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CESSIONE DI PARTECIPAZIONI SOCIALI, CAPITAL

GAIN E RISCHI DI ACCERTAMENTO FISCALE


-------------------------------------- --Parlando di cessione di partecipazioni sociali da parte di privati, limponibile da assoggettare
allimposta sul capital gain viene determinato sulla base del corrispettivo di vendita effettivo e non
del valore normale. Tuttavia, tale circostanza non esclude a priori leventualit che
lAmministrazione Finanziaria possa procedere ad accertamenti nel caso in cui riscontri unampia
divergenza tra il prezzo dichiarato dalle parti ed il valore di mercato della quota, facendo
eventualmente riferimento a prove induttive o alla normativa antielusione.
-------------------------------------- --1- PREMESSA
La cessione di partecipazioni sociali da parte di persone fisiche al di fuori dellattivit di impresa
suscettibile di generare redditi tassabili ai sensi dellart. 67 del T.U.I.R.. Nel porre in essere tale tipo
di operazione pu sorgere il dubbio di quali siano i rischi di subire un accertamento fiscale da parte
dellAmministrazione Finanziaria; ci si pu infatti domandare come vengano svolti i controlli e le
selezioni, e quindi quali siano le probabilit di subire una contestazione, in quale misura possa
essere rettificato il reddito dichiarato, ma anche e soprattutto su quali basi normative e
giurisprudenziali il Fisco potr sostenere eventuali provvedimenti emessi.
A ben vedere, la rideterminazione dei redditi derivanti dalla cessione di titoli o partecipazioni uno
dei provvedimenti che meno di frequente si riscontra nellambito dellattivit di accertamento posta
in essere dallAmministrazione Finanziaria. Di conseguenza, largomento stato poco trattato in
dottrina e, salvo rare eccezioni, non stato oggetto di discussione da parte della giurisprudenza
tributaria. Tale circostanza non pregiudica tuttavia linteresse per la questione, posto che sussiste
comunque il rischio di subire rettifiche degli imponibili dichiarati, con conseguente necessit di
considerare le possibili strategie difensive da opporre alle pretese dellUfficio, cos come pu essere
in ogni caso utile, in via preventiva, individuare le ipotesi che destano una minore o maggiore
attenzione da parte del Fisco.
Vale la pena quindi, dopo aver fatto un breve excursus sul quadro normativo di riferimento ed aver
esaminato la prassi e la giurisprudenza in materia, tentare di analizzare quali siano i poteri in mano
agli Uffici, nonch le fonti informative ed i criteri di selezione dagli stessi utilizzati per la propria
attivit di accertamento in materia di capital gain.
Si esclude dalla presente indagine il caso in cui siano emerse prove dirette a dimostrazione di
maggiori imponibili (ad esempio la dimostrazione da parte dellUfficio delleffettivo incasso di un
maggior prezzo da parte del venditore1), per concentrarsi invece sulleventualit di provvedimenti
basati su elementi presuntivi, cio su circostanze che possono far indirettamente ipotizzare la
presenza di fenomeni evasivi.
2 - LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO: CENNI
In materia di capital gain nel corso del tempo si sono susseguite varie normative; le pi recenti in
ordine temporale sono il D. Lgs. n. 461 del 21/11/1997 (in vigore dall1/7/1998 e fino al
31/12/2003), nonch il D. Lgs. 344 del 12/12/2003 (riforma del T.U.I.R.), attualmente in vigore.
Com noto, l art. 67, comma 1, lett. c), c-bis) e c-ter) del TUIR, annovera tra i redditi diversi le
plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di partecipazioni ed altri strumenti
1

E difficile che il Fisco possa disporre di una prova diretta documentale o basata su dichiarazioni a verbale,
eccettuati i passi falsi di chi lascia in giro documenti compromettenti (ad esempio, movimenti bancari non coerenti con
gli importi ufficiali oppure contratti preliminari di compravendita riportanti corrispettivi maggiori rispetto a quelli poi
dichiarati davanti al notaio) o le denunce presentate da terzi mossi da inimicizia (come ex dipendenti, ex mogli, fornitori
o parenti).

