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4 RISPONDERE ALLA
PAROLA DELLA RESURREZIONE
L'esistenza umana redenta santificata, sulla via della sua divinizzazione, una realt che sussiste solo "dopo la Resurrezione, a causa della Resurrezione, a partire dalla Resurrezione".
Essa si configura per ci stesso come la risposta, o purtroppo la
mancata risposta all'unico Evento vero della storia, quello che da esistenza e significato a tutti gli altri eventi, sacri e profani: il fatto storico
che Cristo Signore Crocifisso dagli uomini fu resuscitato dal Padre ad
opera dello Spirito Santo.
Tale Evento viene agli uomini dalla testimonianza autentica e veridica di uomini che assisterono agli Eventi divini inoppugnabili, al Mistero mentre teofanicamente si fa incontro agli uomini. Quella Testimonianza, che degli Apostoli, divina ed apostolica, parla ancora e sempre del Mistero nella Parola divina.
H Mistero divino unico indivisibile indicibile salvifico trasformante
divinizzante, per s rivelato solo dalla Parola divina nella storia, letta
nella Tradizione. Ed opera nella storia solo a partire dalla Parola divina.
Come si disse, tuttavia, Parola divina non inerte. quella letta studiata
meditata compresa spiegata mistagogizzata celebrata dalla Chiesa Una
Santa. Nell'ininterrotta grande Tradizione mistagogica, ed in continuo
approfondimento ed accrescimento dottrinale e spirituale. Ad opera
dell'unico Spirito Santo che rivela il Mistero nelle Scritture che ha ispirato. Che guida la Chiesa nella sua mistagogia. Che spinge alla celebrazione. Che dona la ricchezza della dottrina, assistendo sempre la Chiesa che legge le Scritture, e dando forma alla sua Tradizione ininterrotta.
E la Parola divina produce, come si visto e si vedr, un'inscindibile globalit, la quale nella Tradizione mistagogica porta tutti insieme i
contenuti, ed in specie i contenuti della celebrazione, in "linguistica celebrativa". Si pu chiamare tutto questo 1'"universo simbolico biblico"
cristiano, la cui forma pi propria di lettura la "teologia simbolica", di
cui si parlato.
1. Se si parla di "Lezionario"
Nella terminologia degli studiosi, occidentali e di formazione culturale latina, usando la terminologia della tradizione liturgica latina si
chiama "lezionario" da una parte gli elenchi numerici delle pericope da
leggere durante le varie celebrazioni; dall'altra, il libro liturgico che riporta per esteso i testi divisi nelle pericope indicate da quegli elenchi.
Di fatto nei codici esistono ambedue le forme di tale "ordine" delle
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Letture bibliche, in genere una per gli Evangeli, una per le Epistole.
L'uso antico universale qui era promiscuo, in quanto poteva annotare le
singole pericope da leggere al margine del testo sacro riportato per
esteso, ossia senza interruzione.
Nella Liturgia bizantina prevalse l'uso di "ordinare" le Letture sacre
in due libri principali, il Thion ki hiern Euagglion, "divino e sacro
Evangelo", e VApstolos, toi Prdxeis ki epistoli tn Apostln,
"Apostolo, ossia Atti ed Epistole degli Apostoli", i quali riportano in
apposite tabelle, tra altri dati, anche l'elenco ordinato delle Letture con
le loro occasioni. Per la parte da cantare nelle singole occasioni, VApstolos offre anche i Salmi (Antifone delle Feste, Versetti prima dell'Epistola, Prokimena, Alleluia per l' vangelo). Questo non va confuso
con il ed. Lectionarium byzantinum, che negli studi critici biblici indica
l'edizione curata dal Patriarca S. Fozio, che ha particolarit interessanti.
Qui di seguito, "Lezionario" indicher in genere il "sistema delle
Letture bibliche" come una quantit globalmente presa, mentre si riferir di volta in volta alle sue specificit nei Libri liturgici che sono
VApstolos e VEuagglion. Cos "Lezionario" intender in pratica la
lettura come tale della Parola divina durante la Divina Liturgia.
Sar spiegato a parte il complesso delle particolarit, in specie in
rapporto alle "linee" degli Evangeli e degli Apstoloi.
2. La Parola ordinata nei Divini Misteri
La Santa Scrittura quasi naturalmente si presta ad essere disposta
secondo una "forma" che diventa quella principale nella vita della Comunit di fede, ossia facilmente si pu "ordinare" secondo un "Lezionario". Bench forme stabili di "lezionario" ebraico siano conosciute
solo dal sec. 5 d.C, nelle comunit di Babilonia, si sa che al tempo di
Cristo gli Ebrei in sinagoga, e cos fino ad oggi, usavano un "sistema
di Letture" bibliche. Essi avevano ordinato (i vari sistemi non sono conosciuti per quell'epoca) le letture bibliche secondo una duplice linea:
a) la Trh, il Pentateuco, diviso inprst, "divisioni" operikopdi,
per l'uso sinagogale sabbatico, in un ciclo annuale (ma si quasi certi
che esistessero cicli biennali e triennali, secondo usi locali palestinesi); b) i "Profeti", ossia il resto della Scrittura dell'A.T., ordinati in
hqftrt, o "chiudere", destinate ad illustrare e quindi a "chiudere le
prst. In questo aveva ricevuto un "ordine" di canto anche il Salterio. La celebrazione sabatica e festiva aveva dunque un esuberante
materiale biblico, dove il canto mostrava la gioia dell'ascolto. Era uso
sinagogale poi di procedere all'omelia sulla Trh, spiegata anche dal
riflusso dei Profeti.
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Nelle Chiese si pu parlare di "Lezionario" come "sistema di letture" verso la fine del sec. 4, quando si comincia la lettura ordinata, domenicale e festiva. Nasce allora stabilmente il corso dell'"anno liturgico". Nel sec. 5 si conoscono ormai diverse forme di Lezionari per ciascuna Chiesa, d'Oriente come d'Occidente.
Come per la Sinagoga, cos per la Chiesa, che anche in questo segue
gli usi ebraici, il Lezionario egualmente il modo primordiale di leggere le Sante Scritture. Come "libro liturgico" che comprende i diversi
volumi dell'A.T., dei Salmi, del N.T., dei 4 Evangeli, esso primordiale,
insostituibile e di fatto mai sostituito, nella celebrazione della Chiesa.
la fede della Chiesa portata dal Mistero divino. Delle Sante Scritture il
Lezionario la "lettura normale", domenicale, festiva e quotidiana che
la Chiesa svolge di continuo. Poich celebrando a partire dalla Parola il
suo Signore, la Chiesa vive ama spera crede conosce progetta. Non
solo, ma adora, santificata, avviata alla sua divinizzazione: gi in
questa Lettura principale, continua, di fede, in crescendo di fede e di
intelligenza, e dunque di amore. La Chiesa per s non legge semplicemente "la Bibbia" come il libro stampato, ormai posseduto dai fedeli in
centinaia di milioni di esemplari in tutte le lingue. Nessuna meraviglia
n irritazione degli specialisti. La Chiesa legge principalmente "la Bibbia" come Lezionario biblico. E solo in modo subordinato, come resto
dell'insegnamento, come difesa della fede, come apologetica, legge "la
Bibbia" che si usa stampare in volume.
Qui si pone come molto opportuno l'avvertimento del Signore:
Ed Egli parl ad essi:
Per questo, ogni scriba reso discepolo del Regno dei cieli
simile all'uomo padre di famiglia,
il quale fa uscire dal Tesoro suo
realt nuove e realt antiche (Mt 13,52).
La lettura dal Lezionario perci quella "normale", autentica, della
Chiesa nella pienezza e nel possesso pacifico della sua fede, che celebra. Cos che la pratica assidua, quotidiana, amorevole dei contenuti ordinati del Lezionario un ausilio opportuno, provvidenziale. Anzitutto
al lavoro della Grazia divina che deve trovare dimore pronte nelle anime. E poi al resto della mistagogia della Chiesa in ogni suo aspetto: celebrativo, ecclesiale, morale, sociale.
Esistono per diversi Lezionari, oltre quello della Divina Liturgia, e
di questo occorre avere coscienza, o pi acuta consapevolezza. Ogni
Mistero celebrato, anzitutto quello dell'iniziazione cristiana, ed ogni rito della Chiesa, ha un Lezionario, ampio o ridotto che sia (cf. ad es. le
consacrazioni, la dedicazione della chiesa, e cos via). Infine esiste
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A) alla Parola divina, Pane dello Spirito Santo (Gv 6,63), che "si man
gia" (cf. Mt 4,4; Le 4,4; Dt 8,3), e del quale si fa omelia;
B) alla Mensa dei Misteri, dove si vive e si esprime la fede con i gesti
del Convito del Regno, mangiare e bere (cf. 1 Cor 11,26; 10,16-17;
12,13;Le 22,10-19);
C) alla Chiesa Sposa del Signore.
