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GIOVANNI VITOLO

MEDIOEVO: I caratteri originali di unet di transizione


INTRODUZIONE
Il Medioevo: dalla polemica alla mitizzazione
Lidea del Medioevo nasce con lUmanesimo (XIV-XV secolo) quanto intellettuali e
artisti presero consapevolezza di star vivendo unepoca di grandi trasformazioni dal
punto di vista culturale, morale ed estetico. Lorgoglio di vivere in questa epoca di
cambiamento determin una variet di atteggiamenti nei confronti dellepoca
precedente che fu da molti definita come media tempestas, media aetas, medium
aevum.
Gli umanisti francesi e tedeschi non considerarono mai negativamente i secoli
del Medioevo proprio perch in quel periodo erano nate le fondamenta delle loro
nazioni; i riformisti protestanti tedeschi evidenziarono invece come la Chiesa di
Roma in quel periodo si era nettamente allontanata dai principi evangelici.
La discussione sul Medioevo comunque assunse i caratteri pi forti nel corso
del Settecento quando gli illuministi criticavano alcuni aspetti delle istituzioni
politiche e sociali, considerate come residui della barbarie dellet medioevale.
Lo spirito polemico aliment una ricca ricerca storica; molti furono gli eruditi che
individuarono nel Medioevo caratteri basilari anche del mondo moderno e molti
furono gli studiosi che compirono studi interessanti; alcuni furono:
Giambattista Vico: il filosofo napoletano nel testo Scienza nuova identific
nel Medioevo unepoca caratterizzata da una mentalit precisa e da peculiari
istituzioni sociali e politiche;
Ludovico Antonio Muratori: lo storico modenese trov un collegamento tra il
pensiero illuministico con la cultura medioevale individuando in Italia una
certa continuit nella tradizione culturale;
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Francois-Marie

Aoruet

Voltaire:

il

pensatore

francese

propose

uninterpretazione laica della storia poich secondo lui uno storico doveva
prima di tutto indicare lapporto dato dagli uomini nelle varie epoche storiche;
William Robertson: il pastore protestante inglese oltre che cogliere le grandi
trasformazioni della societ dopo il Mille ebbe un vivissimo senso della
continuit storica.
Fu durante il Settecento che in Germania si superarono le polemiche sul Medioevo
poich:
per filosofi e letterati fu unepoca di serenit spirituale;
per i cristiani fu il periodo in cui oper la forza creatrice dellEuropa;
per gli storici del diritto e delleconomia fu let durante la quale si organizz
leconomia tedesca.
Anche in Italia si diede vita a un interessante dibattito storiografico sul Medioevo; il
dibattito si concentr sul rapporto tra latinit e germanesimo e sul ruolo svolto dal
papato in quei secoli:
Machiavelli pensava che lunificazione dItalia non era stata resa possibile
dalla presenza del papato;
Pietro Giannone e gli storici neo-ghibellini nel Settecento ripresero la
teoria di Machiavelli caratterizzando negativamente loperato del papato che in
un certo senso ostacol ogni tentativo di unificazione anche chiamando nel
territori potenze straniere;
ci furono anche storici neo-guelfi (Manzoni, Balbo, Capponi) i quali al
contrario videro nelloperato del papato medioevale aspetti positivi in quanto
aveva custodito il patrimonio di Roma e la cultura latina.
Benedetto Croce fu un esponente degli storici cattolici-liberali (neo-guelfi); secondo
lui lunit dItalia non era mai esistita ma erano esistiti i papi che avevano contrastato
gli stranieri e appoggiato le leghe nazionali e i Comuni.
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Si pu dire infine che il Medioevo nel corso del Settecento fu certamente


rivalutato oltre che in Germania e in Italia anche in Francia e Inghilterra i cui
pensatori evidenziarono il carattere legato al sentimento, allirrazionale e alla fede di
quellepoca.
Il Medioevo nella storiografia europea dellOtto-Novecento
La storiografia dellOttocento registr notevoli progressi sul piano della ricerca
scientifica e metodologica. Verso la met del secolo prese sempre pi vigore la
corrente del Positivismo che voleva pervenire a una visione oggettiva della storia che
poteva essere data soli dagli storici, studiosi specializzati e non pensatori o letterati.
Il tedesco Leopold Ranke fece suo questo pensiero eliminando ogni
interferenze romantica dallo studio storiografico che doveva essere oggettivo per
ricostruire i fatti come si erano davvero svolti; lo studioso inoltre fu il primo a dire
che una fonte pi attendibile quanto pi vicina agli eventi in modo che il cronista
non possa essere condizionato sapendo gli eventi della storia futura.
Sempre negli stessi anni in Germania si svilupparono le ricerche nellambito
della storia del diritto e delleconomia; per il settore economico si cerc di
individuare le forme dellattivit economica e la loro successione nel tempo.
Con Karl Marx e il suo materialismo storico si arriv a una teorizzazione
dello sviluppo delle attivit economiche; egli individu quattro modi fondamentali di
produzione dei beni economici (asiatico, schiavistico, feudale e capitalisticoborghese) ai quali corrispondono altrettanti tipi di rapporti tra le classi sociali; per il
Medioevo fu di certo la produzione di tipo feudale a caratterizzare leconomia.
Le teorie di Marx rinnovarono la storiografia italiana in quanto gli storici le
accolsero in modo pi o meno integrale; Croce parl di Scuola economicogiuridica avendo individuato nei suoi esponenti linteresse comune per i problemi
della storia delle istituzioni (feudalesimo, Comuni).
Questa corrente di pensiero si divise in tre filoni:
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il filone fiorentino, aperto alladozione di schemi sociologici. Salvemini fece


uno studio sulla lotta tra proprietari terrieri e popolano nella Firenze del
Duecento;
il filone pisano, ostile a ricostruzioni sistematiche di tipo economistico e
incline a vedere nei processi storici linterazione dei fattori diversi. Volpe fece
studi sui Comuni e sulle eresie;
il filone cattolico, con Rodolico coniug linteresse marxista per la storia dei
ceti pi umili con la sua sensibilit di origine cattolica.
Oltre allorientamento crociano e positivistico si ebbe anche un altro orientamento
storico riguardante la medievalistica italiana, quello filosofico.
LIrrazionalismo medievale fu considerato espressione della crisi di valori che
caratterizz anche la societ del primo dopoguerra. Un testo simbolo di questa
corrente di pensiero LAutunno del Medioevo di Johan Huizinga del 1919; lo
scrittore descrive la societ alla fine del Medioevo come una civilt al tramonto
durante la quale gli uomini cercarono rifugio nei riti e nelle cerimonie.
Il belga Henri Pirenne sempre nei primi decenni del Novecento tent di
collegare lambito di ricerca storico con quello filosofico; con i suoi studi cerc di
dimostrare come la nascita dellEuropa fosse da collegare anche con lespansione del
mondo islamico che ruppe lunit del Mediterraneo realizzata dai Romani.
La storiografia delle Annales
Una corrente storiografica molto importante e influente in tutta Europa stata quella
delle Annales, trae il nome da una rivista fondata nel 1929 da due professori
universitari francesi (Marc Bloch e Lucien Febvre).
La rivista aveva lo scopo di promuovere un rinnovamento della ricerca storica
attraverso la collaborazione di cultori delle scienze umane (economisti, sociologi,
antropologi, ecc..).

Bloch era un medievista e in un suo studio si occup della potenza che aveva la
psicologia collettiva; Bloch si occup della diffusa credenza secondo la quale il tocco
del re poteva anche guarire un malato; si interesso di come fattori culturali e sociali
potessero condizionare la scelta di determinati sistemi agrari, comp studi sul folkore,
sulla religione, sulla coscienza collettiva, sulle abitudini alimentari, sulla geografia
linguistica, ecc.
Dal 1956 la direzione della rivista fu affidata a Fernand Braudel; nella sua
opera Civilt e imperi del Mediterraneo nellet di Filippo II egli distingue nello
svolgimento della storia tre parti:
tempo geografico: quello di lunga durata, rapporto uomo/ambiente
tempo sociale: quello delle strutture economiche, sociali e politiche
tempo degli eventi: quella degli eventi, pi superficiale ma ricca di umanit.
Unit e articolazione del Medioevo
Tra il 1993 e il 1998 lEuropean Science Foundation ha promosso un progetto al
quale hanno partecipato numerosi storici e studiosi per delineare un quadro completo
che ci aiuti a capire il passaggio dallAntichit al Medioevo.
Alla fine si voluta lanciare una provocazione: il mondo romano non finito ma
durante il III e il IX secolo si trasformato in seguito allarrivo di nuovi popoli.
Secondo Paolo Delogu la tesi di spingere lAntichit fino allepoca carolingia
improponibile poich nel corso del VII secolo la societ e tutte le sue strutture
(sociali, culturali, politiche, religiose ed economiche) erano molto cambiate facendo
pensare pi a un processo di completa riorganizzazione piuttosto che di
trasformazione. (Il libro segue questa ipotesi)
Tra la fine dellAntichit e linizio dellEt moderna ci fu unet intermedia dotata
per di caratteri originali, con elementi propri che si vennero formando nellarco di
diversi secoli.

La storiografia italiana tradizionalmente colloca tra la fine dellImpero romano


dOccidente e linizio della modernit quattro periodi:
I periodo: TARDA ANTICHITA, dal IV al VII secolo
Il mondo romano lentamente si trasforma e perde le sue componenti caratteristiche:
unit

politica,

integrazione

economica,

alto

livello

di

urbanizzazione

acculturazione.
In questo periodo avvenne la definizione completa del Cristianesimo che cominci a
organizzarsi in modo pi compiuto dal punto di vista dottrinale e organizzativo e
lEuropa fu devastata dalle invasioni di Visigoti, Unni, Avati, Bulgari e Slavi.
II periodo: ALTO MEDIOEVO, dallVIII allXI secolo
Gli europei vivono in condizioni di precariet e insicurezza a causa delle invasioni di
Normanni, Ungari e Saraceni; in questi secoli nacquero i rapporti feudali e i sovrani
carolingi (seguiti dagli imperatori tedeschi) tentarono di riunire le tradizioni romane,
cristiane e germaniche.
III periodo: PIENO MEDIOEVO, dallXI al XIII secolo
Periodo che vede la piena realizzazione degli ideali medievali in tutti i settori: vita
sociale, religiosa, politica, economica, artistica, culturale.
IV periodo: TARDO MEDIOEVO, dal XIV al XV secolo
Furono i secoli della crisi demografica ed economica.
Ci furono molti processi di trasformazione con la nascita di nuovi modelli culturali,
nuovi valori religiosi e morali; gli ideali di papato e impero entrano in crisi.
Il 1492 segna uno spartiacque simbolico in quanto le frontiere del mondo conosciuto
si allargarono e fecero scoprire nuove terre, nuove culture e nuovi modi di rapportarsi
con la realt.
I caratteri originali della civilt medioevale
I caratteri del Medioevo furono ben definiti e godettero di continuit per tutti i periodi
sopra elencati.
Il Medioevo fu unepoca profondamente religiosa.
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Alla Chiesa era affidato il compito di diffondere il messaggio di Cristo; se da una


parte si prodig per levangelizzazione, la solidariet e la carit dallaltro non evit
che si verificasse la compenetrazione tra autorit politica e religiosa.
Durante il Medioevo potere politico e religioso si sostengono a vicenda e questa
collaborazione tocc il suo apice durante let carolingia. La collaborazione e la
compenetrazione tra le due autorit per non si mantenne stabile nel tempo
provocando conflitti e tensioni che sfociarono nella lotta per le investiture, in scontri
violenti e nella crisi morale della Chiesa.
Il Medioevo fu caratterizzato anche dallo spirito comunitario delle societ
germaniche. I Germani era un popoli dalla cultura militare, era un popolo di
seminomadi che non conosceva la rigida divisione sociale dei Romani e neanche la
propriet fondiaria visto che tutto veniva diviso tra i clan. Pian piano questo spirito
comunitario si affievol. Tutto il Medioevo segnato dalla presenza di uno spirito
comunitario secondo il quale venivano anche regolate le attivit di semina, raccolto,
allevamento, ecc. Inoltre durante questepoca nacquero:
- i quartieri, luogo di solidariet di vicinato e articolazione amministrativa;
- le parrocchie, luoghi dove poter partecipare attivamente alle iniziative religiose;
- le confraternite, organizzazioni religiose con finalit di mutuo soccorso tra gli
aderenti;
- le arti e le corporazioni, organizzazioni di coloro che svolgevano lo stesso mestiere;
riti religiosi, manifestazioni pubbliche (bandiere, gonfaloni, stemmi), eventi o oggetti
per creare uno spirito di appartenenza.
La realt del Medioevo era ricca di simboli.
Il mondo medioevale fu un mondo prevalentemente rurale.
La maggior parte delle persone traeva dalla terra i beni per la propria sussistenza e
viveva seguendo regole dettate dalla consuetudine.
Nelle campagne spadroneggiavano i nobili che gestivano i loro feudi, e le persone
che vi risiedevano, secondo le loro priorit.
Durante il Medioevo fu scarsa lincidenza dello Stato.
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La vita della societ era regolata da strutture locali; lo Stato assicurava servizi minimi
poich la societ medievale espresse una vitalit crescente che le permise di creare
equilibri sempre diversi e dinamici e di funzionare anche senza lintervento
significativo di uno Stato.
Componenti sociali, politici, religiosi ed economici si combinarono spesso dando vita
e situazioni diverse.
Tra il XIV e il XV secolo la societ ha fatto un grande sforzo per darsi un
ordinamento pi stabile attraverso la creazione di istituzioni politiche ed
ecclesiastiche in grado di poter operare in territori pi vasti e diversificati.
Questo lungo e lento processo ha portato allEt moderna.

CAPITOLO 1: 1)La Trasformazione del mondo antico e linizio del


Medioevo
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Il mondo ellenistico-romano e la diffusione del Cristianesimo


1.1. Nomadi e sedentari
Nella fascia temperata dellemisfero settentrionale alcuni popoli ebbero una storia
simile a quella dei romani; furono popoli rozzi che diedero vita a civilt rurali e
vengono identificati dagli storici come popoli Indoeuropei.
Un grande organismo di questo tipo fu quello della Persia che nel 331 a.C. fu
conquistata da Alessandro Magno e verso il III secolo a.C. dai Parti(anche se
conserv impronte ellenistiche): cavalieri-pastori nomadi che rapidamente si
abituarono alla vita sedentaria e crearono un grande impero(ad occidente
comprendeva anche le valli del Tigri e dellEufrate; ad oriente una zona pi arida e
montuosa) che fu in lotta con quello romano per il dominio della Siria, dellArmenia
e della Mesopotamia. La contesa divenne pi aspra con lascesa al trono nel 224 d.C.
della dinastia dei Sasanidi(dal fondatore Sasan). Limpero dei Parti fu contrastato da
popolazioni di razza mongola, provenienti dalle steppe dellAsia centrale, quali i
Sarmati, gli Unni Bianchi(o Eftaliti)e i Turchi.
Un altro grande impero travolto da questi popoli indoeuropei, pi precisamente
dagli Unni bianchi, fu quello dellIndia settentrionale nel 470 d.C. Successivamente
tale impero si svilupp in una fiorente civilt agricola e raggiunse il massimo
splendore sotto la dinastia Gupta (IV-V sec.). Anche lIndia(il re Kamishka mand
unambasceria a Traiano)si configura come una grande civilt agricola, creata dagli
Ariani, un popolo indoeuropeo di pastori ed allevatori, che si erano trasformati in
contadini.
A partire gi da due millenni a.C. in Cina inizi a formarsi una grande civilt
agricola nella pianura alluvionale dellHwang Ho(il Fiume Giallo, che prende il nome
dalla terra fertile che trasporta) che riusc a superare molte difficolt legate allostilit
delle famiglie aristocratiche, alle continue minacce degli Unni. Dopo scontri tra
nomadi e sedentari, la situazione si stabilizz nel 246 a.C. quando venne creato un
vasto impero ad opera di Shig Hwang-ti, detto il Cesare Cinese. Di tale impero
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resta la testimonianza della Grande Muraglia che per migliaia di KM difendeva i


confini dellimpero. Il consolidamento della frontiera continu con gli imperatori
della dinastia Han(202 a.C.):vennero realizzate strade militari, fortificazioni ed
insediamenti-accampamenti contadini-soldati lungo i confini, cos come i Romani
avrebbero fatto con le guarnigioni di limitanei lungo il corso di fiumi come il Reno e
il Danubio (collocati lungo il limes, confine). Anche in Cina tra II e III secolo d.C.
un periodo di aspre lotte sociali mentre ricominciano le incursioni devastatrici degli
Unni dalla Mongolia. Il risultato fu la divisione dellimpero in tre regni e poi, una
volta riprese nel 316 le grandi invasioni, la sua riduzione alle sole province
meridionali sotto la dinastia Chi, mentre nelle fertili pianure settentrionali gli invasori
crearono numerose dominazioni politiche.
I nomadi delle steppe asiatiche non si limitarono a spostarsi verso est (Persia,
India e Cina) ma invasero anche lEuropa centrale, basti pensare ai Celti che erano
presenti nella Germania renana e si spinsero nelle regioni balcaniche, in Gallia fino al
nord Italia dove furono poi fermati dai Romani; ma poi finirono col fondersi con le
popolazioni latine, in quello che Giovani Tabacco ha definito il connubio latinoceltico, volto a contenere le pressioni che i Germani, popolazione di lingua
indoeuropea stanziati gi nel secondo millennio a.C. nelle regioni dellEuropea
settentrionale e centrale.
Al tempo di Traiano erano schierate lungo il Danubio dieci legioni. Lopera difensiva
Che per somiglia di pi alla Muraglia cinese fu il vallo di Adriano, di 118 km, fatto
costruire dallimperatore Adriano tra il 122 e il 127 d.C. in Britannia che cos fu
tagliata in 2 parti.

1.2. Il mondo delle citt


Il limes separava due realt molto diverse tra loro: da un lato cera il mondo
urbanizzato e organizzato dei Romani e dallaltro il mondo delle foreste e delle valli
fluviali dellEuropa centrale e settentrionale abitato da popolazioni nomadi che
avevano una struttura molto semplice.
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Il merito dei Romani non fu tanto quello di aver creato le citt ma piuttosto quello di
aver esteso il modello urbano e la cultura ellenica a tutte le aree sotto il suo dominio.
Questo fu possibile grazie ai numerosi scambi commerciali tra le zone del
Mediterraneo e le altre aree romanizzate che favorivano anche scambi sociali e
culturali.
La citt romana aveva una struttura precisa, inizialmente non avevano mura
difensive che furono costruite solo dopo le prime minacce di invasioni; altre zone
della citt erano:
- lurbs: il centro cittadino dove si svolgevano tutte le funzioni amministrative,
politiche e commerciali,
- la civitas: territorio dove cerano le abitazioni sia dei contadini che le grandi ville,
- il suburbio: la zona intermedia tra il nucleo cittadino e la campagna dove si
trovavano gli impianti artigianali, gli anfiteatri, le necropoli e ville lussuose,
- la campagna: organizzata in un reticolo razionale di campi di forma geometrica.
La societ romana era caratterizza tata dalla presenza di una classe aristocratica
che conducevano un agiato stile di vita grazie alle risorse che provenivano dalla
costruzione dei grandi latifondi coltivati dagli schiavi.
Tali uomini praticavano la filantropia, si esercitavano in dibattiti sulla letteratura e
sulla filosofia infatti in ogni villa signorile si potevano trovare testi greci e latini(l
unico esempio di biblioteca privata la Villa dei papiri di Ercolano, sommersa
dalleruzione del Vesuvio del 79 d.C.). Che i libri fossero importanti nello stile di vita
aristocratico-borghese dimostrato dal personaggio di Trimalcione nel Satyricon di
Petronio il quale, per fare sfoggio di cultura, dichiara di avere una biblioteca greca ed
una latina. Luciano scrisse un trattato dal titolo Contro un ignorante che si compra
molti libri e Seneca ammon i bibliofili semianalfabeti, per i quali i libri non erano
strumenti di lavoro, ma ornamento delle sale da pranzo.

1.3. La diffusione del Cristianesimo


Tra il I e il II secolo si verific un interessante fenomeno: la diffusione della scrittura
anche tra le classi meno abbienti; questo fenomeno fu accompagnato dallarrivo di
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nuove dottrine orientali come lo Stoicismo e il Neoplatonismo che fecero entrare in


crisi le religioni ufficiali basate sul politeismo.
Tali dottrine cercavano di dare una risposta ai problemi relativi alla morte e al dolore
cercando delle reali soluzioni nellimpegno morale e in una concreta religiosit
interiore.
Verso il IV secolo tra le molte dottrine di questo tipo assunse una rilevanza
particolare il Cristianesimo; questa dottrina inizialmente si era diffusa tra il comunit
giudaiche, successivamente (sotto il dominio di Costantino) si allarg anche tra il
popolo romano.
Il Cristianesimo incontr il favore anche dei ceti dirigenti romani perch la sua
organizzazione poggiava su una stabile gerarchia sacerdotale formata da presbiteri,
vescovi e diaconi.
La diffusione del Cristianesimo fuori dalla Palestina fu merito delloperato
apostolico di Paolo di Tarso, chiamato anche l apostolo delle genti poich visit,
diventando un punto di riferimento, molte comunit cristiane sparse per tutto
limpero.
Fulcro dellevangelizzazione furono per le citt e ci comport che le
campagne rimasero isolate e legate ai culti tradizionali mentre la classe sacerdotale
stringeva sempre pi stretti legami con le elit cittadine dalle quali venivano pure
scelti i vescovi.
Tale fenomeno cre le basi per la nascita di un connubio tra autorit religiosa e
politica che provoc un veloce allontanamento dagli ideali della Chiesa primitiva che
invece si basava sulla carit e sulla semplicit di vita.

1.4. La crisi del III secolo e le persecuzioni contro i cristiani


Il percorso di affermazione del Cristianesimo non fu per facile ma dovette affrontare
la difficile prova delle persecuzioni; lintolleranza pi che religiosa era politica
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poich i cristiani venivano identificati con gli ebrei i quali pi volte avevano
manifestato intolleranza verso limpero.
Le ostilit divennero maggiori tra il II e il III secolo in concomitanza con una
profonda crisi dellimpero originatasi dallenorme crescita delle citt e dal
corrispettivo spopolamento delle campagne. Questo fenomeno caus una forte
riduzione della produzione agricola che costrinse lo stato ad acquistare frumento
dallEgitto ma tali spese risultarono essere troppo gravose per limpero che vide
aumentare spesa pubblica e inflazione che a loro volta causarono una svalutazione
della moneta e laumento dei prezzi. A ci seguirono carestie ed epidemie e limpero
sembrava cadere proprio per questo si decise di accentuare lintervento dello Stato in
ogni settore della vita: politico, economico e sacrale.
Lautorit imperiale divenne fondamentale per ristabilire unit, stabilit e pace e in
questo periodo si susseguirono imperatori dalle grandi personalit, uno di questi fu
Diocleziano il quale attu un progetto politico e sociale di grande portata infatti:
- leg i contadini alla terra e gli artigiani alle loro attivit
- fiss prezzi e salari
- riform la costituzione.
La riforma costituzionale di Diocleziano divise in due parti lautorit imperiale
tra 2 Augusti e 2 Cesari che avrebbero dovuto succedere ai due Augusti.
Il primo Augusto (Diocleziano) manteneva la sua importanza sacrale mentre gli altri
3 avevano mansioni e poteri riguardanti i bisogno quotidiani e ordinari dellimpero.
Naturalmente i cristiani furono restii a venerare gli imperatori come dei a causa della
loro fede monoteista furono considerati come una minaccia per lunit e la pace e
subirono le gravi conseguenze delle persecuzioni a partire dal 303.
Le cose cominciarono a cambiare con il successore di Diocleziano Costantino
che le cose cambiarono poich cap che il Cristianesimo poteva diventare un
elemento unificante. Sotto il suo regno la religione cristiana si diffuse in tutto
limpero e con leditto di Milano Costantino riconobbe alle chiese cristiane libert di
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culto anche se dovette fronteggiare in seguito molte controversie dottrinali che


serpeggiavano tra le diverse comunit.

1.5. Lorganizzazione della Chiesa e la definizione della dottrina


cristiana
Per prima cosa la Chiesa sent lesigenza di dare basi solide al proprio sistema
organizzativo e lo fece modellando lordinamento ecclesiastico su quello
amministrativo.
Furono create le diocesi che inizialmente coincidevano con i territori dei municipi
romani e a capo di ognuna fu nominato un vescovo; successivamente tra tutti i
vescovi di una stessa provincia assunse maggiore rilievo quello della metropoli pi
grande della provincia cos nacquero le Chiese metropolite come Efeso, Tessalonica,
Corinto e Milano.
I vescovi metropoliti consacravano i vescovi, seguivano le cause giuridiche di appello
e presidiavano ai sinodi provinciali; alcune sedi pi importanti come quelle di
Antiochia, Alessandria e Gerusalemme divennero patriarcati mentre Roma si
autoproclam Sede apostolica di tutta la Chiesa poich Pietro vi aveva subito il
martirio e poich era capitale dellimpero.
Un altro problema fu quello di definire in maniera precisa la dottrina della
Chiesa su cui doveva basarsi tutto il suo credo; allepoca cerano molti dibattiti su
questioni riguardanti il Vangelo, le lettere di Paolo e gli scritti dei Padri della Chiesa,
i vescovi discutevano animatamente di problemi dottrinali ma presto si diffuse molta
intolleranza tra i sostenitori di due differenti concezioni religiose in seno alla Chiesa.
La prima aveva un carattere propriamente escatologico nel senso che la vita di ogni
cristiano era proiettata tutto verso la parusia (il ritorno di Cristo) con il conseguente e
netto rifiuto per tutte le cose del mondo anche a costo del martirio e di gesta eroiche
atte a dare viva testimonianza della propria fede.
La seconda concezione era pi moderata e fu quella che ebbe maggiore
diffusione. Alla base di tale tendenza cerano:
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- una grande comprensione per le debolezze umane,


- il progetto di unistituzionalizzazione delle comunit cristiane con una gerarchia
sacerdotale e formule di fede ben definite.
Formulare ununica dottrina di fede non fu per facile e gener gravi scontri
allinterno della Chiesa che si trov costretta:
- a ridurre limportanza delle tendenze troppo rigoriste
- a respingere ogni concezione dualistica della fede (Gnosticismo e Manicheismo).
Lo Gnosticismo affermava il dualismo tra un Dio perfetto e irraggiungibile e il
mondo materiale mentre il Manicheismo si fondava sulla contrapposizione tra il bene
e il male, tra il mondo spirituale e quello materiale.
La Chiesa volle basare la sua fede su un tipo di spiritualit monoteista ma trov
comunque molte difficolt quando dovette definire la natura del monoteismo in
rapporto al problema dellincarnazione di Dio in Cristo.

1.6. LArianesimo e la nascita delleresia


LArianesimo nacque nel IV secolo quando il prete Ario di Alessandria diffuse una
sua dottrina di fede la quale sosteneva che Cristo non aveva lo stesso grado di divinit
del Padre.
Poich tale dottrina si stava diffondendo velocemente e la Chiesa non era
ancora dotata di un organismo capace di prendere decisioni importanti limperatore
Costantino convoc per il 325 a Nicea un Concilio ecumenico.
A tale concilio parteciparono 300 vescovi proveniente per la maggior parte dalle
province orientali e le decisioni che furono prese valsero per tutte le comunit
cristiane; in tale occasione la dottrina di Ario fu condannata allunanimit ma non
tanto per motivi dottrinali ma per lo stesso volere di Costantino che non voleva
assolutamente mettere a rischio quellunit religiosa che si era gi creata in Asia e che
si stava diffondendo nel resto dellimpero.
Quello legato alleresia ariana fu per solo un primo episodio di un fenomeno
che continu a lungo nel tempo visto che le eresie ( dottrine opposte alle verit della
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Chiesa) si svilupparono parallelamente alla nuova ideologia cristiana che identificava


nellimperatore il garante della fede ortodossa.
LArianesimo fu per il momento sconfitto ance se si riafferm prepotentemente
durante il Medioevo tra le popolazioni germaniche che ne accolsero nella loro cultura
socio-politica gli aspetti basilari.
A quello di Nicea seguirono diversi concili ecumenici che invece di trovare
idee comuni e univoche provocarono sempre pi gravi lacerazioni allinterno delle
comunit cristiane che furono assunte anche come finte giustificazioni per rivolte
allinterno delle province romane.
Tale fu lepisodio legato al Donatismo, una contestazione religiosa nata in seno alla
provincia africana che nascondeva per una contestazione etnico-sociale contro
limpero.
Proprio nel V secolo i Siria e in Egitto oltre alle tendenze separatiste sorsero
diatribe in riferimento al rapporto tra lumanit e la divinit di Cristo.
Le tensioni religiose ebbero come argomento di scontro anche la figura di Maria; i
Nestoriani, ad esempio, la chiamavano solo Madre di Cristo e non Madre di Dio
poich erano convinti della separazione tra la natura umana di Cristo e quella divina
di Dio. Una soluzione a questo problema fu trovata a Calcedonia nel 451 quando si
dichiar Cristo vero Dio e vero uomo, dotato di due nature distinte ma inseparabili.

1.7. Le origini del monachesimo


Mentre si svolgevano questi dibattiti e lapparato ecclesiastico delle Chiesa si andava
consolidando prima in Oriente e poi in Occidente si speriment un altro modo di
vivere gli ideali cristiani che si basava sul totale distacco dalla societ.
Questa pratica al suo primo apparire sembr marginale ma col passare dei secoli
invece divent una vera e propria forza che plasm la Chiesa: il monachesimo.
Il fenomeno delleremitismo non nacque nel mondo ellenico-romano ma
alcuni episodi di tal genere si erano gi verificati in India dove i monaci buddisti
vivevano girovagando e chiedendo al prossimo le risorse per il loro sostentamento.
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Scopo degli eremiti era quello di poter giungere ad avere un incontro con Dio dopo
un percorso di ascesi e penitenza.
Nel mondo greco esperienze di isolamento furono condotte dai filosofi e nel
mondo giudaico dalle comunit degli Esseni e dai Terapeuti.
Il monachesimo cristiano nacque in Egitto nel III secolo ma nella sua maturit
espresse in sintesi la maggior parte delle esperienze precedenti.
In un primo momento il monachesimo si diffuse soprattutto tra le classi sociali pi
basse; questi uomini nutrivano una completa sfiducia per tutti i ragionamenti
intellettuali e decidevano di fuggire da ogni forma di civilt rifugiandosi in luoghi
solitari come caverne, tombe abbandonate e deserti, alcuni arrivarono alle scelte
estreme di vivere stabilmente sulla cima di un albero (dendrtai) o in cima a una
colonna (stiliti).
A questa forma di esperienza estrema di ascesi si affiancarono presto nuove
esperienze come quelle delle colonie di eremiti che vivevano non lontani gli uni dagli
altri; successivamente nacque la prima forma di cenobitismo grazie a Pacomio che
fond a Gerusalemme un monastero dove chi avesse voluto avrebbe potuto condurre
una vita ascetica caratterizzata dalla moderazione, dalla preghiera e dal lavoro.
Il vescovo di Cesarea, Basilio, ebbe inoltre una forte influenza sulla costituzione del
monachesimo visto che promosse la fondazione di vari monasteri ma soprattutto
perch scrisse delle Regole con lintento di dare un ordinamento stabile alle comunit
cenobitiche; un esempio la nuova figura dellabate che aveva il compito di guidare
tutta la comunit e dare lesempio agli altri monaci.

1.8. La diffusione del monachesimo in Italia e nel resto dOccidente


Le esperienza cenobitiche risultarono pi adeguate ad essere accettate e assorbite
dalla civilt ricca e aristocratica dellimpero romano; in Occidente arrivarono
velocemente le notizie delle nobili gesta degli eremiti e molti membri
dellaristocrazia organizzarono dei vero e propri pellegrinaggi per andare a vedere
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questi uomini di persona e alcuni di loro spesso le nobildonne- fondarono comunit


latine in Palestina.
Ben presto dei monasteri furono costruiti anche in Occidente, una figura chiave
per questa svolta fu Gerolamo il quale dopo aver studiato a Roma si fece battezzare e
pass molto tempo da eremita in Siria. Ritornato a Roma divenne una guida per molte
donne che conducevano uno stile di vita ascetico allinterno delle loro case.
Dopo queste prime esperienze anche a Roma e in altre parti dellimpero furono
costruiti monasteri e

anche altri esponenti importanti esponenti della Chiesa

appoggiarono tale fenomeno come Ambrogio di Milano e Paolino di Nola.


Unultima, ma importante, esperienza di monachesimo in Italia quella di
Cassiodoro, collaboratore del re ostrogoto Teodorico che nel 540 si ritir in Calabria
dove fond un monastero che non fu per un luogo di ascesi bens un centro di
cultura dove si svolgeva unattivit si studio per cercare di conciliare cultura sacra e
profana. Il suo obiettivo era quello di salvare lantica cultura romana trapiantandola
nei monasteri ma tale progetto non era realizzabile e non continu dopo la morte di
Cassiodoro.
In Gallia il monachesimo si diffuse grazie alloperato di Martino, vescovo di
Tours che riusc a conciliare gli ideali monastici con il suo ruolo pastorale di vescovo.

1.9. Il monachesimo benedettino


Il monachesimo benedettino costituisce il punto darrivo di tutte le esperienze di
monachesimo in Occidente.
San Benedetto fond il monastero di Montecassino e ne scrisse la Regola che
ebbe il merito di accogliere il meglio delle esperienze sia orientali che occidentali;
elementi della sua Regola erano gi presenti in altre Regole monastiche ma la regola
benedettina quella che ha saputo dare una sintesi pi completa. Questa si basava:
- sul lavoro manuale come elemento qualificante per la vita del monaco
- su uno stile di vita incentrato sulla carit e la fraternit
- su una grande moderazione della vita
18

- su un equilibrio tra la vita attiva e la vita contemplativa: da qui la famosa Regola


ORA ET LABORA.

CAPITOLO 2
loccidente romano-germanico
19

2.1. Il mito della razza pura


Una razza pura senza mescolanze, che non assomiglia che a se stessa: cos Tacito
descriveva il popolo dei Germani e su queste affermazioni si basato il nazionalismo
tedesco nato nel tardo Settecento.
Studi recenti hanno per dimostrato che una comunit germanica originaria e
omogenea culturalmente e linguisticamente non mai esistita poich i popoli
germanici sono il risultato di numerosi rimescolamenti tra popolazioni indigene di
origine indoeuropea.
Allinterno delle popolazioni germaniche si possono individuare tre gruppi:
- quello settentrionale in Scandinavia e Dalmazia
- quello orientale tra lOrder e la Vistola
- quello occidentale nellattuale Germania e est del Reno.
I primi contatti con i Romani avvennero quando i Cimbri e i Teutoni dalla
Danimarca cercarono di occupare territori in Spagna, Gallia e Italia dove per furono
sconfitti da Mario.
Cesare, conquistando la Gallia, rese definitivi i contatti tra le trib germaniche e i
Romani che si fronteggiavano sul versante del fiume Reno; si deve precisare che le
trib germaniche non vivevano nella barbarie e non mancarono tra le due popolazioni
scambi commerciali ma anche culturali e sociali.
Proprio per chiarire meglio lidentit di queste popolazioni utile unanalisi
del De bello gallico scritto da Cesare nel 51 a.C.; dalla lettura di tale testo si possono
delineare le caratteristiche etnologiche di questo popolo che, ad esempio, aveva un
rapporto assai mobile con lambiente, che credeva al primato delle virt guerresche e
che si procurava il sostentamento soprattutto con la caccia e lallevamento.
Lagricoltura occupava infatti un ruolo marginale e venivano applicate pratiche
primitive di coltivazione come la pratica del debbio che consisteva nel ripulire il
suolo con il fuoco, metodo che senza pratiche di concimazione rendeva presto
improduttivo il terreno e costringeva le trib a continui spostamenti.
20

Le trib germaniche erano organizzate in clan, non cerano propriet private e


lunica gerarchia esistente era quella dei duces che erano dei capi militari
appartenenti a delle stirpi detentrici di poteri magico-sacrali.
Si credeva che il valore militare di trasmettesse in maniera ereditaria perci gli
appartenenti a questi clan avevano molti poteri (anche se sempre sottoposti al
controllo degli anziani) sia durante i periodi di guerra sia durante i periodi pacifici ma
ci per non li rendeva superiori agli alti uomini liberi.
Dei cambiamenti in questa struttura iniziarono a manifestarsi dopo i primi
contatti con i Romani che in un cero senso trasmisero il loro modello sociale fondato
su rigide gerarchie sociali; fu cos che nacquero le prime elit di guerrieri e
monarchie tribali a carattere militare.

2.2. La pressione sui confini dellimpero


A partire dal I secolo i Germani divennero un elemento essenziale per limpero
romano che reclutava delle intere legioni da utilizzare nelle operazioni difensive dei
territori periferici resi sempre meno sicuri a causa delle continue incursioni dei popoli
germanici.
Dopo appena due secoli, nel III secolo, la presenza dei Germani era prevalente nelle
schiere dellesercito e alcuni membri erano riusciti pure ad avere importanti funzioni
ai vertici dellesercito.
Limpero romano riusc a superare il momento critico dello spopolamento e
della poca sicurezza dei territori periferici accogliendo in tali territori le trib dei
Franchi, degli Alamanni e dei Burgundi. Nei progetti dei Romani a questo
accoglimento doveva poi seguire la conversione al Cristianesimo di queste
popolazioni e in effetti presto si raggiunse un equilibrio tra i due mondi.
Tale equilibrio fu per messo in crisi dallarrivo di una nuova minaccia:
larrivo degli Unni dalle steppe orientali.

21

Gli Unni erano dei cavalieri nomadi non organizzati per in un vero e proprio
esercito; questi travolsero Alani, Ostrogoti e Visigoti che ottennero dai Romani il
permesso di stanziarsi in Tracia (lattuale Romania).
Lo stanziamento dei Visigoti in Tracia per gener molti problemi poich la
popolazione indigena si ribell a questa decisione e anche perch i Visigoti
praticarono razzie nelle citt per procurarsi viveri che pretendeva gli fossero inviati
da Roma.
Fu cos che inizi una guerra che si concluse nel 378 con la clamorosa sconfitta
romana ad Adrianopoli dove mor lo stesso imperatore Valente.
Questo episodio ebbe un forte impatto sullopinione pubblica del tempo tanto che
alcuni studiosi lo definiscono come linizio della fine dellimpero.

2.3. La divisione definitiva dellimpero


Le fratture allinterno dellimpero, soprattutto tra la parte occidentale e la parte
orientale, divennero sempre pi marcate; limperatore Teodosio tra il 392 e il 395
riusc a ripristinare una labile forma di unit che per si concluse definitivamente alla
sua morte quando limpero venne diviso tra i due suoi giovani figli Onorio e Arcadio.
A Onorio, posto sotto la guida del generale vandalo Stilicone, spett la parte
occidentale con capitale Milano mentre ad Arcadio, posto sotto la guida del goto
Rufino, fu assegnata la parte orientale con capitale Costantinopoli.
Teodosio scelse due tutori germanici perch voleva dare un preciso segno di apertura
verso tali popolazioni e di accoglimento allinterno delle strutture politiche e militari
di membri germanici.
In Occidente questa politica, inizialmente osteggiata dalle famiglie
aristocratiche, col tempo port dei frutti individuabili nella convergenza tra le
famiglie senatorie e le gerarchie militari grazie alla politica conciliante di Stilicone.
Stilicone era contrario a una politica basata sulla forza ma il suo ruolo era molto
delicato e lo divenne ancor di pi quando negli ambienti di corte riprese una certa
ostilit verso i barbari.
22

Una situazione molto delicata si cre anche in Oriente a causa della ripresa da parte
degli Unni delle incursioni a danno dei Visigoti e di altri popolazione germaniche che
erano stanziati nelle zone periferiche dellimpero e diventavano sempre pi inquieti e
pericolosi.
Costantinopoli incoraggi gli Unni nel tentativo di liberarsi una volta per tutte della
minaccia dei Germani; alla fine del 406 avvenne un altro episodio chiave per la storia
di Roma: il superamento del confine del Reno da parte di Valdali, Alani e Svevi che si
diressero verso la Gallia e la Spagna.
Questo episodio caus una caduta del prestigio di Stilicone il quale perse molti
consensi e fu ucciso da un gruppo di nazionalisti romani.
Dopo la sua morte i Visigoti, guidati da Alarico, riuscirono a penetrare in Italia e il 24
agosto 410 arrivarono a Roma e la saccheggiarono per tre giorni.
Il saccheggio di Roma ebbe profondi effetti psicologici sulla popolazione perch
Roma era stata da sempre considerata una citt inviolabile e sacra e il suo saccheggio
segnava quasi la fine dellimpero che per i pagani era stata causata dallavvento del
Cristianesimo e dallapertura verso i barbari.
Sicuramente il superamento del Reno e il sacco di Roma costituiscono due momenti
fondamentali che diedero inizio a un percorso tutto in discesa per lOccidente che
perse autorit e territori.
Nel 411 Alarico mor e i Visigoti risalirono la penisola stanziandosi come
federati in Aquitania; anche gli altri popoli germanici come Vandali, Alani e Svevi,
ebbero riconosciuto il titoli di federati e si stanziarono in territori imperiali.
I proprietari romani dovettero applicare listituto dellhospitalitas che prevedeva
lobbligo per i proprietari di cedere ai federati un terzo dei loro possedimenti; questi
erano ormai autonomi, avevano delle leggi proprie e sottostavano solo allautorit del
loro re.
I popoli germanici erano ormai liberi e senza controllo tanto che i Vandali
guidati dal re Genserico si spostarono prima i Africa, poi cominciarono a razziare le
isole del mediterraneo arrivando a saccheggiare Roma nel 455.
23

Verso la met del V secolo dal fronte della Britannia entrarono nei territori
imperiali anche gli Angli, i Sassoni e gli Juti costringendo le popolazioni del luogo a
spostarsi in altri territori.

2.4. Il tramonto dellimpero romano dOccidente


Col passare degli anni lautorit della parte occidentale dellimpero aveva perso
sempre pi importanza riuscendo a controllare solo le province ad esso confinanti
(Provenza, Rezia, Norico e Dalmazia).
Nel 425 Costantinopoli favor lascesa del giovane Valentiniano III che, sotto la
guida della madre Galla Placida (sorella di Onorio), avrebbe svolto una funzione di
protettorato della penisola.
Durante questo periodo i Romani capirono che era stato un errore osteggiare il
progetto di collaborazione e integrazione tra i barbari e i Romani pensato da Stilicone
poich queste popolazioni erano ormai indispensabili per la sopravvivenza
dellimpero. Fu per questi motivi che, grazie anche allaiuto del generale Ezio (di
origine romana ma cresciuto tra gli Unni), si decise di intraprendere una nuova
politica di convergenza tra Romani e barbari.
I Germani furono ben presto molto utili per contrastare proprio lavanzata degli Unni
guidati da Attila verso la Gallia; fu proprio Ezio che nel 451 riusc a fermarli sui
Campi Catalaunici, presso Troyes capeggiando un esercito di barbari!
Nel 452 Attila riusc comunque a invadere lItalia entrando dal Friuli, distrusse
la citt di Aquileia e fortunatamente si arrest sul Mincio forse perch gli and
incontr il papa Leone I ma anche perch Attila cap che andando avanti avrebbe
potuto causare un intervento di Costantinopoli che avrebbe potuto danneggiarlo
invadendo altri suoi domini.
Nel 454 Ezio venne ucciso da Valentiniano in quale a sua volta fu assassinato
lanno successivo dai seguaci di Ezio; questa situazione cre un vuoto ai vertici dello
Stato e una gran confusione visto che si successero in maniera rapida e poco incisiva
diversi imperatori che avevano il sostegno delle forze romano- barbariche.
24

Tra questi imperatori si distinse lo sciro Odoacre, fu lui ad aver deposto nel 476 il
giovane imperatore Romolo Augustolo, a rimandare a Costantinopoli le insegne
imperiali dichiarando che il suo progetto era quello di governare i territori
dellimpero dOccidente non come imperatore ma come patrizio dellimperatore
dOriente.
In questo periodo laristocrazia senatoria romana cap che appoggiare Odoacre era la
cosa migliore perch vedevano in lui il personaggio giusto per garantire linserimento
non traumatico dei Germani nella struttura sociale romana unendo cos le loro doti
militari al loro potere politico-sociale.

2.5. Il sogno di Teodorico


Nel 489 limperatore dOriente Zenone, preoccupato per il progetti espansionistici di
Odoacre, invi in Italia il re ostrogoto Teodorico il quale era stato educato alla corte
bizantina insieme a tutto il suo popolo formato per la maggior parte da guerrieri.
Laristocrazia e i membri della classe episcopale voltarono subito le spalle a Odoacre
perch in Teodorico oltre che linviati imperiale videro un uomo forte capace di
stabilire ordine ed equilibrio.
Un intero popolo si stanzi in Italia e anche questa volta i proprietari romani
dovettero cedere parte dei loro territori ma questa volta la pratica dellhospitalitas
non fu avvertita come qualcosa di traumatico visto che negli anni precedenti cera
stato un forte calo demografico che aveva fatto aumentare la disponibilit di terre.
Teodorico volle istaurare rapporti pacifici sia con i Romani che con la Chiesa,
la sua non fu una dominazione infatti port avanti un progetto di coesistenza tra le
due comunit che avevano distinti ordinamenti giuridici.
Teodorico era re per la sua gente e prefetto dItalia per i Romani il che comportava
che fosse al vertice delle strutture politiche e amministrative; i Romani furono esclusi
dallesercito e potevano vivere seguendo le norme del diritto romano mentre i Goti
potevano portare le armi e governavano i distretti in cui era stato diviso il territorio.
25

Teodorico oltre a mantenere gli ordinamenti giuridici distinti, rimise in vigore una
legge romana che vietava i matrimoni tra Romani e barbari e sostenne la religione
Ariana professata dal suo popolo.
Dal punto di vista politico il Senato rimase un presidio della romanit mentre
gli aristocratici Goti entrarono a far parte del consiglio del re; gli Ostrogoti vissero
soprattutto nella Pianura Padana in abitazioni rurali mantenendo le loro tradizioni e la
loro cultura bellicosa.
Teodorico non fece nulla per agevolare un processo di integrazione tra il suo
popolo e i Romani perch era consapevole che tra i due popoli esistevano troppe
differenze perci si sarebbe dovuto aspettare che i Goti si elevassero al livello dei
Romani e che i Romani si aprissero di pi alla cultura dei Goti; naturalmente oper
sempre in modo che la cultura germanica non venisse mai soffocata di fronte a quella
latina.
Il sogno di Teodorico fu quello di essere custode della libert e propagatore
del nome romano ma alla fine si verificarono eventi che non ne permisero la piena
realizzazione.
Teodorico infatti aveva stretto alleanze matrimoniali con molti popoli germanici
come Vandali, Franchi e Visigoti ma ben presto dovette fare i conti con il re dei
Franchi Clodoveo che port avanti una politica estera molto aggressiva.
Contemporaneamente il papato strinse nuovi rapporti con limpero dOriente, questa
nuova alleanza fece s che laristocrazia guard con rinnovata fiducia allimperatore e
con diffidenza Teodorico che non aveva mai rinunciato a professare la religione
ariana.
Teodorico divenne molto diffidente e arriv al punto di far incarcerare lo stesso
pontefice Giovanni I; questo re mor nel 526 e con la sua morte inizi la parabola
discendente della storia degli Ostrogoti in Italia che toccher il suo punto massimo
nel 535 con larrivo in Italia di Giustiniano.

2.6. Gli altri regni romano-barbarici


26

Prima di giungere in Italia Giustiniano (tra il 533 e il 534) sconfisse definitivamente i


Vandali.
Questo popolo si era stanziato in Africa ma i rapporti con gli indigeni non erano mai
stati buoni poich:
- le confische erano state brutali e senza rispettare i principi dellhospitalitas,
- avevano effettuato persecuzioni ai danni dei cristiani ed effettuato pesanti sconfitte
ai danni della Chiesa.
La spinta delle trib berbere resero questo popolo ( gi privato della figura del suo re
Genserico) pi debole e fu cos che Giustiniano li sconfisse facilmente.
Dal disfacimento dellimpero romano dOccidente nacquero due solidi organismi
politici: il regno dei Visigoti e quello dei Franchi che furono guidati da sovrani capaci
di creare una convergenza di interessi sia con laristocrazia romana che con la Chiesa.
I Visigoti dopo aver saccheggiato Roma, si stanziarono in Aquitania e da l
cercarono di espandersi in Provenza e nella penisola iberica; il loro progetto
espansionistico fu per fermato dai Franchi i quali li sconfissero a Voill nel 507.
I Visigoti furono respinti definitivamente nel territorio iberico e tutti i loro territori
passarono in mano dei Franchi. In Spagna i Visigoti usufruirono dellhospitalitas
nella misura di due terzi e non di un terzo ma nonostante ci laristocrazia non gli fu
ostile ma anzi si cre un solido connubio tra le due parti.
Grazie a tale unione si pot attuare anche un unico ordinamento giuridico (caso unico
nellOccidente di quel tempo) e fondare una monarchia sul modello di quella romana
anche se i Goti preferivano sempre una successione elettiva e non dinastica cosa che
a volte provoc problemi e contrasti tra le due popolazioni.
La storia dei Visigoti in Spagna segn un periodo di collaborazione e integrazione ma
tale periodo di stabilit fu interrotto nel 711 con linvasione degli Arabi.

2.7. Il regno dei Franchi

27

In origine il popolo dei Franchi non era unito e coeso ma esistevano tanti piccoli
aggregati lungo il bacino del Reno che furono inglobati a partire dal 482da Clodoveo,
iniziatore della dinastia dei Merovingi.
Clodoveo pian piano allontan i Romani dalla Gallia, tolse lAquitania ai Visigoti,
riusc a espandersi a danno di altri popoli germanici e di piccoli gruppi etnici; solo
Teodorico riusc in parte a contrastarlo ma dopo la sua morte anche la Provenza e i
territori oltre il fiume Reno furono conquistati dai Franchi.
I punti di forza dei Franchi erano:
- il dinamismo militare
- la collaborazione con laristocrazia gallo-romana
- la coesione con la Chiesa.
Clodoveo cap subito quanto poteva essere importante lappoggio della Chiesa cos
favor una veloce conversione dal politeismo al Cattolicesimo; questa scelta cancello
ogni diffidenza verso Clodoveo e il suo popolo e acceler sia il processo di
formazione di uno Stato basato sul modello romano sia lintegrazione fra aristocrazia
romana e gota e poi fra i due popoli.
I capi dei clan franchi impararono a gestire i grandi possedimenti fondiari e li
utilizzarono non solo per scopi rurali ma anche per costruire monasteri e chiese
mentre gli appartenenti allaristocrazia gallo-romana pian piano assimil gli elementi
culturali e gli stili di vita dei Franchi.
Anche i vescovi, scelti dal re tra i laici, mutarono il loro modo di pensare ma non
mancarono esempi di alta spiritualit come fu Gregorio di Tours.
Lo stato dei Franchi si svilupp forte e coeso e lordinamento pubblico fu
organizzato in distretti governati dai conti.
Alla morte di Clodoveo il regno fu diviso tra i suoi 4 figli, si crearono cos:
- la Neustria

tra la Loira e la Senna

- lAustrasia

nel cuore della Germania

- lAquitania

dalle tradizioni gallico-romane

- la Borgogna

antico regno dei Burgundi.