similari. Il successivo art. 68, comma 6, del TUIR, stabilisce che le suddette plusvalenze tassabili
sono costituite dalla differenza tra il corrispettivo percepito ... ed il costo od il valore di
acquisto ...". Dalla lettura della norma si evince, pertanto, che la base imponibile per la tassazione
del capital gain rappresentata dalla plusvalenza realizzata, determinata sulla base dei corrispettivi
percepiti, ossia in base al criterio di cassa.
Mentre le ipotesi di tassazione e la definizione della base imponibile sono trattate da apposite
norme, non esiste, in materia di tassazione sul capital gain, una disciplina specifica che regoli
lattivit, e quindi i poteri, di accertamento dellAmministrazione Finanziaria. Infatti, larticolo 5,
comma 6, del D. Lgs. 461/97 (che definisce il regime tributario delle rendite finanziarie) fa un
generico riferimento alla disciplina delle imposte sui redditi. Risulta pertanto applicabile larticolo
38 del D.P.R. 600/73 (rettifica della dichiarazione delle persone fisiche), il quale al comma 3 recita
L'incompletezza, la falsit e l'inesattezza dei dati indicati nella dichiarazione, salvo quanto
stabilito nell'art. 39, possono essere desunte anche sulla base di presunzioni semplici, purch
queste siano gravi, precise e concordanti. Si tratta dellaccertamento c.d. analitico, possibile sia
nel caso che emergano elementi diretti a riprova del maggior imponibile, sia nel caso di elementi
indiretti (presunzioni c.d. qualificate).
3 LA PRASSI E LA GIURISPRUDENZA IN MATERIA
Con la nota n. 185903 del 5/11/1999, la divisione II del Ministero delle Finanze ha dettato le
istruzioni agli uffici per la verifica delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni
societarie realizzate al di fuori del reddito dimpresa. Le istruzioni sono relative ai redditi 1993, ma
sono tuttora interessanti poich forniscono alcune linee guida per le verifiche e sono quindi utili per
individuare le situazioni che generano i maggiori rischi di accertamento per i contribuenti.
In particolare, viene suggerito innanzitutto di escludere le posizioni che presentino costi dacquisto
inferiori ad una certa soglia minima (stabilita discrezionalmente dallufficio locale), per poi
procedere a predisporre un elenco ordinato delle operazioni registrate formato sulla base del valore
crescente del rapporto plusvalenza / prezzi. Tale elenco individua un ordine di pericolosit: le
pi rischiose sono le cessioni di quote in cui risultano minusvalenze (prime della lista), le meno
rischiose sono quelle che hanno generato un buon rendimento, cio una plusvalenza elevata rispetto
al costo di acquisto2.
Una volta stilata la classifica di rischiosit, il Ministero sposta lattenzione sulla successiva fase
di esecuzione dei controlli e sugli elementi specifici che possono aver influenzato le condizioni
della cessione, elementi che possono essere di natura sia oggettiva (valore dellazienda, redditivit
attesa, utili distribuiti), che soggettiva (realizzo per necessit in momenti ed a condizioni non
ottimali)3.
Particolare attenzione viene posta su quelle situazioni per le quali si parla di rischio di distorsioni
nella formazione del prezzo dichiarato. Trattasi, in particolare, delle cessioni avvenute tra soggetti
collegati da rapporto di parentela o compartecipazione nella societ oggetto di transazione, per i
quali, secondo la Nota, viene ridimensionato il naturale conflitto di interessi tra cedente ed
acquirente in ordine alla determinazione del prezzo dichiarato. Secondo il Ministero in tali casi
lacquisto non orientato ad una rapida dismissione, ma piuttosto alla volont di prolungare nel
tempo la propriet ed il controllo della societ. Ci, sempre secondo la Nota, pone questo tipo di
cessioni in condizioni di particolare rischiosit, essendo lacquirente poco sensibile alla
tassazione delle plusvalenze e, quindi, poco interessato ad avere un prezzo di acquisto ufficiale
significativo.
da segnalare anche la Circolare del Comando Generale Guardia di Finanza 20-10-1998, n.
2

La stessa Nota ministeriale ammette che tale classificazione ignora lintervallo temporale intercorso tra acquisto e
cessione delle partecipazioni e leventuale presenza di utili distribuiti (che invece dovrebbe essere considerata nella
determinazione del risultato complessivo dellinvestimento).
3
La Nota pone lattenzione anche sulleventuale presenza di valutazioni peritali che influenzano il costo di acquisto,
nonch sulla necessit di verificare eventuali minusvalenze riportate da anni precedenti portate in deduzione delle
plusvalenze dichiarate.

