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1. SEMIOTICA
Il primo gruppo di studiosi che hanno tentato di analizzare il fatto teatrale, in tutte
le sue accezioni, tramite strumenti di tipo semiotico, allo scopo di descriverne il
funzionamento in quanto fenomeno di significazione e di comunicazione,
Circolo linguistico di Praga. Gli studiosi praghesi si occuparono di:
a) identificare e classificare i vari tipi di segni teatrali (o usati a teatro),
descrivendone il funzionamento nella rappresentazione;
b) mettere in evidenza il modo in cui essi si organizzano nella gerarchia di
elementi della messinscena.
Le indagini e gli scritti spaziano dal folclore dellEuropa orientale al teatro cinese,
dalla drammaturgia scritta allattore, dal teatro dei burattini al cinema; i principi
semiotici definiti sono sostanzialmente tre:
1) principio di artificializzazione (o semiotizzazione): sono le procedure
mediante le quali la scena artificializza i vari elementi, anche reali (un
oggetto) o non prodotti intenzionalmente (una caratteristica fisica dellattore);
2) principio del funzionamento connotativo: gli studiosi insistono sul
carattere connotativo del segno teatrale; in base al quale esso sempre
segno di segno doggetto anzich segno doggetto. Vogliono dimostrare
che nella messinscena tutto ci che viene mostrato, poich viene visto da
qualcuno in carne ed ossa, si carica di significati aggiuntivi, talvolta
metaforici, che contribuiscono a rendere il senso globale dello spettacolo;
3) principio della mobilit: riguarda il fenomeno dellindipendenza fra i
caratteri di un segno (espressione/contenuto). Fenomeno che si traduce in
due fatti specifici:
a) lintercambiabilit funzionale: fra segni di sistemi significativi diversi;
b) la polivalenza: di uno stesso elemento espressivo, che pu quindi assumere
diversi significati a seconda del contesto, ma pu anche svolgere ruoli e
funzioni diverse (si pensi, nel caso di un oggetto, al fazzoletto correlativo
oggettivo nellOtello).
Nel ventennio che segue questi studi, per, la semiotica del teatro conosce una
vistosa involuzione teorica e metodologica, ed occorrer il boom degli anni
Settanta per sentir parlare nuovamente di loro. Nel ventennio precedente il boom,
lattenzione si sposta sul testo drammatico, ritenuto la componente essenziale
del fatto teatrale che questultimo si limiterebbe a tradurre e illustrare. Ma anche
negli anni Settanta, va ricordato, questa tendenza sar comunque viva, e si
contrapporr energicamente alle posizioni di quanti, pi correttamente,
eleveranno lo spettacolo drammatico e non il testo a oggetto dellindagine, e
considerando il testo una delle componenti del fatto teatrale.
La rinascita della semiotica teatrale
La semiotica del teatro riceve un vigoroso rilancio tra la met degli anni 60 e i
primi anni 70: ed in questo periodo che la semiotica del teatro comincia a
definirsi con pi precisione, tentando di divenire una disciplina. Questa rinascita
della semiotica teatrale come disciplina pu farsi risalire al 1968, anno in cui esce
il saggio dello studioso polacco Kowzan Il segno a teatro, con sottotitolo
introduzione alla semiologia dellarte dello spettacolo. In questo saggio, Kowzan
ribadisce una volta per tutte che il teatro, lo spettacolo, non pu e non potr mai
essere un unico linguaggio, poich rappresenta un insieme, di volta in volta
diverso, di linguaggi eterogenei, ed il cui funzionamento non potr mai essere
spiegato in base ad un unico codice; solo tramite una pluralit di codici sar
possibile farlo. Nota la sua classificazione di tredici sistemi di segni che
intervengono nello spettacolo teatrale: parola, tono, mimica, gesto,
movimento, trucco, acconciatura, costume, accessorio, scenografia,
illuminazione, musica e rumori.
Dopo il lavoro di Kowzan, si susseguono numerosi studi per una semiotica
teatrale come disciplina: ci che li accomuna lo spettacolo come oggetto della
neo-disciplina e non il testo drammatico. Vengono cos analizzati molti punti fermi
del fatto teatrale come fenomeno significativo e comunicativo:
a) il rapporto tra testo i messinscena;
b) tipologie di segni e codici teatrali;
c) le gerarchie dalla struttura della messinscena;
d) la segmentazione dello spettacolo;
e) i meccanismi teatrali di produzione del senso.
