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IL DIALOGO E LA VITA
Il Premio Nobel per la Pace del 1958, Dominique Pira, diceva che gli uomini hanno edificato troppi muri
ma hanno costruito troppi pochi ponti. Eppure la nostra vita quotidiana sembra organizzarsi intorno a
nuclei di rapporti interpersonali, dominati da presunti ponti ossia i mass media. La comunicazione si
spalma tra pubblicit e reality; inoltre la comunicazione dominante sembra essere quella presente nei talk
show fra il politico e il gossip. Ma proprio in certi media si fa riferimento al fenomeno dei nuovi italiani:
non sappiamo se sia un eufemismo o un non rendersi conto che, finch non gli concessa la cittadinanza,
un migrante non n un nuovo n un vecchio italiano. Nel caso della migrazione riconoscibile nel
contesto scolastico, quasi sempre si tratta di famiglie composte da immigrati residenti da anni in Italia,
che hanno effettuato il ricongiungimento familiare, oppure da figli di genitori stranieri che nascono in
Italia. Lintegrazione il processo mediante il quale i soggetti diversi accettano la sussistenza della
specificit culturale, sociale e morale della societ ospitante, interagendo anche con la cultura di
origine. I paesi che hanno attuato lintegrazione hanno quasi sempre assunto la via dellassimilazione,
azzerando le culture di origine: integrare infatti vuol dire chiedere allaltro qualche rinuncia.
I bambini nati in famiglie in contesto migratorio sono una risorsa fondamentale per lintegrazione
definitiva dei soggetti immigrati, poich frequentano scuole e amici italiani mantenendo
contemporaneamente un legame con la famiglia e la cultura di origine. La migrazione un
momento doloroso che comporta conseguenze importanti: un passaggio obbligato per chi costretto a
cambiare paese e vita, un passaggio formativo per un giovane. Quindi i bambini sono il futuro di una
societ palesemente multietnica che solo attraverso la scuola pu diventare multiculturale. Parlare di
societ multietnica vuol dire descrivere una situazione di fatto: la coesistenza di diversi gruppi etnici e
culture nella stessa societ. Possedere un atteggiamento multiculturale significa invece accettare di
vivere con altri diversi da s, nel rispetto e nella tolleranza. Una societ pluriculturale infine
unaggregazione di gruppi di diversa origine culturale, fondata sul mantenimento delle varie identit. La
societ interculturale un obiettivo da raggiungere attraverso leducazione, la quale opera per la
creazione di identit culturali nuove.
La prospettiva delleducazione interculturale si affermava in Europa allinizio degli anni 70, quando i
paesi del nord dovettero affrontare i problemi posti dalla massiccia immigrazione favorita dal boom
economico degli ani 60. Venivano cos affermandosi le pedagogie compensative, che sembravano
essere la via pi semplice ed efficace per cercare di colmare e recuperare gli svantaggi so socioculturali
dei soggetti considerati deboli rispetto ad uno standard di prestazioni scolastiche. Ma questo standard era
ricavato da unidea di scuola che non sembrava essere, nemmeno per i nativi, corrispondente alla realt:
spesso veniva ricalcato su quelli gi individuati per gli adulti. Sempre negli anni 70 si ebbe lesigenza di
passare dalleducazione interculturale alla pedagogia interculturale, che trova i suoi principali obiettivi
nella lotta agli stereotipi e ai pregiudizi, che impediscono un reale scambio comunicativo tra le diverse
culture. Leducazione riscontrabile in tutte le civilt come fattore indispensabile per consentire la
comunicazione/socializzazione allinterno di una societ e la trasmissione del bagaglio e delleredit
culturale. Si esprime mediante il rapporto con una persona o un gruppo di un individuo, in situazione di
formazione. La pedagogia invece la riflessione condotta su tale esperienza educativa, al fine di
raggiungere un maggior grado di coscientizzazione ed efficacia nellazione.
La pedagogia culturale si presentava quindi come un tentativo di risposta alla nuova situazione
multietnica: il passaggio dalla pedagogia compensativa a quella culturale doveva assolutamente
attraversare il dialogo, la reciprocit, linterpretazione conoscitiva e la collaborazione.
