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RELATIVISMOENUOVIPARADIGMIFILOSOFICIinXXISecoloTreccani
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RELATIVISMO E NUOVI
PARADIGMI FILOSOFICI
XXI Secolo (2009)
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2004), ribadendo lo slogan che i dati osservativi sono carichi di teoria (theory laden). La
relativizzazione proposta in questa forma positiva e costruttiva trova unampia, decisiva
estensione in alcuni recenti testi di fisica teorica nei quali la relativit in termini di
relazione a un contesto costituisce la base di identificazione delle entit fisiche (Greene
1999; trad. it. 2000).
Concetti come massa o forza trovano la propria identit non in isolamento ma soltanto
nel contesto di relazioni quali: forza=massaaccelerazione. Ancora: neutrini ed elettroni
non sarebbero identificabili e pertanto risulterebbero indistinguibili se considerati al di
fuori del contesto fisico di relazioni in cui sono implicati con le particelle di Hicks. Questa
enfasi sul principio della relazione e del contesto allorigine del primato che la triade
Leibniz-Mach-Einstein riporta oggi fra i fisici rispetto allassolutismo del binomio NewtonKant.
Il relativismo antropologico
La relativizzazione dei concetti e delle teorie a un sistema di riferimento antropologico e
socioculturale coinvolge un nuovo e differente statuto che risulta assegnato alle nozioni
di verit e di certezza. Infatti, ricondotte a un contesto antropologico, a una forma di vita,
a una comunit sociolinguistica, le regole dei vari saperi non sono pi norme formali e
strutturali, astoriche e atemporali, ma manifestazioni dei modi di vita degli uomini.
Regole dunque che non hanno un fondamento epistemologico, logico o semantico, ma
che sono radicate nelle loro circostanze storiche, nelle istituzioni politiche, sociali,
giuridiche, economiche e religiose che definiscono un modulo desistenza, come
commentano Arnold Davidson e Frdric Gros (Michel Foucault. Philosophie, 2004, p. 14)
a questo riguardo: perch un sapere, prima di essere vero o falso, esiste, ossia esso
distribuisce, secondo modalit storiche (suscettibili di trasformazione) atteggiamenti
soggettivi, regimi doggetto, configurazioni concettuali e informa condotte dazione. In
questa specifica accezione il relativismo si riferisce a uno sfondo desistenza che
precede e che condiziona le regole dei molteplici e differenti saperi un regime
desistenza che non a sua volta vero o falso, ma che stabilisce le condizioni di
possibilit del vero e del falso, ossia dischiudendo il gioco linguistico del vero e del falso.
Questa matrice storico-antropologica ha mostrato un potere crescente di penetrazione
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nelle scienze umane. Nella sfera della filosofia del linguaggio ha assunto in questi anni
un ruolo decisivo il riferimento agli abiti e alle pratiche dei membri delle comunit
sociolinguistiche (Glock 2003).
La verit degli enunciati, dichiara ora Putnam, delegata a una comunit di ricercatori e
di interlocutori. Il passaggio che qui Putnam compie quello da una soggettivit privata e
incorreggibile allintersoggettivit. Lungo una tradizione metafisica risalente a Ren
Descartes, si era formata la convinzione che la conoscenza e la verit fossero insediate
nei processi privati e incorreggibili del singolo soggetto. Secondo Putnam, lidea di un
enunciato la cui asseribilit finale completamente a disposizione dello stesso
interlocutore prescindendo dal contesto, senza dare importanza a quello che accade,
oppure di un interlocutore che non ha bisogno n pu trarre sostegno dalle osservazioni
e dai dati degli altri, precisamente la tradizionale nozione di conoscenza di origine
cartesiana che risulterebbe privata e incorreggibile. La relativizzazione di intere classi di
espressioni, di interi linguaggi, a determinati scenari socioantropologici costituisce un
limite insuperabile nei confronti delle teorie sistematiche e formalizzate del linguaggio
che pretendevano di definire un universo totale di traducibilit. Come ha osservato Scott
Soames, che ne dellidea che potrebbe esservi un linguaggio il quale contiene
enunciati veri che non sono traducibili in inglese? Questa semplicemente lidea che
potrebbe esserci un linguaggio che esprime proposizioni vere che non sono espresse da
alcun enunciato di lingua inglese. Questa tesi non pi inconsistente della tesi che vi
siano proposizioni vere che non abbiamo mai incontrato (2003, 2 vol., p. 330). La
nozione di verit logica (nel senso di Alfred Tarski e di Donald Davidson) cessa cos di
essere lorigine e la matrice del significato delle espressioni. Al suo posto subentra il
riferimento, che relativizza la stessa verit allapprendimento e alla pratica del linguaggio
in cui veniamo addestrati e collocati entro la nostra forma di vita. Il riferimento
socioantropologico risulta cos coniugato con la concezione relativistica del linguaggio e
delle categorie semantiche quali senso, significato, referente, verit, denotazione. Quindi
la nostra nozione ordinaria di verit non linsieme delle anguste nozioni di verit alla
Tarski. Qual il contenuto della nostra nozione ordinaria di verit e come facciamo ad
acquisirla? Il quadro semplice. Impariamo un pezzo di linguaggio. Avendo imparato
qualche linguaggio veniamo introdotti alla nozione di verit usando il linguaggio che
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abbiamo imparato. Qualcuno ci dice che se uno dice o crede che la mamma sta
lavorando, e la mamma sta lavorando, allora ci che quel tale dice o crede vero
(Soames 2003, 2 vol., p. 329).