E naturalmente si fa pi intensa la battaglia fra sostenitori del primato dello
spettacolo e i sostenitori del testo scritto.
Il testo spettacolare e i suoi contesti
Dunque nella seconda met degli anni Settanta la semiotica teatrale si sviluppa
lungo due linee direttrici: la prima quella della descrizione di singole ricorrenze
spettacolari, mentre la seconda costituita da una serie di elaborazioni teoriche
per una messa a punto di modelli per lanalisi testuale dello spettacolo. In
entrambe viene fuori un principio secondo il quale lo spettacolo teatrale un
testo complesso, composto da pi testi parziali o sottotesti, come il testo
verbale, quello gestuale, quello musicale e cos via; e regolato da una pluralit di
codici eterogenei. La denominazione che si impone quella di testo
spettacolare, il cui corrispettivo inglese performance text. Successivamente si
sono sviluppate le coordinate per studiare il testo spettacolare in rapporto al
contesto culturale, da un lato, e al contesto spettacolare, dallaltro:
1) Contesto culturale: o generale, costituito dallinsieme dei testi culturali
teatrali o extrateatrali che possono essere messi in relazione con il testo
spettacolare; per esempio testi mimici, coreografici, scenografici, drammatici
da un lato, testi letterari, retorici, filosofici, architettonici ecc., dallaltro;
2) Contesto spettacolare: (o immediato) costituito, invece, dalle circostanze
di rappresentazione e di fruizione dello spettacolo, ma anche dalle varie fasi
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genetiche (training degli attori, le prove ecc.) e le altre attivit teatrali che
circondano lo spettacolo vero e proprio.
In teoria questi due contesti andrebbero sempre tenuti sottocchio nello studio del
fatto teatrale; in pratica, per, chiaro che il contesto generale divenga pi
importante quando si lavora su eventi del passato e lo stesso accade con quello
immediato quando loggetto sono eventi contemporanei.
Avviene per, nel momento in cui la teoria teatrale inizia a studiare lo spettacolo
in rapporto allo spettatore, un vero e proprio cambiamento delloggetto di analisi:
le varie discipline, infatti, hanno chiarito in modo definitivo che ogni testo
sempre incompleto poich chiede al suo destinatario (lettore o spettatore, ma
anche insieme) di completarlo; e ci pi che mai vero nel caso di un testo
spettacolare. Lo spettacolo diviene intelligibile, comincia addirittura ad esistere,
solo dal momento in cui si instaura la relazione teatrale, intendendola
innanzitutto come rapporto attore-spettatore. Ed per questo che loggetto
danalisi della semiotica teatrale diventer la relazione teatrale, il processo
produttivo e ricettivo, di cui lo spettacolo costituisce solo un aspetto non
separabile dagli altri.
La relazione teatrale e lo spettatore
Nel tentare di definire la relazione teatrale come oggetto teorico, salta subito agli
occhi la sua bidimensionalit, il fatto di presentare due facce contrastanti ma
complementari: da un lato, infatti, questa relazione sembra consistere in una
manipolazione dello spettatore da parte dello spettacolo (in primis da parte
dellattore); infatti lo spettacolo cerca di indurre nello spettatore determinate
trasformazioni intellettuali e passionali (idee, valori, emozioni, fantasie ecc.),
oppure di spingerlo a comportamenti concreti (si pensi al teatro politico del
Novecento o al teatro propaganda di Piscator).La relazione teatrale, pertanto,
non consiste solo in un far sapere, ma soprattutto in un far credere e in far
fare: lo spettatore un oggetto drammaturgico, lobiettivo, il bersaglio del regista
e dellattore. Ma la relazione teatrale, dallaltro lato, consiste anche in unattiva
partecipazione dello spettatore, il quale pu essere considerato un coproduttore
dello spettacolo; egli il costruttore dei significati e, da questo punto di vista,
sempre un oggetto drammaturgico.