Ma cosa hanno fatto i paesi che hanno ricevuto forti spinte migratorie? La soluzione stata quasi sempre
lassimilazione, della quale esistono diversi modelli. Il primo si riferisce al processo attraverso il quale gli
immigrati assumono i comportamenti del gruppo dominante (tipico in Francia); tale modello non si deve
confondere con il melting pot degli USA, dove tutti i gruppi etnici mescolano le loro caratteristiche
dando origine ad un amalgama dove spariscono le varie identit. Lintegrazione consisterebbe in
un processo pi complesso perch consentirebbe uninterazione con la cultura di origine.
Comporterebbe quindi una non facile convivenza tra lingue e culture. Quindi fra lassimilazione francese e
il melting pot americano (recentemente definibile come salad bowl, ossia insalatiera dove le identit
convivono e si riconoscono), diversi paesi hanno scelto la via dellintegrazione condizionata. Al
contrario, ad esempio in Germania, lassimilazione tendeva ad essere rallentata perch la popolazione
straniera era vista come provvisoria, perch destinata al rientro.
Nella C.M. N.2 DELL8 GENNAIO 2010, normativa che riguarda la scuola, si tiene conto di tutto il
contesto di norme che riguardano la persona ma in particolare lattenzione viene rivolta al minore
straniero perch portatore di un diritto-dovere allo studio.
In Italia viviamo in una societ multietnica e quindi anche multiculturale e multilingue. Le scuole e le
strutture educative per sembrano non essere sufficientemente democratiche e sembrano non
incoraggiare la partecipazione o fornire sufficienti opportunit formative. Dovrebbero quindi essere pi
aperte alle realt e alle necessit economiche e sociali nonch alle questioni europee. Un elenco di
normative riflette la disponibilit del Ministero dellIstruzione a seguire un percorso di accoglienza degli
studenti non italiani, rifiutando sia lassimilazione sia le azioni compensative che portano alla separazione
dei percorsi. La C.M. del 1989 segna un passaggio epocale nellattenzione della scuola verso i figli dei
migranti: con essa si afferma la necessit dellintegrazione nella scuola italiana degli alunni stranieri; la
C.M. del 1990 usa per la prima volta lespressione educazione interculturale, anzich biculturale.

Dal 1992 al 1998 il Ministero dellIstruzione e quello degli Esteri si sono preoccupati della
metodologia dellinsegnamento dellitaliano a chi voleva studiarlo come L2. Si fa riferimento ai corsi di
lingua e cultura italiana organizzati ai sensi della Legge 153/71: questa rappresenta una tappa
fondamentale nella storia della nostra emigrazione, perch ha consentito lo sviluppo di nuove esperienze
in termini organizzativi e didattici. Il progetto di formazione rispondeva allobiettivo di formare docenti,
attraverso un sistema di aggiornamento che si presentasse con azioni a distanza ed in presenza (il MILIA,
che comprendeva: materiali, insegnanti, lingua, italiana, aggiornamento). In Italia, la formazione in tal
senso era agli albori. Si trattava di organizzare attivit nelle scuole e di portare i docenti ad un corretto e
strutturato studio delle condizioni migratorie e delle dinamiche dellaccoglienza, oltre che delle
metodologie dellinsegnamento di una L2.
Qualcuno sostiene che linserimento dello studente non italiano nella classe di et corrispondente abbia
provocato i maggiori disagi. Sia per lo studente, inserito in modo improvvisato, sia per il docente, che
si rendeva conto di non poter compiere le stesse azioni formative che venivano rivolte al resto della
classe. Ci non giustifica il fatto di non aver attivato corsi di aggiornamento e non aver fornito alle scuole
elementi pi solidi di quello della corrispondenza puntuale tra et anagrafica e livello di studio. Resta il
problema della mancata adozione, a livello nazionale, di una politica comune che riguardasse il
rapporto tra la lingua nuova da imparare per inserirsi nel nuovo mondo e la lingua materna da non
dimenticare. Ma il fenomeno migratorio continuava ad aumentare e laumento degli alunni stranieri
rappresentava un dato importante che chiamava e chiama in causa le scuole italiane. Si tratta di un
fenomeno che non deve essere visto come un vincolo: pu costituire uno stimolo e una risorsa nella
progettazione dei percorsi formativi delle nuove generazioni.