Nella terminologia odierna, le parti essenziali della celebrazione risalenti all'epoca apostolica, sono, e restano, dunque:
a) la Liturgia della Parola,
b) la Anafora o Prece eucaristica,
e) i riti della comunione.
I riti di ingresso, della preparazione dei doni, della conclusione sono
tardivi, si organizzano a partire dal sec. 4 nelle grandi cattedrali, sono
pi o meno complessi, e strettamente parlando non sono essenziali; tuttavia vanno tenuti, eseguiti e spiegati dovutamente.
Le strutture qui accennate si trovano anche, puntualmente, in tutti i
Riti orientali, facilmente individuabili in 6 successioni:
a) riti della preparazione dei doni,
b) riti di ingresso,
e) LITURGIA DELLA PAROLA,
d)riti pre-anaforici,
e)ANAFORA EUCARISTICA,
f) RITI DI COMUNIONE; Congedo.
Del materiale che spesso imponente, sempre comunque vasto e
ricco di significato, di seguito si vuole offrire il commento, nell'ordine
che i testi ricevono dalla celebrazione:
1) le Antifone,
2) YEisodikn,
3) i Tropari del giorno,
4) YApstolos con il suo Prokimenon e il suo Stichos,
5) l'EVANGELO con il suo Alleluia, e il suo Stichos,
6) il Megalinario,
7) il Koinnikn.
Altro materiale per le maggiori Feste sar illustrato a suo luogo.
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utile qui intanto offrire qualche spiegazione sulle Letture che sono
l'vangelo e VApstolos, oltre quelle precedenti ed altre che possono
seguire.
A) UEvangelo
la diretta autentica insostituibile Parola del Risorto, il Verbo incarnato. Per questo la Chiesa e le Chiese lo hanno sempre circondato di
onore del tutto speciale.
Perch la Parola della sua Resurrezione, come sar spiegato da diversi angoli visuali. Per questo, secondo il simbolismo dei Padri, esso
preso dalla tomba vuota del Signore, la Mensa santa da cui di continuo
balza Risorto per donare la sua Vita con le Offerte divine, ed portato
all'altra tomba vuota del Signore, l'ambone, da cui balza Risorto quale
Verbo della Vita, ed annunciato di continuo dall'"Angelo della Resurrezione", il diacono (S. Germano di Costantinopoli, sec. 8). NlYrthros proclamato dal Vescovo se presente, dal presbitero, e dall'abate,
non dal diacono. Cos nella grande Veglia della Resurrezione, che ne da
l'esempio. dunque l'unico Libro biblico che debba essere trattato solo da uno che abbia ricevuto l'imposizione delle mani del Vescovo.
Anche per questo, mentre tutto il resto delle Sante Scritture dell'A.T.
e del N.T. "si leggono", l'Evangelo si "proclama" e si "annuncia". legge antica, universale, perenne tra le Chiese della Tradizione apostolica.
Il "libro" che racchiude i 4 Evangeli, dalla pi alta antichit una
teca per quanto possibile preziosa esternamente, deve essere solo di
metallo (n pelle, n legno, n altro materiale), trapunto di gemme, che
indicano la gioia delle feste liturgiche. Sulle 2 copertine porta l'icona
della Resurrezione e quella della Stursis, la Crocifissione, accompagnata intorno da altre icone, in genere delle grandi Feste del Signore e
della Theotkos. Quando il testo era manoscritto, riceveva preziose miniature di icone anche degli Angeli e dei Santi.
una delle forme dell'"icona spaziale e temporale della Resurrezione", secondo il detto dei Padri, ripreso dalla Sinodo di Nicea II, che
quanto la Parola rivela, l'icona manifesta.
Questo singolare libro liturgico, da non paragonare a nessun altro,
l'oggetto di specifica venerazione, come e pi delle sante icone. Qualche dato si accennato. Ma intanto, l'unico Libro della Chiesa che
sia di continuo "liturgizzato", poich deve riposare perennemente sulla
santa Mensa, con i divini Misteri. Dalla Mensa il celebrante lo assume
con cura per consegnarlo pregando al diacono, e con altrettanta cura ve
lo ripone. L'Evangeliario incensato. portato in processione solenne,
con le lampade accese, verso l'ambone. mostrato all'assemblea tenendolo in alto nella processione verso l'ambone e poi dall'ambone,
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B)L'A.T.
E qui si deve porre una parola sull'A.T., poich in esso lo Spirito di
Dio che l'ispir ci chiama a trovare la Parola preziosa della Promessa
antica: "la Benedizione e la Promessa ad Abramo", ottenuteci dal Crocifisso, sono lo Spirito Santo (Gai 3,13-14). VOikonomiadivina infatti
una ed unica, in diverse fasi coerenti e conseguenti tra esse, e comincia "in principio" (cf. Gen 1,1) come "in principio" (cf. Gv 1,1) trova il
suo Plrma, la Pienezza (cf. Gv 1,16) nel Verbo incarnato.
E cos, rigettando ogni tentazione di squalifica, di sottovalutazione
ignara, di rifiuto dell'antico "gnosticismo" eretico (da Marcione ai giorni
nostri), si deve accettare il seguente fatto incontrovertibile: solo nell'A.T.
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venga e si operi sulla terra: per il Nome, il Regno, la Volont, nella rispettiva santificazione eucaristica, l'inaugurazione e prosecuzione regale nel Convito, il farsi della Volont pregata con il medesimo 'Abb '
dal Signore al Getsemani (Me 14,36) e sulla Croce (Le 23,46); per il
triplice pane "quotidiano", quello che "giorno per giorno" ci porta verso il Padre, ed il pane del corpo, il Pane della Parola ed il Pane della
Mensa dei Misteri; per il dono del Giubileo divino dello Spirito Santo,
quello de\Y phesis, la "remissione", l'abbuono totale generale di ogni
peccato, promesso (cf. Le 4,18-19) e realizzato con la Resurrezione (cf.
Gv 20,19-23) per tutte le nazioni, Giubileo accettato realmente solo se
scambiato con i fratelli "debitori"; affinch il Signore non permetta mai
che entriamo nella tentazione in modo da non poterne pi uscire; per la
liberazione dal Male, personificato nel Maligno ed in ogni forma di
male personale. E di tutto questo i Misteri celebrati donano l'attuazione
dello Spirito Santo.
b) Lafrazione del Pane e la sua commistione nella Coppa
"Spezzare il pane", gesto sovrano del padre di famiglia per tutti, risale, come tipicamente ebraico e biblico, al Signore stesso, sia nelle
moltiplicazioni dei pani e dei pesci (Mt 14,19, e par.; 15,36, e par.), sia,
come realizzazione plenaria della Cena del Regno, nella notte della sua
consegna alla morte (Mt 26,26, e par.). Cos la Chiesa degli Apostoli
prosegu questo gesto altamente simbolico (At2,46; 20,7.11; 27,35, anche come semplice mangiare; 1 Cor 10,16; 11,24, della Cena del Signore da proseguire fedelmente), ed anzi la klsis to drtou, spezzatura
del Pane, indic, tra i tanti denominativi, la celebrazione eucaristica (At
2,42). Infatti il Signore "si fece conoscere ad essi nello spezzare il Pane" ad Emmaus (Le 24,35). E "raccogliere i frammenti del pane", dopo
le moltiplicazioni, significa che la Chiesa deve seguitare a moltiplicare
il Pane per sempre, in fondo unico miracolo che sotto forma di Parola,
di soccorso ai poveri e di divini Misteri sa sempre ancora operare (cf.
Mt 14,20; e par.; 15,37, e par.). La Chiesa ancora seguita il gesto del
Signore, per cui il celebrante proclama: " smembrato e distribuito
l'Agnello di Dio, lo smembrato ma non diviso, il sempre mangiato e
mai esaurito, bens santifica chi ne partecipa".
Una parcella del Pane santo introdotta nella Coppa venerabile,
quale segno dell'unit dei "santi Segni". Spezzare il Pane biblicamente non significa tanto il sacrificio questa la funzione della
Coppa e del Sangue , quanto l'Uno del Corpo di Cristo che si
frammenta per tutti, affinch i tutti, dispersi, nel sacrificio siano re datti in "unico Pane": 1 Cor 10,16-17, testo che non ammette altre
interpretazioni. Il Cibo divino rende tutti Uno in Cristo con lo Spirito
(1 Cor 12,13).
