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CAP.

4 RISPONDERE ALLA
PAROLA DELLA RESURREZIONE
L'esistenza umana redenta santificata, sulla via della sua divinizzazione, una realt che sussiste solo "dopo la Resurrezione, a causa della Resurrezione, a partire dalla Resurrezione".
Essa si configura per ci stesso come la risposta, o purtroppo la
mancata risposta all'unico Evento vero della storia, quello che da esistenza e significato a tutti gli altri eventi, sacri e profani: il fatto storico
che Cristo Signore Crocifisso dagli uomini fu resuscitato dal Padre ad
opera dello Spirito Santo.
Tale Evento viene agli uomini dalla testimonianza autentica e veridica di uomini che assisterono agli Eventi divini inoppugnabili, al Mistero mentre teofanicamente si fa incontro agli uomini. Quella Testimonianza, che degli Apostoli, divina ed apostolica, parla ancora e sempre del Mistero nella Parola divina.
H Mistero divino unico indivisibile indicibile salvifico trasformante
divinizzante, per s rivelato solo dalla Parola divina nella storia, letta
nella Tradizione. Ed opera nella storia solo a partire dalla Parola divina.
Come si disse, tuttavia, Parola divina non inerte. quella letta studiata
meditata compresa spiegata mistagogizzata celebrata dalla Chiesa Una
Santa. Nell'ininterrotta grande Tradizione mistagogica, ed in continuo
approfondimento ed accrescimento dottrinale e spirituale. Ad opera
dell'unico Spirito Santo che rivela il Mistero nelle Scritture che ha ispirato. Che guida la Chiesa nella sua mistagogia. Che spinge alla celebrazione. Che dona la ricchezza della dottrina, assistendo sempre la Chiesa che legge le Scritture, e dando forma alla sua Tradizione ininterrotta.
E la Parola divina produce, come si visto e si vedr, un'inscindibile globalit, la quale nella Tradizione mistagogica porta tutti insieme i
contenuti, ed in specie i contenuti della celebrazione, in "linguistica celebrativa". Si pu chiamare tutto questo 1'"universo simbolico biblico"
cristiano, la cui forma pi propria di lettura la "teologia simbolica", di
cui si parlato.
1. Se si parla di "Lezionario"
Nella terminologia degli studiosi, occidentali e di formazione culturale latina, usando la terminologia della tradizione liturgica latina si
chiama "lezionario" da una parte gli elenchi numerici delle pericope da
leggere durante le varie celebrazioni; dall'altra, il libro liturgico che riporta per esteso i testi divisi nelle pericope indicate da quegli elenchi.
Di fatto nei codici esistono ambedue le forme di tale "ordine" delle
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CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

Letture bibliche, in genere una per gli Evangeli, una per le Epistole.
L'uso antico universale qui era promiscuo, in quanto poteva annotare le
singole pericope da leggere al margine del testo sacro riportato per
esteso, ossia senza interruzione.
Nella Liturgia bizantina prevalse l'uso di "ordinare" le Letture sacre
in due libri principali, il Thion ki hiern Euagglion, "divino e sacro
Evangelo", e VApstolos, toi Prdxeis ki epistoli tn Apostln,
"Apostolo, ossia Atti ed Epistole degli Apostoli", i quali riportano in
apposite tabelle, tra altri dati, anche l'elenco ordinato delle Letture con
le loro occasioni. Per la parte da cantare nelle singole occasioni, VApstolos offre anche i Salmi (Antifone delle Feste, Versetti prima dell'Epistola, Prokimena, Alleluia per l' vangelo). Questo non va confuso
con il ed. Lectionarium byzantinum, che negli studi critici biblici indica
l'edizione curata dal Patriarca S. Fozio, che ha particolarit interessanti.
Qui di seguito, "Lezionario" indicher in genere il "sistema delle
Letture bibliche" come una quantit globalmente presa, mentre si riferir di volta in volta alle sue specificit nei Libri liturgici che sono
VApstolos e VEuagglion. Cos "Lezionario" intender in pratica la
lettura come tale della Parola divina durante la Divina Liturgia.
Sar spiegato a parte il complesso delle particolarit, in specie in
rapporto alle "linee" degli Evangeli e degli Apstoloi.
2. La Parola ordinata nei Divini Misteri
La Santa Scrittura quasi naturalmente si presta ad essere disposta
secondo una "forma" che diventa quella principale nella vita della Comunit di fede, ossia facilmente si pu "ordinare" secondo un "Lezionario". Bench forme stabili di "lezionario" ebraico siano conosciute
solo dal sec. 5 d.C, nelle comunit di Babilonia, si sa che al tempo di
Cristo gli Ebrei in sinagoga, e cos fino ad oggi, usavano un "sistema
di Letture" bibliche. Essi avevano ordinato (i vari sistemi non sono conosciuti per quell'epoca) le letture bibliche secondo una duplice linea:
a) la Trh, il Pentateuco, diviso inprst, "divisioni" operikopdi,
per l'uso sinagogale sabbatico, in un ciclo annuale (ma si quasi certi
che esistessero cicli biennali e triennali, secondo usi locali palestinesi); b) i "Profeti", ossia il resto della Scrittura dell'A.T., ordinati in
hqftrt, o "chiudere", destinate ad illustrare e quindi a "chiudere le
prst. In questo aveva ricevuto un "ordine" di canto anche il Salterio. La celebrazione sabatica e festiva aveva dunque un esuberante
materiale biblico, dove il canto mostrava la gioia dell'ascolto. Era uso
sinagogale poi di procedere all'omelia sulla Trh, spiegata anche dal
riflusso dei Profeti.
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CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

Nelle Chiese si pu parlare di "Lezionario" come "sistema di letture" verso la fine del sec. 4, quando si comincia la lettura ordinata, domenicale e festiva. Nasce allora stabilmente il corso dell'"anno liturgico". Nel sec. 5 si conoscono ormai diverse forme di Lezionari per ciascuna Chiesa, d'Oriente come d'Occidente.
Come per la Sinagoga, cos per la Chiesa, che anche in questo segue
gli usi ebraici, il Lezionario egualmente il modo primordiale di leggere le Sante Scritture. Come "libro liturgico" che comprende i diversi
volumi dell'A.T., dei Salmi, del N.T., dei 4 Evangeli, esso primordiale,
insostituibile e di fatto mai sostituito, nella celebrazione della Chiesa.
la fede della Chiesa portata dal Mistero divino. Delle Sante Scritture il
Lezionario la "lettura normale", domenicale, festiva e quotidiana che
la Chiesa svolge di continuo. Poich celebrando a partire dalla Parola il
suo Signore, la Chiesa vive ama spera crede conosce progetta. Non
solo, ma adora, santificata, avviata alla sua divinizzazione: gi in
questa Lettura principale, continua, di fede, in crescendo di fede e di
intelligenza, e dunque di amore. La Chiesa per s non legge semplicemente "la Bibbia" come il libro stampato, ormai posseduto dai fedeli in
centinaia di milioni di esemplari in tutte le lingue. Nessuna meraviglia
n irritazione degli specialisti. La Chiesa legge principalmente "la Bibbia" come Lezionario biblico. E solo in modo subordinato, come resto
dell'insegnamento, come difesa della fede, come apologetica, legge "la
Bibbia" che si usa stampare in volume.
Qui si pone come molto opportuno l'avvertimento del Signore:
Ed Egli parl ad essi:
Per questo, ogni scriba reso discepolo del Regno dei cieli
simile all'uomo padre di famiglia,
il quale fa uscire dal Tesoro suo
realt nuove e realt antiche (Mt 13,52).
La lettura dal Lezionario perci quella "normale", autentica, della
Chiesa nella pienezza e nel possesso pacifico della sua fede, che celebra. Cos che la pratica assidua, quotidiana, amorevole dei contenuti ordinati del Lezionario un ausilio opportuno, provvidenziale. Anzitutto
al lavoro della Grazia divina che deve trovare dimore pronte nelle anime. E poi al resto della mistagogia della Chiesa in ogni suo aspetto: celebrativo, ecclesiale, morale, sociale.
Esistono per diversi Lezionari, oltre quello della Divina Liturgia, e
di questo occorre avere coscienza, o pi acuta consapevolezza. Ogni
Mistero celebrato, anzitutto quello dell'iniziazione cristiana, ed ogni rito della Chiesa, ha un Lezionario, ampio o ridotto che sia (cf. ad es. le
consacrazioni, la dedicazione della chiesa, e cos via). Infine esiste
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CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

quello quotidiano ed integrato, usato per la celebrazione delle Ore sante


della Chiesa. Un immenso complesso, dove praticamente tutta la Santa
Scrittura trattata, disposta, ordinata, offerta da leggere e celebrare per
la nostra gioia.
Qui restringiamo qualche considerazione al Lezionario della Divina
Liturgia. Il maggiore per ampiezza e completezza. Il pi importante per
la dignit dei Misteri divini celebrati. Il pi diffuso perch, almeno
ogni Domenica e Festa, posto a contatto diretto con tutto il popolo
partecipante.
3. Il Mistero divino nelle strutture del "Lezionario"
II Lezionario della Divina Liturgia vuole per s contenere per intero
il Mistero divino di continuo celebrato.
Esso per sua natura presenta un ordine molto coerente, il quale deriva in via diretta dalla stessa mistagogia del Signore, ad esempio sulla via di Emmaus (cf. Le 24,27-49), che procede per queste linee necessarie:
a) Cristo Risorto con lo Spirito, la sua presenza totale con lo Spirito,
punto invariabile di ogni partenza;
b) il rinvio cogente ai fatti della vita storica del Signore, ossia quanto
Egli stesso aveva "parlato ed operato", dunque l'EVANGELO;
e) il rinvio altrettanto cogente alla Preparazione antica, adesso adempiuta con il Dono inconsumabile dello Spirito Santo: ossia l'A.T.,
quando si ha (cf. le Grandi Ore);
d) ridiscesa, per cos dire, alla vita di fede degli Apostoli nella Chiesa,
le "memorie degli Apostoli", il resto del N.T., le "epistole" o gli Atti o
l'Apocalisse. Il complesso globale dunque che la Chiesa poi chiamer
specificamente l'"Apostolo".
Nella sua struttura, il Lezionario quindi consiste dal vario connettersi
di testi della Scrittura dei Due Testamenti, con l'Evangelo al centro.
L'Evangelo, nel libro necessario, prescritto, che l'Evangeliario, come il fine ed il centro del Lezionario. E di stretta necessit. Poich propriamente, come si deve insistere, noi cristiani possiamo celebrare solo
Cristo Risorto con lo Spirito, nei fatti della sua vita storica di Risorto,
ma battezzato e trasfigurato, che "passato Operatore-del-bene" nella
potenza dello Spirito Santo, fino alla santa Croce (cf. ancora i? 10,38).
E solo celebrando il Signore Risorto con lo Spirito entriamo all'adorazione al Padre "nello Spirito e nella Verit" (cf. Gv 4,23). E tale adora101

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

zione unica e indivisibile va al Padre mediante il Figlio-Verit nello


Spirito. E nel Padre adoriamo la Triade santa consustanziale e indivisibile del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, il Dio Unico. L'A.T. ed
il resto del N.T. sono come 1'"illustrazione", bench necessaria, dell'Evangelo del Signore, dove i Salmi svolgono una funzione singolare di
canto di gioia e di accettazione.
La celebrazione si fonda dunque sulla "linea degli Evangeli", mai su
altro, portando gli Evangeli, giorno per giorno, i contenuti da celebrare.
Infatti, se si toglie la pericope evangelica, la celebrazione cieca e vuota. Ricollocata la pericope evangelica dove le spetta, la celebrazione
luce e pienezza.
La "linea degli Evangeli" forma il "continuo celebrativo" del "tempo della Chiesa", da due millenni.
Qui si pu richiamare solo quanto sar spiegato in seguito, la linea
continua formata nella Liturgia bizantina dalla successione mirabile degli evangeli di Giovanni, di Matteo, di Luca, e di Marco, che se variamente usato, occupa poi per tanta parte il tempo del Digiuno grande, la
santa e spirituale Quaresima.
Spicca qui la funzione singolare ed insostituibile dell'omelia mistagogica celebrativa, la quale deve ricollocare l'Evangelo del giorno nella
costitutiva contiguit, con brevi allusioni, sempre, agli Evangeli precedenti, e a quelli che seguiranno; la contestualit, tanto illuminante.
E la "linea degli Evangeli" fonda la "ermeneutica normale" della Chiesa, esigita dalla "lettura normale" che la Chiesa fa della Scrittura, come
si detto. un'ermeneutica di fede, ermeneutica celebrativa. La pi alta
e la pi completa. La quale di per s semplicemente "la ermeneutica"
della Chiesa: "come si celebra, cos si deve credere".
Di questo grande motivo, che poi nei secoli sar riassunto dal celebre adagio "affinch la norma del celebrare statuisca la norma del credere", da gi testimonianza verso il 180 il grande S. Ireneo di Smirne,
quando in un testo lapidario e denso afferma con pacifica tranquillit:
II nostro sentire (gnome) consonante (symphnos) con l'eucarestia,
ed a sua volta l'eucarestia conferma (bebai) il nostro sentire (gnme)
(Adversus haereses 4,18,5, in PG 7,1028-1029).
Esiste dunque il rigore della coerenza tra la realt dei divini Misteri,
e quello che con l'aiuto della Grazia dello Spirito Santo gli uomini fedeli possono e debbono di essenziale e determinante per la loro esistenza
ricavare dalla contemplazione delle Scritture, dove la celebrazione il
punto insieme d'arrivo e di sigillatura, ed il punto fontale da cui effluisce il crescendo di vita, nella contemplazione delle Scritture in vista
di celebrazioni sempre pi intense e vissute.

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CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

l'ermeneutica continua, che non dovrebbe subire diminuzioni n


arresti, n sussulti n deviazioni. L'equilibrio spetta nella Chiesa alla
santa Gerarchia, ed insieme ai grandi spirituali che della Gerarchia sono
il necessario sussidio, silenzioso e valido per le anime.
"Ermeneutica" significa a sua volta interpretare per applicare ed attuare. Essa deve procedere infatti, secondo le leggi interne della Rivelazione, dall'Omega verso l'Alfa. In altre parole rispetto a quanto appena
detto, dall'Omega, Cristo Risorto con lo Spirito e qui presente con lo
Spirito, verso l'Alfa della salvezza, l'A.T. Per ridiscendere all'AlfaOmega nella loro visuale piena, la vita di fede della Chiesa degli Apostoli, che hanno gi sperimentato, ed essi soli, questo Alfa-Omega divino.
Questa non complicazione di studiosi antichi o moderni: oltre che
nel N.T., ad esempio nelle parole del Signore sulla via di Emmaus, e
analogicamente gi nello stesso A.T., il modo preciso di leggere le
Realt divine della salvezza.
Possiamo cos tranquillamente parlare di "lettura Omega". Ancora
una volta i Padri lo avevano acutamente, e meravigliosamente, compreso e obicttivato, come ci attesta uno splendido testo di S. Ireneo, pieno
di questa "ermeneutica retrospettica", l'unica valida:
Chi legge attentamente le Scritture, sentir parlare di Cristo, e vi trover prefigurata la vocazione nuova. Egli il Tesoro nascosto nel
campo, ossia in questo mondo, "il campo questo mondo" (Mt
13,38, spiegazione della parabola della zizania). E Cristo sta nascosto nelle Scritture in quanto vi indicato attraverso tipi e parabole.
Questo non poteva essere compreso dall'uomo prima che venisse
l'adempimento della Realt, la Venuta di Cristo. E questo significa
quanto fu parlato a Daniele profeta: "Sigilla i discorsi e contrassegna il libro fino al tempo del compimento, affinch molti comprendano, e la lettera sia adempiuta. Quando avverr la dispersione, essi
comprenderanno tutti questi fatti" {Dan 12,4.7). Anche Geremia
parla: "Negli ultimi tempi, essi lo comprenderanno" (Ger 23,20).
Ogni profezia prima che sia avverata enigmatica ed ambigua per
gli uomini. Ma venuto il tempo e adempiutosi quanto predetto, allora le profezie hanno significato chiaro e certo. Perci quando ai
giorni nostri gli Ebrei leggono la Legge, per essi come leggere un
racconto, poich essi non hanno la conoscenza completa sulla Venuta
del Figlio di Dio nella natura umana. Mentre quando letta dai
cristiani, essa // Tesoro nascosto nel campo, rivelato e spiegato
dalla Croce d Cristo, la quale manifesta la Sapienza di Dio ed i Disegni suoi sugli uomini, prepara il Regno di Cristo ed annuncia l'Eredit della Gerusalemme santa, afferma che l'uomo deve progredi103

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

re di continuo nell'amare Dio finch contempler Dio ed ascolter la


Voce di Lui, e (afferma) che ascoltando la Parola sua (l'uomo) sar
tanto glorificato, che gli altri non potranno fissare il suo volto, come
fu parlato da Daniele: "I sapienti risplenderanno quali stelle del cielo, e molti giusti saranno quali stelle per secoli e secoli" (Dan 12,3;
cit. da Mt 13,43).
Come dicemmo, chi legge le Scritture Ges le apr ai discepoli
dopo la Resurrezione, mostrando con le medesime Scritture "che il
Cristo avrebbe dovuto soffrire (cf. Is 52,13 - 53,12) ed entrare cos
nella Gloria sua, e che si sarebbe dovuto predicare nel Nome suo la
remissione dei peccati nel mondo intero" (Le 24,26.47) sar il
perfetto discepolo, e simile al "padre di famiglia, il quale fa uscire
dal Tesoro suo realt nuove e realt antiche" (Mt 13,52) (S. IRENEO,
Adversus haereses 4,26,1, in PG 7,1050 A - 1053C).
La potenza della predicazione dei Padri, oltre che dall'assistenza fedele dello Spirito Santo, non poco derivava anche dalla consapevolezza
determinante dell'efficacia di questa "lettura Omega".
Il Signore Risorto per questo "rimanda" alla sua vita storica,
all'A.T., alla vita della Chiesa; affinch nelle generazioni risplenda di
luce gioiosa l'intera e indivisibile "Manifestazione" dell'Amore divino
nella storia, dall'inizio alla consumazione, dalla consumazione fino a
comprendere il misterioso inizio. La Parola contiene tutta la Manifestazione. In specie la accentua il Lezionario.
Questa la globalit, vitalit ed efficacia del Lezionario.
4. La "lettura celebrativa": strutture e tecniche
Si richiama qui il Cap. 3, che va integrato con altre nozioni.
La necessit urgente sempre e comunque: conoscere a fondo la Parola di Dio, in specie neh" "ordine" preparato per la celebrazione, dunque
nel "Lezionario". Questa conoscenza, oltre quanto detto e quanto sar
ancora da dirsi, anche una del tutto singolare, mirabile avventura spirituale ed intellettuale. La quale volta a vincere ogni pigrizia mentale,
ogni reticenza e ritardo, e quindi a vincere l'ignoranza, e questo approfondire senza cessare, a coltivarsi sempre di pi, e se si opera con impegno nella pastorale, a restare senza scampo nella via tracciata. Ed infine, tutto questo chiede molta preghiera: l'epiclesi al Padre per ottenere lo
Spirito della divina Sapienza, quella che "conosce per solo amore".
L'esempio preclaro per la "lettura" della Parola divina pu essere
cercato a Gerusalemme, la Chiesa Madre, che celebrava l'Evangelo sui
luoghi stessi degli eventi narrati, e che verso la fine del sec. 4 aveva
organizzato un imponente "sistema" delle Letture bibliche. Per com104

CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

prendere l'importanza delle scelte sempre illuminate ed illuminanti dei


Padri nostri, si deve tenere presente l'antica struttura del sistema delle
Letture per i divini Misteri (il discorso dovrebbe proseguire per le Ore
sante):
A)A.T.
-libri storici: 1 lettura come "testa di serie", altre eventuali;
-libri profetici: idem;
-libri sapienziali: idem;
-Salmi tra le Letture;
B)N.T.
-Apstolos: 1 lettura come "testa di serie", altre eventuali;
-Atti: idem;
-Epistole cattoliche: idem;
-Salmi tra le Letture;
C)EVANGELO
-1 proclamazione come "testa di serie", altre eventuali;
-acclamazione salmica prima, dossologia dopo.
Le Chiese nei secoli (in Occidente durante il 6 secolo, in Oriente
alla fine del 7 secolo) hanno abbandonato l'A.T. durante la lettura della
Parola divina nella celebrazione dei Misteri eucaristici. Lo conservano
solo i Siri orientali (Nestoriani, Caldei, Malabaresi). Le altre Chiese lo
ritrovano nella celebrazione delle Grandi Ore, quando riemerge la
parte pi antica della santa Liturgia. La Liturgia romana ha recuperato
l'A.T. con il "Salmo responsoriale" solo con la riforma impostata dal
Concilio Vaticano II; il nuovo "Lezionario" fu edito per la prima volta
nel 1969.
Anche a restare alla lettura dell'Apstolos e dell'Evangelo, si deve
considerare che qui vinse la "legge del minimo sforzo", che anche
quella che di molte sante Anafore ne lascia in uso solo poche, e poi da
queste poche in genere sceglie la pi breve.
Comunque, per la Liturgia bizantina un ottimo esempio del Lezionario antico, esemplato sul tipo gerosolimitano, quello che poi sar presentato per il Sabato santo e grande, sfociante nella Divina Liturgia di
S. Basilio, dove si daranno alcune considerazioni, e saranno visibili anche le "teste di serie".
Per le strutture del Lezionario sar qui da accennare che sono previste, e di fatto applicate, "letture" di vario genere ed estensione:
a) lettura corsiva, o continua, che legge un testo senza interruzione;
abbastanza rara nell'uso;
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CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

b) lettura semi-corsiva: quando si legge gran parte di un testo in una


successione qua e l interrotta; cos, grosso modo, l'Evangelo nel periodo dalla Domenica della Resurrezione a quello del Tridion (salve
sempre le particolarit calendariali);
e) lettura tematica: quando l'Evangelo scelto in base al "tema" di una
festa, e tutto raccordato secondo questo tema ali'Evangelo stesso.
Di per s le prime due sarebbero pi naturali e ricche, pi mistagogiche nella loro progressione.
La tecnica della "lettura" dei testi, adesso, deve essere vista sotto
l'angolo, insieme, del "continuo celebrativo", e della "linguistica celebrativa", ossia in questo secondo caso tenendo conto dell'intero complesso di un dato giorno, per s "da Vespro a Vespro", con i divini Misteri al centro, e l'Evangelo al centro di questi.
Il primo di tali modi di lettura si pu chiamare "diacronico", ossia
progressivo; il secondo sincronico, o globale. Sotto questo secondo criterio si deve sempre tenere presente il fatto che il raccordo comunque
avviene intorno all'Evangelo del giorno. L'Evangelo la chiave emerneutica unica. Gli altri testi formano il contesto celebrativo, che potrebbe
mutare, quando ad esempio il medesimo Evangelo, si pensi a quello
della Visitazione di Maria ad Elisabetta, Le 1,39-56, usato per altre occasioni, e sempre con testi biblici e liturgici che possono essere diversi.
Avviene qui il mirabile fenomeno della virtualit della Parola, sempre illimitatamente ricca di nuovi temi e visuali e contenuti, che scaturiscono dal raccostamento di tanti e diversi testi tra loro. E tale fenomeno ancora pi complesso, in quanto i problemi "critici" moderni sono
qui come assorbiti e superati. La Chiesa orante ne suppone lo studio, ne
tiene anche conto. Ma quando celebra, dispone i Testi nel suo ordine
coerente, ed in modo sovrano.
Appena va qui accennato un tratto, che merita di essere svolto a lungo, organicamente. Se si tiene conto delle due leggi celebrative, del
"continuo celebrativo", la diacronia secondo la linea degli Evangeli, e
della "linguistica celebrativa", la sincronia che contempla tutti i testi e
tutti i "segni", i temi della celebrazione nella loro totalit sarebbero
enucleati solo da una indagine che andasse "da Vespro a Vespro", con i
divini Misteri al centro: di un giorno, dunque, la globalit di quanto la
Chiesa celebra.
Di fatto, la struttura della celebrazione dei Misteri, "la Cena del Signore", che risale al N.T. e che possiamo seguire dalla prima patristica
(S. Giustino Martire, e. 155, 1 Apologia 67, in un contesto di iniziazione battesimale), comprende per sua essenza i tre momenti di "comunione al triplice Corpo di Cristo":
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CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

A) alla Parola divina, Pane dello Spirito Santo (Gv 6,63), che "si man
gia" (cf. Mt 4,4; Le 4,4; Dt 8,3), e del quale si fa omelia;
B) alla Mensa dei Misteri, dove si vive e si esprime la fede con i gesti
del Convito del Regno, mangiare e bere (cf. 1 Cor 11,26; 10,16-17;
12,13;Le 22,10-19);
C) alla Chiesa Sposa del Signore.
Nella terminologia odierna, le parti essenziali della celebrazione risalenti all'epoca apostolica, sono, e restano, dunque:
a) la Liturgia della Parola,
b) la Anafora o Prece eucaristica,
e) i riti della comunione.
I riti di ingresso, della preparazione dei doni, della conclusione sono
tardivi, si organizzano a partire dal sec. 4 nelle grandi cattedrali, sono
pi o meno complessi, e strettamente parlando non sono essenziali; tuttavia vanno tenuti, eseguiti e spiegati dovutamente.
Le strutture qui accennate si trovano anche, puntualmente, in tutti i
Riti orientali, facilmente individuabili in 6 successioni:
a) riti della preparazione dei doni,
b) riti di ingresso,
e) LITURGIA DELLA PAROLA,
d)riti pre-anaforici,
e)ANAFORA EUCARISTICA,
f) RITI DI COMUNIONE; Congedo.
Del materiale che spesso imponente, sempre comunque vasto e
ricco di significato, di seguito si vuole offrire il commento, nell'ordine
che i testi ricevono dalla celebrazione:
1) le Antifone,
2) YEisodikn,
3) i Tropari del giorno,
4) YApstolos con il suo Prokimenon e il suo Stichos,
5) l'EVANGELO con il suo Alleluia, e il suo Stichos,
6) il Megalinario,
7) il Koinnikn.
Altro materiale per le maggiori Feste sar illustrato a suo luogo.
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CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

utile qui intanto offrire qualche spiegazione sulle Letture che sono
l'vangelo e VApstolos, oltre quelle precedenti ed altre che possono
seguire.
A) UEvangelo
la diretta autentica insostituibile Parola del Risorto, il Verbo incarnato. Per questo la Chiesa e le Chiese lo hanno sempre circondato di
onore del tutto speciale.
Perch la Parola della sua Resurrezione, come sar spiegato da diversi angoli visuali. Per questo, secondo il simbolismo dei Padri, esso
preso dalla tomba vuota del Signore, la Mensa santa da cui di continuo
balza Risorto per donare la sua Vita con le Offerte divine, ed portato
all'altra tomba vuota del Signore, l'ambone, da cui balza Risorto quale
Verbo della Vita, ed annunciato di continuo dall'"Angelo della Resurrezione", il diacono (S. Germano di Costantinopoli, sec. 8). NlYrthros proclamato dal Vescovo se presente, dal presbitero, e dall'abate,
non dal diacono. Cos nella grande Veglia della Resurrezione, che ne da
l'esempio. dunque l'unico Libro biblico che debba essere trattato solo da uno che abbia ricevuto l'imposizione delle mani del Vescovo.
Anche per questo, mentre tutto il resto delle Sante Scritture dell'A.T.
e del N.T. "si leggono", l'Evangelo si "proclama" e si "annuncia". legge antica, universale, perenne tra le Chiese della Tradizione apostolica.
Il "libro" che racchiude i 4 Evangeli, dalla pi alta antichit una
teca per quanto possibile preziosa esternamente, deve essere solo di
metallo (n pelle, n legno, n altro materiale), trapunto di gemme, che
indicano la gioia delle feste liturgiche. Sulle 2 copertine porta l'icona
della Resurrezione e quella della Stursis, la Crocifissione, accompagnata intorno da altre icone, in genere delle grandi Feste del Signore e
della Theotkos. Quando il testo era manoscritto, riceveva preziose miniature di icone anche degli Angeli e dei Santi.
una delle forme dell'"icona spaziale e temporale della Resurrezione", secondo il detto dei Padri, ripreso dalla Sinodo di Nicea II, che
quanto la Parola rivela, l'icona manifesta.
Questo singolare libro liturgico, da non paragonare a nessun altro,
l'oggetto di specifica venerazione, come e pi delle sante icone. Qualche dato si accennato. Ma intanto, l'unico Libro della Chiesa che
sia di continuo "liturgizzato", poich deve riposare perennemente sulla
santa Mensa, con i divini Misteri. Dalla Mensa il celebrante lo assume
con cura per consegnarlo pregando al diacono, e con altrettanta cura ve
lo ripone. L'Evangeliario incensato. portato in processione solenne,
con le lampade accese, verso l'ambone. mostrato all'assemblea tenendolo in alto nella processione verso l'ambone e poi dall'ambone,
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CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

dalla Mensa alla Mensa. ascoltato devotamente da tutti, in piedi ed a


capo scoperto, poich gi nel momento solenne della "Piccola isodos"
il "segno" della Venuta del Signore nell'Economia della carne salvifica. baciato dal celebrante, che lo pu offrire da baciare ai presenti
come nelV aspasms che conclude il Canone pasquale , in specie ai
bambini. Con esso il celebrante benedice il popolo.
L'Evangeliario che porta "l'Evangelo della grazia" (cf. At 20,24),
la Parola della Resurrezione, adempimento divino totale del Padre per
il Figlio con lo Spirito Santo, culmine dunque dell'indicibile Oikonomia triadica, e adempimento del Risorto con lo Spirito Santo anche
in favore di noi uomini (cf. Rom 8,11). di fatto la presentazione presente ed attiva del Disegno del Padre ormai adempiuto.
Lo Spirito lo ha ispirato agli Autori apostolici al fine di narrare la
Vita del Signore tra gli uomini, a cominciare dalla Resurrezione ed a risalire verso le origini: la "lettura Omega", la sola vera soddisfacente
lettura della Chiesa, che del resto esige anche altre forme di lettura.
La Resurrezione pone e spiega la "storia della salvezza". Perci l'Evangelo che ne la pienezza, coestensivamente:
- la Parola storica: la "storia della divina salvezza" adempiuta tra gli
uomini;
- la Parola profetica: la Profezia, insieme adempiuta, e tuttavia sempre
da annunciare, ed efficace ogni volta che si proclama, perch annun
cia il Regno di Dio gi inaugurato dalla Resurrezione nel Convito;
- la Parola sapienziale: perch vi presente la divina Sapienza perso
nale e triadica, l'Amore incarnato nuziale unitivo trasformante del
Padre, Cristo Signore venuto con lo Spirito tra gli uomini per sempre.
la Parola che propriamente si mangia, come si detto, affinch in
s, e per noi, diventi il Corpo e la Coppa preziosi del Signore Risorto
che donano lo Spirito Santo divinizzante.

B)L'A.T.
E qui si deve porre una parola sull'A.T., poich in esso lo Spirito di
Dio che l'ispir ci chiama a trovare la Parola preziosa della Promessa
antica: "la Benedizione e la Promessa ad Abramo", ottenuteci dal Crocifisso, sono lo Spirito Santo (Gai 3,13-14). VOikonomiadivina infatti
una ed unica, in diverse fasi coerenti e conseguenti tra esse, e comincia "in principio" (cf. Gen 1,1) come "in principio" (cf. Gv 1,1) trova il
suo Plrma, la Pienezza (cf. Gv 1,16) nel Verbo incarnato.
E cos, rigettando ogni tentazione di squalifica, di sottovalutazione
ignara, di rifiuto dell'antico "gnosticismo" eretico (da Marcione ai giorni
nostri), si deve accettare il seguente fatto incontrovertibile: solo nell'A.T.
109

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

dato di contemplare la profondit storica totale, avvolgente, dell'unica


Oikonomia della grazia e dell'amore divini, della Bont divina sempre
larga nel donare. il Progetto divino totalmente svolto ed attuato ormai
dal Padre mediante il Figlio con lo Spirito Santo. Cos che la sua attuazione, la Vita del Verbo incarnato, il Signore nostro risorto per la Potenza
dello Spirito Santo, implica di conoscere in modo preciso, attuale, continuo, il Progetto stesso. Poich stato divinamente attuato solo questo
Progetto, non altri. E chi vuole conoscere l'Attuazione deve risalire al
Progetto. Come chi vuole conoscere il funzionamento di un motore, per
usare un paragone volgare ma efficace, deve conoscere il suo "progetto",
la disposizione di ogni suo elemento. E cos perdere l'A.T., sia per malizia eretica (i "marcioniti" di ogni epoca, vivi ancora oggi nel disprezzo
dell'A.T. e nel suo rifiuto, e presenti in tutte le Chiese), sia per satanico
antisemitismo, sia per ignoranza crassa, una catastrofe spirituale. Quale
Promessa-Progetto, per sua natura stessa l'A.T. :
- la Parola storica: enuncia, annuncia e svolge il primo compimento, la
prima attuazione di Dio nella storia del suo popolo santo, popolo del
l'unica alleanza fedele e perenne;
- la Parola profetica: il primo Parlare di Dio agli uomini nella storia,
ed anche la prima risposta nella storia degli uomini al loro Signore;
profezia che in molte sue parti deve avere ancora adempimento (ad
es. il raduno di tutti i popoli nella pace del Regno di Dio, il Convito
universale messianico nell'abbondanza della grazia, i "deli nuovi e
la terra nuova", etc.). Parola sempre efficace di quanto contiene;
- la Parola sapienziale: nella consapevolezza, talvolta dolorosa, che
l'Amore nuziale si annuncia gi, e comincia a venire in mezzo al po
polo santificato, negli abbozzi delle prime forme ed esperienze, alcu
ne delle quali sono di profondit sconvolgente, cf. il Cantico (che
propriamente un'allegoria profetica sapienziale).
C) I Salmi
II Salmo, questo prezioso perenne abbagliante intervento orante dell'A.T. nella divina Liturgia, preghiera perenne della Chiesa, si pone
qui nel suo uso liturgico come il "canto dello Sposo" posto sulla bocca
della Sposa. Esso posto in preciso rapporto funzionale con la Parola
letta (Pwkimenon) e con l'Evangelo proclamato (l'Alleluia), e poi con
l'unica santa Mensa della Parola e dei Misteri sacrificali ricolmi della
Potenza dello Spirito santo (Koinnikn). Dunque, in vista evidente
con la comunione triplice, gioiosa e trasformante al "triplice Corpo"
del Signore: la sua Parola-Cibo, i Misteri del suo Corpo e Sangue preziosi, la sua Chiesa corpo.
no

CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

II Salmo cos canta, acclama, loda, rende grazie, implora, celebra il


Signore Risorto prima, durante, dopo la sua Parola. Esso aiuta in modo
determinante se fosse spiegato al popolo, ma forse anche al clero...
la contemplazione profetica e sapienziale del Mistero celebrato "oggi qui per noi".
D) Z/Apstolos
Nella Liturgia bizantina si tratta in pratica, sotto il nome antico di
Apstolos (conosciuto anche dai Siri: Slih', o Slih', Apostoli, o Apostolo), degli Atti, dell'epistolario di Paolo, quelle degli altri personaggi
apostolici o "epistole cattoliche". Per vicende storielle oggi da ridiscutere, l'Apocalisse, considerata come ispirata, non fa parte delle Letture
bibliche bizantine.
Ora, l'Apstolos sta in stretto nesso funzionale da una parte con l'Evangelo, e dall'altra con l'A.T. (quando si leggeva). Esso riporta infatti
l'unica testimonianza autentica e veridica della fede della Chiesa degli
Apostoli, che ha sperimentato Cristo Risorto con lo Spirito, dal Battesimo
del Giordano all'Ascensione e alla Pentecoste. testimonianza storica,
mentre noi viviamo tale testimonianza nelle fede ed en Mystri, nel Mistero, sotto forma di esso. La fede sperimentata degli Apostoli unica.
la nostra fede. Noi non ne abbiamo un' "altra". N vogliamo averne. Senza
gli Apostoli, nulla sapremmo del Signore Risorto con lo Spirito e della sua
Chiesa: del Figlio di Dio nato dalla Madre di Dio ad opera dello Spirito
Santo, vissuto, nascosto, e poi mostratosi nella vita pubblica, battezzato,
trasfigurato, crocifisso, sepolto, risorto, visto, ascoltato, palpato (cf. qui 1
Gv 1,1-4), l'unico che dona lo Spirito ed invia i discepoli al mondo; e
della Chiesa Una Santa, diffusa sulla terra per portare l'Evangelo e lo
Spirito, e la sua dottrina di salvezza, e la sua missione al mondo.
Anche VApstolos quale Parola della fede divina testimoniata, :
- Parola storica: esperienza storica, dottrina storica ispirata dallo Spi
rito Santo per gli uomini;
- Parola profetica: annuncio sempre nuovo, sempre giovane, sempre
efficace al mondo, dottrina del Mistero divino che Cristo con lo
Spirito Santo;
- Parola sapienziale: che mostra i momenti ed i modi dell'Amore divi
no nuziale incarnato unitivo, in corsa verso l'eternit per gli uomini.
E) L'omelia celebrare Cristo Risorto
L'omelia liturgia, celebrazione, atto di culto dovuto, annunciato
dalla dossologia iniziale e da quella finale. Non un "di pi", un lusso,
che si pu omettere. mistagogia del popolo, che lo porta al culto.
in

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

Per la sua eccezionale importanza, si deve riservare all'omelia una


considerazione a parte, vedi pi sotto.
5. Il Simbolo della fede battesimale
Esso fu introdotto nella divina Liturgia verso la fine del sec. 5, in
circostanze di gravi tensioni tra le Chiese in Oriente. La giustificazione
di tale pratica sconosciuta ai Padri, fu che per prendere parte degnamente ai Misteri divini occorre prima professare la fede ortodossa.
Va rilevato qui, senza spirito di gratuita polemica, che secondo Paolo
la fede divina si esprime mangiando il Pane e bevendo la Coppa, annunciando cos "la Morte del Kyrios" Risorto, "finch venga" (1 Cor
11,26), dunque le realt ricevute con l'iniziazione battesimale: Passione, Morte, sepoltura, Resurrezione, Ascensione, Intronizzazione, Glorificazione, permanente Intercessione per noi, Dono dello Spirito Santo
che procede dal Padre, ed infine la Venuta finale. A guardare bene, si
ha qui anche lo schema della santa Anafora, in specie della sua anamnesi storica, sacrificale, offertoriale, ossia una specie di ripetizione (un
doppione?).
Inoltre, il Simbolo battesimale lo schema entro cui i principii della
fede sono piano piano insegnati ai catecumeni. La variet dei Simboli
dipende dalle Chiese locali. Le quali su una struttura sensibilmente
identica, organizzata su 3 "articoli" relativi al Padre (in breve), al Figlio
(per esteso) ed allo Spirito Santo (le opere dell'attuazione), potevano
accentuare l'uno o l'altro aspetto. Per sua natura stessa il simbolo di fede non affatto sufficiente per contenere sia pure in schema l'espressione per quanto possibile completa della fede, nonostante i tentativi ripetuti in modo monotono, fino ad oggi, di imporre tale schema, forzandolo poi per introdurvi altri aspetti dottrinali, proprio quelli sui quali la
Chiesa antica era reticente verso i catecumeni che non avevano ancora
sperimentato i Misteri. Insomma, il Simbolo catecumenale, non mistagogico, ossia completo.
Esso esiste nella Divina Liturgia, perci deve essere utilizzato nei
suoi elementi, utili per accentuare aspetti del Mistero celebrato: Creazione, Incarnazione verginale, Evento di Cristo, Regno Eterno, la Venuta all'ultimo dei tempi, l'opera dello Spirito nell'Incarnazione, sui
Profeti, nella Chiesa, che per opera costante dello Spirito Unica Santa
Cattolica Apostolica, portatrice del battesimo (= iniziazione, nel linguaggio dei Padri e gi del N.T.), della remissione giubilare dei peccati,
l'attesa della "resurrezione comune", della Vita eterna.
Il resto, ed il grande impegno della Chiesa, oggetto della costante mistagogia al popolo santo.
112

CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

6. Uaspasms, il saluto di pace


Uaspasms, il "saluto" della pace conseguita, vissuta, scambiata,
di origine apostolica. Esso nelle prime Comunit si configurava come il
philma hgion, il bacio santo, che il saluto nel Signore di tutti i suoi
fedeli, autorit e popolo. Lo raccomandano gli Apostoli, quale "segno"
d'ammissione a partecipare ai Misteri. Cos fin dall'inizio, Paolo in 1
Tess 5,26: "salutate (aspsate) tutti i fratelli con il bacio santo"; 1 Cor
16,20: "salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo"; 2 Cor 13,12:
idem; Rom 16,16: idem. E Pietro: "salutatevi gli uni gli altri con il bacio
della carit, agape" (1 Pt 5,14). Come si vede, l'epistolario apostolico
pone questa raccomandazione come conclusione del messaggio inviato
dagli uomini che fondano e reggono le sante Chiese di Dio.
In sostanza, i fedeli sono resi unanimi dall'ascolto della Parola divina, confermati in questo dall'omelia, poi riaffermano la loro confessione
di fede, e quindi in vista della partecipazione ai tremendi Misteri, nella
carit totale, Yagape, con Vaspasms dimostrano di essere pronti a ricevere ogni abbondanza di grazie, avendo rimosso ogni impedimento.
Anche questo rispondere alla Resurrezione che apr finalmente
l'effusione della divina Carit dello Spirito Santo. Vedi il Doxastikn
che chiude il Canone pasquale.
7. La santa Anafora
Anche quando il tema di una celebrazione sembrerebbe autonomo,
il che per non mai, come ad esempio nelle feste della Madre di Dio,
degli Angeli, del Precursore Giovanni il Battista, dei Santi, della Chiesa, la santa Anafora forma e si pone come il perenne rinvio al Mistero
globale del Signore Ges Cristo, con la Resurrezione al centro. In specie l'Anamnesi svolge questa funzione centrale ed essenziale. Si pu
scorrere cos lo schema del'Anafora di "tipo antiocheno" in uso nella
Chiesa bizantina, in cui la successione dei momenti una sintesi mirabile, con una logica teologica stringente. sempre utile avere davanti
uno schema corsivo, e discorsivo.
- Dialogo del celebrante con il popolo (cf. Col 3,1-2), esortazione reci
proca a stare attenti ed a concentrarsi sulla grande Prece;
- Theologia: celebrazione di Dio Padre, facendo anamnesi, benedizio
ne, lode alla sua Persona, ai suoi titoli, alle sue opere mirabili, dalla
creazione attraverso tutta la storia della salvezza, fino alla Redenzio
ne operata nel Figlio con lo Spirito e la fondazione del Regno eterno;
- Introduzione al Trisgion: Dio lodato per l'eternit dalle schiere de
gli Angeli e dei Santi, e si chiede di essere ammessi alla medesima
lode eterna;
113

