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Le polemiche laiciste sul compendio del

catechismo: chi ha paura dell'identit


cattolica e perch?
La Chiesa cattolica ha pubblicato il compendio del Catechismo.
E' un semplice strumento di sostegno alla fede. Eppure
viene considerato una minaccia dall'intelligenthia laicista.
Per la quale, evidentemente, dialogo significa annacquamento
delle idee e dei valori
E sorprendente che la pubblicazione di un libro possa essere interpretata e temuta addirittura come
uningerenza. E invece, a giudicare dalle reazioni anche di laici non prigionieri del
neodogmatismo laicista come Vittorio Foa e Massimo Cacciari, luscita del compendio del
catechismo della Chiesa cattolica promossa da Benedetto XVI ha fomentato una psicosi da
accerchiamento che equipara un libro - niente pi di uno strumento di divulgazione dottrinaria - a
un atto aggressivo di intromissione vaticana nelle cose italiane. Si aggiunga, per acuire lallarme, la
dichiarata volont della Chiesa di tentare una penetrazione modernamente capillare del catechismo,
in distribuzione presso autogrill, aeroporti e supermercati. Si consideri inoltre che nel tradizionale
schema catechistico articolato su 598 domande e risposte vengono affrontati, oltre al depositum
fidei in senso stretto, argomenti che stanno esasperando la polemica politico-culturale, dalla critica
ratzingeriana al disordine relativista della modernit miscredente, allatteggiamento nei confronti
dellomosessualit. Tuttavia, resta come un sintomo di ipersensibilit laica il fatto che un atto
consueto e finanche scontato della Chiesa cattolica, e cio lelaborazione di uno strumento agile e
conciso a uso dei fedeli, venga considerato come un pericolo, una minaccia, una manifestazione di
ostilit e di intolleranza. Come mai?
Le ultime vicende, a cominciare dal trionfo astensionista nel referendum sulla procreazione
assistita, hanno irritato gli umori laici e drammatizzato il timore per una nuova stagione che si
annuncerebbe come un rischio per lo stesso carattere aconfessionale dello Stato. Eppure, per quanto
meritoria appaia la battaglia come quella dei radicali di Pannella a presidio della natura laica
delle leggi che uno Stato sovrano liberamente si d, a motivare tanta apprensione per un libro il
semplice ma decisivo assunto secondo il quale una Chiesa sicura di s e forte delle proprie certezze
prefiguri un animus intollerante e, dunque, un pericolo per le sorti stesse del pluralismo. Questa
versione edulcorata e irenico-conciliatoria del dibattito pubblico si fonda per sul pregiudizio che le
forti convinzioni e le rivendicazioni orgogliose della propria identit siano in quanto tali ostacoli al
dialogo e persino alla convivenza tra fedi e culture diverse. Prevale lidea che la nettezza delle
posizioni significhi il contrario dellauspicabile comunicazione tra diverse visioni del mondo. Si
impone in forme surrettizie la pretesa che il dialogo sia uneterna mediazione, un incessante
stemperarsi, un autodepotenziante infiacchirsi e che, per poter entrare nel novero delle opinioni
rispettabili, queste stesse opinioni devono trovare una forma sbiadita e compromissoria.
La Chiesa cattolica, piaccia o no, prima con Giovanni Paolo II e adesso con papa Ratzinger, ha fatto
una scelta diversa e, anzi, dopo una stagione di problematicit e di dubbio ha deciso senza

complessi di giocare la carta di unidentit difesa con intransigenza. Lancia il suo catechismo con
spavalderia e con un gusto della sfida che non dovrebbe spaventare chi non ha paura del conflitto di
idee aperto e non dissimulato. Invece, anzich accettare la sfida, il mondo laico sembra temere la
pubblicazione di un catechismo interpretandola come dichiarazione di una nuova guerra di
religione. Con il risultato, talvolta sconcertante, di vedere i laici impegnati a dettare ai cattolici
lagenda che i cattolici dovrebbero seguire (e addirittura, come pure accaduto in questi anni, a
interloquire con la Chiesa sul grado di autentica santit dei nuovi santi). Un risultato non esaltante,
dal punto di vista degli stessi laici.
Pierluigi Battista
da Il Corriere della Sera

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