28

Queste quattro regioni oltre ad avere caratteristiche geografiche diverse presentarono


ben presto molte differenze anche dal punto di vista politico, etnico e storico.
Questa sparizione territoriale provoc lotte per la successione, fren il dinamismo
espansivo del regno e cre molta instabilit.
Solo nellVIII secolo con Pipino il Breve il popolo Franco riacquist un ruolo
strategico.

2.8. Uno sguardo di insieme sul mondo romano-germanico


Il mondo romano-germanico alla fine delle invasioni del IV-V secolo presenta degli
elementi comuni.
La societ gerarchizzata dei Romani si afferm maggiormente e si diffuse anche tra
laristocrazie militari germaniche mentre tra i ceti bassi, soprattutto tra i contadini, e
nelle zone poco romanizzate si afferm il tipo di societ egualitario dei Germani.
Ladesione alle strutture sociali dei Romani fa ben capire come i popoli barbari non
avessero lo scopo di portare nuovi modelli organizzativi e di imporre la loro cultura e
non di fecero problemi a mettersi a servizio dei Romani per sedare altri popoli
barbari.
Un altro elemento che accomuna i vari regni nati durante le invasioni
germaniche il ruolo di primo piano che svolsero i vescovi sia come protettori della
popolazione latina ma anche come forza di conservazione della cultura ellenisticoromana. I vescovi esercitarono il loro potere in seno alle citt che per si erano molto
impoverite a causa della crisi demografica e sociale del III secolo.
Le citt che riuscirono a sopravvivere furono quelle che avevano la funzione di sede
vescovile essendo punto di riferimento per la popolazione latina che doveva trovare il
modo per convivere con le popolazioni germaniche.
un fatto riscontrabile che dove si stabil un rapporto pacifico di collaborazione tra i
due popoli e la conversione al Cattolicesimo dei Germani si pot realizzare la
formazione di regni stabili mentre dove questo non si verific la differenza di fede
(Cattolica e ariana) caus fratture tali da rendere instabili anche le strutture politiche.
29

Furono proprio i vescovi le figure chiave a cui le monarchie germaniche fecero


riferimento per attingere agli strumenti culturali indispensabili per poter creare dei
nuovi assetti politici stabili.
Col passare degli anni la fusione tra i due popoli fu automatica e molti elementi
sociali dei popoli Germanici andarono persi a favore del modello gerarchico della
societ romana che riusc a resistere e a mantenere il suo potere.
Le monarchie germaniche riuscirono comunque a rafforzare il proprio poter ed
ebbero particolare attenzione nel far mettere per iscritto le loro consuetudini che
prima venivano trasmesse solo oralmente per dare valenza al diritto del proprio
popolo.

CAPITOLO 3
LOriente romano-bizantino e slavo
3.1. Le ragioni di un destino diverso
Mentre lOccidente non riusc a resistere alle pressioni esterne degli altri popoli e
and incontr a un destino di fusione tra le civilt germaniche e quella romanocristiana, lOriente mostr una maggiore capacit di resistenza maturata grazie a un
forte attaccamento alle tradizioni e a unottima capacit di adattamento al mutare di
situazioni politiche e sociali.
30

Le origini romane, come la sua cultura, non furono mai dimenticate infatti Sia gli
imperatori che i sudditi fino al Medioevo vollero tenere lappellativo romani.
Uno dei motivi principali che caus unevoluzione cos diversa delle sorti
dellimpero dOriente fu il fatto che in Oriente non cera stata la concentrazione delle
terre nelle ani dei latifondisti; le citt inoltre erano pi popolose e numerose ma
soprattutto erano pi dinamiche dal punto di vista commerciale visto che i traffici nel
Mediterraneo favorirono molti scambi e lo sviluppo del ceto mercantile.
La classe aristocratica non fu pi una casta chiusa e inaccessibile visto che chiunque
poteva entrare a farne parte dopo aver ottenuto prestigio nella pubblica
amministrazione, o nelle professioni o nelle attivit economiche.
Lassenza di unaristocrazia chiusa, gerarchica e opprimente favor inoltre una
situazione pi ottimale e libera per il governo imperiale che applicava le riforme in
un clima sereno.
Altri elementi differenti furono: il controllo dello Stato sulle Chiesa, la
formazione di un esercito addestrato e il rafforzamento della flotta.

3.2. La crescita impetuosa di Costantinopoli


L11 maggio 330 limperatore Costantino nomin Costantinopoli nuova capitale
dellimpero; la citt sul Bosforo conobbe un rapido sviluppo che presto la mise in
concorrenza con Roma che invece viveva una fase di declino.
Costantinopoli acquist il pieno titolo il ruolo di capitale perch fu dotata di tutte le
strutture e di tutti i servizi che cerano anche a Roma:
- Costanzo II (337-361) istitu il senato,
- fu creata lannona per la distribuzione del grano alla popolazione,
- furono allestiti i giochi nel circo,
- fu costruito un ippodromo collegato al palazzo imperiale.
La figura dellimperatore fu sempre pi sacralizzata e fu identificato con il
difensore della dottrina cristiana; egli appariva al popolo a scadenze fisse e la sua
figura era circondata da un alone di mistero.
31

Gli uomini di chiesa orientali furono gli artefici di questo nuovo ruolo
dellimperatore che divenne anche arbitro delle contese riguardanti le dottrine di fede,
a lungo andare fin con presiedere i concili ecumenici, nominare i vescovi delle pi
importanti sedi vescovili dellOriente e la stessa cerimonia di incoronazione si
allontan dalla tradizione romana assumendo invece sempre pi una valenza
religiosa.
Tutti questi fattori favorirono una progressiva divaricazione tra Oriente e
Occidente; una tappa iniziale di questa frattura fu la divisione dellimpero tra Onorio
e Arcadio nel 395 ma fu la questione barbarica a segnare un punto di non ritorno in
quanto in quanto lOccidente vide un inserimento dei Germani nellesercito e nelle
strutture dirigenti di Stato e Chiesa in Oriente ci fu una chiusura netta verso i barbari
ai quali fu negato laccesso a qualsiasi alta carica sia civile, che militare, che
ecclesiale.

3.3. Giustiniano e la ripresa delliniziativa imperiale


Sia Zenone che Anastasio I (491-518) risolsero il problema delle invasione dei
Germani orientali verso loccidente ma dovettero affrontare due gravi problemi
interni:
1. le continue rivolte del popolo suddito degli Isauri
2. i contrasti di origine religiosa che continuavano nonostante i vari pronunciamenti
dei concili ecumenici.
Il problema degli Isauri fu risolto con la deportazione di massa mentre i problemi
religiosi continuarono a creare molti problemi come ribellioni a Costantinopoli e
tensioni con la Chiesa di Roma.
Quando Giustiniano sal al potere (527-565) ide il progetto di riunire
nuovamente sotto il potere di un unico imperatore Oriente e Occidente ma per far ci
era fondamentale ricucire i rapporti compromessi con il papa.
Questa riconciliazione fu per ostacolata dalla questione dei Monofisiti, i quali erano
sostenuti dalla moglie Teodora; Giustiniano fu convinto a concedere a questi delle
32

libert dottrinali e, su loro richiesta, tra il 543-544 eman leditto dei Tre capitoli
con il quale condannava gli scritti di tre teologi nestoriani che invece erano stati
approvati al Concilio di Calcedonia.
Questo provoc la rottura con la Chiesa romana guidata dal papa Vigilio, proprio
mentre era in corso la guerra con i Goti in Italia; il papa si rifiut di ratificare leditto
e Giustiniano nel 546 lo fece rapire e portare a Costantinopoli dove fu costretto a
piegarsi alle decisioni dellimperatore creando cos un vero scisma tra la Chiesa
orientale e quella occidentale.
Giustiniano mentre era ancora impegnato nella campagna militare in Italia
volse i suoi interessi verso la Spagna dei Visigoti; loccasione per intervenire gli fu
presentata dallo stesso re visigoto e filo-cattolico Atanagildo, il quale chiese aiuto a
Giustiniano per sconfiggere il vecchio re filo ariano Agila.
Lesercito bizantino non ebbe perci difficolt a conquistare la parte costiera a sud
della penisola fatto molto importante perch con questo ultimo pezzo di costa il
Mediterraneo tornava ad essere un lago romano con ampi riflessi nei commerci
internazionali.
La restaurazione dellimpero universale infatti aveva come obiettivo quello di fare di
Costantinopoli un collegamento tra tre continenti ma per fare ci erano necessarie
molte

risorse

finanziarie

che

limperatore

reper

potenziando

lapparato

amministrativo e i poteri dei funzionari e cercando invece di limitare i poteri e le


ambizioni dellaristocrazia che stava cominciando a mostrare interesse verso la
creazione di grandi latifondi comera avvenuto in Occidente.
Sempre per iniziativa di Giustiniano nacque il Corpus iuris civilis con il quale si
riorganizz il grande patrimonio giuridico dei romani.

3.4. Dallimpero universale allimpero bizantino


Giustiniano regn per circa 40 anni, egli impieg questo tempo per restaurare il
vecchio impero sul piano politico, militare e ideale ma alla fine non riusc a coronare
il suo sogno ma al contrario si cap bene che nessuno mai sarebbe riuscito a farlo
33

perch troppe e troppo forti erano le forze, sia interne che esterne, che separavano le
due parti.
I problemi interni riguardavano diversi aspetti; prima di tutto cera la questione
religiosa caratterizzata dalle numerose tensioni che limperatore non era riuscito a
sedare e che al contrario alimentavano tendenze separatiste nelle province.
Inoltre la crescita della capitale aveva fatto aumentare in maniera abnorme il numero
della plebe che veniva alimentata dallo Stato; ben presto si presentarono problemi
legati alla fame di questa immensa popolazione che degener in rivolte e sfiducia
verso limperatore.
Per quanto riguarda invece la politica estera le conquiste di Italia e Spagna
andarono perse subito dopo la morte di Giustiniano mentre la situazione dei Balcani,
che lo stesso Giustiniano non riusc a risolvere, divent molto problematica a causa
delle pressioni sul fronte orientale di Slavi, Avari e Persiani.
Il sogno di Giustiniano perci non resistette dopo la sua morte; dopo il 565
limpero ridimension i suoi interessi al Medio Oriente e al Nord Africa e assunse
sempre di pi una fisionomia greco-orientale.
Le leggi furono scritte in greco e i successori di Giustiniano cominciarono a farsi
chiamare con lappellativo di basileus e non pi con i titoli latini di imperator, caesar
e augustus.

3.5. Linsediamento di Slavi, Avari e Bulgari nei Balcani


Nel corso del VI secolo gli Slavi penetrarono nei Balcani; questo popolo arriv dai
Carpazi (tra lodierna Polonia, Boemia, Ucraina), non ci fu una comunit slava
originaria poich la loro civilt si form man mano che assimilavano altri popoli.
Nel IV secolo avevano comunque raggiunto unidentit linguistica e culturale che
per si perse nuovamente quando lespansione si allarg a vaste aree causando delle
divisioni tra Slavi meridionali, occidentali e orientali.
Questi tre gruppi gi nel X secolo erano ormai talmente diversi che si deve parlare di
nazioni con affinit linguistiche ma con identit profondamente diverse poich ogni
34

gruppo etnico aveva sentito linfluenza e assimilato caratteristiche culturali delle


civilt dei popoli con i quali erano venuti a contatto come ad esempio Bisanzio e la
Chiesa bizantina, la Chiesa di Roma e limpero romano-germanico di Carlo Magno.
Gli Slavi meridionali si insediarono nei territori bizantini dei Balcani; gi
durante il regno di Giustiniano avevano compiuto molte incursioni ma alla fine del IV
secolo assediarono la citt di Tessalonica e di Costantinopoli.
Gli Slavi riuscirono cos a prendere il controllo di vaste aree balcaniche che nellarco
di circa un secolo persero le loro caratteristiche greco-latine e assunsero un aspetto
rurale.
Alla fine del VII secolo i Bizantini cercarono di recuperare i territori balcanici
dove oltre agli Slavi erano penetrati (in Dacia e nella Mesia) i Bulgari; nei Balcani
Slavi e Bulgari trovarono il modo di coesistere e le due civilt si assimilarono tanto
che costituirono una formazione politico bulgaro-slava che nel 681 fu riconosciuta da
Bisanzio che con questa nuova entit stipul un trattato di pace.
Nelle altre zone balcaniche ( Tracia, Macedonia, Tessaglia, Epiro) si cerc di
recuperare i territori perduti alternando massacri a pressioni diplomatiche e progetti
di acculturazione ed evangelizzazione.
Levangelizzazione cre unaltra spaccatura tra gli Slavi e cio tra quelli che
aderirono al Cristianesimo di Bisanzio (Slavia ortodossa) e quelli che invece
aderirono al Cristianesimo di Roma (Slavia romana).
La cristianizzazione fu operata da due missionari bizantini conoscitori della
lingua slava: Cirillo e Metodio che oltre allevangelizzazione favorirono la creazione
di una lingua liturgica slava che presto avrebbe dato origine anche a una lingua
letteraria.

3.6. La riorganizzazione dellimpero bizantino e la ripresa della


guerra con i Persiani

35

Dopo la morte di Giustiniano la sopravvivenza di Bisanzio fu resa possibile dalla


riorganizzazione dellimpero attuata dallimperatore Maurizio (582-602) e dal suo
successore Eraclio (610-641).
Maurizio cerc di fronteggiare le minacce nei Balcani, per fare questo ebbe
bisogno di tutte le truppe e perci decise di affidare alle province occidentali (Italia e
Africa) la propria difesa affidandole a un governatore militare, detto esarca ai quali
vennero assegnati anche compiti amministrativi.
Nel 602 Maurizio venne deposto e ucciso dal sottoufficiale Foca; questo evento
caus gravi problemi interni in quanto alluccisione dellimperatore seguirono
persecuzioni per chiunque avesse appoggiato il governo precedente ed esterni in
quanto tutto limpero mostr le sue debolezze di fronte ai popoli che pressavano sui
confini e specialmente ai Persiani.
Furono proprio i Persiani che, presentandosi come protettori delle minoranze
religiose perseguitate, approfittarono della situazione per occupare le province
orientali, conquistarono infatti importanti citt come Antiochia, Gerusalemme e
Alessandria dEgitto.
Nel 610 Eraclio riusc a deporre Foca e avviare una profonda riforma militare e
amministrativa e cerc di riappropriarsi del potere nelle province orientali dellAsia
Minore che furono divise in circoscrizioni territoriali (i temi) con a capo uno stratega.
Sempre Eraclio ebbe lidea di legare gli uomini alle terre che difendevano
motivandoli appunto con il possesso di tali terre in questo modo oltre ad essere
soldati erano pure colonizzatori e piccoli proprietari fondiari. Questo intervento, e qui
sta la novit, interess oltre che i soldati anche ex mercenari, ex schiavi, contadini e
immigrati che fuggivano dalle loro terre a causa dellavanzata persiana.
Tra il 626 e il 630 Eraclio riusc a sconfiggere definitivamente i suoi nemici
grazie allappoggio della Chiesa, alla ritrovata identit patriottica, civica e religiosa,
alla sua audacia e alla sua astuzia.
Mentre infatti i Persiani, con il loro numeroso esercito formato da Slavi ed Avari,
stavano attaccando Costantinopoli (citt per capace di resistere a lunghi e pesanti
36

assedi) Eraclio con il suo esercito si diresse nel cuore dellimpero persiano, la
capitale Ctesifonte, e la conquist facilmente in quanto era rimasta sguarnita delle sue
difese.
A questo punto Eraclio impose un trattato di pace che prevedeva:
- la restituzione di tutti i territori occupati (Armenia, Mesopotamia, Egitto, Siria,
Palestina),
- il pagamento di unindennit di guerra,
- la restituzione delle reliquie rubate dai Persiani a Gerusalemme.
Ristabilito lequilibrio esterno Eraclio rivolse la sua attenzione ai problemi
interni che riguardavano le questioni religiose e soprattutto le tensioni con i
monofisiti che rappresentavano una buona parte della popolazione della Siria e della
Palestina. Grazie allaiuto del patriarca Sergio, nel 638 fu elaborata una formula
teologica di compromesso tra le soluzioni del Concilio di Calcedonia e le idee dei
monofisiti; tale formula affermava lesistenza di Cristo nelle due nature (umana e
divina) come detto a Calcedonia ma le presentava unite da una sola volont
(Monotelismo).
Questa teoria, essenzialmente eretica, fu approvata anche dal pontefice romano
Onorio ma i pontefici successivi capirono la vera natura di tale teoria e la
osteggiarono; uno di questi pontefici fu Martino I che per volere di Costante II, nel
653, fu arrestato e deportato a Costantinopoli dove poi mor.
Nel 680 Costantino IV trov un accordo con il papa Agatone; si decise di tenere due
sinodi (uno a Roma e uno a Costantinopoli) per decidere definitivamente sulla
questione del Monotelismo.
Alla fine dei sinodi il Monotelismo fu nuovamente condannato a favore delle dottrine
elaborate nel 451 a Calcedonia.
Lostilit dei monofisiti cost per cara ad Eraclio, questi infatti delusi
dallimperatore, confidando nella loro tolleranza religiosa, accolsero con favore gli
Arabi che conquistarono la Siria e la Palestina nel 638 e lEgitto nel 640.
37

3.7. La funzione storica di Bisanzio


Eraclio fu uno dei pi grandi imperatori bizantini, purtroppo non riusc a contenere
linarrestabile avanzata araba che segn la perdita di moltissimi territori; alla fine
dellVIII secolo del grande impero bizantino restavano solo i territori dellattuale
Turchia, la Tracia orientale e i territori italiani scampati alla conquista longobarda.
Passata la fase critica (tra il IX e il X secolo), anche se con i confini molto
ridimensionati, limpero bizantino trov le energie per riprendere una politica estera
nei Balcani e in Italia; i bizantini civilizzarono anche gli Slavi e proprio da questa
bizantinizzazione si formata la cristianit slavo-ortodossa che ha influenzato la
cultura dellEuropa orientale.

CAPITOLO 4
LItalia tra Bizantini e Longobardi
4.1. La guerra greco-gotica
Nel 535 Giustiniano avvi la riconquista dellItalia ; protagonista della prima fase di
questa guerra contro i Goti fu il generale Belisario che riusc a ricacciare oltre il Po i
Goti.
Nel 542 il re goto Totila tent di formare un grande esercito arruolando anche
contadini e schiavi ma anche in questo caso i Bizantini, comandati dal generale
Naserte, riuscirono ad avere la meglio uccidendo sia Totila nel 552 che il suo
successore Teia.
Alcuni reduci dei Goti resistettero fino al 555 arroccandosi suo monti dellAppennino
ma non riuscirono comunque a fermare i Bizantini che ottennero il controllo sulla
penisola.
Giustiniano avvi un riassett amministrativo, ogni genere di legge attuata da
Totila in poi fu annullata mentre restarono valide quelle emanate durante il regno di
Teodorico.
38

Le terre estorte dai Goti ritornarono ai vecchi proprietari, i beni delle chiese ariane
passarono a quella cattolica; lItalia fu divisa in distretti affidati per il settore
amministrativo a un iudex e per quello militare a un dux.
Si mise in piedi un organizzato apparato amministrativo e si ridussero le spese
pubbliche riducendo le risorse destinate ai soldati e ai poveri; questa scelta per
risult essere sbagliata in quanto favor il diffondersi di un sentimento di delusione
tra le truppe e di abbandono tra il popolo.

4.2. I Longobardi e la rottura dellunit politica dellItalia


I Longobardi erano un popolo originario della Scandinavia, nel 568, guidati da loro re
Alboino, giunsero in Italia passando dal Friuli; la loro fu una vera dominazione
straniera perch il loro arrivo non fu concordato con limperatore n venne attuato il
principio dellospitalit.
Questo popolo non aveva avuto rapporti significativi con la civilt latina e
perci i loro usi tradizionali erano molto radicati e la societ era ancora legata a un
ordinamento di tipo tribale.
Il re era eletto dallaristocrazia e aveva un potere militare che esercitava nei momenti
di necessit, lesercito era costituito da gruppi di guerrieri autonomi i quali
sottostavano alle fare: famiglie con antenato comune guidate dai duchi.
I duchi non seguivano un piano unitario ma prendevano decisioni in piena autonomia
spostandosi dove ritenevano pi opportuno; il duca che si spinse pi a sud fu Zottone
che arriv a conquistare Benevento nel 571.
La maggior parte della popolazione longobarda per si stanzi a nord
occupando i territori dellItalia padana, del Piemonte, del Friuli, del Trentino e della
Toscana.
I Bizantini riuscirono a mantenere buona parte della Romagna, della Pentapoli; una
striscia di terra che collegava Perugia, Ravenna, la Pentapoli e Roma, le isole (Sicilia,
Sardegna e Corsica), il litorale veneto, lIstria, la Puglia centromeridionale e parte
della Calabria.
39

Dopo la morte di Alboino nel 572 e del suo successore Clefi nel 574 lo spirito
diniziativa dei duchi prese il sopravvento e fino al 584 ci fu un periodo di anarchia
militare durante il quale non vennero eletti re e si compirono moltissimi atti
vandalici, requisizioni di propriet e di beni e limposizione forzata a tutta la
popolazione latina della tradizione giuridica dei nuovi dominatori.
Con la venuta dei Longobardi si assistette a un nuovo sconvolgimento
dellordinamento territoriale; le circoscrizioni amministrative ed ecclesiali furono
sconvolte per vari motivi, sia perch i duchi non si posero il problema di ritagliare i
propri domini in aderenza con i vecchi domini sia perch molti vescovadi restarono
scoperti a causa della fuga in Oriente di molti ecclesiali.
I Longobardi mostrarono subito ostilit verso la Chiesa cattolica; questi si erano
infatti da poco convertiti dal politeismo al Cristianesimo ariano e non mostrarono
nessun rispetto per il clero a cui vennero sottratti beni e territori.
I Longobardi si stanziarono in siti gi abitati e cio nelle citt romane che comunque
si trovavano gi in uno stato di forte degrado gi dal IV secolo; non si deve infatti
pensare che la causa del degrado fu larrivo di questo popolo visto che anche citt
sotto il dominio bizantino come Roma vissero questa fase di decadimento.

4.3. Gregorio Magno e levoluzione politica dei Longobardi


I Longobardi capirono ben presto quanto importante fosse un cambiamento;
divenendo proprietari terrieri e dovendo sempre temere un attacco bizantino sentirono
il bisogno di un ordinamento statale e politico pi stabile e per realizzare questo
obiettivo finirono per imitare il modello romano.
Al re furono conferiti maggiori poteri e questo, per poterli mantenere, cerc
lappoggio dellepiscopato cattolico e della popolazione romana.
Un primo passo verso questa direzione fu compiuto da Autari che nel 584
ripristin lautorit regia; la prima cosa che fece fu costituire un insieme di beni della
Corona requisendo met delle terre dei duchi; per limitare il potere dei duchi istitu la
figura dei gastaldi che inizialmente avevano il compito di gestire i beni imperiali.
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Ad Autari successe Agilulfo (590-616) che govern durante il pontificato di


Gregorio Magno (590-604) un papa dai rigidi usi monastici che per primo assunse
lappellativo di servus servorum Dei (servo dei servi di Dio) ancora oggi titolo
ufficiale dei Papi.
Gregorio Magno aveva una personalit molto forte e decisa e divenne presto un
punto di riferimento per tutti i vescovi occidentali; la Chiesa romana infatti era debole
a causa dalla lontananza dal potere imperiale ma Gregorio volle cercare di ridarle
autorit addirittura staccandosi dallimpero e facendo riacquistare al papato il ruolo di
guida universale della Chiesa.
Per attuare questo suo progetto Gregorio si interess di tutti i problemi (sia spirituali,
organizzativi e politici) che affliggevano lOccidente e per far questo cominci un
intenso scambio epistolare sia con i vescovi che con i laici, scrisse opere di
edificazione religiosa e di ammaestramento al clero.
Per dare unimpronta unitaria a tutta la Chiesa occidentale Gregorio Magno riordin
la liturgia romana, introducendo anche i canti che da lui hanno preso il nome
(gregoriani), organizz unintensa missione di evangelizzazione a livello europeo tra
i pagani e gli ariani (Visigoti e Longobardi) che ebbe come risultato pi importante il
battesimo del re inglese Etelberto.
Tra le sue attivit ci furono anche quelle legate alla difesa di Roma
sostituendosi allautorit imperiale; non mancarono infatti le occasioni durante le
quali salv la citt dagli attacchi dei duchi longobardi facendo appello sia al suo
prestigio che alle sue risorse finanziarie.
La Chiesa possedeva molte risorse finanziarie che provenivano dallo sfruttamento di
immensi patrimoni fondiari che Gregorio riorganizz e utilizz per assistere la
popolazione romana e sostenere le attivit missionarie in tutta Europa.

4.4. La fine del regno longobardo


Solo un anno prima della sua morte, nel 603, Gregorio Magno riusc ad assistere al
battesimo con rito cattolico dellerede di Agiulfo, Adaloaldo.
41

Questo fu possibile perch la regina Teodolinda era cattolica e cerc di far diffondere
tra il suo popolo questa religione anche se al battesimo non segu una conversione di
massa come si sperava.
I duchi restarono sempre molto legati ai loro riti tradizionali e ci comport la
creazione di due schieramenti, quello filo-cattolico e quello nazionalista, e lalternarsi
al trono di re cattolici e ariani.
Al cattolico Adaloaldo per esempio segu lariano Rotari (636-652) il quale fece
mettere per iscritto le antiche leggi longobarde (editto di Rotari) e riprese con forza
loffensiva contro i Bizantini conquistando i territori liguri.
Uno tra i pi importanti sovrani longobardi fu per il cattolico Liutprando
(712-744); durante il suo regno i Longobardi si convertirono definitivamente al
cattolicesimo, si super la divisione etnica tra Longobardi e Romani e si oper
unapertura dellordinamento giuridico.
Questa forte coesione interna e i contrasti tra la Chiesa di Roma e Costantinopoli
favorirono la decisione di Liutprando di conquistare tutta la penisola italiana; i
Longobardi invasero la Pentapoli e lEsarcato giungendo fino alle porte di Roma qui
per papa Gregorio II gli and incontro e lo convinse a desistere dai suoi propositi e
fare un passo indietro.
Liutpando accett ma invece di riconsegnare le terre ai Bizantini nel 728 le consegn
alla Chiesa romana dando inizio al potere temporale dei papi.
Con Liutprando e poi con Astolfo (749-756) tutti gli uomini liberi e dotati di
reddito rientravano nella tradizione militare nel senso che tutti, sia Longobardi che
Romani, dovevano prestare servizio militare.
Si realizz anche un avvicinamento tra mondo longobardo e Chiesa cattolica
infatti quasi tutti i vescovi erano scelti tra laristocrazia longobarda che, per avere le
simpatie della Chiesa, fondava e proteggeva monasteri ed elargiva cospicue
donazioni. Una piena convergenza tra potere regio ed episcopato per non si realizz
mai a causa della ferma decisione della Chiesa di Roma di mantenere il proprio
42

carattere universale non volendo perci entrare a far parte e subire linfluenza del
regno nazionale dei Longobardi.
Fu questo uno dei motivo che fecero incrinare i rapporti tra queste due entit
sotto il regno di Astolfo e di Desiderio (756-774); Desiderio aveva attuato un progetto
espansionistico di grande portata e poich la Chiesa non aveva le forze per
contrastarlo chiam in suo aiuto il popolo dei Franchi guidati prima da Pipino il
Breve (754-756) e poi da Carlo Magno.
La scelta di chiamare in aiuto i Franchi fu una mossa politica; i re Franchi non erano
certo pi religiosi dei Longobardi ma i sovrani longobardi fecero lerrore gravissimo
di intralciare i disegni politici della Chiesa cosa che imped qualsiasi tipo di
conciliazione.

4.5. LItalia bizantina


Dopo linvasione longobarda dellItalia molti proprietari romani e membri del clero si
rifugiarono nei territori rimasti sotto il controllo dei Bizantini e anche in questi
territori il ceto dominante sub molte trasformazioni.
I modelli culturali pian piano si avvicinarono a quelli dellaristocrazia longobarda
che, a sua volta, non pot fare a meno di subire, a partire dal VII secolo, le influenze
della civilt bizantina.
Il problema cruciale a cui dovettero trovare una soluzione gli occupanti dei
territori bizantini fu quello della difesa; il governo centrale non aveva le risorse
militari da inviare in Italia perci laristocrazia che prima aveva potuto condurre una
vita agiata e oziosa si trov costretta ad assumersi obblighi militari e a contribuire
economicamente al sostentamento dellesercito.
I Bizantini avevano perso molti territori e quelli che erano rimasti sotto il loro
controllo data la loro distanza avevano molte difficolt di comunicazione; ben presto
sorsero sentimenti regionalistici e i militati inviati da Bisanzio strinsero rapporti con
laristocrazia del luogo creando una nuova classe di proprietari.
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Questa nuova classe sociale strinse rapporti con la Chiesa che affidava a
membri laici del ceto dirigente latino la gestione dei suoi immensi patrimoni fondiari
stringendo con essi rapporti di tipo clientelare.

4.6. Le origini dello Stato della Chiesa


Alla fine dellVIII secolo a Roma si ebbero importanti sviluppi politici e sociali
infatti ebbe fine la dominazione bizantina e si instaur il dominio pontificio che si
rafforz con lappoggio dei Franchi.
Questo cambiamento fu reso possibile grazie alloperato dei molti pontefici che si
impegnarono a estendere il loro potere su tutto il Lazio stringendo saldi legami
clientelari con laristocrazia sia romana che bizantina.
Il senato di Roma divenne il luogo dove si riuniva laristocrazia cittadina fedele al
papa; questi uomini davano al pontefice un sostegno politico-militare e si facevano
carico dellorganizzazione burocratica del nuovo Stato nascente.
Nel 754 il papa Stefano II soppresse la carica del duca bizantino a Roma, ormai
solo formale, e istitu quella di patrizio dei Romani (patricius Romanorum) che affid
per la prima volta a Pipino il Breve.
A Roma lautorit militare prevalse su quella civile e anche i membri del ceto dei
proprietari fondiari furono inquadrati nellesercito a seconda del loro prestigio
sociale.
Le nuove famiglie aristocratiche cercarono di consolidare sempre di pi il loro potere
attraverso il controllo delle cariche vescovili che venivano assegnate ai membri di
queste famiglie e che acquisivano perci un valore politico.

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CAPITOLO 5
Il mondo arabo e il Mediterraneo
5.1. Il pi grande impero del Medioevo
Durante il VII secolo nella distesa desertica dellArabia si verificarono i primi eventi
che avrebbero portato alla nascita della nuova religione dellIslam.
LIslam fu anche unideologia capace di saper creare una forte coesione tra i popoli
nomadi del deserto che in poco tempo poterono lanciarsi alla conquista di
innumerevoli territori creando un vasto impero che si estese dalla Spagna allAsia.
Lavanzata araba in Europa ha avuto una grande importanza e questo fu notato
per la prima volta dallo storico Henri Pirenne il quale nella sua tesi afferma che
durante le invasioni dei Germani le citt romane avevano mantenuto i loro caratteri
fondamentali (centri di scambio, attiva vita politica) e il Mediterraneo aveva
continuato ad essere un fattore di unit tra i popoli.
Le cose cambiarono del tutto con larrivo degli Arabi infatti il Mediterraneo non fu
pi unito e in Occidente si assistette alla scomparsa delle citt, al ritorno di
uneconomia prevalentemente agraria.
Alcuni studiosi hanno contestato la tesi di Pirenne; Paolo Delogu ha osservato
che a determinare la crisi dellurbanesimo e dei commerci non fu larrivo degli arabi
ma in generale lacuirsi di una crisi gi in atti da tempo; Alphons Dopsch ha inoltre
chiarito che i traffici commerciali nel Mediterraneo non cessarono affatto.
La tesi di Pirenne ritenuta comunque ancora valida anche perch dei dati
restano certi come il fatto che gli Arabi misero in crisi limpero bizantino, crearono
45

un vuoto politico nel Mediterraneo centro occidentale che favor un maggior


dinamismo del papato e dei Franchi che si allearono per dare allOccidente una nuova
sistemazione politica.

5.2. LArabia prima di Maometto


La penisola arabica costituisce un vasto territorio tra lAfrica e lAsia dal clima caldo
e secco; verso il 1000 a.C.
La parte centro-settentrionale di questa zona desertica era abitata dai beduini e
dai fellahin; i beduini erano un popolo di nomadi dediti al commercio e alle razzie
mentre i fellahin erano delle trib sedentarie di contadini.
Nella zona meridionale vivevano gruppi con un livello culturale pi alto; in
questa zona, favorita dalle piogge monsoniche e dalla collocazione tra loceano
Indiano e il Mediterraneo, fiorirono nel primo millennio a.C. dei regni molto ricchi e
prosperi come quello di Saba.
Nella zona settentrionale, pi a contatto con la Siria e lEgitto, sorsero dei
regnio come quello dei Nabatei che risentirono maggiormente dellinfluenza
egiziana, greca e romana.
La maggior parte della popolazione araba era per costituita dai Beduini, un
popolo che aveva i suoi valori nel coraggio, nella fierezza, nella sopportazione dei
sacrifici e delle difficolt.
Questo popolo di nomadi era organizzato in trib, ognuna con un antenato comune;
tutti i membri di una trib si aiutavano e accettavano le decisioni del capo elettivo
affiancato da un consiglio e da un giudice.
Le donne erano considerate come beni delle famiglie e venivano cedute al marito
tramite il pagamento di una dote.
La religione prevalente tra queste trib era il politeismo, si adoravano infatti
divinit personificazioni di pianeti, divinit varie e spiriti; le trib del Nord per
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veneravano anche una divinit suprema, Allah (il Dio); non mancavano comunque
comunit ebraiche e cristiane.
Il punto di forza della penisola arabica fu la sua collocazione geografica infatti
proprio dai territori della penisola dovevano passare le merci provenienti dallIndia e
dirette verso il Mediterraneo.
Tutto il territorio era segnato dalle piste carovaniere che avevano come tappe le citt
pi ricche dellArabia; tra queste assunse sempre pi importanza la Mecca, un centro
che gi nel V secolo aveva una rilevanza per le sue sorgenti, i suoi traffici
commerciali e la sua vitalit politica grazie alle attivit della trib dei Quraish.
Questa trib aveva preso il controllo della citt, costruito un santuario detto
Kaaba per la sua forma a cubo dove avevano riunito tutte le divinit arabe; la citt
divenne cos un centro religioso ma anche politico in quanto tutti i membri delle
famiglie pi ricche e importanti si riunivano in un senato.
La Mecca divenne una piccola repubblica oligarchica di tipo mercantile e qui nacque
Maometto tra il 569 e il 571.

5.3. Maometto e la nascita dellIslam


Maometto era il nipote del custode della sorgente Zemzem, rimasto orfano fu allevato
da uno zio e poi spos una ricca vedova e raggiunse una buona posizione economica
che gli permise di dedicarsi alla riflessione religiosa.
Secondo la storia islamica nel 610 Maometto ebbe lapparizione dellarcangelo
Gabriele il quale gli annunci che lui era lapostolo di Allah; nel 613 cominci la sua
missione evangelizzatrice; il suo messaggio puntava a far riconoscere Allah come
unico e vero dio al quale tutti dovevano essere sottomessi e nel dovere si aiutare i
poveri.
Inizialmente i dirigenti quraishiti non diedero eccessiva importanza a questa
nuova dottrina ma quando Maometto cominci apertamente ad attaccare e prendere le
distanze dal politeismo dicendo ai credenti di pregare rivolti verso Gerusalemme
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cominciarono le ostilit in quanto si temeva di perdere tutte le entrate legate ai


pellegrinaggi alla Kaaba.
Maometto intanto continuava la sua opera ma nel 622 cap di non poter pi
rimanere a La Mecca e il 24 settembre giunse nella citt della famiglia materna
Yathrib che cambi il suo nome in Medina (citt del profeta).
Questa data molto importante perch per i musulmani segna linizio di una nuova
era; negli anni successivi loriginalit della religione islamica si evidenzi nettamente
insieme al suo scopo di radicarsi nella tradizione araba; Maometto apport molte
novit:
-nel 624 prese la decisione di sostituire La Mecca a Gerusalemme come punto di
orientamento della preghiera,
- sottoline il carattere esclusivistico della fede islamica: lunica vera fede,
-istitu il digiuno nel mese di ramadan in ricordo della rivelazione che aveva ricevuto
nella notte tra il 26 e il 27 ramadan.

5.4. Il Corano e i pilastri della fede islamica


Il Corano il libro sacro per i musulmani nel quale nel 632 (circa venti anni dopo la
morte del profeta) venne fissato il pensiero di Maometto da coloro che gli erano stati
pi vicini e avevano vissuto mettendo in pratica i suoi insegnamenti.
Nel Corano sono presenti numerosissime norme sia sulla pratica religiosa sia sulla
vita sociale dei musulmani; facendo uno studio serio del testo si possono tuttavia
estrapolare quelli fondamentali che costituiscono i pilastri della religione musulmana.
Il primo pilastro quello della doppia professione di fede (shahada): Non c
altro dio che Allah e Maometto il suo inviato.
Nella prima parte si afferma il carattere monoteistico della religione dicendo appunto
che Allah lunico Dio mentre nella seconda parte si identifica in Maometto il
profeta perfetto distinto dai tanti profeti presenti nellEbraismo e nel Cristianesimo.
I credenti che si allontanano dallislamismo compiono un grave peccato punibile con
la morte, inoltre un musulmano poteva sposare una donna non musulmana a patto
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per da impartire la propria religione ai figli mentre invece una domma islamica non
poteva sposare un uomo di diversa religione se questo non si convertiva.
I pagani e politeisti caduti in mano agli islamici per non essere uccisi dovevano
convertirsi mentre gli appartenerti alle altre religioni monoteiste potevano continuare
a praticarla a patto di non fare proseliti.
Il secondo pilastro la preghiera; questa deve essere sempre compiuta con il
volto rivolto alla Mecca e la si pu recitare in forma individuale cinque volte al
giorno o in forma comunitaria nelle moschee, il venerd a mezzogiorno.
Durante il raduno del venerd si ascolta il sermone delliman, un direttore spirituale il
quale ha il compito di mantenere vivo tra i credenti lo spirito comunitario e di
uguaglianza.
Il terzo pilastro il ramadan: il mese consacrato alle pratiche di devozione,
lettura del Corano e riflessione; durante questo mese proibito mangiare ed avere
rapporti sessuali prima del tramonto.
Il quarto pilastro il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita;
questo pellegrinaggio ha una funzione purificatrice e serve a rinsaldare ancora di pi
la fede.
Il quinto pilastro lelemosina legale che consiste nel versare un decimo del
proprio reddito; con i soldi ricavati si aiutano i fratelli indigenti.
A questi 5 pilastri alcuni gruppi di musulmani ne aggiungono un sesto: la
guerra santa (jihad) che ha una doppia valenza infatti, oltre a indicare la guerra vera e
propria per diffondere lIslam indica anche la lotta personale di ogni credente contro
se stesso e le sue cattive inclinazioni.
I successori di Maometto usarono il tema della jihad per inviare i musulmani alla
conquista del mondo mascherando il tutto come tentativi di far convertire gli infedeli.

5.5. La comunit musulmana delle origini e il califfato elettivo


Il merito di Maometto fu quello di sapere dare una continuazione agli aspetti tipici
della societ araba (come, ad esempio, la pratica della razzia, la poligamia, il
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pellegrinaggio e il culto) riuscendo allo stesso tempo a superare i molti particolarismi


delle trib che furono organizzate e riunite intorno a ununica fede e a un unico
potere politico centrale.
Quando Maometto arriv a Medina si fece costruire una casa che ben presto
divenne centro di preghiera e riferimento per tutti i convertiti della citt, gran parte
degli abitanti tranne gli Ebrei che successivamente furono cacciati.
Da Medina Maometto organizz diversi attacchi e razzie alle carovane che partivano
dalla Mecca cos i Quraishiti tentarono, senza aver fortuna, di fermare Maometto con
le armi. Avendo fallito nel 629 permisero a Maometto di fare un pellegrinaggio alla
Kaaba e poi, a tappe molto vicine tra loro, si avvicinarono al profeta, si convertirono
e l11 gennaio 630 gli aprirono le porte della citt.
Da questo momento il numero dei convertiti tra le trib beduine crebbe in
maniera esponenziale e anche i Cristiani accettavano di pagare una tassa per
continuare a professare la loro religione usufruendo pero della protezione dei
musulmani.
Nel 632 Maometto mor e alla sua morte sorsero subito dei contrasti tra i suoi
seguaci per decidere chi avrebbe preso il suo posto e sarebbe diventato il suo
sostituto (khalifa, califfo).
Questo califfo avrebbe avuto il compito delicatissimo di reggere la comunit islamica
facendo riferimento allo spirito e agli insegnamenti del Profeta; la scelta cadde si Abu
Bakr, suocero di Maometto e membro influente dei Quraishiti.
Poich Abu Bakr non fu accettato da tutte le trib si verificarono delle defezioni e
delle rotture interne ma questi seppe far fronte a tutte le difficolt e ristabilire lordine
in meno di un anno tanto che gi nel 633 aveva gi organizzato delle spedizioni
militari verso la Siria e lIraq.
Nel 634 anche Abu Bakr mor e per circa un decennio il problema della
successione fu risolto eleggendo persone facenti parte dello stretto gruppo di parenti e
compagni di Maometto (periodo del califfato elettivo); le tensioni erano per molto
forti e ben tre califfi furono assassinati.
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Il genero di Maometto, Al sentendosi poco sicuro in Arabia spost la sua sede a Kufa
ma anche lui fu deposto perch accusato di omicidio. Al tent di resistere con un
gruppo armato, detti sciiti, che lott contro la maggior parte dei musulmani, detti
sunniti.
Nel 661 mor violentemente e con lui fin il periodo del califfato elettivo e del
regime esclusivamente teocratico e inizi una nuova fase caratterizzata da forme
organizzative pi complesse.

5.6. La prima fase dellespansionismo islamico


Le lotte per la successione a Maometto non avevano fermato lespansionismo dei
musulmani ma anzi lo avevano esaltato perch i successi militari oltre che portare alla
casse dei musulmani ingenti bottini sopiva le tensioni interne.
In circa ventanni gli Arabi sconfissero definitivamente i Persiani e privarono i
Bizantini di gran parte dei loro territori africani e siriani.
Lespansionismo arabo ebbe questi risultati anche perch sia i Persiani che i
Bizantini erano particolarmente deboli dopo le continue lotte tra di loro e anche
perch limpero bizantino attraversava in quel periodo una grave crisi interne sia per
motivi religiosi che amministrativi.
Man mano che i territori conquistati aumentavano si capiva bene come la
societ di uguali sognata da Maometto non poteva realizzarsi: i vecchi clan familiari
ripresero vitalit, i capi trib e di clan acquisivano sempre pi potere e vantaggi
materiali.
I non arabi convertiti allIslamismo inoltre avevano un trattamento diverso
rispetto agli arabi musulmani: dal punto di vista religioso e fiscale non cerano
differenze ma non potevano entrare a far parte dellesercito, non potevano perci aver
parte ai bottini n allassegnazione delle terre.
Agli inizi del VIII secolo per motivi militari la situazione cambi; i progetti
espansionistici erano molti e cera bisogno di soldati cos fu permesso il reclutamento
di questi credenti che venivano pagati con uno stipendio.
51

La dominazione araba era accettata da tutti i popoli sottomessi anche perch


non era molto gravosa; Ebrei e Cristiani per esempio pagavano due tasse agli arabi
ma poich non erano gravose e inoltre potevano conservare la loro organizzazione
sociale e religiosa non ci furono mai problemi.
Anche al governo dei territori conquistati restarono i vecchi funzionari che
venivano affiancati da esponenti dellamministrazione araba; a capo di ogni provincia
fu posto un governatore (lemiro), un corpo di guardie, un giudice e un funzionario
per il settore finanziario che aveva il compito di amministrare i bottini e controllare
lentrata di tutte le tasse pagate dagli infedeli e delle elemosine pagate dai
musulmani.
Il ruolo del califfo and rafforzandosi sempre di pi e molti di essi cercarono di
istaurare una successione ereditaria; un primo tentativo fu fatto dal terzo califfo eletto
durante il periodo del califfato elettivo: Othman (644-656) del clan degli Omayyadi.
Othman favor lascesa verso ruoli importanti ai vertici dello Stato dei membri del
suo clan per averne lappoggio; per assicurarsi anche lappoggio dei guerrieri
procedette con lassegnazione a questi delle nuove terre conquistate stringendo perci
con essi legami clientelari.
La famiglia degli Omayyadi perse il potere dal 656 al 660 ma una volta deposto Al
detennero inizi la lunga serie dei califfi omayyadi (660-750).

5.7. La ripresa dellespansione islamica e la crisi della dinastia


omayyade
La stabilizzazione del potere regnante coincise con una forte ripresa delle spinte
espansive e il rafforzamento dellapparato statale, ordinamento che di tent di
applicare a tutti i territori conquistati.
Durante il governo di questa dinastia la capitale fu spostata a Damasco, in Siria, per
pressare sempre di pi limpero bizantino e dei problemi interni legati al vitalismo dei
clan furono risolti.

52

Gli Arabi cercarono inoltre di espugnare Costantinopoli assediandola sia via terra che
via mare ma non ci riuscirono e anzi nel 677 i Bizantini distrussero la flotta araba; la
capitale bizantina per fu molto indebolita da questi ripetuti attacchi.
Nel frattempo altri Arabi si spinsero nel Mediterraneo orientale occupando le isole di
Cipro, Creta e Rodi e infine giunsero anche nel Mediterraneo occidentale.
Anche lAfrica non fu risparmiata dallespansionismo arabo: tutta la parte
settentrionale fu conquistata in meno di 50 anni; Cartagine cadde nel 698 e nel 711
gli Arabi giunsero a Gibilterra, penetrarono in Spagna e dopo soli 5 anni erano gi in
Gallia. Qui per furono fermati nel 732 nella battaglia di Poiters e successivamente
rinunciarono a penetrare ancora in Europa e si ritirarono in Spagna.
Altro fronte di conquiste durante il califfato degli Omayyadi fu quello
dellAsia centrale e dellIndia; anche qui la popolazione si convert velocemente
allislamismo e larrivo degli Arabi favor lo sviluppo dellurbanesimo e dei
commerci.
Proprio in Asia per scoppiarono delle rivolte che furono fatali per la dinastia
omayyade, queste nacquero in seguito alla difficile convivenza tra i nuovi convertiti e
gli Arabi che concentravano nelle loro mani tutte le ricchezze.

5.8. Lavvento degli Abbasidi e lapogeo della civilt araba


Nel 747 si verific uninsurrezione armata che determin la fine della dinastia degli
Omayyadi; questa fu ideata dalla famiglia degli Abbasidi i cui membri si ritenevano i
legittimi successori di Maometto in quanto discendenti dallo zio paterno del Profeta.
Grazie allappoggio degli sciiti conquistarono il potere e per prima cosa
spostarono il centro dellimpero dalla Siria allIraq e qui al-Mansur, primo grande
esponente della famiglia abbaside, fond nel 762 la capitale Bagdad.
Le novit apportate da questa nuova dinastia furono molte; prima di tutto si
procedette con la riorganizzazione dello Stato su un nuovo modello di assolutismo
orientale.
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Il califfo non fu pi considerato semplicemente un sostituto di Maometto ma il


rappresentante terreno di Dio stesso; il potere effettivo fu ceduto ai funzionari che
riuscirono ad arricchirsi notevolmente.
Uno di questi funzionari era il visir che era il responsabile dellamministrazione
centrale dello Stato.
Dai cambiamenti non fu risparmiato nemmeno lesercito; i reclutamenti non
furono pi fatti in base alle trib visto che ormai era alta la percentuale di mercenari
iraniani, berberi e turchi. Il fatto di limitare il predominio militare dei soli Arabi
aveva come scopo quello di far affermare luguaglianza di tutti i musulmani di fronte
allo Stato.
I capi militari (amir) dellesercito davvero molto importanti e influenti tanto
che alcuni di loro si misero alla guida di movimenti secessionistici; per frenare tale
tendenza fu istituita unaltra figura quella dellemiro degli emiri: un capo supremo
dellesercito.
Gli Abbasidi posero molta attenzione allaffermazione di ununica lingua araba
poich questa avrebbe riflettuto lunit religiosa e culturale oltre ad essere un mezzo
di comunicazione tra tutti i popoli entrati nellorbita islamica.
Proprio durante il dominio degli Abbasidi si verific uneccezionale fioritura
della cultura in nuovi campi: medicina, filosofia, fisica, astronomia e matematica
mentre la produzione artistica espressa ad esempio nellarchitettura sia civile che
religiosa ebbe il massimo sviluppo durante la dominazione degli Omayyadi.
Lo sviluppo culturale and di pari passo con quello economico; il settore
trainante fu quello agricolo che si perfezion sempre di pi grazie a molte
innovazioni nellambito delle tecniche agrarie, dei sistemi di irrigazione e delle nuove
culture.
In questo periodo le citt arabe tornarono a risplendere e ad avere il ruolo
centrale che avevano avuto durante il periodo ellenistico-romano: furono fondate
inoltre molte nuove citt che si popolarono velocemente poich offriva vano
possibilit di esercitare attivit produttive, commerciali e intellettuali.
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Nelle citt si svilupparono molte attivit artigianali ma un ruolo di rilievo ce laveva


il commercio; centri come Bagdad e Alessandria dEgitto divennero grandi centri di
scambio e proprio in queste citt negozianti e grandi commercianti acquisirono ruoili
di rilievo dando vita a una borghesia mercantile che diede impulso ad attivit
bancarie e finanziarie.

5.9. La rottura dellunit islamica


Queste novit avevano reso il mondo islamico molto pi superiore di quello cristiano
ma gli elementi di debolezza interna rimasero sempre il suo punto debole; alcuni
elementi in particolare si rivelarono fatali per lunit e la stabilit dellimpero arabo.
Primo fra tutti fu lacuirsi degli squilibri sociali causati dalleccessivo
arricchimento di alti funzionari statali, capi militari e di membri della borghesia
commerciale a discapito dei piccoli coltivatori che spesso cedeva le loro terre in
cambio di protezione.
Il secondo elemento di instabilit fu rappresentato da lenorme massa di
emarginati e poveri che si ammass nelle citt mentre le campagne rimasero
spopolate. Il grande sviluppo agricolo era infatti avvenuto nelle zone suburbane
mentre il resto delle zone rurali soffriva per la mancanza di acqua e la scarsit di
manodopera.
Altro e determinante elemento di fragilit furono le spinte autonomistiche che
governatori e funzionari locali alimentavano con la speranza di avere pi potere
mascherandole per con motivazioni di carattere etnico e religioso.
Allinizio della dinastia abbaside queste spinte furono in qualche modo controllate,
anche la formazione di dinastie locali non mise infatti mai in discussione lunit dello
Stato centrale in quanto si riconosceva il ruolo principale del califfo.
Agli inizi del X secolo per le cose cambiarono: il titolo di califfo fu rivendicato sia
dalla famiglia dei Fatimiti i quali, grazie anche allaiuto degli Sciiti, avevano
conquistato lAfrica settentrionale, la Siria e la Palestina, sia dallemiro di Cordova,
lultimo discendente degli Omayyadi che si era rifugiato in Spagna.
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Nella parte centro-orientale dellimpero forti erano le spinte delle trib turche;
queste trib vennero accolte nellesercito e islamizzate diventando poi il sostegno
militare alla famiglia abbaside.
La dinastia abbaside riusc a mantenere il suo potere fino al 1258 quando la citt di
Baghdad fu occupata dalle orde mongole di Hulagu Khan.

