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org/grammatica-livello-base-a1a2/
Gli usi di ci:
- Pronome riflessivo
es:
Ci vediamo domani!
Ci chiamano i ragazzi impossibili!
Generalmente noi ricci non ci pettiniamo mai.
- Pronome diretto (noi)
es:
Qualcuno ci ama!
Marco ci ha visto mentre entravamo nel bar.
- Pronome indiretto (a noi)
es:
Ci dai un consiglio?
Ci ha detto cosa dovevamo fare.
- Ci + essere = esistere, essere presente
es:
C qualcuno che mi aiuta?
Ci sei domani sera?
- Ci pleonastico (cio superfluo, si pu anche non mettere)
es:
Non ci vedo pi!
Io non ci capisco niente.
Qui non ci sono mai stato!
Dove sono le mie chiavi? Ce le hai tu?
- Ci che vuol dire ad una cosa / ad una persona
es:
Non importa se sei stanco, pensaci.
Il tuo comportamento insopportabile e io non mi ci abituer mai!
Ogni domenica dice di andare a vedere la partita, ma io non ci credo pi.
- Ci che vuol dire con qualcosa / con qualcuno
es:

Ieri ho visto Carlotta, ci ho parlato un po.


Ha un paio di occhiali da sole nuovi e ci va in giro anche quando piove!
- Ci che vuol dire in un luogo
es:
No, non andr alla festa di Marcello, ci sono gi stato lanno scorso e mi sono annoiato.
Hai saputo dellincontro con Mauro? Ci vai anche tu?
- Ci con espressioni particolari
es:
Ci vogliono quattro secondi per arrivare alla porta, qualcuno ce ne mette tre. Io te ne do due.
Sono stanco, non ce la faccio pi!
Gli usi di ne:
- Ne partitivo
es:
Quanti anni hai? Io ne ho 83.
Vuoi un po di vino? Io non ne bevo pi.
I Cd erano in offerta e ne ho comprati 3.
- Ne che vuol dire di qualcosa / di qualcuno
es:
Mi dispiace per quello che successo. Ne ha parlato con Gianmaria?
Dopo come si comportato sai che ti dico? Non ne voglio pi sapere!
Volevo darti dei soldi, ma non ne avevo pi nel portafoglio.
- Ne che vuol dire da un luogo / da una situazione
es:
Me ne vado con la gioia nel cuore!
Capisco che ti trovi in una brutta situazione, ma cerca di uscirne.

Presentazioni Scusa! Ciao, come stai? Da dove vieni?


I saluti:
Inizio, neutro: Buon giorno (mattina), Buona sera (pomeriggio-sera)
Inizio, informale: Ciao!, Salve!
Fine, formale: Arrivederci! (singolare e plurale), Arrivederla! (singolare)
Fine, neutro: Buona notte
Fine, informale: Ciao!, A presto!, A domani!, Alla prossima!, Ci vediamo!

Come presentarsi:
Domanda informale: Ciao, sono . e tu?
Domanda formale: Buongiorno / Buonasera, sono , Lei?
Risposta formale: Sono , piacere di conoscerLa. / Sono , piacere.
Risposta informale: Sono , piacere.
Scusarsi:
Formale: Mi scusi!, Scusi!, Mi dispiace!
Informale: Scusa!, Mi dispiace!
Rispondere alle scuse:
Formale: Prego!, Nessun problema!, Di nulla!, Di niente!
Informale: Prego!, Nessun problema!, E tutto a posto!, Di nulla!, Di niente!
Come si chiama lattenzione:
Formale: Scusi!, Mi scusi!
Informale: Scusa!
Come si risponde ad unofferta:
Positivo, formale: S, grazie!, S, La ringrazio!, (molto) Volentieri, grazie!
Negativo, formale: No, grazie!, No, La ringrazio
Positivo, informale: S, grazie!, S, ti ringrazio!, (molto) Volentieri, grazie!
Negativo, formale: No, grazie!, No, ti ringrazio!
Come si risponde ad un ringraziamento:
Formale / informale: Prego!, Non c di che!, Di nulla!, Di niente!
Al supermercato / Negozio e quando qualcuno fa un lavoro per noi, si risponde sempre: Grazie a
Lei!
Come si chiedono e come si danno le informazioni personali:
- Come ti chiami?
- Mi chiamo Grammaticus. / Sono Grammaticus.

