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P U BL I U S VE R G I L I U S M AR O

(Mantova, 15 ott. 70 a.C. Brindisi, 21 sett. 19 a.C.)

GE OR GI CHE
(37 -30 a.C.)

Scansione, traduzione, annotazioni e produzione digitale


a cura di
Cono A. Mangieri.

Edizione di riferimento:
J.B.Greenough, Vergil. Bucolics, Aeneid, and Georgics, Boston, Ginn &
Co. 1900
Si tiene conto anche di altre edizioni (tra cui quella Teubneriana) e
di criteri personali.

settembre 2003 diritti riservati Cono A. Mangieri


by Biblioteca dei Classici Italiani
www.cl assicitaliani.it

Virgilio,
Georgiche, libro secondo

IN D IC A Z ION I SOM M A R IE P ER LA SCA N SION E


Le Gergiche sono state scritte in 2183 esmetri, tra i pi
perfetti della letteratura latina. Leggere questi esametri senza
tener conto della scansione significa fare un grave torto alla
maestria di Vergilio: sarebbe come leggere gli endecasillabi di
Dante scrivendoli luno in coda allaltro, in una prosa che ha
perso metrica e rima. Anzi, diversamente dai moderni, la cui
metrica e la cui rima possono dirsi di costruzione
relativamente facile, gli antichi poeti latini (e greci) avevano
introdotto nella loro arte scrittoria molte mirabili difficolt
rettoriche, una delle quali concerneva la quantit della
sillaba.
Per ci che riguarda lesametro, in modo speciale quello
delle Georgiche , ciascuno formato da sei gruppi sillabici,
detti piedi , che possono essere variamente distribuiti nel
verso ed hanno queste caratteristiche: il piede dttilo ha tre
sillabe (1 lunga + 2 brevi, accento sulla vocale della sillaba
lunga, detta arsi ); lo spondo ha due sillabe (2 lunghe,
accento sulla prima vocale; questo piede talvolta sostituisce il
dattilo); il trocho ha pure due sillabe (1 lunga + 1 breve,
accento sulla vocale lunga: questo piede si trova sempre in
chiusura di esametro).
Nel corpo dellesametro si trovano inoltre delle pause o
cesure in numero variabile, ma perlomeno una principale. La
cesura implica una cortissima pausa nella lettura, ed essa
non si attiene al significato intrinseco del verso n alla
quantit delle sillabe che la precedono o seguono (cesura
semiternaria , semiquinaria , semisettenaria ). Quando la cesura
cade subito dopo lelisione, bisogna leggere fino alla cesura
ignorando lelisione. Esempi:
dcutit ror(em) * t surgntes tterat hrbas si legge:
dcuti -t rorem * t surgntes tterat hrbas;
frxinus Hrculeaqu(e) * arbs umbrsa cornae si legge
frxinus Hrcule -que * arbs umbrsa corne.
Lelisione o s i n a l e f e un accorgimento rettorico con cui
durante la lettura prosodica si elimina una vocale finale di
parola, se la parola successiva comincia per vocale od acca,
oppure si eliminano in fine di parola le sillabe -a m , -e m, -i m,

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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

-om, -um, se la parola successiva comincia per vocale od acca


(la quale ultima non veniva considerata consonante, ma
segno di aspirazione). La s i n a l e f e non lo stesso che
lapocope, la quale fa ugualmente cadere una vocale o sillaba
finale, per forma un vocabolo nuovo (p. es., nec per neque;
a c per atque).
Se una parola termina per -m o per vocale, e la parola
successiva il deverbale e s (= sei) oppure il deverbale est ( =
), cade eccezionalmente (per aferesi ) la vocale del deverbale,
anche quando laccento ritmico cade sulla vocale precedente
(per esempio: plchra es si legge plchras ; vari est si legge
varist ; verm est si legge vermst ). Talvolta due vocali
confinali, per ragioni prosodiche (p. es., la costruzione di un
piede altrimenti incompleto), rifiutano lelisione e formano
hiatus, ragion per cui la vocale finale e quella iniziale
successiva
contano
metricamente
e
devono
essere
pronunciate distintamente.
In un esametro possono esserci pi iati, tutti da rispettare
nella lettura, la quale impone che si pronuncino (e si contino)
distintamente le vocali, fuorch nei casi di elisione e di
dittongo, nei quali ultimi si conta solo la vocale lunga (a e = e;
oe = e; a u; ei; eu; ui), che perci riceve li c t u s laddove
richiesto. Se si intende evitare dittongo, vi si appone la
dieresi , per cui le due vocali si leggono (e si contano)
distintamente.
La lettera jota ( j) veniva considerata consonante e legata
alla vocale successiva attraverso la lettura i (in epoca
posteriore: g palatale dinanzi ad e e ad i). Esempi:
sempr rubet urea Phobe = sempr rubet urea Fbe;
Gra meminre ptae = Gra meminre pote (per ragioni
tecniche, la dieresi posta sulla
prima vocale del dittongo);
dque deaqu(e) omns = dque de -quomns;
hnc caner(e) ncipim = hnc canerncipi -m;
pse tib * jam brcchia = pse tib * iam brcchia;
nte Jovm null = nte Iovm null.
Nel testo latino esametri co di questa edizione elettronica, si
trovano indicati in neretto i pochi casi di iato; laccento
ritmico (ictus, 6 per ogni verso) viene segnalato con un
accento acuto sulla vocale interessata ( - - - - ); la cesura viene contrassegnata con un asterisco, senza

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Georgiche, libro secondo

indicazione
diversa
per
la
cesura
principale
spesso
intuitivamente discernibile; le lettere soggette ad elisione
vengono poste tra parentesi tonda. Esempi:
tr sunt cnat * impnere Plio ssam = (esametro con
doppio iato: conat- imponere, Pelio -ssam);
ffets * ciner(em) mmundm = ffets * cinermmundm;
sv(e) ind(e) ccults = svindccults;
prasert(im) ncerts = prsertncerts.
Nella scrittura/lettura esametrica, per ottenere un piede
altrimenti assente, talvolta qu alche vocale quantitativamente
breve viene allungata artificialmente per diastole, oppure
qualcuna lunga viene abbreviata artificialmente per sistole.
Ad esempio, in lppaequ tribolque (I 153), la vocale breve
d e l p r i m o que viene allungata per poter ricevere laccento
ritmico del dattilo (-qutribo); in Plio (I 281), la vocale lunga
o conta invece come vocale breve per completare il dattilo
(ogni o finale lunga per natura, salvo nelle parole duo, ego e
modo ).
Vi sono esametri che chiudono con una sillaba in pi
(ipermetria ), la quale va elisa leggendo in un fiato con la
vocale iniziale dellesametro successivo. Nelle Georgiche, sono
ipermetri solo gli esametri I 295; II 344, 443; III 242, 377.
Altrettanto radi sono i casi di consonantizzazione, per cui la
parola si riduce di una vocale allo scopo di creare un piede
perfetto. Nelle Georgiche , il fenomeno interessa generalmente
la -i -, che diventa -j-: fluvjorum (I 482), steljo (IV 243),
parjetibusque (IV 297), h u j u s (IV 321), c u j u s (IV 394); ma
e sistono anche casi di -u - che diventa -v-: tenvia (I 397, II
121, IV 38).
Vi sono poi esametri composti prevalentemente di spondei ,
e perci detti spondaici, la cui lettura diverge da quella
normale. Nelle Georgiche, sono spondaici solamente gli
esametri I 221; II 5; III 276; IV 270, 463.
Nel testo tradotto, le parole con lettera normale tra
parentesi tonde sono state aggiunte per completare una frase
in linguaggio pi italiano; le parole con lettera corsiva tra
parentesi tonde sono esplicative di qualche cognizione storica
o linguistica o culturale relativa al testo vergiliano, o ne
chiariscono linterpretazione.

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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

GEORGICON LIBER SECUNDUS


Hctenus rvorm * cults * et sdera cali;
nnc te, Bcche, canm, * nec nn silvstria tcum
vrgult(a) t prolm * tard crescntis olvae.
Hc, pater Lenae: * tus hic mnia plna
mneribs, * tibi pmpine * gravids autmno
flret agr, * spumt * plens vindmia lbris;
hc, pater Lenae, * ven, * nudtaque msto
tngue nov mecm * derptis crra cothrnis.
Prncipi(o) rboribs * vari (e)st natra crendis.
Nmqu(e) alia * nulls hominm * cogntibus psae
spnte su venint * campsqu(e) et flmina lte
crva tennt, * ut mlle silr * lentaque genstae,
ppulus t glauc * canntia frnde salcta;
prs autm posit * surgnt de smin(e), ut ltae
cstanea, * nemormque * Jov quae mxima frndet
asculus, tqu(e) habita * Gras orcula qurcus.
Pllulat b radc(e) * alis * densssima slva,
t cerass ulmsqu(e); * etim Parnsia lurus
prva sub ngent * matrs se sbicit mbra.
Hs natra mods * primm dedit, * hs genus mne
slvarm fruticmque * virt * nemormque sacrrum.
Snt ali, * quos pse vi * sibi rpperit sus.