5.10. Gli Stati islamici di Egitto e Spagna


Limpero arabo conquist moltissimi territori tra cui molti Stati europei che, proprio
dallo stretto contatto con il mondo islamico, sono stati condizionati politicamente,
economicamente e culturalmente.
Le prime conquiste europee degli Arabi furono i territori spagnoli; la parte
centro meridionale dellattuale Spagna e il Portogallo costituivano il territorio di alAndalus. Tale territorio nel 756 era gi un emirato indipendente da Baghdad e nel 929
divenne califfato; grazie alla dominazione tollerante e alla centralizzazione
dellapparato politico e amministrativo il poco tempo fece raggiungere un buon
livello di civilt e prosperit. Lemirato di Cordova nel X secolo nulla aveva da
invidiare alla stessa Baghdad avendo unintensa vita politica, economica,
commerciale, artistica e letteraria.
Si cerc anche di espandersi sia nelle aree cristiane del nord (nel 997 fu
occupata Santiago di Compostela) sia nei territori dei Berberi in Marocco e in
Algeria.
Nel 1086 in Marocco si afferm la dinastia degli Almoravidi che estese i suoi
domini anche in Spagna; a sua volta questa dinastia fu soppiantata da quella degli
Almohadi che volle un ritorno allislamismo puro.
In Egitto prevaleva la dinastia dei Fatimiti i quali crearono un califfato
autonomo e dominarono anche sul Maghreb e la Sicilia. LEgitto godeva dei benefici
dovuti alla sua posizione geografica che le conferiva un ruolo di rilievo per i
commerci tra loceano Indiano e il Mediterraneo.

5.11. La Sicilia islamica


56

La Sicilia per quasi tre secoli ha avuto la presenza araba nei suoi territori; gi dal 625
gli Arabi operavano incursioni ne suoi territori ma le operazioni di conquista
iniziarono nell827 per iniziativa degli Aghlabiti.
Le truppe arabe sbarcarono a Mazara, batterono i Bizantini a Corleone e si
diressero a Siracusa che riusc a resistere allassedio per quasi mezzo secolo.
Nell831 intanto altre truppe conquistarono Palermo e tutta la Sicilia occidentale
mentre tra l842 e l843 capitol anche Messina.
Nell878, dopo uneroica resistenza, Siracusa fu sconfitta e con essa la gran parte
della parte orientale; in mano ai Bizantini restarono delle roccaforti come Taormina
che fu conquistata nel 962.
Durante la dinastia dei Kalbiti la Sicilia fu dichiarata emirato indipendente e
attravers un periodo di particolare floridezza e ricchezza sia economica e culturale; a
testimoniarlo si pu citare il rigoglio urbano di diverse citt e su tutte di Palermo.
Qui vennero costruiti numerosi edifici sacri e profani, si svilupparono numerose
attivit commerciali e artigianali e nuove tecniche agricole grazie anche
allabbondanza di acqua.
In tutta lisola ci fu unelevata produzione di grano, frutta, ortaggi, cotone e
altri prodotti che venivano esportati; gli Arabi inoltre portarono in Sicilia nuove
colture come quella degli agrumi, della palma, del dattero e del papiro.
Destinati allesportazione erano anche molti altri prodotti come la carta-papiro
di Siracusa, le stoffe pregiate e i prodotti minerari (oro, argento, ferro, piombo)
estratti nei pressi dellEtna.
Dal punto di vista culturale la Sicilia ebbe un ruolo di rilievo sia per linterpretazione
del Corano ma anche per nuovi studi filologici e storiografici.
In quasi tre secoli di dominazione la cultura araba ha donato molto e ancora
oggi troviamo alcuni elementi arabi in alcuni termini, anche di uso quotidiano.

5.12. Gli Arabi, il Mediterraneo e lEuropa


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La conquista araba non caus una frattura nel Mediterraneo: i commerci dei prodotti
tipici, gli scambi culturali e i contatti diplomatici continuarono sempre.
La civilt araba inoltre ebbe la straordinaria capacit di saper unire civilt molto
diverse tra di loro e in certi casi fu di stimolo allOccidente nel far sperimentare
nuove forme di potere politico e di valori spirituali.

CAPITOLO 6: 2)La nascita dell Europa


58

Economia e societ nellAlto Medioevo


6.1. Il paesaggio e lambiente
Tra il VI e lVIII secolo lOccidente cristiano attravers un periodo involutivo che
colp tutti i settori della societ.
I segni di questo processo furono evidenti: le campagne furono abbandonate,
molte citt scomparvero e quelle rimanenti videro ridursi la propria estensione visto
che gli abitanti preferirono radunarsi nelle zone cittadine meglio difendibili.
Oltre alle citt scomparvero i numerosi villaggi che i romani avevano costruito
lungo le maggiori reti viarie che, a causa della mancata manutenzione, si
deteriorarono; le vie non furono pi curate poich non cera bisogno di utilizzarle
visto che i commerci e gli scambi tra le diverse citt cessarono quasi del tutto.
Questo generale stato di abbandono interess anche lambiente: glia argini dei
fiumi non furono pi curati, le paludi avanzarono e molte terre non furono pi
coltivate.

6.2. Il bosco tra realt e rappresentazione mentale


In seguito allabbandono dei terreni si verific una dilatazione delle foreste
soprattutto nelle regioni al di l del Reno.
Le foreste per le popolazioni dellAlto Medioevo ebbero molta importanza sia
materiale ed economico ma anche nellambito dellimmaginario.
Per quanto riguarda limportanza materiale si deve dire che la foresta era:
- fonte di cibo infatti la caccia era praticata liberamente e inoltre le persone
raccoglievano i frutti che nascevano spontaneamente;
- la foresta inoltre dava la legna, essenziale per riscaldarsi, costruire case, mobili e
attrezzi;
- in alcune foreste venivano portati gli animali a pascolare.
Il bosco per rappresentava anche un luogo misterioso e meraviglioso; si
immaginava che tra la penombra degli alberi vivessero streghe, mostri ma anche
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eremiti e santi e questo fece s che proprio nei boschi venissero ambientate storie sia
magiche che agiografiche.

6.3. Il calo demografico


Tra il V e lVIII secolo perci lassetto sociale, economico e culturale dellantichit
cambi radicalmente; sia citt che campagne si spopolarono e tra i centri abitati si
crearono grandi spazi vuoti.
A questo punto per non si arriv improvvisamente ma attraverso un lento declino
avviatosi gi nel II-III secolo a cui si era cercato inutilmente di porre rimedio
attraverso laccoglimento dei Germani allinterno dei confini dellimpero.
La decadenza fu causata anche da un insieme di fattori che combinati tra loro
crearono una situazione molto critica: guerre e devastazioni arrivarono insieme alle
pestilenze, come la tubercolosi, la peste e la malaria, e alle carestie e proprio queste
impedirono un rapido ripopolamento.
Una guerra lasciava la popolazione in uno stato si fragilit; se poi allabbassamento
del tasso di natalit si aggiunge il fatto che molti erano debilitati spiega la facile via al
contagio di malattie e delle ondate epidemiche.
La crisi demografica non ebbe ovunque la stessa gravit; in Italia raggiunse il
massimo mentre nelle fredde regioni dellEuropa orientali si avvert meno anche
perch le temperature rigide ostacolavano un rapido diffondersi delle malattie.

6.4. La centralit della campagna


Le citt in buona parte provvedevano ai propri bisogni con le risorse prodotte
allinterno delle mura o nelle zone suburbane; a risentirne furono i commerci e gli
scambi tra le citt che comunque, specialmente in Italia, non si interruppero mai del
tutto.
Nonostante ci la realt che si afferm in questo periodo fu quella della
campagna. La produttivit agricola sub un calo radicale a causa del carattere

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rudimentale degli attrezzi e alla perdite delle conoscenza tecniche; inoltre le citt
ormai spopolate non ebbero pi bisogno di grandi quantit di prodotti.
Ogni famiglia cercava di produrre da s tutto ci di cui aveva bisogno perci
coltivava diversi terreni anche distanti tra loro.
Gli storici hanno individuato come alcune citt era circondato da tre zone
concentriche caratterizzate da una produttivit che diminuiva pi ci si allontanava dal
centro abitato. A ridosso della citt cerano infatti gli orti e i vigneti, subito dopo cera
la zona adibita alla coltivazione dei cereali dove, dopo il raccolto, pascolavano gli
animali, e infine cera la fascia dei prati e dei boschi per praticare il pascolo, la
caccia, la pesca e la raccolta di frutti e legna.
Gli orti davano spesso molti prodotti mentre la produzione cerealicola era abbastanza
scarsa; lallevamento inoltre era praticato ma con molte difficolt visto che nellarea
mediterranea il terreno era arido e il clima secco.
Nellarea mediterranea il terreno dopo il raccolto veniva fatto riposare per un
anno (rotazione biennale); ogni terreno veniva diviso in due parti cos da alternare la
semina con il riposo; nella parte a riposo (maggese) venivano fatti pascolare gli
animali.
Le famiglie contadine vivevano in uno stato di povert e praticavano uneconomia di
sostentamento che impediva qualsiasi tipo di arricchimento o miglioramento delle
condizioni di vita.

6.5. Lorganizzazione della curtis


Durante questo periodo la maggior parte dei contadini non era proprietaria n della
terra che coltivava n degli animali che allevava; quasi tutti vivevano in una
condizione servile.
Allinizio della crisi demografica i grandi proprietari terrieri capirono che gli uomini
da schiavizzare erano sempre pi in calo cos decisero di accasarli, cio dare loro in
gestione un pezzo di terra e di una casa in modo che potessero sostentarsi
autonomamente.
61

Questi contadini erano tenuti a corrispondere al proprio padrone parte del raccolto e
alcune giornate lavorative (le corve) oltre che delle prestazioni in natura come polli,
uova o utensili.
Concessioni di terre furono fatte anche a favore dei contadini liberi ai quali per
veniva chiesta una quota minore del loro guadagno; quando la crisi statale si fece pi
grave questi coloni divennero piccoli proprietari e la grande propriet si venne
articolando in terre date in concessione ai coloni liberi o di condizione servile (pars
massaricia) e in terre gestite direttamente dal proprietario (pars dominicia).
Le due parti insieme anche a boschi, prati e terre incolte formava la curtis costituita
perci da tutti i beni che facevano capo al padrone.

6.6. Il ruolo delle prestazioni dopera


Per capire la consistenza effettiva del fenomeno delle prestazioni dopera
bisognerebbe analizzare con cura i polittici, cio gli inventari dei grandi monasteri
dove venivano annotate le propriet e le attivit in essa svolte.
Sintetizzando potremmo dire che dagli studi storici compiuti si arrivati alla
conclusione che si cercava di stabilire un certo equilibrio tra le terre date in affitto e
quelle date in conduzione diretta, nel senso che lestensione di queste ultime era in
rapporto al numero di prestazioni dopera, su cui era possibile fare affidamento.
Ogni curtis poi gestiva questo problema in modo diverso, secondo le proprie
necessit.
Lintegrazione tra riserva e massaricio fu lespressione caratteristica delleconomia
curtense che non fu, come si crede, interamente votata per lautoconsumo poich le
eccedenze venivano vendute in cambio di utensili o trasportate in altre curtis di
propriet dello stesso signore.

6.7. Le origini dei poteri signorili


Il padrone delle terre deve essere chiamato signore; esso aveva pieni poteri sui suoi
servi che gli dovevano obbedienza.
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In origine la condizione degli schiavi era ben diversa da quella dei coloni liberi; con
la diffusione del Cristianesimo (nonostante la Chiesa non condann mai la schiavit)
le loro condizioni migliorarono e gli fu concesso di farsi una famiglia e possedere
qualche bene.
I proprietari fondiari divennero invece protettori dei loro dipendenti e
cercarono di far valere anche la giustizia: organizzavano la difesa del territorio,
decidevano in merito a piccole controversie, prestavano sementi o grano per far
fronte alle carestie.
In questo modo i piccoli proprietari si trovarono ad essere sempre pi dipendenti dal
proprietario fondiario di cui riconoscevano lautorit.

6.8. Economia naturale ed economia monetaria


In molti credono che durante lAlto Medioevo lEuropa torn a un tipo di economia
naturale fondata solo sui baratti e con un esiguo numero di scambi; lEuropa era s
impoverita ma ci non caus lassenza totale dei commerci.
Le stesse curtis infatti non riuscivano ad avere unautosufficienza produttiva (si pensi
alla necessit di stoffe o metalli); stata testimoniata lesistenza di fiere e mercati
locali in cui si vendevano i prodotti in eccedenza e durante i quali gli abitanti di
villaggi diversi avevano contatti.
Anche le citt, sebbene molto ridotte, continuavano ad essere sede delle
botteghe artigianali e non vero che in citt non andava pi nessuno visto che ogni
contadino vi si recava per stilare contratti agrari, per portare al signore i prodotti
dovuti, per partecipare alle funzioni religiose.
Naturalmente il commercio monetario riguardava pochi beni e venivano coniate per
la maggior parte monete dargento di poca valuta; le pochissime monete doro
venivano utilizzate per acquistare i beni di lusso provenienti dallOriente mentre
quelle in eccesso venivano fuse per realizzare gioielli o oggetti sacri per la chiese.

63

CAPITOLO 7
Limpero carolingio e le origini del feudalesimo
7.1. Lascesa dei Pipinidi
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La storia dellEuropa nellAlto Medioevo fu segnata anche da una serie di eventi


politici che crearono le premesse per una rinascita; alcuni di questi importanti eventi
sono legati allevoluzione del regno dei Franchi.
Dopo la morte di Clodoveo il regno era stato diviso in quattro parti: la
Neustria, lAustrasia, lAquitania e la Borgogna e ci aveva causato un
indebolimento del potere regio.
Questi quattro entit politiche e territoriali erano in forte concorrenze tra loro e nel
VII secolo si verific una guerra per legemonia che interess maggiormente la
Neustria e lAustrasia e che fu combattuta non dai sovrani ma dagli effettivi detentori
del potere: i maestri di palazzo.
Dopo diverse fasi nel corso del VII secolo si imposero i Pipinidi: i maestri di palazzo
dellAustrasia; lartefice della vittoria fu Pipino II di Heristal che dal 687 al 714
detenne il potere in Austrasia, Neustria e Borgogna.
A lui succedette il figlio Carlo Martello che ebbe il merito di ricomporre sotto
un unico potere politico tutto il territorio e di estendere lautorit del potere regio su
territori come la Frisia e la Turingia dove ancora il potere franco non si era imposto.
Carlo rivolse i suoi interessi verso lAquitania e affront anche il pericolo degli Arabi
che avevano valicato i Pirenei sconfiggendoli nel 732 a Poitiers e ci gli diede fama
di campione della cristianit.
Alla sua morte nel 741 divise il regno tra i suoi figli:
- al primogenito Carlomanno and lAustrasia, lAlemannia e la Turingia
- al secondogenito Pipino il Breve lasci invece la Neustria, la Borgogna e la
Provenza.
I due fratelli purtroppo non riuscirono a tener testa come aveva fatto il padre
allaristocrazia e per mantenere lordine ripristinarono la monarchia merovingia
elevando al trono un re fantasma, Childerico III.
Carlomanno e Pipino inoltre appoggiavano la missione evangelizzatrice fra i Frigi e i
Sassoni del monaco anglosassone Bonifacio e la sua opera fu fondamentale per
immettere nellorbita cattolica il popolo franco.
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Bonifacio diede solide basi organizzative alla sua missione: cre una serie di
distretti ecclesiastici che avevano come sedi centri fortificati e che divennero poi sedi
vescovili.
Molta cura fu rivolta verso lorganizzazione della Chiesa franca, furono sostituiti
prelati indegni, ordinati nuovi vescovi e ristabilita la disciplina ecclesiastica.
Nel 747 avvenne un fatto molto importante: Carlomanno abdic a favore del
fratello per ritirarsi nel monastero di Montecassino e lo stesso papa Zaccaria accett
la sua scelta legittimando il futuro potere di Pipino.
Nel 751 Pipino fece rinchiudere Childerico in un convento e si fece acclamare
re facendosi anche ungere con lolio santo da Bonifacio; questa fu una scelta ben
ponderata in quanto Pipino volle dare un segnale di apertura alla Chiesa e un
fondamento sacro alla sua elezione ponendo le basi per la nascita di una monarchia di
diritto divino.
Per rendere ancora pi salda lelezione discesa direttamente da Dio nel 754 si fece
ungere nuovamente insieme ai figli Carlomanno e Carlo dallo stesso pontefice
Stefano II che si era recato in Francia per chiedere aiuto contro i Longobardi.

7.2. Le basi della potenza dei Pipinidi e le origini del feudalesimo


Pipino di Heristal, Carlo Martello e Pipino il Breve riuscirono a fondare solide basi
allunit politica dei Franchi e ci fu possibile oltre che per le loro doti politiche per
lintuizione delle enormi potenzialit sia politiche che militari insite nellistituto della
clientela armata.
I Franchi, come tutti i popoli germanici avevano sempre avuto unattitudine alla
guerra che non si attenu nemmeno quando si trasformarono in proprietari terrieri;
far parte dellesercito era una prerogativa e un dovere di tutti gli uomini liberi.
Alcune minoranze guerriere nel corso dellVIII secolo si erano anche
specializzate imparando nuove tecniche militari provenienti dalloriente, come il
combattimento a cavallo grazie allintroduzione della staffa che dava al cavaliere pi
stabilit. Di questi gruppi facevano parte giovani guerrieri appartenenti alla nobilt
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che restavano accanto al loro capo militare che concedeva loro delle terre in cambio
del loro giuramento a prestare servizio militare.
Questo tipo di concessione delle terre ai guerrieri non differiva in nulla dalla stessa
concessione delle corve ai contadini con la sola differenza che il servizio reso dal
contadino era considerato vile e senza valore mentre i servizi militari resi dai
guerrieri erano considerati prestigiosi.
La societ franca era impregnata di valori militari cos ben presto si
formalizzarono i caratteri di una vera e propria cerimonia che formalizzava lingaggio
del cavaliere;durante questa cerimonia definita dellomaggio il giovane guerriero
(vassus) giurava fedelt e si legava al suo signore con un vincolo di fedelt.
La ricompensa per questi servizi e per la fedelt data fu usato il termine di feudo
che prima indicava gli animali e poi invece cominci a indicare i beni fondiari; la
concessione delle terre avveniva durante unaltra cerimonia, quella dellinvestitura.
Ogni cavaliere oltre ad avere abilit e buone caratteristiche fisiche doveva avere
anche un armamento efficace come cavalli, armature pesanti e armi resistenti.
Per avere tutto questo era necessario avere molto denaro ed per questo motivo che
poterono diventare vassalli e guerrieri solo i membri delle ricche famiglie
aristocratiche.
Al tempo di Carlo Martello i Pipinidi puntarono su un grande ampliamento
delle clientele vassallatiche e provvedevano loro stessi allarmamento giovandosi
dellimmenso patrimonio che avevano a loro disposizione. Oltre che nominare e
dotare di armi nuovi cavalieri Carlo Martello ingaggi anche membri dellaristocrazia
che potevano da soli fronteggiare le spese per il loro armamento.
Questo sistema di clientele politico-militari cre attorno ai Pipinidi un vasto
aggregato di alleati che non si opposero quando Pipino spodest dal trono lultimo
esponente della dinastia merovingia.

7.3. La ripresa dellespansionismo franco e la conquista dellItalia


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I Franchi avevano perci un forte potere militare che Pipino il Breve, una volta salito
al trono, sfrutt subito per iniziare la sua espansione in Europa.
Il primo popolo che i Franchi sconfissero fu quello dei Longobardi; come ben
sappiamo i Longobardi si trovavano in Italia e proprio nellVIII secolo, guidati dal re
Astolfo, stavano cercando di completare la conquista di tutti i territori rimasti in
mano ai Bizantini. I longobardi fecero lerrore di avvicinarsi troppo ai possedimenti
della Chiesa; il pontefice Stefano II nel 754 infatti, sentendosi minacciato, si rec in
Francia a chiedere aiuto a Pipino.
Stefano II confer a Pipino il titolo di patrizio dei Romani che aveva il significato di
protettore della Chiesa romana.
Pipino non si fece convincere subito anche perch a corte cera un forte partito filo
longobardo che era capeggiato dal fratello del re (il monaco a Montecassino) e che si
oppose a un intervento franco.
Nel 755 Pipino decise di avviare la spedizione militare e subito fu palese la
differenza tra lesercito potente e ben organizzato dei Franchi e quello formato da
uomini liberi dei Longobardi. Questultimo fu letteralmente travolto dalle schiere
franche alla Chiusa di San Michele, lesercito si rifugi poi a Pavia ma cadde dopo un
breve assedio.
Pipino strapp ad Astolfo la promessa di cedere al papa tutti i territori Bizantini che
avevano conquistato e la citt di Ravenna ma appena si allontan dallItalia Astolfo si
rimangi la promessa e attacc Roma.
Pipino fu allora costretto a intraprendere una nuova missione nel 756 e questa
volta sconfisse definitivamente Astolfo il quale fu costretto a cedere gli ex territori
bizantini alla Chiesa. Anche dopo questa seconda missione Pipino non richiese nulla
in cambio e onor solamente il suo titolo di protettore della Chiesa tanto che il
successore di Astolfo, re Desiderio mostr propositi pacifici volendo stringere
rapporti di amicizia con i Franchi.

68

A sancire questi nuovi rapporti tra i due popoli furono i matrimoni dei due figli di
Pipino (Carlomanno e Carlo) con le due figlie di Desiderio (Gerberga e Ermengarda):
la pace dur circa 15 anni durante i quali morirono il papa, Pipino e Carlomanno.
Carlo, rimasto erede, ripudi la moglie e scacci la vedova e i figli del fratello;
questi tornarono da Desiderio che per vendicarsi attacc i territori pontifici e la stessa
Roma causando di nuovo lintervento dei Franchi chiamati dal nuovo papa Adriano I.
Anche questa volta i Franchi ebbero la meglio:nel 773 Carlo confisse i Longobardi e
dopo aver assediato Pavia per dieci mesi costrinse Desiderio a seguirlo in Francia
come prigioniero. Il figlio Adelchi prov a fare qualcosa ma nulla pot contro la
potenza franca e fu costretto a cercare rifugio in Oriente mentre invece i duchi
longobardi si sottomisero senza opporre resistenza al vincitore al fine di poter
mantenere i loro patrimoni.
Nel 776 per, in seguito a un tentativo di rivolta dei duchi, Carlo invi propri
funzionari, conti e vassalli franchi che assicurarono al sovrano un maggior controllo
sul territorio italiano.

7.4. Le altre conquiste di Carlo


Carlo oltre che sul fronte italiano fu impegnato anche su altri fronti sia interni
(imporre lautorit regia su Borgogna e Provenza) che fuori dai confini franchi.
Nel 778 con un ingente esercito si rec verso la Spagna con lobiettivo di
mettere fine alla minaccia musulmana dei Mori e dei Saraceni ma dopo la vittoria a
Pamplona fu costretto a tornare indietro per fronteggiare una rivolta dei Sassoni.
Durante la

ritirata il suo esercito cadde in unimboscata dei Baschi presso

Roncisvalle dove persero la vita molti cavalieri tra cui il leggendario Rolando la cui
sofferenza di Carlo fu menzionata negli Annales regni Francorum.
Nell801 Carlo intraprese una nuova spedizione in quei territori e nell813
riusc a creare il nuovo distretto della Marca hispanica comprendente la Navarra e la
Catalogna.
69

Negli anni tra la prima e la seconda spedizione Carlo aveva affrontato dei
problemi a Nord e a Est del suo regno: a Nord infatti i sassoni mostravano una fiera
resistenza allautorit franca e alla diffusione del Cristianesimo. Carlo era riuscito a
piegare i nobili ma non la grande massa di contadini che si mantennero in armi per
molti anni. Solo nell804 finalmente si raggiunse una situazione pacificata e si pot
dare un nuovo ordinamento ecclesiastico.
Nella parte orientale in concomitanza con la rivolta sassone cera stata la
rivolta della Frisia e della Baviera rivolte che persero subito vigore dopo la sconfitta
dei sassoni; nel 788 Carlo incorpor al suo regno Frisia, Baviera, Carinzia e Austria.
Con queste annessioni il regno franco aveva raggiunto notevoli dimensioni
estendendosi in tutta lEuropa centrale, in Spagna, nellItalia centrale, nel bacino
dellElba. Le molte spedizioni militari e missionarie ebbero come risultato quello di
stabilizzare i confini del regno e favorire la diffusione del Cristianesimo.

7.5. Lincoronazione imperiale di Carlo Magno


Carlo aveva radunato alla sua corte molti uomini di cultura e questi gli fecero capire
quanto importante fosse il suo ruolo e quanto grande fosse diventato il suo potere;
questi gli fecero acquisire una nuova ideologia del potere assimilabile a quella degli
imperatori dellantica Roma.
Anche la Chiesa romana man mano che il suo potere cresceva glia attribuiva
prerogative e benefici che prima erano dellimperatore doriente; Carlo si sentiva
molto vicino allideologia romana, cercava di imitare il grande Costantino e come lui
fond una capitale, Aquisgrana ispirandosi ai modelli urbanistici delle antiche citt
romane; nonostante ci negli atti ufficiali continuava a usare i titoli ufficiali di Re
dei Franchi, re dei Longobardi, patrizio dei Romani.
Sul finire dellVIII secolo si verificarono degli eventi che sancirono il suo
ruolo e che diedero un solenne riconoscimento alla sua autorit; dal 797 il trono
bizantino aveva perso molta della sua dignit a causa dellignobile gesto
70

dellimperatrice Irene che, per avere il potere, aveva fatto accecare e imprigionare il
suo stesso figlio Costantino VI.
Ai vertici della massima istituzione politica cristiana ci fu perci un vuoto che si
aggiunse alla debolezza del papato retto dal 795 dal contestatissimo Leone III; il 25
aprile 799 il papa fu imprigionato in un monastero dal quale fu liberato solo dopo
lintervento di due missi franchi.
DallItalia raggiunse Carlo in Germania e dopo aver implorato il suo aiuto ritorn
sotto la scorta in Italia; il re stesso decise di scendere in Italia, arriv il 34 novembre
dell800 e organizz per il 1dicembre unassemblea di prelati dove si giudic il
pontefice che alla fine dei lavori, il 23 dicembre, fu giudicato innocente.
Il 25 dicembre, durante la Messa di Natale papa Leone III pose sul capo di Carlo una
corona mentre il popolo romano lo acclamava gridando la frase: A Carlo augusto,
coronato da Dio, grande e pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria!.
Questo episodio ebbe un grande eco e oggi gli storici si chiedono di chi sia stata
liniziativa ma di certo in quell800 Carlo Magno era di certo superiore al papa; Carlo
inoltre gi da tempo si sentiva pronto a ricevere il titolo di imperatore e il papa non
era di certo in grado di imporgli o negargli nulla.
Alcuni problemi si presentarono quando a Costantinopoli fu deposta Irene e
rileggittimato il potere imperiale con lelezione di Niceforo; tra i due imperi scoppi
un vero e proprio conflitto che si risolse nell812 quando il nuovo imperatore Michele
I riconobbe a Carlo il titolo imperiale in cambio dei territori della Dalmazia e
dellIstria.
Risolti i problemi con limpero bizantino restarono da chiarire quelli con il
papato: Carlo aveva il compito di difendere la cristianit occidentale dai pagani,
assicurare stabilit allapparato ecclesiastico e assicurare la diffusione della dottrina
cristiana nei suoi domini; il papa avrebbe invece pregato per la protezione divina
sugli eserciti imperiali e sul popolo divino. Il papato si trovava in una situazione di
netta inferiorit per cui dopo la morte di Carlo la questione si riapr.
71

7.6. Lordinamento pubblico carolingio


Il nuovo impero si basava sulla stretta compenetrazione tra Stato e Chiesa ma Carlo
Magno non volle rendere omogenei tutti i territori da lui conquistati e nella maggior
parte degli Stati rimasero in vigore le leggi preesistenti.
Delle modifiche si ebbero solo nel settore del diritto pubblico e nel
funzionamento dellapparato ecclesiastico; dove non costitu regni affidati a familiari
cre dei distretti a capo dei quali mise dei funzionari pubblici con il titolo di conti i
quali avevano compiti riguardanti la difesa, lamministrazione e la giustizia.
Nelle zone di frontiera i distretti avevano unestensione maggiore, vennero chiamati
marche e assegnati alla gestione di un marchese; altri grandi distretti erano i ducati
che spesso avevano un carattere nazionale ben preciso.
Loperato di conti, marchesi e duchi era ricompensato sia con il prestigio e con
la potenza della carica(honor) ma soprattutto con i proventi di multe e confische, con
il reddito prodotto dai terreni che venivano loro affidati e che costituivano la normale
dotazione della carica(res de comitatu). Nelle mani di questi funzionari pubblici, che
spesso erano anche feudatari del re e che possedevano terre per diritto di famiglia, si
concentr un grande patrimonio fondiario.
Per tenere sotto controllo questi funzionari Carlo aveva a sua disposizione dei
suoi fedelissimi chiamati vassi dominici i quali erano sottoposti alla giurisdizione del
funzionario pubblico ma la loro presenza era segno di equilibrio e della presenza del
sovrano.
Per mantenere sempre situazioni di equilibrio nei distretti si fece ricorso anche a un
antico istituto giuridico romano: quello dellimmunit.
Allimmunit fiscale che sottraeva dal fisco le terre del demanio imperiale, si
aggiunse quella di carattere giurisdizionale: allinterno della contea esistevano delle
terre immuni dove solo limmunit(istituto giuridico nato in et romana) poteva
riscuotere imposte o esercitare i poteri giuridici. Queste terre erano come delle isole
che riducevano lautorit dei funzionari pubblici anche se frenava la crescita del
distretto.
72

Dal punto di vista dellordinamento dellimpero possiamo dire che ci fu un


mutamento in positivo in quanto tutto divenne pi strutturato e ordinato.
Lamministrazione dellimpero aveva la sua sede nel palazzo; con il termine palatium
si indicava allo stesso tempo sia la residenza dellimperatore che linsieme di tutti i
funzionari e dei dignitari del suo seguito.
Un ruolo di primo piano era affidato a tre funzionari:
1. larcicappellano: preposto a tutti gli affari di natura religiosa
2. il cancelliere: responsabile della redazione di diplomi, lettere del re e testi
legislativi
3. i conti palatini: responsabili dellamministrazione della giustizia e delegati del
re in casi eccezionali.
Tra i personale di palazzo Carlo sceglieva anche i missi dominici, degli ispettori che
inviava in coppia (un laico e un ecclesiale) a visitare una contea e controllare
loperato dei funzionari.
Questa organizzazione amministrativa era s efficiente ma sempre inferiore a
quella di Costantinopoli, inoltre la corte non aveva una sede fissa ma si spostava
sempre per consumare in loco le risorse delle diverse ville imperiali.
Questi spostamenti avevano per il carattere positivo di creare un rapporto pi stretto
con le comunit locali anche se la corte gravitava sempre nei territori limitrofi ad
Aquisgrana.

7.7. Lattivit legislativa di Carlo Magno


Carlo Magno cerc di dare omogeneit ai suoi domini con unintensa attivit
legislativa concretizzata nei capitolari, leggi formate da brevi articoli (capitula)
emanate durante i placiti: assemblee che si riunivano circa due volte allanno.
I capitulari trattavano materia di diritto pubblico e lorganizzazione dellapparato
ecclesiastico mentre solo alcuni di essi, i capitularia legibus addenda, erano
73

integrazioni delle leggi nazionali e trattavano perci anche argomenti di diritto


privato e penale.
Gli interventi in campo economico furono anche frequenti sia per migliorare la
gestione delle ville facenti parte del patrimonio regio ma anche per proteggere piccoli
proprietari e ceti rurali dalle pressioni dellaristocrazia che spesso sfruttava la povert
dei contadini a proprio vantaggio.
Sempre per proteggere le classi meno fortunate Carlo cerc di fermare laumento dei
prezzi ma tutte queste leggi valevano a ben poco visto che il gi esiguo apparato
amministrativo del re era formato da funzionari pubblici aristocratici che non erano
disposti a far rispettare quelle leggi che andavano a colpire la loro classe sociale di
appartenenza.
I capitolari trattarono anche la materia fiscale e monetaria.
Leconomia monetaria romana era ormai solo un ricordo e non era ancora possibile
dare lavvio a un sistema di imposte fondiarie cos si pens di regolamentare le
imposte dei dazi e dei pedaggi per strade, ponti e valichi anche per non ostacolare
quei pochi traffici che esistevano.
In campo monetario i funzionari carolingi cercarono di recuperare il pieno controllo
di tutte le zecche evitando la produzione di monete di scarso prestigio e favorendo
invece la produzione di quelle dargento.
La moneta circolante fu il soldo per le merci di valore elevato mentre il denaro si us
per le transazioni pi frequenti.

7.8. La riforma di chiese e monasteri


Sia il padre di Carlo come poi anche lui e il suo successore si impegnarono molto
nellopera di restaurazione della Chiesa e questo per motivi politici oltre che religiosi.
Per gli ecclesiastici di corte limpero coincideva con tutta la comunit cristiana che
era retta, in comunione di intenti dal papa e dallimperatore.

74

Da parte sua Carlo sceglieva vescovi e abati tra coloro che gli erano pi fedeli proprio
perch

le

istituzioni

ecclesiastiche

svolgevano

un

ruolo

importantissimo

nellinquadrare la popolazione e dare stabilit al suo dominio.


Non a caso quando un nuovo territorio veniva annesso allimpero subito
venivano mandati i missionari e veniva introdotto il modello organizzativo della
Chiesa franca che si costituiva in province (con a capo gli arcivescovi), diocesi e
pievi (circoscrizioni parrocchiali) dove vivevano piccole comunit di chierici.
Uguale zelo fu rivolta nellopera di riforma dei monasteri; la nobilt franca
forniva ai monasteri protezione politica e militare anche perch spesso a capo di
questi venivano scelti abati e badesse appartenenti alle stesse nobili famiglie.
I monasteri per avevano perso ogni prestigio religioso a causa dellaffievolirsi della
disciplina interna e della dispersione dei loro patrimoni a causa della cattiva gestione
di abati senza una vera e autentica vocazione.
Fu premura di Carlo Magno ristabilire lantica disciplina e negli anni a lui successivi
Ludovico il Pio impose ai monasteri la regola di san Benedetto; la riforma religiosa
previde anche un progetto che mirava ad elevare il livello culturale dei monaci e dei
chierici attraverso delle scuole presso le chiese e i monasteri dove vennero insegnate
le arti del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del quadrivio (aritmetica,
geometria, musica e astronomia), la teologia, il canto gregoriano e il diritto
ecclesiastico.
A queste scuole vennero ammessi anche gli esponenti delle famiglie nobili che in
futuro avrebbero avuto di certo carriere come funzionari pubblici anche se Carlo
aveva il desiderio di aprire le scuole a tutti i suoi sudditi.

7.9. La rinascita carolingia


Ad Aquisgrana , sempre per desiderio di Carlo, si costitu la Schola palatina, un
cenacolo di intellettuali per la maggior parte ecclesiastici e di avria cultura che si
riunivano per discutere insieme e che istruirono i figli dei funzionari di corte.
75

Di questa accademia fecero parte illustri intellettuali come Paolo Diacono, Pietro da
Pisa, Clemente Scoto e lo storico Eginardo il quale scrisse la biografia di Carlo
Magno.
Uno strumento assai importante per la ripresa degli studi fu la nuova scrittura
carolina che per la sua semplicit si diffuse velocemente in tutta Europa mettendo
fine al particolarismo grafico che aveva imperato fino ad allora.
Carlo Magno ebbe il merito di aver dato il via alla rinascita culturale
dellEuropa (ridefinita appunto rinascita carolina), rinascita che non si arrest con
la sua morte perch il cuore pulsante erano le scuole e non i dotti, non era pi un solo
centro ma un fenomeno diffuso in tutta Europa.

CAPITOLO 8
La crisi dellordinamento carolingio e lo sviluppo dei rapporti feudali
8.1. Le difficolt della successione imperiale
76

Carlo Magno fu di certo un sovrano carismatico ma il persistere di elementi di origine


franca costituirono sempre degli elementi di debolezza della sua costruzione politica;
Carlo sapeva che quello della sua successione sarebbe stato un grande problema cos
nell806 divise i suoi domini tra i tre figli senza per nominare il successore al titolo
imperiale; cos:
- al primogenito Carlo assegn gran parte della Francia e i domini orientali- a Ludovico (il Pio) lAquitania
- a Pipino lItalia e la Baviera.
A evitare ogni incertezza intervenne la morte prematura di Carlo e Pipino cos
nell814 fu Ludovico a ereditare il titolo e tutti i domini dal padre.
Ludovico aveva un carattere diverso dal padre e molto pi incline a ricercare in
ogni aspetto della vita, e perci anche nellambito del potere imperiale, un carattere
sacro; di conseguenza durante il suo regno la collaborazione tra Stato e Chiesa
divenne sempre pi stretta.
Anche lui si preoccup della sua successione poich non voleva mettere in crisi
lunit dellimpero; nell817 dichiar suo erede il figlio Lotario mentre agli altri due
figli destin il dominio su territori periferici: a Pipino lAquitania e la marca spagnola
e a Ludovico, detto poi il Germanico, la Baviera.
Lotario venne subito associato al governo e mandato in Italia dove inizi ad
emanare capitolari e nell824 impose al papato la Constitutio romana con la quale si
stabiliva che il papa, dopo essere stato eletto dal clero, avrebbe dovuto giurare
fedelt allimperatore prima di essere consacrato.
Ludovico, con il suo carattere debole e poco intraprendente, non riusc a
fronteggiare le richieste dei figli minori; ne seguirono tensioni e scontri che videro
infine tutti e tre fratelli ribellarsi al padre. Ludovico cerc di allargare la sua base di
consenso concedendo nuovi benefici ai vassalli facendo impoverire sempre di pi il
patrimonio del fisco.
Anche la Chiesa ebbe un comportamento ambiguo perch da un lato sanciva
lindivisibilit del sacro impero dallaltro per larcivescovo di Lione, Agobardo,
77

afferm pubblicamente che quando un imperatore non fosse pi stato in grado di


governare e garantire stabilit e pace sarebbe stato compito del pontefice intervenire
al suo posto. Questa affermazione fu gravida di conseguenza in quanto cre le
premesse per gli interventi anche in campo politico della Chiesa.
Nell840 Ludovico il Pio mor e la situazione precipit a causa degli scontri tra
Lotario e i fratelli Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo (succeduto a Pipino);
lalleanza dei due fratelli ebbe la meglio su Lotario che nell843 fu costretto ad
accettare il trattato di Verdum che sanciva la divisione dellimpero:
- a Carlo il Calvo and la parte occidentale (Neustria, Aquitania e marca spagnola),
- a Ludovico il Germanico la parte orientale (Carinzia, Baviera, Alemannia, Turingia
e Sassonia,
- a Lotario la parte centrale (nord Italia, Provenza, Borgogna, Lorena e Olanda) e il
titolo imperiale che per era privo di ogni validit fuori dai suoi confini.
Lotario si trov inoltre a dover governare territori molto diversi tra loro, poco
omogenei sia culturalmente che linguisticamente; mor nell855.
A Lotario succedette il figlio Ludovico II che morendo nell876 lasci il suo regno e
la corona allo zio Carlo il Calvo che regn fino all884.
Poich n Ludovico II n Carlo avevano lasciato eredi il figlio di Ludovico il
Germanico, Carlo il Grosso, pot di nuovo riunire sotto il suo controllo tutto limpero
che aveva conquistato Carlo Magno.
Purtroppo Carlo il Grosso non fu capace di fronteggiare le incursioni dei Normanni,
gli intrighi di corte tessuti dallaristocrazia; il suo carattere debole lo indusse ad
abdicare nell887 e ritirarsi in un monastero dove mor lanno dopo.
La parte orientale con la dignit imperiale and ad Arnolfo di Carinzia; la
Francia and al conte di Angers, re Oddone; il regno dItalia fu attribuito al marchese
del Friuli Berengario il quale era lontanamente imparentato con i Carolingi.

8.2. La dissoluzione dellordinamento pubblico


78

Questa volta la dissoluzione dellimpero sembr veramente definitiva visto che, al


contrario delle altre volte in cui si verificarono delle fratture territoriali, la crisi
interess lintera organizzazione dellimpero e a tutti i livelli.
Il potere centrale faceva ormai troppa fatica a frenare i poteri locali, i feudi e le
stesse cariche erano diventate ereditarie; si crearono delle piccole realt anche
allinterno delle contee che sfuggirono al controllo del conte il quale riusc a
mantenere una certa autorit solo nei territori del feudo e suoi possedimenti privati.
Lunico mezzo che i conti avevano per dare stabilit al loro potere erano i
rapporti vassallatici ma spesso superavano i confini delle loro circoscrizioni creando
tensioni con le grandi signorie monastiche e vescovili che per tendevano ad
espandersi molto forti dellimmunit di cui godevano.
Queste immunit creavano Stati nello Stato e causarono la nascita di signorie pi o
meno ampie allinterno delle quali i titolari svolgevano tutti i compiti di un vero e
proprio sovrano (potere militare, fiscale, giudiziario, amministrativo, legislativo).
Per indicare queste nuove realt dellEuropa tra il IX-X secolo si usa
lespressione di signoria bannale (banno= potere di comando per una finalit
pubblica); spesso grandi proprietari terrieri esercitavano abusivamente i poteri di
comando poich non avevano mai ricevuto deleghe dal re n dai suoi funzionari.
Questa grande debolezza dellamministrazione carolingia era stata causata dal
carattere rudimentale del suo ordinamento; il sistema dello stipendio ai funzionari in
un regno ancora povero di risorse monetarie aveva infatti indotto i sovrani a
ricompensare con le terre i suoi funzionari ma non si era tenuto in conto che ogni
funzionario si sarebbe radicato in quel territorio cercando di sottrarlo al patrimonio
regio. Tale processo tra la fine del IX secolo e linizio del X sub unaccelerazione a
causa delle migrazioni di nuovi popoli e delle incursioni dei Saraceni sulle coste
francesi e italiane.

8.3. Le invasioni degli Ungari


79

La formazione dellimpero franco non aveva fermato le migrazioni dei popoli


seminomadi che continuavano a spostarsi nelle zone che non avevano ancora una
sistemazione etnico-territoriale.
Durante la seconda met del IX secolo nellarea che si estendeva dal Baltico fino al
Mediterraneo dalla Russia centrale arrivarono gli Ungari; tra l895 e l896 di
stanziarono in Pannonia (lattuale Ungheria) e da l partivano per compiere incursioni
predatorie sia nellEuropa carolingia sia in Germania, in Francia (nel 937 raggiunsero
Parigi) e in Italia (nell899 devastarono Pavia e nel 947 giunsero fino in Puglia); nel
X secolo gli Ungari si spinsero fino in Spagna e in Belgio.
Le formazioni politiche nate dopo la dissoluzione dellimpero furono del tutto
inadeguate a far fronte alla minaccia di questo popolo e, poich non avevano risorse
militari, cercarono di fermarli offrendogli denaro e cercando di indirizzarli verso
territori nemici.
I monasteri, privi di difese e ricchi di beni, furono i pi colpiti da questi
saccheggi mentre le citt non subirono gravi danni poich i nemici non sapevano
organizzarsi per pore la citt in assedio per lunghi periodi.
La minaccia degli Ungari fin quando in Germania Ottone I riorganizz il
regno di Germania e li sconfisse in una battaglia presso Augusta (955) e quando tra il
popolo ungaro si diffuse la religione cristiana (la conversione fu sanzionata nel 1001)
che ebbe il merito di dare una forte limitazione alla loro spinta espansionistica.

8.4. Le incursioni dei Saraceni


Unaltra minaccia allEuropa cristiana arriv dai Saraceni; questi dopo aver
completato la conquista della Sicilia nel 902 iniziarono ad attaccare e compiere razzie
in tutto lOccidente.
Il territorio che venne letteralmente investito dalle razzie arabe fu lItalia che
pagava il prezzo per la sua fragilit causata dalla disgregazione politica; i Saraceni
furono liberi di creare emirati a Bari e Taranto, in queste basi costruivano
insediamenti fortificati e poi da l partivano per le loro incursioni.
80

Mete preferite delle razzie erano le abbazie ricche di oggetti preziosi e le citt
costiere anche se nemmeno quelle nellentroterra erano al sicuro se si pensa che
arrivarono a saccheggiare Capua, Isernia e la stessa Roma nell846.
Nelle citt i Saraceni andavano alla ricerca di Giovani e donne che poi rivendevano
come schiavi nei mercato arabi.
Molte citt dellItalia meridionale per fermarli accett di pagare pesanti tasse;
solo con molta fatica le flotte di Gaeta, Napoli e Amalfi si allearono e riuscirono a
ottenere due vittorie a Gaeta e a Ostia rispettivamente nell846 e nell849.
Nonostante ci ancora molta strada gli Stati cristiani dovevano fare per sconfiggerli e
ci dimostrato dal fatto che ancora nel XII secolo nuclei di pirati saraceni erano
attivi in tutto il Mediterraneo.

8.5. Le incursioni e gli insediamenti dei Vichinghi


I Paesi dellEuropa dovettero affrontare anche la minaccia di un popolo che
proveniva dalla Scandinavia e che, con le loro imbarcazioni, compivano scorrerie e
razzie muovendosi in varie direzioni: questo era il popolo dei Normanni o Vichinghi.
Gruppi di Vichinghi si diressero verso la Russia, altri verso lIslanda e la
Groenlandia, alcuni verso lInghilterra, lIrlanda e la Francia e altri ancora verso il
Mediterraneo.
Con le loro imbarcazioni risalivano i fiumi navigabili, costruivano insediamenti
fortificati e compivano razzie se monasteri e citt non avessero accettato di versare
grossi contributi in denaro.
Lo stesso Carlo in Grosso li pag per salvare Parigi e i suoi successori arrivarono
addirittura a concedere al loro capo Rollone un feudo (lattuale Normandia) nel
tentativo di renderli sedentari.
I Vichinghi, in poco pi di 50 anni riuscirono a costituire un vasto territorio e a dargli
un inquadramento politico e amministrativo molto stabile grazie alla fitta rete di
rapporti vassallatico-beneficiari che per avevano sempre come riferimento il duca.
81

Un altro gruppo di Normanni, i Danesi, si era diretto in Inghilterra e anche loro


rilevarono la tendenza a trasformarsi da nomadi in sedentari; questi sul finire del IX
secolo avevano conquistato tutta la parte centrale dellisola ma il loro dominio non fu
stabile perch manc la figura forte di un capo comera avvenuto in Normandia.

8.6. Lincastellamento e la nuova organizzazione del territorio


Gli assalti di Ungari, Saraceni e Normanni provocarono un profondo mutamento
nelle strutture politiche e sociali degli stati nati dopo la dissoluzione dellimpero
carolingio.
Tali strutture ebbero come comune denominatore la difesa dei territori cos vennero
innalzate fortificazioni e mura difensive che non bastarono per a far fronte alla
grande mobilit dei nemici che spesso attaccavano di sorpresa e poi si ritiravano.
Un fenomeno che si verific in quel periodo fu quello dellincastellamento: i
grandi proprietari terrieri, sia laici che ecclesiastici, non badavano a spese n
chiedevano le licenze regie per fortificare le loro ville o addirittura costruire nuovi
castelli in grado di reggere gli assalti dei nemici.
Un castello condizionava molto la vita e lorganizzazione di tutto il territorio; intanto
per costruirlo il signore costringeva gli abitanti delle terre a lui assegnate a dare dei
contributi, a fare turni di guardia e dei lavori manuali.
Il signore diventava anche il giudice di tutti coloro che vivevano nei territori protetti
dal suo castello e si preoccup anche di provvedere allassistenza religiosa facendo
costruire una chiesa allinterno del castello che si configurava cos come un
organismo politico completo e dotato anche di una natura pubblica.
La presenza di un castello influenzava la sfera politica, economica e sociale di
un territorio per importante precisare che quando si parla di castello nellepoca
medievale si devono tener presenti due significati:
- il castello come fortezza presidiata militarmente dove risiedeva il castellano con la
sua famiglia e dove la popolazione si rifugiava solo in caso di necessit,
82

- un villaggio fortificato preesistente che viene circondato di fossato e mura difensive


con allinterno la dimora fortificata del signore.
Con la costruzione dei castelli la distribuzione della popolazione nel territorio
fu molto modificata in quanto i piccoli agglomerati sparsi cominciarono a unirsi
allombra della fortezza per essere meglio protetti ne risult che rimasero in funzione
le reti viarie che collegavano i centri fortificati e le pievi rurali scomparvero per far
posto alle parrocchie che nacquero nellambito territoriale del castello.

8.7. Il groviglio dei diritti signorili e levoluzione dei rapporti


vassallatico-beneficiari
LEuropa del X secolo non fu comunque caratterizzata dalla completa assenza di un
ordinamento pubblico che esercitasse un potere sul territorio al contrario la societ,
abbandonata a se stessa, dava vita a una moltitudine di poteri che entravano in
conflitto tra di essi e diedero vita a quel che si definisce il secolo di ferro.
La societ dava segni di vitalit e proprio durante questo secolo cominci a
riorganizzare le proprie strutture riorganizzandosi dal basso con nuove metodologie
pi adeguate alla societ di quel periodo.
I problemi erano molti, ad esempio una famiglia poteva avere in affitto terre
appartenenti a signori diversi, i domini signorili non erano definiti e il territorio
risultava perci molto frantumato.
Anche listituzione del vassallaggio entr in crisi poich sub un profondo
cambiamento di significato infatti se in origine il feudo era la ricompensa per una gi
consolidata fedelt adesso il processo si era invertito, un signore doveva dare un
feudo per avere in cambio la fedelt di un vassallo.
Un cavaliere poteva anche prestare lomaggio e fedelt a pi signori per ottenere pi
feudi e se i due signori fossero entrati in conflitto si sarebbe schierato dalla parte del
signore che gli aveva concesso il feudo pi grande; il feudo, inoltre, divenne
patrimonio familiare ed ereditario.

83

Il risultato di questi cambiamenti e la nascita dei nuovi poteri locali ebbe come
risultato la nascita di una complessa rete di rapporti politici caratterizzata per dalla
frammentariet e dalla frantumazione politica.
Solo i grandi complessi feudali riuscirono a mantenere una struttura pi o meno
stabile e a far valere i propri principi.
In Francia, ad esempio, la famiglia dei Robertingi assunse la corona con Ugo
Capeto (987-996) ma il potere regio si esercitava solo su una zona ristretta compresa
tra Parigi e Orlans mentre il resto del territorio era strutturato in tanti piccoli
organismi territoriali autonomi.