Potremmo provare a definire i punti di forza e di debolezza del nostro sistema di istruzione:
PUNTI DI FORZA
Tentativo di comprendere meglio il problema e di
averlo affrontato con una serie di apporti culturali,
chiesti ad esperti. Ci avveniva sulla base di una
normativa europea che ha spinto i nostri
legislatori ad uniformarsi con paesi che ci hanno
preceduto nel tentativo di creare integrazione
allinterno della scuola. un punto di forza anche
aver scelto una forma di integrazione al posto
della separazione, della pedagogia compensativa
o del mantenimento a oltranza della cultura di
origine per poter rispedire al pi presto lo
studente nel suo paese.

PUNTI DI DEBOLEZZA
Poca chiarezza sul ruolo della scuola nel processo
di integrazione. Emerge da tutti i documenti che la
scuola ha il compito di insegnare la lingua italiana.
Ma si pone il problema di precludere alcuni tipi di
scuola agli alunni stranieri che non sono portati
nella nostra lingua. La normativa parla di percorsi
personalizzati ma di fatto gli esami finali
prevedono un percorso unico, sia alle superiori
che alle medie. Quindi unintegrazione
particolare perch la non corretta padronanza
della lingua preclude lespressione di altre
potenzialit.

DIRITTI DI TUTTI
La condizione dello straniero disciplinata da fonti normative come la Costituzione, le Leggi Ordinarie,
Nazionali e Regionali, i Regolamenti. Mentre il cittadino italiano ha con lo Stato un rapporto
permanente, lo straniero ne ha uno acquisito e generalmente temporaneo. Nonostante ci la nostra
Costituzione riconosce a tutti alcuni diritti fondamentali, declinati negli articoli 10 e 11. Tali diritti
sono alla base dei Diritti Universali riconosciuti dallAssemblea delle Nazioni Unite nella dichiarazione
dei Diritti dellUomo, stipulata il 10 dicembre 1948. Questi diritti fondamentali sono:

Diritto alla vita e allintegrit fisica

Diritto alla libert di pensiero, di culto, di riunione, di circolazione

Diritto alla famiglia

Diritto al lavoro

Diritto al domicilio
Ma non sempre il rispetto di questi diritti nei confronti degli immigrati viene preso in considerazione. I
flussi migratori sono normalmente accettati quando sono interni, ossia tra paesi sviluppati,
culturalmente simili o riguardano soggetti ricchi; sono i soggetti poveri ad essere esclusi dalla libera
circolazione e a pagare con il rimpatrio. I Governi delle Nazioni devono per fronteggiare il fenomeno
dellimmigrazione clandestina, per non essere invasi da ondate di disperati. I migranti, che vivono in
una condizione di grande debolezza sociale e culturale, sono tollerati se offrono nuova forza lavoro
mentre scatenano sentimento razzisti in altri casi. Per lo straniero non appartenente allUE, emigrare in un
paese europeo vuol dire avere la possibilit di muoversi in un territorio apparentemente ricco di
opportunit lavorative e in grado di offrirgli il benessere economico che non poteva avere in patria. I paesi
di destinazione hanno dovuto adottare politiche migratorie che permettessero la convivenza tra gli
stranieri e i cittadini autoctoni; queste per spesso chiudono il paese all'immigrazione, facendo
aumentare il numero di clandestini. Il concetto di cittadinanza visto in modo diverso dai Paesi di vecchia
immigrazione (USA, Canada e Australia) rispetto che dai paesi europei. Il primo gruppo vede la
cittadinanza come elemento di coesione sociale e attraverso lacquisizione della cittadinanza da parte di
immigrati, le societ rigenerano s stesse pur mantenendo i legami con il proprio passato; il secondo
gruppo punterebbe maggiormente sul nucleo familiare. Ci sono cinque modelli che corrispondono a 5
diverse tipologie di cittadinanza:
Modello imperiale il ritmo della vita pubblica c un sovrano o dittatore

Folk model o modello etnico include le persone appartenenti ad ununica razza e esclude le
minoranze etniche
Modello repubblicano la Nazione disposta ad accogliere gli immigrati a patto che seguano le regole
e siano disposti ad accettare la cultura nazionale
Modello multiculturale disponibile ad accettare la differenza culturale
Cittadinanza transnazionale modello che si basa su questo principio e permette al cittadino
straniero di ottenere la doppia cittadinanza. La cittadinanza non solo uno status giuridico ma anche
unidentit, la manifestazione dellappartenenza dellindividuo a una comunit politica.
