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ANALISI
GEOCRITICA DELLA NARRATIVA DI AMARA
LAKHOUS E GABRIELLA KURUVILLA.
INDICE
INTRODUZIONE..............................................................................................................3
CAPITOLO PRIMO
1.0 LO SPAZIO.................................................................................................................7
1.1 Introducendo lo spazio
1.2 1960 Lo spazio sul tempo. Henri Lefebvre, Michel Foucault
1.3 Lepoca Postmoderna
1.4 Tra spazio e letteratura
2.0 NAVIGARE FRA GLI SPAZI DELLA TEORIA.....................................................22
2.1 Verso uno spazio eterogeneo
2.2 Spazio liscio e spazio striato
2.3 La trasgressione dello spazio
2.4 Limportanza del corpo
2.5 Il terzo spazio: Gloria Anzaldua, bell hooks, Homi Bhabha
2.6 La mappa postmodera. Jaune Quick-to-See Smith
3.0 LETTERATURA E REALTA, REALE E FINZIONE.............................................36
3.1 La letteratura e il reale
3.2 La teoria dei mondi possibili
3.3 Consenso Omotopico, Interferenza Eterotopica, Excursus utopico
4.0 LA GEOCRITICA.....................................................................................................40
4.1 Lo spazio al centro dellopera
4.2 La multifocalizzazione e la polisensorialit
4.3 Gli strati del tempo
CAPITOLO SECONDO
Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio.......................................................45
Milano, fin qui tutto bene................................................................................................63
CONCLUSIONE..............................................................................................................87
BIBLIOGRAFIA..............................................................................................................91
SITOGRAFIA...................................................................................................................93
RINGRAZIAMENTI.........................................................................................................97
INTRODUZIONE
Alla fine di luglio 2013, ad Antignano (Livorno) partecipai alla Scuola e Laboratorio di
Cultura delle Donne il cui titolo era Soggetti e oggetti dellutopia: archivi dei
sentimenti e culture pubbliche, un convegno di una settimana suddiviso fra lezioni,
workshop e proiezioni di film/documentari. Fra tutti gli interventi tenuti da
professoresse, attrici, pittrici, scrittrici di grande importanza, sono stati quelli di Paola
Zaccaria e naturalmente di Gabriella Kuruvilla che hanno suscitato in me linteresse sul
tema dello spazio e sul possibile cambiamento della percezione che lo spazio - inteso
come spazio urbano - possa suscitare.
Paola Zaccaria ha parlato della mappa che ha interpretato come rovesciamento: se
allepoca delle colonizzazioni le mappe venivano disegnate con lo scopo di istituire un
orizzonte di non ritorno, nel senso che la cartina geografica del mondo o del nuovo
mondo era e doveva essere quella dei colonizzatori, oggi c un rovesciamento: il
tentativo di costruire mappe per creare un altro modo di stare al mondo, immaginando
costantemente di dirigersi verso qualcosa - un orizzonte, in questo caso, dove c
movimento. I confini hanno iniziato a muoversi incessantemente perdendo la loro
stabilit; attraverso le parole e limmaginazione costruiamo mondi e spazi altri.
Gabriella Kuruvilla ha parlato invece del suo libro Milano, fin qui tutto bene.
Ha
su cui costruire uno spazio finalmente eterogeneo. Tale spazio perde la sua staticit e
diventa dinamico, rappresentante di uninterazione fra diversi agenti sociali che lo
abitano e lo attraversano; perde, inoltre, i contorni perimetrali, perch la relazione fra
spazio pubblico e spazio privato, spazio della trasgressivit e spazio della legge
concorre ad assottigliare i suoi confini.
Limportanza che oggi ha la letteratura quella di creare un mondo, un mondo che non
sia infinitamente immaginario ma, al contrario, che sia concreto e percorribile. La
letteratura esplora i macro-spazi del fuori ed i micro-spazi del dentro, producendo
superficie. Lo spazio attraversato da una agente-corpo il quale rappresenta una sorta di
lotta contro la striatura e la marginalizzazione/isolamento che essa tenta di imporgli.
Westphal, in Geocritica si chiede se ci sia un legame fra il reale e la sua
rappresentazione letteraria, la risposta affermativa. Il testo letterario diventa rivelatore
delle realt nascoste, delle pieghe del reale, sovvertendone le regole e costruendone
altre. Accanto a questa constatazione non va dimenticata unaltra importante domanda:
lo spazio postmoderno davvero fluido ed eterogeneo, oppure segnato dalla
segregazione e dalla frammentazione? Se fosse invece prevalentemente segnato da
politiche strategiche di separazione, che ruolo avrebbe la parola poetica e la letteratura
in tutto ci? Per cambiare il presente da qualche parte bisogna pur iniziare, la
letteratura, gli studi culturali e le arti visive costituiscono un buon punto di partenza.
Il lavoro che segue suddiviso in due capitoli, nel primo si cercato di mostrare come
la modernit abbia portato, seguendo le parole di Edward Soja, ad uno Spatial Turn
ovvero una certa centralit dello spazio nello studio della letteratura. Inizialmente si
parlato degli studi condotti da Henry Lefebvre sulla trialettica dello spazio e di quelli di
Michel Foucault sulle eterotipie, poi si introdotta lepoca postmoderna per concludere
con lanalisi di rappresentazioni spaziali: spazio liscio e spazio striato, spazio
trasgressivo e terzo spazio. Prendendo come esempio unartista pittrice nativa
americana, Jaune Quick-to-See Smith si tentato, inoltre, di dare unimmagine della
mappa postmoderna, non collegata al tema del rovesciamento, cos come propone Paola
Zaccaria, ma piuttosto a quello dello sgocciolamento di confini territoriali.
Nel secondo capitolo si cercato di analizzare, secondo il metodo geocritico, due testi
letterari: Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio di Amara Lakhous e
Milano, fin qui tutto bene di Gabriella Kuruvilla.
Burton Pike nel 1981 scrive nel suo libro intitolato The image of the city in modern
literature:
If one of the writers function is to give voice to aspects of culture which are
fragmentary perceptions, or preconscious or perhaps even unconscious
feeling in the mind of the citizen, then the city is one of the most important
metaphors at his command. Technically, the city is an ideal mechanism for
the writer, especially the novelist; it enables him to bring together in a
plausible network extremely diverse characters, situations, and actions.1
Dunque, se allepoca in cui scriveva Burton la citt era piuttosto unimportante metafora
che dava voce - tramite lautore - a ci che il cittadino percepiva, oggi, la citt ha
orientativamente mantenuto lo stesso ruolo ma con una pi vicina e tanto auspicata
concretizzazione di tale metafora. Questo lo scopo del lavoro: contribuire a
diffondere, grazie allanalisi geocritica dei due romanzi scelti, una percezione dello
spazio che sia tanto eterogenea quanto trasgressivamente percorribile per e da tutti quei
soggetti definiti come altri.
cambiare la sensibilit che gli abitanti hanno nei confronti di questi soggetti e, di
conseguenza, cambiare lapproccio al razzismo, alla segregazione e allalienazione del
diverso, promuovendo una futura e migliore integrazione.
Pike Burton, The image of the city in modern literature, New Jersey, Princeton University
Press, 1981, p. 98.
Capitolo uno
1.0 LO SPAZIO
2Warf
Barney, Arias Santa, The Spatial Turn, interdisciplinary perspective, Oxon, Routledge,
2009, p. 1.
3Bertrand
Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p.18.
il senso di libert individuale per luomo. Lo spazio era infinito e doveva essere
conosciuto, dominato, colonizzato. Scoppiarono le guerre e la potenza delluomo era
diventata inarrestabile, il tempo gli permetteva di comprendere quanto grande e temibile
stesse diventando lo spazio ancora tutto da dominare. A cambiare la situazione fu
unesplosione che coinvolse tutto il mondo ribaltando la percezione dello spazio e
fornendo una nuova lettura del tempo. Levento fu la Seconda Guerra Mondiale.
Secondo Bertrand Westphal lavvio della rivoluzione dei rapporti tra spazio e tempo
coincise proprio con la fine del secondo conflitto mondiale che descrive con una
bellissima metafora:
4Bertrand
Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, pp.
20,21.
and the way we think about it5. Labbandono del concetto di storicit e linearit erano
gi stati studiati da diversi sociologi e filosofi prima dellavvento del postmodernismo
tra cui Edward W. Soja che nel suo saggio vi individua le origini del suo terzospazio.
Il geografo Edward W. Soja nel saggio Thirdspace. Journeys to Los Angeles and other
Real-and-Imagined Places (1996) sviluppa il concetto di Terzospazio sulla base di
alcune teorie del filosofo e sociologo francese Henri Lefebvre e sullattivit critica del
filosofo Michel Foucault.
Pike Burton, The image of the city in modern literature, New Jersey, Princeton University
Press, 1981, p. 119.
10
Soja, nel saggio Thirdspace spiega come fino al 1960 ogni evento politico, sociale ed
economico causato dal potere delluomo fosse genericamente giustificabile dalla
linearit storica implicita nello scorrere del tempo, in altre parole dal fatto che la storia
passava attraverso singoli punti (gli eventi) che venivano collegati tra loro grazie
allintermediazione di una serie progressiva di numeri (le date) in grado di conferire al
tutto un ordine e un senso7; questo meccanismo comportava una totale disattenzione
alla ripercussione degli effetti sullo spazio considerato piuttosto come uno specchio su
cui far riflettere il dramma sociale dellepoca. Lossessione di privilegiare il tempo sullo
spazio, scrive Foucault nel saggio Des Espaces Autres (1967), era da cercare nella
supremazia che la storia aveva acquisito. Il ruolo determinante che essa aveva era in
gran parte alimentato dagli studi condotti da Marx e i suoi discepoli, studi che
influenzarono non solo le scienze sociali ma anche le scienze filosofiche e umanistiche.
Era necessario dunque, scrive Soja, senza sottovalutare questo straordinario potere
persuasivo che la storia sociale aveva guadagnato, ribilanciare e ridare forza alla
spazialit geografica tenuta troppo a lungo in secondo piano. Lefebvre e Foucault a
partire dal 1960 in poi cercarono, in tutte le loro opere, di promuovere una sorta di
contro bilanciamento dello spazio assolutamente necessario in un era schiacciata dal
predominio storico.
Lefebvre convinto della necessit che a due termini dati vada sempre affiancato un
terzo, un termine altro, indispensabile alla possibilit di creare approssimazioni che non
siano mai finite in se stesse ma che diano sempre spunto per un triplice confronto.
Affianca a storicit e socialit la categoria spazialit. (Introdurre lAltro, inteso come
termine terzo che si infiltra allinterno degli schemi binari per disordinarli e ricostruirli:
Edward W. Soja, Taking space personally in Warf Barney, Arias Santa, The Spatial Turn,
interdisciplinary perspective, Oxon, Routledge, 2009, p. 22.
7 Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 27.
11
two terms are never enough, [...], il y a toujours lAutre8). Una volta data la dovuta
importanza alla spazialit, il sociologo cerca di avviare le forme del sapere verso questa
direzione.
Lobiettivo di Lefebvre era quello di inaugurare nuovi modi di pensare lo spazio, pi
completi e pienamente esaustivi. Giunge cos alla formulazione di una trialettica dello
spazio in cui descrive tre diversi aspetti dello spazio sociale. Il primo quello di
espace percu spazio percepito, lo spazio vissuto della quotidianit facilmente
misurabile e descrivibile in cui la composizione sociale si concretizza. Il secondo
lespace concu spazio concepito, costruito su un immaginario rappresentativo di una
ipotetica geografia mentale. Questo studio mira ad unire le relazioni linguistiche,
immaginarie e di potere del singolo, utili alla comprensione di determinati meccanismi
ideologici tramite i quali i confini degli spazi concreti del vivere quotidiano vengono
definiti. Il terzo ed ultimo quello di espace vecu, spazio vissuto di rappresentazione
composto da immagini e simboli che gli si appropria modificandone la fisicit. Uno
spazio, dunque, che combina forme e concetti, reale e immaginario, e che genera
controspazi resistenti: simbolici in quanto attraversati da e a loro volta produttori di
simboli [...]; e concreti in quanto luoghi fisici di lotta ed emancipazione (gli spazi delle
periferie e delle marginalit)9. Lefebvre nella sua opera La Production de lespace ha
delineato, per la prima volta, una valida interpretazione e descrizione per come
attribuire a spazi geograficamente materiali, tangibili e praticabili un significato reale.
