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BERKELEY

LIBRUNIVERSITY OF

CALIFORNIA

'^'

xs^''--

"*,

'^v

LEZIONI

DI

ANALISI MATEMATICA

Professore ordinario del B. Politecnico di Torino

LEZIONI
DI

ANALISI MATEMATICA
Quarta edizione interamente

-T. e:,

rifusa.

m.

SOCIETl TIPOGRAFIGO-EDITRICE NAZIONALE


(gi

lloux e Viarengo

Marcello Capra

Angelo Pauizza)

Torino, 1920.

Pt(lNTED IN ITALY

TUTTI
DI

DIRITTI

RIPRODUZIONE, DI TRADUZIONE, D'ADATTAMENTO E d'eSECUZIONE


SONO RISERVATI PER TUTTI I PAESI

Copyright 1913, 1915, 1920, by the Societ Tipografico-Editrice Nazionale (S.T.E.N.)

Comm. M.

J.

Tnrln

ontana

Libraiy

(H204)

PREFAZIONE

Ecco

questo

in

riassunte

libro

le

lezioni

che

svolgo

al

Politecnico di Torino. Nel redigerlo sono partito dalla convinzione

che l'insegnamento teorico conserver l'importanza, che merita,

quando

soltanto

lo

si

sfrondi di tutto quanto formale, oppure

d'importanza soltanto teorica.


matematici,

ma non ha

La

tecnica ha bisogno di

per niente bisogno, per

es.,

pi generale degli enti, che possiamo chsundive


della teoria delle funzioni a derivata

Ridurre perci
gliere

dare

il

non

punto

o funzione,

integrabile.

esposte alla parte essenziale

teorie

dimostrazioni

le

possibile,

le

concetti

della concezione

facili

piii

dimenticare,

per

sce-

quanto

ogni considerazione di indole prevalentemente critica

massimo sviluppo

ai

procedimenti induttivi, o di intuizione

a priori; ricordare che il libro destinato a giovani, per cui


matematica mezzo, e non fine illustrare pertanto le varie
teorie con esempi suggeriti anche dalla fisica e dalla meccanica

la

ecco lo scopo prefissomi

Il

Tho raggiunto
numero degli esempi

lettore dir se io

Ho ridotto in questa ultima edizione il


ed esercizi, perch essi meritavano uno sviluppo maggiore ad
essi il Prof. Vivanti ed io abbiamo dedicato una pubblicazione
a parte. L'ordine dei capitoli mi stato suggerito dalle esigenze
del Corso di Meccanica, che richiede svolti al pi presto i prin:

cipii

del

calcolo

integrale,

possibilmente

della

teoria

delle

Ma

senza alcun danno per la facile lettura


dell'opera si potrebbe mutare ])rofondamente l'ordine dei varii
Capitoli: Cos, per es., si potrebbero invertirei Capitoli 12 e 13,
oppure i Capitoli 13, 14, oppure i Capitoli 18, 19, e cos via.
Nelle successive edizioni il libro stato quasi completamente

equazioni differenziali.

rifatto.

quasi

Ho
tutti

continuato l'opera di semplificare


i

Capitoli

del

libro,

di

le

dimostrazioni in

scegliere

esempi semplici

548^r53

PREFAZIONE

vili

matematiche pure, di illustrare quelle che io


chiamo: locuzioni abbreviate, cos comode nelle scienze applicate,
che ricorrono al Calcolo. Ho ridotto ancora piii i Capitoli. dedicati
alle equazioni algebriche, cercando di fondere, per quanto possibile,
le teorie algebriche con le infinitesimali. Nelle ultime due edizioni,
oltre a molti cambiamenti particolari, ho rifatto la trattazione
della teoria dei determinanti
ho portato nell'Appendice il paragrafo sulla decomposizione delle frazioni razionali, perch in
questo libro a tale teoria non si ricorre mai, neanche per la
fuori dairam5ito delle

ricerca degli integrali indefiniti.

Per quanto

riluttante a introdurre nella scuola idee che

siano di primissima

importanza,

mi

sono

occupato

dei

non

limiti

superiore ed inferiore di una classe di numeri, della teoria generale delle serie di potenze,

e,

ci

che pu costituire una novit

per un libro elementare, delle funzioni addittive di insieme. Spero


per che

metodi seguiti, nuovi per la massima parte,

sieno

trovati cos semplici e spontanei da rendere questi nuovi capitoli


utili

a una

piii

facile

lettura dell'opera complessiva e all'esatta

intelligenza dei principii fondamentali del calcolo.


In questa 4* edizione sono state intercalate

in

carattere

piccolo molte osservazioni di indole critica; cosicch la differenza


fra gli

argomenti

svolti per

biennii universitari e quelli di


i

eguenti

lunga tradizione nei nostri primi


cui qui ci occupiamo sono soltanto

a) minore estensione data alla teoria delle equazioni


algebriche (a cui l'esperienza dell'insegnamento mi ha provato preferibile sostituire lunghe esercitazioni di matematica elementare);
b)

quasi nessun sviluppo alla

Riemann
un valore

(che oramai, dopo gli


storico

anche per

il

definizione

di

integrali di

studii del Lebesgue, ha soltanto


matematico puro);

e) minore sviluppo alla teoria delle equazioni differenziali,


che nei corsi di calcolo assume troppo sovente l'aspetto di un

lungo elenco di

artifici.

Possa pertanto questo volume essere ancora giudicato non


difficile

dai giovani cui destinato; ed essere trovato accettabile

anche da un teorico puro

CAPITOLO

I.

NUMERI REALI

1.

Numeri razionali

positivi.

L'aritmetica dopo

i numeri interi positivi [il cui studio risolve


problema di contare] considera i numeri fratti
positivi, che insieme ai numeri interi risolvono in qualche caso
il problema della misura C). Se noi, per fissare le idee ci riferiamo ai segmenti, e ne scegliamo uno determinato
come
unit di misura (potremo dire come metro) noi diciamo che

completamente

il

un

altro

segmento

per misura

mn

'

uguale ad

anche che

il

di

M,

rapporto
di
"^

anche che

^ ad

N ha

If vale

n
ni

(*) Nelle scienze pi svariate si presenta il problema della misura delle grandezze di una certa classe G. Affinch tale problema abbia senso, necessario che,
date due grandezze a, h distinte o no di 6r, si possa dire sempre quando a
b,

<

>

>,=,<

oppure a
b. E questi simboli
&, oppure a
dovranno essere definiti in
modo che a
a; che, se a
b, sia b
a; che, se a
b, h
c sa a
c, ecc.
Date due o pi grandezze distinte o no di G, si deve poter definire la loro somma
in guisa che a
h-\- a; a-h(b-i-c)
h
a-hh -f-c. Si potranno cos definire
i
multipli di una qualsiasi grandezza a; e dovr valere il postulato di Archimede
che, se b un'altra qualsiasi grandezza di G, esista un multiplo di a che sia
maggiore di h. E dovranno anche esistere tutti i sottomultipli di una grandezza
qualsiasi di (r. La somma di pi grandezze di G dovr essere non minore di ogni
suo addendo, ecc. ecc.
Se una classe G di grandezze gode delle precedenti propriet, per essa si potr
porre il problema della misura. Tali, ad esempio, sono la classe delle lunghezze dei
segmenti, la classe delle grandezze degli angoli e queste classi sono specialmente
semplici, perch l'uguaglianza delle lunghezze di due segmenti, o dell'ampiezza di
due angoli si riduce all?i sovrapponibilit di tali segmenti o di tali angoli. Pi
complesse sono altre classi di grandezze (aree delle figure piane, volumi o pesi dei

>

+ =

<

G. FuuiNi, Analisi matematica.

CAPITOLO

sono indicati interi positivi), se


(dove con n,
ld somma
n segmentini uguali 5, ciascuno dei quali la m*"'"" parte

di

di

if

(cio

somma

la

di

segmenti uguali a

nq

= mp)

la

m =

definizione di uguaglianza di due numeri fratti (si pone


se

B).

scelta

ha per misura tanto

appunto in modo tale che, se un segmento


frazione

la

quanto

"^? allora
q

l'altra

due frazioni siano uguali (*).


A tutti nota poi quale importanza abbia (specialmente per

le

calcoli

numerici)

la

trasformazione

di

numero decimale. Quando noi scriviamo,

intendiamo

glianze

soltanto

di

scrivere

50

~" 100'

in

in

un

es.

p.

^ = 0,02;

1=0,2;
noi

una frazione

f=M
altro

modo

ugua-

le

510'

~" 10'

le frazioni i;r'

in altre,

il

potenze 10^

cui denominatore

= 100,

10'

il

= 1000,

numero 10, od una

In altre parole noi abbiamo trasformato

^' t"
50 5

delle

sue

ecc.

corpi solidi, ecc.). Se noi scegliamo, per fissar le idee, il problema della misura delle
lunghezze dei segmenti come problema iniziale, dobbiamo in sostanza definire dei
simboli {numeri) e definire le propriet di questi simboli in guisa che a segmenti
di ugual lunghezza corrisponda lo stesso numero, che a ogni numero corrisponda
un segmento, che a segmento di lunghezza maggiore corrisponda numero maggiore,
che a un segmento a somma di due segmenti |5, y corrisponda una misura somma
delle misure delle lunghezze di ^ e y, ecc. Il problema analogo per ogni altra classe
di grandezze si propone di definire una corrispondenza, dotata di propriet analoghe,
tra le grandezze considerate, e i numeri precedentemente definiti. E' noto che tale
problema della misura ammette (se risolubile) infinite soluzioni: una delle quali si
definisce fissando la grandezza unitaria (unit di misura), cio la grandezza a cui
si

far corrispondere il numero 1.


Per certe grandezze orientate (debiti e crediti, altezza sopra

mare, ecc.) si pone pure un analogo problema della misura:


per la considerazione dei numeri negativi.
del

(*) Si

che ha

dice poi che

m < ^q

-^
q

>
^
m

se

w^
< mi9. In
^^x-

sotto

tal caso

per misura minore del segmento, la cui misura vale

il

livello

quale richiede

il

f)

il

segmento

NUMERI REALI

qui opportuno (per analogia con quanto segue)

Sar per
scrivere ogni

numero decimale

limitato

= 0,2000000... ^
=
50
;

come un numero decimale


scrivendo

illimitato (con infinite cifre decimali)

0,020000...

per note convenzioni, non muta

il

= 1,200000...

4"

ci che,

significato delle pre-

cedenti uguaglianze.

Di significato assai pi riposto sono le uguaglianze tra un


numero fratto generico, e il corrispondente numero decimale (che
periodico, o periodico misto), quali, ad es., le uguaglianze:

4o = 1,3333

= 1,0333
30
che possiamo considerare insieme alle analoghe

-^

=0,9999

i-=z: 0,2

= 0,19999

Per

es.

4 =1,333
4 compreso

la

ci

che

dice

il

segmento N,

la

CUI

misura

3
a) tra
P)

tra

Y) tra

segmenti aventi per misura 1 o 2

i
i

segmenti aventi per misura l,3el, 34-0,1


i

segmenti aventi per misura 1,33


1,33

In altre parole

il

-+-

0,01

segmento

= 1,34,
N

di

1, 4;

ecc.

misura

contiene una

e non due volte il segmento M,


sottraggo
Se da
il massimo numero di volte possibile
(una volta), nel segmento residuo Ni la decima parte di if
contenuta tre volte e non quattro volte. Se da JS^i sottraggo il
massimo numero di volte possibile (tre volte) la decima parte
di M, nel segmento residuo ^2 la centesima parte di if contenuta tre volte e non quattro volte, e cos via.
volta,

CAPITOLO

In

parole

altre

la

4 = 1,333.

equivale alle

...

seguenti

disuguaglianze

l<|-<2

M<|-<i,3+^ = M
(1)

<|< 1,33 + ^=.1,34


1,333 <4-< 1.333 + -i- = 1,334,
1000
1,33

ecc.

'

'

'

'

Osservazioni perfettamente analoghe valgono per la

^=
Anzi queste osservazioni

1,0333...,

ci

ecc.

permettono

di

dare un metodo per

P
sviluppare in numero decimale un numero fratto generico ^^- Se
, p. es., il

segmento, di cui ^^

la

misura,

sottragga da

si

N
N

numero massimo possibile n di volte il metro M, Questo massimo


numero ^ la parte intera dello sviluppo. Dal segmento residuo ^i
si sottragga il massimo numero possibile Ui di volte la decima

il

parte di
luppo.

M, Questo

intero Ui sar la prima cifra decimale dello svi-

Dal segmento residuo N2

sottragga

si

possibile ^2 di volte la centesima parte di


la

M.

il

Il

massimo numero
numero n^ sar

seconda cifra decimale del cercato sviluppo. E cos via.


Analogo, ma leggermente distinto, il significato delle

= 0,2000000

i-

La prima

di queste

significa che

+
^\-<0
5
0,2

^-g-<

0,2

0,20^y<0,20
0,200

-^
5

\ 0,19999

< 0,200

4-^

= 0,3
(2)

^ = 0,21

-i1000

= 0,201,

ecc.

NUMERI REALI

La seconda

significa che

0<-^^0-f-l

= 0,2

0,l<-^^0,H--^

''

'

049 < 1-0,19


0,199

^=

0,20

<~5 ^ 0,199 4- -i= 0,200,


1000

a tutti evidente l'analogia tra

(3)

ecc.

Unica

le (1), (2), (3).

dif-

ferenza la seguente: In ciascuna delle (1) compare due volte


il segno <. Nelle (2) il primo dei segni < sostituito da un :^;
nelle (3)

il

perch

ci

<

sostituito

uguale

secondo dei segni


il

numero

da ^.

al

numero decimale

limitato 0,2

= 0,20 = 0,200 =

da una delle (2) o delle (3) in


nei secondi

membri

...

poi,

il

quale compare, a partire

nei primi

membri

delle (2),

delle (3).

Un fatto analogo si presenta per ogni numero, che sia uguale


a un numero decimale limitato. Cos, p. es.:
0,52

= 0,520000

= 0,51999

nota convenzione aritmetica, si considerano come


uguali due numeri decimali l'uno formato da certe cifre seguite
da infiniti zeri, l'altro formato dalle stesse cifre (tranne l'ultima
perch, per

cifra

Per

non
tali

(2), (3),

nulla,

che viene diminuita di 1) seguite da

infiniti

9.

sviluppi decimali valgono disuguaglianze analoghe alle

mentre per ogni numero decimale, che non

sia del tipo

ora studiato, valgono disuguaglianze analoghe alle (1). I primi


numeri si possono scrivere in due modi distinti sotto forma di

numero decimale; i secondi si possono scrivere in un sol modo


come numeri decimali.
Diremo che due numeri a, ^ sono uguali fino alla ^i^'* cifra
decimale, se la parte intera e le prime n cifre dopo la virgola
nello sviluppo decimale di a (o in uno dei due sviluppi di a,
se a ammette due sviluppi decimali) sono uguali alla parte intera
ed alle prime n cifre dopo la virgola nello sviluppo, o in uno
dei due sviluppi del numero ^.

CAPITOLO
Cos,

1-2

es.:

p.

M = M31313

= 0,131131

J-||

sono uguali fino alla terza decimale.


Si noti che, secondo tale convenzione,

-i-= 0,1111

non avendo

pure

|9

= 0,2222

prima decimale

la

es.

p.

comune,

sono

entrambi

uguali fino alla prima cifra decimale con

-^
5

= 0,1999

= 0,2000

Notiamo che:

lunghezza di un segmento N commensurabile con


(cio la cui misura un numero fratto) ha una misura e una
che si pu scrivere sotto forma di numero decimale
sola,
(periodico). E viceversa ogni numero decimale periodico misura
della lunghezza di un segmento N commensurabile con M, e dei
segmenti ad esso sovrapponibili, ma di nessun altro segmento.
Se Ni, N2 S0710 segmenti commensurabili con M, altrettanto
avviene del segmento somma Ni -4- N2 il quale, come noto,
ha per misura la somma delle misure dei segmenti Ni, N2.
Se Ni il pile grande dei due segmentigli, N|s, la misura
di Ni maggiore di quella di N2 e viceversa. ( detto per brevit:
misura di ^1 anzich misura della lunghezza di Ni),

La

Come

ben noto,

risultati sono

con

(p.

Anche per

2.

le

Numeri

irrazionali.

precedenti considerazioni e

stati estesi

segmenti
del quadrato,

anche

es.

alla diagonale

tali

segmenti

si

ai

definita la

N
il

precedenti

incommensurabili

M),
un numero

cui lato

misura che

che ancora gode delle propriet test enunciate.


Se
un tale segmento, si sottragga da N massimo numero
< < (p -h 1) M].
[cio p
possibile p di volte il metro

M N

Dal segmento residuo Ni si sottragga il massimo numero possibile ni di volte la decima parte di M. Dal segmento residuo ^2
si sottragga il massimo numero n2 di volte la centesima parte
i

cos via.

NUMERI REALI
Il simbolo p, 71x712 n^
successivamente le cifre ni,

zionale,

si

ottenuto scrivendo dopo l'intero


712,

n^,

assume come misura

chiama numero irraiV. Esso


un numero

si

di

decimale illimitato non periodico (perch


commensurabile con M),

altrimenti

sarebbe

Ogni segmento N determina cos la sua misura; segmenti


uguali hanno misure uguali.
Viceversa due segmenti aventi misure uguali sono uguali.
Infatti, se t^ un intero qualsiasi, i due segmenti contengono lo stesso numero di volte la (10")'*^"''' parte di If (cio il
IO"" parti uguali). La difsegmento 6 ottenuto dividendo
ferenza B dei due segmenti dati non pu perci superare 6; e
ci, qualunque sia n. Ma, se B non zero, io posso prendere n
cos grande che 6 < h {^). Ci che contraddirebbe al gi dimostrato. Quindi S
0, e i due segmenti sono uguali.

Mm

Il

postulato della continuit della retta

ci

assicura poi che:

Ogni numero decimale limitato


no misura di un segmento N (e soltanto dei segmenti uguali a questo).
Vi dunque una corrispondenza biunivoca tra i segmenti
di una retta ed i numeri razionali
no (quando segmenti uguali
si considerino come non distinti).
Tutti i numeri fin qui definiti diconsi positivi.
Di due numeri (razionali
irrazionali) positivi disuguali si
dice naturalmente maggiore quello che misura segmento maggiore.

facile trasformare questa definizione.


Se, per semplicit,
escludiamo i numeri le cui cifre decimali sono da un certo punto

in poi tutte uguali a nove,

sostituendoli con altri,

decimali sono da un certo punto

in

poi

le

uguali

tutte

cui cifre

zero,

intera

di q

prima

cifra

troviamo, come ben noto:

maggiore del numero q se


parte intera di p supera la parte

numero p

V
oppure,

la

se

2* le parti intere di p, q sono uguali,


decimale di p supera V omologa di q oppure,

3^

numeri

ma

la

se

sono legnali fino alle n^'"** cifra decimale,


cifra decimale di p supera l'omologa di q.
Non insistiamo sulle altre ben note propriet delle disuguaglianze.

ma

la (n

-h

Secondo

il

il

p, q,

i)"'"*

nostre convenzioni, il numero non che un simbolo per indicare


due grandezze di una stessa classe di grandezze (per cui si pu porre
problema della misura). Cosicch al numero e all'algebra dei numeri potremmo

rapporto

(*)

le

di

ci in virt del postulato di

Archimede.

CAPITOLO

2-3

il concetto di un tale rapporto e l'algebra dei rapporti. E come


simbolo per indicare un rapporto, p. es., delle lunghezze di due segmenti potremmo
addirittura assumere una figura composta con due segmenti uguali ai segmenti dati.
Ognuno capisce quanto ci sarebbe incomodo; e lo studio dei rapporti, cos
come ha svolto Euclide, indica gi quanta complicazione ne verrebbe alla teoria.
Ma non detto che i simboli da noi introdotti sieho gli unici possibili. Che
si possano mutare ben evidente. Basta, p. es., pensare che nel nostro sistema
(decimale) di numerazione il numero 10 (il numero delle dita delle due mani) ha
un posto preponderante. Se noi gli sostituissimo un altro numero ( stato gi proposto il numero 12) come base del sistema di scrittura dei numeri, sarebbe gi
cambiato il nostro simbolismo.

in fondo sostituire

Il presente modo di esporre la teoria dei numeri


Osservazione critica.
quanto molto semplice sotto molti riguardi, ha per l'inconveniente
che la definizione pare dipenda appunto dal numero 10 scelto a base del nostro
sistema di numerazione. Bisognerebbe perci definire l'uguaglianza di due numeri
(che avessero anche infinite cifre dopo la virgola) scritti in due differenti sistemi
di numerazione: ci che del resto non presenterebbe alcuna difficolt. Se p. es. si
ammettesse di ricorrere alla misura dei segmenti, due taU numeri si direbbero uguali,
quando sono misura di segmenti uguah. E sarebbe anche molto facile trasformare
questa propriet in una propriet equivalente di carattere puramente aritmetico.

irrazionali, per

3.

Limite superiore e

Operazioni sui numeri

inferiore.

positivi.

G una classe di numeri n positivi. Cerchiamo, se esiste,


pi grande di questi numeri, che noi indicheremo con N,
dovrebbe essere la pi
Evidentemente la parte intera di
a) Sia

il

grande delle parti intere dei numeri i. Distinguiamo due casi:


A) Tra le parti intere dei numeri n non ve n' alcuna
che sia pi grande di tutte le altre; cio, preso ad arbitrio
an intero K, esiste almeno un numero ?^ di G, la cui parte
intera uguale o maggiore di K. In tal caso diremo che -h oo
frase che soltanto un
il limite superiore dei numeri n di (r
;

non vuole introdurre affatto l'infinito come


nuovo ente o numero. Si suole anche dire che -f- co maggiore
di ogni numero (frase che anch'essa soltanto un modo di dire).
In questo caso A la classe G non contiene un numero massimo
(maggiore di tutti gli altri). Esempi di questo tipo sono le classi

modo

di

di

tutti

dire e che

gli interi,

o di tutti gli interi pari.

numeri n di ^ ve ne una
un intero m, tale che almeno un numero
n di G abbia m come parte intera, ma nessun numero di G
abbia parte intera maggiore di m. In questo caso sia nii la
massima prima cifra decimale di quei numeri di (/, che hanno m
come parte intera; sia m^ la massima seconda cifra decimale
di quei numeri di (?, che hanno m per parte intera ed mi per

B) Tra le
massima; esiste

parti intere dei

cio

NUMERI REALI

m^ la massima terza cifra decimale


di quei numeri di G, che hanno m per parte intera ed mi
m2
rispettivamente come prima e seconda cifra decimale. E cos via.
Noi chiameremo limite superiore dei numeri di G il numero
prima

cifra decimale;

sia

L^=m,mim2m2

che

cessive cifre decimali

mi

ottiene

si

m^

m^

dopo
Evidentemente

scrivendo

le

il

numero

suc-

con questo numero L.


Bi) Pu avvenire che la classe G contenga tra i suoi
numeri il numei-o L. Ci avviene evidentemente, p. es., se la
classe G contiene un numero finito di nutneri n. In tal caso
L proprio il massimo numero di G, che noi cercavamo.
B2) Pu invece avvenire che il numero L non appartenga
alla classe G, Ci avviene, p. es., se (r la classe dei numeri
minori di 2 in tal caso L
=2, che non appar1,9999
tiene a G. In tal caso di nuovo la classe G non possiede un

cercato

coincide,

se esiste,

numero massimo (questo, se esistesse, coinciderebbe con L, che


viceversa non un numero di G, mentre invece
dovrebbe
essere un numero di G).
Una classe G di numeri possiede in ogni caso un limite
superiore L. Se questo appartiene alla classe G, esso anche
il
massimo numero di G. Se esso non appartiene a G, la classe
G non contiene un numero massimo. Se L non -4- 00 allora
L il minimo numero, che non sia superato da alcun numero
di 6^; se ^ un intero qualsiasi, esiste in G almeno
un numero che coincide col limite superiore L fino alla ^^''^ cifra

decimale inclusa H.
Perci sono possibili tre soli casi:
1"") Non vi alcun
numero maggiore
di

(ossia
2')

Tra

=
i

di

tutti

numeri

00);

numeri

di

ve n' uno

massimo (L

finito

ed appartiene a G^);
3"")

Tra

ve n' uno

Un numero

numeri positivi maggiori di ogni numero di


minimo (L finito e non appartiene a G).
i

decimale illimitato

il

superiore

limite

G
dei

numeri decimali limitati, che se ne deducono trascurando le cifre


decimali da un certo punto in poi. Cos, p. es., 0,3333

il limite superiore
dei numeri 0,3; 0,33; 0,333; ecc.
Se oe:ni numero m della classe G soddisfa alla m < k, oppure
alla m ^ k, oppure alla m > k, oppure alla
(dove k un

m^k

numero
(*) S

come base

prefissato),
dimostra che

allora
il

il

limite superiore

limite superiore

non varia,

se si

soddisfer rispet-

cambia

il

numero assunto
peri.

del sistema di numerazione, servendosi delle propriet qui enunciate

CAPITOLO

10

L>

tivamente nei primi due casi alla L^k, nel terzo alla
k,
nel quarto alla L^k. Notiamo in particolare che alla disuper i numeri
guaglianza
di G corrisponde per il limite
superiore L la disuguaglianza attenuata L ^k.

m <k

Se nelle precedenti considerazioni, anzich scegliere la


intera, e successivamente le massime cifre decimali, avessimo scelto la minima parte intera, e successivamente le
P)

massima parte

minime cifre decimali, avremmo definito il limite inferiore l di G.


Nessun numero di G minore del limite inferiore 1, il
quale il pi grande dei numeri che non superano alcun
numero di G. Se tra i numeri di G ve ne uno minimo, e
soltanto in tale caso, il mimer 1 appartiene a G, e coincide
allora con tale numero minimo. Se k un intero arbitrario,
vi in G' almeno un numero uguale ad 1 ahneno fino alla k""^*
cifra decimale. Se i numeri m di G soddisfano alla m > h,
allora

^h

ecc. ecc.

Nei casi 2^
anche

3 del precedente teorema

limite inferiore della

il

classe G'

(che finito)

formata dai numeri

ogni numero di G. Il numero Jj o


massimo dei numeri di G, perch appartiene a G, oppure
minimo dei numeri di G', perch appartiene a G'.

positivi maggiori di

il

il

Y) La somma di due o pi numeri positivi n, m, ... il


limite superiore della classe dei numeri {razionali) ottenuta

sommando

numeri decimali limitati dedotti da n,m, ... tenendo


un numero finito di cifre decimali.

conto soltanto di

Questa definizione la pi naturale estensione del teorema:


di due h pi numeri decimali limitati n, m, ...
maggiore del numero ottenuto sommando quei numeri che si
deducono da n, m, ..., trascurando le cifre decimali a partire

La somma

da un

mento

certo posto in poi.

ben noto che da questa definizione

eguale

somma di pi segmenti Ni, N2, ...,


alla somma delle misure dei segmenti
le

m=m

n -h
In modo

-^ n

perfettamente

w
si

il seg-

misura di
...

(propriet commutativa)

analogo

(propriet associativa).
si

definisce

il

prodotto

(*)

n sono le misure della base ed altezza di un rettanmisura dell'area del rettangolo, quando come unit di
di misura delle
scelga il quadrato, il cui lato l'unit

Ricordo che, se m,

prodotto
misura delle aree
lunghezze.
il

la

Ni, N2,
seguenti propriet dell'addizione:

n-h{m-^p)=^n-hm-\-p

(*)

deduce: Se

Sono ben note

golo,

si

la

NUMERI REALI
di

pi numeri positivi

due

11

dimostrano poi

si

propriet fondamentali della moltiplicazione

nm=^mn
nmp =^n{mp)
n (m-h p) =n{m -h p)
La
poi

(propriet commutativa)
(propriet associativa)

(propriet distributiva).

diiferenza [quoziente]

come quel numero n

seguenti

le

di

due numeri

[quel

numero

con in [moltiplicato per m] riproduce

il

n,

definisce

si

sommato

che
J

numero

n.

Esistono regole di calcolo numerico per eseguire nel modo pi rapido, ed


evitando calcoli inutili, le operazioni elementari dell'aritmetica sui numeri decimali
limitati od illimitati, quando sia prefissata l'approssimazione, che si esige dal
risultato finale.

Queste regole possono essere


numerici.

per chi abbia da eseguire calcoli


possiamo occupare, perch estraneo
perci assai raccomandabile per ogni calcoassai utili

loro studio, di cui qui

il

all'argomento

di

questo

corso,

non

ci

latore.

Restando nell'ambito
lare della diiferenza

Non

si

Con

a;",

positivo,

dei

numeri positivi o

n m,

si

se

un numero

a:;

indica

il

prodotto

pone poi a;^ =0;


e, se ^'4-0,
dera privo di significato.
;

di
:r^

Se ?^> 1 un intero positivo, con


tale che

?/"

=x

(*).

positivo,

si

pu par-

n^m.

soltanto se

pu parlare del quoziente

nulli,

se

m ==

ed

>

0.

ad

fattori uguali
1.

Il

yx

si

un

simbolo 0^

indica

Se x aumenta, aumenta tanto

intero

x,
si

si

consi-

numero y
]/ x quanto

il

\si
VI

m, n sono

la x^'.^^Se

la l/x"'

intende
dei

Se poi

interi positivi ed

n>

un numero positivo

1,

con

x''

qualsiasi,

si

intende

con x^

si

quando q sia uno


x'^,
numeri ottenuti da p, tenendo conto soltanto di un numero

finito

di

E
allora

il

limite

cifre

superiore

delle potenze

decimali (deiresponente p).

noto Che, se p, q sono numeri positivi o nulli arbitrari,


:

(*) Si

della classe

pu dimostrare l'esistenza di ij, definendo y come


formata da quei numeri 2, che soddisfano alla s"

il

^ x.

limite superiore


12

CAPITOLO

4.

Numeri

reali.

Insieme ai numeri positivi l'algebra considera, come noto,


anche i numeri negativi i quali con le seguenti convenzioni,
trovano pure applicazione nel problema della misura dei segmenti.
;

a)

>

tata,

verso che

(nella figura e in

quanto segue da

orientato di tale

A al
AB^ BA

punto

Una
se

retta

punto 5,

AB

e si

dice orien-

si

essa un
assume come positivo
a destra). Un segmento

su

di

si

sinistra,

ritiene

%\

retta r
fissato

percorso

ritengono distinti

nel

verso

dal

segmenti (orientati)

cui versi sono opposti.

Misura algebrica di un segmento AB di r il rapporto di


tale segmento al segmento unitario, preso col segno -4- o col
secondo che il verso del segmento (il verso da ^ a 5)
segno

coincide col verso positivo o col verso negativo di

r.

se

noi

indichiamo con uno stesso simbolo un segQiento e la sua misura,


(
e per convenzione poniamo in generale a
a), avremo

AB BA,AB-\-BA =
La misura

di

^.

Cio:

un segmento cambia

di segno se ne invertiamo

gli estremi.

numeri razionali o irrazionali, positivi o negativi, fin qui


definiti, hanno ricevuto complessivamente il nome di numeri reali.
Se a un numero reale, con a ne indichiamo il valore assoluto; indichiamo cio con |a| lo stesso numero a, se a positivo
e il numero a cambiato di segno, se a negativo.
I

Due segmenti

diranno uguali, se hanno lo


stesso verso e sono uguali dal punto di vista della geometria
elementare: ossia se hanno misure uguali e dello stesso segno.
Due numeri si diranno uguali se hanno uguale segno e
uguale valore assoluto. I numeri negativi si considerano minori
P)

orientati

si

di zero e dei numeri positivi. Di due numeri negativi si considera maggiore quello che minore in valore assoluto.
Siano dati i segmenti e, d; preso un punto qualsiasi A di r,
uguale (e quindi anche ugualmente
si consideri il segmento

AB

BC

uguale (e quindi anche


segmento
ugualmente orientato) a d. Il segmento AC (ed ogni segmento
ad esso uguale) si dir somma dei segmenti e, d. Questa definizione coincide evidentemente con la solita, quando i segmenti
e, d sono entrambi positivi.
orientato) a

e,

e quindi

il

NUMERI REALI

13

Diremo poi somma di due numeri x, y il numero che misura il


segmento somma dei due segmenti che hanno per misura x oppure y.
Si riconosce facilmente che:

2 Il

alla

somma

somma

numeri uguale al segno


pi grande,
valore assoluto della somma di due numeri uguale

II segno della

dell'addendo,

di due

cui valore assoluto

il

o alla differenza dei valori assoluti dei

secondo che questi hanno o non hanno

due addendi,

stesso segno.

lo

Queste propriet potrebbero servire alla definizione puramente


somma di due numeri.
Si estendono facilmente queste definizioni alla somma di piii
numeri, e si dimostrano le solite regole del calcolo algebrico.
analitica della

Se A,B,C, sono tre punti qualsiasi di

AB-hBC=^AC=

per definizione:

r,

AB-h BC-hCA =

CA, ossia

Cos se Al, A2, A^, Ai sono punti qualsiasi di

Al A. H- A.
donde

AiA.

Pi
Al A2

A->

= Al A^

Ai A; -h

A2 A^ -h ^3 ^4

-\-

Ai A2

A-,

r,

^4 -h ^4 ^1

0.

+ Ai Ai = 0.

An sono punti qualsiasi di r,


-H
0.
An-iAn
^n ^1
questa formola vale anche se i punti A non sono tutti distinti.
in generale,
-+-

A2

se

A'i -+-

pi numeri reali
Y) Si definisce poi il prodotto di due
(fattori) quel numero che ha per valore assoluto il prodotto dei
valori

assoluti dei fattori, e

che vi numero pari

il

segno

-f-

il

segno

secondo

dispari di fattori negativi.

Si definiscono poi la sottrazione e la divisione come le operazioni inverse deiraddizione e della moltiplicazione, estendendo

quindi

le

solite regole

Un numero a
secondoch a
S)

del calcolo algebrico.

maggiore

minore

negativo

poi evidente che

se a, h sono

\ah\^\a\
|a|^|a|
|a6|^| l\
\a

un

di

h\^\a\

-f-

numeri

||

16|
\a\
,

\h\.

a
Se h

i^ 0,

altro

numero

6,

positivo.

allora

\h

reali

qualsiasi


14

CAPITOLO

e) Se G una classe di numeri negativi


m, e se L, l,
sono i limiti superiore e inferiore dei numeri m, allora
l
si dicono rispettivamente il limite inferiore e superiore dei numeri
di G, Queste definizioni appariranno spontanee a chi pensi che
(secondo le propriet da noi ricordate) di due numeri negativi
si

Le

considera come minore quello che maggiore in valore as-

soluto.

Se

numeri

una

classe che contiene sia numeri positivi p,


negativi n, si dir limite superiore (inferiore) di

limite superiore (inferiore) dei

numeri

positivi

sia

il

(negativi n) che

appartengono a G,

Anche

in questo caso generale

limiti si disse al

tali

si

pu

quanto per

ripetere

3.

Se G, r sono due

numeri reali tali che il


con il limite superiore di f,
noi diciamo che le classi G, F sono contigue, che G idi classe
superiore e che X il numero di separazione delle due classi.
In tal caso nessun numero di G pu essere inferiore ad alcun
numero di f; e, preso un intero positivo k arbitrario, esiste
tanto in G che in f almeno un numero che coincide con X
^'""'"
decimale. I due numeri cos scelti in (r e in f
fino alla

limite

X inferiore

di

classi

di

coincida

diiferiranno al pi

P^ry

Viceversa, se nessun numero della classe

un numero della classe f,


tivo k esistono un numero

e
di

2
-r-

contigue, e che

la classe

rf}

La

teoria

delle

inferiore

numero
un numero di

se per ogni
6^

intero

posi-

f, la cui dif

,
?

ad

ferenza non supera


G^

ben evidente che

le classi

G,

sono

superiore.

potenze

delle

rapidamente

radici

riassunta al 3 si estende con qualche modificazione ai numeri


negativi. Cos, se a: negativo, ed n intero positivo, la a;"
positiva se n pari, negativa se
se

pari

ed

a^

come sprovvisto

negativo,

di

il

significato

dispari.

simbolo l/x
nell'attuale

Se ne deduce che,

deve considerare
campo dei numeri

si

reali.

pure essendo n pari, la a; positiva, il simbolo f/x ha


un doppio significato. Perch se y un numero positivo tale
che 2/"
[/x, anche
X, cosicch y
y soddisfa alla anase,

loga uguaglianza

yy^=x,

cosicch anche

?/

si

pu con-

NUMERI REALI

traria,

^'""*"

come radice

siderale

simbolo

col

yx
yx

15
avvertenza con-

della x. Salvo per

indicheremo sempre la radice positiva.

ha sempre uno e uno solo significato.


Se n dispari,
Secondo tali convenzioni non si parler mai di uua ptenza x**, quando x negativo, e dei due numeri interi m, n
secondo pari. N parleremo mai di una potenza x^ se x

il

negativo,

irrazionale.

Se n un numero negativo, poniamo

x""

=X

zr:^

Vale anche nel caso attuale la formola

in tutti

casi in cui

simboli

a;^,

x^

hanno un

significato.

Se tre numeri a, x^ y sono legati dalla a^


y, noi diremo
che a; il logaritmo di y in base a, e scriveremo x
Ioga yLa base a si suppone positiva e quasi sempre maggiore di 1
(anzi assai spesso uguale a 10). Si dimostra:
0)

1^

e che

cresce (se

a>

\)

al

ha un logaritmo e uno
uguale ad 1 per y
a,
crescere di y. I numeri negativi

Ogni numero positivo

che uguale a zero per ^

solo,

?/

1,

non hanno logaritmo.


2 Se h

^l,

3^

(Vi ys)

Ioga

Loga

=
^2

Ioga

allora Ioga

2/1

y =^ Ioga

Ioga yi -H Ioga
Ioga

?/2

log^ y.

/2

loga (y?)

=m

lOga

^/l-

16

CAPITOLO

II

CAPITOLO

IL

APPLICAZIONI GEOMETRICHE

5.

Misura (algebrica) degli angoli.

a) E uso universale misurare gli angoli, assumendo ad unit


misura il grado: che di solito si definisce come la novantesima parte di un angolo retto (e soltanto da pochissimi come
la centesima parte di un angolo retto). La sessantesima parte
del grado dicesi minuto primo, la sessantesima parte di un
minuto primo dicesi minuto secondo.
Se poi vogliamo parlare di misura algebrica degli angoli
di

dovremo cominciare
ad assumere come positivo uno dei versi
secondo cui pu rotare un raggio di
mantenendosi
origine
intorno ad

posti nel piano del foglio col vertice in 0,

nel piano del foglio

sumeremo come verso


Fig.

1.

e in

gli indici di

nel piano del foglio col quadrante rivolto al lettore


quello che trasporta (nel caso

l'angolo

il

verso

muoun orologio posto

contrario a quello secondo cui

verebbero

raggio h attraverso

generale as-

positivo

si

questo verso

raggio a sul
il
fig. 1)
L'angolo descritto da un

della

acuto.

raggio (semiretta) a, che ruota attorno alla propria origine 0,


sar considerato come positivo o come negativo secondo che la
rotazione avvenuta nel verso scelto come positivo o nel verso
opposto; alla misura (p. es. in gradi) di quest'angolo premetteremo nei due casi rispettivamente il segno -4- o il segno
L'angolo ab [oppure (a, 6)] di due raggi a, , aventi l'origine
comune 0, sar poi per definizione l'angolo di cui primo raggio a
deve rotare intorno ad
per sovrapporsi al secondo raggio .
Quest'angolo non determinato, ma anzi ha infiniti valori
infatti, se un giro positivo di a gradi porta a in 6, un giro

APPLICAZIONI GEOMETRICHE

17

a porta ancora a in 6; , poich un giro


negativo di 360^
it
360^ {k essendo un qualsiasi intero positivo) porta a in a,

di

]{;

anche un giro positivo di k 360 -{- a, oppure un giro negativo


a
^360 porta a in 6. Quindi, se a la misura
di 360""
(algebrica) di (a, 6) in gradi, a -f- /^ 360 sono altrettanti valori

misura dello stesso angolo, qualunque sia l'intero /^ positivo


e viceversa, se a un valore di (a, 6) tutti gli altri
360*^.
valori di (a, h) differiscono da a per un multiplo di
della

negativo

Noi considereremo naturalmente questi infiniti valori come equivalenti, ossia considereremo come equivalenti due angoli a e p,
quando la loro differenza un multiplo di 360 e scriveremo
in tal caso a
p.
p, e anche talvolta a

Se

nota la posizione

un raggio a uscente da 0,

di

la

altro raggio h uscente da


determinata,
conosca un valore dell'angolo (a, h). E poi evidente
che se a, h sono due raggi aventi la stessa origine
e se con
(essendo a numero positivo o
un giro di a gradi intorno ad
negativo qualunque) il raggio a si sovrappone a 6, con un giro
uguale ma di segno contrario il raggio h si sovrappone ad a,

posizione di ogni

quando

si

cosicch;
(a, &)

(6,

a) ossia ab -^ ba^:^ 0.

sono tre raggi posti nello stesso piano ed aventi


se un giro di a gradi porta a nel raggio b,
e un giro di ^ gradi porta b nel raggio e, allora un giro di
a -h ^ gradi porter a in e: quindi

Se

a, 6, e

la stessa origine 0,

{a, b) -4- (, e)

(a, )

(e, b)

In generale se

{a, e)

a)

ai, ^2, 3,

stesso piano ed uscenti


(ai, ^2)

(e,

(a, b) -+ (, e)

(ao,

da

^3)4-

(6,

si

,^

a)

(e,

a)

-f- (e,

a)

0,

(e, ).

_i, an sono raggi posti nello

avr:

4- (a_i,

aj

-4- (an,

ai)

0.

intenderemo
per raggio A
^) Se A, B sono due punti,
sempre il raggio uscente da ^ e contenente B.
Siano ora r, r due rette, su ciascuna delle quali fissato
il verso positivo, che si incontrino in un punto 0:
se i^, R' sono
due punti di r, r tali che i segmenti OR, OR' siano positivi,
Tangolo (r, r) sar per definizione l'angolo dei raggi OR, OR'
Se r, r non s'incontrano, e se OR, O'R! sono due segmenti
positivi di r, r, per angolo (rr) s'intende l'angolo del raggio
col raggio
2

OS

parallelo

ad r

G. FUBINI, Analisi matematica.

OR

ed avente la stessa orientazione

18
di

CAPITOLO

(vale a dire tale che

banda

stessa

II

OS

segmenti 0'R\

cadano da una

della retta 00').

Se r indica una retta, su cui fissato un certo verso come


si suole indicare con
r la stessa retta, in cui si sia
invertito il verso considerato come positivo; sono evidenti allora
le seguenti uguaglianze:

positivo,

(r,

r)

-f-

ossia

Similmente
(r,

Y)

r)

si

r)

r)

(r,

-4- (

(r,

r,

r).

trova:

^ 180 -h

Come

= = 180
r) ^ 180

(r,

(r,

r)

unit di misura degli

preferibile un'altra unit di misura,

/) ^
r,

angoli per

teoricamente
che sar ora definita e che

verr sempre adottata in questo libro.


Sia a un angolo qualsiasi di vertice C:
circonferenza avente
? la

centro C,

il

lunghezza dell'arco

di

il

(r, r').

raggio

si

una

descriva

arbitrario,

sia

circonferenza sotteso dall'angolo (al

centro) a.

Il

rapporto

uguale alla lunghezza

di

detto arco,

si assuma come unit di misura delle lunghezze il raggio R.


(perch archi di cerchi
Questo rapporto non varia al variare di
concentrici sottesi da uno stesso angolo al centro hanno lunghezze proporzionali al raggio del cerchio su cui giacciono) ed
proporzionale all'angolo a. Noi assumeremo questo rapporto
come misura dell'angolo a e chiameremo radiante l'angolo che
in questo sistema di misura ha per misura 1
il radiante sar
quindi Tangolo che sottende un arco di lunghezza uguale al
raggio. Se a =11 360^, l'arco di cerchio corrispondente uguale
all' intera circonferenza e ha per lunghezza P
2 tc i^ quindi
l'angolo di 360, misurato in radianti, ha per misura

quando

2nR

-^ = ^"-

Due

angoli sono equivalenti se le loro misure in gradi

dif-

un multiplo di 360. Poich in radianti l'angolo


360 ha per misura 2 n, due angoli saranno equivalenti, se
loro misure in radianti differiscono per un multiplo di 2 7^.

feriscono per
di
le

Un
radianti

angolo
esso

misura

-,

piatto

ha

in

gradi la misura

ha quindi per misura n; l'angolo

l'angolo di, 45 ha per misura

-.

retto

180; in

ha per

<

APPLICAZIONI GEOMETRICHE
Se

y sono

x^

le

misure

in radianti e in gradi,

si

di uno stesso angolo rispettivamente


avr:

2tc

x_

TC

""360

19

180

L'angolo di un radiante vale in gradi 180

206264,8

= 57,2957795,

:7c

9 la misura
un angolo e a'' la sua misura in minuti secondi
206265".
sar con grande approssimazione cp a"
1

cio vale minuti secondi

in radianti di

Se

5)

<

(quindi

-^) allora
sen

AOB

Sia

metrica di
Sia

BAC

Sar

angolo

acuto

radianti

in

rispetto

ad

ha

si

x<\>^x.

OC la retta simCOB = 2x.

sia

OA

sar

cerchio di centro

il

AB = arco

2) arco

(fig.

l'angolo

OB

un

di

TU

<

a;

misura

la

:r

perci, se

di

raggio

1.

CA^=^x;

CAB = 2x; segmento AH^= igx] segCM=^ sena;; segmento CB = 2 sena;.


Poich
segmento CB < arco CAB
sar
2 sen X < 2
ossia sen x < x.
D'altra parte: area triangolo OHK^= OA.AH
=^tgx; area settore OC AB =^
OA

Arco CAB = x.
arco

mento MB=^
:

a:,

Fig. 2.

'

Poich:

tgx>

area

OHK> duesi

triangolo

Le disuguaglianze

X.

cos

tamente il nostro teorema.


Se y l'ampiezza in gradi
-..

radianti e x, sar

6.
a) Sia r
positivo,

una retta

p. es.,

---_-r

Coordinate

il

OCAB,

sar

dimostrano comple-

un angolo,

la cui

misura in

'^

.V
;

di

perci sen

un punto

orientata,

di

< - y <tg y.
180

una

su cui cio

si

retta.

scelto

come

verso da sinistra a destra.

-^

= 180 y

di

'^

settore

ottenute

"^

Fissiamo sopra
j_

che chiameremo

la retta

un punto 0,

l'origine;

la

posi-

un punto qualsiasi ^ di r determinata quando si


conosca la misura del segmento OA in valore assoluto e in segno

zione

di

20
(il

CAPITOLO
quale segno

sar

secondo

II

oppure

-f-

che

destra od a sinistra di 0): cos, se p. es. OA


quel punto di r, posto a destra dell'origine

dell'unit di lunghezza; se OA
5,
r posto a sinistra di 0, la cui distanza da
dell'unit di lunghezza.

il

triplo

trova a

si

punto

-}- 3^ il

di

che ne dista
quel punto

quintuplo

il

In generale la misura del segmento OA si chiama la coordinata i A e si indica di solito con una delle lettere x, y, z ...
L'origine

l'unico punto della retta r che abbia la coor-

poich un punto di r ha una coordinata

dinata nulla;

perfet-

tamente individuata, e viceversa ad ogni valore della coordinata


corrisponde uno (e un solo) punto di r, vi una corrispondenza
biunivoca senza eccezione tra i valori della coordinata ed i
punti di

r.

sono due punti


Se A,
|3)
tivamente Xi Xo sar

OB OA

cui estremi ^,

X2

positivo,

coordinate sono rispet-

negativo, ossia

X2.

segno).

Xi positivo, ossia se X2

ossia

B0^=

Xi,

quindi la misura del segmento AB,


hanno rispettivamente le coordinate a^i,.r2,

Xi (in valore assoluto e in

Se X2

=^

0B=^X2, A0

OA^=Xi,

Ma AB

di r, le cui

>

Xi, allora

giace a sinistra di

X2<Xi,

allora

^;

se

segmento

il

invece

giace a destra

AB

xo

B;

di

Xi
ci

che intuitivo per la definizione stessa di coordinata. I punti


sono i punti, le cui coordinate sono comprese
del segmento

AB

tra Xi ed X2;
a^i

;^

se p.

es.

Xi<^X2,

sono

essi

punti

per cui

x'

0:^2

Se Al, A2,'.. An sono punti


avr luogo l'identit:
(x2

Xi) -f- (x3

4- (Xn
che equivale alla A1A2

X2) -h (x4

Xn-l) -h
-f-

r di coordinate

di

(Xi

AoA^ -h

^^3)

Xn)

a^i, .T2, ..., ^n,

4-

-H An -lAn

-I-

AnAi

dimostrata nel 4, P (pag. 13).


Y) Noi spesso identificheremo un valore della variabile x col
punto di coordinata x; cos, p. es., diremo il punto a anzich
dire il numero a; viceversa diremo talvolta il numero a per indicare

il

La

punto A, tale che

il

segmento

OA

abbia per misura a.

relazione biunivoca, da noi cos determinata tra

dell'aritmetica ed

punti di

una

retta,

permette

di

numeri

trasformare

propriet geometriche in teoremi aritmetici e viceversa.

APPLICAZIONI GEOMETRICHE

/.

21

Aree e volumi.

Quando si studia in geometria elementare il problema della


misura dell'area o del volume di una figura piana (*) o solida,
si sceglie un poligono o un poliedro come unit di misura
il
quale (secondo l'uso universale) il quadrato o il cubo, il cui
lato l'unit di misura delle lunghezze.
;

Nonostante la scrittura in doppia colonna, il rigore richiede


Osservazioni.
che la trattazione qui svolta per i volumi segua quella svolta nella prima colonna
per le aree delle figure piane.

Nelle matematiche
tari

elemen-

Varea di ogni
che un numero

definita

poligono (**)

soddisfacente alle

positivo

se-

guenti propriet:

matematiche elemenil volume di ogni


pluricilindro (***) che un numero positivo soddisfacente alle
Nelle

tari definito

seguenti propriet:

V) Foligoni uguali hanno


poligono P
dei poligoni Pi, P2, VaSe

2"")

somma
rea di

somma
,

delle aree dei

non supera Varea di P.


Possiamo noi definire Varea
piane pi generali dei

poligoni? Ecco

problema che
vogliamo esaminare. Naturalmente dobbiamo porre una defiil

nizione che conservi all'area di


figure

piane

pi

generali

dei

poligoni le propriet su accen-

nate per

le

aree dei poligoni

propriet del resto comuni alle

Se

2**)

il

poligoni Pi P2 Da cui segue


3"*)
Se il poligono Pi
contenuto in P, Varea di Pi

di figure

Fluricilindri

1"*)

uguali

hanno volumi uguali.

aree uguali,

somma

P2,

il

il

pluricilindro

dei pluricilindri Pi,

volume di

dei volumi di Pi, P2.

somma

Ne segue:

pluricilindro Pi
contenuto in P, il volume di
S"*)

Se

il

il volume di P.
Possiamo noi definire i volumi di solidi pi generali dei
pluricilindri? Ecco il problema
che vogliamo esaminare. Naturalmente dobbiamo porre una definizione che conservi al volume

Pi 7ion supera

delle figure

solide pi generali

dei pluricilindri le propriet su

accennate per
ricilindri:

volumi dei plu-

propriet

del

resto

(*) Qui e nel seguito usiamo la parola figura piana (sarebbe pi preciso dire
dominio connesso) (cfr. l'oss. critica in fine del 7).
Nei casi pi comuni delle applicazioni si tratta di figure limitate da tratti di
rette, cerchi, ellissi, ecc.

Osservazioni analoghe valgono per i solidi di cui ci occuperemo.


(**) Vedremo che sovente potremmo parlare soltanto di plurirettngoli (cio
poligoni somma di un numero finito di rettangoli parziali). Ci che rende pi evidente ancora l'analogia tra i due problemi quello della misura delle aree, quello
della misura dei volumi.
(***) Si potrebbe anche parlare di pii-amidi,
di poliedri. Ma per noi basta
parlare di pluricilindri (cio di un solido somma di un numero finito di cilindri).
:

CAPITOLO

22
misure

delle-

grandezze

una

di

specie qualunque.

Osserviamo

che,

se

i^

comuni

alle misure delle grandezze di una specie qualsiasi.

Osserviamo che,

una figura piana, la quale conun poligono p ed sl sua


volta contenuta in un altro

tiene

possiede
P, e se
un'area che goda di propriet
analoghe alle precedenti, bisosia
gner che tale area di

poligono

II

come un numero non


di p, n magdell'area
minore
definita

giore dell'area di P.

F una

se

figura solida qualsiasi, la quale

contiene un pluricilindro

a sua volta contenuta

in

pluricilindro

altro

possiede

P,

ed

un

se

un volume che goda

di propriet

analoghe

alle pre-

volume
come un numero non minore del volume di
p, n maggiore del volume di P.
cedenti, bisogna che tale

di

sia definito

Guidati da questa osserva-

Guidati da questa osserva-

zione noi converremo di parlare

zione noi converremo di parlare

di

di

dei

area di una figura piana

soltanto se esistono

tanto

poligoni p tutti contenuti in F,


contequanto dei poligoni

nenti

area di

In altre
dovr almeno essere uguale al
limite superiore X delle aree dei
p e al pili essere uguale al
limite inferiore A delle aree
parole

l'area

di

X^A).

( evidentemente
noi vogliamo che l'area
di
sia completamente deter(**). Il caso pi
minata da
dei

Ma

elementare in cui questo avviene


(Peano-Jordan) il caso che
X r= A, ossia che le aree dei p
e quelle dei
formino due classi
contigue. In questo caso (che
l'unico considerato in questo

(*)

soltanto

nuti in F,

Cio ogni punto interno a

P.
Naturalmente se

intende-

remo un numero che non sia


minore delle aree di un p, n
maggiore delle aree di un P.

di

se

esistono

tutti

solida

tanto
conte-

quanto dei plurici-

contenenti P(*).

per volume di

inten-

deremo un numero che non sia


minore del volume di un p, n
maggiore del volume di alcun
In altre parole il volume di
dovr almeno essere uguale al
limite superiore X dei volumi
dei p e al pi essere uguale

A dei volumi
X:^ A).
evidentemente
(
Ma noi vogliamo che il volume di
sia completamente
(**). Il caso
determinato da
piti elementare in cui questo
avviene (Peano-Jordan) il caso
che X =: A ossia che i volumi
formino
dei p e quelli dei
al limite inferiore

dei P.

due classi contigue.

In questo

caso (che l'unico considerato

interno

ad F, ed ogni punto interno ad

interno a
(=^*)

una figura

dei pluricilindri

lindri

(*).

per

volume

prefissata l'unit di misura.

APPLICAZIONI GEOMETRICHE
libro) le precedenti osservazioni

bastano

completa-

definire

in

questo

libro)

completamente
come il numero

precedenti

le

osservazioni bastano a definire

come il
Varea di
A di separazione
numero X

mente

23

volume di F
= A di sepa-

il
"k

tra la classe delle aree dei p,


la classe delle aree dei P.

razione tra la classe dei volumi

dei p, e la classe dei volumi dei P.

Noi parleremo dunque di


area di una figura F, soltanto se

Noi
volume

esistono poligoni

F,

poligoni

contenuti in

F;

contenenti

e se inoltre le classi delle loro

aree sono contigue.

=A

classi

numero

separazione delle due

di

dir

si

Il

Varea di F.

che

che nelle matematiche

elementari
di

si

un cerchio

d per Varea o
8,

area a viene

Ivi infatti tale

definita

numero che separa

come

le classi

il

con-

tigue formate dalle aree dei poli-

goni

cerchio

a
e dei
che comprendono il

tutti interni

poligoni

iS^,

all'interno (*).

una figura F,

sol-

F;

contenenti
tigue.

inoltre

se

le

volumi sono conA di senumero X

classi dei loro


Il

parazione

la naturale estensione della defi-

nizione,

di

di

tanto se esistono pluricilindri p,


contenuti in F, e pluricilindri

dir

Questa definizione non

dunque

parleremo

due

delle

classi

volume di F.
Questa definizione non

si

il

che

la naturale estensione della defi-

matematiche
d per il volume o

nizione che nelle

elementari

si

di una sfera S. Ivi infatti tale


volume a viene definito come il
numero che separa le classi contigue formate dai volumi dei pluricilindri p tutti interni ad S, e
dei pluricilindri P che comprendono la sfera S all'interno (**).

ancora che nel caso del cerchio S poligoni p si suppongono


P circoscritti. E ci perch i poligoni inscritti in S sono
interni ad S, poligoni circoscritti ad S contengono S all'interno. Nel caso generale non si pu pi parlare di poligoni inscritti e circoscritti
perch (anche
ammessa l'esistenza di tali poligoni) i poligoni p inscritti possono essere non tutti
(*) Si noti

inscritti in S,

poligoni

interni a

;S^,

poligoni

P circoscritti pos-

sono non contenere S tutto all'interno,


come dimostrano le seguenti figure 3-4.

Fig.
(**)

3.

Veramente nei

Fig.

4.

trattati elementari ci si limita a considerare

dei pluricilindri inscritti o circoscritti (cfr.

Nota precedente).

generalmente

24

CAPITOLO

evidente che Varea

poi

gode delle propriet


enunciate sopra a pag. 21 (*).
Queste propriet sono del

cos definita

resto

tano
di

nel

insite

precedenti

che

fatto,

considerazioni

le

trat-

problema della misura

il

una

classe

particolare

di

Se

invece

si

fosse

A>

X,

il

numero a

l'area

interna della figura considerata.


Questi due numeri godono, come

evidente, di alcune,
tutte

le

propriet

ma non
dell'area

nel senso elementare (sopra definito) della parola.

Noi

lo

prove-

remo nel modo esposto in fine al .

C un

Sia

il volume
gode delle propriet
enunciate sopra a pag. 21 (*).
Queste propriet sono del

poi evidente che

resto

insite

precedenti

tano
di

nel

che

fatto,

le

considerazioni trat-

problema della misura

il

una
Se

il

potrebbe chiamare

l'area esterna,

di

cos definito

classe

particolare

di

grandezze.

grandezze.

numero

II

invece

fosse

A>

X,

il

numero A si potrebbe chiamare


il numero X
il volume esterno,
d-ella figura
il volume interno
considerata. Questi due numeri
godono, come evidente, di
alcune, ma non di tutte le propriet del volume nel senso elementare (sopra definito) della
parola.

cilindro avente per

base una figura piana

Fe

per

altezza un segmento di misura


^(**). Chiameremo volume di C

un numero maggiore
dei prismi di

dei volumi

uguale altezza h

aventi per base un poligono

(prismi che sono contenuti in C)


F, p. es., una figura piana somma di due figure i^, Fa senza
comuni. Tra i poligoni p interni ad F vi sono quelli (ad uno o pi
pezzi), che sono somma di un poligono p^ relativo ad JP,, e di un poligono p.y
relativo ad F^. Quindi il limite superiore / delle aree dei poligoni i? vale almeno
(*) Infatti sia

punti

la

interni

somma

Sia P,

dei limiti superiori

^,

>.2

delle aree dei poligoni 29,,P2 cio >-^',-+->2all'interno, e P, un poligono analogo per F^;

un poligono che contiene F^

^ contiene i^ all'interno, ed perci


P2
sia 7T la parte comune. Il poligono P,
un poligono P relativo ad F. La sua area non supera la somma delle aree dei
poligoni Pi,P2. Perci, sommando insieme l'area di un poligono Pf con l'area
di un poligono P^, si trova un numero, che non inferiore all'area di qualche
relativo alla figura F. Quindi il limite inferiore A delle aree dei polipoligono
a^ dei limiti analoghi per Fi, F^.
non pu superare la somma a,
goni
a, , /^ == a^ per ipotesi, sar
A
/
Poich >,
Perci A, -f. A^
>, 4- :^2A zz: /, come volevasi provare.
A,
Ag
/, H- /2
(**) noto che, se 71 il piano della figura F, allora C il luogo dei punti
non pi di Ji, e che abbiano
posti da una stessa banda di -, i quali distino da

+ =

^ ^ ^
=

r:

per proiezione su ^ un punto

di

F,

APPLICAZIONI GEOMETRICHE
e
di

25

minore dei volumi dei prismi


uguale altezza h e aventi per

base un poligono

P (prismi

con-

tenenti C). I volumi di tali


prismi sono dati dal prodotto
di

h rispettivamente per l'area

della base
le

P. Quindi, con

precedenti,

notazioni

il

vo-

C sar non minore


non maggiore di Ah.
ha un'area, se
Se la base
A, il volume di C sar
cio X

lume

di

i "kh e

Xh =2

/^,

dato

cio sar

dal

prodotto delV area della ha se per


la misura dell'altezza. Noi considereremo nel seguito soltanto
cilindri la cui base ha un'area.

Diremo pluricilindro un
che

si

numero
volume

solido,

possa decomporre in un
finito di cilindri, e suo
la

somma

dei

volumi

dei cilindri parziali.


Ecco una propriet delle aree, che vale anche per le aree esterna ed interna.
Se i punti comuni a due figure piane F, Fg formano un segmento rettilineo r,
ed F, F2 giacciono da hande opposte rispetto ad r, l'area esterna (interna)
,

F
Fi -f Fj vale la somma delle aree esterne (interne) delle F, Fg.
Per l'area interna si osservi che un poligono p tutto interno ad J^ diviso

della figura

da r in due poligoni p,,^^ interni, rispettivamente aJP, J^2- E viceversala somma


di due tali poligoni ^, p.^ si pu considerare come un poligono p (eventualmente
non connesso) interno ad F. Tanto basta per asserire che il limite superiore del,

p (area interna di F) vale la somma dei limiti superiori delle aree


Pi (cio delle aree interne di F^, F^).
Una dimostrazione analoga vale per le aree esterne. Si osservi a tal fine che
l'area esterna di F, (per i
l,2) si pu definire come il limite inferiore delle aree
dei poligoni Pi contenenti Fi all'interno e posti rispetto ad r dalla stessa banda
di Fz. Per tali poligoni P, P2 e per i poligoni
contenenti
all'interno si possono svolgere considerazioni analoghe alle precedenti relative Sip,Pi,P2.
l'area dei
dei Pi

Osservazioni

critiche.

pu precisare nel modo seguente, in cui


per brevit ci riferiremo a domimi piani (cfr. la prima nota a pie di pag. 21).
Sia C una classe di punti. Sia
un punto di questa classe. Noi diremo che
esso interno a C, se esiste un cerchio di centro A^ i cui punti appartengono
tutti a C; diremo che un punto
non appartenente a C esterno a C, se esiste
un cerchio di centro B, nessun punto del quale appartiene a C.
Diremo che un punto L del piano appartiene al contorno di C, se in ogni cerchio
di centro L esistono sia punti che appartengono, sia punti che non appartengono a C.
Il

concetto intuitivo

di

dominio

si

CAPITOLO

26

II

APPLICAZIONI

Diremo che una classe


a)
f)
y)

di punti del

GEOMETRICHE

piano un dominio se

Ogni punto di C o interno a C, o appartiene al contorno


Ogni punto che non appartiene a (7 esterno a G.
Esiste almeno un punto interno a C.

di jC.

Diremo che il dominio -connesso, se, scelti ad arbitrio due suoi punti
si pu trovare un numero finito di cerchi v,
Vg > tali che

E,

si

incontrano in due punti).

a)

Due

^) Il
y)

cerchi consecutivi

hanno

infiniti

>

interni

punti comuni (cio

le loro periferie

primo cerchio contiene E, l'ultimo contiene F.

1 punti di ogni cerchio sono tutti interni a C.

I poligoni, i cerchi, ecc. della geom. elementare sono dominii connessi l'indi due cerchi esterni l'uno all'altro un dominio non connesso. Le prece;

sieme

denti definizioni

si

possono porre per ogni dominio connesso.

quei poligoni, i cui punti (esclusi al pi i punti del


saranno
perimetro) sono tutti punti interni al dominio considerato. I poligoni
quei poligoni che contengono ogni punto interno o posto sul contorno del dominio
considerato. La differenza di due poligoni P, p un poligono (dominio limitato da
segmenti) che contiene tra i suoi punti tutti i punti del contorno del dominio dato.
(ci che si esprime
Il dominio dato avr un'area, se esister almeno un poligono
dicendo che il dominio dato finito) e se le aree dei poligoni P, p formeranno due
classi contigue. Ci avviene soltanto quando i poligoni che contengono tutti i
I poligoni

p saranno

punti del suo contorno hanno aree,

il

cui limite inferiore nullo.

27

CAPITOLO

NUMERI COMPLESSI

8.

III.

Coordinate

di

un punto nel piano.

Assai spesso avviene che si voglia determinare con numeri


la posizione di un punto sopra una superficie. Cos, p. es., la
posizione di un punto
sulla superficie terrestre si- determina

assegnandone la longitudine e la latitudine, che si potranno


chiamare le coordinate di M.
La posizione di un punto M, posto sul pavimento di una
stanza poligonale, si pu determinare assegnandone le distanze
da due pareti concorrenti, ecc.
a) Vogliamo vedere come si possa, mediante una coppia di
numeri, determinare la posizione di un punto
su un piano
assegnato.

Molteplici metodi possono servire a tale scopo:

il

pi semplice

quello delle cosidette coordinate cartesiane.

XX ed yy due rette

Siano
distinte

(fig.

dinati)

concorrenti

punto

il

su

cui

verso positivo,

quello da

quello da

un

in

{origine),

sia fissato
p. es.

{assi coor-

5)

y ad

a:'

y.

ad

a;

Ad uno

dei due assi,

generalmente
xx, si d il nome

all'asse
di

asse

l'altro

delle

asse y'y

ascisse,
il

al-

nome

asse delle ordinate; e

si

di

sup-

pone che l'angolo w


{xy)
sia congruo ad un angolo
positivo minore di 180^ Per
determinare la posizione
di un punto del piano, baster

determinare la posizione dei


punti P, Q, intersezioni degli assi con le parallele agli assi stessi

CAPITOLO

28

III

misure dei segmenti OF, OQ in valore


si dicono le coordinate
di M, si indicano rispettivamente con x, y ed hanno ricevuto
il nome di ascissa e di ordinata del punto M.
Viceversa ben chiaro che, scelti due numeri qualunque a, b,
esiste uno ed un solo punto del piano il quale abbia a per ascissa
ed il punto Q
e b per ordinata. Infatti si costruiscano il punto
sui due assi, in guisa che sia in valor assoluto ed in segno

tirate

da M, ossia dare

le

assoluto e in segno. Queste misure, che

OP z=z a, OQ =:
da P,

punto

il

M d'incontro

delle parallele tirate

rispettivamente alla rette Oy, Ox il punto cercato.


I raggi Ox, Oy, Ox\ Oy dividono

piano in 4 regioni,

il

rispettivamente

nomi

che

portano

di I, II, III,

IV

quadrante (fg. 6).. Un punto del I


quadrante ha positive entrambe le
coordinate; un punto del II quadrante ha positiva l'ordinata, negativa l'ascissa; un punto del III
ha negative entrambe le coordinate
un punto del IV ha positiva l'ascissa,
negativa l'ordinata.
;

Fig. 6.

punti

nulla l'ordinata, quelli della

ha nulle entrambe
Sono poi vere
Se l'angolo

hanno

l'ascissa, l'origine

coordinate.

le
le

xx

retta

della

yy hanno nulla

proposizioni reciproche.

=z(a?,

?/)

retto,

come supporremo quasi sempre,

dicono cartesiani ortogonali. In tal caso i valori assoluti


sono uguali alle distanze diJf dai due assi.
delle coordinate di

gli assi si

^)

Supposti

di coordinate

su

gli

./

",

Siano P',

y".

Q\ Q"

le proiezioni di

evidentemente

l'ipotenusa di

XX]

cateti sono paralleli agli assi,

F'F" ed a Q'Q". La misura


e

y"

y;

per

teor.

il

siano

assi ortogonali,

x\ y ed

di

F"

M'

ed

M"

due punti

le proiezioni di

M\ M"

FQ

M\ M"
un

su yy. Il segmento
triangolo rettangolo, i cui

di

sono rispettivamente uguali a


questi cateti perci x'

x'

di

Pitagora dunque:

FQ'^=^(x-xy-^(y'-yy.
In particolare
coordinate

{x, y)

la

distanza

data dalla

OF

dall'origine

OF^'^

x^

al

punto

-{- y'^.

in un piano si pu indiviy) La posizione di un punto


duare anche mediante uh altro sistema di coordinate il sistema
:

NUMERI COMPLESSI

29

Si scelgano ad arbitrio nel piano un punto


un raggio Ox uscente da 0. Si assumano poi come coordinate di un punto P del piano la distanza OP (considerata come
positiva), a cui si d il nome di raggio vettore, e l'angolo dei
raggi Ox, OP, a cui
si d il nome di aito-

delle coordinate polari.


e

.malia

mo

(fg.

mente con

p,

pri-

Il

7).

general-

s'indica
la

seconda

con 6. Le coordinate
cartesiane x, y di P,
quando si assumano
come assi coordinati

Ox e la retta
normale Oy (tale che

la retta

xy sia retto)
Oy: cosicch si ha:

sono

l'angolo

X
^ =

p cos

Per

il

(?/

p)

punto

p cos (x p)

p cos {yx -^ X

(origine)

OP

proiezioni di

le

^)

ha

si

p cos

^^

sopra

Ox

ed

^ sen (x p)

p sen

mentre

0,

6.

indeter-

minato.

Per
di

tutti

360"^,

altri

gli

ossia di 2

tt:

punti

\/x'

determinato a meno di multipli

radianti.

Dalle precedenti formole


p

si

trae anche

cos 6

=^

= y

sen

(dove

il

radicale

si

come positivo);
quando siano date x,

considera

formole

queste

servono a trovare p e
y.
Questi metodi si possono perfezionare ed estendere allo spazio;
per ufficio della geometria analitica svolgere la teoria delle
coordinate, e dimostrarne

le

nel seguito di questo libro,

fondamentali

di

3c)

positivi

al lettore

numero complesso e

delle

Nell'aritmetica e nell'algebra elementare

concetto di numero, introducendo dopo

il
i

principi

numeri

fratti,

operazioni

numeri complessi.

sui

esteso

supporremo noti

Noi,

questa scienza.

Definizione di

9.

importantissime applicazioni.

numeri irrazionali,

^man mano
numeri interi
numeri negativi.
si
i

CAPITOLO

30

Con

III

questi successivi ampliamenti

il

problema della misura

si

era resa possibile

numero non

nullo,

(cfr.

ogni

sottrazione,

estrazione

ogni

era risoluto completamente

grandezze

delle

ogni

si

per

2),

un

da un numero

radice

di

Ve

Gap.

divisione

positivo, ecc.

Mentre

si

cosi

ampliato assai

campo

il

eseguibili, sono rimaste alcune operazioni che

nonostante

l'avvenuto

operazioni

delle

non sono

eseguibili,

numero
un numero negativo, la
un numero negativo, ecc. A

ampliamento

concetto

del

di

l'estrazione di radice di indice pari da

determinazione del logaritmo di


questo inconveniente si ripara estendendo ancora il concetto di
numero. I nuovi numeri che noi introdurremo, sono per completamente inutili per il problema della misura delle grandezze,
gi stato completamente risoluto dai numeri gi
il quale
noti dalle matematiche elementari e che noi abbiamo chiamato

numeri

reali.

Noi diremo numero complesso, ed indicheremo con (a, h) una


coppia di numeri reali a, b, che si seguano nell'ordine ora scritto.
Due numeri complessi (a, b) ed {a, h') si diranno uguali allora
h\
soltanto che a =^ a\ 6
numero complesso {a, 0) s'intender come uguale al
Il

numero reale a (*).


Il numero complesso
e

(0,

(0,

h)

dir puramente immaginario

si

indicando poi col solo simbolo i il numero


l'unit immaginaria.
chiameremo
che
1),
b) si diranno complessi coniugati.
ed
(a,
Due numeri (a, b)

s'indicher con

ib,

chiamer il
numero complesf^o (a -4- a', b -hb'); questa definizione non contrasta con quella adottata per i numeri reali. Infatti, se [a, b)

Somma

{a,

b')

numeri complessi

dei

sono

= =
a,
proprio uguale ad {a
b) =
+
porre
=a
=
+

reali,

&'

ossia se 6

0,

Si potr perci

(a, b) -{-

particolare {a, b)
il

(a, 0)

numero complesso

loro

la

(a,

(a

si

a',

-4-

(nel

a -h a.

b) ed in

Perci di solito

-I- ib.

(0, )

(a, b)

somma

0), cio ad

-4-

senso test definito)

si

(a', b')

(a, b),

indica con a -h

ib.

nostra definizione di somma di due numeri complessi si


pu quindi anche enunciare nel modo seguente: la somma dei
numeri a -+- ib, a -\- ib' uguaglia (a -h a) -+ i (b -+- b').

La

La somma
gati

il

di

due numeri a -h

numero reale 2

ib,

ib

immaginari coniu-

a.

col nuovo
(*) Ci equivale a convenire che un numero reale a si possa indicare
simbolo (a, o); convenzione ben lecita, perch (a, o) un simbolo affatto nuovo.

NUMERI COMPLESSI

In generale, se ai -4- ih, a2-hih2,


complessi, noi diremo che
(ai

-h a2-h

.... -4-

a) -h

i (&i

-h

31

a H- ibn sono

+ &)

^-

62

n numeri

somma.

la loro

Cos pure

chiamer differenza dei due numeri complessi

si

numero (a
a) -{- i (b
b') che, sommato
con a -h ib', riproduce il numero a -h ib.
E ben evidente da quanto precede che per la somma e la
sottrazione di uno
piti numeri complessi valgono le ordinarie
a

-4- ib,

-f- ib^

quel

regole del calcolo algebrico.

L
Porremo, per definizione, uguale a
ossia il qiiadrato di i ed uguale ad ia
il

numero

il

numero che

reale a

per i,
prodotto di i per

prodotto di

il
il

(*).

Prodotto di due numeri complessi a

-f- ib,

+ id si chiamer

facendo la moltiplicazione con

si ottiene

le

abi-

tuali regole dell'algebra.


Si

avr cos per definizione:


(a

ossia,

-f- ib) (e

+ id) = ac

ib) (e -4- id)

ibc

=
= bd)

poich per definizione


(a

-4-

i^

-f-

ida

+ i%d

1,

{ac

-4- i

{bc

+ ad),

= =

coincide proprio
Se 6
cZ
0, il prodotto cos definito
con ac, la nostra definizione non dunque contraddittoria con
i
i^
la definizione dell'algebra elementare. E, se &
0, e e
(se cio e
0, 6^
1), tale prodotto di i per il numero reale a
si riduce appunto ad ia, come richiede anche
la convenzione

+ =

preliminare.
Si noti che

il

prodotto di due numeri a

ginari coniugati vale a^


(nullo soltanto se

-4- '^

= =

-4- ib,

ib

imma-

ed perci sempre reale positivo

0).

Prodotto di tre numeri complessi per definizione il prodotto


che si ottiene moltiplicando il prodotto dei primi due fattori
per il terzo: facilmente si estende la definizione al prodottodi

fattori.

Si dimostra facilmente:

II

prodotto

di

pi

numeri complessi

indipendente

dall'ordine dei fattori.


(*) Che ci sia logicamente lecito ben evidente. Per es. il prodotto di per i
una frase nnoTa, che per la prima volta incontriamo. Siamo padroni di darle
quel significato che pi ci piace, cos come siamo padroni di introdurre un nuovo
vocabolo nella lingua italiana, dandogli un significato a nostro arbitrio.

CAPITOLO

32

III

un numero complesso
per la somma S
numeri complessi uguale alla somma dei prodotti di
n
per ciascuno degli addendi di S.
3"^ Se
a2,
a^
sono
pi
e pi, P2,
numeri com1,
P
2^ Il prodotto di

di pi

plessi,
il

prodotto

il

prodotto

plessi

le

per

a,

CC1OL2

Valgono

Pn si ottiene moltiplicando

a, ^i ^o

ccicc.2

prodotto Pipo

il

Pn-

anche per la moltiplicazione dei numeri com-

cio

regole del calcolo algebrico elementare.

Quoziente dei numeri a -f- ib, e -h id si dir quel numero


ib
X -f- iy il cui prodotto con e -f- id riproduce il numero a
quando x -+- i}" esista e sia determinato.
perci definiti dalle equazioni
I numeri a; ed ?/ sono

yd^=^ a

xc

xd -h yc =^

c^ -\-

d^ differente

ossia se

nulli,

da zero

divisore

il

limitazione (che

y soltanto

),

ossia se e e

t^

se

non sono entrambe


questa
da zero

-h id differente

divisore sia jiifferente da zero)

il

che si presenta nel

determinano x ed

quali

le

campo

dei

numeri

stessa

la

reali.

di una retta,
P) I numeri reali si rappresentano coi punti
numeri complessi a -h ih si rappresentano assai spesso coi
punti di un piano, ove
f
sia fissato un sistema di

coordinate x, y cartesiane
ortogonali (figura 8): il

punto^, che haper ascissa a


e per ordinata b, si assume
come immagine del nu l'orimero a -4- ib. Se
gine delle coordinate cartesiane, se indicansi con p

-a

e 6 le

Fig.8.

a
sen

=
=
P

(*)

0,

'

Risolvendo,

c^

= OA

p) polari di A,

j/a

b'^

cos

quindi a-{- ib

4- d^ :=

0, ossia se e

in tal caso le x,

^=^ p (cos

sen

0).

trova infatti

ac -h hd
c' -^ a^
Se

(a?,

sar:

= sen
tg0 =
a

p cos 6,

coordinate p

---

y
"

0, allora

y sono indeterminate.

he

ad

H- d^
dovrebbe essere anche a

= 0.

NUMERI COMPLESSI

33

si dicono rispettivamente il modulo e VarI numeri p e


-\ih.
omento
i
a
g
e l'argomento
Se a -H io
0, allora soltanto anche p nz
il modulo di ogni altro numero
completamente indeterminato
a- ih positivo e l'argomento determinato a meno di multipli
di 2 TU. L'argomento di un numero reale vale zero oppure ti, secondo
che il numero positivo, o negativo. Il suo modulo coincide
col valore assoluto. Pertanto, per ragioni di analogia, se ^ un
qualsiasi numero anche complesso, con \z\ se ne indica il modulo.
Due numeri immaginari coniugati hanno lo stesso modulo
ed hanno argomenti uguali, ma di segno opposto.
II prodotto di due numeri complessi

p (cos

uguaglia

-4- i

sen

p'

0),

(cos

0' -4- i

sen

0')

cos

pp' (cos

sen
=

0'

pp'

sen
cos

0') -4- i

pp' (cos

(0 -f- 0') -f- i

sen

sen
(0

0'

-h sen
0')

cos

0')

!.

Se ne deduce facilmente che


prodotto di due o pi numeri complessi ha per modulo il
prodotto dei moduli e per argomento la somma degli argomenti.
Ne segue che Il quoziente di due numeri complessi (di cui
il divisore sia differente da zero),
ha per modulo il quoziente
dei moduli e per argomento la differenza degli argomenti.
:

Y) Siano ai -h ihi ai -H 62 due numeri complessi, ne siano


Aij A2 i punti immagine, sia
,

Ai il quarto vertice del parallelogramma di cui Ai, A^


sono vertici opposti e

'

l'ori-

un terzo vertice;
dico che Az il punto immagine del numero somma
dei numeri ai -f- ihi, a2 -\- ih^

gine

9) (*). Infatti l'ascissa


di J.3 uguaglia la proiezione
(fig.

OA^ sopra Ox,

di

somma
{*)

delle

>

ossia la

proiezioni

di

pjg 9

Se noi consideriamo un numero complesso come definente

la forza rappre-

immagine del numero


al punto
sentata dal segmento che congiunge l'origine
complesso, si deduce dall'enunciato del testo che l'operazione di somma di due
numeri complessi corrisponde a trovare la risultante delle due forze corrispondenti.
Come i numeri reali x servono a misurare le forze uscenti da un punto e
3

G. FuBiNi, Analisi matematica.

34

CAPITOLO

III

OAi, AiA^. Poich OA2 ed AiA-^ sono segmenti uguali ed ugualmente orientati, la proiezione di AiA-^ uguale a quella di OA2
;

quindi l'ascissa di

uguaglia

^4-5

OAi, OA2 sopra Ox, ossia

A2

la

somma

la

somma

ai

modo simile si prova che


OAs del triangolo OAiA^

-+-

delle proiezioni di

2 delle ascisse ai, a2

^3 6i -h j.
minore od uguale alla
somma OAi -h AiA^ (l'uguaglianza avviene solo se il punto ^1
appartiene al segmento O^^). Ma poich AiA-^
OA2 ed i
segmenti OAi, OA2, O^-j sono i moduli dei numeri complessi
dati e della loro somma, avremo che
Il modulo della somma
di due (0 in) numeri non supera la somma dei moduli, non
inferiore alla differenza
dei moduli. Questo teorema la
generalizzazione di un teorema gi dato per i numeri reali.
di Al,

in

lato

Il

l'ordinata di

Se n

B)

se

poi

Se

della
il

a;^'

intero

complesso,

:r

un

1 se

a;

intero,

0,
il

X innalzato

])rodotto
Sia

di

prodotto di

il

ex^ =^ x)
modulo

alla

= l-{-'b^ z

-I-

?)^

cr

con .r~"il quoziente (se x'^O).

di

m^**'""'

ad

fattori uguali

anche
(ponendo

indicheremo,

x"^

vale

x"'

potenza);

per Vargomento della

F{z) un polinomio

F{z)

con

positivo,

x j"" (cio il modulo


V argomento di x"^ vale

x.

nella z e precisamente
^2 4-

4-

),/

z'"

(le

non

h numeri

tutti nulli).

Sia hh la prima delle h differente da zero. Sar

F{z)
Sia

= l-^h,z'' + {h,z'']z{^-^ + ^-^^z^


la

hhA-l

massima

di

?>/,,

z"

'bh

delle

siano

f,

hhz^'^rp''

Siano

l'I hk
modulo e argomento
]

cos {6 -h

Ji ^i)

-h

r, 6

modulo

Ih

hi,

argomento

+ 1^.^.-^-1'

della z. Sar

sm {6 -\- h )

cosicch hhz'' sar un numero reale negativo, se d ~\-h'^

cio se

-^,

^^

Sar in tale ipotesi


\P{z)\^\l-j-)uz''\-^\huz^^

\F{z)\^\l~r?'\'\-Ar
aventi la direzione dell'asse delle

(in

un verso

nell'altro),

cos

numeri com-

a definire (e potremmo forse dire, ampliando il


e poste nel
significato della parola, a misurare) le forze uscenti da un punto
pi forze date corrisponda
piano xy, in guisa che alla forza risultante di due
il numero complesso somma dei numeri complessi corrispondenti alle singole forze
componenti. I numeri complessi trovano importantissime applicazioni nello studio
delle correnti alternate
p. es. alle estensioni delle leggi di Ohm e di KirchhofF.
plessi

x-\-iy possono

servire

NUMERI COMPLESSI

Supponiamo p

cos piccolo che

e''

Da'(l)

si

cosicch 1

cosicch ip"'-^' minore di 1

cosicch r

p''

positivo

o^'

p/'

>

Ar

dedurr

P(2)^l-r

o''

-f

Ar ^

< _
1

r/^'

4-

Ar ^
1

p <^

1.

z un valore tale che |P(;er) <1.


a si trova
Jc z^O, e mutando ^ in ^
a. un valore
k 7^ 0, esiste qualche valore
Se un polinomio P (z) ha per z
per cui il polinomio assume un valore, che in modulo minore di P(a)i.

Possiamo dunque dare

Moltiplicando

di z

<1
<1

Ap < 1

:;

35

P {2)

alla

per un numero

Senza parlare delle potenze pi generali (ad esponente fratto,


anche complesso) noi parleremo ancora soltanto

irrazionale
j.

IX per n > 1 intero positivo. Con tale simbolo noi


indicheremo ogni numero complesso, la cui n'*'"'* potenza sia
uguale ad x.
Siano p, 9 il modulo e l'argomento della x
cosicch x
B
modulo e argomento
-i- ^ sen 9). Siano analogamente r,
p (cos
di x""

di jT/^

Per definizione
r (cos -h

sen 5)

j"*

ossia

il

p,

(cos

Cosicch /'
Cio

-\- i sen
9)
p (cos ^

r""

modulo

sen n ^)

n 4-

dove

Csi avremo

p (cos 9

ed n 5 differisce da

di f/x uguaglia

radice n^""* del modulo p della x.


9

il

H-

^"

sen

valore (aritmetico)

E l'argomento

V anomalia della x

si

posto

al variare di

la quantit St

yx

tZi

un

della

vale

intero.

.,,-(

cos

2hTz

27t7c

cos

w
k (k

qui definita ?

9)

l-2sen }fc

Si

Ora

tt.

2kTz\]
= ^p|cos(--f- j-^^sen(-+
= i/p
jj
dove

9).

per un multiplo di 2

|/^

sen

intero) quanti valori pu ricevere

n)

36

CAPITOLO

III

/^ e k sono due numeri


ed
allora
soltanto
allora
che

Si osservi che, se

sar

interi,

=i

Sj.

S;,

2/i^Tu

cos

= cos

2^71:

n
2

che

il

accade

multiplo di 2

quando

solo

/2kn

2h7z

k
e per,

z-

Ji

'ji

un

per

differiscono

dando a k

/^

gli

= multiplo
^^.

riprodurranno

le

stesse

=: multiplo

le

di

di

7^ I

'

valori 0, 1, 2,
i

2,

valori n, 7i-\-l,

radici nello

periodicamente. Del pari, dando a k

riprodurranno

^
2

,.

otterranno radici distinte, mentre

si

7^

7^,

ossia quando

= sen Iki^
n

2/^:1:

sen

ordine,

stesso

valori

1,

n
2 n

si

1,

1 di/t

via

cos

e
2,

w,

ordine inverso, e cosi via

stesse radici in

periodicamente.

Dunque
reali

Un numero

complesso ha n radici

reale

per ciascuno dei numeri s^, ossia per ciascuna


di 1. Infatti supponendo x^=l, cio p
n^''"'

n^^'"'^

una

complesse, che si ottengono moltiplicando

di

fra
esse

delle radici
l

0,

x"

riduce ad

si

La

Si.

formola che

dell'unit,

ci

cos

numeri

ossia

s^.,

le

radici

Si-

2kT:
n

2 ^

f- i

sen

TU
?

w
1.
dove basta dare a k gli n valori 0, 1, 2,
Questa formola mostra ,che i punti corrispondenti
,

^'*'''''

radici

lunque

infatti osservare

tutti per
di

modulo

essi differisce

un angolo uguale a
(2

TU

dividono la circon-

ferenza in n parti eguali


vale a dire tali punti sono
di un poligono regolare di n lati inscritto in essa.

hanno

alle

dell'unit sono distribuiti sulla circonferenza avente

l'origine per centro e per raggio l'unit,

Basta

n^**""

radianti).

che

l'unit,

numeri

Sq

s,,,

1, 2,

e che l'argomento di

dall'argomento del suo

vertici

^n-i
uno qua,

successivo

per

TX

- radianti,

cio

air?/"'"'''

parte

di

360"^

Per esempio,

NUMERI COMPLESSI

valori di j/l

sono

37

ax^ 4- hx-\-

a{x

Xi) (x

NUMERI COMPLESSI

Estraendo
si

trova

radici cubiche,

Te

39

traggono

si

valori di

v e

ic,

y
Ciascuna

di

queste radici cubiche ha tre valori; scelto, p.

per la prima uno di essi arbitrariamente tra

es.,

tre possibili,

il

da darsi alla seconda radice cubica completamente


determinato da ci che il prodotto delle due radici cubiche

valore

(ossia uv) deve uguagliare

~p

Siano

due

a, h

uguaglia

Se

valori

=4=

dei

nostri

una radice cubica

sar (come

valori

primo

del

Se

distinte.

a^=

b,

P
Q - -H
-

delle

0, allora

-h

la terza

^.

tre

valori corri-

quindi la nostra equa-

s", s^^a

-h^b generalmente

posso supporre chiaramente (*)

almeno

tre radici

a, sa, "a

s^, &,

b,

a-hb, sa 4-

tre radici

le

visto al 9)

saranno

radicale

spondenti del secondo saranno


zione avr

di

si

cui prodotto

il

radice cubica di 1

radicali,

seconde due sono uguali

le

tra loro.

Siano p, q reali
delle tre radici,

una

se

"^

sia

minore

di

quindi reale,

coniugate. Invece, se

h >

posso supporre a, b reali


le

altre

due immaginarie
3

-f-|^

e quindi

<

[per

che

il

che necessario

sia negativo

( j?

che^

= \p

/~2

/
Q

radici sono tutte e tre reali,

nonostante che 1/
immaginario, come ora proveremo. Posto

le

3la nostra

-Jr-

^=

formola diventa

r-

{r reale),

= ]/-|+^>+]/- - (*)

Almeno,

se p,

ci

sono

reali. Il lettore

esamini

il

rr.

caso generale.

|)],

IT

h^^
27

sia


40

CAPITOLO
ciascuno

scriva

Si

metrica, ponendo
D

:=:

avr

I tre

H-

(cos

l/'p

pnc

^
= -2p'

^^^

oati
ie=p
f

sen

sen

4- j/p (cos

9J

3,-

~"-

1/

'

cos

3/-(

sen

0+4TC

3/-j
1/

del

primo
il

3/-!)

/P

/
\

y-2

dove

cos

= ^2

sen

si

~+"

cos

sommando un
scelti in

avranno dunque
.

sen

le

- \

3/)

valore

guisa

tre radici

== 2^

3/]/ p cos,

2 1/P cos + 4n
3.-

'

271)

ottiene

\ ^/
3/\
cos
3
1

0+471)
sen

0+271.

:>,,-

1/ p

sen

con un valore del secondo,

radicale

loro prodotto sia reale. Si

[\
)

271:

Si osservi che ogni valore di

che

cos

0H-27C
sen

0-+-47I:

sen

:v-i
|/p cos

yplcos-

0).

I tre valori della seconda radice cubica sono

^1

ff-

cos

sen

0+2:1

0--4TC
1/P

prima radice cubica sono

valori della

cos "^

]/

due radicandi sotto forma trigono-

27'

4
si

10

V'

\-

dei

III

2/:>

^p

= V/ J =1

Queste formole
Infatti, posto z

si

-^ (perch^

V
,

_P / ^

sys

dev'essere negativo).

possono dedurre per via elementare.

2/p

_4

'1/

= 1/3

,-

,--^ ^

2p

'

-}-

^1/3
2

l'equazione diventa:

j/_^

J/'

t'

ossia

NUMERI COMPLESSI

(f

f)

_^

cos^

2kn

in B -h

,0-f- 2kn
i

cos^

3 cos

='3l/3g =

^-h 2k'K
cos

cos

2pyp

facile riconoscere che,

se Xi, X2,

nostra equazione, valgono


x'^

^2 '=^

-f-

(0:1

-f-

Xo

-f- X:)

a.i

XxX^-^

forinole che sono

a^i

Xo

a::2

ic*

indichino con c,,C2,


e, C2

2P

tre radici

della

Xi) (x

0^2)

(x

x^)

Xi

^3,

Equazioni

X-^

ponga

analoghe a quelle test ricordate relasecondo grado (Cfr. anche il 14).

Per risolvere l'equazione

^',

le

affatto

tive alle equazioni di

si

(2:

X-i

sono

x-^

:r

-h ai x^ 4- ao

si

'^\v\V\p\

identit

le

trova

3l/3g
.-

si

cos

riduce alla precedente equazione quando

si

2kn

e-h

che

(dove ^ un intero),

3 cos

Mutando

deduce

1 gj

3 /

=4

fi

4-

3
cos

41

-h a^

C3 C4

quarto grado

x-* -\-

C^)-

a2 x^ -h a^ X -h 4

quattro radici (Cfr.

C3, C4 le

4-

di

quarto grado

di

^2 =

c, C3

il

C2C4

= 0,

14), e
^3 =

e, C4

si

ponga:

-h

e, C3.

a ^' 4- (3 5^ -h
l'equazione di terzo grado, che ha le radici ^ ^2, ^zI coefficienti di questa equazione non cambiano, come facile verificare, permutando le e ossia sono funzioni simmetriche delle e, che si possono subito calcolare
quando sono date le a (Cfr. il seg. 14).
Risolvendo tale equazione di terzo grado, si troveranno i valori delle 0.
Poich (e, Co) (C3 c^)
c^ c^
4 e e, C2
^,, delie e, e, e c^ c^ si conoscono somma
e prodotto, e quindi si possono calcolare, risolvendo un'equazione di secondo grado,
sia e, C2 che c^ c^. Dalle equazioni (Cfr. il 14)
Sia

.^^ -f-

'/

e, C2 (C3

(C3
si

H- C4)
4- C4) -h

C3 C4 (e,
(e,

-h C2)
4- C2)

= a,
= a,

possono poi generalmente ricavare Cj-hC; e e, 4-C2. Delle c,,C2 (come anche
conosceranno cos somma e prodotto e pertanto si possono dedurre

delle C3, C4) si


i

valori di tutte le e.

(*)

Le righe seguenti

e seg.; lo studio delle

si

potranno studiare soltanto dopo letto il 14 a pag. 48


4** grado trova per ben scarse applicazioni.

equazioni di

42

CAPITOLO IV

CAPITOLO

11

IV.

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

11.

Calcolo combinatorio.

Prodotti di binomii e formola del

binomio.

Ricordiamo rapidamente una ben nota formola

a)

di calcolo

combinatorio.
Sia

ad

=
h

Per

7^

numero

il

combinazioni

delle

cio il numero dei modi


un gruppo di h elementi

il,

gliere

di

/^

evidentemente

elementi

scelti

tra

tra

n.

dati,

in

possibili,

n oggetti ad h

di

possiamo sce-

cui

elementi prefssati.

li

Se poi

(7/i_i

un gruppo

un

noi potremo dedurne

h elementi, aggiungendo a Gu-i uno dei residui


elementi; otteniamo cos da ogni Gk-i proprio
gruppi
ih
Gh. Operando per in tal modo sui vari
1)
ogni
otteniamo
Gh precisamente h volte, perch ogni Gh
Gh-i,

gruppo Gh

di

n
n

1)



{h

contiene h gruppi
fi

al

'

Gh -


(Ji

prodotto di

Perci

numero

il

/ ,

il

numero (7

/n\

/n\

n {n

per

dei

Gh

uguale

\
-,)

Gh-i.

dei

Quindi

(n\

(n\

/n\

n (n

l) (n

n(n

l)(n

2)

[n

1)

2)
ecc.

1.2.3

0=


Qi

1)]

\h.

43

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

(n\
7

co..

,'

Ne

risulta in parti-

= (,.^ )..).

(:)

n(n
l)(n
(n
h-hl) della (1) d il numero delle
2)
oggetti ad /^ ad /i cio il numero dei modi con cui si possono
scegliere ed ordinare h oggetti tra n oggetti dati, quando si considerino come
distinti due gruppi, anche se differiscono soltanto per l'ordine in cui si susseguono
numeratore

Il

disposizioni

di

primo oggetto di una di tali disposizioni si pu scegliere


scegliere tra i residui
il secondo si potr poi
e
2
n
scelti i primi due oggetti, il terzo si pu scegliere tra i residui n
1
h-\-l
cosi via
lo /i"''" ultimo oggetto della disposizione si pu scegliere tra n
i

dati oggetti. Infatti

ad arbitrio tra

gli

il

oggetti dati

oggetti.

Cos

h (k l)(h 2)

denominatore

il

disposizioni

h oggetti ad

di

li

ad

h, cio

h-j-1)

(h

numero

il

numero

il

permutazioni

delle

delle
di

oggetti.

precedente dimostra dunque che, come

La formola

mente nel modo pi semplice,

ad h

numero IVA

il

si

pu dimostrare

diretta-

combinazioni di n oggetti

delle

adh

uguale al quoziente ottenuto dividendo il numero delle disposizioni di n


ad h ad h per il numero delle permutazioni di h oggetti (**).

ogg'etti

Siano X,

P)

prodotto

numeri qualsiasi.

an

ao,

cii,

(^ _^ ^^) ^^ _^ ^^)

(^

Consideriamo

il

^ ^^)^

L'algebra elementare insegna che questo prodotto uguale


alla somma di tutti i prodotti P ottenuti moltiplicando tra di
loro un addendo del binomio x -h a^ un addendo del binomio
un addendo del binomio x -\- a. Tra questi proa; 4- 2,
,

si

P ve

ne saranno alcuni che non contengono la x (o, come


dice, che contengono il solo fattore x^), altri che contengono

dotti

non

che contengono

il

fattore

non

fattore x^, ecc., altri che contengono

il

formare quelli dei


e

non

-f- ai,

nh

fare poi

il

prodotti

n
di

x -h

binomii

^2,
si

P,

^h
,

che

sar

il

prodotti

sar

fattore

il

fattore

contengono

dovr scegliere

dunque

il

il

il

prodotto

dunque

x^

h dei

x, e negli

Ognuno

di questi

per un prodotto di

ai, a2,

il

in

x"^

Per

secondo addendo, per

scelti.

di x^

n quantit

x'^.

fattore

^n), si dovr scegliere


x -f- a^ il primo addendo

prodotto degli n addendi cos

fattori scelti tra le

questi

r^, altri

prodotti

fattore x^~^^ (0

il

binomii x
altri

fattore

il

prodotto

a.

La somma

di

x^

per la

Questa uguaglianza diventa intuitiva per chi consideri che ogni gruppo di h
h
un gruppo i n
h elementi quello formato con gli n
elementi residui. E viceversa. Dunque tanti sono i gruppi di h elementi, quanti i
gruppi i n
h elementi.
(**) Infatti, permutando nei
h modi possibili gli h oggetti di ogni combina(*)

elementi, determina

zione, si ottengono tutte le disposizioni.

44

CAPITOLO IV

somma hn-h

tutti

n quantit

delle

avr cos

Si

+ ai) {x

{x

di

-\-

possibili

i, 2,

degli
tutti

ad n

li

(^)=(w
i modi possibili

di

hu

= x"-f- ix''"^ -h &o^''~'-4-

aj

{x -H

as)

a; -+-

= 1,2.

(^

a;''~^'

&n

le ai, a2,

Se ai

a^.

= =
a2

questi prodotti sono tutti uguali ad a'.

(x4-ar=x^^+(^)ax^-^ + (^)aV-' +

+(!!-

somma

h) la

prodotti, che si ottengono moltiplicando a


1\

Come

coefficiente

il

ad n

prodotti

a^.

-}-

dove

11-12

perci

^ a^

in

= a =

a,

1)^"''^+(^)^

riconosce dal teor. di questo 11 a pag. 43, i coeffiequidistanti dagli estremi sono uguali tra di

si

membro

cienti del 2

poteva prevedere a priori, osservando che il l"" e


quindi anche il 2^^ membro non mutano scambiando x con a.
a^ al posto di a,- troviamo,
Se nella formola iniziale poniamo
che

loro, ci

si

somma

indicando ancora con hh la

ad h ad

li

n quantit

delle

(:r

x''

h a;"-'

-f-

ai)

(:r

h x"-' +

12.

Siano M(x),

]Sf(x)

(dove

a,

x'''

bo x'"

(-

(a:

1)'^

^ ^^

prodotti

- a)

h a^""' +

(-

-+-

polinomii della variabile x,

Sar

D"

cui gradi

x 4- a^,

-+-

ai oc""^ 4-

-h

a,;,_i

-h

i ic''"^ -+-

-f-

)n-ix 4-

iltf (a:;)

per

N {x)

trover un quoziente

si

......

a^

|^

^,

sono costanti).

Dividendo
tare

Divisione di due polinomii.

Nix) due

=
=

a2)
-+-

sieno rispettivamente m, n.

Mix)

degli (^j

ai, a2,

con

{x)

le

regole dell'algebra elemen-

ed un resto

R {x),

entrambi

polinomii nella x.
Il

si

grado di R{x) inferiore a quello


ha identicamente

Mix)

divisore

=N

Cr)

Q{x)-\-

R [x)

(x).

(*).

{x) per definizione quello


problema di determinare Q {x) ed
due polinomii in guisa che questa uguaglianza sia una identit,

(*) Il

minare

del

di deter-

che

il

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

m^n, Q

Se

allora

m =^ n,

allora

come

suol dire,

si

un polinomio

Viceversa, se

grado nullo, cio non dipende da

di

grado m n; se m<7i,
R ^= M, In particolare, se

di

ed

identicamente nullo

45

x,

o,

una costante.

m ^ w,

es.

p.

se

ed

sono

due

poli-

nomii, che soddisfano identicamente alla precedente uguaglianza,

non supera quello di N, allora Q di grado


sono precisamente il quodue polinomii Q ed
ziente ed il resto che si ottengono dividendo
per N.
(Tutti questi risultati sono una facile estensione dei teoremi
analoghi per i numeri intieri).
Se R{x)
0, il polinomio N{x) si dice essere un divisore
di M{x). In tale caso, se k una costante qualsiasi non nulla,
anche kNix) un divisore di
perch si ha:
se

il

grado
ed

71

di

M{x)
Ogni polinomio

grado zero si riduce ad una costante k


M{x), perch dividendo M{x) per k si

di

ed un divisore di
ottiene

il

quoziente

= kN{x) [\q:o]

-r-

if

(a:)

ed un resto nullo. I polinomii di

k
grado

zero

hanno

costanti)

(le

quindi

nell'attuale

teoria

un

analogo a quello che il numero 1 ha nella teoria dei


numeri intieri.
Se noi applichiamo gli stessi metodi che si adoprano nella

ufficio

divisori dei

aritmetica

viamo

nello

studio

dei

divisori

Un

polinomio,

che sia divisore

M (x) N (x) un divisore anche


M per N viceversa un polinomio
e

dei

numeri

tro-

intieri

divide

il

polinomio

(x),

comune

dei due polinomii

del resto ottenuto

dividendo

che divisore di questo resto,

divide anche V altro polinomio

M (x).

grado di B(x) non superi quello del divisore N{x). Quest'ultima convenzione
necessaria per rendere univocamente determinato il problema.
Si noti che altre sono le convenzioni dell'aritmetica. Nell'aritmetica dei numeri

(come nell'algebra delle frazioni) non si parla del resto (che si suppone nullo).
Nell'aritmetica dei numeri interi positivi si rende univocamente determinata la divisione, imponendo al resto di non superare il divisore (cos che non si dice mai
p. es. che, dividendo 22 per 7, si ha 2 per quoziente, 8 per resto). Cos che il risulfratti

tato ottenuto nella divisione algebrica di due pohnomii pu contrastare con tale
convenzione aritmetica, quando ai coefficienti e alla x si diano particolari valori
interi positivi. Il lettore lo

ottenuti

dividendo

ponendo

p. es.

a?

a?^

-h

(b

pu riconoscere, osservando che il quoziente


per ic
a sono rispettivamente x

a^}

= 5, a = 4, h = 3.

+a

il

resto

b;

46

CAPITOLO IV

M(x)
N{x)

Dividiamo

per

il

"

"

12-13

R (x)

il

Eiix)

polinomio Nix), sia

R (x),

ssi

R (x)

"

"

"

Ri{x), sia

i?2(a;) "

Ri{x)

"

"

''

-^2(3;), sia

Rsix)

resto della div.


"

"

2*

"

"

3*

"

resto

il

cos continuiamo fino a che si trovi un resto nullo; si dimostra


(come si dimostra in aritmetica per i numeri intieri) che l'ultimo resto ottenuto differente da zero (lo stesso polinomio
(x)
se

M.
M,
il

C.

R (x)

D.

(*) di questi polinomii,

questo

costante),

Se

massimo comune divisore

due polinomii M,

vogliono cercare

si

un polinomio

P (x),

(essendo a

divisore di

P(x)

La
dei

di

divisore anche di quest'ultimo resto e viceversa.

Se

M{x), N{x) ed anzi


perch ogni divisore comune di

un divisore comune

0)

m/

mx

divisori

un divisore

zero

dicono primi tra loro.

si

osserva che, se Ix

si

grado

di

di

-f-

primo grado

di

di

m=xa
(

P (x), anche mx

-h n un

e viceversa.

ricerca dei divisori di primo grado equivale alla ricerca

divisori

tipo

del

a,

di

cui

parleremo

nei

seguenti

paragrafi.

13.

Vogliamo dividere

P{x) =z
per x

a.

Il

il

Regola

di

polinomio

-h ai:r""^ H-

afix""

Ruffini.

...

-f-

an-ix

-h a^

quoziente sar un polinomio

Q(a;)

= go^"~'H-gx""' +

...

-^-gn-i

grado n

un numero

indipendente da x. Calcoliamo quoziente e resto.

di

il

resto sar

un polinomio

di

grado zero, cio

Sar identicamente

P{x)
Cio, confrontando
ao

= {x
i

oL)

coefficienti

Q{x)-^-R.
delle varie potenze della x:

= qo;ai = qic(.qQ;a2 = q2 ^q"'',<^n-i'=qn-i--^qn~2;cin--R ^qn-i'


(*)

Tale massimo comun divisore determinato a meno

di

un

fattore costante.

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

Le
il

quali

forinole equivalgono alle

seguenti

pi semplice e rapido calcolo dei coefficienti

g,:

47

che consentono
e del resto

R:

14.

a)

un'equazione algebrica.

Dedurremo pi

pi variabili

14

Relazioni tra coefficienti e radici


di

in

CAPITOLO IV

48

tardi dalla teoria delle funzioni continue

teorema fondamentale dell'algebra (teorema

il

Gauss).
Ogiii polinomio P (x)
ao x"" -f- ai x"" ~ ^ -H ... -H an_i x 4- an
di
grado n nella x decomponibile in uno e in un
solo modo nel prodotto di ao e di n fattori di primo grado
cCn dove
le a sono numeri distinti o
XX
0^1, X
2,
di

no,

reali o complessi.

P{x)

ao^::"'

4- aix""^

ao (x aO

(x

[Ricordo che, dicendo che

-f-

...

as)

P (x)

...

n-i x -4aj.
{x
grado

di

anche che ao ^ O].


Questa decomposizione in fattori ha
la decomposizione di un numero intero

a,,

(1)
n,

qualche analogia con


in

l'algebra dei polinomii, che noi studiamo,

fattori

primi.

hanno cos un ufficio analogo a quello che


primi hanno nell'aritmetica dei numeri interi.
Gli n numeri a^.a^,
^nC) sono tutte e sole

se

uno dei

= (perch P
xa

cui

il

le

radici

pu essere nullo soltanto

teor. del

RUFFINI relativo al caso


a.
per un binomio x

nullo).

Ci che rende intuitivo


in

numeri

(x)

(x)

fattori

Nel-

polinomii di primo

grado

dell'equazione

detto

si

P{x)

polinomio

il

divisibile

Le formole

del

La somma

delle radici a vale

11 (pag. 44)

dicono allora che:

ci

ao

La somma
radici a vale

dei prodotti ottenuti moltiplicarldo a due

La somma
(se

h^n)

le

le

ottenuti moltiplicando

dei prodotti

radici a vale

Il prodotto

a due

delle

ad h ad h

h ^i>

1)

n radici a vale

1)"

ao

Questi teoremi sono la generalizzazione di quelli ricordati


nel 10 per le equazioni di secondo e terzo grado.
(*) Ricordo che le

ce

possono anche essere non tutte

distinte.

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

49

P) Dal teorema sopra enunciato si deduce anche che, se P (x)


un polinomio di (apparente) grado n, e se l'equazione F{x)=^0
ammette pi di n radici, allora F (x) identicamente nullo, e

ogni mimer

coefficienti di

(x)

Se due polinomii
della X,

radici

F {x)
P

(x)

di

ha

F {x),

(x)

F(x)

ogni numero

(perch

(x)

(in

altre parole

tutti

sono nulli).

allora l'equazione

radice della

ne

sono uguali per

radice).

ha nulli tutti i suoi


uguale al grado di Q (x)

{x)

{x)

Quindi

coefficienti
;

'tutti

ammette
;

il

valori
infinite

polinomio

cio il

grado

ed ogni potenza della x

{x) e in Q {x)
in una parola i poliidenticamente
sono
uguali.
Q
Pi precisamente due polinomii Fi (x), Po (x) di grado n
1
sono uguali identicamente, se assumono gli stessi valori in n
punti distinti ai,a2,
a^. Cio completamente determinato
un polinomio
(x) di grado n
1, quando sieno dati i valori
P(ai), P(a2),
,P(aJ, che esso assume in n punti distinti
coefficienti

nomii

uguali in

F {x),

ai, ^2,

nomio

(x)

a^.

Ed

facile

dato dalla

Pix) -Pia)^""

intuire e verificare che

un

tale poli-

50
Se noi calcoliamo
troviamo

na^x"-'^
^" ~
^

a^x"-^

^- {a^(^n-V

dove con
radici

oc.

+ i) ^"

H- ( 0 ^2

{n

-i-

'^

-i-

1) ,

di (2)

-\-2a-zx

con

le

regole del 13

+ a-i =

K2^ + a,cc2+ 2) ic --'^ H-..;4- (oOCj"-^ 4- a,2-

a^x''-^'\'{affL-^ a.cLn-^-a^x'' -''\-...-^r{a^

2^'
delle
... + a/
Sh ho indicato la somma a/*
Se ne deduce, confrontando primo e terzo membro:

0
0 S2

s-i -ha,

a,,

Le

-^ -h

a;"

14

membro

quozienti dell'ultimo

CAPITOLO IV

s,

+ ,

a,

s,

H- 2 2

+ ...-+--

_2

potenze delle

/i''"'*^

-l-(w

s,

=
1) a;i_i =

quali formole permettono di calcolare successivamente le

0.

s_i.
So, S3,
Moltiplicando P(a:) per a;^'(/i
0, 1,2,
), sostituendo nel prodotto una delle a al
posto di X (col che tale prodotto si annulla) e sommando tali prodotti si trova:
s,

(posto

m = n-hh = n,n~j-l,n-h2,

+ , s./_i +

ae Sm

che permette
Cosicch
l'

)
a' """

di

Si possono calcolare

(x)

somma

Si calcoli la

una radice

= Sj,^4-2Sa,

le

s/.

-1-1

+ Un

s,.

n)

(?n

s, s4-i, s-|-2,

appena sono noti

coefficienti sa del-

Sa ^ dei prodotti ottenuti moltiplicando la potenza


la potenza i''^'"'" di un'altra radice.
,

una data equazione per

di

prodotto

il

s, s^

s^

'-i,

4- s^-j-^

a 7^

se

Sa

-f 3

se

ol

:^

s^^x

-k-

(Sx Sa

Newton permettono cos di esprimere in ogni caso s^


dell'equazione. In modo analogo si deduce all'esame

dei coefficienti

|S,

che

^.

Cosicch Sa,s^=Sy_ s^

Le formole

Sw_

0.

Basta osservare che


SaS^

,/-!

successivamente

di calcolare

equazione

di

S.y^).

per mezzo

del prodotto

La somma s^, ^, y dei prodotti ottenuti moltiplicando la x''^""" potenza


d'una radice di una equazione per la p'^^""" potenza d'una seconda radice, e la
yesima
potcnza d'uia terza radice espriiihile razionalmente (*) mediante i
Sa Sq sy che:

coefficienti dell'equazione stessa.

In modo simile si definiscono e


Tanto le Sa che le Sa, 5, Sa, 3, 7,
d'una equazione (cio non cambiano

insegnano a calcolare le s^,^, 7, ^, ecc., ecc.


sono funzioni simmetriche delle radici
di valore quando tali radici si permutino tra
di loro in un modo qualsiasi). Ed facile persuadersi che ogni polinomio simmetrico delle radici di un'equazione si ottiene come combinazione lineare delle

somme

Sa, s,

y^

Sa,

?,

si

ecc.,

test calcolate, ed quindi esso

zionalmente mediante

dell'equazione

coefficienti

stesso

(senza

che

calcolbile rasia

necessario

risolverla).

Cos, p. es., se

oc,

a,,

otj,

sono

a^

le

quattro radici di una equazione di quarto

grado, l'espressione:
5

oc,

+5
-f-

+4

0C42

(2* ^3^

0C3

oc, 2

(a,

(a, -f-

^
(*)

-h

(a,2 a,2

0C2

c^,' Ci,' -+- oc,2 oc,^)

oc,2

4-

4.

a,^

ot;)

4- 4

-+- 0C3) rr-

s,

oc.

(^s,

^'

ct2

K' ^' 4- r ^.' -+- ^' ^z"") +

+ a,^ x,^ +
+ a^ + + 4
+ -h

=5
5
4 So
+4
~^'
[so - s,~jj -h 4 ^S2 S3J.

^^^

-f 5 a, (a,^ a^^

oc,^)

a,)

cl^^ (0C3

2 -+-

S3

3^ a,^) -^-

(a^

a.^'

(s, S2

oc,

S2

3)

a.^)

S2

-h
,

s,

Yale a dire con sole addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni

e divisioni.

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

51

Il suo calcolo ridotto a quello di 51,52,83,84,85, che noi sappiamo eseguire


per mezzo delle formole di Newton. Ma, naturalmente, speciali artifici potrebbero
abbreviarlo di gran lunga.

15.

Radici razionali

coefficienti

un'equazione

di

razionali.

Data un'equazione di grado superiore al quarto, generalmente impossibile ridurne la risoluzione alla estrazione di radici,
come avviene per le equazioni di 2**, di 3*", ed anche di 4"" grado.
Svariatissimi metodi sono stati trovati per calcolare con appros-

simazione

tali radici

ma

questi metodi

hanno ben scarsa impor-

tanza' per l'ingegnere. Per noi tale ricerca rientrer nello studio

pi generale della risoluzione approssimata di un'equazione anche

non algebrica

(*).

Cionostante vogliamo aggiungere un'osservazione specialmente semplice.


Poniamo che i coefficienti deirequazione
:

f (^)

= ao

5'^

+ a,

^"-1 4-

+ a,- z-\-au =

(1)

fratti). Senza diminuire la generalit


siano numeri razionali (cio numeri interi
possiamo supporli interi, perch, qualora fra di essi ve ne fossero dei fratti, basterebbe moltiplicare ambo i membri dell'equazione per il minimo multiplo comune

dei denominatori dei coefficienti fratti, per ottenere

un'altra equazione (avente

le

stesse radici della prima) ed a coefficienti tutti interi.

Supposto adunque che

le

a siano numeri

interi, noi

nostra equazione possiede una radice razionale


allora a

(^;

un

divisore di an, ^

un

divisore di a,.

(a,

j?

dimostreremo che, se la
interi primi tra di loro)

Infatti in tali

ipotesi

si

ha:

CAPITOLO IV

52

15-16

sono primi tra loro, a^' primo con /5, /i con a. Se ne deduce
per (5, a divisibile per a.
e. d. d.
Ponendo i^
1 in questo teorema si ha
CoROLL. Le radici intere della nostra equazione a coefficienti a interi sono
tutte divisori del termine noto a.,,.
Se a,)
1 dal precedente teorema si trae
CoROLL. Se a^
1, la nostra equazione non pu avere radici fratte, ma
soltanto al pia radici intere.
Questi teoremi riducono a pochi tentativi la ricerca delle radici intere o fratte
di una equazione algebrica. E si potrebbero aggiungere altri teoremi dello stesso
tipo, che abbrevierebbero ancora la ricerca.

Ma, poich

tosto che

a,,

oc

|3

: divisibile

16.

Supponiamo

P{x)

che

ao

Polinomii a coefficienti reali.

coefficienti

Uo, ai,

ai x^^'^-h

os" -f-

sieno numeri reali. Cionostante

-+-

le radici

a del polinomio

an-i x -h an

a possono essere numeri

complessi (come ben noto gi dalla teoria delle equazioni di

secondo grado). Sia ^ H- ^Y una tale radice. Sar

numero complesso coniugato sar pure nullo.


i.
Tale numero si deduce dal precedente cambiando i in
Ma questo cambiamento non muta i coefficienti ao, ai, ..., che
sono reali. Dunque questo numero immaginario coniugato, che
ancora nullo, vale:
Il

uguaglianza

questa

0.

fattori lineari

P(x)

dell'equazione

Tra

dimostra

che

a, in cui

anche

iy

radice

decomposto P{x) figurano

iy)] il cui
(P -h i^)] e [x
(P
secondo
grado
(x
reale
di
fattore
prodotto il
pi{x)
?>f-^^'^
0;^
2?>x-\- (P^ -H Y^). E il polinomio P(x) divisibile per

perci entrambi

fattori [x

Il quoziente Pi (x) sar ancora polinomio a coefpossiede qualche


E, se la equazione Pi (x)
radice immaginaria (che sar pure radice di P(a;)
0), allora
di
secondo
un
per
polinomio
p2x)
Pi{x) sar ancora divisibile
P2 (^),
grado a coefficienti reali. Sar perci Pi (a;)
2^2
e quindi Pix) =^pi{x) p2(x) P2{x), dove P2 (a;) ancora un

questo fattore.

ficienti reali.

= W

polinomio.

cos via.