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II seguente rito dello zon, di cui si parler in seguito, viene a "significare" con il simbolismo del Fuoco dello Spirito, che l'epiclesi nella
sua totale efficacia consacratona si rende adesso evidente nel comunicare la trasformazione che "l'ardore (zsis) di fede, ripiena di Spirito
Santo" realt perenne. Sul rapporto Fuoco-Misteri divini, vedi la Nota
dopo la Domenica di Pentecoste.
e) L'invito supremo
II celebrante invita il diacono a comunicare, con l'imperativo prselthe. Ma gi prima nell'omelia deve invitare tutti i presenti a partecipare ai Doni della santa Mensa. una delle parti irrinunciabili dell'omelia mistagogica celebrativa.
Adesso il diacono, ostendendo la santa Coppa, sulla Porta santa
chiama il popolo: "Con timore di Dio, fede e carit, proslthete, venite
avanti". La famiglia radunata tutta intorno al Cibo divino comune.
d) Comunicare cantando di gioia
I Salmi hanno anche la funzione di accogliere con gioia sia la proclamazione della divina Parola, sia la partecipazione alla santa Mensa.
Se il Koinnikn, "canto della comunione", oggi nelle rubriche indicato come un versetto di un Salmo, in genere riservato alla comunione
dei celebranti, mentre per il popolo si pu reduplicare o si pu cantare
un altro testo, si deve pensare all'origine. Nelle grandi cattedrali, in
funzione delle quali si era organizzata la celebrazione, la comunione di
molti concelebranti e della massa di popolo doveva essere accompagnata da un canto protratto, ossia un intero Salmo con Antifona e versetto. Il Koinnikn in genere rappresenta l'Antifona, e si ripete eventualmente senza i versetti necessari.
9. La conclusione ed il rinvio
L'assemblea santa prega ancora dopo la comunione. Il celebrante
con l'epiclesi celebre "Salva, Dio, il popolo tuo, e benedici l'eredit
tua", che Sal 27,9a, una "Supplica individuale". Il diacono con la piccola litania, a cui il popolo risponde "Kyrie, elson ". Poi il celebrante,
o uno dei concelebranti con la "Preghiera opisthmbonos" davanti la
santa icona del Pantokrdtr che si mostra sull'iconostasi accanto alla
Porta santa. Poi con la benedizione del popolo e la formula "La benedizione del Signore e la sua Misericordia vengano su voi".
Infine, YAplysis, o "scioglimento", il congedo del popolo, la cui formula epicletica, e che pu contenere l'accenno alla festa del giorno.
I testi qui usati sono tutti centoni e reminiscenze bibliche. Essi fanno
parte del Tesoro della Parola che la celebrazione fa discendere sui fedeli.
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nano quale dono incalcolabile che la Chiesa si da. Ed occorre farlo conoscere ed amare da tutto il popolo di Dio, in specie per avviare i giovani alla sua pratica e consuetudine continua.
E decidersi a farne il "libro della lettura" quotidiana, la "lettura divina della Bibbia". Ossia il testo sul quale contemplare, in modo comunitario e personale, le meraviglie del Regno a cui siamo destinati, e che
in qualche modo, come "pregusto" gi celebriamo gioiosamente come
Chiesa, la Sposa, la Una Santa unita al suo Signore Risorto. Questo Libro fondamentale avrebbe anche l'opportunit di eliminare dalla vita di
tutti i fedeli tanta pessima letteratura pseudospirituale che corre tra le
mani di troppi di noi.
Il Lezionario da anche la possibilit della revisione di vita proprio
delle realt del Mistero che di continuo celebriamo. Se la celebrazione
della Chiesa il culmine e la fonte alla quale essa tende e dalla quale
deriva la sua vita soprannaturale, allora non occorre trovare fuori di essa
una "spiritualit" costruita da ideologie religiose.
Invece qui si deve parlare di una "spiritualit della Festa continua".
Il 1 Gennaio del 387, da poco consacrato presbitero, dal suo santo
Vescovo Flaviano il giovane straordinario, Giovanni Crisostomo, autorizzato a predicare al posto del suo Gerarca. Egli allora tra l'altro dice
ai fedeli: "e per sempre tu potrai festeggiare (hertzein)", "per tutta
l'esistenza, eseguire la festa (hert) proposta". Come esorta l'Apostolo Paolo, "se dunque possiedi la coscienza pura, tu hai una festa
(heort) sempre nutrita da buone speranze, e facendo gioia per l'attesa
dei Beni futuri" (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Horn, in Kal. II, in PG
48,955-956).
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CAP.5 LA RESURREZIONE
PERVADE L'ANNO LITURGICO
II N.T. non conosce pi il sistema festale ebraico, racchiuso nel simbolismo dell'anno, un ciclo naturale che rinvia all'inizio, alla crescita,
alla fine. Conosce esclusivamente il Giorno del Signore Risorto, che
rovescia ogni dinamismo, cominciando la settimana, e non terminandola
come il sabato ebraico. La vita cristiana cos pervasa dalla gioia
della Resurrezione, e celebra solo il Signore Risorto, con respiro domenicale, e con una forte tensione all'adempimento parusiaco.
Dopo la met del sec. 2 si ritorna alle "feste", e via via dentro il
sec. 4 praticamente ordinato ed organizzato l'"anno liturgico", composto della linea delle Domeniche qua e l interrotta dalle "feste". Non
l'ideale teologico e pastorale, poich la centralit permanente e costitutiva della Resurrezione di continuo posta sullo sfondo per trarre in
evidenza un aspetto del Mistero di Cristo (cf. la "selezione per accentuazione"). Comunque, l'Anno liturgico da allora ha la funzione di inquadrare l'intera vita cristiana, l'intera spiritualit cristiana.
A patto per di considerare la legge suprema della vita cristiana: che
si svolge "dopo a causa a partire dalla Resurrezione".
1. "Dopo a causa a partire dalla Resurrezione": il quadro generale
I fedeli cristiani vivono dunque, ovvio, dopo la Resurrezione, che
l'Evento, il momento divino pi pieno della vita del Signore nella sua
Umanit santa, e se di Lui, anche momento nostro (cf. Rom 8,11). Ma i
medesimi fedeli vivono a causa della Resurrezione, alla quale lo Spirito
li sta preparando giorno per giorno. Poich la Resurrezione del Signore
con lo Spirito la causa di tutto.
Qui il grido paolino, assolutamente singolare, si pone ogni giorno
come la parola d'ordine:
Se poi Cristo predicato che fu risvegliato dai morti,
come dicono tra voi alcuni che la resurrezione dei morti non esiste?
Se la resurrezione dei morti non esiste,
neppure Cristo fu risvegliato.
Ora, se Cristo non fu risvegliato,
vuota dunque la predicazione (krygma) nostra,
vuota anche la fede vostra.
Noi siamo trovati allora anche come falsi testimoni di Dio,
poich noi testimoniammo contro Dio che Egli risvegli Cristo,
che invece non risvegli,
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Spirito opera per la mediazione del Figlio su tutti noi. Il grande capitolo, e difficile, di Rom 8 traccia la sintesi della "vita in Cristo" che precisamente la "vita nello Spirito" che ha resuscitato il Figlio di Dio: come ha resuscitato lui dai morti, al medesimo modo resusciter anche
noi. il Disegno del Padre: la "resurrezione comune" (terminologia dei
Padri), la "resurrezione della carne" (nel "Credo" simbolo battesimale
della fede apostolica) il necessario ingresso alla Vita divina, alla divinizzazione.
La Resurrezione del Signore il totale nucleo possente, onnipotente,
infinito della Pentecoste continua che giunge come l'oceano della Grazia dello Spirito su tutti noi, la Chiesa dei santi. In termini biblici, la
Parousia, la Presenza divina triadica per noi: del Padre mediante Cristo
Risorto nello Spirito Santo. specificamente anche la presenza del Signore Risorto nella Chiesa, mediata sempre dallo Spirito, secondo la
promessa di Giovanni (cf. i cap. 14-16). Una Presenza che Manifestazione, cio "teofania" continua di Grazia e di Sapienza nuziale.
Cristo Risorto con lo Spirito, rivelato dallo Spirito, e resta in eterno rivolto al Padre Invisibile, di cui l'Icona perfetta nello Spirito Santo, e rivolto verso noi come questa Icona, ma Icona che mostra e dona
la Bont triadica indivisibile del Padre e sua e dello Spirito Santo. Poich in Dio tutto unico, salva la Triade delle sante Ipostasi, perci unico l'Amore ed unica la Bont.
"Come egli adesso Risorto , cos noi saremo risorti ":
l'altra formulazione della legge della salvezza. E per pura grazia.
Con la Resurrezione si iniziano i tempi reali della salvezza, i "tempi
ultimi", l'escatologia di Dio e nostra.
La necessaria, continua, paziente, amorosa mistagogia da condursi
sul Lezionario deve tenere conto di tutto questo, e di quanto segue.
