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"Sinistra, troppa esterofilia. La bussola siamo noi".

Intervento di Franco Aste


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Il dibattito in corso da qualche settimana sulle colonne del Manifesto ha raggiunt
o un punto di particolare importanza e significato con lintervento di Alberto Aso
r Rosa apparso mercoled 2 Settembre.
Davvero importanza e significato assumono una veste particolare perch lautore di Sc
rittori e Popolo tocca un tasto che finora era stato accuratamente evitato da tut
ti gli altri numerosi interlocutori: quella del Partito.
Secondo lantico operaista (Quaderni Rossi, Classe Operaia) bisogna formare un nuo
vo partito riformista ed europeista.
Asor Rosa disdegna la modernit delle reti intese come forma politica e chiede siano
introiettati i tentativi gi fatti in questa direzione, principalmente quello di
cui fu lui stesso promotore a cavallo tra il 2004 e il 2005 e poi stoppato brutalm
ente dalliniziativa neo-governista di Rifondazione Comunista, ispirata principalm
ente dallallora segretario Fausto Bertinotti.
Sono molteplici le ragioni che lautore adotta per giustificare questa esigenza, p
rima fra tutte quella dellesistenza di un cambio di regime in atto, frutto di un
patto del Nazareno mai tramontato e che si tradurrebbe in una violazione del bene
comune costituzionale (definizione, a nostro avviso, altamente opinabile).
E, ancora, Asor Rosa traccia il solco del riformista schierandosi, nellomologazione
generale allesterofilia dominante nella sinistra italiana, con il compromesso eu
ropeo di Tspiras: bisogna dire, sostiene, con chi si sta e il compromesso accett
ato da Tsipras e dal suo governo salva il salvabile e consente al tempo stesso d
i continuare il processo di cambiamento in Grecia.
Larticolo molto lungo e non facilmente riassumibile, ma i punti fin qui elencati
sono quelli fondamentali che tracciano, appunto come intende lautore, il solco: u
n partito europeista e riformista.
In questo modo, autorevole e chiaro, viene sintetizzato il senso dei 10 punti su
lla base dei quali Norma Rangeri aveva lanciato il dibattito in questione.
E necessario, anche rischiando qualche elemento di ripetitivit rispetto alla discu
ssione in corso ormai da tempo nella sinistra italiana, replicare con forza a qu
esto tipo di argomentazioni.
Prima di tutto, un partito riformista europeista ( o almeno sedicente tale), del r
esto, gi ben presente nel firmamento a stelle fisse della politica italiana, ment
re altrettanto occupato (anzi per occuparlo si sgomita) lo spazio dei partiti mo
vimentisti/governisti o meglio aspiranti governisti fondati sulla promessa facil
e, la personalizzazione sguaiata, lindividualismo competitivo.
Siamo di fronte, invece, a una realt che rende del tutto arretrata la posizione e
spressa nellarticolo di Asor Rosa.
Non ci si chiede, infatti, quale sia in realt il possibile spazio e ruolo del rifo
rmismo oggi.
Una domanda che dovrebbero porsi anche coloro che si sentono legati alla stessa
tradizione socialista e socialdemocratica europea, come del resto emerge anche a
llinterno di determinati soggetti presenti in quellarea politica come nel caso del
Labour Party.
E possibile un riformismo che affronti seriamente, in una prospettiva di trasform
azione radicale, i temi del mutamento dei livelli di contraddizione presenti nel
la societ moderna e di cui verifichiamo giorno per giorno la tragedia di espressi
one violenta, dalla guerra, alla migrazione forzata: fenomeni di cui non sono se
mplicemente ricolme le cronache ma che insistono drammaticamente sulla condizion
e di vita di milioni di persone ?
Emergono nuovi soggetti la cui condizione materiale si scontra (e viene soffocat
a nelle sue possibilit stesse di sopravvivenza materiale) con la realt di unestensi
one estremista delle logiche di sfruttamento di un capitalismo che si prepara ad a
ffrontare il futuro attraverso la promozione di nuove dittature e nuove guerre.
Questo stato di cose non pu essere governato (termine da intendersi in senso lato,

