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LUIGI EINAUDI

Bardature della crisi


(1932)

I 'mirandi ragionamenti':
diagnosi e ricette pericolose
I porti e le ancore
Le bardature da eliminare

Come lamore e lamicizia non vengono per ordine


superiore, cos la ripresa non ubbidisce ai comandi
dellalto.

Le oasi di prosperit sono collocate dove i punti fissi


del sistema economico sono ridotti al minimo, dove si
possono liberamente impiantare nuove industrie, dove
luomo di generazione in generazione non legato a
quel mestiere, a quella industria, dove i salari non
sono fissati per masse enormi da un unico sindacato a
punti difficilmente spostabili; ma i mestieri le
industrie sono molte, gli uomini usano muoversi,
hanno gli occhi aperti, sanno cogliere le occasioni di
guadagno e nessuno li frastorna nel momento di
decidersi e di operare.

Dalla crisi si sta uscendo, in ragione della volont e


della possibilit di sottrarsi alle bardature che la
illustre compagnia dei periti ha imposto a uomini
troppo ansiosi di richiamare da lidi ignoti quella
prosperit che essi possono ricuperare solo cercandola
dentro di s.

Luigi Einaudi

Bardature della crisi


La Riforma Sociale, settembre-ottobre 1932, pp. 560-570
Saggi, La Riforma Sociale, Torino, 1933, parte II, pp. 503-515

1. I campanelli avvisatori delle officine dove gli economisti


fabbricano i numeri indici ne segnalano larrivo? partita dagli
stessi lidi donde venne la bufera! Queste domande si leggono quasi
ogni giorno nei fogli quotidiani dopoch tra il luglio e lagosto la
borsa di New York cominci a dare qualche segno di vita e quelle
europee parvero seguirla. La visitatrice aspettata, alla quale tutti
vorrebbero essere i primi a spalancar le porte, la ripresa.
C nellaspettativa messianica la reminiscenza inconsapevole di tipi
di vita storicamente morti. Di quando si credeva che la ricchezza, il
benessere, la potenza consistessero in fondi di cose materiali
appropriabili e trasferibili da uomo a uomo, da luogo a luogo: loro e
largento, il gregge, il frumento. Nei tempi e nei luoghi di economia
pastorale ed agricola, le fonti della vita paiono estranee alluomo. Per
necessit, per costume o per comando divino, luomo doveva ogni
anno lavorare, col sudore della fronte, la terra, seminarla e curarla.
Ma il frumento si raccoglieva, ma i greggi pascevano e figliavano, ma
le uve si vendemmiavano se Iddio, le vicende delle stagioni, il vento,
la grandine, la pioggia o la siccit lo permettevano. Le sette vacche
grasse e le sette vacche magre venivano di volta in volta dal di l,
dal mondo esteriore a rallegrare o a decimare gli uomini. Dopo che
esse erano vissute, i granai colmi o vuoti, le stalle liete o deserte, le
cantine inebrianti per lodor del mosto o ripugnanti per il senso di

muffa e di aceto dicevano la ricchezza dellagricoltore. Ancor oggi, i


due baccellieri che nel mio Piemonte rurale hanno il carico di
combinar matrimoni, dopo i giusti convenevoli, innanzi di parlare
dellargomento che tutti sanno essere quello solo che li ha condotti
fin l, fanno il giro della casa, per constatare lessere, il mucchio del
grano, le bestie della stalla, quante botti colme. La donna e luomo
paiono valori inferiori a quelli delle cose materiali da cui ripeteranno
la vita. Il contadino giudica se stesso e gli altri in base allinventario
dei beni posseduti. Se al seguito degli uomini vengono molti beni pare
venga anche lo star bene. Similmente, oggi corre lopinione che il
segnale della ripresa debba venire dai luoghi e dai popoli reputati
possessori di molti denari, di molti beni; e che ai popoli poveri e
quindi a noi che ci reputiamo tali la prosperit possa venir solo al
seguito dei beni e del denaro partito dai lidi abitati dalla gente
ritenuta ricca.
2. Come, tuttavia, la ripresa dovrebbe esserci inviata da coloro, i
quali ieri ci largirono la crisi? In verit, lopinione corrente non fu
vera mai. Anche nei tempi e nei paesi agricoli, il grano esce dalla
terra, le greggi si moltiplicano, la vigna prospera secondo vogliono e
sanno gli uomini. Non la fecondit della terra, non la benignit delle
stagioni, ma la solerzia degli uomini, ma le cure delle donne
producono il frumento, moltiplicano i greggi e riempiono di vino le
cantine. Per sapere il perch della differenza fra il buon raccolto di
un podere e il cattivo di un altro, bisogna e basta entrare nella cucina
del contadino ed osservare lordine e la pulizia od il disordine ed il
lerciume. Dove sono ordine e pulizia, dove la donna di casa non si
dice stanca, dove luomo non accusa le stagioni avverse, ivi la
prosperit; dove laria infetta e non si sa dove posare i piedi, e si
sentono querimonie contro domeneddio, il quale fa andare le stagioni

