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Francesco e Nanni
di Giuseppe Panissidi
I recenti interventi di Papa Francesco e lultimo film di Nanni Moretti aiutano a ripensare la
questione della differenza di genere, intrecciandola alla dimensione dellordine simbolico e
dellordine sociale entro cui questa differenza si inscrive. Limportanza della partecipazione diretta
delle donne ai grandi movimenti progressivi dellumanit.
occhi che completano il pensiero degli uomini. E una strada da percorrere con pi creativit e
audacia, la via, ossia, della comunione della coppia umana, dellalleanza tra luomo e la
donna, che riempie la terra di armonia e di fiducia, quando lalleanza tra luomo e la donna
vissuta nel bene.
Non giova rimarcare che lo sfondo ideologico del discorso non si discosta dalla consueta
prospettiva religiosa della fede in Dio, assoluta e trascendente sorgente di senso.
Tentiamo, tuttavia, un experimentum mentis, proviamo, cio, per un momento ad eliminare
qualsiasi riferimento alla fede e ad immaginare che lautore del discorso precedente non
sia un pontefice della Santa Romana Chiesa. In tal caso, esso sarebbe, in tutto o in parte,
condivisibile?
Da poco nelle sale, Mia madre, lultimo film di Nanni Moretti, avvolge in unatmosfera
di struggente disincanto la realt dellumana finitudine, con leffetto di attenuare e
addolcire persino il destino della morte. Se tale la Stimmung, linterrogativo essenziale
concerne i percorsi accidentati e problematici del nostro esser-ci, che affidano al domani
lultima parola del film. E dellesistenza. I suoi vecchi studenti continuano a cercarla,
quella madre, anche se i testi latini della vecchia libreria aspetteranno ancora tanto, fino
allultimo rapido sospiro, come recita La madre di Giuseppe Ungaretti. Molto pi che
una metafora, dunque, e su un piano certamente pi alto. Si incrocia sul terreno, ormai da
tempo arato a sufficienza, dellordine simbolico della madre. La sola riserva potrebbe
riguardare lafflato brechtiano, cos giudicato da una parte della critica, quanto al rapporto
attore-personaggio. Piuttosto, viene in mente il Paradoxe sur le comdien, il paradosso
dellattore-autore, di Denis Diderot.
Luisa Muraro, nota per avere energicamente inciso nel corpo delle pratiche femministe
esaltate da Luce Irigaray e Julia Kristeva, e se possibile con maggiore radicalit, nel 1991
metteva in luce questioni capitali, proponendo domande cruciali che irrompono come nel
vuoto, consegnando la sua riflessione a un titolo pi che significativo: L'ordine simbolico
della madre. Dove la riconoscenza verso la madre rappresenta la prima realizzazione di
senso del s nel mondo. Saper amare la madre implica una vera e propria riabilitazione
della funzione materna quale funzione generativa, e non solo serialmente riproduttiva.
Come tale, essa attiene a un ordine simbolico, allautentico senso dellessere, poich
allorigine del s - e del linguaggio - non pu darsi il nulla e non si pu essere nati che da
una donna.
Nel film di Moretti, questa bisogno di fusione si manifesta ed invera rispetto al corpo della
madre morente, in un estremo tentativo di recupero di senso, capace di assorbire e
unificare le identit separate.
Se non ch, l'ordine simbolico richiama lordine sociale, poich l'interpretazione del
mondo, che innerva atti plurali e costanti di husserliana Sinngebung, conferimento di
senso, accade entro modalit, istituzioni e rapporti, in mancanza dei quali lordine
simbolico non avrebbe il proprio ubi consistam. E tuttavia, ai fini dellaffermazione della
differenza sessuale, la semplice rivendicazione politico-sociale della parit livellatrice A
livella di Tot - (fortunatamente) destinata a restare una pia illusione historia magistra? in sconnessione dalla questione del senso che ciascuna donna d, deve dare, al mondo,
sul presupposto indefettibile del proprio s, del proprio desiderio e ecco il punto dell'amore per la madre. Lidea profonda di eguaglianza anti-livellatrice di Marx, per
lappunto.