- Quanti anni hai?


- Ho 60 anni. / Ne ho 60.
- Di dove sei? / Da dove vieni?
- Sono italiano. / Vengo dallItalia.

- Di che nazionalit sei?


- Sono italiano.
- Che lavoro fai? / Qual il tuo lavoro? / Che fai nella vita?
- Sono insegnante. / Lavoro come insegnante.
- Come stai? / Come va?
- Sto bene / benissimo / tutto bene / solo un po stanco / va tutto bene / cos cos
Alfabeto italiano Mi scusi, come si scrive?

E importante la geografia per dire come si scrive una parola? In Italia s.


Quante volte capita di non sentire o non capire bene una parola? Quando succede in Italia gli
italiani spesso chiedono: come si scrive? Quando si risponde, per, non si accontentano delle
lettere ma vogliono anche sapere la citt associata. In alcuni centralini possono anche dire solo le
citt senza dire le lettere. Questo alfabeto si chiama anche alfabeto telefonico.
Ecco quindi un elenco utile:
A Ancona
B Bari / Bologna
C Como
D Domodossola
E Empoli
F Firenze
G Genova
H hotel (o acca)
I Imola
L - Livorno
M Milano
N Napoli
O Otranto
P Palermo
Q Quarto

R Roma
S Savona
T Torino
U Udine
V Venezia
Z Zara (o zeta)
Un esempio con il nome Mario: Milano-Ancona-Roma-Imola-Otranto
Le altre lettere, che vengono usate poco, sono:
J i lunga
K kappa
W doppiav
X ics (o xilofono)
Y ipsilon
Ci sono in Italia citt che sono diventate famose grazie a questo elenco, come Domodossola!
Il plurale dei nomi

Come si fanno i plurali dei nomi? Ecco un elenco abbastanza completo sulle regole. Ovviamente
le prime regole sono quelle pi importanti.
I nomi maschili che finiscono in -a al plurale finiscono in -i
- problema/problemi
- tema/temi
I nomi femminili che finiscono in -a al plurale finiscono in -e
- palla/palle
- casa/case
I nomi che finiscono in -o al plurale finiscono in -i
- mano/mani
- libro/libri

I nomi che finiscono in -e al plurare finiscono in -i


- mare/mari
- cane/cani
I nomi che finiscono in -i anche al plurale finiscono in -i
- crisi/crisi
- analisi/analisi
I nomi che finiscono con una lettera accentata al plurale non cambiano
- citt/citt
- caff/caff
I nomi che hanno una sola sillaba al plurale non cambiano
- re/re
- gru/gru
I nomi maschili che finiscono in -ca / -ga al plurale finiscono in -chi / -ghi
- collega/colleghi
- monarca/monarchi
I nomi femminili che finiscono in -ca / -ga al plurale finiscono in -che / -ghe
- amica/amiche
- banca/banche
I nomi femminili in ia (con la i forte) al plurale finiscono in ie (con la i forte)
- farmacia/farmacie
- pulizia/pulizie
I nomi femminili che finiscono in -cia / -gia e sono precedute da vocale al plurale finiscono
in -cie / -gie
- ciliegia/ciliegie
- camicia/camicie
I nomi femminili che finiscono in -cia / -gia e sono precedute da consonante al plurale
finiscono in -ce / ge
- provincia/province
- goccia/gocce
I nomi che finiscono in -io (con la i forte) al plurale finiscono con -ii
- rinvio/rinvii
- zio/zii