al rovescio e si narrano le meraviglie possibili se ci fossero denari e se


le cose non andassero alla gran diavola, ivi regnano a giusta
ragione miseria e crisi. Eppure terre e cose, vicende di stagioni, di sole
e di pioggia volsero uguali per i due vicini!
Gli occupatori delle fabbriche impararono presto nellautunno del
1920 che mura e macchine, strumenti e scorte erano rottami
inservibili e che, a muoverli ed a farli produrre, valevano unicamente
i fattori invisibili inafferrabili dellorganizzazione e della fiducia.
Nellottobre del 1929 si vide che le ricchezze calcolate a miliardi degli
Stati Uniti, che i valori delle carte negoziate a milioni di unit ogni
giorno nelle borse di New York, Chicago, Boston e Filadelfia, erano
scritture di banca, fornite di esistenza puramente immaginaria,
opinioni fluttuanti al vento delle impressioni degli uomini. Nei paesi
industriali, dove il delicatissimo meccanismo dorologeria, il quale fa
muovere terre, case, fabbriche, banche, fondaci e porti, presto
sincanta, nulla era mutato nella superficie e nella coltura dei terreni
agricoli, nella attrezzatura delle fabbriche, nelle scritture delle
banche, nelle banchine e negli elevatori dei porti. Ma le stesse cose
materiali, le quali prima nella immaginazione degli uomini valevano
cento, incantatosi il meccanismo, caddero alla stima di cinquanta, di
venti, di dieci. Erano le stesse cose; ma gli uomini le vedevano con
occhio diverso. In altri paesi, come lItalia e la Francia, dove al
comando delle leve del meccanismo economico sono, insieme ai
relativamente pochi ed impressionabili imprenditori banchieri
speculatori, milioni di tardi, piccoli e medi, artigiani fabbricanti
negozianti proprietari e contadini, abituati a vivere nella propria
casa, a lavorare il campo ereditato, a servire al bisogno di clienti
amici o conosciuti, lopinione intorno ai valori delle cose lenta a
muoversi. Molti, anzi, non hanno alcuna opinione intorno a quei

valori, n si curano di averla; e piccola fu la minoranza presa


dallaffanno per i ribassi nelle quotazioni di borsa. In media i valori
capitali scaddero nella stima degli uomini assai meno in Italia che
negli Stati Uniti. La crisi tocc fra noi pi i redditi, che i patrimoni.
Il fatto, sebbene e forse perch irrazionale, scem la violenza della
crisi.
3. Laspettativa del messia, il quale deve venire a salvare il
mondo e ridargli prosperit dunque irrazionale se noi lo aspettiamo
dal di fuori. La ripresa in noi e verr da un mutamento delle nostre
opinioni, del nostro sentire, dal color pi rosa visto dallocchio col
quale noi contempliamo o reputiamo di contemplare il mondo. Gli
uomini non possono, tuttavia, essere forzati allottimismo. Fin dal
primo scoppio della crisi, le solite mosche cocchiere si affannarono a
respingerla ed a fabbricare campagne di prosperit. Negli Stati Uniti,
la lotta contro la crisi divenne un numero dei programmi elettorali.
Ahim!, Come lamore e lamicizia non vengono per ordine superiore,
cos la ripresa non ubbidisce ai comandi dellalto. Al limite si pu
affermare che il prolungarsi della crisi deriva dalla organizzazione
della ripresa.
La guerra lasci, invero, agli uomini una eredit sopra ogni altra
pestifera: i periti, che ora barbaramente si chiamano esperti. Il
male non sta nellesservi periti di cose economiche; ch la
conoscenza scientifica, la instaurazione di uffici statistici e di centri
di studio sulle variazioni economiche non possono non essere feconde
di bene. Non occorre che i molti milioni spesi nella fabbrica di
statistiche, di indici, di cause, di sintomi siano tutti fruttiferi. Per
compensare la spesa, basta che tra le migliaia di dati inconcludenti,
venga fuori unidea feconda.