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

- Trisdgion: l'"inno angelico" di Ap 4,8; Is 6,3; Sal 98,3.5.9; integrato


da Efes 1,15-23, acclamazione gioiosa ed instancabile alla Trascen
denza divina del Dio invisibile, lode che sale alla comunione con
Lui;
- Christologia: celebrazione di Cristo Signore nella sua Economia tra
gli uomini del tutto adempiuta: dalla Nascita al Battesimo, alla Tra
sfigurazione, alla proclamazione dell'Evangelo, alle opere nello Spi
rito, alla Croce salvifica, alla Resurrezione ed Ascensione gloriose, al
Dono dello Spirito, alla creazione della Chiesa affidata agli Apostoli,
alla santit effusa dallo Spirito Santo. Di essa il Signore ha lasciato ai
suoi discepoli "questo Memoriale" nella Cena Prima;
- Narrazione della Cena che istituisce i Misteri. Nel N.T. si hanno formule varie, sia sinottica (Marco-Matteo), sia paolino-lucana; esistono
anche altre formule, in Gv 6,53-58, in Ebr 10,5-18, non pi in uso;
discrete allusioni in Gv 17; lo stesso "Padre nostro" dalla Chiesa antica era ritenuto preghiera consacratoria;
- Anamnesi storica, sacrificale offertoriale, strettamente connessa e
funzionale con la seguente;
- Epiclesi, supplica al Padre per ottenere lo Spirito suo e del Figlio sui
fedeli presenti e quindi sulle sante Offerte. il centro dell'ecclesiologia, quella pi vera, misterica eucaristica, che mostra gli effetti ultimi
dello Spirito Santo. Egli il Santificatore e Consacratore nel battesimo e nella confermazione, e gi nell'acqua e nell'olio; nelle ordinazioni, nel matrimonio; Yphesis, la Remissione dei peccati nel rito
dei confessanti; la dolcissima Unzione nel rito dell'Olio della preghiera. Soprattutto per Colui che cre dal seno verginale di Maria
l'Umanit santa del Figlio di Dio, che battezz e trasfigur e pose
sotto la sua guida divina lungo la sua Vita storica tra gli uomini, che
Lo accompagn sulla Croce (cf. Ebr 9,14), Lo resuscit e glorific e
intronizz alla Destra del Padre e divinizz, sempre pronto dietro l'epiclesi del medesimo Figlio al Padre, a scendere tra gli uomini, vero
ed unico Hodgs dell' Oikonomia dei Misteri celebrati, che riempie
con il Fuoco terribile del suo amore (cf. qui la Nota, dopo la Domenica di Pentecoste). E qui massimamente dato di vedere la mirabile
attuazione del Disegno divino tra gli uomini: nella santa Chiesa che
fa epiclesi, ma insieme fatta dall'epiclesi.
- Grande Supplica ed Intercessione: sulla base dell'offerta sacrificale,
dopo lo Spirito la Chiesa prega per la Presenza divina a tutte le ne
cessit degli uomini. Si hanno qui 6 "canoni" in gironi concentrici
sempre pi ampi: anzitutto per i presenti, "questa assemblea", che
la Chiesa locale celebrante tutto il Mistero, offerente tutta l'Offerta al
Padre nello Spirito, costitutivamente dunque "tutta la Chiesa qui pre
sente", in comunione con tutte le Chiese sorelle, formando l'Una
114

CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

Santa; poi per la sacra Gerarchia, il clero ed il popolo fedele nel


mondo; poi per tutti i viventi e per le loro necessit; seguono 3 canoni
per i passati alla Vita eterna, ossia per la Chiesa celeste unita alla
Chiesa terrena, affinch "la gloria e la gioia" della prima crescano all'infinito; e cos si prega "per" la Madre di Dio, gli Apostoli, Giovanni
Battista ed i Precursori dell'A.T., i Padri nostri, per i gloriosi Martiri,
per i Vescovi della Chiesa locale; poi per tutti gli altri Santi; infine per
i fedeli battezzati defunti e per tutti i trapassati che il Cuore di Dio
Padre conosce;
- Dossologia finale: al Padre, che ricevuta l'offerta dei divini trasformanti Misteri mediante il Figlio nello Spirito li ha ricolmati per l'operazione santificante dello Spirito nella Presenza indicibile del Figlio glorioso, si innalza la proclamazione della lode e della gloria
unanime di tutti i presenti, "la Chiesa", per i secoli eterni. L'Amen
dei fedeli qui il potente sigillo di tutti gli animi, "affinch unanimamente con unica bocca glorifichiate il Dio e Padre del Signore nostro
Ges Cristo" (cf. Rom 15,6), tipica dossologia finale. Adesso la
Chiesa pu procedere alla comunione ai Misteri, come gi ha comunicato al Mistero della Parola, questo Pane di Vita.
La santa Anafora fu composta dall'origine per essere cantata, la forma pi solenne della proclamazione. Essa con i Salmi ed il "Padre nostro" forma il nucleo sostanziale della Liturgia della Chiesa. Per questo,
come i Salmi ed il "Padre nostro" materia obbligatoria di mistagogia
al popolo battezzato e confermato, "iniziato a cos grandi Misteri". Deve essere sempre richiamata dall'omelia e deve essere riproposta ai fedeli anche come eccellente "lettura spirituale".
8.1 riti di comunione
Essi formano un complesso denso di gesti e di formule, tra i quali i
pi antichi sono la recita comunitaria del "Padre nostro", la "frazione
del pane" con la "segnazione della Coppa" e l'immissione di una parcella di Pane in essa, la "preghiera d'inclinazione", la comunione con il
tipico canto salmico che l'accompagna.
a)II "Padrenostro"
La preghiera del Signore, con l'invocazione "Padre nostro" richiama
insieme il titolo del battesimo: "'Abb',Padre!" (Rom 8,15; Gai 4,6),
e l'alleanza con il "nostro": "Tu sei il Padre nostro noi siamo i figli
tuoi", l'essere diventati figli nel Figlio, il "Primogenito di molti frtelli"
(Rom 8,28-30). Con le 3 + 4 richieste durante "questa" celebrazione, si
innalzano 7 epiclesi al Padre affinch come gi avviene nel cielo, av115

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

venga e si operi sulla terra: per il Nome, il Regno, la Volont, nella rispettiva santificazione eucaristica, l'inaugurazione e prosecuzione regale nel Convito, il farsi della Volont pregata con il medesimo 'Abb '
dal Signore al Getsemani (Me 14,36) e sulla Croce (Le 23,46); per il
triplice pane "quotidiano", quello che "giorno per giorno" ci porta verso il Padre, ed il pane del corpo, il Pane della Parola ed il Pane della
Mensa dei Misteri; per il dono del Giubileo divino dello Spirito Santo,
quello de\Y phesis, la "remissione", l'abbuono totale generale di ogni
peccato, promesso (cf. Le 4,18-19) e realizzato con la Resurrezione (cf.
Gv 20,19-23) per tutte le nazioni, Giubileo accettato realmente solo se
scambiato con i fratelli "debitori"; affinch il Signore non permetta mai
che entriamo nella tentazione in modo da non poterne pi uscire; per la
liberazione dal Male, personificato nel Maligno ed in ogni forma di
male personale. E di tutto questo i Misteri celebrati donano l'attuazione
dello Spirito Santo.
b) Lafrazione del Pane e la sua commistione nella Coppa
"Spezzare il pane", gesto sovrano del padre di famiglia per tutti, risale, come tipicamente ebraico e biblico, al Signore stesso, sia nelle
moltiplicazioni dei pani e dei pesci (Mt 14,19, e par.; 15,36, e par.), sia,
come realizzazione plenaria della Cena del Regno, nella notte della sua
consegna alla morte (Mt 26,26, e par.). Cos la Chiesa degli Apostoli
prosegu questo gesto altamente simbolico (At2,46; 20,7.11; 27,35, anche come semplice mangiare; 1 Cor 10,16; 11,24, della Cena del Signore da proseguire fedelmente), ed anzi la klsis to drtou, spezzatura
del Pane, indic, tra i tanti denominativi, la celebrazione eucaristica (At
2,42). Infatti il Signore "si fece conoscere ad essi nello spezzare il Pane" ad Emmaus (Le 24,35). E "raccogliere i frammenti del pane", dopo
le moltiplicazioni, significa che la Chiesa deve seguitare a moltiplicare
il Pane per sempre, in fondo unico miracolo che sotto forma di Parola,
di soccorso ai poveri e di divini Misteri sa sempre ancora operare (cf.
Mt 14,20; e par.; 15,37, e par.). La Chiesa ancora seguita il gesto del
Signore, per cui il celebrante proclama: " smembrato e distribuito
l'Agnello di Dio, lo smembrato ma non diviso, il sempre mangiato e
mai esaurito, bens santifica chi ne partecipa".
Una parcella del Pane santo introdotta nella Coppa venerabile,
quale segno dell'unit dei "santi Segni". Spezzare il Pane biblicamente non significa tanto il sacrificio questa la funzione della
Coppa e del Sangue , quanto l'Uno del Corpo di Cristo che si
frammenta per tutti, affinch i tutti, dispersi, nel sacrificio siano re datti in "unico Pane": 1 Cor 10,16-17, testo che non ammette altre
interpretazioni. Il Cibo divino rende tutti Uno in Cristo con lo Spirito
(1 Cor 12,13).
116

CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

II seguente rito dello zon, di cui si parler in seguito, viene a "significare" con il simbolismo del Fuoco dello Spirito, che l'epiclesi nella
sua totale efficacia consacratona si rende adesso evidente nel comunicare la trasformazione che "l'ardore (zsis) di fede, ripiena di Spirito
Santo" realt perenne. Sul rapporto Fuoco-Misteri divini, vedi la Nota
dopo la Domenica di Pentecoste.
e) L'invito supremo
II celebrante invita il diacono a comunicare, con l'imperativo prselthe. Ma gi prima nell'omelia deve invitare tutti i presenti a partecipare ai Doni della santa Mensa. una delle parti irrinunciabili dell'omelia mistagogica celebrativa.
Adesso il diacono, ostendendo la santa Coppa, sulla Porta santa
chiama il popolo: "Con timore di Dio, fede e carit, proslthete, venite
avanti". La famiglia radunata tutta intorno al Cibo divino comune.
d) Comunicare cantando di gioia
I Salmi hanno anche la funzione di accogliere con gioia sia la proclamazione della divina Parola, sia la partecipazione alla santa Mensa.
Se il Koinnikn, "canto della comunione", oggi nelle rubriche indicato come un versetto di un Salmo, in genere riservato alla comunione
dei celebranti, mentre per il popolo si pu reduplicare o si pu cantare
un altro testo, si deve pensare all'origine. Nelle grandi cattedrali, in
funzione delle quali si era organizzata la celebrazione, la comunione di
molti concelebranti e della massa di popolo doveva essere accompagnata da un canto protratto, ossia un intero Salmo con Antifona e versetto. Il Koinnikn in genere rappresenta l'Antifona, e si ripete eventualmente senza i versetti necessari.
9. La conclusione ed il rinvio
L'assemblea santa prega ancora dopo la comunione. Il celebrante
con l'epiclesi celebre "Salva, Dio, il popolo tuo, e benedici l'eredit
tua", che Sal 27,9a, una "Supplica individuale". Il diacono con la piccola litania, a cui il popolo risponde "Kyrie, elson ". Poi il celebrante,
o uno dei concelebranti con la "Preghiera opisthmbonos" davanti la
santa icona del Pantokrdtr che si mostra sull'iconostasi accanto alla
Porta santa. Poi con la benedizione del popolo e la formula "La benedizione del Signore e la sua Misericordia vengano su voi".
Infine, YAplysis, o "scioglimento", il congedo del popolo, la cui formula epicletica, e che pu contenere l'accenno alla festa del giorno.
I testi qui usati sono tutti centoni e reminiscenze bibliche. Essi fanno
parte del Tesoro della Parola che la celebrazione fa discendere sui fedeli.
117

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

10. La "selezione per accentuazione"


I contenuti del Lezionario dei divini Misteri sono il dono dello Spirito Santo. Annunciati a partire dall'Evangelo e celebrati, provocano
l'ascolto qualificato, inizio della conversione del cuore, della fede, della
speranza, della carit. Essi portano cos alle realt del battesimo e
della confermazione, di continuo vissuti e celebrati nel Convito divino,
ed alla vita della Chiesa in ogni suo aspetto. E viene dal Lezionario, cos,
la continua efficace anamnesi del Mistero globale, per la continua
mistagogia della Chiesa. In tutto questo lo Spirito svolge di continuo la
sua operazione misteriosa ma potente ed efficace di Guida divina.
Lo Spirito rivela Cristo, che rivela il Padre e ci riporta a Lui. Nel rivelare Cristo Risorto, lo Spirito dona la visione di fede, visione globale
e permanente: il Signore Risorto e glorioso nello Spirito, intronizzato
alla destra del Padre suo, che di continuo dona lo Spirito del Padre suo,
sempre presente ai suoi fedeli radunati nel Nome suo (cf. qui Mt 18,1920), sempre pronto per la seconda e gloriosa Venuta, il suo Ritorno.
Questa visione tuttavia non sarebbe troppo "globale", se non comprendesse tutta la Rivelazione divina che lo Spirito ci dona del Signore
nostro, perci anche quella della sua vita storica, e della lunga Preparazione dell'A.T. Come si vedr, lo schema esemplare quello dell'evangelo di Matteo, che guida la struttura del Lezionario e dello stesso Anno liturgico. La lettura, non ci si deve stancare di ripeterlo, deve andare
dalla Resurrezione e Pentecoste, l'"Omega", a ritroso verso l'"Alfa": la
Croce, la Vita pubblica, la Nascita, l'Annunciazione del Signore, la
Preparazione dell'A.T. E sempre tenendo presente la globalit di questo
Alfa-Omega, per sua natura non divisibile in parcelle autonome.
E per questa visione e contemplazione globale del Mistero dove essere opportunamente accostata con la mente ed il cuore adoranti. Per
questo nella celebrazione e fin dai primi tempi, da sempre, si pu dire,
le Chiese usano la grande legge che convenzionalmente si pu chiamare
"selezione per accentuazione", grande legge del Lezionario Domenica
per Domenica, Festa per Festa, feria per feria. In pratica, in una celebrazione concreta, e non solo della Divina Liturgia, bens anche degli
altri Mystria della Chiesa, con sovrana maestria la Chiesa sceglie un
solo episodio della vita del Signore Risorto con lo Spirito, dagli Evangeli; tale testo serve per cos dire da "varco", da indice accentuante per
entrare nella contemplazione di tutto il Mistero del Signore Risorto con
lo Spirito Santo.
In sostanza, dopo la Resurrezione ed a causa della Resurrezione, noi
cos possiamo vedere il Signore, episodio dopo episodio, "mentre passava Operante-il-bene" (At 10,38, gi citato) per la potenza dello Spirito
da cui era stato "unto" da parte del Padre (At 10,38-41). E in forza
118

CAP. 4 - RISPONDERE ALLA PAROLA DELLA RESURREZIONE

della celebrazione, come battezzati e confermati siamo chiamati a farci


sempre pi fedeli discepoli di lui, seguendolo a passo a passo, come gli
Apostoli, lungo la sua via sovrana ma umile, quella che porta alla Croce ed alla Resurrezione, vivendo intensamente tutta la vita del Signore.
Propriamente, nell'ordine coerente della Vita storica, il Battesimo al
Giordano l'inizio della vita pubblica del Signore, come l'intronizzazione alla destra del Padre dopo la Resurrezione con lo Spirito il
compimento, con la presenza continua del Risorto ai discepoli (cf. qui
M 3,13-17, e 28,20).
Al Battesimo il Signore riceve dal Padre lo Spirito, con l'investitura
messianica totale. Il Signore completa la missione battesimale della
quale riceve la "Confermazione" alla Trasfigurazione, con la Croce.
Questa il suo Battesimo, la sua Coppa: cf. qui il lgion di Me 10,3839. Cos che il Giordano indica ed inizia, e la Trasfigurazione "conferma" la Croce, e dunque la Resurrezione.
Il Padre al Battesimo ed alla Trasfigurazione a) con lo Spirito investe e riveste l'Umanit del Figlio, sul quale riposa in eterno lo Spirito;
b) con titoli; non quelli divini ed eterni, tutti riassunti nel titolo di "Figlio mio", e cos Sapienza Potenza Icona Verbo, bens quelli messianici
e nella storia, come il Diletto, il Re, il Pastore, il Resto d'Israele, il
Maestro, il Profeta, il Medico, il Servo sofferente regale, il Sacerdote,
lo Sposo, il Giudice dalla Bont divina; e) gli affida le "opere del Padre" o "opere del Regno", che consistono principalmente nell'Evangelo
e nei "segni" che lo accompagnano, in vista del culto al Padre.
Con la "selezione per accentuazione", nell'episodio evangelico oggi
qui proclamato e celebrato, appaiono precisamente in azione la Persona, i titoli e le opere del Signore con lo Spirito, con pi o meno ampia
rappresentazione secondo la pericope, e sempre nell'interpretazione
che parte invariabilmente dalla Resurrezione e dal dono dello Spirito.
Ecco la stretta necessit di tornare costantemente alla vita storica del
Signore Risorto con lo Spirito, a cui del resto, come si vedr, egli rimanda sempre, quale rinvio a realt irrefragabili, vere e vivibili.
Nella santa Anafora, ogni volta e senza mutamento si riassume la
sintesi vitale globale del Mistero. Qui la. "selezione per accentuazione"
di nuovo ricomposta in mirabile unit celebrativa.
Cos il Lezionario con le sue strutture e con la sua tecnica offre tutti
i contenuti della celebrazione della Chiesa, e della sua mistagogia continua, a cui si deve sottoporre tutto il resto.
Occorre perci una conoscenza corsiva del Lezionario, uno studio
accurato, un'esplorazione minuta, a fondo, avanti ed indietro, a preferenza di ogni altro approfondimento di aspetti parziali della dottrina
della Chiesa, pur necessari e da non trascurare. Occorre amare il Lezio119

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

nano quale dono incalcolabile che la Chiesa si da. Ed occorre farlo conoscere ed amare da tutto il popolo di Dio, in specie per avviare i giovani alla sua pratica e consuetudine continua.
E decidersi a farne il "libro della lettura" quotidiana, la "lettura divina della Bibbia". Ossia il testo sul quale contemplare, in modo comunitario e personale, le meraviglie del Regno a cui siamo destinati, e che
in qualche modo, come "pregusto" gi celebriamo gioiosamente come
Chiesa, la Sposa, la Una Santa unita al suo Signore Risorto. Questo Libro fondamentale avrebbe anche l'opportunit di eliminare dalla vita di
tutti i fedeli tanta pessima letteratura pseudospirituale che corre tra le
mani di troppi di noi.
Il Lezionario da anche la possibilit della revisione di vita proprio
delle realt del Mistero che di continuo celebriamo. Se la celebrazione
della Chiesa il culmine e la fonte alla quale essa tende e dalla quale
deriva la sua vita soprannaturale, allora non occorre trovare fuori di essa
una "spiritualit" costruita da ideologie religiose.
Invece qui si deve parlare di una "spiritualit della Festa continua".
Il 1 Gennaio del 387, da poco consacrato presbitero, dal suo santo
Vescovo Flaviano il giovane straordinario, Giovanni Crisostomo, autorizzato a predicare al posto del suo Gerarca. Egli allora tra l'altro dice
ai fedeli: "e per sempre tu potrai festeggiare (hertzein)", "per tutta
l'esistenza, eseguire la festa (hert) proposta". Come esorta l'Apostolo Paolo, "se dunque possiedi la coscienza pura, tu hai una festa
(heort) sempre nutrita da buone speranze, e facendo gioia per l'attesa
dei Beni futuri" (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Horn, in Kal. II, in PG
48,955-956).

