Vous êtes sur la page 1sur 506

A propos de ce livre

Ceci est une copie numrique dun ouvrage conserv depuis des gnrations dans les rayonnages dune bibliothque avant dtre numris avec
prcaution par Google dans le cadre dun projet visant permettre aux internautes de dcouvrir lensemble du patrimoine littraire mondial en
ligne.
Ce livre tant relativement ancien, il nest plus protg par la loi sur les droits dauteur et appartient prsent au domaine public. Lexpression
appartenir au domaine public signifie que le livre en question na jamais t soumis aux droits dauteur ou que ses droits lgaux sont arrivs
expiration. Les conditions requises pour quun livre tombe dans le domaine public peuvent varier dun pays lautre. Les livres libres de droit sont
autant de liens avec le pass. Ils sont les tmoins de la richesse de notre histoire, de notre patrimoine culturel et de la connaissance humaine et sont
trop souvent difficilement accessibles au public.
Les notes de bas de page et autres annotations en marge du texte prsentes dans le volume original sont reprises dans ce fichier, comme un souvenir
du long chemin parcouru par louvrage depuis la maison ddition en passant par la bibliothque pour finalement se retrouver entre vos mains.
Consignes dutilisation
Google est fier de travailler en partenariat avec des bibliothques la numrisation des ouvrages appartenant au domaine public et de les rendre
ainsi accessibles tous. Ces livres sont en effet la proprit de tous et de toutes et nous sommes tout simplement les gardiens de ce patrimoine.
Il sagit toutefois dun projet coteux. Par consquent et en vue de poursuivre la diffusion de ces ressources inpuisables, nous avons pris les
dispositions ncessaires afin de prvenir les ventuels abus auxquels pourraient se livrer des sites marchands tiers, notamment en instaurant des
contraintes techniques relatives aux requtes automatises.
Nous vous demandons galement de:
+ Ne pas utiliser les fichiers des fins commerciales Nous avons conu le programme Google Recherche de Livres lusage des particuliers.
Nous vous demandons donc dutiliser uniquement ces fichiers des fins personnelles. Ils ne sauraient en effet tre employs dans un
quelconque but commercial.
+ Ne pas procder des requtes automatises Nenvoyez aucune requte automatise quelle quelle soit au systme Google. Si vous effectuez
des recherches concernant les logiciels de traduction, la reconnaissance optique de caractres ou tout autre domaine ncessitant de disposer
dimportantes quantits de texte, nhsitez pas nous contacter. Nous encourageons pour la ralisation de ce type de travaux lutilisation des
ouvrages et documents appartenant au domaine public et serions heureux de vous tre utile.
+ Ne pas supprimer lattribution Le filigrane Google contenu dans chaque fichier est indispensable pour informer les internautes de notre projet
et leur permettre daccder davantage de documents par lintermdiaire du Programme Google Recherche de Livres. Ne le supprimez en
aucun cas.
+ Rester dans la lgalit Quelle que soit lutilisation que vous comptez faire des fichiers, noubliez pas quil est de votre responsabilit de
veiller respecter la loi. Si un ouvrage appartient au domaine public amricain, nen dduisez pas pour autant quil en va de mme dans
les autres pays. La dure lgale des droits dauteur dun livre varie dun pays lautre. Nous ne sommes donc pas en mesure de rpertorier
les ouvrages dont lutilisation est autorise et ceux dont elle ne lest pas. Ne croyez pas que le simple fait dafficher un livre sur Google
Recherche de Livres signifie que celui-ci peut tre utilis de quelque faon que ce soit dans le monde entier. La condamnation laquelle vous
vous exposeriez en cas de violation des droits dauteur peut tre svre.
propos du service Google Recherche de Livres
En favorisant la recherche et laccs un nombre croissant de livres disponibles dans de nombreuses langues, dont le franoais, Google souhaite
contribuer promouvoir la diversit culturelle grce Google Recherche de Livres. En effet, le Programme Google Recherche de Livres permet
aux internautes de dcouvrir le patrimoine littraire mondial, tout en aidant les auteurs et les diteurs largir leur public. Vous pouvez effectuer
des recherches en ligne dans le texte intgral de cet ouvrage ladresse http://books.google.com

Informazioni su questo libro


Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nellambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere pi protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio
un libro che non mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio pu variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono lanello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dalleditore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Linee guide per lutilizzo
Google orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire lutilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
limposizione di restrizioni sullinvio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per luso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantit di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo luso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dallutilizzo che ne farai, ricordati che tua responsabilit accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poich un libro di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro consentito. Non dare per scontato che poich un libro compare in Google Ricerca Libri ci significhi che pu
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
Informazioni su Google Ricerca Libri
La missione di Google organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico pi ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nellintero testo di questo libro da http://books.google.com

E R. BIBL. NAZ. i

ViII. Emanuelo III. I

RACCOLTA
VILLAROSA,

i; 15
B

nga

-Lillio U
en
n

"\

rx

cxa

fax

'

wq/Ml/

li Il luna:

MEMORIE

ISTORICO-CRITICHE
E
SIDERNOGRAFIA.

. uPry

"un:

"; ly

MEMORIE
ISTORICO-CRITICHE

INTORNO ALLA.VTTA E ALLE OPERE


DI MONSIGN ORE

FRA PAOLO PIROMALLI


DOMENICANO

ARCIVESCOVO

DI NASSIVAN

AGGIUNTAVI
LA

SIDERNOGRAFIA
sanum DAL EANONICO'

MICHELANGELO MACR
Membro onorario della Regale Accade/ma di Scienze
e ordinario della Societ Pontaniana ec.

I N N A P O L I
DALLA snMpmuA DELLA socmn FILOMATICA

182
Con facolt.

L I VI VS

Hist. Lib. I. in praef

Hoc illud est praecipue in cognitione rerum salubre


ac frugfferum , omnis te exempli documenta in
illustri posita monumento intueri: inde tibi tuae
que reipublicae quod imtere , capias g inde foe

dum inceptu , foedum exitu , quod vites.

imm-prawa

A SUA ECCELLENZA

ILMARCHESE D. DONATO TOMMASI


CONSIGLIERE MINISTRO m s'rA'ro
MINISTRO SEGRETARIO lii STATO DI GRAZIA E Gws'rlzgA
E DI AFFARI ECCLESIASTICI GENTILUOMO m CAMERA

DI SUA MAESTA
CAVALIERE DEL REGALE ORDINE m s. GENNARO

acum SEGRETARIO msL REGALE ORDINE m s. FERDINANDO


EDEL MERITO GRAN CROCE DEL DISTINTO REGALE ORDINE

m CARLO ul m SPAGNA a CAVALIERE nELLoRmNR


GmosoLmyrANo

NACQUE , Eccellentiss. Sig. gi intorno


di due secoli e mezzo, presso la Sagra nella

lieta e ridentefronte d Italia , laddove questo


nome dal Re Italo ebbe lorigine, non lungi

v1
dalla patria di quel gran benefattore delle
Lettere , eSegretario di Stato, Cassiodorio,
in vicinanza della chiara e protolegislatriee
Locri, un campione di S. Chiesa, di poema

senza fallo dignissima e di storia. Egli pur


desso Fra Paolo Piromalli ( suono illustre e
magngco di nome e di cose) colto poligrafo
e poliglotto: il quale, ben erudito nelle scienze

pi sode nella scuola del novello Pittagora, '


sidernate Stelliola, ed in quella dellflngelico
Dottore; rec seco in oriente lo spirito di
Arcivescovo , avantieh dal Vaticano eotale

dignit conseguisse. Ivi ed altrove pur egli


con la voce ed apostolica tromba, e con la

penna propag,e dyese i purissimi e venerandi


dogmi di nostra sacrosanta Fede.
Che questi sia stato in verit vivo spechio

delle mitre orientali ed occidentali , gran agello demonoteliti e de monositi , ed un


insigne Eroe, e quasi dissi Taumaturgo;
Il Mondo il sa , che ne stupisce e vl Sole,

Che con invidia e meraviglia il vide


Gir seco intorno a la terrestre mole.

E di fatto , d alta ammirazione riemp egli


e IEufrate . e l Ganga a e lldaspe , e la
Vistola , e lIstro , ell Tevere, ed il Crati ,

vii
\

con pressoche

mnumerabili

conversioni

di

scismatici , di patriarchi , di primati, e di

vartabiedi. Di che i degni successori di S.


Pietro e vicarj di Ges Cristo, Urbano VIII,
Innocenzio x ed Alessandro VIl , a buona
equit molto lo ammirarono , e celebrarono
in un cos saggi monarchi di Polonia e di

Persia. E nalmente pol-ch1 ebb egli colti tali


allori, ben dovuti alla solida dottrina e piet
sua , che non volendo esigea venerazione ,
trasferito nella vescovil cattedra di Bisignano;
ivi, nel xv lustro di sua et, coronato da una

morte preziosa nel cospetto del Signore , part


di questa vita per la magion de Beati con
odore di santit.
or poich il Porporato Eminentissimo Don
Placido Zurla , vero splendore ed ornamento
dell alma Roma , degn con generosit eroica

e trascendente di rischiarar le mie tenebre


con degli aneddoti e documenti, anzi rare

gemme e gioielli dell'archivio di Propaganda,


circa il nostro

inclito Valentuomo;

ho io

tentato col mio ignobil pennello ,_ che soltanto


tirar sa le linee principali,

di adombrarne

e tratteggiarne la Biograa. Ne ho aggiunta


in appendice della medesima la Sidernograa,

1m

dao-ihe non ho creduto hor di proposito un


picciol discorso intorno alla dolce Patria del
divisato fanal d ogni virt. Quindi mi fo
lecito con ossequioso ardimento di farne la
rude bozza comparire sotto la favorevole
ombra del valevolissimo patrocinio di Vostra
Eccellenza:in cui,fra gli altri pregi, ognuno
ammira l uom vero e di lettere e di scienze;

il magnanimo-e nobil rampollo dell illustre


Editore e Supplitore del Vocabolario degli
Accademici della Crusca; e che, fra le sublimi
applicazioni, molto vi dilettate di soggetti alle
patrie cose concernenti.

Degnatevi dunque , siccom io divotamente


ve ne supplica , in riconoscente attestato de i
benezi dalla particolar vostra bont a me
largita benignamente accogliere , e, con quella

umanit che tutte le azioni vostre dirige ,


aggradir ci che soltanto io posso darvi di
parole , e d opere d inchiostro ;
N che poco io vi dia da imputar sono , I
Ch quanto io posso dal; tutto vi dono.

iva con questo io intendo mica sdebitarmi in


alcun modo di mi segnalati benezi, che
anzi a gloriae a pregio mi recher il Vvivervi
semprcmai obbligato. Frattanto , a non peccar

lx
col mio lungo favellare ne pubbliei comodi,
sostenendo Voi solo tante e s gravi cure ;fo
ne pregando il Datore d ogni bene, che in
questo di festivo del glorioso nome vostro
Vi conceda lunghissima vita e sanit perfetta.
Cos proseguirete ad esercitar la vostra dotta
mente , la lingua, e la mano alla gloria ed
allo splendore de gran Gigli il oro della
Augusta Casa di Borbone; e ad invigilare1 come
Voi fate, all amministrazione della incorrotta
giustizia , maneggiando con valore, saggezza,
prudenza e fede le pi gelose bisogna dello
Stato. E con profondo ossequio mi dico e
con ermo
x
Di V. Eccellenza

Del Real Ministero e Segreteria di Stato - di Affari

t Ecclesiastici a il di y dAgosto 1824.

Devotiss. e obbligatiss. servo

Michelangelo Macr.

TAVOLA
DE

Lmm

DEGLI

ARTICOLI DELLE

PRESENTI

MEMORIE.

LIBRO 1.

Oggetto di queste Memorie.


. . pag.
2
Divisione di esse Memorie . . . . . . . .
i
Omaggio di lode a S. Em. il Card. Zurla. .
s
Siderno patria del Piromalli
......g
Epoca del suo natale.

-.

Sua perizia nelle lingue, e celebri conversioni .


Miracoli in Soriano avvenuti nel leni . . . .
Fratelli di Fra Paolo.

m
13

Agiatezza della famiglia Piromalli .


Essa famiglia non pi esiste in Siderno . ._ .
Niecolantonio Stelliola precettore del N. A. . .
continuazione sul Piromalli.
. . . . . .
Sua vestizione monastica. , . . . . . . .
Sua esemplarit. . . . .
. . . .
Sua carit verso la patria .
. . . .
convento'domenicano.
u Sidemate
Solenne processione
, ed allocazione ili F. Paolo.
Decreto ed istromento della fondazione detta.

ly
19
z
24 .
26
as
29
30
33

Creato F. Paolo in Roma nel 1628 a lettore di

losoa.

3']

giore nell1 anno 1631. . .- . . . . . . .


Decreto di sua elezione de 31 maggio 1621 (corr.

39

Eletto

a missionario apostolico il Armenia mag

is

Posizione d Armenia maggiore. . - . . . .


Pregi di della regione . . . .- . . . . .
Religione; S. Gregorio I; e Varlabiedi dArmenia.

1631 )

45
is

Facolt papali date al Piromalli. .


In Malta. converte due Maomettani .

SlfO arrivo in Alessandrelta.

so
52

54

El passa in Aleppo ed in Charam .

55

Sudario di nostro Signore Ges Crisi).


Namit, Vastan, Abaraner .
. . .
Chiave e Nnssivan. . . . - - - -

1
-

- m
- bo
' si

xu

64

Origine di Nassivan , e del suo sito .


Prima predica del N. A. in Chiave. origine-di
cemiazin..........-.
Prigionia del Piromalli . ." . . . . . .
Suo virtuoso carattere ne agelli e tormenti.
continuazione su Io stesso soggetto .

Si prosegue largomento medesimo.

o '.

66
68
71
73

yi

Libert del Piromalli al 1634. Trionjb d innocenza.

77

Documento a pro del Piromalli contro l Arcive


scovo suo persccutore. .
. . . . , .
80
Celebri conversioni di Ciriaco e di Oscano. .
81
Continuazione intorno aCiriaco. . . . . . . si
Dimora del N. A. col Cattolico Mois III in Ec
cemiazin. Origine del Caltolco armeno .
86
Conversione del patriarca Mois III. . . .
89
continuazione di tale argomento .
91
Il P. Piromalli riparga i libri armeni .
92
Creato a maestro di gmmatica e logica.
. gi
Il N. A. manda de discepoli per tali Armenia:
I

95

In Georgia abolisce una superstizione.

entra nells India , e nel Malabar

97

E rispettato da Maomettani. . . .
Sue geste in Costantinopoli al 1637.

.
.

.
.

.> . 99
. 101

Confermazione delle antedette cose. . . . . . 103


Il N. A. incaricato di rivedere la Bibbia Ar
mena, e di altri lavori nel 1637 e 1638. . . 106
Sua legazione straordinaria

er Polonia.

Onori dal Re di Polonia ricevuti al 1639.


Operazioni del N. A. in quel Heamc .

. 109

. 110
.

. 112

Lodato dal Re col Papa , che crea il Piromalli


11 Presidente della Biblica edizione armena.
. 114
Suo arrivo in Roma ed onori rcndutigli. . . . 11
Presenta a 6. 6'. tre Opere in armeno - - . . 11
Premure del Re polacco pel ritorno del N. A.
ne suoi Stati.

. 120

Petizioni degli Armeni, e del Piromalli.


.
Dilucidazioni sullo stess argomento. . . .
.
Facolt del N. A. di celebrare in armeno.
.
Chiede le matrici de caratteri armeni, onde im
primere il suo Lesszco in Leopoli; e parte per
colanel164o............

121
ms
125
ny

Voti ed uugurii di Fra Gio. da Siderno. .


I. lettera del Re di Polonia al Re di Persia pel
N. A..

xm
1 29

131

II. lettera del lodato Sovrano. al Gran latriarea'Fi;


lippa pel Piromalli .. . . .
133
Libri del N. A. impegnati in C oslantinopoli da un
suo socio. . .
. .
rss

LIBRO II .

. 138

Schiavil del Piromalli nel 1654. . . .


continuazione del soggetto istesso.
Sua promozione ad Arcivescovo al 1655. .
Anteposto a due Domenicani armeni acclamati.
.

Decreto di sua elezione . . .


Errori dalcuni autori circa tal promozione. Doveri

dell Episcopato .
me
. . . . . . .
Sua consagrazione, e sue brighe in Roma col
1. partenza
Galano. di. Roma
.. .
i Sua

. . . par Vienna.

148
151
mss
155

Edizioni di due suoi Opuscoli nel 165 1. .


Cenno sul I e II Opuscolo. ._ . . . .
Proemio di detto Opuscolo II. . . . .

Conchiusione di esso II. Opuscolo. .

Carattere morale del nostro Arcivescovo.

157
158
161 i

Doppio peculalo letterario del Galano. . .


. 163
Diseolpato l Arcivescovo da novel calunniatm'e. les
. 167
continuazione del delta argomento . . .
Racconto islorico. . . .
. "trvgotn . 169
continuazione. . . . . . . u .
. .
n 171
Si prosegue lo stess argomento. .
.
l lys
. wg
Contrapologia del P. Galano .
n 1
Osservazioni contro al medesimo. . .
continuazione di esse osservazioni. . . .
l xgs
Conghietture sulla rarit del libretto.
.
Se ne adduconoldegli esempli.
-Antigalano di nostro Arcivescovo . .

1So

181

183
186

Dissensioni de Domenicani di Nassivan. .

189
Ritorna in Roma nel 1662 o nam . . .
Traslatato nella sede di Bisignano. -S_uo apriva. . 191
Lettera di Monsig. Piromalli al Capitolo .
\

i lgzi

nv

Digressione su prezzi di alcune vettovaglie de tem


pi antepiromallici. .
.
Sinodo del Piromalli. Vera epoca delldcoitui'morte .
Catalogo delle Opere di Mons. Piromalli.
.
Perorazione della Biograa. . . . . .
.
Appendice poetica in loile del Piromalli.
.

198
2o1

nos
208

alo

LIBRO III.
SIDERNOGRAFIA-

Sito di Sderno.

. mfi

. 216
217

Origine de umi Turbolo e Novito .

Il Turbola ed il Noviio non furon navigab ili.


Il Novto anticamente detto Sagra e Lucano .
Plinio non us il nome Locanus .
Risposta a talune obbiezioni.
. .

219

. mo
. 221
. ns

Si prosegue lo stesso argomento. '. .


continuazione sul soggetto medesimo .

. 225

Siderno descritto dal P. Caracciolo.

. me
230

Indagine su lorigine ed antichit di Siderno; e


se fu detto Pizzinlti.
continuazione sopra Pizzinxti.

Lingua e rito greco di Sidemo.


Risposta a recente oppositore. .

Tipo di detta locrese moneta.

Peudatarj sidernati
Serie de feudi del
Osservazione sulla
Serie de Protopapi

dall1 XI al XIX secolo.


Conte Marino Curiale.
detta serie per Siderno.
ed Arcip. sidernati. .

Illonumento greco del 20 Marzo nom .


Brievi noterelle sullo strumento .
Stato attuale di Siderno.

Sue frane , fontane e strade.


Suo mirabile orizzonte. .

Strada rotabile del molino .


Onciario Macri e sua origine .

@ontinuazione. .

Antiche famiglie dellOnciario. . . .


Origine della Casa Macrina , o Macr .
Ubert dell agro sidernate. . . . . .

.
.

xv

Vini a P esi e misur'e sidemafi t . .


Stato politico antico e moderno di Sidemo.

. aai
. 339

Autori sidernati.

I. Niccolantonio Stigliola o Stelliola


II. Donato Pullieni o Pollieni. . . .
III. Fra Giovanni da Siderno. . . . . . .
IV. Girolamo Correale de Medici . .
Saggio su listoria naturale sidemale.
. . .
I. Regno minerale . . . .
. . .
Acque potabili , e malattie. . . . .
Il. Regno vegetabile.. . '. .
. . .
Osservazioni sopra alcune piante, e la capricazione.
III. Regno animale . . . .. . .
. . .
I. Classe. Animali mammi eri. . .
. . .
II. Classe. Uccelli. . .
.
III. Classe. Anbj. . . "00.
. . .
IV. Classe. Pesci . . .
.
.
V. Classe. Insetti. .
. . . . . .
VI. Classe. Vermi . . . . a . . . . . .
C

363
368
3 o

. . - sis
378

390
398_
IVI
du
445
450
dam
466

Osservazioni intorno all inverminamento , e alla in

ammazione del fegato delle pecore.


Alla giovent sidernate.

segue la Pianta di Siderno.

aes
573

LIBRGI.
,

Ex bis ( missionariis ) autem duos , non mi

nus scientiis ,_quam zelo dei dilatandae, aliisque

virtutibusprae caeteris opulentos , ipse in Armeria


excolencla vinca socio: halzuiamicissinios. Alterfuit
Magister Paulus Piromallus , Italus a Syderno;
qui, post diversas liaereticorum insectationes constan
tissime toleratas , in damis C/zrisli ouibus reducen

dis adeo profecit doctrina , praedicatione ., et exem


plo, et adlzuc in Perside prq/ieiu ut eius laus ,
quam-posteritati , cum consumrnata posi mortem fuc

rit , plenius celebrandam relinque , nova hic histo-l


ria indigeret.
.
Galan. Concil. Eccl. Arm. cum Rom. P. I. c.
30, p. sed Ed. Rom. 1650 g Hist. Armena Ec
cles. et politica cap. 30. p. 497.

1. Bene e saviamente , nell anno xcvrl della


cristianalera , quel Profondo conoscitore del cuo

re umano nella vita df Agficola dicea , essere


antica usanza il tramandare alla posterit' ifat
ti e icostumi (leclliari Uomini, non ancora dis
messa dalla et sua, bench de suoi non curan

te; qualora una eccellente e nohil virt ha vin


1

2
to ed ecceduto quel vizio, comune alle citt gran
di e piccole , del non conoscere il buono od

invidiarlo. E , nel declinar del secolo XVI , il


Livio delle orentine istorie , nostro illustre lec
cese , scrisse: Non Posso se non con somme
lodi commendare la pietosa diligenza de Fio
rentini: i quali di molti lor cittadini di gran
lunga ineno chiari et illustri dOttino (Ca
a raeeiolo tj vanno tuttavia con grandissime fa

tiche et sudori ordendo le vite ; Perch devec


chi lor fatti a posteri fresca et chiara la me

u moria ne pervenga. Ma nel nostro reame usi

a a misurar ogni cosa dal Presente splendore ,


niuna cura o Pensiero teniam delle cose pas
u sate. (1)

Oggetto di queste memorie.


2. Quindi se io , con umilissimo stile e dis
adorno ma sincero , oso imprender la descrizim
i Di questi antichissima Casa , commendabilissima

nel Regno'di Napoli n da tempi di Carlomagno ,pu


i vedersi, oltre alla Cronologia lessntane da Francesco
de Pietri , lAb. Expilly nell
Casa. Milano Lib. III. p. 100
Edizione parigina di Giuseppe
(1) Seip. Ammirati Fam.
In Fiorenza , 1580.

Istoria della chiarissima


. e seguenti della nobile
Barbou 1753.
nob. nap. P. 1. p. 117.

ne delle gesta d un regnicolo d ingegno sve


gliatoe sublime , qual si fa monsignor Fra Pao
lo Piromalli , sidernate , poliglotto e poligrafo,

gran agello deviziosi, raro specchio de Prela

ti, e vero splendor delle mitre orientali e occiden


tali; mi auguro di trovar piet , non che per

dono di cotesta mia pietosa diligenza e carit


patria. Merc di cui,il pur dir senza ialktamzai
ne ho scoperti degli aneddoti jmedias particola
ri dagli altri Biogra ignorati. Nec dubitamus
multa esse g quae et nos praeterierint. flami

nes enim sumus et occupati officiis-z subse


civisque temporibus ista curamus g per espri
mermi con Plinio naturalista. Giovami nondimeno
sperare che sorger , quando che sia , qualch elo
quente e pi colto ingegno, che io non sono , il
quale si studier di vie pi illustrare, con lumi

nosi colori , le operazioni di siffatto eroico atle


ta , difensore e propagatore della vera morale ,
del cattolico dogma e culto divino in mezzo a
tanti infedeli, escismatici nemici del Cristianesi

mo, e della Romana Chiesa. Tai geste di lui,


che n dalla giovane et cammin mai sempre

per le vie della virt , e della piet onde mo


rissi, in maggior lume raccolte, stabilite, e

racchiuse, faranno al certo epoca negli annali del

fr
la Religion cattolica, e richiameranno a se gli
sguardi affettuosi , e la grata riconoscenza dei
cultori di essa. Frattanto
Poi che portar nol posso in tutte quattro
Parti del mondo; udrallo il bel paese

cli/1pennin parte,el Mar circonda, e lAlpe( I


Divisione di esse memorie.

3. Or perch procedasi da me con metodo


nelle istoriche ricerche intorno al (letto lumina

re dell egregio Ordin di san Domenico , e vero


Pregio del mondo , e mio sommoe sovrano;

senza confondersila serie de suoi apostolici la


vori', come nora praticossi , io divider le
Presenti Memorie in tre libri. Nel l. narrer le
geste di lui come capo e prefetto delle apo
stoliche missioni sotto iponticati divi-banc V111,
e cl lnnocenzio X. Nel ll. libroda me si cer-k

cheranno quelle dell uom di lettere, creato ad


Arcivescovo di Nassivan nellArmenia maggiore da
papaAlessandro yrl , e poscia da lui traslatato a
Bisignanoin Cosenza. Nel 111- libro nalmente in

vestigherb lc origini , le antichit , la Storia na


turale e letteraria sidernate. E , Per quanto la
(i) Petr. P. I. Son. 114.

5
mia insullicienza il permetter , non ne ommet

ter nel ragionamento l oriine cronologico ,


Gli l occhio diritto della istoria , del quale

non sonosi gran fatto brigali' i suoi Biogra.


Avrei con piacere veduto registrato il nome , o
qualche cenno sul nostro Piromalli , per appro
ltarmene , appo l insigne Tiraboschi av e l Si
gnorelli tra nobili teologi del reame. Che per
inescusabil cosa parmi la costoroinegligenza , e
silenzio intorno a si colto e addottrinato' scritto

re , e indefesso viaggiatore, pien di teologia la


lingua ell petto. Io,

a bene o mediocremente

riuscire nell indagine di tai gloriosi gesti , ol


tre allaver consultato i libri editi, ho fatto ri
frugale gli archivi romani, napolilani e calabro.
si , cui ascriver debbo in gran parte ci clie
di buono e di lodevole ho scritto.
Omaggio di lode a S. Em. il Card. Zurla.

4. Quanto aromani archivi, mi veggio nella glo


riosa necessit costituito di attestarne le indelebi
li mie obbligazioni alla magnanimit dillEm.
e Reverend. Principe di S.Cl1icsa D. Placido Zur
la dell Ordine benedettino camaldolese1 patri
zio della citt di Crema, sempre inclinatissimo

li
a promuovere ivantaggi delle buone lettere, c
de cultori di esse. Costui e prima , e dopo la
meritevolissima esaltazion sua al Cardinalato da
Pio vd , d eterna memoria , si servi onorarmi
con delumi, e rischiaramenti, a mio preghiere
tratti dal doviziosissimo Archivio di Propaganda
merc 1 incarico 'datone a quel ben degno sot
tarchivista Sig. Canonico Carrega. Cotesto Car
dinale di sublime letteratura, e superiore ad 0

gni mio elogio , autore di celebri opere dal


lodatissimo Ab.Cancellieri (I) annunziate , quan
do nell autunno del 1822 venne qui a og
getto di osservar le antichit e rarit della me

tropoli e decontorni, degno per mera sua gra


zia farmi l onore di esser io noverato tra suoi
ammiratori. Quindi mi presi l audace libert
d implorar I alto suo patrocinio j onde ottenere
le notizie dette g che giunto in Roma , sotto il
di 30 Dicembre dello stesso anno , mi fe per
Venire colla appresso suo autografo viglietto: Pre

n giatiss.Signore--Eccole quanto si pote raccorre


n dallArchivio di Propaganda intorno al Piromal

li, e ci lo debbo alla diligenza del Sig. Ca.


(1) V. il Fascicolo XXXI. dellEf/emerd Roma
ne di Aprile p. 2.23.

7
v nonico Carrega sotto -Archivista , che mi fa
vor. Son sicuro che Ella aggradir tal lavo
v ro , che Porta qualche luce sull argomento.

v Mi di compiacenza che abbia potuto servir


la; e sarebbe ognora lo stesso quando potes
si ci fare. Faccia presenti al degnissimo e
n gentilissimo Sig. _Marchese di Villarosa imiei
p ossequj , e mi creda u Suo div. obbl. Servij
n tore -- D. Placido Zurla. Or non prima de at
di Aprile 1823 , circa le ore tre di notte , mi
giunser cotai notizie Per mano del prclodato Sig.
Marchese , ben degno istoriografo regio. Io nel

di gran
appresso
ringraziando
Per lettera
come schia-Jv
feci ,
il
Zurla
, osai ripregarlo
di ,alcuni
rimenti sulle medesime. Intanto che io le atten

deva , venne egli Promosso alla sagra porpora


con plauso universale add 16 Maggio seguente.
Gliene rassegnai agno dello stesso mese i miei con

gratulamenti soltanto , senza ardire di supplicar


lo daltro. Ma lEminenza Sua, in data 3 dellap

presso Giugno , non disdegn cos onorarmi :


n Gentiliss.Sig.Canonico. -- Riconosco i tratti in
genui del suo bellanilno nelle cortesi espres
sioni chi Ella m indirizza nell occasione che
n la Santit di Nostro Sgnore per pura esube
ranza di sua clemenza s-i degno promuovermi

um
e
a
t

contro ogni mia espettazione.

Mi quindi

dolce dovere di manifestarle la mia riconoscen-f

za , siccome sar per me cosa ogns or piace


vole di adoperarmi ove potessi per Lei. Ag
gradisca questa sincera e'usione del mio ani

mo, e mi creda -Di V. S.-Servitor di cuo


83!!!

rey- P. Card. Zurla.-P. S. Spero a momenti


farle avere le desiderate notizie. . In fatti tre

di dopo le pass , per ricapitarmele, allinsigne


letterato Cancellieri con la giunta del suo appres
so chirografo , che io conservo: n ll Ch. Sig.

n D. F. Cancellieri pregato di significare a]


n Sign. Canonico Macri , che il ricercato artico
lo circa il Galano nel Giornale dellitalia

n na letteratura di Padova, tomo XVIII, serie


n seconda Nov. e Dicembre 1818.-Il suo P.
I). Card. Zurla. Intanto ho distesamente nar

rato ci, in quantoch si vegga l altezza e no


biltl di animo dell Eminentiss. Porporato , e
seriamente notisi che iveri uomini di lettere, a
qualunque grado sublimati , conservan mai sem
pre lor virtuose qualit.

Siderno patria del Piromalli.


5. Or la Dio merc , senza ulteriore indugio,
vengo alla narrazione delle prodezze del nostro

domenican Prelato, cui il Cielo die favore di


ridurre sotto a suoi santi segni molta gente er
rante. Vuolsi in prima investigarne il caro suol

natio: sul che non avvi dubbio , doversi la glo


ria delle fasce e della culla di lui a Siderno.

Il quale un vago e piacevol castello antico , po


sto a Oriente, eda ridosso di esteso colle verso
il mai-ionio, in Calabria dal nostro Platone il
gran Pontano (1) detta:

Clarorum inventrix studiorum , atque aemula


divis ;

Magna viris , magna ingeniis , atque urbibus


ngens;

e dal pontanian Signorelli fujt lIndia di questo


Regno. Sidernate chiamossi il Piromalli stes
so (3) in luogo inosservato da altrui; e tale

(1) De stellis L. 7, p. v. 97. edit. Aldi 1513.


(a) Vie. della coltura to. vn , p. n , 11. Ed.
m Theantropol. tract. 11, cap. v , art. 11l,p. 186.

10

lo appellaron suo fratello Cappuccino , ell pille


mente Gaiano teatin sorrentino sincrono , non
Ove
che iDomenicani
da cotesti dotti
biografi
franzesi
Quetif
vieneddenominato
Echard
z

Theologus insignis,linguarum OrientaIium pe


ritus , vir vere apostolicus , et animarum zelo

fervens. D un raro vanto dunque , e d una glo


ria immarccscibile girne debbe superbo questo
diletto almo Paese, che, a volermi de versi
6. Alessandro Marchetti ,

D uomini illustri, e d'ogni bene abbonda,


Che per cosa mirabile s addita.
.Ma non sembra per , che qui nascesse

Cosa mai pi mirabil di costui ,

me pi bella e gentil, pi cara e santa.


Che credibil non par, ch egli d umana
Progenie fosse.

Epoca del suo natale.


6. Intorno al. preciso anno natalizio (lo di
r Pure ) di cotesto italico Bossuet , niente af

fatto ce ne dissero il succennato provincial Fra


(r) V. Ioan. a Siderno in Direct. theol.

Galan.

ubi sup. et. scrip 0rd. Praed. to. il, p. 621.

lt
Giovanni nel brieve suo rapporto de viaggi fra
terni, n gli eruditi Biogra domenicani. Costo
ro , ed il pi recente di essi il parigino p. Antonio
rrouroncxj lo asseriron quivi a Siderno nato circa
la ne del XVI secolo. Io non essendone pago, non

ommisi di pregar leruditissimosig. Abate cam


eellieri, cui anche rinomino per onorarmi, perch

mi procacciasse dalla Casanattense una copia di


fede battesimale del N. A. ove,ne registri del

le vestizioni e professioni monastiche del nostro


reame, soltanto si conservava. Ma la mia speran

za m ha fallito ,perocch fammi risposto gen


tilmente, add 6 di Giugno 1823 , non poter
si soddisfare al mio lodevol desiderio; dao-cha

essendo andato in'dispersione lArehivio del


la Minerva, sebbene depositato, ed assicura
to dall allora demanio nel suppresso Mona
stero delle Vergini, non n esistono i registri.
Nondimeno io posso con fondamento affermare,
che Fra Paolo venisse alla luce non pi tardi
dellanno gr , o 92 dopo il 1500 della nascita

di Chi morendo ci fe rinascere. Imperciocch


nel precitato luogo ei nana, che, il di tre dA

(1)Hist. des homm. illusi. de S. Dominiq. to.


V. Liv. 37.

m
gesto del 1614,era gi egli Diacono domenica
cano in quel celebre allora Convento di Soriano
in Calabria ulteriore. non di lungi dalla sua pa
tria , posto in diocesi di Mileto.
Sua perizia nelle lingue , e celebri conversioni.
7.Quanto alle lingue , siami lecito dirlo an
ticipatamente , oltre alla latina e alla italiana ,
ei possedette perfettamente l arabica, larmena,
la persiana, e la greca, secondo il prelodato fratel
suo (1); altri aggiunge eziandio la turca. Al-lon
tanatosi quindi con tal erudito corredo dalleterna
Roma , sono la tromba d oro evangelica, riemo
piendo dapprima ( il pur dir con Tacito) d am
mirazione il Tevere e lEufrate colla rinomanza
di conversioni innumerabili d eretici e scismati
ci. In effetto , proseguono _a dir del sidernate
gli stessi pur ora citati Autori gallicani: In
Oriente praeter innumeros schismaticos , quos

in sinum Ecclesiae catholicae reduxit , ipsum


Armenorum patriarcham Cjriacum Vartabiet

cum duobus eius praecipuis doctoribus ad schi

(i) In cit. Op. p. 215

xs
srna eiurandum Romanoque Pontici obedien
tiam praestandam compulit. Non gi il sol Ci
riaco con due suoi Dottori, ma bens altri ce
lebri Patriarchi , Cattolici o Primati ,- e var
tabieti ovver Vartabietli , ossieno Dottori- arme
nia preponderanti allesentenze drfvescovis fu
ron dalla diligenza e dottrina di questo illumi
natore di Oriente convertiti. Intanto che costui,
sovra gli altri teologi egregi di quella stagione
segnalatosi , nel Promuovere attutto suo potere
con felice successo gl interessi della scuola del
Redentore , manifest chiaramente d avere avu
to in se un non so che di superiore, di straor
dinario , e quasi dissi divino.
llliracoli in Soriano avvenuti nel 1614.
8. Nel citato di solenne del suo Patriarca
S. Domenico , esso diacono Piro-malli funzionan

te in quel venerabile altare , fu testimone di


veduta delle prodigioso guarigioni dun maidano
paralitico e muto;

e dun regino cieco nato

intervenute alla Presenzadi una popolazion co

piosa

A tal che il primo, ossia il decen

oj Pirom. De de cath. cit. loc.

id
ne cittadin di Maida,acquist la perfetta sanit
e loquela ; ed il secondo di Reggio , avente tre
lustri di et , parimente la dolce vista ebbe. In

conseguenza di che io resto di molto sorpreso ,


come il p. maestro Lembo nelle sue Croniche
dell anzidetto Convento , incomincianti dallan
no 1510 insino al 1664 a cio 8anni dopo che
nel 1656 il Piromalli avea Pubblicati (ai mira
coli, abbia ommesso d inserirli nella sua edi
zion messinese del 1687. Sarebbe al certo som
ma temerit il dubitar de medesimi, dopo la
narrazione del gravissimo testimonio oculato ed
Arcivescovo . attribuendogli a maneggi e arti di
quemonaci sorianesi. Per altro ben so dal ch.
Muratori (1) sulle antichit italiane, che in si
mili prodigiose avventure occorse talvolta, nella

mezzana et , qualche inganno per malizia ed


accortezza di chi andava a caccia della furberiae
per accreditar la sua chiesa, equindi cavarne
un tanto taPino , quanto nefando guadagno. Ma
quella di Soriano n era troppo celebre , e ac

ereditata da pi secoli; cos che non ne abbi


sognava di pi nome. Del resto sumiracoli con

turo a Teisti veggansi iflqeologi , ed il gran lu

(1) I. bis-sem XXIV.

15
me della napolitana Universit Antonio Geno

vesi nelle Scienze metasiche.


Fratelli di Fra Paolo.

9. Ebb egli il N. A. un fratel germano


test nominato, cui bene spesso citeremo, uom di
scienze e lettere, ministro provinciale deCappuc
cini ; ed un altro siasi carnale o consobrino , ap
pellato Giacinto dottor delluna e l altra legge,

e Arciprete di Gioiosa , poco lungi da Sider


nq'. Costui con tal doppio titolo rinviensi soscrit
to nel Sinodo geracese di monsig. Vincenzio Vi
centini da Rieti del rss 1 , stampato a Messina

lo stesso anno per gli eredi del tipografo Pier


Brea. Cotesto diocesan Concilio vegg io nomi
nato dal ch. p.Tom. M.Mamacchi (1) in conferma

d un articol dogmatico.

In passando vopur

notare, che al mese di Febbraio dell anno 1655


laccennato Arciprete dalla residenza recossi
in Roma , ove a tal epoca era Fra Paolo per
venuto dalla schiavit barbaresca , e promos
se ad Arcivescovo. Da Il dopo un quadriem

nio

l Arciprete medesimo

al 1659 ritorn

(1) De animali. Iustor. lo. 1, P- nia 1 W- i

ts

in Gioiosa , ove sar trapassato circa il dicem


bre dell anno rasa , siccome ben conghiettura
monsig. D. Giuseppe Maria Pellicano zelantissi
mo Vescovo di Gerace a e delle patrie cose mol
to appassionato. Imperciocch, in quegli arcipre
tali gioiosani registri, non avvene pi ricordo
dun tal suo gi predecessore nell'Arcipretura ,
cui chiama molto calligrafo , e versato nella teo

1ogia , e nelle belle lettere.


Agiatezza della famiglia Piromnlli.
IO. Or dal nqui narrato parmi potersi a ragio
ne arguire , che i genitori dedue , o tre fratelli
Piromalli, furon molto facoltosi ed agiati ; che al
trimenti non avrebber potuto gran fatto contribuif
re, come fecero, all'ottima educazion letteraria, ed
al mantenimento loro in questa dominante. Del
rimanente , in mancanza di riscontri sicuri, mi
giova di osservare, che cotal celebre famiglia o

non esisteva in Siderno a novembre del 1557,


o niente possedea. Perciocch non fassene men
zione alcuna nel Catasto , ovvero Onciario di det
0 mese ed anno , fatto-per lo Nob: Baldas
sarro Macrj , alias bellino, sindico de la Mot

ta di Sideronjjsub die 15. novembris. Un tal

.
'7
Onciario , di cui nel III. Libro ricader il di
scorso , ben conservato nel grande Archivio ge
nerale di nostra metropoli. Piacemi pur conghiet
turare, che il Paol nostro avesse fatti gli studii

di gramatica e di v rettorica in patria, ovvcr


nella prossima Girace. Checch ne sia , forte
m incresce non aver io veruna memoria, on

de potere trarne inomi degenitori e demaestr


di lui nelle prime infantili istituzioni cennate.
Ma chiunque ei si fossero , fa di mestieri pur
dire conghietturando, essere stati se non dotti e

colti, certo assai morigerati e pii, avendo al vi


vacissimo garzoncello ben regolate le primiere
mosse di suo spirito, con ritrarlo atempo dagli
errori govenili.

Essa famiglia non pi esiste in Siderno.


II. A Siderno oggi non pi esiste la fa

miglia

e discendenza della eroico Fra Paolo ,

di cui mi si assicura per cnservarsene colit con


gran rispetto e gelosia un suo crocisso

e ta

Volino. Ella peravventura , lui vivente , fu al


tutto spenta in persona de summentovati dotti

ecclesiastici. Ed a tal proposito io dico col pio


ed elegante Biografo del virtuosissimo Giacopo
a

lS
Sanazzaro : Ita mortalium res omnes de
nitis temporibus conclusae circumscriptae
que sunt, quibus et incipiant, et sensim au
geantur , et demum intereantz ea tantum , quae
virtute atque ingenio paratur , gloria , num
quam senescit , unaque orbis terrarum exci

dio videtur posse aboleri

Vero per , che

il dotto giureconsulto Parla , Canonico della cat


tedral chiesa di Gerace fab volle asserire, forse con
fondamento , che un ramo di cotale famiglia era

Iimaso a quei di , cio nell anno 1755 ,- nella

lo o..

Citt istessa. Dove in fatti esiste la discendenza


di D. Giuseppe Piromalli, medico di chiara fama,
e gi possessore duna lettera con rma originale
dellArcivescovo Paolo, che noi demmo in luce.
Ma ecci ignoto , se questa e altre famiglie di
cognome Piromalli, tuttavia in quel contorno esi

stenti, derivassero o dessero origine alla stessa


di eterna memoria e gloriosa, per aver prodotto e

coltivato il nostro Valentuomo. Anco ignoro , se


appartenga alla costui famiglia quellAntonino

.Piromalli massaro , glio del quondam Gio.


Andrea an. 45, registrato al n. 79: dell'Al

(1) Vulp. Vita Sannaz. pag. m. xxnw

(a) Parlaus'Vit. Episcopp. Hierac. p. 33a.

9
fabeto , o nuova numerazione Terrae Mottae
Sideronis facta in anno 1642 die 25' aprelis

f cosi ) , essendo Sindaco Francesco Coluoci ,


ed Elettil dott. Scipione Lemmo , e Giovanfran
cesco Calautti. Secondoche m avvisa il lodato
Monsig. Pellicano Vescovo di cer-ach , nel Ce

dolario di Siderno del 1665 rinviensi questa


memoria al numero 1148: Dottor Domenico Pi

romalli del quondam Serano, un. 35 ; An-


gela glia infante; Sore (suora) Franci
sca sorella, un. 40 ; D. lacinia fratello, an.

ad Al margine dicesi esser Domenico morto, et


in questa Terra vi sono remasti li suoi gli ,
fratelli . et nepoti numerati in nota numero
fiiits del quale non evvi registro, essendo man
cante nel numero progressivo. Egli cosa ma
lagevole il decferare , se il predetto Serano
fosse s o no discendente del P. Paolo. In esso
Cedolario, soggiugne Monsignore, ho trovato

inniti Magri , ed un Sacerdote D. Fran


cesco Macr: isoli Sacerdoti avevano il Don.
Niccolantonio Stelliola precettore del. N.11.
12. Parmente ignoro in qual anno precisa
mente il nostro Paolo per gli studii della ra
np

ao
gione venisse qui in Napoli, che primeggiava
in Europa per tante dotte accademie , e cele
bri losofi e scienziati , massime pel celeberri
mo e veramente linceo Cav. Giovambatista della

Porta(a),e pel gran pittagorista sidernate Niccol


(a) Notisi che , n dal dil 17 (1 Aprile 1767 , il
sullodalo losofo D. Antonio Genovesi avea scoperto
contra il Cav. Newton che : a La teoria della luce
a un plagio dell Ottica del nostro Giambattista della.

. Porta stampata qui in Napoli iiigit Camera ottica p


Prisma triangolare , mezzi rifrangenti , raggi vari s
varia rifrazione , colori gli della rifrazione cc.
a tutte sono invenzione di questo gran genio Napole
tano. V. Scienze metasiche P. II. Teol. c. 9.
n. m p. m. 389. Quindi apparisce il plagio dell1 au

toze del Saggio sulla tipogr. del Regno P449, e della


Breve eontezza delle Accad. p. 48 , che per ben due
volte , negli anni 1793 e 1801 , se ne attribu la sco
perla del Genovesi senza citarlo , com ei dovea. Os
servisi pure contra eotal plagiario , esser falso che

del

la cit. Opera del Porta un sol esemplare avvene quit


perciocch n esistono esemplari nelle Biblioteche

di

S. Angiolo a Nilo, del fu Marchese Borio, del gra Cav.


Cotugno, del ConsigLDomen. Criteni, ed un bellissimo ne
posseggo io di facce 230 imi oltre allii approvazione
Romae iiij. Id. Mari. An. 1593. Un altro sono as
sicurato esservi nella libreria del Principe di S. Pio ,
ed in quella del! infelieemente morto per mano omi

cida P. Niccola Onorati. Si noti in ne , che il gi

31.
Antonio Stigliola oStelliola , dottissimo cinge

gnosissimo Linceo. Il padre e fondatore della fi


sica sperimentale Galileo Galilei, suo collega
nella rinomata Romana Accademia deLincei v al

to ne commend alcune Opere di lui, che mor


agli undici dAprile del 1623 in et danni 76,
e fu seppellito nella chiesa di san Domenico
de Calabresi di questa capitale con bella Iscri
zione , riferita nel Telescopio dello Stelliola in
Napoli 1627. A richiesta delleruditiss. varro
ne del Tevere, Ab. Cancellieri , ne distesi alcu
ne biograche e bibliograche notiziette, cl1ei per
effetto di sua bont molto gradi, ed inserir volle

nella interessante sua Opera di Memorie aneddote


dellAccad. Rom. deLincei capo XV, n.49 ,
siccome rilevo dal Fascicolo LV. della applaudi

tissimo Giornale Arcadico di Luglio del 1823 ,


ove inserissene un bel prospetto. 01' io ho avu
to dallo stesso Pir0malli,cl1 ei la sorte'ebbe di
erudire nelle scienze il suo versatile

e precoce i

mio collega pontaniano Signorelli dalla p. 185 a 209.


del suo IV. vol. della Coltura. ec. fece nel 1810 una
dottq analisi delle Opere del Porta; la quale poi nell 1813
fu ripetuta dallo scrittore del Racconto istorico
vita di costui, senza far motto del Signorelli.

della.

ii

ingegno sotto cotesto famigerat'issimo medico,


losofo , e matematico , cui Pier Lasena carat

terizz qual novello Pittagora si per la priscm


bont , si ancora per la sua Enciclopedia- Esso
cultissi-mo e inorigeratissimo Piromalli , che sa
pea da Plinio esser benignum ( at arbitror) et
plenum ingenui pudori-s, fateri per quos pro
feceris, ne lasci questa onorevole testimonian
za : Sed ipse audivi Nicolaum Stelliolam unum de

sapientibus nostri saeculi, Magistrum et con


terraneum meum, exprobrare Euclidem multa

sup/ponentem : et Aristotelem Metaphysicam i


Dictionarium vocabulorum composuisse. Qui:

istorum veritatem agnovit ? (I) p


continuazione sul Piromalli.

13. Il clx. Tiraboschi (2) parlando dellal


tro matematico e medico di gran grido, Tom
maso Cornelio , not con Gio. Finchio, che nel
laos avealo qui veduto, essere stato Calabre
se di nazione , uomo vivo ed acuto , e come
suol esser la maggior parte di essi, molto

caldo. Tale si fu il nostro Paolo , ch era do


lo ca. Op. tract. I. e. IV. p. 77. et 78.
(2) Star. della letierat. ital. to. VII. Lib. il,
n. 44- 11. m. mat

est

iato v anche (1' una prodigiosa e tenace memo.


ria, onde in appresso ne vedremo gli effetti, e
duna complession debole anzi che no. Ecconein
conferma l attestato del fratel suo Fra Giovan
ni: cum esset naturae vivaeissimae et sensi

tivissimae, etc. E pi sotto , cum esset ity'r


mioris et debilioris naturae , durioris sermonis
et asperioris vocis. Quanti, e quai rapidi pro
gressi nello scibile losoco e matematico il gio
vin Piromalli col suo acuto e perspicace in
gegno abbia fatto sotto lo Stelliola ,

acerrimo

nemico degli Aristotelici dallora, non da do


mandare. Avido egli di bene istruirsi , avr di
certo ascoltati gli altri maestri e losofi , onde
gloriavasi Napoli. Taccio icostoro nomi, ed al

tri nobili spiriti, ch eransi dati a que tempi


felici e d aurei costumi a
q

nella e re ia liber-t
g g

t di losofare , che origin fu, e vera guida a


cotante scoperte novelle. Ma fra questi non vo
glionsi ommettere due altri rinomatissimi Cala

bresi, Tommaso Campanella e Marcaurelio Se verino , discepolo di costui e dello Stelliola nel
le scienze. lii non par mica improbabile , che
lo studente Paolo non abbia sin da allora tra
scurato il necessario studio delle lingue, e del
le teologiche discipline: le quai non pure sin

tab
segnavan nelle private scuole; ma eziandio nel
le pubbliche situate nellatrio del Convento di san
Domenico maggiore. Ei poi con assiduo studio

della Teologia pervenne a conoscerev della divina

essenza, e delle altre supreme intelligenze ci ,


che per umano ingegno in questo mondo se ne
pu comprendere. i
Sua vestizione monastica.

14. Da noi signora quanto tempo il Piro

malli a conto di studio in Napoli sintrattenes


se. Ma che! Spirando egli austerit, ed un ve
ro distaccamento dalle cose del secolo, concilia
vasi l ammirazione della scolaresca e de mae-o
stri. Quindi,bene imbevuto della divina filoso

a del SIGNORE , abbandonata questa real Citt.


delle Sirene, e messi in non cale gli agi, e le
delizie del patrio tetto, risolse di volger le spal

le al cieco mondo, per giro a vestirsi delle sa


gre lane, e vie maggiormente applicarsi alla con

templazione, ed alla pi severa disciplina della


vita. Prese egli labito di san Domenico, mos
so forse dagli esempli di Alberto Magno , e di
san Tommaso di Aquino , i cui gloriosi nomi
ben sovente ei sentiva dasagri oratori commen
I
e

as
dare. Non posso saperne il motivo g ma credo
non ire lungi dal vero , affermando essere sta
ta vera vocazione (dirollo con petrarchesca gra

vit ) di
Quel ch infinita provvidenza g ed arte
v Mostro nel suo mirabil magistero:
v Che cri questo , e quell altro emispero ,
Di
x Efatto
mansueto
nel Convento
pi Giove
di san
, cheGiorgio
Marte , creduto

l antica Morgentia , prossimo alla sua patria ,


ove farsi solea il noviziato , ed ove il Campa
nella test lodato , non avendone ancora compiti

tre lustri (a) di et , fe prodigi di valore; ab

or Petr. Son. IV.


(a) Nel Dizion. Enciclopedico malamente dicnnsi
tredici anni in parlandosi del p. Campanella, giusta il
Signorelli l11o. VI. p. 250. not. (a). Il Bruckero nel
To.V. a car. los afferma esser falso, che il Campanel

la di 13 anni si fosse renduto monaco. Imperciocch


costui dal genitore fu in Napoli spedito in casa Giulio
Campanella, suo agnato, ( sub gentili suo dice lEchard j
lettor di giurisprudenza , che qui chiamollo , ove gu
Stato avendo i principii della Logica da uno eloquente

Domenicano , perci venne in tal Ordine arrolato. A


me per non sembra improbabile, che un giovanetto
di vasto ed acuto ingegno , e di s: prodigima memo

ne
bracci con alacrit quel domenicano Istituto ,
che nella piet, enella religione maisempre ori.
Sua esemplarit.
b

15. Nel religioso asilo del noviziato aumen


taronsi senza fallo quelle morali virt , che fin

dalla fanciullezza rilussero in Fra Paolo , e le

ria , che in et di cinque anni felicemente ripeteva


qualunque cosa egli udiva da parenti , da predicatori
e damaestri ., si fosse recato nella capitale di 9 in
io anni, e di 13 , o id e mezzo , al dir dellnlisciardoj
abbracciasse quell Istituto di S. Domenico. In et no
venne anche si condusse in questa metropoli per intu

diare il fratel mio maggiore D. Saverio presso lavunculo


D.Antonio Vizzino. Ne taccio degli altriqesempli. Del
resto da notarsi, che del prefato Giulio Campanella non

fece menzione l Origlia, forse perch non era cattedra


tico; e che appo noi non iscarseggiauo simili precoci
ingegni. Fia bene il riportar qui I esempio solo di
Carlo Franchi, che nell et di quattordici anni in cir
ca (un recente suo biografo disse anni quindici )
qual altro Pico della Mirandola , tenne pubbliche con
clusioni su tuttii trattati sicomatemalici. Vedine il

vai-gas nell Esame delle vantate carte , e diplomi di


S. Stefano del Bosco p. 236 , e l Signorelli nelle Vi.
ce'nde della coltura to. VI, p. isl not. 3.

27

intellettuali eziandio , studiando con fervore , e


vivendo con grande esemplarit. Nulla di sicu
ro sappiam di lui, se non che al mese d'Ago
sto dell anno 1614, come di sopra abbiam di

visato, era egli gi in Soriano promosso al sa


gro diaconal ordine , e solenne funzionante in
quel Convento. Asceso quindi al sacerdozio, in

tese con impegno,e zelo fervoroso alla predica


zione della evangelica verit e morale. A testi
monianza del dotto p. Touron , in Calabria tai
Primizie di suo ministero furon gloriose; mer-.

' cecc'li il Piromalli, vivendo esemplar vita e san


taa accendeva i suoi uditori allamore delle co
se celesti. Quivi ei praticava quello insegnamen
to d. un celebre losofo, giusta il rllouron mede
simo; cio a dire: che la pi espedita via per
giugnere a parer buono , si lo esserlo veramen
te. Di che ascoltavalo ognuno con edicazione ,
e rispetto ben dovuto ad un evangelico operaio
inconfusibile , se usurpar mi lece questo sacro
vocabulo dell Apostolo di Cilicia.

(i) S. Paul. ad Timot/z. 11', 2., 15.

ins
Sua carit verso la patria.
16. Il costui omonimo e seguace Piromal
li frattanto

forte desio avea di contribuire dal.

canto suo alla pubblica civilt col convertir gl in


fedeli e gli scismatici: passion propria delle a

nime grandi e singolari, acquistata forse nella


losoca educazione

del suo precettor

celebre

Stelliola. Al tempo stesso , ad esempio degli Ulis


si , degli Zeleuci , dc Piltagorij de Licurghi e
deSoloni , e degli Anacarsi , Fra Paolo ama
va di moltiplicare i propri lumi e cognizioni ,
osservando i popoli, i costumi, e i riti diver
si delle nazioni. 01, prima che per si nobile ob
bietto dalla dilettissima sua patria , e provincia
gisse ramingo
Qua mare , qua terrae , qua sidus currit
utrumque ;

lasciar volle alle medesime un monumento di


carit inverso di loro,ed un tributo di fervoroso
affetto, contribuendo per la fondazione d un pa
trio Convento. Eccitonne perci la pubblica ri

conoscenza, e la generale approvazione di sua


egregia domenicana religione al mese di Maggio
dell anno 1628.

29
'

Sidernate Convento domenicano.

17. Hassi dunque a sapere, che Piergiaco


mo Caccamo f la cui antica famiglia sidcrnate
ultimamente si spense col dottor laureato in teo

logia don Giuseppantonio Caccamo, gi mio pa


rente per linea femminile, ed Arciprete di Roc
eella) avea disposto con suo testamento la fon
dazione d un monistero' in un suo podere rusti-r
co detto Caterratti. Ma considerando Fra Pao

lo , forse insinuatore di cotal pia fondazione, che


un tal Convento di lungi dallabitato non era gran

fatto sicuro , nia vantaggioso asuoi compatriotti ,


Y

nie consentaneo alle domenicane Costituzioni ,


merce de procuratori Abate Curriale di cuma
le, e D. Antonino Amato, costituiti per atti del
protonotario apostolico dottor Giacomantonio
Gromo da Vercelli, df era Vicario generale del
Vescovo di Gerace Lorenzo Tramalli , ligure di
Sarsana, Nunzio apostolico in Portogallo , a27
Maggio tens ottenne decreto da esso Vicario di
farsene la conventual fondazione dentro 'Siderno.
Concedettesi frattanto dal medesimo aDomenicani,
per le sagre lor funzioni, la pur ora esistente Con

gregazione sotto il titolo di s. Carlo Borromeo,


dichiarandosi regolare soltanto per si fatto pio

30
uso interino. In conferma di tutto ci se ne leg
ga lo stesso decreto per noi qui sotto riferito.

