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che vanno dal 1790 al 1810 si concreta in una novita` assoluta sul
piano delle fonti, offrendo una soluzione nuova al problema della
produzione giuridica. Insomma, la storia delle fonti ha un prima e
un poi, e il discrimine corre proprio in quel 1804 che vide realizzato il primo momento di un enorme disegno legislativo (3).
Noi, per nostro conto, ne traiamo una conseguenza netta: che
e`, se non indebito, almeno altamente equivoco continuare, per le
produzioni pre-napoleoniche sopramenzionate, a qualificarle come
codificazioni (4). A nostro avviso, la fortunata distinzione proposta tanti anni fa dal Viora (5) fra consolidazioni e codificazioni,
malgrado alcune perplessita` recentemente segnalate (6), appare ancora utile come semplice strumento ordinativo di un materiale storico profondamente disomoge`neo.
Tanto piu` sul terreno del quale oggi discorriamo, il diritto civile, il diritto regolativo della vita quotidiana del normale cittadino,
dove, se possiamo sorprendere lavv`o di disegni progettuali negli
esperimenti imperfetti di Principi dellarea austro-germanica emergenti alla meta` del secolo XVIII (7), il disegno perfetto e compiuto,
interamente realizzato in coerenza con uno specifico progetto e divenuto norma esclusiva per ogni cittadino, si ha soltanto con il
Code civil, autentico atto di coraggio di un legislatore vigoroso e
consapevole, momento di rottura con una tradizione secolare che si
trascinava pesantemente sino a fine Settecento.
(3) Nel ristretto e appartato campo del diritto penale (strettamente legato allesercizio del potere sovrano), e soltanto da un punto di vista formale, puo` essere considerato un Codice quello Giuseppino del 1787.
(4) Una guida eccellente puo` oggi rinvenirsi in P. CARONI, Saggi sulla storia della
codificazione, Milano, Giuffre`, 1998, che offre al lettore una valutazione serenamente
critica, sempre ispirata ad un grande equilibrio e fondata su una conoscenza piena delle
fonti storiche. Uno sguardo disteso, sempre sorretto da un atteggiamento serenamente
critico, si puo` reperire anche nei molti saggi raccolti in: Codici Una riflessione di fine
millennio Atti dellIncontro di studio, Firenze, 26-28 ottobre 2000, a cura di P. Cappellini e B. Sordi, Milano, Giuffre`, 2002.
(5) M. VIORA, Consolidazioni e codificazioni. Contributo alla storia della codificazione, Torino, Giappichelli, 19673.
(6) U. PETRONIO, Una categoria storiografica da rivedere, in Quaderni fiorentini , 13, 1984.
(7) Il riferimento e` soprattutto a Maria Teresa nella coine` austriaca, a Federico II
in Prussia, a Massimiliano Giuseppe III in Baviera.
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2. La maturita` di tempi del Code Civil e le forze storiche caratterizzanti: lilluminismo giuridico.
Lanno di apparizione e`, come ognun sa, il 1804. I tempi erano
maturi, e il Code rappresenta il frutto coerente del grosso rivolgimento che, a fine Settecento, aveva consentito di ripensare funditus
il problema centrale della produzione del diritto.
Gia`; perche a fine Settecento si erano consumati i due eventi
che si presuppongono al Code Civil e senza i quali non sarebbe
stato concepibile: intendiamo dire il movimento dellilluminismo
giuridico, che impregna di se gli intellettuali piu` vivaci dellintiera
Europa occidentale e che pe`netra pienamente allinterno di parecchie Corti della coine` germanica, a Vienna come a Monaco, a Berlino come a Dresda; intendiamo dire altres` la formidabile vicenda
della Rivoluzione francese, che investe squassante non soltanto il
modo di pensare e attuare uno Stato sotto il profilo politico e sociale ma altres` tutto luniverso giuridico nelle sue piu` remote fondazioni.
Lilluminismo giuridico, derivazione e specificazione settecentesca del grande ripensamento giusnaturalistico, riproponeva dal
messaggio di questo la ferma fiducia nella capacita` di leggere la
natura delle cose e di poterla conseguentemente fissare in principii
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3. La maturita` di tempi del Code Civil e le forze storiche caratterizzanti: la Rivoluzione francese.
