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Lo Specchio Opaco

Copyright: Miraviglia Editore 2009


via Monzermone, 6 - 42121 - Reggio Emilia
www.miravigliaeditore.it
Titolo originale: Vril, The Power of the Coming Race
Traduzione dallInglese: Cristina Previtali
Prima edizione digitale febbraio 2014
Propriet letteraria riservata. Nei casi in cui non sia stato
possibile rintracciare gli aventi diritto dei testi pubblicati,
lEditore si dichiara pronto a ottemperare ai relativi obblighi
Tutti i diritti riservati
ISBN 9788889993439
Copertina: Giulio Bizzarri e Miraviglia Editore

Edward Bulwer-Lytton

LA RAZZA CHE VERR


(Vril, The Power of the Coming Race)

Prefazione
Il titolo di un libro in genere e di unopera narrativa in
particolare determinante per lincontro col lettore. Da
questo fatto emerge la responsabilit e la capacit del
traduttore, vero mediatore culturale di un contatto
proficuo fra lautore e quanti ne seguiranno il pensiero con
interesse.
Il presente romanzo di Sir Edward Bulwer-Lytton,
autore, fra laltro, del celebre T he Last Days of Pompeii
(Gli ultimi giorni di Pompei), proprio nel titolo: Vril, T he
Power of the Coming Race evidenzia la forza e il motivo
conduttore di unavventura della logica fantastica, che viene
comparando con marcata efficacia la realt della societ
democratica con un mondo immaginario di grande fascino
storico-filosofico, seppur basato su elementi che
trascendono la nostra razionalit occidentale.
Infatti la nostra cultura deve cedere il passo al fascino
mistico caratteristico di molta parte del pensiero orientale.
La ragione, in altri termini, deve arricchirsi del fantastico o,
meglio ancora, deve scontrarsi con un sentire magico che
sia in grado di svelare il mistero delluomo e perci gli
arcani della sua storia attraverso la coscienza di ritorni
epocali alle origini.
Il libro-romanzo apparso nel tempo e nei diversi Paesi
con un titolo, per cos dire, difforme, anche se coerente
con la lingua e la cultura di traduttori e lettori: T he Coming
Race (La razza futura, La razza a venire).
In genere si sempre preferito evidenziare una Razza
futura, mentre ora, nella presente versione, si puntualizza
il concetto di una Razza che verr, caricando il futuro
verr del carattere dellineluttabilit, che lAutore si

studia di fare emergere. Ineluttabilit come fatalit


connessa con una forza-potere tanto misteriosa quanto
assoluta, espressa da unenergia sovrannaturale in grado di
modificare o cancellare qualsiasi forma di vita sulla Terra. E
il principio di autorit che ne consegue non
determinazione secondaria: ogni opposizione destinata al
fallimento.
T utto limpianto narrativo, pur semplice e quasi
prevedibile, ruota attorno alle vicende di un protagonista
umano, irretito, fra timore, meraviglia e ammirazione, da
unutopia
storicamente
attesa
e
una
nostalgia
psicologicamente comprensibile.
La stirpe perfetta, il popolo deccelsa saggezza, che ha
realizzato un paradiso a misura di cittadino, sembra
destinato a distruggere, con un atto di Giustizia Suprema,
questa nostra umanit ancora vittima irrecuperabile del
male. Un male radicato allessere-uomo e in grado di
riassumere i vizi di fondo dellindividuo: ignoranza, egoismo,
denigrazione, invidia, odio, malafede, inganno. Vizi e
perversioni tipici del cittadino terrestre, artefice caparbio
delle passioni e dei conseguenti errori che ne hanno
inquinato e ne inquinano irreparabilmente la civilt.
T ra il mondo sotterraneo e incontaminato della razza
destinata alla supremazia e il mondo solare e corrotto,
sussiste il conflitto inconciliabile tra il bene e il male di
matrice manichea che si riflette su ogni vicenda: gli esseri
imperfetti sono fatalmente condannati alla distruzione,
affinch trionfi il bene impersonato da esseri perfetti
destinati al potere. Si tratta di un potere totale che si
concretizza nel Vril, energia magica e assoluta a garanzia
di una organizzazione sociale di forma ineccepibile, basata
su di un equilibrio sovrumano fra sensazioni e raziocinio.

Per interpretare pi correttamente gli elementi


costitutivi e il potere della razza che verr, necessario
delineare le caratteristiche dellesoterismo come dottrina o
sistema di dottrine di natura occulta. A questo proposito si
aprono svariati orizzonti nel campo della letteratura, della
filosofia, della scienza e soprattutto della politica. Ci
riferiamo ad orizzonti culturali profondamente influenzati
da tradizioni e interpretazioni misteriche, le quali hanno
attraversato la storia dellumanit e sono ampiamente
documentate da opere famose di autori illustri.
Lesoterismo (dal greco esoteriks = interno,
contrapposto a exoteriks = esterno) vuole rappresentare
un insegnamento riservato e rivolto ad un ristretto gruppo
di discepoli, o adepti, i quali simpegnano a seguirlo e
praticarlo in varie forme culturali e storiche, comprendenti
anche la magia, lalchimia, le religioni misteriche e
gnostiche, nelle quali la presenza del segreto che permea i
meccanismi
dellUniverso
resta
inaccessibile
e
incomunicabile alle masse dei profani. Solamente gli iniziati,
come discepoli privilegiati, possono interpretarlo o tradurlo
misticamente in forme storiche determinate.
Lesoterismo presente in ogni livello di civilt e nelle
diverse religioni, nonch in correnti di pensiero neopagano,
quali il Rinascimento collegato al recupero del
neoplatonismo, la Massoneria e tutta lantroposofia del XX
secolo (Rudolf Steiner). In questo contesto, particolare
attenzione viene dedicata ai sistemi simbolici delle culture
del passato, nei quali sintende riconoscere il patrimonio
cifrato di una sapienza perduta mediante richiami, a volte
molto perspicaci, alla mitologia, alla cosmologia, nonch a
documenti letterari e artistici importanti, riconoscendovi
con una certa attendibilit, linguaggi e messaggi esoterici:

vedi stilnovisti e Dante, architetture e sculture o affreschi


delle cattedrali medioevali, oltre a testi, pure medioevali,
relativi alla lunga leggenda del Graal.
Molti autori (ad esempio G. de Nerval, V. Hugo, A.
Rimbaud, S. George, R. M. Rilke, W. B. Yeats e altri)
riconobbero nel valore di ogni prodotto dellarte il possibile
rapporto con un segreto, o addirittura con il segreto in s
(occultismo). Notevoli poi gli apporti della psicoanalisi del
XX secolo come: psicologia del profondo, antropologia
culturale, scienza del mito, autocoscienza della continuit
del sangue, ecc
T ra questi cultori di teorie magiche e rosacrociane, che
si diffondono fra Inghilterra e Germania attraverso societ
segrete, troviamo Eliphas Lvi, nome darte di AlphonseLouis Constant (Elifaz uno dei tre amici che consolano,
secondo la Bibbia, lafflitto Giobbe), il quale giunge a Londra
dopo lavvento del Secondo Impero e conosce BulwerLytton, nobile inglese che pratica con successo sia la
politica che loccultismo.
A soli ventotto anni deputato liberale; nel 1834
pubblica il famoso romanzo Gli ultimi giorni di Pompei;
nel 1835 scrive Rienzi, personaggio che affasciner
Hitler attraverso lomonima opera di Wagner; nel 1841 si
dimette dal Parlamento per tornarvi nel 1852 come
deputato conservatore; nel 1866 diviene Lord Lytton di
Knebworth e perci Pari dInghilterra. Le sue opere,
ispirate alloccultismo, sono frattanto uscite tra grande
interesse: Zanoni (1849), Una strana storia (1862),
Maghi e magia (1865) e, a seguire, La razza ventura in
cui ipotizzato il Vril, che, con Haushofer, fondatore
dellIstituto di Geopolitica, dar il nome alla societ
preposta allelaborazione dellideologia nazista.

Lascesa politica del nostro Bulwer-Lytton culmina


nella nomina a Segretario di Stato per le Colonie; in tal
veste egli promuove la Costituzione del Queensland e della
Columbia Britannica in colonie separate. Morto nel 1873,
viene sepolto nellAbbazia di Westminster.
un aristocratico uomo politico inglese, dunque, che
con Eliphas Lvi studia la magia sessuale, ispira la
fondazione dell Hermetic Order of the Golden Dawn e ci
aiuta a capire il ruolo di Aleister Crowley, le scissioni di
quella societ occulta, nonch i rapporti con le analoghe
Societ tedesche degli anni Venti (Vril, Loggia Luminosa,
ecc). Rapporti certamente di lunga durata, se nel 1941, in
piena Seconda Guerra Mondiale, il vice Fhrer Rudolf
Hess, si paracadut in missione segreta sul suolo
britannico, per proporre un patto di ferro di portata
storica al nemico, prima dellattacco alla Russia Sovietica:
alla Germania la supremazia in Europa e il riconoscimento
del suo spazio vitale ad Est, allInghilterra lImpero
Coloniale e i mari.
Il nuovo ordine geopolitico mondiale avrebbe assicurato
per secoli la pace e il benessere di due nazioni elette e dei
popoli del mondo.
Due nazioni e ununica razza. Il piano non and in porto;
Hess, passato per alienato mentale, fu processato a
Norimberga a fine guerra, condannato allergastolo e mor
in carcere. Il tutto rimase segretato; fino a quando?
Gi escono dagli archivi, grazie alla legge del Freedom
Act, documenti top secret sul Novecento e i nomi
dellAmbasciatore tedesco Ulrich von Hassell, del Ministro
degli Esteri inglese Lord Halifax, del Premier Chamberlain
e di un certo James Bryans, figura chiave del progetto
originario del 1939.

Per tornare ad unanalisi pi concreta e comprovata


dellesoterismo, dobbiamo convenire che esso non si
restringe dunque nelle sole interpretazioni artistiche e
letterarie, ma pervade il sapere e lessenza stessa della
cultura filosofica, sociologica e politica dei secoli XIX e
XX, colmando i vuoti di unevoluzione storica tesa troppo
velocemente alle continue mutazioni di un progetto tanto
travolgente quanto incerto e giustificando cos la ricerca
spasmodica di tradizioni millenarie radicate in civilt ed
etnie di provata continuit e purezza.
I riflessi sulla dottrina dello Stato e perci sullassetto
politico della societ porteranno allinstaurazione di
totalitarismi e dittature, quali il nazismo, il comunismo, il
fascismo, nonch alla seconda guerra mondiale, frutto della
geopolitica e del conseguente diritto allo spazio vitale per
i popoli eletti ad interpreti della Storia. Basti pensare al
Reich millenario di Hitler, alla romanit imperiale di
Mussolini, alla rivoluzione mondiale permanente di Stalin.
A onor del vero, anche le democrazie del tempo non
furono immuni dagli estremismi dellesoterismo politico,
arrogandosi il titolo di garanti della libert e dei diritti umani,
tuttavia costretti ai vincoli di un capitalismo colonialista e
classista.
T utto ci come conseguenza dellattivit pi o meno
palese di scrittori esoterici, che avevano portato la cultura
ufficiale ad accettare come fatti storici ed etico-scientifici
certe intuizioni o ispirazioni, quali: la nuova mappa delle
origini del genere umano (sviluppata addirittura su un
improbabile asse Berlino-Bagdad), la visione magica e
mistica della storia; la figura messianica del capo
(interprete del destino di un popolo), la regolamentazione
collettivistica
della
vita
sociale
ed
economica;

laccettazione missionaria di un ruolo da parte del singolo


e dei gruppi organizzati; la sottomissione ad una giustizia
suprema come stadio finale del diritto-dovere; la tradizione
come valore assoluto a tutela della stabilit e dellordine; la
purezza della razza come cultura incontaminabile e
superiore.
Come si pu costatare, la materia di riflessione davvero
abbondante.
Se vero, come vero, che la narrativa pi o meno
impegnata apre ampi orizzonti sulla cultura profonda,
possibile cogliere nella nostra analisi una prospettiva
logico-filosofica molto interessante.
Volendo indagare, per meglio conoscerlo e giudicarlo, un
episodio, un fatto storico, una civilt come elemento, ci
rendiamo conto della sua naturale relazione-concatenazione
con altri episodi, fatti storici, civilt, ecc; il tutto
inglobato in un sistema o insieme logico che lo
comprende. Cos ogni fatto storico, ogni teoria, ogni
elemento di riflessione appartiene a un sistema di realt
pensate o concrete, che lo collegano e lo legano ad altre
realt e perci ad altri elementi. Questo legame o relazione
di appartenenza in rapporto diretto con la nostra ricercaprefazione ed agisce sul sistema stesso: pi approfondiamo
lindagine, pi allarghiamo il sistema e perci ne
aumentiamo e ne qualifichiamo i dati come elementi di
conoscenza e di giudizio. Un esempio: questa stessa
indagine, anche se limitata e descrittiva, sullesoterismo.
Affermando che ogni conoscenza consolidata costituisce
un nodo di una vastissima rete, ci rendiamo conto che
tutto quello che pensiamo e scriviamo gi stato pensato e
scritto, se pure con altre sfaccettature. La Citt del Sole
di
Tommaso
Campanella (1568-1639),
come
La

Repubblica di Platone e altre opere consimili, precorre ed


esprime lutopia (senso misterioso o magico-immaginifico di
possibili fatti) di una auspicabile societ futura, di una
diversa e pi razionale organizzazione dello Stato, o
addirittura di una nuova stirpe o razza dotata di particolari
virt civili in linea con uno stile ideale di convivenza
perfetta.
Sia ne La Razza che verr, sia ne La Citt del Sole
sono evidenti gli intenti di evadere da un mondo giudicato
imperfetto, per fondarne, o sognarne, uno perfetto, in cui
intelligenza e mitezza danimo diano sicuri frutti.
La comparazione potrebbe continuare citando Utopia
di T homas More (1480-1535): scopriremmo che le
aggregazioni civiche esemplari presentano molte
caratteristiche comuni, ma scopriremmo anche che certe
aberrazioni, come la regolamentazione dellattivit sessuale
e della procreazione, non sono proprie della razza
sotterranea e futura di Sir Edward Bulwer-Lytton, ma de
La Citt del Sole del filosofo domenicano Tommaso
Campanella.
Si pu dunque pensare che in ogni sistema filosofico
orientato sui problemi delluomo come persona e membro
di una societ presente una componente di natura
esoterica, dottrinaria e politica, che si fa determinante
proprio nella narrativa di ogni tempo, fino ad emergere al
maturare di certi eventi storici di grande rilievo. Infatti nel
XVII secolo viva laspirazione allo Stato di diritto: societ
ideale, uguaglianza, organizzazione finalizzata al bene
comune, governo di onesti e competenti, libert
responsabile di singoli e gruppi, supremazia della legge.
Il tutto come reazione ad una realt politica e culturale
sorpassata e tirannica. Nel XVIII secolo si delinea

addirittura il mito del buon selvaggio, figura centrale di


romanzi di viaggio che mettono in risalto i pregi di societ
primitive e perci di uno stato di natura contrapposto ai
difetti dello stato di civilt. Il risultato storico si avr con
le rivoluzioni americana e francese e lesaltazione della
dea ragione a garanzia del principio di libert. Gli
irredentismi risorgimentali e i nazionalismi del XIX secolo,
in Europa e non solo, daranno un senso alla rivalutazione del
passato per un futuro pi rispondente alle culture nazionali;
celebre il richiamo del Foscolo: Italiani, io vi esorto alle
Storie e celebrata lopera di Fichte: Discorsi alla Nazione
Tedesca.
E sar proprio il concetto di Nazione del XX secolo ad
identificarsi con quello di popolo, di stirpe, di razza, di
ideologia, di partito politico di massa, di potere popolare e di
funzione delle lites, fino alla rivendicazione rivoluzionaria
di una missione mistico-militaristica per linstaurazione di
un ordine nuovo alla base della vitalit dello Stato totalitario.
Il tutto connesso ai concetti geopolitici ed etici della dignit
riconquistata, del diritto ad uno spazio vitale e ad una
visione magica della Storia, fino ai valori visionari della
mitica T hule, della Golden Down, del Vril ed altro ancora, in
cui occultismo, astrologia, teosofia, spesso si confondono,
portando la ragione della polis, espressa dal diritto, alla
degenerazione della ragion di Stato quale espressione
finale della dittatura. Dittatura salvifica, ossessivamente
rimarcata su una simbologia delirante: svastiche, fasci, falci
e martello, soli, stelle ecc
Da non ignorare, poi, la concomitanza culturale,
certamente di notevole livello, di narratori, poeti, filosofi
interpreti del pensiero orientale (ad esempio Schopenhauer
e la conoscenza delle Upanisad indiane, nonch il

nirvana come rinuncia allinquietudine dellanima, un


tempo fucina del sentire intellettuale dellOccidente, in
nome di unapatia totale e rasserenante).
In tale contesto di eventi torna spontaneo pensare a
Oswald Spengler (1880-1936) e al suo celebre Il T ramonto
dellOccidente (1924), nonch a G. B. Vico (1668-1744) e
alla sua La Scienza Nuova, in cui la ciclicit della Storia
garantisce gli eterni ritorni alla grandezza millenaria delle
civilt. Grandezza e decadenza, dunque, sul pianeta Terra
sotto cieli stellati o nella luce del sole, mentre nelle sue
viscere fermenta e si prepara un nuovo modello di umanit,
un nuovo Regno che prima o poi emerger, per imporre la
sua perfezione. Eppure anche quel mondo sotterraneo e
incontaminato ha il suo punto debole. Infatti, nella societ
del Vril-ya si viene realizzando fatalmente una specie di
entropia mentale che d appagamento e procura
immobilismo: non diversifica, non migliora alcunch, poich
tutto si riveste del massimo possibile di perfettibilit.
Ma la delusione sta proprio in quel massimo possibile,
che in realt denuncia i limiti invalicabili di una cultura, e
perci di una razza, destinata al fallimento, anche se in
possesso del Vril.
A fine lettura possiamo definire sconcertante questo
romanzo, e pur tuttavia ambizioso. vero che proprio noi
umani, coscienti della nostra infelicit dovuta alle nostre
colpe, cerchiamo un mondo diverso, opposto allattuale, in
cui realizzarci in pace. T uttavia, quando ci accadr, ne
saremo distrutti. Noi siamo quello che siamo. Se
cambiassimo, saremmo la razza ventura, cio giustizieri o
carnefici di noi stessi.
Non si cambia lUmanit, se non con la sua distruzione.
No I. Rocchi

Reggio Emilia, giugno 2009

Capitolo I
Sono nato a ...., negli Stati Uniti dAmerica. I miei
antenati emigrarono dallInghilterra durante il regno di
Carlo II, e mio nonno, durante la guerra dIndipendenza, non
fu uno di quelli che passarono inosservati. La mia famiglia,
quindi, pot godere per nascita di una posizione sociale
alquanto elevata ed essendo anche opulenta, non venne
considerata idonea a svolgere funzioni pubbliche. Una volta
mio padre si candid al Congresso, ma venne
clamorosamente
sconfitto
dal
suo
sarto.
Dopo
quellepisodio, si occup poco di politica e visse per lo pi
nella sua biblioteca. Io ero il primogenito di tre figli e allet
di sedici anni fui mandato nel vecchio continente tanto per
completare la mia istruzione letteraria, quanto per iniziare
un tirocinio commerciale presso unazienda mercantile di
Liverpool. Mio padre mor poco dopo il mio ventunesimo
compleanno e, poich mi ritrovai con uningente eredit,
assecondai la mia passione per i viaggi e lavventura,
abbandonando per un certo periodo la ricerca del potente
dollaro e diventando un errante giramondo che vagava sulla
faccia della terra.
Nellanno 18...., quando mi capit di essere a ...., fui
invitato da un ingegnere professionista che avevo
conosciuto a visitare i meandri della miniera di ...., nella
quale egli lavorava.
Il lettore comprender, prima della fine del racconto, il
motivo che mi porta a tenere nascosto qualsiasi
riferimento alla regione di cui sto scrivendo e,
probabilmente, mi sar grato per essermi astenuto da
qualsivoglia descrizione che possa in alcun modo rivelarne
lubicazione.

Lasciatemi dire, quindi, il pi concisamente possibile,


che accompagnai lingegnere allinterno della miniera e
rimasi cos stranamente affascinato dalle sue oscure
meraviglie, e cos interessato alle esplorazioni del mio
amico, che prolungai il soggiorno da quelle parti e per
alcune settimane discesi quotidianamente in quei
sotterranei e in quelle gallerie scavate dalla natura e
dallarte sotto la superficie terrestre. Lingegnere era
convinto che in un nuovo pozzo, iniziato sotto la sua
direzione, ci fossero depositi di ricchezze minerarie ben
pi grandi di quelli gi scoperti. Un giorno, perforando il
pozzo, giungemmo sopra un baratro frastagliato e
apparentemente carbonizzato ai lati, quasi fosse stato
aperto da fuochi vulcanici in unepoca remota
caratterizzata da continue eruzioni. E, dopo aver testato
latmosfera con una lampada demergenza, fu proprio gi
per questa voragine che il mio amico si fece calare in una
gabbia. Rimase nellabisso per circa unora. Quando risal
era molto pallido, in volto aveva unespressione ansiosa e
inquieta. Era molto diverso dal solito, ossia ben lungi
dallessere espansivo, allegro e intrepido.
Disse brevemente che la discesa gli era sembrata
piuttosto pericolosa e che non avrebbe portato ad alcun
risultato. Cos, una volta sospesa qualsiasi tipo di attivit in
quel pozzo, ritornammo in zone della miniera a noi pi
familiari.
Per tutto il resto del giorno, lingegnere sembr
profondamente assorto nei suoi pensieri. Fu insolitamente
taciturno. Negli occhi, uno sguardo sconcertato, come
quello di un uomo che ha appena visto un fantasma. Quella
sera, una volta soli nellalloggio che condividevamo vicino
allingresso della miniera, dissi al mio amico:

Dimmi francamente, coshai visto in quel crepaccio?


Sono sicuro che si trattato di qualcosa di strano e
terribile. Qualsiasi cosa fosse, ti ha lasciato in mente dei
dubbi. In tal caso due teste sono meglio di una. Confidati con
me.
Lingegnere cerc a lungo di sfuggire alle mie domande
ma, poich mentre parlava continuava inconsciamente a
bere dalla fiaschetta del brandy, cosa che, essendo un uomo
di carattere, non era assolutamente abituato a fare, arriv a
un punto tale in cui il suo riserbo gradualmente si sciolse.
Quando si vuole mantenere un segreto, bisogna imitare i
silenziosi animali e bere acqua. Infine disse:
T i racconter tutto. Quando la gabbia s fermata, mi
sono ritrovato su un crinale e, sotto di me, quel crepaccio,
scosceso in maniera obliqua, scendeva fino a una profondit
talmente considerevole da rendere loscurit impenetrabile
alla luce della mia lampada. T uttavia, con mia grande
sorpresa, da quel buio saliva un brillante raggio di luce fissa.
Pensai potesse trattarsi di attivit vulcanica ma, in tal caso,
avrei dovuto, indubbiamente, percepirne il calore. T uttavia,
qualora ci fossero stati dei dubbi, sarebbe stato necessario
per la nostra comune sicurezza, effettuare le opportune
verifiche. Esaminai le pareti della voragine e decisi di
potermi avventurare, quantomeno per un tratto,
affidandomi alle sporgenze o alle cenge irregolari.
Abbandonai la gabbia e scesi aggrappandomi con le mani e
con i piedi. Pi mi avvicinavo alla luce e pi il crepaccio si
allargava. Finalmente, in fondo al baratro, vidi, con mio
inenarrabile stupore, una larga strada spianata. Era
illuminata a perdita docchio da quelli che sembravano
lampioni a gas, posizionati a intervalli regolari, come sulla
strada principale di una grande citt. Sentii, in lontananza,

un brusio confuso, come di voci umane. Sono sicuro che


non ci siano minatori della concorrenza che lavorano in
questa zona. Di chi potevano essere quelle voci? Quali mani
umane potevano aver spianato quella strada e schierato
quei lampioni?
La superstizione, comune a tutti i minatori, che gnomi o
demoni abitino nelle viscere della terra, inizi a catturare i
miei
pensieri.
Rabbrividivo
allidea
di
scendere
ulteriormente e di affrontare gli abitanti di questa vallata
degli inferi. E poi, comunque, senza corde non ci sarei
neppure riuscito. Dal punto in cui ero arrivato al fondo del
crepaccio, le rocce scendevano repentinamente, lisce e a
picco. Faticando, tornai indietro. Ecco, ora ti ho raccontato
tutto.
Scenderai ancora?
Dovrei farlo, anche se non credo che riuscir a trovare
il coraggio.
Un compagno fidato condivide il viaggio e raddoppia il
coraggio. Verr con te. Ci procureremo delle corde
abbastanza lunghe e robuste e scusa se te lo dico per
stasera, basta bere! Domani le nostre mani dovranno
essere salde e robuste.

Capitolo II
Il mattino seguente i nervi del mio amico si erano
ritemprati e la curiosit eccitava tanto lui quanto me. Lui,
forse, era ancor pi eccitato poich, evidentemente,
credeva alla sua storia, mentre io nutrivo dei considerevoli
dubbi. Non che lui avesse raccontato di proposito una
menzogna, ma pensai che la sua mente fosse stata vittima di
una di quelle allucinazioni che colpiscono limmaginazione,
o i nervi, in luoghi solitari e inusitati e che attribuiscono
una forma a cose che non hanno forma e un suono al
silenzio.
Per aiutarci nella nostra discesa, scegliemmo sei
minatori esperti e, poich la gabbia poteva contenere una
sola persona alla volta, lingegnere scese per primo. Quando
arriv al cornicione dove sera fermato la volta precedente,
la gabbia risal per venirmi a prendere. Lo raggiunsi in men
che non si dica. Ci eravamo muniti di diversi metri di corda
robusta.
La luce mi colp gli occhi, proprio comera successo al
mio amico il giorno innanzi. Il crepaccio da cui proveniva,
scendeva diagonalmente. Mi parve una diffusa luce
atmosferica, non come quella di un fuoco, ma dolce e
argentata, quasi fosse irradiata da una stella del Nord.
Abbandonata la gabbia, scendemmo piuttosto facilmente,
uno dopo laltro, avvalendoci delle sporgenze presenti sulla
parete. Raggiungemmo il punto in cui il mio amico sera
fermato la volta precedente, ossia uno sperone abbastanza
spazioso da permetterci di stare luno accanto allaltro. Di l
in poi il crepaccio si allargava rapidamente, quasi fosse
lestremit inferiore di unampia galleria e vidi chiaramente
la vallata, la strada e i lampioni che aveva descritto il mio

amico. Nel suo racconto non aveva affatto esagerato. Udii i


suoni che aveva udito lui unindescrivibile mescolanza di
brusii, forse voci, e un suono cupo, come di passi pesanti.
Aguzzando la vista, guardai ancora pi gi, e scorsi
chiaramente, in lontananza, la sagoma di un grande edificio.
Non poteva trattarsi di una formazione rocciosa naturale,
era troppo simmetrico, con enormi colonne simili a quelle
egizie e completamente illuminato dallinterno. Avevo con
me un piccolo telescopio portatile che utilizzai per
distinguere, vicino a quelledificio, due forme che
sembravano umane, sebbene non potessi averne lassoluta
certezza. Quantomeno erano esseri viventi, visto che si
muovevano e svanirono nelledificio. Poi procedemmo, con
lausilio di moschettoni, arpioni e altre attrezzature che
avevamo con noi, a fissare alla sporgenza unestremit della
corda che avevamo portato.
Lavorando in maniera alquanto silenziosa, sgobbammo
come uomini spaventati allidea di parlare luno con laltro.
Quindi, una volta fissata, in maniera apparentemente salda,
unestremit della corda alla cengia, appesantimmo laltra
con un pezzo di roccia e la calammo sul fondo, a circa
quindici metri dal punto in cui eravamo. Io ero pi giovane
e pi allenato del mio amico e poich in giovent avevo
prestato servizio su una nave, mi sarei destreggiato meglio
di lui in quel genere di discesa. Sottovoce chiesi la
precedenza in modo che, una volta arrivato laggi, avrei
potuto tenere pi salda la corda per facilitargli la sua
discesa. Arrivai sul fondo sano e salvo e lingegnere inizi a
calarsi. Ma aveva fatto a malapena tre metri, quando i ganci,
che avevamo reputato cos sicuri, cedettero o, forse, fu
colpa della roccia che, traditrice, si sbriciol per il peso.
Cos il malcapitato precipit al suolo, cadendo proprio ai

miei piedi, trascinando con s frammenti di roccia. Una di


queste schegge, fortunatamente piccola, mi colp e mi fece
perdere i sensi. Quando mi ripresi vidi il mio amico, una
massa esanime accanto a me, assolutamente privo di vita.
Mentre mi chinavo sul suo cadavere, addolorato e
inorridito, sentii vicino a me un suono a met fra uno sbuffo
e un sibilo. Istintivamente, mi voltai nella direzione da cui
proveniva e, da una fenditura scura nella roccia, vidi
emergere unenorme testa terrificante, con le fauci aperte
e con gli occhi cupi, spaventosi e affamati. Era la testa di un
rettile, simile a quella di un coccodrillo, o di un alligatore,
ma notevolmente pi grande della pi grande creatura di
quel genere che avessi mai visto nei miei viaggi. Mi alzai e
corsi gi nella vallata, pi veloce che potei. Alla fine mi
fermai, pieno di vergogna per il mio panico e per la mia
fuga, e ritornai al luogo in cui avevo lasciato il corpo del
mio amico. Era sparito. Indubbiamente il mostro laveva gi
portato nella sua tana per divorarlo. La corda e gli uncini
erano ancora l doverano caduti, ma non mi offrivano
alcuna possibilit di ritorno: sarebbe stato impossibile
riagganciarli alla roccia pi in alto e le pareti rocciose
erano troppo ripide e lisce per essere scalate senza
attrezzatura. Mi ritrovai solo in questo strano mondo
nascosto nelle viscere della Terra.

Capitolo III
Lentamente e con cautela, percorsi il solitario tragitto
che conduceva alla strada illuminata dai lampioni e verso il
grande edificio che ho gi descritto. Il sentiero era simile a
un grande passo alpino e costeggiava pareti rocciose, di cui
faceva parte il crepaccio da cui ero sceso. In fondo, a
sinistra, vidi unampia vallata che presentava ai miei occhi
stupefatti prove inconfutabili di arte e cultura. Vidi campi
coperti da una strana vegetazione, che non assomigliava a
nulla che avessi mai visto sulla superficie della Terra, il cui
colore non era verde, ma piuttosto di una cupa tonalit
plumbea o rosso dorato.
Cerano laghi e ruscelletti i cui corsi sembravano
scorrere allinterno di sinuosi argini artificiali. Alcuni erano
di acqua pura e altri rilucevano come bacini di nafta. Alla
mia destra, fra le rocce, si aprivano burroni e anfratti,
attraversati da passaggi, evidentemente costruiti a regola
darte, e delimitati da alberi, simili per lo pi a felci giganti
con un fogliame piumato squisitamente variegato e fusti
simili a quelli delle palme. Altre piante erano pi simili alla
canna da zucchero, ma pi alte e con grossi grappoli di fiori.
Altre ancora avevano la forma di enormi funghi, con gambi
corti e robusti che sostenevano un largo cappello a forma
di cupola da cui salivano o scendevano lunghi rami sottili.
Lintera scena dietro, davanti e attorno a me, a perdita
docchio, era illuminata da innumerevoli lampioni. Quel
mondo privo di sole era luminoso e caldo come un
panorama italiano a mezzogiorno, ma laria era meno
opprimente e il calore pi dolce. La scena che avevo di
fronte non era priva di segnali che mostrassero che il posto
era abitato. Riuscii a distinguere, in lontananza, sia sugli

argini del lago o del ruscello, sia a mezza costa, nascosti


nella vegetazione, edifici che dovevano essere sicuramente
abitazioni umane. Riuscii perfino a distinguere, sebbene a
notevole distanza, forme che mi sembrarono umane e che
si muovevano nel paesaggio. Quando mi fermai un attimo
per guardare, a destra vidi fluttuare velocemente nellaria
qualcosa di simile a una piccola imbarcazione mossa da vele
a forma di ali. Di l a poco scomparve dalla vista e spar fra
le ombre di una foresta. Proprio sopra di me non cera il
cielo, ma soltanto la volta di una caverna. Vista in
lontananza, dai paesaggi sottostanti, la volta si faceva
sempre pi alta, fino a diventare impercettibile, nascosta in
unatmosfera carica di foschia.
Proseguendo il mio cammino, trasalii. Da un cespuglio
simile a un enorme groviglio di alghe, disseminato di virgulti
somiglianti a felci e di piante con foglie larghe come quelle
dellaloe o del fico dindia, sfrecci un curioso animale della
taglia e dalla forma analoghe a quelle di un cervo. Ma
quando, dopo essersi allontanato con un paio di balzi, si
volt e mi fiss con eccessiva curiosit, mi accorsi che non
assomigliava a nessuna specie di cervide esistente sulla
superficie della Terra. T uttavia mi riport subito alla mente
lo stampo in gesso di una specie di cervo maschio che
avevo visto in un museo e che si diceva fosse vissuto prima
del diluvio universale. La creatura sembrava abbastanza
docile e, dopo avermi scrutato per qualche attimo, inizi a
pascolare sulla strana erba che cera l intorno,
assolutamente tranquilla e indifferente.

Capitolo IV
Ora riuscivo a vedere chiaramente ledificio. S, era stato
costruito dagli abitanti di quel luogo e parzialmente scavato
in una grande roccia. A prima vista, avrei detto si trattasse
di una delle prime forme di architettura egizia. La facciata
presentava enormi colonne affusolate con plinti massicci e
capitelli che, visti pi da vicino, mi apparvero pi ornati e
meravigliosamente aggraziati di quelli tipici dellarchitettura
egizia. Cos come il capitello corinzio riproduce foglie di
acanto, il capitello di quelle colonne riproduceva le foglie
della vegetazione circostante, alcune simili alle foglie daloe
altre alle felci. Poi vidi uscire da quelledificio una forma
umana Ma era veramente un essere umano? Rimase l, su
quella strada larga, e si guard intorno, poi mi vide e si
avvicin. Arriv a pochi metri da me e alla sua vista, alla sua
presenza, venni colto da unindescrivibile forma di timore e
tremore che radic i miei piedi al terreno. Mi fece
sovvenire immagini simboliche di Genii o Demoni
raffigurati su vasi etruschi o sulle pareti dei sepolcri
orientali immagini che riprendono forme umane pur
appartenendo a unaltra razza. Era alto, non un gigante, ma
alto quanto luomo pi alto al di sotto della statura dei
giganti.
Il suo soprabito mi sembr composto da grandi ali
ripiegate sul torace che arrivavano alle ginocchia. Il resto
del suo abbigliamento era composto da un sotto tunica e da
gambali fatti in un sottile materiale fibroso. In testa
indossava una sorta di tiara che splendeva di gemme e nella
mano destra teneva un sottile bastone, una sorta di scettro
di metallo lucido, simile allacciaio spazzolato. Ma la sua
faccia! Fu quella a ispirare tutto il mio timore reverenziale

e il mio terrore. Era il volto di un uomo, tuttavia di un uomo


diverso dalle razze esistenti sulla superficie della Terra. La
cosa pi vicina ai suoi lineamenti e alla sua espressione era
il volto scolpito della sfinge, cos regolare nella sua
bellezza calma, intellettuale e misteriosa. Aveva uno strano
colorito, pi simile a quello dei pellerossa che non a quello
di qualunque altra delle nostre specie, tuttavia diverso
una tonalit pi ricca e pi morbida, con grandi occhi neri,
profondi e brillanti, e sopracciglia arcuate a semicerchio. Il
volto era imberbe, ma qualcosa dinnominabile nellaspetto,
tranquillo nonostante lespressione, bello nonostante la sua
fisionomia, suscit quella sensazione di pericolo che si
prova alla vista di una tigre o di un serpente. Sentii che
questimmagine era carica di forze ostili alluomo. Mentre
si avvicinava, fui attraversato da un brivido. Caddi in
ginocchio e mi coprii il viso con le mani.

Capitolo V
Una voce si rivolse a me una voce dal tono molto
tranquillo e melodico in una lingua di cui non riuscivo a
capire neppure una parola, ma che serv a dissipare la mia
paura. Mi scoprii il volto e alzai gli occhi. Lessere (era per
me molto difficile considerarlo un uomo) mi sorvegliava
con occhi che sembravano leggere nel pi profondo del mio
cuore. Poi mi pos la mano sinistra sulla fronte e mi tocc
delicatamente la spalla con lo scettro che teneva nella
mano destra. Leffetto del doppio contatto fu magico. Al
terrore che avevo provato si sostitu una sensazione di
soddisfazione, di gioia, di fiducia in me stesso e nei confronti
dellessere che avevo di fronte. Mi alzai e parlai nella mia
lingua. Egli mi ascolt con apparente attenzione, ma con
sguardi che facevano trapelare un lieve stupore. Scosse la
testa, quasi volesse dirmi che non riusciva a capirmi. Poi mi
prese per mano e, in silenzio, mi condusse alledificio. Era
aperto anzi, lingresso non aveva alcuna porta. Entrammo
in una sala immensa, irradiata dallo stesso tipo di luce che
cera allesterno, ma satura di un odore fragrante che si
diffondeva ovunque. Il pavimento era formato da un
mosaico di grossi blocchi di metalli preziosi, parzialmente
coperto da tappeti simili a stuoie. In sottofondo, sulle
nostre teste e attorno a noi, aleggiava un motivo musicale
che sembrava provenire da strumenti invisibili e
appartenere naturalmente a quel luogo, proprio come il
mormorio dellacqua appartiene a un paesaggio roccioso, o
il gorgheggio degli uccelli ai boschetti in primavera.
Accanto alla soglia, una figura immobile in abiti simili, ma
pi semplici, rispetto a quelli indossati dalla mia guida. La
mia guida tocc quella figura due volte con lo scettro e

questa si mosse rapidamente, scivolando e sfiorando il


pavimento senza fare alcun rumore. Guardandola meglio, mi
accorsi che non si trattava di un essere vivente, bens di un
automa meccanico. Circa due minuti dopo che si era
dileguato attraverso unapertura senza porta, seminascosta
dai tendaggi, allaltro capo della sala, dalla stessa apertura
vidi uscire un ragazzo sui dodici anni, con i lineamenti cos
simili a quelli della mia guida che mi sembrarono
evidentemente padre e figlio. Quando mi vide, il ragazzo
url e sollev uno scettro, proprio come quello che aveva
la mia guida, quasi in segno di minaccia. Il pi vecchio disse
una parole e il ragazzo abbass il suo scettro. Poi i due
conversarono per qualche minuto, tenendomi docchio
mentre parlavano. Il bambino tocc i miei abiti e mi
accarezz il volto con manifesta curiosit, emettendo un
suono simile a una risata, ma con unilarit pi smorzata
rispetto al divertimento della nostra risata. In quel
momento si apr il soffitto della sala e scese una
piattaforma, apparentemente costruita con lo stesso
principio degli ascensori usati negli hotel e nei magazzini
per salire da un piano allaltro. Lo straniero e il bambino
presero posto sulla piattaforma e mi proposero di fare
altrettanto, e io obbedii. Salimmo velocemente e senza
alcun problema e scendemmo proprio al centro di un
corridoio con porte che si aprivano su entrambi i lati.
Entrammo in una di queste porte e venni condotto in una
camera arredata in maniera splendidamente orientale, con
pareti intarsiate di pietre dure, metalli preziosi e gemme
grezze. Cerano cuscini e divani in abbondanza e la camera
presentava aperture come quelle per le finestre, ma prive
di vetri, che arrivavano al pavimento. Quando ci passai
davanti, notai che le aperture davano su spaziosi terrazzi e

si affacciavano sul panorama esterno illuminato.


