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Lesperienza storica

Collana dellIstituto Italiano


per gli Studi Filosofici
Fondata da Luigi De Rosa
Nuova serie
diretta da Piero Barucci

Peter Mathias

Lidea di Europa
Mutamenti di concetti e realt
attraverso i secoli

La scuola di Pitagora editrice


3

Traduzione a cura di Giovanni Capuano

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici


Palazzo Serra di Cassano
Via Monte di Dio 14, Napoli
www.iisf.it
ISBN
La scuola di Pitagora editrice
P. S. Maria degli Angeli, 1
80132 Napoli

I
Europa
Il problema dellidentit concettuale

Europa una comoda parola generale, o parola pacchetto, per cos dire, che usiamo
quando conversiamo in maniera spontanea nella
nostra lingua dogni giorno. Diamo infatti per
scontato quello che c nel pacchetto oppure
supponiamo che tutti sappiano quello che significa in pratica. Nondimeno, nel momento in cui
cerchiamo di precisare ci che la parola Europa significa per davvero, di stabilire che cosa
lEuropa come entit concettuale e di individuarla sul piano filosofico, etico, storico o anche
geografico , ecco che i problemi emergono senza
che ci sia lecito ignorarli. Ricerchiamo allora un significato orientato verso lidentit perch in sostanza siamo alla ricerca di una comune identit
europea. Chi siamo? Che cosa ci differenzia da un
insieme pi vasto e che cosa ce ne rende partecipi? Come ci siamo arrivati? Quando emersa
questa identit? Abbiamo una necessit ineludibile di indagare questi temi per la perdita di illusioni che nel XX secolo lo Stato-Nazione1 con i
1 Uno Stato-Nazione una forma specifica di Stato che
deriva la sua legittimit dal fatto che assegna un territorio ad
una particolare Nazione sovrana. Lo Stato unentit politica

suoi fallimenti ha prodotto (linteresse principale


della nostra identificazione collettiva con una nazione ed un paese). Dal 1945 questa progressiva
perdita di fede nello Stato-Nazione coincide con
lo sviluppo di una concreta realt europea che
sempre di pi influenza la nostra vita, il nostro lavoro e il nostro destino. LEuropa, in altre parole,
sta gradualmente plasmando la nostra identit (al
pari di altri fattori determinanti del progresso e
del cambiamento). Le conseguenze di questo processo si ripercuotono profondamente sul nostro
patrimonio comune dal momento che noi cerchiamo di spiegarci il presente e di sperare per il
futuro tentando di comprendere il passato.
Esistono due ragioni profondamente radicate
(quasi istinti intellettuali), e strettamente correlate, di questa ricerca di una precisa identit europea. Possiamo chiamare la prima essenzialismo
ovvero la convinzione che ci sia una definizione
concettuale dellEuropa condivisa ammesso che
possiamo trovarla in quanto entit immutabile
per definizione. Questa entit immutabile avrebbe
unorigine storica. Legato a questo essenzialismo
c poi il presupposto storicista o teleologico secondo il quale la storia consiste nel raccontare
come questo concetto condiviso di europeit si sia
manifestato nel tempo sotto forma di un processo
lineare. Secondo una teologia del genere, il cone geo-politica; la Nazione unentit culturale e/o etnica. Il
termine Stato-Nazione implica che Stato e Nazione coincidono geograficamente, per cui i cittadini condividono lingua,
cultura e valori comuni.

cetto di libert risalirebbe alle foreste o alle montagne mitologiche germaniche, oppure la democrazia parlamentare discenderebbe in linea diretta
dalla Magna Charta (firmata tra i baroni inglesi e
re Giovanni nel 1215) e cos via per molti altri
casi. La storia, per, non cos accomodante o
semplice.
Lidentit concettuale dellEuropa non un
universale immutabile determinato secondo criteri oggettivi condivisi (si potrebbe dire, in questo
contesto metodologico, scientifici). Le interpretazioni variano nel tempo in funzione della percezione delle circostanze e secondo i pregiudizi, le
speranze ed i timori di chi le propone. Alcune
concezioni dellidentit europea nascono e vivono
in Europa, altre sono esterne sorte in contesti
non europei dove lEuropa vista dallesterno; altre appartengono a minoranze o sono legate ad interessi particolari che cercano di identificarsi con
lEuropa; altre nascono con presupposti che implicano la negazione di una identit europea. La
maggior parte di esse creata con un obiettivo
nella mente. sempre necessario chiedere agli autori (e fautori) di una particolare interpretazione
quale sia lobiettivo che cercano di raggiungere.
Proporsi pertanto di scoprire una definizione
concettuale concordata dellEuropa come una entit oggettiva immutabile una ricerca impossibile, destinata a fallire come quando si cerca di
trattenere lacqua facendola passare per un setaccio. preferibile almeno come motivazione
tentare didentificare lEuropa ricostruendone la
complessa realt storica invece di cercare una
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identit concettuale universale. E tuttavia ci non


risolve il problema. La realt storica stessa solo
un tentativo di ricercare una obiettiva verit avaloriale con quelle verifiche delle prove di cui disponiamo; nel caso di vasti processi di cambiamento storico, le interpretazioni obiettive sono
inevitabilmente a repentaglio, in quanto transitorie e soggette a essere modificate da nuove conoscenze, da una consapevolezza pi ampia e da preconcetti diversi. Per quanto una interpretazione si
sforzi di essere oggettiva o scientifica, essa non
pu fare a meno di essere la funzione di presupposti concettuali e di una realt empirica riconosciuta una interazione complessa tra costruzioni
intellettuali e scena oggettiva. Gli attori umani
cercano di cambiare la realt secondo le loro idee
e ambizioni, speranze e paure. pertanto inevitabile che Europa a livello di definizione continui ad essere una costruzione intellettuale.
Forse questo tentativo di spiegare come sia
problematico ricercare una precisa identit europea troppo complicato e quindi genera confusione. La difficolt consiste nel fatto che lidea di
Europa il concetto che emerge quando ci si chiede ad un livello astratto che cosa sia lEuropa
mutata nel tempo: si formata sulla base di interpretazioni collettive che sono cambiate secondo la
percezione umana di questa mutevole realt storica. il caso quindi di ribadire che non esiste una
verit storica oggettiva, avaloriale, immutabile o
scientifica per un concetto quale Europa o per
ogni altro aspetto fondamentale del procedere
della storia per quanto ci si senta motivati a ri8

cercare una realt oggettiva e ad impiegare tutte le


verifiche dello storico per scoprire ci che falso
e identificare il pregiudizio. Le interpretazioni variano in funzione dellosservatore e della percezione della realt. Ecco perch dobbiamo concludere che nel senso analitico del concetto Europa resta una costruzione intellettuale.
Possiamo comunque fare del nostro meglio per
comprendere la gamma di significati che lessere
Europei ha avuto nel corso dei secoli per coloro
che si sono espressi su che cosa significa lEuropa, seguendo levoluzione delle interpretazioni
dal mondo antico greco-romano fino ai giorni nostri, passando per la cristianit medievale, la visione illuministica di una secolare Europa solidale
e la dominazione globale dei valori europei nel
XIX secolo.
I problemi europei che oggi abbiamo di fronte
aggravano ricordi e percezioni del passato e delle
varie idee di Europa che si svilupparono in quei
tempi lontani; e questi ricordi e percezioni sono
stati rimessi in circolazione sia per influenzare le
nostre idee sullEuropa di oggi sia per le speranze
e per i timori che abbiamo per il futuro dellEuropa. stato affermato che la storia non riguarda
mai soltanto il passato: essa reagisce con il presente in tanti modi e rispecchia la consapevolezza
che oggi abbiamo dei problemi. Possiamo usare la
storia in questo modo per ampliare la nostra consapevolezza del presente e acquisire una prospettiva pi profonda con cui giudicare i problemi
contemporanei. Questo uno dei principali obiettivi di questo breve corso di lezioni.
9

10

II
LEuropa come espressione geografica

Da quando si incominciato a riflettere su di


una identit europea fino ai giorni nostri, lindividuazione di uno spazio e di un luogo stata importante; ma, di pari passo, da questi stessi inizi, il
solo determinismo geografico non stato mai accettato come un criterio soddisfacente.
Erodoto nel V secolo a.C. e Strabone nel I secolo d. C. identificarono lEuropa (essenzialmente
i territori ellenici), lAsia e lAfrica sul piano spaziale. Lidentificazione procedeva anche per antitesi, come accaduto spesso in seguito: in questo
caso, i Greci opposti ai barbari; la vita civile stabile e regolata dalla legge nelle citt opposta al potere arbitrario, personale e transitorio. Una identit culturale greca voleva dire che lo spazio era
venuto a coincidere con altri significati: le connotazioni dellessere greco sono infatti inserite
molto pi profondamente nella cultura (e nella
politica) che nel semplice luogo geografico. Questo era certo individuabile, ma ci che contava era
che in tutta questa estensione territoriale definita
a grandi linee si manifestasse nel contempo una
realt politica e culturale.
Ci valse per Roma in termini anche pi formali. indubbio che possiamo tracciare i confini
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dellImpero romano (anche se variabili nel tempo


e in termini di autorit alle frontiere contestate).
Autorit e cultura militare, politica e amministrativa conservarono pertanto una precisa identit
spaziale e geografica. Tuttavia, la realt storica di
Roma per la successiva eredit europea consistette
nel contenuto e non nella estensione dellimpero
romano. Tale impero fu, dopo tutto, pi mediterraneo nel suo senso pi ampio che europeo come
lo definiremmo oggi; un Mediterraneo che si
estendeva fino alle zone interne pi remote dellAfrica, alle indistinte marche occidentali dellEurasia, cos come alle lontane province settentrionali oltre il Reno e il Danubio. I criteri distintivi
erano: pace interna (garantita essenzialmente dalle
legioni), governo basato su di un codice e procedure regolate da leggi, un concetto reale di cittadinanza; autorit politica limitata da precisi vincoli giuridici, potere esecutivo esercitato secondo
lautorit politica per mezzo di un sistema giuridico e amministrativo, un sistema di diritti di propriet privata fatto rispettare dalla legge (che comprendeva il diritto del cittadino di possedere
schiavi), una lingua comune e relative caratteristiche culturali. Per quanto la realt empirica non rispettasse lideale, furono fissate le norme che contribuirono a determinare le successive aspirazioni
europee e queste norme si manifestarono nei codici giuridici, nella lingua latina, nella cultura e,
per mediazione indiretta, nelleredit greca. Per
tutti questi aspetti Roma non fu mai una semplice
espressione geografica. In linea di massima il criterio dellantitesi continu ad esistere: la civilt
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era allinterno dellimpero, la barbarie e le potenze straniere erano definite per esclusione, al di
l dellimpero. Definizione per esclusione e riconoscimento per antitesi hanno caratterizzato le asserzioni su di una identit europea, anche se in
modi diversi nel corso di tanti secoli.

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14

III
LEuropa sulla difensiva 500 1500 A. D.
LEuropa come occidente cristiano

Lidentificazione dellEuropa per esclusione e


per opposizione allaltro acquist maggior precisione nel millennio che segu al crollo dellimpero romano. I limiti specifici erano ora la cristianit ma una cristianit che aveva per profonde
limitazioni. Si trattava di unEuropa sulla difensiva, in ritirata, di fronte ad un Islam risorgente e
alle incursioni di tartari e mongoli; il risultato fu
lemergere di un nuovo senso di identit in opposizione a quanti venivano visti come nemici extraeuropei e rispetto ad una minaccia esterna che pi
in particolare proveniva dai mori, dai mammalucchi e dagli ottomani. La rapida conquista della
penisola iberica o della maggior parte di essa, la riconquista del regno latino di Gerusalemme dopo
la breve rinascita delle Crociate, poi la conquista
ottomana dei Balcani e dellimpero dOriente che
culmin nella resa di Costantinopoli del 1453 portarono allidentificazione dellEuropa con lEuropa occidentale medievale dominata dal cattolicesimo romano sotto la guida del papa. La minaccia si fece pi grande con le incursioni dei mongoli nelle marche orientali dellEuropa del XIII
secolo fino alla occupazione ottomana dellUngheria e alle avanzate alle porte di Vienna del
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XVII secolo, nonostante lespulsione completa


dellIslam dalla penisola iberica nel XV secolo.
Lauto-identificazione del mondo cristiano
come cattolicesimo europeo occidentale sotto la
guida del papato pu essere fatta risalire almeno
alla scomunica formale della chiesa dOriente da
parte di Roma del 1054. Le chiese ortodosse greche e la chiesa ortodossa russa, con molte altre
sette cristiane, furono sempre oltre il confine con
conseguenze di vasta portata fino ai nostri giorni.
Anche la Spagna ed il Portogallo furono oggetto
di sospetto ben oltre la riconquista perch vi dimoravano grosse minoranze musulmane ed ebraiche non integrate e scontente. Nel nord le chiese
scandinave furono largamente ignorate fino a
dopo la Riforma protestante. Questa auto-limitazione diede maggiore organicit alla diffusione di
unortodossia religiosa cristiana e di regolamenti
amministrativi (che si estendevano agli ordini monastici e militari fuori della gerarchia diocesana)
che segnarono profondamente arte e cultura. Sul
piano militare, tuttavia, questa espressione unitaria non fu raggiunta, nonostante le Crociate. Il
concetto di occidente cristiano divenne sempre
pi omogeneo nonostante eresie, scismi e guerre
intestine fino alla Riforma, e ci diede concretezza
allidentit concettuale dellEuropa, di cui restano
ancora reminiscenze. La domanda fatta oggi dalla
Turchia di entrare a far parte dellUnione Europea, ad esempio, ha fatto riemergere il concetto
dellEuropa come di un circolo cristiano; ci anche allorigine della diversit di opinioni circa
lammissibilit di vari paesi balcanici sui quali pe16

