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ANNO XX NUMERO 10
quotidiano
Ai bordi della grande marcia senza parole contro un nemico che si ha paura di conoscere
Oltre la piazza
Rivali o no?
Vignette e ipocrisia
Terroristi in bolletta
Risanare le ferite
Roma. Non siamo daccordo sullidentit del nemico, e ancora meno sulle cose
da fare per mettere fine a questa esplosione di violenza e di odio. Su questo punto, i
francesi non sono pi uniti di quanto non lo
siano Netanyahu e Abu Mazen. Lo scrive
su Causeur.fr lo storico Gil Mihaely, mentre
la direttrice Elisabeth Lvy avverte: Unione nazionale attorno alle vittime s, ipocrisia sui colpevoli, no. Dopo la grande
marche rpublicaine, arriva il momento
dei conti con la realt, che possono assomigliare a una doccia fredda. Sempre su Causeur, Pascal Bories scrive che il rischio era
di marciare con dei cretini. Quelli che
chiamavano islamofobiche le vignette oggi difese in nome della libert di espressione, o che scandivano ogni poliziotto
una pallottola, mentre ora plaudono ai
gendarmi, non rinunciano a chiedere lo
scioglimento del Front national e invitano alla solidariet con Gaza.
Note di colore, si dir, quel che conta
la prova superata. Ma se davvero lEliseo
cuor di leone aveva chiesto al premier
israeliano di non partecipare alla marcia,
come ha rivelato ieri Haaretz, non si pu
dar torto al sociologo Jean-Pierre Le Goff.
Intervistato dal Figaro, spiega che non
chiamare le cose con il loro nome gi una
sconfitta. Lunica ad aver parlato chiaro
stata Marine Le Pen, a confronto dellimbarazzo di altri politici nellammettere che
siamo in guerra e nel nominare i nostri nemici. Prima ancora, si era cercato in ogni
modo di sostituire Stato islamico con Daesh, per evitare confusioni con islam, islamismo, musulmani (linvito era arrivato a
settembre dal ministro degli Esteri, Fabius, ndr). Ma il timore giustificato di fare confusione non pu essere un argomento per non guardare in faccia la realt,
parlando di un terrorismo indefinito creato dal nulla, venuto da chiss dove e abbattutosi sul paese come una catastrofe naturale. Le Goff dice che aver criminalizzato
scrittori come Zemmour e Houellebecq, invece di chiedersi come sia stato possibile
che crescesse fino alle attuali conseguenze lislamismo radicale e lantisemitismo,
significa rifiutarsi di affrontare le sfide
del presente, mentre tutta una mentalit
pacifista e angelica, presente in Francia e
in numerosi paesi europei da pi di
trentanni, va in pezzi. La risposta peggiore sarebbe quella di ricorrere ai sociologismi che considerano i discorsi dellodio e
gli atti criminali come sintomi delle condizioni economiche e sociali, delle discriminazioni, della dominazione dei paesi ricchi su quelli poveri. Esistono invece cause ideologiche che fanno capo a un sistema di credenze dotate di una loro consistenza, che mettono in gioco concezioni del
mondo, della vita, della morte, del potere,
e designano il nemico da combattere e da
eliminare. E il nemico designato chiaro:
loccidente, gli ebrei e i crociati.
NON SONO CHARLIE E NON RIDO DI TUTTO. MEN CHE MENO DELLA LORO RELIGIONE MINACCIOSA
L
oro sono assassini che vanno combattuti, ma anche combattenti di una loro guerra che non capiamo. La loro idea
della religione aberrante, almeno dalDI
ALFONSO BERARDINELLI
princpi, possono chiedere troppo. Le religioni degli altri possiamo discuterle razionalmente fra noi, ma non con loro se ritengono razionalit e discussione modalit
antireligiose. Le religioni degli altri non
vanno offese n ridicolizzate.
La situazione oggi delicata, rischiosa
e sempre sullorlo di diventare drammatica. La cosiddetta occidentalizzazione del
mondo una interessante sineddoche, che
scambia la parte per il tutto. E stato occidentalizzato solo lo strato pi superficiale dei comportamenti. Perfino la modernizzazione italiana stenta a imporsi. Luniversalismo della produttivit e dei consumi non significa universalismo di valori
amorali, di convinzioni e di sensibilit.
Nei fatti, ogni volta che ci fa comodo, i nostri valori li mettiamo da parte e scopriamo lestraneit degli altri. Visti i fatti, c
poco da ridere. Comunque, sono contro le
specializzazioni: a ridere sempre, come
vorrebbero i satirici di professione, si diventa noiosi. E non si pu ridere di tutto.
INNAMORATO FISSO
di Maurizio Milani
Ordine contro
Nozze omo allestero, il figlio di due
donne: lassurdo di uno stato che
nega ci che altrove diritto
IL FOGLIO QUOTIDIANO
BORDIN LINE
di Massimo Bordin
Volevano mettere in ginocchio i francesi, hanno fatto alzare in piedi lEuropa, fra le sintesi della
manifestazione di domenica, decisamente quella che pi trasuda enfasi. Non
c dubbio che in situazioni del genere la
retorica sia un pedaggio inevitabile, ma,
a pensarci bene, i primi a riderne e a
metterla alla berlina sarebbero i vignettisti di Charlie Hebdo. Un corteo di milioni di persone che, con la parola dordine Je suis Charlie, segue una falange di
governanti evidenzia un paradosso e forse un equivoco. Non il solo. Si sente invocare una intelligence europea. Ci
bino che in due ore e mezza cresce di dodici anni? Forse il bisogno di guardare le
persone da vicinissimo, di vedere Maggie
Gyllenhaal che si chiude nella panic room
e piange, soltanto l libera dalle bugie, e sapere che suo fratello le sta mentendo, e che
non per odio ma per impossibilit di non
avere segreti. Anche Amy Adams, che ha
vinto il Globe come miglior attrice protagonista di una commedia, in Big Eyes di
Tim Burton (la folle storia della pittrice
Margaret Keane), custodisce per anni un
segreto: quando si chiude nel suo studio
nemmeno la figlia pu entrare, e Margaret
deve mentire a tutti, anche alla sua migliore amica, deve diventare unaltra persona,
fino a quando il segreto diventa il suo nemico, e la travolge, e lei decide di liberarsene. In The honourable woman, suona il
telefono e qualcuno dallaltra parte dice:
conosco il tuo segreto. In The affair i segreti damore e di famiglia vengono raccontati a un poliziotto, ma in modo sempre diverso (ogni puntata divisa in due parti, il
flashback di lei e quello di lui), tanto che
impossibile capire chi stia dicendo fino in
fondo la verit, e chi stia mentendo, magari senza rendersene conto. Forse, semplicemente, la verit non esiste. Esistono le storie, ed tutto quello che ci serve.