Innumerevoli gabbie appese al soffitto contenevano uccelli
di forma strana e dal piumaggio brillante che, al nostro
ingresso, intonarono un coro melodioso, modulato in una
sinfonia simile a quella dei nostri fringuelli. Elaborati
bruciatori per incensi in oro scolpito emanavano una
deliziosa fragranza che saturava laria. Zitti e immobili
vicino alle pareti, cerano diversi automi come quello che
avevo visto. Lo straniero mi fece accomodare su un divano,
accanto a lui, e mi parl nuovamente. Anche io parlai di
nuovo ma senza fare alcun progresso verso una reciproca
comprensione.
Ormai iniziavo a sentire, in maniera molto pi acuta
rispetto a quanto non li avessi sentiti inizialmente, gli
effetti del colpo infertomi dai pezzi di roccia caduta.
Fui pervaso da un senso di nausea e debolezza,
accompagnato da dolori lancinanti alla testa e al collo. Mi
abbandonai l dovero, sul divano, sforzandomi inutilmente
per soffocare un gemito. A quel punto, il ragazzo, che fino a
quel momento sembrava guardarmi con diffidenza e
antipatia, singinocchi per sostenermi. Mi prese una delle
mani fra le sue, avvicin le labbra alla mia fronte e alit
delicatamente. In pochi istanti il dolore svan e fui
impossessato da una sensazione di beatitudine e sonnolenza.
Mi addormentai.
Non so per quanto tempo rimasi in quello stato, ma
quando mi svegliai, sentii che mi ero perfettamente
ripreso. Quando aprii gli occhi, vidi attorno a me un gruppo
di esseri silenziosi, seduti attorno a me con la seriet e la
calma tipica degli orientali erano tutti pi o meno come il
primo straniero: lo stesso soprabito con le ali, lo stesso
tipo di abbigliamento, le stesse facce da sfinge, gli occhi

profondi e scuri e il colorito dei pellerossa, e, soprattutto,


lo stesso tipo di razza una razza simile a quella umana, ma
dalla struttura infinitamente pi forte e dallaspetto pi
maestoso che ispirava un indicibile senso di terrore.
Eppure il volto di ciascuno di loro era sereno e tranquillo, e
aveva perfino unespressione gentile. E, alquanto
stranamente, mi sembr che tutta quella calma e
benevolenza costituissero il segreto del terrore che
suscitavano i loro volti. I loro volti sembravano privi delle
linee e delle ombre che preoccupazione e dispiacere,
passione e peccato lasciano sui visi degli uomini. Erano
simili alle facce delle statue degli dei o ai pacifici volti dei
morti, agli occhi dei cristiani che assistono ai funerali.
Percepii una mano calda sulla spalla: era del bambino. Nei
suoi occhi cera una sorta di elevata piet e tenerezza, la
stessa con cui guardiamo un uccellino o una farfalla feriti.
Rifuggii da quel tocco rifuggii da quello sguardo. Avevo la
vaga sensazione che, se solo avesse voluto, quel bambino
avrebbe potuto uccidermi con la stessa facilit con cui un
uomo pu uccidere un uccellino o una farfalla. Il ragazzino
sembr ferito dalla mia ripugnanza, mi lasci e si accost a
una finestra. Gli altri continuarono a chiacchierare fra di
loro a bassa voce e dalle occhiate che mi rivolgevano capii
di essere loggetto della loro conversazione. Ce nera uno,
in particolare, che sembrava proporre qualcosa che mi
riguardasse al primo essere che avevo conosciuto e
questultimo fece un gesto di approvazione. Fu allora che il
bambino lasci velocemente il suo posto vicino alla finestra
e si frappose fra me e gli altri esseri, quasi a volermi
proteggere, e si mise a parlare velocemente e con ansia.
No so se fu grazie allistinto o allintuito che percepii che
il bambino, che prima avevo tanto temuto, ora stava

intercedendo per me. Prima che avesse finito di parlare, un


altro straniero entr nella stanza. Sembrava pi anziano
degli altri, sebbene non fosse affatto vecchio. Il suo volto,
ugualmente regolare nelle sue fattezze, era un po meno
liscio e sereno degli altri e questo gli conferiva un tocco di
umanit che lo rendeva pi simile a me. Ascolt con calma
le parole che gli vennero rivolte, prima dalla mia guida, poi
da altri due del gruppo e infine dal bambino. Quindi si rivolse
a me, non con parole, ma con segni e gesti. Credetti di
averli perfettamente capiti e non ebbi torto. Compresi che
voleva sapere da dove venivo. Stesi il braccio e puntai il
dito verso la strada che mi aveva portato sin l dal crepaccio
nella roccia, poi mi balen in mente unidea. Estrassi il mio
taccuino e scarabocchiai su un foglio bianco lo schizzo della
cengia, la corda, io che mi calavo. Poi, disegnai la caverna
sottostante, la testa del rettile e la sagoma esanime del mio
amico. Consegnai quella sorta di geroglifici primitivi a colui
che mi stava interrogando ed egli, dopo averli ispezionati
seriamente, li pass al suo vicino e cos via, di mano in
mano per tutto il gruppo.
Poi, il primo essere che avevo incontrato disse qualche
parola e il bambino, che si era avvicinato per vedere il mio
disegno, annu come se avesse capito ci che intendeva e
una volta tornato alla finestra, apr le ali che aveva
attaccate al corpo, le sbatt un paio di volte e si lanci fuori
nel vuoto. Balzai in piedi sorpreso e corsi alla finestra. Il
bambino era gi nellaria, sorretto dalle sue ali, che non
doveva agitare come fanno gli uccelli, ma che stavano
levate sulla sua testa e sembravano sostenerlo stabilmente
senza che lui facesse alcuno sforzo. Il suo volo era veloce
come quello dellaquila e sembr andare in direzione delle
rocce da cui ero disceso, il cui profilo si stagliava netto in

quellatmosfera luminosa. Pochi minuti dopo ritorn,


sinsinu nellapertura da cui era uscito e fece cadere in
terra la corda e gli arpioni che avevo abbandonato in fondo
al precipizio. I presenti si scambiarono alcune parole a
bassa voce, uno del gruppo tocc un automa che si mosse
in avanti e scivol fuori dalla stanza. Poi, lultimo arrivato,
quello che si era rivolto a me a gesti, si alz, mi prese per
mano e mi port nel corridoio. L ci attendeva la
piattaforma con cui eravamo saliti. Vi prendemmo posto e
scendemmo nella sala sottostante.
Il mio nuovo compagno, continuando a tenermi per mano,
mi condusse fuori dalledificio in a una strada (per cos dire)
che passava l vicino, fiancheggiata da edifici su entrambi i
lati, separati da giardini ricchi di vegetazione coloratissima e
strani fiori. Molti esseri simili a quelli che avevo gi visto
erano disseminati nei giardini, divisi luno dallaltro da
muretti bassi, o camminavano lentamente lungo la strada.
Alcuni dei passanti, vedendomi, si rivolgevano alla mia guida
e dal loro tono di voce, dai loro sguardi e dai loro gesti era
chiaro che gli facessero domande sul mio conto. In pochi
minuti una folla si radun attorno a noi per esaminarmi,
quasi fossi una sorta di raro animale selvatico. T uttavia, pur
gratificando la loro curiosit, continuarono a mantenere un
contegno severo e cortese, e dopo che la mia guida ebbe
proferito un paio di parole, che a mio avviso sembrarono
deprecare il fatto che stessero ostruendo la strada,
indietreggiarono inchinando maestosamente la testa e
ripresero il loro cammino con tranquilla indifferenza.
Giunti a met di questa strada principale ci fermammo nei
pressi di un edificio diverso da tutti gli altri che avevamo
superato fino a quel momento, poich occupava tre lati di
un grande cortile ai cui angoli sorgevano imponenti torri

piramidali. Nello spazio aperto, fra i lati, cera una fontana


circolare di dimensioni colossali in cui zampillava qualcosa
dincredibile che mi sembr fuoco.
Entrammo nelledificio da una porta aperta e ci
ritrovammo in una sala enorme in cui cerano vari gruppi di
bambini, tutti apparentemente impegnati a lavorare, quasi si
trovassero in una sorta di grande fabbrica. Accanto alla
parete cera un macchinario enorme in funzione a pieno
regime, munito di ruote e cilindri, simile a un nostro
macchinario a vapore. Lunica differenza consisteva nel
fatto che era ornato di pietre e metalli preziosi, e sembrava
irradiare una pallida atmosfera fosforescente di luce
cangiante. Molti dei bambini svolgevano un misterioso
lavoro intorno a quella macchina, altri stavano seduti ai
tavoli. Non fui autorizzato a soffermarmi abbastanza a lungo
per esaminare la natura del loro lavoro. Non si sentiva
neppure una giovane voce nessuno di quei giovani visi si
volt per guardarci. Erano tutti silenziosi e indifferenti
come fantasmi tra cui passano inosservati gli esseri viventi.
Una volta lasciata questa sala, la mia guida mi condusse
attraverso una galleria riccamente dipinta a compartimenti,
con una barbarica mescolanza di oro nei colori, come nei
quadri di Louis Cranach. Notai che i soggetti descritti su
queste pareti erano come scene volte a illustrare la storia
della razza sotterranea presso la quale mi trovavo. T utte le
scene contenevano figure, per lo pi antropomorfe, come
quelle che avevo visto, ma senza lo stesso tipo di abiti e
senza le ali. Cerano anche le effigi di vari animali e uccelli,
a me assolutamente sconosciuti, sullo sfondo di paesaggi o
edifici. Per quanto la mia imperfetta conoscenza dellarte
pittorica mi permetta di poter giudicare, questi affreschi
sembravano avere un disegno molto accurato, colori molto

ricchi e mostravano una perfetta conoscenza della


prospettiva, ma i dettagli non erano disposti secondo le
regole della composizione riconosciute dai nostri artisti.
Mancava un punto focale e, quindi, leffetto era vago,
confuso e disperato, sconvolgente erano frammenti
eterogenei di un sogno dellarte.
Poi entrammo in una stanza di dimensioni modeste in cui
si era radunata quella che in seguito appresi essere la
famiglia della mia guida. Era seduta a tavola come se dovesse
mangiare. Gli esseri che si erano riuniti erano la moglie
della mia guida, sua figlia e i suoi due figli. Riconobbi
immediatamente la differenza fra i due sessi, sebbene le due
femmine fossero di statura pi alta e pi maestose rispetto
ai maschi, e i loro volti, seppure pi simmetrici nella forma
e nei lineamenti, erano privi di quellespressione tenera e
timida che dona fascino al volto delle donne che abitano
sulla superficie della Terra. La moglie non indossava le ali.
La figlia, invece, indossava ali pi lunghe di quelle dei
maschi. La mia guida pronunci alcune parole e tutti coloro
che erano seduti si alzarono. Con lespressione e i modi
particolarmente gentili che avevo notato in precedenza e
che, in realt, costituivano lattributo comune di questa
formidabile razza, mi salutarono secondo la loro
consuetudine, che consiste nel posare molto delicatamente
la mano destra sulla testa e nel pronunciare un monosillabo
sibilante S Si, equivalente a Benvenuto.
Poi la padrona di casa mi fece sedere accanto a lei,
riemp un piatto da portata doro con le pietanze che prese
dai vassoi e me lo pose dinnanzi.
Mentre mangiavo (e sebbene quelle carni fossero nuove
per me, mi meravigliai pi per la delicatezza che per la
stranezza del loro sapore), i miei commensali conversavano

tranquillamente e, da quello che riuscii a intuire, evitarono


educatamente qualsiasi riferimento diretto alla mia identit,
o qualsiasi fastidioso esame accurato della mia persona.
T uttavia ero la prima creatura appartenente alla razza
umana che avessero mai visto e, di conseguenza, mi
consideravano un fenomeno particolarmente curioso e
anormale. Ma quel popolo non conosce assolutamente la
maleducazione e perfino ai bambini pi piccoli stato
insegnato a rifuggire qualsivoglia impetuosa dimostrazione
emotiva. A fine pasto la mia guida mi prese nuovamente per
mano e, tornando nella galleria, tocc una lamina metallica
su cui erano state incise strane figure e che io supposi,
correttamente, fosse simile ai nostri telegrafi. Scese una
piattaforma, ma questa volta salimmo a unaltezza ben
superiore rispetto a quella delledificio precedente, e ci
trovammo in una stanza di dimensioni modeste il cui
aspetto, nellinsieme, aveva molte caratteristiche che la
rendevano familiare agli occhi di un visitatore proveniente
dalla Terra.
Alla parete cerano scaffali contenenti quelli che
sembravano essere libri e che, di fatto, lo erano. La
maggior parte dei tomi era in formato tascabile, foggiati
come i nostri volumi e rilegati con sottili lamine di metallo.
Sparpagliati in giro, cerano alcuni strani meccanismi,
apparentemente dei modelli tipo quelli che si vedono nello
studio di un progettista meccanico. Quattro automi
(congegni meccanici che, presso questa popolazione,
svolgono i comuni lavori domestici) stavano in piedi come
fantasmi ai quattro angoli della stanza. In una nicchia cera
un divano basso, una sorta di letto coi cuscini. Una finestra,
le cui tende in stoffa fibrosa erano scostate, si apriva su un
grande balcone. Il mio ospite usc sul terrazzo e io lo seguii.

Eravamo allultimo piano di una delle piramidi dangolo. Il


panorama da lass era di una bellezza selvaggia e solenne,
impossibile da descrivere La vasta gamma di rocce
scoscese che formavano il panorama di sfondo in
lontananza, le valli intermedie dalle misteriose erbe
multicolori, il bagliore delle acque, molte delle quali erano
come torrenti di fiamme rosate, il chiarore sereno diffuso
ovunque da miriadi di lampioni, tutto contribuiva a creare
uno spettacolo che nessuna mia parola sarebbe mai in grado
di descrivere adeguatamente. T utto era straordinariamente
splendido e al contempo sorprendentemente cupo,
straordinariamente delizioso e al contempo incredibilmente
spaventoso.
T uttavia, ben presto la mia attenzione venne distolta dai
panorami sottostanti. Improvvisamente, dalle vie in basso,
si lev unondata di musica allegra; poi una figura alata si
libr in volo. Unaltra sembr inseguire la prima, e poi
unaltra, unaltra ancora e tante altre, le une dopo le altre,
finch la moltitudine non si fece fitta e il loro numero
divenne incalcolabile. Ma come descrivere la meravigliosa
grazia di questi esseri nei loro volteggi aerei! Sembravano
impegnati in una sorta di sport o in un gioco. Ora si
radunavano in squadre opposte, ora si sparpagliavano; ora
un gruppo inseguiva laltro, volteggiando nellaria,
scendendo, intrecciandosi e separandosi. T utto si svolgeva
a tempo di musica, come nella danza delle leggendarie Peri.
Voltai lo sguardo verso il mio ospite, con unespressione
di eccitato stupore. Mi azzardai a posare la mano sulle
grandi ali che teneva ripiegate sul petto e al contatto fui
come attraversato da una leggera scossa elettrica. Mi
ritrassi spaventato. Il mio ospite sorrise e, quasi volesse
gentilmente soddisfare la mia curiosit, dispieg lentamente

le ali. Osservai che labito che indossava sotto le ali si


gonfiava, come una vescica riempita daria. Le braccia
sembrarono scivolare allinterno delle ali e un attimo dopo
si era gi lanciato nellatmosfera luminosa. Rest l,
sospeso, immobile e con le ali spiegate come unaquila che
si crogiola al sole. Poi, rapidamente, alla stessa velocit con
cui le aquile si gettano in picchiata a sorpresa, si fiond gi
in mezzo a uno dei gruppi, attraversandolo rapidamente e
risalendo improvvisamente verso lalto. Poi, tre figure, una
delle quali mi sembr la figlia del mio ospite, si staccarono
dal resto della folla e lo seguirono come un uccello segue
giocosamente un altro uccello. I miei occhi, abbagliati dalle
luci e disorientati dalla folla, cessarono di distinguere le
giravolte e le evoluzioni dei giocatori alati fino a quando il
mio ospite non riemerse e atterr accanto a me.
La stranezza di tutto ci che avevo visto ora inizi a
influire rapidamente sui miei sensi e la mia mente inizi a
vagare. Sebbene non fossi incline alla superstizione e
neppure convinto del fatto che luomo possa entrare in
comunicazione fisica con i demoni, provai il terrore e la
selvaggia eccitazione che, nelloscuro periodo gotico,
potevano indurre un viandante a convincersi di aver
assistito a un sabba di diavoli e streghe. Ricordo vagamente
di aver cercato con veementi gesti, forme di esorcismo e
parole incoerenti, di respingere il mio cortese e indulgente
ospite; ricordo i suoi docili tentativi di calmarmi e
rabbonirmi; la sua intelligente intuizione che la mia paura e
il mio sconcerto fossero stati provocati dalla differenza di
forma e movimento che ci rendeva dissimili, in maniera
ancora pi accentuata dalla presenza di quelle ali che, con il
loro movimento, avevano eccitato la mia curiosit; il gentile
sorriso con cui lui aveva cercato di dissipare lapprensione

facendo cadere le ali al suolo e tentando di mostrarmi che


altro
non erano
che
un congegno
meccanico.
Quellimprovvisa trasformazione non fece altro che
aumentare il mio orrore e poich la paura estrema si
mostra sovente sotto forma di estremo azzardo, gli balzai
alla gola come una belva. In un attimo fui scagliato a terra da
una scossa elettrica e le ultime immagini confuse che mi
fluttuarono davanti agli occhi prima di perdere
completamente i sensi furono la sagoma del mio ospite,
inginocchiato accanto a me, che mi metteva una mano sulla
fronte e il bellissimo volto calmo di sua figlia che mi fissava
intensamente con grandi occhi profondi e imperscrutabili.

Capitolo VI
Pi tardi appresi di essere rimasto in quello stato
dincoscienza per molti giorni, anzi per diverse settimane,
in base al nostro computo del tempo. Quando mi ristabilii,
mi ritrovai in una stanza sconosciuta. Il mio ospite e tutta la
sua famiglia erano raccolti attorno a me e, con mia grande
sorpresa, la figlia del mio ospite si rivolse a me nella mia
lingua, con un leggero accento straniero.
Come vi sentite? chiese la ragazza.
Passarono alcuni istanti prima che riuscissi a superare il
mio stupore e dicessi: Conoscete la mia lingua? Come mai?
Chi e che cosa siete?
Il mio ospite sorrise e fece un cenno a uno dei suoi figli.
Questi prese da un tavolo svariati fogli di metallo sottile su
cui erano state disegnate diverse figure: una casa, un
albero, un uccello, un uomo, ecc. ecc.
In questi disegni riconobbi il mio modo di disegnare. Sotto
ogni figura cera scritto il nome nella mia lingua e con la mia
calligrafia, e ancora pi sotto, in unaltra calligrafia, cera
scritta una parola a me sconosciuta.
Lospite disse: Abbiamo iniziato cos, e mia figlia Zee,
che fa parte del Collegio dei Saggi, stata tanto la vostra
istruttrice quanto la nostra.
Poi Zee mi mostr altri fogli di metallo sui quali erano
state scritte, con la mia calligrafia, prima parole e poi frasi.
Sotto ogni parola e ogni frase cerano degli strani caratteri
in unaltra calligrafia. Riprendendo i sensi, compresi che
quello era un dizionario rudimentale. Era stato forse
realizzato mentre dormivo?
Per ora basta cos! ordin Zee in tono perentorio.
Adesso riposatevi e mangiate.

Capitolo VII
Mi venne assegnata una stanza allinterno di
quellimmenso edificio. Era arredata in maniera aggraziata e
fantasiosa, ma senza lo splendore degli oggetti metallici o
delle pietre preziose che avevo notato negli appartamenti
pi pubblici. Alle pareti erano appese stuoie di vario genere
intessute con steli e fibre vegetali e sul pavimento cerano
tappeti realizzati con lo stesso materiale.
Il letto era privo di baldacchino, i supporti in acciaio
poggiavano su sfere di cristallo e le lenzuola erano di sottile
stoffa bianca simile al cotone. Cerano svariati scaffali
contenenti libri. Una nicchia coperta da una tenda
comunicava con una voliera piena di uccelli canterini fra i
quali non riuscii a trovarne neppure uno che assomigliasse
a quelli che avevo visto sulla superficie della Terra, fatta
eccezione per una magnifica specie di colomba che,
tuttavia, era diversa dalle nostre colombe per via di unalta
cresta di piume bluastre. T utti questi uccelli erano stati
addestrati a cantare melodie e la loro abilit superava di
gran lunga quella dei nostri ciuffolotti che, raramente,
riescono a imparare pi di due motivi e, per quanto ne so,
non sono capaci di cantare in coro. Ascoltando le voci che
provenivano dalla mia voliera si aveva la sensazione di
essere allopera. Cerano duetti, terzetti, quartetti e cori,
tutti arrangiati in un unico brano musicale. Volevo far
tacere quegli uccelli? Bastava che tirassi una tenda sulla
voliera e non appena si ritrovavano nel buio, il loro canto
cessava. Unaltra apertura formava una finestra: era senza
vetri, tuttavia, toccando una molla, dal pavimento saliva
unimposta fatta di una sostanza meno trasparente del
vetro, ma ancora sufficientemente tersa da consentire di

avere una vista pi soffusa dellesterno. La finestra dava su


un balcone, o piuttosto su un giardino pensile, in cui
crescevano una moltitudine di graziose piante e magnifici
fiori. Lappartamento e i suoi accessori, per quanto strani
nei singoli dettagli, nellinsieme avevano un carattere
familiare, piuttosto vicino alla moderna concezione di lusso.
Se fossero stati annessi agli appartamenti di una duchessa
inglese, o di un affascinante scrittore francese, avrebbero
suscitato una sorta di eccitata ammirazione. Prima del mio
arrivo, quella era la camera di Zee e lei, in maniera
assolutamente ospitale, laveva destinata a me.
Alcune ore dopo il risveglio descritto nel capitolo
precedente, ero sdraiato, da solo sul mio letto, e cercavo di
fissare i miei pensieri sulle congetture in merito alla natura
e al genere del popolo in mezzo a cui mi ero
improvvisamente ritrovato a vivere, quando il mio ospite e
sua figlia Zee entrarono nella stanza. Il mio ospite,
continuando a parlare nella mia lingua, mi chiese, in maniera
estremamente educata, se ero disposto a conversare o se
preferivo restare solo. Risposi che sarei stato molto
onorato e felice per lopportunit di esprimere la mia
gratitudine per lospitalit e la cortesia che mi erano state
riservate in un paese in cui ero uno straniero e per la
possibilit di poter imparare abbastanza sui suoi usi e
costumi in modo tale da non arrecare offese a nessuno a
causa della mia ignoranza.
Mentre parlavo, naturalmente, mi ero alzato dal letto, ma
Zee, confondendomi, mi ordin bruscamente di sdraiarmi di
nuovo. Nei suoi occhi e nella sua voce cos gentili, percepii
qualcosa che mi costrinse a obbedirle. Poi lei si sedette
disinvoltamente ai piedi del mio letto e suo padre prese
posto sul divano poco distante.

Ma da quale parte del mondo venite? chiese il mio


ospite. Come mai noi vi sembriamo tanto strani e voi
sembrate tanto strano a noi? Ho visto esemplari dindividui
di tutte le razze diverse dalla nostra, fatta eccezione per i
selvaggi primitivi che abitano negli angoli pi remoti e
desolati, che non conoscono altra luce se non quella che
riescono a ottenere dai fuochi vulcanici e che si
accontentano di muoversi brancolando nel buio, come
molte delle bestie che strisciano o che volano. Ma voi,
indubbiamente, non potete essere un membro di quelle
trib barbare, ma daltro canto non si direbbe che voi
apparteniate a un popolo civile.
Fui in un certo senso irritato da questultima
affermazione e risposi che avevo lonore di appartenere a
una delle nazioni pi civilizzate sulla faccia della Terra e
che per quanto riguardava la luce, sebbene ammirassi
lingegnosit e la prodigalit con cui il mio ospite e i suoi
concittadini erano riusciti a illuminare regioni in cui non
penetrano mai i raggi del sole, non potevo immaginare come
coloro che un tempo avevano contemplato la volta celeste
potessero paragonarla al bagliore della loro illuminazione
artificiale creata per soddisfare le necessit delluomo. Ma
il mio ospite diceva di aver visto esemplari della maggior
parte delle razze dissimili dalla sua, a parte i barbari
maledetti che aveva nominato. Ora, come poteva essere
possibile che non fosse mai stato sulla superficie della
Terra? Oppure si stava riferendo soltanto alle comunit
sepolte nelle sue viscere?
Per qualche istante il mio ospite rimase in silenzio. Il suo
volto tradiva una certa sorpresa, cosa che accadeva
alquanto raramente fra la gente di quella razza, perfino in
circostanze assolutamente straordinarie. Ma Zee mostr

maggiore intelligenza ed esclam: Vedi, dunque, padre mio,


che c qualcosa di vero nella vecchia tradizione. C
sempre verit nelle tradizioni in cui tutti credono, in
qualsiasi epoca e in qualsiasi trib.
Zee disse dolcemente il mio ospite, tu appartieni al
Collegio dei Saggi e dovresti essere pi assennata di me, ma,
in qualit di Capo del Consiglio per la Salvaguardia della
Luce, mio preciso dovere non accettare nulla che i miei
sensi non abbiano provato direttamente.
Poi, voltandosi verso di me, mi fece svariate domande a
proposito della superficie della Terra e dei corpi celesti.
Risposi come meglio potei in base alle mie conoscenze, ma
le mie risposte non sembrarono soddisfarli n tanto meno
convincerli. Egli scosse la testa in silenzio e cambiando
argomento in maniera alquanto brusca, mi chiese come
avessi fatto a scendere da un mondo allaltro. Risposi che
sotto la superficie della Terra ci sono miniere da cui si
estraggono minerali o metalli essenziali per soddisfare le
nostre esigenze e il nostro progresso nelle arti e
nellindustria. Poi, brevemente, spiegai in che modo,
esplorando una di quelle miniere, io e il mio malcapitato
amico avessimo intravisto le regioni in cui poi siamo
discesi. Ricordai come quella discesa gli fosse costata la
vita e mi riferii alla corda e agli arpioni da roccia che il
bambino aveva portato nella casa in cui ero stato ricevuto
allinizio, a testimonianza della veridicit della mia storia.
Poi il mio ospite inizi a interrogarmi sugli usi e costumi
delle razze che vivevano sulla superficie della Terra e, pi
specificatamente, di quelle considerate le pi avanzate in
quella civilt che lui si dilettava a definire come larte di
diffondere in tutta una comunit la tranquilla felicit che
appartiene a una famiglia virtuosa e ordinata. Preso dal

naturale desiderio di rappresentare con i colori migliori il


mondo da cui provenivo, feci soltanto un indulgente
accenno alle istituzioni antiquate e decadenti dellEuropa in
modo da poter spaziare sullattuale grandezza e preminenza
di quella gloriosa Repubblica Americana in cui lEuropa
cerca, con invidia, un modello e scorge tremante una
minaccia. Quale esempio di vita sociale negli Stati Uniti,
scelsi la citt in cui il progresso avanza pi speditamente e
mi abbandonai in una descrizione delle abitudini morali di
New York.
Mortificato nel vedere, dalle facce dei miei interlocutori,
che non avevo dato limpressione favorevole che avrei
voluto, passai a tematiche pi elevate. Mi dilungai sui pregi
delle istituzioni democratiche, sulla loro promozione da
parte del governo dei partiti e sul modo in cui fossero soliti
diffondere tale felicit allinterno della comunit
preferendo, per lesercizio del potere e lacquisizione degli
onori, i cittadini pi umili per ricchezze, istruzione e
carattere.
Poich,
fortunatamente,
ricordavo
la
perorazione di un discorso sulle influenze purificatrici della
democrazia americana e sulla loro prevedibile diffusione in
tutto il mondo, fatto da un eloquente senatore (per il cui
voto la Compagnia Ferroviaria a cui appartenevano i miei
due fratelli, aveva pagato 20.000 dollari), conclusi ripetendo
le sue sfavillanti previsioni di un futuro magnifico che
avrebbe sorriso allumanit quando la bandiera della
libert avesse sventolato sullintero continente e duecento
milioni di cittadini intelligenti, abituati sin dalla nascita
alluso delle pistole, avrebbero applicato alluniverso
impaurito le dottrine del Patriota Monroe.
Quando ebbi terminato, il mio ospite scosse leggermente
la testa e sprofond in uno studio assorto, facendo segno a

me e a sua figlia di restare in silenzio durante la sua


riflessione. Poco dopo disse, con tono decisamente serio e
solenne:
Se, come dite, siete convinto che, sebbene straniero,
siete stato trattato gentilmente da me e dalla mia famiglia, vi
scongiuro di non fare rivelazioni ad alcun membro della
nostra popolazione in merito al mondo da cui provenite, a
meno che, dopo debita considerazione, non sia io a darvene
lautorizzazione. Accettate di sottostare a questa
richiesta?
Certamente, vi do la mia parola dissi, in un certo senso
sorpreso, e stesi la mano destra per stringere la sua. Ma lui
mise delicatamente la mia mano sulla sua fronte e pos la
sua mano destra sul mio petto, secondo la consuetudine di
questa razza in materia di promesse o impegni verbali.
Poi, rivolgendosi a sua figlia, disse:
E tu, Zee, non rivelerai a nessuno ci che lo straniero
ha detto, o potr dire, a me o a te, in merito a un mondo
diverso dal nostro.
Zee si alz e baci suo padre sulle tempie dicendogli con
un sorriso:
La lingua di una Gy indisciplinata, ma lamore in
grado di tenerla debitamente a freno. E se, padre mio, temi
che una parola sfuggita per caso a te, o a me, possa mettere
in pericolo la nostra comunit suscitando il desiderio di
voler esplorare il mondo che c sopra di noi, non baster
unonda del vril, utilizzata a dovere, per lavare dalle
tavolette del cervello anche il ricordo di quanto abbiamo
sentito dallo straniero?
Cos il vril!
Cos Zee inizi ad addentrarsi in una spiegazione di cui
compresi molto poco, poich in nessuna delle lingue che

conosco esiste un sinonimo esatto di vril. Potrei chiamarla


elettricit, tranne per il fatto che comprende nelle sue
molteplici manifestazioni altre forze della natura alle quali
la nostra nomenclatura scientifica ha attribuito nomi diversi
quali magnetismo, galvanismo e cos via. Quella gente
convinta di aver raggiunto, nel vril, lunit dei poteri
energetici della natura, cosa sulla quale numerosi filosofi
del mondo sulla superficie della Terra fanno congetture e
che Faraday di conseguenza rende formalmente noto con il
pi cauto termine di correlazione: Da molto tempo sono
dellopinione dice quellillustre sperimentalista, e ne ho
quasi la convinzione, comune, credo, a molti altri amanti
della conoscenza della natura, che le varie forme in cui si
manifestano le forze della materia abbiano unorigine
comune, o, in altre parole, siano cos direttamente
collegate fra di loro e interdipendenti da essere
convertibili, come se fossero contenute luna nellaltra e
possedessero nelle loro azioni equivalenti poteri.
I filosofi del mondo sotterraneo sostengono che, con
unattivit del vril, che Faraday probabilmente chiamerebbe
magnetismo atmosferico, si possono influenzare le
variazioni di temperatura, ossia, in parole povere, il tempo.
Con altri interventi, simili a quelli attribuiti al mesmerismo,
allelettrobiologia, alla forza odica, eccetera, eccetera, ma
applicati scientificamente mediante i conduttori di vril, essi
possono esercitare influenza sulle menti e sui corpi, su
animali e vegetali, in misura tale da non venir superata
neppure dallimmaginazione dei nostri mistici. A tutte
queste forze attribuiscono il nome generico di vril. Zee mi
chiese se nel mio mondo non sapessimo che tutte le facolt
della mente possono essere accelerate, fino a livelli
irraggiungibili in stato di veglia, mediante la trance e la

visione, in cui i pensieri di un cervello possono essere


trasmessi a un altro consentendo, quindi, un rapido
interscambio delle conoscenze. Risposi che da noi si
vociferava di trance e visioni e che avevo sentito molto
parlare e visto alcuni casi in cui venivano indotte
artificialmente, come nella chiaroveggenza mesmerica.
T uttavia tali pratiche erano cadute in disuso, o parzialmente
screditate, in parte a causa degli enormi inganni ai quali si
erano prestate e in parte perch quando si producevano
effetti autentici su certe personalit anomale, tali effetti, a
un accurato esame e analisi, risultavano notevolmente
insoddisfacenti, assolutamente inaffidabili per qualsivoglia
verit sistematica o scopo pratico e, viste le superstizioni
che tendevano a generare, potevano essere decisamente
pericolosi per i creduloni.
Zee accolse le mie risposte con unattenzione
decisamente benevola e disse che anche la loro esperienza
scientifica, agli albori del loro sapere, quando le propriet
del vril venivano ancora fraintese, aveva conosciuto simili
esempi di abuso e credulit, ma si riserv di tornare
sullargomento quando fossi stato pi pronto a
comprenderlo. Si accontent di aggiungere che stato
grazie allazione del vril che, una volta mandato in trance,
ero riuscito ad apprendere i rudimenti della loro lingua.
Disse anche che lei e suo padre, che erano stati gli unici ad
essersi impegnati fino in fondo per vedere lesperimento,
avevano acquisito in proporzione una conoscenza della mia
lingua maggiore rispetto a quella che avevo acquisito io
della loro, in parte perch la mia lingua era molto pi
semplice della loro e comprendeva idee molto meno
complesse e in parte perch la loro organizzazione era, per
eredit culturale, molto pi duttile e con una maggiore

capacit di acquisire conoscenza rispetto alla mia. T ra me e


me contestavo quellaffermazione e avendo avuto nel corso
della vita la possibilit di aguzzare lingegno, tanto in viaggio
quanto a casa, non potevo accettare che la mia
organizzazione cerebrale potesse essere pi monotona di
quella di un popolo che aveva trascorso tutta la propria
esistenza alla luce dei lampioni. T uttavia, proprio mentre
pensavo a questa considerazione, Zee punt lindice alla mia
fronte e mi fece addormentare.

Capitolo VIII
Quando mi risvegliai, vidi accanto al letto il bambino che
aveva portato la corda e gli arpioni da roccia nella prima
casa in cui ero stato accolto che, come venni a sapere in
seguito, era la residenza del magistrato capo della trib. Il
bambino si chiamava Ta (pronunciato Tar) ed era il figlio
maggiore del magistrato. Mi accorsi che durante il mio
ultimo sonno o trance ero riuscito a fare ancora pi
progressi nella lingua locale, riuscivo a sostenere una
conversazione
con
relativa
facilit
e
parlando
fluentemente.
Questo bambino era straordinariamente bello, perfino
per la bellissima razza a cui apparteneva, con un volto
molto virile per la sua et e con unespressione pi vivace
ed energica di quella che avevo riscontrato fino a quel
momento sui volti sereni e impassibili degli uomini. Mi
port la tavoletta su cui avevo disegnato in che modo ero
sceso e avevo fatto lo schizzo della testa dellorribile rettile
che mi aveva fatto scappare di paura dal cadavere del mio
amico. Indicando quella parte del disegno, Ta mi fece
alcune domande in merito alla grandezza, alla forma del
mostro e alla caverna, o voragine, da cui era uscito. Il suo
interesse per le mie risposte era cos serio da distoglierlo
per un po da qualsiasi curiosit inerente la mia persona o i
miei antenati. Ma con mio grande imbarazzo, viste le
promesse fatte al mio ospite, proprio quando stava per
iniziare a farmi delle domande, fortunatamente, entr Zee
e, avendolo casualmente sentito, disse:
Ta, fornisci al nostro ospite qualsiasi informazione
possa desiderare, ma non chiedergliene in cambio.
Chiedergli chi , da dove viene o per quale motivo si trova

qua costituirebbe uninfrazione alla legge che mio padre ha


stabilito per questa casa.
Cos sia disse Ta premendo la mano sul cuore. Da
quel momento fino allultimo in cui lo vidi, quel bambino, di
cui diventai molto amico, non mi chiese mai pi nulla di ci
che gli era stato proibito.

Capitolo IX
Col passare del tempo e dopo ripetute trances, se cos
vogliamo chiamarle, la mia mente risult pi preparata allo
scambio di idee con i miei interlocutori e pi pronta a
comprendere le diversit di quegli usi e costumi, che
inizialmente si rivelarono troppo estranei alla mia
esperienza per poter essere compresi dalla ragione. Solo
allora riuscii a raccogliere i seguenti dettagli in merito
allorigine e alla storia di questa popolazione sotterranea
appartenente a ununica grande razza denominata Ana.
Secondo le prime tradizioni, i lontani progenitori della
razza un tempo avevano abitato in un mondo in superficie
che si trovava esattamente sopra a quello successivamente
abitato dai loro discendenti. I miti di quel mondo vengono
ancora conservati nei loro archivi e di quei miti fanno parte
leggende riguardanti una grande volta in cui le luci non
venivano accese dalla mano delluomo. T uttavia, la maggior
parte dei commentatori reputava tali leggende fiabe
allegoriche. Secondo quelle tradizioni, la Terra, a quei
tempi, non era assolutamente ai suoi albori, bens nel
travaglio che accompagna la transizione da una forma di
sviluppo allaltra ed era soggetta a numerosi violenti
sovvertimenti della natura. In seguito a uno di essi, la
porzione di mondo superiore abitata dagli antenati di questa
razza fu colpita da inondazioni, non rapide, ma graduali e
incontrollabili, in cui tutti, tranne qualche superstite,
vennero sommersi e perirono. Non ho la pretesa di fare
speculazioni sul fatto che questa possa essere o meno una
testimonianza del nostro Diluvio storico e biblico, o di un
diluvio antecedente di cui parlano i geologi. T uttavia,
secondo la cronologia di quel popolo, comparata con quella

di Newton, doveva essere accaduto molte migliaia di anni


prima rispetto ai tempi di No.
Daltro canto, il racconto di questi scrittori non
combacia con le opinioni pi diffuse fra le autorit del
settore geologico, poich presuppone lesistenza di una
razza umana sulla superficie della Terra in date di gran lunga
antecedenti quelle stabilite per la formazione di un habitat
terrestre adatto alla comparsa dei mammiferi. Un gruppo di
malcapitati appartenenti a questa razza, cos colpita
dallinondazione, durante lavanzata delle acque, avrebbe
trovato rifugio in alcune caverne fra le rocce pi alte e,
vagando fra queste cavit, avrebbe perso di vista per
sempre il mondo superiore. T uttavia, lintera faccia della
Terra cambi aspetto a causa di quel grande
sconvolgimento. La terra era stata trasformata in mare e
il mare in terra. Nelle profonde viscere della Terra, e mi
confermarono che si trattava di una certezza, tuttora
possibile trovare resti di abitazioni umane... non capanne e
caverne, ma grandi citt le cui rovine attestano il grado di
civilt delle razze esistite prima dellepoca di No, da non
confondersi con le culture a cui la filosofia attribuisce luso
della pietra focaia e la non conoscenza del ferro.
Gli scampati avevano portato con s la conoscenza delle
arti che avevano praticato sulla superficie della Terra: arti
della cultura e della civilt. La loro prima esigenza deve
essere stata quella di fornire sotto terra la luce che
avevano avuto sulla sua superficie e che avevano perso.
Sembra che in nessun momento, neppure nel periodo
tradizionale, la razza a cui appartiene la trib in cui ho
soggiornato,
abbia mostrato
di
conoscere
larte
dellestrazione della luce dal gas, dal manganese o dal
petrolio. Nella loro vecchia condizione di vita si erano

abituati a lottare contro le forze brute della natura,


pertanto, la loro prolungata battaglia contro lOceano
conquistatore, durata secoli e secoli, aveva perfezionato la
loro capacit di domare le acque costruendo dighe e canali.
Grazie a questa capacit erano riusciti a salvaguardare il
loro nuovo ambiente.
Per molte generazioni disse il mio ospite con un certo
disprezzo e orrore, quegli antenati primitivi pare che
abbiano degradato il loro status e ridotto la durata della loro
vita mangiando carne animale, di vario genere, appartenente
alle razze che, come loro, erano sopravvissute al Diluvio
cercando rifugio nelle cavit della Terra. Altri animali,
invece, probabilmente sconosciuti al mondo sulla
superficie della Terra, avevano scavato essi stessi tali
cavit.
Quando dal crepuscolo della tradizione emerse quella che
possiamo definire lera storica, gli Ana si erano gi
organizzati in diverse comunit e avevano raggiunto un
livello di civilt molto simile a quello attuale delle nazioni
pi avanzate sulla superficie della Terra. Conoscevano la
maggior parte delle nostre invenzioni meccaniche,
compresa lapplicazione sia del vapore sia del gas. Le
comunit erano in accesa competizione fra di loro. Cerano
i ricchi e i poveri, gli oratori e i conquistatori e
combattevano le une contro le altre per un territorio o per
unidea. Sebbene i vari stati avessero diverse forme di
governo, iniziarono a preponderare le libere istituzioni; le
assemblee popolari aumentarono il loro potere; le
repubbliche ben presto divennero onnipresenti. La
democrazia, cui aspiravano i politici europei pi illuminati,
considerandola un fine supremo del progresso politico, e
che tuttora prevaleva fra le altre razze sotterranee,

disprezzate e definite barbare, veniva ricordata dalla pi


elevata famiglia di Ana, a cui apparteneva la trib che mi
ospitava, come uno dei crudi e rozzi esperimenti
appartenenti agli albori della scienza politica. Era stata
lepoca dellinvidia e dellodio, delle passioni feroci, dei
costanti cambiamenti sociali pi o meno violenti, della lotta
fra classi, della guerra fra stato e stato. Questa fase della
societ, tuttavia, dur per diversi anni e fu infine portata a
una conclusione, quanto meno fra le popolazioni pi nobili
ed evolute, con la graduale scoperta dei poteri latenti
racchiusi nel fluido che permea ogni cosa e che loro
chiamano Vril.
Secondo quanto mi raccont Zee, che, da erudita docente
del Collegio dei Saggi, aveva studiato tali argomenti in
maniera pi approfondita di qualsiasi altro membro della
famiglia del mio ospite, questo fluido in grado di essere
attivato e disciplinato in modo da agire con potenza su ogni
forma di materia animata o inanimata. capace di
distruggere come il fulmine, eppure, se applicato in
maniera diversa, pu rinvigorire e migliorare la vita,
curare, conservare ed a questo fluido che questo popolo
si affida per curare le malattie o, piuttosto, per consentire
allorganismo di ristabilire il dovuto equilibrio delle sue
energie naturali e quindi di guarire. Con questo mezzo si
fanno strada attraverso le sostanze pi solide, aprono
vallate da coltivare fra le rocce delle zone pi selvagge del
loro mondo sotterraneo. Da questo fluido ricavano la luce
per le loro lampade, la rendono pi costante, pi soffusa e
salutare rispetto a qualsiasi altro materiale infiammabile
utilizzato in passato.
Ma gli effetti della presunta scoperta dei mezzi per
governare la pi terribile forza del vril si potevano notare

principalmente nella loro influenza sulla politica sociale.


Man mano che acquisivano familiarit e dimestichezza con
tali effetti, le guerre fra coloro che scoprirono il Vril
cessarono poich portarono larte della distruzione a una
perfezione tale da annullare qualsiasi superiorit per
numero, disciplina e strategia militare. Il fuoco contenuto
nella cavit di uno scettro di vril impugnato dalla mano di un
bambino poteva distruggere la pi solida delle fortezze o
fendere il fuoco di una folla in battaglia dalle prime linee alle
retrovie. Se due eserciti in grado di manipolare questo
fluido si fossero scontrati, si sarebbero annientati a
vicenda. Quindi lera delle guerre era finita, ma con la
cessazione delle ostilit divennero ben presto evidenti gli
altri effetti sullo stato sociale. Luomo era completamente
alla merc delluomo poich chiunque avesse incontrato, se
solo lo avesse voluto, avrebbe potuto ucciderlo allistante.
Cos, qualsiasi nozione di governo basata sulla forza spar
gradualmente dai sistemi politici e dalla giurisprudenza.
solo con la forza che si possono tenere unite le grandi
comunit disseminate su vasti territori, ma ormai n la
necessit di autodifesa n lorgoglio dellaccrescimento
numerico riuscivano pi a fare in modo che uno stato
desiderasse essere pi popoloso dellaltro.
Coloro che scoprirono il vril, quindi, nel corso di alcune
generazioni, si divisero pacificamente in comunit di
dimensioni ridotte. La trib in cui ero capitato
comprendeva soltanto 12.000 famiglie. Ogni trib occupava
un territorio sufficiente a soddisfare le proprie esigenze e,
in periodi predeterminati, leccesso di popolazione partiva
alla ricerca di un proprio regno. Sembrava non ci fosse
alcuna necessit di operare una selezione arbitraria degli
emigranti, cera sempre un numero sufficiente di volontari

disposti a partire.
Questi stati divisi, insignificanti se si considerano il
territorio e la popolazione, appartenevano tutti a una
grande famiglia comune. Parlavano la stessa lingua, anche se
con dialetti leggermente diversi fra loro. Si sposavano fra di
loro; mantenevano le stesse leggi e le stesse abitudini
comuni; e il legame pi importante che teneva unite le
comunit era la conoscenza del vril e lutilizzo delle sue
energie, pertanto la parola A-Vril era sinonimo di civilt. E
Vril-ya, che significa Le Nazioni Civili, era il nome
comune con cui le comunit che utilizzavano il vril si
distinguevano da quegli Ana che, invece, vivevano come
barbari.
Il governo della trib di Vril-ya di cui sto parlando era
apparentemente molto complicato ma, in realt molto
semplice. Si basava su un principio che, nel mondo sulla
superficie della Terra, veniva riconosciuto a livello teorico,
ma tuttavia scarsamente applicato, ossia che loggetto di
qualsiasi sistema di pensiero filosofico sia volto al
raggiungimento dellunit, ovvero allascesa con ogni mezzo
verso la semplicit di ununica causa prima o principio.
Conseguentemente, in politica, perfino gli scrittori
repubblicani
sono
concordi
nellaffermare
che
unautocrazia benevola assicurerebbe una migliore
amministrazione, se solo ci fossero garanzie sulla sua
continuit o fosse possibile prevenire qualsiasi eventuale
abuso di potere. Questa singolare comunit ha eletto,
quindi, un solo magistrato supremo, il T ur. Il magistrato
supremo nominalmente manteneva la sua carica a vita,
anche se raramente poteva essere spinto a mantenerla con
lavvicinarsi della vecchiaia. In questa societ, infatti, nulla
induceva i propri membri a desiderare ardentemente le

preoccupazioni di un simile incarico. Non veniva


riconosciuto nessun onore e nessun emblema di rango
superiore. Il magistrato supremo non si distingueva dagli
altri n per unabitazione pi sontuosa, n per un reddito
superiore. Daltra parte, i doveri cui era tenuto a far fronte
erano moderati e semplici e non richiedevano nessun
livello preponderante di energia o intelligenza. Poich non
cera alcun rischio che potesse scoppiare una guerra, non
cerano eserciti da mantenere. Non essendoci un governo
di forza, non cera polizia da arruolare e dirigere. Ci che
noi chiamiamo criminalit era qualcosa di assolutamente
sconosciuto ai Vril-ya, che non avevano neppure i tribunali
penali. I rari casi di dispute civili venivano sottoposti
allarbitrato di amici scelti dalle parti in causa o nominati dal
Consiglio dei Saggi, di cui parler in seguito.
Non cerano avvocati di professione e le leggi di questo
popolo altro non erano che convenzioni amichevoli, poich
non cera possibilit di applicare la legge nei confronti di un
trasgressore che custodiva nel suo scettro lenergia
necessaria ad annientare i giudici. Nel corso degli anni, la
gente si era tacitamente abituata a rispettare determinate
consuetudini e norme. Se per qualche ragione un individuo
trovava difficile rispettarle, abbandonava la comunit per
recarsi altrove. In quello stato vigeva una sorta di accordo
simile a quello esistente nella nostra istituzione privata
della famiglia, in cui, virtualmente, diciamo a ogni membro
adulto indipendente che riceviamo e ospitiamo: Puoi
restare o andartene, a seconda del fatto che le nostre
consuetudini e le nostre regole ti piacciano o meno.
T uttavia, sebbene non esistessero leggi, nel senso in cui
le intendiamo noi, non c razza sulla faccia della Terra che
le rispetti cos tanto. Lobbedienza alle norme adottate dalla

comunit diventata pi che altro un istinto, quasi fosse


stata inoculata loro dalla natura. Perfino in casa, ciascun
capofamiglia stabiliva delle norme e non veniva mai n
contraddetto n criticato da alcun membro della sua
famiglia. I Vril-ya hanno un proverbio la cui immediatezza si
perde notevolmente nella sua parafrasi: Non c felicit
senza ordine, non c ordine senza autorit, non c autorit
senza unit.
La pacatezza insita in tutti i loro governi, civili o
domestici, pu essere celebrata con le loro espressioni
idiomatiche per termini quali illegale o proibito, del tipo Si
richiede di non fare cos e col.
Tanto la povert quanto il crimine sono cose ignote fra
gli Ana. Ci non significa che le propriet siano in comune,
o che tutti siano uguali per ricchezza e lusso delle loro
abitazioni, tuttavia, non essendoci alcuna differenza di
classe fra i livelli di ricchezza o le scelte occupazionali,
ognuno segue la propria inclinazione senza suscitare n
invidia n competizione. Alcuni conducono una vita
modesta, altri una vita sontuosa e ognuno felice a suo
modo.
Data lassenza di competitivit e il limite numerico
imposto alla popolazione, difficile che una famiglia possa
cadere in miseria. Non esistono speculazioni azzardate e
neppure emulazioni alla ricerca smodata di un benessere e
una classe sociale superiore. Indubbiamente, in ogni
insediamento, in origine, erano state attribuite a tutti le
stesse quote di terra, ma alcuni, pi avventurosi di altri,
avevano ulteriormente esteso i propri possedimenti
entrando nella zona selvaggia circostante, o avevano
incrementato la fertilit dei prodotti dei loro campi, o erano
entrati nel commercio. Quindi, ovviamente, alcuni erano

diventati pi ricchi di altri, ma nessuno era diventato


assolutamente povero o privo del necessario per soddisfare
le proprie esigenze. Se capitava, avevano sempre la
possibilit di trasferirsi o, nella peggiore delle ipotesi, di
chiedere aiuto ai ricchi senza vergogna e con la certezza di
riceverlo poich tutti i membri della comunit si
consideravano fratelli di una famiglia unita e amorevole.
Durante la mia narrazione mi capiter nuovamente di
tornare sulla figura del capofamiglia e di aggiungere
elementi su questa figura.
Il compito principale del magistrato supremo consisteva
nel comunicare con i dipartimenti incaricati della gestione
di mansioni particolari. La pi importante ed essenziale di
queste mansioni era collegata alla fornitura di luce. Il mio
ospite, Aph-Lin, era il capo di tale dipartimento. Un altro
dipartimento, che potrebbe essere chiamato dipartimento
degli esteri, comunicava con i simili degli Stati vicini,
principalmente allo scopo di accertare tutte le nuove
invenzioni. T utte queste invenzioni e miglioramenti
venivano poi collaudati in un terzo dipartimento. Collegato a
questo dipartimento cera il Collegio dei Saggi, un collegio
prediletto soprattutto dalle Ana rimaste vedove e senza
figli, nonch dalle giovani donne non sposate, di cui Zee era
la pi attiva e, se ci che chiamiamo celebrit o distinzione
era una cosa nota a questa gente (cosa che poi mostrer
non essere cos), lei era fra le pi celebri e distinte. Le
Professoresse di quel Collegio coltivavano gli studi che
trovano minor applicazione nella vita pratica, tipo la
filosofia puramente speculativa, la storia dei periodi remoti,
scienze quali lentomologia, la malacologia, ecc.
Zee, la cui mente, attiva come quella di Aristotele,
abbracciava allo stesso modo i maggiori ambiti cos come i

pi piccoli dettagli del pensiero, aveva scritto due volumi


sullinsetto parassita che vive fra i peli della zampa della
tigre e la sua opera era stata considerata la maggiore
autorit in questo interessantissimo settore. Ma le
ricerche dei saggi non sono circoscritte a studi cos sottili
ed eleganti. Ne includono molti altri dimportanza maggiore
e, soprattutto, quelli sulle propriet del vril, che il sistema
nervoso pi fine permette alle Professoresse di percepire
con maggiore acutezza. tra i membri di questo collegio
che il T ur, o magistrato supremo, sceglie i Consiglieri, in
numero limitato a tre, nei rari casi in cui la novit di un
evento o di una circostanza rendano incerto il suo giudizio.
Ci sono alcuni altri dipartimenti di minor rilievo, ma tutti
svolgono i loro compiti con tanta silenziosa discrezione che
la presenza del governo sembra svanire del tutto e lordine
sociale sembra essere tanto regolare e discreto da poter
apparire come una legge della natura. I macchinari vengono
utilizzati fino allinverosimile in tutti i lavori, interni ed
esterni, ed compito incessante di uno specifico
dipartimento seguirne lamministrazione ed estenderne
lefficienza. Non esiste una classe di operai e neppure una
classe della servit, ma tutti coloro che debbono assistere
o controllare i macchinari sono bambini, dallet in cui non
hanno pi bisogno delle cure materne allet da matrimonio,
che loro considerano sedici anni per le Gy-ei (femmine) e
venti per gli Ana (maschi). I bambini sono suddivisi in gruppi
e sezioni e hanno i loro capi, ognuno dei quali segue
lattivit che pi gli aggrada o per la quale si sente
maggiormente portato. Alcuni amano lartigianato, altri
lagricoltura, alcuni i lavori domestici e altri ancora solo i
servizi pericolosi a cui esposta la popolazione. E poich
gli unici pericoli che minacciano questa trib derivano,

innanzitutto, dalle saltuarie convulsioni della terra, per


prevedere e proteggere lambiente da fenomeni quali
irruzioni di fuoco e acqua, tempeste di venti sotterranei e
fughe di gas, occorre la loro massima ingegnosit.
In tutti i confini del territorio e in tutti quei luoghi in cui
poteva insorgere un pericolo del genere, cerano ispettori
di controllo provvisti di un telegrafo collegato a una sala
costantemente presidiata, a turno, da alcuni saggi prescelti.
Gli ispettori vengono sempre scelti fra i ragazzi pi grandi
che si avvicinano alla pubert e in virt del principio che a
quellet lo spirito di osservazione pi acuto e le forze
fisiche sono pi vigili che mai. Il secondo servizio inerente
il pericolo, meno grave, consiste nella distruzione di tutti gli
esseri ostili alla vita, alla cultura o perfino alla comodit
degli Ana. Fra queste creature, le pi formidabili sono i
rettili giganti, di cui i nostri musei conservano reperti
antidiluviani, e alcune creature alate giganti, mezze uccelli
e mezze rettili. Ai bambini pi piccoli spetta il compito di
cacciare queste creature oltre che animali meno feroci,
simili alle nostre tigri, e serpenti velenosi, in quanto,
secondo gli Ana, per farlo necessario essere spietati e
quanto pi un bambino piccolo, tanto pi spietatamente
in grado di uccidere.
C unaltra categoria di animali per il cui sterminio
occorre usare criteri discriminatori e il compito di portarlo
a termine spetta ai bambini di et intermedia. Si tratta di
animali che non minacciano la vita delluomo ma che
devastano il frutto del suo lavoro, si tratta di alci e cervi di
vario genere e di una creatura pi piccola e molto simile al
nostro coniglio, sebbene infinitamente pi distruttiva per i
raccolti e molto pi astuta nel suo modo di depredare. Il
primo compito dei ragazzi adibiti a questo lavoro

addomesticare i pi intelligenti di questi animali insegnando


loro a rispettare i recinti delimitati da numerosi segnali di
confine, proprio come si fa con i cani quando vengono
addestrati a rispettare una dispensa di cibo o a difendere la
propriet del loro padrone. Queste creature vengono
abbattute soltanto quando risultano non addomesticabili. La
vita non viene mai tolta per procurarsi cibo o per sport,
cos come non viene mai risparmiata quando gli animali
risultano non addomesticabili e nemici degli Ana.
In concomitanza con questi servizi e compiti fisici,
leducazione intellettuale dei bambini prosegue fino alla fine
delladolescenza. Poi, uso comune passare un periodo
distruzione presso il Collegio dei Saggi, dove, oltre a studi
generali, gli studenti frequentano lezioni specializzate nelle
materie scelte da loro stessi in base alle loro vocazioni o
inclinazioni intellettuali. T uttavia, alcuni preferiscono
trascorrere questo periodo di prova viaggiando, oppure
decidono di emigrare o dinserirsi improvvisamente nel
mondo rurale o del commercio. Le inclinazioni individuali
non vengono in alcun modo forzate.

