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CATELLANI PSICOLOGIA POLITICA

CAPITOLO I. Larea di studio della psicologia politica


La psicologia politica studia le rappresentazioni e le azioni dei potenziali o attuali attori della politica, cio di qualunque soggetto in quanto cittadino, leader o membro di gruppi che abbiano fini di
carattere pubblico e collettivo. Il soggetto studiato dalla psicologia politica non un soggetto
astratto, ma un soggetto concreto, che agisce allinterno di una certa realt, da cui influenzato
e che influenza egli stesso.
Limportanza del partire dallazione risiede nella necessit di fare riferimento alla dimensione sociale: attraverso lazione che il soggetto entra in relazione con lambiente esterno e con gli altri.
Nellesaminare i rapporti tra psicologia sociale e psicologia politica importante distinguere tra:
Ricerche di psicologia sociale estese allambito politico
Il soggetto, attore della realt, porta con s alcune caratteristiche che gli sono proprie anche
come attore della realt sociale pi generale. Cos i processi cognitivi che ci portano alla formazione di un giudizio, la scelta di far parte di un gruppo, i meccanismi di persuasione di influenza e di persuasione, saranno i medesimi sia che ci si riferisca allambito prettamente sociale, sia che ci si riferisca a quello politico.
Fiske e Pavelchak (1986). Lidea che ci facciamo di un candidato pu dipendere da singoli elementi di conoscenza (piecemeal caratteristiche fisiche o di personalit) o da conoscenze pi
strutturate (schematice caratteristiche tipiche della categoria cui appartiene).
Ricerche di psicologia sociale della politica
Laccento viene posto sulla specificit del contesto politico. Un dato contesto politico porta con
s delle conseguenze in termini di: a) scopi che il soggetto o il gruppo si pongono; b) ruoli che
vengono rivestiti; c) regole e vincoli ai quali conformarsi. Tutti questi aspetti, poi, esercitano
uninfluenza sulle rappresentazioni e sulle azioni dei soggetti.
La distinzione tra le due ricerche non va intesa in senso rigido. Ci che importa che in entrambi i
casi la dimensione sociale viene assunta come costitutiva della politica.
Lo sviluppo della disciplina stato fino ad ora ineguale dal punto di vista territoriale (prevalenza
degli studi statunitensi). Inoltre, la scienza politica anglosassone si caratterizzata fin dallinizio
per unimpostazione funzionalistica, che vede il sistema politico come insieme di relazioni, come
espressione di coloro che agiscono nel sistema stesso. Questimpostazione ha creato le premesse
per lo sviluppo della psicologia politica (costante interazione tra politologi e psicologi).
Lapproccio teorico dominante in un dato periodo ha influenzato i temi affrontati in prevalenza in
quello stesso periodo.
Anni 40-50: fattori di personalit in politica. Studio dei fattori di personalit che giocano un ruolo nellesercizio della politica importante ruolo della teoria psicoanalitica (Freud).
Laswell. Si propone di spiegare, attraverso la ricostruzione delle diverse fasi evolutive, per quale
motivo alcune persone decidono di impegnarsi nellattivit pubblica. Gli uomini politici sarebbero
caratterizzati da ansie irrisolte relative al proprio ego e da una scarsa stima di s, cos che si rivolgerebbero allesterno. La dimensione conflittuale tipica dellattivit politica sarebbe funzionale
alla risoluzione dei conflitti interiori, che vengono cos deviati su oggetti pubblici.
Barber. Tipologia di personalit nella quale collocare i presidenti USA. Ad esempio, Wilson, Johnson e Nixon apparterrebbero alla categoria degli attivi negativi, che vanno cio incontro a sconfitte pur di non cambiare la propria strategia politica.
Maslow. Modello motivazionale nellambito delle teorie personologiche: si diventa politici solo
quando si ha grande stima di s e un forte senso di efficacia personale. Lattivit politica viene intrapresa solo quando i bisogni di base son stati soddisfatti.
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Critiche allo studio dei rapporti tra personalit e politica:


1. Errore fondamentale di attribuzione (Ross): nello spiegare il comportamento politico si
dato pi rilievo ai fattori disposizionali che a quelli situazionali, cio agli aspetti interiori
piuttosto che a quelli ambientali.
2. Differenze di metodo con la conseguente difficolt a confrontare i risultati.
Anni 60-70: opinione pubblica e comportamento elettorale. I protagonisti della politica sono i
leader e i militanti di partito, ma anche i cittadini. Da qui linteresse crescente per lo studio del
comportamento elettorale e degli atteggiamenti politici dei cittadini.
1952. Universit del Michigan, primi NES (National Election Studies): monitoraggio degli atteggiamenti politici e di voto dei cittadini.
OPINIONE PUBBLICA: i soggetti non reagiscono direttamente alla realt che li circonda , ma si
costruiscono delle rappresentazioni stereotipate e semplificate di tale realt, e sulla base di queste
prendono delle decisioni.
Campbell, Converse, Miller, Stokes. (rivista The american voter, 1960) Nozione di atteggiamento. Il processo di socializzazione, e soprattutto la famiglia, giocherebbe un ruolo fondamentale nello sviluppo di una identificazione con il partito. Cos il voto dovrebbe essere inteso come un comportamento irrazionale, dettato da un spinta interna che sovrasterebbe i dati provenienti dallesterno (es. cambiamento di voto degli anni 70). Campbell parla di homo politicus irrazionale, il cui
comportamento dettato da una povert cognitiva
Alla visione di Campbell si contrappone quella di Downs (An economic theory of democracy),
secondo il quale lelettore ha la possibilit di scegliere in modo razionale in base a conoscenze politiche limitate (si sceglie lalternativa caratterizzata dalla massima utilit attesa).
Anni 80: political cognition (cui si approda a partire dalle elaborazioni della social cognition degli anni 70). Estensione dellapproccio cognitivista allambito della psicologia politica. Lattenzione si sposta allesame dei processi di elaborazione delle informazioni soggiacenti agli atteggiamenti e comportamenti politici. Ora la questione capire attraverso quali processi mentali il soggetto arriva a pensare e a votare in un certo modo.
Simon. Luomo un soggetto attivo dotato di razionalit limitata, dato che seleziona e d elabora le
informazioni provenienti dallesterno e in tal modo costruisce la realt, compatibilmente con i limiti della mente umana. Il soggetto si presenta come economizzatore cognitivo (cognitve miser), perch i limiti della capacit di elaborazione fanno s che i soggetti tendano ad economizzare le energie mentali e ricorrano a scorciatoie e semplificazioni, cos da poter assolvere il compito conoscitivo.
Anni 90. Due tendenze principali:
1. tema della conoscenza politica: indagine sui fattori che influenzano lelaborazione delle informazioni la quantit delle informazioni elaborate e la qualit delle strategie utilizzate
dai soggetti variano in funzione di diversi fattori (es: motivazione; scopi; ruoli; regole; vincoli). Il soggetto non pi un economizzatore cognitivo, ma diventa tattico motivato (motivated tactician, Fiske e Taylor), e ci significa che i suoi processi cognitivi possono variare
in funzione dellorigine e della meta;
2. maggiore attenzione a variabili originariamente sociali. Viene abbandonata la prospettiva
sostanzialmente individualistica a favore di una prospettiva pi strutturalmente sociale.
CAPITOLO 2. La conoscenza e gli atteggiamenti politici
Il mondo attuale si caratterizza per una sovrabbondanza di informazioni. Ma le informazioni politiche cui si accede sono oggetto di diversi processi di selezione:
1. media;
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2. esposizione involontaria: legata allesistenza di ciascun soggetto ed indipendente dalla sua