1/360000, nella quale si precisa che nel caso di cessione della partecipazione, sia che essa dia
luogo a plusvalenze, sia, soprattutto, nel caso in cui la vendita generi minusvalenze, deve essere
esaminata l'intera operazione allo scopo di accertare se il prezzo praticato sia congruo. Lo stesso
documento precisa anche che Ci non significa, naturalmente, che i verbalizzanti possono
sindacare il corrispettivo praticato dalle parti in regime di libera contrattazione ma soltanto che il
prezzo fatturato e contabilizzato sia quello effettivamente pagato dall'acquirente. A tal riguardo,
pu essere appurato, ad esempio, se il compratore in qualche modo collegato all'impresa
verificata ovvero legato da vincoli di parentela o affettivi con la controparte, le modalit di
pagamento, acquisendo, per quanto possibile, i relativi mezzi (copie di assegni, bonifici, ecc.) salvo il ricorso agli accertamenti bancari in caso di elementi indiziari "di sospetto" - gli effetti sui
rispettivi redditi imponibili , i tempi della vendita, le motivazioni della stessa come risultanti
dagli atti societari, il lasso di tempo intercorso tra l'originario acquisto e la vendita.
Come si vede, entrambi i documenti di prassi rivolgono particolare attenzione alle operazioni che
producono minusvalenze o comunque scarse plusvalenze, nonch allipotesi in cui tra i contraenti vi
siano legami di qualsiasi tipo (di parentela, affettivi, di partecipazione, ecc.). Pare quindi evidente
che le vendite che destano maggiore attenzione da parte del Fisco sono da un lato sicuramente
quelle con redditivit negativa (o comunque bassa) e dallaltro quelle che avvengono tra persone tra
cui per qualsiasi motivo mitigato il naturale conflitto dinteressi che c tra acquirente e
venditore4.
Riguardo la giurisprudenza, si pu fare riferimento alla Commissione Tributaria Centrale, sezione
VIII, 29 aprile 1981, n. 3636 e 19 maggio 1981 n. 3638 che confermano lesperibilit di un
accertamento relativo allimposta sul capital gain nei confronti di persone fisiche ai sensi dellart.
38, comma 3, del DPR 600/73, nonch alla Cassazione, sezione I, sentenza 13 maggio 1983 n.
3306, invece contraria allapplicabilit di tale potere alla cessione di quote. Altri utili riferimenti
verranno fatti nel corso della successiva esposizione.
4 - I POTERI DI ACCERTAMENTO DELLAMMINISTRAZIONE FINANZIARIA: CONDIZIONI E LIMITI
I motivi della scarsa pratica dellaccertamento ai fini delle imposte dirette sulle cessioni di
partecipazioni sono da ricercarsi nella stessa definizione della base imponibile dellimposta sul
capital gain. In effetti, come visto, la normativa fa esplicito riferimento al corrispettivo percepito,
cio a quanto effettivamente incassato dal contribuente, quale valore di riferimento da cui sottrarre
il costo dacquisto ai fini della determinazione dellimporto soggetto a tassazione.
Posta tale definizione della base imponibile, evidente linapplicabilit del concetto di valore
normale, cos come ad esempio previsto nellipotesi di conferimento. Giova ricordare che, per
valore normale, si intende quello venale in comune commercio, nel senso che, generalmente, il
valore corrisponde al corrispettivo che pu essere ordinariamente conseguito con la cessione.
Non nemmeno previsto un meccanismo analogo a quello previsto dallart. 52 del D.P.R. 131/86 ai
fini dellimposta di registro. In definitiva, dal punto di vista normativo, il valore venale delle
partecipazioni cedute non assume rilevanza ai fini dellimposta sul capital gain, con la conseguenza
che il prezzo dichiarato dalle parti diventa un riferimento imprescindibile.
Del resto, il legislatore, ove ha inteso attribuire al valore normale una posizione paritaria o
preminente rispetto a quella del corrispettivo stabilito dalle parti, lo ha fatto in modo esplicito. Si fa
4

Vi da osservare che la particolare attenzione posta alle cessioni tra parenti dalla prassi ministeriale fa riferimento ad
un periodo in cui si ponevano problemi legati allelusione dellimposta di successione. Con le riforme susseguitesi nel
tempo, tali problematiche si sono notevolmente mitigate. Tuttavia, hanno ripreso vigore dopo la reintroduzione
dellimposta sulle successioni e donazioni a seguito della Finanziaria 2007. Attualmente, la base imponibile di tale
tributo comprende anche quote di partecipazione in societ di capitali, con esclusione tuttavia del trasferimento a
familiari delle partecipazioni mediante le quali acquisito o integrato il controllo, ai sensi dellarticolo 2359, primo
comma, numero 1), c.c.. Nellipotesi in cui la partecipazione di controllo posseduta dal dante causa sia frazionata tra pi
discendenti, lagevolazione in esame spetta esclusivamente per lattribuzione che consenta lacquisizione o integrazione
del controllo. Spetta sempre, invece, lagevolazione per il trasferimento della partecipazione di controllo a favore di pi
discendenti in compropriet (articolo 2347 c.c.).

riferimento ad alcune ipotesi valide nellambito del reddito dimpresa (cessioni gratuite,
assegnazioni ai soci, destinazione di beni a finalit estranee allimpresa o alluso privato
dellimprenditore, compravendite immobiliari), nonch ai redditi fondiari, il cui presupposto
prescinde dal conseguimento di un prezzo. Negli altri casi, vale la piena facolt delle parti di
esplicare la propria libert contrattuale per la definizione del corrispettivo.
Da ci si evince chiaramente che qualora lAmministrazione Finanziaria ponesse in essere un atto di
rettifica fondato esclusivamente sulla stima di un maggior valore di mercato della partecipazione
ceduta rispetto al prezzo dichiarato, giungerebbe alla tassazione di una plusvalenza sulla base del
valore normale e non dellimporto effettivamente percepito, realizzando di fatto unalterazione del
dettato legislativo. Un tale comportamento sarebbe in conflitto, oltre che con la previsione specifica
della norma in questione, anche con il principio generale secondo cui il reddito soggetto a
tassazione ai fini delle imposte dirette quello conseguito dal soggetto passivo nel periodo
dimposta, come indicato dallart. 1 del T.U.I.R.. Laccertamento di questo tipo sarebbe pertanto
totalmente privo di fondamento.
Tale considerazione non pu tuttavia significare che il valore commerciale delle partecipazioni
cedute sia un elemento totalmente privo di rilevanza. Se cos fosse, lAmministrazione Finanziaria
non avrebbe praticamente alcuna possibilit di procedere ad un accertamento, salvo il caso,
ovviamente, di una prova diretta di un maggior corrispettivo incassato dal contribuente rispetto a
quanto dichiarato5.
In realt, la discordanza tra il valore normale ed il prezzo assume rilevanza su due diversi piani. Da
un lato perch questa potrebbe costituire un elemento idoneo a mettere in moto lattivit di controllo
in ordine alla verit storica degli importi pattuiti. Si richiama a tale scopo quanto gi detto in merito
alla prassi ministeriale che tratta largomento ed alle fonti informative in mano allAmministrazione
Finanziaria. In pratica, la divergenza pu essere un elemento discriminante per verificare il
maggiore o minore rischio di un interessamento da parte degli Uffici alloperazione di cessione
quote.
Dallaltro lato, tale differenza costituisce uno strumento probatorio che, tra quelli previsti dalla
normativa in materia di accertamento, pu essere utilizzato per controlli di tipo indiziario e
presuntivo.
4.1 - Le possibilit di rettifica su basi presuntive
Riguardo alla possibilit per lAmministrazione Finanziaria di procedere ad una rettifica su basi
presuntive, occorre fare riferimento alle previsioni del gi citato art. 38, terzo comma, del D.P.R.
600/73. In effetti, si deve partire dal presupposto che laccertamento ai fini del capital gain, essendo
soggetto alla disciplina delle imposte sui redditi, risulta esperibile in base ai poteri di rettifica nei
confronti delle persone fisiche e lart. 38 citato, nellambito di un accertamento di tipo analitico,
consente di desumere linesattezza dei dati della dichiarazione da presunzioni semplici, purch
gravi, precise e concordanti6.
In questo ambito, lUfficio potrebbe sostenere lesistenza di un maggior imponibile basandosi sulla
considerazione che il valore di mercato della partecipazione ceduta ritenuto pi elevato del
corrispettivo dichiarato dal contribuente. E interessante pertanto verificare in concreto quale
potrebbe essere il possibile esito di un accertamento basato su tali presupposti7.
5