Capitolo X
La parola Ana (pronunciata grossomodo Arna)
corrisponde al nostro plurale uomini; An (pronunciato Arn),
al singolare uomo. La parola utilizzata per indicare la donna
Gy (pronunciata con la G dura, come in ghiro); al plurale
diventa Gy-ei, ma la G diventa dolce, come in gioco. Gli Ana
hanno un proverbio secondo il quale la differenza di
pronuncia simbolica poich il genere femminile, se preso
nel suo insieme, dolce, mentre cosa alquanto dura avere
a che fare con una singola donna. Le Gy-ei godono
esattamente degli stessi diritti dei maschi, principio per il
quale si battono alcuni filosofi sulla superficie della Terra.
Durante linfanzia, esse svolgono imparzialmente le
stesse mansioni e gli stessi lavori dei loro coetanei maschi.
Anzi, nella prima infanzia, quando i bambini vengono
impiegati per la distruzione degli animali irriducibilmente
ostili, spesso si preferiscono le bambine, poich se esposte
allinfluenza della paura e dellodio, la loro indole le rende
pi spietate. Nel periodo che va dallinfanzia allet del
matrimonio viene sospesa la frequentazione familiare fra i
due sessi. Una volta raggiunta let del matrimonio, la
frequentazione fra i due sessi riprende senza portare con
s conseguenze peggiori di quelle delle nozze. T utte le arti
e le professioni accessibili a uno dei due sessi, lo sono
anche per laltro e le Gy-ei si arrogano la superiorit in tutti
quegli ambiti del ragionamento pi astrusi e mistici, per i
quali notoriamente gli Ana non sono idonei a causa di una
pi noiosa sobriet di comprensione o di attivit quotidiane
pi concrete. Cos come accade nel nostro mondo, le
giovani donne si definiscono delle autorit per quanto
concerne le pi estreme sottigliezze della dottrina teologica

per le quali pochi uomini, attivamente impegnati in affari


terreni, hanno sufficiente cognizione o raffinatezza
dintelletto. Grazie al loro precoce addestramento negli
esercizi ginnici e alla loro costituzione fisica, le Gy-ei
hanno solitamente una forza fisica superiore a quella degli
Ana
(un
elemento
importante
nellottica
della
considerazione e della conservazione dei diritti delle
donne). Raggiungono una statura superiore, e le loro forme
pi arrotondate celano muscoli e tendini saldi come quelli
dellaltro sesso. Anzi, convinzione comune che siano le
stesse leggi originarie della natura ad aver stabilito che le
femmine fossero pi grandi dei maschi e a sostegno di
questo dogma si fa riferimento alle pi antiche forme di vita
degli insetti e alle pi antiche famiglie di vertebrati, di cui,
ad esempio, fanno parte i pesci. In entrambi i casi le
femmine sono generalmente abbastanza grosse da poter
divorare i propri consorti, qualora lo desiderino.
Innanzitutto, le Gy-ei possiedono un potere pi pronto e pi
concentrato sul fluido o agente misterioso che contiene
lelemento della distruzione, oltre che una dose maggiore di
sagacia che comprende la dissimulazione. Quindi, esse non
soltanto sono in grado di difendersi da ogni aggressione da
parte dei maschi, ma qualora venissero offese da uno sposo,
potrebbero anche porre fine alla sua esistenza quando
meno se laspetta. Bisogna riconoscere alle Gy-ei, che sono
molti anni che non si registrano casi di abuso della loro
tremenda superiorit nellarte della distruzione. Lultimo
episodio avvenuto nella comunit di cui parlo risale
(secondo la loro cronologia) a pi di duemila anni or sono.
Una Gy, in preda a una crisi di gelosia, uccise il marito. Un
gesto talmente abominevole che suscit un tale terrore fra
i maschi che questi emigrarono in massa abbandonando

tutte le Gy-ei. Secondo la storia, le Gy-ei rimaste sole,


ridotte alla disperazione, aggredirono lassassina nel sonno
(e quindi indifesa) e la uccisero; e poi simpegnarono
solennemente fra di loro ad abrogare per sempre
lesercizio del loro tremendo potere coniugale inculcando
da quel momento in poi, per sempre, lo stesso impegno in
tutte le figlie.
Dopo questo processo conciliatorio, una delegazione
inviata ai consorti fuggiaschi riusc a convincerne molti a
ritornare, ma fecero ritorno soprattutto i pi anziani. I pi
giovani, forse per il vile dubbio nei confronti delle loro
mogli o forse per uneccessiva stima dei propri meriti,
respinsero qualunque proposta e rimasero in altre
comunit, dove trovarono nuove compagne con cui
probabilmente non si trovarono molto meglio. T uttavia la
perdita di una cos alta percentuale di giovent maschile fu
un salutare avvertimento per le Gy-ei e rafforz in loro il
rispetto per la virtuosa risoluzione cui si erano gi
impegnate. Di fatto, oggi convinzione comune che, in
seguito alla lunga desuetudine ereditaria, le Gy-ei abbiano
perso la superiorit aggressiva e difensiva che un tempo
avevano sugli Ana. Proprio come accade negli animali
inferiori sulla superficie della Terra, quando molte
caratteristiche, originariamente utili per la loro protezione,
gradualmente spariscono o diventano inattive, non essendo
pi necessarie in seguito al mutamento delle condizioni di
vita. T uttavia, semmai un Ana inducesse una Gy a
sperimentare chi dei due il pi forte, sicuramente lo
compiangerei.
Gli Ana fanno risalire allepoca dellepisodio che ho
narrato alcuni mutamenti nei costumi della vita
matrimoniale che, probabilmente, tendono ad avvantaggiare

il maschio. Ora si uniscono in matrimonio solo per tre anni:


al termine di ogni triennio il maschio o la femmina pu
divorziare dal coniuge ed libero di risposarsi. Allo scadere
del decimo anno di matrimonio, lAn ha il diritto di prendere
una seconda moglie, consentendo alla prima di ritirarsi, se
ci che lei desidera. Queste regole rimangono in gran parte
inapplicate. I casi di divorzio e poligamia sono
estremamente rari e la vita matrimoniale, in questa
sorprendente popolazione, sembra oggi estremamente
felice e serena. Le Gy-ei, infatti, nonostante la vantata
superiorit in fatto di forza fisica e di capacit intellettuali,
sono indotte a comportarsi con dolcezza per il timore della
separazione o dellarrivo di una seconda moglie; e gli Ana,
essendo creature molto abitudinarie, se non in circostanze
eccezionali, non amano le novit rischiose e preferiscono
tenersi vicino le persone e le cose cui sono gi abituati.
T uttavia, esiste un privilegio che le Gy-ei conservano
gelosamente e che, probabilmente, costituisce laspirazione
segreta di tutte le donne che abitano sulla superficie della
Terra. Esse rivendicano il privilegio, usurpato dagli uomini,
di dichiarare il loro amore e di procedere al
corteggiamento. In altre parole, vogliono essere le
corteggiatrici e non le corteggiate. Fra le Gy-ei non
esistono vecchie zitelle. Anzi, molto raro che una Gy non
riesca ad assicurarsi lAn su cui ha messo gli occhi, a meno
che questi non sia gi seriamente impegnato in altro modo.
Per quanto il suo corteggiato possa essere inizialmente
timido, riluttante e bigotto, la perseveranza di lei, il suo
ardore, la sua facolt di persuasione, la sua padronanza delle
energie mistiche del vril, finiscono sempre per indurlo ad
infilare il collo in quello che noi definiamo il cappio fatale.
La loro tesi a favore del rovesciamento di quella relazione

tra i sessi, stabilita dalla cieca tirannia delluomo sulla


superficie della Terra, sembra essere persuasiva e viene
esposta con una franchezza degna di attenzione imparziale.
Le Gy-ei sostengono che fra i due, la femmina , per
natura, dotata di unindole pi affettuosa del maschio, che
lamore occupa uno spazio di maggiore rilievo nei suoi
pensieri ed pi indispensabile per la sua felicit, quindi
dovrebbe essere lei a corteggiare. Sostengono che il
maschio un essere timido e dubbioso, che ha spesso una
predilezione egoistica per il celibato, che finge di
fraintendere le occhiate pi tenere e le pi delicate
allusioni insomma, che deve essere risolutamente
inseguito e catturato. Aggiungono, inoltre, che qualora la Gy
non riuscisse ad assicurarsi lAn di sua scelta e dovesse,
quindi, accontentarsi di avere come compagno qualcuno
che lei non ha selezionato fra tutti gli altri, non solo
sarebbe meno felice di quanto potrebbe, ma sarebbe anche
meno buona, poich le qualit del suo cuore non
potrebbero svilupparsi adeguatamente. LAn invece,
essendo una creatura che concentra meno durevolmente il
suo affetto, qualora non potesse ottenere la Gy preferita,
ripiegherebbe facilmente su di unaltra e, infine, nella
peggiore delle ipotesi, pur di essere amato e accudito,
reputerebbe meno necessario per la sua felicit amare
tanto quanto viene amato. Si accontenterebbe delle sue
comodit e dei numerosi trastulli che il pensiero si crea da
solo.
Qualunque cosa si possa dire in merito a questo
ragionamento, il sistema funziona benissimo per il maschio,
infatti, essendo certo di essere amato con sincerit ed
ardore e del fatto che pi si mostra timido e riluttante, pi
aumenta nella donna la decisione di conquistarlo, di solito

riesce a far dipendere il suo consenso da condizioni che,


secondo lui, possono assicurargli unesistenza, se non
beata, quantomeno pacifica. Ogni An ha i suoi svaghi, le sue
abitudini e le sue predilezioni e, in ogni caso, richiede alla
moglie la promessa della loro piena e incondizionata
accettazione. La Gy, intenzionata a raggiungere lo scopo
che si prefissata, accetta prontamente la promessa e
poich la caratteristica di questo popolo straordinario
unimplicita venerazione della verit, anche la pi volubile
delle Gy, una volta data la parola, non linfrange mai e le
condizioni concordate vengono religiosamente rispettate.
Infatti, indipendentemente da tutti i loro diritti astratti e da
tutti i loro poteri, le Gy-ei sono le mogli pi amabili,
concilianti e sottomesse che abbia mai visto, considerando
anche le coppie pi felici che abitano sulla superficie della
Terra. Un aforisma spiega tutto: Quando una Gy ama,
obbedisce con gioia. Si osserver che nei rapporti fra i
sessi ho parlato solo del matrimonio, poich la perfezione
morale di questa comunit tale che qualunque legame
illecito risulta essere impossibile quanto lo sarebbe per una
coppia di fanelli nel periodo in cui si sono accordati per
vivere insieme.

Capitolo XI
Mentre cercavo il modo per riconciliarmi con lidea
dellesistenza di regioni sotto la superficie terrestre abitate
da esseri diversi e al contempo affini, dal punto di vista
organico, a quelli del mondo sulla superficie della Terra,
nulla mi lasciava pi perplesso della contraddizione
esistente nei confronti della dottrina accettata, credo, dalla
maggior parte dei geologi e dei filosofi. Malgrado il Sole
rappresenti la nostra massima sorgente di calore, secondo
questi studiosi, pi si scende sotto la crosta terrestre e pi
sale la temperatura, in quanto laumento di calore stato
misurato in tre gradi per metro, partendo da circa quindici
metri sotto la superficie terrestre. T uttavia, sebbene i
territori della trib di cui parlo si trovassero in una
posizione relativamente elevata e vicina alla superficie e
quindi potessi contare su una temperatura adatta alla vita
organica, perfino nei burroni e nelle valli di quel regno
faceva assai meno caldo di quanto gli studiosi
reputerebbero possibile a tale profondit: la temperatura,
infatti, non superava quella che si riscontra nel Sud della
Francia o in Italia.
Secondo tutte le informazioni che ricevetti, vasti tratti
situati a profondit immensamente maggiore sotto la
superficie della Terra, in cui si sarebbe potuto pensare che
potessero vivere soltanto le salamandre, erano abitati da
innumerevoli razze organizzate come noi. Non posso in
alcun modo pretendere di dare una spiegazione a un fatto
tanto contrastante con le leggi riconosciute dalla scienza e
neppure Zee era in grado di aiutarmi a trovare una ragione.
Si limitava, infatti, a ipotizzare che i nostri filosofi non
avessero tenuto sufficientemente conto dellestremo grado

di porosit che caratterizza linterno della Terra,


dellimmensit delle cavit e delle irregolarit che servono
a creare correnti daria e venti frequenti, nonch delle
varie possibilit che il calore ha di evaporare e disperdersi.
T uttavia, Zee ammetteva che a una certa profondit il
calore diventasse intollerabile per la vita organizzata nota
allesperienza dei Vril-ya, indipendentemente dal fatto che i
loro filosofi pensassero che perfino in tali luoghi, se solo
fosse stato possibile penetrarvi, si sarebbero trovate
forme di vita senziente e intelligente.
Ovunque la Bont Suprema costruisca diceva Zee si
pu stare certi che vi collocher degli abitanti, poich non
ama le dimore vuote.
Aggiunse, per, che molti mutamenti termici e climatici
erano da attribuirsi alla scienza dei Vril-ya, e che erano stati
realizzati con successo grazie allenergia del vril. Mi
descrisse un mezzo sottile e in grado di donare la vita,
chiamato Lai, che suppongo possa essere identificato con
lossigeno etereo del dottor Lewins, in cui operano tutte le
forze correlate raggruppate sotto il nome di vril. Afferm,
inoltre, che ovunque tale mezzo si fosse espanso a
sufficienza per lasciar agire le energie del vril, si sarebbe
potuta ottenere una temperatura adatta alle forme di vita
superiori.
Disse, inoltre, che secondo i loro naturalisti, in origine,
tanto i fiori quanto la vegetazione erano stati coltivati
artificialmente (lipotesi era che si fossero sviluppati dai
semi portati dalla superficie durante i primi sconvolgimenti
naturali o che fossero stati portati dalle trib rifugiatesi
nelle cavit sotterranee), grazie allazione della luce
costante e al graduale miglioramento delle colture. Poi
aggiunse che, da quando la luce del vril aveva rimpiazzato

ogni altra forma dilluminazione, i colori dei fiori, cos come


quelli del fogliame, erano divenuti pi brillanti e la
vegetazione aveva iniziato a crescere con proporzioni
maggiori.
Debbo ora dedicare qualche pagina al linguaggio dei Vrilya.

Capitolo XII
La lingua dei Vril-ya particolarmente interessante,
poich mi sembra mostrare con estrema chiarezza tracce
delle tre principali transizioni che il linguaggio deve
superare per raggiungere la perfezione della forma.
Uno dei pi illustri filologi dei nostri tempi, Max Mller,
discutendo lanalogia esistente fra gli strati della lingua e gli
strati geologici della terra, stabilisce questo dogma assoluto:
Nessuna lingua pu, in nessun caso, essere flessiva
senza essere passata attraverso lo strato agglutinante e
isolante. Nessuna lingua pu essere agglutinante senza
affondare le proprie radici nello strato dellisolamento (On
the Stratification of Language, pag. 20).
Prendendo poi la lingua cinese come il miglior esempio
esistente dello strato isolante originario, come la fedele
fotografia delluomo imbrigliato che mette alla prova i
muscoli della propria mente, procedendo a tentoni, ed
cos soddisfatto dei suoi primi tentativi che li ripete
continuamente, troviamo nella lingua dei Vril-ya, ancora
ben radicata nello strato sottostante, la prova
dellisolamento originale. Si tratta di una lingua che abbonda
in monosillabi, che costituiscono le fondamenta del
linguaggio. La transizione alla forma agglutinante segna
unepoca che deve essersi estesa gradualmente nel corso
dei secoli e la cui letteratura scritta sopravvissuta
soltanto in pochi frammenti di mitologia simbolica e in
alcune frasi concise successivamente tramutate in
proverbi popolari. Lo strato flessivo comincia con la
letteratura esistente dei Vril-ya. Indubbiamente, allepoca,
cause concomitanti dovevano aver agito nella fusione delle
razze ad opera di una popolazione dominante e nella nascita

di grandi fenomeni letterari che arrestarono e fissarono la


forma del linguaggio. Poich lo stato flessivo prevalse su
quello agglutinante, sorprendente constatare quanto le
radici originali del linguaggio si proiettino tanto pi
apertamente dalla superficie che li nasconde. Nei vecchi
frammenti e proverbi della fase precedente, i monosillabi
che compongono tali radici svaniscono tra parole
lunghissime, comprendenti intere frasi in cui una parte non
pu
essere
staccata dallaltra ed essere
usata
separatamente.
Ma quando la forma flessiva del linguaggio divent tanto
avanzata da avere dei propri filologi e grammatici, questi si
riunirono per estirpare tutti quei mostri polisintetici e
polisillabi, considerati invasori devastanti delle forme
aborigene. Le parole pi lunghe di tre sillabe vennero
eliminate dopo essere state giudicate barbare e cos la
lingua crebbe proporzionalmente alla sua semplificazione,
guadagnando forza, dignit e dolcezza. Bench ora sia
caratterizzata da suoni molto compressi, ha guadagnato in
chiarezza grazie a tale compressione. Con una sola lettera,
a seconda della sua posizione, essi riescono a esprimere
tutto ci che nelle nazioni civili sulla superficie della Terra
richiede lo spreco talvolta di sillabe e talvolta dintere frasi.
Mi sia permesso citare qui un paio di esempi: An (che
tradurr uomo), Ana (uomini); la lettera s, unita a questi
termini, significa moltitudine, a seconda della collocazione;
Sana significa umanit; Ansa, una moltitudine di uomini. Il
prefisso di certe lettere del loro alfabeto denota
invariabilmente significati composti.
Per esempio, Gl (che per loro ununica lettera, come
lo th in greco) allinizio di una parola denota un insieme o
ununione di cose, talvolta affini, talvolta diversi: come Oon,

una casa; Gloon, una citt (cio, un insieme di case). Ata


angoscia; Glata, una calamit pubblica. Aur-an la salute o il
benessere di un uomo; Glauran il bene dello Stato, della
comunit; e una parola che continuamente sulle loro
labbra, A-glauran, denota il loro credo politico, ovvero che
il primo principio della comunit il bene di tutti. Aub
invenzione; Sila un tono musicale. Glaubsila, unisce lidea
dellinvenzione allintonazione musicale, la parola classica
per indicare la poesia, abbreviata nella conversazione
ordinaria in Glaubs. Na, che per loro , come Gl, una sola
lettera, come iniziale indica sempre qualcosa di ostile alla
vita, alla gioia o alla comodit, e in questo somiglia la radice
ariana Nak, che esprime morte o distruzione. Nax
tenebre; Narl, morte; Naria, peccato o male. Nas una
condizione estrema di peccato e male, la corruzione. Nella
scrittura, essi considerano irriverente indicare lEssere
Supremo con un nome speciale, viene perci simboleggiato
da quello che si potrebbe definire il geroglifico di una
piramide, A. Nella preghiera, lo invocano come un nome
che reputano troppo sacro per poterlo confidare a uno
straniero e, quindi, non lo conosco. Nella conversazione,
generalmente usano un epiteto perifrastico, tipo Bont
Suprema.
La lettera V, simbolicamente la piramide rovesciata,
quando iniziale denota quasi sempre eccellenza o potenza,
come Vril, di cui ho gi parlato cos tanto; Veed, uno spirito
immortale; Veedva, immortalit; Koom, pronunciato come il
gallese Cwm, denota il concetto di cavit. Lo stesso Koom,
una cavit profonda, metaforicamente una caverna;
Koom-in un buco; Zi-koom una vaIle; Komm-zi, libero o
vuoto; Bodh-koom, ignoranza (letteralmente, vuoto di
conoscenza). Koom-Posh il nome con cui indicano il

governo di molti, o lautorit dei pi ignoranti o vuoti. Posh


unespressione idiomatica piuttosto intraducibile che,
come il lettore avr modo di vedere in seguito, implica
disprezzo.
Il termine che si avvicina di pi sciocchezza e quindi
Koom-Posh pu essere reso come Sciocchezza-Cava. Ma
quando la democrazia, o Koom-Posh, degenera dallignoranza
popolare a quella passione feroce che ne precede la fine,
come (per citare qualche esempio tratto dalle illustrazioni
del mondo sulla superficie della Terra) durante il Regno del
Terrore in Francia o nei cinquantanni di Repubblica
Romana che hanno preceduto lascesa al potere di Augusto,
il termine che definisce questo stato di cose Glek-Nas. Ek
lotta: Glek, la lotta universale. Nas, come ho gi detto
prima, corruzione o marciume. Perci Glek-Nas pu
essere tradotto come lotta-marciume universale.
I loro composti sono molto espressivi: poich Bodh
significa conoscenza, e Too un participio che implica un
cauto approccio, Too-bodh significa filosofia; Pah
unesclamazione di disprezzo, simile al nostro idiozie; Pahbodh (letteralmente conoscenza-idiozia) il loro termine
per indicare la filosofia falsa o futile e si applica a una
specie di raziocinio metafisico o speculativo, in voga nel
passato, che consisteva nel fare domande cui era
impossibile rispondere e che non valeva la pena di
formulare, come ad esempio Perch un An ha cinque dita
nei piedi anzich quattro o sei? Il primo An, creato dalla
Bont Suprema, aveva lo stesso numero di dita dei suoi
discendenti? In quale forma un An verr riconosciuto dai
suoi amici nel futuro stato dellessere? Conserver le dita
dei piedi? E in tal caso, saranno dita spirituali o dita
materiali? Presento questi esempi di Pah-bodh non per

ironia o per scherzo, ma perch le domande che riporto


rappresentavano un oggetto di controversia per i pi
recenti cultori di tale scienza... quattromila anni or sono.
Nella declinazione dei nomi, venni a sapere che
anticamente cerano otto casi (uno in pi rispetto alla
grammatica sanscrita), ma gli effetti del tempo li hanno
ridotti di numero moltiplicando, invece, il ricorso a
preposizioni esplicative. Attualmente, nella grammatica che
ho potuto studiare, cerano quattro casi per i sostantivi, tre
con desinenze diverse e il quarto con un diverso prefisso.
SINGOLARE
Nom.: An, Uomo
Dat.: Ano, allUomo
Acc.: Anam, Uomo
Voc.: Hil-An, O Uomo
PLURALE
Nom.: Ana, Uomini
Dat.: Anoi, agli Uomini
Acc.: Ananda, Uomini
Voc.: Hil-Ananda, O Uomini
Nella letteratura flessiva pi antica esisteva anche la
forma duale, ormai da molto tempo considerata obsoleta.
Anche il loro caso genitivo obsoleto e si sostituisce
con il dativo, quindi dicono: la Casa a un Uomo anzich la
Casa di un Uomo. Quando viene usato (pu capitare in
poesia), la desinenza del genitivo uguale a quella del
nominativo. Lo stesso dicasi per lablativo in cui la
preposizione che lo distingue un prefisso o un suffisso,
scelto generalmente a orecchio, in base al suono del
sostantivo. Si osserver che il prefisso Hil contraddistingue
il vocativo. Viene sempre utilizzato quando ci si rivolge a
qualcun altro in rapporti che non siano di tipo familiare,

ovvero estremamente confidenziali. La sua omissione


verrebbe considerata una scortesia cos come, nelle nostre
vecchie usanze linguistiche, sarebbe stato considerato
irrispettoso rivolgersi a un sovrano chiamandolo Sire,
anzich avvalendosi di un pi reverente O Sire. Di fatto,
poich questo popolo non possiede titoli onorifici, il
prefisso del vocativo sostituisce un eventuale titolo e viene
utilizzato imparzialmente con tutti. Il prefisso Hil viene,
inoltre, adottato nella composizione di parole che implicano
il concetto di comunicazioni distanti, come Hil-ya, viaggiare.
Nella coniugazione dei verbi, un tema troppo vasto per
essere trattato in questa sede, il verbo ausiliario Ya, andare,
a cui si attribuisce un ruolo tanto considerevole nel
sanscrito, svolge funzioni simili, quasi fosse un radicale di
una lingua da cui discendono entrambi. T uttavia esiste
anche un ausiliario di significato opposto che laccompagna
e ne divide le funzioni: Zi, restare o riposare. Quindi, Ya
entra nel futuro e Zi nel passato di tutti i verbi che
richiedono ausiliari. Yam, io vado; Yiam, io posso andare;
Yani-ya, io andr (letteralmente, vado ad andare); Zam-pooyan, io sono andato (letteralmente, io riposo dallessere
andato). La desinenza Ya, implica per analogia progresso,
movimento, fioritura. La desinenza Zi, denota immobilit,
stabilit, talvolta in senso positivo e talvolta in senso
negativo, a seconda della parola a cui viene abbinato. Iva-zi,
bont eterna; Nan-zi, male eterno. Poo (da, nellaccezione
di provenienza) si abbina, come prefisso, alle parole che
esprimono ripugnanza o a cose che meglio evitare. Poopra, disgusto; Poo-naria, falsit, il peggiore dei mali. Poosh o
Posh, come ho gi detto, intraducibile letteralmente. Si
tratta di unespressione di disprezzo misto a piet. Questo
radicale sembra avere avuto origine dallintrinseco legame

che esiste tra lo sforzo labiale e il sentimento che lo


motiva, poich nel pronunciare Poo il fiato viene espulso
dalle labbra con maggiore o minore veemenza. Daltra parte
Z, in posizione iniziale, un suono in cui il respiro viene
aspirato, e perci Zu (che nel loro alfabeto ununica
lettera) il prefisso ordinario delle parole che indicano
qualcosa che piace, attrae, tocca il cuore: Zummer,
innamorato, amante; Zutze, amore; Zuzulia, delizia. Questo
suono aspirato della Z sembra, effettivamente, appropriato
alla tenerezza.
T uttavia, non posso abbandonare questo argomento
senza osservare che lievi cambiamenti, attribuibili ai
dialetti usati dalle varie trib della stessa razza, abbiano
potuto confondere e deformare il significato originale e la
bellezza dei suoni. Zee mi disse, con una certa indignazione,
che Z*mmer (innamorato, amante), sebbene pronunciato da
lei sembrasse scendere lentamente sin al profondo del suo
cuore, in certe comunit non lontane dei Vril-ya, era
degenerato nel suono semisibilante e seminasale di S*bber,
assolutamente sgradevole. Fra me e me, pensai che
mancasse solo lintroduzione di una n prima della u per
trasformarlo nella parola inglese snubber, sfrontato,
maleducato, indicante proprio lultima delle qualit che una
Gy innamorata desidererebbe trovare nel suo Zummer.
Far soltanto un breve accenno a unaltra peculiarit di
questa lingua, che conferisce pari forza e concisione alle
sue forme espressive.
Cos come per noi, la A per loro la prima lettera
dellalfabeto, e viene spesso utilizzata come prefisso
indipendente per comunicare unidea complessa di
sovranit, di dominio o di principio di autorit. Per esempio,
Iva bont; Diva, bont e felicit unite; A-Diva la verit

infallibile e assoluta. Ho gi ricordato il valore di A in Aglauran; cos, per quanto concerne il vril (alla cui azione
fanno risalire la loro attuale civilt) A-vril denota, come ho
detto, la civilt stessa.
In base a quando sopra, i filologi avranno gi compreso
quanto la lingua dei Vril-ya sia affine allariano o
indogermanico ma, come accade in tutte le lingue, contiene
parole e forme che possono provenire dalle fonti pi
disparate. Lo stesso titolo di T ur, che essi conferiscono al
magistrato supremo, non altro che un furto da una lingua
affine al turanico. Essi stessi affermano che si tratta di una
parola straniera che, in base ai loro annali, riprende un
titolo portato dal capo di una nazione, estinta da lunga data,
con cui, in un passato estremamente remoto, gli antenati
dei Vril-ya intrattenevano rapporti amichevoli. Sostengono,
inoltre, che, dopo la scoperta del vril, quando modificarono
le proprie istituzioni politiche, adottarono espressamente
per il loro supremo magistrato un titolo utilizzato da una
razza estinta e tratto da una lingua morta al fine di evitare
qualsiasi associazione a titoli passati riferiti a quella carica.
Se mi fosse risparmiata la vita, potrei raccogliere in
forma sistematica la conoscenza di questa lingua acquisita
durante il mio soggiorno tra i Vril-ya. Ma quanto ho gi
detto, forse potr bastare a mostrare agli studiosi di filologia
che una lingua che ha raggiunto una tale semplicit e
perfezione nelle forme flessive finali, pur conservando
numerose radici appartenenti alla sua forma originaria e
liberandosi, nello stadio polisintetico transitorio, di tanti
elementi ingombranti e rozzi, deve essere indubbiamente il
risultato di secoli e secoli di evoluzione e di mentalit
diverse. Essa contiene levidenza di una fusione tra razze
congeniali e, per arrivare alla forma di cui ho fornito

esempi, ha richiesto la continuit culturale di un popolo


estremamente intelligente e riflessivo.
T uttavia, in seguito, avr occasione di dimostrare che la
letteratura di questa lingua appartiene al passato e che
lattuale condizione di felicit della societ creata dagli Ana
proibisce la coltivazione progressiva della letteratura,
soprattutto nei due grandi settori della narrativa e della
storia.

Capitolo XIII
Questo popolo ha una religione e, qualsiasi cosa si possa
dire a suo sfavore, presenta almeno queste strane
peculiarit: in primis, tutti credono nella fede che
professano e in secondo luogo, tutti mettono in pratica i
precetti insegnati dal loro credo. Sono uniti nel culto del
Creatore e Sostenitore dellUniverso. Credono che una
delle propriet dellenergia del vril che pervade qualsiasi
cosa, sia quella di trasmettere alla sorgente della vita e
dellintelligenza ogni pensiero che un essere vivente pu
concepire e, bench non sostengano che lidea della
Divinit sia innata, affermano che lAn (uomo) sia lunica
creatura a cui, in base alle loro osservazioni della natura,
concesso avere la capacit di concepire tale idea, con tutti i
pensieri che ci comporta. Sostengono che questa capacit
costituisca un privilegio e non pu essere stata data invano,
conseguentemente
accettano
la
preghiera
e
il
ringraziamento per il divino Creatore reputandoli necessari
allevoluzione completa dellessere umano. Offrono le loro
preghiere sia in privato sia in pubblico. Poich non mi
consideravano un membro della loro specie, non venivo
ammesso alledificio, o tempio, destinato alla celebrazione
del culto pubblico. T uttavia, so che il rito
straordinariamente breve e assolutamente privo di
grandiosit e cerimoniali. Fra i Vril-ya vige la dottrina che la
mente umana non sia in grado di sostenere a lungo la
devozione sincera o lassoluta astrazione dalle cose del
mondo, soprattutto in pubblico, e che tutti i tentativi in
questo senso portano al fanatismo o allipocrisia. Quando
pregano in privato, lo fanno da soli o insieme ai figli piccoli.
Dicono che nellantichit le ipotesi sulla natura

dellEssere Divino e sulle forme di credo e di culto a Lui pi


gradite furono argomento di moltissimi libri. Ma poi risult
che quei testi sollevavano dispute talmente accese e
accanite da mettere a repentaglio la pace della comunit e
dividere le famiglie e non solo, ma nel corso delle
discussioni sugli attributi dellEssere Divino, la sua stessa
esistenza veniva trascurata o, peggio ancora, si caricava
delle passioni e delle debolezze degli umani in lite. Poich
mi disse il mio ospite un essere finito come un An non
assolutamente in grado di definire lInfinito, quando si sforza
di farsi unidea della Divinit, la riduce a un An, portandola al
suo stesso livello. Fu cos che nelle epoche successive,
qualunque speculazione teologica, bench non vietata,
venne scoraggiata e fin per cadere completamente in
disuso.
I Vril-ya sono concordi nel credere in una vita futura, pi
felice e perfetta di quella presente. Le loro nozioni di
dottrina delle ricompense e delle punizioni sono molto
vaghe, probabilmente, per il fatto che la loro societ non ha
un sistema del genere in quanto non esistono crimini da
punire e la loro moralit talmente uniforme che nessun
An viene considerato pi virtuoso degli altri. Se, ad
esempio, uno di loro eccelle in una virt, un altro briller
per unaltra; se uno ha i suoi difetti, ne avr anche laltro.
Di fatto, nel loro straordinario modo di vivere, la tentazione
di fare del male talmente bassa, che sono buoni (secondo
il loro criterio di bont) solo perch sono vivi. Le loro
nozioni sulla continuit della vita sono fantasiose, perfino
nel mondo vegetale, ma questo il lettore lo scoprir nel
prossimo capitolo.

Capitolo XIV
Sebbene i Vril-ya, come ho gi detto, scoraggino
qualunque tipo di speculazione in merito alla natura
dellEssere Supremo, sembrano essere concordi nel
credere fermamente di poter risolvere il grande problema
dellesistenza del male: tematica alquanto dibattuta fra i
filosofi che popolano il mondo sulla superficie della Terra.
Essi sostengono che, una volta che il Creatore ha dato agli
esseri viventi la vita e la sua relativa percezione, per
quanto flebile, come nel caso di una pianta, la vita non viene
pi distrutta ma passa a una forma nuova e migliore.
Levoluzione in tale forma non avviene necessariamente su
questo pianeta (a differenza di quanto previsto dalla comune
dottrina della metempsicosi), ma lessere vivente conserva
il suo senso didentit e pu, quindi, collegare la vita passata
a quella futura con la consapevolezza della sua ascesa sulla
scala della felicit. Essi affermano, infatti, che senza un
simile presupposto, secondo il lume della ragione umana di
cui sono dotati, non potrebbero scoprire la perfetta
giustizia, qualit fondamentale della Saggezza e della Bont
Suprema. Lingiustizia, a loro avviso, pu avere solo tre
cause: mancanza di saggezza nel percepire ci che giusto,
mancanza di benevolenza nel desiderarlo e mancanza di
potere nel realizzarlo. Ognuna di queste tre mancanze
incompatibile con la Saggezza Suprema, la Bont Suprema e
il Potere Supremo.
T uttavia, mentre anche in questa vita la saggezza, la
benevolenza e il potere dellEssere Supremo sono
abbastanza evidenti da costringerci a riconoscerle,
inevitabilmente, la giustizia risultante da questi attributi
richiede lesistenza di unaltra vita, non solo per luomo, ma

anche per ogni essere vivente degli ordini inferiori. Quindi,


anche nel mondo animale e vegetale, possiamo vedere un
essere reso eccezionalmente infelice rispetto ai suoi simili,
da circostanze che sfuggono al suo controllo. Ogni essere
esiste per diventare la preda di un altro e capita che perfino
una pianta si ammali e perisca prematuramente, mentre
quella accanto gode di piena vitalit e vive unesistenza
felice, libera da qualsiasi sofferenza.
Rispondere che lEssere Supremo agisce soltanto
secondo leggi generali, rendendo cos le sue cause
secondarie talmente potenti da sminuire la bont essenziale
della causa primaria, unanalogia errata basata sulle
limitazioni umane. Allo stesso modo, presumere che la
giustizia sia dovuta solo allAn, escludendo con disprezzo
qualsiasi idea di giustizia nei confronti delle miriadi di forme
in cui Egli ha infuso la vita, unidea ancora pi scorretta e
meschina.
Agli occhi di Colui che Dona la Vita non esistono
distinzioni tra grande e piccolo. Ma, una volta accettato il
concetto che nulla, per quanto umile, se in grado di
percepire la propria vita e la propria sofferenza, pu perire
nel corso dei secoli, e che tutta la sua sofferenza qui,
sebbene ininterrotta dal momento della sua nascita a quello
del suo passaggio a unaltra forma dellessere, comunque
pi breve rispetto alleternit di quanto non lo sia il grido di
un neonato rispetto allintera vita di un uomo; e una volta
supposto che questo essere vivente mantenga il suo senso
didentit dopo il passaggio a unaltra forma di vita poich,
diversamente, non sarebbe conscio dellessere futuro e
sebbene la realizzazione della giustizia divina esuli dalla
portata della nostra comprensione, abbiamo tuttavia il
diritto di ritenerla uniforme e universale, e non variabile e

di parte, come sarebbe se agisse soltanto in base a leggi


generali secondarie, poich una tale giustizia perfetta non
pu che scaturire dalla perfezione della conoscenza per
concepirla, dalla perfezione dellamore per volerla e dalla
perfezione del potere per compierla.
Per quanto la fede dei Vril-ya possa essere fantastica,
probabilmente tende a confermare politicamente il loro
sistema di governo che, ammettendo diversi gradi di
ricchezza, stabilisce tuttavia una perfetta eguaglianza di
rango, una squisita pacatezza in qualsiasi relazione e
rapporto sociale e la benevolenza verso tutto ci che
stato creato e che il bene della comunit non impone loro di
distruggere. E, ancorch la loro idea di compensazione nei
confronti di un insetto torturato o di un fiore malato possa
apparire a qualcuno di noi priva di senso, se non altro si pu
dire che non maliziosa. Pensare che nei meandri della
Terra, mai rischiarati da un raggio di sole, possa essere
penetrata una convinzione tanto illuminata dellineffabile
bont del Creatore, offre lo spunto per piacevoli riflessioni.
Unidea che le leggi generali, in base alle quali Egli opera,
non ammettono lingiustizia di parte e il male e pertanto non
possono essere comprese se non in relazione ai loro effetti
in tutto lo spazio e in tutto il tempo, chiarisce il concetto.
E giacch, come avr modo di osservare in seguito, le
condizioni intellettuali e i sistemi sociali di questa razza
sotterranea comprendono e armonizzano molteplici grandi,
e apparentemente contrastanti, dottrine filosofiche e
speculazioni, di tanto in tanto apparse, discusse, rifiutate e
ricomparse tra i pensatori e i sognatori del mondo sulla
superficie della Terra, potrei concludere in maniera
adeguata questo lavoro in merito alla credenza dei Vril-ya,
secondo cui la vita senziente o autocosciente, una volta

donata, diventa indistruttibile tanto tra le creature inferiori


quanto nelluomo, citando un passo eloquente tratto
dallopera delleminente zoologo Louis Agassiz, che ho
recentemente incontrato, molti anni dopo aver trascritto le
mie memorie sulla vita dei Vril-ya cui ora conferisco un
certo ordine e forma:
Le relazioni che ogni singolo animale ha con gli altri
hanno un carattere tale che gi da tempo avrebbero dovuto
essere considerate prova sufficiente che nessun essere
organizzato avrebbe mai potuto essere stato chiamato a
esistere se non grazie allintervento di una mente riflessiva.
Ci va marcatamente a indicare lesistenza, in ogni animale,
di un principio immateriale simile a quello che posiziona
luomo tanto pi in alto degli animali per la sua eccellenza e
per le sue doti superiori. T uttavia tale principio esiste,
senza alcuna ombra di dubbio, e sia esso chiamato
buonsenso, ragione o istinto, presenta nellintera gamma
degli esseri organici una serie di fenomeni strettamente
collegati fra di loro. Su tale principio si basano non soltanto
le pi elevate manifestazioni della mente, ma anche la
stessa permanenza delle differenze specifiche che
caratterizzano ogni singolo organismo. Gran parte degli
argomenti a sostegno dellimmortalit delluomo possono
applicarsi allo stesso modo negli altri esseri viventi. Posso,
forse, fare a meno di aggiungere che una vita futura in cui
luomo fosse privato di quella grande fonte di godimento e
miglioramento intellettuale e morale, che scaturisce dalla
contemplazione delle armonie del mondo organico,
rappresenterebbe una perdita dolorosa? E possiamo forse
non considerare un concerto spirituale dei mondi combinati
e di tutti i loro abitanti alla presenza del loro Creatore come
la pi alta concezione di Paradiso? (Essay on Classification,

Sez. XVII, pagg. 97-99).