I nomi che finiscono in -io (con la i debole) al plurale finiscono con -i


- omicidio/omicidi
- bacio/baci
I nomi che finiscono in -co / -go (se hanno laccento sulla penultima) spesso al plurale
finiscono in -chi / -ghi
- ago/aghi
- fuoco/fuochi
I nomi che finiscono in -co / -go (se hanno laccento sulla terzultima) spesso al plurale
finiscono in -ci / -gi
- medico/medici
- monaco/monaci
Queste ultime due regole (in -co / -go) non sono delle vere regole ma dicono luso pi
comune. Ci sono infatti molte eccezioni:
- amico/amici, greco/greci, nemico/nemici, porco/porci
- carico/carichi, obbligo/obblighi, pizzico/pizzichi, incarico/incarichi
I nomi che finiscono in -logo (se sono cose) al plurale finiscono in -loghi
- dialogo/dialoghi
- monologo/monologhi
I nomi che finiscono in -logo (se sono persone) al plurale finisconi in -logi
- psicologo/psicologi
- teologo/teologi
Anche queste ultime due regole non sono vere regole ma dicono luso pi comune. E
possibile trovare nei testi anche forme diverse.
- psicologo/psicologhi, antropologo/antropologhi
- sarcofago/sarcofagi
E meglio comunque seguire queste regole quando si scrive e si parla.
In italiano ci sono poi molti plurali irregolari che non seguono nessuna regola:
- uomo/uomini, uovo/uova, dio/di, paio/paia, braccio/braccia, migliaio/migliaia
Larticolo

Larticolo accompagna il nome.


Luca mangia la (articolo) mela (nome).
Francesca legge un (articolo) libro (nome).

Generalmente gli articoli vanno prima di un nome e hanno lo stesso genere e numero del nome:
Accendo una (articolo singolare femminile) candela (nome singolare femminile).
Prendo le (articolo plurale femminile) matite (nome plurale femminile).
Articolo determinativo
Gli articoli determinativi si usano prima di un nome che si conosce.
Mangio la torta di Maria (conosciamo quale torta).
Il cane corre veloce (conosciamo quale cane).
Ci sono due articoli determinativi maschili: il e lo.
Il plurale di il i e il plurale di lo gli.
Larticolo il si usa con i nomi maschili che iniziano con consonante:
il bicchiere (i bicchieri), il libro (i libri), il cuoco (i cuochi)
Larticolo lo si usa con i nomi maschili che iniziano con:
- vocale (per perde -o e diventa l) lamico (gli amici), lalbero (gli alberi)
- s + consonante lo sport (gli sport), lo studente (gli studenti)
- p + s , p + n lo psicologo (gli psicologi), lo pneumatico (gli pneumatici)
- g + n lo gnomo (gli gnomi), lo gnocco (gli gnocchi)
- z lo zucchero (gli zuccheri), lo zaino (gli zaini)
- y lo yoga (-), lo yogurt (gli yogurt)
Larticolo determinativo femminile la. Il plurale di la le:
la mamma (le mamme), la palla (le palle), la ragazza (le ragazze)
Larticolo la diventa l prima di nomi singolari femminili che cominciano con vocale:
lamica (le amiche), larte (le arti)
Articolo indeterminativo
Gli articoli indeterminativi si usano quando si parla di uninformazione nuova o di qualcosa che
non specificata:
Guardo un film
Mangio un panino
Ci sono due articoli determinativi maschili: un e uno
Larticolo un si usa con i nomi maschili che iniziano con:
- vocale un amico, un albero
- consonante un telefono, un libro

Larticolo uno si usa con i nomi maschili che iniziano con:


- s + consonante uno sport, uno studente
- p + s, p + n uno psicologo, uno pneumatico
- g + n uno gnomo, uno gnocco
- z uno zaino
- y uno yogurt
C solo un articolo indeterminativo femminile: una
una strada, una casa, una zanzara
Larticolo una diventa un prima di nomi femminili che cominciano con vocale:
unamica, unora
Connettori Congiunzioni

Congiuntivi (che uniscono):


e, anche, inoltre, n, neanche, nemmeno, neppure
Disgiuntivi che escludono:
o, oppure
Avversativi che oppongono:
ma, invece, per
Esplicativi che spiegano:
cio, infatti
Conclusivi che chiudono il discorso:
perci, quindi
Connettori testuali Nessi per proposizioni esplicite