volont;
3. esposizione volontaria allinformazione (il numero di informazioni cui prestiamo attenzione
limitato approccio cognitivista);
4. salienza delle informazioni: informazioni che catturano lattenzione.
Cosa avviene quando ci troviamo di fronte a uninformazione? Fasi di elaborazione:
A) CODIFICA
Quando entriamo in contatto con uninformazione nuova la confrontiamo con concetti gi noti per
darle significato. Uno o pi concetti vengono richiamati dalla MLT (memoria a lungo termine)
alla MBT (memoria a breve termine) e qui confrontati con linformazione nuova, in modo da attribuirle significato. Il modo in cui linformazione nuova verr interpretata dipender da quale concetto stato richiamato, ossia da quale concetto risulta pi accessibile. Laccessibilit di un concetto, cio la probabilit che esso venga richiamato nella MBT e venga utilizzato in fase di codifica, dipende da:
1. Recenza: un concetto che sia stato da poco richiamato nella MBT rimane per un certo tempo pi accessibile di altri e quindi verr pi probabilmente utilizzato anche nellinterpretazione di uninformazione successiva. Il priming consiste nel proporre ai soggetti determinate situazione stimolo, allo scopo di innalzare laccessibilit e rilevarne le conseguenze in
termini di elaborazione delle informazioni (es. ricerca di Young).
2. Frequenza: se un concetto viene spesso attivato ci fa s che la sia accessibilit sia cronicamente alta. Recenza e frequenza possono avere un effetto sommatorio nel caso in cui il concetto attivato di recente sia anche un concetto gi frequentemente attivato in precedenza.
Quando invece concetto recente e concetto frequente non coincidono, lesito in termini di
accessibilit sar variabile: LP = prevalenza della cronicit (decenza); BP = prevalenza
del priming (frequenza).
3. Obiettivi: (cognitivisti) anche gli obiettivi sono depositati in memoria, cos che lattivazione
di uno di essi renderebbe le informazioni collegate pi accessibili di altre. Pi obiettivi possono competere o coesistere, quindi questo fattore condiziona laccessibilit in modo pi
complesso
Le informazioni che vengono elaborate in ambito politico sono quelle che riguardano essenzialmente gli uomini e i partiti politici da un lato e i temi politici dallaltro.
PERCEZIONE DEGLI UOMINI POLITICI. Il processo di formazione delle impressioni avviene
continuamente e spontaneamente, e si basa su informazioni di vario tipo a seconda del ruolo che la
persona ricopre e del contesto in cui si esprime il giudizio.
Le informazioni di cui teniamo conto nel formarci un giudizio su un uomo politico sono riconducibili a tre categorie:
1. Caratteristiche personali
2. Posizione su temi politici
3. Appartenenza partitica
Miller, Wattenberg, Malanchuck (1986). In che misura ciascuna di queste tre categorie rientra nella formazione del giudizio? Da unindagine preelettorale condotta degli Usa tra il 1952 e il 1984 si
rilev che i commenti relativi ai candidati potevano essere ricondotti a cinque categorie principali:
competenza; integrit; affidabilit; carisma; caratteristiche personali. Tra tutti, i commenti relativi
ai tratti personali erano quasi sempre quelli prevalenti.
I soggetti con un pi alto livello di istruzione basano i loro giudizi sulle caratteristiche personali in
modo maggiore rispetto ai soggetti meno scolarizzati.
Budesheim, DePaola (1994). Esposizione di un campione di soggetti a diversi tipi di informazioni
su due ipotetici candidati politici (A e B). sia per il candidato A, sia per il candidato B il giudizio
pi positivo quando linformazione che lo riguarda connotata in modo favorevole. Inoltre, il giu3

dizio appare influenzato sia dalle informazioni sulla personalit, sia da quelle sullaspetto fisico
dei due candidati. Ci si chiede allora quale tipo di informazioni riveste un peso maggiore nella formulazione del giudizio sui candidati: il grado di accordo avrebbe un peso minore sul giudizio
quando i soggetti possiedono anche informazioni relative allimmagine (i soggetti venivano sottoposti ad informazioni contraddittorie sullimmagine, cos che la concentrazione su di esse aumentava rendendole pi accessibili).
PERCEZIONE DEI TEMI POLITICI. Lavine (1996). Relazione tra salienza personale, salienza per
la nazione e accessibilit del tema: i temi della politica interna, ritenuti pi salienti sul piano personale, sono quelli pi accessibili; i temi di politica estera, ritenuti pi salienti sul piano nazionale,
sono meno accessibili. probabile che la decisione di voto dei cittadini sia pi coerente con la loro
posizione sui temi maggiormente accessibili, dunque quelli di politica interna.
Young (1991). Indagine relativa alleffetto del priming del concetto di interesse personale sul
giudizio relativo a un tema politico: il priming aumenta laccessibilit del concetto di interesse
personale per quei soggetti che sono direttamente coinvolti nel problema di cui si discute. Tale
concetto sar dunque largamente utilizzato nella formazione dei giudizi successivi. Un candidato
politico dovrebbe perci saper indirizzare gli elettori in modo tale che utilizzino il criterio dellinteresse personale per votare.
I media giocano un ruolo fondamentale nellinfluenzare limportanza attribuita ai temi politici.
Lagenda setting (spazio attribuito ai diversi temi politici) pu contribuire ad aumentare laccessibilit dei temi ed influenzare il giudizio sui candidati.
B) ORGANIZZAZIONE
Le informazioni codificate vengono immagazzinate, organizzate e ricostruite nella MLT. Il modo in
cui le informazioni sono o non sono organizzate influenza la facilit e le modalit con cui tali informazioni sono recuperate. Molti modelli che descrivono lorganizzazione delle conoscenze sono basati sulla rete semantica, costituita da una serie di nodi (singoli concetti) e di legami tra nodi (relazioni tra concetti). Luomo politico rappresenta un nodo superordinato, collegato a tre nodi sottordinati: 1) tratti; 2) posizioni sui temi; 3) appartenenza partitica.
Organizzazione delle conoscenze su un tema (intra-issue)
Pratkanis (1989). Vi sono ambiti di conoscenza nei quali esiste una relazione diretta tra positivit o negativit dellatteggiamento e quantit di conoscenza ad esso relative. In questo caso, le
conoscenze si organizzerebbero secondo una struttura unipolare (solo conoscenze positive o
neutre). I temi controversi, invece (temi politici), le conoscenze si organizzerebbero secondo
una struttura bipolare (conoscenze positive, negative e neutre). Il confronto tra alternative opposte gioca perci un ruolo chiave nellorganizzazione delle conoscenze sui temi politici, soprattutto se si pensa che laccessibilit aumenta se le informazioni risultano essere coerenti con
il nostro comportamento.
Organizzazione delle conoscenze su pi temi (inter-issue)
Judd, Krosnick (1989). Ciascun concetto costituisce un nodo della rete e i diversi nodi (livello
astratto: valori; livello meno astratto: temi politici, uomini politici, partiti) sono collegati tra loro
da diversi possibili legami. Due nodi risultano collegati quando vengono attivati simultaneamente,
e ci avviene con pi probabilit quando uno dei due nodi implica, favorisce o esclude laltro. La
correlazione tra la propria posizione rispetto a particolari temi politici e quella rispetto a candidati
e partiti aumenta in funzione della competenza e dellimportanza attribuita agli atteggiamenti in
esame. Il che spiegabile dal fatto che entrambe le componenti migliorano lorganizzazione delle
conoscenze. La coerenza politica tanto maggiore quanto maggiore il numero di legami tra i
concetti e quanto maggiore laccessibilit di concetti e legami tra concetti.
C) RECUPERO
Gli atteggiamenti politici sono costituiti da tre componenti: cognitiva (credenze), affettiva (sentimenti o emozioni) e comportamentale (esperienze). Atteggiamenti e componenti hanno un legame
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bidirezionale, cio di reciproca influenza. Non comunque detto che alla base di un atteggiamento
ci siano sempre tutte e tre le componenti e non nemmeno detto che esse siano coerenti tra loro.
tuttavia, quanto pi un atteggiamento forte, radicato, stabile, tanto pi probabile che vi sia coerenza tra le componenti che lo determinano.
Abelson (1982). Il nostro giudizio su un uomo politico dipende anche dai sentimenti che egli suscita
in noi. In particolare, le emozioni positive possono ricoprire unimportanza superiore rispetto ai
tratti di personalit nel corso di una valutazione.
Trentin, Monaci, Nunia (1996). I predittori migliori della valutazione sono le emozioni positive.
In ambito politico fondamentale indagare relativamente al rapporto tra atteggiamento e comprotamenti., soprattutto per capire quanto gli atteggiamenti possano essere predittori dei comportamenti. Quali sono i fattori che condizionano il rapporto atteggiamento-comportamento?
1. Generalit/specificit dellatteggiamento
Un atteggiamento espresso in termini generali non conduce per forza ad un comportamento
specifico (es. parlar bene di Blair non vuol di re che lo si andr a votare).
Ajzen, Fishbein (1977). Una certa tipologia di comportamento pu variare rispetto a quattro
diverse dimensioni: a) azione intrapresa; b) oggetto verso il quale lazione diretta; c) contesto nel quale si osserva lazione; d) tempo nel quale si svolge lazione. pi probabile che vi
sia una relazione tra misura dellatteggiamento e del comportamento quando tali misure sono
compatibili per quanto riguarda le quattro dimensioni.
2. Base soggiacente allatteggiamento
La coerenza nella misura di atteggiamenti e comportamenti dipende anche dal fatto di utilizzare una misura dellatteggiamento coerente con la base dellatteggiamento stesso.
3. Forza dellatteggiamento
(forza = chiarezza, stabilit nel tempo) La forza dipende soprattutto dalla coerenza tra la componente cognitiva e la componente affettiva. La forza di un atteggiamento tende ad aumentare
se esso fondato su una base comportamentale: es. Fazio (1986). Laccumulo di esperienza nei
confronti di un certo oggetto di atteggiamento fa s che laccessibilit dellatteggiamento relativo a questo oggetto venga innalzata, soprattutto se le esperienze che si succedono risultano tra
loro coerenti. Un atteggiamento forte ha dunque pi probabilit di tramutarsi in un comportamento coerente.
Ajzen (1988). Teoria del comportamento pianificato (planned behaviour)
Le determinanti dellintenzione comportamentale, cio del fatto che un soggetto intenda o meno
compiere una certa azione, sono tre: atteggiamento verso il comportamento, norma soggettiva,
percezione di controllo del comportamento. A sua volta, lintenzione comportamentale diventa una
determinante fondamentale del comportamento. Unazione viene intrapresa se si pensa di riuscire
a portala a termine.
Atteggiamento verso
il comportamento
Norma soggettiva
Percezione di controllo
del comportamento

