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Le tante facce e i molti equivoci di unemergenza

Pubblicato il 3 ott 2015


di Gian Paolo Calchi Novati
Se e quando il flusso migratorio verso lEuropa finir o almeno si normalizzer, si po
tr valutare meglio la maggiore o minore eccezionalit del fenomeno che dilagato neg
li ultimi mesi e soprattutto nelle ultime settimane. La storia registra processi
migratori che hanno di fatto cambiato il mondo plasmando e riplasmando la geogr
afia e la demografia dei continenti. Le Americhe, lAustralia, il Sud Africa ma an
che la Turchia e Israele sono il prodotto di spostamenti massicci di popolazioni
. Non sempre i nuovi insediamenti sono avvenuti nel vuoto. Le terre senza popolo
per popoli senza terra sono pi spesso una pia illusione o una pura e semplice ip
ocrisia per nascondere travasi o sostituzioni di massa con la forza. Lultimo spos
tamento di milioni di persone in Europa avvenuto a seguito della Seconda guerra
mondiale come effetto dello slittamento verso ovest dei confini e della reazione
alla sovietizzazione. La normativa internazionale sul diritto dasilo ha avuto come
spunto contingente proprio gli eventi in Europa degli anni quaranta.
Se si sta ai numeri, i profughi che approdano in Europa sono una quota minima ri
spetto ai profughi che si muovono allinterno delle stesse aree che soffrono le co
nseguenze di guerre, carestie, calamit naturali, persecuzioni e regimi autoritari
. La grande maggioranza degli uomini e delle donne che in Africa il continente c
he consideriamo il nostro continente di riferimento lasciano i loro paesi dorigin
e per emergenze di varia natura, ma anche alla ricerca di lavoro o promozione so
ciale, lascia un paese africano per un altro paese africano. I profughi africani
che restano in Africa si contano a milioni, non a decine o, tuttal pi, centinaia
di migliaia come per le esperienze recenti di immigrazione da Sud a Nord. Pur am
mettendo che pi facile integrare o integrarsi in contesti o spazi territoriali info
rmali che non nei nostri Stati ultra-formalizzati, resta tuttavia una bella diff
erenza fra Africa (ma anche Medio Oriente) e Europa. La percentuale media di str
anieri nei paesi dellUnione europea dell11%, nel solo Libano del 25%.
Per circa 500 anni lEuropa si ritenuta in diritto, e ne aveva i mezzi, di sottome
ttere al suo dominio il resto del mondo senza rispettare le frontiere altrui e l
a sovranit e le infrastrutture istituzionali delle genti nelle aree esterne. Questa
espansione in senso genericamente Nord-Sud avvenuta in coincidenza con laffermaz
ione del capitalismo finanziario e industriale e ha comportato anche la subordin
azione di quelle terre e di quelle popolazioni in termini economici. Fino alla S
econda guerra mondiale non c stata nessuna vera parit neanche a livello teorico fra
i bianchi e gli altri. Le asimmetrie stabilite dal colonialismo hanno perpetuat
o per un rapporto fra Nord e Sud caratterizzato da diseguaglianze che hanno resis
tito anche a svolte epocali come la fondazione delle Nazioni Unite e la promulga
zione della Carta dei diritti delluomo.
Dopo aver contribuito a disseminare nei continenti extra-europei unitamente ai p
ropri sistemi organizzativi e alle proprie istituzioni i suoi stessi cittadini i
n esubero o in cerca di terra o avventure, lEuropa sta subendo una specie dinvasio
ne di ritorno, che muove appunto da Sud, un Sud politico quando non geografico.
Non si tratta necessariamente degli stessi popoli in provenienza dai medesimi te
rritori. Il contesto quello dellordine neo-coloniale che le forze egemoni fanno fat
ica ad ammettere ma che praticano impunemente (o quasi) a spese di quelle stesse
plaghe e popolazioni. A differenza delle grandi potenze coloniali, lItalia non h
a dato nessuno spazio ai suoi colonizzati. Questo spiega perch nellemigrazione orm
ai massiccia proveniente dai paesi del Sud del mondo in Italia non figurano se n
on per cifre residuali uomini e donne originari dei nostri antichi possedimenti
in Africa. I primi eritrei e somali arrivati sulle rive dellItalia in gran numero
sono fra i morti o i naufraghi di Lampedusa.