Ma alle spalle del Code Civil sta soprattutto levento della
grande Rivoluzione, che assorbe parecchie delle istanze illuministiche sopra segnalate e le trasforma in una concreta realta` storica, arrivando a una incidenza profonda e larga che va dalla struttura
della societa` alla vita quotidiana di ogni su`ddito.
Ai nostri fini interessa il messaggio conclusivo che il complesso
e variegatissimo quinquennio rivoluzionario raccoglie e propone sul
piano politico-giuridico: la Francia non e` piu`, ormai, la societe de
societes dellantico regime ma si e` rinnovata in una solida costruzione statuale dalla straordinaria compattezza, una compattezza
non piu` compromessa e indebolita dai ceti e dalle societa` intermedie in cui si scandiva il passato assetto corporativo.
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un puntiglioso controllore perche solo un controllo puntiglioso garantisce la compattezza. Ovviamente, controllo dello spazio sociopolitico, ma altres` di quello giuridico.
E la Rivoluzione affonda il suo coltello proprio sul vecchio pluralismo di fonti, principalmente su quel tessuto consuetudinario,
che per sua natura si sottrae a un controllo centralizzato. E lordine
giuridico rivoluzionario prende avv`o sul terreno delle fonti, che e`
fondativo di tutto ledificio soprastante, spazzando via il particolarismo degli usi che avevano sino ad allora forgiato il diritto civile
francese e sostitue`ndovi un diritto legale, generale astratto rigido,
che offre garanzia di perfetta coerenza con il progetto di dominanza
del potere supremo. Il diritto si raggrinzisce nella legge, cioe` nella
volonta` sovrana, la quale si identifica apoditticamente nella giustizia, sorretta come` dal mito della sua perfetta corrispondenza alla
volonta` della nazione.
E
v nel progetto politico-giuridico della rivoluzione giacobina che
il legalismo, serpeggiante per tutta leta` moderna, diventa legolatria,
culto della legge come tale, prescindendo dai suoi contenuti sostanziali. Il Principe, idealizzato dallilluminismo giuridico, offre nella
legge quei principii razionali di cui la societa` ha bisogno per ordinarsi convenientemente, al contrario dei vecchi usi, voci di situazioni particolari, gremiti di fattualita`, immersi nelle passioni umane,
pertanto arbitrarii.
Nessuno ha espresso con tanta puntualita` questa idea-madre
come Robespierre, personaggio che sa di diritto, in un suo stringentissimo discorso alla Convenzione del febbraio del94: nous voulons substituer [...] les principes aux usages [...] lempire de la raison a` la tyrannie de la mode (12). La legge e` lo strumento quasi
taumaturgico che consente di sollevare la produzione di comandi
giuridici, al di sopra della miseria delle passioni, a un livello di razionalita` pura; al governo degli uomini, troppo spesso arbitrario,
deve sostituirsi il governo delle leggi (13). In questa luce, il potere
(12) M. ROBESPIERRE, Discours sur les principes de la morale politique, ora in Discours et rapports a` la Convention, a cura di M. Bouloiseau, Union Gen. dEditions,
1965, p. 212.
(13) La frase e` presa quasi di peso da un saggio di Pietro Verri, fratello di Ales-
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sandro, e, come questi, protagonista del vivace illuminismo lombardo: La felicita` pubblica e la benefica verita` fanno desiderare che cessi finalmente il governo degli uomini
e cominci il governo delle leggi e che la sacra facolta` di far leggi sia gelosamente custodita presso del trono e non altrove (P. VERRI, Memorie storiche sulla economia pubblica
dello Stato di Milano, ora in Scrittori classici di economia politica Parte moderna, tomo
XVII, Roma, Bizzarri, 1966 (rist. anast. Ed. Milano, Destefanis, 1804), p. 170 (ma si vedano anche le considerazioni svolte nelle pp. 151-152).