sano il passato ottomano e le varie immigrazioni


avvenute in tempi pi recenti.
utile giudicare la retorica concettuale tra Europa e Islam in rapporto alla realt empirica dei
loro rapporti. Nel corso del millennio intercorso
tra VII e XVII secolo, lEuropa, quale rappresentata dal cattolicesimo romano occidentale e dal
papato, fu ossessionata dal conflitto islamico, e
pi in particolare dallo scontro militare che ne
conseguiva. Le Crociate, i cristiani schiavizzati dai
musulmani, lostilit verso i Turchi formalizzata
dalle scomuniche dominarono la coscienza del
mondo cristiano occidentale mentre lIslam veniva demonizzato come lanticristo e gli atteggiamenti si dividevano. Ci contribu ad articolare,
attraverso lo scontro e lantitesi, una identit europea come occidente cristiano. LIslam fu identificato come un solo insieme ostile, monolitico e
aggressivo.
Tuttavia, la realt era ben diversa sia per
quanto riguarda lIslam sia per i suoi rapporti con
i paesi europei. Il mondo islamico guardava a est
e a sud pi che a nord ed ovest verso lEuropa. Il
mondo islamico era estremamente differenziato e
diviso ad onta di una sovrastante fede monoteistica.
Cera poi molta tolleranza dalluna e dallaltra
parte nelle normali relazioni. La Sicilia nel XII secolo, Granata prima e dopo di allora, il Levante
conobbero legami considerevoli tra la comunit
islamica, lebraica e la cristiana, sia che lautorit
fosse esercitata dai cristiani o dai mori, dai mamelucchi o dagli ottomani. Le citt levantine, quali
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Salonicco e Istanbul, ebbero fiorenti colonie di


mercanti ebrei, cristiani e successivamente armeni. Dopo la Riconquista i re cristiani del Portogallo lucrarono tassando le minoranze musulmane
ed ebraiche del paese. Gli ottomani, fino al XX secolo inoltrato, si mostrarono tolleranti sulla coesistenza purch la loro autorit non venisse in ultima analisi minacciata o la loro ortodossia religiosa messa apertamente in discussione. I commerci continuarono con i mercanti europei; i genovesi si attivarono soprattutto con Granata e la
Spagna moresca; i veneziani con il Levante e Alessandria. Ci furono considerevoli rapporti tecnologici con scambi reciproci fino a che le tecniche europee non presero il sopravvento dopo il XV e il
XVI secolo. DallIslam e dalla Cina gli europei appresero della polvere da sparo, delle armi da
fuoco; islamica fu la migliore produzione di acciaio. La seta, i suoi tessuti e la tecnica di fabbricazione fecero la parte del leone nel commercio e
negli scambi. Dal mondo islamico lEuropa ottenne oro, zucchero, caff, spezie e molti altri prodotti. Ci furono anche guerre, recrudescenze e
massacri occasionali (fino al XX secolo) l dove i
rapporti razziali e religiosi tra mondo cristiano e
Islam erano critici, ma forse non in misura superiore alle lotte intestine che ci furono nel mondo
cristiano.

18

IV
Confini orientali dellEuropa

La questione della indeterminatezza dei confini orientali europei e in particolare la posizione


della Russia pone problemi simili di vecchia
data, che sono stati ampliati da avvenimenti avvenuti nel XX secolo dopo il 1917 e il 1945. La Russia, in quanto parte dellimpero orientale fondato
su Costantinopoli non fu mai considerata come
compresa nelloccidente cristiano. La Chiesa ortodossa russa, come quella ortodossa greca, fu sempre pensata al di l del confine (in senso letterale).
Questa separazione religiosa fu resa pi netta
dalla lontananza geografica e da una cultura ed un
sistema politico di tipo diverso. Lestraneit allEuropa, nata nei secoli medievali in cui loccidente cristiano stava dando coerenza ad una identit europea, fu poi rafforzata, nel periodo illuministico e in precedenza, dai sistemi culturali e politici caratteristici della civilt dei paesi dellEuropa Occidentale. La Russia fu vista come un
paese straniero, pericoloso, ostile in cui prevaleva
una forma di dispotismo orientale. I viaggiatori
europei erano acutamente consapevoli di percepire una cultura non europea in Russia e negli altri territori ai confini orientali. Le definizioni se19

colari giuridiche, politiche, culturali di che


cosa significasse essere europei erano il risultato
dellidea della cristianit etichettata come europea
occidentale e cattolica romana. In ogni modo, la
Riforma protestante frantum illusioni e pretese
che la base della europeit coincidesse con una
coerenza religiosa secondo la tradizione medievale
di una Europa a guida papale. Circa la Russia, la
condizione di estraneit continu ad esistere nonostante tutti gli sforzi di occidentalizzazione di
Pietro il Grande e dei successivi zar e zarine.
Vale forse la pena a questo punto fare un inciso che non obbedisce allordine cronologico in
quanto correlato al pi tardo dibattito concettuale sulla posizione della Russia al di fuori dellEuropa. Lesclusione della Russia dallidentit
concettuale dellEuropa fu confermata dal regime
comunista sovietico dopo il 1917 e dal blocco dei
suoi paesi satelliti dellEuropa orientale dopo il
1945, i quali sembrarono costituire una permanente presenza straniera ad est dellEuropa vera e
propria. La conseguenza fu che ripresero a circolare idee molto pi vecchie su dove fossero i confini orientali dellEuropa, le quali acquisirono
una precisione molto maggiore una volta assorbite nella realt politica, amministrativa, economica e finanziaria, e, soprattutto, strategica. Ci
portava naturalmente a vedere negli Stati Uniti il
paese che per ideologia e potenza poteva opporsi
alla Russia, e quindi, nellambito di questo particolare conflitto globale, lidentit europea fu assorbita nella pi ampia connotazione di Occi20

dente una delle tante trasformazioni del genere.


Questa presupposta contrapposizione dellEuropa occidentale alla Russia fu prontamente ripresa dopo il 1989 dagli ex paesi satelliti sovietici
dellEuropa centrale: Cecoslovacchia, Polonia,
Ungheria ed anche Slovenia e Croazia. Spinti dalla
necessit di essere identificati con lEuropa (cio
lEuropa occidentale) questi paesi cercarono di
spostare nuovamente la frontiera pi ad est sul
piano della definizione per distinguere lEuropa
centrale da quella orientale. La Mitteleuropa,
un concetto germanico che esprimeva la pretesa
tedesca di dominare lEuropa centrale e i Balcani,
fin nel dimenticatoio come definizione dellarte.
Lappartenenza allEuropa poteva ormai essere
garantita dallappartenenza allUe, o almeno dalla
domanda di ingresso e da quanto era implicito:
governo democratico e costituzionale, stato di diritto, libert religiosa, rispetto per i diritti umani e
le minoranze, osservanza delle regole di una economia di mercato. LUE ha pertanto resi specifici
molti dei presupposti pi generali che sottendevano lidentit concettuale dellEuropa. Questa
ovviamente non pi immaginata in termini religiosi anche se non si pu trascurare la parte avuta
dalla Chiesa cattolica nella liberazione dal dominio sovietico, specie in Polonia.
Il distacco dei paesi satelliti sovietici dellEuropa centrale del 1989 e poi il crollo della stessa
Unione Sovietica hanno ancora una volta resi incerti i confini orientali e sud-orientali dellEuropa,
mentre le reminiscenze dei confini del mondo cri21

stiano occidentale fanno sentire ancora una volta i


loro effetti sulla domanda di ingresso nella Ue da
parte della Turchia, degli stati balcanici e, certamente in futuro, dellUcraina, Bielorussia e Moldavia, per citarne alcuni.

22

V
LEuropa occidentale come entit culturale (1600-1800)

Il sedicesimo secolo conferm alcune tendenze


precedenti che indicavano unEuropa non pi
sulla difensiva. Sebbene lEuropa occidentale
fosse principalmente identificata in senso istituzionale (con la comparsa di potenti stati-nazione)
e per profili culturali anzich attraverso legemonia globale navale, militare, commerciale, industriale e coloniale del diciannovesimo secolo, nondimeno, a partire dal sedicesimo secolo, la spinta
espansiva era divenuta evidente oltre i confini europei. Le potenze marittime dellEuropa nord-occidentale avevano gi condotto lesplorazione del
globo con navi da lungo corso. Le teste di ponte
coloniali, che portavano a vantaggi commerciali (e
saccheggio), si consolidavano nellAmerica meridionale e centrale, nei Caraibi, nellAmerica settentrionale e in India. I quadri dirigenti europei
divennero dominanti nella tecnologia navale e nellartiglieria pesante (fu lefficienza nel far funzionare questi sistemi pi della tecnologia di base che
caratterizz la superiorit europea). Soprattutto, il
commercio europeo con le sue infrastrutture commerciali e marittime guid le nuove tendenze delleconomia internazione anche se il suo impatto
non ebbe serie ripercussioni su Cina, Asia sud23

orientale, (dove esistevano sistemi commerciali altamente sviluppati) o anche India nei primi secoli
moderni (tranne il commercio).
LEuropa veniva identificata sulla base di caratteristiche integrate (o interrelate) intellettuali,
culturali, urbane, politiche ed economiche che
sottendevano il progresso materiale. Nonostante
marcate differenze regionali e nazionali in seno allEuropa, era emerso un certo consenso su ci che
era archetipicamente europeo, specie nellottica di
chi osservava lEuropa dallesterno. LEuropa dellIlluminismo divenne, in una forma idealizzata, il
successore laico del mondo cristiano medievale.
Nonostante molte delle invenzioni e innovazioni tecnologiche che caratterizzarono il progresso europeo provenissero da culture fuori dellEuropa, esse divennero parte di una dinamica
esclusivamente europea, soprattutto quella degli
stati marittimi nord-occidentali. Si sviluppava una
cultura scientifica laica e questa vasta cultura
scientifica era il prodotto della curiosit intellettuale (spesso finalizzata alla ricerca del guadagno
materiale o al rafforzamento del potere dello stato
nelle previsioni se non nei fatti). Lo scopo era
quello di esplorare la natura e rivelarne i segreti e
poi, alla luce delle nuove conoscenze, condurre
progressivamente la natura sotto il controllo
umano. Il sapere utile era la chiave, ed il fine, secondo la famosa espressione inglese del tempo, il
miglioramento.
Fondamentale per questa dinamica europea
occidentale fu levoluzione di stati-nazione vigorosi con codici giuridici, poteri di tassazione pi
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efficaci e processi amministrativi capaci di mobilitare risorse, specie per i compiti militari e navali,
in misura crescente e senza precedenti. Secondo
lespressione di John Pocock : La sovranit era la
precondizione della capacit commerciale. (J. G.
A. Pocock, in A. Pagden (ed.) The Idea of Europe
(CUP, 2002, p. 65).
Ci non doveva certo portare ad una Europa
cooperativa o alla unificazione politica, cose possibili solo con la conquista. Gli stati erano in rapporti competitivi, antagonistici, bellicosi allinterno dellEuropa. La religione non era sempre il
fattore di divisione. Stati cattolici erano in lotta
con altri stati cattolici, lInghilterra protestante era
in guerra con lOlanda protestante. Solo quando
cera un parziale orientamento lungo direttrici religiose, tali conflitti potevano dirsi guerre di religione, al di l della retorica. Le proposte (non da
parte dei politici) di una cooperazione europea furono avanzate alla fine del diciottesimo secolo
come reazione ad una Europa lacerata dalle
guerre: pochi anni nel corso del XVII e XVIII secolo videro lEuropa sfuggire ad una cos grande
violenza di stato.
Nonostante la bellicosit degli stati-nazione,
lIlluminismo certamente apport una comune civilt di maniere, una abituale sicurezza, nellambito della legge, per persone e propriet, un
grande fattore comune di vaste norme culturali e
intellettuali. Le scienze e la matematica, ad esempio, non si fermarono alle frontiere di stato. Furono posti limiti alla crudelt della guerra mediante complesse regole belliche e di trattamento
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degli sconfitti, catturati e prigionieri; ma tali vincoli erano validi solo per i combattenti europei e
degli altri stati civilizzati (come le colonie nordamericane delle potenze europee). Gli europei
erano eloquenti e profondamente consapevoli di
una tale comunanza culturale europea allorch si
trovavano oltre i confini dellEuropa occidentale
dove prevalevano il dispotismo orientale, la barbarie non-cristiana e lo stato selvaggio nelle sue
forme pi variegate. Come reazione, il culto del
nobile selvaggio rimase in larga parte un concetto letterario per quanti se ne restavano al sicuro
in Europa: non era coltivato molto dagli europei
che erano realmente a contatto con le culture primitive (tali nella loro considerazione).
Questa antinomia tra europeo e non europeo,
tra culture civilizzate e il loro opposto viene in
larga parte colta in uno dei romanzi di maggiore
impatto del diciottesimo secolo: Robinson Crusoe
di Daniel Defoe. Esso pu esser letto, e ancora lo
, come una storia davventura per ragazzi di un
naufrago europeo che sopravvive su di unisola
tropicale. Pu essere tuttavia analizzato anche
come mito molto sofisticato del progresso umano
dallo stato di natura alla civilt. Nel solo XVIII
secolo ci furono ben pi di 100 edizioni di Robinson Crusoe pubblicate in Gran Bretagna (molte di
pi nel secolo successivo) con traduzioni praticamente in ogni lingua europea nel XVIII secolo e
molte in francese ed in italiano. Chiaramente, Robinson Crusoe fu di gran lunga pi famoso della
Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith. Il racconto di Crusoe simboleggia lesigenza del miglio26