Ogni polinomio P

Se ne deduce:
(x)

nel prodotto di polinomii di

coefficienti reali

primo

si

pu scomj^orre

di secondo grado a

coeffi-

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

denti reali.

reali della

fattori di
(x)

= 0.1

53

primo grado corrispondono


fattori di secondo

alle radici

grado corrispondono

Anzi ognuno di questi fattori individua


una coppia di radici immaginarie coniugate.
Se il polinomio di grado dispari, evidentemente esso non
pu essere prodotto di soli fattori di secondo grado. Quindi:
Ogni equazione di grado dispari a coefficienti reali possiede
almeno ima radice reale.
Sar bene enunciare esplicitamente la osservazione iniziale:
un'equazione a coefficienti reali che possiede
Se P (x)
una radice complessa, essa possiede anche la radice immaginaria
coniugata. Essa si pu, per quanto abbiamo qui dimostrato,
generalizzare cos
Se un'equazione P (x) a coefficienti reali possiede r radici complesse uguali a un numero a -4- i p. essa possiede
anche r radici uguali al numero complesso coniugato a
i p.
In tal caso tra i precedenti fattori v ne sono r uguali ad
alle radici complesse.

'

{x

a)^

p^

f{x) =

Sistemi

17.

a)

Se

^ Ce)

0,

equazioni algebriche.

di

che hanno comune la radice

sono due equazioni


a,

xa

allora

algebriche,

divisore sia di

f{x) che di g (x) e quindi anche del loro massimo comun divisore; cio a radice dell'equazione ottenuta uguagliando a zero
tale M. C. D. E reciprocamente, una radice di questa ultima

equazione radice comune delle f{x)


0. Se tale
0, ^ (x)
M. C. D. una costante (diiferente da zero), se cio f(x),
g(x) sono primi tra di loro, le equazioni f{x)
0, ^(x)
non avranno radici comuni.

P)

Si

sufficiente

pu scrivere
affinch

le

in vari

modi

la condizione

equazioni f{x)

0,

almeno una radice comune.

{x)

necessaria e

^=

Se p. es. ai, a2 ..., a, sono le radici della g {x)


esprimere che nulla una almeno delle /'(ai), /"(ag),
ossia che

il

abbiano
0,

...,

basta
f{^m),

loro prodotto

/'K)^(a,)

f(aj

0.

primo membro di questa equazione, essendo un polinomio


simmetrico delle radici della g {x)
0, si pu calcolare ( 14, )
senza risolvere questa equazione. Tale polinomio (che si pu calcolare anche in altri modi, p. es., esprimendo che almeno una
Il

54

CAPITOLO IV

17

soddisfa alla g (x)


0),
larsi condizione necessaria e sufficiente affinch
zioni abbiano almeno una radice comune, si dice
delle radici di f{x)

delle
ai e

due equazioni : esso un polinomio formato


bi delle due equazioni.

cui

il

amml-

le

due equa-

il

risultante

coi coefficienti

Y) Sistemi di due equazioni algebriche intere a due incognite.


Uguagliando a zero un polinomio in pii variabili si ha

un'equazione algebrica a piii incognite, ed i gruppi dei valori


che soddisfano l'equazione, sono le soluzioni di
essa. Date due equazioni algebriche in due incognite x, y, consideriamo il loro sistema, e cerchiamo le loro soluzioni comuni.
Siano

delle incognite,

f(x,y)

due equazioni la prima


Ordinate secondo
prendono la forma

le

nella x.

g(x,y)
dove

g(x,y)

di
le

=^

grado n, la seconda
potenze decrescenti

^ ^Ay) x^''-^^Ay)x'--'-^ ^2(y)^"-^-4-

...-+-

di

grado

di x,

e]),,

(y)

esse

9 e le ^ sono polinomii nella y.


a, ^
Se una coppia di valori di x ed y, p. es.,
P,
soddisfa entrambe le equazioni, allora, immaginando in esse
posto ^ ^= P, si hanno due equazioni nella sola x, che avranno
a
cosicch per ?/
per radice comune il valore
? sar
nullo il risultante R di queste due equazioni in x. Si noti che,
per calcolare R, nelle due date equazioni si considera come
incognita la sola x cosicch questo loro risultante R sar un
le

a:;

:z;

polinomio R{y) nella sola y, perch dipender solo dalle


^j (y), coefficienti delle date equazioni.

9^ (?/),

^
P soddisfano le due equazioni, la R (y)
ammette ^ come radice. Viceversa ogni valore P di ?/ che annulli
R (y), sostituito nelle due equazioni date, le riduce a due equazioni in X aventi almeno una radice a comune, che si calcola
Se X

a,

M.

trovano cos tutte le


coppie di valori di y ed x soddisfacenti alle due date equazioni.
dicesi l'equazione risultante dalla
L'equazione Riy)
eliminazione di x dalle due date equazioni. In generale, per,
per calcolare
(y), o per risolvere il dato sistema di equazioni,
opportuno ricorrere ad artifici che variano da caso a caso, e

servendosi dell'algoritmo del

C. D.

che solo la pratica pu suggerire.

Si

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

Vediamo come

B)

problema

il

55

z= x-h iy

di trovare le radici

complesse dell'equazione

reali o

f{x)

ao^""

-h aiz^"^ -^

a_i

-f-

...

^ 4- a^

coniplessi (x, y, Cj b numeri


hj -\- icj reali
a coefficienti %
si riduca al problema di trovare le radici reali di un'equazione a coefficienti reali. La nostra equazione diventa nelle attuali
,

reali)

ipotesi

{x -h 2jT + {i

(60 -4- ico)


-f-

(hn-i

+ iCn-i)

{x

+ iy)

Sviluppando ed eseguendo tutte


ridurr in fine

si

Fe

(6n

4-

+ cJ = 0.

operazioni,

il

primo membro

+ iQ{x,y),

saranno polinomii nelle


l'equazione precedente diventer:

x,

P(x,y)-^iQ(x,tj)
e

...

al tipo

P{x,y)
ove

-+-

le

iyy-' -h

(x -h

-4- ii)

coefficienti reali,

di

onde

scinder nelle due:

si

P(x,y)
Siamo

cos ridotti

=
alla

risoluzione

equazioni in due incognite, che

si

d una radice Xo -h

iyo

un

di

yo

0.
di due
metodo dato

sistema

potr fare

Ogni soluzione reale x=^Xo, y ^=

in y).

Qix,y)

col

di questo

sistema

dell'equazione proposta, e viceversa.

Esercizi.

Dati n punti, tre qualunque dei quali non sono mai in

1"^

linea retta, quante sono le rette che contengono due di tali punti ?

'

2**

Quante sono

le

estrazioni

possibili

distinte

al

gioco

del lotto?

Quante sono le estrazioni possibili al gioco del lotto,


^ (^ < 5) dei numeri estratti sono prefssati a priori?
RlS. Dei 5 numeri estratti, k sono prefssati; i restanti
k devonsi scegliere tra i residui 90
k numeri. Il nuS""

in

cui

mero cercato

perci fs^Z^).

Per

A;

2,

3,

si

ottiene

il

CAPITOLO IV

56

17

numero dei casi, in cui possibile vincere un ambo, un terno,


una quaterna secca. Tale numero diviso per il numero (eserc. 2"^)
(^5^)

delle possibili estrazioni

4^ Dati

<

l cosietidi probabilit di vittoria.

non maggiori di 90,


che k dei numeri
estratti, e non pi di k siano tra gli n numeri dati?
Poich k dei numeri estratti sono da scegliere tra gli n
k tra i residui 90
n, il numero
numeri dati e gli altri 5

90 numeri

interi positivi

in quante estrazioni del lotto pu

avvenire

cercato

f^^Z^).

f^)

5^ Dati

non maggiori

interi positivi

estrazioni del lotto pu avvenire che almeno

90, in quante

di

<

/^

5 dei numeri

estratti sieno fra gli n numeri dati?

devono sommare,

Si

se p. es.

>2

5,

di cui all'esercizio 4, relativi ai valori

Ris.

1^.

Ris.

2^

h,

-h

/i

1,

Si verifichi direttamente.
Si

che

osservi
,

a ad

contengono ai ed (^Z|) che

r Dimostrare
eserc.

(Cfr.

che

Ris.

tra

le

ad

vi

f^j

combinazione

ve ne sono

(^^

degli

che non

contengono.

lo

(:)-(:Zl) + (^Z?)

-^

+ (^Zl);

.....

6").

8' Sviluppare

ponga

Si

(x

-t-

-4-

= a -h

bf.

sviluppi,

si

sostituendo

poi

sviluppo corrispondente di {a -h b),


bf, ecc. Si trova che il coefficiente di x^ a^
(p, q, r in-

singole potenze di

lo

-4-

^
positivi

teri

= (-;!) + (--{).

Dimostrare che (-)

elementi ai, ^2,

(a

valore delle estrazioni

^.

alle

il

somma

di

n)

come

si

pu provare

anche direttamente.
9''

vale 2":
vale

La somma
la somma

coefficienti

dei

coefficienti

dello

sviluppo di {x

dello

sviluppo di

-+-

{x

aT
aT

5:ero.

Ris. Infatti

per

dei

a;

=a=
IO''

tali

somme sono

uguali ai valori di {x

aT

'

Sviluppare

coefficienti dello

{2x^ay

sviluppo.

calcolare

la

somma

dei

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE


11*"

Dimostrare che

numeri contenuti

57
orizzontali

nelle

quadro

del

1.1
2

13
14
5

sono

ordinatamente

6
4 1
10 10 5

dello

coefficienti

sviluppo

di

(x -h aY, (x -f- af, {x -4- af, ecc. Si noti che il


posto h della riga di posto k si ottiene sommando

posto h ed h
12"*

pi volte) di

Quelle di

Ris.

(l

termini di

<h < k).

numero [^] delle combinazioni con ripecio uno stesso elemento pu essere ripetuto una
n elementi ad /^ ad /i?

Calcolare

tizione (in cui

degli

della riga precedente

(x H- aj,
termine di

n elementi

il

tali

combinazioni che non contengono


sono

dati

m>1)

(se

numero

in

il

primo

[^"^ ]

di

Quelle che lo contengono sono in numero di [;^!li], quando sia


posto [o]

Dunque

l-

propriet, insieme alle [^]

"

(^ + ^
[f]
tutte queste propriet.

Dunque

ha

si

R]

1,

[fj

perch

^j,

(''

= [^I^] + U-i]= n bastano a

Queste

definire [^]-

"^/^

~ ^)

gode (esercizio

6*^)

di

si
deDalla (cos d -\- i sen 0)"
cos w
-f- ^ sen n
ducano, sviluppando il primo membro con la formola del binomio,

13''

valori di cos

sen

0.

Ris.
cos

sen n

= sen

che

cos"

sen'
14""

(cos ai

cos"-'

scrivere

=
1

sen'

(sjcos"-'

(i)cos"-'

possono

SI

(2)

cos'

anche
;

sen'
altro

in

sen'

(4)

1=

(l

cos""'
-4-

sen'

(5)cos"-'

sen'

modo ricordando che

cos'

0)',

ecc.

In modo simile dalla


-+- i

cos [ai

sen
-+-

aO
ao

(C0S2 -f- i sen ^2)

...

aj

-4- i

...

(cos an

sen [ai

-f-

-\- i

ao -f-

...

aj
-f- aj

sen

....
(

58
possono

si

CAPITOLO IV
dedurre

15

cos*"

sen*

a;

.
j

che

cos""

sen*

=^
cos

addizione

di

aj

-f-

[cos

-i-

a;

pi generali per

e sen [i -4- a^

-h aj.

...

a;

4-

sen x]

i*

sen x\

[cos

-+-

[cos

sen x\

sen x\

e di coseni di multipli dell'angolo

l'".

j*

pu esprimere come funzione lineare

si

rr

-f-

deduca in modo analogo dalla

lettore

"Il

formole

le

calcolare cos [ai 4- a2

17

di seni

x.

16 Dimostrare che

per tutti

valori dell'intero n.

\T
+.

Ris.

j/I

Calcolare

/
\

18
]/

1,

^\ ^
Quindi
.

sen-

Il C0S--4-

,/~

1/

2 /

per

Calcolare

trigonometrica [/l

via

per ogni valore dell'intero positivo

2 4- 3

2 4- 5

J/

numeri

le

radici

^i**"'"

di

"^

5 4- 6
1

espressioni

5i
l/
3

3
5

4-

2 4-

le

4-

3 (^

y i^ yi,

-f- 2,

1, 2, 3, 4, 5, 6.

21 Semplificare

3 4-

20 Calcolare per via trigonometrica

''^

sen--

n,

19 Porre sotto forma trigonometrica

per w

"^

cos-4 4-

w/)'

[/^^
4- 3

(i^'

67:

'

2 4-

i?/)'

'

\i

4-i

l/

5
1

j/^^^

2 4-

1/^=^

4-

1
'

4-

"^
2
i

3^

z (a;

4-

?'?/)'

j/

4-

V''^
2 4- 3

'

'

Ii

?*

(:r

2'.

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE


22*^

L' equazione

cio le radici
alle

n"*'""*

x''

59

ha per radici

s,

...,

+ +
+
2

-4-

...

Si 0

....

Sn

^~ ^n-2

^1 ^2 ^3

-+- ....

n-i

Si 2 -I- , S3 -f-

^n

^^=^

^n

....

-h _i

2 3 .... n

24**

somma

Calcolare la

= '(

1 2 ....

:r'

Rls.Dalle^i
trae

5i

2,

:^'

4
2

Trovare

a;'

=
= 532

0.

0.

5i -+-

4, 3

le radici

grado,

o delle seconde,

0,

52

-h 4^1

16.

a;2-f- ^~1=0.
7

25**

1)""^'.

dell'equazione

2=0, .^2
= =
52

4**

di

delle prime,

delle terze potenze delle radici

23 Calcolare i coefficienti di un'equazione


che ha per radici 0, 1,
1,2.
Ris. L'equazione x {x^
ce -h 2)
2 x'^

si

Si,

Queste radici soddisfano dunque

dell'unit.

razionali i x^

Moltiplicando per 2 l'equazione diventa


2

a
Se

-Q-

:z;'

a;' -f-

a;

2=

0.

una radice razionale, mutando, caso mai,

segni

che non muta la nostra radice) possiamo renderne


denominatore P positivo. Il numero ^ da scegliersi tra i
divisori positivi di ao
il
numero a,
2, cio vale 1 oppure 2
essendo un divisore positivo
negativo di 0^3
2, potr
avere uno dei valori 1,2. Le eventuali radici razionali
di a, p (ci

il

sono dunque da cercarsi tra


che

1,

2,

numeri

1,

2. Si

trova

sono effettive radici.

26**

(cerRisolvere l'equazione z;^ -f- a;^ -h 2 a; -h 2


cando dapprima le sue radici razionali).
Una tale equazione (per cui a^
1) non ha radici fratte
si
trova che
1
una radice intera. Dividendo il primo
membro per x-\-\^ l'equazione si riduce ad x"-^ 2
0, che

determina
27**

dice.

le

altre due radici

L'equazione

':f?

-+-

Risolvere l'equazione.

^|/2.
2

.t^

a;

-h 2 =:

ha

come

ra-

60

CAPITOLO IV

Essa avr
per {x

-4- i)

come seconda radice. Il primo membro diviso


i) =^ x~ -h 1
d x 4- 2 per quoziente. La

{x

terza radice
28"*

2.

decomponga

Si

P(x)

in fattori reali

= 2

x'

x'

noti che {x

[x

Quindi

{l

f{x)

i)]

(x

[x

ha

^=

-\- i)

polinomio

il

.x' -4-

radici 1,

le

(x

Come

1) (x

= 2 X 4x'

x' -h

x^

comuni

radici

le

2=

2X

1) (x' +- 1) (x'

-f

cercano

si

= 2

il

g (x)

0,

x'

Per un' equazione

somme

x^

formole

Newton,

di

4:

Divisore delle f{x),


e sole

perch

2,

ai x^ 4- 2

-4-

potenze delle radici. Si determinano


le

due equazioni

alle

radici

le

=0

delle prime,

Si, S2, s^

-I- 2).

hanno dunque l'unica radice comune


Massimo C. Divisore dei primi membri.

ricordare

^.

2.

= x'

Massimo

x' 2x'4-x

30''

g (x) si ha un'equazione, le cui radici sono tutte


comuni alle due equazioni.
Le due equazioni

le

1, i, 1

'

x^ -h l

(1 -f- i)]

Eis. Uguagliando a zero

date

2,

p [x) =
29**

i)

2 x'

-4-

sapendo che l'equazione F{x)


Si

17

x H-

il

sono
terze

coefficienti ai, ^2, as.

in

delle

^3

seconde,

delle

(Basta

cui questi coefficienti

si

riguardino come incognite).

31" Si calcoli
ai'^a2a3-4-a2*aia.5-f-a3*aia2-f-3 (ai^aa+as^aiH-afaa-l-a/ai-j-ao^ai-hasai^)

dove ai
Si
^4 Si,

ao

noti
5r,,

32**

x'

sono

(X'^

che

la

le

radici di

somma

54,

1,

x'^
1

4- x
dei

-f

primi tre

0.

termini

vale

1,

Si risolvano le equazioni

4- 3 x' 4- x^

3X2 =
4- 4 X 4 =
,

x^

cercandone prima

x^

di tutto

x'

0,

le

radici razionali.

a;'

4- x^

=
1

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE

3T

Trovare

direttamente

1 cio si
;;r'l=0

quarte, quinte, di

:;21=0

61

radici quadrate,

le

risolvano direttamente

cubiche,

equazioni

le

;^'1=0.

;a;'l=0

Basta osservare che

x^l=^(xl){x+l)
x'

lix
x'

1)

-hx-h

{x''

l=(x^^

1) (x^

x'-i-l=^

4-

ix'

e che per

x =^

echeper

x^

=^ (x

l={x

x' -h

i''

-hl){x^
1) (x

1)

i)

-4- i)

{x

x-^

i){x-{^)'

(^^

x'

(x'

(x

1)

x^

-4-

2^

x^

Il

a;

:cH

'

confrontino

Si

risultati ottenuti per questa via coi risultati

ottenuti per via trigonometrica.

Quando avviene che

S"*

due equazioni

le

x^-\-px-hq=^0

,x^

a?+c

hanno una radice comune?

Analoga domanda per

35*"

le

x'^'hpx-hq^=0

x^ -h

3 6"* Trovare se esistono radici


:r*

^'

37**

Date

le

dei

loro

-h

-drati,

:z;'

somme

cubi,

Si, So, s^

trovi

si

la

a=^

comuni
^'

di tre

somma

0.

alle

:z;'

+ 3 = 0.

numeri, dei loro qua54

delle loro quarte

potenze. Si cominci col calcolare l'equazione di

cui

tre

nu-

meri sono radici.

Data un'equazione algebrica a

38""

come

coefficienti

razionali,

determinano le eventuali radici del tipo a ]/


1,
un numero razionale ? Si faccia poi tale ricerca per

se ne

dove a

l'equazione

_4 _,
.3
k ^2
x' -h x^ -h 6 x' -h
,

4 X -h 4

0.

39 Costruire un polinomio di terzo grado, che sia uguale


ad 1 per a;
1, 2, 3, 4.

-H -

1) ix'

af^-hxr

a;-l=Osihaa:;'^

i)

1)

x'^ -\-

x^

1)

1)

-f-

{x

s ha.

{o(f

1)

(xl)ix-h
2 = + D' (l/2

-f-

1)'^

4-

a;'

x]/2-\-l)(x'-^x 1/2
l) = l)ix'-i-x''-hx''-hx-h
ove =
+
-h x -hi =^
-h
x^-i-x^ x-hl)
=
-h

x-h =0;^ \^ |ove^ =

=
ix'

CAPITOLO V

62

CAPITOLO

18

V.

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO

Nel 17 abbiamo dato un metodo generale per affrontare


di due equazioni algebriche
il problema di risolvere i sistemi
in due incognite: metodo che estendibile anche a casi pi
generali. Ma questi studi vanno rapidamente complicandosi,
conservando un carattere di grande semplicit soltanto per i
sistemi di equazioni di primo grado. Questo caso (che del resto
si pu trattare coi metodi pi elementari dell'algebra) ha dato
origine a nuovi simboli e algoritmi, il cui studio costituisce
la teoria dei determinanti, ed offre rapidi metodi di calcolo in
alcune ricerche di geometria e di meccanica razionale. Per quanto
si tratti di una teoria di importanza pi formale, che essenziale,
noi vogliamo ora esporne i tratti salienti.
18.

Matrici.

a) Si dice matrice ad m righe ed n colonne l'insieme di


n numeri o simboli, od espressioni algebriche {elementi) disposte
in m righe ed n colonne (*) racchiuse tra due coppie di sbarre
verticali. Cosi, ad esempio:

P
sono rispettivamente una matrice a 3 righe e 4 colonne ed una
matrice a 2 righe e 5 colonne.
Nella prima matrice gli elementi a, 6, ^, 6^ costituiscono la prima
riga, 0, come si suol dire, la riga d'indice 1 gli elementi e, f, g, h
;

costituiscono la seconda riga o la riga d'indice 2, ecc.


Gli elementi a, e, l, costituiscono la colonna d'indice

elementi
(*)

in

b, f,

costituiscono la colonna d'indice 2,

inutile definire

ima colonna

il

significato della frase

gli

ecc.

simboli disposti in una riga


chiaro il senso.

Gli esempi seguenti basteranno a renderne

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


L'elemento

prima matrice

della

l'elemento

posto

63
nella

riga d'indice 3 e nella colonna d'indice 4.

Assai spesso

gli

che

simboli

elementi della matrice),

(gli

che variano da elemento ad elemento


il

la

matrice

accompagnata da due indici,


il primo l'indice della

dell'alfabeto (p. es., con la lettera a)

riga,

costituiscono

indicano con una stessa lettera

si

secondo l'indice della colonna

alle

quali

appartiene

l'elemento.
Cos,

p. es.,

se

si

indicano

elementi della prima matrice

gli

con la lettera a, e si vuol seguire la convenzione ora fissata,


indicheranno gli elementi della prima riga a, 6, e, d rispettivamente coi simboli aii, a^, ciu, ctu', gli elementi e, f, g, h
quattro elementi
i
rispettivamente coi simboli 21 22 ^23 ^24
si

della terza riga coi simboli

In generale una matrice a

21

31?

^32,

33, 34.

righe ed

n colonne

s'indicher:

CAPITOLO V

64

Tra

y)

elementi di una matrice

quadrata di ordine 7i
della diagonale princio quelli che appartengono a riga e colonna di ugual
gli

sono specialmente notevoli


cipale

18-19

gli

n elementi
a

indice.

Per

es.,

nel determinante

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO

Un

elemento di un determinante

dir di posto

si

posto dispari secondoch pari o dispari la

somma

pari

linea (riga o colonna)

uno

di posto

o di

degli indici

della riga e colonna cui appartiene l'elemento secondo

venzioni del 18, a, pag. 63.


E chiaramente Di due elementi consecutivi di

65

le

una

con-

stessa

pari, V altro di posto dispari.


di ordine n e ne sia a un

Sia dato un determinante


elemento; sopprimiamo la riga e la colonna, cui appartiene a:
otteniamo un determinante (minore) D' di ordine n
1, di cui
per ipotesi conosciamo il valore. La quantit -4- D\ se a di
posto pari,
la quantit
D\ se a di posto dispari, diconsi

complemento algebrico di a.
Se un elemento di un determinante indicato con una lettera minuscola seguita da uno o pi indici, e se non vi a temere
alcuna ambiguit, molto spesso il suo complemento algebrico si
il

indica con la corrispondente maiuscola seguita dagli stessi indici.


Cosi,

per esempio, se

D=

(1)

SI

scrive

Al

Ci

ai

a-z

a-i

hi

62

h,

Ci

C2

C;

'
\

66

CAPITOLO V

19

Ottenuta dalla precedente sopprimendo ^; e p'= 6 il posto di g


nella successione a,b,Cje,f,g,h,k ottenuta sopprimendo invece d.

un elemento non varia

se si sopprime un elementre invece diminuisce di uno, se si .cancella un elemento che lo precede; perci

posto di

Il

mento che

segue,

lo

^=^

r'

= r l,p'

In ogni caso
cosicch,

uno

se

se r

se

se in

-+- p'

pari,

< p,
r > p.

4- p ed r
essi

di

Analogamente,
indice

^' ^=^
,

differiscono

una matrice

di

dispari

l'altro

si

p<r) conservano

(di indice

vano un indice
(appunto

nuova matrice

nella

> r,

perch la

avranno nella nuova matrice


r"*'"""

linea precedente

le

riga e

secondo

iy+*
Il

= -H

sulla

s'*'"'*

che r 41,

di

si

l'indice p;

le

che cio avel'indice p

stata

cancellata).

possono pertanto

a un suo elemento posto

sia

colonna; esso di posto pari o

pari

nel secondo

dispari

1)'+*

[nel

primo caso

l].

minore [a ottenuto
colonna incrociantisi in a e preceduto dal

complemento algebrico

cancellando riga e

segno

linea

precedenti considerazioni.

Sia dato un determinante


r'*""""

una matrice

nel caso delle linee di

applicare

dispari

una

cancella

linee parallele, che seguivano la linea cancellata,

sulla

allora le linee parallele che precedono la linea cancellata

r,

Anche

una unit
cio

J.

di

il

( If +^

Un

elemento h di D, che appartiene a una riga e una


colonna distinte da quelle passanti per a, appartiene anche al
minore ^. Se y -^ % pari, cio |x coincide con A, il complesi dir il complemento
mento algebrico di b nel minore
algebrico di b nel complemento algebrico A di a (nel determi|JL

[a, allora
nante iniziale). Se invece r 4- s e dispari, cio A
si chiasegno,
di
cambiato
in
il complemento algebrico di b
^,
mer il complemento algebrico di b nel complemento algebrico

di a. Cio

il

complemento algebrico di b nel complemento


il complemento di b nel minore |x otte-

algebrico J. di a vale

nuto sopprimendo riga e colonna incrociantisi in a, cambiato o


[cio
fi,
non di segno secondo che A coincide con |i o con
secondo che a ha posto pari o dispari in B, cio secondo che
(
l].
1) +* vale 4- 1 oppure


DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO
Siano

p,

numeri d'ordine della riga

67

colonna che h ha

siano p\ 5' i numeri d'ordine della riga e colonna che b


cancellando la riga /*'*'''* e
ha in |x (che si ottenuto da
in

complemento algebrico di in [x vale il miottenuto cancellando da [a la riga e colonna incrociantisi


secondo che p' -h B' pari
preceduto dal segno -Ho

colonna

nore
in

Il

s'''"^").

b,

cio preceduto dal segno di

dispari,

Quindi
segno del

complemento

il

prodotto

di

iy+*

1)'''"^.

A, vale

in

lY''^^',

preceduto

segno

dal

cio

dal
di

non che il minore ottenuto da


sopprimendo
Ora
entrambe le righe ed entrambe le colonne che si incrociano in
a ed in b.
Cos pure, se / ed s' sono i numeri d'ordine della riga e
soppricolonna, cui appartiene a nel minore ottenuto da
mendo le righe e colonne che si incrociano in b, il complemento
di a nel complemento di b vale

dove
e

ancora

il

minore ottenuto sopprimendo in

incrociavano in a e in
Ora per Tosservazione precedente

colonne che

si

(
Analogamente

Perci

= (_

le

righe

if' + F.

(
Moltiplicando,

l)^ + r>'

b.

iy + '''=:

se

ne deduce

2^\r

+ ? + p' +

r]'

1)*'

+^

__

-j^y'

+ s'-l-p-f-,]^

Teor. II. Se a, b sono due elementi di un determinante


appartenenti a righe e colonne distinte, il complemento algebrico di a nel complemento algebrico di b uguale al complemento algebrico di b nel complemento algebrico di a.
Def.
per

Si

dice valore

ottenuti

dotti
i

di

moltiplicando

un determinante la somma dei progli elementi di una linea qualsiasi

loro complementi algebrici C).


Applicando questa definizione a un determinante

di ordine 2, si ritorna
sopra definito di un tale determinante.
Se invece moltiplichiamo gli elementi di una linea per i loro complementi
algebrici cambiati di segno, e poi sommiamo, troviamo il valore del determinante
cambiato di segno.
(*)

al valore

CAPITOLO V

68
Cos,

ai

p.

Al 4-

es.,

19

nel caso precedente tale valore sarebbe

5i -h

oppure a, A2 -H

Ci Ci,

62

^2 -^

C2 C2,

oppure

Al -\- a2A2 -^ a-^ A^, ecc.


Perch tale definizione non sia contraddittoria in termini
bisogna per dimostrare che, da qualunque linea si parta, si
giunge sempre allo stesso valore (che, p. es., per il determinante (1) aiAi-^ hi Bi -f- Ci Ci
ai Ai H- ^2 A2 4- a^ A^
ai

===:

Ci

Ci

-4- C2

C2

-f- C3

C3

ecc.

...).

teorema si verifica tosto per i determinanti del


ordine noi potremo dimostrarlo col metodo di induzione completa provando che, ammesso il teorema per i determinanti di
ordine n
1, e quindi anche per i complementi algebrici (*)
degli elementi di un determinante di ordine n, esso si dimostra
valido anche per i determinanti di ordine n. E cos noi faremo.
Per provare che, partendo da una linea qualunque, si giunge
sempre allo stesso risultato, baster provare che, partendo da
una riga qualsiasi (p. es. la /""'") si giunge allo stesso
risultato, come partendo da una colonna qualsiasi (p. es. la 5'**"*').
E, poich il teorema stato ammesso per i determinanti di
ordine >^
1, noi, per calcolare i complementi di un elemento
qualsiasi, potremo calcolarli partendo da una loro linea qualsiasi.
Se noi sviluppiamo, come abbiamo detto, il determinante
iniziale prima secondo gli elementi della riga r, poi secondo gli
elementi della colonna s, troviamo due somme S, S' di n prodotti (di un elemento per il suo complemento) che hanno un
addendo comune il prodotto dell'elemento e in cui si incrociano
la riga r e la colonna s per il suo complemento C. Baster,
provare che i risultati R, R' ottenuti sopprimendo dalle due
somme S, S' questo addendo comune, risultano uguali. Ogni addendo di i^ il prodotto di un elemento a della riga r per il suo
complemento A] questo complemento si pu, come abbiamo detto,
calcolare partendo da una sua linea qualsiasi, p. es. da quella
sua colonna, che in
aveva il posto s esso uguale perci
alla somma dei prodotti ottenuti moltiplicando ogni elemento h
di questa sua colonna per il complemento di tale elemento l
in A. Quindi
si ottiene cos
Si moltiplichi ogni elemento a
della r^'* riga per ogni elemento b della s^"'^ colonna {distinti
Poich

il

2""

(*) Ci evidente se si tratta del complemento di un elemento di posto pari (il


quale complemento precisamente un determinante di ordine n
1). Se invece si
tratta di un elemento di posto dispari, tale complemento un determinante di ordine n
1 cambiato di segno ma tale cambiamento di segno si ha, per definizione,

anche nei complementi algebrici

dei suoi elementi.

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


dair elemento e di incrocio) e per
nel complemento algebrico L di di

69

complemento algebrico di b

il

si

sommino

risultati cos

ottenuti.

'

otterrebbe similmente

si

Per

teor.

il

sommando

complemento
II sar dunque E

per ogni b e per

il

di

prodotti di ogni

a nel complemento

= R\

a)

di

prodotto

il

^)

il

valore di

un

deter-

algebrico

un

di b.

e. d. d.

Osservazione Da questa dimostrazione segue che


si ottiene sommando insieme

minante

di

un suo elemento

e scelto

ad arbitrio per

il

suo complemento

prodotti ottenuti moltiplicando un elemento a posto sulla riga di e per


il complemento
algebrico

altro elemento h posto sulla stessa colonna di e, per

a nel complemento

plemento

Un

di h (o, ci

che

lo stesso,

il

complemento

h nel com-

risultato analogo si ottiene se gli elementi a, h descrivono due linee paral-

due righe, restando per sempre in colonne


ralmente non si parla pi di elemento di incrocio.
lele, p.

di

di a).

es.

20.

Propriet

di

distinte.

In tale caso natu-

un determinante.

Se noi scambiamo ordinatamente le righe con le


determinante D non muta (cio diventa un determinante D' uguale a D).

Teor.

colonne,

I.

il

ai bi

(Per

es.

Ci

70

CAPITOLO V

20

Il teorema evidente per i determinanti di ordine 2. Ammesso il teorema per determinanti di ordine n
1, dimostriamolo per un determinante
di ordine n > 2. Il teorema cos
sar completamente provato col metodo di induzione completa.
Scambiamo in D, p. es., le righe r'*''"* ed s*''^^ Consideriamo
la f'''"' riga con t^r, t^s. Scambiando le righe di posto r
ed 5, si scambiano due righe nei complementi algebrici degli

elementi di tale

f''^"'

riga,

che sono (a meno del segno) deteri quali vale per ipotesi il teorema.

minanti di ordine n

le per

Basta ricordare

sviluppo di Z) ottenuto partendo dalla

perch

riga,

Teor.

lo

teorema

il

un determinante ha due righe parallele uguali,

Se

III.

esso nullo. Infatti, scambiando tali righe,

ma,

per

teorema precedente,

il

n = D,

cio Z)

Teor. IV. Se

una linea
e sommo

di

f'"'"'

provato anche per D.

risulti

io

esso

resta immutato

cambia

segno.

0.

moltiplico

complementi degli elementi di

rispettivamente per delle quantit

numero

Dunque

li, I2, I3

uguale al determinante D'


che si deduce dal dato, sostituendo le li, I2, I3
ordinatamente
al posto degli elementi della linea considerata.
,

Cos,

D=

il

p.

es.,

ai hi

Ci

a2 62

C2

c-\

se

si
I

cos ottenuto

ha

p. es.

k A2

^2

^2 -H h C2

h k k

T)'

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


posto di
e la

2,

Ma

C2.

1)2,

seconda riga

tale

determinante D' avr uguali

prima

la

perci (teor. Ili) e nullo.

e. d. d.

Teor. vi. Se moltiplichiamo gli elementi di una linea del


D per un numero K, il determinante resta moltiplicato per K (cio si muta in un determinante D'
KD).
Infatti i complementi algebrici degli elementi di quella linea
determinante

secondo gli elementi di


tale linea si deduce pertanto subito il nostro teorema.
Cor. oc) Se due linee parallele di un determinante sono proporzionali, il determinante nullo (perch, moltiplicando gli elementi di una di queste linee per un conveniente fattore, il determinante si muta in un determinante con due linee parallele uguali).
restano

invariati

dallo sviluppo di

Teor. VII. Se gli elementi di una linea di un determinante

sono ordinatamente

minante

da

\i-\-

mi,

I2 -+-

somma

uguale alla

m2,

sostituendo agli elementi di tale linea

un'altra volta

le

I3

ni;{,

il

deter-

dei due determinanti ottenuti

una

volta

le

li, I2,

mi, m2,

Ci risulta subito dallo sviluppo del determinante


partendo dalla linea considerata.

Teor. Vili. Se agli elementi ai,


aggiungiamo gli elementi a,-, b,, Cj,
moltiplicati per un mimer qualsiasi k

bi,

di

d,

di

una

ottenuto

una

linea

linea parallela

(cio scriviamo ai

-+-

kaj,

determinante resta im),


mutato (cio si muta in un determinante D'
D). Infatti IJ
(teor. VII) somma del determinante che ha come elementi della
linea considerata le a, hi,
e dell'altro che in tale linea ha
gli elementi kaj^khj,
Il primo lo stesso determinante!),
il secondo ha proporzionali la riga degli
elementi j, j,
e
a
la riga degli elementi kaj,kbjj
ed perci nullo (Cor.
del teor. VI). Donde segue il teorema enunciato.
hi-\-khj,

al

posto di

il

a,-, ,

Teor. IX. Un determinante

di ordine n

ha \n

termiii.

Ci evidente per n ==^ 2] ammesso al solito vero per i


determinanti d'ordine n
1, si noti che i complementi algebrici
degli elementi di
1 termini. Per ottenere
si
hanno \n

deve moltiplicare ognuno degli n elementi


il

di

una

linea di

suo complemento e sommare. Si avranno cos n \n

D
D per

=
1

h/

termini generalmente distinti.

teorema

provato per induzione completa. (Si noti


particolari qualcuno di tali termini pu
essere nullo, due termini si possono elidere; se un elemento
Il

cos

che per determinanti

CAPITOLO V

72

somma
somma

20-21

di

pi quantit, qualche termine

di

parecchi, ecc.).

Teor. X. Sono poi immediate


a) Se tutti gli elementi di

le

si

pu scomporre nella

seguenti ^proposizioni :

una

stessa linea sono nulli,


determinante nullo.
b) Se tutti gli elementi posti da una stessa banda della
diagonale principale sono nulli, il determinante si riduce al
termine principale,
il

e)

Un determinante

un determinante uguale
ed una colonna, purch
tutti nulli,

Cos,

p.

eccettuato
es.

il

pu trasformare in
premettendo una riga
gli elementi delVuna o delValtra siano
primo che sia uguale alVunit.
di ordine n si

di ordiate n

-4-

1,

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO

73

DiM. Il teorema evidente se k


0. In tal caso
proprio il prodotto degli
elementi della diagonale principale, che un termine del determinante {il termine
principale).
In ogni altro caso il determinante D' dedotto da
con tali h trasposizioni
vale ( ly^D (teor. II del 20); ogni termine di D' vale il corrispondente di
moltiplicato per ( 1)^.
Ora il prodotto
da noi considerato il termine principale di D', e perci

un termine

Teor. TV.
menti

scelti

di D'.

Dunque (

I termini

dalle

minore a formato con


(formato con

le

Per h 1
DiM. Uno

1)^'

un termine

D,

di

e. d. d.

un determinante D, clie hanno come fattori h


prime h righe e colonne, hanno per somma il prodotto
di

tali

righe e colonne per

il

eie-,

del

minore complementare

a'

residue righe e colonne).

trova un'immediata conseguenza della definiz. di determinante.


di ?? elementi,
termini
, a meno del segno, il prodotto
h elementi apparappartenenti a righe e colonne distinte del minore ^, per n
tenenti a righe e colonne distinte di a'.
Ora il prodotto p dei primi h elementi vale, a meno del segno, un termine
T di A; e precisamente t
( l)'-^, se con h trasposizioni si portano gli h eleh elementi
menti di p sulla diagonale principale di a. Il prodotto p' degli altri n
( l)^jp', se con
vale, a meno del segno, un termine t' di a'; e precisamente t'
I trasposizioni si portano tali n
h elementi sulla diagonale principale di a'.
tutti gli
Allora evidentemente, facendo tutte le citate p
1 trasposizioni,
n elementi considerati sono portati sulla diagonale principale di B. E perci
2?p'
T={\y'-^^P. Poich
( 1)^t( 1)^t', sar T=rr', Cio i termini
considerati sono tutti e soli i prodotti di un termine ^ di a per un termine -' di a'.
si

di questi

P=

e. d. d.

Siano scelte h righe qualunque che abbiano


ordine crescente. Trasponiamo la riga r'""" con
quella di posto r,

posti

la riga di posto r, andata al primo


turbato l'ordine in cui si seguono le altre righe.

trasposizioni:

In

modo analogo con

posto, ecc., con

r^^

+ ^2 +

r^

r'f^"""

senza

al

1,

che ne

r'^'

posto

al
h,

in

con

poi

cos fatto r,

trasposizioni porteremo la riga

trasposizioni porteremo la riga

(l 4- 2

r^

avremo

posto,

scritti

,r^^

quella di posto

poi con la prima riga;

2, ecc. ecc.,

r, jT^,

1
resti

secondo
in

tutto

-h h) trasposizioni avremo portato le nostre


h righe ai primi posti senza cambiare n l'ordine in cui si succedono tali righe,
n l'ordine in cui si succedono le altre n
h.
Altrettanto dicasi per h colonne di posti s^, s.^,
s^

con

(r,

-}- r^)

-+-

+- h)
2 (1 -h 2
In tutto con (r, -h rg
s,^)
-f- r^) -h (s, -h s^
trasposizioni avremo portato sia le righe, che le colonne considerate ai primi h posti
.senza che sia mutato n l'ordine in cui si seguono le linee considerate, n l'ordine in
cui si seguono le linee residue. Poich ogni trasposizione di linee parallele cambia
-\- h) nn numero pari, con le traspoil determinante di segno, e poich 2 (1 -h 2 -+un determinante D' { ly
sizioni citate avremo dedotto dal determinante
(r, -f- r^ -h ....
r^) -+ (s, -+- Sa -+se e
s^). E anzi da ogni termine di D' si
deduce il corrispondente di D, moltiplicandolo per ( 1)^ Applicando a D' il
teor. IV, avremo in conclusione

di un determinante D di ordine n,
n righe e h colonne di D, e a' il minore formato con le residue
formato con h
n
h righe e colonne, il prodotto di , di ^' e di (
1)', dove e uguaglia la
somma degli indici delle righe e delle colonne di ^, uguale alla somma di
tutti e soli quei termini di a, che contengono come fattori h elementi di ^.
II prodotto ( 1)^ A' si chiama complemento di a
facile vedere che ( 1)' a
il complemento di A'.

Teor. V. Se a

un qualsiasi minore

<

CAPITOLO V

74

21-22

Cos, per es., nel determinante

a 14

li

B=

24

21

34

33

44

la

somma

di tutti

termini del suo sviluppo,

elementi del minore a

^2223

(perch gli indici delle colonne


dove

A'

il

H14

uguaglia
di

a sono 2

ottenuto da

a'

1)'

quali contengono per fattori

A',

dove e

e 3 e quelli

sopprimendovi

le

due

2-h3-4-2-h4 = ll

delle

righe sono 2 e 4)

righe e

le

colonne che

3134
a. Si ha poi che ( 1)'^ a' e ( 1)' a sono rispettivamente
complementi algebrici di a e di a'. Se ne deduce che:
Scelte h linee parallele di D, la somma dei prodotti ottenuti moltiplicando
i minori di ordine h di D, formati con queste h righe, per i minori complementari, uguaglia D.
prodotto di n elementi, h dei quali
Basta ricordare che ogni termine di
appartengono alle h linee considerate, ed anzi ad uno solo dei minori di ordine h
formati con queste h linee.
Cos, per esempio

contribuiscono a formare
i

ni2i3
22a3
4243

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


Cosicch, supposto per fissar le idee
aiihii-Tai2hY2

(1)

AB

<^21&11

agiii

+ avdbn

+ ^22^12 + ^23^13
+ 32^12 + <^33&13

^11&21"+-<^12&22+^13<^23

75

^ll&:a

<^21^21

+ ^^22^22

"+"

<^23&23

^21^31

^31^21

+ ^32^22

+" ^33^23

31^31

<^12&32

+ ^13&33

+ ^22^32 ^23^33
+ <^32&32 + ^33^33
"+"

Il determinante del secondo membro la somma dei 27 determinanti che si


ottengono conservando in ciascuna colonna uno solo dei tre addendi: il primo, il
secondo o il terzo. Se in due colonne conserviamo addendi di egual posto (in
entrambe le colonne il primo addendo, o in entrambe il secondo, o in entrambe
il terzo), il determinante
cos ottenuto avr due colonne proporzionali e quindi
(teor. VI, oc, 20, pag. 71) sar nullo. [Cos, p. es., conservando nelle prime due colonne
il primo addendo, gli elementi di queste colonne si ottengono.moltiplicando a,,, 21 <^%\
rispettivamente per b,, e per b^,]. Dei 27 determinanti basta per ci tener conto
dei soli sei differenti da zero, che si ottengono scegliendo in una colonna il primo
addendo, in un'altra il secondo, nella residua il terzo. Consideriamo uno di questi
sei

determinanti, p.

es.

12^12

CAPITOLO V

76
Y) Consideriamo

Se

le

le

Q 22-23

due matrici:

Un

(l\2

Ciiz

&11

&12

&13

(I2I

^22 ^23

^21

O22

^23

moltiplichiamo per orizzontali, come se fossero deter-

minanti, otteniamo
^11 ^11

-H

il

determinante

^1: &12

^13 ^13

di

secondo ordine
^13
Qj2z

hd
hz

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


minante
1

11

resta scritto nella forma

ar'(a2
ar'e^.
2

77

ag

ai

ag (a2

cLi

as (ag

ai)

ai)

ai)

ar'K ai) .....

ai)

arM^s

aj-'(a2
^2

a,,

a(a

ai)

(a2

a;r'(a-ai)
<-'(
aO

ai)

ai

ao(a2

a?

aO

(a,

^n

ai

a^

ai)

Ma,

ai)

ai)

ai)
1

(^2

(ag

ai)

as

aj

(a

ai)

n3

Ora, se

71

si

2,

trova che

precedente identit, che riduce

Vandermonde
di ordine n
Se ^

Se

di ordine

1,

si

3,

Z)

n=

4,

(a^

.(a3

a^
{(x..2

aa)

minuendo superi
oc)

Se noi innalziamo

JD'

(ag

ai)

(a^

uguale

di

un determinante analogo

ai)

(cx.^

a2)

al

(ag

aj)

(a^

(x.^)-

(a^

aj).

a3).

prodotto delle

-n(n

1)

a a due a due, in cui l'indice

differenze delle quantit ai, ag,


del

servendosi della

un determinante

calcolo di

il

trova che:

D=

Per n qualsiasi

D = aa ai;

calcolo di

al

a:

l'indice del sottraendo.


al

quadrato

il

determinante

di

Vandermonde troviamo

=A
Sn-l

Su-f-1

S2U-2

dove con Sh ho indicato la somma delle h"'""^ potenze delle a (per li =1,2, ..., 2w
2).
Questo determinante A si chiama il discriminante degli n numeri dati esso
nullo soltanto se almeno due di questi numeri sono uguali tra di loro. Se le a sono
le radici di una data equazione algebrica, le formole del 14 y, pag. 50, permettono di
calcolare tale discriminante senza risolvere l'equazione, perch le su si possono cai;

CAPITOLO V

78

23

colare tosto, appena sono dati i coefficienti dell'equazione. Abbiamo cos un metodo
per riconoscere quando due delle radici di una data equazione sono tra loro uguali.
,'5)

Il

tivamente

discriminante pu servire (almeno teoricamente) a calcolare approssimale radici reali di una equazione a coefficienti reali, che abbia radici

tutte distinte.

Se
(x)
X" H- a, x"-'^ Hesistono molti metodi per trovare

-\-

a,i-

rr

un numero

una tale equazione,


maggiore del modulo di

positivo

ogni sua radice (*) reale


complessa.
Noi diremo che abbiamo calcolato in prima approssimazione,
anche che
abbiamo separato le radici reali di tale equazione, se per ogni tale radice a sappiamo assegnare un intervallo dentro al quale sia contenuta la radice a e nessuna
altra radice. Impareremo pi avanti come il metodo di Newton-Fourier permetta poi di
,ol,dedurre valori di oc approssimati a piacere. Se ^,,2,
sono le radici reali
a^)
di tale equazione,
(x)
{x
dove Q (x) un
(^
^>) Q i^),
,) (x
prodotto di fattori di secondo grado sempre positivi per x reale. Cosicch, se f, '
sono due numeri tali che
(:>) e P(-^) abbiano segni opposti, certo nell'intervallo
(m, >) esiste un numero dispari di radici a, e quindi almeno una radice a.
Se un numero positivo minore dei valori assoluti di tutte le differenze tra
le radici reali combinate a due a due, allora, formando una progressione aritmetica
indefinita in ambo i sensi, in cui la differenza tra due termini consecutivi sia eguale
a codesto numero X, tra due termini consecutivi della progressione potr essere
nessuna. E, per quanto si disse, sar facile assicurarsi
compresa una sola radice
no una radice,
se tra due termini consecutivi della progressione sia compresa
poich nel primo caso essi, sostituiti all'incognita x, faranno prendere al primo
{x) dell'equazione segni opposti, nel secondo caso lo stesso segno (**).
membro
Evidentemente inutile protrarre la progressione indefinitamente: basta tener
conto solo di quei termini della progressione che cadono nell'intervallo compreso
e -hB. In ognuno degli intervallini, ai cui estremi
(x) ha segni opposti,
tra
0. Baster tener conto ditali
e in essi soli, cade una e una sola radice di P(x)
intervallini e trascurare gli altri perch sia risoluto il nostro problema di separare
le radici della nostra equazione.
Il nostro problema dunque ridotto alla determinazione del numero A. Si noti
a.^
2 B.
a,
a,^
-^ ol^
che, se oc,, ed a^ sono due radici qualunque,

Sostituendo nel valore (che sappiamo calcolare) di

A=
in-

luogo

di tutti

luto) \2

a,

a^
i

^;

ot^),

il

a.f

numero maggiore

K"^r|^

onde

loc,

-2

un metodo teoricamente semplice. Sia

(in valore asso-

|2J5i

''

massima

la

delle

Sar

.
I

a, ic"-i

\x'f'A

(oc,

(oc,

P{x)\^\x\"

Al^loc, -aJ2(2J5)2^
(*) Ecco, p. es.,

- a,Y

(a,^

fattori, eccettuato

avr

si

a.,y

(oc,

^i-M-

\x !-2-h

-f-l

-h

a,x'^-^\

x\-\-l\

-i- ...-{-

\x

'"

a,

\^

^]"~}

A
I

Xj\

cio

\P{x)\^-^''

'

l^'-^-^< + ^.
I

a;
I

P (x) >

dunque

|x|^^ +

allora

l,

x sar
0. Quindi se x radice di P (x)
0, il suo modulo
ad J.
A-\-l. Per altri metodi, che permet1. Potremo dunque porre
rinvio ai trattati di algebra.
tono di assegnare un valore pi piccolo del numero
(**) ^on porta che semplificazioni il caso che uno dei termini della progressione
sar

inferiore

Se

B=

sia esso stesso

una

radice.

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO

79

ossia
'(''-1)

0L,\^}/ \A\:{2B)
secondo membro minore del modulo della differenza
a^, che si possono scegliere ad arbitrio tra le radici
Possiamo dunque assumere:

tra

Il

reali

oc,,

le

due

radici

reali dell'equazione.

(:2B)

'

Oss. Supponiamo in particolare che i coefficienti dell'equazione siano interi, ed il


a,j uguagli l'unit. Allora il discriminante, essendo un polinomio a coefficienti

primo
interi

,~,

formato coi rapporti

intero, e quindi

che sono numeri

certamente sar

interi,

sar un numero

do

Ci

0/0

1 (*).

Dunque possiamo anche assumere

(2^)'
Se poi ^0 non fosse uguale ad
L'equazione

gnita.

y"

ossia

-+-

a, 2/"~

diventa

4-

1,

(- I

Oq

si

1.

ponga ^

+ a, ( )

4- a-i a''-^ y

O' a,)y''~'^

assumendo y come inco-

^"""-'t
a a]

= 0,

che

un'equazione a coefficienti interi col primo coefficiente uguale all'unit. E siamo


ricondotti al caso precedente.
Nei trattati di algebra complementare sono dati molti altri metodi per separare
e per calcolare approssimativamente le radici di una equazione algebrica.

Esempi
1^

Se

ed

ai, Pi, Yi

rispetto a

rette,

2, ^2? T2?

una terna

(**).

sono

dalla geometria analitica che l'angolo

cos 9

Quindi

ai a2

coseni direttori di due

-f-

delle

Pi P2

due rette soddisfa alla

-H Ti

T2.

Ti

cos

2 p2 T2

cos

^1

assi cartesiani ortogonali, noto

di

Pi

=
1

cos"^

sen^

0.

donde:
sen 9

= ytfl' = l/'(ip2-^a,)V(piT,-p2Tx)^+(Ti2-xr2)^
r

(*)

Non pu

l'^2P2T2

essere

A=r0

nell'attuale ipotesi che le radici della nostra equa-

zione sieno distinte.


se

(**) I seguenti esempi sono importanti specialmente per


ne fanno nei corsi di geometria analitica.

le

applicazioni

che

80

CAPITOLO V
2^

Siano

a,-,

a due ortogonali
ai Pi Ti

(^

p,-,

y^

coseni

1, 2, 3).

23
direzione

di

Sar

di

tre rette

r,,

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


tutte

il

colonne moltiplicate ordinatamente per a,2, 13,


per le stesse formolo del teor.

altre

le

altera

valore del determinante)

-A -^12

in^'

^2//

^32

A:;.

-4.33

jOlu 2 -^^3

-Atid

poich la prima colonna tutta costituita di termini


Dividendo per a,,(^F 0), otteniamo appunto A'

24.

Sistemi

Teorema
Per sistema
si

ralmente un
della

forma

essendo

preliminare.

incognite

equazioni lineari.

di

equazioni di primo grado

sistema di

4- Px2 -^

xi, X2,

(0,

come anche

Xn, s'intende

natu-

equazioni, ciascuna delle quali

-+- "kxn

^X'i -f-

sia

=i?,

X^p sono numeri costanti

a, p, y,

le

nulli,

= 0.

ccxi

dove

di

lineari) ad

dice,

che non

avremo

cit.,

-A\i/

--13

J.22 -^23

(il

i^

81

dati (a,

p,

dell'equazione p termine noto).


problema della risoluzione di queste equazioni consiste
dunque nel cercare tutti gli speciali sistemi di yalori da darsi
alle Xi^ X2,
Xn, in modo che le m equazioni ne restino tutte
soddisfatte simultaneamente.
Indicando in generale con a^j il coefficiente della incognita Xj
nella i''''' equazione e con a,- il termine noto, che sta al secondo
coefficienti

Il

membro
delle

equazioni

seguente

aiiXi
t^21

Due

^1

^ml^l

si

stessa

date

equazione,
fra le

chiaro

che

sistema

il

n incognite assumer

la

forma

r-.-]

questa

di

tali

dicono

-f- ai2X-2 -4-

+
'

t^22

3^2

-+"

^m2^2

-H ai^n-lXn~\ -+- ^ln^n


0^1
-^ (l2,n-lXn-l-^ a2nXn^=^^2
~

'

^m,n 1^'n 1

"" (^m,nXn

^m

sistemi di equazioni lineari nelle stesse n incognite

equivalenti,

se

ogni

sistema di

valori delle x,

che

soddisfa all'uno, soddisfa anche all'altro, e viceversa.

Due

sistemi equivalenti a [l]

poi noto ed evidente

sono equivalenti tra di

loro.

Un

sistema [l] equivalente ad un altro sistema che si


deduce da [l] moltiplicando una delle date equazioni per un

numero
6 G.

differente

da zero

FuuiNi, Analii matematica.

e lasciando invariate le altre equazioni.

Un

sistema [l]

moltiplicando

da zero,

una

24

equivalente al sistema che se ne deduce


delle sue equazioni per un numero differente

aggiungendo ad essa

precedenti equazioni molti-

le

per un numero arbitrario, mentre

plicate
le

CAPITOLO V

82

si

lasciano invariate

altre equazioni di [l].

Nell'algebra elementare

insegna

si

risolvere

un

tale

si-

stema, mostrando che, dato un sistema di pi equazioni in pi


incognite, se ne pu generalmente dedurre uno con un minor

eliminando almeno una incognita. Nelle


occupiamo in generale della eliminazione
anche di pi incognite da un tale sistema di equazioni.
Cominciamo dal considerare un sistema di n
1 equazioni
in n incognite
e, per fissare le idee, supponiamo >^
3. Ragionamento e risultato valgono per in generale. Siano

numero

righe

di

incognite

seguenti

ci

an

'

/o\

/
'

le

X2 -h ai3

-+- ai2

.Ti

^^21

xi -h a^2 Xi -h

a-ix

xx

-4- a:52

an

Xi

-f-

X2

2;}

x-^
X'^^

-f- (iz:\X^

a42 X2 -+- ^43

0^3

=
=
=
=

a^

a2
a.^

a^

date equazioni.

Consideriamo

determinante

il

D=

(3)

Con Ar indicheremo

^1

Al 4-

ai2

ai-i

cc^

aoi

a22

^23

^2

^31

^32

^33

^3

au

a^2

43

^4

il

(r

Sar I)

an

complemento algebrico

A2 -H

ol^

a3

^3 -H

di

a,.

4).

^4 A^.

Supponiamo Ax

-p 0.

Per

la

precedente osservazione il sistema (2) si muta in un


se noi, pure lasciando immutate le prime

sistema equivalente
tre equazioni,

sostituiamo alla quarta l'equazione che

ottiene

si

moltiplicandola per ^4 ed aggiungendo le prime tre moltiplicate


rispettivamente per Ai, A2, A-^. Vale a dire il sistema (2) si tras-

forma

in

un

tre equazioni,

(4)

sistema
e

alla

equivalente se ne conserviamo
quarta sostituiamo

le

Al (an xi-hai2X2 4-^13X3)

-4-

A2

(a2ia;i-H a22X2-^ 23^3)

-h.43 feiXi 4-^32^2-1- 33:^3) -^ Ai (anXi-^ a42X2-^ ai3X-i)


=r= ai

prime

^i

+ a,

.40 -f-

a;5

^3 -h

a4 ^4.

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


Il

secondo membro

membro

questa equazione vale D. Nel primo

di

^n^i -{-21^2+

coefficiente della Xl

il

somma

cio la

83

<^3i^3 -f- 41 J.4,

dei prodotti ottenuti moltiplicando gli elementi

della prima colonna di (3) per i complementi algebrici degli elementi della quarta colonna, ed quindi nullo. Altrettanto dicasi
per X2 e per x-^. Dunque alla quarta equazione di [l] noi posil sistema si muta
in un sistema
siamo costituire la 7)

equivalente.

o, allora ancora vero che l'uguaglianza


Se invece A,
conseguenza delle equazioni date (4). Ma non in
sempre vero che, sostituendo alla quarta delle (2) la
tale
7)
0, il sistema sia mutato in un sistema equivalente. Dunque:
Se sono date n -f- 1 equazioni lineari in n incognite^ conseguenza di tali equazioni V uguaglianza che si ottiene 'ponendo
uguale a zero il determinante D formato coi coefficienti e coi
7)

=
caso
=

termini

come
stema

'^noti

si

D 4= 0,

(cosicch, se

suol dire,

dato sistema assurdo,

il

incompatibile, cio non

ammette alcun

o,
si-

Ed anzi se il determinante formato coi


prime n incognite nelle prime n equazioni
diverso da zero, il dato sistema di equazioni si muta in un
sistema equivalente, quando si lascino invariate le prime n equadi

soluzioni).

coefficienti

zioni,

delle

D = o,

e si sostituisca all'ultima la

25.

Regola

Leibniz-Cramer.

di

Siano date n equazioni in n incognite


ove per semplicit posto n

ao- Xv,

0^2

-+- a^-s X:

=^

CC^

-f-

Chi

^'i

-+- (I22

X2

;u

^"i

-4- 32

X2

ai2 X2 -4- ai3

nella

p.

es.,

12 X2

-H

13 x^

22 X2

-h

23 Xz

32 X2

-h

33

^^3

p.

=
=

Xi

che possiamo scrivere,

es.

le

seguenti,

3.

dn

(1)

=
=
=

x-i

oCi

forma
0(i

anXi

^21 Xl

a31 Xi

Se noi per un momento consideriamo Xi come noto, questo


un sistema di tre equazioni nelle due incognite X2, x^.
Per il risultato del 24 ne verr
:

ce,

==: 0.

CAPITOLO V

84

25

Posto

(2)

(III

^12

^13

CI21

^22

^23

^31

^32

^33

otterremo, sviluppando secondo

xi =

E, se
brico di

A =4=0, e
ar, in A
:

= -r
1

(3)

xi

se

gli

elementi della prima colonna

di

ai2

ai3

0^2

^22

^23

^3

^32

^33

indichiamo con Ars

il

complemento

alge-

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


Ora, per

teoremi fondamentali sui complementi

questa equazione vale

coefficiente di ai in

il

ag sono

cienti di a2,

Dunque

nulli.

1,

85

algebrici,

mentre

coeffi-

questa espressione

tutta

e la prima delle (1) soddisfatta dalle (3).


pu ripetere per le altre equazioni (1).
Esaminando le (3) si vede che il nostro risultato si pu
enunciare cos

proprio uguale ad a^

Altrettanto

si

Dato un sistema

di n equazioni di primo grado ad n indeterminante dei coefficienti diverso da zero tutte


precisamente ogni incole incognite risultano determinate, E
gnita uguale alla frazione che ha per denominatore il determinante dei coefficienti e per numeratore il determinante che si
ottiene sostituendo nel determinante dei coefficienti alla colonna
dei coefficienti deirincognita stessa la colonna dei termini noti.

cognite

col

Cos, p.

es.,

il

determinante dei coefficienti del sistema

9^-1-2?/ 4-3^
e

sistema dato quindi soddisfatto soltanto dalle

Il

2 5

3 2 5

0-7 4

04

12

13

= 304.

15

304

304

oc/,

le

59

304

304

i
coseni
^/, v/,
equazioni

di

a,

j?

a,

4-

,3,

y,

-+-

Va

0.

determinante del sistema (pag. 80, esempio

h
a indica

il

numero

1,

304

107

304

direzione di tre rette r a due a due ortogonali.

(2)

dove

2 1

caso particolare notevole.

(1)

Il

22

1-7

\y
Un

Siano
Risolviamo

il

f,

V2

numero

1.

2)

86

CAPITOLO V

25-26

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


scelta

tale

che l'intero

guisa

in

riceva

li

il

87

massimo valore

(massimo valore, che chiameremo la caratteristica del


dato sistema di equazioni). Dire che h scelto in questo modo
(cos da ricevere il massimo valore possibile) come dire che
i determinanti di ordine k > h formati coi coefficienti di k incognite in k delle nostre equazioni sono tutti nulli (ammesso
che di tali determinanti ce ne siano, cio che h <m, e che h < n),
mentre almeno un minore di ordine h (che, come dicemmo,
possiamo supporre sia il minore (3) ) differente da zero.
possibile

In

mh

virt

dei

risultati

equazioni (r

21 22

ahi

Cl^h

" cihh

cihi

ri ar2

/^ -f-

^2

[2,/.

[r,

/.

24

-4- 2,

alla

...

r'*'"""

...

-+-

a2n ^n]

X,j^\ -\-

...

-f-

aun ^nj

'5:^/*

1
-f-

residue

delle

n) possiamo sostituire la

OCh-\-l

yau^uj^x

^i

arh ^r

...

del
1,

+ r X,^

=
j

Cloe
11 12

... l/i

^1

11 12

...

21 22

. .

^27i

^2

21 22

... 2/i

/i2 (^hh

^h

^M

ft2

. . .

ahh

^/i,

/i

^r

ri r2

a,-},

r,

//-f-i

0.

1/, 1,/i-f 1

^2,

ft-f- 1

Xh+^

ari ar2

^rh

11 12

... 1/,

21 ^22

.* ^2ft ^2//

Xr
/il

;.2 ...

ri r2

In questa equazione
tutti

4- 1

/(/i

Aw

afh

am

Xk^2, -" ocn sono


per quanto abbiamo detto poco sopra circa la carat-

nulli,

coefficienti

di

Xh-\-i,

teristica h.

Quindi questa equazione


11

12

21

22

.....

si

i/i

OCi

^2h

^2

pu scrivere

nzO {r=^h-hl,

(4)
^ftl

/i2

(^hh

^h

ri

r2

rft

^r

Se h
ferente

/^-f- 2,

^ caratteristica del sistema [l] ^eZ 24,

da zero

il

determinante

(3),

66?

noi possiamo alle

m).

^Zi/-

88

CAPITOLO V

equazioni dopo la

h^^'*^

sostituire

ottengono uguagliando a zero gli

da

dotti

queste

26-27
le

uguaglianze (4) che si


determinanti (4) de-

mh

ORLANDO con una riga di coefficienti di una di


equazioni, e con una colonna dei corrispondenti

(3)

termiii noti.

Distinguiamo ora due casi

Uno

1)

di

questi

/?

determinanti orlati differente

da zero. In tal caso le (4) sono contraddittorie e quindi il


dato sistema [l] non risolubile (non ammette alcun sistema
;

di risoluzioni).

2^)

determinanti orlati sono

sistema [l]

si

Xhj^i,Xnj^2',

Cramer

un solo sistema
di

^n,

di

27.
Se

le

dato

valori

di

dedurranno da (2) con la regola di Leibniz% E otteniamo cos, se li


n,
o^i, :r'2,

soluzioni di (l) e, se

Sistemi

sono nulle,

come

si

dati arbitrariamente a ciascuna

cono,

allora

h<n,

infiniti

ciascuno dei quali determinato dagli

soluzioni,

lori

riduce a (2). Scelti arbitrariamente

valori di

nulli

tutti

di

le

delle

sistemi

Xhj^i^XhJr^^

va^n-

equazioni lineari omogenee.


nostre equazioni [l] del 24

si

noto, omogenee. I deteminanti orlati (4) sono

di-

tutti

perch l'ultima colonna tutta formata di elementi nulli.


E il nostro sistema dunque sempre risolubile: cosa, del resto,
evidente a priori, perch ognuna delle sue equazioni soddisfatta, ponendo uguale a zero ognuna delle x- Se la caratteristica h del sistema proprio uguale al numero n delle incognite,
allora, come sappiamo dal 26, il sistema di equazioni [l]
ammette un unico sistema di soluzioni quello che si ottiene
nulli,

uguagliando ogni incognita a zero. Quindi


Un sistema di m equazioni lineari omogenee in n incognite
ammette sempre un sistema di soluzioni, almeno quello formato
:

imponendo

il

valore zero

ad ogni

incognita. Esso ammette ulte-

riormente altre soluzioni soltanto se la caratteristica h del

si-

stema inferiore al numero n delle incognite, perch in tal caso


h incognite a cui si possono dare valori
si possono scegliere n
arbitrari (restando poi univocamente determinati i valori delle
residue h incognite).
In particolare un sistema di n equazioni lineari omogenee nn
incognite ammette uno e quindi infiniti sistemi di soluzioni non

tutte

nulle soltanto se

il

determinante del sistema

nullo.

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


per esempio

Sia,

(1)

ari

-4- ar2

OCi

+ Urn ^ =

-h

OL'2

{r=l,2,
dato sistema

il

=:n

loro coefficienti

determinante

Il

,n)

equazioni, che supponiamo di

di

sar

differente da zero

89

nullo

^11

^12

(t21

^22

dn 1,1

di

ordine

^1, n
.

tutti

noi potremo supporre che sia

seguente minore

il

caratteristica

n formato con

ordine

di

(ln1,2

(ln

t^2

1
1

l,nl

che il complemento algebrico Ann <ii cinn nel determinante D.


Noi sappiamo in tal caso che, scelto ad arbitrio il valore [i di
ne risulteranno determinati i valori delle altre x.
Il

Posto A ==

che Ann =^0),

(ricordo

valore dato ad

il

sar y^Ann, dove X una quantit arbitraria. Con questo valore


x'n, restano fissati i valori di xi, X2,
Xn-i, e senza

della

nessun calcolo

si

pu verificare che questi valori sono


A An 1

Infatti

se si

(2)
,^e8ima

^y.

pone

(^'

A An, n 1

= ^^ni =

A An 2

n) (X

cost.

n) dclle nostre equazioni,

il

arbitraria) nella

suo primo

membro

-h arn ^nn), chc zcro se


{Uri Ani-^ r2 ^n2 -fr #= n (pag. 70, 20, teor. V), ed pure nullo se r
n,
perch per r ^=^n esso diventa XZ), che nullo per ipotesi.
diventa

Le

')<

(2)

danno dunque nel caso attuale

la pi generale solu-

zione di (1).

Esempi.
lo

Se

A, A'

A" sono

discriminanti delle equazioni

f{x) = 0;
allora, se a rrp o, A' ==N 0, si

gix)

ha che

= 0;f{x)

f{x)

il

g{x)=0,

quadrato del risultante

= 0,g{x) =

delle

0.

1 uniDimostrare direttamente che un polinomio P (x) di grado w


vocamente determinato, quando se ne conoscano i valori P(a,), ^(2)
r-P(^")
che esso assume in n punti distinti a 2,
an; e calcolare tale polinomio.

2"

CAPITOLO V

90

27

Posto

P{x)~hoor"-'^+h^x"-'

-f b. -2

-h

+ ?>.-!

ic

(1)

sar

= bo 1
P (a^) ho al

-hh^a^

P(ai)

-4-

?>

-f

b,,

_2ao

>

a, -+-?>_

?>..-

(2)

P{an)=-hca'

4-

+?>, a

_ 2 a^ H-

1),,

^"

costituiscono un sistema di n equazioni lineari nelle n incognite


{x) ). Il determinante dei coefficienti di tali
1,-2, h, _ 1, (i coefficienti di
,;,_!,; il
incognite il determinante di Vandermonde dei numeri a, a^
quale differente da zero, perch tali numeri sono distinti. Il teorema di Leibniz{x) sono univocamente determinati.
Cramer ci assicura che le b e quindi anche

Le

q, hi,

(2)

Si potrebbe cos dalle (2) dedurre

rettamente, considerando
hi incognite i)Q,'b^,
,

le (1), (2)

trae

si

i,

P{x) r'-i
P{a,)a:-'

p ();

come un sistema

0P

(a,)

Y{a,,

F(a,,

pi

di-

equazioni nelle

=:0

a"..

;;

3,

a^,

an, x)

P{a,){-1)"

prima colonna ed indicando


delle quantit a, b,

{a^ Fa,,

-f-

a. _i, x) 4-

donde

P{x)

X"

( 1)" P {a,)

w+

di

Sviluppando secondo gli elementi della


F(a,b,
e) il determinante di Vandermonde

4-

Ma

valori delle b, e sostituire in (1).

1)'' -^'

a.^,

V {ai, az,

a,

a., x)

V{a

(a?)

e,

si

con

ottiene

4-

a^

a,)

?)

\,x

+^^^^^^-^>
Sopprimendo

^^^^"^

tk;^;;:^::^)-^

in

(F(a.,a

,a)

ogni frazione del secondo membro i fattori comuni


si ritrova la formola del 14 (pag. 49).

al

nume-

ratore e al denominatore

Esercizi.
1^ Calcolare

moltiplicare

fra

di

loro

due a due

determinanti

D,

12 3 4
12 3
D,=
12
3 4

15
16 7
10 1

D,

12
4

1111

12

1111
A== 12 3 4
7

10
3

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO


Calcolare

determinanti reciproci, verificando

il

91

teorema

di

pag. 80-81.
Ris.

Lo

studioso far bene a calcolare

precedenti

deter-

minanti anche con lo sviluppo secondo gli elementi di una


qualche linea. Pi rapidamente si pu osservare che
0,
perch la terza riga somma delle prime due: che D,
1,
che
perch !>_. si riduce al termine principale
1,
perch, scambiando la seconda e la terza riga di D4, se ne
deduce un determinante il cui sviluppo ridotto al suo termine
;

A=
=
=
A

principale.
si pu semplificare, p. es., sottraendo
seconda e la terza
il determinante D-. si
semplifica sottraendo dalla prima riga il doppio della seconda.

Il

dalla

determinante

prima riga

D-t

la

Calcolare

D=

Ime

l
l
l

m
m
m

n f r
n g k
ri

g q

92

CAPITOLO V

con opportune addizioni

10
10
10

= (x aY

27

di righe,

trova

si

2a
3 a
4 a

aY

{x

{x

-\- 4: a).

0000a;-h4a
3**

Risolvere

sistemi di equazioni seguenti

X -]r y -fX -^ 2tj -^

^=^

X
X

2x-h3y-^4z=^c
Ris. Per
Cramer; per

-\-

-i-

-\-

^= a

zb
5^=c

2y-\- 3

2x-h3^-f

secondo sistema basta applicare la regola di


primo si noti che il determinante del sistema
a -\- b, nel qual
nullo, che esso risolubile soltanto se c
z^
tenendo poi conto
caso si pu dare un valore arbitrario alla
delle sole prime due equazioni.
4**

il

il

Discutere

seguenti

valori dei coefficienti a, a,

y, p^ q^ r,

p,

x-\-y-hz-ht=l
4 X -h y

-\-

2x -i-Sy-h
X

-\-

Q z -^ a
z

t=

4:Z -h

-h

X
C(.

-i-

-i-

-H

-+-

ccx

^'y

-^r

3^=1

^z

(a 4- P

l,

4x-^5y-^6z-hat =

2x-h 3y

X -h
=
z

^(Z

4- y^z

4-Y

1^

=2

X -{- y -i- z =^1


2
2x-\-3y-\-4:Z

=
=
x-hmy H-w =

Risolvere

5 incognite x^ y,

z,

-h 4:Z

-\-

5t

-j-

^=^

=n

aX

ax4-p^-l-Y
px-^r qy-hr

m, n:

-hy-hz-ht^=0

^y
py

equazioni per tutti

sistemi di

aa:;-f-p2/

+Y=

p X -^ qy -h r
X

y -h z

=1

3x-h4y-h6z=3

2x-^ Sy -4- Az =2
4x4- dy 4-16^=3

Qx,-hSy-\-pz:=&

7a;4-13^V4-j9^

il
t,

seguente

sistema

di

v.

Ix -hay -hb z -h ct-\-dv=^0


Ix -hly 4-a <^4-^4-c^
Ix-hly-^lz -hat -hbv==^0
Ix-^ly -^ Iz -hit -{-av

=
=
lx-\-ly-\-lz-hlt-hlv =

0.

equazioni

=6

nelle

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO

Ris.

uguale

determinante

Il
du

l{l

aY
= a

dei coefficienti (es.

a)*.

2"*

93

a pag. 91)

sar x^=^y
=i= 0,
^^=^t^v=0.
Se l{l
=}=
4, perch difSe ?
0, la caratteristica di
,
ferente da zero il minore formato dalle prime 4 righe ed ultime 4
colonne. Si d allora alla x un valore arbitrario e si tien conto delle
prime 4 equazioni, che, essendo l
0, risultano omogenee nelle
non
cosicch
determinante
nullo,
y=.z^=^t^=^v^=^0.
y, z,t,v d
3<* Se ^ r= a
0, alle x, y si possono dare valori arbitrari; e il nostro sistema si riduce al sistema:
2**

e?;

=
=

bv

=^0

bz -^ ct-\- dv

bt-h
che

si

discute senza difficolt.


4 Se ?
a =!= 0, il minore formato dalle prime quattro

e ultime

righ

quattro colonne

d d
ce
a
e

CAPITOLO VI

94

CAPITOLO

28

VI.

FUNZIONI, LIMITI

28.

Intervalli,

intorn.

L'insieme dei numeri reali compresi tra due numeri dati a, h


chiama intervallo finito e si indica con {a, b). Nella corrispondenza tra numeri e punti di una retta r tale intervallo ha
per immagine un segmento finito. Dei due estremi a, h il minore si
chiama estremo inferiore, o sinistro; il maggiore si chiama estremo
a dicesi grandezza
superiore o destro. Il valore assoluto \b
ampiezza dell'intervallo. Gli estremi a, h si considerano, salvo
avvertenza contraria, come appartenenti all'intervallo {a, h).
L'insieme dei numeri non minori di un numero a si indica
con (a, -!- 00 ) e si dice costituire Vintervallo infinito, che ha a
oo come estremo destro o
per estremo sinistro o inferiore e
si

superiore (notando al solito che questa frase


soltanto

come un modo

dire e niente pi).

di

deve considerare
punto a si pu

si

Il

avverta esplicitamente) escludere dall'inter00 ). Questo intervallo ha sulla retta r per immagine
vallo (a,
la semiretta (il raggio) posta a destra del punto a (cio del
punto che ha per ascissa a).
Osservazioni analoghe per i numeri non maggiori di a, che

talvolta (purch

si

( oo

formeranno un intervallo
intenderemo la classe di

immagine

tutti

tutti

co -f- ce )
Per intervallo (
numeri reali, che hanno per

a).

punti della retta

r.

Assai spesso diremo intervallo in 'luogo di segmento o vicecome diciamo punto invece che numero, o viceversa.
Se e un punto deirintervallo (a, h), questo intervallo si

versa, cos

dice intorno di

e.

Se

l'estremo destro di (a,

),

cio se p. es.

> a, e quindi il segmento (a, b) cade a sinistra di e, si


suol dire che (a, b) un intorno sinistro di e. Se e coincide
invece con l'estremo sinistro di (a, b) si suol dire che (a, b)
e ^=^ b

un intorno destro
Gli

di

e.

intervalli (a, -H oo

mente essere un intorno

),

oo

sinistro o

si

dicono poi rispettiva-

destro di oo

95

FUNZIONI, LIMITI

29.

Funzioni; funzioni

di

funzioni.

a) Assai spesso avviene di dover considerare nei calcoli un


simbolo (lettera), a cui nel ragionamento si danno valori distinti:

Un

tale simbolo

conserviamo

una

essere

in

dir essere

si

tutto

costante.

ragionamento essere

il

una variabile:

discorso

Uno

a cui
diranno

simboli,

valore,

si

simbolo potr in un certo


un ragionamento successivo

stesso

costante,

stesso

lo

in

variabile (*).

Molto spesso avviene pure che


una,

p.

es.

la

?/,

sia

di

due variabili reali

appena

determinata,

sia

dato

il

x, y,

valore

per esempio:
Se non varia la temperatura, il volume^, che occupa
un grammo di ossigeno, completamente determinato dal valore x
della pressione, a cui sottoposto
2^ La lunghezza y di una data sbarra di ferro completamente determinata dalla temperatura x (se si trascurano
le variazioni dovute alla pressione, cui assoggettata la sbarra,
se si opera a pressione o tensione costante)
3 Lo spazio
y percorso nel vuoto da un grave che cade
della X.

Cos,

senza velocit iniziale in un certo luogo, completamente determinato dal numero x dei secondi impiegati nella caduta
4 L'area y di un poligono regolare inscritto in un dato
cerchio perfettamente determinata dal numero r dei lati;
5 Il logaritmo decimale y di un numero positivo x
determinato dal valore di x, ecc.
Noi diciamo in questi casi che y funzione della x. Non
per detto che la x possa ricevere valori arbitrari. Nel
l*" esempio x non pu avere
che valori positivi (perch non ha
;

senso parlare di un gas sottoposto a una pressione negativa);

esempio x non pu che ricevere valori interi maggiori


S""
esempio la x non pu ricevere valori negativi,
perch non esistono (nel campo dei numeri reali) i logaritmi
decimali dei numeri negativi.
L'insieme G dei valori della x, per cui esiste il corrispondente
valore della ;y, si dir il campo di esistenza della funzione y.
nel
di

4''

nel

Se noi studiamo,

come variano

volume v, la pressione p, la temuna serie di esperienze, in cui non


si faccia variare la temperatura, si considereranno p ^ v come variabili; e in una
successiva serie di esperienze, in cui non facciamo variare v, considereremo t ^ p
come variabili.
(*)

peratura

di

p. es.,

una certa massa

di

gas, allora in

il

CAPITOLO VI

96

Def. Una variabile

29

y si dice funzione della variabile


(reale) x per
valori di x che appartengono a un certo insieme G
(campo di esistenza della y) se ad ogni valore dato alla x
(reale)

neirinsieme

corrisponde uno e un solo valore della y C),

Se poi ^ e ^ sono due tali funzioni della x, definite nello


stesso insieme G, allora y -\- i z si dir funzione complessa della
variabile reale x definita nel campo G.
Salvo avvertenza contraria, noi parleremo soltanto di funzioni reali.

hanno spessissimo funzioni definite analiticamente. Cos


-^ n (m, n costanti arbitrarie) rappresenta una
variabile y che ha un valore determinato, qualunque sia il valore
dato allo x [cio il campo di esistenza della y formato da tutto
serx.
l'intervallo (^00,-1-00)]. Altrettanto avviene della y
Si

P)

es.

p.

=zmx

= ]/x
una funzione
4= -h ]/x 3 j/4 X
La
x
= \/x 3 j/2 x non
Invece
La y

-f-

00

nell'intervallo (3,

y della x

(reale)

definisce

).

definisce

-f-

?/

una

funzione

nell'intervallo (3, 4).

della

(reale)

la

-I-

-I-

?/

definisce nessuna

funzione (reale) della x. Infatti, qualunque sia il valore dato


x negativo, cos
alla X, uno almeno dei binomii x
3, 2

non

che

campo

(nel

esiste

dei

numeri

reali)

la

sua

radice

quadrata.

y =.

Ij2

da

tutti

definisce

una funzione

valori della

differenti

della

nel

campo formato

da zero.

Per indicare che y una funzione della x si suole scrivere


f(x). Se poi si considera x come un numero dato, lo stesso

simbolo indica
termini

si

il

valore corrispondente della funzione

che la funzione assume per


bile

per

cos

fa la convenzione di rappresentare con f(a)

sen

il

altri

valore

valore particolare a della varia-

il

valore

in
il

che

la

funzione ^en x

assume

n
x= Y'
L'uguaglianza y^=zf(x) esprime dunque semplicemente che y
(*)

In sostanza dunque

l'idea di

funzione non

che l'idea

di

corrispondensa

tra due classi di numeri x,y (univoca in un senso), ossia coincide con l'idea di
classe di coppie di numeri ix,y) tale che per ogni a; di 6r esista una e una sola

coppia che

lo

contenga.

97

FUNZIONI, LIMITI

una funzione di x, ossia che y per ciascun valore x


a di :r
(almeno compreso in un certo gruppo G) assume un valore determinato che si indicher con f{a). Si pu benissimo adoperare
anche un'altra lettera diversa da f, scrivere p. es.

F(x\ ^{x\ ^{x\ W(^), g{x\

e l'uso di questi diversi simboli conveniente, quando

parlare di

suole anche considerare

Si

deve

si

funzioni distinte.

piti

una

estremamente

classe

parti-

colare di funzioni y della x: quelle funzioni cio che conservano


uno stesso valore (sono costanti), qualunque sia il valore dato
alla X.

Cos,

p. es.,

volume y

il

un prisma

di

di

data base ed

altezza conserva uno stesso valore al variare dell'angolo x, che

prisma formano con

del

spigoli

gli

base

la

(o,

come

si

dice

anche, indipendente da x).


Y) Talvolta si presentano quantit y, funzioni di una variala quale a sua volta funzione di una terza variabile x.

bile z,

Cosi

p. es.,

volume y

il

E
si

di

una certa sostanza

una

la quale funzione della

z,

possa senz'altro considerare la y come funzione della stessa x.


log z una funzione della z] e, se
sen rr,
?/

Cos, p. es.,

un kg.

di

temperatura x.
spesso avviene, come risulta chiaro da questo esempio, che

funzione della densit

?/

log sen

-s^

x una funzione

della x.

Ma

osservi che, mentre

si

z definita

per

per ogni valore della x, la y definita soltanto


valori positivi di z. E quindi la y, come funzione della x,

definita

solo

per

angoli x dei

gli

due quadranti. In

primi

generale, se y
f{x),
9 ix), potr darsi che la y si possa
considerare come funzione /'[^(a:)] della a;. E una tal funzione
-2^

esister per quei valori della x, tali che


della ^

cp (ce)

appartenga

tal funzione /"[cp {x)\ si suol

zione della X. Se fosse,

non esisterebbe
negativo

campo

dei

il

30.
Si

simbolo

\/

il

campo ove

corrispondente valore

definita la f{z).

Una

anche chiamare una funzione di fun-

jA, ^
f{z)
perch, essendo

p. es.,

la f\_^(z)\

numeri

al

le
x^

privo

cp (a;)

sempre
di

a?


x^

significato

(nel

reali).

Rappresentazione grafica delle funzioni.

voglia rappresentare una data funzione f(:x)] si voglia


un mezzo
per studiare come varia f{x) al variare

cio dare
di

X',

senz'altro

per calcolare

G. FuBiNi, Analisi matematica.

valori

che

assume f{x) per

CAPITOLO VI

98

30

ogni valore dato alla x (nel campo G). Tra


servire a tale scopo, uno,

ormai famigliare al

il

lettore,

i
metodi che possono
metodo delle tavole numeriche,
che ben conosce gli esempi delle

tavole logaritmiche e trigonometriche, tanto utili per

calcolo

il

rapido e sufficientemente approssimato delle funzioni:

= log

x^

= sen

y=^

x,

cos x,

y =^ log sen

ecc.

x,

Naturalmente si possono, almeno teoricamente, costruire


numeriche per ogni funzione. La fisica ne porge numerosi esempi. Ricorder, p. es., le tavole che danno la densit y
dell'acqua alle varie temperature x, la temperatura y di eboltabelle

lizione dell'acqua alle

Ma

talvolta

varie pressioni x, ecc.

suole ricorrere a procedimenti grafici,

si

quali,

sebbene generalmente meno precisi, hanno il vantaggio di permettere di abbracciare con un solo colpo d'occhio l'andamento
di una funzione y
f{x), e talvolta persino di risolvere con
rapidit questioni che analiticamente porterebbero a lunghi svi-

luppi

di

calcolo.

Ci

dei valori, per cui


di

un

intervallo;

che

specialmente

definita la y,

caso,

al

utile,

se

formato da

il

campo

tutti

punti

quale soltanto sono dedicate

con-

le

siderazioni seguenti.

Su un foglio di carta si scelgono due


come assi cartesiani ortogonali.
Sulla prima
lunghezze x

si

Si

Oy

DA uscenti da 0, aventi
appartenenti al campo G, ove

portino dei segmenti

= OA

Idi

rette normali Ox,

arbitrarie,

ma

definita.

innalzino dagli estremi

di questi

segmenti delle per-

pendicolari uguali in lunghezza e segno al valore della y corrispondente al valore OA della x. Otteniamo cos vari punti;
e

tanti pi ne otterremo,

(nei casi

numero

comuni) tanto pi

x che

vicini,

conquanto sar maggiore


valori.
siderano, e quanto meno distano l'uno dall'altro questi
il

dei valori della

Se noi immaginiamo eseguite queste operazioni per

si

tutti

va-

estremi delle perpendicolari innalzate si trovano


su una curva, che diremo immagine della funzione f{x), e che
la Geometria Analitica chiamerebbe la curva che ha per equalori della X, gli

zione

y=:f(x). Dobbiamo

anzitutto fare

alcune osservazioni:

disegno resta molto facilitato se la carta millimetrata, perch cos pi facilmente si misurano i segmenti paralleli
normali ad Ox (purch Ox sia una delle righe tracciate sulla
l''

11

carta). Il Regnault, per

maggiore precisione,

in taluni

ricorse a curve tracciate su tavole di rame.

suoi studi

99

FUNZIONI, LIMITI

2"*

impossibile disegnare eifettivamente tutti

segmenti
ne traccia
soltanto un numero sufficientemente grande, congiungendo poi gli
estremi con una linea possibilmente regolare. Questo sufficiente
nei casi pi comuni. (La frase linea regolare non ha un preciso
significato matematico, ma un ben chiaro significato intuitivo).
3** Talvolta per
si usano speciali disposizioni pratiche,
che permettono di ottenere senz'altro la nostra curva, o, come
si suol anche dire, il nostro diagramma.

normali ad Ox,

di

Immaginiamo,
se

che

nostro foglio di carta strisci su

il

la retta

se

Ox

strisci

su s stessa.

La

velo-

strisciamento sia uniforme e tale da far percorrere

cit di tale

sinistra

tempo

ha bisogno. Generalmente

si

p. es.,

modo che

stesso, in

verso

cui

l'unit

di

lunghezza

(p.

es.

cm.)

nell'unit

punto posto a destra


di
su Ox, alla distanza di x cm. dal punto 0, sia dopo x
minuti primi venuto proprio in 0. Il punto
sia mobile sulla
retta che la posizione iniziale di Oy, parta dal punto 0,
percorra lo spazio f(x) in x minuti secondi (*), e porti una
punta scrivente sul foglio di carta. La traccia lasciata da esso
sar precisamente la y ^=.f{x).
In pratica il foglio di carta avvolto su un cilindro (che
un movimento d'orologeria fa rotare di velocit uniforme) e viene
poi svolto su un piano
la punta scrivente congiunta ad ilf
da una m,olla premuta su tale cilindro. Se il punto mobile
fosse, p. es., un punto invariabilmente congiunto all'estremit
superiore di una colonna termometrica o barometrica, l'appadi

(p.

es.

l')

in

altre

parole,

il

diverrebbe un registratore
automatico della temperatura (termografo),
della pressione atmosferecchio

rica (barografo).
4**

neralmente
a sinistra di

inutile avvertire che gei

punti

della

retta

Ox

corrispondono a valori

negativi della x,

punti della

Oy

a valori negativi della y.


Dall'esame della curva y=:f(x) si possono dedurre molte
propriet della f{x). Cos, per esempio, se noi ritorniamo al

posti al di sotto di

punto mobile M, e alla figura qui sopra disegnata, noi vediamo


tosto da essa che y cresce fino a che x assume un valore
(*)

Lo

spazio Oilf percorso da

tempo X impiegato a percorrerlo.

M su

Oj/ evidentemente

una funzione

del

100

CAPITOLO VI

30

X =:oc

poco inferiore a - per poi diminuire. Ci vuol dire

4
che nei primi a minuti

punto
si allontana da
per poi
di nuovo avvicinarsi ad 0. Essendo, diremo cosi, pi ripida la
curva per xy cc^ che per x < a, ne deduciamo che la velocit
con cui
ritorna verso
maggiore di quella con cui se ne
il

era allontanato, ecc.

la
le

proponiamo di vedere in quali istanti la distanza


uguale a 1, basta cercare i punti della nostra curva,
cui distanza da
^ vale 1 si trovano facilmente i punti B, C,
cui ascisse la nostra figura dimostra approssimativamente
Se

era,

ci

es.,

p.

uguali

distanza

^85

21
6

~^8

If vale

Quindi

dopo

circa

1,

ecc.,

21

minuti

la

ecc.

Anche solo queste prime e semplicissime applicazioni basteranno a dare un'idea di alcuni dei vantaggi che presenta il
metodo grafico di rappresentare una funzione. E oramai negli
studi pi svariati di fisica, di economia, ecc., si ricorre ad esso.
Ricorder qui soltanto i cos utili orari grafici delle strade
ferrate, che sono appunto costruiti per rappresentare il movisecondo i principii
mento su una linea Ox di un treno
sopra svolti.

fica

Voglio citare ancora un esempio di rappresentazione gra(*). Sia data dell'anidride carbonica che alla temperatura 0^

e alla pressione di un'atmosfera ha

il

volume 0.9936.

Tenendo

costante la temperatura, la pressione y, misurata in atmosfere,


a cui si assoggetta il gas, funzione del volume x occupato
dallo stesso gas.

Waals

si

ha precisamente l'equazione

di

Van Der

(,

+ M087i) (,_ 0,0023) = 1

che permette, per ogni valore della


dente valore della y.

x,

di calcolare

il

corrispon-

In questa equazione sono contenute tutte le leggi di dipendenza della y dalla x. Ma queste diventano ben pi intuitive,
se ricorriamo alla rappresentazione grafica. Calcolando per mezzo

(*)

in die

Tolgo questo esempio dal

libro di

Nernst

u.

Schnfliess: Emfiihrung

mathem. Behandhmg der Natunvissenschaften.

FUNZIONI, LIMITI

equazione i valori di y corrispondenti a un dato valore


costruiamo facilmente la seguente tabella:

di questa

della x^

101

CAPITOLO VI

102

30-31

Rappresentare graficamente la legge di Boyle-Mariotte. (Se a; il volume d'un gas perfetto alla pressione y,
costante; si supponga questa costante, p. es., uguale al).
xy
E dedurne come varia y al variare della x. (La curva imma3**

gine un'iperbole equilatera).

=+

Rappresentare la curva ?/
x'^.
j/l
RiSP. Si deve trovare un semicerchio.
5 Si rappresenti graficamente qualche fenomeno fisico,
partendo o da una legge fisica o da tavole numeriche.
Cos, p. es., si pu rappresentare come varia la intensit
luminosa y al variare della distanza x dalla sorgente luminosa
cost.), oppure come varia la densit y di un corpo,
(y x'^
l'acqua, p. es., col variare della temperatura x, ecc.

31.

Esempi preliminari

di

limiti.

OF

un pendolo mobile attorno ad un punto 0; e


ne sia OV la posizione di equilibrio stabile. Supponiamo che
che la resistenza
il pendolo si muova in un mezzo cos viscoso,
del mezzo impedisca al pendolo OF di lisalire dopo che sia
disceso in OV. L'angolo y che OP forma con OFva diminuendo,
ce)

Sia

e diminuisce indefinitamente fino a diventare tanto piccolo quanto


si vuole, e, quando diventato minore di un qualsiasi angolo ,
non cresce pi, ma resta minore di . Ora y una funzione
del tempo x impiegato dal pendolo nel suo movimento. Quanto
pi X aumenta, tanto pi piccolo y diventa e resta. Cio che
esprimeremo dicendo, che y tende a zero, (ha per limite zero,
diventa infinitesimo) se x cresce indefinitamente (per a:;= + oo)

e scrivendo lim

?/

0.

OP un pendolo

ad un punto 0;
fissare le idee,
Per
e ne sia OF
supponiamo che gli attriti, la resistenza del mezzo siano tali
che, se il pendolo parte da una posizione OF che con OF fa
un angolo a, esso, oscillando, giunga dall'altra parte di OV
P)

Sia ancora

oscillante attorno

la posizione di equilibrio stabile.

fino alla

posizione

OPi che con

OV

fa angolo

Cosicch,

tenendo conto dei segni, possiamo dire che, se l'angolo y di OF


con
ha il valore a al principio di una oscillazione, il valore
di y varia durante l'oscillazione e, partendo da ce, e passando

OF

oc

per lo zero, giunge fino al valore

Naturalmente

poi

il

FUNZIONI, LIMITI

pendolo retrocede fino a che

giunge

zero,

il

al valore

valore di y, ripassando per lo


^
^
per poi retrocedere
)
A
^

di

103

a
di

nuovo giungendo

al

valore

cos via.

se si prende il numero delle oscilcompiute dal pendolo abbastanza grande, si rendono


piccoli a piacere i valori che pu poi assumere y: ci che
esprimeremo scrivendo lim y ^= 0.

resta evidente che,

lazioni

Infatti,

se

grande che 2"

cos

un numero positivo piccolo a

>

Per x

n sar

2""

piacere,

>

-,

-^~

sia n

<

s.

'

x> i l'angolo ?/ a fortiori minore di s.


due precedenti esempi passa una certa differenza
di comportamento. Mentre nel l"" la y varia al crescere della x
sempre in un verso, e, senza mai essere nulla, finisce col divenE

quindi per
y) Tra

tare

restare

piccola

quantit

del secondo
sempre in un
verso il suo valore assoluto prima diminuisce fino ad annullarsi,
poi aumenta di nuovo, 4;orna a diminuire, e cos via. I massimi
valori che \y\ raggiunge in ogni oscillazione vanno diventando
per sempre pi piccoli; cosich anche la y del secondo esempio,
come la y del primo^ finisce da un certo momento in poi con
e

piacere,

esempio tende pure a zero.

Ma

la

essa non varia

l'essere diventata e restare piccola a piacere in valore assoluto.

__^

o) Se un punto
si muove di
^^^^ uniforme su una retta OX,
psii'tendo da 0, e movendosi p. es.

= OM

verso destra, la distanza y


cresce sempre, anzi da un certo istante in poi diventa e resta

maggiore di una qualsiasi lunghezza L assegnata. Se, per es.,


misuriamo il tempo (in minuti, o in secondi, o ecc.) a partire
dairistante iniziale del movimento, e se v la velocit (supposta

costante)

del

movimento,

dopo

x>

unit

di

tempo.

ha 0M^=^ y =^ x v> L. Ci che noi esprimeremo scrivendo


00 (quando x cresce indefinitamente), o anche senza
lim ^
si

altro lim

co

Sia ora
un punto che oscilli rapidamente intorno al precedente punto mobile M, e supponiamo che l'ampiezza di tali
oscillazioni sia costantemente di 1 cm. La distanza y

= ON

CAPITOLO VI

104

tempo diminuire (quando


movimento di M).

potr anche in certi intervalli di


si

muove

Ma
X

31

oscillando in direzione opposta al

i
valori minimi che successivamente acquista
crescendo sempre, vanno diventando grandi ad

ciononostante

= ON vanno

cosicch ad

arbitrio,

un

certo istante

in poi

anche y

= ON

diventa e resta maggiore di una qualsiasi lunghezza assegnata.


Perci noi diciamo ancora che lim y

della

campo formato da

nel

eccettuato

il

valore

Si noti che per

mente
che,
e

=X

Consideriamo la quantit y

s)

a?

tutti

resta

essa una funzione

possibili

valori

che la x

piccolissimo,

assoluto)

ci

x^

si ha rispettiva3, 001
1000, ecc. E si riconoscer tosto
avvicina a 3, il numero x
3 diventa

3, 1

3,01

il

si

numero

grandissimo

lettore costruisca
si

(in

valore

che noi indichiamo scrivendo lim y

nostra funzione (che

della

x=^3.