Lo Spettatore Modello rappresenta solo un risultato ipotetico, una categoria
teorica. Nel teorizzare la figura dello spettatore modello gli obiettivi sono sempre
due: a) mostrare che produzione e ricezione sono processi profondamente
collegati, anche se relativamente autonomi; b) mostrare come uno spettacolo
prevede un certo tipo di spettatore, come costruisce la relazione con esso. La
teoria dello Spettatore Modello serve anche a mostrare in che modo lo spettacolo
lasci la possibilit a colui che ne fruisce di filtrarlo con la propria visione. Il
passaggio dallo spettatore modello a quello reale pone allindagine semiotica
problemi molto seri, che riguardano la sua stessa identit di disciplina.
Occorrerebbe parlare di semiotica VS storia del teatro: fino ad oggi, infatti, fra
queste due discipline c stato sempre un non rapporto evidente, fatto di
diffidenza e sospetti. Le ragioni di un incontro mancato sono molte, ma ruotano
tutte attorno ad una considerazione: la condizione di grave ritardo metodologico
nella quale si trovano gli studi teatrali, nonch la mancanza dinteresse da parte
degli storici del teatro per le questioni teoriche. Ci ha comportato un certo
isolamento della storia del teatro non solo in rapporto alle scienze umane, ma
anche nei confronti della storiografia generale.
Da qualche tempo, per, le cose sembrano cambiare: lo scopo principale di una
voluta collaborazione tra semiologi e storici nello studio del teatro dovrebbe
essere quello di fornirsi un reciproco aiuto per sbarazzarsi dei vizi ideologici e
delle carenze metodologiche di cui si parlava.
Documento monumento: che cos (di cosa parla) un documento teatrale
Se la concezione realistica del teatro oramai definitivamente tramontata, non si
pu dire altrettanto di quel certo feticismo documentario, che stenta ad
estinguersi in virt della paradossale riformulazione della storia del teatro come
una storia dei documenti sul teatro. importante che la nuova storiografia
teatrale abbia una concezione del documento non come entit naturale,
operando la ridefinizione di oggetto di conoscenza (o di cultura), costruito in
quanto tale dallo storico.
Un documento sempre profondamente legato alla soggettivit di chi lo ha
prodotto. Il documento, oltre a presupporre un emittente ed un destinatario,
presuppone anche un rapporto tra i due; il documento, pertanto, esibisce
soprattutto il rapporto tra il sapere di chi lo ha prodotto ed il sapere del, o dei,
destinatari. Ma tale comunicazione non possibile se non interviene un sapere
comune, nel quale semplicemente superfluo parlare di cose gi note.
Di solito i documenti, teatrali e non, parlano solo di ci che non gi noto
(allemittente e/o al destinatario); ma sarebbe opportuno dire che ogni documento
di norma conserva la traccia di ci che di eccezionale accade. Cambia il rapporto
di opposizione tra saputo e non saputo in quello di normale/eccezionale.
Vediamo un esempio: per quanto riguarda la Commedia dellArte, si crede che
limprovvisazione e la specializzazione dellattore nelleseguire una sola parte
siano la norma, mentre furono probabilmente leccezione; e proprio per questo
furono cos ampiamente documentate (Ruffini). Dunque il documento, di regola,
parla soltanto di ci che ritiene eccezionale. Taviani, in un saggio, si interroga
sulla significativa mancanza di documenti sulla Commedia dellArte relativi alle
tecniche sceniche e recitative dei comici. Quella dei comici era unarte dalla
tecnica segreta, non solo perch essi non vollero divulgarla, ma soprattutto
perch non potevano farlo: per mancanza di condizioni culturali e linguistiche
indispensabili. Per questo motivo ci che viene divulgato, in merito al lavoro
dellattore comico professionista, solo quel poco che poteva essere assimilato
ad altre attivit definite nelle loro tecniche: il lavoro delloratore e quello del
letterato.
Negli stessi anni di Duvignaud, Erving Goffman studiava gli elementi teatrali
impliciti nei piccoli rituali della vita quotidiana, specie nelle relazioni
interpersonali. Le ipotesi alla base del suo lavoro sono:
a) il comune rapporto sociale di per s organizzato come una scena, con
scambio di azioni, contro-azioni, battute finali;
b) ci che spesso fa il locutore non passare informazioni agli interlocutori, ma
di presentare drammi ad un pubblico.