Annalena Benini
IL RIEMPITIVO
di Pietrangelo Buttafuoco
E unillusione lidea che linteriorit appartenga solo a chi se la riproduce nella dissimulazione del pensiero pi
segreto. E impossibile che resti impenetrabile agli altri. Ogni realt psichica materia condivisa. Coloro che gemmano pensieri nuovi e forse ancor pi di quelli che si
limitano ad attraversare emozioni si rivelano libri aperti perch non esiste clausu-
per esempio, individua nei messaggi le parole pericolose per la stabilit del regime.
Se due utenti cinesi scrivono Occupy Central (il movimento democratico di Hong
Kong) in una conversazione su WeChat,
probabile che la censura cinese canceller
i messaggi sgraditi. Se due utenti italiani
fanno la stessa cosa, il sistema non canceller i messaggi, ma li segnaler come utenti sospetti. Secondo Freitas il loro profilo
potrebbe essere schedato e associato al loro numero di telefono, e la prossima volta
che avranno a che fare con la Cina, per
esempio la prossima volta che avranno bisogno di chiedere un visto per Pechino, potrebbero avere delle difficolt.
Ma il problema pi grosso, scrive Freitas, che insieme allo smartphone vi siete
infilati in tasca un perfetto strumento di
ra della testa. Chi vuol essere estraneo al
mondo, insomma, risulta estraneo a se stesso. Certo, lanima la cui preistoria magica e manipolatrice torner. E ciascuno
segner a dito da s, se stesso. Come per dire: Eccomi. Dopo di che, il destino ultimo
della storia: la societ aperta e il conseguente pensiero unico (che ha sempre una
verit unica, allorquando lindagine sulla
realt, diventa, Umberto Eco permettendo,
un complotto).
Perch gli illuministi oggi non sarebbero affatto tolleranti con lislam
E
un algoritmo per il quale la convivenza delle religioni, quali che siano, possa essere
garantita allo stesso modo da qualsiasi stato in qualsiasi tempo. Cos sono crollati tre
capisaldi dellilluminismo francese.
Anzitutto la specificit. Lilluminismo
non parlava di situazioni ipotetiche eterne
ma di dati geopolitici concreti, quindi si
proponeva di rispondere a domande specifiche: lislam pu essere tollerato, qui e
ora? Qual la vera patria di un ebreo di
Bordeaux? Il potere temporale dei Papi
vantaggioso per un suddito di Luigi XV? In
questa specificit sta lapparente contraddizione dellilluminismo francese, i cui
esponenti sembravano passare di volta in
volta dallessere benevoli allessere ostili
verso il medesimo culto: poich non cercavano di trovare lequazione della tolleranza universale ma di capire in quali luoghi
viviamo? Nessuna religione andava tollerata per diritto pregresso e tutte le religioni
avevano il dovere di cooperare al bene della nazione, se volevano essere tollerate.
Questo porta al terzo punto. Lilluminismo non ha mai separato la tolleranza dallintransigenza. Se una religione diventa un
fattore di disordine allinterno di una nazione, va estromessa senza distinguo fra ali
estreme e ali moderate. Se una religione
prevede lapplicazione letterale di norme
rivelate lesive della pace, del benessere e
della prosperit di uno stato, lesercizio di
tale culto diventa reato penale. Il motto con
cui Voltaire concludeva le proprie lettere
era crasez lInfme: linfame che causava morte e terrore a una nazione andava
schiacciato, distrutto, annientato; dimenticarlo un errore da matita blu.
Antonio Gurrado
ogni anima per quanto nera la chiesa raccomanda; dopo avere recitato un Miserere
minterrogo sullorigine del loro gesto. Dice bene Giuliano Ferrara, la Guerra santa
in atto, Guerra sacra nel caso di questo
blitz che concerne la sacralit del Padre, la
sua inviolabilit. Il figlio amoroso e ligio
uccide e si suicida per cancellare laffronto fatto al Padre suo che sta nel cielo delle uri; un accadimento assai frequente anche da noi, c chi uccide per una semplice occhiataccia che magari nemmeno tale. Se avessero sfottuto mio padre, io che
avrei fatto? Boh. I jiadhisti pensano di avere le idee chiare: Hai riso di mio padre e
io ti uccido proclamano tutti seri. Va a
spiegarglielo ai due fratelli che certe cose
non si fanno; per loro un dovere, per noi
un crimine, difficile metterci daccordo. Ti
diranno che per troppi anni ci hanno visto
ridere di loro padre Maometto, lunico dal
quale evidentemente si sono sentiti amati
e spronati a conquistare il mondo, insieme
a tanti altri giovanotti. Peccato che raramente costoro invadano il mondo con le invenzioni e larte e assai pi spesso con la
PREGHIERA
di Camillo Langone
Da qualche giorno ho
scoperto la parola deculturazione. Da qualche giorno tante cose,
solitamente cose sgradevoli, me le spiego
con questa parola. Ad esempio le ceneri
di Pino Daniele. Come mai un napoletano
nato e cresciuto fra chiese e sepolcri, a
pochi metri dalla casa dove Giambattista
Vico scopr che la umanit ebbe incominciamento dallhumare, seppellire,
un uomo per giunta devoto a Padre Pio,
arrivato a farsi cremare? Deculturazione,
certo. E come mai il frate di famiglia, colui che ha usato il funerale per fare un pistolotto contro i politici, non ha, che io
sappia, speso una parola su questo? Deculturazione ecclesiastica, chiaro. E perch tanta gente si messa in fila al Maschio Angioino per il rito assurdo del saluto al mucchietto di ceneri? Ancora deculturazione. La deculturazione il processo di perdita della propria cultura da
parte di un gruppo sociale. Linumazione, cos strettamente legata alla speranza nella resurrezione, fa parte della nostra cultura che ogni giorno si incenerisce
sotto i nostri occhi. Meglio marciare che
marcire, sono daccordo, ma non ci si illuda che basti marciare, anche in tantissimi, per non scomparire. Si fermi la deculturazione della cremazione, tanto per
cominciare.