2. Dalla Resurrezione culto e santificazione nello Spirito Santo
Dall'inizio della sua vita pubblica, che il santo Battesimo dello
Spirito Santo, evidentemente senza trascurare "gli anni oscuri di Ges",
l'esistenza stessa del Signore si dispone come un'oblazione continua di
amore, al Padre nello Spirito Santo. Essa storicamente avviene come
l'offerta sacrificale perenne totale di s, i cui episodi significanti massimamente sono il Getsemani e la Croce. La vita del Signore tale, che
suo "cibo fare la Volont del Padre" suo (cf. qui Gv 4,34), e la sua offerta immacolata avviene "nello Spirito eterno" (Ebr 9,14). Tutto questo
l'esercizio del Sacerdozio supremo del Signore, a cui stato abilitato
dallo Spirito Santo al Battesimo e confermato nella Trasfigurazione.
Come a qualcuno sembrer strano, il culmine eterno di questo Sacerdozio nello Spirito Santo sta tuttavia nella Resurrezione, Ascensio123
Tale era la celebrazione dei Misteri nei tempi apostolici, e tale si era
mantenuta per 150 anni: come una Domenica totale. Poich sempre la
Domenica.
Realisticamente, noi, che obbediamo in tutto alla Madre Chiesa, partiamo dall'attuale Notte della Resurrezione cos riletta, e la consideriamo come il modello: ogni Domenica dovrebbero aversi nella comunit
radunata le medesime gioia ed intensit e solennit.
Dalla lettura dell'Evangelo della Resurrzione, "lettura Omega", si
inizia infatti la lettura normale del Lezionario; e di fatto nel tempo pasquale si ha uno degli inizi di tale lettura, e classicamente in tutte le
Chiese si cominciano gli Atti.
Dall'iniziazione e dalla celebrazione dei Misteri con FE vangelo della
Resurrezione di per s trae il "tipo" la Domenica come tale. Molto
meno importanza va data invece ai ed. "elementi cosmici": equinozi,
primavera incipiente, natura rinnovata, e cos via, sono solo adornamenti poetici, in cui i Padri si esercitarono in pagine mirabili per bellezza, ma senza validit universale. Si trattava infatti solo dell'emisfero
settentrionale, l'unico allora conosciuto. Si pensi solo che in Argentina
ad esempio la Quaresima viene stagionalmente all'inizio dell'autunno,
il Natale all'inizio dell'estate.
Ma la santa Notte della Resurrezione e le Domeniche implicano rigorosamente un tempo lineare ed in crescendo, nella contemplazione,
come si insistito e si insister, del Signore Risorto con lo Spirito lungo la sua Vita storica, dal Giordano al Ritorno glorioso, mentre egli
procede verso Gerusalemme dove si compie il Disegno del Padre, ed
intanto annuncia l'Evangelo ed opera i "segni" della salvezza.
Il ciclo delle Domeniche perci in tutti i Riti delle Chiese "il tempo" celebrativo per eccellenza, tempo esemplare lungo la "linea degli
Evangeli" come furono scritti, senza interruzione. il tempo della mistagogia esemplare, naturale, ininterrotta, in crescendo domenicale.
Ogni Evangelo domenicale opera con la "selezione per accentuazione",
dove, come si disse, un episodio evangelico introduce a tutto il Mistero
della Parola divina, secondo il "continuo celebrativo" da una parte (diacronia), e la "linguistica celebrativa" o globalit, dall'altra parte (sincronia).
Quando le Chiese, in specie quella di Gerusalemme verso il sec. 4,
hanno ritenuto mistagogicamente di operare di pi in "selezione per accentuazione" ideologicamente ordinata, si sono formati allora tempi celebrativi particolari.
Ora, deve essere chiaro che Domeniche e tempi e feste sono invariabilmente risposte alla Resurrezione: anzitutto risposta ali'Evangelo
della Resurrezione, in modo diretto, poich dalla Resurrezione come si
detto tutto deriva; e poi, data la costruzione secolare dell'anno liturgi128
co che come ideologia pone al centro un'unica celebrazione della Resurrezione, con Veglia solenne apposita, risposta alla proclamazione
annuale, bench purtroppo solitria, isolata, dell'Evangelo della Resurrezione, dunque alla Notte santa come tale.
Esplorando la struttura dell'anno liturgico, questo risulta chiaro. La
sua lettura teologica infatti deve essere disposta idealmente in questa linea:
a) Notte santa della Resurrezione;
b)tempo fino alla Pentecoste, che ne vive le conseguenze;
e) Settimana santa e grande, che vi prepara immediatamente, con il Triduo sacro;
d)Quaresima, che vi prepara a distanza;
e) Kyriakodrmion, il "Corso delle Domeniche" dalla Pentecoste fino
al Tridion compreso dove si presenta la Vita pubblica del Signore;
f) "selezione per accentuazione" di episodi della vita del Signore: le
sue Feste, e le altre Feste, il Hedrtodrmion, "Corso delle Feste";
g)ogni giorno in cui si celebrano i Misteri divini.
Osservando qualche particolare, il tempo pi antico intorno alla
Notte santa, e prima e dopo, con densit massima nella Settimana precedente, detta "grande" in Oriente. Dalla met del sec. 4, con inizio a
Roma, il ciclo natalizio. Un aspetto dunque dell'Unico Mistero del Signore estrapolato e sottolineato, "accentuato" con particolare venerazione. In questi "tempi", tuttavia, la linea forte sempre delle domeniche.
Ulteriormente la "selezione per accentuazione" si dirige anche verso
aspetti singolari, come isolati: le "feste" del Signore, come il Giordano,
la Croce, la Presentazione al tempio, pi tardivamente la Trasfigurazione. Si tratta di "feste di idee": al Giordano, la "luce"; alla Croce la gloria; alla Presentazione 1'"Incontro", Hypapant di Dio con il suo popolo; alla Trasfigurazione la Luce increata e la Gloria divina, Si tratta
dunque di episodi fuori degli Evangeli domenicali.
La "selezione per accentuazione" si dirige anche verso eventi della
Chiesa, come le feste domenicali delle grandi Sinodi.
Le feste della Madre di Dio, alquanto tardive, sono altra "selezione
per accentuazione"; esse indicano l'adempiersi del Disegno di Dio
129
nella persona della Semprevergine, che sempre e comunque adempimento "cristologico": Dormizione, Nascita, Ingresso al tempio, altri
titoli.
Cos, altra "selezione per accentuazione" si opera per il culto dei
Santi. La Chiesa antica era molto severa, e si limitava agli Apostoli, ai
santi e gloriosi Martiri di Dio, ai Vescovi della Chiesa locale. Dopo si
sono aggiunte altre figure, come Giovanni il Battista, i Confessori, gli
Angeli.
Infine, per dare una idea complessiva bench non esauriente, una
"selezione per accentuazione" la memoria dei nostri cari defunti, annuale o giornaliera, quale importante aspetto della vita del Corpo di Cristo. Si tratta comunque della "cristificazione", che perci, in stretta
analogia, "pneumatizzazione" progressiva delle membra preziose di
questo corpo, battezzate e confermate dallo Spirito: i santi ed i defunti,
portatori in vita dello Spirito Santo, "pneumatofori", e nella Gloria del
Padre ormai "potenti intercessori", secondo la profonda teologia biblica:
Perci anche noi,
tanto grande tenendo imposta su noi la nube dei Testimoni...
nella pazienza corriamo all'agone propostoci,
contemplando verso il Condottiero della fede
ed il Consumatore di essa, Ges,
il quale invece della gioia a Lui proposta
sopport la Croce, disprezzando la vergogna,
e si intronizz alla destra del trono di Dio {Ebr 12,1-2).
Ecco lo svolgersi del magnifico "tempo di tempi" che trae sostanza
ed origine dall'unica festa, la Domenica.
6. Gli altri Misteri rispondono alla Resurrezione
Gli altri Misteri, oltre quelli divini della Mensa santa, sono risposte
dirette alla Resurrezione del Signore, e ne applicano i diversi effetti.
Intanto va notato che infaticabilmente, e quasi senza accorgersene,
la Chiesa inizia diverse volte la lettura celebrativa della Parola divina,
che porta il Mistero di Cristo:
1) nella solenne Veglia del Sabato santo e grande che si prolunga per la
notte, e culmina con i divini Misteri, quando si comincia a proclamare
Giovanni ed a leggere gli Atti;
2) nelle Domeniche che seguono la Pentecoste, fino dentro il periodo
del Tridon;
3) con la Quaresima.
130
Si tratta sempre di segni simbolici, che indicano la ricchezza e la variet di tempi che provoca la Resurrezione e la sua celebrazione.
Il Mistero unico e globale del Signore durante l'anno si celebra in
forme diverse e convergenti, delle quali la prima e primordiale, vera
fonte delle altre, la Mensa della Parola, del Corpo e della Coppa del
Signore, e le altre sono i Misteri detti anche "sacramenti" (terminologia
occidentale, derivata dal paganesimo romano).