Non fu neppur male che la gente perita fosse incoraggiata a dar


consigli intorno al miglior modo di uscire dalla crisi; ch il dar consigli
invero ufficio proprio di chi sa. I periti divennero grandemente
fastidiosi quando e perch si diede ad essi il potere di ordinare agli
uomini lapplicazione dei loro consigli. Il meccanismo economico
tanto pi stride quanto pi i periti in conferenze internazionali ed in
consessi nazionali si affannano ad escogitare piani di salvazione.
Quanti mai piani furono in questi tre anni discussi, tentati ed
applicati! Ogni piano offre un rimedio ad un male, a quel male, e
perci aggrava il malessere generale.
4. La crisi deriva da produzione eccessiva, non consona ai bisogni,
offerta in modo anarchico da troppi imprenditori, alcuni dei quali,
lavorando a costi troppo alti, sono prossimi al fallimento e vendono
in perdita pur di riuscire a toccare lindomani nella speranza che
lindomani segni la ripresa, ed anche i migliori producono senza una
visione dinsieme del mercato, senza coordinare lofferta al
consumo.
Perci razionalizziamo; riuniamo in consorzi disciplinati i produttori;
estendiamo ai tardivi il beneficio dei progressi compiuti dai migliori;
organizziamo la vendita, cos da evitare le offerte disordinate nei
momenti del raccolto o di rimanenze grosse ed i panici nei momenti
di carestia.
Risultato: i produttori di margine, ad alto costo, i quali, in regime di
concorrenza, sarebbero stati costretti a fallire o, potendo, a ridurre il
capitale antico ed a riorganizzarsi collaiuto di nuovo capitale,
resistono protetti dal consorzio e continuano a produrre ad alti costi.
I prezzi, adeguati agli alti costi marginali, concedono profitti,
talvolta ragguardevoli, ai produttori intra-marginali a costo minore

ed agli ostinati indipendenti. Nuovi risparmi affluiscono


allindustria. La produzione cresce, le rimanenze aumentano invece
di scemare. Il castello di carta gonfia; le banche sono oberate dal peso
dei crediti in ghiaccio verso i colossi dai piedi di creta. La crisi si
trascina e si inacerbisce, allontanandosi la soluzione allinfinito.
5. La crisi deriva da consumo troppo scarso e male indirizzato.
Molti vorrebbero comprare e non possono, perch il flusso dei mezzi
dacquisto non sincrono, nel tempo, al flusso dei prodotti. Molti
acquistano merce cattiva estera invece di quella buona nazionale che
le fabbriche tengono in magazzino.
Perci organizziamo il credito al consumo, colle vendite a rate di case,
pianoforti, fonografi, apparecchi radio, vetture automobili.
Limpiegato, loperaio potr con un regolare prelievo sullo stipendio
procacciarsi le cose necessarie a rendere la sua vita pi alta. Perci
facciamo propaganda per il prodotto nazionale; vi siano le giornate
del Buy British American made Pour le produit
francais Comperate merce italiana. Perci si istituiscano dogane
contro le merci forestiere inutili o costose o surrogabili dalle
nazionali. Si dia lavoro ai connazionali. Non si compri dagli stranieri
se gli stranieri non comprino lequivalente da noi. Siano fissati i
contingenti di importazione e di esportazione da e per i singoli paesi
esteri; n si diano divise estere se non a chi dia dimostrazione di aver
comperato entro i limiti dei contingenti legali.
Risultato: Quando a causa del volgersi delle circostanze economiche,
limpiegato e loperaio vedono scemare i redditi e scomparire il
margine per il servizio dei prestiti, case vetture automobili pianoforti
ritornano ai provveditori ed ingombrano il mercato. Chi vuole,
acquista vetture automobili poco usate a prezzi che, ridotti in lire

