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sommario a pagina 9
Anno XIII - N. 6 Novembre/Dicembre 2005 - 5 euro
Reg. Trib. Cremona n. 355 12.4.2000
Sped. A.P. D.L. 353/2003
(con. in L. 27/02/2004 n46) art. 1 c.1 DCB-CR
L a l t e rnativa
un pranzo
di gala?
Iraq: vittorie
della
Resistenza
di Gianluigi Pegolo
di Subhi Toma*
segue a pag. 2
segue a pag. 5
Editoriale
N, infine, si pu sostenere
che dalla conferenza programmatica
dei DS e da quella della Margherita
siano venuti segnali di svolta ma,
piuttosto, timidi accenni
ad interventi di natura redistributiva,
allinterno di un impianto
del tutto inadeguato
Editoriale
tita sul governo del paese. La - a questo punto virtuale - sinistra di alternativa, lacerandosi, si pregiudica la
possibilit di sviluppare unazione
incalzante nei confronti delle componenti moderate dellUnione e,
quindi, si rassegna ad un ruolo di
subalternit. Nelle posizioni che
connotano le scelte delle singole
formazioni si coglie abbastanza
chiaramente come questo esito,
prima ancora che legato a difficolt
oggettive (che certamente non vanno sottovalutate), deriva in realt
dalla sostanziale sfiducia nella possibilit di condizionare il centro sinistra, cui fa da corollario la ricerca
di interlocuzioni privilegiate con le
forze moderate dellUnione.
Certamente le responsabilit non
sono tutte eguali, e vanno accuratamente individuate, ma in ogni caso
lesito resta lo stesso e cio lindebolimento del ruolo politico della
sinistra di alternativa. Daltronde,
alcuni segnali ci sembrano testimoniare questa propensione. E il caso
della discrasia che si potuta rilevare fra le dichiarazioni rese da
esponenti della sinistra radicale - in
ordine ad una serie di temi - e i comportamenti concreti tenuti nel confronto con le componenti moderate dellUnione. Si pensi allaccettazione supina del documento di intenti dellUnione anche nelle parti
pi controverse, come quelle sulla
politica internazionale. Si pensi, ancora, al comportamento pi che
contraddittorio tenuto sulla questione della riforma elettorale, con
uno schiacciamento sulle posizioni
dei DS o, ancora, alla reticenza che
ha accompagnato le dichiarazioni
di Prodi sulla necessit di ripristinare il maggioritario. Accanto a
queste ambiguit, vi sono poi dei silenzi significativi. E il caso della rivendicazione del ripristino di meccanismi automatici di adeguamento
dei salari allinflazione, come la
scala mobile. Questo tema pare ormai definitivamente derubricato.
O, ancora, la questione delle pensioni che pare ormai indirizzarsi
verso laccettazione della riforma
adottata dal governo Berlusconi, o
Editoriale
lineare lestrema fragilit delloperazione. Basti pensare agli appuntamenti delicatissimi che ci stanno
di fronte. Allindomani delle elezioni il nuovo governo dovr pronunciarsi sul ritiro delle truppe
dallIraq e, di l a pochi mesi, dovr
essere presentata la proposta di
DPEF e quindi la legge finanziaria.
Occorrer dare risposte immediate
e impegnative.
Che ne sar, a quel punto, delle forze comuniste e della sinistra radicale poste di fronte ad alternative
secche, ben difficilmente superabili
con sintesi pasticciate o con astuzie
tattiche? I rischi di unimplosione
sono evidenti, giacch quello che sarebbe messo a dura prova sarebbe il
sostegno della base elettorale, propensa certamente alla salvaguardia
dellunit della coalizione ma non
incline, per questo, a ripiombare in
una versione edulcorata delle politiche berlusconiane. In uno scenario simile potrebbero venire al dunque le ambiguit di una scelta al leantista condotta a prescindere da
un serio confronto programmatico.
N si pu ragionevolmente ritenere
che in simili drammatici frangenti
correranno in soccorso i movimenti. Questo auspicio privo di
fondamenti, a maggior ragione nel
momento in cui, come sta avvenendo, la base politico-programmatica della coalizione di centro sinistra si poggia su contenuti che
sono stati, in larga misura, decisi al
di fuori di un confronto di massa.
Inoltre, abbastanza evidente che
dopo la fase in cui vi stata una mobilitazione di massa intorno alle tematiche della globalizzazione e
della pace siamo oggi alla presenza
di unattenuazione della iniziativa
sociale.
Ancora, il rischio che il risorgere di
potenti spinte concertative possa liquidare i sussulti di autonomia della
CGIL in agguato. Tutto ci non
implica lazzeramento del conflitto
sociale, se non altro perch vi sono
spezzoni significativi del sindacato
che resistono: lesempio della
FIOM a tale proposito eclatante,
specie dopo il successo del recente
Occorre, insomma, dare un ben definito profilo a questa sinistra di alternativa. A tal fine, non solo sarebbe urgente avviare un tavolo di confronto ma sarebbe altrettanto essenziale che limpegno non si limitasse
al piano propagandistico e che investisse la questione del rapporto con
linsieme delle forze dellUnione.
La battaglia politica nellUnione altrettanto indispensabile dellimpegno a salvaguardarne lunit e sarebbe poco credibile che le proposte sostenute pubblicamente da alcune forze non fossero oggetto di un
confronto adeguato allinterno
della coalizione, n si pu pensare
di eludere per ragioni tattiche tale
confronto. Ai comunisti e alle forze
della sinistra di alternativa si chiede,
perci, non solo pi coerenza ma anche pi determinazione. A quanti sostengono che il rapporto fra le forze
che attualmente costituiscono la sinistra critica italiana si tradurrebbe
in unoperazione politicista fra gli
stati maggiori dei partiti si deve rispondere che questo rischio non
pu essere evocato come alibi per rifiutare un confronto reso indispensabile dallevoluzione della situazione. Se vi sono dei deterrenti al politicismo questi vanno ricercati nel
pieno coinvolgimento dei soggetti
sociali e in una pratica che non pone
il conflitto sociale in una dimensione
separata dalla sfera dei rapporti politici, ma che ne riconosce lintima
connessione con la battaglia politico
istituzionale.
Per questo una sinistra critica dovrebbe sostenere politiche socialmente avanzate e, nel contempo, costruire insieme ai propri referenti sociali un iniziativa dal basso. Si tratta
di unagenda impegnativa rispetto
alla quale ci si scontra con uno scenario di disgregazione ma non vi
sono scorciatoie, pena il decadimento della stessa sinistra critica a
forza complementare di un disegno
bipolare costruito su basi politiche
moderate. Ma se questo dovesse essere lesito nessuno potrebbe illudersi di poterne trarre un vantaggio.
Avremmo solo una sinistra pi debole della gi debole sinistra italiana.
Iraq
STRUTTURAZIONE
DELLA RESISTENZA
nazionale. Questa origine patriottica spiega il ruolo dei militari di carriera nella formazione della gran
parte dei gruppi di Resistenza che
coordinano generalmente le loro
attivit sul terreno, al di l delle differenti tendenze ideologiche presenti al loro interno (laici, baathisti,
islamici sunniti o sciiti). Questa
Resistenza non ha niente a che vedere con le attivit e i metodi impiegati dai terroristi, come invece
cerca di accreditare la propaganda
dei media legati agli occupanti, secondo la quale le popolazioni civili
agirebbero sotto il controllo della
fantomatica piovra Zarqawi, personaggio, a quanto si sostiene, onnisciente e onnipresente nel paese.
Ma numerosi testimoni iracheni
raccontano che, al momento dei
controlli ai check point, i soldati
americani hanno in pi occasioni
nascostamente inserito bombe a
scoppio ritardato nelle automobili.
Queste bombe sarebbero dovute
scoppiare in diversi luoghi del paese
per dare limpressione di una escalation militare delle presunte rivalit tra le diverse comunit etniche
e religiose. I recenti arresti di soldati
britannici travestiti da resistenti, a
Bassora come in altre citt irachene,
hanno confermato lesistenza di
una operazione politica tesa a manipolare lopinione pubblica irachena e internazionale e a rappresentare la Resistenza come frutto
dellintegralismo sunnita.
Sappiamo bene per che la realt
della Resistenza irakena supera largamente il triangolo sunnita inventato dagli occupanti. Anche la
gran parte dei partiti sciiti, in particolare quelli diretti dagli ayatollah
iracheni e non iraniani, sostiene, in
diverse forme, la lotta contro gli occupanti. Nella direzione del movimento che fa capo allayatollah
Moqtada Al Sadr si contano in particolare alcuni giovani consiglieri
provenienti da famiglie comuniste;
il che spiega senza dubbio il carattere anti-imperialista di questa struttura e le sue approfondite riflessioni
sui temi sociali ed economici.
Dobbiamo anche constatare che il
vecchio e potente Partito Comunista Iracheno, decimato dalle scissioni e dalla repressione, oggi diviso in diversi gruppi di cui allestero si conosce spesso solo quello
associato agli occupanti, i cui dirigenti sono in gran parte legati a leader curdi pi o meno separatisti.
Questa leadership curda la principale causa della sua marginalizzazione nel paese e del suo sostegno
al perfido principio della federalizzazione dellIraq, porta aperta
verso quella etnicizzazione, quella
confessionalizzazione e quella divisione dal paese apertamente desiderate dagli Stati Uniti.
Allo stato attuale, le attivit di resistenza proseguono, insieme a fasi di
negoziazione con gli occupanti,
come testimonia lincontro de Il
Cairo tenutosi la settimana scorsa.
Dopo due anni di resistenza armata
le autorit di occupazione sono
state costrette a riconoscere la rappresentativit della Resistenza, la
sua legittimit politica. Il governo
di Baghdad, in accordo con gli occupanti e i governi arabi, ha firmato
un documento nel quale riconosce
la differenza che sussiste tra i resistenti orientati a liberare il paese
dalloccupazione e i terroristi, che
colpiscono i civili. Questo documento prevede, al contempo, la necessit di organizzare una rapida
partenza delle forze di occupazione. In seguito, alcuni gruppi
della resistenza hanno inviato loro
emissari per continuare le negoziazioni col presidente J. Talabani
mentre gli occupanti, dal canto
loro, hanno proclamato linterruzione delle offensive militari. Anche
se le differenti sensibilit della
Resistenza irachena sono divise sullopportunit di iniziare, in questa
fase del conflitto, i negoziati con gli
occupanti e i loro rappresentati iracheni, costituisce indubitabilmente
una grande vittoria per lintero popolo iracheno il fatto che gli occupanti abbiano riconosciuto legittimit e dignit politica ai loro avversari. Una vittoria passata sotto silenzio o minimizzata dalla gran
parte dei media del pianeta.
Iraq
LE
S T R AT E G I E
D E G L I O C C U PA N T I
UN
Prima Pagina
Alta Velocit
e Ponte di Messina
di Giorgio Nebbia
SEI
VERRANNO ACCETTATE
e le speranze delle popolazioni locali e i diritti e le speranze dei lavoratori. Tralascio tutto il dibattito sotterraneo fra imprese, fra scienziati
e consulenti tecnici, e poi le speranze dei paesi europei che ci mettono una parte dei soldi e che si
aspettano una frazione dei profitti,
le speranze delle organizzazioni criminali di nuovi profitti.
Vorrei qui limitarmi a considerare se
esistono opere pubbliche alternative
che, con investimenti dellordine di
20 miliardi di euro, possono assicurare un ritorno di un miliardo di
euro allanno per alcuni decenni.
La presente tesi suggerisce che linvestimento di 20 miliardi di euro in
dieci anni in opere pubbliche di difesa del suolo, di sistemazione del
corso dei fiumi, di rimboschimento,
eccetera permetterebbe allo stato di
evitare costi superiori alle entrate
che gli verrebbero dallinvestimento richiesto per la ferrovia
Torino-Lione e per il ponte sullo
stretto di Messina.
In altre parole, se si avviasse un programma decennale di spese di 2 miliardi di euro allanno per difesa del
suolo, arginatura dei fiumi, rifacimento dei sistemi fognari, sistemazione delle strade esposte ad erosione, ricostruzione del manto vegetale, eccetera, dopo 10-15 anni si
ridurrebbe a zero (o diminuirebbe
grandemente) il costo, che stiamo
pagando ogni anno, da decenni, del
Prima Pagina
Prima Pagina
pubbliche; in qualche caso basta eliminare la cementificazione dei fianchi di colline; in altri si tratta di recuperare e riattivare antiche note
pratiche di drenaggio delle acque,
abbandonate in seguito allo spopolamento delle colline e montagne;
in altri casi si tratta di praticare una
pura e semplice pulizia di canali
e torrenti. Opere di manutenzione
idraulica esattamente equivalenti
alla manutenzione che viene praticata sulle strade, negli edifici, ai
macchinari, ma mirate allo scorrimento delle acque.
