infatti utilizzati componenti fortemente non lineari,
spesso operanti in bassa frequenza, per linearizzare il comportamento
dellamplificatore di potenza.
Il segnale da trattare pu essere espresso nel modo seguente:
s ( t ) = E ( t ) cos C t + ( t )

(4.5)

Come detto in precedenza se si avesse un segnale ad inviluppo costante non si


avrebbero fenomeni di distorsione AM/PM, in quanto la fase residua prodotta dalle
non linearit non andrebbe ad inficiare linformazione contenuta nelle variazioni di
fase.
Lidea quindi quella dimpiegare due amplificatori di potenza identici
facendoli operare ad inviluppo costante ma mantenendo la modulazione dampiezza
sul segnale finale.
Il segnale riportato nella (4.5) verr quindi diviso in due segnali con la stessa
ampiezza costante:
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s1 ( t ) = EMAX cos C t + ( t ) + ( t )

(4.6)

s2 ( t ) = EMAX cos C t + ( t ) ( t )

(4.7)

con (t) definito secondo la seguente formula:


E (t )

EMAX

( t ) = arccos

(4.8)

Va sottolineato che EMAX non il valore massimo di E(t), bens un valore tale
che:
E ( t ) EMAX

(4.9)

possibile osservare che sommando i segnali s1(t) ed s2(t) si ottiene


nuovamente il segnale s(t):

s1 ( t ) + s2 ( t ) = EMAX cos C t + ( t ) + ( t ) + cos C t + ( t ) ( t ) =


= 2EMAX cos C t + ( t ) cos ( t ) =

E ( t )
= 2EMAX cos C t + ( t ) cos arccos
=
EMAX

(4.10)

E (t )
= 2EMAX
cos C t + ( t ) = 2E ( t ) cos C t + ( t ) = 2s ( t )
E
MAX

Quindi lo schema a blocchi dellapparato che esegue la separazione del segnale


s(t) nei due segnali s1(t) ed s2(t) sar quello mostrato in Figura 4.4.
I due amplificatori di potenza possono anche lavorare in prossimit della
saturazione in quanto, essendo i segnali s1(t) ed s2(t) ad inviluppo costante, non verr
prodotta distorsione AM/PM.

S(t)

C
A
L
C
O
L
A
T
O
R
E

S1(t)

S2(t)

PA

PA

Figura 4.4 Schema a blocchi dellapparato linearizzatore LINC.

Il calcolatore riceve in ingresso il segnale s(t), ne estrae linviluppo E(t), lo


divide per EMAX ed infine calcola larcocoseno.
Si deduce quindi che tale dispositivo estremamente complesso e fortemente
non lineare, quindi non potr operare direttamente ad RF, bens dovr lavorare in
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banda base. Per tale motivo questa metodologia si pu adottare solamente in payload
rigenerativi e pu essere pensata, pi che come una tecnica di linearizzazione, come
una modulazione lineare.
Uno schema pi preciso sar quindi quello riportato in Figura 4.5
Osserviamo ora cosa accade inviando i segnale s1(t) ed s2(t) agli amplificatori di
potenza, per i quali consideriamo un modello lineare in serie di potenze (senza
memoria) rappresentato dalla relazione:

y = k1 x + k2 x 2 + k3 x 3

S(t)

C
A
L
C
O
L
A
T
O
R
E

S1(t)

S2(t)

(4.11)

PA

PA

Figura 4.5 Schema a blocchi dellapparato linearizzatore LINC.

I segnali duscita y1(t) ed y2(t) saranno, rispettivamente:

3 3

y1 ( t ) = k1 EMAX + k3 EMAX
cos C t + ( t ) + ( t ) + AM / PM +
4

+ DC E

2
MAX

) + 2 ( E ) + 3 ( E )
nd

2
MAX

rd

3 3

y2 ( t ) = k1 EMAX + k3 EMAX
cos C t + ( t ) ( t ) + AM / PM +
4

+ DC E

2
MAX

) + 2 ( E ) + 3 ( E )
nd

2
MAX

rd

(4.12)

3
MAX

(4.13)

3
MAX

La distorsione AM/PM si presenta tramite il termine AM/PM che costante, in


quanto funzione dellampiezza del segnale entrante nellamplificatore, anchesso
costante.
Come si nota nei due segnali riportati nella (4.12) e nella (4.13) leffetto della
distorsione AM/PM lo stesso: questo perch il segnale allingresso dei due
amplificatori identico.
Ipotizzando che il segnale s(t) sia a banda stretta lo saranno allora anche i
segnali s1(t) ed s2(t) e quindi le componenti in continua ed alle armoniche superiori
(2nd, 3rd ecc) potranno essere facilmente filtrate.
Filtrando i due segnali y1(t) ed y2(t) e sommandoli si otterr quindi:

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y ( t ) dopo il filtraggio = y1 ( t ) dopo il filtraggio + y2 ( t ) dopo il filtraggio =


3 2 cos C t + ( t ) + ( t ) + AM / PM +

= EMAX k1 + k3 EMAX
=

4

+ cos C t + ( t ) ( t ) + AM / PM
3 2

= 2EMAX k1 + k3 EMAX
cos C t + ( t ) + AM / PM cos ( t ) (4.14)
4

E (t )
3 2

+
+
=

= 2EMAX k1 + k3 EMAX
cos
t
t
(
)
C
AM
/
PM

MAX
3 2

= 2E ( t ) k1 + k3 EMAX
cos C t + ( t ) + AM / PM
4

Come si osserva il segnale risultante non altro che il segnale s(t) sfasato di una
quantit costante AM/PM ed amplificato di una quantit costante pari a:

3 2

2 k1 + k3 EMAX

(4.15)

quindi una replica fedele del segnale dingresso s(t).


Il guadagno del sistema, riportato nella (4.15) composto da 2 parti: la parte
costituita dal termine k1, corrispondente al guadagno lineare (nel dominio dei
segnali, non delle potenze) del sistema ed una parte comprendente il termine di
compressione k3, solitamente negativo.
Il guadagno complessivo quindi inferiore a k1, ma la peculiarit di questo
sistema che tale guadagno costante fintanto che sia rispettata la condizione (4.9).
Riportando landamento del guadagno su di un grafico otterremo quanto
riportato in Figura 4.6.
POUT [dB]

Guadagno del
sistema LINC
6 dB
Guadagno di un
singolo amplificatore

(EMAX/2)2

PIN [dB]

PIN quando il segnale


ampio EMAX

Figura 4.6 Andamento del guadagno di un sistema di linearizzazione LINC.

I 6 dB di differenza tra i due andamenti in rosso sono dovuti al 2 presente


nella (4.15).
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Come si osserva il guadagno costante e pari al valore riportato nella (4.15)


finch il segnale dingresso ampio meno di EMAX.
Se il segnale superasse il valore EMAX il guadagno diverrebbe nullo ed il sistema
sarebbe in saturazione completa.
Si intuisce che aumentando il massimo valore ammesso per E(t) (EMAX) si
estende il range di linearit ma per contro diminuisce il guadagno dellintero
sistema; viceversa se EMAX viene diminuito il range di linearit si restringe ma il
guadagno aumenta. Tale situazione sintetizzata in Figura 4.7.
POUT

POUT

PIN

(EMAX

(EMAX

PIN

Figura 4.7 Variazione delle caratteristiche del LINC al variare del valore EMAX.