120

CAP.5 LA RESURREZIONE
PERVADE L'ANNO LITURGICO
II N.T. non conosce pi il sistema festale ebraico, racchiuso nel simbolismo dell'anno, un ciclo naturale che rinvia all'inizio, alla crescita,
alla fine. Conosce esclusivamente il Giorno del Signore Risorto, che
rovescia ogni dinamismo, cominciando la settimana, e non terminandola
come il sabato ebraico. La vita cristiana cos pervasa dalla gioia
della Resurrezione, e celebra solo il Signore Risorto, con respiro domenicale, e con una forte tensione all'adempimento parusiaco.
Dopo la met del sec. 2 si ritorna alle "feste", e via via dentro il
sec. 4 praticamente ordinato ed organizzato l'"anno liturgico", composto della linea delle Domeniche qua e l interrotta dalle "feste". Non
l'ideale teologico e pastorale, poich la centralit permanente e costitutiva della Resurrezione di continuo posta sullo sfondo per trarre in
evidenza un aspetto del Mistero di Cristo (cf. la "selezione per accentuazione"). Comunque, l'Anno liturgico da allora ha la funzione di inquadrare l'intera vita cristiana, l'intera spiritualit cristiana.
A patto per di considerare la legge suprema della vita cristiana: che
si svolge "dopo a causa a partire dalla Resurrezione".
1. "Dopo a causa a partire dalla Resurrezione": il quadro generale
I fedeli cristiani vivono dunque, ovvio, dopo la Resurrezione, che
l'Evento, il momento divino pi pieno della vita del Signore nella sua
Umanit santa, e se di Lui, anche momento nostro (cf. Rom 8,11). Ma i
medesimi fedeli vivono a causa della Resurrezione, alla quale lo Spirito
li sta preparando giorno per giorno. Poich la Resurrezione del Signore
con lo Spirito la causa di tutto.
Qui il grido paolino, assolutamente singolare, si pone ogni giorno
come la parola d'ordine:
Se poi Cristo predicato che fu risvegliato dai morti,
come dicono tra voi alcuni che la resurrezione dei morti non esiste?
Se la resurrezione dei morti non esiste,
neppure Cristo fu risvegliato.
Ora, se Cristo non fu risvegliato,
vuota dunque la predicazione (krygma) nostra,
vuota anche la fede vostra.
Noi siamo trovati allora anche come falsi testimoni di Dio,
poich noi testimoniammo contro Dio che Egli risvegli Cristo,
che invece non risvegli,
121

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

se per i morti non sono risvegliati.


Se infatti i morti non sono risvegliati,
neppure Cristo fu risvegliato.
Se Cristo non fu risvegliato per,
vuota la fede vostra,
voi ancora state nei peccati vostri,
dunque anche i dormienti in Cristo perirono.
Se in questa vita noi siamo speranti solo in Cristo,
noi siamo i pi da compatire di tutti gli uomini.
Ora, per Cristo fu risvegliato dai morti,
Primizia dei dormienti! (1 Cor 15,12-17).
Precisamente qui, nella Resurrezione operata dal Padre con lo Spirito e del resto operata da Cristo stesso per la sua divina potenza (Gv
10,17-18) noi troviamo l'unico fondamento totale, l'unico significato
globale della nostra vita cristiana, per intero ed ogni giorno.
In effetti, la Resurrezione del Signore il 1 grande Giorno della
Pentecoste, il cui 50 grande Giorno 50 giorni considerati un solo
"giorno", come totalit di Dio e del suo Dono elargito agli uomini.
Al 1 Giorno lo Spirito Santo prende in eterno possesso nuovo della
Umanit del Signore, resuscitandolo "secondo le Scritture" (cf. qui 1
Cor 15,1-8). Lo Spirito del Padre rende dunque l'Umanit del Signore
"Spirito vivificante": testo capitale in 1 Cor 15,45. Questo significa che
da adesso lo Spirito del Padre e del Figlio donato dall'unica Fonte
inesauribile, dall'Umanit del Signore Risorto: testo capitale At 2,3233. il segno supremo del Disegno divino antico, che Dio non ha lasciato cadere ma ha finalmente realizzato.
Infatti l'Adamo primo aveva ricevuto l'Amore del Soffio divino:
Gen 2,7. Nella narrazione simbolica della Scrittura, chiaro che avrebbe dovuto mangiare dell'Albero della vita, vivere della Vita divina davanti al suo Signore, e trasmettere questa Vita, il Soffio della Vita. Ma
per disobbedienza non ne era stato capace, lo Spirito di Dio doveva via
via ritrarsi dalla "carne di peccato" (cf. Gen 6,1-3). Come proclama la
santa Anafora, il Signore non abbandona gli uomini, li segue, li "riassume". Cos finalmente l'Adamo Ultimo, il Figlio di Dio incarnato,
morto e risorto con lo Spirito Santo, trasfigurato in eterno nella sua
Umanit, capace di donare lo Spirito Santo agli uomini fratelli il
Capo, l'Adamo Ultimo al suo corpo, l'va Ultima, la Sposa, la Madre
dei viventi, la Chiesa.
una delle grandi leggi della divina salvezza la formula lapidaria
paolina: "se a Lui dunque anche a noi" (Rom 8,11). Quanto il Padre
con lo Spirito Santo opera sull'Umanit del Figlio, che vi acconsente e
collabora in pieno (cf. il Getsemani!), il medesimo con il medesimo
122

CAP. 5 - LA RESURREZIONE PERVADE L'ANNO LITURGICO

Spirito opera per la mediazione del Figlio su tutti noi. Il grande capitolo, e difficile, di Rom 8 traccia la sintesi della "vita in Cristo" che precisamente la "vita nello Spirito" che ha resuscitato il Figlio di Dio: come ha resuscitato lui dai morti, al medesimo modo resusciter anche
noi. il Disegno del Padre: la "resurrezione comune" (terminologia dei
Padri), la "resurrezione della carne" (nel "Credo" simbolo battesimale
della fede apostolica) il necessario ingresso alla Vita divina, alla divinizzazione.
La Resurrezione del Signore il totale nucleo possente, onnipotente,
infinito della Pentecoste continua che giunge come l'oceano della Grazia dello Spirito su tutti noi, la Chiesa dei santi. In termini biblici, la
Parousia, la Presenza divina triadica per noi: del Padre mediante Cristo
Risorto nello Spirito Santo. specificamente anche la presenza del Signore Risorto nella Chiesa, mediata sempre dallo Spirito, secondo la
promessa di Giovanni (cf. i cap. 14-16). Una Presenza che Manifestazione, cio "teofania" continua di Grazia e di Sapienza nuziale.
Cristo Risorto con lo Spirito, rivelato dallo Spirito, e resta in eterno rivolto al Padre Invisibile, di cui l'Icona perfetta nello Spirito Santo, e rivolto verso noi come questa Icona, ma Icona che mostra e dona
la Bont triadica indivisibile del Padre e sua e dello Spirito Santo. Poich in Dio tutto unico, salva la Triade delle sante Ipostasi, perci unico l'Amore ed unica la Bont.
"Come egli adesso Risorto , cos noi saremo risorti ":
l'altra formulazione della legge della salvezza. E per pura grazia.
Con la Resurrezione si iniziano i tempi reali della salvezza, i "tempi
ultimi", l'escatologia di Dio e nostra.
La necessaria, continua, paziente, amorosa mistagogia da condursi
sul Lezionario deve tenere conto di tutto questo, e di quanto segue.
2. Dalla Resurrezione culto e santificazione nello Spirito Santo
Dall'inizio della sua vita pubblica, che il santo Battesimo dello
Spirito Santo, evidentemente senza trascurare "gli anni oscuri di Ges",
l'esistenza stessa del Signore si dispone come un'oblazione continua di
amore, al Padre nello Spirito Santo. Essa storicamente avviene come
l'offerta sacrificale perenne totale di s, i cui episodi significanti massimamente sono il Getsemani e la Croce. La vita del Signore tale, che
suo "cibo fare la Volont del Padre" suo (cf. qui Gv 4,34), e la sua offerta immacolata avviene "nello Spirito eterno" (Ebr 9,14). Tutto questo
l'esercizio del Sacerdozio supremo del Signore, a cui stato abilitato
dallo Spirito Santo al Battesimo e confermato nella Trasfigurazione.
Come a qualcuno sembrer strano, il culmine eterno di questo Sacerdozio nello Spirito Santo sta tuttavia nella Resurrezione, Ascensio123

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

ne, glorificazione, intronizzazione alla destra del Padre. Poich solo


con la Resurrezione, che l'accettazione che il Padre opera dell'oblazione perenne del Figlio nello Spirito Santo, il Sommo ed eterno Sacerdote " sempre Vivente per intercedere in favore di noi": Ebr 7,25. Il
Padre accetta la continua oblazione "nello Spirito eterno", e solo a tale
sacrificio conferisce efficacia eterna. L'ingresso del Signore Risorto al
Padre con la sua Umanit, nell'Ascensione, prolunga perci l'esercizio
del Sacerdozio divino quale culto e santificazione eterni, cosmici, escatologici, un perenne atto di amore filiale. L'epistola agli Ebrei di tutto
questo il singolare documento dalle visuali straordinarie, che mostrano una qualit nodale del Signore quale "Sommo Sacerdote misericordioso e fedele" al Padre nello Spirito Santo e coestensivamente nello
Spirito Santo a noi suoi discepoli {Ebr 2,17).
Al suo culto eterno di lode e di azione di grazie eterne, e di intercessione (solo per tutto il "tempo della Chiesa"), con il dono dello Spirito
Santo il Signore Risorto associa a s la Sposa sua, diletta e redenta. E
nei modi storicamente necessari, gi visti: nel "tempo della Chiesa",
nello "stile dell'uomo", nel "regime dei segni". la divina Condiscendenza che si china con amore e con premura sugli uomini, adattandosi
ad essi, offrendo ad essi la Grazia dello Spirito Santo, da vivere restando uomini, ma perfetti.
La Resurrezione e la Pentecoste precisamente per questo inaugurano
"il Regno di Dio" con potenza. Dopo l'evento della Pentecoste narrato
in At 2,1-12, Pietro a nome degli Apostoli che hanno ricevuto il Fuoco
divino parla ed annuncia la Resurrezione del Signore: At 2,14-36. Alla
domanda dei presenti, compunti dallo Spirito Santo nel cuore: "Fratelli,
che dobbiamo fare?" (v. 37), la risposta di Pietro ovvia: la conversione, il battesimo "nel Nome di Ges Cristo" per la remissione dei peccati, in sostanza "il Dono dello Spirito", e rispondere alla vocazione generale del Padre (vv. 38-39). La prima conseguenza, la Comunit
nuova, che ascolta la Parola degli Apostoli, partecipa al medesimo
"spezzare il Pane", pratica la carit di gruppo e personale e il Signore
aumentava questa Comunit (vv. 41-47). il Regno di Dio inaugurato
finalmente nella pienezza dello Spirito Santo. Quello che chiediamo
con il "Padre nostro".
La spiegazione misteriosa e reale di questo sta nel lgion difficile di
Le 22,15-20. Il Signore nella Cena manifesta ai suoi il suo desiderio intenso ("di desiderio desiderai") di "mangiare questa Pasqua" con i suoi,
e di bere con essi "questo succo della vite", e prima della Passione. Ma
annuncia che manger e berr quando tutto sar adempiuto nel Regno
di Dio, "quando il Regno di Dio verr". Il segno dell'inaugurazione del
Regno solo il Convito nuovo del Pane e della Coppa, cominciato con
la Pentecoste e che in eterno sar solo reso perenne, l'anticipo misteri124

CAP. 5 - LA RESURREZIONE PERVADE L'ANNO LITURGICO

co terreno ne come la condizione previa essenziale. Ora questo lgion


nei secoli, per la sua difficolt, stato oggetto di diverse interpretazioni. Perfino gli stessi Padri ne hanno dato pi interpretazioni. Su tutte, in
una linea continua, patristica e medievale, spicca tuttavia l'interpretazione "ecclesiale". L'insistenza del Signore : "mangiare questa Pasqua" e "bere questa Coppa con voi", non con altri. Con i presenti, gi
con essi, non in astratto. Ma dopo l'Ascensione come potr "mangiare
e bere con i suoi"? In senso solo vagamente simbolico? La realt biblica
e semitica del Signore pu essere evacuata nel vagamente "spirituale"?
La linea ecclesiale dell'interpretazione ha compreso bene questa realt:
la Testa forma con il suo Corpo una persona vivente. La Testa nutre il
suo Corpo con il suo stesso Mistero celebrato, e il nutrimento lo
Spirito Santo. Ma la Testa, per s, nutrendo i suoi non resta denutrita.
La spiegazione concreta dunque esige che si comprenda il senso vero: la
Testa per cos dire nel realismo del Mistero celebrato, si fa prestare la
bocca ed il cuore dalle sue stesse membra, dalla Sposa sua, per poter
mangiare il suo stesso Corpo e bere la sua stessa Coppa ricolmi dello
Spirito Santo. Le membra battezzate per cos dire sono, debbono essere
sempre disposte a prestare la bocca ed il cuore al loro Signore, per
l'unico Cibo divino.
Il Convito terreno e poi eterno il culmine del culto e dalla santificazione: il culto al Padre mediante Cristo Risorto nello Spirito Santo, la
santificazione per la Chiesa a partire dal Padre mediante Cristo Risorto
con lo Spirito Santo.
3. H grande mandato alla tomba vuota
La mattina radiosa della Resurrezione il Signore alla tomba ormai
vuota per sempre, svuotata dalla potenza terrificante della morte nemica
di Dio e dell'uomo (1 Cor 15,20; Ap 20,14), da alle Donne fedeli, le
depositarle della rivelazione suprema del Risorto, il mandato permanente: "Andate annunciate fate memoriale". I testi, da leggere insieme, sono Me 16,7; Mt 28,7, cf. Le 24,9; poi Mt 28,7-8 ed ancora Me
16,7, cf. Le 24,9; infine, Le 24,6-8. Le Donne fedeli corrono dai discepoli, annunciano il Signore Risorto, poi con i discepoli "fanno memoriale", il cui contenuto quanto il Signore aveva detto ed operato quando stava con essi.
La sera del medesimo "Primo Giorno", che tale resta per sempre, il
Signore si fa presente ai suoi, dona ad essi la Pace e alita lo Spirito suo
(medesimo verbo di Gen 2,7). Tale il Giubileo dello Spirito Santo (Le
4,18-19 edIs 61,1-3; 58,1-11; 35,1-3) per tutti gli uomini: con l'invio
fedele al mondo, come il Padre aveva inviato il Figlio con lo Spirito
Santo. Dalla visuale di Giovanni, la Chiesa creata, Eva Ultima dal125

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

l'Adamo Ultimo: Gv 19,30.34, e la sua vita divina sta in funzione: Gv


20,19-23.
La Domenica di Pentecoste i Giorni grandi, il 1 e il 50; ma tutti
i 50 unico "Giorno grande" Luca da resoconto del medesimo episodio, il Dono inconsumabile del "Fuoco che procede dal Fuoco", lo Spirito: At 2,1-12. E la Chiesa descritta subito nella sua funzione divina:
vv. 38-47 (cf. sopra).
Il mandato della tomba vuota realizzato.
4. La Domenica, "il Giorno signoriale"
La Scrittura parla, senza mai confondere, del "Giorno del Signore",
l'ultimo e terribile, annunciato dai Profeti come l"'ultimo dei giorni"
(ad es. Os 3,5; Gioel 1,15, testo greco). Parla anche del "Giorno signoriale", kyriak hmra, dove l'aggettivo kyriak indica il Kyrios, il Signore Risorto con lo Spirito (1 Cor 16,2; At 20,7;Ap 1,10). Nella Chiesa apostolica era il giorno divino per celebrare il Signore, spezzare il
Pane della Parola e del Convito, raccogliere le offerte per i poveri.
Questo "Giorno del Signore", del Kyrios, Domenica, per sua natura
e fin dall'inizio porta dunque e contiene ed offre l'intero divino Mistero, quello rivelato in pienezza, consumato nella Croce e Resurrezione,
che investe gli uomini per l'operazione onnipotente dello Spirito, e che
nello Spirito si deve celebrare totalmente. La Domenica cos porta con
s tutto 1'"universo simbolico" cristiano (cf. sopra).
La sua caratteristica che il Giorno unico del Signore Risorto, distribuito per cos dire in tante Domeniche, in una linea continua sottesa
dairEvangelo. Per sua natura la Domenica nelle Domeniche forma il
"continuo celebrativo" autentico, nel "tempo della Chiesa" dalla Pentecoste al Ritorno del Signore, come una unica immensa azione celebrativa gioiosa, scandita in ritmo temporale settimanale.
Per converso, ogni altra celebrazione, festiva o feriale, se vuole essere autentica celebrazione "del Signore Risorto", pu essere solo un
adattamento della Domenica, pu essere solo comunque di sapore "domenicale".
sempre Domenica. In fondo Paolo lo aveva compreso bene, quando nella sua comunit di Corinto prescrive:
Infatti, ogni volta che voi mangiate questo Pane e bevete la Coppa,
annunciate la Morte del Signore (= il Risorto!) fino a che Egli venga
(1 Cor 11,26).
E, come si detto, la sintesi storica, anamnetica, sacrificale, offertoriale della santa Anafora non si stanca mai di rimemorare ogni volta la
126

CAP. 5 - LA RESURREZIONE PERVADE L'ANNO LITURGICO

Morte, la Resurrezione, l'Ascensione, l'Intronizzazione, la Parousia finale del Signore.


5. La Domenica ed il resto del tempo
II N.T. non conosce altro che l'unico "Giorno del Signore Risorto",
la Domenica, che celebra l'intero Mistero divino, senza frazionismi.
Verso il 170 d.C. in Asia Minore, come sembra probabile, "gruppi"
cristiani particolari cominciano la strana pratica di celebrare la Pasqua
annuale. Per fare questo, frazionano "la Pasqua" nella commemorazione della Morte del Signore (quello che sar poi il "Venerd santo"), e
poi della Resurrezione (quello che poi sar la Notte "pasquale"). Roma
e le altre Chiese resistettero inizialmente, poi cedettero, a patto che comunque la celebrazione della Resurrezione cadesse la Domenica in
rapporto alla luna di marzo. La celebrazione pasquale annuale form il
"ciclo pasquale" artificiale, con una preparazione quaresimale altrettanto
artificiale il cristiano sempre pronto e convcrtito... ed un
"tempo pasquale" fino alla Pentecoste. Per tutte le Chiese operarono
per salvare la "linea delle Domeniche", e per fortuna ci riuscirono.
Contrariamente a quanto normalmente pensiamo, la Notte della Resurrezione non affatto pi importante di una "qualsiasi" Domenica.
Viceversa, la Notte santa "pi solenne" per i segni che la arricchiscono ed ingioiscono, e che sono segni domenicali normali. Ma essa sostanzialmente Domenica. Dalla Domenica del N.T. deriva, e come tipica "ideologia" tardiva di gruppi, non di tutta la Chiesa, l'idea di celebrare il Signore morto e risorto una volta l'anno "con pi solennit".
Dalla Domenica del N.T. deriva dunque la Notte della Resurrezione, e,
ancora pi secondariamente, ogni altra festa pur grande della Chiesa e
delle Chiese nel mondo.
Perci non esiste nella pratica della Chiesa lungo i millenni una celebrazione pi importante della Domenica, checch dicano le rubriche,
opera di uomini e soggette a note evoluzioni. Poich la Domenica fa
celebrare il Signore dalla Sposa sua, ed offre a questa come unico contenuto celebrabile tutto il Mirabile Mistero dello Sposo suo.
Tuttavia, va detto che la celebrazione della Notte detta santa celebrazione tipo. Il motivo non sta nell'annualit e dunque rarit. Il motivo vero sta piuttosto nel fatto concreto che la Notte della Resurrezione
una celebrazione domenicale completa:
a) con l'iniziazione dei catecumeni al Mistero;
b) con la proclamazione unica nell'anno purtroppo! della pericope della Resurrezione del Signore, VEvangelo della Grazia dello Spiri
to, durante la Divina Liturgia.
127

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

Tale era la celebrazione dei Misteri nei tempi apostolici, e tale si era
mantenuta per 150 anni: come una Domenica totale. Poich sempre la
Domenica.
Realisticamente, noi, che obbediamo in tutto alla Madre Chiesa, partiamo dall'attuale Notte della Resurrezione cos riletta, e la consideriamo come il modello: ogni Domenica dovrebbero aversi nella comunit
radunata le medesime gioia ed intensit e solennit.
Dalla lettura dell'Evangelo della Resurrzione, "lettura Omega", si
inizia infatti la lettura normale del Lezionario; e di fatto nel tempo pasquale si ha uno degli inizi di tale lettura, e classicamente in tutte le
Chiese si cominciano gli Atti.
Dall'iniziazione e dalla celebrazione dei Misteri con FE vangelo della
Resurrezione di per s trae il "tipo" la Domenica come tale. Molto
meno importanza va data invece ai ed. "elementi cosmici": equinozi,
primavera incipiente, natura rinnovata, e cos via, sono solo adornamenti poetici, in cui i Padri si esercitarono in pagine mirabili per bellezza, ma senza validit universale. Si trattava infatti solo dell'emisfero
settentrionale, l'unico allora conosciuto. Si pensi solo che in Argentina
ad esempio la Quaresima viene stagionalmente all'inizio dell'autunno,
il Natale all'inizio dell'estate.
Ma la santa Notte della Resurrezione e le Domeniche implicano rigorosamente un tempo lineare ed in crescendo, nella contemplazione,
come si insistito e si insister, del Signore Risorto con lo Spirito lungo la sua Vita storica, dal Giordano al Ritorno glorioso, mentre egli
procede verso Gerusalemme dove si compie il Disegno del Padre, ed
intanto annuncia l'Evangelo ed opera i "segni" della salvezza.
Il ciclo delle Domeniche perci in tutti i Riti delle Chiese "il tempo" celebrativo per eccellenza, tempo esemplare lungo la "linea degli
Evangeli" come furono scritti, senza interruzione. il tempo della mistagogia esemplare, naturale, ininterrotta, in crescendo domenicale.
Ogni Evangelo domenicale opera con la "selezione per accentuazione",
dove, come si disse, un episodio evangelico introduce a tutto il Mistero
della Parola divina, secondo il "continuo celebrativo" da una parte (diacronia), e la "linguistica celebrativa" o globalit, dall'altra parte (sincronia).
Quando le Chiese, in specie quella di Gerusalemme verso il sec. 4,
hanno ritenuto mistagogicamente di operare di pi in "selezione per accentuazione" ideologicamente ordinata, si sono formati allora tempi celebrativi particolari.
Ora, deve essere chiaro che Domeniche e tempi e feste sono invariabilmente risposte alla Resurrezione: anzitutto risposta ali'Evangelo
della Resurrezione, in modo diretto, poich dalla Resurrezione come si
detto tutto deriva; e poi, data la costruzione secolare dell'anno liturgi128

