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A proposito deI De Trinitate di S. Agostino G. Madec ha recentenlente scritto con l'abituale esprit de finesse ehe 10 distingue: "l'ouvrage a ete lilal traite (si ce n'est: maltraite) au cours des sieeies dans
les instituts universitaires".l In effetti, limitandoci solo ai nostri tempi, le critiche rivolte dai teologi al capolavoro agostiniano sono tante
e le pi disparate. La parte pi bersagliata e senz'altro quella consacrata a illustrare il mistero trinitario mediante l'analisi della psicologia umana. e'e chi ha accusato l'autore di presunzione,2 chi gli ha
rinfacciato "il proposito di concepire Dio e il mondo sulla base dello
spirito dell'uomo",3 chi ha parlato di un'avventura terminata in un
fallimento. 4 L'esempio forse pi macroscopico della difficolta a capire l'opera e dato da chi ha parlato di "gioco delle analogie" e di "sterile esercizio intellettuale": "La speculazione trinitaria agostiniana e
rimasta abbagliata dal gioco delle analogie, ehe hanno finito per assorbire totalmente la riflessione, tenendola lontana dal terreno biblico, per cacciarla nel vicolo cieco di uno sterile esercizio intellettuale".5 Alcuni teologi sono disposti a riconoscere ad Agostino il merito di avere intuito l'analogia dell'amore 0 la via della intersoggettivita 0 della comunione tra gli uomini, ma giudicano negativamente il suo frettoloso abbandono. 6 Altri, dinanzi a tante criti1 G. Madec, Inquisitione proficiente. Pour une lecture "saine" du De Trinitate d'Augustin, in Gott und sein Bild. Augustins De Trinitate im Spiegel gegenwrtiger Forschung, a cura di J. Brachtendorf, Paderborn 2000, p. 53.
2 L. Bouyer, Il Consolatore, Roma 1983, p. 226.
3 K. Flasch, Agostino d'Ippona. Introduzione all'operafilosofica, Bologna 1983,
p.323.
4 O. du Roy, L'intelligence de la foi en la Trinite selon saint Augustin. Genese
de sa theologie trinitaire jusqu'en 391, Paris 1966, p. 45l.
5 A. Milano, Trinita, in Dizionario teologico interdisciplinare 111, Torino 1977,
p.494.
6 M. NedonceIle, L'intersubjectivite humaine est-elle pour saint Augustin une
image de la Trinite?, in Augustinus Magister I, Paris 1954, pp. 595-602; J.B. du
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In alcune reeenti rieerehe 19 credo di aver mostrato, eon sufficiente eertezza, una reale e diretta dipendenza della dottrina trinitaria deI primo Agostino da Mario Vittorino e da Ambrogio. Mentre
O. du Roy eollegava il pensiero trinitario deI primo Agostino eon la
triade plotiniana, una piu attenta lettura dei dialoghi di Cassieiaeo
ha portato alla luee ehe le fonti ispiratriei deI pensiero trinitario ivi
eontenuto sono soprattutto i due suddetti autori eristiani. Le prove
di questa eonelusione sono abbastanza evidenti sia a livello lessieale
ehe dottrinale. L'autore dei dialoghi eonosee assai bene i nomi seritturistiei delle Persone divine: Padre, Figlio e Spirito santo, ma evita
di parlare di Tre Persone e preferisee usare il termine tripotens (Ord.
2,5,16) 0 tria (B. vita 4,35), proprio eome aveva fatto Mario Vittorino,
ehe usa piu volte tripotens (Adv. Ar. 1,12,2; 50,4; 56,5) e il eorrispondente greeo lptUVUJlOC; (Adv. Ar. IV,21,26); usa anehe tria numerose
volte: Ex. gr: ex una substantia tria (Adv. Ar. 1,12,2 e 25; 1,13,30). Agostino ehiama il Padre Principium sine principio (Ord. 2,5,16), un'espressione ehe si legge quasi unieamente nei trattati di Mario Vittorino
(Ep. Cand. 1,3,21; Ad Cand. 16,10-11). E' probabile ehe anehe per
l'espressione summus modus (B. vita 4,34 e 36) l'autore dei dialoghi
sia debitore, almeno in parte, a Mario Vittorino. In effetti, se e vero
ehe l'Uno e detto Misura e Limite sia da Plotino 20 ehe dallo stesso
Platone,21 nei trattati an tiariani e spiegato bene il senso della parola
terminus (0 modus: Adv. Ar. IV,19,29-37) e l'Uno viene presentato come Colui ehe e interminatus, immensus, sed cetens, sibi terminatus et
mensus (Adv. Ar. IV,24,28-29; Inno 111,172-173). Al prima Agostino,
poi, piaee ehiamare il Figlio eon il norne di Intellectus divino (C.
Acad. 3,19,42; Ord. 2,9,5,16; 9,26): ancora nel De Trinitate (6,10,11) 10
ehiama primus ac summus Intellectus. Ebbene, anehe questo norne e
usato assai frequentemente da Mario Vittorino, ehe in un passo del18 Per le citazioni delle opere di S. Agostino abbiamo utilizzato il testo dell'edizione bilingue latino-italiana della NBA di Citta Nuova. Per l'Adversus
Arium e gli Inni di Mario Vittorino ci siamo serviti soprattutto dell'edizione
di Sources Chretiennes a cura di P. Hadot, mentre per i commentari paolini abbiamo fatto ricorso alle edizioni dello CSEL.
19 N. Cipriani, Le fonti cristiane; Id., Agostino lettore dei commentari paolini di
Mario Vittorino, in Augustinianum 38 (1998), pp. 413-428.
20 Plotino, Enneadi 1,8,2.
21 H. Krmer, Platonee ifondamenti della metafisica, Milano 1982, pp.172-173.
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La preghiera iniziale dei Soliloquia non solo tradisce la fon te ispiratrice nella sua articolazione trinitaria, ehe riecheggia l'andamento
degli Inni trinitari di Mario Vittorino, ma anche nello stesso schema
diadico. Infatti, in un primo paragrafo si invoca il Padre, principio
di tutto e soprattutto deI Figlio: Verita, Sapienza, Vera e somma Vita
ecc., mentre in un secondo paragrafo si invoca dapprima il Figlio
nella sua funzione creatrice e redentrice e poi 10 Spirito santo per la
sua azione iHuminatrice e santificatrice (Sol. 1,2-3). Anche l'idea della filiazione deHo Spirito santo appare abbastanza chiara nel De
Ordine, la dove si dice ehe "egli appare Dio perfetto, perehe non 10
impedisce alcuna degenerazione".23 La stessa idea ritorna comunque
in modo inequivocabile neHa preghiera dei Soliloquia, dove il Padre
e invocato come Pater evigilationis atque illuminationis nostrae, pater
pignoris quo admonemur redire ad te (Sol. 1,1,3). Gia O. du Roy aveva riconosciuto in questa invocazione l'idea deHa filiazione deHo Spirito
santo. 24 La conferma definitiva ci e data nel De Trinitate, dove leggiamo la retractatio deH'espressione Pater pignoris:
Quid enim tam manifeste relative dicitur quam pignus? Ad id quippe
reJmur cuius pignus est, et semper pignus alicuius rei pignus est. Num ergo
cum dicimus pignus Patris et Filii, possumus vicissim dicere Patrem pignoris
autFilium pignoris? (Trin. 5,12,13) .25
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factum. Sed spiritale corpus intelleg;itur, quod ita spiritui subditum est, ut
caelesti habitationi conveniat.