Intenzione
comportamental
e

Comportamento

Linfluenza dellatteggiamento sulla conoscenza pu essere tanto pi rilevante: a) quanto pi il


soggetto coinvolto rispetto alloggetto di atteggiamento, quindi quanto pi latteggiamento forte; b) quanto pi questo oggetto si presenta come ambiguo contraddittorio. Accade spesso che gli
atteggiamenti politici si sviluppino nei confronti di oggetti mutevoli. Nel caso delluomo politico, la
variabilit po riguardare atteggiamenti e comportamenti: 1) il politico dice cose diverse in circo5

stanze diverse, ritagliando il messaggio a seconda del contesto; 2) il politico cambia posizione nel
tempo.
La variabilit, lambiguit e la contraddittoriet del contesto provocano una distorsione nella percezione della realt da parte del soggetto.
Heider. Teoria dellequilibrio: i soggetti si sforzano di organizzare le proprie cognizioni in modo
tale da evitare tensioni e contraddizioni. Quando si rendono conto che alcuni atteggiamenti sono
contraddittori, entrano in una condizione di squilibrio cognitivo.
Si considerino tre elementi, cittadino, uomo politico, tema politico e le relazioni tra essi.
Si ha equilibrio se tutte le relazioni sono positive o se una positiva e le altre due sono negative. Se
manca lequilibrio, io cittadino cambier atteggiamento o verso luomo o verso il tema politico, a
seconda dellimportanza attribuita (tendenzialmente si cambia opinione rispetto al tema).
cittadino

atteggiamento verso
percezione

atteggiamento
verso

tema
politic
o

candidato
politico
atteggiamento
verso

Come avviene il cambio di atteggiamento nei confronti di un tema o di una persona nel tentativo di
ristabilire lequilibrio?
Ottati, Fishbein, Middlestadt (1988). Una tendenza che pu essere ricondotta alla ricerca di equilibrio quella che consiste nellaccentuare la vicinanza tra noi stessi e ci verso cui abbiamo un atteggiamento positivo (assimilazione) e la distanza tra noi e ci verso cui abbiamo un atteggiamento negativo (contrasto).
Sherif, Hovland (1961). La posizione del soggetto costituisce una sorta di ancora di giudizio con l
quale vengono confrontate tutte le altre posizioni possibili. Gli atteggiamenti vicini alla nostra posizione saranno percepiti come simili ai nostri pi di quanto lo siano in realt (sovrastima della vicinanza del messaggio), mentre gli atteggiamenti lontani da noi saranno percepiti come differenti e
negativi (sovrastima della distanza).
Perci, il soggetto tenderebbe ad accentuare la propria similarit percepita nei confronti di coloro
che ha scelto di votare e ad accentuare la differenza rispetto a chi non ha scelto. La tendenza allallontanamento dal candidato non favorito meno marcata rispetto allaltra, perch i soggetti
preferiscono laccordo al disaccordo (agreement effect), il gradimento al non gradimento (positivity effect).
Gli atteggiamenti esercitano uninfluenza sulla conoscenza, nel senso che un soggetto tende ad ancorare la codifica di nuove informazioni su un certo oggetto al giudizio di cui gi dispone su quelloggetto. Lentit di questo fenomeno varia in relazione a diversi fattori, tra cui il grado di ambiguit e contraddittoriet delle informazioni, lidentit di gruppo, le relazioni del soggetto.
Competenza o expertise: capacit di utilizzare efficacemente le nozioni possedute per risolvere problemi. Lexpertise politica sintesi di diverse dimensioni: a) interesse politico; b) attivit politica;
c) conoscenza politica; d) fruizione dei media; e) concetto di s politico. Tali dimensioni possono
essere fuse per costituire lindice di expertise, utilizzato per distinguere soggetti esperti ed inesperti in politica.