Il nostro comportamento in pubblico, le nostre relazioni interpersonali, comprese
quelle banali, hanno sempre a che fare in qualche modo con la finzione e la
scena; non che noi tendiamo a mentire o ad ingannare deliberatamente, piuttosto
abbiamo il costante bisogno di interpretare dinanzi agli altri il nostro S, il nostro
ruolo, la nostra persona sociale; oppure, pi semplicemente, cerchiamo di offrire
alla visione di terzi quellimmagine che vorremmo loro conservassero di noi. Noi
attori sociali, cos, mettiamo in opera una serie di abilit e di tecniche simili a
quelle degli attori di teatro: mimica appropriata, toni della voce, gestualit, pause
ecc.
Ma non che bisogna non distinguere fra teatro e vita quotidiana: sarebbe una
deformazione del pensiero di Goffman, che non si mai sognato di pensare che
il teatro e la vita di tutti i giorni sono la stessa cosa; le sue analisi dimostrano una
cosa ben diversa: la rappresentazione non confinata nei limiti della finzione ma
costituisce unimportante realt della vita quotidiana. Non si tratta, dunque, di
confondere due tipi ben diversi di comunicazione, le rappresentazioni teatrali e
quelle quotidiane, ma di rendersi conto sia in una che nellaltra gli attori devono
ricorrere ad un vasto repertorio di tecniche reali. Un personaggio teatrale non
reale, ma per essere messo in scena con successo bisogna ricorrere a tecniche
reali, le stesse che usiamo nella vita di tutti i giorni per le relazioni sociali.
Il teatro come modello di comportamento
Il teatro pu essere considerato un modello di comportamento quotidiano. Quello
che possibile osservare nella storia europea che il teatro, inteso soprattutto
come rappresentazione e recitazione, nascendo dai codici culturali del proprio
tempo, finisce per influire su di essi e, spesso, per modificarli. In particolare
accade che lattore, il suo movimento, il suo gesticolare, il suo esprimersi, in
scena e fuori, vengano assunti deliberatamente come modello di comportamento.
Tale fenomeno ricorre soprattutto nel Settecento, dove questa caratteristica del
teatro appare evidente, e segnalano la presenza di un fenomeno pi profondo e
di vasta portata: la possibilit, per il teatro, di funzionare come dispositivo
codificatore del comportamento degli uomini nella realt della vita e del costume.
Forse occorrerebbe parlare di sociologia della produzione teatrale, intendendola
come lo studio del gruppo degli attori in quanto compagnia e, pi ampiamente, in
quanto professione; studiare il rapporto funzionale del contenuto dei testi, lo stile,
i quadri sociali, i tipi di strutture sociali e le classi sociali; studiare, infine, le
funzioni sociali del teatro nelle diverse strutture sociali globali.
1) Sociologia degli attori e delle compagnie
a)
b)
c)
d)
4. ANTROPOLOGIA
Fra tutte le scienze umane, lAntropologia quella che pi ha influenzato il teatro
del Novecento: si infatti verificato un incontro spesso importante fra la ricerca
antropologica e la ricerca teatrale, derivante non solo dalladozione di temi
comuni, ma anche da una sostanziale convergenza di necessit metodologiche.
Del resto lantropologia trova nel teatro un terreno di sperimentazione
eccezionale, poich essa si trova a che fare con uomini che giocano a
rappresentare altri uomini.
utile ricordare che sono molti e fondamentali i cambiamenti apportati
dallantropologia sul teatro: fino a non molto tempo fa lemergenza di uno studio
antropologico del teatro ruotava attorno allesigenza della conoscenza delle
origini del fenomeno teatrale; come e quando nato, perch, come e quando
lumanit passata dal rito allo spettacolo, come e quando nato lattore. Oggi,
invece, il centro dattenzione della ricerca antropologica si spostato
decisamente sul rapporto rituale-teatro, ma con due decisive variazioni: la prima
che il termine rituale viene assunto pensando ai rituali del comportamento
umano; la seconda che si analizzano le analogie strutturali tra fenomeni rituali e
fenomeni teatrali, fra comportamenti culturali e comportamenti scenici.
Il problema centrale dunque quello dei rapporti fra teatro-vita quotidiana, in
cui possibile individuare due tendenze: una preferisce sottolineare affinit e
analogie, laltra interessata alla distanza fra le due e le differenze, teorizzando il
teatrale come extraquotidiano (Grotowski e Barba).