Le Istituzioni sono chiamate in causa a proposito di due classi di diritti: quello di appartenenza e quello
di cittadinanza. La prima categoria di diritti dovrebbe garantire la tutela della lingua e il mantenimento
dei contatti con il paese di origine, per sviluppare unidentit solida soprattutto a favore degli immigrati di
seconda generazione. La cittadinanza un segno di identit per lo straniero che la richiede perch gli
permette di stabilizzare la sua condizione di migrante e renderlo uguale, in termini di diritti e doveri,al
cittadino italiano.
Diritto al lavoro il lavoro uno dei fattori cardine dellimmigrazione perch rappresenta il canale di
accesso essenziale per il rispetto di due diritti fondamentali: il diritto ad avere unidentit integra e il
diritto ad essere socialmente legittimati. Il lavoro al centro dellesperienza di un immigrato non sono
per la sopravvivenza ma anche per il ruolo formativo che ha. Per far s che i ruoli diventino un ambiente di
integrazione necessario abbattere alcuni stereotipi riguardo alla capacit produttiva e di integrazione
dello straniero: gli studiosi chiamano queste manifestazioni social dumping, ossia la paura della
concorrenza.
Diritto alla casa Non assicurato perch gestito dal libero mercato. Ci comporta, a causa dei
budget limitati del migrante, fenomeni di sovraffollamento nei locali presi in affitto o acquistati da un
gruppo di persone. Gli immigrati occupano spesso spazi urbani decentrati o centrali ma in quartieri non
appetibili per linquilino medio italiano, oppure in edifici fatiscenti. Lo straniero si va cos ad inserire nella
zona di disagio estremo, caratterizzata da situazioni di esclusione sociale.
Diritto alla salute il nostro sistema sanitario gratuito per gli stranieri residenti. Ma spesso si
verificano casi di razzismo o scarsa assistenza, anche a causa dei mass media che contribuiscono a creare
allarmismi spesso senza ragione che influenzano gli operatori sanitari meno informati.
Diritto allistruzione e alla formazione professionale per lo studente straniero non comunitario
minorenne, esistono gli stessi diritti in vigore per i cittadini comunitari. Un bambino figlio di immigrati,
anche non in regola, ha il diritto ad andare a scuola. Linsegnante e il dirigente scolastico hanno un ruolo
fondamentale, anche perch lItalia ha dovuto affrontare londata migratoria solo di recente e le istituzioni
scolastiche hanno dovuto fronteggiare un fenomeno al quale non erano preparati: ci riguarda aspetti
organizzativi e culturali (programmi, contenuti, metodologie). Accogliere gli immigrati significa offrirgli un
percorso formativo in grado di fornire mezzi per apprendere la lingua di scambio, per evitare la
marginalit sociale. L'accoglienza, linsegnamento dellitaliano (senza tralasciare la cultura di origine) e la
valorizzazione di attivit culturali comuni sono i punti sui quali necessario proporre strategie didattiche
efficaci.
Diritti umani e educazione interculturale il diritto allistruzione uno dei diritti fondamentali della
persona, come viene sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Tutti hanno diritto ad
unistruzione di base e ci riguarda anche gli adulti; tale istruzione deve essere garantita e obbligatoria,
nessuno pu escludere un bambino dalla scuola. Senza istruzione, senza conoscenze e senza la
conseguente autostima, non si riesce a partecipare appieno ai processi produttivi. Ci viene affermato per
la prima volta in Italia con la Costituzione del 1948.