Negli stessi anni, malgrado nelle sue opere non affrontasse mai direttamente il problema
dello spazio, Michel Foucault ne era ossessionato. Nel 1967 scrive un saggio breve ma
rilevante ad una nuova prospettiva sugli spazi nel mondo. Des Espaces Autres,
pubblicato soltanto dopo la sua morte nel 1984, espone linscindibile relazione che il
tempo ha con lo spazio, tema del XX secolo.
12
L'espace dans lequel nous vivons, par lequel nous sommes attirs hors de
nous-mmes dans lequel, se droule prcisment l'rosion de notre vie, et
notre temps et notre histoire, cet espace qui nous ronge et nous ravine est en
lui-mme aussi un espace htrogne. 12
10
13
La prima tipologia costituita dalle utopie, luoghi non reali ma che tuttavia stabiliscono
rapporti con gli spazi sociali concreti, rapporti di analogia diretta quando costituiscono
una versione perfezionata del reale o inversa quando ne rappresentano il contrario. La
seconda tipologia sono spazi absolument autres que tous les emplacements qu'ils
refltent et dont ils parlent, je les appellerai, par opposition aux utopies, les
htrotopies14. Le eterotopie sono luoghi che si trovano al di fuori dello spazio reale
ma la cui collocazione possibile rintracciare nella realt. Prendendo lesempio dello
specchio di Foucault questi luoghi rappresenterebbero non limmagine incorporea
riflessa in esso ma lo specchio stesso in quanto concreto e rintracciabile in un reale
che insieme rispecchia e de-realizza.
Questi luoghi che sono al contempo illusori e reali contestazioni degli spazi in cui
viviamo verrano chiamati eterotopologie. Non c cultura al mondo che non abbia le sue
eterotopie, sono costanti di ogni gruppo umano nonostante abbiano forme e aspetti
diversi. Foucault ne classifica due categorie: le eterotopie di crisi e le eterotopie di
deviazione. Le prime sono riferite a luoghi temporanei riservati a coloro che si trovano
in una situazione di crisi o di turbamento rispetto alle norme consuetudinarie della
societ o dellambiente in cui sono (i vecchi collegi femminili dove le ragazze
affrontavano il tema mestruale o il servizio militare dove i ragazzi scoprivano le prime
13
14
Idem.
Idem.
14
15
del XVII secolo quando le societ puritane inglesi colonizzarono il Sud America
costruendo nel loro territorio un mondo perfettamente ordinato, pulito e civile.
Leterotopologia di Foucault e la trialettica lefebvriana di storicit, socialit e spazialit
rappresentano per Soja una concreta proposta terzospaziale perch, nonostante le loro
teorie fossero limitate a minute analisi geografiche, entrambi hanno avuto la brillantezza
di notare
15Edward
W. Soja, Taking space personally in Warf Barney, Arias Santa, The Spatial Turn,
interdisciplinary perspective, Oxon, Routledge, 2009, p. 20.
16 Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 23.
16
La storia continua dunque a seguire il suo corso ma non segue pi una linea diritta, i
percorsi sono molteplici, intrecciati, dislocati tenuti in gioco da un presente
schizofrenico. Per la prima volta nella storia infatti assistiamo ad unepoca che non si
definisce su un particolare rinnovamento ma segue piuttosto unottica che sta nel
superamento di qualcosa, unepoca del post.
Il postmodernismo si fonda su tre grandissimi cambiamenti che, per la prima volta nella
storia, coinvolgono il mondo intero: il declino della forma estetica, limplosione del
tempo, lequivalenza dello spazio.
Il declino della forma estetica ricollegabile allirrefrenabile progresso tecnologico e ai
nuovi modi di produzione: le macchine che sostituiscono luomo e la dislocazione delle
realt produttive in diversi paesi (gli Stati ricchi sfruttano quelli poveri). I rapporti
gerarchici fra mondo produttivo e mondo finanziario si ribaltano aprendo la strada ad
una straordinaria mobilit di capitali. I mercati nazionali chiudono per aprire quelli
internazionali o globali (il divario fra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati aumenta
freneticamente). Questo drastico cambiamento del mercato si ripercosso sulla societ
17
17
e sulla quotidianit alimentando la cos detta corsa frenetica al consumo, allavere per
apparire, alla concorrenza e alla pubblicit consumistica, il tutto a discapito della vita
intellettuale e dellintero mondo delle pratiche culturali e artistiche. I prodotti della
comunicazione e del consumo sociale nei vari campi della musica, del cinema, delle arti
figurative, della televisione e della letteratura entrano in relazione in forme sempre pi
complesse con gli interessi dellindustria culturale18. Jameson scrive a riguardo:
Con implosione del tempo Jameson intendeva la societ del qui e ora dove appunto
non si perde pi tempo a ricercare i significati nelle grandi enciclopedie linguistiche o
nei libri, le informazioni diventano facili da reperire grazie ad internet, alla televisione,
alle arti figurative in generale. Con la nostra tecnologia si riesce a riprodurre il mondo,
si pensi alle fotografie, agli strumenti di registrazione e riproduzione che hanno dato
nascita ad una vera impossibilit di cancellazione della memoria.
Le condizioni economiche e politiche della postmodernit, lampliamento dei confini
nazionali per via del processo di decolonizzazione, linvenzione di macchine di
trasporto sempre pi veloci e pi accessibili e soprattutto i movimenti migratori hanno
fatto emergere una nuova concezione dello spazio, ecco il terzo grande cambiamento:
18
18
We have often been told, however, that we now inhabit the synchronic rather
than the diachronic, and I think it is at least empirically arguable that our
daily life, our psychic experience, our cultural languages, are today
dominated by categories of space rather than by categories of time, as in the
preceding period of high modernism. 20
Nel mondo della letteratura la relazione spazio-tempo stata per molto tempo al centro
di un grande dibattito iniziato addirittura prima dellarrivo del postmodernismo.
In Francia, a partire dal primo Novecento, fu la poesia, come prima forma letteraria ad
adottare - ribellandosi alla sua struttura - un nuovo aspetto: i Calligrammes di
Guillaume Apollinaire il cui ordine dei versi viene scomposto per abbracciare la forma
di un calligramma avvalendosi di tutta la spazialit che la pagina offre. Questo primo
passo solo linizio di una destrutturazione della composizione poetica canonica: a fine
secolo con lutilizzo dei nuovi supporti informatici i versi diventeranno oggetto di
composizioni elettroniche sullo schermo del computer, sfruttando uno spazio mobile e
virtuale dove le parole e le frasi interagiscono con musica, fotografia e tutto lapparato
20Idem.
21
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 40.
19
p. 32.
Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 29.
23Bertrand
24
Idem.
25Bertrand
Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 42.
26Idem.
20
La geostoria la storia delluomo alle prese con il suo spazio, uno spazio che lotta contro di
lui per tutto larco della sua dura vita di sforzi e sofferenze. [...] Essa lo studio del doppio
legame che unisce la natura alluomo e luomo alla natura, lo studio di unazione e di una
reazione, mischiate luna con laltra, confuse, ricominciate senza fine nella realt di ogni
giorno cfr. p. Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore,
2009, p. 44.
28 Luca Raimondi, Il geografo riluttante. R.K. Narayan e il mondo di Malgudi, Dottorato di
ricerca in Letterature Moderne, Comparate, Postcoloniali, Alma Mater Studiorum-Universit di
Bologna, 2013, p. 55.
21
29
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 48.
22
La geocritica intesa come science des espaces littraires pone al centro del suo studio
lo spazio e tutte le sue rappresentazioni. Strutturatasi su precisi presupposti teorici con i
quali si pone in continuit o dissonanza, si inserisce come elemento terzo allinterno
di una concezione spaziale specifica. La teoria geocritica, scrive Westphal, si fonda su
due promesse: la prima, e principale, che tempo e spazio investono un piano comune,
[...] la seconda parla di uno spazio la cui rappresentazione oppone al reale un grado
indecidibile di conformit30. Tempo e spazio si inseriscono insieme in una dinamica
oscillatoria il cui nome scientifico isotropia. Lisotropia, da non confondere con
isotopia per cui lo spaio statico ed uguale in tutte le sue parti, designa la possibilit di
muoversi liberamente in uno spazio senza mai essere interrotti da una particolare forma
di gerarchia. La geocritica non considera le rappresentazioni letterarie spaziali o spaziotemporali irreali, anzi sancendo una connessione tra reale e finzionale avvalora
leterogeneit dello spazio. Uno spazio inteso come eterogeneo, ovvero socialmente
aperto e raramente vincolato stato cercato e studiato da tanti scrittori, sociologi,
filosofi della letteratura; si cercher in questa sede di mostrare alcune teorie
fondamentali utili ad un possibile cambiamento della nostra percezione dello spazio.
Gilles Deleuze e Flix Guattari hanno distinto due tipologie di spazi: lo spazio striato e
lo spazio liscio. Il primo riguarda lo spazio omogeneo sottomesso ad ordini e discipline
che, a seconda delle situazioni, viene incasellato allinterno di un perimetro spaziale
facilmente misurabile: lo spazio sedentario striato, da muri, recinti e percorsi tra
30
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 57.
23
recinti31. Questi ostacoli sono riscontrabili nella sfera dello Stato, del politico, della
polizia. Il secondo si lascia attraversare, non ha n confini n chiusure, dinamico: lo
spazio nomade liscio, marcato soltanto da tratti che si cancellano e si spostano con il
tragitto32 . Lo spazio liscio non avendo confini e non essendo omogeneo formato da
piccoli punti che possono essere collegati da tante linee quante sono le opzioni possibili,
il tempo in quanto flusso dinamico permette il raccordo fra le vicinanze di questi punti
che possono comporsi, scomporsi e ricomporsi infinitamente.
Lo spazio liscio, scrivono, Deleuze e Guattari, continuamente minacciato dalla
striatura che le norme dovute alla civilt cercano di imporgli. Lo spazio liscio
paragonato al mare e lo spazio striato paragonato alla citt:
La mer est lespace lisse par excellence, et pourtant celui qui sest trouv le
plus tot confront aux exigences dun striage de plus en plus strict [...]. La
mer, archtype de lespace lisse, a t aussi larchtype de tous striages de
lespace lisse [...]. Cest dabord sur la mer que lespace lisse a t dompt,
et quon a trouv un modle damnagement, dimposition su stri, qui
servira ailleurs.
[...] A linvers de la mer, elle [la cit] est lespace stri par excellence; mais,
de meme que la mer est lespace lisse qui se laisse fondamentalement strier,
la cit serait la force de striage, qui redonnerait, repratiquerait partout de
lespace lisse, sur la terre et dans les autres lments - hors delle-meme,
mais aussi en elle-meme. 33
Se lo spazio liscio, come il mare, deve essere a tutti i costi dominato e se lo striato pu
diventare liscio e viceversa, inevitabile affermare che la distinzione fra i due diventa
molto sottile: Le deux espaces nexistent en fait que par leurs mlanges lun avec
lautre: lespace lisse ne cesse pas detre traduit, transvers dans un espace stri;
31Ibidem,
p. 60.
Ibidem, p.60.
33Gilles Deleuze, Felix Guattari, Mille Plateaux, Capitalisme et Schizophrnie, Parigi, Les
Editions de Minuit, 1980, pp. 598, 599, 601.
32
24
lespace stri est constamment revers, rendu un espace lisse34 . Westphal fornisce
unesempio significativo per la comprensione della striatura dello spazio liscio: durante
le generazioni del governo Bush, quando i militari americani combattevano contro
Saddam Hussein nelloperazione Desert Storm contribuivano a striare quello che
secondo i due filosofi era lo spazio liscio per eccellenza, una striatura che doveva
trasformare il deserto iracheno in uno spazio simil-americano, simil-democratico.
Lo spazio era e sar sempre soggetto a tensioni contraddittorie fra unomogeneizzazione
che cerca di imporsi e una eterogeneit che lepoca postmoderna reclama: lindividuo
postmoderno pu proiettarsi solo nelluniverso del meticciato assoluto. Leterogeneo
la sua professione. La trasgressione il suo destino 35.
p. 593.
Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 62.