3. Il De Trinitate
Libri I-N
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nel eommento della lettera Ai Filippesi. 42 Sembra pereio diffieile negare ehe la dottrina riferita in Trin. 1,8,15 sia da mettere in relazione
eon l'opera di Mario Vittorino.
Anehe nel libro seeondo troviamo indizi della lettura dei trattati
antiariani. Agostino sta esaminando i testi seritturistiei ehe presentano qualehe ambiguita circa l'uguaglianza delle Persone divine. In
Trin. 2,1,3 distingue tre generi di testi seritturistiei: quelli ehe parIano dell'unita deI Padre edel Figlio; quelli ehe mostrano il Figlio inferiore al Padre a causa della sua inearnazione; infine quelli ehe non
affermano ne l'inferiorita ne la disuguaglianza deI Figlio, nla solo la
sua origine dal Padre. Anehe in questo testo R. Sehmid aveva rieonoseiuto un'allusione a Mario Vittorino, perehe questo autore, pur
avendo molto insistito sulla uguaglianza tra il Padre e 11 Figlio, aveva
anehe parlato apertamente di una inferiorita e disuguaglianza deI
Figlio, non spiegata soltanto eon l'assunzione della natura unlana ne
eon la sua origine dal Padre, ma eon altre ragioni teologiehe. EI un
punto, in eui il rimando a Mario Vittorino non appare ehiaro per il
momento, ma apparira eon evidenza in un altro libro (cf. Trin.
6,3,5). Molto piu interessante mi sembra un altro passo, non notato
da R. Sehmid, in eui emerge eon ehiarezza il eollegamento dell'idea
della filiazione dello Spirito Santo eon l'opera di Mario Vittorino
(Trin. 2,3,5). Dopo aver mostrato ehe le parole: Mea doctrina non est
mea, sed eius qui misit me (10. 7,17), non esprimono aleuna disuguaglianza tra il Padre e il Figlio ma solo l'origine deI Figlio dal Padre,
Agostino passa a trattare un altro testo deI vangelo di Giovanni, ehe
puo risultare oseuro quanto all'origine dello Spirito santo. Riferisee
dapprima 10. 16,13-14 e osserva:
Post haec verba nisi continuo secutus dixisset: Quia de meo accipiet et
annuntiabit vobis, crederetur fortasse ita natus de Christo Spiritus Sanctus
quemadmodum ille de Patre. De se quippe dixerat: mea doctrina non est mea,
sed eius qui me misit, de Spiritu autem Sancto: Non enim loquetur a
semetipso, sed quaecumque audiet loquetur, et: Quia de meo accipiet et
annuntiabit vobis. Sed quia reddidit causam cur dixerit: de meo accipiet (ait
enim: Omnia quaecumque habet Pater mea sunt; propterea dixi: Quia de meo
accipiet), restat ut intellegatur etiam Spiritus Sanctus de Patris habere sicut et
Filius.
Seeondo Agostino, quindi, le affermazioni deI vangelo di Giovanni ehe 10 Spirito Santo "non parlera da se stesso, ma vi dira quanto
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Ebbene, nell'Adversus Arium Mario Vittorino aveva detto ehiaramente ehe 10 Spirito santo viene dal Figlio eome il Figlio viene dal
Padre: Duo ergo et isti, ex alio alius, ex filio spiritus sanctus, sicut ex deo
filius. Ma la eosa piu interessante e ehe aveva dedotto tale dottrina
dalle stesse parole deI Vangelo, indieate da Agostino: ex meo accipiet.
Serive infatti:
Dicit ergo: ex meo accipiet, quod una motio, hoc est actio agens, Christus est
et spiritus sanctus. Et primum est vivere et ab ipso quod est vivere, et intellegere.
Vivere quidem Christus, intellegere spiritus. Ergo spiritus a Christo accipit, ipse
Christus a patre et idcirco et spiritus a patre (Adv. Ar. 1,13,33-41).
Gli stessi versetti giovannei (10. 16,13-14) vengono riehiamati anin un altro trattato eon la stessa esegesi. Dopo aver riferito quei
versetti, infatti, eommenta:
~ora
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su non e ne figlio dello Spirito Santo ne figlio di se stesso) potrebbero apparire, a prima vista, messe li per easo, eome ipotesi assurde.
In realta, esse trovano puntuale riseontro nei trattati di Mario Vittorino, il quale non solo non aveva esitato a parlare dello Spirito Santo
eome la nladre di Gesu sia nella generazione eterna ehe in quella
awenuta nel tempo (Adv. Ar. 1,58,11-13) e quindi di Gesu eome figlio dello Spirito santo, ma aveva seritto anehe ehe il Figlio genera
se stesso e pereio e figlio di se stesso: a se se generans filius, sed potentia
patris se se generans filius (Adv. Ar. 1,32,3). Anehe qui, dunque, abbiamo un innegabile rinvio ai trattati di Mario Vittorino. 43
3.2. Libri V-VII
E' tuttavia nella seeonda sezione dell'opera (11. V-VII), ehe si trovano le traeee piu eopiose e eonsistenti della presenza di Mario Vittorino.
3.2.1. LilJro V
Sono preeisazioni dirette soprattutto all'autore dei trattati antiariani, il quale aveva applieato il termine pater anehe al Figlio in ordine alle eose ereate:
Pater ergo omnium et generator AOyOC;, per quem omnia eJfecta sunt et sine quo factum est nihil (Adv. Ar. 1,18,5-6).
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Logos
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mente il piu qualifieante deI Figlio, viene esteso anehe al Padre, logos in potenza, in riposo, ehe si attualizza, si esteriorizza nel Figlio".47 Infine, la stessa parola filius, da sempre riservata al Figlio per
indieare la sua relazione eol Padre, era stata estesa da Mario Vittorino anehe aHo Spirito santo: neU'Inno I il Padre e ehiamato ingenitus,
il Figlio unigenitus, 10 Spirito santo genito genitus (Inno 1,75) .48
Dopo aver preeisato, eontro l'uso di Mario Vittorino, ehe filius,
verbum e imago sono parole ehe si possono dire solo deI Figlio in relazione al Padre e ehe "nessuna di essa si appliea al Padre" (Trin.
5,13,14), Agostino torna all'esame deI termine principium. Questa parola si attribuisee al Padre nei eonfronti deI Figlio, per indieare la
relazione di generazione:
Ad se autem invicem in Trinitate, si gignens ad id quod gignit principium est, Pater ad Filium principium est, quia gignit eum.
Abbiamo qui una prima risposta, per ora basata solo sul dato biblieo, al problema posto dalla teologia trinitaria di Mario Vittorino,
ehe identifieava proeessione e generazione. Per S. Agostino il Padre
e il prineipio anehe dello Spirito santo, perehe questo proeede da
lui; proeede per non eome "nato") bensi eome "donato".
