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R.

ACCADEM IA D E L L E SCIENZE D E L L ISTITUTO


D I BO LO G N A

SCRITTI INEDITI
DI

LUIGI FERDINANDO MARSILI


RACCOLTI E PUBBLICATI NEL II CENTENARIO DALLA MORTE
A C U R A D E L C O M IT A TO M A R S I L I A N 0

BOLOGNA

N IC O L A Z A N IC H E L L I
1930 - IX

R. ACCADEM IA D E L L E SCIENZE D E L L 'IST IT U T O


D I BOLO G NA

SCRITTI INEDITI
DI

LUIGI FERDINANDO MARSILI


RACCOLTI E PUBBLICATI NEL II CENTENARIO DALLA MORTE
A C U R A D E L C O M IT A TO M A R S IL I A N O

BOLOGNA

N IC O L A Z A N IC H E L L I
1930 - IX

Bologna - Societ Tip. gi Compositori - 193-IX

PREFAZIONE

Per celebrare il secondo centenario dalla morte di


Luigi Ferdinando Marsili, generale, scienziato, geo
grafo, e fondatore dellIstituto, fu dalla R. Accademia
delle scienze nominata una Commissione, che si tra
sform poi in Comitato cittadino sotto la presidenza
del Podest di Bologna. La Commissione fu d avviso
che il miglior modo per onorare l insigne Cittadino era
quello di pubblicare alcuni dei numerosi e preziosi
manoscritti che di lui son rimasti e di promuovere
studi di persone competenti intorno alla vita e a llopera
di tanto Uomo. E deliber di raccogliere un volume
di studi e memorie intorno al Marsili; di pubblicare
integralmente la celebre Autobiografia, di cui si cono
scevano solo alcuni frammenti, pubblicazione che dai
dotti era stata pi volte augurata; di riprodurre,
infine, scegliendo nella grande mole alcuni dei suoi
scritti pi interessanti.
Il volume delle Memorie comprende scritti dei mag
giori e migliori studiosi italiani del Marsili, considerato
nei suoi varii aspetti; l Autobiografia stata affidata
alle cure sapienti e premurose di Emilio Lovarini

SCR ITTI IN E D IT I DI L . F . MRSILI

VI

che ha dato compimento al non facile lavoro; il vo


lume degli scritti inediti vede esso pure la luce per
lo sforzo tenace di valenti studiosi.
Quest'ultimo presentava difficolt di qualche peso,
non gi perch mancasse la materia piuttosto per la
grande abbondanza di essa. chiaro che se ci fosse
stata libert di scelta senza limitazione alcuna, la
cosa rendevasi assai pi agevole giacch di materiale
importante e utile per gli studi, fra i manoscritti
marsiliani, ce n tanto da potere dar luogo, non
a uno solo, ma a molti volumi.
La cura della scelta degli scritti da pubblicarsi
fu da prim a affidata al valoroso e compianto collega
dottor Carlo Frati Bibliotecario dellUniversitaria, che
opportunamente indic come prim a opera la Mono
grafia sul Lago di Garda, della quale egli stesso
proponevasi di scrivere la introduzione: ma la morte
lo colse appena iniziati gli studi.
Per la determinazione degli altri sci'itti da pubbli
carsi, fra gli inediti, si assunse la cura, in seguito,
l avv. Paolo Silvani, delle cose bolognesi tutte clto e
amantissimo in particolare poi di quel che si attiene
a ll Universit e al Morsili ; ma essendo stato chiamato
ad un alto ufficio in Roma non pot continuare l opera,
e dovetti assumermi io il carico non lieve e certo su
periore alle forze mie di apprestare il volume. Ad
assolvere il quale incarico non sarei certo riuscito
senza il continuo consiglio ed aiuto del Presidente
dell Accademia e Vice Presidente del Comitato pro-

PREFA ZIO N E

vir

fessor Salvatore Pincherle, e di molti, devo dire di


tutti, i componenti la Commissione esecutiva.
1 c'iteri che ci condussero nella scelta dei lavori
da pubblicarsi erano ovvii: far s che tutti gli scritti
avessero importanza e che dal loro insieme trasparisse
quella versatilit di mente e di studi che del Morsili
propria. Anzitutto si pose la ricordata Monografa
sul Lago di Garda, una delle prime cos compiute e
cos lungimiranti che intorno ad un lago fossero sino
allora apparse; ed essa ha avuto la fortuna di avere
per illustratori il prof. Mario Longhena, che da tanti
anni dedica molta parte della sua attivit scientifica
al Marsili, e il prof. Achille Forti di Verona, valoroso
botanico e storico della scienza, per il quale il Garda
non ha segreti : essi arricchirono il testo Marsiliano
di preziose note illustrative. La parte militare ha una
espressione curiosa nella ristampa di una pubblica
zione rarissima e quasi introvabile contenente la Rela
zione dellassedio di Vienna, di fonte turca, tradotta
in parte e in tutto accomodata dal Marsili. Segue una
Lettera-prefazione a quel Catalogo dei manoscritti di
cui il Marsili auspic invano la pubblicazione ; lettera
nella quale egli narra non solo particolari della vita
sua, ma ci svela il modo con quale riusc a mettere
insieme quel prezioso e portentoso materiale bibliogra
fico sopratutto orientale, che costituisce anche ora la
meraviglia dei dotti. Il lato geologico trova una degna
espressione in uno scritto sopra la Storia naturale
dei gessi e dei solfi delle miniere di Romagna, Uhi-

"VII!

SCR ITTI IN ED ITI DI L . F . MARSILI

strato dalla sagace cura e dalla visione netta di un


giovane quanto valente studioso, Tino Lipparini. Chiude
il volume uno dei trattati che, su discipline o storiche
o artistiche o letterarie, egli compose: ho scelto il
Compendio d una storia della tipografa perch non
solo si presenta con un aspetto garbato di compiutezza,
ma perch 'anche su questo campo, che sembrerebbe lon
tano dai suoi studi, egli pot recare nuove vedute e far
giusti rilievi, a cominciare da quello di avere notato
la importanza e i progressi che aveva raggiunta allora
e avrebbe raggiunta in sguito, quella divina fra le
arti che la stampa.
Giunti alla fine del volume, lo so, si sente vivo
un rammarico : che troppo poche cose si siano potute
dare del Grande. Ma poi mi consolo pensando che
dal poco nasce il molto, e che dal vivo desiderio di
conoscere pi intimamente questo uomo enciclopedico
e preveggente, pu maturarsi in altri il proposito di
ripigliare V argomento e condurlo a quella maggiore
estensione e compiutezza che da noi e da tutti
desiderata.
E confido in quest'augurio.

A lbano Sorbelli
Segretario del Comitato Marsiliano.

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1. ' fi e?
5 I f .

Carta del Lago di Garda

OSSERVAZIONI FISICHE
I NTORNO AL LAGO D I G A RDA
D ETTO ANTICAM ENTE BENACO

INTRODUZIONE

Non far la storia della graduale conoscenza d i questo lago,


n passer in rassegna le num erose rappresentazioni di esso:
m i parrebbero entram be le cose quasi sproporzionate al lavoro
in ed ito che qui si pubblica. vero che questo il primo sguardo,
lungo e intero, rivolto al Benaco e che prim a di esso, anche se
g li uom ini di studio lo hanno fa tto oggetto della loro atten
zione, nessuno tratt 1 argom ento con la com postezza, con 1 ar
m onia, col sapiente ordine del M arsili; ma un lungo pream
bolo sarebbe evidentem ente fuor d i luogo in un volume come
questo. Onde m accontenter di una breve introduzione, in cui
quasi esclusivam ente si parler del metodo che il M. ha seguito
in questa sua operetta, nata quando gi la vecchiaia aveva co
m inciato a to g liergli un po di forze, s che, dopo averla prepa
rata per le stam pe, non ebbe n la forza n la voglia di licen
ziarla e di m andarla attorno fra la gente di studio.
Sarebbe assai seducente una trattazione che seguisse passo
passo la sem pre crescente conoscenza di questo lago, sul quale
esiste una letteratura vastissim a, quale nessun lago italiano
possiede; vedere via via le aggiunte, le correzioni n ella rappre
sentazione, nelle cifre, nei d a ti; stabilire i progressi pi rapidi
e le soste pi lunghe, grazie a lle quali le conquiste sono diven
tate pieno possesso.
Certo nessun lago ita lia n o avuto tanta folla d i descrittori
come il Garda, n si possono contare i poeti che da Catullo e
d a V irgilio a D an te e da questo al Carducci la n n o cantato; e
non solo i m aggiori, m a anche i m inori, forse rapiti d a llincanto
delle sue bellezze, o forse soltanto sedotti d a llesempio dei pi
gran di: Giorgio Jodoco Bergano un poem etto in esam etri la

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

tin i che porta per tito lo B enacus , O s a r e B etteion i cantato


pure il bel lago in versi e Cesare A rici dei m elanconici versi
scio lti su Sirm ione. Ed anche in prosa il Garda avuto dei bei
descrittori, q uali Jacopo B onfadio, nel secolo X V I, e n ellotto
cento Serafino V olta, Ciro P ollin i, E nrico B ignam i ecc. E che
dire degli scienziati che hanno visto nel Garda un soggetto cos
interessante, pieno di problemi ter lorigine e per le vicende,
e d egli storici che nelle terre intorno al lago hanno narrato due
civilt cercanti di superarsi a vicenda?
T u tti i tra tta tisti di geografia i m aggiori ne parlano,
tu tti i pi fam osi viaggiatori si fermano davanti al nappo sme
raldino e sciolgono in n i di lode ad esso; Leandro A lberti nella
sua D escrittion e d ellIta lia il pi generoso di spazio dato al
Garda, ma F lavio Biondo non lo scorda, n il Cluverio, n l'Ortelio lo scordano ed Andrea Scoto nel suo Itinerario pi volte
accenna ad esso.
Le raffigurazioni del pari sono m oltissim e ed alcune di esse
assa i in teressan ti e per i d a ti che ne ricaviam o e per la tecnica
cartografica : da quella pubblicata da V. F a in elli e che del 300,
attraverso a lla carta del 1440 illu stra ta d allA lm agi, alle carte
m arsiliane ricostrutte su d ati del nostro, su m isurazioni fatte
da lui, quanta ricchezza e quanta m ateria di osservazioni, din
d ole generale e particolare, sul territorio rappresentato e su l
modo d i rappresentazione!
Ma ci che ha fatto il M arsili si scosta del tu tto da ogni pre
cedente : l inizio d i una nuova era per la letteratura del Garda.
Non pi il bel nappo sm eraldino che s i descrive, non sono
pi i ricordi cla ssici che s i ripetono: il passato scordato del
tu tto e solo rim ane dinanzi il fatto reale, len tit geografica
nella sua grandiosit.
Il M arsili, che aveva visto tanta parte dEuropa, e non era
nuovo a lla trattazion e di individ ui geografici notevoli, soggior
nando per qualche tempo su lle rive del Garda, si sente trasci
nato a descrivere questo superbo rappresentante della lim nologia
ita lica , e, presa la decisione di farlo oggetto del suo studio, non
va a com pulsare vecchie carte e libri antichi. Se cita Strabone
e l itinerario di Girolamo da Capugnano e lo Schott, solo

IL LAGO DI GARDA

perch questi autori danno cifre sulle dim ensioni del lago, ed
egli vuole confrontarle con quelle che ricava d alle m isurazioni
proprie.
D a lla leggiadra riva bresciana egli com incia il suo lavoro e
procede in esso con metodo, rigoroso e sicuro. Fra le carte m a
noscritte d i lu i troviam o un fascicoletto di appunti e di anno
tazion i 1 per la descrizione del lago, ma sono solo una parte del
m ateriale che egli ritenne opportuno raccogliere prim a di porsi
a stendere con ordine lam pia m ateria. La quale saggiam ente
distribuita, poich prima la trattazione divisa in due
parti il M. considera il lago come individuo geografico, in d i
pendentem ente da ogn i vita che si possa svolgere iu esso, poi
sottopone a lla sua a n a lisi la v ita delle piante del Garda e dei
pesci e di talu ni invertebrati che si incontrano in esso. D istin
zione questa necessaria e logica, che d piena libert a llautore
e che lo esonera dal dovere di frequenti richiami.
Procedendo, il M arsili ha ritenuto prima opportuno localiz
zare il lago. Chi legge ha da conoscere la vera posizione sua, la
form a e le sue dim ensioni. Ma in questa determ inazione delle tre
condizioni necessarie al lettore, il M arsili originale: non ri
corre ad altri, non guarda altre carte (probabilm ente non ebbe
d avanti che una carta del territorio veronese e del lago di Garda
d i P aolo F orlani, in cisa a V enezia nel 1012), le cifre le prende
d a lle m isurazioni che egli stesso fa ; e se c, confrontate con le
odierne, qualche d ifetto o qualche eccesso, dobbiamo perdonar
g li, ch egli ha voluto, pur con scarsi mezzi, essere il determinatore delle distanze fra i vari luoghi e d elle dim ensioni del lago.
Le sponde costitu iscono poi la seconda conoscenza da offrire ;
e nel descriverle il M. si ferma non poco, perch eg li ne consi
dera la conoscenza come necessaria alla dim ostrazione ed in
telligenza d ellalveo . Com incia da Nord e torna a Nord, g i
rando prim a su lla riva veronese e poi sulla bresciana, ed in que
sto periplo non scorda i m onti che selevano dietro, ch son essi,
vicini o lontani, che determ inano la natura delle rive e dnno
a g li ab itan ti la p ossib ilit di essere agricoltori o li spingono
1 Ms. 97 I. di carte 9.

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

verso altre a ttiv it . Anche le isole non sono dim enticate e di


tu tti i luoghi sedenti sulla riva fa tta menzione, non priva di
particolari di qualche interesse: n mancano, quando il mo
m ento lo esiga, richiam i a particolarit clim atiche, di guisa che
la vita sulle sponde m eglio definita con tali aggiunte e spie
gata ne suoi atteggiam enti.
Il secondo capitolo tu tto dedicato a ci che del lago non
si vede, a llalveo, alla cratera , che divide in due parti,
quella visibile e quella nascosta dalle acque. Q uestultim a egli
ricostruisce da ci che resta scoperto e che pu esam inare e dai
fram m enti che le reti dei pescatori o g li scandagli portano alla
luce. D al noto a llignoto procede la sua ricostruzione, e quindi
non pu non essere sicura, bench egli, sempre timoroso di af
ferm are troppo e di lascia rsi andare a conclusioni affrettate,
circondi quello che afferma di parole guardinghe e si muova
con cautele, che chi consapevole delle difficolt dell indagine
non potr m ai chiamare eccessive. in questo capitolo che
appaiono le prim e osservazioni stratigrafiche: sono vaghe ed in
certe queste nozioni, ma pur tra esse lecito scorgere una sot
tile luce, e forse il M arsili stesso non ha la coscienza intera
d ellim portanza sua futu ra e degli sviluppi che avr. Le affer
m azioni stratigrafiche che egli fa e sono parecchie , se
ancora elem entari e di scarsa capacit di induzioni, tu ttavia
indicano chiara la via per cui si dovranno m ettere gli studi di
geografa e sono testim onio dellaffanno che lo tormenta per
giungere a possedere il vero.
Se la conca ossea del lago deve precedere, im m ediata
m ente deve seguire la m isurazione dello strato acqueo raccolto
in essa : ecco il paragrafo che vien dopo, interessante, ricco di
cifre e sorprendente per chi consideri che da solo, con gli scarsi
m ezzi di cui dispone e con g li insufficienti strum enti che s
fabbricato, il M. riuscito, dalle proprie m isurazioni, a cavare
20 profili, 19 nel senso dei paralleli ed uno trasversalm ente al
lago. Questa sua a ttiv it indubbiam ente nuova e determ ina un
indirizzo nuovo nello studio dei m ari e dei lagh i: le m isura
zioni batim etriche sono inaugurate dal M arsili con risoluta in
tenzione e con la previsione che esse gioveranno non poco alla
conoscenza di s fa tti individu i geografici.

IL LAGO DI GARDA

Il
terzo capitolo trae completa, ragione dai precedenti; dopo
la cratera e le acque che la riem piono, ecco i tributari, i m ille
tributari, p alesi e nascosti. T ali tributari il M. cerca d indi
viduare in quanto alla provenienza, d i tu tti traccia il profilo,
m isurandone cos la larghezza come la profondit. N on pu per
determ inarne la velocit, ch i poveri strum enti che ha sono del
tu tto d isad atti alla bisogna. Anche del M incio non riesce a m i
surare il lento corso.
Onde il problema che si pone se le acque del lago si deb
bano tu tte al tributo degli im m issari od alle vene , m algrado
che egli calcoli la quantit im messa, quella em essa e quella
evaporata, non risolto in modo sodisfacente, ch egli conclude
genericam ente esser le vene num erose e ricche e recar buon tri
buto di acque al lago. La qual conclusione non poteva che essere
cos; la determ inazione in fa tti della portata dei fiumi non era
p ossibile con strum enti p rim itivi e con mezzi inadeguati, e
quindi m al sicuri erano i dati su cui si dovevano fondare i suoi
ragionam enti.
La n a lisi chim ica delle acque non lo porta ad alcun risul
tato positivo, come non lo ha portato ad alcun risultato lana
lis i delle acque del m are; la chim ica si basava allora del tutto
su i caratteri esterni, e perci tu tte le m escolanze che il M arsili
tenta, tu tte le reazioni a cui procede non lo fanno avanzar di
un passo. P iu tto sto qualche buona osservazione pu fare, met
tendo in rapporto il peso d ellacqua con la tem peratura e que
sta con la profondit.
Lultim o capitolo, il quarto, tratta dei venti e poi dei m oti
delle acque. T ratta prim a dei venti, perch essi sono causa non
ultim a dei m ovim enti delle acque; poscia di questi, che sono
anche originati da altre cause. B ello sopra tutto quanto, nella
m onografia m arsiliana, riguarda il vario incrociarsi dei venti
su lla superficie del lago ed il loro battagliare, e poich al testo
segue una carta che registra i venti che in diverse direzioni sof
fiano sul lago, cos questaspetto del clima gardense acquista
un evidenza grande.
Per i m ovim enti delle acque, che sono numerosi e di varie
cause, il M arsili io credo che abbia raggiunto il grado maggiore
di originalit : in questa parte egli quasi del tutto nuovo. Le

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

d istin zio n i che fa dei vari m oti g li perm ettono di comprenderli


tu tti, e di non trascurarne nessuno. F a tta la distinzione d i venti
costan ti e di venti in co sta n ti e sta b ilite le cause pi generali d i
questi, il M arsili ne passa in rassegna non pochi, ed mirabile
come eg li, descrivendoli e descrivendone gli effetti, sincontri in
quello che intorno a ta li m oti dicono autori moderni. S i ca
pisce che su lle cause non ci pu essere uguale accordo fra il
M arsili ed i m oderni; cos, ad esem pio, il M arsili crede che
il m oto delle acque in senso contrario a quello da esse se
g u ito per causa del vento derivi dalla disposizione in sita nelle
acque a riprendere il luogo prim itivo, mentre oggi non si pu
pi assegnare a tale virt innata delle acque la ragione d ei feno
m eni che solo fisicam ente hanno spiegazione.
Ma accanto a nobilt di osservazioni, a profondit di con
clusioni ed a serie ipotesi, ecco il M arsili cadere in una grosso
lana credenza, cio alla presenza, n egli strati pi profondi, di
soffi producenti m oti: della quale credenza, quasi a scusarsi,
chiam a a testim onio Francesco Bacone.
cos: in questi autori, che precorrono col loro ingegno il
futuro e che par che spalanchino con le loro visioni lucidissim e
lavvenire, si incontrano, vicino al lim pido, al chiaro, al mo
derno, il vecchio, lo strano, lartificioso, il falso. D el resto ci
inevitabile, perch per quanti sforzi faccia l uomo, sempre gli
resta attaccato qualcosa del passato.
G li effetti dei raggi solari sulle acque sono ben illu strati, e
le afferm azioni che il M. fa a questo proposito sono anche un po
arrischiate, tanto che quasi p en tito dichiara che non intende
far illazion i, ma solo affermare ci che ha osservato.
La seconda parte la biogeografia del Garda : 1 vegetali prima
ed anim ali poi. Le piante che lA utore considera sono quelle che
nascono nel lago o intorno ad esso, cos num erose da costituire
di per s sufficiente occupazione per uno studioso, onde anche
qui vale ci che ha osservato per il m are: necessario far sor
1
II commento di questa sezione opera del prof. Achille Forti di
Verona.

IL LAGO DI GARDA

gere una botanica marina, necessario creare una botanica


lacustre.
P esci, testacei e crostacei sono esam inati nella seconda parte,
la quale ha anche unappendice assa i interessante sulla pesca
del carpione e della trota e sui modi che seguono i pescatori.
Le abitudini dei pesci, le vie che seguono, il tempo in cui la
pesca pi abbondante, tu tto questo contenuto in questa se
conda parte, che se oggi deve esser rinnovata in parte, ancora
rim ane fondalm ente la stessa, quasi esa tta e vicina al vero.
Monografia com piuta, questa del lago di Garda, in tu tte le
sue parti, che se avesse avuto lopera d iligente dello stam pa
tore e del disegnatore avrebbe procurato un altra gloria al
M arsili. Monografia com pleta e nobile m odello d i metodo per
quel tempo, quasi previsione del metodo che di poi g li studiosi
seguiranno con costanza.
V i si incontrano ancora e ci naturale idee vecchie
e concezioni arretrate; pur tuttavia il m etodo sperim entale che
vi seguito, il cum ulo delle osservazioni fa tte con cura e ben
disposte, le induzioni tra tte d alle osservazioni, tu tto questo de
nunzia la bont e la novit della trattazione, per modo che non
si pu non provare m eraviglia che duecento anni fa sia usciio
d a lla penna di un uomo un cos com pleto quadro del lago di
Garda, e che questo sia stato descritto cos sapientem ente che
le tratta zio n i posteriori si dovranno m odellare su questo primo
nobilissim o esemplare.
Prof.

a r io

onghena

B IB L IO G R A F IA
F.

A l b e r t i - D escrittion e d i tu tta V Ita lia . Bologna, 1550,


pag. 355-v. - 357-r.
L o d o y ic o B e t t o n i - L a pesca su l Benaco. Milano, 1887.
Pio B e t t o n i - I l Benaco. Contributo per una monografia limnologica.
Sal, Devoti, 1904.
E. B i g n a m i - I l lago di Garda descritto e disegnato. Milano, Stabilim.
Ciretti, 1873.
F l a v i o B i o n d o - Ita lia illu stra ta tradotta in lingua volgare. Venezia,
1542, pag. 158-r.
L

eandro

10

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

B o n f a d i o - L ettera a M esser Plinio Tomacello sul lago di Garda.


In Opere - Brescia, P ianta 1758. Parte I, pag. 18.
M a t t i a B u t t u r i n i - L a pesca nel lago di Garda. Sal, 1885.
F i l i p p o C l u v e r i o - Ita lia antiqua. Lugduni Batavorum, 1624, pp. 213-5.
A. C o z z a g l i o - L e moderne teorie svila form azione dei laghi prealpini.
Comment. dellAteneo di Brescia, 1899.
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V i t t o r i o F a i n e l l i - Il Garda Scaligero. I l Garda, rivista mensile,
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Th. F i s c h e r - L anfiteatro morenico del lago di Garda. Petermanns
M itteilungen , 1898 e Riv. Geogr. Italiana , 1898.
A d r i a n o G a r b i n i - Fauna Veronese in Monogr. Stat.-Ec. su Verona del Sen.
Conte Sormani Moretti (1900).
G a e t a n o G a r g n a n i - Colpo d occhio fisico, istorico e civile della R iviera
Benacense. Brescia, 1804.
A g o s t i n o G o i r a n - Le Piante Fanerogame dell'Agro Veronese in Monogr.
Stat.-Econ. su Verona del Sen. Conte Sormani Moretti (1896-1900).
Gio. A n t . M a g i n i - Italia. D ata in luce da Fabio suo figlio. Bologna,
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F l o r e s t e M a l f e r - Il Benaco. Parte I e II. Oro-idrografia ed ittiologia.
Verona, 1927.
C i r o P o l l i n i - Viaggio al lago di Garda e a l m onte Baldo. In Verona.
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A n d r e a S c o t o - Itin erario overo nova descrttione de viaggi principali
(V Italia. Vicenza, 1622, pag. 42-r - 43-v.
G i u s e p p e S o l i t r o - Beiuico. S a l , G i o . Devoti Editore, 1897.
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A. S t o p p a n i - Sull origine dei laghi lom bardi (Vera cenozoica). F. Vailardi, Milano.
R i c h t e r - Recenti esplorazioni sul lago di G arda. R ivista geologica
italiana , 1894.
T o r q u a t o T a r a m e l l i - Della storia geologica del lago di Garda. Atti
dell' I. R. Accademia degli A giati, 1893. Rovereto, 1894, pp. 55-111.
[H a unampia bibliografia],
------- D i alcune questioni riguardanti il lago di Garda. A tti del X Con
gresso nazionale di Idrologia, Climatologia e Terapia fisica. Sal,
1910.
------- S u lla storia geologica del Garda. Sunto d'una conferenza. La
Geografa , aprile 1914. [Segue unam pia e completa biblio
grafia],
G i a n s e v e r o U b e r t i - Guida ai laghi. Milano, Guigoni.
G i o . S e r a f i n o V o l t a - D escrizione del Lago di Garda e de suoi con
torni. Mantova, Tipografia Virgiliana, 1828.
I

a co po

O sservazioni fsiche intorn o al lago d i G arda d e tto an tica


m en te Benaco - s c ritte a ll Ill.m o S ignor M archese G iovanni
P o le n i1 P ubblico P ro fesso re delle M attem atich e n ell Uni
v e rsit d i P ad o va dal Conte L uigi F erdinando M arnili corre
la tiv e al Saggio fisico d ella S to ria n a tu rale del M are dato
in luce dal m edesim o a u to re ed al T en ta tivo d ell organica
s tr u ttu r a d ella T erra non ancora d a to alle stam pe.
Ill.m o Signore
In questo altrettan to delizioso quanto ritirato soggiorno di
M aderno, 2 luogo de prim ari di questa riviera di Sal, bagnata

1 Giovanni Poleni nacque il 23 agosto 1683 a Venezia e mor a Pa


dova il 14 novembre 1761.
Porse suo (padre Jacopo, che ebbe il titolo di marchese dallimpera
tore Leopoldo per i molti servigi a lui resi nella guerra contro i Turchi,
non era sconosciuto al Marsili e forse dall'am icizia col padre, oltrech
dalla bella fama scientifica del figlio, nacque la relazione.
Il
Poleni considerato come uomo di sapere poliedrico ; astronomo
e matematico, fisico ed idraulico, filosofo e letterato, si occup anche
di antichit e d architettura. Professore fin dal 1708 allUniversit di
Padova, Socio delle maggiori accademiche straniere, in rapporto epi
stolare col pi dotti uomini del suo tempo, lasci molte opere.
Si vedano : M em orie per la vita , gli stu di et costum i di G. Poleni.
Padova, 1762. - P i e t r o C o s s a l i - Elogio di G. Poleni. Padova, 1813. F a b b o n i - V itae Italoru m , voi. X II. - Biografie degli Ita lia n i illustri,
voi. X. - F . D i d o t - N ouvelle biographie, voi. 40, pp. 598-99. - G r a n d j e a n
d e F o u c h y - Eloges.
In fine dell Elogio del Cossali trovasi un elenco delle pubblicazioni
del Poleni e dei m anoscritti da lu i lasciati.
2 Sul lago di Garda, a Maderno ed altrove, il Marsili si trattiene
per un paio danni, dal 1724 al 1726. A quante cose egli attende in

12

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

dal lago presentem ente detto di Garda, mia principale istitu


zione fu il term inare, siccom e lode a D io m i riuscito, certo
tratta to dello stato m ilitare d e llim perio ottom anno, le cui no
tizie son gi m oltanni che io aveva raccolte. Ma questa dir
cos conversazione fra Turchi m i si rendea s m alagevole ed
aspra che stim ai necessario per mio sollievo divertirm ene di
tanto in tan to con qualchaltro studio pi dolce e pi dilettevole.
Laonde m i posi da prim a a fare una dissertazione di alcune ti
siche osservazioni che raccolsi n ella m ia ultim a navigazione da
Livorno pel tratto di M editerraneo fra esso e lo stretto di Gi
bilterra, e dentro del medesim o e piccola parte delloceano fra
questo e il canale cinto d i piaggie d i F rancia, dInghilterra e
dGlanda 1 e scrissi la m edesim a a llerudito am ico mio Sig. E r

questo biennio ! Il Fantuzzi (M em orie, pp. 258-261) cita coloro con cui
fu in relazione epistolare durante questo tempo ed a cui scrisse lettere
dotte, il Boerhaave, il dott. G. Monti, studioso di anatomia, il Micheli.
Ma anche qui, nella lettera dedicatoria al Poleni, il M arsili accenna
a due lavori, a cui attende nella tranquillit del soggiorno benacense,
cio allultim a redazione del trattato Dello stato m ilitare dellimpero
ottomano , ed a raccogliere le osservazioni fatte durante di suo viaggio
per mare da Livorno a llInghilterra (settembre-novembre 1722).
Il
M arsili dice che da gran tempo s'occupava del primo dei due
argomenti, tanto che sentiva un po di stanchezza ad occuparsene an
cora. E difatti fin dal 1679 cio dal suo primo viaggio a Costantino
poli aveva cominciato a raccogliere materiale, che la permanenza
nella capitale turca, pi tardi, (1692), ed i frequentissim i contatti o
durante la guerra o nelle trattative di pace avevano assai accresciuto.
N ella tranquillit della vita di poi il M arsili pot dare una disposi
zione alla vasta materia, che riceveva g li ultim i ritocchi allora. Ma il
M arsili non pot vedere lopera sua pubblicata : essa in francese ltat
m ilitaire de lEmpire ottoman, ses progrs et sa deeadenee apparve
nel 1732 a llAja e ad Amsterdam.
1
Al ms. 97 A. I. (Fondo M arsili), esiste la lettera che contiene le
osservazioni a cui il M arsili accenna Epistola continens observationes
addendas Tentam ini physico naturalis historiae maris, R egiae Societati
Parisiorum scripto ab Aloysio Ferdinando Co. M arsilli habitas occasione
novissim ae suae naviga tionis a Liburni portu per Fretum Gaditanum ad
plagas oceani respicientis Hispaniam, Lusitaniam , Galliam et canalem
inter Galliam, Angliam et Hollandam, ab eodem scripta ad eruditissimum

IL LAGO DI GARDA

13

manno B oeerliave,1 professore di m edicina, di botanica e di


chim ica n ellU nversit di Leiden. Compiuta questa ed a lui m an
data in Am sterdam , m i venne in pensiero di farne unaltra sul
soggetto di questo lago, giach mi dava egli nell occhio 2 all aprir che io faceva delle finestre, ed ogni d passeggiava due
ore lungo la di lu i riva. I l qual pensiero m andai ad esecuzione
di buona voglia non tanto perch il soggetto m i fosse cos ovvio,
comegli fu, quanto perch lo viddi proprio e confacevole a llin
tento mio di provare la struttura organica della terra, intorno
a cu i da ta n ti anni ho intrapreso una raccolta dosservazioni

virum Hermannum Boerhaave, professorem in Academia Lugduno - B a


iava .
Sono 30 carte e 4 tavole a penna. L ho pubblicata, riassumendola
qua e la e traducendola, neUAnnuario del R. Liceo Scientifico A. Bighi
1929-1930.
1 Hermann Boerhaave, nato nel 1668 a Voorhout, presso Leida, morto
a Leida nel 1738, fu medico, ma a llUniversit di Leida tenne corsi di
botanica e d i chimica.
Capolavori di metodo e di stile sono dette le sue opere.
Lam icizia del M arsili col Boerhaave ha principio nel 1723 quando
di ritorno da Londra il M arsili fa una sosta a Leida.
E per le insistenze del Boerhaave, a cui fece conoscere la sua storia
fisica del mare, il M. si dispose a darla alle stam pe; anzi il Boerhaave
vi .premise una dotta prefazione in latino che tutta una lode al Marsili ed unesaltazione del suo metodo di indagine e del suo ardore scien
tifico (L. F. Marsili - H istoire physique de la m er - Amsterdam, 1725,
pp. I-XI).
2 La frase non propria, ma assai espressiva. Il M arsili non
certam ente uno stilista : la forma talvolta un po aspra, talvolta scor
retta. I suoi periodi ora corrono interminabili, ora zoppicano un po.
Non sempre aveva il tempo per dar forma nobile e dignitosa al pensiero,
che frettolosam ente doveva fermare sulla carta ; e forse in lui non era
nemmeno larte di scriver bene. D el resto, quando l argomento lo attrae
e il sentimento lo muove, sa esser forte ed efficace. E noto inoltre che
tu tte le volte che egli diede alle stampe qualcosa, si valse di correttori
e di traduttori, i quali rivestirono il suo pensiero di elegante forma
e di ben fa tti periodi latini, al pari che disegnatori valenti tradussero
in belle linee ed in ben combinati colori i suoi segni tratti dallosserva
zione del terreno.

14

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

c o llesam e di m onti, d i pianure e di m a r i.1 Perloeh mi figurai


questo lago a gu isa di un piccolo m are che per tante ragioni
probabili dovesse pur egli avere una solida struttura interna
corrispondente a quelle de mari, giach s questo come g li altri
laghi non sono accidentali, ma necessari al buon regolam ento
della m ole aquea che scorre per la terra e scorrer tuttavia fino
a lla distruzione della terra nella guisa stessa de m ari; e con
tale occasione esam inai tu tte le parti soggette ad un esam e fi
sico naturale del nostro lago. 2
Or questo che ho tentato senzalcun comodo d istrom enti e
1 La struttura organica della terra fu la meta ultima a cui guard
in tu tti i suoi lavori. Se lo studio del mare sapeva a lui svelare i segreti
di tanta parte del globo, e se lo studio dei fiumi, dei laghi, delle paludi
e dei monti poteva metterlo a parte di tanti altri problemi e condurlo
a risolverli, alla terra nel suo complesso egli mira, al come essa costi
tuita, al come fu un tempo ed alle mutazioni via via intervenute: ab
bracciare il pianeta nella complessit di tutte le questioni sue, vedere
il nesso fra tutti i fenomeni e condurli tutti alla risoluzione del maggior
problema : qual' la struttura della terra per cui essa appare come
organismo.
Certo ancora un po nebbia il problema cos formulato ; ma non
possiamo negare nel M arsili un desiderio nobilissimo di sintesi gran
diosa, alla quale non pot giungere, perch i tempi non lo permettevano ;
ad esso per sempre tese le forze del suo ingegno.
1 nis*. 90 A. l ( / 8, 12, 13, 14, 21 - 90 C. carte 29-30, 43, 114, 115
contengono appunti, pensieri, abbozzi, profili ; ma sopra tutto sono im
portanti il ms. 90 A. 1, dove come una traccia dellopera che il M arsili
vagheggia, e quello 90 A. 21 che contiene il primo sbozzo dellorganica
struttura della terra e che consta di 25 carte, tutte autografe. Oltre
non andato il M arsili : forse ha pift visto con gli occhi della mente
e pi pensato che scritto ; forse laltezza del problema gli fece disperare
di arrivarci e lasci che altri tentasse e toccasse la soluzione di questo
massim o problema.
2 Intorno ai bacini marini ed anche intorno ai bacini lacuali
il M arsili ha osiamo dire una concezione statica : egli pensa che
tali bacini siano originari, cio cos creati (la fede sicura del M arsili
gli fa accogliere per intero la parola della Bibbia) dal principio del
mondo, perch destinati a contenere le acque pur esse create ed ora in
tale mole come quando furono create e come quando sar la terra di
strutta.
E il bacino del Garda il Marsili considera non come accidentale, cio
venutosi a poco a poco formando, ma come prim itivo, cio creato da

IL LAGO DI GARDA

15

privo de miei m edesim i m anoscritti avr bisogno di emenda che


non potr esser fatta n con pi amore verso di me n con mag
gior fondam ento di sapere, che da V. S. Ill.m a, a cui perci in
dirizzo essa dissertazione, che divido in due parti. La prima con
tiene lim m ediata descrizione di tu tte le parti che compongono
questo lago. La seconda m ostra i viventi e vegetabili dentro di
esso, e s luna come laltra com partita ne suoi capitoli. A vanti
a questa dissertazione pongo due mappe, che servono di guida
e di fondam ento della m edesima. U na topografica d elle sponde
del lago con l aggiunta delle prim arie citt, che in qualche d i
stanza lo cingono. U n altra idrografica continente i meri lid i
del lago con le linee su le quali si son fa tte le diverse settioni.
o profili che m ostrer, ed in questa sono quelle dim ostrazioni
appunto che nella mappa topografica averebbero cagionato con
fusione.
S i degni pertanto V. 8 . Ill.m a di leggerla e di correggerla
e m i creda D. V. S. Ill.m a.
Padova, 20 ott. 1725. i

Devot.m o e Obb.mo Ser.e


L

u ig i

e r d in a n d o

a r s il i

principio per il regolamento delle acque. B ad ammettere tale conce


zione lo conforta il fa tto che il fondo del lago costituito da strati non
dissim ili e non diversam ente disposti dagli strati fuori delle acque. Pare
strano, eppure cos. Accanto ad unindagine delle pi scrupolose del
lindividuo geografico sorgono, quasi ad impedire la esatta visione del
fenomeno, credenze vecchie e dottrine superate, le quali, malgrado la loro
tenace l'esistenza, non riescono ad oscurare e ad annebbiare locchio
acuto dello studioso. Forse questo di tutti 1 tempi, se osservati un po a
distanza ; ma certo non mai stato tanto stridente il contrasto fra il
vecchio che resiste ed il nuovo che si fa strada quanto in quel sette
cento dove le scienze e specialmente quelle naturali hanno fatto
passi da gigante, e pur tuttavia continuavano sistem i generali destinati
sicura scomparsa. Il Marsili un bellesempio di questet ohe par
contradditoria, e tanto pi meraviglioso in quanto egli tenta tutti i campi
1 alcuni percorre mai toccati o quasi del tutFo nuovi.
1
II Fantuzzi (pp. 258-61) non fa cenno di questa gita fino a Padova,
dalla qual citt datata la lettera. Forse fu una rapida corsa per
consegnare in persona al Poleni il Manoscritto Benacense; dopo certa
mente, se dobbiamo credere al biografo bolognese, il Marsili ritorn al
suo lago. Nel 1726 posta la venuta a Bologna.

PARTE

P R IM A

CAPITOLO PRIMO

Descrizione ^eos^raflca del nostro lago.


A llestrem it delle falde pi erte delle A lpi dividenti l Ita lia
d a llE lvezia e dalla Rezia, con m olta disposizione colloc la
natura una serie d i laghi di grandezze diverse, con vari nomi di
stin ti. F ra quelli che sono in Ita lia in gran credito quello,
che in oggi dicesi lago di Garda, chiam ato dagli antichi scrittori
B enaco e lago Lidio di Catullo, nativo di Sirm ione, penisola del
m ed esim o .1
E sso ha il principio da greco-tram ontana nella parte di Tirolo conterm ine a llIta lia dentro del principato di Trento 2 e
con apparenza, che la prim aria di lu i origine sia il fium icello
Sarca, proveniente dalle alte A lp i pure del Tirolo, quando que

1 II nome latino Benaco. I l M arsili ha aggiunto laggettivo Lidio


forse desumendolo direttamente, o piuttosto indirettam ente dalle untine
L ydae di Catullo. (V. il carme su Sirmio).
Catullo poi nativo di Verona, e sul Garda, nella famosa penisola,
aveva solo una villa.
2 II principato ecclesiastico di Trento, istituito, pare, nel 1004 da
Enrico II ed ampliato nel 1027 da Corrado II il Salico, comprendeva,
quasi tutta la vallata d ellAdige ; ne erano escluse la parti di NE, cio
non poco della vallata dell Isarco e un po di quella dellAvisio. Per
il principato non coincideva del tutto con la diocesi. Nel 1803 il potere
nominale dei principi-vescovi aveva fine. E satto quindi ci che dice
il Marsili e circa la dipendenza politica del breve arco sett. del lago
di Garda, e circa la diocesi, di cui parte.
2

18

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

sto 1 al pari d egli altri proviene, come si mostrer, pi d allacque sorgenti dal basso che defluenti dalla superficie della terra. 2
In quanto alla giurisdizione secolare soggiace a due P rin
cipi diversi, cio all'im pero germ anico, perocch ubbidisce per
un piccolo tra tto di cinque m iglia, n ella mappa notato d i color
giallo, al principato di Trento, membro del Tirolo ; 3 ed alla
repubblica veneta, confinando il Trentino co di lei sta ti fra le
due valli della P ola e Cresta di M onte di Eocca, detta V aim ar
cia. 4 D a questi due term ini per tu tto il rim anente dellesten
sione del lago diviso sotto due considerabili territori B resciano
e V eronese. Il principio di quello dalla valle della Pola, il fine
sotto D esenzano ad un luogo detto C astello de M artinenghi, per
le lin ee di Pozzolengo e da qui il V eronese va fino alla detta
Valm ancia.

1 II pronome va riferito a lago nome un po distante si che la con


fusione di chi legge giustificata.
2 Qui ripete il M arsili una sua ferma credenza che le acque rac
colte in bacini, lacuali o marittim i, sia dovuta pi che al tributo delle
acque correnti, a quello delle acque scaturenti da vene subacquee . Ohe
il fenomeno abbia fondamento di verit, non vi dubbio, ma che sia
esatta la recisa affermazione del M arsili nessuno vorrebbe accingersi
a dimostrare.
E d altra parte come lo si potrebbe? qual il modo di misurazione?
Le ragioni che il M arsili produrr pi oltre non sono sufficienti a dimo
strare il suo asserto.
3 Qui afferma il fatto che sera gi verificato, dalla seconda met
del trecento, della sovrapposizione d ellautorit laica a quella ecclesia
stica, mentre era stato 1 opposto nei secoli precedenti. E non solo
sovrapposizione, ma anche diminuzione : continue sono le usurpazioni
dei conti di Tirolo, ed anche un po della regione intorno allarco sett.
del Garda sottratta.
*
L estrem o confine verso il Bresciano, parte della repubblica di Ve
nezia, segnato dalla valle di Pola, quello verso il Veronese, spettante
pure alla repubblica, dalla Vaimarcia. I due nomi sono rim asti ed hanno
solo un po m utato di forma. La vai P ola lattuale vai Palaer, la
vai Marcia si conserva in Valmarsa.
Non si conservato il nome Cresta di Monte di Rocca, n v i
nome oggi che possa star- vicino.

IL LAGO DI GARDA

19

Lacqua del lago dentro del dom inio veronese, lasciando la


repubblica di V enezia la custodia di essa sino alle rive del B re
sciano a llordine patrizio nobile di Verona che arma bastim enti
di custodia delle acque e tiene lontane le frodi delle D o g a n e .1
In quanto alla giurisdizione spirituale governano le rive del
nostro lago tre vescovi, di Trento, d i V erona e d i Brescia.
La figura del lago in foggia di liuto. La positura natural
m ente fra i punti in oggi cospicui per lerezione delle citt, V e
rona, Brescia, Trento e M antova, prendendo per punto lim i
tneo di ta li dim ensioni Maderno, luogo del mio soggiorno, e
lontano da Verona a levante m iglia 25, da B rescia in occidente
24, da Trento quasi a settentrione 42, da M antova a mezzo
giorno 42 sim ilm ente. 2 Circa la lunghezza e larghezza di que
sto lago, Strabone nel fine del 4 libro per 1 edizione greco-la
tin a di Am sterdam n ell anno 1707, g li assegna la lunghezza di

1 A S. del lago la linea di confine fra Bresciano e Veronese descrive


un arco con la convessit a mezzogiorno : il castello dei Martinenghi
e Pozzolengo sono gli estremi. Pozzolengo il piccolo centro del comune
omonimo sulle alture moreniche che coronano il lago, presso 8. Martino
della B attaglia : il castello de Martinenghi oggi non pi ricordato
nelle carte e che certo ha tratto il nome dalla nobile fam iglia la quale
non ebbe piccola parte nelle lotte del comune di Brescia forse risponde
a Castel Venzago, che sulla stessa linea di Pozzolengo e che al S. di
Desenzano.
2 Siccome il M arsili non dice se le distanze indicate siano par strade
ed attraverso il lago oppure in linea daria e sulla carta, cos non ho
potuto stabilire quanto si avvicinino al vero.
La prima cifra sembra determinata in parte sul lago e in parte per
strade (Km. 46,2 quasi uguali alle 25 miglia del M.) ; la seconda pare
pure determ inata su strade e con qualche giro pi lungo di quello che
comportino le strade dora (Maderno-Rezzato-Brescia Km. 38,2, un po
lontani dalle 24 miglia indicate dal Marsili). Infine la terza e quarta
distanza sono del pari fissate sul lago e per vie terrestri, per il lago
e per terra (Maderno-Trento Km. 79,2, quasi uguali a 42 migSia
(Km. 77,7); e Maderno-Mantova, Km. 74,8, un po al di sotto delle 42 m i
glia m arsiliane).

20

L U IG I FERDINANDO RIARSILI

500 sta d i che sono m iglia 62 % e la larghezza di 150, che sono


m iglia 18 % .1 Per ledizione la tin a d el medesimo im pressa in
V enezia da G iovanni V ercellese l anno 1480 in foglio dice sim il
m ente la lunghezza stad i 500 e la larghezza 30 che sono m iglia
3 % ed altri moderni autori varie lunghezze e larghezze varie
g li danno come pu vedersi n ell Itinerario del Capugnano e
d ello Scotto. 2
Io
per m isurare questo lago mi sono servito di una navicella
con tre rem iganti, che s i visto nello spazio di unora, essendo
il lago in calm a, fare il cammino di m iglia 3, e giu sta queste
osservazioni m ie ho trovato la lunghezza non essere pi che 33
m iglia, pigliando per questa i term ini da D isinzano a Torbole,
p un ti che in tempo chiaro e tranquillo reciprocam ente si veg
gono. 3
La larghezza nel suo principio fra Riva e Torbole non eccede
le due m iglia d Ita lia , estendendosi da mezzo giorno una quarta
fra ostro e garbino fino al prom ontorio di S an V ilio posto alla

1 E esatto quasi del tutto nelle due citazioni.


L edizione che indica prima la seguente:
Strabonis rerum geographicarum libri XVI. Accedunt notae integrae
Casauboni etc. Subiiciuntur Chrestomatliiae graecae et latinae. Amstelodami, apud Joannem W olters, 1707 .
Laltra ha solo un errore nella indicazione del luogo di stampa:
Geographiae libri XVI . In fine : Strabonis Amaslni scriptoris illustratae geographiae opus finit. Joannes Vercellenisis propria impensa
imprimi curavit. T arvisii, 1480 . Ledizione di Venezia, citata dal Marsili, del 1494.
2 Itinerarii Italiae rerumque romanarum libri III a Francisco Schotto
Senatore Antverp. ex antiquis novisque scriptoribus editi, et ab Hieronymo Capugnano (Girolamo Giovannini da Capugnano) ordinis Patrum
Praedieatorum aucti. Antverpiae, 1625.
A pagine 107-8 d 35 m iglia da Peschiera a R iva e 14 da Sal a
Garda.
3 La misurazione da me fatta sulla carta d 52,2 Km., fra Riva e
Desenzano : a 51,6 Km. si calcola dal Taramelli ( T o r q t j a t o T a r a m e l o S to ria geologica del lago di Garda, A tti dellI. K. Accademia degli
A giati di Rovereto, 1894, p. 79) ha lunghezza del lago, ma non dice
entro quali estremi. Invece il Marsili d 33 miglia, uguali a 61 Km.

IL LAGO DI GARDA

21

riva veronese, con un corso tra le 22 e 23 m iglia con diverse


larghezze, che fra le tre e le quattro m iglia reciprocam ente
vanno fino alla punta di San Giacomo, collocata nel Bresciano,
term ine delle aspre rive col principio della continuazione deli
ziosa della riviera di Sal collameno e vago paese di tre comuni
di Grignano, V illa e B ogliaco. D a questo term ine alla dirittura
della punta di Tusculano dov posta 1 abitazione de SS.m i
D elai sino a Torri nel veronese vi la larghezza di m iglia 5;
fra la punta della Capra, estensione piana di Maderno nel Bre
sciano Ano alla d irittura dellultim a pendenza di San V ilio,
di m iglia 6 . 1 II lago uscito da questi due ultim i term ini si di
lata fra diverse larghezze form ate di varie punte, ed estrem it
d i golfi, che pi o meno in fra terra si estendono con i nomi per
lordinario di valli, e la maggiore di ta li larghezze a mio cre
dere quella da Maderno fino alla bocca del di lu i em issario che
forma il M incio a pi de m uri della fortezza di Peschiera posta
nella riva veronese, tra le 16 e 17 2 m iglia ; ma i pescatori hanno
in uso di nom inare per la maggior larghezza quello ch dal
porto di S an F elice posto a lla riva bresciana e la Zisa nel ve
ronese ch di m iglia 14 ; e ta li larghezze pu ognuno stabilire a
suo piacim ento su la mappa fa tta con la possibile diligenza, pre
figgendo diversi term ini d allestrem it di golfo o valle a llaltra
oppostagli.
1 Non certo molto trasparente qui la prosa del Marsili, perci
necessario circondarla di qualche chiarimento. Fra Riva e Tortole cor
rono due miglia ( = 3,7 Km., quasi quanti realmente risultano dalla
misura sulla carta, Km. 3,5) ; poi il lago muove fra austro e garbino,
cio libeccio, di una quarta di vento, cio di 2230 ; ed in questo tratto,
lungo 2 /3 della sua lunghezza fino alla punta di S. Vigilio oltre
40 Km. oscilla fra 3 e 4 m iglia (Km. 5,5 e 7,4) fino alla punta di
S. Giacomo, a N. di Gargnano, fra 5 e 6 (Km. 9,2 ed 11,1) nel tratto
Toscolano-Toirri e in quello Maderno - punta di S. Vigilio.
2 Qui per le cifre marsiliane si vanno allontanando assai dalla realt.
Anche non tenendo conto dei quasi 30 Km. che dice distare Maderno
da Peschiera, mentre sono invece 23,5, la larghezza massima che cal
colata dal Taramelli di Km. 17,2, nel M arsili diventa di quasi 26 Km.
fra S. Felice, sulla riva bresciana e Lazise, sulla veronese. Fra i due
luoghi le misurazioni mie dnno 17 Km.

22

L U IG I FERDINANDO M A R S IL I

Le sponde di questo lago esigono una chiara descrizione,


perch debbono servire m olto alla dim ostrazione ed intelligenza
d ellalveo o vogliam dire cratera di l u i . 1 Per procedere con or
dine cominceremo dalla parte superiore fra E iva e Torbole, giu
risdizione come d issi del Tirolo, dove sono due valli fatte dal
piccolo fiume Y arone e m aggiore Sarca, cinto da a lti m onti che
n e llascendere verso il Tirolo si fanno vie pi a lti, e qui la riva
d al governo resa im praticabile con barche, volendo che si
sbarchi unicam ente ne due luoghi d i Torbole e di Riva, e tro
vandosi forestieri, che con navi dieno fondo in esse sono arre
stati. D a Torbole la riva che occupa il veronese fino al cantone
di Navene, ch una parte del m onte Baldo, non am m ette verun
sentiero. 2 D a qui tu tto che sempre pi erto si faccia il monte
B aldo, per ogni parte d ellin tiera estensione d el veronese vi
comodo di approdare, e di cam m inare a piedi e a cavallo sem
pre lungo la riva. I l m onte Baldo s fam oso per laltezza sua,
che sempre si fa m aggiore sino sopra M alselace, Cassone, 3 Mi
n a r o lo 4 e M ugugnano, tiene a lla sua som m it fonti ed erbe

1 II M arsili ha la chiara visione che a conoscere il fondo del lago


giovi assai l esame delle coste : queste denunziano il fondo e sono tali
quali il fondo le determina.
Per primo egli inizia limportante capitolo della configurazione oriz
zontale, per primo egli esam ina come son fa tte le coste e non per darci
una pura descrizione di esse, ma per riallacciare, conosciuta la loro
costituzione esterna, la costa con la parte che la continua e che le
acque ricoprono.
Non descrizione pura la sua, ma indagine tratta dalla esatta de
scrizione degli individui geografici.
2 Da Torbole a Navene la costa nuda, ripida ed ha assai pi sel
vaggio aspetto della opposta riva di Limone. Nessuna strada allora cor
reva presso il lago : da poco soltanto costrutta una strada rotabile,
che spesso per si scosta dalle rive; del resto nessun centro di qualche
importanza ha potuto form arsi. Da Navene invece parte la Gardesana,
che quasi sempre prossima alle acque, segue la riva sino alla Punta
S. Vigilio.
s Malcesine e Cassone.
*
Minarolo, non indicato nelle carte odierne, risponde allantico Menaruolo, sorgente presso a poco dove oggi Sommavilla.

IL LAGO DI GARDA

23

tan to rinom ate e struttura di stra ti di pietre, e con le sue falde


s i estende per oriente fino a llA d ic e .1
D a questi siti d escritti dove pi alto, sempre lungo il lago
con la di lui falda si va diminuendo sino al prom ontorio di San
V ilio, restando un poco interrotto dalla vai Caprina che vi ha
fa tto e d allaltra opposta de m onti sopra Garda, B ardolino, Zizano e Zi za 2 dove tu tto riducasi in suavissim i c o lli che a P e
schiera com inciano a slon tan arsi dal lago, lasciando un inter
spazio piano, in parte paludoso, fertile a vigne, a larghezza di
due o al pi tre m iglia, e che term ina a R ivoltella, luogo gi del
bresciano poco d ista n te dal confine del C astello. 3 Q uesti colli
da R ivoltella vanno unendosi con le loro falde alla riva del lago,
e cam m inando verso Padengo, M oniga, Minerbo, San F elice
sempre s inalzano, e venendo alle vicinanze di S al, per la loro
a ssai considerabile eminenza, guadagnano il nome di a lti m onti

1 II Baldo, che non ha boschi, ricco di una flora varia e numerosa ;


perci fu chiam ato orto dItalia.
Anche le fonti sono frequenti. Il Marsili dice che il B aldo con le sue
falde giunge fino a llAdige ; ma non la catena principale che scende
nella Val Lagarina, bens unanticlinale parallela alla catena mag
giore.
2 Anche questo un punto un po oscuro per la forma. Soggetto il
M onte Baldo, e di esso il M arsili dice che dopo i vari piccoli centri
ricordati va diminuendo di altezza, sempre bagnando le sue falde nelle
acque del lago, sino ail capo S. Vigilio. Aggiunge che lo interrompono
due v a lli: la prima la V al Caprina, dove scorre il torrente Tasso,
laltra quella per cui corre la strada Caprino-Oostermano-Garda, in
parte seguita dalla Val Tesina ; per ambe le valli separate sono le alture
su cui sorgono Garda, Bardolino, Cisano e Lazise, alture che vanno
abbassandosi in colli larghi.
A Peschiera le colline si allontanano dal lago e comincia una pia
nura, larga al pi 5,5 Km. Questa pianura che ha qualche superficie
di acqua stagnante (il cos detto laghetto ad O-SO di Peschiera) chia
mata la Lugana.
3 Dopo R ivoltella i colli savvicinano al lago e man mano che ci si
accosta alla riva occidentale si elevano : Padenghe, Moniga, Manerba
e S. Felice sono i 4 momenti del loro progredire ad alture sempre m ag
giori. Monti di Brescia sono chiam ati queste alture via via crescenti.

24

L U IG I FERDINANDO M A R S IL I

(li B rescia, che lasciano due valli, una che conduce a questa
citt , e laltra che ha il nome di Sabbia, che mena in altra chia
m ata T rom p ia.1 D a llaltura di Sal, questa linea di a lti m onti
si slontana un poco dal lago fino a Toscolano, e poco pi sopra
m aggiorm ente lascia una valle di tre communi m entovati e che
poi va ad u n irsi a l lago nella punta di San G ia co m o .2 Vorr il
lettore dare un occhiata n ella mappa a questa situazione s ben
difesa da tu tti li venti di tram ontana per ragione della linea de
m onti che form a come un muro con una falda esposta a levante,
a mezzo giorno, a ponente, e che a llopposta riva d i Torri e di
Garda fa godere anche di sim il clim a benefico alla coltura di
agrum i, ohe a suo luogo dir.
Da'lla punta d i San G iacom o a l P ra to della F a m e 3 non vi
che una scoscesa falda di rocca fa tta de consueti strati che non
1 Ricorda due valli : una conduce a Brescia e l altra la vai gabbia,
che conduce dice il M arsili alla vai Trompia. In realt da Sal
una strada che sale oltre un centinaio di metri porta alla vai Sabbia,
a Tormini ; di qui, scendendo la vallata del Chiese e allargandosi nel
piano, si perviene a Brescia, ovvero girando per le coste di S. Eusebio
si raggiunge la Trompia, indi Brescia. Questo probabilmente vuol dire
il Marsili.
2 La linea dei monti s'allontana, dopo Sal dalle rive del lago : a
Toscolano di nuovo savvicina (m. Lavino 807 m., m. Pizzcolo, 1582 tn.,
in. Castello, 866 m.) e alla punta di San Giacomo, a N. di Gargnano,
dove termina lampia strada rivierasca, i monti alti (m. Denervo, 459 m.)
selevano presiso le acque. Onde accade, perch una barriera di cime
discretam ente alte si erge a sud e ad est, che sul lago non soffino i
venti freddi di tramontana. Ed il beneficio non solo risentito dalla
riva occidentale, ma anche da quella doriente, s che Garda e Torri
possono allevare una vegetazione di agrumi e godere runa notevole m i
tezza di clima.
3 II Prato della Fame un breve tratto piano che si distende sulla
costa, ai piedi di una serie di dirupi scoscesi e grandiosi, che comin
ciano subito dopo Gargnano, ed al principio di altri dirupi che si pro
lungano assai verso Nord. Due torrenti solcano questo prato ed un
piccolo porto si apre davanti.
La strada ha gi lasciato la riva e s cacciata verso linterno ; torna
a riapparire solo dopo Campione. Una nuova ampia strada rivierasca
per in costruzione.
La punta di Forbisicole si avanza nel mezzo fra i 2 porticciuoli, che
rendono accessibile la costa per via dacqua.

IL LAGO DI GAEDA

25

perm ette n sbarco di navicella n modo di cam m inarvi col pi,


fuori che in quellangusto spazio di quel praticello chiam ato
della Fam e. Da questo fino a Cam pione non vi sim ilm ente co
modo n di camminare n di approdare. N ellistesso sito di
Campione si sbarca, essendovi un praticello, dove sono edifizi
da fe r r o .1 D i qui fino a Tensel pure poco commercio per
t e r r a .2 Quindi si forma un giro di queste rupi, he va infra
terra slontanandosi un m iglio, anche due dal lago che in guisa
di muro va di nuovo a term inare a l lago alla punta di R iva
molle, form ando un muro naturale anche m eglio adattato de
territori di Grignano, 3 di Tusculano, d i Maderno, d i Fagiano 4
e di Sal per la difesa contro 1 aspro vento di tram ontana,
ed esposizione al clim a soave di tu tti g li altri venti, dove gli
olivi e g li agrum i nno la loro reggia per cos dire, compen
sando il tetro e l orrido dove collocato il sito di Limone. D ella
rupe d escritta fra le pun te di San Giacomo e R iv a m o lle,5 nella
som m it sono v illa g g i e luoghi coltivati, non essendo questa che
un precipizio che la natura fece collapertura che segu nel farsi
lalveo del lago. D a questa punta di R ivam olle sino a R ipa la
sponda aspra ed im praticabile lungo l acqua e per isbarcihi e
per cam m inarvi, alla riserva dove il confluente del fiume Fonale
lungo il quale i pedoni entrano nella valle di Ledro che ha nel
mezzo il lago detto Ponale sul Trentino, lungo tre m iglia e largo
nel pi m iglia uno, che nella mappa si vede. 6
1 Campione non pi centro dellindustria del ferro, ma luogo dove
si lavora il cotone. Un grande cotonificio sorge a S. di esso.
2 Tensel probabilmente la riva chiam ata di Nanzello a Nanzel, a S.
di Limone.
Anche in questo tratto lim itato da un costone alto oltre 300 m.
sono scarsi i luoghi dapiprodo e pochissimi i centri abitati : i jnaggiori
stanno verso linterno, e linterno pure solcato da una strada.
3 Gargnano.
4 Fasano.
5 Lattuale Reamol.
6 II laghetto di Ledro dal M arsili chiam ato del Ponale ; suo emis
sario il Ponale.
Non largo 1 miglio, ma appena 1,2 Km., e la sua lunghezza m i
nore di quella data dal M arsili (Km. 2,8 e non 3 miglia = Km. 5,553).

26

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

Q ueste descritte rive sono com poste di terreni per se stessi


m agri, per non dire sterili, quando lin d u stria degli abitanti non
su p p lisse coltivandoli per olivi, vigne ed agrum i, cominciando
d a llorrido sito dov posto Limone, dove con larte hanno preso
il vantaggio d i quel piccolo seno s ben coperto da tu tti li venti
setten trio n ali ed esposto a lle altre piaghe benefiche, ed hanno
regolato le sorgenti tra quelle pietre con piccoli aquedotti di
muro per la cultura di ogni sorta d i agrumi, adattando m ira
bilm ente a siti luniversal modo della cultura di questi, che si
pratica per tu tta la r iv ie r a .1 Q uesta cultura medesim a dura
d alla punta di San Giacomo Ano a lle vicinanze di Sal, dove
manca a causa d ellapertura della lin ea de m onti che portano
ven ti freddi alla parte opposta d i questa riva. N el villaggio di
Torri come nel luogo di Garda pure questa cultura ed in spe
cie de cedri, che crescono in m aggiore grossezza che in altri luo
ghi della riviera.
I
m onti sono ricchi di marmi ed in specie del bel giallo di
Torri 2, di cui sarebbe desiderabile un commercio pi comodo,
non potendosi condurre a llA dice o a l Mincio nel sito dove que
sto com incia ad essere navigabile se non a forza d i carri. L isole
del lago sono poco riguardevoli, perch piccole o sterili. La
prim a che sincon tra venendo dalla riva Trentina quella detta
la Torretta sotto Malsecenie, laltra la Torretta pur della v a lle ,3

1 II Marsili dice che il costone montuoso si ritrae di un miglio o


due dal lago lasciando il posto alla riviera di Limone, ancor pi delle
altre protetta da venti del nord, onde i frequenti agrumeti.
Non veramente una pianura, ma un dolce pendio.
E pure notevole l osservazione che qui fa della dipendenza stretta
che c fra clima e vegetazione ; osserva anche che lagricoltura inten
siva prospera in tutti i luoghi in cui la natura stata piuttosto m a
trigna, pur che non sia sfavorevole lelem ento clima : ed anche l dove
il clim a non del tutto dolce gli sforzi delluomo sanno superare tu tti
gli ostacoli ed adattare a suolo ed a clima le colture.
2 Sono antiche nei dintorni le cave di Torri che danno marmo rosso
ammonitico e ammonitico giallo.
3 La prima ora detta Isola deH'Oiivo e sorge a SO di Malcesine
contro la villa Gruber ; laltra, pi a S., presso il capo Sogno e quasi
continuazione di esso.

IL LAGO DI GARDA

27

e queste nno alcune piante di olivi. La terza la d etta de> tre


m eloni, dovera una fabbrica che fu dem olita nelPultim e g u er re.1
A d irittura di San V ilio vi un piccolo scoglio lontano da terra
un tiro da sch io p p o .2 Tutte queste per esser pi vicine a lla
sponda veronese debbon essere attribuite a quel territorio.
D a iSan V ilio traversando il lago tra ponente e mezzogiorno
s incontra l isola prim a d etta de F ra ti 3 per esservi sopra un
convento di zoccolanti, che poco pi lunga di mezzo m iglio,
e larga assai meno che mezzo, posta fra due linee d i scogli, una
che va alla punta di San Firm ione, fra quali passano leggiere
barche, unaltra che va sino alla punta detta Rocca del S asso,
con interrom pim enti d i essi che spuntano di tratto in tratto
sopra d ellacqua, nella forma che nella mappa e m eglio ne pro
fili, e fra queste vi uno scoglio, che ha la sembianza ed il nome
di A ltare 4 e pi accostandosi a lla punta della Rocca del Sasso
s incontra uno scoglietto detto la S tella 5 che fra lineie di altri

1 E lis. Trimelone, fra Cassone ed Assenza.


2 Lo scoglio della Stella.
3 Is. di Garda. Poich nel duecento vi fu costrutto un convento di
Minori osservanti, conserv per parecchio il nome di Isola dei Frati.
Il convento fu rifatto nella prima met del quattrocento e soppresso
nel sec. X VIII. Vi fior anche una scuola di teologia.
Lunga 1100 m. ha una larghezza di pochi m. ; la maggiore tocca
i 150.
Numerosi scogli, dei quali alcuni nascosti dallacqua tranquilla,
ricongiungono l is. di Garda alla punta di Belvedere, sporgente dalla
terra di Manerba, che ha nellarco esterno i Monti del Sasso detta
perci dal M. Rocca del Sasso e dallaltra parte dellisola scogli ra v
vicinano alla punta di S. Fermo.
La parte di lago racchiusa fra la terra ferma e gli scogli ha pro
fondit discrete fino a 50 m. e ad essa si accede per canali
fra gli scogli, dei quali alcuni sufficientemente profondi 9, 10, 11
metri ; solo fra l is. di Garda e la punta di S. Fermo (Punta Portese)
c un canale profondo appena 3 ni. adatto a barche leggiere .
4 Sorge a S. delll is. di Garda e porta anche adesso questo nome.
5 Non ricordato questo scoglio, bench sia rappresentato insieme con
altri, nelle tavolette al 25.000.

28

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

p iccoli scogli conduce a lliso letta di Belvedere 1 cos chiam ata


per la bella v iste che in lei spogliata dalberi, essendovi una
torre quadra ruinata : d alla parte d ella R occa del S asso traver
sando il golfo o valle d i D isinzan o 2 s i arriva a Sirm ione chia
m ata da C atullo p e n iso la 8 perch con un istm o si univa alla
pianura d escritta d ella Lugana fa tto al presente tagliare dal
P rin cip e di V enezia con un piccolo canale per cui passano le n a
vicelle rendendo pi sicuro il castello a lluso antico con torri.
Q uesto sito di pura rocca costru tto nella gu isa che dir par
lando della struttura d ellalveo del lago e che non s accorda
punto con quella del paese di Lugana, onde pu credersi che
avanti di C atullo potesse essere una pura isola, siccom e adesso.
Q uesta lunga pi di mezzo m iglio, e larga meno, piena tu tta di
olivi, sterilissim a d i terreno; nella punta che guarda tra po
nente e setten trione si vedono ruine dantiche fabbriche romane,
che rom ane appunto com provansi per le m edaglie che vi si tro
vano da i lavoratori di quella terra. Ma non mio assunto il
qui ragionare di antichit.
D el rim anente appresso a questo lago non vi alcuna citt,
bens luoghi grossi che m eritano qualche distinzione ed il nome

1 E certo l is. di S. Biagio, che continua la punta di Belvedere,


is. rettangolare preceduta da altri scoglietti.
2 L/a parte a golfo che si apre a SO. del lago.
3 Veramente Catullo la chiama oceTle peninsularum insularumque,
quindi penisola ed isola insiem e la considera il poeta. Ed anche oggi
tale si pu considerare : un ponte la unisce a mezzogiorno con listmo
che separa i due golfi di Desenzano e di Peschiera.
Il
Marsili di! che il canale ohe corre fra le due parti del lago lha
fatto tagliare il governo veneto, e poi aggiunge che forse anche al
tempo di Catullo era isola, poich non c nessuna concordanza fra
la costituzione geologica dellestrema parte della penisola quella che
sta a nord del borgo di Sirmione tutta di roccia, e listmo, che
assom iglia per composizione alla Lugana, cio alla terra, leggermente
collinosa che scende alla riva meridionale del lago. Quindi suppone
il M arsili che l istmo sia opera form atasi di poi e che pi tardi si
sia saldato alla terra dellisola.
La penisola o isola lunga oltre 4 Km. ed ha una larghezza variabile,

IL LAGO DI GAKDA

29

di terre considerabili per le loro fabbriche e giardini o di agrum i


o d i a ltri fru tti specialm ente nella riva bresciana. Tusculano
pretende di essere lantico Benaco, tu tto che gli sia contro
verso. 1
Maderno ha la prerogativa della prima istanza civile fra
Sal e Limane inclusive. 2 Sal gode il prim ato, essendovi un
nobil veneto col titolo d i provveditore ed una intiera curia ci
vile, crim inale ed econom ica che governa tu tta la piaggia del
lago bresciano. 3
La riva veronese im m ediatam ente dipende dalla reggenza
della di lei m etropoli Verona dove risiedono potest e capitano
d ellordine patrizio nobile veneto ed presidiata d alla fortezza
d i P eschiera dove comanda un nobil veneto, e al pi de di lei
m uri d il lago l origine al M incio. T u tti li com uni infraposti
a P eschiera Ano ai confini del Trentino una o pi volte lanno
s i ragunano a Torri per le loro economiche disposizioni di pa
gare quello debbono al P rincipe e sotto del P residio del capitano
del lago scelto come d issi d a llordine nobile P atricio di Verona,

1 Toscolano lantico Tusculanum che vanta avanzi etruschi e romani.


A ltri avvicinam enti non abbiamo trovato di questa citt con altre pi
antiche. Si veda F b a n . B e t t o n i - Storia della R iviera di Sal.
2 Maderno aveva il privilegio di un vicario, che giudicava le cause
civili di tutta la quadra, cio del territorio dei comuni di Maderno,
Toscolano e Gardone.
Contro la sentenza di prima istanza si poteva appellare al Provve
ditore di Sal.
3 Un patrizio veneto era il capo della riviera bresciana e dimorava
a Sal. Il suo titolo era quello di Provveditore di Sal e capitano
della Riviera. Nominato dal Consiglio della repubblica e durante in
carica 16 mesi aveva anche il comando per terra e sul lago dei soldati
m essi a presidio.
Amministrava anche la giustizia nel ramo criminale e misto: le
cause civ ili erano invece decise da un altro giudice che aveva il titolo
d i podest, risiedeva in Sal ed era nominato dal Consiglio generale
di Brescia.
Lappello, contro questi e contro i Vicari di Tignale e di Maderno,
era riservato al Provveditore di Sal.

30

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

che fa l ordinaria sua residenza a M alsecene, terra ultim a verso


il T r e n tin o .1
Il
genio d elle nazioni attorno di questo lago specialm ente
bresciano pel traffico, procurandosi m anifatture col beneficio
d ella terra e d ellacqua. Sono ind u striosissim i, come ho detto
per la cultura del terreno a comodo delle viti, ulivi, agrum i e
a ltr i fru tti. Anno fa tto con ind ustria m irabile m ulini per la
carta, particolarm ente n ella terra d i Toscolano col benefcio
del fiume dacque sorgenti di tal nome. Le carte riescono bian
che, com noto n ellIta lia e nel levante, per ragione dellacqua
che m olto a ssiste alla poca buona q u a lit de stracci che ven
gono som m inistrati etian do da paesi r e m o ti.2 N elle parti supe
riori d i esso Toscolano, come al confluente del fiume Campione
nel lago, nno introdotte fucine e m agli da ferro, poich condu
cono il ferro di prim a fusione d a lla valle Trompia a schiena
di cavalli a questi edifici per affinarlo e ridurlo in ta n ti capi

1 Press'a poco la riviera orientale era regolata come quella occiden


tale : solo pi raccolto nei rettori di Verona era ogni potere.
La m agistratura maggiore era il Capitano del Lago, ohe aveva la
sua residenza in Malcesine : lo eleggeva il Consiglio generale d i Ve
rona, e ne approvavano la elezione o il Senato Veneto o i R ettori di
Verona.
T ale m agistrato aveva anche lincarico di sorvegliare il lago e di
impedire ogni forma di contrabbando od assalti per tale via.
A Peschiera aveva la sua sede un nobile veneto col titolo di Prov
veditore, poi cera un Podest che aveva potere giudiziario giu
dicava delle cause civili e da ultimo comandava al presidio un Con
testabile.
Tutti i Comuni della riva orientale 18, in tutto, erano riu
n iti in una Federazione detta Gardesana e nominavano i loro rap
presentanti che costituivano il Consiglio Generale, radunantesi in Torri,
n e l palazzo che fu gi della fam iglia Calderini. (Si veda G. Sol i t r o Bcnaco. Sal 1897) pp. 561-68).
2 Antica fu lindustria della carta nel comune di Toscolano : docu
m enti la fanno risalire alla seconda met del Trecento. Per di pi la
carta che ivi si produceva aveva grande bont ed era adatta sopra
tutto per la stampa : in Germania e nel Levante essa era esportata.
Si conoscono i nomi dei proprietari di molte cartiere sulle rive del
Toscolano del quattro e cinquecento.

IL LAGO DI GARDA

31

m e r c a n tili.1 Anno lim bianchim ento dei refi e delle tele essen
dovi il tratto di riviera fra F agian o e S al preparato con la str i
camenti di pietruzzuole votando dellistesso lago unite a mo
saico, sopra cu i distendono g li uni e le altre. 2
Gran parte d eg li abitanti alim entasi con la pesca di pi
sorti di pesce di squisitissim a qualit cio trote, carpioni, sarde,
tinche, lucci, anguille, che per le nom inate non solo ma pi
rem ote citt si trasportano.
Sicch questo popolo ed in specie il bresciano occupato
fra le dette arti, m anifatture e commercio, tan to che non vi
chi vada per cos dire elem osinando.
In fine la vicinanza della Germania fa c ilita lesito alla pro
duzione della natura e m anifattura di quella gente.

CAPITOLO SECONDO

Esame delle rive e struttura organica del lago.


Lalveo e cratera di questo lago com posto di due parti.
U na fa tta d alle sponde e l altra dal fondo ad esse infraposto.
Le sponde sono da considerarsi in due a ltre parti. U n a quella
1 II ferro era lavorato in pivi dun comune del lago: ma Campione
era sopra gli altri famoso. Ne parla anche Jodoco nel suo poemetto,
e dice che di Capno questa era la virtus et industria maior . Cave
di em atite sono ancora presso Schilpario e a D arfo lindustria era ben
viva prima, che fosse distrutto.
Il
torrente Campione sfociante nel lago attraverso il paese aveva
resa pi facile lindustria con la sua cascata solenne.
Venezia signora del Benaco favor quest industria, agevolando,
con l'esenzione dai dazi, il trasporto di m inerale, e la distribuzione dei
prodotti lavorati.
Forni e fucine erano in Val Sabbia ed altrove.
( M a s s i m o B o n a r d i - Il ferro Bresciano. B rescia, 1 8 8 9 ) .
2 La R iviera di Sal aveva anche lindustria dei refi e delle tele.
Il l i n o greggio si esportava dalle altre p r o v i n c i e d i L o m b a r d i a e si
filava e si imbiancava nelle varie localit della Riviera : la spiaggia
poi fra Sal e Gardone, tutta ghiaiosa, si prestava assai allopera di
imbianchimento.
Pure la tela si tesseva a Sal ed a Gardone, e m olti erano gli
operai e le operaie addette a questattivit.

32

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

che rim ane sopra la linea orizontale d ellacqua, e laltra dh


coperta da queste. I l fondo costantem ente sempre sotto del
l acqua. T al divisione che faccio per osservare un ordine nella
notom ia che sono per fare d ellalveo, non giach effettivam ente
fra esse p arti siavi alcuna divisione, non essendo che una con
tinuazione deHistesse m aterie, che lo com pongono.1
Le parti che sono sopra d ellacque sono patenti e facili da
esam inarsi d a chi che sia. Quelle che sono sotto dellacqua in
poca profondit in pi siti si m anifestano cosi nel nostro lago,
come nel mare. Le parti che passano una certa profondit non
sono v isib ili, ma solo con lo scandaglio si van distinguendo e
deducendone la loro indispensabile struttura correlativam ente
a lla parte delle sponde sottoposte al chiaro esam e della nostra
vista, e con l uso continuo della pesca se ne ritirano quelle tante
p a rti che o queste compongono o in esse vegetano.
Sopra questa generale mia divisione doveva vertire la mia
anatom ia di questo alveo o cratera del lago, riflettendo sempre
a lla p arit di quello osservai negli alvei di pi mari da me
esam in ati per la deduzione a suo tempo della prom essa m ia or
ganica stru ttu ra d e lla terra. 2
Le sponde dunque di questo lago sono state da me conside
rate n elle loro diverse positure o piana o di colli m iti o di alti
m onti, che vicendevolm ente costano o di falde pi o meno obli
que, o d i rive precipitose, quasi perpendicolari.
A ttorno del nostro lago non abbiamo la m aggior pianura,

1
Buona la distinzione che il ila r s ili fa, per anatom izzare il lago :
l alveo e le sponde ; e buona pure laltra distinzione fra le rive
uscenti dalle acque e quelle coperte dalle acque distinzione per
aggiunge che uon esclude che luna parte e l'altra si considerino un
tutto.
8 Pare che il M arsili non si stanchi mai di dire al lettore che non
solo la morfologia del Benaco che lo interessa, ma un argomento assai
pi alto, lorganica struttura della terra , a spiegare il quale questa
monografia limnologica ed altri studi costantem ente mirano.

IL LAGO DI GARDA

33

che la d escritta d ella L u g a n a ,1 che al parer mio non che un


recesso delle acque del lago riem piuto d alle terre condotte da
vicin i colli per mezzo delle acque piovane defluenti per i rivoli
costan ti o variabili per ragione delle im petuose acque d elle pioggie. D el rim anente di sotto ad una certa profondit non da
dubitare che vi sia quella consistente ossatura che form a la riva
m ontuosa, 2 e che, com e si m ostrer, com pone la struttura solida
del nostro alveo, che quellistesso m i occorse osservare alle
sponde del M editerraneo nella Linguadoca infraposto a llistesso
mare e linea de m onti d etti delle Savene in ora, che congiun
gono la linea d ellAppennino con quella de P irin ei e ci viddi
chiaram ente con ogni comodo dalle vicinanze di F rontignano
dove allora il re d i F rancia faceva escavare un canale per lunione fra il Rodano 3 e l altro fam oso canale della congiunzione
di due mari, Oceano e M editerraneo, senza esporre le navi leg
giere a quel tratto procelloso del mare M editerraneo, ed entrare
per le bocche cos pericolose del Rodano. Questo piano leva
togli l arena non era che una disposizione de m edesim i strati
di pietra che form ano la d escritta lin ea d e m onti d elle S a v e n e 4
e lalveo d i mare, che sar da me a suo luogo e tempo e con fl1 Si stende al S. del lago fra la pen. di Sirmione e Peschiera, fra
le quote 75 e 100.
E, come ben deduce dalle sue osservazioni il Marsili, precisamente
una breve piana alluvionale, prodotta dalle deiezioni che hanno interrato
il lago presso la sponda, facendo retrocedere le acque. (Gortani).
2 Anche qui la deduzione esatta, per quanto lossatura rocciosa
della sponda meridionale del Garda sia notevolmente pi profonda di
quanto non potesse immaginare il Marsili, dato lo spessore dei depositi
glaciali che vi si sovrappongono. (Gortani).
3 Allude certo al Canal des tangs che m ette in comunicazione il
ramo pi occidentale del Rodano, le petit Rhne, con il canal du Midi
il canale che unisce il Mediterraneo con la Garonna e quindi con
lOceano Atlantico __.
T ale canale nella carta che il M arsili d del litorale della Provenza
(n ellH istoire de la physique de la mer) chiam ato canal Royal.
Frontignan appunto su questo canale, a NE di Cette.
4 Le Cevenne.
3

34

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

gure e con ogni m aggiore circostanza m o str a to .1 Questo ap


punto l'istesso metodo del nostro lago ne -siti p iani che sono il
m entovato d ella Lugana dalla parte veronese, laltro d ella Ca
pra fra Toscolano e Ma d e r n o 2 nella sponda bresciana, come
pure attorno di T o r r i3 nel veronese, ed in a ltri s iti che non
sono che anguste pianure form ate d alle terre condotte dalle ac
que d elle nevi che si liquefano e dalle pioggie, ed in fa tti a po
chissim a profondit si trova liste ssacqua del lago che sotto
di s ha il suolo della pietra istessa, che form a le sponde sopra
d ellorizonte d ellacqua del Lago.
Le sponde form ate da colli che term inano al lago con falde
m iti sono coperte egualm ente d alla comune cute terrea, solo a
loco a loco ta g lia ta o da perenni rivoli o ium icelli o da tor
renti che conducono acqua ne tem pi di pioggia o di liquefazione
di nevi, che nno i loro fondi coperti d i ghiaia, e di pietre tonde
di grossa mole, e particolarm ente nella pendenza del monte
B aldo infraposta al Prom ontorio di San Y ilio, ed il villaggio
a lu i superiore detto M ontagna, 4 si vedono la str ic a ti d alla con
tinuazione di strati di marmi, correndo le acque m assim e pio
vane dentro di ta n ti alvei natu rali di puri marmi bianchi m isti
d i rosso e di giallo di diversi gradi, aspetto assai curioso, par
ticolarm en te perch non si ha l occhio assuefatto.
L a cute terrea 5 per la grossezza sua varia, avendola ritro
vata in vari siti di mezzo piede o di un piede, di due, di tre
m isure d i F rancia. 6

1 Pare fosse intenzione del M. anche su questargomento fermarsi,


e non si pu supporre che con questaccenno egli voglia alludere alla
sua H istoire physique de la mer, ch questa stava per uscire, mentre
egli adopera il futuro, come cosa che deve cominciare ad essere.
2 Le carte indicano la pianura accennata dal M arsili, che va da
65 m. a 125, ma non adoperano il nome gi usato.
3 La pianura che si estende intorno a Torri e che tutta compresa
fra la quota 65 e 100.
4 S. Zeno di Montagna?
5 Cos chiam a lo strato di terra o terriccio o strato di alterazione che
ricopre la roccia viva.
6 II piede parigino o piede del Re = a m. 0,324.