36 Ibidem, p. 65.
35Bertrand
25
meno, studia: per Deleuze e Guattari il territorio, i borderlands per Anzalda, la citt
per Amara Lakhous e Gabriella Kuruvilla. Ogni movimento accompagnato dalla
trasgressione in quanto corrisponde alla messa in disordine di certi equilibri, se questo
scompiglio dellordine diviene permanente allora non sar pi frutto di unazione isolata
e spontanea ma si trasformer in uno stato: stato di trasgressivit. La percezione dello
spazio nella sua dimensione eterogenea e trasgressiva uno dei criteri fondanti delle
teorie letterarie postmoderne.
Il nostro sistema mondo costituito da un centro e da una periferia, ogni nazione,
ogni stato, ogni citt ha il suo battito cardiaco al centro e le sue funzioni in periferia, il
principio di trasgressivit la forma disturbante che attacca il centro: il suo canone e il
suo Stato. Le entit periferiche assaltano il centro, cercano di ridurne la distanza,
annullarla e poi sostituirla, il centro di conseguenza perder la sua funzione di motore
del sistema in quanto nel momento in cui la periferia lo assalta perde la sua attualit:
la sincronia non omogenea; attraversato da una moltitudine di linee diacroniche.
[...] Lattualit una disposizione di forme pi o meno contraddittorie che disturbano la
coerenza di un presente omogeneo37 . Il centro unimmagine illusoria estemporanea e
provvisoria di un presente che si congela velocemente poich la cellula germinale
situata ai margini ed diacronica e trasgressiva, pronta a sovvertirne lattualit. Se la
sincronia sottost a forze diacroniche perturbanti, allo stesso modo il centro di un
sistema apparentemente unico collegato ad una periferia che si declina sempre al
plurale. Ci accade, spiega Even-Zohar perch solo di rado si tratta di un uni-sistema,
ma quasi sempre necessariamente di un polisistema- un sistema multiplo, composto da
sistemi differenti che si incrociano gli uni con gli altri. [...] Polisistema, ossia il sistema
di sistemi percepito nella teoria del polisistema come un tutto multistratificato in cui
le relazioni tra il centro e la periferia sono costituite da una serie di opposizioni38.
Quindi la trasgressione fa parte del sistema, lei a rendere un sistema apparentemente
omogeneo un polisistema eterogeneo. Essa si oppone alla staticit del centro esortando
al superamento della bipolarit. Le minoranze, come vedremo nel romanzo di Gabriella
37
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 71.
Itamar Even Zohar, Polisystem Studies, in Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione
Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 72.
38
26
riterritorializzazione.40
p. 73.
Gilles Deleuze, Flix Guattari, Millepiani, Capitalismo e Schizofrezia, in Bertand Wesphal,
Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 77.
40
27
piuttosto linsieme delle minoranze. Il loro spazio liscio, oppure nasce dal lisciamento
di uno spazio striato; la loro storia , [...] alter-nativa41.
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 79.
Judith Butler, Bodies that matter, on the discursive limits of sex, New York, Roudedge,
1993, p. ix.
42
28
43
29
45
Gloria Anzalda, Borderlands: La Frontera, San Francisco, Aunt Lute Books, 1999, p. 102.
30
To be in the margin is to be part of the whole but outside the main body. As
black Americans living in a small Kentucky town, the railroad tracks were a
daily reminder or our marginality. [...] We could enter that world but we
could not live there. [...] There were laws to ensure our return. Not to return
was to risk being punished. Living as we did - on the edge - we developed a
particular way of seeing reality. [...] We focused our attention on the center
as well as on the margin. [...] Our survival depended on an ongoing public
awareness of the separation between margin and center and an ongoing
private acknowledgment that we were a necessary, vital part of that whole.
[...] These statements identify marginality as much more than a site of
deprivation; in fact i was saying just the opposite, that is also the site of
radical possibility, a space of resistance. 46
La marginalit di bell hooks, il luogo centrale in cui far nascere il discorso controegemonico che non sia soltanto nelle parole ma anche nelle abitudini e nella vita
quotidiana di ognuno di noi. Il margine diventa un sito, un posto dove potersi appigliare
invece che scappare via, perch proprio da qui che si coltiva la resistenza, una
resistenza che possa dare la possibilit a chiunque di immaginare e sperare in un mondo
diverso.
Homi Bhabha, seguendo le riflessioni di Anzalda e hooks suggerisce piuttosto di
interpellare libridit delle culture invece che cercare le differenze culturali o
meravigliarsi davanti al multiculturalismo. In The Location of Culture, Bhabha shows
how the legitimating narratives of cultural domination can be displaced to reveal a third
space. Here, the most creative forms of cultural identity are produced on the boundaries
in-between forms of difference, in the intersections and overlaps across the spheres of
class, gender, race, nation, generation, location47 . Il terzo spazio di Bhabha dunque
pi legato alla differenziazione culturale, pi labile e sottomesso ad una temporalit
fluida che permette libridazione.
46
Bell Hooks, Yearnings: Race Gender and Cultural Politics, New York, South End Press,
1990, p. 206.
47Homi Bhabha, The Location of Culture,Abingdon Oxon, Routledge, 2004, p. 10.
31
32
scala e il punto di vista verticale sancito dallaffermazione della prospettiva. Nel XVII
secolo il processo di spazializzazione cambiava velocemente, il calcolo della
longitudine permise di fissare le coordinate delle nuove terre scoperte: il mondo si
stabilizzava proprio mentre si affinavano le cartine e si accentuava il fenomeno
coloniale50.
Alla fine dellOttocento il mondo era definitivamente percepito come una totalit,
unentit chiusa su se stessa, gli spazi bianchi che Joseph Conrad vedeva apparire nello
spazio che riguardava lAfrica furono presto conquistati/colorati. La sensazione di
vivere un mondo troppo pieno, la sensazione di violazione degli spazi, la sensazione di
irrealt suggerita dalla rappresentazione del mondo disegnata su un pezzo di carta, la
sensazione di confini oltraggiati da impetuosi progetti nazionalisti impregna gran parte
della letteratura postcoloniale. Rivendicazione degli spazi e ricollocazione su base
egualitaria dei caratteri morfologici e socio-storici del mondo di appartenenza51
costituiscono la forza di tutti gli scrittori provenienti dalle ex colonie.
Ibidem, p. 85.
Giulio Iacoli, Le carte parlano chiaro. Strategie di interferenza testo-mappa nella letteratura
contemporanea in Guglielmi Marina, Iacoli Giulio (a cura di), Piani sul mondo. Le mappe
nellimmaginazione letteraria, Macerata, Quodlibet, 2012, p.128.
52 Albertazzi Silvia, Perch nessuno ama i cartografi? Le mappe disorientati della narrativa
postmoderna in Guglielmi Marina, Iacoli Giulio (a cura di), Piani sul mondo. Le mappe
nellimmaginazione letteraria, Macerata, Quodlibet, 2012, pp.176,177.
51
33
Jaune Quick-to-See Smith nata nella Confederated Salish and Kootenai Reservation
nel Montana nel 1940 ed membro partecipe delle Flathead Nation, discendente da
French Cree e da antenati Shoshoni. Consegu un bacalaureat in Educazione Artistica
nel Framingham State College in Massachusetts nel 1967 e di conseguenza ottenne nel
1980 un diploma in Master of Arts allUniversit del Nuovo Messico. Fu a partire dagli
anni 70 che Quick-to-See Smith inizi il suo percorso come artista pittrice. Lavor
come curatrice di musei e gallerie darte, organizz diverse mostre collettive, tenne
conferenze, lezioni, laboratori artistici in quasi tutto il continente con lo scopo di
promuovere e dare voce allarte di tantissimi Indiani dAmerica, contributo speciale fu
quello di aver dato importanza significativa allo svolgimento del Native American Art
Movement negli Stati Uniti. Oggi una delle artiste pi prolifiche per quanto riguarda le
tradizioni artistiche del suo mondo nativo, contrapposte e giustapposte a simboli e
stereotipi appartenenti alla tradizione postcontemporanea americana. I am a post
modernist messenger as one curator labeled me and I think that label fits 53 dice Jaune
Quick-to-See Smith in unintervista rilasciata per un sito internet chiamato
Contemporary North American Indigenous Artists.
Il lavoro qui presente mostra due cartine degli Stati Uniti dAmerica, si tratta di
giustapposizioni provocatorie di alcuni materiali (colori, parole, fogli) con intento di
ricontestualizzare il modo in cui lo spettatore comprende non solo la relazione culturale
fra Euro-American e Indigenous American, ma anche dimostrare come lei, artista delle
Flathead Nation, coglie alcuni temi in entrambe queste culture.
La prima opera si chiama State Names (2000), la rappresentazione spaziale ha qui la
funzione di palinsesto sul quale mostrare una colonizzazione sgocciolante che, man
mano che la vernice cola, riporta alla luce, come se fosse quella la vera realt, una
popolazione aborigena sostituita e cancellata.
I nomi degli Stati che appaiono sotto la vernice colante sono parole native americane
come Wyoming, parola che deriva dal Delaware Indian e significa mountains and
53
34
valleys alternating e Kansas dal Sioux che significa people of the south wint54 .
Mentre gli stati lasciati in bianco sono quegli stati il cui nome non deriva dallindiano
originale o non sono nomi tipici degli Indiani dAmerica.
Nel catalogo espositivo al libro Postmodern Messenger scritto dalla Quick-to-See Smith
dice:
We are the original owners of this country. Our land was stolen
from us by the Euro- American invaders [...] I cant say strongly
enough that my maps are about stolen lands, our very heritage,
our cultures, our worldview, our being [...] Every map is a
political map and tells a story---that we are alive everywhere
across this nation.55
54
http://www.smithsonianconference.org/expert/wp-content/uploads/2010/04/
Jaune_QuickToSeeSmith.pdf (visitato 01/2014).
55 http://www.smithsonianconference.org/expert/wp-content/uploads/2010/04/
Jaune_QuickToSeeSmith.pdf (visitato 01/2014).
35
Le sue mappe costituiscono una vera forma di resistenza in cui la voce dei nativi a
parlare, come si vedr nella seconda opera dal titolo Where do we come from? (2000).
Ancora una volta la mappa degli Stati Uniti ad essere rappresentata, gli stati sono
colorati con 5 colori diversi, c confusione, i confini non sono definiti, la vernice
sgocciola da un quadretto allaltro sottolineando ancora la precariet e linstabilit dei
nuovi stati. Soltanto i caratteri che compongono le tre domande - Where do we come
from? What are we? Where are we going? - scritte in maiuscolo non hanno sbavature e
sono chiaramente leggibili. Le domande nascondono qualcosa di inquietante, sono
dirette allo spettatore e lo tirano in causa anzi tirano in causa un we (noi) collettivo, si
insinuano nel profondo delluomo e vanno a provocare solide certezze. Il potere
dellopera sta proprio nelle riposte mancanti, il potere dellopera il silenzio che essa
invoca.
36
56
37
58
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p.136.
p. 136.
59Ibiem,
38
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 146.
60
39
61
Ibidem, p. 155.
40
4.0 LA GEOCRITICA
p.159.
41
La distinzione fra uomini e culture si basa da sempre sul potere dello sguardo, uno
sguardo di confronto fra un individuo che si trova in un contesto di riferimento e
unaltro individuo che non appartiene allambito del familiare del primo situandosi di
conseguenza fuori dal campo percettivo. Guardare laltro con spavento, stupore e
indifferenza, alimenta un discorso rivolto e riservato solamente al proprio simile. Spesso
losservatore quando si trova davanti allalterit la valuta e la giudica trasformando il
42
63
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 174.
43
Il tempo e la temporalit nella letteratura che riguarda lo spazio sono collegati dalla
relativit del punto di vista. Un medesimo istante assume e assumer sempre una
valenza differente per tutte le persone che lo vivono e a seconda di dove esse si trovano
avr una diversa influenza sul luogo. Lo spazio si colloca allintersezione tra istante e
durata; la superficie esteriore poggia su una compattezza di strati dilazionati nel tempo,
che possono riemergere in qualsiasi momento 65. Il presente di uno spazio deve
relazionarsi con il proprio passato in una logica stratigrafica66. La geocritica si occupa
64
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 180.
65Ibidem,
66
p. 190.
Idem.