ramento e della lunga marcia del progresso materiale delluomo nel controllo della natura, personificata in un singolo uomo che, gettato a riva, inizia in uno stato di natura (ma con scorte e utensili
recuperati dalla nave naufragata, simboli della
preoccupazione dei contemporanei per laccumulazione del capitale). Crusoe incarna la ragione
fondamentale del lavoro duro che quella di dotare la sua esistenza di quanto pertinente alla civilt. un primo mito delletica del lavoro come
mezzo del progresso materiale. Inoltre, Defoe conosceva quanto il filosofo John Locke aveva
scritto sulla teoria del diritto di propriet la quale
veniva giustificata con il fatto che luomo combina
il proprio lavoro per creare la propriet stessa
cosa che Crusoe fa letteralmente con il lavoro manuale. Defoe aveva anche una profonda conoscenza delle teorie del diritto naturale avendo
letto, come sappiamo, lopera del giurista tedesco
Pufendorf, ed era anche, tra laltro, il commentatore pi aggiornato della economia britannica
come una nutrita serie di suoi lavori mostr.
Robinson Crusoe, in quanto mito, ha unaltra
dimensione di significato che riguarda largomento qui discusso: limpatto delluomo europeo
fuori dellEuropa e il contatto tra una cultura civilizzata ed una che non lo . Crusoe vive nel timore
degli indigeni ostili, cannibali e al di sotto della soglia del vivere civile. la civilt europea opposta
alla barbarie e, quando Crusoe adotta uno dei nativi, Venerd, egli lo prende come schiavo naturale
soggetto allautorit di una cultura europea. Ci
equivale a presupporre la superiorit dellEuropa
27

sui popoli minori con tutte le sue implicazioni. Ed


in molte parti remote del mondo, nel XVIII e XIX
secolo, possiamo vedere come gli europei mettano
in scena per davvero questo mito.

28

VI
Prime iniziative di cooperazione

La sequela di guerre tra stati europei nel XVII


e XVIII secolo (che non mirarono a sconfiggere
definitivamente o a distruggere i paesi conquistati
eccettuata la Polonia) fu seguita dalla Francia rivoluzionaria e poi dai progetti pi grandiosi di
Napoleone di conquista e di costituzione di regimi
vassalli subordinati alla Francia post-rivoluzionaria. Questi assorbirono gran parte delle innovazioni francesi della rivoluzione in materia di governo e amministrazione insieme ai codici giuridici di tipo francese e cose simili. LItalia naturalmente partecip di questa nuova esperienza europea, che, pur obbedendo agli interessi della egemonia francese, iniziava a cambiare la struttura
politica dellEuropa in maniera fondamentale e
pi permanentemente. Ci potrebbe essere interpretato come un tentativo di creare lunit europea con la forza sotto il dominio francese, ma
forse andare un po in l con limmaginazione vederci unanalogia meno barbara con il nuovo ordine europeo progettato dai tedeschi tra 1942 e
1945 che serviva gli interessi nazisti, ma lo faceva con spietatezza e brutalit molto maggiore.
Come reazione ad una generazione di massacri
e distruzioni, che, su di una scala senza prece29

denti, tra il 1792 e il 1815, gli stati europei si inflissero a vicenda sia in Europa sia in tutte quelle
parti del globo in cui era penetrato il potere europeo, seguirono iniziative di cooperazione europea.
Il Congresso di Vienna del 1815 e la Quadruplice
Alleanza tra le principali potenze vincitrici della
lotta contro la Francia diedero vita a quello che fu
definito un concerto dellEuropa. Questo concerto fu essenzialmente una coalizione anti-francese di grandi potenze per contrastare ogni nuovo
tentativo francese di egemonizzare lEuropa, per
assicurare stabilit e garantire la legittimit dei regimi monarchici tradizionali, se non proprio la restaurazione dellancien regime stesso. Non fu un
prototipo di una federazione generale europea, n
fu considerato tale. Tuttavia, tutte le esperienze
europee di guerre catastrofiche hanno dato luogo
alla visione di una unit europea in varie forme;
pi in particolare, naturalmente, dopo il 1945, per
cui, anche in questa prospettiva a lungo termine,
possiamo considerare gli strascichi delle guerre rivoluzionarie e napoleoniche come una risposta
alle tragedie causate dal conflitto tra stati.
Questa visione aveva trovato unautorevole
espressione filosofica nel 1795 nel saggio di Kant
sulla Pace Perpetua e negli scritti di Benjamin
Constant: era una visione illuministica delluniversalismo. Kant proponeva una federazione di stati
sovrani europei, resa possibile da una accettazione
collettiva delle norme culturali dellIlluminismo e
di quanto ciascun stato aveva in comune con gli
altri. Ci comprendeva leguaglianza formale dei
cittadini davanti alla legge, potere legislativo di30

stinto dallesecutivo e una certa forma di governo


rappresentativo. I cittadini di un paese dovevano
essere accettati in un altro, con la tolleranza dei
costumi locali, in uno spirito di ospitalit universale e per mezzo dei rapporti commerciali. Inoltre,
questa federazione di stati europei doveva costituire la premessa di un processo di federazione
universale. Il principio della federazione era considerato incompatibile con quello dellimpero europeo o con le conquiste straniere e coloniali.
Chiaramente lalleanza tra le potenze europee
del 1815 e i trattati che seguirono alle guerre successive obbedivano ad una logica lontana dalla federazione liberale ed egualitaria di Kant (sia dEuropa o con un pi ampio numero di membri). Le
guerre condotte da stati-nazione aggressivi non
cessarono nel XIX secolo e furono seguite da catastrofi di dimensioni ancora maggiori nel XX, ma
la visione dellEuropa non svan mai. Essa ricevette nuova linfa dopo ogni grande conflitto europeo e fu incorporata in pi vaste organizzazioni
internazionali dopo il 1918 e il 1945 mentre il
ruolo degli Stati Uniti diventava pi determinante
in guerra e in pace.
A questo punto pu risultare pertinente fare
una riflessione che ci riporta a quanto osservato
nellintroduzione sul metodo di usare esempi storici quando questi portano a dibattere di questioni
attuali.
Lo storicismo una tentazione sempre presente: individuare le origini storiche di un concetto o di un fenomeno storico per poi tracciarne
levoluzione secondo un percorso lineare come ri31

velazione graduale del processo storico stesso.


Sulla base di una simile teleologia, lUnione Europea, con i suoi presunti antecedenti diretti, ha
sollecitato una gran quantit di esercitazioni del
genere. Non si vuole per dire con questo che
tutti questi tentativi non correlino i fenomeni storici con il contesto attuale, adattandoli invece ad
una progressione dellidea verso un presente ed
un futuro gi impliciti. A dire il vero, alcuni fatti
storici simili effettivamente provocano reazioni
simili in tempi successivi e circostanze diverse,
anche se non si tratta mai di ripetizioni identiche
della storia. lecito guardare al passato in uno
specchietto retrovisore ma doveroso anche riconoscere che ci che si vede non mai un riflesso
indeformato.
storicamente corretto sostenere che ogni
esperienza delle disastrose guerre europee abbia
prodotto il desiderio di impedirne di analoghe in
futuro con un mezzo o laltro. non stravagante riscontrare certe analogie storiche in questo
processo. I criteri postulati da Kant e Benjamin
Constant di una federazione europea che costituisse un efficace rimedio allaggressivit degli
stati nazione del XVIII secolo e contrastasse le
ambizioni imperiali francesi di una egemonia dellEuropa sono straordinariamente simili ai requisiti per lammissione alla CEE, poi Ue, che furono elaborati in seguito allespansione e alle conquiste tedesche. I requisiti di ammissione comprendono: lautorit della legge e un sistema giudiziario indipendente, tolleranza e protezione
delle minoranze, la sacralit del principio dei di32

ritti umani individuali e laccettazione di regole


finanziarie per lo stato e dei principi generali di
uneconomia di mercato sulla falsariga, come si
potrebbe estrapolare, di ci che Kant chiamava
laccettazione del commercio o dello spirito
commerciale.

33

34

VII
LEuropa conquista il mondo
nel XIX secolo

Sebbene lespansione dellEuropa, evidente in


campo navale, commerciale e tecnologico, si facesse sempre pi sentire nel XVII e XVII secolo a
livello mondiale, fu solo nel XIX secolo che si manifestarono pienamente le conseguenze di questo
processo di europeizzazione del mondo. Nel XIX
secolo fu la superiorit navale, militare, commerciale e finanziaria che fece conoscere ai paesi stranieri lidentit europea scientifica, industriale, tecnologica e culturale quale si era manifestata nellIlluminismo. Limpero informale e la colonizzazione formale consolidarono ci che le forze di
mercato e le imprese commerciali europee stavano
conquistando pi largamente nel mondo. La massiccia emigrazione dallEuropa pi in particolare
verso gli Stati Uniti port a insediamenti bianchi in regioni appartenenti o a paesi liberi o a
quelli ancora legati alla madrepatria da accordi
costituzionali. A queste zone di insediamento
bianco o europeo fecero altrove riscontro conquiste e imperialismo. Edward Said sintetizz
tutto questo in Culture and Imperialism del 1993
nel 1800 le potenze occidentali possedevano
praticamente il 35% della superficie terrestre e
35

tale percentuale raggiunse il 67% nel 1878. Nel


1914 lEuropa possedeva complessivamente circa
l85% della terra sotto forma di protettorati, dipendenze, domini e colonie. Nessun altro insieme
di colonie della storia fu altrettanto vasto, nessuno
cos totalmente dominato, nessuno cos impari per
potenza come quello della metropoli occidentale. Possiamo cavillare sulle dimensioni e sullimportanza del territorio come misura del dominio ma il saggio di Said non comprende gli Stati
Uniti (in quanto potenza non-coloniale, sebbene
europea ad honorem nelleredit per molti
versi). Esso sottostima seriamente anche lautorit
commerciale, finanziaria, navale dellEuropa manifesta nei sistemi commerciali di paesi nominalmente (o formalmente) indipendenti, come in
gran parte dellAmerica latina.
Non questa la sede per approfondire lanalisi
della progressiva globalizzazione dellEuropa fino
al 1914. Ma fu in quel tempo che, data la crescente presenza americana nel XX secolo, le connotazioni europee si ampliarono, agli occhi dei
non europei, trasformandosi in occidentali. Il
punto centrale in questo caso lidentificazione di
questo concetto pi ampio di europeit in
quanto legemonia mondiale dellEuropa provoc, nei paesi invasi, reazioni militari, economiche, finanziarie, industriali, politiche, ma non
tanto culturali. Ci spesso una questione di immagine e immagine speculare, o di immagine e
contro-immagine.
Non si dovrebbero forse trarre conclusioni
troppo drastiche dalla conflittualit tra unimma36

gine e lantitesi, sia europea e non europea sia ad


altri livelli di consapevolezza e di interpretazione.
Le immagini date dagli stereotipi nazionali sono
dei luoghi comuni e non rispettano la realt, enfatizzando a dismisura alcune caratteristiche particolari. Nei paesi la rappresentazione degli stereotipi regionali non conosce crisi di sorta; di una
citt si fa la caricatura a scapito dellaltra, la gente
di citt viene opposta a quella di campagna fino
ad arrivare al microcosmo del villaggio visto attraverso gli occhi di un altro. Il contenuto delle vignette e delle caricature fa indubbiamente perno
sullimmagine piuttosto che sulla realt, ma esse
conservano lattualit solo se sono in una certa misura credibili. Le culture regionali e locali costituiscono una ricco caleidoscopio, indubbiamente
ridotto, ma certo non eliminato dalla pressione generale della modernizzazione, dai media nazionali
e globali, e dalla fastidiosa penetrazione delle varie articolazioni degli stati-nazione. In verit, in
qualche modo il disincanto per lo stato-nazione
nel XX secolo ha favorito la rinascita delle culture
regionali. Di questo argomento per parleremo
nellultimo capitolo. Ci che conta qui considerare questo fenomeno quasi universale di immagine e contro-immagine nel quadro dellEuropa e
della non Europa del XIX secolo, personificato
principalmente negli europei e nei non europei.
Se la superiorit materiale e militare dellEuropa fu riconosciuta universalmente, non lo fu la
sua supremazia in campo culturale, medico e
scientifico (per il conflitto con profonde tradizioni
non europee). Nelle colonie ufficialmente tali
37

questa superiorit naturalmente si tradusse in una


subordinazione politica e amministrativa, sorretta
quando e dove necessario, dalla forza delle armi.
Mentre Gran Bretagna e Francia diventarono le
potenze coloniali dominanti, bisogna ricordare
che olandesi, danesi, spagnoli, portoghesi e italiani costituirono insediamenti tramite commercio, conquista e imperialismo. Anche la Russia fu
definita europea in questa espansione extra-europea in Asia e nellEstremo Oriente. Solo il Giappone, dopo la restaurazione Meiji del 1868,
sfrutt appieno il contatto europeo per assimilare
molti aspetti delleuropeit allo scopo di modernizzarsi; non perse per la propria autorit e
conserv saldamente la propria cultura tradizionale; una dicotomia che i visitatori europei (e
lOccidente pi in generale) ancora esperiscono
quando si trovano in questo paese.