Si pu inoltre ipotizzare che, pur in presenza di un corrispettivo congruo, una dilazione del pagamento eccessiva possa
configurare il caso di una possibile evasione dimposta, stante la progressivit delle imposte sui redditi delle persone
fisiche. E evidente che con una elevata dilazione, valendo il principio di cassa nellimposizione, si potrebbe dividere
una congrua plusvalenza in molte piccole tranche, tali da evitare la sconveniente applicazione di aliquote marginali
pi alte. Lipotesi pu essere considerata quindi al pari di un prezzo di cessione particolarmente basso.
6
Tuttavia, la giurisprudenza non unanime sullapplicabilit di tale potere alla cessione di quote (a favore: Comm. Trib.
Centrale, sezione VIII, 29 aprile 1981, n. 3636 e 19 maggio 1981, n. 3638; contraria: Cass., sezione I, sentenza 13
maggio 1983, n. 3306).
7
Se la cessione avvenisse nellambito dellattivit di impresa, lAmministrazione Finanziaria potrebbe avvalersi
dellaccertamento induttivo ai sensi dellart. 39, primo comma, lettera c) del D.P.R. 600/73 (in tal senso la sentenza
della Corte di Cassazione n. 14448 del 6 novembre 2000 e la n. 7680 del 25 maggio 2002) prospettando una