Le guerre esportate dalle potenze occidentali sullo sfondo di crisi locali e gue
rre civili periferiche, sostenendo o fomentando cambi di governo (regime change
nel linguaggio tecnico), con lobiettivo di controllare risorse economiche e strat
egiche di cui hanno bisogno per soddisfare i propri interessi, sono una delle ca
use principali dellesodo in atto. Non fossaltro per questo, non si condanneranno m
ai abbastanza i misfatti commessi in Iraq e in Libia. Certi paesi sono rimasti s
egnati per sempre dalle malversazioni perpetrate a spese dei processi interni. I
n Iran, solo per fare un esempio, latto di forza ordito dalla Cia nel 1953 per ro
vesciare Mossadeq e riportare sul trono lo sci non mai stato veramente dimenticat
o.
Nel contesto di pretesa eguaglianza e compartecipazione alla base del Nuovo ordi
ne mondiale, che pi comunemente, soprattutto avendo in mente il mercato, diventa
la globalizzazione, le ingiustizie a danno del Terzo mondo, il Sud globale di og
gi, hanno tuttaltra rilevanza. Gli scambi e la comunicazione sono troppo pervasiv
i. LEuropa non pu pi dissimulare i secondi fini dellopera di civilizzazione nel nome
el progresso che ha permeato lestensione su scala universale della sua presenza,
pi o meno stabile e profonda, insieme ai suoi modelli e in ultima analisi alla su
a potest. Se cadono le barriere per i capitali, le merci e linformazione, si pu anc
ora giustificare il contrasto al movimento delle persone?
Di per s, lemigrante, anche nelle vesti di profugo o rifugiato, ha tutto per esser
e una figura cruciale e per molti aspetti emblematica del mondo globalizzato, po
st-coloniale e post-bipolare. Valica le frontiere geografiche e culturali. Simbo
leggia la pluralit e linterconnessione su base territoriale con i diversi identita
rismi e le varie fedi religiose. Solleva con la sua sola presenza problemi di de
mocrazia, libert e parit nella societ e nei luoghi di lavoro, diritto di cittadinan
za e redistribuzione delle risorse. LEuropa si trova di fronte a un passaggio cri
tico. come se i popoli variamente discriminati o oppressi avessero preso in paro
la lEuropa e pretendano, con la loro presenza, di chiudere il cerchio.
In Italia ma di fatto in Europa e in tutti i paesi sviluppati limmigrazione dal S
ud del mondo trattata, a livello di discorso pubblico e di legislazione, come un
a questione securitaria. I toni predominanti volgono allallarmismo e al pericolo: i
nvasione biblica, emigrazione clandestina, operazioni di polizia. Ma anche fornitu
re di mezzi militari come motovedette armate o apparecchiature di videosorveglia
nza ai paesi di provenienza o di attraversamento. Lorgano dellUnione europea che s
i occupa di immigrazione si chiama Frontex evocando insieme una frontiera da pre
sidiare e un fronte di guerra. Anche per questo lapertura umanitaria della Merkel
, ridimensionata peraltro di l a poco dal ritorno della burocrazia e del realismo,
suonata come una grande rottura.
Sebbene nellinsieme abbia rappresentato un teatro secondario nellarco dellimperiali
smo coloniale che ha avuto i suoi epicentri nellAsia meridionale e nellAfrica a su
d del Sahara il Mediterraneo ha fatto registrare con il colonialismo un vero e p
roprio scambio di popolazioni. Prima i pieds noirs in Algeria, adesso i beurs ne
lle banlieues di Parigi e Marsiglia. Nessun altro teatro coloniale poteva vantar
e la vicinanza con lEuropa del Nord Africa (il che implica una dimestichezza reci
proca, alla pari, iniziata ben prima delloccupazione europea, assolutamente scono
sciuta con lIndia o con il Senegal prima dellavventura coloniale e anche dopo). Pe
r effetto del colonialismo, il bacino del Mediterraneo stato diviso di fatto da
una linea di sovranit che assoggettava il Sud al Nord. Anche a decolonizzazione c
ompletata, nel Mediterraneo permane una linea pi o meno invisibile di potere insi
eme hard e soft che inquina i rapporti fra le due sponde e che ha mandato a vuot
o le iniziative di cooperazione, compreso lambiziosissimo Partenariato euro-medit
erraneo varato a Barcellona nel 1995 e dichiarato esaurito dieci anni dopo.