44
dunque dellimpatto del tempo sulla percezione dello spazio, evidenziando che
lattualit degli spazi umani multiforme e che il presente vi soggiace a ritmi sincopati i
quali rendono la rappresentazione complessa e arzigogolata. E la citt con le sue strade,
i suoi monumenti, le sue storie a rappresentare una superficie spaziale plurale ed
eterogenea i cui strati la riempiono di Storia. Lessenza di una citt, come vedremo nel
capitolo successivo, si trova allintersezione fra spazio e tempo.
45
Capitolo due
Il lavoro che segue un tentativo di analisi geocritica del racconto di Amara Lakhous
Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio. Seguendo le teorie avanzate dal
critico Bertrand Westphal in Geocritica. Reale, Finzione, Spazio si cercato di porre il
luogo, in questo caso lascensore, al centro dellanalisi. La geocritica propone una
messa in discussione dellapparente fissit di un reale stabile e uniforme attraverso
ladozione di una concezione dinamica che vede lo spazio come la risultante
dellinterazione tra i diversi agenti sociali che lo attraversano, vivono, simbolizzano,
praticano e sovvertono 67. Lanalisi si baser dunque sul luogo inteso come referente
spaziale, e non pi sullautore e la sua opera. Una volta sondata la referenzialit dello
spazio esso diventa un campo multifocale in cui la relazione bipolare tra alterit e
identit non pi retta da una semplice azione, ma da uniterazione, e questo comporta
finalmente una reciprocit di sguardi68 . Lo spazio, diventato multifocale e
polisensiorale necessita unagente-corpo che dia misura al mondo e che gli conferisca
una consistenza spazio-temporale. Il corpo inteso nel suo aspetto fisico e sociale si
muove, si costruisce e si modifica allinterno di uno spazio che va, tornando al racconto
di Lakhous, da una sfera chiusa dellintimit e della quotidianit a quella aperta della
macro citt. A seconda del luogo in cui esso si trova deve necessariamente interagire
con laltro provocando appunto uno scontro fra civilt.
67Luca
46
Punto centrale lascensore di un palazzo situato a Piazza Vittorio allinterno del quale
coabitano diverse e inconsuete identit coinvolte nella sfida e nel superamento di
discriminazioni e stereotipi legati a logiche di appartenenza che paradossalmente
legittimano criteri di esclusione69 : c litaliano che viene dal Sud Italia e porta con se
un bagaglio di pesanti ideologie legate ad un passato in cui uomini del Sud si dirigevano
verso il nord in cerca di lavoro (Benedetta Esposito), c limmigrato che viene dal Sud
del Sud fuggito dal proprio paese e dal proprio passato (Parviz Mansoor Samadi, Iqbal
Amir Allah, Abdallah Ben Kadour, Ahmed); c litaliano del Nord che immigrando al
Sud si portato con se quella chiusura mentale fondata su luoghi comuni ancora
ancorati ad un passato in cui il Nord era uno spazio economicamente pi prolifico e
civilmente pi organizzato (Antonio Marini); c la classica badante o colf straniera,
arrivata in Italia in cerca di lavoro e denaro con la speranza di avere una vita migliore
(Maria Gonzalez); c il ragazzo del nord Europa, straniero ma non immigrato, arrivato
a Roma per un suo progetto cinematografico highlight[ing] his privileged status as a
long- term European visitor to Rome70 (Johan van Marten) e infine c limmancabile
italiano del luogo, intrappolato nella bolla ideologica culturale degli insegnamenti
mediatici. ... I media italiani da circa ventanni ripropongono unimmagine statica e
immutabile dellimmigrazione, che viene cos ridotta alla dimensione dellemergenza
[...] associata ad una costruzione ansiogena che enfatizza le paure dellinvasione, del
degrado e della criminalit 71.
Situazioni analoghe ma per nulla comprensibili una con laltra, situazioni che sempre
pi mirano e modificano il significato di italianit e nazione, situazioni che grazie alla
reciprocit dei loro sguardi potrebbero rappresentare quella modernit liquida di cui
parla Bauman. Prima di lui furono Marx e Engels, in un passo famoso del Manifesto del
partito comunista [1848] a gettare le fondamenta:
69
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 199.
Graziella Parati, Where Do Migrants Live? Amara Lakhouss Scontro di civilt per un
ascensore a Piazza Vittorio, in Annali di italianistica 28 (2010). Capital City: Rome, 1870-2010,
Chapel Hill, Carolina del Nord, 2010, p. 434.
71 Chiara Mengozzi, Narrazioni contese. Ventanni di scritture italiane della migrazione, Roma,
Carocci Editore, 2013, p. 14.
70
47
Dopo che il corpo senza vita di Lorenzo Manfredini, detto il Gladiatore, viene trovato
allinterno dellascensore, il/la lettore/lettrice, come se fosse un/a investigatore/
investigatrice, si ritrova ad ascoltare linterpretazione dei fatti da parte di dieci
personaggi: alcuni abitanti del condominio altri del quartiere di piazza Vittorio. Non
72
48
appena ci si addentra nella storia si capisce che il presunto colpevole Amedeo sparito
improvvisamente il giorno della morte della vittima.
Lidentit di questo personaggio/narratore rimane confusa fino alla fine del libro, le sole
informazioni che si ottengono sono contraddittorie: per alcuni sicuramente italiano
perch si dimostra comprensivo, disponibile e soprattutto perch conosce Roma meglio
dei tassisti; per altri non italiano ma nonostante ci si dimostra solidale nellaiutare i
suoi amici a sopravvivere in una citt e in una burocrazia che sottintende lesclusione.
Il/la lettore/lettrice si ritrova allinterno di un contesto in cui lessere italiano viene
messo in discussione, improvvisamente il famigliare e il non famigliare si mescolano
confondendo il lettore/la lettrice che improvvisamente si accorge di essere trasportato/a
in uno spazio altro, una sorta di limbo deterritorializzato. La deterritorializzazione
ammorbidisce la rigidit dei capisaldi tradizionali, stimola la proliferazione di centri
focali e una globale oscillazione del sistema di riferimento75 . Solamente Ahmed/
Amedeo76 pu giocare entrando ed uscendo liberamente dai confini individuali che ogni
personaggio, singolarmente, ha eretto lasciando losservatore/losservatrice davanti a
verit che lui/lei stesso/a deve interpretare. Una storia narrata secondo un principio
multiprospettico, [...] chiede al lettore una partecipazione pi attiva [...] perch sono le
sue certezze a diventare instabili e precarie. 77
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 190.
Luso alternato di Ahmed e Amedeo e Ahmed/Amedeo voluto in quanto i due nomi
appartengono alla stessa persona fisica ma a due vite diverse.
77 Donata Meneghelli, Storie proprio cos, il racconto nellera della narrativiti totale,
Bologna, Morellini Editore, 2013, p.121.
78 Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p.16.
76
49
Commissariato per i Rifugiati non accoglie la sua richiesta di permesso perch non
crede che sia un rifugiato politico, Amedeo lunico a convincerlo ad andare in
ospedale. Amedeo per Parviz un porto dove poter attraccare e fermarsi, una sorta di
luogo/rifugio dove pu trovare tutto quello che la citt costantemente gli vieta. Anzi,
non posso immaginare Roma senza Amedeo79 confessa Parviz. Accoglienza, simpatia,
sorriso li trova solamente in Amedeo che saltuariamente gli permette di usare la sua
cucina.
Gli spazi del di dentro, quelli dellintimit sono per Parviz protezione, lui stesso dice
che la cucina lunico spazio che dia tranquillit al [suo] cuore ferito non tanto
perch cucinare gli ricorda le spezie e la tradizione lasciata alle spalle ma perch il
dentro lo protegge da quel fuori della frammentazione, dove partiti politici come Forza
Italia promuovono la separazione del paese stesso. Per lui gli spazi diventano per la
maggior parte inabitabili, sono trappole che cerca di rimodellare adattando la
conformit dellaltro alla sua: vorrebbe il divieto di mangiare la pizza in luoghi
pubblici, vorrebbe dare liberamente cibo ai piccioni e vorrebbe insegnare agli italiani
che mangiare troppa pasta nuoce alla salute, tentativi ovviamente falliti. Chiuso in un
mondo che non gli appartiene e in una lingua dellincompatibilit 80 , la sua vita come il
suo ingresso in ascensore sono regolati da altre persone. Nel palazzo la portinaia
Benedetta Esposito a fungere da cane da guardia allascensore, lei che regola i
permessi dentrata e di uscita.
Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p .20.
80 Parte dei malintesi fra lui e la portinaia del palazzo sono giochi linguistici fra lappellativo
guagli interpretato da Parviz come cazzo e la parola merci a sua volta interpretata da
Benedetta come cazzo.
81 Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 31.
50
82Ibidem,
p. 32.
Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 35.
84 Ibidem, p. 37.
85 Ibidem, p. 35.
83 Amara
51
accattone [...] oppure uno che spaccia droga86. Lascensore simbolo di civilt e non
tutti meritano di utilizzarlo, per i personaggi che abitano nel palazzo diventa una sorta
dingresso alla citt; un luogo di confine, luogo che rispecchia quelle politiche
dellimmigrazione che continuamente tendono allapertura e alla chiusura, al permesso
e allimpedimento della libera circolazione87 . Un luogo di sospensione attraverso il
quale luomo si trova in un perenne stato di attesa88 . Per Benedetta lascensore
lingresso in una cultura ed lei che ne regola il movimento.
Lascensore rappresenta lo spazio liscio studiato dai due filosofi francesi Deleuze e
Guattari, spazio continuamente minacciato dalla striatura che ogni societ civilizzata
cerca di applicargli 89 , uno spazio che deve essere a tutti i costi dominato.
Daltro canto sconcertante invece, ritornando sempre a quella politica delle mezze
verit di cui fa parte Benedetta, assistere alla sua piena convinzione del fatto che
Amedeo non sia straniero, per lei non pu esserlo perch Amedeo parla litaliano
meglio di [suo] figlio Gennaro90 , ...perch Amedeo il solo che non usa lascensore
[...] per rispetto alla sottoscritta..91 , [...] Amedeo italiano verace92. I comportamenti
di Amedeo, troppo simili a quelli nativi hanno girato attorno alla sua alterit per
abbracciare natives ignorance and the identity they assign to him 93.
86
Idem.
87Graziella
52
unidentit a seconda dei piaceri o dei comportamenti che questultimo assume nei loro
confronti. In altre parole, ogni personaggio a seconda delle proprie conoscenze e a
seconda dei propri ragionamenti, attribuisce al protagonista unidentit, ad esempio: e
scontato che per Sandro Dandini Amedeo sia italiano: conosce Roma meglio dei tassisti,
cos come scontato per Parviz che Amedeo non sia italiano perch lunico che lo
aiuta ad alleviare la sua nostalgia. Lenigma sempre pi complesso sulla vera identit di
Amedeo disorienta il lettore/la lettrice italiano/a in quanto litalianit e quel bagaglio di
ideologie proprie della nazione a cui appartiene sembrano essere messe in discussione.
Ma poi chi litaliano? Chi nato in Italia, ha passaporto italiano, carta didentit
italiana [...]; E veramente utile avere ununica lingua, una storia comune, un futuro
comune? A cosa serve lunit dItalia?. Domande queste che sollevano le nozioni di
cultura internazionale, ibridit delle culture e multiculturalismo ampiamente rivisitate
da Homi Bhabha nel saggio The Location of Culture in cui parla del terzo spazio:
Gli studi che investigano sullibridazione, ma anche gli scarti e lopacit tra
culture e lingue diverse, [si muovono] verso una proposta transculturalista, che deprivi
lo Stato-nazione della custodia dellidentit e promuova alleanze, anche politiche,
transetniche o ibride. 95
Tornando al mistero sullidentit del nostro protagonista, anche per Iqbal Amir Allah,
immigrato bengalese, Amedeo risulta essere italiano ma un italiano diverso dagli
94
Homi Bhabha, The location of Culture in Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione
Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, pp. 101-102.
95 Giuliana Benvenuti, Remo Ceserani, La letteratura nellet globale, Bologna, Il Mulino,
2011, p.84.