italiane, corrono da 1000 a 2000 lire e trova pianoforti di marca per


500 lire. I produttori non vendono pi la merce nuova. La
propaganda, cogli scritti e col dazio, del prodotto nazionale riduce gli
acquisti dallestero, ma dimezza nel tempo stesso le vendite
allestero. Chi compra le cose nostre se gli togliamo i mezzi derivanti
esclusivamente dalla vendita delle cose sue? Si d lavoro agli operai
addetti alla produzione delle cose prodotte allinterno e se ne toglie
altrettanto e forse pi agli operai che produrrebbero le cose che non
si esportano pi. N si possono costringere gli stranieri a comperare
da noi quanto basta a compensare i nostri acquisti. Lidea che gli
scambi debbano compensarsi tra paese e paese risale allinfanzia della
scienza e della pratica economica ed oggetto di riso da secoli. Gli
scambi avvengono non fra stati ma fra individui, non per baratto fra
merce e merce, ma per compra vendita collintervento della moneta.
Conviene comprare tal merce estera dallinglese e vendere tal altra
merce italiana al levantino. Normalmente gli scambi non si
compensano mai nelle statistiche interstatali; n converrebbe si
compensassero. A farli compensar per forza, gli scambi si arrestano
del tutto e la crisi, invece di risolversi, d luogo al ritorno a forme
inferiori barbariche di vita.
6. La crisi deriva dalla mancanza di potere dacquisto nelle masse
operaie. Date salari agli operai ed essi spenderanno tutto sino
allultimo centesimo, mettendo cos in moto la ruota delloperare
economico. Fa duopo che gli operai possano spendere molto;
epperci garantite, con la forza delle leghe e dei contratti collettivi e,
se occorre, colla legge un minimo di salario con un massimo di ore di
lavoro. Lindustria dovr assorbire pi operai, essendo ogni
operaio disponibile solo per un numero limitato di ore. Se, ai salari
imposti dal contratto collettivo, lindustria non assorbe tutti gli

operai disponibili, ai disoccupati si diano sussidi di disoccupazione,


assistenza di cibi e di vestiti alle famiglie, lavori pubblici. Con
mirandi ragionamenti, economisti illustri dimostrano essere possibile
e vantaggioso mantenere fisso ad un certo punto il livello dei salari e
prelevare dalle rendite che, si sa, sono dono gratuito della natura
della societ della fortuna, il bastevole per pagare i sussidi di
disoccupazione ed i lavori pubblici. Perch il lavoro ed i sussidi siano
distribuiti equamente fra tutti gli uomini, si istituiscano uffici di
collocamento paritetici o statali, a cui sia obbligatorio rivolgersi,
sicch limprenditore non abbia facolt di scelta, e, colla scelta, di
ribasso dei salari al disotto del minimo collettivo, ma debba assumere
gli operai che gli sono inviati dallufficio nellordine di dignit che
piaciuto al legislatore di fissare.
I mirandi ragionamenti non hanno impedito che gli industriali, sotto
al peso di salari artificialmente fissi, lavorassero a costi alti e
vedessero ridotte vendite ed esportazioni, e che il peso dei sussidi,
delle elemosine e dei lavori pubblici conducessero alla disperazione i
contribuenti ed alla rovina i bilanci statali; sicch lInghilterra si
ridusse al dilemma: o lasciar crollare il bilancio pubblico e quello della
maggior parte delle imprese private, o lasciar svalutare la moneta.
Fu preferita, come era ovvio, essendo quella la linea di minor
resistenza, lasciar crollare la sterlina. Ma se i vincoli imposti dai piani
ragionati dai periti rimarranno, non v nessuna ragione al mondo
per ritenere che la sterlina non debba crollare una seconda ed una
terza volta. Forse alla quarta non si arriverebbe, perch nessuno se
ne fiderebbe pi fin dallinizio. La crisi avrebbe condotto al caos.
7. Siamo arrivati al punto fondamentale. Gli uomini vivono dentro
un sistema economico che gli economisti usano modernamente dire