In precedenza i segnali s1(t) ed s2(t) sono stati definiti analiticamente ma nulla


stato detto sulla loro generazione vera e propria. Di seguito tale aspetto verr
approfondito.
Considerando la Figura 4.8 si comprende come i segnali s1(t) ed s2(t) siano legati
al segnale s(t). Ovviamente questultimo non tocca mai la circonferenza, a meno che
non si abbia E(t) = EMAX. Da notare che quelli rappresentati sono i fasori dei relativi
segnali nel dominio del tempo. Il vettore e(t) definito dalla relazione seguente:
e ( t ) = s1 ( t ) s ( t ) = s ( t ) s2 ( t )

(4.16)

Inoltre si pu esprimere anche attraverso la seguente relazione:

e ( t ) = EMAX E ( t ) e
2

j ( t ) +
2

= E (t )

74

j ( t ) +
EMAX
2

1e
E
t
( )

(4.17)

Capitolo 4

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EMAX

e(t)

s1(t)
(t)

EMAX

s(t)

e(t)

(t)

EMAX

s2(t)

EMAX

Figura 4.8 Determinazione grafica dei segnali s1(t) ed s1(t) a partire dal segnale s(t).

Poich il fasore s(t) pu essere espresso come:

s ( t ) = E ( t ) e j ( t )

(4.18)

allora il fasore e(t) diviene:


2

e (t ) = j s (t )

EMAX

1
E ( t )

(4.19)

Quindi i segnali (fasori) s1(t) ed s2(t) sono dati dalle relazioni:

s1 ( t ) = e ( t ) + s ( t ) = s ( t ) 1 +

EMAX

1
E ( t )

(4.20)

EMAX

s2 ( t ) = s ( t ) e ( t ) = s ( t ) 1
1

E
t
( )

(4.21)

Quindi il calcolatore della Figura 4.5 deve calcolare e(t) con la formula (4.19) e
deve popi valutare s1(t) ed s2(t) impiegando, rispettivamente, la (4.20) e la (4.21). Tali
operazioni possono essere effettuate, in banda base, tramite il seguente esempio
implementativo.

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si(t)

-F(b,a)

F(a,b)

s1i(t)

ei(t)

s1q(t)

eq(t)

s2i(t)

s2q(t)

sq(t)

Figura 4.9 Esempio dimplementazione in banda base del sistema per il calcolo del vettore e(t).

si(t) ed sq(t) sono le componenti in fase ed in quadratura del segnale s(t) che non
il segnale a RF che giunge agli amplificatori di potenza, bens il suo corrispettivo
in banda base.
Il blocco che nella Figura 4.9 riceve in ingresso i segnali si(t) ed sq(t) e produce in
uscita i segnali ei(t) ed eq(t) implementa la seguente funzione:

F ( x, y ) = x

EMAX
1
x2 + y2

(4.22)

attraverso la quale, impiegando la (4.19) e considerando lo schema di Figura 4.9,


si giunge alla seguente relazione per il segnale e(t):

e ( t ) = sq ( t )

EMAX
E
1 + j si ( t ) 2 MAX 2
1
2
s ( t ) + sq ( t )
si ( t ) + sq ( t )
2
i

(4.23)

Il blocco che implementa la (4.22) pu essere un DSP oppure una LUT.


Le quattro uscite dello schema di Figura 4.9 andranno a comandare un
modulatore vettoriale.
Non idealit nel LINC
Tutte le considerazioni fatte in precedenza supponevano che i due percorsi dei
segnali s1(t) ed s2(t) fossero uguali. In generale ci non sar vero, in quanto potranno
esserci delle differenza tra gli amplificatori dei due rami o tra le linee su cui
transitano i due segnali.
Le possibili non idealit che si possono presentare nello schema LINC sono le
seguenti:
Sbilanciamento dei guadagni. Se g il guadagno del ramo superiore e g + g
quello del ramo inferiore si avr:

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s ( t ) = g s1 ( t ) + ( g + g ) s2 ( t ) =
= 2g E ( t ) cos c t + ( t ) + g EMAX c t + ( t ) ( t ) =

(4.24)

2
= ( 2g + g ) E ( t ) cos c t + ( t ) + g EMAX
E 2 ( t ) sen c t + ( t )

Il secondo termine (che comprende EMAX) un segnale con componenti sia in


banda che fuori banda, il cui peso tanto pi rilevante quanto E(t) si
allontana dal suo valore massimo consentito (EMAX)
Sbilanciamento dei ritardi.

(4.25)

s ( t ) 2g E ( t ) cos c t + ( t ) + g s3 ( t )

(4.26)

s ( t ) = g s1 ( t ) + g s2 ( t )

con =

Dalla quale si ottiene:

dove s3(t) un segnale a banda larga, di ampiezza EMAX costante, pulsazione C


e modulato in fase secondo (t)
Sbilanciamento della caratteristiche non lineari. Supponendo amplificatori
senza memoria (trascurando quindi la conversione AM/PM) e considerando
un modello polinomiale arrestato al terzo ordine come nella (4.11) si avr:

y = k1 x + ki 2 x 2 + ki3 x 3

i = 1,2

(4.27)

Si ottiene in uscita:
2
3k13 EMAX

S1 ( t ) = k1 1 +
s1 ( t )
4k1

2
3k23 EMAX

S 2 ( t ) = k1 1 +
s2 ( t )
4k1

(4.28)

ossia una situazione analoga al caso di sbilanciamento dei guadagni, con:


2
3EMAX
g
( k23 k13 )
4k1

(4.29)

con la differenza per che in questo caso g proporzionale ad E2MAX


piuttosto che ad EMAX.
Questo tipo di non idealit appena descritte porta, in sostanza, al non totale
annullamento dei prodotti dintermodulazione in banda (spectral regrowth non
totalmente annullato).
necessario quindi prevedere tale comportamento ed irrobustire lo schema di
Figura 4.5, rendendolo pi resistente a tali deviazioni dallidealit.
Ci sarebbe stato necessario anche se si fossero trascurati gli sbilanciamenti,
infatti al variare della temperatura, e con linvecchiamento, i percorsi, che
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Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

inizialmente operano in maniera identica, potrebbero differenziare il loro


comportamento.
Lo schema del LINC irrobustito, che prevede un controllo adattativo,
riportato in Figura 4.10.
In tale schema viene omessa, per semplicit, la sezione di traslazione di
frequenza dalla banda base allRF, che deve comunque ritenersi presente.

S(t)

C
A
L
C
O
L
A
T
O
R
E

S2(t)

S1(t)

PA

PA

LUT
Figura 4.10 Schema a blocchi dellapparato linearizzatore LINC con controllo adattativo.

Il funzionamento dello schema , a grandi linee, il seguente: viene prelevato il


segnale duscita tramite un accoppiatore direzionale a basso accoppiamento (per
diminuire di pochissimo la potenza duscita), tale segnale ad RF e viene quindi
demodulato. La banda rimane per sempre pari alla banda iniziale (25 50 MHz) e
quindi la banda relativa molto pi ampia e facile da trattare: infatti a questo punto
molto pi facile osservare se sono presenti prodotti dintermodulazione adiacenti
alla banda ed quindi pi facile capire se presente uno sbilanciamento tra i due
canali. La LUT, analizzando la larghezza di banda del segnale (che se maggiore della
larghezza del canale indica presenza dintermodulazione non eliminata), ed in base
alle componenti spettrali, comanda uno sfasatore variabile ed un attenuatore
variabile in modo da bilanciare nuovamente i due canali.
Va sottolineato che tale sistema non corregge lo spectral regrowth generico, ma
solo quello dovuto allo sbilanciamento tra i due percorsi.