IL LAGO DI GARDA

35

In luoghi dove la grossezza passava queste m isure non era


naturale, ma accidentale per terra condottavi, rasa e sdruccio
latavi dagli a lti m onti vicini per ragione delle acque, e perch
m ancandole sotto il piede, cade a gran pezzi, e talvolta ferm asi
al pi d egli erti m onti, da dove cadette form ando colli che
chiamo avventizi su quali i paesani fanno una m igliore cultura
col piantam ento di vigne, e oliveti, che m eglio qui vegetano,
perch la terra ha una m aggiore profondit che non si trova
quando la medesima cute terrea nella sua naturale grossezza
e p o situ r a .1 Questa unione di terra e ghiara caduta ed am mas
satasi, come ho descritto, al pi degli erti m onti, passata nel
fondo d ellistesso lago, elevandosi tan ti colli e nel fondo e alle
sponde sotto acqua, che servendo a m eraviglia pel parto delle
ova de Carpioni, i pescatori avidi di questi hanno tu tti rico
nosciuti, e d a ti loro i propri nomi. 2 Q uesti carpioni a lla pro
fondit di 150 e 200 p assi sono, con bellarte e disposizione di
reti, pescati, come dim ostrer a suo luogo parlando de viventi
in questo lago. Perch possa il lettore comprendere m eglio la
disposizione di questi accidentali am m assi di terra rasa e m i
nata da m onti e ferm atasi ora nella sponda asciu tta ora in
quella so ttacqua, ed anche nel fondo istesso m aggiore, pongo
la figura prima, che rappresenta un profilo di questi acciden
tali, ma frequenti rovine di terra, ed in specie dove i m onti
sono pi erti, per lo che nno le loro som m it tu tte nude, chiara
ed apertam ente m ostrando la stru ttu ra loro lapidea. 3
S o tto della terrea d escritta sostanza abbiamo in queste rive
un m ateriale di pura pietra disposta in S : S : S : ora d i piena ed

1 Accenna qui al vario accumularsi di m ateriale di disfacim ento pro


dotto per degradazione meteorica e convogliato dalle acque correnti.
2 La necessit della pesca ha portato con s la conoscenza della
variet dei fondi : per sempre una conoscenza approssimativa, non
sicura : di essa, come unica fonte, si vale il Marsili.
3 II Marsili osserva che dove sorgono monti ripidi e di nuda roccia,
ivi, ai loro piedi, o nel fondo del lago debbono trovarsi pi frequenti
gli ammassi di m ateriale ; poich giustamente ha notato che su di essi
non si pu formare Io strato di alterazione, facendo le acque e la gra
vit precipitare in basso i m ateriali di sfasciume. (Gortani).

36

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

uguale e continuata durezza ora di rottam i della medesima pie


tra, fa tti pi tosto di accidentali am m assi d i quelle pietre che
dal tempo si sono rotte per g li accidenti, che a basso si diranno,
e che altri attribuiranno, non senza verosim ilitudine, in parte
allo sconvolgim ento che cagion il diluvio particolarm ente nelle
parti superficiali de m onti. A ltri sono unioni di ghiara e di pie
tre sciolte che dalli sdrucciolam enti nno preso la forma quasi
rotonda.
G li stra ti che sono disp osti in questi m onti attorno del lago,
d i pietre di diverse durezze, ma fra loro di sostanza uguale, os
servano il corso di regolati stra ti d istin ti da linee di grossezza
di tre dita al pi, che, siccom e un cem ento, pare che leghino uno
strato collaltro, e che da fossori delle pietre sul monte Baldo
s i chiam ano la d in .1 In questi stra ti a distanza diverse d i 6,
15, 20 fino a 30 piedi sono vacui a dette vene, che con tortuose
lin ee vanno verso al centro della terra, e che sono riem piuti per
lo pi d i una finissim a e m olle terra e ne siti dov il marmo di
m iniera di ferro fino. T ali linee in m olti siti non si profondono
m olto, ma in altri vanno a profondit che i cavatori non arri
vano a conoscere. T ali divisioni quasi perpendicolari sono la
causa che non possono tirar pietre e marmi di quella maggiore
lunghezza che vorrebbono.

1
Lidea del Marsili, meglio precisata da vari suoi schizzi ed appunti,
la seguente :
Sotto la cute terrea (cio sotto lo strato di alterazione e di ter
riccio) esiste sulle rive o un materiale roccioso unito, o un materiale
roccioso frantumato per varie cause (e spiegher poi che si tratta del
l azione del geli e del sole), e a frammenti angolosi o anche arrotondati
durante il trasporto. Il m ateriale roccioso, che forma i monti attorno
al lago, regolarmente stratificato ; 1 giunti o interstrati (chiam ati la
dini dai cavatori) posson essere larghi fino a tre dita e contenere anche
m ateriale diverso. Normalmente ai piani di stratificazione, la roccia
rotta da vene (fratture) disposte a distanze irregolari, aventi decorso
tortuoso ma dirette in complesso secondo la verticale; di varia pro
fondit e riempite di terra o di minerale di ferro (ocre).
Si noti la rigorosa esattezza di tali osservazioni, veramente mira
bili per il tempo In cui furono scritte, e impeccabili cos per rigore di
logica come per accuratezza di visione. (Gortani).

IL LAGO DI GARDA

37

Q ueste vene non sono universali, come sono le linee m ento


vate ladin, che vanno quasi orizzontali e che distinguono fra
loro li strati. T utto quello che ho detto si vede n ell annessa
figura. 2a in cui sono descritte le parti de solidi strati, come
quelli am m assi d i rottam i predetti e di ghiare so liti u n irsi dove
sono fondi e siti vacui, dove, lev a ti che fossero questi m ateriali
avventizi lapidei, si troverebbe la continuazione della pietra
solida continuata eollistessordine delli stra ti descritti.
Q uesti stra ti appariscono n ello stato loro naturale in ambe
le rive del nostro lago quando non siano sta ti corrosi dagli
accidenti delle pioggie, de ghiacci e ta n ti a ltri che la lunghezza
del tempo cagiona se col corso loro regolato da ponente estivo
n elloriente estivo si vedono p recisa m en te.1
Nel m onte Brione, 2 nella punta di Rivam olle, n ella punta
di San Giacomo, nel m onte A gu 3 sopra Torri, nella rocca del
S a s s o 4 vedonsi li stra ti n atu rali corrispondenti, come appa
risce n e ll iatessa tavola d alle figure 3, 4, 5, 6, 7, 8. V i sono
asp etti nella superficie degli strati, che coprono la vera causa
della descritta struttura degli strati e questi sono quelli che
ho detto di sopra provenire da accidenti di pioggie e d i rotture
di quelle parti che hanno cagionato un aspetto diverso dal na
turale sino ad una certa profondit. 5 F ra Lim one e punta di

1 Ambo le rive mostrano la costituzione anzidetta tutte le volte che


non sono intervenuti a mutarla accidenti vari piogge e ghiacci
Altra affermazione qui constatiam o: oltrech le acque correnti, i
ghiacci sono alteratori della forma delle varie parti della terra.
2 Alto 376 m. fra Riva e Torbole, fatto a semicerchio, con la conves
sit verso or.
3 Da quello che dir poi e dalle tavole che sono in fondo alla mono
grafia il m. Ag non sopra Torri, ma sulla sponda opposta, ad occ.
di Toscolano. In una tavola il m. Ag (oggi G o Pizzcolo) sepa
rato dalla vallata del Toscolano dal m. Castelletto, che finisce con la
punta della Corna, vicina a Bogliaco. (V. fig. 6, alla tav. I).
4 Nella sporgenza di Manerba (riva bresciana).
5 Gli strati possono non presentarsi come dovrebbero essere, se cause
varie ne hanno turbato laspetto. Diversam ente essi appaiono perfetta
mente corrispondenti.

38

L U IG I FERDINANDO M A R SIL I

R ivam olle per ta li accidenti si veggono i stra ti ridotti in globi,


come nella tav. 2, ftg. 1, nel monte Ag si scorgono ridotti in
seghe (fig. 2).
N el pi alto di monte Baldo paiono in certi siti perpendi
colari alla terra, e capaci di esser d iv isi in m oltissim i strati
quasi a sim iglianza d ella pietra lavagna, e ci dimostro con le
figure 3, 4, 5 n ella m edesim a tavola.
N el m onte C astelletto vedonsi pure li stra ti rovinati dal1? acqua con la fig. (>. D alle quali figure chiaram ente si racco
g lie che tale alterazione di strati, quale in una quale in altra
form a nasce da m entovati accidenti, mentre per altro ne luoghi
dove questi m edesim i stra ti non sono gu asti per accidente ve
runo sono, siccom e ho detto e dim ostrato nelle prefate figure
d ella tavola prima, in tu tto e per tu tto corrispondenti.
D a notati accidenti si fa chiaro, che il superficiale aspetto
degli stra ti non deve ingom brare la m ente di chi losserva per
dubitare, che la disposizione degli str a ti nella gran fabbrica del
mondo non abbia avuto il suo sistem a regolato, e che piutosto
sieno un effetto del caso, come io, quando ero n ellElvezia, stavane in dubbio vedendo attorno de laghi cos frequenti della
m edesim a le sponde con i strati superficiali in quelle varie
form e che feci delineare dal Mayer p ittore di V intertur 1 in un
libro che conservo appresso di me e che perm isi al mio com
pare Saiser 2 d i copiare che poi stam p n ellopere sue ; e ne po
steriori m iei a ltri viaggi per lEuropa ne osservai anche in d i
verse altre figure, che ho conosciuto chiaram ente accidentali per
le ta n te addotte ragioni, e ci avviene n ella superficie; che se
addentro, come in alcune m iniere ho veduto, provengono da
quelle in clin azioni diverse, che lE terno facitore dar volle al
corpo de m onti, come si m ostrer nel trattato della m entovata
stru ttu ra organica della terra, peroch nel corso della terra vi
q u ellistesso regolato sistem a che vediamo n ellaltre gran fa t
ture di dio e quelle irregolarit che incontriam o d i continuo
nelle diverse parti di questo globo, non furono cos fatte a prin
1 Winterthur.
8 Chi sia costui non in' riuscito di stabilire.

IL LAGO DI GARDA

39

cipio, ma prodotte da tante cause morbose, che da lu i si per


m ettono accioch svenga ed illan guid isca per poi a suo tempo
estingu ersi a sim iglianza de corpi de v iv e n ti.1
S i vedono alterate le corrispondenze esatte degli stra ti fra
una riva e laltra del nostro lago, per ragione delle diverse in
clinazioni fra esse nelle loro falde, atteso che quelli de monti
pi a lti, com e del M onte Baldo, e respettivam ente a llorizzonte
d ellacqua del lago paiono prossim am ente perpendicolari ad
esso, laddove quei de m onti menerti dim ostrano un angolo su l
l orizzonte medesimo pi ottu so; e questo aspetto, che punto
non altera 1 interno ordine degli strati, 2 chiaram ente in inse
gna, un itevi altre circostanze, la form azione de m onti, che a
D io piacque fare per dividere dalla terra le acque, lo che mo
strer nella prefata struttura organica della terra col fonda
m ento non di sole specolazioni, ma dim ostrazioni di fatto, al
cune delle quali pure in questo lago si riconosceranno.
N ella sponda del M onte B aldo fa tta sopra Torri col comodo
delle cave di quei marmi ho fa tto pi osservazioni circa le parti
che lo compongono fra il descritto ordine degli strati, e queste
sono sta te nella variet de marm i per i colori e durezze, ma fra
le cose pi curiose notai, che la pietra di marmo in questo monte
n ella superfcie doppo una piccola scorza comune alle volte
d i colore pi vivo, di durezza m aggiore, ed altre volte in mag
giore profondit gode di questo m igliore stato, e nella parte
superiore non cos. N ellin oltrarsi negli stra ti pi profondi uni

1 Le irregolarit esterne rispetto agli strati sono prodotte da


cause esterne che pi sopra ha dette e ripetute: quelle interne sono
dovute a cause morbose sconosciute, permesse da Dio perch il corpo
terrestre, a som iglianza dei viventi, compia il suo ciclo vitale.
2 Questo passo riveste una speciale importanza, perch uno dei
primi accenni a lloriginaria continuit degli strati costituenti monta
gne elevate e alla possibilit di dedurre dalle dislocazioni di essi il
modo di formazione dei monti. Veramente ardito, per il suo tempo,
il tentativo abbozzato dal Marsili, di rintracciare la corrispondenza pri
m itiva degli strati cos diversamente disposti sulle due sponde del
lago. (Gortani).

40

L U IG I FERDINANDO M A R S IL I

versalm ente si perde la durezza e il colore; ed alla fine arri


vando alla profondit di 12 o 14, fino a 15 pi cessa la sostanza
m armorea 1 succedendo g li strati di pura e comune pietra, eh
per il resto del m onte, come se questa sostanza marmorea fosse
stata iv i posta dalla natura, in quella guisa che il giardiniero
infrapone la terra fertile dentro un vaso, dov m ateria diversa
e sempre collordine descritto degli strati fra loro solam ente
differenti n ellessere di diverse altezze, e sempre con le solite
infrap oste lin ee chiam ate dagli artefici ladin e le altre scissure
d ette vene, che vanno verso il centro d ella terra tortuosam ente
col nome e circostanze sopradescritte. In alcuna di queste cave
trovai pavim enti in teri fa tti da una indicibil copia di cortina
am m on is che sono nella superficie d i ogni nuovo strato che si
leva da cavatori, di grandezze diverse, avendone io sino del dia
m etro di un piede, con stru ttu re diverse fattan e una particolare
raccolta per esam inarle (come feci del modo con che queste si
erano in trodotte) se non la loro naturale corteccia testacea pel
tem po perduta al meno la form a rim astavi, ed in fa tti m i riusc
di scoprire quel m olto che non qui luogo di dire. N elle cave
dove sono queste cornua am m onis in tan ta copia, non si trova
che un solo e ben di rado diverso testaceo. 2
In unaltra cava detta la Cam illa fra quegli stra ti incontrai

1 II Marsili nota che in vicinanza di Torri, l dove sono le cave


cio a S. del borgo il marmo ora migliore se superficiale, ora
se profondo ; ed aggiunge che per lo pi durezza e colore scemano e
si fanno mno vivaci con la profondit : ad una certa distanza poi dalla
superficie cessa il marmo e comincia la pietra solita.
E una pura constatazione che il M arsili fa e perci non si ferma
a spiegarla. Anche qui nota fra strato e strato, come altrove, linee
infrapposte, e nel senso perpendicolare vene, tortuosamente moventisi.
2 Prova delle accurate indagini del M arsili anche questa osserva
zione che alle Ammoniti (o Corni d Ammone), frequentissime in certi
strati dei marmi di Torri (la celebre fauna giurassica del Capo S. Vi
gilio), ben di rado si accompagnano fossili di altro tipo. (Gortani).

IL LAGO DI GARDA

41

di quelle pietre che hanno il nom e di occhi di ser p e n te,1 ma di


grandezza e colori e pellucidit differenti da tu tti quelli che si
sogliono avere n ellisola di M alta, come puhe altri corpi di fi
gure che non saprei a che assom igliarle, ma di una m ateria
bens eterogenea in castrata dentro della sostanza marmorea,
fragm enti da me p osti tu tti nella loro serie. D i sopra notai che
nella cava del bel giallo si trova m iniera di ferro di ottim a qua
lit, non con un corso di linea, come suol tenere questo m ine
rale, ma a pezzi d isp osti dentro la sostanza del m armo o pure
vacui delle vene descritte.
Questo marmo ha di particolare che posto nel foco di giallo
diventa rosso, praticando gli artefici di m arm i una particolare
industria per fare un m isto di giallo e rosso per mezzo del me
desim o fuoco, effetto indubitatam ente della natura del ferro,
eh pi abbondante dove il g ia llo pi denso e pi s c u r o .2 N o
tizie che ho di leggieri toccato, perch il lettore sappia d i qual
natura di pietre oltre la comune siano com posti questi strati,
che form ano il corpo della m ontuosa sponda del nostro lago.
P asso a llaltra ed ultim a specie di rive, ch quella di rupe
che nel nostro lago com incia a lla punta di San Giacomo nella
parte bresciana, e che va sino a Riva, non am m ettendo, come ho
detto n ellantecedente capitolo, che pochi siti dapprodarvi e da
cam m inarvi. Q uesta com posta di stra ti che sono tu ttavia in
ta tti anche nella lor superficie nella stessa punta di San Gia
como d all in g iu rie del tempo, come m ostra la fig. 5 della, ta
vola prim a, e che un processo d egli a lti m onti bresciani. S i co

1 Non certo quarzo n agata sono questi occhi di serpente , ma


bens fossili. Gli occhi di serpente dellis. di Malta sono denti di
pesci. Forse qui corrispondono alle belemniti o abrachiopodi del gruppo
di Terebratula diphya. (Gortani - Forti).
2 II cambiamento di colore dovuto a un fenomeno di disidrata
zione ; anche la lim onite (ocra gialla) un idrato e la em atite (ocra
rossa) un ossido (del ferro. (Forti).

42

LUIGI FERDINANDO MARSILI

n o s c e 1 che questa rupe quasi perpendicolare a llorizzonte del


l acqua del lago in tal guisa restata quando si aperse per bi
sogno dellalveo la mole lapidea del globo nella forma, che mo
strer nell enunciato trattato della struttura organica della
terra, non solo per i laghi, ma per i m ari ancora, mentre sopra
la m edesima veggonsi pianurette, e colline abitate, che vanno
ad unirsi a diversi gradi di altezza ai m aggiori de m onti del
Tirolo.
Qui sono frequenti quei colli accidentali, che ho descritto
farsi a pi d ellerte rive sopra e sotto d ellorizzonte dellacque
per cagione delle pioggie, attesoch in ogni piccola distanza col
comodo di questi sotto acqua vi sono le pesche de carpioni che
sopra di e ssi si fanno in s considerabile profondit. Pochi anni
sono in faccia a M alsecene d i P er ei sito di Jensel 2 nel sito
presso la punta di questa riva rovin nel lago un gran pezzo di
rupe, che ne luoghi circonvicini ed in specie in M alsecene rec
un ta le spavento che g li ab itanti sentendo il rimbombo nel
l acqua e vedendo il di lei considerabile accrescim ento che per
una lunga estensione si fece nel lago, credevano di essere alla
fine del mondo, finch non conobbero la causa di tal rimbombo
e mozione n ellacqua. S i vede da lon tano il vacuo che l lasci
la caduta parte di questa riva precipitosa. Q uesti accidenti non
in cos gran mole, ma in piccoli pezzi sogliono succedere non
solo in questa riva, ma nel monte B aldo, quando com inciano a
liquefarsi li ghiacci che si erano u n iti nellacque ferm atesi in
certi seni fra g li stra ti delle pietre perch in quel tempo per la
liquefazione di essi si sciolgono in pezzetti le pietre, che nel

1
La sponda bresciana da S. Giacomo fino alla citt di Riva quasi
verticale rispetto al piano delle acque del mare. Sulla sommit questi
monti sono intatti, poich minimamente su di essi hanno operato le forze
esterne, ghiacci e piogge. Per da essi sono stati frequenti i scivola
m enti di parti di rocce o di rocce intere.
T ali alture come si collegan con quelle del Bresciano, cosi si
uniscono ai monti del Tirolo : alla cima sono modellate a piccole pianure.
*
P. di Corlor e Riva Nanzel rispondono alla p. Per ed al sito di
Tensel, che il M. erroneamente chiama Tenzel.

IL LAGO DI GARDA

43

listesso verno per causa del medemo ghiaccio si sentono crepi


tare facendosi aperture n ellistessa sostanza sassosa, che poi si
scioglie e precipita. A tali infrantum i non meno contribuiscono
certe pioggie di estate sopra le pietre che sono per cos dire dal
cocente sole infocate quando il medesimo fervido sole ritorni
cessate le m edesim e pioggie, m acchiandosi le pietre d un colore
fra il nero e cinerceo, e g li esperti di Monte Baldo me ne de
scrissero effetti ruinosi, doppo si pu dire dun cos fatto fer
mento d ellacqua e pietra cos in fu o c a ta .1
Le circostanze della struttura delle sponde piane e m ontuose
a pi gradi di altezza, che sono sopra d ellorizzonte d ellacqua
ho descritto col fondam ento d ellispezione oculare. S otto dell acque ogni ragione vuole che la m edesim a struttura continui
non solo fino al fondo, ma nel fondo istesso per una ordinata
continuazione delle p arti d e s c r itte .2 O ltre a questa ragionevole
deduzione, in pi siti di questo lago vi stata pure lispezione
oculare fino sotto acqua a quella profondit che permesso e
questi sono fra la torretta d ella valle e lisola dei F ra ti veden
dosi la com m unicazione fra le due isole per i stra ti loro con
giunti. D a lla punta della Corna si vedono stra ti so ttacqua. S i
com unicano so ttacqua quelli della Bocca del Sasso partendosi
in due linee, una chiam ata traversagn a, l altra de scoglietti
come diffusam ente sta espresso nella spiegazione annessa a
quelle figure che per m aggiore in telligenza ho creduto a propo
sito fare. 3 N e ll isola di Sirm ione si m ostrano pure evidente
1 Si noti la sintesi, notevolmente efficace e sostanzialm ente giusta,
che il M. fa qui sulle sue numerose osservazioni intorno a llopera di
disgregamento prodotta dai ghiacci, dalle piogge e dal calore del sole :
le pietre si frantumano per questi agenti e poi vengono, pi facilmente,
trascinate in basso.
2 Per deduzione logica, se le rive visibili sono cosi come furono de
scritte, quelle coperte dalle acque debbono presentare uguale ordina
mento ed identica conformazione.
3 Qui certo vuole il Marsili accennare alle due linee scogliose, per
entro le quali ha potuto penetrare con I suoi occhi, quella che dallis. di
Garda o dei F rati va verso la punta di S. Fermo non alla punta del
Corno (non della Corna) come afferma e laltra che muove verso la
punta di Belvedere, non alla rocca di Sasso. Questi sono gli insegnamenti che ci offre la carta idrografica della R. Marina.

44

LUIGI FERDINANDO MARSILI

m ente continuati so ttacqua g li strati, e finalm ente alla d irit


tura della punta del Gr 1 da dove parte la linea delle pietre
rotonde che facilitan o la fu sion e del ferro, listessa linea si
vede in sinu arsi dentro del lago.
D i tu tte queste descritte particolarit vi sono i d isegn i d i
p in ti nella Tav. 3a fg. 1 : 2 :3 :4 :5 :6 ;, perch ognuno comprenda
in u nocchiata questa continuazione delle sponde sotto d ellac
qua non solo in quello che ocularm ente distinguesi, ma che col
l in telletto com prendesi pel rim anente anche con l aiuto de scan
d a g li de diversi fondi sotto d ellacqua, come per esempio l unio
ne ch fra lisola d i Sirm ione e fra San Y ilio e Garda, che sono
di pura pietra, o rocca continuata fra diverse profondit, come
pure si m ostra nelle settion i. 2
Da tu tte queste dim ostrazioni oculari e per scandagli con
viene dedurre che la cassa o cratera del lago sia com posta della
sostanza delle descritte qualit, e disposta a S. S. S. con quel
l ordine che ho descritto e che la natura di tratto in tratto ab
bia la scia to legature d i pietre come quella da Sirm ione verso
Garda, non visibile, m a percettibile con lo scandaglio.
A lla dim ostrazione d i questa organica struttura del lago
contribuir non poco la dim ostrazione delle tan te larghezze e
profondit che ho con le m isure della navigazione della pre
detta barca e co scandagli pigliate. Le larghezze diverse re
stano individuate per la scala annessa alla mappa, le profon

1 La punta di Gr segnata dal M arsili ad E della pen. di Sirmione, ed la sporgenza che pi si insinua nel lago in questo tratto,
bassa, triangolare. Le carte non la segnano con alcun nome.
Da questo punto savanza una breve serie di scogli che non giunge
a llaltezza della punta di Sirm ione: uno si avanza anche verso questa
penisola. T ali scogli sono rotondeggianti.
2 In queste tavole il M. vuole dimostrare che fra la punta di Sirmione ed il capo S. Vigilio e il vicino paese di Garda corre una linea
di tenue profondit. E difatti, due aree di minor profondit si avan
zano da S. e da N. abbracciando buona parte del lago. Queste aree
hanno poi qua e l brevi tratti a scogli o di assai minore profondit,
cos che s i pud supporre due coste non oltre i 35 m. protendentisi in
senso opposto e separate da un breve solco pi profondo.

IL LAGO DI GARDA

45

d it per i numeri. La m oltip licit delle settio n i o profili qui


annessi daranno un idea generale della capacit che la natura
ha prescritto a questo lago proporzionata a quella m ole di acque
che vuole conservi in s . 1
D a questi m ostrasi come le m aggiori profondit in questo
lago sono appunto, come de mari, sotto dei m onti pi a lti, lo che
abbiamo osservato sotto m onte Baldo, e le profondit loro si
vanno vicendevolm ente cambiando appunto con la proposizione
d ellaltezza della vicina sponda, e dove l acque del lago nno
una vicina pianura com quella della Lugana sono anche
m inori. 2
Per esattam ente term inare la notom ia di questa cratera ho
trovato necessario di fare venti profili, cio 19, pel traverso del
lago espressi n elle tavole 4, 5, 6, 7, 8, ed uno che vada per lo
lungo dal principio di Torbole sino al fine, m ostrato con la
tav. 9. I primi undici si sono presi in a ltretta n ti diversi siti
dove il lago pi angusto, e g li altri 8 dove pi am pio, ed il
grande per lo lungo, che comprende lintero corso di esso.
T u tti li siti sopra cui cadono s fa tti profili si veggono se
gn ati con diverse lettere tonde piccole con una linea viva nella
mappa idrografica che serve per tu tte queste dim ostrazioni fi
siche, come ho gi detto.
Ognuna d i queste settioni m ostra laltezza prossim a delle
rive sopra lorizzonte delle acque e la continuazione di esse pre

1 II M arsili pensa che la natura abbia dato alla cratera del lago
una determinata capacit e che in proporzione di essa siano le acque.
Cosi enunciato il concetto marsiliano pare ovvio. Per egli d alla
sua idea un significato di tanta prestabilita fissit che vengono escluse
logicam ente tutte le cause vere che hanno determinato il lago e ne re
golano la vita mutevole.
2 Qui ripete ci che ha gi detto nellH istoire physique de la mer,
e che non possiamo non considerare come una conquista dovuta al Mar
sili e da lui tratta dallesperienza.
Da pi scandagli nel mare aveva potuto constatare che le profon
dit maggiori erano presso le rive pi alte, e qui osserva che il fatto
si ripete. Perci considera come legge questa che gli risulta da tante
constatazioni.

46

LUIGI FERDINANDO MARSILI

rise sino a l fondo col mezzo di scandagli, non meno la lar


ghezza superiore m isurata col sopradetto moto di una na
vicella.
I num eri che sono scritti appresso di tu tte le lin ee perpen
dicolari fa tte co punti indicano quanti p assi, ciascuno de quali
calcolo sei pi di Francia, sia lungo, componendo ciascuna di
esse una diversa profondit. In alcune di queste settio n i ho
notato i corsi de strati che quello si dee supporre n ellaltre
che per brevit si tralasciano, che appunto corrispondono a
quelle in dividu ali figure, che sopra ho notate.
Le settio n i che tagliano per traverso il lago, com inciano il
prim o dalla parte superiore del lago alla punta detta la Madon
nina opposta a llaltra riva ad una rocca d istan te tre quarti di
m iglio da T orb ole,1 e successivam ente s i continuano l altre tutte.
II fondo di tu tte queste settioni ha una terza parte da me
supposta della profondit, che di presente dee sussistere proba
bilm ente d istin ta con fragm enti di pietruzzuole, arena e loto
eh quellam masso di ta li m ateriali condotti dalle pioggie e
fiumi e rivoli dentro del lago, che copre il fondo naturale, e che
ragionevolm ente con invecchiarsi, che fa il mondo, debbe sem pre
crescere, im possibilitando m aggiorm ente il penetrare con al
cuno strom ento quel suo primo naturai fondo che dal creatore
g li fu dato. 2
La settion e per lo lungo, che ho detto com inciare dalla riva
superiore, dove com incia il lago a Riva e Torbole sino al suo
em issario sotto le mura della fortezza di Peschiera, dove co
m incia il M incio, fa comprendere in unocchiata, come imme
diatam ente sotto le m aggiori altezze de m onti sia il lago pi

1 Le carte moderne hanno La Madonnina sulla costa veronese, a S.


di Torbole : invece il M arsili parte da una punta, a S. di Riva, chia
mata nelle sue carte P. della Madona, sino allopposta sponda. Met
tiam o qui le misure del M. ridotte a metri e gli scandagli offertici
dalla carta idrografica Mar. 124 m. 220 m. 303 m. ; Carta idr. 74 - 158 152 - 116 - 5.
2 Arbitraria questa determinazione dello strato depositato di m a
teriale recato dalle acque o precipitato dai monti ; per il M arsili dice
che una sua supposizione.

IL LAGO DI GARDA

47

profondo, ch quello osserviam o precisam ente sotto del sito,


dove m onte Baldo pi alto, che corrisponde al sito detto Magugnano in faccia del P rato della Fame e cos successivam ente
ta li profondit sono regolate a llaltezze diverse de m onti a t
torno delle rive, e finalm ente vediamo per questistesso profilo
che l alveo del nostro lago nello slontanarsi che fa della mag
giore profondit verso il di lu i em issario, sempre si inalza.
D a queste dim ostrazioni di fa tti ne deduciam o che la pro
fondit m aggiore che siasi ritrovata in questo lago fra Magugnano e P rato d ella Fam e, e appunto sotto del pi alto sito del
monte Baldo che di 340 passi, cio piedi di F rancia 2040: 1 che
tan to la linea de punti (*he d a llorizonte superficiale d e llac
qua cade perpendicolarm ente al fondo moderno occidentale; ma
calcolato dim inuito dun terzo per i prem entovati am m assa
m enti di pietre, di arena, e di terra convertita in lo ti di diversi
colori, bianco, cireniceo e scuro, viene ad essere la differenza
fra questaccidentale fondo, ed il naturale di 680 piedi di meno,
la qual differenza aggiungendola alla m oderna linea di profon
dit, sarebbe stata 2720 piedi che secondo la vista doverebbe
prossim am ente rispondere a llaltra perpendicolare dellaltezza
del M ontebaldo rispettivam ente adlorizonte d ellacqua del la g o .2
Potrebbesi per avventura opporre, che se cresciuto in al
tezza il fondo del lago per la terra rovinata da monti, sar ca
lata nel tem po m edesimo laltezza de m onti; ma pu rispon
dersi, che l accrescim ento d ellaltezza al fondo del lago si
fa tta per le coste latera li de m onti non gi delle cime loro,
che saranno calate di .poco. 3
Il m onte pu essere qualche cosa pi alto per laggregazione
di m aterie vicine; e forse una volta col benefizio del barometro
nelle due sta ttio n i, una a llorizonte d ellacqua del lago, l altra
alla som m it m aggiore del M onte Baldo si potr anche m eglio
dedurre il verosim ile. D a questa gran profondit il piano del

1 Oltre 652 m., mentre la carta idrografica d sedo 346 m.


2 II m. B aldo elevato appena 870 m. !
3 Anche questa conclusione arbitraria : s abbassano anche i monti,
oltrech i loro fianchi perdono di continuo materia.

48

LUIGI FERDINANDO MARSILI

lago sino al principio del suo em issario pel M incio ascende alla
sola profondit di 12 piedi organizzazione datali dalla natura
perch questa m ole di acqua che risiede nel nostro lago rim anga
a quel livello che leconom ica disposizione ricerca per questo e
per g li a ltri laghi, che ho avvertito essere disposti alle radici
esteriori o ulteriori di queste A lp i dividenti l Ita lia dalla Rezia
e d a llE lv e z ia .1
La necessaria conservazione di questo livello, che la natura
vuole con un cos leggiero scarico costante dellacqua, si mostra
n ella m aniera che individuer, contro g lim petuosi venti da
qualunque parte che vengano.
Fra la punta d ellisola de F r a ti ed il Prom ontorio d i San
V ilio e fine della valle d i Sal, bench il lago iv i sia si molto
dilatato, con tu tto ci una profondit in esso, che occupa tale
spazio che variasi prom iscuam ente e che al parere mio pro
viene d alla vicinanza degli a lti m onti che sono nella linea di
M onte A g n ella parte B r e sc ia n a 2 secondo i l preso sistem a
che le profondit sieno regolate d allaltezza de m onti vicini,
perch approssim andosi verso Peschiera, tanto i profili che i
num eri nella m appa puram ente idrografica m ostrano la dim i
nuzione de fondi s per l am piezza che piglia il lago come per
esser cinto in ta l plaga d i m iti colli.
Da tu tti i profili si vede che il fondo dove il lago pi an
gusto fra le sponde bresciana e veronese pende verso la mede

1 La poca profondit del lago a lluscita del Mincio da 4 in. ad


1,20 m. secondo la carta idrografica, circa 3,80 m. secondo il Marsili non attribuita a cause naturali ben facilm ente elen catili, ma
allintento della natura di trattenere entro la cratera del lago una
determ inata quantit d acqua, quale vuole la sua capacit.
2 Fra l is. di Garda e la punta, di S. Vigilio il lago si allarga in
parecchi ampi seni ; ed il M arsili osserva che malgrado il suo amplia
mento ha profondit notevoli e difatti c una fossa fra 150 e
175 m. ampissima che ha intorno una regione fra 100 a 150 m. , il
che certo spiegato dalle alte terre che s elevano sulla sponda bre
sciana, mentre verso Peschiera le profondit diminuiscono assai e
questo risponde pienam ente al vero e del pari scendono al lago terre
assai basse.

IL LAGO DI GARDA

49

sim a parte veronese, la quale dim ostrazione non dee preterirsi


a fine di intendere un certo metodo che osserva costantem ente
la natura nelle correnti (?he si individueranno a suo luogo.1
Cos parm i avere bastantem ente posto in chiaro la continua
zione delle rive sopra dellacqua sino al fondo, e che queste sieno
com poste d i sostanza pietrosa a S : S : S : disposta e che fra va
rie distanze vi sieno legature pure di linee di pietre quasi d esti
nate a tenere pi forte, ed un ita la cratera, e che l isole che so
vrastano al livello superficiale d ellacqua sieno una ramifica
zione delle rive pietrose, che in pi e meno d i altezza sorgono
sopra d e llacqua, 2 e che le larghezze e profondit di essa sien
varie e non a caso fa tte per le diverse ispezioni di dovere dare
ricetto a m aggiore e minor q uantit dacqua secondo lecono
m ica disposizione d ella mole acquea, e per ricevere in s tante
parti eterogenee d i loto, darene, di pietre condotte d allacqua
per fiumi 3 e fa tte per acque piovane e liquefazioni d i nevi
chessendo pi facile a pi degli a lti m onti, anche qui la na
tura ha co stitu ito tan to m aggiori profondit che pure sono un
consecutivo delle form azioni de m onti, come si vedr nella detta
dim ostrazione della struttura organica della terra.
Questo quello che in tu tto quasi corrisponde con la cra
tera o alveo del mare, che sino dal principio delle mie osserva

1 Ci che qui afferma il Marcili non esatto : la linea di maggiore


profondit nel mezzo, ma questo solco pi inclinato, in generale,
verso la riva bresciana che non verso la riva veronese, cio pi ripido
il declino della sponda bresciana che quello della riva veronese,
tranne in pochi tratti, ad es., a N., verso l antico confine^ italo-austriaco.
2 Le Isole e gli scogli sono segni sicuri dellandatura del fondo :
uniscono le rive che continuano con quelle che sono distanti : sono le
gature come dice il M arsili.
3 Qui ancora una volta ripete che gli ampliamenti del lago in seni
e le profondit diverse di esso sono determinate da un criterio della
natura che vuole dar ricetto, in tal modo, a maggior o minor mole di
acque, a quantit minore o maggiore di materiale di sfasciume. E poi
continua le profondit sono la naturala conseguenza delle rive
alte : se queste si drizzan solenni, certo che il fondo di adima
notevolmente.
i

50

LUIGI FERDINANDO MARSILI

zioni in questo lago si mi fece conoscere, obbligandom i a tu tti


quei ten tativi che ho rappresentati con tante settioni, e profili
fa tti co fondam enti de scandagli ed anche delle ispettioni ocu
la ri fino a certe profondit sotto d ellacqua, pure espresse ne
disegni, e tanto pi ho dovuto praticare ta li diligenze per dare
un esem pio, anzi una chiara dim ostrazione, che i fondi di que
ste crateri o di laghi o di m ari nel loro sustanziale, e per la
struttu ra e disposizione di varie altezze non sono effetti di quel
rozzo accidente, che vien lo r o 1 attribuito da chi spaventato
dalla difficolt d i riconoscerle ed esam inarle si arrestato, a t
tribuendo tu tto ci al caso, anzi che alla salda organica dispo
sizione, facendo ingiuria alla somma provvidenza del creatore
che co stitu la terra nella sua creazione non pi bella che re
gola ta ; e comprovi ci il profilo, che ho descritto d i tu tta la
lunghezza di questo lago dal di lu i principio a Torbole sino al
fine d ellem issario che form a il M incio, m antenendosi costan
tem ente il di lu i canale in questo col deporre alla destra e si
n istra quellimmondezze e m aterie eterogenee che d issi cadere
nel lago, come m ostrano i due profili d ella punta delle F o r n a c i2
sin o a Zirano 3 e dell iso la d i Sirm ione pel rio Gasparino : 4
e per certo doveva egli avere una s fa tta disposizione per m an
tenere le acque in un cos regolato equilibrio con quel tenuis
sim o scarico continuo delle m edesim e acque che da questo [van
no a versarsi] nel M incio perch altrim enti le acque si sca-

1 La difficolt di spiegare le differenze di profondit dei mari o dei


laghi e la distribuzione delle varie profondit non deve favorire la
conclusione di taluno, ch cio il caso abbia determinato tu tte queste
differenze : questo indice di neghittosit mentale e si fa ingiuria
anche a chi tutte queste cose predispose: la terra non pi bella che
obbediente ad un ordine assai rigido.
2 Oggi capo Racchetta, sporgente a NO di Peschiera.
3 La linea che qui accenna va dalla punta delle Fornaci fino ad
uno scoglietto che nelle carte moderne non indicato di contro
a Cisano (qui la carta idrografica pone un bassofondo fangoso di 1,5 m.).
4 II rio Gasparino, che sfocia a S. di Pacengo, porta oggi il nome
di rio Dugale.

IL LAGO DI GARDA

51

richerebbono con un im peto e quantit m aggiore non corrispon


dente a lleconom ia di tu tta la m ole acquea dentro della terra,
come a suo luogo d ir .1

CAPITOLO TERZO

Delle aeque indigene del lago e confluenti


e sorgenti In esso.
Sarebbe desiderabile doppo di avere dim ostrato lo stato del
lalveo in quella guisa che fu possibile, che io p otessi ugualm ente
con dim ostrazioni esporre la q uantit d ella m ole d i acqua d esti
nata a riem pire il detto alveo ; ma siccom e ta l desiderio non pu
per tante ragioni avere il suo effetto, converr che ciascuno da
se a llingrosso lo giudichi su le m isure assegnate per le prece
denti mappe e settion i. P otr sim ilm ente esam inare l annessa
tavola che contiene i profili di tu tti li rivi e fiumi confluenti
nel lago e che m isurai in tempo di verno ed asciutto da pioggie
e liquefazioni di nevi e che l istesso lago era n ella sua m aggiore
bassezza per le acque, le quali sono precisam ente espresse in
ambe le mappe topografica ed idrografica, come notate in essa
le m isure di larghezza e profondit, avendole prese in poca d i
stanza dal lago. U na circostanza essenziale per potere fare una
specie di scandaglio della quan tit di queste acque confluenti
nel lago respettivam ente a ll unico esito per lem issario del
M incio sarebbe stato il potere m isurare la velocit del corso di
ognuno di questi confluenti nel lago, che trovai difficile per
tante ragioni, e fra le altre per quello della variet di ognuno
di questi alvei, per ragione delle variet in un alveo istesso,
che eccelerano, e ritardano la velocit per potere da esse m i
sure form are uno scandaglio, che fosse sta to corrispondente al
1
II Marsili in questa sua concezione statica della terra cos for
tem ente persuaso, che non pu ammettere modificazioni a ll ordina
mento prim itivo, e non sa concepire che le condizioni attuali siano il
frutto di perturbazioni, pur essendo soggette a leggi e cause di sicuri
effetti. La rigidezza non nelle cose, sempre mutevoli, ma nelle leggi
a cui sinchinano le variazioni continue.

52

LUIGI FERDINANDO MARSILI

l im presa, e perci mi risolvetti di abbandonarla per le accen


nate ragioni, e contentarm i delle m isure della profondit e lar
ghezza di ognuna di e s s e .1 Circa la velocit con la quale il lago
si scarica nel M incio asp ettai di esam inarla quando era in una
somma calma, m ettendo in esso galleggian ti diversi che non
davano m inim o segno di moto, e se pure qualcheduno, erano
tu tti contrari fra loro per ragione di qualche bocca di aria che
spirava dalle vicine valli delle sponde, quando secondo il disca
rico al principio del M incio averebbe dovuto forzar questi a
tenere il loro m oto costan te al centro dellem issario; di modo
che non ho potuto distinguere alcuna cosa per questo corso
d ella m ole acquea del lago nel discaricarsi che fa per il Mincio,
che a mio credere un corso causato pi tosto dalla pressione
e peso d ellacqua che da un moto di corrente regolare, che sia
in questo lago, dove la natura vuole osservare un equilibrio a
quel grado, che porta il di lei bisogno per la sopradetta econo
m ia a tu tta la m ole acquea, eh dentro la terra, e causato anche
dal ritrovarsi d a llacqua nel fondo del M incio un piano d ec liv e.2
Io
ho unite in calcoli tu tte le m isure di larghezza e profon
d it d e rivoli confluenti che paragono con le altre del Mincio,
che conduce fuori lacqua, e per dim ostrare che mole di acqua
possa restare nel lago di quella che confluisce respetti va mente
a llaltra che esce pel m edesim o M incio, considerando ancora la
q uan tit di acqua che dal sole viene attratta secondo le propor
1 Vorrebbe dar la misura del contributo, ma dichiara che per molte
ragioni non lo ha potuto fare. Per ha tentato di stabilire la velocit
dei corsi d acqua, all unico scopo di mettere in rapporto tali velocit
con quella dell acqua del lago uscente per l emissario, il Mincio ;
ma anche questaltro tentativo lo ha dovuto abbandonare : vari sono gli
alvei di molti fiumi e varie nello stesso alveo le cause che accelerano
o ritardano la velocit.
1 soli dati che pu offrire sono la larghezza di tali correnti e la pro
fondit delle medesime.
2 La misurazione delle velocit delle correnti tributarie del lago lha
lim itata il M arsili al solo fiume emissario, il Mincio. Ma i galleg
gianti posti sulla corrente non si movevano se non con moti determinati
dalle correnti daria soffianti sul fiume da varie parti. Nessun indizio di
una forte corrente verso il fiume, ma solo movimento e per il suolo de
clive e per il peso delle acque del lago.

IL LAGO DI GARDA

53

zioni stab ilite dallAccadem ia dInghilterra s per dedurre tu tta


la m ole che riem pie questalveo sia una unione d ellacque solo
defluenti per la superficie della terra, <*he in esso cadono, o pure
se sia un am m asso delle sorgenti, che nel fondo e lateralm ente
escono d alle vene, che sono dentro de m o n ti.1
L esistenza di queste vene non da m ettere in dubbio non
solo per quelle osservazioni fatte in questo lago, ma anche in
a ltri sim ili laghi, e dentro listesso mare, che mi occorso ve
dere, e sino fiumi sotterranei che in esso si scaricano, come si
vedr nel mio saggio fisico.
N e laghi dellE lvezia da fondi scaturiscono sorgenti consi
derabilissim e, come in quelli del lago d i Costanza e di Z u c c o 2
e nel piccolo lago d i P onale 3 che m ette foce nel nostro d i Garda
vicino a l villaggio d etto la P iave, 4 vi sono m oite sorgenti, che
m antengono questo lago nel suo orizonte d ella lunghezza e lar
ghezza che nella m appa si vede. N el lago di Garda a mezzo
m iglio d istan te da Sirm ione andando per tram ontana sincon
tra una sorgente chiam ata da quelli del paese B o lliv a , 5 che alla
larghezza di 100 piedi m ostra l ebullizione n ella superficie del
l'acqua che ha del m inerale, come a suo luogo m ostrer parlando
delle diverse nature d i queste che sono nel lago. A ppresso di
Cassone a un tiro e mezzo di m oschetto lontano dal lago, alla
radice totale del M onte B aldo scaturisce una gran sorgente di
1 Confrontata e il confronto stato possibile in parte misurando
lampiezza e la profondit delle correnti fluviali ; bisognava per aggiun
gere la velocit la quantit di acqua entrata nel lago per gli affluenti
e quella uscita per il Mincio, sottratta la quantit dacqua evaporata
secondo la formula data dallAccademia di Londra, risulta ci che per
m anentemente occupa la cratera del lago. Ora questa data dalla
differenza fra le due cifre confrontate o dalle vene acquee che qua
e l portano tributo al lago? Questo il problema che si pone e che
risolve in favore della seconda possibilit.
2 L. di Zug.
3 L. di Ledro.
4 La Pieve di Ledro, a monte del lago. A N. della Pieve sono sor
genti.
5 Nelle carte il M arsili la chiama Buiota : ora si chiama Bototo.
E una sorgente solforata cloruro-sodica, a 65, che ora intubata va
allo stabilim ento ivi eretto.

54

LUIGI FERDINANDO MARSILI

pi piccoli em issari che sono nella sostanza del monte, che in


questo suo piccolo corso sino al lago fa m acinare pi m ulini,
ed una ta l sorgente che si vede sopra il pelo dellorizonte dellacque non da dubitare che vada continuando anche s o tt o .1
Q uesta verit m eglio la m ostra lesempio del verno, quando
lacque sono basse, dove volendo, come fu tre anni sono in Tuscolano, escavare il porto, non ostante che lo chiudessero con
una diga di terra rinchiusa fra legnam i per levare la commanione del resto dellacque del lago, appena com inciato a sca
vare il fondo di esso porto, com inciarono le sorgenti ad uscire
con tan to im peto, che bisogn ricorrere alla m oltiplicazione di
trombe da acqua per potere a pi asciu tto travagliare. D i que
ste sorgenti venivano altre dal centro della terra altre late
ralm ente.
D alle predette osservazioni si vede che la mole acquea di
questo lago, come d i tu tti g li altri, proviene nella m inim a parte
daHacque defluenti per la superficie d ella terra attorno di essa,
ma a m io giudizio pi dalle sorgenti che sono gli em issari d i
quellacque, o dilatazione di acque che si fa dentro la terra, e
di fa tto senza di questi regolari conservatori di acqua al pi dei
m onti, forse sentirem m o pi frequenti quelle rotture dei m onti
che portano im provisi sgorghi di acque con tanto danno de po
poli circonvicini, e perci il sommo artefice g li dispose alle
radici de m onti perch dassero un respiro fra un certo livello
regolato a lla m ole dell acque infrap oste alla te r r a .2 Tutta la
m ole d escritta esam inata n ella di lei natura pe colori, sapori,
1 Cassone sulla sponda or., quasi contro a llis. Trim eluie. Per Cas
sone passa il rio dei Violini, e fra Cassone ed Assenza c una grossa
polla dacqua che sgorga dalla roccia. Frequenti sono poi le sorgenti
che si incontrano lungo il torrente dei Molini, cos chiamato perch
muove m olte macine.
2 Come fu detto, le preferenze del M arsili sono per la credenza
che la mole acquea del lago sia pi fa tta di acque sorgive che di
acque defluenti.
Osserva poi che la natura con opportuna preveggenza ha creato a pi
dei monti questi grandi serbatoi, atti a raccogliere acque, e, se questi
non esistessero, le acque interne cercando di uscire determinerebbero
rotture di monti e danni non lievi.

IL LAGO DI GARDA

55

pesi, effetti dell im m issione d egli acidi ed a lcali e gradi di


freddo tanto alla superfcie quanto nella profondit, e di tutto
ci si fa il paragone con le acque piovane de pozzi attorno al
lago, e di quelle de fiumi confluenti; osservazioni che comincier ad una ad una a m ostrare, e che si trovano disposte in tre
tavole segnate 10. 11. 1 2 .1
N ella prima la situazione di ogni rivo e fiume respettivam ente a territori, dove son posti, co loro nomi, la larghezza e
profondit di ognuno, i colori e m em orati gli sperim enti ten
ta ti per conoscere la natura d i ta li acque per mezzo de colori,
sapori, effetti dellim m issione di acidi ed alcali, pesi, come pure
tu tti quei sperim enti rinovati ad una piccola distanza de con
flussi d elle acque di qu esti fiumi e rivoli sono replicati, per
ch in una occhiata possa vedersi che la natura delle acque del
lago non resta punto alterata d a llim m issione d i q u e ste .2
N ella seconda sono in d icati li siti, dove si sono fa tti nel
mezo del lago i m entovati sperim enti per tentare la natura delle
acque s nella superfcie come nel fondo.
N ella terza vedesi la m aniera, con cui s i conosciuta la d if
ferenza d ella tem perie d ellaria nel fondo del lago respettivam ente a llaltra d ellam biente sopra di esso.
Sopra tu tte tre faccio le susseguenti riflessioni per dimo
strare, in tu tto quello possibile, la natura di questacqua col
confronto, come ho detto, delle altre in essa confluenti delle sor
genti, de pozzi e delle piovane.
D a lla prim a deducesi che tu tte le larghezze 3 de fiumi con
fluenti nel lago riu nite insiem e fanno una linea di piedi 302,

1 E lanalisi chimica delle acque. D i essa non discutiamo, che fuori


dal nostro compito.
2 Gli esperimenti dimostrano che fra le acque del lago e quelle de
fluenti in esso la differenza sono trascurabili.
3 Chiarisce il contenuto della .prima parte della tavola prima, cio
confronta la larghezza dei fiumi confluenti con quella del Mincio.
La differenza, ridotta in metri, di 16,57, cio i vari affluenti supe
rano di larghezza il Mincio di 16 m. e 57 cm.
La differenza poi, che non grande, non data come sicurissima,
poich possono essere avvenuti dei piccoli errori.

56

LUIGI FERDINANDO MARSILI

palm i 10, che sono passi 50, piedi 2, palm i 10, che paragonata con
1 altra d ella larghezza m aggiore del M incio, eh piedi 251,
palm i 8, che fanno passi 41, piedi 5, palm i 8, vi corre la diffe
renza di 8 passi, piedi 3, palm i 2 di m inore estensione che ha
lapertura superiore del M incio alla M adonna del Faggio,dov
il passo della B arca un piccolo m iglio sotto Peschiera, differenza
di poco mom ento, e da non considerarsi nellessenziale per i
ta n ti accidenti che ponno essere accaduti nel pigliare le misure,
e perch li p iccoli alvei con le ripe loro trattengono il moto delle
acque, onde sembra che la natura abbia com pensata la difficolt
del corso con quella poca m aggiore q uantit di larghezza che ne
confluenti presi insiem e sincontrano, ed ancora perch si com
pensa cos in parte la m inore profondit de confluenti, di cui
diremo in appresso.
Le tre profondit prese n ella settione del M incio, cio nella
sponda Veronese passi uno, oncie sette, e nel mezzo piedi 5, P. 3,
ed a lla riva bresciana piedi 4 P. 8: che tu tte assiem e fanno
P. 198: onde prendendo la terza parte che P. 66: cio di
piedi 5 P. 6, si ritrova la profondit media del Mincio stesso.
Ora stando ferm i a lli tem pi delle nostre osservazioni e parago
nando nella tavola le profondit d e confluenti stessi, si arriva a
questa media profondit del M incio di piedi 5 P. 6, onde se ri
fletterem o al m aggiore pendio, e per conseguenza a qualche mag
giore velocit che i confluenti ponno avere ed a lla maggior lar
ghezza de confluenti stessi (di cui si detto) potremo conclu
dere che presso a poco ta n t acqua scarica il Mincio dal lago
quanto quella che nel lago istesso viene da questi piccoli con
fluenti introdotta. 1
N e llalveo d ellistesso M incio si vedono ad ambe le rive i
segni, che l acqua difluente pel proprio alveo alle volte cre
sciu ta sino a quattro piedi, e come dir a suo luogo parlando
dei m oti d ellacque di questo lago, queste nella m aggior loro
crescenza crescono sul lago sino a tre piedi e mezzo, tre piedi,

1
Circa la profondit degli im missri e dellemissario, il M arsili trova
che le cifre coincidono : 5 piedi e 6 pollici, cio m. 1,77, onde conclude
che tantacqua si scarica nel lago quanta ne esce.

IL LAGO DI GARDA

57

due e sei o n d e, due soli, com stato nel verno passato del 1724
e 2 5 ,1 dove fu s gran siccit, prove tutte che a mio credere
m ostrano che l acqua, chesce dal lago pel M incio non <4he
quella parte forastiera condotta nel lago pe descritti defluenti
ftum icelli e rivi (toltane quella che il sole attrae); del rim anente
la m ole acquea indigena del lago forse non ha esito, avendola
co n stitu ita l autore della natura a quella quantit, chera ne
cessaria a lleconom ia acquea dentro la terra, e che a noi non
nota, ma bens conosciam o che da questo livello non vuol retro
cedere anche ad onta dellim peto de venti, come a suo luogo di
m ostrer, parlando d elle correnti in questo lago; e non senza
la probabilit forse che l istesso ancora succeda dentro de
mari, cosa che non sapremo m ai senza la m agnanim a benefi
cenza de sovrani m arittim i, che istitu iscan o a sue spese navi
osservatorie, con una istruzione uguale, e com une a tu tte, eh
quello ho esposto nel mio saggio fsico, e n ellaltra disertazione
a ll amico m io Boerhaave. 2
In questa tavola 'ho pure aggiunte tu tte le osservazioni che
ponno indicare la natura delle acque superficiali del lago, lito
ra li e de fiumi e ruscelli confluenti in essi, e le ho ritrovate fra
loro in tu tto uguali pel colore e sapore, alla riserva della con
fluente del rivo a Gans 3 eh era trobida e di sapore paludoso
come proveniente da terreni palustri della Lugana, ed uguali

1 Anche c accordo fra il crescere delle acque del lago, in certi pe


riodi di decrescenza, ed il crescere delle acque del fiume di scarico, il
Mincio.
2 Ecco qui ripetuta la sua proposta il concepimento della scienza,
che non opera deHindividuo, ma somma di sforzi collettivi, concepi
mento che non era tanto ovvio al tempo del Marsili, cos che lo si
trova espresso non di frequente e spesso con tim idit : la scienza
potr avanzare solo se trover consenzienti gli sforzi dei singoli e solo
se le esperienze, difficili per i privati, saranno favorite e protette dai
sovrani.
3 TJn Rio Ganfo sbocca ad ovest della penis. di Sirmione ; ma non
pu esser questo che d nome alla parte di SE del lago valle di
Ganz ; quindi probabilmente il rio Bragagna che scorre presso una
localit chiam ata Ganfo.

58

LUIGI FERDINANDO MARSILI

nel peso d i 23 V2 grani ch quello anno le acque del fondo del


lago e che si trova per tu tta anche la superficie del medesimo
nel rigore del v ern o .1
L im m issione dellacido di vetriolo nelle acque defluenti
d alle terre Trentine ed alcune da m onte Baldo ha fa tto loro
prendere il colore di am etisto alla riserva delle sorgenti d i Ca
pone e M ulino di B r e n to n e .2 N ella riva bresciana quelle del
rivo di San Carlo, 3 del P rato d ella Fam e, d i Campione si sono
tin te ugualm ente, e quelle del fiume B rara 4 invece d i tal colore
nno prodotto dense nubi, e lasciandole in un vaso per alcuni
giorni ancora senza la iu to di acido e d i alcali, nno formato
una gelatin a tenace, grossa pi di una costa di coltello, che
unita si lev dal vaso, si conserv in un piatto per ta n ti giorni,
e non avea verun sapore, e, sopra postivi i consueti acido ed al
cali, non fece m inim a mozione.
Il
colore bellissim o di am etisto in alcune acque era pi e men
forte, com espresso nella tavola, ed a mio credere questacqua
forse avr preso della natura calibeata passando per terreni
ferrei e tenter pi sperim enti in pi acque nelle quali sar
sta ta lim atura di ferro e ferro calcinato e ferro infocato smor
zato in esse per sincerarm i di questo supposto m io, del che
lesito in certe altre mie fisiche e chim iche osservazioni riferir.
D alla seconda tavola si vede principalm ente che lacqua del
lago superficiale nel gran calore d ellesta te tanto pi leggiera
che nel verno e particolarm ente quella vicina alle sponde, come
pi percossa contro la ghiara, ch solam ente di 21 grani, quan
do nel mezzo d i 22, dove manca tale ripercussione. Per lo con
trario n el verno ugualm ente pesante nella superficie che nel
fondo, tan to in vicinanza delle rive che nel mezzo del lago. Que
s t acqua di tale peso di 23 grani e % portata nella stanza del fo

1 Anche ugual peso hanno le acque dei tributari e dellemissario.


2 Certo Brenzone. Con tale nome si indica un vasto territorio che
sale fino a 1000 m., fra la valle Berton e quella dellAiuto, con frequenti
sorgenti.
3 Torrentello fra Bogliaco e Gargnano.
4 Oggi torr. Brasa, a N. di Tremosine.

IL LAGO DI GARDA

59

colare dove laria era tepida, e questa lasciata per unora di


tem po in essa stanza dim inu il peso a grani 21 % prove tu tte
conferm anti che il calore dim inuisce il peso dellacqua, quando
il freddo laum enta; ed in fa tti nel verno dove lacque m oventi
i m olini da carta sono scarse almeno per la m et che lestate,
nulladim eno per testim onianza de m olinari con quella met
fanno tanto lavoro quanto nellesta te col doppio; ed essi lo at
tribuiscono al maggior peso che ha lacqua in tale stagione. N el
fondo costante che lacqua sia pi pesante della superficiale
n ellestate due grani e mezzo e che n ellinverno, come ho detto,
sieno u guali di peso le superficiali e le p ro fon d e.1
pure im m utabile che le acque del fondo sieno di colore torbidastro, quando quelle della superficie son chiare, che il sapore
delle prime sia ingrato, partecipando del palustre ed amaro,
quando delle seconde grato particolarm ente n ellestate nei siti
che son percosse contro le pietre.
Lacque de pozzi bench sieno riste sse del lago, essendo que
sti profondi quanto im porta 1 orizzonte superiore delle abita
zion i sino al fondo d ellacqua del lago, sono pi pesan ti della
superficiale estiva del lago, avendo trovato questa 22 grani e %
nel giorno istesso che trovai l altra del lago vicino a Maderno
grani 21; e ta l peso ancora in parte pu essere attribuito al
considerabile fresco che tiene in s. L acqua piovana raccolta
in tempo di una gran pioggia di 6 giorni pesava pure grani
22 % eguagliandosi in questa parte a quella de pozzi, ed era
chiara, e del sapor comune solito dellacque piovane.
1
II M arsili osserva che lacqua fredda pi pesante della calda, che
destate lacqua presso le rive pi calda dellacqua nel mezzo del lago,
che lacqua superficiale meno pesante dellacqua profonda e che din
verno il peso lo stesso al fondo e superficialmente.
D, come prova della sua affermazione, il fatto che i molini, dinverno,
macinano assai di pi e meglio, pur essendo lacqua in minore quan
tit. perch pi pesante che destate, in cui l acqua abbonda di pi, ma
pi leggera.
Non sempre d del fenomeno la esatta causa, ma il fenomeno
vero. Non sappiamo se egli sia stato il primo ad osservarlo ed ab
biamo dubbi , ma fu il primo a considerarlo nella sua compiutezza
e nella sua estensione.

60

LUIGI FERDINANDO MARSILI

La sorgente a pelo d ellorizonte dellacqua del lago nel vil


laggio di C assone alle radici di un de siti pi a lti del monte
B aldo era d i sapore ingrato, di peso di 22 grani e % approssi
m andosi alla natura di quella del fondo del lago, potendo es
sere che questa sopra l orizonte sia parte di una d i quelle m olte
che form ano la gran m ole aquea del lago. Si m anifestato che
la sorgente a mezzo m iglio distante da Sirm ione per tram on
tana, chiam ata B olliva, perch nel giro di 100 passi si vedono
continue ebullizion i e che i pescatori dicono abbia odore di
zolfo, che io non potei discernere, pesa i so liti 23 grani % se
condo l universale acqua superficiale del rim anente del lago, ed
ha un sapore a principio che non d istin gu esi d a llaltre acque,
che poi tenendola in bocca causa un am aretto accom pagnato da
m olta m o r d a c it .1 Tale acqua evaporata lasci un sedim ento in
poca quan tit di colore cenerino col gusto amaro mordace del
l acqua e che postovi l acido e lalca li non fece veruna m uta
zione. Lorigine di tal acqua viene dal fondo che trovai di 14
passi abitato da gam beri e tinche e coperto delle so lite erbe del
lago che i pescatori con la fiocina 2 m i tirorono dentro la barca
trovando i viventi di ottim o gusto a m angiarli e le erbe di un
sapore in d istin gu ib ile d a llaltre nascenti nel lago intero.
L im m issione d ellacido ed alcali non fa una m inim a mozione
in quellacque del lago superficiali, profonde e sorgenti a pelo
d ellacque del lago, e dal fondo e de pozzi e delle piovane.
D a lla terza tavola si raccoglie che non pot fa rsi l esperi
m ento de gradi del freddo n e llacqua del lago col termometro
perch sta n te il gran freddo ch n ellacqua ad una certa pro
fondit, tu tto lo spirito di vino di cui era pieno il termometro
si ritir alla m et della palla ; onde in tal vece fu fatto lo spe
rim ento con sugheri nella m aniera che in essa tavola esprim esi
e quelli andarono restringendosi pi fino alla profondit di cen
toventi p assi dove il rigoroso freddo si vede, chera nel suo mag

1 S detto pi sopra di quali minerali sia ricca.


2 II m. nel testo froscina.

IL LAGO DI GARDA

61

giore grado, in cui conservasi a lla profondit d i centosettanta,


come pi distintam ente nella m edesima ta v o la .1
Che lo scorciam ento di cinque linee a lla profondit di 15
passi sia quel grado ultim o di freddo che pu perm ettere la ve
getazione alle piante dentro del lago, giacch i pescatori stessi
assicurano che fra i 15 e 17 passi sia la m aggiore profondit a
cui possono vegetare, alla riserva di quella sponda sotto acqua
detta Sraron e la Meson nel sito ove com incia il canale che va
a llem issario, dove sino a trenta p assi trovano l erbe. 2
D a queste osservazioni deducesi ancora che il freddo sia
maggiore nel lago che nel mare, donde io sino a 130 p assi alla
riva d egli abissi ho tirato coralli e pseudocoralli ed altre piante
m olli, ma pi aspre di quelle si estraevano a minore profondit,
come diffusam ente sta espresso nel saggio fisico della storia
naturale del mare. 3
CAPITOLO QUARTO

De venti che soffiano in questo lago.


iSono forzato interrom pere l ordinata continuazione del sog
getto d ellacqua del mare collinterposizione del racconto de
venti che sopra d i esso soffiano, a fine di potere poi essere me
glio inteso nella dim ostrazione de m oti diversi di questa,
1 Non ha potuto far esperienze col termometro, perch lo strumento
non funzionava pi ad una certa profondit ; per con sugheri ha po
tuto constatare che a 120 passi (133 m.) si raggiungeva il pi intenso
freddo e che questo rimaneva costante fino a 170 passi (220 m.).
2 La vegetazione non scende al di sotto dei 15-17 passi (29-33 m.) :
lo attestano i pescatori ; solo queste cifre sono superate in quella parte
del lago che ai due lati dello sfocio del Mincio, indicata con nomi
che le carte moderne non offrono.
3 Altra constatazione questa che pi mite la temperatura del mare
di quella del Garda, tanto che a 130 passi (152 m.) si trova la ve
getazione. Vedi pi innanzi nelle note della parte seconda alcuni accenni
agli studi su llanim alit del Corallo e delle sue origini. Del resto le Floridee specialm ente si spingono anche nel nostro Mediterraneo ben oltre
i 150 m. e deve averlo visto anche il Marsili forse parlando di piante
molli.

62

LUIGI FERDINANDO MARSILI

il quale esam e succeder im m ediatam ente con tu tte le necessarie


circostanze, giacch da questi forse dedurremo qualche metodo
anche per alcuni di quelli del mare.
N el nostro lago i venti trovano l ostacolo di una trincera di
a lti m onti, che da tre parti lo difendono alla riserva di poche
aperture che sono in essa per poterlo da tu tte le parti agitare
con le loro forze moventi. Questa disposizione della natura pro
ficua alla m inore inquietudine di queste acque produce laltro
vantaggio di coprire la vegetazione della terra dagli in su lti de
venti contrari a quella che anche di pi assistita d a llesalazione
del lago produce fru tti che per altro non sarebbero proporzio
n ati al clim a, dov posto listesso lago. 1 Ad ogni modo anche
fra sim ili o stacoli li venti, chi pi e chi meno, non lasciano di
esercitare li loro gradi di forza con quel metodo, che ho procu
rato di andare alla meglio indagando, col fine sempre di andare
applicando ta li mie osservazioni a quei m oti, che danno alla
fluidit delle acque nel nostro lago. 2
Per poterm i intendere co pescatori e co naviganti per que
sto lago, ho prim a dovuto imparare la loro bussola tanto per le
d ivision i quanto per le denom inazioni de venti. Per quelle si
vagliono di punti circostan ti al lago, senza considerare la commune via delle plaghe del mondo, e senza praticare le altre sudd ivision i consuete, ma collocandole solo secondo certe v a lli fra
m onti e quei fiumi e rivoli, che ho descritti. Le denom inazioni
tu tte sono particolari a lluso di questa ristretta navigazione.
Per tan to ho fa tto la bussola qui annessa, che m ostri ta li di

1 Constatazione assai interessante : il clima non solo modificato


dal coefficiente latitudine, ma anche dal coefficiente esposizione. Il Garda
protetto a N. quasi del tutto , a NO ed a NE., quindi pu per
mettere il crescere di una vegetazione pi meridionale.
2 Considera i venti in quanto possono originare correnti, o favorirle,
sul lago; quindi non per s li studia ma come cause di pi interessanti
movimenti.

IL LAGO DI GARDA

63

vision i e denom inazioni che sono poi da me spiegate co veri


nom i secondo larte del navigare pei m a r i.1
I
venti che spirano nel lago, secondo la division e di questa
bussola, sono da dividersi in quei che da rim oti paesi nno le
loro prime fon ti, ed in altri che g li nno a vista del medesim o
lago.
Q uelli che vengono da rim ote parti sono pi forti, ed opposti
fra loro e con la differenza fra essi che uno , come lo chiam e
rebbe B acone assecta, che pi abituato di tu tti questi venti,
ch il Suvero 2 o Grecate, che con pieno corso dalla valle della
Sarca entra a Torbole dentro del lago rinforzato dal vicino che
avendo l origine dal m onte Balun dentro del Tirolo porta anche
tal nome scorrendo per la valle del fum icello V a r o n e 8 con
fluente del lago vicino a Riva, e dentro del rombo prossim a
m ente a Greco Tram ontana, e questi a mio credere rinforzati
d alla vicina tram ontana che 4 per ragione di avere avanti d i s il
muro de m onti che g li im pedisce di condursi direttam ente pel
proprio rombo del lago deve ricorrere alle prem entovate due
v a lli o pure a llaltra per m aestro-tram ontana per la valle del
fiume P onale che g li d comodo di entrare nel nostro lago, rin
forzandosi di quel vento che som m inistra il laghetto di Ponale
e valle ed acqua di questo nome ; unione indispensabile fa tta da
questa circonvallazione di a lti m onti infraposti al lago, e fon ti

1 E naturale che i nomi di venti, pur rispondendo a quelli indicati


nella bussola, derivino dai luoghi da cui spirano : questo si verifica non
solo su i laghi, ma in tutti i luoghi dove c una popolazione che osserva
questi fenom eni dellatmosfera.
2 l i Sover o Suer o vnt de sora spira da N. a S. (vedi F l o b e s t e
M a l f e r - l i Benaco. Verona, 1927, pp. 73-4).
3 Qui fa confusione il M arsili ; il vento del Tirolo che ha origine dal
m. Baldo e scorre per la vallatetta del Varone? Il Baldo ad est del
lago ed il Varone a N. di Riva.
4 Ma tutti questi, compreso il Suver o Suvero, sono venti di tra
montana.

64

LUIGI FERDINANDO MARSILI

de nom inati venti, che ha in esso quelle aperture che dando


ad ogni vento, che soffia per esse, il nome abituato di S u v er .1
G li a ltri venti opposti al descritto Suvero sono quelli che
vengono nel paese d istin ti con due nomi, Andro 2 et Ora. 3 II
primo occupa i rombi di ponente-garbino puro ed ostro-garbino, attribuendoli i pescatori lorigine nel tratto di Appennino
fra Cremona e fra B rescia. Laltro com incia da mezzogiorno ad
ostro fino allo scirocco levante abbracciando con questo nome i
rombi di ostro, ostro-scirocco, scirocco, a quali danno lorigine
in quel tratto di A ppennino ch fra Reggio e fra Parma, ed io
stim o che si estenda a buona parte del P olesine per che se questa
ora\ non troppo violenta e lopposto Suver non forte dentro
d el lago, vediam o in esso nebbia rara ed alle volte ancor d e n s a .4
I
venti di Vinero a Levante 5 opposto a llaltro di Buar ch
il ponente 6 non sono cos n fam igliaci n forti come i d escritti
scorrendo il primo per la valle d ellA dige e laltro per la detta
V alsabbia ed ambi ro tti d alle linee de m onti infraposti al loro
corso e lago, il primo di m onte B aldo, e l'altro de m onti del Bre
sciano che hanno la loro apertura sopra di Sal.

1 Qui il M arsili torna ad essere, come sempre, esatto, poich dice


che la tramontana impedita dalla cerchia dei monti che circonda il
lago, dove trova un varco soffia e quindi i suoi effetti scorrono lungo
le vallate del Sarca, del Varone e del Ponale, rafforzati da venti lo
cali. A tutta questa variet di correnti che l alveo del lago, chiuso
dai monti, incanala si d poi il nome di Suver.
2 Andre o Ander (da andare) uguale a l Libeccio. Spira da SO per
un periodo di cinque o sei ore a cominciare dal mezzogiorno e si ripete
per due o tre giorni, fra il marzo e lottobre. (V. M a l f e r , op. cit., p. 74).
3 L ra od ostro spira dal S. in direzione opposta al Sover.
4 Le frequenti nebbie che selevano sul lago quando soffia 1 ora, non
forte, e non forte il Suvero, fanno supporre al Marsili che talvolta
lra venga dal Polesine, cio fanno supporre al M arsili che talvolta
sia perci un vento molto umido.
5 Forse il vento che il Malfer dice Vinessa (op. cit., p. 75) che
spira da scirocco e spira forte talvolta. Prende nomi diversi a seconda
che spira da E o da SSE.
6 E il Boarno o Boarnass o Buaren che soffia da Vobarno dalla Val
Sabbia.

IL LAGO DI GAEDA

65

A questi venti di origine rim ota succedono propriam ente gli


indigen i che sono quelli che anno le loro origini e debole corso
dalle valli dambe le rive del lago, e parte delle descritte per
ragione del Suver. Quando il lago non turbato dai venti predo
m in an ti da me descritti, questindigeni si distinguono m eglio,
e particolarm ente n ellestate, perch tram ontato che sia il sole
com inciano a farsi leggerm ente sentire ed avanzandosi nella
n otte son freddi e pi vicini a llalba, ma com inciando il sole ad
alzarsi un poco g li a n n ie n ta .1 D a lla som m it del m onte Baldo
tu tta la notte spira un venticello assa i freddo che va a cadere
in certi piccoli piani della riva bresciana a lu i opposta, e che
dura fino che il sole abbia sorm ontato la di lui cima ed asciu
gato la notturna rugiada. P i m attine mi portai nella pianura
del confluente del fiume Tusculano a lla riva del lago per sen
tire ambi li venti freddi che oppostam ente fra loro spirano, uno
per la B occa Fredda o valle del fiume Tusculano 2 proveniente da
m aestro-ponente, e laltro Yinero o Levante dalla som m it del
M onte Baldo, che a m isura che il sole si alzava anche decli
nava sino ad una sollecita estinzione di se stesso, quando, pel
contrario, l altro di B occa Fredda o m aestro-ponente, non ostan
te il sole alzato fra tenue dim inuzione sussisteva nella continua
zione del di lu i alim ento d ellacqua del fiume Toscolano, che
incessantem ente corre dagli a lti m onti del Bresciano, ma del
l opposto Yinero, o Levante, asciu ttate che erano le rugiade
d el m onte B aldo dal sole, non rim aneva pur la memoria.
N e tem pi di prim avera o destate insorgono venti m om enta
nei, ma im petuosi che a pescatori e naviganti annunziano il
loro arrivo per una piccola nube che per ordinario da m onti bre
scia n i fra il Buer e ponente ed Andro ed ostro-garbino 3 suol
com parire con un negro fosco tinto di un verde scuro variegato

1 Sono brezze di terra, chiamate anche da qualcuno re e spirano da


mezzanotte al mattino avanzato.
2 II nome di Bocca Fredda, appunto per i soffi freddi che spirano
dalla vallata del Toscolano, non appare nelle carte.
3 Fra ponente e sud.
5

66

LUIGI FERDINANDO MARSILI

di ceruleo sopra del lago, aspetto che caccia in terra i pescatori


per la via pi breve e le navi di m erci se possono in qualche
luogo sicuro collaiu to del terribile vento che non tarda a sof
fiare anco con turbini spaventosi e dura sin che la nube si
sciolga in una pioggia ben grande e talora in una terribile gran
dine, e questa pi che certa quando in s tiene m olti del colore
verde scuro. N el tempo che la nube cos sfogasi, il vento va
sm inuendosi in guisa tale che col fine o della pioggia o della
grandine term ina egli ancora.
In fine i venti del lago predom inanti e che la m aggior parte
del tem po si fanno sentire, o sono il Suver proveniente da m onti
del Tirolo per le descritte valli, che unitam ente sboccano nel
principio del lago, o l ora che daHA ppennino d iscen d e.1 Questi
a lle volte sono tu tti unitam ente nel lago facendo fra loro il
fiero contrasto alla d irittura del prom ontorio di San V ilio, sito
nel quale mi sono trovato pi volte fra una somma agitazione
della nave; e chi il pi forte supera l a ltro ; ed il Suver tutto
raccolto fra il tratto pi angusto del lago ancorch pi debole si
m antiene contro de venti d ellAppennino e delle pianure del P o
lesine, avendo questo fatto la sua sede fra Torbole e San V ilio ;
quando poi di essi uno solo regna, corre da un capo a llaltro di
tu tto il lago. U no di questi venti m aestri bastante ad abbat
tere tu tti g li a ltri venti, e m aggiorm ente se ambi sono nel lago,
m ai g li a ltri si lasciano sentire.
Il
Suvero osserva un m etodo quasi regolato che particolar
m ente ho osservato nel verno, quando i m onti del Tirolo e Baldo
eran coperti di nevi, che, essendo il cielo sereno, alle due ore d i
n otte com inciava a farsi sentire, e doppo la mezza notte cre
sceva e pi ancora nascendo il sole ed approssim andosi il mez

1
Fra il maggio ed il luglio si ha pi frequenza di suver e di ra.
Nel maggio del 1923 dice il Malfer si ebbero 20 suver ed ra
e nel luglio 25. Pi forti sono i venti di S. e sincontrano con il loro
contrario presso il capo S. Vigilio, vero punto dincontro. Per il Suver
riesce a conservare il predominio nella parte di lago pi stretta.

IL LAGO DI GARDA

67

zoili andava in tal decadenza che fra la 20* e 21 ora era quasi
una calma p e r fe tta .1
N ellestate non nasce e non dura con ta l ordine s perch le
calm e sono pi frequenti, com e ancora perch le nevi su m onti
di Tirolo mancano. 2 TI Su ver tu tto che d i natura rigida non
reca effetti cattivi alle delicate piante degli agrum i ed olivi per
ch di leggieri tocca ambe le rive del lago, quando 1 ra nel
verno, e particolarm ente essendo le pianure d i Lombardia co
perte di nevi, per altro di natura non cos aspra come il Suver,
fa alla riviera bresciana gran pregiudizio perch di angolo retto
la percuote, cosa che non si pu fare da g li altri venti, da quali
affatto coperta, o se attaccata, sempre leggierm ente, di modo
che un s bel paese p osto in clim a per se stesso freddo, e sepolto
fra l A lp i coperte di nevi per tan ti m esi d ellanno, e confinante
per tu tte le parti con altri per cos dire g elati, nel cuore del
verno gode aria amena, a cui aggiungendo larte d i coprire le
loro cedrare, collaiuto delle ben poste linee de m onti e degli
a liti del lago que popoli non ostan te la natura sterile del ter
reno vivono in una (patria beata. 3
Quando le osservazioni de venti fussero state il m io primario
soggetto in questo lago averei m olto di pi potuto tentare; ma
contento d i avere conosciuto q uesti per quanto esiger potea il
mio bisogno su m oti che causano n ellacqua del lago; non m i
sono pi inoltrato, anche per m ancanza d i tempo e strum enti,
ma sempre pi m i sono conferm ato per le addotte succinte os
servazioni che lumido gran pascolo de venti e come laridit
un annientam ento di e ssi; e per questo la forza del sole distrut

1 Quando il Suver (dice il Malfer a p. 73) prodotto da forte nevi


cata, diventa tem ibile e dura fino alla sera : allora si chiama vent da
fioca.
2 Come s visto il M alfer d una cifra alta per il luglio : bassa per
quella del giugno.
3 Pi nuoce l ora alle limonaie del Suver, perch questo le tocca
leggermente, mentre laltro vento, che scorre dalle piane del sud, pxire
coperte di neve, le colpisce in pieno.

68

LUIGI FERDINANDO MARSILI

trice dellumido, quando ha vigore superiore a quello dellumido,


estingu e ancora li venti che attorno del nostro lago regnereb
bero m eglio, specialm ente quelli che desso sono indigeni, quan
do non fossero an n ien tati da forti stranieri e dal s o le .1

CAPITOLO QUINTO

De m oti diversi deli aequa di questo lago.