Solenne processione,edallocazione di F.Paolo.


18. Or nel di 30 Maggio dello stesso anno

1628 , affine di solennizzarsi la cerimonia del


possesso domenicano, radunaronsi nella matrice
chiesa di s. Niccol di Bari, protettore di Si
derno, il Clero secolare , e ll regolare. Componean
quest ultimo i frati minori conventuali di s. Fran
cesco di Assisi o Ascesi , volgarmente ivi detti
Scisani , abitanti nel ricinto della chiesa di s.
Caterina poco lungi dal Convento da fondarsi,
cui aveva ivi stabiliti monsig. Andrea Candi
da , siracusano , eletto Vescovo di Gerace nel
Marzo del 1552 , e morto al Settembre del

1574.
V intervennero eziandio a tal solen
nit di possesso il'sindaco Orazio Calautti, gli
Eletti sidernati Pietrantonio Caccamo, e Gian

domenico Curriale , non che immensa gente ,


che da s. Niccol a s. Carlo andarono proces
sionalmente. Innanzi alla qual Congregazione
Fra Paolo , dopo essersene letto il decreto sen

fo V. cit. Vit. Epircopp. Hierac. p. 303.

3
za contraddizione di chicchessia , inginocchiatosi:
pianto una croce; indi profl'eri con energia un al
locuzione analoga alle circostanze , ed unisona
alla bella temperatura del suo cuore. Poi a25'

Agosto 1630 per pubblico istromento , rogato


dal notaio Giuseppe Calautti , dagli esecutori
testamentari del Caccamo acquistossi a poca di
stanza di detta Congregazione un bel locale ,
ove venne edicato un nobile, e magnico con
vento a due piani con noviziato. Notisi di pas
saggio, chei ch. pp. Quetif ed Echard non ci

dieder contezza del prefato Convento, e daltri in


Calabria esistenti al 1721 , quando ne premiser
notizia nella lor celebre Domenicana Biblioteca.

Ma il ero tremuoto del 1783 avendol quasi tut


to ridotto al suolo, in oggi per diritto di com

pera appartiene alla mia famiglia , che vi gode


del privilegio perpetuo d una tribuna ossia co

retto in Chiesa , onde ascoltare la s. messa , e


assistere alle altre sacre funzioni. Il che appari
sce dalla seguente lapida in quella parrocchial

Chiesa del Rosario eretta d ordine ponticio e


sovrano z

se

PIVS. VII. PONT. MAX.


VII. IDVS. AVGVSTAS

ET. FERDINANDVS. I
VTRIVSQ. SICILIAE. REGNI. REX
VII. ID. SEPT. M. DCCC. XXI
XAVERIO. MEDICO
MICHAELIANGELO. CANONICO
ET. CAROLOANTONIO. CHIRVRGO
v EVSEBII. FILIIS. MACRIIS
NECNON
CONSANGVINEIS. AFFINIBVS
POSTERISQ. EORVM. PROXIMAM
GENTILITIAM. DOMVM. INCOLENTIBVS
EX. HAC. FENESTRA. SINE. ASYLI. mm
SACRIS. QVOTIDIE ADESSE
CONCESSERE

33
Decreto ed istromento dellafondazione detta.
19. In benemerenza di Fra Paolo non di

spiacer, ch io rapporti qui il Processo verba


le , o sia protocollo del notaio Gianfrancesco Ca
lautti , che descrive il rito e la formalit di
quella

fondazione come segue. Die trigesimo

mensis maii millesimi sexcentesimi vigesimi o

ctavi tertia indictione in Terra Sideronis. Ad

preces Nobis factas pro parte. Fratris Pauli


Piromalli dietae Terrae de ordine Praedica
torum lieformatorum S. Dominici, provinciae
calabriae ultra Pharum , accessimus in matri

cem Ecclesiam S. Nicolai dietae Terrae, et

ibi fuerunt pulsatae campanae , et fuerunt


congregati . . . . In dicta Ecclesia erat Re

gimen dietae Terme , ac etiam capitaneus


et clerusa et deinde facta solemni processio

ne cum magna multitudine gentium, canen


tes nonnullas orationes devotas usque ad Ec

clesiam

Caroli; et ibi dictus Frater Pau

lus nobis ostendit praesens decretum teno


ris sequentis, videlicet: _ Nos Iacobus Anto
p nius Gromus utriusque iuris Doctor, Protono

x tarius Apostolicus lllust. ac Reverendiss. Do


p mini D. Laurentii Tramalli Episcopi Hieracen.
3

34
et in Regno Lusitaniac Nuncii Apostolici Vi
carius et Locumtenens Generalis-Viso Testa
mento condito per quondam Petrum Iacobum
Caccamo, qui in ultimo suo Testamento om
nia bona sua pro unius Monasterii aedicatio
ne reliquit - Visa petitione Vniversitatis Ter
rae Sideronis; relatione facta ex nostro man
dato per D. Laurentium Puliti eiusdem Ter
rae Vicarium Foraneum, ex qua constat non
satis tutum , nec facile fore accessui Mona
sterium construendum in loco ubi dicitur Ca
tarrautti, propter nimiam distantiam , et alia
pericula et incommoda, quae habentur ex dicta
relatione-Visa instantia facta per Procuratores
dietae Terrae- Considerata et facultate , quam
Nobis tribuit etc. Nos quidem de Testamen
tis et multorum gravissimorum DD. auctori

tatibus volentes commoditati populorum stude


re, ac animarum saluti in quantum possumus
consulere , licentiam concedimus quod prae
dictum Monasterium possit transferri ad Eccle
siam , quae est in dicta Terra Sideronis sub

titulo S. Caroli, et quodpraedicta Ecclesia in


Regularemtranseat, tamen eodem remanente ti.-.

tulo S. Caroli , et quod per hoc nulli praeiudi


emm inferatur : et ita dicimus et praedictas

>':|.rr<x'

-.'".-.--n

,41-

...|"

n.

...

..

35
v facultates dam-us , et concedimus non solum v

isto , sed alio meliori modo. Datum Hieraci


in die 27. mensis Maii 1628.-Iacobus Antonius
Gromus Vicarius Generalis.-Locus sigilli.

Etfacta assertione praedicta , cum omni


solemnitate processionaliler, et magna multitu
dine gentium, et toto Clero, interveniente Regi
mine dietae fert-ae1 praedictas Frater Paulus
ordinis Praedicatorum, qui supra, flexis ge
nibus plantavit ante ianuam dietae Ecclesiae
S. Caroli crucem , et deinde. . . . ianuam

dietae Eeclesiae et Sacristiam dietae Eccle


siae, dedit suis manibus claves ,P. etcum eis
aperuit , et clausit ianuas dietae Eeclesiae;

et deinde petiit ad altare, et fentis genibus


oravit, et pulsavit campanarn; et deinde. . .

ante altare orando, oseulando , et libros ape

riendo, legenda, et sermonem coram populo


praedicando, et nonnulla alia signa devotio
nis faciendo, quae actum dietae possessionis

denotant et inducunt , quiete et pacice, et


nemine contradieente, praesente Fratre lohan
ne Florio dietae Terrae, ordinis Sancti Fran
cisci de Assisi S. Catharinae dietae Terrae
qui interfuit in dicta

pro

cessione , et est Guardianus dicti Monasterii


i;

36
S. Catharinae dictae Terrae, et non discrev
pavit. Actas vere rcalis, et corporalis ad di

ctas fuit in dicta quietaa et pacica posses


sione , et nemine contradicenteg et quia oi
cium nostrum publicum est , et nemini denega
re possumus cum iusta petunt, et iusta peten

. . Et in dem
praedictum lnstrumentum stipulavi ego Nota
tibus non est denegandum.

rius ioannes Franciscas Calautti. vnde etc.

praesentibus Raphaele Al/arano Regio iudice


ad contractus, Abate (a) Gio. Leonardo Mara
tori, D. Laurentio Puliti, D. Giulio Palli
doro, D. Gio. Paolo Fragomeno, D. Vitto

rio Crapi , Dottore Fisico Scipione Lemmo ,


Gio. Geronimo Marato , Francesco Bavaro,

et me praedicto Notai-io Gio. Francesco ca


lautti qui supra.

(a) Questi era lArciprete , cui volgarmente dicono


Abbate , e lo vedremo registrato

appresso nella serie

arcipretale. Agli altri Ecclesiastici, come al

xl. si

osservato, davasi soltanto il titolo di Don : il che

anco praticossi dal Boccaccio co1 regnicoli.

vvv-fl- rv a.

.n.-i

Tifa
.

04,

- r-v-Av

.';l"

u 'i

r;

. vani.

.....

Creato Fra Paolo in Roma nel 1628 a lettore

di losoa.
20. Non debbe Poi gran fatto recar mara
viglia , se d un cos dotto e colto religioso , qua
le il Piromalli era, e di amabili costumi, sce
vero d ognp impostura , e predicante lEvange
lio senza lisci e balletti ; di giorno in giorno sac
crebhe la rinomanza. Ella in effetto di convento in
convento, anzi, per meglio dire, di paese in Pae
se Passando , a brieve andare, secondo il Tonron,

pervenne a notizia del General domenicano. nella


capitale della Chiesa cattolica ,

e regina delle

Citt. Dove chiamato Fra Paolo, ed arrivato al

1628, quel Prior della Minerva Fra Vincenzio


Candido , riconoscendo nel medesimo un merito

intellettuale , e morale di gran lunga superiore


alla fama gi precorsaa e alla stima conceputa
ne; incaricollo del geloso ministero triennale del
la educazione di qaea numerosi romani novizi ,
cha esercit con la pi gran diligenza, ed esat

tezzadesiderata. A Proposito suo fratello Provin

ciale dice: Per tra-ennium novitiorum magister


electus fuit, quo in Qicio eximium vigilan
tiae , et pietatis specimen dedit. Ma forza
il conchiudere, chr ei non compisse quel ma

-.....A..

<

.- . vb

38
gistero , e lettura losoca con gran danno de
gli studenti; perocch il dottissimo P. Michel le
Quien nella sua Opera postuma asserisce , que
sto suo confratello aver dimorato in Roma un
sol biennio j (1) prima che fosse trascelto a pre

fetto delle apostoliche missioni orientali. Se pu


re non voglia dierirsi per l anno 1629 landa
ta del Piromalli a Roma. (a)

(1) V. Orient. Christian. la. 111, col. iiim


(a) Memoraudo questanno 1629 nedomenicani
fasti, perch laltro losofo teologo p. Tommaso Campa
nella della stessa provincia del Piromalli , dopo aver
sofferto 30 anni di prigionia qui neCastelli dcll Uovo ,

Nuovo, diS. Erasmo, gramm ovver Ermo o Elmo , ed in


Roma, nelle carceri del S. Oizio , fu da quelle il di e
d'Aprile liberato d ordine di Urbano Vlll, ed onorato da

Sua Santit con generoso stipendio. Il Campanella era


nato secondo lEchard il di 5( III. Non. Sept. di
ce il Brucker malamente, in vece di Non. Sept. j di

Settembre del 1568 a ostfgmmoa non gi a Stilo secon


doch tutti, tranne il Zavarrone nella Biblioteca Ca
labraa inesattamente scrissero. Egli intanto sintitol

di Stilo , in quanto questo Comune prossimo alla sua


patria, in Diocesi di Squillace, era pi noto'e rino
mato. Siffatto uso e prinia, e dopo di lui

venne

lc

nuto, e segutato da celebri letterati come si sa, ed

Eletto a missionario apostolico dArmenia


. maggiore nell anno 1631.
i

721. Checch sia di ci . nella S. congrega


io ne vo1 citare un'solo esempio, cio quello del chia
riss. Abate Francesco kNiccolai da Canolo vicino Gerace,

della qual cius prncipi nel 1738 a intitolarsi indivi


duo, siccome scorgordall1 autograa di lui avanti un
esemplare della Geograa sagra del Mirco da me pos
seduto. Forse la famiglia Campanella era oriunda di
Stilo, o cola poscia stabilissi; dappoich truovo ne
Registri di questa Reale universim degliStudii ., Giulio
Cesare Campanella da Stilo ( sar desso il predetto )
dottorato in legge a di 6 Marzo del 1585. Fra Tom
maso Campanella mori a Parigi di yi anno al m Mag
gio del 1639 , che con errore dicesi 1630 nel to. Vlll.
acar. 142 del Tiraboschi di Roma. Costui,.seguito dal
Signorelli, ancherratamenle ivi lo dice venuto a mor

te a 26 di Maggio. Ma 1 Echard esatto Biografo nar


ra , che il Campanella munito de Sagramenti , e assi
stile da tutta quella religiosa famiglia di S. Onorato :
Inter Flatrum preces spiritum qlavit Deoque reddidit
anno MDCXXXIX. sabbato XXI. Maii, hora more

gallica quarta matutina , aetatis LXXI. a quinta Se


ptembris inclinato, dieque sequenti solemni rituyfrequem
lique populorum , eruditorum ., magnafumque concursu

in communi Fratrum sepulchro conditus fuit Anco il


sassone professore Ernesto Salomone Cipriani ne dett
la Vita di facce 202 in 8. Traiecti ad Rhenum 174i.

zione detta de propaganda Fide , ch era stata


istituita gi da 9 anni nel 1622 dal glorioso pon
tece Gregorio XV, (a) furon chiamati a Mag
gio del 163: ill Procurator generale domenicano ,
ed il Priore della Minerva p. Candido. Interro
gati costoro da quegli Eminentiss. Cardinali ondera

composta , e di Vescovi e di Regolari ancora ,


se nel lor Convento vi ave-a qualche Religioso
alto , ed idoneo a spedirsi nell Armenia per la

(a) Fu ella eretta e dotata il d 22 di giugno dello


stesso anno 1622, ese ne pu veder la Costituzione nel
Boll. Rom. Par. I, p. 28. In quella Chiesa di Pro

pagani]: fu posta la seguente onorevole memoria , che


il mio incomparabile amico e d illustre fama sig. Aba
te Cancellieri ha stampato nell1 Lxxx sua opera inti

tolata: Sopra gli anelli ecclesiast. Capo X, p. 52


GREGORIUS. XV. PONT. MAX.
CONGREGATIONEM. DE. PROPAGANDA
FIDE
PRIMVS. INSTITVIT
PRIVILEGIIS. AVXIT
PERPETVO. EX. ANVLIS. CARDINALITIIS
CENSV
LOCVPLETAVIT. A. SAL. MDC. XXII.

4x
propagazione di nostra sacrosanta Fede , rispo
ser subito affermativamente , proponendo in pre
ferenza d ognaltro HCOSl ardua impresa il sider
nate Lettor de Novizi. Imperciocch - gl inge

gni calabresi, a conto del P. Campanella , a- i


veano allora quasi per tutto il mondo , non
che per tutto Roma , altissima fama e grido.
Anzi lo stesso P. M. Candido soggiunse allEE.
LL. quasi presago del futuro: Se quel Padre di
Calabria , che sente molto avanti in tutte le cose
divine ed umane, sindurr ire in quelle orien
tali contrade , la merc di Dio e del suo zelo,
ei tanti prodigi e tante cose adoperer

Ne i secoli a venir miracolose

che pur noi stupiremo. (i) E di fatto cosi suc

cesse , come vedi-em sotto in su propri luoghi ,


avendo Fra Paolo eseguite mirabili e prodigio
se imprese collaiuto di Colui, qui facit mirabilia

magna, ovver miracula solus (a) secondoch les-.

fuluam a Siderno in pr. Direct. cit.


(2) Psal. 135, 4. V. S. Thom. de potentia Dei qu.

6, art. 4. A

in
se l Angelico Dottore. Ora il di appresso che
egli era stato proposto , venne chiamato dallo
stesso Collegio di Propaganda , onde esplorar
ne la volont. Presentatosi da esso loro il Pi
romalli , sulle prime scusossi con ogni maniera
di umilt e riverenza , affermando lui esser
disadatto a si grandioso obbietto; tanto sovra

ogni stato
Vmiltate esaltar sempre gli piacque!
Ma replicando nam LL. aver gi deciso e
risoluto di volerlo a ogni conto mandar quivi;
ed egli ammirando gli alti disegni della Prov
videnza , ben volentieri ne accetta il grave in
carico addossatoli. E , ad esempio di quellApo
atolo onde aveva il nome , liberamente dichia
r, se presto e apparecchiato esser di andare non
sol nelle prigioni ; ma eziandio a dar di buon

cuore e lieto sua vita per Colui , che aveala


spontaneamente data per tutti. (I)

(i) Actor. Apost. XXI, 13.

ss
Decreto di sua elezione de 31 Maggio i631.
22. Ed invero , la serie della vita e delle
azioni di esso c'olto, illuminato e piissimo gliuol
di obbedienza ci erudisce , chs ei nato era a
calcar le sacre orme del Dottor delle genti; e
che Caritea il sostenne e protesse nel converti
re gli erranti scismatici , e nello sparger nuova
mente per la terra del buon Padre di famiglia
i semi fruttuosi , ripuliti da quel gioglio , che
laltrni malizia o ignoranza vavea lasciato mea
scolare. Ora dunque con volont e mandato di

Urbano Papa Ottavo, il quale allor s'edea, fu crea


to il Piromalli a capo e prefetto delle missioni
dArmenia con cento scudi romani e due socj.

Reputo che non a discaro ed ingiocondo che io


ne riporti il decreto , estratto dall Archivio di
Propaganda da don Gaspare Gualtieri , buona
memoria , ad impegno del soprallodato Monsig.

Pellicano (a) per insinuazion del quale e Per


(a) Questo zelantissimo Pastore, dopo essere stato
nel dogma teologico esaminato dal Cardin. Camerlin
go Pacca , e dal carmelitano scalzo p. De Sebastia
nis , fu in Roma conseerato il d 27 di decembre del

isis dall'Eminentissimo Vicario e Prefetto degli Studii


Litta , e da Vescovi monsig. Candido Maria Fratlini
Ycegereute , e monsig. Capi-ano.

ii
suo consiglioho preso io a dettar queste pre
senti memoriucce. Eccolo: De P. Paulo Piro
malli Dominicana deputato ad illissiones 111'
mcniaedie 31 Maii 1631. In Congregalione

generali de propaganda Fide habita super


rebus Armeniae die 31 Maii 1631 , referen
te Eminentiss. Domino Cardin. Vbaldino,de

cretum fiiit ut mittatur ad Missiones Arme


niae P. Paulus Piromalli Dominicanus de
Siderno Dioecesis Hieracensis,eiusdem Ol'di'
nis Praedicatorum Lector, moribus et scien
tia1 testimonia Procuratoris Generalis, et P.
Candidi conventus S . Mariae supra Miner
vam Prioris

commendatus;

cum solitis fa

cultatibus , et cum duobus sociis , per eum


dem Procuratorem generalem approbandis ,
et cum viatico scutorum 100. monetae.

Et postremo de praedictis resolutionibas


Archiepiscopum Narivanen

certiorem facien

dum esse, eique commendandam personam


P. Pauli, ac eius socios , ut tam in Missio
ne, quam in instruendis Collegii alumnis, sub
eius proiectione procere muniaque sua feli

ciori successa peragere valeat. Dal predetto


archivista si soggiugnez Questo degno P. Pao
n lo Piromalli domenicano fu il primo, chela

di
)) S. Congregazione nesuoi principi deput Mis
sionario in Armenia, ne si scorge ne i Re
v gistri , che altri Missionari in quellepoca fos
n sero al par di lui raccomandati a isuoi su-.
n periori'. Nel decorso a merce individual
mente alla eminentissima cortesia del di. Card.

Zurla, rapporter io alcune di tai commendatizie.


Posizione d Armenia maggiore.

23. Non credo mica discaro al leggitore il


toccar qui brevemente alcuni cenni geograci ins
torno all Armenia , ove destinato venne il N.
Autore. Cotal bella regione, detta ebraicamente

Jrarat nelle sacre Carte, ha da mezzod ilmon


te Taurus a che la separa dalla Mesopotamia e
dall Assiria. Da occidente divisa dallArme
ria minore v dal Mar nero e dallEufrate o che

ab antico gli Armeni appellano Eufrat , cdi


Turchi Murat-Sui. Da settentrione il ume
Kur o cyrus co monti moschici la separano
dall Albania, dall Iberia e dalla Colchide ov
ver Mingrelia. Da oriente i monti caspi divi
donla dalla Media col Mar caspio. Ei non
da confondersi l Armenia maggiore colla Tur

comania , come han praticato tutti i geogra ,

46
non escluso Tib. Corrado Lotter nel suo'Atlan
te inciso nel 1770. Imperciocch , per osserva
zione del celebre armeno marchese Serpos (I),
l Armenia suddetta situata in quella parte
dell'Asia , che confina col lato occidentale del

Mar casPio; e la Turcomania posta di l dal


Caspio , dirimpctto alla sponda orientale, e con
fina co Calmucchi bianchi. Amendue le Arme
nie, giusta le loro dimensioni geograche le pi
ristrette, giacciono tra gr. se e 43 di latitu

dine, 52 e 67 di longitudine. Talcli , secon


do i calcoli del predetto Marchese, il territorio

armeno sarebbe largo miglia geografiche 420


circa , e lungo miglia 900.
Pregi di detta regione.
si Il nome della descritta regione, dicasi
Pure col prelodato nazional d Armenia , dovreb
b esser sacro al genio dellumana riconoscen

za. Di fatto , segueudosi l erudite tracce del


Rolando , del Calmet . del Pasini, del Ma

(i) Compcnd. storico d Armenia tam. l , p, si

47
galotti . del Lubin , del Lucas, dellab. dAn
tigny e d altri scrittori, Pu asserirsi a ragio
ne , il terrestre paradiso essere stato in Arme
nia. colit ebbero il primo asilo igermi cli tutte
le nazioni preservate all epoca delluniversal di
luvio; e quei pur anco del regno animale, volatile

e terrestre. Nel sen di lei principia com noto i


lEra della Il et del mondo, e della ripopo
lazione del Globo: i monti di lei furono ipri

noi a Presentare un sicuro appoggio all arca di


No, allor quando le acque disalveate comin
ciarono a ristagnare. Nelle colline di lei la mes
saggiera colomba il verdeggiante ramicel d'uli
vo rinvenne : videro quelle vaghe contrade il

primo altare , eretto informa autentica al vero


DIO da tutta l umana spezie insieme raccolta.
Stabilissi quivi il patto di una nuova alleanza
tra Sua Divina Maest i e 1 Uomo : ivi 1 arco
baleno , la bella Iride, elevossi apegno infal
libilmente esclusivo d un secondo diluvio. La
coltura della vite e l uso del vino , al mondo
_ antcdiluviano forse totalmente incognito , ebbero
i loro natali nelle armeniche regioni.

te
Religione; S. Gregorio I; e Vartabiedi
dffrmenia.
25. LArmenia maggiore gloriasi davere avuti
a introduttori dellEvangelio s. Bartolommeo apo
stolo , e s. Taddeo , non gi 1 apostolo detto
altrimenti Giuda cananeo ; ma bens lomonimo,
uno de yo discepoli, da Siri e da Caldei ap
pellato Addeo , predicatore evangelico in Me
sopotamia a Babilonia ed Assiria. (1) La s. no

stra Religione, sotto il re Tiridate Arsacida ,


ne principii del IV secolo ripropagata venne da
s. Gregorio (a) detto Fostero o sia Illumina

(1) v. Martir. Rom. ad d. 24. Augusti,

filie

mani in vit. S. Bartol. 10. I , p. 397 , Le quim cit.


Or. cn to. I, coll. 1339 et 1354 , n. 6 , el Mamac.
orig. chr. 10. II, L. II, 6. 9.

y (a) In armeno idioma Gregorio dicesi Ccrichuor.


DaNapolitani il tempio emonastero' di S. Gregorio ar

meno corrottamente 's" appella S. Liguoro. Il P. Gala


no al cap. Il, pag. 111. 35, de reb. armen. ne dice:
sancto Lighuor , nomen corruptum ex armeno vocabulo,
Ccrichuor, quod interpretatur Cregorius. E perch non
derivarlo dall antica italica corruzione di cari o Gore
in vece di gregorio f

fig
tore pel lume della dottrina celeste agliArme
ni arrecato. Ma il costoro cattolicismo fu quin

di corrotto e insozzato con degli errori o ere


sie, di cui il primo era il monotelismo eil mo

nosismo, scrpeggianti all et del Piromalli ap


po i potentissimi vartabiedi o var'tabieti soprat
tutto. Armenicamente son cosl denominati i dot

tori e maestri in divinit di quella nazione; e


grande grandissima la costoro autorit , pre
ponderante alla vescovile per testimonianza del
P. le Quien. Costui (i) in fatti scrive: Prae

ter episcopos, magno in honore sunt apud


Armenos qui Vartabied , sive Doctorum titulo
vel laurea donati sunt: quorum tanta est au

ctoritas , ut eorum decreta episcoporum sen


tentiis praeponderent. Anzi, secondo che narra

l altro celebre domenicano Mamacclii nella pre

citata Opera , il magistero e la dottrina loro fu


talmente alta, e da tale vetust poggiata e sta

bilita , che ne Principes quidem , ipsis nesciis,

quidquam de religione , ritibusque statuere


auderent. E novellamente il Serpos (2) in par

(1) Cit. m I, col. lum n. 2.9.


fuj- Op. cit. 1. VI, 11. 53,

Se
laudo di tai primarj dottori suoi nazionali ha
Scritto: Tutto ci che concerne lo studio delle
divine scritture , de Padri , de Concilii , delq
la Teologia e dommatica e morale e polemi

a ca, tutto nelle loro mani.


i Facolt papali date al Piromalli.
ad Dacch ho esposto in brieve gliarmenia
ci oggetti degni dellattenzione. del losofo e
del teologo, or passo a vedere, colla brevit
istessa , di quai poteri e facolt spirituali fu
munito il protomissionario apostolico, prima che
abbandonasse l augusta reggia dell universo. A
lui dunque il Sommo Pontece Urbano VIII
concedette le appresso facolt: Bis in die cele

lebrandi Missam (b); ter in anno populum

(6) Circa gli'altri esempli , anteriori e posteriori


a questo, diterate celebrazioni di messe

in un sol

giorno, anche septies vel novies giusta Walafrido Stra


bone, vedete Cawallariilnstit. iur. can. Par. 11, cap.
16, n. as , ed il mio maestro di giureprudenza , indi

Vescovo di Nard, D. Carmine Fimiani, Elem.


can. to. Il, Lib. Il, cap. 5 a p. 159. et seq.

iur.

benedicendi et absolvendi-g

5,:
nec non aliquas

irregularitates , vota et vincula matrimonialia.

Son parole del cappuccio provincia-le Fra Gio.


da Siderno a fratello del Piromalli. Corredato
costui di cosi fatti ampli poteri, partissene su
bito di Roma con alacrit e acerrimo coraggio

a viepi diffondere i'l-unii di suo versatile in

gegno nepaesi , _ ove trionfava l eresia , in pro


della sacrosanta religion nostra, non che in glo
ria delP in-clito domenicano instituta In prima
Fra Paolo portossi . in Calabria videndi causa

suumfratrem germanum Cappu-vcinu'm, il qua


le forse rised-ea nella citt di Reggio vqual ministro
provinciale Idell roi-din suo. A me al tutto
ignoto, se pur sia ito nella comune Patria , do
ve per avventura non pi nesisteano igenitori.
Impercioccla il relator fratello gli avrebbe no

minati: quo viso, dici egli a non cessavit eum


precibus et rationibus a proposito amovere ,
non animo illum' ab irwepto divertere , sed
ut eius tentaret voluntatem , quam invenit per

severanlem , et praeparatum ad mortem. For


isl-era il cappuccin germano maggiore di et.

52
In Malta converte due llaomettan

27. Dal continente esso viaggiatore d abito


gracile , e di temperamento caldo e vivace ,
coraggiosamente Portossi , alline di trovare im-

Larco Per Levante a nell'isola ove s. Paolo fw


morsicato alla mano da una vipera senza riportar

neveleno, cioa dire in Malta. (a) Nella quale

(a) Che lApostolo fosse ito a Malta, cio nellaf


fricana o siciliana Melila, non gi nell omonima dal
matina o illirica isola del Mare adriatico , ne son per

suasi non pure i cattolici intei-petri degli Atti de SS.


Apostoli sul XXVIII capitolo; ma eziandio iproleslan
ti Bochart , Cluverio , la fenice de geografi , Cella
rio , e sopra tutto Gianfeclerigo Wandelino. Costui a
Coppenaghen. al 1707 stamp una dissertazione de Me
lita Pauli, che fu poscia nell anno 1732 inserita nel
vol. II del Tesoro lologico - teologico. Nondimeno
nel 1730 il ch. P. D. Ignazio criorgis benedettino del
la congregazione melitense ragusina, con uno sbraco
e sfoggio di erudizione studiossi provare il contrario a.
Venezia con opera di questo titolo z D. Paulus Apost.
in mari, quod nime Venetus silius dicitur, naufragus .,

et Melitae Dalmatensis insulae post naufragium hos


pes. Il quale autore certe vicisset, si melioris caus
sua patrociriium suscepisset, al dire del P. Mamacchi
i

sa

giunto il PiromalIi , per lo zelo delleanime fera


ventissimo , vi produsse il primo frutto del suo
apostolico ministero: perocch catechizz e con
vert due barbari, ovver maomettani di Barbe
ria
Indi sovra nave marsiliese, insignita del
nome di san Paolo, 5 incammin alla volta di
Oriente, nel di undici di

gennaio

dell anno

1632 , insieme co due socj domenicani P. An


drea da Maddaloni , e P. Antonio Petra in Ro
ma scelti : i cui nomi nora sconosciuti m ha ma
nifestati il sullodato signore Canonico Carrega.
Ma Fra Giovanni sidernate , ed il P. rPouron

facendo giugnere tai compagni al numero di sei,

tam. I, Lib. II, p. 336 , nol.

delle citate Origini

cristiane. Dal conte maltese Ciantar si rispose con altra


op ira in
contenente XX dissertazioni, intitolata: De

B. Paulo Ap. in Melitam Siculo - Adriatici maris in


sulam naufragio eiecto, Venet. 1738; edal carinelitano
scalzo Ruperto da S. Gaspare, v(li cui ne ignoro il Li
bro. sed ut llliricanis , prosegue il Mamacchi , non pa
ironus , sed caussae aer/uites , ita Africanis Melitensi
bus, etsi caussa iusta erat , patroni tamen , qui de
fendcrent, ut arbitror, defecerunt.

(I) 10: a Siderno, Cavalieri, Galler. de 55. PP


p. esse n. 137, Touron e altri.
_
i

si
convien quindi conchiudere , che ivi a Malta
quattro altri eransi al nostro prefetto missioa
nario arrolati. Comunque ci sia , eglino
Sciolser dal lito avendo aria serena

E di buon vento ogni lor vela piena.


Suo arrivo in Alessandretta.

28. Pur nondimeno, cammin facendo la det

ta nave non ebbe pi quel favorevol vento , e


quella serenit di aer-ej 0nd era salpata dal
maltese lido z dappoiche una tenebrosa egagliar
datem-pesta le tolse la vista del Cielo, lasciando
la in una notte profonda.
Crebbe il tempo crudel tutta la notte

Caliginosa e pi scura , eh irferno.


Tien per l alto il padrone , ove men rotte
crede l onde trovar , dritto il governo;
E volta ad or ad or contra le botte
Del mar la proda , e dellorribil verno.
I maggiori contrari venti scatenati giostravano .
e muggivan furiosamente, e le altiere e minaccio
se onde forte m-ugghiando ancora sopra il mare,
batteano i anchi del legno ge-mente sotto quei

55

colpi. Nel quale non ,sentivasi altro che grida,


gemiti e lamenti compassionevoli de passeggieri.
e degli stessi marinai, estimando inevitabile il lor
naufragio. Ma il veramente apostolico Fra Pao
10, in mezzo a tai procelle ed urli e angosce
e pianti universali, rincantucciato in un angolo,
altro non fa che invocar merce ed aiuto da
DOMENEDDIO , dicendo con cuor contrito ed 11
miliato: salva nos Domine. Ora cessando in.
uno istante cotal oscuro e tempestoso nembo;

ecco il porto , si sente dir , ecco il porto , dal


nocchiero pallido e sbigottito ; ammaina , am
maina; andianne allegramente. Sicchv il vascel

lo die Conversionis D. Pauli pervenit ad o


ram zllexandriae minoris , dietae a Turcis
Scandarona , itinere quatuordecim dierum:
'ch quanto dire in Alessandretta al di 25 del
1 anno 1632.
lii passa in Aleppo ed in Clzaram. t

29. Merc del Cielo dal gran periglio evaso


il Piromalli , dalla detta Citt di Soria un tem
po episcopale avviossi alla volta di Aleppo, che

n era distante 25 miglia , passando per Antio


chia. iii per istrada funne insultato e dirubato

se
di tutto il suo capitaluccio

dagli

arabi ladri.

Pervenuto nella Citt di Aleppo , a motivo di


riposo si ferm dieci di nella medesima. Parti

quindi con gran carovana vestito alla turca , dice


il fratel suo , come vero soldato di Cristo , e
continu suo viaggio per la Mesopotamia , po
sta tra l Eufrate eil Tigri: la quale perci
si disse da Latini Interamnia , signicante in
greco regione situata entro due umi. Nel IV
giorno avendo valicato l Eufrate chiamato per
antonomasia il ume , il nostro transeufraten
se missionario arriv in una Citt di Arabi, il
cui nome ommise di esprimerci il relatore Fra
Giovanni. Dalla qual partito , petiit, costui

dice, civitatem Hurhan,.seu Haran, quae est


propria-patria patriarchae Abrahae', prima
civitas Mesopotamiaez in cui mori Thare pa

dre di esso Patriarca , che transuviale anco


si disse per lo tragitto dellEufrate istesso. Co
testa Citt Haran dessa la famosa Charan
dell antico e del nuovo Testamento , nominata

cio nel Genesi, in Giuditta e negli Atti apo


stolici. Credesi per alcuni (i) esser la celebre
(1) V. la Geogr. sacrae de Mr. l Abbe' de fene
ce dans la Sainte Bible to. XVII, Pari. III,p. iii A

Paris 1773.

si
Charres in sul ume Chaboras' , rinomato per
vla disfatta dell esercito romano, edi Grasso pri
gioniero. Videla il Piromalli abitata da Turchi
armeni e da Giacobiti. Vi aveva in essa una

bellissima piscina e chiara , cuius medietas est


aedicata intra moenia civitatis , alia medie

tas extra , ubi est puteus aquarum nimis pro

fundus , cuius aqua ( ut referunt historiae


Armenorum ) Apostolus Thomas buplizavit
Regem Armeniae , qui vocabatur, Apcar , a
Latinis dictus Abagarus, vivente Domino Ie
su christo , et fuit ille Rese, qui auditafa
ma miraculorum Christi misit suos muniios,

dicens z Cupio te videre ut certuserem, an


tu sis verus lius Dei. Dominus lesus non
ioit , sed misit ei imaginem vultus sui impres

sam linteamini.

Sudario di nostro Signore Ges Cristo.


30. In quanto al battezzatore di Abagaro re
d Edessa , oggi detta Orta , citt principale del
Diarbechir nella Mesopotamia , ei parmi pi
plausibile il crederlo col Le-quien(r) non gi s.
(I) Orien. cit. 10. I, col. 1354, n. 6.

58
Tommaso Apostolo ,

.
ma bens s. Taddeo uno v

de yo discepoli del SIGNORE. Quanto alla im


magine di esso Redentor nostro leggesi in Eu

sebio , padre della ecclesiastica istoria, che Aba


garo mand un pittore per aver esso ritrat
p to; ma che non dando l animo all artefice
n di farlo per la sfolgorante maest di quel
volto detto meritamente , e secondo la veri
n t , da Greci Theandrico , volle il Signore

n medesimo, ponendosi un panno sulla faccia,


n e imprimendovi miracolosamente la sua elli
n gie s consolare la divota brama di quel mo
narca. n Ne ho addotte le parole del solen
ne critico , e difensore del supremo Orator to

scauo Monsig. Gio. Bottari z (i) il quale soggiu


gne: n Questa cotanto insigne , e venerabilis
n sima reliquia si conserva in S. Pietro in Va
n ticano , e quivi alcune ate si mostra al po
n polo, che in gran numero vi concorre ad ado
n rarla. Pur questa immagine del Redentore co
n si fatta, e mandata ad Abagaro si crede dal
n Gretsero essere quella che in Baviera. E il Ba

n ronio all anno di Cristo sn agerma tre altre

(1) Lez. III. sopra il Decamerone,pag. 81.

Se
a

in
n
n
n
n

avere questa medesima fama, una delle. quas


li quella di Roma , una si ritrova in Ge
rusalemme , e l altra in Ispagna. Il Chile
zio dipoi vuole, che si ritrovi in Bizanzone,
e il P. Gio. Ferrando ne rammemora due
altre , cio una in Caors , laltra in Montre
vil. Quindi che l empio Calvino ci pro
verbi'a dicendo , il medesimo sudario trovar

n si in sei, osette se non piuttosto in dieci luo


w ghi diversi. Osservisi per ultimo che Ve
ronica si disse correttamente da Vera icon ,

giusta la conghiettura del celebre Papebrochio ,


la enunciate cigie del Salvatore a non gi la
pia donna , che , per astergere il sudore o il

- sangue, mise uno sciugatoio al volto di esso Re


dentore andante al Calvario , o pendente in
croce. Cosi anco per dimostrazione del Gran Maz
zocchi (I) formossi l incognito nome Poniza
rius o Ponizaritus da Hippone Diarrhyto, oggi
Biserta vecchia i dove vuolsi nata s. Resti

tuta , citt della provincia di Cartagine, cheb

(1) V. Kal. marmor.- in S. Reslituta cap. lllm


die xiii Mari et Blascum de collect. canoa. Isid. mer

cat. p. nib , noi. 1.

Bo
be tal denominazione per distinguersi da Ippo

ne Regio nella Numidica provincia.


Namit , fas-tan , Abaraner.
3x. Or Fra Paolo, che pu meritamente dir
si policleto , maestro chiarissimo , e politropo
con Omero , cio uomo di molti costumi; ab

handonata Charan , cominci a vedere in al


cune abitazioni le ceremonie ed iriti degliAr
meni, e di molte altre Citt le costumanze. Tral
le quali citt vide Namit , che in turchesco idio
ma dicesi Dealbechir secondo suo fratello , ov
ver, giusta il domenicano Le Quien s Diarbeck
o Diarbekir, che nell anno labo era arcivesco
vile, laVfra le diocesi armene per testimonian
za di costui. Il P. M. Piromalli and nella citt
di Van oVastan , che era no giornate distan
te da Namit istessa g e 35 da Aleppo. Van

intorniata dal gran lago di tal nome, che per


avventura lo stesso detto dal Le Quien (1) Va.

rasparcano e Varaspuracano, nel cui mezzo

(I) Cil. to. 1, col. 1364, n. 28, et col. 1419.

6:
evvi lisola Aghtamar coll arcivescovo creduto
scismatico, avente sotto di s 8, o 9 vescovi,

quasi tutti abitanti ne monasteri circa il lago


eVan, cio di Safan, Gasgi, Basti e altri vesco
vi. A capo di tre giorni esso Piromalli fu verso i
conni de Turchi , e indi gir per le regioni

de Persiani. Giunse in Apraner o Abaraner


citt cattolica , residenza del nassivanense Arci

vescovo: nel qual solo luogo della Diocesi, lun


ga 120 miglia , e larga 60 , composta di 12

paesi (1), conservavasi da costui la SS. Euca


ristia , secondo che poco stante vedremo. Ora
in tal sede arcivescovale essendovi labaranense
convento dell Ordine de predicatori, il lasso e

laborioso frate Paolo riposossi Sbbato Palma


rum, giusta il fratel suo. Questo sabato, secondo

i miei conti , fu il di 23 dAprile liil/iza giacch


la s. Pasqua di resurrezione venne allora nellXl.
giorno di tal mese. Non si ferm dunque ivi
la domenica seguente il Piromalli a conto di
riposo , siccome con errore un intero secol do

po del narrator Cappuccino, nel 1745 scrisse

(l) v. Baudrand. art. Naxuana.

ui

'-

iiz

a Parigi il celebre p. Antonio Touron.

Quivi

senza dubbio Fra Paolo ne present le. papali


commendatizie alPArcivescovm

Chiave e Nassivan.

an. Nelle sopraddette citt ed abitazioni pro


babilmente il N. A. avr esercitato con delle
Private istruzioni il suo apostolico ministero ,
prima di esibire sue commendatizie in Abara
ne-r all Arcivescovo. Dalla qual Terra 1 inde

fesso viaggiator Partito , venit ad conventum


Chiave , et postea transivit per civitatem
Nahcevan , civitas desolata .. et inhabiiabilis
per spatium 4o annorum; fuit haec civitas
destructa a Rege Persarum , sed Rea: nunc

regnans dedit licentiam posse rcaedicari. In


passando notisi , che di Chiave detta qui , _e
appresso citt dal relator Fra Giovanni , non
fassene motto da lessicografi geograci, ne da
Biogra di suo fratello. Di cui ei prosegue: ul
timo venit ad civitatem Chiave, ubi vidit mo

nasterium suae lieligionis cum duobus solis


fratribus , et ibi fuit rgrmus propter qli
ctiones itineris. Eran gi ben quattro mesi ,
dacch egli viaggiava per ammesgrarg nella no

si
stra Fede quegli scimatici e popoli. Parimente
noto , che SchaAbas I era forse stato il di
struttore dellarcivescoval N assivan , siccome lo
fu del celebre monistero diEsclimiazin, distan
te duabus ad summum leucis ab urbe Eri

van. (1) De quei luoghi cadr qui benespesso


.il discorso. Or siccome il re Clia-Se , succes
sore dello Abas allor regnante , avea permessa
la reedicazione di tale eschmiazinense conven
to al primario Cattolico, ovver Primate Filip
po , eh era ito in Hispahan ad incliinare S. M.
Persiana g cosi costui avr pur permesso di ri
fabbricarsi Nahcevan , Naksivan , Nascivan,
ivai-clavam Necevan e Nassivan. Questa latina
mente dicesi Naxivanulm, Naxivan, Nackiova
num, Nexiuanum e Nuxuana, non gi Na
xia com erratamente chiamolla l- insigne do
menicano Richard a Parigi 1 anno 1761 nel suo
gran Dizionario universale dogmatico canonico
isterico eo (2) Imperciocch Naxia , Nacsia

(i) Lequien cil. la. I, col 1362 n. 9.0. V. etiam


col. 1414. in Philippo cxxu catholice Arm. maior.
Vedine l art. Piromalli.

ali
o Nicsia oggi pi comunemente detta, la lian
tica Nasso una delle Cicladi nel mare Egeo ,
citt pure arcivescovile di rito latino come Nas
sivan , che mediterranea.

Origine di Nassivan , e del suo sito.


33. Nassivan ovver Nahcevan , secondo che

avverte il lodato Fra Giovanni, un vocabolo


armeno signicante prima abitazione, derivato
da Nah quod interpretatur prima , et cevan,

quod significat habitationem. Imperocch do


po il Diluvio , e dice , era stata la prima tra

tutte le citt edicate dal patriarca No, il


quale ivi era stato , ut fertur , seppellito con
la moglie, ed i gliuoli. Cotal derivazione altri
accennaron poscia. (a) Il Baudrand attesta, esser
-_

(a) Il celebre Gio: de Serpos nel suo 'soprallod. Com


pendio storico, to. 1, p. 14 e 15. cita un libro delle an
tichita armene , stampato a Costantinopoli _ nel 1730 ,
ove raccontasi che No uscito dall arca , fermossi in

prima presso Arcuria , Piantando ivi la vigna; e che


in Nassivan fini isuoi giorni. Col dotto armen Marche
se istesso io lascio gli Orientali nel pacico possesso di
tai loro tradizioni.

es
la citt istessa ad radices montis Ararat ,

media inter mare caspium et Lychnitem pa.


ludem
inter Erivanum ad occasum atque
Tabrisiurn ad Ortum. Cosi egli a Parigi l'anno
1682 nella Geograa ordine litterarum dispo
sita. Il traduttore del Bodraudino lessico C.
Maty , in Amsterdam al 1701 , situ Nassivan

nella distanza di tre leghe

dall Ararat, dal

quale , giusta il sidernate Cappuccino, tribus


milliaribus distans. A11 incontro laltro calabrese
dottor Gemelli-Careri da Radicena . in diocesi
di 'Mileto , che circa 50 anni dopo del Piro
malli vide (I) Nassivan , l asserisce lontana
solo kso miglia dal monte Araraih , citandone
pure il'Tavernier. Checch sia di ci , esso
Gemelli derivandola da nali nave, e civan di
mora, cio di No uscito dallArca, narra che
le continue guerre , massime quella di Ama

ratte , l avessero rovinata affatto. Soggiungs e


gli, non esservi in essa Citt che una sola
strada assai lunga, ma stretta . . . Il bar
I

(I) Giro del Mondo P. Il, pag. 18. ediz. nap. I


1699.
s

66
x
go picciolo , con case fatte a somiglianza
di grotte . . . La Citt, el paese tutto
governato da un Kan , o Governatore. La
i medesima , secondo il lessicografo

I) la Mar

tiniere, non oggi che un ammasso di rovine ,


bench le istorie del paese assicurino, per suo
attestato , che altra volta ve ne furono bo mila
case. Al riferire del nostro Cappuccino , insie
me colla Citt fudistrutto un certo monastero,
ed i religiosi furon tutti uccisi.

Prima predica del N. 11. in Chiave. Origine


di Eccemiazin.

34. Ma ritornando al Piromalli , ei dopo a

vere ottenuta la permissione di predicare; e


dopo essersi ristabilito in Chiave , dove era ul
timamente andato z die autem Resurrectioni:
Dominicae incitavit concione populum ad con

fessionem et communionem. Ivi dunque, e


non mica in Nassivan a come avea riferito il

Touron , il nostro gran missionario , dotato d'una

(1) Grand dici. geogr. A Paris 1736.

ej

molto rara ed efficace eloquenza , incominci


sue pubbliche omelie nel di della Pasqua, che
quanto dire agli n dAprile del 1632. Qui

vi su le prime adoper egli le spirituali chia


vi, che il Vicario di Cristo poste avea in sua
balia , intonando atraviati il ravvedimento e
la salutar penitenza. Cade in acconcio lo avver
tire , che il nostro eroico atleta , si nel predi
care come nello scrivere , uso era di far sem

pre osservare agli Armeni, che la morale e i


dogmi a medesimi da lui spiegati, eran gli
stessi stess'issimi che il protopatriarca loro S.
Gregorio avea professato e predicato ad essa na

zione. Del quale, al dire del Piromalli(i) stesso,


avea scritto s. Giangrisostomo , che siccome i

s's. Pietro _e Paolo illuminarono l Occidente ,


cosi pratico nellj Oriente lo illuminator s. Gre

gorio I. Costui, conforme di sopra detto ,


ssato

avea sua residenza in vValar'.sapat o

Vagarsciabat , creduta l antica Artaata ov


vero Artaxiata di Strabone, capitale un tem-v

(i) V. eius polog. contra P. Simon. Armen. p. 48..

seqq.

68
po del Regno , dove oggidio giusta il Serpos,
non vedesi altro che il celebre monistero di Ecz
miazin, costruito nello stesso luogo a in cui
fu la casa del re Tiridate. Questo nome Ecz
miazin, che altri scrivono lfschmiazin1 Ecce
miazin ed Eghmiatin , dinota in armeno discesa

o apparizione dellUnigenito, essendo nella


suprema parte della Chiesa, ov posto laltare ,
apparso il divin Redentore al detto S. Gregorio a
confortandolo alla salutare impresa di assogget
tare al Vangelo l Armenia tutta. (I)

Prigionia del Piromalli.


35. Dopo aver solennemente predicato in
Chiave, il N. A. parti di col , et petiit Ere

van , quae lingua Armena signicati appari


tionem . . . lvit postea ad visitandum Patri
archam Armeniae , qui vocabatur Moysesqet

habitabat longe ab illa civitate itinere medii


diei. Il zelantissimo nel fatto della Religione ,

(1) Le quim cit. to. I, col. 1362, n. an. et Ser


pos loc. cit.

se
e vivacissimo spirito del Piromalli, nel fervore
di detta eloquente sua orazione , avr forse ripre

so con forte efficacia i vizj , le laidezze , le


malvagit e scostumatezze dell uno e l altro
Clero; ed avr pur tocca e ripresa, o difronte
o di rimbalzo, la connivenza e la noncuranza
del nassivanense dotto e iracondo prelato , che
lungi dall essere il candelliere del Santuario ,
nera per avventura la pietra di scandolo col suo

lassismo e indlrrentismo. lmperciocch Fra


Paolo ne suoi sermoni era consentaneo allAposto
lo (1) a manifestare il suo evangelico carattere,

e a dire EST, nelle cose lecite, e NON, nel


le illecite. Ora il suddetto Mois o Mos senza
fallo desso il primario Patriarca denominato
dagli Armeni il Cattolico , residente in vici
nanza di Erivan nel monastero eccemiazinen
se. Era egli dopo Davide V succeduto al Cat

tolicato , e n dal 1629 era in tal dignit col


nome di Mois III, non gi II, come per
errore , forse tipograco , leggesi presso il P.
Le Quien , e lo vedremo al 1637 professar la

(i) Ad Corinth. II, I, 17


c

o
r7eligion vera cattolica per lo zelo del gran Pi
romalli. E perci errarono esso domenicano Le

Quien, el Serpos dicendo cotal Patriarca'mor


to nel 1633 , sull appoggio d una lettera del
gesuita Mornerio: poich in tale intervallo non
ebbevi nella storia d Armenia altro patriarca di
nome Mois. Costui, al N. A. che ito era ad
inchinarlo, disse che il desiderava rivedere Ar
elli-episcopus Armeniae , il quale a tal effetto
gliene avea scritto. Era questi 1 Arcivescovo di
Nassivan Fra Agostino Bagiense, non Pacen
se, come i PP. Galano e Fontana (1) vollero
scrivere, dell Ordine de Predicatori d Armenia
maggiore, ed autore di due opere dallEchard cnp
nella sua Biblioteca riferite. Reggeva quella cat
tedra n dallanno 1627 , e con supina indolenza
tollerava u degli abusi, che in materia di Re

ligione si erano introdotti fra. gli Armeni di


n col; e de disordini e degli scandali del

v Clero. n Sono espressioni, anzi aneddoti di

(1) Galan. Hist. Arm. cap. so , pag. m. 500 , et


Font. p. 58. cit. Theatri.
(2) In cit. to. I, col. 570.

t
Propaganda, scrittimi dal soprallodato suo soli
tarchivista Canonico Carrega : il quale aggiu
gnemi, che il Piromalli appena giunto a coi
)) compagni a Naxivan scrisse subito nel rasa
varie lettere alla 5. Sede su tai disordini.

Or costui ripresentatosi di nuovo da monsig.


PArcivescovoo il vide forte nel viso crucciato,
facendo zuffa con gli occhi e col naso ,, seco

dicendo non so che tra denti,

,Ouypmgg

E quae l si volge e si raggira


iii,
Dimodoch
Pieno di sdegno
Fra Paolo
, e di
v ebbe
superbia
confici
e dira.
gravi
altercazioni , e fu posto inicarcere dice il

Carrega; ed io aggiungo col grand Epico istesg


so di Ferrara, fu

I m

Incatenato e in gravi rceppi messo. gli,


Suo virtuoso carattere neagelli e tormenti.
/
se Incarcerato il povero Piromalli , forse a

Maggio del 1632, dall Arcivescovo d ira e di


cruccio fremente, per spatium viginti duorum
mensium , cum ferreis vinculis et catenis li

gatus , ter virgis caesus fuit , et usque ad ef


fusionem sanguinis, per attestato di-suo fratel

lo Fra Giovanni. E perch Fra Paolo una vol


\

ia nel viaggiare fu lapidato, e tre altre anco


ra corse pericolo di naufragio , ei pu a regio
ne attribuirsi quel detto dell Apostolo: Ter

virgis caesus sum, semel lapidatus, ter nau


fragium pertuli pro christi nomine. Ma non da
passar sotto silenzio un altro fatto rimarcabile nar

ratoci dallo stesso sidernate Cappuccino e dal ce


lehre Touron: cio, che ivi nel fondo della pri
gione in prima Fra Paolo con ohbrobrio e scorno
spogliato venne ignudo nato. Il quale , veggen
do che cosi era la volont del SIGNORE, posesi
subito inginocchione , e con le man giunte e
con gli occhi languidi al ciel rivolti, implora
va il divino aiuto. In tal guisa soil'ersc 300 bat
titure, sputandogli in faccia il ero agellato
re , che gittando in terra. la sferza , brusca
mente gli disse: ritorner subito domani, e da

rottene altrettante. Il paziente ,presala e bacia- .


tala, consegnolla all inumau carnece con tai
parole z perch non alibi l incomodo a ritornar
qui domani , te il agello e ritornami a agel
lar dal capo in sino alle piante a tuo bella
gio. Ma quel boia , ammirando tal virt nel
prigioniero di Ges Cristo ., nell uom di Dio ,
si rimase ed uscinne tantosto fuori. Il agella

to dicea , iustus es , Domine, et rectum iu

ys
dieium tuum , sempre raccomandandosi alla
protezione di Te gloriosa
t

Vergine pura , dogni parte intera,


Del tuo parta gentil gliuola e madre.
Continuazione su lo stesso suggetto.

syn Il nostro P. M. degno al certo di eter

na fama pel suo illihato costume , e per altri


inniti titoli acquistati e prima e dopo lingiu
sta sua carcerazione , viene in tai circostanze
abbandonato da suoi compagni, che
A i piedi raceomandan sue di ese.
Il medesimo appena avea, dicesi da suo fra

tello , un podi pan muffato e dacqua z furon


gli quivi per ben cinque volte , in vece di ci
bo , porti de veleni. n Scrisse egli in seguito
n molte lettere direttamente al Papa in sua giu
,, sticazione. E lArcivescovo scrisse e mand
,, a Roma un certo P. Biagio religioso france
,, se per accusare il Piromalli. Ne sono co

si precisamente assicurato dal predetto relatore


sign Carrega. Ora i domenicani Biogra ed an
tichi e recenti, almen chio sappia, tutti trala
sciarondi narrarci tai viziosi eccessi del lor Ve
scovo correligionario a tacendone in tale incon

74
tro anche il nome ; come se i vizj e difetti de i
sacri pastori debhansi occultare , o pregiudicar
possano al lor carattere , od alla nostra Fede .
Cattolica. Ascoltisia proposito un giudice di re
verenda e grande autorit in questa parte , il
sommo ornamento e splendore d Italia, lo abate

Muratori. lii cosi lasci scritto , dopo il M D ,


nella conclusione de suoi Annali: ,, La storia ha

,, da essere una scuola per chi dee loro (a pa


,, stori della Chiesa di Dio ) succedere , a
,, n d imparare nelle lodi ddbuoni1 e nella

,, disapprovazion de cattivi, quello che essi


,, han da fare o non fare. E forse che le di
,, vine Scritture dell uno e dellaltro testamen

,, te non ci han lasciato un chiaro esempio di


n questo ? ,,

Si prosegue l argomento medesimo.


38. Forse un giorno ( o che spero.! )si pub
blicheranno per le stampe le citate lettere giusti
licative del Piromalli, di unita ad altri docu

menti relativi '311 assunto. Piaccia a Dio che si


e'ettui quanto ardiscc ora la mia speranza. Di l
da ogni dubitazionc farassi allor palese , i gra

vi disordini della nassivanense Diocesi, svelati

75
al S. Padre , essere stati la vera origine e ca.
gione della prigionia del venerando missionario
apostolico. Or nel-le ritorte costui fe rilucere
semprepi raggi immortali di gloria, i quali m
scendo da virt , eh germe divino , tutti ri
dondar deono in onor di DOMEKEDDIO, non che
suo e del domenicano istituto. Sicch per te
stimonianza di Fra Giovanni sidernate dicea il
fratel suo , ne tormenti e nelle angustie , con
s. Ignazio z Frumentum cliristi sum , dentibus
bestiarum molar; e con 5. Paolo, omniapos
sum in E0, qui me con ortata ovvero coSet

tanta , qui me potentem facit. Anzi e non pa


re inverisimiles che l incarcerato versatissimo
nella
ripetesse
lettura
ben de
sovente:
PP. Greci,
DOMINUS
conilluminatiomea1
5. Atanasio
et salus mea quem timebo? DOMINUS protector

vitae meae a quo trepidabo ? . . Si consti


tuantur adversum me castra , non timebit cor

meum g si insurgat adversum me praelium , in


inexpugnabili dea-tera DEI sperabo. Ei sicu
ro che , quandochessia, lDDlO pi lieta fortu

oj ApoL defuga sua, opp lo. I, p. m. 559.

ys
na gli mandasse innanzi, vi travagliava quieta,

e pacicamente ci diei voleva, per espri


mermi col Giambullari (I); spesso avanti

al

Crocisso leggendo il nuovo Testamento che a


vea in saccoccia; c componendo in armeno idio
ma un gran Lessico di 35 mila vocaboli cola
tini corrispondenti. Dormiva sulla dura terra ,
e non gli fu giammai Permesso dal suo avversa
rio di torsi da - dosso lunica tonaca di rozza

lana. Scd nocte dieque eam gcstans , ita pe


diculi multiplicati sunt , quod per totam car
nem mansiunculas fecerunt , et maximo tor

mento illorum animalium requiem non habe


bat. Malgrado d un tal continuo martirio il
segaligno e memorioso P. Maestro ivi si mise
in mente 1" intero evangelio di 5. Matteo el
epistole tutte di s. Paolo. Il quale fatto lo
ci narra il sidernate Fra Giovanni, e sfuggi la
vastissima erudizione del soprallodato sig. ab.
Cancellieri , che nel 1815 stampo suo Libro in

torno a gran memoriosi , ed agli smemorati.