(14) Sia consentito di rinviare a un nostro recente sguardo sintetico: P. GROSSI,
Dalla societa` di societa` alla insularita` dello Stato Fra Medioevo ed Eta` Moderna, Napoli, Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, 2003 (Lezioni Magistrali Collana
diretta da F. De Sanctis).
(15) J.-L. HALPERIN, Limpossible code civil, Paris, P.U.F., 1992, p. 41.
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mediabilmente caduti; tra questi, la persuasione sincera di una profonda rigenerazione della societa`.
In altre parole, se qualcosa viene meno, e`, per lappunto, la dimensione utopistica schiettamente vissuta da parecchi homines
novi. Ora, dopo il 1795 e vieppiu` dopo il 1799, il progetto giuridico
rivoluzionario fa i conti con la edificazione di una forte struttura
statuale, sullaltare della quale vengono realisticamente deposte idee
e proposte in grado di minare lapparato potestativo.
Se i sogni si sono dileguati, un atteggiamento resta, e resta
quale eredita` degli anni incandescenti: la coscienza di vivere un
momento irripetibile, unita alla consapevolezza del coinvolgimento
in unopera duratura e meritoria. Tutti arruolati per vincere una
battaglia di civilta`, per consolidare una tappa di autentico progresso.
Esprime bene questo empito appassionato il Tribuno Jaubert,
quando, nel discorso al Corps legislatif del 30 ventoso dellanno
XII (1804), durante la discussione sui motivi, sottolinea con efficace
enfasi retorica lo stretto legame fra la nazione ormai compatta, la
tensione a fissare un ordine razionale e il supremo potere normativo: les Francais sont devenus un seul corps de nation; de toutes
parts on a entendu cet appel de la raison a` la puissance legislative (20).
Due giorni prima, in quella stessa sede, aveva dato prova di
maggior disinvoltura Portalis, tenendo saldamente i piedi a terra e
cogliendo quale tratto caratterizzante lo stretto legame tra
Codice e ordine pubblico, fra Codice e solidita` del costruendo Impero. Vale la pena di leggerlo: la seule existence dun Code Civil
et uniforme est un monument qui atteste et garantit le retour permanent de la paix interieure de lEtat ; con una aggiunta illuminante: les esprits ordinaires ne peuvent ne voir dans cette unite
quune perfection de symetrie; lhomme instruit, lhomme detat y
decouvre les plus solides fondements de lempire (21).
Con franchezza quasi impudica il ruolo del Codice viene sot-
(20) P.A. FENET, Recueil complet des travaux preparatoires du Code Civil (1827),
Osnabruck, Zeller, 1968, T. I, p. CVII.
(21) Ivi, p. CI.
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certe, selezionando e organizzando il caotico materiale sedimenta`tosi in un periodo spesso assai prolungato.
Si deve pero` fermamente puntualizzare che, rispetto ad esse, il
Code napoleonico si afferma come fonte di qualita` essenzialmente
diversa, tanto da rendere indebito sorprendere in esso lultimo
anello di una catena che ha allinterno del suo svolgersi il Codex di
Giustiniano nel remoto VIo secolo dopo Cristo o il francese Code
Henry del tardo Cinquecento, o, nel Seicento, laustriaco Codex
Leopoldinus. Ma anche rispetto alle piu` vicine realizzazioni settecentesche, che pur sono frutto di impostazioni illuministiche, il Codice francese si distacca e si separa.
Tralasciando il tentativo di Maria Teresa che resta un mero
progetto, una tal conclusione si impone anche per il Codex Maximilianeus Bavaricus Civilis e per lo Allgemeines Landrecht prussiano, che si presentano a noi quali semplici fonti sussidiarie.
Soffermia`moci un momento su questultimo, ovverosia sullesperimento piu` cospicuo del secolo XVIII, la cui apparizione e` di
soli dieci anni antecedente alla grande realizzazione parigina. Non
aveva torto quellosservatore aguzzo e impietoso che fu Alexis de
Tocqueville quando constatava sgomento che sous cette tete toute
moderne, nous allons maintenant voir apparatre un corps tout gothique (22). Se cancella dal no`vero delle fonti il vecchio ius commune, lascia in piedi tutto limpianto dei diritti locali; anzi, come si
accennava or ora, si pone al loro riguardo in posizione di sussidiarieta` quale semplice subsidiarisches Gesetzbuch, zu welchem der
Richter beym Mengel der Provinzial-Gesetze recurriren kann .