Il blocco di paesi che si affacciano sul Mediterraneo da sud, fra il mare e il S
ahara fino allarea immediatamente contigua, il Sahel, con i suoi immensi spazi pr
edisposti ai traffici sulle lunghe distanze, e quindi alla mobilit, uno dei due g

randi bacini della migrazione che sta investendo lEuropa. La Libia il luogo di tr
ansito pi che di produzione di candidati al viaggio al di l del Mediterraneo. I li
bici che hanno lasciato la Libia sono unentit trascurabile (ma non escluso che se
la guerra continua e tanto pi se dovesse aggravarsi, possa iniziare anche una mig
razione propriamente libica). La gente dei barconi arrivata e arriva in Libia per
lo pi dal Sahel, dove imperversa una specie di corto circuito innescato da un pro
cesso di state building particolarmente complesso per la coabitazione di popolaz
ioni nere, contadine o urbanizzate, a contatto diretto, per effetto della geopol
itica di derivazione coloniale, con i nomadi e semi-nomadi che hanno il loro hab
itat nel deserto e sono impervi a ogni forma di autorit centralizzata. Su di esso
si innestata la war on terror condotta dagli Stati Uniti e, soprattutto dopo lav
vento al potere di Hollande, dalla Francia. Il Fezzan, nel sud della Libia, un v
ero e proprio focolaio di tensioni, traffici illeciti e addestramento per i grup
pi dediti al jihadismo.
Chi, anche in Italia, parla della necessit di andare in Libia per bloccare il comme
rcio di esseri umani dovrebbe almeno sapere che Zouara e gli altri porti dimbarco
sono un falso bersaglio, perch le terre dorigine del fenomeno sono lontane e anch
e molto lontane. Il Sahara attraversato da profughi in provenienza dalla Nigeria
a ovest e dal Corno a est. I due governi di Tobruk e Tripoli che il rappresenta
nte dellOnu cerca di portare a un accordo di pace con la formazione di un governo
di unit nazionale si sono entrambi pronunciati contro la missione formalmente di
anti-contrabbando approvata in maggio dallUnione europea e rilanciata in settemb
re come sola espressione della politica unitaria dellEuropa.
Malgrado il lessico corrente, il trasporto di esseri umani verso lEuropa non ha n
ulla a che vedere con la tratta degli schiavi classica, quali che siano gli abus
i che possono commettere e che certamente commettono gli scafisti. La tratta in
direzione delle Americhe attraverso lAtlantico che dur due o tre secoli fra Cinque
cento e Ottocento prevedeva razzie di persone libere, prima uomini e in un secon
do tempo anche donne, mai bambini, destinati a essere venduti come schiavi una v
olta giunti sulle coste dellAmerica. Gli schiavi erano incatenati e stivati sulle
navi con la forza e contro la loro volont. Le barche che arrivano o dovrebbero a
rrivare a Lampedusa o nelle isole greche trasportano persone che vogliono partir
e e hanno pagato per partire. I migranti di oggi, con molti bambini al seguito,
esprimono la spinta di molti a lasciare la terra dove sono nati o risiedono. lemi
grazione della disperazione: lemigrazione inseguendo un semplice miglioramento ec
onomico (come stata per molti anni lemigrazione di marocchini e senegalesi verso
il nostro paese) quasi scomparsa. Lunico aspetto comune fra la tratta dellepoca cl
assica e i viaggi nel Mediterraneo oggi lalto tasso di mortalit che comportavano e
comportano le due traversate.
Per combattere gli scafisti di oggi, la misura pi ovvia sarebbe di schierare le n
avi lungo le coste e nei tratti di mare dove il commercio pi intenso per raccogli
ere i profughi. Qualcosa di simile avveniva con loperazione Mare Nostrum, che per
ufficialmente ha chiuso i battenti. Solo cos, fra laltro, si inaridirebbe alle rad
ici il business milionario che ruota attorno allemigrazione cosiddetta clandestin
a (in realt irregolare perch per il resto si svolge alla luce del sole).
C un precedente che pu tornare utile come caso di studio. Nella seconda met degli an
ni settanta del secolo scorso, lesodo in massa dei boat people dallIndocina anche
allora dopo una terribile guerra esportata dagli Stati Uniti, non si sa se vinta
o persa non fu sentito o presentato come una minaccia. I profughi venivano assist
iti e integrati. Pazienza se la buona volont rientrava nella propaganda anti-comu
nista. Non risulta nemmeno che chi scampava ai vopos di guardia a Berlino Est lu
ngo il Muro fosse penalizzato e riportato indietro dai governi dei paesi occiden
tali. Schindler e Perlasca che, senza lucro alcuno e sia pure in unemergenza del
tutto diversa (ma a leggere i giornali anche questa epocale), hanno aiutato tanti
perseguitati a fuggire, sono addirittura passati alla storia come eroi.