A ssa i noto che qualunque piccola unione dacqua sia sotto
posta a ta n ti diversi m oti che 1 vengono dati in diverse maniere
per la di lei fluida natura, e tanto pi le m aggiori dei laghi e dei
m ari. 2 Q uesti m oti nascono d a quelle diverse cause, che ander
esam inando, nella presente mia unione di acqua assai conside
rabile di questo lago, per la lunghezza, larghezza e profondit
della sua m ole acquea, la quale sottom etto a questo esame col
tito lo dei m oti di essa, che divido in modo costante naturale
ed in co sta n ti accidentali.
Il
costante n aturale lo suddivido in quattro. Uno quello,
tu tto che leggierissim o, che viene causato d a llesito di quella
p iccola porzione dacqua per lem issario del lago a Peschiera
che fa lorigine del Mincio. Il secondo quello delle sorgenti
d ellacqua in diverse profondit per linee laterali, che cadono
n el lago, o che dal fondo verticalm ente ascendono alla di lui
superficie. Il terzo il causato dalle crescenze e decrescenze

1 Lumido dice il Riarsili il pascolo dei venti ; il secco il


loro distruttore. E perci il sole dissipando l umidit, annienta anche
1 venti.
Sarebbero pi frequenti i venti indigeni se non soffiassero i forestieri
e se non agisse col suo calore il sole.
Ma, conclude il Marsili, io non ho voluto parlare dei venti, se non
per incidenza, in quanto essi possono favorire od ostacolare le correnti ;
perci dopo queste osservazioni, faccio punto.
2 Le moli acquee, appunto perch adatte a ricevere pi facilmente
1 movimenti, hanno spinte in tu tti i sensi, e quanto maggiore la mole,
maggiori sono le spinte e maggiori i movimenti.

IL LAGO DI GARDA

69

delle di lu i acque facendo i due m oti uno per alzarsi e laltro


per isbassarsi in diverse stagioni. Il quarto prodotto da fiumi
o rivoli laterali, che confluiscono nel la g o .1
I m oti incostan ti ed accidentali sono quelli fa tti d a venti
che nel nostro am biente di tem po in tempo soffiano con quella
diversit, che appunto di continuo vediamo, ed anche alle volte
conosciam o darsi sotto acqua, pure per P istessa cagione de venti
che noi sentiam o nel nostro a m b ien te.2 A ltr i m oti sono quelli
che i P escatori attribuiscono a i cocenti raggi del sole nel forte
dellestate, e l ultim o che ha la sua origine da quel livello in cui
la natura vuole conservare la mole acquea n ella terra ad onta
del disordine che a questo livello causano i venti, o altre cause
dei m oti instituendo un moto so tto acqua che principia dove fi
nisce d i giungere la forza de venti, od altro non am m ettendo
la natura intervallo di tempo a far restitu ire le acque nello stato
di equilibrio, cosa, che cos chiaram ente si m ostra nel nostro
lago come ander descrivendo anche per riflessioni a que tan ti
m oti che vediamo dentro de m ari e che pi attribuisconsi ad
ogni altra causa che a questa d ellubbidienza che lacque deb
bono avere alle leggi im posti loro dalla n atura per il loro in
dispensabile equilibrio. 3
Pongo per primo m oto quello d ella corrente costante natu
rale fa tta dal M incio, che anche nel tempo d i somma calm a
insensibile, specialm ente dov nella sua m aggiore larghezza,
come pi volte sperim entai con leggierissim e canne e pezzi di
legno, ma poi, avvicinandosi il restringim ento del lago verso
P eschiera, apparisce qualche leggierissim o moto, che appunto
proporzionato a quella piccola m ole d i acqua che ho dim o
1 La prima distinzione dei moti che si osservano nel lago quella
di costanti ed incostanti, o naturali ed accidentali.
2 E oscuro qui il M arsili e non si sa a che cosa accenni ; forse a
venti non percorrenti latmosfera, ma soffianti entro la terra. Sono ri
torni, che talvolta si notano, di quel complesso di false cognizioni che
il Marsili non ha abbandonate.
3 Quattro sono i moti costanti e sono assai chiari nellesposizione
m arsiliana ; tre sono le cause dei moti accidentali, e lultimo il suo
solito pregiudizio che qui ripete.

70

LUIGI FERDINANDO MARSILI

strato possa uscire dal lago, che al parer mio non che quella
piccola q u antit che viene portata da fiumi e rivi descritti, e
perch ci possa seguire con un ordine costante, anche la natura
ha fa tto un alveo che si vada inalzando sulla m aggiore pro
fon d it di 340 passi o piedi 2040 sino a quella dell em issario
ch d i p assi 2 e piedi 12, come pi chiaram ente si vede nel
profilo della, lunghezza del lago d escritto nel capitolo della
struttu ra organica del medesimo. Q uesto moto tanto leggiero
che per ogni m inim o vento se ne perde affatto la cognizione ben
ch a llem issario suo, che il principio del M incio pi volte men
tovato, sempre si veda pi e meno il corso d ellacqua causato,
secondo me, in quel caso dal peso della mole superiore del la g o .1
La seconda specie di questi m oti costanti naturali quella
che viene causata dalle sorgenti n atu rali sopra e sotto dello
rizzonte delle acque. A ppresso del villaggio di Cassone un tiro
di fu cile dal lago al pi della quasi m aggiore altezza d i m onte
B ald o abbiamo quella sorgente che parlando dellacque con
fluenti nel lago enunciai, la quale ci m ostra come sotto d elloriz
zonte d ellacqua del lago anche sortiscano, ch quello anche ve
diam o in ta n ti siti d ellAppennino, quando fra il mare e radici
di essi m onti vi sieno interposizioni di continenti che dalla
parte del M editerraneo vengono chiam ate maremme pel rista
gno che vien fa tto per ta li acque senza libero scolo nel mare
im pedito da venti, come le altre dellA driatico si chiama valli
e p a lu d i.2

1 La natura ha provveduto il lago di un fondo che va innalzandosi


verso lemissario suo, il Mincio, cosi solo piccola quantit esce e con un
movimento quasi insensibile. Non casuale tutto ci, ma provvidenzial
m ente disposto dalla natura.
2 Paragona ed il paragone non esatto, perch fra fenomeni non
vicini se non per condizioni esterne le fonti di acque fra la linea
spartiacque del Baldo la sponda del lago, e le maremme tirreniche e
le valli adriatiche. Nelle une e nelle altre elemento comune lacqua,
ma mentre nella prima lacqua trova una via per uscire dallinterno
allesterno, nelle altre le acque superficiali si arrestano per ostacoli frap
posti al loro deflusso.

IL LAGO DI GARDA

71

Abbiamo sorgenti che dal centro ascendono con m oto verti


cale alla superfcie del lago, ed una di queste costante, anzi
perenne, a mezzo m iglio per tram ontana, come dissi, d istan te da
Sirm ione, col nome di B olliva. 1
Ambe queste specie di m oti delle sorgenti la terali e verti
cali m eglio si conoscono, quando alle volte sono n ecessitati g li
ab itan ti di pulire e scavare i loro piccioli porti, come abbiam
detto, opera che riservano il verno dove l acque del lago sogliono
esser pi basse, e bench con una diga m anofatta traversino
l im boccatura de loro porti per separare lacqua di questi dalle
acque del lago, nulladim eno devono avere una quantit di trom
be con le quali possono tirare m aggior copia di acqua d i quella
che viene condotta da quelle sorgenti che vedono venire da lati,
e dal fondo d e llistesso porto, e con losservazione particolare
che quando di m aggiore durata loperazione di escavare anco
le sorgenti si fanno ivi e m aggiori e di pi forza, e perci anche
.sono so lleciti nelle loro escavazioni.
I fium i confluenti nel lago che nel capitolo di sopra dimo
stra si che sono di poco conto, ed anche d i minore i rivoli a m i
sura della lor m ole di acqua, si estendono con m oti e correnti
dentro d el lago al p i alla distanza di 60 o 80 passi. 2
Lultim a specie di questi natu rali m oti quella che viene
fa tta quando l acqua si alza e si abbassa. Q uesti due m oti uno
contrario a llaltro anno le loro proprie stagioni. Il principio del
crescim ento suol essere alla fine di marzo o al pi tardi a prim i
di aprile continuando a crescere non solo in questo ma anche
nel m ese di m aggio e qualche porzione de prim i di giugno, se la
liquefazione delle nevi non fosse term inata; e per tu tto luglio e
prim i d i agosto tan to il m oto di crescere che di decrescere fa
pausa; ma alla m et d i questo com incia il moto di decrescere
che non cessa sino alla fine del futuro marzo o prim i di aprile,

1 D i questa si detto pi sopra.


2 Le correnti determinate dai fiumi e dai ruscelli che si scaricano
nel lago hanno degli effetti brevi : al pi giungono a 1T5 od a 153 m.

72

LUIGI FERDINANDO MARSILI

sino a ll altezza vid io di due piedi e mezzo di F rancia nella


lunga aridit d ellanno 1 7 2 4 .1
Quando poi le stagioni del crescere sono state piovose, suole
arrivare a piedi tre e tre e mezzo, e per conseguenza essere que
sto m oto di decrescenza al pi di tre piedi e mezzo. N el mio sog
giorno in Maderno a lli 18 di dicembre d el predetto anno fu una
continua pioggia ed il lago non crebbe che il traverso di quat
tro dita, ma poco dopo il tem po riprese la serenit, dove solle
citam ente il moto della bassezza d elle acque torn al suo stato
prim iero. Sono m olti che attribuiscono questo moto dellin n al
zam ento alla vegetazione d ellerbe, che con vigore com incia ap
punto a g li u ltim i di marzo, e prim i di aprile, e che successiva
m ente cresce per tu tto il descritto tem po; ma siccom e queste
sono di natura tan to m olle che con la loro vegetazione non ec
cedono la profondit di 18 passi, una vana reflessione, come lo
prov l aum ento che fece il lago nel gran cuore del verno che
sopra ho detto, dove l erbe erano vecchie, e quasi putrefatte,
ben s a llangu stia d ellem issario del lago, dove com incia il Mineoi, potrebbe darsi qualche leggiero ristagno, che per non pu
essere di tal forza da far risen tire per tu tto il lago li m oti di
crescenza e di decrescenza per causa d ellerbe sino alla somma
di tre pied i e mezzo, ch quello unicam ente succede per le acque
confluenti in esso o per le pioggie o per liquefazioni d i nevi che
appunto in m aggior copia succedono in quei mesi. 2
I m oti in costan ti son quelli che si fanno da venti che ho de
sc r itti nel capitolo precedente perch con la notizia di e ssi

1 II crescere dovuto al liquefarsi delle nevi, che continua fino al


giugno : nel luglio e nellagosto c una sosta nellaumento ; poi c de
crescenza fino alla primavera di poi.
La cifra di differenza per il 1724, fu di circa 80 cm. Negli anni pi
piovosi si giunge ad 1 m. e 10 cm. Oggi si d come lim ite massimo,
rispetto allidrometro di Peschiera, 1,92, come minimo cm. 40 al di
sotto dello zero di tale idrometro.
2 La ragione da alcuni addotta, ma respinta dallo stesso Marsili,
ci esonera da ogni commento. E per notata anche oggi lostruzione che
le erbe determinano l dove l em issario comincia (v. M a l f e r . op. cit.,
p. 66) : minimo invece leffetto della flora sommersa.

IL LAGO DI GARDA

73

ognuno possa comprendere quale im pressione diano n ell acque


del nostro lago ; e siccom e non da dubitare che anche di questi
ne soffino sotto dellacqua, come nota leruditissim o B acone nel
de origine locali ven torum con quelle parole inveniuntur
quaedam loca in m ari ac etiam lacubus quae n u llis flatibus venti
maiorem in modum tum escunt, ut hoc subterraneo flatu Aeri
appareat , che sono que moti appunto che accadono nel lago e
che si ponno distinguere, mi pare, i m oti per causa del vento,
che soffia nel nostro ambiente, ed a ltri per quelli che possono
darsi sotto dellacqua anche con la predetta approvazione di
B a c o n e .1
T utti questi che sono nella superficie d e ll acqua g li vediamo
a seconda della forza d i tu tti que venti che ho d escritti e che
da pescatori si osservano, senza lim itazione di stagion i n causa
d i venti n a ltri accidenti che sogliono causare, come dir, cor
renti o m oti so ttacqua o che son segni dicono di m utazione di
tem po e che pu essere siano causati da vento sotterraneo come
ho detto che accenna Bacone. 2
I
raggi cocenti del sole d ellestate, che sogliono com inciare
ad essere n ella forza loro considerabile verso il so lstitio estivo,
al dire de pescatori causano un m oto o vero corrente a llaltezza
d i un piede, che ora va verso Peschiera ora verso Torbole, pi
gliando il d i lei principio dalla parte bresciana, precipitandosi
verso la veronese, effetto fam igliare in tu tte le altre correnti di
sotto che si diranno, per essere da quella riva il declivio a que
sta, per la m aggiore profondit del lago eh a quella parte,
come ho dim ostrato nel capitolo della struttura organica del
lago m ediante ta li p r o fili.3

1 Anche qui ogni commento sarebbe in u tile: solo resta a chiedersi


come mai il M arsili accolga su un argomento come questo la credenza
e la spiegazione baconiana.
2 Qui la grammatica dolorosamente bistrattata. Il Marsili pare vo
glia dire che questi moti o hanno origine dai venti descritti o sono cau
sati da quei venti sotterranei di cui fa cenno Bacone nel passo riportato.
3 Lerrore del M arsili che il lago declini col suo fondo dalla costa

74

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Chi direbbe mai che qualunque moto superficiale n ellacqua


del nostro lago, che col pi fiero vento non pi profondo di
due p assi in circa, causasse sempre un moto a questo contrario
e si estendesse fino a ven ti o trenta p assi e pi ancora, quando
il m oto superiore fosse m aggiore per ragione d i una forza anche
pi gagliarda del vento che soffia n ellam biente. E pure per
dim ostrare come questi due m oti contrari vadano, col mezzo d
una piccola carta, ne dar unidea pigliando l effetto del pi co
m une m oto superficiale proveniente dal vento d i suver o greco
dove saranno linee d istin te con treccie che hanno la loro punta
verso la parte dove le acque corrono, e quelle che indicano il
m oto superiore saranno traversate da un S . e le altre che in d i
cano i corsi profondi opposti saranno traversate dalla let
tera P . 1 Qualunque moto che al sito del di lu i principio possa
dim inuire la m ole d ellacqua del lago ed augum entarla alla parte
opposta inferiore non rilevante per il riparo, che se li fa dalla
corrente o m oto inferiore, atteso che senza di questo si vedrebbe
di sopra dalla parte da dove soffia il vento gran dim inuzione
dacqua pel contrario n ellopposta di sotto aum enti conside
rabilissim i. 2
In questa carta per chiaram ente intendere la disposizione di
q u esti fra loro contrari m oti, superiore ed inferiore, che anno

bresciana alla costa veronese fa attribuire la causa di questo movi


mento delle acque a tale declivio.
I venti, il dislivello e la densit varia sono le cause onde traggono
origine tutte le correnti, ed anche le due a cui qui si fa cenno, forse
quelle oggid note col nome di Valanchera (da Sud per lansa di Gambis
verso sud-ovet) e di Foss, che la pi im portante e viene per lo pi
da nord.
1 Ad ogni vento segue in direzione apposta una corrente di pari
grado , cosi il M alfer (op. cit., pag. 68).
2 Anche qui il Marsili appare un po oscuro. Il suo pensiero par
questo : Ogni movimento sposta acqua dal luogo dove comincia al luogo
dove finisce ; per se subito non ci fosse un moto subacqueo che resti
tuisce lacqua al luogo donde il moto s iniziato, da una parte il
punto di partenza avremmo una diminuzione notevole, dallaltra
il punto darrivo un accrescimento considerevolissimo .

IL LAGO DI GARDA

75

per prim a origine il vento di Suver o d i Greco, si m ostra che i


m oti superiori anno sempre alla loro sinistra le linee de m oti
inferiori che pigliano il loro principio dove quelli finiscono ch
alle sponde quasi opposte al sito di dove com incia il moto supe
riore e questa regola in alterabile per causa della pendenza
del fondo del lago verso il monte Baldo, come ho dim ostrato ne
profili. In questi siti opposti a llorigine causata dal vento non
si osserva mai un augm ento d acqua m aggiore di un piede,
come n ella parte superiore un uguale dim inuzione, perch col
suo retrogrado moto d i sotto d istin to con le treccie si discarica
ed im pedisce q u ellaugm ento di acqua, che qui si farebbe con
unuguale dim inuzione alla parte opposta da dove com incia il
moto su p eriore.1
Per ultim o osservabile che il moto o corrente di sotto non
va con uguale velocit del superiore, essendo assai pi debole
giacch il corpo di acqua della corrente causata dal vento per
lordinario non pi alto di due passi, quando laltro della con
tro-corrente di sotto giunge a lla profondit d i 20 passi, e per
ci anche dovr essere di forza reciproca a llaltezza, cio lalta
due a lla lta 20 sar una velocit come 20 a 2. Per mancanza de
com odi non potei esperim entare per prenderne una prossim a
differenza che potr essere fra loro, ma per con le reti, come
dir parlando d elle pesche, s i conosce a bastanza. 2
D a lle narrate m ie osservazioni ed uniform i esposizioni de
pescatori intorno de d escritti m oti nel lago, tento di formare,
per sempre col forse, le susseguenti deduzioni.
Il
naturale e costante m oto ch sempre nel lago, oltre al
lattrazione del sole quello dello scarico dellacque confluenti
in esso per quei d escritti fiumi e ruscelli, e sorgente laterale al
1 Qui pone come prima causa di questi moti i venti, e nota che i moti
superficiali hanno alla lor sinistra i moti subacquei. Ripete da ultimo
la sua persuasione della declinazione del fondo del lago da ovest ad est.
2 O rapporto inverso tra velocit e profondit : la superficiale ha
la profondit di quasi 4 m., la subacquea di circa 40 m., quindi si ha
v s (velocit della corrente superficiale): 4 = 40: v p (velocit della
corrente profonda). Si veda intorno a questa affermazione ci che dice
il Malfer nellop. cit., a pag. 69.

76

LUIGI FERDINANDO MARSILI

pelo d ellacqua, chessendo di pochissim o conto respettivam ente


a lla m ole intera d ellacqua del lago, la natura constituito un
em issario anche proporzionato ad essa e fatto l alveo con un
fondo che dalla sua m aggiore profondit vada sempre salendo,
in modo ta le che lacqua vera naturale non possa da esso uscire,
ma stare in quel livello che la natura le ha costitu ito per leco
nom ia dellin tera m ole d ellacqua dentro della te r r a .1
I m oti cau sati per le sorgenti la terali e dal fondo del lago
salendo credo che non sieno continuati, ma che solo seguano
quando collarte in qualche luogo debbono rim ettere l acqua le
vata, com e nelle escavazioni descritte dei porti, a fine di rim et
tersi a quel prescritto livello, e che quando questo non sia d i
m inuito, stieno le sorgenti oziose fra la terra, come destinate
a tenere ripiena la cratera del lago, che riconosce questa pel
proprio costante alim ento rinchiuso in quellorganica struttura
che ho descritta e fa tta in guisa ta le che unicam ente pu uscire
quella tenue quantit che viene portata da d escritti piccoli fiumi
e rivoli e che pu quasi d irsi un acqua forastiera venuta per
ragione dello scolo dellacque piovane o nevi liquefatte, che ba
gnano le terre circonvicine e pendenti verso il lago; poich la
propria di lu i quella che vien condotta dentro dal moto delle
sorgenti la tera li e che d al fondo ascendono alla cima sempre
sotto del pelo d ellacqua indigena del lago. La sorgente che ho
d escritto sotto nome di B olliva nella vicinanza di Sirm ione e
che con le sue b olle m inerali m ostra d i provenire da un moto
v erticale ha pi di rarefazione, causa d i quelle gallozzette d i
acqua, non vedendosi ivi considerabile aum ento di a cq u a .2
Con la dim ostrata m ediocrit de fium i e piccolezza de rivoli
confluenti pu bene ognuno conoscere che i m oti che fanno col
1 Prima deduzione (il Marsili l accompagna per dei suoi dubbi).
Il
primo moto dovuto alle acque che si scaricano nel lago, ma poich
la quantit che si versa modesta, cos la natura ha dato al lago un
fondo che permette il deflusso della parte solo scaricata, mantenendo
dentro la cratera il pi della mole acquea.
2 Le sorgenti, secondo il Marsili, hanno questo compito, mantenere le
acque del lago a quellaltezza a cui lo ha destinato la natura. Rag
giunto questo, esse diventano oziose.

IL LAGO DI GARDA

77

corso delle loro acque in quelle del lago sono di poca estensione
e quasi di nissun conto ed incapaci di resistere ad ogni mediocre
contrasto de venti.
I m oti di crescim ento e decrescim ento e stato delle acque
nel lago hanno la loro direzione, come d issi, dalle pioggie e li
quefazioni delle nevi che si scolano da quelle terre pendenti
verso del lago, fra la m oltip licit o scarsezza di quelle acque, che
hanno le gi descritte stagioni, per l augm ento, stato e dim i
nuzione della pi volte m entovata poca quantit di acqua, ch
quella unicam ente sottoposta a ta li variet, m entre la propria
e vera del lago, fa tta dalle sorgenti laterali e verticali, non esce
dal suo sodo e naturale livello prescrittole d alla n a tu r a .1
T u tti li m oti cau sati da venti sono in costan ti e variabili se
condo lincostanza e variet di essi fra loro, causando con le
loro im pressioni ta n ti diversi m oti; vero che uno pi abi
tuato d ell altro in certe stagioni, com e di sopra ho notato.
Quando questi m anchino si fa una somma calma, che tiene im
m obile l acqua, detrattone quel tenuissim o moto suo verso di
Peschiera, e quello che alle volte1 nasce per il gran caldo. 2 S i
pu pur presupporre che certi im provvisi m oti a m olti piedi
sotto della superficie d ellacqua provengono da sotterranei venti
che sbocchino nel lago senza che n ellam biente spiri un minimo
vento, se pur non fossero m oti causati da sbocchi im provvisi
d ellacque sorgenti sotterranee dentro del lago, che per al dire
de pescatori non alzano punto il livello dellacqua del lago, ma
solo predicono m utazioni gagliarde dei tem pi. 3

1 Anche il moto di accrescimento e di diminuzione delle acque del lago,


per le piogge, il liquefarsi delle nevi ecc., poich il rapporto fra queste
acque e la mole acquea del lago tenue, di poco momento.
2 Venti e caldo sono le cause prime di ogni moto.
3 Forse qui nelle parole vaghe del M arsili qualcuno potrebbe vedere
un accenno a quei moti, presenti anche nel Benaco, di carattere perma
nente e ritmico, che si chiamano sesse. E questo sospettiamo, perch il
Marsili, che attribuisce tali moti a soffi daria sotterranei, dice che
essi predicono mutazioni di tempo e sono improvvise, il che proprio
dello sesse.

78

LUIGI FERDINANDO MARSILI

I raggi del sole cocenti, ho dim ostrato, che pur essi cagio
nano m oto in poca profondit dellacqua superiore, che da quelli
rarefatta si alleggerisce di peso, come ho detto n ellesame d ella
natura di essa, e questa istessa rarefazione per mezzo del sole
causa il moto che p iglia un corso di corrente verso di quella
parte, che ritrova nella parte superiore dellacqua qualche spe
cie di d e c liv io .1
S e la m ia dim ora fosse sta ta pi longa alle rive di questo
lago, per certo avrei sopra d i questo fa tto m oltissim e osserva
zioni per potere forse prendere qualche lum e da spiegare la
corrente del mare, che in m olta p rofondit attorno dello sco
g lio di C asidagno 2 in faccia di Cassi, territorio d i M arsilia, si
gira secondo il moto del sole, dove i raggi del medesimo non
possono penetrare a quellacque profonde che con ugual giro
d el sole corrono, come siegue nelle superficiali del lago. In que
sto sito dentro del mare ta li correnti si distinguono pescando il
corallo che vegeta in esso scoglio, che si pu appunto fare nei
m esi di lu glio e dagosto.
T ali osservazioni, che non hanno la corrispondenza daltre
in siti diversi, e nelle stesse stagioni, non lasciano altro luogo
che di riferire l osservato. A bbiansi i posteri il ratiocinio col
fondam ento delle considerabili corrispondenti osservazioni.
I m oti superiori nel lago causati da d escritti diversi venti
m etodicam ente obbligano a diverse profondit a ltri contram oti,
che con pi celerit in esso si osservano per la di lui piccola
esten sion e in lunghezza e larghezza. U n ta le inalterabile sistem a
un ito a lla ltra osservazione che quando vi calm a perfetta nel

1 II sole, per levaporazione, determina movimenti : le acque evapo


rate, lasciando un vuoto, determinano movimenti verso il punto di mag
giore evaporazione.
2 Sorge proprio a S. di Cassis, il tranquillo rifugio della Provenza
dove tanto impar il M arsili dei segreti del mare.
Se si fosse trattenuto pift su l Garda, forse avrebbe trovato argo
menti per spiegare un fenomeno notato a Cassis di una corrente che si
muoveva nel senso del sole, profonda e quindi tale da non accogliere gli
effetti del calore solare. Invece nel Benaco il movimento secondo il sole
di acque superficiali, quindi meglio spiegabile.

IL LAGO DI GARDA

79

lago, egualm ente anche tu tte quelle correnti solite contro del
moto de venti non vi sono, perch cessati li venti, causa de moti
superficiali, anche g li airi di sotto in 24 o 30 ore cessano, e
tu tta la m ole dellacqua del lago si m ette in perfetta quiete, e
tran q u illit, alla riserva di una di quelle descritte estraordinarie
e rare e brevi correnti di sotto, che predicono m utazioni d i tem
po ; 1 c insegna che l acqua di questo lago ha il suo stabile e
naturale livello corrispondente a lla m ole acquea conservata
nelle viscere de m onti e terre circonvicine, come l intero m are respettivam ente a tu tta la m ole terrea del mondo. N el mare con
m aggior forza e per lunghissim e estensioni soffiano come nel lago
i venti, che cacciano a lla parte opposta le acque e senza la resti
tuzione a siti da dove partirono, si farebbono som m ersioni e non
vi sarebbe m ai l indispensab ile livello rim esso da questo contra
moto. 2 Losservazione m ia d ella contracorrente inferiore a lla su
periore del Bosforo Tracio sarebbe forse con questa osservazione
del lago spiegata m eglio che con quella che in tenera et stam pai
e che rende probabile forse che dentro dello stretto di G ibil
terra sia un egual contram oto di sotto a lloceano, che ivi tenga
il necessario livello con la restituzione di quelle acque, che per
di sopra vanno al M editerraneo. 8
Qui non sar soverchio accennare che questi m oti causati da
venti nelle parti superiori de m ari e la dim ostrata necessit
1 Se i venti non determinano moti superficiali, le parti profonde, ces
sati gli effetti dei moti superficiali (e gli effetti durano poche ore), si
tranquillano, ed il lago diventa placido specchio. Solo persistono brevi
e rare e straordinarie correnti subacquee che denunziano mutamenti di
tempo. (Si veda il Malfer nei paragrafi V ariazioni di livello e C orrenti,
op. c., pp. 66-71).
2 Se nel mare il che deve verificarsi anche nei laghi __ non avve
nissero i contramoti che restituiscono ad una parte le acque portate dai
venti altrove, allora avverrebbero sommersioni e si turberebbe il natu
rale livello.
3 E osservato il fenomeno, ma non data la causa esatta. Sul Bo
sforo Tracio lopera stam pata fin dal 1681; sullo stretto di Gibilterra
si veda la mia pubblicazione Intorno alla lettera al Boerhaave in buona
parte pubblicata (Annuario del R. Liceo Scientifico A. R ighi - Bolo
gna, 1929-30).

80

LITIGI FERDINANDO MARSILI

de m oti sotto acqua contrari a quelli, incontrandosi assieme,


forse contribuiscano la loro parte a flussi e riflussi di ta n ti
m ari, e dove qu esti sono; e perci sarebbe giusto il non a ttr i
buir solam ente questi flussi e riflussi alla luna, ma riflettere
anco a g li effetti del sole per la continua attrazione che fa dellacque; e se bene con le particolari m ie osservazioni confron
ta te con quelle di altri, potessi dire non poco, vedendo che ve
ne m ancano tan te altre riservate a posteri eruditi ed a sovrani
am anti delle scienze, conviene a q uelli rim ettere quanto noi non
siam o capaci con ta li ca p ita li di d ir e .1

1 Non solo all'attrazione lunare, ma anche alla solare si devono i moti


di flusso e di riflusso (si veda il cenno storico di G. B. Darwin premesso
a La Marca , pp. 62-73, in cui non c un cenno al Marsili.

PARTE SECONDA 1

P asso alle notizie che compongono la seconda parte di que


sta nostra dissertazione; queste riguardano a dar conto della
vegetazione delle piante che si trovano dentro del lago ed a t
torno di esso in certi siti paludosi. D i quelle che sono gi chia
ram ente state espresse non pongo le figure ma solam ente di
quelle che non paiono secondo lopinione de B otanici descritte.
A ccenno in essa i viventi che sono in questo lago medesimo e
siccome sono quasi tu tti sta ti d escritti da a ltri mi baster di ac
cennarli co nom i d a ti loro dagli autori senza impegno di figure
fuorch un processo d ella sarda, fuori del carpione maschio e
fem m ina che si pretende un pesce particolare di questo lago e
v i pure unita la di lu i notom ia con pi esatte figure. Mi esten
do sopra de m oti di questi che nella non tanto grande ampiezza
del lago sono diversi, nelle diverse stagion i per cagione de pa
sco li e di collocare in s iti propri le ova per la loro m oltiplica
zione su cui sono stato d iligen te, per vedere se in questo lago
sia la corrispondenza collordine che i P esci osservano dentro
del mare. La pesca del carpione come d ella trota ch assai in
du striosa nel lago, mi ha pure obbligato a far figure.
CAPITOLO PRIMO

Delle piante che si trovano In questo la^o.2


N e llalveo di questo lago, siccom e in quello di tu tti li mari si
osserva, sono alcune piante ma di una m olle sostanza l dove
1
Le note riguardanti questa seconda parte sono state redatte dallil
lustre prof. Achille Forti di Verona, al quale il Comitato Marsiliano
vuole esprimere tutta la sua riconoscenza.
8 1 dati sistem atici che riguardano le piante fanerogame

fi

sono

per la

82

LUIGI FERDINANDO MARSILI

quelle del m are sono di sostanza pi aspra e pietrosa. Con di


ligenza e fatica de pescatori, per mezzo di reti e daltre ma
niere procurai far estrar le m edesim e giacch sono a diversi
gradi di profondit radicate so ttacqua, non comparendone so
pra che in certi siti alle rive, dove le acque per ragione di certe
sin u osit fa tte d a lle sponde, divengono a guisa di piccole pa
ludi, producendo ancora piante com uni a queste, cio a dire la
sa gittaria, la persicaria, la piantaggine acquatica, m oltissim e
canne 1 ne siti p iani alle sponde del lago n otati appunto nella
m appa di lui. D i queste non fui sollecito, come d i quelle dentro
del vivo del lago, le quali pi esattam ente osservai per rintrac
ciare o la diversit o la corrispondenza con quelle dentro del
mare, atteso l eccessivo freddo d escritto nel tempo appunto
proprio per la vegetazione delle p iante nel lago. D i fatto per
tu tto il lago la vegetazione delle piante, che da basso dir non
passa la profondit di 18 passi, a riserva di una certa specie di
spongia d etta d a pescatori panata 2 che cresce fino a 45, 50 e 55

massim a parte basati sullopera : Le Piante Fanerogame d ellAgro Ve


ronese (1896-1900) - Censimento del Dott. A. Goiran - E stratto della
Monografia Statistico Economica su Verona del Sen. C.te Sormani M oretti.
1 R ispettivam ente : S ag itta ria sagittaejolic, L. (Goir. I p. 102).
Polygonum P ersicaria L. (Goir. I pag. 235) sebbene sar probabil
m ente piuttosto Polyg. lapathifolium o P. H ydropiper L. erbe di sponda
assai pi frequenti.
Alterna Plantago L. - Per questultima il nome del M arsilii corrisponde
meglio al volgare Piantazeno dacqua che non al nome italiano Me
stola, Mestolacoia (Goir. I p. 101).
Meno agevole stabilire se queste canne siano da attribuirsi tutte
a Phragm-ites communis Trin. pure essendo la relativa formazione este
sissim a specialmente sulla sponda meridionale assai poco declive perch
pu intendersi per Canna anche il giunco di stuoje Juncolo Scirpus
lacu stris L. gi noto al Segujer, delle sponde del Garda con la relativa
form azione esterna alla precedente della P h ragm ites e chiamata appunto
Scirpetum ; (Goir. I pag. 79).
2 Non agevole indicare con un nome specifico questa spongia
espressivam ente chiam ata panata dai pescatori anche al tempo del
Nostro. Certo si che tale denominazione di Spongia pu aver avuto
ragione dalle forme di molti spongiari dacqua dolce soliti a trovarsi sulle
canne litorali del Benaco fino ad oltre la zona di vegetazione e che di

IL LAGO DI GARDA

83

passi. D alla profondit minore a cui cresce una specie di erba


fino a lla m aggiore ch quella d ella predetta spongia ciascuna
di questerbe tiene quasi inalterabilm ente quella profondit pi
congrua alla natura di l e i 1 a causa de diversi gradi (punto noi

primo acchito possono non agevolmente distinguersi da quello che Adriano


Garbini (Prim i M ateriali per una Monogr. limnologica del L. di G. : Atti
Acc. Agr. Ver. 1893 p. 12 dellestr.) disse Feltro organico da fefltre organique appellativo usato dai naturalisti ginevrini. E gli soggiunge che
tale strato spugnoso-melmoso viscido ricopre tu tti i corpi sommersi, non
escluse le piante stesse, anche se oltre una certa profondit questultime
non vi saranno che in fram menti trasportati dallonda.
Il
fatto s i che tale feltro come il Garbini dice costituito di Diatomee,
Desm idiee e Palmellace, cui si potrebbe soggiungere di Missoficee, Batteridi fra cui si annidano un cumulo di animali microscopici o appena
visibili risale a rivestire anche tutti gli oggetti sommersi negli strati su
periori fino alla riva quasi al cui lim ite, forma una zona bistro-giallastra
trasparente nei punti ove manca la vegetazione maggiore. Del resto ancor
al presente il Malfer trov lespressione p an per dire spongille. Vedi
perci le note successive.
1 Questo della distribuzione della vegetazione delle rive secondo zone
ben delim itate dalla profondit specie per specie o in piccole associa
zioni un fenomeno ben accertato da quando gli studi limnobiologici eb
bero uno sviluppo razionale. Uno dei primi studi in proposito venne dato
da Ani. Magniti ( La vgtation des Lacs du Jura , Paris, Klincksieck
1904), opera che reca in fondo delle considerazioni generali sulla vege
tazione lacustre. Da noi, vari bacini vennero presi in considerazione
sotto questo criterio da vari autori, tra i primi da Olinto Marinelli, da
Arrigo Lorenzi, da Forti e Trotter e da altri molti, ma per il Benaeo in
particolare manca ancora una carta o meglio la carta di quei tratti
di lago in cui sarebbe stato utile il tracciamento delle associazioni bota
niche partitamente sia considerando le zone sommerse sia considerando
quelle che lo sono temporaneamente o le immediatamente lim itrofe
che dal lago ritraggono un particolare carattere. Il Garbini nei suoi
saggi di parecchi anni prima, che a suo tempo ebbero valore di pri
mizia, tuttora utilissim i, non fece mai della cartografia : il Malfer pur
avendone fatta di preziosa sopratutto dal lato ittiologico anche per lo
studio dei vernacoli non cur minutamente la carta geografico-botanica nei suoi particolari. Mirabile lintuito del M arsilii della distribu
zione zonale della vegetazione neritica che occorre venire fino ai tempi
recenti per vederla riprendere in considerazione razionalmente ossia ele
mento per elemento.

84

LUIGI FERDINANDO MARSILI

dabito) d i m aggiore o di m inor freddo, siccom e ander d istin


guendo sotto i nom i p raticati nelle m edesime da pescatori e da
botanici, giach di queste m andai scheletri a lleruditissim o pro
fessore n ella U n iversit di Padova G iulio Ponteder che sopra
delle m edesim e m i scrisse una elegantissim a lettera latina, ed
al professore sim ilm ente B otanico n ellU niversit di Bologna
G iuseppe M onti, da cui nebbi una copiosa contezza, e s dell una come d ellaltra inform azione m i prevarr per la denomi
nazione delle m edesim e piante e riflessioni a llistesse.
Lerbe dunque dentro del lago, che a pescatori riuscito
farm i vedere co llasserto di non averne trovate m ai altre in esso
in tu tto il corso dell et loro son undici. Il primo luogo nno
quelle le cui vegetazioni sono pi vicine alla superficie e succes
sivam ente seguono quelle altre che a poco a poco si van da que
sta scostando.
La prim a cresce nel lago a ll altezza di p assi uno ed ha
il nom e di H y p p u ris a qu atica fe tid a p o ly span n a, giu sta la de
finizione del Pontedera che chiam olla in tal forma, cos ri
chiedendo i fiori e fru tti di essa, laddove da Casp. Bacchili
chiam ata E qu isetu m fetid u m sui) aqua repens. I l V aillan t la
ripone fra le sue erbe dette Chare e lin tito la Chara vu lgaris fe
tid a ex A ctis Reg. Ac. Par. anni 1719 sed editis anno 1 7 2 1 .1

1
Non possibile dare indicazione esatta di quanto possono ritenersi
certe piante che possono tuttora venir attribuite alle Caraeee.
Siamo nellepoca in cui taluni autori, come nel caso presente lo Zannichelli o il Pontedera, seguivano ancora la denominazione polinomia,
altri invece, come il Vaillant, la binomia. Come si sa spesso litigioso il
riconoscimento specifico di queste crittogame e non poche volte non si
potr esporne una identificazione se non in base alla uguaglianza degli
epiteti specifici se conservati nella specie come oggi intesa : Qui dunque
1 Hyppuris aquatica fetida, polysperma, cosidetta dallo Zannichelli
con probabilit corrisponder a Chara foetida A. Br. oggi unificata con
Chara vulgaris Linn. Gli addotti sinonimi di C. Bauhin e del Vaillant
sono tenuti tuttora per tali.
Ch. vulgaris venne gi notata per il Benaco dal Garbini (op. cit. p. 11)
per la spiaggia sommersa, certo compresa in quella formazione che il

IL LAGO DI GARDA

85

La seconda cresce alla profondit di passi uno e mezzo da


pescatori detta Oazol, da B otanici P o ta m ogeton ro tu n d i folium alterim i Fior. Prus. 2 0 5 .1
La terza cresce alla profondit sim ilm ente di un passo e
mezzo ed ha nome da pescatori Gazol G entile, da B otan ici Miriophillum aquaticum pennatum e t spicatu m secondo lopinione

Malfer (op. cit. p. 48-49) dice Erba setila come la chiamano i pe


scatori.
Col nome di H yppuris A quatica fetid a polysperm a potrebbe peraltro
sorgere il dubbio che non si trattasse deW'Hyppuri vulvaria L. cui se
condo il Pollini che la raffigura (FI. Ver. I (1882) tab. II) spetterebbe il
sinonimo comunissima da Malcesine a Peschiera, nei piccoli porti
come la trov il Goiran (II p. 448). La polispermia per altro pi della
Chara. Ogni dubbio peraltro pu cadere confrontando la figura del
Bauhin (Prodr. I p. 25) che rappresenta senza dubbio allevidenza una
Cliara in piena fruttificazione. Anche il Segujer (PI. Ver. I (1745) p. 102)
ne fa menzione seguendo passo passo quanto dice il Pontedera e cosi si
arriva a ritener questo vegetale a preferenza una Chara piuttosto che
un 'Hippuris.
I II nome di Gazl usato normalmente per tutti i Potamogetoni. Il Potam ogeton rotundifolium alterum quasi senza dubbio da ri
tenersi il P. perf oliata L. ; la specie pi lacustre e pure la pi comune
nel Lago di Garda, nota fino dal tempo del Segujer (Cfr. Goir. Cens. 1
p. 95) indicata pure dal Garbini (Op. cit. p. 11) come trovato su la spiaggi sommersa e dal Malfer (Op. Cit. p. 51 con fig.) che anche lo dice Ga
zol o Gazoi .
II riferim ento che fa il citato C. Bauhin (Pinax, V, sect. VI, pag. 193)
alla sola figura di questo genere che ne d il M attioli (TTisc. Diose.
(Valgr. 1581) libro IV, p. 719) ove le foglie sono lungamente picciolate
ed evidentissim e le lunghe brattee lanceolate allascella delle spighe, in
dicherebbe palesem ente invece che si tratta del Potam ogeton natans L.
pure assai frequente nel Benaco e variabilissimo. Tal pianta sarebbe po'
polarmente chiamata Lengue, C resse, L eto dei roschi (vedi Goir.
oip. cit., p. 94).
Del resto la poca sicurezza che si ha nello identificare questo P. rotundifolium con P. perfoliatum L. dai riferimenti Marsiliani convalidati
dal Pontedera traspare da quanto dice il Segujer (PI. Ver., I, p. 405): D e
Potam ogitone rotundifoUo altero Loesel. FI. Pruss. 205 num. 65. Quod
olim Marsilius in Lacu Benacensi legit et cuius meminit Jul. Pontedera
e in epistola ad eumdem, vix habeo quid dicam, cum mihi nequaquam
occurrerit .

86

LUIGI FERDINANDO MARSILI

del Pontedera che lha riposta in un nuovo g e n e r e .1 II Turnefort


la colloca fra i P otam ogeti descrivendola P otam ogeton folu s
p in n a tis In st. Re. Herb. I l V a illa n t dell istessa opinione del
Pontedera.
La quarta cresce alla profondit di due p assi volgarmente
appellasi ca rtellin a appresso il Turnefort. S i chiama alga flu
vm U s gram inea longissim o folio. In st. Re. herb. 569. I l M onti
mi scrive che il M icheli ha veduto i fiori ed i sem i di questa che
m ostrer n ella Tav. dove ha figurato due piante sim ili col nome
di va llisn eria e va llisn ero id e e la descrive V allisn eroides vulgare ita licu m . La quinta cresce alla profondit di due passi ed una gaaola
d altra specie, che i B o ta n ici nom inano M yrioph yllu m Mwratrip h y llu m p a lu stre alteru m . Lob. Icon. 790. Ma il Pontedera
ha dubbio se questa sia di ta l sorte, non avendo veduto i fiori
ed i fru tti d ella medesima. I l M onti cita in questerba listesso
autore e dice in oltre che di ta l pianta conosciuta dagli antichi
1 Anche il Segujer (PI. veron., I, p. 403, vedi Gor. II, pag. 448)
chiama questa pianta come il Tournefort Potam ogiton folu s pinnatis
sinonimo di M yriophyllum spicatum L. nome adottato dal Pontedera e dal
V aillant. Non si tratta dunque di un Potamogetone ma bens di un ge
nere di piante affatto diverso appartenente alla fam iglia delle Halorragidacee. E comunissimo lungo tutta la riviera del lago come riportato
attualm ente dal Goiran stesso e dal M alfer (op. cit., p. 52). Il Garbini
(op. cit., p. 11) parla di M. pettinatura, una variet del congenere, assai
affine : Myr. verticillatu m che vive promiscuo e spesso non facile a di
stinguersi ; lo dice abitare sulla spiaggia sommersa. Il nome vernacolo di
Gazl sembra abbandonato quantunque venga usato per le piante di
pil differente natura (p. es. per le piante di Iris, Xph ion, H erm odactylus
etc. in causa delle foglie gladiate). Oggi M yrioph, spicatum vien detto
Erba grata confuso probabilmente con certe piante di N ajas che
sono orticanti. Strano che non accenni, o per lui il Pontedera, alla, se
non bella, dim ostrativa figura data da C. Bauliin a pag. 73 Lib. IV del
Prodromus sotto il uome di M illefolium aquaticum pennatum spicatum .
2 Si tratta certamente di Vallisneria spiralis L., ancor oggi detta
A lega, Erba cortelina (Goir. I, p. 103; Malfer, p. 51). Il Garbini la
dice vegetare su quella che chiama sp iaggia som m ersa (p. 11).
E nota fin dal tempo del Segujer (PI. Ver., voi. I, pag. 250) che
scrive: ....d e Alga fluviatili quam Vallisneroidem Michelius vocat.... .

IL LAGO DI GARDA

87

scrittori il prefato M icheli ha costitu ito un genere nuovo col


nome di B uccaferrea. 1
La sesta cresce a llaltezza di passi sei. Chiam asi Clutra m m or
subcinericea, frq g ilis, dal V a illa n t Act, Reg. Par. Ac. 1719. Il
Morison la chiam a E qu isetu m fra g ile m aius subcm ericeum
aqu is im m erm m . Questa pianta cresce ancora alla profondit
di passi quattordici e mezzo.
La settim a cresce alla profondit di passi 17 V? chiamata
scola. 2 Sopra questa il Pontedera mi scrive cos : de illa quam

1 II gen. Buccaferrea stabilito dal Micheli nel 1729 (Vedi Pfeiffer,


Nomencl. Botan., I, 1, pag. 486; Bertol, FI. Italica, II, p. 239) sinonimo
di Ruppa che non si conosce per il Benaco ed pianta del tuto alicola.
Questo M yriophyllum difficile a interpretarsi ; forse per la presunta
som iglianza con la R uppia potr essere la Zannehellia palustri& pi fre
quente nelle acque correnti ma che Invade anche quelle del lago. Ma non
che una presunzione questa, presunzione per avvalorata dal fatto che
anche il Garbini la dice nota del Benaco (op. cit., p. 11) e trovata sulla
spiaggia sommergibile. La circonlocuzione Myriophyllum marathriphyllon palustre alterum ubi flores om ittuntur nec capitula recte exprimuntur del Lobel pu benissimo essere approipriata a descrivere Zannicliellia palu stris quando si consideri che, a pag. 141 (Lib. IV, sect. III)
del Pinax, C. Bauhin, sotto il capoverso : V II. Millefolium aquat. foljis
foeniculi ranunculi flore et capitulo elenca la descrizione di Lobelio
erroneamente, non concordando la forma del fiore. Grossolanamente pu
ritenersi confermata la somiglianza nella forma delle foglie con le sot
tili lacinie nellun caso e nellaltro.
2 E presumibile che questo nome vada pronunziato sc-ola (veron.
scovola , piccola scopa). E assolutam ente impossibile identificare la
pianta perch la sua fragilit farebbe supporre che in verit ci trovas
simo di fronte a una Caracea come ce ne sono molte nel lago ( Chara
tom entosa L., la G rossa) ed altre pi sottili per lo pi sterili (la
Setila ) come vide il Malfer appunto a questa profondit da sei a
diciotto passi. Oggi ancora, secondo lo stesso, con tali nomi popolari si
indicano i componenti della zona dell Erba , pasto dei pesci erbivori
e spesso luogo di frega.
Ma la presenza di radici lungo il fusto che induce il Marsili alla de
nominazione di repens lascia in dubbio che non si tratti di una fa
nerogama, forse di unHippuris che col disseccamento talvolta diviene
brano da verde. Anche le Oliare per altro sogliono cambiar colore e il

88

LUIGI FERDINANDO MARSILI

ab iu colis scola appellari m ones duodeviginti saepe pedes a


n a ta li sede protensam , scribam , cuius piane mentionem, ut
m ea est memoria, apud probatos scriptores nullam legisse
fateor, ideoque c u i generi s it adiicienda, hand facile compertum habeo. Quod enim in tabulato caule semen in ven isti; si
fi ores aut quid item eodem ordine ferait, non dubito, quin
ea in novum genus sit recipienda. H uic, generis cognatione
illa, quae apud Joannem Rayum d icitu r alga m arina gram inea an gu stifolia, sem inifera m arosior, quam proxim a videtur. Locum porro qui apud hunc auctorem , cui supplementum titu lu s apponitur, extat 16, totum subiciam . U lnas duas
lon gitud ine aequat vel etiam superai, cauliculo tenui compresso,
gen iculato et ad genicula fo liis cincto, ramoso ram ulis a foliorum sinibus exeuntibus. F o lia angusta sunt vix semunciam lata,

paragone con altri vegetali scoperti nel B altico dal Boerhave, forse dalla
Chara baltica Bruzel., starebbe a dimostrarlo.
Nessun criterio pu ottenersi dallaver osservato la pianta con o senza
fruttificazioni avvenendo tutto questo sia nelle Citare quanto nelle H ip
puris.
Un fortissim o criterio per appigliarsi a l ultimo partito che non
possa cio trattarsi di una Chara rimarrebbe considerando la figura che
ne diede il Segujer (PI. Veron., t. I, p. 103, t. II) che certamente va rife
rita a H ippuris vulgaris L. sterile sia per il portamento della pianta,
sia per la presenza delle radici ad ogni articolo del rizoma prova evi
dente del suo carattere di Fanerogama. A questo proposito anzi il Goiran
che dice H. vu lgaris frequentissim a nel lago e in tutto il Veronese vi
avrebbe attribuito a questa specie del V aillant ambedue le H ippuris de
scritte dal Segujer.
Ma per laltra va fatta riserva come s detto nella nota che tratta
della prima delle specie del Marsili. Non basta : vi dovette attribuire la
pianta descritta sotto il genere Limnopeuce dal Segujer medesimo (suppl.
Tom. I l i , pag. 64) Hum ilis quaedam pianta in fundo lacus Benacensis
proveniens , nome che questo autore sostituisce a quello imposto alla
figura AeWHipp. subcinerea. Bim ane ehe il Segujer per non fa men
zione del nome di scola.
Non da escludersi infine che al Marsili sia potuto sembrare una
sola pianta un groviglio di Caraeee e di H ippuris che sono concrescenti;
a questo farebbe pensare leccessiva fragilit quando siffatte piante erano
disseccate.

IL LAGO DI GARDA

89

longitudine interdum sem ipedali plerumque breviore. Quae ver


sus summos caules sunt velut pediculo cuidam insident, ima
parte a pediculo ad duas tresve uncias, intus cava sen fistulosa
supina superficie quousque cavitas extenditur in angulum as
surgente. Cavitas haec velut theca quaedam foliorum alterum e
pediculo nascens et facile exem ptile in tu s continet, cui adnascuntur brevissim is pediculis duplici ordine fo llicu li deorsum
dependentes, quorum unusquisque semen in tu s continet unicum,
teres, oblongum, ceruleo vivide. Cum semen m aturuit cavitas
seu theca modo dieta secundum angulum per longum dehiscit
singulique fo llicu li sponte aperiuntur et semen effundunt. H anc
plantam accuratius describere placuit, quoniam a nemine ante
hac quantum noverim hic sem ina producendi modus vel in hac
vel in alia quavis specie pianta e m arinae vel descriptus vel observatus fu it. C uius inventi lau s Dalgo nostro debetur . Il Monti
scrive anchegli stare in dubbio di questa pianta e non poterne
dire cosa sicura e la ragione essere, perch vedendo questa sec
cata non ha potuto d istinguere qual forma abbia quando
fresca ; poich quando volle dividerla tu tta si stritol ; con
tu tto ci aver cercato ed essergli riuscito separare alcuni rami
che pare abbiano foglie verticillate, come gli equiseti, lo che
se fosse non potrebbe dirsi n m uscus, n conferva, n fucus
come potrebbe, se fosse tu tta piana e portasse i sem i nella so
stanza d ella foglia. Cosi egli. E certam ente questa seola sog
getta, come le altre nom inate piante, a pena fuori dellacqua
a cam biare il color verde in un chiaro cenerino, ed a ridursi
friabile, come polvere a differenza delle piante marine, che
svelte dal mare rim angono consisten ti, anzi quasi polpose, per
ch g li u tricoli loro son riem piuti di un nutrim ento salino
bitum inoso, che tiene le loro parti ben conservate ed unite l
dove queste del lago sono com poste d i utricoli pi dilatati
rip ien i d acqua di sostanza leggiera e fluida che arrivando nel
lam biente resta d allaria e dal sole subito attratta e gli utri
coli n o ti ad un m inim o tratto si riducono in polvere. Io per
me stim o bene il chiam are questa seola Fucus lacu stris repens
colore v ir id i obscuro. E lla pare una sorta nuova di pianta, come
ognun vedr dalla tavola dov posta la sua figura, che ha un

90

LUIGI FERDINANDO MARSILI

piede dal quale nasce il fu sto prim ario sottile come seta che
con a ltri filam enti diram asi senza una m inima foglia, i quali
nei tubi hanno grani di sem i uno appresso dellaltro nella forma
non d issim ile dal B alth eu m m a ris b a lth ic i e si come a quella
p ianta danno i B o ta n ici nome d i fuco, pensasi che fosse bene
il chiam are fuco anche questa.
A lid i del m are batavo, ed in specie nellisole di Tessei,
trovai fra le m olte specie di fuchi quella del m entovato B a i
theum ma/ris altM ci, come ho d etto n ell ultim a dissertazione
a Boerhaave, ed ebbi m olti indizi Che ne siti de sem i fossero
fiori v isib ili, quando di fresco il mare gli gettava. H o com
m esso nel m edesimo lago pi diligenza per osservare quei fiori
che non ho veduti fin ora. Q uesti semi, come sono nella figura
rappresentati, g li trovai ne m esi dagosto e di settembre, ma
inoltran dosi la stagione a llautunno vidi le seole senza alcuno
di questi, perch g li avevano probabilm ente g e tta ti nella so
stanza lotosa. H o chiam ata questa p ian ta repens, perch per
tu tto il tratto d ellestensione dessa, ho ritrovate piccole radici
che g li danno, dal lato dove sono, lalim ento serpeggiando per
esso.
Lottava fu ritrovata sopraequa fiorita in un seno di isola
il d 19 settem bre 1724. Q uesta chiam asi R am m cu loides foenicu li fo lio longiore. V a ili, nov. gen. in A ct. Reg. Acc. P aris,
anni 1719, edit. B at. 49. R an un cu lu s aqu aticu s a ltu s flu itan s
P eucedani folii. H. L. B. 514 Tav. 291 M illefolium aqm tticum
fol. fen icu li R anu ncu li flore e t cfppitulo C. B. P in. 1 4 1 .1

1
T rattasi quasi senza dubbio del Ranunculus trichophyllus Chaix, il
pi comune dei congeneri anfibii appartenenti alla Sezione Batrachum
lungo tutta la sponda del Lago di Garda (Goir., II, p. 14).
Ora ritenuto una semplice variet del R . aquatilis L. di cui non
presenta giam mai leterofillia specificata per la stazione terrestre e ac
quatica come il tipo. Il Garbini in fatti (op. cit., p. 10-11) cita ambedue le
forme e anche quella di R. D rou etti (F. Sch.) Rouy, ora ritenuta variet
di R. trichophyllus non ancor segnata nella flora italiana e neppur vero
nese ove sar da riconfermarsi (Cfr. Rouy Consp. FI. de France, Paris
1927, p. 5). Unultima prova che si tratti di R anunculus trichophyllus
Chaix si il riferim ento che il M arsilii fa di questa pianta a Millefo-

IL LAGO DI GARDA

91

La n o n a 1 chiam asi G ram en aquatcum flu itan s irw ltip lir


spica, siccom e scrive Casp. Banh. nel libro in tito la to Finax.
La decima P ota m o g eto n fo liis c risp is sive lactu ca ranarum
C. B. P in . 1 9 3 .2
L undecim a una spongia 3 d etta da pescatori Panata che a
Unni aquatcum, fot. feniculi RanuncuU flore et capitulo del Pinax a
pag. 141 quando lo stesso Bauhin nel Prodr., L. IV, p. 141, raffigura m i
rabilmente il M illefolium aquatcum cornutum che per la lunghezza del
picciuolo non pu essere che laffine R. foeniculaceus Gilib. pur noto nel
Benaco (Goir., II, p. 14).
1 Lincertezza nella citazione del Bauhin concorda con la poco esatta
trascrizione del nome e con la mancata indicazione della figura o, come
nelle presenti osservazioni suol fare il M arsili, della pagina del Pinax.
Si trova dunque un Gramen aquatcum stto un paragrafo intitolato
Gramen junceum et spicatum posto come sinonimo di G. junceuni folio
a rticolato aquatcum (cfr. Bauh. Pinax (B asileae, Regis, 1671) Lib. I,
sect. 1, p. 5 et Prodr. Life. I, p. 12 c. ic). Fuori di dubbio dunque che deve
trattarsi di un Juncus e, per la disposizione dei rami dellinfiorescenza,
dello </. a rticu latu s L. che a detta del Goiran, che non ne cita che la
forma J. lam prooarpus Ehrh, la specie pi comune sulle rive del B e
naco (op. cit., I, p. I l i ) di tutte queste piante.
2
Questa specie esattam ente riferita dal Marsili al Pinax, p. 193
(Lib. V, Sez. VI) trovasi pure descritta dal Segujer (PI. Ver., Tomo I,
pag. 405) conservandovi lo strambo epiteto di Lactuca ranarum che
non risponde a verit non essendo le rane che insettivore. Malgrado che
l'attribuzione di crispus faccia poi venir in mente il Potam ogeton crispus L., il Pollini ritiene che invece si tratti del P. densa L. dalle foglie
opposte (FI. Ver., I, p. 188). Secondo il Goiran (I, p. 96) sarebbe stato
segnalato fino dal tempo di Francesco Fontana. Certo che pur essendo
nel lago qua e l frequente, non lo diviene come nei fossati, nelle paludi
e nelle resorgive di pianura.
3
II Garbini (Fauna Veronese, in Monogr. Stat. Ec. etc. (II) p. 292,
col. II) pur nominando i m anoscritti del M arsili conservati alla B i
blioteca dellistitu to di Bologna non deve averli dovuti consultare per
ch non ne fa poi ulteriore cenno nel pregevolissimo suo studio premen
zionato e neanche a proposito dei Carpioni dove il nostro Marsili, come
sar detto pi oltre, gi al suo tempo aveva attinto notizie certe sulla
biologia di quel pesce. Tutte notizie degne di trovarsi tra gli studi pi
recenti e che in gran parte aveva desunto dalla testimonianza dei pesca
tori. Ma il Garbini non dice del Marsili neppure nei lavori precedenti
alla Fauna veronese (vedi: Primi Mater. (1893) pag. 26, 52, 59 etc. Contrib. allo studio delle Spongille italiane, Voi. LXX ser. I l i delle Mem.

92

LUIGI FERDINANDO MARSILI

differenza di tu tte le altre erbe non sola vegeta in m aggior pro


fon d it senza d istinzione di radiche, come le sponge appunto
m arine, ma cresce sopra diversi corpi come ossa, conche, legni
ed anche nel puro loto, e ci m eglio vedasi nella tav. 15. La
com m unicai col signor Pontedera e n ebbi questa risposta. Re
s ta i spongia quam recte inter spongias nomen sedemque obtinere censeo, nani quod fra g ilis sit et fragile inter digitos friabilis, ea fortasse est fluviatilium plantarum natura. Quave et

Acc. dAgric. A. e Comm. di Verona (1894); Appunti per una limnobiotica


italiana, I, Protozoa Porifera e Coelenterata nel Veronese, Zoologischer
Anzeiger (n. 454, 1894).
N ello studio pili esteso (Contrib., p. 3) fa la letteratura relativa ai
ritrovam enti nel veronese; nomina la Spongia flu viatilis trovata dal Lanfossi nei laghi di Mantova fino dal 1825 che evidentemente va ritenuta
la specie fluviale. Se per altro il M'arsili sotto codesto appellativo di
spongia aveva potuto alludere al feltro organico o, come sar
ripetuto pi innanzi, ad un complesso di viventi della pi eterogenea na
tura, secondo il luogo dove veniva raccolto, per lundecima pianta e col
nome di spongia lacustris subrubra friabilis sottoponeva al Pontedera
indubbiamente delle Spugne dacqua dolce e probabilmente pi duna
specie, la fragilit essendo bens un carattere comune a parecchi di tali
organismi ma non cosi laspetto ramificato della spugna ramosissima
come la vide il Plukenett citato dal Pontedera. Questa forma ramificata
ancora al presente considerata come carattere distintivo della Spongilla lacu stris (L.) Lieb. (Cfr. W eltner in Brauer Die Suesswasserfauna
Deutschlands, H ft. 19 (1909) p. 181). - Sp. lacu stris fino al 1893 era rite
nuto unico ospite del Benaco : dal 1881 vi era stata notata da Pietro
Pavesi, non altrim enti che nel Verbano, e si poteva supporre che le specie
fluviatili non penetrassero nel lago. Ma la Sp. lacustris fu scoperta esi
stere anche nel Tartaro e non soltanto allora il Garbini pot giungere
allaffermazione non esservi vera lim itazione nelle aree geografiche invase
da luna o da laltra specie ma scoprte soprattutto presso limbocco
del Mincio E ph idatia flu via tilis anche nel Garda, e questo senza con
tare altre specie pi rare di Poriferi (Zoolog. Anzeig. 1897, n. 547, Fauna,
pg. 291) ed E pliidatia M uclleri Liebk. propria del Tartaro. Tutto questo
per dimostrare come non fosse stato difficile che anche il Marsilii non
avesse avuto presenti nella pan ata pi serie di Spongille in una volta.
A proposito di denominazione vernacola il Garbini intercett il nome
di Pan bagn, pan de psse per VE. flu via tilis del Tartaro ed anche
il M alfer (Benaco, pag. 104 e 303) chiama le spongille coi pescatori di
oggi pane e le dice pasto abituale del Carpione e del Vairone.

IL LAGO DI GARDA

93

quae ut B ritan ni loquuntur, fluviis innascatur, spongia appellatur fluviatilis, anfractuosa, perfragilis, ram osissim a P luk. Phytol. Componitur haec fibrillarnm fascicu lis inter se denso or
dine congestis atque com plicatis inter quos anfractus relinquuntur quos u tricolis aqua plenis in viva stirpe referios e x i
stim o ideoque fllam enta non nulla quibus utriculi contexebantur soluta cernere licet. Coloratam hanc esse spongiam expicta im agine apparet, qui color ab aqua fit coloratis particulis
feta, hinc ea quam compressam m isisti, in pallorem languescit
effluxerant si qnidem cum aqua subrubra corpuscula. Hoc tamen coloris discrim ine apposito, ipsam definiendo com plectare .
Cos avendo io riguardo anche al colore la definisco sponcjia la
cu stri# su brubra friabili*.
Essendom i questa arrivata nuova nel lago, non avendola ve
duta fuori che nel mare, fu i curioso di fare quelli sperim enti
che potei nellangustia dei mezzi. Sprem etti da questa spungia la sostanza fluida chera in essa, Svelta che fu d al lago,
che aveva il colore di caff chiaro con un odore soave d i marea,
che accostavasi a quel di m enta. In due vasi a parte posi que
stacqua sprem uta. In uno m ischiai dello spirito di vetriolo,
n ellaltro dellolio di tartaro. N el primo parve un insensibile
ebullizione, nel secondo l olio tu tto unito precipit a basso, te
nendo sopra di s lacqua sprem uta, che poi con un lungo dibat
tim ento feci assiem e incorporare, e lo lio venne a galla. La
scia ti per ore 24 questi ne loro vasi, quellacqua chera collo
sp irito di vetriolo prese colore come di vino nuovo bianco tor
bido e dava un odore erbaceo gentile. Laltra collolio di tar
taro prese un colore terreo scuro e dava odore d i marea forte
come di gam bari p u tr e fa tti.1

1
E ancora possibile seguire questa rozza operazione chimica. Il li
quido cos spremuto sar stato carico di sostanze proteiche provenienti
dalla parte vivente del porifero. Trattato con lacido solforico e sotto
posto perci a violenta ossidazione le sostanze suddette subirono una scom
posizione con svolgimento di un gas probabilmente di anidride carbonica
e di vapor acqueo. Ci che rimase, spicole silicee, membrane cellulari
meno facili ad essere scomposte non subirono quel processo degenerativo

94

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Questa P an ata il pi gradito alim ento alla sardella e al


carpione, cos che per trovarlo doppo partorito le ova corrono
a quelle parti dove n pi abbondanza ne siti tra Peschiera,
Zisa, B ardolino, D isinzan o e rocca del Sasso, dove non essendo
il lago cos esposto a ven ti grecali ed essendo pi dilatato, ed
in conseguenza meno profondo m irabilm ente ella cresce.
T ali piante 1 crescono dentro del loto che copre il fondo na
turale del lago, fatto, come dissi, da stra ti di pietra, essendo
ora d i colore cenerico chiaro, particolarm ente verso monte
B aldo ed oscuro verso la parte bresciana. T utte hanno fra loro
diverse nature chi aspra chi m olle; e d i tal differenza ha vo
luto la provvida natura valersi pel discarico delle ova de pesci ;
alcuni dei quali am anti d i prole fra le erbe, cercano m aggiore,
alcu n i m inore m ollezza, dove conficcano il ventre e spandono le
ove medesime.
A llulteriore profondit di 18 passi non si da (toltone la
spongia predetta) per tu tto il lago m inim o segno di erba la
dove nel mare (siccom e ho d etto trattando di gradi del freddo
in questo lago) a pi di 100 p assi del luogo detto gli abissi,
i p escatori anno svelto pseudocoralli ed ancora erbe m olli pol
pose, come pregne di acqua salsa bitum inosa poich laria iv i
non si aspra e s rigida com e questa del lago. 2

da renderle fetide come avvenne n ellaltro caso in cui lacido tartarico, o


un suo sale che fosse, non bruciando la sostanza organica permise si
svolgessero i gas della putrefazione.
1 N iuna m eraviglia che in quegli anni le spugne potessero ritenersi
piante ; basti dire che Ferd. M arsilii avendo sorpresi estroflessi i polipi
del Corallo li interpret per fiori e per soggiunse di non essersene fatto
un concetto adeguato e fu leggendo la sua storia e le sue esperienze che
nel 1717 il Cestoni ritenne trattarsi di un anim ale, cos precedendo il
Peyssonel che, contrario il Reaumour, non lo affermava se non nel 1723.
Vedi : Origine e svolgim ento dei prim i stu d i biologici sul m are in Ita lia .
D iscorso di Achille Forti - Venezia 1922 - A tti R. Istit. Ven. t. LXXXI,
p. I, pag. 79-167 : a pag. 73 dellestratto.
2 Queste regioni spoglie di vegetazione che stanno oltre la zona ca
ratterizzata dalle Caracee sono dal Malfer denominate con gli appella
tivi dei pescatori : il Trep , la pi estesa, va dallapice settentrionale
a la riva di Desenzano e di Rivoltella, a sinistra della dorsale subacquea

IL LAGO DI GARDA

95

Solam ente nel tempo autunnale potei sapere elle nel forte
d ellestate, ed in specie in poca profondit nello spazio del
lago pi ampio 1 sincontrino palle di una sostanza di glutine

che intercede fra la penisola di Sermione e la Punta di S. Vigilio. A de


stra della dorsale stessa si distinguono tre regioni coi nomi di Morlongo,
Bariica e Sininghela andando da Garda verso Peschiera. Questi nomi
non figurano nella carta disegnata al tempo del Marsili. Sembra che
allora quella regione a oriente della linea Sermione - S. V igilio fosse
chiamata G anz. Il Trep comprende il bacino principale con le
sue maggiori profondit, la parte S. E. ha per massima profondit 79 m.
nella Barca. (Benaco, tav. II, pag. 54 bis).
1
A tav. XXX dellopera fondam entale di Ch. G. Ehrenberg (Die Infusionthierchen, Leipzig, Voss, 1838) sono rappresentate queste masse ge
latinose sferoidali di color verde bottiglia chiaro trasparente e sono date
a conoscere col nome ancora vigente di Ophridium versatile (O. F. Mll.)
Ehr., un caratteristico infusorio del gruppo dei Vorticellarii come subito
cosi laveva inteso il Mller, il primo a descriverlo schierandolo fra le
Vorticelle (1776). Sebbene lEhrenberg continuasse a ritenerlo per un
tale protozoo, non lo interpretava pi esattamente quando, fidandosi di
questo aspetto sferoidale gelatinoso esteriore delle colonie e sovrattutto
del loro colore, lo ritenne, sia pure con dubbio, uguale ad Ulva e Tremella pruniform is L., a Fucws subglobosus Gled., Conferva globosa Hall.,
Linchia pruniform is Wigg., Coccochloris stagnino, Spreng, e ad altri or
ganismi ancora, tutte specie che furono riconosciute per vegetali, anche
alghe, ma per lo pi missoficee.
Questa apparenza esterna che trasse in inganno anche il grande na
turalista logico dovesse indurre in errore anche il popolo dei pesca
tori che non pu essere esercitato alle speculazioni che ammettono luso
del microscopio od altro sim ile accorgimento che esiga unindole o una
pratica tecnica pi approfondita. Ecco l origine del nome di merda de
luna o di s-puaci de luna dato oggigiorno dai pescatori anche alVOphridium versa tile che prospera in mezzo alle Caracee nelle pa
store della Sininghela e della Baruca ; pasto dei Cavedani e
preferito letto per le loro battute di fregolo (Vedi Malier, Benaco,
p. 272). Lo strano appellativo dei nostri pescatori benacensi non avrebbe
troppo significato non sapendosi trovare relazione fra la luna e un orga
nismo che cresca nel fondo di un lago se lo stesso nome del popolo non
venisse assegnato al Nostoc, quella missoficea che cresce in terra, i cui
talli gelatinosi, sferici o pi o meno lobosi, foliacei, dun tratto non
comparissero dopo la pioggia, con pari rapidit dileguandosi quando col
cessare del turgore dovuto alla forte umidit che contengono diven
gono delle piccole croste secche invisibili contro la terra contro cui si

96

LUIGI FERDINANDO MARSILI

a lla m aggiore grossezza d i tre libbre di palla di ferro da can


none d ette da pescatori acqua pregna, trasparenti come cristallo
e trem anti come g elatin a che nella parte inferiore eh quella
con cui posano sul loto, nno un foro. T ale relazione mi stata
fa tta da pescatori, e non ho risparm iato diligenza per averne
n e llesta te corrente, ma non m i riuscito. Solam ente mi stato
m andato il disegno che la rappresenta della grossezza e del co
lore che si vede nella tav. 15. Non per stato fatto quello spe
rim ento che desideravo cio che fosse riconosciuto come questa
scioglievasi in acqua, ed in quanto tem po in una stanza senza
sole e fosse poi provata con im m issione di acido ed alcali per
aver quindi un barlume da congetturare ci che sia tal vegeta
zione fam iliare nel lago in tem pi di gran calore e che poco re
gnino i venti. Convengono che questa sempre abbia costante una

polverizzano, restandone fino a nuova pioggia intatti gli organi ripro


duttori. Forse lappellativo non veniva riferito al M arsilii dalle persone
che lavevano informato del fenomeno che egli semplicemente riferisce
come sentito descrivere e d regole ad altri per vederlo con pili agio e
meglio ridescriverlo, incontrandolo. Il nome popolare di acque pregne ,
al giorno doggi (avverte il Malfer per cortese lettera) pi non viene
usato da pescatori ; il nome della formazione sempre quello di merda
de luna per la sua esteriore apparenza, e una frase come la seguente
acqua come el fango tuta pregna de merda de luna , unargomenta
zione in proposito aHappellativo invalso e non ha a che fare con acqua
pregna come riferisce il Morsili. Il M alfer continua avvertendo che
sulla riviera bresciana si usa dire che lacqua l tuta brogne (pru
gne) ; siccome la residenza del grande bolognese fu Maderno, non im
possibile da parte sua una falsa trascrizione di brogne in pregne.
Il
Garbini (Fauna etc., ipag. 301, III col.)) lo dice raro nel Benaco
e vivente promiscuo alle Characee, ai cui rami sovente aderisce ; non
parla di appellativi popolari. Osservazioni personali conducono ad affer
mare che nella prima met del Settembre del 1928 le colonie di Ophridium staccate galleggiavano sulle acque allestrem it della penisola di
Sermione cos frequenti da servire di trastullo a tu tti i convenuti sulla
riva e a bagnarsi ; dovevano essere nella seconda fase di esistenza stac
cate da ogni supporto ; non si trovano lontani i canneti per compren
dere donde poterono originarsi. Da quanto predetto risulta per chiaro
come l informazione data dai pescatori al M arsili coincida con quella
d'oggi circa al sito preferito dalVOphridium per vegetare, ossia il bacino
S. E. meno profondo, nel forte dell'estate, et in specie in poca profon
dit nello spazio del lago pi ampio .

IL LAGO DI GARDA

97

tale struttura, nella parte verticale convessa, n ellopposta che


posa sul loto concava, come si vede n ella figura medesima.
Con ta li dim ostrazioni, con la notizia che tengo di m olti pro
d otti anche dentro del mare, e con la lettura de libri non mi
riuscito rintracciarne alcuna contezza. N egli sperim enti che ho
d escritto dellacqua del fiume Brara defluente nel lago ho detto
d i aver veduto farsi dentro di un vaso un coagulo glutinoso
naturalm ente nella m edesimacqua di forma piana, di color puro
bianco, senza sapore e di una struttura cuticosa consistente che
si levava tutto intero dal vaso d ellacqua e si portava sopra un
altro piatto dove su ssist alcuni giorni prima di sciogliersi, e
se la poca ampiezza del fiume, che ha un acqua capace di tale
produzione abbia forza di com unicare una tal sua natura all acque di s gran mole, non saprei a sse r ir lo .1 La natura grave
di questacqua che con lim m issione d e noti liquori formava
una nube dentro la sua sostanza aquosa m i di ansa a ta li par
ticolari sperim enti. Le altre che non facevano tal effetto non
mi sollecitarono a far ta li prove, e forse chi le facesse potria

1 Vedi quanto dice il Marsili circa il fiume Brava nel capitolo i l i


delia parte prima, dove ripete la descrizione del fenomeno dello intor
bidamento che d origine a queste masse di una gelatina tenace grossa
pi di una costa di coltello, che unita si lev dal vaso, si conserv in un
piatto per tanti giorni e non avea verun sapore, e sopra postivi i con
sueti acido ed alcali non fece nessuna mozione. Impossibile identificare
la natura di questa sostanza gelatinosa che tanto pu essersi sviluppata
trovandosene il germe nellacqua originariamente quanto no, potendo
aversene introdotto il germe successivamente. Questo fenomeno ha tutta
lapparenza di una vasta proliferazione di uno schizomicete, ma il dato
macroscopico anche qui in tutto insufficente per una migliore con
gettura.
Troppi sono i casi che si riscontrano di sim ili formazioni gelatinose
e immerse nel liquido e vegetanti nei luoghi umidi e che sovente si svi
luppano da un momento allaltro. Acutissimo il criterio del Conte Fer
dinando nello escludere il giudizio dei pescatori che potesse trattarsi di
residui di sperma dei pesci.
S'inganna invece a partito quando ritiene che le formazioni gelati
nose siano in relazione con lintorbidamento indotto dai reattivi nel
lacqua del Brava. Lacido solforico a freddo lascia precipitare i cristal
lini di gesso nelle acque dure per carbonati (durezza transitoria) e il
Brava scorre per lo pi fra le roccie calcaree e dolomitiche.
7

98

LUIGI FERDINANDO MARSILI

ritrovarvi leffetto istesso. Sarebbe per difficile che si produ


cesse un corpo cos costantem ente regolato. B asti questo cenno,
e ne faccia esame chi avr comodo di esser sopra loco. M olti pe
scatori del lago credono che sia un coagulo delle sostanze sper
m atiche de pesci sopravanzata n ellopera della loro m oltipli
cazione, ma una struttura cos costante non pu essere unione
di avanzi casuali, onde ta le opinione non m erita credito.
CAPITOLO SECONDO

De pesci di questo lago.


Sono nel nostro lago pi sorte d i viventi tutto per uso d el
luomo che distinguo in pesci, in crostacei e testacei.
I
pesci che sono in tu tto al numero di 19 differenti generi ho
stim ato bene suddividerli in due classi. Una contiene i pesci di
piccola corporatura, l altra di m aggiore. Queste diverse corpo
rature le m isuro col peso. T u tti li pesci che per loro naturale
constituzione sono sotto la libbra li pongo sotto la classe de
m inori. G li a ltri dalla libbra in su sino al peso delle cinquanta
ch il m aggior pesce di questo lago, sotto quella de maggiori.
I
crostacei form ano il loro genere com posto d i sole due
specie.
I testa cei sono pure scarsi, con sisten ti in due sole specie.
N ellannessa tavola sinptica 16 sta espressa chiaramente
una ta l d ivision e co nomi dognuno de viventi, e col numero
de piccoli che vanno a compire con essi il peso duna libbra di
12 once, e nei grandi d i ogni specie il numero m aggiore delle
libbre a cui sono arrivati.
G iacch nel lago non ho trovato fra la classe de piccoli che
uno che m i parso non descritto, la di lui figura pongo a suo
luogo, come dellin tiero processo della sarda per farm i strada
alla dim ostrazione che probabilm ente lagone sia una sarda nella
sua m aggior grandezza ; 1 oltre che la delicatezza di questo squi
1
II fatto accertato e la sarda , o sardella di lago come yien
detta oggi, specificamente tu ttuno con 1 agone , il quale solo da
ritenersene una variet differente per dimensioni assai maggiori. Ambidue

IL LAGO DI GARDA

99

sito pesce merita che si m ostrino le di lu i diverse grandezze


processive alla maggiore, cli quella d ellagone.
N ella classe de m aggiori pongo pure la figura del carpione
di cui con ta n ti rim arcabili segni si distingue un sesso d a llal
tro, ed il mio prim ario fine fu quello di fare lanatom ia per
quelle fole che si contavano d i esso.
I
pescatori che cercano di m antenere la vita loro bene sten
tata con la pesca di questi sfortu n ati viventi anno inventato
ta n ti inganni per di sotto l acqua tira rli in loro potere, e bench
nella m oltip licit di essi vi sieno ritrovam enti curiosi e m eri
tevoli di esser dim ostrati, con tutto ci per isfuggire la copia
delle figure mi ristringo a due che dim ostrano la pesca del car
pione e della truta.
Or prima d i favellare di ciaschedun pesce, conviene che io
parli della maniera con la quale segue la m oltiplicazione di cia
scuna specie e che d ia alcune generali notizie, che servano per
l intelligen za delle particolari.
N el lago la m oltiplicazione de viventi si fa senza congiun
zione de sessi, alla riserva de gamberi.
I
pescatori vogliono che il pesce non sia atto alla m oltipli
cazione che com piuta let di due anni, che l ova nelle femmine
e ne m aschi il la tte (ch il loro sperma) ricom incino in quelle
che nno partorito le ova ed in quelli che le nno col loro sperma
inaffiate poco dopo, e che le giovani e i giovani dopo dellanno
com incino a dare prim i segni di ova e di latte, quasi dodici m esi
richiedendosi a fine che siano am bi due questi pesci ab ili alla

questi pesci vengono ora riuniti sotto il nome di Aiosa finta (Jenyns)
Cuv., un pesce anadromo ma che, naturalizzato nei laghi, venne dal Fatio
ritenuto costituirne la var. lacustris. Oltre le classiche ricerche del Pa
vesi, si potr trovare una sintesi sulla biologia di questo pesce nella
Fauna del Garbini (pag. 36S, 13) e una descrizione completa, anche dal
lato geografico pescatorio, nel gi tanto citato libro del Malfer (Il Benaco, a pag. 131).
Questultimo autore attesta che il giudizio popolare non ammette que
sta identit dindole sistem atica.
Per il pescatore la sardena pesa meno di 3-5 hg., e 1 agon in
vece di pi e raggiunge il chilogrammo.