Il relativismo e il ritorno al mondo ordinario
A differenza di coloro che in passato hanno reagito contro il relativismo e lo scetticismo
in termini di argomentazioni e di inferenze logiche, come, per fare qualche esempio,
Davidson, Putnam e Crispin Wright, e, da un differente approccio, John Searle, Michael
Devitt, Thomas L. Haskell, Hartry Field, Gareth Evans, Philip Kitcher, si manifestata in
questi anni una interessante tendenza ad abbandonare la via della
controargomentazione rivolta a scettici e relativisti seguendo un percorso
completamente diverso nella consapevolezza che le controargomentazioni, quelle dirette
per es. a mostrare che il relativismo si autorefuta, non riescono a debellarne le tesi. Anzi,
vi chi, come Michael Williams (2001), ha cercato di mostrare che il relativismo e quello
che talvolta il suo naturale sbocco, ossia lo scetticismo, non sono allorigine del dubbio
e dellincertezza, bens sono, proprio allopposto, una conseguenza del tentativo
fondazionalista di fornire una dimostrazione allepistemologia e alletica, alla realt del
mondo esterno e alla sfera dei valori etici. Il relativismo sarebbe pertanto non lorigine,
ma al contrario la conseguenza del tentativo di dare un fondamento apodittico e
inconcusso alle certezze del senso comune. Ma Williams rileva come nella sfera della
vita quotidiana luomo non sia minimamente assalito dai dubbi e dalle perplessit alle
quali risulta invece esposto quando fa filosofia e argomenta contro il relativismo. Il
relativismo non sarebbe dunque altro che la conseguenza generata da un modo proprio
della filosofia di generare i suoi stessi problemi. Per questo, riecheggiando il titolo di una
sua precedente opera (Unnatural doubts. Epistemological realism and the basis of
scepticism, 1996), Williams definisce i dubbi del relativista e dello scettico dubbi
innaturali.
Nel corso della sua ampia e articolata analisi del relativismo e dello scetticismo, Stanley
Cavell (2002) pervenuto a una riformulazione complessiva della natura del lavoro
filosofico. Se la certezza la condizione spontanea e naturale della vita quotidiana, il
relativismo e i suoi esiti scettici sono il risultato delle strategie fondazionali della
filosofia. Siamo cos consegnati a due visioni della realt che non sono suscettibili di
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essere riconciliate, come avevano gi osservato tra gli altri Thomas Nagel, Barry Stroud e
Peter F. Strawson. Nel dibattito su realismo da un lato e relativismo e scetticismo
dallaltro, tra strategie fondazionali e antifondazionali, assume oggi una particolare
rilevanza la concezione che Cavell ha esposto nel suo Cities of words (2004). Anche se si
ammette che il moderno relativismo possa sostenere la tesi secondo cui lo sviluppo
scientifico e culturale contemporaneo avrebbe messo in crisi la legittimit di stabilire un
contatto del soggetto umano con la realt oggettiva del mondo esterno, si commette,
per, un errore quando si cerca di inferire dal fatto che il mondo non oggetto di una
conoscenza dimostrabile, fondata e oggettiva, che esso non sia reale. La realt del
mondo non qualcosa da conoscere, bens da riconoscere (recognize) e da accettare
(accept) da parte di un essere umano concepito (in analogia con Martin Heidegger) come
uomo nel mondo, soggetto dellesserci (Dasein). Con qualche affinit con Rorty e
Williams, Cavell ritiene che lo scetticismo sia una faccenda di esclusiva pertinenza
filosofica generata dallepistemologia fondazionalista a partire da Ren Descartes.