53
altri96 , in primo luogo perch un cliente che paga in contanti e non alla fine del mese
come il resto dei clienti immigrati che comprano allalimentari e, in secondo luogo,
perch Amedeo sorride e se sorride non razzista. Iqbal ha diagnosticato questa
simpatica malattia che differenzia i tolleranti dai razzisti, i primi sorridono e salutano, i
secondi non fanno n luno n laltro. Sia il Gladiatore che Benedetta sono, per Iqbal,
veri razzisti perch disprezzano e umiliano il mondo. Lorenzo Manfredini, detto il
Gladiatore era un ragazzo disprezzato da tutti gli inquilini del palazzo e Lakhous lo
descrive attraverso la loro voce. Era un menefreghista delinquente, sporcava lascensore
con scritte razziste, vi fumava e vi faceva la pip, stupr varie volte Maria Cristina e
infine si scopr che era coinvolto in traffici illeciti. Lascensore un luogo maledetto, sia
per lui che per gli altri, immagine di un meccanismo segregativo dellesclusione che
fatalmente porta alla morte, eccetto un piccolo particolare, qua a morire laccusatore e
non laccusato.
Come per Iqbal anche per Maria Cristina Gonzalez luso dellascensore interdetto,
incolpata di averlo rotto a causa del suo sovrappeso che ne supera la capacit. Per lei
questo mezzo alternativo alle scale diventa metafora di benessere fisico e mentale, solo
quando avr superato lo scoglio opprimente della nostalgia potr pensare alla sua salute
e a quel punto la frontiera-ascensore potr finalmente essere attraversata. I luoghi della
sua intimit e quotidianit sono come prigioni, le uniche reti affettive che ha costruito
sono unicamente con la televisione che, nonostante dica una quantit di menzogne
riguardo la vita degli immigrati, : un amico, un fratello, un marito, un figlio, una
madre e la Vergine Maria97, per Maria Cristina la solidariet umana esiste solamente
nel mondo virtuale. Lo spazio mancante per chi non ha un permesso di soggiorno non
pi quello di uno stato, nemmeno quello di una citt, una via, una casa [...], ma quello
estremamente delimitato di un posto in cui sedersi e a partire dal quale trovare sosta e
respiro nel mondo finalmente virtuale98. Fuori da questo spazio sola, senza permesso
96 Amara
Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p.46.
97Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011 p.69
98 Federica Sossi, Migrare, Spazi di confinamento e strategie di esistenza, Milano, Il Saggiatore,
2006, p. 26. il corsivo mio.
54
di soggiorno, comodo bersaglio di Benedetta, la perfida portinaia, che non esita neanche
unistante a complicarle ulteriormente la vita . La verit che la maledetta Benedetta
ha parlato male di me alla figlia, [...] raccontandole che porto a casa degli uomini [...] e
cos non mi prendo cura dellammalata. 99 Purtroppo Maria Cristina si ritrova
intrappolata allinterno della sua spazialit, la citt diventa come un vetro [che] dilata
linterno in una lunga pausa, in un indugio sofferto. In questindugio riflette se stesso
nella sua differenza e fa riflettere su un possibile luogo dellesperienza, su un suo
possibile non ancora100 . Perfino la stazione Termini, dove vi si reca durante le ore di
libera uscita e dove pu finalmente vedere i suoi amici peruviani e abbracciare quei
simulacri che le ricordano la terra natale, la citt diventa una proiezione di una mappa
soffocante in cui Termini si trasforma in spazio zero che non rappresenta nessun inizio
n fine ma una zona di stallo dove la vita e il tempo si fermano. Entrambi, Maria
Cristina e Parviz si ritrovano in questo spazio di attesa, sospesi in questa zona di transito
in cui non accade nulla.
Per Elisabetta Fabiani e Antonio Marini la prossimit [...] una minaccia che non pu
essere ignorata. 102 Il loro rapporto con individui diversi macchiato dalla
discriminazione e dallinferiorit che esse implicitamente determinano. Per il professore
recarsi al Sud significa sottomissione a regole e meccanismi inferiori rispetto a quelli
99
Ibidem, p. 68.
Cacciari Massimo, Dallo Steinhof in Marina Guglielmi, Mauro Pala, Frontiere, Limiti,
Confini, Roma, Armando Editore, 2011, p.17.
101 Graziella Parati, Where Do Migrants Live? Amara Lakhouss Scontro di civilt per un
ascensore a Piazza Vittorio, in Annali di italianistica 28 (2010). Capital City: Rome, 1870-2010,
Chapel Hill, Carolina del Nord, 2010, p. 443.
102 Ibidem, p. 441, traduzione mia.
100
55
del nord dove la gente [...] lavora, produce, paga le tasse103. Il Sud, attraverso gli
occhi di Marini, stereotipicamente luogo di caos, pigrizia e povert, situazioni alle
quali si dovuto rassegnare104 . Roma dunque frustrazione e il dominio sugli spazi
diventa per lui impellente: il funzionamento dellascensore, simbolo di tecnologia e di
sviluppo, simbolo soprattutto di progresso nordico necessario per la sua
sopravvivenza al Sud, unico appiglio alla modernit: mezzo di civilt, aiuta a
guadagnare tempo e a risparmiare gli sforzi, importante quanto la metro e laereo 105.
Assumendo tale rilevanza, pu essere utilizzato solo mediante regole precise,
lascensore uno spazio regolato da permessi scritti e privilegi, [Marini ne]
permetterebbe luso solamente a coloro a cui stato concesso laccesso. La sua chiusura
mentale riflessa nel suo approccio alla civilt106.
Sia il docente milanese che la casalinga romana rappresentano lesasperazione di
quellidea trasmessa dai media che ha come obbiettivo principale quello di annientare
lindividualit dellessere umano riducendolo ad un mero stereotipo.
Elisabetta una persona sola, suo figlio se ne and di casa accusandola di essere
carceriera e commerciante , il cane diventa tutto ci che ha e per questo rappresenta
un tesoro preziosissimo il quale deve essere protetto e tutelato. Il cane, come una
persona deve godere di determinati diritti che gli permettano di fare liberamente pip in
ascensore, di abbaiare durante la notte e di essere rispettato civilmente. I colpevoli della
sua scomparsa misteriosa sono, dopo unindagine condotta da Benedetta la portinaia,
sicuramente i cinesi di piazza Vittorio perch risaputo che mangiano i cani nei loro
ristoranti. Elisabetta non dubita nemmeno unistante sullassurdit della questione e si
affretta a puntare il dito contro il facile bersaglio. In realt sotto tutta questa copertura,
in cui lei si finge persino pazza aggirandosi per il parco di piazza Vittorio chiamando il
103 Amara
Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p.74
104 Ibidem, p. 73.
105 Ibidem, p. 76
106 Graziella Parati, Where Do Migrants Live? Amara Lakhouss Scontro di civilt per un
ascensore a Piazza Vittorio, in Annali di italianistica 28 (2010). Capital City: Rome, 1870-2010,
Chapel Hill, Carolina del Nord, 2010, p. 443. Traduzione mia. In inglese nel testo: access to
space is regualted by written permissions and privilage; he would allow the use of the elevator
solely to people who have been granted papers to use it. His narrow view is reflected in his
approach to what civilization is.
56
cagnolino, si nasconde una terribile verit. Soltanto alla fine per, si scoprir chi stato
ad uccidere il ragazzo ed il motivo per cui lha fatto. Lascensore assume il ruolo di
protagonista diventando uno spazio in cui ognuno pu applicarvi le proprie leggi:
Elisabetta permette al cane di farci la pip, Lorenzo Manfredini lo usa come foglio su
cui scrivere frasi terrorizzanti e, infine, lassassino lo sceglie come luogo del delitto.
Lakhous descrive Elisabetta Fabiani con astuta ironia quando le fa dire, a proposito del
cagnolino: ...abbaiare lunica lingua con la quale esprime la sua gioia, la sua
tristezza, la sua rabbia e le sue emozioni. Non dobbiamo costringerlo al silenzio,
dobbiamo essere tolleranti con lui quando fa la pip in ascensore; il messaggio di
tolleranza universale che esce dalla sua bocca viene posto in realt dallautore su un
piano che non solo non abbraccia luniversale, ma che si trova addirittura espropriato
della pi minima componente di umanit. Lillogicit del suo pensiero risulta ancora pi
evidente quando esso si dirige in maniera pi concreta verso il bersaglio da lei
individuato: possiamo facilmente rinunciare agli immigrati, sufficiente allenare i
nostri cani.., i cani sono in grado anche di lavorare in fabbrica senza fare storie,
perch non fanno mai lo sciopero, non hanno un sindacato.107
Se fino a questo punto si analizzata una prospettiva immigratoria in cui i migranti del
Sud hanno cercato di appropriarsi dello spazio italiano trasponendovi le proprie
tradizioni e costruendo una piccola societ fluida, con Johan van Marten
questimmagine viene capovolta; secondo la sua rappresentazione, lItalia sembra essere
un paese ancorato al suo passato. LItalia, come noto, ha conosciuto, rispetto ad altri
paesi europei, un certo ritardo nei processi di modernizzazione108.
Johan proviene dai Paesi Bassi, uno Stato notoriamente civile, permissivo e
multiculturale, partecipe da molto tempo di quei flussi immigratori ed emigratori che
hanno favorito libridazione. Johan, venuto in Italia a studiare cinema si prende gioco
della chiusura mentale che vi riscontra; per lui questo il paese del catenaccio proprio
107 Amara
Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, pp. 58,59.
108 Mengozzi Chiara, Citt e Modernit: nuovi scenari urbani nellimmaginario della
letteratura italiana della migrazione, Roma, Carrocci Editore, 2013, p. 3.
57
perch il modo di pensare e di vivere, frutto del sottosviluppo, della chiusura e della
preclusione del lucchetto109 favoriscono la separazione. Ispirandosi ai film neorealisti
italiani, soprattutto Roma citt aperta di Roberto Rossellini che mette in scena a place
torn apart by very different conflict and cultural and political agendas110 , il suo
obiettivo quello di ricreare unimmagine di un passato che per tuttora presente:
lascensore ne diventer protagonista-simbolo. Johan vorrebbe riprendere, tenendo la
telecamera fissa sullingresso del palazzo, la vita degli inquilini e tutti i conflitti che
avvengono fra di loro a causa dellascensore. Fra le sue scelte del titolo ci sono
ironicamente: scontro di civilt allitaliana oppure scontro di civilt per un ascensore a
piazza Vittorio.
In questo contesto lascensore diventa sia termine di paragone fra lo sviluppo del suo
paese e quello del paese in cui si trova: mentre il popolo olandese dibatte con passione
su questa nuova legge [legge che legalizza leutanasia] noi discutiamo in merito alluso
dellascensore!111 ; sia dimostrativo dellignoranza del popolo italiano ancora
impegnato a discutere per futili motivi.
Un altro personaggio italiano che rappresenta la chiusura mentale di cui parla lo
studente olandese Sandro Dandini, proprietario di un bar a piazza Vittorio. Il mondo di
Sandro gira tutto intorno alla grandezza della storia di Roma, soprattutto alla squadra di
calcio. Per lui Amedeo non pu essere immigrato perch conosce le strade della citt
meglio dei tassisti e perch quando va a fare colazione nel suo bar legge la rubrica di
Montanelli sul Corriere della Sera. In parte stato Sandro a creare la seconda identit
di Amedeo scambiando lassonanza del nome Ahmed con Amed e, convinto di
conoscerlo meglio di tutti gli altri, ha costruito attorno a lui unaurea di completa
italianit basandosi appunto sul fatto che la mattina fa colazione con le tre C:
Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 84.
110 Graziella Parati, Where Do Migrants Live? Amara Lakhouss Scontro di civilt per un
ascensore a Piazza Vittorio, in Annali di italianistica 28 (2010). Capital City: Rome, 1870-2010,
Chapel Hill, Carolina del Nord, 2010, p. 443.
111 Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 86.
109
58
cappuccino, cornetto e Corriere della Sera112 e sul fatto che Amedeo conosca Roma
molto meglio di altri. Sandro persists in erasing part of Amedeo/Ahmeds identity in
order to domesticate the other113 . Questo personaggio, come Antonio Marini,
Benedetta Esposito e Elisabetta Fabiani vivono attraverso le generalizzazioni, la base
delle accuse che Sandro indirizza ad Antonio sullutilizzo dellascensore sono
esattamente le stesse a quelle che Antonio attribuisce alla gente del Sud: C una
grande differenza tra Roma e Napoli, tra Roma e Milano, tra Roma e Torino. Noi
trattiamo gli immigrati con affetto e amicizia. Io non amo la gente del nord perch
detiene lintera ricchezza del paese. La verit per Sandro sta solo nelle apparenze e
nelle poche certezze comuni ai pi.