100

LUIGI FERDINANDO MARSILI

generazione. Q uesta regola pat eccezione nel carpione e nella


tru ta che (siccom e dicono i pescatori) fregano due volte lanno,
nei quali il nascim ento e la m aturit dello sperma e dellova si
rifanno di sei in sei mesi.
Lova fanno un grande accrescim ento, come il latte due mesi
prim a del tempo delle freghe.
L ova dei pesci pi piccoli sono in maggior quantit, e nel
lago fra questi pare che il Varone ne sia pi fertile, avendo la
natura provvisto che di queste ne sieno m olte in s fa tti pesci
giacch queste ova sem plici sono sottoposte alle rapine de pesci
m aggiori, e m olto pi i pesci m edesim i gi form ati, e tante per
la confusione d e llinaffamento rim angono sterili.
Lova de carpioni e delle trute sono di mole maggiore di
tu tte quelle degli altri pesci, ma anche fra esse ova vi corrono
interspazi, e sono fa cili a num erarsi il che non potrebbe farsi
in tu tti g li altri pesci, e per questo sono anche in minor numero,
a che la natura supplisce col fare che queste specie di pesci fre
ghino due volte lanno.
La mole pi grande e pi piccola d ellova non contribuisce
punto alla m aggiore o m inore m ole del pesce che ne nasce. D el
carpione che ha le ova pi grandi di tu tti i pesci il maggiore
non passa le 4 libbre d i peso. La truta le cui ova sono un poco
m inori, cresce a 40 e 45 libbre di peso. La reina o cipro o Bubbaro ha le ova piccolissim e e pure di queste se ne trovano fino
a 50 libbre. O sservazioni tu tte che insegnano che la m ole mag
giore o m inore delle ova non certo segno che debba essere ad
esse proporzionato il pesce, quando giunto alla maggiore
sua mole.
T u tti li colori dellova o sono bianco o giallastro o rossigno ;
il pi vago il colore aurato e di una purissim a diafanit che
cam peggia nella distanza, ch fra esse, e considerabil mole, ed
quello del carpione che posto nello spirito di vino cangia il
suo colore in bianco e la diafanit in opacit, ristringendosi
n ella sua mole, ed in una parte m anifesta un punto nero, che
forse potrebbesser quello, dovera il feto, perch quellova erano
appunto alla m aturit da essere espulse dalla madre.
I s iti che da pesci si scelgono, non sono scelti da pesci vi

IL LAGO DI GARDA

101

venti, ma da quei che gi furono, perch in essi la congruit


delle circostanze alla fecondit della loro specie, giacch ognuna
di esse ha per proprio in stin to que certi siti chiam ati da pe
scatori freghe, qual della sarda, qual della truta, qual del car
pione, qnal dellavola, e cos discorriam o degli altri pesci.
Q uesti stab ili siti (che per la fecondit dei pesci si sono fa tti
u tili giurisdizioni delle com m unit che le nno ne loro distretti,
appaltandosi a pescatori ed altri ancora sono del principe che
gli affitta) constano di com posizioni diverse, cio di arena mera e
ghiara, d i sassi fluviatili, o di m in e di m onti o di erbe o di
loto solo. Sono ancora in diverse profondit che narrer nella
descrizione di ciascun p e sc e .1
Lappetito particolare che ogni specie di pesci ha per le varie
costituzioni di queste freghe nasce probabilm ente da due cause.
La prima che quelli siano di una consistenza pi e meno molle
da potervi la fem m ina sopra comprimere il ventre in aiuto d el
l espulsione d ellova, e laltra che la tem peratura d ellaria sia
di un grado pi e meno caldo pel moto che pi forte e pi leg
giero contribuisce lo sperma del m aschio con laiuto del caldo

1
Anche in queste osservazioni si risente della costante collaborazione
avuta dal Marsilii coi pescatori ; notevole per l esattezza quindi lapprez
zamento, che il Marsilii dice inizialm ente fatto in base ai suo studi sul
mare, che ogni qualit di pesce preferisca un determinato letto per la
frega : o la ghiaia o la rena o la roccia o il limo. Ed ancora che tale
consuetudine si trovi perpetuata dal sguito delle generazioni e non
soffra eccezione dindividui.
Per molte delle specie pi redditizie cos le stazioni d frega anche
sul Benaco divengono dei luoghi fissi e ben noti sovrattutto ai pescatori
di mestiere. E ssi gi fin da quel tempo pagavano un contributo per lap
palto della pesca o alle loro communit o al principe secondo anche
quanto risultava al Nostro ; ma fin dallepoca medioevale esisteva un
diritto di pesca, anzi il Malfer (La Corporazione degli Antichi orignarf
di Garda - A tti Acc. di Verona (1924), pagg. 9-46) ne tesse la storia
di quello esclusivo che i pescatori fino dal 1452 cercarono di stabilire,
accompagnando lo studio di preziose notizie toponomastiche delle regioni
lacustri antiche e recenti e specialmente della riva prospettante Garda.
Ci lo induce anche a descrivere i metodi e gli strumenti come oggi
sono usati.

102

LUIGI FERDINANDO MARSILI

e del freddo, che variam ente sono nelle diverse altezze dellac
qua, e che sopra m ostrai col barom etro ed a ltri sperim enti col
sughero.
Or veniam o precisam ente alla m aniera con cui segue questa
operazione detta Prega.
In circa un mese avanti che la fem m ina di ogni sorte di pe
sce faccia lespulsione delle ova, solito che segua un accompa
gnam ento col maschio, pel qual tempo cadono in una somma m a
grezza e perdono le carni il loro gusto non meno che i loro vivi
in tern i colori, come accade nei carpioni e nelle trute che a suo
luogo dir.
La fem m ina in questo tem po desiderava di trovar in quei
s iti delle Freghe un sito a le i pi congruo, ciecam ente conduce
il m aschio che la siegue desideroso di accostarsele, guizzandole
attorno con carezze e con una specie anco di baci che partico
larm ente nei cavazini o cavedini si veggono pi che in altri,
perch dentro delle fiumare confluenti nel lago fanno in poca
profondit tu tto questo raggiro che probabilm ente in tu tti g li
a ltri l is t e s s o .1
Quando la fem m ina abbia trovato un sito pi aggradevole
per deporre il parto delle ova 2 com incia a preparare quello anche
con laiuto del m aschio, servendosi del grugno particolarm ente
su la durezza delle pietre spogliandole di quella tartarosa cor
teccia e rendendole quasi albeggian ti ed al tatto liscie come io
m edesim o vidi nella frega iem ale delle trute fra Peschiera e
Sirm ione. Se la fem m ina una di quelle specie appetente larena
so ttile, la pesta per premervi sopra il ventre da espellere le ova
e per collocarvele, com ponendosi una certa foggia di nido.
In questi preparati siti e dalla fem m ina ed anche dallopera
del m aschio con lei accom pagnatosi si prepara a scaricar le ova,
1 Anche il Garbini (Fauna, pag. 36816) nota che per questa specie ci
salpina Squalius cavedanus Bonap. la frega avviene poco lontano dalla
sponda e il M alfer ancor pi dice che vi convengono anche quegli indi
vidui che sono i pi che solitam ente stanno al largo e che tal funzione
avviene a S. Marco verso la fine dAprile (Il Benaco, p. 274).
2 A dire del Garbini ogni femmina di Cavedano porta circa cinquan
tam ila uova che si schiudono in 8-10 giorni (vedi : Fauna, pag. 368le).

IL LAGO DI GARDA

10B

come dissi, comprimendo il ventre, operazione che non fa se


prima non abbia fatto un gran m ovimento di guizzare attorno di
quel sito (e da pescatori si pone in dubbio se tale operazione
sia effetto o di sommo d iletto o di dolore sommo), ed in quel
tempo istesso il maschio si affatica con carezze attorno la fem
m ina e tanto pi quando la vede n elloperazione di scaricarsi
d ellova sopra le quali egli pure doppo avere accarezzata la
fem m ina va con sommo fervore a gettare il suo sperma, ch
una porzione di quella sostanza che nei m aschi pesci si chiama
latte, e questa non g etta gi egli tu tta in una volta, perche anco
la femmina tu tte in una volta non d fuori le ova, e resta il
m aschio costante n ella concom itanza con la fem m ina fino a
tanto chessa abbia term inato lintiero scarico dellova sue.
N on da dubitare secondo lasserto ed osservazioni de pe
scatori che lo scarico delle ova dei pesci in questo lago duri per
3, 4 e 5 settim ane, e con una somma confusione fra la medesima
specie, perch m oltissim e volte una fem m ina getta le ova, dove
u naltra le ha poste in modo tale che linaffiamento del m aschio
si confonde con quello di un altro e col pregiudizio che il mede
sim o non pu penetrare ugualm ente sopra tu tte le ova, che dovrebbono esser rese fertili da questo inaffiamento; ma la na
tura non lascia n pi n meno di ritrarne qualche utile, perch
queste sterili servono di cibo alla specie istessa, ed anche di
versa di pesci.
E d in fa tti se fosse possibile che tu tte le ova de pesci fos
sero ugualm ente rese fertili d allirrigazione de m aschi m i sia
perm esso dire che vi saria la m et della mole d ellacqua occu
pata per lo meno da essi. In oltre osservando la gran mole del
l ova m edesime, e cos ben serrate assiem e dentro d ellovaio de
pesci che in si breve tempo la natura le vuole espulse, convien
credere che non sarebbe m ai possibile inaffiarle coll effettivo
coito, perch in quelle sorte di pesci, dove le ova son rese fertili
per leffettiva congiunzione del m aschio, sempre sono pochis
sime, come nella terza parte del saggio fisico della storia natu
rale del mare dim ostro.
Procurai da questi pescatori del lago, come dagli altri del
mare, di essere inform ato quanto tempo lova dei pesci dopo di

104

LUIGI FERDINANDO MARSILI

esser state inaffiate dallo sperma del m aschio stieno ad aprirsi


per dar esito al feto, ma in specie i pescatori del lago mi la scia
rono confuso e con pi chiarezza sarei stato a ssistito da gli
esperti ne m ari di Provenza e di Linguadoca quando avessi po
tu to fra essi stare pi a lungo, giacch questa una parte che
per ta n te ragioni meriterebbe di essere bene esam inata per
quanto possibile.
N el lago dove regna un aria si fredda, come ho descritto, mi
conviene quasi credere che quelle ova che hanno quel guscio
di cartilagine pi consistente abbian bisogno di essere collocate
n ella profondit di pochissim a acqua, perch il sole possa con
tribuire a quel sollecito m oto dello sperma del m aschio che
necessario a dare la vita a que feti, e pel contrario le ova pi
m olli come sono quelle del carpione esigono le descritte pro
fond it dove tanto freddo, perch in un tratto non s inaridi
sca e la delicata membrana che le form a e la sostanza che in
tesse il feto; ma d i tu tto questo volendo dire minform er me
glio in qualche mare, bastando il detto fin qui pel nostro lago
sul fondam ento del veduto in esso, e d ellinteso da pescatori
p r o v e tti.1
P o ste queste generali n otizie facciam o la descrizione di cia
scuna specie di questi pesci, e com inciam o dalla classe de mi
nori per ascendere a m aggiori di grado in grado. S ia la prima
la sarda che pongo nella classe de m inori, se bene io credo che
l agone la cui m aggiore grandezza giunge a due libbre anche

1
Inutile il soggiungere come il non esser soddisfatto di quanto po
teva raccogliere dai pescatori sul perch le varie specie di pesci prefe
riscono un modo di fecondazione delle uova piuttosto che un altro e come
ogni specie abbia un luogo preferito facesse prorompere il Marsili in
questa lam entela che pu aver anche una base nostalgica dei suoi studi
sui mare.
Per egli suol sempre mantenersi fedele al suo punto di vista, gi
tante volte qui espresso, della corrispondenza che devesserci intera tra
i fenomeni del lago e quelli del mare. Anzi non se ne diparte neppur
quando invoca i fenomeni di caldo e di freddo a giustificare tali feno
meni di predilezione biologica, giustificazione non sempre da ritenersi
sufficiente almeno da sola.

IL LAGO DI GARDA

105

egli sia una sarda della m aggiore grandezza ; onde tal pesce ra
gionevolm ente non dovrebbe porsi in ta l classe. P ure ci pu
essere controverso dalli scrittori, che quantunque per la som i
glianza della sarda con lagone sospettassero che fossero una
cosa medesima, per non lassicurano. I l Gesnero dice: Sardellae ex Benaco admodum laudantur a P latina, qui hos pisciculos
ab agonis diversos assim iles tam en facit. Quaerendum sardellae
et A gones seuagoni aetate tantum differant ; ed in altro luogo
A gonos Romae m utare nomen postquam sa lsi sunt et vocari
sardenas .
Io
pertanto ho pensato di porre qui il processo della sarda
sino a llagone inclusivo.
La Sarda pi piccola ha il nome di scarabina. N ellannessa
tavola 17a la figura prim a m ostra la di lei grandezza e colore
sul dosso verde m isto di un aurato iride che n ellaccostarsi al
ventre cede in un bianco pellucido argenteo bellissim o, colori
costan ti fino che passi allo sta to di agone. Questa scarabina 1
nacque nel mese di m aggio e n ellottobre venne a tal crescimento. 36 di queste form ano una libbra.
La figura seconda ne dim ostra una pi avanzata della pre
cedente quasi tre m esi e ve ne vogliono 12 a fare una libbra;
questa siccom e la prima senza macchia nera.
La 3a rappresenta la sarda chiam ata n e r e lla ,2 perch comin-

1 Circa alla Sarda e a\VAgone da rifarsi a quanto pi sopra stato


annotato. Inutile poi rilevare quanto artifcio vi sia nel suddividere i
pesci secondo le dimensioni. Il nome di Scarabina per indicare le
Aiose piccole tuttora usato (Vedasi Garbini, Fauna, pag. 3641, col. XI ;
Malfer, Benaco, p. 132 in nota).
2 D i queste macchie parla anche il Malfer (Il Benaco, pag. 163) : Le
macchie, caratteristica esterna dei nostri clupeidi, sono in ciascuno di
colore azzurro cupo ; una frontale e le altre si trovano ai lati del corpo
e degradano tanto in ampiezza quanto in intensit dal capo alla coda.
Lesame condotto in proposito sopra migliaja desemplari ci permette di
poter affermare che esse macchie sono indice dellet del pesce....
La prima delle macchie laterali si rende visibile alla base superiore
dellopercolo allorch il clupeide arriva a llet di un mese circa ; in se
guito ne compajono altre e sul terzo anno sono gi tre-quattro e anche

106

LUIGI FERDINANDO MARSILI

eia a m ostrare la prima m acchia nera, la quale m ostra appunto


nel m ese di settem bre, che viene ad essere il XV mese dopo la
sua n ascita essendo nata di m aggio d ellanno antecedente, ed al
com pir i 2 anni, cio il m aggio d ellanno susseguente, com incia
a m oltiplicare, e di queste ne anderanno alla libbra 7 o 8.
N ella fig. 4 si vede una sardella perfettam ente m acchiata di
m acchie tonde al numero di 6 ad ambi li la ti inferiori della
schiena, e 3 di queste fanno una libbra ed avendo partorito due
volte questa di et d i 3 anni, ed avvicinandosi allet d i 4 i
pescatori danno a lei il nome di agone, col quale cresce fino al
peso di 2 libbre, come m ostra.
La figura 5a dellagone, che in circa sar stato 2 libbre e che
a differenza del giovin ile suo stato, quando aveva il nome di
sardina, ha sm inuito quel color verdeggiante che hanno quelle
che son sardelle e che i pescatori replico vogliono che sieno 1 gli
agon i giovani, poich anno le m acchie come quelle, e vanno in
am ore al tem po m edesimo, si cibano del cibo istesso e s degli
u ni come delle altre le viscere e g li in testin i sono uniform i, ed
il sapore sim igliante, salva quella differenza, ch fra tu tti i
viventi, che n ellet giovinetta sono pi d elicati che n ellet
consistente.
Gli agoni certam ente non si prendono in quel gran numero,
che delle sardine si fa, delle quali a lle volte con una certa gran
rete prenderanno pi di cento pesi in un getto, essendovi pochi
o nessuni agoni, ed alla domanda da me fatta a pescatori perch
g li agoni fossero cos pochi, fu risposto che le reti non davano
tem po alle sardelle d i crescere e divenire agoni.
I
m oti loro sono regolati dalle due indispensabili passioni.
U na per trovare nelle diverse stagioni i loro confacevoli cibi

sei-sette per lato. N elladone e nella cepa arrivano a 10-12 pure per lato
presentando fino a cm. 1,5 per 1,3 di diam etro.
Con piccole differenze, dovute a diversit di descrizione, troviamo
esposti analoghi i fa tti che riguardano la pigmentazione dei ClupeTli.
1
Qui esiste una pi apparente che sostanziale contraddizione con
quanto si esposto prima. Si tratta di distinzioni evanescenti di forma
e, pi che tutto, di dimensione dove ci pu essere impressione individuale.

IL LAGO DI GAKDA

107

ora nelle parti pi profonde del lago ora nelle superficiali e


laltra s quella della m oltiplicazione della loro specie, avendo
nel lago i loro costan ti e fissi luoghi che hanno il m entovato
nome di freghe, d istin te col nome d i territori dentro delli quali
son posti.
Doppo che le sarde hanno term inato di porre le ove ne propri
laghi dalla som m it delle acque in cui partoriscono movonsi
per la profondit di 50 e 60 passi per trovare il tanto loro
grato cibo della panata 1 descritta, e fra questa sim pinguano e
poi a prim i di settem bre ascendono a lla superfice del lago abbon
dante in quel tempo d i certi anim alucci ed altre m inuzie che
sono forse de sem i caduti d a llerbe descritte, delle quali si pa
scono, e divengono pi gustose davanti li m esi di ottobre e di
novembre, ne quali vivendo a tal poca altezza di sopra sono
pi fa cili ad esser presi da pescatori.
N el dicembre si movono verso i fon di dove vivono tu tto il
verno col solito cibo della panata d escritta e nel fine della
luna d i marzo o prim i di quella di aprile rim ontano in poca
profondit so ttacqua accom pagnandosi maschi e fem m ine per
prepararsi ad andare a trovare i loro so liti siti da deporre le
ova che per qualunque sorte d i pesce hanno il nome come ho
detto d i Frega.
LA vola quel pesce che il Rondel. p. 205 definisce Pisciculus va riu s o pure quello che il Gesn. 283 chiama Phoxinus
levi# e l Aldrov. 582 P hoxinus B ellon is. Questo pesce si prende
in tan ta copia nel lago che serve di grande aiuto alla povert;
senza l arte di m etterle in concia non tornerebbe conto pescarle
ne m esi caldi, quando vanno in amore, n ei quali ne prendono

1
A dir vero non risulta che l 'Aiosa, il cui cibo ordinario consiste di
crostacei lim netici, come qui sembra dire anche il M arsili in certe occa
sioni, secondo il M alfer (Benaco, p. 139) ne distruggerebbe fino a cin
quantamila al giorno (1-2% g.), si nutra anche di Spongille (vedi
quanto a proposito di questa Panata vien detto nel capitolo pre
cedente) pasto forse poco utile a un pesce eminentemente migratore e
che per lo pi vive nel gran lago.

108

LUIGI FERDINANDO MARSILI

tan te nei siti delle lor freghe che non sarebbe possibile il con
sum arle s fr e sc h e .1
Il naturale di questo pesce li conduce a deporre le ova in
quei so liti siti pieni di pietruzzole su la riva del lago, a segno
che non hanno sopra di loro un mezzo dito di acqua, dove a
truppe vanno a far la loro frega, restando in gran numero di
essi depredati da pescatori.
In quei siti si veggono le pietruzzole coperte di ova o nate
o da nascere, ponendovele sopra prom iscuam ente. Il loro cibo
dicon che siano l erbe o quella m ucillaggine che sopra di esse
si forma. Il loro gusto un poco am aretto. N ellautunno discen
dono a l basso del lago in siti cavernosi cam minando, e vivendo
a schiere numerose, ed i pescatori anche nel verno le insidiano
con gran reti per averne da m ettere negli am i da pescare i
carpioni, uso da pochi anni in qua introdotto, come a suo
luogo dir.

1
Qui v confusione, almeno di nome, fra lAlborella (Avola, Aola),
Alburnus A lborella de Filippi e la Sanguinerola (Sanguan Temal, dei
rivieraschi) che a colpo d'occhio se ne distingue, non fossaltro per la
lunga linea sui fianchi longitudinali scura e marcatissima e che pur es
sendo un Oiprinide ne genericamente distinto, il Phoxinus laevis Agass.
Pure questultimo ottimo pesce da friggere ma, a differenza delle sapo
ritissim e ole , la cui pesca rasenta le due tonnellate annue e sempre
vive in branchi enormi, si pesca di rado col bertovello pochi chilogrammi
alla volta, per lo pi di notte (Vedi : Malfer, Benaco, pag. 363). Questa
Sanguinerola ben distinta dal Vairone che pure suo congenere almeno
per quanto pensava anche il M'arsili su la scorta del Rondelet e del
Gesner. Il Garbini (Fauna, pag. 36816) m ette sotto il gen. A spius lAlbo
rella e sotto Leuciscus, il Vairone e la Sanguinerola.
Pi difficile riesce a comprendersi invece perch il Phoxinus Bellonij
dellAldrovandi possa essere stato attribuito dal Marsili come sinonimo
all'Alborella, col muso mozzo che presenta la figura originale qui citata
dell'opera De piscibus et cetis . Non vi ha dubbio che si tratta invece
del Vairone.
Considerando invece il sinonimo di Phoxinus M arsili, specie dello
Heckel, oggi relegato nella sinonimia della Sanguinerola (Canestrini,
Pesci, nella Fauna dItalia, pag. 17) si confortati dalla precedente opi
nione che il Marsili confondesse come sinonimi la Sanguinerola con lAl
borella e non il Vairone.

IL LAGO DI GARDA

109

La m aggiore piccolezza di ta l pesce che sia capace di restare


nelle m aglie delle reti, come la maggiore sua grandezza si de
duce con la solita norma di quante avole vadano alla libbra,
che si vede nella tavola.
Il Roncone piscicu lu s acu leatu s p rim u s Rondel. 206, Gesn.
284, P u g itiv u s (sic, invece d i P u n g itiu s) piscis, Alberti, Aldrov.
628. Questo frega di marzo e sta a basso ventre m entre frega,
ritiran dosi poi in a ltacqua. S i nodrisce di alga attaccata alle
pietre ed ha dentro di s 2 o 3 vermi della figura della san
guisuga d i color giallastro. 1
La Lampreda la m p etra parva flu v ia tilis Rondel. 203 lamp e tra Ges. 325 L a m p etra flu v ia tilis Aldrov. 581. Questa frega

I Lo Spinarello (G asterosteus aculeatus Linn.) non pu venire meglio


definito che da questa breve frase e si rcionoscerebbe anche se non ci
fosse il nome di Roncone tuttora usato nei vernacoli rivieraschi
(ronc ver., ronc bresc. ; vedi Malfer, Benaco, pag. 321) o il riferimento
a lloera dellAldrovandi De Piscibus et Cetis ornata di una silografia
cos evidente nella sua sem plicit da non lasciar dubbio sul riconosci
mento di codesta specie.
II Garbini (Fauna, pag. 36817) dopo aver fatto labituale e cauta di
scussione sistem atica della specie, elencandola fra le poco redditizie del
Benaco, ed avvertito come per la sua piccolezza venga pescato con par
ticolari reti (la striara, lorarolo) mal prestandosi per la sua povert
di grasis per cibo, elenca varii parassiti anim ali ma non il pi caratteritsico che non resta dubbio fosse gi noto fino dal tempo del Marsili
quando osservava che il pesce ha dentro di s 2 o 3 vermi della figura
delle sanguisughe di color giallastro .
Si tratta di un cestode, lo Schistoceplialus O asterostei (Fabr.) Liihe,
riconosciuto e la prima volta fatto conoscere dal Forti nellopera del
Malfer (Il Benaco, pagg 48 e 330 e seguenti), verme che sembra in certi
anni decimare con infezioni formidabili i branchi degli Spinarelli spe
cialm ente durante l'emigrazione alle sponde, linverno, epoca coincidente
con la pesca pi attiva. A dire del Malfer (op. cit., pagg. 354 e 357) lo
Schistocephalus attacca anche qualche altro pesciolino di sponda, segna
tam ente il Cagnetto, ossia il Blennius vulgaris Poli, e il Ghiozzo, ossia
il Gobines flu viatilis Bonap.

110

LUIGI FERDINANDO MARSILI

siccom e il m agnarone abita dietro alle paludi. T ali pesci son


difficili ad esser presi, onde se ne prendono p o c h i.1
La Bozza di due sorti, una chiam ato gen tile pelosa l altra
che appunto d alla prim a d istin gu esi per i peli. 2 Quante di quella
e di questa vadano alla libbra n ella tav. si vede. E perch di
ta l sorta di pesce non fanno m enzione gli autori, pongo il d i
segno di ambe due nella tav. 17 affinch il lettore da se stesso
le veggia e le definisca com e a lu i piace.

I La figura dellAldrovandi, sebbene inesatta per essere ornata di


troppo numerose aperture branchiali, va riferita a Petrom yzon flu viati
lis L., forma migratrice di passaggio che il Malfer (Benaco, pag. 367)
dice di non aver mai sorpreso nel Lago di Garda dove il Pavesi l avrebbe
segnalata presente. Trov invece la forma minore, il P. Pianeri Bloch che
in scarsi individui vive nel fango del lago.
II Garbini (Fauna, pag. 368, 6) ritiene che si tratti di un pesce anadromo, P. flu viatilis, una forma adulta di P. Pianeri, mentre gli altri
ciclostomi affini con gli occhi sottocutanei chiam ati Ammocoetidi, ora
ritenuti forme larvali delle Lamprede, nel Benaco secondo il Malfer non
si sarebbero mai riscontrati.
*
Il nome di Boxa, cosi come scritto, conservato in un piccolo di
zionario bresciano (Brescia - Andrea Valentini - 1872 - 16 di pagg. 23,
a pag. 7) con lindicazione: ghizzo, pesce com une. N ei dialetti ve
neti non viene ricordato un sim ile appellativo. Qui corrisponde senzaltro
al Gobio flu via tilis Cuv. Val. (da non confondersi con il Gobio fluvia
tilis del Rondelet che il Gobins del Bonaparte, il vero Ghiozzo). A que
sta specie soltanto sar da attribuirsi la prima delle due qualit quella
chiam ata gen tile. Di quelle figurate alla tav. 17 la seconda (fig. 7)
soltanto sarebbe da attribuirsi al pssbotr , in ital. Gobione come
10 .'lice anche il M alfer (Benaco, p. 360) appunto la Bozza gentile del
M arsili ottima a mangiarsi ma di nessun valore economico, spesso con
fusa col Phoxinus laevis Agass., la Sanguinerla. Col nome di B ozza
pelosa, certo per le lunghe pinne dorsale e anale scorrenti lungo tutto
11 corpo, il Marsili, come anche esprime il disegno (fig. 6) sebbene
un po sommario nei particolari, fuor di dubbio si debba intendere
il Cagnetto, il Blennius vulgaris Pollini, quasi endemico solo comune
ai laghi di Mantova scarsamente pescato (Garbini - Fauna - p. 368",
Malfer, Benaco, p. 353 e seg.).

IL LAGO DI GARDA

111

Il Magnarone il Cobes flu viatilis Rondel. 203 1 Cottos fluv ia tilis Gesn. Gobus flu viatilis capitatus Aldrov. 612. Questo
frega nel mese di marzo sotto di sassi o d i rupi ed anco attacco
alla riva e si pasce di ci che lavola.
I l V a r a n e 2 il Phoxinus Rondel. P. 2. 204. Gesn. p. 283.
P hoxinus prim u s Aldrov. 619. Frega nelle paludi e fondi del
lago. Questa frega la pi fertile di tu tte perseverando copio
sissim a per m esi 3. Tal pesce vive di erbe, pescetti e sue ova.
I l verno si ritira in 20 o 30 passi dacqua ne siti.
Il
Temolo o Gobbo flu via tilis, Rondel. p. 206. Gesn. 285 A l
drov. 612, frega per lo pi nelle acque correnti e si pasce di
quel che Favolai. 3

1 Evidentemente con lepiteto di capitatus lAldrovandi intese di allu


dere al Cottus gobio L., ossia allo Scazzone, cui non dubbio qui alluda
il Nostro. E un pesciolino dalla grossa testa, maldestro nuotatore che
vive adagiato sul fondo, di vario colore, dallambraceo al bruno secondo
il sesso, let e il periodo dello sviluppo. Anche il Malfer (Benaco,
pag. 311) avrebbe trovato che questo frega da due metri al lim ite del
l'onda.
Il Garbini (Fauna, p. 36817) pur dicendolo comune nel Benaco, ritiene
lo sia sovrattutto nelle resorgive del Fibbio e in molte delle acque vallive.
2 II nome di Varone corrisponde al Vairone di oggi che in vernacolo
tuttora v a r , fatto che giustifica perch cosi lo chiamasse*il Marsilii.
Si tratta dello Squalius m utcellus Bp. dal muso tozzo, dalla lunga e
tum ultuaria frega (Malfer, Benaco, pag. 298), distruttore di pesci e di
avannotti, persino di quelli di trota. E una pesca abbastanza rimunera
tiva. Circa lequivoco fatto dal M arsilii confondendo questo pesce con
la Sanguinerola sar da vedersi la nota pi addietro ove si discute la
sinonimia dell' avola o alborella .
3 Si tratta del Ghiozzo (Gobius flu viatilis - Bonelli - Cuv. Val.) dai
grandi occhi, dal colore verde chiaro cangiante in giallo listato di nero
0 punteggiato, colore accentuato durante gli amori ; cos sono giustificati
gli appellativi popolari di ocini e di magnaron bianco che secondo
1 luoghi vengono dati a questo pesce. E satta losservazione che prediliga
per la frega il fondo ghiajoso. Sebbene sia buonissimo da mangiare, quasi
non vien pescato nel lago (Vedi : Garbini, Fauna, pag. 308'7; Malfer,
Benaco, pag. 357).
E anche questo un pesce attaccato dallo Schistocephalus Gasterostei,
la sangueta dello Spinarello.

112

LUIGI FERDINANDO MARSILI

I
d escritti fin qui sono della classe de minori. Veniam o a
m aggiori.
LA gone gi descritto nel processo che ho posto della sar
della.
L Orata del lago non 1 ho mai vista, ma per relazione de
p escatori l istessa di quella che si trova nelle paludi sal
m astre, delle quali parlano g li autori, che sono le medesime con
quelle delle acque dolci. Aldrov. Unii e nobis Bononiensibus Comachium aurata subm inistrat, imo vero dulces quoque aquas .
S i deve per notare che tan to il Gesn. quanto lAldrov. fanno
m enzione di una specia particolare di aurata che da loro viene
detta aurata P adi. Cos pu darsi che queste del lago sieno di
quelle che nel piccolo stato loro pel Mincio fuggono dentro di
esso. Questo pesce frega vicino a Peschiera su llerbe ed abita
per lo pi verso le bocche dellistessa Peschiera. S i ciba di
erbe ed altre cose, che trova in a c q u a .1
La Scardeva frega nelle paludi e fondi del lago e tu tta
1 estate sta vicino a questi siti paludosi. Quando principia ad
irrig id irsi 1 aria ed acqua r itir a si n ell altura di a cq u a .2 II
verno non se ne prende veruna, si ciba di ci che l orata.

1 Questa Orata '.lei lago probabilmente il Leuciscus pigus (Lacep.) de


Filippi. Non esiste nel Benaco, laonde non vien preso in considerazione
dal Malfer. A detta del Garbini invece frequente nei laghi Maggiore,
di Como e di Mantova (Fauna, pag. 36816) e ci sarebbe anche nellAdige
e nel Mincio donde il suo nome dialettale veronese di Orada de Adese ,
dove vien pescata quantunque di sapore insipido. Questa la ragione
per cui al Marsili non venne fatto di vederne alcuna e come al solito
riferisce che deve trovarsi a Peschiera su llerbe risalita dal Mincio.
Im possibile intendere che cosa voglia dire lAldrovandi citato dal
Nostro per le Orate di Comacchio che vengono mandate a Bologna. Nel
solito Libro (D e pisc. et cetis, pag. 171, fig. II) le riferite parole stanno
sotto il capoverso Aurata vulgaris primo loco ponenda che la vera
figura della ChrySophris aurata Lin. una specie essenzialm ente marina.
2 E lo Scardinius erythrophtalm us Linn. dalle pinne, gli occhi e la
coda pii! o meno rosseggianti soprattutto nei giovani, la grossa squama,
il lato ventrale prominente malgrado il corpo schiacciato, e le carni poco

Mappa idrografica del L ago di Garda

IL LAGO DI GARDA

113

Il
Carpione il pesce che rende fam oso questo la g o .1 sopra
tu ttaltri, pretendendosi che n egli altri non siavi. V i sono per
alcuni che vogliono che nel lago di Ocrida n ellA lbania ve ne
siano, come io nel lago di Zug n ell E lvezia ho trovato pesci
m olto som iglian ti al cai-pione, specialm ente nelle carni ros
s e g g ia c i, e di un sapore anco pi grato del carpione, che non

pregiate per aver troppe spine. Oggi vien detta Scrdova ma in dia
letto ancora Scrdeva, Scardoa .
E esatto che predilige per la frega la palude e il fondo del lago per
ch attacca le uova alle canne.
Vve a branchi di m igliaja, assai sensibile al cambiamento di tempo
ed esattissim a l osservazione che durante linverno le Scardove vanno
nelle acque profonde donde risalendo alla superficie spesso muoiono la
sciando traccia del loro passaggio. (V edi: Garbini, Fauna, pag. 36518, sub
Leucisco ; Malfer, Benaco, pag. 282 e seguenti).
1
Gi al tempo del M arsili si riteneva che il Carpione fosse una
forma propria del Benaco. Quantunque Linneo ne avesse fatto dopo una
specie indipendente Salmo Carpio come pur attualm ente ritengono i pe
scatori, cui sarebbe impossibile dar a credere che due pesci che hanno
abitudini ed anche aspetto cos diversi come questo e la Trota avessero
ad avere un cespite comune. S i propende oggi col M arsili a credere che si
tratti di un endemismo caratteristico per adattamento della Trota, Salmo
lacustri Linn. e ristretto a l solo bacino del lago idi Garda. A differenza
della Trota che migratrice, cacclatrice, anzi predatrice audace di tutti i
pesci che appena presentino dimensioni minori fino al pi efferato canniba
lismo, il Carpione si nutre di piccoli crostacei lim netici e di Spongille.
Patto questultimo che not anche il M arsili che giammai ebbe a trovare
un pesce nel tubo gastro-enterico di quegli esemplari di Carpione che ebbe
a sezionare. Ma oltre il fenomeno della diversit del cibo abituale vi
che la Trota raggiunge dimensioni assai superiori (nel Benaco 15-18 Kg.)
laddove sono eccezionali i carpioni che superano il chilogramma di peso.
La frega della Trota avviene sulle ghiaje di fiumi influenti ed emissarii
o poco lungi dalle rive ad acqua bassa ; quella del Carpione avviene nella
parte profonda del lago in posti ben determinati e ben noti fino dal tempo
del M arsilii che li segna anche sulla mappa idrografica premessa allo
studio.
Non certo agevole controllare se veramente ci sia il Carpione nel
lago dOchrida in Albania che a tu ttoggi assai poco noto per quanto
riguarda la pesca. Ma quelli che il nostro Autore diceva di aver trovato
8

114

LUIGI FERDINANDO SIARSILI

saria s presto, ma per ordinario sono di mezza libbra e pochi


giungono a llintiera, e dal fondo del lago ascendono nel set
tembre et ottobre, dove per m angiarsi sono della m aggiore
squisitezza, e si chiam ano ru tili e di questi in tu tti g li altri
ta n ti laghi d ellElvezia non si trovano. Sia come esser si vuole,
qui dobbiam parlare del carpione del nostro lago. E g li nel tem
po della frega non si nodrisce d i alcuna cosa, dopo che ha
fregato, va a pascersi della m entovata panata. Il mese di di

nel lago di Zug e che per squisitezza delle carni afferma non cedere al
Carpione, forse non sono stati altro che individui di Trota argentina ,
una variet quasi sempre sterile della cosiddetta Trota di montagna
(vedi: Plehn-iScotti, I pesci del mare e delle acque interne (1909), pag.
334, Tav. 18, fig. 3) dal ventre bianco lucente che pu essere confuso con
quello bianchiccio che proprio del Carpione. Ne differisce per i piccoli
punti neri che son sul dorso, ma trattandosi di caratteri accessori facile
che al Marsilii non siano rim asti nella memoria per il confronto. Coinci
derebbe anche il fatto delle dimensioni ridotte comune alluna e allaltra
forma. E questo e il fenomeno della minore vivacit in confronto della
Trota tipica dei laghi lasciano supporre che in un caso e nellaltro si sia
in presenza di specie di adattamento ; questa del Carpione di natura pret
tamente locale con modificazione persino delle abitudini riproduttive di
venute pi frequenti ; quella della Trota argentina di indole involutiva,
interessante lattivit riproduttrice che fu riconosciuta in questo ultimo
tempo non m anifestarsi che di tratto in tratto a l risalire che fanho coi
branchi dei congeneri per gli influenti dei laghi. Unico ostacolo a rico
noscere una certa affinit esteriore fra Carpione e Trota argentina si
avrebbe nellaffermazione del M arsilii che tal pesce non si trovava che
nel lago di Zug, laddove la Trota argentina oggi presente in tutti i
laghi della Svizzera ; ma pu essere stato tanto uno sbaglio di informa
zione quanto un essersi quel pesce propagato da un lago allaltro soltanto
negli ultim i tempi.
Il
nome di Rutilo ora conferito a Lauciscus ru tilu s L. delle acque
dolci dellEuropa centrale e salmastre del Baltico. Non si sa con quale
fondamento il Pollini (Viag. al L. di G. etc. (1816) pag. 21) cita un Cyprinus ru ttilu s per il Benaco. Nessun pesce del suo genere si pu ritenere
propriamente del lago. E un pesce assai diverso dalle Trote, dalle pinne
rosse, un ciprinide come il Pigo e come quello ha carni insipide ; non
dunque da confondersi con questo salmonide del lago di Zug saporitissimo
cui allude il Marsili.
Che il Carpione sia possibile che riduca la sua voracit al tempo della

IL LAGO DI GARDA

115

cembre e gennaio frega, di febbraio e marzo va alla d etta pa


stura. L ascia poi ta le alim ento, ed ascende su la superficie
d ellacqua per nodrirsi d i piccole cose, e particolarm ente di
anim alucci. Torna poi a fregare ne m esi di luglio e di agosto
e cos persevera tu tto l anno. Tra la fem m ina e il m aschio vi
corre la differenza che il primo ha il colore esterno nigricante
in specie su la schiena, con una pezza continuata bianca fra la
nera della schiena e meno nera d el ventre, ed in questa m ag
gior nerezza in tempo della frega. La fem m ina nel tempo
pure della frega un poco pi scura su la schiena del solito,
ma scura meno del m aschio. E lla ha il capo oblongo, e g li pi
rotondetto. N ella tav. 18 si veggono le due figure, una del ma
schio, l altra della fem m ina. I l m aschio era due libbre. Le
carni interne quando non sono indebolite pel tempo della frega
son rosse, ma in tal tempo sono sbiancate. La favola che que-

frega ma che sm etta di nutrirsi del tutto dubbio. Certo invece che
oltre alla p a n a ta (Spongille) risale subito dopo a nutrirsi di micror
ganismi lim netici degli strati superiori del lago e frega due volte. La
prima accade di Dicembre e Gennaio, laltra di Luglio e Agosto. Qui dal
M arsilii poi esattam ente riconosciuta laccentuazione dei colori tanto
nella fem mina quanto nel maschio del Carpione durante il periodo degli
amori molto meglio che allepoca del Pollini (Viag. al L. di G. (1816),
pag. 81), tempo in cui si ebbe il coraggio di descrivere due specie 8. Car
pio per il maschio e 8. unibla per la femmina (Vedi : Garbini, Fauna,
pag. 368M) dello stesso Carpione. Il M alfer (Benaco, pag. 100) ampia
mente con la sua pratica del lago di Garda da provetto pescatore qui
accennerebbe a voler mantenere il carattere specifico al Carpione (Carpi
ver. riv., C-arpi bresc.) basandosi sullincerto lim ite del concetto di specie
e sul valore di taluni caratteri anatomici differenziali ; si troverebbe cosi
per questo particolare in contrasto col M arsili che a sua volta si accor
derebbe col punto di vista del Fatio, del Pavesi e del Garbini (vedi
Fauna, pag. 36814) che non ne fanno che una variet acclim atata : Salmo
lacustris L. var. Carpio (L.) v. Sieb. secondo anche il parere di Heekel
e Kner.
Il
Canestrini erroneamente riporta (Fauna dItalia, Pesci, pag. 23-24)
che il Carpione abbia a trovarsi in vari bacini lacustri del Veneto e della
Lombardia e che di 11 soglia discendere al mare. Deve esser successa una
confusione con quella forma di Trota che veniva detta Salmo F ario L.
giovanile e fluviatile, pur essa nota per le carni saporite e rosee.

116

LUIGI FERDINANDO MARSILI

sto pesce si pasca di oro mi obblig a fare la notom ia del m ede


simo, 1 la quale mandai dal lago a llamico mio celebratissim o
professore anatom ico in Padova sig. M orgagni, affinch egli
la correggesse con la sua somma perizia, siccom e fece, e si vede
nella tav. 19 con le sue spiegazioni. Quantunque io non tro
vassi gi m ai nel carpione pesci, ma solo il ventricolo e glin
testin i ciechi in tanto numero ripieni tu tti di vermi, pure l or
ditura de den ti che si veggono nella figura B della Tav. 18
m insegn che questo un pesce rapace, com e bene lo comprova
la m aniera di pescarlo collamo, alla cui som m it pongonsi
avole, le quali volendo il carpione ingordam ente m angiare, vi
resta a p p e so .2 N elle profondit d i 80, 100, 120 passi dove fre
gano hanno im parato i pescatori precisam ente a profondar le
reti, attraverso delle correnti sopraddette contrarie, nella forma
che m ostra la tav. 20 fig. 1, con le sue spiegazioni. Gi i siti

1 Tale leggenda destituita naturalmente di qualsivoglia senso di ve


rit, anzi di raziocinio, sarebbe di origine classica. Trovandosi nei poemi
di un Pierio Valeriano quando finge fosse stata narrata a Catullo navi
gante sul lago, lAldrovandi (D e Pise., lib. V, p. 655) scherza dicendo che
i Carpioni mangian loro dei buongustai e termina riferendo laltra frot
tola riportata dal Rondelet che il nome prim itivo del pesce, Pione, fosse
poi modificato in Carpione per questa prerogativa di carpere aurum.
Non valeva certo la pena che due colossi del pensiero come Marsilii e
Morgagni si affannassero dietro queste ubbie.
Certo che ne risult che il primo scoperse che il Carpione non si ciba
abitualmente di pesce e il secondo comment la tavola anatomica spedi
tagli dallamico.
2 Oltre che provare il fatto che anche il Carpione non rifuggirebbe
dallo abboccare a qualche piccolo pesce riconfermando lacutezza dellos
servazione Marsileana che ne induceva la possibilit dalla dentatura di
pesce rapace si comprende come gi in quel tempo gli ami venissero usati
per la pesca del Carpione. In antico (vedi Malfer, Benaco, pag. 105) i
Carpioni assai pi numerosi venivano presi soltanto con le reti cui ac
cenna anche il Marsili. Fu solo per la minor fatica occorrente con lo
scarseggiare del pesce e con lintroduzione della tirlindana (1850) che
venne soppiantato luso delle reti con luso degli ami. Ora grazie ai mo
tori che rendono pi agili i movimenti delle imbarcazioni, alla scoperta
di nuove freghe e al m oltiplicarsi delle reti si va riabbandonando la tir
lindana (dindana) anche per pescare il Carpione.

IL LAGO DI GARDA

117

delle freghe di questo pesce sono notati nella mappa idrogra


fica, come quei delle sardelle e d ella truta.
La M usella 1 frega siccom e lorata, si pasce ne luoghi mede
sim i, se ne prende in qualunque stagione.
Il
Cavaizzino 2 frega in tu tte 'le rive, si pasce di erba e d ogni
piccolo pesce. Per tu tta lestate e porzione del verno posa in
torno le rive.
D e ll A n gu illa non si potuto sinora scoprire la frega in
venni luogo, 3 non che in queste acque. N elle rotture d i tem po
vedesene qualcheduna sopra la superficie delle acque. S i pasce
d i m aterie palustri, di pescetti e d i gamberi. Si prende co llamo
e con ogni rete. E lla ha un certo odore ingrato participante di
marea e palustre, che la rende di un sapore a mio gusto non
grato, e per la sua pinguedine sazia m olto.

1 D etta anche Sa vetta (Chondrostoma so etta Bonap.), il Malfer la


dice provenire dai laghetti di Mantova, perci la relega fra le specie av
ventizie (Benaco, pag. 372) ; ha abitudini intermedie fra il Cavedano e la
Scrdova e vive fram mista col primo. Le informazioni del Garbini coin
cidono dicendola specie poco rimuneratrice rara nel lago, pi comune
nelle acque fluviali (Fauna, pag. 368le).
2 fiq va lim cavedanus Bp. il M arsili usa il nome del vernacolo pi
frequente cavassin sebbene questo pesce sia detto anche sul lago
cavden e squo. Sta presso le rive e presso labitato dove avvengono nei
punti palustri anche le nozze spesso assai tumultuose a grossi branchi e
quivi depone le uova (Malfer, Benaco, pag. 265 e seg.).
Si trova in tutte le acque anche vallive (Garbini, Fauna, pag. 36818
sub Leucisco).
3 Lautore nota il mistero regnante intorno alla riproduzione di que
sto pesce serpentiforme (Anguilla vulgaris Jen.) ma non si associa a nes
suna delle superstizioni invalse, non soltanto nel popolo, che si accoppi
coi serpenti o che nasca dal fango.
Esatte le osservazioni sul modo di cattura (Malfer, Benaco, pag. 339).
E frequente anche nelle acque dei fiumi. Per la sua biologia e i primi
studi sulla sua riproduzione solo a l presente nota in tutto il suo ciclo,
veggasi quanto dicono Garbini (Fauna,, pag. 36812) e il precitato Malfer
(ibid., p. 334 e segg.). E il meno digeribile dei pesci delle nostre acque
interne e sovente di non grato sapore quando il grasso sa da fango come
disse il Marsili.

118

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Il
Barbio 1 frega in tu tte le rive e si ciba di ogni sorta di
p escetti e di erba. Per tu tta l estate guizza tra lerbe e poi nel
verno si perde. S e ne vedon rarissim i allora e questi p igliasi
in alto tra caverne del lago.
La T inca 2 frega a ll altezza d i 3 o 4 passi, e pon sempre
n ellalga suo nutrim ento, e vive in acque di 10 e 15 passi in
circa.
Il
Luccio 3 frega di m arzo e finisce in due m esi, poi va a
nodrirsi, dove lerbe sono pi grosse, e cibarsi di ogni pesce.

1 Barbus plebejus Val. dal quattro cirri carnosi intorno alla bocca per
giustificarne il nome secondo il Garbini (Fauna, pag. 368w) la forma
meridionale di montagna del B. barbus (L.) Agass. Secondo il Malfer
(Benaco, pag. 249) invece 'deporrebbe le sue uova dal maggio al luglio
allargine o sui pianori a fondo ghiajoso-sabbioso alla profondit da 2 a
5 metri. Ogni fem mina depone da 8 a 25 mila uova che mangiate dnno
fenom eni di avvelenamento, fatto infrequente per gli altri pesci in cui
le uova sovente costituiscono la parte pi delicata.
2 Tinca vulgaris Cuv., il pi caratteristico dei pesci erbivori ; anzi il
Malfer (Benaco, p. 225) descrive una sorta di mimetismo del colore, pi
chiaro destate con maggior luce, pi scuro laltro tempo e nei giovani
che stanno pi nel profondo. La fregola di giugno o luglio avviene fra
due e 15 m. segnatamente sulla sponda meridionale ed anche fra i can
neti e le giuneaje ; ogni femmina porta da 250 a 300 mila uova, ma se
ne trovarono portare fino ad oltre un milione e mezzo. Il lim ite di 15
passi esposto dal M arsilii come optimum di esistenza suol ritenersi anche
il pi frequentato allepoca della riproduzione, ma Tesservi un posto
adatto per la frega della tinca sul lago dipende soprattutto dallo stato
della vegetazione. E molto frequente anche nelle acque vallive come
attesta 11 Garbini (Fauna, pag. 368le).
3 E sox Xucius Linn., il pi terribile predatore delle nostre acque dolci
di cui detto il pesce-cane; giustissim o perci l'apprezzamento sul suo
appostarsi dove lerbe sono pi grosse e cibarsi dogni pesce . Esatto
anche il termine di Marzo-Maggio esposto dal M arsilii per l'epoca nu
ziale in tutto conforme a quanto espone il M alfer (Benaco, p. 185) e cosi
che le uova vengano dissem inate d ove lerbe sono pi grosse (Malfer,
op. cit., pag. 186; circa la descrizione della G rossa ( Chara tomen
tosa L.) vedi lo stesso libro a pagg. 48-49).
La sodezza delle carni del Luccio fa dire al Marsili di preferirne il
gusto persino a quello dei salmonidi. E per questo un giudizio assai
discutibile ; non fossaltro per la quantit di lische sottili che le inva-

IL LAGO DI GARDA

119

Q uesto di corporatura differente, perch di due di ugual peso


uno si trova d i corporatura pi lungo d ellaltro ed il pi corto
ha ordinariam ente due linee latera li fra il ventre e dorso m ac
chiato d i colore di cannella chiaro e questo di perfettissim a
q u alit, e m igliore a mio gusto del carpio e della truta.
La Truta 1 frega due volte l anno, l estate circa a Torbole,

dono fino a renderle pericolose; siffatte carni non hanno poi neppure lon
tanamente la fragranza di quelle della Trota e del Carpione.
Strana e acuta poi la distinzione di due sorta di lucci che variano per
il rapporto tra lunghezza e larghezza, il pi corto macchiato da due linee
laterali, distinzione che sembra sfuggita agli ittiologi pi moderni.
I Si gi detto che la Trota del lago di Garda da ritenersi appar
tenere alla tipica specie abitante i laghi dEuropa, il vero Salmo lacu
stri Linn., forma migratrice, risale e discende i fiumi per la frega, ad
dentrandosi talvolta per i pi impervii ruscelli tra dirupi e cascate, vin
cendo inattese difficolt con i pi poderosi e violenti slanci fuori del
l acqua (vedi Garbini, Fauna, pag. 36814). La regina del lago (Malfer,
Benaco, pag. 85), la cui pesca e la cui conservazione divenuta una delle
principali ragioni di industria del pescatore delle acque interne, che
viene preoccupato per la grossezza, che una delle massime, delluovo,
dimensione che in ragione inversa del numero per ogni femmina ge
stante. E ovvio che ogni accorgimento per la riproduzione artificiale
ebbe prim itiva origine per codesto prezioso salmonide, certamente il
pi diffuso in tutto il mondo e che con le dimensioni pi che cospicue
ha raggiunto anche per produrre cibi conservati una produzione appena
contesa dal Salmone del Reno. Sono per da escludersi dal confronto i
pesci da salare o da disseccare sempre multipari marini e che presen
tano opere e industrie speciali per la loro preparazione.
II M arsili parla di due epoche di frega, lestate vicino a Torbole,
l inverno tra Desenzano e Peschiera. Secondo il Malfer (pag. 867), la
Trota entrerebbe nel periodo di m aturit sessuale il secondo anno di vita
deponendo le sue uova, che possono costituire un sesto del peso del corpo,
alla profondit di m. 1 a 3 in acque correnti. Rimonta il Sarca per oltre
15 Km. e discende il Mincio per oltre 5. Tutto questo dallOttobre al Gen
naio col massimo nel Dicembre.
Si pasce di ogni sorta di pesce , ma non parrebbe della panata ,
forse invece dei crostacei lim netici quando non ha avannotti o piccolo
pesce o quando non in periodo damore, perch sembra non volere a l
lora cibarsi per nna o due settimane. La frega contribuisce a far perdere
del loro adipe e della sodezza e colorito delle loro carni anche alle trote,
un fenomeno che il Marsili ebbe ad osservare a proposito del Carpione.

120

LUIGI FERDINANDO MARSILI

il verno a Desenzano, Sirm ione e Peschiera. Si pasce di ogni


sorta di pesce e della panata quando per non frega. D i estate
quando non frega dimora su la superfcie d ellacqua. Terminata
la frega del verno fino alla primavera ritornano alla detta pa
stura, poi vengono ad abitare circa terra per entro il lago,
dove sono erbe. I l colore rosseggiante di questo pesce in tempo
di frega perduto; dopo la frega le carni sono rosseggianti,
non per cos come quelle del carpione. N ellistessa tav. 20
fig. 2 e 3 si vede la di lu i pesca con le sue spiegazioni.
Il Bulbaro 1 non lho visto ma per le relazioni fattem i da
1
C ypriniis carpio Limi., il pili grosso pesce del lago chiamato in
italiano la Carpa, detto anche Carpio ma ben diverso dal Carpione, il
noto salmonide endemico suddescritto : E un pesce che arriva a rag
giungere i trenta chilogrammi di peso ed esattissim a la notizia data
dal M arsilii di luoghi dove vien pescato quando il Malfer (Benaco,
pag. 262) pu scrivere : Il suo habitat normale corre dalla Rocca di
Manerba all'incile del Mincio ma pi propriamente dalla punta Spinada
al casello di Gr. Si potrebbe dire che il pesce specifico di Sirmione
non comparendo che raramente 'dallalto di Lazise e solo in via affatto
eccezionalissim a in Valle di Garda. Per i pescatori del braccio nord la
carpa una specie di mito. E ssi ritengono che esista ed anche che si
peschi, ma non fu loro mai dato di vederne nelle loro acque un solo
esemplare .
In queste ultime parole del Malfer sta la giustificazione del perch il
conte al suo tempo non pot vedere la Carpa trovandosi di sede a Maderno dove non viene pescata. I nomi vernacoli desunti dallAldrovandi
che cita inesatto (D e piscib., Lib. V, pag. 635 : De Cyprino) sono sovente
quelli che tu ttoggi sono usati.
E poi vero che il tempo della frega quello che conduce la Carpa ad
approssimarsi alle rive e che i pescatori ne approfittano per catturarla,
ma sembra anticipare sulla data del luglio esposta come la pi favorevole
dal Marsili, risultando avvenire dagli ultim i di maggio al principio del
giugno. Anche lallontanarsi dalle sponde dopo deposte le uova fatto
provato. D ice il Malfer : terminata la deposizione la Carpa ritorna al
largo e lentamente riducesi al covo invernale e cade in quel sem ile
targo.... . Cos si spiega anche perch non ne vengono pi prese durante
parecchi mesi. Il Garbini (36817) dice questo pesce molto comune nel
Tartaro e pescato in maggior quantit che non nel lago. E notorio che
la maggiore squisitezza delle carni delle Carpe che ci provengono dal
lago dovuta alla qualit del cibo che vi trovano. Molto spesso a Sir
mione si trovano delle Carpe del Tartaro in purga in sacchi di rete
o nei vivai prima di essere ammannite come pesci del lago.

IL LAGO DI GARDA

121

pescatori l istesso del pesce ciprino o sia la reina di cui cos


scrive il Gesn. e Aldrov. P ia cen tin i carpanum vocant, Ferrarienses u t et m ulti accolae P a d i Carpenam, V eneti Reinam,
Romani barbarum, circa Larium lacum Barbaro alib i buibaro . Questo il pesce della m aggior m ole di quei del lago.
Q uesto frega nel m ese di lu g lio e poi ritira si nelPalture del
lago e per nove m esi non se ne vede veruno. Se ne prendono
per 2 mesi parte avanti parte dopo la frega. S i nodrisce d i
pescetti, gamberi e m aterie p alu stri e frega su le rive. Questo
pesce si prende fra Sirm ione, D isinzano e Peschiera con grosse
reti.
Yeniam o adesso a testacei e crostacei.
I C rostacei sono in questo lago di due sorte, una di crosta
consistente, ch il gambaro, l altra m olle, ch il gambarino
o squilla piccola.
II Gambero 1 non cresce m olto, volendovene 20, 30 e 35 a fare
una libbra. La loro corteccia pallida, anzi che il gambaro del
lago, bollito, non prende che un leggierissim o color rosso che a
pena d istin gu esi in paragone di quello de fiumi, come ne feci
pi volte l esperim ento. I l sapore d i questi non grato, parte

1
II Gambero (A stacus astacus (L.) oppure Potam obius astacus (L.)
Keilh. ; vedi Garbini, Fauna, pag. 320) si trova anche attualmente nel Benaco; ma preferisce le sorgenti limpide e fresche anche ad una certa al
tezza sul mare dove si riproduce ancor attualmente pervenutovi in modo
che ancor oggi non si giustifica. Non esatto che questi crostacei depon
gano le uova ; mantenendole le femmine aderenti ai pleopodi anche dopo
fecondazione, anzi per tutto il primo tempo della vita delle larve; come
non esatto che esista vera congiunzione fra i sessi avvenendo la fe
condazione allo esterno. E satte invece sono le osservazioni circa la rico
struzione degli arti m utilati sovente in dimensione ridotta, come avviene
nei crostacei di mare. Unico difetto in tutta questa argomentazione sulla
mutilazione dei gamberi si ha nella causa del fatto cercata dal Marsili
nella rapacit dei pesci, sovrattutto del Luccio, laddove non occorre
nulla di tutto questo essendo provato che nelle mute del tegumento, che
avvengono frequenti sovrattutto durante laccrescimento, gli arti si di
staccano alle giunture restando accluse al loro posto nella vecchia tegumentazione smessa. C chi asserisce perfino che il Gambero pratichi una
autoamputazione (Vedi : M. Lessona, Storia N aturale Illustrata, IV, In
vertebrati (1892), p. 599).

122

LUIGI FERDINANDO MARSILI

cipando di quellodore ingrato erbaceo, che danno lerbe svelte,


che siano del lago; anzi li pescatori tirando erbe nelle reti
le trovan m iste di gam beri che vivon fra esse e vi depongono
le ova, quando pel contrario in poca profondit di acqua fra
le pietre ed i sassi vanno a fare la congiunzione di sessi.
In questi gam beri fam igliare la vegetazione nuova delle lor
gambe di tu tti i diversi gradi per vantaggio dato loro dalla
natura, giacch i pesci rapaci, come il luccio nel nostro lago
ne vanno in traccia continua e non potendoli bene afferrare
troncan loro le gambe che ripullulano, come ho detto, ma con
la differenza che non pi tornano in quella grandezza e con
sistenza che ho notato nei crostacei d el mare.
I
Gam berelli sono di sapore squisito 1 e gli abitanti non gli
m angiano perch i pescatori non s i vogliono dare la briga di
tirarli fuori delle reti, che rovesciano in acqua, cavatone il
pesce pi grosso.
I
T estacei sono turb inati e bivalvi, come vedesi nelle 2 figure
che sono n ella tav. 1 5 .2 Am bi vivono n elle sponde del lago che

1 Qui si tratta del piccolo antpode Gammarus pulex (L.) Fabricius


(vedi Garbini, Fauna, pag. 319) comune in tutte le acque dolci di Eu
ropa ; secondo studii recenti dello Stebbing, derivato per adattamento da
G. L ocusta L. frequentissim o su tutte le rive del mare. La riluttanza
dei pescatori a raccoglierlo pu esser data dalla piccolezza di questo
crostaceo che non rimuneratrice per loro e non lo poteva essere nem
meno al tempo d el Marsili. Pu darsi che sotto il nome di gamberello
il Marsili abbia potuto confondere anche altre specie in questi anni tro
vate non di rado nel Benaco : O rchestia bottae (Milne Edw.) Brandt e
Palaem onetes varians (Leach) Zeli., questultim a un decapodo, general
mente non elencato fra le specie di acqua dolce perch forse anche nel
Garda sono anadrome dal mare e di adattamento recente. Certo si che
anche al Palaem onetes viene dato il nome di Saltarl e Gambarusolo,
come al Gammarus pulex dai pescatori e quello di S a ltero ta allOrchestia e che le dimensioni non sono certamente tali da impedire la confu
sione in un esame affrettato sebbene diversissim a ne sia la forma.
2 I testacei turbinati, ossia a chiocciola sono di molte qualit ed
esatta linformazione che si trovano pi che altro fra i canneti.
Le specie pi frequenti sono il Limnaeus stagnalis (L.) Lamk., la Paludina vivipara (L.) Moq. T., Planorbis corneus (L.) Poir. ed altre molte.
Dei bivalvi, il M arsili sembra non occuparsi che dei maggiori : Ano-

IL LAGO DI GARDA

123

sono palustri, e specialm ente fra le canne che in ta li siti sono


frequenti.
I
B ivalvi hanno il loro moto lasciando le traccie per l arena
e fango, e la parte pi larga p iantata dentro l arena mede
sima. Avendo qu esti la parte superiore pi angusta aperta e
che vedevasi stando in poca profondit meno d i un piede di
acqua, io introduceva in quellapertura una cannuccia, la quale,
chiudendo ambi li gusci, essi bivalvi tenacem ente stringevano
cos che d allarena mi riusciva trasportarli nella barchetta.
L interno di questi gusci d un vivissim o m argaritifero,
m ischio diride verdeggiante ed un poco rosseggiante e con
grande abbondanza di perlifere vescichette, che mi diedero ansa
di cercare in gran numero di essi se vi fosse stata veruna perla,
che non trovai e ci attrib u ii forse al non essere questo ani
male testaceo co s fertile d ellumore osseo, per potere formare
perle sciolte dalla corteccia, essendo queste sottilissim e. L in
contro di ta l testaceo con sem biante perlifero m i invogli di
ordinare le mie osservazioni fa tte in diversi fiumi e m ari per
la generazione delle perle, e term inata la presente dissertazione
por m ano a questaltra, che scrivo al m entovato am ico mio
carissim o, anatom ico signor M orgagni.

donta cygnea (L.) Lamie. e Vnio irictorum (L.) Rossm. di cui descrive il
modo di cattura oggi ancora usato dai ragazzi e le traccie che lasciano
trascinandosi per il fango immergendo la cerniera.
Il
Marsili vanamente cerc j n questi lamellibranchi del Benaco le
perl, n sembra neppure vi siano pi state trovate. Ma certo che al
trove il fatto di rinvenirle stato accertato; di recente i giornali ne par
larono come avvenuto nei Canali del Gombo nei dintorni di Pisa, presso
la tenuta reale ti S. Rossore. Sono sempre perle di scadente qualit.

NOTA *

Corrispondenza delle piante citate dal Marsili


nella nomenclatura moderna.
Pag. 84 - Hyppuris aquatica fetida polysperma (Pontedera). Equisetum fetidum sub aqua repens (Casp. Bauhin), Chara vulgaris fetida
(V aillant) sono tre nomi nella nomenclatura polinomica che Linneo (cfr. :
Codex botanicus Linnaeanus, p. 918, n. 7031) rifer alla sua Chara vu l
garis. Ma questa un complesso di specie e forme e non c dubbio che
i tre sinonimi vadano riferiti a Ch. foetida A. Br. Il Migula (Die Caraceen, p. 554) vi riporta quello del B auhin e la Ch. vu lgaris L. ex p. e,
cio, una parte di ci che il botanico svedese chiam con questo nome og
gid, appunto perch complessivo, abbandonato.
Pag. 86 - Potamogeton rotundi folium alterim i Fior Prus. 205. E rife
rito da Linneo (Cod. bot. Linn., p. 140, n. 1035) al suo P. perfoliatn s L.
che specie molto comune nel Ciarda come io stesso posso testificare. D al
lopera del Malfer (Il Benaco, p. 53) rilevo che anche attualm ente de
signato in dialetto gazl, gazi . Il polinomio sopra citato fu desunto dal
Marsili dalla Flora prussica di Giovanni Loeselius che vide la luce
nel 1703.
Pag. 86 - Miriophillum aquaticum pennatum et spicatum (Pontedera),
Potamogeton foliis pinnatis (Tourn.) sono riportati da Linneo (Cod. bot.
Linn., p. 940, n. 719S) fra i sinonimi del suo Al. spiratim i che, assieme al
M. verticU latum , comune nelle acque del Garda.
Pag. 86 - Alga fluvialis graminea longissimo folio (Tourn.) riferita
da Linneo (Cod. bot. p. 963, n. 7355) alla sua VaUisneria spirali. Il gen.
V allisneria era stato fondato dal Micheli (Nov. plant. gen. p. 12, n. 1729)
sulla pianta di sesso femminile e lo stesso, equivocando, aveva chiamato
VaUisnerioides, un genere quindi diverso, la pianta di sesso maschile. Co
munque fu questi il primo a svelarne la vera natura come riconobbe lo
stesso Linneo. Pianta sat vulgaris in Europa, pr graminis, algae vel
alius plantae foliis habita fuit, usque dum miraculum hoc naturae lynceus detexit Michel . Il miracolo cui accenna L. si riferisce al pro
cesso di fecondazione che si attua con lintervento dellacqua.

* Q ueste annotazioni dell illustre prof. Bguinot, al quale il Com itato


marginano desidera esprim ere tu tta la sua riconoscenza, son giunte
quando il lavoro era gi im paginato: si pongono qui in fine a pregevole
corredo dellopera m arsiliana.
N. d. R.

IL LAGO DI GARDA

125

Pag. 86 - Myriophyllum Maratriphyllum palustre alterum Lob. Xeon.


790. Questo sinonimo non io trovo riportato da Linneo n, chio sappia,
da altri: la figura (fittizia?) cui si accenna e che io ho vista mostrerebbe
il Phellandrium aquaticum, ma troppo schematica e perci dubbiosa.
E un Ombrellifera che non avrebbe da vedere con la Buccaferrea del
Micheli cui si accenna nel testo che corrisponde al genere R uppia mai r i
scontrato nel Garda.
Pag. 87 - Chara major subcinerea fragilis (V aillant) ; Equisetum fra
gile maius subcinereum aquis immersum (Morison). Questi due sinonimi
sono riferiti da Linneo (Cod. bot. p. 918, n. 7030) alla sua Chara tom en
tosa specie valida che il Miglila (Characeen, p. 386) per un eccesso di
critica, che volentieri chiamerei ipercritica, (preferisce chiamare Ch. ceratophylla Wallr. Il nome vernacolo secondo Malfer (op. cit. p. 48) la
grossa ed abbondantissima nei bassifondi dove forma un denso tap
peto specialmente dove lacqua ha una profondit di 2-5 m.
Pag. 88 - Scola. Con questo nome assunto dal luogo il Marsili desi
gna certamente unaltra Caracea che, ai tempi in cui scriveva, con tutta
probabilit non era stata ancora descritta ed alla quale egli, con un con
fronto non molto felice, finisce per imporle il nome di Fucus lacustris
repens color viridi obscuro. Con tutta probabilit, per non dire certezza,
corrisponde a quel complesso che i pescatori, secondo il Malfer (op. cit.
p. 49), chiamano setila e nel quale il Dott. A. Forti di Verona rico
nobbe individui sterili non determinabili di Caracee ed individui di Nilellopsis obtusa (Desv.) Grov. La constatazione del M arsili che la scola
o fuco vegeta in acque pi profonde che la sopra citata Chara tomentosa
confermata da quanto ebbe a rilevare il M alfer nella sua monografia
e la sola cosa a desiderarsi di precisare bene le varie forme che entrano
a comporre la cos detta setila .
Pag. 90 - Ranunculoides feniculi folio longiore (Vaili.) ; Ranunculus
aquaticus albus fiuitans Peucedani (?) folio (H erm ann); M illefolium
aquaticum fol. feniculi Ranunculi flore et capitaulo (Caspar Bauhin) de
signano forme o razze del Ranunculus aquatilis L.
Pag. 91 - Gramen aquaticum fluitans m ultiplici spica (Caspar Bauhin)
fu riferito da Linneo (Cod. bot. 87, n. 628) alla sua O lyceria fluitans, ma
potrebbe darsi che il M arsili abbia inteso riferirsi a quella specie che
in seguito fu chiamata G lyceria aquatica Wahlb.
Pag. 91 - Potamogeton foliis crispis sive lactuca ranarum (Caspar
Bauhin). Corrisponde a P. ciHspus L. comunissimo nel lago.
Pag. 91 - Panata. Pare sia proprio una spugna, quindi un anim ale sul
quale sarebbe opportuno interpellare qualche zoologo.
Pag. 92 - Acquapregna. Corrisponde a quello che i pescatori, secondo
il Malfer (op. cit. p. 50), chiamano merda de luna ammassi gelatinosi
di forma ovale o sferoidale dovuti allo straordinario sviluppo di un in
fusorio, YOphridium v ersa tile (O. F. Mller) Ehrh.

126

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Per quanto concerne il Pontedera ed il Monti ai quali il M. inviava


le sue piante e provocava giudizi giover al lettore un breve ricordo.
P ontedera Giulio (1688-1757) nato a Vicenza, da fam iglia originaria
di Pisa, fu prefetto dellOrto botanico di Padova dal 1719 alla morte e
vi tenne la lettura dei semplici, come a quei tempi si chiamava la cat
tedra di botanica, innestando al culto per questa scienza, lo studio del
l antichit classica. Scopri e descrisse molte specie nuove o da lui rite
nute tali, diede una abbastanza felice sistem azione alla vasta fam iglia
delle Composte, ma ebbe il torto di non riconoscere ed anzi negare la ses
sualit delle piante gi da altri ammessa e si trov quindi a contrasto
con Linneo che aveva chiamato sessuale il suo sistem a di classifica
zione. Sulla vita e sulle opere botaniche del P. si veda quanto ne scrisse
Bguinot nel voi. I, fase. 1 de Gli Scienziati Italiani di A. Mieli,
pp. 90-94.
M onti Giuseppe di Bologna (1682-1760), prefetto dellOrto botanico di
quellU niversit dal 1722 alla morte.

Prof. A.

g u in o t

TAVOLE

Spiegazione delle Figure della Tavola Prima.


Fio. 1. - Profilo sopra Malsecene nella riva veronese, che mostra la
continuazione di una delle falde del Monte Baldo, che nella parte supe
riore a.a. scarna di terra, che ha form ato al pi una linea di colli
avventizi b.b. dove praticano la cultura di v iti e olivi.
Fio. 2. - Dimostrazione di un pezzo di monte form ato da strati, e
come questi sieno disposti fra g linterposti Ladini. Li strati sono a. I La
dini sono le linee nere ; le vene sono b : quelle e :c :c : sono le concavit,
che riempionsi di rottam i di pietre, che cadono dalle parti superiori ;
d :d : un ammasso di terra, che ha riempiuta una parte del Lago vicina
al continente, formando una pianuretta com quella di Torri e della
Capra fra Tusculano e Maderno, che alla profondit di uno, due, e tre
piedi hanno lacqua del Lago Sorgente, e sotto la continuzione eie' me
desimi strati.
Fio. 3 . - 1 1 monte Brione infra posto al fiume Varone, e Sarca co' strati
con angolo obliquo all'orizzonte del lago, che di la dal fiume Sarca ha un
altro monte segnato a.a. pure composto de medesimi strati, parendo,
che sia un monte solo rotto in due parti per fare strada al fiume.
F ig. 4. - Strati sopra la punta di Rivamolle Bresciana corrispon
denti agli opposti della punta del Cantone delle Navene, somigliando
a un Arco di Ponte.
Fio. 5. - Punta di S. Giacomo corrispondente allopposta di San Zeno,
che mostra li strati, da quali sino al descritto termine comincia la linea
della riva scoscesa, che va come a.a.
F i g . 6 . - Monte Ag nel suo aspetto naturale col corso de' suoi
strati che vanno poi coperti da terra per la valle del fiume Tusculano e
monte del Castelletto fino alla punta della Corna, sopra la riva del lago
da dove poi sinsinuano in esso.

Fio. 7. - Profilo fra la Casa D elai, e Torri. Fra Torri e il monte si


vede una delle solite pianurette fatta di terra avventizia, che alla profon
dit di tre o quattro piedi ha il solito fondo <li rocca, e mostra quella
porzione de' strati del monte, ch di puro marmo di colori e grandezze
diverse, segnata a.a.a.
F

ig .

strati.

8. - Aspetto del promontorio della Rocca del Sasso co suoi soliti

SV'

'0

fr
4 V-

f -f a

1 V 'IO A V X

Spiegazione della Tavola Seconda.


F ig. 1. - Strati, che dal loro stato naturale a.a. sono ridotti po de
scritti accidenti ne globi b :b :b che si vede fra Limone e punta di
Rivamolle.
Fio. 2. - Strati, che dallo stato lor naturale a.a.a. furon ridotti in
forma di seghe b :b :b che si vede nel monte Agii.
F ig. 3. - Prospetto della parte pi alta di monte. Baldo, ch scarna,
e nella superficie ha m in ati li strati naturali, avendosene lacqua fatti
de nuovi a.a.a. che unisconsi in 1) :b :b : a formare un solo rivolo rin
forzato da due altri perpendicolari c :c :.
F i g . 4 .- Veduta in grande de strati a.a.a. fatti in forma circolare
attorno all'area b:b:b: di rocca liscia. I c :c : sono i rivoletti, che dalla
parte superiore cadendo formano i detti strati in tempo di pioggia, e
liquefazioni di nevi.

Fio. 5. - Parte superiore del monte Baldo scarna di terra, e m inata


ne' di lei strati, che mostra in profilo li scoli a.a., che lacqua ha fatti
nellistessa pietra.
F i g . 6 . - Si vede la parte a.a. del monte Castelletto scarna, e con li
strati m in ati dallacque, e la parte li : con le sue cute di terra.

F ig. 7. - Profilo de' colli avventizi mentovati sopra a. e sotto b: del


lago ad ambe le rive.
F ig. 8. - Sito dove cadette sotto Tremogene in faccia della punta della
Madonna della Fontana un gran pezzo della sponda erta del lago, a.a.

\\*v /
I I V 'IO A V X

Spiegazione della Tavola Terza.


Fio. 1. - Communicazione fra le due isole per li strati loro congiunti
e continuati sottacqua, che alle rive dambi le isole si vedono a qualche
profondit, essendo il lago in calma.
F i o . 2 . - Strati che dalla punta della Corna sinsinuano dentro del
lago, che appariscano in tempo di calma, andando declivi sino alla pro
fondit di 4"> : passi, e poi perpendicolari.

Fio. 3. - Aspetto del promontorio della Rocca del Sasso, che ha i


sotiti strati, che si comunicano sottacqua, partendosi in due linee, una
intitolata Traversagna, che va nel largo dentro del lago, piegando verso
Maderno, l'altra de Scoglietti, che va ad attaccarsi con lisola de Frati,
la quale pur composta de' strati corrispondenti a.a.a. che camminano per
l'isola, e sottacqua. Nel sito b : vano ad unire l'isola in poca profon
dit con la punta del continente di San Firmione, lasciando un piccolo
passo per le navi, cosi, che quando il lago basso appena vi passano le
piccolissime.
F i g . 4. - Taglio pi esatto, che mostra lunione fra la Rocca del Sasso
e l'isola de' Frati, e questa col continente di S. Firmione, vedendosi non
solo i strati, ma lisolette ancora, e Scoglietti che da essi risaltano, cin
gendo la valle intitolata dellisola.
F i o . 5 . - Taglio dellisola di Sirmione, che ha due linee, una perpen
dicolare, l'altra orizontale, che va attorno di buona parte di quest'isola
atteso, che per la fabbriche Romane furono ivi tagliate le pietre. Nella
linea perpendicolare si vedono i soliti strati quasi affatto orizontali
senza segno tdi vena, che si distinguono nella parte orizontale, dove quelli
sono notati, e gli scavi a.a. dentro della pietra furono vene ordinarie,
che dal moto dell'acqua del lago restarono slargate irregolarmente, come
si vede, e che servono di ricovero alle navicelle pescareccie. Questi strati
del piano, che va, come dissi, attorno dell'isola, si vedono continuare sot
t'acqua in qualche profondit, essendo o il principio, o il fine della linea
montuosa dentro del lago senza fango, e senza erbe, che unisce il pro
montorio di San Vilio, e questisola, come nel profilo segnato R.

Fio. 6. - Rappresenta uno di quei colli che cingono la pianura della


Lugana alla dirittura della punta del Gr, da dove parte la linea di
pietre rotonde, che servono a facilitare la fusione del ferro crudo, che
purgano, la (piale sinsinua dentro del lago, vedendosi chiaramente dove
le acque sono basse.

to -'r

Spiegazione delle Tavole


Quarta, Quinta, Sesta. Settima e Ottava.
I n q u e s t a T a v o l a 4 , f i n o a l l o t t a v a inclusive, s o n o l e m e n t o v a t e s e t
t i i m i ]> er t r a v e r s o d e l l a g o c o n l e r i v e l a t e r a l i , n e l l e q u a l i s o n o s e g n a t e
a lle m o lte a lc u n e p a r t i c o l a r i t d i e s s e , d e lle q u a li si f a m e n z io n e n e s u o i
lu o g h i.

Le parti inferiori di ognuna di queste sono distinte con segui indi


canti arena, ghiara, terra, ch la somma in circa della terza parte della
profondit naturale, che nel progresso del tempo a tale altezza ha co
perto il fondo dalle rovine de monti laterali congregatesi in alcuni mila
anni, da che il Mondo creato.
In ogni profilo le profondit dell'acqua sono notate con punti corri
spondenti a siti dove con funi e scandaglio di piombo furon m isurate
e appresso son posti i numeri, che indicano i passi essendovi una scala
particolare per questa profondit diversa dallaltra, che misura le lar
ghezze, che sono miglia, etl ambe poste nella mappa idrografica, come
ognuno da s potr confrontare essendovi stato bisogno per rendere v is i
bili le differenze di queste profondit, di valersi di una scala di passi a
parte dellaltra di miglia.
Ogni passo contiene sei piedi di Francia.
Le miglia sono italiane di m ille passi correnti, tre delle (piali in tempo
di calma con navicella da tre remi si faceano in un ora.
Da queste varie misure resta dedotta anche lirregolarit de fondi,
che in ogni settione sincontrarono ; e si distingueva ancora se questo
scandaglio in tali dimensioni o sul loto, o sull'arena, o sullerba, o su
la pura rocca.
Nelle parti inferiori di questi profili l'arena, ghiara, e terra, che fa
la terza parte della profondit naturale gi supposta, e mostrata ne pre
cedenti, deve supporsi, tutto che non sia in questi mostrata : poich in
questa tavola non era luogo a tale dimostrazione, che averebbe occupato
troppo spazio.

T a v o l a IV.

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T a v o l a VI.

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T a v o l a VII.

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Descrizione della Tavola Nona


Profilo della lunghezza del lago dimostrata con dite linee, che alla
vista di S. Vilio formano 1111 angolo retto cominciando la maggiore da
Torbole, fino alla dirittura del medesimo San Vilio, e la seconda da quel
sito sino allemissario di Peschiera.
Questo taglio per tali linee rette in si fa tte lunghezze mostra in faccia
le rive Bresciane, e particolarmente il tratto fra Torbole, e S. Vilio.
l'altezza maggiore, e configurazione del sito pi alto di monte Baldo col
suo declive ad ambe le sponde per Torbole e San Vilio.
Un tal tratto per lo lungo del lago mostra i siti, che corrispondono a
quelli, da dove furono prese le maggiori profondit del lago, ed espresse
ik; prefati profili pel traverso.
Le altre tre diverse, che si formano dambe le falde del monte Baldo,
si sono poste secondo le profondit maggiori de profili trasversali, con
le quali fatto questo, e con tal proporzione sopra luogo appariscono
quasi come le medesime falde le mostrano tanto per la linea da Torbole
a San Vilio, quanto per l'altra sino a Peschiera, dove i colli appunto
si mostrano a llocchio, come in questo profilo.
Il
fondo naturale supposto coperto dal terzo d i arena, terre, e pietre
distinto da linee di strati di pietra A :B che ragionevolmente devono
corrispondere a quelle de mostrati strati alle sponde del lago. -Nel sito G.
distinto l ' alzamento dellalveo del principio dell' emissario del lago,
che va pel canale, espresso nella mappa idrografica, diminuendo l al
tezza dellacqua sino al principio del Mincio a Peschiera, dove l'acqua
non profonda pi, che due passi.

T a v o l a IX.

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T at i

D elle m isure di larghezza e profondit d ellacque confluenti nel lago di Garda dalle tre
chino ili esso lago e delle misure del fiume Mincio em issario delle medesime, presa alla 111
quelle del lago fatti alla distanza di 100 pertiche in circa da tali confluenti, per i sapori
d ellacido dello spi rito di vitriolo, e d ellalcali d ellolio di tartaro.
T ali esperim enti furono fatti nel m ese di Dicem bre, 28-29-30, l anno 1724: ed a 4 e s

Nomi d ellacque confluenti

L a rg h e z z a
d ell ac q u e
co n flu e n ti

P ro fo n d it
d ell a c q u e
co n flu e n ti

- o n ce

P ied i - o n ce

P ied i

0
5?;
25
1 w
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o
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<

o
n

2
-

Gola con term ine al Bresciano


F onale F iu m e .............................
S p ir o n e .........................................
Varone F iu m e............................
1 Sarca f. ultim o verso il Veron.
' C am pagnolo di sopra . .
Cam pagnolo di s o t t o .............
Madona della F ontana . . . .
Li C a sso n i...................................
Molino di B r e n t o n e ................
T ossa del M olin o......................
G a rd a .............................................

4.0
13.0
3.0
8.0
90.0
4.0
3.0
2.0
80.0
3.0
3.0
4.0

B ard olino......................................
C i s a ................................................
T esta a l t a ...................................
G a s p e r in a ...................................
G a n z .............................................
R iv o lt e ll a ...................................
D is i n z a n o ...................................
Sotto P alengo ..........................
P a l e n g o ......................................
D u sa n ............................................
Fium e delle rive di Minerbo
Acqua di S. F elice di sotto .
Acqua di S. F elice di sopra
Porto P o r t e s e .............................
P o r t e s e li......................................
Molin di S a l ............................
B a rb a ra n o ...................................
C a s e tta ..........................................
B u rn ig o .........................................
Toscolan F i u m e ......................
Zufan .............................................
San C a r l o ...................................
G am barara...................................
Prato della fa m e ......................
Sopra del Prato della fame .
Cangimi intiero fiu m e.............
Prato dellA s i n o ...................
Boza F iu m e ................................
L im o li.............................................
L o v a ................................................