:=: oo

diagramma

(la curva immagine) della


trova essere un'iperbole equilatera) e

il

cerchi di illustrare col disegno


Si

~~~'

?/=10; ?/=100; y =^

man mano

Il

:=: co

noti che, per assegnare

il

qui enunciati.

fatti

lim

sono

si

?/,

considerati

a;=3

valori delle

x prossimi

valore 3, e non

al

il

valore 3,

per

il

quale anzi la y non neppur definita.

Consideriamo infine un pendolo OF che oscilla senza


smorzamento attorno al punto 0. L'angolo y di OF con la
posizione OV di equilibrio stabile varier da un certo valore
a fino a
a, per poi tornare al valore a^ e cos via. In ogni

y vicinissimi ed anzi coincidenti

oscillazione esistono valori di

a, a). Ma y, dopo
con ogni numero y scelto nell'intervallo (
essersi avvicinato al valore y, se ne allontana; e la misura
di questo avvicinamento, pur raggiungendo ad ogni
\y
Y
oscillazione addirittura il valore zero, continua pure a raga
cosicch, pur divengiungere i valori [oc
y
y e

piccolo a piacere, non resta, da


tando minore di un numero
nessun istante in poi, minore di un tal numero . Noi diremo
perci che lim y non esiste, o che y non tende ad alcun limite,
quando il numero delle oscillazioni tende all'infinito.

105

FUNZIONI, LIMITI

32.

Limiti.

Cerchiamo di dare una definizione di limite, che corrisponda alla nozione intuitiva messa in evidenza dagli esempi
del 31.

A) In generale
campo G.

y una funzione

sia

della

in

un

y ^=

h {b

definita

certo

Noi scriviamo lim

Noi scriviamo lim y:=^'b{a,h

numeri finiti),
mero positivo
cere

preso un nu-

se,

piccolo a

y he

la differenza

(*),

pia-

minore in valore assoluto


(

^ h\^s),

per tutti

di

ina-

meri x di G abbastanza vicini


ad a, ma differenti da a.

Per precisare
lenti

le

a)

"

La

assoluto

(o

nore

in

{\

valore

assoluto

di

abbastanza grandi

di

y he mi-

per tutti

va-

in valore assoluto.

osserviamo che sono equiva-

tale definizione,

numero x

II

differenza

abbastanza

un

la differenza

lori

a pia-

piccolo

cere,

preso un nu-

se,

frasi seguenti:

abba-

stanza vicino al numero a


P)

numero finito)
mero positivo

piccola

in

a')

numero x

Il

grande

abbastanza

in valore assoluto.
1

^')

Il

numero

valore

abbaca

stanza piccolo in valore assoluto.

Y) Il punto X appartiene ad
certo intorno del numero a

anche ad un

stanza piccolo

intorno

di

y') Il punto X appartiene ad


un certo intorno di oo

abba-

a).

Se poi vogliamo precisare il significato delle parole " abbastanza", " un certo ", che compaiono nelle frasi precedenti,
e che possono avere un significato pi o meno ampio a seconda
del problema trattato, possiamo dire
:

B)

La

supera

x a

differenza

valore
certo numero o ( r
in

non

assoluto

un

<a) (**).
|

s) Il punto X appartiene ad
o. a -\- a) del
un intorno {a
numero a.

(*)

La

definizione

un numero
(**) L'

di

non cambierebbe

arbitrario

numero x supera
un certo

Il

assoluto

in

nu-

mero m.
j

II

punto X appartiene ad

un

certo intorno (m, -h oo

co,

di

m)

significato

del punto oo
se

io

dicessi

solamente:

".

abbastanza piccolo

in valore assoluto

B')

valore

"

acquista cos

il

significato preciso di

minore

106

CAPITOLO VI

Con queste osservazioni


enunciare anche cos:

le

definizioni precedenti

Noi scriviamo lim y =ih (a,h


a;

numeri

=a

se,

finiti)

.e

comunque

si

x appartiene a G,
se a;
a\ < a, i vax
lori corrispondenti della y sono
tali che la differenza y
h non
se

4= a, ed

infine

possono dare

si

le

seguente, valida in entrambi


dice che

Si

ad
esiste un

preso

lim

y=^h

un

arbitrio

possono

=x

{h

numero finito) se, comunque si


scelga un numero positivo piccolo a piacere, esiste un unmero m tale che, se x appartiene
a G, e se

a^

> m
|

valori

corrispondenti della y sono tali


che la diiferenza y
h non su-

peri in valore assoluto.

superi in valore assoluto.

Ed

si

Noi scriviamo lim y ^=zh

scelga un numero positivo e piecolo a piacere, esiste un numero o


tale che,

32

{a

numero

'

precedenti definizioni nella forma

finito

completa

aifatto

casi,

infinito,

positivo

e precisa

se,

finito),

a piacere),

(piccolo

punti di questo
intorno y di a, tale che in tutti
intorno (il punto a escluso), che appartengono al campo G,
valori, che differiscono
ove la ^ definita, la y assume
da h per non pi di , ossia che soddisfano alla
i

\y

h\^z.

Questa disuguaglianza non varr per

tutti

valori

di

?/,

ma soltanto per quelli che corrispondono a punti di y. Si noti


che y varia in generale, quando varia. Perch, se y non
variasse, tale disuguaglianza varrebbe, qualunque fosse , per
y corrispondenti ai punti dell'intorno fisso y.
essendo
corrispondenti differenze \y
&
ognuna
delle
Perci
arbitrario, sarebbe nulla. Pertanto
minore di un numero >
questi valori di y sarebbero tutti uguali a l. Cio esisterebbe
un intorno y di a, in cui la y avrebbe sempre lo stesso valore h.
Notiamo che porre la disuguaglianza

tutti

valori di

|,

\y-h\^z

(1)

6, l
equivale a dire che entrambe le differenze y
y sono
differenze,
algebricamente minori di . Infatti, quella di queste

che positiva, uguale a

non maggiore

di

?/

&

negativa, certamente minore di

(*)
c,

ed

quindi

perch

per

ipotesi

che

positivo.

si dice valore assunto dalla y in un punto, p.


valore di y corrispondente al valore e della x.

Eicordo che
il

,
|

quella delle due precedenti differenze,

es.,

nel

punto

107

FUNZIONI, LIMITI

Alla precedente disuguaglianza

guenti due:

y
che

h^^

si

possono sostituire

le

b~zj^e

se-

(2)

possono scrivere

si

bB^y^b-hs.
La

(3)

e -h .
y compreso tra b
che la y assume per i citati valori di x formano
dunque una classe di numeri, il cui limite inferiore l non inferiore a
, e il cui limite superiore L non superiore a & 4- .

dice che

(3)

I valori

Osservazione

critica.

Questa ultima osservazione permette di presentare sotto nuova luce la definizione di limite, e di vederne le possibili generalizzazioni. E forse per qualche lettore
la seguente trattazione potr apparire pi facile della precedente. Premettiamo una
osservazione.

Siano V,, 72 ^**6 intorni del punto a; e sia Vi una parte di /, (cio i punti
appartengano a y.^). Tra i valori clie y assume per i valori di x (distinti da a
che appartengano a G) appartenenti a V2 saranno compresi anche i valori assunti da y, quando x (sempre appartenendo (r ed essendo distinto da a) si muove
di

/,

entro 7, (e ci perch, per ipotesi, 7, interno a y^). Quindi evidentemente: I


miti L,, 1, superiore e inferiore dei valori assunti da j quando x varia in

liv,

analoghi L2, U relativi a y, soddisfano alle


Lj^Li^lj^l, (*). Cio, mentre un intorno 7 di a impicciolisce, il limite superiore L dei valori corrispondenti di y non aumenta, il limite inferiore 1 non
diminuisce, pure essendo sempre
Dunque il limite inferiore v degli L, e
il limite superiore
degli 1 soddisfano alle a
Nel nostro caso (il caso elementare) in cui lim y
h, preso un 2 piccolo a

(colle solite restrizioni) e i limiti

i^L

>

;,.

come abbiamo veduto, un intorno v di a per cui il limite superiore X


su, l'inferiore l non minore di h ~s, per cui cio L l non
pera 2 . In tale caso dunque la classe degli L contigua alla classe degli l:
v
cio A
/. E questo numero
/ di separazione delle due classi coincide appunto
col limite ) d y per x a. Potremmo dunque anche dire:
piacere, esiste,

non supera b

Si dice che il limite di

alla classe degli

numero

1;

j per

x a

come valore lim y

separatone

esiste, se la classe degli

di questo limite s'intende in

tal

contigua
caso il

due classi.
molto analoga a quella data per le aree e i volumi delle
figure piane
solide. Si capisce che dalle nostre ricerche elementari resta escluso
Aj in cui secondo le attuali definizioni, non esiste il limite di
il caso
a;
y per
A e ^ sono nel caso generale i cosidetti massimo e minimo limite di y per x
a.
Si possono poi distinguere i limiti per x
da quelli per x^=a
di

Questa definizione

delle

A>

x=
=

= a+

deve
per ammettere che in ogni intorno di a esistano punti x appartenenti a G, ma distinti da a. Vale a dire, se ^ finito
Oss.

(*) Ci

Se

Affinch queste definizioni abbiano senso,

1*.

una

a,i 2?

si

teorema evidente:
sono una parte
am (con
^n sono dei numeri, e a a.,,
massimo (minimo) dei primi non inferiore (superiore) al masfacile estensione del

dei precedenti,

il

simo (minimo)

di questi ultimi.

m^n)

108

CAPITOLO VI

32

deve per ogni numero o ammettere l'esistenza di punti a,


differenti da a, in cni la. y definita e che soddisfano alla
a|<o; se a=c3o^ si deve per ogni numero m ammet\x
si

tere

l'esistenza

che

X
I

>

Cos,

perch

sl

nell'intorno

es.,

Oss. 2^ Se

tali

(1

H- o)

^,

del

]/x

lini

2,

G formato dai valori


evidentemente vicino

Ed

a 2.

della

valori

denti definizioni, sono

ove ^

=
non
=i]"
"tt

oppure

lim
a;

lim

spesso

scrive

lim

scrive

Si

infinito).

(se

a;=>o

(se

y
= -t--x.

parla nelle prece-

si

intorni a sinistra del punto a,

si

y,

=a

cui

di

x,

scelti^ tutti in

anzich scrivere lim

finito)

definita,

G.

esistono valori di

la

campo

definita soltanto nel

che non sono inferiori

p.

allora,

per cui

x,

non avrebbe senso parlare

es.,

p.

della X,

ad

m,|

numeri

di
(*).

op-

= a-|-0

a;

pure lim, se i valori considerati della x sono scelti in intorni


=. OD
destri del punto a. Le notazioni lim, lim sono per usate
a;

a;

anche in

non

se

casi,

tali

anche lim

Si scrive

c=a

anzich

lim,

;rn=a
es.,

p.

:=i

la

ce

un equivoco.

xn=

lim
X

~
il
x

a-\-

\x
Cos,

a;

vi possibilit di

x -h

lim.

a;

= a-4-0

una funzione

definita

per

tutti

lim
a;

della

valori

==: 0.

x,

se

Infatti,

punto x

il

un numero piccolo a

= 1-0*

valori

della

dell'intorno

y\z=i\y\:=:^\x -^

X
mile

prova che

si

lim

= l-|-0
che per x

~"~"

r^-"i|-~

= le
-I

<

i.
per
che

<

del

< .

punto
In

per

piacere,
1

modo

S-

j.

2.

a;

(Si ricordi

<

Ed

eccettuato.

^=^ 1

\x

= =

-11
x>

_
X

i^~

l'I
;,

o^

x,

1^
1

j.

1
3".

Oss.

essenziale notare

che,

pure esistendo

il

lim

//,

a la y non sia definita, od


pu darsi benissimo che per x
anche che vi abbia un valore affatto distinto da lim y, perch,
(*)

limite di

Questa propriet

si

suole anche enunciare dicendo: Il punto a

punto

109

FUNZIONI, LimTI
per la stessa definizione, per calcolare

minare

valori che y

assume

lim y

il

devono esa-

si

in punti distinti dal

punto

a:

a.

Se in un intorno di x=^ a la y riceve costantemente uno stesso valore b, evidentemente lim y =^ h.


4''.

Oss.

=
=

lim y =^h si legge Il limite di y per x


a
b
per
al
limite
o
anche
tende
a;
a,
oppure y tende
b,
b
b tende a zero, diventa infinitesima,
oppure per a;
a la y
5'\

Oss.

La

infinitesima.

Sar un

utile

esercizio

lettore

al

definizioni con gli esempi del

^ a,

Supponiamo che

6^.

Oss.

abbia

si

Dovranno

y> k

esistere

in particolare

inferiore a k,

esista

che

il

lim ^

?,

quando

che,

l
<^,
y tali che \y
Poich ogni valore della y non

valori

l^y

precedenti

le

y^k.

oppure
dei

illustrare

31.

di

sar l^k
ma un numero
Dovr dunque essere l ^ k.
Cos pure, se per x -- a y <kj oppure y ^k,
;

piccolo a

piacere.

^k.

Come si vede, le disuguaglianze precedenti relative alla y


conservano attenuate (mi sia lecita la frase) per un limite di y.
Dico attenuate, 'perch se, p. es., y>k, dalla ^ =: lim y posso
non gi dedurre' che l > k, ma soltanto che l ^ k. Un fatto
analogo ci gi noto (pag. 10) per i limiti superiore ed inferiore.
si

Oss.

>

7*.

Viceversa,

arbitrario

<k

y ^

Un

risultato analogo

4-

se, p. es.,

un intorno y

Scelto ^

si

Z,

lim y^=^l<^k, esiste per ogni

di

che in questo intorno

tale

sar dunque in tale intorno y

l>

ottiene se

<^ k.

k.

<^

[oppure lim y > k] si deduce


valori
[oppure y>k] per
della y: la quale per (si noti) valida non gi per tutti
valori della y: ma soltanto per quei valori che la?/ riceve in
un CONVENIENTE iutomo dol punto a.
Invece dalla y<k [oppure y>k] si ricava soltanto lim
[oppure lm?/^A:], se questi limiti esistono e sono finiti. Anche

Dalla disuguaglianza lim ^


quindi una disuguaglianza

y<k

y^k

dalia

?/^^ [oppure ?/^Z:]

B) Converremo

di

si

ricava la stessa disuguaglianza.

?/=^

scrivere lim

se lim

Scelto ad arbitrio

un numero

dovr dunque esistere un intorno y

0.

a y

x=a
positivo,
di

e,

posto k

tale che per

=^

tutti

110

questo intorno

campo

CAPITOLO VI

punti di
al

32

punto a escluso) che appartengono

(il

ove y

definita,

sia

valga l'una o l'altra delle disuguagllianze:

Possiamo dunque

lim y ^=^

00

=a

la
I

y, ove

^ k,

la

oppure ?/^

ad arbitrio un numero k positiva

(arbitrariamente grande), esiste

punti di

y^k

dire:

se, scelto

\y\'^k, cio

ossia

un intorno y

di a,

definita, e che sono distinti

tale che nei

da

a,

valga

valga la :

cio

y^k

oppure

la

k.

Se vale sempre in y la prima di queste ultime due disuguagliante, se cio y positiva in tutto un intorno di a, si dir
che il limite di j -h co
Se vale in y la seconda, si dir che lim y

oo

Se in ogni intorno di a la y assume valori tanto positivi


non tende n a -f- oo
che negativi, essa, pur tendendo a oo
co
n a
a -\- 0,
Anche qui potremo distinguere il limite per x
,

limite per

il

Dunque
si

in

0.

lim y === b, (essendo anche a


X

allora

x=a

=a

valori di y appartengono a
p.

es.,

per X

di a tale che

oc

assumendo valori per cui y

Il

lettore

oppure b =~oo

oo

un intorno p di b^
quando x
a varia

allora soltanto che, dato a piacere

pud trovare un intorno


ce

=a

-i-

--H

=-4^

definita,

corrispondenti

p.

veda come si modifica questa proposizione, se,


oo
o se si tratta del limite
oppure
00
oppure per x ^= a

C) Come abbiamo visto in un esempio precedente, pu bene


avvenire che lim y, lim y esistano entrambi, e siano diffeX = a

renti

limite

a;

= a-fO

l'uno dall'altro; n ci pu
si

considerano

il

Teorema
stinti, p. es.,

di unicit.

per x

il

primo

y per x posto a sinistra di a;


considerano tutt'altri valori della yi

secondo limite si
quelli corrispondenti a valori
Vogliamo dimostrare per
e per

perch per

stupire,

valori di

La

= a 4-

di

x posti a destra

il

seguente:

di a.

y non pu avere due limiti dicosicch il lim y o non esiste,.


a;

= a-4-0

Oppure ha un unico valore ben determinato.

FUNZIONI, LIMITI

Supponiamo,
limiti finiti

Sia

=
x=
x

destra di

in cui

(X,

?/

da

distinto

u, in cui \y

a),

/i

< -

^^
I

~^

valore

numeri

h,

^i^

^ ^^

punto (del

al

entrambi

disuguaglianze \y^

le

solito

piccolo

pili

di

gli intorni.

che y assume in tal punto, soddisfer perci

?/a,

ad entrambe
I

due

ed esiste un intorno P a

appartiene

che

questi intorni; esso apparterr ad


Il

= a 4-

a;

-"= k.

un numero piccolo a piacere. Esiste un intorno a a

destra di

campo

y abbia per

la

Io dico che h

k.

li,

che

es.,

p.

111

^^

^ "o"

^^

k\<

k avendo da uno stesso numero y^ una distanza

minore
!

Il

di

k l<

dall altro

meno

per

di

ossia

s,

Ci che
\li

disteranno l'uno

pu anche dimostrare osservando che

si

k\ = y.-^{y. k)\.\h y,\-\-\k y,\=^


= 4- < y y
\{h

?/.

/^

La

differenza

li

ogni numero positivo

Un

utile

essendo in valore assoluto minore di


quindi nulla.
e. d. d.

esercizio sar quello di completare la dimostrazione

teorema per

del precedente

33.
Se u

k,

s,

rr= .

-h.

A:

?/,

(.t),

il

caso che

sia,

p. es.,

Funzioni complesse e loro

V {x) sono funzioni

reali

della

= H-

oo

limiti.

definite

in

uno

96) una funzione (complessa) della variabile (reale) x definita nel campo G.
Se lini u (x^ =^ m, se lim v (x)
w, si suol dire che
stesso insieme G, la

{x) -\-

iv

/i

(x) ( 29, a, pag.

lim [u (x) -h tv (x)]

=
=m

-f- i

n.

(1)

Poich, scelto un

piccolo a piacere, esistono

un intorno

punto a

n\.^.

(2)

e un intorno Y2 di a, tale che nei punti di


(il
escluso) che appartengono a tali intorni, valgano le

\u(x)

m\^^

\v{x)

yi,

CAPITOLO VI

112

un intorno y interno a
Varr anche la

perch

il

primo membro

Viceversa,

m\ +

analogia

reale

complessa.

tra

(2).

(3)

|.

un intorno y V^^ il
E cos trovata una
limite di una funzione

esiste

0,

(1).

di

evidente che dalla (1) segue

lim l/[u (x)

lim

(x)

V (x)

definizioni

le

>

vera la

le

non pu superare

(3)

(3), allora

stretta

il

[v (x)

-f-

= m^

-h iv {x)\ =^\

formola analoga non

si

cio:

-f- n^,

= modulo

modulo

(limite del

Una

\m-h 7i\\^

per ogni

se,

quale valga la

(x)

di

(x)

varranno entrambe

Yi e a Y2

in

\\u{x) -i-iv

33-34

-]-

in\

del limite).

pu scrivere per

un numero complesso non

argomenti
univocamente

gli

perch l'argomento di
determinato.
Se per u (x) -\- iv {x) una funzione complessa, il cui
a ha per limite r, mentre l'argomento (0, per
modulo per x
uno
degli argomenti) ha per limite 0, allora
dire,
meglio
-}- t sen 0).
Il {x) -h iv (x) ha per limite proprio r (cos

Se anche una sola delle funzioni u


ossia se \u -h

ha per
-\-

iv

]/ u' 4- v^

ha

(x), v (x)

ha per

limite 00

per limite l'infinito, ossia se

limite zero, diremo che

^'

-l-

^^

t;

ha

00

per limite.

tv

34.

Ricerca del lim p\


x=-oo

Se

intero.
l''

complesso, supporremo senz'altro

negativo, oppure

Distinguiamo parecchi casi:


Sia |2)|>

xyo.

1,

Si osservi che

^^

se

^~

lo^io
,

- ossia

logiolpl

^^^\

tiene all'intorno

r,

\logio|i)|

Quindi

lim

a;

-j-

j>*

ao

00 ) di

se

^^
|

qo

>

se

x appar-

Sia

7/ =1=

lim

3**

<

1,

lim

4**

quindi

p*

Sia

quindi perii
5"

Per

valore di

lim

=oo

r/*

donde

^=

lim

l:

<0:

==

lim

posto g

j/

donde lim

oo,

-j- j:

o,

([

sar

-^.=

(perch j/

<

lim ^"'^nO.

per ogni

a;).

Per ^
1 ed ce intero, j^^
secondo che x pari o dispari

\p\=^l,

Altrettanto avviene se

esiste.

o,

posto q =^

sar,

-\-y.

caso lim (/

/>

>

0.

\p\>
2**

.,

6"

00

X =

ossia

- >!,?/ =

0. In tal caso

!j?|<l; :r>0;

lim

Sia

>

<

li?

113

FUNZIONI, LIMITI

assume
e

j)

quindi

valori

-4-

^* non

lim

un numero com-

plesso.

35.

Enuncieremo

Primi teoremi sui

limiti.

dimostreremo questi teoremi per

funzioni

le

reali.

Tali

valgono per, come apparir

teoremi

evidente, anche

per funzioni complesse.

ben evidente che, se due quantit i^i, si avvicinano indefinitamente a (hanno per limite) due numeri finiti h, U, la loro somma,
?/..

la loro diiferenza,

il

loro prodotto e

avvicinano indefinitamente a
caso

si

suppone L

=^-

0).

?i

-4-

il

U,

loro quoziente (se

k,

^2

"^ 0)

si

-j- (nell'ultimo

Questa semplice osservazione

si

'enuncia

rigorosamente, e in modo pi generale, coi seguenti teoremi:


a) Se ji, jo,
stesso
li, I2,

gruppo G,

...

ha per
8

1 finiti,

jn sono
e se, p. es.,

allora per x

limite la

.wmma

G. Fi'BiNi, Analifii matematica.

funzioni della x definite in tino


esse hanno dei limiti
a -4-

per x

=a

-+-

0. la

li -f- lo -f-

somma

ji

-f- 3^2 -4-

+1,, dei limiti.

...

-hjn


114

CAPITOLO VI

35

Dimostreremo il teorema nel caso n


2 il caso generale
tratta, o con metodo analogo, oppure col metodo di induzione

si

completa, osservando che:

(yi -+- ^2

yj

-4-

-H

{yi

-+-

y-i

Vn-x) -H

-\-

Vu'

un numero arbitrario esister un intorno destro aj di a,


< ed un intorno cl^ di a, in cui \y2
< tQ.
^1
?2
a
Se
un intorno interno tanto ad ai che ad a2, allora in a
valgono entrambe le precedenti disuguaglianze donde si deduce
Sia

7]

in cui \yi

"yj,

+ ^2)

(^1

(^1

^2)

^b

?i

numero

Quindi, dato un

= -

^2

<

+ =2

TQ

Y).

-y]

piacere e

piccolo a

^2

se

positivo,

ne deduce, posto
{y\

2/2)

t]

+"

{^1

minore

^2)

che esiste un intorno a

di

y]

in cui

a,

valore

in

di

assoluto.
e. d. d.

Oss. Per stabilire la precedente disuguaglianza sono partito

a -h

dalla

-+-

P)

Nelle stesse ipotesi di a)

ms^e

ed uguale al prodotto

Supponiamo, come sopra, n


dato un numero positivo
cui

avr

Vi

(2/2

-f- Y]

Y)

Sia ora un

numero

4-

-f-

/i

/i

-4-

^2!

TTT?
I

Yj

1^1 2/2

esiste

?i

si

dimostra che,

un intorno a

y],

?/2

di

Z2
|

a,
y].

y].

^1

=
I

Yj

esister

?i

Zs

un

intorno

'yj

li\

|.

y]

tale che
,.

y]

<

1.
.

a, in cui:

di

/a
I

^_^|^^^|_^|^^|

iUl|

+ U2|4-l!^

Zi/2|<s-.

e. d. d.

Y) Se lim yi^=li e se k
zero,

1,^/1^2 ?i?2M>l!Ui|4-|Z2kYlj<
ossia:

y^

limiti.

Come sopra

2.

In

piccolo a piacere; scelto

<

dei

+ I2{yi l\^\yi\\y2 l2\-+-\i2\\vi


^H^
+

^2)
Zi

'prodotto ji 72

cZeZ

tale intorno:

in

Y]

\y1y2

le

Si

li I2

qualsiasi, esiste

y]

valgono entrambe
quindi in a sar yi <

in

Zmi^e

iZ

13.

pag.

B,

del 4,

&

1
I

un intorno a

di a,

un numero

in cui

\yi

diverso

finito

h
,

da

e quindi

..

115

FUNZIONI, LIMITI

yx\>

yi

=i=

0.

In tale intorno a ha dunque significato

rapporto -^. Analoga considerazione vale se lx^=

il

co

yi

Teorema. Se lim
x= a

ji

= -

nullo, allora lim


.c=.aji

Se ji
(distinti

da

?i

^e

se

li

invece

li

un numero

finito

allora lim

oo

da ^ero nei punti di un intorno a

differente

a) e se lim ji

non
0.

yi

11

a;

Se

li,

0,

allora lim

=o

= o

di a

oo

jl

00

e viceversa ( 32,

lim

B, pag. 109). Sup-

yi

poniamo che

II

=F

sia

un numero

a piacere, esiste un intorno ^ di

finito.

a,

Se

in

un numero piccolo

cui
|

^i

?i

<

Se Y un intorno comune a ^ e all'intorno a, di cui parla la


precedente osservazione, in tale intorno y sar:

1^1

>

donde

116

CAPITOLO VI

x =^ a

Oss. Esistano ancora per

Km

?/o

35
limiti

delle

yi,

Se

y-,.

ni

00

lim ^1

00

-;-

-^

allora

ha per

limite oo

Vi

Se lim

lim

allora

=p 0, lim

?/2

^^ i=

Se lim

:^i

oo

00

0, e se

lim

t/o -i-

oo

ha significato,

=0.

allora lim -^^

limiti

di

limite del quoziente

il

^-

rapporto

il

Se dunque esistono
trovare

i/i

y^

?/i,

casi,

in tutti

sappiamo

noi

di

esclusi quelli

yy

che entrambe

tendano a zero, o che entrambe tendano


all'infinito. Questi casi particolari saranno da noi studiati pi
tardi per altra via. naturalmente inteso [nel caso che il lim ?/i
le

sia nullo] che

?/i,

?/j

y-i
possa parlare del rapporto -^-

si

che cio nei

ih

punti di un intorno
Sia y

h)

cl

fi^)^

(il

punto a escluso)

(^)

=?

sia lim ^

sia y^

lim

(*).

=t=

e.

La

possa considerare come funzione /'[cp {x) ] della x in un


e.
torno di a, intuitivo che sar anche lim ;/
si

?/

in-

in

Se per in ogni intorno del punto a esistono punti x


a,
assume il valore , bisogna in pi ammettere che

cui la z

Infatti, preso

un numero

'>

un numero

piccolo a piacere, della lim

tale che per z ^'.^h e

^;

/>

<

2/

e, si

deduce che esiste

e < Dalia lim


a < sia
s.

7/

^=h

^
/> I<
^?
si deduce che esiste un numero ^ tale che, se ic ^ - a e se
a;
^ se ^; =#= ^. La disuguaglianza
Sar quindi anche, per quanto trovammo, y
c\
s vale per anche se ^
e
per il valore considerato della x, perch per
2/
ipotesi in tal caso y
piccolo a piacere,
c. Dunque, dato un numero
f(b)
esiste un numero ^ tale che par
a <^ ^ |;?/
x
c!<;. Donde, per defie. d. d.
nizione di limite, hm y e.
1

<

modo

simile

si

tratta

il

<

-.

In

caso che e

co

oppure b

(*) Se fosse l^ ^- 0, questa ultima condizione


abbiamo gi osservato.

co

ecc.

sempre soddisfatta, come

117

FUNZIONI, LIMITI

36.

Funzioni

continue.

y =z f(x) una funzione reale

a) Sia

Hanno

intervallo.

della r definita in

un certo

speciale importanza tra cos fatte funzioni (*j

si sogliono chiamare continue, perch variano


con continuit al variare della x, cosicch se la x varia di
pochissimo, anche la y varia di pochissimo. Prima di dare una
definizione precisa di tali funzioni, osserviamo che la fisica ci
d esempio non soltanto di funzioni continue, ma anche di fun-

quelle funzioni che

non continue (discontinue).


p. es., data una certa quantit di ghiaccio alla tempe10^. Noi indicheremo con y la minima quantit di
ratura di
calore necessaria per elevare la temperatura del ghiaccio da
10 a X gradi. La y sar una quantit definita per tutti i
zioni

Sia,

valori

di

x,

che

corrispondono

mente raggiungibili; sar

temperature

una funzione

sperimental-

cio
x (positiva per
negativa per x <
10, nulla per ./
10).
Consideriamo la ?/ come funzione della x nell'intervallo (
10,0).
In questo intervallo la ^ continua, perch varia con continuit al variare continuo di x, in quanto che per piccolissimi

x>

10,

di

innalzamenti di temperatura occorrono piccolissime quantit di


calore. Anzi, se noi ricorriamo ad una rappresentazione grafica,
la

curva immagine

come insegna

la

coincidente con un segmento rettilineo

Ma

consideriamo

tutto l'intervallo

sl

fisica,

MG

(**)

prossimamente
(fig.

10).

in

10, -h 2).

Ricordiamo che, se

si

som-

ministra a poco a poco del calore al ghiaccio per innalzarne

temperatura, si osserva che,


giunto a 0, il termometro per

la

un po'
aumento
il

di
di

tempo non

segna
temperatura, perch

calore fornito viene assorbito dalla

Quando questo
a salire

tutto liquefatto,

man mano. Per

100>^>0

Fig. 10.

liquefazione del ghiaccio.


la

temperatura ricomincia

la

nostra funzione

?/

Restano cosi escluse dalle seguenti considerazioni le funzioni definite in un


6r di punti, che non sia un intervallo.
(**) Avverto che la figura rappresenta soltanto qualitativamente, e non quantitativamente, il fenomeno fisico.
(*)

gruppo

CAPITOLO VI

118

36

rappresentata sensibilmente da un altro segmento Z) TV', che non


per il prolungamento d MC.
Il

segmento

la

y per

CD

rappresenta il salto, la discontinuit che


ed ha per misura proprio la misura della
quantit di calore che la liquefazione del ghiaccio ha assorbito.
Come si vede, per far variare di pochissimo la temperatura, si
richiede generalmente pochissimo calore ma, se si tratta invece
s alla temperatura
di passare da una temperatura negativa di
positiva di -h , dove e un numero positivo, la quantit di
calore necessaria non piccolissima, anche se piccolissimo,
ed sempre maggiore della quantit di calore necessaria alla

ha

a;

0,

fusione del ghiaccio.

In altre parole,
dal segmento

valore di y per

il

OC, mentre

destro di 0, per quanto

piccolo,

a;

rappresentato

di un intorno
non sono gi assai prossimi

valori di

y nei punti

C, ma sono rappresentati da segmenti che diffemisura di


riscono da 00 per non meno che CD, cosicch il lim y per
(cio quando x tende a zero venendo da destra)
-f0.
uguale ad OD, e non al valore OC, che y ha nel punto x
Perci si dice che la ?/ discontinua nel punto x=^0.
Si pone anzi la seguente definizione generale:
Sia y
f (x) una funzione definita in un intervallo (a, b).
f (e)
Sia e un punto interno a questo intervallo. Se lim f (x)

alla

:2;

ed anche lim f (x)


2)unto

a;

= c-|-0

noi diremo che f (x)

f (e)

continua nel

e.

Se e coincide con V estremo sinistro (destro) di (a, b) la


f (e)
funzione f (x) si dir continua in e, se lim f (x)

lim f(x)

[se
a;

f(c)].

ficato

parlare del

lim

a;

In

tal

caso

infatti

non avrebbe

signi-

lim

[del

formola lim
ce

forma lim
=

=
e

f (e -4- h)

f (x)

f (x)]

perch

f (x)

non

xt=c-|-0

a sinistra (a destra) di

definita

La

f (x)

=c

f (e)

si

e.

pu anche

scrivere

nella

f (e).

/t

Affinch dunque f{x) sia continua, p.


air intervallo {a, b), i due limiti

interno

es.,

in

un punto

lim f(x),

lim f{x)

devono esistere entrambi ed essere uguali ad f{c). Nell'es. precedente il lim y esisteva, ma non era uguale al valore di y
per X

0.

= 04In

altri casi di

funzioni discontinue (non

continue).

119

FUNZIONI, LIMITI

mancano

l'uno o l'altro dei

precedenti,

limiti

mancano

tutti

e due.

una funzione f {x)


l'intervallo (a, h) la f {x) si
Se

Una
per

a;

continua

ogni

in

punto

del-

dice continua nell'intervallo (a, b).


complessa u {x) -\-i v {x) si dir continua
se n (x), v (x) sono continue per x ^= a.

funzione
a,

Dalla definizione stessa e dai teoremi del 35 segue che:


La somma ed il prodotto di piit funzioni continue in un
punto e [o nell'intervallo (a, b)] sono continui nello stesso punto
P)

(nello stesso intervallo).

Se f

(x),

(x) sono continue vn

f(x)

rapporto

allora

(e) H- 0,

il

esiste in

-r-r-

tinuo per X

e,

un intorno

di questo

punto ed

con-

e.

Esempi di funzioni continue.

La funzione sen x continua dappertutto. Basta far


vedere che lim sen {x -hh)
sen x, ossia che

lim [sen (x -h

cos

+
2i

/^)

sen

sen x\ = 2

Ora sen (x-hh)


perche

sen

non pu superare

x]

ycos
unita e

0.

y.t

-^r-^\.\h\,

sen

'

h^
ir
2i
\

Hr

'

Quindi, se
l'intorno

sen (x

h)

-{-

un numero

s)

positivo piccolo a

del punto

sen x\ <^.

>

0,

ossia

2^

La

funzione

a""

3^

La

funzione

\ogax(a>0)

= tang x

La

funzione

(a

piacere,

per

tutto

in

\h\ <^,

si

ha

0) continua.

continua.

continua per x #=

ili

poich quoziente delle funzioni continue sen ^, cos x^ di


la

seconda

nulla solo per

a?

= -

(a

meno

di multipli di 2

cui
ti).

tu

Y) Talvolta avviene che una funzione continua in tutti i


punti di un intervallo, eccetto che in uno o pi punti, in cui

pu anche non essere definita. Tali punti


punti singolari della funzione in tale intervallo.

la funzione
i

si

diranno

120

00,

=:

lim y

continua dappertutto,

a, dove essa non definita. Il punto


punto singolare di questa funzione nell'intervallo
H-Qo). In questo caso per esiste il lini y e si ha

eccetto che nel punto

=a

36

=
X
a

funzione y

p. es., la

Cosi,

x*

CAPITOLO VI

./

il

co

''^"'
.

Ogni qualvolta una funzione continua fix) ha il punto x


oo
noi diremo che x
come punto singolare, ed lim f{x)

=a
=a

un punto

d'infinito di f{j), o anche che f{x) ivi diventa infinita.


meno di esplicita dichiarazione in contrario, noi, quando

parleremo di funzioni continue in un intervallo, escluderemo


sempre che posseggano punti singolari in tale intervallo.
S)

Sia y

^=9 (x) e

f{z),

sia lim

=a

^=6;

tinua per

si

cp (,r)

ossia che

il

col simbolo
lim

?/

p.

=a

del

/'[cp

{x)]

=a

= log

[lim

=a

ma

=a

Se lim f{x)

=a

d. d.

e.

se

f{x)\

il

lim f{j)
a;

incompletamente:

=a

Il limite

lim

permutare

f{b),

uguale al logaritmo del limite.


Se lim f{x) esiste ed uguale ad un numero
logaritmo

/i/*^>

h' (supposto

=o

si

ha lim sen f{x)


X

=9

="

>

b finito

0).

= sen

b,

ecc.

f (x) sono funzioni continue, e se z


y
come
pu considerare
funzione di x in tutto un intervallo
s)

(a,

lim
X

positivo, cio brevemente,

si

:=z

lim. log f{x)

es.,

si pii

lim

finito

funzione continua

f di

di limite. Infatti, poich f{z) continua per z ^=^b,


lim f{,z)
f{b). E quindi ( 35, 5, pag. 116) anche

Cos,

simbolo

= f{bl
= f[\m^ix)]
=

lim f[^{x)]
-^

Sia la y con-

h.

possa considerare la yz=zf[(p{x)] come


a. Dico che

funzione della x in un intorno del punto x

b),

^S'e

(y).

la z in tale intervallo funzione continua della x.

p]SEMPI.
1"*

Si

dimostri che

=
=

Ris. Infatti x"

oF continua,
continua.

?/

a:',

/'(a;)

a;''

(e ==: cost.,

dove y

=^

e Ioga

:r

log^

x>

0) continua.

{x'')

==

e log x.

Poich

pure continua, anche x

121

FUNZIONI, LIMITI

Questo teorema, se a; < 0, e e , p. es.. un intero posiancora vero; lo si dimostra osservando che x"" il prodotto di e funzioni tutte uguali a a: e quindi continue.
Oss.

tivo,

La

2*

funzione y^=::\o^f(x) continua per quei valori

per cui f (x) continua e positiva.

della X,

37.

Un

limite fondamentale.

ben evidente che, se due punti .4i, A2 si avvicinano


indefinitamenle nello stesso tempo ad uno stesso punto L, un
punto A, il quale sia sempre compreso nell'intervallo Ai A.>,
dovr pure tendere ad L. Questa osservazione rende intuitivo il
Teor. Se y, ji, y_. sono tre fiindoni reali della x definite in tino
stesso gruppo G, se per ogni valore di x in G la j compresa
tra ji ed y-i {ji^j ^ y.. oppure yi
y ^ yo), e se lim ji
lim j2j anche lim y
lim ji
lim y2.
a)

Supponiamo,

lim yi

es.,

p.

Come

-=

= lim = A = numero
y.,

finito.

X'=a

>0

piccolo
dimostra che, dato un numero
a
a piacere, esiste un intorno
di a, in cui valgono entrambe
le
J < , \y2
A\ < . Poich y compreso tra yi
yi
ed yo, sar in a anche \y
^4 < . Ne segue quindi che,
dato piccolo a piacere, esiste un intorno a di a, in cui vale

35

al

si

la

\y

<

Perci sar lim y := A,


X'=a

Il

trover

lettore

dimostrazione per
P)

il

un

caso

utile
x4

esercizio,

completando questa

00

Applicheremo ora questo teorema alla dimostrazione della


sen X
:== 1.

lim
==0

Per una retta interpretazione di questa formola si ricordi


che l'angolo x deve essere misurato in radianti. Lo studente
far bene a rendersi intuitiva detta formola costruendo un

diagramma
Noi
di

ci

della curva y

accontenteremo di scrivere varii valori approssimati


ci che baster a rendere sensibile il fatto

detta funzione

che,

quanto pi x

avvicina ad

1.

si

avvicina a zero, tanto pi y

sen X

si

122

CAPITOLO VI

37

Per .

= I-

Per

= ^,,= 3-11^ =0,90032...

..

= 1 = ^^^ = 0,63662...

= ^,
y 0,99995...
oO

Per x

'

= -^^^, y = 0,99999....

Per x
Se

con

indichiamo

sar

radianti,

^jrc^^

La misura
nuamente
costante

La
Per

in

'

gli

appunto per

angoli

= n- lim sen
,.

x
.r

ci

fondamentale,

dovremmo

in gradi,

conti-

corrispondenti formole di calcolo introdurre la

nelle

test determinata.

--

dimostrazione della nostra formola

0<:r<

.2'

di

radianti

misurassimo

se

sen
.-,.,.
quindi lim

ir

3,14159...^180

180
perch,

= 180

misura in gradi dell'angolo

la

sen

<

< tg

5,

Dividendo per sen x (positivo)

si

ha

a;

pag.

B,

a;

a:;

compie facilmente.

si

19).

i<-^<
os x
sen X
'

Poich lim cosir

zione

^=1

l,

ha pure

anche lim
x^o COS X

per

limite

1,

il

1.

Poich la fun-

teorema

precedente

dimostra che

hm
ce

(*)

surasse

Questo numero

la

invece l'angolo in

2^ =.0,01570

sen X

,.

hm

1 z=z

=o

seno;

misura in radianti dell'angolo


grad centesimali,

il

valore

di

un grado. Se si miquesto limite sarebbo

di

123

E
sen:z'

non muta, supponendo x negativo perch, se si


x, anche sen x cambia di segno, e quindi

limite

il

cambia

segno di

il
.

rimane invariato.

Es. Trovare lim

cos

a;

'

a;

38.

un punto

a) Se

1.0

Un

si

altro

Il

l*"

punto

sen V
0, lim

0.

limite fondamentale.

y,

retta sempre

nello

stesso verso, p. es., verso destra,

AL

?/

muove sopra una

v,

per y ^=0, lim sen

~ ^^i^ =

Quindi lim

=2

2 sen^

2y

0, ossia

a;

= --^y = sen ^y sen

X
Per

posto

Si ha,

x=0
1

POS

ben chiaro che possono pre-

sentarsi due soli casi

finisce

con

l'allontanarsi indefinitamente

a destra.

Oppure
2"*

Esiste un punto L, che

il

punto

non supera, pure

avvicinandosi ad esso indefinitamente. Cos, p. es., se il punto A


ha una velocit costante, si presenter evidentemente il primo
caso.

Se invece

cm.

nel primo minuto percorre cm. 1, nel secondo

nel terzo cm.

minuto cm.

_i

di
(

nel quarto cm.

4- -+-

-f-

nello

n^"''^''

n minuti avr percorso

I-i-

^ 1=
=
-5^.)
1

-f-

-^^=2
9**

non sar perci mai riuscito ad allontanarsi al


punto L, che ha una distanza di cm. 2 dal punto
partenza, pure diventando (al crescere di w) la distanza
Il

di

H-

esso dopo

11
O-i-i-

cm.

punto

l di quel

AL

che

-;^:ri )

piccola a piacere.

124

CAPITOLO VI

'

38

Questa osservazione rende intuitivo

il

teorema che dobbiamo

ora esporre.
Si dice che una funzione reale y =^ f{x) crescente, se
essa cresce al crescere della x, o pi precisamente, se, indicati

due punti qualsiasi del gruppo G ove


definita tali che xi> Xo, si ha /'fe) > /*fe).
con

Xi,

x->

la

(x)

La y si dice decrescente, se invece dalla Xi > X2 segue


(come,
f{xi)<f(x-^, ossia se la y decresce al crescere della

inversamente
ad
se
proporzionale
a;
avviene
es.,
> 0).
p.
y
La y=zf{x) si dice non crescente, oppure non decrescente, se
dalla Ti^a:. segue f{x^)^f{x^^, oppure f{xi)^f{xi).
non decrescente in un
Se una funzione non crescente,
dato gruppo G di punti, si dice che la funzione varia sempre
nello stesso verso (senso) nel gruppo G.
a:;

Teor. Se f (x) una funzione definita nel gruppo G, che varia


sempre nello stesso verso e se in ogni intorno (p. es. sinistro) del
punto X
a esistono punti di G distinti da a, esiste il lim f (x).
X t= a
Supponiamo per fissar le idee che f{x) non sia decrescente
a sinistra del punto a, e che si voglia dimostrare l'esistenza
del lim f(x). Noi dimostreremo che tale limite precisamente

il

=a

L
di G

limite superiore

assume

valori

dei valori

pili piccoli (a

Distinguiamo due casi

V L

finito.

che

f (x)

assume,

quando x

sinistra) di a.

Sia n un intero cos grande che

sia

minore di un b prefissato. Tra i citati valori di y ne esister


almeno uno (p. es. quello f{c) assunto da y nel punto x ^=^ e <a)
che uguale ad L fino alla n****^'* decimale (e ci per la stessa
definizione di limite superiore). I valori che y assume nei punti
di G dell'intervallo (e, a) non possono n superare il limite superiore L, n essere inferiori a f(c) (perch y per ipotesi
funzione non decrescente).
Dunque tali valori (compresi tra f{c) ed L) dovranno pure
coincidere con

fino alla n'**""' decimale.

In altre parole nei punti x d

dell'intervallo

|/-(x)-LM^<3.
Per definizione

di limite

dunque

lim f{x)

= L.

(e,

a) vale la:

125

FUNZIONI, LIMITI

T L

meno importante,

Questo caso, assai

infinito.

potrebbe ricondurre al caso precedente con

-T
f{x)

zione

un numero

Per studiarlo direttamente

un punto

arbitrario, esiste

In tutto rintervallo

a;

a) sar dunque

(e,

si

si

studio della fun-

lo

osservi che, se

< a,

f{c)>k (*).
f{x)^f{c)>k, perch
e

ove

f{x) non decrescente. Pertanto


lim f(x)

a;

Cos,

^)

= H-

00

l'area del poligono regolare di n lati inscritto

es.,

p.

un cerchio
limite per n
in

=o

una funzione crescente

qo

di

che ha per

n,

proprio l'area di C.

Applicheremo questo teorema allo studio di un limite


Dalla formola del binomio si trae che, se m

fondamentale.

un intero positivo, allora

^
m/

^1 m(m 1) 1
1 w
1.2
m'

_n

1-hl-h-^--t-

m/

\
r

m(m-l)(w 2)...0w [m l])

\m

m/

m/

m/

h...-+

osservando che i numeratori degli addendi terzo,


quarto, ecc., non superano l'unit, e che i denominatori sono
2.3 > 2.2
2\ \_4> 2', ecc., si trae che
1^ =2, |_3^

donde,

m>

per

i2<k^m-^

1)

cresce

al

D'altra parte il ^'"^^


membro della penultima formola
(al diminuire di

m/

di pi

il

numero

4- 1) cresce con m.
/
IX""
Quindi (IH
cresce al crescere di
1

cedente teorema, tende per

m=

oo

termine

del

crescere

terzo

della

stesso dei termini (che

e perci, per

a un limite

e>

e,

il

pre-

poich

per l'ultima delle precedenti formole, (per ogni valore dell'intero


(*)

^ ^

Questa affermazione conseguenza


Infatti

^+~ +

dell'ipotesi

= l-

L = ao.
<
1..

126

CAPITOLO VI
\'''

/
m>l) 2<(1H
colare

<3,

<e^3

sar pure 2

un numero

trae che e

si

38

donde in partidico

Io

positivo.

finito

che

"'

/
\
hm l
-h- =e,
1

anche

se

interi n,

non

-\- 1,

n -h

V
E, poich

Infatti,

intero.

se

compreso tra

gli

primo

limite del

il

m/

'

n/

membro sono

e terzo

rispet-

tivamente

lim ( 1

-f-

e
lini

1+
+
\"
) = lim
^

lim
im (l

-4-

ossia sono uguali ad

(l -h

anche

e,

(l

lim

( 37,

-f-

121)

p.

lim

il

m=

posto

Infatti,

lim

(^ -h

1),

1 -I-

e,

m/ e,

IH

w=.oo\

Io dico infine che e anche

e.

e.

(-^)=(-."t)""=(.4t)-'="()=(-I)'(-I)
E
lim

perci

(1 +

m = -aA

)=

m/

lim (I-+-7)

= -|-^\

it

IH,

00

)=

(1 H
\

III

lim

(*)

posto

e.

l=e.

= X

che vale dunque, sia

e,

Ioga
lo

Basta ricordare che

lim
a;

log,,

c.d.d.

positivo

irrazionale,

negativo, razionale

ossia,

(l + -)
= 4.-xA
k/

lim
jfc

1 \"'

y) Dalla lim

A:/

(IH
gjl
X

si

trae

supposto

(*),

Ioga

+ x) _^_
ioga

e,

e.

funzione continua nei punti

a;

> 0.

a>

0^

127

FUNZIONI, LIMITI

Se
deduce

lim
a;

pone log

si

= oa

-h x)

(1

Ioga

lij^
a;

X
prima

Dalla

di

()

si

trova

queste
,

=.0

appena

si

si

formole

a"

se

1,

ne

log^ a.

Ioga 6

lim
x

lim

il

x =^

quindi

2;,

donde lim

e,

Se esponiamo a

diventi

quanto

vede

assuma

semplice

numero

il

come

base di un sistema di logaritmi. Poich questo limite si precontinuamente nel calcolo, noi adotteremo d'ora in poi

senta

numero

(salvo esplicita dichiarazione in contrario) questo

base del sistema di logaritmi. I logaritmi cos ottenuti

come

diranno

si

neperiani, iperbolici, naturali.

Per uno

studio

geometrico dei limiti precedenti

si

vegga

l'esempio terzo.

Esempi.

(X y=
1

X ^=

-H

-^

m/

e"".

yn

Ris. Posto

2 Se

il

l'interesse al

Ma
dopo

se

somma

l"*

noti che

capitale e impiegato al tasso r (rapporto del-

capitale),

esso,

dopo un anno, diventa


met ad ogni semestre,

semestre diventato

c(l^- ;ese

viene impiegata allo stesso tasso per

avr alla

ad ogni

si

tasso pagato per

il

il

n,

fine dell'anno

una somma

e ( 1

il

(1

e
il

-H

tutta questa

2 semestre,
.

r).

capitale

si

In generale se

parte dell'anno viene pagata la n'**"'" parte delche viene anch'essa impiegata allo stesso tasso per
la residua parte dell'anno, il capitale e, dopo un anno, divenn""''""

l'interesse,

128

CAPITOLO VI

eli

tato

-)

-\

(*).

38

Quando n diventa grandissimo

(per

oo

)^

questa espressione tende a ce\ Si suol dire che un capitale e


impiegato ad interesse continuo al tasso r diventa ce" dopo un
anno. Cos, p. es., si calcola che e^'^'*
Impiegare
1,05127

per un anno un capitale all'interesse continuo del 5 7o equivale


a impiegarlo all'interesse del 5,127
7o.

Dunque
un anno un

somma

rappresenta la

all'interesse continuo del

capitale 1

se ^ piccolo.

ottenuta impiegando per

prossimo ad

sia

se

Che,

Vo-

evidente,

1,

100

perch,

tasso piccolo, interesse

il

semplice r e continuo
quasi

si

e'

equivalgono, ecc.

3"

Consideriamo un'iperbole equilatera xy^=^l (fig.l 1 ).


Siano .4, B due punti dell'asse
ascisse

delle

(0

<a<

h).

AB m

vallo

di

ascisse

a,

Dividiamo l'intern parti coi punti

An^
An-\\n guisa che i
segmenti OA. OAi, OA^
OA.
OB siano in progressione geometrica. Questi segmenti
saranno cos uguali ordinatamente ad a, aq, aq~.
aq""-'.
J-i,

g"

^^

dove ^1^^ \/

corrispondenti dell'iperbole

J_

Jl_

Jl___L.

aq

aq""

Quindi

(*)

per ogni

-^

'

(^'

il

il

numero li-\

un anno

(a

ordinate

?/

dei

punti

saranno

le

per

basi

ordinate

segmenti

dell'estremo

'

(^^" ~" ^^"

teorema dimostrato nel testo


1

cresce al crescere di

clie

) aq
per r

infatti

(anzi

un impiega

che
quanto maggiore il numero n
ugual intervallo l'una dall'altra) si pagano gli interessi maturati.

di capitale tanto pi redditizio,


in

aventi

per altezza

~^V^'

Resta perci intuitivo

r>0),

'

saranno

sinistro corrispondente

^^

'

lxy=^l, donde

rettangoli

dei

AAi, AiA2,...,An-iB

(^aq

~~

aree

le

delle volte

129

FUNZIONI, LIMITI

saranno tutte uguali a {q

cio

(g

La

1).

somma S

loro

perci

1).

modo

In

rettangoli

simile

prova che

si

aventi per base

somma

la

l'ordinata del corrispondente estremo destro

aree dei

delle

segmenti

stessi

gli

per altezza

{q

1)
g.

Si

ha

cos,

posto v

^1

)

donde lim S

donde lim o^
n^-r.

q
Il

limite inferiore delle

= lm

= log,-a

2h

il

lim.
n

r^.

Q
1/

'

loge

log,

i
-

ff

limite superiore delle o^ coin-

cidono dunque, e sono uguali a log,

Dunque

figura

la

CI

racchiusa tra

il

corrispondente

segmento AB,
b

le

ordinate i A,

equilatera

iperbole

di

ha

la

porzione

che

un' area

vale

..^.

precisamente loge-(').

un

Se noi rappresentiamo la nostra figura in scala

po'

su carta millimetrata divisa in quadratini molto piccoli,

avere un metodo approssimato per calcolare log,

grande
si pu

misurando

cv

cio contando quanti dei quadratini in


nostro foglio millimetrato sono contenuti in a.

l'area a:
il

4"^

finito

L,

cui

diviso

Sia f{x) una funzione di x, che tende ad un limite


oo
Come si pu calcolare approssip. es., per a;

mativamente questo limite? E ben evidente che f{x) si pu


considerare come un valore approssimato di L, e che l'approssimazione sar generalmente tanto migliore, quanto piii grande
si suppone x', o meglio, e piii precisamente, che, prendendo x
abbastanza grande, si potr rendere piccolo a piacere l'errore
che si commette quando si supponga f(x)
L.
Ma simile considerazione ha un valore scarso, se per ogni
valore della x non si pu dare una misura del grado di ap-

(*) Infatti

rettangoli considerati, le cui aree

un poligono, che contiene

la figura

G. FuBiNi, Analisi matematica.

a all'interno

hanno per somma

(clie

^^

{^,>)

interno alla figura

oc)

formano
(cfr.

7).

130

CAPITOLO VI

38-39

prossimazione raggiunto. Ora questo

Per

es., dall'esercizio

deduce, posto

si

\ogek

(1)

lim
il

possibile in molti

compresa, per ogni valore

nii/k-l)

=X
di

7i{]/k
n,

>^,

casi.

che la quantit

l)

tra

^'(/~^r^y

y'h
Cosicch, se

si

pone

log,

k ^=-n

\yk

l), Terrore

commesso

non supera
n

La
ritmi

(1)

^'"-><-p)|-

pu cos servire al calcolo approssimativo dei logaSe ne ricava, per es., posto
2, 7^=1= 16
con
un
errore
superiore
non
a
0,03
0,70,

iperbolici.

che loge 2

/i:

Poich per calcolare

la 1/2 equivale a estrarre successivamente


quattro radici quadrate, questo metodo di calcolare i logaritmi

neperiani troppo poco rapido.

39.

Alcune applicazioni.

Se a un numero reale, z^=^ x -\- iy un numero com un simbolo, a cui finora non
il
simbolo a^
a''"*''^
abbiamo attribuito aleuti senso. I matematici si servono per
e, ponendo con Eulero
di tale simbolo specialmente quando a

plesso,

la

seguente definizione:

questa definizione accettabile? essa opportuna?


Essa accettabile perch priva di contraddizioni, e perch,
se

?/

0,

cio

se

z z=:

-\-

iy

reale,

essa non

contraddice

all'ordinario significato di tale simbolo.

Molte poi sono le ragioni, che rendono opportuna tale definizione e che noi stessi incontreremo in questo libro. Qui ne
accenneremo due specialmente importanti.
1 Se z-=^x -\- iy, z ^=^x -\- iy[, allora, per la definizione
di Eulero, il teorema:

vero

anche

se

z,

sono numeri complessi.

FUNZIONI, LIMITI

Infatti

e'^'

e-+-' +

=^
2o

':(.

cos

'i

+ .)

sen

Sappiamo gi che,

Ebbene

(cos

e""'

^y)

+ y) +

cos (y

-f- i

?/

+ -'

,-

sen

-f- i

sen {y 4-

j^)

=:

?/')

e^ e^

se ^ reale, allora

e'

se

131

(l-f- V".

lm

in virt della definizione di Eulero, questa stessa formola vale

anche

complesso.

<?

= [(l + ^) + i^] =

(n-^^-)

Infatti:

-.(cos

-J

+ JBens),

.z=S(n--y 4-1^1

dove

Sar

+ -"- =

Ora, posto

--

= ^

ige

mO-\-i sen

cos

r-"'

J^K -.

(*)

li

Ossia, poich

lim
m =,=oo

lim
/=eo

a^,

si

ha lim
m

oo i

lim

D'altra parte

..

W =

lini
Ili

quindi

0,

lim

(cos

Z^'

e-^

lim

lim
._... re

me +

=s.'x>

perch lim

mts'O ^
tge

^"'

III

sen

^ = o

w.

- -

lim

+ wt

tgo

< -^
r=

-^

^/.
-^

m o) ~cosy-hi sen y.

Perci
lim

jlH

= e^(cos?/-hisen//) =

e^

+ e'.
'^

e.

d. d.

Di tale definizione possiamo servirci per estendere anche a


numeri negativi o complessi la teoria dei logaritmi neperiani.
-H i sen 0) un numero comple3so. Io dir che
Sia tv=^ p (cos
"=
^
X -h iy ne un logaritmo a base e, se

e""

cio

y -^

(cos

sen y)

^=: tv

=^

4-

p (cos

sen

0)

se
e*

n=

Dunque

Ed

,^

(*)

a;

cos

il

Per

molto grande

< 5;

y == cos

logaritmo

l'argomento

anche se x

il

aritmetico

di cos

e,

cio

compreso tra

il

segno

-^

= sen

0.

modulo p di iv.
per un multiplo

del

w, o differisce da

segno

posso supporre

sen y

-^

di

IH

ce

positivo,

132

CAPITOLO VI

39

che ben naturale, appunto perch


Tanomalia di un numero complesso definita a meno di multipli
2

di

Z: 71

di

intero). Ci

71 (A'

71.

Nel campo dei numeri complessi ogni numero

w
ha

^=^ p (cos 6

sen 6)

logaritmi

infiniti

id -^

log, p -h

2k'iz

i.

Di questi logaritmi ve ne uno (e uno solo) reale, se


t= o, ossia se 6 un
esiste un intero k tale che
-h 2 ^
cio se si pu supporre
multiplo di 2
0, cio se io
coincide col suo modulo p, ossia se ^ reale positivo.
/ soli numeri reali positivi posseggono un logaritmo reale
(quello di cui si occupa T algebra elementare). Gli altri logaritmi se ne deducono aggiungendo un multiplo qualsiasi di 2 tc i^
7i:

tt;,

sono complessi.

numeri

reali

negativi

m;

hanno

gli

loga-

infiniti

ritmi (tutti complessi)

log p

4- 2

-f- i 71

71 Z: i.

1 ha tra i suoi logaritmi il numero i ti.


fondamentale della teoria dei logaritmi reali
diventa ora: Sommando insieme un logaritmo di ciascuno dei

In particolare

II

teorema

uno

fattori di tin prodotto, si trova


Il

deduca

ne

lettore

2 log

Cos, p. es., dalla

soltanto che

il

un multiplo

Dalla e-'""
cos

a;

^=^

==

per

1)^

0,

2ni^ che

un logaritmo

cosxztisenx

si

sono (2

noi

a:

(**) Il logaritmo

possono trovare
del

numero

che sono entrambi logaritmi


ritmi di

1.

di

0,

-h 1)

i 71, il

di 1 (**).

tutti

i z^

sen

uguali

ai

non gi facendo

il

doppio

di

uno

valori

logaritmi del prodotto.


sommando insieme i' e

1 si trova, p. es.,
1,

(1)

primo membro non ha significato

porremo per definizione cos


(*) Cos anzi si

>^

-
2

il

1)

deduce

sen

z {z reale)

si

x=^

log

logaritmi di

di

le

=
non
=
vale uno

anche log

Posto

quozienti,

doppio di uno dei logaritmi di

dei logaritmi di 1; infatti

cui doppio

log

1)

pu gi dedurre che, essendo log

ma

analoghi

teoremi

potenze, ecc.

dei logaritmi del prodotto (*).

tt,

dei loga-

133

FUNZIONI, LIMITI

che

ottengono dai secondi membri

si

porremo

di

(1) per

e'-{-e-'

^=

Perci cos

^ e

cos

sen

i ^.

Cio

noi

li

chia-

il

seno

e"

.e'

sono reali per z reale

x ^=

meremo rispettivamente
iperbolico

di

brevemente eh

eh ^

e^

z.

sh

z,

-h e~'

coseno

il

iperbolico

le

indicheremo

z).

dunque

senh z

(pi

e~' =
seniz

e'

sh ^ =^
,

^,

cos

di

cosh z

con

= posto
che
= sh
variare
una
punto
y descrive
nome
funzioni
mentre invece
(donde
equazioni x =
cerchio x^-^-y^ -=^\
y = sen ^ definiscono
(donde
nome
funzioni
= eh x eh y zh sh x sh
prova facilmente che eh {x zh
= sh x eh it sh eh che eh x) = eh
che sh {x =t
che sh
per
co&x,
x) = shx. Adottando
=
sen X per ogni valore
trova ancora che
x
y
= y cos sen y sen =^ x eh
cos
sen y sh
Si

a;

^,

z,

?/

iperbole

ch^ ^

tosto

verifica

= eh

cos

z,

di z

le

il

circolari).

di

y)

y)

?/

le

cos

definiz. di

(1)

-\- i z,

della

-\- i z)

y,

si

cos

che
sen (y -hi z)=^ sen y cos i z -h cos y sen
sen y eh z -h i cos y sh z.

Anche
le

x,

a:;,

2/

cio

iperboliche),

Si

(y

al

di

il

il

sh" ^

x,

il

se x,

iz=^

y sono numeri complessi continuano a valere

fondamentali della goniometria

formole

y) =
sen (x y) =
cos {x

X
sen x

cos

cos y
cos y

sh

= eh

z:;z

sen x
cos

sei)

x sen

y.

Posto per z reale th ^


1

th- ^

= -TT-

(tangente

iperbolica

di

z)

Per ogni z reale si pu perci trovare un angolo 9 del


primo
quarto quadrante (che sar funzione di z) tale che
:

=
ch^
1

cos 9

.1.
;

th ^

= sen

th^
cp

\ehz)

,*

= tang = sh
^

cp

-a-.

134

CAPITOLO VI

Ricordando

la definizione

di

39-40

ch^,

queste forinole come un*equazione in

si

consideri
se

la

ne trae

prima

di

= logtg(f-|)

40.

Propriet fondamentali delle funzioni continue.

occuperemo nel seguente paragrafo,


e del resto per molto tempo furono
ammessi come evidenti. Una critica accurata dimostr per la
a) I teoremi, di cui ci

possono sembrare intuitivi

una precisa dimostrazione; chi poco si occupi di


appena abbia ben compreso l'enunciato di tali teoremi, non approfondire lo studio delle dimostrazioni; le quali per costituiscono un utile esempio di deduzione
necessit di

questioni teoriche pu forse,

logica.
Il

primo dei teoremi,

Tra

seguenti domande:

di

cui qui ci occuperemo, risponde alle

valori che

una funzione continua f(x)


estremi inclusi, esiste un

assume un intervallo finito (a, 6),


massimo [che non sia minore di alcun
valore
di f{x) in (a, 6)]? esiste un valore minimo m?

altro

valore

domande si deve rispondere affermativamente. Ci


deve ancora domandare: Se |x un numero compreso tra m ed if, vi qualche valore della nostra funzione,
che sia uguale a |i? E anche a questa domanda si deve
rispondere affermativamente.
N i teoremi qui accennati si debbono ritenere come intuitivi a priori, I valori di una funzione continua f{x) in (a, h)
sono (se la f{x) #= cost.) in numero infinito. Ora, se abbiamo
infiniti numeri, pu darsi benissimo, come sappiamo, che nessuno di essi sia un numero pi grande di tutti gli altri, cio
che il limite superiore non sia un massimo. Il nostro teorema
queste

ammesso,

ci

si

assicura che questo

non pu avvenire per

valori

assunti

da una funzione continua; cosicch, p. es., se ne dedurr in


che una funzione f{,r) continua in {a, h) (estremi
inclusi) limitata; che cio si pu trovare una costante
(positiva) H, che f {x) non supera mai in valore assoluto in
uguale al pili grande dei
tale intervallo. Basta, p. es., porre

particolare

due numeri

La

ilf

|,

|.

risposta affermativa all'ultima

Un

domanda pu

essere giu-

disegnatore di curve e di diagrammi


troverebbe forse superfluo il dimostrare che, muovendoci su una
stificata

intuitivamente.

135

FUNZIONI, LIMITI

curva continua y
f{x)^ la distanza y dall'asse delle x non
possa passare da ilf a 7/^ senza ricevere tutti i valori intermedi.
Ma, appena si ricordi che esistono curve continue y=^f(x)
che in {a, b) fanno infinite oscillazioni, e non sono quindi disegnabili, si vedr quanto sia insufficiente per i nostri studi una
intuizione, che assume a punto di partenza i diagrammi e le
curve continue disegnabili.
Ecco qui gli enunciati dei teoremi in discorso
Sia y una funzione continua f (x) nelV intervallo finito
:

(a,

b),

estremi inclusi. {Sia, p.

II

limite

es.

superiore

dei

< b).

Io dico che

valori

da

assunti

f (x)

un massimo. Cio esiste nell'intervallo


almeno un punto ove la funzione riceve il massimo vanon minore dei valori assunti
lore M, ossia un valore
negli altri punti dello stesso intervallo.
2 Il limite inferiore m dei valori assunti da f(x) in
(a, b) un minimo; cio esiste nell intervallo (a, h) almeno un
nell'intervallo (a, b)
(a, b)

punto, ove f(x) riceve il minimo valore m, ossia in valore m


non maggiore di quello assunto negli altri punti dello stesso
intervallo (teoremi di Weierstrass).
3 Se
esiste

'k

un numero intermedio

almeno un punto di

La
(a, b).

differenza

Essa

M=m,

(a, b),

Mm

si

tra

in cui f (x)

<X<

M),

valore'^

(*).

ed M. (m

assume

dice l oscillazione

il

di

f (x)

in

generalmente positiva, ed nulla soltanto se


il pi grande ed il pii piccolo valore di f(x)

ossia se

coincidono, ossia se f{x) costante nell'intervallo (a,

b).

Ricordiamo anche il seguente importante teorema di Heine,


a cui non ricorreremo mai in questo libro (e che dimostreremo
anche con altri e piti semplici metodi in casi particolari).
40 Dato un numero (positivo) ^ piccolo a piacere, si pu dividere l'intervallo (a, b) in un numero finito di intervalli parziali j, in ciascuno dei quali
minore di jV oscillazione di f (x) uguale
Dimostriamo ora i primi tre dei precedenti teoremi. E per brevit indichiamo,
(a, ^) i limiti inse a, ^ sono due punti dell'intervallo (a, h) con l (a, i^), e con

X (a, h)
da f (x) nell'intervallo (a, /?). if
saranno provati, quando sia dimostrato che,
l (oL, (). I nostri teoremi
od
(non escluso /
w, > ilf)
scelto comunque un numero J tale che
>.
Se gi / (a)

esiste un punto e soddisfacente alla / (e)


>, il teorema
/). Sia
provato. Sia dunque /"()<> (in modo analogo si studia il caso f(a)
>. Sar
e il limite superiore dei punti x dell'intervallo {a, h) tali che Z (a, x)

b. Preso un numero t arbitrario positivo, esistono (poich / (x) continua)


e
feriore e superiore dei valori assunti

m=

m^/^Jf

< ^

>
<

(*) Questi teoremi ci dicono che i valori assunti da una funzione y -- f {x)
continua in un intervallo finito (a, />) (estremi inclusi) riempiono tutto un segmento
finito {m, M), compresi gli estremi.

136
due numeri

(e
/

Per

la stessa definizione di e

Ora L(a,
(e

-h

^,,

-h

e -h

e?,)
cTj)

^i
^
/

qualunque

sia

/ (e)

/"(e

= lim
si

massimo

al

E non potendo

cr^).

sar

compreso tra

Dunque
!f,)

,=0

come

uguale

(a, e -+- ^2),

j.

i (a,

4-

>.

essere

i (e

7,,

per

le

^j)

L{a,

(a, e

,)

pu dividere

si

precedenti

=L

(*)

>.

numeri

due

dei

^2)

corrispondenti ai due intervalU parziali in cui

7^)

l'intervallo (a, e -+-

L {a,
X (a,

7,)<

^2)

>

X (a, e L

7.2)

40

non negativi tali che i valori assunti da f {x) nell'intervallo


s ed
quindi anche
(e
7,, e -}- ^2) siano compresi tra / (e)
anzi cr,
soltanto se e ~ 5.
0, ed pure ^j
0, essendo ^^
^^

5,,

e -+-

-h

(e)

CAPITOLO VI

disuguaglianze
-\-

^2)-

Dunque

+
=

/"
s.
e,
ed f (e)
Cosicch >
(e)
c^,)
>
>.
/"(e). D'altra parte f (e
Quindi
Unendo queste disuguaglianze si deduce che / (e)
/,

f (e)

-\-

<

doveva dimostrare.

Dimostrazione del

teorema

osservazioni crtiche.

Supponiamo che il teorema non sa vero che cio l'intervallo (a, h) non sa
un numero finito di tali intervalli j. Se a un punto di (a, !>) cosi
vicino ad a che in {a, /5) l'oscillazione di f {x) sia minore di s l'intervallo {a, ^)
divisibile in un numero finito di intervalli j, perch esso stesso ed ogni sua
parte un intervallino j. [Che un tale punto
esista conseguenza del fatto
che f {x) continua per ic =: a]. Se
un punto qualsiasi di (a, b) tale che (a, f)
sia divisibile nel modo voluto, altrettanto avverr a fortiori di ogni intervallo (a, f),
se a
<C l^. E quindi, se y un punto di (a, h) tale che {a, y) non sia divisibile
in un numero finito di intervalli j, allora neanche (a, /) sar divisibile in tal
modo se I)
di (a, h) in due classi
ponendo in una
7. Dividiamo i punti
y
;

divisbile in

j?

/s

<

[i

^ >

punti ^ tali che (a, f) sia divisibile nel modo voluto, e nell'altra classe i
punti y tali che (a, y) non sia cos divisibile. Sia e il punto di divisione di tali due
classi (e
?> un
intorno (e
)). Costruiamo se e
0, c-k- 5) del punto e, in cui
la oscillazione \f{x) non superi j; se fosse e
b ci limiteremo ad un intorno (e
s e).
Il punto e
sar un punto ^, e perci l'intervallo (a, e
^) divisibile in
numero finito di intervallini j aggiungendo a questi l'intervallo (e
0, e -j- 0)
'^ e) secondo che p <ih oppure e b vediamo che anche l'intervallo
oppure (e
b divisibile nel modo voluto.
{a,c
b oppure l'intervallo (a, e) se e
0) se e
un punto y
il
secondo contrasta con
Il primo caso assurdo perch e -h
classe

<

"5

<

l'ipotesi iniziale.

Dunque

il

teorema

dimostrato (per assurdo).

Sia la minima lunghezza di uno di questi intervallini parziali j. Se e un


punto qualsiasi di (a, h), quella parte del segmento (e
^) che interna
^, e
ad (a, b) sar uguale
minore della somma di tre intervallini j consecutivi. In
(il
quale un
tale intorno di e dunque l'oscillazione di f (x) sar minore di 3
numero prefissato ad arbitrio). Che per ogni punto e di {a, t) esista un tale numero conseguenza della stessa definizione di continuit; ora abbiamo in pi
dimostrato che si pu scegliere un numero s, che convenga a tutti punti e
dell'intervallo {a, h). Si poteva sospettare che al variare di e in (a, h) si fosse
costretti a far variare i o in modo che avessero lo zero per limite inferiore, e che
andasse bene contemporaneamente per tutti i punti e.
perci nessun numero
Il fatto che si pu scegliere uno stesso
per tutti i punti e si chiama anche il
teorema della continuit uniforme e si enuncia dicendo che u^a funzione continua in un intervallo finito, estremi inclusi, uniformemente continua.

-:

tal

(*) Questa disuguaglianza vale anche quando


/.
^- (> b) 3= iHf
caso L{a, e
^2)

'j

0, ossia quando e = b.

In

FUNZIONI, LIMITI

137

1 teoremi di Weierstrass si estendono alle funzioni


enunciato, che mi accontenter di citare.

Se

discontinue

col

seguente

una funzione

almeno un punto

definita nell'intervallo (a, b), estremi inclusi, esiste


di questo intervallo tale che in ogni suo intorno la funzione

assuma

cui limite superiore coincida

che f

f (x)

valori^

(x)

il

ha in

col limite

superiore dei valori

(a, b).

OssERV. Se f{x) una funzione qualsiasi definita in un intorno del punto a,


potremo considerarne il massimo limite e il minimo limite ( 32, osserv. critica
a pag. 107) per x
a -h e quelli per ic
a
Tutti questi limiti coincidono
con / (a) se f (x) continua in a. Si sono studiate anche le funzioni (semicontinue)
per cui / (a) coincide non con tutti, ma soltanto con alcuni dei limiti precedenti
e si in particolare studiato per esse un teorema analogo al teorema di Weierstrass.

41.
Si dice che ^

Funzioni

di

una funzione

di

pi

per qualche sistema di valori dati alle

variabili.

variabili Xi, X2
Xi,

Xn, se
la

x,

X2,

ha

un valore determinato.
L'insieme di questi sistemi
esistenza della funzione

z.

Si scrive in tal caso

di

=f

valori

si

(xi, x^

chiama
Xn);

campo

il

luogo

in

di

della

X, ecc.
pu scrivere un'altra lettera F,
Cosi, p. es., dalla fisica sappiamo che il volume z di una certa
massa di gas perfetto funzione della temperatura Xi e della
pressione X2. Il campo G dei valori che possiamo dare alle Xi, Xi
formato in questo caso dai valori jpositivi delle Xi, x^ (se adottiamo
la scala termometrica assoluta) e non superiori a certi limiti
dipendenti dai mezzi sperimentali.
Se n =^ 2, si suole indicare la Xi con x, la X2 con y; e in
questo caso si adottano le x, y come coordinate cartesiane in
;r,
un piano tu. Ogni sistema di valori per le a;i
X2'=^ y
individua un punto di ti, e viceversa. Il caso pi importante
lettera

cp,

si

tu,
a cui corrispondono valori delle x, y,
riempia tutta un'area connessa di tc (retcircolare, ecc.) (*). Se noi consideriamo x, ?/, z come

quello in cui

punti di

per cui esiste la


tangolare

z,

coordinate cartesiane ortogonali nello spazio, la ^


in tal caso l'equazione di

una

superficie, che si

/*

{x, y)

pu considerare

come l'immagine geometrica della funzione f.


Nel caso di n > 2 cessa la possibilit di una
sentazione geometrica (se non si vuole adottare

simile rappreil

linguaggio

iperspaziale).

(*)

nessa

Non
(area

insistiamo
di

un

di

pi

sol pezzo).

(cfr.

T)

sul

significato

della

parola:

area con-

138

CAPITOLO VI

41

studiererao specialmente
sono per generali.

Noi, perci;
e

risultati

n^=

caso

il

2: metodi

Intorno di un punto di ascissa a ed ordinata b


quadrato lungo dei punti {x, y), per cui a;
a\^o^\y
dove G una qualsiasi costante positiva.
|

Le

si

dice
b\

definizioni di limite, di funzione continua, date nei

32, 33, 35, 36; e i teoremi relativi


parola per parola al caso attuale.

grafi

Basta soltanto parlare

area piana

di

si

para-

estendono

connessa

il

^o,

quasi

(area

ret-

tangolare, circolare, ellittica, ecc.) invece che di intervallo.

una funzione f (x, y) delle variabili x, y


se poniamo x
Xo dove Xo una
f{x, y) diventa una funzione f{xo, y) della sola

Noteremo

che, se

costante,

la

-s-

in un'area piana S,

allora

variabile y, che esiste per tutti e soli i valori di y, tali che i


un fatto
punti (xo, y) della retta x -=^ Xo appartengano a S (*)
;

^=^ y^ {y^

=:

cost.).

Ci si suol esprimere dicendo che la f (x, y), se


dera la X oppure la y come costante, diventa una

si

consi-

perfettamente analogo

della sola y,

Per

presenta se

si

pone y

si

o della sola x.

funzioni continue di due o pi variabili

le

funzione

pure estendere

possono

si

teoremi dell'ultimo 40.

Si pu daci dedurre una dim. del teor. di Gauss gi enunciato al 14, a. Cominciamo
z" 4- t z" " -4- ... 4- -i ^ +
{z)
a dimostrare che ogni equazione algebrica
x-\-y, il modulo
P(^) una
ammette ahneno una radice. Posto z
-f- a;^ =r
funzione continua di x ed y. Di pi notiamo che

iP(^)|-.iMi

>

cio che

il

fO

Per

v)

Per

U >

>

sia

sia

\"

>

1 -+-

grande che

cos

punto z =^\ sia interno

^.2 _.

12

+ ^- + ...+ -ff|.

f-

Potremo evidentemente scegliere una costante


a)

'

al cerchio

di

equazione

^/2

P (1)
-+-

-h

...

>

-|

P (1)
P (^)
Dunque, se
z \^ p, cio se ^ esterno a (7,
Per il teor. di Weierstrass esiste dentro, o sulla periferia di C (**) almeno un
che non supepunto a, ove P (z)
minimo, cio assume un valore P (a,)
riore al valore di
P {z) in ogni altro punto interno a o posto sulla periferia
di C; cosicch in particolare
P (a,) non potr superare P (1) e quindi neanche
quando z fuori di C. Perci P (a,) il
alcuno dei valori assunti da P (^)
quando z si muove cominimo di tutti i possibili valori che assume P (z)
I

>

[,

l,

i,

munque

nel piano.

un valore

di

Dunque

z tale che

ivi

P (a,) =
P (z)
\

0,
I

l,

perch altrimenti (

ha un valore minore

9,

di

pag. 34-35) esisterebbe


I

P (a,)

Xo non avesse punti comuni con 5, non


(*) Naturalmente se la retta x
avrebbe senso parlare della funzione /" {xo, y).
(**) Perch la regione interna a (7 finita : il teor. cit. non vale per regioni
illimitate.

139

FUNZIONI, LIMITI
Per

il

teor. di Ruffini

(essendo

a,

radice di

- (^

P (z) = 0)

polinomio

il

P (^)

P^ {0) ove P, (0) un polinomio


di grado n
1, il quale a sua volta ammetter almeno una radice oc^. Sar perci
P, {z)
{z- a.,) P^ {z) e P{z) (z- a.) {z a,) P,{z) dove P,(z) un polinomio di grado n
2 che possieder almeno una radice oCj ecc., ecc. Si trova
divisibile per

2^

a,

cosicch

(-^)

a,)

cos in conclusione che

P {0) ={0 a,)

{0

a^)

zione in fattori unica. Se infatti per altra via

P(z)

= {0-^.,){0-i^,)

si

...

...

(0

Questa decomposi-

a).

trovasse anche

(^-,5.).

allora sarebbe
{0

oc,)

(>

- a^)

...

(0

a.) = {0

i^.,)

(^

f.2) ...

(^

f^,,).

Dividendo, caso mai, i due membri per i fattori di primo grado comuni ad
entrambi, ne dedurremmo un'uguaglianza del medesimo tipo, in cui per nessuna
a,
il primo
delle oc uguale ad una delle i^. Passando allora al limite per ^

membro avrebbe limite differente da zero


a del primo membro devono (tutt'al pi
ci che assurdo. Dunque
fattori
del secondo membro;
in altro ordine) coincidere ciascuno con uno dei fattori
membro avrebbe

limite nullo,

il

secondo

^.

viceversa. Il teorema di

Gauss

cos

completamente provato.

140

CAPITOLO

VII

CAPITOLO

42

VII.

SERIE
42.

e primi teoremi.

Definizioni

a) Siano date infinite quantit Wi, ih, ih,

deter-

Un,

minate dal valore dell'indice supposto intero positivo. Consideriamo la somma Sn delle prime n tra esse; poniamo cio
Sn

-\-

Wi

Se esiste ed

U2 -^

finito

il

lim
Il

si

dice convergente; e

somma

della serie.
5

Se lim

Hi -h Ho
si

dice divergente.

terminata.

Una

Se

-\-

il

si

-^

questo limite

di

^^3 -4-

-+-

non

lim Sn

p.

Un

-h Un

-\-

Uz

-+- ....

esiste,

non convergente

serie

chiama

si

la serie

infinito,

privo di significato; e (come,


nullo)

-4- ttn

scrive:

^2 -h

ma

esiste,

Sn

Sn,
x

valore

il

si

1^1 -4-

U2'^

ui -^

la serie

Un - i-\- Un-

-^^

es.,

le

la serie dicesi inde-

dunque un simbolo

frazioni a denominatore

deve escludere dai nostri calcoli (*).


i termini di una serie convergente, per

Se moltiplichiamo

una
sua

la serie resta

stessa costante k,

somma
(*)

ancora convergente;

resta moltiplicata per k.


chiamare valore

Si potrebbe

s di

una

serie,

anzich

il

lini
il

limite, p. es.,

e la

il

lim

co

'

Con questa nuova

1-fl l-f-l 14-

stono molte definizioni di tale tipo:


varia con la definizione scelta. Noi

qualche altro

definizione alcune serie

non convergenti acquistano significato e si possono introdurre nel


convergenti non mutano di valore con la nuova definizione). Con
zione, p. es., la serie indeterminata 1

s,/,
-'j

ha

calcolo. (Le serie


la
il

nuova

valore

defini-

una

Esi-

il

significato della frase: valore di

ci

atterremo a quella classica data nel testo.

serie

141

SERIE

Un sono numeri complessi, se, p. es., Un^=^Vn -\- iwn


{Vn, Wn reali), dire che la serie delle Wn converge ed ha per
somma a -4- ib equivale a dire che la serie delle Vn converge

Se

le

ed ha per somma a
per somma b.

che

=(^^i+i- )+(i+i+H-

Donde
de

(-<H-a-iXi-l)cio

Poich

> -r ^ ^ "^

'

l+T++
>

1, ci

Se

P)

'

"^ deduce

>+T + +

==1

+ 1 + -^ +

che assurdo.

q sono numeri qualsiasi,

a,

-\r

a(f -h

ag'"

la serie

-h

<

1, perch in tal caso la


q
termini data dalla

convergente se

_
ed ha per n ^=

co

il

limite

-a
l

Una

= a -^ aq

Sn=^ a

>

s,,

dei

q''

cosicch

-\-

aq"

(e

una progressione geometrica decrescente.

a #= 0) la nostra serie diverge,

perch

la

q""

somma

tal serie si dice

Se

ha per

?i

oo

il

limite oo

=
=

1, la serie divergente, perch la somma


g
oo il limite infinito.
dei primi n termini ha ancora per ^
Se a #= 0, g
1
la serie indeterminata, perch la

Se a

Sn

l-f-

^^^'J ^^

a -h aq

.....);

= + io + | +

-U+ A-6 +
4
2

primi

ha

ed

^HH-^^

converge

cerchi gli errori della seguente dimostrazione che conduce ad erronei

Il lettore

risultati.

cio -~

Wn

serie delle

la

= na

somma

-F=

0,

uguale a -f- a per n dispari, a zero per n pari,


oo
Altrettanto
non tende ad alcun limite per ?z
avviene (come si potrebbe provare) se g
e
1,
g complesso.
Se (X
0, la nostra serie convergente, ed ha somma nulla.
Sn

e quindi

convergente,
ai -h a2 -4- a;? -fsono costanti qualsiasi, la serie

b,^

bi -4- &2

(1)

-^

4-

>Sf'

-h

a-i

-h

a->,

-h

e se

-\-

somma

converge ed ha per

finito)

-4- 6i

>S'

Se S diverge od

-h ai-h

^,

= intero positivo
=

{essendo

42

Y) Se la serie S
bo

bi,

CAPITOLO VII

142

K,.

indeterminata, altrettanto avviene di (1)^

viceversa.

Per definizione

prima parte

di serie la

teorema

del nostro

equivale alla
n

Ma

questa formola

zione /S'^lim (ai


n

lim
71=

<=

-f-

-X

evidente,

^2 -h

essendo

perch,

+ aj,

si

-h

(6i -f- 2

-h

-h ai

-f-

,,,

H-

h^

2 -I-

61 -f- 60

seconda parte del

+ ao H-

lim (ai

-f-

-4- 6, -I-

=
aJ =

-4-

>S.

teorema

nostro

defini-

aj

a2 -h

00

61

per

ha:

=
La

se

deduce pure

ne

immediatamente.
B)

Se

serie Ui

le

ed hanno per
(Ui

+ U2 + Ua

somma
-h

lim (Wi -h
71

=1

s)

-4-

V2

+ v^

^^2

4- V.

{u.> -4-

-4-

-4-

1^2

-4-

Un)

^)

Infatti la

-h

liai (^1

= Z7+

Se ^a serie ai

+ a2 +

somma S

a-,

4-

V2)

-f- {vi -4- ^2

ri

ce

convergono-

H- (Ua-I- V3) -h

-4- Vi) -f- {i2 -f- V2) -4-

lim [{ui
[(wi

-h

71= X

Vi

n =-- X

= lim

somma

(ui -h Vi)

-4- ....,

V, anche la serie

Vi) -4- (U2 -4- V2)

converge ed ha per
Infatti

(t^n -4-

4-

Vn)]
-+-

+ ^2 +

=
=

^JJ
-4-

Vn)

ce

F.

0.

pu definire con l'una

converge, allora lim a

-t-

n= X

della serie

si

l'altra delle
/S'

= lim(ai
=
n

4- ^J

-4- a-2 -4-

Sottraendo membro a membro

La

lim an
71

sufficiente)

lim (ai

n= X

-4-

aa

-4-

si

deduce appunto

a_i).

= lim
71=

dunque una condizione necessaria (ma

per la convergenza della nostra serie.

an^

00

wo>^


143

SERIE
Se

;)

le

sono reali

U4

e positive,

se

-(- 1

< Uu,

se

lini

la

0,

serie

" = '^
converge.
che
la somma S2m dei primi 2m termini aumenta
facile infatti riconoscere
-h l termini diminuisce con m, che le
con ni, che la somma S2m-\-i dei primi 2
prime somme sono minori delle seconde, che la classe formata dalle prime
contigua alla classe formata dalle seconde, e che il numero di separazione delle
due classi la somma delle serie.

~.^2

-+-

U3

-i-

Ug

43.

a)

Serie a termini positivi.

specialmente importante

mini sono reali ed hanno tutti

cui ter-

segno, sono cio

lo stesso

tutti

tutti negativi.

positivi

studio delle serie,

lo

noi baster studiare, p.

perch

tatti

positivi,

tutti

negativi,

se

infatti che la serie

le

dedurranno

ne

le

es.,

serie

cui

propriet delle serie,

ki-hh

immediatamente.

e la serie

-4-

termini

ki) -+-(

sono

cui termini sono

evidente
^^2)+....,

cambiando i segni a tutti i termini della precedente, sono contemporaneamente convergenti,


divergenti, od
indeterminate. Ed anzi, se la prima converge ed ha per somma S,
la seconda converge ed ha per somma
S.
Lo studio dunque delle serie di termini tutti negativi
che

si

ottiene

equivalente allo studio della serie con tutti

Se

somma

Sn

crescente di

ao

-+-

serie a termini

positivi

(1)

ai

+ ^2

(2)

-h

-f- a-? -4-

62 -f- 63 -1-

allora^

e se

per

tutti

valori di n si

ha

an^hn,

(3)

la

non mai indeterminata.

Se

sono due serie a termini positivi^

positivi.

a>

Una
?)

termini

sono tutti positivi, la


termini una funzione
dei
primi
n
a2-\-fai-i
n, e quindi (pag. 124, 38) tende ad un limite per

termini della serie Ui

se

la serie (2)

somma

di (1)

converge, anche la

non pu superare

serie
la

(1)

somma

converge;
o di (2).

quindi, se la serie (1) diverge, diverge anche la (2).


Infatti, se 5, o,, sono rispettivamente la somma dei primi n

termini della (1) e della (2), allora dalla (3) segue


(4)

Sn

Se la (2) converge, allora a

^ On.

= lim

che in tal caso 5 non pu tendere

a finito;
all'infinito,

dalla (4) segue


ossia che la (1)

144

CAPITOLO

non pu divergere. Quindi, per


verge (perch n diverge, n
e.
lim 5
segue che s

VII

43

teorema precedente, la (1) conindeterminata)- Di pi dalla (4)

il

00

dove
<q <,h > 0, ossia
geometrica decrescente (che noi
sappiamo gi convergente), si. ha:

Y) In particolare se 6
se la (2) una progressione

Se

teoremi della serie

ai

sono positivi,
q

<

bq",

ed

ai -h

-f-

a-i

due numeri positivi

esistono

b,

tali che

q.

che

allora la nostra serie converge.

modo analogo

in

vede che, se fosse

si

^ &^^

an

(/^1,&>0,

dove

la

ai-H

serie

a^i

-\-

-\-

a^

sarebbe divergente.
S)

Supponiamo ora che

per tutti

un numero

esista

^-^^^'^/:<1
Ci equivale a supporre che
-' Sia

<

che

tale

1,

valori di n sia

^'

un numero minore

di

(*).

rapporti

limite superiore dei

il

1.

an
(*)

Da

questo segue che

" "^

rapporti

sono minori

viceversa che, se tutti questi rapporti sono minori di

mente un

numero

tale

avverrebbe se
avvenire che
Infatti,

" "^

rapporti

il

minore

Jc

di

1,

fossero in

esempio,

nella

serie

Ci nonostante, se

A:

un

qualsiasi

w>

un intero h cos grande che per

Dunque, pure essendo


il

numero

A;

<

tutti

'

perch potrebbe

uguale ad

1.

sia 1

positivo minore di

dei nostri rapporti

loro limite superiore proprio uguale

~~

1.

numero
Ti

~ w -h 1

>

ad

1.

1,

si

pu trovare

k.

1, ci nonostante, preso
sono maggiori di k, perch

nostri rapporti minori di

1, infiniti

e ci

(come

divergente

Tutti questi rapporti sono minori di

qualsiasi

finito)

limite superiore di tali rapporti fosse proprio

per

un

numero

per vero

rapporti

nostri

dei

esista necessaria-

allora

1,

non minore

Non

di 1.

SERIE

145

Allora sarebbe

^^k

^^k,
1

"^^^k;

rt

a-,

membro a membro:

donde, moltiplicando

Cln-\-l

ai

ossia:

^4-1

rt]

kn.

della nostra serie

I termini

di ~^

(1-2

-4- <X3 -f-

a4 4-

sarebbero ordinatamente minori o uguali dei termini della progressione geometrica decrescente

aik -^

ai -\-

ai k'

-i-

Quindi la nostra serie sarebbe convergente.


In modo analogo si prova che, se per tutti

^n+l

nostra serie divergente.

la

1,

valori di

a^i

Per

primo caso,

il

p. es.,

invece di ammettere che fosse

'^^^^k<l

(5)

a.n

per tutti

valori di

guaglianza valesse
p. es.,

per

n,

basterebbe ammettere che questa disu-

un certo valore

partire da

n'^m. La

serie ai

ao

di

in

poi,

sarebbe ancora

-f- a-^-\-

convergente.
Infatti,
la

essendo soddisfatta la (5) per n

^ m,

convergente

serie

e quindi anche ( 42, y,


ai

-f-

2 -t-

142)

pag.

-t-

a,n-

la

serie

-T~ a,,, -f- a,,,^

Considerazioni analoghe valgono pel secondo caso.

Concludendo

si

ha

il

teorema

Se in

una

serie

a termini

positivi
ai -h a> -h
""'"^

il

rapporto

di

un termine

a->

-f-

al precedente,

da un

certo

punto

an

n maggiore o uguale ad un certo m), uguale


minore di un numero fisso k minore di 1, la serie con-

in poi (ossia per

io

G. Frmxi, Analisi matematica.

146
vergente

CAPITOLO VII
se detto

rapporto

43

maggiore od uguale adi, la serie

di^ergente.

Se ne deduce facilmente
in pratica

negativi)

minore

Se

di

in

rapporto

il

seguente corollario,

il

una serie a termini

molto utile

(o tutti
un termine al precedente ha un limite
se ha un limite mag(*)j la serie convergente

tutti

positivi

di

giore di 1, la^serie divergente.

un numero compreso tra

ed

ce

1.

= a<i. Sia/r
Poniamo ^=k
Esister
n=

a.

tale

quando n

di

-h

-+- oo )

(m,

an

ce

per definizione di limite un intero


nell'intorno

"^^

Sia lim

oc

a^i

e in particolare

^m

che per

valgano

)j

(cio

le

a-fi

quindi la

-^^-

<a-}-szr:^<l.

Quindi per

(In
il

teorema precedente

la

ai 4- 2

serie

-+-

a^

sar

-4-

con-

vergente.

Se invece lim
n

^ti_ y

""

allora

j^

diventare

per

finir

an

a-ti

maggiore od uguale a

e restare
la

=X

e,

pel teorema precedente,

1,

nulla

serie sar divergente (**).


'"^^

Se lim

non

esiste,

vale

si

pu affermare

an
in generale.

Un

altro criterio di convergenza sar dato al 63,

Es.

La

(*) Si

frase

pi

serie 1 -h

H- -

-f-

~7~^r:r

5.

convergente.

potrebbe dire anche: minore di un numero h minore di 1. Ma questa


complicata sarebbe nel caso attuale equivalente a quella pi semplice

del testo.

(**)

La convergenza

di

a,

+ a^ -h ^3 +

J^el

caso che lim


n

pu anche
ad a

<

1,

cio, se

ife

lore

di

(oss. B,

modo meno completo, ma

in

==

pi intuitivo, esporre cos. Se

esso finisce col diventare e restare tanto vicino quanto

un numero compreso

in

poi,

sar minore

tra
di

A:

oc

ed

<

1.

1, il

pag. 109) sappiamo gi che dalla lim


W = GC

certo valore di

in poi

il

-^^^

00

rapporto -!L1 <^ ^.

rapporto -^-=tl,

si

Cln

<1

si

-^^ tende
vuole ad a

da un certo va-

quindi la serie converge. Del resto


"'^^
CI

//

~cl

<^Jc

deduce che da un

SERIE
Infatti in questo caso

147

148

CAPITOLO

VII

convergente

da soddisfare

alle precedenti

43-44

ed essa sar generalmente tanto pi comoda al


calcolo numerico, quanto pi piccolo si pu scegliere k in modo

Lo

disuguaglianze.

illustrare questo fatto con esempi numerici,

studioso pu
anche ricorrendo

soltanto a progressioni geometriche decrescenti.

44.

Cambiamento neirordine
a termini

Se

-\- a-r -f-

ai

una

serie,

se i termini di

serie converge,

Infatti se

m^n

-+-

H-

-^

entrambe le serie sono positivi, se la seconda


anche la prima serie converge, ed ha una somma

non supera

intero

cui termini appartengono anche alla serie

hi -+-

che

una serie

dei termini di

positivi.

somma

la

della seconda.

un intero

qualsiasi,

tale che nei primi

siano contenuti tutti

potremo trovare un altro

termini della seconda

serie

primi n termini della prima.

Sar
(ai
Il

n=

(bi

+ bj

(1).

membro per m ^= ce e quindi anche per


uguaglia la somma S della seconda serie, che per ipoun numero finito quindi il primo membro di (1) non pu
limite del

2""

00

tesi

tendere

finita

dimostra che
Se

S.

S ^^.

[l]

una

tivi),

ai

serie convergente
e

do

an

a termini

+
tutti positivi

tutti

(o

nega-

se

bi

[2]

una

converge ed ha
la prima serie
Passando poi al limite per w=qo, la (1)

e perci

all'infinito,

una somma

+ aj ^

+(12+

b2

+ h, +

cambiando V ordine dei termini, anche


due serie [l] e [2] hanno la stessa somma.
Infatti, poich i termini della [2] appartengono tutti alla
e se >S, S
[l], per il lemma precedente la serie [2] converge
S
sono le somme di [l] e [2],
^ >S. Ma, poich viceversa anche
tutti i termini di [l] sono termini di [2], anche S^^. Quindi

serie dedotta

la\2\ conveVgente,

da

[l],

e le

necessariamente aS'=S.
Questo teorema vale
termini tutti negativi.

naturalmente,

anche se

la

serie
e.

d.

a
d.

149

SERIE

45.

Serie a termini negativi e positivi.


Serie a termini complessi.

Cominciamo dalla considerazione


Hi 4-

[l]

-+-

?^2

u^

una

di

serie a termini reali

-+-

Sul segno dei termini non facciamo alcuna ipotesi. Siano

o,

Tra

quei termini della nostra serie che sono negativi.

termini della [l] ce ne saranno, per

ni -i-pzzi7i.

-h

Ui -hin

{ai -f- ao

^1

[2]

S,

positivi, j; negativi:

-h

...

-h a,J

(&i

ao -h 3

-h

2 -f-

...

-f- bp).

due serie

le

-1-

(*)

-f- 3 -f-

somme. Allora

le

lim (ui -h U2 -h

-4-

4-

hi

[3]

ne siano

...

primi n

es.,

Supponiamo che sieno convergenti

...

sar quindi

-h Un

...

Ui, ^2,

h, h,

quei termini di questa serie che sono positivi,

lim

Un)

-f-

...

{hi

-h

= lim

(ai

-h

-h ag
p)

-h a^)

...

=
.S

s.

Quindi: la [l] convergente ed ha per somma


le notazioni precedenti si ha evidentemente

s.

Con
I61
I

-41

^2

-+1

-4-

'W3

...

4donde, come sopra,

(&i

^(n

deduce che

convergente, ed ha per

somma

...

-h a^)

-f-

M
4-

|i/3
I

*S^

4-

la

ai

5.

[4]

sia

convergente,

un termine

di [4],

per

ed

il

[2] convergente. In modo


dimostra che la [3] converge, e che quindi, per
visto, converge anche la [l].

del precedente paragrafo, la

analogo
quantx)

-h 2 4-

serie

la

Supponiamo ora viceversa che


abbia quindi una somma finita T.
Siccome ognuna delle quantit

lemma

(ai

4-02-4-...

!wi| 4- li/sl 4-

[4j

si

-h\

si

si

Dunque:

Una

serie [l] converge,

quando converge

la serie [4] dedotta

dalla [1], sostituendo a ogni termine il suo valore


Si avverta che il teorema reciproco non vero.

assoluto.

di termini
(*) I risultati seguenti valgono anche se di termini positivi,
negativi nella [1] ve n' solo un numero finito, se cio una delle serie [2], [3] si
riduce a una somma. Questi risultati valgono anche se la [1] ha dei termini nulli.

150

CAPITOLO

Cosi,

Una

45

U n-\-l

lim

il

'"^'-^

ed minore di

esiste,

ne trae che [l] converge se

se

es.,

p.

VII

1.

converga la serie [4] formata coi valori


si dice assolutamente convergente.
Teorema. Una serie [l] assolutamente convergente rimane
tale, e non muta di valore, comunque si cambi V ordine dei
serie [l], tale che

assoluti dei suoi termini,

suoi termini.
Infatti

il

a mutare al

cambiare l'ordine dei

termini

l'ordine dei termini delle

piii

della
[2],

equivale

[l]

[3].

Ma

come

sappiamo, comunque si muti quest'ordine, le serie [2], [3] a


termini positivi restano convergenti, e le loro somme continuano
ad essere rispettivamente uguali a S, s. Per le considerazioni
precedenti la [l] rester ancora convergente, e la sua

sar ancora

somma

s.

pu invece dimostrare che in una serie convergente, ma


non assolutamente convergente, si pu mutare l'ordine dei termini
Si

in guisa che la

abbia quella

serie diventi o

somma

che pi

divergente,
piace.

ci

indeterminata,

Naturalmente

necessario

cambiar l'ordine di un numero infinito di termini per ottenere


una tale variazione.
Questi teoremi si estendono subito a una serie a termini
complessi
-

(1)

tVi -{-

W2 -h Ws

-\-

(^n

= Un +

iVn)

teorema:
Condizione necessaria e sufficiente affinch siano assolutamente convergenti tanto le serie Ui -4- U2
formata con le
parti reali dei termini di (1) quanto la serie Vi -+- V2 -+formata coi coefficienti di i nei termini di (1) che sia convergente la serie Wi -f- W2 -h... dei moduli dei termini di{l).
col

(Ricordo che \iVn\ ^= \/ul -h vi).


w -h Vn
Se le serie delle Un e delle ?;
Infatti
Wn
convergono, converge anche la serie somma, ed a fortiori converge la serie delle \wn\. Viceversa, se converge quest'ultima
I

serie,

convergono

\Un\^

tV\

|.

Vn

le serie delle
I

\^\Wn\

Un

quella delle \vn\y

perch

dicono ancora assolutamente convergenti. Anche


per una serie iVi-hW2-h
a termini complessi vale il teorema
Tali serie

che,

se lim

ed ha una

si

^^^^^;

somma

<

1,

la

serie

assolutamente convergente,

indipendente dall'ordine dei suoi termini.

151

SERIE

Esempi.

La

serie tvi

-4-

W2

dove Wi

X
1,

n-

con1

verge assolutamente per ogni valore (anche complesso) della


perch il rapporto

152

CAPITOLO

46.

VII

46

di

funzioni.

Serie

Siano fiix), fix), fii{x),


infinite funzioni determinate in
T. Siano Mi, M2, Ms,
rispettivamente i limiti superiori dei loro moduli
ecc.
fo {x)
/i (x)
f^ {x)

un campo

\,

Se la serie di questi

ii -h

[1]

|,

j,

superiori

limiti

M, -h

ilfs -4-

converge, allora convergente assolutamente anche la serie

n{x)-\'fAx)-^u{x)-\in

ogni punto del campo

Una

tale srie /l {x)

-4-

{^').

-\f> (:x)

fAx)

-\-

si

dir totalmente

convergente.

Ln non

Se la costante
delle

fn (x)

serie f1

Infatti

serie

L2

-f-

-f-

L3

(x)

si
\

si

la

deduce L,, ^ Mn- Dalla condeduce quindi la convergenza

quindi per definizione, la totale

valori

dei

converge,

-4-

totalmente convergente.

delle

M,

della serie delle

genza

4-

Ln^\fn

dalle

vergenza della

la serie Li

se

I,

-4- f2 -f- fa

ad alcuno

inferiore

della serie delle fn (x).


serie totalmente convergente

Una

vato) anche assolutamente convergente.

conver-

(come abbiamo gi osserIl teorema reciproco non

generalmente vero.

Supponiamo che

esista

'^'^

kC%

con

(x),

?,,

|^i;

k-h

[2]

indicheremo

noi

quindi la serie

k-i- k -h

converge assolutamente. Sia

somma

la

di

[l],

un intero n

piccolo a piacere. Esister

M (Mi -hM,-{-

-+-

cio

Mn)

<

cosi

sia

un

grande che

(*) Infatti dalle


\

fn

Mu

t^

si

deduce che per ogni valore

la serie
I

converge,

che

chiaramente

numero

lim

il

-+I

A 1+

/3

di

x nel campo

quindi ( 45) la serie

H-

f2

f,

converge assolutamente.
(**) inclusa l'ipotesi che la x varii in T, e quindi anche che in ogni intorno
destro di a esistano punti di T, distinti da a.

153

SERIE

Poich

fn

^ Mn,

^-fa^)

[3]

In

[4]

\ln\^ ^n, Sar pure

+ A + 2(.r)-4-/; + B(^)+

+ l-^lnJr^-^^n^^-^

D'altra parte poich ( 35,


lim
si

-4(/; -4- /;

a,

ili

y,

'^T'
113)

pag..

fn)

|<

+ ^
li

U,

-h

.....

potr trovare un intorno di a, in cui


[5]

4- A)

{f,-\-t\^

(^1 -4- ?2

+U

<-|-.
I

Cosicch, in virt delle [3], [4], [5], in questo intorno,


(/;-4-/'2+.-....+/;4-/;.+i-+-

(/; -4-

-f- |/;,4_i

/;.

4-

4- /;,+2

Dunque, dato un
in

4-

sar

+ z-h^._^i-4+u
-^u-^^.
^nfi-4-^+2 +

) (^i+Zo-h
/;,)

-4-

(?i

-41

)|^

-+-

piccolo a piacere,

esiste

un intorno

di

cui vale questa disuguaglianza.

Per
S'e

la

una

definizione di limite
serie di funzioni

avremo pertanto:

{reali o complesse)

per X

=a

totalmente

=a

un intorno del punto a, e se per x


termini ammettono un limite (certo finito), il limite

convergente in

suoi

della serie

uguale alla serie dei limiti.


Ne segue tosto che: Se i termini di una serie totalmente
convergente sono funzioni continue, la somma della serie una
funzione continua.

valgono anche per le serie uniformemente convergenti,


convergenti sono un caso particolare. Si dice che la
-+serie f, {x)
o
converge ed ha per somma f{x), se, prefissato un :
f^ (x)
piccolo a piacere, per ogni valore di x nell'intervallo considerato esiste un intero
i.
tale che per w
siaj f (x)
H- fn {x)]
[f^ (x) f^ {x) -fQuesto valore di
varia generalmente con x\ ma se (comunque sia stato
scelto e) si pu trovare un valore di m, tale che la precedente disuguaglianza
valga per tutti i valori della x, la serie si dice uniformemente convergente.
In altre parole per una serie convergente il numero
generalmente funzione
di vC e di i (che, al variare di x, pu anche avere -f- co per limite superiore)
per
una serie uniformemente (in ugual grado) convergente si deve poter scegliere
un m, che sia funzione della sola z.
I precedenti teoremi

di

cui le serie totalmente

>

>m

<

Questi teoremi si estendono senz'altro alle serie, i cui termini sono funzioni di pi variabili; essi, si noti, sono affatto
analoghi ai teoremi corrispondenti per le somme di un numero
finito

di funzioni.

CAPITOLO

154

VII

46

SERIE

Osservazione.

Accanto

alle serie

matematici hanno studiato

altri algoritmi

analoghi che hanno grande importanza per il teorico, e ben poca


per l'ingegnere. Voglio alludere ai prodotti infiniti, alle frazioni
continue illimitate, ai determinanti
Cos,

p.

es.,

infiniti.

dati infiniti numeri Ui, U2, u^,

ecc.

si

dice

converge ed ha il valore p
prodotto infinito ih Uo u-^
^1 1^2
Un dei primi n
se il limite per w =00 del prodotto ^
numeri u esiste, finito, ed uguale a^. Lo studio di un tale
che

il

prodotto

si

pu ridurre a quello

particolare sar log |^

= log

una

di
t^i

-f-

osservando che in

serie,

log

^^2

+ log

ih

155

CAPITOLO

Vili.

DERIVATE, DIFFERENZIALI

47.

corrente,

di

a)

grave
che

Velocit ad un istante, velocit


di

reazione, intensit

dilatazione,

calore

specifico.

la caduta di un
senza velocit iniziale. L'esperienza insegna
numero y dei metri percorsi in x minuti secondi di libera

Studiamo un fenomeno dei pi semplici


che

il

coefficiente

di

caduta

vale

Da

parte

gx^

4,905

x^ (g

= 9,81).

tale formola resta analiticamente individuata la funzione

della X,

cos

tivo della X.

da poterne calcolare il valore per ogni valore


E si trova che dopo

?/

posi-

= 4,905.
= 44,145
=
=44,145-4-2,992
.....
3,1
4,905.
:= 44,145 -4-0,295
3,01
y = 4,905.
.... = 4,905. (3,001)'= 44,145-4-0,0294
3,001.
3"

il

gravOa

percorso metri

(3)^

(3,1)'

?/

(3,01)'

?/

Ora ben noto che la velocit media in un intervallo di


tempo data ^al quoziente tra la lunghezza del segmento percorso in tale intervallo e il tempo impiegato a percorrerlo.
Siccome nell'intervallo (3"; 3",1)
la

velocit

secondo)

media in questo intervallo


2,992

si

sono percorsi m. 2,992,

di

tempo (77.

di

minuto

= 29,92.

vale

a)
Nell'intervallo (3'; 3 ,01) la velocit

mente

-~295

media varr analoga-

29,5; la velocit media nell'intervallo (3"; 3,001)

V 100"/
.

sar

0,0294
^
^ =

29,4.

VlOO/
Noi potremo continuare
ancor pi piccoli: ci che

il

calcolo

per

naturalmente

di

tempo

avrebbe

alcun

intervalli

non

156

CAPITOLO

significato fisico,

sia perch

Vili

4,905

47

un numero solamente ap-

prossimato, sia perch non sono sperimentalmente


frazioni di secondo tanto piccole.

remmo che

comincia dopo

media

velocit

la

il

in

Checch sia di
un intervallo

apprezzabili
noi trove-

ci,

di

tempo che

terzo secondo, diminuisce con l'ampiezza del-

per intervalli di tempo inferiori p. es. al


con
millesimo
Tessere sensibilmente uguale a 29,4
Ma si suole parlare, tanto in fsica che nel linguaggio comune,
della velocit che ha il grave p. es. all'istante
3 (dopo 3"
l'intervallo e finisce,

di secondo,

./;

anche volgarmente
il
grave
dopo 3" aveva la velocit di tanti metri al minuto secondo.
ben chiaro il significato che uno sperimentatore darebbe a
3". Supposto,
una simile frase velocit del grave alVistante x
per fissare le idee, che il millesimo di secondo sia il minimo
intervallo di tempo, che egli sappia apprezzare e misurare coi
mezzi sperimentali che ha a sua disposizione, egli chiamerebbe
la velocit media del grave nell'intervallo (3"; 3", 001) la velodi

libera caduta)

suole dire

si

cit all'istante

.t

3.

Cos un macchinista di un treno, che difficilmente pu

prezzare intervalli
dire che,

100 km.
se

es.,

p.

di

alle

tempo
ore 4

egli

= m.

all'ora (cio m.

ap-

minuto secondo, potr


aveva raggiunto la velocit di

inferiori al

27,77

al

minuto secondo)

tempo trascorso dalle ore 4 alle ore 4 pi


ha percorso m. 27,77. Questa definizione
velocit alVistante x
sperimentale della frase

nell'intervallo di

un minuto secondo
diremo

cosi,

egli

sufficiente in pratica.

Dal punto
difficolt,

p.

di vista della teoria essa

es.,

per

il

fatto

che

il

darebbe origine a gravi

minimo

intervallo di

tempo

apprezzabile varia da caso a caso, pu variare col perfezionarsi

mentre invece noi vogliamo una definimisura


zione che, pur trascendendo i bisogni della pratica, sia adottabile in ogni caso. Riprendendo lo studio della caduta di un
grave, notiamo che lo spazio ?j percorso in x secondi vale
metodi

dei

gx^,

\3i\e

(a:,

di

mentre

lo

spazio

--g{x-hhf. Lo

X -h

1%)

/y

H- k percorso nei primi x -h h secondi

spazio k percorso nell'intervallo di tempo

vale dunque

157

DERIVATE, DIFFERENZIALI
Cosicch

media

velocit

la

in

tale
1

intervallo di

tempo

J=ffX+jC,h.
Quanto pi perfetto
sono

gli intervalli

metodo

il

Ora, quanto pi piccolo


ossia quanto pi piccolo

//,

di misura,

tanto pi piccoli

sanno apprezzare.
l'intervallo di tempo {x, x

tempo, che

di

si

tanto pi piccolo

-\- i)

termine -

il

gii.

Anzi questo termine sperimentalmente trascurabile se h molto


Per questa ragione diciamo che la velocit all'istante x
vale gx
cio poniamo per definizione tale velocit uguale al

piccolo.

km

Q (x -^ hf
k - lim -Y
,.

h^o h

Cos

p. es. la

'-

velocit all'istante

x-3 vale

-o- V7X'""

/,==()

//

qx.

= 3.9,81 29,4..:..

(che in perfetto accordo coi valori sopra determinati).

Come si vede, questa velocit gx varia con x, una nuova


funzione della x. E da questo risultato deduciamo anzi il ben
noto teorema di Galileo che le velocit sono proporzionali al
tempo x
p)

Sia

di

libera caduta.

Applichiamo le considerazioni precedenti al caso generale.


punto mobile con legge qualsivoglia, p. es. su una

M un

retta orientata

OX. Dopo un

distanza

sia

la

(y

= OiUf
funzione
Quale
=
x
a?
7j

di x).

certo numero x di minuti secondi


uguale a un certo numero f(x) di metri
significato avr la frase
velocit di

all'istante

Usiamo un procedimento analogo al precedente.


Dopo a secondi la distanza OM f{a)

a -\- h
f{a-i-h).
Dunque nell'intervallo (a, a -4- h) di h minuti secondi lo spazio
percorso k:=^f{a-{'h)
La velocit media in tale
f(ci).
;

^^

intervallo di tempo quindi

k __ f(a-hh)
"~
h
/^

f{a)

all'istante a il limite (se un


Noi chiameremo velocit di
tal limite esiste) del precedente rapporto per h
0. Questo
limite varier generalmente al variare dell'istante a considerato.
E per indicare che a pu ricevere uno qualsiasi dei valori dati
alla X, noi indicheremo a con la stessa lettera x, dicendo cos

158

CAPITOLO

che

velocit

la

all'istante

Vili

quella funzione

a;

47

Fix)

della x,

che definita dalla

F
se

un

Y)
frase:

= lim

(:x)

Se noi
*'

immaginiamo noto a priori

Se

la

ci

F{x)

velocit

-I- h), lo

il

significato della

possiamo usare un'altra forma


servir anzi come modello per altri

velocit alV istante x

ragionamento, che
problemi analoghi.

'

tale limite esiste.

di

(x,

'

"

mantenesse costante neirintervallo

si

spazio f(x-i-h)

f{x) percorso

in tale intervallo

tempo sarebbe proprio uguale al prodotto h


(x) della velocit F{x) per il tempo h impiegato a percorrerlo. Ma F(x) pu
variare (se, come capita in pratica, F{x) funzione continua)
nel dato intervallo da un valore minimo m ad un valore massimo M. Lo spazio percorso sar quindi compreso tra km ed JiM,
che misurano rispettivamente gli spazi percorsi nel caso che la
velocit abbia costantemente il valore minimo m o il valore
(*). Quindi f{x -h h)
dove \i un
7i
/'(a:)
massimo
valore compreso tra m ed M, ossia il valore i^ (a: 4- X) che
4- X (a noi generalmente ignoto)
assume in un certo punto
di

|ji,

a:;

dell'intervallo (x,

hF ix -f- X)

si

-+- /^) (

trae

>^
|

/^
|

).

Dalla f{x-^ h)

fix)

n
donde, passando al limite per

a zero per

/^

0,

S)

/^

ha appunto

si

0,

ricordando che X tende

=o

II

In generale, se y una grandezza variabile col tempo x,

che una funzione y


fix) di x, il limite precedente si chiama
la velocit di variazione di y. Cos, se ?/ la quantit di una
certa sostanza che

si

formata o

reazione chimica, tale limite ha

Se

?/

la

all'istante

quantit
x,

tale

di

il

elettricit

limite

ha

il

si

decomposta

nome

passata in un

nome

in

una certa

di velocit di reazione.

dato circuito

di intensit di corrente.

(*) Che a velocit maggiore corrisponda spazio percorso maggiore un postulato


direttamente suggerito dalla intuizione.

159

DERIVATE, DIFFERENZIALI

Se X indica invece la temperatura, ed y , p. es., la lundi una certa sbarra alla temperatura x, tale limite si

ghezza
chiama
Se

la

?/

temperatura x

chiama

quantit
la

di

un certo corpo, quel

tutte le scienze,

conducono

misura,

problemi

calore necessaria per portare alla

di

massa

limite

si

calore specifico di quel corpo.

il

Insomma quasi
di

di dilatazione (della sbarra).

coefficiente

il

alla

che

si

propongono problemi

considerazione di quel limite per

svariati.

piii

48.

Retta tangente a una curva.

Come possiamo definire la retta tangente a una curva in


A in modo conforme alla nostra intuizione ?
Le seguenti figure dimostrano che non si pu definire tale

un punto

tangente, dicendo che essa la retta che ha

il

solo

punto

comune con la curva, oppure che essa la retta che ha con la


curva a comune il punto A, ma che non attraversa la curva
in

(figure

12-13).

Fig. 12.

Fig. 13.

Noi partiremo dall'osservazione che la retta che congiunge


due punti A,
molto vicini di una curva si confonde sensibilmente con la retta, che. la nostra intuizione
dice tangente alla curva nel punto A. Cosi che
un abile disegnatore potrebbe chiamare retta
tangente a una curva in un suo punto A la
retta
(fig. 14), essendo
il punto
della
nostra curva pi vicino al punto A, tale che
la retta A
possa venire da lui tracciata con
l'approssimazione richiesta (se il punto B fosse
troppo vicino al punto A, il tracciare con la
precisione voluta la retta A
gli presenterebbe

AB

difficolt

non

insormontabili).

Una

tale

definizione
Fig. 14.

da un- matematico, il
quale prescinde da ogni possibile disegno, e non pu tener conto
della maggiore o minore abilit di un disegnatore.

per

accettabile

160

CAPITOLO
Noi, assumendo

Vili

come punto

- 48

di

partenza

accennati, porremo la definizione seguente

Tangente una curva nel punto


(se questa posizione esiste) di

punto

una

fatti intuitivi

ora

la posizione

AB

secante

limite

congiungente

il

punto B della curva, quando il punto B


tende ad A (*).
Bisogna dimostrare che questa defini-

un

con

altro

zione coincide nel caso del cerchio con la


definizione data dalla geometria elementare.

Sia dato un punto


cerchio, tiriamo la retta

perpendicolare tirata

Fig. 15.

su un cerchio di

0. Preso un altro punto

centro

dell'angolo

A{0)B

AB

da^
(fig.

su tale

essa sar la

alla bisettrice

OH

15).

allora V anil punto


al punto A
tende a zero, e la bisettrice
d questo angolo
tende al raggio OA. La retta AB, che sempre perpendicolare

Facciamo avvicinare

OH

BOA

golo

OH,

alla bisettrice

nel punto A,

avviciner alla perpendicolare alla retta

si

ha

si

cos che la posizione limite della retta

OA
AB,

ossia la tangente al cerchio nel punto A, nel senso ora definito,


la perpendicolare al raggio del cerchio che ha l'estremo in
quel punto A, e coincide quindi con la retta che in geometria
e

elementare

chiama

si

cerchio nel punto

tangente

al

"

Sia la curva data dall'equazione

y = f{x).

Il

l'angolo

0)

essa, p. es.,

AC

Ir

tangente

del-

che la direzione positiva

dell'asse delle
di

angolare

coefficiente

AB

della retta

AB.

raggio

parallela all'asse

ABC

un raggio

con

fa

col

delle

x.

Sia

Dal

16) si ha che
questo coefficiente angolare vale in grandezza

triangolo

(fig.

GB
AC
dove B'
e le

B'B

B'C

OH

OA'

OB'

A! A,

ed

OA' sono

B'B

segno

AA

OB'OA'
rispettivamente

le

ordinate

ascisse dei punti B, A.

una facile estensione del concetto di limite. Noi diciamo


tende a
ed
tende a una posizione AP, se l'angolo di
si avvicina ad A^ vogliamo dire che, se la curva rapzero. Dicendo poi che