Ma listanza filosofica del fondazionalismo epistemologico ha la propria matrice
originaria nel 17 sec., quando relativismo e scetticismo filosofico fioriscono
contemporaneamente, e non casualmente, in concomitanza con lo sviluppo delle teorie
di Francesco Bacone, Galileo Galilei, Descartes e Thomas Hobbes, ossia nel contesto di
unautonomia acquisita dalle scienze fisico-matematiche e di una secolarizzazione della
cultura che infrange lunit, la coesione del cosmo medievale con il suo ordine universale
di verit e giustizia. William Shakespeare secondo Cavell il protagonista fondamentale
di questa svolta relativistica e scettica (Cavell 2003; trad. it. 2004); noi comprendiamo
cos bene Shakespeare perch Shakespeare ha fatto noi, ossia ha definito luomo
moderno. Il filosofo americano osserva che i personaggi shakespeariani non parlano pi
in nome di criteri universali e oggettivi, ma origliano s stessi, dando voce ai loro impulsi
personali di brama, di potere e di riconoscimento. Shakespeare appartiene alla
generazione precedente a quella di Descartes, ma se Descartes non si fosse appeso a un
gancio pendente dal cielo (fuor di metafora, se non si fosse appeso alla prova ontologica
dellesistenza di Dio) sarebbe stato anche lui un relativista e uno scettico. Il relativismo e
la sua estrema conseguenza, ossia lo scetticismo, secondo Cavell, sono la smentita di
quella ricerca di certezza secondo la quale possiamo salvare la nostra vita conoscendola,
sostituendo cio la conoscenza alla nostra presenza alla realt. Ma la presenza umana
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alla realt, il contatto degli uomini con il mondo che li circonda, risultano allora
consegnati non gi ad argomentazioni logiche ed epistemologiche, bens a un ritrovato
rapporto con il mondo della vita comune, con il quotidiano, radicato nei dintorni del
nostro agire e vivere giorno per giorno, in unesistenza che Cavell definisce uneventful,
senza eventi eccezionali o clamorosi. Conseguentemente Cavell ravvisa nella filosofia
del linguaggio ordinario del secondo Wittgenstein e nellopera di John L. Austin esenti
da impalcature teoriche sistematiche lultimo bastione valido contro il relativismo. Ma
si tratta di una strategia intellettuale che porta a una riqualificazione dello stesso lavoro
filosofico che, mentre esalta il significato degli elementi ordinari dellesistenza umana
quotidiana, incontra il mondo della poesia, della letteratura e la sfera emozionale della
vita quali tramiti autentici della relazione con il mondo. Ne sono figure esemplari, per
Cavell, Ralph W. Emerson, Samuel T. Coleridge e Henry D. Thoreau. Risulta in tal modo
riqualificato e ridefinito ab imis fundamentis il lavoro filosofico: richiamandosi alla
priorit del linguaggio ordinario, Cavell rinuncia al fondazionalismo in vista di una
filosofia che non avanza nemmeno pi tesi, che non avanza impianti teorici, che non
esposta al dilemma tra verit ed errore, che indaga il proprio essere, ossia il testo
filosofico, che definisce la propria autointerrogazione, scoprendo contenuti di pensiero
diversi, alternativi o inesistenti e comunque differenti da quei contenuti che il soggetto
filosofico dellepistemologia classica tradizionale riteneva di dover pensare.
