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I. Introduzione
Spesso non ce ne rendiamo conto, ma viviamo in un mondo figlio della Seconda Guerra Mondiale.
Eppure il 1945 sembra cos lontano: non esistono pi gli imperi coloniali, l'idea di razza non ci
appartiene pi e l'essere definito ebreo indica solamente la propria fede. I tedeschi, insieme ai
francesi, sono il pilastro economico su cui si regge l'unione monetaria europea: sembra impossibile
immaginare che negli ultimi 150 anni questi Stati abbiano combattuto ben tre guerre di una violenza
inaudita. Anche Pola e Fiume, per fare un esempio nazionale, hanno lasciato il posto a Pula e
Rijeka nelle carte geografiche italiane. Quasi nessuno ricorda che l'Italia ebbe un posto al sole e il
terzo pi vasto impero coloniale della storia contemporanea: Adua, Macall, Amba Alagi, Massaua,
Addis Abeba, Mogadiscio, Tripoli, Bengasi, Tobruk sono nomi vuoti, ricordati solo perch di tanto
in tanto compaiono nella segnaletica stradale. Fatichiamo, dunque, a collegare la realt alla storia
per poi sorprenderci di fatti che non dovrebbero destare tanto scalpore, come la presenza militare
statunitense in Italia o le riparazioni alla Libia di Gheddafi.
Ebbene, questa breve dispensa nasce con lo scopo di favorire una comprensione, sia analitica che
concettuale, della partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale e di fornire gli strumenti
fondamentali affinch lo studente possa avvenire ad una rielaborazione personale dei fatti trattati.
Proprio quest'ultimo punto sembra essere un punto di passaggio nevralgico per una pi profonda
comprensione del presente.
A scanso di equivoci, bene specificare che questo elaborato nasce, nell'intenzione dell'autore,
come supporto ai libri di testo e non come loro sostituto. Essi rimangono, infatti, lo strumento
cardine su cui basare lo studio. A pi forte ragione se si considera che, per ragioni di opportunit,
non si potuto in questa sede entrare nel dettaglio di molte questioni, che possono essere invece
approfondite nei manuali.
Questo trattato, come facile immaginare, fu accolto con malcelata ostilit dai tedeschi, che videro
la loro situazione aggravata dalla politica iperinflazionistica che il governo fu costretto ad assumere
per far fronte alle riparazioni: per comprendere il fenomeno baster considerare che nel 1923 un
dollaro valeva quanto 4.200.000.000.000 marchi. Sono diventate famose le foto di quegli anni in cui
una carriola di marchi non bastava per comperare un chilo di pane. Solo il piano Dawes, varato
dagli Stati Uniti nel 1924 e consistente nell'esportazione in Germania di merci e capitali, riusc ad
contenere il disastro. Ma sei anni dopo l'Occidente fu funestato da una terribile crisi economica, la
tristemente celebre crisi del 1929, che costrinse alla sospensione del suddetto piano. Fu questa una
delle principali ragioni del contagio avvenuto dall'economia americana a quella europea.
Ciascuno Stato si sforz di trovare la propria via per risolvere la
crisi: gli Stati Uniti d'America ebbero il New Deal rosweliano,
l'Italia si imbarc in una politica deflazionistica (la battaglia per
la Quota 90, ossia 90 lire per una sterlina) e costitu l'Istituto per
la Ricostruzione Industriale (IRI) e l'Istituto Mobiliare Italiano
(IMI) mentre la Germania, che con l'avvento al potere del
Nazismo aveva sospeso il pagamento delle riparazioni di guerra,
punt sul riarmo coniugando la ripresa economica con lo spirito
di
riaffermazione
internazionale
che
aleggiava
fra
la
Mussolini avesse ottenuto il desistment da parte di Laval. Il 25 ottobre 1936 Italia e Germania
diedero vita all'Asse Roma-Berlino, embrione di quello che sar poi il Patto d'Acciaio, il quale fra le
dirette conseguenze port alla partecipazione comune nella Guerra Civile Spagnola a fianco di
Francisco Franco e alla rinunzia italiana a difendere l'indipendenza austriaca (l'Anschluss avverr il
12 marzo 1938). L'Austria, declassata al rango di provincia, si aggiungeva, dunque, alla ricca
regione mineraria della Saar, occupata dagli anglo-francesi come garanzia del pagamento delle
riparazioni, che nel 1935 si era ricongiunta con il Reich in seguito ad un plebiscito. Cominciava a
prendere forma il progetto hitleriano di una Grande Germania egemone nel Continente.