Il ribadire che la persona ha il diritto ed il dovere a ricevere almeno 8 anni di istruzione rappresentava,
soprattutto per il contesto sociale dellepoca, unaffermazione di grande rilievo. In Italia ancora erano
presenti molti analfabeti e si verificava un importante analfabetismo di ritorno. Il nostro paese stava
ponendo le fondamenta di una nuova epoca di democrazie nelle istituzioni, e la scuola rappresentava
uno dei luoghi nel quale si sarebbe formata la nuova identit italiana. La situazione globale evidenzia
che oggi almeno un ottavo della popolazione non sa n leggere n scrivere e donne e ragazzi
rappresentano il 64% del gruppo citato. Il tasso di analfabetismo particolarmente alto in Africa e in Asia.
COMUNICAZIONE DIDATTICA NELLE CLASSI PLURILINGUE
Negli ultimi anni si rilevato un incremento del numero degli alunni stranieri nella scuola italiana; le
provenienze cambiano a seconda della regione a cui si fa riferimento, perch limmigrazione non stata
regolare e quindi abbiamo isole di migranti non corrispondenti tra una zona e laltra. Alla scuola
affidato il compito di realizzare un progetto interculturale, secondo il quale sia possibile accogliere la
diversit linguistica e culturale come ricca base per un lavoro pi profondo. Lopzione interculturale
implica cambiamenti e flessibilit: necessario creare un clima accogliente, che coinvolga tutti e facendo
comprendere che accogliere lestraneo educa anche chi lo riceve. Per quanto riguarda gli studenti
stranieri, importante valorizzare le loro competenze e offrire loro interventi in ambito linguisticocomunicativo e momenti di attenzione personalizzata. Ovviamente si parla di una valutazione formativa
in itinere, essendo la prova finale uguale per tutti: ma i docenti sanno come tenere conto delle difficolt
iniziali del bambino. Linsegnante, affinch tutti gli alunni siano partecipi, deve conoscerli; nel caso dei
non italofoni, fondamentale rilevare le caratteristiche individuali e la loro biografia linguistica. Il docente
deve inoltre valorizzare la L1 degli stranieri per sviluppare in loro il bilinguismo, visto come unopportunit
in pi e non come un ostacolo; deve conoscere anche il grado e la qualit del percorso di scolarizzazione

nel paese di origine. La L2 si pu strutturare secondo binari diversi: si pu imparare a scuola o


comunque in un contesto formale, con un apprendimento guidato, oppure parlando con i parlanti nativi
in un contesto non formale in questo caso si parla di acquisizione spontanea. Ci sono vari tipi di
bilinguismo:
-Familiare nasce da situazioni in cui convivono nello stesso nucleo familiare genitori che parlano due
lingue diverse
-Di immigrazione quando il bambino deve affrontare fuori dallambiente familiare una lingua diversa
che i genitori spesso non conoscono
-Geo-politico quando in situazioni in cui convivono due comunit linguistiche, nessuna delle due
egemone
-Tecnico-economico legato alle situazioni in cui gruppi nazionali o regionali decidono di parlare una
lingua diversa dalla propria negli scambi economici o giuridici con altri paesi (bilinguismo di necessit)
Quando il bilinguismo precoce coincide con un bilinguismo familiare, non un problema. Diverso il caso
di un bilinguismo precoce frutto di immigrazione, in cui il bambino si ritrova a dover imparare una
seconda lingua. I problemi derivano dalla particolare situazione sociale che fa da sfondo al contatto tra le
due lingue: il conflitto tra due idiomi si risolve nel conflitto tra due culture e le difficolt di apprendimento
della nuova lingua corrispondono alle difficolt ad inserirsi nella nuova realt sociale, con una cultura
diversa da quella di origine.