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
EDITORIALI
IL FOGLIO QUOTIDIANO
a satira, contro la quale si scatenato lodio assassino dei terroristi islamici, un prezioso retaggio della civilt
classica, quella che nella semplificazione di uno storicismo schematico viene
descritta come superata (magari per trarne presagi funesti per quella occidentale che ne lerede diretta). Chi pensa che
lirriverenza urticante di Charlie non si
possa paragonare alla tradizione letteraria latina e greca dimentica che Aristofane, per citare lesempio pi celebre, fu
politicamente scorretto, per usare un eufemismo. Derideva in modo anche insolente un pensatore del livello eccelso di
un Socrate, che di l a poco sarebbe stato condannato a morte per le sue idee.
Anche Aristofane ebbe i suoi guai, per
effetto dellattacco che gli sferr il demagogo Cleone, ma del suo censore non
si ricorda nessuno, mentre a lui si rif
tutta la tradizione della drammaturgia
ti alla fusione tra Torino e Detroit, un target deriso come irrealistico da molti.
Egualmente la grande stampa di casa
nostra aveva attaccato la presunta incapacit del manager italo-svizzero-canadese di realizzare modelli appetibili, riconoscendogli al pi talento finanziario
(che qui equivale pressappoco al malaffare). Un modo anche per rispolverare il
caso Pomigliano, e indirettamente il
Jobs Act: nessuno dei due mai accettati
dalla Cgil. La Fiom parla di buon risultato ma solo per Melfi. Eppure le 500 e
le Renegade utilizzano meccanica e lavoro italiani; tra poco saranno lanciate
negli Stati Uniti in attesa delle nuove Alfa Romeo e Maserati. Sar la prima volta che il made in Italy vende auto e marchi di punta in America; per Marchionne era un nemico del popolo, e non solo
per il sindacato.
ce labbiamo). Lo ha detto domenica anche Dianne Feinstein, la senatrice democratica che ha voluto e gestito il report sulle torture della Cia, quello fatto
senza interpellare i capi della Cia: Questuomo ha gi sofferto abbastanza. Le
persone non sono perfette, lui ha fatto
degli errori. Ha perso il suo posto come
direttore dellAgenzia a causa di questi
errori. Voglio dire, quanto vogliamo punire una persona? E finita. E in pensione. Ha perso il lavoro. Che altro vuole il
governo?. Non c altro da volere, la fine ingloriosa stata raccontata, spettegolando, in ogni modo, abbiamo capito
quanto maldestro possa essere anche un
generale-capo di spie in amore, semmai
ci piacerebbe una riabilitazione, ch se
mai una notizia buona arrivata dallIraq, negli ultimi quindici anni, quella ce
laveva portata lui.
MATTIA FERRARESI
dialogo con regimi che questo il sottotesto evaporeranno grazie alla forza della openness, non con gli attacchi in picchiata dellaquila imperiale. Il matrimonio
dente che ha accumulato una serie di successi politici che sono pi profondi di
quanto anche molti dei suoi sostenitori ammettono, dal modo in cui ha salvato e poi
imbrigliato le banche che avevano fatto
crollare il mondo alle regolamentazioni
ambientali fino allapertura dei canali di
mini di danni alle istituzioni, e hanno lasciato un paese meno unito, meno democratico e meno libero.
E ancora: La riforma sanitaria e il matrimonio gay sono spesso presentati come il
cuore della legacy di Obama. Questo un
errore. Le politiche non sono necessariamente delle legacy, anche se durano, e ci
sono ragioni per pensare che queste non lo
saranno. Pi la gente scopre nuovi dettagli
sullObamacare meno la ama; la sua popolarit ha raggiunto il record negativo in novembre: 37 per cento. Trenta stati hanno votato contro il matrimonio gay e quasi dappertutto la sua legalit garantita da sentenze di tribunali. Queste sono tipiche conquiste la Obama, trionfi di tattica non della costruzione del consenso. Il trionfo della tattica, leredit fatta di mezzi e non di
fini, il leader che fa navigazioni di cabotaggio per circumnavigare prudentemente
i problemi: questo lObama storicizzato di
Caldwell, un Gorbaciov americano che
crede che la storia e la tecnologia abbiano
una direzione e il suo compito sia quello di
allineare il paese con questa, poco importa quanto illogico e indesiderabile ci appaia ai suoi concittadini. E come Gorbaciov, anche Obama sar stimato fra una generazione ma probabilmente pi dagli
stranieri che dagli americani, pi dai paesi nemici che dagli alleati.
Proprio la debolezza nel definire il ruolo
dellAmerica nel mondo al centro delle critiche di molti degli storici interrogati dal
New York Magazine. Intorno alla debolezza,
anche simbolica, del presidente si sono interrogati in tanti quando domenica, a Parigi, fra leterogenea teoria di leader che a
braccetto apriva il pi grande corteo della
storia francese per rivendicare le libert occidentali contro lodio feroce del fondamentalismo islamico non hanno visto il leader
del mondo libero. Per Obama, evidentemente, quel giorno la storia si faceva altrove.
Twitter @mattiaferraresi
GIULIA POMPILI
diventata lideale di democrazia non snaturata del sentimento nazionalista ancora vivo nelle coscienze nipponiche. Nella letteratura psichiatrica giapponese (anche se qualcuno parla di letteratura e basta) esisterebbe
una patologia che si chiama sindrome di Parigi. Una sorta di disturbo post traumatico
da stress generato dalla differenza tra quello che il turista giapponese si aspettava dalla capitale francese e quello che poi, realmente, ha trovato.