Congiuntivi:
e, anche, inoltre, pure, n, neanche, nemmeno, neppure
Disgiuntivi:
o, oppure
Temporali:
quando, mentre, non appena, finch
Causali:
poich, perch, giacch, siccome, dato che, visto che, dal momento che

Finali:
affinch, perch, al fine di, per
Modali:
nel modo che, in qualunque modo, comunque, nella maniera che, nel senso che
Di conseguenza:
perci, quindi, dunque, per questo motivo
Correlativi:
sia sia, n n, cos come, non solo ma anche
Di esemplificazione:
per esempio, in questo modo, cos, come, infatti, vale a dire, ossia, cio, in altre parole
Concessivi:
sebbene, anche se, per quanto, bench, nonostante che
Condizionali:
purch, qualora, supposto che, nel caso che
Di contrasto:
tuttavia, eppure, invece, nonostante ci, eppure, al contrario, tuttavia, anzi, ma, per
Limitativi:
fuorch, tranne, tranne che, per quanto, eccetto che,
Conclusivi:
insomma, quindi, pertanto, perci
Per ordinare gli argomenti:
in primo luogo in secondo luogo infine, prima di tutto poi, innanzitutto
secondariamente.., laspetto principale un aspetto ulteriore

Gli usi degli ausiliari essere e avere


Ha come ausiliare il verbo avere la maggior parte dei verbi, in particolare

- I verbi transitivi (cio che possono avere un oggetto): amare, mangiare, vedere,
dire, regalare, comprare ecc...
- Molti verbi intransitivi (cio che non possono avere un oggetto): parlare, lavorare,
dormire, viaggiare ecc...

Hanno come ausiliare il verbo essere

- Molti verbi di movimento: andare, venire, arrivare, tornare, partire, entrare, uscire
ecc...
- Molti verbi che indicano una permamenza: stare, rimanere, restare ecc...
- Molti verbi di cambiamento di stato: essere, morire, nascere, diventare, crescere
ecc...
- I verbi riflessivi: chiamarsi, lavarsi, alzarsi, abbassarsi ecc...
- Alcuni verbi intransitivi (cio che non possono avere un oggetto): costare, piacere,
sembrare, servire, succedere ecc...

Ci sono verbi che possono avere entrambi gli ausiliari. In questo caso,
generalmente, l'ausiliare avere si usa quando si pu rispondere alla
domanda: che cosa?
es: correre:
- Sono corso a prendere l'autobus.
- Ho corso una maratona di 5 chilometri.

es: cambiare:
- Marco, tu sei cambiato. Ti vedo diverso.
- Marcello ha cambiato casa, ora vive in un altro quartiere.

es: finire:
- La nostra storia finita tanto tempo fa, Luca.
- Ho finito un libro bellissimo!

es: salire:
- Sono salito in casa quando ho visto Annalaura.
- Ho salito le scale velocemente.

Imperfetto e passato prossimo Come si usano


Leggi attentamente e completa:
Per esprimere un'azione passata abituale - ripetuta si usa il tempo imperfetto:
- Normalmente uscivo di casa alle 7.00 del mattino.
- Qualche anno fa Enrico mangiava di meno.
- Prendevamo l'autobus tutti i giorni.
Per esprimere un'azione in un momento preciso che non si conclusa si usa il tempo imperfetto:
- Il 13 settembre dell'anno scorso ero in viaggio.
- Mercoled alle 15.00 studiavo in biblioteca.
- L'anno scorso a quest'ora partivo per Bucarest!
Per esprimere un'azione conclusa si usa il tempo passato prossimo:
- Sono uscito di casa da 10 minuti.
- Luned ho visto Michele
- Martina ha letto il libro in due settimane.
Per esprimere due azioni contemporanee si usa imperfetto + imperfetto:
- Ieri parlavo con Luca e scrivevo a Davide
- Questa mattina studiavo e sbadigliavo.
- Quel vecchio parlava e sputava!
Per esprimere un'azione in corso interrotta si usa imperfetto + passato prossimo:
- Mentre scendevo le scale, sono caduto.
- Quando ieri parlavo con Lucrezia, ho sentito un urlo!
- Scrivevo in chat quando Francesca mi ha chiamato.
Per esprimere una serie di azioni successive concluse si usa passato prossimo + passato
prossimo:
- Ho visto Giovanni e siamo andati a mangiare.
- Paolo ha letto il libro e lo ha buttato nella spazzatura.
- Ho detto di no e sono fuggito.

