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D A N U S S O
Le autotensioni.
Spunti teorici ed applicazioni pratiche
SUNTO. -- I1 problema delle autotensioni (stati di coazione elastica
privi di ]orze esterne esplicite) viene ra/~rontato con quello in cui son
date le /orze esterne come unica causa operante. Scelto come strumento
il principio dei lavori virtuali, si ]a vedere come esso possa utilizzarsi
in due modi tra loro reciproci per ricavare le leggi statiche da quelle
geometriche o viceversa. Se ne deduce una reciproitd / r a l e equazioni
caratteristiche dei due problemi sopra indicati.
Si considerano le autotensioni come correttive dello stato di tensione
dovuto ai carichi, ed introdotte sia artificialmente mediante ]orzamenti,
sia naturalmente col sovrapporsi alla de[ormazione elastica di un
adattamento plastico.
Quest'ultima considerazione viene corroborata dal ra~ronto Ira i
~'isultati del calcolo statico di due ponti ad arco notevoli, da tempo
esistenti.
da forze esterne.
Semi~arlo
3Iaf.
e FIs.
di
MiZano
vol. VIII.
15
218
219
I.
220
E~ (X~ y~ - - Y i x~) 3 ~ -- 0
(2)
E~ (Xi yi - - Yi xi) -= 0
(3)
EP~p--ES~s
(4)
EpSP--Es~S=O
=0
222
223
,IP
5-
~P
"rl
Fig. 1.
tiva m2. Detti M1 e M~ i momenti flettenti di reazione in C1 e C2, negativo il primo, positivo il secondo, la (3) diventa:
P 8p + M1 3m~ + M~ 8m2 = 0
mentre fra le variazioni degli spostamenti sussistono le relazioni:
t
~ p = a 3ml
b ~ ml +
c ~m 2 = 0
Combinandole si ricava
P a + MI----
M2 = 0
(*)
Si ha poi:
b ml -l- c m2 = O
ponendo:
- - ml -~ kl M1
con/~ e k2 costanti,
si ricava:
bklM1
+ ck2M~ =0
(**)
224
9. - - Secondo metodo. Si parte dalla (4). Si pongono le relazioni
di equilibrio indefinite e al contorno ~ra le variazioni di forza introdotte. Se non vi sono vincoli sovrabbondanti le relazioni di equilibrio
esprimono ciascuna 8 S in flmzione nora delle ~ P, e quindi la (4),
come identit helle 8 P, permette di esprimere le p in funzione delle
s, ossia di determinate l'aspetto esteriore della configurazione finale
in accordo con ipotetici valori degli spostamenti interni. Legando
questi ultimi agli sforzi, e questi ai carichi con equazioni di equilibrio
identiche a que]le correnti Ira 8 P e a S si arriva a definite le io in
Iunzione dei carichi.
Se invece la connessione o i vincoli sovrabbondano, il procedimento si pu6 ripetere, ma nelle ultime equazioni Ira le P e le S occorre introdurre, come parametri da determinare, le reazioni sovrabbondanti X.
Orbene si osservi che, in caso di sovrabbondanza di vincolo, la
variazione equilibrata nel regime delle forze dalla quale occorre partire si pu6 anche ottenere senza disturbare i carichi, variando cio~
soltanto le reazioni di vincolo e gli sforzi interni. Allora la (4) si semplifica nelia:
(4')
ZsaS=
' P
Fig. 2.
225
in cui
3MI-=b3
~Ms =03
Combinando si ha:
(*)
ml b + m~ c -----0
Essendo poi
- - ml
]c I M 1
ms = ks M s
e ancora:
M1 = X b - - P
.~/12 - - ~ X c
si ha dalla (*):
]gl a b
X=
kl b2 -4- 4 c~
U = - - E Ss
2
si hanno per le sue variazioni, rispettivamente nel primo e nel secondo
dei metodi esposti, le espressioni:
~s U = E S ~ s
~s U = Es ~S
9,'26
~s[--EPp-t- U]=O
~ U = o
3x U = 0
racfuntim_
altri
con-
essendo in genere discontinue e ineompatibili coi vincoli tanto il sisterna delle a quanto quello degli s, mentre @ricondotto a continuit
ed a compatibilit coi vincoli il sistema degli s o. Indichiamo parimenti con S lo sforzo generieo prodotto dall'autotensione.