A tal fine, non vale sicuramente la pena di addentrarsi nella complessa ed ampiamente discussa
questione dei requisiti che legittimano la validit delle presunzioni 8. E tuttavia utile sottolineare che
una macroscopica differenza tra corrispettivi dichiarati e valore di mercato pu generare un
accertamento da parte dellAmministrazione Finanziaria e che tale accertamento sar tanto pi
legittimato, quanto pi sar supportato da altre indicazioni documentali o presuntive gravi, precise e
concordanti rispetto alla divergenza riscontrata. Qualora lunico elemento fornito dallUfficio fosse
invece la forte differenza tra prezzo e valore, sorgerebbero forti dubbi sulla effettiva possibilit di
avvalersi delle previsioni di cui allart. 38 citato. In effetti, una rettifica operata esclusivamente su
tale base potrebbe essere considerata illegittima per due diverse ragioni. Prima di tutto
significherebbe che la tassazione del capital gain viene fatta sulla base del valore normale, con
conseguente superamento del dettato legislativo, che, come detto, fa invece riferimento al
corrispettivo. E infatti ovvio che se, per poter giustificare laccertamento, fosse sufficiente
dimostrare un valore di mercato superiore al prezzo applicato, la definizione stessa di base
imponibile ai fini del capital gain fornita dal T.U.I.R. verrebbe completamente stravolta.
Inoltre, operare una rettifica solo su tale base, senza altri elementi di riscontro, vorrebbe dire che
lAmministrazione Finanziaria pone il proprio sindacato sulla congruit del prezzo di cessione delle
quote; e questo equivale a dire che verrebbe intaccata, almeno nei confronti del Fisco, lautonomia
del contribuente circa la scelta delle condizioni di vendita. La questione della sindacabilit da parte
degli Uffici delle scelte dei contribuenti in presenza di atti manifestamente antieconomici gi stata
affrontata pi volte in giurisprudenza, ma sempre relativamente al reddito di impresa. Varie
pronunce hanno delineato un orientamento favorevole alla possibilit da parte dellAmministrazione
Finanziaria di disconoscere determinate scelte dellimprenditore, visto che secondo la Suprema
Corte la valutazione di congruit dei costi e dei ricavi insita nei poteri di accertamento
dellAmministrazione finanziaria, la quale pu (...) procedere alla rettifica delle dichiarazioni
anche se non ricorrano irregolarit nella tenuta delle scritture contabili o vizi degli atti giuridici
compiuti nellesercizio dellimpresa, e negare, in particolare, la deducibilit di parte di un costo,
ove questo superi il limite al di l del quale non possa essere ritenuta la sua inerenza ai ricavi o,
quanto meno, alloggetto dellimpresa9. Trascurando ogni considerazione sulla condivisibilit o
meno di tale interpretazione, il principio citato pu essere un valido riferimento solo ed
esclusivamente per ci che riguarda i redditi da impresa; ogni estensione ai redditi dichiarati da non
imprenditori sarebbe inevitabilmente una forzatura.
Si pu inoltre utilmente richiamare il principio citato dal Comitato consultivo per lapplicazione
delle norme antielusive, il quale nel parere n. 6 del 10 aprile 2003 afferma che lintendimento dei
soci di cedere le proprie partecipazioni ad un prezzo pari al costo fiscalmente riconosciuto di per
s non sindacabile dallAmministrazione finanziaria in quanto la determinazione del corrispettivo
nellambito della libera contrattazione tra le parti risponde ai principi di una piena libert
presunzione di falsit di un elemento indicato dal contribuente (il corrispettivo). Tale norma prevede infatti, ma solo
per i redditi dimpresa, la facolt di rettificare limporto dichiarato in ragione di atti e documenti in possesso
dellUfficio, senza la necessit di ricorrere alle presunzioni legali, statuendo di fatto una inversione dellonere della
prova a carico del contribuente il quale verrebbe chiamato a fornire, in sede di giudizio di merito, la sussistenza di
particolari condizioni che hanno determinato la cessione del bene o la prestazione del servizio a prezzi inferiori a quelli
di mercato.
8
In linea generale, la prova del fatto ignoto (in questo caso percezione di un corrispettivo pi alto) dovrebbe
rappresentare lo sbocco necessitato e consequenziale, sul piano logico-giuridico, delle premesse indiziarie in fatto, con
esclusione di ogni altra soluzione prospettabile, in termini di equivalenza o di alternativit, dovendo il giudizio
conclusivo risultare come lunico possibile alla stregua degli elementi disponibili. Perch il fatto ignoto possa essere
provato occorre che gli indizi siano gravi, nel senso di certi e consistenti, precisi, nel senso che non devono prestarsi a
pi induzioni possibili, ma devono al contrario essere non equivoci, e concordanti, cio che puntino tutti nella stessa
direzione di suffragare lesistenza del fatto in questione. Riguardo a questultimo requisito, si precisa che la
concordanza non impone necessariamente lutilizzo di almeno due o pi presunzioni, ma piuttosto che se gli indizi sono
diversi, questi non contrastino lun con laltro; cfr. A. Benazzi, Lutilizzo del modello presuntivo come strumento di
prova, in Corriere Tributario, n. 42/2001, pag. 3161.
9
Cass. 27 settembre 2000 n. 12813. In senso conforme le sentenze 24 luglio 2002 n. 10802 e 14 gennaio 2003 n. 398.

decisonale10. Tale giudizio, pur essendo espresso al di fuori delle competenze proprie del
Comitato, nega quindi ogni discrezionalit dellUfficio sulla congruit o meno del prezzo di vendita
delle quote.
Limpostazione appare corretta visto che, per principio, la rettifica del reddito dichiarato da un
privato deve, salva lipotesi di comportamenti elusivi, essere sempre fatta dimostrando leffettiva
percezione di maggiori somme e quindi analiticamente, anche se eventualmente sulla base delle
presunzioni di cui allart. 38, comma 3, D.P.R. 600/73.
In termini pratici, si pu affermare che, al di l di quanto diremo infra con riferimento allipotesi di
operazioni potenzialmente elusive e di operazioni gratuite, gli Uffici non hanno possibilit, in
assenza di altri elementi di sostegno, di negare la veridicit del prezzo di vendita di partecipazioni
per il semplice motivo che questo incongruo. La macroscopica differenza tra prezzo e valore di
mercato potr valere solo ed esclusivamente quale presunzione; del resto, in presenza di un indizio
simile, lAmministrazione finanziaria ha tutti i poteri, comprese le indagini bancarie, per poter
ricercare altri elementi di riscontro alla presunta evasione (eventualmente sotto forma di presunzioni
dotate dei requisiti di gravit, precisione e concordanza) e non pu esimersi dallutilizzarli11.
4.2 - Cessioni tra parenti o in favore di una holding
Uno dei casi sicuramente pi frequenti quello dellesistenza di legami di parentela tra cedente e
cessionario. Classico il passaggio di padre in figlio dellattivit aziendale realizzato mediante il
trasferimento della titolariet delle quote di una societ di famiglia. In un tale ipotesi, facile
constatare una compravendita a prezzi inferiori rispetto al valore venale delle quote; a volte la
cessione pu essere addirittura realizzata al valore nominale delle partecipazioni.
Altra situazione similare quella di una cessione di quote in favore di una holding, cio di una
societ partecipata dalla stesso soggetto venditore (eventualmente congiuntamente ad altri
familiari). La particolarit della fattispecie rappresentata dallassenza di un reale conflitto
dinteressi tra cedente e cessionario, ipotesi questa che, al pari della compravendita tra familiari,
condiziona in modo pregnante la formazione del corrispettivo di vendita. La Nota ministeriale sopra
descritta osserva che la mancanza del conflitto dinteressi sorge dalla circostanza che lacquirente
non ha interesse ad attribuire un valore fiscale di carico elevato al bene acquisito, dal momento
che lintenzione non quella di una rivendita a breve termine 12. In realt, a ben vedere, negli esempi
appena fatti la mancanza del conflitto dinteressi dipende, pi che dallo scarso interesse
dellacquirente ad avere un elevato valore di carico (circostanza questa che pu verificarsi in ben
altri casi, soprattutto dopo lentrata in vigore del regime della partecipation exemption), dal fatto
che il venditore non ha un obiettivo contrapposto a quello dellacquirente, cio non si propone lo
scopo di realizzare un guadagno. Il trattamento di favore a vantaggio del compratore pare, almeno
da questo punto di vista, giustificabile. Ed appunto in casi come questi che richiamabile il
principio evocato dal parere 6 del 10 aprile 2003 e cio la libert contrattuale tra le parti.
Ammesso che la cessione non abbia intenti elusivi e che non si realizzi di fatto una cessione
gratuita, ipotesi queste che si analizzeranno in seguito, non sembrano che i rapporti esistenti tra le
parti possano essere un elemento di supporto di un eventuale accertamento presuntivo. Semmai,
saranno un valido spunto per ulteriori indagini volte ad accertare la presenza di ulteriori prove
(anche presuntive) di sottrazione di imponibile, ovvero lesistenza di intenti elusivi.
Autorevole dottrina ha peraltro sottolineato che quando le cessioni apparentemente antieconomiche
vengono poste in essere tra parti correlate, o comunque riconducibili a un medesimo centro di
imputazione di interessi, la presunzione di occultamento del corrispettivo ne esce indebolita, posto
10