Catellani. Tutte le dimensioni dellexpertise sono altamente correlate tra loro. Linteresse politico
legato direttamente a tutti gli altri fattori; questi, invece, si legano tra loro sulla base di rapporti
causali fino a formare una sorta di percorso che dallinteresse conduce allattivit politica (p. 68).
Quadrio, Catellani, Sala (1988). [riferimento alla teoria delle rappresentazioni sociali di Moscovici] a seconda del gruppo cui si fa riferimento, ad esempio militanti di partito e non militanti, cambiano le definizioni date della politica e degli argomenti politici ritenuti salienti: una maggiore familiarit coincide con una maggiore ricchezza nella definizione di un concetto.
CAPITOLO 3. La decisione politica
Tutti gli attori politici sono chiamati a prendere delle decisioni. Lapproccio psicologico allo studio della decisione politica deriva parte dei suoi fondamenti da una critica della teoria della decisione sviluppata prima in ambio economico, poi estesa a quello politico.
Downs (1957). Teoria della scelta razionale. Muove dallipotesi che la decisione di voto sia guidata dalla ricerca dellinteresse personale di tipo economico. Di conseguenza, per massimizzare il
proprio benessere economico il soggetto deve poter disporre di tutte le informazioni necessarie ad
individuare la migliore strada da percorrere. Ma il soggetto non dispone mai di tutti gli elementi
necessari e, non potendo prevedere con certezza gli effetti, la decisione viene presa in condizioni di
insicurezza. Per comportarsi nel modo pi razionale possibile, perci, il soggetto ricorrer quindi
allapplicazione della statistica (teoria della probabilit).
Edwards (1954). Teoria dellutilit attesa soggettiva. La decisione viene scomposta in termini di
valori o utilit che il soggetto attribuisce a ciascuno dei possibili esiti della decisione, e di probabilit soggettiva che ciascuno di questi esiti si possa effettivamente verificare. Valori e
probabilit vengono combinati attraverso la formula:
i pi u ( xi )
con pi = probabilit associata alli-esimo esito di una possibile opzione; u(xi) = utilit dellesito.
Lapplicazione della formula consente di scegliere lalternativa caratterizzata dalla massima utilit
soggettiva attesa.
Lutilit attesa di una data alternativa data dalla somma dei valori associati a ciascuna delle
possibili conseguenze legate a quellalternativa, somma pesata per la probabilit di ciascuna conseguenza. Sulla base di questa teoria possiamo perci dire che, una volta definiti gli esiti di cui si
tiene conto nella scelta e i valori attribuiti a ciascuno di essi, la decisione pu essere raggiunta attraverso un processo perfettamente razionale.
Assumiamo allora che gli scopi degli attori politici siano quelli previsti dalla teoria della scelta razionale. Ma soggetti diversi potrebbero avere orientamenti diversi su come possa essere perseguito
uno stesso scopo, quindi non possiamo predire con certezza le decisioni. Anche se lo scopo finale
lo stesso, gli scopi immediati o intermedi possono variare e incidere sulla decisione.
La teoria della scelta razionale stata sottoposta a critica da parte dellapproccio descrittivo o
psicologico allo studio della decisione, il quale muove dallassunto che la natura umana sia molto
pi complessa. Alcuni fattori possono agire nellambito della decisione politica, condizionandola.
Possono cio influire sulla determinazione di alternative, valori e probabilit considerati dal soggetto durante il processo decisionale; possono anche intervenire a modificare lobiettivo finale. Distingueremo dunque tra:
1. Fattori di matrice cognitiva: il soggetto non prende necessariamente in considerazione tutte
le alternative possibili, ma si focalizza solo quella pi accessibili alla sua mente e percepite
come salienti. Inoltre, fattori legati alla realt esterna e alla mia interpretazione di tale realt
possono indurmi a perseguire alcuni obiettivi specifici (intermedi) piuttosto che altri.
2. Fattori di matrice sociale: possono condizionare e limitare il campo delle possibili opzioni
decisionali. Fondamentale, a tal proposito, il riferimento alla teoria dellidentit sociale ela-

borata da Tajfel e Turner, in base alla quale parte dellidentit di un soggetto costituita dalle
appartenenze di gruppo che egli sperimenta nel corso della sua vita. Anche quando il soggetto
decide da solo gli altri sono comunque presenti, insieme alle norme e ai valori che caratterizzano i relativi gruppi di appartenenza. Il fatto di sentirci appartenenti ad un gruppo pu anche indurci a non prendere nemmeno in considerazione alcune delle alternative possibili.
Le appartenenze di gruppo non sono singole, ma i soggetti hanno identit multiple (IDENTIT
SOCIALE: presenza degli altri e appartenenza a un gruppo) e la rilevanza e il peso di ciascuna
varia a seconda delle circostanze. In alcuni casi il senso di appartenenza pu essere talmente
forte da indurre il soggetto a tenere conto, nel prendere una decisione, non tanto dellinteresse
personale, quanto di quello del gruppo con cui si identifica. Linteresse personale pu quindi
essere egoistico o altruistico.
Le decisioni si fondano su:
- valori strumentali (bisogno di perseguire un benessere materiale);
- valori espressivi (bisogni di altro genere)
Tversky, Kahneman (1981). Teoria del prospetto. La decisione del soggetto fortemente condizionata dal modo in cui gli si prospettano, in termini di guadagno o di perdita rispetto alla
situazione
guadagno
di partenza, i diversi possibili esiti delle alternative decisionali.
In funzione del valore soggettivo: la curva a S pi ripida nella regione delle perdite perch il diperditaad un guadagno di eguale entit.
spiacere associato a una perdita maggiore del piacere associato
Inoltre, possibile notare che ad ogni incremento unitario nel possibile guadagno non corrisponde
un incremento uguale nel valore soggettivo attribuito a questo guadagno (p. 89).
Tutto ci potr essere meglio compreso specificando due importanti concetti:
1. Effetto certezza: quando ci si trova in una prospettiva di guadagno si preferisce scegliere
lopzione certa piuttosto che quella di guadagno maggiore ma incerta. In generale, le persone tendono a non esporsi a situazioni di rischio.
2. Effetto riflessione: in prospettiva di perdita i soggetti tendono a cercare il rischio.
La decisione di voto complicata da spiegare nei termini della teorie della scelta razionale.
Situazione di paradosso del voto: quando andiamo a votare sappiamo che il nostro singolo voto
non sar decisivo. In altre parole il costo che comporta la scelta di andare a votare superiore rispetto ai benefici che possono derivare al soggetto da quella scelta. Perch allora si va a votare?
Riker, Ordeshook (1968). La scelta di andare a votare dovuta al fattore D, cio al fattore dovere del cittadino, il quale dovrebbe votare per il piacere che gli deriverebbe dallaver adempiuto
ad un importante principio etico.
Quattrone, Tversky (1984). Illusione del votante: percezione illusoria che la propria scelta possa
influenzare quella degli altri chi condivide il mio atteggiamento nei confronti del voto andr
come me a votare (pensiero quasi-magico).
Polmonari, Arcuri, Girotto (1994). Lefficacia politica, ossia la percezione di poter influenzare gli
eventi politici con la propria azione, pu giocare un ruolo nellillusione dellelettore.
CAPITOLO 4. Lorientamento ideologico e politico
Punto di riferimento degli studi in questo campo la ricerca di Adorno (1950) sulla personalit
autoritaria. Lautore parte dallidea che le convinzioni politiche, economiche e sociali di un individuo costituiscono un unico modello ampio e coerente, espressione di tendenze profonde di personalit, di disposizioni stabili dellindividuo. Il pregiudizio non tanto legato al contesto, quanto a
tratti, bisogni, motivi che risiedono allinterno dellindividuo.
Adorno ha indagato quattro dimensioni:
1. Antisemitismo