La polifonia e la multifocalizzazione sono, a questo punto del racconto, molto evidenti.
In unottica geocritica il punto di vista inteso come la relazione tra lo spazio di
riferimento e losservatore, il quale ha con questo spazio una gamma di rapporti che
vanno da unintimit a unestraneit pi o meno assolute. 114 Ogni personaggio
analizzato costruisce il proprio s attraverso gli spazi dellinterno e dellesterno, in
questo caso, per alcuni, linterno il palazzo di piazza Vittorio e lesterno la citt di
Roma, mentre per altri linterno quello della citt di arrivo in contrapposizione ad un
esterno evocato dai ricordi. Applicando a questa linea i tre punti di vista: endogeno:
una visione autoctona e familiare dello spazio, refrattaria a ogni intento esotico,
esogeno: una visione improntata allesotismo e allogeno: coloro che osservano un
luogo non ancora familiare, senza tuttavia che esso risulti effettivamente esotico115
menzionati da Bertrand Westphal, si potrebbe ipotizzare una scaletta che analizzi i
personaggi del racconto.
Punto di vista endogeno: Benedetta la portinaia, Antonio il professore milanese,
Elisabetta e il cagnolino, il Gladiatore, Sandro il barista (?).
Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 92.
113 Graziella Parati, Where Do Migrants Live? Amara Lakhouss Scontro di civilt per un
ascensore a Piazza Vittorio, in Annali di italianistica 28 (2010). Capital City: Rome, 1870-2010,
Chapel Hill, Carolina del Nord, 2010, p. 439.
114Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p.
178.
115 Ibidem, pp. 178,179.
112
59
Punto di vista esogeno: Iqbal il bengalese, Parviz liraniano, Maria Cristina peruviana,
Abdallah (?) iraniano, Ahmed (?).
Punto di vista allogeno: Stefania Massaro moglie di Amedeo, Johan van Marten lo
studente olandese (?), Amedeo (?).
Se lo spazio preso in esame - lascensore - viene sottoposto a sguardi incrociati, lo
scarto, ovvero lalterit giudicata a partire dalla distanza fra osservatore e oggetto
osservato si riduce notevolmente conferendo al mondo una visione pi solida. La
multifocalizzazione permette il confronto delle differenti alterit, ma anche il
superamento dellalterit stessa in seno a uno spazio diventato finalmente comune116.
La verit unaltra117. Tutto il racconto ruota attorno alla parola verit, necessario
conoscerla o meglio evitarla? La verit utile alla sopravvivenza o riporta alla luce
solo dolore e sofferenza? Ogni personaggio ha la propria verit che diventa quasi
sempre una ragione di vita.
Ahmed era un ragazzo algerino musulmano che lavorava come traduttore alla Corte
suprema di Algeri. Stava per sposarsi con una ragazza chiamata Bgia di cui era
innamorato fin dai tempi della scuola; poco prima del matrimonio la ragazza viene
uccisa da un gruppo di finti poliziotti terroristi. Ahmed preso dalla pi grande
disperazione scappato da tutto e tutti e ha raggiunto lItalia senza avvertire nessuno.
LItalia, in particolare Roma, per lui sinonimo di salvezza, un rifugio dove poter
rinchiudere e abbandonare la sua identit passata e costruirne unaltra, nuova. Dopo che
116
Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p.
180.
117 Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 88.
60
118
Graziella Parati, Where Do Migrants Live? Amara Lakhouss Scontro di civilt per un
ascensore a Piazza Vittorio, in Annali di italianistica 28 (2010). Capital City: Rome, 1870-2010,
Chapel Hill, Carolina del Nord, 2010, p. 437.
119 Amara Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 27.
120 Ibidem, p. 136.
61
Amedeo per sopravvivere perch Amedeo aiuta gli altri, onesto, buono, innocente,
soprattutto presente e non passato. Ahmed invece straniero, solitario, sconosciuto,
ricercato dalla polizia, lAlgeria, Bgia, il ramadam, la famiglia. Il nome determina
lidentit. Ahmed non ha colpa, Amedeo colpevole di aver tradito il suo paese.
Ironica la fine del libro, Amedeo era il presunto ricercato, Ahmed il legittimo
colpevole. Non vedete cosa dicono i giornali su Ahmed? Quando hanno scoperto che
immigrato e non un italiano non hanno esitato ad accusarlo di omicidio.122
Dopo che il commissario Bettarini pubblica lannuncio in cui scrive che Ahmed
indagato dalla polizia si scopre che Ahmed/Amedeo allora delluccisione si trovava in
ospedale perch coinvolto in un brutto incidente in cui perder la memoria, il dubbio su
quale identit assumer una volta uscito dallospedale rimarr irrisolto. Il vero
colpevole sar un abitante del palazzo il/la quale lascia il cadavere in ascensore perch
al centro dei conflitti tra gli inquilini.
Per Parviz, Maria Cristina e Abdallah lo spostamento negli spazi confinato in zone
specifiche della citt ed spesso interrotto dalle forze dellordine. I territori che
attraversano presentano evidenti linee di discontinuit che assumono
121 Amara
Lakhous, Divorzio allislamica a viale Marconi, Roma, Edizioni e/o, 2013, p. 22.
Lakhous, Scontro di civilt per un ascensore a piazza Vittorio, Roma, Edizioni e/o,
2011, p. 116.
122 Amara
62
In conclusione lautore/artista del racconto si appropriato del luogo, lha esplorato con
partecipazione attiva fuori dai tracciati consueti, lha decontestualizzato, ne ha chiarito
123
Fulvio Pezzarossa, Ilaria Rossini a cura di, Leggere il testo e il mondo, ventanni di scritture
della migrazione in Italia, Bologna, Clueb, 2011, p. 79.
124 Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 99.
125 Ibidem, p. 100. Il corsivo mio.
126Giuliana Benvenuti, Remo Ceserani, La letteratura nellet globale, Bologna, Il Mulino,
2011, pp. 108-109.
63
127
Maria de Fanis, Geografie letterarie. Il senso del luogo nellalto Adriatico, in Bertrand
Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 50.
64
Dalla fine del regime di apartheid vigente fino ai primi anni novanta il Paese
[il Sudafrica] ha acquisito la denominazione informale di Rainbow Nation
("nazione arcobaleno", ovvero "abitato da persone di diversi colori").
128
A Nelson Mandela.
Questa una delle tante definizioni che Gabriella Kuruvilla attribuisce alla citt in cui
vive e a cui ha dedicato questo romanzo, e non solo (a breve ne uscir un altro
ambientato sempre a Milano).
Lanalisi di questo racconto, come per Scontro di civilt in un ascensore a piazza
Vittorio, segue una prospettiva geocritica ma, mentre per Lakhous si parlato
maggiormente del rapporto fra spazi del dentro dellintimit e spazi del fuori della
citt, sottolineando le complesse ed articolate declinazioni di sensi di appartenenza
geografica, di conquiste spaziali di accesso e/o di possesso, di riconoscimento di affinit
territoriali, di sensazioni di agio o disagio nei confronti dei luoghi130, qua, per Milano,
128
129
65
fin qui tutto bene ci si concentrer piuttosto sulle relazioni tra i macro spazi cittadini,
spazi porosi del fuori in cui Milano diventa il tessuto spazio-temporale dentro cui si
intrecciano le varie storie.131 Relazioni fra un centro e una periferia che si stanno a
poco a poco dissolvendo, relazioni umane fra chi si sente escluso e chi si sente partecipe
di una Milano in via di trasformazione, la Milano di oggi, del presente che, come
Londra, New York, Parigi, sta diventando una citt contemporanea, un universomondo132.
E proprio sui termini binari di centro e periferia che Gabriella Kuruvilla, nelle varie
interviste rilasciate, si sofferma, precisando che in Milano, fin qui tutto bene non c
distinzione fra le due zone, esse si combinano assieme confondendosi: Fra centro e
periferia non c pi distinzione perch tutti sono ovunque133.
La costituzione di un sistema-mondo nasce nel Cinquecento con lintento di istituire
uneconomia-mondo fondata su una particolare divisione del lavoro e di creare stati
nazionali nelle aree centrali rendendoli garanti politico-economici del sistema134, ma fu
a partire dagli anni Sessanta del Novecento che i concetti di centro e periferia iniziano
ad essere ampiamente utilizzati nelle analisi politiche, economiche e statali per
delineare il grado di distanza sia geografica che sociale dallasse centrale di una societ.
Il centro un territorio dominante in tutti i settori: politici, economici, culturali. Ha un
ruolo rilevante per quanto riguarda listruzione, la circolazione delle informazioni e lo
sviluppo economico; ha inoltre il controllo delle transizioni tra i detentori delle risorse
di un dato territorio e domina il flusso delle comunicazioni attraverso la diffusione di un
linguaggio standardizzato. Una metropoli, una regione, uno Stato e infine un continente
possono assumere ruoli centrali rispetto alle proprie periferie che vengono spesso
giudicate in funzione dei loro rapporti con un particolare centro 135. La periferia, in
termini generali, tende ad essere isolata dalle altre aree e non contribuisce molto al
131
66
http://www.treccani.it/enciclopedia/centro-e-periferia_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/
(visitato 12/2013).
137 Bertrand Westphal, Geocritica, Reale Finzione Spazio, Roma, Armando Editore, 2009, p. 71.
138 Roberto Vecchi e Rita Monticelli a cura di, Topografia delle culture, Bologna, I libri di Emil,
2011, p. 11.
67
Il libro parla di Milano, in particolare di quattro zone di Milano: Via Padova, Viale
Monza, Sarpi e Corvetto e di quattro personaggi principali che le raccontano dal loro
punto di vista proponendo visioni della citt molto diverse una dallaltra. Il gioco della
multifocalit degli sguardi la componente principale del romanzo; ogni angolo, strada,
piazza, ristorante, centro sociale, visto da una certa prospettiva che, a seconda di chi lo
osserva (lettore/lettrice inclusi) si trasforma. I protagonisti del racconto sono in continuo
movimento allinterno di un tessuto urbano anchesso in movimento in cui non c
stabilit ma c precariet identitaria, economica ed affettiva. Allinterno di questo
quadro pericolante, i personaggi si incrociano tramite il passaggio di un letto a soppalco
Ikea e di un paio di stivali alti fin sopra il ginocchio con il tacco di almeno dodici
centimetri141, oggetti che passano di mano in mano connettendo, anche se per un breve
periodo di tempo, vite e sguardi. Questi oggetti si caricano di significato, diventano
simboli di un qualcosa che i personaggi vorrebbero essere o avere, simbolo anche di
quello che sono. Cos lIphone di Samir, la macchina di lusso di Gioia, la macchina
fotografica e gli stivali di Stefania raccontano le loro vite e le loro storie spesso meglio
di quanto loro stessi possano fare.
Quattro diverse fotografie inaugurano la storia che segue: To collect photographs is to
collect the world scrive Susan Sontag nel saggio On Photography e aggiunge:
139
Per approfondire la nozione di geografia sensoriale cfr. Fulvio Pezzarossa, Ilaria Rossini, (a
cura di), Leggere il testo e il mondo, ventanni di scritture della migrazione in Italia, Bologna,
Clueb, 2011, pp.79,80.
140 http://www.youtube.com/watch?v=xBhMJV3BH64 (visitato 01/2014).
141 Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 96.
68
photographs furnish evidence. Something we hear about, but doubt, seems proven
when were shown a photograph of it142 . Immagini statiche di una Milano in
movimento che allo stesso tempo connette e disperde. Una Milano in cui tutto cambia
ma niente si trasforma143 . Le frasi sono veloci e cos anche i fotogrammi che
attraversano la mente del lettore/lettrice mentre legge, si ha la sensazione di essere
dentro un film dove la cinepresa mostra velocemente una serie di scenografie in
movimento. Compito della geocritica investire (in parte) e strutturare (un poco)
lintersezione tra le differenti arti chiamando in causa la realt materiale e le coordinate
spazio-temporali al fine di trarne una rappresentazione estetica144. Quattro storie e due
oggetti che tornano a galla per debordare i confini individuali. In un intervista per il sito
internet Lasterisco Dimezzato la scrittrice rivela che quando scrisse il romanzo era il
film Babel di Alejandro Gonzlez Inrritu che aveva in mente:
In scena ci sono le strade di Milano, per la maggior parte attraversate da gente che
frettolosamente si muove da un luogo allaltro senza mai fermarsi ad osservare cosa
succede; gente indifferente ai cambiamenti, allapertura o chiusura di qualche negozio,
agli odori o agli addobbi particolari che la colorano. Sono invece gli immigrati, al posto
degli italiani di tanto tempo fa, che ripopolano la strada vivendola, facendola apparire
come un salotto di casa in cui ci si ferma, ci sincontra, si chiacchiera, si beve o mangia
142
69
Anita Patel, alias Paola Rossi, n vecchiabianca n giovanenera, [...] una via di mezzo.