Come quarto passo una accurata indagine territoriale in grado di indicare come variata, nei decenni,
la capacit ricettiva dei torrenti e
fiumi; tale variazione dovuta sia al
deposito di prodotti dellerosione
nellalveo dei fiumi e torrenti, sia allescavazione di sabbie e ghiaie; nel
primo caso le acque piovane tendono ad uscire dagli argini e ad allagare le zone circostanti, e non servono le opere di innalzamento o cementificazione degli argini, ch
anzi aggravano la situazione, trasferendo a valle materiali che ostacolano altrove il deflusso delle acque:
nel secondo caso i vuoti lasciati dallescavazione fanno aumentare la
velocit e la forza erosiva delle acque in movimento.
Va anche tenuto presente che quanto avviene nel corso di fiumi e torrenti influenza i profili delle coste
provocando avanzata o erosione
delle spiagge, con conseguente, rispettivamente, interramento dei
porti o perdita di zone di valore economico turistico - e quindi ancora una volta costi per la collettivit e anche per privati.
La quinta azione - ma dovrebbe andare al primo posto come efficacia
- per rallentare e fermare i costi per
frane e alluvioni, consiste nellaumento della copertura vegetale del
suolo. La presenza di alberi e vegetazione fa s che la pioggia cada sulle
foglie, anzich direttamente sul terreno; le foglie e i rami sono elastici
e attenuano la forza di caduta e
quindi la forza erosiva delle acque.
Inoltre la loro presenza e la pre-
SOMMARIO
Alta Velocit e Ponte di Messina
G. Nebbia
11
G. Franzoni
13
G. Malabarba
16
B. Steri
19
P. Bernocchi
27
G. Rinaldini
Mezzogiorno
29
41
B. Drweski
La Stanza dellArte
48
R. Gramiccia
50
Dalema e Mussolini
55
G. Pesce
Politica/Dibattito
56
68
Internazionale
71
79
S. Cararo - F. Minazzi
Cultura
86
Il comunista: V. Magnani
La tigre e la neve: G.Livio e A. Petrini
Recensioni
91
Prima Pagina
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16 Dicembre 2005
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10
a concomitanza di alcune circostanze rende particolarmente urgente, per quanti sono seriamente
impegnati sul tema della pace, precisare contenuti e linguaggi circa il
ritiro dei nostri militari in Iraq.
Nellambito del centro-sinistra vi
una certa unanimit nel considerare la guerra in Iraq come immotivata, illegittima, inutile e rovinosa
ed il ritiro del nostro contingente
come doveroso. Questo significherebbe che, nel caso in cui si verificasse una vittoria dellUnione nelle
ormai prossime elezioni politiche in
Italia, cosa auspicata ed anche probabile, il ritiro delle nostre truppe
dovrebbe essere immediato, salvo
tempi tecnici da determinare.
Ma qui si apre un ventaglio di possibilit: i tempi tecnici del ritiro dovranno essere trattati con i rappresentanti locali del discusso governo
iracheno o con le forze della resistenza o con entrambe?
Il ritiro dovr avere il carattere di un
misconoscimento della partecipazione ad una guerra che il nuovo governo non avrebbe mai voluto?
Oppure quello di una metamorfosi
dei fini e di un gioco trasformistico
in cui non ci sono n approvazioni
n sconfessioni della politica dellalleato americano?
A questo ventaglio di posizioni che
molti nel centro-sinistra potrebbero
coltivare per sfuggire alla perento-
11
zioni provvisorie create con le elezioni e il presidente Talabani propone una riconciliazione verso
quelle forze che sono disposte a deporre le armi.
Mentre la risposta di Al Qaeda, che
non combatte in casa sua, negativa, dura e violenta, non si conosce
ancora una risposta della Resistenza
nazionalista ma presumibile che
non deporr le armi. Si pu peraltro supporre che, se parla di riconciliazione, sia disposta ad un armistizio fra iracheni.
Per quanto ci possiamo entrare noi
italiani e soprattutto noi sinistra italiana sembra che si imponga una
iniziativa politica per facilitare larmistizio fra iracheni, tagliare fuori
dalla trattativa gli stranieri e individuare il soggetto con cui definire i
tempi tecnici e le modalit del immediato ritiro del nostro corpo.
Per fare questo peraltro necessario che il nostro Ministero degli Esteri dia il visto di ingresso ai rappresentanti politici della Resistenza
come il Movimento sciita di Muqtada
Al Sadr, il National Iraqi Foundation
Congress, il Consiglio degli Ulema, il
Consiglio per la volont delle donne, il
Partito comunista per lUnit popolare,
il F ronte patriottico per la liberazione
(nazionalista) ecc. altrimenti la Re-
sistenza irachena, per gran parte degli italiani rimane senza volto e viene
confusa, soprattutto da chi ama la
confusione, con i tagliateste.
Qualsiasi cosa ne pensino i nostri
padroni di Oltreoceano.
Sarebbe un dignitoso atto di sovranit nazionale e un contributo significativo alla fine di questa guerra
criminale.
12
di Gigi Malabarba
Capogruppo Prc al Senato
N I G E R - G AT E :
REPUBBLICA
I L P O LV E R O N E D I
13
solo agli inizi, e lo scontro tra gli apparati negli Usa fortissimo. Da una
parte i falchi procedono alla liquidazione dei settori meno allineati
alla dottrina della guerra preventiva
di George Bush, gi iniziata subito
dopo l11 settembre. La vittima pi
importante sar il capo della CIA nominato da Clinton, George Tenet,
costretto a lasciare nel 2004. Si tratta
di un enorme sconvolgimento.
Tenet quello che ogni mattina alle
7.45 riferiva al Presidente sulla situazione della sicurezza Usa contro
il terrorismo. Al suo posto la riorganizzazione prevede lingresso di
John Negroponte, gi quadro dellintelligence in Vietnam, poi coordinatore della controinsorgenza negli
anni 80 in Centroamerica e artefice
dellaffare Iran-Contras, poi ambasciatore allOnu nella fase della sua
picconatura da parte Usa, e quindi
dal 2004 capo della diplomazia americana a Baghdad. Lo zar Negroponte viene posto a capo di tutte le 15
intelligence USA, subordinando la
stessa CIA, che passa nelle mani del
pi allineato Porter J. Goss.
Solo lintelligence direttamente controllata dal Pentagono, gi totalmente nelle mani del falco ministro
della difesa Donald Rumsfeld, mantiene la sua autonomia e agisce fuori
controllo del Parlamento...
in questo clima che nel 2003, a
guerra gi avviata, iniziano a volare
gli stracci sulle cosiddette prove:
c unindagine dellFBI (giugno
2003) e della procura militare italiana (luglio 2003) su possibili documenti falsi forniti dal Sismi agli Usa
relativi alluranio del Niger, che si
concluderanno con larchiviazione.
Ma la crisi progressiva degli Usa, che
si impantanano sempre pi in Iraq,
accentua le contraddizioni nellamministrazione. Negli Stati Uniti si
viene a sapere che la moglie dellambasciatore Wilson era unagente della CIA, gettando cos discredito sul marito, fatto passare agli
occhi dellopinione pubblica come
persona non disinteressata: scoppia
il CIA-gate. La fabbricazione dei
falsi e delle bugie sulla guerra in
Iraq sta a Washington, questa lu-
14
nica cosa certa. Ma perch allora risalire al ruolo del Sismi nelleventuale fabbricazione delle prove
false, quando questa vicenda nulla
ha a che vedere con quella americana, se non per il possibile coinvolgimento di uno dei paesi produttori di yellowcake come il Niger?
E soprattutto per levidente marginalit di tutto ci nelle decisioni
prese a preventivo di scatenare la
guerra in Iraq.
Sta a vedere che i depistatori, gli Usa
e lamministrazione Bush, risultano
essere depistati... dal Sismi e da
Berlusconi! Il Sismi, che ancora nel
novembre-dicembre 2002 sostiene
che eventuali acquisizioni di yellow cake e altro materiale non consentirebbero prima di almeno cinque
anni alcun utilizzo in senso militare allIraq (audizione del generale Pollari al Copaco), per poi
smentire completamente i dati del
falso dossier sul Niger nei mesi successivi, viene fatto passare da
Repubblica come il costruttore delle
prove false.
Senza entrare in eccessivi dettagli
sulle ricostruzioni di Repubblica, che
in gran parte si basano non a caso
su dati forniti dai settori pi reazionari dellestabilishment americano,
DAvanzo mette la sordina sul fatto
che una giornalista di Panorama a
fornire il 9 ottobre 2002 alla CIA, attraverso lambasciata Usa a Roma, il
falso dossier sul Niger. Ossia il
giorno dopo quello in cui Vincent
Cannistraro, ex capocentro della
CIA a Roma, scrive sul Guardian che
alla CIA sta per arrivare un dossier
sul Niger...
A cosa, e soprattutto a chi, serve il
tentativo di Repubblica di inserire il
ruolo del Sismi italiano nello scontro durissimo tra gli apparati Usa,
ancora in corso oggi nonostante
linsediamento di Negroponte e il
cambio ai vertici della CIA?
Perch si mette laccento a posteriori su maldestri tentativi di vendere prove false da parte del Sismi,
ignorando fatti ben pi gravi, come
la partecipazione del Sismi nella
concreta preparazione della guerra
in Iraq insieme alla CIA nellanno
precedente i bombardamenti?
Questo s per decisione del Ministro
della difesa, Antonio Martino, e del
governo Berlusconi.
Perch, nonostante lofferta di pubblicare in anteprima il dossier di
RAInews24 sulluso di armi di distruzione di massa da parte dei marines contro Falluja, Repubblica lha
rifiutato?
Perch, oggi, mentre si sta ripetendo volgarmente la medesima sceneggiata sulla preparazione dellatomica da parte dellIran e si organizzano manifestazioni bipartisan
davanti ambasciata di Tehran a
Roma, si ignora che Israele sta procedendo al riarmo nucleare anche
con laiuto dellItalia e delle sue universit, dopo lapprovazione non
contrastata dal centrosinistra del
Memorandum di cooperazione militare Italia-Israele dei mesi scorsi?
Perch, mentre anche dal partito
democratico Usa si levano delle voci
per il ritiro delle truppe dallIraq,
questo obiettivo palesemente contrastato in Italia, nonostante lopinione favorevole della grande maggioranza dei cittadini?
Perch produrre prove false a sostegno della propaganda di guerra
(peraltro a guerra gi fatta) ritenuto pi grave che fare la guerra
stessa da parte dellItalia, prima con
la sua intelligence e poi con il concreto invio delle truppe?
NEGROPONTE
DE GENNARO
15
di Bruno Steri
16
anche su chi si approvvigiona di petrolio (Cina, Europa). Lasse geografico di cui parliamo si allarga ad
includere il continente africano, altro sconfinato territorio che si affaccia da Sud sul Mediterraneo,
ricco di materie prime e risorse
energetiche: anche in questa parte
del mondo la crescente sete di energia ha acuito la concorrenza tra i
poli imperialisti (Usa e Europa, in
particolare); e i conflitti sempre pi
frequenti (spesso eterodiretti) che
coinvolgono i Paesi africani ne sono
precisa testimonianza.
del tutto chiaro, in definitiva, che
parlare di eserciti comporta immediatamente parlare di fonti energetiche: non a caso i primi seguono e
proteggono invariabilmente le
rotte di queste ultime.
2. In questo quadro generale, cos
rapidamente tratteggiato, la penisola italiana continua a costituire
una formidabile rampa di lancio in
direzione di quelli che oggi sono
e purtroppo domani potrebbero essere i principali teatri di guerra.
Non dunque un caso se lItalia
oggi oggetto di un generale rafforzamento della presenza Usa e Nato.
Va sottolineato che rispetto alla
17
18
Movimenti
Lotta contro
la guerra :
difficolt
e prospettive
di Piero Bernocchi
LA
E I DANNI DELLA
LA
INDISPENSABILE ALLEANZA
TRA IL MOVIMENTO
CONTRO LA GUERRA
E LA RESISTENZA IN
IRAQ
Peraltro, penso che pure le successive manifestazioni svoltesi dopo linizio della guerra racchiudessero la
diffusa consapevolezza che la fine
della occupazione militare in Iraq
Movimenti
PUNTI DEBOLI
DEL MOVIMENTO
IL
RITORNO DELLA
POLITICA
POLITICANTE
Movimenti
UN
C E N T R O S I N I S T R A B E L L I C I S TA
E S U B O R D I N AT O A G L I
USA
SPIRALE
GUERRA-TERRORISMO
Movimenti
LA
SOLITUDINE
D E L P O P O L O PA L E S T I N E S E
E LA LOBBY FILO-ISRAELIANA
COMUNQUE
VERSO IL
IN MOVIMENTO:
18
MARZO
Movimenti
Movimenti
Bocciare
la controriforma
Moratti, espellere
Berlusconi
di Agostino Giordano
Segretario Circolo Universitario del Prc di Bologna
24
E NELLE UNIVERSIT
lavoratori.