Siamo cioe` di fronte ad una consolidazione che non mette a tacere
il passato pluralismo giuridico.
Ma anche nei suoi contenuti che si distendono in un elefantiaco apparato di paragrafi nasce decrepito: protagonista e` ancora il ceto, lo Stand, e rimane intatta, in quel 1794 cos` proiettato
per linnanzi in altre zone di Europa, la secolare struttura socioeconomica di stampo feudale, con soggetti immersi in una greve
carnalita` storica e giuridicamente diversificati e discriminati, dimo-
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riuscito a
E il risulavra` poca
sua stessa
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pre`mono alla vincente e dominante borghesia francese borghesia agraria e mercantile , e cioe` proprieta` e negozii, con gli annessi imprescindibili del diritto di famiglia (soprattutto tutela dei
minori e matrimonio) e delle successioni per causa di morte, temi
delicati e gelosi, carissimi a ogni titolare di entita` patrimoniali; ma
non ve` ugualmente dubbio che era quello il terreno in cui si sarebbe con maggiore evidenza misurata la novita` e il coraggio del legislatore francese.
I rapporti privati dei privati erano infatti, da sempre, una zona
gelosamente riservata al disciplinamento delle coutumes. Vera, nel
vecchio Royaume, una piattaforma consuetudinaria che nemmeno il
Re, pur nella assolutezza dei suoi poteri, poteva impunemente violare. Lo strato consuetudinario formava, per cos` dire, una sorta di
costituzione materiale, pertanto indisponibile dai titolari del supremo potere politico, traente forza ed efficacia da un originario
patto non scritto siglato fra Monarchia e popolazioni.
Anche il grande apparato colbertiano di Ordonnances, cospicua
consolidazione tardo-secentesca e tappa rilevante verso un diritto
uniforme della nazione, re`gola con la Ordonnance civile la procedura ma lascia intatto il terreno piu` propriamente civilistico. Soltanto alle soglie della Rivoluzione, il cancelliere DAguesseau pe`netra temerariamente allinterno del territorio proibito con tre famose
Ordonnances, ma si tratta pur sempre di interventi episodici e parzialissimi (25).
Si trascinava, insomma, sino a fine Settecento quel mondo giuridico, dove il diritto civile per riprendere il tema di fondo e
lintuizione felice di un saggio sollecitante di Filippo Vassalli si
connotava di una indefettibile estrastatualita` (26); vera cioe` un tacito affidamento ai privati, che lo producevano per il tramite degli
(25) Sono quelle sulle donazioni del 1731, sui testamenti del 1735, sulle sostituzioni del 1747 (da ultimo, si veda A. LEFEBVRE-TEILLARD, Les differents facteurs dunification dans lancien droit, in 1804-2004 Le Code Civil Un passe, un present, un
avenir, Paris, Dalloz, 2004, p. 81).
(26) Il riferimento e` al saggio notissimo, che Vassalli pubblica nel 1951: Estrastatualita` del diritto civile, ora in ID., Studi giuridici, vol. III, tomo II, Milano, Giuffre`,
1960.
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usi, restando compito del ceto dei giuristi, giudici e maestri, la sua
definizione, categorizzazione, sistemazione.
Con la doverosa precisazione che giurisprudenza pratica e dottrina non lo irrigidivano in testi autorevoli destinati a una vigenza
proiettata in un tempo indefinito, ma lo riducevano in schemi duttili, disponibili ad essere superati per il variare delle esigenze sociali,
delle mentalita`, delle stesse concezioni teoriche, del raffinarsi delle
tecniche. Estrastatualita` aveva significato soprattutto pluralismo
giuridico, pluralismo di fonti di produzione non necessariamente
inchiodate in una gerarchia immodificabile.