La trasformazione del dibattito sul relativismo
Il dibattito sul relativismo nei primi anni del 21 sec. mostra di rimanere sospeso fra: a)
lesercizio di argomentazioni e controargomentazioni raffinate e sofisticate, al limite
della sottigliezza sofistica, contro il relativismo e talora lo scetticismo in cui riafforano le
problematiche in tal senso introdotte tradizionalmente da un lato da Descartes e
dallaltro da Hume, che hanno permesso di scrivere la storia della filosofia moderna; b)
limmissione di argomentazioni meno esigenti e conclusive quali le dottrine
contestualiste; c) argomentazioni per default (ossia, in mancanza di meglio, di argomenti
pi forti di quelli avanzati); d) il fallibilismo; e) il naturalismo nella variet delle sue
tonalit e dei suoi vincoli; f) il riferimento storico-antropologico, pi o meno naturalizzato
alla forma di vita (Lebensform, form of life), e allassetto di una morfologia sociale e di
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dimostrare la realt del mondo esterno, anzich, come ribadisce Cavell, di realizzare il
riconoscimento e la presenza delluomo nel mondo al di fuori di argomentazioni
epistemologiche e speculative.
Ma un argomento affine, sebbene indipendente, quello dei neopragmatisti americani,
quali Rorty, Richard J. Bernstein, John Rajchman, Cornel West, i quali ora ravvisano nei
problemi del relativismo una conseguenza lineare di una impostazione di problemi che
non affatto necessaria. Lidea che solo se si legge Descartes e si accetta lidea che la
mente pu garantire soltanto s stessa e i propri contenuti interiori, si pu cominciare a
dubitare che esistano alberi, rocce, stelle, altri uomini, altre cose. soltanto la frattura
epistemologica cartesiana fra sostanze estese e sostanze pensanti che ha generato la
possibilit dello scetticismo moderno. La filosofia, secondo questa visione, non ha
scoperto problemi oggettivi n ha commesso errori, dal momento che gli oggetti di cui si
occupata per es., il rapporto fra universali e particolari in Aristotele, o il foro interiore
di Descartes e Locke, o lintenzionalit di Edmund Husserl, le costruzioni logiche di dati di
senso di Bertrand Russell, la mente di Gilbert Ryle sono oggetti inventati e non oggetti o
entit fraintese e misconosciute. In questi primi anni del 21 sec. il revival del
pragmatismo negli Stati Uniti testimonia di una svolta che sostituisce il dibattito sul
relativismo con il richiamo e il riferimento a una prassi linguistico-concettuale che non
deve riflettere le cose come esse sono in s stesse, out there, problema allorigine dello
spauracchio del relativismo, ma che deve elaborare modelli pi avanzati dellesistenza
umana, ossia dellessere uomo, sul piano etico ed estetico ai fini di una vita buona da
vivere. In questo senso un fraintendimento laccusa mossa ai neopragmatisti di essere
filosofi relativisti. I neopragmatisti sostituiscono infatti al dibattito sul relativismo e al
regime di equivocit che esso sembra suscitare lunivocit e la coerenza di scelte e
decisioni pragmatiche ordinate e finalizzate rispetto a valori, secondo il principio
teleologistico che risale a William James.
La presenza continua al mondo
Il tratto pi innovativo e anche pi distintivo e peculiare del recente dibattito sul
relativismo appare quello che si appella allistanza di ritrovare la presenza delluomo nel
mondo ordinario, nei dintorni del suo agire, nelle circostanze quotidiane della vita e
dellesistenza, rinunciando al progetto tradizionale di confutare il relativismo con gli
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che non deve decidere o costruire, ma ascoltare per riconoscerlo e per accettarlo.
Lascolto, infatti, il luogo critico esposto a seconda dei casi al misconoscimento e al
fraintendimento. Ci che accade, ci che si rivela volta a volta nel corso dellesperienza
del mondo pu essere contingentemente una conferma o una falsificazione di una nostra
congettura o di una nostra aspettazione. tuttavia il nostro modo di ascoltare che decide
sia il senso sia la verit di tale evento. E questo pregiudica il sentimento o la convinzione
della nostra presenza al mondo.