in equilibrio. Vogliono essi con ci osservare che tutti i fattori, tutti


i punti del sistema si trovano tra di loro in date relazioni di
interdipendenza. Gli operai ricevono certi salari, perch nello stesso
momento i risparmiatori ottengono un dato interesse, gli
imprenditori dati profitti, lo stato date imposte, perch i prezzi delle
materie prime, dei prodotti intermedi, dei prodotti finiti sono tali e
tali, perch terre case azioni titoli di debito pubblico macchine
impianti navi ferrovie sono negoziati a tali e tali salari capitali. Tutto
si lega e tutto si muove dentro un sistema. Non possibile che un
punto del sistema si sposti senza che pi o meno presto, attraverso
ad attriti pi o meno forti, tutti gli altri punti si muovano.
Lequilibrio di cui si parla non equivale ad immobilit; anzi il sistema
in continuo, perenne movimento. Salari interessi profitti prezzi di
merci valori capitali, ecc., ecc., non sono quantit fisiche, che si
possono toccare e vedere; bens quantit di conto risultanti dalle idee
dalle sensazioni dalle volont degli uomini; e poich nelle societ
moderne idee sensazioni e volont sono in continuo fermento e
mutazione, cos pure le quantit economiche che ne derivano.
Tuttavia gli uomini non sono o non sono ancora in grado di adattarsi
ad un sistema il quale in tutti i suoi punti sia in perenne
movimento, in perpetuo sforzo di passaggio da un precedente
equilibrio che non aveva ancora cominciato ad esistere ad uno nuovo,
il quale non riuscir ad attuarsi, perch sensazioni idee e volont
costringeranno prima il sistema a spostarsi ancora verso un ulteriore
equilibrio. Lidea del moto perenne, della agitazione continua, dello
sforzo mai finito verso un equilibrio mai raggiunto terrorizza gli
uomini doggi. Se davvero essi si convincessero che il moto, che lo
sforzo la condizione della loro vita e che ad essi vietato il porto
della tranquillit, i pi tra gli uomini sentirebbero spezzate le molle

dellagire. Perci, nel turbinio incessante degli atomi economici, in


cerca di un assestamento definitivo mai raggiunto, gli uomini hanno
cercato di innalzar dighe argini difese attorno a qualche bacino
tranquillo di acqua immota, di gittare unancora per tenere ferma la
nave della propria vita in mezzo alloceano agitato della esteriore
vita economica. Possiamo augurare lavvento del giorno in cui gli
uomini si convincano della inutilit e del danno delle dighe e delle
ancore; ma dobbiamo riconoscere che oggi dighe ed ancore sono
necessarie, se si vuole che gli uomini non perdano la tranquillit
danimo necessaria a lavorare.
8. Dighe ed ancore portano nomi famigliari:
Primissima la moneta. Gli uomini desiderano effettuare gli scambi
per mezzo di una moneta certa ed invariabile; e reputando tale solo
quella che consiste in un disco, ad es., doro di un dato peso e titolo,
si rassegnano al pi ai suoi vari surrogati permutabili con essa a vista
ed al portatore. Gli uomini immaginano che un titolo di credito, un
salario, un fitto espresso in una moneta di questo genere abbia un
valore fisso e certo; e perci risparmiano, fanno credito altrui, locano
lopera o la cosa propria. Quel disco di un dato peso e titolo un
punto fisso nel firmamento economico. Aggrappati a quel punto, gli
uomini sono capaci di calcolare, contrattare, aver fiducia. Che monta
che quella fissit sia essa stessa un frutto della umana
immaginazione? che quel disco, rimanendo fisso in peso e titolo, muti
ogni giorno nella sua potenza di acquisto? che esso derivi la sua stessa
potenza dacquisto dalla circostanza, tutto affatto accidentale, che
gli uomini lo elevarono a dignit di punto fisso? Tal moneta doro
compra un quintale di frumento, non perch oro, ma perch gli
uomini si persuasero e rimangono persuasi ancor oggi, per qualche

misteriosa inconoscibile ragione, che loro sia adatto a formar moneta


e a diventar punto fisso di paragone delle altre merci. Se, per
accidente, lopinione venisse meno, lo stesso disco doro comprerebbe
una quantit diversa, probabilmente assai minore, di altre merci. Che
valgono tuttavia le scettiche cautele degli economisti? A rendere
possibile il ritmo della vita basta che gli uomini siano persuasi essere
la moneta un punto fisso, al quale tutto il resto si pu paragonare.
La parola data. Codici tribunali sentenze sono integrazioni, richieste
dalla imperfetta natura umana, della necessit sentita dagli uomini
di poter contare sulla promessa ricevuta da altri di fare o di dare
alcunch, comunque mutino le circostanze. In un mondo di uomini
perfetti, la clausola del comunque mutino le circostanze sarebbe
assurda, perch i contraenti saprebbero adattare i contratti stipulati
ieri, a norma dei prezzi salari interessi valori capitali ieri vigenti, ai
nuovi prezzi salari, ecc., vigenti oggi. Gli uomini odierni sono privi
della squisita adattabilit alluopo necessaria; e vogliono che la
promessa di pagare 1000 lire doro di quel dato peso e titolo a un anno
data sia onorata alla scadenza col versamento di quelle e non altre
1000 lire.
Il mondo vive perch losservanza alla parola data ha radici
profondissime. Nonostante il clamore dei fallimenti e dei dissesti, la
parola data esercita un impero assai pi saldo oggi che non ieri. Dai
mercati pi semplici ai pi perfezionati, una sua esaltazione
progressiva. Il contadino che ha acquistato il paio di buoi alla fiera,
in quel medesimo istante pensa al modo di non pagare il prezzo
convenuto. Se i buoi giungono nella sua stalla senza che il prezzo sia
stato sborsato, il venditore quasi certo di ricevere avviso di un vizio
capace di annullare il contratto se il prezzo non venga ribassato.