4.1.2 CALLUM
La tecnica CALLUM (Combined Analog Locked Loop Universal Modulator)
non una vera e propria tecnica di linearizzazione, piuttosto un modulatore lineare
che fa lavorare gli amplificatori di potenza che lo compongono nel punto di massima
efficienza.
La differenza fondamentale rispetto alla tecnica LINC la presenza di due
oscillatori controllati in tensione che hanno il duplice scopo di traslare in frequenza i
segnali e generare componenti ad ampiezza costante.
78

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

In Figura 4.11 viene riportato lo schema della tecnica di linearizzazione


CALLUM.
Questo modulatore pu anche essere visto come la combinazione di due schemi
a PLL. Se il processo di demodulazione esatto, e se il guadagno danello infinito,
lazione dellanello forzer a zero la differenza dei due segnali, con luscita
perfettamente amplificata.
I

PA 1

cos ct

sen ct
-

PA 2

Figura 4.11 Schema della tecnica di linearizzazione CALLUM.

La distorsione AM/PM degli amplificatori di potenza viene eliminata dalla


somma in uscita allo schema del CALLUM. Questa somma infatti in grado di
annullare le componenti spurie prodotte dai due power amplifier.
In ingresso al modulatore arriva il segnale slittato nelle componenti che lo
compongono: la componente in fase (I) ed in quadratura (Q).
Con riferimento al ramo superiore, escludendo per il momento la reazione, il
segnale in fase comanda il VCO che produce il segnale che va in ingresso
allamplificatore di potenza PA1. Il PA1 produce una componente in fase (desiderata)
ed una componente in quadratura (indesiderata) dovuta alla distorsione AM/PM.
Analogamente per il ramo inferiore, il PA2 produrr una componente in
quadratura (desiderata) ed una componente in fase (indesiderata).
Tutto ci viene riassunto in Tabella 4.1.
Parte Desiderata

Parte Indesiderata

PA1

Fase

Quadratura

PA2

Quadratura

Fase

Tabella 4.1 Componenti in uscita dai due amplificatori di potenza.

Questi due segnali, costituiti rispettivamente dalle due componenti, vengono


sommati in uscita al CALLUM.
Tale somma viene riportata ai due mixer comandati da una stessa pulsazione c
ma sfasati tra loro di 90.

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Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Il mixer superiore estrapoler dal segnale la sola componente in fase composta


dalla parte desiderata in uscita dal PA1 e dalla parte indesiderata in uscita dal PA2,
mentre il mixer inferiore estrapoler dal segnale la sola componente in quadratura
del segnale composta dalla parte indesiderata in uscita dal PA1 e dalla parte
desiderata in uscita dal PA2.
Nel ramo superiore la componente in fase (parte desiderata dal PA1 e parte
indesiderata dal PA2) viene confrontata con il segnale dingresso in fase (I).
Tale confronto comanda il VCO in modo che il PA1 continui a lavorare in forte
compressione (massima efficienza), ma che il prodotto di intermodulazione venga
compensata e che la distorsione AM/PM sia eliminata.
Situazione analoga accade per il ramo inferiore con la componente in
quadratura.
In uscita da CALLUM si avr quindi il segnale dingresso ricomposto
(componente in fase e componente in quadratura desiderate) ed amplificato.

4.1.3 EER
La tecnica di linearizzazione EER (Envelope Elimination & Restoration), anche
detta KAHN, consiste nellimplementazione di un amplificatore di potenza a RF e
lineare combinando amplificatori non lineari a RF e AF.
Lo schema pu essere applicato sia allintero trasmettitore che al solo
amplificatore di potenza. In entrambi i casi si raggiunge unefficienza di conversione
che sfiora il 100% a tutti i livelli di inviluppo del segnale modulato.
In Figura 4.12 viene mostrato lo schema di principio della tecnica di
linearizzazione EER.
La tecnica EER viene utilizzata quando si ha a che fare con un segnale modulato
in ampiezza che potrebbe portare a problemi di distorsione AM/PM.
Il segnale in ingresso al linearizzatore viene suddiviso in due parti con potenza
non uguale. In particolare la maggior parte della potenza viene mandata al ramo
inferiore del linearizzatore.
AMPAF
RIVELATORE
DI INVILUPPO
RF IN

LIMITATORE

BIAS
PARF

RF OUT

Figura 4.12 Schema della tecnica di linearizzazione EER.


80

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Tale segnale dunque limitato da un limitatore, realizzato ad esempio con una


combinazione di due diodi in antiparallelo. In questo modo non c pi informazione
nellampiezza del segnale e lamplificatore di potenza a RF pu operare
tranquillamente sia in linearit che in non linearit, poich il contenuto informativo
del segnale di ingresso non viene pi alterato.
La porzione rimanente del segnale, che quindi ha ampiezza minore avendo
potenza minore, viene inviata ad un rivelatore di inviluppo e poi amplificata.
Linviluppo estratto viene utilizzato per modulare in ampiezza il segnale duscita
dellamplificatore di potenza del ramo inferiore. Per fare ci linviluppo pu essere
utilizzato agendo direttamente sullalimentazione dellamplificatore.
Si ha quindi che in ingresso allamplificatore di potenza, a causa del limitatore,
il segnale sar unonda quadra, mentre la tensione di alimentazione
dellamplificatore, che porta linformazione sullinviluppo e quindi sulla
modulazione dampiezza, viene variata dal ramo superiore.
Il segnale duscita viene infine filtrato per eliminare le componenti armoniche
dellonda quadra (terza armonica, quinta armonica eccetera), per ottenere cos il
segnale originale modulato in ampiezza ed amplificato.

IN

OUT

Figura 4.13 Esempio dei segnali dingresso e duscita dellamplificatore di potenza.

In questo modo il segnale dingresso modulato in ampiezza non viene distorto


dalle non linearit dellamplificatore di potenza.
Si deve sottolineare che la squadratura del segnale dingresso non distrugge le
informazioni sulla fase, quindi la tecnica EER pu essere utilizzata anche nel caso di
modulazioni di fase.
LEER aumenta anche lefficienza dellamplificatore di potenza. Infatti
diminuendo lalimentazione quando linviluppo ha ampiezza minore, lefficienza
dellamplificatore viene aumentata.
Con questa tecnica inoltre non si hanno problemi di progettazione
dellamplificatore di potenza legati ai burst dei segnali multicarrier (si veda linizio
del capitolo) in quanto lamplificatore stesso viene fatto lavorare con un livello
dingresso costante.

81

Capitolo 4

4.2

Tecniche di linearizzazione

Feedback

La tecnica di linearizzazione tramite feedback scarsamente utilizzata per


linearizzare amplificatori di potenza a microonde, in quanto il segnale che viene
riportato in ingresso deve essere riportato con la giusta fase e, poich nel campo delle
microonde la fase varia rapidamente nel suo percorso risulta difficile controllarla
opportunamente.
Di seguito vengono analizzate le tecniche di feedback maggiormente utilizzate.