2. Etnocentrismo: si tratta di una tendenza inconscia, ma anche legata a una razionalizzazione di tipo ideologico, per cui le caratteristiche del gruppo di appartenenza vengono valutate
positivamente, mentre i membri dei gruppi esterni (minoranza sono svalutati e respinti.
3. Conservatorismo politico-economico
4. Tendenze antidemocratiche e fascismo potenziale, misurati attraverso la scala F (elaborata
come misura dellorientamento politico di destra). La scala misura 3 dimensioni della personalit autoritaria: convenzionalismo (adesione rigida a valori convenzionali), sottomissione allautorit (rispetto acritico), aggressivit autoritaria (ostilit nei confronti di chi
viola valori e norme prevalenti). Tale scala ha per dei limiti metodologici: gli item rispetto
ai quali esprimere il grado di accordo/disaccordo sono tutti formulati nella stessa direzione
(si rischiano risposte acquiescenti).
Altemeyer (1981, 1988). Nuova scala: RWA (Right Wing Authoritarism), che comprende una serie
di affermazioni da valutare su una scala a 6 punti di accordo/disaccordo. Si tratta di una scala pi
attendibile ma ha ancora dei limiti: forte legame a contenuti specifici; costrutto non ben definito.
vero che esiste un legame tra autoritarismo e ideologia di destra, ma questa correlazione non
particolarmente alta (esistono autoritarismo di sinistra).
Si procede cos allelaborazione di nuove idee in merito al tema dellautoritarismo e delle sue determinanti.
1. Pratto ((1994). Orientamento alla dominanza sociale (SDO - Social Dominance Orientation).
Esistendo nel mondo il conflitto tra gruppi, le societ tendono a creare dei miti (es. nazionalismo)
di legittimazione della superiorit di un gruppo sullaltro allo scopo di ridurre tali conflitti. Chi
aderisce a questi miti giustifica dunque in modo aprioristico la prevalenza di alcuni su altri. Esistono tuttavia anche miti che enfatizzano luguaglianza, come il cristianesimo.
Si ipotizza che tra i fattori psicologici che inducono ad accettare o meno tali miti vi sia appunto la
SDO, cio il grado in cui il soggetto desidera che il proprio gruppo (ingroup) sia superiore ai
gruppi esterni (outgroup). Le SDO si presenta dunque come:
- una tendenza umana normale, non patologica;
- un desiderio di dominio di gruppo, non individuale;
- basata su processi psicodinamici e non evolutivi;
- un costrutto pi limitato e quindi meglio definito (riferimento solo alla questione generale
delluguaglianza/disuguaglianza).
Limiti: la SDO una variabile di personalit e viene quindi definita indipendentemente dalla situazione e dal contesto in cui viene misurata. Per questo si rivelata un buon predittore degli atteggiamenti politici, ma non altrettanto buon predittore dei comportamenti politici.
2. Rokeach (1973). Sistema dei valori del soggetto. I valori di base (terminal values) connotano gli
obiettivi ultimi di qualunque azione politica. Lautore procede cos allelaborazione di una scala
gerarchica di valori.
A questa scala ha fatto riferimento Tetlock (1986), secondo il quale per i conservatori alcuni valori
sarebbero chiaramente dominanti su altri, mentre i progressisti sperimenterebbero un maggiore
conflitto tra valori (massimo nei soggetti di centro-sinistra). Per questo le strategie di ragionamento e le soluzioni politiche dei progressisti risultano pi complesse e articolate.
Ipotesi di Schwarz (1992): (elabora un sistema che ha pretese di universalit, cio applicabile a
tutti i sistemi di valore che caratterizzano le diverse culture) i valori sono organizzati in uno spazio
bidimensionale (p. 111): quelli situati in quadranti opposti sono in conflitto tra loro mentre quelli
adiacenti sono compatibili.
La sfera politica pu influenzare il sistema dei valori, non solo il contrario. Infatti, un particolare
regime politico pu causare alcune deviazioni sistematiche rispetto alla struttura prototipica dei
valori.

Ricondurre lorientamento politico al sistema di valori del soggetto significa vedere le diverse sfere
presenti nella sua vita politica, sociale, morale, religiosa come tutte collegate tra loro da un unico
sistema di valori.
3. Kohberg (1963, 1976). Orientamento politico e ragionamento morale. Si distinguono tre diversi
livelli di ragionamento:
a) livello preconvenzionale di sviluppo morale: le regole sono percepite come qualcosa di
esterno al soggetto e come qualcosa cui necessario conformarsi;
b) livello convenzionale: i soggetti si conformano alle regole socialmente approvate cos le
sostengono e le giustificano;
c) postconvezionale: i soggetti possiedono delle norme morali legate a un sistema di principi astratti e di valori universali.
Esiste un legame tra questi tre livelli di ragionamento e orientamento politico. Come pu essere interpretato questo legame?
- lo sviluppo morale influenza lorientamento politico;
- lorientamento politico influenza il ragionamento morale;
- vi una dimensione soggiacente sia allorientamento politico sia al ragionamento morale.
Emler, Renwick, Malone (1983). Ricerca per dimostrare la plausibilit delle ipotesi sopraelencate.
Un campione di soggetti stato diviso in tre gruppi: conservatori, moderati e progressisti. Ad ogni
soggetto stata poi sottoposta una gamma di sei dilemmi morali. Dai risultati emerso che conservatori e progressisti tendono a dare risposte che si collocano a due livelli diversi della sequenza di
sviluppo e che i conservatori sono in grado di riprodurre, se richiesti, le risposte prevalenti dei
progressisti. Inoltre, anche chi non si colloca in una certa prospettiva in grado di simulare la risposta di chi invece si colloca in quella prospettiva. Di conseguenza, deduciamo che la differenza
tra ragionamento convenzionale e postconvenzionale legata a una differenza di contenuti, allorientamento ideologico dei soggetti
4. Tetlock (1993). Orientamento politico e stile cognitivo. Lautore utilizza lindice di complessit
integrativa, che deriva dalla combinazione di due fattori:
1. grado di differenziazione: numero di dimensioni distinte di un problema individuate nel testo esaminato;
2. grado di integrazione: numero di connessioni che il soggetto stabilisce tra le varie dimensioni del problema.
I due fattori sono collegati, nel senso che il numero di dimensioni individuate condiziona il numero
di connessioni che si possono stabilire.
I risultati delle ricerche conducono alla formulazione di due ipotesi:
ipotesi di rigidit della destra: i soggetti di destra sarebbero caratterizzati da modalit di
ragionamento pi rigide, dogmatiche, pi semplici rispetto ai soggetti di sinistra;
ipotesi ideologica: l rigidit una peculiarit di chi si colloca agli estremi del continuum
ideologico destra-sinistra.
Appare per difficile stabilire un legame diretto e univoco tra orientamento politico e stile cognitivo e risulta cos necessario tenere conto di altre variabili legate al contesto: es. tema politico e
ruolo del soggetto. Analizzando queste variabili ci si rende conto che il livello di complessit integrativa pi elevato quanto pi simile limportanza attribuita dai soggetti ai due valori evocati
da uno specifico tema, e quindi quanto maggiore il conflitto percepito tra questi due valori. Inoltre, comprendiamo che quando il soggetto riveste una posizione di potere sar caratterizzato da un
alto livello di complessit integrativa, trovandosi spesso nella posizione di dover conciliare e mediare posizioni diverse (chi invece lotta per il potere tende a mettere in evidenza le caratteristiche
che lo differenziano dagli altri e si caratterizza per un basso livello di complessit integrativa).

Dalle ricerche emerge infine che: a) i soggetti del centro e della sinistra moderata sono pi integrativamente complessi dei soggetti della destra; b) indipendentemente dallorientamento ideologico e dal tema trattato, vi sono situazioni che richiedono pi complessit integrativa di altre.
CAPITOLO 5. La comunicazione politica
Difficile pensare alla politica senza pensare anche ai mezzi di comunicazione di massa, che aumentano la possibilit per gli uomini politici di raggiungere i cittadini, di informare e lanciare il proprio messaggio, e che offrono ai cittadini la possibilit di sapere e vedere da vicino il mondo della
politica.
I media sono un tramite ma offrono anche una prima codifica e interpretazione delle informazioni,
contribuendo a creare la realt politica. Essi giocano dunque un ruolo molto importamene in ambito politico poich sono in grado di influenzare lelaborazione delle informazioni da parte dei soggetti (copertura - frequenza accessibilit); certamente da soli non sono in grado di creare la percezione di rilevanza di un tema, ma possono contribuire ad accentuare tale percezione.
Agenda setting: processo di decisione in merito allo spazio che deve essere dato alle diverse notizie in televisione.
Siamo tutti influenzati allo stesso modo dai media?
Krosnik, Brannon (1993). Indagine sui fattori che influenzano la vulnerabilit o la resistenza allinfluenza dei media. Dai risultati emerso che la condizione di maggiore resistenza ai media
quella dei soggetti con alto interesse, alta conoscenza e alta fruizione dei media. Certamente, anche un alto livello di conoscenza politica favorisce la resistenza, ma da solo non basta (perch leffetto dei messaggi potrebbe essere amplificato).
Davidson (1983). Effetto terza persona: le persone sovrastimano leffetto che i media hanno sugli
altri e sottostimano quello che hanno su loro stessi. Questa tendenza sarebbe dovuta al forte bisogno di percepire di avere un pieno controllo sulle proprie azioni e cos accrescere la propria autostima: il reale viene interpretato e spiegato in modo tale da mantenere sempre unimmagine positiva di s stessi (self serving biases). Si tratta di un classico processo di confronto sociale.
Leffetto terza persona accentuato se:
la fonte di comunicazione percepita come tendenziosa o inaffidabile;
il messaggio percepito come dannoso o socialmente indesiderabile;
gli altri sui quali i media hanno uninfluenza sono percepiti come una categoria molto ampia e socialmente distante.
Duck, Hogg, Terry (1993). Indagine relativa allinfluenza dei media durante la campagna elettorale per le elezioni politiche australiane: una pi forte identificazione coincide con unaccentuata
tendenza a giudicare i membri del proprio partito come meno influenzati dai media rispetto ai
membri del partito avversario. Quando lidentit di partito forte, la comparsa delleffetto terza
persona viene condizionata allappartenenza di gruppo.
La politica fatta di parole. Ma anche la realt in generale fatta di parole, che ci garantiscono la possibilit di interagire efficacemente. Il linguaggio, dunque, gioca un ruolo determinante
nella costruzione della realt. La politica non tanto fatta di oggetti concreti, tangibili, quanto di
nozioni astratte, di concetti che esistono in quanto diamo loro un nome e un significato condiviso.
Le parole della politica non hanno un referente concreto attuale e questo fa si che nel linguaggio
politico si ritrovino caratteristiche quali la polivalenza, la polisemia e lambiguit. La possibilit
di disambiguare un testo favorita dallesame del contesto in cui questo pronunciato, ma, nel linguaggio politico, la disambiguazione pu essere molto difficile a causa della scarsit referenziale e
della presenza di scopi e sovrascopi spesso diversi.
Lattenzione degli studiosi rivolta soprattutto alle produzioni discorsive, intese come espressione
di un soggetto locatore che mosso da motivazione e scopi che presuppone sempre la presenza di
un altro, anche se non fisicamente presente. Quindi, anche una situazione di monologo pu essere
vista e studiata con i criteri del dialogo. In particolare, lattenzione rivolta ai soggetti in quanto
1