8.8. La crisi dellordinamento ecclesiastico


AllEuropa del X secolo mancarono le risorse materiali ed intellettuali per far
funzionare delle grandi strutture organizzative e la prova data dal fatto che oltre alla
crisi dellordinamento pubblico carolingio si assistette alla contemporanea crisi
dellordinamento ecclesiastico.
Durante il regno di Carlo Magno e dei suoi immediati successori si cerc di
innalzare il livello culturale del clero, di destinare ingenti somme per lefficiente
funzionamento di chiese e monasteri che avevano il compito di evangelizzare e
aiutare i poveri.
Tra il IX e il X secolo per questa buona riforma fu abbandonata e il clero attravers
un periodo di profonda crisi poich i vescovi cominciarono ad occuparsi delle
questioni materiali tralasciando le attivit spirituali e religiose per dedicarsi a
intessere rapporti di vassallaggio.
Alcuni membri del clero arrivarono al punto di assegnare in feudo le stesse risorse
della Chiesa, interferivano nella gestione patrimoniale dei monasteri; i vescovi inoltre
avevano il controllo su molte chiese infatti la legislazione canonica prevedeva che il
proprietario di una chiesa avesse solo il dovere di presentare al vescovo il chierico
che lui aveva scelto ma sia le funzioni di carattere religioso (come i programmi
84

dellattivit pastorale) sia i compiti inerenti allamministrazione dei beni settavano al


vescovo.
Nella realt invece al vescovo restava poco o nulla dei vecchi compiti in
quanto poteva opporsi alla scelta dei laici solo in caso di apparente indegnit del
candidato; le chiese si sent forte lingerenza dei laici, questo fenomeno si manifesto
per anche a livelli pi alti visto che re e principi non esitavano a imporre propri
prescelti alla guida di diocesi e abbazie per assicurarsi un solo sostegno. In Italia e
Germania al tempo di Ottone I alcuni vescovi vennero addirittura nominati conti e
furono cos direttamente coinvolti in affari di natura temporale.
I successori di Lotario riuscirono a controllare anche il papa; Ludovico II
esercit un diretto controllo sulla stessa elezione dei pontefici ma si scontr con il
carattere energico e deciso di Niccol II (858-867) il quale cerc, senza per ottenere
risultati degni di nota, di far nuovamente affermare il primato della Chiesa sui poteri
temporali. Il papato era troppo debole e pressato da due fronti: il potere imperiale da
un lato e quello dellaristocrazia romana dallaltra.

CAPITOLO 9
LItalia fra poteri locali e potest universali
9.1. La frantumazione politica dellItalia
Allinterno del complesso quadro socio-politico dellEuropa nel X secolo lItalia
mostr caratteri particolari; nei suoi territori si verificarono tutti i fenomeni esistenti
nel resto dellEuropa ma ci che la caratterizz fu la coesistenza di localismo
(esasperato particolarismo politico) e universalismo (presenza di autorit con funzioni
universali).
Il quadro politico della penisola era molto frammentato in quanto esistevano
diverse entit sul piano giuridico-politico:
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lItalia settentrionale e quella centrale formavano il Regno dItalia a cui fu pure


associata la dignit imperiale;
Puglia, Basilicata, Calabria meridionale e parte della Campania erano inserite
nellimpero bizantino;
i territori meridionali (ducato di Benevento, Salerno e Capua) erano in mano ai
Longobardi.
nel 902 gli Arabi avevano completato la conquista della Sicilia.
I territori italiani divennero perci luogo di scontro tra limpero bizantino e quello
germanico che si contendevano il controllo sui territori longobardi .
La sovranit bizantina sui ducati di Gaeta, Napoli e Amalfi era teorica poich si erano
insediate delle dinastie locali che per difendere i loro domini non avevano esitato ad
allearsi con i Saraceni.
Il papato inoltre costituiva un elemento di grande complicazione nel quadro
politico italiano poich il papa oltre a rivendicare la sua funzione universale si
ostinava a voler mantenere la sua signoria su Lazio, Marche e Umbria.
In Italia si sent forte anche la minaccia araba i quali, dopo aver completato la
conquista della Sicilia, si spostavano in tutto il Mediterraneo occidentale e nel
Mezzogiorno dItalia.

9.2. Il Regno dItalia


Il Regno dItalia dopo la deposizione di Carlo il Grosso fu attribuito al marchese del
Friuli Berengario, il primo di una lunga serie di re che si susseguirono in modo rapido
e caotico. Nell889 contro di lui si mosse il duca di Spoleto Guido il quale riusc a
sconfiggerlo e ad appropriarsi dellormai inutile titolo di imperatore.
Nell894 gli successe il figlio Lamberto che riusc a mantenere il potere per
soli quattro anni a causa delle pressioni sia di Berengario il quale non aveva mai
rinunciato a riconquistare il titolo sia del re di Germania, Arnolfo di Carinzia, al quale
si rivolse papa Formoso (891-896) per sottrarsi dalla pressione che Lamberto
esercitava sui domini pontifici.
86

Arnolfo fu riconosciuto re dai feudatari italiani e incoronato imperatore dal papa


nell896, purtroppo fu colpito da paralisi e Lamberto pot continuare a governare fino
all898, anno della sua morte.
Berengario allora riprese le sue attivit e intraprese una disastrosa spedizione
militare contro gli ungari; la sua sconfitta lo rese debole e i suoi nemici gli
contrapposero Ludovico di Provenza.
Tra i due nacque una forte rivalit alimentata dalla nobilt italiana che in base ai
bisogni del momento accettava lautorit una volta di uno e una volta dellaltro.
Nel 905 per Berengario inizi un periodo fortunato: riusc a porre fine a questa
situazione sconfiggendo Ludovico e rispedendolo in Francia, sconfisse i Saraceni nel
915 e ottenere dal papa Giovanni X la corona imperiale.
Nel 924 questa parabola in ascesa ebbe fine e Berengario fu sconfitto definitivamente
da Rodolfo di Borgogna; questi nel 926 fu scalzato da Ugo di Provenza che detenne il
potere fino la 946 grazie allappoggio dei marchesi di Toscana.
Il suo progetto di dare contenuto effettivo al titolo imperiale per caus
malumori tra i feudatari che allora gli contrapposero il marchese di Ivrea Berengario
che aveva anche lappoggio del re di Germania Ottone I di Sassonia.
Ugo fu sconfitto e nel 950 Berengario fu incoronato re dItalia; lanno successivo
Adelaide (la vedova di Lotario, figlio di Ugo) si rivolse a Ottone I perch era
perseguitata da Berengario. Ottone I colse loccasione per inserirsi nelle vicende
politiche italiane cos nel 951 spos la donna e scese in Italia dove tutti i feudatari,
compreso Berengario, gli fecero atto di sottomissione. Berengario pot mantener il
regno come vassallo ma qualche anno dopo cerc di riconquistare la sua
indipendenza approfittando degli impegni militari di Ottone in Germania.
Il papa Giovanni XII, sentendosi minacciato, chiese aiuto a Ottone che nel 961 torn
in Italia e sconfiggendo definitivamente Berengario e cingendo sia la corona regia
che quella imperiale.

9.3. Il papato in bala dellaristocrazia romana


87

Il papato senza il sostegno del potere imperiale aveva perso il suo ruolo privilegiato
allinterno della Cristianit occidentale; ben presto si prov a dover fronteggiare
laristocrazia romana che divenne arbitra dellelezione papale, che perse la sua
dignit, e usurpava il patrimonio fondiario della Chiesa mentre la citt di Roma
diventava sempre pi povera e spopolata.
In quel periodo a Roma aveva grande influenza la famiglia dei conti di
Tuscolo; Marozia, unappartenente di questa famiglia, nel 932 aveva sposato il re
dItalia Ugo di Provenza sperando che il figlio di questa, Giovanni XI, potesse fargli
ottenere la corona imperiale.
Il fratello del papa, Alberico, promosse per una rivolta popolare per fermare questa
incoronazione e fino al 954 govern sapientemente la citt e il papato con il titolo di
principe e senatore dei Romani.
Alberico non permise a nessun sovrano di entrare a Roma per essere incoronato come
imperatore per cui limpero dal 924 era rimasto vacante; solo suo figlio, salito al
seggio pontificio con il nome di Giovanni II, permise nel 962 a Ottone I si ricevere da
lui la corona imperiale. Ottone tuttavia nel 963 lo fece dichiarare decaduto da un
sinodo.

9.4. Ottone di Sassonia e la restaurazione dellimpero


Per Ottone di Sassonia essere incoronato imperatore rappresentava il coronamento di
una lunga e intensa attivit politico-militare intrapresa prima di lui da suo padre,
Enrico Uccellatore (919-936).
Ai tempi di Enrico il regno di Germani era costituito dai ducati di Sassonia,
Franconia, Svevia, Baviera e Lorena; non si sa con certezza se questi territori
avessero una comune base etnica ma quel che certo che i funzionari pubblici e
laristocrazia riuscirono a dar vita a grandi formazioni politico-territoriali e a far
nascere nella popolazioni una coscienza di appartenenza popolare.
Durante il regno di Ottone, nel X secolo, la coscienza nazionale tedesca si
radic ancor di pi anche perch Ottone si impegn ad esercitare la sua autorit in
88

modo omogeneo in tutti i ducati e inoltre mise dei suoi familiari a capo dei ducati
anche se a volte la sua fiducia fu mal ricompensata con rivolte che sempre riusc a
sedare.
Un altro grande appoggio di cui si giov Ottone fu quello dei vescovi che il re
coinvolse nel governo delle contee e delle citt dotandoli anche di nuclei armati e in
cambio chiese maggiore rigidit dei costumi religiosi e la ripresa degli studi nelle
abbazie e nei monasteri.
Il re si configur come vero capo religioso della Chiesa tedesca in quando aveva
piena libert nella nomina di vescovi e abati che venivano scelte tra i membri delle
famiglie a lui pi fedeli.
Lincoronazione a Roma nel 962 fu paragonata dai contemporanei a quella di
Carlo Magno poich si ripresentarono le condizioni per la ricostituzione di un saldo
impero basato su uno stretto connubio tra Stato e Chiesa, sulla ripresa di unattivit
culturale, religiosa e su un riordinamento dellapparato statale.
Come fu anche per limpero carolingio il nuovo impero trasse ispirazione
dalluniversalismo dellantica Roma a dalla missione di protettori della Cristianit e
del papato.

9.5. La politica italiana degli Ottoni


Ottone risedette in Italia dal 961 al 964, negli anni di questa sua permanenza cerc di
risollevare le condizioni del papato avvilito dai troppi anni senza una guida forte e in
mano allaristocrazia romana. Per prima cosa depose Giovanni XII e si prese
lincarico di garantire la correttezza dellelezione papale.
Nel 966 Ottone ritorn in Italia e rimase per ben sei anni; nel 967 fece
incoronare imperatore il figlio Ottone II e dopo si diresse verso sud per conquistare i
territori longobardi e bizantini.
Con i Longobardi non ebbe grosse difficolt visto che i principi di Benevento e
Capua si riconobbero suoi vassalli; diversa storia ci fu per Bari infatti nel 968 fu
sconfitto e intavol delle trattative con limperatore orientale Niceforo Foca che non
89

ebbero per alcun risultato positivo. Altre trattative si svolsero con il successore di
Niceforo, Giovanni Zimisce, il quale nel 972 riconobbe il titolo a Ottone e acconsent
alle nozze tra e Ottone II e la principessa Teofane la quale portava come dote i
territori bizantini dellItalia meridionale.
Ottone I mor nel 973 lasciando una costruzione politica abbastanza stabile
grazie allappoggio dei vescovi che aveva ottenuto grazie alla sua lunga residenza in
Italia; ma per suo figlio Ottone II governare non fu cos facile visto che dovette
affrontare molte situazioni difficili:
in Germania i duchi di Lorena, Svevia e Baviera volevano recuperare la loro
indipendenza;
in Italia la situazione si complic in quanto a Roma laristocrazia aveva
ripreso potere uccidendo il filo imperiale Benedetto VI e eleggendo Bonifacio
VII
nella parte meridionale della penisola i Longobardi stavano organizzando
rivolte, i Saraceni avevano iniziato a fare le loro incursioni e i Bizantini non si
curavano pi dei patti stipulati tra Ottone I e Zimisce.
Nel 980 Ottone scese in Italia e arriv a Roma; nel 982 fu sconfitto dai Saraceni in
Calabria e nel 983 mor a soli 28 anni.
Il suo erede, Ottone III, era ancora piccolo a la reggenza spett prima alla
madre Teofane e poi alla nonna Adelaide; nel 996 comp 16 anni e pot raccogliere
leredit del padre. Con lui si rinvigor il carattere universale dellimpero e il suo
connubio con la Chiesa.
Come primo atto Ottone III nomin pontefice un suo parente, Gregorio V (996-999) e
quando questi mor nomin il suo maestro che prese il nome di Silvestro II (9991003).
Per tenere sempre saldi i rapporti con il pontefice Ottone III si trasfer a Roma; il sup
programma di restaurazione dellimpero prevedeva la sottomissione di tutte le

90

podest terrena e si proponeva di guidare la Cristianit alla felicit terrena e alla


salvezza eterna.
I suoi progetti furono per troppo utopistici e si scontrarono:
con le pretese dellaristocrazia tedesca scontenta per la poca considerazione
avuta dallimperatore,
con i grandi feudatari italiani che non gradirono la perdita della loro
indipendenza,
con laristocrazia romana che non accettava di aver perso la supremazia sul
papato.
Il risultato di questo clima cos teso furono varie rivolte: nel 999 ci fu quella dei
feudatari capeggiati da Arduino di Ivrea e nel 1001 quella dei Romani che costrinse
Ottone a lasciare Roma.
Nel gennaio 1002 Ottone III moriva a soli 22 anni senza lasciare eredi.

9.6. Arduino dIvrea primo re nazionale?


Il successore di Ottone III fu suo cugino Enrico II il quale scelse di concentrare i suoi
sforzi nella restaurazione del potere imperiale in Germania contro gli aristocratici
tedeschi e le nuove incursioni degli Slavi. Anche Enrico si avvalse dellappoggio dei
vescovi e favor una riforma religiosa indirizzata al rigore e allo studio.
In Italia intanto nel 1002 venne incoronato re a Pavia Arduino dIvrea che si
faceva portavoce di tutti coloro che non avevano mai gradito n lo stretto legame
dellimperatore di Germania con il Regno dItalia n leccessivo potere dei vescovi.
I grandi feudatari si divisero il regno ma costituivano sempre una minoranza a
confronto dei grandi feudatari ecclesiastici che appoggiavano Enrico II che nel 1004
valic la Alpi e riconquist la corona di re dItalia.
Arduino tent per ben dieci anni di riconquistare la corona ma alla fine dovette
arrendersi.

9.7. Il potere locale e lemergere di nuovi ceti


91

Nel 1014 Enrico II si era fatto incoronare imperatore dal papa Benedetto VIII; sia
Benedetto VIII che il suo successore Giovanni XIX appartenevano allaristocratica
famiglia romana dei Tuscolo e ci dimostra come gli imperatori tedeschi avessero
difficolt a contrapporsi allaristocrazia romana e non avessero un potere effettivo in
Italia.
La situazione politica del regno era complicata anche perch a causa delle
continue incursioni saracene e ungare, la vitalit delle citt legate ai loro valori
tradizionali e la presenza di re continuamente in armi, non avevano permesso la
formazione dei grandi principati capaci di coordinare le forze signorili locali.
Le citt italiane si erano notevolmente accresciute durante il regno di Ottone;
tutti i vescovi risiedevano nelle citt e contavano molto nelle comunit cittadine per
dare basi solide alle loro attivit politiche.
Le comunit cittadine erano ben liete di appoggiare le attivit dei vescovi e
dellimperatore poich questo consentiva loro di avere liberta di movimento e di
essere coinvolti attivamente nella vita politica locale.
Il nuovo imperatore Corrado II (1024-1039) cerc di affermare lautorit
imperiale in Lombardia che negli anni Trenta del XI secolo stava attraversando dei
moment di tensione a causa dei contrasti tra il vescovo di Milano Ariberto
dIntimiano

che, insieme allalta nobilt, cercava di impedire la trasmissione

ereditaria dei feudi minori per impedire la crescita della piccola nobilt.
Corrado II giunse in Italia nel 1026 e si schier con i valvassori (la piccola
nobilt) nonostante la nobilt maggiore fosse filoimperiale e nel 1037 eman la
Constitutio de feudis con la quale assicurava ai valvassori lereditariet dei feudi.
Corrado II aveva anche deciso di deporre larcivescovo di Milano ma la popolazione
cittadina si oppose vittoriosamente alle truppe imperiali costringendo Corrado a
ritornare in Germania.

9.8. Citt e poteri signorili in Italia meridionale


92

Anche il sud della penisola italiana nel corso del X secolo conobbe un processo di
ripresa economica e demografica soprattutto in Campania e Puglia, regioni tra le pi
urbanizzate del tempo.
Citt come Amalfi, Gaeta, Napoli, Salerno, Bari, Taranto e Reggio si erano
sviluppate molto grazie ai commerci con il mondo bizantino e i contatti con quello
arabo; in queste citt (sia bizantine che longobarde) erano nati nuovi ceti sociali legati
alle attivit commerciali e artigianali e pian piano emergeva sempre di pi una
coscienza cittadina che dava consapevolezza di poter avere un ruolo politico.
Le differenze tra citt bizantine e longobarde erano pi nette fuori dei centri urbani:
nelle zone longobarde ci fu la tendenza alla creazione di signorie fondiarie e
territoriali per iniziativa dei funzionari pubblici che tendevano a radicarsi sul
territorio e sottrarsi ai poteri del principe.
Il potere di questi funzionari non aiutava alla diffusione di un clima di sicurezza e
proprio per questo anche al Sud si assistette al fenomeno dellincastellamento.
Le aree bizantine di Puglia, Basilicata e Calabria erano organizzate in tre temi,
Longobarda, Lucania e Calabria poste ognuna sotto il controllo di uno stratega
bizantino e nel X secolo per creare un ancora pi stabile rapporto con Bisanzio questi
tre temi furono inseriti nel catepanato dItalia con sede a Bari.
I Bizantini cercarono anche di avere lappoggio dei vescovi e di sottometterli
allautorit di Costantinopoli, concessero molti titoli onorifici ai membri del ceto
dirigente locale, potenziarono ancor di pi lefficiente struttura amministrativa e
cercarono di far diffondere i modelli culturali e spirituali del mondo bizantino.
Tutto questo fu messo il atto con il solo obiettivo di dare stabilit alla
dominazione bizantina nel sud Italia che di certo appariva molto diverso se
confrontato alle formazioni politiche post-carolinge.

93

CAPITOLO 10
Splendore e declino di Bisanzio
10.1. La grecizzazione dellimpero
Alla fine dellVIII secolo i territori bizantini corrispondevano a circa un terzo del
territorio del tempo di Eraclio (610-641); le perdite a causa degli attacchi arabi, slavi,
longobardi e bulgari erano state molte e solo a partire dal IX secolo le dinastie
bizantine iniziarono con rinnovato vigore una politica espansionistica per ritrovare
lantico splendore. Nel periodo pi buio comunque vennero attuate diverse riforme
come:
quella amministrativa: per dare una struttura organizzata al territorio
devidendolo in temi con a capo uno stratega,
quella territoriale, per distribuire in maniera razionale i possedimenti,
quella militare, i soldati (stratioti) erano allo stesso tempo colonizzatori e
proprietari delle terre,
quella sociale, venne favorita la nascita di una classe di contadini liberi che
potevano godere di piccole propriet.

94

Limpero bizantino doveva preoccuparsi di difendere i propri confini e si chiuse nelle


sue frontiere, perse le sue pretese di universalismo e acquist un carattere pi
orientale tanto che anche la lingua ufficiale non fu pi il latino ma il greco.
Il titolo imperale non fu pi imperator, Caesar o augustus ma basileus; nellambito
del diritto ci si rivolse alla giurisdizione orientale e si attu sempre pi
frequentemente una compenetrazione tra vita civile e religiosa.

10.2. La controversia sul culto delle immagini


Nelle province orientali dellimpero bizantino (le pi influenzate dal Giudaismo e
dallIslamismo) si gener la controversia iconoclasta, la lotta contro il culto delle
icone raffiguranti Cristo, la Vergine e i santi poich la venerazione di immagini
veniva considerato peccato di idolatria.
Queste province sapevano che la loro posizione periferica e perci in prima linea
contro gli attacchi esterni era importante e cercarono di sfruttare la situazione per
avere pi autonomia dal potere centrale.
Quando al trono sal Leone III lIsaurico (771-741) gli iconoclasti ebbero
esaudite parte delle loro richieste; nel 726, nonostante lopposizione del patriarca di
Costantinopoli e del papa Gregorio III, con un decreto proib il culto delle immagini
nelle icone e ordin la distruzione di affreschi e mosaici raffiguranti immagini sacre.
Anche il figlio Costantino V (741-775) prosegu la strada intrapresa dal padre e
questo perch anche lui aveva capito che lappoggio delle province orientali era
decisivo per la stabilit del potere imperiale.
Le loro scelte in realt non furono errate visto che grazie allappoggio dei territori
periferici limpero riusc a fermare linvasione araba e arrestare la crisi dellimpero.

10.3. La fine delliconoclasmo e le oscillazioni della politica sociale


Nel 784 la politica degli imperatori isaurici ebbe fine poich fu nominato un
imperatore iconodulo, cio favorevole al culto delle immagini e nel 797 il VII
Concilio di Nicea condann definitivamente liconoclasmo come eresia.
95

Un ritorno dellideologia iconoclasta si ebbe con Leone V in modo per non vigoroso
e solo nell843 Michele III si richiam formalmente al concilio del 787 riaffermando
la leicit del culto alle immagini.
Questo evento non a caso coincise con lattenuarsi del pericolo arabo e con la ripresa
della grande propriet terriera ad opera di funzionari e burocrati, di membri del clero,
dei vertici militari e dei mercanti.
Contemporaneamente per il ceto dei piccoli proprietari, stratioti e contadini
liberi, entr in crisi; diversi imperatori dome Romano Lecapeno (920-944),
Costantino VII Porfirogenito (944-959) e Romano II (959-963) emanarono leggi in
difesa della piccola propriet: in caso di vendita ad esempio erano agevolato i vicini
che non fossero grandi proprietari. Nonostante queste leggi per i contadini, molto
impoveriti, preferivano vendere ai grandi proprietari; si ripropose lo stesso processo
gi avvenuto in Occidente.
Limperatore Niceforo Foca (963-969) al contrario dei suoi successori eman
leggi a favore delle potenti famiglie aristocratiche, alla quale lui stesso apparteneva, e
agevol il concentramento delle terre nelle mani di pochi proprietari.
I suoi successori Giovanni Zimisce e Basilio II ripresero una politica
antinobiliare; questi cercarono di tenere laristocrazia sotto pressione ma un dat6o era
ormai evidente e cio che la maggior parte delle terre erano in mano ai grandi
proprietari.
Nellimpero bizantino comunque non si ebbe il completo trasferimento dei
poteri ai signori poich lesistenza di un efficiente apparato pubblico rendeva sempre
necessaria la presenza dello Stato.

10.4. Il rafforzamento del potere imperiale e la ripresa dellespansione


territoriale
La posizione dellimperatore bizantino dallVIII al IX secolo aveva attravers un
periodo molto positivo; limperatore vide aumentare di molto i suoi poteri in quanto

96

era il rappresentante di Dio sulla terra, capo dellesercito e dellamministrazione,


garante della giustizia, difensore della Chiesa e della fede.
Il rapporto tra Stato e Chiesa divenne molto stretto: limperatore decideva
anche sullelezione del patriarca, legiferava in materia di fede; tutto questo non port
mai a veri e proprio scontri come in Occidente perch qui il potere imperiale era
riconosciuto maggiore rispetto a quello della Chiesa.
Un ulteriore rafforzamento del potere imperiale si ebbe anche durante la
dinastia macedone; questi imperatori ebbero molti successi militari grazie al
rafforzamento della flotta e alla riconquista di molti territori che avevano perso in
passato come Creta, Edessa, la Siria, il Libano e la Palestina.
I membri della dinastia macedone, primo tra tutti Romano Lecapeno, riscosse
molti successi militari anche sul fronte settentrionale dei Balcani minacciato dalle
invasioni dei Russi. Romano Lecameno riusc a superare questo momento stringendo
delle alleanze grazie alle quali riusc ad accerchiare i Bulgari che furono
definitivamente sconfitti nel 1014 da Basilio II.

10.5. La concorrenza e lo scisma tra Chiesa greca e Chiesa romana


La cristianizzazione degli Slavi e delle altre popolazioni pagane nei Balcani
corrispondeva ad un ampliamento dellinfluenza politica di Bisanzio; il fatto che la
conversione dei popoli pagani fosse legata allaumento dellinfluenza politica non era
un fatto nuovo visto che la Chiesa romana con lappoggio dei Franchi stavano
attuando la stessa strategia e proprio per questo motivo entrarono in contrasto.
Un vero e proprio conflitto scoppi per il controllo della Chiesa bulgara; le due
Chiese si accusarono a vicenda di superare la propria area di influenza e ben presto il
dibattito si spost allambito teologico e pi precisamente alla questione del
Filioque.
Il patriarca di Costantinopoli Fozio scomunic il papa Niccol I perch a Roma
durante la recita del Credo si professava che lo Spirito Santo derivasse sia dal Padre
97

che dal Figlio mentre il Concilio di Nicea del 325 aveva postulato una derivazione
solo dal Padre.
Per rimettere la pace limperatore Basilio I convoc un concilio nell869-870 durante
il quale si decret la deposizione di Fozio e la sottomissione a Bisanzio della Chiesa
bulgara.
I contrasti di natura religiosa per alcuni anni furono sopiti ma ripresero
violentemente nel corso del XI secolo quando alla guida delle due Chiese si trovarono
due prelati molto intransigenti: Leone IX a Roma e di Michele Cerulario a
Costantinopoli.
La Chiesa Occidentale doveva fronteggiare problemi come il matrimonio dei preti
(non consentito) e luso di pane lievitato durante lEucarestia ma il problema
principale rimaneva quello del Filioque.
Nessuno sforzo di conciliazione si ebbe dalle due parti; nel 1054 tre delegati
bizantini si recarono a Roma nel falso tentativo di appianare le tensioni e senza
nessuna motivazione di apertura tanto che al loro ritorno a Costantinopoli portarono
la bolla di scomunica del papa al patriarca che, ovviamente, fece la stessa cosa col
papa.
Lo scisma tra le due Chiese si comp senza che per fosse avvertito come un
evento traumatico dal mondo cristiano visto che non era la prima volta che si erano
verificate tensioni tra i vertici della Chiesa romana e di quella bizantina.

10.6. Economia urbana e produzione artistico-culturale


Tra il IX e il X secolo la societ bizantina attravers un periodo di crescita in tutti i
suoi settori: politico, amministrativo, economico, commerciale, artistico.
Costantinopoli era la pi importante citt del Mediterraneo e le altre citt bizantine
come Efeso, Corinto, Neso avevano ruoli altrettanto importanti.
La capitale, anche per iniziativa degli imperatori, era sede di unintensa
attivit intellettuale e artistica; Leone VI, ad esempio, fu filosofo, teologo e giurista
mentre Costantino VII Porfirogenito compose opere di carattere storiografico.
98

Un grande filosofo, teologo, storico e statista bizantino dellXI secolo fu Michele


Psello il quale incoraggi lattivit delle scuole e fu molto influente a corte.

10.7. Linizio del declino e il costoso aiuto veneziano


Proprio quando il prestigio politico-culturale di Bisanzio era al culmine si
manifestarono i primi segni di crisi che condussero limpero a un rapido declino.
Questa crisi fu determinata da vari fattori.
1. La fine della dinastia macedone
Morta Teodora di Bisanzio nel 1056 la dinastia macedone si estinse e inizi
una lunga lotta per la successione tra la nobilt della capitale e i membri della
burocrazia contro laristocrazia fondiaria.
Ad avere la meglio fu laristocrazia che legifer a suo favore non occupandosi
pi dei contadini.
2. Riacuirsi delle pressioni sulle frontiere
Sul fronte orientale i Turchi si erano impadroniti di Baghdad e ci
rappresentava una seria minaccia per Bisanzio visto che questi iniziarono
subito unoffensiva verso lEgitto ripristinando in qualche modo lantico
impero arabo.
I turchi conquistarono anche la Siria, la Palestina, la citt di Gerusalemme
(1070) e lo stesso imperatore Romani IV Diogene fu fatto prigioniero.
Gi nel 1081 limpero aveva perso cos tanti territori da governare in un
territorio corrispondente a meno di un quarto dellattuale Turchia.
Sul fronte dellItalia meridionale un altro pericolo fu costituito dai
Normanni; questi conquistarono i territori bizantini in Italia e dopo aver
conquistato Durazzo (in Albania)

si mossero

verso Costantinopoli.

Limperatore Alessio Comneno chiese aiuto ai Veneziani che riuscirono a


fermare i Normanni e che per il loro intervento pretesero da Bisanzio un
compenso altissimo.
99

Ai Veneziani furono attribuiti molti privilegi come ad esempio commerciare


liberamente nelle citt dellimpero senza pagare dazi e tasse e infliggendo cos
un duro colpo alle finanze dellimpero che presto si trov con le casse in
dissesto.

CAPITOLO 11: 3)Lapogeo della civilt medievale


Incremento demografico e progressi dellagricoltura nellEuropa dei
secoli XI-XIII
11.1. Laumento della popolazione
Sul finire dellXI secolo Normanni e Veneziani inflissero un duro colpo allimpero
bizantino; era la prima volta dopo la caduta dellimpero romano che lOccidente
tornava alla conquista dellOriente.
LOccidente infatti stava crescendo dopo i secoli bui di inizio millennio durante i
quali cera stato un calo demografico e una stagnazione nei processi di evoluzione
delle tecniche e degli studi.
Superata questa fase il numero della popolazione ricominci a salire, crebbe il
numero delle terre messe a coltura, vennero praticate bonifiche e disboscamenti,
vennero ripopolate le citt, furono fondati nuovi villaggi e ripresero i commerci.
I processi di crescita variarono molto di zona in zona per si pu dire che i primi tre
secoli del nuovo Millennio registrarono un aumento della popolazione determinato
non da migrazioni ma da un netto miglioramento delle condizioni di vita.

11.2. Lampliamento dello spazio coltivato e del popolamento rurale


100

Come gi detto in questo periodo ci fu una grande estensione delle terre coltivate; in
aree come quelle italiane e francesi dove gli insediamenti antichi furono pi estesi si
dovettero solo recuperare aree abbandonate mentre nellEuropa centrale si dovette
procedere con pi numerosi disboscamenti e opere di bonifica.
Nelle aree gi popolate la coltivazione veniva praticate nelle zone incolte
vicino il villaggio; il proprietario terriero stipulava un contratto (accordi verbali) con
il coltivatore secondo il quale concedeva terra, sementi e materiali per consentire
lavvio dellattivit produttiva in cambio di un canone in natura.
Nelle zone incolte monasteri, membri del clero e signori laici si impegnarono
ad attirare coloni per valorizzare quelle terre e per avere un numero maggiore di
uomini sotto il loro controllo. I religiosi pi impegnati in questopera di
colonizzazione furono i certosini e i cistercensi.
I membri di questi due ordini monastici ricercavano la povert e la solitudine e spesso
si rifugiavano nelle foreste dove fondavano i loro monasteri; ben presto attorno ai
monasteri sorsero dei villaggi di contadini desiderosi di mettersi sotto la guida
spirituale dei monaci.
Costruzione di nuovi villaggi e borghi non deve per far pensare che le case
rurali scomparvero; molti contadini vivevano in dimore di legno sparse per i campi.
In alcuni luoghi, come in Toscana, artigiani e mercanti facevano degli investimenti
nelle zone rurali promuovendo la costruzione di case coloniche che diventavano il
centro di unazienda agraria che riunificava varie terre.
Le zone dove furono possibili maggiori investimenti furono quelle dove lo sviluppo
rurale fu pi massiccio mentre altre zone pi disabitate e meno ricche ebbero uno
sviluppo pi lento e difficile.

11.3. Le grandi opere di colonizzazione


Dissodamenti, disboscamenti e bonifiche in alcuni casi fecero cambiare radicalmente
la natura dei luoghi.
101

Un esempio dato dalle fino allora disabitate terre costiere dei Paesi Bassi;
queste erano infatti terre paludose e cerano molte piccole isole che accoglievano
pochi pescatori. Dopo le operazioni di bonifica e la costruzione di dighe e canali di
drenaggio, anche per volere dei conti di Fiandra, molte terre vennero recuperate e si
pot pensare a uno sviluppo dellagricoltura e dellallevamento anche in quelle terre
prima invase dalla salsedine.
Un altro esempio si ebbe in Germania; qui i principi territoriali incoraggiarono
i contadini promettendogli concessioni e libert a impegnarsi nella valorizzazione
delle terre. I principi tedeschi inoltre incoraggiarono anche la conquista di territori
orientali fuori dai loro confini, i pi attivi colonizzatori furono i duchi di Sassonia e
alcuni membri del clero tedesco.
Territori conquistati furono la Pomerania, il Brandeburgo, la Slesia, la Boemia, la
Baviera e lAustria dove, nel 1018 fu fondata Vienna.

11.4. Levoluzione sociale delle campagne


Le missioni colonizzatrici furono intraprese per vari motivi; prima di tuto
lincremento demografico aveva reso troppo pesante il peso sulle terre gi coltivate,
inoltre molti uomini cercavano di migliorare le condizioni di vita andando alla
conquista di nuove terre dove non avrebbero seguito la pressione dei signori fondiari.
In Germania il flusso di coloro che partivano divenne cos numeroso che i
signori dovettero applicare procedure poliziesche per evitare labbandono delle loro
terre ma visti i pochi risultati capirono che lunico modo per tenere saldi i contadini
alle terre era quello di concedere ai contadini maggiore libert, personale ed
economica.
Dovunque si espresse la necessit di ridurre la riserva padronale e estendere
larea gestita dai lavoratori che pagavano solo dei canoni come affitto delle terra data
loro in gestione.
La libert diniziativa permise anche ai pi laboriosi di differenziarsi, caus un
aumento dei traffici e un corrispettivo aumento della produzione.
102

11.5. I progressi dellagricoltura


In questo periodo furono introdotte nuove tecniche agrarie e nuove coltivazioni.
Di fondamentale importanza furono le nuove tecniche daratura capaci di smuovere
anche terreni pieni di sassi e radici.
Molta diffusione ebbe laratro pesante che fu reso stabile con laggiunta delle
ruote, questo attrezzo incideva a fondo il terreno smuovendo le zolle; per azionarlo
per era necessario traino animale superiore alla solita coppia di buoi in quanto era
molto pesante.
Un altro elemento nuovo fu labbandono della bardatura tradizionale: una
cinghia di cuoio che stingeva la gola dellanimale soffocandolo. NellXI secolo fu
introdotto invece un collare rigido che poggiava sulle spalle dellanimale e non
ostacolava cos la respirazione. Questo tipo di tecnica permise di sfruttare anche i
cavalli nelle pratiche di aratura; oltre al collare rigido per lutilizzo dei cavalli fu
necessario aspettare che lincremento delle miniere rendesse pi disponibile e meno
costoso il ferro, essenziale per ferrare gli zoccoli dei cavalli.
Luso del cavallo per i lavori agricoli per rimase un privilegio di quei pochi
che potevano avere il denaro per acquistarlo e poi anche potevano disporre del
foraggio per alimentarlo, cosa che divenne pi semplice dopo lintroduzione delle
rotazione triennale che consentiva una maggiore produzione di avena.
La rotazione triennale aveva molti vantaggi in quanto il terreno improduttivo non era
pi la met ma un terzo, si ridussero i pericoli di un cattivo raccolto primaverile visto
che comunque in estate cera un altro raccolto; inoltre la produzione di fave, avena e
piselli rendeva lalimentazione dei contadini pi ricca di vitamine e perci pi
fortificante.

11.6. Due modelli di agricoltura

103

Il modello di rotazione triennale non ebbe larga diffusione nelle aree mediterranee a
causa del clima con primavere brevi e asciutte. Si adottarono allora due modelli di
agricoltura:
- quello a rotazione triennale in Europa centro-settentrionale (Inghilterra, Germania,
Paesi Bassi, Francia settentrionale) con limpiego dellaratro pesante e da campi
aperti distribuiti su grandi strisce,
- quello a rotazione biennale nellEuropa mediterranea (Francia meridionale, Italia,
Spagna, Grecia) con limpiego dellaratro leggero e da campi quadrati con
assegnazioni strettamente individuali.
Laratro leggero consentiva solo unaratura superficiale che doveva essere
compensata con il lavoro manuale del contadino che aveva anche difficolt a
procurarsi buoi o cavalli.
Nonostante queste differenze in tutta lEuropa tra il X e il XII secolo si verific
un grande ampliamento delle zone coltivate; la scarsit di produzione che spesso si
verific fu causata dalla scarsit di concimi animali.
Questi infatti non venivano allevati in stalle ma allo stato brado, inoltre la riduzione
di prati, utilizzati per coltivare, non permetteva lo sviluppo dellallevamento e ci
peggior ancora di pi la situazione della produzione agricola.

104

CAPITOLO 12
La ripresa del commercio e delle manifatture
12.1. Caratteristiche del commercio nellAlto Medioevo
I progressi avvenuti durante lXI e il XIII secolo fecero riprendere i commerci e
ridiedero vitalit alle citt; bisogna precisare comunque che n le citt n i commerci
si erano completamente estinti durante lAlto Medioevo.
Le popolazioni commercialmente pi attive furono quelle che occupavano le
zone che si trovavano nei punti dincontro tra pi Paesi come, ad esempio:
- i Veneziani: dalla collegavano Pianura Padana il mondo bizantino con lEuropa
Centrale,
- gli Amalfitani che collegavano lItalia centro-meridionale con i mercati arabi e
bizantini,
- i Vichinghi che collegavano il mare Baltico con i mercati bizantini,
- gli Ebrei che furono importanti intermediari intercontinentali visto che collegavano
la Germania allEstremo Oriente e importavano dallOriente allOccidente beni di
lusso.

105

12.2. La formazione di un sistema economico unitario


Linizio di questo miglioramento si ebbe nel corso del X secolo quando emersero due
fenomeni nuovi:
lampliarsi del ceto dei mercanti di professione
la crescita di importanza delle fiere fuori da un ambito prettamente locale.
Grazie a questi due fenomeni si cre una certa circolarit tra i rapporti anche se per
molto tempo si mantenne la divisione tra due grandi aree, quella mediterranea e
quella nordica.
Larea mediterranea si articolava a sua volta in tre settori:
1. quello con a capo Costantinopoli,
2. quello comprendente i Paesi musulmani (Spagna, Africa del Nord, Sicilia,
Siria),
3. quello dellOccidente cristiano (Italia, Francia meridionale).
Larea nordica invece si articolava in soli due settori:
1. quello atlantico (Irlanda, Inghilterra sud-ovest, Bretagna, Spagna)
2. quello dei mari del Nord (mar Baltico, mare del Nord, canale della Manica).
Tra lXI e il XIII secolo le rotte marittime di queste due aree si integrarono e i
prodotti dellEuropa settentrionale poterono arrivare fino allarea mediterranea; molta
importanza ebbero le fiere soprattutto quelle di Champagne (Francia).
Queste fiere erano dei grandi mercati internazionali che stazionavano in una localit
per circa due mesi per poi spostarsi; la presenza della fiera garantiva la pace nellarea
dove si svolgeva, notevoli guadagni per i commercianti, favoriva lincontro tra
mercanti di diversa provenienza e lo scambio di diversi usi e costumi.
I prodotti pi ambiti erano i tessuti prodotti nelle Fiandre che poterono essere
smerciati nel Mediterraneo anche grazie a nuove rotte marittime attraverso lo stretto
di Gibilterra e le coste atlantiche.

12.3. I miglioramenti dei trasporti


106

Oltre a nuove rotte marittime furono introdotti miglioramenti tecnici che resero i
viaggi pi sicuri e pi veloci. Le innovazioni furono molte come ad esempio:
- la bussola introdotta nellarea mediterranea dalla Cina,
- i portolani: guide di navigazione e descrizioni dei porti,
- le carte nautiche,
- navi pi grandi e pi sicure.
Per quanto riguarda i trasporti via terra bisogna dire che questi erano quelli pi
frequenti nonostante le condizioni delle strade non fossero ancora ottimali; il
vantaggio stava per nel fatto che la rete viaria si faceva sempre pi fitta e rendeva
pi breve il viaggio permettendo di risparmiare sulle spese.

12.4. Le merci del commercio internazionale


Un altro grande cambiamento nel settore commerciale si ebbe anche per quanto
riguarda le merci trasportate; non si trasportavano pi quasi esclusivamente merci
costose e di lusso ma anche merci pi ordinarie come i beni alimentari come il grano
italiano, il sale della Sicilia, della Sardegna e delle Baleari e il vino greco, francese e
italiano. Le grandi citt marinare lottavano duramente per assicurarsi il monopolio
nel trasporto di queste merci cos importanti e di largo consumo.
Un grosso passo in avanti fece anche la circolazione delle materie prime per
lindustria tessile e dei tessuti come lana e cotone; lInghilterra esportava la lana
verso lItalia e le Fiandre mentre il cotone migliore proveniva dalla Siria.
Unaltra merce molto richiesta era quella degli schiavi (negri, slavi, turchi,
greci), venduti e comprati nei mercati europei e molto richiesti per i lavori domestici
oppure come uomini da utilizzare come soldati.

12.5. Il ruolo del mercante


Lartefice di un sistema economico unitario fu il mercante; una figura chiave per lo
sviluppo dei traffici commerciali durante il medioevo.

107

I mercanti organizzavano i trasporti delle merci che spesso incorrevano in agguati di


briganti e pirati, proprio per scongiurare questi rischi e impedire il furto di grandi
quantit di denaro venne sempre pi spesso utilizzata la lettera di cambio.
Il debitore scriveva a un suo corrispondente nella citt darrivo della merce
lordine di pagare il suo debito a colui che gli avrebbe presentato la lettera e questi
poteva a sua volta girare la lettera a un terzo utilizzandola perci come denaro vero e
proprio. Questo sistema innesc una forma di circolazione fiduciaria riducendo la
circolazione della moneta.
I rischi della circolazione marittima vennero invece ridotti sia costruendo navi
pi solide e grandi sia mediante la formazione di convogli gestiti dalla Stato.
I mercanti inoltre capirono che per ridurre al minino i rischi una buona soluzione era
quella di diversificare i propri investimenti in una sola operazione e in una sola
risorsa.
Sempre in questo periodo si crearono delle societ, soprattutto nelle citt
marittime, detta commende mediante la quale un mercante in procinto di partire
raccoglieva somme e incarichi da vari finanziatori che alla fine della missione
avrebbero partecipato alla spartizione dei guadagni.
Oltre alla commenda nacquero le societas maris che stipulava contratti non solo per
un singolo viaggio ma per un periodo di tempo pi lungo e per pi operazioni
commerciali. Ben presto non furono solo grandi finanziatori a sovvenzionare tali
societ ma anche piccoli risparmiatori che depositavano nella societ delle somme di
denaro per ricavarne un interesse fisso dagli utili.
Le compagnie marittime cominciarono cos a svolgere funzioni di tipo bancario
accettando i depositi e facendo prestiti non solo a privati ma a volte anche a sovrani
ai quelli chiedevano in cambio facilitazioni commerciali come esenzioni dai dazi
tariffe doganali meno care.

12.6. La ripresa della monetazione aurea


108

Lo sviluppo dei commerci rese ormai obsoleto il sistema monetario creato da Carlo
Magno poich esso si basava sulla circolazione di moneta argentea di scarso valore
che andavano bene ormai solo per scambi locali ma non per quelli di carattere
internazionale per i quali erano necessarie le monete auree bizantine o arabe.
Ma anche le monete bizantine e arabe a causa del declino dei due imperi
avevano perso stabilit cos i mercanti occidentali sentirono il bisogno di dotarsi di
una moneta prestigiosa e stabile che potesse circolare dappertutto.
Liniziativa fu presa da Venezia che, nel 1202, coni una grossa moneta dargento; a
questa iniziativa segu quella di Firenze e di altre citt italiane e francesi che
coniarono sempre monete dargento.
La svolta si ebbe nei primi decenni del XIII secolo grazie a Federico II il quale
nel 1231 riprese a far coniare monete doro (laugustale) nel Regno di Sicilia; circa
ventanni dopo furono coniati i fiorini a Firenze e il genoino a Genova, nel 1284 lo
zecchino a Venezia e alla fine del secolo lo scudo in Francia.

12.7. Artigianato e attivit manifatturiere


Con intensificazione dei commerci attivit artigianali e quelle industriali nel settore
tessile si legarono molto allambiente urbano.
I diversi tipi di artigiani (fornai, sarti, fabbri, ferrai, falegnami, ecc) videro
incrementare i loro profitti man mano che la popolazione cittadina cresceva e si
intensificavano i rapporti con le campagne.
Tra il XI e il XIII secolo alcuni artigiani cominciarono a lavorare per una
clientela locale ma per un mercato pi ampio: ed qui che si possono rintracciare le
origini dellindustria.
Il settore di punta dellindustria medievale fu quello tessile, soprattutto quello della
lana seguito dalla produzione di manufatti in cotone e in seta.
Nellambito del settore laniero si speriment una nuova organizzazione basata su una
serie di tecniche a cui doveva essere sottoposta la lana prima di essere un prodotto
finito.
109

Questa nuova organizzazione si bas sullopificio decentrato e sulla


specializzazione produttiva. Il mercante e i suoi agenti consegnavano ad alcune
botteghe la lana grezza per le prime fasi della lavorazione (lavaggio, cernita e
battitura); da qui il prodotto lavorato veniva affidato ad altre botteghe che
effettuavano altre operazioni (slappolamento, cardatura, pettinatura) e cos via con
altre operazioni che potevano essere svolte anche in case di campagna come la
filatura fatta dalle donne.
Alla fine il prodotto finito arrivava nelle mani del mercante che lo immetteva nel
mercato.

12.8. Gli altri settori produttivi


Altri settori che divennero altamente produttivi furono:
- quello dei metalli per la produzione di armi e attrezzi,
- quello della carta inventata in Cina e portata in Occidente dagli Arabi; i primi
produttori italiani furono i Fabriano;
- quello della lavorazione del marmo;
- quello delloreficeria, della lavorazione del vetro e dellavorio
- quello delle costruzioni navali.

12.9. La bottega artigiana e le corporazioni


Lunit produttiva di base era costituita dalla bottega artigiana nella quale lavoravano
il titolare (maestro), i suoi familiari, i suoi collaboratori (socii) e gli apprendisti
(discipuli).
I maestri erano ben inseriti nelle struttura economica e sociale della citt e
partecipavano in parte anche alla vita politica inserendosi in associazioni di categoria
conosciute come corporazioni di arti e mestieri che avevano lobiettivo di tutelare
gli interessi dei propri membri, di rifornirli di materie prime e di regolamentare i
salari cercando ovviamente di tenerli bassi; le corporazioni a volte assumevano i

110

caratteri di vere e proprie confraternite poich esisteva una mutua assistenza tra i
soci.

12.10. Le innovazioni tecnologiche


Linnovazione tecnologica di certo pi importante nellXI secolo fu lutilizzazione
dellenergia idraulica mediante i mulini ad acqua.
Una maggiore utilizzazione fu possibile grazie allinvenzione dellalbero a camme
che trasformava il movimento circolare di una ruota in un movimento che alimentava
e azionava meccanismi industriali.
Inizialmente lenergia idraulica fu applicata lindustria tessile e in seguito
anche a quella del ferro, della carta, del legname. Nel corso del XII fecero la loro
comparsa anche i mulini a vento, il filatoio a ruota e il telaio a pedale: tutti mezzi che
permisero il miglioramento della produzione.

111

CAPITOLO 13
Lo sviluppo dei centri urbani e le origini della bottega
13.1. Dalla citt antica alla citt medioevale(medievale)
A partire dallXI secolo le citt riacquistarono il ruolo di primo piano culturale e
sociale che avevano avuto nellantichit; le antiche citt romane costruite nelle zone
pi abitate non erano scomparse ma avevano solo visto decrescere le proprie
dimensioni.
Il merito della sopravvivenza delle realt cittadine fu anche dei vescovi i quali furono
un punto di riferimento per le popolazioni sia cittadine che contadine.
Durante lepoca romana le citt erano prevalentemente centri di consumo
governato dai ceti dirigenti costituita dai grandi proprietari terrieri.
Durante lepoca medioevale la citt era centro di produzione e di scambi; nelle
citt risiedevano esponenti dei ceti produttivi che diedero vita a nuove attivit
economiche e ad organizzazioni commerciali che si affiancavano al governo.

13.2. Lurbanesimo in Italia meridionale


NellItalia meridionale le citt furono inserite nello spazio commerciale bizantino e
arabo che nonostante la crisi e le difficolt non aveva subito forti perdite; le aree che
112

si avvantaggiarono maggiormente di questa situazione furono i centri costieri della


Puglia e della Campania.
In queste citt le attivit manifatturiere, artigianali e commerciali furono in
espansione anche se mai riuscirono a farsi strada nellambito dei mercati
internazionali restando a un livello locale.
Agli inizi del IX secolo furono i mercanti a creare dei contatti tra le zone
interne in mano ai longobardi e le zone costiere; questo ruolo pian piano fu
completamente assunto dagli Amalfitani che strinsero relazioni dirette con
Costantinopoli, con gli arabi della Siria, dellEgitto e della Sicilia.
Gli Amalfitani erano interessati ai beni di lusso come stoffe e oggetti preziosi mentre
i cambio davano i prodotti tipici campani come lino, castagne, nocciole e prodotti
agricoli.
Intraprendenza dimostrarono anche i mercanti di Bari che esportavano in
Oriente olio, frumento, vino e altri prodotti agricoli; i baresi erano molto abili nella
navigazione tanto da impossessarsi delle reliquie del protettore dei naviganti; san
Nicola, che erano custodite in Turchia.

13.3. Le citt marinare dellItalia centro-settentrionale: Venezia,


Genova, Pisa
Tre citt dellItalia centro-settentrionale a partire dallXI secolo assunsero un ruolo
strategico dal punto di vista commerciale e politico.
La prima tra tutte fu Venezia fondata tra il VI e il VII dagli abitanti Veneti che
per sfuggire ai Longobardi si rifugiarono nella laguna; dopo la caduta dellimpero
romano rest nellorbita dellimpero bizantino ma dopo qualche tempo cominci a
manifestare la sua voglia di autonomia e indipendenza.
Nel IX secolo Venezia aveva gi una propria flotta, i suoi mercanti avevano contatti
in Grecia, Sicilia, Tunisia ed Egitto, si stavano allargando verso il Bosforo e il mar
Egeo, intu come sfruttare anche il mercato interno italiano.

113

Fu nel X secolo che i Veneziani poterono rafforzarsi definitivamente nel


Mediterraneo orientale e pi precisamente dopo la bolla doro del 1082 con la quale
limperatore bizantino Alessio Comneno eman consegnando a Venezia piena libert
di commercio in cambio di aiuto militare contro i Normanni.
Le citt di Pisa e Genova si contesero invece il predominio nel mar Tirreno
sfruttando la ripresa degli scambi tra lEuropa continentale e il Mediterraneo.
Il primo obiettivo che si posero fu quello di liberare il mar Tirreno dai pirati saraceni;
i Pisani presero il controllo della Sardegna, della Sicilia e della Tunisia mentre i
Genovesi si diressero verso la Spagna.
Queste tre citt ebbero la preminenza assoluta negli scambi e le citt mercantili
meridionali non poterono reggere il loro passo; le crociate permisero a Venezia,
Genova e Pisa di stabilire delle loro basi anche in Siria e in Palestina cosa che fece
rafforzare ancora di pi la loro posizione.
Durante lXI secolo il Tirreno cominci a diventare piccolo per le molte citt
marinare che vi operavano cos Pisa nel 1137 elimin dalla contesa Amalfi ma nel
1284 a sua volta fu sconfitta da Geova che rest lunica rivale di Venezia.