(1) Star. dEuropa, L. 6, pag. 141.

n
Libert del Piromalli al 1634. Trionfo
d innocenza.

39. A guisa di s. Pier martire , Fra Paolo


invocando bene spesso con animo divoto erive
rente 1 adorabile nome del Redentore, sospi
rando dicea , quando mi redimerai da queste

crudelt e ritorte! io vos col tuo divino aiuto,


ed a gloria tua Proseguire le missioni per tutte
parti d Oriente. Il P. Cavalieri bergamasco ben

riette , che in tale.miserabile stato sarebb e


gli a morto tra sceppi mangiato da vermini
se il Sommo Pontece Urbano non avesse fon.

temente agito per lui. Ed il parigino suo con


fratello Touron meglio osserva , che il dito di

DIO fu visibile in cotesto incontro. Fu IDDIO,


IDDIO fu per certo , che in piena libert ed
in tranquillo stato il ripose , avverandosi il detto
del real Profeta , non vidi iustum derelictum.
In effetto 1 eterna

Provvidenza ..

che sempre

Veglia sulle sue creature , e gl innocenti aiuta

N lascia mai chi in sua bont si da ,


nell anno iasi , e forse a Marzo, fe sottrarre
dalla crudel prigionia il secondo vaso di elezio
ne , linnocentissimo calunniato , ed ingiustis

simamente perseguitato dal suo confratello irato

ja
e maligno. Oh quanti esempli y oh quanti non
dissimili , anzi peggiori, a questo del Piromal
li, Vidersi nell ultimo uracano politico! Col

dottissimo affricauo scrittore (I) e lume di 5.


Chiesa il pur dir, quante blasphemiae , per
iuria , oppressiones innocentium , calumniae ,

circumventiones , praevaricationes, falsa te


stimonia , iniqua iudicia , violentiae , la
trocinia l Quanti e quanti mossi da invidia
e da idolo ambizioso , ponendosi sotto i piedi
non le sole giustinianee leggi; ma quelle altre
si della natura e delle genti , e della religione
stessa , ardiron di calunniare l innocenza me

desima! Non di questo luogo il farne la nar


razione: appartiensi alla testimonia de tempi ,

alla luce di verit , alla vita di memoria , e al


la maestra di vita per dirla ciceronianamente. Pur
nondimeno mestiere lo avvertire , che io sul
1' assunto conservo una particolare parodia bi

blica col titolo, Abelis psalmus historicus et


eucharisticus contro a misantropi davidicamente
espressi, cui la sera Numinis vindicta punir,

(i) Augastin. De iv. Dei Z. 22 , c. 22.

79
poich DIO regge il mondo. Si , puniragli, g.
trionfer la divina Giustizia contro a medesimi
senza legge e senza coscienza , (1 ogni virt voti,
e (1 ogni vizio pieni.

Miser chi mal oprando si conda


Ch ognor star debbia il malecio occulto;
Che quando ognaltro taccia, intorno grida
L aria e la terra istessa in ch sepulto:
E Dio fa spesso chel peccato guida
Il peccator , poi chalcun d gli ha indulto,
Che se medesmo , senza altrui richiesta

lnawedutamente manifesta.
Ora il Sidernate , il vero fanale di virt e din
nocenza , trionf della calunniosa persecuzione

e combriccola , avendo tanto il Papa , quanto


il Collegio di Propaganda esaminate con tutta
ponderazione , e senza spirito parziale le accuse,
e vedutane la insussistenza. ,, Onde fu ordina

,, to ( son desse parole del Carrega) allAr"


,, civescovo di metterlo in libert; e vi sono
,, lettere del Piromalli al Papa, nelle quali lo

,, ringrazia. u Io non ho potuto descriver con


maggiore accuratezza tai fatti, perciocch nel

I archivio di Propaganda secondo il detto Gar


rega ,, molte lettere mancano, manca ad al

n cune la data, o perch lacerat-a , o oblitera

80
,, ta , o perch assolutamente mancante da prin
n cipio, essendosi molte lettere trasmesse in

,, cluse in altri dispacci. ,,


Documento a pro del Promalli contra

ll Arcivescovo suo persecutore.

40. Da rischiaramenti suddetti sono istruito ,


che nella Congregazione de 25 Giugno 1635 fu
fatta la seguente relazione a pro del nostro Fra
Paolo. Referente R. P. D. Torniello literas
Patris Pauli Pyromalli Dominicani Missio

narii in Armenia , in quibus plura de sua car-1


ceratione et persecutionibus, quas passus est

a Fratr'eAugustino Archiepiscopo Naxivanen.


et de malo regimine illius Provinciaeg vita

que et moribus praefati Archiepiscopi ; de su


perstitionibus in ritibus sacris introductisg et

de dissolutionibus Religiosorum ; eorumque ex


trema ignorantia, introductioneque mulierum

ad serviendum in cellis eorumdem Religioso


rum; de irreverentia in divinis (gciis , eo
rumque frequenti omissione; de Ss. Euchari
stia, quae nisi in Abaraner asservatur , et
proinde multis in locis pereunt catholici si

ne Sacramentis, et eorum multi ad Maha

et

msti-sinum transeunt , ut nuper accidit in eoa


dem loco Abaranen, ubi 15 catholicifacti sunt

Mahumetani: Saa Congregutio iussit commo-.


meri dictum Amlziepiscopum de ptis ( praedi
actis ), eique praecipi , ut provideat, si vera
sunt quae mjeruntur de eius Provincia. Non

a furono queste le sole lettere scritte dal P. Pi


s romalli alla S.C.-Cd. allo stesso Sommo Pon
n tece sui disordini della Diocesi di Naxivan;
t

e forse questa fu la cagione della sua prigio

x nia a e degli strapazzi da lui coii sofferti per


m parte di quella Arcivescovo. Cos negli schia.
rimenti mi si narra, e forse la data del trascrit

to documento debb1 esser dellanno 1 est , in cui i


ordnossi la scarcerazione di Fra Paolo, nel qua.

le anno fece le appresso conversioni di due ri


nomati armeni ecclesiastici.
Celebri conversioni di Ciriaco e di, Osceno.
lin Malgrado delle quasi biennali angosce y
sofferenze s a-marezze e alizi-oni patite: nel. carcej
re dal Piromalli r non pertanto uscito: daquelf
lo era costui nellevieldel siouoanfermamente i

perseverante. Di che viemaggiolmente s accese


d amoroso zelo l ardente per lasalute delle
6

an

anime; alla quale la professione dellOrdin suo,


el lalto- apostolato dArinenia il

chiamavano.

Appena si seppe la scarcerazione dagli amici suoi


A rallegrarsi ed abbracciarsi vanno ,

ib E gloria senza ne e onor gli danno.


Kbbandonat'o quel teatrocentrale di sue batta
glie, e gloriosepersecuzioni patita, per ritornar
vicidopoqnattro'lustri decorato della mitra e
del pallio gque'sto nipote di Zeleuco , 1questo di

scepolo dello Stelliola , questo alunno della scud


lnjdello Aquinate, col suo Perspicace ingegno {i

losofieo-e. teologico convert, nell'anno 1634,,due


egi-egi armeni Dottori. Son dossi Ciriacov varta

bieto e patriarca , e oscano eloquentissimo uo


mo e dotto assai, che per avventura sar lo
stesso individuo fatto poscia vescovo di Osca
vano , oli e la LXIV diocesi armena presso Eri
van. Ma sia, o non sia vera questa mia con
ghiettura , certa cosa la conversione di entram

bi per opera e zelo del Piromalli essere addi


venuta. Eccone incomplovamento la irrefraga

bile autorit-di Propaganda, che a d! ao Lu


glior'del i637; quando i convertiti dimoravano
l inostantinopoli, perseguitati dal patriarcadi Ec
Iemiaain', aiN'unzio ponticio scrisse in Polo
mia": fll"Padr Paolo Piromalli Domenicano Mis<
a

83
'sionaro agli Armeni dopo haver bene appresa
la lor lingua, e letti i loro libri, ha ridota
to alla Fede Cattolica con glistessi libri due

Dottori di qualche nome presso gli Armeni,


cie un tal Ciriaco che si ritrova in constituti
nopoli, perseguitato per essersi fatto Cattolico
dal Patriarca d Eccemiazin , et un altro del:
lo Osceno eloquentissimo , li quali liavend
molti discepoli giovani, desiderarebbero qual

che luogo sicuro per poter imparare la nostra


rlflmologia1 e con quella Poi correggere i los
ro libri, e cercar di ridurre alla Fede Cat
tolica li loro discepoli , e con essi tutta loro
s
ascese

natione; il che li succederebbe facilmente


quando uno di essi arrivasse al Patriarcato.
ora-considerando la sac. Congregatione quam
to bene Potrebbero questi due Dottori fare

in cotesti Armeni soggetti al Re di Polonia


quando insieme col dette Patre Piromalli et.

tenessero dalla Maest sua lerettione d uu


J) Collegio per la loro natione in Lwpoli dA
u lunni m almeno, ec. Ed in altra lettera della
stessaS. Congregazione in data (1625 Luglio lesgi

indiritta a Ciriaco Armeno Vartaiet, dice


si: u La resolutione di V. P. fatta per opera
n

di Dio , e per le diligenza del Padre Pira


il.

si
malli stata degnadel suo sapere s e della
a sua bont. Del che si come ella ne dee ren-t
r dere gratie alla Divina Maest sua, cosi No
n stro Signore , e questi miei Eminentiss. Si
e:
e gnori non mancheranno di aiutarla per quan
z

ito potranno, per si tratterr costi ( a Cpo


li ) nch qui si faccia il Collegio degli Ar
meni o se le ritrovi ricapito del Re di Polo

nia , essendosi scritto perci al Nunzio che


n tratti con Sua Maest ec. n
continuazione intorno a Ciriaco.

dx Nella serie de sette Patriarchi armeni co


stantinopolitani presso il qui sovente lodato Le Qui
eu , che tacque doversi al suo insigne correli
Igioso Piromalli la conversione di Ciriaco , costui
occupa il V luogo; ed ivi detto col sorren
tino p. Galano, che nel 1650 in istampa os

attribuirsene l onore ell merito della conversio


ne , Patriarcha magister cyriaeus , coneio
nator insignis , cuius fama ob praeclarum
eius ingenium , faeandiam et vitae integri
tatem in universam percrebuerat Armeniam.
Esso p. Le Quien , ch. era nato in Bologna di
Francia nel 1661 , e morto a Parigi al 1733 ,

se 'nonvide tai letteregimpresse in Vieu'na'nel


1656 dal Piromalli , potes leggere presso la Bi
blioteca de PP. Quetif ed Echard in Parigi stam
pata nel 1721 (I) l appresso documento: Su

pradictum Cjriacum Patriarcham a praefa


ti Pauli Piromalli , nunc Archiepiseopi Nah

cievanensis, praedicatione doctrinaque fuis


se ad catholicam dem conversum universa

orientis plaga cognovit , et priusiiuarn Pale!


calanus constantinopolim e Mngrelia venis
set plurimas persecutionesy insidias, ecoma
municationes a Schismatieis etiam me praesente

passum, propterea quod Ecclesiae Romanae


sanctam rectamque dem praedicabat , ego
Thomas Vartabiet et Patriarcha Armenorum
testis oculatus testicor et jidemfaeia Vien
nae Austriae I. Octobris , X656. ita est. -

Tkomas Vartabiet et Patriarcha. Sul quale do


cumento bene osserva il dotto rllouron , che Var
tabet non il cognome di questo Patriarca , se,
condoch credettero alcuni autori francesi ed ita

i liani. Or quanto a primi cred io , 'chei tassar

(1) Tom. Il, pag 621.

se

voglia i PP. Quetif ed Echard in talesbaglio


inciampati : ma riguardo agii Italiani non saprei
dire chi mai sieno. In difesa di costoro , oltre
al Galeno, basta opporg li non pure l esempio
de due Piromalli g ma eziandio quello del sullo
dato giudice di Vicaria sig. Gemelli, eh espressa
mente scrisse,il nome di vartabietto signicar dot
tore. Convien pure osservare, che il convertito Ci

riaco ebbe dopo, per sette anni continui, episto


lar commercio col Piromalilii stesso , che lo amur .
maestrava e nudriva colla sua dottrina insino
alla morte di quel Patriarca, che trapasso in
et di anni tum come fia appresso manifesto.
Laonde dalle cose dette si pu ben dedurre
in anticipazione limpudenza letteraria del cita

to Teatino , e del moderno toscano Scrittor vez


zoso , che, non assistito n guidato dalla verit

e dalla ragione, seder volle pro tribunali cab


baudonarsi in braccio all1 impegno di sostenere
il plagiario , girandone il pestello.
Dimora del IV. A. col Cattolico Mois III
in Eccemiazin. Origine del Cattolico armeno.

di Il Piromalli ritorn di bel nuovo ad in


chinare il primarioCattolieo degli Armeni Mo

si
s', residente inEccemiazin presso u anche,
Erivan, la quale, al dire d(%l;B\1dAt\d.,\i8Pir
pena dista 3 leghe vdal ume Arasseo e x5 di
Nassivan. Dal Gemelli narrasi, essere stata Eri .
van fabbricata sulle rovine d un altra dello

stesso nome a 64 gradi, 20 m. di lunghezza i


e de gradi, 15 m. di latitudine. Secondo lui
ella posta n dalla parte del fiume Zane/l ,
n su d una rocca , e dagli altri lati sul piano.
a) Il circuito solamente dun miglio , con
m profondo fosso e doppio ordine di muraglia ,
v e bastioni di fango. Ivi, nel celebre ecce
miazzinense monastero, dimorava esso Piromalli
collo scismatico patriarca Mois III, eh era suc

ceduto nel cattolicato, ovver primazia degli Arav


meni a Davide V per iscelta di cha-Sefi re di
Persia. Vi avea in esso convento 300 religio

si , che quantunque vivessero una vita esemplare


re , non per di meno eran tutti immersi nel;
lo scisma col nominato lor capo [detto catho
lics. E ad intelligenza di cotal voce vuolsi

sapere, che s.

Gregorio I armeno ed i suoi

successori, reggendo quella Chiesa in nome del


prelato di Cesarea , ebbero la denominazione

Cutholicorum, Kotomcev , q. (1. Procuratorum

se
gener-alium secondo il piii ate cta'toLe Qui'en.(
Il p. Mamacchi corrisponde'r fa il Cattolico al
Primate di Chiesa ari-nena. (2) Tai Primati go"
vernaron quella Chiesa no alla et di Giustino

o Giustiniano, anzi di Anastasio, quando cesa


sb la consuetudine di consegrarsi il Cattolico
dall Arcivescovo cesariense. Perocch il monar
ca di Persia, padrone della maggiore e priina
cipa-l parte d Armenia , allora proibr a Vescovi
di farsi ordinare fuor de limiti di questa. Con

lo stesso Le quim-cij fa pur mestieri il notat


qui, che nella Citt di Tiben, Tiven o The
vz'n nellanno di Cristo SSAa d ordine del me

desimo Re persiano , da Nierse XVI-l Cattolico


fu'stabilito con decretogenerale nel suo sino
do il lor dogma degl lncorrotticolio che in
greco dicono Aoufroonnms. Prima di tal epo
ca gli Armeni, comeclr allontanati dalle tradi
zioni di s. Gregorio e d altri Padri, nondime
no nulla in dubbio avean rivocato circa la fe

-.

(I) Cil. Op. to. I, col. 1355, n. 7, etcol. 1397,


h. 68.
(2) Origg. citi. to. Il, L. II, p. in.

(3) Ibid. col. 1359, n. 15 et. id

se
de del Concilio di Calcedmria , e delle vvdue
nature di Ges Cristo
Conversione del patriarca Moise llli
Or , per attestato del nostro Fra Gio
vanni , suo fratello dimor is mesi con esso il

patriarca Mos , che avealo accolto e trattato


con ogni maniera di umanit e dolcezza. A
costui 1 ospite Fra Paolo diede in dono una
immagine di s. Domenico da Soriano , che ri
cevette con somma venerazione, e Ipose- a de
stra dellaltar maggiore , essendovi a sinistra
quella di s. Gregorio martire , primo illuminatore armeno. Non rifinava il Teologo domenicab
no di pianger sempre la sventura del patriarca
Mois, e det suoi monaci applicati e dediti allo
scisma di Dioscoro, credente una sola natura in

Ges Cristo, ed andava cercando lopportnnit


eil destro di spiegare le piume del suo ingegno
in fatto di teologia dogmatico-cattolica. Il per
che un di spieg il Piromalli con ogni dili
genza e destrezza allo stesso Patriarca il catto
lioo dogma delle due nature: ma cotcsto mo

notelita con aspro e ero piglio gli precetto di


tacere , soggiugnendogli , de hoc non audebis

9ciiriplius loqui. Cui inginocchiandosi t umilmen.


te rispose esso Piromalli: o illustrissimo supe
riore e primate , se io non vi dimostrer, che
il detto dogma simile ed uniforme alla pro
fession di fede del glorioso s. Gregorio , del
quale-ne siete successore nel cattolieatcr1 mi

vi esibisco a esser dilaniato crudelmente, ed a


minuti pezzi smembrato. Cosi s indusse dascol
tarlo da capo. Di che l erudito ed eloquente
Sidernate rimaneggi l assunto con argomenti si
forti , luminosi e dimostrativi ; spiegandoli quam
do un luogo , e quando altro della Bibbia e

de Padri , sovrattuttos credi io, la lettera di


s. Leone papa a s. Flaviano sull Incarnazione,
non che il testo di s. Ireneo (a) contra l eresie;
che
il primario
Cattolico
rimase
convinto,
contrito
e compunto
a tal ne
segno
. che pur
pian-I

(a) Il testo di s. Ireneo, dal nostro Fimiani esa


minato contro al Bohemero nella Osserv. III, p. nfi

del l. vol. delle Opere di monsig. Pier de Marca , il


seguente: Ad Romanam Ecclesiam, maximam et anti
quissimam, propter poliorem principalitatem, necesse esse
omnem convenire ecclesiam , hoc est eos , qui sunt

undique deles.
1

gr
se di tenerezza. Al tempo stesso con replicati
viva , e con segnalate acclamazioni n estern
1 interno.

Continuazione di tale argomento.


45. Veggendo ci l accorto Piromacllia s ae
cese a mille doppii d apostolico zelo, dichia
rando con pi efficace fervore la cattolica ro
mana credenza. Dimanierach allora il Patriar
ca colla bocca e col cuore eoufessando le due
nature nel divin Redentore , abbracci tenera

mente Fra Paolo, dicendogli tali e si fatte


parole: melius loquemur de hoc. Quindi con
gedatosi con umil riverenza il nostro Teologo
dal Patriarca, costui fe chiamare al suo cospet
to un deprimai vartabiedi tra quegli eretici
monaci, pur di nome Paolo, egli disse: io
credo che sia dal Cielo a noi inviato il Fran
eo uomo , probo e dotto. Ed a giudicar delle
azioni e della dottrina di esso Italiano, e par
mi non potersi rinvenire niente di pi santo
della sua vita , n nulla di pi solido delle sue
allocuzioni. E per tutto aperto ti dico , o Pao
lo , che per niuna cosa del mondo tralascerei
di cattolico-romano farmi, avendomai gli oc

ha
i
chi'aperti alla verit. Ma prima di dare id ce.
tal passo , t incarico dandare a proporgli le

pi astruse difficolt; vade, exprobra eius do


ctrinam. A buon conto il Piromalli

Spirto gia'invitto alle terrene 'lutte,


dopo aver conquisi affatto e abbattuti i paolini
paralogismi, ne riman glorioso e trionfante.

More solito , dice il relator Cappuccino, sua


facundia Armena lingua doctissime omnia du
bia solvitgut ille admirans eius doctrinam ,
exclamavit dicensz non est inventus similis

kuic. Io stetti per dire , e perch nol dico ?


eran forse cotesti dubbi e sofismi teologici gli

stessi 'stessissimi , che furon poscia in iscritto


riproposti all eruditissimo N. A. dallaltro celebre
vartabieto p. Simone, che venne invittamente
confutato co solenni testimonii di s. Atanasio ,
di s. Cirillo , di s. Giangrisostomo , di s. fire
gorio taumaturgo, non che con le autorit deCon
cilii nell Apologia indi stampata.

Il P. Pirornalli ripurga i libri armeni.


l

46. Chec'ch ne sia, certo e che ritornato il


dottor Paolo dal Superior commettente, escla
m: Ego ero primus discipulorum eius. Hic

93
Francus est homo doctissimus , et peritissi
mus omnium scienliarunu In seguela

di v che

il patriarca Moisea il suo. campion relatore, .e_


la pi parte de suoi confratelli di Eccemiazin
abbinrar dovettero i loro errori , ritornando in
seno di s. Chiesa cattolica apostolica

romana.

In effetto lo stesso Patriarca . in contrassegno

di sua verace conversione , fa pervenire alluom_


di DIO , all illustre gusmanico Eroe tutti gli
armeni libri scismatici ed ereticali , che avea

potuto riunire, ad oggetto di esser per lui ri


purgati con somma cura , come fece , da ogni
cosa nocevole. rrai fatti dovettero intervenire ,

credi io, circa la ne del 1636 , o verso il


principio del 1637 , daccli il detto Patriarca
in questo anno 1637 Vrbanum papam VIII.
per literas nuntiosque convenit , dei suae

ortlzodoam confessionem mittens , invito li


cet Gregorio Caesariensi , qui . illum a pro
posito deterrere conatus erat. Cosi s espresse
il Le Quien nella Serie cenventunesimade Pa
triarchi . ossien Cattolici d Armenia maggiore .

ignoranda essere stato dal suo confratello Piro


malli convertito Mos III, chiei malamente di
ce lI , seppure non tipograco fallor Imper

eiocch ei prima al n. xxvm ne avca situato

et
quest ultimo Mois sotto Cosroe Il re , nel
cui anno primo (di Cristo 592) incominci lEra

degli Armeni, non gi sotto Nierse 11. Sulla


quale pu leggersi, oltre allo Scaligero, ed al
Calvisio , il gran Petavio nel lib. 3 della Dot
trina detempi al cap. x7.

Creato a maestro di gramatica e logica.


non Dopo tai memorandi fatti il celebre pri
mate delle armene chiese, Mois, pieno a ribocco
degli aromi della vera celeste dottrina , cono
scendo d avere errato la sua Chiesa, volle che
il Piromalli ne correggesse la profession di
fede; e che dalla cattedra , a tal effetto eret
ta, istruisse la giovent. Il costui fratello a

proposito scrive: Prgfessionem suae dei ei


( Pyromallo ) emendandam, corrigendamque
commisit , et studium in sua Cathedrali ere
xt, eum in magistrum constituit , et con

gregatis ex omni parte Armeniae iuvenibus


grammaticam , et logicae partem eos docuit.
Essendo in tal posto il nostro novel cattedrati
co , ebbe l opportunit di rinvenire ne medesi
mi libri degli Armeni, conservati al certo in

quel famigerato convento di Eccemiazin , delle

si

cattoliche dottrine, onde via pi dimostrare gli


errori loro; Il quale scopo egli ottenne con rac

coglier parimente dagl Inni ecclesiastici , e da


Dottori antichi altre testimonianze, che confer
m inoltre con teologiche e losoche sentenze,
atte a purgar la lor mente degli errori mede

simi. Sed adventus magni regis Turcarum


super- Eretian , ubi cum Patriarclia aliisque

religiosis habitabat , opus dissolvitg et omnes


fugientesl dispersi sunt. Son desse appunto

Il espressioni del prefato narrator Cappuccino si


demate. i

lt N. A. manda- de discepoli. per t'utiArh


imenta : entra nell India, e uel Malaban
- 48. In detta fuga generale il prode campi on
Piromalli, memore del divino oracolo , oportet

et aliis civitatibus evangelizare regnum Dei i


continuo il suo apostolato in molte altre Citt,
e luoghi-d Armenia, che non veggio , come
avrei assai desiderato , distintamente e per or
dine cronologico specicati da relatori.
Poi con dottrina'e con valore insieme,

Con l u/icio apostolica si mosse,


Quasi torrente ,-clzajta vena preme;

go

E negli sterpi eretici percosse


L impeto suo pi vivamente quivi,

Dove le resistenze eran pi grosse.


Di lui si fecer poi diversi rivi,

Onde l'orto cattolico si riga,


Si che i suoi arbuscelli stan pi vivi..
Ciocch il divinissimo Poeta teologo (I) disse
del s. patriarca Domenico, panni bene appli
cato e ridotto al costui ottimo seguace Fra Par).

10. Ed invero , sono assicurato dalle aneddoto


notizie archiviali di Propaganda , che percor

rendo egli l Armenia , e le frontiere di Persia


giunse per sino nell Indie, ed alla Serra del
Malabar, visitando ancora col quegli Arme
ni , che vi dimoravano. Disputv col Patriar
ca armeno in Erzerum , e non lasci inten

n tato alcun mezzo pervconvertire quella na


n zione. Avea gi esso spedito , secondo Fra
Giovanni, a tale effetto per totam zlrmeniam

a des-tria et sinistris suos discipulos eiusdem


Armenorum nazionis, cum auctoritate Pan

ticia , sicut in suis litteris apostoli-cis ha.

(l) Parad. XII, 97.105.

:..-. i

97
betu'r. Ipse vero per medium iter habuit
praedicando verbum Dei. E dal sincrono P.

Cavalieri sappiamo , essere stata cotesta sped?


zione composta di 60 maestri della dottrina
cristiana demeglio istrutti. n

In Georgia abolisce una superstizione.


49. And il nostro'indefesso e infaticabile
viaggiatore anche nella Mingrelia ovver Georgia,

ove fu gentilmente accolto in Collegio Religio


sorum , qui Theatini nuncupantur, per testi
monianza di suo fratello. Costui, tralasciando
di additarcene l anno preciso della gita, aggiu
gne : Sequenti die sui adventus , qui fuit dies

Coenae Domini nostri Iesu Christi circa XXIII


horam diei ,

illi Patres Theatini , qui ibi

morabuntur spatio sexdecim annorum, eum


vocaverunt dieentesz Veni Pater Paule,et vi

de superstitiones, quas tui Armeni faciunt.


Secondo

me pervenne il Piromalli a Gori os

sia Goride, ovvero a Cippurias , ov ebbero i


rlueatini un altra casa , che fu abitata dal lor

P. Galano dal 1637 sino al novembre del labor


nella quale costui avrallo per la prima volta
CGIIOSCUO, ed ammiratone i talenti, che omai.

go

da un lustro impiegava nel coltivar la vigna ar


mena del SIGNORE. Eransi essi Teatini in Goridc

stabiliti al di id dicembre 1626, al riferire del


loro istorico P. Silos da Bitonto
In sequela
di che il P. Piromalli dovrebb esser pervenuto ivi

nel 1642 ; ma egli nel mese di Luglio di questan


no era in Varsavia, dimorando gi da un anno
in Polonia , quindi egli 4 , o 5 mesi prima non
poteva essere in Georgia: A salvarne lanacro
uismo da dirsi, che all arrivo di lui abita
van cola in Georgia i Teatini da undici anni,

e non mica da sedici. E perci debbesi ssar


questo ,

s io non erro , nel 1637 istesso agli

8' d aprile , ove con quevenerandi PP. ei ce


lebrar dovette la s. Pasqua nel di m seguen

te, e predicare in quello, ed in altri giorni con


secutivi. Checch ne sia , vide esso che gli
Armeni da sopra i tetti delle case gittavan ce
neri allintorno, con degl incantesimi, e 4 tizzo

ni infocati, a guisa di croce. Onde chiamatili ,


con energico discorso , che

Un granfolgor parea tutto di foca ,

(i) Silos, IIist. elqric. regul. P. Il, Iii. XIII a

r- o. sse

99
gli riusc di fare abolire cotal antica superstizio
ne. rPalche pentiti e ravveduti , presentarongli
nel di appresso secento ragazzi, cui cominci
ad insegnare il cattolico catechismo. Veggendo

ci i sacerdoti scismatici , e spezialmente i se


niori eccitaron contra di lui 1 intera plebe, et
eiecerunt ab illa civitatej et discedens a Geor
gia , pertransiit Persiam, et secuti sunt eum
viginti discipuli Persiani conversi ad dem
christi In Persia vi avea a secondoch attesta
il Gemelli (1) , maomettamis pagani o Gori,
giudei, nestoriani , melchiti , manichei ed ar
meni cattolici.

rispettato da Maomettani.
50. Mi cade in acconcio far qui manifesto ,
dacch nol posso per ordin di cronologia ridire,
che non pure gli Armeni, ma eziandjo i Mao
mettani o Turchi, tuttoch infedeli , rispetta
van le virt del Piromalli. Di fatto , costoro di

cean talora a degli Armeni pertinaci e restii :

(i) ch. Op. P, II, e. II.

mo

ite ad ascoltare il vostro predicatore , che vi chia


ma; bella cosa che voi fuggiate le sue istruzioni
in ciocche dovreste sapere l E altra volta avvenne,
che mentr egli in una piazza con massimo fervore
predicava , molti scismatici legaronlo, e presolo
per la barba, il percotean eramente. Di sorta

che un nobil soldato turco , tocco da natural piet


in veggendolo pregare in ginocchio e colle ci
glia rivolte al cielo pesuoi percussori, loro tutto
pesto e tutto rotto il trasse dalle mani, con iscior
lo da legami , ed inseguire con un bastone i
medesimi; nell atto che una donna turca sor
presa dallinvitta pazienza del Piro'malli, e ge
nuessa innanzi a lui ne adorava e baciava la
barba. Costui non isbigottito da tai battiture ,
ma piuttosto renduto vie pi forte, andava con
virtuoso entusiasmo diffondendo quasi di porta
in porta la divina parola. Ora intervenne ,
chev un di o alla presenza di un immensof- po

polo, orando egli in ginocchio verso Oriente ,


prima della concione apparvero iu Cielo tra le
nubi tre immagini del Sole , ossieno , come di
cono i sici , tre parelii. Veggendoli la gente,

stupiron molto tutti , e frattanto il predicatore


presane occasione dimostr , tre essere le per
sone della ss.

'rmmn ,

ed una la essenza

rot
Poscia in giorno di domenica, ordinata una
solennissima processione , con 60 suoi discepoli

e quasi numero infinito di ragazzi e di popolo,


eresse il vessillo della s. Croce, cantando il
Rosario della

Vergine madre e glia del suo glio.


Mirabile che i Turchi nemici nati di quel
santo legno, non siensi sdegnati avverso il no
stro Domenicano con ucciderlo al lor solito ;
ma bens andaron lieti e tripudianti processio
nalmente co Fedeli: cosa da

. . . . . . far di meraviglia
Stringer le labbra , ed inarcar le ciglia !
Cosi divolgossi da lui la divozione del Rosario
in quelle regioni tutte; a tal che e fanciulli e
fanciulle per le Citt , ed aratori nelle campa
gne il recitavano, siccome

lasci scritto il no

stro Fra Giovanni, che riseppe questo dallo


stesso fratello.
Sue geste in Costantinopoli al 1637.

51. Precorsa gicra la fama, apportatrice del


1 eroismo del nostro scienziato Teologo, in C0
stantinopoli, nella qual terra pervenne egli con
alcuni suoi discepoli, prima dell arrivo per istra

io:
da incontrati. Come gli Armeni seppero ia ve
nuta di lui, corsero a stormo a visitarlo, e indi

a pregarlo, ai, son quest esse le parole di suo


fratello, in eorum Ecclesia praedicaret ver
bum Dei. Bes inaudita est, at schismatici
invitarent Praedieatorem catholicorum , ut

eis praedicaret. Ipse enim zelo salatis .ani.


maram triginta sermones habuit ad eos , et

qui coneionem audiebam , erat numeras quin


quies miilia. Di qui scorgesi li error dell insi
gne Touron narrante, che per soli cinque di
avesse il Piromalli predicato. Or quivi costui

oltremirabile si rendette tra per le prediche , e


per le gloriose gesto appo quel patriarca Zac
caria z inguisache una novella selva di al

lori nacque al nome suo , e i dotti Armeni, e


gli ambasciadori esteri col residenti ,

cio

quello del Re cristianissjmos e quel della ve


neta Repubblica gareggiarono adettar a lettere

molto onorevoli per lui ,, alla Santit di Ur


bano VIII. Cosa da non credersi! Fino colui,

che a torto aveagli dato biasimo e mala voce s


cio il suo antico persecutore ero, ed ostinato
calunniatore Monsignor Arcivescovo Pragiensesj
che n era il vicario patriarcale , un dover si
ece di tesser degli elogi ali eccelsa e sovrana

-- rgo-vii ir lium-v ..... lu.-.,.

'
.

I
........-..

I
t

10.3

virt del Piromalli appa il S. Padre istesso ,


caratterizzandolo col sigillo v del vero, e mani-f
festando inavvedutamente i suoi torti e ingius-ti

perseguitamenti. o magna vis veritatis, quae


contra hominum ingenia , calliditatem , sol
lertiam , contraque ctas omnium insidias,

facile se per se ipsa defendatl (1)


Conjrmazione delle antedette cose.

SS. Or tutto lieto dico, gran merc all Emi


nentissimo e Reverendissimo Principe il sig. Car

dinale Zurla , essere io il primo a. manifestare


tali aneddoti. Cui avend io ripregato di onorar
mi con degli altri schiarimenti di Propaganda ,
fummi gentilmente risposto sull assunto quanto
appresso: a Il nome del Vicario Patriarcale di C0

stantinopoli, che scrisse molte lodi del Piro


n malli , si pu raccogliere dagli atti della Con
>r gregazione dean Maggio 1637; nella quale
n furono riferite literae Fratri-s Augustini Ar

(1) Gio. Oral. pro M. Coelia, Opp. T. II, 1.

II, p. 1234 ed. Ernesti 1773.

-....w

. v. _1..- s-

aut w--y-h-- v--o--P- v- "M- ""

xoi

n chr-episcopi Naxivanensis et Vicarii Pa


s

triarchalis Constantinopolitani , ac ioannis


lliolini Armeni de Fratre Paulo Pyromallo

Dominicana, ac de illius gestis apud Za


s

chariam Armenorum Patriarcham

tae

in Ar

menia et constantinopoli . da notarsi , che


questo Vicario Patriarcale aveva lo stesso no

m
ao
n
lt

me, e lo stesso titolo Arcivescovile di quel


persecutore del Piromalli, che lo aveva ba
stonato, e tenuto in ceppi in Naxivan. Signo
ra se la persona fosse la medesima, come
sembra probabile; e se l Arcivescovo Naxi
vanense Agostino fatto Vicario Patriarcale.j e
residente in Costantinopoli cangiasse maniere
di pensare circa i meriti del Piromalli. I no
mi del Bailo Veneto, e dellAmbasciatore di
Francia acostanitinopoli1 che parimente scris

se con lode del Piromalli alla S.Congregazione,


n sono affatto ignoti, e solo si dice negli atti

della Congregazione Bajlius Venetus, Orator


Gallus etc. Or ci pure a somma gloria ri
donda dell Arcivescovo persecutore del medesi
mo Piromalli , essendo dosso senza dubbio Mon
signor Agostino Bagiense lencomiaste di lui
presso la S. Sede. Imperciocch, frenata iiim ,
dopo un triennio erasi ravveduto, che ingiusta

ms
mente aveva egli fatto tormentares tribolare e
agellare nelle carceri un uomo di straordina

rio talento, e d ogni elogio ben degno. N dee


mica sorprendere . che l Arcivescovo nassiva
nense le funzioni col in Cpoli facesse di pa
triarcale Vicario. Costui risiede ivi come or-

dinario di tutti li Cattolici di quella provin


v cia per valermi delleparole del Card. Bor
gia, dettate a di a Luglio 1778 in qualit di
Segretario di Propaganda. (I) In Napoli paria
mente, non e gran tempo passato, abbiamo ve
duto per alcuni anni Vicario generale della

metropolitana curia un altro Arcivescovo dome


nicano. Intorno poi allanzidetto Zaccaria repu
to opportuno avvertire , che esso nella settenaria

serie de Patriarchi armen-costantinopolitani oc


cupa il III luogo. cap Ebbegli tre successori , cio

Davide, Ciriaco, Kacciatur, e di bel nuovo


lo stesso Davide richiamato dopo la deposizione.
Il risultamento delle geste del N. A. con lui,
sar stata la sua gita in Roma onde far perso

cij v. il Serpos nella DisserLpolemico-critica ec.

p. iji Vcn. 1783.

(2) V. Orent. christ. la. I, col. sian

los

nalmente" appo Urbano "III la profession di


fede, di cui ne parla il Galano , senza men
tovare altrimenti il Piromalli convertitore , e

suggeritor forse di si sublime pensiero allo stes


so Patriarca di condursi nel centro della unit.
ecclesiastica, per professarla, coma ei fece.

Il N. A. e incaricato di rivedere la Bibbia


Armena, e di altri lavori, nel 1637 e 1638.

53. Or dunque andando cosi la bisogna , il


P. Clemente Galano , che sempre tirava lacqua
al suo mulino, mostrossi molto inclemente ein
grato, anzi inesatto istorico, tacendo tai pub
bliche geste nel suo libro stampato in Roma

del 1650 , ed il glorioso nome del Pirornal


li, cui appella una sola volta, in n di quel
lo , amicissiino e collega. (a) Alle _quall im
prese magnanime ed eroiche l eterna Citt
de sette colli applaudia e dal Vaticano eclieg
gianti encomii soprattutto si rendette'ro. Talmente

(a) Vedine il lesto per me allegato al principio


di questo primo libro.

che dimorando il N. A. in Costantinopoli fu IO


socli
n corso dalla S. S. con danaro; fu estesa la sua

Missione, ove esistessero Armeni; fu esentato

n
tsx

dalla giurisdizione dell Arcivescovo di Nasi


van; gli si accordarono onori e commissioni
importanti, fra le altre quella di rivedere la
Bibbia Armena. Scrisse egli molte lettere da

n Costantinopoli, nelle quali descrive lo stato


a) della Missione di Naxivan , ed invi una tra
v duzione da lui fatta in Armeno della Profes

n sione della Fede per gli Orientali, pregando


n che si facesse stampare. Sono ragguagli ri

cavati dagli archivi di Propaganda dall egregio

sig. Canonico Carrega qui spesso citato . ilii de


siderandone io gli opportuni documenti, mi si
aggiunse con somma cortesia l appresso rappor

tos fatto il di an settembre del 1637:


Referente Eminentissimo D. Cardin. Albar

noiio literas P. Pauli Pyromalli, et oratoris


Galli z Sac. oongregatio L missionem prae
fati Patris Pauli ad Armeniam maiorem ex

tendit ad omnia loca ., in quibus sunt Arme


norum populationes.
a. Iussit scribi eidem Patri, ut Biblia
Sacra in armenicam linguam translata reco

gnoscat , et cum Vulgafa latina conferat; et

ms
ubi errores esse animadverteret, eos annotet,

et quomodo corrigendi sint , diligenter per


scribat.

3. quoad professionem dei pro Orienta


libus1 si translatio eius in armenicam lin

guam facta per ioannem Molinum errores


contineat , eam corrigat, et emendatam quam

primum Romam transmittat , aut novam trans

lationem faciat, si absque magna dgcul


tate illam Molini emendare non poterit. Si

prosegue dallo stesso notiziografo: i Nello stes

so anno, e nella medesima Congregazione fu


esentato il Rettore pro tempore del Seminario di Naxivan dalla giurisdizione di quellAr
civescovo. Se cotesta escnziou giurisdizio

nale sia diversa dalla precedente come pare ,


ovvero la stessa per equivoco attribuita al Piro
mallia io sono perfettamente al buio. Ignoro e

ziandioa se le costui preghiere circa l'impres


sione dellarmena profession di fede , furon se
coudatc. Soltanto so, che le di lui lettere in
torno a tale assunto si lessero nellaltra Con
gregazione del di 27 Maggio 1638, dalla qua
le fra le altre cose diceasi: Postremo mittebat
Professionem jidei pro orientalibus in flr
menam linguam a se translatam,

eamque

imp/imi rogabat cum eadem orthographia.

109
Sua legazione straordinaria per Polonia.

54. Mentre che stava il N. A. in taiglorio


se imprese occupato , dict-dine pressante del Pa
pa dovette abbandonar Costantinopoli, e con

dursi nel Settentrione di Europa pel disimpe


gno di grandiose bisogne di 5. Chiesa. Sicch
partecip agli Armeni con unallocuzione tenera
.e patetica, sulla foggia di quella di s. Paolo ai
Milesj perla spedizione in Efeso, ch ei partir
dovea di col, e che non avrebber mai pi
veduta sua faccia. A tale inaspettato annunzio
furouvi sparse assai lagrime di tenerezza dagli

uditori per'lo grande amore conceputo verso il


Piromalli , cui gareggiaron di baciar divotamen
te le mani, y raccomandandosi . di pregar DIO
per esso loro. Eravi speranza in quel tempo

s di ridurre all unione cattolica gli Armeni di


n Polonia e di Russia, e fu diretto nel 1638a

n Leopoli il PfPiromalli dalla s. c. e molto


n cooper ad effettuare limpresa. .Tanto
apprendo dalle novelle di Propaganda. Non.
credo che migliore scelta del nostro Eroe si po
tea da Roma fare alla magnanimit della im

presa. Et tamquam legatus sedis Apostolieae


discedit constantinopolia sed secreto propter

l ro
metum Turcarum, son parole di suo fratello.
Avviossene adunque alla volta di Leopoli, a1

trimenti detta Lemberg , Lembourg e Luwow ,


capitale della Russia rossa o nera. Vi avea in

essa citt un Arcivescovado pe Latini , ed un


altro per gli Armeni cattolici, con un Vescovo
peRussi scismatici , dipendente dal Patriarca
di Costantinopoli.

Onori dal Re di Polonia ricevuti al 1639.


55. La rinomanza delle gloriose geste adopera
te dal Piromalli presso il patriarca Zaccaria era
eziandio pervenuta in Polonia, dove regnava

Vladislao ( non gi Ladislao, come altri lo


appella , Sigismondo piissimo principe , che era
stato in Roma tredici anni avanti nel Giub
bileo del reos (1). Questo gliuolo dellinvitto
re Sigismondo trionfator deTurchi , dalla roma
na metropoli venne allora in questa capitale ,
ove fu ricevuto nel regal palagio ,

e trattato

splendidamente dal vicer Duca d Alba , dan


dogli bei passatempi di tornei e di giostre cnp ,
(i)
gli Annali del Murat. nell ann. udai
(2) Parrino , vcatro de vieer , lo. 1, p. seg ed.
mp. del Gravier und

1rr
Verso il principio d ottobre dell anno 1632
era ei succeduto al paterno treno in et di 37
anni giusta lo Spondano (i), da cui vien det
to: /ir multis virtutibus , variarum linguarum

peritia , et rei militaris scientia conspicuus.

Sigismondo pi celebre rendettesi per avere or


dinato nel isis in rPhorn , patria di Niccola Co
pernico, un colloquio caritativo peria riunione
d_eLuterani e de riformati coi Cattolici (e). Del

quale Colloquio il polacco sociniano Lnbieuecio


ne drizz il processo verbale al dire del detto
mons Pier Bel
E chi sa , se il nostro Fra
Paolo nella posteriore sua dimora dun anno in

Polonia nel 1641 , non sia stato il fervido sug


geritore al Re di questo congresso? Comunque sia ,
Sua Maest Polacca , in segno di stima ed onoo
.

(1) In Contin. Baron. mm. 1632.


(2) Dannenmayr, Instit. hist. cccl. N. T. vol. Il ,

period. V. c. 2. n. 5.
(3) iiaylea Diction 9.Lubieneski. Notisi che la voce
Mons, omai necessaria nell italiana favella, adoperol

la il Salvini Pros. tosc. lez. as a c. 487; il Redi ben


g volte , scrivendo al Menagio e al Neri, e nelle annot.

al Ditirambo , e nalmente il Manni a c. 194 della Le


zione 8 , detta da esse nel Seminario arciveseovale di
Firenze.

un
re, appena entrato il Piromalli in quelle fron
tiere da Nunzio ponticio straordinario , gli spe,
di quattro consiglieri per complimentarlo e ac

compagnarloo come fecero, al palagio reale al


cospetto di si colto e pio Sovrano. Cui ebbe l
onore di presentare le apostoliche lettere creden
ziali , dopo che il Re gliele chiese con tai pa
role , ostende nobis tuas literas commissiona

les si adhuc habes; e per lo spazio dun ora


di favellare circa il modo di sedarsi le dispute
e contestazioni, che disturbavan la pace e tran
quillit de suoi dominj. ll Re avendone lietamen

te ascoltato il progetto , approvollo dicendogli in


latin sermone: Christiane ac theologaliter lo
queris. flic est modus pacis .componendae.
Fac tu.
Operazioni del IV. A. in quel Reame.

56. Munito di plenipotenza dal Re, lo straor


dinario legato congedossi dalla M. 5). con por
tarsi in; appresso nella Chiesa di s. Croce a Leo
poli, cbera stata dagli scismatici a proprie spe
se edificata. ll costoro Vescovo era eretico quan
do. si fabbric tal tempio; ma convertitosi po
Scia , il pretendea di suo diritto. lii-an quegli pro

ns

tetti da reg-j consiglieri, e ne allegavau mol


te ragioni, e perci restituir nol vollero, sicco

me scorgesi dall appresso documento de,18 lu


glio 1639 , esistente in archivio di Propaganda:
Referente Eminentissimo D. Card. Albornotio
literas Nu'ntii Poloniae, et P.Pauli Pfromal
li ord.Praedicatorum Missionarii ad Armenos,

in quibus signyicabant , Armenos schismaticos


noluisse restituere Ecclesiam S. Crucis Leo
politanam Archiepiscopo suae nationis oathoa

lico , prout ab ipso Rege iis iniunctumfuerats


ac Patrem Ptyromallum praedictum Romam se
transferre non posse ob defectum viatici :
Sac. Congregatio iussit scribi Nuntio, ut
sollicitet dictus P. Pyromallus, si adhuc Leo

poli manet, reditum ad Vrbem , curetque ei


dari viaticum competens ab aliquo marcatore
in Vrbe responsalem habente, quia cum eius li
teris viaticum praedictum responsali solvetur.
Or quantunque non si fosse realmente effettuata co
tal restituzione , sul che affermano il contrario
i biogra del Piromalli; nondimeno questo cam
pione della vera fede colle sue solide concioni
in quel gran Tempio proerite, ricolm di glo
ria la sua missione odambasceria. lmperciocch

gli Armeni scismatici, penetrati dall immensa lu


8

ni
ce des'uoi argomenti, confessarono e rieonobbe
ro in Ges Cristo il vero Dio, el vero Uomo
nelle due nature; accettarono i s primi Conci
lj generali, cio il Niceno di trecendiciotto Vesco
vi , il Cpolitano di cencinquanta, e l Efesino il.
f Fra Giovanni erratamente il dice I. ) celebrato
sul ne di giugno ed a luglio del iar da circa du

gento Vescovi. (i) In questo universal Concilio


erano state condannate lieresie di Nestorio, ed
egli stesso deposto e mandato in esilio. Quanto
poi a Dioscoro, celebre pelconciliabolo ovver l a

trocinio di Efeso tenuto l anno dig dissero es


si Armeni: nullo modo cantabitur in Ecclesiis
nostris; quoniam et a Mqyse Patriarcha prae
decessore nobis praeceptum fuit. Cotesto Mois
sar certo quel desso convertito per opera del
nostro Autore.

Lodato dal Re col Papa, che crea il Pi


romalli a Presidente della Biblica edizio
ne armena.

57. Il nostro P. Maestro riverito, onorato, e


careggiato da tutta gente polacca e armena, r

(1) Muut. Ami. d Italia nell un. dan

115

mar fece dagli scismatici la lor profession di fe


de, in cui si soscrisse ognun di essi: confiteor
et morior. l'ndi presentossi, umile in tanta glo
ria, a quel Serenissimo Repel congedo di par
tenza, dacch chiamato era conpremura in Ro
ma. Sua Maest ben paga e contenta del buon.
successo di tai grandiose operazioni di lui, ou

de da per tutto parlavasi con trasporto di gioia,


volle in iscritto eziandio encomiare appo Sua
Beatitudine lo straordinario Nunzio appostolico.
Cotal lettera regale, in data 5 dagosto 1639, fu
i per me

add 18 gennaio del 1820 fatta stam

pare con cinque altre d uomini chiari ed illu

stri

Intanto era il N. A. premurato di ab

bandonar Varsavia , in quantoch in una parti


colar Congregazione di Propaganda , onde non
mi si manifest la data, erasi trattato di fa
n re una Edizione corretta della Bibbia in ar
n meno; e si chiam da Leopoli a Roma il Pi
n romalli per presiedere a questa Edizione. n
Tanta era la perizia e la eccellenza di lui in

(1) Nel num. XLII della Biblioteca analitica di


scienze, lettere ed arti di Napoli.

116

quell idioma , che niuno il pareggiava! Suo


fratel germano Cappuccino , che sin dal 1638
erasi Condotto in quellalma dominante del mon
do cattolico per abbracciarlo, al ritorno della le
gazion polacca, non ne dice altro se non che
quegli, d ordine del sacro Collegio di Propagan
da istessa , avea gi corretta lintera Bibbia idioa

mate Armeno, ut typis delur. Ma ella, almen


ch io sappia, non fu altrimenti impressa. Equi
tralasciar non vodi passaggio notare, che il di-f
ligentissimo P. dAfitto non fe parola di cote
sto lavoro del suo impareggiabile confratello con-b
l, dove bene ed eruditamente osserv , non
essersi a Roma intrapresa opera grandiosa, sen
za che alcuno denostri Napolitani ovvero regni
coli vi sia stato luminosamente impiegato. (1)
Nel qual luogo tesse uno elenco eziandio d
altre bibliche versioni , non omettendone-i no
mi daltri religiosi, e nostrali. correttori della
Volgata; del Testo greco de LXX; della Bib
bia araba ; dellemendazione del Salterio; del

(1) Memorie degli Scritl. del R. di Nap.art. Ba


ronia , to. II, p. ad not. l.
l

ny
Talmud; del Breviario, del Martirologio e del
Calendario romano , ec.
Suo arrivo in Romzved onori rendutigli.

58. Or dovette pervenire il N. A. in Roma,


se io non erro, a settembre per lo meno del
I anno stesso lesgi senza verun sinistro ne per
terra ne per mare. Ci non ostante i domenica
ni scrittori di sue geste, unanimamente lo asse
riscon fatto schiavo da corsari, e condotto in Tu
nisi nel 1638. Il solo P. Cavalieri da Bergamo,
prossimo a tal tempo, ssane la prigionia e schia

vit afiricanayquando F. Paolo da Polonia ri


tornava la seconda volta in Roma. Avrebb ei
certo detto meglio , a scanso d anaeronismo ,
quando ivi da Persia quegli facea ritorno 15 ,

o 16 anni dopo verso 1 agosto, credi io , del


1654. In effetto il Zavarrone (i) in questanno
lo afferma fatto schiavo. Che che ne sia o arri
vato egli nella capitale del cattolicismo vi rice
vette gli abbracci, i baci , e le accoglienz-e o

(1) In Bibh'ot. calab. pag.

nam-wm r?" mvvvlwm. . "www"

ns

neste e liete , non che i congratulamenti di suo


diletto fratello , e degli amici tutti, per aver fe
licemente dispiegato agli eretici que vivaci lu
mi di teologia ortodossa, che degno dammira
zionc ilrendevano a quella et ed a secoli fu
turi. Subito dopo i baci e i fraterni abbraccia.
menti esorto il germen fratel suo ad accignersi

all alta impresa di scrivere , comesegui poscia


nel 1645 , latinamente contra gli errori eretica
li degli Armeni, dietro il suo esempio che sul
ll assunto ne avea distesa un Opera nel costoro
idioma. Or quivi frate Paolo pi volte I onore
ebbe di esser benignamente accolto dal orenti
no Urbano VIII, pontece dotto e damenissimo
e vivacissimo ingegno , protettore degli uomini
letterati, e di lui con ispezialit , cui, deposta

la maest del principato , trattava famigliarmente


come se gli fosse uguale.
Presenta a S. 5'. tre Opere in armeno.

59. Allor quando il Piromalli present al Pa


pa larmeno latino suo gran Lessico di 35 mila vo
caboli composto in carcere , come di sopra ve

demmo , costui nello svolgerlo con le proprie


sue mani , disse al compilatore: linguam ar

II9

menam dilucidasti. E benedettolo ,

gliene im

pose la Pubblicazione merc delle stampe:

ma

la scarsezza di sue nanze , ed il sumptus im

munis hostis dejpoveri letterati, nonch il brie


ve soggiorno di Fra Paolo in Roma ,

nol po

sero in grado di eseguirne allora la edizione ,


che nell anno appresso tent indarno di fare a

Leopoli , come poco stante vedremo. Or Sua Bea


titudine , che dilettavasi bene spesso di seco lui
cangiar parole sulle cose dArmenia, accordo pa
rimente al cultissimo religioso la licenza e ap
provazione, Perch ei pur desse in luce due al
tre opere di lui, bell e fatte, assai necessarie
ved. utili a quella nazione in armena lingua. Son

elleno: I. il Direttorio teologico per espurgarsi


gli armeni Libri dagli errori di recente data. Era
questa sua dotta e diligente fatica tratta a se

condo il sidernate Fra Giovanni, da fondamen


ti delle proposizioni ed autorit cattoliche, rinven
nute negli antichi 101 Libri , sceveri dogni er

rore. II. La Grammatica, composta in quellistes


safavella , ricavata da Libri medesimi : ma le

prenarrate circostanze al certo non gli permisero


la Pubblicazion di entrambe. Se poi oggi esista
no , o no tutte tre le predette opere , io nol

Posso affermare, comecch-ne avessi fatte le de

no
bite diligenze e ricerche, non avendoci niuno ,
per quanto io sappia, indicato ove si conservare
no manoscritte.

Premure del Re polacco pel ritorno del N. A.


ne suoi Stati.
60. Dimorando in Roma il P. Piromalli nel
convento della Minerva , vennero avisitarlo pa

recchi Armeni , che aveano udite le sue pre


diche in Polonia.

Costoro in compagnia di

lui andarono da Sua Santit vrbano VIII a ren

derle la debita obbedienza; ed il maggiore , e pi

nobile de medesimi, dopo il bacio del pi pon


tizio , esclam uscendone fuora z hic est verus

pastor totius orbis terrarum. Hic est caput


omnium Ecclesiarum, et pater omnium gen
tium. Ce ne assicura il presente allora Fra Gio
vanni, che aggiugne avere il Re di Polonia scritte
parecchie lettere al Piromalli , premurandolo a
ritornare in quel reame. Scrisse altres al Som
mo Pontece di rimandarglielo; e lambasciador
polacco ben soventi volte in nome del suo So

vrano ne preg Sua Beatitudine. Era quivi a


Roma Fra Paolo tutto inteso agli studi, ed al

le orazioni , non gi alle delizie , ed a d iver

mi
timenti , menando isuoi giorni quieti e tran
quilli in una piccola celletta. Ma che? in una

Congregazione particolare del di 26 dAprile


1640 , esaminate le scritture di lui circa gli
errori degli Armeni, fu decretata una no
vella missione del medesimo valentuomo al Pa
triarca d Armenia maggiore Filippo , a ogget
to di proccurar la sua unione colla vera Chiesa
cattolica , e di ricondurre in sen di lei tutti
gli erranti Armeni di Oriente. Questo Filippo,

dal Serpos detto Happalense o Halpagense ,


primario Cattolico di Eccemiazin , era successore
di Mois lllia cui il Le Quien malamente dice
Il nella serie patriarcale cenventiduesima; e si
mori nel 1655.

Petizioni degli Armeni, e del Piromalli.


61. Secondo la testimonianza oculare del
predetto Fra Giovanni, suo fratello prima di
abbandonar Roma, e dintraprender la grande

impresa destinatagli, chiese ed ottenne dal S.