4.2.1 Feedback con anello ad RF


In Figura 4.14 riportato lo schema della tecnica di linearizzazione mediante
feedback con anello a RF.
RF IN

PA

RF
OUT

Figura 4.14 Feedback con anello a RF.

La distorsione introdotta dallamplificatore di potenza schematizzata come un


disturbo sommato alluscita dellamplificatore stesso.
Si ha:

y=

G
d
x+
1 + AG
1 + AG

(4.30)

Se la reazione non ci fosse si avrebbe:

y = Gx + d

(4.31)

Il risultato quindi la diminuzione del guadagno dellamplificatore di potenza


che consente la diminuzione della distorsione duscita.
In questo caso si ipotizzato che il disturbo sia costante. Ci non proprio vero
perch il segnale di disturbo dipende dal segnale dingresso dellamplificatore.
Bisogna considerare inoltre che essendo a RF le connessioni, le linee, gli
accoppiatori eccetera, potrebbero non dare un margine di fase adeguato. Per questo
motivo viene introdotto il blocco sfasatore.
Infine il filtro prima dellamplificatore definisce landamento in frequenza del
guadagno danello. Infatti lamplificatore produce in uscita armoniche superiori al
82

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

segnale utile che, rientrando dalla retroazione, potrebbero tornare in ingresso


allamplificatore innescando oscillazioni.
Lamplificatore progettato in modo da avere guadagno elevato
esclusivamente sulle frequenze di funzionamento volute. Allinterno di tale banda lo
sfasamento deve essere contenuto tipicamente nel range /4, consentendo quindi
un margine di fase di almeno /4 per assicurare la stabilit.
Si tenga comunque presente che il ritardo presente nellanello di reazione deve
essere compensato su tutta la banda e questo produce un necessario compromesso
tra stabilit e capacit di linearizzazione.

4.2.2 Feedback con anello a BF


In questo schema il filtro danello e gli stadi di amplificazione a basso livello
vengono implementati a bassa frequenza.
Questa tecnica consente un filtraggio di qualit superiore e quindi una
maggiore linearizzazione dellamplificatore di potenza.
A bassa frequenza infatti la larghezza di banda nella quale il filtro deve operare
mantiene la stessa larghezza, ma la larghezza di banda relativa molto aumentata
proprio perch c stata una traslazione verso il basso. Ci rende pi facile il
filtraggio. Inoltre, se la frequenza lo permette, possibile digitalizzare il filtraggio
dellanello in bassa frequenza. In Figura 4.15 viene mostrato lo schema a blocchi della
tecnica di linearizzazione tramite feedback con anello a bassa frequenza.

RF
IN

AMPIF

PA

RF
OUT

Figura 4.15 Feedback con anello a bassa frequenza.

4.2.3 Feedback attivo


In questo schema il percorso di feedback viene realizzato con un amplificatore.
83

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

In Figura 4.16 viene mostrato lo schema della tecnica di linearizzazione


mediante feedback attivo.
Si noti in figura come il sommatore dingresso ed il nodo duscita siano
realizzati da due accoppiatori direzionali aventi fattore di accoppiamento
rispettivamente Ci per lingresso e Co per luscita.
Ci

Co

RF
IN

RF
OUT

A1

A2

Figura 4.16 Feedback attivo.

I due accoppiatori direzionali possono essere rappresentati come due blocchi,


caratterizzati dal loro fattore di accoppiamento, inseriti nel ramo di reazione, ossia
prima e dopo lamplificatore del ramo inferiore.
In modo equivalente lo schema pu essere rappresentato come in Figura 4.17.
Gp
x

xi

xr
Ga

Ci

A2

Co

Figura 4.17 Feedback attivo: schema equivalente.

Siano Gp(x) e Ga(x) le funzioni non lineari di guadagno che caratterizzano i due
amplificatori.
Dallo schema si ottiene:
y = G p ( xi ) xi

(4.32)

xr = Ci Ga ( yCo ) Co y = Ci Co Ga CoG p ( xi ) xi G p ( xi ) xi

(4.33)

Il guadagno di anello aperto :

GL ( xi ) =

xr
= Ci Co Ga CoG p ( xi ) xi G p ( xi )
xi

mentre il guadagno complessivo :


84

(4.34)

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

GT ( x ) =

G p ( xi )
y y xi
= =
x xi x 1 + GL ( xi )

(4.35)

Luscita quindi:
y=

G p ( xi )

1 + GL ( xi )

(4.36)

Man mano che x aumenta aumenter anche y. Di conseguenza lamplificatore


A2 comandato da un segnale dingresso pi grande del segnale che comanda A1. A2
quindi comprimer prima.
In ingresso ad A1 si ha:

xi = x Ci Co Ga Co G p ( xi ) xi G p ( xi ) xi

(4.37)

Quando x aumenta molto, portando in compressione A2, la potenza in ingresso


ad A1 aumenta.
Se A1, quando A2 entra in compressione, rimanesse costante, in uscita si avrebbe
unespansione di x.
Quindi bisogna fare in modo che A1 entri in compressione nello stesso istante di
A2, affinch nella formula (4.36) le due compressioni producano effetti che
compensandosi, ossia lasciando inalterato il rapporto (4.36), estendano la zona di
linearit dellintero sistema.

4.3

Feedforward

Il feedforward una particolare tecnica di linearizzazione di un amplificatore di


potenza ad alta frequenza che prevede inizialmente la separazione delle componenti
indesiderate dal segnale utile in uscita dallamplificatore di potenza, mediante
lannullamento di questultimo, e successivamente leliminazione di tali componenti
indesiderate dallintero segnale di uscita dellamplificatore stesso.
Lo schema di questa tecnica si divide in due parti:
ANELLO DI NULLING (annullamento): in cui dal segnale duscita
dellamplificatore di potenza viene eliminato il segnale voluto, lasciando le
sole componenti indesiderate;
ANELLO DI ERRORE: in cui vengono elaborate le componenti indesiderate e
successivamente, tali componenti, vengono sottratte allintero segnale di
uscita dellamplificatore di potenza lasciando, in uscita dallintero
linearizzatore, il solo segnale utile (voluto).

85

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Lo schema composto da due accoppiatori direzionali, due phase shifter, due


attenuatori variabili, due divisori di potenza a 3 dB (generalmente Wilkinson) per
effettuare i confronti (somme algebriche), un amplificatore di errore (EA) e
naturalmente lamplificatore di potenza da linearizzare (PA).
In Figura 4.18 iene riportato lo schema delle tecnica di linearizzazione
feedforward.

l2, 2

g1, 1
SI

PA

C1

C2

SOU
2
EA

an

aerr
3

g2,

l n, n

Figura 4.18 Schema della tecnica di linearizzazione feedforward.