13.4. Vescovi e citt


Allinterno delle nuove o rinnovate citt che durante questo periodo urbanizzarono il
territorio italiano ma anche quello dellEuropa continentale un ruolo di prestigio lo
ebbe il vescovo che operava non solo in ambito religioso ma assolveva anche a
funzioni pubbliche come ad esempio quelle della giurisdizione.
Il governo di un vescovo consentiva una maggiore partecipazione politica della
comunit cittadina che il vescovo, eletto appunto dal clero e dal popolo, cercava di
non contrariare.
Nelle citt era ritornata la nobilt romana attirati appunto dai poteri del vescovo il
quale si circondava di funzionarie vassalli e da una migliore qualit della vta che nei
centri urbani si conduceva.
114

Tra il X e lXI le realt urbane divennero dinamiche e forti a tal punto da


influenzare prima e deporre poi il potere del vescovo; in questo periodo i membri
della classe dirigente erano appartenenti alla nobilt anche se mercanti e artigiani
stavano gi cominciando ad affacciarsi alla vita politica.
In quasi tutte le citt lo spirito di indipendenza e intraprendenza economica e
politica ebbe la meglio a danno del potere vescovile.

13.5. Lurbanizzazione del resto dEuropa


La rinascita urbana coinvolse anche la Francia meridionale e la Germania lungo la
fascia del fiume Reno; citt come Colonia, Magonza, Treviri, Metz, Spira seppero
trarre il meglio dalle loro posizione geografica in quanto la vicinanza dei fiumi aveva
permesso la creazione di itinerari fluviali navigabili e percorsi terrestri che
collegavano lEuropa con lOriente.
In questi territori la nascita di nuove citt si verific in due modi:
- o con liniziativa di un signore feudale che fondava un centro fortificato vicino a
unarea commerciale per attirare artigiani e mercanti;
- o per liniziativa di un gruppo di mercanti che creava un proprio insediamento nei
pressi di un castello, di una fortezza o di unabbazia per averne protezione.
Questi nuovi insediamenti si chiamarono borghi che ben presto crebbero sia nelle
dimensioni sia nella floridezza economica.
Le Fiandre e i territori dellItalia settentrionale furono le zone pi urbanizzate; in
Germania lo sviluppo delle attivit mercantili diede nuova vitalit alle citt romane
(Augusta, Ratisbona) esistenti ma incentiv la nascita di nuove citt nellarea centromeridionale (Francoforte, Norimberga), nellarea settentrionale (Brema, Amburgo).
Le citt tedesche si unirono in una lega che prese il nome di gilda; le gilde erano
compagnie di mercanti tedeschi istituite per dare maggiore sicurezza ai viaggi e pi
stabilit ai commerci.
Il tessuto urbano tedesco presentava maglie ancora abbastanza larghe nel
territorio soprattutto andando verso est mentre le citt fondate dai principi tedeschi
115

erano poche e di piccole dimensioni; solo nel XIII secolo di ebbe un loro notevole
ampliamento.
Anche in Inghilterra la dominazione romana aveva lasciato dei segni di
urbanesimo; una rete di citt si riform in pieno Medioevo anche se si tratt sempre
di centri di piccola e media grandezza nelle coste meridionali e occidentali dellisola.

13.6. Le dimensioni delle citt europee del pieno Medioevo


Durante le citt lurbanesimo si caratterizz per il numero delle citt e non per la loro
grandezza; nessuna megalopoli si form e solo Parigi, Milano e Firenze agli inizi del
Trecento superarono i 100.000 abitanti.
In Germania e nelle Fiandre la densit nelle citt era minore rispetto a quella delle
citt italiane visto che ancora in molto vivevano nelle campagne.
Le citt pi numerose erano quelle che avevano una popolazione compresa tra i 3050.000 abitanti come Bologna, Pisa, Siena, Padova, Verona, Roma, Bruxelles,
Siviglia, Granada, Valencia, Barcellona.

13.7. La societ tripartita e la nascita della borghesia


La repentina crescita delle citt fu causata dallarrivo di molti contadini dalle
campagne che furono attirati dal desiderio di poter sfruttare le nuove opportunit di
lavoro che di erano create allinterno delle realt urbane con lo sviluppo delle
industrie tessili.
Ad arrivare nelle citt furono girovaghi, chierici, artigiani, contadini e uomini di
condizione servile che nella citt cercavano anche la libert infatti in molte citt
tedesche e fiamminghe si stabil che se un uomo vi avesse risieduto un anno e un
giorno senza reclamarlo sarebbe stato considerato un uomo libero.
La popolazione urbana era perci molto varia socialmente ed economicamente
e di queste differenze i cittadini erano ben consapevoli e anche orgogliosi visto che
questa molteplicit la rendeva viva, articolata, specializzata, attiva e diversa dalla
campagna ancora soggetta alla giurisdizione del signore feudale.
116

A questa spinta di cambiamento per si contrapponeva una rigida divisione


sociale che faceva capo al IX secolo e che divideva la societ in tre ordini:
- oratores: coloro che pregavano e predicavano;
- bellatores: coloro che combattevano per difendere le chiese e il popolo
- laboratores: coloro che lavoravano la terra per s e gli altri cittadini.
Tra il XII e il XIII secolo i giuristi non poterono fare a meno di notare lesistenza di
una classe di borghesi tra i laboratores ma la struttura sociale rimase sempre tripartita
in quanto le attivit commerciali erano sempre guardate con sospetto e giudizio
perch si credeva che i mercanti praticassero pratiche poco etiche come lusura.
La realt rurale comunque non era del tutto separata ed estranea a quella cittadina se
si pensa ad esempio che i contadini si recavano in citt per vendere le loro merci o
fare acquisti.

13.8. Il movimento comunale nelle citt doltralpe


Tra lXI e il XII secolo le citt europee manifestarono la tendenza a dotarsi di
autonomia nei confronti dei signori locali e dei principi; lesempio pi noto quello
dei Comuni italiani ma anche nellItalia doltralpe non mancarono esperienze di
questo tipo.
Nella Fiandre e nella Francia del Nord questo movimento comunale nacque
dalliniziativa di cittadini che, guidati da personaggi influenti nellambito sociale,
stipularono tra di loro giuramenti o di pace per mantenere un equilibrio allinterno
delle citt. Questi cittadini ricevettero dai signori delle concessioni in cambio di
denaro o, a volte, facendo ricorso alle armi.
Nel XII secolo la monarchia francese adotto la strategia di favorire i comuni
che dipendevano dai signori per accaparrarsi il loro appoggio mentre cercava di
smorzare le spinte autonomistiche di quei comuni gi sotto il suo controllo.
In Germania le autonomia cittadine si affermarono grazie allattivit di
famiglie di mercanti e di proprietari terrieri; alcune famiglie avevano radicate
tradizioni militari, altre tradizioni religiose, commerciali o nobili ma tutte furono
117

accomunate dallo svolgere un ruolo decisivo per aver dato una forte accelerazione al
processo autonomistico dei comuni.
Nel resto dEuropa il processo fu pi lento per la scarsa capacit diniziativa
della comunit cittadine ma pian piano ovunque si riuscirono ad ottenere maggiori
spazi dautonomia.

CAPITOLO 14
Il rinnovamento della vita religiosa e la riforma della Chiesa
14.1. La crisi dellordinamento ecclesiastico
Lordinamento ecclesiastico durante il X secolo aveva attraversato un periodo di
profonda crisi dovuta alla frantumazione del potere politico e alla conseguente
mancanza del suo sostegno: i laici iniziarono a influenzare lelezione del papa e delle
altre cariche ecclesiastiche, i membri del clero trascurarono i loro doveri pastorali e si
occupavano dei loro interessi mentre il livello culturale e morale di tutta la Chiesa di
abbassava inesorabilmente.
A far peggiorare questa situazione contribuirono vari aspetti di corruzione della
Chiesa come ad esempio:
la diffusione della simonia: questa era una procedura di vendita delle cariche
religiose infatti sovrani, vescovi e signori non esitavano ad accettare denaro da
chi volesse acquistare la dignit ecclesiastica;
il problema dei chierici sposati: tale fenomeno si diffuse molto nellItalia
meridionale a causa degli influssi della Chiesa greca che invece ammetteva il
matrimonio dei preti.
La crisi della Chiesa fu sentita molto dalla popolazione che negli uomini di Chiesa
aveva sempre riposto fiducia; le manchevolezze di questi ultimi furono perci

118

avvertite come molto gravi e imperdonabili sia dai grandi signori che dai semplici
fedeli.
La Chiesa per aveva le energie intellettuali per capire la natura di quei fenomeni e
cercarne la soluzione tanto che al suo interno nacque un movimento di riforma
destinato a imprimere un volto nuovo allassetto organizzativo ecclesiastico.

14.2. Cluny e la riforma dei monasteri


I primi segni di rinnovamento si manifestarono allinterno dei monasteri, i luoghi
dove nonostante la crisi lattivit di studio e di riflessione teologica non era mai
cessata. Nel corso del X secolo allinterno di alcune realt monastiche si
sperimentarono nuove forme di convivenza fraterna che riducevano al minimo i
condizionamenti esterni.
Lesperienza che si rivel pi feconda fu quella del monastero francese di
Cluny, fondato nel 910 da Guglielmo dAquitania e dallabate Bernone; a Cluny
venne applicata rigorosamente unorganizzazione di tipo centralistico nel senso che i
monasteri non erano autonomi luno dallaltro e dovevano sottostare alla sola autorit
dellabate e del vescovo ma molti monasteri erano sotto la guida del solo abate di
Cluny. Questo si faceva aiutare dai priori e cos poteva garantire uniformit di
governo e minori condizionamenti dallesterno.
Labate di Cluny inoltre godeva di immunit ed era dipendente direttamente dal
papato; novit importanti si ebbero anche in campo culturale e religioso infatti il
lavoro manuale fu completamente eliminato dai compiti dei monaci che ebbero cos
pi tempo per dedicarsi sia alla lettura giornaliera dei salmi, delle sacre scritture,
delle vite dei santi sia per partecipare alle funzioni liturgiche, ai culti dei santi, alla
distribuzione dei pasti ai poveri.
Preghiere, riti e opere di misericordia erano i concetti su cui si fondava labbazia;
lobiettivo era di creare una comunione universale tra vivi e defunti, benefattori e
amici. Molti monaci si dedicavano allo studio

e allattivit letteraria volta a

comporre opere utili alledificazione morale di laici ed ecclesiastici.


119

Il prestigio dellabbazia di Cluny si diffuse presto in tutta Europa e il suo modello


organizzativo fu imitato da altri riformisti; il monachesimo cluniacense era
caratterizzato per dalla grandiosit dei riti e degli edifici e dalla grande disponibilit
economica, tutti elementi che spinsero alcuni uomini a ricercare delle forme di
spiritualit pi vicine allideale originario del Vangelo.

14.3. Leremitismo e la nascita di nuovi ordini religiosi


Nei primi secoli dopo Cristo alcuni uomini sentirono lesigenza di isolarsi
completamente dalla societ dando vita a quel fenomeno conosciuto con il termine di
eremitismo. Intorno allanno Mille questo fenomeno riprese vigore proprio come una
forma di religiosit pi vicina allideale evangelico di povert e semplicit.
Allinizio alcuni uomini decisero di vivere lontano dalle citt ma ben presto
questi venivano raggiunti da fedeli o da discepoli e ben presto nacquero ordini
religiosi di tipo eremitico: piccole comunit di eremiti.
Al filone eremitico si deve collegare lordine dei Certonisi fondato in Francia
alla fine del XI secolo da Bruno di Colonia; questordine prese il nome dal luogo
dove sorse la prima comunit mentre i monasteri vennero chiamati certose.
Ogni certosa costituiva un grande complesso edilizio costituito da luoghi comuni di
preghiera e da celle singole ognuna dotata di un piccolo giardino in cui i certosini
trascorrevano gran parte della loro giornata.
Un altro ordine di tipo eremitico fu quello dei Cistercensi nato sempre in
Francia alla fine del XI secolo; questi monaci oltre che voler stare nella solitudine
avevano anche il desiderio di recuperare lo spirito benedettino legato alla povert e
agli ideali evangelici. I cistercensi si insediarono in luoghi paludosi e incolti che
bonificarono con il loro lavoro; questi inoltre vollero restare sottomessi ai vescovi
che li premiarono favorendo la diffusione del loro ordine.
I Cistercensi erano in netto contrasto con i cluniacensi ma anche loro entrarono in
crisi quando cominciarono ad accumulare ricchezze e ad avere potere (le cose di cui
tanto avevano criticato a Cluny); anche loro dovettero lasciare il lavoro manuale e
120

pian paino persero quello slancio iniziale che li aveva caratterizzati e lasciarono
campo libero allaffermazione degli ordini mendicanti.

14.4. Il movimento canonicale e i fermenti religiosi del mondo dei laici


Unaltra componente importante del movimento di riforma della Chiesa fu costituita
dalle comunit canonicali; le prima comunit di questo tipo furono creata da
Ludovico il Pio che con esse aveva tentato di ripristinare la vita comune del clero in
appositi edifici, i claustra canonicorum.
Con la crisi dellordinamento ecclesiastico anche queste realt persero il loro spirito
originario ma coloro che animarono i movimenti riformistici capirono limportanza
della vita comune, che si rivelava come una buona soluzione contro il concubinato, e
cercarono di ripristinare la vita in comune del clero.
Nel corso dellXI secolo di formarono vere e proprie comunit canonicali
costituite da chierici che vivevano in comunione per imitare gli apostoli e prepararsi
meglio allesercizio del ministero sacerdotale.
Questo clima di rinnovamento ecclesiastico forniva ai laici sempre pi intense
esperienze di vita contemplativa lontane da quelle caratterizzate invece dalla
corruzione materiale e morale che il clero aveva vissuto nel passato.

14.5. La riforma imperiale


Da sempre gli imperatori tedeschi avevano compreso quanto importante fosse
lappoggio del clero a sostegno del loro potere; avevano anche cercato di far giungere
al soglio pontificio prelati dallalta levatura morale e intellettuale e non ostacolarono
in nessun modo il processo di rinnovamento che interess la Chiesa tra il X e lXI
secolo.
Enrico III, ad esempio, oltre che appoggiare i piccoli feudatari intraprese
unopera di moralizzazione allinterno dei suoi territori; condann i vescovi che
conducevano uno stile di vita simile a quello dei grandi signori e appoggi le forme
di vita monastica come quella del monastero di Cluny.
121

Nel 1046 Enrico intervenne anche per portare ordine e moralit a Roma; la gestione
della Chiesa era caduta in mano allaristocrazia romana che aveva eletto ben tre papi,
arrivato in Italia Enrico convoc il Concilio di Sutri durante il quale depose i tre papi,
fece eleggere un suo candidato, Clemente II e depose tutti gli ecclesiastici giudicati
simoniaci.
Pian piano si fece strada lidea che fosse giusto eliminare ogni ingerenza laica
dagli affari della Chiesa; nel 1049 sal al soglio pontificio Leone IX il quale riun a
Roma i maggiori riformisti del tempo e insieme a loro organizz concili durante i
quali furono condannate simonia e concubinato e fu proclamata la superiorit del
papa sulla Chiesa universale.
Leone IX si fronteggi anche con i Normanni che avevano occupato i territori
dellItalia meridionale; Leone IX fu sconfitto e fatto prigioniero per un anno e
liberato dopo aver accettato di stringere con loro unintesa che prevedeva ai
Normanni di aver riconosciute le loro conquiste e al papato di aver il loro appoggio
militare e politico.
Lattivit moralizzatrice dellimperatore Enrico nel frattempo incontr diverse
difficolt poich Leone IX stava prendendo autonomia dalle sue direttive, i vescovi
erano ostili allidea di cambiare stile di vita e anche alcuni riformisti sentirono il
bisogno di separare lattivit ecclesiastica da quella dellimperatore che nel 1056
mor; la sua morte evit temporaneamente lesplodere dei contrasti e consent ai
riformatori romani di delineare con calma una strategia.

14.6. Il papato alla testa del movimento riformatore


Il movimento riformatore della Chiesa era caratterizzato dallesistenza di due diverse
posizioni, quella rigorista e quella pi moderata.
Lo schieramento rigorista, guidato da Umberto di Silvacandida, voleva:
- un completo distacco della Chiesa dal potere imperiale e regio,
- la netta condanna di ogni forma di simonia e corruzione,
- la deposizione dei vescovi simoniaci e
122

- lannullamento di ogni loro atto.


Lo schieramento moderato, guidato da Pier Damiani, riteneva impraticabili tali
richieste poich i sacramenti erano sempre validi e non aveva importanza la
correttezza morale di chi li aveva impartiti e anche perch alcuni sacramenti, come
lordinazione, non potevano essere impartiti due volte e avrebbero pure causato la
perdita di molti rettori e chierici nelle chiese.
Il papato approfitt della minore et del figlio di Enrico III, Enrico IV, per
rafforzarsi stringendo sempre pi strette alleanze con i Normanni, accelerando la
riforma religiosa che previde anche:
- la modifica delle procedure per lelezione del papa (riservata ai soli cardinali),
- il rinnovo dellobbligo del celibato per tutti gli ecclesiastici,
- il divieto per ogni membro del clero di ricevere, anche come dono, chiese dai laici,
- la deposizione definitiva dei vescovi simoniaci ma non la sconsacrazione dei
sacramenti che avevano impartito.

14.7. Lo scontro tra due grandi personalit:Gregorio VII ed Enrico IV


Nel 1066 Enrico IV prese il potere e si rese conto che loperato riformista del papato
lo aveva di fatto privato di ogni potere sulle sedi vescovili e sulle abbazie e gli aveva
tolto di controbilanciare leccessivo potere dellaristocrazia laica appoggiandosi al
clero.
Nel 1073 fu eletto papa Gregorio VII (1073-1085), un monaco e convinto
sostenitore della riforma, Gregorio aveva una forte personalit e teneva in alta
considerazione la dignit papale tanto che rivendic subito il primato della Chiesa di
Roma e la sua identificazione a Cristo che determinava la richiesta di obbedienza
assoluta da tutti gli uomini.
Questa sua intransigenza cre delle fratture allinterno della Chiesa e molti
riformatori ritornarono dalla parte dellimperatore anche vescovi riformatori contrari
per al primato papale.
123

Nel 1075 il pontefice scrisse un testo, il Dictus papae, dove riteneva estesa la sua
giurisdizione anche allambito temporale e si considerava un monarca universale
superiore a ogni carica laica.
Queste sue affermazioni fecero nascere la lotta per le investiture fra Gregorio VII
ed Enrico IV che fu combattuta non solo con le armi ma anche con interventi di
intellettuali, scrittori e filosofi che si contrastavano anche sul piano ideologico.

14.8. La lotta per le investiture


Gregorio gi nel 1074 aveva proibito ai laici di concedere investiture a vescovi o
abati (pena la scomunica) e agli abati e ai vescovi aveva impedito di consacrare
uomini gi investiti da laici pena la deposizione.
Nel 1076 Enrico convoc una dieta a Worms e con il consenso dei partecipanti (laici
ed ecclesiastici) fece deporre e scomunicare il papa che, a sua volta, rispose con la
deposizione e la scomunica dei vescovi partecipanti e dellimperatore.
La scomunica per Enrico costitu un grave problema e lo mise in una situazione
di fragilit di fronte alla sempre rivoltosa aristocrazia tedesca che subito ne approfitt
chiedendo che Enrico si sottoponesse al giudizio del papa ad Augusta.
Il papa si mise i cammino e si ferm a Canossa in attesa della scorta tedesca che lo
doveva condurre in Germania ma durante questa sosta arriv limperatore Enrico che
aveva lasciato segretamente la Germania per andare a chiede lassoluzione dalla
scomunica privatamente. Il papa rifiut per ben tre giorni ma alla fine cedette e lo
perdon.
I principi tedeschi per non fermarono la loro rivolta e nel 1077 elessero un
nuovo re, Rodolfo dio Svevia che per non riusc a imporsi; Enrico di nuovo forte si
ribello nuovamente al papa che gli rinnov la scomunica.
Enrico durante un concilio a Magonza depose Gregorio ed elesse Clemente III (10801100), successivamente scese in Italia riuscendo ad entrare a Roma nel 1084 e
costringere Gregorio a rifugiarsi presso Castel SantAngelo.
Clemente III fu riconosciuto papa ed Enrico incoronato imperatore ma da quel
momento in poi nulla fu pi come prima nei rapporti tra papato e impero.
124

14.9. Urbano II e la ripresa delliniziativa papale


Nel 1088 fu eletto papa un monaco cluniacense, Urbano II il quale strinse stretti
legami con gli episcopati dei quali rafforz lautorit e dot di mezzi come nuove
canoniche che avrebbero aiutato i vescovi nella cura delle anime.
Questo orientamento episcopalista riport dalla parte del papa gran parte dei
vescovi che si erano allontanati e cos limperatore rest isolato e lantipapa
Clemente III ebbe sempre maggiori difficolt a controllare Roma. Urbano II viaggi
molto in Italia e in Francia per incitare i suoi aderenti allo sforzo contro il partito filo
imperiale mentre il consenso verso di lui e il suo operato cresceva sempre di pi.
Nel 1095 Urbano II tenne un concilio a Clermont- Ferrand esort tutti i cristiani che
si erano macchiati di aver lottato contro altri cristiani di partire in pellegrinaggio
verso la Terrasanta per purificarsi dai peccati; il fatto che molti accettarono il suo
invito fa capire come la sua autorit stava diventando sempre pi forte a discapito di
quella dellimperatore.

14.10. Pasquale II e lutopia di una Chiesa povera


Dal 1099 al 1118 fu pontefice un altro monaco, Pasquale II che favor un ritorno
dellorientamento rigorista di Gregorio VII.
Nel Concilio del Laterano del 1102 il pontefice lanci una proposta di disarmante
semplicit che consisteva nel ritorno a una Chiesa povera, il papa invit tutti gli
ecclesiastici a rinunciare ai beni e alle cariche che avevano ricevuto dallo Stato per
eliminare cos anche ogni tipo di ingerenza laica allinterno della Chiesa.
Questa proposta ebbe anche il consenso dellimperatore Enrico V che, insieme
al papa, nel 1111 si incontrarono a Sutri e raggiunsero un accordo che per non fu
gradito dai rispettivi partiti perch la divisione dei due poteri dopo secoli di
interazione sembrava impossibile. Questo malcontento generale indusse un concilio a
sconfessare Pasquale II, il papa divenne succube dellimperatore infatti oltre che
incoronarlo dovette anche concedergli il potere di investire i vescovi.
125

Nel 1112 un nuovo concilio annull le concessioni estorte al papa e nel 1116
Enrico V fu scomunicato.

14.11. Alla ricerca di un compromesso. Il concordato di Worms


Tra varie vicende continuava il dibattito sul ruolo dei vescovi e alla fine acquist pi
forza la posizione di coloro i quali confidavano in un compromesso: secondo coloro
vescovi e abati avrebbero potuto continuare a svolgere compiti spirituali e politici
per dividendo nettamente i due ambiti perci:
- lautorit ecclesiastica avrebbe conferito cariche spirituali con lanello e il pastorale
- lautorit politica avrebbe invece avrebbe potuto investire per le sole funzioni
temporali utilizzando i simboli del potere politico.
Nel 1122 il pontefice Callisto II stipul il concordato di Worms che segn una
vittoria per la Chiesa che cos evitava le ingerenze imperiali nellelezione di vescovi e
abati. Specialmente in Germania comunque allimperatore rest un ampio margine di
manovra visto che lui o un suo delegato poteva assistere allinvestitura o allelezione
e intervenire in caso di dissenso suo o degli elettori.
Tuttavia le concessioni che il papato rilasci non furono destinate allimpero
ma alla singola persona di Enrico V, cos facendo la Chiesa metteva fine a un periodo
di contrasti troppo lungo ma si lasciava ampio spazio per manovre politiche future.

14.12. Levoluzione del papato in senso monarchico


Il concordato di Worms venne ratificato dal Concilio lateranense nel 1123 al quale
parteciparono circa trecento vescovi e tutti gli abati della Chiesa occidentale; dopo
questo concilio il papato fu di nuovo al vertice della societ, ritrov il suo primato e
seppe avviare una grandiosa opera di consolidamento in tutti i campi.
Prima di tutto il concilio ribad la condanna alla simonia e al concubinato,
escluse i laici da ogni attivit allinterno degli organismi ecclesiastici e si dot di un

126

efficiente apparato burocratico (cancelleria, uffici finanziari, autorit politiche) e


strumenti in grado di poter intervenire nel controllo di tutti i settori.
Pian piano ogni decisione importante fu convogliata presso la curia romana:
lelezione dei vescovi, le funzioni amministrative, finanziarie e politiche.
Nel corso del XII secolo lo Stato pontificio poteva godere di numerose entrate
derivanti dallimmenso patrimonio fondiario laziale costituite dal censo pagato dagli
Stati vassalli, dai monasteri, dalle offerte dei fedeli.

127

CAPITOLO 15
Rinascita culturale e nuove esperienze religiose
15.1. Una rinascita improvvisa?
Una prima rinascita culturale durante il Medioevo si ebbe durante il periodo
carolingio, centro della cultura era la corte imperiale e gran parte del patrimonio
letterario classico dei latini fu recuperato.
Con il disgregarsi dellimpero carolingio i centri culturali divennero le abbazie
dove continuarono gli studi e gli insegnamenti; durante il X secolo gli imperatori di
Sassonia, come Ottone I, portarono in Germania grammatici e teologi mentre nellXI
secolo il ruolo di centro culturale fu preso dallabbazia di Cluny e da altri monasteri
sorti nella Francia settentrionale.
Verso la met dellXI secolo unaltra importante realt culturale si stava
formando in Italia meridionale grazie alla vicinanza con il mondo greco e quello
arabo; il maggiore centro fu la citt di Salerno, famosa per le scuole di medicina e di
filosofia.
Nello stesso periodo in Italia settentrionale invece si ebbe la fioritura degli
studi giuridici e la citt che pi si contraddistinse in questo settore fu Bologna.
La Francia comunque rimase per tutto il XI secolo il centro culturale pi importante
in quanto si approfondivano tutti gli aspetti della cultura come le atri del trivio e del
quadrivio, le arti liberali, la teologia, la filosofia, la poesia latina e volgare.

15.2. I centri della rinascita culturale


Se lXI secolo vide la ripresa culturale fu nel corso del XII secolo che si assistette a
quella che viene definita come rinascita culturale.

128

Per tutto il XI secolo i monasteri avevano svolto un compito molto importante per la
cultura in quanto l venivano trascritte le opere degli autori classici e si compivano
studi dei testi antichi; i monasteri pi famosi furono quelli di Montecassino e quello
di Bec in Normandia che per non poterono competere con labbazia di Cluny che
durante la conduzione del suo abate Pietro il Venerabile attravers un periodo di
splendore che per ebbe fine con la sua morte.
Durante la met del XII secolo nacquero i nuovi ordini religiosi dei cistercensi,
dei certosini e dei camaldolesi ma questi pi che ad attivit di studio si dedicavano
allascesi mistica e perci contribuirono poco allo sviluppo culturale del tempo.
In quel periodo la maggior parte dellattivit culturale si svolse nelle cattedrali,
inserite in pieno nella rinascita delle citt; in Francia furono importanti le cattedrali di
Reims, Orlans e di Parigi, in Inghilterra quella di Canterbury e in Spagna quella di
Tolosa.
Le scuole cattedrali erano sotto il controllo del vescovo i quali davano una licenza
agli insegnanti; mancava per un vero e proprio programma di studio n erano
previsti esami alla fine del corso.

15.3. La nascita delle Universit


Le universit nacquero nel XII secolo; allinizio furono delle semplici associazioni di
studenti e docenti; fu quasi una corporazione che ebbe due scopi, il primo era quello
di avere riconoscimenti civili ed ecclesiastici e il secondo quello di ottenere privilegi
in campo economico e giuridico.
Ottenuti questi risultati le universit cominciarono ad organizzarsi fissando le materie
dinsegnamento, i programmi di studio, il compenso per i professori e le modalit di
esame. Il termine universitas in origine indicava solo la struttura corporativa che si
occupava del buon funzionamento della didattica (studium); allinizio esistevano solo
quattro facolt:
- quella delle Arti (arti del trivio e del quadrivio)
- quella di diritto (civile e canonico)
129

- quella di medicina
- quella di teologia.
In Italia le prime universit furono quelle di Salerno (per la medicina) e di
Bologna (per il diritto) seguite successivamente da quelle di Padova e Napoli; in
Francia le origini delle universit si devono collegare alla scuola della cattedrale di
Notre Dame dove operavano un gran numero di maestri; in Inghilterra furono fondate
le universit di Oxford e di Cambrige.

15.4. Lorganizzazione degli studi universitari


Lorganizzazione delle molte universit sorte durante il Medioevo fu simile in quanto
seguirono le tracce fissate dalle due pi antiche: Bologna e Parigi.
Le lezioni si svolgevano in aule affittate o in casa dei maestri mentre le assemblee, le
dispute e gli esami si svolgevano nelle chiese o nei conventi.
Linsegnamento si basava sulle lezione (lectio) e sulla disputa (disputatio); la lezione
si svolgeva leggendo e commentando le opere degli autorevoli per la disciplina
trattata mentre le dispute erano delle vere e proprie esercitazioni di retorica.
Il maestro sceglieva un tema da trattare (questione, questio) e incaricava un suo
assistente (baccelliere) di presentarlo agli studenti e di rispondere alle loro obiezioni.
Il giorno dopo avveniva la determinatio cio la discussione veniva sintetizzata e
venivano esposte le tesi. Nelle universit darte inoltre erano previste delle prove
pratiche.
Alle fine del corso di studi gli studenti ottenevano un riconoscimento che gli
permetteva di diventare maestri, iniziare una carriera ecclesiastica, amministrativa o
universitaria.
La durata dei corsi, considerando la durata madia della vita, era molto lunga, si parla
di sei-otto anni per medicina e diritto e addirittura quindici per teologia.
Il miglior centro per gli studi medici fu inizialmente Salerno e dopo il suo declino
divennero Padova, Bologna e Montpellier; per gli studi giuridici fu Bologna dove
studiosi e giuristi annotavano le loro glosse ai margini dei manoscritti; per gli studi
130

filosofi e teologici il primato fu di Parigi dove matur la Scolastica, un metodo di


studio basato sul pensiero di Aristotele le cui riflessioni per erano trattate dai
cristiani con molta cautela.

15.5. Lo sviluppo della produzione libraria


La nascita delle universit fece nascere lesigenza di migliorare le tecniche della
produzione dei libri che, fino a quel momento, erano oggetti rari e preziosi poich
venivano realizzati negli scriptoria dei monasteri e delle cattedrali dagli amanuensi
che potevano impiegare anche anni per copiare un testo.
Nellambito universitario invece si sent lesigenza di poter disporre di un testo
in molte copie che fosse anche maneggevoli e poco costose.
Allinizio maestri e allievi dovettero cercare loro un modo per procurarsi i testi
magari rivolgendosi a librai-editori ma successivamente gli stessi organismi direttivi
delle universit che istituirono il sistema della pecia tramite il quale si stanziavano
degli accordi tra i maestri che sceglievano quale opera utilizzare durante le loro
lezioni e i librai-editori che le stampavano a un prezzo accessibile.
I librai davano anche in prestito il libro a chi volesse ricopiarlo da s ma invece di
darlo intero prestavano un fascicolo (detto appunto peciae) in modo che potessero
lavorare contemporaneamente pi copisti.
In questo periodo si cominci a usare la pi fruibile carta invece della pergamena e si
fece strada il carattere gotico per la realizzazione dei testi universitari.

15.6. Laffermazione delle lingue volgari e la diffusione della cultura


La lingua dei testi universitari e dellinsegnamento era dovunque il latino; questo
aspetto linguistico creava una forte unione culturale e permetteva a insegnanti e
alunni di spostarsi facilmente da una universit allaltra.
Tra il XII e il XIII secolo si fece per strada un altro tipo di cultura che si
basava sulla diffusione delle lingue volgari e che coinvolgeva i ceti pi bassi della
131

societ. Le prima manifestazioni di questo processo si ebbero negli ambienti feudali


della Francia dove il latino si era evoluto dando vita a parlate locali chiamate poi
lingue romanze; in Francia se ne affermarono due: la lingua dol a Nord e la lingua
doc a Sud, in Provenza, dove si espresse una raffinata produzione poetica.
In Italia i primi poeti utilizzarono la lingua doc piuttosto che del volgare
italiano che acquis autorevolezza solo nel corso del Duecento grazie a Federico II il
quale appoggi lattivit poetica della Scuola poetica siciliana che anticip quella dei
poeti toscani.
I poeti siciliani erano tutti inseriti nellaristocrazia di corte, diversamente in Toscana i
produttori di testi in volgare appartenevano alle nuove classi della borghesia
comunale come mercanti, artigiani, professionisti e notai.
I notai in special modo avevano un buon prestigio sociale e spesso utilizzavano
il volgare per prendere nota di eventi che riguardavano un pubblico sempre pi vasto;
i notai divennero memoria della citt e le loro annotazioni scritte a margine dei loro
registri furono i primi esempi della nascente storiografia cittadina.
I mercanti erano invece i portatori di una nuova mentalit impregnata di
razionalit e praticit; questi uomini avevano bisogno di scrivere spesso registri e
lettere per la loro attivit ma ben presto cominciarono a scrivere per piacere
prendendo nota dei loro viaggi o delle loro vicende familiari: fu cos che nacquero le
cronache cittadine e le cronache familiari.
Lapertura nelle citt di scuole aperte a tutti favor la pratica della scrittura e
quella della lettura che fece incrementare la vendita dei libri che non erano pi
caratterizzati dallalto valore artistico ma dal basso costo.
I livelli culturali di coloro che scrivevano testi erano di certo vari perch si passava
dal mercante al maestro universitario o alluomo di Chiesa e proprio per questo si pu
parlare di laicizzazione della cultura che comunque restava intrisa di valori religiosi.

15.7. Lemergere di nuove forme di dissenso religioso


132

Il rinnovamento della societ e il generale dinamismo che caratterizz tutti i settori


caratterizz anche il desiderio da parte dei laici di partecipare in modo pi attivo
anche alle questioni religiose.
Tra il XII e il XIII secolo questo desiderio si concretizz nelle attivit caritative come
la costruzione di ospedali e confraternite e in molti casi tra il popolo nacque un certo
dissenso per la spiritualit cristiana che la Chiesa stava portando avanti.
Questi nuovi gruppi avevano a cuore non tanto i problemi teologici e dottrinali
quanto invece laspetto morale della Chiesa e si impegnavano per conseguire dei
risultati.
Tra la Francia meridionale, la Germania e la Lombardia intorno al 1170 cominci a
crescere il numero dei seguaci di Valdo; questi era un ricco mercante di Lione che
dopo aver riflettuto sulle Sacre Scritture e sui testi dei Padri della Chiesa decise di
donare ai poveri tutti i suoi beni e si impegn a predicare il Vangelo considerandolo
un preciso dovere di ogni cristiano. La Chiesa per non volle assolutamente
approvare tale operato Valdo, insieme ai suoi primi seguaci, chiamati i Poveri di
Lione, furono considerati eretici e scomunicati nel 1184 da Lucio III il quale
condann come eretici anche gli Umiliati e i Catari che avevano costituito una Chiesa
alternativa basandosi sulle teorie dualistiche del Manicheismo.

15.8. Gli ordini mendicanti


Tra il XII e il XIII secolo oltre a gruppi eretici a caratterizzare la vita religiosa e la
spiritualit medievale ci fu anche la nascita degli ordini mendicanti.
Il primo fu quello della fraternit di penitenti di Assisi formatasi attorno a
Francesco, il figlio di un mercante di Assisi il quale rinunci a tutte le sue ricchezze
per seguire in povert le orme di Cristo. Ai suoi seguaci, come segno di umilt, diede
il nome di frati minori, aggettivo che allepoca indicava le classi pi basse della
societ. I frati minori vivevano in assoluta povert, non avevano una fissa dimora e si
affidavano alla Provvidenza per trovare un lavoro o qualcosa di cui cibarsi; il loro
stile di vita rappresentava una rottura netta e radicale con le altre esperienze e la
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Chiesa manifest uniniziale diffidenza che fu per superata quando Francesco e i


suoi seguaci giurarono fedelt alla Chiesa di Roma.
Il papa Innocenzo III cap la straordinaria rivoluzione spirituale che gli ordini
mendicanti stavano mettendo in atto ed ebbe la giusta intuizione di utilizzarli nella
lotta contro gli eretici. Lordine francescano fu approvato definitivamente nel 1223 da
Onorio III.
Sempre Onorio, nel 1216, approv la regola dellordine dei frati predicatori
istituito da Domenico Guzman; anche i domenicani come i francescani vivevano
nella povert assoluta affidandosi solo alla Provvidenza ma in pi avevano unalta
preparazione teologica cresciuta dopo che i suoi membri si impegnarono attivamente
nella lotta contro gli eretici creando in ogni diocesi il tribunale dellinquisizione.
Nel corso degli anni questi due ordini crebbero molto e andarono incontro a dei
cambiamenti importanti.
Per quando riguarda lordine dei francescani si deve dire che la diffusione anche nei
freddi Paesi doltralpe aveva spinto i frati a stabilirsi in edifici conventuali ai quali
spesso venivano fatte donazioni di beni materiali; inoltre chiesero di entrare
nellordine anche chierici, maestri di teologia e intellettuali che presto ne presero la
guida cambiando la fisionomia originaria dellordine.
Dopo la canonizzazione di Francesco nel 1228 il pontefice Gregorio IX cerc di
risolvere il problema relativo alle propriet dellordine affermando che i beni erano
concessi in uso mentre la propriet era della Chiesa di Roma.
Un altro segno della metamorfosi dellordine fu lelezione a ministro generale di frate
Alberto da Pisa, un fratesacerdote (non pi frate-laico) che avvi la clericalizzazione
dellordine; durante il generalato di un altro frate-sacerdote, Aimone di Faversham,
avvenne la nomina di un minore a vescovo di Milano (1241) mentre nel 1288 un
francescano (frate Girolamo dAscoli) divenne papa con il nome di Niccol IV.
Tra il 1257 e il 1274 fu ministro generale Bonaventura da Bagnorea che avvi anche
unattivit pastorale, di predicazione, di confessione e di cura delle anime.
134

Nonostante i molti cambiamenti i contrasti tra povert-ricchezza caratterizzarono


sempre lordine e diedero vita a una spaccatura tra i cosiddetti spirituali (coloro che
volevano restare fedeli alla regola e alla scelta di povert assoluta) e i conventuali
(coloro che ritenevano necessario adattarsi alle nuove esigenze dellordine).
Il papato appoggi i conventuali mentre le frange pi estremiste degli spirituali, i
cosiddetti fraticelli, furono perseguitati; i francescani ebbero il merito di saper entrare
in modo capillare nel tessuto sociale.

135

CAPITOLO 16
Rapporti feudali e processi di ricomposizione politico-territoriale.
Limpero e lItalia dei Comuni
16.1. Il movimento delle paci di Dio e la nascita della cavalleria
Il rinnovato dinamismo della societ europea richiedeva maggiore sicurezza per gli
uomini; ci poteva realizzarsi con la cessazione delle guerre nate per lesuberanza
delle famiglie aristocratiche sempre il lotta tra loro per la conquista di nuovi territori.
Alla fine del X secolo una autorit forte e stabile era rappresentata dalla Chiesa
attraverso il movimento francese delle paci in Dio: i vescovi organizzarono delle
assemblee per promuovere la diffusione dellordine pubblico e la protezione delle
classi pi deboli della societ spesso succubi dei signori locali.
Ben presto fu proibito di combattere durante la domenica e le feste religiose e anche i
sovrani si impegnarono a creare organismi di controllo per ridurre i disordini.
Nel corso dell XI secolo cominci a formarsi un particolare spirito di
appartenenza tra i cavalieri che godevano di una particolare condizioni giuridica e
sociale. Chi faceva parte di questa stretta cerchia aveva dei privilegi: erano esentati
dal pagamento delle imposte per le loro terre, erano sottratti alla giustizia dei signori,
potevano tramandare ereditariamente la loro condizione giuridica.
Gli ecclesiastici francesi inoltre elaborarono un modello di comportamento
cavalleresco e la cerimonia dellinvestitura assunse forti caratteri religiosi.
Nel corso del XII secolo il codice di comportamento cavalleresco si arricch
ancor di pi grazie alla figura di cavalieri celibi e senza un feudo; questi giovani
erano alla ricerca di un signore e di un buon matrimonio ed elaborarono un ideale di
vita avventurosa e gioiosa che si concretizzava nei tornei e nelle conversazioni
amorose, nelle poesie e nei romanzi cavallereschi.
Gli ideali cavallereschi furono celebrati da poeti e scrittori ma resta da precisare che
la loro vita era sempre votata alla guerra tanto che i vescovi elaborarono un modo per
136

frenare la violenza dei cavalieri. Nel 1054 si svolse un concilio a Narbona dove tutti i
cavalieri furono definiti miles Christi e cio combattenti nel nome di Cristo contro gli
infedeli; da questo concilio furono perci legittimate le crociate in Oriente, in Spagna
e nella Sicilia musulmana.
Listituzione ecclesiastica con la sua autorit e il movimento delle paci in Dio
durante questi secoli sopper alla mancanza di un potere politico forte e in grado di
mantenere lordine nella societ.

16.2. I rapporti feudo-vassallatici come rinnovato strumento di


governo
Nel corso del XII secolo per consolidare il potere politico si fece ricorso ai rapporti
feudo-vassallatici; i sovrani europei tra il IX e il X secolo li utilizzarono per creare
attorno ad essi una cerchia di principi e signori fedeli che garantissero sostegno
militare e sostegno nella gestione del territorio.
A partire dalla seconda met dellXI secolo i rapporti feudo vassallatici si
trasformarono in strumenti di governo e di coordinazione politica nellambito di
grandi territori. Questo cambiamento avvenne per vari motivi:
la societ europea era cambiata;
si voleva dare riconoscimento giudridico-formale allereditariet dei feudi;
si cre una giurisdizione riguardante appunto il diritto feudale per renderne pi
stabile il sistema.
Con il passare degli anni si riscopr sempre di pi il valore del diritto romano e
canonico, lo Stato costituiva la fonte del diritto e del potere ma a queste riflessioni si
scontrava una realt di frammentazione politica della realt territoriale.
In alcuni territori, come il Lombardia, nellXI secolo si arriv addirittura a
costituire dei feudi senza lobbligo del servizio militare che venne sostituito con un
pagamento in denaro e la promessa di fedelt: il feudo perdeva cos loriginaria
funzione militare. Il feudo in questi casi serviva a creare un raccordo di tipo politico
tra un sovrano, un principe o un signore che aveva il desiderio di creare un vasto
137

dominio territoriale grazie anche allappoggio di signori minori: il rapporto era


vantaggioso per entrambe le parti!
Nasce cos la societ feudale strutturata a piramide, una societ in cui la delega
dei poteri procede dal vertice verso il basso fino a raggiungere, con valvassori e
valvassini, i ceti rurali.

16.3. Le origini dei Comuni italiani


In Italia le comunit cittadine oltre che da mercanti e artigiani erano formate anche da
esponenti della piccola e media nobilt che gestivano piccoli feudi della chiesa
vescovile. Allinterno della citt non erano per solo il vescovo e i suoi funzionari a
svolgere le funzioni pubbliche visto che anche la comunit cittadina riusciva a far
sentire la sua voce.
Il quadro politico di queste comunit era molto frammentato e favor la nascita
di tensioni sociali e contrasti tra le famiglie nobili che gi risiedevano nelle citt e
quelle che vi giungevano dalle campagne convinte di poter mantenere le tradizioni
militari e il comando.
In molte citt la Chiesa si trov in contrasto con la classe nobiliare e per assicurarsi
un appoggio dalla comunit cittadina fu molto propenso a concedere privilegi e
concessioni. Questa situazione favor il rafforzamento delle autonomie cittadine ma
lindebolimento del potere vescovile fu sfruttato anche da alcune famiglie che si
allearono per assicurare lordine e la pace assumendo di fatto il governo delle citt.
La figura che rappresent tutta la comunit cittadina fu il console, scelto sempre tra i
membri del ristretto gruppo di famiglie che si erano alleate tra loro.
Esemplare il caso di Milano cui gi abbiamo avuto occasione di fare riferimento
parlando tra limperatore Corrado II e larcivescovo Ariberto dIntimiano. Qui nella
prima met del secolo XI i grandi vassalli della chiesa arcivescovile(capitanei),
spalleggiati da Ariberto, si erano contrapposti ai piccoli feudatari(valvassores), che
chiedevano leredit dei loro feudi; e gi sappiamo che le loro rivendicazioni furono
accolte dallimperatore Corrado II. Successivamente per capitanei e valvassores,
138

indicati nelle fonti come milites(maggiori e minori), si trovarono tutti insieme


schierati contro il popolo che,stanco delle loro violenze e dei loro soprusi, si era
sollevato sotto la guida di Lanzone , un capitaneus passato dalla parte popolare. Ne
nacquero scontri nelle strade che costrinsero larcivescovo e i milites a lasciare
temporaneamente la citt dove fecero ritorno solo quando fu possibile giungere ad
una pace giurata ma precaria tra tutte le parti in conflitto(a causa anche del
movimento di riforma della Chiesa e della conseguente lotta per le investiture).
Questultima permise lo sviluppo delle autonomie cittadine data la necessit in cui si
trovavano imperatori e pontefici di guadagnarsi il sostegno delle comunit locali,
verso le quali diedero concessioni e privilegi. Non un caso che proprio nel vivo
della lotta per le investiture, nel 1097, appaia documentata per la prima volta a
Milano la nuova magistratura dei consoli, espressione di un nuovo ordinamento
politico. Era accaduto che, approfittando dellindebolimento del potere vescovile,
contestato dai riformatori, e facendosi interprete del desiderio di pacificazione
interna, largamente diffuso nel popoli, alcune famiglie pi in viste avevano dato vita
ad unassociazione giurata(coniuratio),per garantire appunto la pace allinterno della
citt, assumendone direttamente il governo.
Contemporaneamente fu eletta una magistratura collegiale, denominata Consolato,
che nel 1130 contava 23 membri: 18 capitanei o valvassores e 5 semplici cives
(cittadini). Questo dimostra che gli esponenti dellaristocrazia feudale, a vario titolo
legata al vescovo, costituivano il nucleo pi forte del nuovo ceto dirigente comunale.
Di esso facevano parte, anche se in posizione minoritaria, anche gli esponenti del
mondo mercantile e di quello delle professioni, mentre ne era escluso il resto del
popolo(quello che sar poi definito popolo minuto, per distinguerlo dal popolo
grasso, formato dai grandi mercanti). I consoli, per, se provenivano da un gruppo
ristretto di famiglie, non erano espressione di unassociazione provata ma,
contrariamente a quel che si creduto nel passato, rappresentavano lintera citt,
tanto vero che ancora a lungo dopo il 1097 sono designati nei documento come
139

consules civitatis(i consoli della citt) e non del Comune(termine che invece compare
pi tardi, poco prima della met del XII secolo).

16.4. Il Comune consolare


In ogni citt la nascita del Comune avvenne in maniera diversa(anche dallesempio di
Milano) ma si possono tuttavia cogliere degli elementi comuni:
le nuove istituzioni comunali nacquero tra il 1080 e il 1120,nel quarantennio
della lotta per le investiture(quelli datati pi anticamente a causa di un fatto
casuale, dovuto alla perdita dei documenti pi antichi): Pisa 1081; Biandrate
1093; Asti 1095; Milano 1097; Arezzo 1098; Genova 1099; Pistoia e Ferrara
1105; Cremona 1112; Lucca 1115; Bergamo 1117; Bologna 1123, Piacenza e
Mantova 1126; Modena 1135; Verona 1136;
in molti casi liniziativa venne dal ceto aristocratico, mentre in altri
(specialmente in Toscana e in Piemonte) furono imprenditori e mercanti a
prendere liniziativa;
dovunque fu usato il termine di consulares per indicare il gruppo ristretto di
famiglie,aristocratiche o borghesi, da cui provenivano i consoli. I consoli si
ripromettevano di curare gli interessi di tutta la citt e non solo del ceto a cui
appartenevano infatti erano chiamati consules civitatis ed avevano il consenso
di tutta la cittadinanza. Esso non erano un ceto chiuso dato che in esso
potevano entrare sia i nobili immigrati dalle campagne che gli esponenti pi
facoltosi del mondo mercantile; si chiuder quando crescer il ceto mercantile
e quello artigianale che verr escluso dalle stanze del potere da parte delle
famiglie al potere.
Gli organi di governo erano lArengo (assemblea generale dei cittadini) e il
Collegio dei consoli (potere esecutivo). I consoli restavano in carica per sei
mesi o massimo un anno per favorire la rotazione ed evitare prese di potere da
parte di un solo individuo.
140

Il console allinizio veniva eletto per acclamazione dai membri dellArengo ma


quando a questa assemblea ebbero accesso tutti i capifamiglia delle citt
lassemblea fu divisa in due consigli: il Consiglio maggiore (potere
deliberativo) e Consiglio minore o degli anziani che affiancava il console.

16.5. Federico Barbarossa e i Comuni italiani


Dopo il concordato di Worms lautorit imperiale aveva subito un duro colpo
restando di fatto privata del carattere sacro sul quale basare la sua esistenza; col
tempo per trov nuove basi teoriche che gli furono fornite dalla cultura giuridica e
pi precisamente dal diritto romano. Il protagonista di questa svolta fu Federico I, in
Italia detto anche Barbarossa.
Il suo predecessore Enrico V non aveva saputo assicurare ai suoi eredi il diritto di
successione al trono cos alla sua morte i principi tedeschi prima elessero Lotario di
Supplimburbo, della casa di Baviera, e alla sua morte un esponente della casa degli
Hohenstaufen, Corrado III. Tra le due famiglie scoppi una lunga lotta per la
successione che indebol sempre di pi il potere imperiale fino a quando, nel 1152, i
principi su indicazione di Corrado III elessero re Federico I la cui madre apparteneva
al casato di Baviera.
Il nuovo sovrano mostr subito il desiderio di ridare lustro allautorit imperiale
perci gi nel 1153 indisse una dieta a Costanza dove, di fronte a legati del papa,
ribad lassoluta parit del potere temporale e di quello spirituale e ribad i suoi diritti
riguardo lelezione dei vescovi tedeschi. Si propose inoltre come difensore della
Chiesa romana in cambio dellincoronazione a imperatore.
A Costanza si recarono anche due legati della citt di Lodi per chiedere
lintervanto di Federico contro Milano che, dopo aver conquistato e distrutto la loro
citt, ne impediva la riedificazione. Ben presto anche altri legati di altri comuni
lombardi fecero la stessa richiesta a Federico che cos si decise a intervenire e
scendere in Italia anche perch la crescita e lo sviluppo dei comini italiani camminava
di pari passo con uninsofferenza verso lautorit imperiale.
141

Il programma di Federico aveva dei punti ben precisi infatti lui aveva
intensione di:
disciplinare e coordinare tutti i poteri signorili sia in Germania che in Italia
stringendo legami feudali;
governare saldamente su tutti i territori dipendenti dalla Corona e recuperare
tutti le regalie, i diritti inalienabili del potere regio;
rinnovare il controllo sulla Chiesa tedesca.
Nellottobre del 1154 Federico era gi in Lombardia e indisse una dieta a Roncaglia e
gli ambasciatori di Milano offrirono del denaro allimperatore per aver riconosciuto
il loro potere su Como e Lodi ma Federico rifiut e in pi distrusse la citt alleata dei
milanesi, Tortona.
Federico subito dopo si diresse a Roma per essere incoronato imperatore dopo per
aver abbattuto il regime comunale capeggiato da Arnaldo da Brescia il quale
contestava con un forte spirto radicale, il potere temporale dei papi.
Nel 1155 Federico fece ritorno in Germania per ritornare in Italia nel 1158
accompagnato da un numeroso esercito.