Due giorni prima dellattacco terroristico
in Francia, sul quindicinale della destra
giapponese, Sapio, apparsa una pagina firmata dallottantaquattrenne Jean-Marie Le
Pen, padre del Fronte nazionale dallanno
della sua fondazione nel 1972 fino al 2011,
quando ha lasciato il posto a sua figlia Marine. Nelleditoriale, riportato dal Japan Today, Le Pen avverte il Giappone sul possibile cambio delle politiche sullimmigrazione
annunciato da Abe nella sua politica di crescita economica. Tokyo non deve fare lo stes-
so errore della Francia, dice Le Pen, cercando di reagire alla bassa natalit, allinvecchiamento della popolazione e alla progressiva diminuzione di forza lavoro aprendo le
frontiere. Per il padre del Front national sarebbe un errore blu, un modo semplicistico
di risolvere un problema che invece va affrontato con una politica sistematica volta ad
aiutare i giapponesi ad avere pi figli. Inoltre
alleggerire le regole sullimmigrazione rischia di far iniziare, anche in Giappone, quel
processo di islamizzazione che per Le Pen in
Francia ormai inarrestabile. Il consiglio al
Giappone del politico francese aiuta a comprendere il rischio di europeizzazione del
Pacifico, ovvero lesportazione di un modello culturale difficile da interpretare in Asia.
Tokyo da anni fa i conti con i radicalismi legati al nazionalismo e a peculiari fenomeni
religiosi e settari non a caso gli unici attentati terroristici subiti dal Giappone sul
proprio suolo sono stati quelli dellArmata
rossa giapponese e quello con il gas sarin al-
la metro di Tokyo, nel 1995, della setta religiosa Aum Shinrikyo. La Soka Gakkai, movimento religioso di ispirazione buddista, attualmente al governo di Tokyo nella forma
del Partito Komeito, ma in vari paesi europei inserita nelle liste delle sette religiose
sotto osservazione dalle forze dellordine. In
alcuni paesi asiatici il processo di globalizzazione invece appena iniziato. E il caso
del sorprendente risultato delle elezioni in
Sri Lanka, dove Maithripala Sirisena ha vinto sulla dittatura soft di Rajapaksa promettendo democrazia e apertura ai paesi vicini vincendo con i voti dei tamil e dei musulmani. E poi c la nuova Indonesia di
Jokowi, che nel paese pi islamico al mondo
riuscito a piazzare nel suo governo una donna e un cattolico. C lIndia di Narendra Modi. Tutti outsider che non provengono dalle
lite militari e politiche, e che promettono di
avvicinarsi al modello di scambio multiculturale occidentale. Un modello, parafrasando Le Pen, non sempre vincente.
LIBRI
Hilary Mantel
UN POSTO PI SICURO
Fazi Editore, 190 pp., 18 euro
dersi il trono, Luigi Filippo. Riconosco
M. Danton, uno di quei brutali demagoghi
che si trovano nei libri di storia, dice invece re Luigi XVI. Eppure, come Desmoulins, anche Danton finir sulla ghigliottina per essersi opposto allazione
sempre pi sanguinaria del terzo rampante: Maximilien de Robespierre. A sua
volta deputato poco pi che trentenne, avvocato e compagno di studi di Desmoulins. Se solo sapessi cosa vuole quelluomo, forse potrei darglielo e chiudere la
faccenda, si tormenta il re. Amato dagli
strati popolari, definito un eunuco da
Danton, Robespierre continua imperterrito la sua opera, circondato dallo sconcerto degli amici e dalla profonda diffidenza dei colleghi deputati, per il suo disprezzo del denaro e per la fede incrollabile nelle proprie idee. Succeder a Danton, prima alla presidenza del Comitato
di salute pubblica, poi sul patibolo. Nessuno, per, sa ancora quale sar il prezzo
collette con cui venivano finanziate le spedizioni del corsaro Francis Drake. Che andava peraltro a predare ricchezze che i
conquistadores spagnoli avevano a loro
volta predato, in nome di una concezione
della guerra per diffondere la fede basata
sul modello di jihad dellavversario, negli
otto secoli che era durata la Reconquista
della penisola iberica. Aristotele, Drake,
Corts e Pizarro, per, sono oggi storia. La
Sura del bottino nellinterpretazione integralista non solo storia, ma teologia e
modello attuali. Una teologia, peraltro, che
come nel cristianesimo si rivolge spesso in
maniera preferenziale proprio ai marginali, offrendo loro riabilitazione. Ma il ladrone evangelico va in Paradiso perch ha
espresso pentimento e alladultera Ges dice di non peccare pi. Al piccolo delinquente islamico la Sura del bottino pu
semplicemente suggerire che il problema
sta nel gridare Allah Akbar e nel devolvere poi un 20 per cento della refurtiva.
IL FOGLIO
quotidiano
e-mail: lettere@ilfoglio.it
IL FOGLIO QUOTIDIANO
glio, pensavo, a rimanere davanti alla tv a seguire in diretta su Sky gli sviluppi incalzanti di
quella tremenda giornata), immaginavo che in
un mondo ideale sarebbe dovuto accadere il
contrario: che la trama del film fosse la vita vera (cos avremmo fatto bene a flagellare la nostra diffidenza che ci fa vedere fantasmi cattivi
dappertutto) e i fatti di Parigi fossero un film
(unamericanata avvincente ed emozionante, e
anche un po razzista). Avremmo apprezzato entrambi, uscendo dalla sala elettrizzati per la
spettacolare tragedia frutto di finzione, per entrare in un mondo reale, protetto anche se ne-
Alta Societ
Partito per loriente, il Santo Padre
ha portato con s una buona scorta di
mate e il propongo per preparare lenergetico infuso.
vrotico, sentendoci oltretutto orgogliosi e illuminati nellostentare disprezzo per quei burocrati
ingiusti e ottusi. Invece siamo doppiamente avviliti, perch la verit appassionante come un
buon thriller, ma cattiva, e la fiction buona,
ma fiacca come una cattiva coscienza.
Fabio Canessa
Al direttore - Nella rabbia ed emozione collettiva suscitate dalle orribili stragi a Parigi,
mi ha lasciato perplessa la formula scelta dallEliseo. Ad accompagnare la folla immensa i
pi importanti leader politici delle grandi democrazie: silenziosi e quasi impacciati, come
fossero degli scolaretti in castigo dietro la lavagna. Dovevano forse farsi perdonare qualcosa?
