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XXX (2008/2)176, pp. 271-279
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ture che va dal money e dal business alla cultura e allo spirito; e lo
faccia, perch tanto non c modo di uscirne altrimenti, solo semplificando al 2 + 2 = 4 , va dritto al rapporto con laltro/Altro come ferita, come necessario trauma direi salvifico. Infatti una vita di
conti esatti, senza traumi, esattamente (il conto torna) una vita
senza laltro/Altro cio un girare senza senso intorno allinesistente
o nullificante se stessi. Per questo la boccacciana monna Giovanna
sposa Federigo degli Alberighi, povero, accettandone la ferita
economica, che i fratelli di lei non vorrebbero accettare, col dire
che preferisce uomo che abbia bisogno di ricchezza a ricchezza che
abbia bisogno di uomo (sar anche per questo che oggi i maschi sono molti ma gli uomini pochi?).
Senza ferite non si vive, ecco il vitale paradosso; nellegoistico benessere che necessariamente deve essere piccolo e misero,
anche se miliardario, per sussistere si fa solo una parodia della
vita, si atteggia la propria morte vivente, perch manca laltro/Altro, o, se si non credenti, semplicemente laltro (che per resta
inseparabile, se veramente altro e non una provincia di se stessi,
dal mistero, che sempre, anche se non creduto Dio, Altro).
Ma tutto ci, che la novit e lardimento originale di Bruni,
come sta strictly in economia? Gli economisti assetati di realismo
pragmatico non vedono ferite, vedono the profit and the loss
come non lo vede pi il cadavere eliotiano di Phlebas il Fenicio,
che per morire in pace facendosi cullare dai sussurri del mare
costretto a dimenticarli, profitti e perdite, nella Waste Land del
morire-rigenerarsi. Ma questi pragmatici senza ali si riducono infine, lo confessino o no, a sperare che il cadavere di Phlebas non
sia il loro, restando leconomia, secondo loro, perennemente immutabile in vita e in morte (altrui).
Non cos: Prima o poi ogni persona fa una esperienza che
segna linizio della sua piena maturit: capisce nella propria carne
e intelligenza che, se vuole sperimentare la benedizione legata al
rapporto con laltro/a, deve accettarne la ferita. Comprende, cio,
che non c vita buona senza passare attraverso il territorio buio e
pericoloso dellaltro, e che qualunque via di fuga da questo combattimento e da questa agonia conduce inevitabilmente verso
una condizione umana senza gioia. In un certo senso tutta qui
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ta per sempre dalle ferite della communitas (omicidi nella fondazione delle citt, ecc.).
Loikonomia diventa koinonia (comunione) solo sulla croce del
Cristo, sommamente positivo incontro dellAssoluto-santo con il
relativo-peccaminoso, non pi alla maniera greca (lAssoluto media
tra gli uomini ma ne evita il contatto diretto), invece in quella cristiana: lAssoluto si incarna, i rapporti positivi sono davvero possibili-reali. Ma questo cristianesimo relativamente recente, prima a
dominare era ancora il rapporto insufficiente e incompiuto Assoluto-uomo, e la sua dissoluzione illumina positivamente persino il nichilismo attuale: Nel mondo dellUno come era di fatto anche
quello medievale cristiano non c posto per due Assoluti: nel
mondo pre-moderno luomo riconosceva lAssoluto trascendente, e
si poneva su un piano di inferiorit e di sottomissione verso Lui e i
suoi mediatori. Nel mondo moderno lAssoluto non c pi, e luomo si trova di fronte un altro come s, ma diverso da s, dove ogni
io rappresenta per laltro io un non, un non-essere (se laltro-che-non--me , come posso essere io?).
Da qui il passo ad una positivizzazione dellaltro e del rapporto con lui non breve, immenso, ma familiare e non impossibile (perch garantito dalla lotta di Giacobbe ovvero dalla
Croce del Cristo). Mentre Hobbes e Smith cercano ancora lAssoluto, in fuga dai minacciosi rapporti umani, nel Leviathan e nel
Mercato, proprio alla ferita che occorre rivolgersi: Giacobbe, dopo quella ferita, cambia nome, diventa Israele. Quando la
relazione con laltro incide la carne, allora lincontro cambia, trasforma (il nome, nel mondo semitico, ha a che fare con la natura
profonda della persona, dice lidentit); inoltre la ferita genera
nuova vita, feconda: Giacobbe non pi semplicemente un uomo, diventa limmagine di un intero popolo (Israele), persona
collettiva.
Non si sfugge a questa necessit, vitale quanto vitale il tu
per lio; n la visione neocontrattualistica spassionata dei rapporti pu costituirne un surrogato. La scienza economica senza
gratuit conduce dritto e sia pure per estremi allinfame risposta
di Talleyrand (pre-conversione) che, al mendicante che gli chiedeva lelemosina perch doveva pur vivere rispose che non ne ve-
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al centro della vita della polis, anzich lasciarla confinata nella sola sfera privata, dove pu svolgere un ruolo residuale e sussidiario. Del resto una societ postmoderna che perdesse il contatto
con lagape nella sfera pubblica lo perderebbe presto anche nella
sfera privata, poich nelle societ globalizzate si sta squarciando il
velo separatore che delimitava il confine tra pubblico e privato.