38

VIII
Formazione di stereotipi europei
e non-europei

In generale, limmagine lidentit concettuale dellEuropa in ambito non-europeo nel


XIX secolo coincise con la sua potenza e presunta superiorit. Gli stereotipi dellessere europei variarono secondo i paesi e le culture che gli
europei invasero e infiltrarono, ma tutti generarono il loro opposto. La maggior parte di questi
stereotipi fu caratterizzata da rozzezza e superficialit: bianco/non-bianco; occhi rotondi/occhi a
mandorla; barbaro/civilizzato (ma con gli europei
considerati dei barbari dai cinesi e viceversa);
Occidente/Oriente; razionalit/superstizione; autorit/subordinazione; amministrazione
onesta/venalit e corruzione La lista pu
estendersi allinfinito.
Ai simboli dellimperialismo formale e culturale fu data una distinta visibilit con cerimonie
pubbliche, parate militari, onorificenze, uniformi,
(non solo nellambito militare e navale, ma anche
negli abiti di corte, uniformi diplomatiche e cose
simili), inni nazionali, bandiere e altri segni visivi
dellautorit coloniale. Il cannone di mezzogiorno
di Hong Kong che rimbombava nella colonia era
un segnale quotidiano che evidenziava dove risie39

deva lautorit anche se, in realt, la cerimonia era


eseguita dalla Jardine Matheson, una casa commerciale britannica e non dalla guarnigione. Gli
abiti, la dieta, lo stile di vita, la residenza e la diversit culturale rinforzarono lisolamento europeo nei contesti non-europei.
Un simbolo della reazione antieuropea a tutto
ci, con conseguenti ostilit di lunga durata, fu la
richiesta cinese che tutti gli stranieri si prostrassero davanti allimperatore, ed analoghe richieste
di un formale rito di subordinazione (che la realt
del potere smentiva) ci furono in altri paesi noncolonizzati quali Giappone, Tailandia, Brunei, regni mediorientali e altrove.
Limperialismo culturale ebbe il suo portavoce
nellOrientalism di Edward Said (pubblicato nel
1978), un concetto questo su cui si insistito
troppo come categoria universale, ma con un notevole impatto sulla discussione. Le affermazioni
di senso opposto di Occidentalism pubblicato nel
1995 puntualizzarono il dibattito. Sulla scia del
dominio imperiale e delle altre manifestazioni
della superiorit occidentale, gli europei e gli altri
occidentali mostrarono accondiscendenza verso le
culture non-occidentali, presumendo che, una
volta istruiti e illuminati, i non-europei avrebbero
aspirato a valori europei/occidentali (non solo per
quanto riguarda la modernizzazione tecnica, politica ed economica, ma anche dal punto di vista
delle norme culturali fondamentali). Tuttavia, gli
europei seminarono anche un incipiente nazionalismo politico (che rifletteva i loro valori politici)
destinato a portare ad un futuro diverso nel XX
40

secolo. Il pi lungo impatto europeo fin per provocare decolonizzazione e imperialismo.


Qualche osservazione sui britannici in India
nel XIX secolo pu sostanziare ulteriormente
questa discussione generale sullessere europei
in un contesto non-europeo. LIndia sub di gran
lunga la massima penetrazione e dominazione formale di cui sia stata capace lEuropa nei riguardi
di un vasto paese non-europeo. Nel 1901, allapogeo dellimpero indiano, la popolazione civile britannica era complessivamente di 76.000 individui.
Cerano circa 65.000 soldati britannici che comandavano 120.000 sepoy indiani2. Questa piccola minoranza straniera riusc a governare su 300
milioni di indiani; entr a far parte della pubblica
amministrazione britannica dopo lammutinamento del 18573 e ricevette i pieni simboli imperiali nel 1887 quando la regina Vittoria divenne
imperatrice dellIndia. La regina non mise mai
piede nel sub-continente, ma rimase in stretto
contatto con gli affari indiani. Ricevette i principi
indiani in visita e fece loro gli onori, dispensando
a piene mani, a loro e agli alti funzionari britannici
dellamministrazione, speciali decorazioni imperiali. Ebbe anche un apprezzato domestico personale indiano.

2 Sepoy, termine derivato dal persiano, indica un indiano


impiegato come soldato al servizio di una potenza europea, di
solito la Gran Bretagna.
3 La rivolta dei sepoy del 1857-58, che sarebbe stata inizialmente legata alla diceria secondo la quale le cartucce del
fucile Enfield erano rivestite di grasso animale.

41

Gli anglo-indiani costituirono una casta straniera largamente autosufficiente e distaccata in


una societ indigena basata sulle caste. Il precedente fraternizzare informale del XVII secolo era
stato abbandonato dato che autorit e amministrazione pubblica imperiale divennero generali
dopo il 1857. Larrivo di numerose mogli e di giovani donne inglesi in cerca di marito tra gli espatriati britannici sigill questo isolamento sociale
poich la vita familiare britannica consolidava la
comunit. Nellinsieme i britannici accettarono
lautorit politica indigena degli stati indiani (o
nella terminologia europea nativi). I prncipi costituirono una forza conservatrice nel paese e pagarono i privilegi e la ricchezza con la lealt verso
il regime. Tutti erano in ultima analisi soggetti allautorit britannica, come ben sapevano. Gli indiani entrarono in numero sempre maggiore nellamministrazione civile e nel sistema giudiziario
(ma la maggior parte delle cariche pi elevate restava in mani britanniche). I giudici indiani non
esercitarono normalmente autorit sui britannici
(o bianchi); gli ufficiali indiani nellesercito non
comandarono soldati britannici.
Lamministrazione britannica ad ogni livello si
oppose fermamente allassimilazione culturale
fatta eccezione per le cerimonie formali. Fu posto
un freno allattivit di proselitismo dei missionari
cristiani. Le forme architettoniche europee furono
riservate principalmente agli edifici governativi e a
costruzioni moderne come stazioni ferroviarie e
mercati cittadini al coperto. Dalla Gran Bretagna
arrivava la maggior parte dei componenti in ghisa.
42

Un abisso restava immutabile tra la medicina


indiana e quella europea. La salute pubblica di
base e le misure contro la carestia (spesso fallimentari nel caso di crisi di grandi proporzioni), i
vasti progetti di irrigazione nel Punjab e sistemi di
trasporto moderni quali ferrovie e strade nazionali
(funzionali alle esigenze strategiche ed economiche dellesercito) furono opera totalmente occidentale. Ci valse anche per le innovazioni agricole ad alta produttivit introdotte, gestite e possedute da espatriati nelle piantagioni di te, juta e
gomma (in Malesia), nonch per la maggior parte
delle miniere. Si tratt di inserimenti capitalistici
in una economia basata principalmente sullagricoltura tradizionale (ad eccezione delle coltivazioni di cereali del Punjab che dipendevano da dighe, canali e canali di irrigazione).
In generale, si mir ad un giudizioso equilibro
tra potere e responsabilit, e lonest degli amministratori britannici ebbe un ampio riconoscimento, allora come in seguito. I britannici furono
sempre consci di costituire unesigua minoranza, e
sempre memori dellAmmutinamento. La consapevolezza del cambiamento delle regole politiche
vigenti in Gran Bretagna nel XIX secolo, che
aveva portato al governo rappresentativo e ad un
allargamento della base letterale, rese la situazione
indiana sempre pi anomala agli occhi degli indiani colti soggetti come erano allautorit unilaterale dei dominatori britannici che era lantitesi del
sistema politico britannico. Agli inizi del XX secolo, come reazione a queste norme politiche occidentali, nacque quindi in India un movimento
43

politico antibritannico. Il Congresso nazionale indiano il vivaio del nazionalismo indiano fu


fondato nel 1885 con il sostegno di un minoranza
di amministratori britannici progressisti che prevedevano nel lungo termine la propria fine. Alcuni parteciparono addirittura ai lavori del Congresso in quanto eletti. In termini pi generale
limperialismo occidentale nel XIX secolo in India, come poi nella maggior parte delle altre colonie in Africa e altrove, produsse alla fine la propria antitesi nel XX secolo con le richieste dellindipendenza politica.
Non questa la sede per tentare di fare unanalisi dei costi e dei benefici della realt dellimperialismo in India (per la Gran Bretagna come
per lIndia). Ci che interessa la percezione della
realt del dominio imperiale da parte degli indiani
e dei britannici stessi, dellidentit degli europei
dominanti in una terra lontana e a contatto con
una cultura, dal loro punto di vista, straniera. La
consapevolezza dominante, inculcata con mezzi
ufficiali e non, era quella di unautorit e di un potere appartenenti una esigua minoranza europea.
Il potere militare, in India e nei paesi limitrofi dal
Golfo Persico a Burma e, verso nord, fino allAfghanistan, fu di primaria importanza. Per i britannici lIndia era il bastione contro lespansione
della Russia verso sud. Lesercito indiano non era
soggetto allautorit del parlamento di Londra, in
quanto finanziato con le tasse riscosse nella stessa
India. Esso fu impiegato fuori dellIndia diverse
volte nel XIX secolo e forn un considerevole apporto di truppe in entrambe le guerre mondiali
44

del XX secolo. Due milioni e mezzo di soldati indiani (tutti volontari) combatterono agli ordini
britannici nella II guerra mondiale. Lesercito indiano costitu un pilastro della condizione di potenza imperiale mondiale della Gran Bretagna.
Anche lo stato delle carriere in Gran Bretagna
dovette molto allimpero. Il servizio per limpero,
nella diplomazia, nellamministrazione civile o
nelle forze armate, diede la possibilit di percorrere carriere di grande prestigio nel Regno Unito
che furono riconosciute con una complessa gerarchia di decorazioni. E, ovviamente, furono i contribuenti indiani a finanziare salari e pensioni di
quanti lavoravano, o avevano lavorato, in India.
Pure nel settore commerciale privato, se non nei
trasferimenti ufficiali di risorse attraverso il settore pubblico, lIndia offr occasioni di guadagno.
In complesso, pertanto, lidentit dei britannici, in
quanto europei e minoranza bianca, fu rafforzata,
se non plasmata, dallimpero. Potremmo raccontare una storia simile per la Francia del XIX secolo, anche se in un microcosmo di dimensioni
minori.