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3.2.2. Libro VI
Qui Agostino torna a eritieare il maneato rieonoseimento deI valore relativo di termini eome verbum e imago, eome aveva fatto Mario
Vittorino, per il quale sia il Padre ehe il Figlio sono ambedue LogosVerbum e ambedue Imago. Ma ora in piu veniamo a sapere ehe l'origine della eonfusione deI valore di quei termini e da individuare in
una eerta esegesi delle prime parole deI quarto vangelo, seeondo la
quale in principio erat Verbum viene inteso nel senso ehe in Patre erat
Verbum 0 nel senso di ante omnia, in modo ehe il verbum dell'altro
versetto, Et verbum erat apud Deum, viene a indieare tanto il Figlio ehe
il Padre. Ebbene, una simile esegesi, per quanto strana possa apparire, e eostante nell'Ad Candidum. Per l'autore di questo trattato in
principio vale ex aeterno, apud Deum, in deo (patre), in gremio patris e ante
omnia, e quindi oltre ehe il Figlio anehe il Padre pun dirsi logosverbum. Eeeo alcuni testi piu signifieativi:
a - Hic est filius, hic omnis AOyOC;, hic qui apud deum et in deo AOyOC;,
hic Iesus Christus, ante omnia (Ad Cand. 2,30-31; 17,11; 18,11);
b - Rursum vero Iesum non AOyOV circa deum esse diximus? Et magis. Et
in principio AOyOV et ipsum istum logon deum esse dicimus... Qui igitur in
principio fuit, ex aeterno est sive in deo sive circa deum. Erat enim circa deum
AOYOC; et in principio erat. Ergo semperfuit (ib. 16,5-14);
c - Hic est filius, hic a patre, hic circa deu m, hic qui est in gremio patris... et isto modo pater est et filius et deus et AOYOC; (ib. 23,5,10).
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Quae igitur audacia, quae blasphemia non erat aliquando dicere, totiens
Iohanne dicente: erat AOYOC; in principio, erat ad deum, erat deus AOYOC; ipse,
erat hic in principio ad deum? (Adv. Ar. 1,3,11-14).
La eondanna di queste espressioni, legate alla maneata eomprensione deI valore relativo di parole quali verb'um, imago e filius viene
reiterata aneora al termine deI paragrafo:
Sicut Verbum de verbo dici non potest, quia non simul ambo Verbum, nec
Imago de imagine, quia non simul ambo Imago; nec Filius de Filio, quia non
simul ambo Filius (Trin. 6,2,3).
Simili espressioni, rigettate dall'autore deI De Trinitate, non si leggono tali e quali nei trattati di Mario Vittorino, ma vi si trovano in
forma equivalente. Nel senso di imago de imagine leggiamo:
Si imago dei Christus, de deo Christus. Imago enim imaginalis imago;
imaginalis autem deus, imago ergo Christus. Sed imago imaginalis imago
est, et quod imaginale est principale; imago autem secunda, et aliud
secundum substantiam ab eo quod est imaginale (Adv. Ar. 1,19,5-9).
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Infine, per quanto riguarda l'espressione filius de filio essa e equivalente all'espressione gia rieordata, genito genitus, eon eui e definito
10 Spirito santo, e eorrisponde all'idea di autogenerazione, eome
spiega P. Hadot: "Le Fils nait done de sa propre puissanee, il est en
meme temps engendre par sa propre puissanee et par eelle du Pere".50 Insomma, la questione terminologiea, trattata nei libri quinto
e sesto deI De Trinitate, non nasee dalla fantasia di Agostino; essa ha
la sua origine per un verso dal De fide di Ambrogio 51 e per un altro
verso dei trattati antiariani di Mario Vittorino. Dal primo Agostino
ha preso 10 spunto per elaborare la dottrina delle relazioni e dei
nomi relativi, eon eui ha eritieato la dottrina trinitaria deI seeondo e
il suo uso sbagliato dei nomi.
Sempre nello stesso libro sesto si possono rilevare altri intressanti
punti di eontatto/eontrasto tra i nostri due teologi. Di grandissimo
rilievo e quello ehe eoneerne la nozione di uguaglianza tra le persone divine e il eriterio della loro distinzione. La eoneezione di Mario
Vittorino eben riassunta da P. Hadot:
"Chez Vietorinus aussi, l'implieation mutuelle de l'etre, de la vie
et de la pensee sert cl definir l'unite absolue. Mais, en meme ternps,
eette implieation mutuelle sert a assurer la distinetion hypostatique,
gree cl la notion de predominanee. Si l'etre, le vivre, le penser s'impliquent mutuellement, dans l'etre plenier, l'etre est done aussi vivre
et penser, le vivre est aussi etre et penser, etc. Les trois sont done en
ehaeun des trois: e'est d'ailleurs pourquoi l'me, image du Logos, etait en meme temps image des Trois. Mais si l' etre est etre, si le vivre
est vivre, ete., e'est en vertu d'un prineipe qui joue un rle extreme,ment important dans le neoplatonisme: le prineipe de predominanee. Tout est dans le tout, mais ehaeun est le tout selon son
mode propre, ehaeun tire son nom et son individualite, de ee qu'il
est le plus. Le Pere est done plus etre, le Fils, plus vivre, l'EspritSaint, plus penser".
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e tanto
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Ebbene, tutta questa argomentazione deve essere messa in relazione con gli scritti di Mario Vittorino. Nel commento alla lettera Ai
Filippesi si parIa esplicitamente della maggiore potenza deI Padre rispetto al Figlio:
Nam verbum utique quod Christus et AOYO~ quod est Christus, subditus
est deo; est enim deus potentius. Et id multis probatum rebus este Ille est enim
qui mittit, hie qui mittitur, ille pater, hie filius, hie per quem operatio est, ille
operator. Ergo ita se sie habet Christus ad deum ut ipse ei subditus sit (In
Phil. 4,148-52).
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tura (Trin. 6,3,5-4,6) .54 Insomma, in queste pagine Agostino sta eritieando il eriterio della predominanza, seguito da Mario Vittorino per
distinguere la Trinita in Dio. Egli da una parte aveva detto ehe esse
(substantia) , vivere (vita) eintellegere (sapientia) sono eomuni al Padre, al Figlio e aHo Spirito Santo; daH'altra parte li aveva distinti dieendo: esse autem pater est, operari ergo filius (Ad Cand. 20,17-18); "il
Padre e pi (magis) esse, potentia, substantia; il Figlio e pi motus, actio,
vita (Adv. Ar. 1,20,23; 11,3; 111,11) [... ] Cristo = vivere, vita; Spirito santo = intellegere, sapientia". 55 Per il veseovo di 1ppona tale eoneezione e
assolutamente inaeeettabile, perehe eontraria aHa somma semplieita
di Dio. 56 Questa fondamentale eritiea di Agostino aHa dottrina trinitaria di Mario Vittorino appare solo nel De Trinitate, ma e probabile
ehe essa fosse implieitanlente presente gia nei primi dialoghi, quando, eome gia detto, il neoeonvertito mostra di conoseere assai bene
la triade esse, vivere, intellegere, ehe appliea aH'uomo (Sol. 2,1,1) e aHa
54 Come si vede, i motivi che hanno spinto Agostino a rigettare l'applicazione della triade: essere, vivere epensare, per illustrare il rnistero trinitario,
non sono semplicemente "difficolt grammaticali", come dice forse con un
pizzico di ironia P. Hadot, che scrive: "C'est surtout, je crois, l'intransivite des
verbes etre et vivre qui a du conduire Augustin eviter d'utiliser la triade etre,
vivre, penser, pour rendre compte des relations trinitaires" (P. Hadot, L'image,
p. 427). No! Per il vescovo di Ippona i veri motivi per rigettare la triade di Vittorino sono di ordine metafisico, sone cioe da ricercare nella preoccupazione
di salvaguardare la semplicicl divina, e di fedelcl aHa Scrittura.