Cfr. C.G. Scaldini, Cessione di partecipazioni sociali, rettifica del corrispettivo in La Settimana Fiscale, n. 12/2005,
pag. 30; L. Gaiani, Cessione di partecipazioni effettuata da privati: sindacabilit del prezzo e normativa antielusione in
Forum Fiscale, n. 7/8 del 2003, pag. 25.
11
Per unopinione favorevole allapplicazione del valore normale, cfr. articolo di www.fiscooggi.it del 6/2/2008 a firma
M. Andriola (Riassetti aziendali. Quando il fisco pu metter bocca).
12
Ovviamente, se non c intenzione di rivendere, almeno nel breve, non c un interesse da parte dellacquirente ad
avere un valore di costo elevato da detrarre al corrispettivo della cessione.

che in questi casi nella fissazione dei prezzi di trasferimento le ordinarie logiche di mercato cedono
il passo ad altre motivazioni13.
4.3 - Cessione di quote sociali e norme antielusive
La cessione di partecipazioni societarie rientra nella casistica delle operazioni potenzialmente
elusive prevista dallart. 37-bis del D.P.R. 600/73, il quale prevede che sono inopponibili
allAmministrazione finanziaria gli atti, i fatti e i negozi, anche collegati tra loro, privi di valide
ragioni economiche, diretti ad aggirare obblighi o divieti previsti dallordinamento tributario e ad
ottenere riduzioni di imposte o rimborsi, altrimenti indebiti 14.
Si parte dal presupposto che la presenza di un corrispettivo basso non pu determinare a priori
necessariamente un intento elusivo del contribuente, visto che, almeno in linea teorica, lacquirente,
salvo lapplicazione del principio della partecipation exemption, verrebbe penalizzato ai fini
fiscali da un valore di carico minore. Tuttavia, se la cessione di quote viene inquadrata nellambito
di una pi ampia serie di operazioni, pu configurarsi un indebito risparmio fiscale, tale da
giustificare una contestazione fatta ai sensi del citato art. 37-bis.
La casistica delle operazioni possibili molto ampia, tuttavia un utile riferimento pu venire dalle
pronunce del Comitato antielusivo su vari interpelli fatti da contribuenti ai sensi dellart. 21 della
Legge 30 dicembre 1991 n. 413.
Si pu richiamare il caso risolto con il parere n. 6 del 10 aprile 2003. In breve, due soci persone
fisiche intendevano cedere partecipazioni di controllo ad una societ da essi interamente posseduta
verso un prezzo corrispondente al costo fiscalmente riconosciuto, superiore al valore nominale, ma
inferiore sia alla attuale quota di patrimonio netto contabile corrispondente sia al relativo valore di
mercato, e con dilazione di pagamento sine die, allo scopo dichiarato di fare acquisire alla societ
acquirente il controllo dellaltra. Il Comitato ha preliminarmente osservato che l'intendimento dei
soci di cedere le proprie partecipazioni ad un prezzo pari al costo fiscalmente riconosciuto di per
s non sindacabile dall'Amministrazione Finanziaria in quanto la determinazione del
corrispettivo nell'ambito della libera contrattazione tra le parti risponde ai principi di una piena
libert decisionale e che la cessione, perfezionabile ad un prezzo non congruo rispetto
all'effettivo valore delle azioni, resa di fatto possibile dalla circostanza che i soci intendono
vendere a loro stessi, cos come la decisione dei cedenti di garantire una dilazione di pagamento
sine die alla societ debitrice. Tuttavia, lo stesso Comitato ha considerato loperazione come
elusiva, dal momento che le ragioni economiche non appaiono del tutto apprezzabili da un punto
di vista economico - gestionale poich il raggiungimento del controllo della societ partecipata
poteva essere agevolmente conseguito anche tramite patti tra i soci senza procedere alla cessione
delle quote e dal momento che finalit ultima dei soci non tanto quella di percepire un
corrispettivo a fronte della consegna di beni, quanto quella di avvalersi della soluzione fiscalmente
pi vantaggiosa - la mancata emersione di plusvalenze tassabili - con cui conferire alla propria
societ gli strumenti (le quote di maggioranza) per esercitare a sua volta il controllo ai sensi
dell'art. 2359 n. 1 c.c.. In sostanza, i soci tramite una cessione a valori palesemente inferiori a
quelli di mercato avrebbero di fatto realizzato un conferimento di beni in un societ (camuffato
sotto altra forma), sottraendosi cos alla determinazione dellimponibile sulla base del valore
normale, come previsto per tale tipo di operazione. E evidente che si potrebbe realizzare un
indebito vantaggio tributario identificabile nella mancata emersione di un imponibile tassabile pari
alla differenza tra il valore normale ed il prezzo effettivamente praticato.
Tale posizione per taluni aspetti criticabile, dal momento che, sia per il cedente che per il
cessionario, la vendita ha caratteristiche e conseguenze ben diverse dal conferimento, e dal
momento che si potrebbe anche parlare di un legittimo risparmio dimposta da parte del
13