Padre le seguenti grazie implorate dagli Arme
nopolacchi. I. Di spedirsi conesso lui quatuor

nobiliores Legatos ad lPatriareham Armeniae


ab ipso eligendos , ut illum admoneant de

ms

erroribus , in quibus hucusque eius Ecclesia


immersa fuit Sperabat enim Patriarcham ,

et totum nationem ad verae dei confessio


nem traher'c, ac propterea una simul ad
Sanctae Bomanae Ecclesae unionem omnes

perventuros. II. Che in questo frattempo della


detta lippina riunion cattolica, fosse lor per
messo di celebrare e fare altre sacre funzioni ,
dietro la debita profession di Fede, in una
delle polacche Chiese soggette al Roman Pon
tece; ed ivi confessare la verit delle due
nature , divina ed umana del Verbo, e male

dir Dioscoro, e i suoi errori. Impetr poi per se


il Piromalli dalla clemenza papale , e nebbe la
concessione: I. ut epistolas charitatis et amo

ris scriberet ( Pontifex ) ad Patriarcham ma


gnum Armenorum, et ad Episcopos , qui
sunt supra ducentos , et ad Doctores , qui
inter illos potentissimi suntz alias vero ad
Patriarchas Conzari Essisiae. Cotesto gran

Patriarca dimorante allora in iriispahan1 capi


tal della Persia , era il suddetto Filippo , cui
quel Re Cha-Se avea fatto restituire per la sua
Chiesa 1 insigne reliquia del braccio .. e della
mano di S. Gregorio s permettendogli ancora
di restaurare in Eccemiazin il suo tempio.

ms
Pilucidazioni sulla stess' argomento.

62. Or dal P. Le Quien dicendosi del me


desimo Patriarca, qui se quoque catholicae
communionis et Pidei studiosum praestititg
io ne arguisco lui essere stato , al pari del suo

predecessore , forse convertito dal Piromalli. Il


quale nell anno 1642 , come poco stante ap

parir , recogli commendatizie del Re di Polo


nia in andando col in Persia , munito anco
d unv Breve papale , e d altra raccomandazione
allo stesso Principe persiano. In difetto di si
cura istoria non si voglion disprezzar le con

gbietture e probabilit. Or quanto al numero


di que Vescovi, ch erano oltre a dugento, giu
sta la detta giovannina asserzione , vuolsi os

servare che l erudito domenicano P. Goar pub


blic un antica notizia numerica delle vescovili
sedi della grande Armenia in ne del Libro

Dc Qiciis Cpolitanis di Giorgio Codino; nel


la quale il greco scoliaste avverte, esser quella

Provincia autocefala ( sui iuris ) e non sog


getta al Bizzantino Apostolico throno : sed
lzonorari tamen propter s. Gregorium Arme
niae episcopunuet praeesse ducenti-s urbibus
et castris. Il diligentissimo descrittore dell o.

zgg/l
riente Cristiano P. Le Quien, et Diocesi arme
ne, in ne del suo I volume, soltanto ne
annover. Eccone le parole: Armeniae episco
pos pro singulis ipsorum sedibus percensere
susquedeque habui, quando perpauci nobis in
notescuntz sed nec compertde nobis civita
tes , vel loca sunt in quibus illi sedisse vel

sedere feruntur. Sar certo iperbolica secondo


costui, n gran fatto accurata lasserzione del
la legazione dell armeno Gregorio IV , che

presso Ottone da Frisinga in Viterbo nel 1145


disse al Pontece Eugenio, esser soggetti a quel
Cattolicato dEccemiazin mille e pi Vescovi ,
come di sopra riferissi. Circa poi la teste no
minata Essisia, io reputo esser dessa la citt
patriarcale di Sis in Cilicia nell Armenia mi
nore, di cui ne rapporta d soli Patriarclii il
suddetto Le Quien: che sono Azarias1 Nier
ses , David e Cruciador. Il secondo di essi fu

sincrono del Piromalli , e del prelodato Filippo,


non gi il III, che fu posteriore, vivendo in
Aleppo al primo di Marzo del 1668. Cotestov
Cattolicato sisense , i cui successori eran tut
tavia esistenti a tempi del Le Quien , avea

sotto la sua obbedienza , in ne del XVI se


colo , 23 prelati , vescovi ed arcivescovi; circa

tas

aomila famiglie nelle citt di Ciliciae di Si..


ria, oltre a cenobii monastici, secondch nar

ra Alberto Mireo presso il Le Quien mdesimo.


Facolt

del N. A. di celebrare in zrmeno.

63. il dire di Fra Giovanni ebbe il ratel suo


la licema celebrandi ritu Armeno um quia
ipsi Armeni hoc desiderant , tum etiam , ut
consuestant et ipsi aquam miscee in

cela

bratione missae , sicut et in potu quotidiano


miscere eonsueverunt , et eo qui ipsum mi
scentem conspexerunt in mensaffnde et mo
do neque Patriarcha , neque oii Ecclesia

stici sineaqua vinum bibere sent. mondi


meno un 4o, o 50 anni dopo d nostro nar
ratore il viaggiatore per queluqhi signor Ge

melli (I) descrivendone i rit sagri , dice :


n Nel calce eglino c gli Areni ) non pon

p gono aqua , Perch dicco che il Signore


n nellistiuzion della CenalO beve Puro. Il
pane zzimo, e lo fa iPrete nel giorno

(i) Girodel Mondo e. fp. tum

us

precednte , della grandezza delle nostre ostie.

Col rito liminante dal sagrizio il fermento ,


vollero e_lino signicare, come pare a molti ,
unam Dmini naturam , eiusque corporis ab
omni coruptela .immunitatem. Quo certe con
silio et Lente, aquam in sacrum calicem in

fundere 'ecusant, de veterum Monorhrsita


rum more , quem Anastasius Sinaita perstrin

git
Fra initio
Gio. Lbri
daSiderno
qui 0' (2)
03mm;
pur anco
inscribtur
ha solida
mente confuto tali eresie , che sono la XVII
e la XVIII \el suo Libro. Il Serpos (3) con
fessando , chi el corso di tanti secol erasi ap

Po i suoi Ar ni inveterato 1 uso di non me


scer l acqua l s. Calice , chiede ne il Papa
per gravi ed rgenti necessit posa dispen
sar c1o.

(1) V. Or. Chr.

1. col. 1363 n.35-.

m Direct. theol. g. aas ad 144


(3) Op. cil. Lib.,

. n. SS.

ny
Chiede le matrici de caratteri armeni, onde
imprimere il suo Lessico in Leopoli; e
parte per calci nel 1640.
si Ahbiam di sopra ( n. fio ) accennato il
decreto della rispedizione del Piromallis per ef

fettuare' la conversione del patriarca Filippo ..


cui anco il Papa diresse lettera commendatizia.
Or cotal decreto, dopo un bimestre , fu ap

provato in una successiva Congregazion gene

rale avanti al S. P. addi 25 Giugno 1640 a


della quale fiabene rapportarne i termini: Re

ferente Eminentiss. D. Card. Pampliylio de


creta Congregaiionis principalis , kabitae die
26 Aprilis proxime praeteriti , pro negotiis

Armenorum Leopoli , et pro expeditione Frat.


Pauli Pjromalli ordinis Praedicatorum ad
Armenos Missionarii , SS. Dominus Noster
illa probavit , et circa tertium decretum de

lithurgia Armena mandavit eidem Patri P]


romallo , ut illam iuxta latinam translatio

nem emendatam corrigat , et correctio ab


eodem Patre Paulo in Armena lingua fa
cienda Romae examinetur et probetur ante
quam imprimatur.
Referente eodem etc. instantiam Fr. Pauli

me

Pyromalli Missionarii ad Armenos pro ma


tribus characterum Armenorum , ut cum eis

possit Leopoli fundere characteres praedi


ctos , et imprimere Dictionarium Armenum ,
a se cum triginta millibus et plus vocabulis
compositumz Sac. Congregatio censuit melius
esse , ut Romae imprimatur. A dilucidazione
di tai frammenti debbesi notare, che il N. Au

tore prima di portarsi nell Armenia maggiore ,


dovea intrattenersi alquantojn Leopoli , ove in
effetto fermossi un anno ., affine di conciliare
insieme la conversione degli Armenopolacchi
scismatici, e degli Armeni nati nell Armenia.
Poco dopo , cosi me ne accerta quell autore
de citatiischiaramenti ,
steso il Breve del

Papa al Re di Persia, che quantunque do


vesse trovarsi in questa Archivio , pure non
vi esiste. Munito di cotal Breve, e daltre
commendatizie il Piromalli , il nostro piissimo
Enea ( Aweua, vir laudabilis ) pieni d ardo
re, e di costanza invincibile , congedasi dagli
amici, e gli abbraccia teneramente ,
Tra lor usando i modi, e le parole ,

Che tra i pi cari al dipartir si suole.


Avr egli peravventura abbandonata quell alma
Citt nel mese di Luglio.

1.29
Voti ed augurii di F. cau da Siderno.
65. Or poicli pur ci abbandona nell ulte
rior racconto biograco del suo venerabile fra
tello il pio e dotto Provincial cappuccino ,

piacemi perci il qui recare le ultime parole


dalla nan'azione di iofacoe innumerate del me

desimo, il quale pi non rivide suo germano,


che nella beatitudine di vita eterna. Mandato

Apostolico ( dicegli p discessit Roma , et


iter habuit Poloniam versus. fibi consilio ha

bito cum Serenissimo liege1 sub cuius auspi-i


ciis manet , simul cum quatuor Legatis Ar
menis ad Patriarcham Philippumv manentem
in Persia ivit Accinge te Frater mi dile
ctissime , ut fortis miles christi ,

ad expun

gnandas diabolicas fraudes, et insidias ini


micorum.. quae tibi paratae simulat si in
primo itinere per spatium decem annorum ,
quasi

totum orientem

perlustrasti ,

ut vir

Apostolicus sine pera, sine pecunia , sine


socio Italo: quia relicto te in carcere, om

nes fugerunt, sed tecum pro Patre, et So.


cio portabas imaginem Divi bominis-i de
Suriano , et cum ambulasses inter tot tanta

que pericula. illaesus evasisti. quis enim


9

130
scit, quae tibi praeparavit Dominus iesus
Christus? Ipse enim tibi ostemlet, quanta
pati oportet pro nomine eius. lligressus ergo
ille Pater Roma anno Domini 1640. pervenit
ad Persiam anno Domini ibi/im quia in Po
lonia moratus est apud Regem per spatium
unius anni, et postea peragravit Persiam ,
ubi a Patriarclza benignissime fuit receplus.
Ibi celebrant synodum ex mandato Sanctis

simi Domini Vrbani VIII. Quid ei ventura


sint annuntiabo postea. Se cotesto relatore ab
bia , o no proseguito il racconto delle poste
riori geste , a me non costa. me tampoco em
mi noto , se in Persia effettivamente siesi lin
dicato Sinodo tenuto col primario Patriarca Ec
cemiazinense. Era ivi allora Re Scha albus II.
che tratteneasi in Casbin , e non prima del
principio dell anno seguente isis fece la sua
solenne entrata in lspahan , siccome ci eru
disce il Gemelli
Ei regn 21 anno dal

labia al ieos Il p. Cavalieri (a) sovente nel

(1) Cit. Op. cap. V. p. 9.18.

(2) Cit. Galleria p. est n. 137. Ed. del nagd

131
decorso di quest Opera citato , ne attest lcf
fettiva celebrazione d un tal Concilio, eh ei
disse nazionale; ma senz altrimenti individuar
ne 1 anno preciso ed il luogo.

1. Lettera del Re di Polonia al Re


di Persia pel N. A.

ad Delle magnanime imprese , ed eroiche


operazioni del veuerabil Piromalli in Polonia fatte,
[durante la continua sua dimora d un anno , io

nulla ne possovnarrare , che mi mancano i riscon


tri. Saranno al certo state assai grandiose , e
degne dell altezza di sua mente o e del raris
simo suo zelo per la Religion nostra. Ma spe
rando che saran v quando che sia , manifestate
da altri con gli originali documenti, io frattan
to mi lusingo di far cosa grata al leggitore col
qui inserirgli due commendatizie di quel so
Vrano Vladislao Sigismondo IV al Re di Persia
ed al Patriarca Filippo , a pro di Fra Paolo.

Dall illustre archivio di Propaganda furon elle


estratte per ordine di quellanimo eccelso il

Card. D. Placido Zurla, che spira vita novella al


le belle arti, utili scienze , ed amene lettere z

nella cui promozione alla sacra porpora ., gio.


l

132

vami il ripeterlo , forse non si veduto in


alcun altra occasione un pi generale con
sentimento di vivissime acclamazioni (I) ren

dute alla vera virt. Ecco la 1. lettera: Ad


Regem Persarum- l/ladislaus etc- Mutua con
stantis inter Nos et Serenitat. Vestram ami
citiae vincula , quam reciprocis Legationibus
ad invicem testatam esse voluimuss id a No

bis lure suo reposcunt, ut prociscentem il


luc in negotio Armenorum christiano nomi
ne insignitorum Venembilem Patrem Pau
lum Pyromalum Nostra! ad Serenitatem Ve
stram comitemur Epistola, quam dum ille
Serenitati Vestrae debita cum reverentia

consignabit , prosperam simul valetudinem et


diutumam imperium cum omnibus foelicita
tum lncrementis nostro nomine comprecabi
tur. Cum vero

praedictas Pater Pyromalus

nonnulla in negotio christianorum Armeno


rum apud Patriarcham eorumdem corgcien
da liabeata eum quam diligentissime sereni
tati

Vestrae

cupimus esse

commendatam ,

(1) Giord. Arcad. T. xVhI. P. III.

133
quatenus Regii favoris adminicalo, tanto fa

cilius , et foelicius ea omnia perficiat qu


rum intuitu Iter hoc tam longinquum sibi
statuit suscipiendum Porro cum illis omni
bus quicunq. christianam religionem prqten
tur , plurimum in gratia et clementia Sere
nitati Vestrae situm esse sciamus , eadem oc

casione illos Serenitati Vestrae perquam dili


genter commendamus petentes ut suo illos
Regali patrocinio ., quiete et tranquille in Re
gno Dominiisque suis degere permittat. Quie
quid vicissim a Nobis in Serenitatem Ve
stram, aut eius Subditos procisci unquam
poterit constanter enitemur , ut reciprocis A
mieitiae ojfciis cum Serenitate Vestra certe
mus , Cui foeli , et diuturnum Regiminis ,

Valetudinisque precamur Incremenium. Var


saviae I. Iumj 1642.
I]. Lettera del lodato Sovrano al Gran Pa

triarca Filippo pel Piromalli.


67. Ad Patriarcham Armenorum.-- Vladi's
laus etc. -- lieverendissime in christo Pa

ter lievotissime Nobis Dilecle. Prociscitur


ad D. Vestram Venerabilis Pater Paulus P4"

134

romulus Sedis Apostolicae tliissionarius

qui

dum praesentem nostram Devot. Vestrae red


det Epistolam, luculenler exponet , quo stu

dio ferebumur hactenus ut coortae inter Ar


menicam Nationem dijgzrentiaea tandem ali
quando foeliciter componerentur. quia vero
id olcii ad authoritatem Devot. Vestrae
pertinere novimus , ea propter diligenter prae
dictum Patrem Pjromalum Devot. Vestrae
commendatam esse cupmus, ut quaecumq.

ille pro nali harum direntiarum composi


tione eacponets ea acceptare, et manum tan

dem ultimum omnibus his apponere Devotio


Vestra velit , quatenus ad unionem Ecclesiae
Romanae ea in quibus inter eos non conve
niebat deducantun Rem certe laudabilem ,

et a Nobis vicissim regraty/icandam Devot.


Vestrae praesmbi't, si praedictas Pater com
mendationem nostram sibi senserit fructuosamz
De caetera Pevotionem Vestram bene valere
cupimus. Varsavia prima iulij 1642. Tai com
mcdatizie furon bene accolte si dal Re persia
no , si dal grande armeno Patriarca col in Per
sia residente. A Sua Maest il dotto legato, ed
apostolico missionario present eziandio un suo
irattato della Fede Cattolica pcrsianamente scrit

xy

135
to1 che molto aggradi, permettendogli a predi
carlas diffonderla e propagarla in quei suoi va
sti dominii. Dietro tale alto patrocinio, e quel
lo del primario Patriarca , durante un decennio
il nostro indefesso , e invitto Eroe si certo

gloriosamente immortalato. O quante belle geste,


quanti celebri fatti, quante illustri operazioni!
0 quante memorabili conversioni di amplissimo
famiglie, e di gran signori, e di nobili donne

inno al menomo fante si videro effettuate!


Quanti valorosi vartabicdi o dottori ., quanti ec
clesiastici per addietro pieni di errori, illumi

nati rimasero e convinti! E perch mai il sin


crono istorico delle cose

armene, il teatino

Galano , le tacque rimettendole , per esser nar


rate, nel tempo avvenire! Egli le sapea , le
dovea , e le potea bene e acconciamcnte accen

nare in appendice di suo Libro , senza ora far


ci andare tra tante tenebre ravvolgendo, e sen

za poterne noihnemmen l orlo discoprire. Non


le discoperse a bello studio, percherasene ab
bigliato della conversione di Ciriaco fatta gi dal

sommo Piromalli, di cui in eterno con lode se


ne parler
Da 1! Indo sino a latlantee colonne.

rss

Libri del N. A. impegnati in Costantinopoli


da un suo socio.

68. In mentrech il Piromalli era intento e


applicato in Persia al suo ministero, venne a
notizia della S. C. di Propaganda nell anno
i) 1644, che un suo compagno aveva in C0

stantinopoli impegnata una di lui operetta;


n e la S. C. ordin al Vicario Patriarcale che

n subito la riscattasse. Questa 1 Opera, che


si in seguito cerc il Piromalli, che la S. C.

n
n
n

facesse stampare, e che a cagione di alcu


ne controversie del Piromalli stesso col Ga
lano non volle la S. C. , la quale era mol
to inclinata per il Galano , che fosse stam

n pata qui in Roma: onde il Piromalli pre


in se il partito di farla stampare a Vienna. u
Cosi son riscontrato dal notiziografo di Pro

paganda, ma a me pare esservene anticipazio


ne, 0 pervertimento di tempo, si in quan
to

al Galano,

come pi

sotto farem vede

re; si ancora riguardo a Libri del Piromalli.


Costui non prima del 1654, credio, al suo
ritorno da Barberia in Roma, circa un decennio

dopo la dimora del Galano in detta Citt, po


.tette aver contezza tanto del plagio galanico,

137

quanto della vendita ed alienazione delle due


casse de Libri. Impercioech egli, nella precita
ta sua lettera dei/l Marzo 1657 da Costantino
poli diretta allo Scaglione, scrive: n Il P. Ben
dice buona memoria qui vicario si vendc et
alieno le mie due casse di Libri. Scrivo al P.
Generale che ordini alli Padri di Chio quel
li, che si ritrovorno nella sua morte , et
n anco trenta reali d otto. . . del Vescovo di
n Chio, che li ser. . . 25 scudi pa. . . di
simpegnar detti libri impegnati va. . . qua

li poi mi furono in Roma comprati. Tai


lagune ritrovansi nella original lettera dal tem

po logora e malconcia. Avendo io sull assunto


chiesti deirischiaramentis fummi da Propagan
da risposto: n Nelle varie Congregazioni, nel
le quali fu parlato di redimere i Libri del
n Piromalli impegnati dal suo compagno in
n Cpoli non si accenna il di loro titolo. Lo
a

stesso deve dirsi delle Operette, che desi


v derava Egli di pubblicare contro il Galanom

Per la vqual cosa questo distrugge lanteceden


te notizietta.

Fine del I. Libro.

138

LIBRO II.
lvi/al tam praeclarum ltominique conveniens
potest esse , quam erudit-e homines ad iu

stitiam. Lactant. Diuinar. Instit. VI , 2.


Et genio et scriptis ingentem conspice Paul
lum ,

flic etiam vitio restitit in facie/nu


N. caapassi1 Poesie p. 49.
I. fio nora esposta la serie a me nota del

le altissime geste dello zelantissimo ed utile ope


raio evangelica nel remoto Oriente: dov egli
era giunto alla gloriosa meta da esser ben fre
giato del divino alloro; e, ove fosse stato uso
sumere superbiam quaesitum meritis et labo
ribus , meritamentc ci dir potea: nomen meum

trans Alpes et magnum navigat aequor. Irri


Perciocch qnivi e l Armenia , e la Persia , e
la Georgia, e le Indie, eil Malabar con istu
pore, non dissimile a quel'di Occidente, ri
guardavano il nostro Piromalli qual prodigio di
classiche operazioni teologiche , cui in eterno

Roder non pu del tempo invida lima.


Si accinse, egli vero, a tempi nostri ma in

139
darno , di ecclissarle in parte un dotto Generale
di rispettahilissima religione, i cui PP. lucu

lenta pietatis et religiosae perfectionis exem


pla cum

sacrarum

doctrinarum splendore,

atque aeterna animarum salute ab initio il

lius institutionis in dies proferre pergunt


Son queste espressioni, cui debitamente adoro,
di un sommo Pontece. Sequar igitur , ut in
stitui , divinum

illum

virum ( Pyromallum )

quem quadam admiratione commotuso saepius

fortasse laudoa quam necesse est ( i) a valermi


delle parole dellarpinate losofo. Il quale al
trove (2) insegn : homines ad deos nulla re

propius accedant, quam salutem hominibus


dando. E , molti secoli prima di lui, piacque
al gran filosofo di Coo geo appellare i medici
col titolo d isotei, ossia egualiv a DIO. Or par
mi, che del titolo d isoto debba essere a buo
na equit insignito, e per avventura con pi di
ritto il nostro sidernate Teologo, che la salute

(1) Cic. de Legib. III, 1.

crij Orat. pro Lgar. n. XII. p. m. 1429.


(3) Hippocrat. De decenti habitu p. 25, 10. I. Opp.
edit Fos.

illio

diede di mente e d intelletto traviata a gente


infinita si d alto , come di basso affare.
Schiavitit del Piromalli nel ifioi
2. lii non pago e contento d aver cotanto

agito col nelle orientali regioni con le aposto


liche sue fatiche, riducendo moltissime smarri-f

te pecorelle allovile, tent il primo a pene


trar nellA'rica , affine di predicare col solito
suo eroico zelo la legge di pace , di carit e
di misericordia, cio a dire la parola di Do
mencddio, cibo prezioso delle anime. Quai con
versioni e quante avrebb egli fatte il culto e

illuminato discepolo dello Stelliola, il venera


bile Piromalli e di cuor grande e intrepido

In terre d infedeli e barbaresche!


Ne paesi cio degli Arnobii , degli Agostini ,
de Cipriani e de Tertulliani; se il maomettan
pirata impedito non gli avesse di correr si gloo
rioso aringol Esso apostolico missionario allamente perito in quelParabico idioma, non do
vea combatter quivi, e rispondere a paralogi
smi ed a sottigliezze di eretici e dotti patriarclii

e dottori, come praticato avea in Europa ed in.


Asia; non attigner dovea le pruove della orto

141
dossa teologia e della miglior losoa da sagri
Libri, da Concilii e dalla depurata ecclesiasti

ca Istoria, com ei fatto avea contra monoteliti,


monofisiti, ed altra simil peste eretica: ma ben
si. predicar privatamente, ed istruire a tempo e

e luogo gente affricana d intelletto ingannato ,


che di leggieri avrebbon prestate le orecchie

alla voce della vera Religione, per tanti secoli,


prima del famoso loro impostore , professata
dagli antenati loro. E siccome giusta il 5. Ve

scovo dlppona (I) l occhio conosce il color


bianco ell nero; cosi quei maomettani , istruiti
dalle insinuanti e dolci omeliecattoliche, avreb

bono col solo lume della ragione, bencb de


bole ed abbacinato ,

agevolmente conosciuta e

distinta la verit dalla impostura diniqua e


recente data. Inerendo il Piromalli al suo savio

metodo , di cui nel primiero Libro se ne ten


ne ragionamento, avrebbe loro ben rischiarata
quella costante , sempiterna , e diffusa in ogni
anima , retta ragione naturalmente arrendevole

alle veridiche evidenti istruzioni (2).

(i) S. Auguri. in Psalm. 10, 5.


(2) Cic. Tuscul.
II, 21. Laclan. Inuit. VI, 8.

iiz bcontinuazione del soggetto istessa.

3. Ma che ? L uomo Propone, e Dio dispo


ne. Essendo stato sventuratamente il nostro eroe
arrestato da corsari tunisini, e condotto pri
gione in Algeri , il suo nobile oggetto per lo

bene e la conversione di quegli Arabi and a


voto, 0 altitudo divitiarum sapientiae et scien

tiae Dei: quam incomprelzensibilia sunt iudi


cia eius, et investigabiles viae eiusl (I) Ec
come il fatto isterico tratto dal buio, e narrato
con original viglietto dalllarchivista di Propa
ganda D. Gaspare Gualtieri al sommo mio a
mico eh. sig. Ab. Cancellieri, che gentilmente me

lo ha trasmesso. Nel fervore ( dice il Gual


tieri) veramente apostolico , che il Piromal
n li nutriva per il bene de Fedeli , e per la
a
e
s conversione degP Infedeli, tent penetrare in

Barberia , ove in quell epoca non erano a


perte ancora le nostre Missioni; ma cadde
disgraziatamente nelle mani de corsari Tuni

sini, che lo fecero schiavo, e lo condussero

(1) B. Paul. ad Roman. XI, 33.

lis

in Algeri. La nostra S. Congregazione per,


cui molto interessava la persona di questo
Religioso , lo riscatto a proprie spese , dopo
il lasso di soli la mesi, e lo richiamo in
Roma per promuoverlo alla Chiesa di maxi
van. Allorche fu eletto Arcivescovo di maxi
van , capitale dell Armenia , contava ab an
ni di assiduo impiego nelle Missioni, come
asserisce egli stesso in una sua piccola Rea
lazione esistente in Archivio, esercitate in
Persia , Georgia , Turchia , Polonia , ed in

altre regioni. a I PP. Quetif ed Echard(1)


di lui scrissero nella Biblioteca domenicana: a

piratis interceptus est , et Tuneii in caveam


coniectus est, sed tandem ordinis aere re
demptus. Non per dimeno il citato archivia]
documento e da preferirsi

alla domenicana as

serzione z ciocche mi si conferma dal dotto Ca

nonico Carrega in assicurarmi , dopo la lettura


degli atti di Propaganda , che il Piromalli cai
duto in potere de Turchi nel 1654, pronta
))

mente la S. C. ne ordin il- riscatto, facendo

iiij Script. rdltom. cit'.

s passare nelle mani del Generale del suo Or


dine le somme necessarie alla sua redenzione.

Sua promozione ad Arcivescovo al 1655.


d Ei non par certamente , che Fra Paolo
rimanesse al tutto disanimato e sbigottito in tal
sinistro incontro del suo vivere , poich sempre

sperava nella divina Provvidenza. E per liassi


meglio a dire, ch egli rimase imperturbabile in
cotesta seconda avversit di fortuna , la qual
certo riguardava da buon teologo, come una
cote in cui si aguzzava l intelletto, e Perfe

zionavansi le cristiane virt. Or dopo id me


si sottratto alla medesima prigionia

con

la

redenzion divisata, ei venne a Roma a ove ,


dopo la morte di Papa Innocenzio X piuc
ch ottuagenario succeduta a di y di gennaio
1655 ,- n da7 d Aprile seguente era stato e

letto a sommo Pontece il Card. Fabio Chigi ,


da Siena , il quale, assunto il nome d Ales

sandro VII , con plauso universale reggea quel


la massima ed antichissima cattedra. Questo
Papa "Pien di Piet , di letteratura , di saviez
za , e d un vero zelo per lo ben essere della

Cristianit, veggendo sfavillare nel Piromalli

145

altrettante dmi , volle di motuproprio crearlo


ad Arcivescovo della sede nassivauense, vacan

te n da 16 d Aprile 1653 per morte del costui


calunniatore, e poscia lodatore monsig. Fra A
gostino Bagiense.

dnteposto a due Domenicani armeni accia


mati. Decreto di sua elezione.

5. In conferma del nostro asserire non si


vuol lasciar di annotare , qualmente primadel
la
o
-

m
a:

libert del Piromall-i gli armeni - Religiosi


domenicani di quella Provincia ( di Nas
siuan) presentarono 2111218. 0. di Propaganda
due Religiosi secondo il costume per essere
scelti a quella Sede. Crede per la S. C. di
presoeglierefa quella vigma il Piromalli, va.

m lutando le sue cognizioni i e particolarmente


- la perizia nelle lingue orientali , e le altre
n sue qualit. vu Cos se n espresse il teste io
dato sottarohivista Carrega, cui fa di mestiere

aggiugnere, essere

stato il Domenican nostro

s prescelto a preferenza di altro concorrente


v armeno, parimente domenicano, che avea.
p l appoggio di quasi tutta la sua,Nazio|_|e. e

Son desse parole del romano archivari'o Gualtieri,


xo

me
buona memoria , scritte al hen degno attual mio
Vescovo di Gerace Monsig. Pellicano, cui die
de in Propaganda eziandio l appresso copia.
Die ea liiaii 1655 coram SS. Domino No

stro Alessandro VII habita fuit Congregatio


de Propaganda Fide , et ad relationem Reve

rendissimi D. Cardinal. Vrsini , Sanctissimus

Dominus lvosters cum voto S. Congregatio


nis, elegit et designavit Fr. Paulum P'yro
mallum 0rd. Praedicatorum ad Ecclesiam
Metropolitanam Naa'ivani in Armenia sub Di
u'one Turcarum vacantem , ad consolatio
nem christianitatis illarum partium in Fida
Catholica, et Ecclesiae Romanae devotione
persistentis.

Errori d alcuni autori circa tal promozione.


Doveri dell Episcopato.
6. Dal quale documento apparisce , aver gli
illustri PP. Quetif ed Echard errato d un an
no, ponendo la promozion vescovile di lor con
fratello nel 1656; ed aver con doppio fallo
scritto il Canonico Parla (1) essere stato il sider
._

(i) Parlaus in Vit. Episcopp. liberam pag. 330:"

nate Piromalli eletto a quella sede da 'Clemeiz


te vil al 1665. lo sono allo scuro, se Fra Pao
lo , quando fa trascelto e designato al nuovo
ministero presso il sommo Seggio, era egli o
no pervenuto ivi in Roma. Ma nondimanco ben
so e veggio , essere stato elevato a tal dignitosa
carica col voto dell intero Collegio cardinalizio

di Propaganda , e di motuproprio, senza lim


pegno di lui o d altri suoi aderenti. In con
fermazion di ci uopo di portare in mezzo

le seguenti notevoli parole di Monsignor nostro,


scritte allo Scaglione da Cpoli nella precitato
lettera del 1657. iii dunque gli dice. n So be
o ne che Dio contro la volont de miei emuli,

n etin faccia loro de stercore elevavit me .,


p et cum principibus suis me sedere fecit, e

n senza cha io , o altri de miei avesse spesa pu


n re una parola; che

dice V. S. vero? io

a so ebrii verissimo. u E gliene dobbiamo pre


stare intera fede , posciach era egli tutto zelo
per la verit , ed incapace d ogni bencli mi
nima bugiuzza, ben sapendo cioech c insegn

lApostolo delle nazioni, Suo omonimo e mo


dello: che chiunque brama lEpiscopato, brai

ma una finzione ed un opera. santa. Ed eh


.
conto e now al nostro Arcivescovo il ca.
a;

ita

mento di s. Tommaso d Aquino , cio z quel


che dal divin Paolo appellasi buono e santo ,
non esser gi lo splendore della

brillante di

gnit; ne mica le rendite ed i temporali van


taggi alPepiscopato congiunti, che sol possono
lusingare l ambizione e la cupidigia; ne in ne.
l'onore del comandare. Ma bens essere una te.
le opera , che lodevol cosa desiderare, la fa
tica per salvare i proprj fratelli, ed una spezie
d impegno al martirio , che ne beati primitivi
secoli della Chiesa era quasi unito col Vesco

Vado. In una parola, l'ottimo nostro Teologo .


che non prefer giammai alla giustizia la scel
lerata fame dell oro , non si espose da se stes

so al pericolo, giusta lAquinate, di render


conto degli altri al Sommo Giudice.

Sua consagmzone, e sue brighe


in Roma col P. Galano.
7. Or da una brieve memorietta del gerace

se Canonico D. Gioseppe Regio i scritta ver


so il 1ySS. ritraggo essere stato Fra Pao
10 a Vescovo n consecrato nel 1655 dal Car
v dinale Franciotti; n il qual credj io esser des

so Marcantonio Franoiotti , che si, mor nellan.

rta
no 1666. Emmi poi ignoto , se cotesta consa
grazione eseguissi al mese di Maggio 0 di Giu
gno dellistess anno. Ma checch siane , il no
stro Arcivescovo nella serie cronologica de Pre
lati di Nassivan nel XXV luogo registrato (1)
col nome di Paolo II. Era il costui animo for
tissimamente acceso a virt, come scorgesi dal
nora per me narrato: anzi era esso,

siccome

dottamente ed elegantemente cant il venosin


Poeta losofo :
Virtutis verae custos , rigidusque satelles

La qual fiamma non ispegneasi nell animo suo,

nch la virt di lui non si approssimava alla


fama e gloria di s. Paolo , cui ei preso avea
da principio per cinosura di sue operazioni. Que
gli resistette in Antiochia al principe del Col
legio apostolico pel celebre fatto manifesto e

conto nelle sacre carte (2); ed il novello Arci


vescovo resiste pure in faccia al P. Galano,
perch meritava riprensione , nell alma e indi

ta Citt ,

(i) ouiezna Or. chr. lo. III, col 1410.

(2) Ep. ad Galat. Il, 11.

250

Usiede il suecessor del maggior Piero.


Cotesto prototipo di nostra Fede ricevette qry
con santa , benigna e pia umilt lavvertimen
to dellinteriore; ma esso calamo ben di mali

zia gravido e coperto , disdegnando- di essere


a faccia a faccia ripreso- dal maggiore per lo

plagio , pose mano alla quintessenza della de


strezza e politica romana , per imped-r la edi-.
zione d un opuscolo storico di monsignor Piro,
malli, e ne ottenne l intento: ma

Denigr sua fama egli pi che pece.


L Arcivescovo indarno dicea con s. Bernardo (2)

nella mia operina: Nude nuda loquorg nec


retego verenda, sed inverecunda corfutog e
che sia vera la mia narrazione , si aprano gli
archivi di Propaganda, prendansi gli antece

denti, ove deggion le autentiche pruove esi


stere, e vedrassi in pien meriggio, che il no
vel Runo, il vistoso augel (a) sorrentino col

cij Auguri. spl zg ad Hieron.


(a) De morib. et qc. Episc. et PraeL ml, 29.
(a) Galano, nella patria del Piromalli e mia, dicesi

un vago uccello toscanamente chiamato Riggolo, che


ivi va nel mese di Maggio, Ne parler nel lll Libro.

151
le mie ' piume abbigliarsi' volle. Bos lassus
fortius git pedem dicea s. Girolamo (i) a
sant Agostino.

Sua partenza di Roma per Vienna.


8. Crederebbesi? Tant, tantp . Uno Arci
vescovo cotanto benemerito; un egregio e prode
propagatore e propugnatore della veste inconsu
tile di GESU Cms'ro , o sia dell inalterabil dogma
della romana cattolica ed apostolica Chiesa; un

incomparabile missionario , che per lo troppo ze


lo della medesima sofi'erse ogni strazio, ed in
Europa , ed in Asia ed in Affrica; un Uomo

ihe tantas regiones barbarorum pedibus oliit,


tot maria transmisit (2), viene impedito in
Roma di confutare una bugia palmare, anzi

una pretta palesissima impostura d un suo pla


giario. 0 tempi! o costumi! Ne fremettero gli

Eusebj teoli, e gli zelanti Filaleti di allora;


ma ne tripudiarono gli antipiromallici Filogala

(i) Episi. 91.

(2)_Cic. De nib. bonor. et malor. V, 29.

asa
ni , i maligni e viziesi , che ama'n le cose mara
fatte, e male comportano chi le riprende sen

za rispetto. Or la gloria della inclita sua do


menieana religione, non che

La gloria di Colui site tutto mwove,


davan limpulso al nostro illibato Arcivescovo
di scoprire, come fra poco vedremo , la verit;
istorica, e di appalesare l impudente peculato
galanico. 'Imperoech error ,, cui non resi-stii
tur, approbatur; et veritas, cum minime deo
fensatur, opprimitur (i), giusta il: testo cano

nico. id un santo Padre gravemente avverte r


che il sacerdote quantum exemplo prodest ,,

tantum silentio nocet.. Anzi y al riferire del


1 Arcivescovo (2) di Benevento, sev il previ.
lato Piromali riutato avesse col silenzio quel.
1 onore , che a lui meritamente apparteneasi ,
mostrato in ci avrebbe maggior superbia del
Galano , che usurpossi quella lode non bene a
se dovuta. Ma che? fatto , esso Prelato

se ne avvi alla volta della Magna per con,

(i) gratiam dst. 83 , cap. 111, tmn


(a) Casa, eum n. 55.

il...

153
ursi in residenza , dicendo col real profeta(1)
al Signore : Lucerna pedibus meis verbum
tuum , et lumen semitis meis.
Edizioni di due suoi Opuscoli nel 1656.

9. Essendo il nostro Monsignore pervenuto


nella imperial citt di Vienna , ivi a sue spese

i diede in luce, al di 22 settembre 1656 , per


le stampe di Matteo Cosmerovio tipografo Cesa
reo , le seguenti sue operette in forma otta
va. La I. con dedicatoria al S. P. Alessandro
settimo porta

questo titolo:

Geowrpoarolto'yem

seu Oeconomia Salvatoris nostri,

explicans

ex solis Pr'ophetis ad instantiam Regis Per


sarum petitis inebile , adorandumque In;
carnationis sacramentum. Authore Illustriss:
ac Reverendiss: Domino Fr. Paulo- Piromall

( sic) flrchiepisc. Nahcievanensi in Armenia


maiori, ex ordine Praedicavtorum assubnpto.

Contiene atis facce , tranne il titolo, la dedi

cazione , le approvazioni, la tavola de capitoli

(1}Psalm. nsy v. xoi

isl

e degli articoli, e lerrata d una pagina. Nel


qual libro nulla disse al Papa contro al P. Cle
mente Galano per
La reverenzia delle somme chiavi.

Addi 5 poi dell appresso mese di ottobre pub


blic II. la sua: Apologia de duplici natura
Christi, divina scilicet , et humana ,
Cyrillo Alexandrino petita,

est, S.

contra P.

Si

monem Armenorum Doctorem. etc. dedicando


la alllllustriss. e Reverendiss. Domino Geor.

gio Lippaf , divina providentia Archiepisal


Strigoniensi, locique eiusdem comiti perpe
tuo , Primati Hungar'iae , Legato nato , Sum
mo Secretario , Cmzcellario , ac Sacrae Cac

sareae , Begiaeque Maiestatis Consiliario in


timo. dessa pur di pagine ndo , oltre alla
dedicazione di facce due , alla prefazione con do

cumenti antigalanici di cinque facciate, e alle ap


provazioni de revisori. Tutti e due gli enunciati

Opuscoli assai rari, son legati insieme, e nesi


ston due sole copie qui in Napoli nelle librerie
pubbliche di S. Angiolo a Nilo , e dePP. del

lOratorio. Due altri esemplari se ne conserva


no nella Real Biblioteca di Parigi , e nella Ca
sanattense di Roma , secondoch ritraggo dadot

ti biogra Quetif ed Eehard. .


o

1.55 I
canna sul I e xl Opuscolo. .

1o. Or col prim Opuscolo , ovvero colla Tean


tropologias diede Monsig. nostro luminose pruo
ve di suo egregio sapere in divinit specialmente.
Egli spiega laclorabilissimo mistero dellIn-car

nazione da solenne maestro, qual nera inque


sta dottrina teologica e cattolica. Col secondo
osserva , squaderiiando i libri de 55. Padri
Greci, che costoro tutti confessarono in G. C.
due nature inconfuse et indemutabiliter uni
tas. A confermare il suo assunto allega tredi
ci testi di S. Cirillo , citante S. Atanasio , e
confuta Nestorio, rispondendo alle obbiezioni,
e proponendo m argomento contra unam in
christo projtentes naturam. Indi, dopo la
proposta d altri argomenti ventuno, inne di

essi ribatte pure espressamente il Dottore are


meno

Gregorio Tattievazi , confermandone l

assunto con ne altri. Arreca quindi tg autori


t del Nuovo Testamento pro duabus

natu

ris christi contra confitentes unam. Confuta


un altro anonimo Dottore eutichiano. Allega in
ultimo, a vie pi raffermare tal verit, le
sinodiche lettere intorno al dogma cattolico del
la dualit delle nature di Cristo: cio, I. la

rss
sinodica di Michele Dei misericordia Are/zie

piscopi cpolis1 novae Romae et universae Grae


ciae Patriareha , Domino Gregorio in Deo di
lectissimo Armenorum omnium Catholico ho
norabili. Tal lettera sottoscritta da venti Vesco

vi. II. Allega lEpistola.Gregorii Armenorum


Patriarchae , eonsentierzte universa Arme
norum synodo , graecorum Patriarchae lit
teris responsiva , ac simul Gmecorum Regi

data secundum catholicae professionis intel


ligentiama firmata da 33 Arcivescovi e Vescovi.

Con la quale accettano 9 Concilii , e condannano


Arrioa Paolo Samosateno, Nestorio, Eutiche , ec.
Conchiude pur nalmente il N. A. suo lavoro

cosi : Ecce o fratres charissimi ego veram re


ctamque duarum christi naturarum fidem vo
bis ostendi , doctrina Sanetorumque Patrum

authoritatibus rmatam , ac etiam nationis


vestrae Synodi magnae confessione stabilitam,
Vobisq. praedicatum atq. imperatam ,

unde

nullam amplius occasionem habetis reccden

di ab ea. obsecro itaq. eum Apostolo vos


fratres per nomen Domini nostri IESV Chri
sti, ut idipsum dicatis

omnes ,

et non sint

in vobis schismatag sitis autem perfecti in eo


dem sensu , et in eadem sententia cum San

1 sri
ctis illis , solliciti servare unitatem spiritus in

vinculo pacis. Vnum corpus et unus spiritus


sicut vocati estis in una spe vocationis vestrae.

quoniam unus est Dominus, unades, unum


baptisma. Deus autem pacis et solatii det vo
bis sapere in alterutrum secundum IESVJII
Chrislum: ut unanimes et uno ore honorifi

cetis DEVM et Patrem Domini nostri IESV

Christi, cuius gratia et pax sit cum omnibus


vobis , Amen.
Proemio di detto Opuscolo 11.

11. Colla seconda operetta 1 Arcivescovo Pi


romalli stato dunque tutto inteso a difende

re, merce lo splendore scintillante dellEvange


lio e de SS. Padrihla dottrina sana ed orto
dossa circa le due nature, _e lunit di perso
na del Sole di giustizia , che dall alto Cielo

venne
al Mondo a illuminar le carte,

Che avean gran tempo gi celato il vero.


Trascriver qui in appendice piacemi tutto il pie?
ciol proemietto di lui per assaggio dello stil suo
didascalico , ovver polemico , che il seguente.

Magna laetitia responsionem tuam ( o Domine

rss

Simon Jrmenorum Doctor) perlegimus quam


super verbis S. Cyrilli Alessandrini a nobis
ad te missis , rescripsisti. ult quoniam intel
lectu djcilis apparet, aliqua iterum ad ma
iorem eiusdem S. Cyrilli , nec non et respon

sionis datae intelligentam, rescribere decre


vimus, propterea precamur , grata similiter

animo suscipias; et si adhuc dubium aliquod

supererit, nobis significes, etenim accepta


bile , auribusque gratum reputabimus. Scorre
quindi con molto buon senso e criterio pel dot

trinal fondamento , esponendo i testimoni deSS.


PP. Greci e le obbiezioui con sale dotte rispo
ste. Per lo suo assunto allega de bei luoghi del
nuovo Testamento.
v

Concbiasione di qui; 11. Opuscolo.


rm ora il dotto e illuminato Arcivescovo ,
dopo aver con dignit e solidamente confutato
il gran vartabieto P. Simone, ed esposta la
profession di Fede fatta anteriormente al prie
mo ecumenico Concilio niceno da s. Gregorio
I dArmenia , la quale conservavasi nel Gran
Libro delle armene Istorie, che iPP. del con
vento di Eccemiazia leggeauo a refettorio; ce.

"A rit -_''''__'.=_'-r.

._

159
s perora la sua bella diceria teologica. fines
est des s. Illumnatoris , in qua unum Chri
stumfatetur et duas naturas unitas, in quarum

altera mortuus est, hoc est in natura humanas

in altera vero ( hoc est, in Divinitate ) re


mansit vivus. igitur vos Armeni ,

unam na

turum in Christo asserentes, Sancto Pntri


vestro illuminatori , et SS. PP. et verae Chri
sti Fidei eontrarii estis. Illuminatori grego
rio contrariamg'ni, eo quod ipse non dixit ,
una natura christi , sed contra vos duas pro

fessus est unilasa et unum christum-z unitatem


christo l dualitatem vero naturis uttribuitz et

in altera christum mortuum, in altera vero per- f


mansisse vivumz quod vos asserere non po
testis, etenim si christus unum habet naturam,
vel omnino mortuum dicitis illum1 et vivum non

remansisse, sicut Hebraei dicunt: vel secun


dum totum vivum , et nequaquam mortaum , si

cut Mahomethus. Item contrarii estis SS. Pu.

tribus: illi enim sicut vidimus , duas confiten


tur christi naturas, quarum una non est al
tera, sed aliud sunt et aliud, p. 49 ad 5 I.
Indi prosegue :
o fratres dilectissimi1 verba dei nolite

transmutare , Illuminatoris vestri confessionem

160

sicut scripta est prot'emini: nolite commutao


re , nolite demere , nolite augere illam, quo
niam Sancti illi in spiritu Santo sunt loquu

ti, et nos edocuerunt1 quod s. naturae illae


duae unitae sunt in uno Christo: sed non di
xerunt, unitae sunt in una natura ., vel quod

duae naturae illae non adhuc duae , sed


una natura: haec enim ex vobis , et ex
Eutiche, et non ex SS. PP. sunt inventa.
Vnitas protemur naturas illas , sed unam
naturam eas factam non dicimus , neque cre

dimusg etenim unitae sunt duae illae naturae,

sed non sunt confusae, neque transmatatae.


Verumtamen perfectae manserunt et intelligun
tur quaelibet in propria natura , quemadmo

dum S. Cyrillus edocuit. Ed a c. 150 dice z


o fratres, si duro corde , et incurvabili cer
vice non estisj mentes vestrae tot librorum
testimoniis SS. illuminatae sunt; et in veram

christi fidem direclaez manyeste enim contui


ti estis, quod SS. illi , quorum testimonia qua

si ex parte vestra praesentastis, destruxe


runt, et condemnaverunt illam naturam unam,
quam ex duabus fermentatum praedicatis mil

le anni sunt 1 et quia natura illa una a vo


bis asserta extra rectitudinem est et extra

sanctorum doctrinam.

los
Carattere morale del nostro Arcivescovo.

13. Dopo di tali Edizioni parti lArcivescovo,


non sappiamo quando, dalla Citt di Vienna.
Certo ch era egli a Costantinopoli a di b di.
marzo dell anno 1657 , siccome scorgesi dalla
sua lettera con questa data indiritta, credo in Ro
ma , al dottor D. Diego Scaglione , e da noi fatta
inserire1 come di sopra cennossi , nella nh Nuova
Biblioteca Analitica. Or da quella rileviamo Pau
reo moral carattere di esso non mai abbastanza

lodato Arcivescovo; e perci fa duopo trascriver


ne alcune parole. Eccolo: Credo che a questa
))

hora har ricevuto gli opuscoli stampati; de

sio saper se furono presentati a S. Santit, e se

ti

si dimand qualche cosa per V. S. conforme


in tutte le mie ra'ccomandavo all Illmo Sig.
Oregio. Quanto alla relatione che dice aver
ordinata , mi contento , che si stampi con que
ste conditioni seguenti: Prima, che non vi
sia parola noiosa o tacciante il prossimo, e rac
conti seu rappresenti l historia mia semplice

mente senza mordacit o affettatione, per


che non desio altro che edicare il lettore ,
di maniera . che habbia a lodare e ringratia

re Dio. Seconda, che si confronti con quella


1r

162
D

cli io lasciai, aggiungendo, quanto sar neces


sario con la detta conditione. Terza, che sia

con il consenso dell Illmo Sig. Oregio , e del


Sig. Assessore Pagnino , li quali conosco sinceri
et disinteressati. Creder bene che incumbe a
V. S. pi che ad altri il zelo del mio ho

more; ma perch conosco la sua penna pi sot


tile di quel ch. io vorrei, et io sono nel mon

do per edicare e non per distruggere, le co


se appartenenti a me voglio, che si faccino

a mio modo, o vero-non si faccino, perch


ho da dare minuto conto a Dio , non solo del
fatto, ma anche delle circostanze del fatto; e per

ch V. S. arde'troppo in tal zelo, quel troppo


io non lo voglio. So bene che Dio tiene pi
zelo del mio onore , che niun altro; quando

contro la volont demiei emoli, et in faccia loro


de stercore elevavit me , et cum principibus
suis me sedere fecit , e senza ch. io , o alcuno
de miei avesse spesa pure una parola; che dice
V. S. vero? io so ch verissimo. Le dico
s

e
EJ!
s

dunque per conclusione, che V. S. o faccia se


condo la mia volont, 0 vero non si intrichi
niente del fatto mio , acci un giorno non si
liavesse a pentire e senza lucro. Si ricordi ,

che monsig. Secretario disse di lei, che per

res
se un Vescovato etc. Per il P. G-alano basta
per adesso quel, chl io stampai nellApologia
e
ad vlectorem, e quando si mover, ancora ci
moveremo. n Se questa relazione dellanzi
detto geracese ecclesiastico Scaglione siesi, ono
con-le stampe divulgate , del

tutto l ignoro.

Dio sa in quale archivio questa , e quella del


Piromalli giaccia per pascolo detarlie delle ti
gnuole.
Doppio peculato letterario del Galano.

xm Ora a tornar colit , donde sonomi alquan

to col discorso allontanato , fa di mestiere os


servare ciocche monsignor Piromalli con libert e
frase evangelica lasci scritto nella ne di sua pre

fazione allApologia , parte della quale prefazione


riferisce il nostro lj Ang. Zavarrone. Esso Piro
malli adunque tralle altre notizie dice ivi cosi: Vel
etiam quod plus est de conversione P. cjriaci
Varlabiet Patriarchae Cpolitani pro natione

Armenorum per gratiam Dei per me ad orilla

(i) V. Biblici. Calab. p. 144. ci seq.

sed
doxam fidem catholicam ( absit gloriari )
anno 1634 conversi, et per septem annos mea

doctrina nutriti tractantem apud alium quem


dam (a) nomine Clementem Galanum sive praelo
sive scripta ante hanc meam editionem inve
neris , legerisquez noveris illam esse spuriam,
et non suam , nec ex suis laboribus partama

sed ex meis scriptis a meis discipulis ipsi bona


de communicatis falso sibi assumplam , ut
subscripta Sacrae congregationis cardina
lium Epislola cum annexo testimonia Thomae
Vartabiet moderni Armenorum Patriarchae il
lustrissimi demonstrat. Vale mi benevole Le
ctor, et noli scandalizari ex hac mea ad

te praefatione , non enim quaero quae mea


sunt, sed quae IES U - christi , et Religionis
meae sanctae Praedicatoriae. Ne allegai di
sopra(L. I, n. at e 42. ) tai documenti autentici ,
onde apparisce ad evidenza dalla istoria, edal
la ragione de tempi la temeraria impudenza e

impudente temerit del plagiario Galauo. Costui

(a) lycii1 Evangelio di s. Luca X, 38 detta S.


Marta mulier quaedam , Mari/m nomine. Ve ne ha esem
pli altrove nelle Divine Carte.

les
colle stampe di Roma nell anno 1650 avea o
sato di appropriarsi la conversione di monsignor
Ciriaco fatto gi dal sommo Piromalli, Indici

bile, agevol cosa lo immaginarselo, fu il dos


lore che senti il Galano meschinelloaconto del- t

la prefazion suddetta ,

E conoscendo ben che il ver gli disse ,


Best senza risposta a bocca chiusa.
Ma poscia dopo 8 anni, digerito avendo la du
ra ed ostica pillola , in Monaco al 1664 pubbli

c a sommossa e a istigazione del P. D. Tom


maso Scrsale un apologetica lettera a costui di
retta. Iddio sa quante altre frottole volle il Ga
lano in tal suo irreperibile opuscolo dare ad in
tendere

Alle brigate grosse , agli animali,


Che con la vista non passan gli occhiali.
Dscolpato lAr'civescovo da novel culunniatore.
_15. Ora io , veggendo a torto calunniato add
nostri lirreprensibile Arcivescovo PmoMALLlo
Che sol se stesso, e null altro simiglia ,
se l'amor del vero non mel vietasse , ben volentieri
mi asterrei dingaggiar battaglia con chi fu, e
uttavia lo , il Laerzio vel Tranquillo di celebre

me
Istituto religioso, di cui dall Arno rec seco il
Generalato al Tevere, prima daverlo dal Vaticano
conseguito.v E perci veritatem in pace catholi

ca pacico stadio requiramus , parati corri


gi , si fraterna ac recte reprehendimar; pa
rati etiam si ab inimico-s gem tam dicente ,
maraemur
Cotesto Reverendissimo Padre

avrebbe fatto gran senno ( il pur dir con sua


buona pace j a tacere per lo suo migliore , o

a detestare la usurpazione del Galano verso


di se abominevole e nociva, perch con in
giusto titolo rappresagliata. Ma egli, abbando
nandosi in braccio all impegno di lavare col,
ranno freddo il suo Etiope , di cui erasene

fatto quasi idolatra, per quella boria letteraria,


come la chiama il gran Vico, ha voluto trascri

ver di punto in bianco le rigettato frottole del


Plagiario sorrentino, ed essere ingiurioso non
meno al vero, che all Arcivescovo stesso,
Dandoli biasmo a torto e mala voce.

Dicea bene Quintiliano cap che i grandi Auto

S. August. deTrinit. II, 9. n. 16.


Instit. Orat. X, 1.

xcv
ri et labuntur aliquando, et oneri cedunt, et

indulgent ingeniorum suorum voluptati. Laon


de nella presente disputa ev piato il benemeri
to istoriografo ( o ch io sono errato ) in vece
di esser giusto e imparziale amo meglio di piag
giax'e, se mi lece fiorentinamente dirlo, il Ga

lano, dicendo col Sarsinate (I) di lui: Et as


sentandum est , quidquid hic mentibitun Quin

di

ivec malus ille Pater , nec bonus historicus.


continuazione del detto argomento.

id E di fatto il fiorentino Scrittore cliiamar


non volle alla debita disamina cotal punto isto
rico , e metterlo sulla bilancia critica per farne
il giusto peso. Imperciocch cosx veduto avreb
be , che non contrappesava interamente alle ra

(1) Plaut. Mil. Glor. A. I, So. I, 9. 35.


(a) Noto il distico del nostro Sanazzaro I , ao

de Poggio Florentino :
Dum patriam laudat, damnat dum Poggius hoslem,
Nec malus est civis, nec bonus historicum

les
gioni del nostro Arcivescovo, od almeno, ad
esempio di quel Grande ,
Alla cui fama angusto il Mondo,
cio dellAquinate veramente angelico dottore ,
avrebbe detto che il Galano eccedette i limiti
del vero. In fatti cosi diportossi quella fenice

degl' ingegni , quel Sole degli Scolastici nell'au


rea sua Somma teologica (I) , ove parlando
dunOrnclia attribuita a quei di al Grisostomo

insegnante , quod B. yir-go aliquando , licet


leviter, peccarit; soggiunse: Dicendum, quod in
verbis illis chrysostomus excessitll critico adun

que, il losofo, il teologo, e chiunque specula per


cercare la verit, non esita punto di confessare ,
essere stata lasserzione del prelodato Biografo
falsa , irragionevole, calunniosa ed ingiusta. E
per questa di per se dileguasi, e spariscein lin
soio, come tenue nebbia allo spirare del ven
to. La domenicana Religione frattanto offesa da
esso Padre, cosi di lui si querela: Non ave
te voi udito , 0 letto , che i gliuoli sono
n immagini di coloro, di cui sono gliuoii? c

m V. Op. cit. P. III, q. XXVII, art. 4.

169
si non vi accorgete voi, che cotese vostre ar

me contra le mie viscere , e contra la mia


viva immagine sono rivolte? Cui vi pensate
voi di straziare? Cui vi credete di avvi
lire ? Cui vi avvisato di lacerare? illgliuol

mio, il ben mio, e tutta la gloria mia istra


ziatea avvilite e lacerato. Qual maggior ono
re a qual pi alta gloria , qual pi certa im

mortalit 111 ho io potuto lasciare appresso ,

che uno cosi fatto gliuolo , per le cui vir


t , quando io di me medesima non avessi
altro nome lasciato , iosperer'ei di rimaner nel
le bocche degli uomini con eterna lode? n (2)
Racconto istorico.