Perci sulle fiere si contrattano i buoi soltanto a contanti. Tra


agricoltore e mugnaio, la vicenda comune che, se i prezzi
aumentano, pretesa la consegna immediata ed in tal caso
lagricoltore mescola al grano mercantile un po di rotture, certo che
il mugnaio chiuder gli occhi; se i prezzi ribassano, il mugnaio non
mai pronto a ritirare, e quando ritira pretende uno sconto per essere
la merce differente dal campione. Siamo gi ad un piano superiore a
quello del mercato dei buoi; ma occorre giungere al commercio
organizzato del cotone, della lana, della seta per vedere eliminata la
necessit del campione e risolute automaticamente le controversie
sulla base di tipi fissi, con titoli noti, ad opera di uffici di
campionatura. Al sommo stanno le borse titoli, dove le transazioni
hanno luogo e si eseguono ad ogni costo, soprattutto quando
conducono a perdita, sulla base di semplici annotazioni unilaterali a
matita sui libretti tascabili di appunti degli agenti di cambio.
La traslazione dei rischi su assuntori speciali. La maggior parte degli
uomini non in grado di sopportare il dolore dellincertezza. Se si
interrogano i contadini del perch della loro fuga nelle citt essi, che
pure hanno ladattamento millenario alla grandine al gelo alla stretta
di caldo alla colatura alla siccit ed ai diluvii, nove volte su dieci
rispondono: perch alla fine della quindicina riceviamo il salario
fissato e sopra non ci piove n grandina. Il salario delloperaio, lo
stipendio dellimpiegato, linteresse del mutuo dellobbligazione del
titolo di debito pubblico sono argini che luomo eleva attorno al
piccolo giardino della sua vita. Egli reputa che, comunque volgano le
cose, quel salario quello stipendio quellinteresse saranno da lui
incassati nella stipulata cifra fissa. Lincertezza, respinta dalla
maggior parte degli uomini, non pu tuttavia essere abolita. Essa
esiste; e se vera la rappresentazione del sistema economico come di

un sistema tendente ad un equilibrio perennemente mutevole, essa


connaturata al mondo in cui viviamo. Epperci il rischio di essa deve
essere assunto da qualcheduno: imprenditori, speculatori,
agricoltori, commercianti.
La osservanza di certe condizioni di vita e di lavoro reputate necessarie
in un dato momento. Pi e pi, gli uomini si sono persuasi che non
debba essere consentito a nessuno di condurre vita inferiore a quella
che in ogni momento storico si considera umana. Perci si abol la
schiavit, si viet il lavoro dei fanciulli non ancora formati e delle
donne quando esse debbano attendere ai figli; si prescrissero norme
igieniche, si assicurarono i lavoranti contro gli infortuni, le malattie,
la vecchiaia e linvalidit. Ecco altrettanti punti fissi a cui il sistema
economico deve adattarsi, senza che esso li possa pi adattare alle sue
variabili esigenze.
9. Si potrebbe continuare nellelenco dei punti fissi che gli uomini
hanno voluto sottrarre alle variazioni continue dellequilibrio
economico. Leconomista non pu non prenderne atto, contento di
studiare in qual modo il sistema economico vi si adatti. Il problema
delladattamento un problema di limiti. Se i punti fissi non sono
troppi, se essi consentono al meccanismo una sufficiente libert di
movimento, non v danno od esso irrilevante. Anzi, nella
condizione odierna della indole umana, lesistenza, ad es., dei sopra
elencati punti fissi da reputarsi senzaltro necessaria e benefica.
Finch gli uomini sono quelli che sono, finch aborrono
dallincertezza dellavvenire ed amano guardare alla propria vita
come a qualcosa di diverso da una nave in mare tempestoso,
necessario che essi possano fare i loro conti in una data moneta, fare
assegnamento sulla esecuzione dei contratti comunque mutino le