attori della politica. Studiare il linguaggio significa studiare il canale privilegiato attraverso cui i
soggetti entrano in relazione.
(N.B. linguaggio politico componente politica del linguaggio, che rimanda agli scambi comunicativi caratterizzata da una relazione di potere)
Il rapporto tra cittadini e politici quasi sempre mediato dai mezzi di comunicazione di massa.
procediamo perci allanalisi di alcune particolari situazioni comunicative nelle quali si manifesta
tale mediazione.
1. INTERVISTE A UOMINI POLITICI. Bull, Mayer (1993).Una delle strategie linguistiche maggiormente utilizzate quella della non-risposta, cio il modo con cui i politici eludono o trasformano le domande a loro rivolte.
2. FACCIA A FACCIA TELEVISIVI (tra uomini politici). La dimensione conflittuale una dimensione tipica della politica. E nella discussione politica, conoscere gli argomenti dellaltro diventa
essenziale per poter prevedere le mosse e controbattere con facilit.
Il dibattito pubblico una messa in scena(poco lasciato al caso) rivolta ad un pubblico non direttamente coinvolto ma comunque protagonista. Anche nei faccia a faccia televisivi, dunque, il vero
obiettivo di chi parla non convincere linterlocutore ma gli spettatori. Lo scopo ultimo quello di
ottenere il consenso degli elettori, ma anche vero che questo scopo si articola in una serie di sottoscopi (es. difendere la propria immagine o attaccare quella dellaltro) e lanalisi deve partire
dallindividuazione di questi (componente pragmatica: come e perch si dice una certa cosa)
Converso, DePiccoli (1996). Analisi del faccia a faccia televisivo del 1994 tra Berlusconi e Occhetto: applicazione dellAnalisi Preposizionale del Discorso (APD). Si tratta di un modello di analisi
del discorso in cui la proposizione (argomento ci di cui si parla + predicato ci che si afferma
sullargomento) viene assunta come unit base per individuare i punti principali affrontati nellambito della produzione discorsiva (referenti nodali). Si utilizzano poi diverse altre categorie di analisi (verbi, congiunzioni) come indicatori delle strategie discorsive adottate dal soggetto. Lattenzione deve essere rivolta non tanto a ci che gli attori politici dicono ma al modo (riferimento sia a
s che allaltro; messa in evidenza della propria identit; attacco agli argomenti dellaltro).
3. DISCORSI DEGLI UOMINI POLITICI. Reicher, Hopkins (1996). Analisi dei discorsi politici di
M. Thatcher e N. Kinnock ai rispettivi congressi di partito, incentrati sul tema dello sciopero dei
minatori inglesi tra il 1984 e il 1985 (assumono come riferimento la teoria della categorizzazione
del s, Turner): si utilizzano il linguaggio e largomentazione allo scopo di creare nelluditorio
unidentit collettiva consonante con lorientamento del proprio partito (ingroup) e dissonante con
quello del partito opposto (outgorup).
LINGUAGGIO DEI CITTADINI. Reicher (1996). Analisi della Battaglia di Wetsminster, condotta dallUnione Nazionale degli Studenti nel novembre 1988: le produzioni discorsive dei partecipanti sono analizzate in quanto indicatori dei processi relativi alla definizione di s, e delle relative conseguenze in termini di predisposizione allazione collettiva (se inizialmente mi riferisco a
gruppi di studenti diversi, lazione collettiva mi porta a ridefinire il criterio di appartenenza). La
ricostruzione di unazione collettiva da parte di chi vi ha partecipato un fonte di informazione importante per comprendere i fattori predittivi dellazione stessa e dei suoi sviluppi.
Colucci, Camussi (1996). Senso comune = modo di ragionare proprio della gente comune e della
vita quotidiana (processi di semplificazione, elaborazione, costruzione della realt). La ricerca rivela che:
leffetto terza persona si manifesta nel contesto discorsivo in cui la valutazione generale
della campagna elettorale appare decisamente negativa, confusa, aggressiva, poco aderente ai reali problemi politici del paese;
la televisione viene vista, in tale contesto, come una presenza intrusiva e minacciosa (anche
se il danno che pu fare dipende dalle caratteristiche delle persone persone bene informate vs. gente comune).
CAPITOLO 6. La partecipazione politica

Conoscenze, atteggiamenti, decisione, orientamenti ideologici e comunicazione sono componenti