Ossia, in altri termini, ci che accaduto non potr mai pi accadere qui e ora, ci che
accadr non qui e ora, ma potrebbe essere determinato da ci che sta accadendo qui e
ora nel corso dellevoluzione del tempo. La continua presenza del presente (Cavell 2004)
questo puntuale ascolto di ci che passato e di ci che sta per accadere senza
confonderli, senza assimilarli per effetto di un nostro schema epistemologico di qualche
tipo che ci induce erroneamente a stabilire che il passato ha determinato il presente o
che il presente determiner il futuro. Sia nelluno sia nellaltro caso, la tipica espressione
lo sapevo! rivelatrice di una manipolazione epistemica che operiamo sui dati
dellesperienza e sulle loro relazioni, nella misura in cui li ordiniamo sulla base di un
preventivo schema epistemologico che ci attribuisce straordinari poteri di previsione e di
spiegazione (sapevamo quale piega avrebbero preso gli eventi). Se le difficolt avanzate
dal relativismo in passato erano implicate nel destino di teorie della verit, di certezze
epistemologiche, di assunti semantici e di argomentazioni cogenti, emerge ora un nuovo,
specifico aspetto del relativismo quale atteggiamento critico che non attende una prova
argomentativa cogente e risolutiva per arretrare e dissolversi, bens dischiude il
riconoscimento di un nuovo modo di pensare e di vivere che restituisca agli uomini un
rapporto profondo con la realt del mondo che li circonda. Una presenza, appunto,
continua nel mondo, un mondo da riconoscere, da accettare, e non da dimostrare
attraverso la conoscenza e le procedure logico-epistemologiche.
Stili di pensiero
Al processo di riavvicinamento alle forme della vita ordinaria promosso dalle scienze
umane e dalla cultura filosofica sopra considerato, corrisponde un itinerario per certi
aspetti analogo nel campo specifico del dibattito sullepistemologia relativistica. Contro i
principi dellimpostazione tradizionale dellepistemologia classica del neorazionalismo e
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razionalit scientifica univoca e universale, per il primo esiste invece una molteplicit di
teorie nessuna delle quali quella vera o pi vera delle altre. Si potrebbe dunque dire che
alla svolta del nuovo secolo le controversie sul relativismo epistemologico si stiano
placando. In The road since structure (2000) Thomas Kuhn ha riformulato la tesi
dellincommensurabilit in termini decisamente pi distensivi: le teorie scientifiche non
sono intrinsecamente incommensurabili e la possibilit del loro confronto dipende
dallapprendimento di nuove lingue, di nuovi vocabolari e delle loro modalit assertive
(per passare, per es., dalla fisica aristotelica a quella galileiana, oppure dalla nozione di
massa in Newton a quella di Ernst Mach e Einstein). Dunque le guerre kuhniane sui
paradigmi scientifici si stanno avviando a una conclusione e soprattutto i dibattiti sul
relativismo stanno assumendo una direzione che indica una nuova consapevolezza della
storicit delle teorie scientifiche. Se in precedenti versioni storicistiche e, in particolar
modo, nelle dottrine sociologiche esternaliste il riferimento agli sfondi culturali delle
teorie scientifiche costituiva un argomento a favore del relativismo e congiuntamente a
sfavore della razionalit scientifica oggettiva, nei pi recenti dibattiti sul relativismo si sta
manifestando un diverso atteggiamento analitico che tenta di coniugare insieme storicit
e razionalit del sapere scientifico.
Questa mediazione resa possibile dal passaggio da uno scenario epistemologico
centrato sulla nozione totalizzante di verit a quello caratterizzato dalla coppia o
dicotomia vero-falso. In sostanza, gli schemi concettuali da Kant ai neopositivisti fino a
Willard Van Orman Quine, Kuhn, Hanson e Paul K. Feyerabend erano modelli locali del
sapere scientifico, condizioni e fattori responsabili della costruzione delle teorie
scientifiche relative a determinate concezioni della verit scientifica (Aristotele, Galileo,
Descartes, Newton, James Clerk Maxwell, Einstein, Niels Bohr). In questi termini, avere un
paradigma scientifico o uno schema concettuale significava organizzare una versione
scientifica del mondo fisico sulla base di una certa, definita nozione di verit. Ciascuno
schema o paradigma adottato costituiva e definiva la verit di un orizzonte scientifico.