Il Mediterraneo non pi la priorit assoluta sul piano europeo come accadeva solo po
chi mesi fa ma resta incombente. Pi attuale da qualche tempo diventato il secondo
grande contenitore di profughi effettivi o potenziali: la massa continentale ov
est-asiatica che si estende dallAfghanistan fino al Medio Oriente con lo snodo de
lla Turchia e la pressione sui Balcani attraverso la Grecia. Negli ultimi tempi
la Siria ad aver occupato la ribalta. LItalia ne risulta pi defilata. Lopinione pub
blica europea, colpevolmente male informata, si trovata davanti un fenomeno inat
teso. da anni che i siriani fuggono a milioni dal loro paese per scampare alle v
iolenze della guerra scoppiata nel 2011. Finora essi sono rimasti stanziati sopr
attutto in campi di raccolta ai confini con la Turchia e nei paesi arabi vicini.
Il travaso verso ovest la conseguenza del modo in cui gestita la guerra aerea e
terrestre in corso in Iraq e Siria contro lo Stato islamico (nonch contro il reg
ime di Assad).
Il tappo saltato soprattutto per effetto della disgregazione della Siria dopo quel
la dellIraq a seguito della guerra anglo-americana del 2003. I due Stati che ospi
tano le capitali dei Califfati storici, Damasco e Baghdad, rischiano di scompari
re. Nel vuoto spicca la vitalit delle comunit curde, che hanno acquistato dei tito
li di merito combattendo contro le milizie con le bandiere nere del finto califfo
per difendere le loro case e i loro campi, da Mosul a Kobane. Preoccupano per i r
apporti che esse intrattengono con le organizzazioni che rivendicano la formazio
ne di quella patria curda che fu prevista e poi cancellata dagli accordi dopo la
Prima guerra mondiale sulla sorte dellex Impero Ottomano e che sarebbe destinata
a sovvertire i confini di tre o quattro Stati del Medio Oriente. La Turchia non
pi tanto disposta a fare da filtro e allevare quasi in casa un esercito che potr
ebbe minacciare i propri delicati equilibri interni. La dichiarazione di guerra
allIsis di Erdogan, che ha messo intanto a disposizione dei bombardieri americani
tre basi in territorio turco, stata, almeno in parte, una copertura della guerr
a con il Pkk, chiudendo per il momento una lunga fase di convivenza e interrompe
ndo bruscamente le trattative che avevano coinvolto anche Oalan dal carcere in cu
i sconta una condanna a vita.
La stessa Grecia, dopo lultimo accordo con lUnione europea, ha cambiato politica.
Invece di trattenere i profughi (le stime ufficiali indicavano in 50.000 allanno
i migranti arrivati in Grecia e mai partiti), per non provocare partners gi mal d
isposti nei suoi confronti, impiegando anche misure restrittive molto vicine all
a persecuzione (il 60% dei detenuti in Grecia o era costituito da stranieri), ha
instaurato una specie di via di transito che riversa migliaia di persone verso
i Balcani. Da qui la sequenza che ha coinvolto la Macedonia, la Serbia e lUngheri
a e pi in generale lEuropa centrale.
Lallargamento dellUnione europea ai paesi dellEst, che evit sicuramente una lunga tr
ansizione dal socialismo reale al capitalismo liberale, rivela ormai troppe critic
it. Manca solo la voce di un innocente che proclami che il re nudo per mettere in c
risi tutta la costruzione. La xenofobia pu anche avere giustificazioni storiche m
a non per questo pu essere accettata come una regola. Calais e la Manica non hann
o nemmeno la scusante della Cortina di ferro. Ancora pi dei provvedimenti di chiu
sura presi dai governi fa scandalo il consenso che sale dal basso, anche in occa
sione delle elezioni, in un misto di cinismo, timore e risentimento.

Dentro e fuori leuro, si credeva che lUnione europea avesse dei principi politici
e morali oltre ai vincoli di bilancio. Sotto lurto dei profughi, sono saltati cap
isaldi che parevano inamovibili come la Convenzione di Dublino sul primo accesso
e la libert di transito nello spazio europeo previsto dal meccanismo di Schengen
. In pi, sono stati seppelliti, quasi formalmente, i valori europei scritti a lette
re dorate in tutti i documenti prodotti in pi di mezzo secolo dai Trattati di Rom
a in poi. Se pu consolare, non solo lEuropa, a tradire limmagine buona dellOccident
Australia e Stati Uniti sono pi o meno allineati al ribasso. La campagna elettora
le di Trump una rivelazione da non sottovalutare.