importanti della partecipazione politica. La partecipazione politica implica il riferimento allazione e quindi alla persona, inserita in un contesto reale e in una rete di relazioni con altri.
Tajfel, Turner (1986). TEORIA DELLIDENTIT SOCIALE: ciascun individuo, nel corso dello sviluppo, giunge a comprendere di essere ununit distinta dagli altri, con caratteristiche proprie. Il
sentimento di IDENTIT consiste nella percezione che i soggetti hanno del proprio essere continui
attraverso il tempo e distinti, in quanto entit, da tutti gli altri. Le componenti dellidentit sono
dunque: a)continuit e stabilit; b) individualit come distinzione dagli altri.
Il soggetto originariamente sociale, ha appartenenze date, ma ne sviluppo anche altre Tajfel (1981). IDENTIT SOCIALE: quella parte dellimmagine che un individuo si fa di s stesso, che
deriva dalla consapevolezza di appartenere a un gruppo sociale, uniti al valore e al significato
emozionale associati a tale appartenenza. Ciascuno di noi alla ricerca di unidentit sociale positiva; questo obiettivo viene raggiunto mediante il confronto del proprio gruppo con altri gruppi e
attraverso la dimostrazione di una distintivit positiva.
Turner (1985, 1987). TEORIA DELLA CATEGORIZZAZIONE DEL S: (enfasi sulla componente
cognitiva dellidentit) l esigenza primaria quella di definirsi in modo chiaro (autodefinizione),
preferibilmente positivo. Importante per una buona definizione di s la dimensione del gruppo di
appartenenza: gruppi di dimensione intermedia sarebbero pi distinti rispetto gruppi troppo piccolo o troppo estesi (TEORIA DELLA DISTINTIVIT OTTIMALE).
Identit e azione si influenzano e si alimentano reciprocamente.
Il voto una, e per molti lunica, delle forme principali di partecipazione alla vita politica. M come
si spiega il comportamento di voto?
1. Identificazione col partito (party identification). Campbell (1960). Variabile psicologica, soggettiva. Si presuppone che il soggetto sviluppi, nel corso dellet evolutiva, diverse forme di identificazione, tra cui quella con il partito. Un ruolo determinante giocato dalla famiglia. La scelta dellidentificazione, proprio perch maturata precocemente, risulterebbe stabile e al tempo stesso si rivelerebbe essere la spiegazione della scarsa conoscenza e dellincoerenza dei soggetti in ambito
politico (perch ha matrice affettiva).
Fine anni 60: declino dellimmagine dei partiti e del senso di appartenenza ad essi, cui seguita
una diminuzione della stabilit nelle scelte di voto dei cittadini. aumentato, invece, il fenomeno
del ticket splitting, cio la scelta di partiti diversi in consultazioni elettorali di diversa natura.
Limite: non distingue sufficientemente tra variabile indipendente e variabile dipendente (stabilit e
identificazione).
2. Voto basato sui candidati (traitbased voting): a partire dagli anni 70 viene posta in evidenza la
possibilit di una scelta di voto basata su una valutazione delle caratteristiche dei singoli candidati.
Miller, Wattenberg, Malanchuk (1986). I tratti attribuiti ai candidati sono il fattore pi spesso ricorrente nei commenti fatti dai soggetti sulle proprie scelte politiche.
3. Voto basato sulla prestazione (performance voting): la scelta di voto vista come legata alla valutazione di come un partito o un governo si comportato nel passato.
4. Voto basato sui temi politici (issue voting): la scelta di voto basata sui programmi dei diversi
partiti politici. In questo ambito sono stati sviluppati molteplici modelli, spesso contrapposti:
a) Himmelweit (1985). MODELLO DEL CONSUMATORE: il voto determinato dallaccordo contingente con le posizioni di un partito piuttosto che dallidentificazione il partito stesso. Lelettore
sceglie in funzione dellesigenza del momento.
b) Heath, Jowell, Curtice (1985). MODELLO IDEOLOGICO: la condivisione di credenze generali che induce i soggetti a scegliere un determinato partito. Questi principi si possono collocare
lungo due dimensioni principali, 1. uguaglianza vs. disuguaglianza; 2. conservatorismo vs. progressismo.
La scelta di voto, cos come enunciato dalla teoria della scelta razionale, guidata dallinteresse
personale: lobiettivo la massimizzazione del proprio benessere economico. La teoria dellidenti1

t sociale suggerisce, invece, che in alcuni casi il benessere derivante dallappartenenza a un gruppo pu costituire per il soggetto unesigenza cos forte da competere con il benessere derivante dal
perseguimento del proprio interesse economico immediato. Quindi, da una parte si collocano gli
approcci che fondano la scelta di voto sullazione del singolo, in quanto soggetto svincolato dal riferimento alla realt sociale, mentre dalla parte opposta si collocano gli approcci che identificano
le variabili sociostrutturali e lidentificazione con il partito come variabili del voto.
Esiste per la possibilit di presupporre che esista uninterazione tra fattori psicologici individuali
e fattori sociali strutturali: il soggetto agisce in quanto essere sociale radicato ella realt in cui
vive, al punto che tale realt finisce per costituire parte integrante della sua stesa identit sociale.
Abrams, Emler (1992). La scelta di voto del soggetto si basa su valori espressivi votare per un
partito pu essere un modo per esprimere la propria identit (vs. valori strumentali beneficio
che mi deriva dal votare per un determinato partito). Una motivazione di questo tipo valida solo
se il voto per un determinato partito costituisce uno degli attributi criteriali dellidentit (Turner,
1985): quando lappartenenza ad un certo gruppo diviene saliente essenziale, per il mantenimento e il rafforzamento dellidentit di gruppo, che il soggetto ritenga di possedere gli attributi pi tipici e caratteristici del gruppo di appartenenza. I due autori rilevano dunque che lidentit sociale
pu essere pi forte dellinteresse personale immediato e la scelta di voto pu essere condotta sulla
base di valori espressivi.
Abrams (1994). Riferimento alla teoria della distintivit ottimale (Brewer, 1991; 1993), secondo
cui c un livello ottimale di dimensione del gruppo perch io mi possa identificare con questo. Per
questo motivo, i valori espressivi possono avere un peso maggiore quando il partito scelto un
partito di minoranza, mentre i valori strumentali prevalgono pi spesso quando si tratta di un partito di maggioranza.
Smith, Tyler (1996). Linteresse del gruppo pu competere con linteresse personale, o addirittura
prevalere su di esso nel guidare le scelte politiche. quanto pi lappartenenza a un gruppo importante per il soggetto, tanto pi questi cercher di perseguire gli interessi del gruppo stesso, in
quanto ci essenziale alla sopravvivenza e al rafforzamento del gruppo.
Sulla base di tutte queste ricerche posiamo dedurre che:
il bisogno di esprimere e consolidare la propria appartenenza a un gruppo pu costituire
una motivazione delle scelte politiche pi forte e immediata rispetto al bisogno di perseguire il
proprio interesse personale;
quando la scelta politica viene effettuata sulla base dellappartenenza a un gruppo avvantaggiato, pu essere difficile distinguere se ci che viene perseguito linteresse personale o
quello del gruppo. Questa distinzione pu essere pi semplice quando la scelta politica si basa
sullappartenenza a un gruppo senza potere o svantaggiato (legame tra interesse personale e
interesse di gruppo meno diretto e immediato);
lidentit sociale di un soggetto pu essere costituita dallappartenenza contemporanea a
pi gruppi.
Oggi assistiamo a unevidente tendenza a non coinvolgersi nella vita politica attiva, soprattutto a
causa della crisi delle ideologie e dei partiti e in seguito alla nascita di nuove attivit, movimenti e
gruppi concentrati attorno a problemi specifici.
Urbani (1980) PARTECIPAZIONE POLITICA: comportamento autonomo di chi, essendo e sentendosi parte di una qualche collettivit, concorre in vario modo (quindi esistono diverse forme e diversi gradi di partecipazione) al processo delle decisioni che la riguardano. Precisando:
a) oltre allappartenenza oggettiva a una collettivit, tra i requisiti fondamentali della partecipazione vi anche lappartenenza soggettiva;
b) il soggetto che partecipa stabilisce delle relazioni con altri (il fine perseguito con lazione
collettiva vale per me stesso ma non solo);
c) il fine quello di esercitare uninfluenza pi o meno diretta sulle decisioni che riguardano
la collettivit.
1