Ai fini di quanto si sta qui trattando, va detto anzitutto che i Misteri
sacramentali si celebrano comunque: a) in riferimento diretto e specifico ai divini Misteri; b) nel quadro globale e sintetico dell'Anno liturgico; e) almeno nell'intenzione, il loro momento migliore resta sempre la
Domenica. Fuori di queste direttive, sarebbe solo una dispersione. Essi
si collocano nel "tempo della Chiesa" che corre verso il suo compimento simbolico, e che appunto per questo si configura come una unica
continua immensa celebrazione del Signore nello Spirito Santo per la
Gloria del Padre e per la divinizzazione degli uomini fedeli in comunit.
Di questo si pu visualizzare una specie di quadro:
a) l'iniziazione ai Misteri: per s normale nella Veglia del Sabato san
to e grande, che la collocazione originaria. Per trasposizione, si do
vrebbe celebrare solo la Domenica. E si dovrebbe oggi stare attenti al
nuovo fenomeno ormai esteso, per cui molti giovani e adulti chiedono
la fede e il suo sigillo iniziatico, ed sana norma dove possibile con
centrare questi battesimi nella Veglia della Resurrezione. Inoltre, si de
ve osservare che strettamente parlando, quando si celebra l'iniziazione
ai Misteri, anche di giorno feriale, si conferiscono ai battezzandi le
Realt divine proprie della Domenica con la sua anamnesi del Mistero
di Cristo: Morte, Resurrezione, Ascensione, Dono dello Spirito, secon
da Venuta. Iphtisthntes, gli "illuminati" sono poi ammessi per la pri
ma volta al Kyriakn Dipnon, alla Cena signoriale, del Signore Risor
to (cf. Cor 11,17-34);
b) le cheirotonie sacre sono normali alla Domenica, ed in cattedrale, se
condo le norme. Il Vescovo e il presbitero hanno la principale funzione
di radunare il popolo per annunciare la Parola e convitare alla Mensa
nel Giorno del Signore;
e) la coronazione, celebrazione eminentemente ecclesiale, mai "privata" (salvo i casi rigorosi contemplati dalle norme), normale alla Domenica, in cattedrale o parrocchia, quando tutta la comunit radunata
nel Nome del Signore;
d) la riconciliazione normalmente funzionale alla celebrazione dei
Misteri domenicali (anche festivi e feriali), ed sempre memoriale ed
131
epiclesi della Bont del Padre che dona ai figli suoi convertiti la grazia
dello Spirito nella gioia di Cristo Signore Risorto;
e) l'unzione dei malati con l'Olio della santificazione sarebbe normale,
se fosse celebrata adeguatamente e non in estremo, alla Domenica, durante i divini Misteri, in rapporto costante con la comunit radunata dal
Signore, in funzione della Mensa comune a cui tutti partecipano.
Altri riti, si dovrebbero svolgere in modo analogo, almeno nell'intenzione, salve sempre le condizioni concrete che sorgono: cos la dedicazione della chiesa, le consacrazioni monastiche.
Il quadro e resta l'Anno liturgico, l'occasione il Giorno domenicale.
7. Le Ore sante
II discorso adesso va completato parlando della celebrazione delle
Ore sante della Chiesa, la "liturgia laudativa". Infatti gi si accennato
alla tecnica di lettura ideale della celebrazione nella sua interezza, che
va operata "da Vespro a Vespro con i Misteri al centro". Anche le Ore,
che con i Misteri ed i sacramenti, e poi l'Anno liturgico formano il
complesso detto "Liturgia della Chiesa", la classica, quotidiana ed
inarrestabile risposta alla Resurrezione, in specie i suoi due "poli principali", il Vespro e le Lodi, non a caso dalla Chiesa dei Padri disposti
come "ufficio cattedrale", da celebrarsi dunque con vescovo, clero e
popolo (le altre Ore sono aggiunte monastiche e tardive, non originarie). In specie Vespro e Lodi celebrano dunque i grandi temi della salvezza, cantando Salmi e Tropari, leggendo la Parola, pregando e meditando; ed i grandi temi della salvezza hanno come centro naturale la
Resurrezione e la Luce del Signore, il Dono dello Spirito, ossia la Redenzione divina e il procedere dell'esodo verso la Patria celeste, nella
supplica, l'azione di grazie e la lode adorante.
Il Vespro e le Lodi sono perci raccomandati come "la preghiera
della Chiesa". Il clero in cura di anime dovrebbe celebrarli ogni giorno
con il loro popolo, e i Vescovi farsene severi promotori dandone l'esempio.
In conclusione, l'Anno liturgico, con la Domenica come momento
sempre emergente, lo svolgimento della "linguistica celebrativa" biblica e cristiana. Esso esprime tutto 1'"universo simbolico" cristiano
portato dalla Parola divina che salva e che trasforma, immenso significato ed efficacia delle Realt sante donate dalla divina Bont agli uomini. La Parola, il Mistero celebrato, la Comunit di fede qui radunata
oggi, i sacerdoti, i gesti, le parole, gli elementi naturali, gli oggetti sacri, gli edifici sacri, i tempi ed i luoghi sacri formano nella celebrazione
132
l'immenso linguaggio della fede cristiana, della speranza delle generazioni cristiane, dell'amore dei battezzati e crismati verso il loro Signore, nella lode, nell'azione di grazie, nella supplica, nell'intercessione:
fiduciose, aperte, con la potente "coscienza storica" che la salvezza in
atto.
L'Anno liturgico per sua natura congloba, esprime, significa e rilancia di continuo, anno per anno, in crescendo, tutto questo.
Il suo simbolismo efficace l'intera ed irreversibile "storia della divina salvezza" per tutti gli uomini. Esso ha il principio, lo svolgimento
progressivo, la fine, che corrono in linea crescente di celebrazione in
celebrazione, inarrestabilmente, salvo l'incuria nel prendervi parte.
All'inizio, al centro, alla fine sta la Grazia divina dello Spirito. Ed il
Mistero celebrato dona questa Grazia divinizzante.
8. Dal "Lezionario" tutta la mistagogia
E quando si dice mistagogia, si comprende anche l'azione pastorale,
la cura delle anime, la spiritualit.
Tutto questo dovrebbe derivare anzitutto e soprattutto dal Lezionario dei Divini Misteri.
Esso programmaticamente vuole leggere la Parola divina, sia pure
con la "selezione per accentuazione", dunque non materialmente, ma
sostanzialmente tutta la Parola divina. Esso in specie proclama l'intera
Vita del Signore, sempre dopo, a causa ed a partire dalla sua Resurrezione, con il resto della divina Rivelazione che illustra l'Evangelo. La
sua lettura di fede perci plenaria. Ed avviene nel momento pi alto,
intenso e decisivo della vita stessa della Chiesa: quando questa celebra
il suo Signore e Sposo risorto con lo Spirito Santo, per giungere cos ad
adorare la Triade santa, consustanziale, indivisa e vivificante.
Dalla globalit del Lezionario emerge tutta la spiritualit della Chiesa
Una Santa, la Cattolica, la Sposa affidata agli Apostoli ed ai loro
successori legittimi. Emerge la vita cristiana integrale. Non una spiritualit di scuola, parcellare, riduttiva, moderna, devozionale, ideologica, e neppure artificiosa e inconsistente come quella di tutti i "movimenti" moderni. Ed emerge la grande teologia vivibile, non quella di
dottori privati, ma teologia di contenuti, pronti per la mistagogia e la
pastorale di tutto il popolo santo del Dio Vivente.
Il Lezionario presenta il Mistero divino integrale nella sua indicibile
Economia della grazia che affluisce dentro la Chiesa dal Padre mediante il Figlio nello Spirito Santo. Esso tende a concretizzare tutte
queste Realt nei "santi Segni" della Mensa del Signore. Allora nel
continuo celebrativo, nella linguistica celebrativa si debbono rivedere
e tenere sempre presenti le Realt effettive che ne discendono. In una
133
come fedeli il loro Signore, ma vita morale delle icone redente santificate dal Signore morto e risorto con il dono dello Spirito del Padre, in
via verso la loro divinizzazione; la "vita sociale " dei medesimi fedeli,
resi dalla Grazia divina teofri (cf. qui 1 Cor 6,20), cristofri, pneumatofri, nel mondo, per i fratelli; le loro opere che sono sempre "sociali"
e battesimali-crismali, vere "opere del Regno; la vita vocazionale, nella
vocazione al Convito nuziale della Grazia; la loro spiritualit cristiana
e senza nessun altro aggettivo falsificante , dunque diocesana e
parrocchiale, di Comunit apostolica che celebra "nello Spirito e nella
Verit" i Divini Misteri trasformanti; l'ecumenismo, che, al di l di incontri variopinti e pittoreschi di gruppi ufficiali e di volenterosi e pasticcioni, invece far giungere le basi sconnesse, alienate, estraniate
dell'unico popolo santo del Dio Vivente, alla Mensa unica della Parola
e dei Misteri, dopo aver ritrovato l'unione nella carit e nella verit e
nella conversione perenne; la vita missionaria, alla quale tutti sono abilitati dallo Spirito Santo per il titolo dell'iniziazione battesimale, crismale ed eucaristica, per portare le nazioni, i peccatori all'unico Convito
della gioia e della salvezza; // cosmo e l'escatologia, che debbono
essere permeati dagli effetti della Redenzione divina celebrata dalla
Comunit (cf. qui Rom 8,16-27).