La novit di questo movimento non
risiede infatti nelle forme di conflitto, n nelle modalit con cui
nato e si diffuso. Non si pu infatti
sostenere, come invece fa qualcuno, che questo nuovo movimento
una prosecuzione diretta dellimportante movimento nato durante
le drammatiche (ed allo stesso
tempo straordinarie) giornate di
Genova 2001, poich di simile c
soltanto il modo in cui si sono usati
i nuovi strumenti di comunicazione
per allargare e diffondere la protesta (internet, cellulari, ecc.). A tal
proposito, condivisibile ci che ha
scritto Loris Campetti sul
Manifesto, proprio allindomani
della grande manifestazione del 25
ottobre: () ieri avvenuto un fatto
nuovo: un soggetto autonomo, autorga nizzato e determinato, radicale, impre visto dai pi, privo di grandi leader ri conosciuti ha detto che il suo destino gli
appartiene. Tentano di riprendersi la
scuola che appartiene loro, come anche
il futuro().
In effetti, considerando la natura di
questo nuovo movimento, si riscontra
che non si trattato affatto di un fenomeno omogeneo caratterizzato
da precisi indirizzi politici ma, al
contrario, di una massa considerevole di studenti disposti alla mobilitazione permanente, che andava oltre i confini degli stessi collettivi ed
organizzazioni politiche studentesche ed universitarie che da diverso
tempo stanno lavorando, fra mille
difficolt, sulle problematiche legate al diritto allo studio.
Il ruolo positivo svolto da questi ultimi, per, stato quello di essere
costante riferimento nella gestione
delle iniziative di lotta sia allinterno che allesterno delluniversit, riuscendo in molti casi ad arginare confusione e spaesamento dei
tanti che si trovavano ad affrontare
situazioni di conflitto per la prima
volta. Ci avvenuto anche durante
la grande manifestazione nazionale
di Roma del 25 ottobre (in cui si
attuata una repressione immotivata
e ci sono state provocazioni politi-
Movimenti
per il Ddl divenuto legge, mancando di una progettualit pi consapevole, la mobilitazione si sgonfiata ed il movimento tutto ha subito
un arretramento. Il problema che
non si riusciti ad ampliare ulteriormente il fronte della contestazione che, alle prime difficolt oggettive legate soprattutto ai tempi
contingentati degli studenti (che limitano fortemente la disponibilit
alla lotta), i soggetti politici organizzati, che avrebbero dovuto indirizzare ed organizzare le mobilitazioni, nella maggior parte dei casi si
sono imbrigliati dentro pratiche
gruppettare ed autoreferenziali.
25
Movimenti
26
stive, queste piattaforme sono riuscite a creare comunque un consenso allargato su rivendicazioni
avanzate e posizioni radicali.
A Bologna, citt in cui gli studenti
universitari vivono stridenti contraddizioni e sono esclusi da una serie di ambiti di partecipazione e rappresentanza, successo anche un altro fatto nuovo: accanto alla richiesta di ununiversit accessibile a tutti
e di qualit, c stata la rivendicazione del diritto alla casa, cio si
unificata la lotta degli studenti a
quella dei lavoratori e dei migranti.
Si riusciti cos ad uscire da una logica di conflitto puramente studentista, per farsi carico anche
delle problematiche proprie della
citt, fortemente intrecciate a
quelle universitarie. Probabilmente
anche per questo motivo che la repressione nei confronti di quel movimento stata molto dura!
Oggi i collettivi e le organizzazioni
politiche della sinistra antagonista
devono perseguire un obiettivo
chiaro: quello di mettere insieme gli
elementi ed i soggetti indispensabili
per far ripartire il conflitto e quindi
il movimento, valorizzando le potenzialit che si sono prodotte e
sono ancora vive, recuperando le
energie genuine che si sono
espresse ed investendo tutti gli strumenti che si hanno a disposizione
per arrivare a creare unautentica
mobilitazione di massa dentro e
fuori le Universit. evidente che i
soggetti organizzati vivono una crisi
complessiva di radicamento e in
molti casi ci dipeso dallindebolimento delle varie strutture politiche di riferimento. In queste mobilitazioni i Giovani Comunisti, per
esempio, hanno sofferto principalmente la mancanza di una struttura
nazionale permanente che si occupi
delle problematiche studentesche e
universitarie ed da questo che bi-
Movimenti
Se in Federmeccanica pensano
che si possa chiudere
la vertenza dei metalmeccanici
tra i 70 e gli 80 euro,
secondo una lettura estensiva
dellAccordo del 23 luglio 1993,
se lo tolgano dalla testa
O con
i metalmeccanici
o con
la Confindustria
di Gianni Rinaldini
segretario generale Fiom-Cgil
27
Movimenti
28
Mezzogiorno
I danni
del moderatismo
localistico
di Riccardo Realfonzo
Ordinario nella Universit del Sannio
I BUCHI
29
Mezzogiorno
30
Mezzogiorno
per consumi, sia dal lato dellofferta, perch indicano alle imprese
il segnale errato della ricerca di
una competitivit legata ai costi anzich agli investimenti in innovazioni.
5. Ma non c solo la moneta europea e la flessibilit del mercato del
lavoro. Negli ultimi quindici anni i
moderati del centrosinistra hanno
costantemente insistito nel sostenere che il rilancio del Mezzogiorno
dipende anche dallabbandono definitivo di politiche ispirate alla logica delli n t e rvento straord i n a r i o.
Tutti sanno che le forze moderate
hanno prima propiziato e poi salutato con soddisfazione il termine
d e l l i n t e rvento straordinario (la
chiusura della Cassa per il Mezzo-
31
Mezzogiorno
32
luppo presenti sul territorio, esaltando attori locali e vocazioni locali. Al centro della nuova politica
venivano posti gli strumenti della
programmazione negoziata (contratti
di programma, contratti darea, patti territoriali) e sistemi di incentivazione, tra cui il principale la legge
488 del 1992.
Quali sono i risultati delle incentivazioni previste dalla nuova politica? La letteratura specialistica
non concorde. Certo che la stasi
delleconomia meridionale rende
scettici sullefficacia della politica di
incentivi alcuni dei suoi stessi sostenitori. Un esempio a riguardo il
recentissimo documento che la
Giunta regionale della Campania
ha presentato alle parti sociali in relazione alla strategia per i fondi
strutturali 2007-2013. Qui vengono
chiaramente ammessi errori strategici compiuti con la politica di impiego del POR 2000-2006. Una politica che ha ingessato le identit
dei territori appiattendole su strategie desunte dalla sola proiezione
delle vocazioni localistiche e non
progettata su una visione aperta e
dinamica; una politica che ha finito col privilegiare interessi pi localistici rispetto a quelli pi generali
del territorio.
In questo documento chiaramente
si ammette che una politica di incentivi e punizioni di per s non
sufficiente e che occorre tornare a
una politica di programmazione econo mica e pianificazione territoriale che risponda a un progetto strategico unitario. Peccato che il documento proponga un progetto di forte terziarizzazione del Mezzogiorno il Sud
come primario snodo commerciale
del Mediterraneo e non una scelta
direttamente industrialista.
La nuova politica voluta dalle forze moderate del centrosinistra non
riuscita a tuttoggi a sbloccare leconomia del Sud; si rivelata quanto meno insufficiente per generare
quel salto strutturale di cui il Mezzogiorno avrebbe bisogno.
Occorrerebbe cambiare completamente approccio. Occorrerebbe
formulare una strategia di politica in -
dustriale che spinga il Sud a sostituire il vecchio modello di specializzazione produttiva, fondato su
piccole imprese che inseguono una
competitivit da costi, con un nuovo
modello di specializzazione basato
su imprese di dimensione mediogrande che puntano sulle nuove tecnologie. Questa lunica strada che
possa consentire lammodernamento dellapparato produttivo del
Mezzogiorno. Ed inutile sottolineare che si tratta di un obiettivo
che non pu essere perseguito
senza un intervento sostanzioso e diretto dello Stato.
6. Unaltra grande illusione dei moderati di centrosinistra consiste nellidea di superare la strozzatura finanziaria operante nel Mezzogiorno mediante la ristrutturazione del si stema bancario. Anche su questo
tema, da almeno quindici anni a
questa parte le forze moderate mostrano di subire il fascino delle impostazioni teoriche neoclassico-liberiste. E infatti, sul finire degli anni
80, nel dibattito scaturito dalla
emanazione delle direttive comunitarie sul credito, i moderati di centrosinistra immediatamente sposarono la tesi secondo cui le difficolt
nellaccesso al credito bancario
(elevato costo del credito, razionamento del credito) delle imprese
italiane, e meridionali in particolare, dipendevano in buona misura
dalla inefficienza del sistema bancario.
E questa inefficienza scaturiva a sua
volta: 1) dalla presenza di assetti proprietari inadeguati, sostanzialmente la propriet pubblica delle
banche; 2) dalla ridotta dimensione
media delle banche. Il rimedio che
i moderati del centrosinistra proposero, e continuano a proporre, ben
noto: privatizzare e liberalizzare il settore. Daltra parte questo era, ancora una volta, il vento che spazzava
lEuropa. E questa politica veniva
giustificata, negli altri paesi europei
e anche in Italia, in base allassunto
che essa avrebbe generato maggiore
sviluppo e benessere, soprattutto
per le regioni meno prospere.
Fu cos che nei primi anni 90, a par-
Mezzogiorno
munerata, in un contesto di infrastrutture materiali e immateriali allavanguardia. Per fare tutto ci non
servono miracoli. Occorre lasciar
perdere le penose litanie sulle piccole strategie, le piccole politiche e le micro-vocazioni territoriali. Bisogna elaborare strategie di
politica industriale in grande scala,
finanziarle opportunamente, e buttarsi alle spalle i dogmi dellantistatalismo.
Note
1 Si tratta di Gianfranco Viesti, autore, tra le
altre cose, di Abolire il Mezzogiorno (Laterza,
2003).
2 Dati Banca dItalia, 2003. Nella met degli
anni 70 il divario tra il pil procapite del Sud
e il pil procapite del Centro-Nord era inferiore.
3 Il pi lucido esame delle caratteristiche di
fondo del sistema economico meridionale
nel quadro delleconomia italiana resta il libro di A. Graziani, Lo sviluppo delleconomia ita liana. Dalla ricostruzione alla moneta euro p e a
(Boringhieri, Torino, 1998).
4 A proposito delle conseguenze di
Maastricht e della divergenza territoriale in
Europa e in Italia rinvio al libro a mia cura
F o rmazione, sviluppo e occupazione nei
Mezzogiorni dEuropa (Franco Angeli, in corso
di pubblicazione) e ai miei due articoli:
Mezzogiorni dEuropa condannati alla subalternit (Liberazione, 10 dicembre 2004) e
Unione Europea: quella che dovrebbe essere (Liberazione, 22 febbraio 2005). Questi
e gli altri miei articoli sono consultabili in rete
allindirizzo wwwdases.unisannio.it/docenti/riccardorealfonzo.htm.
5 I test di convergenza utilizzano indicatori
quali il tasso di crescita del pil, il tasso di variazione della produttivit e i tassi di attivit
e di disoccupazione. Molto noti sono, tra gli
altri, i contributi a riguardo di Barro e Sala-iMartin.
6 Si veda a riguardo il Terzo Rapporto sulla
Coesione della Commissione Europea (febbraio 2004). In particolare, la Commissione
precisava che con lallargamento il rapporto
tra il reddito pro capite dei paesi ricchi e
quello dei paesi poveri passa da 3 a 1 al valore
di 5 a 1. Il numero delle regioni con reddito
pro capite inferiore al 75% della media UE
passa 50 a 69 (la percentuale della popolazione passa dal 19,2% al 27,1%).
7 Nella letteratura scientifica i processi spontanei di divergenza territoriale sono principalmente spiegati in base alla teoria della cau sazione circolare di Myrdal. Esemplari a riguardo i contributi di Krugman, Fujita-Thisse
e, soprattutto, Tony Thirlwall.
33
Mezzogiorno
Sviluppo e
mediterraneit:
il futuro
del Mezzogiorno
di Piero Di Siena
Vice - Presidente Gruppo DS al Senato
34
mo Oriente. E nel quadro di questa modificazione dei rapporti economici su scala mondiale che il
Mezzogiorno dItalia pu diventare
avamposto di uno scontro tra interessi e civilt contrapposti o, invece,
assolvere a un ruolo di cerniera in
questa area del mondo che ritorna
a diventare cruciale. E, del resto, in
questo quadro che nasce la proposta avanzata da Romano Prodi di
fare della portualit (una persuasiva
alterrnativa per le risorse che sono
destinate alla realizzazione del
Ponte sullo Stretto di Messina) la
missione strategica in cui impegnare il Mezzogiorno.
Ora, tuttavia,il problema che ha di
fronte soprattutto la sinistra cosa
il Mezzogiorno che arriva a questo appuntamento.
Le questioni su cui dobbiamo interrogarci riguardano innanzitutto
il rapporto tra criminalit e assetto
della societ meridionale, la qualit
delle sue istituzioni locali, quali possono essere le forze motrici di una
nuova stagione di cambiamento
della realt meridionale.