16.6. Dalla rottura con il papato alla pace di Costanza


La prima iniziativa del Barbarossa consistette nel convocare una dieta a Roncaglia a
cui parteciparono anche quattro famosi giuristi bolognesi i quali indicarono i
numerosi diritti regi come, ad esempio, quello di battere moneta, di nominare
magistrati, imporre tesse e pedaggi, incamerare i patrimoni rimasti senza legittimo
proprietario e difendere le propriet pubbliche.
La dieta di Roncaglia apr la strada a molte azioni future di Federico, infatti:
egli si dimostr disposto a lasciar esercitare i diritti regi ai Comuni in cambio
di un tributo annuo e del riconoscimento del potere imperiale;
eman la Constitutio pacis con la quale proibiva le leghe tra le citt e le guerre
private;
142

rivendic la dipendenza dal potere regio occupandosi direttamente di contee,


marche e ducati ed instaur un rapporto di tipo feudale con i loro proprietari.
Lintento di Federico era quello di far derivare tutti i poteri (sia quelli esercitati dalle
magistrature cittadine che dai signori locali) dal potere imperiale e per attuare ci
invi i suoi funzionari in ogni parte dellimpero per ricevere lomaggio dai signori ed
esigere i tributi dai Comuni.
Un altro intento di Barbarossa fu quello di imporre il suo controllo su molti
ecclesiastici i quali godevano di poteri di natura pubblica violando per le
conclusioni raggiunte con il Concordato di Worms.
Il progetto di restaurare il potere imperiale per incontr lostilit di molti cos
ben presto si cre un movimento di opposizione che vedeva alleati i Comuni
lombardi e veneti e il papa Alessandro III.
Per soffocare tale opposizione Federico costrinse il papa a fuggire in Francia
eleggendo un antipapa (Vittore IV) e assedi e rase al suolo Milano (1162) ma il
fervore della rivolta non si plac.
I comuni veneti crearono due leghe (veronese e cremonese) che unendosi diedero vita
nel 1167 alla Lega lombarda (Societas Lombardiae) la quale fu sostenuta da
Alessandro III in onore del quale la Lega chiam Alessandria la citt che costruirono
per controllare i Comuni che si erano schierati con Federico e che fu pi volte, ma
inutilmente, attaccata dallimperatore.
Nel frattempo in Germania i feudatari mostrarono una certa riottosit che nel
1176 costrinsero Federico a lasciare lassedio e tornare in Germania ma durante il
viaggio lesercito della Lega lo ferm e lo sconfisse a Legnano e lo costrinse a
cercare una soluzione diplomatica.
Federico giunse a un accordo con Alessandro III con il quale si impegnava a restituire
tutte le regalie e i territori di cui si era impadronito mentre il papa, a sua volta, si
impegn a convalidare tutti gli atti di natura ecclesiastica avvenuti durante lo scisma
e a mediare con i Comuni.
143

I Comuni per non gradirono il voltafaccia del pontefice cos rifiutarono la sua
mediazione e lanno dopo concessero a Federico una tregua di sei anni al termine dei
quali, nel 1183, di stipul un trattato di pace a Costanza che salvarguardava la
derivazione imperiale dei poteri pubblici e concedeva ai Comuni lesercizio delle
regalie e la possibilit di formare leghe in cambio del versamento di unindennit una
tantum in occasione della venuta dellimperatore in Italia.
I consoli continuarono ad essere eletti dai cittadini ma ogni cinque anni dovevano
ricevere linvestitura formale da parte dellimperatore o di un vescovo titolare di
poteri pubblici.

16.7. Levoluzione sociale e istituzionale dei Comuni


Le concessioni imperiali di Costanza avevano valore solo per i Comuni della Lega
ma ben presto furono considerate valide per tutti i Comuni che vennero a configurarsi
cos come organismi politco-amministrativi inseriti nella struttura dellimpero.
La loro autonomia si rafforz maggiormente quando il poter imperiale attravers un
lungo periodo di crisi dovuto alla morte prima di Federico (1190) e poi di suo figlio
Enrico VI (1197); i Comuni in questo periodo:
definirono i loro rapporti con il vescovo il quale fu estromesso da ogni
giurisdizione civile;
le citt furono dotate di edifici pubblici, lontani dagli edifici di culto per
rendere evidente la laicizzazione delle istituzioni comunali;
venne redatto un codice di leggi (Statuto) con laiuto di giuristi e notai;
si procedette con la sottomissione del contado costringendo i proprietari di
fortezze e diritti signorili a divenire vassalli del Comune e a risiedere in citt
per alcuni mesi dellanno. Con i signori pi potenti si strinsero invece alleanze
al fine di assicurarsi laiuto dei loro contingenti armati in caso di guerra.
In questo periodo nacquero anche i borghi franchi: insediamenti fortificati costruiti in
zone di confine i cui abitanti godevano di facilitazioni fiscali e altri aiuti in cambio
della valorizzazione delle terre incolte e del ruolo di difesa che svolgevano.
144

Una novit significativa consistette nella sostituzione della magistratura


collegiale dei consoli con il podest; questa scelta di rese necessaria perch con il
passare del tempo la societ comunale era diventata sempre pi complessa grazie alle
molte attivit commerciali e mercantili esercitate da una classe sociale attiva che non
fu pi disposta a lasciare il controllo del Comune nelle mani della vecchia classe
aristocratica che mostrava segni evidenti di chiusura verso i nuovi ricchi.
Si formarono perci due schieramenti: quello della nobilt (detentore del
potere) e quello del popolo (coloro che miravano a sostituirsi alla vecchia classe
dirigente).
Dello schieramento del popolo facevano parte oltre che i mercanti e gli artigiani
popolani anche i nobili arrivati da poco in citt dal contado mentre a quello della
nobilt facevano parte oltre che i detentori di beni fondiari anche i mercanti arricchiti.
Il podest venne perci sostituito al console perch i vari gruppi collegiali non erano
stati in grado di gestire la pace; il podest, prima locale e poi forestiero, aveva il
compito di garantire la sua imparzialit e di gestire al meglio le attivit importanti
della citt. Egli era un tecnico della politica e del diritto con il compito di far valere le
decisioni prese dai Consigli cittadini, inoltre doveva far applicare le leggi, assicurare
la giustizia e organizzare lapparato amministrativo e burocratico del Comune.

16.8. Le lotte tra nobilt e popolo


Il podest forestiero inizialmente riusc a svolgere la sua funzione di mediazione tra i
vari gruppi sociali delle citt ma quando queste divennero pi popolose le tensioni
ripresero in modo anche violento.
Verso la met del Duecento i contrasti inoltre non videro contrapporsi lo
schieramento dei nobili contro quello del popolo ma i contrasti sorsero tra membri
dello stesso ceto.
I nobili, ad esempio, avevano uno stile di vita violento e aggressivo e spesso
sorgevano contrasti tra le famiglie di antica origine cittadina e quelle da poco giunte
in citt. Essi inoltre riunivano attorno a s schiere di clienti e amici appartenenti a
145

vari ceti che formavano dei veri e propri clan che si riunivano tra loro in federazioni
le quali si divisero poi in due raggruppamenti opposti: guelfi e ghibellini.
I guelfi erano gli aderenti al partito filo papale ed erano convinti che la Chiesa di
Roma potesse dare ai Comuni una solida copertura mentre i ghibellini erano i
sostenitori di un forte legame con il potere imperiale.
Allinterno del ceto popolare le tensioni esplodevano ad esempio per la scarsa
comunanza di interessi tra mercanti e artigiani; i mercanti in fatti avevano interesse a
superare i vincoli di tipo corporativo e le stesse corporazioni non erano solidali tra
loro. Lunico punto in comune era la lotta contro i nobili e alla fine fu questo intento a
far unire mercanti, artigiani, intellettuali laici, cambiatori, nobili del contado in
unassociazione detta societas populi, anchessa organizzata con capi e consigli.
Il risultato fu che allinterno del Comune coesistevano pi centri di potere
dotati di molto potere e pronti a scendere in campo non solo per fronteggiare lotte
contro nemici esterni ma pronti anche ad iniziare lotte interne.

16.9. Il Comune popolare e laffrancazione dei servi


Il complicarsi della vita politica produsse il fenomeno del fuoriuscitismo cio
lespulsione dal Comune degli esponenti della parte perdente delle lotte interne;
questi per non si rassegnavano alla sconfitta e mantenevano dei rapporti con membri
del loro gruppo rimasti in citt o con Comuni rivali ingaggiando nuove lotte che, a
volte, gli permettevano di tornare da vincitori in citt.
In molte citt (come Bologna e Firenze) fu il popolo a prendere il potere ma la
situazione si complic ancor di pi visto che il popolo non sciolse le sue associazioni
che si affiancarono perci alle istituzioni comunali esistenti dando vita a un sistema
bicamerale. Anche al podest furono affiancati i capi del popolo (anziani appartenenti
alle corporazioni che formavano il Priorato delle arti); successivamente il capitano
del popolo tolse al podest il suo ruolo di capo militare.

146

Il governo dello schieramento popolare non si cur del benessere delle classi
inferiori che perci si allearono con i nobili vittime anch essi di una politica
antinobiliare.
Laspetto positivo delloperato dei governi popolari fu lallargamento della
partecipazione dei cittadini alla vita della citt infatti non cera un numeroso apparato
burocratico e molti servizi erano gestiti dai cittadini.
Durante questo periodo fu effettuato laffrancamento dei servi della gleba;
questo provvedimento per non ebbe un carattere sociale ma pi che altro fiscale
visto che si voleva far aumentare il numero dei contribuenti. A dare solidit a questa
ipotesi si unisce un provvedimento che vietava limmigrazione in citt degli
affrancati e rendeva pi opprimente la pressione fiscale sul contado e lo sfruttamento
economico dei contadini.

CAPITOLO 17
147

La diffusione dei rapporti feudali.


LInghilterra, il Mediterraneo e le Crociate
17.1. Esempi di feudalit efficiente
Tra lXI e il XII secolo i rapporti feudo-vassallatici raggiunsero il massimo della loro
diffusione visto che lordinamento pubblico carolingio fu fatto proprio anche dai
Normanni, dai Vichinghi che nellantico ordinamento franco trovarono un terreno
fertile nel quale innestare il proprio vigore militare e le antiche tradizioni guerresche
di fedelt.
I Vichinghi allinizio del X secolo riuscirono sotto la guida di Canuto II il
Grande a creare un vasto impero intorno al Baltico (Danimarca, Norvegia e
Inghilterra) ma questo di dissolse dopo la sua morte. In Inghilterra allora si cerc di
recuperare lindipendenza con il re Edoardo il Confessore (1043-1066).
Questo re era cresciuto in Normandia ed accolse alla sua corte cavalieri ed
ecclesiastici francesi ai quali vennero assegnati ruoli di comando e beni fondiari. Alla
sua morte sal al trono il cognato Arnoldo II che per non riusc a fermare lavanzatta
del duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore il quale leg lInghilterra alla
Francia. Fu con lui che in Inghilterra si radicarono usi e costumi francesi, tra cui
anche i rapporti feudo-vassallatici.
Si cre la strana situazione che il re inglese, in quanto duca di Normandia, era anche
vassallo del re di Francia nonostante fosse riconosciuto da tutti il fatto che i re inglesi
avessero molto pi potere e prestigio dei re francesi che avevano poteri assai limitati,
esercitandosi in maniera diretta su un territorio poco pi vasto dellattuale Regione
parigina(Ragion parisienne), tra la Senna e la Loira.
I re normanni(il Conquistatore e i suoi successori tra cui Enrico I,1100-1135)
cercarono di rendere accetto alla popolazione il nuovo ceto dirigente e di rafforzare il
potere monarchico e a tale scopo:
lasciarono intatta la vecchie divisione del regno in contee(shires);
gli sceriffi (amministratori delle contee) furono sottoposti al controllo regio;
148

ai cavalieri normanni furono assegnati feudi ma avevano anche precisi obblighi


verso il re, da cui potevano sottrarsi solo pagando unimposta sostitutiva
(scutage),che permetteva al re di reclutare un esercito da lui direttamente
dipendente.
fu creata la Camera dello scacchiere dove si riunivano i funzionari giudiziari
e dellamministrazione fiscale;
per volere di Guglielmo fu redatto il Domesday Book, un libro dove venivano
elencati tutti i beni della corona e la distribuzione delle propriet fondiarie del
regno. Tale libro ebbe perci la funzione di un catasto e fu molto utile agli
sceriffi per determinare la riscossione dei tributi.
Dal 1154 al 1189 fu re Enrico II, questo sovrano ebbe il merito di potenziare ancora
di pi il potere regio anche nei territori francesi ai quali fu annessa la Bretagna.

17.2. I Normanni in Italia meridionale


Lespansione Normanna non si diresse solo verso lInghilterra infatti, molti cavalieri
normanni scesero verso sud con lintento di creare una salda dominazione politica al
centro del Mediterraneo.
I Normanni in Italia meridionale giunsero a piccoli gruppi con la speranza di farvi
fortuna e misero la loro abilit militare a servizio delle formazioni politiche del luogo
sempre in contrasto tra di loro.
A spingere verso sud i cadetti delle famiglie nobili furono due cause:
1. desiderio di avventura
2. accrescimento dellindice di natalit delle famiglie nobili con il rischio di
impoverimento delle stesse.
La situazione dellItalia del sud era molto variegata infatti il territorio
dellattuale Campania era suddiviso nei principati longobardi di Benevento, Salerno e
Capua e nei ducati di nomina bizantina (ma ormai autonomi) di Gaeta, Napoli,
Sorrento e Amalfi. Lautorit bizantina si esercitava ancora in Puglia, Basilicata e
Calabria mentre la Sicilia era in mano ai Musulmani.
149

I vari territori inoltre non erano molto compatti: nei territori longobardi il
principe di Capua avvi un tentativo di riaggregazione dei vari territori che ebbe buon
fine. Pandolfo I Capodiferro infatti riun sotto il suo potere la Longobardia minore ma
la sua costruzione non sopravvisse alla sua morte avvenuta nel 981.
Il predominio fu assunto successivamente da Salerno sotto la guida di
Guaimario IV che si avvalse anche dellaiuto militare di qualche contingente di
cavalieri normanni.
I Normanni capirono subito che lItalia meridionale era un territorio assai ricco di
risorse ma politicamente debole e approfittarono di questa situazione per infiltrarsi
nelle lotte locali.
Ogni gruppo operava in modo autonomo, tra questi il primo ad emergere fu quello
capeggiato da Rainulfo Drengot il quale nel 1029 ottenne dal duca di Napoli come
feudo il territori di Aversa per aver combattuto contro il principe di Capua.
Altri gruppi di cavalieri normanni aiutarono i salernitani ad appropriarsi dei territori
bizantini di Melfi, delle Puglia e della Basilicata. I Benevantani per sottrarsi alle loro
mire preferirono mettersi sotto la protezione della Chiesa cos nel 1077 la citt
divenne dominio della Chiesa.
Durante lXI secolo il papa Leone IX si fece promotore di una coalizione
contro i temibili cavalieri; il suo interesse si basava sia sulla promessa di protezione
verso Benevento sia sul fatto che voleva ridurre lrea dinfluenza bizantina in Italia.
Tale coalizione fu sconfitta nel 1053 a Civitate, in Puglia; lo stesso papa fu fatto
prigioniero e rilasciato solo dopo che riconobbe le conquiste normanne e accett in
cambio lappoggio politico e militare dei cavalieri.
Nel 1059 a Melfi Roberto il Guiscardo (nominato duca di Puglia, Calabria e
Sicilia) e Riccardo (nominato principe di Capua) giurarono fedelt a Niccol II.
Roberto il Guiscardo nel 1061 avvi la conquista della Sicilia affidandola per al
fratello Ruggero; lisola aveva una fiorente economia ma politicamente era in crisi a
causa delle spinte autonomistiche delle autonomie locali e questo agevol la
conquista normanna.
150

Roberto intanto nel 1071 conquist Bari, nel 1073 Amalfi e lAbruzzo, nel 1076
Salerno; nel 1081 linsaziabile Roberto mosse contro Costantinopoli.
La prima missione non fu completata perch dovette tornare in Italia per aiutare il
pontefice Gregorio VII contro Enrico IV; nel 1085 durante la seconda missione in
Oriente mor su una delle sue navi.
I successori di Roberto il Guiscardo non furono in grado di continuare la sua opera e
di potenziare la fragile costruzione politica da lui creata; una svolta si ebbe per con
Ruggero II; gi padrone della Sicilia alla morte senza eredi del nipote Guglielmo
(1114-1127) rivendic il titolo di duca di Puglia e di Calabria.
La sua elezione fu contrastata dai baroni e dal papa Onorio II ma quando questi mor
nel 1130 approfitt della mancanza del papa per nominare un antipapa (Anacleto II)
che lo incoron re di Sicilia.

17.3. I caratteri del Regno di Sicilia


Il Regno di Sicilia aveva una natura molto particolare in quanto era stato fondato da
esponenti della feudalit francese ma era tutto proteso verso il Mediterraneo.
Ruggero II e i suoi successori Guglielmo I (1154-1166) e Guglielmo II (1166-1189)
seppero sfruttare le efficienti strutture di governo arabe e bizantine e crearono un
apparato amministrativo con gli uffici centrali operanti a Palermo e molti uffici
periferici.
I sovrani normanni erano perci al comando di un ottimo apparato burocratico ma
erano anche al vertice di una piramide feudale, in cui erano inseriti a vari livelli i
discendenti degli antichi conquistatori. I Normanni erano solidali tra di loro, a
esercitare i poteri di natura pubblica erano sia i feudatari ma anche la antiche abbazie
e le maggiori citt che mantennero i loro usi e costumi.
La struttura politico-amministrativa del regno non era perci molto omogenea ma i
sovrani ebbero il merito di realizzare un equilibrio tra le forze locali e lautorit regia
per cui i funzionari regi riuscirono sempre a controllare le prerogative dei feudatari,
degli enti ecclesiastici e delle comunit cittadine.
151

La costituzione nel regno di Sicilia di uno Stato che prevedeva lesistenza di rapporti
feudo-vassallatici mentre nel resto dItalia iniziavano a nascere le autonomie cittadine
dinamiche e vivaci ebbe s il merito di creare un governo stabile ma in un certo senso
chiuse molte possibilit di sviluppo sociale e politico.

17.4. Le origini delle crociate


Come si gi detto nel 1095 il papa Urbano II durante il Concio di Clermont-Ferrand
aveva esortato tutti i cavalieri cristiani a fare un pellegrinaggio in Terrasanta come
mezzo di purificazione.
Le sue parole ebbero il potere di fa muovere verso Oriente moltissimi cavalieri che,
nel corso dellXI secolo, erano animati da un forte slancio espansivo in quanto la
popolazione era in aumento, si cercavano nuove terre da mettere a coltura, i mercanti
erano alla ricerca di nuovi mercati dove poter operare.
A questo ottimistico dinamismo si affiancava uninquietudine religiosa che
generava il desiderio di espiazione dei peccati che, associato allo spirito avventuriero,
ebbe come risultato larrivo in Terrasanta di numerosi pellegrini.
Spesso si cercato di giustificare lavvio delle crociate contro i musulmani
sostenendo loppressione dei Turchi contro le comunit cristiane dellOriente e sui
pellegrini ma oggi sappiamo che i musulmani assicuravano libert di culto a tutti.
vero che a volte si manifestavano fenomeni di violenza e intolleranza anche perch
i Turchi si erano da poco convertiti allIslamismo ma niente fa pensare che le
condizioni dei Cristiani fossero cos gravi da richiedere lintervento dei cavalieri
europei.
I cavalieri che si recarono in Terrasanta oltre allo spirito davventura e al
desiderio di conquista ebbero di certo un forte entusiasmo religioso che gli permise di
superare molte prove difficili, difficolt e privazioni.
Dellentusiasmo religioso si fece interprete un predicatore itinerante, Pietro
lEremita il quale, nel 1095, promosse la crociata dei poveri: gruppi di pellegrini
fanatici, emarginati e poveri partirono verso lOriente senza armi e senza
152

organizzazione attraversando le valli del Reno e del Danubio e quei pochi che
riuscirono a giungere in Terrasanta furono massacrati dai Turchi.
La prima crociata ufficiale inizi nel 1096, ad essa prese parte il fior fiore della
feudalit europea (soprattutto francese) che raggiunse Costantinopoli attraversando i
Balcani o con le loro navi.
I cavalieri (chiamati in generale Franchi) si stabilirono a Costantinopoli e fu stabilito
che limperatore Alessio Comneno li rifornisse dei viveri loro necessari e delle armi
in cambio della restituzione dei territori sottratti allimpero e del riconoscimento da
parte delle future formazioni politiche franche in Oriente della sua superiorit.
La spedizione part nel 1097 ma subito i crociati dovettero affrontare molte difficolt
dovute:
al clima estivo sfavorevole per i cavalieri armati in maniera inadeguata;
la migliore tecnica militare turca che usava arcieri e cavalieri armati alla
leggera;
gli odi e le rivalit che dividevano i pi importanti crociati;
la scarsa autorit di Goffredo di Buglione, capo dellesercito crociato.
Il 15 luglio 1099, nonostante tutti questi aspetti negativi e sconfortanti, la citt di
Gerusalemme fu conquistata dai crociati e tutti i musulmani i gli ebrei furono
massacrati.

17.5. Gli Stati crociati e lesportazione dei rapporti feudali in Oriente


La presa di Gerusalemme fu un fatto davvero straordinario se si pensa che gli europei
non erano esperti nellarte degli assedi e che molti crociati avevano rinunciato di
proseguire fino a Gerusalemme quando avevano avuto la possibilit di ritagliarsi un
dominio in territori che conquistavano man mano procedevano verso Gerusalemme.

153

Il Regno di Gerusalemme che si cre fu affidato a Goffredo di Buglione che, in segno


di umilt, assunse il titolo di avvocato del Santo Sepolcro ma Goffredo mor lanno
dopo e gli successe il fratello Baldovino con il titolo di re.
Baldovino consolid il regno, conquist anche i territori litoranei e rese pi sicure le
strade percorse dai pellegrini; molti cavalieri inoltre rinunciarono a fare ritorno in
Occidente e ottennero in feudo territori del Regno di Gerusalemme ma le rivalit tra i
cavalieri non furono mai superate e questo si rivel un fattore di debolezza.
Un ruolo molto importante fu assunto dagli ordini monastico-militari, i cui
membri oltre che pronunciare i voti di castit, povert e obbedienza, si impegnavano
a a combattere contro gli infedeli; i pi importanti ordini furono: gli Ospedalieri di
san Giovanni (i Cavalieri di Malta), i Templari e i Cavalieri teutonici.
Importante fu anche il contributo delle citt marinare italiane.
I Veneziani allinizio fu diffidente perch temeva che lazione dei crociati potesse in
qualche modo distruggere lequilibrio economico esistente nella regione orientale.
I Genovesi e i Pisani diedero invece unadesione pi convinta: i Genovesi
contribuirono alla costruzione di macchine belliche.
Tutte e tre le citt ottennero privilegi commerciali cos nelle citt portuali nacquero
vere e proprie colonie commerciali, formate da mercanti di una stessa nazionalit.

17.6. La riscossa dei musulmani


Il successo dei crociati fu reso possibile anche dalle lacerazioni che in quel periodo
caratterizzavano il mondo musulmano; queste lacerazioni per nel corso del XII
secolo furono superate grazie allintraprendenza dellemiro Imad-al-Din Zinki il
quale riusc a formare un dominio tra lodierno Iraq e la Siria e a mettere sotto
pressione gli Stati crociati che si trovarono impreparati di fronte alla sua avanzata.
La prima citt a cadere nel 1144 fu Edessa; quando la notizia arriv in Occidente
dest molta preoccupazione tanto che il monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle
organizz una nuova crociata a cui parteciparono tre giovani sovrani europei:
Corrado III (imperatore tedesco), Luigi VII (re di Francia) e Ruggero II (Re di
154

Sicilia); i tre giovani sovrani per fallirono perch ognuno persegu i propri fini
personali.
La riscossa turca si realizz completamente con il curdo Saladino che si rese
indipendente da Baghdad e cre un personale sultanato che si estendeva dal Tigri
allEgitto; il 2 ottobre 1187 dopo aver sconfitto ripetutamente i Franchi entr a
Gerusalemme.
Questo evento produsse una grande mobilitazione tra i sovrani tanto che
parteciparono alla successiva crociata limperatore Federico Barbarossa, il re
dInghilterra Riccardo Cuor di Leone e il re di Francia Filippo Augusto ma ancora
una volta i risultati furono scarsi.
Gerusalemme rimase in mano ai musulmani, lentusiasmo religioso si affievol e la
crociata fu intrapresa solo da pochi fervidi idealisti.

17.7. La quarta crociata e la formazione dellimpero latino dOriente


La terza crociata si concluse nel 1192 quando era salito al trono da un anno lerede di
Federico Barbarossa, Enrico VI il quale aveva preso in moglie Costanza dAltavilla,
la figlia del re di Sicilia Guglielmo II, morto nel 1189.
A contestargli il dominio sul regno normanno si present un figlio illegittimo di
Ruggiero II, Tancredi ma questo non ferm Enrico che aveva lintento di fare della
Sicilia il punto di partenza per una politica mediterranea e di conquista degli stati
bizantini e musulmani. I suoi progetti furono purtroppo fermati dalla morte prematura
che nel 1197 lo colse a soli 32 anni.
La scomparsa di Enrico non permise ai cristiani della Terrasanta di sfruttare la
situazione favorevole createsi con la morte di Saladino in seguito alla quale il suo
impero si era frantumato.
Tutto lOccidente ne era ben consapevole e soprattutto il pontefice Innocenzo III che
si fece promotore di una grande crociata con il duplice obiettivo di recuperare
Gerusalemme ai cristiani e di ricondurre la Chiesa dOriente sotto la sovranit
pontificia.
155

I crociati si riunirono nel 1202 a Venezia per raggiungere lOriente via mare; il doge
offr ai crociati le sue navi con la promessa che facessero prima scalo a Zara e
riprendere il possesso della citt che si era data al re dUngheria. Il doge, conquistata
Zara, riusc a convincere i crociati a dirigersi verso Costantinopoli con la promessa di
lauti compensi.
I crociati allora nel 1203 si impadronirono di Costantinopoli e misero al trono Alessio
che per non riusc a sedare lostilit del popolo verso gli occidentali e la Chiesa di
Roma.
I crociati allora nel 1204 saccheggiarono orribilmente la citt e dopo essersi spartiti il
bottino fondarono limpero latino dOriente che venne diviso tra i cavalieri.
Un quarto di esso fu assegnato a Baldovino di Fiandra; degli altri tre quarti una met
and a Venezia mentre laltra met fu divisa in vari domini assegnati come feudi ai
capi dei contingenti armati che avevano partecipato allimpresa.

17.8. La fine dellimpero latino dOriente e lagonia dellideale della


crociata
Limpero latino dOriente si rivel una costruzione politica molto debole in quanto la
popolazione rimase ostile ai nuovi governanti occidentali; la speranza di Innocenzo
III di riunire la due Chiese risult perci vana.
Gli imperatori del nuovo impero inoltre non avevano il controllo di tutto il
territorio bizantino; in molti territori nacquero dei piccoli staterelli retti da signori
locali o da membri della vecchia dinastia imperiale.
A completare questo quadro di instabilit contribuirono anche i contrasti tra
Genovesi e Pisani contro Venezia, questi erano insofferenti alla posizione preminente
della citt lagunare e si resero disponibili a qualsiasi azione che avesse il fine di
ripristinare gli equilibri politici ed economici esistenti prima della quarta crociata.
Nel 1261 la citt di Genova strinse unalleanza con Michele Paleologo, signore
di Nicea (uno dei piccoli staterelli bizantini); limpresa fu molto facile e Michele

156

riusc a salire al trono in quello stesso anno dando inizio alla dinastia dei Paleologhi
che rest al potere fino alla presa di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453.
Lesito sconfortante della quarta crociata non aveva demoralizzato Innocenzo
III il quale non rinunci al suo progetto di recuperare almeno la citt di Gerusalemme
e gli altri luoghi sacri della Palestina. Poco prima di morire, nel 1215, il pontefice
durante il IV Concilio lateranense riusc a far bandire una nuova crociata. La
spedizione part nel 1217 ma gi nel 1221 si concluse senza aver raggiunto risultati
importanti; un luogo strategico per il controllo della Palestina divenne lEgitto.
Proprio sullEgitto concentr i suoi sforzi il sovrano francese Luigi IX che
credeva fermamente negli ideali religiosi della crociata. Purtroppo anche lui non
riusc ad ottenere risultati importanti durante le sue spedizioni che ebbero un esito
disastroso in quanto durante la prima (1248-1254) il re e il suo esercito furono fatti
prigionieri e la seconda, nel 1270, non inizi nemmeno perch nellaccampamento
francese si diffuse la peste che non risparmi nemmeno il re.
Tra la quinta e la sesta crociata ci fu quella di Federico II che, nel 1229, era
riuscito ad aver restituita Gerusalemme senza fare ricorso alle armi.
Federico II aveva infatti stipulato un patto con il sultano del Cairo che prevedeva
anche lo smantellamento di tutte le fortificazioni in citt; questo per lasci
Gerusalemme senza difese e infatti nel 1244 una trib di Turchi nomadi ne approfitt
per occuparla e saccheggiarla.
Mentre Luigi IX di Francia era impegnato nelle sue spedizioni sempre in Egitto
si cre una situazione nuova che vide la presa di potere da parte dei Mamelucchi, una
casta di schiavi-guerrieri, i quali riuscirono a mettere da parte gli ultimi discendenti di
Saladino e nominare un loro sultano che avvi la conquista sistematica dei territori
rimasti ancora in mano ai cristiani. Le ultime citt a cadere furono nel 1291 Tiro,
Sidone, Beirut e S.Giovanni dAcri.

157

CAPITOLO 18
La ripresa della lotta tra papato e impero e le monarchie dellEuropa
occidentale
18.1. Innocenzo III e lapogeo del papato
Nel XII secolo il papato attravers una svolta in senso monarchico iniziato durante il
pontificato di Alessandro III il quale aveva assunto il ruolo di mediatore tra Comuni e
impero e di garante della giustizia e della pace.
158

Il caso volle che la morte di Enrico VI (1197) coincidesse con la salita al soglio
pontificio di Innocenzo III (1198-1216), un papa che voleva ripristinare la piena
dignit papale. Egli si dichiar non vicario di san Pietro ma dello stesso Ges Cristo e
fece ricorso allimmagine del sole e della luna per spiegare i rapporti tra il papato e
limpero. Innocenzo III ebbe la caparbiet di rendere concrete le sue idee e ci fu
possibile visto che sia limpero che glia altri regni stavano attraversando un momento
di crisi e di debolezza.
Il primo intervento del papa fu diretto al Regno di Sicilia che il papato considerava un
suo feudo; nel 1198 infatti mor anche Costanza dAltavilla, la vedova di Enrico VI,
la quale aveva posto sotto la tutela del papa suo figlio Federico, che allepoca aveva
solo quattro anni, per tutelarne i diritti.
Questa per il papa fu la possibilit per tradurre una sovranit teorica in un governo
reale.
Federico fu cresciuto alla corte papale e quando nel 1208 comp 14 anni,
uscendo cos dalla minorit, gli fu conferita la corona regia; nel frattempo Innocenzo
III estendeva il suo potere in Umbria, nelle Marche e in Romagna e si nomin arbitro
fra i pretendenti alla corona imperiale.
I pretendenti erano Ottone di Brunswick (figlio di Enrico il Leone e capo del partito
guelfo) e Filippo di Svevia (fratello di Enrico VI). Innocenzo III per difendere sia i
diritti di Federico sia gli interessi del papato (che non si voleva trovare stretto tra i
territori imperiali) scelse il primo al quale consegn la corona imperiale nel 1209.
Ottone per non si dimostr disposto a cedere alle direttive papali, come aveva
fatto intendere prima dellincoronazione, e punt verso la conquista del Regno di
Sicilia provocando lira del papa che lo scomunic e assegn la corona imperiale al
giovane Federico.

18.2. la crociata contro gli albigesi e il IV Concilio lateranense

159

Lattenzione di Innocenzo III oltre che sulla costituzione di una forte monarchia
papale e alla guerra crociata contro i musulmani si interessarono anche del problema
delle comunit eretiche che minacciavano lintera comunit cristiana.
Una comunit di eretici che destava molta preoccupazione era quella dei catari,
numerosi in Provenza e in Linguadoca e in particolare nella citt di Albi (nella contea
di Tolosa): di qui il nome di albigesi col quale furono indicati.
La contea di Tolosa era una delle pi autonome di Francia, l la sovranit del re
era solo nominale e i conti oscillavano tra la dipendenza feudale dal re di Francia e
quella dal re dInghilterra.
In questa contea fior la cultura provenzale e i catari erano protetti da tutti gli strati
sociali; lintento di Innocenzo III di mettere fine a questa situazione trov favorevole
anche il sovrano francese che aveva cos loccasione per ristabilire la sua piena
autorit della Francia meridionale.
Liniziativa papale inizi nel 1208 quando i catari uccisero un legato papale;
questo permise al papa di bandire contro Raimondo di Tolosa e tutti gli abitanti della
contea una crociata alla quale parteciparono molti cavalieri del Nord della Francia.
I successi non tardarono ad arrivare visto che i cavalieri erano spinti dal desiderio di
avere un ricco bottino in una regione molto ricca e dinamica sia economicamente che
culturalmente. Degli orrendi saccheggi, in quel clima di esasperato fanatismo
religioso, furono vittime anche i cristiani nonostante il papato avesse invitato tutti alla
moderazione.
Lintervento contro i catari della Francia fu inquietante anche perch da questo
momento il papato rivendic il diritto di indicare volta per volta i nemici della Chiesa
e della fede promuovendo crociate non pi solo contro i musulmani e gli eretici ma
anche contro i suoi nemici politici (sovrani e principi ghibellini).
La parabola ideale della crociate giungeva cos al termine poich da fenomeno
religioso divennero uno strumento politico nelle mani del papa.
Nel 1215 Innocenzo III riun il IV Concilio lateranense al quale partecip
unimmensa folle di prelati, vescovi e abati ma anche rappresentanti di sovrani e
160

principi. Durante questo concilio si tracciarono le strategia per la lotta agli eretici e si
presero importanti decisioni sullorganizzazione complessiva della vita religiosa dei
cristiani. Nel 1216 Innocenzo III mor lasciando la Chiesa al culmine del suo
prestigio.

18.3. La restaurazione del potere monarchico in Francia


Il re di Francia Filippo Augusto (1180-1223) ebbe il merito di rilanciare limmagine
della monarchia dopo che durante il lungo regno del padre Luigi VII (1137-1180)
aveva attraversato un periodo di crisi.
Filippo Augusto aveva grande energia e molta abilit politica e oper sia sul fronte
interno che su quello esterno; per quanto riguarda la politica interna appena salito al
trono impose ai feudatari di adempiere ai loro obblighi e organizz una capillare
difesa delle citt.
Sul fronte della politica estera cerc, riuscendoci, di creare dei contrasti tra il re
inglese Enrico II e il figlio Riccardo, attirandolo dalla sua parte; i due avevano
partecipato insieme alla terza crociata e i loro rapporti erano buoni. Durante il viaggio
in Terrasanta Riccardo si era alleato con Tancredi di Lecce, in lotta con limperatore
Enrico VI per la successione al trono di Sicilia e Filippo non tenendo conto della sua
amicizia con Riccardo si alle con limperatore.
La scelta si rivel esatta visto che Riccardo fu fatto prigioniero e fu costretto a giurare
fedelt e diventare un vassallo di Enrico VI; dopo la morte di Enrico VI (1197) e di
Riccardo (1199) in Europa si cre un nuovo scenario politico:
limpero entr in crisi;
il trono inglese fu occupato dal debole Giovanni Senzaterra;
il potere del papato si rafforzava con Innocenzo III;
il sovrano francese rest lunico re a contrastare lavanzata del papato.
Il sovrano francese nel 1202 cit in giudizio a Parigi Giovanni Senzaterra poich un
vassallo del re inglese si era rivolto alla giustizia regia francese; Giovanni non si
161

present e fu condannato in contumacia per fellonia, con la conseguente confisca dei


suoi beni. Ne deriv un conflitto (1202-1207) che si concluse a favore della Franca
che riusc a recuperare la Normandia, il Maine, lAngi, la Turenna, lAlvernia e la
Bretagna. Nel 1213 Giovanni per scongiurare larrivo in Inghilterra dei francesi si
dichiar vassallo del papa mettendosi cos sotto la protezione della Chiesa.
Lo scontro frontale tra le due potenze si ebbe comunque ben presto.
Loccasione fu data dalla coalizione che Innocenzo III mise insieme contro
limperatore Ottone di Bruswick; Filippo vi ader subito diventandone il perno perch
tra gli alleati di Ottone cera Giovanni Senzaterra e alcuni grandi feudatari del Nord
della Francia. Lo scontro avvenne a Bouvines il 27 luglio 1214; la battaglia,
considerata uno degli eventi storici pi importanti della Francia, si svolse come una
tipica battaglia di tipo feudale e cio come un torneo che aveva il fine non di uccidere
ma di fare prigionieri.
Lesercito anglo-germanico fu sconfitto e Filippo Augusto pot incamerare moltissimi
territori nel suo Regno; alla sua morte, nel 1223, il territorio della Francia si era
triplicato rispetto a quello trasmessogli dal padre.
La sua opera fu continuata dal figlio, Luigi VIII (1223- 1226) il quale annesse la
Linguadoca e territori della Francia meridionale; un altro membro della dinastia dei
Capetingi fu Luigi IX (1226-1270), questo re fu santificato per la sua piet religiosa
ma si ricorda anche per le ottime capacit di governo che gli permisero sia di
consolidare il controllo regio sullaristocrazia sia di rafforzare il consenso del popolo
alla dinastia reale.

18.4. La Magna Charta e le origini delle istituzioni parlamentari in


Inghilterra
In Inghilterra Giovanni Senzaterra dovette fronteggiare il forte malcontento della
popolazione e dei nobili; la sconfitta di Bouvines e la decisione di dichiarare il regno
inglese feudo della chiesa aveva fatto crescere il malcontento tanto che nel 1215
Londra fu investita da una grande rivolta promossa da baroni e grandi ecclesiastici
162

che imposero al re la concessione della Magna charta libertatum ecclesiae et regni


Angliae (meglio nota come Magna charta), redatta definitivamente e confermata nel
1217 da Enrico III.
Con essa il sovrano si impegnava a rispettare i diritti dei nobili, degli ecclesiastici e
di tutti gli uomini liberi: concessioni alle citt, possibilit ai cittadini di essere
giudicati da un tribunale di loro pari, libera circolazione dei mercanti; al re era inoltre
proibito imporre nuove tasse senza lapprovazione del Consiglio comune del regno
(formato da nobili ed ecclesiastici).
Con la Magna charta in Inghilterra si gettarono le basi per le future istituzioni
parlamentari visto che vennero introdotti meccanismi di controllo sulloperato del
sovrano; i rivoltosi non volevano soppiantare la monarchia ma volevano un maggiore
rispetto della tradizione e lampliamento degli spazi di partecipazione politica dei
cittadini.
In questo clima Giovanni Senzaterra assistette alla sua disfatta infatti il papa lo
sconfess e annull le concessioni da lui operate, il popolo lo dichiar decaduto e
offr la corona al figlio di Filippo Augusto, Luigi. Nel 1216 Giovanni e mor e anche
a causa di un nascente spirito nazionale si prefer dare la corona al figlio Enrico III
(di nove anni) cos Luigi torn in Francia dove poi raccolse leredit del padre.

18.5. La ripresa delliniziativa imperiale e la restituzione del potere


regio nel Regno di Sicilia
La sconfitta di Ottone a Bouvines oltre a segnare il trionfo di Filippo e la sconfitta di
Giovanni segn anche la vita di Federico II che quel 27 luglio 1214 si trovava in
Germania dopo un avventuroso viaggio attraverso lItalia e la Germania.
Vescovi e principi ecclesiastici lo aiutarono molto visto che oltre a fornirgli aiuti
militari orientarono verso di lui lanimo dei Tedeschi che accolsero favorevolmente la
sua incoronazione a re di Germania il 9 dicembre 1212.

163

Laiuto degli ecclesiastici non fu per disinteressato, in cambio nel 1213 Federico
dovette emanare la Bolla doro con la quale rinunci ai diritti di eleggere vescovi e
abati che limpero aveva acquistato con il Concordato di Worms nel 1122.
Innocenzo III aveva riposto molte speranze in Federico, il papa voleva evitare
che i territori imperiali e quelli del regno di Sicilia fossero sotto la guida di un unico
sovrano perch questo avrebbe costituito un pericolo per i territori della Chiesa.
Innocenzo III nel 1216 si fece promette dal suo pupillo che avrebbe ceduto la corona
del Regno di Sicilia al figlio Enrico; la morte dopo due settimane dalla promessa
indusse Federico a ritenersi sciolto da quella promessa cos fece tornare il piccolo
figlio Enrico in Germania dove fu nominato re dei Romani, anticamera del titolo
imperiale. Cos facendo Federico design gi il suo successore senza essere ancora
lui stesso imperatore e mostrando lintento di introdurre lereditariet della
successione imperiale.
Federico comunque non si interess molto di rafforzare il potere regio in Germania
da cui si allontan nel 1220 per farvi ritorno solo nel 1235 dopo aver nominato
reggente larcivescovo di Colonia Engelberto.
Il dinamismo politico di Federico fu possibile anche perch il successore di
Innocenzo III, Onorio III (1216-1227) era un papa bonario e con il solo intento di
liberare Gerusalemme; Onorio concesse il permesso a Federico II di mantenere le due
corone in cambio della promessa di partire verso la Terrasanta e di combattere gli
eretici: il 22 novembre 1220 Federico fu incoronato imperatore a San Pietro e subito
dopo si rec nel Mezzogiorno.
Lassenza di otto anni della figura imperiale aveva creato una situazione di
confusione e disordini; il regno era in mano ai feudatari e alle autonomie cittadine.
Federico rivendic subito i diritti regi, convoc una dieta a Capua dove si ordin di
abbattere tutti i castelli abusivi e di combattere le autonomie cittadine; i baroni
cercarono di organizzare una resistenza ma dopo due anni di lotte Federico riusc a
vincerli giocando dastuzia e mettendoli gli uni contro gli altri.
164

Risolto il problema dei feudatari Federico affront quello dei Saraceni che in
Sicilia possedevano molti territori; le spedizioni militari si attuarono tra il 1222 e il
1224 e si conclusero con la sconfitta dei Saraceni che vennero deportati a Lucera (in
Puglia) dove comunque poterono continuare a professare la loro religione.
Questo gesto di tolleranza di Federico fu premiato con la completa dedizione degli
aitanti di Lucera che gli fornirono le guardie del corpo e molti contingenti militari.
Federico si preoccup anche di risollevare le condizioni economiche del regno
facilitando gli scambi, costruendo porti e garantendo la sicurezza; egli volle dare vita
ad un apparato burocratico amministrativo statale e avendo bisogno per questo di
giuristi e funzionari specializzati istitu a Napoli la prima universit statale.
Dal 1224 Federico cominci a guardare anche alla situazione dellItalia
settentrionale dove i Comuni avevano ormai piena autonomia; nel 1226 indisse una
dieta a Cremona in cui si sarebbe dovuto discutere dei diritti imperiali, della lotta
alleresia e alla preparazione di una crociata in Terrasanta. Alla dieta fu invitato anche
il figlio Enrico che sarebbe dovuto giungere dalla Germania con il suo esercito, i
Comuni lombardi, preoccupati per gli intenti dellimperatore, ricostituirono la Lega
lombarda e si appellarono al pontefice che, da parte sua, era irritato per i continui
rinvii della partenza di Federico per la crociata.
Limperatore in quel momento non si sentiva militarmente pronto per affrontare una
battaglia cos annull la dieta e fece ritorno al Sud.

18.6. La crociata di Federico II e il conflitto con il papato


Il 18 marzo 1227 Onorio III mor lasciando il posto allintransigente Gregorio IX
(1227-1241) che cominci subito a pressare Federico ricordandogli la sua promessa
di fare la crociata. Federico cap che non poteva pi rinviare cos radun crociati e
pellegrini a Brindisi ma il caldo cocente di agosto fece scoppiare unepidemia che
fece molte vittime. Limperatore part comunque ma anche lui fu colpito e fu costretto
a tornare indietro per curarsi.
Gregorio IX non credette alla sua malattia e nel novembre 1227 lo scomunic;
Federico nonostante la scomunica appena guarito part nel giugno 1228 sbarcando ad
165

Acri il 7 settembre; poich conosceva bene la cultura, la filosofia e la poesia araba


trov subito unintesa con il sultano del Cairo con il quale nel febbraio 1229 stipul
un trattato che prevedeva il libero accesso dei cristiani a Gerusalemme.
Il pontefice trov scandaloso che Federico avesse stabilito dei rapporti con gli
infedeli e al suo ritorno in Italia dovette fronteggiare una crociata che Gregorio aveva
bandito contro di lui.

18.7. La scomunica di Federico II e la nuova crisi del potere imperiale


Nel 1237 Federico ritenne di poter affrontare la Lega lombarda forte del suo esercito
tedesco e dellappoggio dei Saraceni di Lucera, dei Comuni a lui fedeli e di alcuni
grandi signori.
La Lega nel 1238 fu infatti sconfitta a Cortenuova ma impose delle condizioni di
pace troppo dure che spinsero i Comuni a resistere fiduciosi dellintervento del papa
Gregorio IX che aveva diversi contrasti con Federico dovuti al fatto che egli
interferiva sempre nellelezione dei vescovi meridionali.
Gregorio infatti si interess di fare da mediatore tra tutti i nemici di Federico cos,
dopo unintensa attivit diplomatica, riusc a conciliare anche gli interessi di due citt
da sempre nemiche: Genova e Venezia.
Nel 1239 Gregorio scomunic limperatore per la seconda volta sciogliendo i
suoi sudditi dal giuramento di fedelt; gli ultimi anni di Federico furono davvero
molto difficili: ricevette unaltra scomunica, fu sfiduciato dal Concilio di Lione nel
1245, fu vittima della campagna diffamatoria papale che lo addit come lAnticristo.
Rivolte e congiure divennero frequenti in Germania e Regno di Sicilia, molti Comuni
abbandonarono il partito filo ghibellino per passare a quello guelfo.
Il 13 dicembre 1250 Federico II mor presso Lucera dopo numerose battaglie e
ingenti perdite; lui ha rappresentato una delle figure pi dinamiche e forti del
Medioevo con la sua cultura, i suoi vari interessi, la sua apertura al dialogo; non per
niente i suoi contemporanei lo definirono stupor mundi.
166

Nel 1254 mor anche il figlio Corrado IV e il trono rimase vacante fino al 1253
quando a prendere il potere fu il debole Rodolfo dAsburgo che per si interess solo
dei suoi domini privati.
Nel Regno di Sicilia invece in figlio naturale di Federico, Manfredi, l11 agosto 1258
assunse il potere del regno ma il papa voleva eliminare definitivamente gli Svevi dal
contesto politico italiano e perci chiam in suo aiuto Luigi IX di Francia che nel
1266 uccise a Benevento Manfredi.
Il cambio di vertici del Regno non caus un declino; i francesi proseguirono
lopera di consolidamento dellapparato burocratico-amministrativo dello Stato.

18.8. La ripresa cristiana in Spagna: reconquista o reconquistas?


La storia della Spagna stata attraversata dal forte sentimento religioso della
reconquista caratterizzato anche dallo spirito di indipendenza dai musulmani.
Il primo focolaio di resistenza ai musulmani nacque nelle Asturie agli inizi
dellVIII secolo e subito dopo nelle zone montagnose della Navarra e dellAragona; i
musulmani non avevano l un dominio diretto ma avevano reso vassalli i governanti
del luogo.
Tra il IX e il X secolo in questi Stati cristiani si manifest un maggiore
attivismo: furono costruiti molti castelli (da qui prende il nome la Castiglia) dove i
populares (soldati e colonizzatori) erano sempre pronti a difendere il territorio.
La crisi del califfato di Cordova (scomparso nel 1031) aveva favorito, tra il X e
lXI secolo, un maggiore movimento espansivo della missione militare e di
colonizzazione che per aveva anche i caratteri religiosi che la fecero somigliare a
una vera e propria crociata che per non voleva cacciare i musulmani o sterminarli
ma solo sottometterli e imporre loro un tributo annuo.
Agli inizi dellXI secolo la geografia politica spagnola comprendeva: a nordovest il regno di Len, a nord-est il regno di Navarra, al centro il regno di Castiglia e
nella zone dei Pirenei il regno di Aragona.
167

18.9. La struttura sociale ed economica degli Stati spagnoli


Il movimento di espansione riprese vigorosamente nel corso del XII secolo,
lavanzata cristiana era ormai inarrestabile; ritornarono agli spagnoli Tolosa,
Cordova, Siviglia, Valenza, le isole Baleari mentre ai musulmani rimase solo un
piccolo territorio al sud del Paese dove rimasero fino al 1492 come tributari dei re di
Castiglia.
Alla met del Duecento la Spagna appariva come un Paese dai confini ben definiti e
radicato fortemente nella fede cristiana; in Spagna cerano tre grandi regni: la
Castiglia e lAragona (economia agricola e pastorale) e la Catalogna ((economia
commerciale e di scambio).
Nei territori riconquistati tutti contribuirono alla costruzione di nuovi villaggi e citt,
tutta la popolazione era fedele al re e nobili, cavalieri ed ecclesiastici si arricchirono
con lassegnazione delle terre confiscate ai musulmani. La grande nobilt promosse
la colonizzazione dei grandi domini e piano piano quello spagnolo divenne uno Stato
con uno stabile assetto istituzionale.

CAPITOLO 19
Le origini della Russia e limpero mongolo
19.1. IL principato di Kiev e la conversione dei Rus
Tra lVIII e il IX secolo i Vichinghi cominciarono a muoversi verso le vie che
conducevano allimpero arabo e bizantino; le popolazioni slave chiamarono Rus
questi stranieri che si stabilivano presso le via commerciali.
Verso la met del IX secolo per i Rus non si limitarono a stabilire insediamenti
commerciali ma vollero imporsi alla popolazione; sotto la guida di Oleg diedero vita
168

a una vasta dominazione territoriale che riuniva intorno a s le trib degli Slavi
dellEst, il principato di Kiev.
I principi di Kiev strinsero alleanze commerciali con Bisanzio e la capitale Kiev
divenne in breve tempo un grosso centro commerciale e militare.
Unimportante svolta si ebbe nel 989 con il principe Vladimir (978-1015) il quale,
per stringere e consolidare le trib, favor la conversione al Cristianesimo facendosi
battezzare la domenica di Pentecoste; questa conversione di massa fu uno dei risultati
migliori ottenuti dai missionari bizantini; la Chiesa russa fu posta sotto il dominio del
metropolita di Kiev, nominato a Costantinopoli; il metropolita ebbe innanzitutto il
compito di creare una rete di diocesi e di far diffondere i culti della Chiesa greca.
A partire dalla met dellXI secolo il principato di Kiev cominci a decadere
sia per gli attacchi delle trib turche sui confini meridionali sia per la perdita di
importanza delle vie commerciali russe in seguito alla riaffermazione dei traffici nel
Mediterraneo. A determinare il declino del principato furono per anche le lotte
dinastiche alimentate anche dalla consuetudine di dividere il potere tra i vari membri
della famiglia del principe, questo favor la nascita di formazioni politiche autonome
come il principato di Novgorod e quello di Mosca.