Ogni alunno straniero pu inserirsi in diversi modi nel contesto comunicativo di classe: c chi preferisce
limitarsi ad ascoltare, chi sente lurgenza di comunicare con i compagni. Sul piano della produzione
linguistica spontanea si nota come lo studente sia portato alluso frequente della ripetizione di parole,
di cui si serve per dimostrare coesione. Inoltre frequentemente orientato alla riformulazione di parole
ricorrenti; infine spesso preferisce fingere di capire ci che linterlocutore gli dice piuttosto che
interrompere la conversazione per chiedere chiarimenti. Il discente mette in atto diverse strategie per
compensare i suoi limiti nella nuova lingua: la riduzione formale, con cui si evitano forme linguistiche
poco consolidate per non fare errori, la riduzione funzionale, con cui si evitano certi argomenti o
funzioni comunicative (forme di elusione); c poi la circonlocuzione, con la quale si cerca di sostituire
una parola che non si conosce con varie perifrasi (forma di conseguimento). Comportamenti e strategie
dipendono anche dal ruolo che rivestono gli interlocutori e dal grado di formalit del contesto
comunicativo: lalunno ha un atteggiamento pi passivo nei confronti del docente e interviene
principalmente in risposta ad una sua domanda.
Linsegnante deve concepire il processo comunicativo di classe come un continuo dialogo tra
insegnante e allievi, attraverso il quale gli alunni sono guidati alla costruzione e alla rielaborazione di
nuovi saperi; il docente deve svolgere il ruolo di regista e deve quindi definire gli obiettivi e il tipo di
attivit didattiche.
Per capire i bisogni linguistico-comunicativi degli studenti, si devono analizzare: gli studenti non sono
in genere in grado di manifestare i propri bisogni quindi linsegnante che deve raccogliere le
informazioni necessarie.
Importante anche la disposizione degli alunni e del docente; questultimo deve inoltre comunicare
con il linguaggio del corpo per esprimere spontaneit e disponibilit, ma sono importanti anche il
timbro della voce e la chiarezza dellarticolazione. Il docente deve riconoscer anche la necessit per gli
allievi non italofoni di seguire un percorso specifico di apprendimento della L2, individuale o in
piccoli gruppi, ma anche il loro bisogno di partecipare allattivit di classe per imparare ad agire nella
nuova realt. Il laboratorio linguistico un contesto privilegiato per linterazione perch favorisce la
partecipazione e il coinvolgimento di tutti i componenti, e un rapporto interpersonale col docente che
deve svolgere anche il ruolo di mediatore tra la propria cultura e quella dei bambini stranieri.
La competenza interculturale non specifica ad una materia ma trasversale, perch incide sulle
competenze e sulle capacit di comprensione del mondo. unattrezzatura indispensabile per il cittadino:
la sfida della pedagogia culturale quella di imparare a conoscersi, per comunicare meglio e di pi. La
traduzione pratica di tale competenza consisterebbe quindi nellattivare una serie di prassi che si ripetano
in diverse discipline, con lobiettivo di migliorare latteggiamento del discente verso lesterno,
rinforzandone la consapevolezza del proprio.
CERTIFICAZIONE PER STRANIERI ADULTI
Da quando obbligatoria?
Dal 9 dicembre 2010 lo straniero, in Italia da almeno 5 anni e che dimostra di avere un certo reddito, un
alloggio e altri requisiti, pu richiedere, per s e per i propri familiari, il rilascio del permesso di
soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.
Che tipo di test si deve fare?
Per ottenere il permesso di lunga durata, lo straniero deve superare un test di competenza della
lingua italiana di livello A2 (Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue del Consiglio
dEuropa).
Che cosa deve sapere lo straniero?
Deve dimostrare di comprendere frasi ed espressioni usate frequentemente. Tali frasi ed espressioni
appartengono allambiente vicino e gli devono servire subito (il quartiere, la posta, il supermercato,
etc).
Deve dimostrare di sapere comunicare in attivit semplici e di routine. Questa comunicazione richiede un
semplice scambio di informazioni su argomenti familiari e comuni.
Come deve avvenire la verifica delle competenze?

Deve avvenire solo in forma scritta, a differenza dei test di certificazione che prevedono anche la prova
orale.
Chi pu non sostenere lesame?