Quale soggetto? Egli/ella Lui/lei Essi/esse Loro


In italiano la norma tradizionale vuole una distinzione dei pronomi in base alla loro funzione:
Soggetto
io
tu
egli
ella

Complemento
me
te
lui
lei

noi
voi
essi
esse

noi
voi
loro
loro

Questo sistema viene dal latino e vediamo che la distinzione vale solo per la I, la II e la III
persona
singolare
e
la
III
plurale.
Negli ultimi anni per c stato un cambiamento dovuto al parlato che ha portato una
semplificazione:
lei
ha
sostituito
ella
in
quasi
tutti
i
contesti
lui ha sostituito egli nel parlato ma egli rimane negli scritti formali e controllati
loro ha sostituito essi nel parlato ma essi/esse rimangono negli scritti formali e controllati
te ha sostituito tu solo nel parlato informale e soprattutto al centro-nord
Il congiuntivo Come e quando si usa
Il congiuntivo retto da verbi
Nella maggior parte dei casi il congiuntivo non si usa nelle frasi principali ma nelle frasi dipendenti (o subordinate). Con il
congiuntivo esprimiamo soggettivit, incertezza, dubbi, volont ecc e, soprattutto, quando i verbi della principale e della
dipendente sono diversi. Il congiuntivo introdotto dalla congiunzione che.
Vanno col congiuntivo i verbi che esprimono opinione e considerazioni personali:
- Credere, pensare, ritenere, supporre, immaginare, parere, sembrare, avere limpressione, dire che
Es:
Credo che Paolo stia sbagliando.
Mi pare che le cose siano andate diversamente.
Ha limpressione che io lo inganni.
Vanno col congiuntivo i verbi che esprimono volont, desiderio e preferenza:
- Volere, desiderare, preferire
Es:
Voglio che te ne vada subito!
Desideravo che fosse diverso.
Avrei preferito che mi chiamasse.
Vanno col congiuntivo i verbi che esprimono speranza, aspettativa, paura:
- Sperare, aspettarsi che, avere paura che, temere che, augurarsi che
Es:
Speravo che fosse cos!
Temo che le regole siano cambiate.
Mi auguro che vada tutto bene.
Vanno col congiuntivo i verbi che esprimono incertezza, dubbi, irrealt o finzione:
- Non essere sicuri, non essere certi, dubitare che, non sapere se, ignorare se, fingere che, fare finta che
Es:
Non sono certo che stia facendo bene.
Dubito che si risolva tutto in maniera cos semplice.
Ignoro se Pedro sia spagnolo o argentino.
Vanno col congiuntivo i verbi che esprimono gli stati danimo:
- Essere felice che, essere contento che, far piacere che, dispiacere che, rallegrarsi che, rattristarsi che
Es:
Mi rallegra che tu abbia pensato a me per quel lavoro.
Ero contento che mi avesse pensato.
Mi dispiace che tu mi abbia frainteso.
Il congiuntivo nelle forme impersonali:
Il congiuntivo si usa anche dopo frasi introdotte da espressioni impersonali, soprattutto formate da essere + sostantivo o essere +
aggettivo, oppure dopo frasi introdotte da verbi impersonali. In questi casi la frase dipendente ha il ruolo di soggetto.