Insomma, il Lezionario mostra come adesso, come ieri e forse come
domani, qui sulla terra celebriamo, quale preparazione al fatto che in
eterno celebreremo. Vedi qui Ebrei (e Apocalisse).
Accostandoci con spirito puro alla Parola, impariamo a prepararci
bene, con la Grazia dello Spirito Santo, fin da adesso, nella Comunit
redenta, alla celebrazione del Padre, presieduta dal Figlio ed operata
nello Spirito Santo.
136
CAP. 6 L'OMELIA
CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA
1. L'omelia Leitourgia
Se la predicazione apostolica annuncio dell'Evangelo come Leitourgia, "opera in favore del popolo" di Dio, come chiaramente dichiara
l'Apostolo Paolo (Rom 15,16), e come si visto lungamente all'inizio
di questa trattazione, l'omelia fa parte di questa predicazione essenziale,
fondante, come tale essa stessa Leitourgia, ed in pi componente
essenziale di quell'aspetto terzo della Leitourgia divina, che il culto
della Chiesa in atto. Anzi, si pu dire che l'omelia come tale un
condensato impressionante della predicazione apostolica. Non sar inutile ripresentarne i principali elementi, a cominciare dall'annuncio primordiale dell'Evangelo della Resurrezione, fino a quello abituale, normale, della Chiesa orante.
2. Le dinamiche della predicazione nel N.T.
Il termine diventato tecnico, homilia, dal greco attraverso il latino
homilia (ma anche tractatus, sermo) passa nelle principali lingue moderne. Esso poco usato nel N.T., ma il suo dinamismo si ritrova puntualmente in un denso vocabolario che mostra le numerose e confluenti
semantiche della predicazione apostolica, alle nazioni e dentro la Comunit.
Come si vedr, il primo atto del Signore battezzato, tentato e vittorioso
su satana, "predicare l'Evangelo del Regno". Il primo atto degli
Apostoli riempiti di Spirito Santo a Pentecoste, predicare Cristo Risorto, contenuto dell'Evangelo del Regno. Il primo atto di Saul, abbattuto
dal Signore sulla via di Damasco, ma recuperato e ricostituito dal battesimo dello Spirito Santo, predicare Cristo Risorto. Nell'azione Apostolica della Chiesa di Dio, l'atto primordiale questa predicazione.
La predicazione fonda la Chiesa di Dio nella Grazia dello Spirito
Santo, ed in un certo senso la conferma continuamente nella sua stabile
fondazione. Le crisi che la Chiesa dovette sostenere nei secoli, a guardare bene, furono anche, anzitutto, crisi della predicazione.
Infatti la fede divina e salvifica nasce e vive dalla predicazione. Tra
gli altri, un testo realmente principe lo afferma in modo quasi drammatico.
E per, che dice (la Profezia, l'A.T)?
"Vicino a te la Parola sta,
137
Anche qui il cumulo dei termini della predicazione denso come indica la loro sottolineatura.
opportuno avere presente tale materiale in qualche modo ordinato
e riproposto.
NOTA SU "OMELIA" E VOCABOLARIO
A partire dall'A.T., attraverso il N.T. e fino alla Chiesa dei primi secoli, si pu parlare del "mondo dell'omelia", che implica le sue peculiarit: il vocabolario, le semantiche, le tematiche, le dinamiche, gli
scopi.
Per limitare l'enorme campo al solo N.T. greco, dal quale (salvo alcune semantiche) derivano pressoch per intero il vocabolario e le
realt portanti, si da di seguito una rassegna indicativa della terminologia che in qualche modo interessa l"'omiletica". Altri termini e temi saranno poi indicati nel commento alle Letture ed ai testi liturgici. Intanto
si deve annotare che questo vocabolario investe pressoch per intero la
vita di fede della Chiesa.
A) I contenuti, almeno alcuni
Anzitutto i termini per la Parola divina: hai Graphi, le Scritture, t
Euagglon, l'Evangelo. Dunque anche "la Legge di Mos", "Mos, i
Profeti, i Salmi"; ho lgos, "la Parola", hoi lgoi, le Parole, rhma Christo, la Parola di Cristo, rhma tspistes, la Parola della fede, rhmata, le Parole (cf. Gv 6,63).
Poi i contenuti convergenti: t Mystrion, il Mistero, t mystrion
ts Basilias, i Misteri del Regno, del Regno di Dio. La houle to
Theo, il Consiglio di Dio preeterno, il thlma to Theo, la Volont
di Dio senza mutazioni, Yepitagto ainiou Theo, il Decreto dell'Eterno Dio (immutabilit anche qui, cf. Rom 16,26), Ventole, pi. entoldi,
il Precetto divino, i Precetti divini. Come tessuto letterario, laparabole,
leparaboli, la parabola, le parabole (comeparatithmi tnparaboln,
proporre la parabola, Mt 13,24.31). E naturalmente, di nuovo YEuagglion e i termini per la Parola divina.
B) Verbi e sostantivi
La rassegna ampia, lasciando per ultimo l'"omelia". -Aggll,
annunciare, con i composti anaggll, apaggll, epaggll,
kataggello, paraggll, e loro sostantivi. Indica il messaggio, inviato
dal sovrano; qui, in pratica, dal Signore Eterno. Spicca ovviamente il
termine Euagglion, con il verbo euaggelizomai, euaggeliz. Se ne
tratter a fondo ed a pi riprese in seguito. Qui baster partire dal te139
Insieme, l'omelia-celebrazione il momento pi alto e pi necessario della mistagogia, questo "condurre" (ago) gli "iniziati" (mystai), il
che significa entrare insieme senza pi soste nel Mistero ricevuto nell'iniziazione e di continuo celebrato dalla Divina Liturgia e dagli altri
Misteri e dalle Ore sante e lungo l'Anno liturgico.
Per, la divina Guida dei fedeli lo Spirito Santo.
L'omelia, in quanto parte squisita della celebrazione del Signore Risorto con lo Spirito, ed in quanto coestensivamente e perennemente mistagogia, deve avere come Referente divino lo Spirito Santo che guida
la Chiesa, a cui consegn la Scrittura e la sua interpretazione.
Basteranno qui due splendidi testi della grande Tradizione, riportati
da due dei Padri pi importanti, uno per l'Oriente, l'altro per l'Occidente.
S. Gregorio il Teologo (+ e. 390): "... poich (quando si tratta) di
Dio, anche l'omelia divina". Ma l'espressione inserita in un contesto precisamente omiletico, mistagogico e celebrativo, per cui vale la
pena riportarlo:
"... ed oggi io sono nutritore per voi, io su questo (il Natale) preparer per voi, buoni convitati, per quanto si pu, un'omelia lautissima
e copiosissima e desiderosa di dare onore (philtims), affinch voi
sappiate come uno straniero possa nutrire i paesani, ed un paesano i
cittadini, ed un austero gli agiati buongustai, ed un povero e senza
casa (cf. Lazzaro, Le 16,20-21) gli splendentemente ricchi (il ricco
Epulone, Le 16,19). Io comincer di qui: e voi apportate mente ed
orecchi ed animo purificati, quanti vi deliziate di queste Realt, poich quando (si tratta) di Dio, anche l'omelia divina affinch ve
S. Agostino (+ 430), che conosceva testi orientali simili, se non proprio il testo precedente, mentre commenta con omelie celebrative l'intero Giovanni, esclama al solito modo lapidario che gli consueto:
Suona il Salmo la Voce dello Spirito.
Suona FEvangelo la Voce dello Spirito.
Suona l'omelia divina (sermo divinus) la Voce dello Spirito (In
Ioannis tractatum 12,5, in Corpus Christianorum, Series Latina
[CCL] 36,123).
Anche qui per, come sempre, la spiegazione biblica: poich solo
il Signore dona la Parola, e solo Lui ne da la spiegazione. Chi ha un po143
sia perduta. Poich voi vi riterreste colpevoli. Ed in questo avete ragione, se per la negligenza vostra un qualche frammento se ne perdesse. Ma se quando si tratta del suo Corpo voi mettete in opera, a
giusto titolo, tanta precauzione, perch allora vorreste che la negligenza verso la Parola di Dio meriti una punizione minore che quella
verso il suo Corpo?" (ORIGENE, Omelia 13 sull'Esodo, qui Es 35,45, in Sources Chrtiennes 16, Paris 1947, p. 263).