Capitolo XV
Ancorch tutta la famiglia fosse molto buona con me, la
giovane figlia del mio ospite, con i suoi modi gentili, era la
pi affettuosa e premurosa di tutti. Seguendo il suo
consiglio, misi da parte gli indumenti con cui ero sceso dalla
superficie della Terra e adottai labbigliamento dei Vril-ya,
fatta eccezione per quelle ingegnose ali che, quando
camminavano, fungevano da elegante mantello. T uttavia,
molti Vril-ya, nellesercizio delle loro attivit urbane, non
indossano le ali, quindi tale eccezione mi permise di non
evidenziare una marcata differenza tra me e la razza di cui
ero ospite riuscendo, cos, a visitare la citt senza suscitare
uneccessiva curiosit che avrebbe creato soltanto disagio.
Al di fuori della famiglia del mio ospite nessuno sospettava
che provenissi dalla superficie della Terra, credevano,
invece, che fossi un membro di una delle trib barbare e
inferiori e che fossi stato accolto da Aph-Lin nella sua
abitazione.
La citt era grande rispetto al territorio circostante, che
non era pi vasto della tenuta di un nobile inglese. T uttavia,
fino alla cinta di rocce che ne delimitava il confine, il
territorio era interamente coltivato nel migliore dei modi,
fatta eccezione per i tratti di montagna e di pascolo lasciati
generosamente incolti a disposizione degli animali innocui
che i Vril-ya erano riusciti ad addomesticare, pur non
dovendo sfruttarli per usi domestici. La loro bont verso
queste umili creature talmente grande che, quando
diventano troppo numerose per i pascoli loro riservati
nelle localit dorigine, lorgano che gestisce le finanze
stanzia una somma per trasportarle in altre comunit di
Vril-ya (solitamente nuove colonie) che desiderano

accoglierle. T uttavia, gli animali non si moltiplicano in


misura paragonabile a quella in cui, da noi, si riproducono le
bestie destinate al macello. Quasi seguendo una legge
naturale, gli animali inutili alluomo si allontanano pian piano
dai territori abitati o, addirittura, si estinguono. Unantica
tradizione vuole che i vari Stati sovrani in cui distribuita
la razza dei Vril-ya abbiano labitudine di lasciare tra un
territorio e laltro fasce di terreno di confine disabitato e
incolto. Nel caso della comunit di cui sto parlando, questa
fascia era una cresta di rocce selvagge non percorribile a
piedi, ma facilmente superabile con le ali o facendo ricorso
alle barche aeree di cui parler in seguito.
Vi si aprivano anche strade destinate al transito di veicoli
mossi dallenergia del vril. I tratti di collegamento fra le
comunit erano sempre illuminati e il relativo costo era
coperto da una speciale tassa cui contribuivano, in maniera
proporzionale,
tutte
le
comunit
incluse
nella
denominazione di Vril-ya. In tal modo i traffici commerciali
con altri Stati vicini e lontani erano alquanto intensi. Le
principali esportazioni di questa particolare comunit erano
soprattutto agricole. La comunit era famosa anche per la
produzione di attrezzi e utensili necessari allallevamento.
In cambio di tali merci, si procurava articoli
prevalentemente di lusso piuttosto che necessari. Erano
pochi gli oggetti importati pi costosi degli uccelli addestrati
a cantare melodie in concerto. Gli uccelli canterini
arrivavano da molto lontano ed erano meravigliosi per la
bellezza del loro canto e del piumaggio. Mi fu spiegato che
gli allevatori e gli addestratori effettuavano la selezione con
straordinaria minuzia e che le varie specie erano
prodigiosamente migliorate negli ultimi anni. In questa
comunit non vidi altri animali domestici, fatta eccezione

per alcune creature molto divertenti appartenenti alla


specie dei batraci, simili alle rane ma con musetti molto
intelligenti che i bambini amavano molto e tenevano nei
loro giardini privati.
Sembra che i Vril-ya non abbiano animali simili ai cani o ai
cavalli, anche se Zee, esperta naturalista, mi rivel che un
tempo erano esistiti, ma che ormai si potevano trovare solo
nelle regioni abitate da razze diverse dai Vril-ya. Disse che
erano scomparsi gradualmente dal mondo civile dopo la
scoperta del vril, quando, conseguentemente ai risultati
ottenuti con tale scoperta, il loro impiego divenne
superfluo. I macchinari e linvenzione delle ali avevano
soppiantato il cavallo come animale da soma e il cane non
era pi richiesto n per la difesa n per la caccia, come
succedeva invece quando gli antenati dei Vril-ya temevano
le aggressioni da parte dei loro simili o andavano a caccia di
piccoli animali da mangiare. T uttavia, quella regione era
talmente rocciosa che un cavallo avrebbe potuto essere
poco utile tanto come animale da sella quanto da soma.
Lunico animale che utilizzano a questo scopo una specie
di grossa capra, molto comune nelle fattorie. Si pu dire
che sia stata proprio la natura del terreno in quelle zone a
suggerire linvenzione delle ali e delle barche aeree.
Era consuetudine circondare ogni casa con un giardino
privato. Lampia strada principale, dove abitava Aph-Lin, si
apriva su una vasta piazza in cui si trovavano il Collegio dei
Saggi e tutti gli uffici pubblici. Al centro cera una magnifica
fontana che conteneva un fluido luminoso che chiamer
nafta (ne ignoro la vera natura). T utti gli edifici pubblici
erano caratterizzati da strutture massicce e solide. Mi
ricordavano lo stile architettonico dei dipinti di Martin.
Attorno ai piani superiori correvano balconate, o meglio

giardini pensili, sostenuti da colonne, ricchi di piante fiorite


e abitate da uccelli addomesticati di ogni genere. Dalla
piazza si diramavano numerose strade, tutte larghe e
magnificamente illuminate, che salivano da entrambe i lati
verso le alture. Non fui mai autorizzato ad andare in giro
per la citt da solo. Abitualmente venivo accompagnato da
Aph-Lin o da sua figlia. In questa comunit una cosa
normale vedere una Gy adulta che passeggia in compagnia di
un giovane An in atteggiamenti di grande familiarit, come
se non esistesse alcuna differenza di sesso.
I negozi al dettaglio non sono molti. I clienti vengono
serviti da bambini di varie et, straordinariamente
intelligenti e cortesi. Il proprietario del negozio pu essere
o meno presente. Quando c, raramente simpegna in
attivit legate alla sua professione, bench abbia scelto tale
attivit per inclinazione e indipendentemente dalle sue
risorse finanziarie.
Alcuni dei cittadini pi ricchi della comunit gestiscono
negozi simili. Come ho gi detto, non esistono differenze di
rango e quindi tutte le occupazioni conferiscono la stessa
dignit sociale. Un An da cui acquistai i sandali era fratello
del T ur, il magistrato supremo. Sebbene il suo negozio non
fosse pi grande di quello di un calzolaio di Bond Street o di
Broadway, si diceva che fosse due volte pi ricco del T ur,
che abitava in un palazzo. Senzombra di dubbio, per, aveva
anche una residenza in campagna.
Gli Ana della comunit, nel complesso, sono esseri
alquanto indolenti, una volta superata la fase attiva
dellinfanzia e delladolescenza. Per temperamento o per
scelta filosofica, considerano il riposo una delle pi grandi
benedizioni della vita. In verit, se a un essere umano
vengono tolti gli incentivi allazione rappresentati dalla

cupidigia e dallambizione, non reputo strano che preferisca


starsene tranquillo.
Negli spostamenti abituali, i Vril-ya preferiscono andare a
piedi anzich servirsi delle ali. Ma per lo sport o
(azzardando il termine) per le passeggiate pubbliche, usano
le ali; lo stesso dicasi per le danze aeree che ho descritto e
per recarsi nelle residenze di campagna, situate quasi tutte
su imponenti alture; e quando sono ancora giovani, per
viaggiare in altre regioni, gli Ana preferiscono le ali a
qualunque altro mezzo di trasporto.
Coloro che si abituano al volo, sebbene viaggino a
velocit inferiori rispetto a quelle di certi uccelli, riescono
a volare a circa cinquanta chilometri allora, mantenendo un
simile ritmo anche per cinque o sei ore. T uttavia, in linea di
massima, una volta raggiunta la mezza et, gli Ana non
amano pi gli spostamenti rapidi che richiedono una
violenta attivit fisica. Probabilmente, poich sostengono
una dottrina che anche i nostri medici approverebbero
senzombra di dubbio, e cio che la sudorazione attraverso i
pori della pelle fondamentale per la salute, frequentano
abitualmente i bagni a vapore, che noi chiamiamo turchi o
romani, e poi fanno docce dacqua profumata. Hanno
grande fiducia nelle virt salutari di certi profumi.
Hanno inoltre labitudine, a intervalli prestabiliti ma
piuttosto rari, circa quattro volte lanno, quando sono in
buona salute, di fare un bagno carico di vril. Ritengono che
lutilizzo parsimonioso di questo fluido sia vitalizzante
mentre, qualora venisse usato in quantit eccessiva, in
normali condizioni di salute, tenderebbe ad esaurire la
vitalit. T uttavia, ricorrono alluso del vril per quasi tutte le
loro malattie, poich tale energia aiuta la natura a eliminare
i disturbi.

A loro modo, i Vril-ya sono il popolo pi amante del lusso


che abbia mai conosciuto, sebbene i loro lussi siano
innocenti. Si pu dire che vivano in unatmosfera ricca di
musica e fragranza. Ogni stanza provvista di
apparecchiature meccaniche che riproducono suoni
melodiosi, solitamente sintonizzate su note mormorate
sommessamente simili a dolci bisbigli di spiriti invisibili.
Sono talmente abituati a questi piacevoli suoni da non
reputarli un intralcio alla conversazione o, quando sono
soli, alla riflessione. loro convinzione che respirare
unaria satura di melodie e di profumi sortisca
indubbiamente un effetto rilassante ed esaltante sulla
formazione del carattere e sulle attivit del pensiero.
Sebbene siano moderati e si astengano assolutamente da
ogni cibo di origine animale, fatta eccezione per il latte,
nonch da ogni bevanda eccitante, sono estremamente
delicati e schizzinosi nella scelta dei cibi e delle bevande. In
tutti i loro sport anche i vecchi dimostrano una gioia tipica
dellinfanzia. Il loro scopo principale il perseguimento
della felicit, ma non vista come eccitazione di un
momento, bens come condizione predominante dellintera
esistenza; e il riguardo che hanno per la felicit altrui si
esprime nella squisita amenit del loro modo di fare.
La loro conformazione cranica sensibilmente diversa
da quella di tutte le razze note del mondo sulla superficie
della Terra, tuttavia non posso evitare di considerarla uno
sviluppo, nel corso di innumerevoli epoche, del tipo
brachicefalo dellEt della Pietra riportato in Elements of
Geology di Lyell (Capitolo X, pag. 113), se confrontato al
tipo
dolicocefalo
dellinizio
dellEt
del
Ferro,
corrispondente a quello che oggi prevale tra noi, chiamato
tipo celtico. Presenta la stessa fronte relativamente

massiccia, non sfuggente come il tipo celtico, e lo stesso


regolare arrotondamento degli organi frontali. T uttavia la
sommit della testa molto pi alta e lemisfero posteriore,
dove i frenologi collocano gli organi animali, molto meno
pronunciato. Per parlare in termini frenologici, il cranio
comune tra i Vril-ya, ha particolarmente sviluppati gli
organi del peso, dei numeri, della melodia, della forma,
dellordine e della causalit. Lorgano della costruzione
molto pi sviluppato di quello dellidealit.
Quelli che vengono definiti organi morali, come la
coscienza e la benevolenza, sono sorprendentemente pieni;
gli organi della combattivit e dellerotismo, invece, sono
piccoli; grande quello della coerenza; lorgano della
distruttivit (cio, delleliminazione decisa degli ostacoli)
enorme, ma meno grande dellorgano della benevolenza; e il
loro amore per i figli assume il carattere della piet e della
tenerezza che si prova verso le creature bisognose daiuto
e di protezione, pi che quello dellaffetto animale per la
prole. Non ho mai incontrato una persona deforme o
sgraziata. La bellezza dei loro visi non consiste soltanto
nella simmetria della forma, ma anche nella carnagione
liscia, che rimane tale, senza n solchi n rughe fino
allestrema
vecchiaia,
e
nella
serena
dolcezza
despressione, unita a quella maestosit che sembra
derivare dalla coscienza del potere e dalla libert da ogni
terrore, fisico e morale. Era proprio tale dolcezza, unita
alla maestosit, a ispirare in un estraneo come me, abituato
a lottare con le passioni dellumanit, un certo senso
dumiliazione, sgomento e timore. Come lespressione che
un pittore potrebbe dare a un semidio, a un genio o a un
angelo. I maschi Vril-ya sono assolutamente imberbi,
mentre alle Gy-ei, talvolta, in tarda et, cresce un leggero

accenno di baffi.
Fui sorpreso nel constatare che il colore della loro pelle
non era uniforme e uguale a quello che avevo notato nei
primi individui che avevo incontrato: alcuni avevano una
carnagione molto pi chiara e perfino occhi azzurri e
capelli dun intenso rosso dorato, sebbene il colore
dellincarnato fosse comunque pi caldo di quello degli
abitanti dellEuropa settentrionale.
Mi fu detto che quella mescolanza di toni derivava dai
matrimoni misti con altre trib pi lontane dei Vril-ya che, a
causa del clima piuttosto che di unantica distinzione della
razza, avevano carnagioni pi chiare delle trib cui
apparteneva la comunit che mi ospitava. Si riteneva che la
pelle rosso scuro distinguesse la pi antica famiglia degli
Ana. T uttavia essi non andavano affatto orgogliosi di tale
antichit ma, al contrario, credevano che la loro attuale
eccellenza genetica fosse dovuta ai frequenti matrimoni
con famiglie diverse e tuttavia affini. I matrimoni misti
vengono incoraggiati, a patto che rimangano nellambito
delle nazioni Vril-ya. Le nazioni che non si conformavano ai
costumi e alle istituzioni dei Vril-ya e che non erano
ritenute capaci di acquisire il dominio sulle energie vril che
essi avevano conquistato e perfezionato generazione dopo
generazione, venivano considerate dai Vril-ya con maggiore
disprezzo di quello che i cittadini di New York riservano ai
negri.
Seppi da Zee, che aveva una conoscenza generale pi
vasta di quella di tutti i maschi con cui ebbi modo di
conversare amichevolmente, che si pensava che la
superiorit dei Vril-ya avesse avuto origine nellintensit
delle loro prime lotte contro gli ostacoli naturali, nelle
localit in cui si erano inizialmente rifugiati. Ovunque

disse Zee, in tono moralistico, ovunque sia in corso quel


processo primitivo della storia della civilt in cui la vita
una lotta e lindividuo deve fare appello a tutte le sue forze
per combattere per il proprio simile, troviamo sempre lo
stesso risultato ovvero, poich nella competizione,
inevitabilmente, perisce una moltitudine dindividui, la
natura sceglie e salva soltanto gli esemplari pi forti.
Conseguentemente, nella nostra razza, ancor prima della
scoperta del vril, sopravvivevano gli organismi pi forti; e
nei nostri libri antichi c una leggenda a cui credevano
tutti, secondo la quale saremmo venuti da una regione che
sembra far trapelare il mondo da cui sei venuto tu, per
perfezionarci e raggiungere la purificazione della specie
mediante la durezza delle lotte sostenute dai nostri avi, e
quando la nostra educazione verr finalmente completata, il
nostro destino sar quello di ritornare al mondo esistente
sulla faccia della Terra per soppiantare tutte le razze
inferiori che oggi lo abitano.
Spesso Aph-Lin e Zee conversavano con me in privato in
merito alle condizioni sociali e politiche del mondo sulla
superficie della Terra. Zee riteneva filosoficamente che i
suoi abitanti, un giorno o laltro, sarebbero stati sterminati
dallavvento dei Vril-ya. Nelle mie descrizioni, in cui
cercavo di fare del mio meglio (senza lanciarmi in spudorate
falsit, che larguzia dei miei ascoltatori avrebbe facilmente
riconosciuto come tali) per presentare noi e la nostra
potenza nel modo pi accattivante possibile, essi trovavano
eterni motivi di confronto tra le nostre popolazioni pi
civili e le loro pi infime razze sotterranee, che
giudicavano irrimediabilmente barbare e destinate a una
graduale ma sicura estinzione. T uttavia, entrambi erano
concordi nel ritenere che fosse opportuno nascondere alla

loro comunit qualunque apertura prematura verso le


regioni illuminate dal Sole. Entrambi erano umani,
rifuggivano lidea di annientare tanti milioni di esseri e il
quadro della nostra vita che avevo tracciato li aveva
rattristati. Invano mi facevo vanto dei nostri grandi uomini,
poeti, filosofi, oratori, generali, e sfidavo i Vril-ya ad averne
di eguali.
Ahim disse Zee, mentre il suo volto maestoso
saddolciva in unespressione di piet angelica, questo
predominio di pochi su molti il segno pi tipico e fatale di
una razza incorreggibilmente selvaggia. Non capisci che la
condizione primaria per la felicit dei mortali consiste
nellestinzione della lotta e della competizione tra gli
individui che, indipendentemente dalla forma di governo
adottata, rende i molti subordinati ai pochi, annienta la vera
libert della persona, indipendentemente dalla libert
nominale dello Stato e annulla quello scorrere pacifico
dellesistenza senza cui sarebbe impossibile raggiungere la
felicit del corpo e della mente? Siamo fermamente
convinti che quanto pi riusciamo a rendere la nostra vita
simile allesistenza configurata dalle nostre idee pi nobili
come vicina a quella degli spiriti delloltretomba, tanto pi
qui ci avviciniamo alla felicit divina e passiamo pi
facilmente alla condizione di esseri dellaldil. Perch,
sicuramente, tutto ci che possiamo immaginare della vita
degli di o dei beati immortali, implica lassenza di
preoccupazioni personali e di passioni quali lavarizia e
lambizione.
Siamo dellidea che debba essere una vita di serena
tranquillit, che preveda occupazioni attive per lintelletto
e per lo spirito, di qualsiasi natura, ma necessariamente
congeniali alle idiosincrasie dei singoli, non forzate ed

odiose, una vita allietata dal libero interscambio di dolci


affetti, in cui latmosfera morale annienta completamente
lodio e la vendetta, la lotta e la rivalit. lo Stato politico a
cui mirano tutte le trib e le famiglie dei Vril-ya, cos come
tutte le nostre teorie di governo, sono strutturate in modo
tale da avere come scopo il raggiungimento di questa meta.
Spero tu capisca che questo progresso assolutamente agli
antipodi rispetto a quello delle nazioni incivili da cui
provieni tu e che mirano a una perpetuazione sistematica
delle difficolt, degli affanni e delle passioni militaresche,
sempre pi esasperate via via che il progresso si fa
violentemente strada.
La pi potente delle razze del nostro mondo, fuori dai
confini dei Vril-ya, una societ politica che si considera
quella con il governo migliore e che crede per questo di
aver raggiunto il fine supremo della sapienza politica,
cosicch tutte le altre nazioni dovrebbero essere pi o
meno propense a imitarla. Ha stabilito, sulla sua base pi
ampia, il Koom-Posh, cio il governo degli ignoranti fondato
solo sul fatto che questi sono i pi numerosi. Ha indicato
come gioia suprema la competizione in qualsiasi ambito in
modo che le passioni malvagie non abbiano mai tregua. C
competizione per il potere, per la ricchezza e per la fama e
in questa rivalit orribile sentire quali vituperi, calunnie e
maldicenze si scatenino anche tra gli esseri migliori e quelli
pi miti senza alcun rimorso o vergogna.
Alcuni anni or sono disse Aph-Lyn, andai a visitare
questo popolo. La sua infelicit e la sua degradazione mi
sembrarono ancora pi terribili poich quella gente
continuava a vantarsi per la loro felicit e la loro grandezza
rispetto al resto della loro specie. E non c speranza che
questo popolo, chiaramente simile al tuo, possa migliorare,

in quanto ogni sua idea volta a un ulteriore


deterioramento. Il suo desiderio quello di continuare ad
ampliare il proprio dominio, cosa che entra in diretto
contrasto con la verit secondo cui oltre una portata
limitatissima, impossibile assicurare a una comunit la
felicit tipica di una famiglia ben organizzata, e pi costoro
maturano un sistema che ingigantisce la posizione di pochi
individui ponendoli al di sopra di milioni di altri, e pi ridono
e gridano: Guardate con quali grandi eccezioni alla
piccolezza comune della nostra razza mostriamo i magnifici
risultati del nostro sistema!
Infatti riprese Zee se la saggezza della vita umana
deve avvicinarsi alla serena eguaglianza degli immortali ci si
pu muovere solo ed esclusivamente in una direzione
opposta a quella di un sistema che mira a estremizzare le
differenze e le inquietudini dei mortali. E non capisco come
i mortali, secondo qualunque forma di credo religioso,
possano, agendo in tal modo, apprezzare le gioie immortali
che sperano di conseguire semplicemente morendo. Al
contrario, le menti abituate a riporre la felicit in cose
tuttaltro che divine, troverebbero troppo noiosa la gioia
degli dei e desidererebbero ritornare in un mondo in cui
poter riprendere a lottare gli uni contro gli altri.

Capitolo XVI
Ho parlato talmente tanto dello scettro Vril che il mio
lettore saspetter che lo descriva. Non posso farlo
accuratamente, poich non ebbi mai il permesso di
maneggiarne uno per paura che la mia ignoranza potesse
causare qualche terribile incidente. un bastone cavo il
cui manico provvisto di svariati tasti, pulsanti e
interruttori che servono ad alterarne, modificarne o
direzionarne lenergia in modo che, mediante un certo
processo possa distruggere e mediante un altro possa
guarire, piuttosto che sventrare la roccia, disperdere il
calore, influire sui corpi o perfino esercitare una certa
influenza sulle menti. Solitamente ha il comodo formato di
un bastone da passeggio, ma dotato di scanalature che lo
rendono telescopico, permettendo di allungarlo o
accorciarlo a seconda dellesigenza. Quando utilizzato per
scopi speciali, la parte superiore viene tenuta nel palmo
della mano, con lindice e il medio allungati. Mi fu
assicurato, comunque, che lenergia non sempre uguale,
ma proporzionata alla quantit di alcune qualit vril di chi
lo porta, a seconda degli scopi. Alcuni avevano maggiori
poteri distruttivi, altri guaritori e cos via, molto dipendeva
anche dalla calma e dalla decisione del manipolatore.
I Vril-ya affermano che il pieno esercizio dellenergia vril
pu essere acquisito soltanto grazie a un temperamento
innato, ovvero a una caratteristica organica ereditaria. Essi
sostengono che, qualora lo scettro fosse messo in mano a
una bambina di quattro anni appartenente alla razza Vril-ya,
questa potrebbe compiere cose che il meccanico pi forte
ed esperto di unaltra razza non potrebbe ottenere neppure
dopo unintera vita trascorsa a esercitarsi.

Non tutti gli scettri hanno la medesima complessit:


quelli utilizzati dai bambini sono molto pi semplici di quelli
portati dai saggi dei due sessi e sono costruiti in
considerazione dei compiti speciali assegnati ai bambini
stessi, poich, come ho detto prima, le mansioni conferite
ai bambini pi piccoli sono quelle pi distruttive. Negli
scettri delle mogli e delle madri la forza distruttiva viene
solitamente eliminata, mentre lenergia risanatrice viene
caricata al massimo. Vorrei poter fornire maggiori
particolari sul singolare conduttore del fluido vril, ma il suo
meccanismo tanto misterioso quanto i suoi effetti sono
prodigiosi.
T uttavia, devo dire che questo popolo ha inventato tubi
particolari grazie ai quali il fluido vril pu essere indirizzato
verso loggetto che deve distruggere, da una distanza quasi
indefinita. Non esagero, quando dico che tale distanza di
almeno settecento o novecento chilometri. La loro scienza
matematica applicata a questo scopo talmente perfetta
che, in base alla segnalazione di un osservatore a bordo di
una barca aerea, qualsiasi membro del Dipartimento del Vril
pu stimare senza margine derrore la natura degli ostacoli
che si frappongono, laltezza a cui deve essere posizionato
lo strumento e lintensit della carica necessaria a ridurre
in cenere una capitale con unestensione territoriale pari a
due volte Londra, in un lasso di tempo talmente breve che
definirlo sarebbe per me cosa azzardata.
Indubbiamente gli Ana sono meccanici straordinari...
meravigliosi per la loro capacit di adattare le invenzione
agli usi pratici.
Con il mio ospite e sua figlia Zee visitai il grande museo
pubblico, che occupa unala del Collegio dei Saggi. L sono
conservati, come esempi curiosi degli esperimenti

dellantichit, numerosi congegni che noi oggi vantiamo


come recenti conquiste. In una sezione, accantonate in
maniera trascurata come legname inutile, ci sono grandi
canne ideate per eliminare la vita mediante palle metalliche
e polvere infiammabile, il cui funzionamento si basa sui
principi dei nostri cannoni e delle catapulte, e la cui azione
assai pi letale dei nostri prodotti pi moderni.
Il mio ospite ne parl con un sorrisetto di sdegno. In
unaltra sezione cerano modelli di veicoli e vascelli
alimentati a vapore e un pallone che sembrava essere stato
costruito da Montgolfier.
Quelli disse Zee, con unaria di meditabonda saggezza,
quelli erano i modesti marchingegni che i nostri antenati
selvaggi costruirono per convivere con questa natura,
prima di avere la bench minima percezione di quali
fossero le propriet del vril!
Quella giovane Gy era uno splendido esemplare della
forza muscolare tipica delle femmine del suo paese. Aveva
un viso bellissimo, come tutti quelli della sua razza. Nel
mondo sulla superficie della Terra non ho mai visto un volto
tanto maestoso e impeccabile. T uttavia, la dedizione agli
studi pi severi aveva attribuito alla sua espressione unaria
pensierosa e astratta che, quandera rilassata, la rendevano
in un certo senso austera; e quella severit diventava
formidabile se si osservavano anche le sue spalle ampie e la
statura imponente. Era una Gy particolarmente alta e la vidi
sollevare un cannone con la stessa facilit con cui io potrei
sollevare una pistola. Zee mispirava un profondo terrore,
un terrore che aument quando giungemmo nel settore del
museo riservato ai modelli di apparecchi azionati
dallenergia vril e lei, tenendosi a distanza e manovrando
semplicemente
il
suo
scettro,
azion
strutture

pesantissime e ingombranti. Sembrava riuscisse a dotarle


dintelligenza, facendo in modo che comprendessero e
obbedissero ai suoi comandi. Mise in moto macchinari
complessi, li arrest e li rimise in moto fino a quando, in un
tempo incredibilmente breve, vari tipi di materiali grezzi
furono modellati in opere darte simmetriche, complete e
perfette.
Qualunque effetto che il mesmerismo o lelettrobiologia
possono produrre sui nervi e sui muscoli degli oggetti
animati, la giovane Gy lo produsse, con i movimenti di quel
sottile scettro, sulle molle e sugli ingranaggi di quei
meccanismi privi di vita.
Sebbene nel nostro mondo avessi assistito a fenomeni
che mostravano che alcuni organismi viventi possono
realmente influenzarne altri e sebbene talvolta tale
influenza venga esagerata dalla credulit o dallarte, quando
esposi ai miei compagni lo stupore che avevo provato nel
vedere lazione di quellinflusso sulla materia inanimata,
Zee, alla quale tali argomenti interessavano pi che a suo
padre, mi disse di tendere la mano e poi, accostando la sua,
mi fece notare alcune differenze strutturali. Innanzitutto, il
pollice della Gy (e come notai in seguito, quello di tutti i
membri della razza, maschi e femmine) era molto pi
grande, lungo e massiccio di quello della della nostra specie.
La differenza pressoch paragonabile a quella che
intercorre tra il pollice di un uomo e quello di un gorilla.
Inoltre, il palmo aveva uno spessore proporzionalmente
superiore al nostro, la pelle era pi fine e morbida e la
temperatura media pi elevata. Ancora pi notevole era un
nervo visibile sotto la pelle, che partiva dal polso, aggirava
la base del pollice, e si biforcava alla radice dellindice e del
medio.

Con un pollice cos esile disse la filosofica giovane Gy


e senza il nervo che si trova, pi o meno sviluppato, nelle
mani di tutti i membri della nostra razza, non potrete mai
acquisire altro che un dominio debole e imperfetto
sullenergia del vril. T uttavia, quel nervo non esisteva nelle
mani dei nostri antichi progenitori e non esiste neppure in
quelle dei membri di trib pi rozze non appartenenti ai
Vril-ya. Si sviluppato lentamente nel corso di generazioni
e generazioni, cominciando dai primi successi e crescendo
con il continuo esercizio del potere del vril. Quindi, fra
mille o duemila anni, un nervo simile potrebbe svilupparsi
anche nei maggiori esponenti della vostra razza che si
dedicano alla suprema scienza volta a dominare tutte le
sottili forze della natura permeate dal vril. Ma quando voi
parlate della materia come se si trattasse di qualcosa
dinerte e immobile, intuisco che i vostri genitori e i vostri
insegnanti vi abbiano lasciato nellignoranza, poich la
materia, in nessuna delle sue forme, immobile e inerte.
Ogni particella perennemente in movimento e subisce la
costante influenza di energie, tra le quali il calore risulta
essere quella pi evidente e immediata, mentre il vril quella
pi sottile, tuttavia pi potente, quando usata con destrezza.
Infatti, la corrente lanciata dalla mia mano e guidata dalla
mia volont non fa altro che rendere pi rapida e potente
lazione eternamente in corso in ogni particella della
materia, nonostante questa possa sembrare inerte e
ostinata. Un mucchio di metallo, da solo, non in grado di
generare un pensiero, tuttavia grazie alla sua sensibilit
interna al movimento, acquisisce il potere di ricevere il
pensiero dellagente intellettuale che lo lavora. Cos,
quando questo viene trasmesso con sufficiente forza
dallenergia del vril, il metallo si trova costretto a obbedire

come se venisse manipolato da una forza fisica. In quel


momento animato dal pensiero che gli viene infuso e si
potrebbe dire che abbia una vita propria. Se non fosse cos,
non riusciremmo a fare in modo che i nostri automi ci
facciano da servitori.
Ero troppo intimorito dai muscoli e dalla sapienza della
giovane Gy per osare discutere con lei. Quando ero
bambino, studiando, avevo letto che un saggio si scontr
con un imperatore romano, e quando questi gli chiese se
non avesse altro da aggiungere, allimprovviso si tir
indietro e rispose: No, Cesare, inutile discutere con chi
a capo di venticinque legioni.
Sebbene fossi segretamente convinto che, qualunque
potesse essere leffetto reale del vril sulla materia, Faraday
avrebbe potuto dimostrare che la filosofia di Zee inerente
la sua portata e le sue cause era superficiale ma,
indubbiamente, la Gy, dal canto suo, sarebbe stata in grado
di sfondare con un pugno il cranio di tutti i membri della
Royal Society, uno dopo laltro. Ogni uomo dotato di un po
di buonsenso sa che inutile discutere con una donna
normale di argomenti che egli conosce, ma discutere dei
misteri del vril con una Gy alta pi di due metri come
tentare di discutere con il simun nel deserto!
Fra i tanti Dipartimenti in cui era suddiviso il grande
edificio del Collegio dei Saggi, quello che cattur
maggiormente il mio interesse fu quello dedicato
allarcheologia
dei
Vril-ya
e
che
comprendeva
unantichissima collezione di ritratti. I pigmenti e i fondi
impiegati in quei ritratti erano talmente resistenti che
perfino le opere eseguite in epoche remote quanto i primi
annali cinesi conservavano una grande freschezza di colore.
Mentre esaminavo la collezione, due furono le cose da cui

venni maggiormente colpito: in primo luogo mi colp il fatto


che dipinti cui si attribuivano sei o settemila anni fossero
artisticamente superiori a quelli eseguiti negli ultimi tre o
quattro millenni; e inoltre, che i ritratti del primo periodo
raffigurassero persone pi simili a quelle del nostro mondo
sulla superficie della Terra e i cui volti erano di tipo
europeo. Alcuni mi ricordavano perfino le teste italiane
delle tele del T iziano: esprimevano ambizione o abilit,
preoccupazione o tristezza, e mostravano i solchi che le
passioni avevano scavato con aratri di ferro. Erano i volti
degli uomini che avevano vissuto la lotta e il conflitto prima
che la scoperta delle forze latenti del vril avessero
cambiato il carattere della societ, uomini che avevano
combattuto gli uni contro gli altri per il potere e la gloria,
esattamente come facciamo noi sulla superficie della Terra.
Il tipo di volto inizi a mostrare uno spiccato
cambiamento un migliaio danni dopo la rivoluzione del vril,
diventando pi sereno di generazione in generazione e in
quella serenit si distinse in maniera esponenziale dai volti
degli uomini che faticano e peccano. Proporzionalmente,
quanto pi la bellezza e la maest dei lineamenti si
avvicinavano alla perfezione, tanto pi larte del pittore
diveniva pi addomesticata e monotona.
Ma la curiosit pi grande della collezione era costituita
da tre ritratti appartenenti allepoca preistorica che,
secondo una loro leggenda, erano stati eseguiti per volere di
un filosofo, la cui origine e le cui caratteristiche si
mescolavano con favole simboliche come quelle del Buddha
indiano o del greco Prometeo.
T utti i ceppi principali della razza dei Vril-ya vantano
unorigine comune da questo misterioso personaggio che
era stato tanto saggio quanto eroe.

I ritratti raffigurano il filosofo stesso, suo nonno e il suo


bisnonno. Sono tutti a figura intera. Il filosofo indossa una
lunga tunica che sembra formare unabbondante corazza a
scaglie, forse ispirata ai pesci o ai rettili, ma i piedi e le
mani sono scoperti, e hanno dita incredibilmente lunghe e
palmate. La gola pressoch invisibile e la fronte bassa e
sfuggente, assolutamente distante dal modello ideale di un
saggio. Ha vivaci occhi castani e sporgenti, la bocca
larghissima, gli zigomi alti e la carnagione color fango.
Secondo la tradizione, questo filosofo era vissuto fino a
unet venerabile, superando diversi secoli, e a met della
sua vita ricordava distintamente suo nonno, precisando che
era ancora in vita; e nella sua infanzia ricordava il bisnonno.
Aveva eseguito, o fatto eseguire, il ritratto del primo
quando era ancora vivo, mentre il secondo laveva fatto
realizzare prendendo come modello leffigie della sua
mummia. Il ritratto del nonno presentava gli stessi
lineamenti e lo stesso aspetto del filosofo, tuttavia molto
esagerati. Non era vestito e aveva la carnagione di colore
alquanto strano: il torace e laddome erano gialli, le spalle e
le gambe di un cupo colore bronzeo. Il bisnonno era uno
splendido esemplare di specie batrace, una Rana Gigante,
pur et simple.
T ra i detti laconici che la tradizione vuole che il filosofo
abbia tramandato ai posteri in forma ritmica e con
sentenziosa brevit, si ricorda soprattutto questo:
Umiliatevi, miei discendenti. Il padre della vostra razza
era un twat (girino). Esaltatevi, miei discendenti, poich lo
stesso Pensiero Divino che cre vostro padre si sviluppa
esaltando voi.
Aph-Lin mi rifer questa leggenda mentre io guardavo i
tre ritratti batraciani. Risposi:

Vi prendete gioco della mia presunta ignoranza e


credulit perch sono un T ish privo distruzione; ma anche
se queste orribili croste sono antichissime e forse
volevano essere delle rozze caricature, suppongo che
nessuno della vostra specie, neppure in epoche meno
illuminate, abbia mai pensato che il pronipote di una Rana
fosse diventato un filosofo sentenzioso; o che una parte,
non dico dei maestosi Vril-ya, ma di una delle pi umili
variet di specie umane, abbia avuto origine da un Girino.
Perdonatemi rispose Aph-Lin in quello che noi
definiamo come il Periodo Litigioso o Filosofico della
Storia, giunto al suo apice circa settemila anni or sono, ci fu
un illustre naturalista che dimostr, per la soddisfazione di
numerosi studiosi, le analogie e le caratteristiche
anatomiche che gli Ana e le Rane condividono
strutturalmente, fino al punto di provare che gli uni
dovevano essersi sviluppati dalle altre. Avevano in comune
alcune malattie. Erano entrambi soggetti agli stessi parassiti
intestinali e, per quanto possa sembrare strano, lAn
dotato di una vescica natatoria, che non gli serve pi a nulla,
ma che prova chiaramente la sua discendenza dalla Rana.
Inoltre, la teoria non pu essere smentita neppure dalla
relativa differenza di proporzioni, poich nel nostro mondo
esistono ancora Rane di dimensioni non inferiori alle nostre
e, a quanto pare, migliaia di anni fa erano ancora pi grandi.
Capisco dissi perch secondo i nostri geologi, che
forse le hanno viste in sogno, Rane cos enormi avrebbero
abitato il mondo sulla superficie della Terra prima del
Diluvio; e le Rane sono esattamente le creature che pi
logicamente potevano prosperare nei laghi e nelle paludi
delle vostre regioni sotterranee. Ma continuate, vi prego.
Nel Periodo Litigioso della Storia, qualunque cosa

affermasse un saggio, ce nera sempre un altro che lo


smentiva immediatamente. Di fatto, una massima in voga a
quellepoca asseriva che la ragione umana poteva
svilupparsi solo se tenuta in continua attivit dalle
contraddizioni, cos un altro gruppo di filosofi sosteneva
che lAn non discendesse dalla Rana, ma che la Rana fosse
chiaramente uno sviluppo migliorativo dellAn. La forma
della Rana, in generale, assai pi simmetrica di quella
dellAn. A parte la splendida conformazione degli arti
inferiori, dei fianchi e delle spalle, la maggior parte degli
Ana, in quellepoca remota, era quasi deforme e
sicuramente malfatta. Inoltre, la Rana poteva vivere tanto
sulla terraferma quanto in acqua: un grande privilegio, che
racchiudeva in s una certa dose di essenza spirituale
negata allAn, poich la degenerazione della vescica
natatoria indica chiaramente una sua decadenza da uno
stadio pi elevato della specie.
Sembra anche che le pi antiche razze degli Ana fossero
ricoperte di pelo e, fino a unepoca relativamente recente,
i peli irsuti sfiguravano i volti dei nostri antenati, crescendo
selvaggi sulle guance e sul mento, proprio come quelli che
crescono sul vostro volto, mio povero T ish. T uttavia, lo
scopo delle razze superiori degli Ana stato, per
generazioni e generazioni, quello di cancellare ogni traccia
di relazione con i vertebrati pelosi e cos le umilianti
escrescenze capillari sono state gradualmente eliminate
con laiuto della legge della selezione sessuale. Le Gy-ei,
naturalmente, preferivano i giovani o i bei volti lisci. Ma la
posizione della Rana nella scala dei vertebrati viene
mostrata proprio per questo, per il fatto che non ha peli,
neppure sulla testa. Nasce con quella perfezione che anche
gli Ana pi belli, nonostante limpegno di innumerevoli anni,

non hanno ancora raggiunto. Questa scuola filosofica


mostrava come la meravigliosa complessit e delicatezza
del sistema nervoso e circolatorio della Rana fosse pi
suscettibile di godimento della nostra struttura fisica,
inferiore o quantomeno pi semplice.
Lesame della mano della Rana, se mi consentito usare
tale espressione, spiegava la sua maggiore sensibilit
allamore e alla vita sociale in generale. Infatti, per quanto
gli Ana siano amanti della compagnia e affettuosi, le Rane lo
sono ancora di pi. Insomma, le due scuole si scontrarono
luna contro laltra: una affermando che lAn era un
perfezionamento della Rana, laltra che la Rana era lo
sviluppo migliorativo dellAn. Lopinione dei moralisti era
divisa non meno di quella dei naturalisti, ma la maggioranza
si schierava con i sostenitori della Rana. Essi dicevano, con
grande plausibilit, che nella condotta morale (ovvero
nelladesione alle regole pi adatte alla salute ed al
benessere dellindividuo e della comunit) non cerano
dubbi sullimmensa superiorit della Rana. T utta la storia
dimostrava la totale immoralit della razza umana, lassoluto
disprezzo, anche da parte dei suoi membri pi famosi, delle
leggi riconosciute essenziali per la felicit e il bene di tutti.
Ma neppure i critici pi severi della razza delle Rane
riuscirono a scoprire nelle loro maniere una sola
aberrazione della legge morale che esse tacitamente
riconoscevano. E, in fin dei conti, quale pu essere lo
scopo della civilt, se la superiorit della condotta morale
non lo scopo per cui lotta e neppure lelemento che
permette di giudicarne il progresso?
Infine, i sostenitori di questa teoria ritenevano che in
qualche periodo remoto la razza delle Rane fosse stata lo
sviluppo perfezionato di quella umana. T uttavia, per cause

che sfidavano qualsivoglia supposizione razionale, esse non


erano riuscite a conservare la posizione originaria sulla
scala della natura, mentre gli Ana, bench inferiori, non
tanto per le loro virt quanto per i loro vizi, quali la ferocia
e lastuzia, avevano acquisito gradualmente una posizione
sempre pi elevata, proprio come avevano fatto le trib
barbare nella razza umana, grazie alla superiorit dei loro
vizi, simili a quelli degli Ana, riuscendo a distruggere
completamente o rendendo insignificanti trib che in
origine le superavano sia per intelligenza sia per cultura.
Malauguratamente queste dispute coinvolsero principi
religiosi e poich la societ era amministrata dal governo
dei Koom-Posh che, essendo molto ignoranti, erano
ovviamente anche i pi suscettibili e aggressivi, la
moltitudine strapp la controversia dalle mani dei filosofi. I
capi politici intuirono che la disquisizione sulla Rana, presa
tanto a cuore dalla popolazione, sarebbe potuta diventare
un utile strumento delle loro ambizioni. Cos per circa un
millennio non ci furono altro che guerre e massacri. In quel
periodo i filosofi di entrambe le parti vennero
barbaramente massacrati e il governo dei Koom-Posh si
concluse, felicemente, con lascesa di una famiglia che,
chiaramente, discendeva dal girino originario e che forn
sovrani dispotici alle varie nazioni degli Ana. Finalmente
anche questi despoti scomparvero, quantomeno dalle
nostre comunit, quando la scoperta del vril dette origine
alle tranquille istituzioni sotto cui oggi prosperano tutte le
razze dei Vril-ya.
E quindi oggi non esistono n attaccabrighe n filosofi
che possano riaccendere la controversia? Oppure tutti
riconoscono che la vostra razza ha avuto origine dai girini?
No, non ci sono pi dispute del genere rispose Zee,

con un sorriso altero, appartengono al Pah-bodh delle


epoche oscurantiste e oggi servono solo a far divertire i
bambini. Se sappiamo che gli elementi di cui sono formati i
nostri corpi sono elementi comuni anche alle piante pi
semplici, non potremmo forse pensare che il Sommo Saggio
abbia unito tali elementi, in una forma piuttosto che in
unaltra per creare qualcosa a cui Egli ha dato la capacit di
accogliere lidea della Sua esistenza e della conseguente
esistenza di varie grandezze intellettuali? LAn, in realt,
cominci ad esistere come tale quando ricevette in dono la
capacit appena menzionata, e con essa lintelligenza di
riconoscere che, per quanto nel corso di innumerevoli
epoche la sua razza possa migliorare in saggezza, non potr
mai combinare gli elementi a sua disposizione per formare
un girino.
Parli bene, Zee disse Aph-Lin. E a noi mortali dalla
vita breve basta la ragionevole sicurezza che,
indipendentemente dal fatto che lAn, in origine, fosse o
meno un girino, oggi la possibilit che torni a essere un
girino non superiore alla possibilit che le istituzioni dei
Vril-ya possano precipitare nuovamente nelle sabbie mobili
e nel violento degrado di un Koom-Posh.

Capitolo XVII
Poich i Vril-ya non possono vedere i corpi celesti e non
hanno altra distinzione tra giorno e notte che quella
stabilita, per comodit, da loro stessi, ovviamente non
dividono il tempo mediante un processo simile al nostro.
T uttavia, grazie al mio orologio, che fortunatamente avevo
con me, mi riusc facile calcolare il loro tempo con
estrema precisione. Riservo a unopera futura sulla scienza
e la letteratura dei Vril-ya, semmai vivr abbastanza per
completarla, tutti i dettagli sul modo in cui la gente di
questo popolo stabilisce la notazione del tempo e qui mi
accontento di dire che, in quanto a durata, il loro anno
differisce solo leggermente dal nostro, mentre le sue
suddivisioni non corrispondono assolutamente alle nostre.
La loro giornata (che comprende anche quella che noi
chiamiamo notte) composta di venti ore del nostro tempo,
anzich ventiquattro, e, naturalmente, il loro anno
comprende un corrispondente aumento del numero di
giorni. Le venti ore sono cos ripartite: otto, chiamate Ore
del Silenzio, per il riposo; otto, chiamate Ore
Coscienziose, per le varie occupazioni della vita; e
quattro, chiamate Ore Liete (con cui posso dire si
concluda la loro giornata) dedicate alle feste, allo sport, alla
ricreazione e alle conversazioni familiari, a seconda dei
gusti e delle inclinazioni.
A dire il vero, allaperto la notte non esiste. Per le vie e
nella campagna circostante, fino ai confini del loro
territorio, viene mantenuta la stessa intensit di luce a
tutte le ore. Allinterno degli edifici, invece, durante le Ore
del Silenzio, le luci vengono abbassate fino a creare una
sommessa penombra. I Vril-ya provano un profondo senso

di paura per il buio assoluto e le luci non vengono mai del


tutto spente. In occasione delle feste prolungano la durata
della luce piena, ma tengono egualmente conto della
distinzione tra notte e giorno mediante congegni meccanici
che svolgono le funzioni dei nostri orologi. Amano molto la
musica e quindi questi cronometri scandiscono le principali
divisioni del tempo con la musica. Durante il giorno, a ogni
ora, gli orologi degli edifici pubblici emettono suoni che
vengono ripresi da quelli delle case e dei villaggi sparsi nel
territorio circostante la citt, creando un effetto
particolarmente dolce e solenne. Durante le Ore
Silenziose, i suoni vengono smorzati e possono essere
percepiti vagamente solo da un orecchio attento. Non
hanno cambiamenti di stagione e, almeno nel territorio di
questa trib, latmosfera mi sembr molto mite, calda come
quella di unestate italiana e pi umida che secca. La
mattinata di solito era molto tranquilla, sebbene talvolta
fosse invasa da forti raffiche daria provenienti dalle rocce
che formavano il confine di quel dominio.
Per i Vril-ya, il tempo della semina e quello del raccolto
si equivalgono, come nelle Isole dOro degli antichi poeti.
Contemporaneamente si vedono le piante pi giovani con
foglioline o germogli, mentre le pi grandi portano spighe o
frutti. T uttavia, non c pianta da frutto che dopo la
raccolta non perda le foglie o ne cambi il colore. Ma ci
che minteressava di pi nel calcolo delle loro suddivisioni
del tempo era laccertamento della durata media della vita.
Da unindagine, scoprii che superava di gran lunga quella
solita nel mondo sulla superficie della Terra. I nostri
settantanni corrispondono a cento dei loro. E questo non
lunico vantaggio che hanno su di noi in fatto di longevit,
perch se pochi di noi raggiungono i settantanni,

pochissimi di loro muoiono prima di aver compiuto un


secolo di vita e in generale godono di salute e vigore tali da
rendere la vita una benedizione, fino alla fine. Le cause che
contribuiscono a questo risultato sono molteplici: lassenza
di stimolanti alcolici, la moderazione nel cibo e, soprattutto,
forse, una serenit danimo non turbata da attivit ansiose e
passioni ardenti.
I Vril-ya non sono tormentati come noi dallavidit e
dallambizione. Sembrano essere assolutamente indifferenti
perfino al desiderio di fama. Sono capaci di grandi affetti, ma
il loro amore si manifesta sotto forma di tenera e gioiosa
compiacenza e dona loro felicit, causando raramente
dolore. Poich la Gy si sposa solo quando lei stessa a
scegliere, e poich anche qui, non meno che nel mondo
sulla superficie della Terra, la felicit della famiglia dipende
dalla donna, la Gy, una volta scelto il compagno che
preferisce, clemente verso tutti i suoi difetti, ne
asseconda gli umori e fa del suo meglio per assicurarsi il
suo attaccamento. Naturalmente, per loro cos come per
noi, la morte di una persona cara fonte di grande dolore.
T uttavia la morte tra loro assai pi rara prima dellet in
cui giunge come una liberazione, ma quando ci avviene, il
superstite trova una consolazione assai maggiore rispetto
alla nostra nella certezza di un ricongiungimento con la
persona cara in unaltra esistenza pi felice.
T utti questi elementi, quindi, contribuiscono alla loro
sana e godibile longevit, anche se, indubbiamente, molto
dovuto anche alla loro costituzione ereditaria. Peraltro,
secondo gli archivi dei Vril-ya, negli stadi iniziali della loro
societ, quando vivevano in comunit simili alle nostre,
turbate dalla feroce competizione, la loro vita era
considerevolmente pi breve e le malattie pi numerose e

pi gravi. Essi stessi ammettono che la scoperta delle


propriet energetiche e medicinali del vril ha contribuito ad
allungare la durata media della vita, che continua ancora a
crescere. I medici professionisti sono pochi e quasi tutti
Gy-ei, che, soprattutto se vedove e senza figli, provano
grande gioia nellesercitare larte della cura ed effettuano
perfino interventi chirurgici nei casi in cui un incidente o,
pi raramente, una malattia, lo renda necessario.
Hanno svaghi e divertimenti. Durante Le Ore Liete della
giornata sono soliti radunarsi numerosi per dedicarsi agli
sport alati che ho gi descritto. Hanno inoltre sale
pubbliche per la musica e perfino teatri in cui si
rappresentano opere che a me sono sembrate piuttosto
simili ai drammi cinesi, ambientati in tempi remoti, in cui
tutte le unit classiche vengono spudoratamente violate
cosicch il protagonista in una scena un bambino, in
quella successiva un vecchio, e cos via. Si tratta di opere
di composizione molto antica. Nel complesso mi sono parse
estremamente noiose anche se, talvolta, venivano
riscattate da sorprendenti congegni scenici, da un
umorismo farsesco, nonch da brani isolati di grande vigore
e potenza espressi in un linguaggio molto poetico, forse
troppo sovraccarico di metafore e tropi. Insomma, mi
hanno fatto leffetto che le opere di Shakespeare potevano
fare a un parigino dellepoca di Luigi XV, o anche a un
inglese durante il regno di Carlo II.
Il pubblico, composto prevalentemente di Gy-ei,
mostrava di gradire tantissimo queste rappresentazioni
teatrali e ci mi sorprendeva, trattandosi di una razza
femminile cos quieta e maestosa. Notai, inoltre che
nessuno degli attori aveva raggiunto ladolescenza e mi
convinsi, cos, che le madri e le sorelle accorressero per

far piacere ai figli ed ai fratelli.