Lo straniero che ha gi una certificazione del livello A2, fornita da uno degli Enti certificatori riconosciuti
dai nostri Ministeri. Cio: Universit per Stranieri di Perugia, Universit per Stranieri di Siena,
Universit ROMA III, Associazione Dante Alighieri.
Chi ha frequentato un corso di lingua italiana presso i Centri Territoriali permanenti per l'Educazione in et
adulta e, alla fine di questo, i CTP hanno rilasciato un attestato che dimostri che il suo italiano al
livello A2
Chi ha maturato dei crediti (Cfr. lAccordo di integrazione di cui allart. 4-bis del Testo Unico) con il
riconoscimento di un livello di conoscenza della lingua italiana non inferiore allA2
Chi ha conseguito in Italia il diploma di Licenza Media o di Scuola Superiore (o frequenta lUniversit dove,
per laccesso, richiesto un test di lingua)
Chi entrato in Italia ai sensi dellart. 27, comma 1, lettere a., c., d. e q. del Testo Unico. E in Italia svolge
una delle attivit indicate in tali disposizioni (Cfr. il Testo Unico)
Chi affetto da gravi limitazioni alla capacit di apprendimento linguistico.
Dove si fa il test?
Presso i Centri Territoriali Permanenti (C.T.P.). Lo straniero non deve pagare per sostenere lesame.
Chi finanzia?
Il Ministero dell'Interno assegner ai C.T.P., tramite le Prefetture, il finanziamento necessario per gli esami
(commissioni, materiale e segreteria)
Chi fa parte delle commissioni?
I CTP costituiscono apposite commissioni con due docenti esperti e il dirigente scolastico. Sono i
docenti che preparano le prove. Per predisporle, si basano sul Vademecum nazionale. Questo vuole dire
che in tutta Italia le prove vengono fatte secondo un formato e dei contenuti coerenti e possibilmente
omogenei .
Come si fa il test?
Il test esclusivamente scritto. Viene somministrato dai docenti. Si deve capire un breve testo (prova di
comprensione della lettura) e si deve capire un testo che viene letto (prova di ascolto). C poi una prova
di interazione scritta con delle domande.
Come viene valutato?
Il massimo del punteggio 100. Il test superato se il punteggio raggiunto almeno 80/100. Se non
raggiunge tale punteggio, lo straniero pu ripetere la prova in unaltra sessione di esame. Le prove sono:
Prova di comprensione scritta
Prova di ascolto
Prova di interazione scritta
VIAGGI FRA LIBRI, FIABE E ALTRO
Il patrimonio culturale e il viaggio attraverso tale patrimonio sono strumenti delleducazione
interculturale. Il loro valore antropologico riconosciuto da diversa letteratura sullargomento e quindi noi
li useremo per la loro capacit di trasmettere la cultura dellaltro e fornire informazioni di tipo storicogeografico. ovvio che un bambino della scuola primaria trover nella fiaba elementi culturalmente
semplici e solo attraverso la mediazione dellinsegnante riuscir a creare collegamenti, confronti e
intrecci. Lo studente di scuola secondaria potr invece andare alla ricerca del patrimonio culturale
contenuto nei testi letterari ed essere cosciente del loro valore antropologico.
Focalizzeremo la nostra attenzione sui concetti di interculturalit, multicultura e patrimonio. Per
rappresentare la politica della convivenza sociale e della solidariet attiva ha adottato lespressione
interculturalit. Diventa la parola-chiave delle politiche educative e sociali dei sistemi democratici, che
hanno preso atto dellesistenza di una societ multiculturale e intendono governarla allinsegna del
pluralismo. Negli anni 50 gli USA adottarlo la politica del melting pot. Negli anni 60, con laffermazione
del concetto di etnicit, si fece strada il diritto di far parte della comunit nazionale senza rinunciare alle
proprie specificit culturali: la societ della salad bowl.