Il principio di funzionamento del feedforward il seguente: il segnale


dingresso al linearizzatore viene in parte prelevato dal primo accoppiatore
direzionale ed in parte inviato allamplificatore di potenza da linearizzare. Nel punto
1 si avr il segnale duscita dellamplificatore di potenza amplificato e comprensivo
delle sue componenti indesiderate (intermodulazione, compressione e soppressione).
Nel punto 3 si ha il segnale di ingresso opportunamente elaborato dallattenuatore
variabile e dal phase shifter. Tramite il divisore Wilkinson viene effettuata la
differenza tra la parte del segnale dingresso prelevata dal primo accoppiatore
direzionale e la parte del segnale duscita dallamplificatore di potenza prelevata dal
secondo accoppiatore direzionale. In questo modo, nel punto 4, si avranno le soli
componenti indesiderate del segnale duscita dellamplificatore di potenza. Nel
punto 6 si avranno quindi le componenti indesiderate elaborate dal secondo
attenuatore variabile e dallamplificatore di errore, mentre nel punto 5 si avr il
segnale di uscita dellamplificatore di potenza che, attraverso il phase shifter, sar
nelle condizioni di sommarsi algebricamente al segnale nel punto 6, fornendo in
uscita dal linearizzatore il solo segnale voluto, ossia il segnale di ingresso amplificato
dallamplificatore di potenza senza la presenza di componenti indesiderate.
Per le convenzioni utilizzate nellanalisi della tecnica feedforward si faccia
riferimento allAppendice B
I fattori di accoppiamento dei due accoppiatori direzionali devono essere molto
piccoli: il primo per non togliere potenza dingresso, il secondo per non abbassare
troppo il livello di potenza duscita del linearizzatore.

86

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Si consideri inoltre che le componenti indesiderate (intermodulazione,


compressione e soppressione) saranno considerate tutte insieme nel parametro IMD.
Con riferimento allo schema di Figura 4.18.
1
S1 = g1 S IN
+ IMD

(4.38)

1
S 2 = C2 S1 = C2 g1 S IN
+ IMD C2

(4.39)

n
S3 = C1 S IN

1 1

an ln

(4.40)

1
S 4 = S2 + S3 = C2 g1 S IN
+ C2 IMD + C1

1 1 n
S IN
an ln

(4.41)

Poich nel punto 4, cio in ingresso allamplificatore, si desidera avere sole le


componenti indesiderate, allora si deve imporre la seguente condizione alla (4.41):

S 4 = C2 IMD

(4.42)

Tale condizione fa s che debba essere soddisfatta lequazione (4.43)


1
C2 g1 S IN
+ C1

1 1 n
S IN = 0
an ln

(4.43)

Le variabili libere di questa dellequazione (4.43) sono an e n (ln la perdita di


inserzione introdotta dallo sfasatore).
Dalla (4.43) si ottiene il seguente sistema:
n
1
S IN
= S IN

1 1

C2 g1 = C1 a l
n
n

(4.44)

Dalla (4.44) possibile quindi ottenere le due specifiche su an e n affinch sia


possibile inviare in ingresso allamplificatore di errore le sole componenti
indesiderate.
n = 1 + ( 2k + 1)

C1

a
=
n

C2 g1 ln

per k = 1K N

(4.45)

Se il sistema (4.45) soddisfatto allora in ingresso allamplificatore di errore si


avranno le sole componenti indesiderate del segnale duscita dellamplificatore di
potenza.
Allingresso del secondo Wilkinson si avr:

S5 =

1 2 1
1
1 +2
S1 = (1 C2 ) g1 S IN
+ IMD2
l2
l2
l2

S6 = S 4err

C g
1
g 2 = 2 2 IMDerr
aerr
aerr
87

(4.46)
(4.47)

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Si consideri che C2 << 1 e che quindi (1 C2) 1.


In uscita al linearizzatore si avr:

SOUT =

C g
1
1
1 +2
g1 S IN
+ IMD2 + 2 2 IMDerr
l2
l2
aerr

(4.48)

In uscita si vuole il solo segnale utile, ossia si vuole che le componenti


indesiderate non siano presenti. Per questo motivo nella (4.48) si vuole che:

1
C g
IMD2 + 2 2 IMDerr = 0
l2
aerr

(4.49)

Come nel caso dellanello di nulling, la (4.49) genera un sistema di due


equazioni che, se soddisfatte, fanno s che in uscita si avr:

SOUT =

1
1 +2
g1 S IN
l2

(4.50)

Il sistema di equazioni sar il seguente:


2 = err + ( 2k + 1)

aerr = C2 g 2 l2

per k = 1K N

(4.51)

Si pu quindi concludere che i parametri che devono essere progettati per far
funzionare correttamente la tecnica di linearizzazione feedforward sono: an e n, aerr
e 2, ossia i parametri che contraddistinguono gli attenuatori variabili ed i phase
shifter
Si noti che lamplificatore di potenza lavora in forte compressione, mentre nelle
formule di analisi si utilizzato sempre il guadagno lineare g1. Si deduce quindi che,
in teoria, per poter applicare la tecnica feedforward si deve conoscere solo il
guadagno lineare del PA.
Il phase shifter seguente lamplificatore di potenza molto difficile da
progettare. Questo perch deve introdurre basse perdite di inserzione per non
perdere potenza in uscita dal linearizzatore, come si vede dal parametro l2 nella
(4.50), ed inoltre deve operare con alti livelli di potenza.
Per quanto riguarda lamplificatore di potenza, questo riceve al suo ingresso
soltanto le componenti indesiderate del segnale duscita del PA e le deve portare ad
un livello di potenza tale da elidere le componenti indesiderate del segnale del ramo
superiore. Per non introdurre ulteriori componenti indesiderate, lamplificatore
derrore deve essere fortemente lineare altrimenti non si ha la perfetta cancellazione
delle componenti indesiderate dellamplificatore di potenza.

4.3.1 Soppressione dellintermodulazione nel feedforward


Il parametro di soppressione stabilisce la bont della linearizzazione effettuata
su un amplificatore di potenza. La soppressione tiene in conto della non idealit della
88

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

tecnica di linearizzazione in esame. A causa di tali non idealit, infatti, in uscita da


un linearizzatore si avr comunque una non perfetta eliminazione delle componenti
di intermodulazione.
Il parametro di soppressione, con particolare riferimento allo schema
feedforward, definito come il rapporto tra la potenza del segnale indesiderato che si
avrebbe senza tecnica di linearizzazione e la potenza delle componenti indesiderate
residue che si hanno in uscita al linearizzatore. Pi la tecnica di linearizzazione
efficiente, pi alto sar tale rapporto.
Con riferimento alla Figura 4.18, si considerino i seguenti segnali nei punti 5 e 6
dello schema del feedforward:
S5IMD = A5 cos (t + + 2 )

(4.52)

S6IMD = ( A5 + A5 ) cos (t + + 2 + 2 )

(4.53)

Tali segnali rappresentano le componenti di intermodulazione nei punti


suddetti. Nella (4.53) i parametri A5 e 2 rappresentano gli errori di ampiezza e di
fase introdotti dalle non idealit del ramo inferiore dello schema, mentre il meno
ad inizio formula si ha poich i due segnali sono in controfasce tra loro.
In uscita dallo schema si avr:
IMD
SOUT
= S5IMD + S6IMD = A5 cos (t + + 2 ) ( A5 + A5 ) cos (t + + 2 + 2 )

(4.54)

Considerando che:
cos ( x + y ) = cos ( x ) cos ( y ) sin ( x ) sin ( y )

(4.55)

dalla (4.54), mettendo in evidenza A5, si ottiene:


IMD
SOUT
= A5 cos (t + + 2 ) ( A5 + A5 )