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LIBRO SECONDO DELLE GEORGICHE


Fin qui la coltivazione dei campi e gli astri celesti: ora decanter te, o Bacco, e
non senza di te (anche) le piante selvatiche e i polloni dellolivo lento a crescere.
Vieni qua, o padre Leno: qua c il pieno di tutti i tuoi doni; la vigna grazie a te
fruttuosa rigoglia ricca di pampini in autunno e il vendemmiato schiumeggia nei
tini ricolmi. Vieni qua, o padre Leno: deposti i coturni, tingi assieme con me gli
stinchi nudi nel nuovo mosto.
In principio, la natura varia nel creare le piante. Infatti alcune vengono su da
se stesse, spontaneamente, nessun uomo curandosene, e tengono vasto spazio di
campi e di seni fluviali: per esempio, il flessibile vinco e le tenaci ginestre, il
pioppo e i salici con le fronde bianco- grigie; altre invece nascono da seme
caduto: per esempio, gli alti castagni e leschio con le fronde sacre a Giove (=
quercia sacra), albero per eccellenza, e le querce comuni usate per gli oracoli
dai Greci. Ad altri, come i ciliegi e gli olmi, pullula dalla radice un cespuglio
molto denso; anche lalloro di Parnasio si erge da piccolo sotto la grande ombra
della madre. Questi modi elarg sul principio la natura: grazie ad essi verdeggia
ogni specie di virgulti e di frutici e di alberi sacri.
Esistono altri modi, che lesperienza scopr da s strada facendo.

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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Hc plants * tener(o) bscindns * de crpore mtrum


dposut sulcs, * hic strpes bruit rvo
qudrifidsque suds * et acto rbore vllos;
slvarmqu(e) alia * presss propginis rcus
xspectnt * et vva su * plantria trra;
nl radcis egnt * alia * summmque puttor
hud dubitt * terra referns * mandre cacmen.
Qun et cudicibs * sects * mirabile dictu !
trditur sicc * radx olegina lgno;
t saep(e) lteris * rams * impne vidmus
vrter(e) in lteris, * muttamqu(e) nsita mla
frre pir(um) t pruns * lapidsa rubscere crna.
Qur(e) agit(e) * propris * genertim dsciteltus,
gricola, * fructsque fers * mollte colndo,
nu segns jacent * terra. * Juvat smara Bccho
cnserer(e) tqu(e) ole * magnm vestre Tabrnum.
Tuqu(e) ades nceptmqu(e) * un decrre labrem,
decus, fama * merit pars mxima nstrae,
Macens, * pelagque volns * da vla patnti.
Nn ego cncta mes * amplcti vrsibus pto,
nn, mihi s lingua * centm * sint raque cntum,
frrea vx. * Ades t prim * lege ltoris ram:
n manibs terra. * Non hc te crmine fcto
tque per mbags * et lng(a) exrsa tenbo.

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Questo adagia nei solchi i polloni, asportandoli dal corpo tenero delle madri;
quello sotterra nel campo le barbe, e le talee spaccate in quattro (= per stimolare
lattecchimento), e i talli appuntiti del legno duro (= legno adatto ad essere
conficcato direttamente); altre piante aspettano che le propaggini piegate in
forma di arco vivano anche nella propria terra (= a parte, al suolo o in un vaso );
altre non abbisognano di radice, e il potatore non esita a mettere nella terra il
cimolo superiore asportato.
Inoltre mirabile a dirsi! dopo aver sezionato i tronchi, la radice dellulivo
spunta anche dal legno secco, e sovente vediamo rami mutare impunemente in
rami di specie diversa: (vediamo) il pero portare mele, per mutazione da innesto,
e le dure crniole rosseggiare sui susini.
Pertanto ors, agricoltori, imparate la coltura adatta alla specie e con la
coltivazione rendete domestici i frutti selvatici, affinch i terreni non giacciano
incolti. Giova coprire Ismara con Bacco (= con vigneti) e rivestire il grande
Taburno con uliveti. E tu sii con me ed allunisono accompagna il lavoro (da me)
intrapreso, o Mecenate, o decoro e parte meritamente grandissima della nostra (=
mia) fama, e dispiega le vele volando in mare aperto. Io non presumo di
abbracciare tutto nei miei versi (= tutto lo scibile dellagricoltura), no, anche se
mi fossero date cento lingue e cento bocche e ferrea voce.
Sii con me nel toccare il primo orlo litoraneo: la terraferma () sotto le mani (=
a portata di mani). Non ti intratterr in questa sede con carme fittizio,
circonlocuzioni e lunghi esordi.
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Spnte su * quae s tollnt * in lminis ras,


nfecnda quidm, * sed lat(a) et frtia srgunt;
quppe sol * natra subst. * Tamen hac quoque, s quis
nserat ut scrobibs * mandt mutta subctis,
xuernt * silvstr(em) animm, * cultque frequnti
n quascmque vocs * arts * haud trda sequntur.
Nc non t sterils, * quae strpibus xit ab mis,
hc facit, * vacus * si st digsta per gros;
nnc alta fronds * et rmi mtris opcant
crscentqu(e) adimnt * fets * urntque ferntem.
Jm quae sminibs * jacts * se sstulit rbos,
trda vent sers * factra neptibus mbram,
pmaque dgenernt * sucs oblta prires
t turps avibs * praedm fert va racmos.
Sclicet mnibus st * labor mpendndus, et mnes
cgend(ae) n sulc(um) * c mult mercde domndae.
Sd truncs olea * melis, * propgine vtes
rspondnt, * solid * Paphia de rbore mrtus,
plntis t dura * coryl * nascntur et ngens
frxinus Hrculeaqu(e) * arbs umbrsa cornae,
Chonique patrs * glands, * eti(am) rdua plma
nscitur t cass * abis visra marnos.

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Quelle piante che si elevano spontaneamente alle zone luminose (= verso


lalto) sorgono in effetti senza concimazione, ma ben forti e rigogliose,
ovviamente per la natura del suolo. Tuttavia anche queste, se qualcuno le innesta
o, trapiantandole, le pone in fosse ben preparate, metteranno da parte la natura
selvatica e, tramite cura assidua, seguiranno ben presto qualunque artificio
desidererai. Allo stesso modo farebbe ci anche il germoglio infruttifero uscente
dalle profonde radici, se venisse distribuito su terreno libero (= privo di ombra ):
ora le fronde immanenti e i rami della pianta madre lo offuscano e, mentre
cresce, gli tolgono i frutti e glieli disseccano se li produce. Pure lalbero che
nasce da seme gettato appositamente viene su lentamente, (come se fosse)
destinato ad ombreggiare i futuri nipoti (= del piantatore), e i frutti degenerano,
perdendo il sapore originario, e la vite produce racimoli schifosi, preda degli
uccelli.
In effetti bisogna profondere lavoro in tutte (le piante), e tutte vanno dominate
e costrette con molta dedizione nel solco. Tuttavia gli ulivi rispondono (=
attecchiscono) meglio dal tronco, le viti dalla propaggine, il mirto di Pafo dal
ceppo solido; da tale nascono i duri nccioli e il gigantesco frassino, e lalbero
ombroso della corona di Ercole (= il gattice), e le ghiande del Padre canio (=
sacre a Giove); (da tale) nasce anche lerta palma, e labete che vedr eventi
marini (= perch usato nella costruzione di navigli).

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Georgiche, libro secondo

nseritr ver(o) * t fet * nucis rbutus hrrid(a)


t sterils platan * mals * gessre valntes;
cstanea fags * ornsqu(e) incnuit lbo
flre pir * glandmque sus * fregre sub lmis.
Nc modus nserer(e) * tqu(e) oculs * impnere smplex.
Nm qua s medi * trudnt de crtice gmmae
t tenus * rumpnt tunics, * angstus in pso
ft nod sinus; * hc * alin(a) ex rbore grmen
ncludnt * udque docnt * inolscere lbro.
ut rurs(um) nods * trunc * resecntur, et lte
fnditur n solidm * cunes via, * dinde ferces
plnt(ae) immttuntr; * nec lngum tmpus, et ngens
xiit d caelm * rams felcibus rbos
mratrque novs * fronds * et nn sua pma.
Pratere * genus hud unm * nec frtibus lmis
nc salic lotque * nequ(e) daes cyparssis,
nc pingus * un(am) n facim * nascntur olvae,
rchades t radi * et amra pusia bca,
pmaqu(e) et lcino * silva, * nec srculus dem
Crstumis * Syrisque pirs * gravibsque volmis.
Nn ead(em) rboribs * pendt vindmia nstris,
qum Methmnae * carpt de plmite Lsbos;
snt Thasia vits, * sunt t Maretides lbae,
pnguibus ha terrs * habils, * leviribus llae,

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In verit lo spinoso corbzzolo si lascia innestare anche col germoglio del


mandorlo, e i platani infruttiferi possono portare rigogliosi rami del melo; lorno
biancheggia col bianco fiore del pero, e il faggio (col bianco fiore) del castagno,
e i suini frangono le ghiande sotto gli olmi. N vi un unico modo di innestare e
di fare linoculazione. Infatti laddove le gemme rompono i teneri tessuti vegetali
ed erompono in mezzo alla corteccia, in quello stesso nodo si fa un piccolo
incavo: qui (gli agricoltori) introducono il germe di una pianta estranea e
laiutano a crescere in fibra umida. O diversamente si recidono tronchi privi di
nodi, e con dei cunei si apre una via profondamente nel legno solido, quindi si
introducono ramoscelli feraci; e non molto tempo dopo ecco che un grande
albero dai rami fruttiferi sale al cielo, e ci si meraviglia delle fronde diverse e
dei frutti non suoi. Per di pi non v una sola specie di forti olmi, n di salice,
n di loto, n di cipressi dellIda; e non nascono con uno stesso aspetto le grasse
olive le rcadi (= che sono rotonde), le rdie (= che sono oblunghe) e le
pusie dalla polpa amara n i pomi degli alberi di Alcnoo (= alberi da frutto
in genere ), n (nascono) dallo stesso tallo le pere di Crustumia, di Siria e le
pesanti volme (= tre razze di pere ora scomparse). Dalle nostre viti non pende la
stessa uva che si coglie a Lesbo (= isola della Grecia) dal tralcio di Metimna (=
citt e zona settentrionale di Lesbo): ci sono le viti di Taso e le Mareotidi
bianche queste adatte alle terre grasse, le altre a quelle pi secche ,
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Georgiche, libro secondo

t pass psithi(a) * tilir * tenusque lagos


tmptatra peds * olm * vinctraque lnguam,
prpurea praeciaqu(e) * et qu te crmine dcam,
Rhatica? * Nc cells * ide contnde Falrnis.
Snt et Amnnea * vits, * firmssima vna,
Tmlius dsurgt * quibus t rex pse Phanaus,
rgitsque minr, * cui nn certverit lla
ut tantm fluer(e) * ut totidm * durre per nnos.
Nn ego t, * dis t menss * accpta secndis,
trnsierm, * Rhodi(a), t tumids, * bumste, racmis.
Sd neque qum multa * specis, * nec nmina qua sint
st numers, * nequ(e) enm * numer comprndere rfert;
qum qui scre velt, * Libyc velit aquoris dem
dscere qum multa * Zephyr turbntur harnae,
ut, ubi nvigis * violntior ncidit urus,
nsse quot oni * venint ad ltora flctus.
Nc ver terra * ferr(e) mnes mnia pssunt.
Flminibs salics * crasssque paldibus lni
nscuntr, * sterils * saxsis mntibus rni;
ltora mrtets * laetssima; * dniqu(e) aprtos
Bcchus amt colls, * Aquiln(em) et frgora txi.
spic(e) et xtrems * domitm cultribus rbem
osque doms * Arabm * pictsque Gelnos:
dvis(ae) rboribs * patria. * Sol(a) ndia ngrum