45

46

IX
Crisi e ricerca di una nuovo processo unitario, 1914 2006

La ricerca graduale di una migliore cooperazione tra gli stati-nazione dellEuropa dopo il
1945 e gli sforzi tesi a favorire un ulteriore rafforzamento delle istituzioni di questi stati devono essere considerati alla luce del crollo delle strutture
di base, ovvero delle istituzioni fondamentali e dei
processi che avevano caratterizzato il progresso
degli stati europei fino alla Grande Guerra del
1914-18. Furono le profonde interrelazioni la
combinazione e linterazione di questi costituenti
basilari del sistema che resero sistematico il
crollo generale, e, come reazione, motivarono
nuove iniziative. Tutto ci domin la coscienza
della gente comune dEuropa, dei milioni di persone che soffrivano non meno dei dirigenti dei
raggruppamenti politici. Il fatto era che la portata
e le dimensioni delle interazioni in gioco non avevano precedenti, e i disastri non facevano che aggravare pessimismo e disillusione.
I sistemi economici dei paesi europei, sia nei
rapporti allinterno dellEuropa sia in relazione alleconomia internazionale, conobbero disarticolazione e crisi ricorrenti.
Il commercio, il traffico marittimo ed il sistema
finanziario internazionale basato sullo standard
47

aureo, che avevano sorretto il processo di industrializzazione dei paesi dellEuropa occidentale,
crollarono travolti dalle devastazioni e dagli stravolgimenti della Grande Guerra e successivamente dalla Grande Depressione degli anni 19291932 tra le due guerre. Altri danni e stravolgimenti di proporzioni anche maggiori seguirono
dopo il 1939. La citt di Londra era diventata il
principale centro commerciale e finanziario del
mondo in grado fornire liquidit finanziaria e prestiti a lungo termine allintera economia internazionale. Il sistema economico mondiale si rifletteva nello specchio dorato della finanza con sede
a Londra. La nuova crescita economica degli anni
Trenta non si verific in condizioni di libero mercato ma nel contesto di zone monetarie, blocchi
commerciali, attivit bancarie statali, industrie finanziate dallo stato. Il riarmamento di tutti i paesi
europei, che costituiva una risposta tardiva a
quanto era gi avvenuto in Germania, diede ulteriore slancio al sistema industriale dopo il 1935.
La rovina della moneta tedesca del periodo
1923-24, conseguente alle richieste di risarcimenti
del trattato di Versailles e alle tensioni che la
guerra e la sconfitta avevano imposto alla Germania, si verific nuovamente nel periodo 1945-47
per cui la priorit per la Germania fu quella della
stabilit finanziaria e del controllo dellinflazione;
questa priorit domin il nuovo reichmark e
deutschmark ed ora condiziona gli indirizzi della
banca centrale europea.
Il crollo industriale dellEuropa tra le due
guerre, che caus disoccupazione e sofferenza, fu
48

di carattere strutturale in quanto le vecchie industrie principali della prima rivoluzione industriale
persero terreno nei confronti dei nuovi paesi industriali aggressivi, gli Stati Uniti in particolare,
che avevano prosperato durante la Grande
Guerra (come avrebbero fatto anche nella II
Guerra Mondiale). Prodotti tessili, carbone, costruzioni navali, ferro le principali fonti di lavoro industriale si indebolirono e, data la loro
concentrazione in certe regioni, produssero immensi disagi sociali. La disoccupazione media per
lintero periodo interbellico colp pi del 10%
della forza lavoro, raggiungendo pi del 20% negli anni della depressione. Questo declino industriale non fu affatto compensato dalla nuova crescita industriale in quelle che allora erano industrie molto minori: veicoli, elettricit, petrolio, aeronautica, chimica, alcune nuove industrie di consumo, infrastrutture nel settore trasporto e nuova
urbanizzazione.
Gli anni tra le due guerre furono caratterizzati
in primo luogo, come parziale conseguenza di
questi fallimenti economici, finanziari e industriali, da endemici insuccessi politici. In molti
casi, i fragili stati nuovi, creati dal Trattato di Versailles, non riuscirono ad assicurare un efficace
governo costituzionale. Furono intaccati i fattori
determinanti che sono alla base di una democrazia
liberale e parlamentare. I sindacati scontenti sostennero lestremismo politico della sinistra; altri
partiti borghesi e contadini adottarono atteggiamenti di estrema destra. La Russia, soggetta al regime bolscevico dopo il 1917, si era ritirata da
49

ogni accordo politico ed economico europeo, Lo


stato-nazione era in crisi e tale veniva percepito
dai cittadini nella maggioranza dei paesi europei.
La democrazia costituzionale rest pi sicura in
Gran Bretagna e Scandinavia, Tuttavia, per lEuropa nel suo complesso fu questa una crisi della
democrazia cos come del capitalismo.
La seconda guerra mondiale riprodusse tutti
gli orrori della prima in proporzioni molto pi
vaste, aggiungendo nuove dimensioni dellorrore
con lo sterminio di massa di civili, prigionieri,
ebrei ed altre minoranze nellEuropa orientale,
con una distruzione fisica di dimensioni pi vaste,
con lannientamento e la degradazione umana,
con lo sconvolgimento e lo sfruttamento dei paesi
occupati dai tedeschi. Un nuovo regno del terrore
fu scatenato in Europa. Il nuovo ordine nazista si
propose di raggiungere una certa unificazione
economica con lo sfruttamento, il terrore e la
forza a integrazione della unificazione militare.
Nel 1944, 8 milioni di persone fornivano lavoro
forzato in Germania ed altri 2 milioni sotto il comando tedesco nei paesi europei sotto il dominio
tedesco. 5-6 milioni di ebrei erano stati uccisi nel
1945 ed altre minoranze di razza impura quali gli
zingari aggiunte allo sterminio. Met degli 11 milioni di ebrei registrati alla Conferenza di Berlino
del gennaio 1942 (dove fu pianificato lOlocausto)
era stata annientata al momento della resa della
Germania nellestate del 1945.
Per comprendere lintensit della reazione
postbellica e la consapevolezza collettiva europea
della necessit di porre fine a tale sofferenza orga50

nizzata e favorita dallo stato, bisogna prendere


atto delle dimensioni reali del disastro. LUnione
Sovietica perse 20 milioni di persone tra militari e
civili. AllEuropa occidentale, sia nelle pur terribili esperienze delloccupazione e delle campagne
militari, fu risparmiato il peggio; tra il 1939 e il
1948 46 milioni di persone furono sradicate nellEuropa centrale e orientale; in questi stessi anni
furono uccisi o espulsi 90 milioni di persone nellEuropa nel suo insieme. La dominazione tedesca
dellEuropa ebbe un duplice obiettivo: lo sterminio e lespulsione di quanti era ritenuti inferiori
per razza e cultura, da rimpiazzare con nuovi coloni tedeschi; e lEuropa occupata nel suo complesso doveva essere sfruttata nellinteresse della
nuova razza padrona. Allinsediamento e alla colonizzazione di questa marcia tedesca verso est
corrisposero lo sterminio e lespulsione forzata
delle nazioni dellest assoggettate. Fu in particolare la Polonia a costituire il principale obiettivo
di questa germanizzazione.
Tuttavia, questa ondata di umanit messa al
bando cambi direzione nelle fasi finali della
guerra quando i tedeschi che avevano beneficiato
di questa Drang nach Osten dovettero soffrirono a
loro volta. Nel 1944-45, sul fronte orientale, 5 milioni di tedeschi fuggirono ad ovest di fronte allavanzata della Armata Rossa. Gli orrori dello spostamento di massa non cessarono con la fine delle
ostilit dato che lEuropa orientale si vendic contro le minoranze tedesche. Nel luglio del 1945 diversi milioni di tedeschi furono espulsi in condizioni di caos e anarchia. Nel complesso, nel 1948,
51

12-13 milioni di tedeschi erano stati scacciati


verso paesi diversi mentre minoranze insediate da
molto tempo venivano allontanate di gran lunga
il pi vasto movimento di popolazione della storia
europea. Secondo alcune stime, ben 2 milioni di
tedeschi non sopravvissero nel corso di questi
viaggi. Cos termin la dominazione tedesca di un
vasto territorio che spaziava dallOceano artico ai
margini del Sahara, dallAtlantico ai Pirenei, fino
allUcraina. Perfino limpero romano, al culmine
della sua potenza, non aveva dominato con successo una tale estensione di territorio e un cos
gran numero di paesi. Cifre complessive come
queste non danno per il senso della profondit
della tragedia umana. su questo sfondo, con le
sue terribili memorie di questa esperienza complessiva europea, che bisogna interpretare gli sviluppi del periodo postbellico in Europa.

52

X
La ripresa europea
economica e politica dopo il 1945

Nonostante ci fosse un temibile precedente di


un vasto crollo postbellico, leconomia internazionale dopo il 1945 offr allEuropa grandi opportunit. Il successo delle esportazioni divenne una
componente importante delleconomia europea
che nel periodo 1950-1973 riprese a prosperare.
LEuropa riacquist slancio nelleconomia interna. Tra il 1913 e il 1950 la crescita economica
media dei paesi dellEuropa occidentale fu
dell1% annuale; nei decenni del miracolo economico 1950-1973 la crescita media raggiunse uno
straordinario 4% annuale. La disoccupazione diminu di pi della met rispetto agli anni tra le due
guerre (scendendo ad un quarto o ancora meno
rispetto agli anni della depressione tra le due
guerre, impressa con il fuoco nella coscienza dei
contemporanei). La disoccupazione in Europa occidentale (come percentuale della forza lavoro)
era appena sotto del 3% nel periodo 1950-60, e
solo dell1,5% nel decennio seguente. Ci rapidamente cre aspettative ben definite nelle generazioni postbelliche, sia che si trattasse di lavoratori,
consumatori o elettori. Una occupazione ragionevolmente piena (sostenuta dagli aiuti statali per i
53

disoccupati) fu data per scontata nella nuova


esperienza del capitalismo postbellico. Questo capitalismo era caratterizzato da molte iniziative statali per la crescita economica, a cui si aggiungevano misure di previdenza sociale e un mercato
del lavoro molto regolamentato nellinteresse dei
sindacati liberi ricostituiti e dei lavoratori. Tuttavia anche i datori di lavoro prosperarono nella rinascita economica.
Pertanto, un capitalismo rigenerato fu salvato
per Europa e lEuropa (si potrebbe sostenere)
salv il capitalismo. La democrazia, a sua volta, rinacque e fu salvaguardata in quanto parte integrale della prosperit economica; essa fu anche
strettamente legata alla guerra fredda, alla politica
e ai sentimenti antisovietici, unaltra caratteristica
importante dellEuropa dopo il 1945. Il regime
manifestamente oppressivo della Russia, cos
come le misure repressive imposte ai paesi satelliti
dellEuropa orientale che facevano parte del
blocco sovietico, disilluse i partiti comunisti e socialisti radicali dei paesi dellEuropa occidentale.
Il socialismo di stato, con la sua economia completamente controllata e gestita dallo stato, era
considerato, secondo qualsiasi ideologia politica
(anche dal partito laburista britannico decisamente anti-marxista), inaccettabile sia dalla destra
che dalla sinistra nellEuropa occidentale. Perfino
i lavoratori, che avrebbero dovuto essere i beneficiari del sistema sovietico, si ribellarono alla prima
occasione nella Germania dellEst, in Ungheria,
Polonia e Cecoslovacchia. Sviluppo economico,
piena occupazione, alti salari e benefici materiali
54

di un nuovo consumismo stabilirono i parametri


politici dellEuropa occidentale insieme alle libert dei regimi democratici costituzionali. La
produttivit divenne lo shibboleth4, o parola dordine, universale a cui aderirono, in un modo o nellaltro, tutti i partiti. Cos radicati divennero rapidamente questi presupposti che, quando leconomia della UE conobbe momenti difficili nei decenni recenti, la disillusione assunse vaste proporzioni. La UE ancora di fronte al dilemma della
scelta di indirizzi politici in grado di risolvere linerzia o leurosclerosi come viene comunemente
definita.
Levoluzione postbellica dellEuropa non pu
essere compresa senza che si riconosca il ruolo
della presenza americana. Leconomia americana
aveva invaso lEuropa negli anni tra le due guerre
e anche prima: Ford, Kodak, Singer, Westinghouse, Esso (per la Standard Oil) ed altre societ
divennero icone europee man mano che lindustria a americana penetrava in quei settori economici europei che stavano modernizzandosi (con
notevole vantaggio per questi ultimi, bisognerebbe dire). Un massiccio sostegno logistico e
grandi eserciti aiutarono poi gli alleati nella seconda guerra mondiale. Pertanto gli Stati Uniti
avevano gi una posizione di spicco sulla scena europea nel 1945.
4 Termine ebraico la cui pronuncia serv a distinguere i
membri della trib di Ephraim da quelli della trib di Gilead,
come si legge nel cap. 12 del Libro dei Giudici della Bibbia
ebraica.