Il regime patriarcale ricorrono centocinquanta anni dal La citt antica di N. D. Fustel
de Coulanges, ormai datata, bench prodromica alla teoria freudiana dellorda
patriarcale - impose l'ordine simbolico maschile, senza giungere ad annullare la
differenza, bens riconducendola a s, a partire da quella sessuale, con le conseguenti
scissure nella relazione madre-figlia. Sorge, cos, lesigenza tassativa della mediazione,
precondizione di qualsiasi auspicato e auspicabile guadagno di auctoritas. E per,
lautorit, per riuscire a mordere sul reale e trasformare il mondo, non pu declinarsi in
opposizione al maschile in quanto tale, ma solo in relazione alla sua differenza divaricata
e, in apparenza, incomponibile. Luomo, insomma, quale differenza, deve entrare e
partecipare alle cerchie di senso istituite dall'autorit femminile, intesa in termini di
efficace mediazione. La sua essenza assolutizzata, al cospetto e allo specchio
dell'autorit femminile, acquisisce misura e cessa di infrangersi nel disprezzo delle donne,
ma anche degli altri uomini e quindi nelle guerre. Questa osmosi resa possibile dalla
peculiare, seppure dimenticata circostanza che l'autorit non va confusa con il potere e
con il dominio, cause permanenti di dis-ordine simbolico e, dunque, di dis-ordine
sociale. Auctoritas autentica solo quella che definisce ed integra qualit relazionali di
senso e di valore, e che - alla stregua delletimo latino augeo, greco auxo: accresco, il
medesimo tema radicale di augustus implementa se ci si passa langlismo - ed
incrementa qualitativamente la nostra esperienza. Larricchimento reciproco, attraverso la
comunione-mediazione di Bergoglio in salsa laica. Autorit senza potere si ponga
attenzione significa, anche ed inevitabilmente, superiorit della differenza femminile,
quando e se capace di entrare in una relazione di disparit, posto che ogni rapporto
sempre di disparit. Purch senza rivalit e senza subordinazione. Perch l'uomo Muraro
conclude - possa avere uno scambio proficuo con l'altro sesso, se vero che la differenza
sessuale costituisce l'esperienza umana pi bisognosa di mediazione. Non di una parit neutra e
spenta, propria delle hegeliane palle lisce da biliardo, n di eliminazione. Una mediazione,
naturalmente, la quale, a differenza di quella hegeliana, non sia destinata, nelleconomia
del processo di genere, infine, a togliere s stessa (sich aufheben). Insomma, non v
errore pi devastante del sacrificio della differenza sullaltare di un fondamentalismo di
genere non diciamo de-genere -, consegnando la valorizzazione della differenza ai loschi
traffici di qualche impunito puttaniere di Stato e delle sue degne rubacuori.
Combattere senza odiare e disfare senza distruggere, ecco due sani precetti che potrebbero
costituire il Leitmotiv della costruzione un rinnovato processo politico-culturale di genere,
attraverso pratiche sensate ed efficaci, scevre di chiacchiericcio insipiente, talora esilarante,
talaltra ammorbante, anche se assistito da largo seguito di consensi, non di ragioni. Invero,
tra le molteplici versioni del populismo ideologico, in unepoca (asseritamente) postideologica, qualcuna si rivela particolarmente subdola ed incolta. Come quella, ad
esempio, aspramente stigmatizzata (anche) da parte di personalit femminili di rilevante
statura culturale nei riguardi di un femminismo inconcludente e (gramscianamente)
passivo, meritevole delladdebito di misandria isterica, ancorch spesso temperata dai
colori vividi dellopportunismo. E i colori rivestono sempre una grande importanza
scientifico-culturale, come ci ha spiegato Goethe, ora pi di un secolo, nella celebre
Teoria dei colori, largamente ripresa dal pensiero contemporaneo, da Rudolf Steiner a
Wittgenstein, da Heisenberg a Elena Agazzi.
Combattere, quindi, ma non separatamente, non per mestiere delle armi gran bel film di
Ermanno Olmi - e, se possibile, senza sciorinare sans cesse amenit da avanspettacolo a
scopo ornamentale, come non si stanca di ripetere, tra gli altri e le altre, una saggia
Rossana Rossanda.
