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Indicativo imperfetto
L'indicativo imperfetto la forma verbale delle lingue romanze che si adatta principalmente ad indicare situazioni
ed abitudini considerate in un momento passato. quindi la forma pi adatta, all'interno del passato, per le
descrizioni o per l'enunciazione di eventi ripetuti.
Coniugazione dell'imperfetto
Questa forma verbale si coniuga aggiungendo alla radice del verbo le desinenze previste della grammatica italiana.
Sono simili a quelle del presente, dalle quali si distinguono per la presenza di v insieme alla vocale tematica che
caratterizza ciascuna delle tre coniugazioni: (-av- -ev- -iv-):
1a
persona
io
2a
persona
tu
3a
persona
egli, ella
1a persona
noi
2a
persona
voi
3a persona
essi, esse
1a
coniugazione
am-are
am-avo
am-avi
am-ava
2a
coniugazione
tem-ere
tem-evo
tem-evi
tem-eva
3a
coniugazione
serv-ire
serv-ivo
serv-ivi
serv-iva
Cenni storici
Si tratta di un tempo ereditato direttamente dal latino, in cui si chiamava imperfectum, mentre il perfectum
corrispondeva all'attuale passato remoto.[1] Esempio di imperfetto latino per il verbo cantare: cantabam, cantabas,
cantabat, cantabamus, cantabatis, cantabant. Il cambiamento di /b/ a /v/ che caratterizza il passaggio dal latino
all'italiano la lenizione della -b- latina compresa tra due vocali. Questo mutamento fonologico un caso di
indebolimento perfettamente normale per l'origine dell'italiano, tanto che pu addirittura arrivare alla scomparsa
completa della -v- intervocalica (avea, aveano, potea, poteano ecc.), soprattutto nell'italiano letterario di secoli
passati. Nella catena parlata di suoni, la caduta della -v- comunque un fenomeno quasi impercettibile:
Fu lor dato un frate antico (...) e molto venerabile uomo, nel quale tutti i cittadini grandissima e spezial divozione
aveano.
Giovanni Boccaccio, Decameron, Prima giornata, prima novella.
Pi complicato si fa il discorso per il cambio delle desinenze dal latino all'italiano. Dato che normale per l'italiano
la caduta della consonante finale latina, le tre forme del singolare (cantabam, cantabas, cantabat) avrebbero in teoria
Indicativo imperfetto
finito tutte per diventare uguali: io cantava, tu cantava, egli cantava. Le cose in realt non sono andate cos: le nuove
desinenze che hanno effettivamente originato le tre forme dell'imperfetto al singolare (cantavo, cantavi, cantava) si
sono sviluppate in analogia con le desinenze del presente (-o, -i, -a).[2] A dispetto di tutto ci, la forma latineggiante
io cantava/io cercava ha continuato ad affermarsi piuttosto a lungo, sopravvivendo accanto a quella pi
propriamente italiana (cantavo/cercavo):
Mirandolina, io cercava voi.
Carlo Goldoni, La locandiera, Primo atto, scena ventiduesima.
Questa forma arcaica fin poi per cadere in disuso verso l'Ottocento.
Si ricorda infine, sempre a proposito di latino, che in questa lingua l'imperfetto conosceva un ampio e particolare uso
nella stesura delle lettere: infatti, gli eventi contemporanei al momento della scrittura venivano spesso indicati
all'imperfetto. Ci accadeva dato che per ragioni di cortesia il mittente assumeva artificialmente il punto di vista
temporale del destinatario, il quale leggeva la lettera solo in un momento successivo a quello dell'atto di scrittura. Si
parla in questo caso di imperfetto epistolare.[3]
Indicativo imperfetto
Dico che, se io non ci veniva, non arei mai, mai creduto ch'ella (questa citt) fosse stata pi bella di Siena.
Indicativo imperfetto
(Pietro Aretino, La Cortigiana, primo atto, prima scena.)