presentata da una equazione y
(x), noi cerchiamo la posizione limite d
e di B).
per X.2
a-, le ascisse di
07, (essendo a:,
(*)

che

Qui

la retta

si

tratta di

AB

AB

=f

AP

AB

161

DERIVATE, DIFFERENZIALI

B' dei punti A, B.


Siano Xo ed Xo-hh le ascisse 0A\
Le corrispondenti ordinate A! A, B' B saranno /"fe), /"(^To
/O,

cosicch

(xo

di

del

-^h)

f{Xo

come

angolare della nostra retta

coefficiente

il

-h h)

resto

si

^ f(Xo -hh) fiXo)

fiXo)

Xo

poteva trarre direttamente da note formole

Geometria analitica.

E per la definizione precedente avremo che il coefficiente


angolare della retta tangente in A esiste ed uguale a
fjxo -h h)

fixo)
^

h^o

se questo limite esiste. Se noi vogliamo tener conto che Xo

pu

avere un valore qualsiasi dell'intervallo che si considera, possiamo scrivere x al posto di Xo, e dire cosi
f (x) nel punto di ascissa x
La retta tangente alla curva y
:

ha per

coefficiente

angolare

lim

il

49.
a) Sia f{x)

una funzione

Nei due precedenti

f(x -^h)
{x

-\-

h)

si

Derivata.

reale.
presentato

il

rapporto

f{x) ^ fix ^h) f{x)


X
h

Il denominatore e il numeratore sono il primo la diiferenza di


due valori della variabile indipendente x, l'altro la differenza dei
due valori corrispondenti della funzione f{x). Perci si suol anche

porre (ricordando la lettera iniziale della parola

differenza)

X = x,

f{x-hh)
f(x) = f.

Il

(x

-\-

h)

primo sar detto incremento della

della f(x).

Il

x.

l'altro

rapporto

^f^ fix-^h) f(x)


Ax

viene perci anche chiamato rapporto incrementale.


11

G. FuBiNi, Analisi matematica.

incremento

162

CAPITOLO
In entrambi

Vili

49

problemi precedentemente trattati,

necessario di calcolare

trovato

si

il

Questo limite, se esiste ed

finito,

derivata della funzione f{x) nel punto x


di X, che si suole indicare con
(x).

ha ricevuto il nome di
esso una funzione
;

f(x), questo limite, se esiste, si indica brej/ senz'altro, o con y^, se si vuol mettere
in evidenza la variabile x rispetto alla quale si deriva (*).

Se posto y
vemente anche con

Se

punto X che

il

a zero

esamina

per valori positivi

interno
tal

si

in cui f{x)

dell'intervallo,

a tale

punto

la

intervallo,

all'estremo sinistro (destro)

definita,

(negativi)
dice

si

derivata f (x)

sottinteso che h

invece

se

il

tende

punto x

che la funzione f(x) ha in

soltanto se

il

lim
x =

A f
x

ed

esiste,

sempre lo stesso, sia che h tenda a zero per valori positivi,


sia che h tenda a zero per valori negativi.
Di pi, quando diremo che esiste la derivata f' (x), noi
supporremo sempre che il nostro limite abbia valore finito (sebbene si parli talvolta anche di derivate infinite). I risultati dei
precedenti paragrafi si possono perci anche enunciare cos

l**

Se ^ ^= f(x)

lo spazio percorso

da un punto Jf mobile

x unit di tempo, allora la derivata y


f (x)
all'istante x (dopo che
f{x) ci d la velocit del punto
sono trascorse x unit di tempo).
su una retta in

di

2**

La

retta tangente alla curva

ascissa x ha per coefficiente angolare


Cos,

p.

,.

hm
ft,

=o

es.,

la

derivata di y

a(x--hy^
-^
r

ax^^

fi

=^\m{2 ax

'=^

y
y'

a x'

= f{x)
=f
(a =

punto

nel

di

(x).

cost.)

-h ah'
=
= lim= 2 axh
,.

-i-

ah)

ri

{)

^=^

2 ax.

Quindi
Se un punto in x minuti secondi percorre ax^^ metri,
sua velocit (misurata in metri secondi) dopo x secondi
:

la

() Cio la variabile, alla quale si dato l'incremento arbitrario h, che si fa


tendere a zero. L'arbitrariet di /i naturalmente limitata dalla sola condizione
che i punti x^x-^i appartengono al campo, in cui la f{x) definita.

DERIVATE, DIFFERENZIALI
2 ax. (Da

ponendo

La

ci

ci^=^

deduce

si

risultato

il

del penultimo paragrafo

-^ g =^ 4,905).

retta tangente alla parabola

ha per

163

coefficiente angolare

y^=zax^ nel punto

di ascissa x,

2 ax.

Un teorema di importanza specialmente teorica il seguente:


Se una funzione f(x) ha in un punto Xq derivata {finita), essa

,5)

continua

in tale punto.
Infatti dalla

si

trae

lim

/ (X.

+ h) -f(x,) =
]

i
=

,,

+ ^1

f^''")

r(^.+fe)-fw ^o.r(x.)=o

ii,
A

^"=-

lm h

ossia

lim
//

=0

/(fl?

-I-

h)==f(x^).

e. d. d.

teorema reciproco non vero esistono funzioni continue senza derivata,


le funzioni, che pu incontrare il tecnico nei suoi studi, sieno

Il

per quanto tutte

derivabili nei punti

non singolari

(*).

7) Chiuderemo questo paragrafo con alcune osservazioni sulla equazione della


retta tangente ad una curva. Si tratta di osservazioni evidenti, sebbene talvolta
io mi sia accorto della difficolt incontrata da m.olti studenti a scrivere tale equazione in

f{x^

modo

punto

Il

si

corretto.

indica,

valore x^. Il

/(iCo). [Con
Xo sulla curva y=f{x) ha per ordinata ?/
noto, il valore di f {x) quando alla variabile x si d il
coefficiente angolare della tangente corrispondente f {x^ (**).

di ascissa

come

Ora, affinch la retta passante per il punto {Xq 2/) e tin altro punto {x, y) abbia
coefficiente angolare f'{x^ condizione necessaria e sufficiente che y
2/0
=z(^x
oo^f'iXo). Questa dunque l'equazione della retta tangente alla curva
y=if{x) in quello dei suoi punti, che ha per ascissa Xq. Si noti:
1" La y che figura in questa equazione l'ordinata di un punto mobile
(x), ordinata di un
sulla tangente ed perci completamente distinta dalla
,

il

y^f

punto mobile sulla data curva.


2o Siccome il punto {Xq 1/0) appartiene per ipotesi alla nostra curva, la y^
precisamente il valore assunto dalla f(x), quando alla variabile x si d il valore j,,.
Xq.
Cos pure /' (Xq) il valore di f {x) nel punto x
Cos, p. es., l'equazione della tangente alla curva y ^- ax^ nel punto di ascissa
'2ax^{x-~XQ), ossia (poich y^^^^ax^) 1/ -f- 7/^
2 arr^ic.
^0 {y
yo)
,

(*) facile riconoscere che una funzione pu essere continua in un punto y


,
senza essere derivabile in tale punto. Basti pensare alle funzioni f{x) tali che la
curva y =zf {x) abbia per x
a \m punto angolare.
Ma sono stati dati esempi di funzioni continue in tutto un intervallo, sprovviste di derivata in ogni punto di tale intervallo.

E non gi f {x). Si osservi del resto che la y


yo=={x
x^) f {x)
generalmente l'equazione di una retta, e tanto meno della retta tangente,
perch non neanche lineare (di primo grado) nelle x, y.
(**)

non

164

CAPITOLO
5)

poniamo, p.
retta tangente nel punto

La
y

^= f{x)

Sia data una curva y


di oo

sinistro

=
(x

^0

49

definita in

ascissa

di

-I-

Xo

ha

-4-

\f(x^

y=^xf fe)

{xo) ossia

un intorno destro

nell'intorno (a,

es.,

Xo)

Vili

cx) )

per

equazione

Xo

Xof{Xo)

oo

di

fc)

oo le
hanno limiti
Se per a;
f {xo) e f{xo)
m, n la retta che ha per equazione y ^= mx-hn si dir
asintoto della curva, nel punto di ascissa infinita (e si considerer come la posizione limite della tangente considerata per
finiti

Xo=^).
Cos pure, se f{x) definita per cc-Na, e

un intorno

ha

f (xo)

=#=

tangente nel punto di ascissa Xo

si

in

di

a,

si

Se

lim

f{xo)

allora la retta che

Xo
della

pu scrivere:

f (Xo)

{Xo)

quando

fM _ _

0,

se,

l'equazione

allora

00

= lim -f^ =
deduce
[che
x a =
=
chiama anper

f fe)

lim

ha l'equazione

oo

(*),

si

dalla precedente passando al limite

x^

a]

si

cora un asintoto della nostra curva nel punto di ascissa a.


Cos, p. es., la curva xy=^l ha per tangente nel punto
di ascissa Xo la retta

y
Passando

al limite per

asintoti di tali

curve

(^

72

Xq

^o)^

Xo

Xo^=0

sono

le

rette

per

x =

a:^

0,

oo

y =^

si

0,

trova che
ossia

gli

assi coordinati.

Esempi.
l*'

per

Sia

y=^f{x) una

a^x^h.

Consideriamo

funzione continua e non

negativa

la figura piana (fig. 17) racchiusa

tra l'asse delle x, la curva y


fix), e le perpendicolari all'asse
di
di ascissa a e dal punto
delle ascisse innalzate dal punto

ascissa variabile

Ad una
(*) Si

x>

a.

tale figura

daremo

il

nome

di rettangoloide.

potrebbe dare a queste condizioni (non tutte tra loro indipendenti) una

forma che almeno apparentemente fosse meno

restrittiva.

].

DERIVATE, DIFFERENZIALI

165

CAPITOLO

166

''

..-^^^^^^

Vili

49

167
2^ Sia dato un solido S. Esista e sia
di quella porzione
fisso

Tc,

di

che

^S

un piano parallelo

racchiusa

posto alla

t^'

cedente, lu'area della sezione s fatta da

una

funzione

f{x)

= F{x).

Ammettiamo

Oss.

continua

{x)

il

teorema che

che compreso tra due piani


sia

compreso tra

per

valori

della

tz^

il
ti.,

yz=^f{x) il volume
un certo piano
distanza x dal pre-

tra

t^'

in

esista,

Dimostreremo

x.

volume

sia

che

dello strato di 8,

qualsiasi paralleli a

tc^

questi due piani


d'una sezione fatta
7^2Questo teorema,

prodotti della distanza di

massimo

minimo

dell'area

in S da un piano parallelo a tCi od a


che troveremo pi tardi dimostrato in generale, evidente se,
p. es., ^S" una sfera, o un ellissoide avente tt per piano di due
assi,
una piramide avente la base parallela a ti: e tale che il

piede dell'altezza sia interno alla base, ecc.


il

tutti questi solidi

nostro ragionamento quindi applicabile senza

necessit

di

ammettere alcun teorema non dimostrato.


Se

Ris.

f{x-hh)

7i',

f(x)

Tz"

due piani

sono

dello

il
volume
da n" , per
ed hm, se con

paralleli

strato limitato in

S da

hM

Tosservazione precedente, compreso tra


e con
indichiamo rispettivamente il massimo

F(x)

valore di

x -h

nell'intervallo (x,

metodo tante volte usato

col

(x)

si

h=^Q

ed

il

minimo

h).

deduce

= F

= lim

tt,

n' e

(x).

fi

L'allievo controlli questo risultato nei casi su citati che

una
F(x).

sia
e

sfera,

Varie

molteplici sono le applicazioni della

od una piramide, calcolando effettivamente f(x)

definizione

di

derivata di una funzione f{x) e in moltissimi problemi la considerazione di


(x) si presenta spontanea. Perci assai impor-

tanti sono

problemi fondamentali del calcolo

1"

Trovare

Trovare

Del primo

si

calcolo integrale.

la derivata di
le

funzioni, che

occupa

il

una funzione data.


hanno una derivata assegnata.

calcolo differenziale,

del secondo

il


168

CAPITOLO

50.
a)

Vili

50

Estensione alle funzioni complesse.

della variabile reale x,

u (x) -\- iv {x) una funzione complessa


chiameremo derivata di a; e indicheremo

con y

il

Se y

=f

=::

f{x)

^=^

ancora

(x)

/'(^

f{x)

h)

lini
h

quando questo
e allora

h
Ci che avviene allora

limite esiste ed finito.

soltanto che esistono e sono finite le

(x), v (x)

ed

in tal caso

f {x)=-u

-\-

{x)

iv (x).

P) In casi estremamente particolari si conviene talvolta di


considerare delle variabili coniiplesse
come funzioni di un'altra

variabile pure complessa z

tale convenzione

che sia uguale a una serie convergente, di cui


sia

si

prodotto di una costante k^ per z^ o per

il

pone per una Z


)''**"'''
termine

lo (^^-f-l

-^

(o pi gene-

a]"^ dove a una costante). Di ci parleremo


ralmente per [^
pi a lungo in altro capitolo. Qui ci baster considerare il caso
particolare che i termini di tale serie dopo lo (n-hl)'"'" siano
nulli, ossia brevemente che Z sia un polinomio
:

Z^=^an-^ an-iZ-\-an-iZ~

(1)

^-

cioz'^

= P{z)'

Anche

nel campo delle variabili complesse chiameremo derivata


indicheremo con Z' il limite del rapporto incrementale (se
esiste). Per la funzione (1) tale derivata esiste e si calcola^ come

se si trattasse di variabili reali.

Z^, =

^.

lim

Piz-^h)

h'=0

limite per

Il

2^
j^i

si

(z-i-hy-z^

..

aj

lim

II

deve considerare come un numero complesso


0.
n
significa il limite per m
/i

Si noti che

in.

F(z) = ^

fi

-i-

Infatti

= =

Si noti che

{z
^^

z^ , -,..
hy
7x,-_3
o,
7No_o
r z^ =-^(z + hy
-\
={z+jiy-^-^z{z+hy "-\-z"{z-^iiy '+...-+-,5'^
{z-hh) z
h
E
(tanto

per
se

/i

le

questa espressione ha per limite proprio j,e^~^


a e le ^ sono reali, quanto se sono complesse).

169

DERIVATE, DIFFERENZIALI
cosicch in ogni caso

Salvo avvertenza contraria in quanto segue


sivamente a variabili reali.

51.
a) Sia
la

y non

anche y

Derivate fondamentali.

cost. (p. es.

j^

oppure

3,

Ay
= lim= X
=
-

Vale a dire

5).

Ay
costantemente 7-^
AX

quindi

t/

Ay

Gli incrementi

varii al variare della x.

saranno sempre nulli

riferiremo esclu-

ci

della

e perci

0,

0.

Aa;

Ci che del resto geometricamente intuitivo, poich y

una retta parallela

Le

nullo.

= lim
=
,.

7i

incrementale

sen(ic4-/^)

= sen

x.

sen (x -h h)

sen

perci

sen:r = lim sena;cos/j-hsen/^cosa:-sena; =


,.

^
,

rapporto

Il

Si trovi la derivata di

-r,

cost.

all'asse delle x.

sue tangenti coincidono quindi con essa, e perci hanno

coefficiente angolare
P)

h=.o

= sen X lim=
= sen X -h
cos

,.

/z

cos

II

7(

0.

1.

sen h
hm ,.

f-

cos

cos x.

sen Jz

Si ricordi che

lim

Si]

^37,1^. 122-123,

si

dimostrato

lim-^ =-1,
h^O

cos

fi

0.

h^o

cos x.
Y) Si trovi la derivata di ^
In modo analogo al precedente si trova

= cos cos senxseih


hm
h
h=o
h = sen
= cos X lim cos h sen x hm sen

= hm
,.

cos(x-i-h)

coso;

,.

/^

a::

/i=o

cosa:;

II

ft

II

,.

h=()

x.


170

?/

CAPITOLO
S)

Si trovi la derivata di

Si

ha
a" +

= lim

a^

ri

= aMog, a

In particolare la derivata

Q.

= ylim ^

Posto h

=
m

= lim

)
,/.

uguale a

e*.

Ioga

x{a>

m^=^ -h

log

se

0)

{x>

0).

ne deduce

= -Xivi
lim m

in

log

che del

ci

1 \"'

/
(IH

m /j

In particolare, se a

1,

=
=

Ioga X

lih

=ac

es.

h)

=-:

log

= X- mlim
y

t/

ossia posto

,.

a'

,,.

Ix-^

ioga
7/

^ oge e

-\-

Ioga (X

'

ha y

Si

!)

di

Si trovi la derivata di

s)

0).

38, pag. 127).

(cfr.

y =1

{a>

/t

a""

a'ia"'

^.

/ic=o

y =i

= a lim
h
h=
h

= lim
=

'^

51

Vili

e,

si

resto

ha che

'XB ce

log,

derivata di y

la

avevamo gi trovato

(pag.

X
y) per via geometrica.

y =^

X) Derivare

x''

(n intero positivo).

Ris. Si noti che


(^

-+-

hT

Si trover

2/'

7])

Derivare

Si

ha
y m:

,.

hm

x'' -+-

=
y =

nx""

''^''-'^^
h'

~\

^/x

(x-^i)

= lim
,.

7=^

;^,

h\vx-^}i-^yx\

/i

X--' 4-

i/o?.

^/x-^-h

^=0

Si trova ?/

nhx''-' 4-

'

log

166,

171

DERIVATE, DIFFERENZIALI

0)

Derivare y ^= tg

x.

Ris. Il rapporto incrementale

tg(x

-{-

h)

tgx

sen h

CAPITOLO

172

52

un infinitesimo, cio una variabile che tenda a zero,


supponiamo che non assuma il valore zero (*).
Sia poi P un altro infinitesimo che tenda a zero con h,
Sia

Vili

11

Consideriamo

rapporto

il

e poi

lim

se

-f

la variabile indipendente,

il

p funzione di h.

h
Se invece x fosse la variabile indipendente, e P ed cc
fossero funzioni della x infinitesime per x=^ h, alla considerazione di questo limite si sostituerebbe quella del
lim'

-^
f- =: lim

Secondo che questo limite


1^

non esiste;
2 esiste ed una quantit finita e diversa da zero
3^ esiste ed zero;

4^ esiste ed infinito;
noi diremo rispettivamente che:

Vi
V

due infinitesimi P 6 h non sono paragonabili ;


^ ed \i sono infinitesimi dello stesso ordine;
^ un infinitesimo d'ordine superiore ad h;

A""

2''

un

infinitesimo d'ordine inferiore

ad

h.

Esempi.
1^

li

/i

sen

-sono

=
B

paragonabili, perch lim

mentre h tende a zero, sen


da

(*)

Pu

-4- 1

'X

sempre da

-y- oscilla

'

-f- 1

poich,

esiste,

le

darsi che

non potrebbe per

punto

lim

non

0) infinitesimi

/i

/^

di un'altra variabile x,

injfinite

=
sen non

(per

volte

h).

il

li

sia la variabile indipendente,

che tenda a zero,

essere, p. es.,

valore zero,

}i

p. es., per

= (x h)

mentre x

si

sen

od anche che h sia funzione


'b. In questo secondo caso

perch

h assumerebbe

avvicina a h (cio in ogni intorno del

173

DERIVATE, DIFFERENZIALI

= sen h sono per =


perch lim - = lim =
=
= h
= lim h ^= 0;
lim
Se ^=zh^^

2^

/j

ordine,

un

ad

inferiore

P per

\/h,

/i

perch lim -j-

h,

Zi

Evidentemente se a
e

P di ordine

y,

= 4-0/1

un

=
= lim=

(per

^
h

7i

d'ordine

infinitesimo

-I-

lim

y=

00

h^-\-0\/}i

infinitesimo d'ordine superiore a

superiore a y, allora a di

p,

superiore

ordine

perch

a =

lim

*Se

limite finito

0.

T,

un numero positivo k

esiste

=
3

lim -3- lim

un

cosicch

infinitesimo d'ordine superiore ad h;

4 Se P

-7-

0) P

fi

7t

3^
/i

infinitesimi dello stesso

/i

tale che

rapporto jj

il

abbia

diverso da zero, allora a infinitesimo dello

stesso ordine di h^. Si suol dire allora che a un infinitesimo


di ordine k (rispetto ad h). Per esempio, sen /^ un infinitesimo di l** ordine per Tes. 2; h!' {k>0) un infinitesimo di

ordine k]

,.

lim
7i

cos

/t

cos/i

7^^

un infinitesimo

2^
o
2 sen -

ordine, perch:

= 1,.
,

^.

lim

r=o

K^

di

K^

^
2
sen 2

lim
r^To

//z^

(I)
\2

h
1

/l

ri

lim
2 7t=0

/l

2 K^fJ

Quest'ultima definizione non

contraddittoria

con

le

pre-

<jedenti.
P)

per

le

Se
si

Considerazioni aifatto simili valgono per


quantit che tendono a qo

gli infiniti, ossia

a, p

sono quantit che tendono contemporaneamente a

dir che:
1

2^

oi

^ sono

non sono paragonabili ;


infiniti

dello

stesso

ordine;

qo
,

CAPITOLO

174

Vili

52

3" a infinito di ordine superiore a P;


4** a infinito di ordine
inferiore a ^ secondo che:
oc

Le

1^)

lim -Q- non esiste,

2^)

lim

3^)

limy

4')

lim

considerazioni

-Q-

finito

diverso da zero,

oo,

40.
precedenti

hanno un grande

interesse,

perch in molti problemi lecito trascurare gli infinitesimi di


ordine superiore. Eccone qui un primo esempio. Un altro esempio
assai piti importante sar dato pi avanti.

Se a, p, Y, S sono funzioni della x infinitesime per x


56 Y, S sono rispettivamente di ordine superiore ad a e
lora per trovare

si

p,

b,

al-

il

possono trascurare questi infinitesimi

riore,

=^

Y?

ossia
(*)

di ordine

siepe-

DERIVATE, DIFFERENZIALI

53.
a)

Poich

f(x-hh)
^
1

nitesimo

h =^
mole)

Differenziali.

= lim

f {x)

f{x)
^-^ /*(a;)=s,
per h =
La
.,

0.

Noi

(*).

si

Cio

0.

posto

avr,
.

infi-

valori di

denominatore delle precedenti

converremo

la rester

,.

che lim

^-^-^,

stata definita per tutti

(perch h figura al

175

porre

di

for-

quando h =^

0.

cos definita per ogni valore possibile di h. Si

ha

per definizione

Af=f{x-^h)f{x); Ax:=h: Af=f(x^Ax)

f{x).

I)ondeAf= ^^''^^^^~^^''h x=[fix)-^B]Ax=^Axf'{xHsAx.


E, posto Aa;

a,

si

ha

f:==:f(x)Ax-+-OL
dove a un infinitesimo
a
bAx
lim 7

lim

=r:

un infinitesimo
Allora

si

(l)

di ordine superiore rispetto

lim

Invece f (x)

0.

dello stesso

Ax

ad

(se

h,

perch

f (x)=\= 0).

ordine di h.

potr dire, per l'uguaglianza (1), che l'incremento A/"

ricevuto dalla funzione fix) uguale al prodotto della derivata


della funzione f{x) per l'incremento Ax della variabile, pi un
infinitesimo

si

di ordine

oc

La prima

superiore (rispetto ad h^=^Ax).

parte del secondo

suole indicare col simbolo

membro

df e

si

Ax,

della (1), cio f\x)

chiama

il

differenziale

della

funzione f(x); cio il differenziale di una funzione f (x) uguale


alla derivata della funzione moltiplicata per Vincremento della
variabile.
Il

differenziale dipende

h=^Ax

dall'incremento

un

dunque non

della variabile

solo dalla x,

e,

se

ma

fix)

anche

#= 0,

infinitesimo dello stesso ordine di h.

La (1), che pu anche scriversi Af^=df-hc(., sdoppia A/"


somma dfe d oc: i quali (se f' #= 0), sono rispettivamente

nella

uguale
poich per Aa;

di ordine

(*)

e superiore

a Ax. Essa vale anche per Ao:

= sA2; =

0,

0.

Supposto naturalmente in pi che x-^-h appartenga

esiste la f (x).

all'intervallo,

ove

CAPITOLO

176

Vili

53

Vediamo che cosa rappresenta geometricamente


renziale. Sia data una curva di equazione

il

P)

diffe-

Siano NM, QS le ordinate dei punti


e S della curva che
corrispondono ai valori x e x-hh della variabile (fig. 20).

SQ

con

delle x;

sia

Sia Pil punto d'incontro della

M alFaSse

la parallela per

punto d'incontro della SQ con la


tangente alla curva nel punto M, ed co sia
l'angolo formato da questa tangente con
la MP, ossia con Tasse x. L'incremento h

poi

il

che riceve

la

sar

-^

^x

Fig. 20.

Abbiamo
uguale

il

indipendente

= NQ = MP.

f (x) della funzione f{x)


angolare della tangente alla curva, ossia che

visto che la derivata

al coefficiente

f
ma

variabile

(x)

= tang w

differenziale

df=f(x)Ax;
quindi

df=^^x
Ora A a; misura

cateto

il

quindi df =^ Ax tang
sentato dal segmento

tang w.

MP del

triangolo rettangolo

= PR. Dunque

MPE,

il differenziale rapjjre-

PR

compreso tra la parallela condotta per


all'asse delle x e la tangente alla curva nel punto M.
il punto
L'incremento Af che riceve la funzione quando alla variabile X si d l'incremento /^, sar dato dalla differenza tra il
valore della funzione nel punto x -h /^, valore che nella figura
rappresentato dal segmento QS e il valore della funzione nel
punto X (valore che nella figura rappresentato dal segmento

NM); dunque
A/*= QS

NM QSQPPS\

rincremento A f che riceve la funzione f (x), quando si d


alla variabile x V incremento Ax, rappresentato dal segmento
PS compreso tra la parallela alVasse delle x condotta per il
f(x).
di ascissa x e la curva y
punto
e quindi
Se f(x)=^x, la derivata di x 1
cio

=
Ax = Ax,
;

df=^dx=^l.
cio il differenziale di

uguale all'incremento di

x.

DERIVATE, DIFFERENZIALI
Si potr

scrivere in generale:

COS

f {x)

df^=^

cio il differenziale della funzione

vata moltiplicata per


dente X.

= -7^
dx

della

(x)

funzione

della

differenziale

indipendente

(x)

uguale alla sua derivariabile indipen-

f (x)

una funzione f

cio la derivata di
il

dx,

differenziale

il

Se ne deduce

tra

177

uguale al rapporto

quello

della

variabile

x.

54.

Metodi abbreviati

esposizione.

di

In molti trattati (specialmente di scienze applicate)

si

scrive

df
f Rigorosamente ci lecito, soltanto se
cio ( 53, pag. 176) se la curva coincide con la sua
tangente, ossia una retta ed f quindi una funzione lineare di r.

spesso

Sii

posto di

df=f
Il

Af

sostituire dfsi

equivale cos a sostituire nell'intervallo

(x,

x-hdx)

di

ascissa x, ossia a considerare

mx

lineare

curva y=:zf{x)

alla

+n

della

considerare in un
Il

di

tale

df

sostituire

a,

in

tale

la

la

sua tangente nel suo punto


fix) come una funzione

intervallo,

intervallo f' ix)

Af

in

altre

parole a

come una costante m.

equivale a trascurare un

infinitesimo

ordine superiore rispetto a dx: e gi abbiamo detto che in

qualche studio

il

trascurare

siffatti

infinitesimi

non conduce ad

errori.
Il procedere in questo modo permette di esporre molti ragionamenti in modo specialmente semplice e rapido; cos si pu
procedere senza tema d'errori, quando si riguardino tali esposizioni soltanto come procedimenti abbreviati, che hanno significato logico solo quando si pu dar loro quella forma precisa,
a cui conducono le nostre definizioni.
Il modo pi semplice di chiarire questi metodi abbreviati di
locuzione sar quello di trattare con essi alcuni degli esempi svolti

ai 47, 49. Sia ( 47, pag. 158), p. es., ?/


f{x) lo spazio
percorso da un punto mobile all'istante x. Se ne determini la

velocit
{x,

F(x)

x-{-dx)

si

allo

cosicch lo spazio
tervallo
12

stesso

istante.

Nell'intervallo

infinitesimo

^u 'Considerare come costante la velocit

f(x-h dx)

sar uguale al prodotto

G. FuBiNi, Analigi matematica.

F (x)

f(x)-= df percorso in detto


F (x) dx

della

velocit

in-

F (x)

CAPITOLO

178
per

il

54-55

tempo a. impiegato a percorrerlo; cosicch

f^^

F {x)

i.(.),

vale la derivata di f(x).


chi volesse considerare questo procedimento come un ragio-

ossia la velocit

Vili

namento vero
commessi

proprio,

si

obietterebbe che due sono

gli errori

a)
{x,

quello

X -4- dx)
^)

F {x)

considerare

di

quello di porre f{x-\- dx)

f{xA-dx)

ossia di confondere

il

costante

f^x) =

nell'intervallo

anzich

df,

f{x)~^f

differenziale

df con l'incremento A/I

ragionamento rigoroso fatto al 47 dimostra che questi


due errori si compensano, almeno nel caso che
{x) sia funIl

F{x) come

zione continua. Si noti che considerare

supporre

^fz=df

equivale a scambiare la curva

7j

costante, o

:= f(x) con

sua tangente nel punto x


cosicch in quanto precede si
ci che
scambiata due volte la curva con la sua tangente
compensati.
rende intuitivo il perch i due errori si siano
Es. Sia A{x) l'area del rettangoloide racchiuso dalla curva
la

= f(x)[f{x)-^Ol

dall'ordinata di ascissa a, dall'ordinata variabile di


e

ascissa x,

dall'asse delle x.
Si voglia trovare A' (x)

= dx

Nell'intervallo infinitesimo {x,

derare come costante

x 4- dx)

la f'ix) si

pu

consi-

cosicch Vincremento

dA = A{x

-{-

dx)

.4 {x),

che riceve l'area A nel passare dall'ordinata di ascissa x all'ordinata di ascissa x -+- dx, si pu considerare come un rettangolo di base dx ed altezza f{x). quindi

dA

= f{x)

dx, A' (x)

dA
=
= -rax

f{x).

Valgono anche per questo esempio osservazioni analoghe a


quelle fatte per

il

55.
a)

La

precedente.

di

una somma.

funzione f{x) sia uguale alla


?1 (X)

delle

Derivazione

n funzioni

cp,,

-+- Cp,

(x)

-h

-f-

somma
^n (X)

che supponiamo derivabili.

179

DERIVATE, DIFFERENZIALI

La

Cerchiamo la derivata della f{x). Supporremo n^==^2.


dimostrazione vale per affatto analoga in generale.
Si

ha per definizione

ft

La

Il

h^o\

Donde

derivata della

seggono derivata

somma

di due o pi

funzioni, che pos-

uguale alla

esiste ed

(finita),

somma

delle

derivate di queste funzioni.

Questo teorema vale anche per funzioni complesse


P)

Le

Un

l^

Oss.

evidentemente

il

caso

derivate di y

(poich la derivata di

=^

?/

==

del precedente

particolare

seguente

(cfr.

50).

teorema

(x) e d

y =^

cost. nulla)

(f>

(x) -f- cost. sono

uguali

(naturalmente, se esistono).

propone al lettore di illustrare geometricamente questo


teorem^fe, osservando che dalla curva y
f{x) si passa alla
y =^ f(x) -h cost. mediante una traslazione.
Nel caso che y sia lo spazio percorso da un punto mobile
Si

all'istante x,

Oss.

2"".

quale significato assume quest'osservazione ?

Un

la differenza di

-f

teorema affatto analogo al precedente vale per


due funzioni in particolare la derivata di
fix)

ix).

56.

Derivata del prodotto

di

due o pi funzioni.

Siano ^ (x) e ^ (x) due funzioni derivabili (e quindi continue).


Vogliamo trovare la derivata della funzione prodotto
f{x)

Essa sar uguale

f (x

-f-

h)

al limite

fjx) ~

cp

= :p(x)^(x).
=
per

del rapporto incrementale

/i

(x

-+-

h)

<^

(x -h h)

jx)

(x)
~"

180

CAPITOLO

Aggiungendo

Vili

e togliendo

56

numeratore

al

(x)

cp

{x -^ h), tale

rapporto diventa

<^{x-hh)^{x-\-h)

che

si

^{x)^{x-hh)
_ -h'^{x)^(x

pu scrivere sotto

forma

la

-i-h)

^{x)^(x)

primo addendo il prodotto di due fattori. Per l


0,
il
il primo fattore tende a ^ (x), perch ^ (x) funzione continua
cp
{x), e quindi
secondo il rapporto incrementale della funzione
Il

il

limite per

suo

ed

esiste
(a;)

cp

(x) ^' (x).

che

trova

si

Cosicch

da cui

(x)

cp'

(x)

(che per ipotesi

primo

del

limite

il

addendo

secondo

limite del

il

limite di tutta

il

cio la derivata della funzione fix),

^' (x)

derivata

la

Dunque

Analogamente

9' (x).

addendo

/^

finita).

l'espressione,

sar
(x) ^' (x)

^{x)'-\-^

il

Teorema. La derivata della funzione f (x) prodotto di due


(x) che hanno la derivata finita, esiste
funzioni 9 (x) e
e si ottiene moltiplicando la funzione '^ (x) per la derivata
della funzione cp (x), poi moltiplicando cp (x) per la derivata

altre

cj^

della funzione

(x)

Se uno dei fattori

una costante
si

prodotti cos ottenuti.

costante, se p. es.

qualsiasi, allora cp'(x)

riconosce uguale a

Cio

sommando

e la derivata i

m ^' {x).
m

la derivata del prodotto

(r) {ni

cj^

= m. essendo m

cp (a;)

cost.)

m^ {x),
m ^' {x).

Questo teorema vale anche per funzioni complesse.

Osservazione.
Se f{x)^=^^i(x)^2{x)^z{.x), dove
si

ha

f{x)z=z^

{x)

derivabili,

Quindi

cpi,

cp,,

cpg

sono funzioni

cp3

{x)

dove

posto ^ {x)

si

cp,

{x)

9i {x)

4^'

{x)

{x)

=
=

cp'i

{x\

^' {x)

cp3

-f-

{x) H-

cpi

4>

{x)

cp'2

{x)

{x) ^'3 {x).

cps

{x).

181

DERIVATE, DIFFERENZIALI
Sostituendo a ^
formole,

si

cp'i

f' (x)

ha
(x)

infine
cp^

(x)

^' (x)

(x),

(x)

cp3

H-

cpi

(x)

Studiando in modo simile

ha

si

di

cp'2

(^) Ts (^)

+ Ti (^) 92 fo)

cp'3

(^).

prodotti di n funzioni derivabili,

La derivata del
la somma degli n

precedenti

valori dedotti dalle

uno dei

fattori

prodotto di n funzioni derivabili esiste ed


prodotti ottenuti moltiplicando la derivata

per

gli altri

fattori.

Questo teorema vale anche per funzioni complesse.

57.

Derivata del quoziente

Ora cerchiamo

(x)

sia

derivata di ^

la

una funzione

due funzioni.

di

supponendo

da zero avente derivata

differente

che

finita.

Avremo
1

= lim ^{x-h h)h

= lim

4^

,.

(x)

^.==0

che

il

La ^
quindi

lim

/i

4; (.9;) cp

^{x -h =
=
^{x-^li) ^{x)

(x

^{x)

,.

h)

,.,.,,.,.
li^{x)^{x -\-i)
'

^TT

-\- il)

limite del prodotto di due fattori.


(x) continua, perch la sua derivata esiste (ed finita)

(x~\-

li)

tende a [^ {x)f

tende a ^ {x) per

dunque

il

/i

0, e perci

{x)

limite del primo fattore

^ (x-^ h)
r.

.-.o

secondo fattore il rapporto incrementale della funzione


la derivata ^' (x) (che esiste
^ (x) e il suo limite per A
ed finita)
quindi
Il

cio per derivare la 'funzione -r^-^ si


4>(x)

divide la derivata della

funzione ^ (x) per il quadrato della funzione stessa


segno al qtioziente.

si

cambia

CAPITOLO

182
Ora, per
zioni, se
finita, se

il

f{x) e

57-58

teorema sulla derivazione del prodotto di due fun^ (x) sono due funzioni continue aventi derivata

(x) 4- 0, e

Vili

si

pone y

= f(x)
rT~\ ^^ fi^)

T~r~:

si

ha

ossia

^~
cio

ha

si

[^ix)Y

il

f (x)

Teorema. La derivata

del quoziente

continue (^ (x) =N 0) che hanno

due funzioni

di

derivata finita

una frazione

quadrato della funzione denominatore


e il cui numeratore si ottiene sottraendo dal prodotto
4> (x),
della derivata f'(x) del numeratore f(x) per il denominatore
^ (x) il prodotto della derivata ^' (x) del denominatore per il
numeratore f(x).
Questo teorema vale anche per funzioni complesse.
il

cui denominatore

il

Esempi.

La

,.

derivata

tg

di

a;

X
= sen
cos X

cos^

a;

-4-

sen^

COS"^

rr

cio

COS"

X
2

Nello

cotff

a:;

= tgx

58.

prova

si

che

la

derivata

di

Questa formola
cotg j;

modo

stesso

= sen X vale
cos

^
x

sen^
si

pu

anche

dimostrare

usando poi del primo risultato

Regola

di

ricordando

che

di questo paragrafo.

derivazione delle funzioni inverse.

due variabili a; ed ?/ esista una corrispondenza


biunivoca, in guisa cio che ad ogni valore della x in un certo
intervallo a corrisponda uno ed un solo valore della y di un
certo altro intervallo P, e viceversa. Vale a dire la y si possa
considerare come funzione f{x) della x (per x appartenente
a)

Tra

le

all'intervallo a) e viceversa la

si

possa considerare come fun-


183

DERIVATE, DIFFERENZIALI
zione

cp

{y) della

y (per y appartenente

parole in tali intervalli

all'intervallo

In altre

P).

le

y = f{x)

(p(y)

definiscano una stessa curva. Queste funzioni

runa

Cos,

dell'altra.

= ^
4a =
^x
y
a =
y = ^J X
a =

y
[intervallo

Ioga
(0,

oo

si diranno inverse
avviene della coppia di funzioni

es.,

p.

ao

)]

-f- oo )]

X non

perch

= -h
= +
oo

qo

)]

y'^

co

)]

(n intero positivo pari)

[intervallo p
si

qo

debbono trascurare

1= (O, -f-

oo )].

gli estremi, eccetto

dell'ultimo esempio).

esempio

Nell'ultimo
'\/

a =^

[intervallo P

(In questi intervalli

l'estremo

>

x^==-y^ (n intero positivo dispari)

(0, oo )]

[intervallo

(a

[intervallo P

nz:

[intervallo

a^

privo

sia

un

altrimenti

si

suppone

significato

di

a;

>
si

affinch

0,

simbolo

il

= i/x >

suppone y

0,

valore della x corrisponderebbero due

valori distinti per la y.

Supposte continue entrambe le f{x)^ ^iy), e supposto che


esista e sia differente da zero, si vuol calcolare 9' {y).
f
Evidentemente per ipotesi l'incremento ^ x dato alla x individua l'incremento Ay dato alla y
e viceversa. Di pi (per
la supposta continuit delle f, ^) gli incrementi Aa;, At/ tendono
{x)

contemporaneamente a zero
>,
cp

{y)

(^'').

Ora

= hm Arr
r= lim - =
,.

,.

-r

1
T

lim
Aa;

= oA X

Ly

-~

Poich lim

reciproco di
(*)

nostre

nelle

Cio,

Le

esiste ed

f' (x)

ipotesi,

viceversa.

ferente da zero
3i

la

f {x)

derivata

Cos,

p.

es.,

-!=

0, se

cp'

(y)

si

ne deduce

il

numero
posto

verifica,

ipotesi si possono ridurre. Cos, p. es., nel Capitolo dedicato alla teoria
(x) difvedr che, se yzi=f(x) possiede una derivata

delle funzioni implicite si

uguale

uguale a

per

a per y

a;

~h

a,

se h

= f{a).

allora esiste

una funzione x

iche ha in tale punto per derivata proprio

,..

della y,
I,

eh e e

quindi continua per t/


b e soddisfa alla y=zf{x). Si noti che: Se j funHone
continua della x nell'intervallo oc, se essa sempre crescente
sempre decrescente, allora la x funzione continua della y nell'intervallo [> corrispondente.

'

184

CAPITOLO

y ^=

Xy

loge

a}'

Ioga X,

cC\

che

Vili

due

le

58

derivate

a sono reciproche, perch

cu'

y\

log,, e

1.

x, ioga e loge

Esercizi.
1*"

RlS.

Si derivi

i/~x.

ha^=:y',

Si

= n?/"-\

:r;

y\=

cosicch la derivata di y

(^^^j)
tz

-j

= x'

vale

-^-^

i7x

^ ~^

^'

(^=#0).

a:''

7^

2" Si derivi

x^

ji

Ris.

?/

ir

j,

dondei/'=:w( ^

x =X
ti

3' Si derivi

Ris.

= -^

donde

?/

m
a;

a:;

r^

ce

(Da

tutte queste forinole

si

trae che) la

derivata

di

razionale di n vale y =.nx'^~^ Pii


avanti estenderemo questa importante formola anche al caso di

z=z x"^

per ogni valore

irrazionale.
p) Sia y

(Il

lettore esamini

= sen

x.

il

x^ 0).

caso

La curva immagine
x = arcsen

cosidetta sinu-

la

arco, che ha il seno


soide. Se ne ricava che
?/ (a;
uguale ad y). Osserviamo per che, dato il valore y {\y\^l)
del seno, l'arco x corrispondente non univocamente determinato,
ma ha infiniti valori, come ben noto, e come si pu verificare

dalla figura 21. Questa rende ben evidente che, p.


?/

del

seno

corrispondono

infiniti

es.,

al valore

valori dell'arco x.

La

DERIVATE, DIFFERENZIALI
corrispondenza
derare, p. es.,

rende biunivoca, se noi

si

valori della

x compresi

185

ci

limitiamo a consi-

tra

V ^^

^'

^^"^

valore possibile y di sen x (cio ad ogni valore y dell'intervallo


1, -h l] corrisponder allora un solo valore di ^
[
e vice-

,,,111

versa. Sar allora


,

^^

= (arcsen

y)

y\

cosa;

(sena?)',,

i/l sen'a;

Vl^^^

per 1^1=^1.

^/^ dovuta
segno dovuta al radicale Vi
cui possiamo scegliere l'arco di sinusoide
che rende biunivoca la corrispondenza tra x^y. Se adottiamo
la convenzione fatta pi sopra, siccome \/\
y^ scritto al

L'ambiguit

di

con

all'arbitrariet

posto cos X, e cos x per


radicale
si

segno -H

il

ha: Se

?/

X
si

cos y,

simile

<y

se

pu controllare,

arccos x H- arcsen

arcsen

:r,

Scambiando

a;

si

<tz, allora y^

= ==

che

cost.

dovr dare

si

?/'

= h
y = arccos

x-,

Vi x^
.

nelle

attuali

che

Ci

convenzioni

arccos x

quindi

e quindi

cost

x ed arcsen x devono avere

arccos

al

significato delle lettere x, y,

prova che, se

osservando

cosicch

positivo,

il

= arcsen x^\y\\<.

modo

Y) In

\x\<.

deri-

vate uguali e di segno opposto.


B)

Vogliamo derivare

X = tg

?/.

Anche

la funzione

= arctg x

rendere determinata la y e biunix, ?/, si deve limitare in qualche modo

qui, se si vuole

voca la corrispondenza tra

le

la variabilit della

es.,

?/,

p.

supponendo

resto le varie possibili determinazioni della

gendo a una di esse un multiplo


hanno la stessa derivata. Si ha

^"^

Xy

inversa della

Vcos^

y)

di

tc,

cio

^V ^~^

t:

-^^^

y si ottengono aggiununa costante, e perci

poi

1 -f- tang'

-^ x^

CAPITOLO

186

Vili

58-59

Osservazione.

pu dimostrare direttamente che (arcsen

Si

(arccos x)'^

(arctg

Ris. Dimostriamo, p.

x)'

1/1=^='

a;)'^.

l'ultima formola. Ricordo clie

es.,

arctg = a ^

tg (arctg a

arctg a

P)

1 ~\~

ossia

arctg = arctg
p

Se ne deduce:
(arctg x)^

^=
arctg

arctg x

= lim
= lim
=
lim 777h) lim arctgk^ dove k =
-h x{x
=
h^o
^=
^=
Se ne deduce (arctg
arctg (x

,.

-\- il)

x {x

-\-

h)

/i=o

II

ft

-\-

,.

/^

--.

-\-

,
'

x)'

+
;

59.
Sia

Vale a

dire,
il

quando

di

la

una funzione ^

x varia

a; (a:

4-

/^)

a:""

Derivazione delle funzioni

y una funzione

individuato

-h

in

valore della variabile z

-h x~

funzioni.

di

della x.

un certo

Sia cio

intervallo,

e questo valore

sia

della z

valore di y ( 29, y. pag. 97).


Supponiamo che esistano le derivate y^ =^
(^) e z',, := cp' (a:)
della y rispetto alla z, e della z rispetto alla x. Si vuol tro-

individui alla sua volta

il

vare la derivata y^ della y (considerata come funzione della x)


rispetto alla x.

L'incremento Ax dato alla x individua il corrispondente


e questo individua l'incremento
incremento A^ ricevuto dalla z
;

\y

della y.

187

DERIVATE, DIFFERENZIALI

Sar (ricordando che lim

,.

a;

Aa;=aA<2'Arr

Se y

-f-

A^

della

i^z

lim

=o

ax

Aa;

(*)

funzione derivabile della

derivabile della x, la derivata


il

A?/

,.

,.

^a;

Cio

0)

Ay
Av A^

= lim= oAa;
^ =: lim -^ - 1= hm
=
= rWT'(^)==^'.^'..

A-^

z,

e la z

rispetto alla

funzione

x uguaglia

prodotto della derivata di y rispetto alla z ^er /a derivata

della z rispetto alla x.

OssERV. Sia 2/
possano considerare

Z'C^),

cp (a;)

come funzioni

e tanto la

della

x.

7j

Sar

che la z
quindi

si

per

definizione in tale ipotesi

= y^ dr
Quindi
y^ =
d7j

Ma

(1)

2/'^

che per (2)

dy

= y\

z'^c

dx,

dy=^y\dz,
Questa

(2)

la (1) equivale alla

-a''^;.

pu scrivere

si

dz-= z^dx

(3)

la variabile
vera per definizione se
dunque anche se z noi la variabile
indipendente (ma invece le y, z sono pensate funzioni di i.na

formola,

indipendente,

s-

vera

terza variabile x).


noti

Si

che,

per

teorema

il

di

derivazione

delle

essa vera anche se la stessa y si assume a


indipendente, e si considera z come funzione di y.

inverse,

In tal caso
alla dz

infatti,

essendo y\-=^-j-^ tale formola


^

z'y

funzioni
variabile

si

riduce

dy.

Applicazione.
Siano X ^= X (0, y =^ y
riare della

derivata finita

(*)

A^

(t) le

coordinate di un punto, che al va-

una curva. Siano x (t), y (t) funzioni con


possa in un certo intorno del punto t =^ oc con-

descrive
;

e si

Questa dimostrazione cessa di essere valida, se per valori di A a; -i


si osservi che Ay
0. Quindi in ogni caso
y'z. A^ -f f A^, dove lim f

= 0. Ma

y'^

z=z

hm

=
- =

lim

-:

hm

t-

=V

.-

-r

188

CAPITOLO

r) y come funzione

Siderale

Vili

59-60

Sara ^ ^

di x.

= -^ =

,,.

^^

'^tttt-

L'equazione della retta tangente sar

ossia

[y

zione

si

pu

chje

usare
p.

(a)

= x

dimostrare

possa

si

alla
2

(a)
;

questa

equa-

anche senza ammettere


funzione della x, e senza

come

=a

cos

L'allievo applichi tale formola


^=^ b

t,

sen

(che

coincide

con

-2-^^-2=

l'ellisse

a;'

direttamente,

considerare

curva x

(a)]

[a;

linguaggio differenziale.

il

es.

(a)]

(Cfr.

1).

Gap. 19, 117).

oc

60.

/"(a;),

dove

Sia
vabile.

?/

log

Posto ^

fix),

Derivata logaritmica.

= log

7/

Cio

La
0,

^,

positiva deri-

= f{x).

dove ^

Sar

f{x)'

una furinone

derivata del logaritmo di

come

una funzione

/"(a;)

si

la derivata

suol dire,

dividendo la derivata f'(x) di

derivabile f (x)

>

logaritmica di f (x) si ottiene

f (x) j^er la

stessa funzione f(x).

Viceversa sia

^
=^

Sar y
ossia

y':c

e^

e^

dove z

''''\

ossia

^=^

(x)

(x); e quindi

log y.

y^

^v'^

z'^

=^

e^

cp' (a;)

?' (^)-

logaritmo di una funzione derivabile), la derivata


della funzione uguale alla derivata del suo logaritmo moltiplicata per la funzione stessa.
Quest'ultimo teorema spesso molto utile, perch talvolta
pili facile derivare il logaritmo di una funzione che la funzione
('i^e

il

stessa.

Se ne deduce che la derivata


mola vale anche se la costante e

Questa fore'"" vale ce'''.


complessa (cos che risulta

Cio si possa considerare t come funzione della x [inversa della x-=^x {t)].
sar funzione di t, funzione della a?, che si considerer come funzione della x.

(*)

La y

di

189

DERIVATE, DIFFERENZIALI
ancora

una volta

Infatti,

se

l'

opportunit

della

= a 4-

20

regole abituali

si

definizione

Eulero).

di

allora

Derivando con

le

prova facilmente l'asserto.

Esempi.
1^

Si

RlS. log

derivi

=n

^=.x'',

log x, (log y)'^ ^=^-, y\^=^x''-^=- nx"'~^.


Jb

Jb

Questo risultato fondamentale era stato gi da noi

n razionale (pag. 184


caso di x ^0.

strato per

esamini

il

2' Si derivi

{x)

(log y)'^

dimolettore

[log

f {x).

f ix)

f {x)]^= n 'j--

Si esamini

il

caso

f{x)^0.
Con

metodo si ponga z^=^f{x). Sar


donde y.
nz''-'z',
n[f(x)y-'f(x).
Anche questa formola fondamentale ci era gi nota per il

altro e pi semplice

z'\

= f{x)

caso di

intero positivo (eserc.

=n

Ff (a^)!""^

>^

di

4"*). Il

[f{x)f.

= n log f
donde y^ = ny -rrr =
f{x)
Rls. log

del 58, eserc.

3*^

yx

Si derivi

ha log

=r

y =^

(x)

2 del

56, pag.

181).

[f{x)Y^''^

log f(x); e perci

[t (^) log fix)]'.

=r\9 j~ +?'

(x) log

f(x)

j.

Riassunto.
Si possono riassumere cos

precedenti risultati:

Teorema.
Se ^ una funzione della
sottrazioni,

moltiplicazioni,

che

logaritmiche
avviene generalmente per y\

consultazioni di tavole
tanto

x,

si

divisioni,

pu calcolare con somme,


innalzamenti a potenza,
e

trigonometriche,

altret-

190

CAPITOLO
Il

calcolo di

seguenti

si

Vili

esegue con

60

regole riassunte dai quadri

le

QUADRO DELLE REGOLE DI DEBITAZIONE.

DERIVATA

FUNZIONE
2/

= ?()t(a!)

y'

~ o'{x).f{x}

y'=zf'(x)'^{x)-\- f{x)Vix)

y
'

= f{x),x=z^{y)

= \oge0',i2)y = eT)

f{x)'^^''^

'^'

(^)y ix) -^ ^ {x)

^'

{x)

=l
= f'{^)?'(x) = y':0'.v

f'{x)'r'{y)

y=zf{0),0='^^x)
(1)

''(30)

[?(^)P

y'.r

(1)2/'

0' ',{2)y'

y = .(x)^

(-)

= e-'z'.T=^y2\T

[.y (x) log

(a,-)

4- ^ (^)

^^~]

QUADRO DELLE DERIVATE DELLE FUNZIONI ELEMENTAEL

FUNZIONE

191

ALTRE DERIVATE NOTEVOLI


yz=

y'=^0

cosi;

X
arctg

-^

= arcsen =a

=r

y=Vf{x)]

y'

= a'/{x)

Va'-.

1^(0?);

Il

Vx]

y-z=z

J/fix);

y'

yf(x)^'^^^

Derivate successive.

riceve incrementi uguali in tempi uguali;

porto-' dove v

(x)

n'Vfixy-^

uniformemente accelerato,

dice

si

x"-^

Vx
f

y'

Sia V (x) la velocit di un punto mobile

movimento

"1/
1

61.
a)

1/'

y
*^

y= Vx;
y=

= C08t).

r-,
x- + a^

a'

(a

e in

all'istante x.
se la velocit

caso

tal

il

rap-

l'incremento ricevuto dalla velocita in un

Ax

tempo di ampiezza Air, si dice V accelerazione del


movimento.
Nel caso generale tale rapporto assume il nome di accelerazione media nell'intervallo (x, x H- x) di tempo considerato. E, per ragioni analoghe a quelle svolte negli esempi di

intervallo di

157

pag.

e seg.,

suo limite per

il

Ax

ossia

0,

1/

(x)

lim
Aa;

si

dice accelerazione

come

cos

all'istante x.

la derivata

Ora, se
all'istante

y=^f(x)
x,

v (x)

lo

=f

P)

generale

In

^= f {x)

si

la

= oAx

presenta

si

della velocit v (x) rispetto al

tempo

spazio percorso dal nostro punto


(x).

Quindi

f {x)

dalla derivata della derivata

zione y

L'accelerazione

di

l'accelerazione

x.

data

(x).

derivata della derivata

indica con y"

Av

con f" (x)

una funchiama deri-

di

e si

vata seconda di y =^ f (x). Questa una nuova funzione di x,


che a* sua volta pu ammettere una derivata che si chiama
derivata terza di ?/ e si indica con y'"
con /*'" (x). E cos via.
In generale y pu ammettere una derivata n'"'^"'^
dell'ordine n che si indica con y^
con /'^"^ (x).
La y^
f (x) si chiama anche prima derivata di y.

Con
Con
Il

ziale

<f

si

indica

simbolo
yi"'"'".

il

d''y
d""

y,

prodotto di

test

definito,

"

/""

'^^

(x)

per

dx'^.

{x)

dx"".

riceve

il

titolo

di

differen-

192

CAPITOLO

Vili

61 DERIVATE, DIFFERENZIALI

Osserviamo che cT y ^^

quando per un momento

si

dx"

j/"^

y^

c?x"~\

il

d^''

suo differenziale

Con queste convenzioni,

differenziale di

il

dx come costante

consideri

in questa ipotesi la derivata di

^-^

y,
y^''^

la derivata

(*). Infatti

y''''

ossia di

^^

dx^

~~ ^

dx"".

y^''^

pu scrivere nella

si

forma^-

dx
Y) Abbiamo

detto ( 59, pag. 187) che,

=f

dy

se

allora

y=^f{x),

(x) dx,

x non la variabile indipendente.


teorema analogo non vale per i differenziali di ordine
tutte le volte che si introducono nel
superiore al primo
calcolo tali differenziali, hsognai prefissare quale la variabile
indipendente scelta, e non pi mutarla nel resto del calcolo.
Basti ricordare che il differenziale secondo d^ x della variabile indipendente x nullo, perch la derivata seconda della x

anche

se

Un

rispetto alla

nulla.

Esempio.
Calcolare

= +

(x)

derivate successive del polinomio:

le

ao

ai {x

a)

(x

-f- 612

a)-

-+-

-f-

On t^

a)".

Si trova:
p' (x)

p''{x)

= + 2 Ct 4- 3
4- 3.2
a)

^2

ai

2a-2

a-, (a;

^3 {x

p^^(x)=\^ai-h2.3A

3.4....(i4-2)a,+ 2(x

y^-i)

(x)

^y^^ {x)

(*)

le

-H

si

considera

7+l)(n

1)

a)

-f-

^-h2)....na,(a;

1) n,, (x

a)"

a).

\n_an.

derivate successive, dalla {n

Cio

{n

(n

ccT'^
a)"-'

a^fx

4- na {x

-h

1)^^+1^

an-i H- 2.3.4

a)^
-f-

(i

a)'-f-....-h(w

= n

a) 4-

+ IT in

poi,

sono nulle.

dx come indipendente dalla ic, ossia come avente uno


come avente derivata nulla rispetto alla x.

stesso valore in ogni punto x, e perci


193

CAPITOLO IX.
TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERITATE
E LORO PRIME APPLICAZIONI

62.

Propriet fondamentali delle derivate.

Sia f (x) una funzione continua


un punto interno a tale intervallo.

nell'intervallo {a,

b).

Sia

punto e,
per ogni numero h

a) Depin. Si dice che la funzione f (x) crescente nel

un numero positivo k

se esiste

tale che,

positivo minore di k, valga la:

f(c
[Oss. Altri

h)

impongono soltanto che

h)^f(c)^f(c-i-hr.

f(c

Con notazioni analoghe


se:

f{c
[Altri

<f{c) <f{c-i-h).

la

f (x)

h>

si

dice decrescente nel punto

f(c)

>

f(c-hh),

h)

^ f{c) ^ f{c

impongono soltanto f{c

e,

-h h)^.

Oss. Se nel punto e la funzione riceve il suo massimo o


suo minimo valore, ivi la funzione non n crescente n
decrescente (quando per si addotti la nostra prima definizione).
il

Lemma. Se V (e) esiste ed positivo, la f (x) crescente


punto e. Se V (e) < 0, la funzione decrescente nel punto e.
Quindi, se nel punto e la f (x) raggiunge il suo massimo, o il
suo minimo valore, e se V (e) esiste ed finita, allora V (e)
0.
nel

Dimostriamo,

T..uw,r^
/' (e)
Poich

r
lim
7i

dalla

(e)

numero k

>

p. es.,

la

prima parte.

f{c^h)
'

=+o

/i

f{c

-l-o

<h

f{c

f{c)
^

= ..=lim


h
h)

f{c)
,

segue ( 32, oss. 6, pag. 109) che esiste un


per
<k, i rapporti

tale che,

f{c-\-h)

lii

f{c)

G. Fumxi, Analisi matematica.


h)

f{c)

194
sono positivi

CAPITOLO IX

P) Il

tutti

gli

Cio f{c -\-h)

(*).

negativo: cio f

{e

/^)

<

62

f{c) positivo

f(c)

<

f{c +

/"(e


h)

h),

d.

e.

f{()

d.

teorema fondamentale del calcolo, di cui, si pu dire,


altri sono conseguenza, un teorema intuitivo. Sia
y ^=- f{x) una curva (7
dotata di tangente in
ogni punto interno alFintervallo (a,

La

6).

sola

ispezione della figura

22

dimostra l'esistenza su C
di un punto (nella figura
quello di

terno

ascissa e) in-

all'intervallo,

in

cui la tangente alla curva

parallela

della
Fig. 22.

a,

h.

Posto

=^ a

stesso segno, e

si

=a

-\-

f
k,

avranno

x,

(e).

numeri

k,

hanno

lo

valore assoluto di ^ minore di quello di h.

il

Posto dunque -formola

-\- h,

f{a)

punti

curva di ascissa
Queste due rette

formeranno perci angoli uguali con l'asse delle


quindi ugual coefficiente angolare; sar cio:
f{h)

corda

alla

congiungente

0.
^

ossia

scrive:

=h

Q,

O<0<1:

la

nostra

f{a-hh)

fio)

=zf'(a-hQh),

(0<e<l).

un rapporto incrementale per la funzione f (x)


un punto intermedio. Al limite (per h
diventa poi proprio la derivata nel punto x =^ a.
Cio

uguale

= 0) esso

alla derivata in

Questo importantissimo teorema si deve considerare intuitivo


e in parte a noi gi noto anche per le seguenti ragioni.
Noi sappiamo infatti che, se f(x) lo spazio percorso da

un mobile

fia-hh)
all'istante j\

allora

>

f{a) rappresenta

la

< <

tali
/^
^
arbitrario, esiste un h tale che per
(*) Prefissato un f
rapporti sono compresi (pag. 107) tra / (c)
ef' (e) -f cio [se stato scelto
^
r (e)] tra due quantit positive, e quindi sono essi stessi positivi.
'

<

TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE, ECC.


velocit

media neirintervallo

(a,

a -h

h),

mentre

f' (a -f-

195
l)

rap-

presenta la velocit all'istante intermedio a -{- ^h. La formola


precedente dice dunque soltanto che la velocit media in un

un qualche
ben chiaro: Se, p. es., un treno
percorre 300 km. in cinque ore, cio con una velocit media
di 60 km. all'ora, potr darsi benissimo che in qualche istante
sia fermo, in qualche altro abbia velocit di 80, di
il treno
100 km. all'ora; ma esiste certamente almeno un istante del
viaggio, in cui la velocit del treno proprio uguale alla velocit media di 60 km. all'ora (almeno se ammettiamo che la
velocit varii in modo continuo, cio sia una funzione continua
del tempo x. La dimostrazione, che daremo, prova per che il
nostro teorema vale anche in casi pi generali).
Anzi, se ricordiamo quanto abbiamo detto al 47, troviamo
che la penultima formola di esso (pag. 158) coincide proprio con
quella che abbiamo ora scritta; appena si pongano a e A: al posto
di a; e di X, e si ricordi che
uguale alla derivata della f{x).
Si pu dire dunque che noi abbiamo enunciato il teorema di
cui qui ci occupiamo, ancora prima di definire la derivata di
una funzione (almeno nel caso particolare che questa derivata sia continua).
certo intervallo di tempo uguale alla velocit in

intermedio.

istante

ci

Y) Si voglia ora dimostrare il nostro teorema in modo generale


rigoroso.
cominciamo a supporre f(a)
f{h). In questo

caso la nostra proposizione assume la seguente forma precisa


(teorema di Eolle).

Se f(x)
(a, b)

tale

una funzione continua

che f (a)

f (b),

e se

definita neirintervallo
possiede derivata (finita) in

punti interni a questo intervallo, esiste in esso almeno


0.
e, per cui f (e)
Nell'enunciato di questo teorema non si ammette n che /*' (x)

tutti i

un punto

sia continua,

'

n che

f (x) esista

agli estremi dell'intervallo {a, b).

ammettere che nei punti interni a questo


intervallo la f (x) fosse infinita, purch di segno determinato.
Per il teorema di Weierstrass la f{x) assume almeno in un
punto A di questo intervallo il valore massimo M, e almeno in
un punto B il valore minimo m. Se questi due punti sono enSi

potrebbe anche

trambi

estremi a, h, allora, siccome f(a)^=f{b), sar


Essendo uguali i valori massimo e minimo della f{x),
f{x) avr in tutto l'intervallo valore costante, e quindi in
agli

M=^m.
la

qualsiasi punto

Rimane ora a

interno all'intervallo stesso sar

f (e)

0.

studiare Taltro caso che la funzione acquisti

196
suo

il

(a.

CAPITOLO IX
valore

b)\

fio)

ma

in

massimo
tal

il

un punto

interno

ad

lemma precedente dimostra che

ivi

in

0.

Poich

interno ad
c

dove
Se

minimo

caso

62

= a-l-e(&

compreso tra
pone h =^ a -^

si

potremo scrivere

(a, b),

ed

(i

sar

h,

(0

a)

<e<i)

numeri
a 4-

ed
6

/^

esclusi).

O-

Generalizzazioni.
Siano f{x), 9

due funzioni derivabili nell'intervallo

(.x)

9(a)=i=9(6);

sia

in altre

parole la

cp

(x)

assuma

(a, h).

valori dif-

ferenti agli estremi dell'intervallo {a, 6).

Costruiamo

dove

F{a)

una

= F{b),

da cui

SI

la funzione

trae k

costante,

che

sceglieremo

noi

=^

t-
cp

(a)

9'-

guisa

che

tormola che e lecito scrivere,

()

perch per ipotesi il denominatore 9 (a)


Quindi la funzione

in

ossia che

() =# 0.

una funzione derivabile (perch f{x) e ^ ix) sono derivabili)


assume valori uguali per
a e per x ^=^b.
Perci, per il teorema di RoUe, esiste almeno un punto dela:;

l'intervallo (a, b) in cui la derivata

F'

{x)

zero;

questo punto

teorema pu non essere vero se non sono soddisfatte le ipotesi enunha in qualche punto interno ad (a, b) derivata infinita non
determinata di segno
indeterminata.
Il lettore se ne convincer facilmente pensando a una linea y
f{x) composta
di due segmenti di rette concorrenti in un punto di ascissa e, nel quale la f{x)
raggiunga, p. es., il suo massimo valore; oppure pensando a una linea y
f{x)
composta di due archi di cerchi concorrenti in un punto di ascissa e, nel quale
posseggano una stessa tangente perpendicolare all'asse delle x, nel caso che in
tale punto la y raggiunga, p. es., il suo massimo valore. Nel primo caso la y' non
per .X
e determinata, nel secondo la y' non finita. In tali casi, secondo le
nostre convenzioni, noi diciamo che y' non esiste.
Un'osservazione analoga si presenter nel paragrafo 70, ove studieremo i punti
(*) Il

ciate, cio se la f{x)

di

massimo

di

minimo

di

una funzione f{x).

TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE, ECC.


sar un punto
e

= a -h

(6

197

a),

(1)

<e< 1.

dove

punto

Il

J"(c)
per cui

si

soddisfer quindi alla:

r(c)-^{|E{i^'W = 0,

ossia

avr

Questa forinola fondamentale costituisce il teorema


Se 9 (x)
ir, cp' (e)
1, la (2) diventa

di

Cauchy.

a
e

h=^ a

se

-\r h,

diventa

essendo per (1)

ossia,

= a-t-dh:

f'ia+^K)^

^^''-^^]-^^''^
(3)
l/

di
si

Questa formola costituisce appunto il teorema della media


Lagrange, da cui siamo partiti, e che nel caso f{a-i-h)
f{a)
riduce al teorema di Rolle.

63.

Prime applicazioni

del

teorema della media.

a) Si pu dimostrare semplicemente il teorema di Heine (pag. 135) per una funzione f{x) definita in un intervallo {a,h) nel caso che la sua derivata f{x) sia limitata, che cio esista una costante
un numero
tale che \f'{x)\<C,H. Se f

arbitrario, sia a

un

>

qualsiasi intervallo parziale di ampiezza

non superiore ad

Siano V,, 72 <lii6 punti di ot, ove la f{x) assume il massimo e


che f{x) assume in oc. L'oscillazione /"(y,)
/'(72) di f{x) in

dove

un punto intermedio tra

tale oscillazione

?)

La

non supera

formola

'

if

(a)

y,.

Poich

-/,

vale

v, ^ -rr
I

(7,

valori,

Vj^

(y)
e.

(6)

'minimo dei

oc

f (v),

< H,

d.

d.

^= 0)
f (e) = ^j^}~^!?!
T' (e) diventa (se ?' (e)
(a)
(&)

fib)f{a) ^f'{c)
9

v,

e.

il

^^r

9' (e)

198

CAPITOLO IX
Se

si

63

suppone senz'altro ?' (x) =4=


nei punti interni all'intervallo (a, b), allora
nel punto (incognito) e sar f (e) =i= 0, ma sar anche soddisfatta

non soltanto

'

l'altra ipotesi iniziale (a) =<= ^ (b). Infatti, se fosse e. (a) == (h), esisterebbe, per il
teorema di RoUe, almeno un punto x^ interno all'intervallo, ove si avrebbe ^' (a,)
0.

Se f(a)

[a^i

cp

appartenente all'intervallo
Cio
8e

per X

(a) ^=^ 0, allora, posto

a;,

se ne deduce:

a?i,

(a, a:)].

le

funzioni contimie e derivabili f (x),


a, e nei punti interni alV intervallo

(x)

cp

(a, x)

sono nulle
la

cp'

(x)

f (x)

differente

da

zero,

allora

il

rapporto

uguale al rapporto

prime in un punto Xi interno all'intervallo (a, x).


in un intorno a di a, la Xi percorrer un
insieme y di valori dello stesso intorno (cfr. Nota a pag. 200).

delle derivate

Al variare della x
certo

Se esiste

lim

il

a;

= aCp

per la (1) esister anche


delle f (x),

(x)

esister anche

^er x

il

lim ^r\\ cio

=a

esister,

del rapporto delle loro derivate

Se anche
e

se cp"

=!

il

(a;)'

il

/miYe

t/e^

rapporto

sar uguale al limite

prime

lim
\ e quindi
x,-^a^ fe)'

i' (x),

p'

(x).

derivate prime di /", 9 sono nulle nel punto a,


quando x =^ a, potremo, applicando di nuovo lo
le

stesso teorema,

scrivere l'uguaglianza

dove X2 un punto intermedio tra a t xi e quindi anche


intermedio tra a ^ xCos continuando troviamo infine che, se esistono le derivate
delle

fino

f, cp

a quelle di ordine n

-f- 1

se

le

f,

prime

le

loro n derivate sono nulle per x


a (mentre le 9,9",
^(n)^ ^(+1;
^^^^ differenti da zero per x =' a), allora

fix)

_ r'-^'Hi)

un punto intermedio tra a eeZ x.


dove
Se ne deduce una celebre formola dovuta pure a Lagrange conE,

servando
col che

le ipotesi fatte

le

per f{x) e ponendo

ipotesi fatte per

cp

(x)

risultano

cp

(x)

= (x

soddisfatte.

a)""^^

Poich


199
^^'''^^^

=^ \n

(x)

deduce

-\- si

seguente teorema d'importanza

il

fondamentale
Se f (x) possiede le prime n -f- 1 derivate, e se f (x) insieme
alle prime n derivate nulla nel punto a, allora
:

dove

un punto intermedio

E,

Osservazione. Se ne deduce in
^

tra
caso

tal

Poich lim
f'

f (x)

%=ia

tJ^
a)" -

^(4-l)(n:=

\n-hl

(x

f^"+^Ux)

sar, se

ed x.

continua nel punto

e se

a,

f(a)

(a)==...1f(^Ka)=rG:

Questa formola vale anche nella ipotesi che esista la (n 4- i)^sima derivata di
nel punto a e sia determinata e finita (senza che sia necessario ammetterne

come sopra,

la continuit). Infatti si trova,

(x

/ _^,
ay-^^

a)

intermedio tra a ed x).


^

(x,

-,

w_-f-J. (ic,

'

/("'

Poich

0,

(a)

a = h,

sar, posto x^

f{x)

ay-^^'~~\n-\-l
limite per h =
passando

f(^Ha-^h)

Da

cui,

al

0, si

n
1

In particolare, poich

ha, per

ha

segno di

il

a, se

se f{a)

=f

cio coincidono

{a)

= =f
...

h,

"^

limite di

applicabili

in

f{x)

\X
a,

il

segno

(^0 =

r^^^

a)

del suo limite

a, la

f{x)

r^^qn

determinata

e finita

0.

vede che, per h abbastanza piccolo,

si

segni di

f(a-^h)

segni di

Noi abbiamo dato


il

teorema enunciato.

r positivo, e poich

se questa derivata

f'''^^^ (a),

nelle nostre ipotesi coincidono

calcolare

il

ne deduce che, per x prossimo ad

Posto x^=^ a -h

sono

trae subito

x abbastanza prossimo ad

per x

p-Ha)

(^3C

T^r+l

di

h'"'^^

^i f'^'^^UO,

f'^^^

(a).

questo paragrafo un procedimento per

un quoziente

teoremi

del

in

qualche caso, in cui non

35, pag. 115-116. Ad

casi analoghi sono applicabili le

seguenti osservazioni.

altri


200

CAPITOLO IX

8 63

OSSERVAZIONI.

Si dimostrato

che

se lim

f(x)

.'=(7

il

lim ^
^ = ^ [X)

= lim

se lim f(x)

pleta

(piuttosto

esista,

-jr-

= .r^a
lim

=a

f (x)

co

sia

Lasciando

finito

(*).

Un

noi

teorema analogo vale


dimostrazione com-

esporremo

la

lim -rr-;!
x='tit {'')

che

nell'ipotesi

ipotesi

? {X)

lim

:r=. f (or)

= 0,

T
? (ir)

lim Y
X

'-^^
.v^ ^(X)

sar lim

r=a.

]'"^(

lim

\W))

il

da zero. Poich nelle nostre

diverso

y (oc)
0, e se esiste

ai trattati di calcolo la

teorema,

tale

di

=r

(x)

-^

ed uguale al precedente

delicata)

lim
.'

f (x)

anche

esiste

lim
.lc= ^

iM

JVtt

=
(x)
-

y-i

'-'

membro per

lim

rrr4

l'ni

m
'-^

,
lim

= ce

/ (x),

'i

{x)

f{x)<f(x)

cui

di

0, oppui:^

ad

mi

,
lim

forma

'

O.co,

uno tende a

forma

nella

.V

questi teoremi

nella

anche per

-^{ = ,lim ^

presenta

si

appunto lim

ottiene

entrambi a

30 Talvolta con

che

'^~\m))

si

lim -77-^

cio se

Posto

'

il

zero, l'altro
^

limite

co

del

il

ha

r.,
rri = ,1 77-I

un prodotto

limite di
di

Baster scrivere

si

rti)
lim

prodotto

poi applicare

x ^=

infatti

termini della frazione

^(7)(-^)
~~
'

ultimo

f (x)

f
'-^
~

riesce a calcolare

ossia

^y

;-

ce,

00.

primo

Moltiplicando

'

(x)

si

fij)

,
hm

r4

2 Questi teoremi valgono

tendono per x

lim

due fattori
prodotto

il

quozienti

questi

il

\fix))

\'r{x))

metodo precedente.
4 Si deve talvolta trovare il limite di una potenza, che si presenta nella
forma 1^ oppure 0, oppure H-oo, ecc., vale a dire di una potenza, la cui base tende
ad 1, e l'esponente ad oc, oppure di cui base ed esponente tendono entrambi a zero, ecc.
In tal caso si cerca dapprima col metodo dell'esercizio 3 il limite L del loga,

una

tale potenza. Il limite della potenza sar e^-.


deve talvolta cercare il limite di una differenza f(x)
co, perch entrambi i termini tendono ad
presenta nella forma co

ritmo

di

5"

si

Si

scrive f{x)

cercando poi

^ (x) nella

forma

di applicare

(*) Il teor. reciproco


/ (x)

che ^-7-T

<r'(x)

(x
= fo{Xi)
ove
)

x.

che, al variare di x, la

'

ic,

di

non

il

'^1

x.

Non

detto

assuma Mti

di

che non ne

si

? (x)

che si
caso

tal

un certo punto
intermedio tra a ed
^

tutti

valori che

j-~ =

In

generalmente vero. Infatti noi abbiamo dimostrato

qualcuno: cosicch studiando

quindi nulla
minuti.

* (ic),

co.

metodi precedenti.

salti

un prodotto f(x)

valori di

valori di

^
?{sc)
,

si

un intorno

studierebbero alcuni,

per

ma non

rapporto delle loro derivate assume in un intorno del punto a.


senza studi pi
il limite di tale rapporto

pu concludere per

TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE, ECC.

201

Interpolazione.

'/)

Capita molte volte di dover trovare un numero - (x) approssimato del valore
che f{x) assume nei punti x di un intervallo (a,)), quando si conoscano i valori
f'(a) ed f{h) che la f(x) assume nei punti a, h. Ci capita in pratica specialmente
per il calcolo delle tunzioni logaritmiche e trigonometriche: cos, p. es., se f{x)
log X, se dalle tavole logaritmiche sono dati i valori di log 1000 e di log 1001,
e s deve scrivere un valore approssimato del logaritmo di 1000,5.
La formola, p. es., che si usa, come ben noto, la seguente

(dove, nel caso che

(^)

= f (a) -ff-^ [/(?>)-/()]

ricorra a tavole numeriche, la

si

/"(?>)

f{a)

dicesi la differenza

tavolare).

Quale errore
di

si

commette usando

tale formola, cio scrivendo ^ {x)

al

posto

f{x)?
Si noti

che in virt del teorema della media,


(X)

= f (a) + ^^ [/(&)-

=f

(^) -+-

= f (0?

= f (a) -^ix-a) f (e) --

- f (^)] = f ^^)

if ()

dove e un punto intermedio tra a

/ (a)]

-^-

- ^) /"

(^

io)

Cos pure in virt del teorema della media

e h.

= f{a) -\-{x a)
f{x)=f{l) + {X-l)f'{r)

cosicch f{x)

f" (?)

similmente

dove l un punto intermedio tra a ed ic e quindi anche tra a e ?), ed


un altro
punto dell'intervallo (a, b).
Quindi l'errore
commesso scrivendo {x) al posto di f (x)
? (ic)
f {x)
(vj) . E, se
vale \x
a\\ f (c)
\x
'b\\ f (c)
f(x) possiede derivata
f{^)\
f'
v?)
/" Ci,)
seconda, tale errore vale \{x
a) (e
h) (e
\(x
?) f" (?,)
dove, secondo il teorema della media, ?, intermedio tra ce?, mentre
intermedio tra e ed n. Cosicch ?, ed >?, sono punti di (, h). Se dunque /'" (x) in (a, h)
v;

'

/;,

la costante Jf, allora, poich |c

tale errore

non superer \(x

neanche

a)

r\

pi piccolo di questi due, che certo

il

?!<|?> aje|(c ';)i<I?) a|,


(h a) M\,
e quindi
\(x h) (h a) M

non supera

non superiore a

^ (h af M.

appHchi questo risultato alle usuali tavole logaritmiche.


Oss. Si noti che, sostituendo la y (ic) alla f{x), si sostituito alla f{x) un
polinomio di primo grado che in due punti (nei punti x
h) assume lo
a, x
stesso valore di fioc). Si potrebbe generalizzare il metodo, sostituendo, p. es., ad / {x)
un polinomio di grado n
1, che in n punti assumesse lo stesso valore che la f{x).
Per la determinazione di tale polinomio cfr. i 14 pag. 49, 27 pag. 90.
Il lettore

l)

Criterio di convergenza di Cauchy.

Sia / (a?) una funzione definita nell'intervallo (1, -+- od), che ha la derivata f {x)
sempre positiva al crescere di ic la /' {x) diminuisca. Se a, h sono due valori di x,
;

se

<

1),

allora

_
,

uguale

al valore di /" {x) in

un punto

dell'intervallo.

dunque positiva minore di/' (a), maggiore di f (b). In particolare f{h)


f(a) positivo, f(b)yf'(a). Cosicch f{x) cresce quando cresce
il
valore dato ad x, e tende quindi a un limite per p
+oo. Di pi, ponendo
a
m, b
)n -j- 1, oppure a
m 1, l> w, si trova:
(a,?)); tale frazione


f(m + 1)
f(m) < /" (m) < /(m) - f{m -

Scrivendo queste disuguaglianze per

f{n

-f- 1)

~f(2)

<

/' (2)

4-

m ~ 2,3,4,

/' (3)

'

n, e

(w)<

1).

sommando

f(n)

-f

(1).

si

trova

CAPITOLO IX

202

8 63

Quindi la serie

r(i)-i-r(2)-+-r(3)-h
converge o diverge secondo che lim f(x)

dei suoi primi

+ 1) + [f (1) - f
= oo a un limite finito
fin), nn +
Ponendo {x) = log x, oppure f(x)

(2)1

tende per

perch

fin)

soltanto

[/' (1)

- /XD],

quando altrettanto avviene per

l).

si

somma

la

termini compresa tra

f(n

finito o infinito,

dimostra subito,

p. es.,

che

2 log 2

le

---

log log x, oppure

{x)

= log log log x

serie

3 log 3

+- "i
'

;:

4 log 4

H-

ecc.

sono divergenti. Nella seconda si cominciato dal termine corrispondente ad x


log log x non ha derivata finita.
perch per x
l la /' {x)

Funzioni a derivata nulla.


Ricordiamo il teorema
Una funzione costante ha derivata identicamente nulla.
Dimostriamo il teorema reciproco, d'importanza fondamens)

tale

Una

funzione

f (x), la cui

derivata

identicamente nulla,

costante.

Infatti siano

ove la fix)
Lagrange, il rapporto
vallo,

=^ a -^ h due punti qualsiasi dell'interPer il teorema della media di

definita.

nb)-f{a)
b

uguale alla derivata f (x) in un punto intermedio, ed quindi


nullo, perch f (x) nulla dappertutto. Il suo numeratore
quindi nullo; cio f (a) =^ f (b). La funzione f(x), riprendendo
qualsiasi a, b, quindi una
lo stesso valore in due punti

costante.

d.

e.

d.

Questo teorema geometricamente intuitivo. Dire ch^ f (x)


f(x)
sempre nullo asserire chele tangenti alla curva ?/
sono tutte parallele all'asse delle x. Dire che fix) costante
equivale ad asserire che la curva y =^ f{x) una retta o un
segmento, i cui punti distano ugualmente dall'asse delle x, ossia
che tale curva un segmento parallelo all'asse delle x. Il teorema geometricamente significa dunque
Se le tangenti della curva y r=: f (x) sono tutte parallele
all'asse delle x, tale curva una retta o un segmento paral-

lelo

alVasse delle

x.

Meccanicamente questo teorema pure evidente,


che ui punto il quale si muove su una retta (ed ha

ci

dice

all'istante


TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE, ECC.

203

della rete stessa)


X una distanza y
f{x) da un punto fisso
nulla,
sta
ed ha la velocit f (x) sempre
fermo (perch resta
ad una distanza y costante dal punto M). Ci non una os'

servazione banale

essa piuttosto un*osservazione che conferma

l'accordo tra l'idea intuitiva di velocit e la definizione mate-

matica da noi datane.


Se due funzioni f{x),<:pix) hanno in ogni punto di un certo
intervallo ugual derivata finita, esse differiscono in esso di una

La

costante.

loro differenza

delle derivate che nulla,

64.

f(x)^=0. Nei

un

f{x)

-j,

a)

=9

un'equazione.

algebrica, o non

algebrica

una costante positiva h

ordine h rispetto ad x

{x),

che indicheremo con 9

limite,

di

esiste

infinitesimo di

posto 7
[x

che,

comuni

casi pi

che f(x) sia

ossia

Radici multiple

una radice dell'equazione

Sia a
tale

ha infatti per derivata la differenza


ed quindi 'costante (Cfr. 74, y).

la

abbia

{x)

(a), finito

per

a,

da zero.

diverso

.r

=a

In tal caso diremo che x^= a k una radice di ordine h per


l'equazione f{x)
0.
==
1. la radice si dir semplice: se /t > 1 un intero
Se /^
positivo, la radice a si dir multipla.
>S^e
1, se f(x) e <p (x) sono derivabili anche nel punto
X :=: a (*), dalla f{x) =^ (x
af cp (x) si deduce deprivando che

h>

=
dove
af
W
f
ha per x = a un
per
Nelle nostre
=
per
equazione
=
V equazione
la

i'

9 (x*)

>

radice della f (x)

per

la

(x)

0.

(x)

Viceversa, se a
di ordine

=h9

a) 9' (x)
-h (x
limite finito e diverso da zero. Quindi
la f (x), una radice di ordine h > 1
ipotesi
ordine h
f (x)
radice di
1 per
'

{x

(x)

f' (x),

0, ed

anche radice

sar:

^ f{x)-f{a) ^
h
{x af
{x af
fjx)

f'{x,)
{xr

af-^

(dove Xi un punto intermedio tra a ed x).


a del terzo membro
Per ipotesi esiste il limite per 0:1
(finito e diverso da zero). Altrettanto avverr del primo; cio

f{x)

(*)

La

avr a come radice di ordine


o [x) vale

per definizione

punto x^=a. L'ipotesi del testo

una

serie di potenze.

r-^-^^

-?

per

a?

soddisfatta se p.

h.

4=

a,

es.

e vale lim j-^

f {x)

razionale,

r^^

nel

oppure

204

CAPITOLO IX

64

In particolare:

Condizione necessaria e sufficiente aff))cM a sia radice


f (x)
di ordine maggiore di 1 che a sia radice
della f (x)
0, e sia radice (di ordine positivo) della f' (x)
0.
Questo teorema ha particolare importanza nel caso dei poliaj, uno
nomi
{x). Se P(x) =:: 0 (a;
ai) {x
(x
2)

=
=

della

dei

numeri

ai, a^^ ...., a,,, p. es. i,

sar radice della P(:z?)

di

ordine h, soltanto se /i un intero. positivo, e se tra i numeii


a ve ne sono li uguali ad aj. Il fattore corrispondente
ai, a2,
,

cLi compare h
X
1 volte in P' {x), h
2 volte in P" (x),
una volta in P^^~^Hx), nessuna volta in P^^^(x). facile dedurne:

Condizione necessaria e sufficiente affinch ai sia radice di


p{x)=^0 che /i sia un
che
sia
radice
delle
intero, e
ai
P(x):=^o, p'(x)=^o,
p<''-i)(^)zzzo e non sia radice della P^^'^ix)
o.
Questo ultimo teorema vale anche se ai un numero comordine h per un'equazione algebrica

plesso ed anche se

coefficienti

di

P{x) sono

complessi.

Se ne deduce anche:
Il
i

di

massimo comun divisore di P (x)

fattori multipli del polinomio

un

1 volte

(x)

per

P'(x) contiene tutti e soli

(x)

precisamente contiene

fattore multiplo di ordine h. Se

massimo comun

tale

ha per radici semplici

tutte e sole

Si pu, del resto, dedurre

(x) il quoziente

divisore, V equazione
le

radici di

(x)

(x)

0.

da quanto precede un metodo pi completo per

approfondire l'esame di una equazione algebrica dotata di radici multiple.


per semplicit, lo esporremo in un caso particolare.
Consideriamo un'equazione dotata di radici multiple, p. es., la

noi,

Il

massimo comune

divisore {z) tra la f{z) e la sua

. {z)

Del pari

il

=={z-c)

massimo comune

il

massimo comune

il

M.

C. D. tra 2 (^) ^

Ci posto,
^

si

formino

o'

(z) :

= (^0-e){z-f)\

divisore tra ,(^) e f\{z) :

?2{^)
infine

prima derivata

'i

(^)

= {^-f);
:

quozienti:

(^)^/M=:,(^_flf) (^_5) (^_c) (^_d) (^_e)(^-/);

^^{^-^'7^.-^ir.-c){z-d){z-e) {z-n-

^^'^^^->3(.)

/' {z) :

- d) (z - ef {z - f)\

divisore tra ^(z) e

.^i^)

Cos

(z

TEOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE, ECC.


Indi

si for

205

206

64-65 TEOREMI FONDAMENTALI, ECC.

CAPITOLO IX

Esercizi.

Riconoscere coi metodi precedenti se e quando


seguenti equazioni ha una radice doppia, o tripla, o ecc.
1

x^-hp

X -h a^

x^ -h a^

x'^ -i- tti

+ qx-hr =

x^

che una

avviene

delle

p
p=
\ogx p =
cosic
e^

dove

le ai, p, q, r sono costanti.


2 Risolvere le seguenti equazioni, tutte dotate di radici multiple.

x'

-j-

'x'

+ 5 x'^-i-lx^-^- 1 x^-h 0X^-^3 x-\-i

(radici :
doppie
e

a-*

ic'

Teor. Se

doppie).

Derivazione per serie.

serie

la

-\-

Ui (x)

(1)

tripla)

ic

(radici 2 e

65.

2 3 icM- 4 + 4 =

U2 (x) -h

convergente nell'intervallo a

^ x ^ b,

la derivata di

se esiste

ogni suo termine, se la serie delle derivate


ii\ {x) -4-

(2)

U2

(x) -h

u\

(x) -h

totalmente convergente in (a, b), allora (2) rappresenta proprio la derivata di (1). Cio la derivata di (1) si pu ottenere
derivando termine a termine.

Sia

Ln

Per ipotesi
Un {x)
convergente. Consideriamo i

limite superiore dei valori di

il

la

Li -h L2

serie

-f-

L3

-4-

valori assoluti dei rapporti incrementali

^-

(3)

quando x

^.

-\-

h variano

nell'intervallo {a,

della media, la quantit (3) vale

non pu superare Ln.

(3)
.

Uiix -h h)

,.

(4)

Ui

Uz {x

-\-

\un{x -h Bh) \^

__H

U2 (x

-\-

h)

U2 {x)

totalmente convergente.

teorema
Ln- Quindi
il

suo

Il

u^ {x)

Per

quindi la serie

(x)

h)

b).

limite

per

/i

dunque

uguale alla serie ottenuta passando al limite termine a termine.


Perci il limite di (4) per /i
vale

111 (x)

(2)

-h U2 (x)

/^^^ somma

^
Ora,
se u {x) e la
T^
Dunque

la

/c.^

sene (2)

>

-1

il

-f-

^w-.^

(x) -h
1

/..^

di (1), la (4)

1-

lim

U^

=o

uix-^-h)
~
ri

...
U{x -^h)

u(x)

vale

Uix)

cio vale

,.

(x).

207

CAPITOLO

X.

SERIE DI POTENZE

66.

Diciamo
(1)

dove

le

Ci

serie

an sono costanti,
che

del tipo

-H

-+-

x^ -h (h x^

Non escludiamo

convergenza.

di

una

serie di potente

-h fiiX -^

(Co

Cerchio

ctn x""

H-

si

considera variabile.

le

a,

x possano anche essere numeri

complessi. Tali serie sono la

naturale generalizzazione dei

pili

polinomi.

a #= 0, e se P un numero
Teor. Se (1) converge per x
positivo minore di |a|, allora la serie (1) converge totalmente

campo

nel

definito dalla

Se (1) non converge per x


A, essa non pu convergere per
nessun valore di x, di modulo superiore ad A.

Dm.

Se (1) converge per


lim

a::

ttn a*'
I

=
=

a, allora

(42,

pag. 142)

0.

potr trovare un numero positivo k maggiore di tutte


a"
(*). Ora per
a;
n
P si ha

Si
le

a,, a;"
I

p <

Poich

1,

" ^n

<'n

<U

a'
OC

termini di (1) hanno nel

campo

a;

1^ ^

dei valori,

mente

k,

non pu superare rispettiva-

cui limite superiore

il

le

quali costanti

non sono che

(*) Infatti, preso un numero f


ad arbitrio, si trover un m tale che per

m sia ttn ac'


.
Sar soddisfatta la condizione del testo, se si assume
come numero li un numero maggiore della pi grande tra le seguenti quantit

>

>

<

ao

a,
1

a
I

>

o.ra

a'"
\

e.

208

CAPITOLO X

66

termini di una progressione geometrica convergente. Quindi


dimostrata la prima parte del teorema.
E la seconda parte se ne deduce immediatamente. Se infatti
(1) convergesse per un valore in modulo pi grande
di A, allora (1) sarebbe assolutamente convergente per x^=^A

abbiamo

quanto

(secondo

ora

Ci

dimostrato).

che

contro

l'ipotesi.

Sia

il

limite superiore dei moduli di quei valori di

cui la serie (1)


solo per

converge. Sar R =

valore x

il

Sar

0.

x per

soltanto se (1) converge

JS=qo

esistono valori della

se

modulo grande a piacere, per cui la (1) converge.


Supponiamo jK =f- 0, qo
Sia k un qualsiasi numero positivo minore di R. Esister
un valore Xq di x tale che k < \xo\ che \xo\ < R, e che per
sia convergente. Per il nostro teorema la serie
;r
a;o la (1)
di

k.
sar totalmente convergente nel campo definito dalla \x\
In modo analogo si prova che per un valore Xi della x
.

tale

che \xi\>

non converge.
luogo dei punti x per

la serie

Osserviamo che

il

(1)

cui

\x\i^k

un

cerchio che ha per centro Torigine e per raggio k.

Riassumendo, concludiamo

Per ogni serie (1) esiste un numero positivo E. tale che,


se X varia dentro un qualsiasi cerchio, che ha per centro l'origine e per raggio un numero k minore di R, ivi la, serie
totalmente convergente
il

Invece la (1) non pu convergere per i valori di x tali che


punto immagine sia esterno al cerchio che ha per centro

V origine

si

raggio R.

Questo cerchio (che ha per centro l'origine e per raggio R)


il cerchio di convergenza di (1).
Nei punti interni la (1) converge, nei punti esterni non

dir

converge.

Naturalmente, se i^
0, non si pu parlare di cerchi interni al cerchio di convergenza (clie ridotto al solo centro).
non si pu parlare di punti esterni al cerchio
E, se i?
00
di convergenza. Salvo questa limitazione, il precedente teorema

vero in ogni caso.

Nilla si

pu

dire in generale per

il

comportamento di

(1)

sdla periferia del cerchio di convergenza.

Poich

2 ^n

x""

converge

quindi ha uno e un solo valore

per ogni numero x reale o complesso, interno

al cerchio di

con-

SERIE DI POTENZE
vergenza, noi potremo dire e diremo che,

209
dentro tale

tale serie funzione della variabile x reale o

Poich

le

cerchio,

complessa

nostre serie sono la pi naturale

(*).

estensione

dei

polinomi, la precedente definizione la pi naturale generaliz-

zazione delle definizioni date al 50, pag.

67.

Derivate

di

una serie

168.

di

potenze.

Consideriamo la serie
(2)

ai-+-2

a2X-h

a,^

x'

-f- ..... -\-

n anx''~^

-\.,

deduce derivando (1) termine a termine. Io dico che anche


interna al cerchio
di convergenza della (1). Infatti sia y il massimo valore della
in tale regione. Sia a un numero per cui a > y ed a < i?.
a;

che

si

la (2) converge totalmente in ogni regione tutta

La (1) converger per rr == a. Esister quindi, come dicemmo,


una costante k tale che k ^ a a" per tutti i valori di yi.
Quindi, quando x si muove in guisa tale che
x ;^ y
|

nanX

210

CAPITOLO X

Dunque, poich, per quanto

si

67-68
dimostrato,

termini di (2)

superano nelle nostre ipotesi {\x\^y) i corrispondenti


di (3), la (2) converger totalmente.
In virti del teorema dato al 65 di derivazione per serie
se ne deduce quindi (almeno se le cii e la a: sono reali) che
La derivata di una serie (1) di potenze nei punti interni
al cerchio di convergenza uguale alla, serie ottenuta derivando (1) termine a termine,
E questo teorema vale anche se i coefficienti della serie sono
complessi e se consideriamo valori complessi della x (corrispondenti a punti interni al cerchio di convergenza) (cfr. 50, P,

non

pag.

168).

Infatti un rapporto incrementale


X ed a sono numeri complessi

di

un termine

a.,

x" della (1) vale, anche se

an

-= ^"
^^'^Z"^"
X
{X -n

(^

fi)

+ '*)""'

+ hy-^x + ...+ (^ 4- h) a^"-2 + a;


se X
nessun caso pertanto {na^X''-'^
-+-

(^

j.

il
suo modulo non supera in
|,
dei due moduli \x\ ed \x-i-h\. Poich, anche per a ed x complessi,
la nanX'"-'^ la derivata di anX'' (50), si trova che il modulo del rapporto
incrementale, anche in questo caso generale, non pu superare il massimo modulo
della derivata prima. Possiamo dunque per le nostre serie di potente ripetere nel
caso pi generale le considerazioni svolte al 65 per le funzioni reali di varia-

Il

maggiore

bile

reale.

Applicando
continuando,
Tutte

teorema or ora citato alla serie


prova facilmente

si

di potenze esistono entro

da una

cerchio di convergenza

il

serie

Formole

Se dunque poniamo entro

(x)

ao

-I- fti a: -f- a-2

Mac-Laurin e

di

x'

di

Taylor.

cerchio di convergenza

il

-4-

sar

{x) ^=^ ai -^ 2 a^

(x)

f"

(:r)

f<^>{x)

-\-

= [2
= 3

^2

4- 3

2 a,

^3

-+-

-f-

;r

H-

2 a4

a;

-h

n
I

(n H- 1)

n {n

1)

2 a_^

(1)

si otten-

gono semplicemente derivando termine a termine,

68.

cos

derivate della funzione definita

le

(2),

il

.t

-h

211

SERIE DI POTENZE

Ponendo

fiO)

a;

ao;

f'(0)

0.

ne deduciamo
a,;

f\0)

/-<")

= l^a,

(0)

r{0)

\2_a2',
;

\d^a,',

ecc.

ossia
ao

/*(0);

Quindi

ai

_r(o).
_r(o).
= -pj ^2=-?^
;

_rno).

a,,

+ (^K- +
Cio

Se f(x)

una funzione

da una

definita

serie

di potenze

della X, tale serie di potenze la serie (4).

chiama teorema

di Mac-Laurin.
partenza del calcolo
infinitesimale per le funzioni di variabile complessa. (Cfr. il teorema citato in nota al 66, pag. 209).
Una prima conseguenza molto importante che, se una
funzione f{x) sviluppabile in serie di potenze, questa serie
certo il secondo membro di (4); cio due serie differenti di
potenze della x non possono avere la stessa somma fix).
Uno studio aifatto analogo si pu compiere per le funzioni fix)
oc (a
cost.),
definite da una serie di potenze della variabile x
cio da una serie

Questo celebre teorema


Esso costituisce, tra l'altro,

si

punto

il

di

fix) z=zao-h aiix

(5)

(x.)

-\- a.,

ix

a)- -+-

Si troverebbe anche qui un cerchio di convergenza, il quale


a, anzich il punto x
0.
per ha per centro il punto x
S troverebbe pure che la (5) derivabile termine a termine,
cosicch la (5) coincide con

(6)

fiOL)-^f^ix-OL) + f^(x~Oif-^.,.+^^
^

La

nome di serie di Taylor. Del resto la (6) si


a al posto della x.
ponendo x
Come caso estremamente particolare delle serie di potenze
noi abbiamo i polinomi P ix) di grado n. Ad essi dunque
(6)

ha

deduce dalla

applicabile
serie (6)

il

il

(4),

nostro

risultato:

essi

sono,

cio,

sviluppabili in

anzi in tal serie saranno naturalmente nulli

coeffi-

CAPITOLO X

212

68-69

cienti dei termini di

grado superiore ad

Ci che

71.

si

pu

ficare, osservando che un polinomio di grado n ha nulle

superiore ad

derivate di ordine

PAx)=P (a)

(7)

P = P)

n vale dunque (posto

di grado

Pei*

7i.

^^ -

{x

la

tutt'e le

P^ (x)

+ ^^ (x-ccf-i-

a)

(^

-f-

ogni polinomio

veri-

(xy\

n
che (7) una identit, svimembro con la formola

lettore verifichi direttamente

Il

luppando

singoli termini del secondo

del binomio.

69.

una funzione

Sviluppabilit di

Ci proponiamo

in

serie di potenze.

un problema intimamente connesso


cio il problema seguente

ora

al

precedente risultato,
Se i (x) una funzione reale prefissata della variabile reale
a, come si pu riconoscere
X, data in un intorno del punto a:
se essa sviluppabile in serie (di Taylor) di potenze della
a?
variabile x
Se tale sviluppo lecito, allora in un intrno di a dovrebbe,
:

come sappiamo, valere

/(x)

/()

la:

/' (a)

+ ^i^^" r () +

che equivale (per definizione di serie) alla

Hm

[fix)

/()

(x

La

(8)

quantit

tra

si

[ ]

^,,
^

)|]=0.

chiama

resto,

si

dunque

(x)

= f{x) - P (x)

(oc)

a)

+ ^-^ f"

(a)

dove P (x)

4- ^ZIil"

= f{<x) +

/(")

(a).

indica con i?

f () +

....

213

SERIE DI POTENZE

Condizione necessaria e sufficiente affinch f(x) sia sviluppabile in un certo intervallo in serie di potenze che la f (x)

possegga ivi tutte le derivate


00 sia nullo (*).
n

che

il

limite

Rn per

del resto

formole notevoli, che permettono di scrivere i?


forma pi semplice. La pi importante per il teorico la
formola di Cauchy. La pi semplice, che basta per noi, dovuta
a Lagrange. Di essa ora ci occuperemo, facendo la sola ipotesi
che f{x) in un intorno di a possegga le prime n -\- 1 derivate.

Esistono

sotto

Se noi confrontiamo la (7) valida per ogni polinomio P (j)


polinomio Pn (x) definito in (8), troviamo che per questo
polinomio valgono le
col

P(a)=.Y(a); P\ia)=f\^):P\{<x).--f"(a);
cosicch

. .

P<"> (a)

=:.

/-<")

(a)

P(a)

= 0;

R\A^)

d'altra parte la {n

= 0;

R\{a)

= 0;

P^ W

derivata di Pn(x) dappertutto nulla,

-+- ly'"'^"'

perch Pn (x) di grado n.

Applicando alla Rnix)


199, troviamo cos:

quindi

si

teorema

di

R^: + > (D

il

ha

Lagrange

del

63,

r+

(5),

pag.
(8

bi)

ix)

= ^^ n J
-h

---

"^
n -hi

un punto intermedio tra a ed x.


Notiamo le seguenti due forme, che si possono dare
^^^), ponendo, a
0, oppure x ^=^ ce -+ h:

dove
(8

f{x)

'

alle (8),

= f(0)-h^f\0)-h~f\0)-h.,,-h^f''\0)^'^
/-(a

-hh)^

+
Formole

r^
\n

f{a)

-4-

hf

f-' (a) 4-

tutte che valgono,

esistano e siano finite

le

-^

(a) -4-

^^
+ r^'^

..

(a -^ e h),

purch

prime n

f (a) +

telV intervallo considerato

-4- 1

derivate di f(x).

(*^ Il teorema di Cauchy, citato in nota al 66, ci dice che queste condizioni
sarebbero certamente soddisfatte in un certo cerchio, se f(x) /osse funzione della
variabile complessa x con derivata prima finita e continua
!

CAPITOLO X

214
Ponendo n ^=1,

si

2, 3,

69

trova

+ hfi<x + Qh) = f{oi) +

[f{oi-i-h)-rf{oi)

= /() + '() +

1^

hf'ia)

/'"(

+ r^

/"()

+ ~f{cc + ()h)

+ e/) =

La prima

frmola coincide col teorema della media di Lagrange. Si avverta che i numeri 0, che compaiono nel 2"*, nel 3**,
membro, sono generalmente distinti Tuno dall'altro
nel 4
ed 1).
(pure essendo tutti compresi tra
(a)
/"(a)
Se f{(x)
0, tale formola si riduce
f^^

al citato

teorema

Lagrange

di

del

63.

Esempi.
1
)

al

posto di
f(h)

donde

forma, sotto cui Cauchy scrisse


ed X al posto di a. Otterremo

Per ottenere
a;

la

il

poniamo

resto JR,

= f{^)

r (^)

^-^li^ r

(^)

'^^^' f""

+ ^-^

= fQ>) - [f{x) ^-^ r (x) -h


-+-

Consideriamo

R,

come funzione B>^{x)

-K

(b)

= 0,

R.

ff")

(X)

].

ha:

della x. Si

= Rn {X) R,, (b) = (x-h) R'u (y),

(x)

dove y (per il teorema della media) un punto interno all'intervallo


poich (come dimostra un facile calcolo)

(b, x).

Quindi,

ha:

{X)

= -(x-h) ^^^

Questa formola dovuta a Cauchy. Se poniamo


(0

n..

B.

si

in (8)

< < 1)
e

si

otterr

<

^>

(yy

= x-^h,9 quindi y=x + 6h

nX + h)=f (X)

-+-

yr

(X)

+ j^ f" (X) +

+ r^ P"^ (X) H- Rn

ove

dove naturalmente figura un


di Lagrange.

Teorema

h"-^' ^^

^^"-

fi"

affatto distinto

2 JL (di Bernstein).

+^) (X

-+- e

h)

da quello che compare nella formola

Condizione necessaria affinch

{ (x) sia svilup-

^ <

R che f (x) sia in tale interx


pabile in serie di Taylor nell'intervallo
vallo differenza di due funzioni &, (x) e ^^00^ ^^^ *^* *^^*^ ^^^^ negative insieme
a

tutte le loro derivate.

Infatti,

se f(x)

= ^anX",

si

pu indicare con

, (ic)

[con

-^2(^)1

rispetti-

215

SERIE DI POTENZE
vamente

somma

la

[negativo]

di quei

termini della nostra serie, che hanno coefficiente positivo

oppure porre

^1

Teorema

-S

{^)

x'%

=S

V2 (^)

2" JB (di Bernstein).

La

Sia infatti

< <
/i

i-

(x)

una funzione positiva

h^x ^R

i?, nell'intervallo

C.W

{x)^

s.()

^'"'

precedente condizione necessaria anche

sufficiente.

Se

^ < J? con tutte

in

(psrch o("+i)

(/O

le

ic

sue derivate.

avr

si

^ q),

donde, integrando
c;(-i) {x)

^ ?(-i)

(ic)

-("

- 1>

(/i)

^ h)
(a;

>()

(/*,)

il.

Cio, posto 7-

Posto

e,

dove

(9,

ha (Cauchy) che (per un

senta

compreso tra

ed

sar

1,

|.

si

X)

= X"

(1

^~.

d>

^
n1

{6

f^''^

X)

valore, generalmente ignoto, di e) la *(''^ic) rappre-

resto della serie di Taylor relativa alla funzione v (x). Ora, per

il

il

nostro

risultato,

>h,,(^x)^x''^"(x)^^
e tende per

= co

in serie di Taylor).

avverr

a zero (ci che basta ad assicurare la sviluppabilit di ^ (x)


Essendo o^ (x), 2 (^) sviluppabili in serie di Taylor, altrettanto

di

f{x)-=

?, (a?)

^2 (a?).

Anzi il resto della corrispondente serie di Taylor, scritto nella forma di


Cauchy, sar uguale alla differenza tra le '^,i{OyX) corrispondenti a 'r, (x) ed a ^r^i^)Tale resto di Cauchy sar dunque minore di

^ n-^
(1 -

) [?," (r)

e perci,

prendendo

n abbastanza

piccolo a piacere. Basta prendere

+ ?,"

grande,

si

^
1

(r)]

(se

x^r< R),

pu rendere minore
'^'

-2

n
^

jy

di

un numero

secondo

membro

cio l'espressione del resto di Cauchy


questa disuguaglianza non dipende da
pu rendere, scegliendo n abbastanza grande, minore di un numero f prefissato
ed 1.
compresi tra
(piccolo a piacere) co<cmporaweawew*c per tutti i valori di
di

si

Teorema 3" (di Pringsheim). L'espressione trovata del resto di Cauchy


converge pertanto uniformemeiite a zero, quando x varia in un qualsiasi intervallo
X
r, dove r
E, e B varia arbitrariamente nell'intervallo (0, 1).
Un risultato analogo non vale per il resto di Lagrange; il quale perci
presenta nelle applicazioni il difetto che talvolta non si pu affermare esser nullo
il suo limite, perch non si conosce il valore
esatto di 9. L'ignorare tale valore
non ha invece importanza per il resto di Cauchy.

^ ^

<

216
3"

CAPITOLO X

xf {x) -

(-

69

Dimostrare che:

f [X)

-h

/-(O)

.....

-h

ly-^

^n

fin)

4.

(^)

ji^^

ove

E scrivere J? sotto
Ris. Si ponga f{(i)
4* Dimostrare che

una forma analoga a

f{x
:

/U-^a.;~n^j
ove

quella di Cauchy.

x).

+ ^rw-f

1^

(1^^).

^^

Ris. Si

ponga

.-,

-1-

=x+

1-j-x

ossia

/^,

'

'

\n^_\

xf+^

Ji

1-hx)

1-hx

'

4 Applicheremo quanto abbiamo detto allo sviluppo in serie


qualche funzione. Vediamo, p. es., di sviluppare in serie di
Taylor la funzione sen x.

(li

Occorre anzitutto cercare


e

calcolarne

{x) ^=^

f"

{x)

f"

{x)

=^

Essendo

successive derivate Af{x)=^sen

ha

cos X, per cui

a;

sen

0.

= f{x)
= sena;

(0)

X,

sar

f^^ {x)

{x)

f''^

=f

per cui f" (0)


cos X, per cui /*'" (0)
sen X, per cui f"" (0)

=
=

f" ix)

le

Si

valore per

il

{x)

=
=
=
=
;

cosicch

le

de-

riproducono periodicamente a quattro


a quattro, ed in particolare si riproduranno a quattro a quattro
valori che le successive derivate assumono per a;
e che
noi abbiamo precedentemente calcolati. Per la formola di Macrivate di /'(x)

si

= 2 m,

Laurin, supposto n
sen x

dove

=x
Rn

(x)

H
o[f^

1
+ n^

->

x''

\En\^

H-

di

a;'

pari,

L
-f-

abbiamo

- ~z 1 r
2m

... -4-

x'^'"'

cos (dx) soddisfa

+ Bn (x)

certamente

x"'^-^'

\T2 m

poich

cos (0

x)\^l. Per passare

dalla

Mac-Laurin
tende a zero quando n

formola

1
r^r-

+i

2
alla

^2..

cio

alla

serie,

= 2 m tende

baster dimostrare che Bn


ci evidente
airinfinito
;

SERIE DI POTENZE

217

perch gi abbiamo visto (esempio 1* di pag.

lim

151) che

0.

ha dunque

Si

= v^3 -^ rz5

x"

:^

sen X

In modo analogo

resto

Il

ove

e^"",

della

serie

x'

Taylor

di

compreso tra

e^"

^ ^

x^

e"

-4-

dimostra che

si

:^

x!

Tir

a:

per

ed

funzione

la

(perch

e'*'

vale

e*

compreso

ed 1, e di due potenze di e maggiore quella con esponente maggiore). Quindi e^* non supera il piii grande dei due

tra

numeri

" (*)

ed

tende a zero per


Taylor, perch

resto

5 Si
2/^")

e"',

-\-

quando

il

R^

Quindi
sviluppabile in serie di
tende a zero per n^=:^^
Si trova
,

si

X"

esponenziale, e serve a calcolare

dice

di cui

mx

1)

dato

sia

m{m
^

limite

del

1)

^x^ H

resto

sia

allora, per ogni valore della x,

un polinomio, perch
nullo gi per

(*)

Se

a?

>

0,

t^

y^"^

(m

...

= m-+-l.

X?

il

logaritmo neperiano x.

sviluppi in serie di Taylor

sar
^
y =i\

= m (m

-,
I

oD

Quest'ultima serie

un numero y

D'altra parte

n).

n=

il

non varia con

(che

-f-

1)

m{m

Se

nullo.

= +
(1

(1 -f-

1) (m
T-^

la precedente

per

> m,

ed

.t)"'.

Poich

xT~'\

2)

-x^

-f-

intero positivo,
serie
il

si

riduce a

resto stesso

Si ritorna in tal caso alla nota for-

e* pi grande di 1

invece, se

a;

< 0,

e*

<

1.

CAPITOLO X

218

69

non intero positivo^ si


mola del binomio di Newton. Se
dimostra che il resto tende a zero, e che il precedente sviluppo
1
in serie legittimo se
< 1 (e non se rr > 1 il caso a;
a:;

non

interessa)

ci

(*).

Tale serie dicesi binomiale.


Questo risultato

si

pag. 151, sappiamo


suo valore. Sar

che

pu provare direttamente nel seguente modo. Dal 45,


ic
la serie precedente converge per
1. Sia f {x) il
1

<

^r

-.

f'{x)=^m\
Cosicch
/^

(1

+ x) f
X

X.

= mf

(x)

Quindi log

X -h

(m

1)

j^

(x), ossia.

f{x)

log

0)

Dunque

vale

Dunque f(x) non


il campo
x

1.

tivo in tutto

\x\<l

anche

mai nullo;

(1 -+- x)"^

> 0.

Per sviluppare
^'

(1 -f-

yin,

e,

1 per

= 0,
|

=f

^_X

(x).

Per

cio
e.

-+-

(1

= 0)

(1 -- xy>

= log

sar posi-

x)'".

nulla, cio co-

f {x)

'"
i^

1
'

1,

^/^ly,

serie

j^n+l

Dunque

14dx

d log

uguale ad

definito.

= {l +

x)~\ y"

^ (_

11^-,,
\x\< 1).

'

poich positivo per x

Quindi

in

ha derivata

,,

^^

<il, ove f(x)

f(x)

6*

costante, ossia (poich

'

'

(per

^"fi

^ log
dx

+ ossia
^ ^^
f

stante.

a?'

= log

"^
1

x^ 4-

^
f
i^) -'^-^
-

(m 2)

^^

trova facilmente che

si

I-i

(1

-h x)

si

d. d.

noti che

x)~% ecc.,
Xr'\

(1 4-

Lo

sviluppo in serie sar


log

(1)

(l+^)

= X-y 4-y-|^ +

purch il resto tenda a zero. Senza studiare il resto possiamo


provare direttamente la (1) per
< 1. [Nel caso \x\'> l si
precedente non converge
dimostrare
la
serie
pu
similmente che
il caso di ;r
1 non ci interessa]. Se a; < 1, il valore assoa:*

(*)

se

si

JV

>

ponga

posto

Questo sviluppo in serie pu essere talvolta


0.

Detto

N
^=1

Si

h un intero positivo
4- x, dove

sar

ic

pu allora applicare

mente rapido, se \x\

tale

<
la

utile

per calcolo di

che -^. sia compreso

tra

V N,
e

2,

'/
1.

Sar

N= W

formola precedente.

Il

(1

4-

oc)',

dove

calcolo special-

piccolo.

E' forse inutile avvertire che sempre sottinteso di dare alla x valori tali
che esista un valore reale di {l-\-xy" (ci che avviene se ic
1) e che tra
i
valori, di cui (1 4-^)"' pu essere suscettibile, si scglie quello reale e positivo.
l

<

SERIE DI POTENZE
rapporto

del

luto

X
Cloe

un termine

di

ad |a;|<l. Cosicch

il

il

x^

a;''

-H

x''

di

(1)

oo

con-

secondo membro una progressione geometrica decrescente,

cui rapporto

= -r
dX

[log (1

-\-

nulla,

ed

nulla.

Dunque 9

4-

\x\<\,

ove

a;,

qualsiasi

numero

log {\

'==

vale dunque

log (1 H-

per x

a:)

ha derivata

tale differenza

x) sempre nulla. E,

-\-

log (1

{x)

cp

Ma

costante.

{x)

somma

cui

Dunque

x)\.

quindi

la

x,

doveva provare, 9 {x)


Questa serie serve
1

membro

trova derivando

si

= X -h

(.r)

la serie del secondo

(1),

tende per n

verge. Se 9 (x) ne la somma,


cp'

precedente nella serie

al

219

come

-\- x).

al calcolo diretto dei logaritmi dei

ossia dei numeri minori di 2.

positivo

numeri

Ora, preso un

almeno uno dei due numeri

A:,

si

^,

n,

minore

di

2.

quindi

per

mezzo

pu calcolare uno dei numeri log


perch

se

uno

^, log

numeri sono uguali

due

questi

cosicch,

della serie precedente

essi

di

noto,

noto

possono trovare serie assai pi comode per


Posto in (1)
x al posto di x^ si trae:

log(l-x)
la quale,

quindi anche l'altro,


di segno contrario,
anche Taltro. Ma si

calcolo numerico.

il

= -a;-^--|-^-

sottratta dalla (1), d

si

{k|<l);

^^^f^|=^^^(l-^^)-l^^(l-^)^2|x + |' + ^4....|(|a;|<l).


Posto
1

X=

cosicch per ogni

(2)log.=
Cos,

p.

z,

ossia

-\-

numero positivo

sar \x\<.\ per ^

si

avr

se

si

2,

0,

2|~~+-(^^)+-(^-:^)+
=
pone
trova
es.,

>

si

|.

tenendo conto,

Se,

commettiamo Terrore

21

CAPITOLO X

220

/1\'

p. es., dei

1 -f-i

3.9'17(

+ 4-

....

9'

19

^-

3.17.9'

primi 8 termini, poniamo:

11-. +
11- +
+
219'
3.9'17
9
2

3(17X9/
17 \9/ "^19
\9/
19X9/

soli

difetto)

(in

/1\'

69

975725676

=0,000000001
'

Un
di

gi

tale errore

minore

lo si

cui

tien conto.

si

calcoli log

Si

dunque estremamente piccolo e ancor


il numero dei termini

renderebbe, se aumentassimo

log 5

Si trova

5.

= log 4

Essendo noto log

-4-

2,

log

= 2 log 2

-f-

log

baster calcolare

^4 = .liH(i)Vi(i)V

4(9

ancor pi
il

lettore

calcolati

comoda della precedente al calcolo numerico, come


pu verificare con metodo simile. I logaritmi fin qui
sono in base e. Per trovare i logaritmi decimali si

ricordi che log .

=M

log. .,

in
si trova facilmente,
uguale a 0,434294481

ove

M= ^^ =

virt dei
e

si

log, 2

l log. 5

precedenti

calcoli numerici,

modulo

dei logaritmi de-

dice

cimali.
Si

ha

cosilog.o.-2ifj^-^-^-(^-:^) 4.(^-^)4calcolo

Il

altri

artifci:

delle
p.

es.,

logaritmo di un prodotto
fattori,

log w,

si

tavole logaritmiche viene poi facilitato da


dall'osservazione che logio 10"
>2, che il

che log (n -h 1)

uguale alla

somma
w

log n

calcola tosto log (n 4- 1)

-f-

-f-

log

dei logaritmi dei

1
;

cosicch,
,

quando

si

conosca log

noto
H- 1

*^

.
'

11

quale ultimo logaritmo viene espresso da (2) sotto forma di


serie rapidamente convergente, specialmente se ti un numero

il

SERIE DI POTENZE

non troppo
ufficio

(pag.

ed la cosidetta differenza tavolare, il cui


a chi abbia consultato tavole di logaritmi

piccolo,

noto

cos

201, 63,
7^ In

221

Y).

modo

affatto analogo

prova che per

si

U|<i,--<y<-.
vale la:

arctg x = x ~

Basta osservare che per


converge ed ha

^
-h ^^

:,

per

il

calcolo di

<

serie

la

al

secondo membro

essa

osservando

deducono formole notevoli

tale serie si

= artg ^
1

che -,6

che

-7=<

1, si

trova,

1/3

ponendo x =^

l/3

Un metodo
Sia-

oc

ancor pi comodo per

oc

>

1,

j.

<.

sar 4 a

calcolo numerico di

il

l'angolo, la cui tangente -_-

Essendo tg 4

> -^

il

tg4a tg-^

= tg^4a-^^

seguente.
/

Esister un angolo positivo

Sar allora:

Sar

2tg

2tg2

-x

|2=r4a-^-

tgi5

si

tt;.

71

Cosi

-j -^

-^

per derivata, e che per x

Da

annulla come arctg a;.

-i-

4- tg 4

oc

tg -j

^^

tale che

CAPITOLO X

2:22

69

serie di potenze

donde, ponendo nella nostra serie successivamente x

UO

'

la quale

esercizio,

3 1000

239

Analogamente

8**

(arcsen

si

xY

di
di

si

trova

"*"

5 100.000

3 V239y

formola ha servito al calcolo


il lettore ne deduca il valore

2
1
= ^,
jc-- ^^

^39/

5
tt
-^

fino alla

con due

704'^'^'"'*

cifra decimale.

Come

cifre decimali esatte.

osservi che:

=
Vi
1

- -

x')

(1

x^

che per

(1

a;

<

si

pu sviluppare

in

serie binomiae

_ xT i=i-j( x')-^-(-i)(-i->)
^W^ - {- x'y
=z

H-

1 -f-

x^
1.3. 1.3.5,

+ -o-nx" -h
2M
3

Si trova per

a;

arcsen x

<

2.3

2'

-h-

- -f- ^^

x""

con metodo analogo al precedente che

a:

^o
2'

:r'

1.3.

2'

Sa;'

~~\
7

1.3.5.7x'
TrT~;
2' 4

7r+---9

223

CAPITOLO

XI.

MASSIMI, MINIMI, FLESSI


Osservazione. Lo studente, che segua contemporaneamente
razionale, potr dopo questo Capitolo studiare

tangenti, ai cerchi osculatori, ecc.

70.
a)

Una prima

il corso di meccanica
paragrafi dedicati alle rette

una sghemba.

di

Massimi e minimi

(relativi).

applicazione della teoria delle derivate quella

massimi o minimi di una funzione.


opportuno per precisare un po' il significato della frase: punto di massimo o di minimo, con le seguenti
definizioni. Diremo che (cfr. le definizioni del 62, pag. 193)
Una funzione f (x) ha nel punto a, interno alV intervallo
della ricerca dei

Per un

tale studio

ove definita la funzione, un massimo relativo, se esiste un


k, a -f-k) la funzione
numero k tale che in tutto V intervallo (a
assume valori non maggiori di f(a), ossia se la differenza

f (a -4- h)

relativo,

se esiste

negativa o nulla per h


k.
Analogamente si dice che nel punto a la funzione ha un minimo

-f-

f (a)

un numero k

k) la funzione

f (a)

tale che nell'intervallo (a

assume valori non minori

la differenza f (a -H h)

La

k,

di f (a), ossia se

positiva o nulla per

^ k.

punto a, se esiste un
funzione
numero k >
tale che la funzione assume in (a, a -4- k) valori
maggiori che in a ed in (a
k, a) valori minori che in a. ossia
se f (a -4- h)
f (a) ha il segno di h per
h i^ k.
La funzione f (x) si dice decrescente nel punto a, se esiste
un numero k >
tale che la funzione assume in (a, a -f- k)
valori minori che in ^ ed in (a
k, a) valori maggiori che
in a, ossia se f(a-hh)
f(a) ha segato opposto al segno
di h per
h < k.
Talvolta si dice senz'altro che un punto di massimo o di
minimo relativo un punto di massimo o di minimo (*).
f (x) si dice

crescente nel

punto

interessante osservare che esistono funzioni continue f{x),

x-~a

non hanno n un massimo, n un minimo

(*) Taluni

positiva;

pag. 193).

chiamano un punto

punto

di

minimo

se

di a punto
fia-i-h)

di

massimo
f(a)

relativo,

soltanto

negativa

le

quali

in

un

pure non essendo

sef{a-hh)
(cfr.

~ f{a)

l'oss. al

62,

CAPITOLO XI

224
in tale

70

punto n crescenti n decrescenti e ci, perch in ogni intorno di a esse


valori maggiori, che valori minori di f (a). Tale , p. es., la funzione
;

assumono tanto
/ (x)

che nulla per

a?

Tali funzioni non

=a

ed uguale ad {x

hanno quasi importanza

a)

sen

per x

^ a.

nelle scienze applicate.

Da queste definizioni segue che una funzione f{x) pu in


un dato intervallo avere parecchi massimi o minimi (relativi).
Cosi,

p.

es.,

di

in

la funzione rappresentata dalla

ha punti

curva della nostra

e punti
massimo relativo in A, B, C, D,
Essa crescente, p. es.,
minimo relativo in A\ B\ C\
e decrescente, p. es., in K.

figura 23

di

Fig. 23.

E utile anche osservare che pu succedere che il valore di una


funzione in un punto, cui corrisponde un massimo relativo, sia
uguale od anche minore del valore, che la funzione ha in un altro
punto, in cui la funzione possiede un minimo relativo. Cos, p. es.,
nel caso della figura, il valore della funzione nel punto E, che un

punto di massimo, minore del valore della funzione nel punto A


che un punto di minimo. Ne ci deve stupire, perch l'essere un
punto yl (a;
a) un punto di massimo o di minimo relativo per
f{x) dipende soltanto dai valori che f{x) ha in un intorno

(a

Z:,

a 4-

k)

punto a, e non dai valori che f{x) ha nei punti lontani


dal punto A (*).
Molte volte si presenta il problema di cercare in quali
punti A una data funzione f{x) riceve il suo pi grande, o il
suo pili piccolo valore. E che tali punti A esistano viene spesso