55 Cf M. Simonetti~ Mafio Vittorin 0, in Patrologia 111, a cura di A. Di Berardino, Casale 1978, p. 73.
56 Tutte queste considerazioni, di carattere strettamente metafisico,
smentiscono clamorosamente ancora una volta O. du Ray, il quale, dapprima dichiara di vedere nei libri V-VII deI De Trinitate "une oeuvre du genial
polemiste que fut l'eveque d'Hippone, plutt que l'oeuvre d'un grand n1etaphysicien"; poi, in nota ammette come fatto incontestabile: "Qu'il y ait
une evolution caracteristique de Plotin Saint Augustin en passant par Marius Victorinus qui mene l'identification de l'Etre l'Absolu", secondo la
tesi di G. Huber; infine, pur riconoscendo che "les raisons de l'evolution
qui va de Victorinus Augustin n'ont pas ete suffisamment analysees"; infine conclude inopinatamente: "Elles ne sont pas trouver avant tout chez
Augustin dans une metaphysique de l'etre, qui n'est utilisee dans le De trin.
V-VII, que pour prevenir plus efficacement tout risque d'arianisme. Cette
evolution releve de causes beaucoup plus complexes. La perte progressive
de la perspective 'economique' en theologie trinitaire y joue un rle decisif'
(L'intelligence, p. 458).
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Verita, definita prima essentia, summa vita e sapientia (Imm. an. 12,19
e 15,24), ma si guarda bene dall'applicarla alla Trinita. A orientarlo
in un punto dottrinale cosi delicato e decisivo - e anche questo e stato gia fatto notare - non poteva essere ehe la grande autorita di Ambrogio.
Comunque, ribadito il principio per cui i molteplici attributi assoluti in Dio coincidono con la sua essenza, perehe "in lui non e altra cosa l'essere beato e l'essere grande e sapiente, 0 vero, 0 buono 0
semplicemente l'essere", e spazzato via il criterio della predominanza per distinguere le persone in Dio, come conseguenza di tutto
il discorso il vescovo di Ippona fa un'ultima osservazione di carattere
linguistico, ehe mira a escludere ogni idea di molteplicita in Dio:
non perehe Dio e Trinita, si deve credere triplice: .LVec quoniam
Trinitas est, ideo triplex putandus est (Trin. 6,7,9). L'osservazione viene
ripetuta due volte nel capitolo seguente: Nullo modo triplex dicendus
est... et ideo Trinitas potius quam triplex (Trin. 6,8) e ancora una volta
nell'ultimo libro dell'opera: Non Deus triplex, sed Trinitas (15,16,25). E'
inutile dire ehe si tratta di un'altra correzione rivolta a Mario Vittorino, il quale piu volte aveva usato il termine triplex in riferimento
alle tre potenze (esse, vivere, intellegere) di Dio: de triplici unitate et unali
trinitate (Ad Cand. 31); triplex igitur in singulis singularitas et unalitas in
trinitate (Adv. Ar. IV,21; 111,18); in un Inno aveva parlato di ter triplex
alterum (Inno 1,55), perehe la triade suddetta e da attribuire a ciascuno dei Tre, applicando soltanto il criterio della predominanza
per distinguerli. 57
Altre tracce della presenza di Mario Vittorino nel libro sesto si
possono cogliere nel capitolo in cui e discusso un testo trinitario di
Ilario. Qui Agostino non solo indica in ehe senso egli accetta
l'espressione di Ilario Aetemitas in Patre, species in Imagine, usus in
Munere, ma allude anche alle dottrine di Mario Vitttorino sul Figlio e
sullo Spirito Santo. Per la verita, anche nell'indice delle fonti e dei
passi paralleli deI Corpus Ch".istianorum questo capitolo deI De Trinitate
viene accostato all'Adversus Arium, ma solo per la parte in cui il Figlio
e definito con la triade esse, vivere e intellegere. 58 Si tratta certamente di
un accostamento legittimo, giacche anche Agostino, come Mario
Vittorino, applica quella triade a una Persona divina, pur rifiutando
57 Cf. P. Hadot, Introduction, in Marius Victorinus, Traites theologiques sur
la Trinite I, SCh 68, pp. 79-80.
58 CCL 50, p. 241.
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Qui autem putant eius esse potentiae Deum ut seipsum ipse genuerit, eo plus
errant quod non solum Deus ita non est nec spiritalis nec corporalis creatura.
Nulla enim omnino res est quae se ipsam gignat ut sit (Trin. 1,1,1) .
Ora, sebbene l'idea di autogenerazione sia presente anehe nei fiIosofi neoplatoniei, sia Plotino ehe Porfirio, ritengo piu ehe probabile ehe questa eondanna sia rivolta in primo luogo all'autore dei trattati antiariani, il quale aveva fatto perno proprio sulla idea dell'autogenerazione, per difendere la eonsustanzialita deI Padre edel Figlio. Eeeo eonle I'idea e riassunta e spiegata da M. Simonetti:
"Poiehe la generazione e l'atto con cui Dio passa dalla quiete
(Padre) al moto (Figlio), essa in effetti e autogenerazione, aut6yovo~
motus (AA 111,17): e patrica poterttia ehe diventa atto (Cand. 17), e
voluntas a se se generans (AA 1,32; Cand. 22)" .62
Implieita nell'idea dell'autogenerazione, per, e'e quella di autodefinizione, autodelimitazione, attuazione di ei ehe e in potenza,
di modo ehe la generazione viene a signifieare la manifestazione di
ei ehe e naseosto (Ad Cand. 14,12) 0 aneora la manifestazione della
potenza (Adv. Ar. 1,24,5). Un esperto eonoseitore deI pensiero di Vittorino, quale P. Hadot, dopo aver premesso ehe la nozione di potenza gioca un grande ruolo nella sua teologia della Trinita, la spie-
ga brevemente eosi:
"le Non-Existant au-dessus de l'Existant est l'Existant en puissance. La puissanee est un etat de non-deploiement et d'oeeultation: autrement dit l'Existant est Non-Existant, tant qu'il n'est pas manifeste,
et la manifestation de l'Existant est une automanifestation, une autoactuation ... Cette doetrine pense assurer la eonsubstantialite entre
le Pere et le Fils: le Pere est le Fils en puissanee, le Fils, le Pere en
aete".63
Anehe M. Simonetti serive ehe in Vittorino "il rapporto Padre/Figlio si definisee eome determinazione e qualifieazione della sostanza
divina: Padre/Figlio = essere in potenza/ essere in atto; il Padre e
esse, il Figlio e sie esse".64 A questo punto ebene rieordare ehe nelle
Retraetationes (1,26) Agostino ha eritieato l'idea, da Iui stesso esposta
in Div. Quaest. 83,23, ehe Dio e sapienza, perehe ha generato la saM. Simonetti, La crisi ariana, p. 290.