Ma le pretese pangermaniche non si esaurirono. Nel 1938 Hitler, facendosi interprete, a suo dire,
della sofferenza dei Sudeti, pretese l'annessione di parte del territorio cecoslovacco, corrispondente
circa alla regione storica, effettivamente tedesca, della Boemia. L'Europa si riscopr nuovamente sul
piede di guerra. Gran Bretagna e Francia si dimostrarono inizialmente poco propense ad accettare il
diktat tedesco, ma le resistenze furono vinte dall'intervento di Mussolini. Egli, infatti, organizz ed
orchestr la Conferenza di Monaco (29-30 settembre 1938), nel corso della quale riusc a far
accettare alle democrazie occidentali i desiderata tedeschi. Il dittatore italiano fu acclamato dal
mondo come Salvatore della Pace. Ma Hitler non intendeva accontentarsi: ignorando l'accordo
appena sottoscritto, il 13 marzo 1939 le truppe della Wehrmacht entrarono a Praga. La
Cecoslovacchia cess di esistere: la parte orientale al Reich, quella occidentale divenne la
Slovacchia (uno stato fantoccio) e minori parti di territorio furono spartite fra Polonia e Ungheria.
Le mire hitleriane si volsero verso la Polonia ed in particolare verso quel lembo di terra polacca,
noto come Corridoio di Danzica, che divideva la Germania dalla Prussia Orientale. Nel marzo del
1939 alla Polonia pervenne la richiesta tedesca per la restituzione della citt di Danzica e per il
consenso alla costruzione di una linea ferroviaria ed autostradale extraterritoriali attraversanti il
Corridoio. Il governo polacco evase la richiesta e cerc, con successo, di stringere un accordo di
mutua assistenza con la Gran Bretagna e la Francia. Ma anche la diplomazia del Reich non rimase
inoperosa: il 23 agosto 1939 Germania e Unione Sovietica siglarono un patto di non aggressione,
detto Patto von Riddentrop-Molotov, dal nome dei ministri degli Esteri firmatari, che prevedeva fra
le clausole segrete la spartizione della Polonia e, conseguentemente, la divisione delle rispettive
sfere d'influenza nell'Europa centro-orientale. Assicuratosi di evitare una guerra su due fronti, che i
generali tedeschi avevano pronosticato come certamente perdente, Hitler pot proseguire con il suo
piano di conquista del lebensraum: nella notte fra il 31 agosto e il 1 settembre reparti tedeschi
invasero la Polonia, mentre due giorni dopo, il 3 settembre, la Gran Bretagna e la Francia
dichiaravano guerra alla Germania. Era l'inizio della Seconda Guerra Mondiale.
la
Guerra
d'Etiopia
materiali
di
sanzioni, si guard bene dall'adottare questo tipo di misura, che, secondo lo Stato Maggiore italiano,
avrebbe implicato quasi sicuramente la catastrofe militare. Possiamo considerare pi che lecito, e
anzi legittimo, chiederci quale sia la motivazione. E' presto detta, gli alti comandi britannici
ritenevano che nel 1935-1936 una guerra con l'Italia sarebbe stata molto difficile e, forse, addirittura
con esiti sfavorevoli a causa della grave impreparazione. Lo dimostra, fra l'altro, il fatto che quando
la Home Fleet britannica, ossia la migliore flotta della pi grande potenza navale del mondo, entr
nel Mediterraneo con l'obbiettivo di intimorire Mussolini e farlo desistere dal continuare la guerra,
essa fosse dotata di una riserva di munizioni sufficiente a garantire mezz'ora di fuoco e che
risultasse del tutto priva di copertura aerea. L'Italia, dunque, era considerata una potenza, sia pure
medio-grande, ma comunque agguerrita e pericolosa. D'altra parte fra il 1932 e il 1934 essa aveva
trovato il modo di mettersi in mostra agli occhi dell'opinione pubblica internazionale attraverso le
Crociere Atlantiche organizzate e condotte dal quadrumviro Italo Balbo. Queste trasvolate, la prima
diretta verso il Brasile e la seconda verso gli Stati Uniti, esaltarono le capacit logistiche della Regia
Aeronautica, le possibilit tecniche dell'industria aeronautica e l'addestramento dei piloti, che in
questo periodo, contrariamente a quanto di verificher nel corso della Seconda Guerra Mondiale,
furono effettivamente degne di nota.