Il corpo artificiale
Alla base delle attivit e delle sperimentazioni svolte sino ad oggi dallISTA, ci
sono soprattutto le ipotesi scientifiche elaborate da Eugenio Barba sui temi
dellAntropologia teatrale. Largomento pi interessante sicuramente quello
riguardante i principi pre-espressivi transculturali che Barba riscopre al fondo
delle tecniche dellattore (chiamate extraquotidiane) di un gran numero di forme
sul solo aspetto verbale, lunico non fissato completamente: per anche il tessuto
verbale, messo insieme allimprovviso, non era realmente improvvisato (nel
senso di inventato l per l), poich faceva riferimento alla letteratura sulle diverse
parti, raccolta nei generici o zibaldoni. Dunque improvvisazione come arte
delladattamento e della combinazione (o montaggio) di un vasto repertorio
letterario, intesa come variazione personale e capacit di far sembrare
improvvisato ci che in realt era previsto. Per una migliore conoscenza
scientifica del fenomeno molto complesso della Commedia dellArte, si pu fare
riferimento alla recitazione, ovvero alle caratteristiche tecniche e stilistiche dei
codici recitativi impiegati dai comici italiani.
Un silenzio paradossale
La Commedia dellArte forse uno degli episodi meglio documentati della storia
del teatro occidentale; ma la situazione diversa se, dalla realt storica, si passa
allo studio del lavoro teatrale degli attori, le loro tecniche sceniche, il loro
addestramento, i loro metodi di preparazione fisica e verbale. Questa scarsit di
documenti prodotti dai comici stessi, relativi alle tecniche recitative, ha qualcosa
di paradossale nella misura in cui come tutti sanno la Commedia dellArte fu
innanzitutto un teatro dattore e che, per giunta, i comici italiani erano perlopi
scrittori prolifici. Se si esamina il materiale che loro ci hanno tramandato, si pu
constatare come essi parlino di tutto tranne che della recitazione. Siamo quindi
predisposti a credere che non si tratti di un vuoto documentario casuale, bens di
un silenzio dovuto ad una vera e propria strategia del silenzio. Va beninteso,
per, che i comici non tacciono completamente del loro lavoro di attori, per si
riferiscono solo a quegli aspetti in cui esso assimilabile al lavoro degli oratori e
dei letterati; quindi si riferiscono a tecniche conosciute se non addirittura palesi,
ma non parlano mai degli aspetti specifici del loro mestiere.
Naturalmente altrettanto grave la situazione per quanto riguarda i documenti
indiretti ed esterni: nei testi drammatici e negli scenari non mancano indizi
mimico-coreografici e tecnicismi relativi alla recitazione; ma essi permettono di
conoscere il che cosa e non il come del comportamento scenico. Quanto alle
testimonianze degli spettatori esse risultano lacunose e molto povere dal punto di
vista tecnico; possono talvolta divenire interessanti se le si interroga come tracce
degli effetti dellarte attorica.
Indizi iconografici
Se, nonostante tutto, gli studiosi sono riusciti comunque a farsi unidea sul modo
in cui recitavano i comici dellArte, lo si deve allabbondante materiale
iconografico che stato trasmesso dalle compagnie. Non certo del materiale
troppo attendibile, il cui limite per eccellenza rappresentato dalla staticit delle
illustrazioni, dal loro rappresentare gli attori in posa; in ogni caso, infatti, il prima
e il dopo lo spettacolo vengono sempre trascurati.
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Fino ad oggi non si sono mai poste domande relative ai problemi metodologici di
utilizzazione documentaria di tali materiali iconografici; problemi che riguardano
la pertinenza e lattendibilit. Ed anche successo che lassunzione di tali fonti
come informazioni sulla Commedia dellArte abbia invece rivelato un problema
sostanziale: quello che, spesso, queste illustrazioni sono libere interpretazioni
dellartista.
Tuttavia lo studioso pu sempre utilizzare queste immagini per scopi storicocritici sulla Commedia dellArte, e soprattutto sulla recitazione degli attori, a patto
per di capire di che cosa queste immagini sono documento, del teatro dei comici
italiani o, come sembra, delle reazioni che esso produceva negli spettatori.