CAP. 5 - LA RESURREZIONE PERVADE L'ANNO LITURGICO

co che come ideologia pone al centro un'unica celebrazione della Resurrezione, con Veglia solenne apposita, risposta alla proclamazione
annuale, bench purtroppo solitria, isolata, dell'Evangelo della Resurrezione, dunque alla Notte santa come tale.
Esplorando la struttura dell'anno liturgico, questo risulta chiaro. La
sua lettura teologica infatti deve essere disposta idealmente in questa linea:
a) Notte santa della Resurrezione;
b)tempo fino alla Pentecoste, che ne vive le conseguenze;
e) Settimana santa e grande, che vi prepara immediatamente, con il Triduo sacro;
d)Quaresima, che vi prepara a distanza;
e) Kyriakodrmion, il "Corso delle Domeniche" dalla Pentecoste fino
al Tridion compreso dove si presenta la Vita pubblica del Signore;
f) "selezione per accentuazione" di episodi della vita del Signore: le
sue Feste, e le altre Feste, il Hedrtodrmion, "Corso delle Feste";
g)ogni giorno in cui si celebrano i Misteri divini.
Osservando qualche particolare, il tempo pi antico intorno alla
Notte santa, e prima e dopo, con densit massima nella Settimana precedente, detta "grande" in Oriente. Dalla met del sec. 4, con inizio a
Roma, il ciclo natalizio. Un aspetto dunque dell'Unico Mistero del Signore estrapolato e sottolineato, "accentuato" con particolare venerazione. In questi "tempi", tuttavia, la linea forte sempre delle domeniche.
Ulteriormente la "selezione per accentuazione" si dirige anche verso
aspetti singolari, come isolati: le "feste" del Signore, come il Giordano,
la Croce, la Presentazione al tempio, pi tardivamente la Trasfigurazione. Si tratta di "feste di idee": al Giordano, la "luce"; alla Croce la gloria; alla Presentazione 1'"Incontro", Hypapant di Dio con il suo popolo; alla Trasfigurazione la Luce increata e la Gloria divina, Si tratta
dunque di episodi fuori degli Evangeli domenicali.
La "selezione per accentuazione" si dirige anche verso eventi della
Chiesa, come le feste domenicali delle grandi Sinodi.
Le feste della Madre di Dio, alquanto tardive, sono altra "selezione
per accentuazione"; esse indicano l'adempiersi del Disegno di Dio
129

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

nella persona della Semprevergine, che sempre e comunque adempimento "cristologico": Dormizione, Nascita, Ingresso al tempio, altri
titoli.
Cos, altra "selezione per accentuazione" si opera per il culto dei
Santi. La Chiesa antica era molto severa, e si limitava agli Apostoli, ai
santi e gloriosi Martiri di Dio, ai Vescovi della Chiesa locale. Dopo si
sono aggiunte altre figure, come Giovanni il Battista, i Confessori, gli
Angeli.
Infine, per dare una idea complessiva bench non esauriente, una
"selezione per accentuazione" la memoria dei nostri cari defunti, annuale o giornaliera, quale importante aspetto della vita del Corpo di Cristo. Si tratta comunque della "cristificazione", che perci, in stretta
analogia, "pneumatizzazione" progressiva delle membra preziose di
questo corpo, battezzate e confermate dallo Spirito: i santi ed i defunti,
portatori in vita dello Spirito Santo, "pneumatofori", e nella Gloria del
Padre ormai "potenti intercessori", secondo la profonda teologia biblica:
Perci anche noi,
tanto grande tenendo imposta su noi la nube dei Testimoni...
nella pazienza corriamo all'agone propostoci,
contemplando verso il Condottiero della fede
ed il Consumatore di essa, Ges,
il quale invece della gioia a Lui proposta
sopport la Croce, disprezzando la vergogna,
e si intronizz alla destra del trono di Dio {Ebr 12,1-2).
Ecco lo svolgersi del magnifico "tempo di tempi" che trae sostanza
ed origine dall'unica festa, la Domenica.
6. Gli altri Misteri rispondono alla Resurrezione
Gli altri Misteri, oltre quelli divini della Mensa santa, sono risposte
dirette alla Resurrezione del Signore, e ne applicano i diversi effetti.
Intanto va notato che infaticabilmente, e quasi senza accorgersene,
la Chiesa inizia diverse volte la lettura celebrativa della Parola divina,
che porta il Mistero di Cristo:
1) nella solenne Veglia del Sabato santo e grande che si prolunga per la
notte, e culmina con i divini Misteri, quando si comincia a proclamare
Giovanni ed a leggere gli Atti;
2) nelle Domeniche che seguono la Pentecoste, fino dentro il periodo
del Tridon;
3) con la Quaresima.
130

Si tratta sempre di segni simbolici, che indicano la ricchezza e la variet di tempi che provoca la Resurrezione e la sua celebrazione.
Il Mistero unico e globale del Signore durante l'anno si celebra in
forme diverse e convergenti, delle quali la prima e primordiale, vera
fonte delle altre, la Mensa della Parola, del Corpo e della Coppa del
Signore, e le altre sono i Misteri detti anche "sacramenti" (terminologia
occidentale, derivata dal paganesimo romano).
Ai fini di quanto si sta qui trattando, va detto anzitutto che i Misteri
sacramentali si celebrano comunque: a) in riferimento diretto e specifico ai divini Misteri; b) nel quadro globale e sintetico dell'Anno liturgico; e) almeno nell'intenzione, il loro momento migliore resta sempre la
Domenica. Fuori di queste direttive, sarebbe solo una dispersione. Essi
si collocano nel "tempo della Chiesa" che corre verso il suo compimento simbolico, e che appunto per questo si configura come una unica
continua immensa celebrazione del Signore nello Spirito Santo per la
Gloria del Padre e per la divinizzazione degli uomini fedeli in comunit.
Di questo si pu visualizzare una specie di quadro:
a) l'iniziazione ai Misteri: per s normale nella Veglia del Sabato san
to e grande, che la collocazione originaria. Per trasposizione, si do
vrebbe celebrare solo la Domenica. E si dovrebbe oggi stare attenti al
nuovo fenomeno ormai esteso, per cui molti giovani e adulti chiedono
la fede e il suo sigillo iniziatico, ed sana norma dove possibile con
centrare questi battesimi nella Veglia della Resurrezione. Inoltre, si de
ve osservare che strettamente parlando, quando si celebra l'iniziazione
ai Misteri, anche di giorno feriale, si conferiscono ai battezzandi le
Realt divine proprie della Domenica con la sua anamnesi del Mistero
di Cristo: Morte, Resurrezione, Ascensione, Dono dello Spirito, secon
da Venuta. Iphtisthntes, gli "illuminati" sono poi ammessi per la pri
ma volta al Kyriakn Dipnon, alla Cena signoriale, del Signore Risor
to (cf. Cor 11,17-34);
b) le cheirotonie sacre sono normali alla Domenica, ed in cattedrale, se
condo le norme. Il Vescovo e il presbitero hanno la principale funzione
di radunare il popolo per annunciare la Parola e convitare alla Mensa
nel Giorno del Signore;
e) la coronazione, celebrazione eminentemente ecclesiale, mai "privata" (salvo i casi rigorosi contemplati dalle norme), normale alla Domenica, in cattedrale o parrocchia, quando tutta la comunit radunata
nel Nome del Signore;
d) la riconciliazione normalmente funzionale alla celebrazione dei
Misteri domenicali (anche festivi e feriali), ed sempre memoriale ed
131

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

epiclesi della Bont del Padre che dona ai figli suoi convertiti la grazia
dello Spirito nella gioia di Cristo Signore Risorto;
e) l'unzione dei malati con l'Olio della santificazione sarebbe normale,
se fosse celebrata adeguatamente e non in estremo, alla Domenica, durante i divini Misteri, in rapporto costante con la comunit radunata dal
Signore, in funzione della Mensa comune a cui tutti partecipano.
Altri riti, si dovrebbero svolgere in modo analogo, almeno nell'intenzione, salve sempre le condizioni concrete che sorgono: cos la dedicazione della chiesa, le consacrazioni monastiche.
Il quadro e resta l'Anno liturgico, l'occasione il Giorno domenicale.
7. Le Ore sante
II discorso adesso va completato parlando della celebrazione delle
Ore sante della Chiesa, la "liturgia laudativa". Infatti gi si accennato
alla tecnica di lettura ideale della celebrazione nella sua interezza, che
va operata "da Vespro a Vespro con i Misteri al centro". Anche le Ore,
che con i Misteri ed i sacramenti, e poi l'Anno liturgico formano il
complesso detto "Liturgia della Chiesa", la classica, quotidiana ed
inarrestabile risposta alla Resurrezione, in specie i suoi due "poli principali", il Vespro e le Lodi, non a caso dalla Chiesa dei Padri disposti
come "ufficio cattedrale", da celebrarsi dunque con vescovo, clero e
popolo (le altre Ore sono aggiunte monastiche e tardive, non originarie). In specie Vespro e Lodi celebrano dunque i grandi temi della salvezza, cantando Salmi e Tropari, leggendo la Parola, pregando e meditando; ed i grandi temi della salvezza hanno come centro naturale la
Resurrezione e la Luce del Signore, il Dono dello Spirito, ossia la Redenzione divina e il procedere dell'esodo verso la Patria celeste, nella
supplica, l'azione di grazie e la lode adorante.
Il Vespro e le Lodi sono perci raccomandati come "la preghiera
della Chiesa". Il clero in cura di anime dovrebbe celebrarli ogni giorno
con il loro popolo, e i Vescovi farsene severi promotori dandone l'esempio.
In conclusione, l'Anno liturgico, con la Domenica come momento
sempre emergente, lo svolgimento della "linguistica celebrativa" biblica e cristiana. Esso esprime tutto 1'"universo simbolico" cristiano
portato dalla Parola divina che salva e che trasforma, immenso significato ed efficacia delle Realt sante donate dalla divina Bont agli uomini. La Parola, il Mistero celebrato, la Comunit di fede qui radunata
oggi, i sacerdoti, i gesti, le parole, gli elementi naturali, gli oggetti sacri, gli edifici sacri, i tempi ed i luoghi sacri formano nella celebrazione
132

CAP. 5 - LA RESURREZIONE PERVADE L'ANNO LITURGICO

l'immenso linguaggio della fede cristiana, della speranza delle generazioni cristiane, dell'amore dei battezzati e crismati verso il loro Signore, nella lode, nell'azione di grazie, nella supplica, nell'intercessione:
fiduciose, aperte, con la potente "coscienza storica" che la salvezza in
atto.
L'Anno liturgico per sua natura congloba, esprime, significa e rilancia di continuo, anno per anno, in crescendo, tutto questo.
Il suo simbolismo efficace l'intera ed irreversibile "storia della divina salvezza" per tutti gli uomini. Esso ha il principio, lo svolgimento
progressivo, la fine, che corrono in linea crescente di celebrazione in
celebrazione, inarrestabilmente, salvo l'incuria nel prendervi parte.
All'inizio, al centro, alla fine sta la Grazia divina dello Spirito. Ed il
Mistero celebrato dona questa Grazia divinizzante.
8. Dal "Lezionario" tutta la mistagogia
E quando si dice mistagogia, si comprende anche l'azione pastorale,
la cura delle anime, la spiritualit.
Tutto questo dovrebbe derivare anzitutto e soprattutto dal Lezionario dei Divini Misteri.
Esso programmaticamente vuole leggere la Parola divina, sia pure
con la "selezione per accentuazione", dunque non materialmente, ma
sostanzialmente tutta la Parola divina. Esso in specie proclama l'intera
Vita del Signore, sempre dopo, a causa ed a partire dalla sua Resurrezione, con il resto della divina Rivelazione che illustra l'Evangelo. La
sua lettura di fede perci plenaria. Ed avviene nel momento pi alto,
intenso e decisivo della vita stessa della Chiesa: quando questa celebra
il suo Signore e Sposo risorto con lo Spirito Santo, per giungere cos ad
adorare la Triade santa, consustanziale, indivisa e vivificante.
Dalla globalit del Lezionario emerge tutta la spiritualit della Chiesa
Una Santa, la Cattolica, la Sposa affidata agli Apostoli ed ai loro
successori legittimi. Emerge la vita cristiana integrale. Non una spiritualit di scuola, parcellare, riduttiva, moderna, devozionale, ideologica, e neppure artificiosa e inconsistente come quella di tutti i "movimenti" moderni. Ed emerge la grande teologia vivibile, non quella di
dottori privati, ma teologia di contenuti, pronti per la mistagogia e la
pastorale di tutto il popolo santo del Dio Vivente.
Il Lezionario presenta il Mistero divino integrale nella sua indicibile
Economia della grazia che affluisce dentro la Chiesa dal Padre mediante il Figlio nello Spirito Santo. Esso tende a concretizzare tutte
queste Realt nei "santi Segni" della Mensa del Signore. Allora nel
continuo celebrativo, nella linguistica celebrativa si debbono rivedere
e tenere sempre presenti le Realt effettive che ne discendono. In una
133

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

parola semplice, i fedeli possono celebrare e vivere unicamente le


Realt di Cristo stesso nello Spirito Santo, quelle stesse che essi hanno
ricevuto irreversibilmente per sempre nella loro iniziazione battesimale al Mistero:
- la Parola divina, il dono del suo ascolto e la conversione del cuore
che ne scaturisce, e la fede compendiata (bench non per intero) nel
Simbolo battesimale, fede da vivere con la speranza e la carit batte
simali;
- la medesima Grazia dello Spirito Santo che assimila a Cristo Signore
ed alla sua Vita, Grazia che proviene dal Signore incarnato e nato,
vissuto, battezzato e trasfigurato, ossia "confermato" dallo Spirito,
operante, morto, risorto, asceso al cielo e glorificato dallo Spirito,
che dona il medesimo Spirito, che presente ai suoi con lo Spirito,
che con lo Spirito torner nella gloria;
- la filiazione divina, nel segno battesimale dell'invocazione 'Abb'l,
Padre! (cf. per Cristo, Me 14,36; per noi, Gai 4,6; Rom 8,15 e 26-27),
che incessantemente ripetiamo nel "Padre nostro", "preghiera del Si
gnore", preghiera battesimale ed eucaristica;
- l'abilitazione sacerdotale operata dallo Spirito gi in Cristo, adesso nei
fedeli di Lui, a vari titoli e gradi e funzioni, che le Chiese sante della
"Tradizione cattolica", dunque Roma, l'Ortodossia, l'Oriente, conser
vano gelosamente dai Vescovi ai presbiteri ai diaconi ai fedeli tutti;
- la concorporazione con il "Corpo di Cristo" che la Chiesa Sposa,
dove ogni fedele membro vivo e prezioso nell'operazione nuziale
dello Spirito Santo;
- la vocazione del Padre alla "Cena delle Nozze dell'Agnello" (Ap
19,9), vero inizio del Regno;
- la via verso la divinizzazione, a partire dall'inserzione e "partecipa
zione alla sorte dei santi nella Luce" (Col 1,12), che lo statuto effet
tivo, reale, ultimo per gli uomini che Dio ama (cf. qui Rom 8,28-30).
In ogni celebrazione di Cristo Signore Risorto con lo Spirito, i fedeli
vivono solo questo, ma tutto questo. E tutto questo, e solo questo, portato frontalmente e gloriosamente dalla Parola divina del Lezionario.
Gi l'A.T. aveva ben compreso che l'evento dell'esodo aveva abilitato il popolo di Dio alla "mistagogia", l'insistenza continua per gli
"iniziati" da quell'evento a ricevere sempre pi a fondo le realt del
medesimo ed inesauribile evento. Un testo esemplare qui Dt 29,2-4.
Il Deuteronomio in fondo una "mistagogia", e Mos nei suoi grandi
discorsi al popolo il primo, esemplare mistagogo.
Nel N.T. la realt resta la medesima. L'Evento qui la Resurrezione, che diventa "evento" nei catecumeni al momento dell'iniziazione.
134

CAP. 5 - LA RESURREZIONE PERVADE L'ANNO LITURGICO

Qui esattamente comincia la mistagogia, che se per i battezzati da poco


aveva la singolare durata della Settimana del rinnovamento, per essi e
per gli altri fedeli durava lungo l'intera loro esistenza. Il battesimo e la
crismazione li aveva "abilitati" per sempre al Mistero. I Padri lo compresero con grande acutezza. Si pu qui riportare un testo:
Forse la Scrittura vuole dichiararci che, quanto alla verit, ossia al
senso misterico, non conviene parlarne a tutti, bens solo agli intimi,
n di consegnarlo agli ultimi venuti, bens a quanti comunicano al
Mistero (S. BASILIO IL GRANDE, Horn, inPs. 14, in Pg 29,256 C).
Sicch l'esistenza cristiana come suo genere si pu definire una continua mistagogia, ricevuta e donata lungo le generazioni.
Qui sta la spiritualit cristiana. Di qui si deve trarre la teologia di
contenuti storici e vivibili. Di qui si deve operare la santa mistagogia
permanente della Chiesa per tutti i fedeli. Verso qui devono procedere,
e senza paura dei criticoni e dei praticoni, la teologia e la pastorale serie, preoccupate della santit e del bene vero del popolo di Dio.
Il Lezionario, nel suo vissuto, da perci la possibilit di ampie revisioni della nostra povera teologia corrente. Se solo indichiamo qualche
punto principale, dalla celebrazione emerge il quadro vivente della nostra fede cristiana: la Triade indivisibile, consustanziale e beata del Dio
Vivente, l'Unico Dio nostro nelle Ipostasi del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, che adoriamo con un atto unico e non divisibile; l'Economia del Padre mediante Cristo con lo Spirito Santo, nella Parola divina del Mistero rivelato, nella storia degli uomini; Cristo Sposo e Sacerdote nello Spirito Santo, il sacerdozio della Chiesa Sposa, degli
Apostoli e dei loro successori legittimi, del clero, dei diaconi, del popolo intero; la Chiesa Una Santa, la Eva ultima, la Sposa, la Madre feconda di figli; la teologia biblica della celebrazione, con tutte le sue folgoranti ricchezze di Grazia divina; l'uomo, 1'"immagine e somiglianz di
Dio", l'uomo nuovo che prende vita e sostanza dall'ascolto della Parola
che salva, e Parola celebrata, l'uomo reso icona sempre pi perfetta dal
battesimo e confermazione, sacrificio vivente che prende vita dai divini
Misteri, perennemente convcrtito dalla grazia sacramentale, restaurato
dal sigillo sacramentale della penitenza, inserito nella diakonia sacerdotale della Chiesa, chiamato eventualmente alla vocazione nuziale per
riproporre il "Mistero grande di Cristo con la Chiesa" (cf. Efes 5,32),
nella unzione sacrificale con Cristo, detta "dell'Olio della preghiera",
ad opera dello Spirito Santo, inserito come figlio vero nella Famiglia di
Dio, divinizzato dai divini Misteri celebrati quale "caparra dello Spirito
Santo"; la vita morale degli uomini battezzti confermati che celebrano
135

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

come fedeli il loro Signore, ma vita morale delle icone redente santificate dal Signore morto e risorto con il dono dello Spirito del Padre, in
via verso la loro divinizzazione; la "vita sociale " dei medesimi fedeli,
resi dalla Grazia divina teofri (cf. qui 1 Cor 6,20), cristofri, pneumatofri, nel mondo, per i fratelli; le loro opere che sono sempre "sociali"
e battesimali-crismali, vere "opere del Regno; la vita vocazionale, nella
vocazione al Convito nuziale della Grazia; la loro spiritualit cristiana
e senza nessun altro aggettivo falsificante , dunque diocesana e
parrocchiale, di Comunit apostolica che celebra "nello Spirito e nella
Verit" i Divini Misteri trasformanti; l'ecumenismo, che, al di l di incontri variopinti e pittoreschi di gruppi ufficiali e di volenterosi e pasticcioni, invece far giungere le basi sconnesse, alienate, estraniate
dell'unico popolo santo del Dio Vivente, alla Mensa unica della Parola
e dei Misteri, dopo aver ritrovato l'unione nella carit e nella verit e
nella conversione perenne; la vita missionaria, alla quale tutti sono abilitati dallo Spirito Santo per il titolo dell'iniziazione battesimale, crismale ed eucaristica, per portare le nazioni, i peccatori all'unico Convito
della gioia e della salvezza; // cosmo e l'escatologia, che debbono
essere permeati dagli effetti della Redenzione divina celebrata dalla
Comunit (cf. qui Rom 8,16-27).
Insomma, il Lezionario mostra come adesso, come ieri e forse come
domani, qui sulla terra celebriamo, quale preparazione al fatto che in
eterno celebreremo. Vedi qui Ebrei (e Apocalisse).
Accostandoci con spirito puro alla Parola, impariamo a prepararci
bene, con la Grazia dello Spirito Santo, fin da adesso, nella Comunit
redenta, alla celebrazione del Padre, presieduta dal Figlio ed operata
nello Spirito Santo.