C o lo ri
d ell ac q u e
co n flu e n ti

S ap o ri
d e lle a c q u e
co n flu e n ti

Pesi
dell a c q u e
co n flu en ti
G ran i - ro tti

0.7
3.0
0.4
0.9
4.0
0.5
0.4
0.3
2.0
0.7
0.7
0.9

chiaro
insipido

grave

non tanto grave

quasi naturale

grave poco

quasi insipido

insipido
grave

insipido

quasi insipido

insipido

23 i/2

0.0
4.0
20
5.0
3.0
30
3.
5.0
0.0
(',.0
7.0
0.0
3.0
2.0
1.0
4.0

0.0
0.3
02
0.6
0.11
0.7
0.7
0.6
0.0
0.1)
0.8
0.7
02
0.2
0.2
0.4

0
chiaro

torbido
chiaro

0
chiaro

0
28 V*
*
,

0
23 V*

0.0
2.0
4.0
10 10
7.0
4.0
3.0
6.0
3.0
17.0
2.0
12.0
4.0
2.0

010
0.2
1.4
0.9
0.6
0.13
0.3
0.5
2.4
0.0
0.3
011
0.9
03

0
insipido

paludoso
insipido

0
insipido

poco g rav e
in s ip id o

poco grave

g ra v e assai
po co g ra v e

MISURE

La profondit m inore dell acque, d ie si trov nel tempo, che si presero le misure de et
piedi 6 e oncie 3 = alla riva che guarda il Bresciano piedi 4 e oncie 8 e lin ee 8 = Sopr
tem po della m aggiore escrescenza del lago .[.a larghezza n ella parte superiore piedi 251 e

LA

X.

rive che lo cingono - Trentina, Bresciana e G enovese - poco innanzi che le m edesim e sbocilonna del F aggio ini m iglio sotto a Peschiera, e degli esperim enti tanto in esse, quanto in
pesi di ciascheduno, e perm anenza ed alterazione, di ferm enti e colori a causa dellem issione
Gennaio l anno 1725:

E ffe tti
d elle m is tio n i d e llac id o
in q u e s te a c q u e confi.

E ffe tti dcllim is tio n i d e llalcali


co n lo lio di ta r ta r o
in q u e s t a c q u e c o n flu e n ti

C o lo ri
S a p o ri
d e ll a c q u e
d e ll a c q u e
d e l lago
del lago
alla
d irittu ra alla d irittu r a
di ta li
d i tali
c o n fle n ti c o n flu e n ti

<Tam etisto rosso


niente
chiaro insipido
am etisto scuro

colore d olio oliva


d am etisto

com e sopra

lolio doliva

lo stesso
dam etisto languido dolio doliva insen sib ile chiaro

dolio doliva languido

damet. insensibile

olio languidissim o

niente

niente

am etisto
niente

E ffe tti
E ffe tti
d e ll im iss.
d e ll im iss.
d e llac id o di d ell alcale
v itrio lo nelle d o lio di ta r
a c q u e del ta r o a lla d i
lag o alla dir. ri tu r a d e
d
G ra n i - ro tti i ta li co n fi. c o n flu e n ti

Peso
d ell ac q u e
d e l la g o a lla
d ir ittu r a di
tali c o n fle n ti

23

V*

niente

niente

>>

niente

chiaro

insipido

niente

niente

2 3 V2

X>

niente

niente

chiaro

insipido

niente

niente

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r>

>

am etisto languido
niente

intorbidisce
niente

7>

gran nubi
n iente

am etisto languido

niente
ametisto
am etisto carico
EL

(N

niente

CO

IVI I rsj C I O

fluenti nel lago alla riva che guarda il veronese, piedi 6 e oncie 7 = N el m ezzo del fiumequesto livello dellacque di minor Molle si vede crescere piedi 4 = nel m ese di M aggio in
oncie 5: si osserva, che queste rive non hanno m olta scarpa.

T av
D egli sperim enti fatti nel mezzo del Lago, tanto per la parte superficiale della di Lui
o idrometro per indagare. La diversit de pesi, come della diversit de colori, sapori, odi t
esplorare la di lei natura, si sono egualm ente sperim entate le acque sorgenti al pelo della s
T e m p o d eg li e s p e rim e n ti
L u o g h i d e g li e s p e rim e n ti

C o lo re

si s ia n o fa tti gli e s p e rim e n ti

A cqua superficiale

In faccia di Maderno
un m iglio dentro del Lag'o

A nno

M ese

G io rn o

1724

Agosto

24

limpido

Acqua superficiale nel


m ezzo del Lag-o

Fra labitazione dei


S. P. D elai e Torri

1724 settembre

17

Acqua del fondo del


Lag-o

Fra labitazione dei


S. P. D elai e Torri

1724 settembre

17

un poco torbido

Acqua superficiale del


Lag-o nel gran freddo

In faccia di Maderno
tre m iglia fuori del Lago

1725

22

limpido

Sorgente d'acqua al
P elo di quella del
Lago

Nel v illaggio di Cassini


alla radia della m aggiore
altezza di monte Baldo

1724 settembre

17

limpido non cosi


brillante

Acqua de Pozzi

In Maderno che hanno


le loro acque al livello
di quelle del luogo

1724

agosto

24

limpido

Acqua Piovana

In Maderno doppo la
gran siccit che piovette
sei giorni continui

1724

dicembre

18

chiaro come al so
lito d ell acque
piovane

A cqua del fondo del


Lag-o dove ebolisce
vma sortina con
g al uzze

In faccia dell'isola di
Sirm ione per Tramon
tana di un m iglio la
sortina dal fondo alla
superficie del Lago di
stinta per gallo Troie
sopra di essa detta
Bulea

1724

dicembre

28

limpido

gennaio

In questo sito il Lago ha un fondo di quattordici passi, guarnito delle solite erbe seni
presenza viddi prendere, com e di questi involti nelle m entovate erbe. Evaporai quest acqua
et alcali., si m antenne quasi affatto im mobile.

equa, quanto profonda in diversi tempi, cio estivi, autunnali ed invernali m ediante la bilancia
ed unione di acido, cio di spirito di vetriolo, od alcali, cio olio di tartaro, o per m eglio
perfce del L ago, come altre dal fondo del L ago, e de P ozzi, e di pi ancora le piovane.
Im istio n e
O d o re

S a p o re

P eso

G ran i

A cido di v e trio lo

A lcali d i olio
di ta r ta r o

R otti

veruno

grato

2 1 .0

nessun movim.

nessun movim.

nessuno

gra to , ma non
tanto come l altra
sopra

2 2 .0

palustre mite

gostoso con un
poco di amaro

2 3 :/a

nessuno

grato 111 a n o n
tanto come nel1 agosto

23: V2

'

q u e s ta p o rta ta al m io
c a m m in o in d is ta n z a
d a l fu o c o in u n o ra
p re s a la te m p e ra tu r a
di q u ella di a g o s to 2t l/2

nessuno

grave e non grato


affatto

28:/

>/

nessuno quando
in pozzo ben fatto
perch per altro
vi del Ferreo

grato, e non tanto


secondo la fab
brica e sito del
Pozzo

22: V*

sapore niente

come al solito di
questa

22: Vi

Non distinsi col


mio odorato che
fosse tanto sul
furee com e la voce
decanta

Al principio, che
l acqua in bocca,
non ingrato ma
di poi si m anife
sta di un costante
amaro mordace

23 :*/,

n essu n fetore sulfureo decantato, dove abitano T inche, e Gamberi, che con la Frocina ili mia
che nel fondo lasci 1111 poco di polvere terrea di color cinericcio, che neU im istione dacido

T avola

XII.

D egli esperim enti, che si sono tentati per riconoscere qual proporzione rii gradi sia fra il temperamento dell'aria so tta cq u a ,
e quello sopra m ediante un Termometro pieno del consueto spirito.
A 17 : settem bre 1724: indicano lo stato del calore a gradi 80:
In faccia d ell isola de Prati, m ezzo m iglio distante da essa si cal nel fondo di 118: passi.
In esso lasciossi fermo m inuti cinque.
Fra discendendo dalla Nave, e ritirando in essa passorno 10 minuti.
Da ci si vede, che il tubo stette 15 minuti dentro d ellacqua.
Questo venuto n e llam biente si trov che tutto lo spirito era ristretto alla met della palla.
Dopo che lo spirito stando n e llam biente era tornato a llaltezza di 80: gradi si rifece lo sperim ento, e ne avvenne ristesso che
prima, ed un altro di pure si replic co llevento medesimo.
I)a ci vidi, che non era da sperarsi alcuno aiuto. Per lo che tentai pi esperim enti m ediante il sughero, che conobbi che
ristrigneasi stando dentro del lag'o nel freddo.
D egli sperim enti fatti con dei pezzi di sughero di u gu al lunghezza e larghezza, tavola e grossezza appesi in diverse distanze
ad una fune, che alla lunghezza di 170: passi and a toccare il fondo. Questa tavola divisa nel luogo dello sperim ento, e
tem po di esso, e precise misure de sei pezzi di sughero, e n elle sei differenti profondit, con le annotazioni a quanti
passi ognuno sia stato posto, ed a qual ristringim ento siasi ridotto.
L u o g o d e ll e s p e rim e n to

T em po

L un g h ezza d e su g h eri

L a rg h e z z a d e s u g h e ri

G ro ss e z z a d e s u g h e ri

A nno

M ese

il orno

O n cie

L in ee

O n cie

L in ee

O n cie

L in ee

1724

Ottobr

D im o ra d e s u g h e r i nel lago

Fra G rigliano

Le sei diverse profondit dove furono appesi i sugheri, ed i loro accorciam enti per lo lungo e restringim enti pel traverso.
Prim a profondit di
passi 15
11 sughero per il lun
go si scort oncie 0
lin ee 5

Seconda profondit di
passi 85
Il sughero per il lun
go si scort oncie 0
lin e e 3.

T erza profondit di
passi 80
Il sughero per il lun
g o si scort oncie 0
lin ee 9.

Quarta profondit di
passi 100
11 sughero per il lu n
go si scort oncie 1
e linee 3.

Quinta profondit di
passi 120
Il sughero per il lun
go si scort oncie 1
e linee 4.

Sesta profondit di
passi 170
Il sughero p erii lun
go si scort oncie 1
e linee 4.

Il sughero per tra Il sughero per il tra Per il traverso il su Il sughero per il tra Il sughero si strinse Il sughero si strinse
verso si strinse on verso si strinse on ghero si strinse on verso si strinse on per il traverso on per il traverso on
cie 0: lin ee 0.
cie 0 : - linee 0.
cie 0: linee 0.
cie 0: lin ee 7.
cie 1: e linee 5.
cie 1 : e lin ee 5.

T a v o l a X I LI.

Jb u s t i *

c it V e n ti

clxe

nella iuifa.
in o

riic o n tr iir i

s c ia m o
in. a u z s to Socio v is i
chi, 0/aticc.n.i l \ nciviga.ii.ti PO'
ce Kami i\a.utic.i '

Spiegazione della Tavola Quattordicesima.


Fio. 1. - Piccola mappa idrografica per dimostrare la corrente causata
dal vento >di Suaro, che viene dalla valle di Torbole, che poi a llopposte
rive di Sal, di San Fermo, de Frati, della Rocca del Sasso, di Minerba,
di Disinzano, di Rivoltella, ed anche di Sirmione alla profondit di due
passi in circa rimonta per rimettere nelle parti superiori le acque di
scese; e questo quello istesso, che segue per tutti gli altri venti, che
gagliardamente soffiano in questo lago specialmente per l'ora contro le
sponde di Toscolano, Maderno, Sal, isola de' Frati e Rocca del Sasso.
Le linee segnate S. indicano il moto delle acque nelle parti supe
riori, le segnate 1. mostrano il corso opposto al superficiale, rimettendo
l'acque verso Torbole subito doppo le profondit del superiore, che suol
essere di due passi, in circa secondo la forza del vento. Il corso interiore
retrogrado va pi profondo ma anche pi lento, ed in tale proporzione da
poter rimettere nella parte superiore le acque levate a quel livello, che
la natura le vuole, 24 o 30 ore doppo sedato il vento. E da osser
vare, che si mostrano le linee retrograde dal punto della percussione nelle
descritte rive, sempre verso la riva veronese a causa di quel declivio,
che co profili si mostrato inclinare al fondo del lago.
Fio. 2. - Profilo che mostra per chiarezza maggiore per tutto il tratto
del lago da Torbole a San Vilio, dalla superficie sino alla profondit
come il corso dellacqua in tempo dellagitazione de' venti distinto nelle
parti di moto e di quiete. La parte di moto ho due moti contrari, l'altra
di quiete sino al fondo eh ' maggior di tutto il cilindro.
I moti contrari si distinguono per le freccie che son volte secondo
quello.

AIX v'ioA vx

S p i e g a z io n e d e lla T a v o la Q u in d ic e s im a .

Fio. 1. - Scola che ha le radichette con tutti li punti, che indicano le


semenze piccole nere dentro del vacuo del fusto.
Fio. 2. - Panata stabilitasi sopra un virgulto secco.
Fio. 3. - Panata sola, che im mediatamente posava sul loto del fondo.
Fio. 4. - Panata attaccata ad un bivalvo senz'animale dentro.
Fio. 5. - Panata attaccata ad un osso di castrato.
Fio. . - Panata attaccata ad un turbinato.
F

ig .

ig

7.

- Panata ad un bivalvo.

. S. -

Turbinato nel suo stato naturale col suo vivente.

). - Bivalvo, da cui si tolto lanim ale per vedere le vescighette


perlifere descritte, notate a.a. nella pariete interna de' gusci.
F

io

Fio. 10. - Acqua pregna, che nella parte superiore di un convesso


perfetto a., e nellinferiore concava con un foro b:

T a vola XV.

T a v o la

XVI.

Bulbaro al pi n. 45, 0, 50
Truta al pi il. 43 da ine veduta, e 95
Luccio da m e visto n. 31 ed anche 45
T inca veduta da me u. 11 e dicono 16
A n gu illa al pi n. 16
Maggiori

Barbio n. 14
C anazzino n. 8
M usella al pi 7,20
Trota al pi n. 3
Carpione al pi n. 9
A gone al pi n. 3

Sardina nuova

Sardina grande

A ola delle m aggiori per una n. 50, 60, 70


R oneone per unii n. 60, 70, 90

Minori

Lampreda per una n. 50


B oza g en tile per una n. 35, 45
Boza pelosa per una n. 0. '25
M agnarone per una n. 20, 25, 30
V arone per una n. 6
Tem olo per una n. 5, 6
T estacei

Bivalvo di colore glifero, e inde verde turbinato


Gambari per una n. 25, 30

Crostacei
Squille

IIA X v'ioAVX

Spiegazione Iella Tavola Diciottesima.


L

F io . 2. - Il

io

io

. 1. - R a p p r e s e n t a

. 3. - L a

il

c a rp io n e m a s c h io

c a rp io n e fe m m in a
te s ta

il i l i b b r e

ilu e .

( li m i n o r p e s o .

d e l c a rp io n e p e r

m o s tra re

il

s ito

d e d e n ti.

Spiegazione della Tavola Diciannovesima.


Fio. 1. - Carpione aperto accioch le viscere si possino vedere nel
sito loro.
a) II cuore - h) Lorecchietta del cuore - c) Larteria grande - d) 11
diafragma - e) Il fegato - f.F ) Il ventricolo - g.g. Glintestini ciechi h.h.h. Intestino, che va verso lano co vasi sanguiferi che l'accompa
gnano. - i : La milza alquanto rivolta verso la parte sinistra accioch
meglio si possa vedere il ventricolo, e il (letto intestino. - k.k.k. 1e.Tc.Tc. :
Le cuoie. - l : La parte inferiore della viscica natatoria. - m.n. : Per
tutto questo tratto nella faccia interna del ventre si accennano si i luo
ghi, delle spine, come alcuni vasi sanguigni.
Fio. 2. - Il cuore con la sua orecchietta, e con larteria grande.
a) Il cuore. - 6) Lorecchietta. - c) L'arteria grande.
Fio. 3. - Quella parte delle viscere del ventre, la quale nella tig. l a :
era coperta dal fegato, e dagli intestini ciechi, quasi nel sito loro na
turale.
.4: Le ultim e fauci, che si ristringono nell'esofago. - l : Lesofago.
C.C.: Il ventricolo, il quale in d : si rivolge a ll in su. - e :e :) La prima
parte deglintestini, la quale in /) sincurva a llin gi. - g :g :g :) Prin
cipi degli intestini ciechi tagliati, acciocch si veda tutta questa parte
degl'intestini. - h.h.h.) La parte rimanente degl'intestini, che va verso
lano, ma qui si tagliata in i. - K :) La milza qui pure alquanto rimossa
dal suo sito.
Fro. 4. - Quasi tutte le viscere del ventre fuor de] sito loro, e segna
tamente tutto il canale degli alim enti aperto per longo da le fauci sino
all ano.
.4 :) Le ultime fauci. - li :) L'esofago col quale per lo c) forame eominunica con la vesciga natatoria, la quale in /) :) stretta con un tilo,
e perci floscia, ma in tutta la parte rimanente e :e :e :) gonfiata. F :F :) Il ventricolo co' le sue rughe, e con la grossezza delle sue pareti,
il quale verso: g:) si rivoltava a llin su ed aveva annessa II :) la milza.
- / :/ :) La prima parte deglintestini grossa medioeramente e con mol
tissim i forami, che sono le bocche degli intestini ciechi. - K.K.K. Glin
testini ciechi, i primi de' quali verso K sono pi lunghi, gli ultimi
verso K. pi corti. - : Il luogo per dove la bile vien portata dentro
la detta parte degli intestini per mezzo del ni : condotto bilario. - n : Il
fegato. - o : La vescighetta del fiele annessa al fegato. - P.P.P. La parte
rimanente degli intestini, che va verso lano composta di pareti molto
men grosse. - q :q: Tutto quel tratto della detta parte deglintestini, che
dentro ha una valvola a guisa di chiocciola.
Fio. 5. - Uno de' pi lunghi intestini ciechi chiuso.
a) Quella parte di esso intestino, cli' annessa agl'intestini. - b) La
parte opposta.
Fio. 6 - 1 1 medesimo intestino cieco aperto per lungo.
Fio. 7. - La milza distesa.
Fio. 8. - L'occhio.
a) Il bulbo dellocchio. - b) La cornea per la quale traspariscano
liride, e la pupilla. - c) il nervo ottico. - d) Lumor cristallino perfetta
mente sferico.

T a v o l a X IX .

S p ie g a z io n e d e lla T a v o la V e n t e s im a .

Fio. 1. - Un taglio del lago, ohe ha ad una riva di esso un colle av


ventizio segnato B : sopra cui vanno i carpioni a far la loro frega depo
nendo le ova, che i pescatori cercano per gettarvi le reti con le piega
ture, che si vedono. Larte che praticano i pescatori fra lopposizione
delle correnti segnato A. mostrate dal corso delle treccie, questa. Pi
gliano una corda longa passi 70, o 80 in circa, nel fondo attaccano un
sasso, lestremit superiore si aggruppa alla punta di un remo, cos s i
vede la corrente dove va. perch superando quello del fondo, il remo
tende verso quella banda, e superando quel di sopra, cede ancor quello
del fondo, bench sia ad esso attaccato quel grave sasso. Questo fanno,
perch le reti cadano sicuramente nel sito della frega, perch se la cor
rente va in su. le reti si stendono in gi, se all'ingi, si depongono in su
alquanto, a misura di tal moto.
Pio. 2. - l esca delle trute quando fregano il verno fra la Zisa Pe
schiera e Sirmione.
La rete poco meno alta di un uomo si attacca alla sponda del lago
nel sito A. e questa per linea retta un tiro di fucile si pianta perpen
dicolarmente sino in B. nel qual sito si divide in due braccia C:C: che
fanno una figura spirale. Le trute vedendosi attraversate con la rete A :
B : per il loro passaggio della frega, secondo quelle vanno camminando
lungo la medesima rete, che le conduce in un piccolissimo spazio del
centro della spirale, da dove il pescatore con una piccola cucchiara di
rete le cava. Se questa troppo grande, e che ve ne sieno pi d'una in
quell'angusto sito, in cui potrebbono alzare la rete dal fondo del lago, e
fuggirsene, i pescatori cingono subito la spirale con una contrarete I>.1>.
Pio. 3. - Altra maniera di pescare le trute. N e siti, dove la pesca
abbondante pongono una rete nella maniera sopradescritta, e poi con un
gran giro di una rete uguale alla descritta n ellaltezza, e meglio fanno
un quadrato A.A.A. : cio tre lati di esso di rete, ed il 4 la terra della
sponda. Nel sito B. piantano un antenna da nave, con travicelli, come il
disegno mostra pe quali come per scala va il pescatore al sito C. fa
cendo guardia alle trute, ch'entrano in tale spazio circondato d alle reti,
che stanno immerse a tale profondit, che non impediscono alle trute
lentrare in quel recinto per gettar le ova ne siti comodi, ed in tal caso
il pescatore vedendone una, o due, o pi tra funicelle attaccate alle reti
ne' siti I>.1 >.!>.. che inalza con somma facilit, rinchiudendo tutte le
trute, che son viste nuotare dentro tale spazio, fuggendo allora per lo
pi dentro le due descritte spirali, e i pescatori come sopra le levano
dallacqua.

T avola

XX.

RELAZIONE DELLASSEDIO DI VIENNA


F E D E L M E N T E D A L L ID IO M A TU R C O T R A D O T T A

Lo storico ungherese Andrea V eress, ben noto anche agli


Ita lia n i per i suoi volum i dei F on tes rerum hungaricarum e
per i preziosi con trib uti sopra 'la v ita e lopera del generale
L u igi Ferdinando M arsili, parlando di una rarissim a stam pa
del M arsili riproducendo, trad otta d a l Turco, la narrazione delT assedio di V ienna del 1683, e m ettendo in rilievo Y im por
tanza che essa pubblicazione ha anche per lUngheria, osserva:
Curioso in oltre che, quantunque questo libretto fosse stam
pato a B ologna nel 1709, non s i trovi in nessuna B iblioteca, e
1 unico esem plare sia posseduto dal Museo N azionale unghe
rese . 1 E invero nessuno dei biografi dell M arsili lo menziona,
e g li stessi (scrittori ita lia n i che del M arsili s i sono occupati
non lo conoscono. Solo ne parla, a quel che so, il conte A les
sandro A pponyi, ricordato d allo stesso Veress. 2
La narrazione d e llAsisedio di V ienna del 1688 fatta da un
Turco h a un singolare interesse, giacch pochissim e sono le fon ti
storiche di quella parte, m entre num erosissim e, per cos memo
rando avvenim ento, sono quelle europee. Il M arsili, venuto in
possesso del m anoscritto, lo fece tradurre in parte da altri, in
parte lo rivide eg li stesso, e infine ne cur la pubblicazione in
B ologna, pochi anni dopo il suo ritorno dalle guerre contro i
Turchi.

1 A n d r e a V e r e s s , II conte Luigi Ferdinando Marsili e gli Ungheresi,


in Studi e memorie per la storia della Universit di Bologna , voi. X,
a pag. 97.
2 A l e s s a n d r o A p p o n y i , Hungarica, voi. IX (Budapest, 1902), n. 1501.

130

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Scorrendo i m anoscritti che in copiosa quantit si conser


vano /presso la B iblioteca universitaria di Bologna, potei fa cil
m ente riscontrare che, 'con ogni probabilit la Brieve Storia
stampata, nel 1709, altro non era e non la Relazione d ellA s
sedio di V ienna fedelm ente daMidiom a Turco tradotta che con
servasi nel ms. 57 dei M arsiliani, a c. 4 0 7 .1 P er assicurarm i della
cosa, pregai il V eress d i fare gli opportuni riscontri, ed egli
si prest al m io desiderio con squisita cortesia. Fece d i pi, m i
indic le d iversit dal m anoscritto che io avevagli spedito in
copia e m i forn anelhe la corrispondenza d ei nom i ungheresi
u sa ti n ello scritto pubblicato dal M arsili con i nomi attu ali,
identificazione che io non sarei riu scito sempre ad accertare.
Se peraltro le narrazioni del m anoscritto e d ella stam pa
presso a poco corrispondono, diversit, sopratutto di espressione,
qua e l si riscontrano; e devesi anzi rilevare che non sempre il
d ettato della stam pa supera quello del m anoscritto. Fu perci
che deliberai d i attenerm i per la nuova edizione al m anoscritto
bolognese, ta n to pi che esso fu con ogni cura (certo con mag
giore di quella che il M arsili avesse per la stam pa, che n ella
collezione sua u niversitaria non si conserva) raccolto e tram an
d atoci in una m agnifica scrittura, con i tito li dei paragrafi e
c a p ito letti in m aiuscole e con bei m argini. I l m anoscritto in
fa tti (pur non essendo la narrazione m olto estesa), consta d i 40
carte (da 407 a 446), contem poraneo al M arsili (principio del
secolo X V III) e reca prove non dubbie d i molta, diligenza.
Il confronto fra la stam pa e il m anoscritto m i stato reso
pi facile e pi comodo per un fortu ito caso che mi ha fatto
rintracciare, con m ia m olta soddisfazione, in un certo fondo della
B ib lioteca com unale d ellA rchiginnasio, una copia del raro li
bretto, in ottim e condizioni e con legatura del tempo. M isura

1 Mi mise sulla via il prof. Mario Longhena, il quale nella Bibliografia


m arsiliana posta in fondo al volume delle Memorie pubblicate in occa
sione del secondo centenario marsiliano, indica la copia di Budapest,
traendo la notizia appunto dal citato scritto del Veress, non essendo
egli stesso riuscito a trovarne altro esemplare.

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

131

cm. 15X11, di bei caratteri rotondi con iniziali fiorite ad ogni


capitolo. I l titolo precisamente questo: 1
B R IE V E STORIA, | in cui si narrano le cagioni della |
p assata Guerra | fra lo | IM PER A D O R E, | e la Casa | OTTO
M ANA, | e ciocche n ellassedio d i V ienna, | e per alcun tempo
tlapoi a Turchi auuenne, | C O M P O S T A
| D A UNO
STORICO TURCO, | e n ella nostra volgare favella ridutta.
A l lillu s tr is sim o & E ccellen tissim o S ignore
IL SIG. P I E T R O
| SE N A T O R GARZONI |
In B ologna per C ostantino P isa rri sotto le Scuole, a ll | In
segna di S. M ichele 1709. Con lic. de Su periori.
La pag. 2 d el tu tto bianca. La pag. 3 ha in alto un fregio
e sotto com incia la lettera d i dedica del M arsili al Senatore
Garzoni, con una m agnifica e grande lettera iniziale, in data
del 3 dicembre 1709: il che ci fa sosp ettare che il libro venisse
in luce n ellanno seguente. E cco la dedica:
Illu strissim o, & E ccellentissim o
SIGNORE,
Io
porto ferm issim a opinione, E ccellentissim o Signor mio, che
a moliti parr in u tile cosa, che m i sia preso il carico di pubbli
care per via delle Stam pe questa ipicciola, e brieve Storia, in cui
si narrano le cagioni d ella passata Guerra fra lo Imperadore, e
la. Casa Ottom ana, e ciocche n ellassed io d i V ienna, e per alcun
tempo da poi a Turchi avvenne; conciosia cosa che sembri, che
ella da m olti valenti U om ini sia gi sta ta m aestrevolm ente
scritta. Per la qual opinione sono stato buona pezza sospeso; ma
a d passati avendo avuto a ssa i agio di rivedere n ella m ia pa
terna Casa i libri, che con esso m eco in Ita lia recai, quando lobbligazione di ubbidire il m io P rincipe N aturale m i c i condusse;
1 La segnatura 5. u. I l i , 22, vecchia C. VI, 3.

LUIGI FERDINANDO MARSILI

132

BRIEVE STORIAIn cui fi narrano le cagioni della,


pattata Guerra
FRA*

LO

IMPERADORE,
E

LA

C A S A

OTTOMANA,
e ciocche n e ll aifedio di Vienna,
c per alcun tempo dapoi a Turchi auucnne,

COMVOSTA
DA UNO STORICO TURCO,
e nella noftra volgare favella rid u tta .

^irillujrijpmo, & EccellenriJJimo Signore

IL

S I G. P I E T R O
S E N A T O R G A R Z O N I .

I n B o l o g n a p e r C o i a n t i n o Pi f a rri f o t t o le; S c u o l e , all"


i l l f e g n a d i S- M i c h e l e 1709, Con Ite. de Superiori.

Frontespizio della rara edizione della Brieve Storia curata dal Marsili.

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

133

ed in essi veggendo nuovam ente questOpera, incontanente m i


occorse n ellanim o il pensiero (che dtoe ne fosseno per dire le
persone) d i stam parla ; perciocch io non so, che insino ad ora
alcuno abbia pubblicata di detta Guerra la Storia, la quale sia
stata composta, da uno Storico Turco, appieno inform ato d i tu tto
ci, che appo loro succedette, siccom e questa.
G i buon tem po passato, he io la diedi al Sig. M iehiel
Talm an al presente R esidente di Cesare a lla Porta, m entre si
trovava Interprete d ello stesso nel Congresso d i Carlovitz, & a
m ia instanza, fu quivi da lu i insiem e m ente col sign or C onegliani
Medico dellE ccellen tissim o Sig. Cavaliere, e Procuratore Ron
zini nella nostra volgare favella rid u tta ; & io poscia non senza
gran piacere, e d ile tto holla pi fiate letta, avendola scorta ve
ridica, siccom e ne posso per pruova essere verissim a testim o
nianza; perch mi trovai Schiavo nel Campo de Turchi durante
l assedio di V ienna, e n ella memorevole rotta de m edesimi. Or
m entre, che io andava meco stesso pensando con qual nome la
dovessi onorare, mi si par innanzi il vostro, E ccellentissim o S i
gnore, giudicando, che questo dono propiamemte, e particolar
m ente vi si convenisse, siccom e vi si conviene; essendo V oi a
tem pi nostri cos raro, e purgato Storico, che non so qual altro
vi si possa m eritam ente agguagliare. P er l qual cosa io ve la
indirizzo, e presento, supplicem ente pregandovi di gradirla a
m isura del grande affetto, con cui vi vien porta.; e facendovi d i
vota riverenza, vi disidero da D io a ltretta n ta felicit, quanto
comporta il vostro m erito infinito.
D i Bologna a 3 di Dicembre 1709.

D i V. E.
D ivotiss. & O bbligatiss. Servidore
L u ig i F erdinando M a r s il l i

La dedica prende le pp. 3-8 ed in grandi e vistosi caratteri


tondi. Segue la prefazione dello stesso M arsili, destin ata evi
dentem ente al lettore, in caratteri corsivi, che d ragione del
lavoro e ne nota l im portanza. E ccola (pp. 9-12):

134

LUIGI FERDINANDO MARSILI

B E N IG N O LETTORE
E ccoti, um anissim o Lettore, questa brieve Storia, intorno alla
quale io potrei di m olte cose avvertirti, le quali come soverchie
m i passer in silenzio.
V engo ora a d irti quello, chie io reputo necessaria cosa di
sapersi. Prim ieram ente lo Storico Turco, secondo lusanza di Sua
Nazione, dice, che lassedio d i V ienna succedette lanno 1093 dellH agira d i M aometto. Per dichiarazione d ella qual cosa, fa me
stieri di sapene, che M aometto, venuto n ell et di 40 anni, co
m inci a pubblicare il suo falso A lcorano tra li Saracini, per
eagion del quale nascendo fra loro m olte briglie, e a quistion
venendo, convenne, chegli fu ggisse dalla Meca, e che da quivi
si portasse a M edina. Or d a llA nno d i questa fuga, la quale da
g li Arabi H agira viene n ella lor lingua chiam ata, i Turchi prin
cipiano ad annoverare g li an n i loro. E perch questa fuga suc
cedette nel tem po, in cui secondo lEra, o Epoca nostra volgare,
erano g li anni della fruttifera Incarnazione del F igliu ol d id d io
a l num ero p ervenuti di 622 ; ed essendo g li anni de Turchi d i
dodici Lune ciascheduno, n e avviene, ch e lanno 1093 d ell Hagir di M aometto fu lanno di Cristo 1683.
In secondo luogo, mi paruto ben fatto, d i non mutare in
questa Storia una bench m enoma p arola per renderla pi to
scana, ne h solam ente cam biate alcune, nelle quali tracorse
l A utore, che non ha un d iritto conoscim ento della vera legge di
D io ; lasciandone per altro cori-ere alcune, in cui appropia alcuni
grandissim i tito li al di lu i Principe, e com menda d i soverchio
la sua N azione
In terzo luogo dicoti, che se pi agio avessi avuto non avrei
la scia to d i fare alcune aggiunte a questOpera, intorno a quello
che vidi essendo io rim asto Schiavo de Turchi nellassedio d i
V ienna, ed eziandio alcun tem po dopo ; ma aiutantem i la D ivina
G-razia, se staimperassi la gloriosa V ita di Carlo D uca d i Lorena,
dal d i lu i Serenissim o F igliu olo, io t impromietto d i dare alla
luce un libro d i annotazioni sopra dessa, le quali per avventura
non saranno note a g li S to rici; e nello stesso tempo narrer tutto

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA


quello che ora tralascio. In tanto ta le quale ella io la ti pre
sen to; assicurandoti, che per quello, che io estim i, non fie altro,
che u tile laverla letta : e vivi felice.
La stam pa finisce a pag. 99. A pag. 100 trovasi l Im p rim a tu r
concesso da fr. A ntonio Leoni inquisitore generale d i Bologna,
sul l'esam e fa tton e da D. Serafino R otari penitenziere della Me
tropolitana.
Dobbiamo a lla cortesia del V eress se possiam o, come sopra
diceva, dare l indicazione delle corrispondenze dei nomi proprii
e luoghi ungheresi, che la seguente:
1. - N om i p ropri.
B u d ian i - B atthyn y, fam iglia d i nobili.
G iovanni prencipe di Transiivania - Zpolya, m orto nel 1540,
m arito d ella regina Isabella, figlia d i B uona Sforza.
Sdrin, con te - Zrinyi, il pi im portante della fam iglia era il
conte N icolao Zrinyi, poeta m orto nel 1664.
Tekly - Capo o Re de Coruzi, Em erico Thkly, capo dei m al
co n ten ti ungheresi che lottavano contra il governo austriaco.
2. - N om i d i luoghi.
A gria - Eger.
A lba R eale - Szkesfehrvr, n ella cui cattedrale si faceva la
coronazione dei R e dU ngheria; nelle m ani d ei Turchi dal
1543 fino al 1688.
Barkan - Prkny, vicino a l Danubio.
Buda, su lla riva destra del Danubio.
Casso via - K assa, citt d ellU ngheria Superiore.
G iavarino - Gvr, presso il Danubio.
Gomorra - Komrom, dirim petto a Giavarino.
Kan issa - N agykanizsa, fortezza.
Lvenz - Lva, fortezza.
Moatz - M ohcs, rinom ata per la b attaglia del 1526.
Neheesel (N eihesel) - Ersekujvr.
N itria - N yitra.

136

LUIGI FERDINANDO MARSILI

P apa - Ppa, c itt , prima fortificata.


Oesaek - Eszk.
Pest, dirim petto a Buda.
P ossonio - Pozsony, sul Danubio.
Rab - Rba, affluente del Danubio.
S trigonia - Esztergom , sede d ellArcivescovado dUngheria, ricup rata dai Turchi n ellottobre 1683.
Tata, vicino a B udapest.
V esprino - Veszprm, con vescovado.
P alanca (parola ungherese) significa una piazza o citt for
tificata con dei p ali di legna.
In calce alle pagine del testo abbiam o indicato, nei pochi
casi che abbisognava, le differenze fra il m anoscritto e la stam pa.
Debbo avvertire che mi sono lim ita to a lle cose pi sostan ziali,
tralasciando le differenze m inim e, sop ratutto quelle ortografiche
che non avrebbero portato alcun contributo o variazione alla
contenenza storica del volum etto.
A lbano S orbelli

Relazione dellAssedio di Vienna


fedelmente dallidioma turco tradotta.

Dopo la presa della fortezza di N eihsel, successa nel 1064


d e llH agira del Fon oratiss imo de P rofeti, e del pi scelto Amico
di D io; e dopo conchiusa la pace per ventanni con i Todeschi,
ed U ngari, per mezzo della Grande A m basciata, spedita alla
F u lgid a P orta ; il Suprem o V esir, A hm et P asci, creato Genera
lissim o per l acquisto del'lIso la d i Candia n ellanno 1077, e tro
vandosi n ellanno 1079 n ellattu a le assedio della medesima, lImperadore d e llU niverso, il Sultano Mahemet Cham, per dare soc
corso al suddetto V esir di danaio, d i gente, e di m unizione, e
per dar anim o a suoi vittoriosi com battenti, p ortatosi alfla volta
di Ivanissa, ivi soggiorn.
Avendo frattan to Cesare fa tto tagliar la testa a m olti Ma
gn a ti U ngari, come al Conte Sdrin, B udiani, Tekly, e ad altri
principali, con sottom ettersi le d i loro m ilizie; ed avendo m ala
m ente trapiazzate1 le d i loro m ogli, e figliuoli, questi per non
aver avute forze da resistere, si m ostraron bens obbedienti, n
quanto a llesteriore, a Todeschi ; ma nellinteriore cova v a n o 2
infinita avversione, ed inim icizia. C resciuti poi, che furono i nob ili F ig liu o li de sopradetti uccisi M agnati, ragunarono i prin
cip ali della loro N azione, ed in una consulta, che tennero, in
questa form a perorarono.
Insin o a quando soffriremo N oi, o M agnati, e N obili di questin clito Regno, i strapazzi, e g lindegni trattam enti dei Tode1 strapazzate nella stampa.
2 La stampa aggiunge verso 11 medesimi .

138

LUIGI FERDINANDO MARSILI

schi, che ci opprim ono? In sino a quando, a guisa d i maiavven


tu rati prigionieri, languirem o sotto la di loro tirannica potenza,
privi di riputazione, e colm i di dissonore? Sia lodato D io, che
l Im peradore Ottom ano sta to sempre protettore e benefattore
d egli U n gari; avendo per ci il Prencipe di T ransilvania, Gio
vanni, cercato ricovero alla P orta del S u ltan Solim ano, il Go
verno di quel P aese nelle m ani de su o i gloriosi D escendenti si
perpetua. La ragione dunque, e la politica vuole, che seguendo
lesem pio de nostri A ntenati, ci ricoveriam o dietro a quel forte
argine, per prendere g iu sta vendetta de nostri N em ici, e per
salvare dalla loro perfidia le F am iglie nostre, ed i nostri beni
sotto lombra della protezione Ottom ana. Su questo punto una
nimi accordiam oci, e spediam o alcuni huom ini con memoriali
alla fulgida Porta, per offrirle la nostra devozione, ed obbe
dienza; dichiarandoci am ici degli am ici del 'Sultano, e nem ici
de su oi nem ici. N otifichiam ole la nostra sincera rassegnazione;
im plorando la sua Im periale assisten za ; m ettiam o la scim itarra
a lla gola de perfidi Todesclii, nostri antichi nem ici; ed espo
niamo, per il servizio del Sultano, le teste e l anim e nostre ; con
incorporare il paese, che si trova in nostra possessione, con i
S ta ti O ttom anici.
A s fa tta esortazione avendo tu tti aderito, mandaron lettere
a Car M ustaf P asci, allora Kaim ekano d ellecelsa P orta ; e lo
supplicarono, che dopo d aver bene esam inati i loro M essi e co
nosciuta la verit della loro esposizione, si fosse com piacciuto
di riferire alla fulgida Porta le loro preghiere.
Bench il K aim ekano appoggiasse la ntenzione degli Ungari
del suo credito ; con tu tto ci il Supremo Y esir, Ahm et Pasci,
non va ssen t, per la considerazione che non era eonfacevole
allo nteresse della Monarchia il m ettersi a nuova guerra, e
grande; essendosi poco prima conchiusa la pace ; e non essen
dosi ancor fatta la presa di Candia.
I
M agnati U ngari, per si fa tta ripulsa, non rallentarono le
istan ze ; ma ricorsero d i nuovo alla Porta dopo, che viddero tor
nar vittorioso in A drianopoli per l acquisto di Candia il Su
premo V esir; il quale per, pieno di prudenza, non volle esau
dire i loro voti.

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

139

La morte (lei Supremo Vesir, Ahmet Pasci,


ed il Vesirato di Cara Mustaf Pasci.
Morto p o i 1 Vesir, A hm et P asci, la notte del mercordi, 7
d el miese Sciaban, lanno 1087 ; e successoli il Kaim ekano, Car
M ustaf P asci, il Tekly, capo de Coruzi, reiter le sue istanze
per il consaputo negozio; dando calore a tr a tta ti collesibizione
di ricchi d onativi; con ci sia cosa che la naturalezza del Su
premo V esir, im pastata d i cupidigia, e davarizia, sinducesse a
far un R e fe ra tu r a l Sultano, il quarte so tto la condizione d un
tributo d i 30000 ungari, da pagarsi ogn anno, e di mandare
a llesercito O ttom ano, dovunque guerreggiasse, un corpo d i
30000 huom ini di m ilizia Ungara, condescendendo alla supplica,
fece al suddetto Tekly la grazia del C aftan, e della Mazza in
segno del comando. In oltre, stab ilitosi, chi paesi, ed i villagi,
posseduti da lui, fossero incorporati collim perio Ottom ano; e
che non solo i loro sta ti, ma anche essi stessi non fossero in
conto alcuno m olestati, e dannificati, fu indotto ancora il S u l
tan o a dim andar la restituzione del'le piazze, e palanche, le
quali avean loro tolte i Todeschi.
Per effettuare questo, creato iSeraskier il V esir di Buda,
Ibrahim P asci, ed a g g iu n tili i B eglierbeghi di Rum elia, Silistria, e B osn ia con tu tti i Spahy, e F aim i d ella detta Rum elia,
e com andato d a lleccelsa P orta il Iagangy B asci con 18 com pa
gnie d i Giannizzeri m arciarono alla volta di Cassovia, Residenza
del Tekly, la quale con alcune a ltre palanche d i quei contorni,
u scitin e a patto i Todeschi, fu espugnata.
F u poi ordinato a l Seraskier, Ihrahim P asci, di prendere
il quartiere d inverno, co llaccennato esercito; a B uda; dove
non soilo, ma ancora in a ltr i paesi dellim perio Ottom ano s i fe
cero m oltissim e provvisioni, e saccum ularono infinite vettova
glie, con ordine a tu tti i vitto rio si eserciti d incam m inarsi sotto
i Stendardi R eali.

140

LUIGI FERDINANDO MARSILI

La meggione d una lettera a Vienna,


e la venuta di l dell Internunzio Todesco, per rinovare la pace.
S ta n tin o in questo stato le cose, fu per uno de Chiaus dell E ccelsa P o rta m andata una lettera a Cesare, il quale allora
collim p erio Ottomano si ritrovava in pace, e concordia. Fu la
lettera d i questo tenore.
R itraerete la mano dal S ig. Tekly, e dalla d i lu i gente; e
non lo m olesterete, n dannificherete punto.
Se poi m achinerete cosa contra d i lu i, violerete i p atti de
nostri tr a tta ti: essendo indubitato, c h i S ta ti del Principe, vio
latore d ella pace, sogliono m ettersi a ferro, ed a fuoco.
In seguito di ci, Cesare, per ap pigliarsi alla pace; invi il
Conte Caprara con la presente lettera.
La M essiva, della vostra eccelsa parte venuta, conteneva
ch'avendovi resa obbedienza il Popolo Coruzo, ed incorporati i
S ta ti, che possiede, col vostro Im perio, noi ritiriam o le m ani
dalla suddetta Gente. Ma sappiate, chil m edesimo nostro sud
dito, ed il suo Stato, sta to nostro. Or lecito nellla vostra
legge, chuna mano dinsolenti, rib ellatisi da noi, vi m ettano in
possesso del nostro paese? N oi dalla m enzionata Gente non ritraeremo la mano, e colla parola m edesima, a nessuno daremo
il nostro paese; n perci contra verremo a patti della pace, e
concordia stab ilita : perch N oi manterremo, ed osserveremo in
violabilm ente la medesima, accordata, secondo l uso de Re
gnan ti, l anno 1075 col mezzo del vostro Supremo V esir, Ahm et
P asci. 'Se poi spirata questa Pace, per il riposo de poveri Sud
diti, e per non perdere invano g li eserciti dambedue le Parti,
consentirete a rinovarla, ci consentirem o ancora N oi. A ltri
m enti, se sulla pretensione di quei R ibelli ci moverete la guerra,
a sta b iliti tr a tta ti di pace V oi contraverrete; ma abbiate per
certo, che D io E ccelso soccorra l oppresso, e ca stig h i loppres
sore.
In questo m entre m andarono lInternunzio, ora alla presenza
del Suprem o V esir, ora a ll A g de G iannizzeri, M ustaf Ag,
per iscoprire le ntenzioni sulle sue proposizioni; ma non avendo

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

141

dato assenso ad altro, cha quanto n ella lettera era sta to scritto,
m ossasi larteria del Zelo Im peradorio, secondo la naturai esiggenza della riputazione Ottom anica, fu duopo a llobbligo del
Su ltan o prender vendetta, e comandar la guerra contra g linfe
d eli Todeschi; perci i Gran M inistri stando sopra istancabilm ente agli apparecchi di guerra, si tennero pronti alla marcia.

Il viaggio del Gran Signore alla volta dAdrianopoli.


In conseguenza di ci, lIm perador deglimperadori, il S u l
tano Mehemed Chan, spiegato lo stendardo vittorioso d el Pro
feta, li 5 del m ese Gerral, d ellanno 1093 si port di C ostanti
nopoli alla volta d A drianopoli ; e pose il primo campo a C ripigi
Ciari. Il giorno seguente, chera venerd, per le folte pioggie
gonfiandosi l i ru scelli, cagionarono gravi d an n i; di sorte, chal
lagarono i pad iglioni del Sultano, Y esir, M uft, M inistri, e m olti
S ignori, e portaron via m olte tende d i G iannizzeri con alquanta
gente. Dopo cinque giorni, levatosi 1 campo d i l, fu posto a
S iliu ria, ove gonfiandosi d i nuovo Tacque, manc poco, che
non rum assero lesercito.
In somma fin ad A drianopoli non m ancarono un giorno le
pioggie, e i diluvj. Il Popolo, vedendo questi segni, glinterpret
per ca ttiv i auguri. F rattan to, lasciato indietro a C ostantino
poli lInternunzio, la Porta soggiorn quellinverno ad A dria
nopoli, ove sa ttese indefessam ente a g li apprestam enti m ilitari.

Il viaggio del Sultano. Mehemed Chan. alla volta di Belgrado.


A 22 del mese Rebiulevvel, 1 anno 1094 m ontato il P oten
tissim o Im peradore con m agnificenza, e felicit a cavallo, insino
a Belgrado m arci con lesercito suo Im periale, e giunse a 6
d el m ese G em aziolevel, d ell anno medesimo, a Belgrado. Ragun a tiv isi poi li B eglierbeghi del Cairo, di Dam asco, dAleppo, di
M esopotam ia, d i 'Sivas, d i Meras, d i Caramania, d i Castim onia,
della N atlia, dA idin, e di Sarogan con g li eserciti de loro
Governi rese il P oten tissim o Im peradore al Supremo Y esir il
nobile stendardo del Profeta. Dopo Tessersi a 18 del detto mese
passato il ponte di Belgrado, si fece ancora diece giorni alto

142

LUIGI FERDINANDO MARSILI

d a llaltra parte del ponte. Il Sultano avendo spedito il supremo


V esir alla volta dA llem agna, si ferm personalm ente a B el
grado.

Larrivo del Supremo Vesir coll esercito al Ponte d Oessek.


E ssendo il Suprem o V esir giunto collesercito Im periale al
P on te d Oessek a 6 del m ese d i G em asiulholcir; e ferm atosi
col 15 giorni, nel mentre, cha lle m ilizie distribuiva i so liti s ti
pendi, venne al P onte il Re de Coruzi, Tekly, con 300 huomini,
e m olti regali.
I l Supremo V esir avendo m andata ad incontrarlo alquanta
gente, dopo desser 1 venuto a l P adiglion e Im periale, l onor con
una beretta, foderata di zibellini, e con scim itarra ingioiellata.
E g li m ontato un cavallo adorno d una briglia, e sella, tempe
stata d i gioie, fu alloggiato in un superbo Padiglione, il quale
per lu i era col precisam ente eretto.
E ssendosi risolu to per il passato di m arciare per il paese
della Carniolia, e Croazia, e per i B eni del F ig lio del Drin, 2 il
Re de Coruzi preg, che non s i saccheggiassero i S ta ti d i quello,
con assicurar, ch essendo uno de suoi parenti, sarebbe stato
fedel Servidore del P oten tissim o S ultano; e che non avrebbe
m ancato d i portare soccorsi di vettovaglia, e di gente.
V enuto poi lavviso, che l E sercito Todesco aveva assediato
Nekeesel, il Supremo V esir comand, chil giorno seguente si
passasse il P onte dOessek; ed avendo fatto condurre il Re de
Coruzi al Belvedere, chIsm ael B ass avea fatto fabricare nel
mezzo del ponte, li mostr tu tte le schiere dellE sercito O tto
m ano; ed il giorno appresso, in cui si pass la palancha dall a'ltra parte del Ponte, detta D irava, onor il Re Tekly duna
pelliccia, tu tta foderata di zibellini, e lo mand verso Neheesel,
con assicurarlo, che quante palanche, e villagj ne contorni d i
Neheesel m edesimo avesse preso, sarebbero sta ti tu tti ncorporati
al suo Paese.
D opo daver m andato l Internunzio Todesco a Buda, il Su
1 Nella stampa si aggiunge il T ekly.
2 Idrin nella stampa.

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

148

premo V esir coll esercito Ottomano s incam m in a lla volta


dAlba Reale.
N el mentre, che si m arciava per la Pianura d i Moatz, venne
avviso, che il Chior Osein B ass avea una parte dellesercito degli
infedeli, chavevano assediato N eheesel, abbattuta; e che l altra
parte, ritira ta si, aveva m esso il suo campo n ellaltro la to del
fiume, che passa avanti alla fortezza d i Giavarino.

Larrivo del Supremo Yesir ad Alba Reale,


e la venuta di Murati (iliirai Chain.
I l Gran Cham de Tartari, dopo dessere giunto il Suprem o
V esir a 30 del prefato m ese ad Alba Reale, arriv, ed entr nel
campo Ottomano. Il giorno dopo, chera il Venerd, ed il primo
del m ese dEgeb, fu il m edesim o Gran Oharn in vitato; ed aven
dolo incontrato alcuni Beglierbeghi, ed a ltri S ign ori; cam m i
nando questi avanti di lui, fu condotto al P adiglione del Su
premo V esir; e dopo esservi restato a tavola, li fu data la su
perba R eai veste, m andatali dal P oten tissim o Imperadore, colla
scim itarra in g ioiellata, e con una preziosa faretra; e m ontato
un cavallo, adorno di sella , e briglia, di gemme fornite, ritorn
al suo campo.
I l giorno dopo, levando il Gran V esir il campo dAlba Reale,
si m osse verso Giavarino, ed arriv a 6 del mese dEgeb al fiume
Rab: luogo lontano tre ore da Giavarino.
In quel giorno arriv il com andante di B uda V esir Ibrahim
B ass, ed entr nel campo Ottom ano.
Laltro giorno con tu tto lesercito Im periale generalm ente
m arciossi sotto la fortezza di Giavarino.
N el giorno della m arcia, avanti 'la detta fortezza, non fu spa
rato alcun cannone; ma solam ente d a l campo Todesco, il quale
trovavasi a llaltra parte del fiume, furon tirati alcuni colp i al
campo dellA g de G iannizzeri; onde da 40 in 50 huom ini del
lesercito O ttom ano restaron uccisi. A llincontro, ta gliate 30
teste a Todeschi, e presi 10 schiavi, cos da Tartari, come dagli
altri sold ati O ttom ani, furono condotti al Supremo Vesir.
In quella N otte, l A g suddetto post i cannoni contra il

144

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Campo Cesareo; e comand a G iannizzeri, che si fossero trincierati.

La fuga del campo Todesco alla volta di Vienna.


La m attina i Todeschi, cherano accam pati a llaltra parte del
fiume, fuggirono verso V ienna. E ssen dosi lesercito Ottomano
accorto d ella fuga de m edesim i, D ieci m ila Tartari passarono
il fium e; e perseguitando il nemico, alq uanti nuccisero, altri ne
fecero prigioni, e 1 resto ritiro ssi direttam ente a Vienna.
I P rigionieri, condotti al campo Ottomano, furono ivi ven
duti. Il Gran V esir, ferm atosi cinque giorni dirim petto alla for
tezza d i G iavarino, dopo daver f a tti fabricare quattro ponti sul
fiume Rab, che passa davanti a detta fortezza, e sovra il fiume
Seg, fece d a llesercito Ottom ano, agli 8 del prefato mese, attac
car fuoco al borgo di Giavarino. E ssendo poi stato ordinato il
Chior Osein B ass, e C asiogli O ussin B ass con un picciolo d i
staccam ento desercito, fu com andato, che sim padronissero delle
fortezze d i Papa, Tata, V esprino.
Q ueste tre fortezze, dopo essersi rese, i loro com andanti, con
200 prigionieri Ottom ani, che vi si trovarono dentro, furono con
d o tti al Supremo Vesir ; il quale avendo poi com andata alquanta
m ilizia a starvi di guarnigione, sotto due Beghi, ordin, che
Chior Osein B ass sunisse col nuovo Re, chaveva avuto in com andam ento losservare le parti d i N eheesel; e che si eommunicassero i consigli, toccanti nuove conquiste ; e che dirigesse le
m ilizie O ttom ane che si trovavan con esso, in qualit di Suprem o
Com andante.

Consulta de' principali dellesercito, circa limpresa da farsi.


II Gran V esir, passato a llaltra parte agli 11 del suddetto
mese, vi tenne consiglio d i guerra, per dibattere il luogo, con
tra cui dovean muoversi.
Il Com andante di Buda, Ibrahim B ass, ed il Cham de Tar
tari, ed A hm et B ass, il quale per il passato era stato P resi
dente di Camera, o Tefteldor, ed alq uanti a ltri sperim entati,
trovarono a proposito, che 1 Supremo V esir colle M ilizie Gian
nizzero, e con altre truppe necessarie ad un assedio, attaccasse
la fortezza di Giavarino con la speranza, che questa cadendo,

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

145

sarbbe ancor caduta Gomorra ; e che 1 resto dellesercito O tto


mano, e Tartaro fosse com andato ad abbruciare, saccheggiare, e
desolare i P a esi A lem ani: Supponendo, chin questa form a ar
ricchendosi l esercito, anche il campo sotto G iavarino sarebbe
sta to em pito d i viveri, e notabilm ente debilitato il nemico.
V enuto poi linverno, fa tte svernar sulle frontiere le M ilizie,
e rinfrescati cos g li li turni ini, com e i cavalli, nellaprirsi a pri
mavera la cam pagna, m ovendosi con fresca gente l esercito, me
dian te la grazia di D io, si sarebbero sperate vittorie, e con
quiste.
Ma il V esir, im prudentissim o, m osso dlia sua estrem a su
perbia, ed am bizione, rispose: Io mi sono gi consigliato col
nuovo Re : il suo parere, ed avviso questo : Ohe Cesare, colla sua
fam iglia, e Corte, fu ggito da 5 in 6 giornate pi dentro, nella
citt di Linz, e chavendo solam ente lasciato nella fortezza di
V ienna un de suoi prin cipali G enerali, e p ostavi bastante guar
nigione, se venisse attaccata, piacendo a D io, si potrebbe con
gran .facilit espugnar V ienna, la quale senza [dubbio] 1 tire
rebbe seco in conseguenza la caduta di Giavarino, e di Gomorra.
I C onsiglieri, avendo intesa la resoluzione del V esir, rispo
sero per necessit: Signore, a lei tocca il comandare.
S cio lto si n questa m aniera il consiglio, il Supremo V esir,
onor il Com andante di Buda, Ibrahim B ass, duna pelliccia;
ed assegnandoli un distaccam ento di truppe, gli ordin, chasse
diasse la fortezza di G iavarino, ed accodisse alla custodia de
ponti.

Il saccheggio dellAustria,
fatto dal Cham de Tartari, e dall Esercito Ottomano.
II V esir, dopo daver creato Car Mahamet B ass coman
dante d ella V anguardia, diede licenza al detto Cham de Tartari,
ed ad altri volontari, e scorridori d ellesercito, d i guastare, e
saccheggiare il P aese del Nemico. D urante la marcia, presero
m olte palanche e villagi, e ne riportarono con lor lode un gran
bottino: strascinando si g li O ttom ani, come i Tartari gran
ricchezze.
1 Questa parola figura solo nella stampa.

io

146

LUIGI FERDINANDO MARSILI


L impresa dello Vesir,
dell assedio ed abbruciamento de Borghi di Vienna.

M ossosi il Supremo V esir con l esercito Ottomano direttam ente contra V ienna, vi giunse a 21 del mese Regeb, ed abbru
ci i suoi Borghi. A 22 poi del mese medesimo tu tte le m ilizie
Ottom ane, cos a piede, come a cavallo, col Supremo V esir sac
cam parono ne contorni, dirim petto alla fortezza, con tu tti i loro
padiglioni, e tende. Il giorno appresso, essendo stato com andato
laprir le trincee, i G iannizzeri le com inciarono ancor in quella
n otte da tre parti. E ssendo poi arrivato il cannone d i batteria,
fu allora battuta la fortezza col cannone di cam pagna; e per
ch essa bagnata in una parte dal Danubio, il Nemico con
chiuse di difendere il ponte con un esercito di 30000 fanti, e ca
valli, e d i portarle in questa form a soccorso.
E ssendo fuggito dalla fortezza un prigioniero Ottomano,
diede al Prim o V esir m olte notizie, toccanti lo stato della
piazza; con riferire, che nelle tre Isole, che sono nel Danubio,
bagnata ciascuna da un ramo di detto fiume, erano altrettan ti
p on ti; e che il ramo, che passa sotto i bastioni della fortezza
era tan to picciolo, che p otea passarsi appiede ; e che non sarebbe
stato m olto difficile l im padronirsi d elliso la , dirim petto alla
fortezza; circondandola cos da tu tte le parti, che nessuno di
fu o ri potesse entrar dentro, e nessuno d i dentro uscir d i quella.
In conform it di ci furono com andati alcuni Beglierbeghi
a 4 del m ese Saban a passar appiede il suddetto ramo ; con che
sim padronirono d ell Isola, vicina alla Fortezza. U na parte del
ponte, il quale si trova fra le due Isole, fu da Todeschi conser
vata ; e laltra parte dagli Ottom ani, trincierandovisi gli ultim i.
Avendo presa lis o la con alcuni cannoni, e poca truppa d i Gian
nizzeri, Isir, B ass di B osnia, pass c o ll esercito d el suo Go
verno a llIso le; e chiusa cos da tu tte le parti la Fortezza, si
diede principio ad angustiarla col cannone grosso, e con i mortari. Ma questa Piazza cos perfettam ente fortificata, che il
volerla descrivere cosa diffcilissim a.
La profondit delle sue fosse cos grande, eh i pi esperti
ngegnieri ne restano stup iti.

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

147

Le operazioni del Tekly e di Chior Osein Bassa.


I l nuovo Re, ed Chior Osein B assa, gi tempo f d estin a ti ad
operare ne contorni di Neheesel, vi presero le due fortezze: Levenz, e N itria.
P o rta tisi poi di l a 13 del m ese Saban a Possonia, gi an ti
cam ente citt d i Residenza degli U ngari, l assediarono, e vi suc
cessero m olte zuffe, e scaram uccie. N el m entre, che la stavano
prendendo, venne Carlo, Duca di Lorena, G eneralissim o dellE sercito Todesco con una num erosa arm ata al soccorso di
detta citt ; perci abbandonato lassedio, attaccossi co N em ici
una fiera battaglia, nella quale un G entiluom o U ngaro, Segre
tario del R e de Coruzi, fu fa tto prigione ; ma poco dopo pass,
per le sue ferite, a llaltro m ondo; e m olta m ilizia, s Ungara,
come Todesca, aderente al nuovo Re, dal medesimo scam pata,
sottoposesi a llesercito Alem ano.
Non essendosi perci restato in forze da resistere, levato las
sedio, si ritirarono. Questo avviso, portato al Gran V esir, co
m and, che m arciassero contra lesercito Todesco, il quale si
trovava di l da V ienna. Perci, levato il campo, contra 1 me
desim o marciarono.
V enuto il Re de Coruzi a luogo, discosto dal campo Todesco
4 ore, vi saccamp, e tenne con Osein B ass consiglio di guerra.
Il Re d isse: L E sercito Alem ano grande: riconosciam olo
a vanti bene: potrebbe essere, chavessim o anche bisogno d i pi
m ilizia e cannoni; perci facciam o prima le necessarie disposi
zioni ; e poi portiam oci a com battere. Q uesto suo consiglio, ben
ch sostenesse costantemente, con tu tto ci Osein B ass, non
approvandolo punto , lasciato addietro, appresso i Coruzi il suo
bagaglio, si m esse in fretta alla m arcia con soli 600 in 700
huomini.

La rotta di Chior Osein Bass, ed il suo annegamento.


A rrivato al luogo, dovera il campo Nemico, lo trov vuoto;
perch essendo caduta alcuni giorni prima m alta pioggia, e d i
venute tu tte le ripe del D anubio piene di paludi, i Todeschi

148

LUIGI FERDINANDO MARSILI

posero il loro campo alla falda dun m onte, due ore lontano dal
Danubio medesim o. Dopo, il giorno, chOsein B assa venne al
loro ponte, i Todeschi, per paura che g li Ottom ani potessero
im padronirsene, levato il campo, m arciarono contea il B ass, il
quale, insuperbitosi de vantaggi riportati, avanti, ne contorni
di Neiheesel, con essersi reso padrone d i Levenz, e N itria, e con
aver d issip a ti i nem ici, con s numeroso esercito contrario a t
tacc una fiera zuffa; ma, finalm ente lu i stesso ferito; scam
pando verso il ponte, gi dal Nem ico prima tagliato; e vedendosi
disperata la salvezza, buttossi nel D anubio, e con lui lesercito,
chavea seco. A llora g l infedeli m artirizzarono tu tti i fedeli col
m oschetto. Successe questo caso a 3 del mese Ramazan ; e fu la
prima rotta degli Ottom ani.

Continuazione dello stato dassedio.


D opo d aver lE sercito Ottom ano circondate tu tte le parti di
V ienna, indefessam ente accodi a torm entarla col cannone grosso,
colle bombe, e colle mine. F rattan to il Com andante della For
tezza, Starem berg, avendo riparati i luoghi deboli, e fatte riem
pir d i terra le pi a lte case, fece condurvi cannoni per danneg
giare il campo Ottom ano, ed imboccare il di lui cannone. V e
dendo poi g li Ottom ani, che collartiglieria facean poco profitto,
approntarono due mine, alle q uali dato fuoco, mentre fecero al
quanta breccia, lesercito fece un assalto, ed im padronitosi del
fosso, lo m antenne. Ma avendo gi prima il Comandante della
Fortezza fa tti apparecchiare sotto il fosso diversi fornelli, col
consiglio dun esperto ingegniere, subito, che gli O ttom ani si
im padronirono di quel luogo, dato il fuoco a fornelli suddetti,
m olti ne volarono in aria; ed essendosi m olti O ttom ani assai
avanzati nel fosso, facendo gran guerra, sortirono i Todeschi, e
dopo lungo com battim ento ributtando i F edeli, si rim padroni
rono de luoghi, prima perduti. Avendo g li eroi Ottomani la
notte d e lli 18 del mese Saban fa tto un fiero assalto alla controscarpa, posta fra la Porta d i Corte, e del S e h io tte n ,1 sattacca
1 Schottenthor (Porta degli Scozzesi), ora nel centro di Vienna.

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

149

rono cos forte a luoghi, a quali si poteano avvicinare, che guer


reggiando gagliardam ente dalla m attina insino alla sera, e ca
la ti nel fosso, s im padronirono del R ivellino. Avendo poi g li
N em ici dato fuoco ad una m ina, fecero andar in aria infino a
m ille O ttom ani: D ando poi fuoco nuovam ente ad unaltra mina,
fecero una gran sortita, e rioccuparono i luoghi, dagli O ttom ani
prim a occupati.
In queste due pugne 5000 F edeli furono parte uccisi, e parte
feriti. A llincontro, 700 incirca di quei di dentro, fam osi, ed a
q uesti com battim enti d estin ati Uitziali, e m olti ngegnieri re
starono m orti. A nzi lo stesso Generale, e Com andante Supremo,
fu in faccia duna freccia ferito. Avendo poi gli O ttom ani rinovato l assalto, e con Nem ici una fiera zuffa attaccata, riu sciti fi
nalm ente vincitori, s im padronirono del R ivellino. Per essere
questo R ivellino fra due B aluardi, si fecero a m edesim i due
m ine, ed u naltra grande a lla cortina, difesa dal R ivellino.
V edendosi finalm ente i N em ici mancar d i forze, per resistere
a cos gran potenza, e coraggio; ed abbattuti dalla loro debo
lezza, e confusione mandarono una supplica a Cesare, con rimo
strarli, che se non venivano soccorsi, V ienna senza dubbio sa
rebbe caduta.

Consiglio appropriato alla condotta


de Supremi Comandanti dell Esercito.
S un Supremo V esir, o altro Seraskier avr per suo puro
fine la sola dilatazione della Fede, e la propagazione degl is ti
tu ti del Prencipe de P rofeti ; non avendo per unico scopo il sog
giogar paesi, ed il conquistare sta ti; e non insuperbendosi del
dom inio, e della potenza; ma confidandosi n tu tte Ioperazioni
nel Signor Id d io; da lui sperando le conquiste, e la gloria: Se
nel condurre g li eserciti contra g l infedeli, tu tto pieno di piet,
osserver i divini precetti; e sasterr di com mettere ogni tra
sgressione; non facendo profession dostentare la sua grandezza
al volgo; non facendo in giu stizia, o torto a chi si sia: Se sco
prendo la Fede, e la rassegnazione del suo Esercito, chesponendo
le sue teste, e le sue vite, pronto a sagrificare il suo sangue
per lui, ancor lu i li corrisponder con altrettanto affetto; di

150

LUIGI FERDINANDO MARSILI

spensandoli tu tti g li effetti della sua benevolenza con m olte


grazie, onori, e doni; raccogliendo tanto pi da esso, convinto
dalla sua bont, il fedele ossequio: Se apertam ente avr in ve
nerazione quella sentenza Coranica, che com anda: con sigliati
con loro in t u t t i g li a ffa ri; im plorando lassistenza did d io con
i voti di tu tti i Buoni, allora li succeder tu tto bene, e lu i sar
quello, chavr felicit in tu tte le sue imprese.
D unque la cagione della precipitosa ruina d i quella impor
tante im presa sta ta la m ancanza del consiglio, e della dire
zione; n iente di tim ore verso Dio, e di religione; una superba
confidenza nelle proprie forze; un stolido brio d ellim m aginata
preda di m olte ricchezze; un dispreggio de N em ici della Fede,
come di tante m osche im potenti; un orgoglioso concetto di se
stessi, come se fossero sta ti a ltretta n ti nvincibili leoni.
Era inoltre duopo al Gran V esir d accodire indefessam ente
in persona ad ogni cosa; o vero di determ inare almeno un fe
dele, e prudente sostituto, il quale con istancabile applicazione
avesse procurato di non lasciar mancar a llesercito la provvi
sione, e vettovaglia. Doveva ancora proibire, che non fosse dato
il guasto al paese, ed alle ville, vicine alla Fortezza destinata
a llassedio; ed ordinare rigorosam ente a foraggieri, e scorri
dori di non oltraggiare i su d d iti; e conciliarsi gli anim i de pi
riguardevoli ; perch anchesisi, bench con ripugnanza, avreb
bero prestato sagrifizio. Cos cadendo la Fortezza, avrebbe avuti
li suoi necessari sudditi, ed avrebbe fatto di meno, che la M ili
zia d estinata a lloperazioni m ilitari, arricchita di bottino, non
si sbandasse. Se poi non fosse caduta la Fortezza, allora si potea ruinar il paese. Non dovea, durante l assedio, stare spensie
rato, e rip utarsi sicuro, senza trincierare bene il suo campo ; ma
dovea spiar continuam ente g li andam enti del N em ico; serven
dosi desploratori di buona fede, per iscoprire tu tti i loro d i
seg n i; e per poter rim ediare ad ogni gran disgrazia, prima, che
fosse succeduta; perch succeduta, ch, diffcilissim o il rim e
dio. In caso, che g li assediati, vedendosi ristretti, dim andas
sero un term ine per rendere la fortezza, non deve per questo
prendere confidenza : ma con gran circospezione osservare, che
ci non sia, o per introdurre provvisione, o per attendere soc

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

151

corso; o per riparare la piazza. Ma il Suprem o V esir, Coman


dante di questa guerra, di poca direzione, e di m olto avidit,
dovendo praticare tu tti i su d d etti canoni, saccinse a far d ia
m etralm ente tutto il contrario.

Il principio dell'avarizia,
e del mal governo del Supremo Vesir.
A l P on te dOessek, d i due paghe, chera debitore allEsercito,
ne cont una sola; e ci fece con fine di rapacit, ed avidit;
perche prevedendo, Che dovessero morir m olti nelle trincee, re
stassero a lu i le paghe, a loro dovute.
In secondo luogo, avendo d ata licenza a llesercito Turco, a
Tartari, ed altri volontarj di saccheggiar il paese de C ristiani;
ed avendo f a t t i qu esti assai schiavi, e m olta preda ; perche, ri
torn ati al campo, resero la m aggior parte de schiavi a quei
d ellesercito, che non erano andati a scorrere, pretese di fare
il Pongik, >cio. d esiggere il dazio d ella vendita, de schiavi, che
im port 80 m ila r e a li,1 i quali ncass per il suo tesoro. D opo al
q u anti giorni, con pretesto di non voler confusione, e pericolo
nel campo, fece un decreto, che tu tti i schiavi m aschi fossero
condotti avan ti del suo padiglione, dove li fece tu tti decapitare ;
e p ortati i loro cadaveri su i carri, li fece buttar nel Danubio.

La carestia dell Esercito.


E ssendo in tan to sopravvenuta una gran carestia a llEsercito,
a segno ta le che la porzione d i biada, so lita a darsi in una volta
al cavallo, costava un tallero: loka di butiro un tallero: loka
del caff un ungaro: il k ile di riso tre ta lleri: il kile d i fru
m ento p ilato due talleri, e mezzo: loka di farina un quarto di
tallero: il pane comune di 20 dramme tre aspri, e tu tte laltre
cose a proporzione, fece p atir estrem am ente la m ilizia; e non
essendosi pi trovata provvisione, n un grano dorgio nelle ten
de, languirono i cavalli. In oltre, avendo essa consum ato tutto,
infino a llultim o quattrino, mor la m aggior parte degli anim ali
del campo. F u peggio, chessendosi n fettata Paria per g li odori
1 Nella stampa leggeri 8000 B eali .

152

LUIGI FERDINANDO MARSILI

puzzolenti, e per la putredine di ta n ti cadaveri, colla sopravvegnenza d ellum idit con fan ghi per le gran pioggie, m olte m i
gliaia d i persone, gi dalla fam e estenuate, morirono.

Mancamento di retto consiglio nel Supremo Vesir.


Benche i contorni di V ienna, secondo il detto Coranico: Il
M ondo il p a radiso degl' in fed eli : siano un paese, abbondante
di foraggio; ricco dacque; pieno di vigne; adorno di giardini;
e colmo d i popolazioni; con tu tto ci limprudenza del Supremo
V esir fu s grande, che facendo dar il g u asto universalm ente a
tu tti i villaggi, vicini alla suddetta F ortezza con ruinare, ed in
cendiare tu tti i prati, priv gli an im ali di foraggio, e g li huornini dalim ento. Avendo perci la necessit richiesto dallonta
nare per sei n dieci ore dal campo i cam m elli, ed i bufoli, che
tiravano il cannone; i m uli, ed altri anim ali, per trovare sossistenza ; e d i m andar parim ente li cam m elli, necessarj al campo,
otto in dieci ore lontan i per il foraggio, l E sercito Ottomano fu
costretto a soffrir m olti patim enti, e disastri.

Norme da osservare, se venisse,


durante la campagna, un inviato nemico.
In caso, eh in tal occasione venisse da parte del Nemico un
Inviato, si dovrebbe, secondo lantico istitu to , osservare con lui
1 metodo di m ostrarli cos artifiziosam ente l esercito, che sem
brandoli numeroso, e form idabile, li cau si ndubitatam ente ter
rore, e spavento; acciocch tornando al suo principale, con il
suo racconto lo sbigottisca, e spaventi. Ma questo im prudente
V esir, conducendo l Internunzio, venuto, tempo fu, a C ostanti
nopoli, insiem e a Buda, dopo daverli dato campo dosservare la
debolezza d ellesercito, e la carestia de viveri, lo rimand al suo
principale; m ortificandolo con questorgoglioso rimprovero: Tu,
essendo ancora in C ostantinopoli, avevi detto, che 1 tuo Re non
ci avrebbe perm esso dabbeverare i nostri cavalli nel fiume Rab ;
e pur N oi, dopo d aver p assato detto fiume, e lasciato addietro
G iavarino, e Gomorra, troviam oci adesso n ellassedio di Vienna,

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

153

sua ordinaria Residenza ; e la spugneremo tra pochi m om enti ;


ora perche non ci l ha im pedito?
V a dunque al tno Re, e d a lli rapporto di quanChai vista.
Perci, p artito dal cam po l Internunzio, and al suo princi
pale, ed esponendoli l orgoglio del V esir; la debolezza delleser
c ito ; e la penuria de viveri, in conform it di ci, Cesare di
m andando soccorso di gente a tu tti li Prencipi dellim perio,
ragun un esercito d i 150000 soldati, bravi, ben arm ati, e co
p erti di corazze; oltre al soccorso, che li port il Re di P olonia
di 80000 com battenti.
In questa parte, bench i bravi soldati O ttom ani non m an
cassero punto di fare il loro obbligo; stando pronti giorno, e
n o tte su tu tte le parti dellassediata Fortezza, con segnalarsi
n diversi com battim enti, con tu tto ci non diede i so liti sti
pendi, ed accrescim enti di salario a quelli, che si distinguevano
con eroiche azioni ; tagliando le teste a Nem ici, e portandole al
cam po; anzi negava pur a G iannizzeri ed a ltri guerrieri la vet
tovaglia, e le provvisioni, solite a darsi, secondo luso antico
O ttom ano ; senza contarli n anche le paghe scorse. Per ci tutto
l E sercito, resosi m alaffetto verso di lui, e non essendoli poi riu
scita lespugnazione della piazza, le M ilizie tanto pi sconvolte
si trovarono.
In tanto, benche da tu tte le p arti venissero nuove d i poco
g u sto ; con tu tto ci il V esir era cos gonfio di superbia, e pieno
di trascuraggine, che non prestando fede in conto alcuno alle
lingue, prese da tu tti i luoghi, n anche degnavasi di prender
le inform azioni. E bench ricevesse l unanim e racconto di tu tte
le lingue, fa tto dal Cham de Tartari, che il Nem ico fossie num e
rosissim o; e chinfallibilm ente in term ine di tre giorni sarebbe
giu nto il Re di P olonia, e le M ilizie U ngare, e Croatte, unite
con tu tto l esercito A lem ano; e che arrivate, che fossero, sareb
bero senzaltro entrate nella Piazza, e avrebbero rovesciato il
campo O ttom ano; con tu tto ci non vi fece la m inim a rifles
sione; ma ebbe per costum e di far tagliare la testa alle lingue
portate, affinch 1 esercito non arrivasse a sapere quant aveano
riferito.

154

LUIGI FERDINANDO MARSILI

La presa d'alcune spie.


Il Cham de Tartari avendo prese tre spie, m andate da Ce
sare con lettere, le quali erano travestite a llusanza de Dervisj,
o R eligiosi Ottom ani, con aversi fa tta radere la testa, le mand
al V esir; e tradotte le lettere, furono trovate del seguente te
nore: Tu, che sei Comandante della Fortezza, non mancherai
punto n ellaecodire a difenderla vigorosam ente: perch in quat
tro, o cinque giorni verr al tuo soccorso il Re di Polonia con
20000 soldati, e speriam o, che ti liberer d alle m ani del N e
mico. Non dubitar d i niente.
Avendo il Suprem o V esir veduta questa lettera, ordin, che
1 Com andante di Buda, Ibrahim B ass, il quale trovavasi alla
bloccata di G iavarino collE sercito del suo comando, si levasse
di l, e si portasse a l campo; in conform it di questordine con
gran diligenza marciando, si congiunse a llE sercito Ottomano
sotto V ienna a 18 del m ese di Ramasan.
Essendo poi so rtito il Suprem o V esir a mezza notte da gli
approcci, dove s i lavorava e rendendosi al campo, mand il Beglierbeghi di M esopotamia, Car Muhamed P asci, con un corpo
a riconoscere il Nem ico, il quale venuto a vista del medesimo
consider, che per la gran m oltitudine d ellarm ata o s t ic a ,1 non
era il contrastarle possibile, n disputarle il passaggio; tornato
dunque indietro, del tu tto diede parte al Vesir.

Consiglio di guerra,
se si debbia o no, andar contro il Nemico.
A llora il V esir fece ragunar Ibrahim B ass, lA g de Gian
nizzeri, M ustaf P asci, il Car Muhamed P asci, ed a ltri Capi
sperim entati, per dibbattere con essi, come si potesse far testa
al Nem ico vicino. Ibrahim P asci com inci a parlare, e disse al
V esir: 'Signore, il consiglio, che vi detta la vostra prudenza
senza dubbio degno d esser preferito al m io parere. D ico per,
eli il pi fa ttib ile , che caviam o i G iannizzeri dagli approcci, e
1 Nella stampa leggesi Alemana .

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

155

che tiriam o un buon trincieram ento fuori del campo, verso la


parte, dove i N em ici savvicinano; m ettendovi sopra tu tto il
cannone, si grande, come picciolo, con ordinare in luoghi co
modi anche i m ortari da bombe ; riem piendo detto trincieram ento
di tu tti i Giannizzeri, ed altri, provvisti d i schioppi; e schie
rando dietro questi, con bellordine, la cavalleria, pronta a sor
tire al primo cenno. Quando poi avvicinerassi 1 Nem ico infino al
tiro del m oschetto, si dia fuoco in un tempo a tu tti i cannoni
e si facci una salva di tu tti g li archibusi: D opo scaten isi tutta
la cavalleria, la quale, con una intiera rassegnazione nel signor
Iddio, esca di campo, e si m ischi colla scim itarra in mano con
g linfedeli. Spero, chin questa forma, collaiuto di D io potente,
l Esercito Ottom ano otterr una sicura vittoria, con un total
sconvolgim ento, e rotta universale del Nem ico infedele.
A questo prudente consiglio ader l Ag de G iannizzeri, e
gli a ltr i C onsiglieri; ma il Supremo Y esir replic scioccam ente
in questa forma : N oi, gi gran tempo, stiam o assediando que
sta Piazza : adesso, che con gran fondam ento possiam o in brieve
sperarne lacquisto, sarebbe unazione im prudentissim a, voler
tirar i G iannizzeri fuora dagli approcci. Mi farete ben voi plegiaria, che b attuto il Nem ico, di nuovo rientreranno? I C onsi
glieri replicarono: P oten tissim o Signore, dopo, chavremo riso
spinto e battuto questo grave Nemico, se la M ilizia sar ben
tratta ta , ed accarezzata con doni, e lib eralit; con farle con
tare le scorse paghe, ci da sperare, che non vorr perdere tanti
patim enti, e travagli, nellassedio di questa F ortezza sofferti,
con sbandarsi vilm ente, senza lordine de capi. In oltre, dopo,
che g li A ssed iati vedranno disperato ogni soccorso potr essere,
che co llaiuto d i D io, loro stessi si renderanno la Piazza.
L im prudentissim o V esir replic di nuovo: Se V oi non mas
sicurerete d ella rientrata de G iannizzeri n egli approcci, non
voglio tira rg li fuora. A llora tu tti li C onsiglieri risposero: N oi
siam o servi del vostro comando : qualunque cosa vi piaccia
daccennarci, non mancheremo d eseguirla puntualm ente. Cos
detto, chebbero, fu sciolto il C onsiglio.
In q u e la n otte fu dato ordine a llEisercito di tenersi pronto,
e di m ettere in ordine per il giorno seguente le armi. Nel men

156

LUIGI FERDINANDO MARSILI

tre, che si stava occupato d i postar 150 cannoni di campagna,


venne l'avviso, che 1 Nem ico era in piena marcia in tre colonne
verso il nostro campo.