Ci sono tuttavia materiali iconografici pi attendibili di altri, specie per quanto
riguarda la prima Commedia dellArte: ma anche in questo caso non si tratta, n
pu trattarsi, di fotografie ma di disegni o dipinti. De Marinis si riferisce alle
incisioni del Recueil Fossard, che comprendono tra laltro stampe di una
importante compagnia italiana al tempo di Enrico III, e forse anche di un preciso
spettacolo con tutti i personaggi maggiori: da Pantalone ad Arlecchino, dagli
Zanni agli Innamorati, dalla Serva al Capitano. Inoltre disponiamo delle sette
incisioni di Arlecchino ad opera di Tristano Martinelli, il primo grande Arlecchino,
nonch varie incisioni sparse dello stesso tempo (fine 500 inizi 600).
Il fatto che tali documenti vengano presi seriamente in considerazione dagli
storici non un caso e le ragioni sono molteplici: innanzitutto perch si tratta di
incisioni a stampa e non di dipinti o affreschi; oppure per il fatto che lattendibilit
di questi documenti rafforzata anche da una notevole concordanza intertestuale
nei confronti di altri documenti iconografici della stessa epoca.
opposti, che con il loro diverso dosarsi producono, con il tempo, le modificazioni
decisive nel comportamento scenico degli attori e delle attrici.
Il livello pre-espressivo
Il codice energetico
divisione verticale del corpo in due parti: una rigida, dura, con la gamba distesa,
laltra morbida, rilasciata, con la gamba piegata.
La svolta del realismo elegante
difficile scandire esattamente i momenti di questa trasformazione: le risorse
iconografiche la fanno risalire alla met del Seicento; ma dopo il 1670 che
aumentano le attestazioni iconografiche sul nuovo canone recitativo, specie per
quanto riguarda Arlecchino, Scaramouche e Mezzettino. E diverse se ne
susseguono negli anni tra il 1675 e il 1688: molte di esse rappresentano i due
attori pi famosi del thatre italienne, Mezzettino Costantini ed Arlecchino
Gherardi (che furono ritratti da i pi noti incisori dellepoca). Sono queste
immagini le testimonianze maggiori dellaffermarsi progressivo della recitazione
realistico-elegante a scapito di quella energica: pi che in presenza di attori
recitanti sembra spesso essere dinanzi a danzatori veri e propri (i piedi non
poggiano mai entrambi a terra, anzi spesso sono entrambi sulle punte). Ma va
ricordato che non c dubbio che ladozione del solo codice realistico-elegante,
da parte di tutti gli attori della compagnia, significhi anche un aspetto non
secondario nel progressivo declino della Commedia dellArte.
Innanzitutto i comici dellultima generazione ( da Pier Maria Cecchini e Giovan
Battista Andreini, fino a Flaminio Scala) promossero una drastica ristrutturazione
della produzione teatrale, con lobiettivo di realizzare criteri di organizzazione
industriale di maggior efficienza; tale ristrutturazione invest anche il momento
produttivo, apportando una normalizzazione del repertorio e dellallestimento. Si
inizi cos a verificare una mancanza di talenti attorici e a rimpiangere i vecchi
improvvisatori della recitazione energica e contrastata. Ma non va tralasciato un
altro motivo fondamentale: linsieme di trasformazioni che la Commedia dellArte
subisce una volta impiantatasi definitivamente in Francia (che va sotto il nome di
francesizzazione). Il Thatre italienne si stabilisce a Parigi nel 1661 e, a partire
dal 1670, iniziano le testimonianze iconografiche su una recitazione realistico
elegante. Nel momento stesso in cui si stabilizzano a Parigi, le compagnie
italiane subiscono un processo di standardizzazione folclorica che congela la loro
specialit a non essere specializzati. Ed con questo processo di
folcrorizzazione che avviene labbandono del codice energico e ladozione
esclusiva del codice realistico-elegante: ed ecco perch, di conseguenza, non si
parla mai di cambiamento ma di svolta vera e propria. Potremmo dire che, a
partire dalla met del secolo XVII, lattore europeo abbandona le tecniche
extraquotidiane per una tecnica che la societ ha pienamente accettato. Resta
forse labbandono delle tecniche extraquotidiane, quindi, con conseguente
abbandono del codice energico, il fatto pi negativo che porter la Commedia
dellArte, in quanto teatro essenzialmente dellattore, alla definitiva scomparsa nel
Settecento.
6. LATTORE COMICO NEL TEATRO ITALIANO DEL NOVECENTO
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9. INTERPRETAZIONE
SPETTATORE
ED
EMOZIONE
NELLESPERIENZA
DELLO
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