Vanno col congiuntivo i verbi impersonali dove chiaro il soggetto della dipendente:
- Bisogna, occorre che, basta che, vale la pena che, pu darsi che, si dice che, dicono che, pare che, sembra che
Es:
Bisogna che Enrico si svegli presto.
Bastava che tu lo dicessi.
Vale la pena che si discuta di questo.
Vanno col congiuntivo le forme e le espressioni impersonali. Queste possono essere anche negative (non):
- E necessario / importante / opportuno / giusto / meglio ecc che
- E stupido / scandaloso / divertente / ridicolo / pazzesco / assurdo ecc che
- E incredibile / strano / logico / illogico / possibile / impossibile / naturale / innaturale ecc che
- E probabile / improbabile / facile / difficile / preferibile / discutibile / plausibile ecc che
- E ora che / E bene che / E male che
- E un peccato che / E un assurdo che / E uno scandalo che
Es:
E incredibile che ancora non sia in prigione!
E facile che Emanuele dica questo.
Era impossibile che fosse cos stupido.
Il congiuntivo con alcune congiunzioni:
A volte la scelta tra indicativo e congiuntivo si basa sul tipo di congiunzioni utilizzate.
Vanno col congiuntivo le seguenti congiunzioni:
- Bench / sebbene / nonostante / malgrado / purch / affinch
- Senza che / tranne che / come se / prima che / per quanto
- A patto che / a condizione che / nel caso (in cui) / per quel che
Es:
Bench sembri intelligente un ragazzo abbastanza stupido.
Ha fatto come se io non ci fossi!
Fai presto, prima che faccia notte.
Il congiuntivo con alcune costruzioni particolari:
Vanno col congiuntivo le frasi con i pronomi indefiniti:
- Chiunque, comunque, (d)ovunque, qualsiasi, qualunque
Es:
Odiava chiunque lo salutasse con la mano.
Marco seguiva Agata ovunque andasse.
Qualunque cosa facesse a lei non piaceva.
Vanno col congiuntivo le espressioni con il solo che / lunico che :
Es:
Odiava lunico che lamasse veramente.
Vanno col congiuntivo le frasi dipendenti comparative:
- Il pi che / il meno che / pi di quanto / meno di quanto
Es:
Era luomo pi brutto che potessi conoscere.
Ma era anche il meno stupido che potessi incontrare.
Allora io lascoltavo pi di quanto lo guardassi.
Il congiuntivo pu esprimere desiderio e augurio da solo o con magari:
Es:
Magari piovesse domani al suo matrimonio!
Avesse voluto il cielo che vincessi al lotto!
Ti prendessero a calci nel sedere!
Il congiuntivo pu esprimere dubbio ed introdotto da che:
Es:
Che sia cos cretino come sembra?

Il congiuntivo si usa nelle domande indirette:


Es:
Marcello mi ha chiesto se tu fossi bruna o mora.
Il congiuntivo si usa in alcune frasi relative:
Es:
Cerco una segretaria che sappia scrivere al computer velocemente.
Vorrei una poltrona che faccia i massaggi alla schiena, chiedo troppo?
Quando c uninversione in una frase relativa si usa il congiuntivo:
Es:
E sicuro che Alfredo povero (Indicativo) - INVERSIONE - Che Alfredo sia povero sicuro. (Congiuntivo)
Il congiuntivo si usa anche nella costruzione dei periodi ipotetici del secondo e terzo tipo
NON vanno col congiuntivo:
- Le frasi che hanno lo stesso soggetto:
Es:
Mi piacerebbe essere pi intelligente.
Non sono sicuro di essere migliore di te.
Ero felice di averti incontrata.
- Le espressioni con secondo me / forse / probabilmente / poich / dopo che / anche se / siccome / dato che
Es:
Secondo me non era cos furba come credeva.
Poich era uscito con Manuela, non gli ho pi parlato.
Forse lui ancora non ha capito di aver sbagliato persona.
- Le espressioni impersonali con il soggetto della dipendente indefinito:
Es:
Bisogna decidere cosa fare.
Occorre considerare le cose da vari punti di vista.
E necessario comprare un nuovo frigorifero.
- Le espressioni che esprimono certezza:
Es:
Sapevo che cera.
E certo che si sbagliato.
Non dubito che cos.