Ho detto che i drammi erano molto antichi. Sembra che
per varie generazioni non fossero state composte n opere
teatrali n altre opere dellintelletto abbastanza importanti
da poter sopravvivere al loro tempo. Di fatto, sebbene
esistano nuove pubblicazioni, e abbiano anche cose che
potremmo definire giornali, sono tutti dedicati soprattutto
alle scienze meccaniche, a notizie di nuove invenzioni,
annunci relativi a vari dettagli lavorativi, insomma, a
questioni pratiche. Ogni tanto capita che un bambino scriva
un breve racconto davventura, o una giovane Gy sfoghi in
una poesia le sue speranze o i suoi timori amorosi, ma si
tratta di effusioni di scarso valore che vengono lette di
rado, soltanto dai bambini e dalle Gy-ei nubili. Le opere pi
interessanti di carattere puramente letterario sono quelle
che parlano di esplorazioni e di viaggi in altre regioni del
mondo sotterraneo. Generalmente si tratta di opere scritte
da giovani emigranti che vengono lette con grande avidit
dai loro parenti ed amici.
Non riuscii a trattenermi dallesprimere ad Aph-Lin la
mia meraviglia per il fatto che una comunit in cui la
scienza meccanica aveva compiuto progressi tanto
straordinari, e in cui la civilt intellettuale aveva realizzato
per la felicit del popolo cose che i filosofi politici del
mondo sulla superficie della Terra, dopo anni di lotte,
concordano nel ritenere visioni irraggiungibili, fosse tanto
priva di una letteratura contemporanea nonostante
leccellenza cui la cultura aveva portato una lingua che
risultava al contempo ricca e semplice, vigorosa e
musicale.
Il mio ospite rispose: Non comprendete che una
letteratura come la intendete voi sarebbe assolutamente

incompatibile con quella perfezione di felicit politica e


sociale che, come voi ci fate lonore di notare, abbiamo
raggiunto? Dopo secoli di lotta, abbiamo finalmente
raggiunto una forma di governo di cui siamo contenti e in
cui non ammettiamo differenze di rango, gli amministratori
non godono di particolari onori e quindi le ambizioni
individuali non vengono in alcun modo stimolate. Opere che
sostenessero teorie di cambiamenti politici o sociali non
verrebbero lette, pertanto nessuno le scrive. Se talvolta
capita che un An si senta insoddisfatto del nostro tranquillo
modo di vivere, non lattacca, semplicemente se ne va.
Quindi tutta quella parte della letteratura (che, a giudicare
dagli antichi libri custoditi nelle nostre biblioteche
pubbliche, un tempo era assai vasta) riguardante le teorie
speculative sulla societ, completamente estinta. Inoltre,
un tempo si scriveva moltissimo sugli attributi e
sullessenza della Bont Suprema, e su argomenti pro e
contro la vita futura. Ora tutti riconosciamo due fatti:
lesistenza di un Essere Divino e lesistenza di una vita
futura. T utti riteniamo che, anche se scrivessimo fino a
consumarci le dita, non potremmo gettare luce sulla natura
e sulle condizioni di quello stato futuro, n accelerare la
nostra capacit dintendere gli attributi e lessenza
dellEssere Divino.
Quindi, fortunatamente per la nostra razza, si estinta
unaltra parte della letteratura, poich ai tempi in cui si
scriveva molto su argomenti che nessuno poteva
determinare, la gente sembrava vivere in perpetuo stato di
dissidio e di polemica. Analogamente, un vasto settore della
nostra letteratura antica consiste in archivi storici di
guerre e rivoluzioni che ebbero luogo nei tempi in cui gli
Ana vivevano in societ numerose e turbolente, ognuna

delle quali cercava dingrandirsi a discapito delle altre. Ora


voi vedete il nostro sereno modo di vivere; cos da molto
tempo. Non abbiamo avvenimenti da tramandare. Che altro
si pu dire di noi, se non Nacquero, vissero felici e
morirono? Venendo poi a quella parte della letteratura
maggiormente dominata dallimmaginazione, come quella
che noi chiamiamo Glaubsila, o colloquialmente Glaubs, e
che voi chiamate poesia, le ragioni del suo declino nella
nostra societ sono evidenti.
Leggendo i grandi capolavori di quel settore letterario
che tutti rivisitiamo con piacere, ma di cui non
sopporteremmo le imitazioni, constatiamo che altro non
sono che lesposizione di passioni che oggi non viviamo pi:
ambizione, vendetta, amore non santificato, brama di gloria
guerriera e cos via. I vecchi poeti vivevano in
unatmosfera impregnata da tali passioni e provavano in
maniera vivida ci che esprimevano ardentemente. Oggi
nessuno pu esprimere le stesse passioni, poich nessuno
le prova, e se le provasse non incontrerebbe la
comprensione dei lettori. A parte questo, lantica poesia ha
come elemento principale lanalisi dei complessi misteri del
carattere umano che conducono a vizi e colpe eccezionali,
o a virt straordinarie. Ma poich la nostra societ si
sbarazzata delle tentazioni per i vizi e crimini pi noti, ha
necessariamente reso la morale comune cos uniforme da
far scomparire anche le virt salienti. Senza lantico
nutrimento delle forti passioni, dei grandi crimini, delle
eccellenze eroiche, si pu dire che la poesia di oggi,
sebbene non sia morta di fame, a dieta ferrea. C ancora
la poesia descrittiva: descrizioni di rocce, alberi, acque e
della vita familiare. Le nostre giovani Gy-ei intessono
composizioni insipide di questo genere nei loro versi

damore.
Questa poesia dissi, potrebbe indubbiamente essere
resa affascinante. T ra la mia gente, molti critici la
considerano una forma pi elevata di quella che dipinge i
crimini delluomo o ne analizza le passioni. In ogni caso, la
poesia del tipo insipido che avete ricordato, quella che
oggi attira il maggior numero di lettori fra la gente che ho
lasciato sulla superficie della Terra.
Pu darsi, tuttavia suppongo che gli scrittori si
prendano grande cura del linguaggio che utilizzano e si
dedichino alla cultura applicandosi per raffinare e levigare
con arte le parole e i ritmi.
Certamente! T utti i grandi poeti devono farlo. Il dono
della poesia pu essere innato, ma necessario curarlo
perch venga reso disponibile, proprio come avviene per
un blocco di metallo che deve essere trasformato in una
delle vostre macchine.
E senza dubbio i vostri poeti hanno qualche incentivo
che li spinge a dedicare tanto impegno a queste leziosit
verbali.
Be, presumo che sia listinto a spingerli a cantare,
proprio come accade negli uccelli; ma per coltivare quel
canto al fine di conferirgli grazia probabilmente
necessario un incentivo esterno, che i nostri poeti trovano
nella fama... e forse, talvolta, nel bisogno di denaro.
Esattamente. Ma nella nostra societ non colleghiamo la
fama a nulla di ci che luomo pu compiere nel momento
della sua esistenza che viene chiamato vita. Se
scegliessimo qualche individuo per farne loggetto di lodi
eminenti, perderemmo leguaglianza che costituisce
lessenza felice del nostro stato di benessere comune. La
lode eminente conferirebbe un eminente potere, e qualora

venisse dato, le passioni malvagie, oggi assopite, si


sveglierebbero; altri uomini bramerebbero subito la loro
lode e poi nascerebbe linvidia, e con linvidia lodio, e con
lodio la calunnia e la persecuzione. La nostra storia
cinsegna che la maggior parte dei poeti e degli scrittori
che, anticamente, furono insigniti di grandi lodi, furono
anche assaliti da violente denigrazioni e quindi resi infelici,
un po per gli attacchi dei rivali gelosi e un po per la forma
mentis malata che trae origine da una sensibilit acquisita
agli elogi e al biasimo. Per quanto riguarda lo stimolo del
desiderio, invece, nella nostra comunit nessuno conosce la
miseria e in secondo luogo, se anche cos fosse, qualsiasi
occupazione sarebbe pi lucrativa della scrittura.
Le nostre biblioteche pubbliche raccolgono tutti i libri
del passato che il tempo ha conservato. Quei libri, per le
ragioni gi enunciate, sono notevolmente migliori rispetto a
tutti quelli che si possono scrivere oggi, e chiunque pu
leggerli gratuitamente. Non siamo cos sciocchi da pagare
per leggere libri di qualit inferiore, quando possiamo
leggere gratis quelli migliori.
Noi siamo attratti dalle novit e un libro nuovo, sebbene
brutto, trova lettori, mentre uno vecchio, anche se ottimo,
viene dimenticato.
Le novit, per le societ barbare che lottano
disperatamente per acquisire qualcosa di meglio,
costituiscono indubbiamente unattrazione; ma per noi, che
con le novit non abbiamo nulla da guadagnare, non la
stessa cosa. Dopo tutto, per, uno dei nostri grandi autori
quattromila anni or sono fece la seguente osservazione:
Colui che studia i vecchi libri vi trover sempre qualcosa
di nuovo e colui che legge i libri nuovi vi trover sempre
qualcosa di vecchio. Ma per tornare alla questione che

avete sollevato, poich nella nostra societ non esiste


alcuno stimolo a fare lavori di fatica, n il desiderio di fama,
n la pressione dellesigenza, coloro che possiedono un
temperamento poetico lo sfogano nel canto, come fanno gli
uccelli; ma in mancanza di una cultura elaborata questo non
trova pubblico e, senza pubblico, portato a estinguersi da
s tra le comuni vocazioni della vita.
Ma come mai i fattori che scoraggiano la coltivazione
delle lettere non agiscono su quella della scienza?
La vostra domanda mi sorprende. La scienza mossa
dallamore per la verit, indipendentemente da ogni
pensiero di gloria, e anche da noi la scienza tende quasi
esclusivamente al raggiungimento di fini pratici, essenziali
per la conservazione sociale e il perseguimento della
comodit della nostra vita quotidiana. Linventore non
chiede gloria, e non la ottiene; gode del piacere di unattivit
congeniale ai suoi gusti e distante dal tormento delle
passioni. Gli uomini debbono esercitare tanto la mente
quanto il corpo e, in entrambi i casi, lesercizio continuo
migliore di quello violento. I nostri scienziati migliori sono,
generalmente, i pi longevi e quelli meno soggetti alle
malattie. Dipingere uno svago per molti, ma larte non
pi quella di una volta, quando i grandi pittori delle nostre
varie comunit erano in competizione fra loro per essere
premiati con una corona doro, che conferiva loro un rango
sociale uguale a quello dei loro re. Nel nostro Dipartimento
Archeologico avrete sicuramente notato quanto i dipinti di
alcune migliaia danni fa fossero artisticamente superiori a
quelli odierni.
Forse il fatto che la musica sia unarte pi vicina alla
scienza, fa s che fra tutte le arti piacevoli sia quella che da
noi risulta essere la pi fiorente. T uttavia, anche nella

musica lassenza di stimoli allelogio e alla gloria servito a


prevenire qualsiasi considerevole superiorit di un
individuo rispetto allaltro. Pi che come solisti, siamo
eccellenti nella musica corale, con lausilio dei nostri grandi
strumenti meccanici in cui sfruttiamo in maniera
considerevole le propriet dellacqua. Da molti anni non
abbiamo pi compositori originali. Le nostre arie preferite
sono assai antiche nella sostanza, ma hanno accolto molte
variazioni complicate ideate da ingegnosi musicisti minori.
Fra gli Ana non esistono societ politiche animate da
passioni, soggette a quelle colpe e disposte a riconoscere
quelle disparit di condizione, dintelletto e di morale che la
condizione della vostra trib, anzi dei Vril-ya in generale, si
lasciata alle spalle nella sua avanzata verso la perfezione?
E se cos fosse, presso tali societ la Poesia e le arti sorelle
continuano forse a essere onorate e migliorate?
Esistono societ simili in regioni remote, ma noi non le
ammettiamo nellambito delle comunit civili, anzi, non
riconosciamo loro neppure il nome di Ana, n, tanto meno,
quello di Vril-ya. Si tratta di barbari che vivono a un basso
livello di civilt, il Koom-Posh, che tende inevitabilmente
alla ripugnante dissoluzione nel Glek-Nas. Queste
popolazioni vivono esistenze infelici fra lotte perpetue e
perpetui cambiamenti. Quando non combattono contro i
loro vicini, intraprendono guerre intestine. Si dividono in
fazioni per maltrattarsi, saccheggiarsi e talora uccidersi a
vicenda, per questioni talmente futili che ci risulterebbero
incomprensibili se non avessimo letto la storia, e non
sapessimo che anche noi abbiamo attraversato lo stesso
periodo iniziale dignoranza e barbarie. Basta una
sciocchezza qualunque per metterli gli uni contro gli altri.
Dichiarano di essere tutti uguali e pi hanno lottato per

esserlo davvero, eliminando le vecchie distinzioni e


ricominciando daccapo, e pi la disparit diviene evidente e
insopportabile, poich dei vecchi affetti e delle associazioni
ereditarie non resta pi nulla per addolcire lunica cruda
distinzione tra i molti che non hanno niente e i pochi che
hanno molto.
Ovviamente, i molti odiano sempre i pochi, ma senza di
questi non potrebbero vivere. I molti attaccano sempre i
pochi; talora li sterminano, ma subito dopo averlo fatto, si
affermano i nuovi pochi, ancora pi intrattabili dei loro
predecessori. Se le societ sono numerose, e la
competizione per impadronirsi di qualcosa la spinta
predominante, ci saranno sempre pochi vincitori e molti
perdenti. Insomma, i popoli di cui parlo sono selvaggi che
brancolano nel buio in cerca di uno spiraglio di luce, e
potrebbero suscitare in noi compassione se, come tutti i
selvaggi, non provocassero con arroganza e crudelt la
propria distruzione. Riuscite a immaginare che esseri di
questo genere, dotati di misere armi come quelle che avete
visto nel nostro museo delle antichit, goffe canne di ferro
caricate a salnitro, hanno minacciato pi duna volta di
distruggere una trib di Vril-ya, insediata nei pressi del loro
villaggio, poich essi dichiarano di essere in trenta milioni
(quando la trib Vril-ya conta forse cinquantamila anime),
se questa non accetta il loro concetto di Soc-Sec
(acquisizione del danaro) per principi commerciali che
hanno limpudenza di chiamare legge civile?
Ma trenta milioni
di
persone
rappresentano
unincredibile differenza rispetto a cinquantamila.
Il mio ospite mi guard esterefatto.
Straniero disse, forse non mi avete sentito, quando
ho detto che la trib minacciata appartiene ai Vril-ya e

attende solo che i selvaggi dichiarino guerra, per assegnare


a mezza dozzina di bambini lincarico di spazzare via lintera
popolazione.
A queste parole provai un fremito dorrore e riconobbi
una maggiore affinit con i selvaggi piuttosto che con i
Vril-ya, e ricordai tutto ci che avevo detto per elogiare le
gloriose istituzioni americane, stigmatizzate da Aph-Lin
come Koom-Posh. Poi, riprendendomi, chiesi se ci fossero
mezzi di trasporto con cui poter visitare, in tutta sicurezza,
quei popoli temerari e remoti.
Potete viaggiare sicuro, grazie allenergia del vril, sia via
terra sia per aria, nei territori di tutte le comunit nostre
alleate o simili a noi; ma non posso garantire la vostra
sicurezza in nazioni barbare governate da leggi diverse dalle
nostre e talmente arretrate da permettere che molti di loro
vivano rubando e nessuno, nelle Ore del Silenzio, osi
lasciare aperte le porte di casa.
A questo punto, la nostra conversazione fu interrotta dal
sopraggiungere di Ta che venne a comunicarci che,
essendo stato incaricato di scoprire e uccidere lenorme
rettile che avevo visto al mio arrivo, laveva cercato fin da
quando mi aveva fatto visita e aveva cominciato a
sospettare che i miei occhi mi avessero ingannato o che
lessere si fosse inoltrato nelle cavit tra le rocce per
raggiungere le regioni abitate dalla sua razza, quando invece
il rettile aveva dato segno della sua presenza devastando le
erbe intorno ad uno dei laghi.
E sono certo disse Ta, che ora si nasconde in quel
lago. Perci prosegu, rivolgendosi a me, ho pensato
che forse vi sareste divertito ad accompagnarmi, per
vedere come eliminiamo questi sgradevoli visitatori.
Mentre guardavo il ragazzetto e ricordavo le enormi

proporzioni dellanimale che si proponeva di sterminare,


provai un improvviso brivido di paura per lui, e forse anche
per me stesso, se lavessi accompagnato nella caccia. Ma la
curiosit di vedere gli effetti distruttivi del tanto vantato
vril, e il desiderio di non sfigurare agli occhi di un ragazzo
tradendo lapprensione per la mia sicurezza personale,
prevalsero sullimpulso iniziale. Perci ringraziai Ta per il
cortese invito, e mi dichiarai pronto ad accompagnarlo in
unimpresa tanto interessante.

Capitolo XVIII
Quando io e Ta, una volta fuori citt, abbandonammo
sulla sinistra la via principale e cincamminammo fra i
campi, la strana e solenne bellezza del paesaggio,
rischiarato fino al limitare dellorizzonte da innumerevoli
lampioni, affascin i miei occhi, distogliendo per un po la
mia attenzione dallascolto di ci che mi stava dicendo il mio
compagno.
Sul nostro cammino vidi che varie attivit agricole
venivano svolte da macchine le cui forme erano per me
nuove e, nella maggior parte dei casi, assai eleganti poich,
tra quella gente, larte viene coltivata ai fini della pura
utilit e si esalta nelladornare e affinare le forme di oggetti
pratici. In quella societ i metalli preziosi e le gemme sono
talmente abbondanti da venire abbondantemente utilizzati
su oggetti dedicati alluso pi comune e lamore per lutilit
spinge i Vril-ya ad abbellire le proprie attrezzature,
accendendo la loro immaginazione in maniera impensabile.
In tutti i loro lavori, tanto al coperto quanto allaperto,
fanno grande uso di automi, tanto ingegnosi e sottomessi
alle energie del vril, da sembrare realmente dotati di
ragione. Era quasi impossibile distinguere quelle figure che
vedevo, apparentemente intente a guidare o a
sovrintendere i rapidi movimenti delle grandi macchine,
dagli esseri umani dotati di intelligenza.
Pian piano, strada facendo, la mia attenzione venne
attratta dalle osservazioni acute e vivaci del mio compagno.
Lintelligenza
dei
bambini,
in
questa
razza,

meravigliosamente precoce, forse perch sono abituati a


vedersi affidati, in cos tenera et, lavori e responsabilit
propri dellet adulta. Conversando con Ta, avevo la

sensazione di parlare con un uomo superiore e attento della


mia et. Gli chiesi se era in grado di fornirmi una stima del
numero delle comunit in cui si suddivide la razza dei Vrilya.
Non esattamente disse lui, poich, ovviamente, si
moltiplicano ogni anno, con lemigrazione della popolazione
sovrabbondante. Ma ho sentito dire da mio padre che, in
base ai dati pi recenti, le comunit che parlano la nostra
lingua, adottano le nostre istituzioni, le nostre forme di vita
e di governo sono un milione e mezzo, tuttavia ritengo che
ci siano differenze di cui faresti meglio a chiedere
precisazioni a Zee. Lei conosce queste cose meglio della
maggior parte degli Ana. Linteresse di un An per cose che
non lo riguardano direttamente inferiore rispetto a quello
di una Gy. Le Gy-ei sono creature curiose.
E ogni comunit ha come limite lo stesso numero di
famiglie o lo stesso numero di abitanti che avete voi?
No. In alcune comunit il numero di abitanti pi
esiguo, in altre superiore, a seconda dellampiezza del loro
territorio e del grado deccellenza raggiunto dai loro
macchinari. Ogni comunit stabilisce il proprio limite,
cercando sempre di non creare una classe di poveri in
seguito alla pressione della popolazione sulle capacit
produttive del territorio, in base alle circostanze e facendo
attenzione a tenere controllate le dimensioni dello Stato in
modo che non diventi troppo grande per poter avere un
governo simile a quello duna famiglia ben ordinata.
Immagino che nessuna comunit di Vril-ya superi le
trentamila famiglie. Ma, in linea di massima, pi una
comunit piccola, a patto che possieda abbastanza braccia
per sfruttare le possibilit del suo territorio, pi ogni
individuo che ne fa parte ricco e maggiori sono le somme

che versa al tesoro pubblico... e, soprattutto, lintera


organizzazione politica pi felice e pi tranquilla e i
prodotti dellindustria sono pi perfetti.
Lo Stato che tutte le trib dei Vril-ya riconoscono come
il pi elevato e quello che ha portato al massimo sviluppo
lenergia del vril, probabilmente il pi piccolo.
composto soltanto da quattromila famiglie, ma ogni
centimetro del suo territorio coltivato con lassoluta
perfezione di un giardino. I suoi macchinari sono migliori
rispetto a quelli di qualsiasi altra trib e non c prodotto
della sua industria che non sia ricercato, a prezzi
esorbitanti, da altre comunit della nostra razza. T utte le
nostre trib prendono a modello questo Stato, ritenendo
che se unissimo il pi alto grado di felicit al pi alto grado
di conquista intellettuale potremmo raggiungere il pi
elevato livello di civilt permesso ai mortali. Chiaramente,
questo sar tanto meno difficile quanto pi piccola sar la
comunit. La nostra gi troppo grande.
Quella risposta mi fece riflettere. Mi ricordai del piccolo
Stato di Atene che contava solo ventimila liberi cittadini e
che, ancora oggi, le nostre nazioni pi potenti reputano una
guida e un modello per tutte le attivit dellintelletto.
T uttavia, allepoca, Atene permetteva rivalit accanite e
cambiamenti continui e non era certamente felice.
Risvegliandomi dal sogno a occhi aperti in cui mi avevano
gettato queste riflessioni, riportai il discorso alle tematiche
relative allemigrazione.
Ma dissi quando un certo numero di persone accetta,
suppongo con cadenza annuale, di lasciare la propria patria
e di fondare altrove una nuova comunit, necessariamente
deve trattarsi di poca gente, un numero di persone appena
sufficiente, anche con laiuto delle macchine che porta con

s, per dissodare il terreno, costruire citt e formare uno


Stato civile, con le comodit e i lussi in cui tutti sono stati
cresciuti.
Vi sbagliate. T utte le trib dei Vril-ya sono
costantemente in contatto fra di loro e ogni anno
concordano quale percentuale di ciascuna sua unit debba
unirsi agli emigranti di unaltra in modo da formare uno
Stato di sufficiente grandezza. Il luogo dellemigrazione
viene scelto almeno un anno prima e ogni stato invia i suoi
pionieri per spianare le rocce, incanalare le acque e
costruire le case. Cos, quando gli emigranti si
trasferiscono, trovano una citt gi pronta e una campagna
circostante almeno parzialmente bonificata. La vita dura
che conduciamo da bambini ci porta ad amare i viaggi e
lavventura. Anche io, una volta raggiunta let giusta,
intendo emigrare.
Gli emigranti scelgono sempre localit disabitate e
spoglie?
Generalmente s, poich rispettiamo il principio di non
distruggere mai, se non quando strettamente necessario
per il nostro bene. Ovviamente, non possiamo stabilirci
nelle terre gi occupate dai Vril-ya e se prendessimo i
terreni coltivati delle altre razze di Ana, dovremmo
sterminarne completamente i precedenti abitanti. Talvolta
scegliamo zone desolate e successivamente scopriamo che
una razza di Ana turbolenta e rissosa, soprattutto se
amministrata dal Koom-Posh o Glek-Nas, sirrita per la
nostra vicinanza e decide di avere un atteggiamento ostile
nei nostri confronti. A quel punto, ovviamente, siamo
costretti ad annientarla, poich costituisce una minaccia
per il nostro benessere ed impossibile venire a patti con
una razza cos idiota da cambiare continuamente la propria

forma di governo. Il Koom-Posh disse il ragazzino con


enfasi, gi abbastanza negativo, ma possiede ancora un
po di cervello, anche se nella parte posteriore della testa,
e non privo di cuore, ma nel Glek-Nas il cervello e il
cuore degli esseri scompaiono per diventare tutti fauci,
artigli e ventre.
Le tue affermazioni sono pesanti. Permettimi di
informarti che io stesso sono cittadino di un Koom-Posh, e
ne vado fiero.
Non mi stupisco pi rispose Ta, nel vedervi qui,
tanto lontano dalla vostra patria. Quali erano le condizioni
della vostra comunit, prima che diventasse un KoomPosh?
Una colonia di emigranti, come quelle che dipartono
dalla tua trib, ma al contempo molto diversa da esse,
poich dipendeva dallo Stato da cui proveniva. Si liber da
quel giogo e, coronata di gloria eterna, divenne un KoomPosh.
Gloria eterna? Da quanto tempo dura il Koom-Posh?
Da circa centanni.
La durata della vita di un An... una comunit molto
giovane. T ra molto meno di centanni il tuo Koom-Posh
diventer un Glek-Nas.
No, gli stati pi vecchi del mondo da cui provengo hanno
talmente fiducia nella sua durata che tutti, gradualmente,
modellano le proprie istituzioni ispirandosi alla nostra e i
loro politici pi seri affermano che, inevitabilmente, i
vecchi Stati tenderanno a diventare una sorta di KoomPosh.
I vecchi stati?
S, i vecchi stati.
Hanno un numero di abitanti notevolmente ridotto

rispetto al territorio produttivo?


Al contrario, il numero di abitanti assai numeroso
rispetto al territorio.
Capisco! Sono davvero vecchi stati! Cos vecchi che
andranno in rovina se non spediranno lontano la popolazione
in eccesso come facciamo noi. Stati vecchissimi! Vi prego,
T ish, ditemi: ritenete saggio che i vecchi cerchino di fare le
capriole come i bambini? E voi chiedereste loro perch lo
fanno, non ridereste nel sentirvi rispondere che imitando i
bambini sperano di diventare bambini anche loro? La storia
antica ricca di esempi del genere, avvenuti molte migliaia
di anni or sono e, in ogni caso, i vecchi Stati che hanno
giocato al Koom-Posh nel giro di poco tempo si sono
ritrovati nel Glek-Nas. Poi, provando orrore per loro
stessi, hanno invocato la presenza di un padrone, come un
vecchio rimbambito grida per avere uninfermiera, e dopo
una successione di padroni o di infermiere quello stato
vecchissimo sparito dalla storia. Uno stato vecchissimo
che si affida al Koom-Posh come un vecchio che abbatte
la casa in cui abituato a vivere e nellabbatterla esaurisce
le sue energie. Poi, invece di ricostruirla, riesce solo a
costruire una buffa capanna in cui egli stesso e i suoi
successori non faranno che lagnarsi: Come soffia il vento!
Come tremano le pareti!
Mio caro Ta, posso giustificare i tuoi superficiali
pregiudizi che qualunque scolaretto educato in un KoomPosh potrebbe facilmente contestare anche senza essere,
come te, un esperto precoce di storia antica.
Esperto, io? Assolutamente no. Ma uno scolaretto
educato nel vostro Koom-Posh chiederebbe al suo
trisnonno o alla sua trisnonna di stare capovolto con le
gambe in aria? E se i poveri vecchi esitassero, direbbe

forse: Di che cosa avete paura? Guardate me!


Ta, non mi va di discutere con un ragazzino della tua
et. T i ripeto, tengo conto della mancanza di quella cultura
che solo un Koom-Posh pu impartire.
Io, a mia volta rispose Ta, con unaria di soave ma
altera buona educazione, tipica della sua razza, non solo
tengo conto del fatto che non siete stato educato tra i Vrilya, ma vi prego di perdonarmi per linsufficiente rispetto
che mostro per le abitudini e le opinioni di un tanto
adorabile... T ish!
Avrei dovuto precisare prima che venivo comunemente
chiamato T ish dal mio ospite e dai suoi familiari. Era un
nomignolo cortese, anzi affettuoso, che indicava un piccolo
barbaro e che, letteralmente, significava Ranocchietto. Un
nome che bambini usano affettuosamente per le specie
domestiche di rana che tengono nei loro giardini.
Nel frattempo giungemmo sulle rive di un lago e Ta si
sofferm a indicarmi le devastazioni perpetrate nei campi
circostanti.
Il nemico si nasconde sicuramente in queste acque
disse. Osserva quali sono i branchi di pesci che affollano le
sponde. I pesci pi grossi stanno insieme a quelli pi
piccoli, che costituiscono la loro preda abituale e
generalmente li evitano. In presenza di un nemico comune,
tutti dimenticano i propri istinti. Quel rettile appartiene
sicuramente alla razza dei Krek-a, una classe pi famelica
delle altre. Si dice che sia fra le poche specie superstiti dei
pi temuti abitanti del mondo in tempi antecedenti la
creazione degli Ana. I Krek hanno un appetito insaziabile...
si nutrono tanto di vegetali quanto di animali, tuttavia per le
creature velocissime della famiglia dei cervidi, sono troppo
lenti nei movimenti. Il loro boccone preferito lAn,

quando riescono a coglierlo alla sprovvista, e quindi gli Ana


li uccidono senza piet ogni volta che penetrano nei loro
territori. Ho sentito dire che, quando i nostri antenati
bonificarono questo territorio, questi mostri e altri simili
erano numerosi, e poich allora il vril non era ancora stato
scoperto, molti esponenti della nostra razza vennero
divorati.
Fu impossibile sterminarli del tutto prima che venisse
scoperto ci che costituisce la potenza della nostra razza e
ne sostiene la civilt. Ma quando acquisimmo familiarit con
gli usi del vril, tutti gli esseri a noi nemici vennero presto
annientati. T uttora, circa una volta allanno, uno di questi
enormi rettili lascia le zone selvagge e spopolate. Ricordo
che una volta uno di essi uccise una giovane Gy che faceva
il bagno proprio in questo lago. Se fosse stata sulla riva e
armata del suo scettro, il mostro non avrebbe neppure
osato mostrarsi poich, come tutte le creature selvatiche,
ha un istinto prodigioso e sta lontano da coloro che sono
armati dello scettro vril. Come facciano a insegnare ai
piccoli come evitarlo, anche quando lo vedono per la prima
volta, uno di quei misteri di cui devi chiedere la
spiegazione a Zee, poich io non la conosco. Finch
rester qui, il mostro non uscir dal nascondiglio, ma
dobbiamo indurlo a uscire.
Non sar difficile?
Assolutamente no. Sedetevi l, su quella roccia, a circa
cento passi dalla riva, mentre io mi ritiro pi lontano. Fra
poco il rettile vi vedr o sentir il vostro odore e, non
appena si render conto che non siete armato di vril, uscir
per divorarvi. Non appena sar uscito dallacqua, sar per
me una facile preda.
Vorresti dire che dovrei fare da esca a quellorribile

mostro che potrebbe inghiottirmi in un istante? T i prego di


dispensarmi.
Il ragazzetto rise.
Non temete disse. Basta che restiate seduto
immobile.
Invece di obbedire, feci un balzo e stavo per alzare i
tacchi, quando Ta mi tocc leggermente sulla spalla, mi
fiss negli occhi e io mi sentii inchiodato sul posto. La forza
di volont mi aveva abbandonato. Sottomesso alle azioni di
quel ragazzino, lo seguii fino alla roccia che mi aveva
indicato e mi sedetti in silenzio. Molti lettori avranno
sicuramente avuto modo di vedere alcuni degli effetti
dellelettrobiologia, autentici o spuri. Nessun professore di
questarte discussa era mai riuscito a influenzare i miei
pensieri o i miei movimenti, tuttavia ora non ero altro che
una macchina in balia della volont di quel terribile
ragazzino. Nel frattempo Ta spieg le ali, prese il volo e
atterr in un boschetto sul ciglio di una collina alquanto
lontana.
Rimasi solo e, volgendo gli occhi verso il lago, con
unindescrivibile sensazione di orrore, li tenni fissi
sullacqua, incantato. Passarono circa dieci o quindici
minuti, che a me parvero secoli, poi la superficie tranquilla
e splendente sotto la luce dei lampioni, cominci ad agitarsi
verso il centro. Nel frattempo i branchi di pesci radunati
presso la sponda intuirono lavvicinarsi del nemico e
mostrarono la loro agitazione con guizzi, salti e cerchi di
bollicine. Li vidi fuggire sparpagliandosi allimpazzata, alcuni
si gettarono addirittura sulla riva. Un lungo solco scuro e
ondulato si apr nelle acque, muovendosi, avvicinandosi
sempre di pi, finch non emerse lenorme testa del rettile,
con le fauci irte di zanne e gli occhi cupi, fissi

famelicamente sul punto in cui stavo seduto immobile. Pos


le zampe anteriori sulla sponda... poi il petto enorme,
ricoperto sui due lati di scaglie come una corazza e al
centro coperto di pelle corrugata di un giallo scuro e
velenoso. Sal sulla terraferma in tutta la sua lunghezza,
trenta metri o pi dalla testa alla coda. Un altro passo di
quelle zampe terribili e sarebbe arrivato nel punto in cui mi
trovavo io. Un solo istante mi separava da quella crudele
incarnazione della morte, quando nellaria balen qualcosa
di simile a un lampo e per un istante pi breve di un
respiro, avvilupp il mostro. Quando il bagliore svan, vidi
davanti a me una massa che giaceva annerita, carbonizzata,
fumante, gigantesca ma informe, che si disgregava
rapidamente in polvere e cenere. Restai seduto,
ammutolito, agghiacciato da una nuova sensazione di paura:
quello che prima era orrore era divenuto sgomento.
Sentii la mano del bambino posarsi sulla mia testa e la
paura mi abbandon. Lincantesimo si ruppe e mi alzai.
Avete visto con quanta facilit i Vril-ya annientano i loro
nemici? disse Ta e, dirigendosi verso la riva, contempl i
resti fumanti del mostro dicendo tranquillamente: ho
ucciso animali pi grandi, ma nessuno con altrettanto
piacere. S, davvero un Krek. Quante sofferenze deve
avere inflitto da vivo!
Poi raccolse i poveri pesci che si erano gettati sulla
spiaggia e li restitu misericordiosamente al loro elemento
naturale.

Capitolo XIX
Mentre tornavamo in citt, Ta si avvi lungo un
percorso diverso e arzigogolato per mostrarmi quella che,
utilizzando un termine familiare, chiamer Stazione da cui
erano soliti iniziare i loro viaggi gli emigranti e i viaggiatori.
In precedenza, avevo espresso il desiderio di vedere i
veicoli dei Vril-ya. Constatai che ne esistevano di due tipi:
uno per i viaggi di terra, laltro per i viaggi aerei. I primi
erano di ogni forma e dimensione: alcuni non pi grandi di
una normale carrozza, altri erano vere e proprie case
mobili a un piano, suddivise in diverse stanze arredate
secondo il concetto di lusso e di comodit tipico dei Vril-ya.
I veicoli aerei, invece, erano realizzati in materiali leggeri e
non somigliavano affatto ai nostri aerostati bens alle nostre
barche o battelli da diporto. Erano muniti di timone, al posto
dei remi avevano grandi ali e al centro erano dotati di un
motore alimentato dal vril. T utti i veicoli terrestri e aerei
erano, infatti, azionati da quellenergia potente e misteriosa.
Vidi un convoglio in partenza. Aveva pochi passeggeri,
trasportava perlopi merci ed era diretto a una comunit
vicina, poich gli scambi commerciali fra le varie trib dei
Vril-ya sono molto attivi. Posso osservare che la loro
moneta non si avvale di metalli preziosi, troppo comuni per
essere utilizzati a tale scopo. Le monete pi piccole duso
ordinario sono ricavate da una particolare conchiglia
fossile, residuo
relativamente
scarso
di qualche
antichissimo diluvio, o di qualche altro cataclisma naturale,
che ne ha sterminato la specie. minuscola e piatta come
unostrica, e ha la lucentezza di un gioiello. Questa moneta
circola fra tutte le trib dei Vril-ya. Le transazioni
commerciali pi consistenti si svolgono, a grandi linee

come da noi, per mezzo di accrediti e di sottili lastre


metalliche corrispondenti alle nostre banconote.
Colgo loccasione per aggiungere che, nella trib che ho
conosciuto, le tasse erano considerevoli se paragonate alla
popolazione. Ma non sentii mai nessuno lamentarsene,
poich il denaro delle entrate fiscali veniva utilizzato per
scopi di utilit generale e quindi necessari al mantenimento
di un certo livello di civilt della trib. Le spese per
illuminare
un
territorio
cos
vasto,
provvedere
allemigrazione, mantenere gli edifici pubblici in cui si
svolgevano le varie attivit intellettuali del paese, dalla
prima educazione dei bambini fino ai dipartimenti in cui il
Collegio dei Saggi conduceva sempre nuovi esperimenti
meccanici, erano molto ingenti e richiedevano lo
stanziamento di considerevoli fondi statali. Debbo inoltre
aggiungere un particolare che mi colp per la sua
singolarit. Ho gi detto che tutto il lavoro necessario allo
Stato viene svolto dai bambini e dai ragazzi fino allet da
matrimonio. Tale lavoro viene retribuito dallo Stato e le
retribuzioni sono assai pi elevate perfino di quelle
corrisposte negli Stati Uniti.
Secondo
la teoria dei
Vril-ya,
ogni
giovane,
indipendentemente dal fatto che sia maschio o femmina,
raggiungendo let del matrimonio e terminando il periodo
lavorativo, dovrebbe aver guadagnato quanto basta per
rendersi indipendente per tutta la vita. Indipendentemente
dalle differenze di patrimonio dei loro genitori, tutti i
bambini debbono prestare uguale servizio e vengono pagati
tutti in uguale misura a seconda dellet e della natura del
lavoro che svolgono. Quando i genitori o gli amici decidono
di tenere un ragazzino al proprio servizio, sono obbligati a
versare allerario la stessa somma che lo Stato paga ai

bambini al suo servizio e, allo scadere del periodo


lavorativo, tale somma viene consegnata al giovane. Questa
consuetudine contribuisce, senzombra di dubbio, a rendere
familiare e gradita la nozione di eguaglianza sociale e, se si
pu dire che tutti i bambini formano una democrazia,
altrettanto vero che tutti gli adulti formano unaristocrazia.
La squisita gentilezza e la raffinatezza di modi dei Vril-ya, la
generosit dei loro sentimenti, lassoluto piacere che
provano nel seguire la loro vocazione, la piacevolezza dei
rapporti domestici, in cui sembra che, come i membri di un
nobile ordine, possano fidarsi ciecamente gli uni degli altri,
tanto nelle parole quanto nei fatti, tutto questo
contribuisce a rendere i Vril-ya la pi perfetta nobilt che
un discepolo politico di Platone o di Sidney potrebbe
concepire quale ideale per una repubblica aristocratica.

Capitolo XX
Dopo la spedizione con Ta di cui ho appena parlato, il
ragazzino venne sovente a farmi visita. Provava per me una
simpatia che ricambiavo cordialmente. Inoltre, poich non
aveva ancora compiuto dodici anni e non aveva, quindi,
iniziato il corso di studi scientifici che in quel paese
conclude linfanzia, nei suoi confronti mi sentivo
intellettualmente meno inferiore di quanto non mi sentissi
nei riguardi dei membri pi adulti della sua razza, in
particolare delle Gy-ei e, in special modo, dellesperta Zee.
I bambini dei Vril-ya, sulle cui menti pesano tanti doveri e
tante responsabilit, non sono generalmente allegri; tuttavia
Ta, nonostante la sua saggezza, aveva quel gioioso buon
umore che spesso caratterizza gli uomini di genio di una
certa et. Nella mia compagnia trovava lo stesso piacere
che, nel mondo sulla superficie della Terra, un bambino
della sua et trova nella compagnia di un cane o di una
scimmietta. T rovava divertente cercare dinsegnarmi le
abitudini del suo popolo, proprio come uno dei miei nipoti si
diverte a far camminare il suo barboncino sulle zampe
posteriori o a farlo saltare attraverso un cerchio. Mi
prestavo volentieri a tali esperimenti, ma non ottenevo mai
il successo del barboncino. Inizialmente fui molto
interessato a tentare di far pratica con le ali che anche i
Vril-ya pi giovani usano con lagilit e la disinvoltura con
cui i nostri bambini muovono le braccia e le gambe, ma i
miei sforzi furono ricompensati soltanto da contusioni
abbastanza serie da convincermi a rinunciare per
disperazione.
Le ali, come ho gi detto, sono molto grandi; arrivano alle
ginocchia, e quando non sono utilizzate vengono tenute

allindietro in modo da formare un elegante mantello. Sono


fatte con le piume di un uccello gigantesco alquanto
comune tra le alture rocciose di quel paese sotterraneo e il
colore quasi sempre bianco, talvolta con striature
rossicce. Sono fissate alle spalle mediante molle dacciaio,
leggere ma robuste e, quando vengono aperte, le braccia
sinfilano allinterno di appositi anelli che formano una
specie di salda membrana centrale. Quando si alzano le
braccia, grazie a un dispositivo meccanico, una fodera
tubolare posta sotto la tunica si gonfia daria e lafflusso
aumenta o diminuisce a volont in base al movimento delle
braccia, in modo da tenere a galla la persona. Le ali e
lapparecchio simile a un pallone sono estremamente
carichi di vril e quando il corpo viene sollevato verso lalto,
sembra perdere singolarmente il suo peso. Non feci molta
fatica a sollevarmi dal suolo, anzi, quando le ali erano
spiegate era praticamente impossibile non sollevarmi, ma
poi sopraggiungevano le difficolt e i pericoli.
Non ero assolutamente in grado n di usare n di
orientare le ali, sebbene tra i miei simili sia giudicato
straordinariamente preparato ed efficiente negli esercizi
fisici e sia un nuotatore esperto. Riuscivo a compiere
soltanto tentativi di volo goffi e confusi. Ero al servizio
delle ali, non erano le ali a servire me... non ero in grado di
controllarle. E quando, con una violenta tensione
muscolare, causata, debbo ammetterlo, dalla paura, riuscivo
a dominare le loro evoluzioni portandole vicino al corpo,
perdevo lenergia accumulata in esse e nelle camere daria,
come capita quando laria fuoriesce da un aerostato, e
precipitavo verso terra. Agitandomi in maniera spasmodica
riuscivo a non sfracellarmi, ma non venivo risparmiato dai
lividi e dallo stordimento di una pesante caduta. Avrei

comunque perseverato nei miei tentativi, se non fosse


stato per il consiglio, o piuttosto lordine, della scientifica
Zee, che aveva seguito con benevolenza i miei esperimenti
di volo e che, lultima volta, volando proprio sotto di me, mi
aveva sorretto con le ali protese, impedendo cos che mi
spaccassi la testa sul tetto della piramide da cui avevamo
iniziato la nostra ascesa.
Mi rendo conto disse che i vostri tentativi sono vani,
non per colpa delle ali n dei loro accessori, n per
imperfezioni o malformazioni del vostro corpo, ma a causa
di unirrimediabile carenza nella vostra forza di volont.
Sappiate che coloro che scoprirono per primi il rapporto
tra la volont e le energie del fluido soggetto al controllo dei
Vril-ya, non riuscirono mai a usufruirne. Ci volle ben pi di
una sola generazione per imparare a dominarlo. Si tratta di
un potere cresciuto gradualmente, come le altre propriet
della razza, che stato trasmesso uniformemente dai
genitori ai figli, sino a farlo diventare un istinto. Un
bambino della nostra razza An desidera istintivamente e
inconsciamente volare, cos come desidera camminare.
Pertanto usa le sue ali immaginarie o artificiali con la stessa
sicurezza che ha un uccello quando usa le sue ali naturali.
Non ci avevo pensato abbastanza quando vi ho permesso di
tentare lesperimento con me, perch desideravo trovare
in voi un compagno. Rinuncer allesperimento. Ora la
vostra vita mi sempre pi cara.
Il volto e la voce della Gy si addolcirono e io mi sentii
molto pi allarmato di quanto non lo fossi stato nei miei voli
precedenti.
Ora che sto parlando delle ali, non dovrei omettere di
menzionare una consuetudine delle Gy-ei, che reputo molto
graziosa e tenera per il sentimento che esprime. Una Gy

porta abitualmente le ali quando ancora vergine, prende


parte agli sport aerei degli Ana, si avventura da sola nelle
regioni pi selvagge del suo mondo privo di sole e supera
laltro sesso per lardimento e laltezza del volo, non meno
che per la grazia dei suoi movimenti. Ma dal giorno delle
nozze
smette
dindossare
le
ali.
Le
appende
volontariamente sopra il letto matrimoniale e non le
riprende pi, a meno che i vincoli coniugali non vengano
spezzati dal divorzio o dalla morte.
Quando Zee addolc la voce e lo sguardo, causandomi un
profetico brivido dapprensione, Ta, che ci aveva
accompagnati nel volo ma che si era divertito, come solo un
bambino sa fare, a guardare la mia goffaggine, anzich
mostrare comprensione per le mie paure, volteggi sopra
di noi, librato nellaria immobile e radioso con le ali spiegate
e nelludire le parole affettuose della giovane Gy, rise
fragorosamente e disse:
Se il T ish non riesce a imparare a usare le ali, tu puoi
ancora essere la sua compagna, Zee, basta solo che tu
appenda le tue.