17. Ma lasciando la prosopopea , veniamo alla


storia. Hassi dunque a sapere, che l anno 1780
pubblicossi per le stampe di Propaganda una eru
ditissima e colta Opera intitolata cosi z Iscrit
tori de Cherici Regolari detti Teatini. a L'autor
della quale molto vezzoso , tenero e divoto ama

(z) Muzio, Battaglie p. volt. lSga ed. nap. 1743.

..._-_..q,,..__.

._

w... .- .-.,..<_., -..>_ ...

__- . s

_,...__

170
tore del Galano ci narra, che costui, terminato

appena il corso de suoi studj in questo monastero


di SS. Apostoli, nel 1636 fu destinato alle mis
sioni delllberia; e nella Colchide per tre anni

sintrattenne in Cippurias. Dalla qual Casa teatina


nell aprile del liii/lt vi giunse in Costantino
poli, e compose in Galata la gramatica e le i
stituzioni logiche armenoslatine. Questi scritti a
egli dice trascrivente il Galano stesso a chiusi
occhi , giunsero alle orecchie ed alle mani del.

Patriarca Ciriaco, celebre tra suoi per ingegno,


per integrit di vita , per facondia ed elegan
za: il quale mosso dalla divina grazia rest
convinto, dalle dottrine del Galano , di cui aie

bat ( Cyriacus ) saepe , novus in Oriente pro


diit Athanaszus, novus Cyrillus. Cos con ra
ra modestia di se stesso scrisse il Gaiano. Ma,
se Dio vi salvi, Reverendissimo P. Biografo, tai
scritti eran gramatici e logici, non gi dida

scalici e polemici, onde poterne restar convin


to da Caritea. Eran dessi quei del Piromalli ,
siccome costui avea in Vienna in istampa nar
rato al cospetto di tutta Europa , e voi mede
simo bibliogracamente accennaste il Libro suo,
cui arbitrariamente, anzi calunniosamente e con
eccesso d ingratitudine chiamaste ingiurioso

1 I
non meno al vero che al Gaiano. Perch duii
que non ributtasle la sua narrazione con degli
argomenti in contrario ? Perch dunque con la
maggior diligenza del Monclo ce ne occultaste
le ragioni, provanti almeno la identit della pre
tesa conversione di Ciriaco , il quale effettiva
mente era stato nel resi convertito dal Piro

inallis quando il vostro Galano era qui in Napoli


studente? Perch a salvar , comae in prover

bio , la capra ed i cavoli , non escogitaste dirne


che Monsignor Ciriaco , anteriormente converti
to , era ricadute nell eresia; e perci fu ricon
dotto nel grembo di santa Chiesa da esso sedi
cente novello Atanasio e novel Cirillo? Nel che

al parer mio ne mica ne punto avrebbevi chic


chessia contrariato. Temeste forse di far ci per
non ritrovarvi a tutto costo con le mani piene
di vento. Perocch quanto l Oriente lontano
dalljoccidentea anzi il Cielo dalla Terra , tan
to prossimo al vero, che il vostro Galano
ne sia stato convertitore.
Continuazione.

18. Ed in fatti niun cennose ne ha nel men


dace testo galanico da voi trascritto , di essere

172
stato il Patriarca Ciriaco nella eresia ricaduto
dopo la prima conversione. Proseguite a ripe
terci , che costui non potendosi abboccar col
Galano in Calata per alcuni timori e riguardi,
(esso Galano per scrive z veriti ne apud Tar
cas Ar'menus Patriarcha Romanae dei ac

cusaretur- a sais) quindi prese egli il pretesto


di visitare le Chiese di sua giurisdizione fuori
Costantinopoli. Dice il fogliettante vostro: visi

taturus is ( Cyriacus

erat Armenas Asiae

minoris Ecclesias. Ma essendo costui persegui


tate dal Primate , o primario Patriarca di Ec
cemiazin a motivo di essere stato prima conver
tito a come poteva egli visitar quelle Chiese ?
Proseguite , fedelmente copiando il vostro no
vcllista , a narrat-ci che Ciriaco , a Scutari n
tosi malato, chiese il medico latino , con far
credere a suoi familiari esser desso il P. Gala

no dimorante in Galata, il quale vi accorse ben


subito. ln una notte , imbandita quivi un ab
bondantissima e lauta cena, che fu servis quo
que lautior ex consulto , qui dum nocte duor

miunt temulentia proigati al dire del galan


te romanziere , stabilissi laare

della con

Versione , secondo 1 espression vostra. Voi per


altro ommetteste accortamente tai circostanze ulti

lys
me , forse perch combinavano in parte con quel
le del falso miracolo narrato nell ultimo capo
di Daniello. A buon conto tai Particolarit dili
genti; dopo cenventiquattro anni, quanti corsi

erano dalla pubblicazione dell'Opera dell Arci

vescovo u quella del suo calunniatore, non si


giustificano con verun altro testimonio sicuro,
fuorcli coll istesso Galano ,

Che nse immaginando cose vane.


E per vogliousi elleno reputare con Aristo
tile Per tanti elenchi sostici, vere fallacia e
Petizioni di Principio , ClIC la sana critica riget
tato ha sempre , e rigetter in eterno.

Si prosegue lo stas-sp argomento.

19. Quind io ardisco di negare assolutamen


te quanto, a foggia di oracolo, ha in ci esco
gitato con fervida e feconda fantasia il concit
tadino del Tasso vellicato e stimolato da vani
t , perch
Non ben contento de secondi onori.
El non doveva il coltissimo ed elegante Gerar
ca teatino , con sua buona Pace il dico a
Prestare fede sicura e stabile al favoloso rac

conto delloracolista Gaiano, dopo la dimostra

riti
zione solida in contrario fatta dall Arcivescovo
Piromalli. Oso parimente con Cicerone (I) dire:

Quo licet existimare in aliis quoque oracu


lis Galanici's aliquid non sincere fiiisse. In
effetto ho antecedentemente in pi di un luogo
avvertita la inesattezza dello stesso Galano. Il
Serpos ne scrisse contra di costui, bench il
nostro P. Monforte si studiasse di difenderlo

colla sua Dissert. storic-teolog. polemico-cri


tic-ch cuinal 1818 si rispose nel vol. xvnl' del
padovano Giornale d italiana letteratura da me
citato a car. 8 di sopra, senz altrimenti aver
lo potuto consultare, non esistendo nelle Li

brerie. Or dal n qui detto, scorgesi eziandio,


se mal non mi appongo, che il moderno Var

ron dell Arno , .l encomiaste eccessivo del Ga


lano , quantunque fosse persuaso del costui

fallo ,
Che non l awia Demostene difeso,
pur bizzarramente e contra l evidenza ha volu
ito dissimulare la verit, ed esserle ingiurie

so. Quindi ben fece a non parlar del gemino

(A) De divinat. II , z.

175
galanico plagio il sincrono gravissimo isterico
della illustre e benemerita sua Congregazione
teatina D. Giuseppe Silos nel terzo volume del
la romana edizione del 1666 , nel cui Maggio
addi 14 era gi il suo confratello sorrentino da
questa vita partito a render conto a Dio delle
ostilit indebitamente usate ad un Arcivescovo,
che con la sua dottrina , e molto pi con lo
splendore

di una vita esemplarissima

sommo

ornamento rec alla santa Religion nostra. Re


quiescat in pace.
i

\
n

Contrapologia del P.

Galano.

20. Il test lodato Biografo negli Scrittori tea

tini (1) dacci la notizia (1 una Lettera Apo


logetica col titolo : clementis Galani Cler.

Regul. Epistola pro Libris suis Armeno-La


iinis ad R. P. D. Thomam Sersalem Cleri
corum Begularium Consultorem. Monacki , t)
pis Io. Iaecklini Typographi Electoralis, un.

1664. in m di pag. 114. n La scrisse il Ga


v lano mentre viaggiava alla volta di Leopoli,

(1) Fai. la. I, pag. 383

176.
n

contro il Libro in 8. stampato in Vienna nel

1 Austria nel 1656. intitolato , Apologia de


duplici natura Clzristi contra Simonem Ar

menum: cui annesso l altro Opuscolo:


economia Salvatoris nostri ad Regem. Per

))

sarum. Questo Libro ingiurioso non meno


al vero che al Galano , si suppose a questi

(sic) ignoto , e perci gli fu spedito dal P.


D. Tomaso (sic) Sersalc, al quale e diretta
la Lettera Apologetica. Il calamo laveva gi
veduto, e non curandolo erasi determinato a
non difendersi, a non rispondere. Il P. Ser
sale lo indusse a mutar sentimento. La sua

Lettera Apologetica pu in oggi contarsi tra


e

i Libri pi rari. n Pinqui egli.


Osservazioni contro al medesimo.

21. Colle fragili forze di mio tenue ingegno

vengo di presente a rispondere al suddetto fran


co aermatore, o a dir meglio piaggiatorc, che
senza aggiugnerc un ette di suo, vibr nondi

meno il pi acuto e il pi mortifero strale alla


veneranda memoria di chi stato e tuttavia lo
, vero splendore ed ornamento del celebre do;
menicano lnstituto non solo , ma di S. Chiesa

77
altresl. Nel che fare d arroganza scevero, non
intendo di voler detrarre un minimo che a co

lui , che non stato a me neque benecio ,


neque iniuria cognitusg ex par ch abbia egli
voluto ridere colletteratia non curandosi se ce
storo si ridan di lui. Ed in prima duolmi , che,
il Neografo con illodevole aposiopesi tacque il

nome arcivescovile del Libro stampato in Vienna,


quasi fosse produzione d un luterano -o d un.

calvinista. E perci ad esempio suo in questa.


letteraria
nominarlo.tenzone
In secondo
anchluogo'osservo,
io me ne sonessere
rimaso
stato
inesatto cotesto gratuito avversario di nostro
Monsignore in asserendo, avere il Galano scrit

to contro all Opera di costui; il che se fatto


avesse , sarebbesi egli dichiarato un miscreden
te eretico. Dee dunque la galanica lettera sol
tanto versare circa la Prefazione, ove narrossi

il doppio plagio di quegliv dall Arcivescovo noa


stro , che, malgrado delle antiche e recenti calun

nie , viver sempre immortale


Dal mar Indo alle Tirir'ziie foci.
nI. o era vero , o erafalso ciocch il gran a
gello de viziosi, spinto dallo zelo e dallo amore
della verit , narr contra del Galano. Se sia

mo nel primo caso , indarno potea costui op


m

vis

porsi: se poi 'nel secondo , perch non accorse


p egli subito ad impugnare, e confondere la falsi

l dell oppositore, ma vimpieg otto anni P


Con si lungo silenzio nocque dunque alla sua.
causa il leggiero e vanarel Galano , disprezzan
do e non curando una forte Prefazione , che su
bito ebbe in mano , come si poc anzi veduto.r

Quindi costui, dirollo con le parole d un car


dinal (I) biografo e santo ,

non modo fabri-v

vcati praeconii praemium non meretur , we

mm etiam adversus eum ( Archiepiscopum )


quem laadaverat, falsum testimonium protulis
se convincilur.
continuazione di esse osservazioni.

nm 1v. Perch collo sforzo di sua splendida


eloquenza non pose il galanico Biografo al pi
alto segno di veduta gli argomenti antipiromallici?

fii , che ebbe sott occhio cotal libretto

oggidi

irreperibile , non degn darcene , com era in

I (i) S. Pctr. Dam. in Vita S6. Rudulphi et Do-_


minici Loricazi c. I, Opp. I. II, p. 235 edit. Paris,
1743.

I79
dispensabilmente tenuto , un bri'eve suntoalme
no de medesimi, onde il Galano f forse col
1 animo gi pieno d ira e di mal talento per.

quello, che leggeva da 8 anni essergli stato rin


facciato p tent difendersi e giustificarsi? Ogni o

buon critico ed imparziale avrebbegli saputo


maggior grado di _questo , che'd aver con ma
gnanima menzogna (e gratuita calunnia chiamato

il Libro del chiaro propugnatore della divinit


di GESU Cmsro ingiurioso al vero, perch sto
ricamente nella sola Prefazione manifest la ba

ratteria e l apocrifo rapporto del plagiario. Chi


sa . se costui nel brieve opuscolo , con manie
re piene di spiacevolezza e di vanagloria , tor
na di bel nuovo a pavoneggiarsi le

attribuirsi.

il titolo di novello Atanasio, e novel Cirillo di

Oriente _, che forse non val calamoa ma bens


al Piromalli dava il patriarca Ciriaco? Chi sa,
se esso calamo intralasci riparlarne di questo,
intel-loquendo soltanto de proprj Libri; e peri
ci il suo Biografo ne ommise di accennar gli
argomenti? Ma qual ne sia la cagione , dico
col massimo Dottore di S. Chiesa: Mendaces'

faciunti ut nec sibi vera dicentibus credatur

(1) Hieron. Ep. 6, al. 37 ad Iulian'. diac.


a

[80

Conglu'etture sulla rarit del libretto..


23. Io il credo ben io , esser desso arcira

rissimo il divisato libriccinolo galanico; merc


che fu sconosciuto a tutti, e no gli eruditissi

mi domenicani Quetif , Echard, illo-mon e Ri


Chard mostra , che nol conoscessero; altrimenti
non sarebbonsi rimasi di confutarlo, o almen
di farne motto. Anzi alcuni di costoro credet
tero , che il Galane_se n'era disdetto , confes
-sando poscia , Ciriaco essere stato convertito dal
Piromalli. La qual confessione nora io ignoro,
e potrebb essere stata per avventura in tale

opuscoletto fatta , non gi nell altro De rebus


armenis, che non esiste. Non parmi per cre

dibile tanta virt in lui, il quale se oso ap


propriarsi una tal conversione , viemaggiomente
dovette e potette adornarsi e raffazzonarsi il
meglio che seppe co manoscritti dello stesso
Piromalli, e pubblicarli per mezzo delle ro

mane stampe nel reis , quando costui in Per


sia era lo stupore e la maraviglia delle pi eru

dite persone. Crimine ab uno disce omnes.


Quanto poi alla cagione di rarit

del detto

galanico libricolo, io ricordo all erudito Bi


,bliografodoversene credere il pentimento del
I

18!

1 autore , ed il ritiro delle copie dal medesi


mo eseguito. Imperciocch sembrami assai pro-

babile, che il Galano o dietro il disprezzo ,


0nd era di santa ragione caduto tal suo lavoro,
o.tocco nalmente da rimorsi di coscienza di

esser quello ingiurioso al vero ,

ed alla ripu-s

tazione e fama d un tant Arcivescovo , pentis


si del fatto con ritirarsi le dispensato copie. Di

ci avvi nella istoria nostra letteraria dimoltissimi;


esempli.
Se ne adducono degli esempli.
24. In pruova e conferma vos citarne , tra il
tanti, due soli esempli nostrali. Sia il primd
quello del ch. Canonico Mazzocchi, che ritiros-.
si dagli amici gli esemplari di un suo latino
erudito opuscolo avverso a Monsignor Lodovico

Sabbatini dfAnfora1 allora della Congregazio-.


ne de Pii Operarj , stampato a nome del ni- _
pote Filippo, indi Presidente del Consiglio di
S. Chiara. Questo fatto mi narr' pi (1 una
volta il mio celebre maestro di S. Scrittura D;
Niccola Canon. Ignarra. Il secondo esempio sia

quello dell illustre nostro Protomedico D. Fran

cesco Serao , che pur pratico lo. stesso per la

182
sua italiana operina- , dotta e graziosa, contro
al medico Luigi Visone , che per placare il gin
sto sdegno del Serao, in atto di uiniliazione e
rispetto and ad ascoltare a , o 3 volte le sue

pubbliche lczioni dopo che costui avea statupato , ed a foglio a foglio dispensato il det
to opuscolo , che Perci nol Prosegui. Lo

che io ho pi volte udito dal dotto Angiolo Fa


sano testimone di veduta, che altri Particolari
mi disse sullassunto. Quindi che tai Libret

ti in li , di facce 60 il primo , e di 96 in
compiute il secondo , sono in'oggi al tutto ir

reperibili, cui io per Posseggo tralle cose di


prima rarit. Or ritornando al plagio del Ga
lano , se questi ito fosse in Roma dall'Arcive
scovo Piromalli clementissimo a dirgli con Ci

cerone (i): ifrraviy temere feci, poenitet: ad


clementiam tuam confugio , delicti veniam pe
io, ut ignoscas oro; sarebbesi al certo impo
sto eterno silenzio alla faccenda. Ma la sua al
terezza e costante orgoglio declinar non si vol
le a questo Punto. E rivolgendo il mio discor
so al recente detrattore toscano , con recare qui

(i) cit oraL pro Liguria n. 10.

183
se molte parole in una, permettamiz dirgli, che
la pretesa galanico-ciriaca conversione sun ro..

manzevole racconto , una favola milesiafedunzn


mera impostura. rfelchle i pii pinzocheriiyele
vcredule cristianelle sol possqn crederla , econ-r
tarla a piccioli fanciulletti unitamente allevec

cbierelle, mentre lano la sera intorno al foco-

[lare , e dilettansi delle favolose e mostruose?


esistenze di s. Albergav del B. Gio. cam dik
s. Ganelone adi s. Longino, di santa Sinoride in
di s. Veronica , e di san viam1 ec. ec. ec.
Antigalano di nostro Arcivescovo.
ei Come Monsignor nostro, il gran agel

slo de viziosi, seppe o ebbe in mano 1 apolo


getica lettera del mentitore Galeno, con rispo
sta opportuna

accorse a impugnare e ribattere.

la falsit e l enorme delitto di plagio , come


promesso avea allo Scaglione. Eccone in com
provazione gli autentici e sicuri avvisi tratti

dall Archivio di Propaganda dal diligente Gar


rega: Instituito in questa nuova Sede ( di

Bisignano ) il Piromalli non cess di. solleci


tare la stampa del suo Libro presso la S. C. E

quantunque la S. c. non lo volesse in questa

reii

parte contentare a cagione delle succennafe con


troversie col Galano ,idelle quali nel Libro vo
lea farne menzione; pure mostr quanta stima
ne facesse. Un cosi fatto Libro era senza dubb

bic la relazione di sopra (i) menzionata, de


gna di un antico s. Padre della Chiesa. Piac
cia all eterna Provvidenza di fare un di , dal
lo scuro della dimenticanza ove tal relazione rima

ne , comparire inaspettatamente la medesima per


via delle stampe! Vedrassi senza fallo allor
meglio narrata la vera istoria del fatto colla na

tiva sua edicante semplicit da questo uomo


Apostolico , che sempre

Ebbe in terra ed in mar pena e periglio;


trascelto dal Cielo a sbarbicare le spine ed i
triboli dalla vigna di Cristo; a raddirizzare e
raddimesticare le iambrusche di lei; ed a sten

dere ed allargarne il propagginamento sotto cli


mi cotanto diversi. E se dalla onorabile tomba
bruzia potess egli oggi aprir la bocca, son si
euro che . al moderno suo detrattore direbbe

ciocche altrove (a) disse ad un grande armeno

(i) V. Lib'. II, n. 13, p. 163.

(a) Apolog. cit. pag. 108.

isis
Dottore: ,dbsque uerecundz'a', tua falsi-late
nobis deroges... qua ratione?. . sed absque
causa diffamare- non est sapientium. Et ite
rum mendaciis est signum. Del resto io desi
dero , che se ne perda la memoria del galani-'
co diuretico libracclo , e spero che un solo
esemplare n esista, siccome una sola copia ci
n

abbiamo dell altro nefandissimo libricolo latino

de tribus impostoribus di 46 carte in m con


,falsa data pure in Lamagna impresso nel 1598,
posseduto e descritto

dal

milanese Pierantonio

Crevenna in Amsterdam lanno rns nel suo Ca

talogo (I) , bench prima tutti gli Eruditi ne


gassero l esistenza di quello (a).

(1) v. Catalogue raisonne',I vol. p.


1776 in 4.

dig Ed.
-

(a) Il medesimo attribuito venne a tante persone


diverse di tempo , di nazione , di setta e professione v
italiane, inglesi , francesi, tedesche; Il gi mio gran
de amicoeruditissimo'abate Francescantouio Soria di-"

ce, che esso Libro, che da cinque secoli e mezzo sino


alleta suaavea fatto tanto romore , non Sia mai esi
stito che nell illusione di alcuni scrittori, e nella fantasia

degli empj. Egli, nel Vol. LXXV 15 Mag.1797 del Giom.


letterario di Napoli, nomina iy persone, cui se ne attribu;

nos
Dissensioni dei Domenicani di Nassivan.

ea Per quello che io estimi , dal nora esposto


appare, esser senza verun sostegno e fondamen
to 1 asserzione antipiromallica del Generale tea
tino , che con ogni sollecitudine e con ogni in
gegno e con ogni arte volle essere ingiurioso
non meno alla verit, che all Arcivescovo nostro.
Nel rimanente a esser giusto e imparziale, io

( dirollo col divino Ariosto )


Credetti , e credo , e creder credo il vero ,
che il Galano in Costantinopoli sia stato un

sce, e risponde al rliimboschi , che suppose di un mez

zo secolo pi tardi l anzidetta edizione dal Crevenna


creduta del 1698. sospetta molto bene il Soria, il
quale sia in Cielo , che coll estratto , indicato dal Ti
raboschi, datone dal Giornalista modenese n non ab

biasi voluto additare quel meschinissimo libricolo di


pochissime pag. in 12 , il cui bestialissimo autore , uo
mo d altissima empie'a , e diwwprofondissima ignoranza ,
si sporcificato , circa 30 anni sono , con sommo vi

lupero della italiche stampe. Contra la esistenza di tale


famosa, ampia ed esecranda opcraccia ne aveva il Mar
cliand eruditissimamente favellato, nellart. Impostonbus
del suo Diction. liistorique, in 17 pag in foglio di minuto
carattere; e Monsig. Gio. Bottari nel ita I di sue Le

187

semplice semplicissimo ripetitore della profession


di Fede del moribondo Ciriaco , nella quale da
sette anni questi era stato convertito, e confermato
con epistolar commercio dal Piromalli stesso.
Era il Galano desideroso di onore , e di essere

da Propaganda vie pi conosciuto, e tenuto


in pregio a conto di qualche conversione duom
celebre , la quale perci romanzevolmente ard
narrareld1 aver lui fatto in persona di detto

Ciriaco , non ostante che l Oriente e l Occi


dente davano l onorata gloria al gran Piromalli.

Or costui, secondoch scrisse allo Scaglione, sta


va in detta Citt aspettando commodit di

caroana sed compagnia per passar avanti; et


n intendo che Simone inimico Sl ritrova in que

n sta via. Ci raccomandiamo a Dio , e ci met


teremo in viaggio. Di fatto pervenne nella

zioni sopra il Decamerone dalla pag. 158 a 110. Dove


lEdilore aggiugne , che la lettera sul detto argomen
to , scritta da Firenze a Roma dal famosissimo Aut.
Magliahechi al Principe Cardin. Francesco deMedici ,
fu pubblicata dal Manni nel vlilo. Il della ristampa del

Libro di Novelle e bel parlar gentile da pag. Sa ad


80 inclusive.

188

sua Diocesi l anno 1657, ove al certo con suo


gravissimo rammarico gli venner dibel nuovo
vcduti quegli stessi abusi, e quella corruttela
di ecclesiastica disciplina di prima , massime
nell Ordine religioso. Perlocli poco gradita do
vettcssere a costoro la ottima

elezione , non

che l arrivo dun Arcivescovo irreprensibile, ed

inalterabilmente costante e forte per la riforma


de medesimi religiosi.Un uomo zelantissimo del
servizio di DIO e quasi dissi divino, qual erasi

loro gi manifestato e dentro e fuori della prigio


ne, doveva egli o no soflerire labuso , tra gli al

tri1 delle subintrodutte ossieno agapete ne chio


stri 6 celle monastiche a prestar diurno , e not
turno servizio? main. Questa dunque , e non
altra clovettesser la vera cagione delle dissen
sioni, che in arrivando ivi Monsignor nostro

incontr. In conferma del mio sospetto ne pro


duco il testimonio di chi vide gli atti di Pro

paganda , del ben degno Canonico Carrega , di


cui sono le appresso parole negli Schiarimenti
avutine: n Appena per giunto egli(lArcive
scovo ) in Diocesi incrudelirono le sue dissen
sioni coi suoi Correligiosi. Si scrisse a Propa
ganda da una parte, e dallaltra; fece varj
Decreti la S. Gong. favorevoli al Piromalli I-

l'89
ma questi non bastarono a spire le contro
.-

versie. n

.|,.

Ritorna in Roma nel sese o 1664.


nam Durante un quinquennio, o a dir me
glio settennio, 1 ottimo Prelato fu tutto inten

to all esercizio de doveri episcopali in suaDio


cesi. Ma le piaghe

della disciplina monastica

erano a tal segno cancrenate, che faceva dano

po venire al ferro e al fuoco , non gi a le


nitivi ved a balsami. Per la qual cosa videsi
dalla delicatezza di sua coscienza indotto e a

stretto di condursi ad sacra limina ,

ad og

getto di rassegnare minutamente alla 5. Sede.

ogni disordine del Clero regolare a viva voce.


Ecco l espressioni del pur ora citato Canonico
sottarchivista di Propaganda: Dopo parecchi

anni c dice egli j e precisamente nel 1662 si


pose il Piromalli in viaggio per meglio esporre
le sue querele contro i Religiosi di quella Pro

vincia. Giunto qui in Roma, quantunque la


S. C.- ne facesse grande stima, ed opinasse a

suo favore; pure cred saggia economia di pro


curare una riconciliazione fralle parti. La trop

pa fermezza del Piromalli rese vane queste en

rgo

re della S. C. Essendo egli irreconciliabile nec


mico de difetti de Religiosi, si cred di trat
tenerlo in Roma, ove si occupava nello istrui
re i giovani armeni del Collegio Urbano. Ma l ul
tima venuta del vil'tuosissimo Metropolitano in
Roma , io credo che debbasi con pi precisio
ne ssare un biennio dopo nel diem Imperoc
cli quel gi archivista D. Gaspero Gualtieri, pri
ma del Carrega, cosi lasci Scritto al sullodato
nostro Monsig. Pellicano: Traslatato quindi
Monsig. Piromalli dalla Metropolia di Naxivan
alla Chiesa di Bisignano trovossi in Roma nel

ntiam e in tale occasione espose alla S. Congr.


le sue attuali ristrettezze cagionategli dal viaggio
marittimo, e supplico la medesima di un abi
to Prelatizio, avendo dovuto gittare in mare
quasi tutti i suoi bauli a cagione di una fiera

burrasca sofferta. Riferitasilquindi tale istanza

fAr'zc'-Av

nella prima Congregazione tenuta li 10 Marzo


detto anno 1664 fu rescritto favorevolmente: Con
cedatura dummodo non transeat in exem
plum. Dio sa, se in tal tempestoso e nau
fragoso incontro il nostro venerando Vecchio
perdette tutte o alcune di sue letterarie fati
che , spezialmente il gran Vocabolario armeno
latino , e l altro latinopersiano !

igri
Traslatatp nella sede di Bisignano.
Suo arrivo.
28. Mentre l Arcivescovo , non curandoi

dolci frutti e applausi della propria fama, at


tendeva in Roma con ogni applicazione ed im
pegno all istruzione de giovani armeni colle

giali, memore del detto di casu CRISTO z


sinite

arvulos

venire ad me

et ne

mki-

bueritisu eos : talium enim est regnum Dei (i);


la sua dilicata coscienza , e sana teologia gli
ricordavano eziandio, cha ei per diritto divino era
tenuto di risedere nella propria Diocesi. E poi
ch ci non poteva egli per varj conti recare
ad effetto , lodevolmente deliberato avea im
plorarne la dimissione, aliine di vivere nella
sua celletta una vita privata e tranquilla , e

apparecclliarsi al gran viaggio di vita eterna ,


con dire sovente, prima del suo scioglimento ,
di buona fede e senza iattanza coll Apostolo
Suo perenne modello: bonum certamen cer
tavi, cursum consummavi , idem servavi

(1) B. Illarcus X, 14.


lal B. Paul. ad Timoih. II, da 7.

ten

Ma il Papavlo incarica e precetta di accettare


il governo della cattedra di Bisignano, in Ca
labria citeriore, allora immediatamente sogget
ta alla S. Sede Apostolica (a).Avvenne cotal tras

(a) Il Barrio, lo Strabone. di Calabria , cosi al


Lib. V cap. 6 descrive Bisignano: Post Acram vero
Septemtrionem versus m. p. oclo Besidia , Besidianum
vulgus appellat , civitas vetastissima est , nescia olim
dicta ab Ausoniis condita , ut ait Slephanus, a Ro
manis intcrpos/to i et c in d mutato Besidia , ut Temsa

Temesa , et Medma Medama. Sertorio Quattromani


nelle note a tal luogo dice , che Pietro Bembo in suis

historiis vulgari nomine abulilur, ac Bisinianum appel


lar. Quidam Germanus Baletram (non gi Beretro, come
taluno correttamente dice) olim dictam conlenditg sed
longe errat gentium. Il Card. Bembo nel L. III , p.

volt. 63 Hist. Ven. edil. Lutet. 1551 fa soltanto mot


to Bissinianorum principis. Il celebre Gio. Donjat nella
nota 8 del L. 30 , Cap. 29 di Tito Livio p. 588. Pa
ris 1679 , dice la nostra Citt esser dessa il Besidia

num d Antonino corrispondente a Besidiae di Livio;


ed il Baudrand to. I. Geogr.p. 161 denomina Be
sidiae , Bisignan Galli: , quasi Bisidianum

estque

satis culta , et circuilus 2. mll. pass. sed montibus al


tissimis undique vallatur. A buon conto dagli Eruditi
credettesi

sempre,

esser Bisignano la detta Citt

li

viana , bencb probari certo non videmus al dire del

195
lazione il di 15 Dicembre dell anno stesso
1664. Il venerabile Prelato comech Pieno di
anni e d acciacchi contratti in tanti climi di
versi a conto del suo lungo ministero e apo

stolato , pur tuttavia obbedisce a comandamenti


del Sommo Gerarca successor di s. Pietro. Or

dall archivio vescovile di Bisignano ritraggo .


che nel colloquio capitolare quivi tenuto
add m di Marzo del 1665 furon destinatiil
__

cellario1 Geogr. anliq. Lib.II , c. 9, sect. IV, 11. 659.


cod che merita un solenne rabbuffo chi os in tale

articolo tacciare il Barrio di fanciullaggine. Dal suddet


to Livio abbiamo z Ugum , yci-gata Besidiae. Il pri
mo luogo credesi dal Barrio Montalto g dallOlstenio sul.

Cluverio p. So-ya e sullOrtelio p. nos Fognano,Faggiano


quasi Ugianum, ma oggi si dice Fagnano.E siccome da
Vergae posteriormente formossi Vergianum , Rogiauo v
Patria del ch. ab. Gravina; cos da Besidiae Besidia
num. Ora il Manni , sopra i Sigilli ant. de tempi bas
si lo. 3 e p. 60, stima certo e indubitato segnale es
aer questo di decadenza e smernbramento di citt ,
qualora esse ., come qui, pluralmente denominate daLa

tini, in numero singolare gli autori susseguenti le ap


pellarono. Ne cita egli al suo proposito tali esempli ,
Vulterra e Volaterra; Fesula; Parisium e Parisius di
Zosimo e di Venanzio Fortunato , scrittore del sec. vl

di nostra Era.

lii

rei
Decano la Gioppa eil Canonico Luzzi n per
gire in Paola ad incontrare , e complimentare
a nome del Capitolo, ed accompagnare in re
sidenza un Pastore , di cui risonava cosi alto
il nome , che Bastava nominarlo per compierne
lelogio. Dove pervenutone , elesse D. France
idco Cuia a suo Vicario generale , come appare

dal capitolar colloquio del di n giugno 1665,


cui succedette nel vicariato l Arcidiacono D.
Giuseppe Gaeta, che ne prese possesso al d
y dicembre dell anno medesimo.
Lettera di Monsig. Piromalli al Capitolo.
29. Avend io avuta da quelll Archivio copia
della lettera di esso Arcivescovo indiritta al Ca
pitolo medesimo , mi fa lecito di qui distesa

mente riferirla. Comincia: 10 Molto Illustri, e


molto RR. Signori. - Vengo con questa a far
io sapere alle SS. W. come da quell istante
rest servita la Santit di PP. Alessandro Set
timo deligermi Vescovo in questa Citt di Bisi

gnano, non pensai al mondano fumo , n di locu


pletarmi , e tesaurizzare in pecunia. Ma fu il mio

principal pensiero di totalmenteattendere , ed in

vigilare a quel tanto risulta in maggior servizio t 0


<

"95
gloria di Dio, e salute delle anime, e prove
dere ai bisogni dei poveri, e delle cose neces
sarie a questa mia Chiesa Cattedrale, ove da po.

chi mesi son giunto. Non senza mio innito dis


piacere, non ho potuto impiegarmi al sollievo
dei poveri, n meno di risarcire in parte det

ta mia Chiesa, minacciando rovina da pi e


pi'parti , come ocularmente si vede; e ci
stato ed non per mancanza di volont, ma

di non potere per causa , che tutt i frutti e ren


dite di questa Mensa Vescovile come sono qua

si in grani, germani , orzi , li quali sono in vi


lissimo prezzo; mentre il grano non si trova ne

meno a vendere a carlini quattro il tomolo , il


germano a balocchi venticinque il tomolo, e co
si similmente ed al medesimo prezzo 1 orzo , ed
essendo aggravata la Chiesa di gravi pensioni;
onde non solo mi vedo impotente a mandare
in effetto quanto si detto , ma ne anco com-i
plire il pagamento delle pensioni, come il tut
to notorio alle SS. vv. Perci per manife

stare all Eminentiss. Sig. Card. Pallavicino , ed


all lllmo Monsig. Vesciti pensionarj , ed alla
Sant. di S. Beatitudine , bisognando , che man
cando di fare a quanto devo , non proceda da
altra causa , solo per la mancanza dei frutti: on
Q

1 6
dii ho fatto pensiero non introitarmeli all esigen
za dei frutti dell anno entrante , ma che tutti
vadano in benecio di detti Eminentissimo ed Il
lustrissimo, pensionarii, e per servizio della Chie

sa; e non potendo pigliarmi altro da detti frutti ,


solo che quanto baster alla mia congrua susten
tazione (a). Si contentino le SS. vv. d elige

re uno , o due Economi atti ed idonei per esi

gere , e conservare tutti li frutti di questa Men


sa. Quali Economi eletti debbono dare idonea

plegiaria, e giuramento de i beni deliter ad

fab Dalla suddetta veramente paolina lettera os.


servasi in pien meriggio, I. che il nostro Prelato, ve

ro pastore , ispettore, dottore ed esemplare di sua


Chiesa, era intimamente persuaso di quell agostiniano

detto ( De Civ. Dei XIX, 19 ): Episcopatum nomen


opcris, non honoris esse , ac Episcopum non esse ,

qui praeesse dilexerit , non prodesse. il. Che, a tenore


de sacri canoni, esso depositario , economo ed ammin
nistratore de beni di quella Mensa bisignanense , non
amava torne che la sua n congrua sustentazione n ov
Ver mantenimento, cio a dire con 5. Bernardo , ne
cessarium victum

et simplicem

vestilum.

Perciocch

l appropriarsene l intera somma e introito , giusta Pi


stesso s. Abate di Chiaravalle, nella lettera il. a F al
sone , tuum non est, rapina est, sacrilegium est.

197'

ministrando, facendo Libro d introito , ed esito


per darne conto a suo tempo g ed afnche l ele
zione di detti Economi , e di quanto hanno da
osservare si faccia legittimamente per assistere

al parlamento, pigliarsi la plegiaria (a) ed il


giuramento , eligano in questi atti il M. B. S.
F. V. I. D. (cio molto reverendo signorfra
tello utriusque iuris Dottore ) Sig. D. Giuseppe

(a) I Regnicoli usano anco dire pregeria e pre,


sio per n malleveria e mallevadnre. n Sin dalla

ne del secolo xvI il callgrafo Protopapa sidernatc Gian


domenico De Binaldis si valse dellaI voce;e nel principio
del seguente avendo il Segni detto i) dar pregeria nella

Vita di Niccol Capponi suo Zio a car. 34, tal voce


dcesi aggiugnere nel Vocab. della Crusca. Il P. Ber
gantini , nelle Voci italiane in questa non registrate ,
annovera pel riferito signicato )) pieggieria e pieggio m
citando il Card. Bembo. In | Napoli ed altrove usansi
pure n pleggieria e pleggio con la liquida lettera I
in vece della r canina. Ed ben noto , che come nel
la Grecia e nel Lazio , cos nella Italia lai lettere ha-u

parentela ed anila fra di loro. Vedine gli esempli


nella n Lingua nobile dItal. P. I, Lib. II , n. 19
dell Ameuta. n Il Muratori deriva la veneta voce n pie
geria dall antico pleger n onde venne il frame
se pleigerie, e l inglese pleggery. n v. il Murat. diss.
33 v. Piegeria, el lla-gange v. Plegius e plegiumr

198
v
Gaeta Arcidiacono, dandogli facolt necessaria; e
tanto eseguischino per servizio di S. D. M. e no
stro. Con che dal Cielo loro prego ogni conten
to. Bisignano dal nostro Vescovil Palazzo prima
Settembre 1665. -- Delle SS. vv. molto lll.

e molto Reverende -- Aff'mo per servirle F. P. P. Arciv. Vesc. di Bisignano.

Digressione su prezzi di alcune vettovaglic


de tempi antepiromallici.
30. Avendoci Monsignor Piromalli conserva
ta in iscritto la memoria della vilt de prezzi
del grano , del germano, e dell orzo di qnella.
sua vescovil Citt , giudico di far cosa grata
a curiosi lo aggiugnerne gli appresso riscontri
anteriori all et sua. Al tempo della Reina
Giovanna II il prezzo degrani era Pur bassissi

- mo , inguisach la a soma di tomola otto va


leva tari sette e mezzo. n Ce ne conserv ri

cordo Francesco Tuppo , autore diquella sta


gione, presso il Summonte riferito anche da
Francesco de Pietri
Da Giuliano Passe

(I) Summon. Ist. L. 4, p. 612. Nap. 1601, De

Pieuia Cronolog. della fam. Caracciolo p.51.Nap.180&

rss
ro (1) abbiamo, chenell anno 1496 per la cat
restia il grano vendettesi a carlini 9 i e la fa
rina a IO il tomolo. Negli anni 1509 e rsxci
egli dice: a In le marine di Puglia valeva a
n cinque docati lo carro dello grano... et an
Napoli vale
sese cora in la casa della farina di

va la cossina della farina , che sono quattro


tomola , a sette et ad otto carlini la cossi
n Il eh. D. Domenico Diodati(2) ci nar
ra na.
, che
nell anno suddetto 15m iqlll a Napo
li vendevasi la farina al mercato alla ragione

n di grana venti, e venticinque il tomolo; ed


n una palata di Pane di ventidue once non co

n stava pi d un tornese. lii quivi aggiugne,


che nell antecedente anno 1509 giusta lassisa -

di questa Citt la carne vaccina dovevasi ven


n dere a grana due e mezzo il rotolo; la vi
n tella di Sorrento a grana cinque; la carne di
porco ad un grano, ed otto calli; il lardo
n a grana quattro il rotolo; il cacio di Cala

n bria a grana quattro ed otto calli ; il cacio

cij Giorn. pag. gh V. p. 162. Nnp. ipsi


(2) Atti della R. Ace. delle Se. e B. L. di Nap.

1788 , p. asa

hoc
sessu

cavallo a grana cinque il rotolo. In quellan


no medesimo il monastero di s. Severino
compr il vino greco a carlini venti la bot

te, che veniva a grana sedici ed otto calli


il barile; e l olio a grana 2110 staio. n Ver

so la ne di quel secolo , e precisamente il di


5 di febbraio nisi , in Siderno mia patria, ven
devasi il grano a carlini 10 il tomolo; ed a

due carlini la mezzaruola1 ossia met di tomolo,


si vendean le fave. Rilevo tai prezzi da sin

crona nota originale del sopraccitato Protopapa


sidernateDe Rinaldis nel Libro de matrimoni

inserita. Troppo lungo e noioso sarei, se vo


lessi rapportaine degli ulteriori esempli. Prima
per di passare avanti, perch niuno porti in- vidia a quell et, ed esclami

o dolce tempo , o vita sollazzevolel


fa d uopo considerare collistesso illustre Diodati,
che a proporzione della roba guadagnavasi il da
naro. Imperciocch dic egli: a Se poco se ne

spendeva per vivere , se ne guadagnava anche


poco. n Allora il servitore aveva di salario
ducati sei 1 anno che importavano un grano ed
otto calli il giorno n.
i

nor
'Sinodo del Piromalli. Vera epocaldella
costui morte.
3 1 .Ora il nostro Arcivescovo, chera tutto dedito
agli esercizj di piet , e menava una vita esem
plarissima, eraeziandio al tempo

stesso tutto

inteso alla riforma degli abusi introdotti nel fatto


della ecclesiastica disciplina; e perci tenne in
quella sua cattedral Chiesa, a d123 Maggio del

1666 , un Sinodo sconosciuto nora da suoi


Biogra, i cui atti tuttavia conservansi-mss. in
quellArchivio. Eccone il titolo: Dioeeesana
synodus Bisinianensis celebrata sub die SS.
mensis Maii anno millesimo sexcentesimo se
xagesimo sexta 1666 in cathedrali Eeclesia
Bisiniani sub Praesulatu illustrissimi et Re
verendissimi D. Archiepisc. Pauli Piromalli,

Dei et Apost. Sedis gratia Episcopi Bisiniaf


ni , Baronis Terrae S. Sophiae , anno eius
secundo feliciter. Amen. Niuno altro riscontra
ho potuto trarre dagli scrittori e dagli archivi circa
le altre geste di esso Monsignore in Bisignano.

Dall al). Michele Giustiniani (I) ritraggo . che

oj Scelta delle lettere memorabili to. i, p. 31,

Nap. 1688.

non

Monsig. nostro stava trattando nella S. C. de


Riti di far mutare il colore dell abito de Vesco
vi regolari, e renderlo uniforme a quello di
tutti gli altri. Il Vescovo di Marsico Fra Giuseppe

Ciantes dell ordine domenicano, in data de So


dj -Marzo del 1667 , scrisse lettera al Piromalli
inviandogliene i motivi, che Potrebbero indurre
la S. S. Apostolica al detto cangiamento. L epi
stolografo a in essa pretende di provare, che

non debba ammettersi nello stesso corpo una


diversit di Vestiario; e che Perci dovea cam
biarsi il colore dell abito de Vescovi Monaci,
e Religiosi Mendicanti , non men di quello de
Cherici Regolari, Per renderlo uniforme a

quello di tutti gli altri. v In tal maniera si e


spl-esse l egregio mio amico, che a cagion di
onore nomino s signor ah. Cancellieri
Ora
Monsig. Piromalli era gi giunto alla meta di sue
ben lunghe , ed utili fatiche in pro della Reli
gion Cattolica durate per lo spazio di nove
lustri; ed avea illuminato quella Diocesi di
Bisignano cogli esempli della integrit di sua vi

(1) Notizie sop. lnrg. el1 uso dell' Anello pesca


zorio , capo XI. p. 54. Roma 1823.

_
nos
ta , piet ., dottrina , ed ardore di vero apo
stolico zelo pel corso di due anni, sei. me
si e 28 giorni sino a 13 Luglio dello stesso an
no 1667. Imperciocch in tal di lasci ivi le

sue spoglie mortali, passando di questo Mondo


nellaltro a ricevere il premio immarcescibile
della celeste gloria , che Iddio giusto giudice

e rimuneratore a suoi eletti comparto. Un tal


giorno necrologico ravvisasi dal capitolar Col

loquio de 15 di Luglio , in cui venne creato


dal Capitolo cattedrale il suo Vicario. Niun
cenno fassi negli atti suddetti della precisa et

del defunto Prelato; ma dovett esser d'anni yi


ovvero ys , qualora venne alla luce nel 159: ,
o nel 1592 , secondoch di sopra acart. n ho
conghietturato. Erra quindi il Touron indigros
so , dicendolo trapassato al giorno 28 di Maggio
antecedente. Seguirono il numero rotondo il CO

leti , lo Aceti, il Touron medesimo, ed il lia


cine (I), assegnando ivi a Bisignano un trien
nio di episcopato allimmortal nostro Monsigno
re. fama costante , passata di mano in mano
sino all et del piissimo mio zio paterno D.

(1.) Star. Eccl. lo. XX, art. 37 , n. 14.

nmi
Bruno ultimamente morto centenario , onde mi
ricordo aver ci sovente inteso, che il Piromal
li trapassato fosse in concetto di santo. Il che
apprendo eziandio dalla sottoposta memoria ine

dita scritta circa la met dello scorso Secolo (a),


chebbi originale da Gerace. Or godi e pasci

In Dio gli occhi bramosi, ofelice alma,

Ed hai del bene oprur corona e palma.

(a) S intitola: a Breve notizia della famiglia Piro


malli. ' Dice essazn Ebbe questa famiglia moltissimi sog
getti meritevoli di gran posto , e tra gli altri vi fu un
Vescovo di gran bont e dottrina, e fu consacrato nel

1655 dal Cardinal Franciotti (forse M. Antonio morto


nel 1666
Egli fu nell Armenia per lo spazio d an
ni 25 ben impossessato di cinque lingue, oltre della na
tiva, cio Latina , Turca , Arabica ,

Persiana ed Ar

mena. Pose in istampa due libri in Vienna de fide


Christianorum ad Regem Persarum con una Apologia
contro un tale Simone primario eretico pernicioso. E
gli mor poscia con odore di santit , siccome lo de

scrive Francesco Sestinis e Martinelli. Ci si porge


dal Canonico Regio, siccome vien riferito da sudetti. li
Io ignoro i costui descrittori, e non ho potuto ancor
vedere il libro del P. Soueges col titolo: L Anne
Dominicaine, on les vies des Saints... et des autres per
sonnes illustres. a Nel quale sotto il di 27 di Maggio
se ne parl di Monsignor nostro.

nos
Ebbe a successore nella vescovil cattedra Fra
Giuseppe di S. Maria de Sebastiani dell Ordine

de Carmelitani scalzi, il qual ne prese posses


so in Dicembre 1667 , e visit nel 1670 le Iso

le del Mare Egeo , trasmettendone gli atti in

Roma, non gi il suo predecessore Piromalli, come


per equivoco mi si era signicato da Propaganda.
Giusta il P. Le Quien, al Piromalli succedette
nella sede arcivescovile il Vicario generale ar
meno Matteo de Avanie add id Maggio 1668.

Catalogo delle opere di mons. Piromalli.


32. Or le nora esposte tante e si varie 111..
minose fatiche e virt del mio compatriotto

Monsignore , basterebbero ad eternarlo' e arricchi


re la fama duna intera provincia , non che
d un paese solo, Ma sono al certo un perpetuo

monumento dell indefessa applicazion sua , e


de suoi non volgari talenti le opere letterarie ;
delle quali le date in luce possonsi qui negli
antecedenti
IX e Xveder descritte, e perci

voglionsi indicar le inedite. Queste furon gi


dal nostro Arcivescovo accennate nella Prefa
zione di sua rarissima Apologia; daPP. que

tif ed Echard, endl io le trascrivo; dal Car

noti
ymelitano
P. Amato; dall Abate poi Vescovo

Aceti; dal Zavarrone, e da altri. Eccole da


me numerate:

il

I. Vocabularium Armeno-latinum. Vedine


59, esl 63 qui a cart. 128.

Il. Grammatica Armeno - latina illi annexa.


lvi a cart. ng.
nl. Pirectorium ad purgandas Libros Ar
menorum , armenice. Ivi.

iv. Sacrorum Bibliorum Vulgatae editio

nis versionem Armenam , Romae susceptam


dicitur Urbani VIIl iussu recognovisse et cor
rexissez sed an typis prodierit , mhi incom
pertum. Veggasene a cart. ns e seg. di sopra.

v. Relatio prioris eius itineris Armenice a


germano eius fratre capuccino edita, vel ex
ore eius accepta est , vel quod verisimilius
scripta data. v. di sopra p. 129.

V1. quaestio magna de duabus naturis in


Christo.
VIl. Apologia contra Stephanum sacer
dotem.
vul. Apologia contra Niersen sacerdotem.
1x. Traductio aliquarum epistolarum S.
Leoni: papae in linguam Armenam.

.
207
x. Traducto epistolae S. Cyrilli in lin
guam Armenam.
'
x1. Traduclio deniliorzis concilii Chalce
donensis in linguam A/menam.
Xll. Responsiones ad dubia Armenorum. i

xnl. Opusculum. ad Regem Persarum de


fide evangelica in lingua Persica.
_
s
xiv. Vocabularium litterale Pel'sarum.
xv. Aliud vulgare Perso -latinum.
XVI. L Antigalano, ossia Relazione contro al

P. Clemente Galano teatino da Sorrento. V.


sopra p. 183.
xvil. Historia sui in Armeniam itineris ,
et captivitatis Tuneti. In tal modo il Zavar
rone a cart. 145 di sua Biblioteca l annuncia,
ma sospettovaverla lui confusa

colla suddetta

qui riferita al n. V. Nella quale per altro non


fassene motto della schiavit all'ricana dal ger
man Cappuccino, poich fu posteriore di 9 anni
al costui Libro , essendo avvenuta nel 1654 , co.
me il Zavarron medesimo confessa, che non

avr mica veduta la per lui citata Opera di es


se Cappuccino del 1645.
xvnl. Censura versionis Sac. Scripturae in
linguam Armenam. Cos vien riferita dallo stes
so Zavarrone. V. per di sopra nella pag. 108.

308
Perorazione della Biograa.
SS. E qui terminando la biograa del viro
tuosissimo Piromalli , uomo d ingegno straor
dinario e sorprendente, oude piacque al Cielo

v d arricchirlo , mi valgo al concliiuder' di essa , co


me a Principio ho praticato , delle Parole di
Tacito nella vita, d Agricola: quidquid ex
Piromallo amavimus , quidquid mirati sumus ,
manet , mansurumque est in animis hominum,

in aeternitate temporum, fama rerum. Nam

multos veterum velut inglorios et ignobiles


oblivio obruet , Piromallus posteritati narra
tua et traditusg superstes eriti E versando
'semprepi de ori sulle sagre ceneri di esso
impareggiabile sovrano Prelato, divotamente lo
saluto in ne col sagro vate , (I) col cattolico
Maron novello: Salve sancte SENEX ,

Nonte Lethaeae carpent oblivia ripae ;


ivec totum in cineres vertet avum dies.

ivec tibi plebeio ponetur in aggere bustumz


Niliacas dabitur vincere Pframides. i
Quid tibi victrices expectas, PATRIA , palmas?
'Moenibus has Patriae rettulit ille meae.
e

(I) Sannazg El. I, ga 99.

269

Sperar mi giova, che dalfecondo grembo della


celebratissima Religion domenicaqa sorgendo
vrit1 quando che sia , un novel Pierantonio Se- l

rassi a illustrare da suo pari con le pi ampie,

pi esatte, epiii recondite notizie la vita del


nostro grand uomo, ed illuminatore
Oriente,
dandosi a frugare bene e accuratamente gli Ar

chivi di Propaganda de. Frattanto, in ultima


testimonianza di mia intima riconoscenza e o
staggio di cuor grato pes tanti e cosi segnalati

favori compartitimi ,chieder deggio , siccom io


fo , divota scusa e compalimento a due lette
rati de primi i che onorano il secolo , cio: al

lEminentiss. Principe di S. Chiesa Don Placi


do Zurla , ed al venerabile Nestore dell Italia
sig.Ab. Francesco Cancellieri, se per colpa del mio
piccolo ingegno, io non ho potuto ben secondare

le loro magnanime voglie e speranze, avendo cor

so, come ves-go , assai debolmente questo arringo.


Il coltissimo e nobilissimo Porporato, giugnendo
favore a favore , cortesia a cortesia, e liberalit
a liberalit, ebbe l. alta degnazione di onorar

vmi per lettera in questo modo: Mi compiaccio


n sentire che sia sotto il torchio la Biograa
del Piromalli, e son certo che vi spiccher la
solita sua erudizione ed amore

di Patria,

xm

o gran sostegno , o gloria , o lame nostro


Non par, ma della Chiesa alta di Roma,
Gmdisci queste carte e questo inchiostro ,
i E questo peso alleggiu e questa soma,
Che di portar rie-usa il tic-liil tergo ,

Talcha gran pena ormi sollevo ed ergo.


Ed. il Cancellieri, nella poc anzi lodata sua
Opera sopra gli Anelli ecclesiastici alla Eminenza
Sua diretta , compiacquesi , per effetto di rara

gentilezza cui mi professo obbligatissimo , di


appalcsare la impazienza di lui pel mio tenue
t lavoro gal tempo che io investigava le biograche
contezze , e raccoglievano i materiali. Ampissimo

campo sarebbe stato il presente- per costoro,


massimo per linteressante articolo 'antigalanico,
rispondendo colle lor sagge e maestrevoli penne

a chi cerc di hlandire il plagiario , e non gi


di difenderlo da buon senno. lmperciocch io
non ho potuto , nie saputo fare miglior risposta
e Biograa , conveniente a tanta virt:
Ma vaglia il buon voler, s ultro non lice,

E chi la legger viva felice.


Appendice poetica in lode del Piromalli.
. 34. Credo, che non sar gran fatto superua
ed ingrata cosa a miei cortesi leggitori, s io

an
riporter qui una composizioncella elegiaca del
mio nipotino; il quale ammirando le prenarrate
sublimi ed eroiche qualit del Piromalli, non
che le cose gloriosamente operate in beneficio
pubblico , ha voluto, tratto da giovanile va
ghezzas manifestarne la divozion sua. Son pre

gala i lettori di compatire i pochi concetti di


cotal Primizia poetica, fatta
Nel terzo lustro ancor de suoi verd anni,
e che sta tessendo una pi prolissa Egloga sul
medesimo Valentuomo sotto i nomi di Titiro
e di Melibeo sidernati pastori.
In Paullum Piromallum siclernatem iva-rua
nae Archiepiscopum , postea Besidiarum

Ponticem, Michaelis Ang. Macrii iunioris


ELEGIA.

Dum sola placidus Parnassi valle cubarem ,


Flaret et in campis occiduus Zephirus ,

Qui tenues frondes , dubias motabatvet umbras,


Res veterum coepi dicere Romulidm;
Et Metium' rapidis tractum in diversa qnadrigisl
Atilii et Fabii grandia gesta ducum;

Et Regum infestis circumdata colla catenis,


Et spolia invicta reddita opima Jovi;
*

illa

Tunc me Calliope aspiciens de vertice montis


Talia subridens ore locuta mihi est:
Facta canis puer o , quae tot cecinere poetae .

Quos nulli cantu vincere posse datur?


l bone , dum patruus Piromalli

acta recenset,

I Piromalli tu quoque gesta cane ;

Ingensille fuit Siderni gloria quondam ,


Et fuit exemplum grande sacerdotii.
vocibus his subito incaluit mihi pectus ab oestro ,
Et tantum coepi concclebrare virum.
Hunc didici usque pium longos vixisse per annos1
Hostibus et christi bella tulisse sui ;

Et petiisse loca Armeniaeque , Asiaeque remota,


Spargentem veri dogmata sancta Dei;
Nec timuisse feros , quos strinxit barbarus enses,
Et quos haereseos striuxit iniqua manus.
rfunc subiere mihi qui carcer, quaeque catenae
Grata ministerio dona fuere suo:
Atque pares utinam scnsissem ad carmina vires,
Carmina ab imbelli non tenuanda tuba,
quae subiere mihi sparsissem cuncta per orbem,
Nostri ut fulgeret gloria summa viri:

Dixissem ereptum vinclis ivisse per Indos,


Persasque in spretae Relligionis opem',
Et gentes peperisse Deo extremo orbe repostas

Exemplo , verbis , assiduaque prece ;

213

Et nullum fecisse modum curaeo atque labori ,


Haereseos donec pelleret inde luem.
At quid ego referam , quae digna carmine foi-san
Nec Maro, nec posset dicere Maeonides?

v Salve Paulle decus , spes maxima Paulle tuorum,


Qui vivis placido Numinis in gremioz
Salve o Brultiae honos , laus et clarissima terrae,

Famaque ad extremum non obitura diemz


Fidus ades custos , et laeto munera vultu
Rcspice, quae noster nunc tibi sistit amor;

Et tandem nt liceat nobis pertingereolympurm


Sis precor usque tui duxqne comesque gregis.
Tu Sidernum etiam sis terque quaterque beatum,
contigit hunc tantum cui genuisse virum;

fraude sorte tua, lauris et tempora vinctum,


Hunc heroa tuum dic genuisse sinum ,

nec tibi praeripiant tantum Besidiae l honorem,


Ossa quod extincti terra ea condidcrit 2.

1. Liyius id nominis habet XXX, tg , vulgo Bi


signano: est episcopale oppidum ad detemm Cralhi
dis ripam , silum in Consenlina provincia Bruttiorum,

quos Calabros vucant. fides/fs superius Piromalli Bio


graphiam p. 192.