I movimenti del 2003 e 2004, che
per una occasionale congiuntura si
sono concentrati in una piccola ma
significativa regione meridionale
come la Basilicata, dimostrano che
negli ultimi cinque anni si sono accumulate le risorse per superare
quella condizione di passivit che
ha caratterizzato la societ meridionale negli anni Ottanta e Novanta e
che ha fatto s che proprio nel
Mezzogiorno nel 2001 si consumas-
Mezzogiorno
35
Mezzogiorno
Il crimine
organizzato
a impostazione
mafiosa
di Stefano Zolea
SPUNTI
LO
SCENARIO GENERALE
D I AT T E N Z I O N E P U B B L I C A
36
IL
QUADRO GENERALE
N O R M AT I V O D E I S E RV I Z I
PUBBLICI LOCALI
Mezzogiorno
L I N S E R I M E N T O
DEL
CO
N E I S E RV I Z I P U B B L I C I L O C A L I
37
Mezzogiorno
38
zione, acquedotti, e alloggi popolari, emerso che le imprese coinvolte nelle indagini, pur se formalmente indenni da pregiudizi, in taluni casi sono risultate collegate in
modo evidente al cartello di cosa nostra.
Scrivono al riguardo i magistrati
Grasso, Palma, De Lucia e Davigo
(intervento al Convegno ANM Economia e Societ, Agrigento 20-21
settembre 2003): Unulteriore minaccia ambientale sulleconomia
degli appalti rappresentata dalla
cosiddetta messa a posto, che prevede lobbligo da parte dellimprenditore che abbia vinto un appalto di
rivolgersi al capomafia della zona;
[con tale strumento] cosa nostra interviene nel settore con una rigida
divisione territoriale in zone dinfluenza [per il pagamento estorsivo
del balzello]. () In tale contesto
la messa a posto talmente recepita
come atto dovuto, da essere sostanzialmente considerata alla stessa
stregua di un costo di produzione.
Maugeri, daltra parte, su Il sole 24
ore del 21.06.2005 in una cruda corrispondenza cos descrive la situazione del casertano: il territorio ha
il numero pi alto di reati dEuropa
() Cave, terra, edilizia, lavori pubblici, rifiuti tossici,() i camorristi
riempiono con disinvoltura tutti gli
spazi vuoti con i rifiuti, cos come
addormentano le coscienze con la
droga e sottomettono con la violenza.
E cosa succede in Calabria?
Leggiamo la corrispondenza di
Agostini su La Repubblica del 15.10
2005. C un depuratore ogni mille
metri di costa. In tutto sono 700.
Alcuni paesi dellinterno come
Longobucco e Parenti ne hanno 5,
Cassano 6. Quelli sul litorale per
sono solo tubi che fanno viaggiare
tonnellate di rifiuti, avanti e indietro. Sono depuratori fantasma. Il
mare sempre, in ceri giorni la
schiuma biancastra una striscia
lunga 250 chilometri.() Quei depuratori non depurano pi nulla.
Le aziende che li gestiscono spesso
non garantiscono neanche la manutenzione ordinaria, quando si
LA
C O N N O TA Z I O N E
A N T I D E M O C R AT I C A E D I C L A S S E
D E L L A F O RT E P R E S E N Z A
DEL
CO
NEL
SUD
Mezzogiorno
39
Mezzogiorno
40
SUGGERIMENTI
P E R L U S C I TA
DAL PROBLEMA
La liberalizzazione/privatizzazione
dei servizi pubblici locali non la
panacea per tutti, anzi lo per pochi e per il mondo finanziario, e rimane una scelta ideologica (cfr
Zolea, nel volume Per lalternativa
sociale e politica, lernesto , 2005).
Per esempio, le multinazionali tedesche e francesi presenti nelle ATI
per vincere le gare italiane per laggiudicazione non portano certo con
s il modello sociale ed economico
franco-renano ma piuttosto lesclusivo interesse a realizzare profitti,
checch ne pensi un certo ingenuo
illuminismo diffuso nel centro-sinistra che esalta di continuo il ruolo
democratico e progressista della
concorrenza. Abbiamo visto che se
ci vero per tutto il territorio nazionale, ci tanto pi tragicamente vero per il Mezzogiorno.
Risulta molto semplice pertanto il
percorso di uscita dal problema.
Il dominio della criminalit organizzata in aree ampie del Mezzogiorno pu essere scalzato se le infrastrutture, sia grandi, sia soprattutto piccole e disseminate, non saranno pi messe a gara e saranno
piuttosto gestite con entit totalmente pubbliche.
Questo significa che bisogner fare
un braccio di ferro con Bruxelles, sicuramente non sottacendo il peso
economico del CO nel Sud, al fine
di eliminare il principio di concorrenza almeno per un decennio per
il Mezzogiorno. Ci esattamente il
contrario di ci che i Governi italiani hanno sempre realizzato e
tanto pi ultimamente, non indicando mai all UE il peso reale del
CO nel Mezzogiorno. Uneventuale
deroga riconosciuta per parte del
territorio italiano sicuramente aprirebbe la questione di altri territori
nellUE, con presenze economiche
ingombranti del CO: ci si riferisce
soprattutto ad alcuni paesi della
zona orientale dellUE, vittime del
disinteresse generale di attenzione,
disinteresse che il neoliberismo
ama nutrire nel nome dellindiscutibile (sic!) armonia europea regolata dal principio semidivino della
concorrenza.
Andrebbe pertanto pensata una
nuova IRI 2, organizzata in subholding regionali, che dia lavoro stabile
per almeno un decennio a decine
di migliaia di lavoratori che possano
intervenire con elasticit di cambiamenti di sede (per es. nellambito di un centinaio di chilometri)
per la gestione, la manutenzione e
la realizzazione di servizi e infrastrutture pubbliche. La sostanziale
differenza con il passato di luci ed
ombre della vecchia IRI ed altri enti
pubblici deve misurarsi da una
parte con una forte efficienza della
struttura e dallaltra con una capacit rapida e tangibile di risolvere gli
scempi ambientali e sociali causati
da anni di incuria statale e di converso da anni di predominio del
CO. Senza la sottrazione economicamente forzata delle infrastrutture
e servizi pubblici al privato cannibalizzato dal CO, non minimamente pensabile che possa essere
insidiato il potere delle mafie nel
Mezzogiorno, anche in considerazione del ruolo e della parte di PIL
che comunque il CO ha gestito e gestisce, a meno di non pensare a un
impoverimento assoluto ed irreversibile del Sud. Al di fuori di ci rimangono soltanto, in sinergia, il
moralismo antimeridionalista, il
giustizialismo e la congiura del silenzio.
A proposito, ma a sinistra si vogliono davvero insidiare le mafie?
Diritti
Nellinferno
capitalista
di Bruno Drweski
Docente Universitario di Storia e Politica, Parigi;
direttore della rivista di sinistra La pense libre
LONTANO
METROPOLITANA .
PARIGI:
NOTTE
41
Diritti
42
LE
I N T E R P R E TA Z I O N I
D E G L I AV V E N I M E N T I
Da parte del potere, le interpretazione si sono concentrate sul vandalismo, sulla manipolazione da
parte dei caid della droga, sulletnicismo o sul lintegralismo arabo-mussulmani e neri, colpevoli di
vittimismo, o ancora al primitivismo di una giovent senza valori e
senza ambizioni. Ma molti hanno
ben compreso le dichiarazioni provocatorie del ministro dellinterno,
Nicolas Sarkozy, rappresentante
della corrente liberista, filo USA,
filo israeliana e fautore della compartimentazione etnico-religiosa
della Francia. Questo spiega perch, alliperattivismo securitario di
Sarkozy, ha fatto poi eco la lenta reazione della vecchia destra conservatrice, post-gollista, quella di
Chirac e di Villepin. Chiaramente
Sarkozy, con i suoi discorsi provocatori ma indubbiamente anche
con la sua polizia in uniforme o con
i suoi agenti senza uniforme presenti nei quartieri popolari, cerca di
conquistare per le prossime elezioni
presidenziali lelettorato di estrema
destra. Egli tenta inoltre di ricostruire una Francia atlantistica, recentemente delegittimata.
Argomenti esemplari in tal senso
possono essere alcune frasi apparse
su Le Figaro, il giornale della grande
borghesia francese: I forum islamisti di lingua araba si sono impossessati della crisi delle banlieues.
Dialogando su siti come tajdeed.
net,alsaha.com o ancora alfirdaous.net, gli islamonauti di tutto il mondo denuncerebbero le
forze di polizia crociate e la Francia
terra di infedeli, che lottano contro
i mujahidin; sionistizzata e in fame, la Francia nemica dei mussul mani, colonizzazione4.
Limportanza di tali siti assolutamente marginale rispetto ai principali siti mussulmani, e se vi stato
qualche intervento di imam o di
qualche barbuto durante le sommosse, stato per cercare di calmare la tensione, in una situazione in
cui, secondo il giudizio stesso di
Diritti
43
Diritti
QUALI
PROSPETTIVE?
44
ca. La sinistra ha ancora pi interesse a tenerne conto, se la sua sopravivenza in quanto forza politica
autonoma che ha in testa, senza parlare della sua missione storica.
Prima o poi, inevitabilmente, si scoprir che i giovani hanno appreso
una lezione: quella che di loro si
parla e ci si occupa di loro solo
quando essi arrivano ad occupare i
titoli di testa dei telegiornali, franesi
e stranieri, e quando fanno tremare
le statistiche del turismo francese.
Ma coloro che sono stati arrestati
dalla polizia subiscono, spesso in solitudine, una giustizia sbrigativa.
Probabilmente siamo entrati in un
circolo di agitazione-repressione.
La Francia non sar pi comunque
quella di prima. Essa ha imparato
due cose fondamentali: che la crisi
sociale ha raggiunto unampiezza
pi profonda di quanto si pensasse
nei bei quartieri e nelle redazioni.
Questa crisi colpisce tutta la societ,
ma viene percepita soprattutto
nelle famiglie uscite dallimmigrazione e nei quartieri popolari gau lois delle regioni abbandonate dalla
grande industria, come il Nord
della Francia. In media queste zone
sono il 20 % pi povere della media
nazionale. Questi giovani accumulano gli handicap: disoccupazione,
casa, sanit, educazione, etc.
Discriminazioni di provenienza,
discriminazione etnica, discriminazione negli atteggiamenti verso le
tradizioni e le credenze straniere.
Umiliazioni sornione, sorvegliate, incorniciate da individui razzisti piazzati negli strati medi della
societ. La discriminazione allassunzione la forma pi visibile:
forse un caso se, nei quartieri poveri, il tasso di disoccupazione supera di quattro o cinque volte
quello delle medie nazionali?
Di fronte a una tale situazione, lipocrita riconoscimento da parte di
Sarkozy e de promotori della cultura delle differenze allamericana
della differenza religiosa in
Francia mira a creare nei fatti un islam della Francia, sottomesso alle
autorit, evirato, come lo sono state
prima della Rivoluzione francese le
Diritti
altre Chiese, svuotate del loro respiro profetico e dei loro elementi
teologici liberanti, quelli che da
tempo fa hanno riscoperto in
America latina i teologi della liberazione. La falsa alternativa fra un
laicismo accondiscendente e borghese e un integralismo religioso intollerante ma di fatto sottomesso al
potere mira a generalizzare sia la
mondializzazione dei mercati sia la
compartimentazione delle popolazioni, ridotte allo stato di consumatori passivi, e nella migliore delle
ipotesi produttori precari.
Esiste in Francia una frattura coloniale che non mai stata eliminata
dopo la colonizzazione, e che saggiunge alla frattura sociale. Queste
fratture partecipano poi ad una frattura internazionale pi ampia. A
modo suo, lapoliticit dei giovani
rivoltosi testimonia questa situazione. Essi non si sentono a proprio
agio nelle formazioni di destra o
della sinistra moderata, che non
promuovono che una manciata di
Arabi o di Neri, di servizio o
manager in posti dai titoli roboanti ma dal potere limitato.
troppo presto per sapere se la rinascita dei movimenti popolari organizzati verr da una sinistra rivoluzionaria pi o meno laica e favorita dal comunismo francese oppure da una teologia della liberazione, cristiana o mussulmana, o
magari da una convergenza di queste diverse correnti. Quel che
certo, che la Francia popolare costituisce un mosaico che ha rifiutato
di riversarsi nella compartimentazione etnicista, quella che ha tentato Sarkozy. La rinascita verr da
movimenti capaci di farsi carico
della diversit del paese reale, capaci di avanzare un programma unificante in grado di dare risposte alle
giovani generazioni popolari senza
punti di riferimento. Questi giovani
non credono pi nei politici locali,
di quartiere, nellantirazzismo
morale ; essi manifestano inconsciamente un desiderio di politiche
globali, un desiderio di alternative
sociali radicali, assumendo il meglio
di quel che essi, malgrado tutto,
DISCRIMINAZIONI
DI SINISTRA
La diagnosi sulla responsabilit del
capitalismo liberista nella crisi
senza appello. Anche i dirigenti
francesi non tentano di negarlo. In
compenso, non si pu che constatare lesistenza a sinistra di discriminazioni che riprendono la vecchia divisione che fra laltro durante la guerra dAlgeria ha diviso
coloro che erano pronti a unirsi ai
diseredati, come essi sono realmente, in una comune lotta anticolonialista, anti-imperialista, rivoluzionaria, e coloro che credevano
malgrado tutto in uneennesima rifrittura della missione civilizzatrice
della Francia repubblicana. In questo modo la condiscendenza della
sinistra accomodante riprende i
suoi vecchi clich11.