55

Nello sforzo iniziale di ricostruzione dellEuropa occidentale il piano Marshall costitu un elemento di propulsione. Pi importanti nel pi
lungo termine furono le politiche americane per la
rigenerazione dellindustria europea in termini di
miglioramento di produttivit, ricerca e sviluppo.
Gli Stati Uniti considerarono lEuropa un alleato
fondamentale per gli interessi strategici globali
dellAmerica nella Guerra Fredda contro lUnione Sovietica. Ci spiega gli sforzi fatti per far
rinascere leconomia europea e linsistenza per la
creazione della CEE e della UE. Lintegrazione
europea fu un obiettivo della politica americana in
questo contesto e gli Stati Uniti esercitarono pressioni sul Regno Unito perch vi prendesse parte.
Forse il fattore di maggiore impatto fu la ininterrotta penetrazione in Europa delle imprese e
degli investimenti americani. Si potrebbe sostenere che le banche e le aziende americane trassero
maggior profitto dalle opportunit offerte dal
commercio transfrontaliero e dalle iniziative in
ambito europeo di qualsiasi altro membro della
CEE.
Nel pi vasto ambito delleconomia internazione linfluenza americana stava acquistando
maggiore rilevanza con il predominio americano
nelle nuove organizzazioni internazionali (Nazioni
Unite, Banca Mondiale, FMI e GATT (Accordo
Generale su Tariffe e Commercio), lantesignano
dellattuale WTO (Organizzazione per il Commercio Mondiale). Ci diede una sicurezza basata
sul dollaro con il cambio fisso del dollaro allenorme incremento di commercio internazionale
56

multilaterale fino al crollo del sistema di Brett


Woods, come fu chiamato, del 1972-73. Esso coincise con il calo dei tassi di crescita economica in
Europa e con i crescenti livelli di disoccupazione
di cui non ci si mai liberati. Ecco la ragione dei
ricordi a tinte rosee del periodo 1950-73 come dei
decenni del miracolo europeo. Un altro sviluppo
che precis le priorit europee tra le vecchie potenze imperiali fu la decolonizzazione. Gran Bretagna, Francia e Olanda avevano un gran timore
di abbandonare i loro impegni imperiali. La Gran
Bretagna temeva soprattutto per lIndia fin dal
1947, ma poi per le isole dei Caraibi, lAfrica e le
esigenze strategiche e militari in Medio Oriente
dopo il fiasco con la Francia nel 1956; la Francia
temeva per il traumatico ritiro dallAlgeria e lOlanda per il suo dalle colonie del Sud-est asiatico.
Si ipotizzava che investimenti, profitti e commercio, come anche lo stato imperiale, avrebbero sofferto per la decolonizzazione e per il crollo dellimperialismo; questultimo era fortemente sostenuto dagli Stati Uniti che si consideravano la
prima potenza anti-imperiale, dal 1776 schierato
con i popoli conquistati.
Questi timori non si avverarono (fatta eccezione per le pretese imperiali), ma si verific lesatto contrario. Il trasferimento di capitale, risorse
umane e impegno in Europa apport profitti ben
maggiori mentre si negoziava su trattamenti preferenziali che in larga parte preservavano i precedenti flussi commerciali con le ex-colonie situate
in paesi poverissimi. Tuttavia, per quanto concerne i principali paesi del Commonwealth bri57

tannico ricchi come la Gran Bretagna o pi ricchi per reddito pro capite mentre le loro economie, evolvendosi, cessavano di essere complementari alla Gran Bretagna, landamento dei loro
scambi commerciali sub un cambio di direzione
dato che, gradualmente eliminato laccesso preferenziale al mercato britannico (il maggiore mercato di importazione per alimentari e materie
prime), questi paesi si trovarono di fronte alla barriera doganale della CEE in seguito allingresso
britannico del 1973. Sentimenti, vincoli personali
e familiari, legami informali in seno al Commonwealth, le visite reali di rito ed il cricket continuarono ad essere il cemento comune del Commonwealth. Un parallelo immaginario fu il Sacro Romano Impero in quanto fantasma della realt materiale precedente.

58

XI
Nuove istituzioni europee

Alla luce di questa situazione ci si pu domandare quale sia stata levoluzione delle istituzioni
europee. In questa sede si pu solo fare un racconto sommario di negoziati estremamente complessi e dei relativi esiti. La spinta verso lunit europea fu alimentata dai ricordi ancora vivi di
morte, distruzione, sconfitta ed emigrazioni forzate in massa. In pratica ogni famiglia, come anche ogni politico, dEuropa, portava le cicatrici di
questa esperienza. Di importanza fondamentale
erano la costituzione di un sistema che impedisse
il ripetersi degli eventi e pi specificatamente che
legasse Francia e Germania e lemergere di una
consapevolezza delle conseguenze che potesse
comportare una Germania divisa. Ci non poteva
essere ottenuto con trattati internazionali temporanei, una modalit tipica degli accomodamenti
postbellici del passato, bens mediante una graduale integrazione a livello istituzionale. I federalisti convinti, che furono a capo degli apparati burocratici dei nuovi organismi europei, non abbandonarono mai questa idea e Jean Monnet ne fu
il portavoce pi eloquente.
La Comunit Europea del Carbone e dellAcciaio del 1951 divenne il prototipo con molte delle
59

caratteristiche che poi furono comprese nel Trattato di Roma e nella successiva istituzione della
CEE e della UE. La CECA doveva essere permanente e assicurare la coordinazione delle industrie
principali di ciascun paese partecipante (che
avrebbe impedito ogni futura corsa al riarmamento); ogni paese avrebbe avuto un posto nellAutorit comune; ci sarebbe stato un ramo giudiziario un iniziale tribunale europeo per risolvere le dispute; ci sarebbe stata una burocrazia
esecutiva centrale per applicare le decisioni dellAutorit. Il Trattato di Roma, che diede vita alla
CEE ed diventato la base della successiva evoluzione dellintegrazione europea mediante lunificazione istituzionale, riusc principalmente a
creare una zona di libero scambio sebbene lobiettivo dichiarato degli stati che siglarono il trattarono fosse ununit federale finale.
Il libero movimento delle merci allinterno dellEuropa e dazi doganali comuni per il commercio
extraeuropeo furono obiettivi largamente raggiunti. Tuttavia lEuropa ancora in attesa di un
libero mercato dei servizi, regimi fiscali, di una legislazione comune su lavoro e welfare, del libero
movimento in Europa del capitale e dei flussi di
investimenti non-nazionali, nonostante lampliamento del potere giurisdizionale della corte di
giustizia europea. Molti ostacoli ancora esistono
per la migrazione del lavoro e dellimmigrazione
tra gli stati membri.
Prima del Trattato di Roma fall il tentativo di
costituire una Comunit di Difesa Europea con
importanti implicazioni per forze armate comuni.
60

Anche la ricerca di una politica estera europea comune non stata appoggiata molto dagli stati-nazione nella loro qualit di membri della UE e non
si andati oltre un ruolo di coordinazione. I conflitti di interesse hanno impedito un efficace intervento europeo congiunto nei Balcani, in Africa e
nel Medio Oriente; e i singoli stati europei,
quando sono effettivamente intervenuti, lo hanno
fatto in massima parte sotto la propria sovranit.

61

62

XII
Ostacoli sulla strada del federalismo

Lintegrazione e la coordinazione europea


hanno comunque fatto progressi; ma, prima di
analizzare questi sviluppi, dovremmo esaminare
alcuni dei fattori che ostacolano lunificazione.
Principale tra questi stato il ruolo della Gran
Bretagna (che non entr nella CECA nel 1951).
La Gran Bretagna boicott con successo la Comunit di Difesa Europea per poi cercare di fare
la stessa cosa con la CEE dando vita alla rivale
Associazione per il Libero Commercio Europeo
dopo la firma del Trattato di Roma. Figure di
primo piano del mondo politico e diplomatico
della Gran Bretagna ritenevano che gli stati europei non avrebbero mai firmato il Trattato; che i rispettivi governi e parlamenti non lavrebbero mai
ratificato se lavessero effettivamente firmato; che
il sistema, una volta creato, sarebbe ben presto
crollato per le tensioni interne e lincompatibilit
degli interessi nazionali; e che, in ogni caso, la
Gran Bretagna stava meglio se non aveva nulla a
che vedere con esso. Questa successione di posizioni ha caratterizzato la politica britannica verso
ogni passo importante sulla strada dellintegrazione europea diretta da Brussels. Tuttavia ci vollero solo sei anni dopo il 1957 perch i governi
63

britannici (di entrambi i principali partiti politici)


decidessero che si soddisfacevano meglio gli interessi britannici firmando il Trattato di Roma, considerato che tutte le loro previsioni circa il suo futuro fallimento si erano dimostrate false. Ci nonostante, la Gran Bretagna veniva vista da Brussels
(e specie da Parigi) come il cavallo di Troia nel
campo europeo, decisa a vanificare le aspirazioni
ad una Europa federale.
La Gran Bretagna aveva forti obblighi morali
ed emozionali nei confronti dei paesi del Commonwealth, rafforzati da intensi legami economici. Avevano tutti aiutato la Gran Bretagna con
un grande contributo di sangue e risorse in entrambe le guerre mondiali, a conferma degli stretti
vincoli con la madrepatria. Gli obblighi verso i
paesi del Commonwealth il cui mercato nel Regno
Unito era stato protetto in una certa misura con le
leggi della Preferenza imperiale del 1932 ebbero un loro riconoscimento quando la Gran Bretagna introdusse il protezionismo doganale a vantaggio delle banane dei Caraibi, del burro della
Nuova Zelanda e del formaggio canadese. Grande
irritazione caus a Brussels il mercanteggiare della
Gran Bretagna su questi dettagli dei dazi doganali
laddove la grande strategia della CEE, vista dal
Continente, era quella di eliminare la guerra. Ma
in verit ci fu anche molto mercanteggiare da
parte europea (non ultimo sui contributi britannici al bilancio della CEE e sullaccettazione della
Politica Agricola Comune).
Le ragioni della riluttanza britannica ad entrare a far parte dellEuropa, come anche dopo il
64

1973 (quando il veto di De Grulle sulla richiesta


britannica di ammissione del 1963 fu finalmente
superato), erano molteplici. La Gran Bretagna si
considerava una potenza imperiale mondiale
una piccola superpotenza piuttosto che una
grande potenza minore. Fattori quali lemigrazione su scala mondiale, principalmente verso gli
Stati Uniti e i domini bianchi, gli investimenti stranieri in tutto il mondo, il commercio soprattutto
extra-europeo e transoceanico, i traffici marittimi
e il sistema bancario significavano che la Gran
Bretagna guardava al mondo anzich oltre la Manica allEuropa. Nella prospettiva del Regno
Unito lAtlantico era spesso pi stretto della Manica per non parlare del fatto che la Gran Bretagna non aveva nemmeno condiviso lesperienza
traumatica della sconfitta e delloccupazione nella
seconda guerra mondiale, unesperienza questa
comune al resto dellEuropa.
Pi precisamente, la Gran Bretagna aveva la
pretesa di trovarsi in una relazione speciale con gli
Stati Uniti fungendo da tramite fondamentale tra
gli Stati Uniti e lEuropa. Ci aveva profonde implicazione per la difesa (armi nucleari comprese)
in quanto la Gran Bretagna dipendeva dagli Stati
Uniti per la tecnologia nucleare americana e aveva
inoltre obblighi verso la Nato a guida americana.
Era questo che allontanava la Gran Bretagna dalle
priorit internazionali e strategiche della Francia.
Gli Stati Uniti erano pi vincolati alle priorit
della Gran Bretagna nel commercio internazionale e nelle politiche finanziarie, favorendo un
mercato internazionale aperto multilaterale meno
65

dominato da ristrette considerazioni nazionalistiche rispetto alla Francia, che vedeva nellunit europea un contrappeso agli Stati Uniti.
Nonostante lostilit francese allentrata della
Gran Bretagna nella CEE, dovuta ai timori che la
Gran Bretagna potesse costituire un contrappeso
alla Francia (in particolare minacciando la diarchia
tra Francia e Germania le cui opinioni dominavano
a Brussels), tuttavia, sotto certi aspetti, la Francia di
de Gaulle aveva nei riguardi della integrazione europea unopinione simile a quella della Gran Bretagna, racchiusa nellespressione lEuropa delle Patrie di De Gaulle. Al di l della retorica, la Francia
aveva la stessa riluttanza a sacrificare la realt della
sovranit nazionale in favore di uno stato federale
europeo. Finch la Francia poteva preservare gli interessi nazionali esercitando il potere attraverso il
Consiglio dei Ministri e controllando gli burocrati
di Brussels, la UE poteva ben giovare agli interessi
francesi. La Gran Bretagna, con una visione marcatamente diversa dei propri interessi nazionali, poteva anche accettare questa strategia una volta firmato il trattato di Roma del 1973.
Nonostante le dichiarazioni di intenti e le professioni di fede in una futura Europa integrata, negli anni 70 la CEE non era riuscita a far progressi,
ad eccezione di una zona di libero commercio e
dellunione doganale, in campi quali difesa, politica estera, mercato comune dei servizi, leggi sul
lavoro, coordinamento fiscale nazionale e punti
principali della sovranit legale e monetaria. Tuttavia, il quadro istituzionale era al suo posto e
stava sviluppando una forza tutta propria.
66

Un altro sviluppo degli anni 80 che ha delle


notevoli ripercussioni sulle odierne scelte politiche dellEU fu la rigenerazione delleconomia britannica dopo il 1979 in conseguenza degli indirizzi politici ispirati al libero mercato strenuamente perseguiti dal nuovo governo conservatore
guidato da Margaret Thatcher o del thatcherismo come stato poi definito. Si tratt di una
vera e propria rivoluzione ideologica per la politica inglese e tanto pi sorprendente in quanto
venne dalla destra e non dalla sinistra. Le ideologie politiche in Gran Bretagna, come altrove,
erano state appannaggio della sinistra, sotto forma
di fabianesimo britannico5 e di socialismo nonmarxista; la forza tradizionale della destra nella
politica britannica era da vedersi nella sua qualit
di partito pragmatico che rispondeva empiricamente ai problemi del giorno senza una visione viziata da ideologie politiche fatti salvi alcuni principi generali come il conservatorismo che facevano appello alla nazione nel suo insieme, al benessere sociale, allamministrazione competente e
cose simili.
5 Il Fabianesimo un movimento politico e sociale britannico alla fine del XIX secolo e facente capo alla Fabian Society. Questa associazione fu istituita a Londra nel 1883 e si
proponeva come scopo istituzionale lelevazione delle classi
lavoratrici per renderle idonee ad assumere il controllo dei
mezzi di produzione. Prese tale nome in quanto si avvalse di
una tattica gradualistica e temporeggiatrice che ricordava,
sotto taluni aspetti, la politica di Quinto Fabio Massimo, il
Temporeggiatore. Nel 1900 dalla Fabian Society prese origine
il Partito laburista.