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la pstia pi utile per il vino passito e la raffinata laga, capace talvolta


di soggiogare le gambe e di legare la lingua; le uve purpuree e quelle primaticce;
e con quale canto celebrer te, uva rtica (= del Tirolo)? Ma per questa ragione
non pretendere di gareggiare con le cantine del Falerno. E vi sono le viti amine
(= della Tessaglia), con vini molto durevoli, per i quali scattano in piedi lo
Tmlio e lo stesso Fano reale; e il pi modesto Argiti, col quale non potrebbe
misurarsi nessun (vitigno) sia nella quantit (di vino) che fa fluire sia nella
quantit di anni che vive. N potrei tralasciare te, uva rodia (= di Rodos), ben
accetta agli di ed alle seconde mense (= parte centrale del convito, posteriore
allantipasto), e te, uva bumasta dai tumidi grappoli. Ma non c numero delle
molte specie e dei loro nomi, ed effettivamente non il caso di farne il numero:
chi volesse saperlo, vorrebbe apprendere similmente quanti granelli di sabbia del
deserto libico turbinano con lo zfiro, oppure (vorrebbe) conoscere quanti flutti
vengono alle spiagge ioniche laddove Euro si abbatte con maggior violenza sui
navigli.
In verit, non tutti i terreni possono produrre tutto. Lungo i fiumi nascono i
salici, sulle paludi melmose gli ontani e sui monti pietrosi gli infruttiferi orni;
rigogliosissimi di mirti i litorali; infine Bacco ( = la vite) ama i colli aprichi, il
tasso lAquilone e il freddo. Rifletti che il globo terrestre dominato dai
coltivatori anche nelle zone pi remote, come le dimore eoe (= orientali) degli
Arabi e i Geloni dipinti (= tatuati): le patrie (sono) peculiari alle piante. Soltanto
lIndia produce lebano nero;
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

frt hebenm, * sols * est trea vrga Sabais.


Qud tib(i) odrat * referm sudntia lgno
blsamaqu(e) t bacs * sempr frondntis acnthi?
Qud nemor(a) Athiopm * moll canntia lna?
Vlleraqu(e) t folis * depctant tnvia Sres?
ut quos cean * propir gerit ndia lcos,
xtremi snus orbs, * ub(i) ra vncere smmum
rboris hud ulla * jact poture sagttae?
t gens lla quidm * sumpts non trda phartris.
Mdia frt trists * sucs * tardmque saprem
flics mal, * quo nn praesntius llum,
pcula squand * saev(ae) nfecre novrcae
mscuerntqu(e) herbs * et nn innxia vrba,
uxilim venit * c membrs * agit tra venna.
ps(a) ingns arbs * facimque simllima luro,
t, si nn alim * lat jactret odrem,
lurus ert: * foli(a) hud ulls * labntia vntis:
fls ad prma tenx; * anims et olntia Mdi
ra fovnt ill(o) * t senibs medicntur anhlis.
Sd neque Mdorm * silva ditssima trra,
nc pulchr Gangs * atqu(e) uro trbidus Hrmus
ludibus talia * certnt, * non Bctra nequ(e) ndi
ttaque trifers * Panchia pnguis harnis.

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soltanto ai Sabei (= luoghi od abitanti di Saba, in Arabia) concesso lalbero


dellincenso. A quale scopo riportarti in mente sia i balsami trasudanti
dallodoroso legno sia le bacche dellacanto sempreverde? A quale scopo
(riportarti in mente) le foreste etiopiche biancheggianti per la morbida lana (= di
cotone), e in che modo i Seri (= popolazione africana) pettinano via dalle foglie
la tenue bambagia; o i boschi che pi presso allOceano porta su lIndia, estremo
angolo di globo, dove nessuna saetta pot superare di slancio la cima degli alberi
(= perch alt issimi)? E tuttavia quella gente non dappoco con le faretre alla
mano.
La Media produce i succhi aciduli e il duraturo sapore del melo salutifero (= il
cedro), il cui aiuto giunge pi efficace di ogni altro ed elimina dalle membra gli
atri veleni, quando crudeli matrigne hanno infettato le tazze e mescolato erbe con
infauste fatture. Un albero ingente che ha un aspetto molto simile al lauro, (tanto)
che sarebbe esso stesso un lauro, se non emanasse tuttintorno un odore diverso.
Le foglie non facilmente asportabili da qualche vento, la fioritura sommamente
tenace, con esso i Medi guariscono lalito e la bocca dal cattivo odore e medicano
i vecchi asmatici.
Ma n la terra dei Medi, ricchissima di selve, n il bel Gange, n lErmo
torbido di polvere doro potrebbero misurarsi nelle lodi con lItalia: neppure la
Battriana, n gli Indiani, n tutta la Pancaia ricca di sabbie perfuse di incenso.
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Hac loca nn taur * spirntes nribus gnem


nvertre sats * immnis dntibus Hdri,
nc gales * denssque virm * seges hrruit hstis;
sd gravida frugs * et Bcchi Mssicus mor
mplevre; * tennt olea * armntaque lata.
Hnc belltor equs * camp ses(e) rduus nfert,
hnc alb, * Clitmne, gregs * et mxima turus
vctima, * sape tu * perfsi flmine scro,
Rmans * ad tmpla dem * duxre trimphos.
Hc ver dsidu(um) * tqu(e) alinis mnsibus astas:
bs gravida pecuds, * bis pmis tilis rbos.
t rabida tigrs * absnt * et sava lenum
smina, * nc misers * fallnt aconta legntes,
nc rapit mmenss * orbs * per humm, neque tnto
squmeus n spirm * tract se clligit nguis.
dde tot gregis * urbs * opermque labrem,
tt congsta man * praerptis ppida sxis
flminaqu(e) ntiqus * subtrlabntia mros.
n mare, qud supr, * memorm, * quodqu(e) dluit nfra?
nne lacs tants? * Te, Lri mxime, tque,
flctibus t fremit(u) * dsurgns * Bence marno?
n memorm ports * Lucrnoqu(e) ddita clustra
tqu(e) indgnatm * magns stridribus aquor,
Jlia qu pont * long sonat nda refso
Trrhensque frets * immttitur astus Avrnis?

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Queste zone (italiche) non le rivoltarono tori spiranti fiamme dalle nari,
seminando i denti dellimmane Idra, n con una messe di uomini si fecero ispide
di elmi e di aste addensate, ma le riempirono fruttuose spighe e lumore di Bacco
Massico (= specialit antica di vino dolce), le occupano (tuttora) oliveti ed
armenti fecondi. Provenendo da queste zone, il cavallo di battaglia si comporta
sul campo coraggiosamente; da queste zone, i bianchi greggi ed il toro, vittima
massima, bagnati nella tua sacra corrente, o Clitumno, spesso accompagnarono
verso i templi degli di i trionfi romani. Qui leterna primavera e lestate, anche
nei mesi impropri: due volte (sono) gravide le pecore, due volte lalbero ()
fruttifero. E non ci sono tigri rabbiose e la razza feroce dei leoni, n acniti che
ingannano i poveri raccoglitori, n serpente squamoso che striscia per terra con
enormi volute o si attorciglia in spire tanto lunghe. Aggiungi tante nobili citt e
laboriose opere, tanti castelli costruiti manualmente su rupi scoscese, e fiumi
correnti lungo le antiche mura. O far menzione del mare, che spumeggia di
sopra (= Adriatico) e di sotto (= Tirreno)? O senn i tanti laghi: te, grandissimo
Lario (= lago di Como), e te, Benaco (= lago di Garda), che insorgi con fremito e
flutto come di mare?
O menzioner i porti, le chiuse apposte al Lucrino (= laghetto presso Pozzuoli,
tra il Lago dAverno e il Golfo) e la marea indignata a gran fragore, laddove per
il riflusso marino risuona da lontano londa Giulia e lagitato Tirreno penetra
nello stretto dAverno?
2003 Cono A. Mangieri
by Biblioteca dei Classici Italiani - www.classicitaliani.it

Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Hac ead(em) rgent * rivs * aersque metlla


stendt vens * atqu(e) uro plrima flxit.
Hac genus cre virm, * Marss pubmque Sabllam
dsuetmque mal * Ligurm * Volscsque vertos
xtulit, * hac Decis * Maris magnsque Camllos,
Scpiads durs * bell(o) * t te, mxime Casar,
qu nunc xtrems * Asia jam vctor in ris
mbell(em) verts * Romnis rcibus ndum.
Slve, mgna parns * frugm, * Satrnia tllus,
mgna virm: * tibi rs * antquae ludis et rtis
ngredir, * sancts * auss recldere fntes,
scraemque can * Romana per ppida crmen.
Nnc locus rvor(um) * ngenis, * quae rbora cique,
qus color * t quae st * rebs natra ferndis.
dfficils primm * terra * collsque malgni,
tnuis ub(i) rgill(a) * t dumsis clculus rvis,
Plladi gaudnt * silv * vivcis olvae:
ndici (e)st * tract surgns * olester edem
plrimus * t strat * bacs silvstribus gri.
t quae pnguis hums * dulcqu(e) ulgine lata,
quque frequns herbs * et frtilis bere cmpus,
qulem sape cav * monts convlle solmus
dspicer(e); * hc summs * liquntur rpibus mnes
flicmque trahnt * limm , * quiqu(e) ditus ustro
t filicm curvs * invsam pscit artris:

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Inoltre, questa (= lItalia) mostra nelle vene fiumi dargento e miniere di rame,
e loro vi scorre a dovizia: essa gener unabile genia di uomini, i Marsi, e la
giovent dei Sabelli (= Sabini) e dei Liguri, avvezzi alle avversit, e quella dei
Volsci armati di giavellotto; essa (gener) i Decii, i Marii e i grandi Camilli, gli
Scipiadi (= Scipioni) forti in guerra e te, grandissimo Cesare (= Ottaviano), gi
vittorioso nelle estreme localit dellAsia, che adesso scacci dai colli romani
limbelle Indiano (= leffeminata cultura orientale). Salve, gran madre di biade,
terra sacra a Saturno, gran genitrice di eroi: osando aprire fonti santificate, per te
accedo a nozioni di antica arte e gloria, e per le citt romane canto un carme
ascro (= campestre; da Ascra, patria di Esiodo).
Ora si dia posto alla qualit e alla forza di ciascun campo, quale ne siano il
colore e lattitudine a produrre. Prima di tutto, i terreni difficili e le colline
scoscese, dal suolo sterposo con argilla fine e ghiaia, godono (il favore) della
vegetazione sacra a Pallade (= Minerva): i duraturi olivi. Ne fa prova loleastro
(= olivo selvatico), che cresce numeroso in siffatti luoghi e suoli cosparsi di
bacche selvatiche. Ma il suolo grasso e ricco di mistura dolce, il campo
abbondantemente fertile e fitto di erbe quale spesso sogliamo osservare fra i
monti, in fondo a una valle in cui le acque defluiscono da altissime rupi e
trascinano limo fecondo , il campo esposto a mezzogiorno, che nutre la felce
invisa ai curvi aratri:
2003 Cono A. Mangieri
by Biblioteca dei Classici Italiani - www.classicitaliani.it

Virgilio,
Georgiche, libro secondo

hc tibi pravalids * olm * multque fluntes


sfficit Bacch * vits, hic frtilis vae,
hc latics, * qualm * paters libmus et uro,
nflavt cum * pnguis ebr * Tyrrhnus ad ras,
lncibus * t pands * fumntia rddimus xta.
Sn armnta mags * studim * vitulsque turi
ut ovim fet(um) * ut urntes clta capllas,
sltus t satur * petit longnqua Tarnti,
t qual(em) nfelx * amsit Mntua cmpum
pscentm nives * herbso flmine ccnos:
nn liquid gregibs * fonts, * non grmina drunt,
t quantm longs * carpnt armnta dibus
xigu tantm * gelids ros ncte repnet.
Ngra fer(e) t press * pingus sub vmere trra
t cui ptre solm * namqu(e) hc imitmur arndo ,
ptima frments: * non ll(o) ex aquore crnes
plra domm tards * decdere plustra juvncis;
ut und(e) rats * silvm devxit artor
t nemor(a) vertt * mults ignva per nnos,
ntiqusque doms * avim cum strpibus mis
ruit; * ll(ae) altm * nids petire relctis,
t rudis nitut * implso vmere cmpus.
Nm ieina quidm * clivsi glrea rris
vx humils * apibs casis * rormque minstrat;

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questo, una volta, ti dar viti valide e fornitrici di molto Bacco (= vino); questo
(ti sar) fertile di uva e di liquido, quale beviamo dalle coppe doro allorch il
grasso Tirreno (= flautista etrusco) addetto alle are soffia nellavorio (= nel
flauto davorio ) e noi offriamo su larghi piatti le viscere fumanti (= dellanimale
sacrificato agli di).
Ma se il desiderio maggiore () di allevare armenti e vitelli, oppure agnelli, o
capre rovinatrici delle colture, cercherai i lontani tratturi della satollante Taranto
e la piana quale la sfortunata Mantova ha perso lungo il fiume erbifero (=
durante lallagamento invernale del Mincio) che pasce candidi cigni (= sul quale
pascolano candidi cigni): alle greggi non verrano meno le fonti dacqua n gli
erbaggi, e quanto gli armenti divoreranno durante le lunghe giornate, altrettanto
la fredda rugiada rimetter in sesto durante la breve notte. La terra nera, grassa al
di sotto del vomere affondato e friabile in superficie ci infatti tentiamo di
ottenere con laratura () generalmente ottima per il frumento: da nessuna
campagna vedrai tornare in fattoria pi carri dietro i lenti giovenchi; oppure
quella (terra) dove lirato aratore abbatt la boscaglia, sradic i cespi da molti
anni inerti e distrusse fin dalle profonde radici gli antichi domicili degli uccelli
(= gli alberi), e questi, abbandonati i nidi, volarono verso lalto per il campo
incolto luccic del vomere affondato. Di certo, infatti, lassetata ghiaia del
terreno in declivio scarsamente fornisce alle api il basso timo e il rosmarino;
2003 Cono A. Mangieri
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

t tofs scaber * t * nigrs exsa cheldris


crta negnt alis * aequ serpntibus gros
dlcem frre cib(um) * t curvs praebre latbras.
Qua tenu(em) xhalt * nebulm * fumsque volcres,
t bibit mor(em) t, * cum vlt, * ex s(e) psa remttit,
quaque su sempr * virid se grmine vstit
nc scabi(e) t sals * laedt robgine frrum:
lla tib laets * intxet vtibus lmos,
lla ferx ole (e)st, * ill(am) xperire colndo
t facilm pecor(i) * t patintem vmeris nci.
Tlem dves art * Capu(a) t vicna Vesvo
ra jug(o) t vacus * Clanis non aquus Acrris.
Nnc quo qumque mod * posss cognscere dcam.
Rra sit n supr * morm * si dnsa requres
ltera frments * quonim favet, * ltera Bccho,
dnsa mags Cerer, * rarssima quaque Lyao ,
nte locm capis * oculs, * altque jubbis
n solid putem * demtt(i), omnmque repnes
rrsus hum(um) * t pedibs * summs aequbis harnas.
S deernt, * rarm * pecorqu(e) et vtibus lmis
ptius ber ert; * sin n sua psse negbunt
re loc(a) * t scrobibs * superbit trra repltis,
spssus agr: * glaebs * cunctntes crssaque trga
xspect(a) * t valids * terrm proscnde juvncis.

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il ruvido tufo e la creta consunta dai cheldri neri negano che un altro tipo di
terreno dia allo stesso modo cibo dolce ed offra nascondigli sinuosi ai serpenti (=
comprovano che non esistono tipi di terreno altrettanto sterili). Quella (terra) che
esala leggera nebbia e volatili fumi, che assorbe lumido e quando vuole lo
ridona spontaneamente, che si veste sempre da s di erba verdeggiante, che non
intacca il ferro (= degli attrezzi agricoli) con la scabbia della ruggine corrosiva:
quella ti circonder gli olmi (= i pali di legno dolmo) con viti rigogliose, quella
produttrice di olio e adatta al bestiame e remissiva al curvo aratro, quella
tenterai di coltivare. Tale (terra) ara la ricca Capua, e la zona vicina al giogo del
Vesuvio, e il (fiume) Clanio dannoso alla spopolata Acerra.
Ora dir in quale modo si possa riconoscere ognuno (= dei tipi di terreno ). Se
ti chiedi se sia straordinariamente friabile oppure denso giacch luno
favorisce i grani, laltro le viti: il denso pi caro a Cerere, il friabile a
Lio/Bacco , prima osserverai ad occhio il luogo e ordinerai di scavare una
fossa profonda in luogo sodo; quindi rimetterai nuovamente (nella fossa) tutta la
terra (scavata) ed uguaglierai coi piedi la terra in superficie.
Se non sar sufficiente (= a riempire di nuovo la fossa), si tratter di terreno
friabile, pi adatto al bestiame ed alle energetiche viti; se invece rifiuter di
tornare (tutta) al suo posto, ed a fossa ripiena avanzer della terra, (si tratter) di
terreno spesso: ara questa terra con vigorosi giovenchi,
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Sls(a) autm tells * et qua perhibtur amra


frgibus nfelx * ea nc mansuscit arndo,
nc Bacch gens * ut poms * sua nmina srvat ,
tle dabit specimn: * tu spsso vmine qulos
claque prlorm * fumsis dripe tctis;
hc ager lle mals * dulcsqu(e) a fntibus ndae
d plenm calcntur: * aqu(a) luctabitur mnis
sclicet * t grands * ibnt per vmina gttae;
t sapor ndicim * facit manifstus et ra
trstia tmptantm * sens * torqubit amror.
Pnguis itm * quae st tells, * hoc dnique pcto
dscimus: * hud unqum * manibs jactta fatscit,
sd picis n mor(em) * d digits * lentscit habndo;
mida miors * herbs alit, * psaque isto
latior. * nimim * ne st mihi frtilis lla,
nc se pravalidm * prims ostndat arstis!
Qua gravis st, * ips * tacitm se pndere prdit,
quaque levs. * Promptm (e)st * oculs praedscere ngram,
t quis ci color; * t * scelert(um) exqurere frgus
dfficil (e)st: * picea tantm * taxque nocntes
nterd(um) ut hedera * pandnt vestgia ngrae.
Hs animdverss, * terrm mult(o) nte memnto
xcoquer(e) t magns * scrobibs concdere mntes,
nte supnats * Aquiln(i) ostndere glabas
qum laet(um) nfodis * vits genus. * ptima ptri