La disposizione delle schiere per la battaglia.


Il Supremo V esir distribu lE sercito in tre parti. In una
parte v era il V esir Car Muhamed P asci, ed il Begtlierbeghi
dAleppo, Bekic P asci, con alcuni a ltri Beglierbeghi. N ellal
tra parte si trovava il Comandante di Buda, Ibrahim P asci
con tu tte le truppe confiniarie, e con sette, od otto Beglierbeghi.
In quella del mezzo stava il Supremo V esir con li Spahy, Selicdari, e l A g de G iannizzeri con cinque pezzi di cannone
grosso; ed il resto d ellE sercito era parim ente, secondo la so
pradetta forma d isposto; ma a che giovam ento? Essendo restato
il m aggior nervo delle truppe n egli approcci; a ltri nella bloc
cata d i G iavarino; alcuni appresso il Re de Coruzi ne con
torni di N eheesel; chi nella scorta delle vettovaglie; chi nel
foraggiare; chi appresso g li anim ali, a llon tan ati dal campo, per
m iglior sussistenza ; e chi nelle tende ferito ; o vero ammalato.

L arrivo del nemico contra il campo Ottomano.


A lli li) del m ese Ramazan, essendo il Nem ico salito su i
m onti, coperti di fo lti boschi, dirim petto al campo Ottomano, vi
si ferm in quella notte. Il giorno dopo, chera Dom enica, ed
il sessantesim o terzo d ellassedio, tu tto l E sercito Nemico, ve
stito di corazze, e m oschetto sulla sp alla; tu tti soldati freschi,
con cavalli robusti, dopo daver fa tto avanzare la cavalleria, e
fanteria, g li Ottom ani andarono ben contra loro; ma vedendo
i perfidi Nem ici, che lEsercito, che stava contra di loro, era poca
cosa, attaccaron la battaglia, e com batterono per due ore senza
interm essione con gran ferocia. N el mentre, che verso la sera
i N em ici aveano attorniato il campo della battaglia, gli huom ini della Corte, l Ag de G iannizzeri, e l A g de Spahy, li
q uali si trovarono appresso il Supremo V esir, prendendo il
nobil stendardo del P rofeta dalla piazza di battaglia, lo salva
rono, trasportandolo nel campo Ottomano. Il Supremo Vesir,

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

157

appena entrato nel suo superbo padiglione, i Polacchi, persegui


tandolo bravamente, penetrarono nel campo, e circondarono li
di lu i padiglioni, e s im padronirono d i tu tto il Regio tesoro.
A llora il Suprem o V esir, im pugnando lo stendardo del P ro
feta, lo salv, e abbandon intieram ente tu tto il campo O tto
mano. Le truppe degli approcci, essendosi avvedute due ore dopo
di questo sin istro fa tto , il Chiai Beg, o quello, che li coman
dava, tirandole fuora con g li altri guerrieri, che vi s i trovavano,
e lasciando in abbandono cinque m ine pronte, nelle tre delle
quali gi era posta la polvere; incam m inandosi verso la cam
pagna d i Solim ano, ivi si congiunse con g li altri fu ggitivi dellEsercito. A llora universalm ente tu tta lA rm ata Ottom ana, d i
spersa, battuta, e rotta, e quella n otte tu tta confusa, a guisa del
P opolo Israelitico nel deserto, non ebbe la possibilit di starvi,
n la forza dandarsene; ed essendo da V ienna infino a Giavarino una strada di 15 ore; e con m ille sten ti, e guai facendola
in un giorno, ed una notte, dopo essersi congiunta con quelli,
chie guardavano i ponti, p osti sul fiume Rab, e Sabe, riautasi
d allo stordim ento, credea desser al mondo rinata.

Il bottino fatto dal Nemico nel campo Ottomano.


D a llaltra parte, i N em ici s im padronirono totalm ente del
cam po O ttom ano; ma essendo sopravvenuta la notte, non messero la mano a l bottino, e stiedero tu tta quella notte in arme;
acciocch g li Ottom ani non facessero unim provisa irruzione.
Spuntato poi il giorno; vedendo, che 1 campo de N ostri era
vuoto ; e b uttandosi ne padiglioni, diedero un saccomano, che da
m olto tem po non sera veduto. Cesare s im possess universal
m ente di tu tto il cannone, delle m unizioni, vettovaglie, e di tutto
ili grosso. Il Re di Polonia s im padron de padiglioni m agnifici
del Supremo V esir; facendo il medesim o g li a ltri Principali
d ellE sercito Nem ico con i padiglioni degli a ltri V esiri e Pasci.
Il resto dellaltre cose, e ricchezze poi fu lasciato in bottino allo
E sercito. I feriti, ed am m alati, che si trovavano nelle tende, fu
rono trucidati, ed i sani fa tti schiavi. Tante m igliaia di cam
m elli, cavalli, m uli, e bufoli, che tiravano il cannone, con tanti
giovan i di stalla, e poveri cam m ellieri, che s i trovavano quin

158

LUIGI FERDINANDO MARSILI

d ici ore lontani dal campo, furono lo spoglio de soldati dellE sercito. Se li suddetti anim ali fossero sta ti in un luogo, vi
cino al campo non sarebbe restata tan ta m unizione, e bagaglio
al Nem ico.

L istituto del Sultan Solimano di gloriosissima memoria.


Il S ultan Solim ano, essendosi ritirato d allassedio, non riu
scito li di V ienna, passato chebbe il fiume Rab, in vicinanza d i
G iavarino, nel primo posto, dove saccamp, oltre che a Gian
nizzeri iacea contar la douta paga, diede ad ogni uno m ille
aspri n doni ; praticando il m edesimo con i Spahy, e Tim ariotti,
con accrescerli i so liti stipendj, e li guadagn con la munifi
cenza in m aniera, che gli anim i loro restarono in una perfetta
disciplina, con intiera obbedienza verso i loro capi. A llincontro
questo m aligno, e perfido V esir, venuto sotto G iavarino, e ferm andovisi tre giorni, chiam alla sua presenza il Comandante
di Buda, Ibrahim P asci, e g li addoss d essere stato in causa
d i questa gran rotta, per aver il primo col suo esem pio precipi
tato l E sercito alla fuga, il quale sentendo questo ingiusto rim
provero, li rispose arditam ente: Signore, Voi non aggradendo
i salu tari consigli, e prudenti pareri d e principali V esiri, e
P asci d ellim perio, con una cieca com piacenza nelle vostre fan
tasie, siete stato la cagione d i cos grave perdita, e ruina ; per
che ila superbia, ed il capriccio non pu altro produrre, che sim il
disgrazia, e sconvolgim ento. V oi gonfiatovi della vostra pru
denza, senza la confidenza in D io, avete in un batter docchio
fa tto cangiar faccia alle cose, con porle in s strano precipizio.
Lo sleale V esir, avendo sen tito s fatto discorso del prudente
P asci, fece subito senza causa am mazzarlo, con sostituire in
suo luogo a l comando di B uda il Car Muhamed Pasci, come
s avesse potuto colla sua m orte coprire la propria reit, e ver
gogna.
P oscia i Com andanti cristia n i di Vespri no, e di Papa, i quali
a vanti d ellandata dellesercito sotto V ienna, venuti da se stessi
ad esibir obbedienza, con rendere le loro fortezze, la sc ia ti dal
V esir al comando delle m edesime, con aggiungere a ciascun d i

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

159

loro un B eg con 100 in 200 huom ini, avendo inteso la rotta del
l esercito, scacciarono dalle dette fortezze i due Beghi, li quali
venuti al campo sotto G iavarino, fece ambedue privar d i vita,
con pretesto, chaveano abbandonato le fortezze. In tan to essen
dosi sparso tra certe truppe tim ide, e nude d ellEsercito un falso
rumore, la m attin a del secondo giorno, che 1 Nemico veniva per
attaccare il campo, e perci nata qualche confusione, il perfido
V esir comand a suoi Segbani, o Gente a cavallo, collespressio
ne, che le teste de fu g g itiv i fossero sue, e le robe le loro, questi
infam i trucidarono m iseram ente tre, in quattro cento G ianniz
zeri, Spahy, ed altra gente fu ggita dal campo, con saccheggiar
le loro robe, ed averi. Levato dopo il campo sotto Giavarino, e
portato sotto la fortezza di T ata; m inate le mura della mede
sim a, la fece saltar in aria, e totalm ente ruinare.

L arrivo del Vesir a Buda.


Levato sim ilm ente d i l il campo, si pervenne infine, con m ille
m iserie, e patim enti a 28 del mese Camafar di ritorno a Buda ;
dove giunto cbe fu il V esir, scrisse con belle espressioni alla
F u lg id a P orta la q ualit d ella rotta d ellE sercito; con darle
parte del suo ritorno col. Il P otentissim o Imperadore, dopo
desserli giu n ta questa relazione, m and al V esir per il Selicdar A g una lettera Im periale, accom pagnata duna scim i
tarra, ed una preziosa veste; il contenuto della quale era con
questi term ini: C onsolati. Il disfare, e lessere d isfatto sta nelle
p oten ti m ani del Signore de Signori, e dellImperadore d egli
Im peradori. S i spera, eh Iddio p otentissim o conceder ancora
in questa guerra, a riguardo dell O noratissim o de P rofeti, a
questa m anifesta E eligione trionfi, e vittorie, con disfacim enti,
e rotte degl Im puri Infedeli. A ccodirai con ogni applicazione
al provvedere i nostri confini perfettam ente di m ilizie di mu
nizioni, e di vettovaglie con tu ttaltro, che vi possa mancare.
G uardati di negligenza, ed incuria; ed acciocch da parte de
perfidi In fed eli non vengano i nostri P aesi n conto alcuno
m olestati, e dannificati, non m ancherai punto nel difenderli, e
proteggerli, con aver locchio per tu tto, dove occorrer. Non

160

LUIGI FERDINANDO MARSILI

m ancherai finalm ente davvisare alP E ccelsa P orta esattam ente


tu tto quello, che passer in cotesta parte.
D opo l arrivo di questa lettera Im periale, ragun il V esir
il D ivano, e vinvit anche il Chan de Tartari, Murad Ghirai
Chan, con farli sapere, che vera per lu i una scim itarra, ed
una veste preziosa da parte del Sultano. Il Chan fece rispon
dere: Che vittorie abbiam riportate in questa guerra, che me
ritiam o la grazia della scim itarra, e l onore della veste? Il
V esir lo fece di nuovo invitare; con dir chavea da conferire
con Sua A ltezza cose di gran rilievo. Ma il Chan essendo gi
prima stato avvisato da buona mano, che la causa di questin
vito fosse la ntenzione, chavea di spossessarlo del Regno, per
salvar la propria persona, m ontato n ellistesso giorno a cavallo,
con pochi Tartari diligentem ente incam m inossi alla volta di
Ianboli. I l V esir avendo in tesa la su a fuga, elesse in di lui
luogo H agi G hirai Chan, il quale allora ivi trovavasi, e lo
v est del Caftan in segno d ellelezione; con darne avviso al
P otentissim o Im peradore per la ratificazione.

La mossa del nemico per assediare Strigonia.


F rattan to fu avvisato, che lE sercito del Nem ico era giunto
so tto Gomorra, e chattualm ente stava passando il ponte sul
D anubio alla parte d i N eheesel. P erci da questo luogo fu con
diligenza rinforzato il presidio della detta Piazza con gente
provvisioni, ed altri requisiti. F u anche ordinato il Beglierbeghi
di R um elia coll esercito del suo Governo a presidiar la Palancha di B arkan dirim petto a Strigonia. D el resto furono
prese m olte lingue al Nem ico, le quali tu tte unanim am ente
asserivano, che 1 medesimo avea gi passato il ponte di Go
m orra; e che fra due giorni sarebbe arrivato sotto Barkan
e iStrigonia, con intenzione d i battere, e d im padronirsi di
q u esti due p osti. P erci a quella parte, per coprire i detti
luoghi, furon m andati col B eglierbeghi di Buda il Comandante
di S ilistria , M ustaf P asci, il Beglierbeghi della Bosnia, Chizci
P asci, e 15000 huom ini daltri Beglierbeghi, sopra i quali
Muhamed P asci fu creato Seraskier. La m attina, che questeser-

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

161

c ito Ottom ano giunse a Strigonia, varriv ancora con l eser


cito suo il Re di P olonia; e m entre questo s accingeva ad im pa
dronirsi a ll im proviso del ponte, ed a tagliar la m ilizia, co
m andata per difenderlo, Muhamed P asci, essendosene sta to a
tempo avvisato, dopo daver passato subito il ponte, e schierato
l E sercito sottopostoli, stiede pronto a ricevere il N em ico; il
quale avendo assalito lE sercito Ottom ano, alzando questi im
provvisam ente la voce al cielo, si m ischi cos bravamente con i
Polacchi, che con laiuto di Dio, subito li confuse, e ruppe;
perseguitandoli poi con la scim itarra in mano infino al loro
cam po, ne fece s gran m acello, che diecim ila, e pi ne furon
ste s i sulla campagna. Dopo questa gran vittoria era duopo il
ritirarsi, e dando la P alancha di Barkan alle fiamme, conveniva
ripassar il ponte. Ma il contrario, per il cattivo consiglio di
C ar Muhamed P asci, ta g lia to il ponte sul Danubio, e schie
rato lE sercito, si principi a venir col Nemico alle mani, a cui
non avendo i nostri potuto lungam ente resistere; e rinculando
verso il ponte del D anubio, il quale poco prima era stato le
vato, la m aggior parte d ellOttom ane Schiere, affogossi nel D a
nubio, e 1 resto fu trafitto dal ferro Nemico. Il P asci della
B osnia, di Sivas, di Caram ania, e m oit altri principali Capi
perirono n ella battaglia, o n ellacqua. Il solo Com andante di
S ilistria , V esir M ustaf P asci, fu fatto prigione dal Re di
Polonia. Il Nem ico poi diede alle fiamme la Palancha d i Barkan,
sparso il sangue di tu tti quelli, che vi si ritrovavano dentro.
Dopo questa gran perdita furono m andati al presidio di S tr i
gon ia Bekir, P asci dAleppo, ed A rslan, P asci di Tiro, e fra
g li A g de G iannizzeri il Iagargi B asci, ed il Iemberiz B asci
con alquante m ilizie.

La presa di Strigonia.
Il
Nem ico, in proseguim ento delle m editate operazioni, dopo
davere steso un fermo ponte da Barkan sul Danubio, lo pass,
e si pose ad assediare Strigonia. Dopo una resistenza fatta di
tre giorni, e tre notti, g li A ssediati resero a p atti la fortezza,
ed u scitin e tu tti li M uhamedani, si salvarono altrove.
ti

162

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Il resto degli accidenti delle frontiere.


Quando il Comandante di Buda, Muhamed P asci, notific
al Supremo V esir, il quale gi da tempo f, partito da Buda
collE sercito, sera incam m inato alla volta di Belgrado, la per
d ita di Strigonia, lesercito Ottomano si ritrovava al ponte
dOessek. Il V esir ordin al Muhamed P asci duccidere il
B ekci P asci, fu Comandante di S trigonia, ed A rslan Pasci,
con m andarli le loro teste. Comand anche, che fossero m essi n
una barca il Iagargi B asci, il Sam sungi B asci, ed il Iemberekgi
B asci, e m andati a Belgrado.
Muhamed P asci, in conform it d ell ordine ricevuto, li
sped; ma essendo per comando del medesimo Vesir, venuto
un Ohias con ordine, chovunque s incontrassero, fossero sta ti
condotti alla fortezza di P est; e di renderli alla custodia del
K ul C hiaiasi, per esser a rrestati col; ed avendoli per strada
in con trati nella Palancha di G iancurtaran, li ricondusse indie
tro e li rese, secondo il comando, al K ul C hiaiasi, il quale,
collarrivo dun nuovo ordine, li fece tu tti tre nella citt privar
di vita.
Avendo dalla ltra parte il Nem ico presa in possesso la piazza
di S trigonia, con m ettervi una guarnigione dottom ila Todeschi,
pose la fanteria in Giavarino, Gomorra, Posonia, Levenz, e
N itria ; e mand la cavalleria a quartieri dinverno ne paesi
di l da V ienna. E Cesare stesso, ritornato alla sua R esi
denza, s accinse a far riparare i luoghi, n ellassedio m in a ti. Il
Re di P olonia, avendo disegnato di far invernar le sue truppe
ne contorni di Cassovia nel paese del Tekli, s incam m in a
quella volta; perci il Re de Coruzi da Cassovia ritiratosi,
ebbe per ricovero della sua persona, m oglie, e fam iglia la for
tezza dA gria.

Il ritorno del Sultano alla volta d Adrianopoli.


Da questa parte il P otentissim o Imperadore, m ossosi da
B elgrado, giunse alla solita sua Residenza dA drianopoli, dove
con fe lic it pass linverno. Per le gran nevi, e pioggie, chivi

RELAZIONE DELL ASSEDIO DI VIENNA

163

caderono, si gonfiarono in modo i fiumi T ungia, e M eritz, che


da loro torren ti furono 3000 case m in a te.
11
Vesir m ossosi parim ente dal ponte dOessek, arriv a B el
grado. E ssendosi continuam ente accresciu ti li m alanni, e sin istri
avvenim enti, causati dalla superbia, e cattivo consiglio del sud
detto V esir ; ed avendo i Capi pi sperim entati portato un giusto,
e fedel ragguaglio delle cose successe alla M aest del Sultano,
oltre che il deposto Chan de T artari, Murad G hirai pervenuto,
che fu a Iam boli, espose tu tto lo sta to della guerra m in u tissi
m am ente a lle Staffe im periali, sunirono ancora tu tti i Grandi
e M inistri della Porta, e diedero un d istin to racconto degli
avvenim enti accad uti; e stendendo in presenza della M aest del
Su ltan o tu tti i capi d ellaccusa, dissero: Lo smacco causato
questanno da questo im prudentissim o V esir alla R eligione, ed
a llim perio, con ingom bram ento della riputazione della Monar
chia, s grande, chinsiem e ragu nati m ille nem ici non sareb
bero sta ti capaci a farglielo. P rim ieram ente, nell assedio di
V ienna, allora, che lE sercito O ttom ano ne vantaggi di guerra
era superiore, e vincitore, ed i v ili N em ici confusi, ed abbat
tu ti, per lestrem a sua balordaggine, ingordigia, e superbia, non
fece avanzare un passo le m ilizie contra la P iazza: Ed ogni
volta, chil defunto Ibrahim B a ss facea istan za per assaltar
la fortezza, fu sempre la sciocca risp osta del goffo V esir, non
essere ancora tem po; la quale tardanza tir poi n conseguenza
quella perniciosa rotta, in cui si perderono tante ricchezze, e
provvisioni, tanta a rtiglieria, e m u n izion i; tan te armi, e ba
gag li; tu tti i superbi p ad iglion i di ta n ti V esiri, e B ass; e
generalm ente tu tto il campo O ttom ano con tu tte le tende s
degli Uffziali, come del com m une con tu tte le robe, che dentro
si ritrovavano; andando ogni cosa in mano del Nemico. O ltra
ci, la di lu i im prudenza caus la perdita di considerabili for
tezze della Monarchia ; cio di B arkan, e di Strigonia. Disgrazia,
e disastro sim ile non giam ai, ed in alcun secolo avvenuto
a llim perio O ttom ano; perci a lteran d osi la com plessione della
M onarchia; e scuotendosi la fabrica dellim perio, stanno per
nascere diversi sin istri avvenim enti n ella N atlia, e Rumelia.
La breccia d i ta n ti m ancam enti non pu ripararsi con indui-

164

LUIGI FERDINANDO MARSILI

genza, e longanim it; essendo indubitato, che la dimora, e la


dilazione in questo particolare ecciter una pericolosissim a tem
pesta, che scoccher fulm in i di gravi sterm inj, e malanni.
Questa si fa tta relazione de M inistri della Porta, accese
in m aniera l ir a , e lo Sdegno Im periale c h e 1

Cangiamenti di ministri ed esecuzioni di morte.


Fanno 1094, a 26 del mese Zilkigy, il V esir M ustafr Pasci
fu privato d ella carica; ed il sig illo del V esirato fu graziosa
m ente conferito a Car Ibrahim P asci, il quale allora era
Kaim ekano della F u lgid a P orta ; M ustaf P asci, il quale tempo
fa era A g de G iannizzeri, colla q ualit di Vesir, fu creato
Seraskiere, e conferita la carica dA g de G iannizzeri al Zulftcal A g, deposto dalla carica d i Seghan Basici, con invito di
portarsi ad A drianopoli. Car H assan A g Zade, M ustaf Ag,
deposto dalla carica d A g de G iannizzeri, fu eletto V esir
K aim ekano di C ostantinopoli. I l Selicdar Ag sort d i Serraglio
al posto di cavallerizzo m aggiore; ed il F avorito, e Genero del
Sultano, V esir M ustaf P asci, A m m iraglio del mare. Spedito
il Ghiaia de Capigi, Cazzaz Ogli Ahmed Ag, a Belgrado,
prese il uobil stendardo del P rofeta, ed il Bollo Im periale, per
portarli ad A drianopoli. D a to si poi un com andam ento Reale
di proprio pugno del Su ltano al Chiaus B a sei Ag, per far mo
rire il V esir, and egli, e giunto, che fu a Belgrado a mezzo
d del Sabato, li 6 del mese Muharem, l anno 1095 ; fece la testa
del detto V esir separare dal busto colla scim itarra dello Sdegno
Im periale, e la mand ad A drianopoli; avendo aggiunte al F isco
le di lu i ricchezze, che col si trovavano; il che si fece ancora
in C ostantinopoli, dove aveva in diversi luoghi 600.000 zecchini
sepolti, che con a ltri averi furono incorporati al pubblico tesoro.

1 Cos nella stampa come nel manoscritto sembra che qui ci sia
una lacuna ; ma non , perch il periodo segue colle prime parole del
capitolo che segue, e il senso torna benissimo. La bizzarria dello scrit
tore o del compositore sta nel mettere il titolo -del capitoletto in mezzo
a un periodo.

R E L A Z IO N E D E L L A S S E D IO D I V IE N N A

16 5

Avendo presa fiamma questo fuoco dellir a Im periale, pass


ancora a diversi servidori, ed uffiziali del sopradetto D isgra
zia to ; perci il R esis Effendi, nativo di Trabisonda, M ustaf
Effendi, condotti ne ferri ad A drianopoli, ivi appresso la Mo
schea, U tz Schierifel detta, fu appiccato; e m olti altri de prin
cip ali suoi servidori furono, parte carcerati, e parte con rigo
rosi torm enti puniti. H assan Effendi, fu Defterdar, il quale,
per certi m isfa tti com m essi sotto Vienna, fu deposto, e d i l
m andato a Temisvar, nel mentre, che con i ferri a piedi era
condotto alla Porta, e si trovava nel Borgo di N issa arrivatovi
un com andam ento Reale, ebbe col la testa tagliata, la quale,
m andata che fu ad A drianopoli, restarono confiscati tu tti i suoi
beni ed averi.

LETTERA - PREFAZIONE AL CATALOGO


DEI MANOSCRITTI ORIENTALI

L interesse d i questa Lettera, la quale doveva servire di pre


fazione al catalogo dei m anoscritti e stam pati particolarm ente
orientali raccolti dal Marsi'li e da lu i donati a llistitu to d i B o
logna, 1 destinato per la stam pa, d i grande interesse, cos per
la conoscenza d ella vita e dei costum i turchi, come per la storia
della loro cu ltu ra e sopratutto perch ci illum ina sopra i modi
che il Marsilli tenne per venire in possesso d i un m ateriale storico-filologico-letterario di ta n ta im portanza.
Ci vide anche il Rosen, il quale, n ellagosto del 1883, essen
dosi recato in Ita lia per studiare i m an oscritti orientali, in gran
d issim a copia dalla nostra nazione posseduti, s i ferm qualche
settim ana a Bologna, ne trasse i tito li dei m anoscritti marsilian i e, dandone poi con to negli A t t i d ella R eale A ccadem ia dei
L in cei, 2 melila introduzione al suo stu d io 3 volle pubblicare la
redazione la tin a di questa lettera dans laquelle il raconta (Marsili), pour a in si dire, 1 histoire de la collection . 4
Senonch la pubblicazione fa tta dal Rosen non ci dispensa
dal m etter fu o ri la redazione originale, che in italiano e che
1 I documenti relativi furono pubblicati negli A tti legali per la fon da
zione dellIn8tituto delle Scienze ed a rti liberali ecc. Bologna, Stamperia
di S. Tomaso dAquino, 1725.
2 Serie III, Scienze morali, vol. XII.
3 Ha per titolo: R em arques sur les m anuscrits orientaux de la Colle
ction M arsigli de Bologne su ivies de la liste com plte des m anuscrits
arabes de la mme Collection par le Baron V i c t o r B o s e n . Rome, Impri
merie de lAcadmie B oyale des Lynci, 1885, in 4, di pp. 135.
4 A pag. 5.

il'

170

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

quella veram ente d ettata dal M arsili; senza contare che qua e
l il traduttore si prese qualche libert, staccandosi d allorigi
nale.
D i questa redazione volgare pubblic una piccola parte il col
lega dottor Lodovico F ra ti nella R ivista d elle B iblioteche , 1
quella parte cio che si riferisce a lle reliquie d ella celebre B i
blioteca Corviniana d i Buda, dal M arsili am orosam ente e fra il
cannone e l incendio raccolte, come eg li stesso efficacemente dice;
ma m olta parte rim ase inedita, sopratutto quella autografa del
M arsili, e g li ste ssi passi pubblicati, non avendo potuto l autore
farne esatta collazione, presentano diversit di qualche im por
tanza.
Era dunque indispensabile che d i questa Prefazione a un
libro d i ta n ta im portanza (la c u i stam pa purtroppo si aspetta
ancora) s i d esse una esatta e com piuta edizione nella sua forma
genuina ed originale ; e questo ho fatto, corrispondendo alla pre
ghiera rivoltam i dal C om itato per le onoranze al M arsili nel se
condo centenario della morte.
H o detto dhe tra tta si di una lettera-prefazione e che era d esti
nata a lla stam pa, ma la stam pa non pot aver luogo. Spe
rava m olto il M arsili di poter dare fuori il catalogo nella Stam
peria da lu i stesso fondata in Bologna e affidata ai P adri Dome
nicani c o llin ten to appunto che da essa uscissero, colle pure
spese d i stam pa, i lavori d ei professori dello Studio e delli s t i
tu to ; e a tal fine aveva anche negli u ltim i anni della sua vita
provveduti e d on ati alla Stam peria bolognese d i S. Tommaso
dA quino, com e eg li volle si in titolasse, caratteri ebraici e orien
ta li vari, sopratutto arabi ; 2 ma la m orte lo colse proprio quando
stavasi pensando alla grande im presa, per la quale quasi tutto
era orm ai pronto. Ben vero che sino dal 1702 ne aveva iniziata

1 Anno IV, n. 37-8, pp. 7-16. In esso lavoro il Frati pubblica anche il
Catalogus librorum in Arce Budensi repertorum anno 1686 .
2 Sulla Stamperia Marsili, e su questi particolari, vedasi il mio la
voro nel volume delle Memorie che usciranno, contemporaneamente a
questo volume, in celebrazione del Marsili1 nel secondo centenario dalla
morte.

PR E F A Z IO N E A L CATALOGO M A N O S C R IT T I O R IE N T A L I

171

la .pubblicazione M ichele Talman (per incarico e col gradim ento


del generale Mar sili) col tito lo : B b lio th cca orien ta lis sive Elenchus librorum orientalium m an uscriptoru m ; v id elice t graecorum ,
arabicorum , persicorum , turcicorum e t deinde hebraicorum et an
tiqu orum latinoru m tum m an u scriptoru m , tum im pressorum ,
quos partirli in bello turcico et p a rtim in itin e re C onstantinopolim
su scepto ip se (il Conte M arsili) co lleg it, coem tque-1 : ma lopera
rim ase incom piuta, avendo dovuto il Talman assum ere a ltri im
portanti e gravi uffici. S i aggiunse poi il fatto che dal 1702 in
poi il m ateriale dei m anoscritti orientali s i accrebbe e di m olto
per le continue ricerche e diligenze del M arsili ; cosicch egli fu
indotto a pensare ad una nuova opera, diversamente im piantata e
condotta, che doveva essere com piuta e pubblicata per le cure
del d otto padre A ssem ani.
La traduzione in latino della prefazione fatta appunto a
cura d ellA ssem ani, il quale aveva anche com piuto il Catalogo
dei d etti m anoscritti esotici , 2 per modo che tu tto era pronto
per essere stam pato; ma non fu per le ragioni sopra dette.
L opera doveva essere dedicata al celebre Cardinal Passionei,
come risu lta dal titolo stesso della redazione originale italian a. 3
L abbozzo originale d i cui c i siam o serviti per la pubblica
zione, conservasi n ella B ib lioteca U n iversitaria d i Bologna, al
num. 85 d ei codici m arsiliani 4 : il fascio si compone di 17 carte
1 Vienna, 1702. Ora assai raro, per le ragioni che la lettera stessa
che qui pubblichiamo espone.
2 I I titolo del manoscritto dellAssemani il seguente : Index librorum,
B ibliothecae m arsilianae Graecorum, Latinorum , Hebraicorum , A rabico
rum, Turcicorum et Persicorum ; nec non Ruthenico e Illyrico sermone,
tum m anuscriptorum , tum im pressorum ; quos Eccellentissim us dom initi
Comes A loysius FeAdinandus M arsilius Bibliothecae In s titu ti Scientiarum
addixit. In Septem partes divisus. Opera I o s e p h i S i m o n i i A s s e m a n i .
Cf. R o s s e n , op. cit., p. 5 e L o d . F r a t i , Catalogo dei M anoscritti di Luigi
Ferdinando M arsili conservati nella B iblioteca U niversitaria di Bologna.
Firenze, Olschki, 1928, a p. 7.
3 Che lopera fosse dedicata al card. Passionei non si trae dalla pub
blicazione del Rosen nella quale, invece del nome del dotto cardinale,
sono dei puntini, come eran nel manoscritto di cui esso si serv.
* Ms. 85, E.

172

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

delle quali le prime tre sono interam ente di mano del M arsili,
le altre (a llin fu ori della quarta che bianca) di altra mano,
ma con frequenti correzioni autografe del M arsili, mentre que
sta seconda mano corregge o modifica di tanto in tanto anche la
parte autografa del generale. La lettura non certo agevole,
d ate le m olte correzioni, i pentim enti, le aggiunte, le cancella
ture, ma ci abbiam m esso tu tto l im pegno e ci pare di essere riu
s c iti a risolvere tu tte o quasi tu tte le difficolt. A lla 17 seguono
altre quattro carte sc r itte da una terza mano con proposte di
m odificazioni a l testo m arsiliano, che non sempre vennero ac
colte; avvertasi inoltre che le m odificazioni si riferiscono ad una
redazione diversa da q u ella originale, a cui ci siamo a ffid ati.1
Singolarissim o questo scritto, nel quale il M arsili, pur sem
pre cos m odesto, sente tu tto l orgoglio d ellopera com piuta rac
cogliendo e illustrand o un m ateriale storico-letterario-etnogra
fi co che sin o a lu i nessuno aveva conosciuto e che eg li per il
primo godeva d i poter offrire al mondo letterario . 2
A

lbano

orbelli

1 La data della lettera si trae dalla redazione latina : Datum Bononiae VI Nonas Maij JIDCCXXI .
2 Ecco le precise parole del Generale : Per fine questa mia informa
zione... persuader il mondo letterario che... fui io il primo che comin
ciassi a tentare il dissotterramento di tante cose erudite, che stavano se
polte in gran parte appresso di Nazioni incolte .

L e tte r a d i P refazion e a Mons. Ill.m o P assio nei, che dovr poi


passare a lle m ani dlV Ill.m o S ignor abitate A ssem am p er tra
d u rla in latino da sta m p a rsi alla te s ta d e llElenco de i libri
eso tici, che sono n ell I n stitu to .

Prim a di lasciare questa mia P atria e lIta lia debbo soddi


sfare a due debiti, che tengo con V. S.
Il primo si quello dabbracciarla teneram ente a mezzo di
questi fogli con la supplica di continuarm i col suo bellanimo
la sua am icizia da me tanto pregiata. Il secondo quello della
spedizione prom essale partendo n ellanno scorso da Roma del
lelenco im perfetto stam pato in V ienna n ellanno 1702 de ma
n oscritti eso tici raccolti da me, nelle congiunture, che a suo
luogo legger. Questo 'Suo eruditissim o A utore M ichele Taiman
non fu lasciato gi im perfetto per sua volont, ma per il suo
m olto talen to, che Leopoldo Cesare volle im piegarlo in auel
tempo n ellim portante R esidenza a lla P orta Ottom ana dove fa
cendo spiccare sem pre pi la propria fede, e ab ilit in im pieghi
di S tato il moderno Cesare Carlo lo prescielse per secondo P le
nipotenziario n ella moderna P ace di Posarovia fra ambi gli
Im peri, e in fa tti felici quei P oten tati, che potranno trattare coi
Turchi per M inistri, egualm ente n elle lingue orien tali esperti,
che n p o litici m aneggi e senza dependere dalla soggezione din
terpreti per lo p i solo ornati duna m ediocre n otizia dinterpre
tare le sole parole.
Il nostro com une erudito amico Pad : Ma : Zuccarelli B i
bliotecario n ella fam osa libreria C asanatense sar quegli, che
in mio nom e pagher questo debito con V. >S. dellElenco a cui
fra a ltre cose l ho spedito, e col vantaggio di sempre m antenere
il mio credito di puntuale con g li Am ici.

174

L U I G I FE RD IN A N D O M A R S IL I

Bench questo elenco fosse cos inpenfetto come vedr ad


ogni modo le pi celebri librerie lo desiderarono a segno che
di esso non m i sono avanzati che pochissim i esem plari, uno de
quali anni sono venendo alle m ani del Sig. Abbate Assem ano e
appunto che nel tempo che era occupato allunione dellerudita
Opera della B iblioteca O rientale C lem entina, trov in esso la no
tizia, che fra m iei Codici esotici vi fossero tre tom i che form a
vano un indice da pi secoli di tu tti g li scrittori Arabi, Persiani e
T urchi sopra tu tte le m aterie, che potendo essere d i non poco
aiu to al suo assunto ebbe ricorso a N. S. : perch ordinasse
d essi tom i la spedizione alla B iblioteca V aticana per farli tra
scrivere; ma m ancando soggetto in ta li lingue versato, e per le
tante mie agitazioni e nel Mondo, essendo essi volum i in disor
dine, dentro n ellIn stitu to in cui li p osi nel mentre, che lo fondai
fui obbligato a m ostrare per ta li ragioni la m ia im possibilit
d obbedire, e per ci IS. B. risolse la spedizione del detto Abb.
A ssem ani a questo In tsitu to , che non solo volle scegliere li
m entovati tre tom i dellin d ic e ; ma anche vedendone un numero
m aggiore dell id eatosi risolse farne di tutti, un ristretto in
lingua L atina che potesse servire per un generale elenco a
comodo prim a del Bel Genio di cos gran Pontefice, e poi di tu tti
g li E ru d iti; e pi m esi sono, avendolo term inato volle quella
Sa. Mem. -che a questo In stitu to fosse mandato, affinch, la P a
tria conoscer potesse, che m onum ento possedeva nelle lingue
Ebraica, Araba, Turca, Persiana, Greca, Illirica, non avendo
m ancato il dotto autore di praticare un ordine am m irabile nel
portare in lin gua latin a d ogni m anoscritto e lingua li tito li
e necessari ristretti scritti n elle loro lingue, e con una perfetta
eleganza per potere ad ogni m omento questo volum inoso tomo
in foglio reale esser posto sotto il Torchio.
La lettura, che subito feci d i cos erudita opera, minsegn,
che stam pandosi non sarebbe stato fuori di proposito l infor
mare il lettore in quali congiunture furono raccolti questi co
dici, e di varie altre n otizie dellavanzo della B iblioteca Cor
vina di Buda, come anche daltre illirich e nella Servia e B u l
garia e W alachia. E per eseguire ci con m aggior credito, ho
risoluto n ellindirizzarle questa lettera di valerm i della ami-

P R E F A Z IO N E A L CATALOGO M A N O S C R IT T I O R IE N T A L I

175

ehevole libert che m accorda la nostra am icizia e m olto pi la


somma gentilezza d i V. S. che fra tu tte le nazioni del Mondo
ha il concetto di distinto letterato, di prudente M inistro, qua
lit che nella chiesa Romana porteranno u lteriori u tili, e alla
Sua persona tu tti li m eritati onori.
N on tosto com inciai a discernere il bene dal male, che ebbi
per naturale im pulso una somma curiosit di comprendere che
cosa fosse l im pero Ottomano, e donde m ai poteva nascere quel
decantato valore d ella N azione Turca contro della C ristiana,
quale anche fra qualche V ittoria che alle volte riportava con
tro dessa, le pareva un gran premio dessa, lacquistar la Pace
anche con perdita. T u tti g lIstorici concordemente mi persua
devano un sommo valore ne Turchi m agnificando le loro m ilitari
azioni ed im prim endo d i pi nellanim o de L ettori orore, spa
vento, e per fine im p ossib ilit di m ai vincerli e se pure si senti
vano esortazioni per leghe con tro dellim pero Ottomano, in
vece d accalorire il zelo, ed il valore C ristiano, non servivano
che ad eccitare il riso, ed a com patir gli autori per trasporto
troppo zelante, che proponevano chimere per im prudentem ente
stuzzicare la gran forza Ottom ana, e in fine tu tta la P olitica
de pi raffinati G abinetti del C ristianesm o, era ristretta a
contentarsi della quiete, che la P otenza O ttom ana voleva la
sciarli o per loro convenienza, o per li regali e Tributi, che pom
posam ente sesibivano al Trono di C ostantinopoli.
U na s g iu sta m ia considerazione fondata su la serie delle
Storie, che anche in quei teneri anni spogliai combinando come,
e n ell A sia, e n ell Affrica, e n ell Europa li Turchi mai ebbero
una valida resistenza, ma sempre fra divisioni, tradim enti, anzi
in v iti de Prencipi, o delle N azioni, che conquistar voleano sera
fa tta grande la forza Ottomana, fin n ell et d i diecinove anni
acceso d un ardente brama di portarm i a C ostantinopoli a
riconoscere di vista il governo de Turchi e di persuadere il
mio G enitore contro il voto di tu tti i parenti a lasciarm i in
traprendere questo viaggio in com pagnia del B ailo Veneto, che
allora fu destinato dalla Serenissim a Repubblica di V enezia
il Ven. P ietro Ciurani soggetto pieno di prudenza e di costanza,
virt eguali a quelle del suo predecessore Cav. Procuratore

176

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Gioanni Morosini, che dal suo arrivo attendeva desser cam biato
per ripassare a godere il prem io, ed il riposo della sua P atria,
dopo tante am bascerie in servizio di lei sostenute nelle prime
C orti dEuropa.
G iunsi adunque in C ostantinopoli con sim ile comodit nel
fine del m illeseicentosettan tanove appunto in tempo che lor
goglio Ottom ano era pervenuto a l sommo grado per non avere
m ai sino a quel tempo fa tte paci con tu tte le potenze confinanti
se non con conquiste e vantaggi e Che preparava con tu tta larte
e con tu tte le forze la strepitosa guerra di Vienna, nella quale
poi trov quellostacolo e principio della decadenza sua, e fra
le tante propsperit m ai creduta possibile alla C ristianit.
G li Am. de P rin cip i che erano alla P orta Ottom ana, doveano
soffrire strapazzi contro il diritto delle genti, ed esser contenti
di com prarsi la quiete con p a ttu iti regali, anzi tributi.
Ognuno di loro si doleva senza per m ai pensare al rimedio,
chi per tim ore di perire ne S ta ti del proprio Principe e chi go
deva su lla speranza di riportar vantaggi nelle possibili risolu
zioni tem erarie del G abinetto O ttom ano. Ogni cristiano tremava
a l suono del nome Turco. Lavvilim ento de negozianti, bench
di nazioni straniere, e p otentissim e era giunto a llultim o grado,
quindi ognuno mi dissuadeva non solo d allintraprendere le
m ie tante osservazioni fisiche sul canale di C ostantinopoli per
che esiggevano operazioni pubbliche e di possibile gelosia, m as
sim e in faccia di cos gran Popolo Barbaro, ma della stessa r i
cerca d ella notizia che m i poteva erudire del vero S ta to d el
lim pero.
Mi getta i pertanto nel commercio di tu tte le N azioni Cri
stia n e d Europa e poi in quello delli stessi Turchi E ruditi, e di
credito nel Governo, stipendiando al m io servizio un Ebreo di
nom e Abram G abai che trovai di tu tta fede, ed abilit per ser
virm i d interprete, e questo mio libero modo di vivere, e trattar
coi C ristian i, e Turchi non fu ne meno d isutile ad ambi li B aili,
che per ragione d ellorgoglio del Gran V isir, Cara M ustaf, poi
conduttore d ell esercito sotto V ienna, Che credeva alla sola
sua com parsa d averne le chiavi sostennero con petto, valore e
costanza i d ir itti del proprio P rincipe il decoro d e suoi sten-

P R E F A Z IO N E A L CATALOGO M A N O S C R IT T I O R IE N T A L I

177

dardi inarborati sopra d i due navi da Guerra, che sotto la


pubblica fede, erano ancorati nel Porto di C ostantinopoli e mi
sia perm esso di dire che tu tta quellardita e decorosa condotta
m eritava desser con tu tte le circostanze m eglio descritta alla
memoria de posteri, e forse anche con meno passione rappre
sen tata a lla G iu stizia dun cos prudente Senato, come il
Veneto.
Dopo daver fra Turchi cercato un amico, che fosse ricco
d i notizie erudite per poterm i instruire m assim e su capi, che
m i poteano far comprendere il vero stato di questo Im pero Ot
tom ano, come dissi, descritto da tu tti g lIsto rici per il terrore
del mondo, ed in fine per l invincibile, mi ferm ai nella continuata
p ratica dun certo U sseim Effendi per sopra nome di m ille
virt. Questo era uomo vicino a setta n ta anni det, pieno di
buona legge d am icizia, ricco duna sceltissim a biblioteca, pacien tissim o alle continuate mie dom ande per l interprete, e senza
un m inim o interesse e che m i prestava qualunque libro avessi
richiesto, per farlo leggere dal mio interprete, ed anche tra
scriverlo.
In questa continuata pratica di pi m esi n ella quale aveva
io con laiu to del medesimo interprete tradotto il libro da lui
datom i detto Canon A m et, dove vi erano tu tte le leggi M ilitari,
le d ivision i e numero di qualunque genere di M ilizia di terra
e d i mare, le rendite, e spese d ell Erario Im periale, e per la
M ilizia stessa, come per il gran lu sso del Seraglio e per con
senso tante altre n otizie historiche, cose tu tte, che mi com in
ciarono a persuadere quanto m ai fosse fa lso il concetto, che
correva fra noi nella cristian it che li Turchi, e per educazione
e per divieto della loro falsa legge non potessero studiare. Da
questo principio di cognizione presi potivo di sollecitare laf
fettu o so Effendi d i darm i pi notizie della letteratura, e studio
de Turchi; questo com inci a m ostrarm i che non vi era in
C ostan tin opoli Moschea Im periale, o altre fondate da persone
ricche, che non avessero scuole pubbliche con alunni e m aestri
stip en d ia ti con le rendite delle stesse Moschee, il che anche nelle
c itt pi principali di tu tto l im perio si praticava e particolar
12

178

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

m ente nella Meca overa unU niversit di m igliaia e m igliaia di


scolari.
Che in esse scuole si insegnavano li principi dellEloquenza
pi scielta m escolata con l Arabo e Persiano, la F ilosofia A ri
sto telica la loro Legge C ivile e Canonica quali sono anche sull A lcorano, l A ritm etica, nella quale vi sono U om ini desperienza
incredibile, P A stronom ia, la M edicina, l A lchim ia in sommo
grado, la P oesia la M usica, ed infine la Storia che se in veruna
parte d ifetto sa quella d essere troppo suddivisa, passando
a lla noia. D ogni Im peradore O ttom ano hanno la storia in forma
di D iario, essendovi nel Seraglio chi scrive di giorno in giorno
tu tto ci che fa il Sultano. V i sono libri di tu tte le A rti, anche
M eccaniche, non mancano P itto r i seguaci del gusto secco, ma
per vago de P ersiani, ed a C ostan tinopoli vi sono tanti, che
vivono a fare figure ne loro lib ri a dipingere fiori, bastim enti
navali. L arte d ello scrivere in diverse form e allo stato di
somma perfezione, ed interrogando 1 Effendi in questo articolo
d ello scrivere, lo pregai di dirm i se era vero che la stam pa
non si fosse introdotta n ellim pero Ottom ano, perch potesse
in qualche p arte essere opposta a g li a rticoli d ellAlcorano, fran
cam ente m i rispose che un ta l divieto proveniva da riflessi po
litic i del governo, che aveva preveduto che per la stampa si
sarebbe tolto il pane a cosi gran numero di uom ini che vivono
con lo scrivere e che anche una cos bellarte dello scrivere si
sarebbe perduta e su questo discorso m i disse tan te altre belle
ragioni, che non narro per pi presto venire al prim ario punto
del modo d ella raccolta di questi codici.
N e m iei m anoscritti del prim o viaggio a C ostantinopoli vi
la raccolta dun m ateriale sufficiente a form are un assai ab
bondante abbozzo della letteratu ra e delle arti eccellenti de
Turchi. V i pure lo stato M ilitare ed Econom ico dellim pero
O ttom ano, che per com piacere a C ristina R egina di Svezia in
Roma, io posi in netto lanno 1681 per darlo alle stampe e
m ostrare come feci alla S an ta memoria di Innocenzo undecimo
linganno, nel quale era la cristia n it d un s gran concetto
d ellim pero Ottomano, del quale in questo mio primo soggiorno
presi quel disprezzo, che di lu i sempre ebbi sin d allora, e che

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179

conferm ai dal 1682, com inciando a guerreggiare contro desso


e sino al 1699, dove fin cos gran Guerra con quellesito, che
era conveniente alla forza, valore, ed ordine de P rin cip i Christia n i in confronto del disordine Ottomano e m ediocrit di
forze che abbiano il sem biante di buona e valorosa m ilizia.
Quando il M inistero di V ienna non mi avesse im pedito la
stam pa dun altro tomo, che aveva io com posto per unirlo al
primo dello stato m ilitare de Turchi, avrei m ostrata e pubbli
cata al Mondo la debolezza m ilitare Ottom ana coi fondam enti
dellesperienza presa guerreggiando contro dessi gemendo sotto
le catene nel fam oso A ssedio di V ienna, dove dal principio sino
al fine fuggendo con lesercito Ottomano fu i, e schiavo e gua
statore n elle trinciere, e altre volte M inistro di Pace vivendo
ne loro cam pi in gu isa ta le che potei col fatto di convivere
fra loro, e m ilitando contro, conoscere il loro debole nelle marchie n ella castram etazione n ella ordinanza di battaglia nella
m aniera dassediare, e difendere le piazze comprobndolo con casi
segu iti e d im ostrati con le loro figure : quella form idabile forza,
che si prepar per lassedio di V ienna fu la pietra del para
gone d i quello che valeva l im pero Ottomano, pur che fosse ben
stata ponderala, con la separazione del sostanziale d a ll appa
renza. I l m eglio d egli Officiali dallora era l avanzo di quelli
medesim i che rim asero dalla Guerra d i Candia, nella quale pure
la C ristian it poteva e doveva com prendere che le forze del
lim pero Ottom ano non erano qu elle che si decantavano, e per
mare e per terra paragonandole con quelle della Repblica
d i Venezia, che nel perdere quel Regno acquist fam a, e gloria.
Proseguendo la guerra in U ngheria e rim esso in libert
lanno susseguente d e lla m ia schiavit, ripresi li m iei im pieghi
m ilitari e nel 1686 succedendo il famoso secondo assedio di
B uda con la caduta dessa piazza a lli 2 di Settem bre afflitto ed
esausto di forze, per le m ie m olte ferite in esso riportate, dal
m io suprem o Generale e gran benefattore C arlo D uca di Lorena,
e sta to il terrore e il primo tracollo d ell impero Ottomano,
otten n i nel giorno seguente la perm issione dandare in Buda,
dove tu tto era ancora in fiamme, e che le strade erano coperte
de cadaveri di Turchi non per rintracciare prede doro e d ar

180

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

gento ma per raccogliere libri Turchi, ed anche procurar il modo


se pi a tempo si fosse sta to di salvare la tanto decantata B ib lio
teca Budense. Mi gettai dentro d ella M oschea prim aria di Buda
esente d alle fiamme, e che al tempo C ristiano era la M etropoli
dedicata a S. Stefano Re d U ngheria, ed a questa minsinuai in
due piccole stanze, in una delle quali attorniato da libri trovai
il supremo A n tistite decapitato d alli sold ati nostri, e con lopera
dalcu n i d i questi feci la raccolta di tu tti que libri, come in a l
tra Moschea pure ne ritra ssi altri, che compongono il maggior
numero dei legali, e d egli a ltri d i R eligione espressi in questo
elenco, come pure li ta n ti lessici, e gram atiche. P assai al quartiero d egli Ebrei, che tutta via era in fiamme, per che anche
le nostre truppe im presse che quei negozianti avessero dati
ta n ti aiuti, e col denaro, e con lopera per una cos lunga d i
fesa, ivi ancora praticarono m aggior fierezza, e dispersi trovai
quelli lib ri E braici che son pure nello stesso nostro Elenco.
D a lle fiamme, bench stanco, e senza forze mi liberai en
trando nel C astello, dove era l aulico Reggio Palazzo dei Re
dU ngheria, che resosi a discrezione fu esente dalle fiamme, e
figurandom i che se in alcun luogo doveva esser la fam osa B iblio
teca C orvina che probabilm ente avrebbe dovuto conservarsi in
qualche sito di questo Palazzo dal canone e Bombe diroccato,
e appunto entrando sotto d i certi volti d i pietra che servivano d i
m agazzino, per zappe, e badili, e m anaie, trovai con essi ordegni
m escolata una quantit di casse, che li nostri solrati poco prima
col comodo di quelle m anaie aveano sfasciate, lusingandosi, dal
peso desse, di trovare oro ed argento lacerando, e gettando fra
que ferri li medemi libri, che con l opera di alcuni soldati e la
mia assistenza feci riunire spedendo l avviso al Conte Rabata
General C om m issario d ellEsercito, per che m andasse un Com
m issario, che m ettesse in sicuro una ta l preda di qualit dovuta
al suprem o P rincipe, e nello stesso tem po senza scelta, presi
per me quei pochi m anoscritti L atini espressi pure n ellElenco.
T utto il numero, insiem e, senza considerare la qualit de libri,
mi parve quella poca cosa, che poi fu trovata nella costruzione
d ellind ice de m edem i libri, che fu fa tta , dal B ibliotecario Ce
sareo in V ienna, che quello, che unisco qui dopo d e llin d ice de

P R E F A Z IO N E A L CATALOGO M A N O S C R IT T I O R IE N T A L I

181

Codici dellElenco, perch ognuno da s rifletta, come le cose


pi grandi ed illu stri nel mondo term inano. E ssendo io in Transilvan ia uno di casa B etlem molto erudito, e che avea intrapreso
d i scrivere la storia de P rincip i di Transilvania, dopo che la
P orta sera fa tta tributaria a s cos bella, fertile e ricca e ben
situ a ta Provincia sino al vivente allora Principe M ichele Abaff,
mi disse che una gran parte della libraria di Buda era stata
trasp ortata n ella sua P atria, quando Solim ano con la nota arte
si rese Signore di Buda, da dove lev g li U ngari di qualunque
ordine, relegandoli in T ransilvania, nella qual congiuntura tra
sportarono anche m oltissim i libri e stam pati, e m anoscritti. La
Nazione Sassona, che una di quelle m olte che compongono la
popolazione di Transilvania, e che ebbe sempre in costum e di
mandare li propri figlioli a studiare nelle pi famose U niversit
di Germ ania conserv sempre una particolare attenzione per
qualche parte del buon gusto n elle scienze e quelli particolar
m ente della citt di Corona, che sono n ellestrem it pi avan
zata della T ransilvania verso la Grecia, refugiarono m olti, ca
p itali, e particolarm ente anche di libri nella occupazione d i Co
stan tin op oli fatta da Turchi, e che successivam ente dal pub
blico di quella C itt si tennero in qualche conto, come ancora
di ta n ti altri posteriorm ente da B uda trasportati, ma tre o quat
tro anni a van ti che le armi gloriose di Cesare rim ettessero que
sta P rovincia a llantico vassalaggio della Corona d U ngheria in
cos bella citt segu un terribile incendio, che fra g li a ltri capi
ta li che d istru sse v i fu questo di libri, e m anoscritti trasportati
da C ostantinopoli, e da Buda.
A lcu n i pochi a ltri lib ri Turchi, che scrivono la storia d ellas
sedio di N aisel e d ella pace di S. G ottardo, ebbi dalla tenda
del gran V isir Solim an P ass nella sconfitta d ellesercito Otto
mano appresso d A rsan, per la quale il Gran C apitano Carlo
D uca di Lorena diede 1 ultim o tracollo a ll Im pero Ottomano
ed a Cesare tu tta l U ngheria, perch poco dopo caddero, le
tan te piazze che stavano dalle Truppe A lem ane bloccate, e lev
ai Turchi la T ransilvania, stata sempre fom ento di tutte le r i
bellioni in U ngheria con il vantaggio del proprio sito e inquie
tudine naturale di quella Nazione. U na tale vittoria cagion la

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L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

deposizione del sultano M aometto quarto, l am m utinam ento


d elle truppe Turche, e li ta n ti sconcerti, che gi sono noti, e
sino al non trovar pi Capo da comandar lesercito, che bisogn
confidare ad un de pi fam osi assassin i di strada, che depopo
lava l A n atolia, e di nome Jeghino, successi tu tti, che compro
vavano il m io poco concetto, che della forza Ottom ana aveva for
m ato nel tempo della sua m aggiore prosperit. N ellanno sussuguente, che fu il 1688 alcuni pochi a ltri libri Turchi raccolsi
dopo la ssalto d i Belgrado, ma come che questo assedio attende
vano i Turchi da m olto tem po col comodo del Danubio, prece
dentem ente li avevano salvati.
V o lle Leopoldo Cesare che nellanno 1691, sotto pretesto des
sere licenziato dal suo im periai servizio e passato a quello di
G uglielm o E e della Gran B rettagna col carattere d i suo segre
tario d ellA m basciata alla P orta passassi con il suo Am bascia
tore Cavaliere U ssie destinato con l altro dOlanda Conte Culiers m ediatore della P ace fra ambi g li Im perii ove che ebbi
m otivo di aum entare non pi per mezzo de .Sacelli, ma del de
naro la m ia raccolta de Libri O rientali, e m assim e quando tu tti
li tr a tta ti furono gi ro tti e che passai d A ndrinopoli a Co
stan tin op oli a riposar dalle tante fatiche fatte ne m iei viaggi
per le poste da V ienna a C ostantinopoli, ed a lluno e l altro E ser
cito, e poi a consolidarm i d alle m ortali ferite, che ebbi nella
strada.
B ench in questo soggiorno avessi atroci nem ici al mio Im
piego, ad ogni m odo non la sc ia i di rinovare ed aum entare le mie
antich e osservazioni nel Canale di C ostantinopoli per farne una
seconda edizione che sta appunto pronta, e crescendomi il desi
derio di far una raccolta di libri, che com provassero falsa la men
tovata opinione d i noi C ristiani, che li Turchi fossero senza le t
teratura.
F eci la provista di alcuni libri di Medicina, di Chimica, dAstronom ia, d i Geografia e d alcu n i pezzi d i Storia col mezzo
del m io m entovato vecchio interprete Ebreo mintrodussi alla
conoscenza dun Livornese divenuto perfido rinegato col nome d i
M ustaf, e che era stato nella somma grazia d i K iuperli V isire
con cui nella precedente cam pagna aveva io trattato per la pace,

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183

e che poco dopo nella fam osa battaglia di N ancam ene fu ucciso.
Questo rinegato aveva tuttavia il posto di Zecchiero d ellImperio Ottomano, nel quale esercizio aveva inventata l alterazione
d'elle m onete in sollievo dell E rario allora esausto, che pagava
con queste nuove m onete le m ilizie, e da sudditi non le tirava,
che per il loro valore intrinseco : e maggior danno alla cristian it
fu la proposizione ed assistenza, che costui diede alla nuova fab
brica d i vere navi da Guerra, facendo venire artefici d alla Cri
stia n it p agati senza risparm io, ed io doloroso spettatore di
questa nuova fabbrica m ai pui praticata per avanti da Turchi
ricchi di legnam i som inistrati dalle selve del mar Negro, e di
ferro dalle loro fam ose m iniere di Samach, e d i Telam i dal
l E gitto, e di a ltri luoghi dellim pero Ottomano previdi quello
che purtroppo arrivato perch con ta li insegnam enti, di cui il
rinegato ne fu lautore, provvedendosi di buon numero d ottim e
poderose navi da Guerra, con le quali com inciarono ad uscire
d a lla loro relegazione de D ardanelli navigarono con ardire a
fronte dellesercitata A rm ata navale V eneta. Costui fu quello
che per obbligarm i con lopera de suoi am ici, m i tir dal Seragl'io tu tti li volum i m anoscritti greci, e riferiti n ellElenco, e
mi procur la traduzione, e mappe de gli a tla n ti di B lao, che fu
fa tta fare dal Sultano M eemeto quarto, con tanta gelosia de Mi
n istr i de P rin cip i C ristiani con lopera di tu tti li m igliori inter
preti che si trovassero a C ostantinopoli e de Turchi intendenti
di Geografia, e pratici m assim e n elle parti d ellA sia e d ellA ffri
ca, le mappe delle q u ali pretesero di m igliorare. Questo libro
anche mi fu carissim o, perch li Turchi si presero la cura di
scrivere li nom i dei luoghi del loro Im perio, come appunto in
ora si praticano quando le nostre mappe stam pate hanno le de
nom inazioni tu tte diverse, o ta n te corotte, che a n ulla servono
quando, per la Turchia si viaggia, come anche succede in altre
parti, ed io conoscendo questa necessit, com inciai un Lessico
geografico dei soli nom i Turchi, V alacch i ed U ngari. U ltim o mi
procur la fam osa G enealogia tu tta ripiena di bellissim i ritratti
dipin ti, che com inciava dAdamo e veniva sino al Sultano Mee
meto quarto con m olta erudizione, ben che in pi luoghi mesco
lata d i favole e la rem iniscenza di questo rarissim o e bellissim o

184

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

codice m i cagiona dolore, perch m andato in P atria, m i fu tolto,


e per questo anche n ellE lenco non se ne fa la dovuta menzione.
D i questo furto fa tto al pubblico uso, poca felic it si avr, cer
tam ente in questo mondo e m olto meno n ellaltro.
In A ndrin opali decapitato il rinegato, passai alla notizia
dun certo Ism ael Effendi uomo dottissim o, che aveva comin
ciata la pratica per unirm i alcuni volum i della storia Sacra no
stra C ristiana dal Greco tradotta in Arabo per ordine comegli
d isse de prim i fondatori della falsa legge m aom ettana e tra gli
altri tom i che m i prom etteva vi era quello, che narrava lesatta
m aniera e denom inazione di tan ti anacoreti, cristian i che vive
vano n ellE gitto, e che servirono di norm a a llistitu zion e dei Dervissi, o loro S a n to n i e del numero d essi, e loro instituzioni, e
v e stiti fra m iei m anoscritti trad otti n ho una d istinta e suc
cinta relazione. Mi disse che, se tem po g li avessi lasciato che
mavrebbe provvisto d un tesoro di queste traduzioni de nostri
codici an tich i cristian i, che eg li sapeva che noi non avevamo pi
e bench io mim m aginassi che vi potessero essere di tempo in
tempo qualche alterazione favolosa, ad ogni modo per esperienza
ho veduto che vi sono ancora sode e recondite notizie, che con
viene d i sapere distinguere, e prego che chi passer in avvenire
nelle parti O rientali a valersi di questo raccordo a benefizio
della nostra letteratura, gi che la m ia im provvisa partenza con
le poste per V ienna mi tolse il comodo di veder lesecuzione delle
diligenze del m entovato Effendi.
Le conquiste d i Belgrado e di N issa negli an n i 1688 e 89 se
gu ite m apersero la strada per cercare libri stam pati, e mano
scritti in lin gu a Illirica , che io sapevo esser conservati ne tan ti
M onasteri dellOrdine B asilian o edificati da P rincipi, e R egoli
d elle provincie e d istretti d e ll'illir ic o in siti alpestri, e fra selve
appunto secondo lIn stitu to B asiliano, e di pi instrutto che
era stato costum e di quei fondatori il collocar n ellarchivio del
M onastero da lu i fondato la storia del suo tempo, e vita d i se
stessi, e che per ta l mezzo avrei potuto unire una B iblioteca de i
F ragm en ti della storia Illir ic a dopo la decadenza m assim e del
lim pero Greco, e che non sin ad ora nella sua ordinata serie,
effetto della deficienza de stu d i in quei tempi, e poi della bar

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bara oppressione da Turchi fa tta a quei Regoli, e popoli che


g li ubbidivano. Q ueste m ie diligenze presto term inarono per la
brevit del dom inio allora d ellA rm i Cesaree. Il carattere illirico
pure usato nella V allachia in lingua propria del P aese detto
Z a ra rom agnesca, o P atria romana, perch effettivam ente tu tta
qiiella popolazione, non essendo oriunda che d alle romane an
tiche colonie introd ottevi e popolare le D acie non parla che un
Ita lia n o corrotto, come anche succede per l intiera M oldavia.
E bench non radunassi per langustia del tempo, che piccoli
fragm enti im perfetti ad ogn i modo m olto m i hanno servito
per unire con m iglior ordine le genealogie di quei P rencipi e
notizie della B eratia e T artari in essa abitanti in ora che do
vrebbero essere stam pate unitam ente alle mappe geografiche gi
term inate e m igliorate n ell im posizion dei lim iti fra ambi g li
Im perii sta b iliti secondo la norma della pace di C arlowitz. Il
Padre M abilion d i chiarissim a memoria sopra di ta li m iei nar
rati fragm enti fece una particolar instanza, avendo notizia che
nelle m ie mani fossero pi diplom i deglantiehi Re di Bosna,
ma la sua m orte m i tolse il m erito di servire a cos granderu
dito soggetto.
N elloccasione m entoata de i m iei viaggi lim itanei moccorse
dim parare che era possibile dunire una storia d ellillir ic o da
pi secoli, unendo una raccolta delle canzoni o cantilene illi
riche antiche che da C iechi simparano, ed altre nuove che si
compongono da loro, e di questa fa cilit naturale di tal Nazione
ne restai persuaso per che di settim ana in settim ana li Ciechi
circonvicini ai lim iti, inform andosi de i contrasti, e successi fra
Turchi, e me facevano col loro metro com posizioni in illirico,
che venivano di poi a cantare a van ti le mie Tende e de Turchi
accom pagnando tu tto con suono, ed anche alle volte con danze.
I l cav. R iter poeta latin o, ed illirico m i conferm questa ve
rit possibile, m ostrandom i in un libro una num erosissim a rac
colta di ta li cantilene, che davano tan te notizie istoriche, che
per m ancanza di scrittori, o della conservazione de scritti anti
chi serano perse, e solo conservate per questo mezzo de* Ciechi
che le lasciarono a i successori privi della vista. In ora che l armi
di Cesare hanno occupata una gran parte della Servia e Valla-

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L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

chia potr essere ridotto a perfezione questo mio abbozzo in van


taggio d ella nostra moderna letteratura tu tta intenta a racco
gliere, e pubblicare si fa tti fragm enti, e m assim e che ci danno
notizie di paesi, che da pi secoli sono sta ti senza commerzio
con le nostre N azioni colte, ma per il decantato tenore impresso
loro da Turchi, veruno ard ne meno pensarci.
P er fine questa mia inform azione a V. S. Ill.m a persuader
il m ondo letterario, che col vantaggio d ellarmi gloriose di Ce
sare fu i io il primo che com inciassi a tentare il disotterram ento
di tan te cose erudite, che stavano sepolte in gran parte appres
so di nazioni incolte, e che con g li u lteriori progressi di questa
ultim a nuova guerra, potranno essere m eglio delucidate da al
tri. Spero che la pubblicazione della mia opera del D anubio lau
tenticher m eglio, e per la geografia, astronom ia e storia natu
rale ed an tica erudizione Rom ana, che non risparm iai ne fa
tiche, ne spese, ne le congiunture, che mi furono ad d itate da m iei
im pieghi m ilitari in quel Cesareo esercito. Q uestopera sola
m ente difettosa dei rami idrografici del corso del Danubio, e di
qualche geografica mappa ; per li quali v i sono gli esattissim i di
segni, per il rim anente a centinaia vi sono g li esq u isiti ram i ter
m inati, come le necessarie descrizioni la tin e e tu tto depositato
in questo B olognese In stitu to sotto la fede della mia P atria,
come ta n ti a ltr i m an oscritti m iei, de quali D io ne far fare
quegli u si che a ltri forse m eglio di me sapranno: e ne V. S. Ill.m a,
ne qualunque altro erudito m i faccia reo d i cos lunga dilazione
a m etterli in pubblico, avendomelo im pedito le m ie tante assai
note vessazioni sofferte nel Mondo per le m ani di chi cercai di
servire, e col sangue, fede, e amore, che appunto sono le qualit
im m utabili d ellanim o mio, verso di chi professer li gradi di
servit, e dam icizia, che sono quelli che E lla in me trover co
sta n ti al riguardo della sua erudita, e da me riverita persona,
in ogni luogo, e poco tempo che mi resta d i vita, la quale sempre
term iner con la distinzione d essere con pienezza di' cuore.
D i Y. S. Ill.m a
[L

u ig i

e r d in a n d o

a r s il i]

STORIA NATURALE D E GESSI E SOLFI


D E L L E MINIERE D I ROMAGNA

Tra i m olti m anoscritti in ed iti di L uigi Ferdinando conte


M arsili, bello riesum are questo x contenente osservazioni che
l A utore non pubblic m ai, sui G essi e Solfi di Romagna. Non
p ossibile stabilire l anno in cui fu scritto, perch non porta
d a ta : ma in esso cita una pubblicazione, quella del fosforo
m inerale la B aritin a , stam p ata nel 1698 2 a quaranta
anni det. E certo anche questa doveva aver sorpassata da
qualche tem po, se in izia il ms. con una sfum atura di com pia
cenza e un velo di rim pianto:
Quando, nella mia tenerissim a et d i 18 anni intrapresi
d i scriuere la gi stam pata d issertazione sopra la pietra lucida,
o fosforo Bolognese... .
E d con venerazione che noi ci accostiam o a questo lavoro,
fru tto di osservazioni del M arsili diciassettenne.
N eg l A n n i diecisette e dieciotto trouandom i a F orl a
seruire l Em .m o Sig.r C ardinale P aolu cci per certe di Lui fabriche... trov che i G essi di Rom agna, calcinati, invece di mo
stra rsi cand idi come quelli del B olognese, presentavano un color
rossiccio o grigiastro, e odoravan forte di solfo.
T utte queste circostanze m inuitarono a non perder tempo,
e renderm i a quella P olenta, patria di quei Polentani, che tirranneggiarono per qualche tem po l E sarcato di Ravenna, e che
douette essere ancora una colonia de Romani, essendo fam igliare

Mss. Marsiliani, voi. 88 - E - fase. 2. R. Bibl. Uni ver. Bologna.


- De Phosphoro M inerali, seu lapide illum inabili bononiensi. Lispia 1698.
a h. F . M a rs ili

190

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

in i la raccolta d antiche M edaglie, di M osaici e d altre A n ti


chit .
C avalca dunque fino a Bertinoro, dove vede le cave di Gesso,
tan to d issim ili da quelle B olognesi a Lui note, perch il gesso
di Rom agna non g li si presenta form ato d allaggregato di grandi
crista lli, m a sim ile ad una terra tenera , ad un tuffo ,
(m icrocristallin o diremmo noi). Ed questa la qualit che si
lavora. Per non manca quella crista llin a com e la nostra del
B olognese, m a che da C auatori non si trauagliaua perch da
loro non si credeua cos buona, ma in f a tti io credo che la loro
durezza da superarsi solo con la forza d e lla Poluere rinchiusa
in Mine, com e su 1 B olognese si p rattica, che (sic) fosse la
Causa della loro creduta poco buona qualit , osservazione
gi fatta in altro lu o g o 1 con una punta di indulgente umo
rismo.
Mi fu m ostrata fra la terra com une una linea di Chame 2
petrificate le quali mi diedero ansia d i cercare d a C auatori se
dentro delle Caue del G esso si trouassero d i questi Corpi D i
luviani .
Solo un n a tu ralista pu comprendere il significato di questa
Su a ansia. Chi d i noi non ricorda la gioia nervosa procurataci
d alle prim e raccolte d i fo ssili?
V ien e di fa tti accom pagnato in una cava, (non dice quale),
dove trauagliando li Lauoratori me presente, con la Zappa
m i tirorono alcuni d i quelli lam inari fragm enti a lla profondit
di pied i . . . . con le im pressioni accennate .
Com m ette allora che g lie ne procurino quanti pi possono,
e la Sua raccolta la porta dentro d ellis titu to cos che gli
esem plari da P rofessori della Storia N aturale potranno es
sere pubblicati .
P a ssa poi a visitare i forni dove si calcina il Gesso, e nota

1 D ella Miniera del Gesso che si cava nel Territorio di Bologna


(in appendice a quella De Phosphoro... ).
2 Oggi, Chama un genere di Lamellibranchi Eterodonti, ma pel Marsili, st in logo di con ch iglie.

ST O R IA N A T U R A L E D E G E S S I E S O L F I

191

che sul principio di ogni infornata la fiamma si fa cerulea


essendo quel solfo, che contengono, il primo ad ardersi .
N elle Sue escursioni tra cava e cava ritrova sempre fram
m enti di solfo, e avendo saputo dalle gen ti d el luogo che a
Casalbuono sono cave di questo m inerale m i riso lsi di trat
tenerm i un giorno iu i per form are una piccol carta del Paese,
per indagare la lin ea con la quale questa questa m iniera di
Gesso progrediua uerso ta l M iniera di purissim o Zolfo ,
(F ig. I), tan to pi stim olato alla ricerca e conferm ato nella
sua opinione da quanto g li dicono: ch e non ui fosse m ai
stato lesem pio d i trouare solfo doue non fosse Gesso. Dunque
conobbi necessario di form are una Mappa che com prenda il
Parm igiano M odenese B olognese Im olese F aentino Forlivese
B ertinoro Cesena R im ini Pesaro S enigaglia e Ancona per di
m ostrare la linea dei G essi e d ei Solfi. Compose la M appa, ma
non la pubblic m ai, e nemmeno la rifin. Ma la disposizione
geografica d ei depositi gessosi, la loro struttura tettonica, la
loro coesistenza coi Solfi erano fenom eni troppo regolari e gran
d iosi per essere casualm ente vicini. E il M arsili ne induce un
rapporto genetico, m ostrando cos una m ente e un h abitu s di
n a tu ra lista che stupiscono in un ragazzo quale E g li era
ancora ed in quel tempo.
N ella successiva parte del ms. descrive la costituzione, 1 or
ganica struttura dice Lui, delle cave e dei pozzi, fornendo
cos delle vere e com plete sezioni geologiche che precorrono
di una cinquantina danni quelle pubblicate d allA rduino (1758),
le pi antiche finora note nella Storia della G eologia. (F ig. I I
e F ig . III).
in uso a questi C auatori di chiam are li strati che co
m inciano doppo d ella Terra comune, e che sono partecipanti
d i Gesso, col nom e di Sega, e g la ltri str a ti di sostanza men
dura, e pi glutin osa e som igliante alla Terra, eollaltro di
G iul .
La m in uta descrizione d egli stra ti che si incontrano nei poz
zi si pu leggere nel m anoscritto, inedito, che riportiam o per
intero, e n ella M appa, m olto chiara e com pleta, sul valore della

192

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

quale, come prim issim o esem pio di sezione geologica provvista


di una nom enclatura, in sistiam o in modo speciale (Fig. II).
N otevole il rapporto che il M arsili giovinetto istitu isce tra
la natura del terreno e la flora:
Lo strato di terra lauoratiua, che copre la prima Sega
per il m eno largo un braccio, ed il m aggiore quello di tr.
Q uesta produce Arbori Quercinij, Mori, V igne esquisite.... .
F rom ento e Orzo in pochissim a quantit ui cresce .
E sam inando la posizione della V ena del solfo trova che
essa poggia su uno strato d i Terreo Tuffo nero im presso
della figura d i P esci P ia tti , e subito m ette in relazione questa
fau n a a pesci con quella a m olluschi, delle m iniere di Gesso.
Ma dove pi l osservazione com parata lo conduce a rasentare
il m otivo che doveva poi fornire la spiegazione sulla natura e
l origine dei d ep ositi g essosi in questo passo :
T u tti questi stra ti d i P ietra, quando arriuano nella pen
denza d una collin a si restringono, anzi quasi s uniscono in
una lin ea e questo ristringim ento ha pure ad ogni modo
l istessa diuisione in piccolissim a larghezza [potenza diremmo
noi] che ne grandi strati Osservazione che pure tanto
vale p er spiegare la s tr u ttu r a organica della T erra .
E poco oltre nota com e il rapporto tra le potenze dei vari
stra ti m uti da luogo a luogo : si trouano con altra proportione
tra loro .
N on forse questo il germ e d i un buon capitolo di stratigrafia?
**#
Q ueste sono le notizie che ho raccolte a fine a suo
tem po di com binare quanto sia diuersa la vegetazione d i questi
solfi d a llaltra di quella di N ettu no su 1 M editerraneo, e poi con
la C arta Geografica uedere come corrispondi questa linea delle
m iniere del Solfo, d ellOglio d i Sasso, e fuoghi nel Modenese
con il V esuvio e M onte E tna, che si comprender doppo subito
com posta la m appa per questo uso, e per laltra della linea de
G essi, che da Parm a com incia e term ina in Ancona .

ST O R IA N A T U R A L E D E G E S S I

E SO LFI

193

Termina poi, proponendosi di porre in netto gli schizzi


e le carte; d i figurare g li solfi e i fo ssili da Lui raccolti, per
non restare io col debito di non auere per tale inspettione
term inato [quello] che era da d irsi correlativam ente alle mie
O sservazioni sopra di ci .
Come si vede dalle carte abbozzate, il M arsili aveva gi sin
da quel tempo in tu ita la relazione genetica tra solfi e gessi,
quantunque poi esagerasse attribuendo ad una causa unica non
solo queste, ma anche tu tte le m anifestazioni di idrocarburi
appenninici, e persino i vulcani della Penisola. Ma q uelli sono
g li errori del tempo, e forse il M arsili giovinetto era ancora
sotto lim pressione dellopera, allora pubblicata, da A ntonio
F r a s s o n il, dove, con bella sicurezza detto, per citarne una,
che il m onte so tto p o sto a lla Salsa di Sassuolo, nel Modenese,
totus cavernosus, bitum inisque ac sulphuris plenus .
S i doveva giungere al B reislak, a l V olta, allo Spallanzani,
prim a di assegnare a lle lor diversissim e cause questi fenomeni
tanto variati, che avevano il torto di ricondursi a llelem ento
fuoco . E le scienze naturali, come scienze di pure osserva
zione obbiettiva, risentivano a quei tem pi ancora troppo l in
flusso della scienza sim bolica del Medioevo, fondata su tutt a ltr i principi.
I l M arsili lascia intendere spesso come, inducendo d a llallallineam ento e dalla coesistenza dei depositi solfiferi e gessosi,
si possa risalire alla causa o alle cause che li generarono. Re
stava a scoprire il nesso genetico, e il modo, che E gli, sforzando
oltre le vaghe idee del Suo tem po la propria scienza, forse in tra
vide, e che, (lo vediamo d el Suo continuo ricondursi a questa
idea dom inante) in tu con chiara certezza. Ma gli manc quella
che potremmo chiam are la m ateria prima a tale costruzione
teorica : il sussidio dei d ati chim ici e i chiarim enti della Geolo
gia a ttu a listica . Cos non costru nessuna teoria. Ma in questo
appunto lo riconosciam o tan to pi nobile a grande: perch quel
la Sua rinuncia, che non pot essere se non dolorosa, lo port a

1 De Therm arum M. Z ibii 'Natura, 1660.


13

194

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

superare la scienza del Suo tempo, e S Stesso. Il M arsili chin


il capo davanti a i fa tti nudi che vide e descrisse, ma nel ricono
scere la propria im potenza a spiegarli, e a cooordinarli in una
teoria che fosse leco alm eno dellordinam ento naturale delle
cose, apr la strada e addit la rotta a quelli che verranno dopo.
In questo intim o dram m a d ellorgoglio scientifico, il M arsili
tu tto, perfettam ente moderno.
Moderno, perch anche la nostra scienza costruita di innu
m erevoli fa tti, raccolti da una m iriade di osservatori pazienti
e oscuri, e da poche teorie cardinali, sempre incerte, sempre
m utevoli, ed o scilla n ti intorno ad un nucleo di verit che arri
viamo solo ad intuire, direi, con parola forse un poco spirituale,
a presentire.
M arsili tra i prim i di coloro che, abbandonato il porto della
scienza m edioevale, sim bolica e deduttiva, si gettarono per il
burrascoso m are d i quella moderna, che ha per faro l osserva
zione, e l induzione per guida.
D al Museo Geologico della R. Universit
di Bologna, luglio 1930, V i l i .
T

in o

ip p a r in i

Storia naturale de Gessi e Solfi


delle miniere che sono nella Romagna fra Forl, Meldola,
Polenta, Cesena, e Sarsina
[Mas. Marsiliant 88-E fase. 2
R. Bibl. Univer. Bologna ]

D e Gessi 1

Quando nella m ia tenerissim a E t di 18 A nni intrapresi di


scriuere la gi stam pata D issertazione sopra la P ietra Lucida
fosforo B olognese, che h apparenza di sostanza Gypsea,
mestesi in un succinto racconto d elle diuerse specie de Gessi
che in ta n ta abbondanza crescono di cos esquisita qualit nel
nostro Territorio d i B ologna ed exiandio uicino a siti, da doue
si raccolgono le m entoate P ietre Lucide. La diuersit fra essi
consiste n ella m inore e m aggiore grandezza di quelle scaglie,
che le com pongono, e colori men chiari, anzi cenericei, e tutte
egualm ente pelucide, come nella m edesim a D issertazione ue ne
sono le figure, che bastantem ente esprim ono il tutto.
N eglA n ni diecisette, e dieciotto trouandom i a F orl a seruire
lEm.mo Sig.r Cardinale P aolu cci di N.ro Signore Secretarlo di
Stato, e particolarm ente per certe di Lui fabriche trou ai che
que G essi ancor che ca lcin ati n ella forma solita per ridurli
n ella Loro a ttiu it di consistente coagulazione erano Cenericej,
-ossigni, ed a ltri quasi neri, quando questi d i B ologna cos pre
parati sono quasi sempre dun colore bianchissim i. Tale diuer
sit da questi del B olognese mi sollecit a com ettere in P olenta
il trasporto da lcu n i pezzi delle M iniere de quei Gessi, e questi
da me ued u ti m i paruero pezzi appunto di Terra Cretacea, e
Tuffo Lam inale, senza punto auere una menoma som iglianza
1
La forma del manoscritto sciatta e, specie nelle note aggiunte,
pessima. Esso doveva essere tutto riveduto dallAutore.
Noi lo riportiamo integralmente e fedelmente, anche per lortografia.