Cos intesa, dunque, l'omelia realmente la "prima carit" dei Pastori verso il loro gregge santo. Essa il centro della santa mistagogia
della Chiesa. il raccordo celebrativo, in cui i fedeli debbono essere
introdotti, tra la Parola di oggi ed il suo diventare Corpo e Coppa del
Signore. Con l'omelia in sostanza i fedeli sono portati a ricevere lo Spirito Santo, la divina Koinnia o Comunione, che si riceve a sua volta
precisamente tramite il "triplice Corpo di Cristo", la Parola che si mangia (Dt 8,3; Mt 4,4; e vedi Nota sulla Parola Cibo, sopra), il Corpo e la
Coppa preziosi del Convito; la Chiesa corpo di Cristo, la Sposa convitata convitante.
Che l'omelia sia celebrazione mistagogica del resto un fatto che si
fonda su diverse realt concrete.
Essa per intero, ed solo, celebrare Ges Risorto con lo Spirito.
Sulle esclusioni severe che questo implica, si parler tra poco. E celebra il Signore per diversi titoli:
a)per il contenuto: i Testi biblici, in specie per l'Evangelo; e solo in via
subordinata, per il "colore" del giorno, i testi liturgici. Dai primi vengono
i contenuti reali; i secondi solo accompagnano ed illustrano i primi;
b)per il luogo-momento: "qui oggi noi" Chiesa locale, tutta la Chiesa
Sposa presente "adesso" in questo luogo, che come Sposa nello Spirito
Santo celebra lo Sposo suo presente a lei con il suo Spirito Santo;
e) per l'inserzione nella celebrazione concreta: la Parola divina mistagogizzata al popolo con l'omelia celebrativa, tende infatti al suo fine
naturale: farsi Mistero celebrato in tutta la sua efficacia. Di per s, come si sa bene, l'iniziazione battesimale-crismale inserzione nella vita
di grazia, la quale si celebra di continuo solo con r Divini Misteri, e da
questi e subordinatamente, a loro modo con tutti gli altri Misteri della
Chiesa. L'omelia fa questo anche in altre occasioni celebrative, speciali, della Chiesa;
d)per la sua struttura: l'omelia mistagogica deve cominciare di norma
con la dossologia trinitaria, prosegue con la proposta dei contenuti celebrati, termina sempre con la dossologia trinitaria;
145
4. Distruggere l'omelia?
Forse occorre lucidit e coraggio, conoscenza della storia e preoccupazione per il bene spirituale di tutti i fedeli, se si vuole finalmente riconoscere che per buona parte la crisi di molti battezzati, dello stesso clero,
il frutto della non buona, o addirittura della mancata predicazione della
Chiesa e delle Chiese. Di una predicazione che sempre pi si poneva come alla periferia e non al centro. Che non sapeva gestire i contenuti vivificanti. Che non comunicava la gioia della fede. Che vagamente poneva
come meta la vita eterna, senza prepararvi immediatamente le anime.
Con coraggio netto, a costo di andare contro corrente, occorre severamente escludere dall'omelia, intesa nel suo senso autentico voluto
dalla Chiesa, alcune realt che la vanificano, la banalizzano, la cosificano, la deviano dalla sua essenza celebrativa e mistagogica.
Meditiamo, anzitutto: siamo purtroppo abituati non all'omelia, ma a
"discorsi con contorno di Divina Liturgia", o di altre celebrazioni, prese a pretesti per dire tutto di tutto, meno quello che essenziale.
L'"omelia" della Chiesa orante non , non pu essere, non deve essere, perci anzitutto e soprattutto, esclusivamente o anche solo prevalentemente:
a) esegesi biblica: che pure rientra in parte nella preparazione immedia
ta sui Testi sacri;
b) spiegazione puramente dottrinale, per quanto ricca e necessaria, che
almeno in parte deve entrare nell'omelia;
e) catechesi o catechismo: a parte che si deve parlare di catechesi mistagogica ai battezzati, questa deve essere impartita prima e dopo la celebrazione; la celebrazione solo celebrazione;
d)istruzione di qualsiasi tipo, che eterna tentazione illuministica e
culturale; la celebrazione non esercitazione culturale;
e) pedagogia, altra tentazione illuministica;
f) esposizione puramente della morale cristiana, o, peggio, del morali
smo; anche se l'omelia riccamente tessuta di elementi dottrinali e
morali;
g) spiegazione dei riti stessi, che deve trovare altri luoghi e momenti;
h) illustrazione della storia o delle storie della Chiesa;
147
i) oratoria altisonante: homilia in greco significa "trattenersi familiarmente" sulle realt primarie e dense;
1) panegirico dei santi, poich qui si tratta sempre e comunque vedi
l'Anamnesi della santa Anafora! di "celebrare Ges Cristo con lo
Spirito Santo", niente altro; ed il Santo del giorno rientra poi nell'applicazione, al posto suo;
m) commemorazione e rievocazione di fatti, eventi, imprese di uomini
viventi e presenti, e neppure sola commemorazione di persone defunte,
e loro panegirico;
n) schemi ideologici della predicazione, la quale deve seguire i Testi
nell'occasione celebrativa;
o) "dialogo", bench vi sia stato un uggioso dibattito di gente che non
ha mai fatto una vera "omelia" in vita sua, e discetta di psicologia di
massa, di teoria della comunicazione sociale e simili. Poich nella celebrazione, 1'"omelia" fonda il Dialogo divino tra lo Sposo e la Sposa,
operato dalla grazia dello Spirito Santo; il dialogo si faccia in tempi e
luoghi deputati;
p) polemica extraecclesiale o intraecclesiale;
q) politica, o realt simili, che pure debbono trovare il posto di dibattito
in seno alla Comunit cristiana, ma non quando si celebra il Signore;
r) comunicazione sociale, e teorie connesse;
s) occasionalit ("Domenica, o Giornata del... della..."), di cui l'omelia
deve dare appena un avviso, rimandando alla meditazione seria di quell'occasione a suo tempo e luogo;
t) lettura di "documenti", delle autorit, siano pure pressanti.
Tutto questo precisamente fa s che si abbia il "discorso con contorno di Liturgia"! E che non si celebri il Signore con lo Spirito Santo.
N si dica, sprovvedutamente: "ma la Domenica abbiamo solo
quella benedetta ora, e l dobbiamo fare tutto: catechesi, dottrina,
istruzione, nozioni morali, dottrina sociale cristiana...". Precisamente
questo tutto, meno che "celebrare Cristo Risorto con lo Spirito Santo". L'unica realt che serve ai fedeli nella fede, celebrare nel Gratuito divino. Inserire le realt appena elencate, come del resto si fa comu148
vela la "infinita virtualit" delle Realt sante, percepibili dalla comunit se cresce nella grazia, nella sapienza, nelle opere buone.
Seguono adesso le strutture essenziali dell'omelia celebrativa mistagogica. In un certo ordine. Che va tenuto fermo per i nn. A e A', a-b, eg, mentre il resto pu essere ordinato secondo il giorno e l'occasione.
Per non dovrebbe mai mancare nessun elemento.
A) La dossologia iniziale
Non manchi mai. qualificante, indica la preziosit della celebrazione stessa. Pu essere pi o meno semplice e breve. Gli esempi di base possono essere dedotti da diversi Testi sacri.
Cos, dall'A.T. si possono usare molti versetti dossologici del Salterio, come ad esempio:
Benedetto il Signore Dio d'Israele
dal secolo e fino al secolo. Amen (Sai 40,14)
Benedetto il Signore, Dio dei Padri nostri
e laudabile e glorioso il Nome suo nei secoli (Dan 3,26)
Benedetto Dio,
il Mirabile tra i suoi santi (Sai 67,36)
Benedetto il Signore Dio d'Israele,
il solo che compia opere mirabili
e benedetto il Nome della sua Maest in eterno (Sai 71,18-19)
Celebrate il Signore, poich buono,
poich in eterno la sua Misericordia (Sai 105,1)
Cantate al Signore il cantico nuovo,
la sua lode nell'assemblea dei santi (Sai 149,1).
Ovviamente, il Salterio una miniera inesauribile.