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ed aspttati zolle poco friabili e porche grossolane. Poi il terreno salmastro,


noto pure come amaro e disadatto ai grani esso non migliora con laratura e
non mantiene invariata n la razza dei vitigni, n il nome proprio dei frutti (=
cagiona degenerazione biologica) , si comprova in questo modo : stacca dalla
tettoia fumogena (= sotto la quale si affumicavano le carni) dei canestri di vimini
fitti per la scolatura dei torchi; qui dentro va calcato un pieno di quella terra
cattiva e di acqua dolce di fonte; logicamente tutta lacqua tenter di uscirne e
grosse gocce trapeleranno attraverso i vimini , ma il sapore manifestato (=
dallacqua trapelata) dar una indicazione e lamarezza far torcere la bocca
schifata di coloro che assaggeranno. Ugualmente in questa semplice maniera
riconosciamo quale terra sia grassa: stropicciata nelle mani, non si sgretola mai,
ma si attacca alle dita come pece; umida, alimenta erbe pi vigorose essendo di
per se stessa pi fertile. Ah, che essa non sia fin troppo fertile e non si manifesti
eccessivamente produttiva con le giovani spighe!
La (terra) pesante si tradisce tacitamente col peso stesso, e ci vale anche per
quella leggera. E facile riconoscere a vista la (terra) nera e il colore di ogni
(altro) tipo, ma difficile discernere la maledetta (terra) soggetta al gelo: talvolta
offrono un indizio solo i pini e i dannosi tassi o le edere verdescure.
Ci preso in considerazione, ricordati di depurare col fuoco il suolo e di
incidere con fossatelli gli alti dorsi montani (= per lo scolo delle acque piovane),
esponendo ad Aquilone (= settentrione) le zolle voltate sottosopra molto tempo
prima di infossare i vitigni fruttiferi. Ottimi i campi
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

rva sol(o): * d vent curnt * gelidaque prunae


t labefcta movns * robstus igera fssor.
t siqus * haud lla virs * vigilntia fgit,
nte locm simil(em) * xquirnt, * ubi prma partur
rboribs seges t * quo mx digsta fertur,
mtat(am) gnornt * subit ne smina mtrem.
Qun etim * cael regin(em) * in crtice sgnant,
t, quo quaque mod * stetert, * qua prte calres
ustrins tulert, * quae trg(a) obvrterit xi,
rstitunt: * ade(o) n teners * consuscere mltum (e)st.
Cllibus n plan * melis sit pnere vtem,
quare pris. * Si pnguis * agrs metbere cmpi,
dnsa ser(e): * n dens * non sgnior bere Bcchus;
sn tumuls adclve * solm * collsque supnos,
ndulg(e) rdinibs; * nec stius mnis in nguem
rboribs posits * sect via lmite qudret,
t saep(e) ngent * bell * cum lnga cohrtes
xplicut legi(o) * t camp stetit gmen aprto,
drectaqu(e) acis * ac lte flctuat mnis
are rendent * tells, * necd(um) hrrida mscent
prolia, * sd dubis * medis Mars rrat in rmis.
mnia snt * paribs numers * dimnsa virum,
nn animm mod(o) ut * pasct prospctus innem,
sd quia nn alitr * virs dabit mnibus aquas
trra, * nequ(e) n vacum * poternt s(e) extndere rmi.

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col suolo friabile: se ne curano i vnti, le gelide brine e il robusto zappatore che
muove le zolle spappolate. E gli uomini che non mancano di alcuna oculatezza
fanno anzitutto in modo che il luogo in cui si preparano i polloni da piantare
abbia lo stesso tipo di terreno in cui di l a poco essi saranno trapiantati
singolarmente, di modo che le barbe non disconoscano la (terra) madre
improvvisamente mutata. Ed inoltre segnalano sulla corteccia il settore celeste,
per poter rimettere ciascuno (= di quei polloni) nella stessa posizione in cui era
stato: quale parte aveva sopportato i caldi australi, quale lato era stato rivolto
allasse (= di settentrione): cos tanta la cura (dovuta) alle tenere piante. Tu
devi prestabilire se piantare il vigneto sui colli oppure al piano. Se possiedi
terreni in fertile luogo pianeggiante, pianta fittamente: fitti vitigni in terra
ubertosa non sono poveri. Se invece il suolo si arrampica sopra il dorso inclinato
dei colli, allarga i filari e, tracciatone il limite, non diversamente (= dal piano )
(fa che) ogni sentiero (= tra due filari) formi un angolo perfettamente retto
rispetto agli alberi piantati (= lungo i limiti, per raffrenare il vento); come
sovente (fa) una lunga legione quando dispiega le coorti per una grande battaglia,
e larmata si ferma su un campo aperto, con le schiere diritte, e tutto il terreno
fluttua in lungo e in largo di lucido bronzo, n si mescolano ancora nellorrenda
mischia, ma dubitante erra Marte in mezzo alle armi. Tutte le dimensioni dei
sentieri siano di pari numero (= siano equivalenti), non solo affinch laspetto
estetico diletti lo spirito vanitoso, ma anche perch altrimenti il terreno non dar
uguale alimento a tutto, n i rami potranno estendersi nello spazio vuoto.
2003 Cono A. Mangieri
by Biblioteca dei Classici Italiani - www.classicitaliani.it

Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Frsitan t scrobibs * quae snt fastgia quaras.


usim vl tenu * vitm commttere slco;
ltior c penits * terra defgitur rbos,
asculus n prims, * quae quntum vrtic(e) ad uras
atheris, * tantm * radc(e) in Trtara tndit.
rgo nn hiems * illm, * non flbra nequ(e) mbres
cnvellnt: * immta mant * multsque neptes,
mlta virm volvns * durndo sacula vncit.
Tm forts * lat rams * et brcchia tndens
hc illc * medi(a) ps(a) * ingntem sstinet mbram.
Nve tib(i) d solm * vergnt vinta cadntem,
nv(e) intr vits * corylm sere, * nue flaglla
smma pet(e) * ut summ * defrng(e) ex rbore plntas
tntus amr terra , * neu frro lade retnso
smina, * nv(e) olea * silvstris nsere trncos:
nm saep(e) ncauts * pastoribus xcidit gnis,
qu furtm pingu * primm sub crtice tctus
rbora cmprendt, * frondsqu(e) elpsus in ltas
ngentm cael * sonitm dedit; * nde sectus
pr rams victr * perqu(e) lta cacmina rgnat
t tot(um) nvolvt * flamms nemus * t ruit tram
d caelm pice * crasss calgine nbem,
prasertm * si tmpests * a vrtice slvis
ncubut, * glomertque ferns * incndia vntus.

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Forse tenterai di sapere anche quale profondit tocchi ai fossetti (= in cui


piantare le viti): io oserei affidare la vite finanche a un superficiale solco. Gli
alberi si ficcano in terra pi profondamente e calcatamente, specie leschio (=
quercia sacra a Giove), che con la radice tende tanto verso il Tartaro (= verso il
basso) quanto con la chioma verso le sfere celesti.
Per questa ragione non lo divellano le tempeste, non le raffiche di vento n gli
scrosci di pioggia: rimane immoto e sopravvive molti nipoti, molti secoli degli
uomini (= misurati secondo lumana usanza cronometrica); inoltre esso,
tendendo ampiamente di qua e di l i forti rami come braccia, sostiene per il
centro la sua grande chioma ombrosa (= ha la chioma centrica, ed perci pi
stabile).
I vigneti non siano rivolti al sole occaso; non piantare il nocciulo in mezzo
alle viti; non spuntare i tralci superiori e non spezzare i rami superiori delle
piante tanto amati dalla terra ; non innestare con ferro (= coltello) ottuso e
non tralasciare nelle selve i tronchi di olivo (= quelli gi tagliati per potatura,
sfoltimento, eccet era). Spesso infatti i pastori incauti lasciano cadere di mano del
fuoco che, sulle prime furtivamente nascosto sotto la grassa corteccia, si
apprende al legno duro, saltando verso le alte fronde (= dei vicini cespugli), e
lancia per aria un forte fragore; quindi, continuando, regna vittorioso tra i rami
delle chiome alte, avvolge con le fiamme tutta la selva e manda in alto unatra
nube di fumo grasso come di pece, specie se una tempesta incombe dallalto sulle
boscaglie ed il vento rafforza lincendio espandendolo.
2003 Cono A. Mangieri
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Hc ubi nn * a strpe valnt * caesaque revrti


pssunt tqu(e) im * simils revirscere trra:
nfelx supert * folis olester amris.
Nc tibi tm prudns * quisqum persudeat uctor
tllurm Bore * rigidm spirnte movre.
Rra gel * tum cludit himps, * nec smine icto
cncretm patitr * radic(em) adfgere trrae.
ptima vnets * sati, * cum vre rubnti
cndida vnit avs *longs invsa colbris,
prma vel utumn * sub frgora, * cm rapids Sol
nnd(um) hiemm * contngit equs, * jam praterit astas.
Vr ade * frond nemorm, * ver tile slvis,
vre tumnt terr(ae) * t genitlia smina pscunt.
Tm pater mnipotns * fecndis mbribus Ather
cnjugis n gremim * laeta descndit, et mnes
mgnus alt, * magn * commxtus crpore, ftus.
via tm resonnt * avibs virglta canris,
t Venerm * certs repetnt * armnta dibus;
prturit lmus agr * Zephyrque tepntibus uris
lxant rva sins; * supert tener mnibus mor,
nque novs sols * audnt se grmina tto
crdere, * nc metut * surgntes pmpinus ustros
ut actm cael * magns Aquilnibus mbrem,
sd trudt gemms * et frndes xplicat mnes.