Non era pi appropriata una sfilata sugli
Champs Elyses con tutte le insegne delle democrazie rappresentative in bella e orgogliosa
mostra? E anche uno slogan meno minimalista del #jesuischarlie?
Margherita Boniver
di Giorgio Napolitano. Sia un presidente alla Pertini, come scrive qualcuno, o alla Einaudi, come scorge qualcun altro, il metodo
sar il metodo Ciampi. Ovvero sia quello
dellintesa pi ampia possibile che il presidente del Consiglio riuscir a costruire.
Le sirene di Massimo. Per questa ragione
il premier, ieri da Napolitano, oggi a Strasburgo per il discorso conclusivo del semestre europeo, non si fatto incantare dalle
sirene di Massimo DAlema che ha dato il
suo via libera in via informale alla candidatura di Walter Veltroni. Il presidente del
Consiglio sa che questo il modo per mandarlo a sbattere e per bruciare definitivamente lex leader del Partito democratico.
Del resto, Renzi sa anche che pure Pier Luigi Bersani vorrebbe consumare sua vendetta nelle urne delle elezioni del capo dello
Stato, a scrutinio segreto. E il motivo per cui
il premier non abbandona lo schema del
patto del Nazareno. Lunico che pu garantirgli lelezione del successore di Giorgio
Napolitano, se non alla prima, almeno alla
quarta votazione.
Agguato assicurato. Il presidente del Consiglio sa bene che non sono solo i suoi franchi tiratori ch deve temere e che potrebbero, almeno allinizio, sfiorare le duecento
unit. Ci sono anche quelli degli altri. E non
si parla dei soliti fittiani. Appuntati uno per
uno nel quadernetto da cui Luca Lotti, lunico di cui veramente Renzi si fida. Ma anche dei tanti parlamentari del Nuovo centrodestra. Ragion per cui non si partir mai
da Romano Prodi. E nemmeno (se non per
farlo andare a sbattere) su un nome della cosiddetta ditta, ossia degli ex Pci. Su un nome me del genere, infatti, Renzi avrebbe il
falso via libera della minoranza e lagguato
assicurato nelle urne.
Una scelta civica. Un nome, al momento,
non c e anche se ci fosse, comunque, Renzi non lo svelerebbe. Ma un nome ha preso
a circolare da qualche giorno in qua. Quello di Mario Monti. Non ne parla nessuno,
nemmeno il diretto interessato, che si schermisce. Ma lintervista rilasciata la settimana
scorsa per ricordare al centrosinistra che
nel 2013 avrebbe vinto Berlusconi se non
fosse scesa in campo alle elezioni la sua
Scelta civica, la dice lunga sulla volont dellex premier di non essere lasciato ai margini della dibattito politico di questi giorni.
Certo, Monti rappresenta dei problemi per
limpatto che il suo nome avrebbe in Italia,
dove in molti si sentirono impoveriti dalla
sua linea di politica economica. Ma pur vero che fu Berlusconi a mandare Monti in Europa. E fu Monti a governare con una maggioranza composta da Pd e Forza Italia. Ipotesi velleitaria. Ma ipotesi sul campo.
Flemming Rose, che a causa delle minacce di morte ha dovuto vivere per un lungo periodo negli Stati Uniti, indica un altro problema. Lipocrisia. Noi che pubblicammo le
vignette siamo stati lasciati soli. Lavvocato
personale di Jacques Chirac era in aula a testimoniare contro Charlie Hebdo.
Secondo il giornalista che per primo in
Danimarca pubblic le vignette blasfeme
sullislam, la strage di Charlie Hebdo sfida
le democrazie nello stile pi nauseante. E
una terribile minaccia per la libert di parola che il fondamento della vera democrazia. Gli assassini di Parigi sinceramente credevano che gli esseri umani a Charlie Hebdo meritavano di morire a causa delle loro
vignette offensive. Si sentivano giustificati
dalla loro interpretazione dellislam militante. Ma questi tragici eventi hanno anche
esposto la nostra ipocrisia, le illusioni e levasione che assumiamo per mantenere la pace nel breve termine. Io ho assunto il posto
di redattore culturale al mio giornale dopo
anni come corrispondente estero a Mosca,
dove sono stato con i dissidenti che nella societ sovietica avevano la forza della loro fede nella libert. La dura verit che lomicidio di massa di Parigi ha esposto lipocrisia anche di tutte quelle brave persone che
dichiarano Je Suis Charlie. Purtroppo, i governi difendono le restrizioni alla libert di
parola per mantenere la pace e a evitare
scontri tra i diversi gruppi. Nel 2004, Theo
van Gogh stato ucciso ad Amsterdam e il
ministro olandese della Giustizia ha risposto
dicendo che la sua vita avrebbe potuto essere salvata se lOlanda avesse avuto leggi pi
severe sul discorso dellodio. Vogliamo vivere in una tirannia del silenzio o difendiamo
il diritto di offendere?.
Emblematico il fatto che questa settimana il Jyllands-Posten, il giornale di Rose, sia
stato lunico quotidiano danese a non ripubblicare le vignette di Charlie Hebdo. Il direttore, Jorn Mikkelsen, ha detto che la decisione non autocensura ma riflette la
speciale realt del giornale, con la sicurezza alzata ai massimi livelli. Flemming
Rose la traduce cos: Abbiamo paura. Come ho imparato durante i miei quattordici
anni come corrispondente in Unione sovietica, una dittatura si dissolve rapidamente
quando dissipa la paura tra i suoi cittadini.
Le dittature esistono perch le persone interiorizzano i limiti che le autorit impongono sulla societ.