dal punto di vista di espressione di egemonia di una nuova kultur e non certo nell
a direzione della governabilit) da una qual forma di riformismo legato a vecchi sch
emi.
E questo il punto di analisi fondamentale intorno al quale si pu cominciare a disc
utere di rappresentanza e di soggettivit politica organizzata.
Andrebbe bene lidea di un partito (anche se non se ne definiscono i termini concr
eti e pericolosamente si accenna alla necessit di esaltare comunque la personaliz
zazione) ma emerge, anche in questo caso, la mancanza di determinazione nel defi
nire un perimetro ideologico e programmatico tale da proporre egemonia politica
alle realt sociali e del movimento che pure esiste e lotta nel mondo del lavoro e
nelle espressioni delle altre contraddizioni prodotte dallo sfruttamento, da qu
ella di genere, da quelle insite nei grandi processi di migrazione.
Tanto per restare dentro le questioni italiane e delimitare il campo del confron
to il primo elemento sul quale necessario fare estrema chiarezza diventa allora,
in precedenza allo stesso richiamo riguardante il quadro internazionale e la de
cisiva questione europea quello del riconoscimento dellesistenza, in Italia, di un
vero e proprio regime autoritario che, pur tra confusioni e contraddizioni, il P
D sta realizzando.
Non tanto questione di annunci e di difficolt evidenti sul piano economico, quanto
dellessersi ormai affermata una concezione dellagire politico fondata su termini d
i vero e proprio autoritarismo di stampo salazarista: siamo ben oltre, e lo veri
ficheremo al meglio analizzando il combinato disposto tra legge elettorale/rifor
me costituzionali/occupazione degli strumenti informativi e, in particolare, del
la RAI, alle analisi sviluppate nel pi recente passato al riguardo delluso della p
ersonalizzazione della politica e della governabilit.
Questo regime, bene ricordarlo, si posa ai piedi di una gigantesca questione mora
le, una corruzione diffusa a tutti i livelli, favorita dal formarsi di vere e pro
prie cosche (basta leggere gli atti fin qui pubblicati dellinchiesta Mafia Capital
e) allinterno di quelli che ancora sono definiti partiti fondati sul concetto (ter
ribile!) di individualismo competitivo messo in moto dallinsensatezza del metodo
delle elezioni primarie.
Una questione morale che rappresenta una vera e propria palla di piombo per qualsi
asi prospettiva di tipo economico e sociale e che, nel dibattito su C vita a sinist
ra non viene assolutamente affrontata.
Non esiste spazio per una riaggregazione a sinistra che non principi dallopposizi
one, riferendosi immediatamente alla concretezza della feroce dinamica imposta d
alla gestione capitalistica sul complesso delle contraddizioni sociali e organiz
zando, su questa base, una forma politica compiuta.
La sola risposta possibile quella di una soggettivit di sinistra comunista.
Siamo di fronte nello sviluppo del dibattito promosso dal Manifesto di vera e prop
ria confusione distruttiva come ci capitato di affermare gi qualche giorno addiet
ro e larticolo di Asor Rosa conferma assolutamente questa tendenza.
Qualche giorno fa, in un articolo di Stefano Fassina (che non conteneva alcun ac
cenno di autocritica circa le proprie responsabilit soggettive, ad esempio, come
viceministro delleconomia nel governo Letta) si cercava di sviluppare unipotesi ch
e tenesse assieme l idea dell alleanza sociale progressiva e di un "partito nazi
onale e popolare" da costruire assieme.
Davvero un esempio di confusione non soltanto nei termini ma nel concreto della
prospettiva politica. Perch definire il "partito nazionale e popolare, potrebbe an
che apparire una furbata tesa a fare l occhiolino addirittura al togliattismo.
Allora, bene ricordarlo, il nazionale (in tempi di divisione del mondo in blocch
i) e il popolare (in tempi di partito di massa) stavano dentro ad un grande part
ito comunista, con i suoi difetti e i suoi limiti ci mancherebbe al riguardo del
quale molti di noi hanno avuto il loro da dire e i propri guai.
Si trattava comunque di un grande partito comunista fondato sulla rappresentanza
diretta della classe operaia e protagonista del pi grande fatto storico della st
oria d Italia: la Resistenza.
Allora lidea del partito pu essere rilanciata come lindicazione di una necessit: ma
un partito da costruire deve muoversi dentro ad un quadro ben definito sia dal p
unto di vista teorico, politico, organizzativo.

Il primo punto quello dellopposizione alla strategia di quello che rimane lavversa
rio di classe.
Avversario di classe che rimane l presente anche, e soprattutto, allinterno del qu
adro di estensione dello sfruttamento capitalistico sullinsieme della complessit d
elle contraddizioni sociali cui gi si accennato in precedenza.
Il secondo quello della riconsiderazione della nostra storia come storia dei com
unisti, da riprendere, aggiornare, innovare ma valorizzare come espressione del
pensiero e della pratica politica pi elevate nella realt di quelli che sono stati
i frangenti difficili della storia moderna.
Questi elementi rappresentano anche il punto di partenza utile per poter affront
are il tema del fallimento europeo e della logica speculativa insita in quel fal
limento e che verifichiamo oggi quotidianamente nella realt dei fatti.
In sostanza serve un partito che non sia riformista ed europeista e neppure naziona
le e popolare.
A indicarne la natura ideologica e politica basterebbe laggettivo comunista, al qua
le si potrebbe aggiungere internazionalista: un partito comunista di unit di tutti
i soggetti brutalmente schiavizzati dalla realt del capitalismo attuale.
Il primo obiettivo di questo partito deve essere quello di fermare, attraverso u
nopposizione ferma e una grande mobilitazione di massa, la tendenza alla guerra e
alla costruzione di regimi dittatoriali, di vero e proprio restringimento delle
possibilit di rappresentanza democratica sia sul piano politico, sia su quello d
ellautorganizzazione sociale.
Non c nessuna bussola greca da seguire, ma deve prevalere la nostra identit, la nostr
a capacit di produrre rivoluzione nello stato di cose presenti, di trasmettere eg
emonia da parte delle idee e della pratica delleguaglianza alla complicata societ
delloggi.

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