del

Cos una catena di monti pu avere parecchie cime (massimi) e parecchi


(minimi) e possono esistere delle cime pi basse di qualche colle.

(*)

colli

225

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

dallo stesso problema che si studia, o dal fatto che


esamina una funzione f{x) continua in un ntery alio finito:
cosicch in tal caso il teorema di Weierstrass ci assicura dell'esistenza di tali punti A. Notiamo che
Un punto A, dove f(x) riceve il suo massimo, o il suo
minimo valore, o un punto di massimo o di minimo (relativo)
secondo le precedenti definizioni, oppure cade agli estremi del-

dedotto
si

l'intervallo I ove f (x) definito (perch le precedenti definizioni


si

riferiscono soltanto ai punti interni

definita).

Cosicch tali punti

sono

che
estremi

punti

di

dell' intervallo

massimo
I. Anzi

airintervallo,

ove f{x)

A
o

sono da ricercarsi tra i punti


minimo relativo oppure sono
nei casi pi elementari lecito
,

trascurare gli estremi di I.


Da ci risalta quanta importanza abbia, anche per la ricerca di
punti A, cio dei punti di massimo o minimo assoluto, la ricerca
punti di massimo o minimo relativo, di cui ora ci occupiamo.
Dalla figura 25 appare intuitivo che in un punto di masdi minimo relativo la tangente alla curva y=zf(x)
simo
parallela all'asse delle x, ossia pii precisamente che in un tale
punto f (x) (ammesso che f (x) esista e sia finita) nulla.
Non per vera la proposizione reciproca.
In un punto x=^ a (fig. 24) tale tangente pu essere parallela
all'asse delle x, senza
che il punto x^= a sia
un punto n di massimo,
n di minimo.
^) Sia a un punto interno airintervallo, ove

tali

dei

f(x) definita. Esista e


sia finito /"'(a).

Sappiamo

gi (62, pag. 193)che:


1"

Sef'{?i)>0

la

dif[erenza f (a -f- h) f (a)

ha per
piccolo,

abbastanza

h
il

segno

di

h,

cosicch f (x) crescente

nel

punto
2*"

Fig. 24.

a.
^S'e

f'

(a)

< 0,

<ib

la differenza f (a

-+-

h)

abbastanza piccolo, segno opposto a quello di

punto

decrescente nel

h,

f (a)

ha, per h

cosicch f (x)

a.

Quindi, se f (a) 4= 0, la funzione in a non ha n un massimo n un minimo.


'

15

G. FuBiM, Analisi matematica.

226

CAPITOLO XI
quindi per x

Se

minimo,

f' (a)

=a

la

(Il

teor.

0.

70

funzione

ha un massimo o un
come gi vedemmo,
come proveremo pi

reciproco,
e

avanti,

non

Oss. Gi

come
tesi

sempre vero).
qui si vede

sia essenziale l'ipo-

che

terno, e

il

punto a sia

non

in-

agli estremi

dell'intervallo,

ove f{x)

definita.

Per

es.,

figura 25,

il

nel caso della

valor minimo

f(x) all'estremo siove f (a;) 4= 0,


perch la tangente non vi

di

nistro,

parallela all'asse delle x.

Fig. 25,

Questi teoremi sono dimostrati senza ricorrere all'ipotesi che f {x) sia continua per iP
a e sono generalizzabili al caso che f {x) sia infinita per ic
a,
purch di segno determinato. Si osservi ancora che il precedente risultato si pu

enunciare cos:

a (interno all'intervallo ove f(x) definita) che sia un


In un ptmto x
punto di massimo o di minimo per la f(x), o la f (x) non possiede derivata
determinata e finita, oppure f (x) =- 0.
.

pu illustrare il primo di questi due casi ricorrendo, p. es., ad una


formata di due segmenti concorrenti in un punto, ove la y ha il
massimo valore, oppure ad una curva y
f{x) formata di due archi di cerchio
che si toccano in un punto, ove la tangente comune normale all'asse delle x.
Il lettore

curva y

= f{x)

Nota al 62, pag. 196).


Con metodi analoghi si dimostra

(Cfr. l'ultima

Se h l'estremo sinistro dell'intervallo ove definita, o dove si studia


b e minore
la f(x), allora, se 1" (b)>0, il valore f(b) assunto da f(x) per x

un intorno (naturalmente

dei valori assunti in

punto x

b.

tale intorno.

E,

se, f

'

(b)

<0,

Viceversa, se h

il

destro) abbastanza piccolo del


valore f (b) maggiore dei valori assunti in un

l'estremo destro dell'intervallo ove f (x) definita.

simile
si pu trattare in modo
caso che in un tale estremo sia f'(b)
a quello che noi useremo nelle seguenti pagine. Al lettore lasciato un simile
studio, che ha pure una qualche importanza.
Il

Esaurito il caso f (a) =\= 0, studiamo ci che


(supposto naturalmente che a sia interno
(a)
avviene se
supponiamo dapprima
all'intervallo, ove f{x) definita). E
che f" (a) =4= 0. La seconda delle formole di Taylor-Lagrange
(cfr. la (9) di pag. 214) ci dice che sar:
2"*

caso.

fia-hh)-fia)

1
2

f"(a-hU).

227

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

Se f" {x) continua per x


a, potremo trovare un intervallo a
k, a -h k tale che in ogni punto di questo intervallo
la
(x) abbia lo stesso segno che /"" (a). Se \h\<k, allora,
poich O<0<1, il punto a-hdh apparterr all'intervallo
k, a-+- k) ed
(a
(a -H /^) avr il segno di f" (a). Quindi

f{a)

f{a-\-h)

avr

il

segno di

segno di /*" (a). Perci


f" (x) continua per x

positivo,
>S^e

il

ossia, poich

(a),

se f (a)

a,

'

>

0,

f " (a)

0,

minore di un certo
numero k, segno positivo, e quindi f (x) ha in a un minimo.
Se invece f (a) := 0, f"(a)<0, la f(x) ha nel punto x
a
un massimo.
Rimane da esaminare il caso f (a)
0. Per magf" {a)
giore generalit supponiamo
la differenza f (a

h)

-1-

per

f (a) ha,

'

=r

f (a)
E
che

sia

Z*^"^

(x) continua per

nell'intorno

fia -h h)

\h\<k (ossia
< 1, anche il

Se
(a

quindi,

r^"-'' {a)

k,

f{a) = ~
se

/i

punto

^^

(a)

Lagrange

di

f""^

Bh

-{-

appartiene
il

Ora
n

ossia,

h""

poich \n_> 0,

sempre positiva se w

stesso

dice che:

abbastanza piccolo) allora, essendo

e quindi f""^ (a-^dh) ha


per la formola citata, f{a-hh)

f"^ (a),

lo

{a 4- 0/i).

all'

ha

pari,

il

segno

ed ha

intervallo

segno di f"^ (a).


f{a) ha il segno

/,"

di

^ 0.

conserva

(x)

a-^k):

k,

Esister un numero k tale

a.

a-h k) la f^""^
punto a. La formola

(a

segno che ha nel

<

{a)

il

di

segno

f^""^

(a),

di h,

se

dispari.

segno di f""^ (a), se w pari


e,
segno di h se /"^"^ (a) > 0, ed ha
segno contrario a quello di h se f""^ (a) < 0. Se ne deduce
tosto il seguente teorema che comprende i precedenti come casi
Quindi

se

h'^

/"^"^

dispari,

(a)

esso

ha
ha

il

il

particolari.

Se la derivata n""* di f (x)

per X

a,

mentre

le

se

>

0,

continua

e differente

da zero

precedenti derivate vi sono nulle, allora

Se n pari, Za f (a -f- h)
abbastanza piccolo ; e quindi
f^ (a)

un massimo

se

f (a)

f (x)
f^"^

(a)

ha il segno di f^^ (a) per h


ha per x
a un minimo

<

0.

228

CAPITOLO XI

70

Se dispari, e f"^ (a) > 0, ?a f (a -f- h)


segno di h, per h abbastanza piccolo ; e quindi f (x)

nel punto x

il

crescente

a.

n dispari
punto a (*).
Se

f '"^ (a)

< 0,

la

tiva,

ha

f (a)

f (x)

nel

decrescente

L'ipotesi della continuit di / (''' {x) per a:


a si potrebbe rendere
1.
come abbiamo gi visto nel primo caso di w

meno

restrit-

Infatti se f <) {a) determinato e finito, allora (cfr. oss. a 63 /S pag. 199 ove
w-f 1 al posto diw), poich la funzione f{x)
f{a) ha nel punto a nulle

scritto
le

prime

Della derivata

ha

segno di k'f^'''>{a).
basta dunque supporre che essa determinata

derivate, f (6f
n^^"'"'

-+- Z^)

(c^)

il

finita

nel punto a.

pu

Si

che

dire

delle

all'asse

curva y^=^f(x)

la

dall'equazione

definita

la retta parallela

y=^f{a), che con

la

a, si attracurva precedente ha comune il punto di ascissa a;


versano in un punto ove f{x) crescente o decrescente, mentre
senza attraversarsi in un punto, ove f(x) ha un
si toccano
massimo o un minimo.
I risultati precedenti

ammette un

si

possono provare anche cos

limite superiore finito, la / (a

prova che f{a-hh)

ha per

-f-

Se

=^

/' (a)

7^ / (a) =^ h f (a)

-{-

ed

"

(^)

-^ h^ f" (a -{-eh)

abbastanza piccolo il segno di h f (a), perch


h^ f" {a -\- oh) infinitesimo d'ordine superiore e che quindi in a la f{x) credecrescente secondo che f {a) positivo o negativo. Se /''(a)
scente
0, se
f (a)

f" (a)

4=

-h -^

'"

0, e se

(a

quello di

/" " (x)


1

6/i)

h^

ha

limite superiore finito, \a.f{a-\-h)

prova che per

-^ f" (a)

[perch

j^

abbastanza piccolo

f"'{a-hQh)

f{a) = -^ f" (a) -h

segno

il

di

f{a-\-h)

f (a)

infinitesimo d'ordine superiore] ecc.

Esempi.

Trovare il massimo e il minimo della somma x


due numeri, di cui dato il prodotto xy^=l.
!<>

di

Ris. Si ha

^=^

-{-

per cui
1

X
Perch

tale funzione

f (a) = f" {a) =


= a se /""'(a)>0, decrescente
f {a) = f"{a) = f"'{a) = 0,f^^^(a)

(*) Cosi, p. es., se

0,

scente in x

Se
un'
il

ammetta un massimo

minimo

se / (*> (a)

> 0,

nostro teorema, se nel

f" (a) #=
se

0, la

/"'"()<

-j= 0, la

un minimo,

funzione

f(x)

0.

funzione ha nel punto

un massimo se p^ () <
punto x = a sono nulle tutte

le

e cos via.

Nulla

derivate della

/"

x
ci

(x).

la

cre-

=a
dice

229

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

sua

prima derivata

-\-

deve

essere

deve dunque essere

derivata prima di

x"
0,

x'

da cui
ossia

La

nulla.

1,

= oppure
x=

a;

1.

La

derivata seconda della funzione x

questa derivata uguale a 2

perci, essendo la

Per

x^=l

prima derivata

diversa da zero d'ordine (2) pari e positiva, la funzione data


ammette un minimo che 2. Per x^=^
per a;
1
1 la

seconda derivata della funzione X

dunque

la

2
=

diventa

X
prima derivata diversa da zero per

a;

La somma

2.

essendo

1 di

pari e negativa, la funzione data ammette nel punto

un massimo che

a;

ordine

L'allievo illustri col disegno.

+^

ha dunque un solo massimo che


2
(per a;
1) e un solo minimo che 2 (pera;=l). Questo
risultato pu sembrare a prima vista paradossale, perch il
massimo minore del minimo. Ci si spiega notando che la fun-

zione

XH

a;

non

continua in tutto l'intervallo da

dovi in questo intervallo


in cui

funzione non

la

La

dej&nita.

il

lai,

essen-

punto 0,
neanche

funzione data x

-f-

sdoppia per cos dire in due altre


l'una definita per x<0, che ha il
si

massimo
per

a;

>

in

punto

rr

l'altra definita

0, che ha minimo per

1.

Un

raggio di luce va da un
al punto
attraverso una

retta r complanare con

Prima

a;

AB

(fig.

26).

giungere ad r ha la velocit V
poi acquista la velocit w.
Fig. 26.
Cercare il punto C ove il raggio
incontra la retta r, in guisa che il tempo y impiegato a percorrere complessivamente i segmenti AC, CB sia minimo.
di

230

luto),
r,

70-71

da ^,

BC=

V'H

ad r (in valore assodetta l la distanza delle due proiezioni A', B* dei punti A, B
con x la distanza A' C, si avr
Dette

Ris.

su

CAPITOLO XI

i,

AC

\/h' 4- X
x\
,

BC _\/h'

= AC
V

la distanza

xY

Affinch y sia minimo, dev'essere

Vh'

ossia

V(i

^0

x'

A'C

J_

AC

Indicati con

zione) di

AC^

i,

CB
sen

tjo

0,

y'^

ossia

xy

BC^

BC

(cfr. fig. 26) gli angoli (di incidenza e


con la normale r, se ne deduce

sen Y

=
sen r
sen

ossia

che

l- X

1
-

-h

tv

xf-hk'

tv

rifra-

V
tu

la nota legge della rifrazione della luce.

Lo

studente verifichi che

il

punto

cosi determinato rende

y effettivamente minimo.
71.
Sia

punto a

f(jx)

Concavit, convessit,

definita in

possegga la fix)

un

flessi.

a cui interno il
e continue tutte le derivate

intervallo,

finite

Fig. 27.

di

cui

finite

avremo bisogno
e determinate).

(fig.

27

28).

(Basterebbe

suppoiie

MASSIMI, MINIMI,

231

FLESSI

della curva, aventi per ascissa a


tangente
in A. Sia C il punto di tale
e
-\h per ascissa. L'ordinata di A sar
retta tangente, che ha a
quella di
sar fia-h li), perch i punti A^
giacciono
f\a)
sulla curva y
f{x).

Consideriamo

ed a -H

punti A,

AC

retta

la

li,

Fig. 28.

Se

l'ordinata di C,

7]

(7

ascissa di

Ma AC

tangente in

perci

coefficiente angolare della retta

ordinata
C ascissa

ordinata di

angolare

il

(a).
-n

A
E

di
di

A
^

v]

f{ci)
li

y^=f{x)',
ha quindi

alla
si

il

suo coefficiente

fia)
ria).

Donde, risolvendo rispetto ad v], si ha che l'ordinata


vale f{a) -i- hf (a). Quindi la differenza
(ordinata di

= f(a -h
hf
= (a-h0/^)
11)

[f{a)

-+-

B)

f]

(ordinata C) =
= [f{a -^h) f{a)\ hf =
= /"'(a-^e/^) r(a)
di

(a)

(a)]

/if (a)

/^f

^ Ce

/^|

|,

(1)

O<0<1,
come

si

riconosce

tosto

in

virt

Lagrange.
Distinguiamo ora parecchi casi
1

La

{x)

sia in

a;

=a

f{a-h^h)

del

teorema della media

crescente. In tal caso

{a)

di

232

CAPITOLO XI

71

ha (per h sufficientemente piccolo) il segno


segno di /^. E la (1) perci positiva. Quindi

di

ossia

9/^,

il

=
=

Se {' (x) crescente per x


a, la curva y
f (x) in un
intorno abbastanza piccolo di x
a rimane al disopra della
sua tangente nel punto x
a
ci che si enuncia dicendo che
volge la concavit verso Vallo.

2 In

Se

modo

simile

si

prova che

decrescente per x

f' (x)

=
=a
a,

=a

sua tangente nel punto x

essa volge la concavit verso

curva y ^=

la

rimane

intorno abbastanza piccolo di x

che

ci

si

al

un

in

f (x)

della

disotto

enuncia dicendo che

basso.

il

per x
a un massimo o un minimo,
ha per h sufficientemente piccolo un segno
non varia cambiando il segno di h. Quindi la (1)
ha un segno che cambia, mutando il segno di h.
Se f' (x) ha per x =^ 2i un massimo o un minimo, la curva
f (x) attraversa la sua tangente nel punto x
a
ci che
y
si.
enuncia dicendo che il punto x
sl
un punto di flesso
f (x). (Cfr., p. es., la fg. 13, a pag. 159).
per la curva y
3"^

f\x) ha

Se

f' (a-\- Bh)


costante, che

(a)

a l'angolo w che l'asse delle x


Ne segue che in un punto di flesso x
forma con la tangente alla curva y
f{x) ha un valore massimo o minimo. Se
dunque andiamo da un punto posto a sinistra ad un punto posto a destra del flesso,
l'angolo w, nei casi pi comuni, o diminuisce per poi aumentare, oppure aumenta
per poi diminuire. In una parola, quando si cammina, attraversando il flesso,
l'angolo w da crescente diventa decrascente, o viceversa. In una parola cambia il

verso in cui gira la direzione della retta tangente.


verso l'alto [basso]
Ricordo che negli enunciati precedenti la frase
scritta invece della: verso la direzione positiva [negativa] dell'asse delle yy>.
:

Se,

Se

/*"

f"

(a)

p.

(a)
=1=

<

f' (a)

es.,

>

allora

0,

f (x)

ha un massimo

Dal precedente teorema

>

Se f" (a)
verso

un

il

la curva

0,

vit verso Vallo

punto x

f (x) volge

0,

f " (a)
3=1

a sia

vammo, pu

0,

pu

un punto
in

f'"

m x == a

(a)

=a

=1=

0,

di flesso

un punto x

ci perch,

= a essere

0,

la;

la

a.

la conca-

concavit

curva ha

= a di
= sen^a

un punto x

benissimo che f " (a)

darsi

a.

(a)

particolare

in

a.

Oss. Ricordiamo che, mentre in

un minimo

essa volge in x

basso; infine, se f " (a)

flesso nel

=
f =
per x =
x

crescente per

deduce quindi

si

<

se f" (a)

decrescente per x ^=^a; se

0, allora f' (x)

0, allora

f {x)

flesso

0,

come gi

nulla la derivata di

che

osser-

f (x),

senza che in tale punto


(x) abbia un massimo o un minimo.
In un punto della curva di ordinata ^ > 0, anzich dire che

233

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

sono volte verso il basso, si suol


volge la concavit o conves-

la concavit (o la convessit)

dire che in tale punto la curva

Tasse delle x.

sit) verso

La

stessa locuzione

sono volte verso

punto

l'alto.

(di ordinata

si

che la concavit

di ordinata negativa per dire

Dunque
da
:

usa in un punto
convessit)

(o

Tina curva volge in

un suo

concavit

(conves-

differente

zero)

la

sit) verso Vasse delle ^ se j ed y" hanno ivi segno contrario


(ugual segno), ossia se y y" negativo (positivo).

ESEMPJO.
Si studii l'andamento della curva

y
Ris. Posto

considerino X,

x^

y,

X^= X

Y=
Y

-{-

ax^

-\-

bx

-\- e.

-^ ~^^^^^ ^^^ equivale, quando

si

come nuove coordinate, a fare una traslazione

parallela all'asse delle x),

si

avr

r=(x-|)V.(x-A)V,(.,-|).,.
ossia

Y=^ X^ -^pX-h q,

minarsi,
di

si

dipendenti

ottengono risolvendo la

r = 3 X'

Se ^
sempre

p ^0,
ottiene

dove^, q sono costanti facili a deterdalle a, b, e. I massimi e minimi

soltanto

-4-i?

>

donde

non

vi

crescente

sostituendo

X= ]/_ Z_
n massimi n

sono

(perch

il

valore

61/ -. Sep=^

F'

>

trovato
0,

minimi

di

in

la

Se invece
6 X, si

dappertutto).

Y"

questa derivata nulla, e poich

6 =4= 0, il punto trovato non un punto n di massimo,


Y"'
n di minimo.
Rimane dunque il solo caso di ^ < 0. In tal caso

Y'yO per X= +1/


Y" <

per

X= 1/ -

sinistra

X=

00

del

tende a

punto

Questo punto

Questo punto

di

massimo

la

un punto

di

minimo.

un punto

di

massimo.

funzione

(che per

oo) crescente (come

si

riconosce

veri-

CAPITOLO XI

234

>

Y'

ficando

0)

Per trovare

flessi

-^ 0.

X =^

la

decresce fino al punto di minimo, per

X a

X= +00.

per

deve risolvere la

si

X=0,

Se ne deduce

Con

71-72

nuovo tendendo a -hoo

poi crescere di

r'" = 6

poi

quale

il

F"=6X=0.
un

certo

flesso,

perch

ritorna all'antica variabile x.

si

L'allievo illustri col disegno l'andamento della curva in tutti


casi

{p>

p =^

0,

0,

particolare delle a,
Il

veda

lettore

p <0) anche

per qualche valore numerico

, e.

quanti

in

punti

nei

varii

casi

la nostra

curva incontra l'asse delle X: punti, che saranno le radici reali


(*). E confronti coi risultati
dell'equazione X^ -H j;X -H g
del 10, esaminando a quali disuguaglianze le p, q soddisfano

nei varii casi.

Applicazione.
Sia y^=f{x) lo spazio percorso da un punto If mobile su
una retta r all'istante x. Come si pu, dall'esame della curva
y =1 f{x) (che viene spesso tracciata automaticamente in casi
pratici, come ad esempio nel varo di una nave) determinare
il
raggiunge il massimo
in quali istanti la velocit di
minimo valore ?
Bis. Basta determinare quei valori di x, a cui corrisponde
un flesso della nostra curva.

a)

Lemma.

finita,

non

considerato,

(*)

Se

il

72.

Se

AB

di

Newton-Fourier.

un

f (x) e se i" (x)


arco di curva y
conserva lo stsso segno nelVarco
interno al triangolo
tutto
Varco

mai nulla

allora

valore

Metodo

AB

massimo (per

X = 1/- -|j della

curva incontra in un solo punto (a destra del punto

di

l'asse delle x.

Un

risultato simile si

ha

se

il

valore

minimo

della

minimo

negativo, la nostra

X = -hV

^-|

positivo. In tali casi

equazione ha una sola radice reale.


negativo, quello massimo positivo,
Se il valore minimo di
radici reah poste rispettivamente negli intervalli

la nostra

vi

sono tre

235

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

rettilineo
e

in

ABD

(fig.

formato dalla corda

AB

dalle tangenti in

29).

Questo teorema geometricamente intuitivo, perch nelle


attuali ipotesi Tarco y
f{x) volge la sua concavit sempre da
una stessa parte. Essa si dimostra
rigorosamente cos.

AB

In due punti distinti dell'arco


le
tangenti all'arco non possono essere parallele, perch i valori corrispondenti di
(x)
sarebbero uguali e, per il teorema di Eolie,
in un punto intermedio sarebbe f"
contro

l'ipotesi.

L'arco AB non ha con la corda AB


comune (oltre ai punti A, B) alcun altro
punto C; perch altrimenti per il teorema
della media esisterebbe nell'arco JL C un
punto jFJ, e nell'arco CB un punto F, in cui
tangenti all'arco sarebbero parallele ad
Fig. 29.
^ quindi parallele tra di loro.
Cos pure l'arco
non pu avere, oltre al punto A, comune alcun altro
punto C con la tangente in A\ altrimenti nell'arconte vi sarebbe un punto intermedio E, ove la tangente all'arco sarebbe parallela alla tangente in A.
E altrettanto dicasi per la tangente in B. Quindi il nostro arco, o tutto interno
al triangolo ADB, oppure, pure essendo interno all'angolo A{B)B, posto rispetto
ad AB, dall'altra parte di Z>. Quest'ultimo caso pe^ da escludersi, perch il nostro
alarco deve essere interno alla striscia limitata dalle normali tirate dai punti A,
e in
interna a tale
l'asse delle oc e perci l'intersezione Z) delle due tangenti in
le

AB

AB

striscia e

P)

cade rispetto alla corda

Sia f{x)

AB dalla stessa banda

una funzione

finita

dell'arco

AB.

e. d. d.

continua nell'intervallo da

noi considerato con derivate prime e seconde finite e continue.


I punti x^=-a che la curva
=z
y
f{x) ha comuni con l'asse
delle X sono impunti a per cui
0, 0, come si suol
f(a)

dire,

sono

le radici dell'equa-

zione f{x)
Se per

=
x=

(*) (fig. 30).


b,

e.

x=^

f(x) assume vadi segno opposto, essa

la funzione
lori

assumer

(teor.

nell'intervallo

3*",

pag. 135)
ogni va-

(, e)

lore intermedio e quindi anche


Fig. 30.

Se cio f (b)
esiste

almeno

il valore zero.
sono di segno opposto, nell'intervallo (b, e)
radice a delV equazione f (x)
0. Questo

e f (e)

una

(*) Qui si parla delle radici della equazione f (x)


e della curva di equazione y == f (x). Il lettore inesperto noti che non si parla della linea di equazione
che si scompone in rette x
cost.
f (x)

236

CAPITOLO XI

72

geometricamente intuitivo
dall'ipotesi scende infatti
punti della curva y =^ f(x) di ascissa b, o di ascissa e sono
da banda opposta dell'asse delle x. La curva y =^ f{x) quindi deve
incontrare almeno in un punto dell'intervallo (6, e) l'asse delle x.

teorema
che

1"^ che
nell'intervallo (&, e) la f" {x) conY) Supponiamo
un segno invariabile, che quindi la curva y=^f{x) volga
la concavit sempre da una stessa parte in tale intervallo
2"* che
f(b) ed flc) siano di segno opposto 3*" che nell'inter:

servi

vallo

esista

(b, e)

numeri

mati

per

(l'uno

una

precedente

/'(a;)

0.

considerare come valori approssil'altro per eccesso)


dalla radice a.

difetto,

Vogliamo trovarne
il

a dell'equazione

sola radice

possono

si

6, e

dei valori pi approssimati.

lemma

curva y

la

= f(x)

Ricordiamo che per

tutta interna al trian-

BCD

formato dalle tangenti DB, CD nei punti B, C di


e dalla corda BC,
II punto a cercato dunque compreso tra i punti ove l'asse
4delle X incontra la corda 5(7 e la spezzata
Tali
punti 6i, Ci sono due valori pi approssimati che 6, e al valore
cercato a. Ripetendo per tali punti quanto si detto per i
punti b, e, troveremo due valori 62, C2 ancor pi approssimati.
E si pu dimostrare che, cosi continuando, si pu ottenere
il valore di a con qualsiasi approssimazione prefissata.

golo

ascissa

b, e,

DC

BD

X
con
""

procedimento

nostro

Il

5)

tradurre

formole

in

-^r- =
b

l'asse

geometrico

L'equazione
della

l'ascissa

pu facilmente

si

della corda

sua

delle

^ bf{c)

analitiche.

si

ottiene

ponendo

t/

BC

intersezione
0,

cosicch

cf{b)

f{c)-nb)

Le

tangenti in

hanno per equazione

ed incontrano l'asse delle x rispettivamente nei punti

_;._/(^
''-^
f'{b)'

Quale

di

_
^-'

questi punti l'intersezione

BD

DC?

fic)

f(0'
dell'asse delle

x con

Evidentemente quello che appartiene all'intervallo (6, e) e se entrambi appartengono a tale intervallo,
quello che pi vicino al punto gi determinato ove la retta BC
la spezzata

-f;

incontra l'asse delle x.

237

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

Se non si vogliono calcolare entrambi questi punti, si pu limitarci a considerare l'intersezione con l'asse della x della tangente in quello dei punti B, C, in
cui la curva volge la convessit all'asse delle x, ossia in cui f"(x) ed f{x) hanno
Io stesso segno. Con un tal procedimento per spesso si ottiene un'approssimazione minore di quella ottenuta col nostro metodo.

..h
T punti fic)
I
fic)

~7T

TTI^^
f{b)

....

cf{b)

^.

^^^11^ ^^1 punti 6

f{b)

Vtt'
f{c)

^777^, e
f (b)'

(e)

che noi scegliamo secondo i principii sopra esposti, costituiscono


i due valori pi approssimati della radice a cercata.

Per

20

es.

radice

sola

noi sappiamo che l'equazione


nell'intervallo

x^ di f(x)

=x^

Poich (posto

(1,

2),

in

1,

cfib)

di

questi ultimi due punti

-h

r
,

ha una,

una

derivata seconda

2)

1_

31'

f{c)-f{b)

=2

la

2 ha segno costante.

bf{c)

af^

cui

la radice di x^

=^ 2

il

punto

4-

il

pi vicino

compresa tra

1 -I-

a^
'

H-

31
31
Riapplicando a questi due numeri il nostro procedimento, si
ha un'approssimazione maggiore e, cosi continuando, si pu dimostrare che si ottiene una approssimazione grande a piacere.
;

73.
relative alla risoluzione

Alcune osservazioni

approssimata delle equazioni algebriche.

II metodo di Newton-Fourier serve naturalmente a calcolare


con UQ'approssimazione grande a piacere le radici reali di un'equa-

zione algebrica a coefficienti reali. Delle radici complesse, o delle


equazioni a coefficienti complessi qui non ci occupiamo, perch ab-

biamo gi visto

( 17, ^, pag.

55) essere

il

loro studio riducibile

alla ricerca delle radici reali di un'equazione a coefficienti reali.

Sia dunque

f{x)

a^

a;"

+ ai

a;"""^ -f-

...

-4-

(1)

un'equazione algebrica a coefficienti reali. La ricerca delle sue


radici reali equivale alla ricerca delle intersezioni della curva
reale

definita dall'equazione

y
con Tasse delle x

{*).

Si

= f(x)

(2)

pu senz'altro supporre che la (1) non

(*) Noto che il metodo di Newton-Fourier sarebbe applicabile al problema pi


generale di calcolare le intersezioni di due curve qualsiasi.

238

CAPITOLO XI

73

MASSIMI, MINIMI, FLESSI

abbia radici multiple (a questo caso ci possiamo ridurre coi


metodi del 64)
cosicch (2) non sar in alcun punto tangente all'asse delle x. Possiamo anche supporre che le f{x)
0,
;

f" {x)
queste

non abbiano

radici

equivale

comuni
perch la ricerca di
a risolvere l'equazione ottenuta uguaradici

gliando a zero

il massimo comun divisore 9 {x) delle f{x),


f" {x}]
ammesso anche che 9 {x) non sia una costante, che cio tale
equazione 9 (a;)
possegga radici (caso che si presenter

e,

soltanto per equazioni di tipo molto particolare), ne verr che

alcune delle radici della /'(a;)


si
ottengono risolvendo la
equazione pi semplice (perch di grado inferiore) 9 {x)
0.
Le altre radici poi saranno le radici dell'altra pi semplice
equazione che si ottiene uguagliando a zero il polinomio quo-

ziente della divisione di f{x) per

cp

{x).

non abbiano
Supposto dunque che f{x)
0, f" {x)
radici comuni, ogni radice della /"(ce)
apparterr a un
intorno dove f" {x) conserva sempre lo stesso segno, cio dove
la (2) volge la convessit,
la concavit da una stessa parte.
E ad un tale intorno sar dunque applicabile il metodo di
Newton-Fourier.
La pi grave difficolt consiste dunque di determinare due
valori approssimati (uno per eccesso, uno per difetto) per ogni
radice. Al 23, p, pag. 78, abbiamo esposto un metodo sem-

plice in teoria (ma che in pratica richiede calcoli troppo lunghi)


per una simile determinazione. Altri svariatissimi metodi furono
inventati a tale scopo. Ma al tecnico basteranno le seguenti

due osservazioni

1 Valori approssimati di ogni radice sono nei

2''

Valori

effettivamente

la

Anzi

le

delle

X.

casi pra-

deve risolvere.
approssimati si possono dedurre disegnando
(2) e trovandone le intersezioni con l'asse
teorie fin qui svolte agevolano di molto tale

suggeriti dallo stesso problema che

tici

si

disegno e possono dare indicazioni preziose (cfr. l'esempio della


curva
Z' 4- pX-\- q studiato all'esempio 10 del 71). Del
resto esistono strumenti che possono disegnare tali curve. L'integrafo di Abdank-Abakanowicz (cfr. l'ultimo Capitolo) permette,

F=

per
(che
alle

es.,

di

passare dal disegno della linea y

una

parallela all'asse

retta

curve

y = f--^>

(x)

= f-'^

(x)

delle

= f^

x)

=f

(x)

a^

|_^

successivamente

(x)

= fix).

nota a pag. 51, 15, per indicazioni bibliografiche relative al problema qui esaminato).
(Cfr. la

239

CAPITOLO

XII.

INTEGRALI
(Il lettore,

a cui non importa affrettare la conoscenza del calcolo integrale, potr

far precedere la lettura del Gap. 13 a quella del presente Capitolo).

74.
a)

Proponiamoci

le

Primi teoremi.

seguenti domande fondamentali

VE ogni funzione continua F


funzione

(x) la

derivata di un'altra

f (x) ?

Tale funzione f
sua derivata f (x) valga
sua indeterminazione ?

(x)

determinata dall'ipotesi che la


E, se non tale, quale la

(x) ?

L'intuizione permette di prevedere le risposte che

dare a tali domande.


Consideriamo la funzione

dovranno

si

(da determinarsi) f{x) come il


da un punto
mobile su una retta
r ad una origine fssa
ha all'istante x. Se noi ammettiamo
lecita questa supposizione, le nostre domande si riducono ( 47)
semplicemente a queste
Pu una qualsiasi funzione continua
F{x) essere pensata come misura della velocit che un punto
valore che la distanza

OM
:

M mobile
cit

F(x),

su una retta r possiede all'istante


la distanza

OM=^f{x)

di

Data

tale velo-

dall'origine

resta

essa completamente determinata ? oppure quale indeterminazione

possiede ?

A noi appare come intuitivo che alla prima domanda si


debba rispondere aifermativamente e appare pure evidente che,
per dare la posizione i
su r all'istante x, non basti dare
la velocit F{x), ma si debba anche assegnare la posizione di
If in un istante almeno, p. es., per x=^a. E, se anche una
tale posizione nota, sembra intuitivo che ne resti individuata
ad ogni altro istante.
la posizione di
Cos di un treno
che si muova su una linea nota r noi
sappiamo assegnare la posizione ad ogni istante, se conosciamo
per ogni istante la velocit del treno M, e conosciamo o l'ora
e il punto di partenza, o anche, se si vuole, la posizione del
treno su r ad un'ora prefissata x =^ a.

240

CAPITOLO XII

74

Se invece non conosciamo per nessun istante la posizione


(non sappiamo donde e a che ora partito il treno M),
di
allora, pur conoscendone la velocit F{x) ad ogni istante x,
all'istante x. Ma possiamo
non possiamo dire dove si trovi
tra
ciononostante sapere quale spazio abbia percorso il punto
in altre parole tale spazio perfettadue dati istanti a, b
mente determinato, quando nota ad ogni istante x la velocit
del punto M,
Se -Mi, M2 sono due punti mobili sulla stessa retta r, e se
essi posseggono ugual velocit F(:x) all'istante x, la distanza
Mi Mi non varia col tempo ( costante) cosicch le distanze

= Oifi,

f^ [x)

fo

(x)

= OM2 hanno una

una costante additiva.

differiscono solo per

Analiticamente ci significa

Teorema
l""

di

Esiste

almeno una funzione f(x) che possiede una

F(x)

Data F

p.

es.,

per x

valore di f (x) per

il

Data F

prefissata.

per determinare completamente

(x),

deve dare in piti


X,

esistenza.

derivata continua
2""

differenza costante, ossia

un qualche

f (x),

si

valore della

a.

pure non essendo f (x) completamente


univocamente determinata la differenza
b
a, x
f (b) dei valori che i (x) assume in due punti x
f (a)
(x)

arbitrariamente
nell'intervallo,
F
definita,
ove
prefissati
4** Se
fi (x), 2 (x) sono due funzioni che hanno la stessa
3**

determinata,

derivata

(x),

(x),

per

la

differenza

fi

(x)

{2

(x)

una

costante.

funzioni che hanno per derivata


F (x), basta trovarne una sola f (x) e aggiungere poi ad essa
una costante arbitraria la f (x) -h cost. sar la pili generale
Cosicch,

per trovare

tutte

le

funzione che ha
P)

Dimostriamo

(x)
il

per derivata.
primo

di

questi teoremi. Se

F {x) ^ 0,

pagina 165 (ove si


scriva
al posto di f) (oppure se tale area non determinata,
la sua area esterna od interna) proprio (pag. 165) una funzione f{x), la cui derivata vale F{x).
Se poi F{x) assume anche valori negativi, consideriamola
in un intervallo finito. Sia
k W suo valore minimo. Allora
^ {x)^= {x) -\- k non mai negativa, e, per quanto si dimostrato, perci la derivata di una qualche funzione cp {x). Anche
precisamente la derivata di
{x) quindi una derivata
l'area

del

rettangoloide considerato a

f{x) =

cp

{x)

kx.

241

INTEGRALI
y) Per dimostrare le

2*,

4^ precedenti proposizioni,

3^,

teorema
Una funzione costante ha derivata sempre nulla
rema reciproco ( 63, pag. 202)

cordiamo

il

ri-

il

teo-

Una

la cui derivata identicamente fiulla,

funzione,

una

costante.

Ne deduciamo come

al

s)

( 63,

cit.

1.

sono due funzioni aventi la stessa derivata


(determinata e finita) F(x), la loro differenza una costante.
ha per derivata
Infatti la differenza f (x)
/^2 (^)
Se

fi

(x),

(x)

f2x) = F{x) F{x) =

f\{x)

0.

il teorema citato pi sopra, dunque costante.


Geometricamente questo teor. si enuncia cos: Se le tangenti alla curva y
f2 (x) in punti di uguali ascissa
fi (x), y
sono parallele, le due curve si deducono Vuna dall'altra con
una traslazione parallela alVasse delle y.
Si ha dunque

Essa, per

Ponendo

=
=

(x)

/;

a;

f2

a,

(x)

-^k{k

e quindi

a?

cost)
6

si

(teor.

ha

4').

4- k
A {a)
f, {a)
f,(h)^f{b)^k.
Sottraendo, se ne deduce
f, (a)

Data

A =f
(6)

(a)

f, (6).

funzione F(x), completamente individuata


due punti a, b assume una funzione fix), che abbia F{x) per derivata (teor. 3^).
Una funzione f{x) che abbia F(x) per derivata, sar data
(teor. 4) della formola
cio

la

la differenza dei valori che in

f(x)

dove

=a

sia

quindi

C,

una costante indeterminata. Se noi vogliamo che per


f{x)

= A,

A = f(a)
e

= f^{x)-h

^=

f(x)

sar
fi

(a)

=f

H- C, ossia
(x)

= fia)
J.

(a) 4- A,

La

funzione f(x) perci completamente determinata (teor. 2**).


Sono cosi completamente dimostrate tutte le proposizioni
enunciate pi sopra.
5) Una conseguenza molto importante
abbiamo dimostrato.
IC

G. FUBINI, Anali matematica.

si

trae da

quanto

242

CAPITOLO
Se

XII

74

F {x) ^ 0, consideriamo

il rettangoloide, di cui ci siamo gi


primo teorema del presente paragrafo.
Le sue aree esterna ed interna, avendo entrambe la stessa
derivata F(x), differiscono per una costante. Ma questa costante nulla, perch tutte e due queste aree sono nulle
per x^=^ a. Cosicch la loro differenza nulla per rr
a ed,
essendo costante, nulla per ogni valore della x. Quelle due

serviti per dimostrare

il

aree sono perci uguali.

Se dunque
tangoloide

?/

= i^(x)^o

racchiuso

l'asse

tra

una funzione continua,


delle x^ la curva e

il

ret-

le

due

ordinate ha uguali Tarea esterna ed interna, cio possiede


un'area nel senso pi elementare della parola
area (cfr. 7).
s) Una funzione f(x), che abbia
per
derivata
si in(x)
:

dica con

Fdx^

chiama integrale indefinito della F(x).

si

Questo nome dovuto a ci che un tale integrale non


completamente definito, ma definito soltanto a meno di una
costante

additiva.

Cos,

poich cos

la derivata di sen x,

a:;

noi scriveremo.
j

renza

cos

xdx

= sen x -h C (C = costante

f{b) 'f(a)

vallo (a,

6),

ad f{x),

dice integrale definito di i^

si

(a;)

perch non varia qualunque costante


indica con

si

rispettivamente

F{x)dx.

limiti di integrazione

La

arbitraria).

numeri a
(il

limite

diffe-

nell'inter-

si

e 6

aggiunga
si

dicono

inferiore,

ed

superiore).

il

Un

tale integrale

e dai limiti a,

completamente definito dalla funzione F,

suo valore non dipende

Il

b.

perci

dal

nome

dato dalla variabile di integrazione. Cosi, p. es.


COS
I

La

differenza

Cosicch, se

sar
^a

E poi
(1)

(2)

=
zdz = sen sen
indica anche con
f(b) f(a)
= f(x),
f Fix)dx
F(x)dx = f{b) f{a) = [f(x)]l
xdx

cos

si

evidente che
{

a.

[f{x)]a.

F (x) dx = f jP (x) dx.

4f F(x) dx

Cfx) dx

f F(x) dx;\ F (x) dx =

0.

INTEGRALI

Le

243

(2) equivalgono infatti alle identit

(1),

f{a)= [f{a)] f{h)]

f(h)

[f{h)-f[a)]-^[f{c)-f{l>)]=f{c)-f{a)

f{a)-f{a)^0.
Inoltre per

=
I F (x) d X f (b)
dove e

massimo di

il

(3)

(x)

somma

una

dire

(x)

che

sar

di

dx

^M

queste

uguale

tale frase)

(b

Quindi

a)

(e),

.
I

un mobile

uguaglianze

all'istante x,

(se

<h < e),

percorsi nell' intervallo (a, h)

allo

spazio

spazio percorso in

lo

(e)

degli spazi

e neirintervallo (b, e)

vallo {a, e)

tra a e b.

a)

indica la velocit di

seconda e la terza

dicono che la

lecito

(b

F{x)

Se, p. es.,
la

f (a)

un punto intermedio

Se

media

della

teor.

il

nullo.

percorso nelFinter-

un

istante (se pure

La prima

delle precedenti

uguaglianze ci dice che lo spazio percorso nell'intervallo (&, a)


deve riguardare come uguale in valore assoluto e di segno
opposto a quello percorso nell'intervallo (a, 6)
cosicch la precedente osservazione assume un significato generale.
evidente che L'area del rettangoloide limitato dalla curva
zzz: F (x)
a, x
b
0, dalV asse delle x e dalle ordinate x
y
si

vale

Se

(x) dx,

assi

gli

prodotto

<

se a

b.

obliqui e formassero

fossero

questo

di

figura analoga

integrale per

^ y ^ F (x)

cide col precedente

r^

per

(a

Se nell'integrale definito

^ x :^ b.

=z-

sen

un angolo

il

Questo teorema coin-

F{x)dx=^

F(z)dz

riamo l'estremo superiore b come variabile, e per


poniamo
x, otteniamo

\'

to,

varrebbe Varea della

conside-

fissar le idee,

F{x)dx^ f F(2)dz

che uguale ad f{x)


f(a) e quindi differisce da f(x) soltanto per una costante additiva. Esso pure un integrale indefinito

della

Fix).

244

CAPITOLO

XII

74

Quindi anche

^a

un integrale

indefinito di

per x

tegrale indefinito che

lo

per X

f(x)dx

Ja

= costante

{A

arbitraria)

F {x).

=a

Esso anzi proprio quelV inassume il valore A.

quell'integrale indefinito che si annulla

a.

Quindi

Da un

tegrale definito

i^ (x)
*'

^x eseguendo

i^ (x) 6^x

si

ottiene l'in-

f(a),

la differenza fih)

Dall'integrale definito

ponendo

indefiniti,

integrale indefinito f{x)

^=

F(x)dx

deducono

si

una

ed aggiungendo

x,

integrali

gli

costante

bitraria.

Vi

suma

uno

valore

il

un

solo integrale indefinito che per

precisamente

a;

=a

ar-

as-

lo

f(x)=^ CF{x)dx-\-A.

La

seguente tabella,

gli integrali indefiniti

dedotta

quadro

dal

di

190, d

pag.

fondamentali.

Integrali fondamentali.

senx dx=^

= arcsen x -h

JVl x'
\

^ .
1-hx^
,

cos x -H

cos

dx

= sen

a;

= arcsen
= a arctg a

4-

.- -^

J\/a'

arctga:^+C;J/ X

a:;

.^

-\-

x'

a^

= logh-haKC
r^ = logU|H-C; r-^
J x-\-a

(*)

J X
(*)

Se

ic

<

Se

ic

>

0, esiste

0, esiste

log

(-

if )

log x

e dalla (log x)'

e dalia [^log

a?)

= 1

si

si

trae

trae

^1

C-\-\o^x

~ jr^^
X

C -+- log ( x)

= / dx

245

INTEGRALI

/<(x

-h

aT dx =

4-

Se f(x)=^

costante, [kf(x)Y

=: k f{x)

=k

1)

(*)

una

intero positivo).
ossia

cp (a:;) 6?;r,

intero positivo =p

(m
y\)

e {yn

^/^ (x)

=^9

meno

(x) tZx (a

Z''

(x)

(x),

quindi

(x)

cp

/i:

Z;

cp

(x)

dx

della solita costante additiva

arbitraria).

Se fi (x)

= fi
=

{x)

-\-

fi (x) -f- /2

hanno

Si

cpi

(x) dx,

=
=

fe)

{x)

fi

(x)

cpi

{x)

[cpi

(?a;

(x) ^x, allora [fi {x)


;

quindi
e?x

cp, (ce)]

cos le formole (se

+ T2 (^)]

[?i (^)

cp2
j

+ 92 (x)
(x) +

k^{x) dx^=^k

cp, cpi

cp.,

^{x) dx -h

=:

cpi (a;)

cpi

c?:^-

-f- /^

+J

(a;)]'=

T2 ^a;

-h cost.

sono continue)

C (k

dx -^

cost.),

cp. (a;)

cZx -f- C,

che sono di uso assai frequente.

(*)^

Cos

^,

per m 4-1

x=l.

che

indefinito

quell'integrale

m-\-l

si

an-

Se noi ne cerchiamo il limite


(p. es. ponendo
secondo la
derivando num. e den. rispetto 2, e quindi ponendo ^ -a)^" log (1 -f a), che per
a)
regola del 63, ^) si trova {x 4- ay log (a:
(1
per

nulla

m -h 1 = ^,
2

che

+ +

diventa log (x
si

+ )- log +
(1

a), cio

/^ dx
precisamente quell'integrale /

annulla per x -!.

(**)

Dalla

quarta riga

di

questo

quadro

si

trae

il

r__dx__

valore

w=

m=

{x^

4-

a^)*^

l,2, 3,
se ne
1. Ponendo nell'ultima riga successivamente
deduce successivamente il valore del nostro integrale per ogni valore intero positivo
della m. Questa formola si dimostra osservando che:

quando

\{x' 4-

V_ 2ma^
~ {x^ + a'r +

a^r)

1
'

(^'

'

0'^'

246

CAPITOLO

75.
Ci

si

XII

Regole generali

potrebbe proporre

di

75

integrazione.

di

trovare per Tintegrazione metodi

analoghi a quelli svolti nei 55-60 per la derivazione. Ma


per l'integrazione non esistono metodi cosi perfetti, come quelli
dati per calcolare le derivate. Si pu dimostrare che al teorema
di pag. 189 si pu opporre il seguente:

Esistono delle funzioni F(x) calcolabili con un numero finito


di operazioni elementari

(*),

non

cui integrale

il

con un numero finito di tali operazioni

calcolabile

che avviene,

(ci

p. es.,

per la radice quadrata di un polinomio generico di grado supe-

che pure una funzione tanto semplice).


metodi che esporremo e che servono nei casi pili
semplici non sono in fondo che l'enunciato, con altre parole, di
teoremi a noi gi noti.

riore al secondo

I pochi

a)

Abbiamo gi

detto

al

74,

che

pag. 245,

v],

se

noi

conosciamo
f{x) dx e \^{x) dx,

noi possiamo subito calcolare

J[A^)

-+-

(^)]

d^

=J/'(^)

^^ -^

= kjf{x)-hC

^^kfix)

(^

f*^

(^)

dx-hC

cost.).

Forraole affatto analoghe valgono per gli integrali


Si

ha

[f{x)

-f-

ix)]

dx=

Cos,

(senx

--1-

per esempio
cosa;)

dx

/ (sena;-hcosa;)c?a;

(*) Cio

somme,

f(x)

dx-=k

kf{x)

dx-h h>

(oo)

dx

*/

l f(x)
*J a

definiti.

cio:

dx.

sena;

=/

dx -h

sena;

cosa;

dx -h

dx=^

cosa;

t^a;

cosa;

~{-

sena;

-h

+C
2.

sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, innalzamento a potenza,

consultazioni di tavole logaritmiche o trigonometriche.

247

INTEGRALI

P)

Teorema di integrazione per

= F{x),

donde y^

Sia

=G

variabile z con derivata

vazione di funzione

= F[a

{x) G'{z)

donde, per la stessa definizione d'integrale

= y =^F[G

^F{x) dx

G' (z)
funzione sar:

di

= y. x\ = F

y\

F{x) dx
y
una funzione di una nuova
continua. Per la regola di derisostituzione. Sia

(z) (*)

{z)]

{z)]

G'

{z)

G'

{z) dz.

Questa forinola costituisce il cosidetto teorema d'integradal primo si passa al terzo membro,
sostituendo alla x ed alla dx i loro valori G (z), G' (z) dz.

zione per sostituzione;

Questa

J f{x)

dx,

dimostra che

regola

COS

scelto

simbolo dx,

il

che figura in

opportunamente, che nel calcolo

pu trattare come un differenziale


Da quanto precede si scorge che cos l'integrazione del

lo

si

(**).

'

renziale

F (x) dx

diff'e-

ridotta a quella del differenziale

F[G{z)]G'{z)dz,

x^=Giz)

l'integrale del quale, presa convenientemente la funzione

potr talvolta riuscire pi agevolmente calcolabile che quello del


differenziale

F(x)dx.
Naturalmente non possono
in ogni caso quale sia la

stabilirsi regole per riconoscere

sostituzione da farsi, ed

successo

il

dipender anche dalla maggiore o minore pratica che


calcoli di tal genere.
Talvolta invece pi comodo calcolare l'integrale

anzich

lo

F{G)

G'

{z) dz.

in

questo

si

ha in

F(x)

dx,

caso la nostra dimo-

strazione serve a ridurre al primo questo secondo integrale.

Osserviamo ancora che


ciamo

il

se,

F(x) dx

calcolo di

p.

es.,

col nostro

al calcolo di

\F{G)

metodo ridu-

G' {z) dz, allora

noi otteniamo l'integrale espresso come funzione non pi di x,

ma

della variabile ausiliaria

z.

la z varia in un certo intervallo, la x varii


nostro integrale.
(**) Noi lo avevamo introdotto soltanto come un modo per indicare un integrale. Cos, p. es., avremo potuto introdurre altro modo di scrittura, p. es. scrivere
(*)

sottinteso

che,

nell'intervallo ove definito

f{x) anzich

anche

il

il

f{x) dx. Gi di qui vediamo

(cfr.

mentre

Gap.

15).

come

sia felice

il

simbolismo adottato

248

CAPITOLO

XII

75

Perch la sostituzione riesca utile, e cio si possa avere y


espresso come funzione della x, occorrer che Tequazione

xG{z)
modo univoco,

sia risolubile rispetto a ^ in

cio che se ne possa

dedurre

ove

In

funzione

caso

tal

F[G{z)\

= H{x),

integrale

definito

di x.
l'

z rispettivamente per

{x

-4-

dz che

Cos, p. es.,

diventa

z'"'

dove a

{z) d;^,

a;

^ sono

a,

-^aT dx=
se

r dx
/

-^

"

a-hO,

adz

/ -2-7-2

7\

==

-\-\

dalla

dx

% quindi

+ C o log

-^

Cos, posto ^

Quindi ritroviamo

0.

2irctg

se

= adz,

^
z-hC
,

^=

cp (a:),

r?^ ^x =r=
J

{x)

dz

log

-4-

=:

1.

arctg ^
1

ha:

si

/ dx = /r adz
= /r dz = arcsen<^-4- (7^ = arcsen
Va'x' J\/a\lz) JVlz'
,

dz,

-f-Csm-f-l=i=0

dx

a^,

a^=z

a\-^ C

log
\x-^
logia;

a;

m -f-

posto

assunti

valori

uguale

-\- a).

(a;4-ar +

Cos,

x'^-\-

m -f-

dx

come sappiamo

oppure
-f- 1 H=
secondo che
z=^ x
(ponendo
nota
la formola

Cix

ce

dr\dx^ posto

F {x)

cp'

(x), dx,

4-

si

,^
(7.

x
CI

trova

c= log 19(^)1+0,

formolo tutte, che noi gi conoscevamo.


Ben presto troveremo nuove importanti applicazioni di questo

metodo.

Il teorema di inteTeorema di integrazione per parti.


grazione per parti non altro che una differente enunciazione

Y)

della regola di derivazione del prodotto di

due funzioni.

INTEGRALI

Supponiamo che u
alle loro

249

siano due funzioni continue insieme

e v

derivate prime. Poich

=^ uv

(iiv)'

tiv\

per definizione di integrale otteniamo:

uv =^

Ed

{uv

-4-

uv)

somma uguale

essendo l'integrale di una

degli integrali,

dx.

somma

alla

uv =:

uv dx

uv dx.

-h
I

Donde ricaviamo

li

vdx =^ uv

uv dx.

Posto V ^=^, u ^=^, sar u

Teorema.

c^

dx.

si

ha

il

una funzione continua che ha per


ima funzione continua che ha per derivata

Se ^

integrale u, e

^
pure continua, allora V integrale del prodotto ^^
prodotto del secondo fattore ^ per l'integrale u del

la funzione ^'

uguale al

primo diminuito

dell'integrale del prodotto che si ottiene moltiplicando V integrale trovato u del primo fattore per la derivata ^'
del secondo fattore.

Esempi
1**

Trovare

log X dx.
Si

pu scrivere

e,

xdx=

log

1.

X dx

ponendo
cp

cj;

si

log

= donde
= log
1,

a;,

te

=^

'

=:

1.

dx =^

dx =^

x,

ottiene:

log
2**

a; cZa;

a;

Cos pure

log
si

a:

x dx = x
/

(log

1)

-f-

trova:

f{a)-f{0)=ri. f\x)dx=[(x-a)fix)J~

C (x - a) f'\x) dx^-

250

CAPITOLO

XII

75-76

Si ritrova cos la forinola di Taylor,


di integrale (cfr.

a,

3**

69

la (9) del

col resto

sotto

dove

a pag. 214,

si

forma
ponga

0).

Trovare:

j\Yctg x dx.

Possiamo scrivere

xdx ^=

arctg

arctg

x dx

posto

9=:

U=^X,

1,
\^

nz arctg

t^

Quindi

x,

-h x^

= X arctg x

arctg X dx

dx

= X arctg x

= X arctg X
76.
1**

r- log (1

x~) -+- C.

-4-

Integrazione delle frazioni razionali.

Ci occupiamo naturalmente soltanto delle frazioni reali

Diremo semplice ogni

(quozienti di polinomi a coefficienti reali).

frazione del tipo

cio ogni quoziente di

per un polinomio di primo grado

a; -4-

Mx-h
X

-{-

px

a,

per un trinomio x^ -h
2

p
~4

px

^
Ugm

Teor.

-h-

di

ed ogni frazione del tipo

-h q
-+-

p
^
>
4

0,

Mx

primo grado
secondo grado, purch

ossia q

-h q ^=

px

F{x)

di

q<0

cio purch l'equazione x^


.

-h g

una costante

quoziente di un polinomio

ogni

cio

dx

frazione

abbia radici complesse.

somma

1 \X)
a) di

P (x)

per

un polinomio Q

T (x)

inferiore al

grado

(x)

(il

quoziente

esso nullo soltanto se


t

di

T {x)

il

ottenuto

grado

dividendo
di

P (x)

251

INTEGRALI

P) di frazioni semplici^ ciascuna delle quali ha per denominatore uno dei fattori di primo o di secondo grado, in cui,
secondo il teorema del 16, pag. 52-53, si pu decomporre il
denominatore T (x)
;

una

Y) della derivata di

frazione

V{x)

denominatore

cui

il

(x)

ossia

T' (x),

(x)

il

massimo comun

il

polinomio

che

si

divisore

di

(x)

deduce da

diminuendo di un'unit V esponente di ognuno dei suoi fattori


citati, mentre V (x) un polinomio di grado inferiore al grado di
(x). Cosicch, se T (x) privo di fattori
multipli, W(x) una costante (polinomio di grado zero), V{x)

precedentemente

quindi nullo

questa frazione

nulla.

Oss. Notiamo che in y) abbiamo dato due modi per calcolare


Secondo il caso, sar pi utile l'uno o Taltro procedimento.

(x).

Cosi, p. es.,

se

T(x)=^k(x-hai) {x-haof
dal teorema precedente

(a;^-4-

^x

+ g)M ^ g < oV
P(x)

risulta che ogni

frazione

si

a) del polinomio
P)

di

ottenuto dividendo

(x)

riremo

noi,

per

\h-^hix
{x

anzich

-\-

Siano

di

(x

q)

-^ho^x^ -\-hx^ -^h^x^


a^) \x^

dimostrare
pii

{x),

-\-'

il

px

-\-

qf

teorema in generale,

esempio.

La

ci

rife-

dimostrazione

quoziente e resto ottenuti dividendo

resto
(x) sar di grado inferiore
T{x), che nel caso attuale vale 9. Potremo porre

P(X)

si

generale soltanto con qualche compli-

R (x)

P(x) per T{x). Tale


grado

-f-

semplicit a questo

estende per al caso


cazione di notazioni.

Dm.

per T{x);

una derivata

dx\_

ai

Y) e infine di

+N
^ Mx
-^ px -^

Ao

Al

F (x)

semplici

tre frazioni

-\-

pu

^^^

decomporre nella somma:

.w^_^i^(^)

.l^

al

252

CAPITOLO XII

R (x)

dove

massimo di

al

76

ottavo grado. Baster provare che

R{x)

si pu decomporre nella somma di addendi P) e y)


ossia
^
^ (x)
che si possono trovare delle costanti Ai, Ao, -M, N, o, ^i, h, h, &4
.

cosicch sia

R{x)
T{x)

Al

A2

Mx + N

x-\-ai

x-\-a2

x^-hxp-hq

Il metodo migliore
guirsi anche

negli

dx L {x~a^^{x^+px-^qf

per calcolare Vidtimo termine (da

esercizi

numerici)

J*

se-

quello di derivare ap-

plicando la regola di derivazione di un prodotto, considerando


p. es. nel caso attuale la frazione da derivare come il prodotto
di 60-+- hix-\-h2X^ -^ ...-\-)^x^ per {x 4- 2)" ^ e per {x- -^px-\-q)''
Si trova allora che la nostra

R{x)
T{x)

Mx-hN

Al

Ao

x-^ai

x-{-a2

)^^llX-^)2X^^^,..^-)^x

{x

-f-

a^f

{x^

uguaglianza diventa

x" -\-px
''

(6o

+px + qf

Moltiplicando per

-+-

bi-^2b2X-^.^.-h4hx''
(x

+ a^

{0? -\-px-^

qf

6ia;4-...+ l^x'') (2:r4-;j)

(x

T{x) =

+ ^2)

(x^

a^ {x^-^px+qf,

-h aO {x-\-

(rr

^^j^

-^px + qf

rC

tutti

denominatori

diventa

svaniscono

l'uguaglianza

precedente

R{x)-=^ Al

{x -H a^y-

{o(?

-hpx H- qf -h A2{x -h

(x-ha.d (x^-^px-^qf

ai)

rC

+ {Mx -h N){x-\- ai) {x


-\-(x-\- ai) {x -h 2) {x^

-^px

-4-

-f-

q)

aaf

(h

{x" '\-

+ 2 h.x

(h-^hx-h ...'-hx^)ix-i-ai)

2
dove

il

(o

-H

secondo

a;

-I-

...

membro

&4 x')

(2

px

{x^

-i-p) (x

-f-

-+-...

qf

+ 4 hx^)

-^-px-hq)

+ ai) (x

-+- ^2),

ancora al massimo di ottavo grado,

perch ogni suo termine stato ottenuto moltiplicando

T (x)
-

grado nove) per una frazione il cui numeratore di grado


inferiore al denominatore.
Se noi sviluppiamo il secondo membro, otterremo un'espres(di

sione del tipo


Co

-^ CiX -h CoX' -h

-h CiX'

-\-

C^X^j

253

INTEGRALI

dove evidentemente le d sono polinomii omogenei di primo grado


nelle 9 costanti da determinarsi -4i, ^2, ^, ^", &o, &i... &4. Se

k
la

i^

( jj)

4-

To

nostra uguaglianza diventa

Co

ri

a;

4-

-I- rs x^,

...

^0
(

(3)

C8

Le

sono

(3)

lineari

nelle

proveremo,

si

r8

un sistema

eifettivaraente

nove incognite Ai, A2,


possono risolvere con
Cramer non fosse

,&4;

nove equazioni

di

come ora

quali

le

la regola

di

Cramer.

determinante
in tal caso
per il teorema del 27 alle equazioni omogenee che si deducono dalle precedenti (3) sostituendo lo zero al posto delle r, si potrebbe soddisfare con valori
non tutti nulli delle incognite. Se le r sono nulle, anche It{x) sarebbe nullo.
Quindi, poich le (3) sono equivalenti alle (2) e {2)in,, si potrebbe soddisfare identicamente alla (2) supponendo
(a?) identicamente nullo, e le J.,, A^^h^ nno
tutte nulle. Dimostreremo che ci assurdo.
Infatti, se cos fosse, da (2) si dedurrebbe in tali ipotesi
Infatti, se la regola di

dei coeficienti delle

nove incognite in

applicabile alle (3),

il

equazioni sarebbe nullo.

tali

d r
-\-h,x'
bo4dx\_{x-haj)(x^-f-px-h
Se passiamo

al limite

per x

ii?

Mx -+-

A,

Ay

__

qfj~'

+ a,

x-\-a2

x^-\~px

a^,\ primo membro tende


membro.

altrettanto dovr accadere del secondo

quindi A^

-\-

q'

a un limite finito

0.

secondo membro diventa per x


a.^ infinito del primo (e non del secondo)
altrettanto dovr avvenire del primo membro. E quindi b^-f-j-h^ x^
divisibile per x -H a^. Ma in tal caso il primo membro finito per x
j. Altrettanto deve avvenire del secondo membro. E quindi ^,:=:0.
Il secondo membro infinito del primo (e non del terzo) ordine nei punti (complessi) che annullano x^ -hpx-\-q. Come sopra se ne dedurr che ho -h
h^ x^
divisibile per {x^ -^ px -}- q}^ e quindi che illf=^::_0.
D'altra parte il polinomio ho-\-hiX-h
h^x^ di quarto grado pu essere
divisibile per {x -h a^) e per {x^ -{ px -^ qy\ soltanto se divisibile per il loro prodotto, che un polinomio di quinto grado
cio soltanto se tutte le h sono nulle.
dunque impossibile che
(x)
0, se qualcuna delle nostre incognite
?>4 differente da zero.
Ai,A^,
Il

ordine

(*)

Il

che

nostro teorema risulta cosi dimostrato

e si vede in pi
addendi cercati sono determinati in modo univoco2 Noi dunque sapremo integrare ogni frazione, se sap;

gli

piamo integrare
oc)

(*)

ogni polinomio

Quando naturalmente

(x)

si

^=

ko -h ki

assuma

-\- k^i

come

x"

-\-

-h k,x'

infinito principale.

; ^

254

CAPITOLO XII

p)

ogni frazione semplice del tipo

A
X
P')

76

-i-

ogni frazione semplice del tipo

Mx
-\-

X'
.

-^

px

(-,<o)

-h q

Ora

ko

X -h

Ici

-r- T777-T

dx W(x)

integrali di (a),

gli

Vx

y) ogni espressione

lu

-i-

(P),

sono rispettivamente

(y)

-
+ k,
s
1

4-

A log

a;

4- a
I

cost.

-f-

\x)

Baster saper calcolare l'integrale

x^

N ^
+ q dx

Mx-^
px

-\-

Ora:

Mx
Cosicch

Jx^-hpx
Ora

-f-

cost.

cost.

-f-

-=r7-r

-+-

-t-

N=--{2x

cio

di

p'),

cio

y q ^

M\

+2?) 4-

reale

(-^ i^"^)

-h q

X" '^px-\- q

'ilJ

^ x^+px-^ q

2 /

;r

x^ 4-

4-

^it;

dx =

2?

log

(x'

4- VX 4-

4- q

g).

E, poich
a;'

sar

+^ + g =
i9a:

( X-

4-

^2 /)

-^ k\

x' -^

(^a;

px

-\-

V^
2/
^(-f)
=
/
P
(-1) +
"'

._,

72

A:'

1.^2
.

-7-

artg

^^

255

INTEGRALI

Dunque

= ^log(a^--i-i?a:-hj))-h-y==artg

J ^2^^^^^ ^^

/-f

2/ nostro

Cos,

problema

cost.

i/^-f

completamente risoluto.

per integrare

es.,

p.

-^

x^

-i-

2x^ -t 5x^ -{-x -hi

x'(x'-hlf
si

ponga

x'-h2cc^ -hx^-i-x-hl

xHx'-hlf

_A

Mx-hN d / bo-^hx -h b2X- \


"~^"^"^^T dx\ x{x'-+-l) /'

dove manca al secondo membro ogni polinomio, perch nel primo


membro il grado del numeratore inferiore a quello del denominatore. Si trova
:

A=
E

M=0, N=l,

l,

62

1,

bi

0,

60

1.

quindi l'integrale cercato vale:


log
^

77.

I'

4- artg
^ X H

Integrazione

di

x-'
-r^

xix^ -h

-4- cost.

1)

alcune funzioni trascendenti o irrazionali.

Sia f una funzione razionale (quoziente di polinomi) nella


variabile e". Si voglia calcolarne l'integrale 1 /'(e'") dx. Posto
a)

e*

=:

z,

zdx =^ dz

dz (che

questo

noi

integrale

sappiamo

si

calcolare)

riduce
della

all'

integrale

funzione razio-

z
P)

Sia

F una

funzione razionale delle funzioni goniometriche

sen X, cos x. tg x, cotg x, ecc. della x.

Le formole

ig

x=^

>

cos

cotg X

cos

X
,

ecc.

ci

permettono

di

trasformarla in una fun-

sen-T

zione razionale f delle sole variabili sen x,

cos x.

Per calcolare

256
f (sen

l'integrale
a;

CAPITOLO XII

= tg 2

dx

cos x)

x,

una

di

cosicch

77
tale funzione,

ciz

^
dx -

1 -\- z-

sen X

= zz

2 z

cos

\ -)r

nostro integrale diventer


2 z

^\l-^z''

a:

-\- z^

1
Il

ponga

si

+//

dz

z^\

^'

H-

che sappiamo eseguire, della fun-

e si ridurr cosi all'integrale,

zione razionale

lz\

2z

.(

-h

Se

Oss.
cos^ X, tg

quindi

:r,

la
il

diventa

calcolo

aa;

dove f

cos

f \x, ]/ax^

'\-

hx

-\-

e) dx

Supposto a

>

di

a::

porremo a

0,

Vax^ 4-

(2)

==- ^
1 -f- ^"

x,

6rr

4-

(a, b, e

yax^ -h bx

irrazionale nella x. Distingueremo varii casi


Y^)

sen^o?,

= tg

una funzione razionale

\ '\- z"

Y) Si voglia calcolare
\

delle sole

rapido ponendo z

sen*^

pili

1 -\- z

(1)

z-

una funzione razionale

/*

-{- e,

c= k {x +

quindi

= va,

k'^,

cost.)

z),

dove ^ una nuova variabile. Quadrando e risolvendo rispetto


alla X, si trova
:

(3)

a;

= 2-
a^

(a

7r

&

e quindi

(3)i
e,

c^o;

per (2)

,.

(3)2

=2

a:

/
TT
\b


-h 2

a-2f

2 ac

dz,

72

2 az)

i^

V ax^

-\-

bx

-\- e

^=^k (x -^

z)

az^ -\-bz

Va

In virt delle (3) e della regola


tuzione, rintegrale (1) diventa

M?=

=.

2az'

V a

az^ -h bz
b

2 az

di integrazione

-2az

c\ {az^
)

77
(b

per sosti-

r^
2 azf
bz

-\r e)

dz]


257

INTEGRALI

una funzione razionale

cio diventa l'integrale di

della

che

z^

noi sappiamo calcolare.


Si calcoli ora (1) nell'ipotesi

Y^)
di

ao^ 4-

-h

a;

c^=^a(x

ax" -\-lx-\-

a)

(a;

<

0.

=
=
a

0, (posto

Se

^^)

P)

sono

a, p

le radici

Iz^

{x

a) (x

P).

Questo polinomio dovendo essere positivo, affinch (1) abbia


significato reale, dovr essere:

{x

(4)

cosicch

a)

^)<

(x

0,

non potranno essere complesse coniugate, n uguali

le a, p

Le a e P saranno quindi reali e distinte. Dalla (4)


a e a;
deduce che x
P sono di segno contrario, e quindi
a e P
che x
x hanno lo stesso segno, ossia che si pu porre
e reali (*).
si

-^

f^^x"'^'
dove z

un'altra variabile reale.

Risolvendo rispetto ad x

ha

si

=a +
= 2 zdz
donde
+ z)^,
= V a{x =
Vax^-h hx-h = \/a{x
- = 1^
Lr^X - =
B ^^

-4-

a)

(1

a) (^

(p

^Zo;

^)'

(P

''^^

^)

(P

'^^

cosicch l'integrale (1) diventa


P

x)

(x.){^

P)

,n

^dZ

^^^-^^f^T^'^^p-^^rb)

^y

-H

(1

che un integrale di una funzione razionale delle z, e che noi


quindi sappiamo calcolare (**).
B) Il caso a
(per m
2) un caso particolare dell'in-

tegrale

(a;,

Questo

vhx

-H

e)

(m

dx

integrale,

= intero

positivo)

V^ hx -^ e

posto

=^

(6

=!-

0).

z'^'

z,

dx=-z'^-^dz,

diventa l'integrale^
j

Se a = a
= a)2 + b2^0.
(*)

-{- ih,

[ia ih

con 6

0, o

t"^, ^U'"-'

5 ='f 0, allora {x

a)

{x~^)

dz

(aj

(**) In 7') e 7^)

l'in determinazione

all'indeterminazione del segno per k.


17

G. PuBiNT, AnalUi matematica.

del

segno per

Vax^ -hhx

-\-

e corrisponde

258

CAPITOLO XII

una funzione razionale


piamo calcolare.

di

Oss.

vhx

e,

della

vhx -f- e,

/"

che

integrale

interi positivi)

quindi

sap-

razionale nella x^ \/bx -h

{p, g, r,

assumendo per

77

z\

una funzione

caso di

Il

al precedente,
i>r

si

riduce subito

minimo comune multiplo

il

e,

di

r,

(1,

Calcoliamo

s)

(a,6,

e, 6?

Tintegrale

d.

= \/ax

Posto z

-f-

'^
,
.
^
Aquesto integrale
diventa

quindi x =
a
z^

2f./-2r'

6
z,

un integrale

che

tipo

del

vax

dx ^=

1/

fa

|/~'^^+(^

abbiamo gi

noi

d) dx
-h,

2
- zdz,

ida-c))\

l/c- r

-^

che l'integrale di una funzione razionale divedi


cio

-\-

una funzione razionale /"di x,

cost.) (a-i-0) di
/

V ex -h

Vcx

\/ax-hb,

(x,

zdz,
/

imparato

calcolare in y).

Si voglia calcolare l'integrale l x'" (ax" -h hy dx


?) Integrali binomi!.
*^
ove a, h sono costanti ed m, n, p numeri razionali.
A) Se -p intero^ si ponga x
z% indicando con s il minimo comune multiplo dei denominatori di m, n, che per ipotesi sono numeri fratti (cfr. ), e ci si
riduce al solito caso dell'integrale di una funzione razionale.
T
(con r, s interi), posto
J5) Se p una frazione

.=(..+!,)
il

nostro integrale diventa

"'

r*

r+^-+-^

^,
+

na

-^

(t-h)-^

dt,

*j

Il

una funzione

di

'dt

che l'integrale

'

s.=('V):<-=4(V)"

razionale, e

noi

sappiamo calcolare, se

intero.

Possiamo trovare un

altro caso, in cui

Basti osservare che, posto x

che,

per

quanto

ijy

=~

{a -f

dicemmo

in

hyy

il

nostro integrale.

esso diventa

dy con

/*

B) sappiamo

e intero,' cio se

possiamo calcolare

= (m -f 2 + wp)
calcolare

se

'

intero cio se

-\-p
^ e intero.

In conclusione sappiamo calcolare il precedente integrale, riducendolo al


di una funzione razionale, quando intero uno dei tre numeri

calcolo
p,

un

oppure

m + l oppure^
m-hl
Y~'

p.

Oltre al quadro del 74, C. pag. 244, noi ne daremo qui


altro che riassume i pi importanti risultati ottenuti fin qui.

259

INTEGRALI

QUADRO
j

DEI

dx ^^

(u -hv)
f{x)

dx

METODI

uvdx

udx

-+-

f[x {z)\ X

{z)

=
lev

INTEGRAZIONE

DI

vdx -h

somma)

cost. (integrazione per

+ cost. (integrazione per sostituzione)

dz

{vdx

pag. 244 e 190).

(cfr.

cost. (integrazione per parti).

-+-

Se f indica nei singoli casi una funzione


o delle variabili da cui dipende

razionale

della

variabile,

Si

calcola

scomponendo
(x)

nella

somma

^x

/ (x)

di fra-

zioni semplici,

un polinomio, e di una

di

derivata.

calcola

Si

introducendo

= tg

come

nuova
variabile di

/(sen X, cos x) dx

"yax

Si

+ h) dx;

a, b

cost.; a^^-O,

(m

intero positivo)

ic,

pu

Si

anche porre

se in /"entrano solo

tgx

ad esponente pari

e potenze

integrazione

f'(x,

= tg X~.

di

sen X, cos x.

calcola

introducendo

come nuova
variabile di

Vax -h h

r=

(*).

integrazione
Si

calcola,

assumendo

dx

f{x, v^ax^ -h hx-^c)

i^ax^

-j-hx-hc^ i/a{x

variabile

-\-

z)

a>

se

di

a,h,c

integrazione

cost.

quella

defi-

sono

nita dalla
Si riduce al

/ (oc,
,

yax
,

a,6,o,d

caso
h,i^cx-\-d)dx dente

= cost.;a,c=r-0^
,

0,

ed

oc,

ax^-\-'bx^-

,3

c=0,

preceassu^^

se

le radici di

mendo a va-

l^-^^^^

= i/ax

-+-

;.

tegrazione
i

Si

/(e')

calcola

assumendo a
variabile'di

dx

integrazione

Integrali binomii

(*)

porr z

cfr.

Se capitano parecchi radicali z

= "l/ax -h &,

dove

il

'i^ax

-\-

b,

minimo comune multiplo

pag. 258.

Vax

-H

h,

degli indici

ecc.

//, v,

si

ecc.

260

CAPITOLO

78.

XII

Integrali

78

singolari.

a) Finora ci siamo limitati ad integrali di funzioni continue

neirintervallo considerato. Vogliamo ora definire gli integrali di

una funzione f{x) che neirintervallo


dappertutto continua, eccettuato un

che

(a, 6)

considera

si

numero

finito

punti

di

singolari.

per

Ci,

r^
/

avviene

es.,

studiare

l'espressione

Osserveremo

7=dx, poich j=

J VX

per

singolare

ic

0.

VX

un numero positivo piccolo a piacere, -7=

se s

che,

volessimo

se

con-

Vx
r'

tamente determinato

lo /

7= dx,

che, calcolato coi soliti metodi,

21/s).

riconosce uguale a (2

Calcoliamo ora

perfet-

VX

Je
si

ha un significato

1; cosicch

tinua nell'intervallo

il

^dx=^\m{2
f=o
VX

Tale limite esiste ed uguale a


noi porremo per definizione

2-\/^).
2.

/-=. dx = lim / -7= dx


= oj yx
VX
Pi

in

2.

generale,

f{x)dx

se nello /

per esempio,

a<b

.y a

la

'a-f-,
(e

<

f{x)

b,

ma

singolare

in

dove

un numero

a,

allora noi cercheremo

a),

il

positivo

lim

limite esiste ed finito,

Se invece

r^
avviene

di lim
f=o

^ a-[-a X

privo di significato.

dx

a piacere

f{x) dx. Se questo

^0 J a

nell'intervallo

piccolo

-f-

porremo per definizione

f{x)dx=^

tal limite

continua

non

lim
I

esiste

f(x)dx.

non

finito (come, p. es.,

a/

),

tale integrale sar per noi

un simbolo

INTEGRALI

Analogamente

261

procederebbe, se f{x) fosse singolare in h.


Se f{x) diventa singolare in un punto e (*) interno ad (a, 6).
allora se esistono, secondo le definizioni ora poste, gli integrali

f{x) dx,

/"(a;) e^o:

si

r f(x)

P)

Pu

pone per definizione

si

= C f{x) dx +

dx

una funzione f{x) che singolare in e, pure


es. una funzione discontinua nel punto e. 11

esistere

essendo finita:

p.

caso pi notevole che siano

finiti

che

limiti sieno

tali

IT

avviene per la funzione sen x

-+-

=c

l'uno

differenti

-r~

\x

f(x) ed

lim

il
a5

ma

f f{x) dx.

lim

il

f(x),

x==c-j-0

dall'altro.

Ci, p. es.,

""" C

In tal caso la nostra

r-

c\

definizione si pu esporre in forma piii semplice. Se, p. es., a < 6,


consideriamo in (a, e) una funzione fi (x) che, per x =^.^ e sia
uguale ad f{x) e nel punto e sia uguale al lim f{x) ed in (e, 6)

una funzione

(;r)

che

punto

nel

sia

uguale

lim

al
aj

nei punti

=h e sia uguale ad f(x).

f{x)dx=\

Per l'esempio ora

(x)

i~'l

f2

(x) dx.

<c <b

+ senx)dx-{-

Y) Se f-(x) definita nell'intervallo (a, H- oo


finito

il

lim

Analogamente,

(~hl-hsenx)dx:

e se esiste ed

f{x)dx, noi porremo per definizione:

f{x)dx=^\\m

f(x),

Sar:

dx -h

citato sar se

r\dx =

\senx-i--

fi

= c -j-O

se

f{x)dx.

f{x) definita

i^er

x^a,

porremo per

definizione

f(x) dx
00

di

lim

/
v:

f(x) dx^

\J k

(*) Si pu porre una definizione analoga nel caso che vi sia un numero finito
punti singolari.

262
se

CAPITOLO

membro

limite del secondo

il

XII

78

esiste ed finito. Infine porremo,

se f(x) definita per ogni valore della x,

fix)dx^=

lim

<X

ft

i =.

se

Cos,

r*

-I-

ed

esiste

finito.

ri T =1,

^dx= lim
J x
t-x

lim

k^-\->

Ti.

essendo

es.,

p.

membro

2"*

limite del

il

f{x)dx,

/
%/

OD

:c

|_

Ji

-j dx ^=

/
poich lim

Cos,

fc

ha alcun

x dx

cos

lim (sen k)

^0

co

l.

cos

significato l'espressione

non

non

esiste,

= OD

x dx

(*).

Agli integrali di questo paragrafo si possono in molti casi


estendere le regole di integrazione per somma, per sostituzione,
per parti.
Cos

(ove
^

abbia

lim

il

=0

per w

log
f
L

<

escluso

I
'

fix)
^ ^

esista

<^ ^

'

il

^af

T-

segno

p. es.

1.

;;

A:,'

= f{x)

^{x)
nei punti ove

dx che /

a)

(a, -f- oo)

singolari per f{x).

1.

dx variano

f{x)dx-\I

(-

f (x)

completare
oo,

n 4=1,

w^

dx

a) o

le

oppure

1, finito
1

punto a al pm
tale che in esso
i.

il

Definiamo due funzioni

nei punti ove

f(x)^0. Le
pi il punto x

^ (x)

(*) Si lascia al lettore di

neirintervallo

=Q

<

f(ic)>0; ponendo

? (a?) e

^(a;)

saranno funzioni cona\ non superiori ad f(x)

^(a;), t(a;)

nello stesso verso

tende a zero, e perci tendono per

f{x)dx=

se

infinito per

Questo limite

costanti, ed

-r-^

nulle (escluso al

f (x)

di

con

{x

^{x) =

__^(ic)^

il

==0

se

t-

^
T
7
nj
1 ^

^^

lim

il

una funzione continua nell'intervallo (a, )\


un intorno (a, e) di a [e compreso fra a e h],

tinue positive

sia

ponendo o{x)

i(a;)

Ora

a log

lim

il

'

a) cio

segno
dh

esiste ed finito

se

esiste,

Sia f{x)

1.

^ dx

quando

ad un

(che ha

limite.

Poich

dx, e ? (x) nell'intervallo (4- h e) non

precedenti definizioni, per

<x, oo) vi

fosse

un numero

il

caso che
punti

finito di

263

INTEGRALI

supera

/ (ic)

assoluto

/v

(a:)
)

^ -^
(^-)"

l'integrale di

dx tende per

-,

di n

come

si

<

],

^{x)dx non supera

lo /

che tende per

f(x)

-:

a un

e (a?)

4-

il

limite

finito.

valore di //

Perci

^ (^)

(x), lo integrale /

^^

f{x) dx

di a vale la

^ ^^ _ ^y

suol dire, se f (x) e

in valore

a un limite /iwifo,
finito, che sar

un intorno

esister dunque, se in

-/.+
ay

^ (x) dx. Poich f{x)

altrettanto dicasi di /

ossia,

Ise

-:^^^

(/^,

per x

costanti

a=

< 1)

infinito di ordine

non maggiore

<1.
In modo analogo

prova che

si

tinua f{x) soddisfa alla

/(ic)l

diventa infinitesima di ordine

se,

^^X^

per x abbastanza grande, la funzione con(A;,

non minore

cost.;

di

n>

n> 1,

1),

ossia se f(x)per x

allora esiste Io

qo

r fij)x.

Osservazione.
Certe frazioni razionali
plice e diretto.
jTuiiiauiu, p.

e:

si

possono integrare in modo

sem-

264

CAPITOLO

79.

XII

79

Integrazione per serie.

a) Nel paragrafo precedente abbiamo dato, partendo da


alcune formole di calcolo differenziale, metodi che in qualche
caso particolare servono a calcolare gli integrali di una fun-

Ma

zione continua.
grali,

poich ogni funzione continua possiede inte-

sorge spontanea la domanda:

approssimativamente,

gli

Come

integrali di

calcolano, almeno

si

una funzione continua,

al

non bastino i metodi esposti nei precedenti


paragrafi? L'importanza di questa domanda si rileva tosto,
appena j^i ricordi che anche l'integrazione di una funzione raziocalcolo dei quali

nale richiede la risoluzione di un'equazione algebrica: che

noi

sappiamo costituire un calcolo spesso ben lungo, anche se si


vuole soltanto una piccola approssimazione. Di pi si noti che
quando, per

diciamo che

es.,

c^x

perci che sappiamo integrare

log

Ce asseriamo

4-

dovuto soltanto

ci

mezzo per

che nelle tavole logaritmiche abbiamo un

con sufficiente approssimazione

.t

valori di

/>
-^
/

al fatto

calcolare

dx.

Si

tratta

dunque di trovare un mezzo per calcolare approssimativamente


un dato integrale o, se si vuole, di costruire per ogni dato
integrale delle tavole numeriche, che compiano per esso l'ufficio
che

le

tavole logaritmiche hanno per l'integrale /

J X

dx.

parleremo anche
in altri capitoli. Per ora parleremo soltanto del metodo che
ricorre agli sviluppi in serie. Il teorema su cui si basa tale proVarii sono

cedimento,
P)

il

metodi a

tal fine, e di essi noi

seguente:

Se nell'intervallo finito

(a,

b)

la serie di funzioni con-

tinue

f{x)

Ui {x)

-\-

u. ix)

-4- 1^3

totalmente convergente, allora (per a

esiste ed

= 2 Un

{x) -H

^ x ^ b)

Zo

(x)

(1)

dx

uguale proprio alla serie degli integrali

Jx Ui

{x)

dx

,^x

u-i

{x)

dx -^

a;

u-s

(x)

dx H-

(2)

265

INTEGRALI

Divideremo

La
i,

Un (x)

la

serie

la

(2)

S Mn

\x
serie convergente

viene della
2^

La

^ Mn

se

Mn

massimo
S ilf

il

segue ( 74, pag. 243) che

dx\^Mn\x

Unix)

'I

dunque

Infatti,

la nostra ipotesi equivale a questa che la serie

\unix)
converge. Dalla

di

dimostrazione in 3 parti:

la

serie (2) converge.

converge

a\;

assolutamente,

ottenuta

j,

perch

moltiplicando per

av-

cos
\

a\

S Mnun

serie (2)

integrale indefinito di f(x).

Infatti

ottenuta derivando (2) termine a termine, totale pertanto ( 65, pag. 206) la derivata

la serie (1),

mente convergente,
cio (2)

di (2);

La

(2) vale

=jf{x)

F{x)

Ora, ponendo

Pertanto

un integrale
proprio

F{a)=:0;

dx. Essendo

f (x)

ffix)

dx,

=a

indefinito di f{x),

in (2),

e quindi f

= F(x) Fia).

dx

termini di (2)

f(x)dx

ma

se si sa sviluppare

gente,

cui termini

annullano.

= F(x).

Si deduce tosto la seguente osservazione

una funzione f(x) non

si

ed.

d.

(*)

notevolissima.

Se

sa integrare coi metodi da noi svolti,

si

f(x) in

una

hanno integrali

serie

noti

totalmente

conver-

facilmente calcola-

re
bili,

allora

si

calcolando la

pu avere un valore approssimato di

somma

serie considerata, se

degli integrali dei

primi

Ja

n termini

abbastanza grande. Nei casi

f(x)dx,
della

pi co-

muni basta lo sviluppo in serie di Taylor. E si noti che a


pag. 218 e seg. proprio con questo metodo abbiamo trovato le
serie cos comode per calcolare numericamente le funzioni
log (1

+ X)

^l

^^dx;

artg

.:

=f^

^^_

-2*,

arcsena;

dx

=/ Vlx"
e ci, perch le
(*) Non vale un teorema analogo per integrali indefiniti
costanti arbitrarie che figurano nell'integrale indefinito di ogni termine di (1) po'

trebbero esser scelte in

r
sia divergente.

modo che

fu, {x) dx

la serie

C_>~|

-f

u^ {x) dx

C.l -h

....

79

CAPITOLO XII

266

Esempio.
Voglio calcolare

T impiegato

tempo

il

nel passare dalla posizione

oscilla attorno

OQ

simmetrica

OV, Detto
l'angolo di
OV^ questo an-

verticale

una

OP che
OF alla posizione
di OF rispetto alla

da un pendolo

retta Oilf con

golo durante Toscillazione varier

da un minimo

a ad un massimo

a=F(0)e(fig.31).PostoOP=Z
viva del pendolo, quando

la forza

esso

trova in Oi,

si

-mr-5,

se

dv

la

data da

massa vale m,

Questa forza
t indica il tempo.
viva uguale al lavoro
e

mgl

Fisr. 31,

(cos

cos a)

eseguito dal pendolo nel passare dal

piano orizzontale a cui appartiene


appartiene

m r

,0

M = costante
{g

tZ0^

e quindi

--f2~'^9

(cos0

cos a)/,
\ 7

donde

a
t

orizzontale

Quindi

dB

T=l/
^9

Posto sen

piano

al

di gravit).

j/cos0-cos

a
2 = sen
sen

cp,

si

ottiene

dove

si

posto

|/l

-^^

h'

= sen --

/l'sercp

sen'cp+

^\/lK'

^i^
2^12

quindi

(1

ser ^

\h\<

h^ sen-

h'sen'^-i-

cp)

^^
2^13

h' sen'

cui

267

INTEGRALI
donde

T=|/:

,4

/i'

"

4
sen>

Se a cosi piccolo
termine,

si

^ ^ "^ 2

^ 9

c?

^^'

1.3. 5

-4-

^^^'

'

^^

T'

"^

^^

6
sen'^d^-,

da poter tener conto del

trova la formola classica

solo

primo

T=n\/ .
r

Nel caso generale invece :

r=,|/I|.*J,*-.(i^p...(Vtl)''.--..-|
di

Qual p. es. l'errore commesso se oc non supera l'angolo


10 gradi, quando si tenga conto del solo primo termine?

268

CAPITOLO

XIII

CAPITOLO

80

XIII.

CALCOLO DIFFEREiNZIALE
PER LE FUNZIONI DI PI YARIABILI

80.

Derivate parziali.

Continuit.

a) Al 41, pag. 137, abbiamo gi visto che alle funzioni di pi variabili si


pu estendere sia la definiz. di limite, che quella di continuit, ecc. Vogliamo qui
aggiungere un'osservazione, che per maggior chiarezza esporremo pT una funzione
di due sole variabili f{x,y). Sia essa definita in un intorno j del punto ic
a,
e siano x
a-\-M, y ~l)-\-kt{]i,Jc cost.) le equazioni parametriche di
una retta generica r uscente da tale punto. La f diventer funzione del solo parametro t, se ci limitiamo a considerare i punti di r interni ad j, e i valori ivi
assunti da f. Questa funzione di t sar continua per t ^=
(qualunque siano h, 7c,
cio qualunque sia la r considerata uscente dal punto [a,!)]) se la f(x, y) continua nel punto (a, b).
Il teorema reciproco non vero, cio: Se f(a-i-ht, b-f- kt)
funzione
continua per t. 0, qualung^ue siano h, k, la f(x, y) pu non essere continua
nel punto (a, b). Infatti da tale ipotesi segue che, scelto un f
arbitrario, su ogni
retta r uscente da (a, h) esiste un intorno B, tale che per i punti (x, y) di questo
intorno vale la \f{x,y)
f{a,'b)\<,. Ma al variare di r, pu variare la lunghezza di questi intorni
se anzi questa lunghezza ha limite inferiore nullo, tutti
questi intorni (uno su ogni retta uscente dal punto [a, b]) non riempiono alcun
intorno j del punto (a, h) nel piano cio non esiste alcun numero o
tale che
ogni punto soddisfacente alle \x
a\ <C^, \y
^\ <^^ appartenga ad almeno
uno di questi intorni B.

y=h

>

Sia f{x,y,z,

una funzione

t)

>

pi

di

variabili

x, y,

Se diamo alla y, z, ...., t valori determinati 6, e, ....,6?,


la f si ridurr una funzione della sola x. Se tale funzione
derivabile (rispetto alla x) nel punto x=^a^ noi chiameremo
tale derivata la derivata parziale di /"rispetto alla x nel punto
x=^a, y
b,
d)
e la indicheremo con f^ (a, b,
t =^ d

z, ....,

t..

con
solo in

Se poi questa derivata esiste non

un punto, ma

variare x, y,

campo

il

ottenuto, p.

es.,

facendo

in certi intervalli, questa derivata sar una

funzione delle x, y,

semplicemente con

in tutto

f'^

talvolta opportuno,

in tali intervalli

o con

^^

E, se

si

si

indicher

pili

vuol ricordare, come

che per calcolare tale derivata

si

comin-

269

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


eiato col dare alle y^z^

valori determinati,

care tale derivata col simbolo


if ^y^z^

,<

suol

si

indi-

= co8f.

Iv:)
\VX/ y^z,

= C08t.

,t

ancora da ricordare che nei casi piti comuni si pu calcolare f^ in un dato punto, derivando la f rispetto alla x e
t
come costanti, e, soltanto dopo aver
considerando y, z,
,

eseguito la derivazione, sostituire

nate del punto che

si

alle

x, y,

z,

le

coordi-

rispetto

considera.

Altrettanto dicasi per

derivate parziali

le

della

od alla t.
o alla z,
possono a loro volta essere funQueste derivate f'^c, f'y
zioni derivabili e possedere derivate parziali. E noi con
alla y,

-IL f

.'

-IL

indicheremo rispettivamente

indichiamo
Queste

le

/"',;

Cos,

e cos via.

la

(del

diranno derivate par-

si

p.

'x 'y "x

es.

^z ^y

derivata del 5 ordine, che


x,

parziali

ecc.

(5)
fxyxzy

alla

z,

f.

derivate di queste, se esistono,

sar quella

rispetto x, y,

derivate di fy rispetto x, y, ecc.


derivate si diranno derivate

ziali del terz' ordine

rispetto

derivate di

le

nuove

secondo ordine) della

Le

f -li.

derivata

f^;

cos

si

ottiene

ottenuta

derivando f

rispetto alla y,

la derivata f'^y cos ottenuta rispetto alla x, la f'xyx cos calcolata rispetto a ^, e infine la f'xyxz cos ottenuta rispetto alla y.

Cos, p.

f tr,

es.,

se

y, z)

=^

x^ -^

y'^

-\-

y,

alla x).

-^ xy

-\-

2 yz

-^r

^ zx,

si deve
derivare rispetto alla x considerando
come costanti (espressioni aventi derivata nulla rispetto
Si ha cos che ?/'\ /, yz hanno derivata nulla, xy ha

per ottenere f^
le

z^^

per derivata y, ecc.

eX

cosicch

270

CAPITOLO

Analogamente

3 f

Ciascuna
delle X, y, z,

alla^. Si

Cosi,
alla z,

di

/"v

80

= 2y+x+

2z,

queste tre derivate a sua volta una funzione

che

hanno

troverebbe

si

j-^

XIII

si

cos

pu derivare rispetto alla x, o alla y, o


3. 3
9 derivate del secondo ordine della

derivando y~

p.

es.,

si

ottengono

^==

VX

rispetto

fx

alla

o alla

x,

z/,

tre derivate che indichiamo rispettiva-

le

mente con
XZ

)x'~' '''''x:)y~' ''''x'z~'


e

che,

sono ordinatamente uguali a 2, 1, 3


trovano le altre 6 derivate del 2"" ordine

nel nostro caso,

In modo simile

si

^y-x^' '""'^y'"' '''lylz~'

^y
Dalle
derivate

derivate
di

^y

/."

second'ordine

di

terz'ordine

di

/>"

si

f"

giunge

ordine superiore

derivazioni rispetto alle variabili x,y, z

yz
^

facilmente alle

mediante nuove

tutte queste derivate

sono nell'esempio precedente uguali a zero.


P)

Non

distinte,

tutte le derivate successive definite in a) sono per

almeno finch restiamo nel caso pi

comune ed im-

portante di funzioni aventi finite e continue tutte

le

derivate

che consideriamo e finch consideriamo soltanto punti interni alla


regione, ove sono soddisfatte queste condizioni. Noi dimostreremo
infatti che per tali funzioni Tordine in cui pi derivazioni si

eseguono non ha alcuna influenza sul risultato finale che p. es.,


se f funzione delle x, y, z, valgono nelle nostre ipotesi le
uguaglianze
:

x,x,y,z

x,y,z,x

x,z,y,x

y,x,z,x

cv/iy.

perch tutte queste derivate sono state ottenute derivando due


volte rispetto alla x, una volta rispetto ad y, una volta rispetto

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


a

In altre parole,

z.

le

operazioni di derivazione parziale godono

della propriet commutativa^

un

271

cos

come ne godono

fattori

di

prodotto.

E, come, per dimostrare questa propriet per i fattori di un


i
prodotti di due soli fattori,
cos a noi baster provare che
un punto {*) finite e
iSe la funzione f (x y) possiede in

prodotto, basta dimostrarla per

continue sia

prima

rispetto

punto anche

La
Si

la f

"yx ;

definita

f"y3,

ed

la derivata f

ottenuta derivando

ad y, essa possiede in tale


in tal punto f"xy =^ f "yx-

rispetto

come

lim -ri fyi^-^^yl/)

il

h=o n

minare
\

lini

f'yi^^y)
J*

= lim f^^^y-^^'^ f^i^y)

uguale a f'^

il

lij^ite

da esa-

lim

cio

fix

tj)

[_

deve dimostrare che questo limite esiste ed

Poich fyil

f x, f V che
ad x e poi

le

fi^-^^^y-^^^^-fi^-^Ky)

fix,y-hk)-f{x,y)
lij^

limite di

il

-\-h, y-\- k)

f(x +

f{x,y-^

h, y)

k)

f{x, y)
(1)

k
quando

si

Posto 9

(a;)

z^

cio per irteorema della

^^,la

0,

(y

diventa dunque ^^

poi per

(1) diventa

media ^^xix -^^h), dove

(h

la (1)

passi al limite prima per

_|_ y^)

ci)

h ^=

0.
'

<9<

1,

per

teorema

ossia

{^y\

'
,

cio

il

rC

media
ancora
<

della

La fxy

4>'

0'

{y

<

-\-

o'

k) ossia f'^y {x

nel punto che

si

fcy {x-\-^h, y -\- ^'k) per /i


modo si faccia il passaggio
noi cercavamo, cio

f'xy,

(*)

per

-\-

^ h,

y -^

^' h),

dove

1.

il

considera continua

0,

il

limite di

perci (in qualunque

f'xy {x, y). Il limite che


valore di f'y^, esiste dunque ed uguale
al

limite)

come volevamo provare.


Suppongo

tale

le stesse ipotesi del

punto interno alla regione ove f{x,y) definita ed ove,


nostro teorema, esistono le /'^r, f'y, f'xy.

272

CAPITOLO
Notiamo un semplice

media.

Il

XIII

corollario, che

80-81

una generalizzazione

del

teorema della

rapporto

B;

li

f{x^h,y-^h)-f{x^h,y)

__ f(x,y

+ Tc)-f{x,y) ~
_
)

Jc

_
~ f{x + h,y + 1c)-~f(x-hh,y) fix,tj-h1c)'+-t{x,y)
hk
h=k
per limite la derivata mista nel punto
y)

ha per
prima di passare

(x,

intermedio x

-|-

h,

-|-

^'

k.

[Precisamente come

esso stesso,

un punto (diciamo

al limite, vale la derivata mista in


^-^^

'^^ ha per h

cos)

{x-\-o h), se
(x) nell'interf' (x) e prima di passare al limite vale
X 4- /<) determinato e finito]. Nel caso attuale si suppone che la derivata
mista sia anche continua.

il

limite

*'

-'

vallo {x,

81.

Teorema

della

media per funzioni

di

due o pi

variabili.

Se 9 (x) una funzione derivabile della x nell' intervallo


-f- /^) il teorema della media si enuncia con la formola

(a,

cp

(a -H

/^)

(a)

/i

^' {a

4-

< <

dove

0/^),

1.

Troveremo una formola analoga per le funzioni di pi variabili.


Sia f{x, y) una funzione di due variabili x q y definita in
un campo R e derivabile in tutto R sia rispetto alla x che
rispetto alla y. Sia A un

R di coordinate
Q B (fig. 32) un

punto di

X Qy:

campo

altro punto del

di

coordinate x-\-h,7j-\-k.

Per passare dal punto ^


al

punto

B si

pu, p.

es.,

seguire una spezzata, di

un segmento

cui

pa-

rallelo all'asse delle

lelo all'asse delle y.

p-

-^

interni al

32

il

Allora la differenza
(*)

che
al

h,

Jc

si

supponevano

campo R.

per

ordinata

f(x-^h,y-^rk)
CT

la

i?,

comune,
avr per

ordinata

f{x,y)

si

di

(*).

pu porre,

interni al campo che esaminiamo ;


segmentile,
fatta analoga ipotesi, perch superflua, in quanto
tendere a zero, ed il punto (x,y) si supponeva interno

Supponiamo dunque

precedente 80 non

nel

campo

loro punto

punto

il

di

Se

questi due segmenti sono

l'ascissa

l'altro segmento paral-

ascissa

si

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


aggiungendo
uguale a

e togliendo

+ h, y)] + [fix +

-h,y-^k) fix

[f{x

valore della funzione nel

il

/^,

y)

273

punto C,

fix, y)]

che la somma di due diiferenze.


Se considero x ed h come costanti, la f(x-+- h, y)
considerare funzione della sola y, ponendo f{x-[- /^, ?/)

si

=9

Sar allora

f{x'th,y-^k)
cosicch

fix
che

pu
(y).

= ^{y-i-k),

h,y -h

--

per

k)

fix

-4- h,

della

media

teorema

il

=^

y)

(per

iy

-hk)

le

funzioni

iij),

una

di

sola variabile) uguale a

(0<G<1);

k^'yiy-{-^k)
essendo

cio,

sar

[fix

fix -h

-^h,y-hk)

Analogamente
[fix -\-% y)

si

ottiene

h, y)]

dimostrerebbe

= kfy ix -hh,y

membro

-\-Q k).

- fix, y)] = hf, ix

Sommando membro
si

^ fyix -^ h,y -^ U\

U)

^'yiy -^

-4-

0'/^ y)

(0

< G' <

1).

queste due ultime uguaglianze

fix -\-}i,y-^k)

fix, y)

= hf, +
ix

H- kfy ix -\-h,y -^

^'h, y) -h

^ k).

il teorema della media sl funEssa ci dice che la differenza dei valori


della funzione f (x, y) in due punti (x-{- h, y-4- k) e (x, y) uguale
alla somma del prodotto di h per la derivata parziale della
funzione data, rispetto alla x, calcolata in un punto intermedio
del segmento (x, y), (x 4- h, y) e del prodotto di k per la derivata parziale rispetto a y della funzione data, calcolata in un
punto intermedio del segmento (x
h, y), (x -I- h, y -h k).

Quest'ultima formola estende

zioni di due variabili.

Qui

si

suppone soltanto che

le

f^, f'y esistano (e siano quindi

x,

finite).

una nuova

for-

potrebbero ottenere variando la linea

che

Scambiando gli assi


mola della media.
Altre formole

congiunge
18

il

si

punto

al

delle

punto B.

G. Tubini, Analisi matematica.

si

ottiene

274

CAPITOLO

Pi avanti, p.
giungendo A con

es.,

col

XIII

81-82

daremo un'altra formola ottenuta consegmento rettilineo AB, imponendo per

fy 1^ Ulteriore condizione di essere funzioni continue.


teorema della media si pu estendere in generale alle funzioni di n variabili con metodi e ragionamenti affatto analoghi
a quelli da noi adoperati nel caso di funzioni di due variabili.
z, t) una funzione di n variabili, si trova la
Se f(x, y,
formola generale
alle fa:,
Il

f{x -^

h,

y -^ k
^= hf'^

-[-

(x -^ (jh,

-4-

Ifz (x -+ h,y-\- k

-h

mft

{x

h,y

^'k,

-\-

k,

z,

f{x, y

t)=

4-

z, t)

kfy

-{-

m)

-f-

Supponiamo che f^

z,t)-^

z 4- 0"
,

-\-

l,

l,

t) -+-

-h

6'"

w).

Differenziali.

fy siano

tutte e due continue. Allora

lim
lim If^

Ponendo

si

t -\-

h,y -h

{x-i-

82.

sar

l,

ha

fa,

{x-h ^h,y)

/" {x,

y)

{x, y)]

f, (x 4-

h, y)

f,

{x, y)

h, y)

= f^

{x, y) -4- a.

f, {x
le

-h^h,y)=^

Con

{x

stesse considerazioni

si

fy {x-\'Ky-^^'k)

==

trova che

= fy

0.

a,

(1)

(x, y)

(2)

P,

dove a e p sono delle quantit che tendono a zero con h e k.


Dalla formola che esprime il teorema della media, ricordando
la (1) e la (2), si deduce
'-

f{x

^h,y^k)- f{x, y) = h [f. (x, y)-hcc]-h

4- k [f

(x, y)

4-

?>]

= [hf,

(x,

y) 4-

kfy

ix, y)]

4- [a/^4- ^k].

(3)

Questa formola dice che la differenza f{x-\-h,y-hk)


f(x, y), incremento che la funzione f subisce nel passare dal
(x 4- h, y 4- k) la somma
(x, y) al punto ^
punto A
la prima
di due quantit
hf^ 4- kfy che nota, la seconda

oLh-^^k

che una quantit incognita, infinitesima di

ordine

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


superiore rispetto a

yh^ -h

dono a zero per

0,

/r,

perch

275

come sappiamo,

a, p,

ten-

La prima

quantit kf^^ H- kf'y sar


detta differenziale della funzione e sar indicata brevemente col
/z

0.

simbolo df.

Possiamo dunque

scrivere,

quando l'incremento

f{x 4- h,7/-^k)
della funzione si indichi con

f(oc,y)

Af

Af=df-hioLh-h?>k).
Osserviamo

che, se f(x, y)

dx
Analogamente

=^

x,

^=

= h .1 -h k .0 =

1, f'y

k.

differenziale della funzione generale f{x, y) sar

Il

df=^ fa dx -h fy dy =^ ~- dx
Ne

risulta confermato che

dx

e c-^

oy

-\-

Y~

dunque

^y-

non sono (almeno secondo

ma

definizioni qui poste) (*) quozienti di differenziali,

le

e quindi

h.

dy vale

diiferenziale

il

f'^,

veri e

proprii simboli.

In modo analogo

f{x,y,

pone per una funzione di pili variabili


quale possegga derivate prime continue:

13.

^,

si

df=^ f^ dx -h fy dy

evidente l'analogia

di

-4-

-4-

f\ dz 4- ft

questi ragionamenti

definizioni con le corrispondenti proposizioni

zioni
una
ammettere in
di

sola variabile. Nel caso "attuale


piii

83.

la

dt.

di

relative

si

queste
fun-

alle

dovuto soltanto

continuit delle derivate prime della

Derivate delle funzioni

di

f.

funzioni.

(Funzioni composte).
a) Sia z

una funzione f{x, y) di due variabili x, y, le quali


una variabile t. Quando t varia in un certo
il punto {x, y) varii nel campo ove definita la z,

sieno funzioni di
intervallo y?

cosicch la z sia funzione della

nell'intervallo y.

Siano fx, f'y finite e continue, Xt e


riceve un incremento A^, siano ^x, A?/
(*) Si

potrebbero definire dei differenziali parziali

e interpretare allora
e

y-

denominatori dx, dy.

y^ come

Ma

quozienti,

finite.

y't
i

Quando

la

corrispondenti incre-

e) .r

/ 'r c^^

cui numeratori

f',/dij.

fossero xf^vf,

ci porterebbe soltanto complicazioni.

276

CAPITOLO

XIII

83

menti delle x,y\ e sia A ^ il corrispondente incremento della


Sar per il teorema della media

2,

A =
+A
+ A f{x, =
= ^xfAx-\-^^x,y)-\-^yfy{x-^ y-h^' Hy)
^

^(.r

X,

^)

.?/

y)

ix,

(o<e<i)

(o<0'<i).

Donde

Az

lim

-f-

f, (x 4-

lim

A^
:r, ?/)

fy {x-\- l^x.y-^^' ^y)

lim

Poich per ipotesi x\

lim

-h

lim

-^

esistono e sono finite, lim Arr ^=^

e ^'t

^y^0.

\m

Ricordando che f^

= lim A^_

/^',/

sono

finite e continue,

se

ne deduce

A-^

che

z't

ed dato dalla

esiste,

,',

Sciasi considera

x\

z'.

dx
2zdy
-^
- ^ -Yytt'
1)

z\,

y\

come variabile indipendente

(1)

( 53, pag. 177), :

= di
dx = x\ d
dy y\ dt
dz

Cosicch per (1) dz ^=


dente 82.

z'i

z'tdt

=^

uZ
:r-

uZ

dx

-{-

^^

dy
^
^^

come

al prece-

Riconosciamo dunque anche in questo caso pi generale


59, pag. 187) che il differenziale primo di ima funzione
dato sempre dalla stessa formola, qualunque sia la variabile

(cfr.

indipendente.

E
latini,

si

osservi che, se

tale formola

^=z

assurdo

potrebbe

dz

dz

t"

dt

dt

essere

dz
"+"

dx

dt

taluno

dz dy

dz dx

dz

che

scrivessero le derivate parziali coi d

si

assumerebbe l'aspetto

"T"

dt

tentato

Le

~
dy dt
di

...

notazioni

dt

perci portare a gravi errori di calcolo.

(a)

semplificare,
X

usate

in

ottenendo
\

(a)

possono

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.

ha pure similmente, ricordando che


y, entrambe funzioni della t, che

Si
di X,

277

Zy sono funzioni

z\,

dt

"

^y^'~~' ^^^'~^'

Tx'"''^

^^y^^

dz\,

se le derivate seconde di z sono finite e continue.

In tale ipotesi

deduce, derivando (1), che

si

3^^

d'z

/^^V-4\dt/
ix^ydi/
"x^

df
^

dxdy

^"'^

Analogamente,

df

l}y

f funzione
se la

in

K't /

(2)

df

delle

variabili xi,

x^,

x->,

t,
pu considerare come
e
un certo campo, sar con ipotesi analoghe:

tutte funzioni della

funzione della

se

dy\-

3 z d^y

^z ''x

P)

dy~
dy

dt

'ix
ly dt
lix'iv

'x

d~z /

df

^ ?^

dt

"xi

_^

stessa

/*

si

^f dxn

3x2 dt

dt

^Xn dt

Y) Sia ora f una funzione, p. es., di tre variabili x, y, z


a;, la /" diventa
funzione
e siano y, z funzioni della x. Posto ^
^
di 5, y, z, tutte e tre funzioni della x. Si ha quindi (poich S

e quindi

= 1)

3^ dx

dx

Si noti

"y

dx

"z

dx

"Hx

3^

(^y

anche qui quale differenza passa tra ^^

3?

^^^

deriva considerando y e z come costanti


per ottenere la seconda, si deriva considerando y e z come funsen x, z =^ cos x,
z, y
x -^ y
zioni di X, Per esempio, se

ottenere la prima,

si

=
^
dx
5)

dalle

"7^

dx

1 -h cos

a;

sen

Supponiamo f funzione

f=

x.

delle

due variabili

x,

definite

X =^ a

-\- ht,

y =^

b -{- kt

{a, h,

/^,

costanti).

278

xm

CAPITOLO

83

Si trovino le derivate di /"rispetto alla variabile indipendente

Siha:

df^'fdx

K^=]^^l

dt

'y

'x dt

dt

j,L]

^y

)x

i(K\ =, 1 (^^^ ^ + 1 /l ^=. 7,^+


^x\)'x/dt

dt\^x/
e

\'x/ dt

'y

analoga per

df

dt

/df\
\dt)

/ 3/-\

xoyf

x'

regola

vere

frazioni

quantit x^ cy
-r-^

/',

f,

con

le

y'/

y"

ricordare queste formolo di porre

regole dell'algebra elementare, proprio

le

per

aventi

proprie

non

ma come

/}f\

oxy

con l'avvertenza che

(*),

ecc.,

avrebbe senso),

)x)y

dt X'y/

xy

mnemonica per

sviluppando poi con

fossero

d_

dt Klix)

ox"

Una

y-f

j,

"x^

|(^^);

dY^
\

t.

si

numeratore
alla

fine

del

come

trova

-r

simlDoli -r

/,

calcolo

ox

uguali rispettivamente alle derivate -y^


si

le

debbono pi considerare come prodotti

medesime convenzioni

se -y-

per denominatore

(ci

che non

- yy,

ecc.

Esempio.
Sia
cosicch

f{x,

/^= 9

d{^(iY'''\
dt

y)^x\

(0"^^'^

di

si

a;

trova

=T

(0,

dt

=^

dx

(0,

_d(x^)_

~dt~~'

d_y_

^^''^'dt'^^^^'dt^

= tJx'-'^\t) + x'\OgeX^\t)=Cp(tY^'^\t)\Og^(t)-^^(t)'^^^
come

ci

gi

noto dal 60,

es.

3'',

pag.

189.

(*) In tale calcolo, dx e dy si debbono considerare ciascuno come un unico


simbolo di una quantit, e non gi come prodotto di d per x o per y. Cos, p. es.,
si scriver dx^ e non ^^a;^

CALCOLO DIFFERENZIALE

84.

Funzioni implicite.

Si abbia l'equazione

a)

f{x,y)
Se

pu trovare una funzione

si

279

LE FUNZIONI, ECC.

PEE,

0.
?/

(1)

1= 9

(a;)

della

che, sosti-

a;,

diciamo
che essa una funzione della x definita in modo implicito,
pi brevemente una funzione implicita della x. Se si riesce a
tuita in (1) al posto della y, le soddisfi identicamente, noi

risolvere la (1) rispetto alla y,

y come funzione

ottiene cos la

si

esplicita della x.

un cerchio

Cos, p. es., l'equazione (di

ortogonali scelti

assi) x"

implicita due funzioni

forma esplicita

La

teoria della

La

a?^

quali sotto
0?.

?/

soddisfa alla

(x)

inversa

(^)

cp

0,

58, pag. 183) della


caso particolare dello studio attuale.

se, p. es., esiste

Cos,

le

1/

definizione test posta

nerali.

a due diametri

definisce in

funzione

della

un

(y)

(f

scrivono:

si

-\-

della

/'

cio la teoria
a;

riferito

1=0
come
forma
x \^x^\)^
y
= 4- ^1
= ^1
che
z=
funzione y =
x
y^

pu estendere a casi pi ge-

si

una funzione

?/

= 9 fe,

x^,

Xn)

che sostituita al posto della y nella

,Xn,y)

f(xi, X2

[/*= funzione
vi soddisfi identicamente,

modo

zione definita in
Se,

cj;

(xi^ X2,

ffe,

X2,

Xi^x>

,Xn, ^];

noi diciamo che la

due funzioni

Xn) che,

Xn, y, z)

=
y

=^

una

fun-

implicito dalla precedente equazione.

esistono

es.,

p.

di

y =.

(p

{xi, X2

Xn)

sostituite nelle

F{xi,

0,

X2,

......

soddisfano identicamente, noi diciamo che

Xn, y, z)

==

0,

sono funXn definite in modo implicito dal precedente


sistema di equazioni. E si potrebbero in modo simile studiare
sistemi formati da pi che due equazioni.
vi

zioni delle Xi,^;^,

^) Sia

y, z

data l'equazione

Supponiamo

(1)

1"

L'equazione soddisfatta ponendo, x

2'

Per

.^ h

ed
?/
e possiede derivate prime finite continue.
3

le

La

Xf^

T ( X w

-!-^y^-^

ha un valore h

2/0

^^

differente

ic,

= yQ {x^, y^ = cost.).

(h.'k costanti) la /

da zero nel punto x

(a:,

y) esiste

= XQ,y =

y^'

280

CAPITOLO

proponiamo dapprima

ci

Esiste

punto

Xo, la

come

si

XIII

84

problema:

il

una funzione continua

della x in un intorno abbastanza piccolo del


quale abbia il valore Jq quando x=Xo e soddisfi all'equazione (1) ?
pu calcolare tale funzione in modo esplicito, risolvendo cos la (1) ?

Noi risponderemo a tali domande con un metodo di approssimazione successiva


(detto anche di falsa posizione). E trattiamo questo problema appunto per dare
un esempio concreto di tale metodo, che nei casi pratici costituisce il pi usato
ed il pi potente strumento per risolvere equazioni complicate o per problemi di
analoga natura.
Sia

Poniamo

= a, -~ =b nel punto
y) ~[a{x x^) -\-b{y-

-^

{Xq, y^).

/ {x,

Eicordando che

Per X

La

nostra equazione

(o^, 2/)

per ipotesi.

r:^-

= f {x, y).

y,)]

diventa

0,

^=

0.

Xo) -{-b {y y^)

a (x

=-.0,

-\-

0,

donde

derivate

prime

f {x, y)

trae:

si

yo = Y (x

2/=2/0+C(^ a;o)-hf

(2)

fiXQ,y^)=0, troviamo che:

= Xo, y=:y^

(poich (?>H=0)

X,))

-j-

^{x, y) che scriveremo

(X,?/)

:=ZC,-

^:=^A'

Dalle nostre ipotesi segue:

r
2"

Per
Per

a;

iCj, 7/

Xf^\

I/a

sono nulle la

^h,\y y^l .^h

^P

e le

la

]>

sue derivate prime.


esiste,

possiede

finite e continue.

x^. Un primo valore approssimato della


Noi sappiamo che y=^yo per x
funzione y cercata ci dato dall'ipotesi che sia y
yo anche quando x -i= Xq.
Questo valore y
yo sarebbe proprio la funzione cercata, soltanto se, sostituendo i/a
cio se, sostituendo i/c al posto di y
al posto di y in (2), la (2) risultasse verificata
nel secondo membro di (2), si ottenesse come risultato proprio ^/o- Ci non avverr
certamente in generale. E il risultato, che indicheremo con y,, ottenuto sostituendo 2/o al posto di y nel secondo membro di (2), sar considerato come un
secondo valore approssimato della funzione cercata y. E y^ sar proprio il valore
della funzione cercata y soltanto se, sostituendo i/i al posto di y nella (2), la (2)
risulta soddisfatta, ossia se, sostituendo 2/1 al posto di y nel secondo membro di* (2)
si ottiene come risultato proprio ^/i- Ma questo non avverr generalmente; e noi
assumeremo come terzo valore approssimato della funzione y che si cerca precisamente il risultato y^, che si ottiene sostituendo 2/1 al posto di y nel secondo
membro di (2). Cosi continuando, troviamo i successivi 'approssimati ;

2/0

Vi

2/0-+-C

(x-x)

2/2

=yo-^c

(x-Xo)-i-'Hoo,y

,^.

/
\

Ora
vamente

ci

=^

2/0

yn-\^yQ-\-c
yn
=y(,-hc

{X

(x

+ 'P{x,yo)

Xt)-h^{X,ya-2)
Xq)-^'^ (x, yu-i)

domandiamo: Quando n

{n intero positivo).

abbastanza grande, rappresenta

effetti-

la y cos definita il valore approssimato di una soluzione dell'equaX(, ? In altre parole ci chiezione (1) almeno in un certo intorno del punto x
questo
x^, il lim y ?
diamo : Esiste, almeno in un intorno del punto x
limite

una funzione y

colare risolva la (1)?

della x che soddisfi alle imposte condizioni e in parti-

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.

281

Noi risponderemo afifermativamente a queste domande: ci che basta per la


teorica di simile studio. Nei casi pratici bisogner di pi, se si vogliono
evitare troppo lunghi calcoli numerici, che yn
y sia gi piccolo, quando n non
molto grande, ossia che le y tendano abbastanza rapidamente al loro limite y.
E cominciano anzitutto ad osservare che, affinch sia lecito scrivere le (3),
bisogna che ^(ic, i/,) '^{oc,y-^,
siano espressioni non prive di
'H^2/)>
significato, ossia che i punti {x,y^) {x,y^),
,{x,y),
appartengano al campo

parte

ove definita la f , che sia cio

Xo\^h,\y^~yf,\^k,\y.^ yQ\^Jc,

\x

\y,

y^\^ k.

Osserviamo, che essendo 'Hic, 2/)


per ic
Cq, 2/
0 '^'v (ic, 2/)
^o "oi
potremo, per la supposta continuit di queste funzioni, scegliere due numeri /,
//,
/i
x,^
di
kii^k cosi piccoli che per \x
^ il massimo
2/
2/o
fy(x,y) sia minore di 1, e impicciolire poi il numero /^, in guisa che il mas-

^
H

simo Jf di
I

Sar

2/,

2/o

e
I

(x

Xf,) -\-

d>

{x, 2/)

soddisfi

M ^

alla

^r

/^'i-

riassumendo:

cio,

\x-Xo\^\^h;\y-y,\^k,^k),

(per

massimo

H^

di

^'y (a:,

y)\
j^

H,

^ki

massimo
quindi

di
\

yQ\= M

y^

M ^k^

fortiori

Indicheremo con 5 il campo definito dalle x


Xf,\ ^li^,\y
yQ\ ^k^.
Dimostreremo che, s%\ x
(a?, 2/),
Xn\ ^hx tutti i punti {x.y^), {x, y^,
appartengono a . Intanto dalle (4) segue \y^
cosicch il punto
yo\
appartiene certo a ^
dimostriamo che altrettanto avviene del punto
(flj, 2/,)
Usando il metodo di induzione completa, baster dimostrare che {x, y)
(ic, yn).
appartiene a , supponendo gi dimostrato che i precedenti punti {x,ym) per
1 appartengono a o.
In tal caso dalle (3) segue
\

^M^ky\

ym-z

l^m^n

che per
per un

ym

ym- =

yu-i)

\^ (X,

teorema della media

4-

{x,

(2

^ m ^ w)

valore assoluto del prodotto di {ym-\


valore intermedio ^\h'y{x,y). Questo valore intermedio, per le
il

supera H, cosicch
Ed essendo 2/i

y,u

2/o

y,,,

-i

^ -^

il

^H\ ym-\ ym-2

1.

ne deduce successivamente

se

y, ^ H'M,

yi--y%\^S\y.^
()

y.^

?/,

ym-i)
(4),

non

^ HM,

ed in generale

\lfm

ym-l\:^H"'-^M

{1

^m^

fi).

Ora:
yn ==

(6)

donde
(1)

2/0

4-

(2/1

2/0)

(2/2

2/1)

-+-

(/'^

2/

- 1)

ynyo\^M+ HM + H' M-^.^-h H"-' M= M{i-i- H-^

Da

...

+ H--'') =

apparfene a ^. Per dimostrare che esiste


baster per la (6) provare che esiste ed finita la somma y

cui segue tosto che anche (x,y,>)

ed finito y

= lim

2/,

ao

della serie
(8)

2/0

(2/1

- yo)

-+- (2/2

2/1)

-+-

iy

- 2/-i) +

Ci che evidente, perch questa serie totalmente convergente per


h^, poich da (5) segue che i valori assoluti dei suoi termini sono
Xq\
X
(a partire dal secondo) ordinatamente minori dei termini della serie
\

M+MH-JrMm +
che una progressione geometrica decrescente
costanti.

(si

ricordi che

if

< 1)

a termini

282

CAPITOLO
Anzi, poich

2/

somma'

la

?/

XIII

84

ne segue che

di (8),

1< ^i'+ ^H+ MH' -4-

2/0

= ^^jj ^ k

cosicch anche il punto (x, y) appartiene a ^. E, poich la (8) ha termini che


per X
Xq\ ^h^ sono funzioni continue, anche la y, che ne la somma, una
Xg
h,.
funzione continua della x per x
Eicordando che
funzione continua di ic, y, si ha poi, passando al limite
cD nell'ultima delle (3)
per n

i'

lim y

--

'

yo-h

-=

{x

x^) 4-

{x, lim

'I

Xo) 4- !
f{x,y) =

y<+ c(x

(x,

?//

-i), ossia

ossia

j),

0,

e.

Alle domande da noi poste in principio del capoverso /3


t/^ per x
rispondere affermativamente. bene evidente che y
deduce subito infatti (ricordando che -i (Xq, y)
0) i/i
2/o 2/2
lim y
per X
Xq. Quindi anche y
Xq (*).
y^ per x

Ora dimostreremo che in un intorno abbastanza piccolo

di x

d.

d.

deve dunque
Xq. Dalle (3) si

=
= Vo^

si

>

2/

"

?Jo

x^ non esiste

continua y della x, che per x


Xo si riduca ad Vo, la quale
soddisfi alla f(x, y) =0. Se infatti vi fosse un'altra tale funzione, e noi la indicassimo con z, sarebbe
funzione

altra

2/0 -f2/v

XJ -H

e (iC
'1

(ic,

z)

'i

'l

ix.

(x, z)

yi-\)

che uguale a z
yH-\ moltiplicato per un valore intermedio di -f ,/.
Ora in un intorno abbastanza piccolo x=^X(., la yn-\ e la -e diiferiscono
da ?/ per meno di A:, e un tale valore intermedio non supera quindi JET; cosicch
Sar pure z
z
^
y u -\
yn-i \^ \ z
yn-2\, ecc. ; e
yA -^
Poich lim
H''-'^ z
se ne deduce z
0, se ne deduce,
yn
yi

H
\

passando

al limite

per

Vogliamo provare

n=cc,

J^

W-^ =

yn) ~ 0,

che lim (z

l'esistenza di

per x

f(^o,yo)~^- E sia ^y l'incremento che


mento A ic. Sar f{Xg -\- ^ x, y^ -\~ y) =z

x^^,

ossia che z=:^y

calcolare tale

e. d. d.

(**)

derivata.

riceve la y, quando la x riceve


e quindi anche, sottraendo,

l'incre-

f(Xn-+-^x,yo-i-^y)

f{Xo,yo) =

0,

(*) Se si volesse soltanto dimostrare l'esistenza della funzione y della x, senza