Applicare nel dibattito sul relativismo la nozione di verit non in una posizione privilegiata
e assoluta, bens nei termini della relazione bipolare vero-falso induce una nuova
prospettiva interpretativa del sapere scientifico. Una cosa infatti applicare uno schema
concettuale, una versione del mondo, un modello, un paradigma che fissa
preliminarmente, sulla base dei propri assunti, la verit di una teoria scientifica; unaltra
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cosa praticare uno stile di ragionamento che si articola e ruota intorno allalternativa
vero-falso. Uno stile di pensiero o di ragionamento un contesto di argomentazioni e di
inferenze soggetto alle alternative del vero e del falso, non gi alla definizione apriorica di
quello che viene descritto e prescritto come il mondo vero. Pertanto uno stile di pensiero
o di ragionamento un processo di pensiero-linguaggio che costituisce lunica fonte dei
significati delle asserzioni che proferiamo. Non sussiste, in altri termini, per alcuna teoria
scientifica una giustificazione precedente o comunque esterna a quello che Ian Hacking
e Alistar Cameron Crombie hanno definito uno stile di ragionamento. Lo stile di
ragionamento una costruzione storica, che affonda in un contesto di ragioni culturali,
che appartiene a una certa e ben definita tradizione di valori, criteri e di vocabolari
decisivi (Hacking 2002). Gli stili di ragionamento sono molteplici e differenti e sono
naturalmente consegnati alle loro vicissitudini e al loro destino storici. Essi si distinguono
dalle versioni del mondo (Nelson Goodman), dagli schemi concettuali (Quine), dai
paradigmi (Kuhn), dai modelli della scoperta scientifica (Hanson), dagli schemi di
accettabilit razionale (Putnam) ossia dalleredit delle pi influenti teorie
epistemologiche trasmesse dal 20 sec. in quanto, anzich descrivere la Natura nei
termini di una certa concezione della verit, attivano un processo riflessivo su ci che
vero e ci che falso che risulta convalidato dallo stile di ragionamento nel quale esso
viene costruito e formulato. Gli stili di ragionamento sono intrascendibili in quanto
costituiscono il contesto storico globale entro il quale il processo riflessivo viene
costruito. Gli enunciati non hanno pertanto unesistenza indipendente dalle modalit
contingenti e storicamente variabili degli stili di pensiero adottati. La prospettiva aperta
dalla dottrina degli stili di ragionamento si fa carico dello sviluppo di nuove possibilit
alternative generate allinterno di un certo stile di ragionamento (Hacking 20062). Se non
esiste una metaragione oggettiva e universale dal momento che ogni stile di
ragionamento non pu che riferirsi circolarmente ai propri interni criteri e vincoli, uno stile
di pensiero pu nondimeno raccomandarsi e storicamente assumere il sopravvento su
altri stili per la sua capacit di ampliare la sfera delle proprie possibilit e delle proprie
applicazioni, estendendo linduzione scientifica. In tal senso, per fare un esempio, la
meccanica statistica di Ludwig Boltzmann estende la meccanica classica newtoniana
inserendovi la sua teoria termodinamica. Se non possiamo trascendere lo stile di
ragionamento nel quale siamo necessariamente impegnati e dal quale esclusivamente
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generiamo i nostri enunciati, anche vero che sono proprio queste condizioni e questi
requisiti che in qualche misura ci mettono al riparo dalle minacce del relativismo estremo
e radicale cos come dalle sue derive scettiche. Se, infatti, da una parte il razionalismo
oggettivo e dogmatico teorizza una verit univoca e universale, dallaltra il relativismo
radicale ossia quello secondo il quale una teoria o una cultura buona quanto unaltra
pecca di egual dogmatismo assolutizzando lincertezza e lambiguit dei nostri saperi.
Il processo inferenziale e argomentativo di uno stile di ragionamento non predica una
certa verit come pi giustificata o fondata rispetto ad altre, ma articola le proprie ragioni
sulle possibilit delle nostre proposizioni di essere vere o false. Il relativismo allora,
anzich sanzionare il fallimento delle nostre imprese cognitive, mantiene il suo lato
positivo nel custodire il sospetto del fallibilismo, lallarme di fronte alla incauta e
dogmatica certezza apodittica e la consapevolezza della rivedibilit di ogni sistema
teorico.
Va notato che questa prospettiva deve la sua fecondit e anche il suo potere di
moderazione a una nozione di verit intesa come giustificazione, come spazio logico
delle ragioni e argomentazioni storicamente definite, anzich come rispecchiamento o
corrispondenza con la realt come essa sarebbe in s stessa. Ma non sono soltanto le
tradizionali teorie della verit come corrispondenza a essere in difficolt; anche le teorie
pragmatiste o strumentaliste non sono in grado di giustificare le teorie scientifiche
quando si limitano ad appellarsi al loro successo. Infatti il successo non la soluzione
del problema della valutazione delle teorie scientifiche, ma una parte del suo problema:
qualunque dato sperimentale come tale non sanziona una teoria come vera o valida o
confermata se non in un rapporto complesso a una costruzione teorica, peraltro storica e
contingente, ossia a una rete di inferenze e a una batteria di concetti entro una notazione
canonica, che rappresentano i fattori costitutivi di un determinato stile di ragionamento.