Giulio Meotti
IL FOGLIO QUOTIDIANO
re ventisette giornalisti, non vuole riconoscere il genocidio armeno e occupa da decenni una parte di Cipro, con distruzione di chiese cristiane. Ha ragione Angelo Panebianco, dice Salvini (leditorialista
del Corriere della Sera ieri metteva in guardia contro il mantra secondo cui i jihadisti di Parigi
avrebbero danneggiato prima di tutto lislam e
contro la condanna generica che rischia di occultare le contiguit e continuit culturali). Hanno
ragione, dice Salvini, quelli che coraggiosamente
fanno un passo per dire non ci sto, per esempio il
presidente egiziano al Sisi, e pazienza se al suo nome viene accostata la qualifica di dittatore. Davanti alle autorit religiose dellUniversit Al Azhar, al
Cairo, al Sisi ha chiesto una rivoluzione nel mondo
islamico per sradicare il fanatismo. E per Salvini dice che nelle comunit islamiche europee queste posizioni sono deboli, silenziose e isolate, perch si preferisce magari non contrariare chi ha i soldi, chi foraggia. Si preferisce lArabia Saudita. Ecco: chi dialoga con lArabia Saudita e poi va in piazza a Parigi ha le idee confuse. Per non dire dei difensori dei diritti dei gay, che si stracciano le vesti per
qualche convegno sulla famiglia in Italia e poi marciano con regimi che i gay li mettono in galera. In
quella piazza, a Parigi, cera una marmellata imbarazzante che non aiuta. Alle comunit islamiche e
agli stati islamici Salvini ora chiederebbe prima di
tutto ladesione per iscritto alla Dichiarazione universale dei diritti delluomo del 1948. Molti in que-
gli stati e in quelle comunit non la sottoscriverebbero mai, perch convinti che la legge islamica valga pi della legge dei singoli stati. Il problema di
fondo, e lo ribadisco anche se Beppe Grillo mi d di
ignorante, Angelino Alfano di terrorista e Matteo
Renzi di cialtrone, che lislam non pu essere trattato come le altre religioni. Fosse al governo (fossi ministro dellInterno, dice), Salvini chiederebbe
dunque come pre-requisito per concessioni di qualsiasi tipo proprio la sottoscrizione della Dichiarazione dei diritti: sarebbe un primo discrimine, un atto
che certifichi che la pensi come il resto del mondo
civile. Molto pi facile , oggi, condannare in piazza, tanto poi non si dir mai che non si devono accettare finanziamenti da paesi ultr del fondamen-
talismo. Farebbe come in America dopo l11 settembre, Salvini (un Patriot act? Perch no), oltre a sospendere gli accordi di Schengen (siamo un colabrodo, uno scolapasta ridicolo). Le preoccupazioni
per la privacy? Di fronte a certi pericoli non ci sono liste passeggeri o telefonate che tengano. Ma certo non metterei la pratica in mano a organismi europei non controllati n controllabili. I fatti di Parigi sono anche colpa di unEuropa suicida, con una
politica estera demenziale. Se potesse, Salvini metterebbe al Quirinale, dopo le dimissioni di Giorgio
Napolitano, un uomo dal profilio fallaciano (Purtroppo i numeri stanno a sinistra, a differenza della
rabbia e dellorgoglio).
Marianna Rizzini
LISLAM
MODERATO
NON
BASTA
Per Ezio Mauro loccidente pi forte del jihadismo. Ma i musulmani devono laicizzarsi come noi
di Salvatore Merlo
Roma. Agli islamici dobbiamo chiedere partecipazione alla nostra democrazia, e
rispetto delle nostre regole. Che loro dicano not in my name non basta pi. Non basta affatto. In cambio della cittadinanza,
noi dobbiamo pretendere che loro rispettino il fondamento delle nostre leggi, il che
significa rispetto per la separazione tra stato e chiesa, significa libert religiosa, significa riguardo per le regole costituzionali,
dice Ezio Mauro. E il direttore di Repubblica, domenica, ha partecipato alla marcia di
Parigi, alla manifestazione che ha attraversato le strade della capitale francese. Mauro ha dunque visitato i luoghi della strage,
quel bersaglio simbolico e concreto che
Charlie Hebdo. E l ha assistito, racconta, a una manifestazione straordinaria
perch senza una sola parola dodio. La
gente, i cittadini, sembravano tutti dire:
Abbiamo una cosa da difendere, una cosa
in cui credere, ovvero la nostra libert.
Una libert in senso vasto, che coincide
con la libert despressione e con la libert
di stampa. Il che mi ha colpito molto. E
per la prima volta, aggiunge Mauro, a manifestare fisicamente, a testimoniare la loro esistenza, cerano anche gli euroburocrati. LEuropa non pu essere soltanto economia, moneta, freddezza finanziaria.
Il presidente francese, Franois Hollande, nel suo intervento pubblico, non ha mai
associato la parola terrorismo allaggettivo islamico. Unomissione che stata notata, e da molti stigmatizzata: timidezza,
paura, impotenza, remoto senso di colpa?
Risponde Mauro: Quella di Parigi stata
guerra santa, jihad, terrorismo islamista.
Repubblica lo ha scritto subito, sin dal primo giorno. La natura di questo attentato
terrorista infatti un elemento fattuale che
non si pu omettere. Hollande, a caldo, aveva forse il dovere della cautela, in ore concitate per chi al governo e controlla gli
apparati di sicurezza e quelli investigativi.
Noi invece non abbiamo di questi doveri e
dunque possiamo, dobbiamo dirlo. Lo abbiamo fatto subito. Quella di Parigi stata
una strage islamista e antisemita con la
quale i terroristi hanno voluto colpire la
nostra normalit.
Abdel Fattah al Sisi, il presidente egizia-
Levoluzione dei poster celebrativi dei gruppi jihadisti diffusi su internet durante e dopo gli attacchi a Parigi
no, parlando allUniversit del Cairo ai primi di gennaio, si rivolto agli ulema, cio
alle massime autorit religiose del suo paese, e ha manifestato loro la necessit e lurgenza di una rivoluzione nelle radici della cultura religiosa islamica. La figura di
al Sisi va valutata con cautela, nel suo complesso, ma il suo stato un discorso importante, dice Mauro. Al Sisi ha chiesto una
rivoluzione e lha motivata dicendo sostanzialmente questo: Non possibile che le
cose sacre alle quali noi crediamo spaventino il mondo. Direi che ha colto il punto.