136

CAP. 6 L'OMELIA
CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA
1. L'omelia Leitourgia
Se la predicazione apostolica annuncio dell'Evangelo come Leitourgia, "opera in favore del popolo" di Dio, come chiaramente dichiara
l'Apostolo Paolo (Rom 15,16), e come si visto lungamente all'inizio
di questa trattazione, l'omelia fa parte di questa predicazione essenziale,
fondante, come tale essa stessa Leitourgia, ed in pi componente
essenziale di quell'aspetto terzo della Leitourgia divina, che il culto
della Chiesa in atto. Anzi, si pu dire che l'omelia come tale un
condensato impressionante della predicazione apostolica. Non sar inutile ripresentarne i principali elementi, a cominciare dall'annuncio primordiale dell'Evangelo della Resurrezione, fino a quello abituale, normale, della Chiesa orante.
2. Le dinamiche della predicazione nel N.T.
Il termine diventato tecnico, homilia, dal greco attraverso il latino
homilia (ma anche tractatus, sermo) passa nelle principali lingue moderne. Esso poco usato nel N.T., ma il suo dinamismo si ritrova puntualmente in un denso vocabolario che mostra le numerose e confluenti
semantiche della predicazione apostolica, alle nazioni e dentro la Comunit.
Come si vedr, il primo atto del Signore battezzato, tentato e vittorioso
su satana, "predicare l'Evangelo del Regno". Il primo atto degli
Apostoli riempiti di Spirito Santo a Pentecoste, predicare Cristo Risorto, contenuto dell'Evangelo del Regno. Il primo atto di Saul, abbattuto
dal Signore sulla via di Damasco, ma recuperato e ricostituito dal battesimo dello Spirito Santo, predicare Cristo Risorto. Nell'azione Apostolica della Chiesa di Dio, l'atto primordiale questa predicazione.
La predicazione fonda la Chiesa di Dio nella Grazia dello Spirito
Santo, ed in un certo senso la conferma continuamente nella sua stabile
fondazione. Le crisi che la Chiesa dovette sostenere nei secoli, a guardare bene, furono anche, anzitutto, crisi della predicazione.
Infatti la fede divina e salvifica nasce e vive dalla predicazione. Tra
gli altri, un testo realmente principe lo afferma in modo quasi drammatico.
E per, che dice (la Profezia, l'A.T)?
"Vicino a te la Parola sta,
137

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

nella bocca tua e nel cuore tuo" (Dt 30,14):


questa la Parola della fede, che predichiamo:
se confesserai con la bocca tua: "Signore Ges!",
e crederai con il cuore tuo che Dio Lo risvegli dai morti,
sarai salvato.
Con il cuore si crede per la giustizia,
con la bocca poi si confessa per la salvezza.
Dice infatti la Scrittura:
"Chiunque credente in Lui, non sar confuso" (Is 28,16).
Infatti non esiste differenza tra Ebreo e Greco,
in realt il Medesimo Signore di tutti,
ricco in atto per tutti quelli che Lo invocano:
"Chiunque infatti invocher il Nome del Signore,
sar salvato" (Gioel 3,5, LXX).
Come dunque crederanno se non ascolteranno?
Come per ascolteranno senza il predicatore?
Come poi predicheranno se non saranno stati inviati?
Come stato scritto:
"Come belli i passi dell 'evangelizzatore dei Beni!" (Is 52,7).
Ma non tutti obbedirono ali'Evangelo.
Isaia infatti dice:
"Signore, chi credette ali'ascolto nostro?" (Is 53,1).
Dunque, la fede dall'ascolto,
ma Yascolto mediante la Paro la di Cristo (Rom 10,8b-17).
qui impressionante il complesso di verbi e sostantivi relativi alla
predicazione che porta alla salvezza (qui sottolineati).
A tale testo fa eco la grande dossologia con cui Paolo chiude (come
finale del cap. 14, nelle edizioni moderne cap. 16) l'Epistola. Il brano
appare alla fine del cap. 14 nell'edizione bizantina dell'Epistola, poich
esso attestato saldamente, non solo da grandi codici onciali e da molti
minuscoli, ma anche dalle antiche versioni latina, siriaca, copta, e tra i
Padri da Origene nel sec. 3:
A Colui che pu voi rendere saldi secondo V Evangelo mio
e la predicazione di Ges Cristo,
secondo la rivelazione del Mistero nei secoli eterni taciuto,
adesso per manifestato mediante le Scritture profetiche
secondo il Decreto dell'Eterno Dio
fatto conoscere per l'obbedienza di fede per tutte le nazioni
all'Unico Sapiente Dio mediante Ges Cristo, a Lui la gloria per i
secoli dei secoli. Amen! (Rom 16,25-27/14,24-26).
138

CAP. 6 - NOTA SU "OMELIA" E VOCABOLARIO

Anche qui il cumulo dei termini della predicazione denso come indica la loro sottolineatura.
opportuno avere presente tale materiale in qualche modo ordinato
e riproposto.
NOTA SU "OMELIA" E VOCABOLARIO
A partire dall'A.T., attraverso il N.T. e fino alla Chiesa dei primi secoli, si pu parlare del "mondo dell'omelia", che implica le sue peculiarit: il vocabolario, le semantiche, le tematiche, le dinamiche, gli
scopi.
Per limitare l'enorme campo al solo N.T. greco, dal quale (salvo alcune semantiche) derivano pressoch per intero il vocabolario e le
realt portanti, si da di seguito una rassegna indicativa della terminologia che in qualche modo interessa l"'omiletica". Altri termini e temi saranno poi indicati nel commento alle Letture ed ai testi liturgici. Intanto
si deve annotare che questo vocabolario investe pressoch per intero la
vita di fede della Chiesa.
A) I contenuti, almeno alcuni
Anzitutto i termini per la Parola divina: hai Graphi, le Scritture, t
Euagglon, l'Evangelo. Dunque anche "la Legge di Mos", "Mos, i
Profeti, i Salmi"; ho lgos, "la Parola", hoi lgoi, le Parole, rhma Christo, la Parola di Cristo, rhma tspistes, la Parola della fede, rhmata, le Parole (cf. Gv 6,63).
Poi i contenuti convergenti: t Mystrion, il Mistero, t mystrion
ts Basilias, i Misteri del Regno, del Regno di Dio. La houle to
Theo, il Consiglio di Dio preeterno, il thlma to Theo, la Volont
di Dio senza mutazioni, Yepitagto ainiou Theo, il Decreto dell'Eterno Dio (immutabilit anche qui, cf. Rom 16,26), Ventole, pi. entoldi,
il Precetto divino, i Precetti divini. Come tessuto letterario, laparabole,
leparaboli, la parabola, le parabole (comeparatithmi tnparaboln,
proporre la parabola, Mt 13,24.31). E naturalmente, di nuovo YEuagglion e i termini per la Parola divina.
B) Verbi e sostantivi
La rassegna ampia, lasciando per ultimo l'"omelia". -Aggll,
annunciare, con i composti anaggll, apaggll, epaggll,
kataggello, paraggll, e loro sostantivi. Indica il messaggio, inviato
dal sovrano; qui, in pratica, dal Signore Eterno. Spicca ovviamente il
termine Euagglion, con il verbo euaggelizomai, euaggeliz. Se ne
tratter a fondo ed a pi riprese in seguito. Qui baster partire dal te139

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

sto di base che Is 52,7, in cui il nunzio divino Y euaggelizmenos


che porta i Doni divini: la Pace, il Bene, la Salvezza, concentrati nell'annuncio: "Regner il Dio tuo!" (LXX). E baster accennare che
Cristo Signore, il Figlio di Dio, si fece autggelos, Nunzio di persona, quale "Angelo del Grande Consiglio" di Dio decretato dall'eternit, che viene a portare agli uomini incarnandosi, morendo, risorgendo, donando lo Spirito Santo, per tornare all'ultimo a riprendersi i
suoi (Is 9,6, LXX; teologia giovannea; insistenza di S. Massimo il
Confessore). Di fatto, appena battezzato, opera cos:
Venne Ges verso la Galilea
predicando l'Evangelo di Dio,
e parlando:
"E stato adempiuto il tempo e si avvicin il Regno:
convertitevi e credete neh" E vangelo!" (Me 1,14-15),
dove va tenuto conto di Me 1,1: "Inizio dell'Evangelo di Ges Cristo
Figlio di Dio", dove Egli stesso l'Inizio ed l'Evangelo, ed il Regno con lo Spirito Santo (Mt 12,28);
- kryss, krygma, predicare, predicazione, l'annuncio primordiale,
divenuto termine tecnico. Gi in Me 1,14: Ges venne keryssn, pre
dicando l'Evangelo. di largo uso apostolico;
- predicare con "verbi del parlare": ipo, plin ip, lal tn logon
(Me 2,2), Mo t rhmata (Gv 6,63), lgo, dialg (At 20,7-8);
- predicare implicante l'insegnamento: didsk, didaskalia (Rom 12,7;
15,4), ddach (2 Tim 4,2), come operazione del Signore stesso;
- gnriz, predicazione come "portare a conoscenza" (Gv 15,15; Rom
16,26);
-phaner, predicazione come rivelazione primordiale: Me 4,22; Rom
16,26, mediante l'A.T.;
- apokalypt,rivelare, idem (Mt 10,26; Rom 8,18; Efes 3,5);
apoklypsis, Ap 1,1-3, dove si ha Rivelazione-Profezia-Testimonianza;
-prophtu, predicare spiegando le Scritture durante la sinassi comunitaria (1 Cor 13,9); dopo Yapostol, "essere apostoli", il secondo
chrisma, dono dello Spirito Santo (1 Cor 12,28; Efes 4,11), testi
drastici;
- diversi verbi e sostantivi dove la predicazione anche "spiegazione"
di quanto annunciato: exgomai, fare esegesi, di Cristo anzitutto
che "spiega il Padre" (Gv 1,18b; Le 24,35); degli Apostoli (At
21,19); digomai, digsis,narrare, narrazione (Le 1,1);
hermnu, interpretare (Le 24,27); hermnia (1 Cor 14,26);
diermnu (Le 24,27; 1 Cor 14,5); dianig ts Graphs, "aprire"
(il senso del) le Scritture (Le 24,32.45; At 16,14); diasaph, spiegano

CAP. 6 - NOTA SU "OMELIA" E VOCABOLARIO

re (Mt 13,36); epily, "sciogliere" il senso avviluppato nel contesto


(Me 4,34; 2 m,20);
- predicare come invito alla "ricerca", allo "scrutare" la Scrittura ed il
suo significato: 1 Pt 1,11;
-diknymi, mostrare (Mt 16,21; At 10,28; 1 Cor 12,31;Ap 1,1);
- homolog, confessare, professare predicando (At 24,10; 1 Tim 6,1213, detto di Cristo stesso; Ebr 3,1); di qui, predicazione come homologia, confessione, professione di fede vissuta;
- martyr, testimoniare (1 Cor 15,15; 2 Cor 8,3; 1 Tim 6,13, detto di
Cristo stesso; 1 Gv 1,2); martyria, testimonianza (1 Tim 3,7); diamartyr t Euagglion (At 20,24); tn Logon (At 8,25); anche in as
soluto (At 2,40; 1 Tess 4,6);
- apologomai, dimostrare e difendere i contenuti predicati (At 19,33);
apologia, dimostrazione-difesa (At 22,1; 1 Pt3,15); "dell'Evangelo"
(FU 1,7.16);
- elgch, confutare (Gv 16,8, opera dello Spirito Santo contro "il
mondo"); degli Apostoli (1 Cor 14,24; Efes 5,13; 2 Tim 4,2);
- katch, "far echeggiare dall'alto verso il basso" le realt predicate,
dunque insistervi (Le 1,4; At 18,25; Gal 6,6). I Padri poi distinsero
accuratamente "catechesi" ai catecumeni, e "catechesi mistagogica"
o "mistagogia" ai battezzati;
- nouthet, per penetrare nella mente, ammonire, persuadere (At
20,31; Rom 15,14; 1 Cor 4,14; Col 3,16); nouthesia (1 Cor 10,11;
Efes 6,4, secondo lo Spirito Santo);
-parakal, esortare, confortare, consolare (At 2,40; 11,23; 14,22); da
cuipardklsis (At 13,15, come "discorso di esortazione", e tale l'Autore chiama l'intera Epistola agli Ebrei: Ebr 13,22); quella che viene
"dalle Scritture" (Rom 15,4; inoltre, 1 Cor 14,3);
- paramythomai, consolare: 1 Tess 2,12, dove sta con parakal; 5,14;
paramythia (1 Cor 14,3);paramythion (FU 2,1, detto "dellacarit");
- parain, esortare (At 27,9.22); da cui parinesis, predicazione come
esortazione alla fede ed alla santit (non usato nel N.T.).
C) Homil, homilia
Nel N.T. il verbo usato solo 4 volte, in Le 24,14.15 per indicare lo
sconsolato colloquio dei due fuggitivi verso Emmaus; in At 24,26 il governatore Felice voleva "colloquiare" con Paolo, anche ripromettendosi
di ottenre da lui del denaro. Solo in At 20,11, detto di Paolo, ha il senso
successivo che ancora oggi sta nell'uso. Il sostantivo homilia in 1 Cor
15,33 usato nel proverbio antico: "le homiliai cattive corrompono i
buoni costumi", secondo il senso di "frequentazioni".
Destinato a singolare importanza, il termine homilia (pi che il verbo homil) nei suoi molteplici significati in uso nella Chiesa almeno
141

CAP. 6 - NOTA SU "OMELIA" E VOCABOLARIO

re (Mt 13,36); epily, "sciogliere" il senso avviluppato nel contesto


(Me 4,34; 2 m ,20);
- predicare come invito alla "ricerca", allo "scrutare" la Scrittura ed il
suo significato: 1 Pt 1,11;
-diknymi, mostrare (Mt 16,21;At 10,28; 1 Cor 12,31 ;Ap 1,1);
- homolog, confessare, professare predicando (At 24,10; 1 Tim 6,1213, detto di Cristo stesso; Ebr 3,1); di qui, predicazione come homologia, confessione, professione di fede vissuta;
-martyred, testimoniare (1 Cor 15,15; 2 Cor 8,3; 1 Tim 6,13, detto di
Cristo stesso; 1 Gv 1,2); martyria, testimonianza (1 Tim 3,7); diamartyr tEuagglion (At 20,24); tn Logon (At 8,25); anche in assoluto (At 2,40; 1 Tess 4,6);
- apologoma, dimostrare e difendere i contenuti predicati (At 19,33);
apologia, dimostrazione-difesa (At 22,1; 1 Pt3,15); "dell'Evangelo"
(FU 1,7.16);
- elgch, confutare (Gv 16,8, opera dello Spirito Santo contro "il
mondo"); degli Apostoli (1 Cor 14,24; Efes 5,13; 2 Tim 4,2);
- katch, "far echeggiare dall'alto verso il basso" le realt predicate,
dunque insistervi (Le 1,4; At 18,25; Gal 6,6). I Padri poi distinsero
accuratamente "catechesi" ai catecumeni, e "catechesi mistagogica"
o "mistagogia" ai battezzati;
- nouthet, per penetrare nella mente, ammonire, persuadere (At
20,31; Rom 15,14; 1 Cor 4,14; Col 3,16); nouthesia (1 Cor 10,11;
Efes 6,4, secondo lo Spirito Santo);
-parakal, esortare, confortare, consolare (At 2,40; 11,23; 14,22); da
cuiparklsis (At 13,15, come "discorso di esortazione", e tale l'Autore chiama l'intera Epistola agli Ebrei: Ebr 13,22); quella che viene
"dalle Scritture" (Rom 15,4; inoltre, 1 Cor 14,3);
-paramythomai, consolare: 1 Tess 2,12, dove sta con parakal; 5,14;
paramythia (1 Cor 14,3);paramythion (FU 2,1, detto "dellacarit");
-parain,esortare (At 27,9.22); da cui parinesis, predicazione come
esortazione alla fede ed alla santit (non usato nel N.T.).
C) Homil, homilia
Nel N.T. il verbo usato solo 4 volte, in Le 24,14.15 per indicare lo
sconsolato colloquio dei due fuggitivi verso Emmaus; in At 24,26 il governatore Felice voleva "colloquiare" con Paolo, anche ripromettendosi
di ottenre da lui del denaro. Solo in At 20,11, detto di Paolo, ha il senso
successivo che ancora oggi sta nell'uso. Il sostantivo homilia in 1 Cor
15,33 usato nel proverbio antico: "le homiliai cattive corrompono i
buoni costumi", secondo il senso di "frequentazioni".
Destinato a singolare importanza, il termine homilia (pi che il verbo homil) nei suoi molteplici significati in uso nella Chiesa almeno
141

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

da S. Giustino Martire (e. + 155). Esso, anche nel senso di predicazione


liturgica, deve essere esaminato globalmente, poich i vari significati
sono abbastanza convergenti.
Hmilos, folla, schiera di persone, mischia nella battaglia; il termine di partenza.
Homil significa: conversare, trattenersi, familiarizzare, usare, discorrere con familiarit; frequentare; radunarsi, scontrarsi, confrontarsi;
soggiornare, dimorare; applicarsi.
Homilia dice: compagnia, societ consorzio; commercio, relazione
(anche nuziale); conversazione, colloquio; istruzione, lezione; riunione,
assemblea; incontro, visita.
Ora, F"omelia" ha qualche cosa di tutto questo: diciamo cos, un colloquio familiare, che anche istruzione, che incontro di persone che
nella fede comune si frequentano per lo scopo celebrativo, e si applicano dalle due parti, chi parla e chi ascolta, alle realt in atto celebrate.
un aspetto essenziale della Chiesa. Soprattutto tenendo conto che:
a) Dio stesso fa homilia con gli uomini, con i quali stabilisce la dimora
comune, la familiarit, la comunione e comunanza di vita;
b) in questo preciso senso, la massima Homilia di Dio con gli uomini
anzitutto quella del Verbo che si unisce ipostaticamente la "sua carne",
e quindi la venuta e la dimora del Figlio di Dio con lo Spirito Santo
tra gli uomini;
e) perci la Chiesa ne ha l'ufficio peculiare, distintivo fino al Ritorno
del suo Signore. Di qui, la centralit deV homilia nella sua stessa esistenza e struttura.
Il materiale visto sopra, come dato da constatare, fa parte sia della
Rivelazione divina, sia della predicazione della Chiesa che la comunica
agli uomini.
Nella struttura dell'omelia della celebrazione, in specie dei Divini
Misteri, quelle dinamiche si ritrovano tutte, e puntualmente, fino alla
dossologia finale.
Perci va insistito che l'omelia della Chiesa celebrazione liturgica
in tutto il suo genere, e che da essa non esiste esenzione, pena gravissime responsabilit per chi ne ha il "diritto e dovere".
3. L'omelia Liturgia in atto
L'omelia Liturgia in tutta la sua essenza e funzione. Questo deve
essere il punto fisso per l'omileta, che lo deve anche far comprendere
al suo popolo battezzato.
142

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

Insieme, l'omelia-celebrazione il momento pi alto e pi necessario della mistagogia, questo "condurre" (ago) gli "iniziati" (mystai), il
che significa entrare insieme senza pi soste nel Mistero ricevuto nell'iniziazione e di continuo celebrato dalla Divina Liturgia e dagli altri
Misteri e dalle Ore sante e lungo l'Anno liturgico.
Per, la divina Guida dei fedeli lo Spirito Santo.
L'omelia, in quanto parte squisita della celebrazione del Signore Risorto con lo Spirito, ed in quanto coestensivamente e perennemente mistagogia, deve avere come Referente divino lo Spirito Santo che guida
la Chiesa, a cui consegn la Scrittura e la sua interpretazione.
Basteranno qui due splendidi testi della grande Tradizione, riportati
da due dei Padri pi importanti, uno per l'Oriente, l'altro per l'Occidente.
S. Gregorio il Teologo (+ e. 390): "... poich (quando si tratta) di
Dio, anche l'omelia divina". Ma l'espressione inserita in un contesto precisamente omiletico, mistagogico e celebrativo, per cui vale la
pena riportarlo:
"... ed oggi io sono nutritore per voi, io su questo (il Natale) preparer per voi, buoni convitati, per quanto si pu, un'omelia lautissima
e copiosissima e desiderosa di dare onore (philtims), affinch voi
sappiate come uno straniero possa nutrire i paesani, ed un paesano i
cittadini, ed un austero gli agiati buongustai, ed un povero e senza
casa (cf. Lazzaro, Le 16,20-21) gli splendentemente ricchi (il ricco
Epulone, Le 16,19). Io comincer di qui: e voi apportate mente ed
orecchi ed animo purificati, quanti vi deliziate di queste Realt, poich quando (si tratta) di Dio, anche l'omelia divina affinch ve

ne andiate deliziati realmente da Realt non rese vuote" (In


Theophania, seuNatalitia Salvatoris, in PG 36,317);

