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Le Funzioni della memoria di lavoro visuo-spaziale

La memoria di lavoro visuo spaziale è usata in una complessa varietà di azioni umane, tra cui
l’orientamento, il movimento nello spazio, nella comunicazione non verbale (Doherty-Sneddon,
Bonner e Bruce, 2001), nella costruzione di immagini mentali, nel disegno (Morra, 2005),
nell’acquisizione delle conoscenze semantiche sulle proprietà degli oggetti, nell’elaborazione delle
coordinate visive e spaziali (questa capacità sembra essere una buona misura dell’intelligenza non
verbale), nella comunicazione non verbale (Doherty-Sneddon, Bonner e Bruce, 2001),
nell’apprendimento geografico(Bosco e Coluccia, 2004) e nella comprensione dei testi. La
relazione con la generazione, mantenimento e trasformazione delle immagini mentali è stato un
punto di interesse cruciale in psicologia. I modelli a riguardo sono stati numerosi, già dagli anni 70
Paivio (1971) ipotizzò l’esistenza di due sottosistemi indipendenti agenti nella codifica di stimoli
per modalità, uno verbale e uno non verbale. L’autore motivava il miglior ricordo delle parole
concrete rispetto a quelle astratte, sostenendo che le parole con alto valore immaginativo erano
codificate sia dal sottosistema verbale che da quello non verbale e questo determinava il loro
migliore ricordo. Kosslyn al contrario, va a sostenere che il processo di generazione delle
immagini mentali non corrisponde all’attivazione di informazioni contenute nella memoria a lungo
termine, ma esiste un sistema top down che seleziona le informazioni immagazzinate, che poi
vengono integrate con le rappresentazioni a lungo termine e contemporaneamente selezionate nel
visual buffer (sistema specifico di memoria a breve termine con proprietà spaziali) per una
migliore elaborazione (Kosslyn, 1994).

Circa la relazione tra la memoria di lavoro visuo spaziale e il linguaggio, con ciò che esso
comporta, come ad esempio la comprensione del testo, sono stati fatti diversi studi. Kruley (1994),
che si è concentrato sulla capacità della memoria di lavoro visuo-spaziale nell’integrazione tra le
figure e il testo. Denis nel 1996 che ha dimostrato che la presenza di figure nel testo non è
necessaria all’attivazione della memoria di lavoro visuo-spaziale, in quanto questa è attivata anche
solo dalla presenza di eventuali configurazioni spaziali presenti. Nella relazione con il linguaggio,
di particolare interesse è quanto proposto da Cornoldi nel 1995, il quale assume la memoria di
lavoro visuo-spaziale come un sottosistema della memoria di lavoro, che in parte rispecchia le
funzioni della memoria di lavoro linguistica, le cui caratteristiche posso essere utilizzate per lo
studio e l’appropriata spiegazione della memoria di lavoro visuo spaziale. Tra i due sistemi
Cornoldi ha individuato delle potenziali similarità riguardanti magazzino, processamento, effetti e
funzioni:

- Magazzino: fonologico; visuospaziale

- Processamento: loop articolatorio e elaborazione linguistica attiva; ripetizione e


elaborazione visuo-spaziale attiva

- Effetti: similarità (fonologica, visiva); informazione inattesa (parola, informazione


visiva); quantità (lunghezza delle parole, complessità visiva); attività concorrente
(soppressione articolatoria; tapping spaziale)

- Funzioni: apprendimento di parole e lettura; orientamento spaziale e


visualizzazione.

Info @ http://psychomer.blogspot.com

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