insegnare a calcolarla, si potrebbe procedere cos. Essendo /"',/ ^^
per x
x,,
y
yo^ la curva Y-f{XQ, X) tracciata nel piano (X, Y), che incontra l'asse
delle
nel punto
1/0, attraversa in tale punto tale asse, cosicch / (Cq, /o 4- ^)
k) sono di segno contrario, se k abbastanza piccolo. Quindi, se x
6 f(^(i,y<
abbastanza prossimo ad a?,,, anche f(x,yo-\-k) e f(x,yQ
k) sono di segno
opposto
ed esiste perci un punto y compreso tra 2/0
^ e 2/o
^ tale che
0. Esiste perci un tale valore di y per ogni valore di x abbastanza
f{x,y)
prossimo ad x^^.

X=

(**) Si

per

il

potrebbe dimostrare questa asserzione anche cos. Se f{x, y)

teorema della media

/'
,,

[y z]^=

0,

dove con

',/

f{x,z) = 0,

indico un valore inter-

medio f'y. SQy=4=z se ne deduce che questo valore intermedio f'j, nullo. Ci
che assurdo, perch per x abbastanza prossimo a ic, \e y e z sono prossime ad
2/0, e (poich f\j (iCo. 2/0) -^ 0, ed f'y continua) la f'y differente da zero in tutto
un intorno del punto (a?,2/(i).

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


ossia, per

teorema della media

il

^y

f'>, (^'o -f-

^ ^, Vo

o^i/)-h^xf ^ (Xo -4-

-\-

(0<0<1), (0<^/<l)
Poich y

283

0-

A X, y,) =:

(*).

funzione continua della x, lim yz=zO. Dividendola precedente

formola per a rr / ^ (x^


A 1/ 0, si trova

+a

;r,

y/,,

passando

j),

al limite

per a

./

^ 0, ossia Ax ~

lim

Poich

il

limite del

f'.Ax,-^e' x,yo)

primo addendo

^y

_^
"'

esste ed finito ( us^uale a

.t

S
yiXo,y^y

il

cui denominatore per ipotesi differente da zero), sar

^y _,,'

lini
lini

che

formola
di

7/

e di

ora

// .i

^.v^Q^x

"^

ritroveremo

per

_ #
- _.

dx
altra

f'-^i'Xo^yo)
7-7

;;

?/

(^0,

2/o)

ammettendo

via,

a priori

Oss. Tutti questi risultati potrebbero essere falsi, se f'y(X(f,yn)


v/^)*
Xq)'^ -j~ (y
Cos, p. es. si osservi che l'equazione f
{x

sendo soddisfatta per x

si

noti che

~ X-

=
y =L x,y = X
f

y'^

Infine

si

2/0

^^^ ammette soluzioni

y^) -^
x=y

appunto y^ =^ 2 (y
soddisfatta per

',,

~0

y-^dx-

perch essa

ci

per y

0',

^^^

di

Xq,

il

alla

reali per

0.

0,

a?

pure es-

0-0=4=0.

Cos pure l'equazione

y^^.

di solito

i',{x,y)

valore di ^- non nel solo punto x^, y^,

un suo intorno, che soddisfano

=
=

ed esistono due (non una) funzioni


che ad essa soddisfano. E di nuovo

continue e nulle per x


per 2/
0.
2 ?/
noti che l'ultima formola si scrive

verifica che /

si

l'esistenza

f(x,y) =

ma

in tutti

punti

(a',

y)

0.

ammettiamo V esistenza e la derivabilit della


(x) delle x che soddisfa alla f{x, y)
funzione
0, possiamo in altro modo pili semplice determinare la derivata y^.
si
ottiene una funzione
in f{x, y),
Ponendo ^
9
della
sola
nulla
x (cio nulla per
identicamente
f\x,^{x)]
Y) Se

noi

^ = 9

= W

ogni valore della x).


[Si noti che invece la f(x, y) non identicamente nulla per
tutti i valori delle x, y. Altrimenti sarebbe, contro l'ipotesi fatta,

non

solo

f^ f=

0,

ma anche fy

O].

(*) Da questa formola si potrebbe dedurre in altro modo che la ?/ funzione


o. Infatti, essendo
continua della x, p. es. nel punto {x^, y^) ossia che lim a i/

Aa;"0
':v

continuo e quindi inferiore in valore assoluto ad una costante


lim A

A^ =

xi\ {Xq

4-

6'

ic, I/o)

finita,

0.

Dalla formola precedente segue che anche lim a yf'yix^

-\-

a x,yQ-i-d

^y)

0.

Ajr=0

Poich

il

limite del secondo fattore differente da zero, sar lim

Ai o

y ^^

o.

e. d. d.

284

CAPITOLO

XIII

84

Quindi sar pure identicamente nulla

Sar cio per

teorema del 83, a

il

df[x,^(x)]

dx

prima della

la derivata

^ nf(x, ^ m^.y)
_^
^x
jy^^^J.T,?;)
L
)

Se ne deduce y^

f
= '
(supposto
/

'

fy =p

0).

Questa formola non che la (9) scritta pi sopra essa


f =i= 0) permette di esprimere y'^ per mezzo delle x, y,
senza che vi sia bisogno di dare y proprio sotto forma di fun:

(se

zione esplicita della x.

Analogamente
83,

a,

pag.

la y'^

si

277, ove

calcolerebbe

se le derivate seconde di

la (2)

(cfr.

del

ponga x=^t)

si

= f <c^-^2f ,yy

^2

dalla

f sono

-^ f yyy--\-fyy

finite

=0

( facile
pu scrivere

continue.

verificare che in tal caso y" esiste, e che quindi

si

la formola precedente).
3)

Sia,

da trovare l'equazione della tangente nel

es.,

p.

X
punto (xo,yo) della

ellisse

V
- 7^

o iperbole

a^

zione sar

1.

Questa equa-

iy

2/0)

dove con {y^\ indico

il

iyx\
{x

valore di

y'^

xo)

'=

0,

nel punto {xo, yo). Si voglia

calcolare tale valore della derivata senza risolvere


della curva

dalla (9)

L^^ ^^

si

ottiene tosto

3?/

Va

Cosicch l'equazione della tangente

(y yo)

l'equazione

/Jo

(x xo) = 0,
+ -^
a

ossia

2/0

ab ab
perch

il

punto

{xq, yo)

appartiene alla nostra curva.

yoa-

285

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


In generale l'equazione della tangente alla curva f{x,
nel suo punto fe, 2/0) nelle nostre ipotesi

?/)

=0

iy

yo)

iyxo (x


xo)

0,

ossia per la (9)

dove con
a;

iTo,

{^)
\dx/o

^ ==

Cos,

'

indico

valori delle

^
y
?

dx

\oy/o

nel punto

2/0.

es.,

ctn x^ -\- 2 avi

per la conica

di

xy

av.\

y'

-4- a^n

-4-

equazione

-\-

2 a^^ y

sh

l'equazione della tangente nel punto fe, y^) vale


(aii^^o -i- 12^0 -+- 13) {x

Ricordando che fe,


(aii Xo

-H

a.i

?/o

H-

-4-

appartiene a 0,

^o)

Xq -h (21 Xo 4- 22 ^0

^in)

Xo

-f- (31

si

x^) 4- (21 3^0-4- ^22^0

t^32 ?/0

33)

a-j-j) (?/

=
t/o)

0.

che perci
"+- ^2:0
,Vo

0,

trova che l'equazione di tale retta tangente pu assumere la

forma classica
(11 Xo

+ ai2 ^0 H4-

^i:0

(31 Xo

4-

(21

32 ^0

iCo

4-

22

^33)

=^

/(,

4-

^23)

y 4-

0.

primo membro evidentemente una funzione simmetrica


nelle (x, y) ed (xo, t/o), cio non muta scambiando {x, y) con (xo, ^0).
questa l'osservazione pi semplice, da cui possa dedursi il
Il

principio delle polari reciproche.

85.

Generalizzazioni,

a) Si abbia ora l'equazione

f{x,y,z)

Supponiamo che

esista

0.

(1)

una funzione continua z^=^^(:x,y)

che soddisfi identicamente alla (1), ossia che, sostituita in (1),


dia origine a una funzione nulla per tutti i valori delle x, ?/,
che noi consideriamo.

286

(e

CAPITOLO

XIII

85

Dal 84, P, segue facilmente che esiste una tale funzione


che noi la sappiamo anzi dare sotto forma di serie) se la (1)
soddisfatta per

x=ixq, y
e se in
e

finite

La

un intorno

di

continue, e

implicito

=
;

cp

ci

tale

{x, y)

e noi

i/o,

^^=

punto

cost.)

derivate prime

le

di

una funzione

da

definita

^ex

la derivata parziale

y come una costante, per cui la z


una funzione della sola x, e la /*=
la

le

sole variabili x,

Applicando

z.

ver quindi senz'altro

Analogamente Zy
P)

Si

:;r~

=^

= fV

modo

(1) in

calcolarne le derivate, senza

di

scriverla sotto forma esplicita (senza risolvere la (1)

Per trovare

f sono

da zero.

differente

proponiamo

Po, Zq

(ooq,

^0

bisogna

considerare
^
potr considerare come

si

come un'equazione

tra

precedenti

tro-

risultati

).

si

"^r

fz

abbiano ora due equazioni in tre variabili

f{x,y,z)

0,

F{x,y,z)=^0.
Supponiamo che
che

le

X
e

F abbiano

f,

derivate prime finite e continue,

equazioni siano soddisfatte per

che nel punto

Xo,

{xo, yo, Zq)

y =^yo, z=^

Zq,

sia

F\

0.

F\

degli elementi di questo determinante sar difin fe, ^/o, -^o), dalla /"=
ferente da zero. Se, p. es., fy ^^
potr ottenere, risolvendo, y^=^^ (x, z), dove la ^ una fun-

Almeno uno

zione derivabile che diventa uguale


Sostituendo nella i^ =- o si trova

yo per

0.

a;,,,

F[x,^{x,zlz]

La

derivata del primo

X^4,'^.-+-iy^;

membro

rispetto a

= -ir;/i-f.i.^'
fy

(2)

'"f.

2^

F'

zq.

287

ECC.

che differente da zero per x


dalla (2)
della

a:o,

potr dedurre, risolvendo,

si

x derivabile ed uguale a

per

Zq

Se ne ricaver che

^o.

come funzione

^ ix)

Xq.

Sostituendo questo valore in ^ (x, z) se ne deduce il valore


di y come funzione derivabile 9 (x) della x^ che per x
x^^ s

riduce ad y.

Esistono cio due funzioni j

=^

=^
=

(x) derivabili,

altre funzioni

soddisfacenti

(x),

soddisfacenti alle equazioni date e che, per x

Xo, diventano
Zq.
uguali
ad
e
rispettivamente
jo
Ci che si poteva del resto dimostrare, estendendo ai sistemi
di equazioni il metodo con cui abbiamo studiato il caso di una
equazione sola. E vale anche il teorema di unicit, che cio in

un intorno

di

a;

propriet

alle

modo

r^o

non esistono

enunciate.

Il

calcolo

pi rapido osservando che,

posto di ^ ed ^

loro

valori

9 a;,

di

se nelle
{x),

f,

(x) in

^'^

si

effettua nel

sostituiamo

funzione

al

della x,

otteniamo due funzioni f{x,^,^) e F{x,^,^) della sola x


identicamente nulle, le cui derivate {totali) rispetto alla x
saranno quindi anch'esse nulle. Quindi, deiivando

f{x,y,z)

F{x,y,z)

quando vi si considerino y ^ z come funzioni


X ed applicando quindi il teorema del 84, P, si ottiene:

rispetto alla x,

della

ox

0,

0.

Queste due uguaglianze si possono considerare come due


equazioni di primo grado nelle y^^, z^, che saranno risolubili
con la regola di Kramer, se, come abbiamo appunto supposto,

_^

ci

determineranno in
Y) Si abbia ora

il

"y

"z

^F

'F

dy

"z

tal

caso

le

derivate cercate.

sistema delle due equazioni

f (x, y, z, t)
F{x,y,z,t)

=
=

0,

0.

288

CAPITOLO

E
bili

XIII

85

supponiamo senz'altro che esistano due funzioni deriya-

cp

{x,

y),t^=^^

che

(x, y)

soddisfino

tali

equazioni.

Vogliamo determinarne le derivate. Se noi sostituiamo nelle


due equazioni precedenti al posto delle z, t rispettivamente le
funzioni z :=^ ^ {x^y),t-=-^ {x, y) si ottengono due funzioni
i X ^ i y 1 f{x, y, cp, <&) e F{x, y, 9, ^) identicamente nulle.
Le loro derivate parziali tanto rapporto a x quanto rapporto
a y saranno quindi nulle. Se allora deriviamo la f{x, y, z^ t)
rapporto a x considerandola come funzione delle x, z, t, tutte
e tre funzioni della x, questa derivata, che, per non creare equi-

dovremo indicare

voci,

simbolo

col

Ux\ y ==
teorema
composte)

per

di

il

(*)

cost.,

derivazione delle funzioni di funzioni (funzioni

\m

=m.:

Ma

+m/.

*m(.

questa derivata, per quanto abbiamo osservato, nulla.

Sar quindi (poich x^

|_

JCCjy,

z, t

Ragionando
logamente

= cost.

l_OZ_\

1)

\_Oljx,y,Z-='COt.

x,XJ,t=.liOt.

sulla funzione

F(x,y,z,t)

otterrebbe

si

ana-

|_da; Jy,

2, t

Quest'ultima

= cost.

[,

OZ J x,y,t^

lineari

\_

01 J

x,y,z=-cost.

precedente

con la

equazione

sistema di due equazioni

Gost,

nelle

costituisce

due incognite

z'^

un
t'x,

che sono appunto (essendosi considerato y costante) rispettiva(x, y).


mente le derivate parziali rispetto a a; di 9 (a:, t/) e

(*)

Questa derivata

ma non
Con

si

parziale, perch

una derivata

pu indicare con

si

considera

costante

^.

tal simbolo si indica (-J-\

ottiene considerando costante

\axfy,z,

non

<

= co8t.

solo la y,

ma

si

indica cio la derivata che

anche

le z,t.

si

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


Il

sistema

con

risolubile

ammetter una sola soluzione

"
[_

Kramer

quindi

L^i

t^^ Jx,y,t = coBt.

regola di

la

se

289

Jx,y,z^

-1

2 Jx, y^t^

\_^^Jx,y,z='

cast.

Ragionamenti e risultati analoghi valgono per /y, t'y. Questo


esempio di derivazione interessante, perch abbiamo avuto
occasione di osservare quale complicazione di notazioni s'abbia

quando, per non creare equivoci che potrebbero condurre a gravi


errori,
si
vuole un simbolo di derivazione parziale che dica
esplicitamente tutto e non possa prestarsi a varie interpretazioni.
L'allievo far un'utile esercitazione, cercando di calcolare
le

derivate seconde.

B) Siano f{x, y) e
{x, y) due funzioni continue con le loro
prime derivate in un campo C, nel quale esista una curva T
luogo dei punti per cui

=k

Fix,y)
Voglio

trovare

qualche

(^

cost.).

condizione

valore assunto dalla fin un punto

rispetto agli altri valori assunti dalla

di

necessaria

f
in

(3)
affinch

il

massimo o minimo
T (in un intorno di

sia

Pi brevemente cerco i massimi ed i minimi di f(x, y),


quando le x, y sono legate dalla (3). Lungo f si pu considerare la y come una funzione della x soddisfacente alla
A).

y'x

= -^

(se

F'y

={=

0)

e la

/*

si

potr perci anche consi-

derare come una funzione della sola x.


In uno dei punti A cercati dovr dunque esser nulla la
derivata totale della f rispetto alla x

df
dx

290

CAPITOLO

Ad

XIII

85-86

giunge se F'x =^ 0. Se dunque in f


non mai contemporaneamente F'^
0, F'y
0, allora per
trovare i cercati punti A si cercano i punti ove sono nulle le
si procede cio come
derivate prime di /*-!- Xi<^ rispetto 2^ x^y
se si cercassero i massimi e i minimi di f-h'^F. Le tre equazioni
identico risultato

si

=o
(f-hiFyy = o
(f^XFyx

=k.

F{x,y)

sono tre equazioni nelle tre incognite (la costante X, e le due


coordinate di A), che servono a determinarci quei punti A di C,
tra i quali soltanto si dovranno poi cercare i nostri punti di

massimo

minimo.

Questo metodo del moltiplicatore indeterminato X suscettibile di molte e svariate generalizzazioni e applicazioni.

86.
per

di

Formola

Ricordiamo le formole
una sola variabile
cp

(a -h h)

==

(a) -4-

cp

Taylor-Lagrange

di

funzioni di due variabili.

le

Taylor-Lagrange per

di

/^ cp

(a

-f- e /^)

=9

(a) -\-

funzioni

le

cp'

(a)

-|-

dove
< < 1, e pu variare dal secondo al terzo membro.
Vogliamo estendere queste formole al caso di una funzione f{x, y)
di due variabili. Consideriamo a tale oggetto la fia -4- ht, b -hkt):
la quale, se a e b, h e k s considerano come costanti, una
funzione cp (t) della sola t. Potremo quindi scrivere
^(t)

= f{a -\-ht,b-^kt),
^=0

Posto successivamente
cp

(0)

alla

quale, posto C^) a


cp

(*)

(1)

cp

T (1)

/-(a, b)

Applicheremo

(0)

<p

0,

-I-

cp'

necessario supporre
per

'b-\-]ct siano,

(t)

/^=1,
(0)

il

punto

(a, h) al

=9

(0)

-f- ^'

trae

-^lhb-\-

k).

di

(ir

Taylor, la

(0) 4-

Yr

(e).

(2)

= +

ht e
a
punti di coordinate x
campo ove sono definite la /e le
punti del segmento rettilineo congiuni

tutti interni al

punto (a -f-h,!)

/'(^

si

diventa:

a tal fine che

O^t^l,

^=1,

precedente formola

la

sue derivate. Tali punti non sono che

gente

(1)

-\- J:).

291

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.

Vogliamo ora trasformare queste formole in altre, in cui


compaiano esclusivamente la f{x, y) e le sue derivate. A tal
fine si osservi che le successive derivate della 9 {t) si calcolano
a -{- ht,
coi metodi del 83, 5, pag. 278, dove posto x
=z
-^
poi
che
porre
t^=^
equivale
Ricordando
il
a
kt.
h
y
^=^)
equivale a scrivere
e che il porre ^
porre x-=- a^ y
-\-'k^ al posto di x^y^ si ottiene da (2) in virt
a-1- /^0 e

delle

(1)"^^

(1),

= f(a, +
h)

2
(0

< <

[h

f\

(a, h)

/'

(a, h)]

xy

^^

+k

MJ^XU

oy

varia generalmente dal secondo al terzo membro.

1)

La prima

uguaglianze un'altra forma del teorema


mentre la formola del 81 ottenuta passando dal punto {x, y) al punto {x -\- li, y -\- k) mediante una
spezzata coi lati paralleli agli assi (e senza supporre la continuit delle f'g, fy), questa ottenuta eseguendo tale passaggio
con un segmento rettilineo (e supponendo f^,, fy continue).
Utile esercizio sar di generalizzare in modo analogo le
precedenti formole sia a funzioni di pi che due variabili, sia
alla formola e alla serie di Taylor, quando non ci si fermi gi
della media.

di queste

Ma

ai termini contenenti derivate

87.

Massimi e minimi

seconde.

delle funzioni di

Lemma. Un trinomio omogeneo

a)

riabili h, k,

due

pi variabili.

di 2^ grado in due va-

mai contemporaneamente nulle

ah'-h2bhk4-ck'

a,

sempre differente da zero


0,

ci

che

lo

stesso,

ed ha

quello di

costantemente
se a e

e,

il

di

il

>

segno di
0.

Pu
se

b^

invece assumere valori di segno arhitrario se b.c


h^ <^0; ed infine,
trinomio non identicamente nullo, esso ha costantemente il segno di a,

e,

ma

Infatti

2)hk pu
opportuno.

pu annullarsi, quando a

sea = c = 0eb=T=0

farsi

allora

b"^

=
<
0.

b'^

al

assumere un segno qualunque, scegliendo per

trinomio,
h,

che vale
segno

valori di

292

CAPITOLO

XITI

87

Se invece p. es. a =4^ 0, allora, se a, p sono le radici di a ^^ -+- 2 b ^^ -f e


0,
nostro trinomio vale identicamente a{h
a k) (h
Se ac
h"^
t^ k).
0, allora
a
e quindi il trinomio vale il prodotto di a per un quadrato perfetto, ha quindi
(3
oc k, nel qual caso il trinomio si annulla. Se ac
il segno di a, a meno che Ti
h^<^ 0,
/s), allora {h
cl k) {h
e quindi a, ^ sono numeri reali distinti (p. es. a
[i k)

il

se y compreso

<

positivo se
a.

(5.

-v;

minore

di

maggiore

oc

di

f>,

ed negativo

trinomio pu dunque assumere un valore

Il

Infine se a e

da zero

differenti

a/-h26-e-f-c
con V =#

Ora

0.

identicamente
(/^

&"

>

[e

stesso

dello

perci a

di

segno arbitrario.

>

"

segno]

quindi a e

radici

-le

tra

a,

della

sono numeri

t v
complessi coniugati [x
4- e // uguale
nostro trinomio a /^^ 4- 2 ft /^

il

/;

prodotto di a per

al

^)

(/i

y^)

=: (A

A:-)

H-

v-

y^-,

che sempre positivo (e che potrebbe essere nullo soltanto se


X Z;
Jc =z]i
ossia, essendo v =;= 0^ soltanto se ^
0,
/^
valori che abbiamo escluso). Quindi il nostro trinomio ha
^

il

segno di

a.

Ci che

si

pu verificare osservando anche che

ah^-^ 2hlik-\-ce=^\{ah-{-h kf

-h (a

b')

le'

una funzione f{x, y) di due variabili ha


in un punto A, interno al campo ove f{x, y) definita, un
massimo od un minimo (relativo) se esiste un intorno di A^
nei punti del quale la funzione assume rispettivamente valori
tutti non maggiori, o tutti non minori che nel punto A (cfr. la
P)

Si suol dire che

defin. analoga di pag. 223). Se fe, y^) sono le coordinate di A,


dovr cio esistere un numero positivo ?, tale che per \h\< l,
^ < ^ sia rispettivamente
I

fixo-h
f{xo

-\-

f{xo,

^0
hy yo-\- k) fixo, yo) ^0

h,

7/o

-+-

k)

yo)

(se

(se

^
A

un massimo),

un minimo).

In tal caso la funzione f{xo, y) che si ottiene ponendo x^=^xq


ha un massimo od un minimo per y:=^yQ, e quindi, se possiede derivata prima fy finita e determinata, questa derivata
nulla ( 70, pag. 226) nel punto A. Risultato analogo si

prova per

f'y.

Condizioni necessarie (ma non sufficienti) affinch f (x, y)


ahhia nel i^unto A interno al campo ove la i ha derivate prime
determinate e finite, abbia un massimo o un minimo che ivi
queste derivate i\ ed

f'y

siano nulle.

CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZIONI, ECC.


Le condizioni necessarie

x=^

293

possono meglio studiare cos: Su ogni retta

si

Xf,-\-mt

ijq -{-

(m,

cost.)

{Xq,ij) cio dal punto A, la funzione f{x,y) ha nelle nostre


0.
un massimo o un minimo per ^
[Viceversa non si pu dire che, se A punto di massimo odi minimo su ogni
retta uscente da A, esso sia un punto di massimo o minimo, come si vede con
metodo analogo a quello svolto al 80, a, pag. 268].
0. Se dunque /'
Cio f{xQ-tnt, yQ-hnt) ha un massimo o minimo per <
e per valori qualsiasi
ha derivate prime e seconde finite e continue, sar per t
(non nulli contemporaneamente) di m, n

uscente dal punto

ipotesi

cVf
^^2

Ora, affinch

dovr essere

"^^ (^0^
Vo)

^'^^

^0
^0

-1^

f",y {x

punto
punto

(se si tratta di
(se si tratta di

ij^)

+ n^

f "yy (x^^, 2/0)

di

massimo)

di

minimo).

qualunque siano m,n, non contemporaneamente nulle

0,

f'x{X(^,yo)

-h2mn

f'y(XQ,yo) =

Affinch

0.

abbia segno costante, qua-

-r.-^

lunque siano m,n, dovr essere f"jxf"yy


f'"^xy^.O nel punto iXo,y). Queste
sono dunque altre condizioni necessarie, affinch la / {x, y) abbia nel punto {Xq, y^)
un massimo
minimo, almeno se le derivate prime e seconde di / sono continue.

Noi proveremo che:

Condizioni sufficienti sono


X

'J

XX J

yj

xy

continue (nel punto

Xo, yo).

condiz.

mentre

necessaria,

le

(Si

x^

y-

xxj

xy^

che

noti

f'xxf'yy

f'xxf'yy
f%>0

1111116

yy

f'%

condizione

sufficiente).

E, se tali condizioni sufficienti sono soddisfatte, il punto


(xo, jo) punto di massimo se f "xx, f "yy ^^^^ ^^^^ punto considerato negative; esso un punto di minimo, se f "xx, f "yy ^^^^^
positive. (Dalla f'^cx f'yy
segue che f'^^, f'yy hanno
f'iy >
lo
stesso segno). Infatti, supposto che in
sia
{xq, yo)
la
formola
di
Taylor-Lagrange
d
0,
fx
f'y

^=

= =

(1)

-^h,yo-hk)

f{xo

ove

il

o^o

-4-

Ora, essendo
11
I

,\J<:

f'xx f'yy
tivo.

f{xo,yo)

soprassegno indica che

un punto

in

Il

f'iy abbia

trinomio

f\, -^-2hk f\y

le'

f'yy

le

9>^

abbastanza piccolo perch

Jr

derivate seconde sono calcolate


con
< 6 < 1.
.Vo
derivate seconde continue, baster scegliere

-h

h,

tali

-^\

il

posto

f'^^ abbia

segno di f',x f'yy


al

membro

il

segno

di f'^x e

f'iy, cio sia posi-

di (1),

e quindi

anche

294

CAPITOLO

primo membro

il

87 CALCOLO DIFFERENZIALE,

Xm
di

pertanto

avraijno

(1),

(cfr.

il

ECC,

lemma)

il

segno di f"^^, cio di f"^^^ e. d, d.


Se f^
f'iy < 0, il punto consify:=0, ma f"^^ f'yy
derato non di massimo^ ne di minimo
Nulla si pu aifermare senza studii pi minuti per un punto,

in cui
Il

che

f^

= fy=

teorema relativo alle condizioni


pu scrivere nella forma

sufficienti

, y,

membro

+ h) f{Xo, y,)= \f ",^

tendono a zero per


diventa la
-i-

(2)

somma

P^

-f
Il coefficiente di

valore

assoluto

di

Ji

O.
Jc

dimostra anche osservando

p^

cos^

nel

maggiore

Posto h

+ 2 T Vv

= pcosd,

k^=

+ f'yv ^'

sen

6,

il

4j

secondo

cos* 6 f".rx
f^

{x^, y,) h^

-+-

(9

4- 2

primo
di

2 sen 6 cos
y

sen

f%y

cos

addendo ha

zero.

sen= e

+^

sen'' 6

segno

il

fyy \+
\

il suo minimo
secondo membro
abbastanza piccoli la (2)

di

f'xx e

Il coefficiente di p^ nel

invece infinitesimo (per Ti =:A;


0). Dunque per
il segno del primo addendo, cio ha il segno

ha

(1) si

f{x^ 4- h, yo

ove

f'ly^=0.

f'xx f'yy

/^

A;

di f'^x.

295

CAPITOLO

XIV.

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE


ALLE FUNZIONI DI PI TARIARILI

88.

Considerazioni preliminari.

Sia f{xy y) una funzione continua nei punti di un campo,


che, per fissar le idee, supponiamo essere un rettangolo
coi

lati paralleli agli assi

all'interno

il

dalle formolo

segmento (parallelo

valori

contenga

all'asse delle y) che definito

y zr^k ^=
(lungo cui y

Tale rettangolo

coordinati.

che

cost.

f{x^ y)

cost.)

^ ^ p.

(a, p

a;

assume nei punti

dipendono dalla sola x

appunto una funzione della sola

x.

tale

di
;

cost.).

segmento

costituiscono

Io dico che Vintegrale

^f(x,y)dx
di

funzione

tale

valori i
Il

(1)

una funzione continua

y =^ k corrispondenti a punti

della

y (per quei

interni ad R).

lettore noti l'analogia tra la definizione degli integrali (1)

e quella delle derivate parziali della f{x, y)


come
per calcolare f^ si considera la y come una costante, cos (1)
si calcola
appunto, considerando la y come costante, cio la
di f{x, y)

f{x, y) come funzione della sola


Si tratta di provare che lim
7i

B^[\
Il

Qui

ci

(*)

di

ove posto
(2)

una dimostrazione completa.


provare tale formola nell'ipotesi che

avanti

In altre parole, se F{x, y)

(*).

B = 0,

f(x,y-h)dxCf{x,y)dx].

lettore trover pi

accontentiamo

f(x,y)dx

una funzione

delle

x,y

= F{^,y)"F(cL,y).

tale che

F\v

f\

sar

296

fy

CAPITOLO XIV

posto,

si

88-89

sempre minore di una costante H. Questo supha per il teorema della media

sia in
I

= hfy {x,y-i-d
^\h CHdx\=^\H{?
=
come dovevasi provare.
lim B =^

f{x,y-r-h)dx

f{x,y)dx

(x.)h\

Quindi, per

Se noi conserviamo
si

0,

/^

dx

h)

l'ipotesi

che

trebbe dimostrare che lo

f(x,y)dx

punti del segmento y

campo ove f{x,y)

fa l'integrazione appartengano al

cost. lungo

finita e

una funzione continua

il

continua,

di y,

quale
po-

si

anche se

a,

'

anzich costanti, sono funzioni continue di y.


Per dimostrare tali teoremi nella sola ipotesi della continuit della f (x, y),
basta, esteso il teor. della continuit uniforme alle funzioni di due variabili, ricordare
che \f{Xyy-\-li)
f(x,y)\ si pu rendere minore di s per tutti i punti {x, y),
,5,

prendendo h abbastanza piccolo.

89.

Derivazione sotto

Supponiamo che a e
tanto la f(x, y) quanto

il

segno d'integrale.

siano costanti,

la

f y (x, y).

f (x, y)

Noi

che siano continue

diciamo che

dx rispetto ad y vale

in

f y (x,

tal

y)

che cio la derivata del nostro integrale uguale all'integrale


della derivata e si ottiene per ci derivando la funzione che

compare

sotto

segno

il

di integrale.

Oss. Per la dim. completa basta ricordare che, essendo


anche uniformemente continua.

Qui consideriamo il solo caso che f"yy


siderato sempre minore di una costante H.
Noi dobbiamo calcolare:

f',,

continua, essa

sia nel

campo con-

f(x,y-hh)dx j f(x,y)dx

^=

'

(Jyfe^)^a;)=lim-^^

nx,y-^h) fix,y)
r^^^^^^^^^^^^dx.
''

lim
h

Per

la

fix,y-h

=Q J^

formola
h)

di

fi

Taylor

f{x, y)

Il

fy

{x,

2/)

-+-

(o<e<i).

Y fyy

(^,

^0

297
Quindi

f{x,y)dxj

fy

^lim

y)

(^,

[J

fy(^,y)-^ -^fw^^^V^^^^) \dx'\

+ lim -^

dx

fyy {x,y-^^ h) dx.

Poich
f'yy

\<H

quindi

Cf'yy

(x,

y-^^h)dx\<\H Cdx

il

(?

sar:

lim

la nostra

f{x,
( J

y)

r^
/

...

f\jy(x,y-^^h)dx

0.

formola diventa appunto:

dx )

= J/'i/ fe

K =

dx

y)

cost.).

Ge^jesalizzazionb.
Si

purch

pu estendere
cL'y

formola precedente

la

e f,j esistano e

siano

caso che

al

oc

jS

siano funzioni della y,

finite.

Premetteremo alcune osservazioni.


Si voglia derivare rispetto al limite superiore

dz

(^)

Ricordando che un integrale definito


di

integrazione avremo

{cf.

l'integrale

cost.).

indipendente dal

nome

della variabile

['''''\Af:'^''^]r ?(^);
un integrale

cio la derivata rispetto al limite superiore di


variabile uguale alla funzione che sotto
della variabile di integrazione

si

scriva

Analogamente, dovendosi calcolare

potremo serivere

il

il

segno

di

di

una funzione

integrale, dove al

di

una

posto

limite superiore.

la

a;

cio la derivata rispetto al limite inferiore di

un

variabile uguale alla funzione che sotto

segno

il

intjgrale di

una funzione

di integrale

cambiata

dove al posto della variabile di integrazione si scriva il limite inferiore.


Ci varremo di questi risultati per eseguire il calcolo della

/(ic,//)cZa;j

di

di

una

segno,

a)

|,

298

CAPITOLO XIV

89-90

Nello
/ (,

y)

dx

abbiamo supposto oc e ^^ dipendenti da y indicheremo questo fatto sostituendo z


(supposte funzioni di y) ai limiti di integrazione. Otterremo lo
;

f(x,y)dx

che indicheremo con F. Il nostro integrale allora che funzione delle y,z,t, tutte
funzioni di y, sar funzione composta di y. Avremo dunque ( 84, ex)

dF^^dF\

/a^\

^.

2)

y^l

dy

\clyf JiL'tsi.

\C>

_^

cost.

/dF\
\i)

^.

y, ,

Jc.st.

Se per le z,t fossero funzioni anche della x, questa formola


pi correttamente nel modo seguente
:

(^^\
\0 yf

a.

cost.

(f)
\0 yf

+ {^\
\0 Z

,.
X,

:, t

Ora per trovare l^-i

\dyf

come indipendenti

si

.v,:,/^

cost.

m
\ C^ /

devono considerare

z,

f,
z. y. z

come

cost.

costanti, ossia

cosi.

Questa derivata

dalla y.

,V4=

f x,y,t

cost.

scriverebbe

si

si

calcola dunque col metodo svolto

pi sopra. Si ha cio

Cos sappiamo che, essendo z

dF
il

limite inferiore dell'integrale,

r)F

e che,

essendo

il

limite superiore,

-^ = /"(<, 2/).

f'y^x,y)dx

= f(z,y);

Essendo ^Qy'y\,

cedenti formole dedurremo infine, posto di nuovo ^

[/(rr,2/)t?a;

y-

a,
^

|5,

+ fi^,y)fy

Anche

dalle pre-

f{c*.,y)oi.'y.

qui ammesso, p. es., che le i\f'y,f"yi sieno finite e continue.


^'y
0, ossia
Questa formola si riduce a quella trovata pi sopra, se a'
ci che era prevedibile a priori.
se le a, ^ sono indipendenti dalla y

90.

Differenziali

esatti

in

due

variabili.

problema fondamentale del calcolo integrale per le


funzioni di una sola variabile consiste nel determinare una funzione, di cui data la derivata F{x), 0, ci che lo stesso,
a)

il

Il

differenziale

F (x) dx.

problema analogo per le funzioni di due variabili consiste


nel determinare una funzione f{x^ y) di due variabili x, y, di
cui sono date le due derivate parziali del primo ordine, ossia
di trovare una funzione f(x,y) soddisfacente alle:
Il

^=Mix,y),
dx

^~
Oy

= N(x,y),

(1)

299

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE, ECC.


ci che
uguale a

0,

una funzione

stesso,

lo

cui differenziale

il

Mdx-hNdy,

df

(2)

sono funzioni prefissate. Abbiamo visto che il prodove M,


blema citato per le funzioni di una sola variabile sempre risolubile

se

F{x)

continua, p.

che la f determinata a
pu, p. es., porre

nell'intervallo

es.,

meno

= [ F{x)dx

f(x)

Xo^x^b;

una costante additiva

di

k. Si

k,

-f-

dove ^ il valore (scelto ad arbitrio) di f(x) per x ^=^ Xo.


Nel caso delle funzioni di due variabili noi proveremo invece
che non sempre esiste una funzione f{x, y) soddisfacente alle (1)
siano continue insieme alle loro
(anche supposto che le M,
derivate), ossia che non sempre (2) il differenziale di una
funzione f{x,y), o, come si suol dire pi brevemente, che non
sempre (2) un differenziale esatto.
Se infatti le derivate prime delle M, Nsono continue, dalle (1)
si deduce, derivando la prima rispetto ad ?/ e la seconda rispetto
ad X, che

"ix 'y

il

Dy

'y

3x

'x

Essendo, per ipotesi, i secondi membri funzioni continue, per


teorema ( 80, pag. 271) dell'invertibilit dell'ordine delle

derivazioni, essi sono uguali

cio

ox

dy

La

(3) e

dunque una condizione

iecessaria affinch

stema delle (1) sia risolubile, ossia affinch (2) sia un


renziale

esatto

[sia

differenziale

(naturalmente se M,

il
JSf,

di

il

si-

diffe-

una funzione fix,

y)],

M'y, N'^ sono continue).

Dimostreremo viceversa che in casi generalissimi

tale con-

dizione anche sufficiente. Se la (3) soddisfatta, anche nel


caso attuale di funzioni fix,y) di due variabili, la f{x,y)

determinata a meno
della
P)

fix,y)

in

di

una costante additiva k

un punto

iXo,yo)

Con questa

p. es.,

il

valore

prefissato.

Comincieremo da un caso particolare

variabili sieno separate.

frase

si

il

caso cio che

indica

il

le

caso che

300

CAPITOLO XIV

nella (2) la

sola

sia funzione della

in tal caso la (3)

Xq^x^I^

Supponiamo M{x) continua per

funzione

della

ed

N{y). con-

y^'^y ^^.

Sar evidentemente

fix.y)

Il

sola x, la

evidentemente soddisfatta, perch

'x

3?/

tinua per

90

Cmx)

primo addendo

dx -^

M(x)dx

fV(^)

dy

+ k.

una funzione

sola

della

X,

x vale M{x) e la cui derivata rispetto


addendo similmente una funzione
della sola y, la cui derivata rispetto ad x nulla, la cui derivata
rispetto ad y Niy). Il terzo addendo k una costante effettiva, le cui derivate sono entrambe nulle. Esso il valore della
la

cui derivata rispetto ad

ad

?/

nulla.

Il

secondo

f(x, y) nel punto di ascissa x^ e di ordinata

y^.

y) Passiamo ora al caso generale. Vogliamo calcolare f{x, y)


(a;, y^ supponendo che ilf, JV" ed 'M^y
i^\ siano finite

nel punto

continue nei punti la cui ascissa

compresa tra Xo ed x, e la
cui ordinata compresa tra jo ed y. Ci naturalmente limita
il campo ove facciamo variare il punto {x,y) cio il campo R, ove
dimostriamo il nostro teorema. Supporremo, p. es., senz'altro E
e

essere

un rettangolo

coi lati paralleli agli assi, e

supporremo cadere entrambi


Poich fy
N, sar

punti

(xo, yo)

ed

dentro di esso

{x, y).

f^CN{x,y)dy-\-^,
dove nell'eseguire l'integrazione la x
e la

sola
si

(la

si

(4)

considera come costante,

costante additiva) potr quindi essere funzione della

9
X (com'

evidente, perch 9 deve essere la funzione

riduce la f per y

Dovremo

cui

cio la f{x, y^) ).


poi determinare la 9
9(0;) in guisa che la deri,yo,

vata rispetto ad x della f{x,y) definita da (4) valga

M;

che

cio

Mix,

y)=\
L

{
*^y

Nix, y)dy

+ ^ ix) =
Ax

9' (x) -4-

f N'^

^2/0

ix, y)

dy

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE, ECC.


ossia che

cp'

Il

301

(x)

= M{x,

fV; Gt,

y)

secondo membro

finito

y) dy.

(5)

continuo. Sar dunque neces-

sario e sufficiente che esso sia funzione della sola x\ in tal caso,

con una integrazione

ricaver

si

valore di

il

necessaria e sufficiente per la risolubilit

N'^

che la derivata

M'y

ad y
anche

cio la condizione,

sia nulla

La

condizione

nostro

problema

{x).

del

membro
tiovata

gi

(5) rispetto

di

necessaria,

In tal caso la (5) d

sufficiente.

^{x)\

del secondo

cp

Mix,

f N'^

?/)

(x,

y)dy

dx

-{'^p

(xo)

dove 9 (x'o) il valore di cp {x) per x


Xo, cio il valore di
/'pera^^a^o, ed y z= y^^ cio il valore f{xo,yo) prefissato ad
arbitrio. E la (4) d pertanto
:

f{x,y)=\ N{x,y)dy-^\
Ricordando

che

attuali

nelle

N'^{x,tj)\dx-^f{x^,y^).

^ VO

come gi abbiamo osservato,


per calcolarlo, supporvi y

piti

\M(x,y)

^ Xo[

yo

ipotesi

il

secondo

indipendente dalla

?/o.

y,

addendo,

possiamo

Cosicch tale formola diventa

semplicemente

f{x,y)=

Mix,yo)dx

'

-1-

(x, y)

dy -^

f{xo,-yo)

(6)

^ yo

dimostra il nostro teorema che nelle nostre ipotesi


esiste una funzione f, il cui differenziale Mdx 4- Ndy, e ci
insegna a calcolare tale funzione f yiel campo R sopra definito.
la quale

La (6) si pu ottenere direttamente nel seguente modo, se


provata la esistenza della f; basta osservare che:
f(x,

II)

f{Xo, Vo) = [f(^, y) f{^,

che coincide appunto

[fix, Vo)

ammette gi

f(^o, Po)

r*X

/y

Vo)]

si

N'{x,y)

dij

-\-

M{x,y^)dx,

coYi (6).

Indichiamo con A, C,
punti
{xq, yo), (x, yo) ed (x, y). La
somma dei primi due addendi del secondo membro di (6) si
chiamer l'integrale di Mdx -t- Ndy esteso alla spezzata ACB,

302

somma

od anche la
e

CAPITOLO XIV

il.

nuove

significato di queste

AC

ad

esteso

Mdx

od

esteso ad

AC,
defi-

frasi

CB. Noi

Ndy

CB. Naturalmente bisogna

dell'integrale di

dell'integrale analogo esteso a

nire

90-91
-h

integrale di

intendiamo

con

Mdx

-\-

Ndy

integrale

di

ad AC l'integrale delV espressione


p.
che si deduce da Mdx -H Ndy ponendo al pfosto della y e della dy
cost. di AC,
i valori che si deducono dalla equazione y z= yo
cio y
I/o, dy
0, ed estendendo l'integrazione dall'ascissa Xo

Mdx -f- Ndy

esteso,

di

ad

es.,

A all'ascissa x di C. Cio l'integrale


AC vale primo addendo del secondo

invece

addendo

secondo

il

con

trova,

si

Mdx

di

membro

il

H-

Ndy

di (6)

esteso

mentre

definizione analoga,

uguale all'integrale di Mdx -\- Ndy esteso a CB.


La (6) si pu dunque interpretare cos
:

La

differenza tra

della f nel

punto

valore

il

(x, y)

ed

il

valore

V integrale di df esteso ad una

vale

(xo, yo)

punto

nel

spezzata di due lati paralleli agli assi coordinati congiungente


il

punto

(xo, yo)

al

punto

Questo teorema
cp

{x)

(x, y) (se f\-c, fy sono continue).


la generalizzazione della forinola

cp (:ro)

pX

^9
'^

valida per

le

funzioni

cp

i
*

Xo

una

di

(x)

^x

(^)

.To

sola variabile (a derivata

continua).

91.

Integrali

curvilinei

{*).

I precedenti risultati appaiono incompleti. Infatti

Perch dare tanta importanza alla spezzata ACB


unente i punti A, B piuttosto che a un'altra curva congiungente
i punti stessi ?
Gi, scambiando nelle precedenti considerazioni

le

X, y,

giungeremmo a teoremi analoghi,

ADB,

sostituita un'altra spezzata


all'asse delle y,

lelo

2""

non

Il

il

M'y

di (6)

cui

in

alla

ACB

AD

paral-

all'asse delle x.

ha un

= N'^. Quale

cui

primo lato

DB

secondo lato

secondo membro

soddisfatta la

il

significato,

ne

il

senso in

anche se
tali

casi

pi generali ?
II

di

modo

migliore di dare un'esauriente risposta a tali

porre la seguente definizione. Sia

pensato descritto nel verso


zioni

= x(t)

a.

=y

3.

(t)

AB

un arco f

domande
di

curva

e rappresentato dalle equa-

per X

^^^

[1,

(*) Il lettore pu rinviare la lettura di questo al momento in cui


la teoria generale delle funzioni additive e degli integrali multipli.

(1)
studier

303

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE, ECC.

di f,
dove \ \i sono i valori della t corrispondenti ai punti A,
e dove x (t), y {t) sono finite e continue nell'intervallo (X, fi), e
le X {t), y (t) sono continue od hanno un numero finito di punti
di

di

discontinuit ( 78, pag. 261).


Noi chiameremo integrale di Mdx

curva

lo

-+-

Ndy

esteso a tale arco

f; M[x{t\y(t)]x\t)--N[x{t\y(t)]

y\t)

dt,

(2)

deduce da Mdx -\- Ndy, sostituendovi alle


X, y, dx, dy i valori che si deducono da (1). E cos generalizzata nel modo pi semplice la definizione sopra data di integrali
estesi a segmenti.
appena necessario avvertire che, essendo dx, dy indipenil

cui integrando

si

valore di (2) non


scelto per individuare i

denti dalla scelta della variabile indipendente,

il

cambia se cambiamo il parametro t


e ci in virt del teorema di integrazione per
punti di r
tuzione (cfr. anche il penultimo capitolo del libro). Tale
;

sosti-

inte-

grale dipende dunque soltanto dal differenziale Mdx -l- Ndy e


dall'arco f dato a priori (e cambia di segno, invertendo il verso
in cui r si immagina percorso, cio scambiando i punti A, B).
Ci poniamo ora la seguente domanda fondamentale
Che valore ha il nostro integrale, se esiste una funzione
(x, y) dx -H N (x, y) dy ?
(x,
f
y), il cui differenziale df
/*
funzione di x, y, entrambe
Evidentemente lungo f la
funzioni della t, e perci la f una funzione di t, la cui deri'

vata vale

[x

it),

(t)] x' (t)

perch dalle

f= fix. y);

-hN[x

(t),

(t),

(t)] y' (t),

= y(t)

si

Wf

(*)

CAPITOLO XIV

304
uguale

ed perci

alla

assume negli (stremi B,

91
valori

dei

differenza

che la f

(x,

y)

delVarco V di curva considerato.

Vale a dire tale integrale ha in


dipende soltanto dagli estremi A, B

tale ipotesi

un

valore che

nostro arco,

del

non

varia quindi, se cambiamo l'arco (1) che congiunge i punti A, B,


e gli sostituiamo p. es., come al 90, la spezzata ACB. Viceversa si pu dimostrare (cfr. anche il penultimo cap. del libro)
:

integrale 'non

Se questo
delVarco AB,
proprio

ma

dipende dalla particolare scelta

soltanto dai suoi estremi A, B, esso definisce

valore che nel punto

il

che nulla nel punto A,

assume

la funzione f (x, y)

cui differenziale vale

e il

Mdx

Ndy.

-\-

A, e considerato il punto
Infatti tenuto fsso
come variabile, tale integrale sar una funzione f delle coore che f'y^=N.
dinate {x, y) di B. Vogliamo provare che f'^=^
M. Sia B' il punto {x 4- h, y). Sar
Proviamo p. es. che f'^
il

punto

f^

(^, y)

= ^

n^ + h,y)-

^\\Mdx + Ndy)'-y^ {Mdx

tali

integrali

AB, AB\ potremo

AB

(3)

BB\

lungo cui dy

AB'

linee

delle

risulti dalla linea

0.

(3) diventer

f'x {x, y)

= lim
=
/i

{Mdx -^ Ndy)

^^
a

Ricordando che per

M{x,

e che

Ndy)

-)-

non dipendono dalla scelta

supporre che la linea

dal segmento

La

ri

Ti

Poich

7i=o

= lim
=

fix, y)

y)

dx

il

.4.7,

lim
h

=^

il

M{x,

ij)

< <

1)

dx,

teorema della media

= h M{x -h m,

y),

(0

a;

continua,

f^

avremo

= lim M{x -^

e/^ y)

= M(x,

y).

d. d.

il problema di riconoscere quando esiste una funzione


che
abbia
un dato differenziale Mdx -h Ndy, e quello
f{x, y)
di calcolare tale funzione, si riducono al problema di riconoscere quando l'integrale curvilineo di Mdx -+- Ndy dipende

Cosicch

305

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE, ECC.

soltanto dagli estremi della curva, a cui estesa l'integrazione

Nel capitolo citato dimostreremo che


ad un solo contorno (p. es. un
campo circolare, o ellittico, e p. es. non una corona circolare),
in cui M, N, M\j, N'., sieno finite e continue, e M'y
N'^cEester cos dimostrata non solo per i campi R del 90,
ma anche per questi campi pi generali che nelle nostre ipoMdx
Ndy.
tesi esiste ima funzione f (x, y) tale che df
Nel capitolo citato troveremo anche gli stretti rapporti che
passano tra le attuali proposizioni e le definizioni di potenziale
e

non dalla curva

scelta.

ci avviene in ogni

campo

una

e di lavoro di

92.

forza.

Differenziali

tre variabili.

in

problema analogo per funzioni di tre variabili x, y, z


quello di determinare una funzione f{x, y, 2), di cui sono prein
fissate le tre derivate prime M=^fa,, N=^fy, P^=^fz,
Il

altre parole prefissato

diiferenziale

il

df= Mdx -+- Ndy + Pdz,


(M, N, P funzioni di x, y, z).
se supponiamo
Questo problema non sempre risolubile
infatti che le derivate parziali del primo ordine delle M, N,
esistano, siano finite e continue, esisteranno e saranno finite e
;

continue

le

ay

Donde, per
vazioni,

si

problema

il

trova

_ IM

'xiy

"y

'y'x

"x

'z'x

lix

teorema
che

un

^x^z

^z

'

'iy'z

"z

'

'z'y

'iy

sull'invertibilit dell'ordine delle deri-

necessarie

condizioni

sia risolubile,

come

0,

Mdx
sia

2f_ __ 'M

-h

differenziale esatto,

Ndy

sono

-h Pdz

le

'M_lm ^M_'JP^
??/
20

'x

'

G. FuKiNi, Amdisi matematica.

'x

!iz

affinch

suol dire, aftinch

si

'N^_'P
'z

()?/

il

nostro

306

CAPITOLO XIV

Come

nel problema precedente

92-93

dimostra che queste condizioni sono sufficienti almeno per il caso che il campo di variabilit
sia un parallelopipedo con gli spigoli paralleli
per le M, N,
agli assi coordinati, ed anche in casi assai pi generali.
si

93.

Un
z (x,

Cenno

un problema analogo

di

problema analogo

ai

precedenti.

quello di determinare

=: P(x,

y) che soddisfi alla ^ ^

oxoy

dove

y),

una funzione

P {x,

y)

una

funzione data a priori finita e continua in un rettangolo, avente


i

lati

paralleli

agli assi coordinati

e siano a, b, p. es., le

dinate di quel vertice, che ha la minima

ascissa e la

coor-

minima

ordinata.

La

nostra equazione

si

pu scrivere

donde

...

P{x, y) dx

f^
i

^y
dove Y

una costante rispetto

alla x,

ed quindi una

funzione della y {continua, perch in questi stadi


piamo solamente di funzioni continue).
siasi

Sar perci
^

ci

qual-

occu-

= f'\fp{x,y)clx^dy-^^{y)-^f{x)

(1)

dove 9 {y) l'integrale di y cio, essendo y una funzione arbi9 {y) una funzione arbitraria della y (a derivata
continua). Nella (1) compare anche f{x), funzione arbitraria di x,
;

traria,

integrato rispetto a y, e quindi l'integrale resta


a meno d'una costante (rispetto ad y) che pu
essere una funzione aifatto qualunque di x, ma che supporremo
derivabile, volendo che esista z\.

perch

si

determinato

Se nella

(1)

poniamo ora

l'ipotesi

che

P {x, y)

sia costantemente zero, e quindi

P(x,ij)dx
troviamo che la funzione pi generale ^ (x, y), che ha la derivata mista di secondo
ordine uguale a zero, somma di due funzioni, l'una di a; e l'altra di y affatto
arbitrarie

(ma

derivabili), e cio:

= 9{y)-\-f(^\

(2)

'

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE, ECC.


Si pu verificare facilmente il nostro risultato derivando
prima rispetto a ic e poi rispetto a y. Si avrebbe

la

'r

307
(y)

-h f (x)

derivando quindi

la

,.,

f'{x) rispetto & y

Facciamo un cambiamento

di variabili

u - X +

ottiene lo zero.

poniamo

y,

cio

=xy

da cui

U-\-V

II

La z funzione di ic e ^ pu dunque considerarsi come funzione i u ^ di


a loro volta funzioni di x e y.
Derivando allora la z rispetto alla x tenendo y costante, e applicando
teorema di derivazione di funzione di funzione, si ottiene
dz
dx
ossia, essendo u\-

=4-1

e v'.^

dz

dz

du

=+

v,

il

dv

'

1,

dz _ ^i_d^
dx ~ du
v'
Derivando rispetto

xy
Poich

u'y

alla y, si trova

- \dy}

1, v',j^=

"* '

"^

1, si

dxy
(2),

ove

si

V "^ \v^

""

''^
'^v'"'

trova

d^z

Cosicch la

""

dndv

ponga z

d^z

d'^z

~ du^

dv*'

'

=
^r

d tutte

le

funzioni

che soddisfano alla:

risultato importante, perch riceve applicazioni in molte questioni di fisica.

Oss.
si

Scambiando

gli assi delle

^ {x, y)

se

=J

e delle

si

trova che la (1)

F(x, y) dy\dx-]rf{x)-{-^

ne potrebbe dedurre che

[fjp(^,

y)

<v] dx

altro capitolo.

(tj).

= [X'^^^' H

Questa formola sar ritrovata


in

pu scrivere nella forma

'^^

in

^y-

forma assai pi generale

CAPITOLO XV

308

94

CAPITOLO XV.
OLI INTEGRALI DEFINITI
E LE FUNZIONI ADDITIVE DI INTERVALLO

94.

a) Sia

Siano

a, h

Funzioni additive d'intervallo e loro derivate.

(x)

una funzione prefissata

due punti

della

zione

cp

in

un intervallo

di J; la differenza (incremento)

un numero determinato, quando siano

ci che lo

stesso,

dati

l'intervallo (a, 6). Prefissata

cp

(h)

punti

cp(a)
o,

a, h,

dunque

I.

la fun-

noi potremo dire che tale differenza, che indicheremo

(x),

con S{a,h) una funzione dell'intervallo (a, ) (*). Essa gode


di una propriet molto notevole cio che, se Tintervallo (a, e)
;

somma

degli intervalli (a, b) e

tivo a tutto l'intervallo, cio

valori

dei

S (a,

6)

z=

cp

cp

(6)

allora

(6, e),

cp

il

valore

(a, e) rela-

uguale alla
(a) e S{b,c)
^ (e)

(e)

cp

(a),

somma

cp

(b),

che essa assume nei due intervalli parziali (a, b) e (6, e). Noi
enuncieremo questa propriet dicendo che S (a, b) funzione
additiva dell'intervallo (a, b).
Viceversa sia ^S' (a, b) una funzione dell'intervallo (a, b) sia
essa cio un numero, che ha un valore determinato, appena sia
dato l'intervallo (a, b) di L
Essa goda della propriet additiva: sia cio identicamente
8 {a, b) -4- 8(b^ e)
8 {a, e). Ne seguir supponendo c^=^b, che
8 (b, b)
0, cio che una funzione additiva d'intervallo si an;

nulla, se Vintervallo nullo.

osservando che

8 {a,

a)

0,

S{a,b)
Sia

C una

(di /),

siasi

(*)
a?,

se

a,

= 8{b,a).

X un punto
C-\-

di

ne seguir

costante arbitraria
sia

quindi, ponendo poi e

sia e

variabile in

8 (e,

x)

cp

un punto fisso qual7. Si ponga


:

{x\

Diciamo cos per analogia col linguaggio abituale


2/ determinato, appena sia nota la x.

Si dice che

funzione

309

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

Poich l'intervallo
(a, h),

sar

(e, b)

S (e,
ossia

=S

a)

{e,

-\-

degli intervalli

S (a,

(e,

a)

ed

b)

(a, b)

= Sic, ^(c, =
a)

b)

Ogni funzione S
V incremento

con

h)

somma

'i

(a, b)

(b)

cp

(x)

cp

(6)

additiva di intervallo
cp

(a)

una

di

cp

(a).

coincide

(a, b)

funzione

cp

(x)

della

variabile x.

Data S (a,

dovuta

costante

C.

incrementi
di

alla

la

b),

nazione

ha chiaramente soltanto l'indetermicon cui si pu scegliere la

all'arbitrariet

Infatti due funzioni

stesso

nello

cp

intervallo,

(x),

(x) che

abbiano uguali

soddisfano per ogni

valore

^(x)
cp

(x)

= ^(x) ^
^{x)^^ia) ^

cp

(a)

(a),

ossia

(a).

Esse hanno cio una differenza costante.


In molti problemi si presenta pi spontaneo

lo

studio di

una funzione S additiva d'intervallo piuttosto che lo studio di


una funzione cp, di cui la S rappresenti gli incrementi. Cos
un punto si muove su una retta e la sua velocit
p. es., se

F{x) nota in funzione del tempo, si presenta pi spontanea


domanda Che spazio S (a, b) ha percorso il punto dalle ore a
alle ore b ? piuttosto che l'altra domanda
A che distanza 9 (x)
la

punto all'ora x dairorigine ? Infatti questa seconda


domanda presuppone la scelta di un elemento sovente estraneo
alla questione
V origine.
Di funzioni additive di intervallo possiamo dare numerosi
si

trova

il

esempi.

Data una sbarra materiale posta sull'asse delle x, il peso


sua parte che ha per estremi i punti di ascissa a, b
una funzione additiva di tale parte di sbarra, cio dell'intervallo (a, il). E ci perch il peso di un tratto {a, e) di sbarra
di quella

somma

evidentemente la somma dei


propriet che vale, qualunque sia la posizione dei punti a, , e, se si conviene di considerare come uguali, e di segno opposto i pesi dei tratti (a, 6)
dei tratti (a, b) e (, e)

pesi dei tratti parziali (, b) e (, e)

(6, a).

Se un punto materiale si muove in un dato campo di forze


percorrendo un segmento (a, b) dell'asse delle x, il lavoro compiuto una funzione additiva di (a, b).

CAPITOLO XV

310

Consideriamo ora

P)

caso particolare (che basta ai nostri

il

una funzione ^ (x) a derivata F{x)


teorema della media dice che :

studii elementari)

tinua. Il

94

di

con-

SJMO^,(b)-cp(a)^^^^^^
a

un punto opportunamente

ove e

(1)

scelto

interno alV intervallo

(a, b).

Se dunque
lim

Cio

a,

ed,

tendono ad uno stesso punto


{x) continua, anche lim

a, h

essendo

a^

sar anche

F (e) =^ F

{(x.)

Se V intervallo

tende

(a, b)

ad un unico punto

a^

allora

il

limite di

vale

F
Se

(x).

Perci

(x)

funzione continua, noi

lim
a, b

(a, b)

=X

la

chia-

meremo derivata

della funzione additiva S (a, b) rispetto alVinTale derivata funzione della sola variabile x,
pi funzione di un intervallo. Evidentemente poi

tervallo (a, b).


e

non

S (a,
Cio

6)

=9

()

cp

{a)

una funzione additiva S

= fF
(a, b)

{x) dx.

con

(continua) coincide con Vintegrale definito


f

derivata
(x)

dx di

(x)

tale

derivata.

si

Il teorema della media, che abbiamo scritto nella forma


pu anche scrivere cos

(1),

S{a,))=^{h

a)F{c).

Se ne deduce
Siano
ed m il massimo ed il minimo valre nelVintervallo (a, b) della derivata (continua) F (x)/ della funzione S (a, b)
additiva d'intervallo; allora S (a, b) compreso tra i prodotti
di (b
a) per
o per m.
Viceversa, se il valore della funzione additiva S (a, b)
compreso tra (b
a)
a) m, dove M, m sono il mase (b
simo e il minimo della funzione continua F (x), allora F (x)
la derivata di S (a, b).
:

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

Infatti \
b

vale F{c), ove

in tal caso

un conveniente punto

a,b tendono ad

Perci, se

teorema

(almeno

S (a,

l'area

^=^

b),

F (x) dx.

che

Questo

del rettangoloide defi-

b)

F {x)

evidentemente funzione additiva

S (a,

additiva

coincide con

nito dall'asse delle x, dalla curva

x^=b

ad F{x),

molti modi:

in

F{x)^0,

a) Se p. es.

dell'intervallo (a, h).

tende

la funzione

F (x),

pu illustrare

si

cio

Illustrazioni varie.

Abbiamo riconosciuto che


la derivata continua

ed

allora^-

x,

95.

ha

compreso tra

311

e dalle rette

a:

dell' intervallo

positiva se a

<b

a,

(a, b)

negativa se
a > ). Tale rettangoloide contenuto nel rettangolo che ha per
base l'intervallo (a, b) dell'asse delle x e per altezza il massimo
valore

se l'area

di

considera

si

F {x)

in tale

intervallo,

ugual base, avente per altezza


Perci S (a, b) compreso tra {b

di

quindi

F {x)

il

contiene

il

minimo valore

M
a)

{b

per derivata. Esso vale pertanto

ragionamento , in altre parole, la ripetizione


svolte, da noi altrove (pag. 165).

rettangolo

F{x).

di

a) m,

F (x) dx.

ed ha

Questo

di considerazioni*

su
p) Se F(x) indica la velocit che un punto mobile
una retta r ha all'istante x, ^ '^ {x) indica lo spazio percorso
da N,
anche la distanza ON, che
ha all'istante x da un'ori-

gine fissa 0,
e che

si

riconosce immediatamente che ^ {x)

quindi ^ (b)

(a)

\F {x)

(spazio percorso dall'istante

stante b) la funzione additiva, che ha

vale precisamente

^==^

l'integrale

dx

all'i-

F{x) per

derivata, e perci

F (x)

esteso all'inter-

definito di

Basta osservare che lo spazio percorso cp (6)


9 (a)
gode delle due seguenti propriet:
1) Se a un intervallo di tempo, somma di due intervallini
ocj, ag, lo spazio percorso in a uguale alla somma degli spazi
vallo (a,

6).

percorsi in a^ e in ag;

spazio percorso funzione addi-

cio lo

tiva degli intervalli di tempo.


2)
di

Lo

spazio

tempo (a,b)

cp

(&)

cp

(a) percorso

compreso tra

gli spazi,

da

nell'intervallo

che sarebbero percorsi

da

CAPITOLO XV

312
iV^,

quando esso fosse in tale intervallo dotato sempre della


minima m o massima M, che raggiunge in tale interossia compreso tra (6
a) m e (
a) M.

velocit
vallo,

95

y) Se F{x) indica il valore della forza agente su un punto ]Sf


mobile su una retta r, quando JV dista x dall'origine, e se
ix)

diretto secondo r,

il

dal punto

punto x

a;

=a

al

lavoro corrispondente al passaggio

esteso all'intervallo (a,

propriet

l'integrale definito di

1) Se

Infatti esso gode delle due seguenti

).

un intervallo a

somma

di

due intervallini

somma

spondenti

tale

agli

intervalli

cio

cc^,

cci,

compreso tra

corrispondenti al caso

lavoro

F (x)

che la forza

Indichiamo con

A della
{0^a<b^2Ti) e

coordinate

p,

figura

una curva

funzione additiva dell'intervallo

i^(0).

(a, b).

a)

funzione

m e (b a)M

massimo M, che

polari;

racchiusa tra

il

nell'intervallo (a. b)

conservasse costantemente il valore minimo


raggiunge in tale intervallo.

lare l'area

valori {b

a..,

oc^,

dei lavori corri-

degli intervalli a.

2) Tale lavoro

5)

lavoro corrispondente all'intervallo a

additiva

di

F (x)

si

voglia

raggi

calco-

a,

osservi che, se

Si

?>

M,

evidente che

massimo e il minimo di -F(0) nell'intervallo (a, &), la


nostra figura comprende all'interno il settore circolare che ha
e
6, e
per raggio m, che limitato dalle semirette
sono

che

il

quindi

ha per area

t:

m^

z^

(6

a)

m^ E

la

71

nostra figura compresa nel settore limitato dalle stesse semirette^

che ha

per raggio

M, ed ha

quindi

per area

L'area cercata dunque compresa tra

quando

si

indichi con

nell'intervallo (a, 6).

&

se ne

discorso ha per derivata

(&

m^ A

ci)

M\

- M~ A 0^

l'incremento ricevuto da

deduce facilmente che l'area

P^ ossia che essa data dalla:

dA

Il

lettore dimostri direttamente che --

= -[F(d)Y.
1

in

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

313

pu dedurne poi, p. es,, che se un punto N si muove in un piano in


il raggio ON descriva un'area A proporzionale al tempo t impiegato,
allora la forza agente su N diretta verso 0, (Teorema importante, p. es., per
dedurre dalle le^gi di Keplero la legge di gravitazione universale di Newton).
Si

modo

che

,,'

fi

dA

=k(k = cost.),

Poich

p'

'X^

H-

?/^

.,

Infatti in tal caso % -^j


dt

dAde

ossia -,
d^i

== arctg

-,-7

dt

= h,
,

questa equazione diventa

^^

d}

__ o

==
2 ^do
dt
\

ossia

'

/s^

A'.

^ti~'^di~^^''
donde, derivando

d-x

d-j

che prova

d^x

dhj

nostro teorema, perch (come insegna


agente su JV sono proporzionali alle

il

della forza

d'X

96.

la

Meccanica)

le

componenti

~y_

somme

Alcune

fondamentali,

Abbiamo dunque riconosciuto l'identit del concetto di


(a, b) additiva avente per derivata la funzione con-

a)

funzione S

tinua

(x)

di

(x) dx.

Cosicch se, p. es., F{x)^0, ed a<b, la S(a,b) si pu


pensare identica all'area del rettangoloide limitato dall'arco di

a^x^b,

y=zF{x) per
dalle rette che ne proiettano
estremi sull'asse delle x, e dallo stesso asse delle x.
Ci serviremo tosto di questo fatto per illustrare geometri-

curva
gli

camente alcune considerazioni.


Diviso l'intervallo
allora

il

somma

valore

^S"

dei valori di

ciascuno

dei

(a, b) in

quali

teorema della

il

li,

e vale ^F

Perci

il

%,

...

B,

funzione additiva vale la

corrispondenti ai nostri

per

tra '^iMi e B^W/, se Mi, mi sono


in

intervallini parziali Si,

della nostra

{a, b)

massimo

intervallini 5^:

compreso
minimo i F(x)

media,
il

ove Fi un conveniente valore della F{x) in

B^.

La S

(a, b)

F{x)dx
*J

-\-M2l2-^

menti numeri

= SP.8...

compresa tra S Mi

8,

= Mi^i-^

-hM.rK^

untili. Esistono dunque dei

Fi compresi tra m^ ed Mi

tali

che

conve-

F{x) dx

CAPITOLO XV

314
Perci

2 MB,

il

La

(a, b)

96

compresa tra

limite superiore delle

limite inferiore delle

il

m B.

Fig; 33.

P)

Sar bene illustrare questo procedimento per

F {x)^0

ricorrendo

come area

della figura piana (rettangoloide)

all'

interpretazione

citata

di

funzioni

le

F (x) dx

compresa tra
curva y

l'asse

=F

delle X, la

(re),

e le parallele all'asse delle y,

hanno per ascissa


rispettivamente a oppure h.
Nella fg. 33 sono disei

cui punti

gnati per l'intervallino par-

minimo mi
massimo Mi di F(x).
ziale

^i

il

Nella successiva

fig.

il

34

(in cui per chiarezza si di-

segnata una curva y

= F(x)

di pi semplice andamento)
reso ben evidente che un

prodotto B, mi l'area di un
rettangolo avente per base B,;

Fig. 34.

tutto

interno

alla

nostra

figura

(i

rettangoli

APA\A',

un poligono
misura l'area
AiPiA'2A\, ecc.); cosicch 2
xche tutto contenuto nel nostro rettangoloide ed ha perci
un'area non maggiore di quella del nostro rettangoloide.
m^

B^

di

315

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

Invece

numeri Mi^i,

QAiA\A\ QA2A'2A\,
tiene

ecc.,

M^2,

ecc.

la cui

somma

sono l'area dei rettangoli


un poligono, che con-

nostro rettangoloide, e la cui area perci non minore

il

dell'area del rettangolo

stesso.

Riesce cos resa intuitiva la nostra affermazione.


Del resto tutti gli altri esempi del paragrafo precedente
potrebbero servire altrettanto bene ad illustrare la nostra

affer-

mazione.
Y) Ricordiamo la precedente formola

F (x) dx = S Fi

S^.

La lunghezza \ di un intervallo parziale non che l'incremento dx subito dalla x nel passare da un estremo all'altro.
Se noi scriviamo dx al posto di 5,-, e sostituiamo al S greco
un S maiuscolo latino, che la scrittura corrente pu aver deformato nel segno

intendiamo

per indicare gli integrali

96
per

il

perch della notazione usata

definiti.

bis.

il

Il

metodo

calcolo approssimato degli integrali definiti.

Abbiamo riconosciuto al 96
un numero finito di intervallini
a)

in

dei rettangoli

che, diviso l'intervallo (a, h)

parziali

si

B,-,

ha:

ove Fi uno dei valori assunti da


{x) in
conveniente. Cosicch, se noi, data F{x), e
simo

scegliere

tali

valori Fi,

ridotto a operazioni elementari

invece in generale non

il

calcolo

(somma

sumendo

poi

la

somma

SJ^^S^, come

scelto

scelti

prodotti).

di

tali

F (x)
valore

in

modo
sapes-

B^-,

dell'integrale

sappiamo scegliere

ad Fi uno qualsiasi Fi dei valori che

S^-,

sarebbe

Ma

poich

Fi, sostituiamo

assume in B^,
approssimato

as-

del

un procedimento molto usato; la


teoria, d'accordo con l'intuizione, lo giustifica, come vedremo
in P), provando che l'approssimazione raggiunta si potr render
nostro

integrale.

grande a piacere,
si

questo

cio

che

la

differenza

F{x)dx

^F-h^

pu rendere piccola a piacere in valore assoluto, prendendo


i
Sf abbastanza piccoli (e ci indipendentemente dal modo

tutti

con cui

si

scelto

il

valore Fi di

F{x)

in

5,).

CAPITOLO XV

316

che con una facile estensione del concetto di limite

Ci,

scrive

dQbis

F(x)dx

*^a

= lim= S

F^hi. L'errore

si

commesso sostituendo Fi

'

0^

ad Fi viene cio eliminato passando al limite per


0.
metodo
di
calcolo
approssimato
Tale
si pu chiamare metodo
B,;

dei rettangoli.
Infatti

calcolo del nostro integrale equivale a quello del-

il

l'area del rettangoloide definito dalla curva

per

base

segmento

il

rettangoloide

uno

Diviso

(a, b).

= F{x),

che ha
segmentini B^, il

diviso in rettangoloidi parziali

resta

questi noi sostituiamo

di

y
in

(a, b)

rettangolo che ha ancora

B^

prodotto

il

all'area di

Fi, cio Tarea di

^i

per base, e che ha per altezza

un
F,-,

(x) ha in B^.
essendo Fi uno qualsiasi dei valori che
valore
di F{x) ad uno
es.
il
Per Fi possiamo assumere p.
degli estremi di B^, oppure il massimo valore Mi od il minimo

valore

F (x)

di

in

oppure un numero qualsiasi compreso

5^-,

tra i/i ed m,.

provato che l'area


si
pu dimoSMB
ugnale al limite
strare intanto che il limite inferiore di
superiore ^i S mS; e che quindi entrambi sono uguali al numero

Con.

P)

metodi con

stessi

gli

cui

si

esterna di un rettangoloide uguale all'interna,

(a, b)

che compreso tra

(x) dx,

due somme

le

citate,

'a

Resta cos jjrovato che questo integrale si pu perci definire


come il numero che separa le classi contigue descritte rispettivamente dalle 2MBj SmS.
intuitivo poi (come il lettore pu riconoscere pensando

un

all'area di

rettangoloide, e ricordando la trattazione elemen-

tare per l'area del cerchio) e

si

pu facilmente provare

(*)

che

(*) Ci si pu dedurre dal teorema di Heine ( 40 e 63, pagina 197),


perch, in virt di questo teorema, si possono scegliere i cos piccoli che tutte

corrispondenti

le

oscillazioni

iM Si imit <
I

e
,

Allo stesso risultato


vallini

un

si

risultino

Imo ^^m'', E

ci,

inferiore ad alcuno dei

minori

giunge direttamente cos

le

perch

somme
il

massimi

di

Allora sar

CI

come volevasi provare.

altro sistema di intervallini

nuovi punti di divisione,


e

Mi mi

',

corrispondenti soddisfano alle

massimo f(il minimo

M'

Dato un sistema

di inter-

ottenuto dal precedente intercalando

F{x)

) di

iM'^iM''
in

un

non

(non supera alcuno dei minimi m') che

ha

negli intervallini \ in cui stato suddiviso l'intervallo


vale la somma delle lunghezze di questi '.
la lunghezza

considerato,

Fix)

mentre

-^

Sia

>0

un numero piccolo a piacere;

consideriamo, p.

es.,

le

^m. Esi-

317

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

pu rendere piccola a piacere (minore

si

piacere)

SMS SmS,

la differenza

vallini

scelta

dei

un

di

>

piccolo a

considerando degli inter-

abbastanza piccoli [che tale differenza (con conveniente


S) si possa rendere piccola,
segue dal precedente
precisa
osservazione
che i S saranno scelti
la
presente
teorema;
convenientemente, se saranno scelti abbastanza piccoli].^ fortiori,
uno qualunque dei valori assunti da F{x)
se indichiamo con

un sistema

ster

F{x)

in

F{oc) f?a'^i>9

perch

ci

,^n tali che, se

di intervallini parziali Oj/j^,

minimo

il

di

sia

e,

F{x)dx

proprio

il

minimo

Sm

limite superiore delle

Consideriamo un altro qualsiasi sistema


pi piccolo del

F{x)dx

tra gli intervalli

di intervalli ,

S/^^j).

ciascuno dei quali sia

anche

e sia pi piccolo

(o delle

sei?

di^^-^^-^y,

quel sistema di intervallini che si ottiene


il massimo di |/'(a;)iin (a, fe). Sia
dividendo (a, b) in parti sia coi punti estremi dei 6, sia coi punti estremi dei ^.
Poich i ^' sono ottenuti sia dai o che dai ^, intercalando nuovi punti di divisione,
'

sar

Ora

w'

'

/*

nel passare dai

w'

'

che

',

si

^ 5,

mentre

F(x)dx^^ m'
.Jfo

'.

sono stati
per l'ipotesi fatta)
ottengono dividendo in due parti al pi n intervalh

agli intervallini

un

divisi in (due) parti (perch


e gli intervallini

',

al pi

non pu contenere

degli intervalli

un

tutto

'

hanno complessivamente una lunghezza che non pu superare n


non supera ^-^^j.
perare
^

^ m'

'

^2

wJT =-^-75-

2nH

Poich

noto che

modo sopra

^m S

2 to'

c'

al pi di

ly.o

da

precisato), la

F{x)dx

possiamo

[iM

F(x)dx'^^m.

In modo analogo

scegliere

Imo]

sia

si

meno

per

che essi danno nella

somma

^m'S'

non pu su-

gli altri intervalli

superer

Poich

contributo

Il

(perch ogni

cosicch 2

Cosicch, se

^mS

differisce

prova che, se
di

j.

m :^im

F{x)dx ^,

sar

to 5

sono

da

di 2=.

tale

che,

F {x) dx

scelti

sono abbastanza

tutti

la

somma

t.

gi
gi

abbastanza piccoli (nel

F{x) dx per meno

se

0',

0'

Quindi, preso un numero

un numero

minore

sono contemporaneamente intervalli

di

piccoli,

2^0
sono

h.

differisce

piccolo a piacere,

minori di

^,

allora

e. d. d.

in

CAPITOLO XV

318

m^F^M,

cosicch

B,

Dato un numero

2ilf8,

Si^S sono

i^(a;)^a: e

avremo che:

piccolo a piacere, posso scegliere


|Si^S

piccoli che

poich

allora,

Sm5

entrambi compresi tra

96 bis

r''

5 cos

F{x)dx\<^.

Cosicch con facile estensione della


possiamo enunciare il seguente teorema

definizione

di

limite,

Lo

dx non

(x)

solo

il

numero che separa

le

classi

'a

S m

S^
SMS, ma anche il limite
tendono a zero, se un qualsiasi
numero compreso tra A ed m (od eventualmente uguale anche
ad ilf od a m).
,&
F{x)dx-\\ml^Fh
Se noi confrontiamo quest'ultimo teorema

contigue

col

quando

tutti i B

teorema dato in

diamo che tanto


tra

dalle

descritte

SFS

di

scelta tra

tra ni ed

Ma

M.

ed

che

mentre

me

M, la
M. Cosicch

Fix) dx

-'

pag.

(a),

315, cio

Fix)dx=^ HFZ^

ve-

rappresentano una quantit compresa


una quantit arbitrariamente

un numero convenientemente

i^

scelto

nella

= lim= (F,hi

-4-

F.h-,

4- Fnhn)

-f-

0^

il passaggio
tendono a zero) corregge V errore
valori intermedi F^ in modo arbitrario
Y) Un caso particolare della nostra
modo seguente

potrebbe quasi dire che

si

al limite (quando tutti


commesso scegliendo i
tra m^ ed Mj.

formola

nel

ottiene

si

Si

estremi

divida l'intervallo (a, b) in

ai,

aritmetica

tutti

ed avranno

(I)

-hjP(a-+-2

valore di

il

F {x),

p. es.,

del corrispondente intervallo

Cf{x)
-'a

intervallini parziali

S,,

cui

come lunghezza comune.

Se come Fr scegliamo
destro a 4- r

formino una progressione


n + i
uguali tra di loro
saranno
questi intervallini

a, a^, a^,

dx

= lim
=
n

S,.,

nell'estremo

otterremo che

^^^^ Fia-^ ^l^\

a.

j-hi^(a+3

)-+-

-\-Fia

-+-

/
-\-

319

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

supposto

Similmente,
ak, ak^,

ak'^~^

ah""

>

trica e dividono l'intervallo

a zero per n =^

co

Si ritrova (ricordando

in

si

fondo la

(A:

4-Z;Y(a/r)-f-

Questa
quando

formola

1)

k""' fiak""-')

il

f{a) 4- kf{ak)

cui valore

tra

-4-

j.

a pag.

applicata

calcolata un'area,

piamo, l'integrale definito di

punti a

1.

che ^ ^=

=: lim a

r f{x) clx

(II)

-n
=1/

A:

formano una progressione geome(a, b) in intervallini che tendono

ossia per

posto

a,

128, es. 3^,


come ora sap-

b.

Esempio.
1**

Si

calcoli

xdx

col

metodo precedente della

(I).

Si trova
'^

xax^=^

lim
n

^= r
lim

^\ na
^

Yl

3c

a -h r

/
:

= lim
,.

.,

{a{b

a'

a) H-

i=oo

+i(6

Generalizzazioni del concetto

di

+ |(l +i)(6-af| = a(6-a)


97.

n{n-+-l)ba

== ^

a >

"

)=

integrale.

L'integrale di Riemann.
Negli ultimi venti anni si generalizzata la definizione di integrale. Noi non
possiamo dare neanche un'idea di questi studi recenti e teoricamente importantissimi. Vogliamo soltanto dare un brevissimo cenno della definizione di integrali di
Riemann, che pi generale di quella da noi posta e che, dopo aver occupato un
posto perspicuo nell'analisi, ha ora, pi che altro, un valore storico.
Sia
una funzione definita in un campo I. Non supporremo i^ continua, ma
la supporremo soltanto limitata (supporremo cio finito non soltanto ogni valore
di F, ma anche finito il limite superiore dei valori assoluti di F). Diviso I in un
numero finito r di pezzi ,, o^, ... v, non potremo pi dire che in uno di questi la
ha un massimo o un minimo, ma soltanto che essa in ogni 5. (per s
1, 2, ..., r)
ha un limite superiore L. e un limite inferiore l finiti. Indicando con , anche la
misura di ^, costruiamo le somme

iv

(1)

(2)

320

CAPITOLO XV

97-98

>

pu dimostrare, che, se, p. es.,


0, ogni somma (1) supera ogni somma (2).
da queste due somme sono contigue, il numero di separazione

Si

Se

le classi descritte

delle

due classi riceve

campo

il

nome

di

integrale secondo

iemann

della

esteso

al

I.

98.
per
a)

Tra

il

metodo

dei trapezi

approssimato degli integrali

calcolo
le

Il

tante forinole

integrali definiti, ricorderemo

definiti.

approssimate per il calcolo degli


ancora la seguente, specialmente

semplice.

Supponiamo

di voler calcolare

f{x)dx{Q,o\a<h).

Supponiamo dapprima f(x)^0.

2n^t

'2n*/

/
Fig. 35.

Rappresentiamo questo integrale con l'area del rettangoloide


compreso tra l'asse delle x^ la curva y^=if(x) e le ordinate

Supponiamo che
verso l'asse delle

(*)

Supponiamo

la

a;;

curva y ^=^f(x) presenti la concavit


fig. 35 indicato con

(*)

nella

cos che esistano le tangenti alla curva, che esse siano esterne

al rettangoloide di cui

si

calcola l'area

in

una parola che

sia f" {x)

<

0.

321

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

il

rettangoloide, di cui vogliamo calcolare l'area. Dividiamo la

indichiamo i punti
base del rettangoloide in 2 n parti uguali
di divisione con i
a, a-2, a^,
ao_|.i
e conduciamo
per tali punti le ordinate yi, 1/2, y^,
Se traccio i
,Vjn-fi.
segmenti
;

Al A2, A2

A's,

A2n

A2n-{-l,

la cui somma
Ottengo tanti trapezi Ai A2 ai ai, -A_. J.3 a_> <x..
ci d un poligono tutto interno al rettangoloide Ai ^2n+i 1 2n+i
quindi la somma delle aree di detti trapezi ci dar un valore
,

approssimato per difetto dell'area del rettangoloide


valore approssimato per difetto di

Ora, se con
il

indico

f{x) dx.
,

segmento ah =^

il

valore di ognuna^ delle 2

dei trapezi ottenuti

questi essendo poi rispettivamente le ordinate

sar

sar

aia-^n4-\

J5
-
2n

parti uguali in cui esso stato

ognuno

diviso, ossia l'altezza di

|
^^

quindi un

le

,^2n-fi,

^2,

?/i,

basi di

area Ai

A^, ai

a'

a->

area A2n ^2^4-1 ^2n <^2n+i

E
somma

yi-\-

v-o

= 2n H-2tt^
jB

A'

area A2 ^3 - 3

= 2Bn
-;;

?/o

?/:{

B y.n
~2n

~ ^2n +

-f-

l
*

l'area totale del poligono interno al rettangoloide sar la


delle aree precedenti

J^
2n\

yi -^ Vi

y-i

+ y^ _^

+ ^2+i

y^m

Osservando che tutte

le

ordinate y compaiono ciascuna due

volte nella formula precedente tranne yi e


scrivere

?/24-i,

potremo anche

7z

yi -^ ytn^i _^
-^y^-^y^-^
,

come un valore approssimato per

/.x

^-j

(1)

2
difetto

di

f{x).

Cerchiamo analogamente un valore approssimato per eccesso


cerchiamo cio un poligono che
21 G. FuBiNi, Analisi matematica.

dell'area della nostra figura

CAPITOLO XV

322
comprenda

tutta

all'interno

98

figura

la

data.

tale scopo

per

punti

(a2, ^2),

tracciamo
soltanto

tangenti

le
le

prime

due).

l'asse delle

costituisce

dalle ordinate di ascissa


il

a^ a^

trapezio limitato dalla tan-

y^, dalle ordinate di ascissa a^ e a-, e dale cos via fino all'ultimo trapezio limitato dalla

dall'asse

{a^, ^2)

(^4,

tangente nel punto


jn-fi

curva (nella figura sono disegnate


Consideriamo poi il trapezio limitato

Consideriamo

e dall'asse delle x.

fen, yi^

y,

alla

dalla tangente nel punto

gente nel punto

(t^4,

{aon,

delle

dalle

y-in),

ordinate di

La somma

x.

appunto un poligono

di

ascissa a-2n-\,
questi trapezi

tutti

comprende

che

all'interno

il

nostro rettangoloide.

Cerchiamone l'area

essa

la

somma

trapezi citati. Nel primo di essi l'ordinata

basi condotta dal punto di

mezzo

aree di tutti

delle

la

?/2

parallela

ed
uguale perci alla semisomma delle basi. Poich l'altezza ai a^
alle

=
2nn

vale 2-

dell'altezza

ai ch,

y^. In
^'

7?

7^

7?

l'area di detto trapezio sar

modo

simile le aree degli altri trapezi valgono ordinatamente

^7^4,-^6,
e l'area

^-ym\
n

totale del nostro poligono varr

B
n

(y2

^4 -4-

?/G

(2)

y2n),

che quindi un valore approssimato per eccesso di

Al crescere

di

w, cresce

f{x)dx.

generalmente l'approssimazione che

la
formole (1), (2) danno per il valore di questo integrale
00 (Cfr. questo
differenza tra (1) e (2) tende anzi a zero per n

le

98, C, pag.

324).

curva y
f(x) volgesse la convessit verso l'asse
quindi la tangente in ogni suo punto penetrasse nel
rettangoloide, il ragionamento si invertirebbe, in quanto che il
P)

Se

delle X,

la

poligono avente per

lati

il

segmento aia2n-fi dell'asse

delle x, le

ordinate yi, y2n-\-i degli estremi a, 6 e le corde Ai A2, ^2 ^3,


che nel primo caso era contenuto nel rettangoloide, contiene
e il suo valore (1) rapora invece il rettangoloide all'interno
,

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

presenta quindi un valore approssimato

in

del

eccesso

323
nostro

integrale.

Laddove
fti

a2n-\-i,

le

invece

poligono

il

ordinate

degli

avente per

lati

estremi, ai, on+i,

il

segmento

e le tangenti

nei punti

tutto interno al nostro rettangoloide, e la sua area (2) rappresenta un valore approssimato in difetto del nostro integrale.

2n*f

y) Se la f{x) fosse negativa nell'intervallo che si considera,


possono ripetere le considerazioni precedenti con poche modificazioni, purch si considerino negative le aree dei poligoni
considerati. In altre parole, il nostro integrale negativo
e
per il suo valore assoluto si possono ripetere le precedenti consi

siderazioni.
5)

f{x) dx, fosse un intervallo,

Se l'intervallo, a cui esteso

in parte del quale la f(x) positiva,

f{x)

negativa,

= f(x)

e in parte del

anche se in una parte

quale la

deirintervallo

la

volge la concavit all'asse delle x, mentre nell'altra


parte volge la convessit, allora supporremo (come avviene sempre

nei casi comuni) che l'intervallo


finito

di

intervalli

un segno costante,
una stessa parte,

cio

possa dividere in un numero

in ciascuno dei quali la fix) ha


y=:if{x) volge la concavit sempre da
p. es., anche f" {x) ha segno costante

parziali,
e la

si

CAPITOLO XV

324

98

(potendo esser nulla agli estremi delFintervallo parziale


derato). Si applicano a ciascuno di questi

consi-

parziali

intervalli

La somma dei valori approssimati in difetto


la somma dei valori approssimati per eccesso

metodi precedenti.
ottenuti,

cos

costituiranno un valore approssimato in difetto,


approssimato per eccesso del nostro integrale.
e)

metodo precedente

Il

in 2

ma

soltanto

parti

ancora

^2,

c^i,

dr, d?

che

tali

a-^,

a2n

di

pu generalizzare, dividendo (a, 6)


6?2n-i, -in non tutte uguali tra di loro,

d^,

d's

di,

^2. Detti
djn-i
possono ripetere le

si

precedenti considerazioni, purch alle (1), (2)

,^

^.V^. ^ rj^.^ ^
-i-i.^-.
2 {di

-f-

d;

^^^^^^y^-);

le:

(D1>i

(2)

C?2n-1 ^2n).

-f-

ji

sostituiscano

si

^^. ^ ^,^ ^

,^

f-'^^-' +

y.>

un valore

si

punti di divisione,

Queste formole, pi incomode al calcolo numerico delle (1),


danno per approssimazioni migliori, quando si abbia cura
di disegnare molti intervallini parziali in corrispondenza ai tratti,
ove la nostra curva si allontana rapidamente dalla sua tangente.
(2),

Q
per

Si
si

con a
^^

pu usare anche una sola di queste formole, quando


sappia apprezzare l'errore commesso. Indicati ancora
punti

di

d2i)

y-2i

d2i

sono valori intermedii di y"


tra

differenza

della

luto

aii.\^=-

y2i

-+-

IT

\y" \)

di

uguali

tutti

(l)i,is

-^ H{d^ 4-

di' -f-

.....

loro,

quindi

TT-Di

supera

8 n

finito

d2n)'

IR

tra

posto

che tende a zero joer n

il

-
2
00

il

le

valore asso-

(a cui tale errore

e (2)bis

sono

d^^,

hi\ dove

^'2.-

Poich d2i^==d>i-i,

pu essere superiore) non supera (supposto


riore

c^^i

sar per la formola di Taylor-Lagrange

(a,),

y2izi

(cosicch

divisione

= f(a^ y\ = f
= fiali =

non

limite supe-

Se,

p.

es.,

'

tale errore

non

n
(cfr.

questo 98, a,

pag. 322).
Y])

Le

(1),

le (l)bi8, (2)bis,

(2)

si

oltre

a un calcolo grafico.

prestano bene ad un calcolo meccanico


pi semplici (1), (2) si prestano anche

alle

325

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

Si

somme

giunge a un procedimento meccanico, osservando che le


4- y.^n, che com+ y.n e y. + ?/4 + y% +
y. -+- ^a +

paiono nelle

munita

(1), (2) si

calcolano facilmente cos

un contagiri

di

sia

fatta

Una

senza

rotare

rotella

strisciare

sul

del disegno in guisa che il punto di contatto descriva


successivamente uno o pi segmenti (p. es., i/o, y-^,
y-in)dei giri compiuti da
(che si legge sul contagiri)
Il numero
foglio

uguale ad una certa

sar

rotella

k =^ -

se r

costante
il

raggio

k (dipendente dalla data

di i^

ed

^^

1 se

cosicch questa

somma delle lunghezze dei segmenti descritti


somma (p. es. nel caso citato la y-2 -hy^ -\- ...-4-;/2n)

varr

si

moltiplicata per la

-r- JV^;

otterr con

una semplice lettura

di

k
opportuna graduazione pu permettere
addirittura

il

numero

-j-

N).

il

di

N (anzi una

leggere sullo strumento

calcolo dei valori approssimati

si compie allora con


la massima rapidit.
giunge a un metodo grafico, osservando che il prodotto e
dei numeri a, b (che siano misura di certi segmenti, che indicheremo pure con a, h) la misura di quel segmento e tale
che e l a^=^h \ \, dove con 1 indico anche il segmento scelto
come unit di misura. La teoria dei triangoli simili insegna
subito a disegnare' il segmento e Ora, p. es., la (2)bis somma
di pi termini, ciascuno dei quali prodotto delle misure di due
segmenti, e per cui quindi applicabile il metodo precedente (*).

del nostro integrale


Si

(*) Riferendoci alla fig. 3G di questo 98, j?, pag. 323, si indicheranno con P
punto dell'asse delle x, che ha per ascissa
le proiezioni di
1, con B^,^ B^,
i segmenti
A^,A^,
sull'asse delle y, con c^,, d.^, d^,
a, a.,, a., 3, 3^4,
E si supponga soltanto di
sono differenti
d.^, ^3= ^4, ecc. (anche se e?,, d^,
tra loro). Indichiamo con a\ il punto ove la parallela tirata da a, a PB^ incontra
con
3 A^ con a's il punto ove la parallela tirata da a\ a PJ?4 incontra cir, A^,
a'u + i il punto ove la parallela tirata da a'zn- alla PB>n incontra aon+ A2,!-\-
Dico che il segmento ^^-f 1 a'2u-i-i vale la somma (2)bis.
Infatti, posto ',
,, si tirino da a'2,-1 una parallela all'asse delle x, da
a't^i la parallela all'asse delle y (nella figura i~2). Queste rette insieme alla
,n).
a'2/-i '2/4-1 formano un triangolo simile al triangolo POJ52/ (per i=:l,2,
E se ne deduce che la differenza tra le ordinate di '2^-1-] e a'^i- sta a d2i-i + da
t/2c sta a
Come OB2i
1, ossia che tale differenza vale 2y2id2c-, che un

il

termine

P0 =

di (2)ihs.

La somma
{a2H

di tutte

a'-2H-^

queste differenze, cio

ao,i--[

-f (5
cio a2H-\-\

a'2>i-\-

(il

a'2n-)
^'5

-+-

(2,^-1 a'2.^-1

'3)

lettore ricordi che a^

come dovevasi provare.

(^:J ^^'3

a2-3 a'>n-:)

-+-

. 'l)

a\ =.0) vale dunque

la

somma

(2)bis,

CAPITOLO XV

326

98-99

o) Esistono altri metodi di calcolo approssimato


di tipo
analogo uno di essi consiste nel sostituire alla funzione y
f{x)
la funzione y ^=:p(x), oye p{x) un polinomio di grado m
1,
che in m punti dell'intervallo (a, b) assume lo stesso valore che
fix), (per il calcolo di tale polinomio cfr. 27, pag. 90 e
un intero abbastanza grande.
pag. 48) e dove
Oppure si pu dividere Fintervallo totale (a, h) in r intervallini parziali li, U,
applicare a ciascuno di questi
?,,
intervallini il nostro metodo, sostituendo in li alla f{x) un
conveniente polinomio pi{x) di grado nii
1, che in m punti
di li coincida con f(x), e infine calcolare l'integrale di pi{x)
esteso ad l, e sommare gli integrali cos trovati.
Il metodo dei rettangoli coincide con questo, quando si supponga m
1
2.
Il metodo dei trapezi si ottiene supponendo mi

Il metodo dei trapezi inscritti, da noi svolto pi sopra, coincide con questo,
2n,mi
quando suppongo r
polinomio (di primo grado) p/ {x) sia
2, e ogni
supposto uguale ad f{x) agli estremi del corrispondente intervallino. Il metodo dei
trapezi circoscritti si deduce dall'attuale, supponendo r
w, m/
2, e facendo
tendere al punto di mezzo di h
2 dn =- 2 die _ i due punti di li, ove si suppone
f{x)pi{x). In entrambi i casi le linee y p, (x) sono rette (corde o tangenti).
Se invece m,3, le if=p,{x) sono parabole. Supposti, p. es., gli Z^ tutti uguali

posto r

punto
tegrale

= n,

mezzo

di

pc{x)

di

supposto f{x)-pt{x) agli estremi a2i-\, 2/4.1

azi di

tra

posto

l,

limiti

x>

(2/2/-

y^i-k-

-f- 4V2?].

La somma

di questi contributi

per

1, 2,

nuovo valore approssimato del nostro integrale. Anche questo metodo


riare nei modi pi molteplici.
Il

rico.

h ed

di

al

y,= f{as), contributo portato da li (cio l'in--i, a^i-^i) si calcola facilmente uguale a
il

un

si

pu va-

lettore applichi quanto precede a qualche esempio

nume-

Per

altri

metodi meccanici

99.

cfr. gli

ultimi di questo libro.

Metodi e locuzioni abbreviate.

Di locuzioni non precise, ma comode, e che si possono


intendere soltanto come modi abbreviati di enunciare considerazioni precise ma pi lunghe, abbiamo gi discorso altrove
( 54, pag. 177). Tali modi di esposizione si applicano pure
a)

nel calcolo integrale.

Per
nel

teoremi dei paragrafi 96 e 96^^*

modo seguente

si

pu

definire

F{x) dx

Si divida l'intervallo (a, h) in pi intervallini parziali

B^

(la

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

327

si prenderebbe negativa se a > ) e la cui ampiezza


faremo poi tendere a zero (*).
In uno di questi intervallini la
(x) avr generalmente
infiniti
valori. Moltiplichiamo .5^ per uno di questi valori Fi
scelto ad arbitrio.

cui misura

Il

lim

5,

Fi integrale cercato.

Ecco invece come confronto

le

locuzioni a cui

si

accennato

pi sopra.

Dividiamo l'intervallo {a, b) in infiniti intervallini parziali


(la cui misura si prender positiva, se,
come
,
supponiamo, > a). In ciascuno di questi intervallini infinitesimi la F{x) si potr considerare come costante. La somma ^^F
degli infiniti prodotti ottenuti moltiplicando l'ampiezza di uno di
infinitesimi

questi intervalli per

Fix) da a a b.
Per dedurne che,

di

il

corrispondente valore di i^ l'integrale

se si considera b

come

variabile, la derivata

questo integrale rispetto alla b proprio uguale a F(b), si


procede nel seguente modo, che noi considereremo al solito
di

come una esposizione abbreviata. Si dia alla b un incremento infinitesimo db, che, per fissar le idee, supporremo positivo
(come supponiamo positiva la differenza b.
a). L'intervallo

soltanto

(a,

b-h

somma

e uguale alla

db)

{a, b)

-h

degli intervallini

grale relativo ad esso uguale a

b -f- db)

(6,

8,-

B^-

Fi

e d db
-f-

perci l'inte-

F (b) db

[poich in

{b,b-{-db) la
(x) si
pu pensare conservi il
valore costante

F {b)\

L'incremento ricevuto
nostro

dal
e

cos

F (b)

integrale
db,

la

sua derivata quindi


e. d. d.
F{b).
Per dimostrare poi,
p. es.,

che l'area del

rettangoloide
(fig.

ABB'A'

/!'/-'

J5'At^^^

aJ.

37) uguale al

solito

integrale

nito, si osservi

Fig. 37.

defi-

che la divisione di

AB'

(a, b) in infiniti

inter-

vallini infinitesimi B definisce la divisione del nostro rettangoloide


(^0 Con ci s'intende che il pi lungo degli intervallini parziali abbia una
misura, che facciamo tendere a zero, variando il sistema di divisioni.

CAPITOLO XV

328

99

in infiniti rettangoloidi parziali infinitesimi. In ciascuno di essi

pu considerare come costante


cosicch il lato opposto
x si pu considerare come un segmento parallelo aiTasse delle X. L'area di tale rettangoloide parziale perci S, Fi
e il rettangoloide totale ha quindi per area ^^F,
c. d. d.
la

si

all'asse delle

Ma

P)

osserviamo un po' pi precisamente

La

esposte.

Dividiamo

frase

(a, b)

le

locuzioni sopra

in infiniti intervallini infini-

tesimi traduce proprio la stessa idea che noi enunciamo dicendo

Dividiamo
ossia che

crescere

il

{a, h)

in intervallini

^i,

che facciamo tendere a zero

rendiamo infinitesimi (facendone contemporaneamente

numero

Pi istruttivo

all'infinito).

l'esame

invece

seconda parte delle


dice: In ciascuno

della

precedenti definizioni e dimostrazioni. Vi

si

intervalli

degli

tesimi

pu

la

^i

infini(x)

si

considerante come co-

stante.

Da un

punto

di

vista empirico questa as-

serzione
stificare

Se,

^'/ j^/

^'

mentini
delle

^i

tirato

potrebbe giu-

cos

p. es.,

(fig.

38).

segmentini

^i sono i pi piccoli segmenti che noi riusciamo


a disegnare, e se noi al
pezzo CD della curva
yz=iF(x), che si pr-

-^7

ietta in

'

= C'D\ sostituiamo

si

segmento

il

CP

uno

di tali seg-

parallelo all'asse

da G, e che rappresentato da un'equazione

y r=
seguito, se vogliamo,

COSt.,

dal segmentino

PD,

la

spezzata cos otte-

nuta coincide quasi con la nostra curva, in quanto che il nostro


occhio pu forse appena distinguere la curva dalla spezzata.

Ma

d'altra parte,

stante,

si

opposto

base

il

sostituisce,

quando
il

segmento CP,

e si trascura cos

Si',

si

considera in

5^

la

y come

co-

rettangolo, che ha per base^t e per lato


al
il

rettangoloide

parziale

triangoletto curvilineo

che ha per

DPC. Vediamo

pu prevedere in modo diretto che il trascurare tali


triangolini non conduce ad errori. Supponiamo per semplicit che
la F{x) abbia nell'intervallo (a, 6) un minimo m =1- 0. Il trian evidentemente interno al rettangolo, che ha per
golino

come

si

DPC

329

GLI INTEGRALI DEFINITI E LE FUNZIONI ADDITIVE, ECC.

base
il

CP

minimo

{Mi

posto

Mi
mi tra il massimo e
ha quindi un'area ai inferiore a
rettangolo che ha per base B^ e per lato op-

e per altezza la differenza


di

Mij^i.

CP

F {x)
Il

ed

in B^;

ha un'area Ai non

inferiore a

m S^.

Il

rapporto

Ai

dell'area di uno dei nostri triangolini al corrispondente rettan-

M^-

golo non supera quindi

TYl'

Ora, scegliendo i \ abbastanza piccoli, noi sappiamo ( 40,


pag. 135, e 63, pag. 197) che si possono rendere tutte le
Mi
mi e perci anche tutti questi rapporti minori di un nu-

mero

prefissato

ad

arbitrio.

Dunque non

solo le a^ sono infini-

tesimi di ordine superiore rispetto alle Ai,

rendere

mero

ma

an^i

si

possono

rapporti ^contemporaneamente minori di un nu-

prefissato

facile

ad

arbitrio.

dimostrare in tale ipotesi che


lim [S A-

Infatti,

scelti

B^

S U,

cos

piccoli

-f-

aO]

che

0.

sar

anche

Ai

ai

^Ai
quindi, supposto,

come nel caso nostro, che le 2 A,- siano numeri limiad una costante finita, lim [S (^^-f- a^) S ^ J =

tati, inferiori cio

come dovevasi dimostrare.


trovato cos un nuovo caso
lecito

( 52, pag. 172), in


trascurare gli infinitesimi di ordine superiore.

cui

330

CAPITOLO XVI

CAPITOLO

8 100

XVI.

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI

100.

a) Se

un

Funzioni additive e loro derivate.

una figura piana (*), o un souna funzione additiva dei pezzi t (**)
di I, se i^er ogni pezzo i di I esiste uno e un solo valore
di S; e se in jnii, quando x somma di due punti i\ x\
S (T) zm S (t')
S (x ').
lido,

intervallo, o

noi diremo che

S {'z)

un^ sbarra, o una lamina piana, o un solido


di un pezzo t di 7 funzione additiva di t.
Cos, se I una lamina, o un corpo elettrizzato, la componente, p. es., sull'asse delle x, dell'attrazione che un pezzo x
di I esercita su un punto elettrizzato
una funzione addiCos,

pesante,

se

il

peso

tiva di

T.

Dall'esame della figura composta di due soli punti materiali,


il seguente
teorema: Se 1 una lamina
un corpo ^esayite, il peso m di un suo pezzo i moltiplicato
per una coordinata, p. es. V ascissa x, del centro di gravit di x
una funzione additiva X (t) della t. Cosicch V ascissa x del
entrambe
centro di gravit appare come quoziente delle X, m

Meccanica induce

la

funzioni additive di

x.

Pi avanti vedremo che la ricerca della lunghezza di una


curva e dell'area di una superficie sghemba si riducono al calcolo di speciali funzioni additive. Bastino questi esempi ad
illustrare l'importanza di tali funzioni

potrebbero anche considerare degli I che fossero un pezzo di una linea,


un arco I di cerchio, o un poligono sferico I.
(**) Ci limiteremo a considerare quei pezzi z di 7, che posseggono una misura
(p.es., lunghezza, area, volume). Per il significato delle parole: figura piana, suo
contorno, ecc., cfr. l'osservazione a pag. 25. Noi ci limiteremo sempre a figure piane
solide, il cui contorno formato da un numero finito di linee b superficie, rappresentabili con equazioni, i cui membri sono finiti e continui con le loro derivate.
(*) Si

di

una

superficie qualsiasi, p. es.,

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI

331

seguente esempio ha per noi una specialissima imporF{x, y) l'equazione di un pezzo


^ superficie;
sul piano xy.
sia i^^O; sia I la proiezione di
Il

3)

tanza. Sia z^=^

F(x,y)

Sia

continua.

Chiamiamo cilindroide

la figura

so-

da K, da I (base del cilindroide) e dal cilindro


sul contorno di L
proiettante il contorno di
Ogni pezzo t di 7 sar base di un cilindroide parziale: luogo di
quei punti del cilindroide iniziale, che si proiettano sul piano x y
in punti di t. Il volume S (t) di tale cilindroide parziale (o, se
tal volume non fosse definito, il volume interno oppure il volume
esterno di tale cilindroide) una funzione additiva di x.
Infatti se T somma dei due pezzi Xi, T2, allora il cilindroide
parziale di base x somma di cilindroidi aventi per base Xi,
oppure X2. (Per i volumi interni od esterni cfr. quanto si disse
limitata

lida

per l'area esterna od interna di un rettangoloide a pag. 25).


Y) Se
se X

iS(x)

misura

la

pezzo

allora

X,

una funzione additiva


(*)

pu

(p. es.,

darsi

dei

pezzi x di

J,

lunghezza, area, volume, ecc.) del


che

tenda

rapporto

il

ad un

quando tutti i punti di x si avvicinano a un


Se tale limite esiste per tutti i 'punti A di J, esso
una funzione F delle coordinate del punto A. (Cio esso non
pi, come S (x), una funzione del campo x, ma soltanto una
funzione delle una, due o tre coordinate del punto A). Se questa
continua, noi la chiameremo derivata di S (rispetto
funzione
x)
a
e scriveremo S'r
F. Se, p. es., I una figura pesante, e
la densit nel punto A.
se S (x) il peso del pezzo x, allora
limite

finito,

punto

di 7.

Se aS'(x) il volume del precedente cilindroide pardimostra (analogamente a quanto si fatto a pag. 311
per i rettangoloidi) che la sua derivata in un punto A vale
precisamente il valore in questo punto di z
F{x,y).
Es.

ziale,

I.

si

Es.

II.

Cos sia

miamo come misura

I una lamina
x di

o un corpo pesante; assux non gi l'area o il


suo
pezzo
un

ma

precisamente il peso x di x (**). Sia X(x) quella


funzione additiva di x, che uguale al prodotto del peso x di x
per l'ascissa Xg del suo centro di gravit. La X(x)
xxv

volume

di

x,

Indicheremo quasi sempre con

(*)

(**)
(p. es.,

sura

il

di T

Anche comunemente

un campo, e la sua misura.


misura di un corpo
In generale si pu assumere com mi-

la stessa lettera

molteplice

il

modo

volume, il peso, il prezzo di esso).


ogni funzione additiva e positiva di

t.

di definire la

332

CAPITOLO XVI

una funzione additiva


presa

tra

un punto

di

di

^ :=

Notiamo che

minimo valore che ha

il

com-

x,,

x
uno

l'ascissa

punti di t tendono ad

X(i)
di t,

punto A. Cio
Es. III.

100-101

Quindi, se tutti

x.

punto

stesso
del

massimo

il

t.

di

Sia

il

derivata della 'nostra funzione X(t).

la

a;

vale precisamente l'ascissa

lim

I una parete piana

verticale

di

una vasca

piena di acqua (un bacino di carenaggio, p. es.). La pressione


che tale acqua esercita su un pezzo t di / quella funzione
additiva di i, la cui derivata in un punto A i I vale la
distanza da

al pelo libero

dell'acqua stessa.

I una curva del piano xy: supponiamo che


I siano in corrispondenza biunivoca con la loro
proiezione sull'asse delle x. Assumiamo come misura t di un
pezzo T di I la lunghezza della sua proiezione sull'asse delle x.
Se M{x,7/) una funzione continua delle x, y in tutta una
Es. IV. Sia

punti

di

contenente I all'interno,

regione

un pezzo t di J
punti di I ha M{x,
a

Oss.
la

misura t

quella

allora lo

funzione

M(x,

additiva

di

y)

dx

che

i,

due

perfettamente lecito definire nel modo qui enunciato


di un pezzo i di I, perch vengono rispettate le

pezzi

di i\ t",

ecc.).

t"

ha

Estensione dei principali teoremi

del

per

calcolo differenziale.

Per queste derivate

si

possono estendere molti teoremi

Bisognerebbe, per restare nel campo


limitare un po' il tipo di campi t, per i quali
di calcolo.

S d
i

rapporti

somma

misura la somma delle misure


(Cfr. la precedente nota a pie di pagina).

i' ,

101.

oc)

nei

y) per derivata.

propriet essenziali di una misura (che un pezzo t di i


di

esteso

che compaiono

nella

piii
si

definizione

generale,

costruiscono
di

derivata.

Questa generalit per inutile a noi che supponiamo la derivata F continua. Noi estenderemo il teorema della media.
Se S (t) possiede derivata F continua in ogni punto di I
S (t)
compreso tra
(inclusi i punti del contorno di 7), allora

333

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI

limite superiore

il

nei punti di x

Vinferiore I dei valori della derivata

(*).

Se, p. es., Sij.)

peso del pezzo

il

la densit

allora

t,

media
rare

di t

teorema

tale

massimo

il

minimo

(o

media

di

un pezzo
n

superiore),

limite

il

(o limite inferiore)

dice (precisamente

ci

sbarre) che la densit

delle

come nel caso


non pu supe-

essere

inferiore

al

della densit nei varii punti del pezzo

considerato.
Dimostriamo,
' in

due campi parziali

r,

e -\

sarebbe

'

Poich

una

('
S ^''

con

+ S (t',)

grande

la pi

)
,

> 0.
;

Diviso infatti

cosicch

sar non minore d

dimostra in modo analogo, un campo

si

'

pu superare

iion

-+-

(-,)

'l

queste frazioni, p. es. la

di

come

_,

f^ = Z
S(') = S

che non pu essere

p. es.,

-^2

che

^^^^

^-^

delle

L-ht. In

-^ =iL-h-.

^j

V-'-

'

esister,

cos via.

una legge di divisione dei successivi campi -, t,, t^, ecc., in campi
parziali cos che esista uno e un solo punto A interno a tutti i campi r, t,, r^, ecc.
S(r )
La derivata di S{-) in A, cio lim ^
non potr dunque essere inferiore ad i -h ^
facile dare

'

ci che assurdo, perch

Possiamo

^)

il

anche

limite superiore dei valori di tale derivata in tutto

estendere

nozione

la

di

t.

differenziale.

S ('z)
Se i^

la

derivata di S,

tendono a un punto A,

F{A)

della

F nel

0,

il

lim

quando

punti di x

= A, vale valore
f"^ FU)] =

come diremo, per

punto A. Cosicch lim

tutti

'z

il

0.

Potremo dunque scrivere:

dove

tende a zero per z

(*) Si potrebbe

= A,

ossia

S(z)=F(A)'z

provare che

proprio

-f-x.

uguale

al valore di

F in un punto A

corrispondente a uno strato (pezzo limitato da due rette


piani paralleli) di I tendesse a zero col tendere a zero dello spessore dello strato.
Ma queste considerazioni hanno importanza soltanto per quegli studii pi generali,
a cui abbiamo accennato, che riguardano funzioni
non continue.
di

T,

se

il

valore di

334
Il
si

CAPITOLO XVI

101

primo addendo ^(^)ts dir

differenziale della S,

il

indicher con dS. Noi porremo perci per definizione

dS=F{A)i.

Tj se cio ^S' coincide addirittura con la misura


Se >S'
la sua derivata sar sempre uguale ad 1. Cosicch il suo
renziale sar dato dalla

di

t,

diffe-

(Zt

la precedente equazione

dS
Anche

un

T.

diventa

= FU) di

FU) = ^'

ossia

pu considerare come

questo caso la derivata si

in

quoziente di differenziali.
Y)

zioni

appena necessario avvertire che

additive

possono generalizzare

si

alle derivate delle fun-

teoremi relativi alla

derivazione di una somma, di una differenza

(*).

Noi

ci limite-

remo qui a dare un cenno della generalizzazione del teorema


di derivazione di una funzione di funzione.
Siano I ed
due campi, i cui punti sono in corrispondenza

biunivoca

con t indichiamo sia

pezzi di

J,

che la loro misura

pezzi di
con k sia
che la loro misura. Sia 8(1) una ftmzione additiva dei pezzi t di I; poich ad ogni pezzo k d
i

corrisponde un pezzo t di

un

valore

di

ad ogni pezzo di k di Tf corrisponde


Cio S si potr considerare anche come

S(i).

7,

funzione additiva dei pezzi k di H.


La misura t di quel pezzo t di

pezzo k

di

remo che

Z,

che corrisponde ad

anch'essa una funzione additiva

esista la sua

derivata

come funzione dei

Come

per

do di

db
-:=--.
dk

(f T dk

dei

le

derivate

di

una

si

Suppor-

S,

pensata

dS
'

della

funzioni di una sola variabile, si dimostra che

le
.

(come

SI

pu scrivere

ossia che anche nel caso attuale

dS, ecc.

un

k.

Che relazione passa tra

di

effettuano con le stesse

variabile,

si

ix

in altro
calcoli

cif

^'

1
\
modo)
b k^=^

coi

differenziali

ci'

o^.
di^

regole usate pei differenziali

possono ripetere considerazioni analoghe

a quelle del 59, pag.

187.

(*) appena da avvertire che prodotto


pu non essere una funzione additiva.

quoziente di due funzioni additive

335

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI


S)

Diamo un'applicazione specialmente importante dell'ultima


sieno addirittura sovrapposti
I e
e noi

formola. I campi

perch conveniamo di definire


in modo diiferente la misura di un loro pezzo, secondo che
questo pezzo considerato come parte di t di /, o come parte k

conveniamo

di considerarli distinti,

H. Se, p. es., 1=^11 un corpo o una lamina pesante,


come misura t di un suo pezzo potremo assumere la sua misura
geometrica (area o volume), come misura k il suo peso.
Se, p. es., X(k) quella funzione additiva di un suo pezzo ^,
di

che uguale al prodotto del peso k del pezzo considerato per


l'ascissa x del suo centro di gravit, la derivata X'j, in un punto A
vale precisamente l'ascissa x di tale punto (pag. 332). D'altra

dk

parte la derivata - in

al

uguale

punto. Quindi, se noi consideriamo

k\
Quindi
di

vale

il

= p;

L'ascissa

quoziente di

X\

densit

alla

X come funzione

in questo

di t, si

X (t)
r

cio di

la cui derivata vale rispettivamente

Esempio.

px

un

(se p la densit).

I una massa attraente con la legge di Newton.


dovuto a un suo pezzo i in un punto esterno
funzione additiva di t, la cui derivata in un punto A
Sia

-,

Il

se p la densit,

102.

^lezzo x

due funzioni additive

ziale

ha:

= k\X\ = px,

del centro di gravit di

r la distanza

poten-

quella

^\

1 vale

AM.

Generalizzazione dei teoremi fondamentali


del

calcolo integrale.

Sia / un campo ad una o pili dimensioni. Sia


una funzione
continua delle coordinate di un suo punto. Con considerazioni analoghe a quelle dei 96 e 96^^^* (in cui si sostituisca alla considerazione dell'area di un rettangoloide quella del volume di un

oppure quella del peso di un corpo o di una lamina


pesante o un altro esempio di tipo analogo) si dimostra che

cilindroide,

I. Esiste una
e una sola funzione additiva S (x) dei
pezzi T di /, che ha per derivata la data funzione continua F.

336

CAPITOLO XVI

IL
pezzo x

II valore

di

campo

(x)

pu

si

fundone corrispondente a un

tale

eli

definire

102

modo.

seguente

nel

Scomposto

t^, detti Mr ed nir


campi parziali Ti, 1^2, Xg,
valor massimo e il valor minimo della F nel campo t,.
il
un qualsiasi numero compreso tra m^ ed Mr, il
e detto Fi
(x)
numero S

il

a)

T in

il

due somme

numero che separa

SMt = MiXi

-4-102X2-+-

nirXr,

convenzioni addottate)

-f-

misura

la

(Xj.

classi contigue generate dalle

le

M2T2-+-

-+-

del

M^t,

Smx

campo ^^ama^e

iriiTi-H
x^

nelle

= FiXi 4-

FsXo 4-

-H F^.x^, quando
tende a zero la massima corda di ciascun pezzo x^.
il limite di

P)

F^x^

Riemann per

Se

III.

tcl^

ed

anche nel caso

integrale di

allora S

tra

scelto

pu

Si

proprio uguale a

y)

tunamente

(x)

il

Fr

se

F^x,.,

un numero oppor-

M^..

attuale

estendere la definizione di

funzioni limitate.

una regione del piano xy ed


volume del cilindroide di base

(x, y)

x,

^ 0,

luogo dei

:^ z ^ F, e la cui proiezione sul piano


punti (x, y, z) per cui
x.
xy appartiene a
Questa funzione additiva S {x) si chiama l'integrale di
esteso al campo x
il suo valore relativo al campo /
al campo x

si

Fdi

indica con

con

Fdi, estendendo cosi la definizione

e la notazione usate per gli integrali definiti.

Se

il

campo /

a due

dimensioni

sole

si

suole usare la

lettera a oppure la s (iniziale della parola superficie) al posto


della

X,

assume come misura

se si

di

un campo

la

sua area.

Osservazione.

Per calcolare un integrale si pu sempre ridurci al caso,


che come misura di questo si addotti la misura geometrica (lunghezza, area
superficie). Se k fosse la misura adottata, e x
la

misura

geometrica,

i^

Se k fosse

il

posto

si

osservi

che v

Fdk^=^ \^d'^

cio uguale al prodotto di

peso, questo fattore

Cominceremo dal caso

di

sarebbe

F per-p
la

densit.

campi x a due dimensioni.

se

e. d. d.

funzioni additive generali e integrali multipli

337

Esempio.
Cos, come abbiamo gi osservato a pag. 335, se I una
lamina o un corpo pesante, t l'area o il volume di un suo
pezzo, p ne la densit in un punto, allora Tascissa del suo

centro di gravit vale

103.

Se

un Integrale superficiale.

di

una funzione continua

(x, y)

Calcolo

pdz

piano xy, come

si

calcola

ne pu ridurre