Cfr. G. Porcaro, D. Stevanato, Cessione dazienda e partecipazioni rilevanti, in AA.VV. La fiscalit delle operazioni
straordinarie di impresa, Milano, 2002, pag. 170.
14
Lelusione fiscale si differenzia decisamente dal concetto di simulazione previsto dallart. 1414, c.c.. Nella fattispecie
elusiva le parti vogliono effettivamente porre in essere quella serie di operazioni e non altre, proprio per ottenere, in
base a quel negozio o atto, il risparmio dimposta.

contribuente. E indubbio tuttavia, che le valutazioni fatte dal Comitato sono tuttaltro che infondate
e che in sede di contenzioso potrebbero essere accolte dalla commissione tributaria adita.
Del resto, ad una conclusione simile la stessa Amministrazione Finanziaria perviene nella
risoluzione ministeriale n. 116/E del 9 luglio 2001. Il documento, esaminando unoperazione
piuttosto complessa, arriva ancora una volta a riqualificare una cessione di quote come un
conferimento, precisando che nel conferimento devono emergere i valori reali, dal momento che
non consentito alle persone fisiche, che agiscono al di fuori del regime di impresa, effettuare
conferimenti a valori di libro, in neutralit di imposta. Ne consegue, secondo lAgenzia,
lassoggettamento a tassazione delle relative plusvalenze.
Altri riferimenti importanti in materia di cessione di partecipazioni sociali e antielusione possono
venire dal parere n. 25 del 7/12/1999, con la quale si riqualifica un trasferimento di quote in un
trasferimento di azienda.
In linea generale, occorre osservare che il presupposto di uneventuale contestazione sulla base
dellart. 37-bis deve essere lassenza di valide ragioni economiche. Una cessione delle quote a
prezzi di mercato o comunque a prezzi ragionevoli rispetto al valore della societ ben difficilmente
potrebbe essere accusato di mancare di valide ragioni economiche. In questo caso infatti lUfficio
non potrebbe sostenere che il motivo determinante delloperazione rappresentato semplicemente
dal risparmio fiscale e non dal prezzo incassato.
Ben diverso invece il caso in cui il corrispettivo viene fissato ad un valore particolarmente basso,
cio ad esempio quando si vende al valore nominale una quota di una societ che vanta notevoli
plusvalori patrimoniali latenti e/o avviamento. E ovvio che una tale ipotesi rende sostenibile la tesi
che il contribuente abbia utilizzato lo strumento della cessione di quote soltanto per questioni di
convenienza tributaria.
4.4 Cessione gratuita di partecipazioni sociali
Qualora la vendita fosse fatta ad un prezzo per cos dire simbolico, potrebbe configurarsi lipotesi
di considerare la cessione un semplice atto a titolo gratuito. Verrebbe infatti a mancare del tutto la
corrispettivit delle prestazioni15.
Le conseguenze potrebbero essere di due tipi. Una prima, la principale, legata allimposta di
donazione, reintrodotta dalla L. 286/2006. Secondariamente, il rischio che si corre nellipotizzare
loperazione come gratuita, quello di incappare nella disposizione antielusiva prevista dallart. 16,
comma 1, della L. 383 del 18/10/2001, per la quale ogni trasferimento a titolo di donazione o altra
liberalit tra vivi di beni o diritti assoggettati al pagamento dellimposta sostitutiva sui capital gain
(ex art. 5, D. Lgs. 21/11/1997 n. 416), se seguito da un ulteriore trasferimento degli stessi beni o
diritti in un arco di tempo di cinque anni, comporta ai fini fiscali una riqualificazione dellatto
originario con la conseguenza che lo stesso si intende come non effettuato. Ne consegue che il
beneficiario tenuto al pagamento dellimposta sostitutiva come se la donazione non fosse stata
fatta, con diritto allo scomputo dellimposta sostitutiva eventualmente versata ai sensi dellart. 13,
comma 2, L. 383 del 18/10/2001. La norma ha evidente carattere antielusivo, essendo finalizzata ad
impedire che, attraverso donazioni strumentali al frazionamento tra pi donatari di una
partecipazione qualificata, sia successivamente possibile procedere alla cessione delle singole quote
come partecipazioni non qualificate, assoggettandole allimposta sostitutiva del 12,5%.
In ogni caso, le ipotesi sopra descritte dovrebbero riguardare casi assolutamente eclatanti e
comunque marginali, in cui lUfficio competente rileva un prezzo di cessione oggettivamente
irrisorio16.
4.5 Elementi probatori a favore del contribuente
15