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Ci accaduto, visto che (le piante fruttifere) non sono pi valide a partire dal
ceppo, n possono ricevere forza da sottoterra e rinverdire come (quando
vengono) tagliate, sopravvive linfruttifero olivo selvatico dalle foglie amare.
E nessun cosiddetto esperto autore (= di manuali agrari) ti convinga a
rimuovere la dura terra (= per piantare le viti) mentre soffia il vento di Borea.
Allora linverno stringe il suolo col gelo e non permette, una volta piantato il
pollone, che la radice raggelata sapprenda al terreno. Per i vigneti la migliore
piantatura (deve avvenire) nella primavera rosseggiante (= di bacche erompenti),
allorch ritorna il bianco uccello inviso ai lunghi colubri (= la cicogna); oppure
coi primi freddi dautunno, quando il rapido sole non ha ancora raggiunto coi
cavalli linverno, ma stata gi sorpassata lestate. Pertanto la primavera () utile
al frondeggiare degli alberi dei boschi; in primavera i terreni si gonfiano e
chiedono le genitrici sementi.
Allora letereo grande Padre onnipotente (= Giove) cala con piogge feconde
nel grembo della lieta coniuge (= Tellus, Terra) e, congiuntosi col grande corpo,
ingenera ogni sorta di prole. Allora i cespugli fuori di mano risuonano di uccelli
canterini e in certi giorni gli armenti si ridanno a Venere (= entrano in calore ), la
terra nutriente partorisce e i prati porgono il seno ai tiepidi soffi di Zefiro. In tutti
abbonda il giovane umore vitale: i germogli ardiscono credersi al sicuro nel sole
novello ed il pampino (= la vite) non teme (pi) gli Austri insorgenti o la pioggia
generata in cielo dai forti Aquiloni, ma lascia erompere le gemme e dispiega tutte
le fronde.
2003 Cono A. Mangieri
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Nn alis prim * crescntis orgine mndi


nluxsse dis * alimv(e) habusse tenrem
crdiderm: * ver llud ert, * ver mgnus agbat
rbis * et hiberns * parcbant fltibus uri,
cm prima lucm * pecuds hausre, virmque
trrea prgenis * durs caput xtulit rvis,
mmissaque fera * silvs * et sdera calo.
Nc res hnc tenera * possnt perfrre labrem,
s non tnta quis * irt frigsque calremqu(e)
nter, * et xcipert * cael(i) ndulgntia trras.
Qud superst, * quaecmque prems * virglta per gros
sprge fim pingu(i) * t mult memor ccule trra,
ut lapidm bibul(um) * ut squalntis nfode cnchas;
nter enm * labntur aqua, * tenusque subbit
hlitus, tqu(e) anims * tollnt sata. * Jmque reprti
qu sax super * tqu(e) ingntis * pndere tstae
rgernt: * hoc ffuss * munmen ad mbres,
hc, ub(i) hilca sit * findt Canis astifer rva.
Sminibs posits * superst didcere trram
sapius d capit(a) * t durs jactre bidntis,
ut press(o) * xercre solm * sub vmer(e) et psa
flctere lctants * intr vinta juvncos;
tm levs calams * et rs(ae) hastlia vrgae
frxinesqu(e) * aptre suds * furcsque valntis,
vribus nit * quar(um) * t contmnere vntos
dsuescnt * summsque * sequ tabulta per lmos.

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Io sono del parere che non splendessero giorni diversi, al primo principio della
creazione del mondo, n vi fosse un altro andamento: in quel tempo era
primavera; il mondo intero si godeva la primavera e gli Euri (= i vnti) si
astenevano da soffi invernali, allorch i primi animali si inebriarono di luce, la
terrena progenie degli uomini alz la testa dai maggesi, le fiere furono destinate
alle selve e le stelle al cielo. E le tenere pianticelle non potrebbero portare a
termine questa fatica (= della crescita), se tra il freddo e il caldo non vi fosse
tanta quiete e lindulgenza celeste per la terra fosse assente.
Per il resto, cospargi di grasso concime qualsiasi virgulto pianti nei campi e
ricorda di occultarlo con molta terra frammessa o di pietre assorbenti o di
conchiglie ruvide: infatti tra di esse scorreranno gocce dacqua e penetrer laria
fresca, e le piante prenderanno vigore. E gi si trovarono di coloro che
comprimevano con pietra e col peso di ingenti vasi: ci a difesa contro piogge
torrenziali, ci quando la canicola estiva fende i prati aperti per la sete.
Una volta piantati i polloni, resta da zappare con maggior frequenza la terra
attorno al ceppo usando i rigidi bidenti, oppure lavorare il suolo pressando sul
vomere e facendo girare negli stessi filari i riluttanti giovenchi; poi (resta da)
preparare canne ripulite, pertiche di arboscelli mondati, stanghe di frassino e
forche robuste, con il cui sostegno si abituino a crescere, a contrastare i venti ed
a salire gradatamente fino in cima ai pali.
2003 Cono A. Mangieri
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

c dum prma novs * adolscit frndibus atas,


prcendm teners, * et dm se latus ad uras
plmes agt * laxs * per pr(um) mmssus habnis,
ps(a) aci nondm * falcs temptnda, sed ncis
crpenda manibs * fronds * intrque legndae.
nd(e) ubi jm valids * amplxae strpibus lmos
xiernt, * tum strnge coms, * tum brcchia tnde
nte refrmidnt * ferrm , * tum dnique dra
xerc(e) mperi(a) * t rams compsce fluntes.
Txenda saeps * eti(am) * t pecus mne tenndum,
pracipu * dum frns tener(a) * mprudnsque labrum;
ci super ndigns * hiems * solmque potntem
slvestrs ur(i) * dsidu * capreaque sequces
nludnt, * pascntur ovs * avidaque juvncae.
Frgora nc tantm * can concrta pruna
ut gravis ncumbns * scopuls arntibus astas,
qunt(um) ill * nocure gregs * durque vennum
dntis * et dmors * signt(a) in strpe cictrix.
Nn ali(am) b culpm * Bacch caper mnibus ris
caditur * t veters * inent proscania ldi,
pramiaqu(e) ngenis * pags et cmpita crcum
Thsida posur(e), * atqu(e) nter pcula lati
mllibus n prats * uncts salure per tres
nc non usoni, * Troi gens mssa, colni
vrsibus ncompts * ludnt * risque solto,

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E mentre che la (pianta) in prima et cresce con le foglie nuove, bisogna tener
conto della (sua) tenerezza; sicch, mentre il tralcio vigoroso si porta in alto,
immesso a briglia sciolta nellaria, essa stessa non va ancora toccata col taglio
della falce, ma bisogna assortire le foglie ed eliminarle con le unghie delle mani.
In seguito, quando con radici gi vigorose esse sono venute su abbracciate ai
pali, allora restringi la chioma, allora accorcia i tralci laterali, giacch prima di
allora esse temono il ferro (= del coltello o della forbice); allora finalmente
esercita il tuo severo volere e tieni a bada i rami superflui.
Si devono pure intrecciare siepi per tenere a distanza tutti gli animali, specie
mentre il fogliame tenero ed impreparato ai danneggiamenti: assai pi degli
inverni offensivi e del sole ardente, gli fanno brutti scherzi i bufali selvatici, le
capre fruganti, le pecore e le avide giovenche che se ne pascono. N gli
nuocciono tanto il freddo condensato nelle candide brine o lestate che incombe
opprimente sui burroni disseccati, quanto le greggi, il veleno del dente feroce e la
cicatrice segnata sul ceppo morsicato. Non per altra colpa si immola a Bacco un
capro su tutte le are, e gli antichi spettacoli ne fanno mostra nel proscenio, e i
Tesidi (= gli Ateniesi) organizzarono per gli uomini di talento finanche gare sui
crocevia intorno ai villaggi (= dai Romani dette Compitalia, feste in onore delle
divinit protettrici del crocevia), e nei prati molli saltavano allegri tra una coppa
e laltra (= bevendo vino) sopra i grassi otri. E non diversamente i coloni ausoni
(= campano-laziali), gente venuta da Troia, fanno festa con rozzi versi e con riso
sciolto,
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

raque crticibs * sumnt horrnda cavtis,


t te, Bcche, vocnt * per crmina lata, tibque
scill(a) x alt * suspndunt mllia pnu.
Hnc omns larg * pubscit vnea ftu,
cmplentr * vallsque cava * saltsque profndi
t quocmque des * circm caput git honst
rgo rte sum * Bacch dicmus honrem
crminibs patris * lancsqu(e) et lba fermus,
t ducts corn * stabt sacer hrcus ad ram
pnguiaqu(e) n veribs * torrbimus xta colrnis.
st eti(am) lle labr * curndis vtibus lter,
ci numqu(am) xhaust * satis st: * namqu(e) mne quotnnis
trque quatrque solm * scindndum * glabaque vrsis
aternm frangnda * bidntibus, * mne levndum
frnde nems. * Redit gricols * labor ctus in rbem,
tqu(e) in s * sua pr vestgia * vlvitur nnus.
c j(am) olm, * sers * posut cum vnea frndes
frgidus t silvs * Aquil decssit honrem,
jm t(um) acr curs * venint(em) extndit in nnum
rsticus, * t curv * Satrni dnte relctam
prsequitr vit(em) * ttondns * fingtque putndo.
Prmus humm fodit, * prims devcta cremto
srment(a), * t valls * prims sub tcta refrto;
pstrems metit. * Bis vtibus ngruit mbra,
bs segetm denss * obdcunt sntibus hrbae;