il

calcolo

lo

in

F(x, y)da?

una

regione o del

o meglio

a quello di integrali

Contese

definiti ?

Per

vederlo comincieremo ad usare metodi poco rigorosi salvo a verificare poi

ottenuti nel

risultati

modo pi

preciso.

Se noi dividiamo l'area a in pezzetti con rette parallele agli


assi delle

l'area a verr scomposta in

delle y,

e in altri pezzetti,

rettangoli,

cui contorno contiene dei pezzi

il

Se noi supponiamo

del

con-

99, pag. 328) che questi


ultimi pezzetti siano trascurabili (che diano cio un contributo

torno di

a.

(cfr.

infinitesimo), baster che consideriamo

rettangolini tutti interni

Ax

y, se A:r e y sono rispettivamente le


distanze di due delle rette da noi tirate parallelamente all'asse

a,

la cui

delle X,

all'asse delle y.

posti p.
poi

area

es.

varie

le

diventa

in

una

Considerando

dapprima

rettangoli

stessa striscia parallela all'asse delle x, e

strisele,

la

smma ^F^

dell'ultimo paragrafo

^FAxAy = J,Ay

2-^A^,

dove la Si^A.f relativa ai rettangoli di una stessa striscia,


mentre l'altro simbolo S di somma si riferisce alle varie strisele.
cost. nel
Possiamo scegliere gli estremi di una retta (*) y

contorno di y, e poi

valori i^(**) intermedii in guisa tale che

ci che
cost. sul contorno di y
(*) Suppongo gli estremi di una retta y
un errore perch avendo trascurato i pezzetti posti sul contorno di v, potrebbe
:

Un'osservazione analoga
y.
pu ripetere pi sotto. Noi ammettiamo provvisoriamente che l'errore commesso
tenda a zero e sia quindi trascurabile.
(**) Suppongo che
sia il valore assunto da F{x,y) su uno dei lati del
darsi che gli estremi da considerare fossero interni a
si

nostro rettangolo paralleli all'asse delle x.


22

G. FuBiNi, Analisi matematica.

CAPITOLO XVI

338

2i^Aa;=

dato alla y

103

L'integrale cos ottenuto dipende dal valore

cio

allora lim

tinua,

mente

F dx.

una funzione

S9

(?/)

?/

cp

cp

{y)

Se essa con-

della y.

{y) dy, cosicch

si

avr

fnal-

f F{x,y)d<3^\\m^FLx^y=
come

si

suol scrivere

Jf{x, y)do

[f

f[

{x, y)

dx] dy,

= Jdy j F{x,

y)

= jj

dx

F(x, y) dx dy.

Nel cambiamento di variabili coordinate non si pu per


(come nel caso di funzioni di una sola variabile) applicare ai
simboli dx, dy la regola per il calcolo dei differenziali (cfr.
ross. 1^ del seg. 108 a pag. 352).
Prima di dimostrare con rigore questa formola, dobbiamo intendere con precisione il suo significato. Quando noi abbiamo scritto

f Fix,y)dx~\m ^FAx,
noi tenendo

costante

parallela all'asse delle

la y,

muovendoci su una retta AB


fig. 39) abbiamo trovato (a meno

cio

(cfr.

del fattore A?/)

contributi
lini

somma

la

portati

dai

dei

rettango-

contenuti nella striscia com-

presa tra la retta

AB

e la retta

parallela consecutiva, su cui l'or-

ha il valore y -f- A?/.


Perci la nostra integrazione

dinata

x (quando
y come costante)

eseguita rispetto alla


si

considera la

in

un

intervallo

AB

coincide con
sicch

al limite,

39). Co-

(fig.

e supedeve calcolare

limiti inferiore

riore, tra cui


Fig. 39.

che,

si

F(x,

l'integrale

y) dx,

sono

le

ascisse di

di

B, Che

valore corrispondente

alla

se

invece

avessimo dato alla y

retta A' B' (cfr.

fig.

39),

il

il

simbolo

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI

F {x, y)

dx significherebbe

somma

la

degli integrali

33 9

(eseguiti

considerando y come costante) estesi ai due intervalli A'C\


che la retta A!B' possiede interni all'area
Il

valore di

F {x^ y) dx dipende perci

DB'

a.

dal valore dato alla y;

cio una funzione cp(?/) della y. E la nostra formola ci dice


che noi dobbiamo integrare questa funzione rapporto ad y. Tra
quali limiti si deve fare questa seconda integrazione ? Poich

si

deve tener conto

tutto

di

campo

il

essere eseguita nell'intervallo (n, N),

minimo

massimo

della

Se noi per fissare

le

se

o,

dovr quindi

essa

n ed

sono

valori

in a.

idee supponiamo che

il

contorno

a sia

di

incontrato in due punti al pi da una parallela a uno degli assi coor-

incontra

il

della y,

incontra

il

=
=

A,
dei punti ove una retta y
contorno di a saranno due funzioni a (^) e
le ordinate dei punti C, Z), ove una retta x
contorno di o, saranno due funzioni y (x) e

dinati, le ascisse dei punti

cost.

P {y)
cost.
5

(x)

della X.

Se dunque diciamo

n,

Z,

rispettivamente della y e della x in

^
(1)

/,JV

FdG=

E, scambiando

due

si

vede,

massimi

(y)

F{x,y)dx

assi, coordinati,

Fdo=
Come

,,,5

dy

minimi
troveremo

valori

a,

(*).

troveremo

F{x,y)dy.

dx

confrontando

queste

formole lecito cam-

cambino convenientemente i limiti dei corrispondenti integrali. evidente che i


limiti non dovrebbero essere cambiati nel caso che a fosse un
biare l'ordine delle integrazioni, purch

rettangolo
lettore

coi

lati

paralleli

agli

assi

si

coordinati (**),

pu facilmente verificare facendo

(*) Si ricordi (

88) che se

F{x,

y),

oc

{y), ^ (y)

la

come

il

figura.

sono funzioni continue, anche

r*5 (y)

F(Xf y) dx

-'

funzione continna della

i/

e si

pu quindi integrare rispetto

alla y.

(y)

(**) Si applichi questo risultato all'ultima formola del 93, pag. 307. In questa
i limiti d'integrazione sono uguali nei due membri, perch siamo nel caso

formola

particolarissimo

di

un integrale doppio esteso a quel rettangolo coi lati


il punto {x^y) sono vertici opposti.

agli assi coordinati, di cui l'origine e

paralleli

340

104

CAPITOLO XVI

104.

Interpretazione geometrica.

Supposto F^O, consideriamo il cilindroide limitato da quel


pezzo della superficie z ^=^
di cui a la proiezione
(x, y),
sul piano xy, dal cilindro che ne proietta il contorno e da a
(base del cilindroide). Le formole precedenti hanno una notevole
interpretazione geometrica. Consideriamo, p. es., la (1). Io dico

che

F{x,

y)

dx misera Varea della sezione fatta nel nostro


cilindroide con
Infatti,

se

la

un piano ^
retta y

cost.

cost.

del

piano xy interseca il contorno di a


in due soli punti A, B, questa sezione evidentemente un rettangoloide limitato

alFasse delle

lela

1"

secante interseca

40)

(fig.

= AB

Dalla retta r

1**

in cui

paral-

piano

il

piano xy, su

il

cui giace la base del nostro cilin-

droide

2 Dalle due rette

secante interseca
del nostro cilindroide

S'*

Dalla

curva

= F{x,

in

cui

ortogoil

piano

cilindro, super-

il

rette che sono evidentemente

generatrici di questo cilindro, e parallele all'asse

superficie z

p'

nali alla precedente, in cui

Fi?. 40.

ficie laterale

p,

il

delle

z.

paiano interseca la

nostro

y).

Se noi assumiamo nel piano secante la retta r come asse


delle X, e la retta in cui esso interseca il piano yz come asse
{x, y), dove alla y
delle z, la curva C avr per equazione z
al nostro piano
corrispondente
si attribuisca il valore costante

=F

secante

e l'area

del

nostro

rettangoloide

appunto] F{x,y)dx, che coincide con

sezione sar perci

l'integrale

considerato.

cost. del piano xy intersi trova se una retta y


contorno di o in pi di due punti, e quindi la sezione del
cost. la somma di due o pi
nostro cilindroide col piano y

altrettanto

seca

il

rettangoloidi.

La

formola

(1)

del

103

ci

d dunque

il

seguente teo-

FUxNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI

341

rema, che avevamo gi dimostrato in casi particolari, usando


del linguaggio del calcolo differenziale (o calcolo delle

per

derivate) (pag. 167)

Teor. V. Il volume del nostro cilindroide si ottiene integrando rapporto alla y Varca della sezione fattavi con un
piano y
cost.

questo teorema

pu estendere a

si

solidi

qualunque

(de-

componibili in cilindroidi).

un

una

retta come asse delle y, il volume di


tale solido uguale all'integrale rispetto alla y dell'area della

Teor.

2^.

Scelta

un piano y

sezione fatta con

cost.

Il precedente teor.
pu considerare come l'enunciato
geometrico del teorema contenuto nella (1) del 103, anche
quando
(x, y) non sia sempre positivo, purch si considerino

1^ si

come

negativi

volumi

xy

disotto del piano

un piano

105.

y =

e le

porzioni di un solido poste al

delle

aree delle corrispondenti sezioni

con

cost.

Dimostrazione rigorosa dei

Per dimostrare

p.

(*),

^ Fd(s
basta provare che

il

es.,

risultati precedenti.

che

= ^ dx ^ F(x,y) dy,

secondo membro una funzione

additiva

di a la cui derivata vale F.


^

Notiamo che

l'integrale

esteso all'intervallo

o alla

F{x,y)dy del secondo membro


somma X degli intervalli che su una

sono determinati da
E, se a somma di due campi parziali a^, e, e
indichiamo con
e X.. gli intervalli determinati sulla r da Oj e
retta r (luogo dei punti aventi l'ascissa

cost.)

a.

da

0.2

delle

X^ -i- X2 e

quindi

Cf (x, y)dy= f F

(1)

sar X

{x, y)

dy -^

f F (x, y) dy.

l'altra
da avvertire che pu darsi benissimo che Tuna
Xj, Xo si annulli, cio che r non abbia intervalli interni

(*)

Nel corso

di

questa

dimostrazione

faremo, com.e

si

vedr, alcune ipotesi

campo ', e suj suo contorno, che sono del resto pochissimo restrittive in pratica. Appunto perci alcune di esse sono enunciate soltanto a pie di pagina. Questo
sul

teorema vale del resto

in casi

estremamente pi generali

di quelli qui considerati.

CAPITOLO XVI

342
od a

Oj

membro

In tal caso l'integrale corrispondente del secondo


si deve naturalmente considerare come nullo.

Oo.

di

(1)

Se ne deduce facilmente che

fdx JCfx,

y)

dy

a)

ossia che

105

il

= Jf dx JlF(x,

y)

(n)

dy -^ / dx
^

F {x, y)

JfO2)

dy,

valore di

fdxfF{x,y)dy

(2)

corrispondente ad un'area o somma delle aree parziali Oi, 0.2


uguale alla somma dei valori di (2) corrispondenti alle aree
Oi, Q.2. Quindi (2) funzione additiva di a.
ed m sono il massimo ed il minimo
Si noti ora che, se

F{x, y) nel campo


compreso tra

a,

della

mdy =^ m

dx

Dimostriamo ora che


Il valore di

valore di (2) per

Mdy ^=

j dx j

il

dx

dx

il

campo

dy,

dy.

fdx fdy

(3)

a un campo
vale Varea di a.
Cominciamo col supporre che o sia incontrato

esteso

ogni parallela all'asse delle y.

al pili di

esteso

X =:

all'intervallo

cost.,

cio (se

^2)

(^1,
2/1

<

y-2)

Lo

in

due punti

dy deve essere

da a su una retta
deve essere uguale a y^
y\ (*).
determinato

Cosicch

(4)

dx

(*) Si

dy

=J

ammette che

y, ed

ly.y

i/^

y^)

dx

=J

y^

dx J

siano funzioni continue della x.

yi dx.

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI

343

di

CAPITOLO XVI

344
una

105

Tale profonda analogia

o pi variabili.

pu rilevare

si

per altra via anche dalle considerazioni seguenti.

I una

Sia
T

pezzi

di

figura piana

paralleli

coi lati

sia

agli

>S(t)=

che

8,

delle X, y.

la

derivata mista ^

F(x,

ha, detta

dy

y)

un
un

opposto

y) la derivata

una funzione ^{x^y)

S (t)

coincide con

cp

chiude

che

L'osserv.

cp.

il

VX

corrisponde

272),

un vertice

vertice

il

dei

che sono rettangoli

t,

della funzione

^t" esi

(jy

(pag.

la derivata

(a, )
si

F (x,

dx

pezzi

coordinati, di cui

assi

punto fsso di I di coordinate


punto mobile x, y. Per tali t
di

una funzione additiva

>S

Consideriamo quei

/.

perci

80

teorema della media per

al

le

funzioni additive.

Questo risultato
notando, che posto

estende subito ai campi a tre dimensioni

si

Xoc dxjry dy

ym

rz

F{x,y,z)dz,

\^

si

F{x,

^^^^^

y, z).

Esempi.
"

V dell'ellissoide

H-

I.

Si calcoli

il

volume

a'^

Calcoliamo
z

>

0.

il

volume

del

Tale semiellissoide

si

^=-+-

I valori tra cui varia la


cost.

Quindi

sono chiaramente

l'ellisse -, -i- r^

a-

71:6(1

1.

cV

1/

:>

un punto

di

X''

r=

-)

deter-

o~

70-

su una retta

di a

c~

?/"

x"

pu considerare come un cilindroide


'

-f-

semiellissoide posto nella regione

xy
avente per base a sul piano
^
minato dalla superfcie

i-r,

0^

dx=^

'K

ohe

'

-^

^"

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI


In modo simile

si

ha

345

346

106 FUNZIONI ADDITIVE,

CAPITOLO XVI

dove rintegrale doppio deve essere esteso

Vedemmo

zione genera S).

campo o
rX do

101-102) che

del centro di gravit di o considerato


il

al

ECC.

(la cui rota-

l'ascissa Xg

come lamina omogenea,

quale centro descrive nella rotazione attorno all'asse delle z un

cerchio,
(teor.

la cui periferia vale

di

Guidino)

2nxg

27^

=^ V

/x
-^ do

Dunque

volume V generato dalla rotazione di un campo piano o


attorno a un asse complanare che non V attraversa vale il prodotto
delVarea di o per la lunghezza della circonferenza descritta dal
Il

suo centro di gravit.

Esempi.
1**

Sia,

p.

es.,

dato un cerchio

nel piano xz,

non

inter-

Rotando attorno a quest'asse, esso genera


un toro di rivoluzione, di cui si pu facilmente col precedente
teorema calcolare il volume V, Se r il raggio del cerchio C, d

secante l'asse delle

la

z.

distanza del suo centro dall'asse delle

z,

si

trova

V=2TVr-d,
perch

centro

il

di

gravit

di

un'area

circolare coincide col

suo centro.
2**

Un

semicerchio avente

raggio r ha

volume

area

per

Tzr"

^/2'^r',

diametro sull'asse delle z e


genera rotando una sfera di

il

distanza X dal centro di

la

gravit

del

semi-

cerchio dall'asse delle z dunque data dall'equazione

-Tzr'=z
3

71 f-.

tt:

cio

4:

--Stz

Lo studioso generalizzi questa formola ad una semiricordando la formola a noi nota del volume di un ellissoide

3"
ellisse,

72

di rotazione.

347

CAPITOLO

XVII.

CAMBIAMENTO DI TARIABILl NELLE FORxMOLE

DEL CALCOLO DIFFERENZIALE

107.

Esempi

cambiamento

di

di

INTEGRALE

variabili

formole

in

calcolo differenziale.

di

una

diamo alcuni esempi


del come sia facile risolvere problemi di questo tipo. E supporremo
senz'altro soddisfatte tutte le condizioni, che ci permetteranno di
applicare i teoremi che invocheremo (p. es., derivate finite, oppure
finite e continue, denominatori differenti da zero).
Noi, piuttosto di dare

I.

x^=-x

Siano

teoria generale,

y ^= y (t) due funzioni di t definite


prima di esse si possa dedurre t

(t),

nello stesso intervallo. Dalla

come funzione
si

(x) della x. Cosicch, sostituendo nella

possa pensare y come funzione della x.


Si calcolino yx,y"xy supponendo note

a;'t, ^/'t?

seconda,

^'<j ^"j

:
dy __
dx

y't

dt __'[t

x't

dt

x't

questa forraola

ziali)

si potrebbe giungere (senza usare i diiferenricordando che per la regola di derivazione delle funzioni

inverse

t'^,

= Xt

,-

e che y^,

= y\

t'x-

E
n

dy^

d^

dt^

dx

dt

dx

__ dy"^
dx

___ dt^

xtvy tXt

d^

^\

y tXt

x:

Xt dt \ Xt /

dy"x

JL

dx dt

{ ^'^^'t ytx'\ \

Xt d \

ytx ^x
t)

ytx

tvy tXt

x't

Xtyt)

X?

ecc.

348

CAPITOLO XVII

107

II. Con le notazioni precedenti, ben evidente che non


possono viceversa calcolare le x't^ y\^ x'\^ y"t^
quando soltanto si conoscano le y'^^ y'\^
perch tale questione indeterminata. Il problema resta determinato se aggiungiamo qualche
si

condizione per la variabile

guisa che

Sar

x't

y'\

dx

es.,

p.

y
yt^^~v;, donde
^

supponiamo

-f-

dx-

(per la

dt)

si

dx

trae

-f-

?/'^

l/-(l)"
y'^

x^t

Clv

(tv

se,

scelto in

^t^=^-T.
Vdx^'

t^

(*).

^^

1,

ossia

CAMBIAMENTO DI VARIABILI NELLE FORMOLE, ECC.


si

349

350
X =^

p cos

Q,

p sen 0].

107-108

Nel primo caso l'equazione della curva

nel secondo u

y=^f{x);

sia

CAPITOLO XVII

= ^{v).

Si calcolino

v/v, u''v, ecc.,

conoscendo le y^^:, y"x, ecc. Naturalmente devono essere note


formole che permettono di passare dall'uno all'altro sistema
coordinate

Sar

u =^u

(x,

^=v

y) e v

le
di

{x, y).

3w

2u dy

2y

^x

3?/

dx

dv

3?;

3v^

iv

T^vdy

'x

2y

"x

^y dx

du\ __
dv dx
'v
dx
dx

-^

ox

^r^
dy

si

p^'t

dv;

I valori di

'u

Jx

du \

3it

dti

'

3?;

-u/^

^^

^y

*J

ricavano facilmente dalla precedente

equazione, ecc.

Come esempio
tra le derivate

particolare studiamo le relazioni che passano

delle

^ ==

/'C^), P

=^ 9

(6),

supposto che queste

equazioni rappresentino la stessa curva in coordinate cartesiane


polari.

ff{\
^^^

y^

^^^

sen

CQ^

e czp -f- p cos e

cos e T' (e)

[cos

108.

Q cip

p sen Q d

9"

p sen

-4-

9' (0)

Cambiamento
negli integrali

(^

__ tg

d~~

hp

e ^' (e)

^' (6)

^ ^^

4- p

.
'

P tg 9

30

9'' -4- p'

p sen 0]'

della variabile d'integrazione


definiti

Integrali superficiali

in

multipli.

coordinate polari.

Per quanto riguarda gli integrali definiti nulla v' da aggiungere alla regola di integrazione per sostituzione gi esposta
al 75, P, pag. 247.
Si tratta di estendere questa regola agli integrali multipli.

CAMBIAMENTO DI VARIABILI NELLE FORMOLE, ECC.


Con metodo
dimostra
Se

analogo a quello dell'ora citato 75, si


101,

y, pag. 334):
in corrispondenza biunivoca condue
campi
sono
modo che le funzioni additive dei pezzi x di I si
affatto

(cfr.

il

I,

in

tinua,

351

possano considerare come funzioni additive dei pezzi k di H,


se una funzione continua dei punti di J, e quindi anche
dei punti di H, allora :

/,^'"=/,(^l')Ma

l'importanza di questo teorema

si

potr vedere soltanto

dalle applicazioni.

/ un campo

Sia
l'origine

piano x y
per fissar le idee,
contorno od ai contorni di i
si

del

finito

esterna

sia

(*)

al

possono determinare allora le coordinate polari p e


di un punto
siano funzioni continue delle x, y e
generico di J, cos che p e
X,
viceversa. Poniamo p
F, considerando le X, Y come
coordinate cartesiane di un punto posto in un altro piano P.
Ad ogni punto di I corrisponder allora uno e un solo punto
di questo piano P. E i punti di P, che corrispondono a punti
d P.
di /, riempiranno tutta una regione
Xsen Y).
Xcos Y, y
(Notiamo che a;
p cos
p sen
Una funzione
{x, y) continua delle x, y diverr una funzione continua
(X cos F, sen Y) delle X, Y.
Se T e ^ sono due pezzi corrispondenti di I e di H, la

dT
-

derivata

si

trova,

come ora vedremo, uguale ad

X=

p.

(IrC

Cosicch la (1) diventa:


f F{x,

Per

y)dz=

risultati dei

dx [ F{x,y)dy

={
anche
(2)

Xsen F) Xdk.

103-105 questa formola

si

pu scrivere:

= ^ dX^ P(Xcos Y,XsenY)XdY =

dY{ F(XcosY,XsenY)XdX

dx

Fix,

=J
(*)

f i^(Xcos F,

y)dy^
(^

dp

i^(p cos

P(p

0,

p sen 0) p

L'origine un punto eccezionale per

il

cos

0,
6?

p sen 0) p

cZ

p.

sistema delle coordinate polari.

352

CAPITOLO XVII

Prima

di dimostrare

osservazioni

di
-

che

108

vogliamo

p,

alcune

fare

Oss. r. Si noti che non si passa dal primo al secondo o terzo


membro di questa formola sostituendo a dx ^= d {p cos 0) ed a
dy ^= d{p sen 0) i loro valori cos c^ p
p sen 0t^0epcos06Z0-+-

-+-sen0<ip; come potrebbe sembrare a un lettore inesperto. In


il d^ che compare sotto il
segno di integrazione,
e non i dx, dy si possono trasformare come diiferenziali veri
questo caso
e

proprii

(*).

Oss. ir. Si possono calcolare

nostra

analogo

quello

membro. Per

l""

il

secondo e terzo membro della

neanche pensare al campo H, in modo


seguito nei 103-105 per calcolare il

formola, senza

una
l'origine). Su
consideri

es.,

linea

d%

essa

di

Fpdp

calcoli

Fpdp

cost.

la

pu calcolare

si

(che

una

Si

cosi:

uscente

retta

diventa funzione della sola p

dal;

si

esteso al segmento, o ai segmenti che la nostra

figura

/ determina su

che

di

il

(Si noti che le linee

magine

in

rette

le

Tale integrale una funzione

tale linea.

integrer tra

si

minimo

cost.

il

F=:cost. ed

massimo valore di in /.
cost. hanno per im-

X = cost.

parallele agli

assi coordinati).

Vogliamo ora dimostrare che


pezzo k

di

-ry-

1=

X=

Consideriamo un

p.

Y, e due

limitato da due parallele all'asse delle

AY

corri
e Y,
Siano X,
-h
-h A
spondenti valori' delle X, Y. Tale pezzo un rettangolo, la cui
area
A
F.

parallele all'asse X.

7^:

XA

L'immagine
golo

limitato

questo pezzo sul piano xy un quadranda due cerchi col centro nell'origine e raggi
inoltre da due rette uscenti dall'origine formanti
di

-I- A X, e
Tasse delle x rispettivamente gli angoli F,
quindi formanti tra loro l'angolo A F. La corona circolare limitata dai citati due cerchi ha per area

X,
con

F-HAFe

71
i

(X

l'area t di

-4-

A X)'

X' = ^

X A X 4-

(A X)']

sar dunque data dalla proporzione

"c

71

[2

XA X

-4-

(A X)']

= A F: 2

7r

(*) Si noti infatti che, se la prima integrazione si esegue, p. es., rispetto alla rr,
deve considerare la y come costante perci, nel passare alle />, 5, si dovrebbe a dx
0.
d (r^ senO)
sostituire il suo valore ottenuto nell'ipotesi che dy

si

353

CAMBIAMENTO DI VARIABILI NELLE FORMOL". ECC.


cosicch

[xATH-y (AX^Ia r=XAXA

yCAXr A

Y-h

Y.

Dunque

|=X+]-AX=p+|Ap,
Per A

tale rapporto

ha pure per

Si potrebbe dire che x vale


di

ordine superiore.

XA A^A

limite

p.

meno

F, a

di

infinitesimi

Bisognerebbe completare questa dimostrazione, considerando


campi k di forma qualsiasi; noi ce ne dispensiamo ricordando
solo al lettore che gli stessi metodi, con cui nel 105 abbiamo
dimostrato l'esattezza di una formola analoga in coordinate
cartesiane ortogonali, potrebbero provare la formola attuale in
coordinate polari

(cfr.

pi avanti in questo stesso

).

Osservazione.
anche applicare

potrebbero

Si
il

campo era

metodi del 103, in cui

diviso in pezzi con rette parallele agii assi, cio

cost., oppure y
cost. Si dovrebbe
con linee di equazione x
cost.
linee p
campo
in
pezzetti
con
invece
dividere
il
ora

nell'origine e rette uscenti dal-

(cerchi col centro

cost.

Prescindendo dai pezzi sul contorno, gii altri sono


quadrangoli la cui area vale, come vedemmo pi sopra,

l'origine).

p dp

-h

integrale

dp' d^.

Se

funzione

la

da integrare,

trova coi metodi del 103 uguale al limite

si

il

suo
di

di

per 6Zp

un punto

di

perch, se

.
I

(Indico

ogni pezzetto).

dp, allora

2;!

O.

ad// FpdpdQ;

tendere

di

tZ0

il

massimo

con
Il

il

in
un valore assunto da
primo addendo si prova ( 105)

secondo
di

addendo tende a zero:

F\, ed

il

massimo valore

2 Fdp'd^\ <Hb2 dpd^=Hs 2

G. FfBlxi, Analisi matematica.

^P

^0-

CAPITOLO XVII

354
Ora

^dp

che

tende

differenza dei

alla

108

assume nel campo considerato

Poich

tende

segue

zero,

massimo e minimo,
S tZ9 non supera 2 n.

valori
;

^Fdfd^

che

tosto

zero.

tende a

D'altra parte sia questo risultato, sia quello

d.

d.

e.

'

prossimo
paragrafo saranno dimostrati in futuro capitolo con metodi meno
diretti, ma di una estrema semplicit.
pu anche generalizzare

del

risultato del 104 interpretando geometricamente


caso F'^O)-.
Il volume di un cilindroide, o di un solido decomponibile in un numero
finito di cilindroidi si ottiene integrando rispetto a P l'area della sezione eseguita con un cilindro circolare retto di asse invariahile e di raggio variahile p.
Sar un esercizio utilissimo il riconoscere come si possa ottenere facilmente
una dimostrazione completa del nostro risultato con l'applicazione dello stesso
metodo usato al 105 in caso analogo.
Infatti, seguendo questa via, si riconosce tosto essere sufficiente provare che
Si

seguente modo (per

la (2) ne)

l'area di

dimostrare

0,

de

= a, x =

'b

di

=F

dx

u.

dy,

Ora a pag. 342, per


siamo

partiti dalla

un rettangoloide, cio di una figura limitata dalle


da una linea y =^ f {x).

Per il caso attuale baster similmente


per l'area della figura limitata dal punto p
curva

campo

esteso al

teorema analogo che tale area vale

il

formola che d l'area

da

data, p. es.,

il

il

linee

applicare la formola data al 95 ,


a, e
h e da una
0, dalle linee 6

(o).

Forinole analoghe si dimostrano per gli integrali tripli. Ricordiamo particolarmente i seguenti sistemi notevoli di coordinate
nello spazio.

Coordinate

cartesiane

Un

cilindriche

ortogonali

dalle

tale sistema equivale

p, 6,

p cos

legate

alle

y =^

p sen

coordinate
;

ad addottare coordinate polari

z^=^

z.

nel

p,

piano xy^ conservando la terza coordinata z. Tali coordinate si


cost. l'equazione di un cilindro
chiamano cilindriche perch p
circolare retto con generatrici parallele all'asse delle z. Si trova

jjr

F {x, y, z) dx dy dz=^

jj

2 Coordinate polari

F (p cos

p, 0,

(nello

coordinate cartesiane ortogonali dalle

X
Il

p sen

cos

raggio vettore p
L'angolo

dall'origine.

latitudine,

quando

si

y =^
'\/x'^

p sen

-h y^ -h

sen
z^

il

0, z)

spazio)

p dp dd dz.

legate

alle

cp
;

z ^=^ p cos

0.

punto
(complemento della

la distanza del

colatitudine

la

assuma

p sen

0,

piano xy-d^ piano equatoriale).

CAMBIAMENTO DI VARIABILI NELLE FORMOLE, ECC.


L'angolo

cp

longitudine

la

come meridiano

iniziale).
III

=
j ]

dx dy dz

z)

sen ^,

cos 9, p sen

i^ (p sen

xz

(contata a partire dal piano

Si trova

F{x,y,

355

p*

=
d0 dp d^,

cos 0) p^ sen

si prova osservando che il volume racchiuso tra due sfere di


-+- 6^0, e tra
raggio p e p -h 6Zp, tra due coni di colatitudine
e
cZ0 dp d^
due semipiani di longitudine cp e 9 -f- ^9 vale p^ sen

come

a meno di infinitesimi d'ordine superiore.

108

bis.

Integrali superficiali

in

coordinate generali.

I risultati di questo paragrafo saranno dimostrati pi avanti in modo semplice


bench indiretto. Noi qui faremo invece delle ipotesi analoghe a quelle fatte ai
103 e seg., che del resto sarebbe facile giustificare in modo diretto..
I risultati a cui giungeremo, si debbono riguardare come l'estensione del metodo di integrazione in coordinate polari a coordinate qualsiasi. Useremo, p. es., i
metodi intuitivi del 103.
due variabili: X=^X{x, y),
Sia 1 un'area del piano xy] e siano X,
{x, y), funzioni delle x, y in I.
Viceversa le x, y si possano considerare come funzioni x {X, T) ed y (X, Y)
delle X, Y, cos che un punto di I si possa determinare tanto dando i corrispondenti valori delle x, y, quanto quelli delle X, Y.
cost.,
cost., indicando con dX, dYgl increDividiamo T con linee
la
per passare da una tale linea alla successiva
menti che subisce la
sostituiamo poi a quelli dei quadrangoli curvilinei tutti interni a I limitati da due

Y= T

linee consecutive

X=

X = cost.,

stessi vertici. L'area


a) quadrangoli

I sar

Y=

T"

= cost.

il

quadrangolo

rettilineo

che ha gli

cos divisa in

rettilinei tutti interni

a I,

ed in
j3)

poligoni

P curvilinei, parte

Noi ammetteremo

del

contorno dei quali appartiene

al

contorno

di I.

1 Il contributo portato alle nostre somme da questi ultimi poligoni


tende a zero, quando i dX,
tendono contemporaneamente a zero.
2 Per calcolare i limiti che incontreremo (quando i dX, d Ytendono contemporaneamente a zero) si possono far tendere a zero prima i dX, poi i dYo viceversa.
Uno dei quadrangoli rettilinei Q ha i vertici posti sulle intersezioni di una
linea X:= cost. e X-\-dX=cost con due linee Y^cost. e Y-\-dY~ cosi.
I suoi vertici A, B, C, D, saranno perci i punti

dY

A = [xiX,Y),y(X,Y)];
B=[x{X-^ dX, Y), y{X-\-

dX, Y)]

C=\x{X,Y-^dY\ y {X,Y-hdY)];
Dz=[x{X-hdX, Y+dY), y {X -i- dX, Y +

dY)].

BGD

E la sua area sar la somma delle aree dei triangoli ABC,


(*). L'area
del lo vale (per nota formola di Gl-eometria analitica) il valore assoluto di

x(X,Yy
J.

356

GAP. XVII

108

bis

CAIVIBUMENTO DI VARIABILI, ECC.

Supposto che le x, y abbiano derivate prime


ricordando la formola di Taylor

x[X-hdX, Y) = x(X, Y)-hx',{X,


ed analoghe,

dove

oc

Y)dX+ ~

trova che tale area vale

si

l_\

x\.{X,Y)

X',

una quantit che

in valore assoluto di tutti

(se

finite

continue

Y)dX' (0

(*),

1).

valore assoluto di

il

dXdY-i-^ dX dY

K indichiamo

con

seconde

x",,{X-^-fJdX,

x'y(X,Y)
II'. {X, Y)

(X, Y)

una costante positiva maggiore

valori delle derivate prime e seconde delle x, y) soddisfa

alla

\0L\<KHdX-\-dY-tdXdY).
triangolo BCD. Cosicch

'
.

Altrettanto trovasi per


rettilineo

AB CD

vale

il

( d

{x, y)

d (x, v)
.,V-^4>- indico

valore in

il

d {X,l)

del cosidetto

dx

ali

dX

dX

dx_

li

dY
e

con

indico

(^

r^

1< IO

Jacohiano

Y.

una quantit soddisfacente

alla

{dX-^dY+dX dY).

(1)

Moltiplicando tale area per un valore F, che la funzione F(x, y)


tale quadrangolo, e sommando tutti i prodotti cos ottenuti, si trova

d {x, y)
d (X, Y)

HF
che

(|uadrangolo

tAdXdY,

\d (X, Y)
dove con

l'area del

valore assoluto di

il

dXdY+I,

assume

in

F dXdY.

In virt della (1) e con metodi analoghi a quelli dell'osserv. del 108
secondo addendo tende a zero, e che (cfr. 103):

si

trova

il

7/ integrale

Fd-

uguale a

dX =
=j
Se

,s

Y=

0,

cos

o,

y z=

d (x, y)
dY.
d (X, Y)

-j

sen

^,

allora

d (x, y)
d (X, Y)

si

ritorna alla formola del precedente 108.

Oss. Se noi consideriamo

X,

come coordinate cartesiane ortogonali


P, che

in

un

luogo dei punti corrispondenti ai punti di J, se t e h indicano al solito le aree di due pezzi corrispondenti di J e di H, allora il valore assoluto del precedente Jacohiano vale naturalaltro piano

mente

P,

indichiamo con

la derivata

-^

la regione di

Dimostrando direttamente questa proposizione,

un'altra dimostrazione dei risultati di questo .

(*)

Queste condizioni

si

potrebbero rendere

meno

restrittive.

si

avrebbe

357

CAPITOLO

XVIII.

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

109.

Considerazioni e definizioni fondamentali.

si propone il seguente problema


fondaConosciuta la derivata di una funzione, come si pu
calcolare questa ftinzione ?
Ora possiamo proporci il seguente problema pi generale
Sia y una funzione di una o pi variabili indipendenti
consi-

Il

calcolo integrale

mentale

deriamone le derivate di primo, secondo


ennesimo ordine, e
supponiamo che sia nota soltanto qualche relazione fra la y,
le

variabili indipendenti e queste sue derivate. Ci

In

quanto pu una

la funzione incognita

Una

domandiamo:

tale relazione servire per ^determinare


?

di questo genere si chiama una equazione


problema che vi si riferisce, e che noi abbiamo
chiama: il problema delV integrazione delle equa-

relazione

differenziale^

enunciato,

si

il

zioni differenziali.

Cominciamo
avvenire che
e

le

porre

una

quindi che la relazione data sia


all'unica

indipendenti

si

una relazione

derivate di ordine 1, 2,

la variabile e le

rispetto

fondamentale.
riducano ad una

distinzione

variabili indipendenti

variabile.

siano

fra la funzione,

n della funzione

Oppure pu darsi che

d'una

pi

in

tal

caso

Pu
sola

le

le

variabili

derivate, che

figurano nella nostra equazione, saranno deiivate parziali.

Nel primo caso l'equazione differenziale


ordinarie, nel secondo

si

Nell'uno e nell'altro caso


quello della derivata

Pu
la

di

a derivate

si

chiamer ordine n dell'equazione

una

sola relazione tra le variabili,

sue derivate ne siano date pi, da considerarsi

le

come simultanee

dir

pi alto ordine che in essa comparisce.

darsi che invece di

funzione e

si

dir a derivate parziali.

zioni differenziali.

ha ci che si chiama sistema di equaPu anche darsi che si abbiano sistemi di

allora

si

equazioni differenziali con pi funzioni incognite.


r

358

CAPITOLO XVIII

109

L'analisi offre continui esempi di problemi, la cui risoluzione

dipende da equazioni differenziali. Del resto ben noto che anche


meccanica, ecc. offrono innumerevoli esempi di tali
problemi, perch un gran numero di leggi fsiche si enunciano
precisamente mediante equazioni differenziali. La legge di grala fisica, la

vitazione universale, p. es., ci d un legame tra le distanze dei


centri dei corpi celesti e le rispettive accelerazioni, cio le deri-

vate seconde
Q-i

rispetto

tempo

al

delle coordinate di tali centri.

problemi che abbiamo risolto

altrettante

integrazioni

di

particolari

ai

90, 92, 93 sono

equazioni

sistemi

di

equazioni differenziali.
p. es., il problema di ricercare una funzione z d x e y
che la sua derivata rispetto a a; sia ilf {x, y), e la sua
derivata rispetto a y sia Nix, y), consiste nelFintegrazione del
sistema di due equazioni differenziali del primo ordine a derivate parziali

Cos

tale

= M{x,y),
= N{x,y).
Yy

^f^

La

ricrca

delle

parziale mista fatta prima

P (x, y),

uguale a

differenziale del

La

^ y, per cui la derivata


rispetto a a; e pi rispetto a y sia

funzioni z i

ricerca

non altro che l'integrazione deirequazione


secondo ordine a derivate parziali:

delle

funzioni

che hanno per derivata f{x)

riduce all'integrazione dell'equazione differenziale ordinaria

primo ordine

%=m.

si

del

(1)

chiaro che la (1) l'equazione differenziale di tipo pi


su di essa ci siamo lungamente trattenuti, formando

semplice

sua risoluzione l'oggetto precipuo del calcolo integrale. Ma


pure ben manifesto che, se per l'integrazione della (1) ci trovavamo assai spesso nel caso di non saperla eseguire che per
approssimazione, per l'integrazione di equazioni differenziali pi
complesse avverr generalmente altrettanto. Noi ci limiteremo
la

esclusivamente allo studio di particolari

tipi

di equazioni.

359

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

Lo
solo

studio generale delle equazioni differenziali costituisce da

uno dei rami pi

matematiche,

estesi delle

e riceve continue

applicazioni alle scienze fisiche, e in genere a tutte

le

scienze

che hanno per oggetto enti suscettibili di misura.

110.

Equazioni differenziali, la cui integrazione

ridotta a quella di un differenziale esatto.

a) Sia f una funzione delle due variabili x, y


trovare tutte
funzioni y della x che soddisfano a un'equazione del tipo
;

le

/"(a;, ?/)

equivale

trovare

tutte

cost.

funzioni

le

(1)
definite implicitamente

?/

dalla (1).

chiaro che per tutte e sole

mente dalla

(1)

in luogo di

risulta,

si

ha

funzioni definite implicita-

le

primo membro della (1)

che, sostituendo nel

suo valore e derivando la funzione di x che ne


ottiene lo zero. In altre parole la (*)

si

il

K^f^f^A^O
dx
vale per

tutte

sole

^x
le

(2)

dx

funzioni

definite

implicitamente

dalla (1).

La
ordine

(2)
:

un'equazione

tutte le funzioni

ordinaria

differenziale

y che

la risolvono

primo

del

sono tutte

sole

quelle che soddisfano alla (1).


Si abbia ora l'equazione differenziale del tipo:

M{x,y)-^N{x,y)^^0,
la quale,

moltiplicata per dx,

M{x,
Se

il

esiste cio

y)

pu scrivere

si

dx -h Nix,

primo membro di (4)

una f(x,

y) tale che

^=M{x,y)',

(3)

y)

dy

un

0.

(4)

differenziale

esatto,

se

y^

= N{x,y\

(*) Si suppongono qui, e nei seguenti , finite e continue


e loro derivate, che si presentano nel calcolo.

tutte

le

funzioni,

360

CAPITOLO XVIII

110

per le considerazioni precedenti tutte e sole le funzioni y della x


che risolvono la (3) o la (4) sono le funzioni rappresentate
implicitamente dall'equazione

fix,y)
dove

una costante

C,

affatto arbitraria (*).

Esempio.
voglia,

Si

ad

esempio,

ordinaria del primo ordine

_2y
si

vogliano

cio

la soddisfano.
soddis

per dx

-^(2x

-\-

y-)

trovare tutte e sole

Poich y ^=^-j-

differenziale

la (5)

=0;

y
le

si

(5)

funzioni y della x, che

pu scrivere moltiplicata

i2y
Il

-^ j?

l'equazione

risolvere

--

primo membro

x^)

dx
un

-+-

(2

-f-

?/)

dy

differenziale esatto,

^^(2,+..^)==

0.

poich

r).

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

361

Ma:
/

362

Le

CAPITOLO XVIII

110

funzioni y che soddisfano l'equazione differenziale sono date

implicitamente dall'equazione
cos

a:

-h

^2 e

dove C costante arbitraria.


Risolvendo l'ultima equazione rispetto a

= 1/2 C 2

?/

Talvolta,

non essendo

pur

cos

?/

si

ha

ic.

primo membro della (4) un


si pu con facili artifci

il

differenziale esatto a variabili separate,

ridurlo tale.

ad esempio,

Cos,

renziale

si

abbia da

V xy dx
ossia

l'equazione diffe-

-\t\

xy dy^^^

VX Vy

risolvere

Dividendo ambo

dx

-I-

VX vy

dy

0.

membri dell'equazione peri/ ?/i/x(*)

\^dx+^dy = 0.

VX

si

(6)

Vy

Colla divisione operata abbiamo ricondotto l'equazione

proposta

ferenziale

ha:

tipo

al

precedentemente esaminato,

integrando la (6), si ha che le funzioni y che la risolvono


date implicitamente dall'equazione

dif-

onde,

sono

fXy^dx^

J VX

=C
f^dy
vy

(0=cost.)

-^

ossia dalla

da cui

= (fc-A,70
(*) Questa divisione lecita (se x generico) supposto 2/=t=0. Bisogner poi
(come avviene appunto nel caso nostro) una
esaminare a parte se la /

soluzione della nostra equazione.

363

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

Le funzioni y rappresentate dalla forinola precedente insieme


con la soluzione y=^0 sono tutte e sole le funzioni che risolvono Tequazione differenziale che ci eravamo proposti di studiare.
In generale si pu dire che, se si ha un'equazione differenziale del tipo:

XYdx-hE,ridy0,

(7)

dove X, ^, Y, f] sono funzioni le prime di a; e le seconde di y,


si pu facilmente
rendere il primo membro della (7) un differenziale esatto a variabili separate, dividendo ambo i membri
della (7) per ^ F.

'

Esempio.
Consideriamo la
superiore

S(x)

sia

sia
la

pila

un ponte
ne sia
di un punto della

di

distanza

la

della sezione sia proporzionale al

j:
di

pila

sezione della pila posta alla distanza

richiede talvolta nella tecnica che l'incremento

la sezione

So

da

x da

S(x -^

h)

So,
So.

Si

S{x)

volume

S (x) dx

quella parte di pila, che racchiusa tra le sezioni poste alle

distanze x, x -^ h da So

s{x-hh)

Sar perci

(*).

s(x)

r*;t.'
S (x)

hj.

dx

dove k una costante dipendente dal tipo di costruzione adottato.


Passando al limite per /^
si trova

S'(x)=^kS{x),
cio

dS _
7^

donde

A^

dx

log

Poich

S ^=^

So per

log

S=:
0,

kX

sar

-+-

cost.

= k X -h

log So

S=Soe'\
E

ci, perch generalmente l'area di una tale sezione si fa proporzionale


complessivo (del ponte e della stessa pila), che gravita su tale sezione.
So gravita, p. es., soltanto parte del ponte.

(*)

al carico
Strila

364

CAPITOLO

xvm

110

Y) Altro tipo di equazione differenziale ordinaria del primo


ordine, che si pu ridurre al tipo precedente, quello in cui
la

Mix,y)

omogenee

e la

N{x,y) che

dello stesso

grado

Ricordo che una funzione

grado w se uguale
Cosi,

grado

2,

poich

di x,

al prodotto

si

di

ad esempio x 4- y- -^ xy
perch uguale a
:

-' ('

figurano nella (4) siano

funzione omogenea

dice funzione

x""'

grado

omogenea

di

per una funzione di--

h.

una funzione omogenea

- (i) - f )
di

funzioni

n.

la

di

365

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
Sostituendo in (9),
cp

ottiene

si

dx H- ^

(^)

{xdz

{z)

-I-

2dx)

0,

donde, raccogliendo a fattori comuni dx e dz,

W 4-

[?

separando

che,

le

x^

-f-

diventa

variabili,

a;

dx

{z)]

.s'^'

H- ^

('2')

(^)

ha

si

dz^=^0

H' (5^)

che a variabili separate, e noi sappiamo quindi integrare.


Sia, p. es., data l'equazione
:

Xy

-ri.

Posto

4-

a;"

X'

essa diventa

^j

-\r

dx 4-

-^ z-\

x~

(xdz +- zdx)

r,

\-\- z

ossia

Integrando

-s-

dx

dz

14-^"

0.

z=^C{C^= cost.). Donde

ottiene log

si

= -^ = tg [C

log
i

I]

Noi abbiamo visto che

S)

'

Mdx

-\-

-i-

quindi y

a;

tg

[C

log

|].

la

Ndtj

mediante quadrature,

risolubile

arctg

se

renziale esatto, e in particolare se

il

le

(12)

primo membro un
variabili

sono

con qualche artijfcio separare).


primo membro di (12) non un differenziale

diffe-

separate

(o si possono

Se
ci

si

delle

il

pu chiedere
.T,

esatto.
di

y,

che,

Una

un tale

possibile

funzione

si

se in qualche

moltiplicatore,

esatto,

trovare una funzione


dice

modo

allora

la

essere

si

p (r, y)
differenziale

un
un moltiplicatore

moltiplicata per esso, lo renda

tale

Mdx -f- Ndy.


chiaro che,

vare

se

pu giungere a

risoluzione, o,

tro-

come

si

suol direj l'integrazione della (12) ricondotta a calcolare degli


integrali indefiniti,

cio ridotta alle quadrature.

CAPITOLO XVIII

366

110

Mdx -+- p Ndy

Affinch p sia un moltiplicatore, ossia affinch p


sia un differenziale esatto, deve essere
:

=^
dx

;r- (pilf)

dy

Questa

dx

dy

dx /

V dy

'

ossia:

(piV'),

un'equazione alle derivate parziali per la p e il problema di risolvere le equazioni a derivate parziali assai piii complicato del problema di risolvere le equazioni a derivate ordinarie.

metodo

Il

di

un moltiplicatore

cercare

riesce perci utile

solo in casi particolari.

un moltiplicatore
Dp

Esista, p. es.,

Essendo

^=

in tal caso

d\og\p\

3p__

"x

dx
E, affinch

si

/'M

'x

possa risolvere quest'equazione con una fun-

Se cos avviene,

problema

il

Cos pure, se t-

^r )
oy /

-^^

membro ^(-^

?/

il

Cos, per esempio, sia data l'equazione {x -h y)

^x

N=l,-z^

-h y =^ M,

DNX^

/'M

l-^

dipende da y; esiste un moltiplicatore


definito dalla

^i^
=
dx

dx

-)r

dy

0.

non

costante,

funzione della sola x

l.

pu dunque porre p'=^e''; l'equazione diventa:

Si

e'^ix -i- y)

dx -^

e^

dy=-

0.

= ^e^
=
trova
^
y
che
funzione
dove
^ {x)\
= 4=
Le
y
sono dunque
nostra equazione
soddisfano
=-(x -^ y
y
date
x
Posto
cp

ossia

y.

problema

ancora ridotto alle quadrature.

alle quadrature.

funzione della sola

funzione della sola

Y~

dunque ridotto

M\dx

un moltiplicatore

esiste

:)N\

Nx'y

zione p della sola x, anche il secondo


deve essere funzione della sola x.

equazione diventa

nostra

la

0,

funzione della sola x.

cp'

==
^
ex

e*

(x -h
di

{x)

a:;

e*, (f

x,

tale

(x)

a;

e^ -\-

\y

e*

e*

-+- cp (x),

si

" -f-

cost.

^^=^ " (x

funzioni

differenziale

alla

dalla

e*,

2/),

e""

e^

\) e^ ^=^ cost.

-4-

?/),

che

quelle

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

367

Esempio.

La
noi,

teniamo

p. es.,

porto

quantit di calore

variare o la pressione

dQ

ove

il

data ad una massa di gas ne fa


volume v, o entrambe le p, v. Se

costante, varier la pressione

'v

la quantit

rap-

il

necessaria per far

calore

di

Clv

aumentare

temperatura t di dt, una costante e


volume costante. Sar dunque dQ

la

calore specifico a

cremento dt

temperatura dato da

di

^ dp

cosidetto

il

cdt

l'in-

cosicch infine

dQ-=Cy^dp.
Cosi pure, se con
costante,

sar

indichiamo

il

calore specifico a pressione

dQ=Cpdv
dv
l'incremento di calore che

deve dare, affinch

si

volume

il

del

gas (tenuto a pressione costante) aumenti di dv.


Cosicch complessivamente

dQ

dp -^

e ^--

C^

dv

dv

la quantit di calore necessaria per aumentare p, v rispettivamente di dp^ dv.


Ora noi ci chiediamo Pu Q essere una funzione di ^, i;
ossia pu una massa di gas, ritornando alle stesse condizioni
:

(di

temperatura

e di pressione) possedere in

sembra

quantit di calore ? Ci che


plice dell'antica ipotesi

la

ogni caso la stessa

conseguenza

dell'indistruttibilit

pili

sem-

del calore.

Se cos fosse, l'espressione sopra trovata per


diiferenziale esatto. Si avrebbe cio

dQ

sarebbe un

ci

^ r

^t\

^v\

'p/

non

che

/^3n

^p\
perch

^p^v

'vf

e,

y~t

= ~ pv,

una

possiamo

cer-

dove

costante.

Se

c^

dp -h

Y~

^^

^^^

esatto

noi

care di renderlo esatto moltiplicandolo per un moltiplicatore

p.

368
Dovr

CAPITOLO XVIII

110

369

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
Cos, p. es.,

trovino

si

soluzioni di

le

=0.

.^+2/f
Le
log

soluzioni

= log X

-^

della

dx

ossia

come

cost.

Perci

= log

* {x, y)

porto -

w log

/'

log

quelle

che

tali

Le funzioni f cercate sono

y-

2/

= ^/

\f{x,y)\n\Qg\x^=^

tutte

i^=

'

fi^.ll)

'

cost.).

funzione

del

F (- j

Perci f {x, y)

x"

=0.

- 4-7/ -^

f (x
v)
^
^

log

(^

tale equazione diventa

Altrettanto avverr di

a?
I

sono

facile verificare.

L' equazione di Eulero x -y

Posto

= X

-"

della

ossia tali che

-\- cost.,

e sole le funzioni di

a;

rap-

In

caso si dice che / funzione omogenea di grado n, perch, moltiplicando x


ed y per una stessa costante h, la f (x, y) resta moltiplicata per h". Pi in

tal

generale
sole

or

-,
ci

sole

ic,

?2>

?j

Hy

genea

x,

cio

nf sono

funzioni

le

f come funzioni

tutte

tipo

del

varia-

delle

=:

?3

.....

iCj

1^

log

= XXy

log

nostra equazione diventa

la

f
= n
^
C?|

?,

-h

i'

?,,

i^

e cio

.,

Tipi

sono funzioni delle


^-

=. log

[4-

111.
a)

delle

consideriamo

se

quindi anche f) sono costanti rispetto alla

(e

'!:>

'l

grado

di

Infatti

x,) dell'equazione ^i Xi -J-

^il

^1

= XX^t^^lIA =

=r

donde
dove

omogenee
^ \

funzioni

le

(or

bili i,

soluzioni f{x^, x^,

le

^- d-

particolari di equazioni differenziali.

Sia data l'equazione lineare

(*)

del

primo

ordine

omo-

(**)

y^F{x)ij,

(1)

dove P{x) una funzione continua della x. Dividendo per y


(supposto per un momento diverso da zero) se ne deduce
V
^-

(C'

(*)

(**)

perci log
I

cost.

-z-\og\y\=^P (x).

dx

P {x)dx -h

C\

e quindi

?/

e^+/^(*>'^*

arbitraria).

Lineare perch

primo grado nella y

e derivata y'.
termini di grado zero nelle
{x) nell'equazione che trattiamo in
di

Omogenea perch mancano

vece un tale termine


24

ci

(x), ossia

=P
^ =
Q

G. FuBiNi, Anali matematica.

[-i.

?/,

y'.

Vi

in-

370

CAPITOLO XVIII

Notando
costante

che,

essendo

una costante

arbitraria positivUy

e,

arbitraria, e^

una

dal valore di \y\ a

passando

se ne trae

quello di y,

= Ce-^p

111

=^)^*

ossia

e-Z^^*)*^*

C*,

il segno di y. E questa
d proprio una soluzione
di (1). Per quanto abbiamo detto essa d anzi tutte le soluzioni di (1), perch per C
d la soluzione (finora esclusa)

dove

una costante arbitraria che ha

formola, come

y =

si

verifica facilmente,

0.

Sia data l'equazione lineare del primo ordine

P)

y =^ P{x) y -h

La

2/

quando con

(2) (P,

(x)

funzioni continue della x).

soddisfa alla (2), ove si supponga Q{x)


0,
indichi una costante (questo , a). Cerchiamo se

^e/^(a5)rf

^ si

determinare la z come funzione non costante della x


in guisa che la ^
^e/^<*^^=^ soddisfi all'equazione pi generale (2) (ci che in sostanza equivale ad assumere come fun possibile

zione incognita al posto della

la ^

e/e-/p(a')^^).

Questo metodo, detto metodo della variazione delle costanti

ha spesso applicazioni nell'analisi, e sar applicato


anche da noi in altri problemi. Sostituendo in (2) ^e-^^^)^' al

arbitrarie,

posto di

ossia

y otteniamo:

/ e/p

()

^^

Integrando

2=:

e quindi

Q
si

(x)

ha

cio

cos

^'= Q{x)e-f^

(x) e-fp^''^^''

dx

-+-

(C=cost.

e/p(^)dx
]

( Q(x) 6-><^)^* dx -h

questa formola
Oss. 1*. Per Q{x)=^
trovata in (a) per risolvere (1).
Oss. 2*.
r

***.

arbitraria)

di

(=)

naturalmente inutile scrivere

P (x) dx (k = cost.

arbitraria)

nella

questo cambiamento esso diventa infatti


^/p(x)dx-{-k

\( Q{x) e->(^)^

e/p(a:)dx
j

riduce

si

quella

sl

nostra formola.

dx

Pix) dx-hk

e-^ dx -h

J Q (x) e-><^>^*

C\.

-f-

C\=^

Ce"

posto

Con

371

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

che differisce dalla precedente in modo non essenziale solo nel


fatto che la costante arbitraria vi indicata non con C, ma
con Ce^.
Y) Il tipo pili generale di un'equazione alle
narie del secondo ordine

dove f funzione delle

Supponiamo che

x,

?/,

derivate

ordi-

y, y"

in tale equazione

non

figuri la y, che cio

l'equazione sia del tipo


/"C^,

y\ y")

0.

Ponendo

y=^,
essa

trasforma nell'equazione

si

che un'equazione differenziale del primo ordine. Se noi la sappiamo risolvere, conosceremo la z (con una costante arbitraria)
e

ne dedurremo:

zdx 4-

cost.

con una seconda costante arbitraria.

Un

altro tipo di equazione differenziale del second'ordine,


pu ridurre al primo, si ha quando nell'equazione data
non compare la variabile indipendente x cio quando si abbia
un'equazione del tipo:
S)

che

si

fiy\y\y)

^'

Se questa equazione ha una soluzione y non costante (*),


prendiamo questa y come variabile indipendente e chiamiamola ^.

La

derivata y =:
^
dx

si

Le

soluzioni

y=^h

{k

z.

Allora sar

dy __ dy dy __
dx d'i
dx d'i

dy'

di,

dx
(*)

indichi con

cost.) si

dz
di

trovano immediatamente.

Come

si

vede

subito, sostituendo nell'equazione proposta, esse sono le soluzioni eventuali dell'equa-

zione (non differenziale) f (0, 0, h)


0, Se poi y non costante, e quindi non
identicamente y'
0, in un qualche intorno, per la teoria delle funzioni implicite,
si potr considerare x come funzione di t/,
e quindi anche y' (che funzione
della x) come funzione della y.

CAPITOLO XVIII

372
e

la nostra

equazione diventer

111

dz

K^'^'0=^'
che del primo ordine perch vi compare solo la derivata prima

Dedottane

della funzione incognita- -^.

iy)

della ?

y,

la z

=^

dv

~ come

funzione

dx

con una costante arbitraria

(7,

si

dovr poi

:he
dt/

X =z

/;9iy)
come una nuova costante

cost.

arbitraria.

Sia data, per esempio, l'equazione

y-^y''
Se y
porre

cost.,

?/

y=^^,y=^z:

integrando

0.

questo solo caso eccettuato,

cosicch l'equazione data

^d^
e

-\-

z dz

=^0

si

si

potr

ridurr alla

373

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
costanti arbitrarie. In quest'ultima forinola inclusa

soluzione

?/

0, che avevamo finora escluso

ci

anche

che

si

la

rico-

(7=0.

nosce, ponendo

Esempi.

Integrare l'equazione y

xy' -h

cp

[cp

(y)

funzione de-

rivabile].

Ris. Derivando entrambi


y'

y'

-^ xy"

-4-

membri

ottiene:

si

(y) y" ossia y" [x

-+- '/ {y')]

0.

cp'
oppure a;
Sar dunque y" :=
(y).
mx -f- n (m, n costanti) e, sostituendo
Nel primo caso y
mx -4- cp (m), ossia
nella data equazione, si trova mx -h n
n=^ (m) e quindi

'-p

mx

z=L

-f-

=
^ = T

Se invece a;
equazione si trova

cp' (?/'),

z=L

^X =:

t;

si

ponga

cost.
y'

(a)

arbitraria).
f;

ricordando la data

(0; ^

L'eliminazione della

nuova soluzione

(w

(w)

cp

della

T (0

queste

tra

+ T (0.

due equazioni dar una


da esse si deduce

nostra equazione, se
2"" si

perch allora la

riduce proprio all'equazione

U/

data.

infatti

se

ne deduce

dy^ ^'(t)-t^
Se non

eliminiamo la
in

per dedurne

le

''

-- 0)

{t)-i-^'{t)

T"(0

dx
la soluzione

cp" (t)

(se

t,

le

precedenti

forma parametrica; basta

formole

definiscono

infatti far variare

coppie di valori compatibili delle x, y.


Queste due equazioni si possono considerare come

le

equa-

una curva f.
La retta tangente a f in quel punto di f, che corrisponde
valore m della t, ha per equazione (a). Cio la curva f
curva, le cui tangenti hanno per equazione (a), cio la

zioni parametriche di

al
la

curva inviluppo delle rette

(a).

equazione dedurre y'


come funzione delle x, y, la y sarebbe una funzione implicita
delle X, y, a cui proprio lungo f non sono applicabili i teoremi
del 84, perch lungo f nullo cp' (y) -+- x, che appunto
la derivata parziale del primo membro della nostra equazione
rispetto ad /. Perci f si dice la soluzione singolare.
Si noti che,

se

si

volesse dalla data

374

CAPITOLO XVIII
2 Integrare Tequazione

111

y ^:^x^ {y)

-\- cp {y') (cp,

^ funzioni

derivabili).

Ris. Derivando

Posto

y'

ne deduce

se

t,

ottiene

si

t^{ty

^^ti^it)

dt

il caso ^ (t)
t, che abbiamo gi trattato all'esempio 1"*.
Questa equazione, in cui si considera t come variabile indipendente ed X come funzione incognita, un'equazione differenziale lineare del primo ordine che gi sappiamo risolvere.

escluso

si

trova

dt

(t)

-f-

L'equazione differenziale d poi

y
Restano

e con un'eliminazione

(0.

funzione di un

in

parametro

3**

verifichi che effettivamente

Si

-^-

ly

-\- e)

dx -^ (hx -h ky

zione diventa
(aE,
:

|x

^.

k,

-+- l)

dy =^

cost.).

(m,

costanti),

V equa-

-h

bf] -\-

= am

ak bh
= =
ji

II,

x^=E,'i-m, y^=fi-^n

Ris. Posto

che X

-^

dx

{a, b, e,

Se

Integrare

{ax

ove

potrebbe (volendo) dedurne la y espressa

si

du
in funzione di x.

= x^{t)-^^

cosi espressi x,

cost.

-4-

==

\i)

d^ -h (hi

6n -h

0,

si

-f-

"k

e,

possono

^Y) -h X) ^Y]

= hm -h hn -h
scegliere

le

L'equazione diventa:
Y])

d^

-i-

(H

l.

m, n in modo

0.

(ai H-

+ ^'n) dri = 0,

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
che omogenea di primo grado

37 5

e quindi le variabili si

separano

fi

assumendo t ^^

tosto

come nuova variabile

bh=^

Sia invece ak

al posto di

Sea=^h=^h=^k =

0.

v],

ecc.

l'equa-

immediatamente. Se cos non , almeno una delle


due espressioni ax -\- by -\- e o hx -^ ky -{- d, p. es. la prima,
non identicamente costante. Postala uguale a t, la nostra equazione

risolve

si

zione diventa:

tdx

Posto

oppure

dy=^0

ipt -^ q)

posto

al

ax -h

dalle

-+-

della

^=

bi/ -\- e

dx

(yt --h)dt

H- P)

6^?/

-h (yt -+'h)dt

(a, P, T, ^
si

(xt -+-

cost.).

y i valori che si traggono


equazione diventa del tipo:

(a^ -h P)

((xt

che

^=

Q.

o della

la nostra

t,

(p,

integra

separando

subito,

cost.)

(dividendo

variabili

le

per

p).

Altri Esempi.

V
y^-^

Integrare

=F

2^ Integrare

x'^

-h

t/'^

equazioni

y''

= P{x)y'-^Q(x);

y'""-''

ix)

indipendente)

bile

le

il

x'^l

Si potr porre per la

:=::^

se

ne trae

=
J

cos

-h

2/'1

=-k'

(k

prima equazione x

^'2

f/^"-^>).

sistema di equazioni (ove s

sostituendo nella seconda,

doudc

{xl (Si ponga z

la

varia-

e,

j^- ^

^,

si

( ^s H-

dove poi da distinguere

il

trova
A:5

3 Risolvere l'equazione

"H

/^ (/

=o

v"
^-^

= cos

cost.).

^, y'

= sen

ds,y=^

caso ^

=
j

cost. arbitraria).

sen

( ks

da quello ^

i=

A:

(^

-4-

=4=

h) ds,
0.

cost.).


376

CAPITOLO XVIII
pu seguire

Si

Pi brevemente

metodo dato

il

111-112

in questo ,

procede ponendo

si

= ^ir=k

y'^^

=^ tg

ponendo

^,

donde y"

z,

y'

z.

2~'

cos z

1 -4-

v"

L'equazione diventa

cos-^^

cos 2

(sen

=^ k; sen

z)'

= kx H-

/i (/i

cost.).

donde:
tg ^

y
che

kx

j,

integra tosto, assumendo

si

nuova variabile

di integrazione.

cercate sono rette (per k


4^,

Si divida per y'"

112.

il

{kx 4-

{kx
\^^

si

Saremo

Teorema

assuma

ridotti

di

-f- /^)

le

raggio

=1=

0)

- (per

=!=

0).

^^_^

{x) y'".

come nuova fun-

caso studiato in questo

al

come

curve y^=^y {x)

P{x) y -h Q

Zi;

(/i::r-h/^)'^

h)^ (se

trova che

si

0), o cerchi di

Cauchy e integrazione per

Vogliamo ora fermarci un

a)

vicino

Risolvere l'equazione y =^

zione incognita.

edy=^ r ,
J]/l
\/likx-^hy
--\r fi
li

momento a

studiare

p.

serie.

pi

significato delle costanti arbitrarie che figurano

da

nella

soluzione di un'equazione differenziale.

Se consideriamo,

p. es.,

l'equazione differenziale pi semplice:

del primo ordine, la funzione

z=z

f{x) dx

-\-

cost.

che la soddisfa, contiene una costante arbitraria ed noto che,


se fissiamo il valore h che questa funzione y deve avere per un
;

certo valore a della variabile, allora la costante, e in conseguenza

restano completamente determinate. Si ha appunto:

la y,

y= J

f{x) dx
a

In altre parole: nella risoluzione di questa equazione compare una costante arbitraria ed esiste una ed una sola funzione

che

le

soddisfi e che per

x ^= a assume

il

valore

b.

377

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

"

Negli

di equazioni

tipi

altri

primo ordine da noi consi-

del

derati, l'integrale generale contiene pure

una costante arbitraria;

in quelle del secondo ordine l'integrale generale ne contiene due.

Date

equazioni

le

differenziali

la

secondo

(del

movimenti in un sistema
sono univocamente determinate quando
definiscono

che

ordine),

punti,

di

traiettorie

le

ogni punto siano date

di

posizione e la velocit iniziale (cio sieno dati per un certo

istante

valori

delle

coordinate

ogni

di

punto

loro

delle

derivate prime). Questo teorema ben famigliare a chi

abbia

i soli primi elementi della Meccanica Razionale.


Queste osservazioni sono caso particolare di un celebre teorema di Cauchy, che si potrebbe dimostrare col metodo delle
approssimazioni successive, gi da noi usato al 84, P, pag. 279,
e in qualche caso col metodo degli sviluppi in serie di potenze,

studiati anche

come accenneremo pi avanti.


Se

data Vequazione differenziale

y""

y*-''),

(X, y, y',

dove 9 {in qualche campo) una funzione continua e finita insieme


y^~^^:
alle sue derivate del primo ordine rispetto alle x, y, y\
,

1 Esistono infinite funzioni

y che

le

soddisfano,

un intorno abbastanza piccolo di x


a) una
ed una sola funzione y che le soddisfa e tale che per x
a
essa e le successive derivate y'? y", ....;, y^"~^^ assumono rispettivamente valori prefssati ho, bi, b2
bn_i (*), dove le a e
2^ Esiste (in

>

b sono arbitrarie
intorno del punto
le

x
la

le

a,

sottoposte

y==bo,

y'

aW unica

y^"-^^ z=:

bi,

sue derivate prime sono finite

sottinteso che,

se la

cp

condizione che in

un

bn_i

continue.

non soddisfacesse a questa ultima

condizione, l'affermazione di questo teorema potrebbe benissimo


essere falsa (**).

(*) Cio per

=a

(**) Cos, p. es., per

y
'bo, ?/=:b il"
un punto A
{a,h)

1.2,

?/(-^)=:&,_i).

delia curva

dell'es.

1 del

111,

pag. 373, escono due curve (la F, e la retta tangente a F in ^) che soddisfano
all'equaz. studiata in tale esempio. Ci esistono due funzioni- y {x) soddisfacenti
a tale equazione, le quali per x=^a assumono il valore b.
Dunque nell'intorno di x-=a, j
b non si pu risolvere tale equazione
rispetto ad y', deduceudone y' come funzione continua con derivate continue

delle X, y.

teorema

Abbiamo

verificato infatti che in

delle funzioni implicite.

tale

punto non

si

pu applicare

il

378

CAPITOLO XVIII

112

nell'enunciato di questo teorema, F equazione si

Si noti che,

suppone risoluta rispetto alla derivata di ordine massimo.


Questo teorema consta di due parti: una che afferma l'esistenza, l'altra che afferma la unicit di tale funzione y.

Vediamo ora pertanto un metodo abbastanza generale

P)

integrazione delle equazioni differenziali, che pu riuscire

di

utilis-

simo quando non siano applicabili altri metodi.


Si abbia l'equazione differenziale:
y<->

dove
y'

secondo membro possegga

il

rivate,

= ^(x,y,y\y'\

e sia sviluppabile in

Consideriamo allora
la

potenze di x

di

punto a;
a
y neirintorno

il

(1)

e continue tutte le de-

finite

serie

,2/'"-"-6-..

pabile l'integrale ignoto

;/"-^>)
,

del

a,

h,

supponiamo sviluppunto a mediante

serie di Taylor:

= y,-^(x

a)

y\ H-

-4-

i^^
n

y^^>

-4-

(2)

a.
dove 2/o, y\t ecc. sono i valori di y^ y', ecc. nel punto x
deridifferenziale
facile,
Intanto della nostra equazione
(1)
in funvando successivamente, calcolare y^''\ y^'^'^^\ y(^+'^)

zione di

y^""'^^-

x,y^y

derivando rispetto alla x la


zioni del tipo seguente:
Infatti,

y'''^''

y'^^''

= ^Ax,y,y\
= ^Ax.y,y\

(1),

si

ottengono equa-

^"0
,^^ + ^0

()

(P)

Ora, se poniamo in <^i al posto di y^""^ il valore dato dalla (1),


y^'^^^^ i valori dati rispettivamente dalla
epa al posto di ^/^"^ e
(1)
^""^^^ e ?/^""*"^^
e dalla (a), nella successiva ^^ al posto di y^''\
i valori dati dalle (1), (a), (P) e cos di seguito, otteniamo appunto
in

espresse solo mediante y, y\ y\


per x^=^Xq i valori o, 6i,
si

potranno calcolare

y^'^'^K

^-i

valori che per

a;

Dati quindi ad arbitrio


delle

y,

y^''~^\

y\

= a assumono

y"^,

y~^\

2/'"+^
Sostituendoli allora nella (2)

forma

di

una

si

ha una funzione y data

serie ordinata secondo le potenze di

quale compaiono

le

costanti arbitrarie

6o, ^i,

ce

a,

&-i-

sotto

e nella


379

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

in

Ora questa serie convergente (come ha provato Cauchy)


un certo intervallo comprendente il punto a;
a, si pu

derivare per serie, e rappresenta precisamente quella soluzione y


y^''~^^
per x^= a assumano i valori
della (1) tale che y,y\
,

prescritti

^n-iSe la 9 non fosse sviluppabile in serie di potenze, come


abbiamo ammesso, si potrebbero ancora in casi generalissimi
&o, ^i,

dimostrare
delle

p. es. col metodo


abbiamo gi trovato

teoremi di esistenza e di unicit,

approssimazioni,

successive

cui

di

una importante applicazione nella teoria

delle funzioni implicite.

Esercizi.
1^ Integrare per serie l'equazione y'

Ris.
in

Si

ha

generale

y'

?/^"^

(ce
1

-h

=
=

y"

?/,

y'

-f-

7^

y'"

y,

che

00

y'

alle derivate
Oss.

Il lettore,

Primi

y = 0.

equazioni lineari

ordinarie a coefficienti
il

si

=/f:e^ come gi sapevamo.

tipi di

a cui non interessi

ecc.

0,

a;

2^ Integrare per serie l'equazione y"

113.

y.

y" y
=
trova
y ^=k per

= =

Posto

y.

=^

costanti.

caso generale, potr omettere

io

studio

dei seguenti tre paragrafi, sostituendo loro questo unico 113.

Paragrafo che invece

potr essere omesso da chi studii senz'altro il caso generale.


mandabile la lettura dell'esempio 4* al 117.
1 Sia data l'equazione del primo ordine

y'-i-py=0
Le sue

soluzioni sono date dalla

Si noti

che nell'esponente

{C

px

= cost).

(p

y =z Ce-P"^

= cost.

(1)

arbitraria).

coefficiente della

il

in ogni caso racco-

(2)

p,

che

la

radice dell'equazione caratteristica

c-{-p
ottenuta da (1) ponendo al posto di
incognita.
2" Sia data l'equazione

y'

y" -i-py' -\-qy


Se

a,

(5

sono

le

e di

(3)

=o

{p,

=
q

e, e la c

1,

essendo e la

ost.).

(4)

radici dell'equazione caratteristica

c^-i-pc-hq
ottenuta, scrivendo

la c^

1,

c,c^ al posto di y,

y',

O
y"

(e

(5)

essendo l'incognita), sar

?=-|- l/F
W-T-i-

380
La

CAPITOLO XVIII
(4) si

pu scrivere:

113

381

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

114.

Primi teoremi sulle equazioni differenziali lineari


(alle derivate ordinarie).

Si dicono equazioni lineari le equazioni del tipo

+ p, ix) y" -'^

tf'^

-hp2

(x)

y^""

-'>

-^Pn{x)y f{x),

.....+
(1)

(perch di primo grado nelle y, y\


^"0, dove con pi, p2,
Pn, /'indichiamo funzioni arbitrarie delle x. Se f{x) =^ 0, l'equa,

si dice omogenea, perch in tal caso manca il termine f (x)


grado zero nella y e derivate. Noi abbiamo al 111, P, studiato la (1) nel caso
1, cio nel caso di un'equazione del
primo ordine. Supponiamo che yi, y^ siano due integrali della (1)
non omogenea. Sar

zione

di

n=

= f{x)
-^Pny. = f{x)
^iOny.

^r^-+-i>i2//"~'"+

yr

-4-

-^P.y^-''
da

Sottraendo (3)

(2),

verilica

si

tosto

che

(2)
(3)

=
?/2

yi

soddisfa all'equazione
z^''^

4- Pi /' -

'^

-\-pn^iz\-\-p^z

-4-

{)

(4)

si deduce da (1) ponendovi f {x)^=^0. Se dunque


una particolare soluzione di (1), ogni altra soluzione di (1)
del tipo y -4- z, dove z una soluzione di (4). E viceversa,
se y soddisfa ad (1) e ^ a (4), anche y -\- z soddisfa ad (1).
Dunque per cercare tutte e sole le soluzioni della (1) non omo.genea, basta conoscerne una sola soluzione : tutte le altre si ottengono sommando con essa tutte le soluzioni della (4) omogenea,
Lagrange ha dimostrato, come vedremo meglio in seguito,
che, se si sa risolvere la (4) omogenea, sempre possibile trovare
una soluzione della (1) non omogenea: e quindi, per quanto
precede, che si sa risolvere pure la (1) sapendo integrare la (4).
Vediamo quindi di studiare l'equazione omogenea:

omogenea, che

yn)

^_^^y-l)

-f-^^^y

(5)

Se Zi una funzione che la risolve, facile vedere che pure


ki Zu dove ki una costante affatto arbitraria, una soluzione
dell'equazione; e infatti:
ki

=
poich
la Zi

il

Zi'""'

k,

-h Pi ki

{zr

Zi'''

''

-4-i>i;?/"-^^+

=
-^PnZi) =

-h p^

ki Zi

0.

secondo fattore compreso tra parentesi zero (essendo

una soluzione

dell'equazione).

382

CAPITOLO XVIII
Si

ha ancora

114-115

che, se ^i e ^2 sono due soluzioni dell'equazione,

l'equazione sar pure soddisfatta da

z.T~^^ -^

(^1 -\- ^2)^"^ -4-i?i (^1 -4-

^/">

poich

+ ^,^'^>+i?l^/"-^>
due

termini

Zj^-\- Zi.

-4-i?n (^1

+^^^.; 1)+

fra

infatti:

parentesi

^2)

_^^^^^_^^^^^^

somma

deirultima

sono

entrambi nulli, essendo Zi e ^2 soluzioni dell'equazione. Da


quanto precede possiamo concludere che, se ^1, k^^
^n sono
costanti tutt'affatto arbitrarie, e
z^ sono soluzioni
^2,
dell'equazione, sar pure:
,

s-i,

yz=k^zx
una soluzione
arbitrarie,

(x) -4- k^ ^2 {x)

-F

-f-

(6)

Poich la (6) contiene proprio n costanti

di (4).

domanda

sorge spontanea la

se,

la (6) rappresenti ogni integrale della (5),

(x)

/5: ^,,

al variare
0,

in

delle

k,

parole,

altre

sia V integrale generale di (5).


equazione
lineare in n quantit k. Data
La (6) una sola
la y^ essa si pu risolvere, se
1, in infiniti modi. Si domanda pertanto: Se anche y una funzione che soddisfa a (5),
vi tra queste infinite soluzioni una soluzione, per cui tutte
le k siano costanti? Premettiamo alcune considerazioni di indole
se la (6) con le

cost.

n>

generale.

115.

Un lemma.

z^ n -\- 1 funzioni della x, per le


Siano y, Zi, Z2^
ammettiamo soltanto che posseggano le prime n derivate.
Noi vogliamo determinare altre n funzioni ki, ko,
della X tali che valga la
,

quali

kn

(1)
e

valgano pure
y'

y"

=
=

ki Zi 4-

h Zo

le

ki

z'i

-h k.

ki

Z\

-+-

z'.

h ^"2

-f-

-f-

kn Zn

-4-

-+-

+KA

(2)

kn

z'n

-r

+^ "-"

y-=^l^/''-'>+^,^2<"-"+
OsB. Le (2) sarebbero conseguenza di
per in generale non sar.

Le
nelle n

(1),

(2)

formano

incognite k.

La

(1), se le

un sistema

Te

di

fossero

costanti,

n equazioni

regola di Leibnitz-Cramer

ci

cosa che

lineari

assicura

383

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
della loro risolubilit in

nante dei

un modo

e in

coefficienti delle incognite


^2

W=

/l

uno

k
^

solo,

se

il

determi-

384

CAPITOLO XVIII

Un

caso particolare notevole

z(n)_l-p^z(n-i)

115-116
seguente: Se T equazione :

il

p^z(a-2) _^

-4-p,_iz' -|-p,z

0,

n funzioni Zi, Z2,


Zn a Wronskiano
allora per ogni funzione y derivabile n volte
si possono trovare delle funzioni k di x cJie. soddisfano alle
soddisfatta

da

diverso

(1), (2).
c/^e

(4),

dalle

zero,

Le

derivate k' soddisferanno alle (3), (3)bi3 e alla


>2e//a nost'a ipotesi diventa semplicemente
loro

^_ p^y(n-l) 4-.,p,y<-^>

y(")

= k\ Z/^ -

^^

-f- k',

Z2^^

^^

+ p_
+
+

y' -+-

k'n

^e le k' soddisfano alle (3), (3)bis, la y


soddisfa naturalmente anche alle (2) e (4).

116.
sulle equazioni

Applichiamo

Le

114.

Zi,

Z^"

|.

^>

i^^^'^^-

definita

da

(1)

Nuovi teoremi

lineari alle derivate ordinarie.

lemma precedente alla domanda posta al


Zn siano n soluzioni a Wronskiano difte-

il

z-i,

rente da zero della equazione omogenea

Anche y
^^"^

(Dms

soddisfi a tale equazione

+i>i

Si scriva la

per

le

(3),

(3)bi9

k\zi
lr

z\

y^"'^

lemma

4-

k'. z.

k'.

mentre
di

(4)bis

del

= o:
lemma: sar

(1) del precedente

-+-\-

/,

k\z,^"-'^-^k',z,'''-'' -^
la

cio

stesso

(2)
(

sia

-^p^'-'y' H- Pn y

y nella forma
del

lemma diventa

-h

=^

Jc'n z,,

^k\,Zn'''-'' =
-4- k'

nel

z\

nostro caso in

virt

(l)bis

(3)

/^\.aV"-'^ 4- k',z^}"-''

-4-

-4-

//,e'-^>

0.

Le (2), (3) formano un sistema di n equazioni lineari omogenee nelle k\ in cui il determinante dei coefficienti delle incognite il Wronskiano delle z che per ipotesi diiferente da
zero.

Dunque

27)

le

k'

sono nulle, cio

le

costanti.

Pos-

385

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
siamo
chiude

dunque rispondere aifermativamente


il
114 affermando che:

Se sono note n soluzioni

genea (1) od

(l)bi8,

altre soluzioni

H- k2

-h

Z2

combinazioni

loro

le

zero,

tutte

le

ki

Zi -+-

pi.

Sup-

lineari

kn Zn a coefficienti k costanti.

Ma i nostri risultati permettono di affermare di


poniamo che y soddisfi non all'equazione omogenea
all'equazione non omogenea.
y-^ -hp.y'^'-''

(4)

omo-

Zn della equazione

Zi, Z2

^ Wronskiano differente da

sono

y
-f-

domanda che

alla

(l)bis,

nia

-hpn-iy' -^p^y=f{x),

-4-

ferme restando le altre ipotesi sulle 2. In tal caso, come sopra,


si potranno ancora scrivere le (2), mentre la (4)ins del lemma
diventa:
(3)ms k'.z,'''-'^

-4-

+ k\,z^'^-'^ = f{x).

7/2^2^"-'^ -^

Le (2) e le (3)biB formano un sistema di n equazioni di


primo grado nelle k\ che si possono risolvere con la regola di
Leibnitz-Cramer, perch il determinante dei coefficienti delle
incognite il Wronskiano delle z, differente da zero. Si possono
cos determinare le k' e quindi con n integrazioni (una per
ognuna delle k') dedurne i valori delle k. Ognuna delle k porta
una costante additiva

perci l'indeterminazione di

un integrale
kr

indefinito della

-+- Cr

hr

Cosicch sar

{Cr

-h h2

Z2

= costautc

cio, se
si

ha

arbitraria).

y :=^kxZi
ihi Zy

test determinata,

k',.

-h

-^-

/i-o

-f-

hn Zn) "H

Z-z

-4- .....

4- kn Zn

(Ci Zi -+-

C-.

=
Z-,

4"

"f" Cy Zy).

secondo addendo del terzo membro una combinazione


z, a cofficienti
costanti e, da scegliersi in modo
qualsiasi, cio una soluzione qualsiasi della equazione omogenea (1) od (l)bi8. E ci naturale perch al 114 abbiamo
gi visto che da una soluzione di (4) si passa alla soluzione
Il

lineare delle

pi generale, aggiungendo ad
della equazione

essa

la

soluzione

pi

generale

omogenea corrispondente. Quindi:

Se le Zi- sono le n soluzioni a Wronskiano differente da zero


dell'equazione omogenea (1) od (l)bi8, la soluzione pi generale y
dell'equazione (4) non omogenea si ottiene ponendo y
ki Zi -f-

4- ko
25

Z2 -\r

4- kn

Zn,

ove

G. FuBiNi, Analisi matematica.

le

k siano

integrali di quelle fun-

386

CAPITOLO xviii

116-117

zioni k\ che si ottengono risolvendo

algebriche lineari nelle

equazioni (2)

le

(3)bi6,

k'.

Si noti, che, se f(x)=^0, la (3)bis


(2) e le (3)bis dicono ^'
0; cio ^

riduce

si

alla

le

(3);

come avevamo

cost.,

gi osservato.

metodo qui svolto di integrare la (trovare le soluzioni della)


chiama metodo della variazione delle costanti arbitrarie,
(4)
in quanto che alle k, costanti arbitrarie nella formola che
Il

si

risolve (1),

omogenee a

lineari

e**

(dove
y'''

cost.)

^Piy'"-'' -^P2y'^-''

y'

ce''';

Sostituendo in (1)
e^^(c" -4-^1
e,

pu soddisfare alla

=
y" = r

osservi che dalla y

Si

poich

si

affinch

deduce
^"^

e^";

e"

y=

dovr

zero,
e'*

posto

e" e'\

essere

nullo

o^

l'altro

rappresenti una soluzione partisufficiente

che

sia

equazione

e delle
e.

di^

-hpn-ic-^pn

-4-

forma dall'equazione

la quale si
di

una

carat-

4-j9iC"-' -+-i?oc"-'

incognite

(i)

o.

radici dell'equazione algebrica (detta

teristica)

-hpn-ic -4-^J

-4-

colare dell'equazione, necessario e


delle

-\-p,y

-+-

si

trova che deve essere:

non pu essere

e"""

ce"""

e"-' -f-jt?2c"-'

fattore; dunque,

coefficienti costanti.

cerchiamo se una funzione

a) Supposte ora le pt costanti,

nella for-

(4).

Equazioni

117.

sostituiscono convenienti funzioni di

si

mola che risolve

diiferenziale,

sue derivate successive


Si noti che al posto

la

c^

di

le

ponendo

0,

(2)

in luogo

potenze successive delle


ed al
e,
posto c^

1.

Se dunque noi risolviamo la (2) e supponiamo che

le

sue

radici siano tutte reali e disuguali,

le

funzioni:

*
e'^"",

e^^^

e'n^

rappresentano altrettante soluzioni particolari distinte dell'equazione diiferenziale.

EQUAZIONI DIFFERENZIALI

387

E perci, se dimostriamo che il loro Wronskiano, cio il


determinante formato con queste soluzioni e le loro derivate sino
a quelle di ordine yi
1, diverso da zero, potremo affermare,
giusta la teoria sviluppata di sopra, che l'integrale generale

della (1) :

Ora

il

k,

6^'

Jcn e'-""

determinante di cui

da zero, perch esso


jCja;

(Jki

cost.).

parla effettivamente diverso

si

:
yH^

e^n
C-X

Ci

Co e

e'''

Ci"-' c''^C2"~'

:-''-''

e''^

che (raccogliendo a fattor comune

"^"^,

le

e''*'^

che compaiono

nelle singole colonne) si dimostra uguale a:


1

C2

Ci

Cn
2

Cn

ci

Ci

U"

di cui il primo fattore un esponenziale, e il secondo fattore,


che il cosi detto determinante di Vandermonde o di Cauchy,
uguale (23, pag. 76) al prodotto- delle differenze delle e combinate a due a due fra loro in tutti i modi possibili; quindi
esso non pu essere zero, a meno che due delle e non siano
fra loro uguali, ci che noi abbiamo escluso supponendo le radici

della (2) tutte distinte.

Eserczio.
Sia per esempio l'equazione:

y"

Le

^y' + 2y =

radici dell'equazione caratteristica

3c
sono

0.

numeri

1,

2.

388

CAPITOLO XVIII

Due

integrali particolari sono perci:


X

2x
e,

e,

117

l'integrale generale dell'equazione :

ae'
dove

a,

be'"

-}-

sono costanti arbitrarie.

Immaginiamo ora che le n radici Ci, Co,


c (che ancora
reali) non siano tutte distinte. In tal caso, col metodo
precedente si ottengono n integrali particolari, che non sono
distinti ed hanno quindi un Wronskiano nullo. Non si trova
P)

supponiamo

perci pi l'integrale generale per la via precedentemente seguita.

Ora si pu mostrare che, se Ci


perde un integrale particolare perch
ma se ne acquista un altro, e cio:

= ^e^.^

y^^

y'"

=
=
=

si

xci

deduce

e^^'

e^^"

+ xcl

3c'j e^'"

-h xci

e''''

e^"

E, sostituendo nell'equazione diiferenziale data,


{xc\

e''""

-h

-\-:pn-2c\

a;e'''(cr

+ e'^'^ncr-'
La

-^Pn-i

Ci

quale relazione effettivamente verificata se


e

Ci

si

dell'equazione caratteristica,

prima derivata rispetto alla

e,

0.
radice

Ci

annulla non solo

ma

trova:

+^n)

4- 2i?,,_2Ci -l-i?_i)

-I-

si

Ci xe''"" -4- jpn xe''"") -+-

-^pn-^ci 4-jp_i

doppia, perch allora per

membro

xe''""

si

e"'*,

(*)

e'^' -4-

2ci

che

allora vero

diventa uguale a

uguaglianza

Infatti dalla precedente


y'

Co,

e'''"'

primo
sua

il

anche ( 64)

la

cosicch ciascuna delle

-^ 'Pn-lCi -^ Pn,
+i?lCi''~^ -4nci''-' 4l)i;icr"' 44-i?_i
Ci"

(w

nulla.
(*) Si noti che, se c^ =i=

sostituire
ituire la e^i* e la
c^
C^

tende precisamente ad

ic

c evidentemente

e ^i*

e,
Ci

per

c.^

alle

soluzioni

e'''*,

e^^^*

possiamo

La seconda, pensata come funzione

e,.

di

Cj,

389

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
Cos, in generale,
tipla d'ordine

pu dimostrare che,

si

se

mul-

radice

Ci

k,
2

c,.r

pCias

CiX

-1

c,x

sono tutti integrali particolari dell'equazione.


Riassumendo: ogni radice d'ordine k d luogo a k integrali
particolari, che, insieme con gli altri integrali derivanti dalle

sia semplici, costituiscono

sia multiple,

altre radici,

integrali

particolari dell'equazione.

nuti

Di pi
hanno

lineari

zione

si

che

potrebbe far vedere

Wronskiano non

il

nullo:

ottengono quindi tutti e

si

integrali

gli

con

soli

cos

integrali

gli

dell'equa-

(*).

Y) Dobbiamo finalmente considerare il caso che


dell'equazione caratteristica non siano tutte reali.

Se

y=

otte-

combinazion

loro

le

limitassimo a considerare funzioni

ci

dove

e""*,

^^ a

ib

-\-

reali,

la soluzione

una radice complessa

radici

le

dell'equa-

zione caratteristica, non avrebbe per noi alcun significato.

Ma se teniamo conto anche di funzioni complesse, potremo dimostrare che 6^"+''^^* ancora un integrale (complesso) della nostra
equazione. Infatti tutti i nostri ragionamenti hanno usato soltanto delle regole del calcolo algebrico, delle regole di derivazione di una somma, di un prodotto, e dell'esponenziale

anche nel campo

lanche

Cosicch,

e"""

(e

cost.),

55-60 e particolarmente pag. 188)


delle funzioni complesse della x.

che continuano a valere

(cfr.

caso

nel

di

complesse

radici

dell'equa-

zione caratteristica (2) vale il teorema: Se Ci, C2,


c sono
le radici tutte distinte di (2), la pi generale funzione (com,

plessa) che soddisfi alla (1) ki

e*''''

-4-

k2

e'''^

-4-

kn

e^'i''

dove

k sono costanti arbitrarie (complesse). Se invece vi sono


radici multiple^ e, per es., Ci radice di ordine r, si debbono
le

asscmere

integrali particolari corrispondenti

e^'^xe^'^...x^-'e'''^
(*) Riferiamoci all'ultima

sole radici uguali


le e

e,

''i^,

=
.

Cj

c.^.

Il

Wronskiano

e,

ottenuto dividendo per e,


il

prodotto

di

e^^i

+ "2 + +

esso perci, diviso

per

nota a pie di pagina, in cui

Alle soluzioni

e,

e,

Ct,

delle

si

sono (se

sono
e,

supposte due

=^

Cj) sostituite

nuove soluzioni uguale

Wronskiano

il

t;>a;

e''*, 6*^^*

delle soluzioni iniziali.

al

quoziente

Questo valeva

prodotto delle differenze a due a due Ci


ha un quoziente, che per C2
c, tende a un limite

diverso da zero. Questo limite

per

il

il

Wronskiano

delle e

Dimostrazione analoga vale nel caso generale.

*^i*,

e*^'^,

ecc.

ed.

d.

390

CAPITOLO XVIII

117

Per questa via abbiamo trovato

tutti

integrali,

gli

anche

complessi, di (1). Vogliamo trovare quelli di essi che sono reali,

supposto naturalmente che


se (2)

pi sieno costanti reali. In tal caso,


radice complessa semplice a -\r ih, essa ha anche la

ha una

le

radice complessa coniugata a


g(a+i?>)^

ih; cosicch insieme alFintegrale


sar anche l'integrale ^"'^^''. Si debbono ora sce-

vi

gliere le costanti ^i

-f- i

^j

r^ali) in guisa che ^1 e^""^"'^* -h ^2

muti mutando
costanti

?,

ih

in

Si

i.

= +

k^

mi,

e^""*''^''

^2

m = cost.

(/,

sia reale,

ossia

non

debbono in altre parole scegliere

le

in guisa che
-+-

6^'^

im,)

= mO
(li

+ ''^=" H-

+' m.)

(^2

ik

e^"-'''^" -f-

'-''^''

im.) e^^^''^\

Ci avviene allora e allora soltanto che ki e ^2 sono immam^; nel qual caso
Zi
k, mi

ginarie coniugate, ossia che

=2
2 mi =

'-''^'
k^ ^-^''^-.-^ k,

Posto 2
hi e"* cos

Zi

/^i,

a; -+- /i2 e'""

sen hx

In modo analogo
di

(2) e

quindi

si

e"" (Zi

=
cos hx m, sen

questo integrale diventa

/^2,

costanti reali arbitrarie).

{hi, h2,

vede che, se a -h ih fosse radice doppia


i h,
avvenisse di a
si trovano

altrettanto

anche

gli

h^

cce"""

cos hx -h hi

cos via.

hx).

integrali

In

rf* sen hx

modo

simile

{h^, hi costanti reali arbitrarie)

si

trattano le altre coppie diradici

vede facilmente che cosi si ottengono


tutti gli integrali reali di (1). In conclusione l'integrale reale
generale di (1) una combinazione lineare a coefficienti costanti
complesse coniugate; e

si

reali arbitrari di integrali particolari del tipo


x'

e'^, x'' e''^

cos hx, x' e"" sen hx.

Esempi.

r) L'equazione

-4-

?/'

-H 3

radici dell'equazione caratteristica

c"

?/

==
2

e -4-

grale reale generale quindi e""" {/h cos


dove hi, hi sono costanti reali arbitrarie.
2^)

zione

c^

L'equazione y" 2
2c-f-l=0

equazione omogenea

?/'

4-

?/

a;

caratteristica

3 =

ha

V^x
ha

-4-

1/2 per

0. Il suo inte-

h^ sen 1/2 x),

le radici dell'equa-

della

corrispondente

391

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
uguali entrambe

arbitrarie) l'integrale generale

perch

Ci " -\- c^ix e*

cosicch

-4- 1,

cost.

equazione omogenea,

tale

di

(ci, C2

Wronskiano

il

xe^

e"

xe
soluzioni

delle

x,

da zero. Quindi l'integrale

differente

generale dell'equazione proposta

y ^=
dove

le

c\
trae

si

Ci

e",

" -+-

c\

4-

(e"

x^ e

=
=x

e^)

a;

"",

= ^x=

Sar perci

e-""
a;

=^

c'2

"^

-\-

{x

dx

e"""

x^ e-^

e"""

-4-

a;

H- fe

e"* -h 2 e"*
(^1, ^2

2)

-f-

2)

-\-

ki "

-f-

^1
-\-

e''

ki

+ (
x

a;^

"

potuto scrivere senz'altro,


coi

che

-f- 2,

a;

cost.).

(Ari,

x) -h k.
ko

si

appena fosse

stato

sarebbe potuto

"

cost.)
si

sarebbe

noto l'integrale

ottenere

metodi dati nel seguente esempio

Esso

l'integrale pi generale dell'equazione proposta.

particolare

-+- /^i

H- 2 X

rzn (x'
^==^

mente

C2

?/

-\- C2

-^ c'2x'

"

c'i

e quindi

e""

sono funzioni della x determinate dalle

Ci, C2

c\

donde

Ci

pi

rapida-

2.

Altri Esempi.
1^

Formare l'equazione

ordinarie di
2/1,^2,

w^*'"*'*

ordine,

che ammette

gli

alle

integrali

derivate

particolari

,.y.

Ris.

y y

yiyiy
y2y2y
r

(n)

fi

yi

y^

in)

if

yny'ny'n
la quale

omogenea

lineare

non

si

= 0;

yii^^

riduce ad una identit, n ad una equazione di

ordine minore di n^ se

il

Wronskiano

delle yi differente

da zero.

392

CAPITOLO XVIII

117

primo membro

di questa equazione il Wronskiano delle


Dunque:
y,yi,y2
Se il Wronskiano delle j, yi, yo,
yn sempre nullo,

ma il Wronskiano delle yi, y2


da zero, laj
differente
yn
-h
combinazione
lineare
k2y2-H
una
kiji
^ coefficienti k costanti delle ji, y^,
YnIl

,t/.

+ Wn

2* Integrare l'equazione

y''''^Piy'''-''^P2y'''-''^...-^Pny
(p^

zziz

cost.

ai

cost.

= aox'^^a,x'''-'-h,..-ha,.
m

n,

Ris. Anzich col metodo generale,

interi positivi).
si

pu ottenere pi bre-

vemente un integrale particolare ponendo


?/

= + lix
6o

-\-

-V-

x^

hrr,

Pn bm

ho

-^Pn-1

ecc.,

cost.).

uguagliando nei due

trova:

si

= do; Pn kn-l + '^ibmPn-l =


\)Pn-l K-l + m (w

Pn'bm-2 -^ {m

Pn

di x''"',x"'~^,

coefficienti

(hi

Sostituendo nella nostra equazione,

membri

h -4- 2^_2

&2 -t-.-.+i?!

Ci\

l)Pn-2

&_i

K =" do

-f- t

',

,,

dove sono supposte nulle le hi,


Queste equazioni permettono
le

hm, hm l,

Oq,

supera m.
di determinare successivamente

il

cui indice

ma noi possiamo sempre


il solo caso p,^
supporre pn =^ 0, purch si assuma una conveniente derivata
della y come funzione incognita, ecc., ecc.
Fa

eccezione

3**

y^^^ -4-

Pi

Integrare T equazione

y^-'^

4-

i9

?/

A:

e'^

(pi, h,

cost.)

{k=^0)

dove h non radice deirequazione caratteristica

r + i^iF-'-h

+i?

o.

Ris. Anzich col metodo generale, si pu ottenere pi brevemente un integrale particolare ponendo
tj

e'-

{l

cost.).

Sostituendo nella nostra equazione

che determina la
relativa al primo

l,

se

h non

membro

si

trova

radice dell'equazione caratteristica

della

nostra equazione

differenziale.

393

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
4 Si discuta l'equazione

y"

-\-

qy0

-\-

py

(p,

Ris. L'equazione caratteristica


radici

'^2

|/^^^
|/

cost.).

+ g = 0, e ha per

-h ^c

^=

^^^'X

c^

queste radici

coin-

cidono e l'integrale generale della nostra equazione

le

-h

\ixe

(^,

[J^

cost.).

Escluso questo caso limite di scarso interesse, trattiamo


Se

^j

l'equazione ha due radici reali che potremo

indicare con a, P; l'integrale generale .le^" H-fAe''*(X,


il quale,
se a, p sono negativi, tende a zero per

[i

x=

Se invece

gli altri.

^4 ^ <

0,

si

ponga q

dell'equazione carattestica saranno

^
4

^^ ik

=z
e

k-

-^

gli

cost.)

-f- oo

\e

radici

integrali

della nostra equazione saranno

Essi

si

^
;

X cos

4-

^o;

ridurranno a sole

quindi

q^^k^

[1

sen

kx

funzioni

(X,

zzz cost.).

|i

trigonometriche

se

0,

(*).

Questi risultati sono stati trovati per via diretta al 113.


Questo studio ha numerosissime applicazioni fsiche.

In molti

problemi

(scarica

elettrica

vibrazione di un pendolo, ecc.)

un

di

condensatore,

presenta una quantit y (intensit di corrente, angolo di un pendolo con la posizione di


si

tempo x, che la fisica dimostra soddiun'equazione


del
tipo precedente, dove le costanti p, q
sfare a
equilibrio) variabile col

sono positive. Allora, se

^^

>

le

0,

a, p

sono negative, e

oo
X e
-4- ji e""* ci
quindi ^
definisce una y che per a;
tende a zero. Si tratta in tal caso di un semplice fenomeno

(*) Si

pn porre

"^

i =i:

a cos

costanti arbitrarie, dire che a,

equazione diventa a t

cos

,
-^

= a sen

e,

*,

invece

sono costanti arbitrarie

{Jix

),

dove

-i

di

dire

che

>,

/*

sono

la soluzione della nostra

la cosidetta fase.

394

CAPITOLO XVIII

(p. es., un pendolo che torna alla posizione di equiun mezzo che presenta tale attrito da impedirgli ogni

smorbato
librio

in

ulteriore oscillazione).

Se

117

fenomeno vibratorio

^^

abbiamo in questo caso un puro


quando kx aumentato di 2 ti, ossia

allora g

0,

quando

il

tempo x

aumentato

condizioni iniziali

cosicch

2
_

di

sist&tna

il

riprende

le

TC

durata di una

la

oscilla-

li:

zione completa.

Se

j?

>

0,

se

abbiamo ancora un fenomeno

reale, allora

^'

Per l'esponenziale e
che tende a zero al crescere di X, ci avverte che le vibrazioni vanno diminuendo di
ampiezza, o come si suol dire, si smorzano. La durata di una

vibratorio.

TT

oscillazione sempre -y

pensare alla scarica


filo

di resistenza

di
il

Per

fissare

un condensatore

cui coefficiente

idee,

le

di

di

j?

si

capacit

pu

in

un

x,

la fisica

insegna

Per

lettore

autoinduzione sia L.

Se t/ l'intensit della corrente all'istante


che y' -\- py -f- g
dove sia posto

il

^=L' ^ = LCha ^ = / -

Dunque in tal caso si ha con Thomson che 2 ti LC la


durata di una vibrazione, e, se e la velocit di propagazione
delle

onde elettriche, che 2

Un

ti:

VlC

la

lunghezza d'onda.

esempio di equazioni a derivate parziali.

Se abbiamo una equazione alle derivate parziali, cio se la


funzione incognita dipende da pi variabili indipendenti, allora,
come si pu verificare sugli esempi dei 93 e 110, una soluzione
di tale equazione non si pu pi definire, prefissando un numero
finito di costanti (le 6o, &i, ...; &n-i del teorema di Cauchy a
pag. 377), perch la soluzione pili generale di tale equazione
dipende da funzioni arbitrarie.

Noi qui non ci occupiamo dello studio di tali equazioni che


generale molto difficile. E ci accontentiamo di osservare

in

EQUAZIONI DIFFERENZIALI
teorema, che

seg.

il

derivate

alle

4X^
ox
/*

F^-^
y

pu generalizzare a

si

parziali

primo

ordine.

Fsono

funzioni note di x, ^'


y, e dove

Sia

'

la funzione incognita.

~ ^= Y alle

le equazioni
data l'equazione

tutte

del

ove

0,

395

X=^0.

Sia

Consideriamo l'equazione

dy

d/X

derivate ordinarie

Jy.

la

cp

(x^

3cp

sua soluzione pi generale. Sar

la

X^

= dx

1^ deve essere uguale a quel valore

deduce in

xi,

{x^

indipendenti,

y, che dalla

di

^ ^ _^ 35

3/;

^x

'yi

^xi

^p

delle funzioni implicite.

assumiamo

xi^

'

come nuove

t/i

come sar generalmente


3f
^x

La

teorema

del

virti

y)^=iy^

perch

dy

JL

si

definisca

cost.

3q?
Y ~ =0,

-4-

ox

y)

Sar

possibile.

cost.

Poniamo
variabili

3/-^ }l 3t
^y

nostra equazione diventa perci

^yi ^y

^-

Cio

0.

le

funzioni

0x1

f cercate sono tutte e sole


110, pag.

(Cfr.

Cos p. es.

le

le

soluzioni di

perch
x =

funzioni di x

risolvendo la

funzioni

le

=
+^
^
VX
dy

le

y,

soluzioni di

(cfr.

il

le

X, Xi,
sole

le

cp.

...,

= F= sono
-^ =
ottengono
dx
(X

1)

110, pag. 369)

si

di

91, 92

soluzioni di

o,

OXn

sono funzioni di x,

funzioni

le

+x,.| =

+ x.,^
+
xf+x.,^
ox
dxi
0x2
tutte

cio della

t/i,

cost.

?/

In modo simile

ove

della

368).

^n,

sono

xi, X2, ...... a:,

se

le

soluzioni

del

sistema

dx

si

dxi

ottengono risolvendo

Ma

non

le ^1

dx2

cost.,

dxn

cpo

cost.,

nostro scopo approfondire e precisare

9,^

simili

cost.

studii.

396

CAPITOLO XIX

CAPITOLO

118

XIX.

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE


DEL CALCOLO INFINITESIMALE

118
Siano

Tangente ad una curva

= x(t); y = y{t); =
z

{t)

(1)

derivabili di un parametro t. Al variare della


il
punto {x^y^z) definito da (1) descriva una curva C. Su questa
consideriamo un punto A
(xo, y^, Zq) corrispondente al valore ^o
della t, e un altro punto
corrispondente al valore U -H h

funzioni

i^

della

Poniamo

t.

y' {Q, z\
z' {Q, Per anay\
curve piane noi chiameremo retta tangente alla C

logia con le
in

=x

x^^

(to),

la posizione limite della retta

Le equazioni
X

(to

AB

della

x^

4- h)

sono

Xo

ito -i-

AB

(per

0).

^0

h)

yo

(to

^0

-^ h)

^
z^

suoi coseni direttori sono quindi proporzionali alle


(to

-h h)

Xq,

(to

-^ h)

(to -+-

yo,

h)

Zo

ossia alle:

(to

+- h)

Xq

(to

-hh)

yo

(to

-h h)

h
1 limiti Xo, yo,

z'o

di

(to)

queste frazioni (rapporti incrementali)

saranno dunque proporzionali ai coseni direttori della tangente


in A della C; la quale avr dunque per equazione

odo

Xo

yo

Zq
^

y\^

z'o

(*) Si suppongono i dominatori non contemporaneamente nulli. Questa ipotesi


contenuta (per h abbastanza piccolo) nell'altra, che enunciamo pi sotto, che
almeno una delle x\^]j'f,^z\ sia differente da zero.

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.


( necessario supporre che non
si

esamini

il

sia

x^

397

= y\ r= /q ^=

caso che soltanto alcune di queste derivate siano

nulle).
I coseni direttori
^y'o,

dove X

^-^'o,

perci

di

tale

tangente r saranno

un fattore

dunque X^'o

di proporzionalit definito

dalla

=
398

CAPITOLO XIX
Nel primo membro

nelle

x'o,

2/o,

di

potr

y\^ z\^

^0,

Ne deduciamo

che

che

(2),

queste

che per

119

un polinomio omogeneo

derivate

sostituire

non

una

identit,

Se f

(x, y, z)

di S

cosidetto ])iano tan-

il

l'equazione di

^^)

perch gi abbiamo escluso che

Quindi

nel punto A.

un intorno di un punto

Xo,

ad una

(L0/--)-o-

essa V equazione di un piano

X, y, 2,

gente alla

(Oo^^-^^-^ (|)>-^-^-^
(4)

a;

punti x^ y, z della tangente in


C soddisfano alla

qualsiasi delle nostre curve

La

le

(3) sono ad esse proporzionali.

le

una

le f^, ^'yj ^'z

superficie S, e se in

sono finite

continue,

mentre in A queste derivate non sono tutte nulle, si possono


tirare su S infinite curve (dotate di tangente) uscenti da A.
Le tangenti in A a tutte queste curve giacciono in uno stesso
piano (4) il piano tangente alla S nel punto A.
:

Se l'equazione della superficie


z

f=z^{x,y)

ossia, se

(S)y - ^")
Adottando

essa

si

la

z,

-^

= ^{x,

data

sotto la

forma

y),

l'equazione del piano tangente diventa:

(|)/^ - y^^ - (^ -

notazione di

Monge

'

^'^

ridurr a
J9o

{x

H-

Xo)

g,)

{y

.Vo)

"S^o)

0,

che l'equazione cercata.

Volendo trovare i coseni direttori della normale n al piano,


baster ricordare che tali coefficienti sono proporzionali ai coefficienti

di X, y, z,

Essi saranno
zionalit

si

cio a
"kp^

\ dove

jpo, ^o,

go

1-

il

fattore

determina ricordando che deve essere

[Xp,Y-^[\q.;f-^y^'=\.

di propor-

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.


Otterremo

399

400

CAPITOLO XIX

mento

h)

(a,

I determina

interno ad

proietta in {a,

g 120
quel pezzo di

C,

che

si

h).

Supponiamo di sapere che cosa la lunghezza di C ed


anche la lunghezza di ogni sua parte. Allora ogni intervallo (a, h)
di r individua un pezzo della curva C, e la lunghezza di questo.
Tale lunghezza S (a, b) sar una funzione continua di (a, b)
che evidentemente additiva (*); perch se (a,

6),

(b,

e)

sono

evidentemente la lunghezza di quel pezzo


due intervalli
di C che si proietta in (a, b) e la lunghezza di quel pezzo di C
che si proietta in (b, e) hanno per somma la lunghezza di quel
pezzo di C che si proietta in (a, b) -h (b, e)
{a, e).
I nostri procedimenti basteranno a calcolarla, se di tale
funzione additiva sappiamo dare la derivata. Tale derivata
per definizione il limite
distinti,

lim

b=^a b

'

(1)

del rapporto ottenuto dividendo la lunghezza del pezzo di curva

che

si

nell'intervallo

proietta

(a. b)

l'ampiezza* 6

per

di

tale intervallo.

La

pi semplice ipotesi che noi possiamo

fare,

ispirandoci

che un tale pezzetto di curva, quando la sua


a molto piccola, si confonde quasi con un
proiezione b
pezzetto della retta tangente alla curva, la seguente:
all'idea intuitiva,

Tale derivata identica a quella che si otterrebbe sostituendo alla curva la tangente x in quel suo punto che si
proietta nel punto x

Questo secondo postulato

a.
ci

appare come

il

pi semplice anche per la seguente

considerazione. Nel cerchio il rapporto di una corda all'arco corrispondente tende


ad uno, quando l'arco tende a zero. Appare spontaneo di ammettere questa propriet per curve qualsiasi. Il precedente postulato ne conseguenza immediata.

ammettere tale propriet equivale ad ammettere che, se noi indichiamo con


la lunghezza della corda congiungente quei punti di C che si proiettano
h, sia
nei punti x=^a, x

Infatti

e (a, h)

,.

lim

Cosicch

il

limite (1)

si

lim
=^a

Ora poich
t,

il

\
X

1.

pu scrivere anche

,.

tangente

e (a, h)

Sia.h)^
,

la retta, cui

'

,.

hm

c(a,J))
r^\

,.

,i -= lim

h^aS{a,h)

c(a,h)
-,

a
'

h^r> h

a, alla retta
appartiene la corda {a, h) tende, per h
modo dato dal prece-

limite (2) coincide col limite (t) calcolato nel

dente postulato.

(*)

,\
(2)

Naturalmente questa affermazione

un primo postulato.

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.

401

Si cosi in pi dimostrato che postulati enunciati sono concordi con


definizioni hlementari relative alla lunghezza degli archi di cerchio.
La definizione, data assai spesso che la lunghezza di un arco di una curva

le

superiore dei perimetri delle poligonali inscritte pi generale della


precedente, ma non contrasta mai con essa. Non la adottiamo per le complicazioni

il

limite

che porterebbe una definizione analoga di area

che

bene evidente

una

di

sghemba.

da noi posti hanno un

postulati

superficie

significato indipendente dalla scelta della particolare retta r su

cui

si

proietta. Se la retta su cui

la derivata

citata sar

proietta,

si

dove zx

7
r,
cos (i x)

tangente t forma con l'asse delle x.


L'arco della curva compreso tra
sar dunque nelle nostre ipotesi

Tasse delle x,

l'angolo
^

che

la

punti di ascissa a e b

dx
^

Le

cos (t x)

nostre ipotesi equivalgono a dire che


1*"

Le equazioni
y

perch in tal caso

2'

La -^

Vi

di

-~
= dx

-H

cp(a;),

(cio

la

proiezione

sull'asse

(le

9 hanno derivate continue).


dato da
/*,

(x)

-^ ^'Hx) dx.

-= ddx
z

dii

(x)

nostro arco

/.
f

l/l -h f"' (x) -h 9'' (x) ( 118) esiste ed

una funzione continua

Posto

possano porre sotto la forma

si

valore di

=
il

punto della curva.

il

cos To;

In tal caso

di

= f{x)

il

delle x) individua

n.
a

cp'

(x)

si

ha che

il

nostro arco

vale

/(/

df-

dz' ,

dx

dx

formola che, come noto dalle regole di integrazione per sostituzione, indipendente dalla variabile scelta

integrazione, e che

si

suole scrivere perci

Vdx- -H

G. Tubini, Analisi matematica.

di/

-+- dz^.

come variabile

di

402

CAPITOLO XIX
Ci significa che, se x ^= x

120

y =^ y

z^=^ 2{t) sono le


equazioni parametriche della curva, quel suo arco corrispondente
a valori di

(t),

dell'intervallo (a, P) vale

jyx'

(t),

y'^{t)^B"{t)dt

it)

Questa for mola vale anche per curve, che siano in corrispondenza biunivoca con la proiezione sull'asse delle y^ o sull'asse delle z; e si estende tosto a curve, che si possano scomporre
in un numero finito di pezzi, ognuno dei quali sia in corrispondenza biunivoca con la sua proiezione su uno dei tre assi.
Se noi indichiamo con s l'arco contato da un'origine qualsiasi
al

punto

t,

dunque

s't

= Vx? -h

y't' -\- z't

cosicch

direttori della tangente alla curva sono (pag.

Affinch

dx

y't

dy

z't

dz

s't

ds

s't

ds

s't

ds

parametro

il

dunque necessario

La
via

la

si

coseni

da uno o da un altro punto

x^

e sufficiente che

nostra formola

coincida con l'arco s misurato nel-

nell'altro verso a partire

l'uno

x!t

397)

-h

-4- z't

y't

pu rendere intuitiva anche per altra

nostra definizione sar cosi giustificata anche con nuovo

Un

curva ha per
lunghezza l'incremento ds che s subisce passando da un estremo
all'altro; se noi lo consideriamo come rettilineo, avremo che ds^
uguale alla somma dei quadrati delle sue proiezioni dr, dy^ dz
dx^ -4- dy'^ -^ dz^.
sui tre assi coordinati. perci di'
metodo.

pezzetto

piccolissimo

nostra

della

Esempio.

Si trovi

Le

a;

perimetro dell'ellisse j 4-

il

=a

^=h seni

cosi, y

per

zioni parametriche di tale ellisse.

Ap Va'

-h

7,

b' cos"

=
&^

a^

Posto

Il

sen'

tdt

= 4a T

-v=

1-

^2

n sono le equat^t
suo perimetro sar
:

|/

^ T

1,2

CQs'

dt.

e'

(dove

<

1) tale integrale

si

calcola iute-

a^

grando per serie come l'integrale dell'esempio

al

79, pag. 266.

403

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.


Lunghezza di una curva piana

P)

coordinate polari.

in

si

r cos ^j y=^r sen 6, dalla dx^ -h dy^^^dr" 4Posto X


deduce che la lunghezza di una curva definita dalle:
e

r' r^

dt

r{t)

r" 6^6^

(0

a^t^)
vale

Consideriamo,

p.

=:z

es.,

curva

la

h -h k

{h,k=^

cost.),

che si riduce a un cerchio per ^^


e a una spirale
mede per h=^0. Quel suo arco per cui a ^ ^

di Archi-

ha

per

lunghezza

j
come

si

riconosce ponendo

2nh

se ne deduce che
Il

lettore studii

121.

ed

il

caso k

integrali

la

Area

Posto k

0,

0, &

= 27c
h.

0.

una superficie sghemba

di

ad

estesi

^.

periferia del cerchio di raggio

una superficie sghemba.

a) Affatto analogo lo studio dell'area di

una

superficie

sghemba. Se tale superficie


in corrispondenza biunivoca con
sua proiezione /sul piano xy, ed quindi rappresentabile
con un'equazione z ^= f(x, y), Varea s di quel suo pezzo s,

la

che si proietta in

un pezzo

a di

si

definir

semplice come quella funzione additiva di


in

UH punto

a,

la

nel

cui

modo

pi

derivata

di I identica a quella che si otterrebbe sosti-

tuendo alla R il suo piano tangente nel punto che si proietta


in A. Tale derivata (che supporremo finita e continua) vale
a l'angolo del primo quadrante che tale piano
A
tangente forma col piano xy^ cio l'angolo nz del primo quadrante che la normale ad
nel punto considerato forma con

dunque

se

404

CAPITOLO XIX

cos a

Poich con

delle ^ (*).

l'asse

Tarea

le

/>'

121

notazioni

pezzo

5 del

p'

del
s

di

119

si

sar

ha

do

q'

esteso alla proiezione a di 5 sul piano xy.


Si

Ed

noti che ci equivale appunto alla


1

cos a

= v/i +

direttamente che

verificare

facile

ds

do

tale

integrale

ha un

significato indipendente dalla posizione degli assi coordinati, ed

estendere tale formola a superfici composte di un numero finito


di pezzi, ciascuno dei quali sia in corrispondenza biunivoca con
la sua proiezione su un qualche piano, p. es., su uno dei tre
piani coordinati.
Noi, anzich occuparci di tali questioni, vogliamo aggiungere

una

sola importante osservazione.

Sia S una funzione additiva dei pezzi s di una tale superR. Se, com' la convenzione piii spontanea, adottiamo come
misura s di un pezzo s l'area test definita, la derivata
i S
P)

ficie

dS

sar -

Se

consideriamo

ds
pezzo

5 di i^

ossia,

se

il

valore di

come funzione della proiezione a di 5 sul piano xy,


come misura di s l'area o di tale proie-

sar

dS
-- = VI +/

= dS
do
dsdo
ds

/-

r,

-f-

g' i^.

S JVl
di

corrispondente a un

adottiamo

zione, la derivata di

Cosicch

+/-f-g' Fdo

=JdxfVl -H/ + g' Fdy.

Questa formola riduce il calcolo di funzioni additive dei pezzi


una superficie S a quello di un integrale piano.

(*) Vedremo che tale definizione concorda con la definizione elementare nel
caso della sfera cfr. le osservazioni del precedente 120. Noto che qui, analogamente a quanto si fatto in altri paragrafi, si indica con la stessa lettera s un
pezzo di 2 e la sua area.
;

405

alcune applicazioni geometriche del calcolo, ecc.


Esempio.

Sia

una

superficie,

parte della

parete

di

un recipiente

pieno d'acqua (un bacino di carenaggio, p. es.). A pag. 332,


fosse piano e verticale
es. 3^ abbiamo studiato il caso che

qui studiamo

il

caso generale. Ricordando che la pressione subita

fosse un piano comunque inclinato, sarebbe normale


avrebbe per intensit il peso della colonna liquida che
gravita su R, si induce la seguente proposizione generale.
Se l'asse delle z verticale, e la ^ rappresenta proprio la
distanza di un punto del recipiente dal pelo libero del liquido,
le componenti secondo Tasse delle x o delle y o delle z della
sono funzioni additive di 5,
pressione subita da un pezzo s i
la cui derivata vale rispettivamente z cos {nx), o z cos {ny\ o

da
ad

jK, se

jK e

2 cos {nz).

Se i^ in corrispondenza biunivoca con la sua


tali componenti valgono dunque

proiezione

sul piano xy,

/ z

oppure

/ /

cos {nx)

zq dx dy, oppure

La componente
dentemente
tanti

-h p^ -h q^ do =1

V\

il

/ /

dx

/ /

zp dz dy,

dy.

dx dy verticale

della pressione

volume del cilindroide generato dai segmenti

punti di

122.

xy

sul piano

Area

proiet-

(pelo libero del liquido).

una superficie

di

evi-

di

rotazione.

Se noi poniamo

p cos

0,

^ ==

(donde p

p sen

l'equazione di una superfcie


^

si

= Vx^

-\-

y')

pu scrivere nella forma

/'(p,0).

(1)

Se essa di rotazione attorno all'asse delle z^ l'aumentare