Noi occidentali abbiamo infatti bisogno
che nasca un islam democratico, un islam
non si pu osservare quello che sta accadendo in questi mesi senza allargare linquadratura a quello che succede nel
mondo, perch oggi non c solo Parigi,
non c solo la Francia, ma c anche la
Nigeria, con il suo stato islamico, e c anche il fondamentalismo islamico di Boko
Haram, con i suoi 14 mila morti provocati negli ultimi sei anni, e c anche il Ca-
conciliabilit con lislam tout court. Quella manifestazione infatti, cos silenziosa,
pudica, sobria, stata la prova che la nostra concezione del mondo e la loro non
possono convivere in alcun modo. Sono
inconciliabili. E lo dico senza intenzione
dessere in alcun modo offensivo nei confronti degli islamici, mi limito a riportare un dato di realt, come dire: oggettivo.
Voglio semplicemente dire che loro hanno una fortissima e dinamica pulsione a
espandersi e a convertire gli infedeli, in
ogni modo e con ogni mezzo, anche attraverso limmigrazione di massa. Al contrario noi occidentali e democratici marciamo in silenzio e non vogliamo convertire
proprio nessuno, nel senso che non vogliamo convertire nemmeno alla democrazia, alle regole di convivenza occidentali, noi abdichiamo, siamo molto eleganti, buoni. Ecco. Abbiamo cinque secoli di
sviluppo, lumanesimo e lilluminismo, loro sono rimasti al medioevo. E un dato
oggettivo. Nessun cattolico, nemmeno un
ebreo, avrebbe mai sparato contro un vignettista per punire la blasfemia. I cattolici del Quattro e Cinquecento si comportavano un po cos anche loro, abbiamo
anche avuto lInquisizione. Ma nel mezzo
ci sono stati Hobbes e Locke, poi la Rivoluzione francese, i Lumi. E mentre noi andavamo avanti, gli islamici, che nel medioevo riuscivano a vivere in pace con gli
ebrei, sono andati indietro. Non hanno
mai separato la religione dalla vita politica. Sono rimasti teocrati. (sm)
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Il ripiegamento e lincertezza delloccidente danno largo spazio a nuovi attori politici: alcuni rivitalizzati dalla caduta dellimpero sovietico, altri sospinti dagli effetti pro sviluppo della rivoluzione digitale
unipolare dove sbiadiscono i vincoli alla
superpotenza residua; gli interventi allestero sono trattati, per lassenza di controlimiti, come operazioni di polizia su larga
scala (Iraq 1991, Yugoslavia); la Russia,
sbandata e sconnessa, appare alla merc
delloccidente; le alleanze, finiti i blocchi,
perdono rilevanza e lEuropa si concentra
su di s: pensa, via euro, di assorbire la
Germania neutralizzandola e di allargarsi a est innalzando insieme dimensioni
e status internazionale.
E una visione minata da gravi fraintendimenti e nel tempo si rivela inconsistente. Il crollo in Europa dei sistemi a economia pianificata non di per s la vittoria
della democrazia liberale o la prova fattuale della sua superiorit. Il mercato si mostra su scala mondiale come un congegno
di straordinaria efficacia per lo sviluppo
re obiettivi comuni. Al contrario, negli ultimi ventanni il solipsismo strategico ha preso il sopravvento. Mancano alleanze coerenti e quando sono ereditate dalla storia, come quella occidentale, perdono a gran velocit ragione e focus tramutandosi in convivenze conflittuali. Non esistono strumenti
di deterrenza efficaci su scala globale, le armi nucleari proliferano creando pericoli
ma non riescono pi a portare disciplina
nei rapporti internazionali. Le sanzioni economiche, unica misura cogente usata con
frequenza e intensit, hanno spesso effetti
autolesionisti e provocano in ogni caso disgregazione. Sono i sintomi di un disordine
internazionale che continua a estendersi.
La responsabilit principale grava sulloccidente e in particolare sugli Stati Uniti che per gran parte del periodo hanno detenuto un potere esteso e non bilanciato.
Guidata da unidea della congiuntura storica che rimuove la politica, la superpotenza
americana oscilla, sotto quattro diversi presidenti, tra due linee o meglio tra due stati
danimo: da un lato limpulso a fare da s,
a incarnare direttamente nella propria
azione, che negli anni 90 del secolo scorso
non incontra limiti significativi, i princpi
emersi con la fine vittoriosa della Guerra
fredda; dallaltro lintenzione di assoggettare i rapporti internazionali a una trama paragiuridica (tutela dei diritti umani anche
contro i governi; intangibilit dei confini se
non in forma consensuale; interventi umanitari di varia caratura) che dovrebbero acquisire con il tempo valore quasi universale. Il risultato di questa impostazione, che
spesso nel concreto dellazione politica si
miscela e si scontra con obiettivi e vincoli
della ragion di stato (lintervento in Iraq
un esempio drammatico), genera fallimenti che alla fine incentivano e ne forniscono largomento razionale il ripiegamento
di Obama e la progressiva rinuncia alla responsabilit, finora assolta dagli Stati Uniti, di pivot delle relazioni globali.
Anche lEuropa, impegnata nella costruzione di ununione a scala continentale, si
allontana dalla politica: una leadership
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IL FOGLIO QUOTIDIANO
THAT
CALM
THE
BEAST
di Alessandro Bonan
CHE
NEUER
Grazie al gel. Cristiano Ronaldo accanto al Pallone doro nella conferenza stampa prima della cerimonia di premiazione
si rimane impassibile, firma qualche maglia a caso e poi se ne va col suo completo color prugna, forse in onore delleffetto che la sua prestazione alla finale del
Mondiale ha fatto sui tifosi. Cristiano Ronaldo era pi rigido di un editoriale di
Mario Pirani, e dava la sensazione di essersi spalmato il gel anche sui muscoli
facciali. Alle spalle del red carpet passavano gli ospiti in sala, ex giocatori, calciatori ancora in attivit e diversi burocrati
accompagnati da milf clamorose. Quando
arrivato Blatter, sorridente, stato accolto da una bordata di fischi. A quel punto, magicamente, laudio della diretta del
sito della Fifa saltato. Puf. Solo video, e
un ragazzo probabilmente minacciato
che ha persino chiesto al presidentissimo
di farsi un selfie. La cerimonia del Pallone doro un concentrato di interviste post partita con laggiunta di domande pi
stupide della media. E una pioggia di
qual stato il momento pi bello della
tua carriera?, come fai a fare cos tanti
gol?, a quale giocatore ti sei ispirato?
e altre banalit. Nessuno pretende approfondimenti filosofici o ponzate profonde in diretta tv, ma almeno fatela pi corta. Avessi avuto dei raccattapalle in salotto avrebbero dovuto lavorare un sacco.