Passato remoto Quando si usa

Il passato remoto si usa:


- In azioni storiche, lontane nel tempo, che non sono legate al presente
Es:
Giulio Cesare conquist la Gallia e poi pass il Rubicone.
Maria Montessori si laure in Medicina.
- In azioni che il parlante sente lontane emotivamente, quindi una scelta soggettiva o stilistica
Es:
Quando nevic a Roma io ero molto piccolo.
Quando ci lasciammo mi trasferii a New York.
- Nello scritto, nei libri, nei romanzi, nelle fiabe ecc
Si usa per nel parlato nel Sud e in parte del Centro Italia al posto del passato prossimo.

Es:
Quando Biancaneve apr gli occhi vide tanti piccoli uomini che la fissavano.
Ieri vidi Luca, mi sembr cambiato.
I verbi dichiarativi

I verbi dichiarativi servono a dire qualcosa, con diverse sfumature.


Accettare
Affermare
Ammettere
Aggiungere
Annunciare
Assicurare
Avvertire
Balbettare
Bisbigliare
Borbottare
Chiedere / domandare + se / di / che
Citare
Comunicare
Confessare
Confermare
Confidare
Constatare
Dichiarare
Dimostrare
Dire
Esclamare
Giurare
Gridare
Indicare
Informare
Insinuare
Insistere
Lamentarsi
Menzionare
Mormorare
Negare
Notare
Obiettare

Ordinare
Osservare
Precisare
Predire
Pretendere
Promettere
Protestare
Raccontare
Replicare
Ricordare
Riconoscere
Rilevare
Rimproverare
Ripetere
Rispondere
Ritenere
Segnalare
Sentir dire
Sostenere
Sottolineare
Spiegare
Strillare
Sussurrare
Urlare
Voler sapere se
Altri verbi relativi al dire
Argomentare
Benedire
Biasimare
Blaterare
Chiacchierare
Chiamare
Contraddire
Conversare
Denunciare
Dettare
Enfatizzare
Esprimere
Interrogare

Interpretare
Insultare
Lodare
Maledire
Mentire
Nominare
Offendere
Parlare
Pregare
Pronunciare
Rinominare
Scusarsi
Tradurre
Vantarsi

Avverbio (lingua italiana)


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Voce principale: Avverbio.

In grammatica, l'avverbio una parte invariabile del discorso che serve a modificare il
significato di quelle parole (verbi, aggettivi, altri avverbi o intere proposizioni) a cui si affianca.
Sono considerati avverbi anche le locuzioni avverbiali, ovvero espressioni formate da pi
parole, che hanno il significato di un avverbio (di sempre, in fondo, alla carlona, di certo, in su,
in un batter d'occhio, da quando, ecc.).gg

Indice

1 Esempi
o

1.1 Avverbi di modo

1.2 Altri tipi di avverbi

2 Gradi e alterazioni degli avverbi

3 Alterazioni

4 Distinguere gli avverbi dalle altre parti del discorso

5 Voci correlate

6 Collegamenti esterni

Esempi

Questi spaghetti sono molto' buoni: molto si riferisce a buoni che un


aggettivo: per questo, la parola in questione un avverbio.

Noi sappiamo cucinare bene i maccheroni: bene si riferisce a cucinare, che


un verbo: anche in questo caso avremo quindi un avverbio.

Ben presto le lasagne si raffreddarono: ben si riferisce a presto, che un


avverbio.

Un cuoco intelligente prepara intelligentemente i contorni: intelligente si


riferisce a cuoco che un sostantivo: quindi un aggettivo, mentre
intelligentemente si riferisce alla forma verbale prepara, ed dunque un
avverbio.

Avverbi di modo

Gli avverbi di modo (qualificativi) indicano il modo in cui l'azione compiuta. Sono avverbi di
questo tipo:

quelli formati aggiungendo il suffisso "-mente" alla forma femminile di un


aggettivo (es.: velocemente, morbidamente)

quelli formati aggiungendo il suffisso "-oni" alla radice di un sostantivo o di un


verbo (es.: bocconi, ciondoloni)

quelli che hanno la stessa forma di alcuni aggettivi qualificativi al maschile


singolare (es.: giusto, forte, alto)

bene, male, quasi, volentieri, come, cos, cio, soltanto, purtroppo, lento,
veloce, velocemente, piano, certo, in fretta e furia (locuzione avverbiale) ecc.