Nellanno di grazia 1804 si porta a compimento una rivoluzione
ne piazzaiola ne cruenta, anzi tacita e secreta, ma rivoluzione piena
a livello di fonti giuridiche. Viene infatti attuata la statalizzazione
compiuta del diritto civile, cancellando dun colpo la tradizione
plurisecolare. Lordine giuridico privato si trovava ridotto e compresso nella testualita` di tre libri scanditi in ben 2281 articoli. Ed
era chiaro loggetto che il Principe e i suoi consulenti avevan di
fronte come ambiziosissimo progetto: occuparsi di tutto il diritto
civile e disciplinarlo, dalle persone alla famiglia, dalla proprieta` e
diritti reali a contratti e obbligazioni, a successioni per causa di
morte.
Si e`vitano con prudenza eccessive minuziosita`, si e`vitano inutili
e ingombranti filosofeggiamenti, ma si vuole fissare con rigore le
regole-ca`rdine dellordine giuridico, quelle che fanno del Code
uno strumento efficientissimo di pace pubblica con il suo controllo
della attivita` quotidiana dei cittadini nello scottante terreno dei
rapporti economici e sociali.
Nessun esempio e` piu` illuminante di quello offerto dalla ampia
disciplina codicistica in tema di contratti. Negli articoli che vanno
dal 1101 al 1167 si disegna una vera e propria teoria generale legislativa del contratto, dove si da` largo spazio alla autonomia privata
ma si segnano con precisione i suoi confini.
E larticolo 1134, modello fortunato che trovera` in Italia recezione nel primo Codice unitario del Regno e successivamente nel
Codice attualmente vigente, con la sua azzeccata formulazione sembra corrispondere in pieno a una duplice esigenza: agevolare quei
negozii tra privati che costituiscono il nerbo della economia borghese assicurando una zona di autonomia dove gli interessi in gioco
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possono muoversi e realizzarsi allinsegna della liberta` degli homines oeconomici; additare pero` che ce` un limite invalicabile, quello
delle convenzioni legalmente formate , oltre il quale si vanifica la
protezione indulgente dello Stato e conseguentemente la sicurezza
dei traffici.
Infatti, accanto al regno della atipicita` ossia della autonomia
dei privati segnato dai confini generali e spaziosi degli articoli
1101-1167, seguono lesposizione e la regolamentazione rigorose
degli strumenti tipici del traffico economico, dove, se non si perde
tempo nelle minuzzaglie, si cerca di offrire una guida rassicurante
nella previsione delle fattispecie piu` comuni (vendita, locazione,
mandato, mutuo, deposito, e cos` via).
Anche se circola nei lavori preparatorii la consapevolezza
dettata da semplice buonsenso che un Codice, anche il piu` perfezionato, non potra` mai essere completo, si offre al cittadino francese un breviario giuridico caratterizzato dal pregio di una tendenziale autosufficienza, un breviario dove e questo non e` smentibile si tenta di prevedere tutto, tutti gli accadimenti della normale vita socio-economica del cittadino.
Un esempio vistoso e` il seguente: spesso nei lavori preparatorii
si afferma che non e` compito del legislatore ma della riflessione
scientifica di definire gli istituti. Encomiabile testimonianza di
umilta`, che e` sostanzialmente smentita dal tessuto del testo legislativo dove, in una prima frettolosa lettura, emergono piu` di cinquanta definizioni (27).