{cos ( 2 ) cos (t + + 2 ) sin ( 2 ) sin (t + + 2 )} =

= cos (t + + 2 ) { A5 ( A5 + A5 ) cos ( 2 )} +
+ sin ( 2 ) sin (t + + 2 )( A5 + A5 ) =
A

= A5 1 1 + 5 cos ( 2 ) cos (t + + 2 ) +
A5

(4.56)

A
+ 1 + 5 sin ( 2 ) sin (t + + 2 )
A5

Nella (4.56) si ponga:

( t + + 2 ) = x

(4.57)

A5
1 +
=
A5

(4.58)

Sostituendo la (4.57) e la (4.58) nella (4.56) si ottiene:

89

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

IMD
SOUT
= A5 1 cos ( 2 ) cos ( x ) + sin ( 2 ) sin ( x )

(4.59)

Estraendo il modulo della (4.59) si ha:


1

IMD
OUT

2
= A5 (1 cos ( 2 ) ) + 2 sin 2 ( 2 ) 2 =

= A5 1 + 2 2 cos ( 2 )

1
2

(4.60)

Si ha quindi che lampiezza del segnale di intermodulazione in uscita dal


linearizzatore feedforward data dalla (4.60). Se il feedforward non ci fosse,
lampiezza del segnale di intermodulazione pari ad A5.
Il parametro di soppressione, ribadendo che un rapporto tra potenze
(quadrato dei segnali), sar:

Soppressione =

A5

A52 1 + 2 2 cos ( 2 )

=
(4.61)

1
=
2
1 + 2 cos ( 2 )
Nel caso ideale il parametro di soppressione unitario (A5 e 2 uguali a
zero), cos come il termine .
Esprimendo la soppressione ed il termine in dB, possibile graficare la
funzione (4.61), come mostrato in Figura 4.19.

SoppressionedB = 20 log10 (1 + 2 2 cos ( 2 ) )

(4.62)

dB = 20 log10 ( )

(4.63)

SOPPRESSIONE [dB]

= 0 dB

2 [rad]

Figura 4.19 Andamento del parametro di soppressione.

90

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Si consideri il segnale di uscita da un amplificatore di potenza in cui si effettua


un test a due toni.
Si ipotizzi che il valore XdBc, mostrato in Figura 4.20, non sia sufficiente, cio che
le specifiche di progetto impongano un valore di C/I maggiore.
Si deve quindi utilizzare la tecnica di linearizzazione in modo tale da
aumentare il valore XdBc della quantit della formula seguente:
X dBc = Specifica ( X dBc ) X dBc

(4.64)

Con il sistema feedforward, il valore del parametro di soppressione desiderato


sar, in dB, proprio pari alla quantit XdBc.

P(f)
f1

f2
XdBc

2f1 f2

2f2 f1
f

Figura 4.20 Segnale in uscita da un amplificatore di potenza.

In Figura 4.21 viene riportato il grafico di Figura 4.19 in cui si inserisce la


specifica di soppressione. Lintersezione di tale specifica con la curva ideale (dB = 0)
produce il range massimo di errore di fase tollerabile.
Considerando che le condizioni ideali non possono essere raggiunte, si dovr
scegliere un valore di maggiore di 0 dB, che ovviamente intersechi sempre la retta
impostata dalle specifiche di soppressione. In questo modo si restringe anche il range
di errore di fase: ci rende necessario un trade off tra il valore di ed il range di
errore di fase. Il valore di fase da impostare allinterno del phase shifter dellanello di
errore deve ricadere allinterno del range della variazione di fase. I componenti
impostabili del feedforward possono essere regolati mediante un sistema a feedback
posto in uscita al linearizzatore. In questo modo possibile prelevare una piccola
parte del segnale duscita, demodulare tale parte, analizzare le sue componenti
indesiderate dovute alle non idealit dello schema e, in base ai dati ricavati,
effettuare un confronto con le condizioni operative ideali contenute in una LUT, dalla
quale saranno inviati, ai due phase shifter ed ai due attenuatori variabili, i parametri
necessari per la correzione delle non idealit (feedforward adattativo).

91

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

SOPPRESSIONE [dB]

= 0 dB
XdBc

-2 MAX

2 MAX

2 [rad]

Figura 4.21 Andamento del parametro di soppressione con specifiche di soppressione.

4.4

Predistorsione

Nei successivi paragrafi verranno presentate ed analizzate le pi comuni


tecniche di linearizzazione mediante predistorsione.
In particolare le varie tecniche si differenziano a seconda del punto, nella catena
di amplificazione, dove viene operata la predistorsione.
Si distinguono quindi, solitamente, tre tipi di predistorsione: in banda base, a
frequenza intermedia (IF) ed a microonde (RF). In particolare le prime due posso,
ovviamente, essere impiegate solo in payload rigenerativi.
In generale con la predistorsione si riescono a compensare tutti gli effetti a valle
del punto dinserzione del predistorsore. Ci per non significa che la predistorsione
in banda base dia risultati notevolmente superiori rispetto alla predistorsione ad RF,
in quanto gran parte delle non linearit sono localizzate nellamplificatore di potenza
finale e quindi una predistorsione direttamente a microonde sufficiente per
raggiungere risultati comunque molto soddisfacenti.

4.4.1 Predistorsione in banda base


Questo tipo di predistorsione opera a bassa frequenza, modificando
direttamente i simboli della costellazione di trasmissione (vedere Figura 3.20). In
sostanza le informazioni per la predistorsione vengono aggiunte ai dati da
trasmettere, modificando i simboli in modo opportuno.
Questa tecnica opera quindi in campo numerico (digitale) ed ha bisogno di
grandi potenze di calcolo (10 100 Mflops). Ovviamente la potenza di calcolo
92

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

necessaria dipende dal tipo di modulazione (modulazioni pi complesse, e quindi


con pi simboli, necessitano di grandi risorse), dal tipo di amplificatore (forti
compressioni richiedono grandi potenze di calcolo) ed ovviamente dalla banda del
segnale (pi ampia la banda pi la predistorsione complicata).
Per implementare il predistorsore si possono adottare DSP, FPGA od
addirittura anche ASIC. Bisogna per tenere conto che, solitamente, non possibile
impiegare lultimo componente allo stato dellarte in quanto le tecnologie pi recenti
non sono qualificate per applicazioni spaziali. In tali applicazioni infatti richiesto
un alto grado di affidabilit.
Si consideri che una soluzione tramite ASIC (che ad esempio adotta delle Look
UP Table) non permette di modificare i parametri di predistorsione: non essendo
adattativa non permette di compensare eventuali variazione del comportamento
dellamplificatore di potenza. Impiegando invece dispositivi riprogrammabili
(DSP,FPGA) invece possibile rendere adattativa la predistorsione.
In conclusione le caratteristiche che dovrebbe avere un buon predistorsore in
banda base sono le seguenti:
Deve estrarre automaticamente la caratteristica dellamplificatore di potenza;
Deve essere insensibile al tempo di ritardo della catena;
Deve avere una complessit computazionale pi ridotta possibile;
Deve operare senza lausilio
dellamplificatore di potenza;

di

particolari

segnali

di

training

Deve essere autoadattativo;


Si deve tenere conto infine che non sempre possibile avere accesso alle
informazioni in banda base (ad esempio nel caso di trasmettitori prodotti da terzi), e
ci pu precludere lutilizzo della predistorsione in banda base.