circostanze, contrattare la rinuncia al prodotto variabile del loro


lavoro in cambio di un salario certo, garantito contro eventi dolorosi.
Il sistema economico si adatta agevolmente a codeste esigenze
parziali di immobilit. Vi sono, fortunatamente, uomini di altra
tempra, i quali amano i rischi e le variazioni e che si adattano a subire
lurto dei punti fissi in un sistema in movimento.
Occorre, tuttavia, affinch il sistema funzioni, che gli uomini daltra
tempra, quelli che gli economisti chiamano genericamente
imprenditori di terre di case di industrie di commerci di trasporti di
assicurazioni di investimenti, ecc., ecc., possano ricevere un
compenso per lufficio compiuto e che il sistema non sia irrigidito da
troppi punti fissi ed opportunamente possa dilatarsi o ridursi. La
prima condizione, del necessario compenso, anzi derivata dalla
seconda. Un sistema in tutto rigido non dura, perch contrario alla
indole umana, le cui sensazioni idee e volont sono mutevoli e
passano incessantemente dallottimismo al pessimismo e da questo a
quello, danno luogo a variazioni di gusti e quindi di domanda, di
tecnica produttiva e quindi di offerta. In un sistema, in cui i punti
determinanti sono mille e cento siano fissi per legge o consuetudine o
contratto, ladattabilit e la mobilit sono grandissime e quindi la
eliminazione degli squilibri (crisi) rapida e facile. Ma se i punti fissi
diventano a poco a poco trecento, cinquecento, seicento,
ladattabilit e la mobilit a mano a mano scemano; e lo squilibrio
(crisi), intervenuto per accidente in un dato istante, si perpetua e si
estende, sinch il meccanismo lentamente decade (regresso a forme
sorpassate di vita) o si guasta (rivoluzioni sociali, tipo russo, con
risurrezione a distanza di decenni e di secoli).

10. Purtroppo, dopo lottobre del 1929, accaduto che la


confraternita dei periti abbia avuto una insperata iniezione di
nuova vita. Pareva che la pace lavesse sgominata per sempre. Al
grido di abbasso le bardature di guerra i periti erano stati attorno
al 1920 costretti a sgombrare il campo. Immemori di averle essi
medesimi chieste e di avere ad alte grida invocate dal 1914 al 1918
lavvento dei competenti nelle amministrazioni dellannona e degli
approvigionamenti, ingrati verso coloro i quali avevano provveduto
a quella che fu una fatale conseguenza della psicologia bellica voglio
dire linstaurazione di una economia collettivistica provvisoria i
popoli avevano abolito le bardature e cacciato via in malo modo i
periti. I competenti a casa! fu il grido che risuon dal 1919 al 1921.
La crisi offr ai periti loccasione di un ritorno trionfale. Mai, neppure
in tempo di guerra, le bardature furono cos imponenti. Durante la
guerra erano pi visibili, perch toccavano pane e vivande, vestiti e
casa. Ma, per linesperienza degli uomini, la rigidit delle bardature
di guerra aveva trovato pronto compenso nella soppressione,
inavvertita anzi per anni, contro levidenza dei fatti, ostinatamente
negata dagli uomini di governo, del punto rigido fondamentale ante
bellico: la moneta sana, invariabile nel peso e titolo. Le emissioni
cartacee furono, in quel tempo, il volante regolatore del meccanismo
economico, la valvola di scappamento del vapore ad alta pressione
racchiuso nella caldaia sociale.
Oggi le bardature della crisi sono collocate in punti meno osservati
delluniversale e si chiamano:

imposte alte per provvedere alla disoccupazione ed ai lavori


pubblici, per conservare una situazione invariata ad una massa

crescente di servitori pubblici; per pagare interessi fissi su un


debito pubblico enormemente cresciuto in confronto allante
guerra;
consorzi industriali ed agricoli per frenare e regolare la discesa dei
prezzi di merci prodotte in quantit superiore, ai prezzi voluti,
alla capacit di assorbimento del mercato;
leghe o sindacati operai, che irrigidiscono i salari a livelli ai quali
i produttori non sono in grado di assorbire tutta la mano dopera
disponibile e, riconoscendo il diritto al lavoro a gruppi o categorie
privilegiate, creano una classe vagante di paria ex lege, viventi dei
sussidi di disoccupazione e di lavori accidentali accattati fuor
delle regole poste dalla legge o dal contratto collettivo;
vincoli allimpianto di imprese nuove, allo scopo di disciplinare la
concorrenza e col risultato di allontanare leliminazione delle
esistenti imprese marginali ad alto costo e di frastornare il sorgere
di nuovi modi di produrre, soli capaci di assorbire la mano
dopera disoccupata;
dogane e contingentamenti di importazione e di esportazione che
immiseriscono i mercati di consumo, provocano in ogni paese il
sorgere di doppioni produttivi inutili, e crescono i costi;
salvataggi, per ragioni di ordine pubblico, di imprese dissestate
con danno delle imprese buone, incremento di crediti in ghiaccio
da parte delle banche ed irrigidimento delle situazioni creditorie
degli istituti di emissione;
vincoli ai movimenti di capitali, di oro e di divise tra paese e
paese, creazioni di casse di compensazione; e conseguente fuga dei
capitali verso le poche contrade, in cui le restrizioni sono minime,
contrade affette da pletora di risparmi disoccupati.