63 P. Hadot, Commentaire, p. 715.
64 M. Simonetti, Mario Vittorino, p. 72.
62
287
Passando poi dalla similitudo alla eosa stessa ehe voleva spiegare ,
aveva proseguito:
Sie igitur et virtus et sapientia dei, ipse deus, et est totum quod simplex et
quod unum, et unius et eiusdem substantiae et simul ex aeterno et semper et a
patre, qui sui generator est existentis. Sapientia igitur et virtus operationes;
hane enim nune virtutem signifieat; eoniunxit enim sapientiam et virtutem.
Ergo homm potentia est deus, et ideo pater quod ab ipso ista. Gignit enim ista
G5 L'argomento si puo trovare, espress9 piu 0 men chiaramente, in diversi autori, come indicano le note in CCL IX, soprattutto, mi sembra in
Ambrogio (Fide IV,8,79) e ps-Eusebio di Vercelli (Trin. 11, 1. 162; 5,17-19). Ma
nessuno di costoro aveva tratto da quell'argomento tutte le conseguenze
teologiche, criticate da Agostino, come Mario Vittorino.
288
N. CIPRIANI
Dunque, seeondo l'autore dei trattati antiariani Dio Padre e potenza e sapienza, perehe ha generato il Figlio, ehe e in se stesso la
Potenza e la Sapienza. Queste due eose, egli diee, sono atti 0 operazioni, mentre Dio ne e la potenza. Egli e Padre proprio perehe queste eose sono da lui ed e per questa ragione ehe il Figlio esiste ex
aeterno e semper. In breve, nei trattati antiariani la distinzione deI Padre edel Figlio e data dalla distinzione di potenza e atto: Dio e la
sapienza in potenza, mentre il Figlio e la sapienza in atto; la generazione, quindi, e intesa come passaggio dalla potenza all'atto.
Ora e proprio eontro una generazione eosi intesa ehe Agostino
affonda eon la sua dialettiea, eonsiderandola eontraria alla somma
senlplicita e immutabilita di Dio. Chi osera dire ehe il Padre non e
potente per la sua forza, ne sapiente per la sua sapienza? Pensare
ehe nel Padre essere ed essere sapiente siano eose diverse, in modo
ehe sia diverso ei per eui egli e e ei per eui e sapiente, non equivale ad abbassare Dio al livello dell'anima umana, ehe e talvolta insipiente, altra volta sapiente, eome se fosse una sostanza mutevole e
non sommamente e perfettamente semplice? Come si pu ammettere ehe il Padre non e qualeosa di assoluto e ehe non solo in quanto e Padre, ma in quanto semplieemente e, si diee relativo al Figlio?
Se il Padre, ehe ha generato la sapienza, diviene (fit) sapiente per
essa, eosieehe per lui essere ed essere sapiente non sono la stessa eosa, il Figlio e una sua qualita, non la prole, e quindi non ci sara phI
la somma semplieita. Di piu. Se in Dio essere ed essere sapiente sono la stessa eosa, dire ehe il Padre e sapiente perehe ha generato la
sapienza equivale a dire ehe non e stato lui a generare la sapienza,
ma piuttosto ehe lui e stato generato da essa. Per eonseguenza si dovrebbe anehe dire ehe la causa per eui il Padre e sapiente, e anehe
la causa per eui egli e. E poiehe questo non e possibile se non in
quanto 10 genera 0 10 erea, si dovrebbe eadere nell'assurdita di dire
ehe la sapienza e generatriee 0 ereatriee deI Padre! ehe vi e di piu
289
Possiamo infine chiudere l'argomento, ricordando come 10 stesso P. Hadot non abbia mancato di contrapporre l'idea di generazione dei nostri due teologi, anche se per uno scopo di diverso. 67
66 Il passo e commentato cosi da P. Hadot: "Sans doute, Victorinus veut-il
rappeIer aux homeousiens qui disaient que la vie du Pere et la vie du Fils etaient toutes deux des s'ubstances, que c'est le vivant qui est la substance, et
la vie sa qualite, et que cette derniere n'est substance que par le vivant, par
le sujet qui a la qualite" (SCh 69, p. 743).
67 P. Hadot, nel rilevare le differenze nel modo di concepire la generazione nei due autori, osserva che mentre Mario Vittorino ha "une conception dynamique de l'etre. Augustin elimine tout dynamisme. Pour lui, la
generation se ramene cl une pure relation, sans qu'il y ait passage de la puissance cl l'acte" (L'image, p. 429). Evidentemente non si e reso conto che la
critica agostiniana e rivolta proprio contro l'idea di un dinamismo inteso
come passaggio da potenza a atto, per tutte le ragioni su esposte. Quanto alla presunta assenza di ogni dinamismo nel modo agostiniano di concepire
la generazione divina, l'illustre studioso dimentica che il vescovo di Ippona
fonda il dinamismo della vita trinitaria sull'amore, eie sul fondamento della
rivelazione cristiana, e non sui principi della filosofia pagana: Unus diligens
eum qui de illo est, et unus diligens eum de quo est, et ipsa dileetio (Trin. 6,5,7). DeI
resto 10 stesso P. Hadot altrove aveva scritto a questo proposito: "11 (Vittori-
290
N. CIPRIANI
Nel eapitolo seguente dello stesso libro Agostino passa a mostrare eome, sebbene gli attributi assoluti in Dio si identifiehino eon
l'essenza, la Serittura ci autorizzi a parlare deI Figlio come propriamente la Sapienza generata, mentre 10 Spirito santo, ehe e propriamente la Carita, debba essere eonsiderato aneh'egli sapienza, eome
le altre due Persone. 11 ehiarimento su questo punto era reso neeessario anehe dal fatto ehe Mario Vittorino eon il eriterio della predominanza aveva individuato il Figlio nella Vita e 10 Spirito santo nella
Sapienza. Qui Agostino sottolinea la logiea delle sue nuove attribuzioni. Che il Figlio sia detto Verbo, perehe il Padre rivela se stesso
per mezzo di lui, 10 aveva gia ehiarito nel De fide et symbolo eon l'analogia della parola umana, ehe ora viene appena aeeennata:
"Se infatti la parola ehe noi proferiamo e temporale e transitoria,
e tuttavia manifesta se stessa e ei di eui parliamo, quanto piu il Verbo di Dio, per mezzo deI quale sono state fatte tutte le eose? E manifesta il Padre propria eome il Padre e, perehe anehe lui e eome e il
Padre e ei ehe eilPadre" (Trin. 7,3,4).