196

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

ne per ragione delle Scaglie, n di p elucidit con li nostri di


B ologna, e quel che pi mi sorprese f L Odore d i purissimo
Solfo, che rendano. T utte queste circostanze minuitorono a
non perder tempo per rendermi a quella P olen ta P a tria di quei
P olentani, che tiraneggiarono per qualche tempo lE sarcato di
Ravenna, e che douette essere ancora una Colognia di Romani,
essendo fam igliare iu i La R accolta d A ntiche M edaglie di Mo
saici e d altre A ntichit.
lu i giu nto m i conobbi uicino a Bertinoro, e tutto cinto dalle
Caue di questi G essi che ritrouai appunto sim ili alle Mostre 1
m andatem i a F orl, e per li Colori estra tti L am inali di Sostanza
friabile, ed opachi, e d una delle Caue ne feci un sbozzo di
D isegno, che la F igu ra prima. 2 P a ssa i a ll altre, e le trouai
sempre saluo ne C olori d una stessa sostanza, e con il mag
giore, e m inore prem entoato fettore Sulfureo.
Caualcai attorno Bona parte di questo territorio Polentano,
che trouai fertile di V ini, F ru tti, come Olivi,, Fichi, Pom i Gra
nati, e d i tem po in tempo incontrai pezr5 di Gesso a Scaglia
pelucida, come la nostra del Bolognese, ma che d a Cauatori
non si trauagliaua perch da Loro non si credeua cos buona,
ma in fa tti io credo che la Loro durezza d superarsi solo con
la forza della Polvere rinchiusa in Mine, come su 1 Bolognese
si prattica, che fosse la Causa della Loro Creduta poca buona
qualit. Incontrai pure in pi siti Vene di Scagliola eguale alla
nostra del Bolognese da P. Lineo nom inata Lapis specularis.
Mi f m ostrata fra La Terra Comune una Linea d i Chame
petreficate, le quale mi diedero ansia di cercare da C auatori se
dentro delle Caue del Gesso si trouassero d i questi Corpi Diluuiani, ma mi negorono dauerne maj incontrati, ma bens in
una particolarm ente essere fam igliarissim o di trouarsi foglie,
Erbe, Legni im pressi fra quelle Lamine, anzi le S tesse Sostanze
i F o g lia e d i Legno. Mi portai alla V isita d'essa Caua e traua1 Mostre , in luogo di campioni , esemplari o altro. Spagno
lismo.
2 Sitione duna Caua da Gesso di Polenta profonda 36 braccia, in :
Mss. M arsiliani 88 - E - 3 : Note e Frammenti di Mappe Geografiche. Che
serveno alla Storia Naturale de S^fi. (Fig. III).

ST O R IA N A T U R A L E D E G E S S I E S O L F I

197

gliando li Lauoratori me presente con la Zappa mi tirorono


alcuni di quelli Lam inari fragm enti alla profondit di piedi . . . .
una piccol Carta del Paese, per indagare la Linea, con la quale
questa M iniera di Gesso progrediua verso ta l Miniera di finiscon le im pressioni accennate. N e Cornisi l unione di conside
rabile numero per la quale se n form ata una serie di Perni
diu ersi appunto con Legni, foglie dArbori, ed anche Erbe la
quale stata posta dentro d ellIn stitu to con tu tte le diuerse
sorti di questi G essi Lam inari Opacchi Sulfurei e che nelle
Loro F igu re da P rofessori della Storia N atu rale potranno essere
pubblicati.
V isita i li F orni, doue questo Gesso si calcina, e li trouai
tu tti cauati in Terra rozzamente ed in parte fabricati con le
Lam ine dello stesso descritto Gesso, e m assim e il Coperto d alle
P ioggie, come sono anco le Case. In essi m antengono il Fuoco
hore . . . . , che gi su l principio la Fiam m a partecipante del
ceruleo, essendo quel Solfo, che contengono il primo ad ar
dersi ed il segno che la C alcinatura sia perfetta quello.
Mi m ostrarono in a ltri s iti dello stesso Territorio pi altri
Corpi D ilu u ian i di diuerse specie pure m andati n ellIn stitu to ;
V idd i pure una Caua d i P ietra p i dura di Gesso di Color
Plum beo, che pigliando la pulitura come una specie di Marmo,
se ne seruono a far gradini da S cala, P ietre da F inestre, che
quello stesso che ne Contorni di Melddla si caua ora bianco
puro, ora bianco m isto di rossigno, faccendone g lO rnati nelle
Fabbriche, e p ig lia n d o il Lustro a lla Sem bianza di Marmo e che
ne pi ne meno d i durata quando siano Liberi dagl insuilti
d elle P ioggie, e Ghiaccij, ed una Serie di q uesti pure collocata
n ellIn stitu to con pezzi di una Specie d i Marmo Lum achella
che Composto di quantit di Chame, e che a pezzi sciolti si
trouano ne Torrenti, e che in F o rl pi ne feci segare per ten
tarne con l union di pi fragm enti la C ostruttione duna Tauola,
m a benche p ig lia sse un a b ella p ulitu ra ad ogni modo non era
ne consistente, ne di D urata.
F r queste Caue di tempo in tempo, come per li Campi
trouaj F ragm enti d i S olfo leale m isto con Terra e da Cauato ri auendo inform azione che in un V illa ggio di Nom e Casal

198

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

buono poche m iglia d istan te ui fossero bellissim e m iniere di


S o lfo puro, m i riso lsi di trattenerm i un giorno iu i per formare
sim o Zolfo, e com binare come sunisca con laltra di B risighella
sopra Faenza, e d i T ossignano sopra Im ola, e C astel S. Pietro,
V arignana, Castel de B eretti, S. R afaelle, G aibola e G essi
ed a ltri luoghi del M odonese e P arm igiano Stato, in cui cessa
questa m iniera da doue com inciar la Mappa, e finir sin in A n
cona doue lultim o sito che s ia a n otizia questa Linea Gipsea
lungo la falda dellApenino che corre P arallela a llA d r ia tic o .1
Questa si slarga lungo il F ium e Sauio verso Sarsina per
quel tr a tto d i P aese che occupato dalle m iniere di solfo, a t
teso che li C auatori p rattici concordem ente asseriscono, massicurorono che in tu tte le M iniere che indiuidar nella Mappa
Sulfurea sempre m un numero C onsiderabile di stra ti delle
descritte specie, anzi che non ui fosse m ai stato l esempio di
trouare S olfo doue non fosse Gesso. D unque conobbi neces
sario di form are una Mappa che comprenda il Parm igiano Mo
denese B olognese Im olese F aen tin o F orlivese Bertinoro Cesena
R im ini Pesaro Senigaglia e A ncona, per giustam ente dislocare
il sito delle M iniere cos fertili di Gesso e Zolfo, che sino
a tSareina lungo il Sauio, e il tra tto della falda d ellapennino
che guarda lA driatico, in cui noto esserui la Miniera di Gesso,
e ne siti, che indiuidar m ista anche col Solfo. In detta Mappa
pure per PerudM one si uedr espresso il sito della fam osa Sar
sina, cos ricca dantichit, che ho unite per poterne faxe una
D issertazione, ma pi di tutto curioso lO rigine del Sauio, che
Cadde con U na sua V alle fr M onti sino a Cesena ed indi per
pianure in parte palludosi al Mare A driatico vicino a F on ti del
Teuere, che per un altra V alle da me pure caualcata A nni sono
conduce a Roma, ed al Mediterraneo. Chi uede questa situ a
zione comprende di quanta im portanza fosse a Rom ani despu
gnare li feroci Popoli S a rsin iti per aprirsi una comoda, e pi
brieue C om unicazione con le G allie, e per il di pi sopra di
ta l soggetto a suo tempo se ne aur discorso, douendo per ora
stare nel mio assunto de Gessi, e Solfi.
1 Mss. M arsiliani 88 - E - : Mappa non perfettionata etc.

ST O R IA N A T U R A L E D E G E S S I

E SO LFI

199

Comincia] il m io esam e oculare sopra della struttura de


Pozzi per cauare la m iniera d i Solfo, anatom izzando quelli di
Casalbuono nella superfcie del Terreno fertili sino al filare del
puro Solfo, distinguendo li diuersi strati, e di Terre, e di Pietre
sourapostosi ed infrapostosi.
In una particolare Mappa del D istretto d i questo V illaggio,
che la figura 2 1 si uedrano due diuersi siti, uno detto de
P ozzi nuoui, laltra de V eechij, ed ambi esp osti a Leuante, e
m ezzogiorno, condizione, che al dir de P eriti non poco contri
buisce alla fertilit di questa m iniera, ed in fa tti le altre parti
com andate da Settentrione e P on en te ne sono priue, m a anche
quel Terreno lo trouai arenoso e senza quella struttura Organica,
che dim ostrar n ellesam e del profilo d uno de Pozzi, e che nelle
sue parti in disegno sar distin to.
Prim a di dar mano a ll esam e particolare d elle m iniere di
solfo, trouo a proposito di m ostrare in una particolar Mappa
come queste m iniere cos abbondanti di Solfo siano disposte
fr S arsin a e Cesena, e B ertinoro e M eldola, e che seruir a
m aggior chiarezza che l altra pi uniuersale fr il Parm igiano
e t A nconetano. La N atu ra ha fa tto questo suo Maggior sforzo
di cos rari solfi si pu dire, a lle Ripe, alla V ista del Fium e
Sauio. L i luoghi che sino ad bora anno m iniere note sono
M agliano a Leuante d i Sarsina, C iaia di l dal Sauio quasi a
V ista di M ercato Saraceno, Casa d i Guido pure d i l dal Sauio,
M onte aguccio M onte uecchio egualm ente di l dal medesimo
F iu m e di qu la ltre sono M onte F ottone, B urattello, Falcim o,
e Casalbuono luoghi tu tti d islo ca ti n ellistessa mappa. Non sa
rebbe im possibile, anzi probabilissim o in questo Territorio di
trouarne a ltr i quando u i fosse chi uolesse azardare le spese a llescauazione di nuovi Pozzi, che sono escauati con somma briga
per la durezza d elle P ietre Terre e M iniere di Gesso in cui si
deuono escauare.
La M iniera di solfo in queste parti cam ina con la di Lei
Linea, o F ilo n e continuato P ara lella a llOrizonte, a P iaia, alla
C d i Guido, MontA guccio, a M onte F ottone, a B u rattello, a
1 F ig . i.

200

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

F alcino, a Casalbuono. P erpendicolarm ente a llOrizonte in


M agliano, e per ta le disposizione anche detta da Cauatori a
M uraglia e col uantagio di m anifestarsi nella superfcie della
terra, dalla quale com inciano senza azardo lescauazione se
condo dessa sulfurea m uraglia. A ttiguo camino nelle Miniere
di Form ignano, e M onte V echio doue in uso a questi Cauatori
di chiam are li strati, che com inciano doppo della Terra, e che
siano partecipanti di Gesso col Nome di Sega, e gli a ltri strati
di sostanza men dura, e piue gluttinosa, e som igliante alla Terra
collaltro di G iul, come la stessa Miniera in titolata Pedra di
Solfo \
Coi Pozzi di diuersa profondit si ua a sorte a cercare la
V ena della Miniera quando non si fosse m anifestata alla super
fcie della terra, che accade solam ente in quella di M igliano
chiam ata A boraglia, perch come si detto della superfcie della
Terra perpendicularm ente procede a llingi. Questi Pozzi sono
di Larghezza piedi . . . . sufficiente a potere con un M olinello
descender g l H uom ini per trauagliare, come ad estraere tutto,
che si caua. da medesimj. Le loro profondit sono diuerse, se
condo che le descritte Seghe sono pi, e meno larghe, atteso che
ne Pozzi di Casalbuono tanto della miniera nechia, che nuoua,
che ho particolarm ente essam inate queste Seghe [illeggibile]
osservano sempre lo stesso numero n ellordine e m aterie, che li
compongono, che intraprendo di descriuere con la susseguente
F igura . . . . che dun Pozzo profondo braccia . . . . tagliato nel
suo profilo, e diuiso tanto ne Strati di P ietra la m aggior parte
di Gesso col nome di Sega, come neglaltri d i Terra congluttin ata ed indurita prossim am ente alla natura di P ietra, e deno
m inata G iul. Le Seghe hanno diuersi nomi scritti nel dissegno
ne loro interspazij dissegnati con le loro M isure m isurate con
l annessa Scala, che lo stesso p r a tic a to s i con il G iul o con
lin ee sotto ta l Nom e per che ogn uno col Compasso alla mano
si possa soddisfare.
Io
stra to di Terra Lavoratiua, che copre la prima sega
per il1 meno largo un braccio, ed il m aggiore quello di tr.
1 F ig . l i .

ST O R IA N A T U R A L E D E5 G E S S I E S O L F I

201

Questa produce Arbori Quercinij, Mori, V igne esquisite, e che


m eglio crescono, doue g li gettano il Capo m orto, o P ietra, che
col fuoco stata spogliata del solfo, essendo quasi una specie
di Calce, che bagnata dalle pioggie fiorisce dun Colore Ceruleo.
Q uesti Vinj sono dolci, forti di un colore denso Am brino dif
cilm ente passano in Orina, auendoli io stesso esperim entato.
L Erbe non sono fertilissim e, m a in lontananza de Pozzi li A r
m enti le pascolano, che non in uicinanza atteso g l aliti, che
prouengono da Pozzi, e da Fornj, doue collano il Solfo, che
in steriliscon o il prossim o contorno di Terra e causano un sa
pore nelle m edesim e auerso aglA rm enti. From ento, e Orzo in
pochissim a quantit ui cresce.
Li stra ti di P ietra sono pi, e meno ricchi di Gesso d i qual
che diuerso colore, ed alle uolte m escolati di pezzi d i Legno
im petriti di foglie d Arbore, come ho descritto trouarsi nelle
M iniere di G essi di P olenta. Il S tra to su cui passa la V ena del
S olfo che tu tto di Sostanza d un terreo Tuffo nero, che ha
un L ustro U ntuoso, e che m olte u olte im presso della figura
di P esci P ia tti e che subito portati a llA ria s disciolgono in
Poluere.
T u tti questi stra ti di P ietra, quando arriuano n ella pen
denza duna Collina si ristringono, anzi quasi s uniscono in una
Linea, come si uede nel profilo, e questo ristringim ento h pure
ad ogni modo listessa diuisione in p iccolissim a larghezza, che
ne grandi strati, e si chiam a da Cauatori Risegone, ch ta glia
l istessa V ena del Solfo. O sservazione che pure tanto uale per
spiegare la stru ttu ra O rganica d ella Mole d ella Terra.
Come ho detto queste Larghezze de m entoati strati neglaltri
D istretti, e m iniere diuerse da quelle di Casalbuono uechia,
e nuova si trouano con a ltra proportione fra loro.
N ella M iniera ueechia col comodo dun piccol V allone, per
cui corre un piccolissim o Torrente si form ata in quella Costa
unE scauazione non a Pozzo, ma a G a lle r ia ,1 per la quale si ar1
Credo che questo sia il primo accenno scientifico a quei fenomeni
Carsici i quali, oltre che sui Calcari e le Dolomie dove sono parti
colarmente grandiosi si verificano, in iscala pi ridotta, nei nostri
Gessi.

202

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

riua alla V ena del Solfo quasi allo stesso Liuello del Piano
del Vallone. In questi Pozzi l acqua li m olesta, m olte uolte, e
causa in fettio n e aglOperarij, che alle uolte sono sta ti obbli
g a ti dabandonare li m edesim i per quel ferm ento, che li cagionaua 1 iste ss acqua ; bens fam igliarissim o l Accidente, che
l A ria m anchi a danno degl H uom ini, e senza p ossib ilit di
m antenere il Lume di Candella, e ne meno il fuoco de carboni
accesi, essendoui li P ozzi della M iniera d i F alcino doue per
un insopportabile freddo n ellE sta te, come caldo poi tem perato
n ell [In vern o] bisogna abbandonare per tu tta l E state, e sino
a prim i dO ttobre doppo seguita qualche pioggia si rip iglia la
solita escauazione trauandosi allora un caldo tem perato. Nell E sta te il Lume di Candella benche non estin gu asi a fatto
in qualche m iniera ad ogni modo debolissim o per quando il
contrario n ell Inverno tu tto viuace. N elle V ene del Solfo
d etto P ietra di S o lfo si trouano differenze de Colori, e qualit
interne. Li Colori sono com unem ente dun berettino giallastro,
e Terreo, a ltre sono d un g ia llo ambrino alle uolte m escolato
d un R ossigno ad apparenza O leaginosa, e questi non sono cos
com uni, per ch sosservano solam ente ne pezzi d i solfo detto
V ergine alle u olte disposto in piccoli granj ed alle uolte in glebe
grosse com e un Pugno, ed alle uolte in una Crosta, che inueste
pezzi di M iniera, come nelP Instituto dessi ue n una bellis
sim a serie, e quando ci in abbondanza sincontra segno che
la m iniera corre del S o lfo vicina al fine, e che quello, che
anche accade nelle M iniere de M ettalli, che quando hanno le
Loro V ene cos ricche d i pezzi puri del proprio M inerale sos
servano u icin e al fine.
Questo solfo chiam ato V ergine si raccoglie con premura per
uenderlo ad uso di M edicina, ed in fa tti acendendolo si con
suma con una bellissim a fiamma senza lasciare un m inim o segno
di Terra, ne d altra m ateria, che fosse stata con essa mesco
lata, come sosserua nella m iniera corrente, che lascia, come a
suo luogo si dir una considerabil parte di se stessa in Capo
m orto, che [<Zi] diversissim o uso.
L a Proporzione d ella ricchezza, o Pouert della M iniera de
in . esim i solfi si m isurano con la quantit di solfo fluido che

ST O R IA N A T U R A L E D E G E S S I

E SO LFI

203

per il fuoco se ne ritira dalla m isura comune da quei Cauatori,


che dun staro di grandezza ta le che riem pito di questa m i
niera lo possino m aneggiare, e di questi S tari ne fanno poi
un unione di due, che la quantit, che com partiscono in due
O lle di Terra cotta, d alla quale contano lE stra tto del solfo,
per che se ne cauiano (sic) da esso duecentocinquanta Libre di
puro solfo liquefatto, che verr a corrispondere a cinquanta
Libre per cento di P ietra ricca, e se m agra ne verranno solo
u in ti Libre, essendo degno dO sservazione che dun grandis
sim o aggravio la spesa del Legnam e da far fuoco, che in considerabil distanza deuono condurre a schena dA nim ali da R e
m ote selue, e dolendo questo a llaltro deglH uom inj, e del m olto
costo de Pozzi, e m anifattura di collarlo, e uettura di condurlo
a lle Spiaggie del Mare e Cuota (sic) da pagarsi a SS.ri del
Fondo, conuiene che la m iniera alm eno non sia m olto meno
della m ediocre bont, per poterne riccauare qualche utile.
Per dim ostrare lA rte di separare il solfo dalla m iniera rozza
conuiene d i form are questa figura dun forno, che contiene quat
tro O lle di Terra cotta d ella forma, che si uede, e chapacit
d un sta io di P ietra di M iniera, e ch e unicam ente si fabricano
a M onte Sasso su la ripa del fiume Sauio a tr M iglia da Sarsin a doue u i una terra rossa proporzionata a tal uso, e com
paginata d a llim istione dun certo Marmo bianco poluerizato
che la rende pi forte alla resistenza del Fuoco. Le due Olle,
doue si pone la P ietra di m iniera sono collocate pi basse
d ella ltre due, che riceuono per li C anali dunione fra loro
il so lfo quando dal fuoco uiene a ta laltezza sublim ato, e che
da questi per li loro C analetti cade in una B uca sotto dessi
cauata dentro d ella Terra sem plice, doue si coagula in certi
Cubi quadrati di quel peso, che si rende m aneggiabile.
Questa liquefazione dentro delle due O lle Inferiori a pena
che la m iniera si riscalda com incia con un sudore, che per una
hora d i continuo unendosi assiem e pi tosto precipita sotto del
Capo morto, ma poi ripigliando un feruido bollore si sublim a,
e u per il d escritto C anale n ellOlla pi eleuata, che uota
per riceverlo atteso che in poco pi di tr altre Ore la m iniera
si riduce in un Capo Morto spogliato di tu tto il Solfo, auer-

204

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

tendosi che se la m iniera magra che (sic) ta le separazione


succede anche un'ora prima, di modo che in tr, e quattro Ore
al pi term inata una di quelle Cotte, che in un giorno hanno
in uso di farne tr. Queste sono le notizie che ho raccolte tanto
per la situazione d elle M iniere rispettivam ente a lluna ed al
laltra, che Organica Struttura, e m atteriali dE stra tti, che
compongono questi M onti, e diuersi eterogenei Corpi, che in essi
si ritrouano, e diuerse specie di m iniere di Solfo e N atura della
com une Superficial Terra, e diuersi accidenti massim e per lAria
dentro de detti Pozzi, e per le diuerse Linee delle M iniere a fine
a suo tem po di di com binare quanto sia diuersa la uegetazione
di questi solfi dallaltra di quelli di N ettuno su 1 Mediterraneo,
e poi con la Carta Geografica uedere come corrispondi questa
Linea delle M iniere del Solfo, d ellOglio di Sasso, e fuoghi nel
M odenese con il Vesuvio, e M onte E tna, che si comprender
doppo subito com posta la Mappa per questo uso, e per altro
d ella Linea de G essi, che da Parm a com incia e term ina in
Ancona.
Questa mappa particolare de Contorni del Sauio deue es
sere posta in netto, come composta laltra delle parti d Ita lia
compresa la. S icilia. Posto chiaro una figura della miniera di
gesso d i P olenta, doue sono tante belle cu riosit di P ietre figu
rate, una particolar Carta del Territorio di Casalbuono. La F i
gura duno de Pozzi desso Luogo. La ltra duna Fornace con
q uattOlle per collare il Solfo.
A questa R elazione sarebbe pur U tile l unire alcune figure
de pezzi d i gesso di P olenta con l altre de Corpi D ilu u ian i, come
quelli de pi bei pezzi de Solfi descritti, che si potr fare dalla
diligenza di chi regge le stanze N atu rali col comodo deglOrigin ali, che hanno nelle mani, essendoui egualm ente g laltri di
N ettuno bene circonstanziati, e maffrettar di m ettere in chiaro
le predette figure, che io solo posso term inare a comodo di chi
uorr un a u olta seruirsene, e non restare io col debito di non
auere per ta le nspettione term inato [quello] che era da dirsi
correlativam ente alle m ie Osservazioni sopra di ci.

FIGURE

206

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Fig. I. - Come le Figg. II e III rappresentano le prime sezioni geo


logiche, questa la prima carta geologica nota. Poich il Marsili non
us (n larte tipografica di Suo tempo lo permetteva) i colori, segnato
il corso dei fiumi, e il luogo dei paesi come punti di riferimento, rilev
solo i monti costituiti di gesso, lasciando bianco lo spazio di tutti i cir
costanti, geologicamente diversi.
Del resto, ancora al Marsili v rivendicato il principio delluso dei
colori nella costruzione delle carte geologiche, come si vede in profili di
miniere di ferro tedesche, profili che pure giacciono tra i Suoi mss.
inediti.
La carta orientata inversamente alle nostre, e questo per il comodo
dellosservatore, che comunemente sale dalla pianura s verso i crinali.

ST O R IA N A T U R A L E D E G E S S I E S O L F I

207

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FlG. I

208

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Fig. II. - Per questa figura valgono le osservazioni fatte alla seguente.
Si noti come il Marsili, nel Suo rilievo, segu i banchi del Gesso sino
alla fine, dove, assottigliandosi, terminano, fornendo cos la figura di
una lente , termine che usiamo noi ora.
Interessante poi luso della parola O rizzonte, che troviamo qui per
la prima volta applicata in Geologia, con un significato molto chiaro, e di
uso generale. Questo vocabolo comparir assai pi tardi, e sempre ser
vir ad indicare un accidente, paleontologico, litologico, o mineralogico,
che, caratteristico in una data regione, serva come punto di riferimento
al geologo per orizzon tarsi rispetto ai terreni sotto- e soprastanti.

210

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Fig. III. - E una sezione perfetta, munita della sua nomenclatura,


che, per non essere ufficiale, non men chiara ed esatta.
Fra strato e strato il Marsili ha persino segnato quei sottili straterelli marnosi (i pi fertili in fossili, nelle Gessaie) che effettivamente
separano sempre luno dallaltro I banchi di selenite, e li ha battezzati
col nome di interspatlo .
Se pensiamo che questa forse la prima sezione geologica fatta a
quei tempi, non possiamo non ammirare la diligenza e lobbiettivit con
la quale stata condotta. E non che un abbozzo.

STO RIA N A T U R A L E D E G E S S I E S O L F I

211

f ir & n f* 3 .
v.

COMPENDIO
DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

La versatilit, e possiam o dire laspetto d elluniversalit del


lingegno del M arsili, oltre e pi che d alle opere, provata dalla
congerie ricca e preziosa d ei suoi m anoscritti, che conservansi
n ella B iblioteca U niversitaria d i Bologna. T utto lo scibile, spe
cialm ente quello app licato a qualche arte o svoltosi in form a di
u tilit per il genere umano, trova l una qualche rappresentanza
o espressione : non esclu se le arti belle, non le m anuali. S i com
prende perci come fra i m anoscritti m arsiliani non manchino
q u elli che si riferiscono alla tipografia e ai libri in generale. 1
Tanto meno pu pensare che m anchi questa branca chi sa
quale amore egli portasse ai libri, come nel grandioso disegno
che egli fece d ellis titu to , che poi fond nel 1712 affidandolo al
Senato b o lo g n ese,2 a cui fece contem poraneam ente dono d i tu tte
le doviziosissim e sue raccolte, occupasse un posto cospicuo la
Libreria o B ib lioteca che doveva accom pagnarsi, come dotazione
indispensabile, ai g a b in etti delle varie scienze e delle arti, come
infine lo stesso M arsili raccogliesse caratteri e m ateriale im-

1 Per persuadersene basta scorrere il Catalogo dei n u im scritti di Luigi


Ferdinando M arsili conservati nella Biblioteca Universitaria, di Bologna
(Firenze, Olschki, 1&28) compilato a cura di L o d o v ic o F r a t i .
2 Instrumentum- donationis illu strissim i et excellentissim i v iri Domini
C'omitis A lo ysii F erdinandi de M arsilns favore illu strissim i et B xcelsi
Senatus et c iv ta tis Bononiae in gratiam novae in eadem Scientiarum Institutionis. Bononiae, ex typ. Bononiensi S. Thomae Aquinatis, 1727, L 4Strumento di donazione ha la data delll l gennaio 1712.

216

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

pressorio 1 e fondasse una vera e propria tipografia che poi la


lui venne donata ai Padri D om enicani, affinch servisse allo
Studio, a ll Istitu to e alla religione. 2
D ella tipografia ho gi parlato altrove, 3 facendone notare
le saggie d isposizioni e indicando come la Stam peria sua
avesse poi lunga e florida vita, Ma per quanto riguarda la libre
ria, non possiam o non notare che nelle stesse C ostituzioni del
l is titu to delle scienze redatte da lui alla fine del 1711 facevasi
m enzione d i una B iblioteca d i libri delle m igliori edizioni ,
d i un gran numero di m anoscritti arabi, persiani, turcheschi e
greci e di un sortim ento d i scelti caratteri per le stam pe , e
che fra i professori e d irettori dei sin goli reparti era previsto il
B iblotecario . E poich si procedeva dal S enato con una certa
lentezza, scrivendo nel 1720 al card. Origo su lle deficienze che
ancora restavano nell Istitu to, non trascurava di attirare lat
tenzione sopra la B iblioteca :
Il F aso d ella L ib ra ria che si occupar, per tutta la loggia
che riguarda 1 orto d ei sem plici, non ha bisogno d altre fab
briche che di quelle che riguardano a fare la volta e chiudere
li grandissim i finestroni, im proporzionati ; ordinarie finestre per
aum entare lo spacio da tenere le scanzie. Queste si dovranno
fare con buon intendim ento, come io stesso individuar, alla
sim ilitu d in e d i quelle della M inerva; e valersi d i legnam e ben
cu sto d iti, che per tem po devono essere cercati, non essendo s
facile in questa citt ritrovare abete e noce di vena, che siano
ben tenuti.
Q uest opera deve essere unicam ente fatta d all ottim o fale
gnam e [che] st nella Salicata, di faccia al Convento S. Fran

1 Questo m ateriale ricordato negli inventari che furono annessi agli


strumenti di donazione.
2 La donazione della Stamperia del Marsili ai PP. Domenicani fu fatta
11 7 m aggio del 1721 : nei patti specifici si diceva che essa tipografia do
veva stampare le opere dei professori universitari o dellistitu to col solo
rimborso delle spese.
3 Nel voi. M em orie intorno a L. F. M arsili, Bologna, Zanichelli. 1930,
a pag. 479 e sg.

C O M P E N D IO D I U N A

ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

217

cesco ; e che esso pure fece le scanzie, non essendoci altro nella
citt, che sia capace d i tal lavoro; che, replico, deve esser fatto,
e con buon gusto e m olta sem plicit, andante, con le proporzio
nate scorniciature, e senza niun intaglio, e con due scale lu
mache, da collocarsi dentro d elle p ilastrate d i legno, che saranno
alla porta d ell ingresso, come appunto si praticato in quelle
d ella Minerva di Roma.
E perch indispensabile che il bibliotecario abbi il suo
alloggio dentro d ell In stitu to, propongo che allo stesso pia.no
d ella libraria se li accom odino le due stan te che sono dentro
la Specola allo stesso piano, com e ho gi deto di sopra 1 .
Qualche anno p i tardi, non essendosi provveduto come convenivasi al compimento e definitivo assetto d e ll'istitu to , egli dolevasi ripetutam ente e con il Senato e con le autorit governa
tive delle p essim e condizioni in cui trovavansi i libri e la biblio
teca, insisteva su llinteresse di tale su pp ellettile e sopratutto so
pra la scelta di un valente bibliotecario, ed esponeva le ragioni
perch a tale scelta dolorosam ente non si era provveduto, dando
anche lum i, notevolissim i a i suoi tem pi, su lle qualit che il bi
bliotecario dovrebbe possedere, contro il concetto di faciloneria
che della sua m ansione avevasi d ai pi.
V al la pena, nonostante sia un poco diffuso, d i riprodurre il
tra tto delle doglianze del M arsili che riguardano appunto questo
argomento.
F ra li C apitali uno de m aggiori quello de Libri stam
pati, m an oscritti di lingue esotiche e nostrane, cio latin a, ita
liana e francese, che si trovano nella B iblioteca, cos disordinata
e meno coltivata da stu diosi con discredito non solo d ellistitu to ,
ma di tu tta la citt, perch di questa g li stranieri sino nelle
stam pe ne hanno parlato, quasi con deriso e com passione, e come
che lim portanza ne vuole una particolare classe, da tu tti gli
a ltr i C apitali qui sotto la stabilisco per dim ostrare le cause e
quelle rim ediarle.
1 Cf. lo scritto del prof. E. B o i t o l o t t i , La fondazione dellis titu to e la
riform a dello Studio di Bologna, in Memorie intorno a L. F. M orsili,
Bologna, Zanichelli, 1930, a p. 442.

218

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Il prim ario disordine provenuto he in 14 anni mai questa


base de 1 In stitu to sta ta provvista d un B ibliotecario che sia
sta to capace di studii fa tti precedentem ente nelle parti neces
sarie per un co sifa tto im piego; e poi perch in questo tempo
hanno c a m b ia ti tre B ib lio te c a rij senza che niuno d i loro sia
morto, ma p e r accom odare unicam ente li fa v o riti dei, senatori,
che in loro vita m ai avevano pensato ad un sim ile im piego;
ma solo trovando questa occasione daver quel piccolo stipendio
ricorrevaovo con im p o rtu n it .lino alle donne per otten erlo, e poi,
dopo ottenuto l im piego, ricusare la dim ora giornaliera alla Li
breria, per comodo di chi volesse studiare, e loro nel medesmo
tempo alm eno a b ilitarsi a quello che non sapevano, e tenere
filo di com m ercio con tu tte le biblioteche di Europa e con i pi
fam osi librari, e sollecitare o lesito o la perm uta dei duplicati
libri, di m ettere in ordine la bella officina d i legatore di L ib ri
p e r legare li ta n ti lib ri s c io lti, che sono in essa ; e che per questa
ragione d i G erm ania con ta n to dispendio m an dai a Bologna.
Se si faceva da me querela di ci, si rispondeva che il
salario era troppo poco, affidati da P rotettori che gli avreb
bero sosten u ti senza che si affaticassero. Se io abbia fa tti sopra
di ci lam enti con 1 assunteria, D io me ne far la giu stizia ;
ed appunto perch io lo sollecitavo, bastava perch non fosse
fa tto nulla, e che si pensasse al contrario che dicevo, e che
la pratica che quei signori hanno per 14 anni avuta verso di
me, che se dicevo bianco ero sicuro che pensavano al nero; e
senza veruna cognizione di queste materie, nelle quali io m ero
im pratich ito a costo del mio denaro, delle mie fatiche e d una
p ratica presa in tu tte le Accadem ie dEuropa ; e sino essere arri
v a ti a volere spendere pi a far m ale che meno a far bene,
perch questi raccordi provenivan da me, che fu i obbligato ad
un silenzio, per non im pedirli che se mal D io g li avesse spirato
bene di farlo, col m otivo che lavessi detto io.
V ac il posto d i B ibliotecario, che il Senato prom osse al
posto di Segretario, che si doleva di tale im piego per il poco
salario, perch nella B iblioteca l inverno vi era troppo freddo
e 1 esta te troppo caldo, cose a m e dette. Con una lettera la

C O M P E N D IO D I U N A S T O R IA D EL LA T IP O G R A F IA

219

pi umile, la pi rispettosa pregai lA ssunteria d i avere riflesso


al dottore B ianconi, sacerdote benestante stato per tan ti anni
nel sem inario di Padova a studiare le lingue greca et ebraica
con quel profitto che qui attesta il di lui m aestro Signor D ot
tore F a g io la ta celebre in tu tta Europa, e che ha reso la lingua
greca m assim e tanto fam igliare fra li preti di questa D iocesi
che la latina, per la fondazione del venerabile Cardinale Barberigo e cura del defunto posteriore Cardinale Cornar e poi per
il Consiglio che lasci l abbate B acch ini benedettino avanti
d ella di lu i morte, nel tempo che il Senato g li diede una let
tura per l erudizione; e di pi ta le di lu i ab ilit conferm ata
dal Padre m aestro G otti; giacch io non m i d per intendente
di queste lingue. Ebbi riflessione a proporre questo anche a llin
combenza che tiene di custodire la contigua stanza detta del1 A ntichit, per quando mai il Signor Marc A ntonio Sabatini
avesse voluto eseguire la sua prima idea di m ettere in quella
stanza la sua bellissim a serie di m edaglie, della qual m ateria
non vi neppure uno in B ologna che sappia leggere le lettere
pi chiare attorno di queste, n infine che abbi una minima,
ben m inim a, n otizia della erudizione antica, perch chi ne sapeva
m orto, e chi vive non ne ha fa tto un m inimo studio: e pure
se ven isse il caso che si volesse fa re un p ro fessore dellerudizione
an tica , si sen tirebbero ta n ti concorrenti, chi p r o te tti da D am e,
chi d a sen a to ri, chi d a l segretario m aggiore, causa della d istru
zione m oderna d e ll u n iversit , e ohe senza riparo sar delV I n stitu to .
F u proposto di fare un esam e dei concorrenti, che erano
al numero d i tre, e quello proposto da me, oltre alla latina,
era, come ho detto, pratico della lin gua greca e t ebraica. Un
altro niente di pi che la latina, e conoscitore delle buone e
cattive edizioni; il terzo, che quello che ha ottenuto il posto,
sem pre studente delle m atem atiche, disse di sapere linglese ed
il tedesco. D i queste lingue mai avanti d i me si parl, che l avrei
possuto giudicare, oltre che queste lingue a poco servano per un
B ibliotecario.
S approv da tu tti il ripiego d ellesame, ch m aterie o lingue

220

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

che sono veram ente necessarie ad nn B ibliotecario : ma qnando


s i sen t che l esam inatore doveva essere il M artelli, chi si
strin se nelle spalle, chi si m ise a ridere, concordando tu tti che
per le m ani d i questo doveva essere rovinato l In stitu to, ed il
B ianconi, per il savio consiglio di tu tti li di lui am ici e in
P a tria e fuori d i P atria, si ritir da un concorso, sentendo un
esam inatore che appena sa fare un sonetto italiano, che volesse
essere giudice delle lin gu e esotiche, che fece fare la S. Memoria di
Clem ente X I, per lerudito Abbate A ssem ani, ma perch riuscisse
quello che si fece che l altro si ritira sse dal concorso, di modo
che rest solo quello che si voleva e che anche resta provvisto
del posto, esibendosi tutto solo che era pronto agli esam i ma
sapendo di non esservi chi lo sapesse esam inare in quelle lingue
che lu i diceva di essere esperto; si venne alla di lu i elezione
derogando dal proposito d ellesam e, e che, n ella perfezione che
egli , ne sa tanto ed tanto capace quanto sarei io nel con
sig lio del P apa ; e se con questo modo m ai lI ustitu fo nonch la
parte della libreria possa essere in istato di durata e di rendere
que servigi a D io, a l nostro principe, alla P atria, il Signor Car
d in ale P aolucci e M onsignor Lam bertini lo riferiranno a Nostro
Signore, e se d i buona coscienza posso dare questo nuovo rinforzo
guadagnato con le m ie fatiche, quando non vi sia pi rimedio
lo do e stab ile 1 .
E devesi proprio a lle tenaci in sisten ze del M arsili se la B i
blioteca p rese una stab ile e definitiva consistenza, e se, seguita
dal generoso e provvido interessam ento di B enedetto X IV , pot
assurgere a quel decoro che era necessario e dare i fru tti che il
M arsili si aspettava.
***
Se il M arsili amava tanto i libri, se (come sappiam o) ne aveva
da vivo fa tto il catalogo e se aveva disposto perch esso cata
logo fosse dato a lle stam pe, se aveva acquistato da lunghi anni

1
B o b t o l o t t i , op. ci't., pp. 449-452. Questa vivace esposizione ci fa
ricordare che in tutti i tempi molti concorsi sono fa tti cos !

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

221

del m ateriale tipografico e negli ultim i della sua vita trov, e


don con tu tto il resto, al Convento di San Domenico, un bellis
sim o fondo di caratteri ebraici e orientali, specialm ente arabi e
p e r s ia n i,1 possiam o ben comprendere che di stampa e d i tipo
grafa egli doveva intendersi, e anche essersene occupato. N e ab
biamo una m agnifica prova in questo lavoro, che, rim asto sino
ad ora poco conosciuto e del tutto inedito, parm i degno che
vegga la luce, e per luomo da cui deriva, e perch nei tempi in
cu i fu pensato e scritto, e cio tra la fine del sec. X V II e il
principio del X V III, rappresenta una inform azione degna di
sim patia e di rispetto.
T rattasi di un compendio, sia pure schem atico, della storia
della tipografia dalla origine sino ai tem pi dellautore, ossia fino
ailla fine del sec. X V II. I l M arsili chiam a il suo lavoro m odesta
m ente Lista de stam patori di libri pi fam osi in tu tte le re
gion i dEuropa d allorigine della stam paria sino al p resen te,
ma in realt non tra tta si solo di un elenco, sibbene di una espo
sizione assai diffusa dei m aggiori rappresentanti della stam pa
nei vari paesi, con osservazioni spesso di caratere generale, non
d i rado m osse da uno spirito acuto di osservazione. In vero nes
suna p arte trascurata, e se qua e l incontransi ripetizioni (di
piccolo conto, veram ente), e se lordine non sem pre rigorosa
m ente seguito e se pi che altro il M arsili si occupa degli stam
patori francesi, verso i quali ha una particolare am m irazione,
ci dipende dal fatto che sopra tu tte le altre eg li conosceva la
letteratura scientifica francese, e perci quei libri g li erano e
pi fam igliar! e continuam ente sotto g li occhi, e inoltre perch
di fo n ti e opere francesi di storia del libro e d ella stam pa egli
pi specialm ente si serv per la com pilazione dei! suo lavoro. 2
E g li stesso in fa tti indica le opere che pi gli han giovato, e
son le seguenti:

1 A. S o b b e i x i , La stam peria di L. F. M arsili, in Memorie ecc. pp. 500-501.


2 Dobbiamo anche notare che alla fine del sec. XVII le maggiori opere
sulla storia della tipografia erano francesi, di guisa che non era possi
bile una scelta molto diversa.

222

LUIGI FERDINANDO MARSILI

I . A d r i e n B a i l i . e t , Ju gem en s des S avans sur les prin ci


pau x ouvrages des A u teu rs. P aris, A n toin e D ezalier, 1 6 8 5 .1 P oi
ch di questopera si fecero parecchie edizioni, potrebbe nascere
dubbio di quale egli sia si servito; m a dalla natura delle cita
zioni del M arsili e sopratutto perch in una di esse indicato il
volum e I I , 2 m entre l argom ento, nella seconda edizione uscita nel
1722, contenuto n el volume I, non abbiamo alcuna incertezza
n ellaffermare che il Marsali si serv proprio di questa edizione,
che la prima.
II. J e a n d e La C a i l l e , H isto ire de lim p rim e rie et de la
lib ra irie o Von v o it son origine e t son progrs ju sq en 1689.
P aris, La Caille, 1689. Lopera fu stam pata da Pierre Le Mer
cier, m entre il La C aille ne sostenne le spese, e fu autore e edi
tore a un tempo.
I I I . A n d r C h e v i l l i e r , L 'origine de lim p rim e rie de P aris.
D isse rta tio n h isto riq u e et critiq u e divise en qu atre p a rties. P a
ris, Jean de Laulne, 1694.
A ccanto a queste tre opere, in certa guisa specifiche, che co
stitu iscon o il fondam ento del suo lavoro, a ltri libri il M arsili
consult per un particolare o per laltro, come il V olaterrano
(Raffaele Maffei da Volterra), G iovanni Cocceio, Sabellico, Era
smo, l ab. Tritem io, Polidoro V irgilio, Gabriele Naud, A ntonio
Wood ed a ltr i; ben vero che di parecchie di queste ultim e opere
il M arsili si giov di seconda mano.
Quando fu com posto il lavoro del M arsili? Veram ente, a
prim o aspetto, verrebbe in testa di pensare che esso fosse una
derivazione, pi o meno diretta d a una notevole opera su lla sto
ria della stam pa che usc, proprio in Bologna, nel 1722, a cura
di fra te P ellegrino A ntonio Orlandi carm elitano, che gi da pa
recchio tem po andava facendo ricerche sulla storia d ella stam pa.

1 II nome dell'autore non figura nel frontispizio di questa prima edi


zione.
2 In fine al manoscritto il M arsili reca un elenco di marche e insegne
tipografiche <li stam patori e librai, e dice appunto di trarlo da M.r B aillet
au Tome second . Ora questo elenco nella seconda edizione dellopera
del B aillet (1722) trovasi nel tomo primo, in fine.

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

228

E con tale volume, del resto, qualche som iglianza o contatto qua
e l si trova. Ma a un pi attento esame risu lta che i co n tatti
derivano dal fa tto che tu tti e due g li scrittori, il M arsili e lOrlandi, attinsero a una stessa fonte; e nello stesso tem po che il
M arsili scrisse il suo lavoro prima che fosse apparsa l opera dellOrlandi, giacch i modi, la econom ia, i giudizi talvolta, le con
clusioni sono spesso diverse, senza contare che il M arsili non ri
corda mai l Orlandi, laddove, se se ne fosse servito, o se lopera
d ellO rlandi fosse stata gi edita quando il M arsili scriveva,
lavrebbe ricordata certam ente. Il titolo d ellOpera dellOrlandi
questo : O rigine e p ro g ressi delia S ta m p a o sia della rte im presso ria e n o tizie d ellopere sta m p a te d a llanno M C C C C L V II sino
allanno MD. 1
Del resto abbiamo per altre vie la prova che il M arsili com
pose il suo scritto prima della stam pa d ellOrlandi. In fa tti egli,
citando il B a illet, si riferisce, com e sopra accennammo, alla
prima edizione apparsa nel 1685; m entre la seconda edizione di
questopera, assa i pi com piuta, venne fuori nel 1722. chiaro
che se questa seconda edizione fosse gi stata posta in luce, la
citazione del M arsili si sarebbe riferita a questultim a ; ed ovvio
perci conchiudere che lo scritto del M arsili fu com posto prim a
del 1722 e dopo luscita d ellopera dello C hevillier del 1694.
Se poi pensiam o che sino dal 1719 il M arsili, a testim onianza
di un m anoscritto dellOrlandi conservato nella B iblioteca dellA rch ig in n a sio ,2 aveva gi im piantata una stam peria in una
sua casa d i via Centotrecento, e che sino dal 1711, redigendo
l a tto di donazione al Senato bolognese delle sue raccolte per il
futuro Istitu to , aveva fa tto cenno e a lla libreria e agli strum enti

1 L opera, che assai pi importante di quel che di solito ritenuta,


fu stam pata da Costantino Pisarri im pressor et bibliopola in porticu
unici Archigymnasii, ad signum sancti Michiaelis Archangeii , in Bononiae studiorum ila vigilia di S. Petronio del 1722. Son grato al
cav. Romeo Monari della Biblioteca Universitaria di Bologna per i cor
tesi aiuti in varia guisa prestatimi.
2 Ms. B. 252. Cf. il mio lavoro eit. sulla Stamperia del Marsili, a
p. 481.

224

LUIGI FERDINANDO MARSILI

ini presso rii, come sopra si v is t o ,1 appar chiaro che la reda


zione del lavoro m arsiliano la dobbiamo collocare fra il 1711
e il 1719.
***
Prim a di chiudere opportuno che descriva il m anoscritto
d i cui mi sono servito, e in d ichi i modi che ho tenuto per la
edizione.
Il m anoscritto appartiene a i m arsiliaui della B iblioteca
U n iversitaria: N. 85, lett, B. Il volum etto, legato in cartone,
m isura cm. 22 X 15 e ha 96 carte. D i queste le prime 86 non sono
numerate, le a ltre hanno la num erazione per pagine da 1 a 20.
La storia della stam pa dal M arsili contenuta nelle prime
85 cc. ; le a ltre contengono le Marques ou E nseignes des principaux Im prim eurs et Libra ires qui se sont distingus dans leur
profession jusq present ; ma poich il M arsili fa im m ediata
mente seguire queste parole: Tir de M. B aillet au tom e second
des Jugem ens des Sgavans , e perch in fa tti tale elenco corri
sponde in tu tto a quello del B a illet, ho creduto in u tile di ripro
durlo n ella nostra edizione.
Il m anoscritto non autografo del M arsili, forse lo dett o
10 fece copiare dal suo originale o dai su oi brogliacci. Il copista,
nonostante usi di una bella forma d i lettere e sia chiarissim o,
non ha compreso bene la voce o lo scritto del M arsili, cosicch
gli errori che l'am anuense com m ette sono numerosi. Parecchi ho
cercato di correggere, quando proprio trattavasi di cose evi
d enti; altri lasciai, non essendo certo se provenivano d a llama
nuense o d a l M arsili o dalla fonte a cui il M arsili attinse. N ei
casi pi notevoli e singolari ho notato in calce le differenze fra
11 m anoscritto e la lezione da me adottata. N oto infine che una
mano diversa da quella che scrisse il codice, e forse la mano
stessa del M arsili, not in m argine, in ogni pagina, i nomi dei
tipografi d e quali nel testo si parla, e non di rado anche le stam
perie e g li argom enti.

1 Vedi il ricordato lavoro del Bortolotti, loc. cit.

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

225

L operetta, del M arsili assai notevole per il tempo suo, e


pur non recando per la storia gran che di nuovo, degna d i nota
per talun e osservazioni su i tipografi, sulle edizioni e su i carat
teri, che sono non d i rado non solo giuste, ma acute e saggie.
D appertutto spira poi il suo buon senso a rtistico e pratico, e la
sua preveggenza. Il M arsili riconosce fra i p i grandi tipografi
A ldo, i G iunti, g li E tienn es, il P la n tin , il B laeuw ; am m ira le
edizioni in b ella carta e con largo m argine; nota l im portanza
del carattere corsivo, ma giustam ente osserva che pi adatto
per i libri di piccolo form ato che non per i grandi; predilige i
caratteri di largo occhio e tond i o ssia romani, e odia i caratteri
gotici, sim boli, egli dice, d i barbarie ; sente il nitore d ella
b ella p agin a e gusta le lettere ornate: ha in somma m olte di
quelle qualit che distinguono, e starei per dire definiscono, il
buongusto in fatto di libri e d i stam pa.
A

15

lbano

S orbblli

L ista de stam patori d i lib ri pi fam osi in tutte le Regioni


d Europa, d a ll origine della sta m p a ria sino al presente.

L u tilissim a A rte d ella stam paria fu inventata, secondo l opi


nione la pi riceuta, in Magonza a van ti l anno di gratia 1460
da G iovanni Guttem berga, Gio. F ust, o F au sta, e P ietro Scoepfer, overo Opi i o , 1 secondo il T estim onio d ellAbbate Trithem io
di Joan. Cocceio, Sabellico, D esiderio Erasmo, e P olidoro Vergilio, gi che vi stam parono un Salterio latino in quarto
lanno 1457.
R ationale D ivinorum Officiorum G uillelm i Durandi, in
folio 1459.
C atholicon, Seu V ocabularium universale latinum , folio
1460.
B iblia Sacra, secunda editio fol. M oguntiae 1462.
Ciceroni Officia fol. M oguntiae 1465. 2
La B iblia stam pata per la prim a volta a Magonza senza
m illesim o ha preceduta la stam pa de libri di sopra accennati ; se
ne trova un bel esem plare a P arigi n ella B iblioteca publica del1 Abbadia d i San V itto re im presso sopra la carta pecora da
una banda solam ente.
U lrico Gering, M artino K rantz d i Colmar, o Columbaria, e
Michel Friburger suoi a sso cia ti portarono la nuova arte della
stam paria a P a rig i circa l anno 1470, ad istanza d i Guglielm o
F ich et e Giovan de La Pierre P rofessori n ellU niversit di l a1 Cosi ClIEVILLIER. op. Ot., 2.
2 N el ms. per errore 1665 .

228

LUIGI FERDINANDO MARSILI

rigi, e ristam parono in una sala di Sorbona m olti libri, de quali


eccone la lis ta pubblicata dal Sig. Chevilier 1 D ottore, e Biblio
tecario di Sorbona nel suo libro d ellO rigine deHIxnpremeria di
P a rig i :
G asparirli Pergam ensis 2 E p istolarum Liber 4.
E iusdem O rtographiae pars prima, et secunda in quarto.
Lucij A nnei F io ri de tota H ystoria T iti Livj epitom e in
quatuor libros divisa 4.
Caij C rispi S allu stij liber de B ello Iugurtliae.
G uillelm i F ichet A ln etan i Rhetoricorum libri tres 4.
E iusdem E p isto la e 4.
E p isto la e Cinicae P h alarid is M arci B ru ti ecc. 4.
R oderici Za moren sis E p iscopi Speculum humanae V itae,
in duas partes d ivisae, Sm folio.
B essarion is Cardinali E pistolae, folio.
L aurentii V allae Elegantiarum lingua latinae libri sex,
folio.
Jacobi M agni ordinis Ilerem itarum sancti A ugustini Sophologium , folio.
T u tti quei libri sono stam pati con le medeme lettere gettate
nelle m edem e m atrici in grosso carattere tondo, e perch lArte
d ell im pressione appena nasceva vi m ancano molte cose. Non
vi sono lettere M aiuscole, le lettere in itia li de libri, e de capi
toli vi sono omesse, ma vi sta un luogo da poterle miniare, come
si soleva fare in oro, o in azzurro. V i sono m olte abbreviature,
s come in tu tte le prim e im pressioni. T u tti quei libri sono
senza titolo, senza numeri, e senza segnatura; e tu tte queste
circostanze necessarie alla stam pa com inciarono solam ente Pan
no 1 4 7 7 ,:! a llim pressione del libro del P la tea D e U suris. S i co
m inci a m ettere i tito li, et i num eri delle pagine Panno 1478 4
a lli Serm on i di Leonardo da U dine. In quelle prime editioni
non vi era manco il recapito, o richiam o d una pagina a llaltra ;

1 Pag. 26 sg., 36 sg.


* Nel ms. Parmenaia .
9 C h e v i l l i e k , p . 38 1476 .
* C h e v i i x i e r , p . 38 1477 .

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

229

i stam patori d i P arigi non lhanno im piegati che m olto tardi


verso lanno 1 5 2 0 .1
Il R eg istrim i Ca-rtarum m anca pure in quelle prim e editioni.
F u inventato in Ita lia , e si faceva in questa m aniera : si radu
navano al fine del tom o le lettere alfabetiche, le quali servono
di segnatura, e le prime parole de quattro prim i fogli com presi
sotto ciascuna lettera, ma perch questa fatica occupava una
facciata intiera, 1 abbreviarono. G ering se ne serv al fine in
questultim a sorte, e lo faceva capere in due o tre linee, espri
mendo solam ente tu tte le lettere d e llalfabeto adoprate in cia
scuna piegatura de fogli, dichiarando d i quanti fo g li erano:
V. G. 0m ne8 su n t duerniones, terniones, q w te r n io n e s , vel quinferm anes, cio ciascun piego d i due fogli, tre, quattro, o cin
que. Ora il R eg istrim i vien suppresso in tu tte le stam pe, es
sendo stato per altro provvisto a lla fa c ilit della legatura con
la radunanza di tre circonstanze; della segnatura di ciascuna
lettera d ellalfabeto a pi di ciascu n a facciata, de numeri in
cim a a ciascuna pagina, e de richiam i, o parole poste al fine di
ciascuna facciata replicate nella seguente, per servire di regola
a lli legatori e registratori.
Tre anni doppo G ering trasport i suoi torchi d a lle sue
stanze in 'Sorbona n ella strada d i San Giacomo dentro la
casa che aveva per in seg n a il Sole d Oro presso la C hiesa di
San Benedetto, dove stam p m olti libri con i suoi soci, e tra
g li a ltr i la prima B ibbia stam p ata in F rancia in latin o in
folio 1 anno 1475 ; un C orpus J u r is C ivilis in folio in lettere
gotiche, perch la stam pa che sul principio era tonda e schietta
degener ben presto in quella B arbarie, e questo fu un tor
rente, che allag 1 Europa nel corso dun secolo intiero. Ma
si stam parono pi lib ri in lettere gotiche a Lione, et a V enetia,
che in qualunque altro luoco dEuropa, m assim e tu tte le let
ture, e t a ltri lib ri legali, i scolastici, et altri libri di teologia, et
anche i Corpi grossi, come i T ra tta ti m agni in fol. 15 volum i

i C h e v il l ie r , p . 38.

230

LUIGI FERDINANDO MARSILI

a Lione, i Commenti d i T ostato abulense in folio ventuno tom i a


V enetia 1530.
L e abbreviature che s introdussero allora nella stam pa fini
rono d i guastarla ; si m oltiplicarono a segno, che i lib ri stam pati
divennero cos difficili da leggere, quanto le C itation i de Cur
sori. Onde convenne, <per rim ediarvi, d i stam pare un libro intitu la to Modus legendi al)brematura>s praesertim in utroque jure
in 8 P a risiis 1598.
Conrad Svuenheim e t A rnaldo P annartz 1 Thedesclii porta
rono la stam pa, o l arte delPim prim eria, a Rom a verso l anno
1467, sotto il P ontificato d i P a p a P aolo I I ; e vi stam parono
m o lti lib r i nel P alazzo de Signori P ietro e Francesco M assim i
avanti a lla Chiesa di S . Pantaleone. I l prim o libro che vi stam
parono fu 'Sanctus A ugustin us de Civitate Dei libri viginti, in fo
lio ; il carattere, del quale si servirono fu da questo chiam ato
Agostino. Stam parono poi, il m edesimo anno 1467, Ciceronis Epistolae in fo lio , con carattere p i m inuto, che ritenne il nome di
Cicerone. Stam parono poi Speculimi Vitae humanae Roderici
Zam orensis, Ovidij Elegkte, L ucani Pharsalia, Cicero de Offici)*,
Svetonius, 'Saneti Leonis M agni Sermones, Catena Aurea Sane ti
Thomae, in fo lio due tom i carta magna, tu tti in folio, e verso
l anno 1471, N ico la i de Lyra Glossa in Biblkt, in fol. 3 tomi, e
m olti altri.
N el medemo tempo U dalrico Gallo nato a V ienna in A u
stria venne pure a Roma a fare lo stam patore, e vi stamp
m olti lib ri secondo Raffaele V olaterano, cio Sanctus A ugustinus
de C ivitate D ei, L actantius fol. 1468. T itus Livius, Q uintilianus,
Ciceronis Q uaestiones Tusculanae, eiusdem Philippicae orationes, e circa l anno 1470 R oderici S an ctii H isp an i H istoria universalis, al fine della quale stam p questo D istico: 2
Bgo Udalricus Gallus sine
Calamo, aut Pennis eundein
Librum Impressi.
1 II ms. ha Parmarts , forma tratta da La Calile, p. 16, che legge
anche Suvenheia .
2 Cosi il M arsili traduce il Dictum del tia Calile.

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

231

Gdo. A ntonio Campano, che fu p o i vescovo d i Teramo, era


suo correttore d i stam pa ; fece quest epigramm a a lla lode d i
U dalrico G allo, secondo Faernus, quello si trova stam pato al
fine del su o libro delle F ilippiche d i Cicerone: 1
Anser Tarpeii custos Jovis: uiule quod alis
Obstreperes, Gailus cecidit: ultor adest.
Uldaricus Gallus ne quem poscantur in usum
Edocuit pennis n il opus esse tuis.
Imprimit ille die quantum vix scribitur anno.
Ingenio haud noceas : omnia vineit homo.

Lorenzo V alla fece allora pure un distico, quasi sim ile, in


torno a questo proposito.
Quod vix in toto quisquam praescriberet Anno
Munere germano eonflcit una dies.

S i vedono a ltri concetti sim ili al fine d e g li Offlcii d i Cice


rone, et a ltr i libri stam p ati da Gio. F au st, inventore della
stam pa a Magonza.
Praesens Marei T ullii Clarissimum opus Johannes Faust Moguntinus
Civis non atramento plum ali canna neque aerea, sed arte quadam
perpulchra manu Petri de Gernsheim pueri mei felioiter effeci,
finitimi Anno MCCCCLXVI, die IV Februarii. *

Q uestarte, chera sta ta n ascosta sul principio con tanta


cura, essendosi p o i d ivu lgata da quei che aiutavano glinventori
a llim pressione; questi volendo anchesisi cavare i loro vantaggi
d una cos bella scuoperta, andarono a stab ilirsi in differenti
luoghi d ellEuropa, dove portarono l arte della stam paria.
I
stam patori pi co rretti e t e sa tti in quei principii furono:
B enedetto L ocatello P rete, che i l prim o stam p a V enetia; S i
sto R ussinger P rete d i A rgentina, che port il primo la stam pa
a N apoli, dove ricus de vescovati; P ietro Jacobi Prete stam-

1 Nel ms. quella si trova stam pata .


2 Or. La Caille, p. 12.

232

LUIGI FERDINANDO MARSILI

patere (lei D uca di L orena; N icol Jenson Francese fu uno de


prim i stam patori a V enetia, quanto che i due F r a telli Gio
vanni e V endelini di Spira. Stam pavano con gran accuratezza,
m assim e N icol Jenson, m a diedero poi nel Gotico.
Spiccarono ancora tra i pi fam osi stam patori A ldo il vec
chio a V en etia ; G iovanni Amerbacchio, e G iovanni Froben a
Basileia ; a P arigi, Jodoco Badio, Roberto Stefano il Vecchio,
M ichel V ascosano, C laudio Chevalon, Sim on de Colines, e m olti
altri, de q uali si parlar doppo daver osservato lOrigine della
stam pa de lib ri Greci et Ebrei.
A ldo P io M anucci Romano fu il primo che stamp in Greco
a V enetia, dove com inci lanno 1494 per un A risto tile in quat
tro tomi in folio, e continu a stam pare tu tti gli autori Greci,
C lassici, o pi fam osi. V e ne sono alcuni, dove il Greco sta da
una banda, et il latin o d a llaltra, Conrardo Gesner fu il primo,
che fece m ettere il Greco sopra una colonna, et il L atino del
l altra.
F rancesco Tissa.ru dAm boese P rofessore nell U niversit di
P arig i vi introdusse lim pressioni greche lanno 1507. Il primo
libro, che usc d alle stam pe fu le Sentenze d e Sette S avii d ella
Grecia, Carmina Aurea P itagorea, P hocilides Sententiae, Sibillae E rytreae V a ticin ia ; il secondo fu H om ero; il terzo Hesiodo, tu tti tre furono stam pati in Greco da E gidio Gourmont,
che fece a llie v i Geronimo A loandro del F riu li, che fu poi Car
dinale, essendo a ttirato nellU n iversit d i P arigi d alle libera
lit del Re Ludovico X I vi fom ent lo studio della lingua Greca,
e lim pressione d e lib ri com posti in quella lingua.
Doppo E gidio Gourmont, Jodoco B adio, Sim on di Colines,
M ichele V ascosan, Claudio Chevalon, Giovan L uigi F iletan ,
Conrardo Neobazio e finalm ente Roberto, e H enrico Stefano
stam parono un gran numero de lib ri greci, e superarono laltre
nation i n ella bellezza de loro caratteri.
Le prime im pressioni H ebraiche si fecero a Soncino Terra
del Cremonese nel D ucato d i M ilano da Giosua, e Mois figlioli
del Rabino Israele N athan originario di Spira in A lsatia, quella

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

233

fam iglia si m ultiplic, e port la stam paria de libri ebrei a


B ologna, R im ini, Fano, Pesaro, V enetia.
Q uindi i Giudei, et i C hristiani stam parono libri ebrei in
m olte citt d Europa, cio a V enetia, Cremona, M antova, V e
rona, Ferrara, N apoli, Colonia, B asilea ecc. Riabbi Gerson port
la stam paria ebraica a C onstantinopoli, e vi lavor con successo
sino a llanno 1530.
D aniele Bomberga Fiam m engo dA nversa fu il primo tra i
C hristiani, che m esse sotto il torchio i libri ebrei, e che nel
lanno 1511 stam p la B ibblia E braica in quarto, e poi unaltra
in fo lio dedicata a Papa Leone X, m ai i G iudei non ne fecero
alcun conto, m a il Rabbino Iacobo N our ne fece stam pare unal
tra in quattro tom i in folio con i Com m entarli de Rabbini
lanno 1525 dal m edesimo Bomberga, cheg li ristam p pi volte
da poi.
L opera m agiore che sia u scita d alle stam pe ebraiche, il
Talmud co l Commento de p rin cip ali Rabbini, com inciato dal
Bom berga nel 1525, e com pito alcuni anni dappoi, e doppo la
sua m orte sta to ancora ristam pato a V enetia, a Cracovia, et
ad A m sterdam ecc. S i legge nella seconda Scaligerana, che D a
niele Bom berga spendesse tre m ilion i d i scudi a stam pare cor
rettam ente m olti libri ebrei, e che tra la ltr i stam passe il Talm uld sino a tre volte, e che ciascuna im pressione g li era costata
cento m ila scudi.
Doppo il Bom berga i pi fam osi stam patori in lettere ebrai
che furono i G iu stiniani, Z anetti, D e Gara, B ragadini ecc. S i
sono pi stam pati libri ebrei a V enetia, che in nessuna altra
citt, e t i G iudei vi hanno m eglio riuscito, che i C hristiani merc
che sono pi priaittici d elle m u tation i de punti, et altre m inutie
della lingua, che intendono m eglio.
Non vi sono che i C hristiani, e g li Ebrei, che usino la
stam pa; questarte sta ta inventata in Europa, et poco in
uso altrove; lim pressione proibita a i Turchi per le loro
leggi, ma perm ettono a loro su d d iti C hristiani, et Ebrei di stam
pare libri sp ettan ti alle loro religioni.
I l Cardinale Carlo de M edici is titu a Roma nella sua vigna
su l M onte P in cio una fonderia, e stam peria de' libri A rabici, e

234

LUIGI FERDINANDO MARSILI

vi fece stam pare l Opere M ediche dA vicena, Alcorano di Mahom etto, et a ltri libri, che furono poco ricercati da Levantini.
I
lib ri arabici sp ettan ti alla religione C hristiana stam pati
dappoi a Roma nel collegio di Propaganda F id e hanno avuto
un m iglior esito. P arim ente sono sta ti stim ati quelli, che sono
stam pati in Olanda d a Tom asso Erpenio e Jacopo Gollio, et a
O xford in Ingh ilterra da E duardo Pocokio ecc.
Le stam perie, che si trovano in A sia, e t Sin Am erica sono
condotte da C hristian i e la m aniera di stam pare, che s i prattica a lla China da m olti secoli, differente di quella in Europa,
e co n siste in tavole scolpite, e non in caratteri m obili, e d i
staccati.
E gid io Gourmont fece a P a rig i nel 1508, i primi saggi della
stam paria ebraica sotto la scorta d i Francesco T issa r d ,a, che
aveva im parata la lingua ebraica da un ebreo di Ferrara, e
stam p una G ram m atica ebrea l anno 1509.
A gostin o J u stin ia n i Dom enicano vescovo di Nebbie venne
a P arigi per inisegniarvi la lingula ebraica, e vi fece stam pare
la G ram m atica di Rabbi Kim chi, e t un P salterium quintuplex,
o in cinque lingue.
R itornando a lli pi fam osi stam patori di caratteri greci, e
la tin i, dir, che G iovanni dAmerbachio, M aestro neglOrti nelP U niversit d i P arigi, eresse una fam osa stam paria d i belli ca
ratteri tond i a B asilea, e perch aveva un gran fondo d i piet,
e di religione, questo l im pegn a stam pare tu tte l opere de Santi
Padri, e com inci da S a n tAm brogio, che usc d alli suoi torchi in
tre tom i in foglio lanno 1492. E ra huomo dotto, et emendava
d a petr se le 'sue prove, ma n on potendo fa r tutto, fece venire a
B a silea G iovanni Frobenio per aiutarlo, et ad esso seco associato,
stam parono insiem e m olti lib ri d i conseguenza, il principale
d e quali fu SaintA n gostin o in dieci tom i in folio.
G iovanni Frobenio fu dunque uno de primi, che con G io
vanni Am erbachio ricerc la delicatezza nella stam pa facendo

1 N el m s. F issard .

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

235

unottim a celta de m igliori au tori; e g li ebbe per correttori d i


stam pa il fam oso Erasm o di Roterdaim o,1 G iovanni R euchlin
detto Capii,ione o fumo, Sigism ondo Cislenio, et altri.
I p rincip ali associati, e successori di Giovanni Frobenio fu
rono N icol Episcopo suo genero Francese nato in Foresto,
G iovanni Oporino di B asilea figlio di Giovanni H erpst il cui
nom e significa A utunno in tedesco, onde prese il nome dOpporino, che significa il medesimo in greco, Htrvagio e t H enrico
P e tr i si distinsero pure a B asilea, m ediante le loro belle im
pressioni.
Geronimo Com m elino F rancese stam patore, e libraro si sta
b il a H eidelberga nel P alatin ato, dove stam p m olti san ti padri,
et a ltr i buoni autori cla ssici in greco, et in latino, e ne cavava
g li o rigin ali dalla fam osa B iblioteca P alatin a, che fu poi tra
sp ortata nella V aticana, sotto il Ponteficato di Urbano V i l i ;
e tra gla ltr i l Opere di San G iovanni Crisostom o, e di SanlA thanasio, era corretto nelle su e stampe, che emendava d a per
se, e vi fu anche aiutato da un insigne letterato chiam ato F ran
cesco Silburgio versatissim o n ella lingua greca, et anch egli
autore d i m olti libri.
II Re L uigi X I per favorire larte della stam pa, che ebbe il
suo principio sotto il suo Regno a P arigi fece trasportare da
F ontan a B lea v ia a P a rig i tu tti i m anuscritti, che il Re Cario V,
e Carlo V I, vi avevano raccolti con gran cura, anzi fond una
bella B iblioteca a l C astello del Louvre, e ne diede la cura al
P adre Roberto G a g u in o 2 G enerale de T rinitari, am plificandola
con rari m anoscritti, e libri a ll hora stam pati, e tra i prim i spic
cava un bel m anoscritto d ell opere d i latin o d i R hasis Medico
Arabo copiato sopra un a ltro m anoscritto pi antico conservato
nelle Scuole d ella F a co lt di M edicina in P arigi, osservando
G abbriele N aud n elle sue addition i a lla vita del Re L uigi XI,
che il m edesimo R e diede in pegno alla detta facolt di Medi
cina parte della sua argentarla quando g li fu da le i im prestato
per farlo copiare.
* Nel ms. Roterdano .
! Nel ms. Gagiuno .

236

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Giovan P etit fu il Libraro del suo tempo, che fece il pi


stam pare, perch m anteneva quindici torchi; ma perch i suoi
caratteri erano g otici, e bench la sua stam pa m olto corretta
non d i meno i suoi libri sono sta ti ricercati, e sono quasi tu tti
perduti, la su a im presa era P e tit P e tit, id est P aulatim .
Josse, o Jodocus B adius soprannom inato Ascensus, perch era
n'ato in A s c h 1 C astello nel territorio d i B russella, studi a
G a n d ,2 e t a Ferrara, e sii rese m olto dotto nelle lettere greche, e
latine, e l insegn a Lione, dove fu correttore della stam paria di
G iovanni Treschel fam oso stam patore, del quale spos la figlia, e
ne ebbe m olti figli.
I l P ad re Caguin lo fece venire a P a rigi circa l anno 1500
per insegnarvi la lingua greca, e per restaurare la stam pa, che
era caduta in una Barbarie, e t in un G otico, che m etteva spa
vento, ma stam p m olti libri con quei caratteri prima di potere
rim ettere la stam pa, e non fu, che alfin d e lla sua vita, che
stam p in belli caratteri tondi il P rovinciale d i Lindwood,
l opere del Cardinale N icol d i Cusa, m olti S an ti Padri, e Theologi, scolastici, et altri, che gPacquistarono m olta fama, e gran
ricchezze. Conrado B adio suo figlio seguit la sua professione
sino a llanno 1561, che se ne fugg a Genova, 3 essendosi fatto
E retico; le sue due sorelle sposarono due librari pi fam osi di
lu i, che portarono la stampa fino alla perfettione, cio M ichele
V ascosan, e Roberto Stefano.
F u dunque doppo l anno 1500, che i caratteri d ella stam pa
d iven tati g otici furono rim essi n ella loro perfettione d a quelli
eccellen ti m aestri, e da Goffredo Tori Librairo a Parigi, che com
pose a questeffetto un T rattato della proportione d ogni sorte
d i caratteri in tito la to il Campo fiorito le Cham p fleuri : Claudio
G aram ont ne scolp et in tagli li Polzoni (poinsons), e le m atrici
per i grotssd caratteri rom ani, e P ietro H u ttin o per le lettiere
piccole, Roberto Granion gett le lettere italiche, e corsive inven-

1 Nel ms. Asc .


2 Nel ms. Gante .
3 Qui per Genova deve intendersi Ginevra, come in m olti altri
luoghi pivi innanzi.

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

237

ta te a V enetia da A ldo Manucci, ma G uglielm o Leb super


tu tti g li a ltr i n ella bellezza de caratteri, che gettava, e in ta
gliava.
Inainto che lawte d ella istampa faceva ta n ti progressi a P a
rigi, quella si m oltiplicava a proportione nellaltre citt pi
fam ose d ellEuropa. Enrico, e P ietro Quontel si resero fam osi
a Colonia con la stam pa, che fecero d ellopere di D ionisio Cartu siano in dodici tom i in folio, che ristam parono pi volte, e
m olti altri libri buoni; A ntonio H ierat vi ristam p la magior
p arte de San ti P adri le di cui prime editioni 'cominciavano a
fa r si rare. V ien m olto lodato per questo d a Mal in k r a t 1 nel
suo libro D e origine A r tis T ypographicae, sicom e Giovanni Gimnico Codefredo H yttorp, A rnaldo di Myle, Cholin, K inche, Guaiter, Hemingue erano tu tti m olto riguardi-voli, dice M onsignore
B a illet, non solo per la D ign it di Consiglieri, e delle prim e msig istratu re della loro citt, ma ancor pi per la loro piet, non
avendo stam pato, se non Santi P adri, et a ltri libri fa tti per lu ti
lit d ella Chiesa, e la difesa della R eligione C attolica, e de buoni
costum i.
Ma tu tte quelle belle stam pe di Bibblie, M essali, Breviarii,
et a ltri lib ri ecclesiastici, rossi, e neri stam pati sotto il nome
d i Colonia non vi sono sta ti stam p ati; ma in Am sterdam , come
si dir in appresso. Come ancora quelli piccoli libri di p olitica
con lim presso duna sfera, e il nome d i Pierre M orteau sono
tu tti stam pati in Am sterdam , e non a Colonia.
Giacomo Treschel, e Jodoco Badio suo genero m essero la
stam pa a Dione su l buon piede, ma Sebastiano Grifo, li F i s
sioni, D e Tourmes, V algrise, e G uglielm o R ouilio vi si resero
dappoi a ssa i pi fam osi per la bellezza de loro caratteri tondi,
e corsivi, la bont della carta, e l accuratezza d elle loro correttioni. Ma poi i librari d i Lione del secolo passato non si sono
tan to curati di ben stam pare, quanto d i stam pare m olto ; quindi
che sono u sciti d a lli torcoli di Lione pi libri, che da quelli
d i tu tto il resto del Regno di Francia.

* Nel ms. Amalinkot .

238

LUIGI FERDINANDO MARSILI

Sino d a ll anno 1482 si stam parono a Fiorenza l Opere d i


M arsilio Fftcimo, et un Homero Greco l amno 1488. Lorenzo Torrentini, e li G ionti vi si sono im m ortalati per l eccellenza delle
loro stam pe. N ien te si pu vedere d i pi bello, n d i pi cor
retto del D ecam erone del B occaccio stam pato in quarto da
Gtioniti nel 1527, che s venduto lino a cento scudi ; le P andette
F iorentine stam pate dal Torrentino in tre tom i in folio nel
1554 non sono meno stim ate, come anco listo r ia d Ita lia d i
Francesco G uicciardini in folio.
I l C ardinale X im enes in stall la stam paria in Spagna, e fece
stam pare a Toledo da P ietro Hagenbach il Breviarium , et Missale Mozarabum in folio, e poi in A leal la Bibbia in lingua
E braica, Caldea, Greca, L atina dal 1515 al 1517 in quattro
tom i in folio da P aolo Brocario, che m escol i caratteri tondo, e
gotico n ella B ibbia latina, e nelle P refationi. La Spagna per
altro sta ta in felice nella stam pa per causa della carta, che
non pu aver buona. S i vedono per delle buone editioni di libri
stam pati nelle stam perie reggie di Madrid, e di Lisbona.
Il Re H enrico Settim o dInghilterra per introdurre la stampa
in quelliso la som m inistr una somma de denari riguardevole a
Tomaso Bourchier Arcivescovo d i Cantorberi, e C ancelliere delrU m iversit di Oxford per sviare uno de giovani deglinventori
dlia stam pa, e condurlo in Inghilterra, quello si chiamava F e
derico Cor sello, g li fu data la guardia per tim ore, che non
scappasse, il primo libro, che stam p fu a Oxfort lanno 1468
in tito la to S a n ti H jeronim i explicatio sim boli Apostolorum in
quarto, ita a it A ntonius Wood H isto ria U n iv e rsita tis Oxoniensis.
S i deve non d i meno riconoscere, dice M onsieur B aillet, che
i buoni stam patori sono sta ti assai rari in Inghilterra infino al
Regno d i Carlo Secondo, per la diligenza, e laccuratezza de
g li autori pareva supplire a quella degli stam patori, com e ap
parisce in specie per le Opere corrette da H enrico Savill m as
sim e n ell editione greca del suo S an G iovanni Crisostom o in
folio tom i otto fa tto in E tona l anno 1610. T utte le opere di
G iovanni Seldeno, H enrico Spelm an, e t a ltri d otti in glesi sono
stam pate correttam ente perch rivedevano le prove. S i pu

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

239

tu tta volta osservare, che nel fine del Regno d i Giacomo Prim o,
e t al principio di quello di Carlo primo G uillelm o Turner ac
quist gran fama, e la cedeva a ipochi a ltri stam patori d el suo
tempo per la bellezza, e schiettezza d e suoi caratteri.
Ma le scienze, e la rti avendo ricevuto in quellisola un ac
crescim ento, et un splendore m araviglioso da mezzo secolo in
qua, m assim e doppo, che Carlo 'Secondo messe, e trattenne l emulation e tra ta n ti lettera ti aggregati in varie accadem ie; si pu
dire pure, che la stam paria vi ha fa tto ancora grandi progressi,
e che il solo Theatro d i Sheldon a Oxford ne dar delle prove
segnalate alla posterit sino che dureranno. I belli lib ri che
sono u sciti d a lli torchi d i quella isq u isita officina, dove si sono
ristam p ati tu tti g li autori cla ssici in varie forme tu tte stam
pate in belli caratteri la P o lig lo tta in Londra di B riano W alton in sei tom i in folio, le Gran C ritiche d ella Sacra Scrittura
in dieci tom i in folio, e la Sinopsis C riticonim d i M attia P olo
pure in dieci tom i in folio hanno m olto decorato la stam pa in
Inghilterra, quanto il nuovo T estam ento greco cum variantibus
L ectionibus d i M aestro Giovanni M ill e il suo S an t Ireneo, e
la Bibbia greca del Signore Grabbe in folio tre volum i. Mi
m ancar il tempo se vorr accennare il San Cipriano, e lo Sui
das Lexicon del V escovo Pearson, il Thuccidide, A nacreonte del
Signore H udson, e Papere d Ussenio, Baronio, Gregori, N ew ton,
W allis, et a ltr i d o tti M atem atici di Roberto B oile, Thomas W illis, Richard M ortlon, et a ltr i fam osi Medici.
C bristoforo P ia n tin o F rancese nato a Tours si stab il in A n
versa, dove stam p lib ri in quantit duna bellezza de caratteri,
e duna correttione am m irabile, che g li acquistarono una fam a
im m ortale; stam p Itra g li a ltri quella bella B ibbia in lingue
orien tali in dieci volum i in folio finita Panno 1569 sotto la cura,
e direttione d i B enedetto A ria M ontano dedicata a F ilippo Se
condo Re di Spagna, che som m inistr le spese con m agnificenza
regia, i cui caratteri la tin i, greci, ebraici, arabici furono g etta ti
a P a rig i da G uglielm o Leb.
P ia n tin o m or in A nversa Panno 1589, e non ebbe che figlie
fem m ine; lasci il suo fondaco dAnversa al suo nepote B alta-

240

LUIGI FERDINANDO MARSILI

sarre 1 M oretto, la sua insegna era il Compasso. Oh ri staf oro Raphalenigo suo correttore, e suo gemer si stab il a Leida in
Olanda, dove stam p m olti libri greci, e nelle lingue orientali,
che possiedeva perfettam ente, anzi profess le lingue ebraica,
e t araba in Leida, dove prese la stam parla, che vi m anteneva
C ristoforo P ian tin o. Una altra figliuola del medemo Piantino
fu m aritata ad Adriano Peniero libraro in P arigi, et ebbe per
dote la bottega, e magazzeno, che quel arcistam patore teneva
in quella gran citt.
H uberto G oltzio di Venloo nel paese d i Gheldria, dotto antiquone, 2 s i sta b il a B rugges al tempo del P iantino, vi scolp le sue
m edaglie in rame, e stamp i suoi libri per dichiararli in cin
que tom i in fo lio ; la sua editione si preferisce a quelle che si
fecero doppo in Anversa, appresso P ian tino, e Moretto.
B ench g li Olandesi non siano sta ti i prim i a stampare,
hanno superato quasi tu tte le altre n ationi nella bellezza, e
m oltip licatiou e de loro libri anzi nel secolo passato non dubi
tarono d arrogarsi F inventione della stam pa. Marco Zuerio
Boxhornio ne assegna la scuoperta a Lorenzo Coster Custode
del P alazzo pubblico d ella c itt di H arleem , il quale trovandosi
in cam pagna circa Fanno 1420 savvis di far lettere d i legno
con le quali stam p alcune lettere sopra il cartone, e poi in
vent un certo glu tin e negro, come l inchiostro della china
proprio d essere a ttaccato su lla canta, o papiro; uno de primi
libri che stam p e che si trova ancora in alcune B iblioteche
aveva per titolo S pecu lim i n o stra e sa lu tis, le cui lettere e figure
paiono scolpite in tavole di legno, non d i meno A m alincort, 3 che
ha riconosciuto la falsit della data, o m illesim o, certifica che
vi sono sta ti aggion ti alcuni fo g li per farlo comparire cos an
tico. Cornelio a Beughen Olandese nella lista , che ha fatto
stam pare nel suo libro in tito la to Incunabulo, T ypographiae in
dodici A m stelodam i delle antiche im pressioni

1 Nel ms. Baldassano .


1 Per antiquario .
1 In luogo di Mallinkrot .

di

libri fa tte

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

241

avanti l anno 1500, parla dun D on ati G ram m atica la tin a stam
p ata in Olanda lanno 1440.
Ma il testim onio d ellAbbate Trithem io, che d a llinventione
d ella stam pa alla natione germ anica si deve preferire, essendo
eg li autore contem poraneo senza passione, e senza rim prof'
vero a tu tto quello, che gli O landesi pubblicano in favore della
loro im prim erla di H arleem , d ella quale producono un libro
solo, perch il loro D onato senza data, e non vien stim ato
tan to antico daglintendenti. I libri pili antichi con una data
certa sono 1 lo P sa lteriu m in quarto stam pato a M agonza 1 anno
1457, e g li a ltr i libri d i sopra accennati.
Questo sia detto senza disprezzare le stam pe dOlanda, che
prevalgliono a tu tte le altre per la bellezza de tipi, e caratteri,
la qualit, e bianchezza della carta, e la negrezza, e lustro del
l inchiostro, oltre laccuratezza n ella correttione, e la buona
sc ie lta della m ateria : la H ollanda sola ha som m inistrato a l pub
blico un m agior numero di stam patori, che alcun altro stato
d ellEuropa, e la stam peria vi si accresciuta, secondo che
quella Republica s ingrandita. Cristoforo P ian tin o deve es
sere rim irato come fondatore della sampa nelle Provincie
unite, avendo un m agazzeno a Leida d iretto dal R afelengo suo
genero. Ma non impremeva libri, se non nelle lingue orien tali;
a poco a poco vi si stantiarono m olti stam patori, e librari, et
anche in Am sterdam , e nelle altre c itt principali dOlanda,
che vi stam parono libri volgari, e la tin i in buona forma, che
furono trasp ortati in tu tte le principali parti del mondo. Li
Blaeu, e li Jansonij si resero fam osi dappoi principalm ente per
i loro A tla n ti, e carte geografiche, e pure Guglielm o B laeu era
sta to discepolo del fam oso astronom o Tico Brache Non v stam
parla in O landa donde siano u sciti ta n ti belli libri n in tanto
gran numero quanto dalle officine d egli E lzeviri: Bonaventura,
Abrahamo, Luigi, e D aniele. G iovanni Le Maire, che stamp li
opuscoli 2 d Erasm o, le republichette, lopere d i Renato D es Car* Nel ms. .
2 Nel ms. le opuscule.
16

242

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

tes 1 ecc. tato lodato e preconizzato da U gone G-rotio, Giovanni


Gerardo V ossio, e Claudio Salm asio critici severi, che non prodi
gavano il loro incenso, H acquius della IIava s d istinto per la
bellezza, e la. correttione de suoi autori variorum . A ndrea Frisio
ha speso m olto denaro a fare scolpire m olte figure per arricchire
i suoi libri eruditi ma li fratelli V ander A di Leida l hanno su
perato n elli venticinque tom i d an tich it greche, e romane rac
colte d alli signori Grevio, e Gronovio, e d i vaghe figure ador
nate scolp ite in rame in gran numero. Non si pu arrivare pi
avanti per la stampa m aestosa, la bont della carta, la delica
tezza delle figure a llopere di L ilio di Gregorio Giraldi, che
hanno a lle stam pe, n quelle d el D iogene Laertio ecc. Che dir
di R einier Leirs di Roterdam o, e della stam pa doppia del suo
D ittionaitio C ritico di P ietro B a ile in tre tomi in folio, lIstoire
dAngleiterre du sieur D eterrei tom i sei in folio adornate di ri
tra tti n atu rali egregiam ente scolp iti, e il suo libro di Franciscus Jundus de p ictu ra veteru m , che n on Io cede per la bellezza
delle lettere a lla stam paria de P arigi? Abrahamo V uolfgons,
P ietro Mortder d Am sterdam , Adrdano M oetiens della. Haya,
H enri 'Scheite V uelten senza parlare de Commelini Van Soanmeren e ta n ti a ltr i con le loro stam pe di libri francesi hanno reso
leruditione commune per lhabilit, che procuravano nel prezzo
de libri aslsai m inore d i quello de librari di Francia. N on v che
lim pressione d i ta n ti L ibelli, Critiche, e Satire, che si fanno in
Olanda, che abbiano offuscato la riputazione de librari d i quel
paese, senza parlare d i quelli che vi hanno stam pato contro la
R eligione C attolica, e t a ltr i per fom entare il libertinaggio, per
ch di l sono u sciti i libri scelerati di T om aso2 Hobbes, Bene
detto, anzi m aledetto Spinosa, B ib lio teca fra tru m P olonorum ,
seti S ocin iatw ru n i in folio otto volumi, e t a ltr i libri lib ertin i;
m a in contracam bio vi hanno ristam pato da poco in qua i pi
fam osi autori divenuti rari, com e G iovanni Gersone, D ionisio
P etavio, D esiderio Erasm o ecc. tu tti in pi tom i in folio.