Quando gli impiegati postali di
Bgles commettono atti illegali durante la loro legittima lotta, sequestrando il proprio superiore gerarchico, sono numerosi gli esponenti
della sinistra politica, sindacale e associativa che per principio li sostengono, che chiedono lannullamento dellincriminazione giudiziaria, che chiedono o esigono dai
giudici un giudizio clemente.
Quando sono i liceali a commettere
atti illegali in una lotta giudicata legittima, facendo picchetti duri allingresso delle loro scuole, molti dirigenti e de militanti li sostengono,
e chiedono lannullamento delle incriminazioni o un giudizio clemente.
Quand i marinai della SNCM che
unisce la Corsica al continente
prendono dassalto un battello,
commettendo in tal modo atti illegali nella loro lotta ritenuta legittima, sono numerosi i dirigenti e i
45
Diritti
UN
GLOBALISMO
C O M PA RT I M E N TAT O
46
Diritti
Note
1 Victor Hugo Discours sur la misre,
2005/11/08/inflammatory_language.htm
7 Queste azioni (le rivolte nda) talvolta
47
La stanza
R. G.
48
dellArte
Giosetta Fioroni
49
Diritti
Fuori
dall isola di pace
a cura di D.T.
LAICIT
50
convinzione civile e morale e persino politica. Mi sembrano affermazioni che calzano a pennello con
la contingente attualit, che ha visto
uomini delluno e dellaltro schieramento, in Parlamento, votare
pressoch unanimi contro le cosiddette quote rosa proposte da
Prestigiacomo ...
Rosetta Faccio una premessa. In
questi anni io mi ero fatta la convinzione di essere riuscita in qualche modo a trovare (e insieme a me
tante altre, ognuna parlando dal
suo ambito di ricerca) una sorta di
isola di pace: una nicchia, nel mio
caso questa della spiritualit, del fenomeno religioso, dentro cui tentare di intrecciare il pensiero della
differenza, l dove si accosta, l dove
si allontana... Io parlo per me, ovviamente: credevamo che questo
fare mondo che andavamo praticando, fosse anche trovare uno speciale luogo di passione, dove
ognuna arava, creava , e a forza di
far pezzetti faceva nascere anche
qualcosa di nuovo.
Non cos. Oggi questo spazio viene
continuamente abbattuto, altro che
dai cosacchi a Piazza San Pietro!
Oggi la legge sullaborto, ieri era
unaltra cosa, domani sar unaltra
ancora ... Non se ne pu assolutamente pi, diciamoci la verit, perch mentre noi stiamo lavorando,
esempio...
Ma cosa vediamo accaderci sotto gli
occhi? Vediamo che la nostra operazione politica di liberare da steccati ideologici la questione identitaria, per ri-definirla alloggi, si
trasformata in una pratica generalizzata, globalizzata, mondializzata,
di continuo sconfinamento luno
nel campo dellaltro, di assunzione
del terreno dellaltro senza nemmeno conoscere il proprio.
Metti la questione del rapporto tra
religiosit e laicit. Abbiamo detto
che non esiste pi la divisione credenti-non credenti, che siamo tutte
persone in ricerca, in relazione E
il risultato qual ? Che quel poco
che faceva non dico lidentit ma
perlomeno la fisionomia di un credente non pi significante. Adesso
sono tutti credenti! Tanto che per
parlare dellaborto e dei volontari
del movimento per la vita nei consultori Fassino dice: Io sono stato
dai gesuiti, quindi...; oppure,
Bertinotti giustifica l8 per mille e
dice che il Cardinal Ruini fa bene a
sostenere quel che afferma ... Ma
stiamo scherzando? Questo che
cosa produce? Intanto che non si capisce pi niente, che tutti parlano
la lingua dellaltro, mai la propria,
e il risultato la pi totale confusione babelica. Ruini si mette al posto della politica, il Presidente del
Consiglio si mette a fare il Papa...
Questo crea una insofferenza terribile nelle persone che come me cercano di lavorare sulla possibilit di
far intrecciare, di far comunicare,
di superare la potenzialit escludente dei discorsi rigidamente
identitari: ci si sente continuamente
invasi/e dalle identit altrui , continuamente aggrediti dal fatto che
quel poco che si era costruito viene
distrutto, viene banalizzato, viene
divulgato in maniera orribile. E la
reazione - uso questa parola politicamente significativa, perch non a
caso viviamo in un periodo reazionario - quella di difendersi, di tornare ad alzare barricate, di riprodurre lidea identitaria primigenia.
Delfina E in questa grande Babele,
Diritti
51
Diritti
quindi in una sorta di lingua primitiva scaturita dalla differenza maschile senza espressione di s, naturalmente, che li porta verso la violenza. In entrambi i casi, per tornare
alla tua prima domanda, di passi indietro non se ne parla proprio. Al
pi restano fermi in una postazione
rigida, che tanto pi rigida, tanto
pi fa venire i reumatismi, alla fine,
scricchiola, si rompe.
Delfina In Pater pontifex, infatti, leggiamo che Il passo indietro il precipizio, il baratro dellimpotenza
sessuale. E ingenuo chiedere che si
faccia per gentilezza, vano pretendere che si faccia per necessit
politica
della
modernit.
52
Diritti
Per questo vengono coccolate, vezzeggiate, diventano terreno di approfittamento (in politica si chiama
cooptazione) da parte di uomini,
che ne scelgono alcune soltanto.
Lesempio attuale, di ora, quel che
dice Prestigiacomo, le motivazioni
che costretta a portare per sostenere le quote in Parlamento. E verissimo tutto il discorso spicciolo
sulla discriminazione maschile
delle donne in politica, ma ci che
finisce per riportarci indietro che
esso si trasforma da tattica del momento - che va perseguita - a fondamento di identit: come se le
donne, appunto, avessero dentro il
loro DNA la capacit di salvare il
mondo.
Delfina Penso anchio che sia assurdo credere che siano le donne a
poter/dover salvare il mondo. Mi
viene anzi da dire che quella storia
che tu richiamavi e che pare ripetersi, le descrive sempre come occupate, al pi, a rammendarlo, a rimediarlo. C una copertina di Noi
Donne - il periodico dellUdi, che
a me piace ancora pensare come il
primo vero e proprio Laboratorio
di politica delle donne in Italia
(per parafrasare il libro scritto da
Luciana Viviani, Maria Michetti e
Margherita Repetto) - di molti anni
fa, che ogni tanto mi ritorna in
mente, quando sento qualche politico/a elogiare la maggior concretezza, o sensibilit, o disponibilit e
chi pi ne ha pi ne metta, delle
donne: rappresenta una giovane
donna accovacciata, intenta a ricucire tra di loro i brandelli dellItalia
cos ridotta dallennesimo malgoverno ... maschile, naturalmente, vista la composizione storica dei nostri governi e dei nostri parlamenti.
Insomma, oggi ancora la capacit
salvifica delle donne viene sovrapposta alla debolezza maschile
del momento, che non ci salva per
da quello che hai chiamato il colpo
di coda del patriarcato. Un colpo
di coda che pu essere violento, oppure tradursi, come in altra occasione hai avuto modo di dire, in una
sottrazione di tempo. Per lesattezza
53
Diritti
la frase tua Il minimo che ci tolgono, ci tolgono il tempo. Gli uomini, nel rapporto con le donne, nei
campi i pi diversi - adesso stiamo a
quello della politica, per esempio Il minimo che ci tolgono, ci tolgono il tempo...
Rosetta Io per non sono per dire
genericamente gli uomini, ci sono
anche donne che lo fanno. Se noi
abbiamo cominciato a dissodare la
terra, per usare la metafora di questo inizio di conversazione, questa
terra (che il primo nome del
mondo) chiederebbe tempo. Tutto
questo calpestio disordinato, bisognerebbe dire ... senza Dio, tale
perch non siamo capaci di darci il
tempo.
Faccio un esempio su come io vedrei politicamente il significato di
questa espressione: darsi il tempo.
Descrivo uno scenario di fantapolitica. Succede l11 settembre, vengono gi le torri, per atto terroristico del fondamentalismo islamico.
54
Resistenza
DAlema
e Mussolini
di Giovanni Pesce
Comandante Partigiano, medaglia doro al valor militare
LA
SULLA FINE DI
MUSSOLINI. DALEMA
PRESIDENTE
DEI
DS
55
Politica/Dibattito
Alcuni consigli
di libert
per chi sostituir
Berlusconi
di Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay
UNA
CONCEZIONE DELLO
STATO COME
STATO
56
TUTTO
CI DA CANCELLARE
chi di prova fondamentali per definire lidentit del centrosinistra rispetto allattuale governo sul piano
della concezione della libert. La
legge Bossi Fini sullimmigrazione
non solo una legge spietata: una
legge sbagliata perch contraddittoria e inapplicabile. Perch costringe alla clandestinit onesti lavoratori con famiglia a carico.
Impedisce alle donne migranti di
decidere liberamente di fare un figlio dato che laumento del nucleo
familiare, in presenza di un alloggio
non sufficientemente grande,
mette a rischio la permanenza dei
requisiti necessari al permesso di
soggiorno. Produce clandestinit
come strumento quasi necessario
(anche se mai sufficiente) di una
speranza di regolarizzazione. Crea
il rischio che le badanti dei nostri
anziani, nonostante la loro indiscussa utilit sociale, finiscano da un
giorno allaltro in uno dei Centri di
permanenza temporanea, strutture
che producono la lesione dei diritti
fondamentali dei detenuti e che
vanno chiuse e sostituite con altre
modalit, pi articolate e pi adatte
alla diversit delle situazioni, per
identificare gli irregolari.
Leccesso di detenzioni nelle carceri italiane, bombe di sovraffollamento, stato ampliato dalle scellerate politiche di governo.
Politica/Dibattito
Fisichella stato licenziato in tronco per essere stato fotografato ad una innocente festa gay nella capitale. A lAquila, il giudice Luigi Tosti, di religione ebraica, stato condannato a sette mesi di carcere per
essersi rifiutato di emettere le sue
sentenze, in nome dellintero popolo italiano, sotto il simbolo religioso di una parte, il crocifisso cattolico. E se uninsegnante di religione di una scuola pubblica stata
licenziata perch incinta, il Ministero dellIstruzione ha assunto dodicimila insegnanti di religione, scelti dalle curie, che a richiesta dei loro
vescovi potranno passare ad insegnare, nelle scuole statali, altre materie. Papa Ratzinger ha dato il via
ad una cacciata dei preti gay dai seminari che ha lodore di una pulizia etnica, mentre il governo esenta
dal pagamento dellIci i locali di
propriet ecclesiale, anche se utilizzati per attivit commerciali. Ad un
omosessuale catanese di 23 anni
che, con laria che tira dentro le caserme, aveva ottenuto di essere esonerato dal servizio di leva, stata ritirata la patente in quanto gay. La libert della scienza ostacolata dal
divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali. Il sacrosanto diritto ad un testamento biologico
che riporti alla volont del singolo
il consenso allaccanimento terapeutico crea scandalo anche nel
fronte progressista. Le persone
transessuali sono ostacolate nel sereno percorso di riconoscimento
della loro identit di genere. Alle
donne single stato proibito per
legge di procreare con assistenza
medica. Speriamo che il processo di
riforme annunciato dallUnione si
concretizzi in qualcosa di un po diverso dal catechismo della chiesa
cattolica.
57
Politica/Dibattito
Il pericolo di un
berlusconismo
senza Berlusconi
di Giulietto Chiesa
SENZA
LA PROPRIA FINE
58
punto interi settori del centro sinistra sono stati assorbiti nella spartizione, nelle scalate.
E, poich vanno a pranzo insieme,
non si vede perch non dovrebbero
mangiare insieme, in tutti i sensi.
Pensare che da questa gente possa
ancora emergere un programma
politico alternativo pura illusione. Quando un consigliere di circoscrizione torinese prende lo stipendio di un metalmeccanico, ovvio che la corsa al posto politico diventa lunica cosa che conta. E
quando gli apparati dei partiti sono
ormai composti di funzionari pubblici che fanno il doppio lavoro cio
usano il tempo pubblico per fare il
lavoro di partito, e usano il potere
pubblico per fare gli affari propri),
chiaro che non c pi nessuna
dialettica politica e la maggior parte
di quei funzionari segue la direttiva
di chi lha collocato nel famoso posto. Perfettamente logico, dunque,
che si riscontri una generalizzata separazione tra popolo e classe politica. Un tempo parlare di classe politica, almeno a sinistra, era uno strafalcione. Adesso la migliore descrizione dello stato di cose esistente. La politica divenuta una
professione, per giunta assai ben retribuita, direttamente e indirettamente. E la selezione dei quadri si fa per dire - avviene in base al
censo. Tant che lattuale ammini-
Politica/Dibattito
Alla vigilia di questa nuova campagna elettorale, di questa nuova partita a ping pong pi che mai presente la sensazione che i due antagonisti si trovino dalla stessa parte
del tavolo e trattino le regole del
gioco e le modalit di conservazione
del potere. Al lato opposto del tavolo
la societ civile, senza racchetta.