Ma l'Italia non era all'avanguardia, in quegli anni, solo
nella costruzione di aerei. Nel 1933 la FIAT produsse un
ottimo carro armato leggero, il C.V. 33, poi aggiornato nel
L.3/35. Studiato per i territori montuosi, esso aveva
prestazioni molto buone per gli standard della prima met
degli anni '30, tanto da venire esportato in 9 paesi. Anche la
Marina disponeva di una discreta considerazione, potendo
contare su quattro corazzate del 1912 completamente rimodernate (Conte di Cavour, Giulio Cesare,
Andrea Doria, Caio Duilio), e su altre quattro di ultima generazione in fase di costruzione (Littorio,
Vittorio Veneto, Roma, Impero, quest'ultima mai completata).
Se dal punto di vista tecnico tutte le Armi erano degnamente
considerate all'Estero, parimenti fu apprezzato il loro
impiego. Per la Guerra d'Etiopia i pi ottimisti osservatori
avevano stimato, forse pensando ad un impiego massiccio
della guerriglia da parte etiope, una durata minima di tre
anni. Essa invece fu conclusa in appena otto mesi. Per
inciso, l'impiego di gas tossici da parte italiana, per quanto
odioso, non sembra aver potuto incidere in maniera significativa sulla durata: appare invece
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opportuno ricercare le ragioni della repentina sconfitta etiope nella scelta del Negus Selassi di
prediligere le battaglie campali, al massiccio impiego italiano dell'aviazione e all'enorme
dispiegamento italiano di truppe e di personale civile per la costruzione di strade.
Dopo l'impressionante vittoria africana, il
Regio Esercito ebbe modo di distinguersi
anche nel teatro spagnolo, riportando esiti
pi che discreti con sconfitte molto limitate,
come la famosa Guadalajara, che fu solo un
insuccesso offensivo.
Alla luce dei fatti esposti sembrava legittimo
aspettarsi dall'Italia una qualche sorta di
colpo di scena all'entrata in guerra dell'Italia:
l'invasione di Malta, una puntata fulminea su
Suez, o un attacco alla Mediterranean Fleet alla fonda ad Alessandria. Eppure, si vedr in seguito,
queste aspettative furono del tutto disattese.
mod. 1891, il moschetto della Grande Guerra: un'arma affidabile e potente assolutamente pari ai
corrispondenti britannici, francesi e tedeschi. Pi scarsa la disponibilit di mitragliatrici, tanto che
una compagnia italiana poteva sviluppare un volume di fuoco pari alla met di una francese e ad un
quarto di quella tedesca. Buona la disponibilit di artiglierie
a tiro curvo, molto meno quella delle artiglierie anticarro (si
riutilizzer con risultati eccellenti un cannone antiaereo, il
famoso 90/53). Disastrosa la situazione degli autocarri, del
tutto insufficienti per garantire anche solo il supporto
logistico ai vari reparti. Il problema dei carri armati gi
stato considerato, ma si sente il bisogno di aggiungere che
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nel 1941 fecero la comparsa i Semoventi 75/18, dei caccia-carri di poco tonnellaggio e scarsa
corazzatura, ma con un'arma potente ed efficace e soprattutto con un profilo estremamente basso. I
risultati furono tanto positivi che i carri armati britannici ricevettero l'ordine di non ingaggiare
battaglia con loro qualora mancasse il supporto aereo.
La Regia Marina era una delle marine militari pi potenti del mondo, la quarta dopo quelle di Gran
Bretagna, Stati Uniti d'America e Giappone. Essa vantava ben 6 corazzate (di cui di due di ultima
generazione, la terza entr in servizio nel corso della guerra), 7
incrociatori
pesanti,
12
incrociatori
leggeri,
120
sommergibili.
Nel
complesso,
all'inizio del conflitto, con soli 1.200 bombardieri, 1160 caccia, 500 ricognitori, 6.300 piloti e
84.000 uomini del personale a terra. Tuttavia solo met degli aerei disponibili erano pronti per il
combattimento e, per giunta, essi erano per lo pi obsoleti: poco armati, poco protetti (anche quando
si sostitu il metallo alla tela) e con motori poco potenti. L'unico pregio era la maneggevolezza. Non
migliore la situazione dei piloti che avevano un monte-ore di volo inferiore a quello dei corrispettivi
europei. Ci nonostante essi dettero un'ottima prova di s nel corso della guerra, conquistando
numerosi apprezzamenti dei piloti anglo-americani. Uno dei problemi peggiori fu l'impossibilit di
sostituire i velivoli danneggiati, a causa delle carenze produttive dell'industria aeronautica italiana,
alle quali il Regime non seppe porre efficiente rimedio.