Capitolo XXI
Da qualche tempo avevo notato nellinformatissima e
possente figlia del mio ospite quel sentimento gentile e
protettivo che, sulla superficie della Terra cos come nelle
sue viscere, la saggia Provvidenza ha conferito alla met
femminile della razza umana. Per molti anni lavevo sempre
attribuito a quellaffetto per gli animali domestici che una
donna umana, di qualsiasi et, ha in comune con il bambino.
Ora, invece, mi accorsi, dolorosamente, che il sentimento
che mi dimostrava Zee era ben diverso da quello che
ispiravo a Ta. T uttavia, una simile convinzione non mi
fece affatto provare quel compiaciuto senso di
gratificazione che la vanit maschile trae solitamente da un
apprezzamento lusinghiero dei suoi meriti personali da
parte del gentil sesso, al contrario, mispir paura. Eppure,
fra tutte le Gy-ei della comunit, Zee non solo era la pi
sapiente e la pi forte, ma anche, a detta di tutti, la pi
dolce e, indubbiamente, anche la pi amata da tutti. Il
desiderio di aiutare, soccorrere, proteggere, confortare,
benedire sembrava pervadere tutto il suo essere.
Sebbene nel sistema sociale dei Vril-ya le complicate
infelicit che traggono origine dalla miseria e dalla colpa
siano cosa sconosciuta, nessun saggio aveva ancora
scoperto nel vril unenergia capace di eliminare il dolore
dalla vita. E dovunque ci fosse dolore, tra la sua gente, Zee
accorreva a svolgere la sua missione consolatrice. Una
sorella Gy non era riuscita a ottenere lamore dellAn per
cui sospirava? Zee la cercava e usava tutte le risorse della
sua conoscenza e tutte le consolazioni della sua
compassione, per alleviare unangoscia tanto bisognosa del
conforto di una confidente. Nei rari casi in cui una malattia

grave colpiva un bambino o un giovane, e in quelli meno


rari in cui, nel duro e avventuroso apprendistato dei
bambini, si verificava un incidente, accompagnato da dolore
e ferite, Zee abbandonava gli studi e lo sport per diventare
guaritrice e infermiera. I suoi voli preferiti erano quelli
verso i confini estremi del territorio, dove i bambini
montavano la guardia contro lattacco delle forze ostili della
natura o linvasione di animali pericolosi, per avvertirli dei
pericoli che la sua scienza prevedeva e per essere a
portata di mano in caso di difficolt. Anche nellesercizio
delle sue attivit scientifiche dimostrava una grande
benevolenza di propositi e di volont.
Se veniva a conoscenza di una nuova invenzione che
sarebbe potuta risultare utile al praticante di qualche arte
speciale, si affrettava a comunicargliela e a spiegargliela. Se
qualche vecchio saggio del Collegio era stanco e perplesso
per la fatica di uno studio astruso, Zee laiutava paziente,
risolveva i dettagli al suo posto, lo incoraggiava con il suo
sorriso ricco di speranza, ispirava il suo umore con
luminosi suggerimenti, era per lui un buon genio ispiratore
e rinforzatore. La stessa tenerezza la mostrava per le
creature inferiori. So che spesso portava a casa animali
malati o feriti e li curava come una madre curerebbe il suo
figliolo ferito. Spesso sedevo sul balcone, o giardino
pensile, su cui si apriva la mia stanza e la vedevo salire
nellaria con le sue ali radiose. Pochi istanti e gruppi di
bambini, scorgendola dalle strade, la raggiungevano
lanciandole lieti saluti, si raccoglievano e le volteggiavano
intorno, rendendola il centro di una gioia innocente. Quando
ho passeggiato con lei tra le rocce e le valli, fuori citt, i
cervi sentivano il suo odore o la vedevano da lontano e
accorrevano desiderosi di ricevere le sue carezze, o

seguivano le sue orme fino a quando lei li congedava con un


mormorio melodioso che gli animali avevano imparato a
capire. Le vergini Gy-ei solitamente indossano sulla fronte
un cerchietto, o una coroncina, ornato di gemme simili a
opali, disposte a quattro punte, come stelle.
Queste gemme sono solitamente opache, ma quando
vengono toccate dallo scettro vril silluminano di una
fiamma vivida che illumina senza bruciare. Si tratta di un
ornamento per le feste che funge anche da lampada durante
le peregrinazioni quando, spingendosi oltre la zona delle luci
artificiali, si trovano ad attraversare territori bui. Talvolta,
quando vedevo la solennit del viso pensoso di Zee tutto
illuminato da quellalone, faticavo a crederla una creatura
mortale, e chinavo il capo davanti a lei come se si trattasse
di un essere celestiale. Ma il mio cuore non aveva provato
neppure una volta un sentimento damore umano per quello
splendido, solenne ideale di femminilit. Non forse che
nella razza cui appartengo, lorgoglio maschile influenza a
tal punto le passioni delluomo che la donna perde ogni
fascino ai suoi occhi se viene riconosciuta notevolmente
superiore a lui in tutto? Ma per quale strana infatuazione
questa impareggiabile figlia di una razza che, per la
supremazia dei suoi poteri e la felicit delle sue condizioni,
relegava ogni altra nella categoria dei barbari, si era degnata
di onorarmi della sua predilezione? Se guardiamo le mie
qualit personali, sebbene fossi ritenuto un belluomo tra la
mia gente, anche i pi belli fra i miei compatrioti sarebbero
apparsi insignificanti e banali accanto alla bellezza maestosa
e serena che caratterizza laspetto dei Vril-ya.
La novit, la differenza sostanziale tra me e coloro a cui
era abituata Zee, probabilmente, contribuiva a influenzare
la sua fantasia e, come il lettore avr modo di leggere in

seguito, questa causa potrebbe bastare a spiegare la


predilezione riservatami da una giovane Gy, poco pi che
adolescente e, sotto ogni aspetto, inferiore a Zee. Chiunque
pensi alle tenere caratteristiche che ho appena attribuito
alla figlia di Aph-Lin, pu facilmente capire che il motivo
principale della mia simpatia per lei era quel suo istintivo
desiderio di confortare, proteggere, aiutare e, proteggendo,
sostenere ed esaltare. Quindi, se mi guardo indietro, mi
spiego lunica debolezza non degna della sua indole
superiore, che piegava la figlia dei Vril-ya a un affetto
tipicamente femminile per un individuo a lei tanto inferiore,
comera lospite di suo padre. Ma, qualunque fosse stata la
causa, la consapevolezza di avere ispirato un tale affetto mi
riempiva di timore... un timore morale per quella sua
perfezione, per i suoi poteri misteriosi, per le diversit
insuperabili tra la sua razza e la mia; e a quel timore,
confesso con vergogna, si mescolava la paura pi concreta
e ignobile dei pericoli a cui mi avrebbe esposto la sua
predilezione per me.
Si poteva forse immaginare, anche solo per un attimo,
che i genitori e gli amici di questa straordinaria creatura
avrebbero potuto accettare, senza indignazione e disgusto,
un possibile legame fra lei e un T ish? Non avrebbero
potuto n punirla, n confinarla, n incarcerarla. I Vril-ya
non riconoscono le leggi della forza, n nella vita domestica,
n in quella politica, ma avrebbero potuto porre fine
allinfatuazione di Zee nei miei confronti con un lampo di
vril.
Fortunatamente, in queste circostanze inquietanti, la mia
coscienza e il mio senso dellonore non potevano essere in
alcun modo rimproverati. Qualora la predilezione di Zee
avesse continuato a manifestarsi sarebbe stato mio preciso

dovere parlarne al mio ospite, naturalmente con tutta la


delicatezza che un uomo ben educato deve osservare
confidando a un altro il favore con cui una rappresentante
del
sesso
debole
si
degna di
onorarlo.
Cos,
indipendentemente da tutto, mi sarei liberato dalla
responsabilit e dal sospetto di aver incoraggiato i
sentimenti di Zee e la superiore saggezza del mio ospite
avrebbe potuto, probabilmente, suggerire una scappatoia al
mio pericoloso dilemma. Nel prendere tale decisione
obbedii al normale istinto delluomo civile e morale che,
per quanto possa sbagliare, solitamente preferisce la retta
via nei casi in cui scegliere la strada sbagliata chiaramente
contrario alle sue inclinazioni, ai suoi interessi e alla sua
sicurezza.

Capitolo XXII
Come il lettore avr avuto modo di vedere, Aph-Lin non
mi aveva favorito nellavere un contatto generale e
illimitato con i suoi compatrioti. Sebbene si fidasse della
mia promessa di astenermi dal dare informazioni sul mondo
che avevo lasciato e ancor pi della promessa di non
interrogarmi fatta da quanti mi conoscevano, cosa che Zee
aveva richiesto a Ta, non era del tutto sicuro che, qualora
mi fosse stato permesso di frequentare gli estranei
incuriositi
dalla
mia
presenza,
io
sarei
stato
sufficientemente in grado di difendermi dalle loro domande.
Quando uscivo, quindi, non ero mai solo. Venivo sempre
accompagnato da un familiare del mio ospite o dal mio
giovane amico Ta.
Bra, la moglie di Aph-Lin, raramente si spingeva oltre i
giardini che circondavano la sua casa e amava leggere la
letteratura antica, pi romanzesca e avventurosa di quella
scritta negli ultimi anni e contenente immagini di una vita
estranea alla sua esperienza e interessante per la sua
fantasia, una vita, a dire il vero, pi simile a quella che
siamo soliti condurre quotidianamente sulla superficie della
Terra, colorata dalle nostre sofferenze, dai nostri peccati e
dalle nostre passioni. T utte cose per lei fiabesche come lo
sono per noi le Storie del Genii o le fiabe delle Mille e una
notte.
Ma lamore per la lettura non impediva a Bra di assolvere
ai suoi doveri di padrona della casa pi grande della citt.
Ogni giorno faceva il giro delle stanze, si assicurava che gli
automi e gli altri apparecchi meccanici fossero a posto e
che i numerosi bambini impiegati da Aph-Lin, per sue
attivit tanto
private
quanto
pubbliche,
fossero

scrupolosamente curati. Bra controllava anche la


contabilit patrimoniale e si dilettava molto nellaiutare suo
marito a svolgere le mansioni di amministratore capo del
Dipartimento dellIlluminazione, pertanto i suoi impegni la
trattenevano quasi sempre in casa. I due figli stavano
completando gli studi al Collegio dei Saggi e il maggiore,
dotato di una grande passione per la meccanica, soprattutto
per gli orologi e per gli automi, aveva deciso di dedicarsi a
questa attivit e ora stava costruendo un negozio, o un
magazzino, in cui esporre e vendere le sue invenzioni. Il
figlio minore preferiva, invece, lagricoltura e le attivit
rurali e quando non frequentava il Collegio, dove studiava
soprattutto le teorie agrarie, era molto impegnato
nellapplicare quella scienza sui terreni che appartenevano
a suo padre. Cos, si pu vedere quanto sia assoluta
luguaglianza
sociale
che
contraddistingue
quella
popolazione: un negoziante gode esattamente della stessa
stima di un ricco proprietario terriero. Aph Lin era il
membro pi ricco della comunit e il suo primogenito
preferiva aprire un negozio piuttosto che dedicarsi ad
attivit pi prestigiose. Una scelta che nessuno avrebbe
reputato disdicevole.
Il giovane esamin con grande interesse il mio orologio, il
cui meccanismo rappresentava per lui una novit, e fu
molto felice quando glielo regalai. Poco dopo, ricambi il
mio dono con gli interessi, e mi regal un orologio fatto da
lui che segnava sia il tempo del mondo sulla superficie della
Terra, sia quello dei Vril-ya. Ho ancora quellorologio e
devo dire che i migliori costruttori di orologi di Londra e di
Parigi lhanno ammirato molto. doro, con le lancette e le
ore di diamanti e quando batte le ore lo fa suonando una
melodia molto in voga tra i Vril-ya. Basta caricarlo una volta

ogni dieci mesi e da quando lo possiedo, non mai andato


male.
Poich i due giovani fratelli erano cos occupati, i
membri
di
quella famiglia che
solitamente
mi
accompagnavano quando uscivo erano il mio ospite o sua
figlia. Ora, in armonia con le onorevoli conclusioni cui ero
giunto, cominciai a trovare delle scuse per non uscire solo
con Zee e quando seppi che la Gy avrebbe tenuto una
lezione al Collegio dei Saggi, colsi loccasione per chiedere
ad Aph-Lin di farmi visitare la sua residenza di campagna.
Poich si trovava un po lontana e Aph-Lin non amava
camminare, mentre io avevo rinunciato a ogni tentativo di
volare, ci recammo laggi a bordo di una delle barche aeree
di propriet del mio ospite. Il conducente era un bambino
alle sue dipendenze. Il mio ospite e io ci mettemmo comodi
sui cuscini e trovai il movimento del veicolo molto fluido e
piacevole.
Aph-Lin dissi, sono certo che non me ne vorrete, se
vi chiedo il permesso di viaggiare per un po e di visitare
altre trib e comunit della vostra stimata razza. Inoltre,
desidero tanto vedere le nazioni che non adottano le vostre
istituzioni
e
che
voi
considerate
selvagge.
Minteresserebbe moltissimo notare quali sono differenze
fra loro e le razze che consideriamo civili nel mondo da cui
provengo.
assolutamente impossibile che voi possiate andarci da
solo rispose Aph-Lin. Anche tra i Vril-ya sareste esposto
a grandi pericoli. Certe caratteristiche strutturali, il vostro
colorito e lo straordinario fenomeno della pelosit irsuta
che vi cresce sulle guance e sul mento, indicandovi come
una specie di An diverso dalla nostra razza e dalle razze
barbare esistenti a noi note, attirerebbero sicuramente

lattenzione del Collegio dei Saggi in tutte le comunit Vrilya che potreste visitare ed essere accolto con spirito
ospitale, piuttosto che essere sezionato per scopi
scientifici, dipenderebbe, com avvenuto qui, dal
temperamento di qualche saggio. Dovete sapere che quando
il T ur vi port nella sua casa, subito dopo il vostro arrivo, e
Ta vi fece addormentare perch vi riprendeste dal dolore
e dalla stanchezza, i saggi convocati dal T ur espressero
opinioni divergenti sul vostro conto. Per alcuni eravate
solo un animale innocuo, per altri un animale pericoloso.
Mentre eravate privo di conoscenza, venne esaminata la
vostra dentatura e risult chiaramente che eravate non
solo granivoro, ma anche carnivoro. Gli animali carnivori
della vostra stazza vengono sempre uccisi, poich hanno
unindole pericolosa e feroce. Come avrete sicuramente
osservato, i nostri denti non sono come quelli degli esseri
che si nutrono di carne. Zee e altri filosofi sostengono, per
la verit, che in tempi antichi gli Ana si siano nutriti di
carne e pertanto, dovevano avere dentature adatte allo
scopo. In ogni caso, si sono modificate nella trasmissione
ereditaria, adeguandosi al cibo con cui ora ci alimentiamo. E
neppure i barbari, che adottano le istituzioni turbolente e
feroci del Glek-Nas, divorano la carne come belve.
Nel corso della discussione fu proposto di sezionarvi, ma
Ta intercesse per voi e poich il T ur, per dovere dufficio,
contrario a qualsiasi esperimento che contrasti con la
nostra consuetudine di risparmiare la vita quando non sia
chiaramente provato che necessario toglierla per il bene
della comunit, mand a chiamare me che, essendo luomo
pi ricco dello Stato, ho il compito di offrire ospitalit agli
stranieri venuti a lontano. Spettava a me decidere se
eravate o meno uno straniero che si poteva accogliere

senza correre alcun pericolo. Se mi fossi rifiutato di


accogliervi, sareste stato consegnato al Collegio dei Saggi, e
non oso pensare a quale sorte vi sarebbe potuta toccare. A
parte questo pericolo, potreste incontrare qualche
bambino di quattro anni che ha appena ricevuto lo scettro
vril e che, allarmato dal vostro strano aspetto, preso
dallimpulso del momento, potrebbe ridurvi in cenere. Lo
stesso Ta lavrebbe fatto la prima volta che vi ha visto, se
solo suo padre non gli avesse fermato la mano. Perci vi
dico che non potete viaggiare solo. T uttavia, con Zee
sareste al sicuro, e sono certo che vi accompagnerebbe
volentieri a fare il giro delle vicine comunit dei Vril-ya
(degli Stati selvaggi, assolutamente no). Glielo chieder.
Poich lo scopo principale che mi prefiggevo nel
proporre quel viaggio era quello di sfuggire a Zee, mi
affrettai ad esclamare: No, vi prego, non fatelo. Rinuncio
al mio progetto. Avete parlato abbastanza dei pericoli per
dissuadermi e non ritengo giusto che una giovane Gy,
affascinante come vostra figlia, debba viaggiare in altre
regioni senzaltro difensore che un T ish di forza e statura
insignificanti.
Aph-Lin emise il sommesso suono sibilante che quanto
di pi simile a una risata si permetta un An adulto, poi
rispose: Perdonate la mia scortese, seppur momentanea
ilarit per qualsiasi osservazione fatta seriamente dal mio
ospite. Non posso che considerare divertente lidea di Zee,
che ama proteggere gli altri a tal punto che i bambini
lhanno soprannominata la custode e che, al tempo stesso,
ha bisogno di un difensore contro i pericoli causati
dallaudace ammirazione dei maschi. Sappiate che le Gy-ei,
prima di sposarsi, sono abituate a viaggiare sole da una trib
allaltra, per vedere se riescono trovare un An che piaccia

loro pi di quelli conosciuti in patria. Zee ha gi fatto tre


viaggi di questo genere, ma finora il suo cuore rimasto
libero.
Mi si offriva cos loccasione che cercavo e, abbassando
gli occhi, dissi con voce esitante: Mio buon ospite,
promettete di perdonarmi se quanto sto per dirvi vi
arrecher offesa?
Basta che voi diciate la verit e non mi offender.
Qualora mi offendessi, toccherebbe a voi perdonarmi.
Bene, allora aiutatemi ad andarmene. Per quanto mi
sarebbe piaciuto vedere ancora le vostre meraviglie e
godere della felicit del vostro popolo, lasciate che faccia
ritorno al mio.
Temo che esistano motivi per cui non mi possibile
accontentarvi o, comunque, non senza il permesso del T ur,
che probabilmente non lo conceder. Voi non siete un
essere privo dintelligenza e forse, anche se non lo credo,
avete tenuto nascosto il grado di potere distruttivo del
vostro popolo, tanto che potreste ben presto attirare su di
noi qualche pericolo. Se il T ur la pensasse cos, sarebbe
suo dovere uccidervi o rinchiudervi in una gabbia per il
resto della vostra esistenza. Ma cos che vi spinge a
desiderare di abbandonare una societ che, come voi
stesso, molto gentilmente, riconoscete, pi felice della
vostra?
Oh, Aph-Lin! La mia risposta semplice: perch non
voglio, involontariamente, tradire la vostra ospitalit.
Perch, a causa del capriccio, che nel nostro mondo
proverbiale nel gentil sesso, e da cui neppure le Gy-ei sono
esenti, la vostra adorabile figlia potrebbe degnarsi di
guardarmi come se fossi un An civile, bench io sia solo un
T ish, e... e... e...

E corteggiarvi per fare di voi il suo sposo concluse


gravemente Aph-Lin, senza dar segno di sorpresa o
dirritazione.
Lavete detto voi.
Sarebbe una sfortuna riprese il mio ospite, dopo una
pausa, e ritengo che avvertendomi abbiate agito
correttamente. Come avete accennato, non raro che una
Gy nubile abbia gusti che ad altri appaiono capricciosi,
tuttavia ma non c nulla che possa indurre una giovane Gy
a un comportamento contrario a quello da lei prescelto.
Lunica cosa possibile cercare di ragionare con lei, e
lesperienza cinsegna che lintero Collegio dei Saggi
considererebbe inutile discutere con una Gy delle questioni
relative alla sua scelta in amore. Sono addolorato per voi,
poich tale matrimonio sarebbe contrario allAglauran, il
bene della comunit, in quanto i figli di tale connubio
inquinerebbero la razza, potrebbero addirittura venire al
mondo con denti da animali carnivori e tutto ci non
ammissibile. Zee, in quanto Gy, non pu essere controllata,
ma voi, che siete un T ish, potreste venire distrutto. Vi
consiglio quindi di resistere alle sue insistenze e di dirle
chiaramente che il suo amore non pu essere ricambiato.
Sono cose che avvengono di continuo. Molti Ana, sebbene
corteggiati ardentemente da una Gy, la respingono e
mettono fine alle sue insistenze sposando unaltra. Voi
potete fare la stessa cosa.
No, poich non posso sposare unaltra Gy senza
danneggiare in misura analoga la comunit ed esponendola al
rischio di ritrovarsi con figli carnivori.
vero. T utto ci che posso dire, e lo dico con la
tenerezza che si deve a un T ish e il rispetto che si deve a
un ospite, francamente questo: se cederete, verrete

incenerito. Debbo lasciare a voi il beneficio di scegliere in


che modo preferite difendervi. Forse avreste fatto meglio a
dire a Zee che brutta. Di solito questa affermazione,
pronunciata dalle labbra di colui che viene corteggiato,
basta a far raggelare anche la Gy pi ardente. Ma eccoci
arrivati alla mia casa di campagna.

Capitolo XXIII
Confesso che la mia conversazione con Aph-Lin e
lestremo distacco con cui si era dichiarato incapace di
controllare il pericoloso capriccio di sua figlia e con cui mi
aveva prospettato lidea che a causa della fiamma damore di
Zee la mia persona, troppo seducente, potesse essere
incenerita, mi tolsero il piacere che altrimenti avrei
provato nellammirare la residenza di campagna del mio
ospite e la sorprendente perfezione dei macchinari che si
occupavano delle attivit agricole. Laspetto di quella casa
era assai diverso rispetto alledificio massiccio e cupo in
cui Aph-Lin abitava in citt e che sembrava simile alle
rocce stesse da cui aveva preso forma la citt. Le pareti
della residenza di campagna erano formate da alberi piantati
a pochi metri luno dallaltro e gli interstizi erano riempiti
dalla sostanza metallica trasparente che presso gli Ana
sostituisce il vetro. Gli alberi erano tutti in fiore e leffetto
era molto piacevole, anche se di dubbio gusto. Alcuni
automi ci accolsero sulla veranda e ci condussero in una
stanza che non avevo mai visto, ma che avevo spesso
immaginato nei sogni fatti nelle giornate destate. Era un
pergolato, per met stanza e per met giardino. Le pareti
erano un insieme di fiori rampicanti.
Gli spazi che noi chiamiamo finestre erano aperti, poich
le lastre metalliche erano state fatte rientrare, e
mostravano paesaggi di vario genere. Alcuni rivelavano un
ampio panorama con laghi e rocce, altri piccoli tratti
limitati, simili ai nostri vivai, pieni di gradinate in fiore.
Lungo i lati della camera cerano letti fioriti cosparsi di
cuscini. Al centro del pavimento della stanza cerano una
cisterna e una fontana di quel liquido che presumevo fosse

nafta. Era luminoso, di colore rosato e da solo bastava a


rischiarare la stanza con un tenue bagliore, senza bisogno di
lampade. La fontana era circondata da un soffice tappeto di
licheni, non verdi (un colore che non ho mai visto nella
vegetazione di quel paese), ma di un marrone riposante che
dava allocchio la stessa sensazione di sollievo che d, nel
mondo sulla superficie della Terra, la contemplazione del
verde. Nelle cavit situate sopra i fiori (che ho paragonato
alle nostre serre) cerano innumerevoli uccelli canterini
che, mentre eravamo nella stanza, cantarono quelle
melodie per cui vengono meravigliosamente addestrati. Il
tetto era aperto.
Lintera scena era incantevole per tutti i sensi: la musica
degli uccelli, la fragranza dei fiori e la bellezza, in ogni suo
aspetto, da gustare con gli occhi. T utto era avvolto in
unatmosfera di voluttuosa serenit. Che posto fantastico,
pensai, per una luna di miele, se una sposa Gy fosse armata
in maniera un po meno terribile non solo dei diritti
femminili, ma anche dei poteri delluomo! Ma quando si
pensa a una Gy, cos colta, alta, maestosa, cos superiore
alla media delle donne comera Zee, no! Anche se non
avessi temuto di essere ridotto in cenere, non certo lei
che avrei sognato in quel pergolato creato appositamente
per poetici sogni damore.
Gli automi ricomparvero e ci servirono una di quelle
bevande deliziose che per i Vril-ya erano come una sorta di
vino analcolico.
A dire il vero dissi una residenza deliziosa e faccio
fatica a capire perch non vi stabiliate qui, piuttosto che in
quelle tetre dimore in cui vivete in citt.
In qualit di responsabile dellamministrazione della luce
per la mia comunit, sono obbligato a risiedere

prevalentemente in citt e posso venire qui solamente per


brevi periodi.
Ma poich voi stesso mi avete detto che al vostro
incarico
non spettano
onori, ma solo
qualche
preoccupazione, ditemi, per quale motivo lavete
accettato?
Ognuno di noi obbedisce agli ordini del T ur senza
discutere. Egli ha detto: Si richiede che Aph-Lin sia
Commissario della Luce e io non ho avuto scelta. Ma
poich ormai da molto tempo che ricopro questa carica,
le preoccupazioni, che allinizio non gradivo, ora sono
divenute, se non piacevoli, quantomeno sopportabili. T utti
noi siamo condizionati dalla consuetudine, anche la diversit
tra la nostra razza e i selvaggi non altro che una continuit
ereditaria delle consuetudini che finisce per divenire parte
della nostra natura. Vedete, ci sono Ana che si riconciliano
perfino con le responsabilit che competono a un
magistrato supremo, ma nessuno lo farebbe se i suoi doveri
non fossero stati resi tanto lievi o se le sue richieste
fossero messe in discussione.
Neppure se giudicaste tali richieste inopportune o
ingiuste?
Non ci permettiamo di pensarla cos e, a dire il vero,
ogni cosa procede come se tutti si governassero secondo
una consuetudine che risale a tempi immemori.
Quando il magistrato supremo muore o si ritira, come
fate a trovargli un successore?
LAn che ha assolto per molti anni i doveri di magistrato
supremo la persona pi indicata per scegliere qualcuno in
grado di comprendere i suoi compiti e, solitamente, lui a
nominare il suo successore.
Magari suo figlio?

molto raro, poich non una carica desiderata e


ricercata e, naturalmente, un padre esita a costringere il
proprio figlio. Ma se il T ur si astiene dal compiere la scelta,
per timore che si pensi che nutra un qualche tipo di
rancore nei confronti del prescelto, spetta a tre membri
del Collegio dei Saggi tirare a sorte fra di loro per stabilire
chi avr il potere di eleggere il sommo magistrato.
Riteniamo che il giudizio di un normale An sia migliore di
quello di tre o pi di loro, indipendentemente da quanto
possano essere saggi, poich fra tre persone potrebbero
insorgere dispute e quando vi sono delle divergenze, le
passioni offuscano le capacit di giudizio. La scelta peggiore
compiuta da qualcuno che non abbia motivi per scegliere
male, meglio della scelta migliore compiuta da molti che
hanno motivi per non scegliere bene.
Nella vostra politica vengono sovvertite le massime
adottate nel mio paese.
Nel vostro paese, siete tutti soddisfatti di coloro che vi
governano?
T utti? Ovviamente no. I governanti che piacciono di pi
ad alcuni sono certi di piacere pochissimo ad altri.
Quindi, il nostro sistema migliore del vostro.
Per voi, forse, pu essere cos, ma, secondo il nostro
sistema, un T ish non verrebbe incenerito se una donna lo
costringesse a sposarla e, come T ish, aspiro a ritornare al
mondo in cui sono nato.
Fatevi coraggio, mio caro, piccolo ospite. Zee non pu
costringervi a sposarla. Pu solo indurvi a farlo. Non
lasciatevi tentare. Ora venite a vedere la mia tenuta.
Uscimmo in un recinto circondato da capanni. Sebbene
gli Ana non tengano bestiame da macello, ci sono alcuni
animali che vengono allevati solo per mungerne il latte e

altri per tosarne il vello. I primi non somigliano alle nostre


mucche e i secondi sono diversi dalle nostre pecore. Non
credo neppure che laggi esistano specie del genere. I VriIya usano il latte di tre tipi di animali: uno assomiglia
allantilope, ma molto pi grande ed alto come un
cammello; gli altri due sono pi piccoli e, sebbene siano
piuttosto diversi fra di loro, non assomigliano a nessuna
creatura che io abbia mai visto sulla superficie della Terra.
Sono animali assai snelli e torniti, del colore dei daini, con
musi molto miti e bellissimi occhi scuri. Il latte di questi tre
animali diverso per ricchezza e sapore. Solitamente viene
diluito con acqua e insaporito con il succo di un frutto
profumato e risulta molto nutriente e gradevole. Lanimale il
cui vello viene utilizzato per realizzare abiti e molte altre
cose, ha una certa somiglianza con la capra italiana, ma
notevolmente pi grande, non ha n le corna, n lo
sgradevole odore delle nostre capre. Il pelame non fitto,
ma lunghissimo e fine; di vari colori, ma non mai bianco
e solitamente ha toni ardesia o lavanda. Per gli indumenti
viene tinto nei colori pi consoni ai gusti di chi li indossa.
Questi animali erano estremamente domestici e venivano
trattati con straordinaria premura e affetto da parte dei
bambini (prevalentemente bambine) che si prendevano
cura di loro.
Poi visitammo immensi magazzini pieni di cereali e frutta.
Posso dire che il nutrimento principale di questo popolo
consiste innanzitutto di una sorta di grano, assai pi grande
del nostro, e che, mediante la coltivazione, viene
continuamente implementato con nuove variet di sapore;
e, in secondo luogo, di un frutto grande allincirca quanto un
piccolo arancio che al momento della raccolta duro e
amaro. Dopo essere stato conservato per mesi e mesi nei

magazzini diventa saporito e tenero. Il succo, di colore


rosso cupo, uno degli ingredienti di quasi tutte le loro
salse. Hanno molte variet i frutti simili alle olive, da cui si
estraggono oli deliziosi. Hanno una pianta che somiglia
vagamente alla canna da zucchero, ma il cui succo meno
dolce e dal profumo delicato.
Laggi non ci sono n api n altri insetti che producono
miele, ma i Vril-ya utilizzano molto una gomma dolce che
cola da una conifera simile allaraucaria. Il terreno pullula
anche di radici succulente e verdure coltivate in maniera
tale da continuare a variarle e migliorarle al massimo. Non
ricordo un solo pasto, tra quella gente, seppure
limitatamente allo stretto nucleo familiare, in cui non fosse
stata introdotta qualche delicata novit culinaria. Come ho
gi osservato, la loro cucina squisita, talmente variegata e
nutriente da non far sentire la mancanza di cibi di origine
animale, e la prestanza fisica di quella razza basta a
dimostrare che, almeno nel loro caso, la carne non
necessaria a favorire lo sviluppo della fibra muscolare.
Laggi non c uva e le bevande estratte dalla frutta sono
analcoliche e rinfrescanti. T uttavia, la bevanda pi comune
lacqua. I Vril-ya sanno essere molto puntigliosi nella
scelta dellacqua e sono in grado di distinguere subito ogni
minima impurit.
Mio figlio piccolo prova grande piacere nellaumentare
la nostra produzione disse Aph-Lin mentre visitavamo i
magazzini.
Quindi
erediter
queste
terre,
che
costituiscono la parte pi cospicua del mio patrimonio. A
mio figlio grande, una simile eredit causerebbe solo
enorme fastidio ed afflizione.
T ra di voi sono molti i figli convinti che ereditare una
grande ricchezza possa creare enorme fastidio e

afflizione?
Sicuramente, sono veramente pochi Vril-ya che non
ritengono che un patrimonio superiore alla media sia un
pesante fardello. Dopo linfanzia diventiamo piuttosto pigri
e non amiamo farci carico di maggiori preoccupazioni del
necessario, e una grande ricchezza ne d molte. Ad
esempio, ci rende eleggibili per le cariche pubbliche, cosa
che nessuno ama e che nessuno pu rifiutare. Questo ci
impone dinteressarci costantemente agli affari dei
compatrioti pi poveri per prevedere le loro esigenze ed
evitare che cadano in miseria. Un vecchio proverbio dice:
Il bisogno del povero la vergogna del ricco.
Scusate se vinterrompo un attimo. Ma, ammettete,
quindi, che perfino tra i Vril-ya c chi conosce il bisogno e
necessita di aiuto?
Se per bisogno intendi la povert che regna in un KoomPosh, tra noi non possibile a meno che un An non si sia
sbarazzato di tutte le sue risorse in maniera alquanto
insolita, non voglia o non possa emigrare e abbia esaurito
ogni possibilit di affettuoso aiuto da parte dei suoi parenti e
degli amici, oppure rifiuti di accettarlo.
Be, in tal caso, perch non prende il posto di un
bambino o di un automa e non diventa un operaio... un
servitore?
No. A quel punto lo consideriamo uno sventurato,
mentalmente menomato e, a spese dello Stato, provvediamo
ad alloggiarlo in un edificio pubblico in cui possa godere di
comodit e lusso tali da riuscire a mitigare la sua afflizione.
Ma un An non ama essere considerato insano di mente e
quindi casi simili sono talmente rari che ledificio pubblico
di cui vi ho parlato, oggi non altro che un rudere
abbandonato. Lultimo ospite fu un An che ricordo di aver

visto nella mia infanzia. Sembrava non si fosse reso conto di


aver perso il lume della ragione e scriveva glaubs, poesie.
Quando ho parlato di bisogni, mi riferivo ai desideri che
talvolta un An pu nutrire al di sopra dei suoi mezzi, come
ad esempio costosi uccelli canterini, case pi grandi o
giardini in campagna. E il modo pi ovvio per soddisfarli
consiste nel comprare da lui qualcosa che vende. Quindi gli
Ana molto ricchi, come me, si vedono costretti ad
acquistare tantissime cose di cui non hanno assolutamente
bisogno e vivono in maniera grandiosa anche se
preferirebbero condurre una vita pi modesta.
Per esempio, la grandezza della mia casa di citt fonte di
grandi fastidi per mia moglie, e perfino per me. T uttavia
sono costretto ad avere una residenza cos scomodamente
grande perch, essendo lAn pi ricco della comunit, mio
dovere ospitare gli stranieri che ci fanno visita quando, due
volte allanno, partecipano numerosi a certi festeggiamenti
e tutti i parenti sparsi nei vari dominii dei Vril-ya si
riuniscono allegramente per un po di tempo. Lospitalit a
livelli cos eccessivi non di mio gusto, perci sarei stato
pi felice se fossi stato meno ricco. Ma tutti noi dobbiamo
accettare la sorte assegnataci in questo breve transito nel
tempo che chiamiamo vita. Dopotutto, cosa sono cento
anni, pi o meno, in confronto agli anni che dovremo vivere
dopo? Fortunatamente, solo uno dei miei figli ama la
ricchezza. Costituisce una rara eccezione alla regola
generale e confesso che io stesso non lo capisco.
Dopo
questa conversazione
cercai di tornare
sullargomento che continuava a pesarmi sul cuore, ossia la
possibilit di sottrarmi a Zee. Ma il mio ospite rifiut
educatamente di tornare su quellargomento e chiam la
nostra barca aerea. Durante il viaggio di ritorno ci venne

incontro Zee, che, rientrata dal Collegio dei Saggi e


scoperta la nostra partenza, aveva spiegato le ali per
venirci a cercare.
II suo volto maestoso, ma che non trovavo affascinante,
vedendomi sillumin e, in equilibrio, ad ali spiegate,
accanto alla barca, disse in tono di rimprovero ad Aph-Lin:
Oh, padre, ti sembrato corretto rischiare la vita del
tuo ospite, facendolo salire su un veicolo a cui non
abituato? In seguito a un movimento incauto, sarebbe
potuto precipitare: e, ahim, diversamente da noi, non ha le
ali. Se precipitasse, morirebbe. Poverino! aggiunse,
rivolgendosi a me, con voce pi dolce mentre io mi tirai
indietro. Non avete pensato a me rischiando una vita
divenuta ormai quasi parte della mia? Non siate mai pi cos
avventato, a meno che non sia io ad accompagnarvi. Che
spavento che mi avete fatto prendere!
Guardai furtivamente Aph-Lin, aspettandomi almeno un
rimprovero indignato verso la figlia per quelle espressioni
dansia e daffetto che, in ogni caso, nel mondo sulla
superficie della Terra, sarebbero state considerate
sconvenienti sulle labbra di una giovane donna se rivolte a
uomo che non fosse il suo fidanzato, indipendentemente dal
fatto che potesse appartenere o meno al suo stesso ceto
sociale.
Ma in quella regione i diritti femminili sono cos ben
saldi, soprattutto il privilegio femminile del corteggiamento,
che Aph-Lin non avrebbe pensato di rimproverare la figlia
vergine pi di quanto non avrebbe pensato di disobbedire al
T ur. In quel mondo, come aveva affermato egli stesso, la
consuetudine tutto.
Aph-Lin rispose in tono mite:
Zee, il T ish non ha corso alcun pericolo e sono

convinto che sia benissimo in grado di badare a se stesso.


Preferirei che lasciasse a me il compito di badare a lui.
Oh, cuore del mio cuore, pensando al pericolo che hai
corso, ho compreso per la prima volta quanto ti amo!
Nessun uomo si era mai sentito, credo, in una posizione
altrettanto falsa. Quelle parole erano state pronunciate ad
alta voce, in modo che potesse udirle il padre di Zee e
perfino un bambino che passava di l in volo. Arrossii di
vergogna per loro e per lei, e non riuscii a trattenermi dal
risponderle indispettito:
Zee, o vi fate beffe di me, e questo non vi si addice
poich sono ospite di vostro padre, oppure le parole che
avete pronunciato sono sconvenienti, anche quando rivolte
da una giovane Gy a un An, seppure di sua scelta, se questi
non lha corteggiata con il consenso dei genitori. Ed tanto
pi disdicevole rivolgerle a un T ish che non ha mai avuto
intenzione di sollecitare il vostro affetto, e non potr mai
guardarvi con sentimenti diversi dal rispetto e dal timore!
Aph-Lin
mi
fece
nascostamente
un
cenno
dapprovazione, ma non disse nulla.
Non essere cos crudele! esclam Zee, sempre con
voce sonante. Come pu lamore seguire delle regole
quando sincero? Credi forse che una giovane Gy possa
nascondere un sentimento che lesalta? Da che razza di
paese vieni?
A questo punto Aph-Lin sintromise gentilmente:
Fra i T ish-a i diritti del tuo sesso non sembrano
riconosciuti, e in ogni caso il mio ospite potr conversare
pi liberamente con te se non sar frenato dalla presenza di
estranei.
Zee non rispose allosservazione ma, lanciatami
unocchiata di tenero rimprovero, scosse le ali e vol verso

casa.
Contavo su un cenno di aiuto da parte del mio ospite
dissi amaramente nei pericoli a cui sua figlia stessa a
espormi.
Vi ho dato tutto laiuto che potevo. Contraddire una Gy
nei suoi affari di cuore significa rafforzare i suoi propositi:
non tollera che alcun consiglio si frapponga tra lei e i suoi
affetti.

Capitolo XXIV
Quando scendemmo dalla barca aerea, nellatrio, un
bambino si avvicin ad Aph-Lin, e gli rifer che era stato
pregato di presenziare alle esequie di un parente che aveva
recentemente lasciato quel mondo.
Laggi non avevo mai visto luoghi di sepoltura o cimiteri
e, lieto di cogliere unoccasione, sia pure malinconica, per
evitare lincontro con Zee, chiesi ad Aph-Lin se potevo
assistere con lui alla sepoltura del suo parente, a meno che,
naturalmente, non fosse considerata una di quelle
cerimonie sacre cui gli stranieri di altre razze non sono
ammessi.
La dipartita di un An per un mondo pi felice rispose il
mio ospite quando, come nel caso del mio parente, si
vissuti cos a lungo in questo mondo da perderne il piacere,
pi che una cerimonia sacra una festa lieta e tranquilla.
Quindi, potete accompagnarmi, se lo desiderate.
Preceduti dal bambino messaggero, cincamminammo
lungo la via principale fino ad una casa poco lontana.
Fummo condotti in una stanza al piano terra, dove
trovammo parecchie persone radunate intorno al giaciglio
su cui riposava il defunto. Mi dissero che si trattava di un
vecchio che aveva superato i centotrenta anni. A giudicare
dal sorriso sereno sul suo volto, si era spento senza
soffrire. Uno dei figli, quello che ora era diventato il capo
famiglia e sembrava una persona vigorosa di mezzet, di
fatto aveva passato la settantina, si fece avanti con volto
lieto e raccont ad Aph-Lin che, il giorno prima di morire,
suo padre aveva visto in sogno la sua defunta Gy ed era
impaziente di ricongiungersi con lei, restituito alla
giovinezza sotto il sorriso della Bont Suprema.

Mentre i due parlavano, la mia attenzione fu catturata da


uno scuro oggetto metallico situato in fondo alla stanza. Era
lungo circa sei metri, proporzionalmente stretto e tutto
chiuso tranne sulla parte superiore dove presentava dei
forellini rotondi, attraverso i quali filtrava una luce rossa.
Dallinterno sprigionava un profumo intenso e dolce e,
mentre mi chiedevo a che scopo potesse servire quella
macchina, tutti gli orologi della citt suonarono i loro
melodiosi rintocchi musicali. Quando quel suono cess, uno
scampanio ancor pi gioioso, ma di una gioia sommessa e
tranquilla, subito echeggi in maniera corale nella stanza e
attraverso le pareti adiacenti. Guidati da quella melodia,
tutti i presenti si unirono in un canto. Le parole dellinno
erano semplici. Non esprimevano dolore n un addio, ma
piuttosto un saluto al nuovo mondo in cui il defunto aveva
preceduto i viventi. Di fatto, nella lingua dei Vril-ya, linno
funebre si chiama Canto della Nascita. Poi il cadavere,
coperto da un lungo sudario, venne sollevato con cura da
sei parenti stretti e portato verso loggetto scuro che ho
appena descritto. Mi feci avanti per vedere cosa sarebbe
accaduto. A una delle estremit si sollev un pannello
scorrevole, il corpo venne deposto allinterno, sopra un
ripiano; lo sportello si richiuse, venne premuto un pulsante
laterale e dallinterno usc un improvviso fruscio, un
sospiro. Poi lo sportello allestremit opposta della
macchina si abbass ed ecco che una manciata di polvere
fumante si rivers in una patera appositamente preparata
ad accoglierla. Il figlio prese la patera e disse, secondo
quella che (come appresi pi tardi) era la formula di rito:
Guardate quant grande il Creatore! A questa polvere Egli
aveva dato forma, vita e anima. Egli non ha bisogno di questi
pochi granelli di polvere per rinnovare nella forma, nella

vita e nellanima il nostro caro che presto rivedremo.


T utti i presenti chinarono il capo e si premettero una
mano sul cuore. Poi una bambina apr uno sportello sulla
parete e, in quel vano, intravidi i ripiani su cui erano
sistemate numerose paterae simili a quella retta dal figlio
del defunto. La sola differenza consisteva nel fatto che
quelle erano tutte coperte. Una Gy si avvicin al figlio
portando un coperchio e lo pos sulla coppa, facendo
scattare una molla. Sul coperchio erano incisi il nome del
defunto e queste parole: A noi prestato (e la data di
nascita) e A noi tolto (e la data di morte).
Lo sportello si chiuse con un suono musicale, e tutto
fin.