Quale allora deve essere la nostra
strategia, di chi non si sente rappresentato, di chi intende debellare
una volta per tutte il berlusconismo
dalla politica italiana e intraprendere la strada per la ripresa democratica del paese?
Innanzitutto le priorit: uneventuale vittoria di Berlusconi sarebbe
un colpo fatale per le basi democratiche di questo Stato. Se il centrodestra riuscisse a battere i suoi avversari (aiutato dalla legge proporzionale) o dopo il voto (con il crollo
prematuro del neonato governo di
centrosinistra) ci aspettano tempi
davvero bui, e assisteremo allo
smantellamento di ogni struttura
istituzionale del nostro Paese, dalla
Costituzione alla Presidenza della
Repubblica. Dunque il primo compito quello di unire tutte le forze:
dai partiti alle associazioni per togliere il potere ai lanzichenecchi
che lo hanno occupato.
Tuttavia questo sforzo non pu bastare. Rimanere chiusi dentro questa prospettiva non ci aiuta. Anzi
proprio questo angusto orizzonte
che favorisce le oligarchie del centro-sinistra. Chiunque critica loro
essi dicono sta oggettivamente
dalla parte di Berlusconi. Ma da
questa analisi emerge che stanno lavorando per un berlusconismo moderato, cio per un berlusconismo
senza Berlusconi. Bisogna cercare,
perquanto possibile, di rompere
questo inganno, ed esigere da coloro che saranno chiamati a rappresentare il popolo della sinistra
che rispettino il mandato ricevuto.
Contro la loro realpolitik dobbiamo semplicemente reclamare
una Realdemocrazia. Li paghiamo per questo.
Lo si deve fare con proposte sem-
59
Politica/Dibattito
60
Politica/Dibattito
WWW.lernesto.it
61
Politica/Dibattito
Lotta alla
precarizzazione,
difesa delle donne
e della libert
di Gloria Buffo
62
rebbe far corrispondere allaumento della flessibilit il rafforzamento delleconomia una favola e
il caso italiano ne la prova. Laltra
equazione per la quale sarebbe la rivoluzione tecnologica a imporre
flessibilit e precariet anchessa
infondata. Sono i rapporti di forza
a decidere cosa ne del lavoro a livello globale e in ogni singolo paese.
Lavorare da precari invade la vita,
diventa una condizione umana e
non solo lavorativa. Questa galassia
costituisce la nostra banlieu e contrastare la precariet deve essere il
punto di forza del programma
dellUnione e ancor pi della sinistra. Ne discende che lobiettivo
non pu essere, come si sente da diverse parti anche nella sinistra, semplicemente quello di abolire gli eccessi, smussare le punte, cancellare
le figure pi perverse dalla legge30.
Su questo terreno si gioca il modello
sociale: una coalizione che persegua davvero un cambiamento sociale e economico fa del contrasto
frontale alla precariet un architrave della sua politica. Limitarsi a
mitigare il peggio non produce alcuna trasformazione di rilievo.
E un dato di fatto che ad oggi nellalleanza si confrontano due approcci: quello di chi sostiene che la
flessibilit altra cosa dalla precariet e per evitare questultima sufficiente dotarsi di adeguati ammor-
tizzatori sociali; e quello che si propone di instaurare un circolo virtuoso tra lavoro di qualit e modello
economico avanzato. Nel secondo
caso si tratta di prevedere che il lavoro a tempo determinato e flessibile sia uneccezione non reiterabile, che sia dotato dei diritti e delle
garanzie necessarie e che costi di
pi del lavoro a tempo indeterminato. A questo proposito bene essere espliciti: la formula il lavoro
flessibile non pu costare di meno,
contenuta nei materiali preparatori
del programma del centrosinistra,
possieda ancora un margine di indeterminatezza. Anche se la considero un passo avanti rispetto a
tempi anche recenti.
Io non dimentico lerrore commesso nella scorsa legislatura di non
aver voluto approvare neppure una
legge blanda a tutela dei lavoratori
atipici. E temo un altro errore oggi.
Quando si dice che la legge30 non
va abrogata ma migliorata si rischia
di commettere lo stesso sbaglio: presentarsi annunciando che noi correggeremo le politiche della destra
ma non opereremo unautentica
svolta una linea che ci ha gi fatto
perdere le elezioni nel 2001. Senza
innamorarsi delle bandiere o delle
formule vorrei chiedere a chi non
vuole labolizione della legge30 che
cosa intende salvare e cosa ci dovrebbe frenare dal mandare un se-
Politica/Dibattito
63
Autonomia comunista
e nuove relazioni a sinistra
I comunisti tedeschi
e la Linkspartei
INTERVISTA
PRESIDENTE
64
HEINZ STEHR,
DEL PARTITO COMUNISTA
TEDESCO
(DKP)
prima, gli interessi del capitale dominano le relazioni politiche, tuttavia, noi dobbiamo esser capaci di
raccogliere la maggioranza intorno
ai nostri obiettivi. Come prima, si
puntato troppo sul terreno parlamentare. Senonch, unalternativa
alla politica della grande coalizione,
una diversa e nuova politica, potranno essere praticabili solo se le
lotte extraparlamentari verranno
condotte in un quadro nuovo, con
nuova intensit e con nuovi contenuti. Senza azioni di massa e senza
azioni dei lavoratori contro la chiusura di luoghi di lavoro, senza una
diretta pressione contro i rappresentanti del grande capitale, senza
grandi dimostrazioni, che mettano
in movimento centinaia di migliaia
di persone, nessun obiettivo progressista potr essere raggiunto.
Un ulteriore problema che in una
parte della sinistra il dibattito politico-sociale poco sviluppato. Il
neo-liberalismo non un incidente
di percorso del capitalismo: al contrario, si tratta del capitalismo del
nostro tempo, di qualcosa di obiettivamente necessario per gli interessi del capitale. Abbiamo bisogno,
dunque, di dibattere anche sui rapporti sociali dellodierno capitalismo.
Cosa ti aspetti da questa convergenza di forze nella Linkspartei?
65
Un progetto
che abbandona
la prospettiva
del socialismo
PUBBLICHIAMO
EUROPEA,
66
IL DOCUMENTO DEL
SVOLTOSI AD
ATENE
PARTITO
COMUNISTA SLOVACCO
Oggi del tutto evidente che la socialdemocrazia ha perso la sua immagine originaria e il suo spostamento a destra ormai un fatto assodato della scena politica europea.
E' davvero indispensabile formulare in modo chiaro l'identit della sinistra, in modo che essa non faccia
la fine della socialdemocrazia. E' necessario sviluppare ulteriormente la
nostra eredit marxista e riaffermare
in ogni documento il nostro fine ultimo, quello del socialismo come alternativa al capitalismo.
Le tesi politiche della Sinistra europea, secondo il KSS, si lasciano andare alla retorica e abbandonano le
direttrici fondamentali che definiscono l'identit dei partiti di sinistra.
Invece di sviluppare il marxismo,
nel documento si fa riferimento a
Marx solo per quanto concerne la
sua concezione sull'alienazione del
lavoro. Il KSS del parere che si
debba sviluppare ulteriormente
l'insegnamento di Marx, per adeguarlo alle necessit del nuovo tempo. Il KSS rispetta le idee neo-marxiste come anche l'idea di una moderna sinistra alternativa. Ma fa anche appello alla continuit. Non possibile ignorare tutto ci che si raggiunto in 55 anni di movimento
operaio e comunista. Dopo due secoli di lotta contro il capitalismo,
ora la sinistra europea, come il sog-
(dallintervento del Partito Comunista di Boemia e Moravia alla Conferenza internazionale dei
Partiti comunisti Atene, 18-20 novembre 2005)
67
Movimento comunista
Si svolta ad Atene
dal 18 al 20 novembre 2005,
con la partecipazione
di 73 organizzazioni
Conferenza
internazionale
dei partiti comunisti
e operai
PUBBLICHIAMO
68
Movimento comunista
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69
Movimento comunista
14. Azioni contro il piano del Grande Medio Oriente. Solidariet attiva col popolo irakeno, per la fine
delloccupazione ed il ripristino
della sovranit nazionale del paese.
Solidariet ai popoli libanese e siriano nella loro lotta contro le pressioni imperialiste e linterferenza
negli affari interni dei loro paesi.
Respingiamo le minacce imperialiste contro lIran ed esprimiamo la
nostra solidariet al suo popolo
nella sua lotta per la pace, il progresso, i diritti democratici e la giustizia sociale. Intensificare le azioni
di solidariet con le forze amanti
della pace in Israele. Stabilire una
giornata internazionale di lotta con-
WWW.lernesto.it
70
Internazionale
La via arancione
al capitalismo
di Mauro Gemma
71
Internazionale
72
gine contadina.
I massacri nazisti pro v o c a rono imme diatamente un possente movimento di re sistenza che ha contribuito a radicare in
questa repubblica di partigiani un pa triottismo con basi territoriali e multi nazionali.
I veterani, ricollocati nellindustria mi litare e nellesercito alla fine della guerra,
hanno costituito fino ai giorni nostri, un
ambiente sociale dotato di grande in fluenza poich hanno contribuito a le gittimare il poderoso settore militare-in dustriale8.
E proprio a partire dal secondo dopoguerra che la Bielorussia ha conosciuto uno sviluppo impetuoso
che le ha addirittura permesso di sopravanzare gli standard della stessa
Russia, e di trasformarsi in uno dei
poli industriali di avanguardia di
tutta lUnione Sovietica.
Il dispiegarsi, a partire dal 1985,
della perestrojka (che stata segnata in Bielorussia dai tragici effetti della catastrofe nucleare di
Chernobil, in Ucraina a pochi chilometri dal confine), e, dopo il fallimento dellesperimento gorbacioviano, nellagosto 1991, laffermazione di forze nazionaliste tanto aggressive, quanto prive di un reale
consenso di massa, hanno diffuso
nel paese la paura della perdita definitiva di quei vincoli economici
tradizionali con lo spazio sovietico
che in quel momento veniva scientemente spinto al dissolvimento
dalla dissennata politica delle elites
compradore giunte al potere in
Russia, sotto la guida di Boris Eltsin
- considerati vitali dalla maggioranza della societ locale.
Ladesione acritica delle elites nazionaliste, impadronitesi del potere, allideologia neoliberale, e,
allo stesso tempo, lavvio di una politica estera improntata alla totale
subalternit alle strategie di aggressiva penetrazione imperialista nel
nuovo immenso mercato emerso
dalle macerie dellURSS, hanno
provocato, fin dallinizio, una resistenza sociale al processo di riforme, sconosciuta allora nelle altre repubbliche ex sovietiche, a cominciare dalla Russia, dove nep-
pure il Partito Comunista, messo fuorilegge senza alcuna resistenza e apparentemente in preda alla paralisi
e allo sbando, sembrava in grado di
prospettare alcuna alternativa alle ricette dei locali Chicago boys.
A limitare il consenso attorno alle
forze di governo, raccolte attorno al
movimento separatista Adradzennie (Rinascita) e capeggiate dallo
speaker del locale Soviet Supremo
Stanislau Suskievic, contribuiva anche il loro nazionalismo esasperato,
caratterizzato da un richiamo astratto ad unidentit della Belarus, assolutamente estraneo alla stragrande maggioranza dei cittadini
bielorussi, agitato fondamentalmente da movimenti dellemigrazione antisovietica e da gruppi eredi
del collaborazionismo filo-nazista, e
accompagnato da un programma di
violenta derussificazione di una
societ, in cui ci avrebbe significato danneggiare quasi la met dei
nuclei famigliari. Questa nuova artificiosa ideologia di Stato apparsa cos improponibile per la stragrande maggioranza dei bielorussi
e continua ad esserlo tuttora, nonostante tutti gli sforzi profusi dallopposizione per tentare di convincere del contrario i propri protettori occidentali.
E in questo contesto che ha potuto
affermarsi una figura come quella
di Aleksandr Lukashenko.
Lukashenko, tra i pochi coraggiosi
parlamentari che, nel dicembre
1991, si erano pronunciati contro la
dissoluzione dellURSS, e noto per
il suo rigore nella lotta contro la corruzione dilagante con lavvento del
nuovo regime, nelle elezioni presidenziali del 1994, sbaragliava, ottenendo l81,7% dei voti, il suo avversario, il primo ministro Viaceslau
Kiebic.
Il nuovo presidente indicava da subito quello che sarebbe stato lobiettivo strategico di tutta la sua
azione, da lui perseguito con ostinata coerenza: lavvio del processo
di ricomposizione dellunit politica ed economica almeno delle repubbliche europee dellex URSS, a
cominciare dalla Russia 9.
Internazionale
73
Internazionale
74
pu contare sulla felice congiuntura di un mercato energetico tornato in larga parte sotto controllo
statale, la Bielorussia mostra risultati economici di tutto rispetto e una
sostanziale tenuta dello stato sociale.
Il gi citato Prigarin, nellanalizzare
le statistiche fornite dagli stessi organismi dellONU, afferma che la
stessa Russia stando ai risultati del
2004, segue la Bielorussia di otto posi zioni, pur trovandosi in testa al gruppo
dei paesi mediamente sviluppati 12.