2. Vixit ann. plus minus Lxvlg decessitnl.. ldus


lulias anno mcLxvzL

ani
i

LIBRG III.

SIDERNOGRAFIA.

Et pius est PATRIAE facta referre labor.


Ovid.Trist.L.ll, eleg.la v.Sn.
Hoc opus, hoc studium parvi properamus et ampli,
Si PATRIA]! volumus , si nobis vivere cari.

.Horat.Ep.nl.L.1, vae seq.


1. Nelle antecedenti due Parti o Libri ho io a
hastanza, se non erro, discorso su la biograa e

la bibliograa del sacro eroe f mirabil vanto! )


PIROMALLI ,

in sincero omaggio

di tenerezza e

di ammirazione. Sperar mi piace , che dester


negli animi generosi de compatriotti una am
ma onorata di gloria e di emulazione delle mi
rabili virt di lui, che di vera gloria e di
splendore
i
.
Gli ha , come il Sol le stelle , illuminati.
Il perch Siderno maisempre andar debbe su
perba e fastosa , ed a ragione gloriarsi , di aver
ella prodotto ( dolc il ripeterlo ) uno de pi
verdeggianti e sublimi platani eterni di S. Chie
tsa , ossieno veri modelli ed esemplari appostoli
t

nisi
ci. Il quale PIROMALLI cotanto si distinse e segnalosq
si in Oriente e occidente , come di sopra si nar

rato, con la evangelica predicazione; con la di


latazione del regno della Piet ; con la conver
sione di quasi innumerabili eretici; con iscritti
non Pochi , che caratterizzano un epoca , essen
do morto con fama di santit in Bisignano. E
quindi egli, siami in ultimo lecito usurpar le
parole del leggiadrissimo Tibullo,
lll/vivet dum robora tellus,
Porta
Dum caelum
ora ilstellas,
pregio dum
di vehet
toccaramnis
qui criticamen
aquas ( x
te e strignere in picciol fascia le cose pi cou
siderabili antiquarie , naturali, statistiche e let
terarie di cotal nonignobile Terra. A me, cui pre

me il ben della medesima , come parte che ne so


no , giova sperare , che tai ricerche riuscir debba
no utili agli amatori delle patrie cose , sebbene

intelligo, quam scopuloso diicilique in loco


verser

(1) Tibul. Eleg. IV. v. ea Lib. I.


(2) Gio. in Divin. Veri. Orat. IV. cap. xl.

aus

Sito di Siderno.

m Or quella Patria, alla cui carit niunal


tra (I) si pu paragonare , e perci nominan
dola
Sento l aura mia antica, e i dolci colli

Veggio apparil, onde il bel lume nacque;


giace a gradi-lii 6. 5 di longitudine Est , e
a gradi SS. 8. xs in circa di latitudine Nor
te , secondo la Carta geograca del padovano
signor Gio. Antonio Rizzi Zannoni
Cotal co
mune , in provincia di Reggio , lontan forse a

due miglia dal mar Ionio, e tre da Girace,


lateralmente ha due umi,

cio a mezzod il

Novto , ed a settentrione il Turbolo. Questo


in una

carta de Certosini di S. Stefano

del

Bosco , nel grande Archivio di Napoli esisten


te , in data 6700 ab Orbe condito , di Cristo
nga , detto n'era/w; lpmrofwros. Si appel
lb poscia Proteriate e Turbolo , ed al par del
Novito mette fece in sul medesimo mare. Il

(i) Cari sunt parentes, cari liberi, propinqui,familia

res: sed omnes omnium carilates patria una complexa '


est. Cicero De ofo I, ly , p. 835 edit. Ernesti.
iej Vedine l Atlante dello Zatta. Ven. 1783.

ny
di qua per da esso Turbolo , un tempo appar
tenne al distrutto Pirgo, e oggi alla Grotteria.

Nella sponda opposta questa riviera bagna iter


Iitorii di Gioiosa , di Grotteria , di S. Gio
vanni, di Mrtone , e di Mammola.

Origine deumi Turbolo e Novto.


3. Il Turbolo nasce nel luogo detto lo Stim
pato in territorio di Mammola. Nellorigin sua
e sorgente in due grosse -vene , dicesi che l a

cqua sia chiara quando il tempo e sereno; e


facciasi torbida quando guasto. Cresce poi le

sua torbidezza per le piogge , che ingrossando.


lo passar lo fanno per terre argillose. Ove tal
ume si consideri giusta la situazion di Mm

mola , guardante mezzod , a destra di lei:


se poi lo consideriamo per conto di quelli,
eh entrano in detto paese , scorre a man sini

stra. Dalla sua origine insino a Mammola evvi


la'distanza di circa 6 miglia Erra quindi in
di grosso chi senza mai averlo veduto , capric
ciosamente volle assegnargliene ilcorso tra Mm
mola stessa e Mrtone , che giace molto dilungi nel
le vicinanze di Grotteria. La nostra riviera del
Turbolo , non gi Torbido in volgare , come
esso inesatto anonimo la dice a

me

Ella per balze , e. per valloni oscuri .


ricoglie di molte acque a'snistra cui scarica nel
mare. Ella non altrimenti pescosissimb1 secondo
che per costui aflermasi. Le sue acque sono peren
ni, limpide e chiare , e vanno alla lor foce al
mare in varie correnti o loni, che volgarmen
te diconsi crasdi.
\

Veniamo di presente al Novito.v Questo ume


nasce dalle montagne di Cnolo a destra ed a
sinistra di tal casale o villaggio. La prima, ov

vero destra origin sua , verso Settentrione al


la distanza pressappoco di miglia i da Gnolo,
nel promiscuo territorio suo e di Mammola , in
contrada detta S. Andrea. IL altra origine ,
pur equidistante s scorgesi a Franniccola , va
stissima pianura occidentale pertinente al mede

simo cimoloj Nella distanza del quale a mezzo


miglio circa , riunisconsi entrambe le originali
acque , e scorrono quasi per linea retta nel mare
n

lo spazio di miglia dodici ad un di presso , tra

il territorio di Gerace a destra , quel di Agna

na atsinistraa e indi quel di Siderno. Enormis


sima quindi la svista del Prelato scrittore,
che osando scriver di topografia, senza il neces
sario soccorso della ispezion locale , passar fa

il Novito tra Agnana , e Cnolo , tra Siderno

219
o Portigliola, e fallo entrare in mare tra il
Locano
spectatum
o Prctoriaio
admissi ,risum
e il Merico
teneatis amici?

Il Turbolo ed il lll/avito non furon navigabili.

4. Prima di.passare avanti nel cammin pro


postomi , uopo il notar qui che dal dotto ed.
erudito Bari-io , eda suoi trascrittori appellaronsi
gli anzidetti umi navigabili con vocabolo pli
niano. Ei dovean per dirgli meglio valicabili,
guadabilij dacche possonsi guadare , o passare
a guado, o appiede od a cavallo. N avvi me
moria di essersene giammai fatto uso , nel tra
gittarglil, di picciol navilio o Scafa , anche nel

massimo lor, bench di corta durata , invernale


aumento , quando si gonano per piogge , e
Le nevi si disciolgono e i torrenti

E il ghiaccio che pur dianzi era si saldo(2).


t- Q: etiis ih

.c,i

m V. Dz. geogr. P. 11 igititr 11L p. ia


(2) Ariosto ori Pun Cani. xxxvii sL 4o.

220
Il Novto anticamente detto Sagra e Locand.
5. Or che questo ume esser possa identico
col torrente Sagra , cotanto celebrato nell alta
antichit , fu plausibile opinione del Barrio nel
le sue postume correzioni, pubhlicatenella Il.
sua Edizione dallo Ab. indi Vescovo Aceti. La
quale opinione io con varj argomenti ( e avve
ne degli altri j mi sono studiato di confermare al

trove (I) osservandone identit di nome col

Locanus tolemaico. Onde poi ed in qual pre


cisa epoca la mutazione di Sagra in- Locano
avvenne? Io la ignoro io ,e chi me ne istruir,
erit mihi magnus Apollo. Il gran Mazzocchi
bene e dottamente opin , che all et di Tolomeo ,
cio cencinquantanni circa dopo Strabone, avea gi

il detto ume deposto il nome di Sagra , e adot


tata quel di-Locano; e che perci esso astro
uomo e geografo greco 'denomin cosi sive Sa

gram , sive Caicinam ioy Ma il Gaicino si


nonimo di Alece , presso cui non accadde la

(i) Vedi'ne gli Alti della 500. Ponlarziana, T. III,


p. go e segg.

(a) Prodmm. ad HeracL-tab. p. 30 , n. 3.

nr
famigerata locrese battaglia circa sei secoli a
vanti lera volgare; quind io son (1 avviso ,
che il nome di Sagra sia realmente passato in
Locano v qualunque ne sia la cagione del can
giamento. Secondo il prelodato Mazzocchi la

voce Sagra aut Saiypas nihil graece signifi


cat : at eadem quibuscumque consonis scri
batur , plures nationes in orientali-bus linguis

ostentatz ut a primis italiae habitatoribus


id nomen inditum necesse sit. Laonde sul gra.

vissimo suo appoggio porto parere , che tai pri


mi coloni dovettero ne remoti tempi dare non
solo il nome di Sagra ; ma eziandio quel di

Sialeroo o Sideros alla bella Terra , che siede


accanto dove 1 eroe Piromalli ebbe il natale.
Plinio non us il nome Locanus.

6. Quanto al Locanus , io ne precitati Atti


accademici pontaniani con delle ragioni ho cancel
lato cotal vocabolo dal testo di Plinio, ovi erasi
per incuria degli amanuensi intruso; ed hon

ne surrogato Alorus, od Alarus. Ed in fatti


disse questo naturalista , che in quella spiaggia

di Magnagrecia , incominciante da Locri fronte


a Italia ,

vi avea innumerabili fiumi; ma che

in

due soltanto neran degni di esser da lui com


memorati , cio Aloro e Sagra. Il primo era
celebre per la disfatta da gloris- in quelle vici
nanze sofferta , ed il secondo per la vittoria
de Locresi contro a Crotoniati. Or gl imperiti

copisti pliniani ripetendone 1 antecedente voce


a Locris, cio da Locri, scrissero:

ora

in ea

Gracciae>umina innumera , sed me

moratu digna a Locris Sacra invece del no


minativo Aloris et Sacra. Posteriormente , col
solito scambio della o nella dovettesi dire A

laris, e indi Alare presso l Ughelli e lAceti (I),


e attualmente Alaro ume colla penultima brie
ve, non gi Aldros come pronunziano iforestie

ri. Circa tai mutazioni lctterali pu vedersi Ghe


rardo Gio. Vossio nel trattato , De litterarum

(i) Ughelli Il. Suo. tom. IX, p. 592 edit. Rom.


Acet. Annotation. in Barrium L. V, c. 19 , p. diti v.
Alarum. Secondo costui nel 1469 esisteva presso Castel
vetere un castello di tal nome , che , siccome altrove

(Mem. istorico-geogr. p. 74) osservai, sana il castel


lum Alarc del diploma, o concessione del Conte Bug
giero , la quale il P. di Meo nell an. 1096 chiama
evidentemente spuria.

nis
permutatione. Si osservi ancora, che l altro
ume Arocha detto da Plinio in quella regio.

ne, par desso lAlaca cluveriano, che Aloe/1a


denominar dovettcsi a principio. Ed in confer
ma un villaggio distrutto nell Agro sidernate
chiamossi Pozzllini e Pazzllini; ne codici si
disse ancora Arnoldo e Arnaldo ; Ermenoldo
ed Ermenaldo ; Moronus e Maronus il fren

tano o peligno monte; Molpa e llfalpa', lati


namente Melphes , il lucano ume; Longobar

di (presso il Muratori (i) Loncibardi je Lan


gobardi in latino, non gi Langobardi in vol-1
gare, come di continuo e goamente
Scrive l autore , il cui nome mi taccia.
Risposta a talune obbieziom'.

7. Cotesto anonimo agrammatico , cui invase


scribendi cacothes multum , sed non recte ,
pur tuttavia va osservando la pagliuzza nelloc
chio altrui, e non guarda mai alla gran trave,
che

ha nell occhio

suo (a).

Col divin Fer_

rarese istesso, 0nd io teste hollo taciuto ,

(i) Diss. XXI, p. and Ed. Rom. 1755.

(a) 5.. Malth. VII, i

224

Ben li si patria dir: frate tu vai

L altrui mostrando e non vedi il tuo fallo;

ma ci sarebbe insufficiente a farlo ravveduto , che


il suo stile , attesi i perpetui barbarismi , sole
cismi ed,anacolutie o inconseguenze, non lutumst
lutulentius). Ecco quel che dalle sponde della '

Senna di lui scrisse (il) celebre Conte : Ses compa


triotes lui reprochent de ne'gliger trop son stile.
E della crassa inesattezza dell anonimo nostro si
pu vedere ciocche notgli ancora un suo con
cittadino sottoscritto dy Pur nondimeno cotal

eccessivo lauto , anzi autopanlo , afbbiandm


si troppo alta la giornea,'con satirica burbanza

m avverte, che io dir dovea meglio la Sagra ,


che il Sagra. Ma, di grazia,signor Cacopisto,
ponetevi i vetri in sul naso , guardatemi in fac
cia , senza tener gli occhi bassi,

Perch non, ben risposta al vero darsi.

(i) Plaut. in Penulo Aci. I, So. I. v. 30.

cij odoru Memoires histor. politiques etc. sur le


Royaume de Naples to. V, p. 84, Paris 182:.
m Signorelli , Vicende dila Colt. to. IV , p. 89 ,

e 245;'to.V. p. 81 e 206,10. w , p. lga 25 , ndo ,


ma , ms , 149; to. vii, p.94 ecc. ecc. Ediz. Il. uap

ns

Fin dal 1805, cio undici anni avanti che voi


nel 1816 vi foste ailibbiata cotesta pedagogica
giornea , non iscriss io l antica Sagra , la Sa

gra ? Se ne veggano le mie Osservazioni (I)


sopra alcuni luoghi degli Annali del ch. P. di

Meo. Se non che taluno vi Potrebbe opporre,


il meglio esser nemico del bene, ed aver sem
pre detto gli Eruditi nostrali il Sagra , il Te
rina , il Musa nominando tai umi; e perci
dovevate autorizzar l asserzion vostra con qual

che Testo di Lingua: ma questo non terren


pes ferri vostri;
_

Si prosegue lo stesso argomento.


S.-ln conferma del mio detto su gli articoli
maschili di essi umi , eccovene due esempli
fra gli altri ed in verso, ed in prosa. Il primo

del Consiglier de llogati1 che nell applauditis


sima sua Canzone per me (2) pubblicata, scris
- se del Sagra; e l altro dellAh. Ciro Saverio

(1) Pag. VII, n. if , parvia n. 36'; p. xLviI, n.

lo , Ed. Nap. 1805.


(2) V. le ch. osserv. a c. xLu , u. v.

si

nifi
Minervino , il quale , investgando l etimologia

del monte Vulture , disse del Terina s ed il


Musa al entrambi umi

Continua cotal

anonimo v che dal lepido Capasso dirobbesi


Inj'arinatus de Crusca tertius hic est ,
a cercare , com e nel orentin proverbio , cin
que pie al montone , non contentandosi di 4.
lii dunque col fuscellin cercando liti ed accat
tando briglie a danar contanti, e spinto da gran ro
vello coa sopraccigli levati mi riprende d aver
chiamato io torrenti in vece di umi il Novi
ito e l Mericio. Uopo dire , che non intese
egli mai nominare in Chiesa il torrente Ce
dron; e che ignora, od almeno sia_Libro proi
bito per lui il celebre Vocabolario della Crusca,
gran maestra e regina regolatrice ed arbitra del
nostro puro , alto e gentilissimo idioma , in cui
veder

potea

la sinonimia di ume e torrente

coa testi allegati di Dante , del Petrarca , e del

Libro de Maccabei. Dell Alighieri ho di so


pra (a) recato il bel testo intero comprovante las

(i) Lelt. al Tam p. 108, e in.


(a) Lib.} , n. se a cart. gi

sunto.

A quali esempli

may
aggiungasi quello del

I Ariosto al
4, ed il seguente (I):
Come torrente che superbo faccia

Lunga pioggia talvolta , o nevi sciolte ,


Va ruinoso , e gi da monti caccia
Gli arbori e i sassi, e i campi e le ricolte.
Ecco il ume perenne, che cresce di acqua col
le piogge, e colle nevi sciolte , detto bene io!

rente. Scrisse anche il Muratori al


tutti

1541 z

i umicelli divennero orgogliosi tor

renti. Or che diremo di cotai Zoili, e vitili


tigatores (a) , se quel Nume della poesia
Epica , quel massimo prosatore losofo del TAS

so
scrivendo l'ultima sua lettera, prima
di morire in S. Onofrio di Roma, us quasi
rapido torrente ? Non altro se non ciocch
S. Girolamo (3) dicea: dum alienos errores
emendare nituntur, ostendunt suos.

(1) Ariosto c. 37. st. uo.


(a) Vitilitigatores , giusta il naturalista Plinio , Ca
to eleganter ex viliis et liligaloribus composuit.

(2) opem vol. X, p. 46, riportata nella Vita


dal Serassi L. 3 , p. 495.
eo Epist. 5a , al. as ad Lucinium.

"228
continuazione sul soggetto medesimo.

9. Non si vuole ometter qui un error maiu


srolo in topograa del prefato gratuito censore,
che con impertinente saccenteria , e prosontuosa
pecoraggine ha voluto meco fare il pedant'ucolo
dilicato. Questa solenne svista si , che la cit
m di Locri fu situata tra il Novito ed il
Merico , non ostante che avess io prima av
vertito , in emendando la Carta Corografca di

Calabria ulteriore del ch. P. Eliseo, cha era Lo


cri posta fuor di tai umi

Necdum nitus

OresIes. Cotale anonima persona, ancorch co


nosca d avere sbagliato in fatti ed in parole,
pur vuole perfidiams cio ad ogni modo, o a
torto o a ragione, sostener lopinion sua,dicen
do , a vincer la pruova , se non avere fallato
in asserendo citt il ume Sagra. Trascrivansi
le sue parole dell art. Castelvetere p. 362 (in
oggi nell art. Amusa malamente creduta da
lui la distrutta Caulonia ). Eccole: In quelle

vicinanze ( di detta Castelvetere) evvi tutta

(l) V. le Osserv. cit. p. xv , n. SS.

via un monte appellata Caulone, ed un aln-ot


denominato Sagra , in cui vi ju un altra cit
t dello

stesso nome. Adunque

loquela tua

manifestum te facit (1) d aver battezzato col


nome di citt il ume Sagra , che non fu mai da.
Strabone, o da altri Classici greci e latini con-r

siderato per citt. Ora soggiugne d aver citato


Strabone , che per verit parla di ume, ma
ci per dare ad intendere (chi?) di esserci
(ve soleeismol j stato un monte , una citt ,
ed un ume collo stesso nome di Sagra. E
nulla li suii'raga l autorit di Servio , che i Locre

si edicarono i meglio riedicarono) sul mon


te Caulone la citt di Kaulonia ,

che lo e

mend (corr. cui emend) il nostro comune

( superuo comune ) amico Ciro-Saverio


Minervino , dovendo dire (chi 2?) che l aves
sero appellata Sagra. Ma Servio nol disse in
quel luogo il , dove confuse il Caulone tarenti
no con quello della nuova Calabria. Questa
nell et sua ., cio al tempo di Valentiniano .,
non era ancor detta Calabria, ma bens Bru

(.) s. mi. XXVI, 73.

sio
zia e Bruzio , checch ne dica l editor del
Meo (I) , citando il Barrio gi da me su ci
confutato. Quindi la buona critica mi persuade

a credere , che quel serviano testo sia interpolato,


o , a dir meglio ,

sia probabilmente un glos

sema intruso in questo , avendo glimperiti


amanuensi forse intruse dal margine quelle pa
role nel testo medesimo. lii non par credibile,
che il dotto comentator di Virgilio abbia con
fuso 1 antica colla nuova, Calabria.

Siderno descritto dal P. Caracciolo.


to. Basti n qui d aver favellato delle im
pertinenti obbiezioni fattemi dall anonimo , cui di

r col virtuosissimo nostro cristian Marone (2):


iusta lacessita sumsimus arma manu ;

e collarpinate losofo cij : Et refellere sine


pertinacia, et refelli sine iracundia parati su
mus. Ritorner altrove ad investigare pi nota

bili falli di lui. Frattanto passo a inserire l'ap

id Nel tom. Xl, p. 440 degli Annali del Regno.


fab Sannaz. Eleg. XI, Lib. I. v. ult.

(3) Gio. Turcul.

II, 2.

23: .

presso descrizione inedita di Siderno fattane dal r


laboriosissimo e dotto teatino D. Eustachio Ca- t

racciolo della principesca famiglia di Torella;


il quale in et di anni lii fe professione in
I SS. Apostoli di Napoli a 19 di Marzo read ,
e quivi mori al 5 d Ottobre dell anno 1742. i
Ella stata da me fedelmente estratta dal suo
autografo Dizion. universale del Regno , conser

vato nel Monistero di S. Paolo. Sidernum


ol. Pag. f cosi dice il Caracciolo ) in Cala
bria Ulter. Siderno ,

quem volunt constru

ctum e'x reliquiis magnae urbis Locrorum


sub

nomine

Pizziniti ; inde translatum

ubi

nunc assurgit cum nova Sideronj denomina


tz'one, quod corrupte derivat a Siderno , quod
Graece ferrum signicat. Sideras enim Grac
ce ferrum sonat. Si ex reliquiis Locrorum
habetur hunc pagani constructum , dicendum

est ipsos Locrenses fuisse eiusd. Pagi condi


tores ,

qui postea crevit in nobile voppidum ,

et civitati par. Erectum (sic) videtur supra subli


mem collem orientem solem respiciensg et quia
ex hac parte elevatae videntur plures egre
giae aedesa magnicam (sic) oculis intuentium se

ostcntat. Se extendens in longitudine ad M.


Pas.: non ita tamen in latitudine ; ipsius se

232
mitae lapidibus stratae omnes videnturn quod
non est solitum in caeteris sive urbibus , sive

oppidis huius regionis. Distat a Criptera de


cuius dependentia dum esset pagus , antea

fuerat, ad VI. III. pas. versus meridiem ,et


tertio lapide a mari , ac totidem a Hieracio
in cuius dioecesi includitur. liabitatur IV.
M. familiis quorum

animae subsunt quatuor

parochis, quorum unusquisque praeest suae


Ecclesiae parochiali , quae omnes nobiles
sunt ,

tum

ex architectura

tum

ex ornatu

tum ex Clero qui illis ministrat, cuni omnes

ipsi Ecclesiasii (sic) sint in magno numero , eti


omnes summa exemplaritate praediti. Adest
etiam nobile Coenobium pro FF. 0rd. Prae

dic. Nec in hoc oppido nihil deest , quod


ad maiorem eius gloriam redundare possit ,
gaudet saluberrimo a're, unde ipsius incolae
vita longaeva (sic ) vivunt. uberrima agro,

unde abundat omnibus frugibus ad commo


dam vitam sustentandamg praecipue a parte
orientali quae terminat cum mari Ionio:

illa enim se extendit magna planities.

in

Cae

terum collibus ereclum, unde in ipso perpul

clzra pabula ad pascendas saginandasque


greges, frequentes arbores ex quibus habetur

233

magna copia fructuum cuiuscumque generis


frequentes vineae cum optimo vino. Fit opti
mi serici copia; unde totus ipse ager ad hoc

crebris rusticanis aedibus ornatur. lpsi in

colae subtili ingenio ditati, unde oruerunt


ex hoc loco plurimi omnibus scientiis erudi

ti, praesertim in Medicina , quapropter fre


quentes sunt semper in hoc arte laureati. Ex

hoc locofuit Io. Bapt. Correalias lin Neoca

stren. ; Paulus Pjromallus Ep. Besidianens.


f ex 0rd. Praedd. doctissimus , qui factus illis
sionarius Apostolicus, qui cum per XXII.

annos in Perside , et Armenia pro ale Ca


tholica enixe laborasset , dum Romam rediret

a piratis captus et a Religione redempius ,


tandem Archiepiscopus Nacheivanensis renun
tiatusfuita et post X. annos ad sedem Bisi
dianen. translatus fuit , quam suis virtutibus
et doctrina maxima decoravit ,

editis pluri

mis ingenii sui monumentis ; et alii plures.

In hoc oppido viguit per plurimas annos


Graecorum

rlus usq.

ad tempora At/zana-A

sii Calciogelj (l. Chalceopyli) Ep. Hieracen.

qui ipsum abolevit. In temporalibus invenio


quondam pertinuisse ad Lo-edos , postea
ex Regia Minicentia Alplionsi I de Aragoi

nad
nia investitum de ipso fuisse Marinum Cor
reale Terraenovae Comitem , et sic subsequen

ter plures ex eadem familia , postea ad Spi


nellos , et ex his successive ad Caruos ex
Principibus lioccellae1 et Buterae tandem ti
tulo emptionis transiisse ad illustrem Familiam
Milano de Viginti Millibus in persona los
Dominici Mlano Marchionis S. Georgii, qui

in praesenti ipsum possidet. Et haec de Si


derno ex Barrio , Floro , Aceto et Pacci
chello.
Indagine sul origine ed antichit di Siderno;
e se fu detto Pizziniti.
11. Or per sottoporre il trascritto articolo ad
una severa critica , io di buon grado confesso
di non aver potuto rinvenire intornoaSiderno,

appo gli antichi storici e cronisti, alcun mo


numento , onde ssarne l origine ed epoca del
la fondazione. Tai memorie antiche non giun
sero no a noi, e perci nella total penuria
di esse voglionsi avere in considerazione le con

gliietture. Se mal non mappongo , credo dia


ver trovato le fonti di questo Nilo. Egli a me
sembra cosa ben .molto probabile ,

che

per

235

avventura la nomenclatura di Siderone , qual


'mente ne prischi tempi appellossi si cindichi
essere stata colonia greca. Gli antichi Pelasgi
ne paesi di

loro fondazione

davan

semprei

nomi delle citt e de umi della madre pa


tria: ciocch ha bene e dottamente osservato
il Dupuis
Quindi lantica Locri, limitro
fa a Siderno , ebbe la denominazione di Na
ricia da coloni Naricii; e di IVaricio il suo
umecorrottamente dett oggi Merci. Sicch o
in memoria della celebre Sidero a menzionata

dal Siciliano Diodoro fab ., oppure di Sideros


o Sydrus di Tolomeo ab detta pur Sidero

capsa, Sidro-capsa e Chrisytes , in cui Fi


lippo padre d Alessandro M. coni monete per
testimonio dello stesso Diodoro ; i greci coloni
ledovetter dare un tal nome nell italico loro
stabilimento. Io rigetto-la di lei origine etimo

logica da 213mm; , ferrum , perciocch le os


servazioni geologiche ne dimostrano , non esser

(I) V. Mem. dans l Irislit. nation to. II, p. M


et suw.

(a) Biblici/i. L. IV.p. Suya n.68 eJiLVVesseIing.


(3) Geogr. L. VIII, p. noi edit. Elzev. 1618.

236

vi stata ivi miniera alcuna di ferro ,

onde

nc potesse trarre il nome. Sideras e Sidero


castrum fu anche altro luogo greco menzio
nato da Zonara e da Cedreno presso forte-r
lio
Quanto all aerea denominazione di Piz
zinitis egli mestieri avvertire , che non prima

del 1703 comparve la medesima, quando lo


abate Pacicchelli
da Pistoia scrisse con me
lenza credulit essere: Siderno terra sorta dal
le reliquie della gran Locri con nome di Piz
ziniti , poi trasferita dove] al presente si trova
con nome di Siderone, detta corrottamente

Siderno. siffatta carota , svelta di soppiatto


dall incolto giardin pizzoiese , ripiantar volle
al 1725 nella sua selvosa Pantapologia di Ca
labria il moutaltino Carmelitano d Amato , sen
z altrimenti darle un sicuro appoggio. E come
ch ogni altro terrazzano di tai fantonacci si
lodi, io me ne posso poco lodare io; posciach
questa loro asserzione , destituta d autorit gre
ca 0 latina, deesi reputare per una pretta pa
lcsissima menzogna.

(1) Thes. geogr. v. Sideras.


(z) Nap. in prospettiva la. 3, p. 140

may

continuazione sopr'a Pizziuiti.


12. Ed invero,

cotal aereo Pizzinti debbo

crederlo uno errore di stampa , perch per av


ventura il toscano Scrittore avr voluto dire
Pazzilloni o Pozzilloni, casale o villaggio an
tico in oggi distrutto nella contrada dello stes
so nome , iruderi della cui Chiesa esistet
tero no a tempi nostri in un casolare , o
sia casaleno nell Agro di Siderno inverso il
ume Novito. Cotesto casale , infeudato gi con
Siderno e altri oppidi a Marino Correale da
Sorrento , forse in origine fu denominato co

si da pozzi, e non mai Pizzinti. Nel Sino


do celebrato

in Gerace almese di novembre

1754 dal Vescovo Rossi (1), io trovo menziona


to il Benezio di S. Niccol de Salve et Pozzil

lis. E pi espressamente se ne parla in una


copia d lstromento presso di me,

stipulato

In rure Pazzilloni pertinentia Sideronis al


di primo di settembre dell anno istl dal no

taio Dorizio Sigill

terrae Gioiosae .,

e dal

fli cacs. Rub. Sjn. p. 160,11. agi Neop. nyfii

238
giudice a contratti Fabbrizio Vumbaca casalis

Martonis. A maggior conferma uopo trascri


verne degli squarci , che sono gli appresso:
b
n
n

D. Girolamo Filina dicti casalis Pazzlloni


(asserisce) con giuramento che non avendo
gli, n parenti stretti, e considerando la
sua vecchia et; e che la Chiesa di S. Nic
col di Salve e Maria SS. di Pazzilloni si va

giornalmente a distruggere per la mancaza deui


abitatori , i quali nella meglio parte si sono riti

rati in Siderni; perci . . . per titolo irrevo

a
tE!i
e

cabiliter inter vivos . . . . assegna e conse


gna alla detta Chiesa, e per essa al suo pro
curatore tutta la sua roba consistente in fon
di nel detto casale di Pazzilloni ,nella villa
di Salvi e nel Territorio di Siderni . . . . .
con espressa condizione , ' che di detti fondi
donati, ceduti et assegnati 5 intenda eretto
un ecclesiastico Benecio semplice da confe
rirsi dallOrdinario Illustrissimo, e Reveren
dissimo Vescovo di Gerace ad un Ecclesiasti
co originario, e nato o nel detto casale di
Pazzilloni , o di Siderni , giacch detto ca
sale comincia a spopolarsi. Il qual Bene

zio dovett esser di molto pingue e boccon car

dinalesco; dacch tra suoi primi possessori, sic

239
come ho sentito affermare a mio zio paterno D.

Bruno , che il SIGNORE abbia in gloria , ve n ebbe


ilEmiuentissimo Carpegna. Costui cred io essere

stato il Cardinale Gaspero Carpegna ,i cui me


daglioni antichi nel 1698 illustrati furono in
Roma con classica Opera dal Ch. Buonarroti ,
indi Senatore in Firenze. Notisi nalmente , che
esso Benezio fu dichiarato laicale , addi 8
d Ottobre 1794 , dalla Giunta di Cassa Sagra

in Catanzaro , non coucorrendone que requisiti


che ricliieggonsi per la erezione d? un Benezio
ecclesiastico.
Lingua e rito greco di Siderno.

13. Ad altri etimologisti , che dagli usi re


centi sogliono trarre gli antichi , piace derivar
La Terra nostra , la cui origine
Le di piacevol nome in greche voci, i
cio Siderone, a sideribus , ovver da talune
stelle , che scolpite veggonsi nell emblema o
stemma di cotal Comunit. Ma si fatte arme o
blasone deonsi credere , come lo sono , assai po
steriori alla primitiva sua fondazione , e fatte

nascere dalla voce Siderone , al pari che dalla la


tino-barbara Hieracium, derivar si vogliono le

alio
costei arme , non gi dall uccello Mieraceo sic
come

senza

discernimento fanno irapsodisti.

Del resto,io non amando di patrocinare arzigo

goli, ed arbitrarie etimologie per la detta Side


rone;

ma bens di avverarne i fatti colla sana

critica , collEm. padre degli annali ecclesiastif


ci (1) dico ingenuamente z De rebus tam anti

quis et incertis quid potissimum api-rmari debea


mus, non satis constat. Ed in tali incertezze an
tiquarie soltanto certo , che ivi a Siderno ,
egualmente che nella limitrofa Gerace e sua
Diocesi, ebbevi gi il linguaggio eil rito greco
ab immemorabili sino alla ne del XV secolo,

icio no all anno 1480. In questi epoca, d'or


dine di Papa Sisto IV , il Bizzantino Atanasio
Calceopilo , Vescovo di Gerace , lo abol ; ed
io negli Atti della Societ Pontaniana (2) ne
produssi l autentico documento a settembre del

isl/lu Or probabilmente, prima del Mille sot


to iLongobardi e i Franchi, Siderone dovettes
sere Iudiciaria Locrensis , cio sottoposta al

Governatore di Locri sino al 915 , quando questa


__
.

m Baron. (Ami. XLIV, n. 9.8.


(a) llo Ill, pag. SS. Nap. 1819.

nil

renne distrutta, e non mai pi riedicata. Eb


be Siderone i suoi Protopapi , di cui ne tesse
remo il catalogo, dopo quello de suoi Dinasti.
La diletta nostra Patria sotto

i Normanni poi

dovettesi denominar Motta (a) , Terra 0 castel


lo di Siderone, Mola seu castrum Sideronis,
al pari che Castiglione ( ne adduco un esem
pio) si disse Castrum Stiliconis , et alia ca
stra sive oppida eiusdem nominis non modo
in Italia , sed et in Galliis al dire del Bo
drando (1).

Nel nostro Reame avvene dimolti

paesi, che tuttavia conservano l antico nome del

lor signore, quai sono, a cagion di esempio, Rocca

di Evandro, Rocca di Guglielmo, e Alcamo


in Sicilia , che nella met del IX secolo , di

strutta Sagesta , prese tal nomenclatura dal


suo Adelcamo.

E forse il

villaggio Loz

pardo , in diocesi di Gerace , potrebbesi deri

(a) Il Muratori Antich. ilal. diss. ne , p. 189 co

testa parola di Motta la vuol formata da terra mola z


con cui s1 era formato un picciolo colle; ed aggiugne

trovarsi di tai Motte per lItalia e principalmente nel.


la Calabria.
(i) Baudr. Lexic. geogr. v. castrum Sliliconis.

16

i n42

vare dal Console pisano Alzopardo (a) venuto


in Regno nel uaa cij-z ma checch sia di ci,
passiamo a rispondere ad un oppositore novis.
simo , prima di rintracciare la serie deposses
sori, o sieno Dinasti di Siderno.

Risposta a recente oppositore.


l'4. Cade qui in acconcio il rispondere ad
un recente arcifanfano, espilatore de PP. Ma
raoti e Fiore , il quale a spese altrui ha pub

blicato non e guari un Cenno (dirollo pure )


mitologico, non gi istorico su la Citt di Ge

(u) Siccome Alcomno vale Il Corano , cosi Alzo


purdo dee valere Il Zopardo: percioceh sa ogni eru
dito , che l articolo arabico Al fu conservato in Italia,
siccome il nostro Matteo Selvatico nelle Pandette del
la Medicina , scritte nel 1317 , ha bene osservato. V.
il Muratori nella diss. 32 a carte 103. Notisi con Giro
lamo Gigli nel VOCIZI). Caleriniano p. Sza che se nel
la nostra lingua italiana si dica con l articolo I Alcora
lo , come se , messo 1 articolo due volte , si dicesse , la
il Corano. Ma ivi a cart. 128 e 167 questo dotto Se

mese non ha poscia osservata cotal regola.


(i) Falcon. Benev. Chron. p. aga edit. neap. 1623.

mia
race', scritto alla foggia transalpina con incisi e

singhiozzi s anzi che con periodi italiani. Per


saggio eccone il primo gran periodo della dedi- '

ca: dempio alla promessa. Cosi ei dice al-l


la nobilissima Principessa di Gerace ad onta del
Vocabolario della Crusca , e di Monsig. della Casa.
Ma veniamo a ferri. Io avea disputato contro
a PP. Meo e Meuccio su la origine di detta

Citt , allegando tutte quelle ragioni ed autori


ta , che allora mi parvero migliori e pi gagliarde ,
che non mi giova di presente replicare. Le
quai veder posssonsi nelle antimeane mie Osser
vazioni , e nel citato tomo III. degli Atti del
lAccad. Pontaniana , ove questa illustre Socie

u inserl una mia Lezione sopra una greca la


pida in Gerace esistente. Da esse in pien me
riggio, sio non erro , scorgesi che quando il
Divin Verbo venne al mondo , cotal Citt sta

va nelle archetipe idee dellOnnipotente. Imper


ciocch essa nacque dalle rovine dellantichissime.

Locri, dopo che questa , nel 915 dellera cri


stiana, in quel geracese lido da Saracini venne
demolita e distrutta. Costa questo da veridiche
memorie isteriche .. ondj io con gli Eruditi dal

lp idiotismo Cirica .- nome dato a Locri nel


0

aut

lys-j e 869 (i) da due suoi Vescovi in due


Concilii ecumenici , derivai la origine di Gera
ce dopo il Mille. Ci non ostante il detto Cen
nistaa ingoiando senza indoratura la pillola rin
venuta nella cappuccina bottega del P. Fiore .
a provare stentata cosi fatta etimologia , non senza
boriae burbanza .. cita la scala e gradazione , per
altro male a proposito .. del Menagio per la deriva
zione lavorata a capriccio di Gramulatum. Pezzo
d uomo ! che ha che fare cotesta insussistente e ro
manzesca origine menagiana col fatto istorico da me

narrato della denominazione di Cyriacae , Ki


riaki , Hyracium , Hyeracem, Giracium, Ge

racia e Geragia ? (a) Non apparisce ella da do

cij v. le cit. mie Osservaz. p. XLV ,"n.


(a) Girace dal Porrogenito circa il gio fu detta
IUplyl'n; nel 986 dal Protospata Chiriachi o meglio
col Pellegrino Cyriacae civitas ( al. Hyeracz's); dal
1 annalista di Salerno nel 1062 Yracium , cio leta

cium , comeval non si scrisse nel G. L. lstromento ,


che appresso addurr. La y pronunziavasi allora le ,
indi ci e Ge; onde in altro monumento del 1307 ,
che sana indi accennato , si disse Giracium, Geracia

e Seragia nella Cronica di Cantabrigia. Ne registri


della laurea dottorale di Napoli lessi: Innoc. Picone

atis
cumenti sicuri da me citati? Non fu detta Lo

cri .r e la sua cattedrale S. Ciriaca , non gi


S.
Ciriaco
ivi ed in Gerace
inesistito? Vicol?
era
no nel
X. secoloireliquie
di paganesimo
Chi vuole ignorar ci , fa di mestieri dire esser
egli venuto al Mondo soltanto per far letame.
Del resto un tale oppositore in tanta luce di
critica e di lettere, ha osato imporre alla cre
dulit puerile colladditarle una locrese' moneta
ovvia, e pi vecchia dellAncroia col preteso

da lui uccello Hierax , che nidica , dic egli ,


con facilit e sicurezza in mezzo a quelle roc
che scoscese di Gerace. Niego ci io rotonda
mente.

rius Civ. Hyraci Calaber in phiL et medicina doctoru


tus fuit prid. Id. Maij 1588; Io: carolus corriale
de cifu. yraci Cal. ult. docL in phil. et medicina 1597.
g aprilis. Veda dunque il beffardo scarabocchiame
Cennista su quai sicure autorit poggia il mio opinare,
et desinat lacessere. Habeo alia multa , quae nunc con

donabitur, per dirgliela con Terenzio.

me
Tipo di detta Locrese moneta.
15. Egli una fola di romanzi ed un sogno
d infermi la esistenza numismatica Hierax. Que
sta si fatta moneta con tal voce non e nora com

parsa nelle medaglie di Europa , siccome pu


ravvisarsi dal celebre Lessico nummario del ch.

Rasche. Fino l abate Barrio rigett linetta sen


tenza di tali ridicoli etimologisti , derivanti essa
Gerace a hierace ave. Ma il detto gazzettista , au
tor del Cenno, ripiglia con audacia z il mio Ti ,
l Evangelista mio P. Cropani f cosi soventi
ato e da lui detto il cappuccino P. Fiore,
cangiandoli la patria in cognome) ne rapporta
parecchie monete. Piano, piano un poco: un po pi
adagio a ma passi. Cotal moneta e la I. trallev is
dal rapsodista da Cropani riferita; ed ella indica
l Aquila detta in greco rtesia, non gi in latino,
coma ei pretende. Nella Bruzia numismatica del
dotto P. Magnan, impressa in Roma del imm
son pure visibili otto Locresi monete d oro ,
d argento e di rame cum Aquila, vel cum
eadem leporem discerpente , aut ei rostro
minitante, come costui si esprime. Queste ul
time sono le stesse stessissime nel tipo , che in

darne tent spiegare il buon monaco cropania

siy
no: del quale l ornamento di quel mio Capi
tolo geracese , il gi Canonico penitenziere Par

la (I) scrisse: Tredecim (numismata ) exhibuit


in sua Calabria illustrata Florus , atque expli

care etiam voluit. Verum ut recte animadver


tit eruditus vir Polydorus , qui a putida ca
lumnia de tortoribus christi Brutios egregia,
vindicat, maiori hac in re , ut in alis,eru- w

ditione , et acriori indigebat iudicio. Or non so


perch il cianciatore, e trascrittor del Fiore a carLSu
di sua brochure mi chiama Concttadino (a) d-i
lui. Nella Terra di Siderno in diocesi di Ge
race io, qualunque mi sia, nacqui, e non mis

ca in casalnuovo sua patria , situata nella dio


cesi di Mileto. Mi si dice , che cotesto gratuito
speditor di brevetti di cittadinanza sia dottor di
medicina, 0nd io sarei tentato dirli con Cicero

ne (a) l appresso proverbio greco , ch ei cito con5

(1) In adnol. vitt. Episcopp. Hier. pag. 236.


(a) Il Vocab. degli Accademici della Crusca v.
concittadino dice , cittadino della medesima citt. Ma
il Fiorista ha ben mostro in vari incontri , e massime
in questo , che cotale Opera era per lui si proibita

i Come ad Adam l alere della vita. i

(z) Tbscul. quaest. I, 18.

nia
tro al tarantino maestro di musica Aristosseno ,

il quale scriver volle della natura dell anima


umana:
quam quisque norit artem , in liac se exerceat.
Vorrei pure aggiugnere all audacia di tal ri

petitore di frottole e quisquilie , che se egli se


tanto di medicine , quanto di etimologie sape
va il suo valoroso Galeno, certamente merita
quel complimento , che a costui ne fece il gi
mio sommo amico Ch. P. Vetrani
Ma ri
mettianci in sentiero.

Feudatarj sidernati dall XI al XVI{I secolo.


16. I. Se debbesi prestar fede all erudito Mon
sig. Calefati gi Vescovo di Oria , eh ei scrivea

Orra (2), il nostro Siderno con Sinopoli eran


Contee ab usque seculo XI , siccome per lui

si afferma nel monumento sepolcrale di sua fa


miglia erettole al 1780 nella Chiesa del Salva
tore , oggidi parrocchia , di questa Metropoli.

(i) Prodromo vesuviano pag. si


(a) Vedine le mie Osservazioni sopra gli Annali
del P. di Meo p. XVI, n. 35.

a"

nte

Ed in conferma di questo, nella autografev sue


Memorie inedite, lascionne l appresso ricordo:
n Michele III. Calefati glio di Stefano Il. pre
se per moglie Matilde glia di Rainaldo Aqui

lano Normanno , e nipote di Goffredo Conte


n di Conversano, e dal Re Guglielmo I. per
n lo valore dimostrato ebbe in dono i feudi
di Sinopoli e Siderno in Calabria, come si
n fa manifesto dal diploma di quel Re riferito
in quello dell Imperatore Federico II. n Era
per (1 uopo , che luom dotto ne avesse allega
te le parole, la data e l luogo della esistenza
di cotal diploma , perch si esaminasse diploma
ticamente , e se gli prestasse intera fede. Sa
rebbe questo un monumento imprezzabile del I.
normannico Conte ivi a Siderno stabilito , pe
rocch al tempo di Guglielmo II. noi non ci
abbiamo lo elenco de Baroni calabresi spediti
al conquisto di Terra-santa o Gerusalemme,
siccome se ne ha per gli altri re gnicoli.

II. Certa cosa poi a che la nostra diletta


Patria dallanno 1345 insino al 1381 (1) era
.._-_
i

(i) V. Synod. cit. Hierac. p. 271; il Delietri


Cronol. citata della Fam. Caracc. p. mfi e 27; e 1
Sign. della Marra p. 39 nelle Note al De lietti.

250

posseduta da Antonio Caraccolo Rosso , gluol


d Arrigo, Il. Conte di cel-nce , e Ciamberlano
della Reina di Napoli Giovanna 1. che donbgli1
tra gli altri castelli si anche Grotteria. Questa

anteriormente possedettesi da diversi feudatari ,


giacch al tempo del Re Roberto , nell anno
isis , son da Monsig. Pasqua (I) nominati
Anselmus Sabrasius , Rajmundus a Prato, et

Blasius Ximenes a Luna Crypteriae Domini.


Nella qual epoca non da dirsi, che Siderno
si appartenesse ad un di costoro; dappoich

continu a possedersi dalla dinastia istessa Ca


racciola no al 1457 , nel quale anno in per
sona di Tommaso Marchese et Conte di Hie
raci quinto , et Conte di Terranuova secon

do ni il lor dominio (a). Uopo altresi l os


servare , che sotto
ibid e seguenti,
di Grotteria Lise ,
Conte di Gerace e di

il Re Alfonso I. dall anno


fu signore di S. Giorgio e
ovver Lodovico Caracciolo
Terranuova , gliuolo d'An

tonio, secondo che documento il teste citato

(1) In Joannicio Triseo p. 265 cit. Syn. Hier.


(a) Ammirati Fam. nob. Par. I. p. H4.

est v
Della Marra. Quindi conchiudasi, che Siderno ei
Grotteria furono ambedue feudi delle divisate
Contee, e non mai quest ultima signoreggi il
primo qual suo casale , giusta i sogni del P.
Fiore (1) bonariamente adottati da rapsodi.
Cotesto buon Cappuccino da Cropani fu , per usur
par io le parole di Lod. Vives (a) , homo rha

psodus plane , congestor potius , quam dige


stor, et ostentator quam peritus , loquacu

lus sine eruditione. Quindi mostr sovente,


com in proverbio , lucciole per lanterne ,. e
pigli de granchi solenni; perciocch egli da na
turali de luoghi senza esame adottava le noti
_zie lunatiche, com quella di Luigi di Luna
e

di Francesco Ferrari ,

essere stata

patria Grotteria sede de Goti ,

cotal lor

e perci detta

da principio Goteria. Un novissimo autore, di


gnum patella operculum , asseri pure nel chi
merico novero de 32 casali di lei, essere sta
ta Siderno , e Gioiosa zmaei dovea indicat-ce

ne l epoca precisa , comesigean le regole del

(1) Calab. abil. p. iyd , n. nim


(a) Lb. 3. De Iratl. discipl. p. m. 305.

sin

la sana critica, e non trascrivere a chius occhi


quella rapsodia cappuccinesca (a).
111. L anzidetto Tommaso V. nell indicato
anno 1457 , e precisamente nel di penultimo
di dicembre , fu condannato alla morte nella
torre dell Oro , la quale dentro il Castelnuo
vo di questa Citt. Ne dimostra ci il sulloda

i to Ammirati , e di qui apparisce il turpe ana


cronismo del diziouarista geograco (1)ssante

una tal condanna a 20 Agosto 1450 , in cui


erasene soltanto fatto il processo. Or nell anno

mss (a) il Re Alfonso , come costa da quin

fab Il P. F. Girolamo Maraoti da Polistina nelle


sue Croniche, Lib. II. c. 30. p. iiz tergo, n dal
l anno 1601 , cio circa un secol prima dello stesso

P.Fiore avea scritto z Cripta aurea , hoggi per corrotto


vocabolo, Grotteria . . . have nel suo territorio questi
casali , Mammola , S. Giovanni e Illartone. Or nella

Nuova
veggio
Motta
quindi

numerazione de fuochi degli anni 1595 e 1596


Grotteria et casali annoverata per sis fuochi ,
Sideroni per 373 , e Motta Gioyosa. per 253 ,
semprepi fassi manifesto , che i detti tre soli

Comuni furono i casali di lei, e non mica idue ultimi.

(i) lllellj art. Gerace p. 63.


(2) V. il Repertorio di Calabria f. 273 a ter. art.
Terranova.

oss

lernioni della R. Camera della Sommaria , al


di primo di Gennaio diede il Contado di Ter

ranuova, in cui era compreso Siderno insie


me con
altri feudi, a Marino Correale da
Sorrento
Certo ancora , che costui fu a
vita governatore di Gerace , ed io ne posseggo

copia, di pugno del mio fratello D. Saverio i


che ad Agosto del 1823 la estrasse fedelmente
dall autentico documento posseduto dal aaron
Giambatista

Correale

S. Croce

nostro illustre

compatriota , che con eccesso di gentilezza gli


pass in mano. Concerne linvestitura data ad
Agostino S. Croce geracese , benemerito et con

digna , d un su'eudo esteso verso il ume Pro


teriate , i casali Pirgo e Salve no a Melochm.
Incomincia la concessione cos: Marinus curia

(a) I PP. Maraoti nell Op. cit. p.

153 , e Fiore

nella Gal. illustr. to. 1. p. i73 , n. 138 ,_copiati alla ciev


ca da taluni altri amanti di -romanzi , fecer natio di

Siderno il detto Conte. Peravvemura cotal solenne


mendacio al buon Zoccolante , ed al credulo Cappuc
cino fu-mburchiato da qualcuno degli antenati delle
attuali tre famiglie Correali sider'nati. Esso Conte,
come poco stante vedremo, mor decrepita senza gli.

gs

lis , Miles , Comes Termenovae , Reg. Con


siliarius , et Gubernator civitatis Hieraci, et

ad Guerram capitaneus Provinciae altertio-i


ris Calabriae. Finisce: natum

in Regio Ca?

stro Civitatis Hieracii die octava mensis Mar


tii VIIIindictione anno a Nativ.Domini rigor
- Conte di Terranova --' Antonias Nassus de
mandato dicti Domini Comitis. Se ne stese la

pergamena dal Notaio Cesare Calti , dalla quale


per lo notaio Niccol Calti fu estratta copia
in carta molto sottile a guisa di velo , che
oggi molto corrosa e lacera , divenuta es
sendo gialletta la carta per cagion della et. Il
terzo numero del millesimo corroso , soltanto
apparendone la forma (1 un zero; talch pu essere
un 6, un 8 , od un g , ove sia inferiormente
corroso , con leggersi i467 , 1487 , ovvero 1497.
Non sar inutile lavvertir, che il copiam-re No

taio lesse 1407 , in cui il Curiale non era Con


te, e sbagli nell Indizione , che nel may e
1497 era XV ; e V nel mam Notisi di passaggio,
che nel uda Leone Maleino era Daac in urbe
Hieracis; che al tempo di Carlo I. dAngi, il qual
si sa d aver regnato dal 1266 sino a prl-mii di del

1285 , il Cavaliere detto allora Missere Bonifacio


ebbe Girace; e che nel 1345 e seguente joan

mss

nes de Seminara , frater yenerabilis Patris


fr. Barlaam Gracensis Episcopi, fu Capita
neus Gira'cj. fai notiziette , tralle altre molto
che potrebbonsi aggiugnere , sono stato nora
sconosciute da due recenti descrittori di quel
la Citt , bencheran gi in istampa presso
Ch. Autori
Aggiungasi, che era giudice

di Gerace nn tal Augerio de Saullo nel 1307,


in cui Petrus de Thomasio augmentat in un
ciis auri 3. et tar. 15. iura Baiulalionis Gi

racii et S. Pauli, quae locata fuerant Ni


colao de Mele pro unciis 86. et tar. 15. et

praestat deiussionem. Per Guillelmum Scor


piumNotarium Giracii et Bruczani (2).In que
sta pergamena nominato il celebre Raimondo
Pauletto col titolo di familiare di Roberto Duca
di Calabria, e di Secreto della Provincia. Di

cesi dippii1.l che tra gli altri deiussori, che


il suddetto Pietro di Tommaso diede, vi fu
il Nobile Giorgio di Zaccaria.

(1) Montfauconlj Palaeogr. p. dii Afflitto, Scrittori


del Regno di NapJoJl, n.54, p.39 not.(a) e n.205,;1. 159.
(2) Fasc. 106. n. 6. 1307. Sepl. 13. Ind. 6. can II.
un. XXIII. nell Archiv. gem di Nap.

356
Serie (lefeudi del Conte Marino Curiale. 17. Non fia granfatto di'saggradevole a paleo
li patrj il qui rassegnar con alfabetico ordine
la. nomenclatura de curialesclii feudi amo fino
ra noti, la cui attuale inesistenza io indico in
carattere

corsivo.

Son

dessi gli appresso: I.

Terranuova (a). 2. Bv'alzato. 3. Baptipedoni.


s Casalnuovo. 5. Casignano
6. Cinque

(a) Perch Terranuova ne R. quinternioni della


sempre Terra, siesi appellata Citt, fassi le scofaccia
te maravigliacce un novello lessicografo, cui Cicerone,
De nib. bonor. et nialor. I , 2., direbbe ferream scri
ptorem . . . . rudem enim esse omnino in nostris rebus,
aut inerlissimae segnitiae est , aut fastidii deiicatissimiz

mihi quidem nulli satis eruditi videntur, quibus nostra


ignota sinl. Or dalle carte, e dagli scriltori , si latini

si volgari, de tempi bassi colla voce Terra intendesi


cum Lat. urbs, Gr.o).|5,come no il Vocab. della Cru
sca col Boccaccio , col Villani, e con altri ha ben
provato in cotesto art. Terra
8. Nelle carte angioi
ne non si dice spessissimo lerra la nostra Napoli? Son

parole del citato compilatore v. Napoli p. 253 , il qua


le perci ingiustamente ne taccia il dotto Monsig. Za
varroni nell art. Montepeloso a cart. mil

(I) Expilly Fam. Mil. L. 2. p; yiu Casignano co


mech nominato a cart. ea dell art. Gerace dall ano

257
frondi. 7. Clist. 8. Curtoladi. g. Galatoni.
IO. Glatro. u. Gioia
ut Gerace, avu

nimo rapsodo, pur tuttavia ex stato al solito da lui om


messo nel suo proprio luogo. Il Cennista su tale cum
cita alla p. 21 l1 idol suo Cropani tom. iq che i Ve

scavi di ceraes e Cusignana vollero farla da bravi


contra loste Normanna l anno 1059. Oh che bel pas
serotto l ecci chi abbia il gabbione per mettervelo ? v
Casignana Vescovado li l Evviva il Turpino della isto
ria di Gerace. Ma costui, che Arrighetto da Settimel
lo v autore del 90 , direbbe Audacia audacior, ben
rimane per mia sentenza nella sua baldanza attutito ,

sol che si rietta , che nel 1059 non vi avea Vesco


vo alcuno nella Cattedral geracese. n P.Fiore per lo as
sunto insufficiente scrittore , e non ha barba molto
canuta: quindi niun sensato gli crede la ridieolosa fa

vola suddetta. Che cosa poi signicasse quel Giracii


Praesopus dell altro monaco assai barbogio , cio del nor
manno Malaterra , lo diciferai nel citato vol. ul. ponta
niane , ove per niente non mostrai non che in parte
il sentimento medesimo , che a cart. 20 mi allibbia il ri
ferito horioso cianciatore e oarotaio solenne. Dal P. Ma

laterra fu menzionato il Vescovo di Cassano, Episcvpus


Cassianensis , et Giracii Praesopus, che signica preto
re , prefetto , prepositq dal greco spedem-os , non gi Ve
scovo , come daLessiei imparar poteva il Fiorista. Pi

Non ragioniam di lui, ma guarda e passa.


(i) Expilly quivi p. 87.

17

gse
ta

in governo

a vita.

13. Grotteria. 14. In

trimoni. 15. Mammola. 16. Mrtoni. 17. Me


licuc'co. ,18. Misserguglielmo
19 e 20.
Molochio inferiore e superiore. 21. Motta Gio.
iosa. nm Morbogallico
SS. Muiuli. 24.
Muleri. SS. Pagliuorio (l. Pagliaforio
26.
Piczoloni (l. Pozziloni o Pazziloni
27. Pi
carecarbone. 28. Pimgi ( l. Pirgi ovver Pirgo ).
29. Plaisano
3o. Polistina. 31. Prateria (4).