Capitolo XXV
Questa dissi io, con la mente colma di ci che avevo
visto, questa, presumo, sia la vostra consueta forma di
esequie.
la nostra forma invariabile rispose Aph-Lin. Cosa
fate presso il tuo popolo?
Seppelliamo il corpo nella terra.
Come! Degradare la forma che avete amato e onorato,
la moglie sul cui seno avete dormito, abbandonandola a una
ripugnante putrefazione?
Ma se lanima continua a vivere, che importa se il corpo
si consuma nella terra o viene ridotto a un pizzico di
polvere da quel terribile meccanismo, indubbiamente
alimentato dallenergia del vril?
La tua risposta giusta disse il mio ospite, ed inutile
discutere su questioni di sentimento, ma, per me, la vostra
consuetudine orribile e ripugnante e fa s che la morte
venga associata a pensieri lugubri e repellenti. Inoltre, a
mio parere, importante conservare il ricordo del nostro
parente o amico nella casa in cui viviamo. Cos percepiamo
meglio il fatto che egli vive ancora, sebbene, ai nostri
occhi, non sia pi visibile. Ma in questo, cos come in tutto
il resto, i nostri sentimenti sono dettati dalla consuetudine.
Una consuetudine non pu essere cambiata da un saggio An,
n, tanto meno, da una saggia Comunit, senza una serissima
riflessione seguita dalla pi fervida delle convinzioni. Solo
cos il cambiamento cessa di essere volubilit e, una volta
effettuato, risulta fatto a fin di bene.
Quando tornammo a casa, Aph-Lin chiam alcuni dei
bambini al suo servizio e li mand da vari suoi amici per
invitarli a una festa che avrebbe tenuto in onore del ritorno

del suo parente alla Bont Suprema e che si sarebbe svolta


durante le Ore Liete. Fu la riunione pi affollata e gioiosa a
cui ebbi modo di assistere durante il mio soggiorno tra gli
Ana e si protrasse fino alle Ore del Silenzio.
Il banchetto era stato apparecchiato in una grande sala
riservata alle occasioni solenni. Era diverso dai nostri
ricevimenti e ricordava, piuttosto, i banchetti dellepoca
pi sontuosa dellImpero Romano di cui abbiamo pi volte
letto. Non cera una sola grande tavolata, ma numerosi
tavoli, ognuno dei quali era stato apparecchiato per otto
ospiti. I Vril-ya, infatti, ritengono che se si supera questo
numero, la conversazione languisce e lamicizia si raffredda.
Gli Ana non ridono mai fragorosamente, come ho gi
osservato, ma il suono lieto delle loro voci attorno alle
varie tavole denotava allegria. Poich questo popolo non ha
bevande stimolanti ed molto parco nellalimentazione,
seppure costituita da cibi variegati e squisiti, il banchetto
non dur a lungo. Le tavole sprofondarono nel pavimento e
iniziarono gli intrattenimenti musicali per coloro che li
gradivano. Molti, tuttavia, si allontanarono. La sala era priva
di tetto, quindi alcuni giovani presero il volo e
improvvisarono danze aeree; altri passeggiarono per i
diversi appartamenti esaminando gli oggetti curiosi che vi
erano raccolti o si riunirono in gruppi per dedicarsi a vari
giochi. Il gioco preferito dai Vril-ya una complicata sorta
di scacchi, che vede coinvolti otto giocatori. Mi mescolai
alla folla, ma la costante presenza delluno o dellaltro dei
figli del mio ospite mimped di prendere parte alle
conversazioni. I due giovani avevano ricevuto dal padre
lordine di tenermi lontano da domande indiscrete. T uttavia,
gli ospiti mi notarono appena. Ormai si erano abituati al mio
aspetto, poich vedendomi spesso per strada avevo smesso

di suscitare la loro curiosit.


Con mia grande gioia, Zee mi evitava e cercava
dingelosirmi dimostrando una spiccata attenzione per un An
giovane e bellissimo che (sebbene rispondesse a occhi
bassi e arrossendo, secondo il modesto costume dei maschi
avvicinati dalle femmine, e fosse timido e pudico come le
ragazzine di quasi tutte le nazioni civili, eccettuate
1Inghilterra e lAmerica, quando si affacciano al mondo)
era chiaramente molto affascinato dallalta Gy e pronto a
balbettare un timido s se lei gli avesse proposto di
sposarla. Augurandomi fervidamente che lei lo facesse e
sempre pi contrario allidea di essere ridotto in cenere
dopo aver visto con quanta rapidit un corpo umano poteva
essere trasformato in un pizzico di polvere, mi divertii a
osservare il comportamento degli altri giovani.
Ebbi la soddisfazione di vedere che Zee non era la sola
assertrice dei pi apprezzati diritti femminili. Ovunque
volgessi gli occhi e le orecchie, mi sembrava che fosse la
Gy a corteggiare, mentre lAn era sempre timido e
riluttante. Le arie di assoluta innocenza che si davano gli
Ana nel venire corteggiati in quel modo e la destrezza con
cui evitavano di rispondere direttamente alle dichiarazioni
daffetto o si facevano beffe dei complimenti lusinghieri a
loro rivolti, avrebbero fatto onore alla pi raffinata delle
nostre civette. I miei due accompagnatori erano spesso
oggetto di tali seducenti attenzioni ed entrambi si
destreggiavano con tatto e autocontrollo degni di lode.
Dissi al figlio maggiore, che preferiva le attivit
meccaniche alla direzione di una grande propriet terriera e
che aveva un temperamento estremamente filosofico:
T rovo difficile capire come alla tua et, sotto gli
inebrianti effetti che la musica, le luci e i profumi

provocano sui sensi, tu possa mostrarti cos freddo con


quella Gy appassionata che ti ha appena lasciato con gli
occhi pieni di lacrime per la tua crudelt.
Il giovane An rispose con un sospiro.
Mio caro T ish, la pi grande sfortuna nella vita
sposare una Gy quando sei innamorato di unaltra.
Oh! Sei innamorato di unaltra?
Ahim, s.
E lei non ricambia il tuo amore?
Non lo so. Talvolta uno sguardo, una parola me lo fanno
sperare, ma non mi ha mai detto apertamente di amarmi.
Non le hai sussurrato allorecchio che tu lami?
Oh, no! Certo che no! Cosa credete? Da che mondo
provenite? Come potrei tradire la dignit del mio sesso?
Come potrei essere cos poco mascolino, cos svergognato,
da dichiarare il mio amore a una Gy prima che questa labbia
dichiarato a me?
Perdonami: non sapevo che spingessi tanto lontano il
pudore del tuo sesso. Ma non accade mai che un An dica T i
amo a una Gy, prima che lei labbia detto a lui?
Non posso affermare che nessun An labbia mai fatto:
ma quando ci avviene, lui risulta disonorato agli occhi degli
Ana e segretamente disprezzato dalle Gy-ei. Nessuna Gy
ben educata lo starebbe a sentire. Penserebbe che abbia
sfrontatamente violato i diritti del sesso pi forte,
oltraggiando il pudore che si addice al suo. un vero
tormento continu lAn perch colei che amo non
corteggia nessun altro e non posso fare a meno di pensare
che le piaccio. Talvolta sospetto che non mi corteggi
perch teme che avanzerei pretese irragionevoli circa le
rinunce ai suoi diritti. Ma in tal caso, non pu amarmi
veramente, perch quando una Gy ama, rinuncia a tutti i

diritti.
qui la giovane Gy di cui parli?
Oh, s. seduta laggi e sta parlando con mia madre.
Guardai nella direzione indicatami e vidi una Gy vestita di
rosso vivo, colore che presso quel popolo, significa che
una Gy preferisce ancora restare nubile. Una Gy si veste di
grigio, una tinta neutra, per indicare che sta cercando uno
sposo; viola scuro per far capire che ha gi compiuto una
scelta; viola e arancione quando fidanzata o sposata;
azzurro quando divorziata o vedova e desidera risposarsi.
Lazzurro, ovviamente, un colore che si vede raramente.
In una razza dove tutti sono bellissimi, difficile trovare
qualcuno che si distingua per la bellezza. La prescelta del
mio giovane amico mi sembr possedere una bellezza
normale, ma sul suo volto cera unespressione che mi
piacque pi di quella delle altre Gy-ei in generale, poich mi
sembr meno impavida, meno conscia dei diritti femminili.
Notai che, mentre parlava a Bra, di tanto in tanto guardava
furtivamente il mio giovane amico.
Coraggio gli dissi quella giovane Gy ti ama.
Ah, ma se non me lo dir, a che servir che mi ami?
T ua madre sa del tuo affetto?
Forse s. Non gliene ho mai parlato. Sarebbe poco virile
confessare tale debolezza ad una madre. Lho detto a mio
padre e forse lui lha rivelato a sua moglie.
Mi permetti di lasciarti per un momento e di accostarmi
a tua madre e alla tua amata? Sono certo che stanno
parlando di te. Non temere. T i prometto che non
permetter a nessuno di farmi delle domande finch non
sar tornato da te.
Il giovane An si pos una mano sul cuore, mi tocc
leggermente la testa e mi lasci andare. Inosservato, mi

misi furtivamente dietro sua madre e la sua amata, e


ascoltai ci che dicevano.
Stava parlando Bra:
Non ci sono dubbi: mio figlio, che in et da
matrimonio, si lascer convincere a sposare una delle
numerose corteggiatrici, oppure emigrer lontano e non lo
vedremo pi. Se davvero gli vuoi bene, mia cara Lo,
dovresti dichiararti.
Gli voglio bene, Bra, ma non so se riuscir veramente a
conquistare il suo affetto. Ama le sue invenzioni e i suoi
orologi. Io non sono come Zee. Sono talmente banale che
non potrei capire i suoi interessi preferiti e cos, lui, si
stancherebbe di me. Alla fine dei tre anni divorzierebbe e io
non potrei mai sposare un altro. Mai!
Non necessario intendersi dorologi per sapere come
rendersi necessaria alla felicit di un An che ama gli orologi,
al punto che lui preferirebbe rinunciare ai suoi orologi
piuttosto che divorziare dalla sua Gy. Vedi, mia cara Lo
continu Bra proprio perch noi siamo il sesso pi forte,
dominiamo laltro, a patto di non mostrare mai la nostra
forza. Se tu fossi superiore a mio figlio nellinventare
orologi e automi, dovresti, una volta diventata sua moglie,
lasciargli sempre credere che lo ritieni migliore di te in
quellarte. LAn ammette tacitamente la superiorit della Gy
in tutto, tranne che nella sua specifica vocazione. Ma se lei
lo supera in questo, o non mostra di ammirarlo per la sua
competenza, lui non lamer a lungo. Forse potrebbe anche
arrivare a divorziare da lei. Ma se una Gy ama veramente,
impara presto ad amare tutto ci che fa il suo An.
A queste parole, la giovane Gy non rispose. Abbass lo
sguardo pensierosa; poi un sorriso le sfior le labbra. Si
alz e, in silenzio, pass tra la folla per poi fermarsi vicino

al giovane An che lamava. La seguii, ma mi tenni


discretamente a una certa distanza, e li osservai. Con una
certa sorpresa, fino a quando non ricordai la tattica della
timidezza adottata dagli Ana, linnamorato parve accogliere
le attenzioni di Lo con aria indifferente. Arriv perfino ad
allontanarsi, ma lei lo segu e, poco dopo, entrambi
spiegarono le ali e sparirono lass, nellaria luminosa.
In quel momento fui avvicinato dal magistrato supremo,
che si mescolava alla folla senza divenire oggetto di
manifestazioni particolari di deferenza o di omaggio. Non
avevo pi visto il grande dignitario dal giorno in cui ero
entrato nel mondo dei Vril-ya e, ricordando quanto mi aveva
detto Aph-Lin circa i suoi terribili dubbi sulla sorte da
destinarmi, alla vista del suo viso sereno venni pervaso da
un brivido.
Mio figlio Ta mi ha palato molto di voi, straniero
esord il T ur, posando educatamente la mano sulla mia testa.
Ama molto la vostra compagnia e spero che le
consuetudini del nostro popolo non vi dispiacciano.
Mormorai una risposta incomprensibile, che voleva
essere una conferma della mia gratitudine per la gentilezza
che avevo ricevuto dal T ur, e di ammirazione per i suoi
compatrioti, ma limmagine del coltello sezionatore
continuava a brillare nella mia mente e soffocava le mie
parole. Una voce pi dolce disse:
Lamico di mio fratello deve essere caro anche a me.
Alzai la testa e vidi una giovane Gy, di circa sedici anni,
che stava accanto al magistrato e mi guardava con
espressione estremamente benevola. Non aveva ancora
finito di crescere, e non era pi alta di me (cio, circa un
metro e ottanta). Grazie alla sua statura modesta, mi parve
la Gy pi incantevole che avessi veduto. Immagino che

lespressione dei miei occhi rivelasse il mio pensiero,


perch il suo volto divenne ancora pi benevolo.
Ta dice prosegu lei che non vi siete ancora abituato
alle ali. Mi dispiace, perch mi sarebbe piaciuto volare
insieme a voi.
Ahim! risposi. Non posso sperare di poter mai
godere di tale felicit. Zee mi ha assicurato che luso
disinvolto delle ali un dono ereditario e ci vorrebbero
intere generazioni prima che uno della mia razza possa
librarsi in aria come un uccello.
Non lasciatevi tormentare troppo da quel pensiero
rispose lamabile principessa, tanto, dopotutto, verr un
giorno in cui Zee ed io dovremo abbandonare le ali per
sempre. Forse quando verr quel giorno, saremmo liete di
farlo se lAn che avremo scelto fosse anche lui privo dali.
Il T ur si era allontanato, perdendosi tra la folla.
Cominciavo a sentirmi a mio agio con laffascinante sorella
di Ta e suscitai in lei un certo stupore quando con un
complimento audace le risposi che nessun An da lei
prescelto si sarebbe mai servito delle ali per volare lontano
da lei. cos contrario alla consuetudine degli An dire cose
cos gentili a una Gy prima che questa non gli abbia
dichiarato il suo amore e non sia stata accettata come
fidanzata, che la fanciulla rest sconcertata per qualche
istante. T uttavia non mi parve dispiaciuta. Si riprese e
minvit ad accompagnarla in una delle sale meno affollate
ad ascoltare il canto degli uccelli. La seguii e mi condusse in
una stanza quasi deserta. Al centro, zampillava una fontana
di nafta, intorno cerano soffici divani e da un lato la parete
si apriva su una voliera dove gli uccelli cantavano in coro i
loro canti melodiosi. La Gy si accomod su un divano e io
mi sedetti accanto a lei.

Ta dice esord che Aph-Lin ha stabilito come legge


della sua casa che voi non veniate interrogato circa il paese
da cui provenite e le ragioni della vostra visita. vero?
S.
Posso almeno, senza violare tale legge, chiedere se le
Gy-ei del vostro paese hanno il vostro stesso colorito
pallido e non sono pi alte?
Non credo, o bella Gy, di violare la legge di Aph-Lin, per
me vincolante, rispondendo a domande tanto innocenti. Le
Gy-ei del mio paese hanno un colorito assai pi chiaro del
mio e la loro statura media inferiore alla mia almeno di
tutta la testa.
Allora non sono forti come gli Ana? Ma immagino che la
superiorit della loro energia del vril compensi questo
incredibile svantaggio.
Non usano lenergia del vril come fate voi. T uttavia
sono molto potenti, nel mio paese, e un An ha poche
possibilit di essere felice se non si lascia pi o meno
governare dalla sua Gy.
Voi parlate con sentimento disse la sorella di Ta, in
tono un po triste e un po petulante. Sarete certamente
sposato, vero?
No, ovviamente no.
Fidanzato?
Neppure fidanzato.
Possibile che non ci sia stata nessuna Gy che vi abbia
fatto una proposta di matrimonio?
Nel mio paese non sono le Gy a farla. lAn che si
dichiara per primo.
Che strana inversione delle leggi della natura! esclam
la fanciulla. E che mancanza di pudore nel vostro sesso!
Ma voi non vi siete mai dichiarato, non avete mai amato una

Gy pi di unaltra?
Lingenuit delle sue domande mi mise in imbarazzo e
dissi:
Perdonatemi, ma temo che stiamo iniziando a violare
lingiunzione di Aph-Lin. Posso dire soltanto questo, in
risposta, e poi, vi supplico di non chiedermi altro. Una volta
provai quella preferenza di cui parlate, mi dichiarai e la Gy
mi avrebbe accettato volentieri se i suoi genitori non
avessero rifiutato il consenso.
I genitori! Volete dire davvero che i genitori possono
interferire nelle scelte delle loro figlie?
S, possono farlo, e lo fanno molto spesso.
Non mi piacerebbe vivere in quel paese disse la Gy,
semplicemente, ma spero che voi non vi facciate mai
ritorno.
Chinai il capo in silenzio. La Gy, con la mano destra, mi
risollev il volto con fare gentile, e mi guard teneramente.
Restate con noi disse, restate con noi e lasciatevi
amare.
T remo ancora oggi al pensiero di ci che avrei potuto
rispondere, al pericolo che avrei potuto correre di essere
incenerito, quando la luce della fontana di nafta fu oscurata
dallombra di un paio dali e Zee, scendendo dal tetto aperto,
atterr accanto a noi. Non disse una parola ma,
afferrandomi il braccio con la mano possente, mi trascin
via, come fa una madre col figlioletto capriccioso, e mi fece
attraversare gli appartamenti fino a uno dei corridoi da cui,
salendo su uno di quei meccanismi che i Vril-ya
preferiscono generalmente alle scale, raggiungemmo la mia
stanza. Una volta l, Zee mi alit sulla fronte, mi tocc il
petto con lo scettro, e io precipitai immediatamente in un
sonno profondo.

Quando mi svegliai, diverse ore dopo, e udii il canto degli


uccelli nella voliera adiacente, il ricordo della sorella di Ta,
del suo aspetto dolce e delle sue parole affettuose, torn
vivido alla mia mente e per uno come me, nato e cresciuto
nella societ del mondo sulla superficie della Terra,
talmente difficile liberarsi delle idee ispirate dalla vanit e
dallambizione che mi ritrovai a costruire istintivamente
arditi castelli in aria.
Pensai che nonostante sia un T ish, chiaro che Zee non
lunica Gy attratta dal mio aspetto. Evidentemente sono
amato da una principessa, la prima fanciulla di questa
terra, la figlia del Monarca assoluto, la cui autocrazia qui
cercano inutilmente di camuffare col titolo repubblicano di
magistrato supremo. Se non fosse comparsa allimprovviso
quellorribile Zee, la Dama Reale mi avrebbe fatto una
dichiarazione formale e anche se Aph-Lin, che solo un
ministro subordinato, un semplice Commissario della Luce,
minaccia di uccidermi se accetto la mano di sua figlia, un
Sovrano, la cui parola legge, potrebbe costringere la
comunit ad abrogare qualsiasi consuetudine che vieta le
nozze con gli appartenenti a una razza straniera e che, di
per s, contraddice leguaglianza sociale di cui vanno cos
fieri.
Non concepibile che sua figlia, colei che ha parlato con
tanto incredulo disprezzo dellinterferenza dei genitori, non
abbia sufficiente influenza sul suo regale padre per salvarmi
dalla combustione cui mi condannerebbe Aph-Lin. E se mi
venisse fatto lonore di una simile alleanza, chiss, magari il
Monarca potrebbe scegliermi come suo successore.
Perch no? Sono pochi i membri di questa razza indolente
di filosofi che amano il peso di tanta grandezza. T utti
sarebbero compiaciuti nel vedere il potere supremo in

mano a un talentuoso straniero che ha sperimentato altre


forme desistenza pi vivaci. E una volta prescelto, chiss
quante riforme potrei introdurre! Quante modifiche potrei
apportare alla vita di questo regno, indubbiamente
piacevole ma troppo monotona, grazie alla mia familiarit
con le nazioni civili sulla superficie della Terra! Io amo gli
sport allaria aperta. Oltre alla guerra, il passatempo
preferito dei re non forse la caccia? Quante variet di
selvaggina abbondano in questi territori sotterranei! Come
sarebbe interessante abbattere animali che nel mondo
esterno si sono estinti prima del Diluvio! Ma come?
Con il terribile vril, che non potr mai utilizzare con
maestria a causa di una carenza ereditaria? No, con un
civile, comodo fucile a retrocarica, che questi meccanici
ingegnosi potrebbero non solo costruire, ma anche
perfezionare. Ne ho visto sicuramente uno nel Museo.
Come sovrano assoluto, anzi, abolirei completamente luso
del vril, tranne in caso di guerra. A proposito di guerra,
assurdo limitare un popolo cos intelligente, cos ricco e
ben armato, a un territorio appena sufficiente per dieci o
dodicimila famiglie. Tale restrizione solo una
macchinazione filosofica, in contrasto con le aspirazioni
della natura umana, e la sua applicazione stata
parzialmente tentata nel mondo sulla superficie della Terra,
e con insuccesso totale, dal signor Robert Owen.
Naturalmente non si scenderebbe in guerra contro le
nazioni vicine altrettanto bene armate, ma non ci sono
forse regioni abitate da razze che non conoscono il vril e
che, per le loro istituzioni democratiche, assomigliano ai
miei compatrioti americani?
Potremmo invadere le loro terre senza offendere le
nazioni del vril nostre alleate, impossessandoci dei loro

territori estendendoci, probabilmente, fino alle regioni pi


lontane del mondo sotterraneo, regnando cos su un impero
dove il sole non tramonta mai. (Nel mio entusiasmo,
dimenticai che su quei territori non cera alcun sole che
potesse tramontare). Quanto alla fantastica idea di non
concedere n gloria n fama a un individuo eminente
perch il conferimento degli onori causa concorrenza per
assicurarseli, suscita passioni scatenate e danneggia la
felicit della pace... s, contraria non solo alla natura
umana ma anche a quella degli animali che, se
addomesticabili, sono sensibili alla lode ed allemulazione.
Quale fama conquisterebbe un re che ampliasse il suo
impero! Verrei considerato un semidio.
Pensando a tutto ci e alladozione delle credenze che,
indubbiamente, noi cristiani accettiamo con fermezza ma
non prendiamo mai in considerazione, decisi che la filosofia
pi illuminata mi costringeva ad abolire una religione pagana
e superstiziosa in netto contrasto con il pensiero moderno
e la realt pratica. Riflettendo sui vari progetti, sentivo che
in quel momento mi sarebbe piaciuto molto ravvivare il mio
spirito con un buon bicchiere di whisky e soda. Solitamente
non bevo alcolici ma, indubbiamente, ci sono momenti in
cui uno stimolante di natura alcolica, accompagnato da un
sigaro, riesce a ravvivare limmaginazione. S, sicuramente
tra quelle erbe e quei frutti doveva essercene qualcuno da
cui si poteva estrarre un piacevole liquido vinoso e
alcolico. Cos, con una bistecca di cervo (ah, che offesa per
la scienza rifiutare il cibo animale che i nostri migliori
medici raccomandano ai succhi gastrici dellumanit!) lora
del pasto sarebbe trascorsa in modo certamente pi lieto. E
poi, al posto degli antiquati drammi rappresentati da bambini
dilettanti, quando fossi divenuto re avrei sicuramente

introdotto la nostra opera moderna e i nostri corpi di ballo,


per i quali avrei potuto trovare, nelle nazioni che avrei
conquistato, giovani donne di statura e muscolatura meno
formidabili delle Gy-ei, non armate di vril e non intestardite
dallidea di sposare un uomo contro la sua volont.
Ero talmente assorto nel pensiero di queste e altre
riforme politiche, sociali e morali, destinate a conferire al
popolo del mondo sotterraneo le gioie della civilt
conosciuta dalle razze del mondo sulla superficie della
Terra, che non mi resi neppure conto che Zee era entrata
nella stanza. Me ne accorsi soltanto quando udii un
profondo sospiro e, alzando gli occhi, la vidi ritta accanto al
mio giaciglio.
superfluo dire che, secondo i costumi di quel popolo,
una Gy pu, senza venir meno al decoro, far visita a un An
nella sua camera, mentre un An verrebbe giudicato
sfrontato ed estremamente immodesto se entrasse nella
stanza di una Gy senza aver prima ottenuto il permesso di
farlo. Per fortuna ero ancora completamente vestito come
quando Zee mi aveva deposto sul letto. T uttavia fui
estremamente irritato e scandalizzato per la sua visita e le
chiesi bruscamente cosa volesse.
Parla dolcemente, carissimo, ti supplico disse lei
poich sono molto infelice. Non dormo da quando ci siamo
separati.
Un debito senso di vergogna per la vostra condotta, nei
confronti di un ospite di vostro padre dovrebbe bastare a
scacciare il sonno dalle vostre palpebre. Dovera laffetto
che pretendete di provare per me, dovera la cortesia di cui
i Vril-ya tanto si vantano quando, approfittando della forza
fisica del vostro sesso che, in questa regione straordinaria,
superiore alla nostra, e dei detestabili, empi poteri

conferiti dalle energie del vril ai vostri occhi e alle vostre


dita, mi avete esposto allumiliazione di fronte ai vostri
visitatori, e a Sua Altezza Realevoglio dire, di fronte alla
figlia del vostro magistrato supremo, trascinandomi a letto
come un bambino cattivo e facendomi addormentare senza
chiedere il mio consenso?
Ingrato! Mi rimproveri per le mie manifestazioni
damore? Pensi che, anche se non fossi stata tormentata
dalla gelosia che accompagna lamore fino a quando non
svanisce nella beata certezza di aver conquistato il cuore
del prediletto, sarei potuta restare indifferente ai pericoli
cui le audaci proposte di quella sciocca bambina potrebbero
esporti?
Basta! Poich siete voi a parlare di pericoli, forse
giusto dirvi che quelli pi immediati mi vengono da voi, o
almeno mi verrebbero da voi se credessi al vostro amore e
accettassi la vostra corte. Vostro padre mi ha detto
chiaramente che in tal caso verrei ridotto in cenere senza
alcun rimorso, come il rettile che Ta ha incenerito con un
lampo del suo scettro.
Non devi permettere che queste paure raffreddino il
tuo cuore nei miei confronti esclam Zee, gettandosi in
ginocchio e avvolgendo la mia mano destra nel suo grande
palmo. Certo, vero che non possiamo sposarci come
coloro che appartengono alla stessa razza; vero che
lamore tra noi deve essere puro come quello che, secondo
la nostra fede, esiste tra gli innamorati ricongiunti nella
nuova vita dopo la fine di questa. Ma non una felicit
abbastanza grande essere insieme, sposati nella mente e nel
cuore? Ascoltami, ho appena lasciato mio padre e lui
acconsente alla nostra unione a patto che le condizioni
siano quelle che ti ho appena menzionato. Ho abbastanza

influenza sul Collegio dei Saggi perch chieda al T ur di non


interferire nella libera scelta duna Gy, purch le sue nozze
con un membro di unaltra razza non siano altro che un
matrimonio di anime. Oh, pensi forse che il vero amore
abbia bisogno di ununione ignobile? Io non desidero solo
essere al tuo fianco in questa vita, e partecipare alle tue
gioie e ai tuoi dolori, chiedo un legame che ci unisca per
sempre nel mondo degli immortali. Mi rifiuti?
Mentre parlava, si era inginocchiata e lespressione del
suo volto era completamente cambiata. La sua maestosit
non mostrava pi alcuna severit e una luce divina, simile a
quella degli immortali, sirradiava dalla sua umana bellezza.
T uttavia, anzich commuovermi come una donna,
mincuteva timore come un angelo e dopo unimbarazzante
pausa balbettai espressioni evasive di gratitudine e cercai di
farle capire, nel modo pi delicato che riuscii a trovare,
che qualora fossi divenuto un marito che non avrebbe mai
potuto essere padre, la mia posizione sarebbe stata
umiliante.
Ma disse Zee questa comunit non rappresenta tutto
il mondo. No. E non tutte le popolazioni sono comprese
nella lega dei Vril-ya. Per amor tuo rinuncer al mio paese e
alla mia gente. Voleremo insieme in una regione dove sarai
al sicuro. Sono abbastanza forte per portarti in volo con le
mie ali attraverso i deserti. Sono abbastanza abile per
aprire tra le rocce vallate in cui costruiremo la nostra casa.
La solitudine e una capanna con te varrebbero per me pi
della societ e delluniverso. Oppure preferisci tornare al
tuo mondo sulla superficie della Terra, esposto
allincertezza delle stagioni e illuminato soltanto dalle
mutevoli sfere che, a quanto hai detto tu stesso,
costituiscono il carattere capriccioso di quelle zone

selvagge? In tal caso, parla, e io aprir la via al tuo ritorno


per essere la tua compagna lass, compagna, l come qui,
soltanto della tua anima, per giungere con te nel mondo in
cui non c n separazione n morte.
Non potei che sentirmi profondamente commosso dalla
tenerezza, al contempo tanto pura e appassionata, con cui
venivano pronunciate quelle parole e da una voce che
avrebbe reso musicale anche i suoni pi rozzi della lingua
pi rude. Per un attimo pensai che mi sarei potuto servire
dellaiuto di Zee per tornare rapidamente e senza rischi al
mondo sulla superficie della Terra. Ma mi bast una breve
riflessione per capire che far allontanare dal suo popolo e
dalla sua casa, dove ero stato trattato ospitalmente, una
creatura che lavrebbe trovato orribile, per il cui amore,
sterile anche se spirituale, non sarei stato capace di
rinunciare allaffetto pi umano di compagne meno
superiori a me, sarebbe stato un modo ben meschino e
disonorevole di ricambiare tanta devozione.
A questo sentimento di dovere nei confronti della Gy si
mescolava quello nei confronti della razza a cui
appartenevo. Potevo azzardarmi a introdurre nel mondo
sulla superficie della Terra una creatura con doti cos
formidabili... un essere che con un movimento del suo
scettro avrebbe potuto ridurre New York e il suo glorioso
Koom-Posh in un pizzico di tabacco? Se le avessi sottratto
lo scettro, con le sue conoscenze avrebbe potuto
facilmente costruirne un altro e tutto il suo corpo era
carico delle folgori mortali che armavano quel sottile
strumento. Vista la grande minaccia che avrebbe costituito
per le citt e le popolazioni del mondo sulla superficie della
Terra, come avrei potuto ritenerla una compagna affidabile
qualora il suo affetto fosse cambiato o fosse stato

amareggiato dalla gelosia? Questi pensieri, che per essere


espressi richiedono tante parole, mi passarono rapidi per la
mente e decisero la mia risposta.
Zee dissi con tutta la dolcezza possibile, posando
rispettosamente le labbra sulla mano in cui era sparita la
mia, Zee, non so trovare la parole adatte per dirvi quanto
sono commosso e onorato da un amore cos disinteressato
e generoso come il vostro. Posso ricambiarlo solo con la
pi assoluta franchezza. Ogni nazione ha i suoi costumi. Le
consuetudini della vostra non vi permettono di sposarmi,
quelle della mia sono altrettanto contrarie a ununione fra
razze cos diverse. Daltronde, sebbene quando sono fra la
mia gente o tra i pericoli che conosco il coraggio non mi
manchi, non posso concepire, senza provare un brivido
dorrore, lidea di costruire una casa per la mia famiglia nel
cuore di un tetro caos, con tutti gli elementi della natura, il
fuoco e lacqua ed i gas mefitici in guerra tra loro e con la
probabilit prima o poi, mentre voi siete occupata a
squarciare le rocce o a trasmettere il vril alle lampade, di
essere divorato da un Krek che le vostre attivit hanno
disturbato. Io sono soltanto un T ish, e non merito lamore
di una Gy intelligente, dotta e potente come voi. S, non
merito
un
tale
amore,
perch
non
posso
contraccambiarlo.
Zee mi lasci la mano, si alz in piedi e distolse il viso per
nascondere le sue emozioni; poi attravers in silenzio la
stanza e si ferm sulla soglia. Improvvisamente, quasi fosse
stata spinta da un nuovo pensiero, torn al mio fianco e
disse bisbigliando:
Hai detto che mi avresti parlato con estrema
franchezza. E allora rispondi con estrema franchezza a
questa domanda: se non puoi amare me, ami unaltra?

Certamente no.
Non ami la sorella di Ta?
Non lavevo mai vista prima di ieri sera.
Non una risposta. Lamore pi fulmineo del vril. T u
esiti a dirmelo. Non credere che sia soltanto la gelosia a
indurmi a metterti in guardia. Se la figlia del T ur ti
dichiarasse amore, se nella sua ignoranza confidasse al
padre la sua preferenza e lo convincesse delle sue
intenzioni di corteggiarti, egli non avrebbe altra scelta che
richiedere la tua immediata eliminazione, poich ha il
compito di vegliare sul bene della comunit e questo non
permette a una figlia dei Vril-ya di sposare un figlio dei T isha, nel senso di un matrimonio che non si limiti a ununione
delle anime. Ahim, in tal caso non avresti scampo. Lei non
abbastanza forte per trasportarti in volo, non ha alcuna
conoscenza che le permetta di creare una casa in localit
desolate e selvagge. Credimi, la mia amicizia che ti parla
mentre la mia gelosia tace.
Con queste parole, Zee mi lasci. E ricordandole, non
pensai pi a salire sul trono dei Vril-ya, n tanto meno alle
riforme politiche, sociali e morali che avrei potuto istituire
in qualit di Sovrano Assoluto.

Capitolo XXVI
Dopo la conversazione con Zee che ho appena
raccontato, precipitai in uno stato di profonda malinconia. Il
curioso interesse con cui in precedenza avevo osservato la
vita e le abitudini di quella meravigliosa comunit era
svanito. Non riuscivo a togliermi dalla mente la
consapevolezza di trovarmi in mezzo a gente che, sebbene
mite e cortese, avrebbe potuto annientarmi da un momento
allaltro, senza alcun scrupolo n rimorso. La vita virtuosa
e pacifica che, fintanto che aveva costituito per me una
novit, mi era sembrata cos santa in confronto ai dissidi,
alle passioni e i vizi del mondo sulla superficie della Terra,
cominci a opprimermi, a trasmettermi un certo senso di
squallore e monotonia. Anche la serena tranquillit dellaria
luminosa deprimeva il mio spirito. Desideravo un
cambiamento, fosse pure linverno, un temporale o
loscurit. Cominciai a pensare che, qualunque siano i
nostri sogni di perfezione, le nostre inquiete aspirazioni a
una sfera dellessere migliore, pi alta e pi serena, noi
mortali del mondo sulla superficie della Terra non siamo n
abituati n adatti a godere a lungo la felicit che sogniamo.
Era curioso notare come la societ dei Vril-ya riuscisse a
unire e armonizzare in un unico sistema quasi tutti i fini
che i vari filosofi del mondo sulla superficie della Terra
hanno prospettato alle speranze umane quali ideali di un
futuro utopistico. Era uno stato in cui la guerra, con tutte
le sue calamit, veniva ritenuta impossibile; in cui la libert
di tutti e dei singoli era garantita al massimo livello, senza
quelle animosit che nel mondo sulla superficie della Terra
fanno s che la libert dipenda dalla lotta perpetua fra le
parti ostili. Qui nessuno conosceva n la corruzione che

degrada le democrazie n i malcontenti che minano i troni


delle monarchie. Qui eguaglianza non era una parola fine a
se stessa, ma era una realt. I ricchi non erano perseguitati,
poich non erano invidiati. Qui i problemi connessi alle
classi lavoratrici, fino a questo momento insolubili nel
mondo sulla superficie della Terra, dove provocano tanto
risentimento fra le classi, venivano risolti nel modo pi
semplice: si faceva completamente a meno di una classe
lavoratrice ben distinta e separata. Le invenzioni
meccaniche, costruite su principi a me incomprensibili,
azionate da unenergia infinitamente pi potente e pi
agevole da usare rispetto allelettricit e allenergia del
vapore, guidate da bambini le cui forze non venivano mai
sfruttate eccessivamente e che amavano la loro attivit
come uno sport e un passatempo, bastavano a creare una
ricchezza pubblica cos finalizzata al bene di tutti da non far
esistere alcun malcontento. I vizi che corrompono le
nostre citt l non attecchivano. I divertimenti
abbondavano, ma erano tutti innocenti, non portavano
allubriachezza, al disordine, alle malattie. Esisteva lamore,
ardente nel corteggiamento, ma una volta acquisito era
fedele. Ladultero, il libertino, la prostituta, erano fenomeni
talmente ignoti in quella comunit che per trovare le parole
corrispondenti sarebbe stato necessario frugare tra le
pagine di una letteratura antiquata, composta millenni
prima. Coloro che nel mondo sulla superficie della Terra
studiano le filosofie teoretiche sanno che tutte queste
strane deviazioni dalla via della civilt realizzano idee
affrontate, sostenute, ridicolizzate e contestate, talvolta
messe parzialmente alla prova, e tuttora esposte in libri
fantastici, ma che non hanno mai portato a risultati pratici.
Questi non erano neppure tutti i passi verso la

perfettibilit teorica compiuti dalla comunit dei Vril-ya. In


base a un pensiero razionale, Cartesio riteneva che fosse
possibile prolungare la vita delluomo, non allinfinito,
quantomeno non su questa terra, ma fino a quella che egli
definiva let dei patriarchi e che indicava modestamente, in
media, tra i cento e i centocinquantanni. Ebbene, anche
questo sogno dei saggi l si era realizzato, al punto che il
vigore della maturit perdurava anche dopo il secolo. A
questa longevit si univa una benedizione ancora pi grande,
ovvero quella di essere costantemente in salute. Le
malattie venivano debellate con lapplicazione scientifica
dellenergia, capace di dare e di distruggere la vita, tipica del
vril. Anche questa idea non risulta sconosciuta sulla
superficie della Terra, sebbene venga generalmente
condivisa soltanto dagli entusiasti e dai ciarlatani e
scaturisca da nozioni confuse sul mesmerismo, sulla forza
odica e cos via. T rascurando congegni insignificanti quali le
ali, che come ogni scolaretto sa, nel nostro mondo non sono
state realizzate nonostante gli sforzi compiuti fin dai tempi
mitici e preistorici, ora passo a una questione molto
delicata, recentemente prospettata come essenziale al
raggiungimento della perfetta felicit da parte di due delle
influenze pi inquietanti e potenti della societ esistente
sulla superficie della Terra: la Donna e la Filosofia. Mi
riferisco ai Diritti delle Donne.
Ebbene, i nostri giuristi ritengono inutile parlare di diritti
laddove non esistono i poteri corrispondenti per imporli e
nel mondo sulla superficie della Terra, per una ragione o
per laltra, luomo, con la sua forza fisica, con luso di armi
offensive e difensive, quando giunge a un contesto
personale positivo, pu sempre, come regola generale,
dominare le donne. T uttavia presso questo popolo non

esiste alcun dubbio circa i diritti femminili poich, come ho


detto, la Gy, dal punto di vista fisico, pi grande e pi forte
dellAn; e poich la sua volont ancora pi risoluta di
quella dellAn, dote essenziale nelluso del vril, ella pu
ottenere da lui, assai pi di quanto egli non possa ottenere
da lei, lenergia mistica che larte sa estrarre dalle propriet
occulte della natura. Perci tutto ci che le nostre filosofe
femministe chiedono nel mondo sulla superficie della Terra,
laggi, in quello stato felice, viene normalmente accordato.
Oltre ai poteri fisici, le Gy-ei possiedono (almeno in
giovent) unacuta aspirazione alle attivit e alla cultura che
supera di gran lunga quella dei maschi, quindi, sono loro le
studiose, le professoresse, insomma, la parte colta della
comunit.
Ovviamente, come ho gi mostrato, in questa societ la
femmina stabilisce il suo privilegio pi prezioso, ossia
quello di scegliere e corteggiare il compagno. Senza tale
privilegio, disprezzerebbe tutti gli altri. Ora, nel mondo
sulla superficie della Terra, possiamo osservare, a ragion
veduta, che una femmina tanto potente e privilegiata, dopo
averci intrappolati e sposati, diventa imperiosa e tirannica.
Ma le Gy-ei non sono cos. Quando si sposano, appendono le
ali al chiodo e nessun poeta potrebbe immaginare, nella sua
visione della felicit coniugale, compagne pi amabili,
compiacenti e docili, pi comprensive e pi disposte ad
assecondare i gusti ed i capricci relativamente frivoli dei
propri mariti. Infine, tra le caratteristiche pi importanti
dei Vril-ya, rispetto a quelle della nostra umanit, e pi
importanti anche per i riflessi sulla loro vita e sulla pace dei
loro Stati, troviamo lammissione universale dellesistenza
di una divinit benevola e misericordiosa e di un mondo
futuro rispetto alla cui durata, un secolo o due sono attimi

troppo brevi per essere sprecati inseguendo gloria, potere


o ricchezza. A questa convinzione comune se ne unisce
unaltra, ossia, poich non possono conoscere nulla della
natura della divinit, a parte la sua suprema bont, n del
mondo futuro, oltre al fatto della sua felice esistenza, la
loro ragione impedisce qualsiasi disputa accanita su
domande prive di risposta. Cos essi assicurano al loro Stato
sotterraneo, situato nelle viscere della Terra, ci che
nessuna comunit ha mai conseguito sotto la luce delle
stelle, ovvero tutte le gioie e le consolazioni di una
religione, senza i mali e le calamit causati dalle lotte tra
una fede e laltra.
Sarebbe, quindi, assolutamente impossibile negare che
lesistenza
dei
Vril-ya
sia,
nellinsieme,
incommensurabilmente pi felice di quella delle razze del
mondo sulla superficie della Terra e, realizzando i sogni dei
nostri pi ardenti filantropi, si avvicini piuttosto alla
concezione poetica di un ordine angelico. Eppure, se
prendeste un migliaio dei migliori esseri umani con
inclinazione filosofica che potreste trovare a Londra,
Parigi, Berlino, New York e perfino Boston, e li collocaste
come cittadini in questa beata comunit, sono convinto che
in meno di un anno morirebbero di noia o tenterebbero una
rivoluzione, contraria al bene dello Stato, finendo ridotti in
cenere su richiesta del T ur.
Non voglio certo insinuare, con il mio racconto, un
disprezzo verso la razza cui appartengo. Al contrario, mi
sono sforzato di chiarire che i principi che regolano il
sistema sociale dei Vril-ya vietano loro di produrre quegli
esempi individuali di grandezza umana che adornano gli
annali del mondo in superficie. Dove non ci sono guerre
non possono esistere generali, come Annibale, Washington,

Jackson o Sheridan. Dove gli Stati sono cos felici da non


temere pericoli e da non desiderare cambiamenti, non
possono nascere giuristi quali Demostene, Webster,
Sumner, Wendell Holmes o Butler. E in una societ che
raggiunge un livello morale in cui non esistono n crimini
n affanni da cui la tragedia possa estrarre piet e dolore,
n vizi n follie su cui la commedia possa prodigarsi in una
divertente satira, si perde la possibilit di generare scrittori
quali Shakespeare, Molire o Beecher Stowe.
Ma, non intendo disprezzare i miei simili del mondo sulla
superficie della Terra dimostrando fino a che punto le
motivazioni che muovono le energie e le ambizioni degli
individui in una societ di lotte e contestazioni, si placano o
si annullano in una societ che mira ad assicurare a tutti la
calma, innocente felicit che noi attribuiamo agli immortali.
Daltra parte, non neppure mia intenzione presentare la
comunit dei Vril-ya come una forma ideale di societ
politica, cui dovrebbero aspirare i nostri sforzi riformatori.
Al contrario, proprio perch noi, nel corso degli anni,
abbiamo mescolato gli elementi del carattere umano in
modo tale che ci risulterebbe impossibile adottare i modi di
vita dei Vril-ya, o riconciliare le nostre passioni con il loro
pensiero, che giunsi alla convinzione secondo cui questo
popolo che, secondo la mitologia e la storia, ha attraversato
fasi sociali simili alle nostre (indipendentemente dal fatto
che in origine non solo appartenesse alla razza umana ma,
come mi sembra chiaro dalle radici linguistiche, fosse
disceso perfino dagli stessi antenati della grande famiglia
ariana da cui, in vari rami, derivata la civilt dominante del
mondo) si fosse ormai evoluto in una specie distinta con cui
nessuna comunit del mondo esterno avrebbe potuto
amalgamarsi, e che semmai un giorno i Vril-ya fossero usciti

dai loro recessi sotterranei per vivere alla luce del giorno,
secondo la tradizionale fede nel loro destino supremo,
avrebbero annientato e sostituito le nostre variet umane.
T uttavia, si pu dire che, siccome pi di una Gy poteva
concepire una predilezione per un tipo comune della razza
del mondo sulla superficie della Terra, quale sono io, se
anche i Vril-ya fossero usciti alla luce nel sole, ci saremmo
potuti salvare dallo sterminio mediante la fusione delle
razze. Ma si tratta di una convinzione troppo ardita. I casi di
una simile msalliance sarebbero rari quanto i matrimoni
misti tra gli emigranti anglosassoni e i pellerossa.
Mancherebbe il tempo per stabilire rapporti di familiarit. I
Vril-ya, uscendo in superficie, e indotti dal fascino del cielo
rischiarato dal sole a formare colonie, comincerebbero
subito la loro opera di distruzione, simpadronirebbero dei
territori gi coltivati e senza farsi alcuno scrupolo
eliminerebbero quanti si opponessero allinvasione. E
considerando il loro disprezzo per le istituzioni del KoomPosh o Governo Popolare, e il valore pugnace dei miei
amati compatrioti, credo che se i Vril-ya comparissero nella
libera America (che, essendo la parte migliore della terra
abitabile, verrebbe indubbiamente prescelta), e dicessero:
Prendiamo questo quarto del globo. Cittadini di un KoomPosh, lasciate il posto allo sviluppo della specie dei Vril-ya,
i miei coraggiosi compatrioti combatterebbero, e nel giro di
una settimana non resterebbe viva neppure unanima per
reggere il vessillo a stelle e strisce.
Ora vedevo poco Zee, tranne durante lora dei pasti,
quando tutta la famiglia si riuniva, e lei si mostrava sempre
riservata e taciturna. I miei timori rispetto a pericoli
causati da un affetto che non avevo incoraggiato n
meritato erano svaniti, ma il mio avvilimento cresceva. Mi

struggevo dal desiderio di tornare al mondo sulla superficie


della Terra, ma invano mi tormentavo il cervello cercando
un modo per riuscire a farlo. Non mi era mai permesso
uscire da solo e, quindi, non potevo neppure visitare il
luogo da cui ero caduto, per vedere se sarebbe stato
possibile risalire. E nelle Ore del Silenzio, quando tutta la
casa dormiva, non sarei potuto scendere dal piano alto in
cui si trovava la mia stanza. Non sapevo comandare gli
automi che stavano ironicamente in attesa del mio cenno
accanto alla parete e non sapevo quali pulsanti attivavano le
piattaforme che sostituivano le scale. Oggi sono certo che
tutto ci mi era stato tenuto nascosto di proposto. Oh, se
avessi potuto imparare a servirmi delle ali, di cui poteva
disporre ogni bambino, allora s che sarei fuggito dalla
finestra, avrei raggiunto le rocce, e sarei salito attraverso
quel crepaccio che le pareti perpendicolari non
permettevano di scalare!