Muraro chiama competenza simbolica questo saper stare al mondo e dirne il senso o,
almeno, un senso plausibile. Il mondo che cambia, evidentemente. Altrimenti come un
non stare. E il parlare lattivit che meglio di ogni altra sembra render conto della relazione
tipicamente femminile con la madre. Perch proprio la lingua che assume, in modo
eminente e scoperto, le forme e le modalit quasi istituzionali della differenza sessuale, in
virt del suo sistema dei generi grammaticali, maschile e femminile (e neutro), specie
nelle lingue flessive, o fusive, di origine indoeuropea. Un dato imprescindibile,
nell'interpretazione del mondo e nella ricognizione culturale della sua storia. N sembra
particolarmente sensato immaginare di applicare il procedimento di reductio ad unum,
vedi caso, allEdipo re di Sofocle, straordinario e forse insuperato paradigma
dellumano, declinandone il testo secondo la flessione di un solo genere grammaticale
(quale?), e abbattendo loltraggiosa distinzione tra maschile e femminile (e neutro) come
arbitraria e irrilevante costruzione socio-culturale. Dalla costellazione dei valori fondanti
la tradizione culturale occidentale, lEdipo, demble, rovinerebbe in puro non-sense. N
intriga pi di tanto la trasfigurazione fantastica della storia effettuale in unaltra storia, se
ho Christs tou theou, lunto del Signore, mutasse in he Christ tou theou, lunta del
Signore, e connessa flessione di Messia anche al femminile! Lintegralismo, in fondo, in
tutte le sue varianti, sempre uninesorabile catabasi di personaggi in cerca dautore, in certo
modo nello spirito del grande dramma pirandelliano, particolarmente attento alle
specifiche maschere del protagonismo femminile.
Invero, tra i postulati teorico-politici della societ liquida non vi , di necessit, anche la
liquidit del cervello, lo stigma della sua uscita dalla specie sapiens sapiens, per essere
sussunto in unimprobabile, anzi inesistente sottospecie. Nel quadro di una societ
globale, articolata e complessa, laica e pluralista, non ha dunque senso limmersione nel
liquido persino della differenza sessuale, delle differenze sessuali, come inavvertitamente
finisce per proporre, bench in ottima e abbondante compagnia, la pur meritevole Gayle
Rubin. Dal modello storico della subordinazione della donna alluomo non si esce, - come
difatti finora non si usciti - mediante velleitarie pratiche di rimozione e spostamento di
datit e condizioni altro le costruzioni, com ovvio - inessenziali ai fini di quella che
marxianamente chiamerei la coscienza di genere. Al riguardo, forse non inutile ricordare
che Erving Goffman defin il genere locchio dei popoli.
Sul tema cruciale dellidentit e della differenza, anche a volere tralasciare Identit e
differenza del maledetto Martin Heidegger, la nuda differenza, di Gilles Deleuze, quale
copia negativa e mera analogia, vale unicamente a definire le quisquilie di Tot, il
procedimento didentificazione del bancomat, magari: un codice, un utente. Il pensatore
francese chiarisce il punto, quando, affinando in modo originale la riflessione su
Nietzsche, tematizza lautenticit dellidentico come alterit, differenza che si ripete
nel differire sempre da s stessa. Perch non pu darsi ripetizione dellidentico, ma
soltanto della differenza e dellindeterminatezza. Della distanza, in certo senso. E questo
dovrebbe essere pi che sufficiente per escludere lopportunit di una conservazione e
difesa armate dellidentit, la cui pi compiuta espressione moderna artistica (e filosofica)
si pu forse rinvenire nella Riproduzione vietata di Magritte: lidentit, un uomo che si
vede ed vistodi spalle.
Epper, identificazione altro da identit, la questione dellidentit declinandosi sempre in
termini di (umana) storicit, in quanto divenire, il greco ghensthai. Storia, ancora,
sempre. Oltre che narrazione, naturalmente, alla Proust, per intenderci. Lidentit,
insomma, a dispetto del suo etimo latino, relazione borderline, nella differenza e nel
riconoscimento, mondo plurale e vita effettuale, antipode dellhegeliana notte in cui tutte
le vacche sono nere, della fissit schizoide del solus ipse e di una specie vuota. Ragione non
marginale diciamo di straforo - delle violente e distruttive bordate di fuoco che
dellumanit.
Ed
assicurare
ciascuno
la
destinazione
propria
di
Gattungswesen, ente del proprio genere, finalmente affrancato dalle catene opprimenti
della verkehrte Welt, il mondo invertito,
da unEntuerung rovesciata in
Marx sembra cos rispondere a Freud ante litteram: Il grande problema che non mai stato
risolto - scrive il padre della psicoanalisi - e che io non sono ancora stato capace di risolvere
nonostante i miei trenta anni di ricerca sull'anima femminile, : che cosa vuole una donna?.