Quarantanni, meticcia. Un prodotto contraffatto147 . Parla un italiano intriso da
proverbi e modi di dire. Abita in Via Padova, pi precisamente in via Clitumno 11, una
strada a circa 6 chilometri dal Duomo, un posto dove tutti si salutano, e si parlano:
tutto un gran vociare, in tutte le lingue, in questo posto148.
Samir, egiziano dal Cairo, ha un figlio con una ragazza italiana: Laura. Parla un italiano
mescolato con larabo. Abita in Viale Monza, pi precisamente in via Venini, una strada
a circa 6 chilometri dal Duomo. Viale Monza un viale strano, ma sincero. E quel
che , non se la racconta e non te la racconta. E anche pieno di contrasti: ci trovi le
regge dei pieni di soldi di fianco alle catapecchie dei senza un euro149 .
Stefania, milanese, parla italiano mischiato al dialetto della sua citt. Abita in via Paolo
Sarpi un dedalo di stradine in cui ci si perde e dove non c parcheggio, situato poco
lontano dal Duomo [...] ma come se [ci si] trovass[e] nel centro di Pechino150 .
146
Donata Meneghelli, Storie proprio cos, il racconto nellera della narrativiti totale,
Bologna, Morellini Editore, 2013, p.74.
147Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 13.
148 Ibidem, p. 6.
149 Ibidem, p. 61.
150 Ibidem, p. 97.
70
151
152
Ibidem, p. 140.
http://www.societadelleletterate.it/2013/10/kurovilla/ (visitato 01/2014).
71
ma in via Padova non ci sono stati n fuoco n fiamme, solo un gran casino di grida e
gesti, senza alcuna luce a squarciare il buio153 .
Questo quello che successe:
sulla 56, lautobus babele che percorre quasi tutta via Padova raccogliendo e
smistando i suoi abitanti, un diciannovenne egiziano e un trentenne
domenicano, che non abitavano in via Padova, hanno litigato perch uno ha
pistato il piede allaltro. Sono scesi alla mia fermata, quella vicino al mio
bar, alla mia panchina e anche al mio palazzo, e il domenicano ha ucciso con
una coltellata legiziano. Il cadavere rimasto riverso sulla strada per ore,
provocando lo sconcerto e la rabbia di un gruppo di maghrebini, che hanno
ribaltato e fracassato tutto quello che potevano ribaltare e fracassare: auto e
vetrine 154.
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 25.
Ibidem, p. 26.
155Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 29.
154
72
di Villa Finzi, che allinizio dell800 era uno dei palazzi pi belli della zona [ adesso]
un centro sociale per anziani156. Milano una citt che viene vissuta per un breve
periodo di tempo e fermarsi poco in un luogo comporta una perdita dato che, nel
momento in cui questo luogo scompare, scompare anche una parte di s, una parte del
proprio passato e anche del proprio legame con esso. Con la sparizione dei luoghi di
socialit si crea una disaffezione, una perdita di relazioni umane che viene per
recuperata grazie alla nascita di altri luoghi di socialit, istituiti dai migranti i quali
ricostruiscono latmosfera della vecchia Milano.
Un esempio di cui ha parlato Gabriella durante lintervista tratta di un palazzo
fatiscente in via Crespi (una traversa di via Padova). Allinterno, nel cortile, si
radunavano bambini e ragazzini di tutte le nazionalit a giocare, chiacchierare, passare
il tempo e in questo contesto di condomino-famiglia laffidamento dei pi piccoli ad
una babysitter non mai stato necessario, grazie appunto allatmosfera di vicinanza che
si era creata fra gli abitanti. Mentre, se ci si sposta in unaltra Milano, quella delle
costruzioni architettoniche diverse, la tata, la colf e la badante sono ordinarie
dimostrazioni di un particolare status sociale. Il palazzo di via Crespi, molti milanesi
volevano abbatterlo con lo scopo di distruggere un luogo per distruggere un determinato
tipo di relazioni.
In conclusione si ritiene necessario parlare di due personaggi del romanzo che
rappresentano appunto la seconda parte di Milano, quella del successo: Gioia e Pietro.
Lei una modella dal fisico perfetto, ricca ed ha una bella casa: un attico enorme in
zona San Babila: pi che un abitazione sembra un dipinto, di quelli pregiati esposti al
museo: che li puoi guardare, ma non toccare. Eppure loro ci vivono dentro157 e una
bella macchina di lusso: una Bently Continental GT nuova di pacca158, sia amica di
Anita che di Stefania ed la ragazza di Pietro. Lui invece un regista bisessuale, il suo
nome darte Vitello, innamorato di Samir. Frequenta posti alla moda, locali shabbychic per aristofreak e fa uso di droghe. Entrambi, Gioia e Pietro entrano ed escono
dalla vita di coloro che potrebbero non avercela fatta ma non detta che sia cos, forse
156Ibidem,
p. 71.
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 112.
158 Ibidem, p. 28.
157
73
sono Gioia e Pietro a non avercela fatta, dipende dal punto di vista di chi li osserva e
come li osserva159 . Due esempi che mostrano il gioco di sguardi ed intrecci fra la
coppia Gioia e Pietro e gli altri personaggi di Milano, fin qui tutto bene sono i seguenti.
Samir prendendo un caff con Laura in un bar a San Babila vede Gioia seduta ad un
tavolo accanto al loro e dice: Poi arrivato un uomo sui quarantanni vestito a festa
che le ha detto: Ciao Gioia, e lei si alzata e lo ha abbracciato e gli ha sorriso
esageratamente come fanno solo le persone che stanno male: e che per dimostrare di
stare bene mettono troppa euforia in ogni gesto160. Laltro esempio quello di Tony
che, riferendosi a Pietro, dice: Impossibile non notarlo quando viene in Corvetto a
prendere la coca scendendo dalla sua Bentley Continental GT nuova di pacca161.
Un romanzo che narra di persone disorientate, incerte, spesso perse ma allo stesso
tempo anche forti e sicure. Esse transitano per la citt e le strade di Milano osservando i
suoi quartieri, i suoi palazzi, i suoi parchi e i suoi centri sociali abbandonati e ritrovati,
una Milano che emargina ma allo stesso tempo accoglie.
159
Questa frase stata pronunciata da Gabriella Kuruvilla durante unintervista tenuta presso la
scuola estiva delle donne svoltasi a luglio 2013 ad Antignano, Livorno. Io ero partecipe ed ho
registrato tutto lintervento della scrittrice.
160 Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p.60.
161 Ibidem, p. 173.
74
VIA PADOVA
Via Padova, una riga di mondo, lunga pi di quattro chilometri162 , una via piena di
immigrati, che ne vede di tutti i colori. [...] In cui si alternano case di ringhiera,
capannoni industriali, vecchie cascine, palazzi anni 50, buchi edilizi e ville
nobiliari163. Una strada che connette il centro con la lontana periferia, ma che, grazie
agli immigrati e a tutti coloro che vi passano e abitano, sembra essere pi centro di tante
altre strade centrali.
In Via Padova, come per tutte le altre zone qua descritte, il contrasto edile architettonico
fra i primi anni Novanta ed oggi di grande importanza. Nel dopo guerra, in via Padova
furono costruite, accanto a grandi edifici, fabbriche, negozi e villette per i ricchi
borghesi molte case popolari che accoglievano italiani provenienti da tutto il paese in
cerca di lavoro: I primi a trasferirsi [...], agli inizi del 900, sono stati i brianzoli, i
bergamaschi e i mantovani. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, c stata londata dei
meridionali e dei veneti. E alla fine, dai primi anni 80, ci sono approdati anche gli
stranieri: filippini, cinesi, egiziani, peruviani, senegalesi, romeni, marocchini, e indiani,
soprattutto164 . Con larrivo di tanti immigrati gli italiani a poco a poco hanno iniziato
ad andarsene e con loro anche lo sviluppo e la manutenzione della citt. I palazzi, i
parchi, le case popolari di Via Padova sono rimasti esattamente immutati dagli anni 80
ed Anita Patel, alias Paola Rossi a percorrere questo mondo raccontandoci la sua storia
assieme alle storie intrecciate di ottanta appartamenti di cui trenta sotto sequestro,
accalcati uno allaltro e stipati oltre la loro capienza, allineati su pi piani a delimitare
un rettangolo di cemento, che non un giardino: non ci sono alberi ma immondizia e
non ci sono fiori ma biciclette165.
Anita, una donna di quarantanni, met italiana e met indiana abita in un appartamento
di 40 metri quadri in via Clitumno 11, una traversa di via Padova, con il suo bambino
Fabio. A diciotto anni [era matura] secondo la legge, ma anche orfana di entrambi i
genitori e proprietaria di un appartamento in piazza Ferravilla: quando [le] hanno detto
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p.8.
Ibidem, p.8,p. 6.
164Ibid., p. 7.
165 Ibid., p.11.
162
163
75
che mamma e pap erano morti in un incidente stradale [ha] lasciato linfanzia, insieme
alla casa della [sua] infanzia166. Anita vive di eredit, eredit materiale ma anche del
pensiero, il passato perseguita il suo presente; il suo linguaggio plasmato su quello
della madre e allo stesso tempo applicato al mondo moderno come se il rapporto madre
figlia non si fosse mai interrotto, come se non ci fosse stata una vera crescita o una
differenziazione. Tutta la vita di Anita: le persone che incontra e con le quali dialoga, gli
spazi che percorre, le situazioni che affronta sono sempre paragonate o analizzate
attraverso le parole della madre. Diventando orfana sono morta, vivendo di quello che
mi hanno lasciato: la casa dei miei genitori e la voce di mia madre. Sono una parassita,
degli oggetti e dei pensieri degli altri. Mi approprio dei loro beni, materiali o
immateriali che siano. E li uso per stare al mondo, nellunico posto in cui mi sento
accolta: via Padova, quindi.
Via Padova infatti accoglie sempre tutti e tutti si sentono accolti, non fa distinzioni fra
colore della pelle, fra orientamento politico, sesso e provenienza, in via Padova tutto
di tutti. La serratura della porta di casa di Anita rotta lasciandola di conseguenza
semichiusa, naturalmente sente i rumori ad ogni ora del giorno e della notte ma non si
sente mai sola. Spesso per deve prendere le distanze da questo mondo/salotto e sale sul
tetto del suo palazzo ad osservare via Padova dallalto: Mi piace com, ma a volte ho
bisogno di prendere le distanze: fare il pieno di ossigeno, e di polveri sottili, prima di
potermi rituffare dentro167 .
La sensazione che il/la lettore/lettrice prova mentre legge quella di immedesimarsi con
Anita e passeggiare assieme a lei, vedere i negozi, i parchi e i centri sociali. Lo spazio
che attraversa sembra prendere forma e con esso anche le sue sfumature.
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 10.
Ibidem, p.7.
166
167
76
E uno spazio che racconta una storia completa: con i suoi palazzi che risalgono agli
anni 80 e altri agli anni 90, con le persone che se ne sono andate, persone che sono
rimaste e tante altre nuove che, con la loro musica, le loro spezie e i loro colori ne
hanno trasformato lidentit. Come forma di protesta a questo cambiamento, molti
italiani hanno invece esposto la bandiera italiana o cartelli con su scritto Orgogliosi di
essere napoletani169 oppure Prodotti italiani, qualit italiana, professionalit italiana,
personale italiano170 ma tanti altri invece, come il macellaio che non esce mai dal paese
ma che espone sul suo bancone un mondo, esposto in via Padova, che racconta Via
Padova171 : sono i suoi clienti che dopo ogni viaggio gli portano sempre delle cartoline
o dei souvenirs.