Il concetto di patrimonio e quello di tradizione esprimono un potenziale educativo di straordinaria
efficacia; leducazione al patrimonio culturale infatti un processo di conoscenza delle acculturazioni,
delle stratificazioni, delle ibridazioni. Lo studio e lanalisi di questo processo promuove e non trascura il
confronto tra simboli identitari. Tutti i beni culturali diventano un vero e proprio strumento di educazione
interculturale, anche se il patrimonio diverso. Infine, il tema dellinterculturalit, si viene ad intrecciare
con quello della ricerca sul territorio: dal culturalismo si passati alla critica del concetto di cultura e delle
categorie di etnicit, identit, diversit.
Attraverso la fiaba abbiamo assorbito alcuni miti e costanti di tutte e culture; il tema delleducazione
interculturale proposto in modo esplicito anche nelle situazioni in cui non sono presenti bambini
stranieri, perch la diversit nelle sue varie forme esperienza del quotidiano, ingrediente fondamentale
della vita sociale. Linterculturalit quindi richiede il riconoscimento della pluralit e laccettazione della
diversit. Il dialogo interculturale consiste nel creare situazioni dincontro e confronto tra persone
appartenenti a mondi e riferimenti culturali diversi: le parole-chiave sono interazione, reciprocit,
rispetto. importante il valore antropologico di cui sono portatrici le fiabe e la loro conseguente
potenzialit allinterno di un curricolo di educazione interculturale. Un buon metodo che utilizzi le fiabe
avr lobiettivo di suscitare curiosit nel bambino e fargli comprendere la diversit senza che la disprezzi,

come potrebbe invece avvenire se imitasse certi modelli degli adulti o del gruppo. Le fiabe stimolano la
mente in modo naturale e spontaneo e aiutano il bambino ad avvicinarsi ad elementi ancora sconosciuti;
le differenze culturali vengono viste come risorse su cui costruire qualcosa e ottenere una migliore
conoscenza di s e dellaltro. Possiamo ritenere che la fiaba sia un genere narrativo interculturale,
perch presenta caratteristiche universali e valori comuni; inoltre, tramite il gioco delle somiglianze e
differenze, permette di confrontare elementi appartenenti a culture diverse. Per accettare e rispettare le
diversit non significa assolutizzare, ma bens percepire la funzione analoga che fiabe molto diverse tra
loro assolvono in culture lontane. Ma per capire fiabe africane o cinesi, prima indispensabile conoscere
quelle europee: a livello di scuola primaria, se gli insegnanti non utilizzano abitualmente la fiaba popolare
europea, improbabile che essi possano avvalersi utilmente di fiabe di altre culture. Nella scuola del
preadolescente si presentano poi problemi educativi e didattici molto complessi: questa fase della vita
caratterizzata dalla maturazione di un pensiero simbolico di tipo logico-analitico che sembrerebbe
escludere luso di strumenti narrativi di tipo fantastico e ci confermato dal rifiuto di testi narrativi
percepiti come infantili.
Tutto ha portato ad identificare il bambino come principale destinatario dei racconti fantastici, perch
presentano una struttura costante e facile da riconoscere, hanno un carattere aperto e ci contribuisce a
sviluppare un senso di sicurezza e stabilit. La fiaba ha quindi il compito di arricchire lesistenza del
bambino, stimolandone limmaginazione e aiutandolo a sviluppare il suo intelletto. Il bambino pu
acquistare fiducia in s stesso e trovare le soluzioni per risolvere i problemi: la fiaba conduce il bambino a
riflessioni strettamente correlate al mondo che lo circonda e alla societ in cui vive, e comincia a prendere
consapevolezza del fatto che la vita non tutta rose e fiori. Con la fiaba si introducono ai bambini i
principali problemi delluomo e le situazioni vengono semplificate in modo da rendere facilmente
comprensibile lessenza del linguaggio.
Il bambino ha bisogno dellelemento magico per lasciare libera la sua fantasia e stimolare il suo
pensiero creativo; le storie affrontano comunque temi riguardanti lumanit e i sui problemi, offrendo
possibili soluzioni per risolvere le difficolt che si possono incontrare. Ci che viene dimostrato che
chiunque pu vivere felice e contento, che anche la persona pi povera pu fare fortuna ma che, per
conseguire tutto ci, ci si trova a dover affrontare delle prove che, una volta superate, conducono ad una
vita migliore.

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