S. Agostino (+ 430), che conosceva testi orientali simili, se non proprio il testo precedente, mentre commenta con omelie celebrative l'intero Giovanni, esclama al solito modo lapidario che gli consueto:
Suona il Salmo la Voce dello Spirito.
Suona FEvangelo la Voce dello Spirito.
Suona l'omelia divina (sermo divinus) la Voce dello Spirito (In
Ioannis tractatum 12,5, in Corpus Christianorum, Series Latina
[CCL] 36,123).
Anche qui per, come sempre, la spiegazione biblica: poich solo
il Signore dona la Parola, e solo Lui ne da la spiegazione. Chi ha un po143

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

co di pazienza, potr qui rileggersi i testi riportati sopra (Cap. 2, n. 2)


nella consapevolezza biblica del canto famoso:
poich presso Te sta la Fonte della Vita,
nella Luce tua noi vediamo la Luce (Sai 35,10).
In corrispondenza, del resto, il medesimo Signore " il Dio operante in voi sia il volere, sia l'operare per il Compiacimento (suo)"
E tuttavia, come si spiegato sopra, nel Cap. 3, non vanno contrapposte, come bene sostenevano i grandi Pastori d'Oriente e d'Occidente,
la Parola divina e la povera parola umana. In un certo senso, mentre
Dio gi ha espresso la sua Parola totalmente divina procedente come
lo Spirito dalla sua Bocca: Sai 32,6.9! in parole di Profeti totalmente
umane, cos ha ancora "bisogno" dell'umana collaborazione affinch
questa parola della Santa Scrittura sia proclamata e celebrata ed insegnata ancora lungo le generazioni, dalle bocche umane delle persone
chiamate di vocazione, formate a questa necessit primordiale e consacrate ad essa per l'imposizione delle mani che fa discendere "la Grazia
dello Spirito Santo" che colma ogni difetto. Tale il pastore omileta. E
questo incarico "apostolico" se altri mai, questa consacrazione per la
missione di predicare, questo tremendo diritto che prima stretto e lacerante dovere, non possono essere pretermessi e abbandonati, e neppure ceduti ed altri, perfino se pi preparati specificamente (questi, allora, debbono insegnare agli omileti, non surrogarli).
Poich sta qui in gioco la stessa vita spirituale del popolo di Dio,
che promossa dalla Grazia dello Spirito Santo anzitutto dall'annuncio
evangelico e dal suo continuo insegnamento. Ma l'annuncio e l'insegnamento che avvengono durante la celebrazione della Chiesa sono
primari, nodali e fontali rispetto ad ogni altra forma di vita dei fedeli,
ed oltre tutto sono anche coestensivi all'intera loro esistenza di fede e
di "stare nel mondo" tra gli uomini fratelli.
La Chiesa antica avvertiva questo acutamente. Uno dei pi grandi
omileti di tutti i tempi infatti si esprime cos:
"Secondo quanto avrete concepito nei cuori vostri: vedete se concepite, se ritenete le Parole divine, per tema di lasciarle sfuggire dalle
mani vostre e di perderle. Io desidero esortarvi con esempi tratti dalle
vostre usanze religiose. Voi che assistete abitualmente ai divini
Misteri, sapete bene con quale precauzione rispettosa conservate il
Corpo del Signore [ l'uso antico di darlo da portare a casa per comunicarsi dentro la settimana] quando vi consegnato, per paura
che ne cada qualche briciola, e che una parte del Tesoro consacrato
144

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

sia perduta. Poich voi vi riterreste colpevoli. Ed in questo avete ragione, se per la negligenza vostra un qualche frammento se ne perdesse. Ma se quando si tratta del suo Corpo voi mettete in opera, a
giusto titolo, tanta precauzione, perch allora vorreste che la negligenza verso la Parola di Dio meriti una punizione minore che quella
verso il suo Corpo?" (ORIGENE, Omelia 13 sull'Esodo, qui Es 35,45, in Sources Chrtiennes 16, Paris 1947, p. 263).
Cos intesa, dunque, l'omelia realmente la "prima carit" dei Pastori verso il loro gregge santo. Essa il centro della santa mistagogia
della Chiesa. il raccordo celebrativo, in cui i fedeli debbono essere
introdotti, tra la Parola di oggi ed il suo diventare Corpo e Coppa del
Signore. Con l'omelia in sostanza i fedeli sono portati a ricevere lo Spirito Santo, la divina Koinnia o Comunione, che si riceve a sua volta
precisamente tramite il "triplice Corpo di Cristo", la Parola che si mangia (Dt 8,3; Mt 4,4; e vedi Nota sulla Parola Cibo, sopra), il Corpo e la
Coppa preziosi del Convito; la Chiesa corpo di Cristo, la Sposa convitata convitante.
Che l'omelia sia celebrazione mistagogica del resto un fatto che si
fonda su diverse realt concrete.
Essa per intero, ed solo, celebrare Ges Risorto con lo Spirito.
Sulle esclusioni severe che questo implica, si parler tra poco. E celebra il Signore per diversi titoli:
a)per il contenuto: i Testi biblici, in specie per l'Evangelo; e solo in via
subordinata, per il "colore" del giorno, i testi liturgici. Dai primi vengono
i contenuti reali; i secondi solo accompagnano ed illustrano i primi;
b)per il luogo-momento: "qui oggi noi" Chiesa locale, tutta la Chiesa
Sposa presente "adesso" in questo luogo, che come Sposa nello Spirito
Santo celebra lo Sposo suo presente a lei con il suo Spirito Santo;
e) per l'inserzione nella celebrazione concreta: la Parola divina mistagogizzata al popolo con l'omelia celebrativa, tende infatti al suo fine
naturale: farsi Mistero celebrato in tutta la sua efficacia. Di per s, come si sa bene, l'iniziazione battesimale-crismale inserzione nella vita
di grazia, la quale si celebra di continuo solo con r Divini Misteri, e da
questi e subordinatamente, a loro modo con tutti gli altri Misteri della
Chiesa. L'omelia fa questo anche in altre occasioni celebrative, speciali, della Chiesa;
d)per la sua struttura: l'omelia mistagogica deve cominciare di norma
con la dossologia trinitaria, prosegue con la proposta dei contenuti celebrati, termina sempre con la dossologia trinitaria;
145

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

e) per il suo scopo specifico: portare soavemente ma fortemente tutti i


battezzati presenti clero e popolo! a celebrare dovutamente nella
grazia il Signore Risorto con lo Spirito Santo. il solo modo offertoci
per salire al momento supremo dell'adorazione che si deve innalzare me
diante Cristo nello Spirito alla Triade santa culto di amore, santifica
zione di grazia, comunione offertaci ed accettata, Vita divina conseguita;
f) per il risultato da raggiungere immediatamente: l'ascolto di conver
sione e di fede, la confermazione della speranza, l'irradicamento nella
carit, e la comunione al Mistero nel triplice corpo di Cristo, come gi
spiegato.
Un altro aspetto mai affrontato che l'omelia celebrativa mistagogica l'esercizio del sacerdozio eterno del Signore Risorto con lo Spirito
Santo, che adesso parla nell'omileta.
Il Signore nostro, divino Annunciatore del Regno (cf. Me 1,14-15, e
par.), associa alla sua predicazione terrena, nel "tempo della Chiesa", la
Sposa sua. Di per s, infatti, tutta la Chiesa, tutti i discepoli del Signore
annunciano per la forza dello Spirito Santo in essi inabitante. Tuttavia
in seno alla Chiesa Sposa in modo speciale la predicazione demandata
agli Apostoli ed ai loro legittimi Successori, i Vescovi, ed ai Profeti e
loro successori che sono i presbiteri, ed ai diaconi. I testi del N.T. lasciano pochi dubbi: si veda ad es. 1 Cor 12,28; Efes 4,11 ; 1 Cor 14; Me
16,15-20; Mt 28,16-20; At 9,15-16. Nel N.T., come gi ricordato, il dono di "profezia" spiegare le Scritture (in pratica, l'A.T.) nell'assemblea eucaristica; dopo 1'"apostolato", il secondo "carisma". Ora, l'unica predicazione della Chiesa in senso tecnico per mandato divino
affidata all'unico "Collegio sacerdotale", formato dal Vescovo con i
presbiteri ed i diaconi, ordinati in "gradi", partecipanti alla grazia sacerdotale.
Il sacerdozio che si esplica nella predicazione la fonte primaria ed
indispensabile della santificazione di tutto il popolo santo del Dio Vivente, il cui arrivo ultimo sempre la divinizzazione. La Parola per sua
natura divinizzante, se accettata nello Spirito Santo, come si visto.
H sacerdozio predicante porta di necessit ad essere sacerdozio sacrificante, unico sacerdozio del Signore nelle forme diverse da Lui volute.
H primo in ordine di tempo tende al secondo. Questo esige e suppone il
primo. Ma mentre, bench in situazione limite, il primo pu esistere da
solo si pensi ad esempio alla predicazione demandata ai laici nelle
missioni in cui il sacerdote passa di tempo in tempo , il secondo non
deve esistere senza il primo. Quando in effetti non si fa l'autentica
"omelia", si ha questo ultimo caso, che deformazione grave della vita
della Chiesa: il "sacramento" senza la Parola divina della grazia.
146

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

4. Distruggere l'omelia?
Forse occorre lucidit e coraggio, conoscenza della storia e preoccupazione per il bene spirituale di tutti i fedeli, se si vuole finalmente riconoscere che per buona parte la crisi di molti battezzati, dello stesso clero,
il frutto della non buona, o addirittura della mancata predicazione della
Chiesa e delle Chiese. Di una predicazione che sempre pi si poneva come alla periferia e non al centro. Che non sapeva gestire i contenuti vivificanti. Che non comunicava la gioia della fede. Che vagamente poneva
come meta la vita eterna, senza prepararvi immediatamente le anime.
Con coraggio netto, a costo di andare contro corrente, occorre severamente escludere dall'omelia, intesa nel suo senso autentico voluto
dalla Chiesa, alcune realt che la vanificano, la banalizzano, la cosificano, la deviano dalla sua essenza celebrativa e mistagogica.
Meditiamo, anzitutto: siamo purtroppo abituati non all'omelia, ma a
"discorsi con contorno di Divina Liturgia", o di altre celebrazioni, prese a pretesti per dire tutto di tutto, meno quello che essenziale.
L'"omelia" della Chiesa orante non , non pu essere, non deve essere, perci anzitutto e soprattutto, esclusivamente o anche solo prevalentemente:
a) esegesi biblica: che pure rientra in parte nella preparazione immedia
ta sui Testi sacri;
b) spiegazione puramente dottrinale, per quanto ricca e necessaria, che
almeno in parte deve entrare nell'omelia;
e) catechesi o catechismo: a parte che si deve parlare di catechesi mistagogica ai battezzati, questa deve essere impartita prima e dopo la celebrazione; la celebrazione solo celebrazione;
d)istruzione di qualsiasi tipo, che eterna tentazione illuministica e
culturale; la celebrazione non esercitazione culturale;
e) pedagogia, altra tentazione illuministica;
f) esposizione puramente della morale cristiana, o, peggio, del morali
smo; anche se l'omelia riccamente tessuta di elementi dottrinali e
morali;
g) spiegazione dei riti stessi, che deve trovare altri luoghi e momenti;
h) illustrazione della storia o delle storie della Chiesa;
147

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

i) oratoria altisonante: homilia in greco significa "trattenersi familiarmente" sulle realt primarie e dense;
1) panegirico dei santi, poich qui si tratta sempre e comunque vedi
l'Anamnesi della santa Anafora! di "celebrare Ges Cristo con lo
Spirito Santo", niente altro; ed il Santo del giorno rientra poi nell'applicazione, al posto suo;
m) commemorazione e rievocazione di fatti, eventi, imprese di uomini
viventi e presenti, e neppure sola commemorazione di persone defunte,
e loro panegirico;
n) schemi ideologici della predicazione, la quale deve seguire i Testi
nell'occasione celebrativa;
o) "dialogo", bench vi sia stato un uggioso dibattito di gente che non
ha mai fatto una vera "omelia" in vita sua, e discetta di psicologia di
massa, di teoria della comunicazione sociale e simili. Poich nella celebrazione, 1'"omelia" fonda il Dialogo divino tra lo Sposo e la Sposa,
operato dalla grazia dello Spirito Santo; il dialogo si faccia in tempi e
luoghi deputati;
p) polemica extraecclesiale o intraecclesiale;
q) politica, o realt simili, che pure debbono trovare il posto di dibattito
in seno alla Comunit cristiana, ma non quando si celebra il Signore;
r) comunicazione sociale, e teorie connesse;
s) occasionalit ("Domenica, o Giornata del... della..."), di cui l'omelia
deve dare appena un avviso, rimandando alla meditazione seria di quell'occasione a suo tempo e luogo;
t) lettura di "documenti", delle autorit, siano pure pressanti.
Tutto questo precisamente fa s che si abbia il "discorso con contorno di Liturgia"! E che non si celebri il Signore con lo Spirito Santo.
N si dica, sprovvedutamente: "ma la Domenica abbiamo solo
quella benedetta ora, e l dobbiamo fare tutto: catechesi, dottrina,
istruzione, nozioni morali, dottrina sociale cristiana...". Precisamente
questo tutto, meno che "celebrare Cristo Risorto con lo Spirito Santo". L'unica realt che serve ai fedeli nella fede, celebrare nel Gratuito divino. Inserire le realt appena elencate, come del resto si fa comu148

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

nemente contro le norme della Chiesa, come "quantit" preminente


nell'omelia, o trasformare l'omelia solo in tali realt, disattendere la
Domenica o festa o celebrazione. non tenere 1'"omelia celebrativa
mistagogica". non radunare mai il popolo come Chiesa orante intorno
alla Parola divina. non seguire il continuo celebrativo portato dal
Lezionario. insomma non "fare mistagogia", cio non portare il popolo al suo Signore e Dio. Ed a lungo andare, come stato finora, annotazione di lancinante dolore, la predicazione non omiletica ha avuto,
sia pure del tutto involontariamente, effetti diluenti sulla fede, a lungo
andare effetti ateizzanti. Baster qui analizzare sul serio la consistenza
della fede cristiana profonda nelle nostre Comunit, soggetto passivo
di predicazioni inconsistenti. O peggio, nei secoli passati, che oggi noi
scontiamo.
Tuttavia, sia detto per tranquillizzare chi deve esserlo, qualche elemento dell'elenco tracciato qui sopra per operare esclusioni se quelle
realt prendono il sopravvento, pu ed anche deve essere introdotto
nella vera omelia, ma nella parte attuativa, come si dir. In specie poi
se si tratta di elementi positivi: esegesi, dottrina, morale, rito. Purch,
come prescrive severamente l'Apostolo alle sue Comunit nel grande
capitolo della "profezia celebrativa" che 1 Cor 14, "tutto avvenga secondo ordine, katd txin" (v. 40).
Inoltre, gran parte degli elementi positivi dell'elenco famigerato,
poich hanno trovato luogo e modo di essere amministrati prima e
dopo la celebrazione, sono anche operati dalla celebrazione stessa. La
quale, e qui non occorre sorprendersi, celebra il Gratuito divino, questo meraviglioso "Gioco" ("liturgia come gioco": Romano Guardini!). Come tale, il Gioco divino non finalizzarle a nessuno scopo
che non sia la celebrazione in s e per s ed opera tutto il resto per
la sovrana divina sovrabbondanza. Nel senso che dalla celeberazione
bene eseguita, katd tdxin, si deve uscire, ad esempio: conoscendo meglio la Scrittura (effetto esegetico: quante scoperte, quante perle lo
scrivente, esegeta di professione, ha raccolto ascoltando la spiegazione delle Scritture!), ed il rito stesso celebrato (effetto rituale), e la
dottrina cristiana (effetto dottrinale), e la "catechesi mistagogica" (effetto "catechetico"), e la pedagogia cristiana (effetto sempre mistagogico), e gli atti che il cristiano compir o non compir (effetto morale), e la direzione della vita (effetto santificante), e l'amore ai Santi
(effetto della "comunione alle Realt Sante" che sono i divini Misteri), e l'amore struggente ai nostri cari defunti (idem), e il dialogo necessario (effetto dialogico tra lo Sposo e la Sposa, e dei fedeli tra loro). Il resto, a che serve?
Quando si dice che l'omelia celebrativa mistagogica non deve essere, e per sua natura vera non pu essere, finalizzata a nessuno scopo
149

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

che non sia puramente celebrativo, lasciando operare il Gratuito divino


per sovrabbondanza, si vuole dire una realt dura ma necessaria. Se si
fa il contrario, si tradisce coestensivamente: il Signore che ci dona la
sua Parola con lo Spirito Santo, e non idee astratte e banali; la Parola
stessa, che esige la mistagogia continua, e poi l'applicazione alla nostra
vita; e l'intelligenza e la bont del povero popolo santo del Dio Vivente, che ha diritto ai Tesori della Sapienza e della Scienza. Le responsabilit qui sono spaventose, come si detto.
Non altro che realt, dire che probabilmente uomini di Chiesa, pur
buoni, pii e devoti, in vita loro non hanno mai tenuto una vera "omelia
celebrativa mistagogica". Altro che "omelia divina" di S. Agostino.
5. Le strutture mistagogiche e celebrative dell'"omelia divina"
Quanto segue insieme dottrina, riflessa dalla Santa Scrittura, dai
Padri, dalla Liturgia, dagli spirituali, dalla Tradizione della Chiesa unita.
Ed pratica, che obbedisce anche a criteri del buon senso cristiano.
Si tenga sempre conto di una situazione ideale, che, se non esiste, va
procurata. Dopo un certo tempo, al medesimo popolo, in sostanza alla
medesima comunit, molti degli elementi che adesso saranno ordinati
in piccolo ma necessario elenco, si riducono per forza a samplici sostanziali cenni ed allusioni: come si cercato di spiegare nel Cap. 3, la
comunit "gi sa" molte delle realt predicabili. E cresciuta. Allora si
pu affondare di pi, "misticamente", nei Testi. Si possono dare direttive necessarie pi tese ed operative.
E si tenga sempre conto della grande legge antropologica della "ripetitivit efficace", propria della mistagogia instancabile. Alcune delle
realt che la comunit "gi sa", tuttavia vanno richiamate sempre. Si
tratta di quella che fu cos bene definita "la magnifica monotonia "della
celebrazione: sempre il medesimo Signore, la medesima Parola, i medesimi divini e trasformanti Misteri, il medesimo popolo in assemblea,
il medesimo Anno della grazia divina (o "liturgico"), la medesima Domenica. Proprio quanto inteso dall'Apostolo, quando al suo discepolo
diletto scrive:
... predica la Parola,
insisti in modo opportuno e importuno,
confuta, riprendi, rimprovera,
con tutta pazienza e dottrina (2 Tim 4,2),
testo emblematico.
Ma insieme la "magnifica monotonia" della Liturgia nasconde e ri150

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

vela la "infinita virtualit" delle Realt sante, percepibili dalla comunit se cresce nella grazia, nella sapienza, nelle opere buone.
Seguono adesso le strutture essenziali dell'omelia celebrativa mistagogica. In un certo ordine. Che va tenuto fermo per i nn. A e A', a-b, eg, mentre il resto pu essere ordinato secondo il giorno e l'occasione.
Per non dovrebbe mai mancare nessun elemento.
A) La dossologia iniziale
Non manchi mai. qualificante, indica la preziosit della celebrazione stessa. Pu essere pi o meno semplice e breve. Gli esempi di base possono essere dedotti da diversi Testi sacri.
Cos, dall'A.T. si possono usare molti versetti dossologici del Salterio, come ad esempio:
Benedetto il Signore Dio d'Israele
dal secolo e fino al secolo. Amen (Sai 40,14)
Benedetto il Signore, Dio dei Padri nostri
e laudabile e glorioso il Nome suo nei secoli (Dan 3,26)
Benedetto Dio,
il Mirabile tra i suoi santi (Sai 67,36)
Benedetto il Signore Dio d'Israele,
il solo che compia opere mirabili
e benedetto il Nome della sua Maest in eterno (Sai 71,18-19)
Celebrate il Signore, poich buono,
poich in eterno la sua Misericordia (Sai 105,1)
Cantate al Signore il cantico nuovo,
la sua lode nell'assemblea dei santi (Sai 149,1).
Ovviamente, il Salterio una miniera inesauribile.
Anche nel N.T. esiste un ricco patrimonio dossologico:
All'Unico Sapiente Dio mediante Ges Cristo,
a Lui l'onore e la gloria
nei secoli dei secoli. Amen (Rom 16,27/14,26)
Pieghiamo le ginocchia al Padre del Signore nostro Ges Cristo, dal
quale trae nome ogni paternit in cielo ed in terra (Efes 3,14-15)
151