Forse, semplicemente appartenere al suo genere, realizzarsi, cio, come ente naturale
generico, sciolta dalle sirene della separatezza. Di certo, non desidera, non pu desiderare,
leguaglianza con gli uomini nellessere sciocca, come ironizza G. Eliot. N di continuare a
fungere da ristoro del guerriero (Erholung des Kriegers), F. Nietzsche icasticamente, come
avviene in costanza di mauvaise foi, libera scelta, ma anche, talvolta, a causa di
unimprovvida eterogenesi dei fini. Eppure, e non un caso, proprio Nietzsche una volta
sorprende tutti con una domanda lapidaria: Chi merita un figlio?. Se la donna ha il figlio
come solo scopo, il suo enigma (Rtsel) ha una soluzione: si chiama gravidanza (eine
Lsung: sie heit Schwangerschaft). Quella vita per gli altri di volontario asservimento e
rinuncia alla propria, che, secondo J. S. Mill, la morale sociale borghese imponeva, e
largamente ancora impone, alle donne. Affermazioni sconcertanti e provocatorie, quelle di
Nietzsche, indubbiamente, soprattutto per quanti, uomini e donne, vagheggiano fabbriche
di figli, malgrado la realt ossessiva (proibitiva?) dei ruoli di genere. E, soprattutto, incuranti
della Grundfrage, la domanda fondamentale: Chi merita un figlio?, se conveniamo, con F.
Dostoevskij, che chi genera non ancora padre, un padre chi genera e chi lo merita. In
alternativa, al figlio non rimane che procurarselo (sich anschaffen), il padre, per correggere
la natura (die Natur korrigieren), conclude Nietzsche. Anzi, il padre e la madre, senza
inique discriminazioni e violazioni del principio di completezza. I genitori, si sa, (non) si
scelgono.
La separatezza, la parzialit, i limiti del s scisso e la crassa soddisfazione, a causa del
ripiegamento rinunciatario dentro il vulnus dellesistenza, tradiscono e sprigionano il male
della hybris, la tracotanza, la cieca volont di dominio, sorretta dallillusione generata
dal male che potremmo chiamare impotente potenza. Uomini e donne insieme, accomunati
da una medesima perversione, non dal bisogno/desiderio di comprendere ed agire i
meccanismi dellesistenza, come tenacemente suggeriva W. Reich. Quod demonstrandum.
Eccellenti, al riguardo e tra gli altri, gli scritti di M. C. Nussbaum, sodale e critica di A. Sen
e di J. Rawls, su La fragilit del bene. Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia
greca; W. Tatarkiewicz Analysis of Happiness, intorno alla semantica della felicit; E.
R. Dodds, I Greci e lirrazionale; P. Ricoeur, Finitudine e colpa; J. J. Bachofen, Il
simbolismo funerario degli antichi; F. Creuzer, Simbolica e mitologia.
Le considerazioni che precedono evocano la necessit di uno sviluppo autenticamente
democratico e pensato del movimento femminile, in una prospettiva, se non di socialismo,
quanto meno di societ giusta ed umana. Il nostro (pressoch) dimenticato Gramsci
richiamava le donne al compito della partecipazione diretta e creativa, entro le
all84esima posizione, ultimi dell'Unione Europea, mentre, vedi caso, la Romania occupa
un (onorevole) 47esimo posto.
Antifascismo, Resistenza e Liberazione non connotano in modo univoco ed esaustivo il 25
aprile, se non nel calendario storico-politico. Le gloriose Repubbliche Partigiane
dellestate-autunno del 44 dallOssola ad Alba lespace dun matin, alla vigilia del
terribile, seppur conclusivo, inverno 44-45, non prefiguravano soltanto le forme nuove
della legalit democratica, rottura verticale della (il)legalit nazi-fascista, dalla quale
furono infatti rapidamente annientate. Quella esperienza storica ad altissima intensit e
valore culturale, morale e civile, chiss perch spesso sottaciuta, inaugurava un sistema
inedito, anche istituzionale, di relazioni tra uomini e donne, entro il quale le donne, per la
prima volta e con fiera consapevolezza, si situavano in una posizione centrale e decisiva. E
non solo le donne celebri, come taluno crede, archiviando frettolosamente quel tentativo in
quanto prematuro. Non pi mogli, madri, sorelle di partigiani, ma semplicemente donne,
protagoniste delle loro grandi scelte e delle loro grandi battaglie. Enti del proprio genere,
infine, si ricordi Marx, protagoniste di una grande e sofferta speranza di Civilt, elevate da
e ad un bisogno originario, perenne, definitivo, e protese allunificazione delle due met
del cielo. I cieli. Cieli puliti, lo straordinario film sovietico del disgelo, di Grigorij
Naumovi uchraj, limpida e libertaria umanit, presto e ancora tradita.
In tale prospettiva, le parole di Gramsci sulla Nora ibseniana lasciano pochi margini per
malintesi e possono ancora aiutarci a trovare la via.