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assumono facce orrende per mezzo di cortecce scavate (= maschere di scorza


dalbero) e con allegri carmi invocano te, o Bacco, e in tuo onore appendono
curiose mascherine ad un alto pino.
Perci ogni vigneto cresce ricco di frutti, e si ricoprono (= di vigneti) le vallate
concave e gli alti pascoli e dovunque il dio rivolge intorno il capo onorevole.
Dunque secondo il rito diremo a Bacco la sua propria lode con carmi tradizionali,
porteremo i vassoi e le focacce (= le focacce votive sui vassoi) , presso lara star
il capro sacro condottovi per le corna e bruceremo sugli spiedi di nocciuolo le
grasse interiora.
Per la cura delle viti c pure questaltro lavoro, il quale non si porta mai
abbastanza a compimento: vale a dire che tre o quattro volte lanno bisogna
rivoltare tutto il suolo, frangere lungamente le zolle con la nuca del bidente e
sfoltire di pampini ogni pianta. Per i contadini, il lavoro eseguito torna a ruota e
lanno si evolve sulle proprie orme. Infatti gi allorquando la vigna ha lasciato
cadere gli ultimi pampini ed il freddo Aquilone ha scosso dagli alberi
lornamento, gi in quel tempo il contadino energico rivolge lattenzione
allannata ventura, e col ricurvo dente di Saturno (= il ronchetto, coltello
arcuato) d addosso alla vite spogliata, mondando e potando la mette in ordine.
Sii tempestivo a zappare la terra, tempestivo a bruciare i sarmenti asportati e
tempestivo a rimettere sotto la tettoia i sostegni; tardivo a vendemmiare. Due
volte lombra d fastidio alle viti, due volte le erbacce soffocano il vigneto con
densi cespiti;
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

drus utrque labr: * laudt(o) ingntia rra,


xigum colit. * Nec nn eti(am) spera rsci
vmina pr silv(am) * t rips fluvilis harndo
caditur, * ncultqu(e) * exrcet cra salcti.
Jm vincta vits, * jam flc(em) arbsta repnunt,
jm canit ffects * extrmus vnitor ntes:
sllicitnda tamn * tells * pulvsque movndus
t jam mturs * metundus Ippiter vis.
Cntra nn ull (e)st * oles cultra, nequ(e) llae
prcurv(am) xspectnt * falcm * rastrsque tencis,
cm semel hasernt * arvs * aursque tulrunt;
psa sats tells, * cum dnte reclditur nco,
sfficit mor(em) * t gravids, * cum vmere, frges.
Hc pingu(em) t placitm * Pac * nutrtor olvam.
Pma quoqu(e), * t primm * truncs sensre valntis
t virs * habure sus, * ad sdera rptim
v propri nitntur * opsqu(e) haud ndiga nstrae.
Nc minus ntere * fet nemus mne gravscit,
snguinesqu(e) inclta * rubnt aviria bcis.
Tndentr cytis, * taeds silv(a) lta minstrat,
pscuntrqu(e) igns * noctrn(i) * et lmina fndunt.
t dubitnt homins * serer(e) tqu(e) impndere cram?

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duro luno e laltro lavoro (=spampanare ed estirpare erbacce): pregia i campi


enormi, (per) coltiva il piccolo. Si devono tagliare anche gli spinosi cespi di
pungitopo nel bosco, e le canne sulle sponde fluviali, e d lavoro la cura del
salice negletto (= se tralasciata per qualche anno). Una volta legate le viti (= ai
pali), le piante fanno mettere da parte il ronchetto, ed il vignaiolo finalmente
celebra i filari messi in ordine. Nondimeno bisogna sollecitare il terreno,
rimuovere la polvere (= dai pampini, per meglio permettere lazione solare),
temere (= pregare, scongiurare) Giove (= dio della grandine e del tempo
atmosferico in genere) per le uve gi mature. Invece non sussiste alcuna
coltivazione per gli olivi, n richiedono essi la falce ricurva e i rastrelli tenaci,
una volta che hanno fatto presa nel campo e sopportato i vnti. Se aperta dal
dente adunco (= della zappa o del piccone), la terra stessa fornisce abbastanza
umore vitale alle piante, e ricche messi se ( aperta) dal vomere. Perci sia
piantato lolivo grasso e ben accetto alla (dea) Pace. Anche gli alberi da frutto,
come cominciano a sentire di avere tronchi forti di vigor proprio, si elevano
velocemente verso le stelle (= in alto) con forza propria e non hanno bisogno del
nostro aiuto. Peraltro non di meno si carica di frutti ogni pianta, anche quelle
incolte, rifugio di volatili, le quali rosseggiano di bacche sanguigne. Si radono al
suolo i ctisi (= maggiocindoli, avornielli), invece la vegetazione alta fornisce
fiaccole: i fuochi notturni (= dellilluminazione stradale) ne traggono lalimento
per diffondere chiarore. E gli uomini esitano a spendere fatiche per piantare (= la
vegetazione alta) ?
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

Qud maira sequr? * Salics humilsque genstae,


ut illa pecor * frond(em) * ut pastribus mbram
sfficint * saepmque sats * et pbula mlli.
t juvat ndantm * bux * spectre Cytrum
Nryciaque pics * lucs, * juvat rva vidre
nn rastrs, * hominm * non ll(i) obnxia crae.
psae Cucasi * sterils in vrtice slvae,
qus anims(i) Eur(i) * dsidu * frangntque ferntque,
dnt alis * alia fets, * dant tile lgnum
nvigis pins, * domibs cedrmque cuprssosqu(e).
Hnc radis * trivre rots, * hinc tmpana plustris
gricol(ae), * t pands * ratibs posure carnas.
Vminibs salics * fecndae, frndibus lmi,
t myrts valids * hastlibus * t bona bllo
crnus, * turaes * tax torquntur in rcus.
Nc tilia levs * aut trno rsile bxum
nn form(am) ccipint * ferrque cavntur acto.
Nc non t torrnt(em) * undm * levis nnatat lnus
mssa Pad; * nec nn et * aps exmina cndunt
crticibsque cavs * vitisaequ(e) licis lvo.
Qud memornd(um) aequ * Baccha dna tulrunt?
Bcchus et d culpm * causs dedit; * lle furntis
Cntaurs * let domut, * Rhoetmque Pholmque
t magn(o) Hlaem * Lapiths cratre minntem.

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(Ma) perch continuo a seguire la vegetazione maggiore? I salici e le basse


ginestre, quelli forniscono fogliame al gregge oppure ombra ai pastori, siepe per i
seminati ed alimento per il miele.
Piace anche prendere in considerazione il (monte) Cytro, ondeggiante di
bosso, e i boschi di pece della Naricia; piace vedere territori negletti da rastrelli e
da ogni cura umana (= regioni ancora selvatiche). Finanche le selve infruttifere
in vetta al Caucaso, che gli Euri furiosi assiduamente rompono ed asportano,
dnno luno o laltro prodotto: dnno i pini, legno utile per i navigli, e dnno il
cedro ed il cipresso per le case. Con essi i contadini fabbricano per i carri
agricoli i raggi delle ruote, con essi vengono approntati timpani (= grosse
carrucole) e carene arcuate per le imbarcazioni. Abbondanti di vimini i salici, di
fronde gli olmi: ma il mirto (lo ) di valide aste e il corniolo di beni bellici (=
prodotti buoni per uso bellico), mentre i tassi vengono piegati in archi ituri (=
fabbricati nellIturea, regione dellantica Palestina). Anche i lievi tigli ed il
bosso, lavorabile al tornio, prendono forma mentre vengono scavati col ferro
tagliente: onde il leggero alno (= imbarcazione di legno dalno), messo nel Po,
galleggia sullonda impetuosa; e cos pure le api, che pongono gli sciami in
cortecce scavate e nel grembo cavo del leccio cariato.
E che cosa di memorabile hanno apportato i doni bcchici? Anche Bacco ha
offerto motivi per peccare, proprio lui che dom letalmente i Centauri furenti, e
Reto, e Folo, e Ileo che minacciava i Lpiti con la gran coppa.
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

fortnatos *nimim, * sua s bona norint,


gricols! * Quibus psa * procul discordibus armis
fndit hum * facilm victm * justssima Tllus.
S non ngentm * foribs domus lta suprbis
mne saltantm * tots vomit adibus ndam,
nc varis inhint * pulchr testdine pstis
nlussqu(e) aur * vests * Ephyriaqu(e) ara,
lba nequ(e) ssyri * fuctur lna venno,
nc casi liquid * corrmpitur sus olvi;
t secra quis * et nscia fllere vta,
dves opm varir(um), * at ltis tia fndis,
splunca * vivque lacs, * et frgida Tmpe
mgitsque bom * mollsque sub rbore smni
nn absnt; * illc salts * ac lstra ferrum
t patins oper(um) * xiguqu(e) adsuta juvntus,
scra dem * sanctque patrs: * extrma per llos
Istiti(a) xcedns * terrs * vestgia fcit.
M ver primm * dulcs ant(e) mnia Msae,
qurum scra fer(o) * ngent percssus amre,
ccipint * caelque vis * et sdera mnstrent,
dfects sols * varis * lunaque labres;
nde tremr terrs, * qua v mari(a) lta tumscant
bicibs rupts * rurssqu(e) in s(e) psa resdant,