Cfr. R. Lupi, Il passaggio generazionale dellimpresa tra imposte sui redditi e imposte sui trasferimenti in Il Fisco,
n. 11/1995, pag. 1759.
16
Cfr. N. Lanteri, Cessioni di partecipazioni sociali ed elusioni fiscali in Il Fisco, n. 34/1987, pag. 5334.

Vale la pena considerare la necessit per il contribuente di fornire giustificazioni in merito alla
correttezza del prezzo di vendita per difendersi da un accertamento ai sensi dellart. 38, per aver
lUfficio fornito pi prove indiziarie dotate dei requisiti di gravit, precisione e concordanza
richieste. Qui la casistica ampissima ed ovviamente legata al caso reale; in linea generale,
considerando piccole realt sociali, non difficile verificare che il prezzo di vendita pu essere
condizionato, in senso negativo, dalla rigidit del vincolo societario o dalla soggettivit
dellavviamento, spesso legato alla presenza ed allopera di uno pi soci. In effetti, spesso lopera e
le capacit dei soci uscenti rappresentano di fatto il vero avviamento che, cos rappresentato, non
pu ovviamente essere trasmesso ai subentranti. Tale circostanza fa s che il goodwill entri solo in
parte nella determinazione del prezzo di vendita.
Non di meno devono essere considerati eventuali sconti per la cessione di quote di minoranza,
tenendo cos conto della posizione di preminenza di altri soggetti. Allo stesso modo possono
assumere rilievo dissidi personali tra i soci, di entit tale da indurre uno o pi di loro a svendere le
quote pur di uscire dalla compagine sociale.
Pu assumere rilevanza anche la volont della parte cedente di disfarsi di una partecipazione a
qualsiasi prezzo per questioni di tipo strettamente personale (et avanzata, situazione finanziaria
difficile, etc.).
Come si vede, le giustificazioni possono essere le pi disparate. Ovviamente per poter assumere
rilievo in un eventuale contenzioso dovranno essere adeguatamente supportate da elementi di
riprova che siano di sostegno a quanto affermato.
5 - CONCLUSIONI
In definitiva, da quanto sopra detto, risulta evidente che lAmministrazione Finanziaria dotata di
ben scarsi poteri per accertare, in assenza di prove dirette, un maggior reddito da capital gain; ne
del resto conferma la scarsa pratica di tale forma di accertamento.
Il semplice scostamento tra prezzo praticato e valore normale non pu costituire lunica
giustificazione di un provvedimento del Fisco, dal momento che verrebbe altrimenti intaccato il
dettato letterale del TUIR che determina la plusvalenza sulla base degli importi percepiti e non del
valore corrente di mercato. Del resto gli uffici non hanno il potere di intervenire sullautonomia
negozionale delle parti, contestando la non economicit di un comportamento del contribuente.
Tuttavia, tali circostanze non determinano in assoluto lassenza di rischi di subire una rettifica per
chi intende porre in essere unoperazione di cessione di partecipazioni sociali. In effetti:
- non bisogna sottovalutare le fonti informative a disposizione degli uffici, le quali possono
evidenziare situazioni di particolare rischiosit e mettere in moto lattivit accertativa del Fisco;
- un eccessivo scostamento tra valore della partecipazione e corrispettivo praticato, se da un lato
non motivo di per s di un accertamento, pu tuttavia rendere quantomeno plausibile il ricorso
alla normativa antielusiva. Un prezzo basso pu far venire meno le valide ragioni economiche
indicate nellart. 37-bis del DPR 600/73;
- c il rischio, sia pur in casi marginali, di una riqualificazione delloperazione come una
donazione, con ricadute in termini di imposta di successione.
In conclusione, ben difficilmente eventuali contestazioni potrebbero essere sostenibili nel caso in
cui il prezzo di vendita fosse congruo o, se ridotto rispetto ai prezzo di mercato, comunque
giustificabile nella sua entit da elementi oggettivamente riscontrabili.
Ben diversa sarebbe invece la situazione in cui si evidenziasse un corrispettivo ingiustificatamente
basso. In tale caso, la discordanza tra prezzo e valore potrebbe essere associata ad altre prove
indiziarie raccolte dallUfficio, giustificando cos un accertamento ex art. 38 DPR 600/73. E
lAmministrazione Finanziaria avrebbe del resto ampi poteri per raccogliere informazioni, anche
alla luce dellampliamento di poteri di indagine a cui si assistito di recente. Inoltre, la stessa
discordanza potrebbe essere inserito in un contesto pi ampio, consentendo un accertamento basato
sullapplicazione della norma antielusiva.
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