C una coincidenza quasi perfetta fra le terre di provenienza dei profughi e le ter
re in cui hanno imperversato le guerre esportate dagli Stati Uniti con la compli
cit dellEuropa. In Libia lEuropa ha persino indotto Washington a partecipare a un c
onflitto in cui linquilino della Casa Bianca non credeva fino in fondo. Limpotenza
dellOccidente risalta in tutta la sua gravit proprio perch esso sembra disporre or
mai solo di strumenti militari, rinnegando o dimenticando le preziose risorse de
l soft power. Sulle colonne del Corriere della sera (14 settembre) Angelo Panebian
co vede una realt tutta sua e lamenta la riluttanza dellEuropa a ricorrere alla fo
rza spiegandola con i troppi anni di desuetudine alla guerra. Una simile lettura
cancella dimperio le guerre in Algeria e Vietnam, o di Suez, veri e propri facsi
mili del bellicismo dilagato non appena sono venuti meno i freni e le auto-restr
izioni del bipolarismo. I politologi, anche i pi bravi, hanno il vizio (epistemol
ogico) di fare a meno della storia.
Il circolo vizioso delle guerre si autoperpetua anche se lobiettivo un movimento
o una fattispecie che nessuno a parole difende come lIsis e in genere il terrorism
o (termine che non si adatta fino in fondo proprio allIsis). Se pu avere un senso n
on continuare sempre e solo a recriminare contro le guerre intentate dal giovane
Bush, proseguite a vario titolo o chiuse malamente da Obama, non ha sicuramente
senso riproporre la stessa strategia che fallita ovunque (persino nel Kosovo, a
nche se in Italia non se ne parla volentieri per non imbarazzare DAlema). Anche i
bombardamenti degli Stati Uniti, della Francia e della Gran Bretagna uccidono e
distruggono. Ogni raid dei droni americani per neutralizzare in Pakistan, Yemen,
Somalia e nel campo di battaglia a cui stata ridotta la Mezzaluna fertile il cap
o di una formazione nemica non solo una violazione della legalit internazionale (
e in qualche caso persino della legge americana): causa numerose vittime collate
rali fra i civili rinfocolando la confusa avversione per lOccidente che lIsis sfru
tta a suo vantaggio anche per il reclutamento di combattenti in Europa o nel Mag
hreb. Partire per lEuropa non necessariamente un atto damore, pu anche essere una r
ivalsa. Senza sbocchi politici credibili e i recenti avvenimenti in Egitto dimos
trano che le elezioni nei paesi in transizione non sono unalternativa credibile l
e frustrazioni delle masse e degli individui diventano unarma impropria al serviz
io di cause che possono anche essere aberranti. Le difese che una volta protegge
vano i ricchi e potenti signori del Centro dalla rabbia degli esclusi e degli op
pressi della Periferia sono ormai inefficaci. cos che crisi che avvengono in post
i remoti hanno ricadute ovunque.
Il bambino, fortunatamente vivo questa volta, che ha detto alla televisione Ferma
te la guerra in Siria e non verremo pi, non importa quanto spontaneo fosse, stato
pi efficace di tanti inutili talk-shows. Si era sempre saputo che la sua centrali
t faceva della Siria il fulcro del processo scatenato dalle Primavere arabe. Quel
la frase ha ricordato a tutti linsostituibilit della diplomazia, non a caso sprezz
ata da Panebianco. Nessuno si illude che una ricomposizione in Siria (come in Li
bia, dove almeno lOnu ci prova) sia un processo facile. Lidentificazione fra la Si
ria e lapparato di potere del Baath, che ha creato nel tempo una rete pressoch ine
stricabile fra Stato, regime e societ, rende Bashar al-Assad unopzione che non pu e
ssere ignorata nella fase negoziale. Non tutti sono disposti a riconoscerlo e a
prenderne atto. Obama ne ha un brutto ricordo, eppure il precedente del 2013 per
le armi chimiche siriane indica che si pu sempre provare. Ovviamente, non si pot
r prescindere da interlocutori come la Russia e lIran uscendo dalpetit comit di una
Nato appena un po allargata fatto passare per comunit internazionale. Prima verr imp
egnato nella gestione delle crisi e pi il regime degli ayatollah si svincoler dai
mezzi impropri con cui aiuta i suoi proxies nella regione, dal Libano allo Yemen
. I governi arabi, per non parlare di Israele, devono abituarsi a un Iran non es
pansionista e belligerante ma integrato nellordine regionale in funzione della st
abilit e degli scambi, che tornano utili anche a Teheran.