227
Z So 8 s ---- 0
(6)
E so 8 S = 0
tutte le forze
alle S o, e che
di sovrabbondelle (3)e (4')
88 Uo = 0
(6')
- ,~a
statica
delle
costru,zioni
228
~x (Ec So + Uo) = 0
Z So 3 s = 0
(6*)
E po ~ p o - - E s 3 S = 0
229
alle quantit:
P
po
( - - Z po po + Uo) = 0
--U =~-EPp
2
diventa nel regime delle autotensioni:
1
--
Uo
__
po po
EPq=EQp
ZpQ=ZqP
note -
230
cate allo stesso corpo, e po Qo le corrispondenti forze mutue nel regime di autotensione.
Partieolarmente interessante ~ fl caso di MAXWELL:
1
Pk p i k -
p i p~i
si trasforma nell'altro:
U
_ _
ap
13. - - S J dimostra Iacilmente una propriet interessante che presenta l'autotensione nei corpi privi di vincoli esterni, clog che la configurazione finale conserva il volume totale di quella iniziale(~). Basta
applieare la (7) all'autotensione data, defmita dalle pOe ad un'altra
autotensione definita dall'applicazione, diffusa in tutto il eorpo, di una
stessa componente costante di deformazione impressa qr. Siecome
questo secondo sistema deformante ~ congruente, non produce sforzi;
si ha quindi Qo _=_0 in tutto il corpo, e la (7) diventa
(7')
~v P: = 0
s e r i e 6 f a s c . 10 e v o l . V I I I
231
l'operazione con un altra componente, costante e diffusa, di deformazione impressa q:, si ha analogamente
(7")
Nv p.o = 0
3 V=-vZvO
essendo v u n elemento costante di volume, e 0 il coefficiente di dilatazione cubica, e che questo coetficiente si esprime in funzione lineare
omogenea delle componenti di sforzo po po..., si ha senz'altro la dimostrazione voluta.
14. - - L e autotensioni servono come il pi~ naturale mezzo di
calcolo per rivelare gli sforzi esistenti, in un corpo elastieo vincolato
e caricato. Lo si comprende anzitutto intuitivamente: nessun mezzo
migliore infatti per accertare la presenza di uno sforzo prodotto da
cariehi e pesarlo, che pratieare ii taglio atto ad esteriorizzare le due
Iaece di applicazione di quello sforzo, ed insinuarvisi coll'applicazione
della corrispondente componente di deformazione impressa, misurando
il lavoro the questa fa eompiere ai eariehi. 1~ data per esempio un'asta
curva A C B, che si sposta in A C1 B per l'applieazione di un sistema
di earichi Pi (fig. 3). In un punto /c si sviluppa, per effetto di quei
earichi una eomponente di sforzo Ski che vogliamo misurare. Tagliamo
in k quanto basra per annullare la eorrispondente eapacith di reazione
e sostituiamola, rendendo esplieito lo sforzo: le due facce del taglio
rimarranno combaeianti. Scarichiamo ora la struttura ed interveniamo nel taglio eolla deformazione impressa q~, otterremo una nuova
configurazione A C2 B in cui il punto d'applicazione del earico generico Pi avrh subito la corrispondente eomponente di spostamento
v~.. Rendiamo esplicita la forza Q~, corrispondente a q~ e paragoCz
Fig.
3.
232
niamo ffa loro, col teorema di Betti, le azioni reciproche di due famiglie di carichi, costituite la prima dai carichi P i e dallo sforzo Ski
reso esplicito, la seconda dall'unico sforzo Qo pure reso esplicito.
Poich@ la prima ~amigtia non sposta le facce del taglio, non fa
lavorare la seeonda; risulta quindi nullo anche il lavoro c h e l a seconda fa complete alla prima, cio~
(s)
Zi P~ v~ Ski qo = 0
(s')
Ski . . . .
ql
v~7~
233
F i g . 4.
15. - - L a dualit sopra enunciata pub estendersi anche al processo illustrato nella fig. 3. Riprendiamo infatti la (3) e la (6)* che
avevamo paragonate nella dualit, e supponiamo di applicarle: la
prima allg configurazione A C1 B (fig. 3) in cui si voglia introdurre
esplicitamente anche uno sforzo interno Sk; la seconda alla configurazione A C2 B in cui si voglia introdurre uno spostamento esterno
v. 0ccorrerh nel primo caso aggiungere alle variazioni S p e 8 s uno
spostamento relativo ~ sk delle due facce del taglio praticato per
rendere esplicito Sk; e nel secondo caso occorrer aggiungere alle
variazioni 8 po e S S u n carico addizionale 8 Vi.