19.2. La comparsa dei Mongoli di Gengis Khan


Tutte le vecchie e nuove formazioni politiche dovettero affrontare i pericoli
dellavanzata dei Mongoli, un popolazione seminomade proveniente dallattuale
Mongolia.
Quando i Mongoli vennero guidati dal grande guerriero Gensis Khan cominciarono a
organizzarsi militarmente, le trib vennero unificate e soggette a un unico sovrano e a
una sola legge fatta di norme semplici ma precise.
Questa grande opera di riunificazione si svolse in tempi molto brevi: nel 1206 Gensis
Khan aveva inglobato nel suo dominio tutte le trib mongole, nei quindici anni
169

successivi travolse le popolazioni del nord, dellest (arrivando fino al Pacifico), la


Cina e lAfghanistan. Dal 1220 volse la sua attenzione verso occidente e fu cos che i
Mongoli conquistarono anche la Mesopotamia, la Georgia e la Russia meridionale.
Le popolazioni che si sottomisero volontariamente a Gensis Khan non subirono danni
ma ricavarono vantaggi economici e commerciali; lamministrazione dei territori
assoggettati fu affidata a funzionari mongoli, fu creata la capitale Karakorum, si
consolid il potere militare con la costituzione di un grande esercito e si cerc di
creare una societ di carattere egualitario che permetteva a chi ne fosse capace di far
carriera.
Lo slancio espansivo dei Mongoli continu anche dopo la morte di Gensis
Khan, furono sottomesse la Corea, la Persia, il principato di Kiev, lUngheria e la
Polonia arrivando fino alle porte di Vienna.
Quando ormai tutto lOccidente era in allarme e lo stesso papa stava organizzando
una crociata contro di loro, nel 1242 i Mongoli cominciarono a ripiegare mentre
lavanzata a sud-ovest continu verso lArmenia, lAzerbaigian e lEgitto dove per
nel 1260 i Mongoli furono sconfitti dai mercenari turchi a servizio del sultano.
Altri arrivarono in India e in Giappone, a determinarli ci furono non solo la maggiore
capacit di resistenza di alcune popolazioni ma anche linizio di tendenze
separatistiche allinterno del potere mongolo visto che le lotte tra i discendenti di
Gensis Khan si fecero sempre pi frequenti.
Questo grande organismo politico fu allora diviso il quattro durante il XIII secolo:
1. impero degli Ilkhan (Iran, Iraq, Azerbaigian, Afghanistanm Pakistan)
2. Khanato di Chagatay (Sinkiang, Kigizistan, Tagikistan)
3. impero del Gran Khan
4. Orda doro

19.3. Il Gran khan Kubilai, Marco Polo e la via della seta


Il maggior impero mongolo fu quello che comprendeva i territori della Cina e della
Mongolia; questo raggiunse il massimo splendore quando a governarlo fu Kubilai
170

(1260-1294) che trasfer la capitale da Karakorum a Pechino,che prese il nome di


Khanbalik (la citt di khan).
Questo sovrano cerc di estendere i domini mongoli anche in Giappone ma
delle violente tempeste dispersero la sua flotta; il dominio in Cina si rivel assai
proficuo visto che il Paese godeva di una prospera economia, di una classe dirigente
raffinata e attiva alla quale i rozzi Mongoli si adeguarono convertendosi anche al
Buddhismo.
Nel Gran khan arrivarono molti missionari cristiani come il francescano Giovanni da
Pian del Carpine e il prete Gianni, un leggendario re cristiano; nel cuore dellimpero
mongolo vivevano alcune trib mongole che avevano aderito al Cristianesimo nella
versione nestoriana ma poich tutti i Mongoli stavano aderendo in massa al
Buddhismo tali missioni non ebbero buoni risultati.
Importanti risultati ottennero invece i mercanti italiani che si recarono alla
corte del Gran Khan a Pechino; questi avevano interesse a raggiungere i luoghi dove
venivano prodotte la seta e le spezie. La cosiddetta pax mongolica rendeva meno
pericoloso il viaggio e rendeva pi facili gli scambi commerciali e culturali.
I primi mercanti a giungere al Gran Khan furono i veneziani Niccol e Matteo
Polo che fecero il primo viaggio tra il 1261 e il 1268; al secondo viaggio intrapreso
nel 1271 partecip anche il figlio di Niccol, Marco il quale rimase bel diciassette
anni (1275-1292) alla corte del Gran Khan guadagna dosi stima e fiducia del sovrano
che gli affid anche missioni diplomatiche. Il Milione il testo che raccoglie le sue
memorie e i racconti di ci che aveva visto in Cina; questo libro contribu a creare
unimmagine meravigliosa e ricca dellOriente.

19.4. LOrda doro e lemergere di Mosca tra i principati russi


Limpero dellOrda doro comprendeva il vasto territorio euroasiatico tra gli Urali, la
Georgia e il lago Balkhas; questo territorio fu il primo a staccarsi dal mondo mongolo
e integrarsi a quello islamico-mediterraneo durante la seconda met del XIII secolo.
171

La maggior parte dei Russi rimase comunque sotto il protettorato dei Khan e questo
comportava la presenza di ufficiali mongoli nei loro territori, lobbligo di pagare
tributi e rendere conto del loro operato.
Questo per non intacc n lautonomia religiosa (Chiesa ortodossa) n sullassetto
politico basato sempre sulla successione dei principi.
Nei primi anni del Trecento la citt di Mosca acquist molta importanza in quanto la
sua posizione al centro di una grande rete fluviale favoriva i traffici commerciali;
inoltre dopo la conquista dei Mongoli molti russi si spostarono verso la citt protetta
da boschi e paludi per sottrarsi dal loro dominio diretto.
I principi di Mosca, primo tra tutti Ivan I (1325-1359) che ottenne un consolidamento
del potere quando gli venne assegnato anche il compito di riscuotere i tributi per
lOrda doro.
Nel 1380 inizi la riscossa verso i Tartari (i Mongoli) che furono sconfitti vicino il
fiume Don da una coalizione guidata dal principe Dimitri (1359-1389) anche se gi
due anni dopo i Tartari ripresero Mosca saccheggiandola e devastandola.
Sempre tra il Duecento e il Trecento nellarea russa si formarono altre due
formazioni politiche: il Granducato di Lituania e il principato di Novgorod.

CAPITOLO 20: 4)Lautunno del Medioevo e le origini del mondo


moderno
LEuropa tra crisi e trasformazione
20.1. Il rallentamento dello sviluppo economico e la crisi demografica
Agli inizi del Trecento si registra in Europa un rallentamento della crescita
economica, commerciale e culturale e una crisi demografica:
si arrestano le opere di dissodamento;
rallenta il ritmo di creazione di nuovi insediamenti;
172

le terra marginali esaurirono la loro fertilit e divennero improduttive;


diminuzione del bestiame e dei concimi;
si verificarono frequenti carestie;
vennero a mancare le risorse alimentari;
i prezzi aumentarono e la produzione diminu;
aument il tasso di mortalit e diminu quello di natalit.
In molti hanno sottolineato come cause di questo periodo di declino anche della
particolari e sfavorevoli situazioni climatiche, infatti:
il Trecento fu un secolo freddo e piovoso;
si verific lavanzamento dei ghiacciai artici e alpini;
si innalz il livello del mar Caspio;
si verificarono numerose catastrofi naturali (glaciazioni, inondazioni,
mareggiate, piogge torrenziali.
Nelle citt la crisi di sussistenza si sent maggiormente visto che fu pi difficile
trovare un equilibrio tra popolazione e risorse; nelle citt inoltre arrivavano gli
abitanti delle campagne e questo fece peggiorare ancor di pi la situazione
igienicosanitaria.
Fu su una popolazione indebolita dalla carestie e dalle epidemie che nel 1348 si
abbatt la morte nera, la peste bubbonica che decim la popolazione europea;
sempre nel 1348 un forte terremoto (avvertito anche a 600 km dallepicentro) si
verific nellAustria centro-meridionale e caus circa 10.000 morti.

20.2. La guerra e le compagnie di ventura


Il Trecento fu caratterizzato anche dalle numerose guerra che si combatterono in
molte regioni dellEuropa: incursioni di Ungari, Vichinghi e Saraceni, lotte tra signori
e numerosi episodi di violenza.
Sicilia, Campania e Calabria furono teatro della guerra del Vespro, scoppiata
nellaprile del 1282 e durata ben novantanni con pesanti ripercussioni sulleconomia
e la societ.
173

Le battaglie condotte in Sicilia dagli Aragonesi anticiparono in qualche modo il


nuovo tipo di battaglie che si sarebbe avuto in tutta lEuropa; si cominci infatti a far
uso di truppe mercenarie che avevano come obiettivo distruggere le risorse
economiche del nemico.
Le truppe mercenarie erano formate da bande armate capeggiate da esponenti della
piccola e media nobilt che volevano assicurarsi un decoroso stile di vita che le ormai
scarse risorse familiari non potevano assicurare.
Anche i Comuni crearono dei propri eserciti che diedero buona prova di s
contro gli imperatori Federico Barbarossa e Federico II; questi erano un esercito
formato dal popolo e quando nei Comuni cominci a ridursi la democrazia questi
entrarono in crisi poich non ci poteva essere partecipazione popolare per difendere
una struttura politica oligarchica.
Di qui si gener il disarmo del popolo e il bisogno di affidarsi alle truppe mercenarie;
molto spesso per gli Stati che assoldavano i mercenari non riuscivano poi a pagarli e
questi allora cominciavano a saccheggiare i villaggi a discapito della popolazione.

20.3. Rivolte contadine e tensioni sociali


Guerre e carestie fecero esplodere rivolte contadine e tensioni sociali.
Alcuni considerano tali rivolte episodi accidentali legati a eventi ben individuabili
come le carestie e la crisi economica mentre altri evidenziano i presupposti socioeconomici delle rivolte riconducendole alle cattive condizioni di vita dei ceti rurali.
Ogni rivolta ebbe comunque aspetti particolari legati al ceto sociale dal quale fu
animata.
In Francia la pi famosa avvenne nel 1358 e fu animata dal ceto contadino che
voleva ridurre i privilegi della nobilt; in Inghilterra nel 1381 oltre che i contadini
furono operai salariati e artigiani a manifestare il loro malcontento e, a differenza dei
francesi, riuscirono ad ottenere dal re lapprovazione per una parte delle loro
richieste.
174

20.4. Le rivolte degli operai dellindustria tessile


LItalia centro-settentrionale grazie alla fioritura urbana avvenuta nei due secoli
precedenti al Trecento ha avuto dei caratteri peculiari; nelle citt italiane lartigianato
si era molto sviluppato tanto che nel settore tessile aveva raggiunti livelli di sviluppo
industriale: le vecchie botteghe artigiane stavano scomparendo e si affermava la
figura del mercante imprenditore il quale controllava tutto il ciclo produttivo senza
creare grandi opifici.
Questi lavoratori non godevano di nessun diritto e si nessuna tutela sindacale, non
potevano organizzarsi in associazioni di mestiere e spesso il mercato risentiva delle
congiunture sfavorevoli esponendo drammaticamente i lavoratori a periodi di
disoccupazione.
Il calo della popolazione del Trecento caus perci una crisi di sovrapproduzione e di
riflessero aumentarono le tensioni; in Italia le prime rivolte scoppiarono a Perugia
(1371), a Siena (1371), a Firenze (1378).
Quella di Firenze forse la pi famosa, la rivolta si realizz ad opera dei Ciompi, gli
operai dellindustria tessile; i rivoltosi oltre a chiedere un aumento dei salari
desideravano cambiare radicalmente le proprie condizioni di vita e i rapporti di potere
allinterno della citt. Proposero di creare unarte di operai tessili, di partecipare alla
governo e di essere pi tutelati. La debolezza del Comune, impegnato in una guerra
con il papa, allinizio favor i rivoltosi che ottennero le concessioni ma quando i
rivoltosi cominciarono ad avanzare richieste di natura politica i datori di lavoro
reagirono chiudendo le botteghe e togliendo dal mercato la materia prima.
A questo punto i lavoratori si trovarono in serie difficolt e dopo solo sei settimane le
tre corporazioni istituite dopo la rivolta furono soppresse mentre molte furono le pene
inflitte ai rivoltosi.

20.5. Depressione economica o riconversione?


La crisi produttiva del Trecento caus il declino di molte produzioni ma se un settore
entrava in crisi un altro si sviluppava, ecco alcuni esempi:
175

SETTORI IN CRISI
SETTORI IN SVILUPPO
Produzione di panni di lana di qualit
Produzione di tessuti meno costosi
Esportazioni di lana grezza inglese(1279- Esportazione dei tessuti fini di
1530)
Manifattura laniera a Firenze
Commercio di spezie (Genova, Barcellona)

lana(quelli inglesi dal 1349-1540)


Industria serica
Commerci veneziani

Anche i cali demografici non si realizzarono in tutte le aree con la stessa intensit: a
nord Trieste, Udine, Vicenza e Torino; al centro Roma e Pesaro; Napoli, Aversa,
Sessa Aurunca, Capua e Teano al sud; di Catania, Siracusa e Lentini in Sicilia e di
Sassari in Sardegna: in Sicilia ci fu un caso limite di ridistribuzione della
popolazione, ad occidente ci fu un notevole calo demografico, ad oriente e nelle zone
interne ci fu una crescita, tanto che si formarono grossi centri a carattere rurale,
definiti da qualche studioso agrocitt.
Molti mercanti abbandonarono i commerci e divennero proprietari terrieri,fondiari o
ufficiali pubblici: questa una spia inequivocabile di depressione economica. Come
ha affermato Fernand Braudel, il ritiro dal mondo degli affari e la destinazione del
capitale mercantile alla terra o allacquisto di cariche non significava la su uscita dal
circuito capitalistico. Essi vi rientrava attraverso quegli investimenti che resero
possibili quei processi ricomposizione fondiaria e quei miglioramenti colturali, che
sono allorigine dei progressi dellagricoltura tardomedievale.
I governanti cercarono di immettere nel mercato maggiori quantit di moneta
metallica(in quanto la scarsa circolazione frenava leconomia europea del TreQuattrocento), ridussero i dazi di importazione sui metalli preziosi ma queste erano
misure che non potevano arginare la grande crisi che sar risolta definitivamente solo
nel Cinquecento con larrivo in Europa delloro americano.
A Firenze, i lavoratori edili erano pagati in grammi di argento: da molto nel 1331 a
poco nel 1500.

176

CAPITOLO 21
Il consolidamento delle istituzioni monarchiche in Europa
21.1. Levoluzione del pensiero politico e il conflitto tra Filippo il Bello
e Bonifacio VIII
Durante il Trecento e il Quattrocento molto lentamente si andarono a costituire degli
organismi politici consolidati al loro interno; i pensatori del tempo intuirono come
lideologia imperiale era ormai quasi del tutto superata e dei sovrani stavano
conquistando i pieni poteri nei loro regni.
Al completamento di questo quadro si opponevano per due fattori: la resistenza del
papato che non voleva perdere la sua funzione di regolatore supremo della cristianit
occidentale e la persistenza di lotte e conflitti tra i nobili per ottenere il potere.
Un primo evento che fece intendere come i rapporti tra impero e papato
stessero cambiando ebbe come protagonisti il re di Francia Filippo il Bello (12851314) e il papa Bonifacio VIII (1294-1303) appartenente alla famiglia romana dei
177

Caetani. La sua elezione era stata contestata da altre famiglie di nobili romani e
soprattutto dai Colonna, sostenitori degli ordini mendicanti e di coloro che volevano
un ritorno alla Chiesa pia e povera.
Sempre nel 1294 era stato eletto papa leremita Pietro da Morrone che prese il
nome di Celestino V; molti vedevano in lui la speranza di un ritorno agli ideale
evangelici della Chiesa ma egli si mostr troppo debole e solo dopo pochi mesi
prefer rinunciare alla carica.
Il suo successore alle accuse di aver condizionato la sua elezione rispose con
arresti dei suoi nemici; nel 1300 indisse lanno santo per sottolineare come solo la
Chiesa fosse dispensatrice di salvezza.
La promessa dellindulgenza per chi avesse visitato le tombe degli apostoli in stato di
grazia attir a Roma pellegrini da ogni parte dellOccidente.
Bonifacio comunque oper anche in ambito politico, soprattutto su due fronti:
quello del Comune di Firenze e quello del Regno di Francia.
Per quanto riguarda i Comuni bisogna infatti dire che il papa aiut la fazione dei Neri
(famiglie dei grandi operatori economici) contro i Bianchi (di cui faceva parte anche
Dante) che volevano pi indipendenza dal papato. I Bianchi furono sconfitti anche
perch in aiuto dei Neri il papa chiese laiuto del francese Carlo di Valois.
I successi non arrivarono invece con il re francese.
Filippo il Bello voleva dare basi solide al suo regno, per farlo aveva bisogno di
denaro e per questo nel 1296 decise di imporre dei tributi anche al clero senza
lautorizzazione della Santa Sede. Questo primo contrasto si risolse con il
compromesso che Filippo avrebbe potuto prendere tali iniziative solo in caso di grave
necessit e linvio del fratello Carlo a Firenze sembrava aver placato ogni astio.
Il conflitto riesplose quando Filippo fece imprigionare il vescovo Bernardo
Saisset e riun a Parigi gli Stati generali per far approvare la sua politica che
prevedeva la completa autonomia da Roma.
Bonifacio VIII allora nel 1302 eman la bolla Unam Sanctam con la quale
riaffermava la sovranit della Chiesa e lobbligo di ogni creatura umana e di ogni
178

autorit politica ad esservi sottomessa in quanto sia il potere spirituale che quello
temporale (le due spade) erano stati creati da Dio ed erano ad appannaggio della
Chiesa, la quale ne aveva affidata una ai laici.
Filippo il Bello non si lasci intimidire anzi si circond di collaboratori giuridici e
pensatori e promosse una violenta campagna scandalistica contro il papa che fu poi
portato in Francia per essere sottoposto al giudizio di un tribunale francese: il papa fu
raggiunto da un manipolo di francesi ad Anagni che per furono costretti a ritirarsi di
fronte alla popolazione che difese il papa.
IL gesto fu considerato sacrilego ma non ebbe conseguenze gravi per Filippo visto
che il Papa mor pochi giorni dopo laffronto di Anagni e il sovrano francese colse
loccasione per esercitare un controllo diretto sul papato la cui sede fu trasferita ad
Avignone quando nel 1305 fu eletto il francese Bertrand de Got (Clemente V 13051314) il quale non sentendosi sicuro a Roma prefer trasferirsi in Francia dove la
Sede pontificia rimase fino al 1376.

21.2. Lidea di sovranit da Dante a Marsilio da Padova


In Germania dopo la morte di Federico II nel 1250 le spinte autonomistiche delle citt
presero sempre pi vigore e i principati (sia laici che ecclesiastici) si rafforzarono
determinando la perdita di contenuto dei titoli di re di Germania e di imperatore.
Nel 1308 divenne re di Germania Enrico VII (1308-1313) il quale tent di restaurare
lautorit regia e nel 1310 scese in Italia per cingere anche la corona imperiale
suscitando le speranze di molte che lo vedevano come il restauratore della pace e
della giustizia.
Uno di questi fu Dante il quale per quelloccasione svolse unintensa attivit
pubblicistica scrivendo anche il trattato De monarchia in cui espose il suo pensiero
politico: egli vedeva alla guida della cristianit i due Soli del papato e dellimpero,
due poteri uguali e indipendenti che avrebbero dovuto collaborare per far raggiungere
agli uomini la salvezza eterna e la felicit terrena.
179

Purtroppo limpresa di Enrico VII fall in quando mor nel 1313 dopo che
lanno prima era riuscito, dopo molte difficolt, a cingere la corona; il suo successore,
Ludovico il Bavaro (1314-1346) si fece incoronare a Roma da Sciarra Colonna
(rappresentante del popolo romano) non curandosi della scomunica inflittagli dal
papa.
Il Bavaro sembrava appoggiare le teorie sulla sovranit di Marsilio da Padova il quale
credeva alla sovranit popolare basata sulla teoria aristotelica dellistituto naturale
delluomo a vivere in societ. Il potere politico per il dotto padovano, veniva s da
Dio ma poggiava sul consenso del popolo che delegava al principe il compito di
garantire pace e giustizia.
Secondo Marsilio anche la Chiesa doveva dare importanza al consenso dei fedeli e il
principe poteva intervenire bellelezione del pontefice; Ludovico il Bavaro cerc di
rafforzare e legittimare la sua azione politica per creare anche il presupposto alla
riforma dellelezione imperiale.
Nel 1338 convoc una dieta a Rhens dove i principi tedeschi dichiararono che
la dignit imperiale sarebbe stata attribuita automaticamente a chi avesse detenuto il
titolo di re di Germania e lincoronazione sarebbe avventa ad Aquisgrana.
Nel 1356 il nuovo imperatore Carlo IV (1346-1378) con la celebre Bolla doro
diede riconoscimento definitivo alla volont dei principi tedeschi precisando che
lelezione spettava a sette grandi elettori: tre ecclesiastici e quattro laici.

21.3. Il rafforzamento del potere monarchico in Inghilterra e la guerra


dei Centanni
Rafforzamento del potere monarchico e riorganizzazione dello Stato erano in atto gi
dal Duecento e ci anche se la Magna carta del 1215 avesse imposto il controllo
sulloperato del sovrano da parte di un Consiglio.
Nel 1216 sal al trono Enrico III (1216-1272) il quale, un po alla volta, cerc
di svuotare di contenuto le concessioni fatte dal suo predecessore; capendo le sue
intensioni i baroni si unirono con la piccola nobilt e alle maggiori citt del regno
180

riuscendo ad ottenere ancora pi concessioni rispetto al 1215 infatti al Consiglio


furono ammessi anche due rappresentanti della piccola nobilt per ogni contea e due
borghesi per ogni citt dipendente dalla corona. Il Consiglio venne chiamato
Parlamento e si divise in due Camere: quella dei pari ( grandi nobili e alti
ecclesiastici) e quella dei comuni (piccola nobilt, basso clero e rappresentanti
cittadini).
Un clima di tensione si stava lentamente creando anche con la monarchia rivale
per tre motivi:
1. il re inglese si trovava in una posizione alquanto scomoda poich possedeva
dei grandi feudi in Francia e perci, oltre ad essere sovrano in Inghilterra, era
vassallo del re di Francia che, a sua volta, si vedeva impossibilitato ad
esercitare i suoi diritti su un vassallo cos potente;
2. le due monarchie si contendevano il controllo sulle Fiandre, un territorio
feudale dipendente dalla Francia ma legato economicamente allInghilterra da
cui proveniva la lana per lindustria tessile;
3. il sovrano francese aveva interesse ad appoggiare la spinta indipendentista
della Scozia, che invece lInghilterra voleva inglobare, per evitare leccessiva
crescita della monarchia avversaria.
Tra la Francia e lInghilterra perci si ebbero una serie di interminabili conflitti che
durarono dal 1294 al 1475; agli eventi accaduti dal 1337 al 1453 si suole dare il nome
di guerra dei Centanni.
Linizio delle ostilit fu legato allestinzione della dinastia francese dei
Capetingi in seguito alla morte senza eredi di Carlo IV nel 1328; a rivendicarne
leredit si presentarono:
Edoardo III, re dInghilterra (figlio della sorella di Carlo)
Filippo di Valois (figlio del fratello di Carlo).
Poich si prediligeva la linea di successione maschile fu scelto Filippo che divenne re
con il nome di Filippo VI (1328-1350); nel 1337 per Edoardo III sbarc in Fiandra
181

dove era in atto una rivolta antifrancese e dopo essersi proclamato re di Francia si
diresse verso Parigi.
1a fase della guerra: Nel 1337 inizi perci la vera e propria guerra; questa prima
fase fu favorevole agli Inglesi che a Crecy nel 1346 sorpresero il pesante esercito
francese con i loro arcieri. Il diffondersi in Francia della peste e molti anni di
estenuanti guerre indusse le due parti a stipulare una pace a Bretigny nel 1360 con la
quale il sovrano inglese rinunciava ai diritti sul trono di Francia ma in cambio
riceveva la piena sovranit su un terzo del territorio francese.
2a fase della guerra: Nel 1369 ripresero le ostilit; non si combatterono grandi
battaglie ma si ebbero molte incursioni e scontri locali che sfinirono lesercito inglese
lontano dalle proprie basi tanto che alla fine gli inglesi persero parte dei territori
conquistati a Bretigny.
3a fase della guerra: Dal 1380 entrambe le monarchie furono scosse da crisi
dinastiche e da conflitti sociali; al trono inglese salirono i Lancaster e linglese Enrico
V (1413-1422) si alle con il duca di Borgogna, Giovanni Senza Paura, contro il re di
Francia Carlo VI (1380-1422).
Enrico V sbarc in Normandia e nel 1415 travolse lesercito francese occupando la
Francia nord-occidentale mentre il duca di Borgogna occupava Parigi: Carlo V
dovette accettare le condizioni degli inglesi e fu costretto a diseredare il figlio e
trasferire la successione a Enrico V.
Tutto sembrava perduto per la corona francese quando per entr in scena
Giovanna dArco, una pastorella dal forte spirito patriottico la quale dichiar di aver
avuto delle visione durante le quali Dio stesso le aveva ordinato di salvare la Francia
dagli invasori. Nel 1429 Giovanna si present al delfino Carlo e si fece affidare la
guida dellesercito dando cos inizio alla liberazione; le sue gesta ebbero una grande
risonanza e richiamarono nelle fila dellesercito molti francesi. Carlo riusc a
raggiungere Reims e si fece incoronare re con il nome di Carlo VII. Purtroppo
Giovanna venne catturata in Borgogna, portata in Inghilterra, processata come eretica
e condannata al rogo nel 1431.
182

La riscossa dei francesi comunque non si ferm cos nel 1436 Parigi fu
riconquistata e in pochi anni tutta la Francia centrale torn in mano ai francesi.
Alla fine agli inglesi rimasero solo la piazzaforte e il distretto di Calais.

21.4. I riflessi politici e sociali delle nuove tecniche militari


La guerra dei Centanni segn un radicale cambiamento della tecnica militare; gli
inglesi alla cavalleria pesante della vecchia societ feudale sostituirono un esercito
dotato di una nuova arma, larco lungo capace di lanciare a un ritmo velocissimo le
frecce. Durante le battaglie i soldati francesi venivano investiti da nugoli di frecce e
non riuscivano nemmeno ad avere un contatto con gli avversari.
Unaltra novit introdotta in questi anni dagli inglesi i quali crearono un nuovo
rapporto tra cavalieri e fanti; i cavalieri non si facevano problemi a scendere da
cavallo per rinforzare la fanteria in caso di necessit. Gli inglesi avevano superato le
vecchie distinzioni feudali e si rivel infondato il vecchio mito dellinettitudine
militare della masse contadine.
Entrambe le monarchie costruirono apparati militari stabili, ingaggiando fanti
stranieri e formando alla popolazione nuove possibilit di impiego e ascesa sociale.
Sulla scena politica e militare dellepoca si introdusse anche la fanteria svizzera
caratterizzata da un alto livello di efficienza e basata su massicci quadrati di uomini
armati di lunghe picche contro le quali di infrangevano le cariche di cavalleria.
Anche le fortificazioni cambiarono aspetto, si prefer costruire mura pi basse
ma pi spesse per offrire meno bersagli ai nemici e renderle pi resistenti ai colpi di
cannone.

21.5. La restaurazione del potere monarchico in Francia e in


Inghilterra
Durante la lunga guerra dei Centanni in Francia si form un forte spirito nazionale
che permise alla popolazione di superare velocemente la difficile situazione postbellica.
183

Carlo VII avvi un programma di riforme amministrative, finanziarie e militari


per consolidare lautorit regia e il figlio Luigi XI (1461-1483) continu la strada
intrapresa dal padre portando avanti una politica antifeudale che in breve tempo port
sotto lautorit regia territori dove ormai questa era solo teorica.
In Inghilterra il quadro era molto pi incerto e difficile visto anche che il Paese
era uscito sconfitto dalla guerra con i Francesi e in pi doveva fronteggiare delle
tensioni sociali e religiose; il re Enrico Vi inoltre cominciava a dare segni di
squilibrio nervosi e questo caus anche una crisi della monarchia.
La grande aristocrazia, divenuta nel frattempo molto potente, si divise in due
gruppi e cerc di ipotecare la successione al trono a dei propri candidati, fu cos che
si gener una sanguinosa guerra civile che prese il nome di guerra delle due Rose
(1455-1485) visto che la guerra si svolse tra:
- i sostenitori della casa degli York (avevano come simbolo una rosa bianca)
- i sostenitori della casa dei Lancaster (avevano come simbolo una rosa rossa).
Dopo circa ventanni di lotte sal al trono Riccardo IV di York (1471-1483), alla sua
morte gli successe il figlio Edoardo V che fu subito ucciso dallo zio Riccardo di
Gloucester. Enrico di Tudor (discendente dei Lancaster) allora organizz una rivolta
che in soli due anni riport lordine nel Paese.
Fu lui che, con il nome di Enrico VII, diede avvio alla dinastia dei Tudor; il
nuovo sovrano si sottrasse al controllo del Parlamento e fece leva sullappena nato
spirito nazionale. Enrico VII avvi una politica protezionistica volta a favorire i
commerci locali e a colpire invece i prodotti che venivano dallestero (specialmente
quelli francesi).

21.6. Le monarchie iberiche e lideologia politica catalano-aragonese


Durante la guerra di reconquista nella penisola iberica si erano formati tre grandi
regni: Portogallo, Castiglia e Aragona; tutti nel corso del Tre-Quattrocento furono
segnati da crisi dinastiche.
184

Il Portogallo le super grazie a Giovanni I (1383-1433) delle dinastia dei


dAviz il quale si appoggi alla borghesia mercantile e imprenditoriale della capitale
Lisbona e strinse una solida alleanza con lInghilterra.
Le attivit marinare furono sostenute tanto che anche coltivatori decisero di cambiare
attivit; furono chiamati nel Paese esperti navigatori italiani che iniziarono
lesplorazioni delle coste occidentali dellAfrica per poi circumnavigarla e
raggiungere cos lIndia. Le spedizioni furono molte e portarono a grandi risultati:
1448: raggiunsero le Azzorre;
1460: raggiunsero il golfo di Guinea;
1447: Bartolomeo Diaz doppi la punta meridionale dellAfrica (capo di
Buona Speranza).
In Castiglia invece la nobilt per tutto il Trecento continu a combattere e
lottare a causa della successione dinastica; durante il Quattrocento le citt si riunirono
in Fratellanze che acquistarono molta importanza sul piano politico ed economico
tanto da poter partecipare alle riunioni delle Cortes (Parlamento spagnolo) divenendo
in breve tempo un appoggio alla politica del re contro la nobilt.
Il Regno dAragona invece aveva una realt composita e varia: in Aragona era
prevalente lagricoltura mentre nella Catalogna si praticavano i commerci nel
Mediterraneo. Il Regno decise di espandersi verso il Mediterraneo arrivando ad
acquisire tra la fine del Duecento e gli inizi del Quattrocento dalle isole Baleari fino
alla Sicilia e alla Sardegna.
Conquistare la Sardegna non fu facile per gli Aragonesi a causa della resistenza
dei Pisani sia dei Sardi; la guerra di conquista inizi nel 1313 ma sembrava vicina a
una rapida conclusione perch Pisa aveva accettato di trattare con gli Aragonesi.
La citt di Genova, che possedeva la Corsica, intervenne con azioni di pirateria per
impedire lestendersi del dominio aragonese nel mar Tirreno e sostenne i Sardi che
vinsero i nemici nel 1353 anche se ormai lisola era stata ceduta dai Pisani.

185

Il dominio catalano nelle isole del mediterraneo occidentale ha lasciato molte tracce,
intanto si costitu un impero marittimo che un le culture favorendo la circolazione di
merci, uomini e idee, si fece ricorso alla divisione dei poteri (vicer, luogotenenti,
governatori) il che consent comunque la conservazione di costumi e leggi dei regni
nazionali inglobati: si cre un equilibrio tra autorit del sovrano e libert dei sudditi.
Tale equilibrio non evit per la nascita di rivolte e tensioni, il Regno era sul
punto di dissolversi e il re Giovanni II (1478-1479) trov non solo il modo per
salvarlo ma addirittura quello di ampliarlo facendo sposare il figlio Ferdinando con
Isabella di Castiglia.

21.7. Lunione della Castiglia con lAragona e la conquista di Granada


Questo matrimonio non port alla completa fusione dei due regni che avevano molte
differenze economiche, linguistiche e sociali ma i re cattolici (cos vennero
chiamati per la loro devozione alla Chiesa) attuarono ovunque la stessa politica tesa a
migliorare lapparato burocratico e a rendere pi forte e indipendente lesercito regio.
Un altro progetto che portarono avanti fu quello di creare lo spirito nazionale
spagnolo puntando sul fattore unificante della religione; a farne le spese furono
innanzitutto gli Ebrei e i musulmani i quali controllavano ancora lAndalusia
dallemiro di Granada. La citt di Granada fu assediata e conquistata nel 1492 grazie
al sostegno finanziario della Chiesa e al contributo militare di molti nobili europei.
Anche ai musulmani, come agli Ebrei, fu imposta la conversione se volevano
evitare lesilio; molti allora abbandonarono il Paese causando grazi disagi al settore
agricolo che si impover di manodopera. Coloro che restarono furono soggetti a
continui sospetti tanto che molti furono processati dallInquisizione per praticare
segretamente i loro culti.
Il re Ferdinando cerc di risollevare la situazione della Catalogna ma cosa assi
pi importante svolse un ruolo di primo piano nellimpresa di Colombo visto che fu
lui a dare il titolo a Colombo di ammiraglio e vicer dei territori eventualmente
conquistati.
186

Spagna e Portogallo si trovarono presto in contrasto per la divisione delle terre


scoperte al di l dellAtlantico cos nel 1494 si giunse al trattato di Tordesillas che
prevedeva la divisione delloceano in due da un meridiano posto a 370 leghe a
occidente delle isole di Capo Verde:
- la parte a destra fu assegnata ai Portoghesi (Africa, Asia, parte orientale del Brasile)
- la parte a sinistra fu assegnata agli Spagnoli (parte centro-meridionale del Nuovo
Mondo).

21.8. La confederazione svizzera


Unaltra formazione politica dellEuropa tardo medievale fu la Confederazione
Svizzera la cui unit territoriale si realizz per opera delle comunit di contadini
liberi.
La Svizzera era una zona dove si praticava uneconomia prevalentemente
pastorale ma con il passare degli anni nacque una forza politica armata per difendere i
territori dalle invasioni dei grandi regni vicini come lAustria. Fu cos che si form
una lega perpetua per iniziativa di tre cantoni (1291); nel 1370 alla lega avevano
aderito comunit alpine, citt come Berna e Zurigo tanto che nel 1370 la Svizzera
contava ben nove cantoni uniti da un patto militare vincolante.
Durante il Quattrocento la fama delle fanterie svizzere si diffuse in tutta
lEuropa e nel 1499 Massimiliano I dAsburgo sanc lautonomia della
confederazione.

187

CAPITOLO 22
Potere e societ del Mezzogiorno angioino-aragonese
22.1. I difficili inizi della dinastia angioina
Il Regno di Sicilia per la sua posizione strategia nel cuore del Mediterraneo stato
sempre preso di mira dalle dinastie europee e del papato.
Fu proprio il papa Urbano IV a favorire la conquista del regno al francese Carlo
dAngi perch cos voleva rendere effettivo il vincolo feudale della monarchia
meridionale alla Chiesa e anche per assicurarsi un sostegno politico-militare nella
lotta contro le forze ghibelline dellItalia centro-settentrionale.
I piani del papa per non si realizzarono in pieno visto che Carlo approfitt
della situazione per creare una forte egemonia politica in Europa e nel Mediterraneo;
nacquero cos dei dissapori con il papa poich i funzionari regi avevano compiuto
saccheggi e soprusi sulla popolazione gravata da un enorme carico fiscale.
Il re risolse la questione dei soprusi ma non pot ridurre il carico fiscale visto che il
suo progetto espansionistico richiedeva lutilizzo di molte risorse finanziarie; il
malcontento si diffuse velocemente e una rivolta esplose in tutto il Regno di Sicilia
quando Corradino di Svevia scese in Italia.
188

Carlo dAngi sconfisse Corradino e prese la decisione di rinnovare la


feudalit immettendo nei territori del Regno cavalieri francesi, francesi furono anche
gli alti funzionari della Chiesa, dello Stato e dellamministrazione cosa che fece
aumentare ancor di pi il malcontento tra la popolazione.

22.2. La rivolta del Vespro e la separazione della Sicilia dal regno


angioino
Il luned di Pasqua del 1282 a Palermo scoppi una rivolta allora del Vespro tra dei
giovani siciliani e dei soldati francesi accusati di aver molestato una nobildonna
palermitana. Alla rivolta aderirono subito tutti i territori siciliani e calabresi.
Non si sa se questo moto sia stato spontaneo o in qualche modo organizzato e tessuto
da Pietro III dAragona il quale, sposatosi con Costanza ( la figlia di Manfredi),
accampava diritti sul trono di Sicilia e aveva un preciso progetto di espansione ai
danni del regno angioino. Nel suo progetto Pietro fu appoggiato sia dalla feudalit
che dalla borghesia che fornirono flotte, uomini e mezzi economici; i Siciliani furono
ben disposti verso Pietro III tanto che gli offrirono anche la corona del Regno.
Il papa Martino IV al contrario appoggiava i francesi poich non voleva
perdere il vassallaggio del sovrano francese e per sostenerli indisse una crociata
contro gli Aragonesi accusandoli di essere usurpatori.
Bonifacio VIII nel 1295 cre le condizioni per arrivare al Trattato di Anagni col quale
il nuovo re dAragona Giacomo II in cambi dellinvestitura del regno di Sardegna e
Corsica, accett il ritorno della Sicilia agli Angioini di Napoli ma i Siciliani si
ribellarono di nuovo e offrirono la corona a Federico, il figlio di Giovanni.
Allora nel 1302 una nuova trattativa diplomatica port alla stipula del Trattato di
Caltabellotta in base al quale Federico III venne riconosciuto re di Trinacria con
lintesa per che alla sua morte il Regno sarebbe tornato agli Angioini.
Le cose per andarono diversamente visto che alla morte di Federico III il
regno rest saldamente nelle mani degli Aragonesi tanto che nel 1372 agli Angioini
non rest che prendere atto della perdita definitiva del potere sulla Sicilia.
189

22.3. Lo splendore della corte angioina di Napoli


La rivolta del Vespro caus molti problemi e disagi alla dinastia angioina in Italia;
alla fine, anche se persero il controllo sulla Sicilia, gli Angioini riuscirono a
riprendere rapidamente il controllo sulla parte restante del regno sempre grazie
allappoggio papale e al contributo finanziario degli uomini daffari toscani che
offrirono il loro aiuto in cambio di privilegi, esenzioni doganali, feudi e cariche
pubbliche.
Gli Angioini favorirono il rapido sviluppo delleconomia meridionale e tra tutte le
grandi citt emerse Napoli come centro trainante per i suoi traffici commerciali, la
sua fiera permanente, i numerosi uomini di cultura, di Chiesa, di Stato che vi si
recavano in visita o la sceglievano come residenza.
Questo periodo aureo di Napoli cominci durante il dominio di Roberto, detto
il Saggio il quale attir alla sua corte i maggiori esponenti della cultura italiana e
della religiosit, specialmente di quella francescana.

22.4. Lo sviluppo delle autonomie cittadine


Durante il dominio angioino nellItalia meridionale si verific anche lo sviluppo delle
autonomie cittadine: pian piano le amministrazioni locali cominciarono a sottrarsi al
controllo dei funzionari regi a favore invece al controlla di organi cittadini elettivi.
Questo per gener dei contrasti tra le varie classi sociali che volevano in qualche
modo partecipare allamministrazione comunale.
I motivi di contrasto erano anche legati alla ripartizione fiscale tra i cittadini: i
nobili cercavano dei modi per non pagare le tasse sia per distinguersi dal popolo sia
perch non volevano essere colpiti dalla crescente pressione fiscale. I nobili inoltre
volevano escludere il popolo dagli incarichi pubblici.
Le varie contese che nascevano allinterno dei comuni avevano solo leffetto di
far perdere sempre pi autonomia visto che si rendeva necessario lintervento dei
funzionari regi per dirimere i contrasti tra le classi sociali.
190

22.5. La crisi della dinastia angioina e lavvento degli Aragonesi


Nel 1343 al trono angioino sal Giovanna I, nipote di Roberto.
La successione aveva per creato dei contrasti tra i vari rami della famiglia che
regnavano a Durazzo, Taranto e Ungheria; per tutelare la nipote Roberto ne aveva
combinato il matrimonio con Andrea, figlio del re dUngheria che per nel 1345
venne assassinato.
Nel 1348 il fratello di Andrea, Luigi il Grande dUngheria, inizi la sua marcia
verso Napoli; la sua presenza fece precipitare il Paese nel disordine e nella violenza;
solo nel 1352 gli Ungheresi si ritirarono e Giovanna, col nuovo marito Luigi di
Taranto, pot avviare un progetto di restaurazione del potere.
La monarchia si trovava comunque in grande difficolt sia per la potenza dei
feudatari sia per la successione al trono visto che Giovanna non lasci eredi diretti;
alla fine la scelta cadde su Luigi dAngi al quale si contrappose Carlo (III) di
Durazzo che gli sottrasse il potere nel 1381.
Con Carlo III il potere della monarchia stava riprendendosi ma nel 1386 il re fu
assassinato mentre andava a cingere la corona di re dUngheria; il figlio Ladislao
(1386-1414) cerc di metter fine alla guerra civile scoppiata nei domini italiani non
riuscendo a ottenere risultati favorevoli.
A Ladislao successe Giovanna II che per salvaguardare il suo potere adott come
figlio e successore il re dAragona Alfonso V.

22.6. La Sicilia dopo i Vespri


I successori di Federico di Trinacria dovettero tenere costantemente la Sicilia sotto un
controllo difensivo militare contro gli Angioini che tentarono molte volte di
riprendere il potere dellisola; questo sforzo militare rese i sovrani aragonesi deboli di
fronte ai baroni siciliani che avevano a cuore solo il mantenimento dei propri
privilegi e del loro potere.

191

I sovrani non seppero sfruttare al meglio lappoggio delle classi popolari e


borghesi a dopo la crisi demografica ed economica del Trecento, quando la
popolazione si ridusse, la monarchia si trov completamente in balia del baronaggio.
Nel 1362 Federico IV (1355-1377) acconsent alla divisione del regno in due
parti (orientale e occidentale) il cui governo fu affidato a due grandi famiglie di nobili
e alla sua morte il regno, sotto la guida della figlia Maria, fu ulteriormente diviso tra
quattro nobili vicari.
Il re Pietro IV dAragona fece rapire Maria per destinarla in moglie al nipote
Martino il Giovane ( figlio di Martino il Vecchio) che arrivato nel 1392 in Sicilia
cominci subito una lotta contro i nobili e i baroni ribelli e riorganizz il regno che fu
dotato di un parlamento dove membri del clero, della nobilt e della citt potevano
proporre anche delle leggi. In questo modo si cre un rapporto pi equilibrato tra
monarchia e poteri locali e leconomia torn a essere attiva.
Nel 1408 Martino mor e il regno pass al padre che era diventato re
dAragona; la Sicilia perse cos la sua indipendenza divenendo solo un semplice
viceregno dellAragona. A Martino il Vecchio successe Ferdinando di Castiglia
(1412-1416) e dopo Alfonso il Magnanimo (1416-1458).

22.7. Alfonso il Magnanimo e il mercato comune aragonese


La conquista di Napoli da parte di Alfonso il Magnanimo fu lunga e difficile visto che
Giovanna II aveva preferito come figlio adottivo langioino Luigi III.
A fianco dei due pretendenti scesero due famosi condottieri italiani:
- Muzio Attendolo Sforza con gli Angioini
- Braccio da Montone con gli Aragonesi.
In un primo momento la sorte fu favorevole a Luigi che nel 1424 si insedi a Napoli a
fianco di Giovanna II; nel 1435 morirono sia Giovanna che Luigi e questo fece
tornare alla ribalta il problema della successione questa volta tra Alfonso e il fratello
di Luigi, Renato dAngi.
192

Anche questa seconda battaglia fu persa da Alfonso che fu battuto dai Genovesi e
consegnato come prigioniero agli Sforza di Milano, alleati con gli Angi; Alfonso
durante la sua prigionia per riusc ad ottenere la fiducia degli Sforza che lo
liberarono e strinsero con lui unalleanza che permise allaragonese di riprendere la
conquista, questa volta con il forte appoggio dei milanesi.
Nel 1442 si impadron di Napoli ricostituendo lantica unita del Regno di Sicilia;
inaspettatamente Alfonso spost la sua residenza a Napoli e cerc di rivalutarne
leconomia prendendo precise misure:
- i prodotti tessili catalani e aragonesi penetrarono facilmente nei domini italiani e
spagnoli
- i sudditi iberici furono obbligati a rifornirsi solo delle derrate agricole italiane.
Alfonso il Magnifico govern in unepoca di sviluppo e ricchezza per il
meridione, oltre a favorire lo sviluppo economico avvi anche unopera di
rinnovamento e di razionalizzazione delle strutture politiche e amministrative, apr le
porte della capitale ai pensatori umanisti e port avanti una discreta politica estera.
Come suo successore al trono napoletano scelse il figlio naturale Ferrante
mentre affid la Sicilia al fratello Giovanni. Ferrante (1458-1494) continu lopera di
ammodernamento iniziata dal padre, favor i settori dellindustria e del commercio e
appoggi i Comuni per contrastare il potere della feudalit.
La nobilt feudale cerc spesso di ostacolare il sovrano arrivando nel 1485 a
organizzare la cosiddetta Congiura dei baroni.

193

CAPITOLO 23
Chiusure oligarchiche e consolidamento delle istituzioni in Italia
centro-settentrionale
23.1. La crisi degli ordinamenti comunali e le origini della Signoria
cittadina
La struttura comunale era molto diffusa in Italia ma anche molto instabile poich si
basava su una struttura sociale assai dinamica e vivace che in poco tempo permetteva
il cambio di categoria sociale e lasciava grandi spazi di democrazia.
I Comuni non furono capaci di creare saldi ordinamenti che proteggessero le
istituzioni dalle lotte per il potere cos dopo anni e anni le lotte tra le grandi famiglie
aristocratiche con i nuovi ceti e con le clientele vassallatiche diedero avvio alla crisi
dellordinamento comunale e alla nascita delle Signorie.
Il primo Comune a capitolare nel 1240 fu Ferrara; in questa citt dopo lunghe
lotte tra le famiglie aristocratiche ottennero il predominio gli Estensi poich si
allearono anche con laristocrazia cittadina e concessero in feudo parti dellimmenso
patrimonio fondiario che possedevano.
Molte altre famiglie si affermarono sui Comuni nonostante fossero prive di
contatti nellambiente cittadino e fossero ancora legate al mondo feudale; tra questi
ricordiamo le famiglie dei Romano in Veneto, dei Pelavicino e dei Monferrato in
194

Pianura Padana, dei Visconti a Milano, Degli Scaligeri a Verona, dei Gonzaga a
Mantova e dei Malatesta a Rimini.
Il passaggio dal Comune alla signoria non fu rapido ma si tratt di un lento
processo che prima vide le istituzioni comunali svuotarsi di contenuto e poi il
definitivo superamento. Molti mercanti inoltre per garantire alla citt pace e stabilit
politica preferirono porsi sotto la tutela di un signore.

23.2. Esperimenti signorili in Toscana


La Toscana rappresenta un caso anomalo per quanto riguarda il passaggio da Comune
a Signoria; qui infatti, listituzione comunale perdur pi a lungo e solo in casi
eccezionali si ricorse alla signoria.
Ci furono vari tentativi di istituire una Signoria; nel 1315 Uguccione della
Faggiola ci tent a Pisa ma fall lanno dopo; nel 1342 a Firenze si viveva in un clima
si forte instabilit a causa dellirrequietezza dei nobili, per i vari rovesci militari e per
le agitazioni degli operai tessili.
Il francese Gualtieri di Brienne assunse il potere con il desiderio di instaurare una sua
personale Signoria; per farlo favor unalleanza tra la nobilt e il popolo; egli per
fece lerrore di non ricompensare i suoi vecchi alleati che si allearono e lo cacciarono
dalla citt che cos rimase ancora libera.

23.3. Chiusure oligarchiche e restringimento degli spazi di iniziativa


politica
Listituzione comunale aveva offerto al popolo degli ampi spazi di governo e di
iniziativa politica ma questo allargamento fu forse troppo grande per una societ che
ancora si basava sui valori del ceto aristocratico.
Famiglie borghesi di mercanti (come quella dei Principi a Bologna e di molte
famiglie genovesi) cominciarono a integrarsi allaristocrazia, assunsero parte dei loro
195

costumi e strinsero con i nobili legami matrimoniali senza per mai lasciare la loro
mentalit ordinata e razionale propria del ceto mercantile.
Nel corso del Tre-Quattrocento per lassimilazione si fece sempre pi stretta e
parte di questa mentalit and persa; fu in questo periodo che nacque il patriziato
cittadino: un ceto chiuso, interessato alla cultura e alla ricchezza intenzionato a
frenare lascesa sociale e politica di altre famiglie.
Il caso pi famoso quello di Venezia, questo caso stupisce perch proprio a
Venezia non cerano mai state tensioni o instabilit sociali a causa dellassenza di
artigiani e operai tessili e le famiglie ricche erano quasi tutti dedite ai traffici
commerciali.
A Venezia il ceto dirigente aristocratico-borghese cominci invece ben presto a
chiudersi e nel 1297 istitu la Serrata del Maggior consiglio grazie alla quale
laccesso al governo della citt veniva riservato alle famiglie che ne facevano gi
parte da almeno quattro anni.