4.4.2 Predistorsione ad RF
In questo tipo di predistorsione il predistorsore viene posto immediatamente
prima dellamplificatore di potenza. Lo schema a blocchi risultante quindi quello
riportato in Figura 4.22.

x
PREDISTORSORE

x = g(z)

PA
y = f(x)

93

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione
Figura 4.22 Schema a blocchi delle predistorsione ad RF.

La semplice relazione che lega i segnali :

y = f ( x ) = f g ( z )

(4.65)

Il predistorsore andr progettato in modo tale che la sua caratteristica g(z)


faccia si che:

f g ( z ) = k x

(4.66)

Cio che il gruppo costituito da predistorsore ed amplificatore amplifichi


linearmente il segnale dingresso. Quindi:
g ( z ) = f 1 ( y ) = f 1 ( k z )

(4.67)

Va sottolineato che il predistorsore non ha compiti di amplificazione e deve


perci essere progettato con una funzione di trasferimento che sia unitaria a piccolo
segnale e che si espanda solo quando lamplificatore di potenza entra in
compressione.
Predistorsione modulo e fase
In questo caso si ipotizza lamplificatore di potenza come costituito da due
quadripoli separati: uno che produce solamente distorsioni dampiezza (AM/AM) e
laltro che produce solamente distorsioni di fase (AM/PM).

PA

(A)

f(A)

Figura 4.23 Suddivisione ideale di un amplificatore di potenza in due blocchi.

Concettualmente quindi anche il quadripolo distorsore dovr essere formato


anchesso da due blocchi: uno che predistorce solamente lampiezza (senza toccare la
fase) ed uno che predistorce solamente la fase (senza toccare lampiezza).
Un possibile schema di principio per un predistorsore modulo e fase
rappresentato in Figura 4.24.

94

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

G
90

90

Figura 4.24 Schema di principio di un predistorsore modulo e fase.

Si ipotizzi che lamplificatore (si ricordi che non lamplificatore di potenza)


non introduca sfasamento.
I due attenuatori variabili saranno impostati in modo che la porzione del
segnale che attraversa il ramo sottostante, e che quindi emerge in uscita con uno
sfasamento complessivo di 180 rispetto al segnale dingresso, abbia unampiezza
maggiore rispetto al segnale che transita nel ramo soprastante.
Lo sfasatore variabile ha il compito di compensare eventuali sfasamenti
dellamplificatore (che in questanalisi semplificata sono stati considerati nulli) e di
assicurare che le componenti in uscita derivanti dai due rami della struttura siano
esattamente in opposizione di fase.
Considerando g il guadagno del ramo superiore ed a il guadagno del ramo
inferiore si pu condurre unanalisi semplificata.
Sia x il segnale in ingresso allibrida a 90: la porzione di segnale in ingresso al
ramo superiore sar:

x
2

(4.68)

mentre quella in ingresso al ramo inferiore sar:


x j 2
e
2

(4.69)

Luscita del ramo superiore sar quindi:

x
2

(4.70)

x j 2
e
2

(4.71)

g
mentre quella del ramo inferiore sar:
a

Luscita complessiva sar quindi:


95

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

x
x j
x
x
x
e =g
+a
a
=
( g a)
2
2
2
2
2

(4.72)

Se, come detto in precedenza, si fa in modo che g < a allora il segnale in uscita
sar in controfasce con il segnale dingresso.
Graficamente ci corrisponde a quanto riportato in Figura 4.25.

DAL RAMO
INFERIORE

USCITA

DAL RAMO
SUPERIORE

Figura 4.25 Segnali relativi al predistorsore modulo e fase.

Quando lamplificatore del ramo soprastante entrer in compressione il suo


guadagno g diminuir e, essendo a costante, luscita complessiva si espander. Si
nota quindi che si ha un controllo diretto solo sullampiezza del segnale duscita,
impostando livelli damplificazione e dattenuazione, e non sulla fase. Perci sar
possibile controllare efficacemente soltanto la distorsione AM/AM. Ci non significa
per che questo predistorsore abbia un cattivo comportamento nei confronti della
distorsione AM/PM. Consideriamo infatti il caso in cui un aumento della potenza
dingresso porti ad unespansione di fase del segnale che transita nel ramo
soprastante: avendo il ramo sottostante un comportamento lineare nel dominio dei
fasori accadr quanto riportato in Figura 4.26

DAL RAMO
SUPERIORE

USCITA
DAL RAMO
INFERIORE

96

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Figura 4.26 Segnali relativi al predistorsore module e fase nel caso di espansione di fase
dellamplificatore con guadagno g.

Come si osserva landamento della fase del segnale duscita risulta opposto a
quello del segnale prodotto dallamplificatore del ramo soprastante: se quindi tale
amplificatore ha la stessa caratteristica AM/PM dellamplificatore di potenza da
linearizzare, poich il segnale duscita, effettivamente inviato al PA, ha una
caratteristica opposta allora sar compensata anche la distorsione AM/PM
dellamplificatore di potenza. In questo caso la compensazione per indiretta, in
quanto non si esegue impostando livelli di sfasamento, bens scegliendo
lamplificatore da utilizzare nel predistorsore in modo che abbia una caratteristica
AM/PM comoda.
Come detto in precedenza al predistorsore non spettano compiti di
amplificazione, perci in questo schema al posto dellamplificatore si pu impiegare
un blocco passivo che fornisca comunque una caratteristica non lineare di
compressione.
Tale blocco pu essere realizzato con una coppia di diodi in antiparallelo, come
riportato in Figura 4.27.

Figura 4.27 Coppia di diodi in antiparallelo per generare una caratteristica non lineare.

Si impiegano due diodi perch in questo modo si ottiene una caratteristica


dispari che quindi genera solo le armoniche dispari, le uniche necessarie per
compensare gli effetti non lineari non eliminabili tramite filtraggio. Con un solo
diodo infatti si sarebbe ottenuta una caratteristica non lineare che avrebbe generato
tutte le armoniche, disperdendo potenza in quelle pari che non sono necessarie. Il
circuito di Figura 4.27 ha una caratteristica ad espansione se pilotato in tensione ed a
compressione se pilotato in corrente.
V

b)

a)
97

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Figura 4.28 Caratteristiche di una coppia di diodi in antiparallelo. a) pilotaggio in tensione, b)


pilotaggio in corrente.

Predistorsore modulo e fase a riflessione


Un altro schema, ancora pi semplice del precedente ma ancora meno versatile,
il cosiddetto predistorsore a riflessione. Lo schema di principio riportato in Figura
4.29
Il ramo soprastante produce la non linearit, mentre il ramo sottostant6e
produce la parte di segnale lineare.
I segnali si ripresentano, al circolatore, in opposizione di fase.
Il principale svantaggio di tale schema la necessit dimpiegare un circolatore
per separare i segnali dingresso e duscita.

Figura 4.29 Schema di principio di un predistorsore modulo e fase a riflessione.

