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La guerra d'indipendenza greca

Nei decenni intorno al 1800 ci fu un'importante rinascita della lingua e della cultura greca; ciò portò
alla nascita delle prime idee indipendentiste nelle regioni elleniche, in Russia e nei possessi
asburgici. L'esplosione dell'insurrezione anti-turca fu accelerata da:
• la nascita della società segreta chiamata Eteria;
• i moti liberali del '20;
• lo scalpore della guerra d'indipendenza serba.
La guerra scoppiò nel 1821 divenendo subito una guerra violenta e sanguinosa. Infine, trovandosi in
difficoltà, il sultano chiamò in suo aiuto il pascià del Cairo Mehmet Alì, il quale inviò nel Peloponneso
una potente flotta e così represse la rivolta.

La politica di equilibrio delle potenze europee


La situazione greca era anche al centro dell'attenzione internazionale: infatti le potenze europee
tardavano ad intervenire perchè non volevano affrettare il crollo dell'impera turco. Ciò avrebbe
portato alla spartizione dei territori appartenenti all'impero tra le potenze europee, mettendo in
difficoltà il sistema di equilibrio creato nel congresso di Vienna. Metternich voleva evitare di
intervenire poiché l'indipendenza greca sarebbe andata a favore della Russia, mentre lo zar Nicola I
voleva scendere in guerra contro i turchi. Così si arrivò a un accordo nel 1827 con il trattato di
Londra: Inghilterra, Francia e Russia si impegnarono ad intervenire nel conflitto turco solo per
trovare una soluzione pacifica.
Fu mandata una flotta nel Peloponneso che si scontrò con quella turco-egiziana, la quale fu
annientata. I greci ottennero l'indipendenza e venne instaurata una monarchia ereditaria.

Per tutto il secolo le grandi potenze dell'area ottomana discussero sulla “questione d'Oriente”:
da una parte c'era l'esigenza di evitare il dissolvimento dell'impero turco per non rovinare il sistema
di equilibrio delle potenze europee, dall'altra si voleva intervenire nei momenti di crisi dei turchi per
trarne i propri vantaggi. Già nel 1832 i turchi attraversarono un periodo di crisi quando il pascià del
Cairo Mehmed Alì invase la Siria; qui il sultano chiese l'aiuto della Russia, la quale garantì la sua
protezione per 8 anni. Nel 1839 scoppiò la seconda guerra per la Siria e Mehmed Alì venne fermato
dagli inglesi e dovette restituire la Siria.

4.L'impero inglese in India


I caratteri del dominio britannico
Gli inglesi cercarono di modellare la società indiana secondo i caratteri europei; il più importante
intervento che fecero fu quello del della riscossione delle imposte. In India c'erano gli zamindar che
riscuotevano le imposte per l'imperatore; gli inglesi trasformarono questi in proprietari terrieri liberi di
vendere e acquistare beni fondiari. I contadini che prima possedevano dei titoli sulle terre vennero
trasformati in affittuari precari.
Gli zamindar si ritrovarono così a dover pagare le imposte al sovrano britannico; inoltre, il peso
fiscale era elevato e veniva stabilito in modo permanente, in questo modo, secondo gli inglesi, gli
zamindar sarebbero stati motivati a migliorare le colture poiché ogni accrescimento della produzione
sarebbe stato esente dalle imposte. Infine, però, gli inglesi fallirono perchè i proprietari non
riuscirono a diventare degli imprenditori agricoli secondo il modello europeo ma bensì divennero
degli assenteisti e dei parassitari poiché anziché pagare le proprie imposte e accrescere il proprio
reddito fecero gravare tutto sui contadini.

L'unificazione dell'India
Gli inglesi portarono avanti il loro obbiettivo di occidentalizzare l'India anche dopo il fallimento della
proprietà fondiaria: imposero il diritto e le procedure legali britanniche e proclamarono l'inglese come
lingua ufficiale; in India esistevano una decina di lingue principali e ciò rendeva difficile la sua
unificazione. Inoltre la metà del territorio indiano era divisa fra centinaia di regni e principati
governati da dinastie locali di peso politico praticamente nullo. L'annessione di questi regni era
l'obbiettivo principale del raj britannico, il quale affermò il suo diritto a imporre la sovranità su tutti i
regni e i principati dove risultava impossibile la successione al figlio primogenito legittimo.
Solo in un caso si dovette ricorrere alla forza: ci vollero due guerre per sottomettere la casta dei
sikh.

Per unificare l'India era necessario il miglioramento del sistema di comunicazione e di trasporto delle
merci, va infatti attribuito agli inglesi il merito della costruzione della rete ferroviaria che univa le
capitali Calcutta, Mandras e Bombay e dell'attivazione delle linee telegrafiche e del servizio postale.

Infine, il raj britannico si preoccupò di difendere le frontiere dell'India e di sottrarla alle invasioni.
Così si concluse la guerra con la Birmania che fu annessa all'India; altra storia per l'Afghanistan che
teneva sotto controllo alcune regioni indiane e che annientò l'esercito inglese.

La rivolta anti-inglese del 1857-58


L'altezzoso dominio britannico che governava con la pretesa di far uscire l'India dallo stato di
arretratezza portò a una spaccatura della popolazione indiana: una parte era ben disposta ad
“anglicizzarsi” per la rinascita del paese; l'altra parte, che comprendeva la maggioranza della
popolazione indù e musulmana, non era convinta di aver bisogno di un riscatto morale e sociale.
Così, alcuni reparti di sepoy insorsero impossessandosi di Delhi e reintegrando nella sua sovranità
l'ultimo dei moghul. Gli inglesi risposero alla rivolta in modo violento e dopo due anni riuscirono a
riprendere il controllo della situazione.