(i) Expilly cit. L. 3. p. qm

(a) Repertorio di Calabria ult. f. 144 , art. quinque


frondium, ove leggesi: n In aun. 1501 Re Federico
vende al magnif. Ettore Pignatello consigliero suo di
letto , e luogotenente del G. Camerario la Terra di
Burrello etc. et sub tit. gabernationis la Terra di Mon
teleoue , necnon lo ius di potere consequire dapoi la
morte di Baimundo ( l. Marino) Curiale , lo quale e
ra vecchio , et era senza gli la Terra di Cinquefron
di, et la Terra di Morbogallico. n Quest ultima Ter
ra oggi una gran tenuta presso Anoia. Borrello, che nel
me era del Co. Agnello Areamone cognato del famo
so Petrucci , forse si appartenne a Marin Curiale; ma
nol posso dire con valido testimonio.
(3) Nel cit. Sinodo di Monsig. Rossi p. 271 deesi
leggere Plaisanum in vece di Plazzanum, di cui, giu- .

sta l Ammirati nellAlbero genealogico, fu anco Signo


n Giorgio Caracciolo ignoto all anonimo.

Expilly loc. cit.

259
32. Radinia (l. Radicinia o Radicina SS. Rez
zigoni. 34. Scalamosorio. 35. Salvi. 36. S.
Donato. 37. S. Giorgio. SS. S. Gio. a Gira
vi ( l. Giraci ). 39. S. Leore ( I. S. Leone
0 Leonte

tim S. Marina. 41 e 42. S. Mar

tino inferiore e superiore. al Sideroni. 44


Varani. xii Vuada. Questi feudi, e non altri
ho potuto io sicuramente investigare nora.

Osservazione sulla detta serie per Siderno.


Or dallesposta serie molto chiaramente scorge
si , che Siderno1 al Pari di Grotteria, era ag
gregato alla Contea di Terranuova , tanto
lontano eh ei fosse casal della stessa Grotteria.
Questa , e forse pur Siderno egualmente che
Castelvetere , appartenne l anno (303 al Gran
de Ammiraglio Ruggier dell Oria insieme con
rferrannova , Badolato , Micoteras Borrello (a)

(a) Non gi Breoalle , come colla solita metamor


fosi onomastica leggesi nel Diz. geograco dell anonimo
art. Milelo p. m ,

ove pure nell art. Casteluetere p.

est ilsuddetto Ammiraglio trasformato in Rogerio


i de Lancia. Il I. della casa di Loria ovvero dell Oria

fu Riccardo, Barone nel 1239, secondo il Campanile


P. II. p. eqq delle sue Notizie.
2
e

260

Mileto e Rocca di Niceforo , falsamente detta


Nico/oro da talun rapsodista, della quale Gio.

11I. Conte di Gerace , che visse nell anno 1422 ,


fu anco signore , avendola comperato da Antonio

Camponesco dell Aquila (1


IV. Addi poi tg d Ottobre dellanno 1496
il Re Federigo concedette allo Spettabile e
magnico Vincenzio Carafa (a) Grotteria, Ca
stclvetere , Roccella , Mottagioiosa e Siderom' ,
vivente ancora Marino Curiale : qui tunc erat

sine liberis ex suo corpore legitime susceptis,


giusta 1 attestato del quinternione XIX

cinque anni prima, nel 1491 , neppure avea


esso i) gli , n speranza di farne nellavveni
re per la sua decrepita et n
Successe la
morte di esso Co. Marino nel 1501 a 4 d A
prile , secondo IAmmirati

Dopo la quale

(i) Della Marra, Note al DePieui p.36. Ed. u.


nm 1803.
(a) Costui fu gliuolo di Giacomo e dAntoniella
di Molise , e marito diBerardina Siscara. Fu egli ezian
dio investito di Agnana e di Mammola.
(a) Fol 230 cit. nel Repertorio.
(3) Expilly Lib. III. p. yd e 75. V. I Ammira
ti , Fam. nob. napol. P. II. p. 341.
(b) Di Marino Curiale fu fratel germano Gabriele
cotanto amato dal lie Alfonso , che creoIIo signore di

mflw

abl
epo-ca il Carafa entri) nel possesso deglindieativ
feudi , che avev avuto a vita ed in governo ,
siccome fece Giacomo 1. Milano di Alagno ,

della Baronia di S. Giorgio , e di g altre ter


re o feudi dello stesso Marino , onde il Milano
ne avea supplicato per la concessione , appres
'

f xliy

uli

sua patria Sorrento , di Vico, di Massa e di castellqnlg


I
.
p fu:
mare , ed in
morte . 5h. compose e:. medesimo
questepil
taio
mi

Qui fuit Alphonsi quondam pars maxima regis ,


Gabriel hac modica contumulatur humo.
Cosi vien riferito dal Signorelli nel to. 111. di sue Vi

cende della coltura a eart. 507. Vedesi oggi per det


tato in d emistichi nella Chiesa di Monte Oliveto di

Napoli a man diritta nella Cappella de Mastrogiudci ,


ove con danno e dispetto del metro sostituissi Marinus
in luogo di Gabriel: si truova ivi nunc tumulatur in
vece di conlumulatur. Il coltissmo mio grande amico
lig. Marchese di Villarosa ha ben riprodotto novella
mente alla fac. 65 de suoi Epicedia selecliora cotal
dstico

col Marinus modica nunc

tumulalur humo.

Il De Stefano Descr. di Nap. p. 97 avealo riferito col


Marinus hac modica nunc ec. Notisi in ne , che Ono

frio Curiale de Conti di Terranuova ebbe penprima


moglie Ippolita de Rossi, sorella di Porza, da cui

nacque in Sorrento agli Xl di Marzo lOmero italico


TORQUL'I'O TASSO.

asa
so la morte del Curiale, il Re Federigo che
nel 1491 liberamente gliene fece un amplissi
mo diploma. I teste citati Ammirati ed Ex
pilly ce ne assicurano.
v. Al prenominato Vincenzio Carafa , tren

t anni dopo, successe il gliuol suo Giovamba- i


tista (cui molto erroneamente (1) dal noto ra
psodo dassi il cognome di Canosa) negli enun
ciati sette feudi, o terre di Siderone, ec. Era egli
marito di Lucrezia d Aragona. Nel 1526 de
nunzionne la morte del padre , et obtulit relevium
pro dictis Terris , videlicet , Gructaria cum
titulo comitatus , Castellovetere , lioc-celta ,
Mocta Joiosa, et Sideroni con annui ducati
300 di Pagamenti scali di esse Terre, de qui
bus omnibus petiit investiri etc. (2). In detto
anno isse essa Grotteria pretese far credere ,

che soltanto Gioiosa , non gi Siderno , antica


mente fosse stata suo casale, e n ebbe la peg
gio nel grave litigio sostenuto. La qual Preten
sione indarno ripete nel 1736 e 1746. Dal Ca

(1)Cit. art. castelvetere p. 364.


oj In petil. rale/in 3 cit. neRegist. di Calab. ult.

aes

nfa pass Gioiosa a Gianvincenzio Crispano ,


ed al costui successore Gennaro Caracciolo.

Il

quale Carafa poi nel 1540 vendette Mammola.


ed Agnana a Gio. Gallo. Or ritornando al nof
stro bel Siderno , sotto il medesimo Giambati

sta Carafa nel 1557 si fece l Onciario , o sia


rivelamento separato de beni sidernatisottoscrit
to da lui , essendone sindaco il Nobile Messer

Baldassare Macri , come di sopra (1) si os


servato. Quindi sempre pi falsa si ravvisa las-i
serzione rapsodistica di chi scarabocchi , non
essersi da Grotteria separato Siderno prima del

1559. Come potea dismembrarsi questo Comu


. ne VI.
da quello
, se non anno
fu giammai
unito?Anto-v
Nell espressato
1559 Marco

nio de Lo'redo de ordine S. Consilii (a) as


seri d aver comperato , come ultimo licitatore,
per iiz mila ducati Siderno , Agnana , Mm
mola, Grotteria , S. Giovanni e Mrtone , ven
duti ad istanza de creditori di Geronimo Ca
rafa marito di Livia Spinelli.

(1) A eart. ne del Lib. I, u. 10.

oj Reporter. cit. to. I. fol. ny atergo.

est
VII. Sigismondo (a) Loredo nel 1573 , denun
ziando la morte paterna , oeri al Fisco il relevio
per lo Stato detto , che in esso anno (1 ordine del
S. Consiglio si subasto et remase al magnifi
co Marcello Ruflo per ducati 46mila dugento ( I).
Cotesto marchese Sigismondo nel 1592 , al gior

no di S. Luca , fece fare la traslazione degli


abitanti di Potamia ; quae fere inaccessibili:
erat , nec sine magna incolarum incommodo

habituri poterat ., praeter quam quod magna

(a) correttamente dicesi Gismando questo generoso


feudatario nellart. Bovolina p. 350 del Diz. geogr.
del Regno. Egli poi una mera goffaggine l avere
1 estensore cosi appellata Bovalino , cui da eziandio

col Maraoti l altro aereo nome di Baccolino. Dal Bar

rio latinamente rsi denomn Bovolina , che lo Aceti


nelle costui note p. nm n. 13 dicea diminutivum a
Bovaforsan huius colonia. In passando noto , che il Il:
ad novembre ifioi il Re Cattolico conferm al sig. Tom
maso Marullo Terras Blanci sive eius Baroniarum
consistentes in Terris et Moetis Blanci , Crepaco
re ,

Potamiae ,

fun-is Bruczanae , Mocta Bruczani ,

Mocta Bubalina , Garerii seu Pannuri ( l. Pauduri ) xa


ac etiam la Terra di Condeianne. V. il fogl. 99 a
tergo del Repert. citato.

(I) Quintem. 88 fol. 97 cit. nel Repert.

265

tra parle ruinam minabatur una cum monte,


super quem aedyicata erat. Furon essi abi
tanti trasferiti in miglior luogo nella Terra S.
Lucae , quae ab oriente Adriaticum (l. Jo
nium) mare respicit; a Meridie umen ha
bet , quod dicitur Potamiaeg ab Aquilone
vero et occidente ab altissimis montibusy ad

quorum radices est posita , dq/enditur. Con


tai parole ce ne conservb la memoria Fra Vin

cenzio Bonardi Vescovo di Gerace nel suo ra


rissimo Sinodo tenuto ivi add II di maggio
1593 , ed impresso in appendice del Sinodo
Vincentini egualmente raro.
VIII. Espostain vendita la Terra di Siderno
devoluta per la morte di Ant. Gesualdo , dal
la vedova Marchesa di Castelvetere Livia Spi
nella .. che altri (1)'con chimica trasmutazione

sbattezz in Lucia , il di 15 giugno 1574 ven


ne comperata in nome del gliuol suo Fabbri
zio pro pretia ducatorum viginti mille , cum pa
cto de retrovendendo quandocumque terram seu

castrum nominatum Mota Siderone cum eius


castro seu fortellitio , domibus seu palatio
_

(i) Dizion. geogr. art. Siderno p. im

iae

etc. (1). E nellanno 1589 da essa Spinelli se"


ne fe l asserzione d averla acquistato come Pa
vea tenuta D. Giulia Carafa e D. Antonio Ge
sualdo, che nell art. precitato malamente scrivesi

D. Livia Cara, seu D. Antonia Gesual


do. E poich cotal compra spettava al detto suo

gliuolo Fabbrizio , perci gliela cede cum omnibus


etc. (a). lo indarno ho cercato loriginal quin
ternione VII per consultarlo nel generale Ar
chivio, essendo inesatta la citazione qui allega
ta. Il che avviene in altri quinternioni mala
mente citati ne registri, i quai quinternioni
senza mai consultare in fonte, come nellArchi

vo stesso ne fui accertato , l anonimo suddet


to sempre allega nel suo Augiae stabalum , sicco
me bene il Cavalier D. Francesco Daniele, vir

tnoso nostro amico , e di eterna ricordanza ,


chiamava quel compilamento geograco del me
desimo: il quale sparse polvere agli occhi de cre

duli , e sbigotticostoro a spese altrui con tan


te citazioni alla forense. Or nel predetto Sino

(1) In quint. lustrum w ,fol. 324.


(2) A51. in

7 , fol. ada

36

do Bonardi del 1593 si dichiara compreso nel


la Diocesi geracese , casale Fabritiae , nuper
ab lllustriss. Domino Don Fabritio Carrafa
Marchione Castriveteris , in centro montum

ipsius Castriveteris, in loco qui dicitur delle


Prunare , et est ex parte qua umen Alari
decurrit, erectum et aedicatum
Si scor
ge quindi la milensaggine di chi stranamente
volle appellarlo Casal di Fabritiata , alias
li Brunari. Dicesi tuttavia Fabbrizia dal nome

di suo fondatore , e Prunari col P dal luogo


istesso. Fabbrizio gliuol di Girolamo dalla mo
glie Giulia Tagliavia di Aragona ebbe molti gli:
il primogenito chiamato Vincenzio maritossi con

Ippolita Stalti, glia del March. di Brancaleo


ne, e divenne il ceppo della Casa di Bruzzano,
ora di Roccella.

IX. A 17 di luglio 1607 , eda marzo 1613,


il predetto Fabbrizio refuta ex nunc pro tunc
sequuta morte al primogenito Girolamo la Ba

ronia di Siderone , le Terre della Roccella ,

qui Bonardi Syn. tit. 33 , eap. I, p. 135 in Ap


pend. synodi Vicentinae.

aes

di Castelvetere , di Condeianni e del Bianco


co rispettivi titoli di Principe , di Marchese ,

di Conte e di Barone (I). Il di os febbraio


1617 siffatta donazione fu munita e confermata
di regio assenso. Esso Girolamo fu marito di
Diana Vettori Borghese i dal quale a 9 dicem
bre labo si denunzi esser quegli trapassato il
di 6 di settembre 1629 ( non gi 1630 , co
m crratamente dice taluno ) e vi si nomina

nella petizione (11) il casale Fabrizia, e Roc


ca Siderone. A di og novembre 1630 se n e
ra spedita signicatoria in duc. 5435; a di nu
febbraio del 1631 in ducati 31 , ih Io; ed a

maggio seguente in altri ducati 1091, I , 17


X. Nell anno poi labo l Illustre Girolamo
suddetto don al suo primogenito Fabbrizio la
vTerra di Siderone con suoi casali; quel
la di Castelvetere con Fabbrizia ed altri casali;
quella di Bianco con Casignana e Carrafa
suoi casali; e quella di Condeianni eol casali
_

(1) In Rqf. 6, fol. 100,- in Quint. tem 185,


in quint. 57,f. 259 0 ter. citati nel Regisi. suddetto.
(a) In pel. relev. 4,f. 284 e sat tcr. ul supra,
cij In signif. rclev. b ,f. 234 e SS.i a lerg.
i

seg
suoi di Cimin e S. Ilario (1). Da cui eredi
la Baronia di Siderone si possedette no al 1693 ,
cio insino al principe Carlo Carafa.

XI. In detto anno 1693 acquistossi la bella


e deliziosa Terra di Siderno, come da dot
to scrittore franzcse (a) dicesi, da Giovanni VI.
Domenico Milano , Franco , d Aragona , Ven
timiglia , Normanno , e Carretto , Vnigenito di
Giacomo III. fu XI. Signore , e VI. Marchese

di San Giorgio , II. di Polistina , Grande di


Spagna, e I. Principe di Ardore (a) e del Sa

(1) In quinl. refut. 9,


132 cit. dal I. Repert.
f. 953 a lor. art. Roccella Terra.
(2) Ab. Ezvpilly cit. Op. a c. 150.
(a) Nel Dizion. geogr. del Regno falsamente dice
si Ardore poco distante da Catanzaro: ne dista due
giornate i e dodici miglia da Gerace. In esso Ardore a

siar'ni lecito qui aggiuguer questa novella non inutile ,


nacque il di zS marzo 1737 , ove mor la sera de is
novembre 1783, mio cugino D. Nunziata Morando l
celebre losofo , giureconsulto ,

e calligrafo.

Fu egli

della stessa tempra di Cicerone, che riusc grandissimo


t oratore ,.e non poeta , i cui versi Giovenale chiam ri

denda pomata. Divenne l oracolo della Giurisprudenza


di tutta la provincia , e il pi valente interpetre de Di

syn
gro Romano Impero. Gio. Loreto marcli. di S

Giorgio di tal linea mor a tg maggio i816


Or nelle Ordinazioni e pandette impresse in
Polistina MDCCXII.
. le

nella stamperia barona-'

dalla p. ys a 80 in tre capitoli

si favella

de diritti, ossieno emolumenti spettanti al Ca

pitano , ed al Mastrodatti di Siderno nelle cau

gesti e del Codice del diritto romano , compastore del


la Colonia Arcade Locrese fondata l anno 1753 in Ge
race da quel luminare del nostro Capitolo D. France

sco Niccolai. Corresse ed illustr molti oscuri luoghi


dell Epistole ad Attico , e delle 0razioni di Cicerone.

Ma poich il tipografo napolitano Giuseppe Porcelli ,


cui furon trasmesse dal Morando le correzioni, non pro

segu la nobile sua impressione delle ciceroniane Opere,


quindi due sole emendazioni se ne veggiono in esse.
Una nella Rettorica ad Herenn. Lib. IV , c. V, p.
170 s e l altra nel III. Lib. cap. XXVI. De qic. dopo
la p. 650 del Il. volume. Cotesto luogo era riputato
inesplicabile da tutti glInterpetri; ma l egregio cugin
mio dice: Ego parvo motu , idest pnrenthesin interpun

ctionemque immutando, ei medicinam paro. Ove rap


portandosi e correggendosi il luogo corrotto , alle pri
me parole , Utile videbatur Ulissi , tronche da paren
tesi , felicemente congiugne le ultime del periodo , non
honestum consilium con altra parentesi a. questa.

271
se civili e criminali ec. Al cap. 25 , n. 15 si
dice: Per copia di processo , grana cinque
per ogni carta , qual deve contenere righi 25

per ogni ucciata , ed ogni rigo parti dieci


senza l emissillabe , ma giungendo l emissil
labe a tre , costituiscono parte.
Serie de Protopapi ed Arcipreti Sidernati.
18. All esposta serie de Dinasti di Siderno,

fo succeder quella de suoi Protopapi ovvero


Arcipreti , che io ho potuto nora rintracciare.

Spero cliella sar in appresso ben retticata ed.


emendata da migliori cure e diligenza altrui.

Ora pel nostro Siderno un sempre maggiore


argomento di sua antica origin greca l avere
avuto da principio tai Protopapi. Col qual ti
tolo tutti gli Arcipreti di quella geracese Dio
cesi , chavean parroclii a se soggetti, si ap

pellarono e si sottoscrissero. Ed. alcuni tuttavia


il conservano ne loro atti pubblici. Essi Proto

papi , oltre al Libro de morti della loro cu


ra,ne formavano un altro , onde registrare i

defunti de casali o villaggi a loro sottoposti:


i cui rettori chiedean licenza da quelli per
seppellire i trapassati nella lor cura o rettori-a.

a a
A7gli anni addietro mi si disse , che no al
1783 il sidernate _Protopapa , venendo richies
sto della licenza dal parroco del vicin casale
dAgnana per lo trasporto de cadaveri di sua
chiesa , gliela concedca ; e che ne tempi andati
talora giva vestito di cotta e stola insino allaCol
la , donde a vista d Agnana dava in segno di li
come la benedizione coll aspersorio, come se
si desse azione nel distante. Tanta era lagelo
sia giurisdizionale di lui! Con tale atto dine-

tavasi la spettanza del Protopapa di benedire


il cadavere , cui avrebb egli benedetto ove si
fosse trovato presente. All epoca predetta per
conto de continui tremuoti and in disuso co
tal richiesta. Conviene osservare , che dalla

Platea arcipretale di Siderno (1) fatta nel 1733


ricavasi, che nella contrada detta S. Francesco
0 Limina , vi era stato un casale cosi denomi

nato , in cui v erano ancora famiglie a tem


po mio, disse 1 arciprete Correale d allora. Que

sto villaggio dovette soggiacere , al pari di


Pazzilloni nell agro sidernate e di Agnana , al Pro

(1) A carte ni

273

ropapa suddetto , come di suo diritto e giuris


dizione. Ma esponiamone la serie.
I. Nel 1300 tanti-(a) il Dott. D. Antonio Sandi.
II. Nel 1550 D. Andrea Span da Mammola.

111. Nel 1556 n. Giambattista Polimeni: suo


porzionario D. Iacobello Petrosino.
IV. Nel 1 565 il Dott.Pietro Polimeni da Gerace.
V. Nel 1575 D. Giambatista Mangiavita da
Brancaleone a fi febbraio z D. Girolamo Seve

rino e D. Lorenzo Carpentieri cappellani.


VI. 1577 sino al d wg di novembre 1589
il Dott. D. Giovandomcnico de Rinaldis geracese ,
che

di carattere

autografo

da

febbraio

sino ,

a 29 ottobre 1578 si sottoscrisse protopapa et


cappellanus mottae Sideronis. D. Salvatore
vCapezza era pure cappellano.
v

VII. 1589 D. Niccola Calidoni-o parroco por


zionario della Chiesa matrice , secondoch Mon
sig. Pellicano mi signica.
I
VIII. 1598 il Dott. D. Alfonso Correale da Si
derno.
_

(a) Il rinvengo in delle memor'rucce domestiche del


gi mio zio D. Bruno, che avealo ricavalo da vecchie
schede ora inesistenti.
18

eqi

'

vIX. 1600 D. Giulio Alvro da Roccella.

X. 1615 il Dott.D. Gio. Leonardo Muratori da


Gerace.
XI. 1617 D. Lorenzo Politi z D. Giuseppe
Zappia suo 'porzionario.

XII. 1640 il Dott. D.Gio.Marcliese da Genova,


XIII. 165 z il Dott. D. Domenico Politi da Ria
ce. Costui nel 1651 era parroco della Nunziata , e
Vicario foraneo in Siderno, ed intervenne al Si
nodo Vicentini tenuto allora a Gei'ace.

XIV. 1664 il Dott. D. Andrea Prochilo da


Mrtone.
XV. 1701 il Dott. teologo D. Salvatore Nanni

da Roccella, gi parroco di S. Anastasia della


medesima.
XVI. 1718 il Dott. D. Francesco Correale da
Siderno. Fu Vicario generale sotto Mons. Diez.
XVII. 1760 il Dott. D. Vitantonio de Martinis

da Simmaro , volgarmente Zimmaro (a) , ove

(a) posto in diocesi di Squillace presso Catan


zero in Cal. ulteriore. Nel 933 fu preso da Saracini ,

e nel 934 fu ripreso da Cristiani. L editore del Meo


to. xll p. 478 , diccndolo Simeri , Semeri , Simario ,
Simmari , il ripone n ove era, dicono, lant. Sibari.

n 5

and a stabilirsi, essendone stato eletto Arcipreze.


XVIII. I 79: il Dott. D. Giovan Batista Correale

S. Croce da Siderno , Protonotario Apostolico,


trasferito dall Arcipretura di Mmmola.
XIX. 1801 il Dott. D. Michele M.a Bello da

Siderno, degnissimo discepolo di D. Antonio


Genovesi i e morto il di 9 (1 agosto del 1820.
XX. D. Giuseppe Albanese da Siderno, elet

to a di 5 dot'tobre dello stessanno 1820.


Prima di torre manum de tabula noto , che
dagli n gennaio 1579 sino alla ne 6. esso me
se il Rinalflis vedesi rmato Archipresbiter ec. y
Il
che vuolsi avvemire ,Vperciocch Monsig. Pel

licano m avvisa , che il nome s od il titolo di

Protopapa , dur in quella sua Diocesi di Gera


ce no al i575. Nel quale anno chiamavansi
soltanto in quelle carte con tal nome i Parrochi
di Bianco, Bovalino , Bruzzano , Careri e

Condeianm' , i quali poscia intitolaronsi Arci


preti. A buon conto parmi agevole il conchiu

._-_

Egli questo per un suo non lieve sbszglio geogra


cos
Sibari
era dimoltissimo
da detto
sito,
nella poich
Calabria
cileriore
veiso la focelungi
del fiume
lcrati
che sbocca nel golfo di Taranto.

virgu

276

demo, che quel Protopapa sidernate intanto sia


stato 1 ultimo della Diocesi a deporre l antico
titolo prot'opapale a in quanto che la sua greca

chiesa per avventura n era stata la pi antica e


la prima insignita.
Monumento greco del 20 marzo nom
1g. Mi auguro di far cosa grata agli ama
tori della istorica erudizione de tempi bassi
col qui inserire un greco Stromento con la sua
traduzione latina. Imperocch ricavansi da es
so , oltre a un Protopapa Niccol della catte
dral giracese , ed a un di lei Vescovo sconosciuto,
cio Costantino I. (dettosi Peccator, cui pon
go tra Niccol Doxopatrio e Basilio in quella se
rie dal Parl tessuta ) predecessore dell altro

orito nel mat e sottoscritto (a) Imperfectus , ri

(a) Questi , giusta il suo Biografo Monsig. Pasqua,


fu Vescovo di Gerace per un triennio dal 1234 in poi,
e per umilt si sottoscrisse Ego imperctus constanti
nus Locrensis Ecclesiae Episcopus. Erasi egli cosi r
male in un greco documento, con cui auctoritatem

consensumque praestitit, dio esso Pasqua, Gerasimo

'

m-vkm

um

afl
cavansi , io dico , talune belle notizie meritanti
una illustrazione, che benvolentieri ometto, essen
do aliena dall attual mio instituto. L original gre

ca Pergamena ovver cartapecora , tutta gllirigori o


intrecciature di linee presso me esistente , era stata
latinizzata dal P. Pecce Basiliano contraduttore

col P. Maestro nipote del

Abbate Saler

no , secondocli sta scritto nella versione istes


sa. Ma siccome questa non niva di piacer
mi, cosi ho amato meglio aggiugnere quella
del dotto Accademico Ercolanese D. Bartolom

meo Pessetti agli anni addietro eseguita per le


mie premure , che altrove cij ho menzionata.
Or non conviene tacere , che avendo San Gre
gorio vrI nel Sinodo romano del 1073 ordina

to, che fosse del solo Pontece di Roma il ti


tolo di Papa , il quale no al X. secolo della

Abbati S. Philippi, qui Monaslerium SS. Apostolorum

Petri et Pauli Guilielmo Heraciensium Principi con


donarat. Laddove il I. Costantino, suo uI. antecesso
re, avea fatta in diverso oggetto questa rma: Peccalor
constantinus Episcop. Hieracii subscripsi. Ne appariee
quindi non esser desso.

(1) Osservazioni cit. p, xLvuI , u. u.

278

Chiesa frovas dato a Vescovi quai Paldri dal


greco erimus pater; tuttavia nelle carte cala
bresi , come nella nostra Pergamena , vedesi il

titolo di Papa , in signicato di Cherico, scritto


armis coll accento circonesso a di'erenziarlo da

avemales coll accento grave dinotante il Papa i e


quel di Protopapa in vece di Arciprete o sia
di Parroco. Il coltissimo losofo ah. Genove

si (1) bene avvertito avca , che Papa fu ogni


padre , Parroco e vescovo , tacciando un Prete
semiteologo, da cui S. Girolamo fu proclamato
scismatico , per avere scritto, PAPA SANCTISSIME,

in un Principio di sua lettera a S. Agostino (a).


Quetossi il prete , quando 1m uom Placido gli
- disse, fratello . non chiami tu. Pap tuo padre ?
Il che avr ignorato un Vescovo allievo del Ge
novesi , perocch nel Decenni-o militare a sotto

il di 29 d Aprile del 1810, il cos detto Gran


vicario di Napoli fece rapporto al Ministro del
culto per la suppressione del Protopapato diGc

(i) Logica per gligiovaneui L. II. cap. II.


13 ,
e L. 1v. cap. v.
3.
(a) Non in una sola, ma nelle lettere 66 , 69 ,

il s 74 a asa 8.

__

a _...4

ntia
race , e ne ottenne l'intento colle appresso tre
bizzarre e spiritose ragioni.
n Il Protopapato (e dice) che vaca nella Cat- .
a
a
a

tedrale di Gerace , deve sopprimersi, secondo il


mio pensare, per tre ragioni. 1. Per levar via
dalla persona di un Sotto-Maestro di ceri

manie ., impercioccli tal l ufficio che da


quel Protopapa si esercita , un titolo cosi
cospicuo, e che non converrebbe bene se non

a:

esses

a S. Pietro o eh stato il primo Papa della


Chiesa. II. Chessendovi il Maestro di ceri
monic , non necessario il Sotto-Macstro ,
o almeno che abbia un titolo per lui ampol
loso , ed un insegna pi decorosa del Mac
stro islesso. III. Finalmente Percli Portando
la rendita di duc. dodici P anno , sarebbe spe

diente di assegnarsi gli stessi alla Parrocchia

povera
Citt allolra
, o della
Diocesi.
n pi
Mi
ricorda
, chedella
indarno
un vivente
scrit
tore sfolzossi di persuadere il dotto e illumina
to Ministro a conservare sitto antichissimo

Protopapato , di cui ne avea favellalo l erudi


tissi-mo sacerdote napolit. Genn. Grande ., e al reg
giano Canonico Morisani cij con bellissima ed

(i) Grancle , 0rig. de cognomi gentilizj P. lV ,

29, Moris. De Prolopapis etc. Neap. 1768.

280

appositissima Opera, non che il celebre maltese


Domenico Macrr'nel suo Hierolexicon alla v.

Protopapas : lIDPGIOCClI se ne volle la proget


tata abolizione.
Ma nondimeno poscia il voto universale chie

dendov la ripristinazione di tal oicio piuttosto,


che laeriezio residuo della veneranda antichit ,
Monsignor Pellicano, Vescovo di Gerace (1 ogni 10
de dignissimo , pel fervido amore di tai studi anti
quarj , quae nobiscum pernoctant , peregrinan

tur , rastieantur et nobiscum etiam episcopan


tur , come di se stesso potrebbe ragionevolmente
dire col ch. Cardinale e Vescovo di Brescia An

giolo quirini ; con savio accorgimento nel 1821


ripristino il Protopapato in quella sua normanni
ca Chiesa cattedrale , confe-rendolo a D. Nicco
la Prestinace. Dove nel Coro l insignito dico
tal greco titolo occupa l ultimo stallo inferiore
con mozzetta paonazza , simile a quella di noi
canonici , non gi pi decorosa della nostra ,

onde differisce perch ei portar non pu cano


nical rocchetto a ma soltanto semplice cotta. E

gli e l Arciprete del borgo maggiore di quella


Citt , facendo le funzioni di sottocerimonierek,

daccli il cerimonier maggiore collega nostro.


n-1

281

Il ieintegrato Protopapa degno d encomio per


aver quivi rimessa la Comuneria.
Or notar si vuole, che il sullodato Morisani
non ebbe contezza , che de soli Protopapati di
Gerace e di Castelvetere, quantunque avesser

gli avuti in quella Diocesi: Bianco , Bovalino ,


Bruzzano , carere , Condeianni i Gioiosa , Grot
teria , lloccellao e l nostro Siderno. Notisi pa
rimente coll ab. Grande , che no all et sua,

cide nel 1756,01tre a Gerace , cotal titolo pro


topapale trovavasi usato in Reggio a in oppido ,
Castellina , Palizzi, ed in altre Citt e Terre
da taluni Parrochi e canonici ; e che la Chiesa

di Lecce ebbe un tempo anch essa il Protopa


pato ., in cui essendo estinta questa dignit,

quella Mensa vescovile esige un diritto detto della


Protopapa. Nel Sinodo di Monsig. Diex de Aux

tenuto in Gerace addi 28 , e 29 di febbraio 1704 ,


e stampato a Messina lo stess anno , truovo a
cart. 87 un solo sottoscritto per Arciprete e Pro

topapa , cio quello Terrae Bobalim'. Noto


in ultimo, che Monsig. Cesare Rossi, il qua
le al 1750 da Montepeloso fu traslato in Ge
race , nella sua prima relazione ad sacra li
mina in parlando delle Chiese maggiori o sie

no plebane .di sua Diocesi per la soggezione

aen
de Parroehi alle, medesime , cosi spiegossi uco
me m avviso gentilmente Monsig. Pellicano z Ta

les sunt Archipresbyterales Ecclesiae casti-iive


teris , Blanci, Boccellae, Gioiosae, Cryptaeau
reae , Bobalini , quarum Archipresbyteri Pro
topapae nuncupantun Da questo io fo argo
mento, che sebbene il sidernate non intitola

vasi allora Protopapa , pur ne conservo gli anti


chi privilegio diritti sul piovano di Agnana , co
me

sopra vedemmo.

Ma prima di riferirsi la

Carta greca , si avverta che la firma vescovil di lei


con caratteri assai maiuscoli ed intrecciati, eu
stendesi per pi d un palmo da entrambi i

margini non senza nal cifra pi elevata e de.

pressa.

283
t Si-yvov xetfs Nmm'a ma Alsowdfe . . +

i Si'yvov Xszps AHwus 'yuvum; miri? . . q


4. i'yvov Bacozlteze un? oir'v . . +
Avaltuuuvouvot , non oznseouusvoz rais vipera

foug 1,8{009 non tiym-armis (I) ulmfovuoug, mi


ou'yulnpovuous, mi ire/paul aro'ioav 'xlnowi faret
Sviqrsp vineis oi owcorpco siy/lyzevypacluueiyoza oi roi o'i'yvu
fiiv rqiiccv , mi gowozcfw guufc'v

idioti; iisatim

xspci umwroyfavlowrss iwt-iuae (2) rai (3) Golosi,


uouoi'cos, mu biue-rauslirms (4), Bxmroisns fa
se mi aiyoiyuns, xai arowfds aiwt'yofeuusvou (5)
quam Bltov on (6) fn'svrpo'muuev aquis quis wu
otas uuwlteous incisus 101'} Mrixoue'va (7) uu- _

pi (8) Eonut'ou limum/ova terre nomao Diluir


qrov ,

un nsuoqiultuwx tiis Me'yoilt-qg Kuoltm;

lihmlmoiacsa miJIawrov Pcooivinrwa ma Ilwzr'w Keny

sowrvov , mi quis 106; (9) ulmpovuovs iariv


uui dzmdzixous 'rd riue'rsfov xaipaiotov simas , ma
ltonlvifos (lo) , aref xaouev (i I) suam-may ewrviv

m dvmroos ) fab

) co fa) co

duet-auditas ) (5) avmyopsupze'vou ) (6) Sulov

ft ) (7) oi'froixous'va) (8) xufia) (9) 1009) (IO)


koulvipws ) (n) ixo/xay

284
ogy Alfylow

Kocbolmv Ennmcww (13)

orafa;

mii Momajzminrov (1 o E'vrzouvrs arlsaos Is'foim,

ttv-fu (15) Kawsown'va, iv r (16) aram-puiemus


Koigns Ayzas Kupzoms fzrleos Aonfiaosa eis fa,
Evev pte/mis (17) aro-ramos m5 Korou , aro'wco ,
iis 16v ouvv , orlnoz'ov iilud-w rEov iiyopocsiv ,

arsfzpzgpsvov Se oii-may or yev Avorrols aia/facer


mBs ris A'yacs finitima/aug

ma i] cipue/vcra ,

ma Xcofoowc oyrriv z'cw o'yofocsrv' duro S Azoeos (18)

6 fpus, ioci ow A'fmfou (19) M309 6 amu


fors czoj.l noni xcefozqnov tiis Emlmoocs, noti vf
qrvw Iii; Aoiqwns- in se NTOV (21) xofdow Km,
Mfo' , mi roa xlou, mei vyulmzas. liiqu

pskoipysv (22) se Erg cuisu 116238 mi duras n


pww , sin (23) rvw ozmmgo ac'v oipafjdow (24) ,
xpoewx (25)1019101 rpzoinovmamci moroc Mcrss (26)
rifai; uw xszfcw ai; eis xefocs ac'v , diam naoi livel

(12) in rs ) (13) A'yzas Kafolms Ex

cir/j
nimius
pe'ws
) illa
) (18)
Mamapzcmw)
Aioecog )(15)
(19)iwfze)
A9111011)
(16)(20)
Gwvfwrs) (21) Nrou ) (22) mifai/sonat )

cum efte ) geo dyesiwav ) (25) xfv'cwqa )


(26) lacsenas ).

285

imum (27) svcwrzov fav vrorsz'awe'vcovpafrfmv ,

aaaoi-integer fzrfs iuis rsMaw (28) uui arknfsaroimv


wfvrfaaw toti Is'xew dies 16311103214 (29) xpaicpgov
simas uui sunama ara T'u min uui sis folis
ieegsig (3o) Xpvous , rem/u rsuvc'v , eis wocaow ai;
iouazow uui uufza'moo (31) erzrmpzmnsiva nati 35

cvrgew, wolev (32) xay/gaya inane/wm (33),


wpozv labi iimu/fateatu- uui am Gso; 1161.40;
totis zBous Sscwrms emensis/vetat ., ); ftri m'ipos
mi rvw eisdem sua vraf iudw izlnoaires (35) ,

un uoMouevoz (36), ii gmroazgbpsvoz mufti rwos 16v


ysrepcw zBcov, ii oi'yowrsrv (37), i ulnfovfwv,
i cuyximpbvopcov i rsfou rwos. me (38) arcte nou
fcd (39) fi xfvco (40) owocqw'sz ris SzeyoxMzv 65g,

ictus-au iuris 106 Euesv'csew jl uui StenSmiv (4:),


ma qroteiv ciis dvevbxM-rous dvrd mcntis afoadmou

gsrvoureruoci iSiow raea (42) In; araoibuev 1015.

(9.7) dvsnwr) (28) dixeram ) (29) 811141505)


(30) eqass ) (31) uufzfnm) (32) nekelvj
(33) o'w mibi-new ) tati wyomsrvj (35) ezmqzrss)
(36) ucokoyevoz) qbvij oiyowrmcw ) (38) Eia)
(39)
nisi du
mifai ) (4o) xfvcp) (41) EzsxSmsW )

286
guqbsySeszv , mi 3151131151,
uini uui 41326:
usrausliaw (44) vrawmspoos wezfalafaysv (45)
roa vrowelgsv,

yooyofpcsv mst'cu (46) ilucfw

oro/part wfi Soiivs (47) diis 16 Svilwv riuzua (48)


mii Buqrlo
, minoris1 uui 15263011; a mi esl
Tz'aaeis, iis earzigezrs (50) iv ffmrlqv uui uvrsp
wafaaicews rcw triticum uui gcooarotciw ctaufciv
gnuzofifjuz nfxa'is iv 166 (51) Secmorm: aug/nimie (52)

yopiauarcfw Kg, ais Se? mi; aipwms (53) reino


zz'ccv 'y'yfaocov' si ficti-re
cxufaw (55) aaifia
aw, petiolum (56) mi mwafawaleurov atim/sim
mi inutilem nrv, rupecav ey'yfaenv aufer-potum
arps iuis totis iivai-ripam 'y'ysyfapuevovs 'wnczug

duwlcpous , manibus 106 oifzr'xoas'vou (57) no.


{E (58) E'vqmpu'e Kowamie, fbrti Howrbw spiritum
wov, uui aueuoolam rsMeq/oms Kaolms

limul-acias mi nmrajiv I'ceowvnv , ma nomina livo

dan/ia
vrstfaodausv
(43)
) (49)
bzsubmziv
) (46)
amini
oiusicp
) ) (5o)
) ueracuelsiaw
consilium
306W: )) (51)

ma ) (52) numinis ) (53) ufvnw'z's ) (54) ii


robub (55) xupv) (56) eaiov ) (57) iieror
xoye've) (58) mifl/a

287
muvrvov , mi fa; 706; ulnpovpzoug a naui 8;.
36x01; nus pzxfz refno'ifcov ult-syon mi rore ao
fouiyou (59) toti rs'lou; ris liubolmis Emtlln

czas. _'vrsf non lineis oi misse yfwpgvres alprisl- .


qua: non svwurv rslsi'v ai; iv ti (60) oi'yzoc geo

Kaohwij finitimum vrp roil inserit-ros Xaofaqn's ,


mfi-bu noti 75: erellov , rov maii xfvov non

ma. aula-mii urmov XOJYI'IOV e'xaw loeb fnrsf


aiu-roi en fiiv (63) vrfoaslwj'wfoa
eamque/m
roy (65) Evrz'anovrov (66) mifzov Kcovarowvow (67) v
non yc milza agame aw-r fa Xafn'ov surmov

erras dabis 101}; aiuwoous 'woev (68) eqq/vestram


,u. evoug, Bui xzzf; Kaworowri'vou Szoinovou1 uui
arfmrovowps ris Me-ynilms Kacolms fruimur/usa
non" vrzrfom'is uni A'yza'mrs (69) magnam uufz'a

lem/buere vrscos regium v ,unw blxfn'qo, sino

615 (70) iv 'rsz nia e'va'mzov oizot'ycow ma


ozzovrwwv nafrfwv . . +

(59) awgone'vou ) (60) m ) (61) wyzo; )


loeb Ezxov ) (63) tou )
aryoBnaaSvrog )

(65) mancipia/armisy (66) E'mo'nvra) (67) nutu/eliam


Martin) (68) uivcosv)

Ayzaimra) (70) sluoatij).


l

288
f 0' tiu-telis Nmlows l'lfaafoarmrots fiis Ms'yaimg

Kaolms Eunmoas {tiptop easy-fila . +


i 0 esu-telis liar/arawtivos Ajzxzazoiuovos aaif
. zuf ervxov. +

al, o eurslws Gewfos lie-petis xai xotkrelo't


pro; (71) aat-prae +

i. Nmlaos Noraifws , antifles mii lefams


(72) utimur vre'yfoila laico (73) xezfi . +
qi o exi-telis efeiis Bacoi'lsios illuminat/as
E'udmog paifz'uf dorso/faida. +

i Alptocfrcolxds Kcovcrmvfvos Erazowos IEft'tme


iariv-forum

r.-- -_ .>._\ _
v_ea

-./".

(7x) xafralaifzor) opp Iefamus )(7 ab ma).

289

4. signum manus Nicetae atq. Alexandri . . +


4. Signum manus Annae uxoris ejus . . +

4. Signum Basilii flii ipsorum . . +


Recipimus , nobisque adjungimus nostros pro
prios, et dilectos heredes, et coheredes , ce
teramque omnem turbamg quoniam nos supea
rius inscripti , qui signa venerandarum et vi
talium Crucum propriis nostris manibus ad
notavimus

in hoc scripta sponte ,

et absque

retractutione , procul omni vi et necessitate


atque omni amato dolo , videlicet vendidimus

vobis germanis fratribus .. legitimis , liis de


mortui Domini Euphemii Canacii , Papae
Philippo , et Scevophjlaci Magnae catholicae
Ecclesiae et Papae ioanni , et Papae Con
stantino, et heredibus vestris, ac successori

bus nostrum fundumin totum , et in solidum,

quod quidem possidemus venditum de Sancta


catholica Ecclesia a Beatissmo Episcopo
civitatis Hieracii , Domino Constantino , et
in possessione Virginis S. Dominicae Civita

tis Locrensis , illic , unde magnus torre ns Culi,


superne , in clivo , prope dosl qui emptionem
facitis , circumscriptum autem hoc modo: ab
oriente quidem ager consitns piris silvestribus,
I9

ago
qui

est

Sanctae

lfcclesiae

sabuletumg et

praedia vestri ,i qui emptionem facitisg ab


occidente autem sepesg atque a septentrio
nibus saum in crucem conformatum , et
fundus Ecclesiae, atque fons Daphnes; a
meridie vero fundi Calabra , et Chili ,
et Synclesiae . Accepimus autem a vobis
etiam ipsius pretiums seu pactum

et con

ventum inter nos , aureos tarenos XXX. At


que his acceptis a nobis e manibus vestris in
manus nostras integris, et justi ponderis co
ram subnotatis testibus, fecimus venditionem

vobis perfectam et plenissimam , ut vos pos


sideatis dictum fundum in totum , et in soli
dum ex hoc et in posterum tempus , in Na
tos Natorum , in tota vestra potestate et do
minio occupandi , et possidendi , vendendi ,

donandi , permutandi , in dotem darzdi1 obli


gandig atque in quantum divina lex legitimis
possessoribus permittit ,

sic domini-um et po

testatem ipsius a nobis adepti nec prohi


bitionem , aut impedimentum patiamini ab a
liquo nostrorum propriorum sive dilectorum
vel heredum vel coheredum aut ab aliquo a

lio. Si autem unquam in praesenti , vel in


posterum exsistat aliquis , qui molestiam vo

.-r-"' se "". year-1

her Le:

avi-fai a;

vimm '-W;T_\V*-"._. a-u-rvwj-w-rrvvmw

.. ut - -.

agr
bis exhibeat , obnitemur, ut defendamus , et vin

dicemus atque tranquillos vosfaciamus a quavis


persona, sive aliena, sive familiari. quod si non
obnitamur , ut defendamus , et vindicemus ;

quin etiam ad consilii mutationem, et facti


retractationem conemur regredi , profitemur
proprio nostro ore reddere vobis dictum pre
tium in duplum, opera , expensas , atque me
liorationes ,

quas exhibueritis,

in triplum;

et ob violationem venerandarum , et vitalium


crucum multari in Regio Saccello numisma
tis xxxyI. ut aequum est infciantibus sua

chirographag aut hujus in solemni arrhabo


ne ,

ut rmo et inconcusso acquiescereg

permanere praesentem

et

scriptum venditionem

(factam) vobis superius inscriptis, germanisfra


tribus , legilimisliis demortui Domini Euphe
mii canacii , Papae Philippo , et Scevophylaci

Magnae catholicae Ecclesiae, et Papae joan


ni, et Papae constantino1 atque heredibusy
et

successoribus vestris

usque

ad terminos

saeculorum, atque hunc salutarem finem Ca


tholicae Ecclesiae. Proinde etiam vos lii .,
inscripti , germani fratres quotannis pendetis

Sanctae catholicae Eccle'siae pro dicto fun


do, sicut ego quoque pependiay stato tempore
v

agii
caccia duo. Et ego accepi chartam venditio
nis super lioc a dicto Beatissimo Episcopo
Domino Constantino ,

et ego rursum tradi

di ipsam chartam venditionis vobis germanis


fratribus superius inscriptis per manum Con
stantini Diaconi, atque Protonotarii Magnae
catholicae Ecclesiae , mandata sanctissimi

Episcopi Domini praenotati civitatis Hieracii,


Mense Martio , vigesimo (die) , Anno 6710.

coram gravibus et sotis idoneis testibus . . -|


4. Vilis Nicolaus Protopapas illagnae Ca
tholicae licelesiae testis subscripsi +
t Vilis constantinus Archidiaconus testis i
interfui +

i Vilis Theodorus sacerdosa et chartula


rius testis +

t Nicolaus Notarius , Ostiarius , et Hierati


cus testis subscripsi mea manu +

i Vilis Sacerdos Basilius Ecclesiae De


fensor testis subscripsi. +

4. Peccator constantinus Episcopus


Hieracii subscripsi.

I".

..

1-_'-=,___,,..___ ,_..._.._...'...f-.;'

293
Brievi noterelle sullo strumento.

r. Agrppido colla penultima breve dicesi a


Siderno cosi il frutto , come l albero del pero

selvatico , che pur denominano Peraggine ,


delle cui frutta in autunno si cibano ipoverel
li , e oggi dansi a Porci. Talch parmi proba
bile , che di tai frutta dell ospite suo dellan

tica Calabria Orazio , Ep. VIII. Lib. I. ,aves


se

cantato:

Haec porcis

hodie comedenda

relinques. 1 citati Basiliani traslatarono agrap

pidas , voce non intesa qui a Napoli.


2. Cartolario , o ca-rtofilacea dinota archivista.
3. Coccio alliomuova spiega il Du-Cange sili
qua , la quale , al dire di Santo Isidoro , era vi
gesima quarta pars solidi ab arboris semine
vocabulum tenens. Le silique di oro son nominate

negli Annali del Meo , Tom. xI. P. 390. I PP. Ba


siliani tradussero grana duo , che il nostro Pes
setti ben si avviso dir coccia duo uellaccura

ta versione. Il volgo sideruate pur tuttavia di


ce: due o tre coccia , per dinotare una parte

piccola di qualunque materia solida, come due


o 3 olive , z o 3 acini di uva , di frumento ,
di sale , ec.

. _,,

u -..-.e-.-..Ww--r--w-vv-1wb-m. Wc- u-MM

294
4. Cuto ignoto ume ovver torrente. Il pi
dotto degli Accademici della Crusca, il sommo
Muratori negli Annali al 1578 chiam il navi

gabilc Reno ume o torrente. Il che aggiugner


voi al disputato di sopra nelle facce 226 , e

neq contro alla insolenza di taluno indiligente


lessicografo. Or cute . . cosi abbreviato avendo
tradotto i citati monaci , per avventura nell o

riginale si dee legger Cutroto per Butroto, in


vece di Culo della traduzione. In vecchie car
te troviamo non dissimili abbreviature, cio ,
per esempio , Bonensis , comis , Nolherius in
luogo di liovonensisa Comitis, Notecherzus o
Notcherius. Il Buthrotus era . siccome altrove

mostrai , presso Locri o sia il Fanum , ovver


castrum S. cjriacae , qualmente nel 903
dell Era nostra si disse. Dodici anni dopo al
915 fu distrutta cotal Citt da Saracini.

Ivi

nelle falde d Esopis Strabonis in sul sabbio


ne, arenosa da lodati Basiliani, e sabuletum
tradotto dal Pessetti , esistettero le vestigia della

Cattedral Ciriacese sino ad un secol fa nella i


chiesetta di -S. Domenica , grecamente S . Ci
riaca , non lungi dalla Torre di Pagliapoli
ossia Palepoli. Veggasene la letterina ., che di

ressi nel 1803 al medesimo Sig. Pessetti, e che ri

295
produssi di bel nuovo lanno 1805 dietro allemie
Osservazioni al P. Meuccio indiritte , perch. si ve

desse il tenore di mia risposta al medesimo. Ora


nel greco Testo, dove dicesi eis vra evjev usum;

arma/sos rov Koufou , si potrebbe leggere et; ro


evssv ,uefos aram/mu rou Kovrou , cio nella parte
citeriore del ume , nel luogo superiore verso

la collina , da me creduta lEspi , di l dal


Butroto o Cutroto, e dalla Torre istessa. Nelle

adiacenze di lei in potestate pulchrae Virginis


giusta la Basiliana versione , od in possessione
Virginis giusta la Pessettina, fu la detta Cattedral
Ciriacese. me in vece di liac-ms , che Km ci

frato nelloriginale , vuolsi leggere Kuarfou;


dappoiche nel 1202 , epoca dello Strumento ,
non 11 esisteva tal Castrum S. Cyriacae.

Vuolsi per dal nqui disputato concliiuder


sempi-epift , che la odierna cattedra Geracina o
Geratina , come lappellarono i romani Ponte
fici Alessandro e Celestino III. nel XII. secolo,
non altrimenti l antica Locrese o Ciriacese

n per addizione; ne per sostituzione. N ri


guardar si deve una sola con quella di Lo
cri, e di S. Ciriaca; ne quindi siegue, che
i suoi Vescovi non formino, che una serie

eot Ciriacensi, se nel meriggio non vuole es

esse
ser cieco il P. Editore meano. Gliclho detto
con le sue corsive ultime parole nel tom. XI.

p. syn contro di me pro'erite. Costui, va


lex-mi di sue frasi, cui meliore luto nxit
praecordia Titan , e che con occhi di lince,
o delle civette di Atene penetri) la densa ca
ligine, veggendo ivi chiaro un ente di ragione,
volle battezzarlo a Vescovo di Gerace col nome
di Micio , bench nel monumento di cotal pre
teso personaggio non si fosse soggiunto g giu
sta il solito , il titolo e la dignita di lui.
Viva viva il hattezzatore , gridossi dagli a
manti delle favole, fuorch dallo scrivente ,

il quale nel vol. 111. degli ,Atti Pontauiani


ha scoperta ( praqscini ) ed evidentemente
rilevata cotal mostruosa chimera.

E qui siami

permesso di aggiug'nere , percento del primo


mio assunto locrese, allo stesso Meano Editore,
che continuer a perseverare nella medesima

opinione , nch non me la faccian mutare mi


gliori pruove , lumi e documenti storici, non
gi le medesime ciance e faloticherie sue ,
siccome a lui stesso scrissi n da aq febbraio

del 1805 nel

2. delle mie Osservazioni,re

sponsive alla terza sua lancia Vibrata accanitamen

te contra di me.

N ora per mia onoratezza

te _. 7.---

397
tacer deggio quattro degli otto gravi letterati e di
gloriosa memoria, che allor mi dissuasero a ri
spondergli , secondoche al medesimo accennai
ne
7. e 86. Eccoli: l Abate Alessio Pellic
cia, il Cav. Franc. Daniele, lAb. Francescan
tonio-Soria , ed il P. Antonio Vetrani , iquali ld
dio abbia nella sua gloria. Costoro ed i quattro vi

venti ben conosceano la pertinacia delll avversario;


che , impiastricciando le margini degli Annali
meani', e schiccherando delle prolisse Prefazio
ni, lasci per entro come lumaca il segno, ove
gli venne talento di punzeccliiarmi. A buon
conto egli , malgrado di tanti suoi sforzi , o a
dir meglio arzigogoli e cavilli, non ha per an
co solidamente confutata quella mia piccola lette
rnzza all illustre Accad. sign Pessetti , non che le
dette Osservazioni mie. Imperciocch questi para
logismi , ove si tratti di storia antica non si deo
no allegare , giovami ripetergli ci collipercri
tico immortal P. Meo, rinfacciante al Papebro
chio su questo , nel
19. delle Osservazioni
medesime citatogli. Uh quanto s

quanto jl senso singuima di lontano!


5. Sacellum o Saccellum della Carta il
sacculus , marsupium , thesaur'us: onde Sa
cellarius , Sacelli seu Fisci custos , il Tesoriere.

gh

nga
Dominico Sacello in vece di Regio Saccello
hassi ne cit. PP. traduttori z onde pare , che
la cennata multa non si dovesse pagare al sco;
ma bens alla cappella domenicale.
6. Scevolace. La custodia de Dittici a co
stui si appartenca.

7. Sjncletica tradussero idne Monaci ; Syn


clesia il Pessetti. Nel Testo dallo scrittore di
cesi: Km ovo/nim per ovq/ula , che signicano e
termina, 0 nisce la circoscrizione del fondo di
S. Domenica. In tal signicato si hanno delle
altre Carte de bassi tempi, che ommetto di al
legare con ulteriori osservazioucelle circa le

varianti delle due versioni , o interpetrazioni .,


perch la giunta non superi la derrata. Voglio
nondimeno avvertire I. che la detta espressione

dall erudito mio amico D. Giuseppe Genovesi


fu tradotta et concludit nella pag. 12 di sua
dotta Illustrazione d un greco Diploma di Ste

fano Catapano e Stratego , o sia militar sopran


tendente passcggiero a Stilo nel 1060; 11. che
nella data delllstrumento iBasiliani non tradus

sero 20 , bens 25 del mese , interpetrando


la cifra numerica per m, 25; 111. in ne che,
nella rma dell Arcidiacono Costantino , il
Pessetti aveainterpetrato woyfaom da principio ;
l

299 i
ma indi ripose tumor , bench niuno de soscritti
testimoni se ne fosse valuto di tal voce.

Stato attuale di Siderno.

20. Dopo aver toccato le cose antiche del


nostro Comune , fa di mestieri descriver lo stato
attuale del medesimo. Esso, come si ravvisa dal
l annessa sua Pianta, rappresenta un uomo gia
cente alla supina colle gambe allungate , e lar
gamente disgiunta la sinistra verso l Orien
te , rimanendo il suo capo vers Occidente. La
sua maggiore lunghezza si estende a mezzo mi
glio; e la larghezza nel corpo a passi 80. Ha
un orizzonte assai disteso ed ampio; 4 par

rocchie , di cui larcipretal ,Chiesa a tre navate,


sostenuta da bei pilastri di pietra , ed av
vene nella crociera uno pi magnico ed alto ;

i quai per altro voglion oggi ricoprire di stuc


co. Nel Coro vie un gran quadro , rappresentante
la B. V. della Consolazione, S. Niccol di Bari (a

(a) Certa cosa , che il sacro deposito o corpo di S.


Niccola era in Bari giunto da Mira citt della Licia n

300

suo antichissimo Padrone o Protettore . e S.


Giuseppe , di eccellente pittura fatto in Roma
nel legi , con cornice di oro
spese dell arciprete Prochilo. L
di marmo con gran balaustra, fu
politano Vincenzo rlirinchese nel

di zecchini , a
eltar maggiore
fattura del na
i775 . essen

do vacante l Arcipretura , pel prezzo di ducati

trecento sborsati dal Comune , bench un Ser


Ciappelletto a il cui nome taccio , al solito ne aves
se ingannato la Curia vescovile , alline di favo
rire altrui per conseguire un benefizio.

Le tre

altre parrocchie sono sotto il titolo della N un


ziata; di S. Maria dell Arco eretta nel 1600;
e di S. Caterina fondata al 1675, che fu tras
latata nella Chiesa del Rosario a di II del me
se d agosto tibi Di cui ne prese possesso
il ben degno parroco D. Bartolommeo Pelli con

dag di Maggio 1087. Vedine il P. di Meo nel llo 8.


p. 281 , n. 5.