Con ci5 la (3) si trasformerh nella:
(3)
E P 3 p -4- Sk 3s7~ - - E S 3 s
= 0
(6)*
Z po 3 po + v~3 Vi - - Z s
3S = o
Mat.
e Fis.
di
~lilano
vol. VIII.
16
234
(s)*
Zkq;ST.+v kP =0
(s')*
v:k =
- - -
Pi
S1 i
235
236
chirurgica delicatissima, poich~ gli spostamenti che si devono produrre e lasciare poi impressi nella costruzione sono piccoli assai, e
non bisogna n~ ridurli, n~ tanto meno esagerarli se non si vuole portar un rimedio troppo scarso nel primo caso, o peggiore del male nel
secondo. Gli esempi pig interessanti di questo tipo di operazione furono felicemente ed audacemente compiuti specialmente per correggere gli accorciamenti dell'asse di archi in muratura o in calcestruzzo
armato. Notevole ira tutti t'esempio del ponte a tre archi, di 185 metri di luce ciascuno, sull'Elor a Plougastel presso, Brest opera dell'ing. FUEYSSIXET(1). I1 forzamento, corrispondente ad una distorsione di VOLTERRA, iu applieato in chiave con 24 martinetti idraulici da 250 tonnellate ciascuno, opportunamente disposti.
La difficolt sta non solo nel dare il giusto forzamento, ma anche,
e sopratutto, nel consolidare la deformazione impressa; ciS, che
stato fatto particolarmente con battitura di malta quasi asciutta, o
con introduzi0ne di sottJli lamiere metalliche. I moderni metodi d'indagine sperimentale permettono di controllare direttamente gli siorzi
locali prodotti dall'operazione e quindi di riconoscerne gli effetti, mediante strumenti the, applicati ira due punti vieini misurano la variazione della loro distanza prodotta dal forzamento.
2 0 . - Contro questi due procedimenti molti eostruttori sollevano giustamente le obbiezioni che in parte abbiamo gi accennato.
Del secondo rilevano le difficott, le incertezze, i pericoli, anche se la
teenica perfezionata pub superarli; poich@ non dobbiamo mai dimenticare che il cantiere all'aperto non ~ l'officina in cui la precisione del
lavoro si pus graduate e proteggere quanto si vuole. Del primo metodo, che vuol dosare al minimo i vincoli, non solo rilevano i difetti
gi~ indicati, ma anche l'incongruenza fondamentale, intuitivamente
sentita, della rinuncia al vincolo che g ricchezza e presidio naturale
della costruzione contro l'assalto dei carichi.
Si pus rispondere subito che avviene l'opposto per l'assalto delle
deformazioni impresse; che costruzione vincotata at minimo significa,
almeno concettualmente, difesa disciplinata, anche se pig costosa,
contro i carichi, ed eliminazione di autotensioni; e che perci5 vale la
pena di considerare quell'incongruenza come un'espressione sentimentale, e superarla. Ma la risposta ha il grave torto di non tener
conto di un'altro presidio c h e l a natura oppone al sorgere delle autotensioni, quando i vincoli ne permettano l'esistenza; ed ~ quello
(1) L e Gdnie Civil- s e t t e m b r e 1928 - V e d i a n c h e E. M i o z z i - Annali dei LTd. P P .
1930, F ~ s c i c o l o 9 .
237
~a)
Fig.
5.
"238
gettando analoghi provini ad una deformazione impressa staticamente applieata e mantenuta costante, s, e osserviamo il variare nel
tempo dello sforzo di autotensione S provoeato da quella costrizione:
avremo un diagramma del tipo (b) (fig. 5). Nella figura:
So rappresenta la deformazione elastica, che supponiamo avvenuta all'inizio dei tempi; parimenti So rappresenta 1o sforzo inizialmente provoeato.
Fi,_~. 6.
La fig. 6 illustra, ad esempio, la deformazione nel tempo, di prismi di caleestruzzo variamente stagionati all'inizio dett'esperimento,
e sottoposti ad uno sforzo costante di compressione assiale di 50 kg.
p. cmq.
/"
5/
~4t;
F i g . 7.
La fig. 7 (1) fa vedere come varia nel tempo la rdazione tra siorzo
e deformazione ancora in un prisma di ealcestruzzo assialmente compresso entro limiti di carieo costanti per ogni esperimento suecessivo.
Fra un esperimento e l'altro, il provino veniva sottoposto ad una
girmastica di carichi e scarichi, alternati con [requenza di un ciclo al
seeondo, ~ra 8 e 130 kg. p. cmq. (essendo 184 kg.cm. 2 la resistenza
(1) Cfr. 5 [ E ~ L Untersuch~tngen 4ber den Einfluss wiederholter Bea~spruchunge~ iiber Betou - J . S p r i n g e r - B e r l i n , 1926.