Blatter ha salutato tutti ricordando i tri-
ULTIMO STADIO
di Sandro Bocchio
di Alessandro Giuli
MICHEL
MA BELLE
Il meglio del libro di Platini
Al centro di qualsiasi regola c il
movimento e il movimento sul terreno.
Molti metri quadrati per ogni calciatore. E qui che sono stupito: ma quali
calcoli avranno mai fatto gli inventori
del calcio per circoscriverlo in quel
perimetro? Perimetro ideale per il
gioco e per i giocatori.
(Parliamo di calcio, Bompiani, p. 271)
E cos, alla fine, la vera coreografia per il derby capitolino lha fatta
lui, il Capitano, alla robusta et di 38
anni suonati. Hai voglia a sventolare
le bandierine biancocelesti come un
nordcoreano davanti a Kim jong-un, o
tu laziale, illuso di prenderti i tre
punti e la palma dello spettacolo.
Non hai fatto i conti con il vero spettacolo di un artista cui basta giocare
met partita per rimettere il Colosseo
al centro del villaggio. E ora selfateci pure tutti.
Ps. Mai sottovalutare i vecchietti;
quelli nati il 27 settembre, poi, non ne
parliamo.
LE PROVINCIALI
Di figli darte sono pieni gli almanacchi del calcio: molti i chiamati, pochi
quelli che hanno risposto alle attese. A
Verona propongono Mattia Valoti. Suo
pap Aladino, centrocampista ruvido
e dal nome evocativo, che aveva battuto la provincia italiana per un paio di
decenni. Domenica Mandorlini ha messo in campo il ragazzo (21 anni) a met
ripresa contro il Parma, gli sono bastati 5 minuti per lassist del 2-1 a Toni e altri 21 per la rete personale. Lha mandato l proprio pap, oggi ds allAlbinoLeffe. Finora quattro presenze e neanche unora di minutaggio. Probabilmente qualcosa cambier dalla prossima
partita, pur se lavversario si chiama
Juventus.
GIOCO MASCHIO
di Simonetta Sciandivasci
Eravamo sul punto di far cadere in prescrizione la misoginia di Giovenale e le
sue satire contro le signorine, regalando
unennesima rinfocolata alla nostra misericordia, quando unepifania ci ha fermate. Il responsabile della moviola, cio
quella cosa a cui, dopo domeniche di partite, i nostri uomini appaltano le conversazioni del luned, lui. Che lo abbia fatto con dolo oppure no, che abbia vaticinato o no la nascita del calcio, evidente che la possibilit di rivedere un gol 786
volte qualcosa cui nessuno avrebbe
pensato se lui non si fosse mai chiesto
chi controller i controllori?. La moviola sessista, perch tale era il suo ispiratore: rimuovetela o saremo costrette a interpellare, nostro malgrado, Se non ora
quando pur di non sentirvi pi berciare
sullarbitraggio del povero Tagliavento in
Juve Napoli. Un gol un gol: accettatelo e andate avanti. Se rivedessimo alla
moviola il modo in cui ci spogliate, sareste tutti in fuorigioco: la maggior parte di
voi, per esempio, non sa che le autoreggenti si sfilano con i denti e non con le
mani. Tuttavia, poich la perfezione non
esiste, noi ci accontentiamo del risultato:
in questi tempi bui gi tanto che riusciate ancora a spogliarci, quindi chissenefrega se lo fate in modo regolamentare oppure no.
JUNGLELAND
di Pierluigi Pardo
ZERU TITULI
di Maurizio Crippa
Gi come birilli li abbiamo buttati
gi, allora del lunch match. Strike.
Un, due, tre tocchi dallestrema destra a sotto porta, e gol! Un, due, tre
passi, giravolta e botta secca. Gol!
Gran bel calcio, bella squadra. Idea di
gioco, tecnica e personalit. Oscar e
Diego Costa, ah, questo s che voltare pagina. Finalmente. Come, cosa? Quello era il Chelsea di Mou? Non
lInter de Miln? Ah ecco che cosa
non tornava, mi sembrava uno Zeru
Tituli troppo facile. S, ora ricordo. Il
birillo, a San Siro, era il Mancio. Botta secca di Andreolli e lui un cencio
di cachemire sul prato. Vabb, si sognava. Per dai: come birilli li abbiamo stesi lo stesso.
CHIAPPE STRETTE
di Lanfranco Pace
Se si sceglie di parcheggiare mourinianamente lautobus davanti la porta, allora che sia bus inglese, scattante e preferibilmente a due piani. E
non un asmatico veicolo uscito dal
polveroso deposito Atac. Tre minuti e
siamo subito in gol, nemmeno la soddisfazione di parlare del bel gioco visto almeno per una ventina di minuti
la volta scorsa contro il Sassuolo. La
spinta propulsiva si esaurisce subito,
un altro tiro e poi arrocco, a difesa
dellesistente. Una fesseria di un De
Sciglio stralunato assai ci fa rimanere
in dieci per tutto il secondo tempo.
Dallarrocco a Fort Alamo.
Quando entra anche Alex, brasiliano, cui il tempo e lusura hanno risparmiato quanto meno stacco e colpo
di testa, mi viene da toccarmi le parti. In campo ci sono quattro difensori
centrali, due laterali pericolosi pi
che altro per s, uno perch mezzo azzoppato, laltro perch gioca alla viva
il parroco. I tre davanti, la cosiddetta
prima linea, vengono sistematicamente aggirati.
Ci salva il portiere, il migliore in
campo dei nostri. A pochi minuti dalla fine, dalla selva di teste e di gambe,
spunta solitario, non marcato e in tanta confusione immarcabile, il biondo
capitano polacco del Toro. Che incorna. Una soverchia figura di merda. E
per un punto, poi. Sarebbe stato meglio farsi una pera di attaccanti e buttarsi a perdere. Come avremmo ampiamente meritato.