Quanto allo Spirito santo, pur nella convinzione ehe egli sia propriamente la Carita, Agostino non' ha nessuna diffieolta a proelamarlo anehe sapienza, eome il Padre e il Figlio, appunto perehe in
Dio la sapienza non e altro ehe l'essenza (Trin. 7,3,6).
no) oppose pour eela la doetrine biblique du Dieu vivant et ereateur cl la
doetrine d'un Dieu passant de la puissanee cl l'aete, inventee par eertains
philosophes" (SCh 69, p. 807).
68 Era questa la seeonda questione ehe si era ripromessa di ehiarire all'inizio deI trattato, cf Trin. 1,5,8.
291
Per quanto riguarda la seeonda sezione, dunque, possiano eoneludere ehe Agostino non si lin1ita a formulare la dottrina delle re69 Si pun vedere al riguardo quanto abbiamo detto sopra a proposito dei
dialoghi.
70 Cf. M. Simonetti, La crisi ariana, pp. 524-525.
292
N. CIPRIANI
293
toute exterieure".71 Prendendo in esame un passo deI commento alla lettera di S. Paolo Ai Galati, egli osserva: "11 y a d'abord un texte
concernant le verbe mental qui semble annoncer, non seulement la
theorie du verbe, mais la liaison entre generation et relation que
l'on rencontrera plus tard chez Augustin". Dopo aver citato un lungo brano deI COlnmento alla medesima lettera, conclude: "11 y a, je
crois, dans ces lignes de Victorinus, une indiscutable prefiguration
de la theorie augustinienne du verbe".72 Passa poi al commento di
un passo della lettera Agli Efesini (In Eph. 1,1) e osserva: "Ici encore,
on pense a Augustin: l'activite intellectuelle et volontaire de l'me
est consideree comme une image de la generation eternelle du
Fils". Purtroppo, invece di ricercare le ragioni delle non poche analogie da lui stesso rilevate, Hadot ha preferito tagliare corto: "Mais,
evidenlment, Augustin n'aurait jamais admis que la volonte fut engendree par la pensee".73
Ora non c'e dubbio che Agostino non abbia mai accettato l'idea
che la volonta e generata dal pensiero 0 dalla mente, ma e proprio
per eliminare tale confusione che egli ha scritto tante pagine deI De
Trinitate. 10 credo, insomma, che nell'ultima parte della sua opera
Agostino si impegni tanto a studiare l'attivita conoscitiva e volitiva
dell'anima umana, per trovare triadi atte a illustrare il mistero trinitario in alternativa alla triade utilizzata da Mario Vittorino (esse, vivere, intellegere) e nello stesso tempo per eliminare le confusioni create
dallo stesso autore nella dottrina trinitaria e nei rari accenni all'analogia psicologica, contenuti nei suoi scritti. E' un'ipotesi ehe, come
Ib., p. 432
294
N. CIPRIANI
fide et symbolo, ma anehe nei primi sette libri deI De Trinitate ci sono
traeee ben piu numerose e chiare di una lettura agostiniana di quei
trattati. Tale eonelusione apre nuove prospettive anehe per la lettura dei restanti libri. Non intendo ora passare in rassegna tutti i libri
della terza sezione, per farne un esame dettagliato deI eontenuto;
mi soffermero soltanto su quei punti, in eui mi sembra di sentire
l'eeo di Mario Vittorino.
3.3.1. Il tema delta imago Dei
295
l'ombra della
Est enim in omnibus esse suum, vivere suum, intellegere suum suumque
sentire, ut sint ista umlJra vel imago trium omnium superiorum (Adv. Ar.
IV,22,4ss)
Dunque, pur respingendo quella triade come non idonea a illustrare il mistero trinitario, Agostino poteva riceverne un suggerimenta a proseguire nella stessa direzione, cercando triadi diverse
non sul piano ontologico, bensi su quello psicologico.
3.3.2. La via psicologica
D'altra parte, come ha osservato 10 stesso P. Radot, neppure la illustrazione della generazione deI Figlio con il ricorso alla analogia
psicologica era sconosciuta a Mario Vittorino. 11 passo piu chiaro si
legge nel COIIlmento alla lettera Agli Efesini:
Simul et hoc attentius videndum, quomodo filius sit et quomodo pater.
Non enim generatione mota, sed si similitudo capienda est, quasi quodarn
partu mentis, cogitatione prorumpit velle conceptum et effunditur. Etenim
cogitationes animae, quasi filii sunt animae. Porro cum Deus universali
cogitatione unam voluntatem habeat, idcirco unus est filius et unicus (In
Eph. 1,1, PL 8,1256).
E' un testo di estrema importanza per il nostro tema. Vi si afterma anzitutto ehe la generazione deI Figlio non si pun comprendere
alla luce delle generazioni di cui abbiamo esperienza,75 ma si deve
ricorrere a una similitudo. In secondo luogo, la similitudine non e
presa dal mondo esterno, ma e quella della mente umana. Aggiunge
296
N. CIPRIANI
e poeo dopo:
Sie igitur, voluntate patris, voluntas apparuit ipse logos filius. Est igitur
dei voluntas logos, cum ipso qui semper est et ad ipsum, ipsa voluntas filietas
est. Pater ergo, cuius voluntas; filius autem voluntas et voluntas ipse est logos
(Adv. Ar. 1,31,27-31).
76
297
verbo 0 immagine; nel mostrare ehe il verbo non e se non la conoscenza unita all'amore, mentre l'amore (0 la volonta), non puo essere considerato in nessun modo generato, verbo 0 immagine della
mente, quanto piuttosto la forza ehe unisee la mente e la conoscenza, cioe per cosi dire il generante e il generato; infine, ehe il
processo ehe porta alla conoscenza e quindi al ~erbo, edel tutto diverso dal processo psicologico, ehe porta alla volonta 0 all'amore.
Solo con questi chiarimenti fatti a livello psicologico si potra in
qualehe modo capire perehe il Figlio e detto propriamente Verbo e
Immagine deI Padre e in ehe cosa consista la sua generazione; perehe, nella convinzione fondata sulla Scrittura ehe 10 Spirito Santo
Cf. P. Radot, Commentaire, p. 873.
B. Forte nel valutare il De Trinitate sembra insistere soltanto su questa questione, trascurando totalmente le altre, cf. B. Forte, TrinitiL come storia, p. 70.