Predistorsione in fase e quadratura


Lo schema di principio di tale soluzione riportato in Figura 4.30.
Il segnale dingresso viene diviso in due parti uguali ma sfasate tra loro di 90:
si ottengono quindi una componente in fase ed una componente in quadratura.
Tali componenti vengono fatte transitare attraverso blocchi non lineari con
caratteristiche in generale diverse, in modo da ottenere le caratteristiche AM/AM ed
AM/PM volute, opposte a quelle dellamplificatore di potenza.
Il vantaggio di tale schema risiede nel gran numero di variabili libere a
disposizione per sintetizzare il comportamento voluto.

98

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Figura 4.30 Schema di principio di un predistorsore in fase e quadratura..

Predistorsione polinomiale
Si consideri il modello dellamplificatore di potenza descritto dalla (4.11): tale
descrizione in serie di potenze presenta due problemi:
Spesso il 3 ordine pu non bastare (ad esempio se la potenza dingresso
talmente elevata da produrre non linearit molto marcate);
Le non linearit considerate da tale modello sono puramente resistive:
essendo i termini k puramente reali non verranno contemplati effetti di
memoria ma soprattutto distorsioni AM/PM;
Per risolvere tale problema si pu adottare una tra le due soluzioni di seguito
presentate:
Si impiegano dei coefficienti complessi;
Si considerano gli effetti di memoria considerando un ritardo , tipico
dellamplificatore cos da avere il segnale x(t-) al posto del segnale x(t);
Scegliendo la prima soluzione e continuando ad utilizzare un modello
polinomiale per lamplificatore di potenza avremo che il comportamento di tale
dispositivo sar descritto dalla seguente relazione:
N

y = ki x i

k C

(4.73)

i =1

La deviazione dallideale comportamento lineare , come gi detto, dovuta solo


ai termini dispari in quanto quelli pari danno contributi facilmente filtrabili (se la
banda inferiore ad unottava).
99

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Lidea quindi quella di sostituire al segnale x un polinomio, comunque


funzione del segnale dingresso, tale da compensare le non linearit dispari.
Con riferimento alla Figura 4.22 il segnale x sar funzione dellingresso z
secondo la relazione:
M

x = qjz j

q C

(4.74)

j =1

Come si osserva la complessit del predistorsore aumenta allaumentare di M e,


tipicamente, M < N.
Sostituendo la (4.74) nella (4.73) si ottiene quindi:
M

y = ki q j z j
i =1
j =1

k ,q C

(4.75)

Il polinomio risultante, che fornisce y (luscita dellamplificatore di potenza) in


funzione di z (lingresso del predistorsore), avr quindi un grado massimo pari a
MN.
Nella (4.75) possibile, ovviamente, controllare solo i coefficienti q, ed in
particolare possibile controllarne soltanto M 1, in quanto necessario avere:

q1 = 1

(4.76)

in modo che, a piccolo segnale, si abbia x = z.


Avendo quindi M 1 coefficienti si avranno M 1 gradi di libert e quindi si
potranno annullare solo M 1 degli N termini della composizione finale di y, che
risulter perci in questa forma:

y = k1' z + 014
+4
0 244
+ K +30 + k M' +1 z M +1 + K
14
4244
3
M 1 termini che

(4.77)

ter mini che non


potr annullare

riesco ad elidere
settando M 1
coefficienti liberi

Lobiettivo di questa metodologia sar quindi quello dimpostare i coefficienti q


del predistorsore in modo da annullare M 1 termini nellespressione di y.
Considerando un modello dellamplificatore di potenza esteso fino al 5 ordine
e trascurando i termini pari, che non danno problemi:

y = k1 x + k3 x 3 + k5 x 5

(4.78)

i prodotti in uscita, per un test a due toni, saranno i seguenti:


k1 x 1 ,2

k3 x 3

21 2 ,22 1

1 , 2

(A )
(A )

( A)

IMD3

compressione e soppressione

100

(4.79)
(4.80)

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

k5 x 5

31 22 ,32 21
21 2 ,22 1

1 , 2

(A )
(A )
(A )
5

IMD5

IMD5

compressione e soppressione

(4.81)

Va sottolineato come le non linearit del 5 ordine danno intermodulazione del


5 ordine che per costituita anche da componenti con frequenza pari alla
frequenza dellintermodulazione del 3 ordine.
INTERMODULAZIONE
DEL 3 ORDINE

INTERMODULAZIONE
DEL 3 ORDINE

Figura 4.31 Componenti dintermodulazione di 3 e 5 ordine per un test a due toni di un


amplificatore di potenza.

Considerando i contributi dovuti alle non linearit del 3 ordine riportati nella
(4.80) si pu intuire come questi aumentino di 3 dB per ogni dB di aumento della
potenza dingresso. Tali componenti hanno per ampiezza diverse:

21 2 ,22 1

(A )

1 , 2

(A )

3
4
9

(4.82)

quindi i contributi alle frequenze 1 ed 2 sono 3 volte pi grandi, nel dominio


dei segnali, dei contributi alle frequenze 21 2 e 22 1.
In dB tale rapporto corrisponde a:

20 log 3 9,54 dB

(4.83)

Perci su di un grafico avremo questi andamento per queste componenti:


POUT
1, 2
9,54 dB
21 2 , 22 1
3
PIN
3

101

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

Figura 4.32 Andamenti delle componenti dintermodulazione del 3 ordine al variare della
potenza dingresso.

Per i contributi del 5 ordine avremo invece gli andamenti riportati in Figura
4.33.
Si pu concludere quindi che i termini di ordine n del modello polinomiale
producono intermodulazione di grado n ma anche di grado inferiore.
Inoltre le componenti dintermodulazione di ordine pi basso hanno
unampiezza maggiore delle componenti di ordine pi alto.
POUT

1, 2
21 2 , 22 1

6 dB
31 22 , 32 21
PIN
14 dB

Figura 4.33 Andamenti delle componenti dintermodulazione del 5 ordine al variare della
potenza dingresso.

Si consideri, a scopo esplicativo, il caso di un amplificatore rappresentato da un


modello di ordine 5 ed un predistorsore di ordine 3. In uscita si avranno termini fino
al 15 ordine.
Con un predistorsore del 3 ordine sar possibile eliminare lintermodulazione
del 3 ordine ma non quella del 5: nella banda di lavoro saranno quindi presenti
comunque delle componenti derivanti dalle non linearit del 5 ordine.
Riportando su di un grafico landamento delle varie componenti del segnale
alla frequenza 21 2 al variare della potenza dingresso avremo quanto
rappresentato in Figura 4.34.

102

Capitolo 4

Tecniche di linearizzazione

POUT @ 21 2
x3

x5

PIN

Figura 4.34 Componenti del segnale alla frequenza di 21 2.

Solitamente le componenti di ordine basso saranno molto pi grandi delle


componenti di ordine pi elevato, a meno che la potenza dingresso non sia tale da
far divenire comparabili i contributi del 5 ordine rispetto a quelli del 3 ordine.
Progettando quindi un predistorsore di ordine n verranno annullati i contributi
di ordine n, ma in banda si avranno comunque delle componenti dovute ai termini di
ordine n + 2k (con k N).
Il range di linearit del sistema verr perci aumentato, ma quando la potenza
dingresso sar tale da rendere i contributi dei termini di ordine n + 2k comparabili
con lampiezza che avrebbero i termini di ordine n il sistema comincer nuovamente
a distorcere.
Nella pratica realizzare un predistorsore di ordine 5, 7, ecc. troppo complicato
e si realizzano quindi soltanto predistorsori di 3 ordine.

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