Milbrath (1965). La partecipazione vista lungo un continuum che va da un livello minimo di attivit a un livello massimo di attivit politica, con una serie di attivit di livello intermedio. Si tratta
di una scala gerarchica di attivit politica, nella quale si ipotizza che le ativit superiori nella scala siano inclusive di quelle inferiori. Tutte le attivit possono essere raggruppate in tre categorie:
1. da gladiatore, quelle di chi si espone in prima persona nel circo della politica;
2. di transizione, di chi si espone ma fino a un certo punto;
3. da spettatori, di chi partecipa allo spettacolo della politica.
La partecipazione pu dunque essere misurata sia come costrutto unidimensionale (ricerca di Milbrath), sia come costrutto multidimensionale (altre ricerche).
Approcci sociologici al tema dellazione collettiva:
McCarthy, Zald (1979). Teoria della mobilitazione delle risorse: per ottener ci che vogliono i
soggetti sono indotti a unire i loro sforzi, ad agire collettivamente. La chiave del successo sta nel
disporre di risorse appropriate: persone e mezzi economici. Lorganizzazione assume un ruolo centrale: necessario che le persone si organizzino in modo da disporre di uno strumento che consenta loro di perseguire in modo organico e d efficace gli scopi comuni (garantire lequilibrio tra costi e benefici). Lorganizzazione fa dunque da cerniere tra i vincoli e le opportunit offerti dal sistema e i comportamenti degli attori.
Limiti: manca uno studio delle motivazioni che spingono ad organizzarsi; lazione collettiva viene
vista come intento di realizzare il proprio interesse individuale individualismo radicale.
Melucci (1989). Approccio sociocostruttivista: 1) i significati si creano e si costruiscono socialmente, attraverso la comunicazione impersonale, i media e cos via; 2) il soggetto dellazione collettiva (attore) appartiene a gruppi di vario tipo, ognuno dei quali ha un peso proprio nella formazione dellidentit del soggetto.
Determinanti psicologiche allazione collettiva.
Per molto tempo lazione collettiva stata definita come unazione guidata da processi irrazionali
e automatici.
Le Bon (1895). Comportamenti generici e standardizzati, frutto di caratteristiche invarianti proprie
della folla.
Freud (1921). Il comportamento pubblico in situazione di azione collettiva un modo di proiettare
verso oggetti esterni a s, unaggressivit inizialmente rivolta verso gli oggetti interni, e quindi potenzialmente molto pericolosa per la salute mentale e lincolumit della persona.
Smelser (1981). Evoluzione dello studio dellazione collettiva: a) dallesame dei processi irrazionali, allesame dei processi razionali e intenzionali; b) da azione collettiva scatenata sa processi automatici, ad azione collettiva determinata dallinfluenza di eventi concatenati; c) da approccio psicologico ad approccio sociologico (condizioni sociali come causa dellazione collettiva).
Fattori che possono spiegare la partecipazione indiretta allazione collettiva:
LOCUS OF CONTROL: aspettativa generalizzata in base ala quale il sogetto pu essere orientato
o meno a ritenere che la propria azione sar determinante per il conseguimento dei propri scopi.
distinguiamo tra: a) locus of control interno, nel caso in cui i soggetti percepiscano gli eventi come
una conseguenza del loro agire e dunque suscettibili di controllo; b) locus of control esterno, se i
soggetti percepiscono gli eventi come estranei alla propria sfera di controllo e azione. Chi ha un
locus of control interno pi orientato alla partecipazione politica (posso condizionare gli eventi
quindi partecipo; la partecipazione mi permetter di condizionare gli eventi).
EFFICACIA POLITICA: Campbell, Gurin, Miller (1954). Sensazione che lazione politica individuale abbia o possa avere un impatto sul processo politico, ossia che valga la pena di compiere il
proprio dovere di cittadino. Comprende due dimensioni: 1) efficacia politica esterna, ossia la percezione di efficacia che deriva da componenti esterne allindividuo (fiducia nel sistema); 2) efficacia politica interna, ossia la percezione di efficacia che dipende dalla propria forza o debolezza
personale (autoefficacia). costituita da aspettative di competenza, relative alla capacit di com1

piere unazione politica, ma anche da aspettative di risultato, relative alla probabilit che lazione
abbia successo.
Perch il soggetto compia unazione deve concepirla, pianificarla ed avere il potere di compierla.
Andrews (1991), Klandermans (1997). Efficacia di gruppo: il soggetto ha aspettative di competenza e di risultato anche nei confronti degli altri potenziali o effettivi partecipanti allazione politica. la percezione di efficacia del gruppi costituita da: 1) valutazione della probabilit che anche
altri intraprendano la stessa azione; 2) valutazione della competenza degli altri ad agire; 3) valutazione della probabilit che lazione abbia successo se molti parteciperanno.
ORIENTAMENTO INDIVIDUALISTA/COLLETTIVISTA: Triandis (1988), McCusker, Hui (1990).
Gli orientamenti delle persone su temi di vrio tipo sono riconducibili a un denominatore comune,
lindividualismo o il collettivismo. Si tratta di un denominatore fondato culturalmente, cio condiviso allinterno di una medesima cultura, che si stabilizza nel soggetto fino a divenire una caratteristica di personalit. La partecipazione pi probabile per i soggetti che hanno un orientamento
collettivistico.
DEPRIVAZIONE RELATIVA: Folger, Rosenfield, Robinson (1983). Percezione del soggetto di subire ingiustizie, di essere discriminato rispetto ad altri, privato di qualcosa di cui ha diritto (deriva
dal confronto sociale). Sono tre le condizioni necessarie perch si possa parlare di deprivazione
relativa: 1) desiderare qualcosa che non si ha e si ritiene importante; 2) sentirsi in diritto di avere
qualcosa; 3) non attribuire a s stessi la colpa di non averlo, ma avere la percezione che altri abbiano determinato questa carenza.
Distinguiamo tra: a) deprivazione egoistica (io sono discriminato rispetto ad altri); b) deprivazione
collettiva (il mio gruppo discriminato rispetto ad altri). la deprivazione collettiva che pu essere una determinante dellazione collettiva.
La deprivazione costituita da una componente cognitiva (percezione dellampiezza della deprivazione) e da una affettiva (percezione dell intensit della deprivazione).
Lidentit sociale fondata sul senso di appartenenza al gruppo, ed sostenuta e rafforzata dalla
condivisione con i membri del gruppo di credenze, ideologie e scopi. Lidentit sociale risulta perci essere una delle componenti che condizionano lazione collettiva. In particolare, quando lidentit sociale si basa sullappartenenza a gruppi caratterizzati da un orientamento collettivista e relazionale, essa pu pi facilmente costituire una determinante dellazione collettiva.
Tajfel, Turner. La societ fatta di categorie e gruppi che detengono il potere (high status) e di altri gruppi che appaiono caratterizzati da una mancanza di potere (low status). Lappartenenza a un
gruppo high status conferisce ai suoi membri benefici materiali e sociale, unidentit sociale positiva e un alto livello di autostima; lappartenenza a un gruppo low status, invece, non conferisce alcun vantaggio immediato. I soggetti di low status possono perci ricorrere a varie strategie per migliorare la propria posizione:
1. mobilit individuale: abbandono il mio gruppo low status e mi inserisco in un gruppo high status. Il che possibile solo nel caso in cui i confini dei gruppi sono caratterizzati da un alto grado di
permeabilit;
2. creativit sociale: cerco delle dimensioni di confronto con gli altri gruppi che non siano cos penalizzanti per la mia identit (es. Van Knippenberg, 1978. Maggiore attitudine alla pratica dei diplomati tecnici rispetto ai diplomati del liceo);
3. competizione e cambiamento sociale: cerco di cambiare lo status quo del mio gruppo, quindi gli
equilibri di potere. Questo conduce allo sviluppo di atteggiamenti o comportamenti conflittuali nei
confronti di altri gruppi. Questa strategia viene messa in atto quando si concepisce unalternativa
nella gerarchia attuale, nel senso che le posizioni di status sono percepite come instabili e illegittime.
Taylor, McKirnan (1984). Chi si trova in un gruppo svantaggiato tenderebbe inizialmente di lasciarlo per inserirsi nel gruppo avvantaggiato e poter cos perseguire lobiettivo di sviluppare unidentit sociale positiva. Se questo tentativo fallisce, il soggetto acquisirebbe una piena coscienza
1

della propria appartenenza di gruppo e ci lo indurrebbe a intraprendere unazione collettiva, allo


scopo di modificare la situazione di potere del gruppo stesso. Lazione si rivolgerebbe perci allesterno, nel tentativo di cambiare la definizione dei rapporti con gli altri gruppi.
Le ricerche dimostrano che:
lidentit di gruppo ha un effetto diretto sullazione collettiva (Kelly, Kelly, 1994. Partecipazione facile vs. partecipazione difficile; identit di gruppo o di genere come migliore
predittore per i due tipi di partecipazione);
lidentit sociale pu avere anche un effetto moderatore rispetto ad altri fattori: se lidentit forte la partecipazione sar pi determinata da fattori sociali (deprivazione relativa), viceversa sar determinata da fattori individuali (efficacia politica).

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