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Oh, fortunatissimi gli agricoltori, se si rendessero conto della loro fortuna! A


loro, lontano dalle armi in discordia, la stessa giustissima Terra profonde dal
suolo un facile vitto. Se (gli agricoltori) non (hanno) un alto palazzo con superbe
entrate (che) la mattina vomita dallintera costruzione una grande ondata di
visitatori, e (se gli agricoltori) non sbadigliano ad usci intarsiati di bella tartaruga
ed a tendaggi intrecciati doro ed a bronzi efiri (= statue bronzee provenienti da
Efira o Corinto), e (se per gli agricoltori) la bianca luna non si trascolora a causa
del veleno assiro (= se la vista degli agricoltori non alterata dalloppio ), e (se
per gli agricoltori) luso dellolio puro doliva non corrotto dal timo (= se lolio
doliva, consumato puro dagli agricoltori, non corrotto dallaroma del timo
usato dai ricconi in citt), (essi hanno) in compenso quiete sicura e una vita priva
di delusioni e ricca di vari lavori; in compenso, nei latifondi non sono assenti le
ore di ozio, spelonche e laghetti pieni di vita, vallate fresche come Tempe (=
famosa vallata in Tessaglia), muggiti di buoi e dolci pisolini sotto un albero; col
(non sono assenti) burroni e covi di di fiere, giovani avvezzi alle fatiche e
contenti del poco, culto degli di e rispetto per i santi antenati: abbandonando la
terra, la dea Iustitia impresse fra di loro le sue ultime orme.
Veramente, me per primo accettino anzitutto le dolci Muse, delle quali, vinto
da grande amore, porto le insegne sacre, e mi mostrino le celesti vie siderali; le
varie ecclissi solari e fasi lunari; lorigine del terremoto; per quale forza i
profondi mari si gonfiano e, dopo aver rotto le dighe, tornano nuovamente
comerano;
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

qud tant(um) cean * propernt se tngere sles


hbern, * vel qua * tards mora nctibus bstet.
Sn has n possm * natr(ae) accdere prtes
frgidus bstitert * circm praecrdia snguis,
rra mih(i) t rigu * placent in vllibus mnes,
flmin(a) amm silvsqu(e) * inglrius, * ubi cmpi
Sprchesqu(e) * et vrginibs * bacchta Lacanis
Tyget(a)! * qui m * gelids convllibus Hami
sstat, et ingent * ramrum prtegat mbra!
Flix, qu potut * rerm cognscere cusas
tque mets omns * et inxorbile ftum
sbiect pedibs * strepitmqu(e) Acherntis avri.
Frtuntus et lle * des qui nvit agrstis
Pnaque Slvanmque * senm * Nymphsque sorres.
llum nn popul * fascs, * non prpura rgum
flxit * et nfids * agitns discrdia frtres,
ut conirat * descndens Dcus ab Hstro,
nn res Rmana * peritraque rgna, nequ(e) lle
ut dolut * miserns inop(em) * ut invdit habnti.
Qus ram fructs, * quos psa volntia rra
spnte tulre su, * carpst, * nec frrea ira
nsanmque for(um) * ut popul tabulria vdit.
Sllicitnt ali * rems * freta caca runtque
n ferrm, * penetrnt auls * et lmina rgum;

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perch i soli invernali si affrettano tanto a tuffarsi nelloceano (= perch le


giornate invernali sono cos corte), ovvero quale indugio ostacoli le notti tardive
(= dellestate). Ma se il freddo sangue precordiale impedir che io possa accedere
a queste parti della natura, mi siano concessi i campi e i ruscelli irrigatori delle
vallate; possa io intrattenermi sconosciuto lungo i fiumi e nelle selve, oh! dove
(si estendono) i campi dello Spercho e del bacchico Tageto (appartenenti) alle
vergini lacene (= baccanti della Laconia, nel Peloponneso). Oh! qualcuno mi
ponga nelle fresche convalli dellEmo e mi protegga nella grandombra dei rami.
Felice colui (= il filosofo, il letterato) che ha potuto conoscere le cause delle
cose; che ha messo sotto i piedi (= ha soggiogato) tutte le paure, e linesorabile
fato, e lo strepito dellavido Acheronte. Fortunato pure colui (= lagricoltore) che
conosce le divinit agresti, come Pan, il vecchio Silvano e le Ninfe sorelle: non
potranno traviarlo i fasci popolari (= le insegne del comando), n la porpora
regale, n la discordia che agita fratelli infidi, n i Daci che scendono dallIstro
(= Danubio) in congiura, n le vicende romane e i regni perituri, n pu dolersi
di aver provato compassione per il povero od invidia per il ricco. Egli (=
lagricoltore) ha raccolto volentieri i frutti che i rami e la campagna stessa gli
hanno apportato spontaneamente, n ha fatto conoscenza con la ferrea legge e
linsano foro, o con gli uffici pubblici. Altri disturbano coi remi mari sconosciuti
e corrono in armi, penetrano oltre le soglie delle corti reali:
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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

hc petit xcidis * urbm misersque Pentes,


t gemm bibat * t Sarrno drmiat stro;
cndit ops alis * defssoqu(e) ncubat uro;
hc stupet ttonits * rostrs, * hunc plusus hintem
pr cunes * geminatus enim plebisque patrumque
crriput; * gaudnt * perfsi snguine frtrum,
xsilique doms * et dlcia lmina mtant
tqu(e) ali * patrim quaernt * sub sle jacntem.
gricol(a) ncurv * terrm dimvit artro:
hnc ann labor, * hnc patrim * parvsque neptes
sstinet, hnc * armnta bom * meritsque juvncos.
Nc requis, * quin ut poms * exberet nnus
ut fet pecor(um) * ut Cerelis mrgite clmi,
prventqu(e) onert * sulcs * atqu(e) hrrea vncat.
Vnit himps: * teritr * Sicynia bca traptis,
glnde sus laet * redent, * dant rbuta slvae;
t varis pont * fets * autmnus, et lte
mtis in prics * coquitr vindmia sxis.
ntere dulcs * pendnt circ(um) scula nti,
csta pudcitim * servt domus, * bera vccae
lctea dmittnt, * pingusqu(e) in grmine lato
nter s(e) dverss * luctntur crnibus hadi.

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questuno anela rovinare la citt e i poveri Penati, pur di bere da un gioiello e


dormire in porpora sarrna (= di Tiro, in Fenicia); questaltro accumula ricchezze
e sta in dormiveglia per loro; un altro stupisce attonito dinanzi alle tribune
oratorie; quellaltro ridotto a bocca aperta dallapplauso della platea
applauso effettivamente doppio: della plebe e dei patrizi (= qui Vergilio accenna
con sarcasmo allabituale differenza di gusti tra le due classi sociali) ; (altri
ancora) si compiacciono perfusi di sangue fraterno (= nelle lotte civili), e per
lesilio cambiano le dolci soglie di casa, e cercano una patria posta sotto un altro
sole. Lagricoltore smuove la terra con laratro ricurvo: da qui lannuale fatica
per sostenere la patria e i piccoli discendenti, gli armenti di buoi ed i meritevoli
giovenchi.
E non (ha) requie, prima che lannata sovrabbondi di pomi, o di prodotti
pecorini, o di fasci di cereali, e (prima che) con il raccolto aggravi i solchi e
riempia i granai. Viene linverno: nei frantoi si trita la bacca sicinia (= loliva), i
suini rientrano lieti delle ghiande, le selve dnno corbezzoli; e lautunno depone
diversi frutti, mentre in alto, tra i dirupi solatii, si prepara la dolce vendemmia.
Nel frattempo i cari figlioletti pendono a portata di baci (= nelle braccia), la casa
casta bada a conservare la pudicizia, le vacche lasciano penzolare le poppe lattee,
e nel fieno abbondante i capretti grassottelli lottano fra di loro a corna levate.

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Virgilio,
Georgiche, libro secondo

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pse dis agitt * fests * fussque per hrbam


gnis ub(i) n medi(o) * t soci cratra cornant,
t libns, * Lenae, voct * pecorsque magstris
vlocs jacul * certmina pnit in lmo,
crporaqu(e) grest * nudnt praedra palastra.
Hnc olm veters * vitm colure Sabni,
hnc Remus t fratr, * sic frtis Etrria crvit
sclicet * t rerm * fact (e)st pulchrrima Rma,
sptemqu(e) na sib * mur circmdedit rces.
nt(e) etim sceptrm * Dictai * rgis et nte
mpia qum caess * gens st epulta juvncis,
ureus hnc vit(am) * n terrs Satrnus agbat;
ncd(um) eti(am) udiernt * inflri clssica, ncdum
mposits durs * crepitr(e) incdibus nsis.
Sd nos mmensm * spatis * confcimus aquor,
t jam tmpus equm * fumntia slvere clla.

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Lui stesso (= lagricoltore) osserva i giorni di festa, e quando nel mezzo (arde)
il fal adagiato sullerba, ed i compagni alzano in circolo le coppe, egli libando
invoca te, o Leno (= Bacco), e pone nellolmo (= su pali di legno dolmo) le
gare (= i bersagli) del veloce giavellotto per i maestri pecorai (= migliori
pastori), i quali denudano i fortissimi corpi per la gara rusticana. Questa vita
menarono un tempo gli antichi Sabini, questa (menarono) anche Remo e il
fratello; proprio in questo modo si crebbe forte lEtruria, e Roma si fatta una
cosa bellissima e, da sola, circond sette colli con un muro. Ancor prima del
regno del re Dicto (= prima che Giove divenisse il dio supremo), prima che
anche la gente empia si cibasse di giovenchi macellati, Saturno doro (= dellet
delloro ) menava questa vita sulla terra: non avevano ancora udito soffiare nelle
trombe di guerra, n crepitare le spade poste sulle dure incudini.
Ma noi abbiamo traversato un campo immenso di spazio, ed () gi tempo di
liberare i colli fumanti dei cavalli (= tempo di osservare un periodo di riposo
creativo).

2003 Cono A. Mangieri


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