Appare
necessario
spendere
qualche
parola
quadro desolante analizzato, occorre notare che le Armi italiane avrebbero potuto, nonostante le
deficienze, dare buona prova di s in quel determinato periodo bellico. La Gran Bretagna, infatti,
rimase l'unica a combattere contro le preponderanti forze dell'Asse e, costantemente bombardata sul
territorio nazionale dalla Luftwaffe, e ebbe non poche difficolt ad organizzare delle offensive
rivolte alla Libia e all'Africa Orientale Italiane. Non a caso essa prese l'iniziativa quando la
Battaglia di Inghilterra era gi alla fase conclusiva.
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IV. Schema
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12
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Curiosit
Negli anni '20 e '30 alcuni aerei italiani stabilirono alcuni record ancora imbattuti quali ad
esempio il record di velocit per idrovolanti a pistoni: il 23 ottobre 1934 a Desenzano del
Garda venne toccata la velocit di 711,462 km/h.
Nell'aeronautica americana permane ancora il nome di Balbo per indicare degli aerei che
compiono un volo in formazione. Questo termine fu introdotto dopo la Crociera Atlantica
del Decennale (Orbetello-Chicago-New York-Roma) compiuta, nel 1933, dall'omonimo alto
gerarca fascista.
Il 28 agosto 1940 vol sui cieli di Venezia il primo aereo a reazione italiano, il CaproniCampini C.C.2. Fu il secondo al mondo, preceduto solo dal tedesco Heinkel He 127, che
spicc il volo il 27 agosto 1939.
Nella notte fra il 18 e il 19 dicembre 1941, partendo dal sommergibile Scir comandato da
Junio Valerio Borghese, alcuni elementi della X MAS (fra cui Durand de la Penne) penetr
nel porto di Alessandria affondando, con dei siluri a lenta corsa (detti maiali) le corazzate
HMS Queen Elizabeh e HMS Valiant, la petroliera Sagona e il cacciatorpediniere HMS
Jervis.
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Bibliografia
Illustrazioni
Illustrazione 1: http://iltafano.typepad.com/.a/6a00d83451654569e20134875df261970c-800wi
Illustrazione 2: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Map_Europe_1923-it.svg
Illustrazione 3: http://cultura.biografieonline.it/le-cause-della-crisi-economica-del-1929/
Illustrazione 4: http://it.wikipedia.org/wiki/File:ProgettoImperoItaliano.jpg
Illustrazione 5: http://www.finn.it/regia/html/fra_le_due_guerre.htm
Illustrazione 6: http://www.wwii-photos-maps.com/panzer/Italian%20Tanks/slides/Italian%20Tank
%20L3-33.html
Illustrazione 7: http://intoccabili.wordpress.com/2013/05/09/9-maggio-1936-mussolini-annuncia-lafine-della-guerra-delletiopia-e-proclama-la-nascita-dellimpero/
Illustrazione 8: http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=26292
Illustrazione 9: http://www.comandosupremo.com/cannone9053.html
Illustrazione 10: http://it.wikipedia.org/wiki/File:RN_Littorio_seen_from_an_aircraft_(1941).jpg
Illustrazione 11: http://www.finn.it/regia/html/gift.htm
Illustrazione 12: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Macchi200_c.JPG
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Informazioni sull'autore
Livio Tonazzo nasce a Dolo il 19 ottobre 1990. Diplomato al Liceo Scientifico E.Curiel di
Padova, si iscrive al corso di laurea triennale in Storia dell'Universit degli Studi di Padova. Nel
2012 si laurea con una tesi intitolata Aspetti Economici del Colonialismo Italiano in Eritrea e
curata dal prof. Giovanni Luigi Fontana. Attualmente iscritto al Corso di Laurea Specialistica in
Scienze Storiche.
Nel corso degli studi, iniziati in giovane et, ha avuto modo di approfondire ambiti disparati, quali,
ad esempio, colonialismo italiano, fascismo e storia militare del '900.
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