Anche nel N.T. esiste un ricco patrimonio dossologico:
All'Unico Sapiente Dio mediante Ges Cristo,
a Lui l'onore e la gloria
nei secoli dei secoli. Amen (Rom 16,27/14,26)
Pieghiamo le ginocchia al Padre del Signore nostro Ges Cristo, dal
quale trae nome ogni paternit in cielo ed in terra (Efes 3,14-15)
151
Olivar, La predicacin cristiana antigua, Barcelona 1991, nell'Appendice "Sull'uso di reggere nelle mani un codice (scritturistico) durante la predicazione" (pp. 634-640); l'autore monaco del Monastero di Montserrat.
d) II Mistero totalmente celebrato
In termini moderni, si parla di "linguistica celebrativa", cio della
globalit degli elementi che formano la celebrazione: l'assemblea gerarchica, la Parola, i "segni" dei Misteri divini, i canti, i gesti, il luogo,
il momento, gli altri "segni" concreti, come le icone, l'altare, l'ambone,
il battistero, le luci, l'incenso, gli altri elementi naturali, la Croce, la
coppa, e cos via. Tutto questo forma una "linguistica", un modo di
esprimersi, il modo di esprimersi celebrando, il meraviglioso Gioco
gratuito che la Liturgia della Chiesa. Il Mistero celebrato in realt pu
essere celebrato solo e sempre come globalit e totalit, mai in modo
parcellare: l'anamnesi storica, sacrificale, offertoriale che congloba l'epiclesi allo Spirito Santo, "monotona", poich fa memoria, ossia accetta sempre ed invariabilmente il Signore nostro nell'intero suo evento: la Croce, il Sepolcro, la Resurrezione al terzo giorno, l'Ascensione
ai cieli, l'intronizzazione alla Destra, la seconda e gloriosa nuova Parousia. l'indizio prezioso che tutto va riportato al Mistero celebrato
per intero davanti al Padre mediante Cristo Risorto nello Spirito Santo.
Va ricordata qui l'occasione della celebrazione in atto: soprattutto la
Domenica, "la Festa delle Feste", la principale tra tutte le celebrazioni
per importanza e per frequenza; e poi una Festa, una feria; va spiegato
in breve il suo significato specifico, da riconnettere sempre alla globalit "linguistica". Va poi accennato precisamente che tra poco la santa
Anafora tramuter tutto questo in sublime preghiera di "sacrificio soave" al Padre: con essa noi lodiamo, benediciamo, ringraziamo, adoriamo, supplichiamo, intercediamo al fine supremo di ottenere lo Spirito
Santo divinizzatore su noi e sui Doni, e affinch Egli riversi la sua Grazia infinita su noi, su tutta la Chiesa, su tutti i viventi per le loro necessit nel Disegno divino, affinch aumenti la gioia e la gloria dei Santi a
causa della nostra conversione e fede e carit e grazia (la gioia nel cielo: Le 15,7 e 10!), e per la pace divina su tutti i defunti.
e) La comunione al Corpo e Sangue del Signore
Non deve mancare mai l'invito esplicito e pressante affinch l'assemblea partecipi compatta alla comunione del Convito nuziale che si
celebra, Convito del Corpo del Signore, comunione al triplice Corpo
del Signore, come si detto: la Parola, la Mensa, la Chiesa Sposa. Qui
sta il culmine operativo dell'omelia mistagogica: qui il Padre mediante
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il bravo e buono omileta chiama tutti i figli suoi nel Figlio, affinch diventino e siano per sempre la Famiglia sua, la Sposa del Figlio suo, per
la potenza dello Spirito Santo ricevuto adesso dalla Parola, dai divini
Misteri e dalla Chiesa Sposa e Madre feconda di figli. Non male denunciare anche i pretesti pi o meno consapevoli, sempre ambigui, che
fanno sottrarre i fedeli alla comunione, la koinnia dello Spirito Santo,
e la rimozione di tali pretesti (ad es., la crisi della confessione).
f) La situazione d questa Comunit
Ecco finalmente il tanto invocato "concreto" quotidiano. "Questa
Comunit": formata come vera Comunit? Che cosa lo favorisce, come porlo in operazione; che cosa lo impedisce, come rimuoverlo. Questa Comunit qui, oggi, nel mondo; accenni sobri e sottolineature e fatti
conosciuti, favorevoli e non favorevoli, anche denunce di fatti inconvenienti anzich scagliarsi sempre contro assenti o lontani... ; anche
accenni a problemi e necessit di gruppi e di singoli; gli aspetti apostolici, di conversione del cuore; gli aspetti sociali ed organizzativi; aspetti
ecumenici; la mancanza eventuale di scambio vitale tra i fedeli, tra i
gruppi ecclesiali. Di tutto ci, evidentemente, i dibattiti seri si saranno
tenuti prima, e si terranno anche dopo, mai durante la celebrazione. La
celebrazione evidenzier solo alcune linee e spunti di soluzioni in comune e personali, propositi seri, impegni totali. Ricordare sempre che
occorre la "conversione del cuore" permanente, condizione da vivere di
continuo, in modo personale ed in comunit. Poich "questo celebrare
qui di oggi e di noi" il "culmine": vi si giunge dopo avere operato
nella grazia le opere del Regno; ed la "fonte": se ne riparte con la
"confermazione" per seguitare ad operare nella grazia accresciuta le
opere del Regno. Con l'Evangelo da portare al mondo e con la celebrazione dei Misteri, il "sociale" un preciso fatto "liturgico" per i cristiani, non aconfessionale n anonimo n a titolo personale. Poich il
medesimo Signore ha dato l'imperativo "Fate (tutto) questo per fare
memoriale di Me!", intendendo tutto ci di cui nella Cena prima (non
"ultima") ha reso grazie nello Spirito Santo al Padre, dunque la sua Vita
e le sue opere mirabili e la Preparazione antica, come concentrate nel
suo Corpo e nella sua Coppa: e Vita ed opere da. fare adesso noi. E siamo battezzati e confermati per celebrare e poi fare, e non vi siamo
spinti da ideologie di moda e da sociologismi nefasti e transeunti.
g) II fine: la Gloria divina e la divinizzazione degli uomini
L'unico fine dell'esistenza umana redenta dal Signore morto e risorto per ottenere lo Spirito Santo, la Gloria divina e la grazia della divinizzazione per gli uomini. Sono anche le due uniche realt finali, quelle
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eterne. Sono lo scopo finale di "questa" celebrazione. Esse vanno portate al mondo, con ansia apostolica, e disinteressatamente. Di esse va di
continuo fatto richiamo, affinch tutti i fedeli ne prendano coscienza
storica cristiana, coscienza di fede e di grazia infinita. Il resto va sistemato in relazione; quando non sia fumo, sogno, inganno.
A') La dossologia conclusiva
Rivedere il par. A), sopra, naturalmente con una formula diversa da
quella iniziale. La vita cristiana in effetti Grazia gratuita, ed dossologia di risposta accettante. Ora, la pastorale deve essere dossologica.
La mistagogia al pi alto livello dossologica. La dossologia finale
dell'omelia, come quella della Prece eucaristica, e le altre dossologie
che di continuo trapuntano e costellano la nostra celebrazione, sono come il sigillo di amore riconoscente e laudante che poniamo alla Grazia
sovrana che ci viene dall'Alto, a tutto il Bene divino messianico che ci
investe con la presenza del Risorto mediata sempre dallo Spirito nella
Chiesa, in infinita effusione. E questo amore deve innalzarsi alla lode
pura: "a Dio perch Lui!". Se ne tratter anche dopo.
Qualche nota conclusiva, ma lasciando sempre tutto il discorso aperto perch inesauribile, sembra necessaria per alcune accentuazioni
necessarie.
Tutto questo, ed in secondo luogo, sana norma, e ne deve venire
finalmente la sana coscienza, la coscienza dell'"esercizio sacerdotale
omiletico", il medesimo esercitato dal Signore e dagli Apostoli, che
l'omileta, accuratamente, dovutamente preparato, avendo anche molto
pregato in s lo Spirito della Sapienza divina, e poi sui testi del giorno
stesso, si tenga rigorosamente fedele a questa sua missione ecclesiale
sacerdotale consacrata dalla Grazia dello Spirito Santo, missione pastorale mistagogica dell'Annuncio continuo, celebrativo, il pi solenne.
Questo dunque tenersi rigorosamente fedeli alla Parola divina che
salva, ed allo Spirito Santo che l'ha ispirata una volta per sempre, donando anche l'intelligenza delle sue realt ultime. Non si deve temere
perci, n ci si deve vergognare di usare il linguaggio cristiano, tutto e
francamente, non il linguaggio di moda. E di annunciare cos tutto il
contenuto della Parola di oggi.
Questo anche tenersi rigorosamente fedeli al popolo santo del Dio
Vivente, alle sue necessit ultime di santit, alla sua intelligenza donatagli dallo Spirito Santo. Nell'omelia celebrativa la mistagogia, se si
vuole innalzare il popolo, si dovr alzare di tono, sempre. Non abbassare il tono alla banalit ed ali'ovvieta, mai. Trattare il popolo battezzato e crismato da popolo santo, maturo, adulto, consapevole. Non tra158
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