Tali dati sono ben conosciuti nei
paesi dellex URSS e non mancano
di suscitare le simpatie di parte considerevole della loro opinione pubblica. Ad esempio, un sondaggio, effettuato ai primi di novembre 2005
da un autorevole istituto demoscopico russo (l Istituto nazionale di
inchieste regionali e tecnologie politiche) rilevava che, tra i cittadini
della
Federazione
Russa,
Lukashenko attualmente di gran
lunga il pi popolare tra i leader dei
paesi della Confederazione degli
Stati Indipendenti (quasi il 60%
delle preferenze contro il 20% di
Juschenko). Del presidente bielorusso verrebbero apprezzati proprio lo spirito di indipendenza nei
confronti delle pressioni esterne, la
coerenza con cui si batte per i processi di integrazione nello spazio
post-sovietico e la cura con cui ha inteso preservare il sistema di garanzie sociali, ereditato dal passato sovietico.
Naturalmente le linee di politica
estera della Bielorussia e le sue relazioni commerciali con il resto del
mondo sono apparse pienamente
coerenti con le scelte sociali ed economiche della politica interna.
Anche questo contribuisce a spiegare le ragioni della dura ostilit occidentale. In un continente europeo, ormai integrato nella NATO e
soggetto agli obblighi derivanti dalladesione al sistema di alleanze dellimperialismo, difficile rassegnarsi alla presenza di un governo
che rifiuta di applicare una politica di
privatizzazioni senza limiti e che coopera
con la Russia, la Cina, lIran, il
Internazionale
NOTE
1La Bielorussia (Russia Bianca), stato cusci netto tra la Russia e i paesi dellEuropa orientale
e baltica, si estende per 207.600 Kmq. I bielorussi,
che parlano una lingua slava orientale come il
russo e che praticano per l80% la religione cri stiana ortodossa, costituiscono il 78% della popo lazione di circa 10 milioni di abitanti. La parte re stante rappresentata da 1.400.000 russi, da
400.000 ucraini e da alcune centinaia di migliaia
di polacchi. In virt di un plebiscitario voto refe rendario, il bielorusso e il russo sono considerati lin gue ufficiali dello stato. Dallagosto 1991, il paese,
divenuto indipendente, ha assunto il nome di
Repubblica di Belarus. Tale denominazione, tut tora in uso, ha provocato numerose riserve, in
quanto riprende la trascrizione tedesca di Bielo russia, adottata durante loccupazione nazista.
2 Una cronaca dettagliata di questi ultimi avve nimenti stata fornita dalle agenzie ufficiali russe:
in particolare in http:// www. rian.ru e http://
www.strana.ru.
3 Paul Labarique. La Bilorussie sous pression. 15 fvrier 2005. http://www.voltairenet.org/article16220.html#article16220
4 Ad esempio, John Laughland, fiduciario del
British Helsinki Human Rights Group, ha di mostrato linfondatezza delle accuse rivolte a
Lukashenko di aver commissionato lassassinio di
alcuni oppositori politici, scoprendo che essi risiede vano tranquillamente a Londra. www.guardian.
co.uk , 22 novembre 2002. La traduzione dellarti colo, con il titolo Il racket di Praga in http://
www.resistenze. org/ - popoli resistenti bielorussia 16-12-02.
5 Bruno Drweski Maitre de confrences all Institut national des langues et civilisations orien tales (INALCO). Direttore della rivista Le Pense
Libre e amministratore di Rseau Voltaire. Tra i
suoi lavori, La Bilorussie, PUF, Paris, 1993.
6 Bruno Drweski. Les Bilorusses redoutent
la dmocratie de march . 28 avril
2 0 0 5 h t t p : / / w w w. v o l t a i r e n e t . o r g / a r t i c l e
16928.html#article16928
7 Ivi
8 Ivi
9 Lukashenko, ancora recentemente nella sede au torevole del Vertice ONU dei Capi di Stato, ha vo luto esprimere un giudizio positivo in merito alle sperienza storica sovietica: LUnione Sovietica,
nonostante tutti gli errori dei suoi dirigenti,
rappresentava allora fonte di speranza e di sostegno per molti stati e popoli. LUnione
75
Internazionale
Il pi battagliero e deciso
avversario dell' Alca a Mar
del Plata stato il Presidente
del Venezuela Hugo Chvez
che ha partecipato
da acclamato protagonista
anche al Controvertice dei Popoli
Alca:
un dispotismo
economico
di Alessandra Riccio
direttrice di LatinoAmerica
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Internazionale
77
Internazionale
78
Separare e contrapporre
un Che bravo a un
Fidel Castro cattivo
un aspetto non recentissimo
ma persistente
di questa campagna
di Sergio Cararo
CONTINUIT TRA
F I D E L C A S T R O E C H E G U E VA R A
Il 18 novembre scorso, Fidel Castro
ha tenuto alluniversit dellAvana
un discorso particolarmente importante. In esso ha rilanciato loffensiva
politica e culturale contro quelli che
79
80
LE
POLEMICHE SUL
CHE
SBAGLIANO BERSAGLIO
LE COSE
AL LORO POSTO
Note
cazione dei Problemi economici del sociali smo da parte di Stalin e ad un durissimo
scontro anche dentro il XIX Congresso del
PCUS nel 1951.
6E impressionante come anche una rivista
81
La crisi di cultura
e il pensiero di
Ludovico Geymonat
di Fabio Minazzi
Ordinario di Filosofia teoretica
Universit degli Studi di Lecce
Poich il centro della cultura proprio questo: verit, ma verit relativa, verit approfondibile, verit
modificabile, verit che porta anche
alla contraddizione, verit che non
si basa soltanto sopra la ragione (la
razionalit nel vecchio senso del
termine per intenderci), ma fa
riferimento ad una razionalit pi
ampia e flessibile (donde lesigenza
di ampliare e di dilatare il concetto
stesso di razionalit). Cos affermava Ludovico Geymonat, in una
sua relazione dapertura del congresso internazionale di Varese, dellottobre 1985, dedicato a La rina scita della filosofia della scienza e della
storia della scienza in Italia dagli anni
Trenta ad oggi.
1. G E Y M O N AT
E IL TEMPO PRESENTE
82
rapporto multifocale, non mai univoco, nella cui ridefinizione possiamo (e dobbiamo) rimetterci in
gioco. Tra la contemporaneit e il
passato esistono molteplici permanenze e vari distacchi, rapporti di vicinanza e, persino, di una certa congruit, ma anche rapporti di diversit e di notevole distanza. Conti nuit e discontinuit si intrecciano
sempre in modo dialettico e problematico. Non solo: in questo quadro anche la continuit, di per s,
non sempre e unicamente positiva, come, al contrario, anche la differenza/estraneit non sempre, di
per s, meramente negativa. Semmai
positivit e negativit dipendono, a
loro volta, da molti altri fattori, alcuni dei quali, inevitabilmente, si intrecciano proprio con il particolare
punto di vista di chi opera questa sua
rilettura del passato.
Ma anche vero che il tempo passato rischia di gettare un velo doblio sul tempo sempre pi distante
dal nostro presente, il quale urge e
tiranneggia con tutte le sue miopie
e i suoi molteplici diktat. Non per
nulla, anche proposito dellopera
intellettuale e civile di Geymonat,
persino nello stessa Rifondazione, vi
sono molti che non ricordano - o,
addirittura, non sanno neppure che proprio questo filosofo fu, con
alcuni pochi altri intellettuali e militanti, tra i primi promotori di
Rifondazione, cui partecip con no-
R E L AT I VA
E OGGETTIVIT STORICA
DELLA CONOSCENZA
83
Sono proprio queste due considerazioni che inducono Geymonat a sviluppare una disamina assai articolata non solo del complessivo patrimonio tecnico-scientifico dellumanit, ma anche a tener presente il
ruolo, la funzione e lincidenza della
storia della scienza (e della tecnica)
entro il cambiamento concettuale
sempre attuato nel divenire incessante della conoscenza umana. Non
solo: questa visione plastica ed articolata del sapere umano e della sua
storia basata su progressivi approfondimenti critici lo ha anche indotto a ripensare seriamente la dialettica esistente tra le singole teorie
scientifiche e il patrimonio conoscitivo dellumanit. Ma questa disamina stata poi svolta da Geymonat
riconoscendo il ruolo fondamenta e
irrinunciabile che la stessa dimensione della tecnologia svolge sia nellambito della ricerca scientifica, sia
nellambito del mondo della prassi.
Col risultato che questa sua visione
panoramica e problematica del sapere scientifico lo ha indotto anche
a ridefinire la stessa immagine della
razionalit, avvertendo lesigenza di
dilatarla, utilizzando, in modo intelligente, la stessa nozione della dia lettica marxista. Inoltre, questo recupero del ruolo euristico della dialettica nellambito della nostra immagine filosofica del sapere scientifico lo ha spinto a tenere nel debito
conto anche le contraddizioni storico-economico-sociali che sempre
hanno permeato la storia umana fin
dalle sue pi remote antichit.
Prendendo le mosse da questa assai
complessa base epistemologica e filosofica Geymonat ha cos delineato
una nuova visione dialettica e materialistica della conoscenza della
realt grazie alla quale non solo ha
rinnovato la sua percezione critica
del marxismo - ponendo al centro di
questa tradizione di pensiero e di
azione il problema della natura, il
materialismo e il ruolo che la scienza
e la tecnica possono svolgere anche
nel quadro di un articolato processo
politico di emancipazione sociale ma ha anche ripensato i rapporti che
si instaurano nel quadro della societ civile tra le singole teorie giu84
DELLA
G E Y M O N AT
Naturalmente, come sempre accade, anche la prospettiva di Geymonat, per la sua stessa articolazione problematica complessiva,
non esente da molti aspetti che
possono e devono essere discussi,
criticati e ripensati. Personalmente
ho cercato di sviluppare questi rilievi
critici e questo possibile ripensamento complessivo della sua opera
filosofica e intellettuale in due miei
Cultura
Il comunista
NEL
86
Walter Ferranini un ceppo di vecchio ulivo nodoso; i suoi cerchi concentrici sono intagliati nella materia organica di unintima solitudine, anche se assorbita dal brulichio di luoghi vocianti, dagli aspetti
umani capricciosi e, talvolta, raccapriccianti. La pasta quella di una
personale schiettezza estetica, si affabula con un significato pi fantasioso del termine ingenuo: ossia nato
libero. Se da un punto di vista strettamente etimologico questa parola
affonda le radici in una condizione
pratica di libert storica, in senso
lato mi piace immaginare uningenuit che cammina sul versante positivo della libert umana di pensiero. Tra i travagli di una cultura sociale in trasformazione, Walter rappresenta proprio questo nocciolo di
ingenuit; e offre a Guido Morselli,
cos come altri personaggi dei suoi
romanzi, loccasione per restituire
alla natura la sua propria responsabilit cosmica, lo stato che compenetra luomo naturalmente.
Questo approccio gi a suo modo
una reazione culturale di spessore:
fra tanta letteratura antropocentrica, di fattura tipicamente occidentale, che costringe alla personificazione agglomerati celesti e corpi
negli anni 20 era toccato ai socialisti, oggi il suo turno a sperimentare la tentazione a doppia lama del
riformismo, graduale ma che si insinua di taglio, mentre i massimalisti pi intransigenti si muovono alla
ribellione tanto verso il processo di
imborghesimento della gerarchia,
quanto verso lappiattimento del
polso sociale delle masse.
Il protagonista vede invece, vuole
vedere, alla luce del marxismo, ogni
gesto della vita di relazione: lidealit di un comunismo davvero applicato confluisce nellinterazione
politica e sociale della sua vita, ma
anche in quella intima e privata, nel
rapporto con una donna e in quello
con gli amici. La marxizzazione
del reale per Walter uno stile di
vita inciso nei sedimenti di ogni sua
esperienza psicologica. Sgorga in
lui spontanea, quindi, la contrapposizione viscerale verso la sinistra
appannaggio degli specialisti eruditi, che hanno al problema un approccio parziale, estraneo alla complessit di tutto quel dentro se
stessi che si sfalda in plateali contraddizioni.
La dualit che Ferranini sente in
questa razza di comunisti causa di
una repulsione a pelle; e ogni volta
che se ne imbatte le parole di Marx
gli rimbalzano da una cellula allaltra della mente: la borghesia ha
enorme forza assimilatrice, trasforma la
gente a sua immagine e somiglianza. Sta
cominciando lentamente, subdolamente il percorso strisciante di
quello che diventer, in meno di un
ventennio, il pensiero unico della
monocultura borghese, e questo
monito percorre silenzioso come
un brivido tutto il romanzo, ne intride di razionale preveggenza ogni
capitolo. Il deputato Ferrranini entra ogni giorno in parlamento, dov stato proiettato dalla maturazione di un lavoro partito dal fondo,
quel fondo di una Reggio Emilia
proletaria e rossa come il sangue degli uccisi. A Roma soffre per, lidiosincrasia tra i due mondi quasi
una sensazione tattile: a Reggio gli
operai, il confronto con il lavoro
che annichilisce il tempo e le ener-
Cultura
87
Cultura
giudicarono, usarono.