Via Padova sicuramente uno spazio soffocante, tanta, forse troppa gente abita
allinterno dei suoi palazzi, inoltre trovare spazi ove fermarsi e isolarsi impossibile
perch i suoi parchi, le sue panchine, i suoi bar appartengono a tutti e tutti ne fanno uso
continuamente. Via Padova accoglie e non respinge anche se ammalata, perch
lhanno curata male. [...] Via Padova non ancora morta, ma si diverte davvero poco.
[...] Via Padova fatica a respirare172 . Interessante questa personificazione della strada,
che continuamente controllata dalle forze dellordine e posta sotto coprifuoco come se
tutto ci che la compone e la rende viva debba essere obbligatoriamente minaccioso.
Infatti, proprio per questo pregiudizio tutte le attivit commerciali hanno lordine di
chiudere molto presto togliendo le persone dalla strada e di conseguenza rendendola
realmente pericolosa.
Via Padova :
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 17.
Ivi. p. 21.
170 Idem.
171 Ibidem, p. 22.
172Ibidem, pp. 29, 30.
168
169
77
VIALE MONZA
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 47.
p. 70.
173
174Ibidem,
78
175
Ibidem, p. 56.
Ibidem, p. 59.
177 Ibidem, p. 60.
178Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p.62.
179 Ibidem, p. 64.
180 Ibidem,pp. 66,67.
181 Ivi, p. 67.
176
79
famiglie numerose, che facevano un gran casino, che parlavano una lingua
strana e che mangiavano delle cose strane. Che venivano visti con diffidenza
dai negozianti, che invece erano quasi tutti settentrionali. Con la stessa
diffidenza con cui adesso gli italiani guardano voi183 .
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 79.
Idem.
182
183
80
Samir risponde: Altro che diffidenza: noi che siamo arrivati in Italia dalla fine degli
anni 90 in poi siamo trattati come rifiuti gettati dal mare sulle coste e veniamo lasciati
in attesa di essere smaltiti altrove. [...] Via Crespi molto altrove di Milano184.
Via Crespi, una traversa di viale Monza un piccolo ghetto, una strada di circa trecento
metri che, come via Padova, ha saputo accogliere senza fare distinzioni di nessun
genere. In questa via la maggior parte delle attivit commerciali sono gestite da stranieri
dei veri e propri punti di ritrovo per le diverse comunit che si dividono in gruppi,
fuori e dentro questi locali, disegnando confini territoriali sullasfalto dei
marciapiedi185, forse questo un esempio di integrazione riuscita; in una citt in cui
i piani urbanistici di costruzione architettonica sono basati su strategie di dominio e
pratiche di separazione che invece di includere, escludono e marginalizzano gli
stranieri. Burton Pike nel suo libro The image of the city in modern literature, parla
proprio di come la citt occidentale post-industriale sia costruita secondo una certa
psicologia che invece di unire tende piuttosto a dividere ed isolare disegnando, da un
lato la parte della perfezione, dallaltro la parte della corruzione: The myth of the city
as corruption, the myth of the city as perfection: This bifocal visione of Western society
is still very much with us186 . Aggiunge inoltre, parlando di questa ambivalenza della
societ moderna:
Idem.
Ibidem, p. 77.
186 Burton Pike, The image of the city in modern literature, New Jersey, Princeton University
Press, 1981, p.8.
187 Ibidem, p. 26.
185
81
SARPI
Via Paolo Sarpi una strada di Milano in pieno centro, prima dellinizio degli anni 90
era abitata da italiani e cerano attivit commerciali di ogni genere, poi con larrivo di
immigrati cinesi gli italiani se ne sono andati lasciando tutto ai nuovi arrivati che
compravano subito e in contanti. La protagonista di questo capitolo Stefania, una
ragazza milanese di circa quarantanni che vive in un grande appartamento. E pittrice e
fotografa capa di s stessa, come Anita anche lei abita in un passato che influenza il suo
presente; si tratta del suo ex marito Marco, personaggio poco dinamico, giornalista che
preferiva informarsi del mondo attraverso il motore di ricerca google piuttosto che
uscire di casa. Un giorno ha sentito dire che Stefania era stata con un altro e lha
lasciata. La presenza ingombrante di questo uomo diventa unombra che la segue
ovunque. Stefania soffre dello scorrere del tempo, tutto intorno a lei in corso di
trasformazione e non riesce a seguire il passo, si sente a suo agio solamente nellunico
locale rimasto tale e quale alla sua apertura nel 1896 dove: [le] sembra di stare davanti
alla televisione: seduta nel passato osserv[a] lo scorrere del tempo, spiandolo attraverso
188Gabriella
Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 77.
189Idem.
190Idem.
82
Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 104.
Ibidem, p. 98.
193Idem.
194Ibidem, p. 102.
195 Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 100.
192
83
84
appariscente. I locali che un tempo accoglievano persone dallo stile e dalla provenienza
pi diversa stanno velocemente scomparendo per lasciare spazio a centri commerciali, a
freddi palazzi residenziali e locali di tendenza. Tutto cambia e niente rimane in un
mondo moderno dove gli spazi e la relazione fra persone sono costruiti su misura, il
resto, quelle parti di minore importanza, proprio come per il letto a soppalco
[andrebbero] montat[e] nel modo giusto per poter diventare qualcosa che abbia un
senso201 .
CORVETTO
Corvetto ha le sue leggi e Corvetto comanda, Corvetto simme nuje202 , il noi riferito
ad una comunit di ragazzi gangster, la maggior parte immigrati dal sud Italia che
vivono o in case popolari pericolanti o per la strada, bevono, si drogano e spacciano. I
confini di questa zona stanno dint ocore e dint acap da gent: no dint omunno. La
geografia di Corvetto non dipende dalle regole topografiche ma da quelle dello
spaccio203. E Tony che racconta la sua vita passata in questa zona di Milano. E nato a
Scampia ma dopo che suo padre si trasferito a Corvetto per lavoro, lhanno seguito
anche sua mamma, sua sorella, lui e infine il nonno. Abitano tutti insieme in un
appartamento di circa trenta metri quadri, una prigione che pagano cento cinquanta euro
al mese. In questo quartiere per si sente a casa: questo quartiere, con Scampia, pure
gemellato. Ovvio che ci sta il feeling con la gente del posto: qua sta pieno di terroni204.
Negli anni 70 la zona era sotto il controllo di un clan di siciliani e prima che arrivassero
gli immigrati (tunisini, marocchini, africani), a gestire tutti i traffici illeciti erano gli
uomini di Cosa Nostra. Adesso in questo territorio ci sono due fazioni in perenne
201
Ibidem, p. 135.
Ibidem, p. 141.
203 Ibidem, pp. 141,142.
204Gabriella Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 145.
202
85
conflitto: gli immigrati e gli italiani, ognuno ha i propri locali da frequentare e non
succede mai che uno vada nel posto dellaltro. Nel Bowling di Corvetto gli immigrati
possono accedere soltanto nel piano dove ci sono le slot machines, e nel locale Sherazad
gli italiani non sono ben accetti: Sherazad un locale di africani che hanno aperto due
anni fa [...] Non un locale da Tony e meno che meno da Enzo [...] e siccome ci
guardavano tutti strano, per fargli capire chi comanda, non ce ne siamo stati zitti205 .
Corvetto ha le sue leggi.
E un quartiere rovinato dal tempo, i palazzi e le case popolari non vengono ristrutturate
dal 1920, i ballatoi sono pericolanti, le antenne paraboliche rotte, limmondizia popola
la strada assieme a tossici e pusher. Il comune ha promesso alla famiglia di Tony che li
avrebbero trasferiti in una zona pi nuova e in un appartamento pi grande: Siamo qui
da anni: a promise is a comfort to a fool, una promessa una comodit per uno sciocco.
An wi nuh bawn back a cow: e noi non siamo stupidi, lo sappiamo che nisciuno
caiuta206. A poco a poco molti italiani, i pi fortunati, hanno abbandonato i propri
negozi e le proprie case per andare in unaltra parte della citt lasciando i loro locali
agli immigrati, che poi sono anche gli unici che se li pigliano207 . La sensazione di
decadenza di questo spazio simile a quella di una periferia mutilata, che cade a pezzi
senza che nessuno la salvi. Lintervento comunale stato, come per via Padova, quello
di militarizzare la zona, negozi e locali hanno lobbligo di chiudere a mezzanotte:
channo messo sotto heavy manners: cabbiamo pure il coprifuoco e lesercito, a
Corvetto208 aumentando ancora di pi il pericolo.
E uno spazio delimitato da regole, regole impostate dai ragazzi italiani e regole
impostate dai ragazzi stranieri che si picchiano, spesso si uccidono perch di base si
assomigliano.
Gli immigrati della zona, quando non vanno avanti e indietro dalla moschea,
stanno attaccati alle panchine in legno dei giardini come se fossero dei tarli o
205
Ibidem, p. 159.
Idem.
207 Ibidem, p. 160.
208 Ibidem, p. 153.
206
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Tony da Corvetto se ne vuole andare, lasciare il quartiere lunico modo per lasciare
quella vita, una vita di strada che spesso uccide: In zona, gli italiani, se devono
prendere esempio dai loro genitori, possono anche chiudere i libri e andarsene
tranquillamente in strada. On the road ma per davvero, altro che quelle fricchettonate
alla Kerouac210. Con in spalla il suo letto a soppalco ed il suo passato si trasferisce in
unaltra zona, a Porta Venezia dove non esistono regole che delimitano le frontiere ma,
al contrario italiani e immigrati vivono insieme e spesso italiani vanno in luoghi per
stranieri e gli stranieri in luoghi per italiani. Dunque, come lui ha lasciato Scampia
prima e Corvetto poi, molti altri, stranieri e non, hanno lasciato la propria terra e la
propria casa perch in fondo si perde sempre qualcosa per lasciare spazio ad altro211 .
209Gabriella
Kuruvilla, Milano, fin qui tutto bene, Bari, Laterza, 2012, p. 156.
Ibidem, p. 143.
211 Ibidem, p. 178.
210
87
88
CONCLUSIONE
Secondo lanalisi geocritica del romanzo di Amara Lakhous e del romanzo di Gabriella
Kuruvilla, possiamo dare una risposta affermativa alla domanda che riguarda il ruolo
che la parola poetica assume nella creazione di spazi lisci, spazi trasgressivi o possibili
terzi spazi in cui il diverso costruisce reti affettive e legami sociali. Essa, la parola
poetica, considerata centrale nella costruzione della realt, anche se non banalmente
nel senso di un mero rispecchiamento. Qui torna lassunto della geocritica per cui la
parola facilita il passaggio dalla citt reale a quella immaginaria, dando luogo ad un
discorso sullo spazio in cui la realt trasformata dalle sue rappresentazioni.
I metodi proposti da Bertarand Westphal in Geocritica, Reale, Finzione, Spazio sono
stati utili allanalisi dei due romanzi - Scontro di civilt per un ascensore a piazza
Vittorio e Milano, fin qui tutto bene - in quanto, partendo dalla centralit dello spazio
siamo riusciti ad individuare diverse e molteplici dinamiche implicite della geocritica: la
multifocalizzazione e gli sguardi endogeni, esogeni, allogeni, la polisensorialit,
libridazione fra culture, il processo di deterritorializzazione e riterritorializzazione, il
processo di striatura dello spazio e la sua continua minaccia sullo spazio liscio, la
relazione sempre pi labile fra centro e periferia e soprattutto come un determinato
spazio possa assumere diverse connotazioni a seconda di chi lo vive ( di attesa e
sospensione per alcuni personaggi, ostile e pericoloso per altri e trasgressivo per altri
ancora). Con spazio trasgressivo si intende una zona che emerge dalla tensione fra
luoghi della segregazione e luoghi di mobilit ed eterogeneit.
In entrambi i romanzi abbiamo visto situazioni in cui il diverso ancora allontanato ed
escluso dalla cultura dominante in cui si trova, e in cui gli spazi abitati da molti
immigrati sono raramente percorsi e accettati dalla gente locale; anzi sono
continuamente striati dalle forze dellordine che sorvegliano la zona, obbligando i
gestori di attivit commerciali a chiudere presto. Nei due testi poi emersa una
rappresentazione dello spazio solcato da divieti e repressioni a cui rispondono pratiche
89
212
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e allegorie fra colonialismo e indipendeze in Roberto Vecchi, Rita Monticelli (a cura di)
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