11. In ogni paese esistono oasi di relativa prosperit, in cui la crisi


non si fa sentire. Cannan ha descritto efficacemente loasi della sua
eccezionalmente prospera Oxford, la citt la quale esporta nel
mondo anglo sassone educazione bibbie e vetture automobili
(The Economic Journal, marzo 1930, XL, 55). Allen ha esposto il
perch disoccupazione e crisi sono assai meno sentite nella zona di
Birmingham che nel resto della vecchia Inghilterra industriale (ivi,
giugno 1930, XL, pag. 242 e seg.). Le oasi di prosperit sono collocate
dove i punti fissi del sistema economico sono ridotti al minimo, dove
si possono liberamente impiantare nuove industrie, dove luomo di
generazione in generazione non legato a quel mestiere, a quella
industria, dove i salari non sono fissati per masse enormi da un unico
sindacato a punti difficilmente spostabili; ma i mestieri le industrie
sono molte, gli uomini usano muoversi, hanno gli occhi aperti, sanno
cogliere le occasioni di guadagno e nessuno li frastorna nel momento
di decidersi e di operare. LItalia stata relativamente poco provata
dalla crisi perch noi possediamo molte oasi in cui i movimenti non
sono vincolati dai regolamenti imposti dalla gente perita. Nessuno ha
ancora studiato in quali proporzioni il flusso annuo del reddito
nazionale italiano sia frutto della grande impresa regolata
disciplinata vincolata ovvero della piccola e media impresa
industriale ed agricola famigliare la quale conosce il mondo esteriore
soltanto attraverso lesattore a cui paga le dovute imposte.
Probabilmente il peso relativo della piccola impresa famigliare,
pudicamente condotta fuori degli occhi curiosi degli statistici,
grandissimo, superiore a quanto si immagina dai pi. Forse quel peso
crescente. Contro i piani internazionali, contro i consigli dei periti,
la sanit fondamentale italiana ha reagito concentrandosi nella
infrangibile unit famigliare. Ogni giorno si ha lesperienza di lavori

impossibili a compiersi, a costi in equilibrio con i prezzi correnti,


osservando le regole imposte dai contratti collettivi dai regolamenti
dai periti. Ma il lavoro, inesplicabilmente, compiuto da un capo
famiglia, aiutato da figli generi nipoti ed amici intimi. Quale sia il
segreto, essi non dicono; ma agevole indovinarlo. Costoro si
adattano alle contingenze mutate; non denunciano ai periti le
infrazioni a piani che ignorano. Contro i piani, contro i vincoli,
girando attorno ai punti fissi, creano lavoro e prosperit. Laddove i
grandi imprenditori, irretiti nelle maglie degli argini e delle dighe
inventate dai periti per trarre il mondo dalla crisi, lavorano ad orario
ridotto, hanno i magazzini colmi di rimanenze invendute e chiudono
i bilanci in perdita, i piccoli venturieri dellimpresa non bastano alle
chiamate, devono resistere, per prudenza, alle tentazioni di assumere
lavoro superiore alle forze proprie e dei famigliari; e durano, senza
lamentarsi, in mezzo alla bufera. In silenzio, essi prosperano.
Laddove, in tutto il mondo, le ferrovie legate da vincoli di tariffe, di
orari, di corse obbligatorie decadono e perdono, i venturieri della
pubblica strada, possessori di un auto carro e di un rimorchio,
corrono giorno e notte e costruiscono modeste solide fortune.
Dalla crisi si sta uscendo, si usciti in ragione della volont e della
possibilit di sottrarsi alle bardature che la illustre compagnia dei
periti ha imposto a uomini troppo ansiosi di richiamare da lidi ignoti
quella prosperit che essi possono ricuperare solo cercandola dentro
di s.

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