(27) Abbozziamo qui un elenco, che non ha lo scopo di contarle con aritmetica
precisione, ma solo di testimoniarne la notevole quantita`: artt. 544 (proprieta`), 578
(usufrutto), 637 (servitu`), 716 (tesoro), 739 (rappresentazione), 811 (eredita` giacente),
894 (donazione), 895 (testamento), 1003 (legato universale), 1101 (contratto), 1102
(contratto sinallagmatico), 1103 (contratto unilaterale), 1104 (contratto commutativo),
1105 (contratto di beneficenza),1106 (contratto a titolo oneroso), 1168 (obbligazione
condizionale), 1169 (condizione causale), 1170 (condizione potestativa), 1171 (condizione mista), 1181 (obbligazione sotto condizione sospensiva), 1183 (condizione risolutiva), 1197 (obbligazione solidale tra piu` creditori), 1200 (obbligazione solidale tra piu`
debitori), 1217 (obbligazione divisibile e indivisibile), 1226 (clausola penale), 1250 (subingresso convenzionale), 1265 (cessione dei beni), 1317 (atto autentico), 1349 (presunzioni), 1350 (presunzione legale), 1371 (quasi-contratti), 1540 (dote), 1574 (beni para-
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fernali), 1582 (vendita), 1604 (tradizione della cosa), 1659 (retratto convenzionale),
1702 (permuta), 1709 (locazione di cose), 1711 (locazione dopere), 1800 (soccida),
1804 (soccida semplice), 1818 (soccida a meta`), 1821 (soccida di ferro), 1832 (societa`),
1837 (societa` di tutti i beni presenti), 1841 (societa` particolare), 1875 (comodato), 1892
(mutuo), 1915 (deposito), 1956 (sequestro convenzionale), 1964 (contratti aleatorii),
1984 (mandato), 2044 (transazione), 2071 (pegno), 2095 (privilegio), 2114 (ipoteca),
2219 (prescrizione), 2228 (possesso).
(28) C. E. DELVINCOURT, Cours de Code Napole`on, Paris, Gueffier, 1813, T. I, p. V.
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9. Sulla pretesa continuita` fra Code Civil e tradizione giuridica dellancien droit: la ri-fondazione delle fonti di diritto.
Abbiamo piu` sopra accennato a ipotesi continuistiche remote e
recenti, che da`nno della codificazione civile napoleonica una interpretazione diametralmente opposta a quella fatta propria in questa
Relazione. Poiche essa ci sembra assolutamente falsante la cifra storica del Code e, per di piu`, fondata su grossolani equivoci cultu(29) FENET, Recueil, cit., T. I, p. XCII.
(30) Quel spectacle soffrait a` nos yeux! On ne voyait devant soi quun amas
confus et informe de lois etrange`res et francaises, de coutumes generales et particulie`res, dordonnances abrogees et non abrogees, de maximes ecrites et non ecrites, de re`glements contradictoires et de decisions opposees; on ne rencontrait partout quun dedale mysterieux dont le fil nous echappait a` chaque instant; on etait toujours pret a` segarer dans un immense chaos (FENET, Recueil, cit., T. I, p. CXIII).
(31) Si veda, S. SOLIMANO, Ledificazione del diritto privato italiano: dalla Restaurazione allUnita`, in Accademia Nazionale dei Lincei - Atti dei Convegni Lincei, 221 Il bicentenario del Codice Napoleonico (Roma, 20 dicembre 2004), Roma, Bardi, 2006.
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(32) Si veda lampia e appagante analisi di I. BIROCCHI, Alla ricerca dellordine Fonti e cultura giuridica nelleta` moderna, Torino, Giappichelli, 2002, tutto il terzo capitolo.
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(33) J. RAY, Essai sur la structure logique du Code Civil francais, Paris, Alcan,
1926.
(34) HALPERIN, Codes et traditions culturelles, in Codici Una riflessione di fine
millennio, cit., p. 224.
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ziante inconsapevolezza culturale, legittimate ai nostri occhi unicamente dalla smania di originalita` dei proponenti alla ricerca di facili applausi.
Ci rifiutiamo di perder tempo per confutare chi, e ce` pur stato,
ha preteso di vedere, anche sul piano delle fonti, una perfetta continuita` fra ancien droit e codificazione napoleonica, non vole`ndosi
render conto dellevidenza, ossia, come abbiamo nelle righe precedenti ribadito, di un paesaggio giuridico che era pluralistico e che
si stravolge assumendo un compatto volto monistico, un paesaggio
del passato dove se si molt`plicano gli interventi del Re per il
tramite delle sue Ordonnances queste dovevano convivere con
un tessuto giuridico di altro stampo e, per di piu`, ritenuto inamovibile. Linamovibilita` nasceva da un atteggiamento generale sedimenta`tosi nel millennio medievale e pos-medievale e arrivato sostanzialmente intatto fino alle soglie della Rivoluzione: una psicologia collettiva di rispetto per il passato e per la tradizione che di quel
passato portava il respiro a intridere il presente, una coscienza collettiva che avvertiva lautorita` incombente della tradizione; psicologia e coscienza talmente penetrate fin nelle ossa di uomini e comunita` che soltanto un rivolgimento sanguinario ed eversivo poteva
annientare distruggendo lintiero edificio socio-politico-giuridico.