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

Al Padre la gloria nella Chiesa ed in Ges Cristo


lungo le generazioni dei secoli dei secoli. Amen (Efes 3,21)
Al Padre che solo ha l'immortalit
ed abita la Luce inaccessibile,
a Lui l'onore e il dominio eterno. Amen (1 Tim 6,16)
Benedetto il Dio e Padre del Signore nostro Ges Cristo,
che secondo la sua grande Misericordia ci rigener alla
speranza vivente con la Resurrezione di Ges Cristo dai
morti (1 Pt 1,3)
All'Unico Dio Salvatore nostro
mediante Ges Cristo Salvatore nostro,
gloria e magnificenza, dominio e potest
prima di tutti i secoli ed ora,
e per tutti i secoli dei secoli. Amen {Giud 25).
Molte formule ricche e varie possono essere desunte da un'attenta
lettura dell'Apocalisse, del resto largamente entrate nell'uso liturgico.
Molti testi, quasi sempre desunti dalla Santa Scrittura, possono essere qui ripresi dalla celebrazione stessa. Il classico Dxa Patri, le dossologie finali delle Ore sante, e cos via.
Da questo materiale possibile, impratichendosi, formulare molte altre dossologie: inniche, gioiose, esaltanti, che diano impulso all'ascolto.
a) Cristo Risorto, lo Spirito Santo donato, il Padre in attesa, la Triade
beata
Si tratta delle divine Ipostasi, vero divino Oggetto della celebrazione, di ogni celebrazione. Si debbono enunciare, nominare, esaltare in
ogni omelia. L'augusta santa Triade il Culmine divino ed la Fonte
divina a cui tende e da cui deriva ogni celebrazione, oggetto immediato della mistagogia continua della Chiesa. Il Dio Unico che sussiste
nelle Ipostasi divine tutto e per intero in ciascuna di esse, l'unico
scopo dell'esistenza cristiana redenta. La Parola divina raduna anzitutto
e soprattutto per questo: celebrare Cristo Risorto con lo Spirito Santo
per poter adorare la Triade santa consustanziale indivisibile, come gi
si detto. Non esiste "altra" celebrazione. Si tenga conto per avvertimento che in Occidente la predicazione continua della Resurrezione "... se Cristo non fosse stato risvegliato...!": 1 Cor 15,1417.20 praticamente cessata dopo il sec. 8, il secolo della crisi di
tutte le Chiese, quando si formano le lingue nuove, il popolo non canta, cantano le scholae, si ascolta l'vangelo nelle lingue "sacre-incomprensibili", mutano i temi della predicazione, non si comprende il va152

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

lore essenziale assoluto della Coppa preziosa, il pane si fa sempre pi


cartavelina, il popolo non comunica quasi pi, le sante icone gli sono
negate e rientra in chiesa l'arte pagana e idolatrica delle statue. La predicazione che investe la dottrina dello Spirito Santo non quasi mai
veramente esistita. Quella sulla Trinit santa si cala in formule non bibliche. Gli effetti "a lungo andare" sono quelli che ci sono dati da vedere oggi: devastanti.
b) Le persone il luogo il tempo
II celebrante spezza il Pane della Parola, poi quello dei Misteri con
la Coppa, "a noi qui oggi", nel concreto personale spaziale temporale. N ieri o domani, n l, n ad altri. Perci ogni volta vanno richiamate, sia pure, come si detto, per cenni rapidi, queste realt vitali:
- "noi": la Chiesa Sposa e Madre, corpo di Cristo, popolo di Dio, tem
pio dello Spirito Santo, la "carne dalla carne" dello Sposo Risorto
con lo Spirito, che celebra il suo Signore, accetta da Lui lo Spirito
Santo per il ritorno al Padre. La Famiglia di Dio, la Casa di Dio, tutta
battezzata e confermata: Efes, 4,1-7. Si deve richiamare il battesimo
in ogni omelia. Poich qui oggi sta la Sposa orante e santificata e
santificante nello Spirito battesimale e crismale, avviata verso la divi
nizzazione di tutte le sue membra fedeli, in specie quelle che soffro
no, Chiesa Icona fedele della Sposa, Icona di icone fedeli ad opera
dello Spirito Santo, ciascuna tutta e per intero la "immagine e somi
glianz di Dio", i "figli nel Figlio";
- "qui": in questo "luogo", come Chiesa locale, sta presente tutta la
Chiesa Una Santa, poich tale questa assemblea di oggi qui, che
prega come "la Chiesa", come tutta la Chiesa, la Una Santa, la Sposa
e non una parcella sia pure importante di essa. E la sua celebrazio
ne, la nostra celebrazione unica e totale, non una parte della cele
brazione complessiva della Chiesa universale, come se la celebrazio
ne fosse parcellare. La Chiesa "qui" "tutta la Chiesa qui", non
parte isolata. Sta in comunione di fede e di amore con tutte le Chiese,
la Una Santa. E il sacrificio che accetta e che offre "tutto il Sacrifi
cio di Cristo", non una parte. E supplica ed intercede come tutta la
Chiesa qui presente. Valore infinito, dunque, della celebrazione
"qui"; la territorialit della Chiesa sempre teologica e salvifica;
- "oggi": questo giorno, questa Domenica, questa occasione, l'"Oggi di
Dio" e della grazia dello Spirito Santo, nel continuo del "tempo della
Chiesa" che dalla Pentecoste si tende all'infinito verso il Ritorno del
Signore con lo Spirito Santo. Perci va richiamato il "continuo", per
cenni sobri: quanto celebrato "ieri", ad esempio Domenica passata; e
quanto, se il Signore lo vuole, sar celebrato "domani", ad esempio
153

CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

Domenica prossima, seguendo la linea stupenda degli Evangeli. Cos


nel "continuo celebrativo" noi facciamo esodo con la Grazia divina verso la Casa del Padre che ci attende. Per questo siamo "noi qui oggi".
e) La Parola del Mistero divino
La comunit deve essere consapevole che Cristo si fa presente con
la Parola sua alla Chiesa sua per l'operazione continua dello Spirito
Santo, forma preziosa tra le diverse forme della Parousia (Mt 28,20b)
del Signore ai suoi. Si procede quindi adesso ad esporre come il Signore
Risorto con lo Spirito Santo si faccia a noi presente oggi qui, a partire
da "questa" pericope dell'Evangelo. La conoscenza del Lezionario dice
formalmente che l'Evangelo del giorno come il "varco" a tutto il
Mistero di Cristo celebrato sempre per intero, come si vedr. Interpretato sempre a partire dalla Resurrezione con il dono dello Spirito Santo,
l'Evangelo riporta un episodio della vita storica del Signore. Il quale,
battezzato dallo Spirito Santo e trasfigurato dalla Luce e dallo Spirito
Santo, "passa Operante-il-bene" (cf. At 10,38), cio le "opere del Regno". Queste consistono essenzialmente nell'annuncio dell'Evangelo
con l'insegnamento relativo, e nella riconquista di questo Regno al Padre per la potenza dello Spirito Santo: in "segni" (guarigioni, resurrezioni dei morti, espulsioni dei demoni, poteri sulla natura creata, moltiplicazioni di pani e pesci, vocazioni di discepoli). Inquadrato l'Evangelo dagli altri testi, in breve, si segue fedelmente il testo; se ne da in breve il contesto precedente e seguente; se ne illustra la vera intelligenza,
che anche dal fatto che la Parola qui celebrata, e dunque offre molte
virtualit che la sola esegesi non in grado di ricavare. Perci si richiama sempre, a conclusione dell'esposizione, il Koinnikn, che attua qui
per noi oggi questo Evangelo nei "segni" santi del Mistero. Solo adesso
si passa alla Promessa, i testi dell'A.T., se vi sono o vi sono allusi; poich il N.T. attua solo la Promessa, non innova il Disegno divino. Se
non si legge l'A.T., si prende spunto dai versetti dei Salmi. Si mostra il
Disegno ininterrotto del Signore, la sua assidua Misericordia, nell'esperienza orante del popolo di Dio. E si mostra cos in pi che i Salmi
sono canto necessario, a cui il popolo di Dio strettamente ed immediatamente vincolato, come mostra l'intera Tradizione; sono il canto
gioioso che accoglie, anche con la dovuta compunzione, il Disegno vivificante che il Signore rivela nella sua Parola a noi donata con tanta
larghezza.
Infine si passa ad illustrare YApstolos. Questo riporta l'esperienza
di fede degli Apostoli, alcuni dei quali vissero con il Signore prima e
dopo la Resurrezione (cf. At 1,4.21-22; 10,41), oppure furono investiti
dalla sua Luce irresistibile (Paolo); tutti Lo testimoniano come Risorto
154

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

con lo Spirito Santo, nella fedelt dell'esistenza e nella veridicit che


giunge fino al dono della vita, dando alle generazioni future il tipo e la
norma della loro fede divina vissuta, che va vissuta anche come la nostra fede, che non altro che la loro fede.
Se si prepara bene tutto, possibile tenere l'omelia in 15-20 minuti,
parlando tutto quello che serve, e parlandolo bene. In fondo si trovano
in maggioranza due psicologie di predicatori non "omileti", ma dicitori , quelli che non si sono mai accorti che annoiano per la lunghezza del loro parlare, e del vuoto teologico del loro parlare. Non conoscono la norma biblica di Prov 10,19: "Ekpolylogias ouk ekphux hamartian, pheidmenos de cheiln nomn s, Dal multiloquio non si
sfugge al mancamento, risparmiando le labbra si sar intelligente"; poi
vi sono quelli che hanno paura di annoiare, ed allora presumono "in 5-6
minuti di dire l'essenziale".
Il valido omileta evita i due eccessi, preparandosi sempre con uno
schema, raccogliendo l'essenziale per gli ascoltatori, e dovr sempre
fissarlo su schedine da tenere nella pagina della Scrittura che riporta
l'vangelo del giorno; tali schede vanno conservate, e rielaborate anno
per anno in meglio.
uso salutare, che dovrebbe essere sentito come obbligo, che l'omileta regga sempre nelle mani il libro dell'intera Scrittura, mettendo i segnacoli alle pagine che riportano i testi biblici del giorno, e
questo per due scopi, anzitutto avere sempre il Testo sacro davanti
agli occhi, in modo che nulla ne sfugga; e poi per dare agli ascoltatori
la plastica certezza che il contenuto mistagogico dell'omelia provenga direttamente dalla Scrittura. Uso salutare che dobbiamo riscoprire nei Padri della Chiesa che lo praticavano sempre, in Oriente come in Occidente. Gli specialisti dell'omiletica patristica qui citano in
specie S. Basilio il Grande, Horn, in Ps. 61, in PG 29,469 B, che dice
di avere il Salmo "tn en chersi, sulla mano"; S. Giovanni Crisostomo, quando ad esempio afferma: "Per non lavorare invano, vi rileg go la Parola dal suo inizio" ( la pericope del giorno; Horn. I in Lazarum ili. pauperem, in PG 48,970); "Anzitutto vi legger la legge
(sul matrimonio, 1 Cor 7,1 ss), e poi cercher di spiegare l'altra norma
che sembra contraddirla" {Horn, in 1 Cor 7,39a, in PG 51,218);
"Veramente l'ultima frase (della pericope liturgica letta) sembra contenere straordinaria oscurit, per se guardiamo attentamente, avremo bisogn di una soluzione semplice. Allora sar bene che prima di
tutto ascoltiamo il tenore delle sue parole" {Comment, in Mt., Horn.
41,3, in PG 53,450); quando afferma di toccare con le mani (hapsmenos) il testo biblico letto (Comment, in Gen., Horn. 21,1, in PG
53,166). Questi e molti altri testi riporta lo specialista Alexandre
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CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

Olivar, La predicacin cristiana antigua, Barcelona 1991, nell'Appendice "Sull'uso di reggere nelle mani un codice (scritturistico) durante la predicazione" (pp. 634-640); l'autore monaco del Monastero di Montserrat.
d) II Mistero totalmente celebrato
In termini moderni, si parla di "linguistica celebrativa", cio della
globalit degli elementi che formano la celebrazione: l'assemblea gerarchica, la Parola, i "segni" dei Misteri divini, i canti, i gesti, il luogo,
il momento, gli altri "segni" concreti, come le icone, l'altare, l'ambone,
il battistero, le luci, l'incenso, gli altri elementi naturali, la Croce, la
coppa, e cos via. Tutto questo forma una "linguistica", un modo di
esprimersi, il modo di esprimersi celebrando, il meraviglioso Gioco
gratuito che la Liturgia della Chiesa. Il Mistero celebrato in realt pu
essere celebrato solo e sempre come globalit e totalit, mai in modo
parcellare: l'anamnesi storica, sacrificale, offertoriale che congloba l'epiclesi allo Spirito Santo, "monotona", poich fa memoria, ossia accetta sempre ed invariabilmente il Signore nostro nell'intero suo evento: la Croce, il Sepolcro, la Resurrezione al terzo giorno, l'Ascensione
ai cieli, l'intronizzazione alla Destra, la seconda e gloriosa nuova Parousia. l'indizio prezioso che tutto va riportato al Mistero celebrato
per intero davanti al Padre mediante Cristo Risorto nello Spirito Santo.
Va ricordata qui l'occasione della celebrazione in atto: soprattutto la
Domenica, "la Festa delle Feste", la principale tra tutte le celebrazioni
per importanza e per frequenza; e poi una Festa, una feria; va spiegato
in breve il suo significato specifico, da riconnettere sempre alla globalit "linguistica". Va poi accennato precisamente che tra poco la santa
Anafora tramuter tutto questo in sublime preghiera di "sacrificio soave" al Padre: con essa noi lodiamo, benediciamo, ringraziamo, adoriamo, supplichiamo, intercediamo al fine supremo di ottenere lo Spirito
Santo divinizzatore su noi e sui Doni, e affinch Egli riversi la sua Grazia infinita su noi, su tutta la Chiesa, su tutti i viventi per le loro necessit nel Disegno divino, affinch aumenti la gioia e la gloria dei Santi a
causa della nostra conversione e fede e carit e grazia (la gioia nel cielo: Le 15,7 e 10!), e per la pace divina su tutti i defunti.
e) La comunione al Corpo e Sangue del Signore
Non deve mancare mai l'invito esplicito e pressante affinch l'assemblea partecipi compatta alla comunione del Convito nuziale che si
celebra, Convito del Corpo del Signore, comunione al triplice Corpo
del Signore, come si detto: la Parola, la Mensa, la Chiesa Sposa. Qui
sta il culmine operativo dell'omelia mistagogica: qui il Padre mediante
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CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

il bravo e buono omileta chiama tutti i figli suoi nel Figlio, affinch diventino e siano per sempre la Famiglia sua, la Sposa del Figlio suo, per
la potenza dello Spirito Santo ricevuto adesso dalla Parola, dai divini
Misteri e dalla Chiesa Sposa e Madre feconda di figli. Non male denunciare anche i pretesti pi o meno consapevoli, sempre ambigui, che
fanno sottrarre i fedeli alla comunione, la koinnia dello Spirito Santo,
e la rimozione di tali pretesti (ad es., la crisi della confessione).
f) La situazione d questa Comunit
Ecco finalmente il tanto invocato "concreto" quotidiano. "Questa
Comunit": formata come vera Comunit? Che cosa lo favorisce, come porlo in operazione; che cosa lo impedisce, come rimuoverlo. Questa Comunit qui, oggi, nel mondo; accenni sobri e sottolineature e fatti
conosciuti, favorevoli e non favorevoli, anche denunce di fatti inconvenienti anzich scagliarsi sempre contro assenti o lontani... ; anche
accenni a problemi e necessit di gruppi e di singoli; gli aspetti apostolici, di conversione del cuore; gli aspetti sociali ed organizzativi; aspetti
ecumenici; la mancanza eventuale di scambio vitale tra i fedeli, tra i
gruppi ecclesiali. Di tutto ci, evidentemente, i dibattiti seri si saranno
tenuti prima, e si terranno anche dopo, mai durante la celebrazione. La
celebrazione evidenzier solo alcune linee e spunti di soluzioni in comune e personali, propositi seri, impegni totali. Ricordare sempre che
occorre la "conversione del cuore" permanente, condizione da vivere di
continuo, in modo personale ed in comunit. Poich "questo celebrare
qui di oggi e di noi" il "culmine": vi si giunge dopo avere operato
nella grazia le opere del Regno; ed la "fonte": se ne riparte con la
"confermazione" per seguitare ad operare nella grazia accresciuta le
opere del Regno. Con l'Evangelo da portare al mondo e con la celebrazione dei Misteri, il "sociale" un preciso fatto "liturgico" per i cristiani, non aconfessionale n anonimo n a titolo personale. Poich il
medesimo Signore ha dato l'imperativo "Fate (tutto) questo per fare
memoriale di Me!", intendendo tutto ci di cui nella Cena prima (non
"ultima") ha reso grazie nello Spirito Santo al Padre, dunque la sua Vita
e le sue opere mirabili e la Preparazione antica, come concentrate nel
suo Corpo e nella sua Coppa: e Vita ed opere da. fare adesso noi. E siamo battezzati e confermati per celebrare e poi fare, e non vi siamo
spinti da ideologie di moda e da sociologismi nefasti e transeunti.
g) II fine: la Gloria divina e la divinizzazione degli uomini
L'unico fine dell'esistenza umana redenta dal Signore morto e risorto per ottenere lo Spirito Santo, la Gloria divina e la grazia della divinizzazione per gli uomini. Sono anche le due uniche realt finali, quelle
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CELEBRARE CRISTO NELLA SUA PAROLA

eterne. Sono lo scopo finale di "questa" celebrazione. Esse vanno portate al mondo, con ansia apostolica, e disinteressatamente. Di esse va di
continuo fatto richiamo, affinch tutti i fedeli ne prendano coscienza
storica cristiana, coscienza di fede e di grazia infinita. Il resto va sistemato in relazione; quando non sia fumo, sogno, inganno.
A') La dossologia conclusiva
Rivedere il par. A), sopra, naturalmente con una formula diversa da
quella iniziale. La vita cristiana in effetti Grazia gratuita, ed dossologia di risposta accettante. Ora, la pastorale deve essere dossologica.
La mistagogia al pi alto livello dossologica. La dossologia finale
dell'omelia, come quella della Prece eucaristica, e le altre dossologie
che di continuo trapuntano e costellano la nostra celebrazione, sono come il sigillo di amore riconoscente e laudante che poniamo alla Grazia
sovrana che ci viene dall'Alto, a tutto il Bene divino messianico che ci
investe con la presenza del Risorto mediata sempre dallo Spirito nella
Chiesa, in infinita effusione. E questo amore deve innalzarsi alla lode
pura: "a Dio perch Lui!". Se ne tratter anche dopo.
Qualche nota conclusiva, ma lasciando sempre tutto il discorso aperto perch inesauribile, sembra necessaria per alcune accentuazioni
necessarie.
Tutto questo, ed in secondo luogo, sana norma, e ne deve venire
finalmente la sana coscienza, la coscienza dell'"esercizio sacerdotale
omiletico", il medesimo esercitato dal Signore e dagli Apostoli, che
l'omileta, accuratamente, dovutamente preparato, avendo anche molto
pregato in s lo Spirito della Sapienza divina, e poi sui testi del giorno
stesso, si tenga rigorosamente fedele a questa sua missione ecclesiale
sacerdotale consacrata dalla Grazia dello Spirito Santo, missione pastorale mistagogica dell'Annuncio continuo, celebrativo, il pi solenne.
Questo dunque tenersi rigorosamente fedeli alla Parola divina che
salva, ed allo Spirito Santo che l'ha ispirata una volta per sempre, donando anche l'intelligenza delle sue realt ultime. Non si deve temere
perci, n ci si deve vergognare di usare il linguaggio cristiano, tutto e
francamente, non il linguaggio di moda. E di annunciare cos tutto il
contenuto della Parola di oggi.
Questo anche tenersi rigorosamente fedeli al popolo santo del Dio
Vivente, alle sue necessit ultime di santit, alla sua intelligenza donatagli dallo Spirito Santo. Nell'omelia celebrativa la mistagogia, se si
vuole innalzare il popolo, si dovr alzare di tono, sempre. Non abbassare il tono alla banalit ed ali'ovvieta, mai. Trattare il popolo battezzato e crismato da popolo santo, maturo, adulto, consapevole. Non tra158

CAP. 6 - L'OMELIA CELEBRAZIONE PRIVILEGIATA

dirlo con pedagogie puerili, sotto il livello della sua intelligenza. Se


per assurdo fosse ancora un popolo "bambino", operare affinch cresca e non resti assurdamente bambino. Occorre donare altro ed altro
alla sua intelligenza di fede, al suo "intelletto di amore", poich nella
comunit cristiana deve abitare lo Spirito Santo, la Sapienza divina
sussistente "che ama dimorare in mezzo al popolo santificato" (Eccli
24,12, cf.vv. 10-11).

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