239
A~;k,2o
Fig. 8.
240
Pi~ interessante ancora g il diagramma analogo della fig. 9, rieavato da una provetta cilindrica di ferro omogeneo soggetta a trazione.(1) portata in un primo tempo poeo oltre lo snervamento, poi
pi~ volte scaricata e ricarieata ad intervalli progressivi della deiormazione. Si vede ehiaramente che la provetta pur mantenendo la maggior parte della deformazione prima aequisita, affronta i successivi
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F i g . 9.
II.
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S e z i o n i . - F i g . 11.
al q u a l e
243
Fig. 12.
244
approfittato per rifare i ealcoli dei due pon~i indicati colle modalitS,
e coi risultati raceolti nelle tabelle I e II.
La tabella I, riferita al ponte det Risorgimento, d& le tensioni
interne massime relative alle seguenti quattro diverse ipotesi poste
per il ealeolo delle reazioni sovrabbondanti:
PONTE DEL
RI5ORGI~4ENTO
~POTESI-
~mpos~a~]~<oI +3243
..... o..~.H - 5 5 , a
c ~ { ..........
-37,~z
Vitori
spmtar....//~..
deUa
'~ 3 t 3 0
~cce.~ic,~.. ~0,57
+1108w * 3 0 0
- 3 0 , 9 . -30,o
-91.2
-40,0
5437 . ~ 5 7 2 0
0,24S {-0, o
"540
-40.o
-45,o
59413
-0, o"
O) h-'L2
Tabella I.
OI- (3ALVENE
r carico p-.rmanen~
Sollechazmn~ m Xg\C,m} dovuhe .al canco acodentale
I.&zlome i'ermrca z~[~-I5~
--IPOTBSI
9 P,~"~"
~lashc~
- -
9.0.
~2W,, ).,.
. . z - ~ +3430 + ] 4 0
,~,,,..o-I08,7o - 63,30
.....
,-~,~,~,-,.
. . . . ...
Ecce nl'rMl'g
72,s;. 314
l',6s j O,a4
460
475
O,o-.I 0.o
~4.00
0,o4!
Tabella II.
(1) Nel calcolo degli elementi geometrici delle sezioni 6 t r a s e u r a t a la soletta.
d'impalcato perchd eseguita do#o, su t r a v i riportate.
245
"246
essa ha compiuto nel regflo della perfetta elasticitY, ad altri passi ne[
vasto regno delle deformazioni successive, passi che non disdegneranno
il primo, anzi lo completeranno, preparando nuove arditezze nel campo
delle costruzioni. Le quali per6 non si concreteranno in veto progresso se i costruttori si illuderanno c h e l a scienza e l'esperienza
giunte ad un certo grado di sistemazione possano sostituire la solida
educazione del senso costruttivo. Gi~ nella statiea di prima approssimazione di cui ci siamo prevalentemente nutriti negli ultimi decenni, la larga divulgazione del meecanismo formale dei ealeoli, snocciolato in esempi di manuali e di formulari privi di ogni elemento
critico e staceati dal tronco vitale dei principi, aveva generato in
molti quella illusione.
Le osservazioni fatte e i'indirizzo proposto possono giovare anehe
in questo senso per una vigorosa ripresa. L'opera del eostruttore
e rimarr~ prevalentemente un'opera d'arte, in eui la matura esperienza e la genialitS, personale avranno la parte migliore.
Soeeorre al pensiero, e vale anehe per noi, la preghiera aeeorata
di Agostino: <~Fac me, preeor te Domine, gustare per amorem quod
gusto p e r agnitionem, sentire per affeetum quod sentio per intellectum,>. L'opera del eostruttore deve essere l'esplieazione eompleta
della sua personalitb~. Troppe volte si vedono strutture ideate per
servire al semplieismo del ealcolo, anzieh6 ealeoli ideati per servire
alla intrinseca bontS~ delle strutture. La eostruzione non nasee da
puro eerebralismo, ma dall'amore della bellezza e dal eulto dell'armonia ehe sono tanto vive nell'organismo statieo quanto nelle apparenze esteriori. Se i nuovi metodi proposti per il ealeolo tenderanno
a eompliearne il meeeanismo, per modo e h e l a semplifieazione, indispensabile alla teeniea, debba maggiormente fondarsi sul eoutributo
di genialit5 di ehi li appliea, ben vengano quei metodi: saranno strumento di progresso per la eostruzione e per i eostruttori.