Capitolo XXVII
Un giorno, mentre ero solo nella mia stanza, intento a
rimuginare su questi pensieri, Ta entr in volo dalla
finestra aperta e si pos sul divano accanto a me. Mi
facevano sempre piacere le visite del ragazzino, in
compagnia del quale, pur sentendomi umiliato, ero meno
eclissato di quanto non lo fossi quando mi trovavo insieme
agli Ana che avevano completato la loro educazione e
maturato la loro cognizione. E poich ero autorizzato a
uscire insieme a lui e desideravo rivisitare il luogo in cui
ero sceso nel mondo sotterraneo, mi affrettai a chiedergli
se era disposto a fare una passeggiata fuori citt. Il suo
volto mi parve pi serio del solito, quando rispose: Sono
venuto appunto per invitarti a uscire.
Scendemmo in strada e non eravamo molto lontani da
casa quando incontrammo cinque o sei Gy-ei che tornavano
dai campi con ceste piene di fiori, cantando in coro lungo la
strada. Una giovane Gy canta pi spesso di quanto non parli.
Vedendoci, si fermarono, si rivolsero a Ta con labituale
tenerezza e a me con la cortese galanteria che
contraddistingue le Gy-ei nel loro comportamento verso il
nostro sesso debole.
Posso osservare che, sebbene una Gy vergine sia
particolarmente franca quando corteggia il suo prediletto,
nelle sue parole e nei suoi modi non si troverebbe mai nulla
che potesse arrivare al modo chiassoso in cui le giovani
donne anglosassoni indicate con lepiteto di fast, trattano i
giovani gentiluomini che non dichiarano di amare. No, il
contegno delle Gy-ei nei confronti dei maschi ,
abitualmente, simile a quello degli uomini ben educati del
nostro mondo verso le signore che essi rispettano ma non

corteggiano,
ossia
deferente,
complimentoso,
squisitamente educato, ci che noi definiremmo
cavalleresco.
Rimasi certo un po stupito per le numerose frasi cortesi
che quelle giovani e gentili Gy-ei rivolsero al mio amor
proprio. Nel mondo da cui provengo, un uomo si sarebbe
sentito trattato con ironia, preso per i fondelli (se mi
consentita unespressione tanto volgare), se avesse udito,
come accadde a me, complimenti da parte di una Gy per la
freschezza della carnagione, per la scelta dei colori
dellabbigliamento e per le conquiste fatte al ricevimento di
Aph-Lin. Ma io sapevo gi che tale linguaggio corrispondeva
a quello che i francesi definiscono banal e dimostrava
semplicemente il desiderio delle Gy-ei di apparire amabili
agli occhi dellaltro sesso, cosa che, nel mondo sulla
superficie della Terra, per costume arbitrario e
trasmissione ereditaria, tipico degli uomini. E come nel
nostro mondo una fanciulla ben educata, abituata a tali
complimenti, capisce di non poterli ricambiare senza
sfidare il decoro, e di non poterne trarre una grande
soddisfazione nel riceverli, cos io, che avevo imparato le
buone maniere nella casa di un ricco e dignitoso Ministro di
quella nazione, non potei far altro che sorridere e declinare
gentilmente i complimenti che mi venivano rivolti. Mentre
stavamo parlando, la sorella di Ta sembr averci visti dalle
finestre del Palazzo Reale, situato allingresso della citt, e
lanciatasi in volo, discese in mezzo al gruppo.
Si rivolse a me, seppure con linimitabile deferenza di
modi che ho chiamato cavalleresca, non senza una certa
bruschezza di tono che Sir Philip Sidney avrebbe definito
rustica se usata con il sesso debole, e mi disse: Perch
non venite mai a trovarci?

Mentre pensavo alla risposta pi adatta da dare a tale


domanda inattesa, Ta si affrett a dire severamente:
Sorella, dimentichi che lo straniero appartiene al mio
sesso. E le persone del mio sesso, gelose della loro
reputazione e del loro pudore, non possono abbassarsi a
correre dietro a voi.
La risposta fu accolta con evidente approvazione da
parte delle giovani Gy-ei, ma la sorella di Ta sembr molto
umiliata. Povera creatura! e, per giunta, era una
PRINCIPESSA!
Proprio in quel momento, unombra pass nello spazio
tra me e il gruppo e, voltandomi, vidi il supremo magistrato
che si avvicinava a noi, con il passo silenzioso e maestoso
tipico dei Vril-ya. Alla vista della sua espressione, mi torn
lo stesso terrore che avevo provato quando lavevo
incontrato per la prima volta. Su quella fronte, in quegli
occhi, cera quel qualcosa dindefinibile che caratterizzava
lappartenenza a una razza fatale per la nostra... la strana
aria di serena immunit alle nostre passioni e ai nostri
affanni, di cosciente superiorit, pietosa e inflessibile come
quella di un giudice che pronuncia una condanna. Rabbrividii
e, inchinandomi profondamente, strinsi il braccio del mio
piccolo amico e lo trascinai avanti, in silenzio. Il T ur si
mise davanti a noi, mi guard per un istante senza parlare,
poi volse tranquillamente lo sguardo verso la figlia e, con un
serio cenno di saluto a lei e alle altre Gy-ei, pass in mezzo
al gruppo continuando a non dire una parola.

Capitolo XXVIII
Quando Ta e io ci trovammo soli sullampia strada che si
estendeva dalla citt fino al crepaccio da cui ero caduto in
quella regione priva della luce delle stelle e del sole, dissi
sottovoce: Mio piccolo amico, lespressione sul volto di
tuo padre mi fa paura. Nella sua spaventosa serenit, mi
parso di aver visto la morte.
Ta non rispose subito. Sembrava agitato, come se si
chiedesse con quali parole avrebbe dovuto addolcire una
sgradita rivelazione. Infine disse: Nessuno dei Vril-ya teme
la morte. E voi?
La paura della morte innata nella razza cui appartengo.
Possiamo vincerla per senso di dovere e donore, e per
amore. Possiamo morire per una verit, per la terra natia o
per coloro che ci sono pi cari di noi stessi. Ma se la morte
mi minaccia davvero, qui e ora, dove sono gli influssi
contrari allistinto naturale che imprime sgomento e
terrore allidea della separazione tra lanima ed il corpo?
Ta mi sembr sorpreso, ma rispose con grande
tenerezza nella voce: Riferir a mio padre ci che avete
detto. Lo supplicher di risparmiarvi la vita.
Dunque ha gi deciso di togliermela?
colpa della follia di mia sorella rispose Ta, con una
certa petulanza. Ma questa mattina lei ha parlato a mio
padre. Dopo di che egli mi ha chiamato, in quanto preposto
ai bambini che hanno lincarico di eliminare gli esseri
pericolosi per la comunit, e mi ha detto: Prendi il tuo
scettro vril e cerca lo straniero che ti divenuto caro. Che
la sua fine sia rapida e indolore.
Ed per questo balbettai, scostandomi dal ragazzo,
per assassinarmi che mi hai infidamente invitato ad uscire?

No, non posso crederlo. Non posso crederti colpevole di


un simile crimine.
Non un crimine uccidere coloro che minacciano il
bene della comunit; lo sarebbe uccidere un insetto che
non pu farci alcun male.
Se pensi che io sia una minaccia per il bene della
comunit perch tua sorella mi onora della preferenza che
un bimbo pu provare per un giocattolo strano, non
necessario uccidermi. Lasciami tornare al popolo che ho
abbandonato, passando per lo stesso crepaccio da cui sono
disceso. Con un piccolo aiuto da parte tua potrei farlo
anche ora. T u, grazie alle ali, potresti fissare al cornicione
roccioso dello strapiombo la corda che trovasti, e che hai
certamente conservato. Fai cos: aiutami a raggiungere il
punto da cui sono disceso e io scomparir dal vostro mondo
per sempre, come se fossi morto.
Il precipizio da cui siete disceso! Guardatevi intorno: ci
troviamo esattamente dove si spalancava. Che cosa vedete?
Solo roccia compatta. Il crepaccio stato chiuso, per
ordine di Aph-Lin, non appena fra voi e lui si stabilita una
comunicazione mentre eravate in trance, ed egli ha appreso
dalle vostre labbra la natura del mondo da cui siete venuto.
Ricordate quando Zee mingiunse di non chiedervi nulla di
voi, n della vostra razza? Quando vi lasciai, quel giorno,
Aph-Lin mi disse: Non deve restare aperta alcuna strada fra
la patria dello straniero e la nostra, altrimenti il male e la
sofferenza del suo mondo scenderanno quaggi. Prendi con
te i bambini del tuo gruppo, e insieme colpite le pareti della
caverna con gli scettri Vril, fino a quando i frammenti non
avranno riempito ogni varco da cui potrebbe filtrare il
chiarore delle nostre lampade.
Mentre il bambino parlava, io guardavo inorridito le

rocce davanti a me. Enormi e irregolari, le masse di granito,


che recavano tracce di bruciature doverano state staccate,
si alzavano dal terreno della volta, senza un interstizio!
Ogni speranza perduta! mormorai, lasciandomi
cadere sulle pietre, non rivedr mai pi il sole. Mi coprii
il volto con le mani, e pregai Colui la cui presenza avevo
tanto spesso dimenticato sebbene i cieli attestassero la sua
opera. Sentivo la Sua presenza nelle viscere della Terra,
nel mondo della tomba. Sollevai lo sguardo, traendo
conforto e coraggio dalla preghiera e, fissando con un
tranquillo sorriso il volto del ragazzino, dissi: Ora, se devi
uccidermi, colpisci!
Ta scosse il capo con fare gentile.
No rispose. La richiesta di mio padre non formulata
in modo cos ufficiale da non lasciarmi scelta. Parler con
lui, e forse riuscir a salvarvi. strano che voi non abbiate
quella paura della morte che noi credevamo fosse istintiva
nelle creature inferiori, cui non data la convinzione di
unaltra vita. T ra noi, neppure un neonato nutre tale paura.
Ditemi, mio caro T ish continu dopo una breve pausa vi
allevierebbe il passaggio da questa forma di vita a quella che
sta al di l del momento chiamato morte, se io prendessi
parte al vostro viaggio? In tal caso, chieder a mio padre il
permesso di venire con voi. Io sono tra gli appartenenti alla
nostra generazione destinati a emigrare, a tempo debito, in
regioni sconosciute entro questo mondo. Tanto varrebbe
emigrare subito in regioni ignote di un altro mondo. La
Bont Suprema tanto l quanto qua, poich ovunque.
Figliolo dissi, comprendendo dallespressione di Ta
che stava parlando seriamente, un crimine se tu mi
uccidi; e sarebbe un crimine non meno grave se io ti
dicessi: Ucciditi. La Bont Suprema sceglie il momento

per darci la vita e il momento per togliercela. Torniamo


indietro. Se, quando parlerai con tuo padre, desidererai di
farmi morire, dammi il pi lungo preavviso possibile
affinch possa prepararmi.
Tornammo in citt, scambiandoci poche parole. Non
riuscivamo a capire luno il ragionamento dellaltro e io
provavo per quel ragazzo dalla voce dolce e dal bel volto,
ci che un condannato prova per il suo carnefice quando si
dirige al suo fianco verso il luogo dellesecuzione.

Capitolo XXIX
Nelle ore destinate al riposo, che per i Vril-ya
rappresentano la notte, una mano si pos sulla mia spalla e
mi svegli dal sonno agitato in cui ero da poco piombato.
Sussultai, e vidi Zee ritta accanto a me.
Zitto! disse in un bisbiglio. Non deve sentirci
nessuno. Credi che abbia smesso di vegliare sulla tua
sicurezza soltanto perch non ho potuto conquistare il tuo
amore? Ho visto Ta. Non riuscito a convincere suo
padre, il quale nel frattempo aveva conferito con i tre saggi
di cui chiede il parere quando in dubbio. Accettando il loro
consiglio, ha ordinato che tu muoia quando il mondo si
risveglier. T i salver io. Alzati e vestiti.
Zee indic un tavolo accanto al divano, su cui vidi gli abiti
che avevo indosso quando avevo lasciato il mondo in
superficie e che, in seguito, avevo abbandonato per
indossare gli indumenti pi pittoreschi dei Vril-ya. La
giovane Gy si diresse verso la finestra e usc sul balcone,
mentre io, stupito, mi affrettai a indossare i vestiti. Quando
la raggiunsi, il suo volto era pallido e rigido. Prendendomi
per mano disse sottovoce:
Guarda come larte dei Vril-ya ha illuminato il mondo in
cui essi dimorano. Domani il mondo sar buio, per me.
Mi riport nella stanza senza attendere la risposta, poi mi
condusse nel corridoio, da cui scendemmo nellatrio.
Percorremmo le strade deserte e cincamminammo su per
lampia strada in salita che si snodava sotto le rocce. L,
dove non esiste n giorno n notte, le Ore del Silenzio sono
indicibilmente solenni. Lo spazio immenso illuminato
artificialmente non mostra alcuna traccia di vita mortale.
Per quanto i nostri passi fossero lievi, il loro suono colpiva

lorecchio, in contrasto con luniversale silenzio. Sebbene


Zee non dicesse nulla, avevo capito che aveva deciso di
aiutarmi a tornare al mondo sulla superficie della Terra, e
che eravamo diretti verso il luogo da cui ero disceso. Il suo
silenzio mi contagi. Ci avvicinammo al precipizio. Era stato
riaperto. Per la verit non presentava laspetto che aveva
quando ne ero emerso, ma attraverso il muro di roccia che
avevo osservato insieme a Ta, era stato prodotto un nuovo
crepaccio e lungo le pareti annerite brillavano ancora
scintille e braci fumanti. Il mio sguardo, per, riusciva a
penetrare nelle tenebre di quel vuoto solo per pochi metri,
e mi fermai sgomento, chiedendomi come avrei potuto
compiere la scalata.
Zee intu la mia perplessit.
Non temere disse accennando un sorriso, il tuo
ritorno sicuro. Ho cominciato questo lavoro allinizio
delle Ore del Silenzio, quando tutti dormivano, credimi, non
ho smesso prima di aver sgombrato la strada che porta al
tuo mondo. Star con te ancora un poco. Non ci
separeremo se non quando dirai: Vattene, che non ho pi
bisogno di te.
A queste parole, il cuore mi trem per il rimorso.
Ah! esclamai, quanto vorrei che tu appartenessi alla
mia razza o io alla tua! Allora non direi mai Non ho pi
bisogno di te!
T i benedico per queste parole, e le ricorder sempre,
dopo che te ne sarai andato rispose teneramente la Gy.
Durante questo breve dialogo, Zee distolse il viso da me,
chinando la testa sul petto. Poi si raddrizz in tutta la sua
maestosa statura e mi fronteggi. Mentre si era sottratta al
mio sguardo, aveva illuminato la coroncina che le cingeva la
fronte e che adesso brillava come un ghirlanda di stelle.

Non solo il suo viso e la sua figura, ma tutta latmosfera


intorno erano illuminati dal fulgore del diadema.
Ora, disse abbracciami per la prima e lultima volta.
Non, cos! Coraggio e tieniti stretto!
Mentre parlava, la sua figura si dilat e le immense ali si
spiegarono. Aggrappato a lei, venni trasportato in alto,
attraverso lenorme crepaccio. La luce stellata della sua
fronte rischiarava le tenebre che ci circondavano. Rapida
come un angelo che vola verso il cielo reggendo lanima
strappata alla tomba, cos ascese la Gy, fino a quando udii in
distanza il brusio di voci umane e i suoni dellumana fatica.
Ci fermammo sul fondo di una delle gallerie della miniera, e
in lontananza vedemmo brillare, rare e fioche, le lampade
dei minatori. Mi sciolsi dallabbraccio. La Gy mi baci
appassionatamente sulla fronte, ma con tenerezza materna,
e mentre le lacrime le sgorgavano dagli occhi disse: Addio
per sempre. T u non vuoi che ti segua nel tuo mondo... e
non potrai mai tornare nel mio. Prima che la mia famiglia si
ridesti, le rocce si saranno richiuse su questo precipizio e
non verranno riaperte n da me, n da altri, forse per
epoche lunghissime. Qualche volta pensa a me con affetto.
Quando raggiunger la vita che sta oltre questa, ti
cercher. Anche l, il mondo assegnato a te e al tuo popolo
pu essere cinto da rocce e abissi che lo dividono da quello
in cui raggiunger quelli della mia razza che mi hanno
preceduta e, forse, non avr il potere di aprirmi un varco
per riconquistarti come lho aperto per perderti.
La sua voce tacque. Udii il fruscio delle ali, simile al
frullo del volo di un cigno, e vidi i raggi del diadema stellato
allontanarsi nelle tenebre.
Sedetti e per un po restai l, riflettendo dolorosamente.
Poi mi alzai e mi avviai a passo lento verso il luogo in cui

udivo muoversi gli uomini. I minatori che incontrai mi


erano sconosciuti, e appartenevano a unaltra nazione. Mi
guardarono sorpresi, ma quando constatarono che non
sapevo rispondere alle brevi domande rivoltemi nella loro
lingua, ripresero il lavoro e mi lasciarono passare. Alla fine,
raggiunsi indisturbato limboccatura della miniera. Fui
soltanto interrogato da un funzionario che conoscevo e che
per fortuna era troppo indaffarato per intrattenersi a lungo
con me. Non tornai nel mio alloggio e il giorno stesso mi
affrettai ad abbandonare la localit in cui non avrei potuto
sottrarmi a domande per le quali non potevo dare risposte
soddisfacenti. Tornai sano e salvo nel mio paese, dove mi
sono stabilito pacificamente ormai da molto tempo,
dedicandomi agli affari, fino a quando, tre anni or sono, sono
andato in pensione con un discreto patrimonio. Ho
frequentato poca gente e non ho quindi provato la
tentazione di parlare dei viaggi e delle avventure della mia
giovent. Un po deluso, come la maggior parte degli
uomini, in fatto di amore e di vita domestica, penso spesso
alla giovane Gy, quando rimango sveglio a lungo la notte, e
mi domando come ho potuto respingere un simile amore,
nonostante i pericoli connessi e le condizioni che
lavrebbero vincolato. T uttavia, pi penso a quel popolo
che, in regioni escluse alla nostra vista e ritenute inabitabili
dai nostri esperti, sviluppa tranquillamente poteri
immensamente superiori ai nostri e virt cui la nostra vita
sociale e politica diviene sempre pi ostile via via che la
civilt avanza, e pi devotamente prego il Cielo affinch
trascorrano secoli prima che i nostri inevitabili distruttori
affiorino alla luce del sole. Poich tuttavia il mio medico mi
ha detto francamente che sono afflitto da una malattia che,
pur non essendo molto dolorosa e percettibile, pu essermi

fatale da un momento allaltro, ho ritenuto doveroso nei


confronti dei miei simili mettere per iscritto questi
avvertimenti sulla Razza Futura.

Appendice
La Citt del Sole. Dialogo di Tommaso Campanella
(1568-1639). Redazione latina con titolo: Civitas Solis idea
reipubblicae philosophica, pubblicata a Francoforte (1623)
e a Parigi (1637); redazione italiana, composta nel Carcere
di Napoli (1602); prima edizione integrale a cura di Edmondo
Solmi (1904).
Proiezione utopica di una citt ideale, dialogo tra un
Ospitalario (cavaliere dellOrdine degli Ospitalieri di S.
Giovanni in Gerusalemme) e un Genovese Nocchiero del
Colombo il quale narra di esser giunto alla Taprobana dove
fu condotto alla Citt del Sole.
Questa sorge su un colle, di cui occupa una parte delle
pendici, ed divisa in sette gironi col nome dei pianeti e vi
si entra da quattro porte secondo i punti cardinali. Alla
sommit sta un tempio rotondo con un grande mappamondo
sullaltare. Capo spirituale e temporale un Principe
Sacerdote, chiamato Sole o Metafisico, mentre principi
collaterali sono Pon (potere), Sin (sapienza) e Mor (amore).
Il primo si occupa delle guerre, il secondo delle arti e
delle scienze ed coadiuvato da uffiziali quali lAstrologo,
il Cosmografo, il Geometra, il Loico, il Retorico, il
Grammatico, il Medico, il Fisico, il Politico, il Morale. Il
Principe Sin possiede inoltre un libro con tutte le scienze,
raffigurate e illustrate anche sui muri della citt. Lamore
(Mor) si prende cura della procreazione, delleducazione,
del sostentamento.
I predatori erano giunti dalle Indie, scegliendo di vivere
alla filosofica in commune.
Lassenza del concetto di propriet e dellistituzione
famiglia impedisce avidit e amor proprio ed esalta lamore

per il lavoro e la patria, il sentimento dellamicizia e il culto


della virt.
Ad ognuna di queste doti preposto un uffiziale scelto
per capacit personali e naturali inclinazioni. T utti sono
educati in tutte le arti e alternano listruzione manuale a
quella intellettuale e spirituale. Viene nominato Sole colui
che assomma al massimo grado lesercizio di queste
cognizioni, soprattutto il sapere filosofico del buon
governo.
Lattivit sessuale e della procreazione regolata da
criteri rituali ed eugenetici, per mantenere la forza e
larmonia della prole.
I figli sono allevati in comune e comune luso delle
stanze e dei dormitori; ogni girone ha pubbliche dispense e
cucine. I giovani servono gli anziani e debbono loro
obbedienza; la superbia grave peccato e perci il servire
non vilt, ma mezzo per imparare. Non esistono
distinzioni di casta: nobile chi conosce e pratica le arti,
specialmente quelle utili e faticose.
A tutti viene insegnato lesercizio fisico e quello della
guerra, perci sono invincibili; tuttavia intervengono solo
se attaccati o per difendere gli alleati. Praticano poco il
commercio anche se conoscono la moneta. Agricoltura e
navigazione sono tenute in grande stima; i cibi sono naturali
e scarse le malattie. Niente prigioni e pochissime leggi:
giudizi e condanne si eseguono pubblicamente. La loro
religione naturale molto vicina al Cristianesimo: credono
nellimmortalit dellanima e rivolgono preghiere solenni al
Cielo, di cui indagano i segreti astrologici. Adorano Dio e
onorano i corpi celesti, ma soprattutto il Sole, ch
insegna e volto di Dio, da cui viene la luce e l calore e ogni
altra cosa.

La fortuna europea dellopera legata alla redazione


latina, che sinserisce nel filone dellUtopia di Tommaso
Moro, ma grande successo negli ambienti della cultura
democratica e fra i ceti popolari ebbe fino a tutto
lOttocento la versione italiana.
La forma ideale dello Stato sta nella sua struttura
razionale; la natura fondamentale di ogni comunit politica
riconosciuta nella ragione.
***
T homas More (Tommaso Moro 1480-1535) esprime in
Utopia (1516, romanzo filosofico), le sue idee politiche
tramite un filosofo-narratore (Raffaele) il quale narra la sua
esperienza di osservatore in unisola ignota (Utopia)
durante uno dei viaggi di Amerigo Vespucci.
Punto di partenza del racconto la critica delle
condizioni
sociali
dellInghilterra di
quel
tempo:
laristocrazia terriera sostituisce alla coltura di cereali
lallevamento, pi redditizio, di montoni con terre a pascolo,
costringendo i contadini allaccattonaggio e al furto. Da ci
More
vagheggia
una
trasformazione
radicale
dellordinamento sociale.
Nasce cos Utopia, stato sociale ideale, in cui:
la propriet privata abolita
i cittadini sono tutti addestrati allagricoltura
loro e largento non hanno pregio
ognuno deve esercitare un proprio mestiere
appositi magistrati vigilano affinch nessuno resti ozioso
si lavora per sei ore e si dedica il resto della giornata alle
lettere e al divertimento
la cultura orientata allutilit comune
si trascura la logica, ma si curano le scienze positive e la
filosofia

i principi della ragione si integrano con quelli religiosi


le basi della religione sono: limmortalit dellanima
(destinata da Dio alla felicit) e il premio o il castigo dopo la
morte.
Gli utopi riconoscono che la guida naturale delluomo
il piacere, sul quale si fonda la solidariet umana: luomo
aiuta il suo prossimo evitandogli il dolore, perch ritiene
che il piacere un bene per laltro e, come tale, un bene
anche per lui stesso.
Caratteristica di Utopia la tolleranza religiosa: tutti
riconoscono in Dio il creatore dellUniverso e lautore di
un ordine provvidenziale, sicch ognuno lo concepisce e lo
venera a modo suo; la fede cristiana coesiste con le altre
fedi. Ognuno pu persuadere, senza violenza alcuna, laltro,
ma nessuno pu violare la libert religiosa dellaltro.
vietata ogni dottrina che nega limmortalit dellanima e la
provvidenza divina: chi la professa non viene punito, ma
impedito di diffonderla. La Repubblica degli utopi dunque
uno stato conforme a ragione: i principi religiosi sono quelli
che la ragione pu far valere, in modo che lintolleranza non
trovi posto n giustificazione.
No I. Rocchi
Reggio Emilia, giugno 2009

Postfazione
LAshtar Vidya, la pi importante opera sullalta magia
secondo la tradizione dei Rishi ariani, affermerebbe
lesistenza di una Forza Occulta potentissima che, [...]
diretta contro un esercito da un Agniratha (carro di fuoco,
N.d.A.) fissato su un vascello volante, ridurrebbe in cenere
centomila uomini ed elefanti. Cos riporta Madame
Blavatsky ne La Dottrina Segreta confermando la reale
esistenza del Vril: la Forza primaria, lAnima Mundi, la Luce
Siderea, il Fohat che gli antichi maghi e i teurghi usavano
sapientemente e di cui conoscevano gli sterminati poteri,
una Forza primordiale che il saggio ovvero luomo
spiritualmente evoluto pu gestire a proprio piacimento.
Lintero romanzo di Lord Lytton incentrato su questa
energia immensa che il popolo sotterraneo dei Vril-ya
convinto essere la fonte unica di tutte le energie. Lenergia
magnetica, quella elettrica come anche quella atomica e
nucleare avrebbero quindi una origine comune che le
comprende e nello stesso tempo le genera e le differenzia.
Una forza che in grado di controllare sia gli elementi
naturali sia luomo o meglio lUomo nella sua totalit di
corpo, anima e spirito.
La razza che verr la razza che ha raggiunto un livello
elevatissimo di conoscenze scientifiche e tecnologiche ma
soprattutto la razza che ha conquistato la consapevolezza
del Vril, della propria grandezza e della propria capacit di
evolvere la specie umana che abita la superficie del pianeta
e il Cosmo intero.
Il clima positivista in cui Lord Lytton viveva come anche
il chiaro influsso della tradizione utopica europea, di cui
Utopia di T homas More e La Citt del Sole di Tommaso

Campanella rappresentano gli esempi pi illustri, sono ben


evidenti nella descrizione particolareggiata degli usi e
costumi dei Vril-ya. Le allora recenti scoperte scientifiche
sulle forze magnetiche ed elettriche e loro relativa
applicazione nei diversi campi della vita umana, dalla
urbanistica alla medicina danno vita a elementi
fantascientifici (un po alla Jules Verne) e fantapolitici. La
dotta dissertazione sulla lingua dei Vril-ya nel capitolo
dodicesimo, che ricorda nella sua semplicit grammaticale,
nella struttura sintattica e nella formazione dei lemmi,
quelle costruzioni linguistiche artificiali che saranno il
volapk e soprattutto lesperanto, sono espressioni
positiviste di una volont di universalit tipica di una certa
intellighenzia di fine Ottocento.
Da un punto di vista socio-politico si desume la
superiorit delle Gy-ei (le donne) rispetto agli Ana (uomini)
o quanto meno una assoluta parit di diritti e di doveri. Una
educazione rigorosa pi che rigida, segnata da tappe ben
definite nel corso dello sviluppo dellindividuo che lo
rendono capace di scegliere in piena libert la strada che
ritiene pi consona alle proprie inclinazioni. Concetti
quanto mai attuali che ritroviamo anche in altre utopie sia
precedenti che successive a La razza che verr.
Ma la lettura esoterica che finisce per far coincidere
in un tutto organico queste teorie con la tradizione occulta.
Fonti occulte ci tramandano che gli Atlantidei possedessero
la conoscenza profonda di certe forze utilizzate persino
come agente propulsivo per alimentare macchine volanti e
che fossero in grado, tramite la gestione di questa energia
cosmica o vrilica, di invertire la forza di gravit: si
spiegherebbe cos anche la modalit di costruzione delle
piramidi di Giza, per esempio, essendo i sacerdoti egizi

eredi diretti degli Atlantidei superstiti al diluvio che


sommerse il loro continente. E il popolo Vril-ya detiene nel
proprio archivio storico-leggendario la testimonianza di un
diluvio che distrusse una civilt precedente, costringendo
cos alcuni di loro a riparare nel sottosuolo in attesa di
ritornare in superficie quando i tempi fossero stati maturi.
A questo punto non ci si pu esimere dal fare
riferimento al Regno Sotterraneo, lAgartha, di cui ci parla
diffusamente Ren Gunon nel suo breve ma ricchissimo
saggio Il Re del Mondo. Una citt sotterranea situata nelle
vicinanze del mistico T ibet con a capo un Saggio che dirige
le sorti dellumanit intera. Agartha non sempre stata
relegata nel sottosuolo n lo sar per sempre: quando i
tempi lo richiederanno torner alla luce. E cos i Vril-ya, ma
per distruggerci.
E qui ci si pu perdere nei meandri di quelle supposizioni
pi o meno fondate e vere sugli stretti collegamenti con il
nazismo di Hitler. comunque ormai assodato che a Berlino
intorno al 1920 venne fondata una Societ del Vril o Loggia
Luminosa, ordine iniziatico basato proprio su La razza che
verr i cui discepoli vantavano una conoscenza in grado di
evolvere luomo a livello degli abitanti sotterranei; pi tardi
si evidenzieranno collegamenti e relazioni della Societ del
Vril con altre realt occulte e soprattutto con la pi nota
Societ di T hule di cui pare fossero membri anche
Himmler e lo stesso Hitler.
Il lettore con piglio da ricercatore storico-iniziatico
trover infiniti nessi e intrecci insospettati fra le diverse
associazioni esoteriche tedesche (e non) esistenti in quel
periodo ricco di fermenti. Ricordiamo che gi lo stesso
Lord Lytton faceva parte di un Ordine Rosicruciano inglese
ed era versatissimo nelle scienze occulte e che persino suo

padre aveva istituito a Londra un club di alta magia


iniziatica frequentato da altissime personalit in ambito
occulto.
T utto ci una conferma che con La razza che verr si
debba ammettere un qualcosa di pi di un insieme sapiente
e modernissimo di utopia, scienza positivista e teorie
evoluzionistiche (recentemente tema di accesi dibattiti da
parte di eminenti scienziati a livello internazionale). La
forte connotazione esoterica ci porta a considerare una
lettura che forse rappresenta una chiave (se non la chiave)
per accedere al significato pi profondo del romanzo.
Sono presenti diversi livelli di lettura come spesso
accade. Il lettore si pu allora lasciare trasportare dal mero
aspetto fantastico e vivere in prima persona quel mondo
sotterraneo e meraviglioso popolato da esseri superiori,
maghi in un certo senso in quanto capaci, appunto, di
plasmare e gestire la Forza Primordiale; pu incontrare la
studiosa Zee, membro del Collegio dei Saggi, che
rappresenta per il protagonista visitatore del popolo
sotterraneo un po quello che erano Virgilio o Beatrice per
Dante, ovvero lospite che accompagna alla scoperta del
nuovo mondo ma anche della conoscenza. Da sottolineare
che Zee impartisce gli insegnamenti a Lord Lytton
attraverso una sorta di telepatia in uno stato di trance,
evidenziando cos linfluenza di un certo pensiero orientale
e iniziatico. Lo stesso lettore pu poi dialogare con AphLin, meravigliarsi davanti a piante o ad animali sconosciuti
dallaspetto primitivo e antidiluviano, o pu considerare il
romanzo come un trattato politico-utopico cogliendo
critiche e ironie della struttura politica e sociale vittoriana
in cui Lord Lytton era inserito.
Ma il lettore pi attento e predisposto riuscir ad

intravedere il percorso alchemico che porta alla


trasformazione delluomo in Uomo Spirituale tramite la
conoscenza del Vril: questo luomo della razza futura, un
uomo evoluto interiormente e spiritualmente, capace di
guidare gli altri uomini verso lobiettivo comune che ,
appunto, il raggiungimento di tale conoscenza da applicare
alla vita per il bene comune.
In questo senso credo si possa intendere la volont dei
Vril-ya di distruggere la nostra civilt: non una distruzione
fisica, non un nuovo olocausto, ma una distruzione interiore
e graduale dellio ipertrofico personale attuabile con la
forza del Vril che faccia crescere sempre pi il vero Io
individuale che il Dio in Noi.
Fabrizio Ferretti

Glossario
ALCHIMIA: nome arabo di una scienza antichissima collegata con la
magia; studiava la trasformazione delle sostanze, i veleni ecc Con
le sue effettive scoperte precorse la Chimica.
ARIANI (O ARII): antichissimi abitanti della regione del fiume
Oxus (Turkestan) e dellArius (Afghanistan) e progenitori dei popoli
europei. Dalla loro lingua ebbero origine le lingue arie (greco,
sanscrito, latino, germanico, nonch slave e derivate). Nella
terminologia razzista ariani sono i non semiti in generale.
AUTOMA: macchina (anche con figura umana) che pu eseguire
movimenti e azioni degli esseri animati. Fin dallantichit si
costruirono automi, sia per diletto che per attrazione (Erone).
BRACHICEFALO: individuo il cui cranio ha il diametro trasversale
e quello antero-posteriore di misura uguale (es. gli indoeuropei).
BUDDHA: (in sanscrito = il risvegliato). Siddharta (ca. 520-480 a.
C.), principe indiano fondatore del buddismo che sostitu il
brahamanesimo. Abbandonata la famiglia, si diede alla meditazione,
indi allascesi e alla predicazione.
DOLICOCEFALO: individuo il cui cranio ha il diametro anteroposteriore molto pi lungo di quello trasversale.
ELETTROBIOLOGIA: (parte della biologia) studia i fenomeni
elettrici connessi con le attivit dei tessuti muscolari e nervosi e in
genere linfluenza dellelettricit sui fenomeni biologici.
ENTOMOLOGIA: studia gli insetti, sia per classificarli, sia per
conoscerne lutilit.
ESOTERISMO: insegnamento occulto, dottrina o tecnica speciale di
espressione simbolica che ha come fine liniziazione. anche
quellinsieme di conoscenze occulte che vanno sotto il nome di

Tradizione, unica e universale in tutte le epoche e i luoghi


nonostante peculiarit e differenziazioni nei rituali o nel metodo.
FAST: epiteto che indica le giovani donne anglosassoni.
INGEGNERIA GENETICA E BIOTECNOLOGIE: interventi sulle
cellule e sui geni. Lultimo trentennio del secolo scorso e i primi anni
del Duemila sono caratterizzati da vistosi progressi scientifici nella
manipolazione mirata di materiale genetico, sia di una specie, sia di
specie differenti, allo scopo di leggere a analizzare geni esistenti,
sequenze di DNA (acido desossiribonucleico) e/o sperimentare ed
effettuare modifiche dei geni stessi. In altri termini, si tratta di
conoscere come operare per capire-ricostruire il funzionamento dei
nostri geni e come farli lavorare alle nostre dipendenze. Le
implicazioni in medicina e nellindustria sono evidenti. Nella
genetica e nelle biotecnologie che oggi la caratterizzano si passa
dalla struttura a doppia elica del DNA, alla sintetizzazione delle
proteine, agli enzimi di restrizione, alla mappatura dei geni di un
individuo, alla bioteca (biblioteca dellingegneria genetica) fino a
determinare, dopo i passaggi di amplificazione del DNA, clonazione
dei geni, un progetto di Genoma Umano con conseguenti implicazioni
sociali, culturali, e soprattutto etiche.
Se si sono clonati animali possibile e/o lecito clonare esseri umani,
anzi fabbricare uomini secondo caratteri mirati? Spesso i confini
fra scienza e fantascienza sono molto sfumati, specialmente se
teniamo presente che, diversamente da quello che molti credono,
non tanto levoluzione biologica a determinare levoluzione
culturale, ma piuttosto questa a determinare quella.
quindi la cultura nelle sue diverse forme il vero motore
dellevoluzione
umana
in
campo
biologico.
Il
problema
dellevoluzione verso un modello di uomo-cittadino (scienziato o
guerriero o lavoratore), e quindi della sua selezione, si sposta cos
dalla biologia alla politica, anzi dalla scienza medica come
ingegneria genetica, allEtica di Stato per la creazione di una razza
di lite.
A frenare la fantasia o a bloccare le isterie ideologiche resta il fatto
che un tale processo, sempre che sia possibile scientificamente,
avrebbe bisogno di tempi lunghissimi, addirittura di millenni.

MAGIA: pratica che mira al raggiungimento della conoscenza di


principi e percorsi da parte delluomo per controllare le forze della
Natura. Nellaccezione che noi oggi conosciamo, si pu far risalire
questa scienza-arte alla civilt dei Caldei, nonostante anche in
epoche precedenti fossero presenti pratiche a fini magici.
MESMERISMO: mesmerismo o magnetismo animale, dottrina
elaborata da F.A. Mesmer, per cui ogni essere vivente emana
energia in quanto possiede un suo flusso magnetico. Tentativo di
applicazione terapeutica pu essere limposizione delle mani sul
corpo del malato.
METEMPSICOSI: dottrina religiosa orientale che ammette la
trasmigrazione delle anime e la successiva reincarnazione in pi
corpi, anche di animali (buddismo, brahamanesimo, pitagorismo).
MITO: narrazione favolosa riferita a personalit divine o eroiche,
comunque trascendenti la realt.
ODICO: (dal greco oid = canto) melodia cantata che accompagna un
ballo aggraziato, meraviglioso.
ODINO: (o Wotan della mitologia germanica) principe degli dei, dio
della guerra e della poesia, padre di tutti gli uomini e creatore del
mondo, veniva rappresentato vecchio e con un unico occhio, avendo
sacrificato laltro per amore della scienza.
PATERA: vaso tondo e piatto usato da Etruschi e Romani per
sacrifici.
PERI: esseri favolosi (solitamente benevoli), folletti, geni delle
credenze popolari iraniche, simili alle nostre fate in quanto a
poteri magici. Dalla raccolta poetica di T. Moore Lalla Rookh
(1817) entrarono nella letteratura romantica.
PROMETEO: Titano, figlio di Giapeto, rub il fuoco agli dei per
donarlo agli uomini; Zeus (Giove) lo fece incatenare su una roccia
del Caucaso, dove unaquila gli divorava il fegato. Liberato da

Ercole, fu ammesso allOlimpo.


RAZZA: gruppo etnico che presenta nella forma corporea particolari
combinazioni di caratteri trasmissibili per via ereditaria e variabili
entro certi limiti. La pi comune divisione delle razze umane si basa
sul colore della pelle, ma in realt le distinzioni sono fondate su
complessi caratteri morfologici, come il colore degli occhi e dei
capelli, la forma del cranio, la struttura dello scheletro, ecc
Secondo la classificazione del Biasutti si hanno: europoidi (dal ceppo
ainu e uralico), europidi (razza mediterranea, nordica, iraniana,
indiana, pamiriana, alpina, baltica), il ramo dei mongoloidi (ceppo
tibetano, paleosiberiano), il ramo dei mongolidi (ceppo tungus o
sudmongolico). Altri rami: negridi, australoidi, ecc
Lantropologia fisica di oggi concorda sul fatto che la classificazione
delle varie razze rimane alquanto aleatoria, se non ingannevole (ad
esempio non mai esistita una razza indo-europea o razza ariana)
come restano dubbie le teorie tendenti a collegare la diffusione delle
lingue indo-europee alla storia di qualche determinata razza. Errore
evidente si rivelato quello di attribuire agli ipotetici portatori di
quelle lingue i caratteri dei gruppi somatici attuali. Tali caratteri
sono, anche se in parte, molto recenti.
RAZZISMO: tendenza a considerare la razza come complesso di
caratteri non solo fisici, ma anche intellettuali e spirituali, come
fattore essenziale nella genesi e nello sviluppo delle civilt: vedasi
il Saggio sulla ineguaglianza delle razze umane (1854) del francese
Gobineau. Le sue tesi, portate alle estreme conseguenze dal
nazismo, che proclamava la superiorit della razza germanica e la
necessit di conservarne la purezza, discriminarono gli altri gruppi
etnici e in particolare gli ebrei.
ROSACROCE: confraternita di illuminati i cui segreti furono scoperti
nella tenuta di un cavaliere tedesco del secolo XV. Da uno scritto
anonimo del 1614-15 questo era il programma: conoscenza
dellavvenire, guarigione degli incurabili, fabbricazione di metalli
preziosi, riforma del mondo intero.
Alchimisti, astrologi, teosofi, occultisti ed esoterici in genere,
interessati al sincretismo religioso della Confraternita, diedero vita
ad un vasto movimento di iniziati in Germania, Francia, Austria,

Paesi Bassi, Inghilterra. Nel secolo XX le associazioni rosacrociane


in Occidente promossero la stampa di
testi
divulgativi,
lorganizzazione di corsi iniziatici e di conferenze, suscitando
linteresse e provocando ladesione di famosi scrittori, filosofi,
musicisti, scienziati e politici.
Da notare che lesoterismo dei rosacroce converger con il magismo
delle rune nella versione germanica dei diversi gruppi occultistici
(Societ del Vril, Loggia Luminosa, Societ di Thule) proprio nel
periodo di sviluppo della Golden Dawn (Alba Dorata).
RUNA: ciascuno dei ventiquattro segni alfabetici a
bastoncini dellantica scrittura germanica e scandinava.

forma

di

SEMITI: gruppo etnico di razza europide, che, secondo la tradizione


biblica, discende da Sem figlio di No; comprendeva: Caldei, AssiroBabilonesi, Fenici, Cananei, Aramei, Morabiti, Ebrei, Arabi ed
Etiopi. Lingue semitiche sono quelle accadiche (assiro-babilonesi),
cananee (cananeo, fenicio, ebraico), aramaiche (siriano, arabo).
SIR PHILIP SIDNEY: (1554-1586) poeta, soldato e cortigiano
inglese, ambasciatore della Regina Elisabetta, introdusse in
Inghilterra la poetica del Rinascimento italiano.
SVASTICA: croce a bracci uguali con prolungamento ad angolo retto
di solito orientato verso sinistra. Tale segno grafico compare fin
dalla preistoria e dalla protostoria su documenti archeologici di
civilt distribuite su unarea vastissima, dal Mediterraneo allAsia
anteriore, allEstremo Oriente, allAmerica, assumendo significati
diversi dal decorativo al simbolico sacrale. Fino ad epoche
relativamente recenti ha mantenuto un suo fascino e in et
contemporanea, stando alle dichiarazioni ufficiali di personalit del
Nazismo, stato riconosciuto, se pure erroneamente come esclusivo
simbolo indoeuropeo. La svastica compare sin dal IV millennio
avanti Cristo nella ceramica di Mussian Tepe (Mesopotamia), ritorna
nella Bandkeramik danubiana, in manufatti di Troia e di Creta.
Particolarmente frequente nellet del ferro, compare spesso nelle
decorazioni geometriche della ceramica greca e, sempre in Grecia
(VII sec. A.C.) nella ceramica orientalizzante beota, nella
monetazione classica. Risulta inoltre documentata in Puglia, nonch

nella Gallia preromana e romana. Nellarte sciatica i bracci sono


ricurvi e nellarte indiana simbolo del Sole (ruota solare). Dal VI
secolo a. C. il Buddismo la assume come simbolo sacro. Per la
maggior parte degli studiosi rappresenta la rotazione di un astro.
Allinizio del XX secolo il simbolo viene introdotto alla Corte di
Russia forse da esoteristi che lo riconducevano alla tradizione
tibetana. nota la devozione dellultima zarina, Alexandra
Feodorovna, la quale avrebbe conosciuto il simbolo ad opera del
medium Badmaiev, formatosi a Lhasa. Da questo ambiente esoterico,
nel quale la svastica rappresentava il segno di una conoscenza e di
una civilt superiore,
riferibile alla vera et delloro
dellUmanit, pass probabilmente al repertorio emblematico
nazista grazie allinfluenza dellorientalista Karl Haushofer e forse
dello stesso Alfred Rosenberg. Gi nelle prime manifestazioni del
partito, subito dopo la prima guerra mondiale, la svastica fu simbolo
e sigla di propaganda; conquistato il potere, Hitler la volle ovunque,
dal distintivo ai fregi architettonici, come emblema del Nuovo Reich
della Germania ridestata alla funzione portatrice delle autentiche
forze indoeuropee. (da: Grande Dizionario Enciclopedico UTET,
Torino).
TEOSOFIA COSMICA: lidea di un magico patto tra luomo e il
cosmo, mediato da una personalit creatrice (capo) giunta
dallalto. Hitler e i suoi seguaci ne furono affascinati. Da notare che
il Colonnello Claus von Stauffenberg, lattentatore del Fhrer (20
luglio 1944), quando fu arrestato, portava un anello con inciso Finis
Initium (dal celebre poema di Stefan George, membro di questa
comunit). Si pu cos dedurre che la decisione di eliminare Hitler,
che stava portando la Germania al completo disastro, venne presa in
quegli stessi ambienti iniziatici che ne avevano favorito a suo tempo
lascesa al potere.
THULE: antica designazione
(Shetland? Islanda? Norvegia?)

di

una

misteriosa

terra

nordica

TRANCE: stato ipnotico in cui un sensitivo pu entrare


volontariamente e durante il quale si ha la perdita della coscienza.
TURANICO: (lingua) riferibile al bassopiano omonimo dellAsia

centroccidentale compreso fra Iran, Mar Caspio, steppa dei Kirghisi.


VRIL: energia misteriosa di potenza incommensurabile; pu essere
ridotta al servizio delluomo da procedimenti misterici riferibili ad
intelligenze superiori.

Nota delleditore
Un particolare ringraziamento rivolto al Prof. No Rocchi per la
stesura della prefazione, dellAppendice e del Glossario e al Dott.
Fabrizio Ferretti per la redazione della postfazione.
Questi importanti apparati critici consentono al lettore di avvicinarsi
con maggiore consapevolezza a La razza che verr e di apprezzare
maggiormente una delle opere pi significative della letteratura
minore ottocentesca.

Benedetta Reverberi

Indice
Copertina
Prefazione
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII
Capitolo XIII
Capitolo XIV
Capitolo XV
Capitolo XVI
Capitolo XVII
Capitolo XVIII
Capitolo XIX
Capitolo XX
Capitolo XXI
Capitolo XXII
Capitolo XXIII
Capitolo XXIV
Capitolo XXV
Capitolo XXVI
Capitolo XXVII
Capitolo XXVIII
Capitolo XXIX
Appendice
Postfazione
Glossario
Nota delleditore

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