di una costante a qualsiasi, cio il far rotare di un angolo a
la nostra superfcie attorno all'asse delle z trasforma la superficie in s stessa, cio non ne muta l'equazione (1); cosicch,
-4- a).
qualunque sia a, sar /*(p, 0)
Cio /"(p, 0) non
/'(p?
varia, qualunque incremento venga dato alla 0, cio comunque
si cambi il valore della 0. Essa dunque indipendente dalla 9;

406

CAPITOLO XIX

una funzione

cio

cp

122

della sola p.

(p)

l'equazione della nostra

superficie sar del tipo:


z
'

La

cp{p)

cio

sua intersezione

<2r

un profilo meridiano,
iz^

cp

cp

(-f-

la cui

-+- y-),

i/:r

semipiano

col

y=0

non

noti

(si

{l)u.
col piano)

x>

equazione (in tale semipiano) sar


(dove X positivo).

(x)

(2)

L'area della nostra superficie vale Tintegrale


/ / l/l -hp^ -h q- dx dy.

deve naturalmente estendere alla proiezione della superfcie sul piano xy] questa proiezione la corona
circolare ottenuta facendo rotare attorno all'origine e sul piano xy
la proiezione sull'asse delle x della curva (2) [o del pezzo di

Questo integrale

si

curva (2) considerato].

Ora
i?

=
=V
x

9' (P)

=
^
x

T' (P)

A=rrVl
^'ffVl

"+-

==

Perci l'area

J_

+/ H- g'=
di

/S

-4-/ -h

q^

/""(p) p ^ p

dx dy
t^

T' (p) cos

cp

(p)

sen

1 -Hcp''(p).

da:

data

= 2^JV\
si

y-

= =
1

che

,^

/
-h
yx^

=/

/l

-h

cp'-

=fd e^l/l +
H-T'Mp")pt?p,

(p)

dx dy

cp" (P) P

=
=

(*)

pu scrivere

1= 2

7c

= 2 ^y^ j/ +
1

i/l 4-

()

cp

(a;) .T

^^^

^/^^^5

f'-^(p)pdp

(i

cui limiti sono

indipendente dalla
nell'intervallo (0, 2tt).

e,

(*) Si noti

che

corona circolare)

j/l

^x

(3)

raggi della precedente

che l'integrazione rispetto a

fatta

407

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.

= V dx^ -h

dove con ds
della curva
cui varia la

La

dz^ indico ora

e l'integrale

C,
5,

quando

si

-di

una

dell'arco

differenziale

il

deve estendere all'intervallo, in

descrive

C,

formoa fondamentale per

(3) costituisce la

dell'area

si

calcolo

il

superficie di rotazione.

pu rendere intuitiva, osservando che ogni pezzetto


C genera rotando un tronco di cono,
le cui sezioni circolari sono cerchi di raggio x^ e la cui area
e quindi 2Tzxds. Questa osservazione non ha per, cosi esposta,
alcuna pretesa di rigore. Resa rigorosa, essa dimostra che Varca
di una superficie di rotazione il limite dell'area generata
dalla rotazione di un poligono inscritto nel profilo meridiano,
quando i lati di esso tendono a zero. Lo studioso deduca la (3),

Essa

si

infinitesimo ds della curva

ammettendo questo teorema.


Esercizio.

Tarea della sfera di raggio R.


Se la sfera ha per centro l'origine, essa

Si calcoli

posto nel solito semipiano xz. Se

generata dalla
C di raggio
che un raggio

un semicerchio

rotazione attorno all'asse delle z di

cp

l'angolo

forma con l'asse delle x, e assumiamo


come origine degli archi s il punto in cui C incontra Tasse
jR cos 9
e il semidelle x, si ha
R^. D'altra parte x
s
generico del semicerchio

71;

cerchio

si

descrive facendo variare 9 da

o"

71:

^ "^

"o"

L'area della sfera vale dunque


a

{R

cos

cp)

J?^

cp

=2

7C

R^

cos

cp fZ cp

=4

TU

R^^

che coincide col valore dato dalla geometria elementare.

Teor. di Guldino. La (1) si pu interpretare con un teorema


analogo a quello del 106, pag. 346, osservando che, se J^
la lunghezza della curva rotante, d la distanza dell'asse delle z
(cio l'ascissa) del

suo centro di gravit,

allora

Ld=^

ds.

Se ne deduce: L'area di una superficie di rotazione vale


Ld, cio vale il prodotto della lunghezza L di un profilo
meridiano per la lunghezza 2 tu d della circonferenza descritta
nella rotazione del centro di gravit di tale profilo.
2

TU

408

CAPITOLO XIX

122-123

Esempio.
Centro di gravit di una semicirconferenza. Una semicircone lunghezza ti
descrive, rotando attorno
al suo diametro, una sfera di area 4 n E^. La distanza d dal
centro di gravit della semicirconferenza al diametro soddisfa

ferenza di raggio

perci alla A

E^ ^=

t^

123.

E. 2

ti

= x{t)]

un intorno

Sia

siano B,
I punti

il

ax

(t) -4-

di

by

punto di
punti

A, B,

I punti

definita dalle equazioni

y=iy(t);

membri abbiano derivate prime

cui secondi

in

dunque d

e vale

d,

{t)

corrispondenti

(t) -\-

ai

^=^ 0,

ti

che

(1) e (2) le coordinate correnti x, y,

D;

lare dei punti A, B,


it)

= ax

sar nulla per t=^to.

(1)

e seconde continue

corrispondente al valore

giacciano nel piano

-h cz

^o-

si

H- hy

^=

to -\- h,

all'equazione

ottiene eliminando tra

Ci avviene in partico-

z.

(t) -f- cz (t) -4-

^=

-^ k.

^o

(2)

cosicch la funzione della


(t)

della t; t

^o

valori ^o -^ ^,
di equazione

ti;

ax-^hy -^ cz-\- d^O.


comuni a C ed a
soddisferanno
(t)

=2E

Piano osculatore ad una curva sghemba.

Sia data una curva

t^

to

-^

k.

Per

(3)
il

teorema

Rolle nel pi grande dei segmenti determinati da questi tre


punti esistono almeno due punti ^i, ^2 ove F' (t) nulla, e quindi
di

almeno un punto
colare [posto xo

^3,

=^

aX(i

ax

(ti)

ax'' it,)

ove nulla
(^0)

2/0

F"

= ^ (W,

(t).

Sar quindi in parti-

ecc.]

-h byo
4- h?/

(t,)

-h
4-

cz'

-^ hy'

(t,)

-h

cz'' (t,)

-\-

czq
(ti)

d =^

(4)

=0.

individuano (*) i rapporti a:b:c:d (cio se nessuna


combinazione lineare delle precedenti), i punti A, B,
dalle
determinato
non sono in linea retta; e il piano
effettivamente.
stesse (4). Noi supporremo che cos avvenga

Se

le (4)

delle (4)

ABD

(*)

Aggiungendo

alla (4) la identit

0.a

0.?>4-0.c-f-0.rf

vi

ha un

sistema di 4 equazioni omogenee nelle 4 incognite a, h, e, d il quale, se di caratteristica 3, determina, come si visto al 27, pag. 89, le a, h, e, d a, meno di
un fattore comune >, 0, ci che lo stesso, determina i rapporti a-.h-.c-.d.
;

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.


Si osservi ora che,

quando h

lim

Poich

le

ti

k tendono a

= lim 4 =

derivate prime e seconde

continue, sar lim


I rapporti

o^ (to)

a:

e: d definiti dalle

a:

ai rapporti

(^i)

definiti

delle

si

byo

-H

axo

by'o

-4- cz'o

(5)

x {Q =^

sono

x, y, z

delle

lim x"

(Q

= x"

(to)

finite
;

ecc.

dalle (4) tenderanno al limite

axo

posto

zero,

fo

c^o

-+-

ax'^o -4- by'o -4- cz'^o

(dove

409

x'o, x'o{to)

=^

=
=
=
x"q,

(5)
)

ecc.),

combinazione lineare delle precedenti,

se

nessuna

ossia se la

matrice
'

Xo

yo

Zq

x\ y\ z\

(6)

x;\y\z\^

di

anche l'ipotesi ana(4) soddisfatta, se h^ k sono abbastanza

caratteristica 3. E,

loga fatta sopra per

le

se questo avviene,

perch le x\ x\ ecc. sono continue.


Il piano (2), i cui coefficienti a, 6, e, d soddisfano alle (5),
si dir il piano osculatore alla curva C
A: ed facile riconoscere che i coseni direttori della sua normale, e la distanza
dall'origine sono i limiti delle quantit analoghe per il piano
piccole,

ABD
del

cosicch tale piano osculatore si pu


piano che passa per A e per due punti
]

curva, qicando B,

Eliminando

le

5*

a, ,

dire

il

piano limite

vicini B,

della

avvicinano indefinitivamente ad A.
e, d tra le (2), (5) si ha
:

410

CAPITOLO XIX

=
+ =

123-124

l'equazione di tt', le a, h, e, d devono soddisfare


^e ax -\-hj -h cs ~\- d
i)
hy
e ax
704d
czQ
ax^ -h hy^
H- c^\
0, ax\ 4i)-\-d=^0. All'ultima equazione possiamo, in virt delle prime due,
-hcz{tf^
alle

sostituire la

^ X

{te

Wa

%+ +

%+

-hh)~
-

hxp

Xq

Hf>

hy'o p

+'h)

{te

y^

z{t^-i-h)
-+-C

hz\, z^ _
-u
^,

e ricordando il risultato del 63, pag. 199, questa


Passando al limite per Ti
^^^''q
0. Ritroviamo cos precisamente le (5). Se
equazione diventa aa? 'o 4- b^/'o
addottassimo la propriet qui enunciata per definire il piano osculatore, notiamo
che non avremmo dovuto supporre continue le x", y", z", ma che sarebbe bastato supporre determinate e finite le derivate seconde nel punto t := t^,.

Si dice

in

Xq) -f- y'^ {y

piano normale

Xq {x

il

?/o)

piano

-h

^'o (^

0,

^o)

luogo delle normali alla retta tangente in A innalzate dal


punto A, La sua intersezione col piano osculatore dicesi normale
prindimle.
La normale in A al piano osculatore giace sul piano normale, e dicesi hinormale.

La ragione di questo nome sta in ci che, considerato il


infinitapiano osculatore come il piano di tre punti A, B,
rette
infinialle
due
normale
binormale

vicini,
la
mente

BD

le
quali congiungendo punti consetamente vicine AB,
cutivi, si debbono considerare entrambe tangenti alla curva C.

124.

Cerchio osculatore.

x=^x{t)

a) Sia

yz=y(t)

(1)

y (t) posseggano derivate prime e


un certo intorno y di t =^ a. Sia
seconde finite
A il punto t =^ a; siano B e C due punti t ^=^ a-hh, t a-h k
deirintorno y. Supposto che i tre punti ^, jB, C di f non siano
allineati, per essi passer un cerchio di equazione
una curva piana f

le

a?

(0,
e continue in
;

(x-^r +

iy

yir-R' =

(2)

0,

il raggio. I punti comuni alla curva


ne il centro,
e al cerchio soddisferanno all'equazione dedotta sostituendo nella
equazione (2) del cerchio i valori delle x, y dati dalle equa-

se

(?, y])

zioni (1) di r

[x (0
Il

esser

- lY +

[y (0

y\Y

-Br = o.

primo membro una funzione F{t) della t,


almeno nei punti t =^ a, f =^ a -\- h,

nulla

che
t

dovr

=^ a -^ k

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETKICHE DEL CALCOLO, ECC.


punti A, B,

-\'

411

appartengono alla curva e al cerchio).


k determinano due intervalli, ai cui
entro ciascuno di essi esister almeno
estremi
(t) si annulla
un punto ove F' (t) nullo (per il teorema di Eolie) e dentro
l'intervallo, di cui questi due punti sono gli estremi, esister
almeno un punto, ove sar nulla la derivata F" (t) di F' (t).
Sia t
h uno dei punti citati ove si annulla
(t) e sia ^
e
uno dei punti ove si annulla F'' (t) (*). [Questi punti, appartenendo agli intervalli, di cui a, a -h h, a -h k sono gli estremi,
hanno (si ricordi) per limite il punto a, quando h, k tendono
(perch
I

valori

a,

-\- h,

a zero].

Sar

=
1r =

[x (a)

- Y -H

(b)

[x

(b).

$] x^ (b)

= [x

(e)

i]

x"

Fia)

i-

F"

(e)

(e)

-+-2/''W

Supponiamo ora
X y"

x'

?/'

4- [y

()

- R' =
=

[y (e)

7]]

[y (a)

rif

ri]

y' (b)

y"

(e)

x'' (e)

0.

(3)

(4)

-h
(5)

=#

per

=a

Sar anche xl (b) y" (e)


y (b) x!'
abbastanza vicini ad a, ossia quando
piccoli (come noi ora supporremo).

punto A).

(nel

(e) =4= 0,
|

/^

|,

(6)

quando & e e sono


sono abbastanza

Supposte note le , e, le (4), (5) costituiscono un sistema


due equazioni lineari nelle due incognite ^, f\ che si possono
y' () x' (e) dei
risolvere perch il determinante x! (b) y" (e)
coefficienti delle incognite diverso da zero. Determinate cos le
g, IT], la (3) ci permette di dedurne tosto il valore di i?. facile
dedurne che da questa ultima ipotesi (6) segue l'ipotesi iniziale
che A^ B, C non sono in linea retta, che possiamo perci non
enunciare esplicitamente [perch inclusa nella (6)].
k
sono evidentemente le
I limiti di g, Y], Rperh
quantit ^, y\, R determinate dalle equazioni che si ottengono
da (3), (4), (5) passando al limite per ]i-=:^k^=^ 0, cio, per
quanto abbiamo gi osservato, ponendo in (3), (4), (5) 6
c
a;
di

= =

= =

(*)

Di

tali

punti 5 ce ne sono almeno due

di

punti e almeno uno.

CAPITOLO XIX

412
equazioni

tali

sono

(*)

U' +
xo
x\

{xo
(xo
{x,

le

(y.
-+-

5)

(2/0

-4- {y,

S)

124

K' = o
y\ =

-nf

(7)

y\ H- xo' + ^o' =

'/])

dove, per semplicit, abbiamo indicato con

x{a),y{a)
t

A,

di

a) di

le

Xo, y^

(9)

coordinate

valori corrispondenti (per

{t),

cerchio che ha

Il

x\,x\

con

{t),x"

(8)

y])

centro

il

(g, f\)

considerer come

raggio

il

definiti

si

ABC e

cerchio osculatore alla nostra curva nel punto

di

si

dir

coordinate

Dalle
trae

il
oro,

deducono

si

-iT-,y
X y

T-r,

X y

ix- -h

___

valori

^, f]

donde per (7)

-f-

oppure

=^+X

-7-7^

-^

y-f

\x y
s

A
si

valore di R. Sar pertanto, abolendo per brevit Tindice 0,

il

l^x

ove

il

^o-

(9)

(8),

da

cerchio limite del cerchio

queste equazioni

ix'^

X y

X-jr-,x
y

+ y4

che

secondo

....
.^

y"

x" y

negativo.

positivo

Le (10)

si

possono scrivere

Ora

la

somma

dei quadrati di

u
==^==
ed

Vx"' -^
vale 1

(10)
.

un angolo

esiste perci

cos 6

X
e

donde

tale che

=
tge = ^ = ^,

sen

Vx^

y'-^

4-

y'^

y'

dunque l'angolo che la direzione positiva


x forma con la retta tangente angolo che la

Questo angolo
dell'asse

delle

a sar una
(*) Le seguenti equazioni si esprimono per cos dire, che t
-^]'^
B^ ci che si suol
l]^ -{- [y {f)
radice almeno tripla dell'equazione [x {t)
enunciare dicendo che il cerchio osculatore ad una curva G in un suo punto
quel cerchio, che ha con la C almeno un contatto tripurUo nel punto A.

413

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.

meno di multipli di n (com' natudata a priori la direzione positiva della


retta tangente) e che invece con le prime due delle (12) noi
abbiamo definito ora completamente (cio a meno di multipli di
2 71, perch ne abbiamo dato seno e coseno). cos
terza delle (12) definisce a

perch

rale,

non

g=a;
Notiamo che

irsene

f]

==^

-^

]/

R cos

(13)

^.

la

ds

\/x' -h y'dt

Farco s della curva (a meno di una costante additiva)


grandezza e verso (dipendente dal segno di s) le (12) di-

definisce
in

ventano cosi

posto

s'

0'

= dd
dt

=^
ds

cose=^;
Posto

sen6=< = j-^(*)

(U)

ds

ottiene derivando l'ultima delle (12)

si

= arctg ^X
y X y X

-^ y

X
meno

di multipli di 2 -) corrisponde ad aver fissato


da considerarsi come positivo. Le (14) provano che
il verso fissato come positivo per s concorda al verso t fissato come positivo sulla
retta tangente. Si riconosce dalla (13) che il verso i assunto come positivo sulla
(*)

L'aver fissato

sulla retta tangente

il

(a

verso

tangente deve rotare (nel verso positivo)

di

un angolo

n (normale) che dal punto


guardando dal punto {x,\i)
della tangente, si ha a sinistra il centro (?, >i)

quella

semiretta

osculatore; cio

(ic, ?/)

la

va

retto -^ per sovrapporsi a


al centro (?,

direzione

scelta

del cerchio osculatore (che

evidentemente dalla parte, a cui la curva volge la concavit). Infatti


tori di n sono

= sen0 = cos ix + :^l

perch l'angolo ^^

Si

0,

e l'angolo

suppone che, secondo

le

del cerchio

fi)

come

^^ =cos^ cos

yt^^yx-^ xi=^

convenzioni usuah,

si

abbia:

positiva

rimane

coseni diret-

\yt-\- -^i

-|-9.

a??/

= -^ ed

?/^

= y)'

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.

data) od anche a

\
i

punti {x^ y) e

Le
luta,

X
'(])

(^,

coeificiente angolare

normali a una curva sono


come si suol dire, inviluppano

rette

0,

Infine

si

noti che,

d<r

se o

l'arco

= df

dyf

-f-

Fissando in modo opportuno


d(5

= dR,

donde a

^jR

tangenti della

le

evo-

la evoluta.

evoluta,

della

per (17)

= dR\
verso

il

conffiunffente

della

Cio in altre parole

).

415

sar dunque

di

o,

i^ 4- cost.

Cio Varco dell'evoluta , a meno d'una costante additiva (*),


uguale al corrispondente raggio R in altre parole Varco di evoluta compreso tra due punti di questa uguale alla differenza
dei corrispondenti raggi dei cerchi osculatori della curva data.
:

Una curva C
Il
le

si

dice l'evolvente della

propria

evoluta Ci.

precedente teorema d un metodo assai comodo per costruire


evolventi C di una data curva Ci. Se un filo di lunghezza
avvolto

costante

attorno

Ci

si

svolge,

in

modo che

la parte

rimanga tesa (lungo la tangente in quel punto di Ci ove


il
filo
si
stacca da Ci), l'estremit libera del filo descriver
l'evolvente C; anzi ci rende intuitivo il teorema che una
curva Ci ha infinite evolventi, le quali si ottengono tutte, variando la lunghezza del filo, o il verso in cui avvolto su Ci.
Ci basti ancora osservare che, se un pendolo
retto da un
filo flessibile OM^ il quale, mentre
oscilla, deve avvolgersi
su una curva C, allora
descrive durante tale oscillazione una
evolvente di C. Su tale principio fondato il pendolo cicloidale
svolta

il

quale

perfettamente

isocrono,

impiega tempi uguali a

fare oscillazioni qualsiasi, per quanto ampie.


v) Per dimostrare effettivamente che una curva 0, possiede infinite evolventi C,
proceda nel modo seguente. Siano ?, le coordinate di un punto di (7, e ne sia
5 l'arco, che individuato a meno del segno, e a meno di una costante
additiva.
Per ogni particolare scelta di ^ si otterr una particolare evolvente. Infatti, fissato ^,
e posto 11=^^, le (^?=:
sen di? e dn =^ to' Q dB individuano un angolo 6, e
le (13) ci danno il punto ix,y). Ed ben evidente che questo punto {x,y) descrive
una delle evolventi cercate. Esso soddisfa infatti a (16) e perci esso si trova sulla
si

v;

retta uscente da

(*)

Che

degli archi a.

(?,

varia,

fi)

col coefficiente angolare

quando

si

cambia

il

cotg 6

cio sulla tangente

punto dell'evoluta scelto come origine

416

CAPITOLO XIX

124-125

a C, nel punto (!,>;). Ed pure facile riconoscere che questa tangente a (74
alla curva C descritta dal punto x, y. Infatti il coefficiente angolare della

normale

tangente a
si

nel punto {x,y) data da

-^

che, in virt delle equazioni citate,

riconosce uguale a tgt. Cosicch si verifica appunto che


ed in (?,>?) a Cj sono tra loro normali.

tangenti in {x,y)

le

Osservazioni.

Supposto

z=z f{x),

che

ricordando che x =^

^fj

ij

in

curva r, quando

t,

equazione

(11) diventa,

uso frequente.

di

(11) diventa

la

{x\ X

x"

ecc.

derivate rispetto ad

123, avremmo potuto definire


un cerchio passante per J. e
avvicina ad A.

s).

Inviluppi

osculatore

tangente in

-B, e

una schiera

di

cerchio

il

in

alla

curve.

di

molte volte comodo individuare una curva f, dando inC, tali che per ogni punto ^1 di f passi una C

linee

tangente in

alla f.

Cos, p. es.,

rette

f(t),

la.

'di

si

125.

finite

da. una

x=

del

fine

posizione

la

s,

-^ ^=^\x y"
Come

y=

Questa forinola
Se invece

definita

sia

(y\ y" derivate rispetto alla x).

come

x"

1,

R=

curva

la

cio dalle equazioni

tangenti

assai

spesso

si

d una curva f definendo le


p. es., l'equazione tangen-

(si ricordi,

una conica F). Cos assai spesso nelle scienze applicate


a una curva F si sostituisce una curva policentrica \' si osserva
cio che F tangente a ciascuno dei suoi cerchi osculatori C,
e si sostituisce alla F una curva F' formata con un numero
ognuno dei quali un arco di un
finito di archetti circolari
cerchio osculatore 0(*). Infine la evoluta F di una curva E
definire come la linea a cui sono tangenti le rette C
si pu
ziale di

normali alla E,
Se,

male

p.

alla

es.,

l'equazione

nel punto di ascissa

{y
(*)

= f{x)

fW)\f

{a)

-\-

di

E,

la retta

{x

a)^^.

nor-

definita dall'equazione

Basterebbe ricorrere a cerchi soltanto tangenti.

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.

ci

si

417

pu proporre il problema di dedurne direttamente


(^, yj) del punto ove tale retta tocca l'evoluta.
dare un altro esempio pi semplice, i cerchi C

le

coordinate

Per

equazione
{x

hanno

di

a)' H- ^'

scissa a,

centro in quel punto dell'asse delle x, che ha l'ache hanno 1 per raggio) sono tutti (qualunque sia a)

tangenti

ciascuna

(che

pu porre

il

il

delle

problema

di

due rette ?/=!,?/


1. Ci si
dedurre direttamente questo teorema

dalla equazione dei cerchi

Noi
infinite

curve

C.

generalmente un

esamineremo

senz'altro
di

sistema

di

equazione

=^

f{x,y,a)

(1)

dove a un parametro costante lungo una curva del sistema,


che varia da una all'altra curva.
Nel campo che consideriamo la /* e le sue derivate parziali
del primo ordine sieno finite e continue.
Ricordo che il coeficiente angolare della retta tangente

ma

alla (1) nel

punto

{x, y)

vale

fx
-~
/

Supponiamo che

se,

come supporremo, fy =#

0.

una curva

esista

= ^(x)

(2)

punto A di tale curva passi una e una sola


curva (1) sia tangente in A alla curva (2).
curva
Cio per ogni punto A della curva (2) esiste un valore di a
tale che la curva (1) corrispondente a tale valore di a passa
per J. ed ivi tangente a (2). Questo valore di a varia col
punto A: cio una funzione
{x), che supporremo derivabile,
sua
ascissa
della
x.
Dunque ogni punto A di ascissa a; e di ordinata <^ {x)
W(a;); cosicch:
soddisfa alla (1) ove si ponga a
tale che per ogni

(1) e che questa

una

identit.

Perci derivando troviamo

x
[se

2/

=^9

(a;);

da

=W

(a;)].

Ma

il

coeficiente

della retta tangente a (2) nel punto


27

G. FUBiNl, Analisi matematica.

uguale

angolare ^' {x)


al

coefficiente

418

CAPITOLO XIX

angolare

77-

125

della tangente a (1) nello stesso

perch per ipotesi queste due rette tangenti


precedente uguaglianza diventa quindi:

^W'Ct)
Se in un punto
per ipotesi

di (2)

V^
oa

la

punto

(e

ci

coincidono).

La

(a)

0.

da zero,

diiferente

^
da

la

(che

continua) sar diiferente da zero anche nei punti

vicini; e quindi per (a)

dovr

ivi

essere

W(rr)

0, cio

co-

Cio un pezzo almeno della curva (2) sar addirittura un


pezzo di una curva (1): caso che considereremo come banale.
stante.

Se cos non

avremo:

^^
da
Cio ogni punto

0.

della curva (2) soddisfa

contemporaneamente

alle:

f=0
un qualche valore

per

=W

un valore

esiste

per ogni
in

a tale curva
(1).

cos che ne sieno

soddisfatte le (3), allora

una curva

(1) che tangente

(2).

in

(2)

condizioni

tali

chiama

si

inviluppo

Quindi nelle nostre ipotesi:

L'inviluppo

una

di

di tale curva (2) esce

Una curva
delle

a [che pu variare con A^ perch


per ogni punto di una curva (2)

di

Viceversa, se

{x)\.

(3)

f^=0

uno degli inviluppi)

(0

curva, per ogni punto

della

delle (1)

se

esiste,

quale esiste un valore di a

contemporaneamente soddisfatte le (3). Cosicch,


eliminando a tra le f
f'a
0, si pu dedurre spesso V equatale che siano

= =

zione delV inviluppo.


Cos,

p. es.,

un inviluppo
{x

soddisfa
(4)

si

af

inviluppi; la retta

-{-

y'

=
1=0;

anche alla 2 (x
ad if

riduce

dei cerchi

y=l

a)

l=
0,

tali

la retta

(4)

x =^ a; e quindi
hanno dunque due

cio alla

cerchi
?/

1.

alcune applicazioni geometriche del calcolo, ecc.

419

Esempi.
a) Cos,

punto

[a,

la

es.,

p.

retta

tangente

y =z f

alla

(x)

nel

f(a)] ha per equazione

y
Questa retta

fio) a)f'ia) =
{x

dipende

si

otterr eliminando

del suo inviluppo

da un

(a)

a)

ix

(a)

ix

(5)

parametro a; l'equazione
a tra la (5) e l'equazione

f(a) + f f
a)f =

ossia

0.

{a)

0,

0,

ne deduce, derivando (5) rispetto ad a. Supposto che


nessun tratto della y:=^f(x) sia un segmento rettilineo (caso
affatto elementare), per un valore generico di a sar f'^ (a) ^- 0.
E dall'ultima equazione si deduce x
a
ir.
0, ossia a
che se

Sostituendo in (5)

trova

si

che l'equazione della curva iniziale;

il

che

dere pensando che una curva l'inviluppo


P)

L'inviluppo

delle

Vevoluta della curva.

di

si

poteva

preve-

sue tangenti.

delle

rette normali ad una curva yz=:f(x)


L'equazione della normale nel punto

coordinate a,f{a) :
[y

f(a)]f'{a)-hx a =

(6)

che dipende dal parametro a. Il punto corrispondente dell'evoluta sar il punto (x, y) che soddisfa insieme alla (6) ed alla
:

che

si

+ [f {a)Y -[y fio)] r (a) =

deduce da (6) derivandola rispetto ad

Se nelle

poniamo

(6), (7)

poniamo

a.

Xq ed yo al posto di

al posto delle x, y, queste equazioni si


alle (8), (9) del 124 [ove si supponga x =^ t e quindi

a^"o

0,

^, t]

yQ^=:f'(a)

ed

y'(i

= f"

(a)].

Resta cos

f{a), e

riducono
:r'o

di

1.

nuovo

provato che:

punto dove

la

revoluta della curva


quindi: L'evoluta

normale in
il

alla curva y
f (x) tocca
cerchio osculatore in A.

centro del

si pu definire sia come inviluppo delle


normali, che come luogo dei centri dei cerchi osculatori.

420

CAPITOLO XIX

126.

La

Curvatura e torsione

pu estendere

si

remo soltanto

una

curve sghembe.

Noi estendecurvatura, trattando anche della

alle

definizione di

la

una linea sghemba.

di

osculatore, e della curvatura di

teoria del cerchio

linea piana

126

definizione analoga di torsione.

Partiamo dalla formola che d la curvatura in A come il


limite del rapporto dell'angolo di due tangenti all'arco compreso
tra i punti di contatto. Noi potremo generalizzare ponendo le
seguenti definizioni (Cfr. questo

C una

a) Sia

retta

r.

tori X,

|x,

l'angolo

mA

lim

(che

s della

della quale esca

una

cio

valore

il

si

curva, misurato a partire

uscenti da due punti

due rette

delle

l'arco s abbia

Ammetteremo che quando


sia

coordinate x, y, z di un punto C e i coseni diretV della retta corrispondente si potranno considerare

Le

Sia

C;

curva, da ogni punto

come funzioni del relativo arco


da un qualsiasi punto iniziale.
di

y)

valore

So

avvicina ad A, ossia per

/^

direzione

la

in

5o,

il

JL,

-H

^^.

0,

con

retta r varii

della

continuit al variare di

Pu

s).

darsi che lim


/i

=o h

abbia un valore

determinato. Proviamoci a determinarlo.


,,.

,.

In tale ricerca possiamo moltiphcare

sen0

,.

lim--6

per

sen

poich

l.

sen
Il

limite cercato diventa cos

il

lim
^

Cerchiamo

limite

il

retta che esce da

che esce da

ha

per

avr per coseni

formula

di

sen

h
questa

di

espressione.

per coseni di direzione ^,

X-hAX,
Una

/i

v-4-Av.

[ji-f-AjjL,

pag. 79)

X-hAX^

La

quella

di direzione:

Geometria Analitica dice che

M-,

[i-f-A[i

.A
v-hAv

(cfr. es. 1

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.


Sottraendo la prima della seconda riga
sen" 9

sen^

ossia

jx

AX

A|i

avremo

(*)

XAX+jiAji

XAX-4-|JLAp,-f-vAv

AX--4-

A[ji^

Av^

sen'0=::AX2-^
e

421

quindi (poich

/ sene

Api^-f- Av^

= A = incremento
5

/^

A X^ H- A
AX-

(XAX-4-

[Ji^

-1-

(X

v^^

[i

delFarco)

AX

-f-vAv)

jx

A |i
A.9^

|Ji

s'

vAv)^

e
\

im(^)

=X'^^-pi'-^-4-v'^

lim

se X,

|ji,

(XX'+|jtji'+vvT =

posseggono derivate

Ricordando che

X^ -h

2 XX'

-I-

|i^

finite

-h

v^

\i\i

[i[X

1,

0.

Quindi sar:

sen
lim

_^

X'

\i' V'

derivando avremo:

2 vv z=zO,

vv

[ji

(rispetto a s).

ossia:

XX'

[1

X'

li'

422

CAPITOLO XIX

126

con cui una curva si torce come misurare la rapidit con cui le binormali, anzich restar parallele
tra loro, deviano una dall'altra; rapidit che, secondo le prece-

Misurare

la rapidit

denti convenzioni

misurata da l/X'^

-h

-f- ji'^

v''^,

in

per

cui

pongano i valori dei coseni di direzione della binormale. Questo numero si assume per definizione come valore della
[A,

si

torsione della curva.

Le curve piane hanno

tanto pi la curva

la torsione,

Y)
che,

La

curvatura

pu

si

di

quanto pi piccola

la torsione nulla;
si

una curva

avvicina ad essere

in

un punto

piana.

un numero

serve a misurare quanto rapidamente la curva

dire,

si

allontana dall'essere una retta.

di

raggio grande poco curvo, quello di un cerchio di raggio

Anche

nel linguaggio

comune

un arco

dice che

si

d cerchio

piccolo molto curvo.

Per

definire la curvatura basta

sia tanto pi piccola

curva

la

si

una quantit che

trovare

quanto pi, secondo la nostra intuizione,

avvicina ad essere una retta.

Prendiamo

tutte le tangenti a

una curva

se questa retta,

tutte le tangenti coincideranno, e quanto pi la curva curvata,

tanto maggiore (a parit di arco fra

punti di contatto) sar

due tangenti formano fra loro.


pu misurare la curvatura di una curva come
la rapidit di cambiamento di direzione delle tangenti alla curva
stessa. Curvatura di una curva sar perci per definizione il
v sieno i coseni direttori
^ 4- v' ^, dove X,
valore di l/X'" H'angolo che

Dunque

le

si

jji,

|ji'

evidente che questa proprio la stessa definizione data per le curve piane, come del resto verificheremo

della tangente.

pi avanti col calcolo eifetttivo.

Se X,

y, z

della curva,
e

quindi

sono le coordinate in funzione dell'arco dei punti


coseni di direzione delle tangenti saranno x\ y\ z\

curvatura

= Vx'" ^ y"'

-\-

z"

= l/f ^1 ^1

'[

Cosi la curvatura data dalla radice quadrata della


dei quadrati

noti

(*).

che se la curvatura nulla, allora x"

x,y,z sono funzioni


con

somma

delle derivate seconde delle x, y, z, prese rispetto

alVarco come parametro


(*) Si

||

lin(^ari della s.

l'idea intuitiva di curvatura,

La

linea perci

da cui siamo

partiti.

=y" z" ~-0,

una

retta. Ci

e quindi

che concorda

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.


dimostra che

Si

dove h

hy", hz'\

hx*'^

coseni di direzione della normale princi-

proporzionali a x", y", z"

sono

pale

tura

quindi

-h y

Vx'^ -hy'' 4-

radicale

il

zrr 1

^
!

===
VX

Ma

4- ^

-h y

ossia sono

(*),

determiner in modo che

si

h \X
cosicch

423

^"'

-"

-h z

ad

uguali

non

altro che la curva-

coseni di direzione della normale principale saranno:


>>

/*

;/

curvatura

curvatura

curvatura

si chiama raggio di torsione, V inchiama raggio di curvatura.

L'inverso della torsione


verso della curvatura si

Applichiamo le considerazioni fatte


avremo
una curva posta nel piano -^
5)

=
curvatura =

-h v"^

l/a^''^

^/\x

\x"y"o\

\
se,

op_-i/|^'/

y'

ricordiamolo,

stesso

arco

il

"~

Osservazione. Se x, y, z sono
s,

si

deriva,

lo

che questa formola

124 <pag. 416).

coincide con Tultima del

in funzione dell'arco

noti

lettore

Il

yx),

parametro, rispetto a cui

della curva.

curve piane. Per

{x

\xy"

[/

alle

le

coordinate di un punto di una curva date

abbiamo gi visto che

_dz^
_dx^ , _y_
^^-Ts' ^~ds''^~ds'
5

d^x
= P 5^

sono rispettivamente
Si considerino ora x,

y,

= f d^y
5^

(f-

=--

raggio curvatura)

coseni direttori della tangente e della normale principale.


z come funzioni di un altro parametro t pure individuante

(*) Infatti, dall'equazione stessa del


i

^
d^z

piano osculatore, risulta che una retta

r,

cui coseni di direzione sono proporzionali a x", y", z", parallela a tale piano.

E, poich dalla

x'^ -\- y'^

z'^

=1

si

deduce derivando

x'

x" -^ y' y" -\- z' z"


0,
normale principale.

la retta r perpendicolare alla tangente. Quindi r parallela alla

S'intende che questo risultato vale soltanto, se


indipendente.

si

assume

l'arco s

come

variabile

424
i

CAPITOLO XIX
Anche

punti della stessa curva.


d^s
ds
,.

^tdi'^t

126

l'arco s sar funzione della

t.

avremo, posto

di/'''

d^
dz^_
dx
dif
'dt~~ds^t-''^'-dt~^^^t^ dt~"'^^t'
d Idx \
dt\ds 7

d^x
dt^

Le

dx

ds

quali formole, fondamentali

ricavare i valori di a, ^, /,
alla t. Si deduce, per esempio
di

?,

>:,

\=z

le a, ^, y,

?,

d^x

.,

t^

ds^

per la cinematica,

ci

, ^

t.

permettono facilmente

dai valori delle derivate di x, y, 0, s rispetto

s'x"

x'^s';

analoghe.

/j,

ricava tosto p ricordando che

? si

s^dX^y

dA^')

ds\ds)

poteva anche ottenere, ricordando che:

si

9^~ ds''"
Note

Quest'ultima formola

^'=K=T+[f]'+[ME
retta

coseni direttori della binormale

normale

tangente

alla

si

hanno

tosto, osservando

che questa

normale principale.

e alla

Esempi.
l''

Determinare l'equazione della catenaria^

che soddisfa alla

-^z=z}is

(h

dx
.

cost.

Derivando rispetto x

si

= arco
.

e'

curva) (h =# 0).

.ds

ha, poich

Per integrare questa equazione


generale. Pi brevemente si ponga

curva cio

la

= 1/^
1/

pu

si

"^

seguire

/dy\^

\^/

il

metodo

una nuova funzione incognita. L'equazione diverr

-\-e-' dz
2

dx

=^

h\/
|/

(k

ossia

-=:h, donde z=:hx-^ k


dx

cost.)

425

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE DEL CALCOLO, ECC.

dunque

-f-

y
dove

come

k,

una costante

all'origine) la

2l

Con una traslazione


quindi y

e infine, integrando

degli

''

arbitraria.
assi

Con una

pu fare ^

si

= =
?

0,

similitudine (omotetia rispetto

ih

curva

trasforma nella y

si

= - =^

cos

x.

Defin. Si dicono sottotangente e sottonormale in un punto A


i
segmenti compresi tra la proiezione
di A sull'asse delle x, e il punto d'intersezione di questo asse
con la tangente o la normale in A alla curva considerata.
di

una curva y ^=^f{x)

Trovare la sottotangente e
curva y =: f(x) nel punto di ascissa
2''

la

sottonormale

per

una

x.

Ris. L'equazione della tangente e della normale (indicando

con X,
[f(x)

le

coordinate correnti) rispettivamente:

-Y]^f (x) [X x] = 0;f (x) Y- fix)] + [X x]=0.


[

Posto

F=0,

se

ne rispettivamente deduce per l'ascissa

del punto di intersezione con Tasse delle x:

X=x Pp.
w =x K; X = x-^ f{x) f
donde

sottotangente
3^

{x)

= x-\- yy\

Trovare

=V

-^

sottonormale

= yy.

curve a sottotangente o sottonormale co-

le

stante h.
Si

ha

,^=^h\
y

ossia

= -^k /

o vv'

^^

Se ne deduce integrando

y =z Ce
che

y^ ^=^ 2

kx

-\-

CiC=^

costante)

sono rispettivamente una curva esponenziale,

rabola.

ed

una

pa-

426

CAPITOLO XX

127

CAPITOLO XX.

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI

127.

le

Integrali

curvilinei

e potenziale

Prime

definizioni.

Ricordiamo la definizione gi posta al 91, pag.


osservazioni dell'es. 4^ a pag. 332, 100. Siano

302,

per a zi

^h

(a,

cost).

parametri che di un arco C di curva; e siano


(0 continue nell'intervallo considerato.
I seguenti risultati si estendono facilmente anche al caso di una
curva C con un numero finito di punti angolari (in cui le derivate
a destra delle a;, ?/, z non coincidano con le derivate a sinistra).
funzione continua delle x^ y^ z in un
Sia
(x^ 2/, z) una
contenente
all'interno
campo
la curva C.
La -X [x (0, y (t), z (t)] per a^t ^h ci d i valori assunti
da
nei punti di C. Secondo le definizioni poste nei citati

le

equazioni

x! (0, y' (i), ^'

X
D

paragrafi, con

Xdx

indichiamo

{\\_x{i),y{t\z{t)\^(t)Ai.

(1)

'J

ri

Questo integrale rappresenta

una funzione additiva


cisamente

lo

di

quella

il

valore relativo all'arco

dei pezzi della

funzione

curva considerata

additiva^

la

cui

derivata

di

e pre

X,

si assuma come misura di un jyezzo di tale curva la


lunghezza della sua proiezione sull'asse delle x (supposto che
questa proiezione sia in corrispondenza biunivoca coi punti del
pezzo di curva considerato).
Pertanto, se sono dati gli assi coordinati, tale integrale
C; ed
e dall'arco
perfettamente determinato dalla funzione
esso cambia evidentemente di segno, invertendo gli estremi A,

quando

di tale arco.

Del resto, se x
^{'\ y~'y{')^ z 1; {-) sono {cL^-^f) altre equazioni
parametriche dell'arco stesso, esste corrispondenza biunivoca tra i valori di te-,
in guisa che valori corrispondenti delle t, - individuino lo stesso punto della curva.

427

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI


Mentre

varia da a a

(5,

la

varia da a a

<

b.

in tali intervalli

te

t si

possono

considerare funzioni l'una dell'altra tali che x (t)


x (-), x' (t) dt
x' {-) dr, e
analoghe per y, z-. La regola di integrazione per sostituzione dimostra che l'integrale (1)

fi5

uguale appunto

al

cambia, se cambiamo

si

ha

f\x
la

_
(t),

(t),

_
cio

{-)] x' (r) d-,

che l'integrale

(1)

non

rappresentazione parametrica della curva C.

pure evidente che, se

somma

(7 la

di

due archi C\ C'\

Xdx=

Xdx-^

X dx

(che corrisponde al fatto che tale integrale funzione additiva).


noti

Si

estremi
si

si

un

dato

che,

invece

arco,

deve considerare primo,

pu pon una freccia indicare

intende percorso

(fig.

di

quale

dire quali dei suoi

secondo,

verso in cui

il

lo si

42).

Mutare il verso della freccia far cambiare il


segno del nostro integrale.
Questa osservazione specialmente importante
per il caso che l'arco
sia un arco chiuso, ossia
che gli estremi A ^
coincidano (fg. 43).

AB

con una freccia il verso in


deve intendere percorso, e, detto
h) l'intervallo in cui deve variare t dal valore a
valore h, perch il punto {x, y, z) descriva (da
In

cui
(a,

al

il

tal

caso

fissato

nostro arco

si

in

A)

l'arco

intende con

nel

Xdx

verso

Fig. 42.

prestabilito,

si

proprio l'integrale

(x[x{tly{tlz(^t)]x'{t)dt

E naturalmente questo integrale non dipende dal punto A=^ B considerato come
iniziale e finale,

ma

soltanto dall'arco dato e

dal verso della freccia.

varia

Fig. 43.

p)

nel

estesi

Ye Z

In modo affatto analogo, se

campo

Z>,

si

possono definire

a un arco di curva

J {Xdx

Mutando questo

verso,

segno dell'integrale.

il

-h

si

gli

sono funzioni continue

integrali

Y dy

pu poi definire

Ydy

-h

Z dz)

lo

Z dz

a un

esteso
j

CAPITOLO XX

428

Xdx,

arco

Ydy,

Z dz

come

curva

di

127

somma

la

estesi allo

degli

integrali

stesso arco.

Se noi anche qui volessimo usare locuzioni abbreviate,


tremmo definire il precedente integrale nel seguente modo
Divisa la curva
tiplichino

tivamente per
nati e

in infiniti archetti infinitesimi

Xdx

uno

in

B,

mol-

si

questi pezzetti

di

Otteniamo

prodotti cos ottenuti.

Ydy -h

-h

rispet-

sue proiezioni dx^ dy, dz sui tre assi coordi-

le

sommino

si

trinomio

valori di X, F,

po:

ognuno

Tidz per

cos

un

degli archetti 5; la loro

somma:

2 (Xdx

al

4-

Ydy

Zdz^

-4-

nostro integrale. Queste locuzioni sono per da considerarsi

il

solito

come locuzioni abbreviate e non rigorose. Sar


ad una forma logica e soddisfacente.

utile

esercizio ridurle

Y)
'l

Il

valore del nostro integrale

X[x

(i\

j.

y (t\ z (0] X (0

si

-^Y\x

{\

ricordi,

y {t\

quello di

z {t)] y'

(t)

Z[x(t),y{tlz{t)]z^{t)\dt,
qualunque
p.

si

es.,

sia

parametro

il

t=^s=^

pone

individuante

arco della curva

punti di

C.

Se,

contato da un'ori-

gine scelta a piacere, e se con F=^'\/X' 4- Y' -f- Z^ si indica


la grandezza del vettore che ha X, 7, Z per componenti, con

_X
ne

se

indicano

r*'

se 5o,

Si

sono

dx du dz

sono
ds ds ds
5

con

coseni direttori,

so

dx

ndy

ds

valori di

l'angolo di

dz\

ds/

ds

per

diventa

nostro integrale

il

=a

e per

b.

Poich

coseni direttori della tangente a C, indicando

con

in

Fcosoids.

un punto qualsiasi
Il

di 0,

il

nostro

nostro integrale appare iden-

tico a quella funzione additiva dei pezzi della nostra curva, la

cui derivata i^cosoo, se


di

un pezzo

di

conveniamo

di

curva la sua lunghezza.

assumere come misura

429

l5rTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI

Se esiste una funzione V{x,y^z) tale che dV ^=^ Xdx -\-f- Ydy -h Zdz, si dimostra, come a pag. 303, che il nostro integrale uguale alla differenza dei valori che la V assume nei
punti A, B estremi della curva, a cui esteso il nostro integrale, e che esso perci dipende soltanto dalla posizione dei
punti A, B e non dalla forma della curva C che li congiunge.
Tale funzione V esiste, p. es., in un parallelopipedo ( 92,
pag. 306) in cui valgano le
5)

1^3.=

if

=^

X2

y;

0.

Esempio.

La

teoria degli integrali curvilinei riceve un'importante ap-

plicazione alla misura del lavoro di

secondo

gli

forza,

M descrive
x = x

Ci chiediamo, usando

y
il

(t),

punto

di

z (0.

linguaggio infinitesimale: Qual

il

curva,

le

M descrive un archetto

lavoro eseguito quando

il

curva

la

(0,

cui componenti

le

quando

coordinati sono X, Y, Z,

assi

applicazione

una

di tale

cui proiezioni sugli assi coordinati sono dx^ dy, dz? Se i^ la

lunghezza di un tale archetto,


tale lavoro Fds cos {F, s) dove con cos (F, s) indico il coseno
dell'angolo che
forma con la tangente all'elemento di curva
considerato. Il lavoro eseguito, quando
descrive un certo
pezzo della nostra curva, sar cos:

grandezza della forza, ds

la

i^cos (Fs)

ds=^

(Xdx

-+-

Xdy

4- Zdz)

esteso all'arco di curva considerato (*).

Quando mai un tale lavoro dipende soltanto dalle posizioni


estreme assunte dal punto
e non dalla particolar curva che
le congiunge? Per il risultato precedente si ha che (almeno se

ci

muoviamo

in parallelopipedo,

^_3Z

3X__3F

3?/

'x

ecc.),

'

3^

"y

'x

"z

per cui

che i^cos {Fs) la proiezione di


sulla tangente alla curva oppure
cos (Fs) la proiezione dell'arco infinitesimo ds sulla direzione della forza.

(*) Si noti

ds

avviene se

3^_3X
'

Nel qual caso esiste una funzione

che

ci

il

CAPITOLO XX

430

127

lavoro citato uguale alla diiferenza dei valori che

nelle posizioni estreme occupate

Una

tale funzione

additiva)

ha

(che definita a

meno

una costante

di

dice la funzione delle forze; essa, cambiata di segno,

si

detta anche

seguenti:

Esempii
1

da M.

campi

di

campo

Il

campo
che ammettono

di forze.

potenziale del nostro

il

di forze

una regione abba-

delle forze di gravit in

stanza piccola attorno a un punto

sono

potenziale

della superficie terrestre.

Assunto come asse delle z la verticale diretta verso il basso


quindi come assi x. y due rette orizzontali, la forza di graha per componenti
vit agente su un punto di massa
e

F= m^-^ +

Si trova

M nel

piuto da
(a, 6,

Z^mg,

F=0,

X==0,

V^=^mgz. Ed

cost., p. es.,

lavoro com-

h). ad un punto
passare da un punto (a, p,
un punto di altezza /i a un punto
mg {h
^) ed indipendente dalla via seguita.

k) cio nel cadere da

di altezza

2 I
di

il

massa

campi Newtoniani: quelli


1, attratto da un punto

avente per direzione

dezza ->- dove h

cio,

un punto M.
una forza F
ed una gran-

in cui

con

fisso

OM
distanza OM

direzione della retta

la

ed r

cost.

la

(attrazione

r
universale, attrazione

costante h

si

la direzione

direzione

la

Poich

OM

La
ha

MO.

assi x, y, z tre rette a due a due orto0, indicate con x, y^ z le coordinate di Jf,

= Vx" -+-/-+2

magnetiche).

come

gonali uscenti da

l'angolo di

elettriche

supporr positiva o negativa, secondo che

OM

Scelti infatti

con r

masse

di

z- la

distanza

coi tre assi,

cos(ra;)

componenti

3-^-==

con

(r, x), (r, ?/), (r, z)

di

sono

= ^, I -^, Z

=
^(
dx\r/

mente potersi porre

le

OM,

t^

ecc.

SI

trova

facil-

lavoro eseguito da un punto di massa 1 nel passare da


dato dalla diiferenza dei
ad una posizione
una posizione
corrispondenti valori di F, ed affatto indipendente dalla via
Il

scelta per

andare da

in

^.

431

INTEGRALI CURVILINEI SUPERFICIALI

128.

Trasformazione

di

integrali curvilinei nel

piano C)-

Se abbiamo un campo piano y limitato da un contorno ad

uno

pili

pezzi,

degli integrali

si

dir

Xdx

il

Xdx

esteso al contorno di

la

somma

estesi ai singoli pezzi del contorno di y,

un osservatore, camminando

percorsi in guisa che


foglio volto verso

sul lato del

lettore e percorrendo ogni pezzo di

detto

contorno nel verso indicato dalla freccia, lasci a sinistra Farea y.

Fig. 44.

notiamo che un tale osservatore, che volgesse la faccia verso


la direzione positiva dell'asse delle x, avrebbe pure alla sinistra
la direzione positiva dell'asse delle y. Se noi tiriamo una tangente ^ a un pezzo del contorno di y volta in verso concorde
a quello in cui si percorre detto pezzo del contorno, e tiriamo
quindi la normale n volta verso l'interno di y, il solito osservatore avr la direzione n a sinistra, se volge la faccia verso
la direzione

t {^g. 44) C*"").


Conserveremo sempre le convenzioni qui

Teorema
tegrale

1**

X dx

degli integrali

Se

esteso
I

X dx

^(

al

la

somma

contorno di

fatte.

di due aree

y', y'',

uguale alla

estesi ai contorni di y',

y''.

Vin-

somma

Infatti siano

(*) I teoremi del 128 e seg. sono importanti al tecnico specialmente per le
applicazioni alla elettrodinamica, ed anche alla idrodinamica teorica.

(**j

Al

lettore

l'enunciato preciso delle condizioni, che

si

suppongono, sod-

disfatte dal contorno.

Nel primo campo

della precedente figura, il contorno esterno di y , si


verso discorde al verso in cui procedono le lancette di un orologio, i contorni interni sono invece percorsi in verso concorde. Qui, si noti, ci
riferiamo a campi v limitati. Al lettore l'esame di campi illimitati.
noti, percorso in

432
e,

CAPITOLO XX

C C"

contorno

contorni di y, y', y". Siano C\ e C'-i quei pezzi del


(fg. 45), i cui punti rispettivamente appartengono
e

C^

,/

punti

/ ^/

II

non appartengono

al contorno

siano C'\ e "2 quei pezzi di

<^^
,

128

^0'

X^x=

C\

Evidentemente

cui

'0'2

'^C,

-^0"

contorno

al

C"

appartengono, e

rispettivamente

non appartengono
Sar:

C2

C"

XcZx+

f
-^C",

X6^:r.

/C"',

C'\ sono archi di curve coincidenti,


percorsi in verso opposto. Quindi

ma

f
e perci

Ma

Xdx

0,

dalle precedenti formole si ottiene,

Y z=

Xdx-f-

Xdx-^

C'2 e

Xdx-\-

formano complessivamente

C''2

y' -4- v''^ e

Xdx

sommando

il

X6?x.

contorno

di

sono percorsi nello stesso verso, sia come appary'^, sia come appartenenti al contorno

tenenti al contorno di y'


di y.

L'ultima equazione d dunque

Xdx^=^

Xdx^

Xdx=^

Xdx-^

Xdx.
e. d. d.

Questo teorema

si

Lo integrale

X dx

pu enunciare dicendo

una funzione additiva di

si

esteso

al

contorno di un campo y

^.

Ci rende intuitivo che in molti casi tale integrale curvilineo


potr trasformare in un integrale superficiale esteso a y.

appunto approvato dal seguente teorema, da cui


risulta precisamente che la derivata di tale funzione additiva
Ci

vale

comunemente ^
ox

433

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI

Teorema

2.

Se ^

un'area del piano xy;

vi finita e continua insieme alla ^r-

se

VX
di y, allora

e
il

(x,

y)

contorno

Supponiamo dapprima che una

retta

cost.

incontri

al

pi in due piunti.
Si

ha:
1 1

s~~

d^ dy =^

dy

^z dx,

dove m,
sono il minimo e il massimo di y in y, ed A^
cost. (compresa tra le ?/
punti
ove una retta y
sono i
e

y =^

M)

incontra

'f

Jf.

(fg.

46).

A^

=m

434

CAPITOLO XX

Se invece

X
numero

128

fosse incontrata da qualche

parallela

all'asse

due punti, supponiamo y scomponibile in un


finito di parti yi, Y2,
C
Tn, i cui contorni Ci, C2,
siano incontrati da tali parallele al pi in due punti. Per il
teorema V e per quanto abbiamo ora dimostrato si avr:
in pi

(ielle

di

-^r- ^^^

^V =^

\\

^^-

^=^^
2u
dx dy ^=^

Xdy ^=^
xdy=^

\
j

Xdy,
A

^\

e. d. d.

Teorema

3.

Se in y

le

^^^ sono

funzioni

finite

y
continue^

^- dx dy

^=^

Ydx.

che
Questo teorema si dimostra come sopra: il segno
qui compare al secondo membro, dipende da ci che, mentre
l'asse positivo delle ?/ a sinistra dell'asse positivo delle x,
l'asse positivo

delle

a destra dell'asse positivo delle y.


sottraendo le for-

a;

L'uguaglianza che si ottiene sommando


mole dei teoremi 2** e 3 si suole scrivere

cos:

W (S-^) ^""^y^ ^{.Xdy^Ydx),

(1)

dove i segni superiori (0 inferiori) sono da adottarsi contemporaneamente nei due membri.

Osserviamo che

-z

'

ds

-~ sono

tangente

coseni di, direzione della

quando con

deve percorrere. Poich

venzioni) sono uguali a

dx
dv
-f-

ds

segno

(volta

nel

verso

sopra

si

A
si

in

valore assoluto e

di
indichi l'arco del contorno di y,
suo pezzo, crescente nel verso in cui tal pezzo di contorno

definito)

un

in

ds

z=z cos (xt)

cos iyt)

gli

angoli tn e

(nelle

nostre con-

^
,

sar

= cos (xy + yn -h

cos (yx-h

A
xy

xn -h nt)

nt)

= cos (yn)

= cos (xn =
ti)

cos (xn).


INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI
Ossia

dsT"? ds

doc

JJ

nostre formole

le

-^ dxdy =^

ds =^

Xcosnx

^f ^' = - J ^^

l-^-^^)dxdy:=^

possono anche scrivere:

si

X-^

Si sf ^^ '^^ =/,
1

n sono rispettivamente

coseni di direzione della normale

dv

435

(Z cos nx

ds

^^

"^y

-h Fcos ny) ds.

(1)^.

membro

ds che figura nel secondo

Il

intende

crescente

dal

limite

inferiore

positivo,

cio s

superiore

al

si

detto

di

integrale.

129.

Integrali superficiali.

Se a una superficie sghemba proiettata biunivocamente sul


piano xy (*), definita cio da un'equazione z ^=- z (x^ y\ e se
una funzione di x^ z/, z si dice integrale di Xdx dy esteso a a

rintegrale

X[x,y,z{x,y)\ dxdy,

Jj

esteso alla proiezione y di a sul piano xy.

Se poi a

somma

ciascuna delle quali rappresentata da una equazione z-=- z(x^ y)^ si dir integrale di Xdx dy
di

pi superficie

esteso a
0.

ficie

la

Oj, 02,

somma

degli integrali di

In altre parole tale integrale

quella funzione additiva


se

a,,,

come misura

di

dei

un pezzo

pezzi di
di

si

o,-

X dx dy

estesi alla super-

per ogni

la

o^

il

valore di

cui derivata

assume l'area

della

X,
sua

proiezione sul piano xy.

121, pag. 404) poi con

Si indicher (cfr.

cos {nz)

ivi

A
nz

indica

l'

angolo

l'asse delle z [cosicch

(*)

Si

suppongono

finite e

che

cos {nz)

l'integrale

ridxdy]

?
-> .'

Xdo

normale

la

continue tutte

VI

le

4-/-+-^^

funzioni, che

seguenti, salvo esplicita dichiarazione contraria.

forma

di

dove p

compaiono nei

con

/,

calcoli

CAPITOLO XX

436

129

Zy]. Questo integrale si pu dunque definire come quella


q
funzione additiva dei pezzi di o, di cui
la derivata, quando

come misura di un pezzo di a si assume proprio la sua area.


Se T un campo a tre dimensioni limitato da una superficie a formata da uno o pi pezzi, sceglieremo come direzione
positiva della normale n a a in un punto di a quella volta verso
l'interno di

t.

Se X, Y,

Z sono in t
3X c)F 3Z

insieme allear ^^

ox

Y"

^^'

dy

eZ

funzioni finite

di

x, y, z

si

avr:

02

Y' dx dy

dz =:

=:

-^r-(ZT=

X cosnxdo

\Ycosnydo

>K dy

.'

ozj
r 3Z
(^

Jt

continue

=:

Z cos
\

nz

do

'Z

I( Dx

^y
j

(X

"

'z /

cos

nx H- Fcos ny

-i-

Z cos

nz) d

a.

Queste formole si dimostrano in modo simile alle precedenti


128.
Se X, F, Z sono le componenti di un vettore J, allora
Xcos nx 4- Fcos ny -h Zcos nz uguale alla sua componente /
del

n a

presa secondo la normale

si

3X

3F

DZ

"x

'z

chiama la divergenza
Si ha perci:
1

a volta verso l'interno di

di

divlc^x =:

si

indica con div

es.,

j I,,do,

nelle

od elettrodinamica) si chiama il
che, nelle trattazioni comuni, si suol

all'idro-

/attraverso a a;
rappresentare col numero delle linee di forza attraversanti

flusso

di

la

I.

che la celebre formola cos detta dellla divergenza.


di questa formola fondamentale
Il secondo membro
applicazioni (per

a.

437

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI

130.
Sia

una

Il

sghemba

superficie

pi pezzi. Supponiamo
spazio ^

>

0,

coi

teorema

Stokes.

di

e ne sia

un osservatore

che

piedi sul piano

xy

contorno (a uno

il

posto

e la faccia

nel

semi-

rivolta

verso

semiasse positivo delle x, abbia alla propria sinistra il semiasse


il
senso positivo per una
a,
normale n a
e con la legge di continuit per tutte le altre.
il

positivo delle y. Fissiamo ad arbitrio

Supponiamo che cosi il verso positivo di ogni normale sia determinato in modo univoco. Percorriamo poi ogni pezzo di C in
guisa che il triedro formato dalla tangente t a C (*) in un suo
punto qualunque A volta nel verso in cui si percorre C, la
normale va C in ^ posta nel piano tangente a o in A e volta
verso l'interno dell'area a, e la normale n a o in A formino
un triedro tale che un osservatore, coi piedi sul piano ^ v e con
la testa dalla stessa parte di n volto verso t, abbia alla sua
sinistra la direzione v. Il triedro t^n e xy^ siano cio congrui
(sovrapponibili). Siano X, F, Z funzioni finite e continue di x, y, z
insieme alle loro derivate in un campo rinchiudente o all'interno.
E supponiamo che o sia definita da una equazione ^
^ (a;, 2/).
Sia Y la proiezione di o sul piano xy^ e ne sia f il contorno.
Se la normale n a a fa con l'asse delle z sempre un angolo nz
acuto, mentre un punto A percorre C nel verso sopra definito,
la sua proiezione J.' sul piano xy descrive f in guisa che un
osservatore posto nel semispazio <^ > 0, che cammini in- avanti
con A.^ lascia y alla sua sinistra. Evidentemente

X (x, y^z)dx^:^\ X \x, y, z (x, y)\

= -.0:

3X [x,y,

dx

z (x, y)]

^Xix

y,z)

(**)

_^7>X(^

3^

^y

^/X

Supponiamo dunque che esistano w,

(*)

dx dy

Hy

v,

U che

le

loro

variino con

direzioni

continuit.
(**)

contri

Supponiamo dunque che un piano


in numero finito di punti.

a;

cost.,

= cost.,

5;

= cost.

in-

CAPITOLO XX

438
T

130

coseni di direzione della normale

l/l

-h/-l-

iz

a o sono

439

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI

131.

Differenziali

esatti

e potenziale.

un campo a
se f
i,
chiusa
tracciata
entro
esista
almeno una
una qualsiasi linea
(e quindi infinite) superficie appartenente a i, avente f per
unico contorno, e passante per un punto qualsiasi D di t. Ci
avviene, p. es., se t un campo sferico, conico, ecc. Resta
escluso invece, p. es., che x sia un toro di rivoluzione.
Siano A, B due punti qualunque di t, che congiungiamo con
una linea C tracciata entro x.
Siano X, Y,

tre funzioni finite

tre dimensioni t limitato da

una

e continue in

superfcie a e

tale che,

Quando avverr che


r

(Xdx

-h

Ydy

-h Zdz)

non dipenda dalla particolare linea C scelta, ma soltanto dalle


X, Y, Z e dalla posizione dei punti A, B? Sia C' un'altra linea
uscente da J. e terminata a B. Dovr essere, se con Ci indichiamo la C' percorsa nel verso opposto (da B ad A)
f

(Xdx

Ydy

440

CAPITOLO XX

131-132

In tal caso e in tal caso soltanto:

V = ^ (Xdx-^ Ydy

-h

Z dz)

seguito per andare da ^ e j5.


facciamo variare
in t. Per ogni
posizione di
avremo uno e un solo valore V {B) di F. Perci
F sar una funzione delle coordinate x^ y, z i nel campo t.
Come al 91 a pag. 304 possiamo dimostrare che il diiferenziale
di tale funzione vale proprio Xdx -h
dy -^ Z dz, cio che:

non dipender
Teniamo fisso

cammino C

dal

punto

il

Se
le

campo

il

i soddisfa alle condizioni enunciate,

X, Yj Z soddisfano

derivate parziali del

X dx

meno

il

e in esso

una funzione V,

esiste

primo ordine sono X, Y,

per differenziale
del segno,

alle (1),

Z,

le

cui

ossia che

ha

+ Y dy-h Z dz.

potenziale

del

Tale funzione V , a
vettore che ha per compo-

nenti X, Y, Z.

Questo teorema ci era gi noto ( 92) in casi particolari.


Nel caso che il campo t non soddisfacesse alle condizioni
enunciate si potrebbe ancora dimostrare desistenza di una tale
funzione F. Ma una tale funzione uscirebbe dal campo delle
funzioni fin qui studiate, perch in uno stesso punto avrebbe
infiniti valori. Un esempio ben noto quello del potenziale
dovuto a una corrente elettrica.
Le precedenti considerazioni si applicano senz'altro anche
al caso pi semplice dei differenziali Xdx -\- Ydy^ dove X,

soddisfino alla ^^^

y
solo pezzo

^r in un'area piana a col contorno di

restano cosi estesi a tali aree a

dei differenziali esatti,

132.

di cui

a) Sia

108-108

x,y

guisa che per ogni punto


i

(*) Si

integrali

doppii.

6^5).

X=X{x,y)
in

teoremi della teoria


ai 90-91.

un campo del piano xy, ne sia s il contorno (*); e


una funzione continua in o. Siano X, Fdue funzioni

derivabili delle

minati

abbiamo discorso

Trasformazione degli
(Cfr.

sia f{x, y)

un

ex

valori delle
suppone che

?,

F,

Y=Y{x,y)
^

di o siano

Viceversa,

(1)

completamente deter-

dati

questi

valori,

sia

s soddisfino alle solite condizioni enunciate ai precedenti.

441

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI


completamente determinato il punto A;
sano risolvere le (1) rispetto alle x, y :

Le

= x{X,Y)

in

parole

altre

si

y=y{X,Y)

pos-

(2)

(2) posseggano derivate prime e seconde finite e continue.

X
Assumiamo X,
un

come coordinate cartesiane ortogonali

Ogni punto

altro piano.

a determina

di

valori delle X, Y, e quindi anche

il

punto Ai

che ha questi valori come coordinate;

in

corrispondenti

XY,

piano

del

al variare

di

in

o,

punto Ai, riempiendo un'area S. Ogni punto Ai


S
determiner a sua volta, per le (2), uno e un solo punto
di
corrispondente di o. In questa corrispondenza biunivoca tra i
punti di a e di S ai punti del contorno 5 di o corrisponderanno i
punti del contorno /S' di S.
varier anche

P)
il

il

Quando avviene che

in

corrispondenza

tale

verso (non la grandezza) degli

angoli ?

Sia

?/

si

cp

conservi
(x)

una

dy
curva Y in

sia

-^

la

tangente

dell'angolo w,

che

la retta

dx

tangente a y in un punto A forma con l'asse delle x. Sia f la


curva luogo dei punti di S, che corrispondono ai punti di y
:

sia

Al

il

punto corrispondente

X.

Il

A.

dX

che la retta tangente a f in Ai

la

tangente

con

l'asse

verso degli angoli sar conservato, allora e

allora

dell'angolo ^,
delle

di

dY
La ^ sar

soltanto che tg

cresce al crescere di tg w.

fa

442

Ma

dY__ x

3^

dX'^X^

3X, ~3X

Affinch tg

= 2)F
^^
x

?^^

stanti, sia

"y

DX'y'WTv

ox

"^

dx _'x

"y

'x

ex

dy x

cresca con tg w, bisogna dunque che

= 3F
y
^;

;?

= 3X
x
"v"

3X
5

positiva,

mq -{-np<0,

il

ove

considerino come co-

^^= ^r~ SI

una funzione crescente

^ sia

invece

132

ora:

>?i

CAPITOLO XX

della

ossia che

i^

ossia che la sua derivata

mq-h

np>

0.

Se fosse

verso positivo degli angoli non sarebbe

conservato.

Noi chiameremo Jacobiano delle


d (x t/
il
binomio
indicheremo con
'

a (a,

1)

rispetto alle

a:-,

mq

-\-

np,

X,

ossia

Y, e
de-

il

erminante

il

)x

'y

Y Y
x

che noi supporremo avere costantemente uno stesso segno.


Secondo che questo Jacobiano positivo o negativo, il verso
senso degli angoli

non

conservato, e quindi, mentre si

percorre s in verso positivo {lasciando a a sinistra), il punto


corrispondente percorre S in verso positivo o negativo.
Y) Sia

ora

fdo\^-^do=^Fdy
'

F{x,y) una funzione

tale

ottiene sostituendo in

anche

F{x,

la

yox

per

Se indichiamo con

che

il

/.

Sar:

teorema del 128.

funzione delle X, Y, che

y) alle x,

valori (2),

sar

si

dove con Si indico il contorno /S^ di S percorso nel verso in cui


si muove un punto Ai, il cui punto corrispondente ^ di a per1 secondo
corre s nel verso positivo. Se dunque poniamo s =:

443

INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI

precedente Jacobiano positivo, o negativo, sar, ricorteoremi del 128, e supponendo S percorso in modo
dando
da lasciare S a sinistra
che

il

=-/t(^^-)--(4l)l"-=

'F

=x

3F

tx

Dy 'X ]

'X

'x

dove, nell'ultimo membro, ho di nuovo


delle

considerato

F z=:

Riducendo, e ricordando che -.^

X, y.

dXdY.

y y\

f^

funzione

se ne

deduce

infine:

J>*=X-f^^"-=i>ll^l^
d{X,Y)
d
Y)

(4)

Le

f{x, y) dx

danno:

(4)

(3),

dy=lj [x (X, Z),

y (X, Y)]

che costituisce la forraola fondamentale


negli

integrali

si

per sostituzione per

dell'integrazione

funzione

La

dove con

x,

dell'altra,

si

con

rette delle due variabili.

Jacobiano

per

(5)

cambiamento

il

di

confronti con la formola

gli

integrali di

una

indichino due variabili, di cui


d,

segmenti

corrispondenti

sola

una
sulle

dx
L'analogia risulta evidente

quest'ultima formola corrisponde nella

d (x

dXdY.

fix)dx^( f[x{X)]^dX

variabile,

doppi.

(x, y)

f^-^^

variabili

dXdY.

(X,

alla -p^ di

dX

formola sopra scritta

lo

?j
'

'

il

quale

viene

preso

in

valore

assoluto.

d (X, 1)
.perche

le

segmento
simo
biano

aree S, a

X=p, F=0,

sempre positive,
segno opposto a 5.

considerano

si

pu essere anche
a:;

r=

il

p cos 0,

2/

p sen

0,

il

mentre

nostro Jaco-

riduce a p; e si ritorna cosi alla formola del


(Cfr. ross. a pag. 353).
si

il

Se pones-

108.

444

CAPITOLO XXI

133

CAPITOLO XXL

COMPLEMENTI YARII

133.

Le serie

Fourier.

di

Sia una funzione f{x) che ammette il periodo 2tc, che cio
assume valori uguali in punti che differiscono per un multiplo
di 2 71. Supponiamo che f{x) sia sviluppabile in una serie (di

Fourier)

00

= 2=

/"(a;)

(^ ^^^ ^^^ "^ ^ ^^^ ^^)'

(1)

e le ^n, hn sono costanti


dove n assume i valori 0, 1, 2, 3
da determinarsi. Osserviamo che il termine corrispondente ad
>^ z=z
si riduce ad ao; cosicch la (1) si pu scrivere:
,

ri

f{x) =

ao -h

2 ^^n cos nx

-4-

K sen nx),

(l)bi8

Ricordando
a

=f=

0,

a intero,

se

ed uguale a 2

,2:t

tt:

se a

= 2 f^" cos {n
1

cos
I

che,

nx

cos mxcZa;

cos a

0,

^o

*o

troviamo, se w,

cos

nx

mx c?a;

cos

71

se

In modo simile

si

cos

nx sen mx dx

sen

mx ^a;

se

w
w

*^

71

nullo,

cos (n

= m=i=0
4= m.

se

wa::

-^=

f^""
|

/o

prova:

sen

li

7ise?i

se

+ 21

sono interi positivi o nulli

osservando che

m) xdx

-4-

xdx

se

l^

=m=
#=

=m ^

se

w)

a::(?a:r,

COMPLEMENTI VARII

445,

Integrando la (Ijws da
a 2 ti:, dopo averla moltiplicata
per 1
per cos nix o per sen hx, supposto che le serie cos
ottenute sieno integrabili termine a termine, si avr, ricordando
le

precedenti identit:
2jt

f{x) dx =^

cos

an

nx dx -\-hn\

*^o

00

f(x) cos

bn

mx

sen 7tx cos

oc

(*)

nx

cos

mx dx
(**)

a,,,

2TZ

^\

f{x) sen 7nx dx ^^

cos

mxdx-{-\=^'K

^271

Ti

^2n

^\an

dx ^=

=2

(^a: [

m>

per

-+-

sen wa;

-{-

''o

,2:t
I

Uodx

an

cos

nx sen

mx dx

.271

-f-

'
bn

sen

n:z;

sen

mxdx i^^nb^

(***)

Se ne deduce dunque nelle nostre ipotesi

27r

'*"

= 2^ I
= n r f{x)

^^"^^

'^'^

.2-

>

(m

0)

a,

=
1

&m

Noi

ci

(2)

>

f (x) sen m.T

c^a;

sia

vera la

(l)bLs,

ove

alle

a, f

si

pu dimostrare (Dirichlet, Dini, Lebesgue) che ci avviene


Noi lo dimostreremo nel caso particola-

casi molto generali.

in

rissimo che \ef'{x),

/'"(a;)

nulli,

(**)

il

tutti

membri

del

secondo membro

In virt delle identit scritte pi sopra, nel secondo membro il coefficiente


qualunque sia m; il coeificiente di a differente da zero (ed uguale

di hn nullo,
ti)

esistano e siano continue e quindi limitate

anche direttamente che


primo eccettuato.

(*) Si riconosce

sono

^Za;

valori definiti dalla (2)?

Si

f^"^

mx

chiediamo:

Quando avviene che


diano

cos

Jq

solo se n
m.
(***) Si dimostra con

metodo analogo a quello seguito per la formola precedente.

446

CAPITOLO XXI

133

(e necessariamente ammettano anch'esse il periodo 2 tc). Dimostriamo intanto che in tali ipotesi la(l)bi8 totalmente convergente.
una costante maggiore dei valori assoluti delle f'{x),
Sia

f"{x). Integrando per parti,

T''
^,
dx\ -= fsen mx f\x)
1

a,

sen

mnj()

donde

mx

dx

f' {x)

m^

ha per

si

r^""
/

^=^

nm

sen

mx

cos

^/

-,

f \x) dx

mx

Jo

f" (x) dx,

^22-

dm

ossia:

Similmente

6,,

(m>

^ M
2

3;

1).

e quindi per

4if^
nx\i^-^<

a cos

nx -h

6^ sen

^^

positivi e costanti

serie a termini

^^ __

2^

converge, perch la

somma

dei primi suoi

^^

La

4Jf

1
i'

k termini vale

"" \J

ri

'

QO

che tende ad

per

A:

00
;

quindi sia la

2 (^n cos nx -h 6 sen nx),


2

che la (l)bi8 sono totalmente convergenti.


Sia (p{x) uguale al secondo membro di {l)u^. Gli integrali
moldi T (x), cp (x) cos mx, cp (a;) sen m:r si ottengono dalla (Ijbis
integrando
e
tiplicandola rispettivamente per 1, senmx, co^mx,
poi termine a termine,

perch

la (l)bis

convergente totalmente.

Tali integrali sono perci uguali a quelli di

mx.

f{x), f{x) cos mx, f{x) sen

Cosicch, posto

f
Jo

^(x)dx

= 0',\
Jo

(x)

= f{x) ^

[x),

^{x)(io^mxdx=^^',

sar

^0

{x)

^Qnmxdx=^

^.

(3)

447

COMPLEMENTI VARII
Il

nostro teorema sar dimostrato, sa riusciamo a dedurne

che la ^ (x)
stanti

hi,

Ci,

f^
1

0.

Dalle (3)

(x)

bo

-^

hr cos

TX -^ ^

r=l

^0

ha che, qualunque siano

si

quindi, per

il

sen rx\ dx

Cr

(4)

risultato dell'es.

pag.

15,

.2:1

^(x)F{x)dx
F(x)

co-

le

58, :

(5)

0,

un qualsiasi polinomio nelle sena:;, coso; a coefficienti


Supponiamo ora che la funzione (continua) ^ (x) sia
differente da zero in un punto A; essa sar pure differente da
zero in tutto un intorno di A, p. es. nell'intervallo (a, p), dove
sar, p. es., positiva, ossia avr un minimo m positivo. Vogliamo
dimostrare che ci assurdo. Poniamo
se

costanti.

F(x)

= ]l-^

cos

\x

^y^

C0S--^

(6)

'

un qualsiasi intero positivo. La 'espressione tra


B\
/a
superer sempre
cos (
I >
le sar maggiore

dove w

soltanto

quando l'angolo x varia

di

nell'intervallo (a, P).

il
Indicheremo con
massimo finito della ^ (x). L'interTc)
vallo (0, 2
si pu decomporre nei seguenti intervalli parziali
:

1" L'intervallo

(a, P).

2*"

Un

intorno

di

di

lunghezza

non

superiore

ad

3""

Un

intorno

di

dj

lunghezza

non

superiore

ad

4"^

La

parte residua y di lunghezza

Y^27t;

IP a| 2.
^ix)^m>

>

Nell'intervallo (a, P)
1
0, F(x)
intervallo
supera
(x)
esteso
a
tale
F(x)
^

tegrale di

(*)

Si

suppongono questi intorni essere uno

essere entrambi esterni all'intervallo

(oc,

^).

quindi

l'in-

|.

destro, l'altro sinistro, cos, da

448

CAPITOLO XXI

133

Nei due intorni ricordati di a e P i^(a;) ^ 1, 4^ (a:) < ^.


Quindi l'integrale di ^{x) F{x) esteso a questi due intorni non
|

supera 2V==:

||3

Consideriamo ora
Invece

a|.

la parte residua y.

a--hBl

r
H- cos hr

\^{x)\^N.

In y sempre

a
cos

sempre minore

di 1

cio il suo massimo valore assoluto un


Quindi la F(x) definita dalla (6) minore di o'\
E l'integrale di ^ (ic) i^ (a;) esteso a y non superer y A^o", e
quindi, poich o<l, diventa piccolo a piacere, p. es. minore
in

valore assoluto

numero o

di

<

1.

IP a

quando n

abbastanza grande.

^(x)F(x) esteso a tutto l'intervallo (0, 27i)


somma degli integrali di ^ (x) F(x) estesi ai citati

L'integrale di
uguale alla

ed uguale perci alla somma:

intervalli parziali;

1 di

un numero

maggiore

positivo

di

di

un numero che

in

valore

assoluto

non

supera

3**

di

un numero che

in

valore

assoluto

non

supera

Esso

maggiore

dunque
~~

che esso nullo.

CI

che

di

assurdo,

moltiplicato

perche

sappiamo

noi

dunque assurdo ammettere che

^^

per

(x)

non

sia

identicamente nullo.

Pi generalmente
cienti

siano

si

determinati

sia discontinua,

dimostra che:

da

(2) in

ha per somma-

La

(l)bi8,

un punto x

cui

=a

lim f(x) 4- lim

coeffi-

ove f (x)
f(x)],

se

questi due limiti esistono e sono finiti [purch esistano e siano


(x)]. Anche questo risultato
lim
(x) e lim
finiti anche i

vale del resto in casi estremamente pi generali.

COMPLEMENTI VARII

134.

La

a)

449

Elementi del calcolo delle variazioni.

teoria dei massimi e minimi

valore della variabile (o

valori

propone

si

delle Variabili)

di trovare

che

il

rendono

o minima una data funzione. Ma talvolta si presentano


problemi di massimo o di minimo di un altro tipo il problema
di cercare la funzione cp (x) o la curva y
^ (x) che rendono
cp (x) che passa per
minimo qualche integrale, p. es. la curva ?/

massima

=
=

due punti A,

che ha la minima lunghezza, ossia

di ascissa a, h e

che rende minimo

i/l H-

cp'^

(x) dx,

oppure

la

curva passante

B posti ad altezze differenti, tale che sia mitempo impiegato da un grave che cade da ^ a 5 lungo

per due punti A,

nimo

il

curva, ecc.,

la

ecc.*

Si voglia trovare la funzione

l'integrale

f{x, y, y) dx,

assume

che

della x,

che rende minimo


dati a priori

valori

X =^

a, X =^b. Si ammetta che tale funzione possegga derivate prime e seconde finite e continue, che per la /'e derivate
valgano nel campo che esamineremo, tutte le propriet (conti-

per

nuit,

ecc.) necessarie

per la validit dei calcoli seguenti.

cp (a;)
Se ^
la funzione cercata (supposto che esista e
possegga derivate prime e seconde finite e continue), e se ^ (x)
una funzione con derivate prima e seconda finite e continue,

nulla per

=a

della costante
e per

ponga

a;
cp

{x)

&

t,
i

la funzione

cp

per x

valori prefissati

-f- tz

r^

b, 9

(^)

t^

nostro

f^

J^fi^i^

(^)

integrale,

ove

ossia

-+- tz

{x)]

dx

che ha un minimo per

( 70, pag. 226)

-+- tz {x),

ossia ( 89, pag.

29

il

0.

tz ix)]

dx

per

{x) H- tz {x)]

dx

per

r-

/"

3; J

(x) -h tz (x), 9' {x)

diventa una funzione di

Sar dunque

{x) al posto di y^

f[x,^

qualunque sia il valore


assume per x^= a

allora,

(x) -h tz {x)

9' {x)

-h

296)

-+- tz {x),

cp'

G. FuBiNi, Analisi maUmaiic.

si

450
che,

CAPITOLO XXI
per

il

teorema del 83,

^1

(^y

equazione

ci

Il

per ^

-H

cp

^^ si

riduce alla

questa

cp,

y^=.^(x) cercata soddisfa alla

dx

'y'

^\

Integrando per parti

[y^-f+tz

la

dice che la funzione

^y

diventa

pu scrivere

si

E, osservando che per

134

0.

secondo di questi due integrali, esso

il

primo termine

6.

La

perch

nullo,

nostra equazione

v^^^

si

(:r)

==

x=^

per

riduce cos alla

dx[

7>y.

^''

ir''

che deve valere, qualunque sia la funzione derivabile ^ (x) nulla


dovr
h. Io dico che la quantit tra
per a;
a e per a;

esser nulla, che cio


^/'(^^ ^,

y)

d_ \ 'f{x,y,y) '\

dx\_

__ ^

^2^

Se infatti cos non fosse, ed essa fosse differente da zero,


essa sarebbe positiva in
e,
positiva in un punto
(a,
in tal caso
Porremo
di
intorno
e.
tutto un
P)
p.

es.

a:;

z {x)

=
{x

oif {x

z{x)^=0 in tutti punti


La funzione z {x) cos
Poich z{x)

P)'

di (a, h)

nullo

nell'intervallo (a, p),

esterni all'intervallo

(a, P).

definita soddisfa alle condizioni citate.

fuori

dell'in ter vallo

(a, p),

la

(1)

si

riduce alla

'^oL

dx\

che assurdo, perch nelle attuali ipotesi, tanto z (x) quanto


sono positive in ogni punto interno
la quantit tra graffe
(a,
cosicch l'integrale positivo
integrazione,
di
all'intervallo
P)
e differente da zero. La nostra ipotesi quindi assurda; vale
ci

451

COMPLEMENTI VARII
cio identicamente
(

la

che

(2).

pu scrivere esplicitamente

si

83) cos:

yf

yf^

l^fix^y^y)
'y

^'fy"=o

^y'y

'x'y

(2),,

3?/'

ed quindi un'equazione differenziale del secondo ordine per la


funzione cercata y della x. L'integrale della (2) o (2)biB conterr

che

due costanti

arbitrarie,

imponendo a

tale integrale le

prefissati per

Non

ci

a,

occuperemo

solito determinare
assumere i valori

di

condizioni di

per x

h.

deve soddi-

delle ulteriori condizioni a cui

minimo

affinch renda effettivamente

sfare la funzione cercata,


il

possono

si

nostro integrale.
^)

Talvolta

massimo

ci

minimo

si

propone

l'integrale

^ (x,

cp

(x, y,

y) dx, tra

y,

x=^

che assumono valori prefissati per


soddisfano a un'equazione

rende

di cercare la funzione y^ che

per x

a,

y) dx

le

k,

funzioni y

dove k

che

una

accontenteremo di enunciare
che per tali problemi continua a valere il metodo del moltiplicatore indicato al 85, 5, pag. 289. Che cio si trova una condizione
necessaria, a cui deve soddisfare la funzione y cercata nel modo
seguente. Si indichi con X una costante per ora indeterminata
costante prefissata a priori. Noi

ci

e,

posto

f{xyy)^=^

-4-

X9,

si

scriva la (2),

cercare la funzione y che rende minimo

come

se si volesse

{x, y, y') dx.

L'in-

tegrale della (2) conterr due costanti arbitrarie di integrazione,


oltre alla costante X. Queste tre costanti
ricordando che la y per x =^ a
per

valori prefissati,

e che

deve essere

/
I a

si
a;

cp

determinano di solito,
6 deve assumere i

{x, y,

y) dx

k.

Esempi.

La

teoria

delle

serie di

fisicamente nel seguente modo. Se

che ammette

meno

il

periodo 27t,

Fourier

x indica

si

pu interpretare

tempo, la ?/
f{x),
pu servire a misurare qualche fenoil

una corda, vibrazione luminosa, ecc.). Una equazione ?/


a cos nx -f- In sen nx
(n intero positivo, , hn costanti) si ritiene, come noto dalla
periodico (vibrazione di un punto, di

452
fisica,

test

134

come misurante un fenomeno periodico elementare. La y


definita si riproduce, se l'angolo nx aumenta di 2 Ti, ossia

se

CAPITOLO XXI

X aumenta

piezza 2

di

tz,

tale

oscillatorio,

che

oscillazioni.

Il

un

In altre parole, in

intervallo di

am-

riproduce n volte, misura cio un fenomeno

si

un intervallo

in

nostro risultato

ampiezza 2 tc compie n
pu dunque enunciare cos:
di

si

Ogni fenomeno periodico, che si riproduce cio dopo 2 ti unit


di tempo si pu decomporre nella somma (serie) di infiniti
fenomeni periodici elementari, che nello stesso intervallo di
tempo compiono rispettivamente 1, 2, 3, 4,
oscillazioni.
Per questa ragione si decompongono, p. es., i suoni emessi
da uno strumento musicale nella cosidetta nota fondamentale e
nei suoni armonici.

Oss.

1'^.

Ponendo

T
= -

x,

indicando con z

il

tempo,

si

.2 TI

fenomeni periodici, che ammettono un qualda 2 t:). Lo stesso scopo si


potrebbe ottenere variando l'unit di misura per il tempo.

passa allo studio


periodo

siasi

2^

di

(anche distinto

Trovare

punto

porre nella (2) del

y
,

dx^/i^yr^
dove

r.

f=

134
.

Vl^y''
arbitraria.

\/l -h

di

Vi

'

una costante

costanti m,

minimo

il

ossia

0,

-h

y'^.

si

La

(a, a)

y^

dx,

ossia

(2) diventa cos:


,

anche ^
y

cost.,

Quindi y =:

arbitraria; la curva

un'altra costante

Le

dal punto

{&, P).

Ris. Si deve cercare

AB

minima distanza

la

mx

cercata

= m,

-^ n, dove n

una

retta.

determinano scrivendo che essa passa per

per B.
3^ Dati in

un piano

verticale

n due

punti A, B, trovare

curva passante per A e per B, tale che un grave, cadendo


da ^ a jB lungo questa curva, impieghi il minimo tempo possibile.
Assumiamo in n il punto A come origine, un asse delle x
orizzontale, un asse delle y verticale volto verso il basso.

la

Supponiamo che
Noi sappiamo che
con

indico

la

curva cercata abbia un'equazione y = y(x).

la forza viva

l'arco

percorso

- (tt)
dal

del

grave)

grave
uguale

di

massai

al lavoro

COMPLEMENTI VARII

453

compiuto dal grave nel cadere dal punto A, cio


proiezione

sulla verticale

spazio

dello

uguale alla

percorso

moltiplicata

per la solita costante g. Ossia:

Cosicch (se 6 =4=


l'ascissa di B)
nostro grave nella caduta

2gJo \

^,

Posto dunque nella (2) f:=i\/

r
1

l/l

y""

d
T~

"

-^^

yy^y

assumendo, com'
1

\\/
1/

:;

^2

\ -\- y""

dx\]f

l/y(l+y'^)

y\
~

=M=^
Vy{\

dy

r^

ossia 2-^

^-e

-h -y

=^

pu

si

scrivere

r=z z^

ne

se

)_^

trae

')
.V

che

0?

Posto

(2) diventa:

la

y a variabile indipendente

la

lecito,

tempo impiegato dal

il

JL

2y''

_ :^ q

_}_

dy

0.

y
Integrando

si

avr

(m =^

cost.),

donde

/i

y
/._^

y{\+y

'2^

= \--yn)\ ossia 1+^


^^ =
.

\y

{B

Nelle nostre ipotesi

y lungo

-^

l-my

x=lri/
l/ - '^^dy.

Jori

pi basso di ^, asse delle

curva cercata
dunque essere m < 0, perch altrimenti 1
cale sarebbe immaginario.

in basso)

la

Dunque

m>

0,

la

si

my

positiva.

my >

pu porre

m =^ -r^ {h =

0,

y volto

Non pu
e

il

cost.).

radi-

454

CAPITOLO XXI

Di pi

my>0

134

>m

ossia

=^

= -^ "^ V
1

bile

IT ^^

y ^i^^h"

^9 ^7c

^^^^

'

o~

integrazione. Si ha:

di

r 1

si

pu

porre

una nuova varia-

^=

cos"

/r (1 4- cos

cp).

(a)

'

quindi, sostituendo nel nostro integrale, e osservando che

my

= cotg ^2
^
my

1/ 1
si

v^
ri

trova, osservando che

a;

Le

(a), (^)

zione del parametro

cp

/i^ TI

definiscono

per

tt:

/^- (cp

0,

-h sen

cp).

(P)

punti della curva cercata

Tale curva

cp.

?/

una

fun-

in

cicloide.

curve y ^= y (x) passanti per i punti di ascissa


e
dell'asse
a
b
delle x, e di lunghezza prefissata L, trovare
quella che con l'asse delle x racchiude l'area massima.

Tra

4*.

Ris.

le

134, P, si deve porre (f i= \/l -h ?/'-,


cercata deve dunque soddisfare a (2) ove

La curva

fz=iy-^\ Vi

-{- y^"

(X

I^XJl/l
Il

^ =^ y.

In

-+-

cost.),

primo, e quindi anche

il

ponga

cio alla

= ^^ X +

y'

si

[X (fi

donde:

=:

cost.).

secondo membro, sono minori

di 1.

Posto perci

- X -h
.

se

li-

=^ seh 9

dy

ne dedurr t" ^^ V

dx

Quindi

6??/

=X

cos

trovate,

si

= tg

cp

dunque un

cerchio.

= nuova

variabile),

= tg
= X sen 9 ed =
= X tg 9 cos
due equazioni
Eliminando
=
X
-^
La curva cercata
cp.

cp c^ cp

6?x

-h V (v rzz
trova (x -fcp

(t

cost).
|Ji)^

cZ cp

cp

{y

"^f

dalle

cost.

?/

COMPLEMENTI VARII

135.

Le

a)

funzioni

da una

(iella

Alcune funzioni

funzioni della

cos

e^,

variabile complessa.

di

sen z sono

z^

455

per tutti

dejfnite

valori

possono considerare perci


anche se ^ complesso.
potenze, e

serie di

0,

si

Dimostriamo che anche una frazione razionale, cio un


quoziente di polinomi di una variabile z pure una funzione
P)

della variabile

cio sviluppabile in serie di potenze. Se noi

z,

anche numeri complessi, l'enunciato


pu semplificare provando che ogni

introduciamo nei calcoli


del teor. a pag. 250-251

P(z)

somma

frazione ttt-t

un

di

frazioni

di

semplici
(2)

della derivata di un'altra frazione ^=777


yv(z)

(*)

Applicando a quest'ultima
si

polinomio,

del tipo

si

prova che ogni frazione

.A

frazioni semplici del tipo

'

teorema, e cos continuando,

lo stesso

somma

-^

un polinomio,

di

e di derivate di tali

di

frazioni

semplici.

Baster dunque provare che


z

che
z

numero

sviluppabile

qualsiasi,

{z

serie

{a

Z(^)

-e,,

ch'

ci

Se

al

S
1

:
\

1
^

(a

-^(t

^0

<^

La dimostrazione

(il

un

-S'o

Zo

^A z-zoY
Zo)

<

^o\

cerchio di centro Zq, la cui periferia passa per

(*)

="^^

formola delle pro-

la nota

^0)

nel cerchio definito dalla

Mx -f

^o

stesso,

lo

111

0,

potenze.

di

ha appunto (per

si

gressioni geometriche)

in

del 76 continua a valere, se ad

cio
il

entro

punto

ima frazione

il

a.

del tipo

cui denom., uguagliato a zero, abbia radici complesse h,c) sostiTi

tuiamo una espressione del tipo

^ H

C
X ~~ e

(con B,

costanti),

456

CAPITOLO XXI

135-136

Se ne deduce facilmente che una

ad arbitrio

frazione razionale data


sviluppabile in serie di potenze della z
Zo in
di centro Zo, il quale non contenga punti ove

ogni cerchio

la frazione diventa singolare (in cui quindi

annulla).

pag.

(Cfr.

il

teorema

Cauchy

di

citato

il

in

denominatore
nota a pie

si

di

209).

136.

Integrazione meccanica.

E noto che il calcolo dell'integrale di una funzione si pu


eseguire per via grafica (nota a pag. 325); con metodo grafico
si possono risolvere le equazioni algebriche. Le
scienze applicate danno numerosi e svariati metodi di calcolo grafico.
Accanto ad
molteplici:
le

metodi meccanici per i calcoli pi


macchine cos note per eseguire

essi esistono

basti ricordare le

ci

operazioni fondamentali dell'aritmetica.

Pi semplici assai di esse sono gli strumenti che, pure ricorrendo al disegno, servono ad eseguire le integrazioni, e che
si dividono in due categorie: gli integrafi, che servono a dare
gli

integrali indefiniti,

planimetri esistono
titolo di

ed

planimetri,

pi ^neralmente

grali definiti,

tipi

svariatissimi

planimetro

di

ma non

noi

ne studieremo,

parliamo del

di

zione algebrica. Tale apparecchio risolve

Disegnata una curva y

una

tipi

semplicissimo

Abdank-Abakanowicz.

Al 73, pag. 238, abbiamo gi citato alcune


questo integrafo al calcolo numerico delle radici

inte-

Prytz, perch non troppo preciso.

A) Integrafo

curve y

gli

esempio, soltanto due. Avverto che noi studiamo

teoricamente pi semplici;

di

che calcolano

aree delle figure piane. Di

le

f (x) dx.

Esso

f (x),

il

applicazioni
di

una equa-

problema seguente:

una qualsiasi

tracciare

delle

fondato sul fatto sperimentale che

senza strisciare su un foglio di carta ed


sempre contenuta in un piano perpendicolare al foglio stesso,
allora il punto di contatto della rotella e del foglio descrive
una curva le cui tangenti sono date dall'intersezione del piano
del foglio col piano della rotella. Ecco una descrizione soltanto
se

roteila ruota

schematica

di

detto integrafo.

y=zf{x) una curva C; e sia C' la curva y=zF(x)


dove F{x)=^f{x), cosicch f(x)=^
F{x)dx. Sia x^=a\m
Sia

punto a! dell'asse delle x

siano Ai,

J.2

punti corrispondenti

COMPLEMENTI VARII
delle curve

y =^ F{x) =^

dell'asse delle
Il

per

a;

= f{x). Sia
segmento BA' =

f (x)

tale che

il

a,

quel punto

(*).

tangente alla curva y


vale f (a) ^=^F{a).

ossia nel punto A2,

coefficiente

ed y

coefficiente angolare della

Il

457

angolare della retta

BAi

vale

= f{x)

A'A_Fia)_
Queste due rette hanno dunque ugual coefficiente angolare,
e sono

perci parallele.

aver disegnata la curva y =^ Fix) e i voler


f{x), mentre una punta scrivente Ai de^=
F{x), L'integrafo porta un parallelogrammo artiscrive la ^
del quale coincide sempre con la retta BAi,
colato, un lato
ipotenusa del triangolo rettangolo BA'Ai, che ha un cateto BA'
posto sull'asse della x ed eguale a 1. Il lato Xo opposto del paral-

Supponiamo

di

tracciare la curva y

lelogramma sar costantemente una retta parallela a BAi; esso


porta una rotella A2 tenuta sul prolungamento di A' Ai, e in
un piano- passante per Xo e normale al piano del foglio. Il
punto A2 di contatto di tale rotella descrive dunque una curva
yz=.f{x) che ha in A2 per tangente la retta ^ parallela a \.
Il coefficiente angolare f' {x) di tale tangente cos uguale al
coefficiente angolare
{x) di \, perci, come si voleva,
f{x)^=^F{x). La indeterminazione di una costante additiva

corrisponde

per la funzione f{x)

nell'integrafo

all'arbitrariet

della posizione iniziale della rotella lungo l'ordinata di Ai.

L'integrafo di

curarne

il

Abdank

costruito in

buon funzionamento.

Il

modo

diverso per assi-

principio fondamentale per

quello da noi esposto.

B)i

Un primo

tipo planimetro.

Noi descriviamo ora un planimetro con un disco. Esso


pratico,

l'ingegnere di solito gli sostituisce

il

poco

planimetro

di

Corradi a sfera e cilindro, senza filo. Ma, poich la teoria di


quest'ultimo affatto analoga a quella che qui esporremo, e
che presenta caratteri di speciale semplicit, cos resta
cata la scelta del planimetro, che qui descriviamo.

giustifi-

Tale planimetro consiste essenzialmente in un disco circodotato di due


lare piano
di centro 0, il quale pu essere
movimenti; uno di traslazione 'parallelamente all'asse della y,

(*) Il lettore

disegni la figura.

458
e

uno

136

CAPITOLO XXI
di

Per poter

rotazione intorno al suo asse centrale 0.

scorrere parallelamente all'asse y

il

disco in questione guidato

generalmente da tre piccole rotaie. Attorno all'asse centrale del


disco avvolto
dall'asse,

il

un

filo

l;

disco acquista

quando si tende il filo e lo si svolge


un movimento di rotazione e l'angolo

rotazione proporzionale

all'allungamento

Questo
da una speciale disposizione strumentale (un'asta) tenuto
sempre parallelo all'asse delle x.
Quando l'estremit mobile C del filo ha un movimento parallelo all'asse delle y, tutto l'apparecchio ad esso solidale riceve
non ruota.
pure un tale movimento; e il disco di asse
di

del

filo.

filo

:/

Fg. 47.

Quando invece
lunga e
disco di

un movimento parallelo
rimane fisso, il filo si alsi svolge
imprimendo un movimento di rotazione al
un angolo proporzionale allo spostamento ricevuto da C.

all'asse delle x^

il

l'asse

punto

riceve

del disco

Al piede della perpendicolare calata dal centro


del disco
x \\ h una rotellina R tangente a D, posta in
quel piano perpendicolare al piano del disco, che passa per Tasse
delle x, e tenuta in contatto col disco stesso. Tale rotellina
munita di un contagiri. Col suo moto di rotazione il disco
imprimer ad R pure un movimento di rotazione un contagiri
misura il numero dei giri e frazioni di giro compiuti da R.
Vediamo che cosa avviene quando l'estremit mobile C del
nostro filo (che porta una punta) percorre una curva y
f{x).
Supponiamo, p. es., la f{x) crescente come nel caso della
figura. Man mano che la punta C cammina sulla curva, il filo
all'asse delle

si

innalza e

si

insieme ruota.

allunga verso destra, cos che

il

disco

si

innalza

COMPLEMENTI VARII
Dico che Vintegrale
di

dal

contato

giri,

coefficiente

Il

di

proporzionale al numero

compiuti dalla rotellina R,


pezzo di curva y
f (x) che si

contagiri^

mentre la punta C percorre


proietta nel segmento (a, b).

il

proporzionalit

dell* apparecchio

dimensioni

dx

f (x)

459

varier

e le unit di

secondo

poi

misura

le

Dimo-

scelte.

usando senz'altro locuzioni abbreviate.


il teorema,
Osserviamo anzitutto che, mentre il disco si innalza o
abbassa parallelamente all'asse delle y, la rotella non gira.
streremo

Affinch la rotella

V
disco

OC

si

svolga

bisogna che:
dall'asse

rotare

faccia

il

La

rotella

non

trovi sul centro

si

del

ma

disco,

eccentrica.

Ed

filo

giri

D.
2

sia

II

si

anzi ben evidente che, l'angolo di cui gira la rotella

proporzionale a due quantit:


a) l'allungamento dei

centro

del disco

fili

OC;

P)

la

distanza

OR

da

R al

D,

Dividiamo ora Tintervallo {a, h) in infiniti segmentini infie sia 5 uno di questi intervallini. In esso la y si pu
considerare come costante (cfr. 99); e mentre C percorre il
OR sar aptratto CD di curva corrispondente, la distanza
punto uguale alla y di un punto di questo pezzo di curva.
L'allungamento del filo sar uguale alla lunghezza dx della
proiezione t del nostro pezzo di curva sull'asse della x; ^
quindi, per quanto dicemmo, l'angolo di cui gira la rotella R
(mentre C percorre il tratto CD di curva che si proietta in 5)
proporzionale tanto alla y che a dx, e perci, a meno di un
nitesimi

fattore costante h, che dipende dalle dimensioni dell'apparecchio,

uguale al prodotto ydx (*). Il numero dei giri compiuto da R,


mentre l'estremit C del filo descrive tutto il pezzo di curva
y :=z f(x) che si proietta nell'intervallo (a, h), proporzionale
ruota nei singoli intervallini
alla somma degli angoli di cui
parziali B. Tale numero di giri dunque proporzionale a

f{x) dXf

e.

d.

d.

(*)

minimo

In modo preciso esso compreso tra i prodotti di hdx per il massimo o il


in ^. L'allievo completi questa dimostrazione senza sussidio di locu-

di

.?/

zioni abbreviate.

460

CAPITOLO XXI

136

Questo planimetro pu in modo aifatto simile servire al calcolo


non solo di rettangoloidi, ma di figure piane qualsiasi,
come il lettore pu facilmente dimostrare.

dell'area

B)2 Planimetri di Amsler.

Un'asta rettilinea

AB

Un

centro A.

punto

della

a un estremo

porti

AB

posta in un piano normale ad

girevole

AB

retta

una

costretto

sia

rotella

intorno

suo

al

muo-

versi su una linea prefissata L, mentre il punto B descrive


un cammino chiuso f posto nel piano di L, e l'asta ritorna
alla posizione iniziale. In tale movimento la rotella R sia apdel disegno, e compia un certo numero
poggiata al foglio
di giri. Si vuole, conoscendo N, dedurne l'area racchiusa da f.
A seconda della forma di L, cambia il nome dato al planimetro rettilineo, se L una retta polare, se X un cerchio

curvilineo negli altri casi.

Per semplicit occupiamoci


a) Il
p)

Il

cammino f non interseca


punto

sia interno al

Supponiamo dapprima che


segmenti

del primo caso,

il

retta

paralleli alla

la linea (guida)

segmento

sia

archi

di

L;

AB.

cammino f

supponendo che:

centro su L, e con raggio uguale al segmento

composto
di

cerchi

di

col

CB. Quando

non muta di direzione e il segmento GB descrive un parallelogrammo A; quando B descrive


un Y, la nostra asta gira di un angolo cp, e il segmento CB
descrive un

5,

la nostra asta

CB<^.
"^

descrive un settore di area

Ma, poich

alla

fine

del

movimento

l'asta tornata

degli angoli

angoli

cp

cp

percorsi in

percorsi

nel

spondentemente dalla

mota

verso

in

posizione

opposto,

la somma
somma degli

iniziale,

uguale alla
giri

un verso elidono

eseguiti

corri-

quelli eseguiti nel

settori descritti da (75, mentre


i
un verso, hanno complessivamente un'area uguale
settori descritti da CB^ mentre l'asta ruota nel

verso opposto.
l'asta

alla

un senso

cos pure

in

a quella dei
verso opposto.

Ricordando questo, facile riconoscere che l'area racchiusa


da r vale la differenza tra le aree dei parallelogrammi descritti
da CB, quando B descrive un segmento B, muovendosi, p. es.,
da sinistra a destra, e quelli descritti da GB, quando B descrive un segmento 5, muovendosi, p. es., da destra a sinistra.
Quando B descrive un S, Tasta AGB si muove parallelamente

COMPLEMENTI VARII

461

a s stessa, e l'esperienza insegna che il numero dei giri comvale la distanza d tra la posizione iniziale e finale
piuti da

della sbarra divisa per la periferia 2


di

R), cio vale Tarea

mento

CB

^r

di

i? (se r

parallelogrammo descritto

del

diviso

dal

seg-

f sar dunque data dal numero


eseguiti da R (che possiamo leggere col conta-

L'area racchiusa da

giri)

raggio

2nr. GB.

divisa per la costante

totale dei giri

il

2nr. CB. Anzi con


pu leggere senz'altro il numero
strumentale

per la costante

opportuna graduazione

si

2nr

'=N.
CB

Se poi fi un cammino chiuso di forma arbitraria, lo si


pu pensare come limite di cammini f del tipo precedente. E,
poich l'esperienza insegna che, se dei cammini f si avvicinano
indefinitamente a un

dente

cammino

tende al numero

-?^i

Pi,

di

allora

giri

il

numero corrispon-

corrispondente a

fi, e nei

comuni l'area racchiusa da fi ha per limite l'area racil precedente risultato vale per
cammini chiusi F in generale.
casi

chisa da r, se ne deduce che

FINE.

INDICE
dei riassunti e degli esempi pi notevoli.
numeri

i numeri aggiunti talvolta come


ha l'esempio citato]

riferiscono alle pagine

indici

danno

delle regole di derivazione e delle derivate delle funzioni elementari

204

e seg.

degli integrali indefiniti fondamentali

244

e seg.

[I

il

si

numero che

nel testo

TABELLA
Pagina

dei

metodi

di

integrazione

259

ESEMPI NOTEVOLI.
Pagina

Combinazioni con ripetizione

Formole
Radici

addizione, ecc. per le funzioni goniometriche

di

w"^'"''

di

per

57,2

2, 3, 4,

56,3

^ ^'^lo

572^ e 6I33

Equazioni

di

quarto grado

41

Angolo

due rette sghembe

79,

di

Determinanti ortogonali
Determinanti reciproci

df^l
.

terz'ordine
.

8O2
8O3

Risultante di due equazioni

54

Formola d'intorpolazione con polinomii


lim

-^

lim

(14- r

90

151,

127,

Interesse continuo

127^

Area di un rettangoloide definito da un'iperbole equilatera


Teorema di de l'Hpital
Interpolazione (errore commesso nella
Criterio di convergenza di Cauchy
Resto di Cauchy e teoremi di Bernstein e di Pringsheim per

Taylor

e 89,

48

128^

200
201

201
la serie

di

214

e seg.

464

INDICE DEI RIASSUNTI E DEGLI ESEMPI, ECC.

Sviluppi in

serie di

Pagina

C,

sen x, cos x, log (1 4- x),

(1

+ xy%

arcsen x
Principio, di

Fermat per

La curva y a
Istanti in cui

arct x^

x'^

tt,

216

e seg.

la rifrazione della luce

-^h x^-\-c x

2292

e l'equazione di terzo

un punto mobile ha velocit massima

Volume

dell'ellissoide

Durata

dell'oscillazione di

grado

minima

233

un pendolo

Integrazione grafica

Retta tangente ad una conica

Area di un settore
Prima conseguenza
Centro

di

di

curva in coordinate polari

delle leggi di

gravit

Keplero

Spinta idrostatica

Volume
Centro

di

gravit di un'area semicircolare o semiellitica

Sezioni della pila di

332, 345ii

....

del toro di rivoluzione

234
344
266
325
285
312 ^
313
330
e 405
346,

346,

un ponte

Entropia; curve adiabatiche

Equazione Xj^-+Equazioni

di

367

r^ =

Eulero per

le

funzioni

delle curve piane a

Perimetro
Centro

di

368

369
.

373 e seg.

curvatura costante

375.,

alle derivate ordinarie notevoli

392^

dell'ellisse

gravit di una semicirconferenza

.......

periodici (loro decomposizione in fenomeni elementari)

Brachistocrona

Curva d'area massima

391,

smorzati (formola del Thomson)

Area della sfera

Fenomeni

Equazioni differenziali lineari

Moti vibratorii semplici

omogenee

Equazioni differenziali notevoli (Clairault, BernouUi, ecc.)

Le equazioni differenziali
Teorema del Wronskiano

363

e a

392^

402
407
408
451
452
454

INDICE
CAPITOLO

I.

NUMERI REALI.

Numeri
Numeri

.........
..........
...........

Pag.

razionali positivi

irrazionali

1.

2.

3.

Lmite superiore

4.

Numeri

reali

inferiore. Operazioni sui

CAPITOLO

numeri

positivi

8
12

II.

APPLICAZIONI GEOMETRICHE.
Pag.

^\

7.

! Aree

5.

Misura (algebrica)

degli angoli

Coordinate di un p>unto di una retta


e

volumi

CAPITOLO
I

8.

9.

Definizione di

10.

Equazioni di

plessi

'

.10
.19
.

21

III.

NUMERI COMPLESSI.

.......

Coordinate di un punto nel piano

Pag.

27

.............37
numero complesso

e delle

operazioni sui numeri com-

29

2",

5*^

e 4o

grado

CAPITOLO

IV.

POLINOMII ED EQUAZIONI ALGEBRICHE.


IL

12.
13.

14..

15.

Pag.

.........
..........

Calcolo combinatorio. Prodotti di binomii e formola del binomio


Divisione di due polinomii

Regola di Ruffini
Relazioni tra coefficienti e radici di un equazione algebrica

16.

Radici razionali di un equazione a


Polinomii a coefficienti, reali

17.

Sistemi di equazioni algebriche

30

G. FuBiNi, Analisi matematica.

coefficienti razionali

...
.

42

44
46
48
51

52
53

466

INDICE

CAPITOLO

V.

DETERMINANTI, SISTEMI DI EQUAZIONE DI PRIMO GRADO.


Pag.

Matrici

19.

Definizione di determinante

20.

Propriet di un determinante

18.

24.

Sistemi di equazioni lineari. Teorema ^preliminare

Regola di Leibniz- Cramer

Regola di Rauche

Altre propriet di un determinante

Prodotto di due determinanti


Il determinante di

74

Vandermonde

discriminante di un'equazione

e il

una

algebrica. Separazione delle radici di

25.
26.
27.

64

23.

22.

69

21.

.62

........
........
...... .72
........
..........81
.......86
.

tale equazione

76

83

Sistemi di equazioni lineari omogenee

CAPITOLO

88

VI.

FUNZIONI, LIMITI
Pag.

28.
29.

30.
31.
32.
33.

Rappresentazione grafica delle funzioni


Esempi preliminari di limiti

102

Limiti

105

36.

37.

38.

34.

35.

39.
40.

41.

Irdervalli, intorni

94

Funzioni; funzioni di funzioni

95

.....

Funzioni complesse
Ricerca del lim p^
=

a;

Primi teoremi

97

'

111

e loro limiti

112

OD

113

sui limiti

Funzioni continue

117

limite fondamentale

121

Un
Un

altro limite fondamentale

123

Alcune applicazioni

130

- Propriet fondamentali

Funzioni di

pi,

134

delle funzioni conti

variabili

CAPITOLO

137

VII.

SERIE.
42.
43.
44.
45.

46.

........

Serie a termini positivi

Serie a termini negativi e positivi. Serie a termini complessi

Definizioni e primi teoremi

Cambiamento

nell'ordine dei termini di

Serie di funzioni

Pag.

140

143

una

serie

a termini positivi
.

148

149

152

467

INDICE

CAPirOLO

vili.

DERIVATE, DIFFERENZI ALI.


47.

48.

49.

50.
51.
52.
53.

54.

55.
56.

57.

Pag.

ad un

Velocit

istante,

coefficiente di dilatazione, calore specifico

Derivata

161

168

Derivate fondamentali
Infinitesimi e infiniti

Metodi abbreviati di esposizione

169
.

.171
175

Differenziali

Derivazione di una

somma

59,

Derivata logaritmica

Derivate successive

177

.178

piii funzioni

Derivata del quoziente di due funzioni

.....
......
.....
......

Derivata del prodotto di due o

60.

61.

155

159

Estensione alle funzioni complesse

Regola di derivazione delle funzioni inverse


Derivazione delle funzioni di funzioni

58.

di corrente,

intensit

Betta tangente a una curva

.....

di reazione,

velocit

CAPITOLO

181
182

186

.188

179

191

IX.

EOREMI FONDAMENTALI SULLE DERIVATE


E LORO PRIME APPLICAZIONI.

64.

Propriet fondamentali
derivate
Prime applicazioni del teorema della
Radici multiple di una equazione

65

62.

63.

Pag.

delle

.....

media

Derivazione per serie

193
197

203

26

CAPITOLO

X.

SERIE DI POTENZE.
66.
67.
68.
69.

Pag.

Derivate di una serie di potenze

Formale di Mac-Laurin e di Taylor


Sviluppabilit di una funzione in serie di

.......

Cerchio di convergenza

CAPITOLO

....

jotenze

207

209

210
212

XI.

MASSIMI, MINIMI, FLESSI.


70.
71.

Pag.

Massimi

minimi

.........

(relativi)

Concavit, convessit,

flessi

72.

Metodo di Newton- Fourier

73.

Alcune

osservazioni

relative

equazioni algebriche

223
230

234
alla

risoluzione

approssimata

delle

237

468

INDICE

CAPITOLO

XII.

INTEGRALI.
Pag.

74.

Primi teoremi

75.

Regole generali di integrazione

77.

Integrazione
Integrazione

78.

Integrali singolari

Integrazione per serie

76.

79.

........
.......
..........
..........
.

delle frazioni razionali

di alcune funzioni trascendenti o irrazionali

239
246
250

255
260
264

CAPITOLO xm.
CALCOLO DIFFERENZIALE PER LE FUNZlOxM DI PI VARIABILI
80.
81.

82.
83.
84.
85.

86.
87.

Continuit. Derivate parziali

Teorerih della inedia

........

per funzioni di due

o piti variabili

Differenziali

Derivate delle funzioni di funzioni {Funzioni composte)

Funzioni implicite

268

272

.275
.279

...........
.

di Taylor- Lagrange per le funzioni di due variabili


e

274

Generalizzazioni

Formala
Massimi

Pag.

minimi

delle funzioni di

due o

pi, variabili

285

290

291

CAPITOLO XIV.

PRIMA ESTENSIONE DEL CALCOLO INTEGRALE


ALLE FUNZIONI DI PI VARIABILI.
Pag.

88.
89.
90.
91.
92.
93.

Considerazioni preliminari
Derivazione
segno dHntegrale
Differenziali
in due variabili
Integrali curvilinei

295

sotto il

296

esatti

298
302

Differenziali in tre variabili

305

Cenno di un problema analogo ai precedenti

306

CAPITOLO XV.
GLI INTEGRALI DEFINITI
E LE FUNZIONI ADDITIVE D'INTERVALLO.
94.
95.
96.

96 bis.

Funzioni additive d'intervallo


Illustrazioni varie

Alcune somme fondamentali

Il

metodo dei rettangoli per

....

e loro derivate

il

.97.

98.
^ 99.

Generalizzazioni del concetto di integrale. L'integ-ale di liiemann


Il

metodo dei trapezi per

Metodi

il

........

calcolo approssimato degli iitegrali definiti

e locuzioni abbreviate

308

.311
.313

calcolo approssimato degli integrali

definiti

Pag.

313
319
320
326

469

INDICE

CAPITOLO

XVI.

FUNZIONI ADDITIVE GENERALI E INTEGRALI MULTIPLI.


Pag.

100.

101.
102.
103.
104.
105.
106.

Funzioni additive

Estensione dei principali teoremi del calcolo differenziale

e loro

derivate

Calcolo di

un

108.

330

332

.......
........

Dimostrazione rigorosa dei risultati precedenti

Volume di un

solido di rotazione e teorema di

335
337

340

.341

Guidino

345

XVII.

DI VARIABILI NELLE FORMOLE DEL CALCOLO


DIFFERENZIALE E INTEGRALE.
Pag.

Esempi di cambiamento di variabili in formole di calcolo differenziale


Cambiamento della variabile d'' integrazione negli integrali degniti
o multipli. Integrali superficiali in coordinate polari

108 bis.

iitegrale superficiale

Interpretazione geometrica.

CAMBIAMENTO

Generalizzazione dei teoremi fondamentali del calcolo integrale

CAPITOLO

107.

Integrali superficiali in coordinate generali

CAPITOLO

347

350

.355

XVIII.

EQUAZIONI differi:nziali.
109.
110.

.....
.....

Considerazioni e definizioni fondamentali

Equazioni

un

differenziali,

la cui

integrazione ridotta a

differenziale esatto

quella di

113.

Teorema di Cauchy e integrazione per serie


Primi tipi di equazioni lineari alle derivate ordinarie a

114.

Primi teoremi

111.

112.

2'ipi particolari di

ordinarie)

116.

117.

sulle equazioni

differenziali

lineari

(alle

359
369

.376

..........

cienti costanti

115.

equazioni differenziali

ag.

357

coeffi-

379

derivate

381

Un lemma

382

Nuovi teoremi

....

sulle equazioni lineari alle derivate ordinarie

Equazioni lineari omogenee a

coefficienti costanti

384
386

CAPITOLO XIX.

ALCUNE APPLICAZIONI GEOMETRICHE


DEL CALCOLO INFINITESIMALE.
Pag.

121.

122.

118.
119,
120.

Tangente ad una curva gobba

......

Piano tangente ad una superficie


Lunghezza di un arco di curva sghemba
Area di una superficie sghemba ed integrali
ficie sghemba
Area di una superficie di rotazione

...........
.

estesi

396
397
399

ad una super-

403

405

470

123.

124.

125.
126.

INDICE
Pag.

Piano osculatore ad una curva sghemba

Inviluppi di una schiera di curve

Curvatura

Cerchio osculatore

e torsione di

.......

una linea sgliemba

408

.410

416
420

CAPITOLO XX.
INTEGRALI CURVILINEI E SUPERFICIALI.
Pag.

127.

Integrali curvilinei e potenziale

128.

Trasformazione di integrali curvilinei nel piano

Integrali superficiali

129.
130.
131.

132.

Il

Differenziali esatti e potenziale

Prime

definizioni

teorema di Stokes
.

Trasformazione degli integrali doppii

......
.

426
431

435
437
439
440

CAPITOLO XXI.
COMPLEMENTI VARII.
133.
134.

135.
136.

..........

Le serie di Fourier
Elementi del calcolo delle variazioni
Alcune funzioni di variabile complessa

Integrazione meccanica

Pag.

444
449
455

456

Indice dei riassunti e degli esempi pi notevoli

weeccceopt

463

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