Altri tipi di avverbi


Avverbi di tempo
Ancora, ora, mai, sempre, prima, dopo, ieri, oggi, domani, subito, presto,
frequentemente, spesso...
Avverbi di luogo
L, l, qui, qua, gi, su, laggi, lass, davanti, dietro, sopra, sotto, dentro,
fuori, altrove, intorno, ci, vi, ecc.
Avverbi di quantit
Poco, molto, tanto, pi, meno, parecchio, appena, abbastanza, troppo, assai,
quasi, per lo pi, piuttosto, quanto, ecc.
Avverbi di valutazione
Purtroppo, giustamente, fortunatamente, stranamente, ecc.
Tra questi si distinguono
Avverbi opinativi: che esprimono un'opinione

Avverbi di affermazione o di certezza : S, esattamente,


certamente, certo, davvero, sicuro, sicuramente, appunto, proprio,
affatto, ecc..

Avverbi di negazione : no, non, n, neppure, neanche, nemmeno,,


ecc..

Avverbi di dubbio o dubitativi : se, forse, magari, chiss,


probabilmente, eventualmente, ecc..

Avverbi interrogativi ed esclamativi


come, dove, quando, quanto, perch, ecc.
Avverbi indicativi
proprio, ecco (eccoti, eccolo...)
Avverbi di somiglianza
come, tipo, ecc.

Gradi e alterazioni degli avverbi


Lo stesso argomento in dettaglio: Gradi e alterazioni degli avverbi.

Gli avverbi hanno gli stessi gradi degli aggettivi:

Positivo (velocemente)

Comparativo di minoranza (meno velocemente)

Comparativo di maggioranza (pi velocemente)

Comparativo di uguaglianza (tanto velocemente quanto)

Superlativo assoluto (velocissimamente)

Superlativo relativo ('il pi velocemente' (possibile))

Alterazioni
Lo stesso argomento in dettaglio: Gradi e alterazioni degli avverbi.

Come gli aggettivi, anche gli avverbi, in certi casi, possono essere alterati da suffissi:

diminutivo: poco - pochino

vezzeggiativo: presto - prestuccio

accrescitivo: bene - benone

dispregiativo: male - malaccio

Distinguere gli avverbi dalle altre parti del discorso


molto facile confondere gli avverbi con le preposizioni, con gli aggettivi, con i pronomi e con
le congiunzioni. Per distinguerli, basta seguire questi ragionamenti:

Gli aggettivi accompagnano sempre un sostantivo e concordano con quello in


genere e numero, gli avverbi no. Quindi, nella frase "Ho molta fame", la
parola molta un aggettivo (perch riferita al sostantivo fame e perch c'
una concordanza), mentre nella frase "Ho studiato molto", molto un
avverbio (si riferisce a un verbo).

Le congiunzioni collegano sempre due elementi, mentre gli avverbi si


riferiscono a uno solo. Nella frase "Faremo come vuoi", la parola come una
congiunzione perch unisce le frasi "(noi) faremo" e "(tu) vuoi. Nella frase
"Come buffo questo ritratto!", la parola come non collega due elementi:
infatti, un avverbio esclamativo.

Le preposizioni introducono sempre un sostantivo o un pronome (formando


un complemento linguistico) oppure una proposizione. Per esempio, in "Sopra
l'armadio c' una scatola", la parola sopra una preposizione, perch
introduce l'armadio. Invece, in "Guarda l'armadio: sopra c' una scatola", la
parola sopra non introduce alcun termine, pertanto un avverbio.

Le particelle ci, vi e ne possono essere o pronomi o avverbi di luogo. Quando


indicano uno stato o un moto da luogo, sono avverbi ("Ci sono venti regioni in
Italia", "Apr la scatola e ne usc solo polvere"); negli altri casi, sono pronomi
("Vi dir i nostri propositi pi tardi", "Arriv la carestia e molte persone ne
morirono").

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