La costruzione viene generalmente usata per riferirsi al passato, ma non necessariamente. Anche eventi
contemporanei al momento di enunciazione possono sporadicamente essere indicati con questo uso (se ero stupido
come credi, a quest'ora non ero qui).
comunque normale che l'imperfetto possa sostituire con ottimi risultati il condizionale passato anche in altri
contesti:
Perch l'hai fatto? Non dovevi!
al posto di
Perch l'hai fatto? Non avresti dovuto!
In questo caso, pare che l'imperfetto abbia la propriet di indicare un evento come non effettivo. Parleremo in tal
caso di imperfetto potenziale. Nel complesso l'imperfetto potrebbe essere, tra tutti i tempi dell'indicativo, quello pi
adatto ad indicare una semplice possibilit. Le sue caratteristiche lo rendano adatto come tempo dell'irrealt, atto ad
indicare anche gli eventi di un sogno:[12]
Ho sognato che ero Liz Taylor, che uscivo di casa e poi andavo a fare una crociera.
oppure a descrivere i giochi di ruolo dei bambini:
Facciamo che io ero il drago e tu eri la fata
Per questi usi sono correnti i nomi di imperfetto onirico e ludico.
Imperfetto di modestia
Usato al posto del presente, l'imperfetto pu avere la funzione di rendere pi cortese una richiesta o il contributo di
chi sta prendendo la parola in una conversazione.[14] Si parla in questo caso di imperfetto di modestia (o
desiderativo, o ancora imperfetto di cortesia):
Volevo ancora dire qualcosa (al posto di voglio o vorrei)
Venivo a controllare come stai (al posto di vengo o sono venuto).
In questi casi, il locutore vuole rendere nota, usando l'imperfetto, un'intenzione che persiste anche al momento in cui
egli sta parlando. Sta all'interlocutore capire che questa intenzione ancora attuale. In questo modo egli pu dare o
meno conferma della sua disponibilit (almeno in teoria). L'uso esiste in tutte le lingue romanze, ma dato che si basa
su procedimenti retorici molto diffusi e comprensibili, esso conosce dei corrispondenti anche in altri ceppi
linguistici. Si riportano qui degli esempi tratti dall'inglese e dal tedesco:[15]
I wanted to ask you something....
Ich wollte Sie etwas fragen....
Indicativo imperfetto
Per dire in italiano volevo chiedere qualcosa. Le frasi riportate prevedono l'uso dei principali tempi del passato delle
due lingue, rispettivamente il simple past ed il Prteritum. Siccome in questi contesti l'imperfetto ricorda il
condizionale, il fenomeno viene, da diversi studiosi, considerato come un particolare uso modale.[16]
choisir
scegliere
vendre
vendere
tre
essere
voir
vedere
je
parlais
mangeais
choisissais
vendais
tais
voyais
tu
parlais
mangeais
choisissais
vendais
tais
voyais
il
parlait
mangeait
choisissait
vendait
tait
voyait
nous parlions
mangions
choisissions
vendions
tions
voyions
vous parliez
mangiez
choisissiez
vendiez
tiez
voyiez
ils
comer
mangiare
insistir
insistere
ir
ser
andare essere
ver
vedere
yo
hablaba
coma
insista
iba
era
vea
hablabas
comas
insistas
ibas
eras
veas
hablaba
coma
insista
iba
era
vea
comais
insistais
ibais
erais
veais
ellos
coman
insistan
iban
eran
vean
hablaban
Lingue germaniche
L'imperfetto italiano trova corrispondenti nelle altre lingue romanze, ma non nelle lingue germaniche. Il simple past
dell'inglese, il Prteritum (talvolta chiamato Imperfekt) e il Perfekt del tedesco riuniscono infatti in s la funzione
perfettiva e imperfettiva rispettivamente di passato remoto e imperfetto italiani. In queste due lingue l'aspetto verbale
non pertanto morfologizzato, ma per indicare la compiutezza o meno di un'azione si ricorre a perifrasi progressive,
particolarmente frequenti in inglese, ma presenti, in misura minore, anche in tedesco:
I was sleeping
Ich war dabei zu schlafen / Ich schlief gerade / ich war am Schlafen
Dormivo / Stavo dormendo.