77
78
298
N. CIPRIANI
E' ovvio ehe una simile rieostruzione della genesi della riflessione
trinitaria agostiniana non puo non riflettersi nella lettura e nella valutazione eomplessiva dei libri VIII-XV deI De Trinitate. Partendo dalla tesi ehe la riflessione agostiniana e nata da una eonfusione della
Trinita eristiana eon quella di Plotino e da una metafisiea della erea.zione, ispirata da Porfirio, O. du Roy aveva dato una valutazione negativa di tutta questa parte dell'opera, giudieando il passaggio da
una trinita psieologiea all'altra eome tentativi sueeessivi, resi neeessari dai eontinui insueeessi e fallimenti. A suo avviso, nellibro ottavo
Agostino trova la triade dell'amante, dell'amato e dell'amore, ma
"insoddisfatto" 10 "eritiea" nel libro nono;79 nel libro deeimo, poi,
Agostino
"eereava di approfondire il earattere eostitutivo dell'immagine
nell'anima, tornando a un'immagine sempre piu interiore, anteriore
a ogni cogitatio ... Non riuseendo a risalire analogieamente fino alla
trinita per questa via, riparte in senso inverso per mostrare ehe la
somiglianza a Dio sussiste, anehe quando 10 spirito si esteriorizza nella eonoseenza sensibile. E eos! propone sueeessivamente nel libro
deeimoprimo due triadi".80
11 libro deeimoquinto, infine, non farebbe ehe "eonsaerare questo insueeesso dell'anagogia stabilendosi risolutamente nell'analogia".81 Ci troveremmo, insomma, di fronte a una serie di tentativi e
di fallimenti di uno ehe va eereando una eosa e ne trova un'altra,
79 O. du Roy, L'intelligence, p. 437.
80 O. du Roy, L'intelligence, p. 440.
81 O. du Roy, L'intelligence, p. 446.
299
300
N. CIPRIANI
ehe tende a ehe si uniseano due esseri, eioe eolui ehe ama e eio ehe
si ama?" E' una annotazione importante, perehe, eome ci awerte
esplieitamente, quanto detto fin qui indiea illuogo dove eontinuare
la rieerea: "non e stato aneora trovato quello ehe si cerca, ma e gia e
stato trovato dove eerearlo" (Trin. 8,10,14). Come si vede, Agostino
non e affatto insoddisfatto dei risultati raggiunti nel libro ottavo,
eome pensa Du Roy, e il libro ehe segue non sara affatto una eritiea
deI preeedente. La trinita dell'amore, qui presentata, resta un'aequisizione perenne per chi erede e vuole intendere in qualehe modo il
mistero trinitario. Anehe se eon questa trinitas Agostino non riesee a
ehiarire tutte le questioni ehe vuole affrontare ed e pereio eostretto
a eerearne altre, essa indiea, pero, ehe l'ulteriore rieerea non si deve
discostare dall'ambito dell'amore. Le trinita psieologiehe, ehe verranno proposte in seguito, oltre ehe la eonoseenza dovranno ineludere l'amore, perehe la rivelazione bibliea da un lato ci parIa deI Verbo di Dio e dall'altro lato ci diee ehe Dio e amore, mentre ci suggerisee ehe 10 Spirito Santo e propriamente l'Amore. Sta qui la prineipale
e fondamentale innovazione della riflessione trinitaria di Agostino rispetto a quella di Mario Vittorino. Egli si pone saldamente sul piano
della rivelazione. Evitando di spiegare il mistero eon una triade ontologiea, ehe porta alla eonfusione, egli rieerea trinit. psieologiehe idonee non solo a illustrare meglio la distinzione delle Persone nell'unit.
divina, ma anehe le loro propriet., le reeiproehe relazioni e la differenza ehe esiste tra la generazione e la proeessione.
3.3.5. Libro IX
301
302
N. CIPRIANI
e detta
to
Dato per eerto ehe il Figlio e il Verbo di Dio e ehe 10 Spirito saneome insegna 0 suggerisee la Verita, "oeeorre tornare
e la Carita,
303
304
N. CIPRlANI
eereato, una volta trovato, sia unito a eolui ehe cerca. E questo appetito, eioe la rieerea, sebbene non sembri essere amorc,- perehe eon
ramore si ama ei ehe gia si eonosee e qui non si tratta ehe di una
tendenza a eonoseere- tuttavia e qualeosa dello stesso genere. Infatti
la si pu ehiamare volonta, perehe ehiunque eerea vuole trovare e,
se si eerea qualeosa ehe appartiene alla eonoseenza, ehiunque eerea
vuole eonoseere".
E conclude:
"Perei il parto dell'anima e preeeduto da un desiderio, grazie al
quale eereando e trovando ei ehe vogliamo eonoseere, nasee la prole, ehe e la stessa eonoseenza. Di eonseguenza questo desiderio ehe e
causa della eoneezione edella naseita della eonoseenza non si pu
dire, se si vuole parlare propriamente, parto e figlio. E questo stesso
desiderio, ehe spinge verso la eosa da eonoseere, diventa amore della eosa eonoseiuta quando possiede ed abbraeeia questa prole in eui
si eompiaee, eioe la eonoscenza, e la unisee a chi l'ha generato"
(Trin. 9,12,18).
Sono pagine fondamentali per l'illustrazione deI mistero trinitario, ma anche le pagine in cui traspare piu chiaramente l'intenzione
dell'autore di eliminare le confusioni presenti nell'analogia psicologica di Mario Vittorino, mostrando in ehe senso la conoscenza puo
dirsi generata 0 prole della mente al contrario dell'amore, ehe e tutt'altra cosa. La conclusione deI libro si limita ad accennare all'applicazione della nuova trinit psicologica alla Trinit divina:
"Ed una eerta immagine della Trinita: la mente, la eonoseenza
ehe e la sua prole ed il verbo generato da essa e, in terzo luogo,
l'amore; e queste tre realta fanno una sola cosa ed una sostanza. Ne
e inferiore la prole alla mente, fintantoehe questa si eonosee in tutta
la sua grandezza; ne e inferiore l'amore, fintantoehe la mente si ama
nella misura in eui si eonosee ed e" (ib.).
3.3.6. Libro X
305
"Queste tre cose dunque: memoria, intelligenza, volonta, non sono tre vite, ma una sola; ne tre spiriti, ma un solo spirito; di conseguenza esse non sono non sono tre sostanze , ma una sola sostanza.
La memoria, in quanto si dice vita, spirito, sostanza, si dice in senso
assoluto; ma come memoria si dice in senso relativo. Lo stesso si puo
affermare per l'intelligenza e la volonta, perehe anche l'intelligenza
e la volon ta si dicono in senso relativo. Ma considerata in se ognuna
e vita, spirito ed essenza... Quando queste tre cose si contengono reciprocamente, e tutte in ciascuna e tutte interamente, ciascuna nella
sua totalita e uguale a ciascuna delle altre nella sua totalita e ciascuna di esse nella sua totalita e uguale a tutte considerate insieme e
nello 10ro totalita: tutte e tre costituiscono una cosa sola, una sola vita, un solo spirito, una sola essenza".
A questo punto la rieerea delle trinitates psieologiehe sembra davvero giunta alla fine. Agostino infatti si domanda: Iamne igitur ascendendum est... an adhuc eadem tria distinctius declaranda sunt in anima...
Deeide, pero, per un ulteriore approfondinlento, perehe nella trinita studiata
diJficile in ea dignoscitur memoria sui et intellegentia sui. Quasi enim
non sint haec duo, sed unum duobus vocabulis appelletur... amorque ipse non
ita sentitur esse, cum eum non prodit indigentia, quoniam semper praesto est
quod amatur. Quapropter etiam tardioribus dilucescere haec possunt... (Trin.
10,12,19) .
306
N. CIPRIANI
esteriore (Trin. 11,1,1). Nella parte finale dellibro, eomunque, vengono messe in risalto le aequisizioni piu interessanti, ehe riguardano
aneora una volta il eonfronto eon la teologia di Mario Vittorino.