67

Ora invece il thatcherismodava alla destra


quel vantaggio che le consentiva di perseguire una
nuova linea politica ispirata ai principi del libero
mercato. Il potere dei sindacati fu ridotto (in particolare il diritto previsto dalla legge di chiamare
allo sciopero di solidariet sindacati che non
erano direttamente coinvolti in una vertenza sindacale a sostegno di quelli lo erano). Molte societ
statali furono denazionalizzate sulla scia dellabolizione del monopolio statale delle ferrovie che furono ripartite tra numerose societ regionali concorrenti e molti altri enti non molto conosciuti. Il
cambiamento pi drastico a giudicare con il senno
di poi (oltre alle ferrovie) fu il cosiddetto big
bang della City di Londra, ovvero lo smantellamento totale delle restrizioni sulla concorrenza
nel settore delle banche e dei servizi finanziari (accompagnato per da una nuova regolamentazione
a salvaguardia del libero mercato).
Meno note a livello internazionale sono state le
vigorose politiche thacheriane che hanno dato allo
stato nuovi poteri di intervento, nellinteresse dei
nuovi imperativi politici, negli ordini professionali
della giustizia, medicina, scuole, universit e cos
via, che avevano goduto di una lunga tradizione di
autoregolamentazione. In Gran Bretagna il governo non era mai stato cos invadente, anche se lo
scopo generale era quello di aprire le istituzioni
tradizionali alla concorrenza e ai nuovi dettami di
efficienza, trasparenza di governo, responsabilit
e tutela del valore della pubblica sterlina. Molte
delle novit introdotte dai governi conservatori
dopo Margaret Thatcher dopo il 1979 sono state
68

conservate ed estese con il governo di Blair e della


Nuova Sinistra dopo il 1997. Molti riflessi di
queste politiche di libero mercato stanno attualmente facendo sentire i loro effetti sulle attuali
discussioni in seno alla UE e hanno acquistato ulteriore forza per il miglioramento delleconomia
del Regno Unito a partire dal 1980 e per i risultati
migliori che essa ha dato nei confronti dei paesi
della area delleuro, specie quelli al centro della
vecchia Europa: Francia, Germania, Italia.
La base istituzionale dellulteriore integrazione
europea stata posta in essere dai vari atti legislativi proposti dalla Commissione di Brussels ed accettati dai rappresentanti degli stati membri nel
Consiglio dei Ministri e successivamente ratificati
dai governi membri. Possiamo qui discutere solo
dei cambiamenti pi importanti

69

70

XIII
Limitazioni della sovranit

La Legge Unica Europea del 1987, che port al


Trattato di Maastricht del 1992, unimportante
pietra miliare che d il senso di questi sviluppi. Fu
ampliato il principio del voto di maggioranza (con
complesse procedure) nel Consiglio dei Ministri
in modo da togliere ai singoli stati membri la possibilit di bloccare il cammino verso unulteriore
integrazione. In precedenza le decisioni dovevano
essere allunanimit, il che significava che, se un
qualsiasi stato membro riteneva che una proposta
di legge minacciasse gli interessi nazionali, esso
poteva porre un veto. Gli stati, specie la Gran Bretagna, che si opponevano allestensione del federalismo e altre forme di integrazione in Europa,
potevano ricorrere a questa clausola per conservare la sovranit nazionale. Tuttavia, alla luce del
progressivo allargamento della Ue attualmente
in corso e programmato per il futuro si dovette
riconoscere che il diritto di veto concesso a ciascun stato membro era un sistema che ostacolava
ogni passo in avanti.
Un altro fondamentale sovvertimento del
principio della conservazione della sovranit nazionale venuto dalla giurisdizione della Corte
europea. Per i casi di competenza della Corte (in
71

una vasta gamma di questioni) alla legge europea fu concessa la precedenza sulle leggi nazionali. Ci ha portato ad un flusso crescente di
vertenze giudiziarie in quanto persone, societ
ed organizzazioni si appellano alle leggi europee
e alla Dichiarazione dei diritti delluomo per ricorrere contro le decisioni dei tribunali nazionali. Ci non fa che accrescere enormemente
prestigio e autorit della legislazione dellUe e
del flusso di direttive di Brussels che fissano le
regole di comportamento di molte professioni,
dellindustria e del commercio. Le procedure
contabili, ad esempio, sono state trasformate da
queste direttive europee. Lo shibboleth della sovranit nazionale, come espressione dellindipendenza nazionale, invocato dai politici di destra, pu essere adatto a suscitare sentimenti nazionalisti e xenofobici (e contro gli immigrati)
ad un livello di emotivit irrazionale larma del
demagogo di ogni dove. In Gran Bretagna lo
slogan La Gran Bretagna ai britannici, Salviamo la sterlina, Salviamo la regina, Conserviamo linno nazionale e sventoliamo la bandiera. Queste invocazioni ataviche di sovranit
nazionale e di indipendenza nazionale sono in
graduale ritirata. paradossale che la pi basilare delle espressioni della sovranit nazionale,
lindipendenza militare, fu la prima ad essere abbandonata dopo il 1945 quando la Nato guidata
dagli Stati Uniti fu creata allo scopo di coordinare la strategia militare in Europa contro la
Russia nella Guerra Fredda e frenare uneventuale ripresa militare da parte della Germania.
72

Unaltra caratteristica fondamentale della indipendenza nazionale stata, tradizionalmente, lindipendenza in materia di politica monetaria e di
conservazione della moneta nazionale. Ci ha un
grosso peso sulla elaborazione e sulla realizzazione di politiche finanziarie ed economiche interne ed esterne.
quindi comprensibile come lunificazione
monetaria abbia rappresentato laspetto pi difficile dellintegrazione europea su cui ci si finora
cimentati. Sono state tentate senza successo varie
iniziative per coordinare le monete europee e le
politiche delle banche centrali nazionali degli stati
membri. Il sistema di cambio e lo SME crollarono
entrambi nel 1988 e 1992. Poi, nel 1998, come si
sa, la sovranit monetaria fu finalmente abbandonata (e lo sar definitivamente?) dagli 11 stati
membri dellarea delleuro, e della gestione della
moneta comune delleuro fu incaricata la nuova
BCE con sede a Francoforte. La Gran Bretagna e
gli stati scandinavi se ne stettero da parte (come
ancora fanno oggi), ma ladesione alleurozona fu
considerata almeno in linea di principio una
condizione per lammissione di quei paesi che
fanno domanda di ingresso. La Gran Bretagna
(con la Danimarca) accettarono in linea di principio di prendere in considerazione ladesione
quando i tempi fossero stati propizi il crollo
dello SME (a cui la Gran Bretagna aveva aderito
nel 1992) aveva mandato in fibrillazione la City di
Londra e creato grande scetticismo sulla unificazione monetaria europea, cosa che continua ad esserci. Dal 1998 la fortuna delleuro e degli stati73

membri non fa semmai che aumentare questi


dubbi in Gran Bretagna.
La Gran Bretagna firm il Trattato di Maastricht nel 1992 riservandosi il diritto di una eventuale non partecipazione a voci del bilancio (specie riguardo allimpegno economico a sostegno
della Politica Agricola Comune). Margaret Thatcher riusc anche ad ottenere uno sconto annuale
compreso tra i 3,5 e 5 miliardi di euro e lesenzione dal contratto sociale concordato a Maastricht onde conservare un ben pi ampio margine
di manovra sulla legislazione e sui contratti di lavoro.

74

XIV
Questioni presenti e future

Il numero degli stati membri della UE aumenta


in modo progressivo ed esponenziale: da 15 paesi
nel 1995 siamo passati agli attuali 25, che potranno diventare a loro volta 34 nel 2010 o gi di
l. I nuovi stati membri sono diverse volte pi poveri, in termini di PIL pro capite, della maggioranza dei precedenti 15, e pi pesantemente dipendenti dallagricoltura. I diritti di voto, i trasferimenti dal bilancio europeo (pi in particolare
per lagricoltura e i fondi regionali), e tutto il problema dellassimilazione sollevano importanti
questioni e faranno nascere molti conflitti interni
di interesse. Lallargamento della comunit europea pone anche il problema della diversit delle
visioni dellEuropa. Dove si devono fissare i confini orientali dellEuropa? Ci sono dei limiti geografici oltre i quali lidentit dellEuropa perde la
propria credibilit? Ladesione della Russia non
in questione, ma che fare delle future richieste di
Ucraina, Bielorussia e Moldavia? Senza dubbio altri stati si metteranno in fila, decisi a procurarsi i
vantaggi rispetto alla le loro attuali condizioni che
immaginano verranno dallappartenenza alla Ue.
Quali che siano state le caratteristiche dei paesi
europei occidentali nel loro insieme, esse sono
75

state assorbite nella categoria pi vasta dellappartenenza alla Ue dando vita a specifiche istituzioni
e improntando di s politica, economia ed anche
(per alcuni aspetti principali) cultura. Questo processo ha conferito una nuova particolare realt al
concetto di Europa. Il possibile ingresso della
Turchia e di alcuni stati balcanici rimette in circolo alcuni degli argomenti medievali per cui lEuropa coincide con loccidente cristiano ed un
circolo cristiano (ricordiamoci per che la Chiesa
ortodossa greca, come quella russa, stata sempre
oltre il confine e che la Grecia gi uno stato
membro).
Le condizioni costituzionali e culturali necessarie per entrare a far parte della UE ricalcano le
norme dei paesi europei occidentali nella generale
condivisione dei criteri illuministici di vecchia
data: regimi costituzionali stabili (vale a dire quelli
attuali democratici), diritti umani, autonomia del
sistema giudiziario, efficace applicazione delle
leggi, onest in politica e amministrazione, accettazione delle regole del libero mercato, disciplina
finanziaria statale in conformit alleuro e alle sue
regole. Le assicurazioni date su questi punti devono essere dimostrate concretamente da parte di
tutti i paesi che aspirano a diventare membri della
UE e ci rappresenta un problema per alcuni
paesi che hanno fatto domanda.
Le visioni alternative concorrenti dellEuropa allordine del giorno possono essere etichettate, per usare le parole delle parti in causa, come
modello sociale contro modello liberale (o
del libero mercato). Entrambi gli aggettivi sono
76

diventati, agli occhi degli avversari, simboli ostili.


Il modello sociale comprende politiche salariali
favorevoli ai sindacati, welfare, e politiche per
loccupazione in materia di mercato del lavoro e
protezione delle industrie nazionali.
Dal 2000 in poi la linea politica della Commissione per una maggiore integrazione politica in
Europa stata fortemente appoggiata da Francia
e Germania, ma avversata dalla Gran Bretagna.
Attualmente, con un rovesciamento dei ruoli, la
Commissione europea ha proposto iniziative tese
a combattere la sclerosi che ha causato inerzia nellarea delleuro, favorendo la competizione tramite il libero (o pi libero) mercato dei servizi,
liberalizzando il mercato del lavoro e altre cose
simili. Questo rovesciamento di ruoli (secondo il
punto di vista del Regno Unito e dei paesi membri
scandinavi) stato accolto molto favorevolmente,
ma finora avversato con successo da Francia, Belgio e Italia. Ladesione della Germania al modello
sociale viene forse messa in discussione dal nuovo
governo tedesco presieduto da Angela Merkel che
sta proponendo leggi nazionali per la liberalizzazione delle relazioni industriali.
Francia, Italia e Germania, la cui economia era
condizionata da norme che stabilivano un tetto allindebitamento pubblico, hanno raggiunto considerevoli compromessi. Nessuno ora sa per certo
quali nuove norme entreranno in vigore.
Promotrice di una ulteriore dimensione del
modello sociale della UE, non strettamente correlata a queste considerazioni interne, la Francia
con la sua concezione dellEuropa come contrap77

peso agli Stati Uniti negli organismi internazionali


e nella politica internazionale. La Francia ostile
ad una Europa anglofona, in gran parte per ragioni simboliche, poich lEuropa francofona
sembrava incarnare la sua supremazia in Europa.
Gli atteggiamenti anti-francesi sono definiti liberali un insulto secondo questa retorica e anglosassoni. Con lallargamento della Ue, attuale e
potenziale, la Francia ha visto intaccare il suo
ruolo nellEuropa organizzata.
Il modello liberale dellEuropa comporta
una visione diversa del futuro dellEuropa ed
appoggiato, con variazioni, da Regno Unito, stati
membri scandinavi (cio, Scandinavia meno la
Norvegia), Spagna e i nuovi candidati allingresso
nella Ue dellEuropa orientale. C attualmente
consenso sullallargamento (almeno fino a quando
non sar stata confermata lammissione), ma aumentano nel contempo le perplessit circa lammissione della Turchia. I paesi fautori del modello
liberale dellEuropa hanno, sul piano internazionale, una visione pi atlantista maggiormente
favorevoli come sono a sostenere la linea politica
statunitense. Essi sono a favore di un rafforzamento della politica di libero mercato allinterno
della Ue che si espliciti in leggi per maggiore competitivit, liberalizzazione del mercato nei servizi,
nel sistema bancario e negli investimenti stranieri
diretti nellUnione, libert di immigrazione interna (anche se questa largamente contestata in
considerazione dellalto tasso di disoccupazione
nei vecchi paesi dellarea delleuro). Il Regno
Unito e la Scandinavia continuano a mostrare
78

scetticismo riguardo al loro ingresso nelleuro; e


lesperienza delle economie dellarea delleuro
dopo il 1999 li rende pi riluttanti. Il Regno Unito
si oppone a una ulteriore integrazione politica, fiscale, giuridica, di politica sociale ed estera, e strategica, ma soddisfatto di una cooperazione europea che non intacchi gli interessi nazionali. Le
divisioni interne sulla guerra in Iraq (come era gi
accaduto per il conflitto in Bosnia) sono notevoli
e i britannici sono memori del fare da s in occasione della guerra del 1982 con lArgentina per
le isole Falklands. Questi punti di vista britannici
non sono condivisi (almeno fino a questo momento) dai nuovi stati membri e da quelli potenziali.