Razionalismo e relativismo in una nuova prospettiva storica
Il presente periodo storico testimonia un nuovo corso, un nuovo indirizzo culturale nel
quale razionalismo e relativismo non costituiscono pi due poli teorici avversi e
irriducibili, che si alimentano luno dellassolutismo e del dogmatismo dellaltro con un
segno rovesciato. Piuttosto si preannuncia un nuovo spazio culturale nel quale problemi,
inquietudini, istanze delluno di questi due poli si compenetrano con la consapevolezza e
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il riconoscimento dei problemi, delle inquietudini e delle istanze avanzate dallaltro polo.
Sono proprio lintroiezione e lassimilazione, da parte di ciascuno di questi due poli, delle
istanze avanzate dallaltro a spiegare il clima pi pacato e disteso che si sta diffondendo
nel dibattito sul relativismo, un clima inimmaginabile negli ultimi decenni del 20 sec.,
attraversato da irriducibili opposizioni e dalle accese guerre kuhniane nellepistemologia,
nella filosofia della scienza e nella cultura filosofica in generale. Ma attraverso questo
processo, entro il quale il razionalismo oggettivo e il relativismo si ricalibrano a vicenda
ammettendo luno anche le ragioni dellaltro, risulta profondamente cambiata la natura
dello stesso lavoro filosofico, risulta mutata la consapevolezza che lesercizio filosofico
pu o deve assumere nei confronti dei propri compiti e della natura del proprio discorso.
La disputa fra razionalismo e relativismo stata fino al 20 sec. anche una contesa sulla
questione se vi sia una verit oppure ve ne siano molte, se vi sia un solo metodo oppure
pi metodi filosofici e scientifici, anche se vi sia una sola teoria filosofica in posizione
privilegiata sanzionata come la pi vera o se invece occorra riconoscere lesistenza di pi
teorie filosofiche su un piano di parit. Ora, proprio dal mutuo riconoscimento delle
ragioni che motivano il razionalismo e il relativismo che scaturisce un nuovo modo di
considerare il lavoro filosofico. Alla luce della revisione degli assunti del razionalismo e
del relativismo che ne facevano in passato due avversari irriducibili, la filosofia oggi pu
rinunciare alla produzione e allesibizione di argomentazioni cogenti proprie di quella che
Robert Nozick (2001; trad. it. 2003) ha definito una razionalit costrittiva, evitando la
ricerca di prove irresistibili e perfino la ricerca di prove irresistibili che nelle prove
irresistibili c qualcosa di sbagliato. La conclusione che non pu essere la coazione,
sia pure esercitata mediante argomentazioni razionali, a generare la convinzione, cos
come non si pu costringere qualcuno a essere libero. provincialismo filosofico
consegnare le proprie convinzioni e le proprie credenze a una sola ed esclusiva dottrina
filosofica, e questa malattia pu essere curata mediante la conoscenza di alternative, di
possibilit differenti secondo le quali si pu guardare al mondo, alla Natura e alle stesse
questioni filosofiche e scientifiche. Lopzione nuova, allorigine di una svolta nel dibattito
su relativismo e filosofia negli anni in corso, allora in una visione complessiva che
consiste nel paniere delle visioni filosofiche, e in questo paniere ci stanno tutte le visioni
ammissibili (Nozick 2001; trad. it. 2003, pp. 36-7). Ma questo paniere non il segnale di
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Diamond la storia di Scrooge (il personaggio di Charles Dickens) che da uomo avaro,
insensibile e miserabile si trasforma in uomo generoso e amabile dopo una notte di
sogni e di incubi nel corso della quale recupera la memoria della sua infanzia, che gli
restituisce un positivo rapporto con i bambini che aveva umiliato e scacciato. Il
relativismo risulta essere messo in discussione da unattitudine etica che tematizza il
soggetto umano come un essere umano che si riappropria di sentimenti, di memorie, di
immaginazioni, di propensioni valoriali dei quali era stato deprivato. Il segno distintivo del
discorso etico coincide con questa restituzione delluomo intero; si tratta infatti di
restituire allessere umano quei concetti che egli aveva smarrito.
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