Altre volte, le lingue germaniche indicano le caratteristiche aspettuali dell'enunciato tramite mezzi lessicali.
Indicativo imperfetto
Lingue slave
Diverse lingue slave, almeno nella loro grammatica moderna, dispongono di pochi tempi verbali. Alcune utilizzano
solo il passato, il presente ed il futuro: dunque, in questi tempi non prevista una distinzione tra perfetto ed
imperfetto. Per caratterizzare l'azione in maniera perfettiva o meno, si coniugano semplicemente dei verbi diversi tra
di loro.
Lingue come il polacco distinguono infatti tra i verbi perfettivi (dokonane), che designano un'azione compiuta, e
imperfettivi (niedokonane), che indicano un'azione incompiuta, in via di svolgimento, abituale o ripetuta nel tempo.
La differenza tra questi verbi sta in genere nel prefisso ed quindi piuttosto una questione di lessico che di
coniugazione. Si noti anche l'esempio in russo (conoscere), imperfettivo; , perfettivo.
Greco
L'imperfetto era un tempo molto usato e dall'uso ancora pi esteso anche nella lingua greca, nella quale per ha un
funzionamento ed una costruzione molto diversi. Il segno distintivo dei tempi storici greci, di cui appunto
l'imperfetto fa parte, infatti l'aumento, che consiste nell'anteporre al tema verbale del presente (t.p.; il tema del
presenta esprime l'aspetto durativo) il prefisso: -, che porta ad un allungamento quantitativo della vocale quando il
t.p. inizia per vocale (per es., l'imperfetto di (go): + = (gon), ossia: + si contraggono in ""
dando cos origine al tema dell'imperfetto: -, a cui poi si aggiunge la desinenza storica: -o, = : "io
conducevo") o alla preposizione della vocale - rispetto al verbo quando questo inizia in consonante, in tal caso non
si ha alcun fenomeno di contrazione ma solo di semplice allungamento sillabico (per il motivo che il prefisso aggiungendosi al t.p. ne va ad aumentare il numero di sillabe). Si pu infatti osservare la tipica espressione ,
"faceva", che corrisponde al latino facebat, nel senso di "costruiva", "faceva"; alcune volte l'imperfetto greco per
pu esprimere maggiore anteriorit, pu essere talune volte, infatti, tradotto come un passato remoto (tradotto in
greco solitamente con l'aoristo indicativo) "fece", "costru".
Note
[1] Bruni, vedi bibliografia.
[2] Bruni, vedi bibliografia.
[3] Bertinetto, vedi bibliografia.
[4] Bertinetto, vedi bibliografia.
[5] Serianni, vedi bibliografia.
[6] Serianni, vedi bibliografia.
[7] Vedi Degregorio a titolo di esempio, bibliografia.
[8] Rohlfs, vedi bibliografia.
[9] Bertinetto, vedi bibliografia.
[10] Weinrich, vedi bibliografia.
[11] Bertinetto, vedi bibliografia.
[12] Bertinetto, vedi bibliografia.
[13] Coseriu, Bertinetto, vedi bibliografia.
[14] Maingueneau vedi bibliografia.
[15] Weinrich, Redder, vedi bibliografia.
[16] Bertinetto, vedi bibliografia.
Indicativo imperfetto
Bibliografia
Bertinetto, P. M., Tempo, Aspetto e Azione nel verbo italiano. Il sistema dell'Indicativo, Firenze, Accademia della
Crusca 1986.
Bruni, Francesco, L'italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura, UTET, Torino 1987.
Degregorio, O., Abuso dell'imperfetto, Lingua Nostra 1946, 7: 70-71.
Maingueneau, D., Approche de l'nonciation en linguistique franaise, Paris, Hachette 1981.
Redder, A., 'Ich wollte sagen', in G. Tschauder - E.Weigand (a c. di), Perspektive: textextern. Akten des 14.
Linguistischen Kolloquiums, Bochum 1979 Vol II, Tbingen, Niemeyer: 117-126.
Rohlfs, G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti Vol. III: Sintassi e formazione delle
parole, Torino Einaudi 1969.
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