Il Comunista rimane un testo di profonda attualit per il gioco di contrasti irrisolti che sempre si contendono lideale. C ancora da interrogarsi circa lasservimento delle risorse e del lavoro da parte del profitto tout court nella fetta di universo
che conosciamo; c da chiedersi
rousseaunianamente, insieme a
Morselli, dove ci ha portato la prevaricazione a oltranza dello stato di
natura. C da interrogarsi, e
quanto, sulla pulizia morale dellintelligenza politica e sui freni che
non sa tirare
Il programma.
Prima di tutto
scritti di
Gino Barsella, Elisabetta Basile, Paolo Berdini, Bianca Bracci Torsi,
Emiliano Brancaccio, Desi Bru n o , A l b e rto Burgi o , Cosimo Marco Cal,
Maria Campese, Mariella Cao, Bruno Casati, Andrea Catone, Claudio
Cecchi, G i u s eppe Chiara n t e, Giulietto Chiesa, Francesco Ciri g l i a n o , don
Fabio Corazzina, Alessandro Curzi, Marco Dal Toso, Salvatore Distefano,
Vladimiro Giacch, Fosco Giannini, Claudio Grassi, Augusto Graziani, Dino
Greco, Pierpaolo Leonardi, Sergio Lo Giudice, Francesco Maringi, Cristina
Mataloni, Enrico Melchionda, Domenico Moro, Francesco Nappo, Giorgio
Nebbia, Simone Oggionni, Massimo Pasquini, Gianluigi Pegolo, Armando
Petrini, Felice Roberto Pizzuti, Massimo Rendina, Marina Rossanda, Paolo
Sabatini, Renato Sacristani, Alessandro Santoro, Emilio Santoro, Guglielmo
Simoneschi, B runo Steri, Francesca Stroffolini, Rocco Tassone, Delfina
Tromboni, A l e s s a n d ro Valentini, Francesco Vignarca, Massimo Villone,
Stefano Zolea, Alberto Zoratti
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Cultura
La tigre
e la neve.
Benigni
e la falsa poesia
89
Cultura
Recensioni
Recensioni
terroga sul suo essere o meno liberale. Losurdo ricorda che, allinterno del pensiero liberale, si possono delineare due tendenze, peraltro idealtipiche: luna che si dimostra sostanzialmente sorda alle rivendicazioni di quanti non appartengono alla comunit dei liberi,
laltra che si mostra pi consentanea
rispetto alle lotte per il riconoscimento che gli esclusi intraprendono nelle metropoli e nelle periferie del mondo borghese. Il problema
che se lobiettivo di migliorare le
condizioni delle masse popolari
viene utilizzato come pretesto per incidere sulla possibilit dellimpresa
di regolamentare luso della forza-lavoro sulla base di libere stipulazioni
fra datori di lavoro e lavoratori o, addirittura, sulla libera disponibilit
del reddito dimpresa da parte del
suo proprietario, di fatto ci si viene
a collocare al di fuori del liberalismo.
quanto, ad esempio, rimprovera
Herbert Spencer, sul finire
dellOttocento, a coloro che si propongono di introdurre disposizioni
normative che vietino loccupazione
dei fanciulli di et inferiore ai dodici
anni, costringano i genitori a inviare
i figli a scuola, sottopongano a regolamentazione il lavoro in fabbrica (e
in particolare il lavoro delle donne)
o, addirittura, prevedano lassicurazione obbligatoria per le malattie e
la vecchiaia: agli occhi del liberale inglese, spiega Losurdo, costoro cessano di essere liberali per approdare a un nuovo conservatorismo
(New Toryism), giacch non fanno
altro che gonfiare lo Stato, allargando larea della coercizione e restringendo quella della libert di
contratto e dello sviluppo autonomo
dellindividuo.
Se dunque, nellottica liberale,
conservatrice ogni posizione che rivendichi unespansione del ruolo e
della responsabilit dello Stato, non
possibile includere Keynes che
esplicitamente domanda un maggiore intervento dello Stato nellottica, addirittura, di governare landamento del processo economico
nella sua interezza fra i liberali: la
sua , inevitabilmente, una posizione
conservatrice (come gli rimprover
Friedrich von Hayek). E al pari di
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Recensioni
Il falso mito
degli italiani
brava gente
AL
LA GUERRA
B R I G A N TA G G I O
zionale, dal processo di unificazione alla seconda guerra mondiale, ha preso in esame solo alcune
fra le pi gravi imprese delittuose
compiute dagli italiani in patria e allestero. Il quadro che ne emerge dimostra come il nostro popolo si sia
comportato in modo brutale, esattamente come altri popoli in circostanze analoghe. Sotto accusa il
falso mito dellitaliano buono,
una sorta di artificio ipocrita, dietro il quale si sono consumate, ma
anche nascoste infamie di ogni tipo.
Indicando fonti ed una ricchissima
bibliografia, questo viaggio allucinante, dopo unampia introduzione sul difficile cammino degli italiani verso lunit del paese, inizia
proprio da casa nostra, dalla cosiddetta guerra al brigantaggio. Una
pagina poco studiata e soprattutto
colpevolmente misconosciuta,
forse per non intaccare altri miti risorgimentali.
Il movimento di rivolta ebbe inizio
subito dopo lunificazione, nel 1861
in Basilicata. Animato da bande entro cui erano confluiti migliaia di
soldati dellesercito borbonico, accanto a braccianti senza terra e paesani che rifiutavano la leva obbligatoria e gli inasprimenti fiscali, si
estese rapidamente alle altre regioni del sud. Per reprimerlo fu-
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Recensioni
IN AFRICA ORIENTALE
LItalia sbarc in Africa con propri
corpi di spedizione negli ultimi decenni dellottocento. La prima impresa porta la data del febbraio 1885
con linvio dei primi contingenti
per prendere possesso del porto di
Massaua in Eritrea. Successivamente nellottobre del 1911 prese il via
la campagna per la conquista della
Libia.
Non ci fu alcuna missione civilizzatrice ma solo una brutale segregazione delle popolazioni locali, costrette al lavoro forzato e a subire il
sistematico saccheggio delle proprie ricchezze. In Eritrea furono allestiti campi di detenzione per migliaia di oppositori, tra gli altri il famigerato penitenziario di Nocra,
ma anche tollerata la tratta degli
schiavi, i cui scambi venivano registrati con tanto di marche da bollo
italiane. In Libia furono erette forche ovunque. Migliaia le sentenze
capitali arbitrariamente eseguite ed
innumerevoli le rappresaglie. La deportazione di libici in Italia nelle
isole Tremiti rappresent una delle
pagine pi vergognose di questa oppressione coloniale, allorigine di
centinaia di decessi anche fra vecchi e bambini. In un rapporto di un
tenente colonnello al proprio generale si arriv anche in quegli anni
a scrivere di distinti ufficiali che raccontavano orgogliosi di arabi trovati feriti gravemente inondati di
benzina e bruciati, di altri gettati
in pozzi e chiusi dentro, di fucilati
senza alcuna ragione che quella di
un feroce capriccio.
In Libia, Eritrea, Somalia ed Etiopia
intere regioni furono messe a ferro
e fuoco. Si bombardarono i civili e
si deportarono, come nel caso della
cirenaica, intere popolazioni, costringendo migliaia di persone a
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UNA
DI
STIRPE
CRUDELI GUERRIERI
IL
FILO NERO
Recensioni
vile, ha deciso scientemente di occultare, attraverso decisioni governative, tutta la documentazione relativa ai responsabili, garantendo
agli aguzzini unassoluta impunit
E la stessa nazione che ha negato ai
governi della Jugoslavia, Albania e
Grecia, la lunga lista dei propri criminali di guerra. Lunico paese in
Europa occidentale che ha conosciuto nel dopoguerra un feroce terrorismo stragista di marca fascista,
con centinaia di vittime innocenti,
nel contesto di ripetuti tentativi di
eversione dellordine democratico
con il coinvolgimento di ampi settori dello Stato, non riuscendo mai
ad ottenere giustizia nella aule dei
suoi tribunali.
Il mito degli italiani brava gente
ne esce, in conclusione, in frantumi. Un popolo, il nostro, n migliore n peggiore di tanti altri.
Un ultima annotazione. Il libro di
Angelo Del Boca meriterebbe certamente di essere adottato come testo
nelle scuole medie superiori, oltre
che inserito nei corsi per gli studi
universitari. Non il solo lavoro pregevole di questi anni su aspetti poco
conosciuti o travisati della storia del
nostro paese. Citiamo, fra gli altri,
Italiani senza onore di Costantino
Di Sante (Ombre Corte Edizioni),
Operazione Foibe. Tra storia e
mito di Claudia Cernigoi (Kappa Vu
Edizioni) e Un campo di concentramento fascista. Gonars 19421943 di Alessandra Kersevan (Kappa Vu Edizioni). Ci fa ben sperare.
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APPELLO
PER LA LIBERAZIONE
DI MARWAN
BARGHOUTI
Marwan Barghouti stato sequestrato
nei Territori autonomi palestinesi nell'aprile
del 2002 durante l'operazione scudo difensivo che
ha stracciato definitivamente quello che restava degli accordi di Oslo con la rioccupazione israeliana dei territori amministrati
dall'Anp. Il sequestro, il trasferimento e la detenzione in Israele di Barghouti, parlamentare palestinese, stata un'ulteriore illegalit del governo israeliano. Il 6 giugno 2004, annive rsario dell'occupazione militare del 1967, Marwan viene condannato a 5 ergastoli pi 40 anni di carcere. Oggi la sua detenzione appare in fl agrante contraddizione con varie norme di diritto internazionale, contenute, fra
l'altro, nella IV Convenzione di Ginevra del 1949 e negli accordi fra Israele e
Palestina.
Marwan, segretario di Al Fatah in Cisgiordania dopo aver trascorso molti
anni nelle carceri israeliani durante la prima Intifada stato deportato ed
ha vissuto in Tunisia. Tornato in Palestina, dopo gli accordi di Oslo, di cui
stato protagonista, non mai stato considerato un tunisino, un leader
ritornato dall'esterno. Si battuto con altri parlamentari per la trasparenza
dell'autorit nazionale palestinese e contro la corruzione ed stato in larga
parte il dirigente che ha saputo spiegare e far accettare alla popolazione dei
campi profughi l'accordo di Oslo. Lo ripeteva anche quando era gi in clandestinit, dopo che il 23 settembre 2001 venne emesso il mandato di cattura
contro di lui: Non c' altra strada di un negoziato che porti alla realizzazione
di uno Stato palestinese in coesistenza con lo Stato israeliano... Israele deve cessare l'occupazione militare e applicare le risoluzioni Onu. Durante il suo
processo, la sua difesa stata un atto d'accusa contro l'illegalit dell'occupazione militare e pur rivendicando il diritto sancito dalla
Convenzione di Ginevra, alla difesa anche armata del popolo palestinese contro il dominio coloniale e militare, ha condannato ogni attacco palestinese contro i civili israeliani e ribadito la sua volont di arr ivare con Israele ad una pace giusta. Nelle elezioni del 9 gennaio, che hanno
Per informazioni
visto la vittoria di Abu Mazen per la presidenza dell'Anp, Marwan pur ace adesioni:
clamato da ampi settori della sua popolazione, ha rinunciato a candidarsi.
barghoutilibero@yahoo.it
Con questo suo gesto ha dimostrato ancora una volta di avere a cuore l'unit del popolo palestinese. Con dignit ha chiesto solo che in ogni negoziato la liberazione dei prigionieri politici sia una priorit. Oggi Marwan non
rappresenta solo le migliaia di palestinesi rinchiusi nelle carceri di Israele per la sola
colpa di essersi opposti all'occupazione israeliana, ma anche la volont e il pro t agonismo di una nuova leaderships che vuole afferm a rsi e consolidarsi dopo la scomparsa del Presidente Arafat. Con questa leaderships si dovr fare i conti per arrivare
ad una giusta pace fra Israele e la Palestina. Una pace che riconosca per entrambi gli
Stati il diritto ad esistere, alla sicurezza e alla sovranit.
Liberare Marwan, non lasciare che muoia nella cella di due metri senza finestre dov' rinchiuso
in totale isolamento, con la luce accesa per 23 ore al giorno, fare s che possa riprendere il suo posto nella
costruzione di uno Stato palestinese, riconsegnarlo all'affetto della sua famiglia, deve essere un impegno di individui, associazioni, movimenti, partiti, governi che abbiano a loro fondamento il principio della giustizia e della legalit internazionale. Tutto questo pu sembrare un sogno, visto l'irriducibilit di Sharon e la debolezza della comunit
internazionale, ma anche per Mandela ci sembrava un sogno! Per questo i sottoscrittori del seguente documento aderiscono alla campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri politici (www.fre e b a rghouti.org) si impegnano a dar vita anche in Italia ad un Comitato per la liberazione di Marwan Barghouti che promuova
iniziative di informazioni e di sensibilizzazione su questo argomento e chiedono al Governo Italiano e al Parlamento europeo un preciso impegno per favorire - con atti concreti e appropriati - l'immediato rispetto del diritto e della legalit intern azionale.
E DI TUTTI
I PRIGIONIERI
POLITICI
PALESTINESI