Agostino diehiara di aver voluto presentare due trinita, presenti nell'attivita della sensazione edel pensiero, perehe in esse appare piu
ehiaro ehe la funzione della volonta
"non e altra se non quella di unire, per cosi dire, chi genera e chi
e generato, e perci da qualunque fonte proceda non si pu chiamare ne generante ne generata" (Trin. 11,9,16).
Nellibro deeimoseeondo riprende la rieerea dell'immagine trinitaria nell'uomo interiore. Prima di iniziare la nuova rieerea, pero,
viene eritieata l'opinione di eoloro ehe pensano ehe "la trinita dell'immagine di Dio si possa riseontrare in una trinita di persone" e
preeisamente nel matrimonio dell'uomo edella donna e nella loro
prole (Trin. 12,5,5). Agostino esprime un giudizio assai dura nei eonfronti di questa teoria: "Questa opinione e eosi assurda, anzi eosi falsa, ehe e estremamente faeile eonfutarla". Nelle note dell'edizione
deI CorpusChristianorum 83 e'eunrinvioaIreneo (Adv. haer.1,30,1) e a
Mario Vittorino (Adv. Ar. 1,57,7-58,14); in una nota dell'edizione bilingue latina-italiana della NBA si diee esplieitamente ehe "l'analogia
trinitaria della famiglia" era stata usata da Ireneo e da Mario Vit-
83
CCL 50,359.
307
e figlia,
308
N. CIPRIANI
3.3.9. LilYro XV
Nell'ultimo libro la presenza di Mario Vittorino torna a farsi sentire piu chiara. Ne poteva essere diversamente, dopo quanto abbiamo visto nei libri preeedenti e eonsiderato il earattere riassuntivo di
questo. Riassunto brevemente il eontenuto dei libri preeedenti (Trin.
15,3,5), S. Agostino passa a raeeogliere il frutto delle sue rieerehe. Riprende anzitutto il diseorso fatto nei libri sesto e settimo sulle perfezioni assolute di Dio, eseludendo ehe in esse possa essere eolta la
Trinita delle persone divine, COllIe aveva fatto Vittorino. Anehe se ridotte a tre (eterno, sapiente, beato), queste perfezioni si identifieano
sempre eon l'essenza divina e non rivelano aleuna trinita (Trin.
15,5,7-8). COllIe dunque possiamo vedere eon l'intelligenza quello
ehe erediamo della Trinita divina? Agostino suggerisee di seegliere
una sola delle perfezioni assolute, quella della sapienza (Trin. 15,6,9)
e di applieare ad essa le trinita psieologiehe studiate nei libri nono e
deeimo: "Se anehe nell'uomo abbiamo trovato una trinita, eostituita
dalla lllente, dalla eonoseenza eon eui si eonosee e dall'amore eon
eui si ama", anehe in Dio possiamo vedere "la Trinita, eioe la sapienza, la eonoseenza ehe essa ha di se e l'amore ehe essa ha di se" (Trin.
15,6,10). Si affretta, tuttavia, a far rilevare la grande differenza esistente tra la trinitas trovata nell'uomo e la Trinita divina. Anzitutto
nell'uomo "le tre eose non si identifieano eon l'uomo, ma sono dell'uomo 0 si trovano nell'uomo", mentre "quella Trinita, di eui l'uomo e imn1agine, e tutta intera Dio e tutta intera Trinita" (Trin. 15,
7,11). Rileva poi un' altra grande differenza, ehe toeca la questione
della generazione in Dio:
"se nell'uomo eonsideriamo la mente e la eono.seenza e l'amore
ehe ha di se, oppure la memoria, l'intelligenza e la volonta, non e'e
aleuna parte dello spirito di eui ci rieordiamo se non per mezzo della memoria, nessuna parte ehe eomprendiamo se non per mezzo
dell'intelligenza, nessuna parte ehe amiamo se non per mezzo della
volonta".
Ma
"chi avra l'audaeia di opinare e affermare tali eose della Trinita?
Se infatti e il Figlio solo a eomprendere, per se stesso, per il Padre e
per 10 Spirito Santo, si rieade in quell'opinione assurda ehe il Padre
non sia sapiente da se stesso, ma ehe la sapienza gli provenga dal Figlio e ehe la sapienza non ha generato la sapienza, ma il Padre e detto sapiente per la sapienza ehe ha generato".
309
Come gia si e visto per l'uso di altri termini, come verbum e imago,
anche qui la critica agostiniana non si muove a vuoto, ma ha un bersaglio preciso. A definire pili volte il Figlio come la cogitatio 0
excogitatio deI Padre piuttosto ehe come Verbum era stato Mario Vittorino: Excogitatio Dei (Ad Cand. 24,5); excogitatio patrica (Adv. Ar.
1,57,29); ma soprattutto cogitatio Dei (In Eph. 1,4,176-179). Un'altra
correzione importante, questa volta non pili solo terminologica, riguarda la volonta. Mario Vittorino aveva costantemente identificato
il Figlio con la volonta deI Padre. Bastano alcuni testi:
Filius ergo in patre, imago et forma et AOYOC; et voluntas patris. Iuxta
quod voluntas patris, alter; iuxta quod voluntas patris, filius. Omnis enim
voluntas progenies. Iuxta quod universalis voluntas, unigenitus (Adv. Ar.
1,31,21-24) ;
pater ergo, cuius est voluntas, filius autem voluntas est et voluntas ipse
est AOYOC; (Adv. Ar. 1,31,29-31);
rursus, filius notio et voluntas (Adv. Ar. 1,32,14).
310
N. CIPRIANI
Una volta dimostrato ehe la caritas deve essere attribuita propriamente allo Spirito santo (Trin. 15,17,27; 20,38), passa a trattare di lui
alla luce della trinitas seoperta nella mente dell'uomo nei libri nono
e deeimo, affermando "di non aver seoperto niente in questo enigma ehe gli rassomigli se non la volonta 0 l'amore 0 la dilezione, ehe
non e altro ehe una volonta piu forte" (Trin. 15,21,41). Ed e proprio
servendosi di questa similitudo dissimilis ehe, alla fine dell'opera,
giunge a far intravedere
"la differenza ehe e'e tra la naseita deI Verbo di Dio e la proeessione deI Dono di Dio, differenza per eui il Figlio unigenito ha detto
ehe 10 Spirito Santo non e generato dal Padre (altrimenti sarebbe
suo fratello), ma ne proeede. Per questo, essendo 10 Spirito di ambedue eome la eomunione eonsustanziale dell'uno e dell'altro, non
si diee, sarebbe saerilegio il dirlo, ehe e figlio di tutti e due" (Trin.
15,27,50) .
e un
311
312
N. CIPRIANI
fluences tous deux par la scholastique postplotinienne, dont Porphyre est le premier representant, Victorinus et Augustin reagissent
de maniere differente a cette commune influence: a cote d'indeniables parentes, il y a entre eux des differences profondes. Plus que
des differences, il y a entre eux, me semble-t-il, un abime" yo
313
"negativi" della teologia dei seeoli sueeessivi. Evidentemente la diffieolta di leggerlo nel suo eontesto storico e culturale e comune tanto
ai teologi moderni ehe a quelli medioevali.
NELLO CIPRIANI
Istituto patristico Augustinianum