79

80

XV
Dopo il 2006, pi domande che risposte

E in futuro? Gli storici, che si presume siano


pi consapevoli di altri della imprevedibilit degli
eventi passati, dovrebbero essere restii a fare previsioni e cercare di ipotecare il futuro. Nelle immortali parole di Sam Goldwin, il magnate del cinema americano, non bisogna mai fare previsioni, specie per il futuro. Possiamo per almeno
esporre alcuni dei problemi che lEuropa dovr
affrontare nellimmediato futuro.
Le condizioni attuali (alla fine del 2006) della
Ue pongono molte questioni fondamentali forse
in misura maggiore degli anni recenti. Il rifiuto del
progetto di costituzione europea da parte degli
elettori francesi e danesi del 2005, sancito dai referendum, ha avuto un profondo effetto sul pensiero strategico di Brussels e di tutti gli stati membri. Nel caso di altri paesi, dove la costituzione
stata accettata con procedure parlamentari e governative, si dubita che laccettazione sarebbe
stata ratificata in un referendum se questo fosse
stato necessario. Il rifiuto francese e danese, seguito dal ritiro del documento ad parte della
Commissione di Brussels, ha avuto come conseguenza che in Gran Bretagna (dove i principali
partiti politici si erano accordati sulla necessit del
81

referendum) il governo ha potuto evitare lonere


di sottoporre il quesito alla prova del verdetto popolare con grande sollievo. Si riconosce in genere che riproporre agli stati membri il medesimo
progetto di costituzione senza emendamenti provocherebbe ulteriori rifiuti. La Commissione non
far nuove proposte prima del 2007 (e non detto
che lo far) e indubbiamente queste saranno oggetto di controversie, lunghi negoziati e ulteriori
compromessi. Almeno questo si pu prevedere
perch la costituzione proposta ha polarizzato le
posizioni riguardo al futuro dellEuropa. La Gran
Bretagna ha visto nel progetto un argine allulteriore progresso del federalismo e ha temuto (mentre altri hanno sperato) che la Commissione, con i
suoi sostenitori nel Consiglio dei Ministri, lo
avrebbe usato come uno strumento per favorire
una maggiore integrazione, mentre lestensione
dei sistemi di votazione a maggioranza avrebbe ulteriormente minato alla base lindipendenza nazionale.
Aumentano anche le perplessit sullaccesso di
nuovi membri (quando questo sia accettato in linea di principio, ma soggetto alla condizione che
si soddisfino i criteri necessari per lammissione).
La migrazione temporanea in massa dai paesi
dellEuropa centrale che sono entrati nella Ue nel
2004 (specie dalla Polonia) ha destato allarme e ha
provocato reazioni difensive tese a proteggere il
mercato del lavoro in Francia e altrove da una
concorrenza a basso costo. Quasi 600.000 immigrati da questi paesi sono venuti nel Regno Unito
(che ha una politica di porte aperte) nel 2006.
82

Limminente ingresso di Romania e Bulgaria nel


gennaio del 2006 ha rafforzato dubbi e opposizioni, che si sono aggiunti alle pi vaste preoccupazioni in Europa, Regno Unito compreso, per
una immigrazione su vasta scala con ripercussioni
negative sociali e culturali nei centri urbani maggiormente colpiti. Le dimensioni della potenziale
immigrazione futura dalla Turchia e dai paesi balcanici dopo il 2010 aggravano questi timori e possono certo rappresentare una indubbia minaccia
per il processo di allargamento o imporre nuove
restrizioni sullaccesso.
In gioco, nelle nuove proposte riguardo allimmediato futuro della Ue, la strategia da adottare
per affrontare il problema della sclerosi europea e della inerzia che hanno frenato lo sviluppo
e peggiorato il tasso di disoccupazione per pi di
una generazione. Le proposte del 2001-2002 della
Commissione per liberalizzare il mercato del lavoro e favorire un libero mercato dei servizi ora
in attesa saranno approvate o lopposizione di
Francia, Italia e Germania, che ha portato allo
stallo, continuer a bloccare questa linea politica
liberale (vale a dire di libero mercato)? In breve,
possibile che le attuali difficolt portino a sostenere una linea politica difensiva, protezionista,
tipo piccola Europa, o, al contrario, potrebbero
contribuire ad aprire un varco nellinerzia con ulteriori liberalizzazioni? La giuria non ha ancora
pronunciato il verdetto. Le economie delleuro
sono migliorate nel secondo trimestre del 2006
raggiungendo un totale annuo del 3,6% un tasso
di crescita superiore a quello del Regno Unito e
83

degli Stati Uniti. Resta il problema se si tratti di


una impennata temporanea o linizio di una tendenza verso un migliore andamento delleconomia.
A tutti questi problemi si aggiunge quello del
futuro delleuro e della politica monetaria dellarea delleuro che ha il suo centro nella Banca Centrale Europea. Lo SME, e la sua attuazione con la
creazione delleuro e del regime unico dei tassi di
interesse del 2002, aveva previsto, per gli stati, limiti rigorosi e fissi sullindebitamento pubblico
come percentuale del PIL e del deficit pubblico.
Ci era a sostegno della linea politica conservatrice della Bundesbank tedesca la pi potente
banca centrale della futura area delleuro fin
troppo consapevole che linflazione aveva distrutto la valuta tedesca nel 1923-24 e nei postumi
della seconda guerra mondiale, e timorosa che la
mancata osservanza delle norme in materia di finanza avrebbe potuto minacciare la stabilit monetaria in tutto il nuovo blocco delleuro. La creazione di un blocco delleuro che prevedeva luniformit dei tassi di interesse e di scambio allinterno del sistema (con laggiunta di un libero mercato dei trasferimenti monetari) ha sbito prodotto tensioni interne. Immediatamente, leuro ha
causato un aumento dei prezzi con un effetto irripetibile (sebbene ci si aspettava che nel pi lungo
termine una maggiore competizione nellarea delleuro e il costo zero delle transazioni avrebbero
avuto il risultato di abbassare i prezzi). I problemi
strutturali sono rimasti. Per lintero ciclo non c
stata armonizzazione tra le economie dellarea del84

leuro. LItalia aveva regolarmente ovviato alla


mancanza di competitivit svalutando la lira, una
scappatoia oramai non pi praticabile, per cui si
reso necessario combattere il surriscaldamento6 e
il relativo aumento dei costi con restrizioni fiscali,
inflazione e freni alla occupazione anzich con
cambiamenti dei tassi di interesse. Nel breve termine ci ha peggiorato i problemi della sclerosi e
introdotto il vecchio male inglese di perseguire
politiche economiche a singhiozzo allo scopo di
stabilizzare la sterlina. Ai problemi economici italiani si sono aggiunte le tensioni delleconomia
francese e di quella tedesca nel periodo 2003-5
per cui tutti e tre i paesi hanno prima adottato una
tattica evasiva per sottrarsi al tetto dellindebitamento e deficit pubblico e poi violato apertamente tali restrizioni. Quando le tre maggiori economie dellarea delleuro hanno agito in questo
modo lintero sistema su questi singoli punti
stato efficacemente messo in una posizione di
stallo. Resta ancora da vedere, nel 2006, quale regime alternativo indubbiamente pi flessibile
seguir.
Nellinsieme il sistema monetario e bancario
dellarea delleuro, con le sue dimensioni al minuto dei servizi bancari ed il successo internazionale delle obbligazioni in euro, si sta consolidando. Con il passare del tempo questa coerenza
strutturale aumenter. Ci implica, a sua volta,
6 Forte inflazione che si ha quando laumento della domanda porta ad un aumento dei prezzi e non ad un aumento
della produzione.

85

che solo una crisi di grandissime dimensioni, con


conseguenze su grandissima scala, potrebbe stravolgere lo status quo. Fino a che persiste la situazione attuale poco probabile che altri vecchi
stati membri dellUnione decidano di impegnarsi
nellarea delleuro e che nuovi stati membri vorranno entrarvi o saranno graditi (nonostante che
tra i normali requisiti per fare domanda di ammissione alla UE ci sia lobbligo di aderire definitivamente alleuro).
Incerto appare anche il futuro della Politica
Agricola Comunitaria, che assorbe la maggior
parte del bilancio della UE e rappresenta un altro
fattore che influenza le caratteristiche dellEuropa. I nuovi stati membri, dopo un periodo di
transizione, accetteranno le notevoli riduzioni
progressive dei benefici finanziariamente necessarie? Sar portata avanti una politica di cambiamento che privilegia la tutela dellambiente rispetto alla produttivit? Possono i prezzi di sostegno dellagricoltura essere abbassati per favorire i
paesi in via di sviluppo? Quale sar la posizione
europea nella Organizzazione per il Commercio
Mondiale riguardo alla liberalizzazione del commercio internazionale? Qual il futuro del coordinamento della politica europea in materia di impegni internazionali politici e strategici?
Gli avvenimenti degli ultimi due anni hanno
sollevato problemi pi fondamentali sul futuro
della UE di quanti ce ne siano stati qualcuno potrebbe dire dopo la firma del Trattato di Roma
del 1975. La bocciatura del progetto di Costituzione Europea del 2005 ha mostrato che la loco86

motiva di Brussels, che guida lintegrazione europea, ha un freno ma anche una marcia indietro?
Gli effetti combinati di molte forze complicano
questo processo in quanto la legislazione europea,
una volta promulgata e poi legittimata dalla corte
europea, si consolida nelle leggi di ciascun stato
membro ed entra a far parte dei sistemi amministrativi nazionali. Se il processo di promulgazione
della legislazione europea carico di problemi,
ci non niente a paragone della difficolt insita
nello smantellamento del sistema retroattivo.
Questo processo cumulativo che si consolida e
rafforza da s estremamente complesso per cambiare direzione a meno che non ci sia la necessit
di reagire ad una grande crisi che minacci lesistenza stessa della Unione.
Questa discussione delle scelte future che la
Ue deve fare stata posta nei termini di problemi
di scelte politiche, la qual cosa potrebbe sembrare
una priorit sbagliata a conclusione di un breve
saggio che ha come oggetto i cambiamenti della
identit europea nel corso dei secoli. Tuttavia, ora
come prima, linsieme delle scelte di linea politica che d lidea dei valori professati dallEuropa
e che crea limmagine che di s proietta lEuropa
verso il mondo esterno. A sua volta, questo insieme genera lidentit europea quale viene concepita dal mondo esterno e quale si forma in Europa
in tutte le sue variazioni. Ci riporta la discussione
al problema centrale di questo testo i cambiamenti della identit concettuale di quella entit
che sempre pi determina il nostro presente ed il
nostro futuro.
87

88

Indice

I. Europa. Il problema dellidentit concettuale 5


II. LEuropa come espressione geografica

11

III. LEuropa sulla difensiva 500 1500 A. D.


LEuropa come occidente cristiano

15

IV. Confini orientali dellEuropa

19

V. LEuropa occidentale come entit


culturale (1600-1800)
VI. Prime iniziative di cooperazione

23
29

VII. LEuropa conquista il mondo nel XIX


secolo

35

VIII. Formazione di stereotipi europei e noneuropei

39

IX. Crisi e ricerca di una nuovo processo


unitario, 1914 2006

47

X. La ripresa europea economica e


politica dopo il 1945
XI. Nuove istituzioni europee
XII. Ostacoli sulla strada del federalismo

53
59
63

XIII. Limitazioni della sovranit

71

XIV. Questioni presenti e future

75

XV. Dopo il 2006, pi domande che risposte

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Questo volume stato impresso


nel mese di maggio dellanno 2009
Stampato in Italia / Printed in Italy

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