23.4. Firenze dal regime oligarchico alla Signoria


A Firenze dopo la cacciata di Gualtieri di Brienne si accesero nuove lotte tra i ricchi e
il popolo che si rivolse con odio contro tutte le nobili famiglie fiorentine (Donati,
Cavalcanti, Rossi, Frescobaldi, Bardi). Dei nobili solo le famiglie pi ricche e
pericolose furono colpite mentre i membri di quelle meno potenti furono accettati e
ammessi negli organismi del Comune.
Questo caus la fusione tra nobilt guelfa e mercanti e, in ultima analisi, la
nascita del patriziato cittadino a Firenze che per tutto il Trecento rimase comunque
molto instabile a causa di problemi come la crescita del debito pubblico, il crollo
delle banche, lemergenza della peste e le agitazioni dei salariati che i fiorentini non
riuscivano a gestire bene perch non erano solidali tra di loro.
Nel 1378 ci fu il tumulto dei Ciompi, unagitazione dei salariati; alcune grandi
famiglie (Strozzi, Scali, Dini e Medici) sposarono la causa del popolo minuto per
196

tentare un colpo di mano per prendere il potere ma il fallimento della rivolta rafforz
il potere delle Corporazioni delle Arti e del patriziato cittadino.
Le lotte tra i ceti dirigenti della citt continuarono comunque; alcune famiglie (come
quella degli Alberti) furono cacciate dalla citt mentre la famiglia degli Albizzi
risultarono tra i vincitori perch si erano schierati con il patriziato cittadino. Questa
famiglia con uno stretto numero di collaboratori cre un gruppo oligarchico di
governo e tra il 1382 e il 1396 portarono avanti un progetto di riforme istituzionali
che ressero possibile lammissione alle cariche pubbliche solo a chi era stato fedele
alla famiglia degli Albizzi.
Quando allinterno delloligarchia si vennero a creare contrasti e tensioni la stabilit
fin e ne approfitt la famiglia dei Medici che per molto tempo si era tenuta distante
dal potere politico dedicandosi alle attivit economiche e bancarie che lavevano resa
una delle famiglie pi prestigiose di Firenze.
Artefice di questa fortuna fu Giovanni e il figlio Cosimo; il prestigio della
famiglia crebbe fino al punto che la corrente moderata del patriziato cittadino vide in
lui lunica persona per riportare a Firenze pace e prosperit. Il suo avversario,
Rinaldo degli Albizzi, con un colpo di mano lo esili ma in dieci anni di esilio
Cosimo strinse alleanze con Venezia, Padova, Ferrara e con lo stesso papa Eugenio
IV. Il 29 settembre 1434 Cosimo ritorn trionfalmente a Firenze govern la citt
senza di fatto avere cariche politiche ma anzi lasciando in vigore le istituzioni
comunali.

23.5. La politica espansionistica delle Signorie


La formazione delle Signorie coincise in Italia con lavvio di una semplificazione
della struttura territoriale e politica del territorio con la formazione di organismi
politici pi grandi. I signori infatti, non governavano pi solo nellambito comunale
ma avevano allargato la loro sfera dinfluenza in territori vicini o in luoghi dove
risiedevano dei loro sostenitori.
197

Anche per quanto riguarda gli interessi economici si allargarono i confini nel senso
che ci fu una sempre pi intensa circolazione di uomini e merci che necessitavano di
grandi aree su cui operare e muoversi.
In Veneto la famiglia degli Scaligeri cerc di allargare sempre di pi i confini
della propria Signoria anche verso la Toscana e la Lombardia; gli esponenti pi
famosi sono Cangrande I e Mastino II i quali riuscirono a conquistare citt come
Padova, Brescia, Parma, Lucca. Lascesa degli Scaligeri fu per fermata dai Visconti.
Questa famiglia governavano a Milano e in domini ad essa vicini; maggiore
esponente fu Gian Galeazzo che riusc addirittura a stringere legami matrimoniali con
la casa regnante francese. I Visconti si estesero molto in Lombardia, Piemonte,
Liguria, parte del Veneto e divennero potenti tanto che Bologna fece una resa
volontaria mentre citt come Firenze riuscirono a resistergli. Nel 1412 Filippo Maria
Visconti deteneva il potere in tutti questi luoghi e cominci a guardare verso i territori
della Svizzera.

23.6. Verso la formazione degli Stati regionali


Tra Tre e Quattrocento si mostr evidente la tendenza di alcuni territori italiani, come
quello dei Visconti, a costituirsi come degli Stati regionali; i Visconti, ad esempio,
governavano su un territorio coincidente circa allattuale Lombardia.
Esempi di Stati regionali si ebbero par anche in Italia centro-settentrionale
come ad esempio il caso di Firenze che governava su gran parte dellattuale Toscana;
Venezia che dopo una lunga guerra con i genovesi per il predominio del Mediterraneo
ritenne altrettanto utile iniziare unavanzata via terra conquistando progressivamente
Treviso, Vicenza, Padova, Verona, Belluno e Bassano.
In Piemonte si afferm invece il potere dei conti di Savoia i quali dal versante
francese delle Alpi avevano guardato con interesse allItalia; maggiori esponenti della
famiglia furono Amedeo V, Amedeo VI e Amedeo VIII: questi riuscirono a portare
quasi tutto il Piemonte sotto il loro dominio.
198

23.7. Una realt politica atipica: lo Stato della Chiesa


Anche lo Stato pontificio mir a costituire un saldo potere territoriale gi a partire dal
pontificato di Innocenzo III; questo progetto inizi con la formazione del primo
nucleo del Patrimonium Petri costituito da territori bizantini donati alla Chiesa di
Roma dai re cattolici nel corso dellVIII secolo. A questi territori se ne aggiunsero
altri: la citt di Roma, di Perugia, la Pentapoli, parte del Lazio, il ducato di Spoleto.
Nel corso del Duecento il potere del papa su questi territori divenne realmente
effettivo e si organizz in maniera ben precisa e articolata affidando ruoli
amministrativi e burocratici a dei funzionari.
Lequilibrio che reggeva il governo papale e le sempre presenti spinte
autonomistiche era sempre molto precario e si ruppe durante il periodo del
trasferimento ad Avignone delle sede papale: Roma, divenuta sempre pi povera, fu
in preda alle lotte tra laristocrazia cittadina.
In questo clima di miseria e confusione un notaio, Cola di Rienzo, concep un
progetto per ridare grandezza a Roma che consistette nellesasperare il popolo e farlo
ribellare alla nobilt. Nel 1347 il suo piano and in porto e lui fu nominato tribuno
della libert, della pace e della giustizia e liberatore della sacra repubblica romana per
lautorit del clementissimo Signor Ges Cristo; le gesta di Cola suscitarono grande
entusiasmo ma ben presto il suo governo si trasform in una dittatura che attir il
dissenso di molti cos fu costretto a lasciare Roma.
Arrestato fu poi condotto ad Avignone da Innocenzo VI che invece lo accolse con
magnanimit perch voleva servirsi di lui per riacquistare il controllo di Roma; nel
1354 torn in citt investito del titolo di senatore e col compito di ristabilire lautorit
del pontefice ma anche questa volta le difficolt furono molte, il popolo lo osteggi e
lo condann a morte.

23.8. Modelli di organizzazione politica negli Stati regionali italiani


Tutti i reggenti dei nuovi Stati regionali nati tra Tre e Quattrocento erano consapevoli
della necessit di dotarsi di un organismo politico stabile.
199

I Visconti capirono che sarebbe stato impossibile omogeneizzare ordinamenti e


tradizioni dei numerosi centri cittadini, comunali e rurali che avevano conquistato per
cui decisero di mantenere in vita i Comuni rurali e urbani ma considerandoli come
organi del pi grande complesso statale la cui amministrazione si fondava su tre
organi:
1. il consiglio di giustizia, tribunale di appello rispetto alle magistrature locali;
2. il consiglio segreto, per gli affari politici;
3. la camera ducale, per gli affari finanziari e tributari.
I rapporti feudo-vassallatici non entrarono in crisi ma anzi vennero ancora utilizzati
per inquadrare nellordinamento dello Stato sia le vecchie signorie locali sia quelle
nuove.
Il duca intervenne sempre di pi negli ambiti di competenza dei locali modificandone
gli statuti in materia economica, ecclesiale, culturale in modo che molto lentamente
quellomologazione che allinizio appariva irraggiungibile si realizz senza traumi.
Diverso il caso di Firenze che invece
cerc di spezzare i rapporti tra le citt conquistate e i loro rispettivi contadi;
diede maggior autonomia alle comunit rurali che cos dovettero ripristinare
antichi organismi di controllo e statuti.
Naturalmente le classi urbane non gradirono questi provvedimenti e Firenze ritenne
giusto non proseguire su tale strada ma scelse di concedere delle deroghe per
ricondurre lentamente sotto la giurisdizione dei vari centri urbani i territori ad essi
vicini.
Un modello intermedio fu quello di Venezia che lasci lamministrazione
locale nelle mani dei patriziati urbani ridimensionandone per il potere con piccole
ingerenze che servivano a portare stabilit in situazioni di squilibrio.
Venezia riusc cos a creare uno Stato abbastanza omogeneo.
I Savoia ebbero la strada pi spianata in quanto i duchi non dovettero
affermarsi su nessuna citt gi consolidata; nel 1430 attuarono un ordinamento che
200

divideva il ducato in dodici province a loro volta suddivise in castellanie rette da


funzionari del duca.

CAPITOLO 24
Al di l dei confini dellimpero.
Le altre realt politiche del continente euro-asiatico
24.1. Un paesaggio politico instabile e tumultuoso
Nel corso del Tre-Quattrocento limpero and perdendo il suo carattere universale per
diventare uno dei molti Stati che si stavano creando in Europa; nello stesso periodo in
zone pi lontane maturavano grandi eventi che avrebbero poi condizionato la storia
dellEuropa e dellAsia:
Tamerlano crea il suo impero e mette fine alle ondate di conquistatori asiatici
nel Mediterraneo;
la caduta di Costantinopoli conclude lesperienza dellimpero bizantino e
spiana la strada per lavanzata dei musulmani in Europa;
Mosca rafforza il suo potere;
molte piccole nazioni iniziano la loro storia nazionale.

24.2. I paesi scandinavi


Il Scandinavia tra il X e lXI secolo si formarono i regni di Danimarca, Norvegia e
Svezia; in questi regni si affermarono delle monarchie con il sostegno degli
evangelizzatori tedeschi.

201

Larrivo di tedeschi e inglesi fecero evolvere la societ che accolse gli


ordinamenti sociali ed economici dellEuropa centrale, intensificare gli scambi
commerciali nel Baltico.
Nel 1397 Danimarca, Norvegia e Svezia si unirono nellUnione di Kalmar ma
ci nonostante il potere monarchico rest debole di fronte alle molte prerogative
dellaristocrazia feudale.

24.3. Il Regno di Boemia


La Boemia si costitu ducato di Germania al tempo di Ottone I di Sassonia ad opera
della dinastia dei Premyslidi; la costituzione del Regno segu un percorso preciso:
nel 1085 i duchi ottennero dallimperatore il titolo di re;
nel 1310 il trono pass ai conti di Lussemburgo che poi conseguirono la corona
imperiale con Enrico VII;
con Carlo IV Praga divenne la residenza dellimperatore;
nel 1348 a Praga fu fondata la prima universit dellEuropa centrale.
Durante il regno di Carlo IV nacque il sentimento nazionale molto forte tanto che gli
elementi germanici ai vertici della Chiesa e delle attivit economiche furono viste con
insofferenza. In quel periodo Giovanni Hus inizi la sua predicazione contro la
corruzione del clero poich il clero era formato per la maggior parte da tedeschi la
contestazione perse presto il carattere religioso e ne assunse uno nazionalistico.
Quando Venceslao nel 1386 cinse la corono dUngheria la situazione precipit;
Hus fu condannato a morte come eretico e questo scaten la violenta razione della
Boemia i quali allinizio vinsero numerose battaglie.
Col tempo per lo schieramento degli insorti si divise tra radicali e moderati; questa
spaccatura li rese pi deboli; nel 1433 con i moderato la Chiesa romana arriv a un
compromesso che concedeva una sorta di autonomia e il possesso di alcuni beni.
Il Regno di Boemia nel 1458 elesse il suo primo re nazionale, Giorgio
Podebrady e nel 1526 pass sotto il dominio degli Asburgo.
202

24.4. Lordine dei Cavalieri teutonici e le origini dello Stato prussiano


Lordine religioso-cavalleresco dei Cavalieri teutonici era divenuto noto per il suo
operato in Terrasanta; quando per ormai il loro compito in quelle terre si concluse
iniziarono unopera di evangelizzazione tra le popolazioni pagane oltre lElba e lungo
le coste del Baltico.
I risultati arrivarono presto in quanto furono conquistate la Pomerania e la
Prussia orientale concesse come feudo allimperatore e cui i Cavalieri erano fedeli.
I membri dellordine si dividevano i quattro categorie:
1. i cavalieri, provenienti dalla nobilt con pochi obblighi religiosi e pi compiti
bellici;
2. i preti, che risiedevano nei conventi;
3. i serventi, di modesta estrazione sociale e con gradi militari bassi;
4. i confratelli, servitori e benefattori (fratellanza spirituale allordine).
A capo dellordine cera il gran maestro, eletto a vita dal capitolo generale formato
dai maestri che erano a capo delle sei province in cui era diviso il loro territorio:
Livonia, Prussia, Germania, Apulia, Acaia e Armenia.
Il territorio pi importante fu quello prussiano; questo venne diviso in circoscrizioni,
ognuna delle quali affidata a un economo che gestiva la riscossine dei tributi, la
missione evangelizzatrice, lamministrazione della giustizia e della difesa.
Nel corso del Trecento lavanzata dei Cavalieri teutonici prosegu fino
allEstonia; essi favorivano linsediamento nei territori conquistati di contadini e
artigiani tedeschi che fondavano nuovi villaggi e citt.
Il loro governo per fu spesso osteggiato a causa dei loro metodi brutali che non
rispettavano lidentit delle popolazioni assoggettate; nel 1410 i Polacchi diedero
inizio a un movimento di rivolta che dur fino al Cinquecento e che port allo
sfaldamento dellordine. I pochi conventi rimasti in Germania limitarono la loro
attivit allambito religioso legando sia alla casa dAsburgo.
203

24.5. La Polonia-Lituania
La Polonia nacque nel corso del X secolo dallaggregazione di piccoli Stati slavi sotto
il regno di Boleslao il Prode; alla sua morte il regno si sfald e solo con Casimiro il
Grande (1333-1370) si pot riavviare la restaurazione del potere regio e di
ricomposizione politico-territoriale e lo fece:
promuovendo lo sviluppo della capitale Cracovia;
riducendo il peso politico della grande nobilt;
avviando la formazione di un ceto di funzionari pubblici;
potenziando lamministrazione giudiziaria;
migliorando le condizioni dei ceti rurali.
Quando per Casimiro mor la nobilt appoggi Luigi dUngheria che cambi
radicalmente la direzione politica del suo predecessore; nel 1382 gli successe il
principe Jagellone di Lituania al quale fu per imposta la conversione del suo popolo
al Cattolicesimo.
Con la conversione della Lituania si cre un grande Stato polacco-lituano che
negli anni fu capace sia di espandersi territorialmente (verso il Baltico e la Russia) sia
di progredire sul piano economico, culturale e commerciale.

24.6. Il Regno di Ungheria-Croazia


Tra il X e lXI secolo in Ungheria i Magiari, ormai convertiti al Cristianesimo, si
stabilirono e si diedero un ordinamento politico unitario. Artefice di questo Stato fu
Stefano I (proclamato poi santo) al quale il papa Silvestro II nel 1001 invi la corona
reale considerandolo vassallo della Santa Sede.
Stefano I inizi una politica espansionistica, cerc di rafforzare il potere monarchico,
divise i territorio in contee e diocesi e si dot di molti beni fondiari.
I suoi successori conquistarono la Croazia e la Bosnia ma davanti alle pressioni
dellaristocrazia divenuta potente per la concessione di terre e feudi in cambio di
sostegno e fedelt divennero deboli.
204

Nel 1222 il re Andrea II dovette concedere la Bolla doro con la quale concedeva
privilegi allaristocrazia e stabiliva precisi rapporti di forza tra il sovrano da una parte
e la nobilt e il clero dallaltra. La Bolla conteneva anche una clausola pericolosa per
il re: lo jus resistendi, il diritto di ribellarsi al sovrano in nome degli interessi della
nazione che fu usato dallaristocrazia come unarma per tenere sotto scacco il re.
I problemi dellUngheria derivavano anche dalla sua posizione geografica che
la vedeva circondata da grandi formazioni politiche e soggetta alle invasioni delle
popolazioni nomadi provenienti da est come i Mongoli che invasero il territorio nel
1241.
Vista la drammatica situazione e le molte crisi dinastiche il papa decise di
assegnare la corona dUngheria a un ramo della dinastia degli Angioini di Napoli, il
maggior esponente fu Luigi il Grande (1282-1342) il quale riusc a riappropriarsi dei
territori persi con i Mongoli e divenne anche re di Polonia.
Luigi govern un territorio molto vasto e fu un buon sovrano: cerc di modernizzare
lo Stato e di stringere delle alleanze con i nobili e promosse la nascita delle citt.
Purtroppo mor senza eredi cos la Polonia riacquist la sua indipendenza e
lUngheria cadde tra le mani dellimperatore e dei re di Boemia.
Quando Alberto dAustria mor ci fu una crisi dinastica e solo la minaccia turca
spinse la nobilt a eleggere re Giovanni Hunyadi che riusc a difendere le frontiere,
suo figlio Mattia Corvino.
Mattia Corvino fu un abile regnante e con lui il prestigio della monarchia
ungherese torn alto anche allestero; egli tent di far alzare il livello culturale della
nazione, esercit un rigido controllo sullaristocrazia terriere e sia appoggi alla
nobilt minore; la sua politica espansionistica riport agli ungheresi il possesso della
Bosnia, della Moravia e di parte dellAustria ma anche questa fu una costruzione
politica effimera.
Nel 1526 unUngheria sempre pi debole e in preda al potere aristocratico fu
annessa definitivamente ai territori degli Asburgo.
205

24.7. La Bulgaria e la Serbia


I Bulgari erano un popolo turco profondamente slavizzatosi che si insediarono nei
Balcani; agli inizi del IX secolo avvenne la conversione al Cristianesimo.
Al tempo dellimperatore Basilio II (976-1025) i Bulgari accettarono la sovranit
bizantina: la Chiesa bulgara venne sottomessa al patriarca di Costantinopoli e anche il
nome fu cambiato in Mesia.
La dominazione bizantina fu sempre debole perch minata da continue rivolte, lotte
tra la nobilt, invasioni da parte di russi.
Un grande movimento insurrezionale che port alla nascita del regno di
Bulgaria nel 1185 governato dalla dinastia degli Assen il cui maggior esponente fu lo
zar Ivan (1218-1241) che govern su un vasto territorio (Valacchia, Bulgaria,
Macedonia, territori albanesi).
Questo organismo politico era per assai debole a causa delle spinte autonomistiche
della nobilt e delle insurrezioni dei contadini; ci rese il regno pi debole e facile
presa dei Turchi che nel 1369 se ne impadronirono: il Paese fu diviso in tre province
e la Chiesa bulgara torn sotto il controllo di quella bizantina.
Lo Stato serbo di consolid nella seconda met del XII secolo quando Stefano
Nemanja sottrasse a Bisanzio il territorio serbo a cui fu aggiunto anche il territorio
della Dalmazia. Il figlio Stefano nel 1221 ottenne da Onorio III il titolo ufficiale di re.
Un altro importante esponente fu Stefano IV Duschan che conquist
Macedonia, Albania, Bosnia e nel 1346 si fece incoronare imperatore dei Serbi e dei
Romani ma la sua costruzione politica non gli sopravvisse.

24.8. Stato e Chiesa in Russia: Mosca terza Roma


Il principato si rivel una costruzione politica molto pi stabile delle altre; agli inizi
del Quattrocento il principato si risollev dalla sconfitta subita nel 1382 dai Tartari e
cominci a estendersi su altri principati russi.

206

I principi russi riuscirono a creare un organismo stabile anche grazie


allappoggio della Chiesa russa che appoggiando il potere politico si assicur
ricchezza e influenza pagando per con la perdita di indipendenza.
I principi russi non accettarono nemmeno lunione della Chiesa ortodossa con quella
latina perch temevano di perdere il loro potere sulla Chiesa; dal 1459 il sinodo dei
vescovi russi riserv a se la scelta del metropolita di Mosca e nella stesso tempo la
Chiesa russa rivendic la sua autonomia sia da Roma che da Costantinopoli
mettendosi interamente nelle mani dei principi moscoviti.
Il metropolita Giona attribu al suo protettore Vasilj il titolo di zar di tutta la
Russia coronato da Dio ma fu Ivan III a dare a questo titolo contenuto effettivo
fondando lo Stato russo, lo fece:
ampliando il territorio a danno dei Mongoli;
consolid il potere interno degli zar;
ridusse linfluenza dellantica nobilt dei boiari;
appoggiandosi a una nobilt di servizio a cui concedeva beni in cambio di
servizio militare e civile.
Ivan spos Zoe Paleologa e questo forn il pretesto ai teologi moscoviti di elaborare
la teoria della terza Roma destinata ad assumere la guida della Cristianit.

24.9. Tamerlano e lultima fase dellespansionismo mongolo


Sul finire del Trecento lOrda doro cominci ad avere difficolt a contenere le spinte
autonomistiche dei principati russi, dei territori ucraini, degli Urali, della Persia e del
Chagatay. Era un processo di frammentazione inarrestabile che fece da scenario
allavventura di un condottiero nomade paragonato ad Attila e Gensis Khan,
Tamerlano.
Tamerlano apparteneva a una trib turco-mongola, aveva una buona cultura e
ottime qualit di combattente che lo condussero in pochi anni a combattere battaglie
da Mosca fino allOccidente.
207

Il suo cammino fu contrassegnato dalla violenza e dalla crudelt verso i suoi


nemici e da un immenso amore per la sua citt natale Samarcanda che dot di
splendidi palazzi che ospitavano intellettuali e artisti, che divenne centro di attivit
economiche e commerciali.
I suoi eredi si successero per circa un secolo dopo la sua morte ma non
riuscirono a tenere insieme i territori da lui conquistati che si divisero in due grandi
domini, India e Persia.

24.10. I Turchi allassalto dellEuropa


Un altro popolo in fase di espansione tra Tre e Quattrocento fu quello dei Turchi che
riuscirono a segnare profondamente i destini di buona parte del continente euroasiatico. Gi nel 1071 gran parte dellAnatolia era stata da loro occupata e danno
dellimpero bizantino al quale era rimasto il controllo di unarea non molto estesa
attorno a Costantinopoli.
Dalla frammentazione del grande impero selgiuchide si formarono molti
emirati turchi; a partire dallXI secolo la zona dellAnatolia era stata popolata da
Greci e Armeni poich i sovrani della dinastia selgichidi avevano favorito
limmigrazione di trib nomadi turcomanni con lo scopo di stanziare ai confini
dellimpero le popolazioni pi rivoltose.
Durante il XIII ci fu una nuova ondata migratoria di turchi sedentari che per
fuggire dai Mongoli decisero di stanziarsi in Anatolia che inevitabilmente venne
turchizzata e unificata sotto lIslamismo.
Durante il Trecento si raggiunse anche lunit politica grazie alla nuova
dinastia ottomana; una delle pi famose battaglie fu quella dei Dardanelli nel 1345,
dopo di essa lavanzata ottomana nei Balcani fu inarrestabile: Costantinopoli era
sempre pi in pericolo.
A salvare la citt intervenne un fatto inatteso: la minaccia ai Turchi di
Tamerlano il quale nel 1402 tent di entrare nei loro territori. Dopo la morte di
Tamerlano i Turchi ebbero strada libera verso lOccidente: nel 1430 tolsero Salonicco
208

ai Veneziani. Costantinopoli chiese aiuto allOccidente, allappello risposero


Giovanni Hunyadi (re dUngheria), Ladislao Jagellone (re di Polonia) che riuscirono
in qualche modo solo a contenere in minima parte lavanzata turca.

24.11. La caduta di Costantinopoli e la ripresa dellespansionismo


turco
Alla conquista di Costantinopoli si dedic il sultano Maometto II (1451-1481) che
colse il momento pi giusto per sferrare il suo attacco alla citt sul Bosforo; in
Europa infatti si stava vivendo una difficile situazione politica e nessuno avrebbe
potuto inviare aiuto, la citt di Costantinopoli era divisa sia per questioni religiose
(tra chi approvava lunione con la Chiesa di Roma e chi non laccettava) che politiche
(lotte per la successione di Giovanni VIII).
Lassedio della citt inizi nellaprile del 1452: sia assalitori che difensori
erano fermamente decisi a non soccombere, decisi a morire piuttosto che perdere
quella lotta.
Il 29 maggio 1453 lesercito turco riusc ad aprire una breccia nella porta San
Romano e si diresse verso il centro della citt; i tentativi per difenderla furono
immani e lo stesso Costantino XI mor combattendo come un semplice soldato.
Dopo tre giorni di saccheggi Maometto II entr in citt, gli abitanti superstiti furono
deportati, le chiese trasformate in moschee, Costantinopoli venne chiamata Istanbul e
divenne la capitale dellimpero ottomano.
La caduta di Costantinopoli dest enorme impressione in Occidente dove non
furono pochi gli uomini che si sentirono in colpa per aver abbandonato a se stessa la
Chiesa orientale.
Maometto II non si volle fermare ma sfruttando il clima di panico e sconcerto
si lanci alla conquista del Caucaso, della Mesopotamia, degli Stati cristiani dellarea
danubiana, dellAttica, delle isole del mar Egeo, dellAlbania, della Bosnia e della
Crimea.

209

I Turchi arrivarono anche in Italia, il 28 luglio 1480 un contingente turco


sbarc a Otranto in Puglia; lattacco allItalia fu per fermato subito dal papato che si
sent minacciato ma i Turchi continuarono a spaventare lEuropa per almeno altri due
secoli.

24.12. Lorganizzazione dellimpero turco


Le diverse culture dei popoli assoggettate ai Turchi non si fusero tra loro ma ogni
Stato mantenne le proprie tradizioni linguistiche e religiose; i Turchi invece
assimilarono lorganizzazione politico-amministrativa degli Stati che inglobarono.
Il potere politico e religioso era concentrato nelle mani del sultano che
delegava dei suoi funzionari si svolgere delle mansioni sia politiche che militari.
Lesercito era formato da giovani uomini legati al sultano da un vincolo si soggezione
i quali, dopo un periodo di ferrea formazione disciplinare erano obbligati a prestare
servizio.
La maggior parte dei sudditi mantenne la propria religione grazie alla
tolleranza turca infatti chi non era musulmano veniva tenuto fuori dallesercito e
doveva pagare una tassa. Lunica forma di influenza esercitata sulla Chiesa ortodossa
fu il fatto di pretendere la revoca dellunione con la Chiesa latina, cosa che avvenne
nel 1472.

210

CAPITOLO 25
La Chiesa tra crisi istituzionale e dissenso religioso
25.1. Il papato ad Avignone
Nel 1309 la sede papale fu trasferita ad Avignone; il papato divenne sempre pi un
centro di potere assoggettato alla monarchia francese e sempre meno una guida
spirituale per la cristianit.
Molti teorici del tempo, come Dante, connotarono negativamente questo
periodo ma gli storici attuali lo stanno rivalutando nonostante lindubbia influenza
della monarchia francese ma ancor di pi della Chiesa francese, soprattutto della
parte meridionale dalla quale provenivano la maggior parte dei cardinali, del
personale di curia e anche dei papi.
Un aspetto positivo della permanenza del papato ad Avignone fu che in questa
piccola citt francese i pontefici poterono operare in tranquillit, lontani dagli intrighi
della curia romana e dalle lotte tra gli aristocratici. Lorganizzazione della curia
raggiunse un livello molto efficiente e riusc ad accentrare nelle proprie mani tutta la
direzione della vita della Chiesa togliendo di fatto potere alle istituzione
ecclesiastiche. Fu il papato che riprese il compito di nominare vescovi, arcivescovi e
superiori di monasteri maschili e femminili.
Questo progetto di accentramento e di ripresa di vecchie competenze e di
potere non fu ben gradita da tutti coloro che prima del 1309 avevano goduto di una
211

certa autonomia: nobilt del luogo, comunit cittadine, vescovi, capitoli delle
cattedrali e chiese locali.
Gli uffici della Cancelleria papale avevano sempre molto lavoro da svolgere
perch dovevano occuparsi di:
- assegnazione di benefici
- risoluzione di controversie in seguito a trattative
- problematiche disciplinari e giurisdizionali.
Fu creato anche lufficio della Camera apostolica per la gestione delle finanze; i
tributi dovuti alla curia papale dovevano essere riscossi in tutto il mondo cattolico e
per farlo al meglio erano necessari un gran numero di collaboratori.

25.2. Nuove forme di dissenso religioso


Lintensa attivit finanziaria e commerciale della corte pontificia rese molto ricca la
Chiesa che viveva tra fasti e ricchezze e che cominci nuovamente a interessarsi di
affari politici suscitando disagio e scandalo tra chi avrebbe voluto una Chiesa vicina
agli ideali del Vangelo.
La Chiesa reag con unostinata intolleranza contro ogni forma di dissenso e
disobbedienza dichiarando eretici tutti coloro che si opponevano ai suoi piani; come
gi ricordato il pontefice non esit a condannare al rogo i frati francescani spiritualisti
ma ci non fren la dissidenza tanto che nel 1260 sorse il movimento a carattere
pauperistico Ordo apostolarum.
Tale movimento allinizi oper avendo la benevolenza della Chiesa ma nel giro di
pochi anni i suoi aderenti furono considerati eretici, perseguitati e condannati al rogo;
la Santa Sede al Concilio d Lione del 1274 eman delle regole per bloccare la
proliferazione di nuovi ordini mendicanti e ordin che gli ordini nati dopo il 1215
non accogliessero pi membri i quali avrebbero dovuto aderire a quelli approvati in
precedenza dalla Chiesa.
I membri dell Ordo apostolarum (gli apostolici) non accettarono questa
normativa e finirono nel mirino degli inquisitori; nel 13oo il loro fondatore Segarelli
212

fu condannato al rogo e il nuovo leader fu Dolcino da Novara, un frate con una buona
preparazione biblica che prefer spostarsi con la sua comunit in Valsesia dove intanto
la comunit continu a crescere anche se le sue dottrine si diffusero solo nellItalia
centro-settentrinale.
Un altro grande teologo le cui idee ebbero pi larga diffusione fu Giovanni
Wyclif che per la prima volta tradusse la Bibbia in inglese; le sue idee, basate sulla
conoscenza del pensiero sia delle Sacre Scritture che dei Padri della Chiesa,
risultarono essere molto autorevoli. Anche Wyclif condannava la Chiesa
mondanizzata di cui denunciava i privilegi e le ricchezze e non accettava alcuni
sacramenti (eucarestia, confessione) e non accettava alcune sue istituzioni (le decime,
le scomuniche); egli inoltre rivalutava le prerogative del potere civile partendo dal
fondamento che la grazia garanzia di autorit.
Un teorico di Praga; Giovanni Hus, del pensiero di Wyclif approfond il
discorso sulle degenerazioni mondane e monarchiche della Chiesa e anche lui a causa
di ci fin sul rogo nel 1415.

25.3. Il ritorno dei papi a Roma e lo scisma


Nel corso del Trecento molte figure prestigiose del mondo cristiano (Caterina da
Siena, Brigida di Svezia) e uomni di cultura (Francesco Petrarca) avevano fatto
appello al papa di ritornare a Roma. Fu Urbano V che nel 1367 fece ritorno a Roma
ma solo perch la tranquillit della cittadina provenzale era stata turbata dagli eventi
della guerra dei Centanni.
Urbano V nel 1370 fece ritorno ad Avignone e solo nel 1377 Gregorio XI torn
definitivamente in Italia; quando questo nel 1378 mor si apr il problema della
successione visto che quasi tutti i cardinali erano Francesi. I Romani manifestarono
pubblicamente il desiderio di un papa romano o almeno italiano cos il conclave
scelse il barese Bartolomeo Prignano, Urbano VI.

213

Nel 1379 al nuovo pontefice si affianc un antipapa, Clemente VII eletto dai cardinali
francesi e insediatosi ad Avignone; nessuno dei due pontefici volle rinunciare al
proprio potere cos di formarono due curie, due collegi di cardinali, due sedi papali.
Questo scisma, che fece abbassare ancor di pi il prestigio e la dignit della Chiesa,
non termin con la morte di uno dei due papi visto che ogni collegio cardinalizio alla
morte di un papa ne eleggeva un altro.
La situazione era drammatica, principi e docenti cercavano una soluzione e alla
fine si decise di convocare un concilio universale per ridare un assetto unitario alla
cristianit; tale concilio si svolse a Pisa nel 1409, qui vennero deposti e dichiarati
scismatici ed eretici Gregorio XII e Benedetto XIII ed eletto un nuovo papa, il
milanese Alessandro V. Purtroppo le decisioni conciliari non furono considerate
autoritarie e valide cos ai due pontefici se ne aggiunse un terzo!

25.4. Il movimento conciliarista e la fine dello scisma


Linsuccesso di Pisa non fece per perdere la fiducia nello strumento del concilio che
veniva considerato lunico strumento capace di risolvere le divisioni dello scisma;
alcuni cominciarono a considerare il concilio come un organismo dotato della
massima autorit (superiore anche a quella del papa) per le questioni riguardanti le
fede e la dottrina.
Un altro concilio universale si riun a Costanza il 5 novembre 1414, oltre che il
clero parteciparono anche principi, teologi e canonisti e il 6 aprile 1415 fu approvato
il decreto Haec Sancta, secondo il quale il concilio traeva la sua autorit direttamente
da Cristo. Successivamente furono deposti Giovanni XXIII, poi Benedetto XIII
mentre Gregorio XII si dimise spontaneamente e un veloce conclave elesse papa
Martino V (1417-1431).
Il 30 ottobre 1417 con il decreto Frequens si stabil che i concili generali si
sarebbero dovuti riunire regolarmente ogni dieci anni ad eccezione delle prime due
convocazioni, la prima dopo cinque e la seconda dopo sette.
214

Il nuovo pontefice indisse allora il primo, ma inconcludente concilio a Pisa nel 1423 e
il secondo a Basilea nel 1431, qui si parl della riforma della Chiesa che doveva
ridimensionare i poteri del papa e della curia romana.
Il pontefice Eugenio IV cap che quelle decisioni stavano intaccando il suo potere
cos sospese i lavori e spost la sede pontificia prima a Ferrara e poi a Firenze; questa
decisione per non fece altro che rendere pi risoluti i conciliarismi i quali rimasero a
Basilea, deposero Eugenio IV e, al suo posto, elessero nel 1439 Felice V. Questo
scisma dur poco visto che nel 1449 i conciliarismi riconobbero il papa romano
Niccol V (1447-1455).

25.5. La ripresa dellautorit pontificia


La crisi del movimento conciliarista rese chiaro come una riforma della Chiesa non si
poteva operare ad opera di un gruppo di dotti e prelati e che nemmeno serviva
svuotare di potere lautorit papale; anche principi e signori si resero conto che forse
sarebbe stato meglio stringere con il papa accordi che salvaguardassero i loro
reciproci interessi. Su questa direzione si mossero Inghilterra e Italia ma lo Stato
dove nacque pi velocemente una Chiesa nazionale fu la Francia.
Nel 1437 il re Carlo VII riun in un sinodo nazionale tutto il clero durante il
quale si presero preside decisioni che tutelavano lautonomia della Chiesa nazionale
dallingerenze di quella romana che non poteva pi assegnare benefici, scegliere
vescovi, abati, ecc.
Dal canto suo il papato inizi una dura campagna contro i teorici conciliarismi,
potenzi il suo apparato burocratico-amministrativo, potenzi i suoi rapporti con
potenti principi e re. Al collegio cardinalizio ebbero accesso solo i cardinali
provenienti dalle pi prestigiose famiglie aristocratiche europee; ogni cardinale
poteva cos conferire benefici ecclesiastica allinterno dei domini della sua famiglia.
Gli stessi pontefici presero labitudine di affidare parte del territorio dello Stato
della Chiesa a dei loro parenti: questo fenomeno conosciuto con il nome di
NEPOTISMO. Il primo papa a mettere in pratica questa prassi fu Martino V che nel
215

1426 nomin cardinale suo nipote Prospero Colonna, tale pratica dur per anni tanto
che nel 1538 la figura del cardinale nipote fu istituzionalizzata e dur fino al
Seicento.
Contemporaneamente la Chiesa cerc di dare un ordine al proprio sistema
tributario e fiscale per far aumentare le entrate e far diminuire le uscite; i soldi
guadagnati furono investiti sia per pagare gruppi di soldati mercenari che
mantenevano il controllo dello Stato sia per attivare un processo di rinnovamento
edilizio e urbanistico di Roma.

25.6. I problemi della cura delle anime e il movimento dellOsservanza


Pi i pontefici diventavano potenti pi si allontanavano dai loro compiti ecclesiastici
e spirituali; se per i papi non si occuparono molto della guida delle anime non si
deve credere che tutta la comunit cristiana fosse allo sbando visto che
lorganizzazione ecclesiale poteva fare affidamento su vicari vescovili, membri di
confraternite e prelati molto zelanti.
I chierici erano molto preparati nella cura delle anime, sia le zone rurali che quelle
urbane erano molto dinamiche nellambito della devozione e della partecipazione
religiosa attiva. Alcune confraternite facevano capo al parroco ma quelle pi diffuse
erano collegate alle comunit mendicanti.
Uno di questi movimenti fu quello dellOsservanza, nato nella seconda met del
Trecento allinterno di vari ordini religiosi per richiamare frati e monaci
allosservanza delle regole del loro ordine.

216

CAPITOLO 26
Alla ricerca di un difficile equilibrio.
Politica e cultura nellItalia del Quattrocento
26.1. Tentativi di egemonia dei Visconti
Durante i primi decenni del Quattrocento in Italia si ebbero molti tentativi di
egemonia da parte delle grandi citt (Milano, Venezia, Firenze) che volevano
consolidare i propri organismi politico-territoriali.
La forza politica e dinamica nel contesto italiano fu il Ducato di Milano, qui
Filippo Maria Visconti a partire dal 1412:
si circond dei migliori condottieri del tempo (Francesco Sforza, Niccol
Piccinino, ecc) per avviare la riconquista di alcuni territori in precedenza
perduti;
avvi delle missioni per la conquista di nuovi territori in Veneto e Romagna;
cominci a tessere alleanze con le citt toscane di Lucca e Siena.
Venezia, Firenze, il papa e il duca di Savoia si sentirono minacciati
dallespansionismo visconteo tanto che scoppi una guerra (1423-1447) combattuta
da eserciti mercenari che diventarono arbitri dei conflitti in quanto diventavano alleati
veri e propri di chi li aveva assoldati. I principi cercavano di conquistare la loro
217

alleanza donando feudi o con politiche matrimoniali ma poteva anche capitare che un
condottiero decidesse di passare al servizio del nemico.
Ad esempio il conte di Carmagnola era a servizio dei Visconti ma poi pass dalla
parte dei Veneziani ottenendo per loro una vittoria che assicur alla Serenissima il
controllo dei territori bresciani e bergamaschi.
Sul fronte toscano e romagnolo i Visconti registrarono invece dei successi; tra vari
successi, insuccessi, tradimenti e colpi di scena la guerra and avanti per molti anni
anche perch il duca di Milano si inser nella guerra in Italia meridionale tra
Aragonesi e Angioini.
Nel 1447 il duca mor senza eredi; a succedergli si presentarono moltissimi
candidati: il genero (Francesco Sforza), il nipote (Carlo dOrleans), il duca di Savoia,
Alfonso dAragona e molti membri del patriziato milanese tanto che si diede vita a un
regime oligarchico e si proclam la Repubblica ambrosiana.

26.2. Dallegemonia di Venezia alla Lega italica


Durante la guerra con Milano la citt di Venezia aveva intrapreso una politica
espansionistica verso la Dalmazia e lItalia e i suoi successi la resero la maggiore
potenza italiana del Quattrocento.
Tra il 1423 e il 1457 la carica di doge fu di Francesco Foscari il quale fece espandere
il territori veneziano nel patriarcato di Aquilea e di Zara, a Ravenna e nei territori
degli Scaligeri, dei Visconti e dei Carraresi.
I Milanesi riuscirono con Francesco Sforza ad arginare lavanzata veneziana ma
quando questa si alle con i duchi di Savoia e il re di Napoli dando lavvio a una
guerra che si prolung per tre anni e che fu interrotta solo perch in Europa arriv la
notizia della presa di Costantinopoli da parte dei Turchi.
Venezia ritenne pi saggio difendere i confini del Mediterraneo orientale e cos si
giunse alla pace di Lodi nel 1454 che sanc definitivamente lascesa di F. Sforza al
Ducato di Milano.
218

Per rendere pi stabile la pace Milano, Venezia e Firenze diedero vita alla Lega
italica alla quale aderirono lanno dopo anche il papa e il re di Napoli; laccordo di
pace prevedeva una tregua di 25 anni e la creazione di un esercito per la difesa dalle
minacce esterne ma il progetto non fu mai realizzato visto che la pace fu garantita ma
molti conflitti interni misero pi volte a repentaglio il fragile equilibrio creato.

26.3. Gli Stati italiani dopo la pace di Lodi


Il quadro politico dellItalia settentrionale nel Quattrocento era molto vario.
La minaccia dellinvasione turca spinse molte citt, anche albanesi e greche, a
mettersi sotto la protezione veneziana che comunque perse lisola di Negroponte nel
1470. Nel 1454 Venezia aveva stretto con i Turchi un accordo che prevedeva libert
di commercio per i Veneziani in cambio di tariffe doganali ai Turchi.
A Milano nel frattempo Francesco Sforza cercava di consolidare il suo potere
e d guadagnare consensi per la sua dinastia; progett di creare una linea difensiva che
percorresse Milano, Firenze e Napoli, favor la ripresa dellagricoltura e delle attivit
manifatturiere. Il figlio Galeazzo Maria (1466-1476) non ebbe la prudenza e la
saggezza del padre tanto che si eresse sulla citt come un tiranno e fu assassinato;
dopo un breve periodo di reggenza da parte della moglie prese il potere nel 1480
Ludovico il Moro, fratello del defunto duca.
Tra Venezia e Milano cera la signoria dei Gonzaga di Mantova, una dinastia di
condottieri; mentre a Ferrara si affermarono gli Estensi che controllavano anche
Modena e Reggio Emilia.
A est della penisola cera invece il principato ecclesiastico di Trento mentre a
ovest i marchesati di Saluzzo, Monferrato e Ceva, la contea di Asti e il Ducato di
Savoia.
La situazione della Repubblica di Genova si faceva sempre pi difficile in
quanto aveva profuso le sue energie per potenziare i traffici e le attivit finanziarie
limitando al limite gli impegni militari; quando i loro territori nel mar Nero caddero
in mano turca i Genovesi furono i primi a spostare i loro traffici verso loceano.
219

Non si deve dimenticare lo Stato pontificio che governava anche in Romagna


tramite dei signori che si riconoscevano vicari della Chiesa.

26.4. Lorenzo il Magnifico e la politica dellequilibrio


Nonostante durante la seconda met del Quattrocento Firenze non avesse una
posizione di grande prestigio n immensi territori come Venezia i Milano riusc a
svolgere un ruolo di primo piano grazia a Cosimo dei Medici e al nipote Lorenzo il
Magnifico.
Cosimo dopo aver stretto unalleanza con Venezia prefer dopo avvicinarsi ai
Milanesi ai quali il nipote rest sempre fedele. Lorenzo cominci ad operare nel
1469, dopo la morte del padre Pietro. Prima di tutto cerc di dare basi solide a
formali al suo potere che poggiava solo sulla forza economica della sua famiglia.
Non potendo abolire gli organismi comunali un po alla volta li svuot di contenuto
affiancandogli consigli pi ristretti che appoggiavano la sua politica.
Quella di Firenze non era una signoria ma una supremazia tanto che altre potenti
famiglie furono sempre in lotta con i Medici, basti pensare ai Pitti o Pazzi.
Il papa, ad esempio, aveva appoggiato i Pazzi i quali (al contrario dei Medici)
avevano accettato di riscattare Imola dal Ducato di Milano per donarla al nipote del
papa. I pazzi organizzarono diverse congiure e colpi a danno dei Medici; nel 1478
doveva arrivare in citt un cardinale nipote del papa. Durante una funzione dei sicari
si avventarono su Lorenzo e suo fratello Giuliano che rimase ucciso, il popolo reag
uccidendo diversi membri della famiglia dei Pazzi. Firenze entr nel caos, il papa
Sisto IV scomunic Lorenzo (ritenuto responsabile) e Firenze fu colpita
dallinterdetto.
Sempre Sisto tir dalla sua parte Napoli e Siena che sconfissero la citt; Lorenzo
allora si rec a Napoli e con la sua abilit diplomatica riusc a portare il re dalla sua
parte e a stringere una salda e duratura alleanza.
Il papa, rimasto solo, dovette revocare linterdetto da Firenze.
220

Lalleanza tra Milano, Firenze e Napoli fu duratura e super molte prove


sempre grazie allattivit diplomatica di Lorenzo il Magnifico che riusc a far reggere
i fragili equilibri italiani; quando nel 1492 morirono sia lui che il papa Innocenzo VIII
inizi una fase drammatica di invasioni da parte delle grandi potenze europee che
avevano interesse a conquistare i ricchi territori italiani che in quel periodo stavano
attraversando una fase di fioritura culturale (Umanesimo).

26.5. Il trionfo dellUmanesimo


Gi dalla fine del Trecento alcuni letterati, imitando Petrarca, avevano preso a
recuperare le grandi opere classiche quasi dimenticate e rileggerle con interesse e
spirito nuovo. Molti testi della tradizione latina infatti erano stati s utilizzati durante
il Medioevo anche a fini didattici ma di questi testi si coglieva solo laspetto di
perfezione formale mentre il vero significato veniva piegato a favore di
uninterpretazione allegorico-morale.
Gli esponenti della nuova cultura invece rilessero i testi per capire quale fosse
realmente il concetto che volevano esprimere e allo stesso tempo avviarono una
profonda critica verso il Medioevo considerato come unet priva di spessore
culturale perch piegata totalmente alla mentalit religiosa.
La nuova cultura umanistica ebbe un atteggiamento diverso verso le humanae
litterae, in quanto si prefisse di instaurare un dialogo con gli
autori classici che vennero presi come esempi e come modelli di formazione.
In questo periodo molti letterati, tra cui anche Petrarca e Salutati, andarono alla
ricerca dei testi mai trascritti durante il Medioevo perch di scarso valore educativo.
Petrarca ad esempio trov delle epistole di Cicerone; il pi fortunato scopritore di
opere classiche fu per il segretario pontificio Poggio Bracciolini.
In quanto segretario lui viaggiava molto ed ebbe tante occasioni per visitare
biblioteche e monasteri europei dove trov moltissimi testi antichi di Quintiliano, di
Valerio Flacco, di Cicerone e soprattutto il De rerum naturae di Lucrezio.
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Molte opere inoltre furono trascritte nuovamente per colmare le gravi lacune e i
molti errori degli scrivani medioevali che spesso avevano anche aggiunto parti ai
testi; per arrivare alla forma originaria del testo si avviarono i primissimi lavori di
filologia in quanto degli studioso comparavano le varie stesure di un testo per capire
quale fosse loriginaria.
In questo periodo si riscopr anche il greco; Salutati chiam a Firenze dei dotti
da Costantinopoli i quali portarono in Italia molti codici; inoltre anche lunificazione
nel 1439 delle due Chiese (greca e latina) e la successiva presa di Costantinopoli dai
Turchi (1453) provoc il trasferimento in Italia di molti ecclesiastici greci

bizantini.
Il Quattrocento, dal punto di vista filosofico, fu il secolo di Platone.
Prima, infatti la cultura filosofica di basava principalmente sul pensiero aristotelico
ma grazie a Marsilio Ficino e a Cosimo dei Medici le opere del filosofo greco
vennero tradotte per essere studiate.
Lesaltazione della cultura classica, e quindi delle cultura pagana, ben presto
cre dei problemi agli Umanisti riguardo al tema della religione cattolica; la perfetta
fusione tra Umanesimo e Cristianesimo che essi cercavano di raggiungere fu invece
un traguardo difficile a cui arrivare.
Gli intellettuali credevano che tra le persone colte questa integrazione si sarebbe
realizzata spontaneamente mentre il popolo avrebbe potuto continuare a praticare i
suoi riti.
Gli Umanisti comunque volevano elaborare una cultura universale, valida per tutti i
popoli; Marsilio Ficino riusc in qualche modo a conciliare filosofia cristiana e
platonica abbandonando lesaltazione delluomo in s e individuando il motivo della
sua esistenza nel destino di ricongiungimento con lEssere supremo.

26.6. Il mecenatismo e i centri della cultura rinascimentale

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Gli intellettuali umanisti con il passare degli anni diedero vita a vere e proprie
accademie; essi si radunavano attorno ai grandi centri del potere politico del tempo,
le corti dei principi.
La culla dellUmanesimo fu Firenze, qui si svilupp la prima fase del
movimento caratterizzata dalla laicit e del concetto di repubblica e operarono
intellettuali come Bracciolini, Salutati, Bruni; la seconda fase caratterizzata da una
maggiore adesione agli ideali principeschi di Lorenzo che era pure un grande
estimatore della cultura e per questo offr protezione a molti intellettuali.
Lorenzo riun a Firenze un grandissimo numero di artisti e pensatori come Ficino,
Poliziano, Pulci, Brunelleschi, Michelozzi, Botticelli, Donatello, Leonardo da Vinci e
anche Michelangelo Buonarroti.
Durante il Cinquecento Firenze fu superata in prestigio da Roma che, grazie al
mecenatismo dei papi, si orn di opere grandissime e prestigiose; a questo periodo
risalgono i progetti della biblioteca vaticana, della basilica di san Pietro, dei palazzi
vaticani, dei palazzi cardinalizi e dellaristocrazia.
Altri centri dellUmanesimo-Rinascimento furono Napoli con la sua immensa
biblioteca, Milano, Urbino, Mantova, Ferrara e Venezia.

26.7. La musica nelle corti e nella societ del Quattrocento


Oltre che alla massiccia produzione artistica e letteraria durante il Quattrocento si
ebbe una numerosa produzione musicale; nei secoli passati la musica era stata presa
in considerazione ma solo durante il Quattrocento nacque il professionismo e uno
stabile sistema di patronato musicale attraverso la creazione della cappella
cattedrale o di corte dove la musica veniva insegnata e dove cantanti e compositori
potevano svolgere le loro attivit.
La musica sacra fior pienamente nel Cinquecento quando gi quella profana
(popolare e di corte) erano gi bene affermate. A cavallo tra i due secoli nacque il
madrigale, la forma musicale pi importante del Rinascimento.
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26.8. La nascita della diplomazia moderna


Artisti, letterati, musicisti e scienziati non furono accolti a corte solo per abbellire le
dimore principesche o creare momenti di svago ma anche per prestare dei servizi al
principe; questi avevano anche mansioni di ambasciatori, pedagoghi, architetti
militari, cancellieri e ingegneri.
La figura pi importante fu quella dellambasciatore poich la difficile
situazione italiana nel Quattrocento richiedeva rappresentanze diplomatiche stabili di
ambasciatori in varie citt per svolgere e portare avanti trattative politiche.
Gli ambasciatori dovevano costantemente tenersi in contatto con il proprio principe
scrivendogli numerose lettere che gli venivano recapitate dai corrieri.

26.9. La crisi del sistema degli Stati italiani


Durante il Quattrocento ogni Stato europeo e quindi anche italiano cercava di
potenziare il proprio organismo centrale di governo creando una rete di funzionari in
grado di far valere la volont del principe soprattutto per ci che riguardava le
questioni fiscali e giudiziarie.
Ogni Stato infatti aveva interesse nel far crescere le proprie entrate finanziarie
per sostenere lo sforzo di potenziamento dellapparato burocratico e delle forze
militari.
Nonostante questi tentativi gli Stati italiani non furono in grado di competere con le
grandi monarchie europee che crescevano pi velocemente grazie alle risorse
economiche pi numerose e al nascente spirito nazionale che assicurava a queste
potenze la lealt del popolo.
La disparit di risorse e forze appar chiara quando nel 1494 Carlo VIII di
Francia scese in Italia; questo evento mise fine al periodo di equilibrio, tranquillit e
pace che avevano caratterizzato lItalia per molti anni.

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LItalia fu teatro di molte guerre che causarono la dispersione in Europa di molti


letterati, musicisti, pittori, scultori e architetti i quali diffusero allestero la cultura
italiana.

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