(...) Si tratta quindi di dare dignit teorica allagape in economia,
mostrando che c una razionalit diversa ma altrettanto ragionevole di quella del contratto e della phila nellimpostare la vita
civile ed economica sullagape.
Una prima via mostrare, con esperienze concrete credibili
e significative, che esistita ed esiste uneconomia agapica che
civilmente rilevante almeno quanto leconomia del contratto e
dellamicizia. () In secondo luogo, sempre pi urgente denunciare i due monofisismi che oggi si stanno delineando con sempre maggior forza e chiarezza nella cultura contemporanea. Da
una parte, avere il coraggio di denunciare il monofisismo del contratto, mostrando, con i fatti e con le idee, le deviazioni umane ed
economiche cui conducono una vita civile declinata sul solo principio del contratto. (...) Una terza sfida importante chiama in causa direttamente la necessit di un approfondimento e di una nuova declinazione del principio di sussidiariet. (...) Credo sia necessaria una nuova declinazione di questo principio fondamentale
della vita civile, che potrebbe essere cos formulata: non faccia il
contratto ci che pu fare lamicizia, e non faccia lamicizia ci
che pu fare lagape. E reciprocamente: Ben vengano contratti
e phila, ma se aiutano a far crescere la fraternit universale! [...]
Lagape non un bene economico che si deteriora usandolo, una
virt che aumenta il proprio valore con luso. Se cos, allora occorre riconoscere che tutte le volte che ricorriamo a un contratto
quando disponibile lamicizia e allamicizia quando c lagape,
impoveriamo il valore delle persone, delle relazioni e della societ, svendiamo il valore della vita in comune in una sorta di
dumping relazionale.
E vale a questo punto una citazione lunga e virtualmente
conclusiva: Lagape, la virt per eccellenza, non si incentiva, ma
la si pu (e deve) premiare. Il contratto e la phila sono alla base
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dei patti e dei contratti sociali, e quindi possono essere incoraggiati con i tipici strumenti economici (sanzioni e incentivi). Lagape pu invece essere scelta solo per motivazione intrinseca, per
vocazione interiore, come risposta damore, e non pu essere incentivata con gli strumenti del mercato. La societ, per, se vuol
essere davvero civile deve premiare (non pagare) lagape, innanzitutto con il riconoscimento: far sentire, chi agisce nella societ mosso da autentica gratuit, non uneccezione o un elemento residuale facilmente sostituibile dal mercato o dallo Stato, ma
come la pietra angolare della civitas (la battaglia di civilt che oggi
si sta conducendo in Italia per riunificare il libro I e V del codice
civile, o per lintroduzione nellordinamento dellimpresa civile, e
non solo sociale, va in questa direzione). () Che triste sarebbe
la vita civile e il mestiere delleconomista! se dovessimo accettare lidea di un ambito (quello economico) irrimediabilmente destinato a perdere contatto con lagape, con la gratuit! (...) Chi
dunque per vocazione vuol dare vita a imprese civili nelle quali
sperimentare una relazionalit a 360 gradi deve allora mettere in
conto dolori relazionali pi acuti: il prezzo (ma anche il valore)
della gratuit.
Il meno che si possa dire continuando a leggere questo libro
accattivante, affabile e al contempo fermissimo nei principi, e che
infine sembra recensirsi da s, che in forma non apodittica ma
gradevolmente dimostrativa, e con sicura e creativa dottrina, Bruni riesce a dare al lettore autentiche speranze economiche, ci che
nel mondo attuale richiesto da una precisa sete ma non facilmente visibile al suo orizzonte. E che lautore appare infine letti
i complementari capitoli Economia senza gioia, Le relazioni
come beni e Labbraccio dellaltro il reciproco di G. La Pira, il quale vedeva i problemi economici sotto il profilo della carit; Bruni vede la carit (agape) sotto il profilo delleconomia:
non unoriginalit da poco.
GIOVANNI CASOLI
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SUMMARY
Casoli focuses his analysis of the book La ferita dellaltro on
Brunis choice to speak about the economics of human relations in
the light of the relationship with the other/Other as a wound, a
redemptive trauma, which is therefore necessary. Bruni discusses
the different views economists have had of human relationships
over recent centuries. These were often ways of avoiding a true
encounter with the reality of otherness. In his reading, Bruni does
not sidestep the harsh reality of the other, and in the idea of wound,
sees the possibility of growth and blessing. With this as his
starting point, he develops an interpretation of contemporary
economics in which eros, philia and agape representing the
main characteristics of relationships can work together in an
economy that serves the common good.