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Francia una entita` giuridica in qualche modo indipendente e separata dalla grande coine` del diritto comune e dai diritti nazionali degli Stati confinanti. Il rifarsi a certe istituzioni del vecchio droit coutumier non e` omaggio alla autorita` del passato, e` piuttosto autentico nazionalismo giuridico.
La seconda notazione (e di maggiore rilievo) concerne il rapporto strettissimo fra queste scelte e la forte presenza del Principe
in seno alla stessa commissione. Anche se si sfiora il ridicolo nel
voler precisare, con una contabilita` ragionieristica, il numero delle
sedute a cui Bonaparte partecipo` (35), e` pero` positivamente appurato che egli non si limito` a benedire da lontano il lavoro dei redattori, ma, afferrando con lucidita` lenorme rilievo del diritto per la
coesione dello Stato e per la capacita` ordinativa del potere centrale,
cerco` di modellarlo in una guisa congeniale al proprio progetto politico. E qui il Co`rso dimostro` apertamente tutta la sua disinvoltura
nei confronti del complesso retaggio rivoluzionario. Infatti, se fece
suo il panlegalismo della Rivoluzione perche a lui giovevole, prefer`
in parecchi casi dimenticare e lasciar cadere innovazioni troppo libertarie degli anni piu` accesi per il grosso carico di rischio che ai
suoi occhi rappresentavano.
Lesempio del diritto di famiglia e`, in proposito, assai persuasivo. Vengono rimosse soluzioni eversive del passato prossimo per
riesumare soluzioni di un passato piu` remoto (come lingigantita
potesta` maritale). Lorganizzazione giuridica del ceppo familiare e` al
cuore del disegno restaurativo di Bonaparte, giacche una famiglia
gerarchicamente ordinata e` garanzia per lintiera realta` statuale.
Non e` per un omaggio allancien droit che si riafferma la struttura
tradizionale, ma in base a un preciso calcolo politico che strumentalizza una scelta altrimenti poco giustificabile.
Precisato questo, e` doveroso pero` richiamare quanto puntualizzavamo piu` sopra in tema di soggetto e beni: la gabbia concettuale
che sorregge il Code, cioe` il suo contenuto essenziale, e` novissimo.
Il soggetto unitario e astratto e lunicita` dei beni sono l` a dimo-
(35) Cfr., a mero titolo desempio, E.M. THEEWEN, Napoleons Anteil am Code Civil, Berlin, Duncker u. Humblot, 1991, che fissa a 59 su 102 le sedute presiedute da
Bonaparte (p. 62).
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(36) Su questo punto sia detto per inciso lo stacco con laustriaco e pressoche coetaneo ABGB e` nettissimo, giacche in questultimo continuano a imperversare
un dominio diretto e un dominio utile secondo la ricostruzione risalente allepoca dei
Glossatori.
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Ci s`ano consentiti due esempii, che toccano la proprieta` privata individuale, il vero perno su cui e intorno a cui si sviluppano
tutti e tre i libri del Code, dal primo dove le persone sono prevalentemente individuate come titolari attuali o potenziali di un patrimonio, al secondo dedicato direttamente al tema, al terzo che accomuna una serie di negozii assai diversi sotto linsegna di strumenti
circolatorii della proprieta`.
Come abbiamo gia` precisato, non ve` dubbio che siamo di
fronte a una proprieta` liberata, a una proprieta` unica e unitaria, ed
e` ben dimostrativo di questo larticolo definitorio, il 544, che la
qualifica come il diritto di godere e disporre di una cosa nella
maniera la piu` assoluta (37). Mal si concilia, tuttavia, allinterno
dellarticolo la assolutezza dei poteri conclamata in una ipe`rbole
enfatica con la fissazione dei suoi contenuti nel godere e nel disporre. A nostro avviso, e lo abbiamo da tempo segnalato (38), e` il
riemergere dal subconscio dei redattori di una nozione vecchissima
di dominium quale fascio di poteri elaborata nei fasti aurei dello ius
commune e trascina`tasi stancamente fino alla Rivoluzione.