La passivit dellEuropa davanti a queste urgenze diventa sempre pi imbarazzante. I s
ermoni di Scalfari ogni domenica su la Repubblica, ma anche le generose iniziative
di Laura Boldrini con i presidenti di alcune Assemblee di paesi europei, tengon

o viva lillusione che la questione migratoria pu essere loccasione giusta per ripro
porre con forza la necessit dellunit dellEuropa in senso federale. Evidentemente nes
suno si sente abbastanza laico da dichiarare una volta per tutte che uno Stato e
uropeo non esiste e non esister ancora per molto tempo. A questo punto, rivolgers
i a Bruxelles o a Berlino in quanto capitale dellEuropa reale rischia di essere sol
o una perdita di tempo. Le quote daccoglienza su cui puntava anche lItalia sono st
ate accantonate. In compenso, stata rilanciata la bella idea dei Blitzcontro gli
scafisti, che o sono impossibili o sono a loro volta criminogeni.
Come avvenuto per il trasporto degli schiavi in America ( questa, se mai, lassonan
za fra la tratta ieri e il traffico di esseri umani oggi), lemigrazione alla volt
a delle cittadelle industriali e post-industriali dellOccidente chiamata da una dom
anda di lavoro che i residenti degli Stati europei e degli Stati Uniti (ma anche
della Russia post-sovietica, dove i caucasici e in futuro i cinesi, temuti gli
uni e gli altri bench per ragioni diverse, riempiono i vuoti aperti dalla crisi d
emografica in atto) non possono o non vogliono soddisfare per ragioni di numero
ma anche per come sono evoluti gli stili di vita. La schiavit nel Nuovo mondo ris
olse il problema della manodopera nelle piantagioni in un momento in cui non era
disponibile nessunaltra alternativa. Non escluso che sullo sfondo premano anche
oggi le stesse correlazioni. Se per avventura il Messico domani diventasse una S
vizzera con le piramidi Maya, gli Stati Uniti che hanno edificato a titolo dimos
trativo un muro di sbarramento sul confine del Rio Grande dando qualche idea pri
ma a Israele e quindi ai dirigenti dellEuropa dellEst dovrebbero cercarsi da qualc
he parte un altro Messico per continuare a beneficiare di un afflusso di migrant
i a basso tasso di costi e di diritti.
Drammatizzare e militarizzare il problema dellimmigrazione un espediente in pi per
diffondere paura e impedire uneventuale solidariet trasversale fra cittadini ed e
migrati in una fase di contrazione forse inarrestabile del lavoro, dei diritti e
dei salari. Potrebbe essere lobiettivo a cui pi o meno consciamente si prestano i
partiti che nei nostri paesi vengono classificati di destra, colmando una caren
za di rappresentanza del disagio dei pi deboli da parte della sinistra. Oltre ad
avviare una competizione economica su scala mondiale giocata a spese dei lavorat
ori, la globalizzazione, duplicata da forme sempre pi articolate e invasive di reg
ionalizzazione, sta riducendo sempre pi le capacit degli enti intermedi come lo Sta
to, con le sue credenziali democratiche, di ordinare leconomia e la politica. La
politica proprio perch lemigrazione un tema complesso, difficile da governare, con
isvolti che riguardano la storia, il diritto, leconomia, la sociologia, la psicol
ogia individuale e collettiva ha il dovere di studiare il modo migliore di convi
vere con un fenomeno per molti motivi destinato a durare coinvolgendo i partiti,
i sindacati, le chiese, la scuola, i media e la cultura in un dibattito serio e
documentato.
Ci voleva papa Francesco per dire a chiare lettere che lemigrazione, come le altr
e crisi del nostro tempo, al pari per esempio del cambiamento climatico, il prod
otto di una diseguaglianza strutturale. Senza attaccare i nodi dello sfruttament
o a favore di pochi, non si riuscir a veder le stelle. Una solidariet vera con i p
rofughi, al di l del gesto umanitario comunque meritorio, implica prendere le dis
tanze dal potere che responsabile in ultima istanza di quel fenomeno, mettendo in
discussione per ci stesso dalle fondamenta il sistema che predomina in Europa e n
el mondo.
fonte: il Ponte

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