1 Nel ms. Cortes .


2 Nel ms. Tomasso

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

243

Ritorniam o a V enetia, dove tu tti i buoni autori greci, e la


tin i erano stati stam pati, avanti che uno solo lo fosse stato in
Olanda.
A ldo Man ucci, il Padre, Rom ano di nascita, messe iu V e
n etia al fine del secolo decimo quinto una stam paria di carat
teri greci, e stamp in questa lingua, quasi tu tti g li autori
classici, emendando da per se le sue prove con tutta esattezza
stupenda, e vi sono anche alcuni libri della sua com positione.
I l vecchio Aldo era cos laborioso, che egli medemo scrive
nella prefatione del suo E uripide greco da lui stam pato in ot
tavo n ellanno 1503, che pUblicava ogni mese un buon autore,
del quale cavava .pi di m ille 1 esem plari. E pure Erasm o ha
m esso ne suoi adagii A ldus Bibliotecham m olitur, cuius non
alia septa sunt, quam ipsius Orbis confimia , Chiliade 2a, Cen
turia l a, proverbio 1.
Il medemo A ldo verso l anno 1500 invent il carattere in
clinato, o Ita lico detto ancora corsivo, e lettera A ldina. Im
presse tu tti g li autori la tin i, e poi l Ita lia n i con quel carattere,
e le sue ed itio n i sono ricercate. Stam p anche alcuni lib ri in
folio con quel carattere, come la Cornucopia N icolai Perotti.
Quel carattere su l principio fu m olto ben ricevuto, perch oc
cupa poco luogo, e sassom iglia a lla lettera scritta a mano, ut
calam o conscripta esse videntur dice il Breve di G iulio Se
condo, perch ottenne da tre P ap i A lessandro V I, G iulio II, e
Leone X, il privilegio d i stam pare solo in quel carattere, ma
questo non im ped i Grifi, e R ouilij di Lione, V algrisi, e G ioliti
di V enetia, e m olti a ltri di servirsene con successo.
Non di meno quel carattere non buono per lopere grosse
d i stam pa : il vantaggio che l im pressione cava dal carattere
Ita lico di usarlo ne tito li de cap itoli, le citation i, e passi deglau tori allegati, d ie vanno m essi in lettere differenti dal te
sto, ma in alcune ed ition i non se ne servono, e li passi allegati,
che si vogliono distinguere dal testo d ell autore, sono con due

N e l m s . m i l a .

244

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

virgole iin m argine fatte, come due roversciati , i quali so


gliono i stam patori chiam are gu ellem etti.
P aolo M anucci Aglio del vecchio A ldo avendo fa tto un buon
corso d i istudi acquist m olta scienza, e divenne ancora pi
dotto d i suo padre. Il Papa P io IV lo fece venire a Roma per
d argli la direttione della stam paria A postolica con intentione
di fargli1 stam pare tu tti i Saniti P ad ri; m a bench quel Papa
havesse fa tto gettare quantit de caratteri b elli di tu tta perfettkme, per non s i stam p n ien te di riguardevole nella biblio
teca V atican a sino al tem po di S isto V.
In tanto Paolo M anutio hebbe la direttione della stam paria
del Cam pidoglio in A edibus P opuli R om ani donde uscirono
moliti carpi di buoni lib ri ben stam pati, perch adoprava i carat
teri d ella V aticana. S otto G regorio X III stam p Corpus Juris
Canonici una cum G lossis in folio tre volumi, D. Thomae Aquin a tis Opera folio 17 volumi, Sum m a D. Thomae 8, 6 volumi ecc.
A ldo il giovane Aglio di P aolo stam p con successo sin
ta n to che rest a V enetia, m a si rilass poi per il disordine de
suoi interesse dom estici, vivendo senza econom ia, e cade in
una gran miseria per essersi trattenuto a regentare le belle
lettere a Bologna, e a Roma, e t avendo p assata la sua pi bella
parte d e lla sua vita nella Polvere delle C la s s i,l , non solo si
vidde schernito, e strapazzato da suoi proprii scolari per la
sua mala condotta, ma ancora im poverito, abbandonato, et ag
gravato di debiti per le gran spese, che aveva fatto nel fare tra
sportare i suoi libri e la sua stam paria da V enetia a Roma. Ca
p it in quella citt sotto il PontiAcaito di S isto V, restauratore
anzi fondatore d ell illu stre stam paria V aticana, della quiale il
P ap a Clem ente V i l i diede Analmente la direttione al nostro
M anucci pi tosto in risguardo del suo padre, et avolo, che per
suo proprio merto, essendo per altro m olto letterato, ma infe
riore a l padre; lasci non d i meno ottan ta m ila volum i per te
stam ento alla B iblioteca di P isa.
B isogna congiongere Dom enico di B asa V enetiano a lli Ma-

1 N el ms. C lasse .

C O M P E N D IO D I U N A

ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

245

nucci, che g li avevano im parata larte loro. Essendo venuto a


Roma con loro iSisto V g li diede la direttione della stam paria
V aticana per il suo sapere, e grandesperienza in quellarte.
Ma bench Sisto V avesse fondato la stam paria V aticana
per stam parvi la Sacra 'Scrittura in m olte lingue, i Concili] Ge
nerali, gran numero di S tatu ti, et ordini E cclesiastici, tu tte le
opere de S a n ti Padri, le Liturgie, Riiti et usi diversi per varie
Chiese, non d i meno sotto il suo p ontificato non vi si stam p
e non alcune Bibbie latine, il vecchio testam ento greco con le
Sch olie di F lam inio N obilio, l Opere di San Gregorio il Gran
P apa iin quattro tomi in folio, quelle di San Bonaventura in
folio volum i sette, e pochi a ltri libri. Clem ente V i l i fece sola
m ente stam pare i C onsegli giuridici dellavvocato Silvestro A l
dobrandino suo padre, e le sue Bibbie in varie forme in folio 4,
et in 8; finalm ente Urbano V I II soppresse la stam paria V a ti
cana e vend i caratteri a lla stam paria della Cammera A posto
lica, che si app alta a chi ne proferisce m agior denaro, onde
non cosa da stupirsi, se non uscito da quella niun buon li
bro fuor qualche corpo di decisioni, l ingordigia del guadagno
facendoli preferire le scritture de C uriali, i Bandi, Lunarij, et
altre m inutie a llautori classici.
La stam paria di Propaganda F ide successe a quella del V a
ticano per l im pressione de libri in lingue orientali, m a oltre
le professioni di Fede, D ottrina C hristiana, et altri libri ec
clesia stici; inoltre vi si sono stam pate varie gram m atiche e dittionarij, et anche alcu n i corpi di lib ri come la B iblioteca Rab
binica di Padre Don G iulio B artolucci in folio cinque volumi,
lopera di Leone A lla tio , P ietro A rcudio in greco, e latino.
La stam paria del signor C ardinale Francesco Barberini per
il greco ebbe un m iglior successo di quelle del Cardinale Me
d ici per la lingua arabica. H avendo il cardinale Barberini rac
colta una num erosa B iblioteca d i libri scielti, e di m anoscritti
con l aiuto di quattro d otti prelati, che ne hebbero la direttione
luno doppo l altro, F elice C ontilori, Luca Colssernio, Leone
A iacci, e Joseffo M aria Suaresio vescovo d i V aison. F ra il
gran num ero de m an oscritti greci, che vi si conservano si sono

246

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

stam pati l isto r ia d eglim p eratori Pateologi scritta in greco da


G iorgio Pachim eres con la trad u ttion e latina, e le note, del padre
P o ssin es d o tto G iesuito di Tolosa, S an cii N ili Opera graecola tin a in fo lio due tom i interprete A llatio, Catena graecorum Patrum in Marcum trad otta in parte da M onsignore Gio. Francesco
A lbani hora Papa C lem ente X I, in folio, C ontilorus de Praefecto
U rbis 4, Sua:resii P raeneste antiquum cum figuris in 4, Holstenij Codex Regularum O rdinis 'Sancii B enedicti in 4 due
tom i ecc.
Bench la stam pa sia m olto decaduta in questo secolo a
Roma, dove aveva fiorito con gran decoro nel secolo decimo se
sto per il greco, quanto per il latino, come ne fa fede il bello
E ustachij Commentarium in Homerum greee fol. 4 volumi Romae
1540, A nnales e c d e sia stie i C aesaris C ardinalis Baronij folio vo
lum i dodici stam pati in pi volte avanti, e doppo Fanno 1600 ;
non di imeno nel secolo 17.mo vi sono stam pati m olti corpi di
libri m olto riguardevoli con la cura, e spesa di Zenobio Ma
rotti Romano, e di B iagio D uversin F rancese suo associato, al
quale successe F elice C esaretti Romano. Q uelli fecero stampare
Ita lia Sacra F erdinandi U g elli in folio nove volumi, Annales
O rdinis Minorimi Lucae W adiughi, Roma Subterranea Pauli A r
ringhi in folio due tom i, M issale Romanum in folio cum figuris,
Istoria del Concilio di Trento del Cardinale P allavicino in folio
due tom i, et in quarto tre tom i. Bartolom eo Lupardi, e Gioseppe
Corno stam parono le D ecisioni di R ota in folio ventisei tomi,
F elice C esaretti fece stam pare a ltri buoni legali, come Prosper
Fagnanus in D ecretales fol. 5 volumi, P asserinus de Statibus
H om inum folio tre volum i, Joan n is B ap tistae de Luca S. B. E.
C ardinalis Theatrum J u stitia e et V eritatis folio dicidotto vo
lum i, e m olti altri lib ri del medemo, come il D ottor volgare
in 4 o tto tom i ecc. I Rossi stam parono A lphoasi Ciacconi Y itae
e t res gestae summorum Pontificum et S. R. E. Cardinalium
cum additionibu s Andreae V ictorelli, et notis A ugustini Oldoini
Soc. Jesu.
S i stam pa m aggiorm ente a Y enetia, che a Roma, et ancora
con m agior negligenza ; la sordidezza de librari essendo tale,

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

247

che non m antengono correttori per emendare g li errori di stam pa.


N on era cos il secolo passato, dove i stam patori, e librari
non sparagnavano niente per rendere le loro im pressioni cor
rette. Doppo g li A ldi i stam patori pi esatti, e corretti, le cui
stam pe sono ricercate furono i V alagrisi, G ioliti, G igli, G ionti,
a quali successero li Baiba, et a questi B agliori, Oombi, e la
stam paria 1 H ertz ecc.
I lib ri pi fam osi u sciti dalle stam pe di B ologna sono Caroli
S ig o n ii Opera Omnia folio quattro volumi, U ly sis Aldrovandi
H isto ria A nim alium et Museum m etallicum folio tredici volumi,
e m olti tom i libri legali, perch B ononia docet.
A M ilano si stam pano libri legali, e m orali, come M artino
Bonacina, e m olti libercoli in lingua volgare.
A Parm a il M onti s segnalato con lim pressione di Bordoni
Opera R egulara folio 5 volum i, Opere del padre Pavotto Stegneri
folio tre volum i ecc.
II signor M uratori B ibliotecario del signore Duca di Modena
ha fa tto stam pare un bel Petrarca in quarto con le sue note, et
il dotto padre don B enedetto B acchini l isto ria del M onasterio
d i San B enedetto di P airone in 4 ecc. IL m edemo padre B ac
chino ha. fatto, lo spatio di sei anni, i G iornali de Letterati, che
il padre G audentio Roberti C arm elitano della Congregatione
d i M antova faceva stam pare a Parm a in 4 circa lanno 1690.
Il
padre G audentio R oberti si sarebbe im m ortalato, se havesse
havuto pi vita, e m iglior borsa per sodisfare al genio, che aveva
di ristam pare i libri rairi d eruditione, de quali diede un saggio
nella sua m iscellanea eruditione a n tiq u itatis in 4 5 tom i Parm ae
1691, et M iscellanea m athem atica 4.
Fiorenza ha prodotto delle buone im pressioni dellopere ma
tem atiche del G alileo, ed E van gelista Torricelli, e loro succes
sori, V incenzo V iviani, e labbate G randi lettore a Pisa, I saggi
d ellA ccadem ia del Cimento, il vocabulario d e llAccadem ia della
Crusca fol. 3 volum i ecc. Ma tu tto questo m olto inferiore alle
stam pe delli G ionti, e T orrentini d i Firenze.

1 Nel manoscritto v- una parola non facilmente leggibile.

248

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Sul principio d ellinventione della stam pa furono impresse


a N ap oli l Opere di G iovanni G ioviano Pontano, et altre in
bel carattere tondo; ma la stam paria non si sostenne gran
tempo nel suo lustro, e dappoi non vi s stam pato, se non
libri ordinarij di legge, e di teologia, bench quella popolata
citt abbondi in persone dotte, e letterate p i d i nessunaltira,
essendo avidi di libri forastieri pi di nessun altri, ma da al
cu n i anni in qua procurano d i rim ettervi su la stampa, e [se]
seguitaranno, conform e i saggi che ne hanno dati, acquista ranno
m olta fama.
S i rim essa la stampa ancora con pi felice successo a P a
dova da alcu n i anni in qua sotto il patrocinio del signor Cardi
nale B arbarigo, et a spesa del suo Sem inario ecclesiastico: vi
hanno ristam pati tu tti i libri pi necessarij per le scuole e per
la lingua latin a, e m o lti per la lingua greca, e le m issioni del
A rcipelago, et anche un Alcorano in lingua arabica con la refutatione del padre M aracci in due tom i in folio, il tu tto sotto
la scorta di G iovanni Manfr Libraro di V enetia.
Tra i disertori della vera religione, che abbracciarono le
novit d elleresia nel secolo decim o sesto H enrico Stefano stam pa
tore regio a P arigi, et i de Tournes d i Lione portarono le loro
stamparne, e caratteri a G en o v a ,1 dove sul principio atamparooio
assai bene, ma per m ancanza di buona ca rta le loro stam pe anda
vano a lla peggio, quando la m iseria, dove si trov ridotto H enrico
Stefano l obblig a vendere i suoi caratteri in parte a lli Wecchelij, et in parte a Giacomo Chouet: questo quanto Eustachio
Vigmor .pretendeva di potere stab ilire la stampa al pari di quella
d e Stepbani, ina non poterono ne meno esprim erne l ombra.
Giovanni C rispino avvocato francese eresse una stam pa a
Genova intorno a llanno 1550 e le sue prim e editioni vengono
lodate da Gioseffo 'Scaligero; ma non pervenero a stam pare
bene, avvenga che fosse per altro dotto in greco e latino, e che
abbia com posto e stam pato un Lexicon greco latin o in greco.

1 Nel margine del manoscritto, pi giustamente, leggesi Geneva .

C O M P E N D IO D I U N A

ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

249

L a stam pa s m olto m oltip licata in Germania, Danim arca,


e Svezia, quantoeh neglaltri paesi Settentrionali, ma non ha
prodotto durante il secolo passato he libri di stam pa assai commune sopra carta suga, e straccia, non havendo ancora lindustria
di dargli la colla, come si deve.
N on v che una stam paria C attolica in Polonia, al Mona
sterio dOliva dellOrdine C isterciense nella P ru ssia presso a
D antzic, ma v i sono state pi due fam ose stam parie Sociniane
erette per suggettione D iabolica ad effetto di distruggere la reli
gione C attolica, secondo M onsignor B a llet nel libro de Giud itij de letterati : luma stava n ella piccola P olonia, e l a ltr a in
L ithuania, la prima fu trasferita da Cracovia a Racovia da
A lessio Rodecki, che stam p m olti libri Sociniani, e perniciosi
sotto il regno di (Stefano B attori, sino che passasse a Racovia
nel 1577, dove sarebbe sotto la protettione del P alatino di Podolia, che sera fa tto Sociniano; Rodek rim esse questa stampa
al suo genero Sebastiano Sternac, che la m antenne sino al1 anno 1638.
L altra stam paria sociniana pi antica della prima fu stabi
lita a Zessau n ella L ituan ia da M attia Kaurczinski, il cui
stam patore era D aniele D ileczisca, e poi fu trasportata a Loxko
citt d i H isca C astellano di V iln a sociniano. P oi fu m essa
a V iln a sotto la d irettion e dello stam patore Carcaic, d i l fu
portata a Lubec sopra il Niem en, dove hebbe per stam patore
P ietro B la sse K m it genero di Carcaic, Giovanni K m it figlio
di B lasse, e doppo lu i Giovanni Langio Luterano. Quella stampajria [fin] nel 1656 per la peste, o listru ttion e de M oscoviti;
e doppo i Socinian i hanno trasportato i loro scritti in Olanda,
come dentro la C lo a c a ,1 dove sgorgano tu tte l eresie le pi
infette.
Dopo aver percorso tu tta lEuropa tempo d i ritornare a
P arigi, dove la stam paria andava perfettionandosi alla gior
n ata in m odo che ha superato tu tte le altre stampe, imperoch,

1 N el ms. Cloca .

250

LUIGI FERDINANDO MARSILI

se i Thedeschi hanno l onore d aver in ventata un arte tanto


u tile quan't quella dellim pressione, i F rancesi hanno la gloria
daverla portata sino al colmo d ella perfettione. Cristoforo P ian
tino, che stam p in Anversa nel 1571 la Bibbia reggia di F ilippo
Secondo era francese della D iocesi di Tours, et i suoi caratteri
furono g etta ti a P arigi da G uglielm o Leb, come s detto di
sopra. La B ibbia reggia di Pairigi dell P residente Leturs stam
p ata a P arigi da A ntonio V itr supera la Bibbia P oliglotta
d Inghilterra per la bellezza di tipi, o lettere, e per la bont
d ella carta. I Concili] stam pati in Louvre in 37 tom i in folio,
e listo r ia B izzantina stam pata nel medemo luogo eccedono di
gran lunga tu tto quello che hanno stam pata laltre nationi, vi
niente d i cos bello quanto il Corpus J u ris C ivilis, rosso e
nero in cinque tom i in folio stam pato a P arigi nellanno 1576
da Sebastiano di N ivella n ellanno 1652. A n ton io V itr stamp
per ordine del d'ero di F ran cia uno de pi esq u isiti lavori delPim pressione, dove Parte s esausta, come lo d ice egli medemo
n e llE p istola lim inare : vobis offero artem exhaustam consumptam . S otto il Regno di Cailo V I I I A ntonio Verard si rese uno
de pi riguardevoli stam patori, e librari di P arigi. Im presse le
P olitiche, et E tich e dA risto tile trad ottte, e com m entate da N i
col Oresme sino dal tempo di Carlo V Re d i Francia, stamp
parim ente POrologio d i Sapienza, le gran Croniche d i Francia
in tre tom i l Ordinario de Christia.ni, il Gran B oetio della Consolatione d ella filosofia, la Bibbia Istoriata tom i due, Laucellot
del lago Cavaliero della tavola R otonda tom i tre tu tti in folio,
e la m agior parte stam pato sopra il V ellino, o carta pecora
soprafna dellanno 1191 a tutto il 1500 le lettere in itia li ornate
di belMe m iniature ; in som m a oltre i libri deruditione egli stamp
per i corteggiani, e gente otiosa pi di cento volum i in folio di
Rom anzi, o libri di Cavalleria, e tra gli altri il Romanzo della
Rosa.
C laudio Chevallon stam p in casa di Bartolom eo Rembolt,
d el quale aveva sposato la vedova C arlotta G uillard, Corpus
J u ris C anonici in folio volum i tre n ellanno 1513, Corpus Ju ris
C ivilis folio tre volum i 1520, e quasi tu tti i S an ti Padri. Quelle
sono le prim e erudition i di Francia, che vengono ricercate, es-

COMPENDIO DI UNA STOKIA DELLA TIPOGRAFIA

251

sendo stim a te per la loro correttione, e lettere schiette, essendo


egli peritissim o nellarte.
C arlotta G uillard, vedova di Rembold, e poi d i Chevalon, su
per tu tte quelle del suo sesso n ella pratica di quella grandarte
essendosi segnalata per un gran numero di buone im pressioni:
si legge in una sua E p istola dedicatoria dellanno 1552, che ella
sosteneva le fatighe d ellim pressione da cinquanta anni a lleditione del Lexicon graecum del Tussano, onde g li si pu applicare
il passo d ella Scrittura panem 1 otiosa non com edit . 2 S i loda
in sipecie la sua diligen za nella stam pa del Commentario di San
Chrisostom o sopra lotto prim i C apitoli dIsaia, chella stam p
in latino 1555, e t essendo vedova per la seconda volta stam p
a suo nome la m agior parte de S an ti Padri, come S a n tA gostino,
San Geronimo, Origene, San G regorio Magno, San Chrisostomo,
S a n t Ilario, San B asilio, Bibbia Sacra cuna notis B enedirti Lipom anni, Com m entarius, seu Catena Patrum in Genesim, et Exodum fo lio due volum i ecc.
G alliot D u P r P arigin o libraro giurato nellU niversit di
P a rig i com pose m olte opere, prefazioni, avvisi, epistole dedica
torie, che si vedono a l principio de libri d a ltr i stam pati Y. G.
Le Gran Coutum ier de F rance fol. P aris 1514, B iblia Sacra fol.
P a ris 1541, Concilia G eneralia ex ed ition e Iacobi M erlini fol.
2 vollum i P a ris 1524, e t a ltr i in gran mi miner : la sua impresa
era una Galera, alludendo al suo nom e, con questo m otto: Yogue
la Galera.
Il
Re Francesco primo padre e restauratela- delle scienze,
conferm i privilegi d e librari, accrebbe la su a B iblioteca, e la
diede in cu stodia a G uglielm o Bude, invi a sue spese in Levante
Guglielm o P assello, G iovanni Belon, et altri uom ini d otti a
cercare m anoscritti, fond a P arig i m olte catedre per insegnare
le lettere, e Ite Scienze. I pi fam osi stam patori, e librari sotto
il suo Regno furono Sim one d i C ollines, che spos la vedova di
H enrico Stefano padre di Roberto I. Fu uno de primi, che si
m esse a fabricare polzoni et a incavar m atrici per gettarvi i
tip i, o ca ra tteri; era uno de prim i stam patori del suo tempo
1 Nel ms. panis .
2 IroY.. 35, d. 27.

252

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

per il greco, e latino, e le sue im pressioni vengono ricercate,


perch erano m aestose, e corrette.
Christofano W eechel stam patore perito, le cui im pressioni
sono m olto ricercate per le loro eleganze, hebbe un figlio, chia
m ato Andrea W ecchel, il quale and a stab ilirsi a Francoforte,
doppo <F haver abbandoniate la religione de suoi padri.
I
prim i stam patori si spacciavano per accurati nellemendare
g li errori d i stam pa, anzi alcuni si vantavano che le loro im pres
sion i erano senza fa lli, il che quasi im possibile, bench Aldo
Manucci, e Roberto Stefano doppo la correttione di m olte prove
offerissero uno scudo doro a chiunque vi trovasse ancora qual
che errore, il che gli E lzeviri dA m sterdam rinovarono da poi.
Roberto 'Stefano figlio d i H enrioo e genero d i Jodoco Badio
acquist una fam a im m ortale sopra tu tti gli a ltr i della sua pro
fessione, essendo peritissim o nelle lingue greca, et ebraica, et
in telligen tissim o nella sua professione. Conrado Gesmer g li
dedic il quinto libro delle sue pandette, ove dice, che egli
fra g li a ltr i stam patori, ci che il sole fra le stelle. Il Pre
sidente di T hovassi narra 1 nella sua Istoria, che la Francia
obbligata a lli Stefani, quanto a lli m aggiori capitani d'eserciti.
F u uno de prim i, che stam p in perfettiome lib r i ebrei, in che
super tu tti quelli, che lavevano preceduto, come si pu vedere
nelle sue B ibbie ebraiche deglanni 1540, e 1543. Stam p in oltre
m olte B ibbie latin e d a llanno 1528 fino a llanno 1546. Concord an tiae B ibliorum fol. 1555, P salteriu m cum notis Yatabdi 8
1546-1556. Lopera sua pi stim ata il Thesaurus Linguae la
tina fol. due volumi stam pato pi volte, Novum testam elitum
grecum 16. T u tti i suoi libri sono riem piti di bellissim e note della
sua com positione, ma se ne trov alcune erronee, che furono con
dannate per censura d ella F acolt di T heologia d i P arigi del1 11 Xbre 1548, conferm ata da A rrest del parlam ento, ma in
cambio d i ritra tta rsi, e sottoporvisi come laico, e non Theologo
volle rispondervi, e m antenere i suoi errori, il che lo fece per
secutore, e questo Foblig duscire d i P arigi, e ritirarsi a Genova

1 N e l r a s . c u r a .

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

253

dove seguit a stam pare m olte opere sino a llanno 1559, che il
m isero vi m or a d 7 settem bre n ellet sua di 56 anni, doppo
aver privati d ella sua eredit i suoi figli, che erano restati a
P arigi per non abbandonare lan tica e vera religione.
Goffredo Thouri di Bourges stam patore e libraro giurato era
stato R egente nel Collegio d i Borgogna, com pose un libro in ti
to la to il Campo fiorito, che contiene larte, e scienza della pro
p o r te n e delle lettere antiche o Rom ane nel 1 1529.
Tradusse dal greco, e dal latin o m olti buoni autori in fran
cese, che stam p con m olte altre tr a d u z io n i di Claudio Seyssel
A rcivescovo di Torino, come Eusebio, Thueidide, Senofonte, G iu
ntino, Diodoro, 2, A ppiano ecc. che sono 'poi cadute per la m u la
tto ne d ella lingua, bench per altro i traduttori fossero uomini
d o tti ; Thouri compose altre opere piene deruditione, che stam p
egli medemo.
N icol Prevost era perito a stam pare gli usi ecclesiastici,
com e M essali Breviarij D ivin i Offizioli per diversi Ordini R eli
giosi, se ne vedono alcuni stam pati sopra il velino nelle buone
B iblioteche di Parigi.
M ichele V ascosan genero di Badio, e cognato di Roberto
Stefan o m arit la sua figlia a Federico Morel, fu libraro giu
rato d ellU niversit di P arigi, e stam patore ordinario del Re
C ristianissim o; divenne uno de pi bravi, e celebri stam patori
dlel suo tem po, tanto per il suo sapere, quanto per la scielta, che
faceva de libri buoni, che im prim eva di tu tta perfettione, e tra
g li a ltr i D iodoro Siculo, Q uintiliano, Plutarco, P alili E m ilij H i
storia Francorum tu tti in folio, e t altri. V isse fino a(l tempo di
H enrico I I I ; e morendo lasci due figli P ietro, e Michele, che
seguitarono la professione.
E gidio Corozet parigino era dotto nelle lingue, compose molti
libri, e li stam p, tra la ltr i A n tich it di Parigi, e poi quelle
d ellaltre citt di F rancia in pi tom i in folio, stamp in oltre
l anno 1555 il libro di G iovanni B elloni della N atura degli ucelli
in folio con figure, et altri, e m or lanno seguente.
1 Nel ms. en .
2 Nel ms. Didoro .

254

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

In tanto che Roberto Stefano era stam patore del Re per i


caratteri ebraici, e la tin i, .Conrado Neobario haveva la guardia
de caratteri greci d ella stam paria regia, e doppo lu i Adriano
Tum eb, e poi Federico Morello. Erano tu tti tre d ottissim i nei!'la
lingua greca, et intendevano perfettam ente lim prim eria, compo
sero, e stam parono m olti libri eruditi.
iStefano D olet poeta latino, e francese, oratore, gram m atico,
e librano, composte Commenitaria L inguae la-tinaie folio due voIn,mi, d ie fece stam pare a Lione da Sebastiano Gripliio nel 1536,
fece, e tradusse m olti altri libri, e tra g li a ltr i il vero metodo
di bene e cattolicam en te confessarsi in 16 lanno 1542: usava
questim presa intorno al suo m arco: scabra, e t ini polita adamussim dolo, atque perpolio , e pi sotto D oletus ; stam p pari
m ente alcuni libri a Lione, dove rim ase qualche tempo. M olti tra
quellli, che haveva com posti furono censurati dalla Sacra F acolt
d i Tlieologia di P arigi d el 1544 contro la quale non pot im pedirsi
d i scrivere, essendo prigione a l C astelletto di P arigi, il Secondo
inferno d i Stefano D oletto stam pato a Troia in Ciampagna
il medemo anno 1544. Quel in felice stam patore fu im piccato,
et abbrugiato a P arigi li tre agosto d ellanno 1545 per la sua
ostinatione, et em piet nelleresia di Calvino. S osserva, che per
venuto il disgratiato al luogo del supplicio, vedendo il popolo
conturbato dun ta le sp ettacolo esclam :
Non d o let ipse D olet; sed P ia turba dolet.
G li fu risposto subito dal luogotenente crim inale Morino,
che assisteva a cavallo a ll eseeutione (Ita V arillas, R ivolutione
d ell E resie) :
Non p ia turba d olet; sed dolet ipse D olet.
Roberto Stefano haveva due fr a te lli della medema professione
d i lu i : F rancesco Stefano suo prim ogenito, che stam p solam ente
alcu n i libri a nom e suo, perche dirigeva la stam paria di sua
m adre vedova in seconde nozze d i Sim one di Collines.
Il
terzo fra tello era Carlo Stefano stam patore del Re, D ot
tore di M edicina della F acolt di P arigi. Q uella fam iglia era
felice a produrre uom ini d otti, e m assim e Carlo Stefano, che com
pose un D ittion ario Istorico, e P oetico in 4, e m olti libri di
m edicine, e tra g li altri un T rattato dA gricoltura in F rancese

COMPENDIO DI UNA STORIA DELLA TIPOGRAFIA

255

in tito la to la M aison ru stiq u e J, iu 4, che fu poi accresciuto da


G iovanni Liebault dottore di m edicina a P arigi, che liaveva spo
sato la sua figliola unica N icola Stefano, donna letterata, che
com pose m olte poesie francesi, et. un A pologia a difesa per le
donne contro quelli che le sprezzano.
Theobaldo Charrom fece pi figlioli, che non stamp lib ri;
d ella sua prima m oglie ne hebbe quattro, e tra gli a ltri lino
chiam ato Giovanni, che abbracci la sua professione, e dalla
sua seconda m oglie ebbe ventuno figlioli, e tra glaltri P ietro
Gharron prete autore di quel libro stam pato tante volte in ti
tolato la Saviezza di Charron.
G uglielm o Morel nato a T ailleul in Norm andia fu scielto per
riem pire il posto d A driano Turnebo che lo nomin egli stesso
e g li ced la sua stam paria, quando fu ricevuto professore reggio d ella lingua greca nel 1548 sotto il Regno d i H enrico Secondo.
Gugliem o Morel ebbe la qualit di stam patore reale per il greco,
e stam p una mano d i libri buoni in quella 'lingua, et in latino,
alcuni de qualli erano sta ti com posti da lui.
M artin Le Jeum acquist la stam paria di Roberto Stefano,
quando si ritir a Genova, e stam p m olti libri nelle lin gu e
orientali.
C laudio Chaudire parigino stam patore del cardinale d i Lo
rena era dotto, e vi sono de libri d a lu i com posti; s i conobbe
la sua perritia n ell arte per il gran numero de libri, che usci
rono d a suoi torchi. G uglielm o Chaudire suo figlio successe
alla sua stam pa e libraria.
A driano Le Roy stam patore prattichissim o, gran m usico, e
il primo huomo del suo tem po per sonare il liuto, fece un istruttio n e per il liuto, e la ghitarra, e m esse im ta.blatura i salm i di
D avide in pi parti, et a ltre opere di m usica. Era cognato et
associato d i Roberto B alard solo stam patore del Re per la mu
sica, privilegio, che la sua fam iglia ha conservato da padre in
figlio.

1 Nel ms. magior rustiq . Il titolo tuttavia della prima edizione era
in latin o: P raedium rusticum .

256

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Sebastiano N i velia tenne il principato tra i stam patori, e


librari d el suo tempo, e la sua riputazione sar im m ortale per
causa d ella spesa, che faceva per adornare le sue im pressioni.
R istam p quasi tu tti i S an ti Padri. Il suo iSan Geronimo in folio
tom i quattro d e llanno 1579 uno de principali. Cuijacio in folio
quattro tom i nel 1577 ; 1 opera sua pi riguardevole Corpus
J u ris C ivilis una cum G lossis rubro nigrum in folio tom i cinque
P arisijs 1576 stam pato a sue spese, e sotto la sua cura da Henrico Thierry e t O liviero de Marsi. E g li m or li dicianove novem
bre 1603, essendo stato honorato delle m agistrature della citt
di P arigi. I suoi figli N icol, e Roberto seguitarono il suo com
mercio, che pass poi a Sebastiano Cramoisi, pure Conservatore
di P arigi, o Echevin, e poi a Sebastien Mabre Cram oisi.
H enrico Stefano signore d i G riere secondo figlio di Roberto
primo era d ottissim o e passava per essere il pi in telligen te del
suo tem po nella lingua greca, che suo padre gli fece imparare
sino dallin fa n tia ; super il vecchio A ldo in stam pare libri greci
avendo m igliori caratteri, e pi talento per fare spiccare il suo
sapere.
Il
bel P latone greco latino cum N otis Joan n is Serrani in
folio tre tom i una delle sue pi belle opere, ma la m agiore
il Thesaurus Linguae Graecae in folio cinque volumi, che im
presse ad im itatione del Thesaurus L inguae latinae di Roberto
suo padre, questo d i una fa tig h a im m ensa, dove ha m esso tu tti
i passi de buoni autori greci, che haveva letti, e che possiedeva
m aravigliosam ente.
Il
Re H enrico Terzo lo mand mel paese de Svizzeri a cercare
m anoscritti, e libri rari con gratificarlo duna somma di tre mila
lire, e duna. pensione ; g li concesse privilegi,!- am plissim i per la
stam pa de suoi libri, ina tu tti questi favori e grazie regie non
im pedirono, che non fosse abbrugiato in effigie a P a rig i per
causa della sua A pologia dHerodoto, dove haveva inserito molte
em piet, e parole di disprezzo contro la religione. Il fine della
sua vita non fu meno deplorevole, essendo m orto n ellospedale
d i Lione lanno 1598 n ellet d i setta n tanni doppo m olti viaggi,
avendo perduto tu tti i suoi beni, et anche il giudizio. Lasci

C O M P E N D IO D I U N A

ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

257

un tglio chiam ato Paolo Stefano d otto nell


1 che and
a sta b ilirsi a Genova, e t una figlia Fiorenza m aritata a Isaac
Casaubono suo correttore di stampa.
N icol Chesneau A ngiovino si fece distinguere per il gran
numero di lib ri che stam p di tu tta perfettione accom pagnati d i
dotte prefa tien i epistolae, discorsi d o tti e t in telligib ili.
Frderic Morel di Sciam pagna stam patore del Re e suo in ter
prete nelle lingue e genero d i V ascosan, e suo erede huomo dotto
in greco, et in latin o stam p ta n ti libri greci, e latin i, che riu
scirebbe tedioso il farne il catalogo ; mor nell'anno 1583 n ellet
di sessan t anni, e lasci tra g li a ltr i figli, M ichel Frderic, e
Claudio Morel su o i eredi, et im itatori nella su a professione. Friderico secondo stam p m olti libri greci, e la tin i, e tra g la ltri
Libanius gr.-lat. da lu i tradotto d a l greco in due torni in folio,
e Dion C risostom o; visse sino a ll anno 1030. E gidio Morel suo
nepote doppo haver stam pato M agna B iblioteca Patrum folio dicidotto volumi P arigi 1644, fu consegliero al gran C onseglio del
Re; Claudio Morel suo fratello stam p m olti P adri greci e la tin i.
R oberto Stefano, secondo del nome, fra tello d H enrico stamp
la B ibbia dei V atab le e P agnin i in folio due volum i, e m olti
a ltr i; fu d isered a to 2 dal su o padre Roberto Prim o, perch non
lo haveva segu ito a Genova, m a fu foni pensato della Guardia de
caratteri, e polzoni del Re, e della com m issione dandare in Ita
lia e t altri luoghi a cercare m anoscritti. Mor a P arigi nellanno
1588, e lasci m olti figli, e tra g li a ltri Roberto Terzo suo suc
cessore nel suo fondaco.
M ichel Sonius lasci m olti avvisi, e p refationi per lin te lli
genza d e libri, che stam p in num ero grandissim o, e tra gli a ltri
Bibliotecha P atrum in folio tom i dieci.
Mamimert P a tisso n d O rlans spos la vedova di Roberto
Stefano Prim o lanno 1580, e stam p con gran diligenza, et ac
curatezza in ca sa de S tefa n i m olti libri, e tra g li altri H istoria
Thuana in fo lio tom i quattro, la quale la buona editione non
1 Nel manoscritto manca una parola. Sono invece ripetute le parole
Paolo Stefano dotto .
2 Nel ms. eseredato .
17

258

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

castrata. P atisson intendeva le lingue, e stam pava correttam ente,


come appare da libri, che ha stam pati con belli caratteri sopra
buona carta con b elli m argini; lasci la sua bottegha a suo
figlio.
A bel L angelier figlio d i libraro stam p m olti libri che si sono
fa tti rarissim i, come lia B ibliotque de la Croia D u Maine fol.
B ibliotheca H isto ria le di V igner folio tre volumi, e m olti libri le
g ali ecc. Sua m oglie vedova stam p lim m agini di F ilostrato tra
dotto dal greco in francese da B iagio V igenario con dotti com
m entari], e quan tit di figure d elicatam ente scolpite in rame in
folio lanno 1014; c h e la buona editione.
Mi man'carebbe il tempo se volessi (parlare de pi fam osi li
brari di P arigi, che si segnalarono al secolo passato per la loro
d iligenza, e correttione a stam pare libri, che andavano del pari
con i precedenti, e tra gli a ltri li Marnes, Couteau, R egnault,
A ugereau, Iverver, M auritio et Am brosio della Porta, i Langelier,
i Mac, M aturino D u P uis, e suoi figli, Oudin P etit, Giovanni
L uigi Tiletano, G iovanni lin eile, B enedetto e M aturino Prevost,
S tefano Grouleau, Gabriel Buon, G iovanni Le Blanc, Giovanni
Roeher, e suoi figli, Carlo Rogero, D aniele e M aturino Guilem olt, P ietro et Am brosio Drovart, Rolin Thierr, e m olti altri
accennati n ellisto r ia deillIm.primeria, e libraria d i Giovanni de
La C aille in quarto Parigi 1689, d onde ho cavato in parte,
quanto ho detto, e dir de librari e stam patori.
N on potendo i librari pi fam osi, et accreditati sovvenire soli
alte spese per stam pare opere grosse, fecero societ radunandosi
m olti di compagnia per stam parle in commune, e participare al
guadagno, e t alla perdita in proportione del denaro, chogniuno
vi m etteva. La pi famosa Compagnia verso il fine del secolo decim osesto era composta di Giacomo e P ietro D u P uis, Sebastiano
N ivello, e Michel Sonius, aveva per insegna la gran nave per
l im pressione de S an ti Padri, m olti de quali furano finiti di
stam pare l'anno 1586 e vengono molto stim a ti; stam parono an
cora la Bibliotecha Patrum folio undeci volum i P aris 1589 ch
la seconda editione di Parigi. V i sono sta ti poi d ellaltre fam ose
com pagnie per g li usi ecclesiastici, per la Bibbia m assim a folio

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

259

dicinnove volum i, e per la collettione de C oneilij d el Padre Labb


in fo lio d ieid otto tom i, finiti di stam pare Tanno 1672.
Doppo il Regno dH enrico il Grande sino al presente i l nu
mero de stam patori e librari an dato tu tta v ia crescendo, ma
i buoni stam patori sono calati circa il numero, pure se ne sono
tro v a ti di quando in quando alcuni, che hanno superati i com
pagni n ella peritia, e diligenza nella professione.
La stam paria di P arig i stata sempre la pi riguardevole non
solo del Regno, m a pure di tutta lEuropa, e bench vi sia n o an
cor delle stam parie nelle principali citt del Regno, non v, che
Lione, che si sia distin to per la quantit d elli suoi torcoli e le
grosse im pressioni che v i hanno fa tte in numero prodigioso; non
d i meno Sim one Milamge stam patore a Bordeaux s i rese m olto
riguardevole n ella sua professione, dove andava del pari con i
prim i librari del Regno. E ra stato R ettore del Collegio d i Bor
deaux, che fu obbligato di cedere per ordine del Re adii Padri
G iesuiti, stam p Stephani D avys Index J u r is Pontifici! folio due
volum i, Com m entaires de B la ise de Monluc Marechal de France
folio, E ssa is 1 de Montagne.
Roberto S tefa n o terzo del nome, figlio di Roberto Secondo, era
Poeta, et interprete del Re per le lin gu e greca e latina, tradusse
dal greco in francese i due prim i libri della R ettorica d Aristotile, che il suo nepote Roberto S tefan o Q uarto del nome fin di
tradurre l anno 1630. E g li ristam p H istoria Thuana in M io ,
M ercerus in Genesim folio, et altri.
Il
Re L u igi X III di gloriosa memoria conferm i privilegi de
librari, et honor quellarte dandogli ricetto nel suo C astello del
Louvre, dove eresse una stam peria reggia l anno 1640 a lla per
suasione del cardinale di R ichelieu. N e diede la d irettion e a S e
bastiano Cramoisi, sotto la cura del quale, et alle spese di sua
M aest C ristianissim a si sono stam pate opere stupende per la
loro m ole, e per la bellezza de caratteri, quali sono Concilia
Genera!lia et Provincia Ha foLio trentas'tte volum i, B iblia S'aJcra
fo lio otto volum i, T ip is m aioribus, pi altre Bibbie in quarto

1 N el ms. E ssa i .
17*

260

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Typis- m inoribus, 'Saneti B ernardi Opera folio otto volumi, Ca


roli He Cointe, A nnales ecclesia stici Francorum folio otto vo
lum i, Corpus H istoriae B izan tinae folio venticinque volumi, Virgilius, Terentius, H oratius, J u v en a lis et Pensius tu tti in folio
con lettere da scatola, e m olti altri, il cui catalogo stam pato
et, il cui num ero accresce ogn i giorno pi secondo g li ordini d i
L uigi il Grande, che ha fa tto venire da Lione il signore An
tonio A nisson fam oso libraro per confidargli la direttione di
quella incom parabile stam paria doppo la m orte di Mabre Cram oisi lultim o della sua fam iglia. Il figlio dA nisson essendosi
fa tto Con sigiller a i Parlam ento, quel nome non com parisce pi,
m a quello d i R igault suo socio.
A ntonio Stefano figlio d i P aolo nato a Genova com inci i suoi
stu d i a Lione, e li fin a P arigi. V i ottenne lettere d i naturalit
a d ven ti settem bre 1612 ; e p er ha ver fa tto abiuratione d ellere
sia C alviniana nelle m ani del cardinale D u Perron ebbe dal clero
d i F rancia una pensione di cinquecento lire, fu ricevuto stam pa
tore, e libraro lanno 1618 e fu honorato della carica di stam pa
tore del R e nel m ese di Decembre d ellanno 1613 con seicento
lire, d i stipendio annue. Stam p lopere del cardinale D u Perron
in fo lio quattro volum i. V etus, e t novum testam entum gr. lat.
cum sch olijs Joan nis Morini, Xenophon, Strabon, A risto tile
tu tti in greco, e la tin o parte a su e spese, et alcune volte in
com pagnia d a ltr i fam osi librari. Hebbe m olti figli, m a con un
m aschio solo chiam ato H enrico ^Stefano ricevuto stam patore, e
libraro nel 1641, m orto a d sei Ottobre 1661 ; avanti suo padre
non havendo la scia to che figlie fem ine. A ntonio Stefano visse
sino a llet d i o tta n tanni, et essendo divenuto cieco e m olto
inferm o, and a m orire a llospedale n ellultim a m iseria ad onta
delle letterate, dice Adriano B a illet. Tale fu il fine dellil
lu stre fam iglia de Stefani, che non hanno m ai hauto i loro si
m ili n ellarte d ella stam paria.
A n ton io V itr figlio di P ietro stam patore del Re per le lingue
orientali, e del clero d i Francia. Non v nessuno, d ice Monsieur
B a illet, che sia and ato sin bora cos lontano, e poco m anca che
non habbia portato la stam pa al colmo della perfettione. La sola
B ibbia P o lig lo tta d el P residente Lesay in dieci tom i in folio

C O M P E N D IO D I U N A

STO RIA D E L L A T IP O G R A F IA

2 61

ha m esso il pubblico in quella persuasione, e non ostante la cen


su ra d e suoi inviduosi e la disgrazia, dove questa D ivina opei*a
caduta in questi u ltim i anni, non lascia per di passare per il
capo d opera, e quasi per lultim o sforzo di quellarte non solo
per la n ovit e m aest de caratteri, ma ancora per l in d u stria
particolare del V itr, e per lesattitud ine particolare, che ne ha
p ortata; le sue altre ed ition i delle B ibbie la tin e in folio in 4
e t in 8 sostengono pure perfettam ente bene la fama da lu i meri
tam ente acquista del primo stam patore di Francia, non ostante
il gran numero di bravi stam patori, che brillavano al suo tempo.
E g li li scancell tu tti per lo splendore del suo nome sino a Ro
berto Stefano, al quale non fu inferiore, che in eruditione. E
bench allora gli Ollandesi paressero ottenere il principato in
m ateria di stam paria, si pretende, che il V itr poteva essergli
opposto solo se si fosse avvisato dosservare, come s fa tto dap
poi, la d istin tio n e tra la consonante, e la vocale n elle llettere I
et V, e di stringere un poco pi il suo piccolo carattere. I l clero
d i F rancia ha fatto il suo elogio in m olti luoghi d elli loro atti,
e m emorie da lu i stam pate in t re tom i in folio, anzi Mons. Colbert l haveva scielto per dirigere la stam paria Regia, se la morte
non l havesse rapito troppo presto per il bene d ella R epubblica
letteraria.
G iovanni C am usat fu ricevuto libraro, e stam patore, nel
l an n o 1621; fu scielto n ellanno 1634 per essere libraro e stam
patore d ellA ccadem ia Francese, che ne suoi principi] si radu
nava a casa sua, passava per huomo di buon senso, et in tellig en te
n e lla professione; bastava per stim ar un libro, che C am usat lo
avesse stam pato, dice Mons. P elisson n ella sua Isto ria d e llA c
cadem ia Francese, e pure non ne stam pava, che delli buoni.
H ebbe de m olti figli, e tra g li a ltri Giacomo ricevuto libraro nel
1648; et una figliola chiam ata D io n ig ia m aritata a P ietro Le
P etit, che fece societ con sua suocera vedova del Cam usat, e lo
super per la quantit di libri, che stam p senza veruno spa
ragno. I prin cipali sono Les oeuvres de M onsieur Arnaud d And illi in folio o tto volum i, Item in 4, e t in 8 in pi tom i, Les
Oeuvres du P ere S enault de lO ratoire in pi tom i de M onsieur
Girard che tradusse Grenade en F ranois in 8 10 tom i, C otelery

262

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Opera Sanctorum Patrum saecu li A postolici in folio due volumi.


Eusebii, Socratis, T heodorsti, Sozom enii E vagrii, Philostorgij
H isto ria E cclesia stica greco latin a, cum notis H enrici Y alesij
folio tre volum i ecc. Copr la carica di Segretario del Re, che gli
diede la nobilt.
P ietro R occoles, A gostino Courb, P ietro PAmi, Tomaso Joli,
P ietro Barbino, e quantit daltri havevano grandi fondi di libra
ria nelle loro botteghe al Palazzo, dove si rende la G iustitia, ma
perch in quel luogo non si vendono, se non libri legali, romanzi,
poesie, e t a ltr i lib ri d i galanteria, non se ne parlar magiorm ente,
e s i rito m a r nella strada di S an Giacomo, come al dom icilio
d e librari, che hanno sta m p a ti tu tti i libri deruditione.
Giacomo Quesnel figlio di Francesco gentilhuom o scozzese,
he fu prim a p ittore del Re H enrico Terzo, si rese uno de pi
pnattici librari del suo tempo, e t Irebbe un figlio ancora pi
erudito di lui, e quello il fam oso padre Paschasio Quesnel
d ell Oratorio.
S ebastiano H ur figlio di Sebastiano fu stam patore del Re, et
im presse q u antit di libri d i divotione, e tra l a ltri l opera di
San Francesco di Sales, e m olti altri in che si sarebbe arricchito
e non si fosse associato con Federico Leonardo Fiam m engo, che
lo spiant in tanto chegli sarricch ha vendo fatto gran fortuna
a P arigi, e vi mor decrepito di vecchiaia ricco di pi di 100 mila
scudi, lasciando un figlio unico, che seguit la professione; ma
per m or giovine, e 1 suo fondaco fu venduto havendo lasciato
m olti fig li m inori, et incapaci di sostenerlo. Leonardo fu stam
patore del clero, e stam p les A ctes, Titres, et memoires du Clerg
de F rance dressez par labb le G entil in folio sei volum i P aris
1673. Lonard stam p secondo g li u si ecclesiastici M essali, Breviarij ecc. per g li O rdini C isterciensi, Preimostratense, e de Do
m en ican i con p rivilegi). Stam p in oltre pi di trenta tom i dau
tori ad uisum serenissim i IM pliini.
G iovanni P il ricevuto libraro non acquist altra fama, che
d aver dato in m atrim onio la sua figlia a Francesco M uguet di
Lione stam patore ordinario del Re, il quale stam p lopere di
due illu str i p relati; cio A ntonio Godeau vescovo d i Vence au
tore d ellisto r ia ecclesiastica in cinque tom i in folio, e m olti

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

263

a ltri libri in form a m inore tu tti in francese, e quelle d i P ietro


d i Marca arcivescovo d i P arig i autore del libro de Concordia
Saicerdotij, et Im perij, folio, Marca H ispanica folio, e m olti altri.
M uguet stam p ancora l opera del B aluzio in folio cinque tom i,
cio C apitula Regum Francorum folio due volum i Innocentii
T ertii Pontifici M axim i E p istolae Decretale folio due volum i,
nova C ollectio Conciliorum folio, V ita e Paparum avenionensium
4 due volum i ecc., l opere de P adri L iugendes e t N ovet G iesuiti,
Arnelot, e Tom assino d d l Oratorio. H avendo questo ultim o stam
pato pi volte la sua discip lin a circa i beneficii, in francese, e
poi in latin o in folio tre tom i, e la Theologia dogm atica in folio
tre tom i, oltre una ventina d i tom i in ottavo circa varii punti
im portanti, e Theologia il S an tA gostin o de P adri B en ed ittin i
in fo lio undeci tom i, P lin iu s ad usurn serenissim i D elphini cum
n o tis H arduini 4 cinque volum i, e m olti a ltri libri buoni, che
rilaverebbero reso il lbraro il pi opulente d ella Francia, se non
havesse havuto tan ti figli, che hanno preso differenti p artiti nella
Chiesa, e n ellA rm i, e t ha un altro figlio, che d irettore d ella
stam paria R eale di V ersaglia.
G uglielm o Le B il giovane, R ollet B outonne, Giacomo Sanleque, et a ltri eccellen ti fonditori d i caratteri, m eritano, che i
loro nom i siano trasm essi alla p osterit per memoria perpetua;
e vaglia il vero, se quelli, che hanno som m inistrati i scribi, e la
carta pecora ad Origenes e San Geronim o, secondo il pensiero
d Erasm o, hanno m eritato m olte lodi, di quanti encom ii saranno
degn i i g ettitori, stam patori e librari, che som m inistrano gior
nalm ente a vile prezzo lopere degli uom ini pi d otti antichi, e
m oderni n elle scienze, e t a rti?
G iovanni B ilia in e solo stam patore per g li u si ecclesiastici di
tu tto il vastissim o ordine di San Benedetto, haveva un fratello,
chiam ato P ietro, che era buon libraro, e ristam p le C ontroversie
del C ardinale B ellarm ino in quattro tom i in folio. Giovanni
stam p M aldonatus in E vangelia folio, et altri, et hebbe un figlio
chiam ato L uigi B iliain e, che fece bene studiare a llAbbadia di
T ironio, e poi n ellU n iversit di P arigi, dove prese il grado di
m aestro nelle arti. L uigi B ilia in e si fece stim are come uno de
pi d otti lib rari del su o tem po : intendeva le lingue greca, latin a.

2G 4

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

spaglinola, italian a, todesca, e fiammenga, e se ne era reso capace


n elli diversi viaggi, che haveva fatto in quelle regioni; emendava
m olto bene le prove delle sue im pressioni, quando ne prendeva la
briga, e le arricchiva con ep isto le lim inarie, prefationi, avvisi,
indice d ella sua com positione. Sotto la sua direttione fu stam
pata la Bibliotecha J u ris C anonici V eteris cum notis Christophori J u ste lli in fo lio due volum i, A eta Sa ne ton i m Ordini
S a n cii B enedicti in fo lio in pi tom i, eccetto Seculum Secundum
stam pato da Saureva 1 Du Cange G lossarium ad Scriptores med iae e t Infim a la tin ita tis fottio tre volumi, e t Eiusdem Byzantina illu stra ta in folio cum figuris, Mabililon de re diplom atica
in fo lio con figuris stam pato poco tempo avanti la sua morte
su ccessali a lli venticinque agosto dell anno 1681. H avendo la
sciato per suo testam ento olografo tu tti i suoi effetti a luoghi
pii, et a suoi am ici, e servitori, non havendo havuto figli dalla ve
dova d i P ietro lAm i, che aveva sposato, e vendette per venti
cinque mila lire di Francia il suo fondaco, che haveva a Roma a
G iovanni Crozier di Lione suo fatto re, che l haveva am m inistrato
m olti anni per lui. In somma Monsieuir B a ille t nel suo libro de
G iu d itii de 'letterati, [dice] che L uigi B ilia in e stato, rispetto
a lli professori d ella sua arte in Parigi, ci che un autore antico
diceva, che erano sta ti B ruto e C assio appresso i veri Romani
R epublichisti, u ltim i Romanorum !
G iovanni Tom pere, uno de pi esperti stam patori, e librari d i
Parigi, hebbe due figli: Egidio, e Giovanni Tompere pure librari,
et una figlia m aritata a Carlo Coignard ricevuto libraro li otto
giugno 1644; il quale si rese uno de pi d iligen ti stam patori, e
librari di P arigi, m assim e per g li usi ecclesiastici, e lib ri rossi,
e neri. Lasci m o lti figli, e tra g l a ltr i Giovanni B a ttista e
Carlo Coignard ambedue librari. G iovanni B a ttista successe a
D am iano F oucault alla carica di stam patore ordinario del re,
et a P ietro le P e tit in quella d i stam patore dellAccadem ia fran
cese, d ella quale stam p il bel D ittion ario in folio quattro vo
lum i in folio, il S an tAm brosio de P adri B enedettini in folio

1 Cos

nel ms. : forse Charles Chauvreux.

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

265

due tom i, l A rchitettura d i V itruvio tradotti in francese Con


note, e figure da Carlo P erault in folio, les A nciens editi ce s de
Rome dessignez sur les lie u x et gravez par des G odet folio, San
ati Leonis M agni opera em n otis P asch asii Quesnel quarto, due
volumi, B reviarii, e t altri usi d ellordine di SantA gostino ecc.,
con una delicatezza isq u isita emendando da per se le sue prove,
et havendo in casa una fonderia per gettare i suoi caratteri.
M athuron D upuis era ancora buou stam patore, e libraro
quanto G iovanni D upuis suo figlio morto n ellanno 1675, la cui
vedova spos A ntonio D ezallier, il quale s segnalato per la
doppia reim pressione d eliopere del Padre N atale A lessandro in
pi tomi in folio, e t 8, B oni M erbesii Summa C hristiana, seu
Ortodoxa morum d iscip lin a folio due volum i P aris 1683, Conferences ecclesiastiq ues du D iocese du Lucon num. 17 volumi,
Geogr&phiae de Robbe avec les cartes n. due volum i, Traitez divers de M. Thiers in pi tomi ecc.
Georgio J o sse stam patore, e libraro ricevuto a d due set
tembre 1627, stam p nel 1641 Jacobi Saliani Annate ecclesiastici
veteris testam enti folio sei volum i e m olte altre opere riguardevoli. F u associato alla gran com pagnia scelta dal Re defunto
per lim pressione d egli usi ecclesia stici riform ati per decreto del
C oncilio di Trento. 11 suo m erito lelev a lle cariche della pro
fessione, e ne fu sindaco, eh la dignit suprema, V anno 1651,
m or l anno 1678 e lasci due figli G iorgio, e L uigi, i quali traf
ficano insiem e, e sono stam patori, e librari dellarcivescovo di
P a r ig i; la loro sorella M argarita spos Carlo A ngot libraro, che
stam p lopere di R enato D es Cartes in francese in pi tom i in
folio, e fu parim ente sindico de librari, e serv bene la sua comm unit presso le potenze, che governavano lo sta to per la conservatione de suoi privilegii.
M atteo G uillem ont fu stim ato uno de pi valenti huomini
della sua professione il che lo fece eleggere per sindico della sua
com m unit lanno 1649. E sercit quella carica con m olta intrep id it, et integrit, essendo in telligen te nelle liti, e contrasti,
che sostenne anche con pericolo d ella sua vita. Stam p la gran
disto r ia di F ran cia di Mezeray in folio tre tom i, et a ltri libri

266

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

buoni. Ebbe un figlio chiam ato P ietro, che successe al suo fon
daco.
D ion igi Thierry figlio di R olino stam p D igestum Sapientiae
Y yonis C apucini fo lio tre volum i, Tournaldes A udiences du 1*9lay 4 undeci volum i. Lasci un figlio chiam ato pure D ionigi
Thierry, che tenne una fiorentissim a stam paria donde uscirono
libri squisiti, e correttissim i, come Corpus Ju ris Canonici cum
n o tis Pitheorum fo lio due volum i, Ciceronis O rationes e t Epistdlae cum n o tis ad usum Serenissim i D elphini in quarto, quat
tro volum i, ristam p il gran Mezerai in folio tre volumi, l Bescription de l U nivers, e t les Travaux de Mars du sieur M allet 8
otto volum i riem piti di figure, la Coutume de P aris eommente
par M. D e Ferreries, Journal du P a la is 4 10 vollum es, le Suppleinent au Grand D ictionnaire de M orevi folio due volum i ecc. Era
solo stam patore degli usi ecclesiastici delli tre Ordini di San
Francesco, il cui privilegio pass ad Edm undo Couterot, che
haveva stam pato la Theologia Scotica del Padre F rassen folio
quattro volumi ecc. D ipnisio Thierry pass per tu tte le cariche
d ella citt , e della sua professione, e li esercit con sommo
onore.
G iovanni Cusson ricevuto libraro nel 1630 pass per i-1 pi
esperto legatore di lib ri del suo tempo, fu il primo a stampare
il giornale de letterati, seguitato da G iovanni Cusson suo1figlio,
che fu prim o avvocato e poi ricevuto libraro lanno 1659 m olto
in tellig en te nelle lingue greca, e latina, e capace d i correggere
se stesiso le prove d e libri da lu i stam pati.
D io n isio Bechet nepote di Gieronimo D rouart, che haveva
stam pato P olybius et S veton ius cum notis Casauboni, Salm asii
E x ercitation es P liuianae, Solinum , et altri buoni lib ri in folio.
F ricevuto libraro n ell anno 1632. La su a integrit, e suffi
cienza lo fecero passare per tu tte le cariche d ella sua communit, e per le d ign it della citt so lite conferirsi a cittad in i pri
m arii; egli stam p B iblia m agna Joan n is D e la H arpe folio
cinque volum i 1641, e poi eiusdem B iblia m axim a folio 19 volum i
in Compagnia d i Sim on P iget, e dA ntonio Bertier.
Questo ultim o nepote de P ro st di L ione im presse n ella mdema com pagnia B ibliotecha Patrum Concionatoria CombesiS

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

267

folio o tto volum i, l H istoire, et mem oires de Cardinal de Bicheli en par Auberi folio 3 volum i, G oneti Clypeus Theologiae Thom isticae folio cinque volum i. Era libraro d ella R egina madre, e
vendeva m olti libri spagnuoli, che conosceva bene per haver habitato m olti an n i in Spagna, dove rese m o lti servitii al Cardinale
di R ichelieu, perch era cos buono politico, quanto libraro.
A nton io Cellier era il pi fam oso libraro tra gli eretici fulgo
ri otti, e t im prim eva a Charentin tu tti i lib ri de C alvinisti, metUa
quale religione egli mor, ma il suo figlio Claudio si convert
doppo la revocatione de 1 ed itto d i N antes d ell anno 1686, e la
sua figlia m oglie di C laudio H ortem els olandese, che faceva
un gran traffico di libri di stam pa forastiera a Parigi.
N icol D e Laulne fra tello d i Leone de Laulne fu ricevuto
stam patore, e libraro Li 28 febraro 1636. O ltre il suo talento nella
libraria, invent l arte d i fare globi, e sfere di cartone, e faceva
M appamondi per tu tti i sistem i dogni grandezza m olto ricercati,
de q uali aveva un gran sm altim ento; lasci tre figli librari, et
em ulatori d ella virt del padre P ietro Giovanni, e Francesco e
da P ietro sono u sc iti P ietro, e F ioren tin o pure librari.
Simon P ig et P arigin o ricevuto stam patore, e libraro li 30 giu
gno 1639, divenne uno de pi celebri librari del suo tempo, tanto
per la cogn ition e d e libri, quanto per le corrispondenze, che
tratteneva per tu tta l E uropa col suo commercio d i libri de quali
faiceva un gran traffico. F ece stam pare R itu ale Graecorum Jacobi
Goar folio 1648, Sam uelis P e titi O bservationes 4 et eiusdem leges a ttica e fol., e altri. Era d ella gran com pagnia per lim pres
sione d e S a n ti Pad ri e degli usi ecclesia stici riform ati, della
B ib lia Magna, e t M axima ecc. H aveva comprato i fondi d i libraria
d e M orelli, e d i G iuseppe Cottereau, che stam p Ivone Ca-n
tense in folio ; il suo fondo d i libraria pass doppo la sua m orte
a l suo figlio G iacom o Piget., e poi a Giovanni de La C aille suo
genero, che fece stam pare P etri B lesen sis Opera folio, et altri
libri, e t autore d e llisto r ia deHim prim eria e libraria donde
cavato in parte questo discorso.
E gid io Morel figlio d i Claudio stam patore ordinario del Re
im presse 'Saneti! G regorii N issen i Opera gr.-lat. Isid ori P elusiot,
Opera gr.-lat. folio A ristoteli Opera. Omnia gr.-lat. cum noti,

268

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

D uvally folio quattro volumi, M agna B iblioteca Sanctorum Patrum fo lio d icissette volum i 1643 ecc. F u associato con Simon
P iget, e sii fece ricevere consegliero al gran conseglio del1 Re,
e cos pass a lla nobilt.
C arlo Savreux ricevuto libraro li venti marzo 1642, stamp
A cta iSanctorum Ordinis S a n cii B enedicti seculum secundum fo
lio due volum i, Spicilegium D acheri 4 13 volum i P aris, e m olte
a ltre opere de sig n o ri de Porto R eali essendo uno de* librari, che
ha il pi stam pato per loro, nel che sattir una gran fam a, mor
a P ort R eale de Campo li ventidue settem bre 1669, essendosi ro
vesciato la carrozza, che ve lo conduceva, e vi fu sotterrato.
G uglielm o D esprez successe al su o fondo di librario, e fu
ancora stam patore del Re, fece spiccare la sua virt nella p r
fessione, seguitando a stam pare l opere de? signori d i P orto Reale
ta li che i signori de Sassi, F loriot, P ascal, R ohault, N icole S.
Beuve ecc.
Edm undo M artino ricevuto stam patore e libraro l i 3 ottobre
1642, era il pi speditivo stam patore del) suo tempo, intendeva le
lingue, e lavor a lleditione d un grandissim o numero di libri
d ogni sorte di letteratura tan to in suo nome, quanto per conto
d i m o iti librari, che gliene confidarono l im pressione, m assim e per
Sebastiano, e Gabbriello Cram oisi, del quale haveva sposato la nep ote figlia d i Claudio, e s pu dire che l opere pi riguardevoli,
che com ponevano il fondo, quasi immenso d i quei fam osi librari,
erano u sc iti d i sotto i torchi di quello stam patore, il cui cata
logo farebbe un volum e intiero, anzi g li au tori p ra tica v a n o con
i loro librari, che le loro com positioni si darebbero a stam pare
a M artino.
E g l stam p per su o conto tu tte le opere del dottore Launoy
in pi tom i in quarto et ottavo. Mor li d ieci m aggio 1670; Ga
briele M artino suo figlio fu ricevuto libraro n ell anno 1677,
avendo d ato saggio della sua pratica nella stam pa del G lossario
D u Cange, che im presse per L uigi B iliaine, e va seguitando, in
tanto, che sua m adre seguit il commercio in com pagnie del suo
a ltro figlio Stefan o M artino, e t uno de su o i generi chiam ato
G iovanni B oudot n ip ote d A n ton io B ertier, et allievo d i L uigi
B iliain e. B oudot fu stam patore dellA ecadem ia delle scienze et

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

269

a r ti, e si caric delia nuova stam parla eretta d a P ad ri G esuiti,


a Trevoux presso Lione, dove mand in sua vece (Stefano Ganeau,
che vi ha stam p ato le D ictionaire U niversel in folio tre vollum es ecc.
A ndrea Pralard 1 ha stam pato quantit d i libri de sign ori d i
P orto Reale, et in oltre la B iblioteca deglautori ecclesiastici di
M onsieur D u sln in pi d i trenta tom i in folio.
S tefa n o M ichalet stam patore del Re si fece distinguere con i
lib ri d i devotione del Padre Neuen G iesuita, 2 et altri che stam pa
pi volte, e con i lib ri m atem atici francesi de signori L uttire,
M ariotti, Oranum ecc. Baudrand Geographia ordine litterarum
d isp o sita folio due volum i. Ma il libro, che l arricch, e g li fece
m antenere la carrozza fu les C aractres de Theophrasto traduit
du grec av,ec les xnoeurs de ce s ie d e per M onsier de La Bruiere
in 12 da lu i ristam pato una m ano di volte con un concorso in
credibile.
Carlo R obustel doppo haver im parato la professione d alla ve
dova B ilia in e, e d a lla vedova M artiri ha m esso una stam paria
d a per se non meno inferiore a llaltre, dove ha gi stam pato
Memoiires pour l H isto ire ecclesiastique d e Tillem ont, quarto
sed ici volum i, H ystoire d es Em pereum du meme quarto cinque
volum i, M abillon A nnales B en ed ictin i fo lio cinque volumi, Mont
Faucon PaReographia greca de ortu e t occasu litterarum Graecarum folio, Eiusdem E xop ie O rigenis folio due volum i ecc. e
va seguitando.

Da quanto stato riferito di sopra si conosce facilm ente


quante com m odit l inventione d ella stam pa ha recato alla so
c ie t civile, perch ha com m unicato a tu tti i modi di scacciare
l ignoranza, e di diventare dotti, e lettera ti a poca spesa. Avanti
che si trovasse unarte cos u tile i lib ri m anoscritti erano cari
al suprem o grado, e le genti, e com m unit pi ricche potevano
a pena comprare g li autori classici. Se ne riferiscono m olti

margine del ras. Pralart .


2 Nel ms. < G iesuiti .

1 N el

270

L U I G I FE R D IN A N D O M A R S IL I

esem pi, che lo fanno conoscere, tra g li a ltr i Jacopo P iccolom ini
Cardinale d i Pavia, havendo pregato D onato A cciaioli d i com
prarli un m anoscritto di Gioseffo Istorico, e g li si scus d i farlo,
perch era troppo caro, Josephus, d e quo scribi, cariusculus
meo judicio est, hoc praesertim anno, quo non m ultum abundo .
Ma quello che A cciaiu oli g li rescrisse p o i circa il gran prezzo
d a k u n i a ltr i libri, e m olto pi riguardevoli D e tribus volu*
m inibus P lutarchi, a it, in quibus P a rallela X X IV : continentur
titu lo s 'sumpsit, u t m ones, praetium m inus 80 aureos esse non
potesti, ex traetatib u s Senecae iam E pistola* invenim us, pr
quibus 16, vel saltem 15 petuntur aurei . A nzi i Ee medemi non
sdegnarono d im piegarsi al com m ercio de libri, il prezzo d elle
case appena eguagliava quello de lib ri m anoscritti, com e s i vede
in questa ep istola d A ntonio B eccatelli sopra nom inato Panorm ita 1 ad A lfon so Re d i N apoli e d i S ic ilia : Significasti m ihi
nuper ex F lo ren tia ex tare T iti L i v ii Opera venalia libri pulcherrim is, libro praetium esse CXX aureos; quare m aiestatem
tuam oro, u t Livium , quem Regem librorum appellare consuevimus em i meo nomine, ac deferri ad nos fa cia s; interim ego pecuniam procurabo, quam pr lib ri practio tradarn. Sed illud a prUdentia tua scire desidero, uter ego an 2 P ogius m elius fecerit, is
u t villani F loren tiae emeret Livium vendidit, quem sua manu
pulcherrim e scripserat ; ego u t Livium emani fundum prose ripsi.
H aec, u t fa m ilia riter a te peterem su asit hum anitas, et m odestia
tua. V ale, e t trium pha . E per dim ostrare, che questa carestia
non era solam ente in Ita lia , ecco il fram m ento d una lettera di
Roberto G aguino circa, un libro, che egli cercava a P arigi per
Uno d e suoi am ici, che glielo domandava da Roma. Concordantia's in hanc diem nu llas om nino inveni, m isi quod P aschasius
B ibliopola nobis p raetiosissim as unas scire venales dixit, sed
Dom inum abesse, easque liceri aureis centum ; et a questo pro
posito osserva piacevolm ente P aolo G iovio che il dottore Gia
sone Maino, 3 stu d ian d o la legge a Pavia, cadde in ta le m iseria

1 Nel ms. : Panorma , evidentem ente per l errore del La Calile che ha
Pamorme (op. cit., p. 3).
* Nel n s . cain , errore strano dellainamTiense.
s Nel ms. Maiale .

C O M P E N D IO D I U N A ST O K IA D E L L A T IP O G R A F IA

271

per le sue dissolutezze, che fu obbligato d im pegnare un libro di


legge scritto sopra la carta pecora, e che baveva com prato caro :
J u ris Codicem in m embranis scriptum magno emptum praetio
foeneratori tradere coactus est . R iferire quasi il medemo Pe
trarca di Tusco suo m aestro di gram m atica e di rettorica, il
quale im pegn per il medemo m otivo due piccoli tom i d i Cice
rone. (Scrive in oltre B rassicano, che l im peratore F riderico
Terzo non seppe m eglio gratificare G iovanni Capnion detto Reuchlino inviato d el D uca d i V u irtem b erga,1 che col regalarlo
d una vecchia B ibbia ebraica. E pure i libri si lasciavano per
testam ento, com e una granderedit, e si vendevano per isf ru
m enti, come s i farebbe ora 2 un podere, e t un feudo.
Ma vi fu una g ia n m utatione ne prezzi de libri subito doppo
l inventione della stam peria: basta d i leggere l'epistola lim inaria
d ella prim a editiome d ell ep istole d i San G ieronim o stam pate
in Roma l anno 1468. G iovanni Andrea vescovo dA leria, che
parla a l P apa Favolo Secondo in nome de due prim i stam patori
ven u ti a Roma : Gonrado Sweynheim , et A rnoldo P a n a r tz .3
T uis certe tem poribus ad reliquais D ei G ratias hoc etiam felic ita tis orbi C hristiano accessit m unus, u t pauperrim i quippe
parva pecunia B ib liotech as possunt redimere. An Parva tuae
S a n c tita tis gloria, u t quae volum ina vix centum aureis em i potera n t a liis tem poribus, v ig in ti hodie ac m inoris bene exarata, et
non m endosissim e scrip ta redim untur, quae vix vigin ti aureis
lectori mercabantur, quatuor, et v iliu s nunc em antur .
Dunque non v e dubbio alcuno, che la stam paria ha recato
un grandu tile a lla R epblica letteraria; ma non sta to sempre
u tile e vantaggiosa a lli stam patori e librari, e questo vien con
ferm ato da un infinit d esem pi. vero, che un buon libro pu
arricchire un libraro, quando ha un buon sm altim ento, ma per
un libro, che ha gran spaccio, quanti altri conviene vendere al
pizzicarolo !

1 V uirtem ba nel ms.


1 Nel ms. una .
3 Corr. nel ms. in Parm arts .

272

L U IG I FE R D IN A N D O M A R S IL I

Quelli, che portarono primi la stam paria a Roma andarono


fa lliti: ecco come si prova.
S o tto il P ontefcato d i Pavolo Secondo circa l anno 1466 Con
rado Swenhein, e t Arnoldo P anartz 1 portarono la stam pa a
Roma per la prima volta, e li seguit dappresso U dalrico Ilan n ,
o Gallo. G iovanni A ndrea vescovo d A leria B ibliotecario del
Papa, e G iovanni A ntonio Campano vescovo di Teramo hebbero
la cura della loro stam pa, suggerendoli i libri, che dovevano
stam pare, e facendo 1 ep istole dedicatorie, e le prefationi ecc.,
et em endando anche le loro prove.
E cco la lis ta de lib ri che furono stam pati n ella prima offi
cin a in casa M assim i sin o a llanno 1472 al m ese di m arzo; vi
stam parono adunque:
300 D o n a ti Gram m atica la tin a
825 L actantius D e D ivina Istitu tio n e
550 C iceronis E p isto la e ad Fam iliares.
275 Eiusdem E p istolae ad A tticum .
300 R oderici Zam orensis Speculum vitae humanae
825 S. A u gustin u s D e C ivitate D ei
1100 D ivi H ieronim i E p istolae
550 Cicero De Oratore
550 Eiusdem P hilosophia
295 A puleius
275 A u lu s G ellius
275 J u lii C aesaris Commentarla
300 D efensio P laton is a Bessarione
550 Y irgiliu s
275 T itu s Livius
275 S trabon ii Geographia
275 Lucanus
275 Q uintilianus
300 P lin ii H istoria naturali
550 D iv i Thomae Catena aurea, tom i due
575 B iblia Sacra

1 Parma rts

nel ms.

C O M P E N D IO D I U N A ST O R IA D E L L A T IP O G R A F IA

273

275 San cti C ipriani E p istolae


275 S iliu s Italicu s
275 Ciceroni O rationes
550 Ovidius
1100 Glossa ord inaria in Sacra Scriptura N icolai L irani,
tom i tre.
Dunque la prima opera che stamparono, non fu la C itt di
D io di S a n tA gostino, com e lassicura Raffaele Volaterano.
Q uesti libri erano tu tti in fo lio , in caratteri Romani tondi e
grossi, bene stam p ati, e t ascendevano a pi di dodici m ila vo
lum i; ma non si venderono niente et i stam patori andorono fa l
liti, o sia che non v i fosse a llhora alcuno d ilettan te delle belle
lettere, o per l in felicit del tempo, come guerre, contaggi, overo
perch l im pressioni susseguenti erano m igliori, e d i minore
prezzo; onde non havendo pi il necessario per campare, presen
tarono un m em oriale al P ap a S isto Q uarto com posto dal vescovo
dA leria in d a ta d elli ven ti marzo 1472, inserito e stam pato nella
loro G lossa Ordinaria N icolai L irani. LIsto ria non dice quale
ne fu il successo, m a v apparenza, che non rec loro gran so l
lievo.

INDICE

r e f a z io n e

P ag.

Osservazioni fisiche intorno al Lago di Garda


Introduzione, di M a r i o L o n g h e n a . . .
P arte prima, con note di M a r i o L o n g h e n a
P arte seconda, con note di A c h i l l e F o r t i
Nota, di A. K g u i n o t ..........................................

1
3
17
81
124

Carta del Lago di G a r d a .........................


Mappa idrografica del Ixigo di Garda .
20 Tavole approntate dal M arsili a corredo della sua
Monografia sul Lago di G a r d a .........................
R elazione d ell assedio di V ienna, a cura di A l b a n o S o r b b l l i
L ettera-prefazione al Catalogo dei m anoscritti orientali, a cura
di A l b a n o S o r b e l l i , con un fa c s im ile .....................
S toria naturale de G essi e Solfi delle Miniere di
cura di T i n o L i p p a r i n i , con tre facsim ili. .

1
113

124
125

167

Romagna a

187

Compendio di una Storia della Tipografia, a cura di A l b a n o


S o r b b l l i ..............................................................................
213

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