Ancora: nella intitolazione del libro secondo si parla Dei beni
e delle differenti modificazioni della proprieta`, identificando in
queste ultime i cosiddetti diritti reali limitati; i quali era legittimo
definire in questo modo, coerentemente con la vecchia nozione
composita e non unica di proprieta`, allinterno della quale il diritto
reale limitato si poneva come frazione, frazione modificante la
struttura di quella, ma che risultava tecnicamente illegittimo a
fronte di un nuovo modello proprietario, compatto e non componibile, cioe` non modificabile ma soltanto comprimibile da parte di
un usufrutto o di una servitu` prediale.
Anche qui sono chiare le reliquie nei compilatori di vecchie nozioni insinua`tesi nel profondo della loro mentalita` di uomini educati ben prima del 1789.
Gli esempii potrebbero moltiplicarsi, e sarebbe facile trovare
(37) Citiamo dalla traduzione ufficiale italiana redatta nel 1806 per fungere da
norma fondamentale del Regno fantoccio dItalia.
(38) Cfr. P. GROSSI, Tradizioni e modelli nella sistemazione post-unitaria della proprieta` (1977), ora in ID., Il dominio e le cose Percezioni medievali e moderne dei diritti reali, Milano, Giuffre`, 1992, p. 453.
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mazione del testo legislativo (43). Il Discours stesso, come testimonianza di lirismo giuridico galleggia sopra il contesto codificato.
Queste ultime parole servono egregiamente per accennare a
unultima cautela: cautela a trovare appoggi nel Discours portalisiano a favore della propria interpretazione dellopera codificatoria;
quel Discours, ridotto ormai a semplice moncone del complessivo
progetto personale del giurista, galleggia ripetia`molo pure
sulla struttura positiva di un Codice potato delle pericolose aperture che il piu` filosofo dei redattori avrebbe forse gradito, aperture
che lomnipresente Principe e la stragrande maggioranza del Conseil dEtat e del Tribunat reputava un rischio per la compattezza
e la controllabilita` dellordine giuridico. Con una frase volutamente
un po troppo radicale ma sostanzialmente esatta si potrebbe affermare che la redazione definitiva del Code Civil nel 1804 segna la
sconfitta di Portalis.
Il Discours e` il messaggio dun uomo di scienza e di prassi, e
ne esprime le persuasioni dottrinali. Di un uomo di scienza, per
giunta, che ha vissuto per quasi cinquanta anni della propria vita
(era nato nel 1746) sotto limpero dellantico regime e dellantico
diritto, che in quel clima ha avuto la sua educazione intellettuale e
la sua formazione tecnico-giuridica. Il suo e`, se vogliamo, un atto di
fede. Nellimpeto di un trasporto che e` di scienza e di credenza,
egli non si da` troppa cura di valutare se la sua voce rispecchiava
quella collettiva del Principe e dei suoi tecnici, voce impersonale
del legislatore, o se piuttosto recava soltanto il suo personalissimo
timbro.
Intendia`moci: si tratta di pagine di grande respiro culturale,
piacevoli a leggersi sia per la passione autentica di cui erano portatrici, sia per lo stile altissimo venato di una misurata e suadente retorica. Sono pagine di un grande lirismo giuridico, che spicca a
fronte dello stile volutamente secco, piano, neutrale degli articoli
del Codice. Una poesia che risalta sulla prosa della vita quotidiana
che il Codice si limita a disegnare, disdegnando i voli sopra le cose
(43) Cfr. B. BEIGNIER, Portalis et le droit naturel dans le Code Civil, in Revue
dhistoire des Facultes de droit et de la science juridique, 1988, n. 6, che riporta la dura
requisitoria di un giovane e virulento tribuno, il Mailla-Garat.