La rivolta ebbe dei profondi effetti sulle forme di governo britannico in India:
• l'Inghilterra rinunciò all'annessione degli altri cinquecento principati indù indipendenti;
• gli inglese furono invitati ad avere più rispetto verso le religioni tradizionali;
• gli indiani furono ammessi negli uffici amministrativi e giudiziari.

5.La rottura dell'isolamento


dell'impero cinese
La Cina, l'Europa e gli altri “barbari”
In Cina regnava la dinastia dei Qing, che aveva raggiunto il suo massimo grado di autorità sulle
popolazioni circostanti con l'annessione del Tibet e dell'Asia centro-orientale e con l'imposizione del
pagamento di un tributo ai regni confinanti. Questa dinastia attraversò un periodo di crisi dovuto a
diversi fattori:
• la crescita demografica: la popolazione aumentò passando da 300 milioni a 400 milioni nel
giro di quarant'anni;
• i costi per il controllo dell'impero, il quale aveva annesso regioni lontane e inaccessibili;
• il peggioramento della burocrazia, che diventava sempre più corrotta;
• incapacità di accrescere la produzione agricola per una così numerosa popolazione;
• difficoltà alimentari;
• sollevamenti contadini.
Agli europei era consentito avere limitati rapporti commerciali con la Cina: uno nella base di Macao,
consentito solo ai portoghesi; e uno nel porto di Canton, consentito alla Compagnia delle Indie
orientali. Il commercio con la Cina era un problema per i mercanti europei perchè, nonostante i
prodotti cinesi si vendessero bene in Europa, da essi proveniva un deficit dato dal fatto che la Cina
non comprava nessun prodotto dall'Europa.
Così, nel 1793 il governo inglese inviò una missione diplomatica per convincere l'imperatore a
facilitare l'ingresso del prodotti europei in Cina e ad aprire più porti per la East India Company: la
missione fallì. I mercanti inglesi allora si servirono di un prodotto che era proibito in Cina per
ottenere in cambio i prodotti cinesi: l'oppio. Questa droga si otteneva dai papaveri: gli inglesi
iniziarono allora a coltivarla nei loro terreni indiani e, riuscendo ad aggirare i controlli, allargarono il
mercato della droga in Cina.

La prima guerra dell'oppio


Di fronte alla diffusione dell'oppio le autorità cinesi ebbero come reazione quella del proibizionismo.
Ovviamente ciò portò: all'aumento del prezzo dell'oppio, all'accrescimento del commercio
clandestino e alla corruzione dei funzionari addetti alla repressione. Quando la criminalità che era la
base del consumo dell'oppio divenne preoccupante, si cominciò ad allentare i divieti.
Il governo cinese, per ragioni economiche, decise di porre un pesante dazio doganale sull'ingresso
dell'oppio; alla fine prevalse però la linea proibizionista.
Così, nel 1839 i mercanti europei furono costretti a consegnare tutto l'oppio che avevano.
Nei mesi successivi ci furono degli scontri armati che vennero chiamati “guerra dell'oppio” e che
videro come vincitrice l'Inghilterra, che ottenne l'apertura di altri porti, uno dei quali fu quello di
Shangai, e ottenne l'isola di Hong Kong (trattato di Nanchino).

La rivolta dei Taiping


Nonostante il trattato di Nanchino, i rapporti commerciali tra Cina e Europa rimasero praticamente gli
stessi. L'unico avvenimento che segnò un cambiamento radicale per quanto riguarda il commercio fu
la rivolta contadina avvenuta nel 1850 nota come “rivolta dei Taiping” (“grande pace”). L'insurrezione
ebbe origine dai commercianti della regione di Canton che vennero rovinati dal trasferimento del
commercio con gli europei a Shangai; le altre cause della rivolta riguardano la politica interna
cinese: i contadini si erano impoveriti a causa della crescente pressione demografica e la dinastia
dei Qing stava assumendo un carattere oppressivo. I ribelli vollero instaurare una nuova società di
carattere comunista che rifiutava gran parte della cultura tradizionale (l'inferiorità della donna,
l'acconciatura a treccia degli uomini, ecc). I ribelli occuparono Nanchino che divenne la loro capitale;
nel 1864 furono repressi.

Durante questo periodo si scatenò anche la seconda guerra dell'oppio che vide: il bombardamento di
Canton, il saccheggio di Pechino e la distruzione del palazzo imperiale.
A causa di tutti questi disordini interni, la Cina fu pronta ad essere invasa dalle merci europee.

L'emigrazione cinese nel XIX secolo


Dopo la rivolta dei Taiping molti contadini precipitarono in miseria: iniziò così l'emigrazione dei
cinesi. Nel 1849 il flusso migratorio assunse però il carattere di un vero e proprio traffico di schiavi.
Per essere trasportati nei luoghi di destinazione, infatti, i poveri contadini cinesi (chiamati coolies)
erano costretti ad accettare la condizione di schiavitù. Inizialmente la destinazione dei coolies era il
Perù dove venivano impiegati nella raccolta del guano, fertilizzante molto richiesto in Europa; in
seguito i cinesi furono impiegati nella ricerca dell'oro in California e alla costruzione del tronco della
ferrovia che doveva unire l'Atlantico al Pacifico.

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