I Veneziani adunque , che, giusta il

Muratori negli Annali, pretendono avere nel 1099 rin


venuto quel sacro corpo, ed inviatolo nella lor patria,

non hanno verun' sicuro testimonio antico. lii parmi pro


babile, che i Sidernati ne adottassero il culto n dal

I secolo xl , e il patrocinio ancora.

Son
immenso giubilo de suoi parrocchiani , per
tal traslazione.

Sonovi tre altre Chiese ov

ver pubbliche cappelle ,

cio quella della Ma

donna della Piet, fondata da Alfonso Cic

cia nel 1669 , di cui la mia famiglia una


delle compadrone. Tal cappella posta nel ri

cinto parrocchiale di S. M. dellArco; e le al


tre due in quel della Chiesa arcipretale unite alle
case de signori Falletti di Simone i e de fra
telli Correale di Girolamo. Vi ha due Congre
gazioni laicali . ossieno confraternite col titolo del
la Madonna della Purita1 e di S. Carlo o del
Purgatorio, la quale divise in due. 1 abate Sac
co nel suo Dizionario geografico-istorico, ove

le disse d , aggiungendone la inesistente col ti


tolo del Santissimo. Nel memorando e terribile
periodo de tremuoti del 1783 fu danneggiato

questo bel paese in alcuni palagi e case; ed il


celebre domenica-no Convento quasi tutto ven
ne demolito. Ne rimasero allora pure abbattute

le Chiese di San Lionardo, di San Sebastiano,


di San Francesco da Paola, di San Francesco Sa
verio, e di S. Lucia , ch erano ne quattro lati

del Comune , e non mai pi riedificaronsi.

302

Sue frane , fontane e strade.

21. Il suo sito pi elevato ossia il cigiione ,


che dall amaseno geografo , dove parl di Locri e
di Pozzuoli, si disse oofzs , vedesi smottato e
franato , ovver rovinato a mezzogiorno ed a setten

trione , nella cos detta Timpa 1) da doppia frana


poco distante , ivi detta falesa forse dal franzese

falaise (a). Ora essendo sindaco Giulio Lemrno


gliuol di Ettore, e nipote del Dottor sico Sci
pione si fecero, nell anno 1696 , poco lungi
dall abitato le due fontane pubbliche di fabbri

ca per l acqua potabile. Tre anni prima nel 1693


sotto il sindacato del Dott. Floriano Calautti fecesi
la bella gran porta della Chiesa maggiore; il suo

(1) V. la Pianta di Siderno yib con pochi puntini.


(a) Falesa dicesi in Siderno la supercie della
terra , che per l acque piovane penetranti si muove
dal suo sito , e scorre al basso. In Lombardia , con fa
miliare antichissima voce si chiama Laviua , di cui 5.
Girolamo , S. Isidoro , Paolo Diacono ed altri. ue fanno
menzione , per attestato del Muratori nella Diss. xxxul,
che confessa non aver trovato come si chiami in T0.

scana questa scappata di terra. Frana. cred. in.

303
nobil Campanile non si fece che nel tyri quande
ra sindaco il Dottor Domenico Correale. Le stra

de interne son lastricato di pietre , ossieno la


stre non poste di piatto, ma perpendicolarmen
te di taglio, o punta con della calcina. Cosicclie
son mirabili, solide, e d una struttura insolita
i in altre citt e paesi, siccome di sopra a c. nan
il P. Caracciolo ha osservato, parendo di recente

fatte. Furon circa il 1690_ formate per opera del


compatriotto Dott.Gaetano Falletti, il quale era ca
pitano del cos detto Battaglione a piedi, e glio di
Simone uomo valente in diritto , come scorgesi
da talune sue Opere , e spezialmente da un
voluminoso Repertor'um iuris esistenti presso i
suoi eredi. Costui si appartenne alla famiglia del
ch. giureconsulto Martonese, non gi di Srotteriaj

Marchese Diacinto Falletti , patrizio di Reggio ,


Cav. del realOrdine savoiardo de SS. Mauri

zio e Lazzaro , regio Consigliere a latere , Reg


gente della real Cancelleria del Regno , Duca

di Cannalonga , e signore d altri paesi, Sicig


niani scilicet , S. gregorii , S. Halicandri ,
Zoppinii , Galli etc. Cosi scrisse il dotto suo
compatriota cam Parl (I) ssante il natal del

(1) Parlaus , Vitae Episcopp. Hierac. p. sim

304
Falletti al di 20 settembre 1661 , e la morte
a di 13 Giugno 1712. Fu seppellito in questa
Chiesa di S. Agnello, siccome il P. Nardi an
che lasci scritto (1) che gli compose un tetra
stico , ma con errore il disse morto an. 1722.
mense Maio. Coteste, ed altre biograche noti
zie del Falletti, mancano presso chi scaraboc
chionne un articolo
Suo mirabile orizzonte.

nm Il Sole dacch nasce insino al tramonta


re

si

scorge

sull orizzonte

di

Siderno span

deme i beneci raggi. Non avvi nel suo ter


ritorio , 0 all intorno veruna borra oluogo pan
tanoso, dove si raunino acque e stagnino, e
rendano l aria incostante e nociva, 0 malsana
0 puzzolente o lorda. E per quell aere da
per tutto dolce , sereno , puro , vitale , lieto
e salubre: onde nasce la longeva et e vita seco
lare de Sidernati , rilevata dal summenzionate

(1) Nardi, Carmin. Spccimen p. uiti edit. 1769.


(a) Giustiniani , Scrit. legali to. 2 p. 6.

305

P. Caracciolo. Di tai giornalieri esempli- di com


patriotti macrobj potrebbesi far lunga lista, e
qualcuno se ne accenn nel Monitore napolita
no (I) in persona del contadino per nome Fran
cesco Crapino, morto a'settembre 1810 nell et
di centosette anni z nella quale , malgrado idi
sagi del suo stato, conserv intero 1 udito , la
vista
tutti centenaria
i denti. Adue
tempi
nostri oltrepassaron
quivi elavet
D. Lionardi
Gutt-, zio
e nipote, luno parroco della Nunziata, e lal
tro speziale. A quali aggiungo un uomo , che
per la somma religione , la fermezza di ani
mo , e le tante altre sue lodevoli doti e sode
virt , si renduto pur troppo benemerito del
la Patria , cio il gi mio paterno zio D. Bru

no. Questi nato il di 6 (a) di luglio del 1718 , in

(1) Num.
iy ottobre 1810.
(a) A scanso di perdita vol qui lrascriverne il do
cumento: fidem facio ego subscriptus Archipr. Terme
Sideronis perquisitionenl fecisse in libris baptizatomm

huius Matricis Ecclesiae Archipr. penes me sistentibusa ei


inter alias particnlas invenisse sequentes , videlicel:
n-Anno Domini 1718 die 8 mensis Iulij -- Ego subscri
n ptus baptizavi infantem natum die 6 huius ex Honu
20

306
continui esercizj di piet pass celibe della pre
sente vita , e sano di mente e di corpo in et
quasi secolare , vale a dire d anni 98 e giorni
60
Quam
addcarus
4 delcunctis
mese di
fuerit
settembre
,' moerore
de11816
funeris

iudicatum est, per esprimermi vcon Cicerone


in morte di P. Scipione. Fu sempre insigne fi

lopatro e filantropo. Sit tibi terra levis.

frio Macri , et Anna Romano coniugibus. Cui fuit im


positum nomen Bruno , Honufrius; Patrinus fuit U.

s vs s svs iuz

I. D. D. Honufrius Falletti , et in fidem, cet. Die,


et anno ut supra. Franciscus Correale Archipresbyter -

Datum Siderni hac die 26 Septemb. 174g. -- Ego


U. I. D. Abb. Franciscus Correale Archipr. Sidern
nis fidem facio ut supra. -- Id pariter testor ego sub
scriptus Brunonem Macri enunciatum supra , tempore

paschali currentis anni panem Angclorum manducas'


se in hacpraedicla mea Ecclesia Matrice Sideronis , et
usque ad pracsenlem diem semper recte vixisse sine
scandalo; imo modeste exercuisse Chirurgiam, iuxta

suam professionem; et in dem, cet. Datum Sider


ni hac die S mensis Octobiis 1749. -- Ego qui supra
Archipresbyter Franciscus Correale.

cij V. il Giornale delle due Sic. n. 225 s Nap.


20 settembre 1816 , il Can. Arcip. Corrado nell Oraz.

fun. Nap. 181']. 8. presso il Sangiacomo, ell Regio


Istoriogr. Grossi nella Biogr. degli uomini illust. vol.:x.

307
Omnia tecum una pcrierunt gaudia nostra ,
quae tuus in vita dulcis alebat amor (1).
Per seguir poi a ragionar di Siderno , da que

sto scendesi al vicin mare per una strada mastra lar


ga ed agevole (2) per cui le carrozze ed i calessi vi
potrebber comodissimamente camminare , siccome

fanno le carrette ed i carri , ed una volta le letti

che. A tai vantaggi della popolazione vuolsi e


ziandio aggiugnere , cha ella ha in tre bei siti cir
costanti un prospetto sorprendente e maraviglio'

so del ridente suo territorio e del mare. Siil'at


te posizioni meridionali ed occidentali, oltre al
le colline digradate e disposte con vaga simme

tria , rappresentano agli occhi de riguardanti


un bel teatro. Certi mercatanti di olio genovesi in
quelle vi ravvisarono la Riviera bellissima di lo
ro patria. ll mar-etsi osserva per lo tratto lunghissimo dal golfo diRoccella quasi no aquel i

di Bruzzano gi epizefirio. E da questo lato,


ritornando a destra in dietro con lo sguardo ,
estendesi questo per altrettanto spazio pecomu

(1) Catull. LXVII , 95.


(a) V. la citata Pianta nella lett. A
k

308
ni (a) Bianco, Bovalino , Ardore ed altri op
posti alleminente Girace; e per le montagne
di Cnolo e di Mammola e di Grotteria e di
Gioiosa col resto del costei ameno territorio,
connante collamsio o di Roccella. rlialche ,

a parlar breve, chi perviene in uno de cenna


ti tre siti ameni , detti Calvario , Campanella
e Perrone o Sarycrancesco , giammai non si
sazia di respirare un aria cotanto salubre , che
in un momento ristora le abbattute forze, eral

legra l illangnidito spirito con tal gaia e mirabile


prospettiva si marittima , si campestre , si
montana , che apresi innanzi agli occhi. In
quest ultima eminenza , superiore al prospetto
sidernate, e prossima a due miei poderi, am

mirasi un picciol boschetto e albereto 'il pi


ameno del Mondo; e gi io

Sento l odor da iungi el fresco e l aura


De dolci rami, ov io lasciai me stesso.

(a) Ne Registri delle nap. lauree vi . Aaguslinus de


Franco Calaber de terra Blanci C. U. frater Marcelli
de Franco Ep. Bouonensis Art. et Med. doct. fuit

r publice VI. Kal. Julij 1586.

309

Strada rotabile del molino.

23. Poich ho detto della principale strada ,


che , attraversando quella grecamente chiamata
del Dromo , conduce alla maremma ; ora
da dire dun altra , che volgarmente appellano

Maori pel promotor di essa. questa, condu


cente a Girace, nel lato occidentale di Siderno
indicata nella sua Pianta con doppia lunga se
rie di puntini (lettera D
La medesima, inseli
ciata, rotabile, e ben battuta, estendesi in lun
ghezza canne 358 , o sieno palmi napolitani
2864 ; ed in larghezza circa dodici palmi,co
me ritraggo da legal documento del sindaco
dottor fisico Vincenzio Antico in data ne apri
le del corrente anno 1824, che in istruisce sulla to
tale spesa di ducati cinquantasette , e di-grana
trentuno, tranne l opera gratuita di manovali e
vetture. Si pagaron cio a mastri selciatori in tut

to ducati 48 , e 31 grano; per fi salme di calcina


carlini go ; e per indennizzare alcuni proprietari
ducati sei, essendosi a forza di picconi spiana
to un tratto di centodieci palmi.
Or tal vantaggiosa ed utile strada incomin
cia da Larone; passa per la Colla in terreno
marnoso e straripevole ; per altro luogo con gre

310
co vocabolo detto Molocha, ed arriva sino
a Lacchi, vicino quasi al ume Novito. I'Iassi
a sapere, che nelle piogge (1 autunno e di ver
no i viandanti , sia appiedi o a cavallo,passan

do per essa sdrucciolavan sempre . e taluni ne


rimaneano , come il volgo dice , infalaccati ,
ch quanto dire tenacemente inssi nella fan

ghiglia marnosa con ambe le piote , ovver piante


de piedi ;

attalch non senza grave diliicolt

ed aiuto di pi persone se ne potean distacca


re. Pervenuto col nella Patria D. Saverio mio
fratello il di 5 di giugno dell anno lszs1 pen
so di ovviare a tale inconveniente. Quindi lo e
spose allo zelante sig. Sottintendente di Gerace
Balsamo , perch desse ordine per la costruzione
duna tale strada. Costui, prestando volentieri
le orecchie al pubblico bene a con sua lettera de 3
dell appresso luglio volle scerne aDeputato esso
ill Saverio , incaricandolo di occuparsene con
seriet; e delegare nella sua assenza il no

stro comun fratello D. Carlo , scrivendo colla


stessa data al Sindaco per riconoscerli in que
sta qualit. Or postosi mano al lavoro, i com
patrioti furono intenti a esso, gareggiando tutti,
massimamente la poveraglia. In men di due

mesi , cio nel di 30 d'agosto, con replicati evviva

.
3r'r
sonori , ed acclamazioni universali di giubilo stra
ordinariojterminossi la rotabile strada necessarissi
ma perch conducente al mulino, che nelle suddet
te stagioni era di malagevole accesso per gl indi
cati motivi. Se ne aumentaron gli applausi, quando

il deputato Macri , di consenso del Sindaco e del


Decnrionato , fece stare allissa nella porta maggio
re della Chiesa madre la distinta nota del (la
naio economicamente speso. Imperciocch prima
per appalto erasi stabilito limporto di ducati
secento a tale oggetto.
0nciario Macr e sua origine.

ei Niuno finora, almen ch'io sappia, ci ha


data 1 istoria del I. nostro Onciario, o Catasto , 0v
ver censimento de beni. Sar dunquepregio
dell Opera , in benemerenza pure del soprallo

dato (1) nostro antenato Messer Baldassar Ma


cr, altrimenti bellino (a) certo cos detto perle

(1) A carte 16,


lo del Lib. I.
(a) Nello stesso secolo del Macri l Ariosto, Can.
xxI. st. 36 , appell un Barone Morando il bello. il
soprannome di Bellino il veggio , a q di settembre del

l jn

J..- _....

._._

t
le

3x2
sue belle qualit di corpo, il qui investigarne la
origine ed introduzione. Fin dal 1765 il Cav.
Vargas Macciucca (I) in riferendo una Carta
greca dell anno del Mondo 6617 , o sia di
Cristo uogj presentata al Re Ruggieri da Si

celsio eletto Vescovo di Squillaci per la con

1578 , uell origina] Libro de matrimonj sidernati , ovc


truovasi a testimonio il magnico Sig. Giovampietro Lui
gi Bellino Macrl. Fors era questi dello stesso stipite
Baldassarino. lslell1 Indice alfabetico Novae numerationis
Terme Sideronis 1595 di 22 nomi, che less1 io sepa
ratamente da essa numerazione, senza poterla rinvenire

nel nostro generale Arehivio,evvi Baldaxar Macrl' al.


belljno,cos1,n.35o. Forse sar desso il Sindaco suddetto di
qag od Bo anni, che in eta giovane fea l Onciario nel
1557. Per ultimo noto trovarsi cotai soprannomi nell 311.,

tichissma famiglia Caracciola , di cui oltre all1 essersi


talun detto Rosso , Pisquizio , carra/as altri furon de

nominati Polledri, Panelle , Pecore , Marvizze , Spio


ni , Politi , Secchi, Bianchi, con altri orridi nomi
riferiti dal Borrelli; ma ignoti al Muratori, che oggi
di svegliano , a valerr'ni delle costui parole nella Diss.
lii , o riso , o ammirazione in chi gli ascolta, ma che

placidamente una volta doveano esser udili. Veggasene il


P. Borrelli nel Vintlez' neap. noliill't. p. se et seg.

(I) Esame delle vantate carte e diplomi di S. ste


fano del Bosco , p. sed in Napoli.

, g

wwzwjayp-wm-wrh

313
ferma (1 un privilegio della sua Chiesa di Roc
cella (a); bene avvisossi , che in quell epoca
normanna vi ebbe il Registro o Catasto di tut

to il Regno. Imperciocch esso Re sin dal I xis


dopo la scisma volle per la prima volta pub
blicare l ordine , che se gli dovessero presen
tare tutti i privilegj de suoi Vassalli per con

fermargli.

Costoro cos laici com ecclesiastici ,

cheran possessori di regaliea

furon tenuti di

esibire le rispettive lor concessioni.


Quindi con la Costituzione Scire volumus (b)

il medesimo SOVranO (I) ordin , che tutto il

(a) Oggi dicesi ila Roccelletta. AllUghelli , al Meo


ed al Meuccio stato ignoto il dtto Sicelsio.
(b) Di essa non abbiamo oggidi che il sol lit. l.

riferito in quella di gi altri titoli tralle Costituzioni im

presse da Sisto Biessinger sub optimo Rege Ferdinando


Neapoli non. Augusti MccccLxxv col Datum solemn
consistorio Meljiensiy anno Domin. incarnationis'mil'
lesimo ducentesimo trigesimo primo alias trigesimo se
cundo mense Augusti indictionis quartae etc. Coteslan
no nat o 1232 indica quello di Federigo Il, non gia

di lluggiero , cui taluno malamente attribuisce la stessa


Costituz. cha la prima e l ultima di esse.

cij Nella celebre G. L. ediz. napolitana del 1786


a can 162.

sui
Reame di qu e di l dal Faro si fosse palmo
per palmo allibrato. Demaniale della Corona ,
comune delle Universit , feudale , burgensatico,
beni di Chiese, e di Luoghi religiosi, persone
nobili, ignobili, eccetera; tutto partitamente volle,
che si fosse messo a registro
Ma nella cou
giura della Nobilt contro Guglielmo II. furon
saccheggiati ed imLolati tai libri, o registri di
rivelamento dassai maggior contenenza , che i
presenti nostri qanternioni. Imperocche conte
neano, per osservazione del Pecchia , lintere

tavole censuali, o Breviariam totius Regni, cio


il Catasto di tutte le universit colla discussio
ne del loro stato , i quaderni di tutte le feu

dali concessioni, e l cedolario di tutti i pesi


scali si de luoghi demaniali, si de baronali.
Continuazione.

ei ora ne capitoli 0 capitolari di Carlo il.

d Anglo si ordina , che annualmente nelle ca


lende di maggio in singulis civitatibusa

cio

in ogni comune od universit (2) , facciasi lap

(i) Pecchia , Storia civ. epolit. to. il. p. 180 e 181.


(2) De Sariis , Cod. delle LL. del Reg. L. V , lit. I.

315

prezzo dc beni e facolt de cittadini, termi


nandosi per tutto agosto. Il Re Roberto add y
d agosto 1338 prescrisse lo stesso z lo che po
scia dal Re Ferdinando I. a tg di novembre

dell anno 1467 venn eziandio ordinato con la


I. prammatica Ut iniusta (I). lnerendo adun
que a tai sovrani statuti, e sovrattutto a cote

sta prammatica il nostro nobil Sindaco Macri


fece alla met di novembre del 1557 , che
quanto dire dopo Centodieci anni , il suo Libro

de lo apprezid seu Vnzaro de la Motta de


Sideronj in lo (a) presenti anno, ec. Cos nel
proprio dialetto comunale e familiare d allora.
di facce 41 rmato in ne

da Gio. Bat

(1) Tit. xII. de appretio seu bonor. aeslimal.


(a) Circa 1 origine 1] anteporre gli articoli a no
mi , veggas la Dissertazione del Murat. xxil, p. m. 102 e

segg.Dove a carl. md dice , non poter noi mostrare di


che tempo i detti articoli 5 introdussero nella lingua ila
liana, riferendo trovarsi nel diploma di Carlo M. dellauno
808 in la Viggiola. All era di Federico Il. un eremita
calabrese gli usava, dicendo nel suo idioma cosentino:

lu Patre , la Fillu , lu Spi/ila Santa , siccome ci narra


Riccardo da S.

'Barrio p. n.1.

Germano riferito anche dallAccli sul

316

Carafa,

cha era il dinasta 0 feudatario.

Esso i

i: un insigne documento contenente belle ed


utili notizie , tanto per le antichit di quelle fa
miglie , quanto per le loro possidenze. Vuolsi
osservare , che, nella tassa debeui edelle per
sone sidernatia fassi uso di ducati, tar , gra
na e cavalli ovver calli ;

ma nelle somme di

ogni tassato veggionsi adoperate le once , i da

cati e i tar, ec. Il totale dello stessOnciario,


cui volli partitamente sommare , ascende in on

ce 404 e grana 18. Si osservi ezlandioche lon


cia d enim importava ducati sei ,

o sieno 60

carlini , che i Siciliani dicono fio tari. Onde


I Onciario

detto. importava ducati 2424. 18.

In oggipagansi quivi annualmente per la fon


diaria ducati 3922. 6; pel regio sale e i diritti
riservati 2860 ducati. La spesa dello stato discus
50 nella somma di ducati ottocento , oltre la
carta bollata e le spese di registro. In conse
guenza sembra una maraviglia , come quel Co
mune , composto di 4500 anime con un territo
rio non tanto vasto, possa vivere. E per fa di

mestieri indubitatamente inferire , esser quegli


abitanti una gente molto industriosa , economi

ca , tollerante del lavoro a oltre all essere one


sta, altrimenti avrebbe dovuto succumbere. Im

371

perciocch poca la rendita , con cui sostiene


tai pesi. Che parsimonia dunque , che industria,
che fatiche non deonsi durare, a n di sosten
tarsi con picciola rendita una popolazione cotan
to numerosa l E ancorch essa non possa dirsi
ricca , almeno delle pi comode di tutto quel
distretto , essendo quasi tutta addetta allagri

cultura, anche gli uomini di lettere e laureati,


di cui ne abbonda: talchea

coltivandosi ancor

bene le scienze e le arti, non porta veruna


invidia a paesi limitrofi. La pastorizia per ap

pena e nota , non soffrendo il clima e la cul


tura agraria molti animali lanuti.

Antiche famiglie dellOnciario.


26. Or non da tralasciare , che le famiglie
accatastate in esso Libro , cui ho anch io nu
merato , sono 186. Vennero l ecclesiastiche pers I
sone omesse. Delle non possidenti ve n ebbe
peravventura non minor numero di quelle. Vuol.
si notare , che i. vecchi ed i nobili non paga

van nulla per la loro persona soltanto, 0 sia


per lo testatico; dimanierach in tal l'incontro
veggio scritto : la sua persona nobile, ovvero
vecchio con degli zeri appresso.

In altrui tas

sis
sata la personale per 4, 6 , o g ducati.
Eccone un esempio a cart. 25 tergo: inisse-r
Baldissarro Macrj aliasbellino nobile o. o. o.

Tenj ad Merta ( oggidl Mert e


Marta) in duj partiti tre salme
diterra. . . . . . . . 4.4.0

-- alla piusa (oggi Chiusa) due al


-i --

tl'esalme . . . . . . . 3.
in detto loco tanti celsi , valino
(vagliono). . . . . . .
in detto loco 800. viti . . . I.
ad trepocasteni una salma di terra I.
in detto loco 12. pedi dollivj'
(dulivi)

- uno balduino (baldino o asino)

1.0
o. o
3. o
3. o

o. 3.0

I. 3.

3. o. 0. o
-

Siccome non era ivi nell'a Patria invalso al


lora l accento , cosi sempre si scrisse Macrj
in vece di Macr, e alle volte Jlfac. con cifra
nota, usandosi con cattiva ortograa l lungo,

che l uso ha introdotto porre , dove andereb


bero posti due ii, secondo il Vocab. della Cru

sca (I) cio in ne delle voci, e non mai nel


(1) Nella lett. I.

XI.

319'

mezzo di esse, bencb ad esempio del P. Bar


toli si fosse introdotto daglltaliani. Piusa di
esso Macrl vale Chiusa , volgarmente pur dicen

dosi col piave per chiave a foggia del volgo


napolitano , che credon toscaneggiare. Questa
Chiusa uno de miei fondi patrimoniali anti
cliissimo di Casa mia.

Or quattro soli personaggi nobili 1 Onciario


stesso ci esibisce , cio: Illisser Vicenza Ma

cri; Misser Salvat. Pedulla (Pedull) ; Mis


ser Baldssarro llfacri al. bellino;

Cesare

Chalautti. Merita osservazione , che le famiglie


Mani in quello tassate , sono in tutto venticin

qucv cio il maggior numero z impercioccli


delle altre non ve n'erano ,

che li , o 5. In

oggi ivi a Siderno, compresa la mia Casa , vi


ha 19 famiglie Macrl , di cui una sola m ap

partiene , vale a dire 1 unica nipote del gi


D. Giuseppantonio Macrl, medico de pi illustri
per la sua benecenza , dottrina a esemplarit ,
piet e illibatezza di costumi veramente angeli
ci, cha era per cosi dire adorato da tutti. Mo
rissi di podagra il di 2 ottobre 1798 d an

ni 68. Ma torniam pure al proposito Primiero.


Agazio Macri il primo dell Onciario tassato
per 2. 2. 3. 10; ed il penultimo Zlfisser P

320

risi (a) Macri ha la tassa di 3. 5. 4. o.

Il

maggior tassato in once 11. 1. 2. o, {llbi


rico Curdi o Curdi, indi Misser Vicenza Carria
li in 1o. 1. o. 0. Un altro solo Curriali vedesi
per nome Alfonso , eh e tassato: 2. 5. 1. to.
unitamente a 6 ducati per la sua persona. Co

stui per due tomolate o moggi di terra ad


Sachia, ora Suca, pagava due tari. Il nome
di Curiale, dinotante appo i Romani una per
sona dellistessa Curia , o sia ottina o quartie
re, nel V. e nel VI. secolo dinot Decarione.
Ma ne tempi de Normanni , quando comincia
rono ad essere in voga i cognomi gentilizj mo

demi , questo nome Curiale dinotava pubblico


notaio, siccome con solenni ripruove etestirno
nianze ha dimostro il Maestro di coloro , che
sanno in tai materie il ch. Abate Grande (1) ,

conchiudendo esser quindi rimasto per cognome


delle famiglie Curiali, Coriali, Curriale e
Curiale in tanti luoghi di questo Regno.

(a) Nel Vocab. della Crusca

Aringa citasi Gui

do Giudice dalle Colonne di Messina , che anche scris


se Prisi in vece di Paris, ovver Paride.

(1) Cit. Par. IV. n. 30. p. not.

W- 1

mmuwu.nua

<7 r:

321

Ma tornando al proposito mio , dico , che nel


lOnciario non evvi il titolo di Don , che da

vasi soltanto agli Ecclesiastici, come di sopra


cennai
Vi per quello di Magnyico, e
di Missere o Messere, il quale ultimo dinota
va Nobile , dandosi da principio a Cavalieri,
Preti , Papi, Imperatori e Re grandi, per at
testato di chiarissimo Autore (2). Cotal costume

dur eziandio in Napoli per tutto il tempo


de Re Francesi, e per molti anni degli Arago

nesi. Giusta il Gigli (3), Missere dissero e di


cono , dopo S. Caterina,i suoi Sanesi', ell/fab
sere i Fiorentini. Vale, ei dice, quanto il Mon

siew' de Francesi, ed preso o dal proven


zale , o veramente composto da mio Sire, che
Sere allora dicevasi. Questo titolo signorile si
dava all et di essa S. Vergine non solo a pi
alti Personaggi , ma all istesso DIO , diceu

dosi Misser Domeneddio. Talora al Missere

(1) A carte 19. V. il celebre Cancellieri, Lettera aop.


I origine delle parole Dominus, Domnus , e Don, che

mal darsi ai Sacerdoti, ec. p. 61. Roma 1808.


(2) Ammirati , Fam. nob. nap. P. I , p. 25.

(3) Vocab. Cateriniano fog. 81.

a
21

04 una-w

san
aggiugneano altri titoli d onoranze a Santi del
Paradiso, dando loro Feudi e Baronie , come :
Barone Jllisser S. Antonio; Barone S. Iacopo

Apostolo.

Cotesto Barone per ,

a detta del

Gigli , vuol credersi in senso di uomo da be


ne

Or venendo al Misserato sidernate av

verto , che questo al tempo del nobil nostro


Macri non esentava punto dal pagare il testa
tico. Apprendo ci dal fatto de citati Miss. Pa
ride Macri , e Miss. Vincenzo Corriali , chen
trambi ne pagavan ducati sei;

come pure da

quello de Misseri Argiro (indi Argir) e Pol


lieni oggidi spenti cognomi, che ancora corri

spondeano altrettante somme per le lor persone


0 teste. Nellignorarne io la cagione, dico per
conghiettura che tutti e quattro tai soggetti non
{osser veri nobili antichi , mentre lasciar non
si dee d investigar l origine d altro sidernate
cognome.

(b) Dclrivalo dallo spagnuolo Varon , o dal latino


Bara , ovvero dall ebreo Barach , che vale eleggere.
Oggidi usasi in Toscana cos villani, dicendo il volgac
cio, ed il contado Missere le parti deretaue , altrimenti

Belvedere , come leggo nel Bergantini d aver detto in

(modo basso scherzevole il Lippi nel Malm. C. 9. 60.

.,..--_-_

aou-rv

"'rn-a-

7.

aas
Coetaneo d antichit ed origine normannica
del nostro cognome debbesi credere quel di
cordi Imperciocch siccome da Macer, cogno

men ductum ab habitu corporis in gente Licinia


Romana, nellXI. secolo nacque llflacria del
pari da Cordus deriv cordi Cordo fu cogno

me nella Gente Muzia Romana preso dal primo


di quella gente , il quale fu dato al Mondo da
sua madre assai tardi: tanto dinotando appo i
Latini la voce Cordus o Chordus , cio tare
diva secondo il Forcellini. Presso i quali ci ab
biamo corda frumenta le biade , che tardi
maturano ;foenum cordum , e olus cordum , il

eno, e l erba tardiva del tempo autunnale; ed.


agni chordi

involti

gli agnelli rimasti dentro 1 utero

nella membrana xci-fiov ,

da cui giusta

Varrone appellaronsi 'Chordi. Noi, dice il Gran


de (I) , chiamiamo Chordisci gli agnelli tardi
vi , che nascono al mese di marzo , o aprile;
ed in altri luoghi del Regno chiamansi Corda

sci. Egli dopo aver riportate queste parole del


b

(i) Cit. Origine P. Il , p. das u. 38 gi e P. IV.


p. 275, n. 35.
l

wk

i sit

periodo normanno: Cordus (tenet) villanos 13,


soggiugne: Ecco il nome propio Cordo, che poi
. usossi per cognome in Siderno. Tal Cordo era

su'eudatario in Policastro; ed io sospetto, che


con pi verisimiglianza dopo del Mille, esso co
gnome gentilizio provenisse da qualche altro feu
datario , o sufleudatario sidernate sincrono di
Guglielmo II , o pi antico involatoci dal tem
po edace. lmperciocchi: parmi molto inverisimi
le s che da un suffeudatario policastrense origin
si desse ad un sidernate cotanto lontano cogno
me. C'hecch sia di questo , tra molti odierni
w Curdi della Patria il pi nobile credesi spento

in. persona di D. Antonio cordi , il cui palazzo


giace nell alte

rovine in sul pinacolo della

Timpa.
Ma , seguendo l impresa, si avverta che uno
Strumento del notaio llli/tico Migliore de id

. novembre 1568 , esistente in Siderno con altri


pi antichi appo Niccola Pedull, eletto dalmio
fratello D. Saverio , fu stipulato alla presenza
di Francesco Cardi sindico , di N. Ioe:

c Nobile Gio. ) Laurentio Macri , et nobilium


paridis Macrj. . Questi certamente venne cosi
denominato per differenziarlo dal Magnico pa
ride Macrj Terrae Sider: che non era deinc

vim-um

-r..-

vv .. cvi w 14v"

-._..

i .

. -

ans

bili Macrl, del quale favella lo stesso Notaio


in altro suo Istrumento del di primo di dicem
ln-e 1568. Ecco dunque come nel civile com
mercio si distinsero i nobili Macrl daglignobi
li portanti lo stesso nome. Or che la sigla N.
Vaglia Nobile , egli cosal'isaputa. Gli altri
suoi significati nelle prische Carte, possonsi ves
dere appresso il prelodato Gigli
Avverto al
tres'l che al fog. xl , il quale il secondo del
Libro de Battesimi sidernati del 1583 , leggo:
A di ali di ottobre 83 - La battizata Lui
sa - lo pre mco (padre magnico) gioz Lau
renzo lllacri - la mre mca ( madre magnifi
ca ) portia curriali - lo prino ( padrino )

lo mco gioz maria grigoraci-lo ministro Ab.


gio. dco (Gio. Domenico) de rinaldis. Una tal for
mola ed ortograa si us sempre sino alla pag. volt.
52, in cui agli x1 di settembre 1588 termina il Li
bro , e comincia l altro de Matrimonj Die 6.
februarij 1571, nel quale latinamente senza fo
liazione il detto Giandomenico de Rinaldis , ti
tolandosi or Protopapa or Arciprete , gli regi

(i) Vocab. Cateriniano ciLp. 86 e scgg.

'

w".

nh___,"-\-\AW
_ _
xxvii-nh

m
stra sino a di 30 di novembre 1588. Seguono
indi altri battezzati sino a 19 novembre 1589.

Cotesto utilissimo Libro ha sentito molto le in


giurie del tempo, e delle mani ond passato.
Mi dichiaro ben tenuto alla cortesia del culto
Sacerdote D. Francesco Bello per avermelo rica
pitato nellatto, che le presenti memoriette vo
dettando.
Origine della Casa Macrina, o Macr.
yp In grazia e benemerenza del nostro Bal
dassar Macri non da tacersi , qualmente in questa
Capitale s impresse per Arnoldo de Bruxella

il di 9 di maggio iiim : Macri philosophi liber


de naturis , qualitatibus , et virtutibus octua

ginta octo herbarum, in folio char. Rom. si


ne pagn. et custodibus. Edizione I. rarissima esi
stente nella Real Biblioteca Borbonica. S impresse,
dello stesso Autore , a Milano da Anton Zarotto da

Parma nel di 19 di novembre 1482 in 4: De usi


bus herbarum versu heroico. Comincia dallArte
misia alfabeticamente , e avvcne al ne questo di
stico :

Ilerbarum varias qui vis cognoscere vires


Macer adest , disce: quo duce doctus eris.

mihi

nam

32,7

Pretendesi per alcuni, che cotal losofo sia ilice


lebre Aemilius Macer veronese di patria, ami
co di Virgilio. Ma costoro singannano , essen

do autore molto posteriore; dappoicli citansi


ne versi Macrini Walafrido Strabone, che ori
circa l'anno di Cristo 850 , e la Scuola Saleb
nitana. Se altri il facesse discendere da esso

Macer latino, il cui genitivo servi poscia di


cognome dopo il Mille al nostro losofo, io
non mi OPPOII'el.
Or molte edizioni di costui se ne fecero nel

secolo XV. citate dal Freytag , e dal Barone


Haller

Ci posto , oso io dire non parermi

inganno , che tal naturalista possa essere stato


uno. de protoparenti della Casa Macrina 0 Ma
eri dopo l anno millesimo all epoca de Nor

manni, dal qual tempo il De Lellis (2) ile ri


pete l origine del cognome; e circa esso perio
do probabilmente lo scrittor nostro botanico sa
r orito. Del resto da notare, che in Firen

fo Freytag, App. liti. te. I. p. non , Haller, Bi


bliot. Botan. lo, 1. p. 215, e to. II. p 656.
(2) Discorsi Par. Il. pag 223 in Maddalena dc
Maori:

\_Y.:WA-j;""

-- m v

'

n v wg w xpa-st

saxi
ze l erudito Manni (1) al 1737 insegn , che non
rade volte i nostri Casati dal secondo Caso
de Latini son derivati. Ciocch il Muratori , e
dopo con Opera classica nel suo genere ben di
mostr il prelodato nostro Abate Grande, talmente
che sull assunto non vi rimane dubbio alcuno.
Quindi siccome si scrisse in volgare Boccaccio
e Boccacci, Cardo e Cordi, Cipro e Cipri,

Siderno e Siderni ; in simil guisa dal nome


del padre, o da quello dellavo venne detto es
so cognome Macro e Macri , cio Macrifilius
ovver nepos. E bench sipscrivcsse senza accen
to , pur con questo si pronunziava , egualmente

che proil'erivasi , e tuttavia profleriscono in Ca


labria accentuato l altro cognome dell et norman

nica Thiresti o Theristi z di cui il primo cosi sta


scritto in un privilegio del Conte Ruggiero del
l anno 1 101 , riferito ne Decreti della Curia del

Cappellano Maggiore (2); el secondo presso il


Montfaucon (3) dell anno 1144. Qsservisi pure,
che siatto cognome del Basiliano S. Giovanni Ti

(1) Lezioni di ling. tosc. pag. 105.


fel Tom. I. pag. 321. Neap. 1786.
(3) Palaeograph. p. qui

/ rxi/saul

mall/lh l

seg
resti cenobita o archimandrita , che venerasi a Pa

lermo ed aStilo con ecclesiastico culto il di mi


di febbraio, malamente venne scritto da tutti,
siccome contro al P. dAfitto (I), che am dir
lo Theresi non gi feres-ti , mostrai nella mia
Memoria istorico-geograca a carte IOO , al
1808 data in luce dal P. Cassitto nel suo I. vo
lume delle Memorie per servire alla storia

letteraria, civile , ed ecclesiastica del Regno


di Napoli.
E tornando al cognome Macrl , anche oggi
presso di noi lo scrivon molti disaccentnato , e
nelle stampe eziandio. In conferma di che non
disconviene recarne qualchesemplo. Sia il pri
mo il Ch. P. Giammaria della Torre , che per

ben due volte (a) non accentuato impresse il


cognome di mio fratel maggiore D. Saverio.
Cosi scorgesi praticato nella xll. edizione del

Systema Naturae di C. Linneo (3); nella Bi.


blioteca Elmintologica del Modeer vog negli

(I) Mem. degli Scritt. del Reg. to. I. p. 132 (c)


(2) Nuove osservazioni micmscop. cap. I. p. sit e
cap.
pag. 49. Nap. ind
v
(3) Linn. Op. cit. r1.o. I. Par. VI. pag. 3155.

Cit. Op. p. us edit. Erlangae nad

330
Annali del-Museo di Stor. naturale di Parigi (1);
nel Giornale di Fisica, di Chimica, e di Storia
naturale della stessa Citt cai Quei dotti compilatori Pron e Lesueur, tanto nel lor frontispi
zio , ove posero per epigrafe una sentenza di
esso mio fratello , quanto nel decorso , sempre
senza accento scrissero tal cognome. Il celebra
tissimo Cav. Cuvier (3) ultimamente pur Maori
scrisselo. A siffatta mancanza di accento forse
provveder volendo il pur celehratissimo Abate
Cancellieri, mosso dalla singolar bont sua ver
so di me, me stesso senza verun mio merito
gli piacque di cognominar Macry nel suo Li
bro di sopra lodato a carte 202. Conviene in

n della ne ricordar qui col P. Niceron

che la prima delle 16 Opere , stampate dal ce

lebre Scioppio sotto finto nome, questa: Ni


eodemi. Maori senioris , civis Romani, cum

Nicolao Grasso iuniore Veneto, disceptatio de

(1) VII. anne'e p. 359 et suiv.


fai Tom. un.
(3) Regne animal p. 5; et 139. A Paris 18v].
fo Vie de G. Scioppius, dar; les M'm. des homi
ill. to. xxxva p. 178. A Paris uae

331
Paraenesi Card. Baronii ad Sereniss. Remp.
Vevetam. Venetiis 1607. 8. et Monachii 1607.
4 : edizione che veggo pur rammentata nella Bi
bliot. Bodleiana r11o. II. p. un

Uberl dell agro sidernate.

28. Finqui basti quello , ch stato per me


tocco intorno a Siderno s conviene ora dir qualche
cosa intorno allubertoso capitale , ond ferace

per municenza del Ciclo quel picciol territorio;


ma cotanto

E da Bacco e da Cerere diletto.


Ora esso abbondevole d ogni cosa, e spezial
mente ammirasi per la squisitezza de vini , cui
veggio molto esaltati dagli scrittori nazionali da
circa tre secoli. Non vuolsi tacere , che se ,
nell agro suddetto , Bacco , Cerere , Flora e
Pomona coz lor lieti doni bene ed a ribocco lo
arricchiscono , deesene saper grado a degli al
lievi dell immortale Antonio Genovesi. Soprat

tutto vogliousi qui a tale oggetto lodare due


compatriotti , che Dio abbia in Cielo , cio:
il giureconsulto e avvocato , mio cugino, Do

menicantonio Audino, el dottor sico Giusep


pemaria Bello. Costoro non abbandonarono alla

332
cieca pratica de coloni , ch erano istruiti dal
1 esempio de loro vecchi, la gran madre e un
trice di tutte le arti, e sostegno degli stati. Im

perciocch dietro le tracce del nostro Cav. Gio.


Batista Porta, del Crescenzi, del Vettori, dellAle
manni , del Davanzati , del Trinci , e del lo
sofo Genovesi, che aveagli ammaestrati co pre
cetti geoponici; eccitaron col loro esempio gli
altri Sidernati ad accarezzar l agricoltura.

Ed invero que gentiluomini pel passato di


sprezzavano e trascuravano la prima sorgente
di ogni ricchezza e commercio , la parte cotan

to interessante dell economia pubblica , di cui


con ragione il grande Arpinate (1) avea scrit

to: Omnium
ritur, nihil
mine libero
un palmo di
mal governo

rerum, ex quibus aliquid acqui


uberiusi nihil dulcius, nihil ho
dignius. Ma oggidi non iscorgesi
terreno incolto , e imboschito per
nelle possesioni sidernati , che il

poeta Accio nellErigona (2) direbbe late viri

dia , et frugum ubera; ed il Comico (3) pa

co cicero de oc. I. 42.


(2) Fragm. pot. veti. p. 23 edit. Steph.
in Plaut. Mercat. 111. 1.118.

333
sicompsa , tutte liete. In quella campagna espo
sta all occhio del Sole, 0 come l Ariosto disse

Tutta scoperta agli apollinei raggi ,


allignar veggionsi i seguenti alberi i l agrappi
do (a) , o pero salvatico; l amendola 0 man
dorlo; l albicocco o crisomolo ; l arancio; il
carrubio ; il cotogno; il ciriegio; il fico si no
Strale come indiano; il melogranato , o grana
to; il gelso (b) bianco e l.nero; il melo ; il
melangolo o ceti-angelos il noce; l olivo; il

(a) Le agrappidi o sicno acridi ,

ovvero

acride

deVangelisli ( S. Matt. III , 4 dupl'deg, 5. Mar. 1, s


amplius ) sono di agro sapore , onds ebbero il nome;
ma ne fa uso, come dicemmo di sopra, la bassa gente.
Delle medesime col mele vuole il Bezza presso il dot
tissimo Tirino, e sl ch. Padre Lombardi sulla chiosa di

Dante (Inf. xxil , 171 ) che si nutrisse nel diserto il


Batista, bench1 Eutimio intenda sotto quel nome le ci
me tenerine degli alberi, de virgultl e dell erbe. Non

per tanto cinque altri PP. ne intendono le propriamen


te dotte locusle del latino Testo.
(b) In un capitolare di Carlo Magno , citato dal
Muratori Diss. xxv , son detti morarii ossieno alberi
Mori, da Franzesi meuriers. A Siderno dalle loro fo

glie nutrisconsi i bachi da seta , della cui introduzione

in Italia ne parla ivi il Muratori.


I

334
pero di ogni maniera; il pesco 0 persico; il
prugno; la quercia e il sorbo. I cocomeri detti
quivi zipangoli , i ceci , le fave , le lenticchie,
i lini , i lupini , i melloni, i sesami orientali,
ovvero giuggiolene non iscarseggiano. L olio
preferibile ad ogni altro provinciale per la sua

lucidezza e limpidezza , non che pel sapore ed


odore. Produce eziandio quel bel territorio, oltre
al grano. volgare , un altra spezie molto eccel
lente detta maiorica o maiorca; il germano ,

il granone, altrimenti nomato grano turco ,fru


mento indiano (a) e panicolo; l orzo , il mi
glio e la meliga. Poco stante linneanamente sa

ran denominati con altre piante.


Vini , pesi e misure sidernati.
29. Del vino di cola sin dal tempo del P.

Maraoti, cio verso il 1591 , se ne caricava


no barche e tartane , riuscendo squisitissimo e

(a) Il Muratori, Diss. xxxv , dice che questo fru

memo , da lui appellato umcntonc , da Milanesi mell


gone , e daglm Indiani mais; non era forse conosciuto
da pi rimoti secoli.

335

solenne. Non dee granfatto per riconoscerne


la celebrit dall agricoltore , ma da un mastro
troppo diligente ,
i
Natura d ogni casa pi possente.
Di fatto i contadini in questo ramo di agricoltu
ra sono indiligenti , e fanno un mescuglio di
uve buone

e cattive ,

non badando

punto al

tempo della lor maturit. Ei le pigian co pie


di no tinacci con tutt i raspi a e poscia il mo

sto che se ne ricava , di subito senz altre ope


razioni il mettono a fermentare per cangiarsi in
vino. Nonrlimeno, agli anni addietro, dal Dott.
Sig. Onofrio Falletti glio del gi ottimo giurecon
sulto e gentiluomo D. Simone, ed indi da mid
fratello Dott. cerusico Carlantonio, tentossi con
buon successo un novel metodo. Eglino dunque
ad oggetto di far vedere , che bel vino potreb
besi ottenere ,

scelsero una sorta d uva bianca

volgarmente detta Guardavalle , grossa quanto


una nocciuola, ed al gusto poco grata , perch

aspra e odiata no dagli animali. Lasciaron que


sta, separatala da ogni altra diversa spezie, po

chi di al Sole per avvizzirsi: quindi senza i


raspi fattola pigiare, la situarono in un bottici
no ,

infondendovi alquanto mosto cotto , ridot

to col fuoco ad un terzo. Con tal mezzo ei fe

336

cer del vino drun color d ambra chiaro e lam


pante , che fu anteposto al greco , e creduto
da taluni forestieri assaggiatori vino esotico.
Esso Falletti da un altra sorta d uva nera ,
da volgari denominata Magliccca , col metodo
esposto nestrasse altra spezie di vino forte e
generoso d un color di rubino brillante , eh ei
chiam Lacrima: la quale tra per v lo colore
e l gusto esquisito, fu eziandio preferita da so
lenni bevitori agli ottimi vini forestieri. Di questo
calibro e qualit cred io essere stato quel vino,
che a luglio del isto in Reggio si disse da
un general franzese: Siderne est le roi des 'vins.
Ne fui assicurato da chi fu presente esser des

so vin rosso. Da tale epoca in poi maggiormen


te riccrcossi nelle gran tavole di Napoli, e di
fuori Regno si fatto vino. Ivi parimente fansi
altre maniere di vini, che viepi migliorar po
trebbonsi nelle manifatture con maggior diligen
za. Son dessi Pabboccato , cio soave al gusto,
chiamato dal Redi vino della bocca; lasciut
to e secco. Evvene un altro migliore, ma in

poca quantit, il grechetto. Quest ultimo lo


stesso galantissimo toscano medico e losofo di

rebbe che berebbesi da un morto , non facendo


male a viventi z tant gustoso, amabile , petto

337

rale , balsamico, e giovevole allo stomaco. Ognun


che il gusta

Gli par miglior che l nettare o la manna.


Iacopo IV Milano, feudatario di Siderno e ambascia.
tore straordinario del ma NOSTRO SIGNORE presso il

Re Cristianissimo Luigi XV , avendo presentato,


siccome illustre persona, e degna di fede massicu

ra , di questo vino sidernate a quel Sovrano ,


la M. S. lo ebbe in molto pregio. Un tale spi

-ritoso , ma riscaldante vino, si estrae dalle uve


dette greche, il quale dal Petrarca sotto la re

gina Giovanna I. di Napoli fu celebrato , secondo


i che osserva il Consiglier Galiani|(1). Il Mazzoc

chi (a) credette sulle prime lo zibibbo l uva


byblina, ma il Grimaldi (3) sospett meglio ,
che il vino bjblinum , o polium si fosse fatto dalla
stessuva , che ancora in Gerace, e nella Cala
bria ulteriore chiamano uva greca.

Questa in

fatti diversa da esso zibibbo. Ma passiam pu


re ad altro.

(1) Catalogo delle materie appartenenti al Vesuvio


p. 179. Londra (Napoli) 1772.
(2) Tab. Heracl. P. I. p. 203.

(3) Annali del Regno to. 3, pi 174.


an

338
I pesi e le misure son le seguenti. Il vino
sidernate vendesi a mezzanella , ch di once

ndo , la quale dividesi in 4 quartucci , ed


il quartuccio in 4 quarte. Sei mezzanelle, e
ys once fanno il barile di Napoli. La salma ,
o soma di'32 mezzanelle. Vendonsi la carne

e i pesci a rotolo , che costa di once quaran


totto; e che nelle altre vendite di trenta on

ce. Si esita l olio a caso , della qual voce


il Du-Cange ne reca un esempio d una Carta
del Re Ruggieri dell anno 1130 presso il Pirro
"ne Vescovi di Messina. Costa il caso di di:
ciotto rotola e sei once , di trenta once a roto

lo, e sidivide in sei micanni; ed il micanno


in quattro litri, voci ambedue greche. Stimo ,
che non sia per essere ingrato il notar qui di

passaggio , che un cafiso 11 olio nell anno 1 192 (1)


costava cinque tai-i nell assediata citt di San
Germano , egualmente che una soma di vino

plus quam una uncia auri , quando crebbe la


fame al dir dell Anonimo Cassinese. La misu
ra de solidi s appella tomolo , la cui met di

(1) Meo , Annali. lo. Xl. pi 63. n. 2.

339

cesi mezzaruola , che compongono due quarti


ognun de quali di due stoppelli. Si usa pa
rimente il me'zzo-stoppello.

Stato politico antico e moderno di Siderno.


3o. Passiam di presente a dar brevi cenni
su lo stato politico attuale, ed antico di sua P0
polazione.

Siderno , come teste si detto , co

sta ora di 4500 abitanti, che di anno in anno


vannosi aumentando sensibilmente, compresi quei
della marina. Questa , da che han fissato in

essa la residenza gl impiegati della regia doga


na di Gerace i divenuta l" emporio di quasi

tutta la provincia.l comodi, che quivi si riuovano e di magazzini e di abitazioni,richiamano

da ogni parte icommercianti. E per conseguen


te , di continuo veggionsi delle immissioni di
vettovaglie , e d altri varj generi, che si diraman
poscia ne paesi interni. Sono anche frequenti

perci l estrazioni d olio, di vino , di chi,


di seta, e d altre derrate indigene. Notisi , che
in tempo dinverno quel naufragoso golfo sider
nate in poche ore diventa un caos di utti spu

manti; talcb i legni precedenti da Grecia , e


dal Mare adriatico , sopraffatti da venti contra
l

t v a, n.__

isto
rj, bene spesso ivi ne tempi andati naufraga

rono. Fassi col , in vigor di real decreto de 18


agosto 1819 ,dal diis agli 8 settembre di cia

scun anno una gran era; celcbrandosi la festa

della Madonna di Portosalvo , titolo di quel


la Chiesa a tre navate. Sonovi gi ivi stabiliti
con fondachi alcuni mercanti amaltani e si
ciliani.

Cade in acconcio il notar qui , che in quel


marittimo fondo detto la Pellegrina sonosi ul
timamente rinvenute dimolte monete antiche
d argento e di rame. In altro fondo tra essa e
la Torre di guardia chiamato Schiriminghi l(a)
eransi prima rinvenute delle altre greche,e romane
monete; de lunghi tubi di piombo; degli ossami

di cadaveri, e degli scheletri d uomini con delle


tombe,o sepolcri antichi ammattonati.Quivi anche

(a) Questa voce ne io non sono ingannato, signi


ca gliuol di Schiro, siccome Bolsinghi valelius Bul
- si dal germanico lug , che noi abbiamo italianizzato ,
secondo il Manni Lezioni cit. p. 106 , lug-hi eh" equivale

alla latina Filius. In membrane antichissime lessv egli


Mauinghi , Lolleringhi, Upezzinghi, Tosinghi, altrove

lppellati i Figliuoli della Tosa, e mille e mill altri.

a ..
Aummwy
. nv '

.,
--

,
./

.
.-.-----n...

i
gzz-Mlu

io vidi Una volta degli avanzi d acquidotti ; delle


si
colonnette scanalate di ordine corintio; di molti

capitelli e altri ruderi di durissima antica fab


brica , con una grossa colonna semisepolta nel
la sabbia ovesiste tuttavia. 0| tali frantumi di anti

chita1 se l amor del luogo ove io son nato non


m inganna , sono indizi evidenti , che quella patria
marina era abitata sin dal periodo greco a roma-i
no. E forse da principio ivi fu la nostra Side
ro, ed indi n'ellepoca saracenica trasferissi nel

la motta e altura dellaflvimpa1 come avvenne


alla spogliata e distrutta Locri, la cui gente
dalla marina nel X secolo stabilironsi a Seracev
In mancanza di buone miniere storiche non si

voglion granfatto disprezzare le mie conghictture.


La stessa carit della Patria m invita a Soggiuw

gnere , che probabilmente per cagion del gran


commerzio marittimo nel XVI secolo molte ia
r'niglie estere stabilironsi quivi, e ssarono i

piedi co matrimoni sidernati. Ed invero trala<


sciando , per non allungarmi , le molte famiglie

di quella Diocesi in Siderno stabilite , accenno


le appresso.

I. Di Palermo , Messer Bartolommeo Caputo,


nominato in due battesimi de ay di ottobre,

e degli 11 di novembre 1585, fog. 39 del citato

342
Libro. 11. Di Messina, matrimonio contraendo ,
pubblicato nella messa il di 6 dapril-e 1587 ,
inter Ioan. aloisium eherubino et d. victoriam
jatigati. Pi un altro inter magistrum Petrum
v Schimenzi et nobilem melecha. III. Di Siracu
sa , Gio. Ancola , ec. 1v. Di Taormina , matri
monio del di 23 giugno 1585 tra Iosepponi ruz
zurro e d. leonarda d amato. Di Regno sono de
nominati z Bagnara , Cinquefrondi , Motta.S. Lu
ciae martoranensis dioecesis , Palme , Paola ,

Rogliano, Seminara,Senosa;sconosciuta da lessico


graii geograci, casale dicesi de le parti di Taran
to in nominandosi il battesimo di Sartorio , o sia

Sertorio , glio di cesare greco e di portia


partaniti ; Sorrento , Giovancola Paturzo di quel
la citt, marito di d. doria curupi, ans ago

sto 1586; Stilo e Vadolato, ec. ec.


Or nelle antiche numerazioni delle intere pro
vincie nostre, Motta Siderone tassata per fuo.
chi (a) 373 nel 1595, 1596, e 1652;per 363

(11) Nel 1442 nel Pailamento generale iBaroni,che


lo componevano, offerirono al Re Alfonso un ducato a

fuoco. Nel 1443 fu accordato un tomolo di sale a fuo


ec. v. il Galanti nel suo Testamento politico p. ga ,

343
nel 1648; nel 1660 per 606; nel 1665, 1670,.
e 170o, giusta il Pacicchelli in tale anno, per 489.
Nel 1691, secondo il P. Fiore Cal. abitataL. I.
P. a , p. 175 , faceva 5000 abitanti; ne11695,
4800. Queste anime circa il quo , a tempo del
citato P. Eustachio Caracciolo, faceano 4000 fami

glie; nel 1750, e 1802 erano 3300 , compre


si 695 abitatori nella maremma , o sia campa
gna vicina al mare.

AUTORI smrmu'n.
I. Niccolantonio Stigliola o Stelliola.
31. Nellannoverarsi da me tra sidernati scrit
tori questo illustre Linceo,cotanto lodato da uno

de pi insigni filosofi, matematici ed astronomi,


che abbia prodotto lEuropa , cio dal orentino
GALILEO GALILEI (a); io non mi fondo sopra men

e segg. Notisi che il vulgo napolitano dice loffuoco, non gi


lo fuco , siccome pretende l Abate Martorelli da Osi
mo , Diss. sul Purismo to. 11. delle Opere p. 313. Roma

1821.
(a) (Iii; fu nel nam per 1 Opera manoscritta del Tele.
scopio da lui grandemente approvata, e giudica-la degna di

stii
zogne, ne mi lascio guidare dall amor di Pa
tria; ma bens dalla sopraccitata (p. 22) clas
sica testimonianza dell'Arcivescovo Piromalli suo

ben degno discepolo. A costui debbesi la scoperta


di esser lo Stclliola calabrese, e non mica di Napoli,
o di Nola; siccome al Petrarca quella di essere

il celebre Leonzio , maestro del Boccaccio , nato


in Calabria, e non gia in Tessalonica. Sicch
il piromallico attestato dee persuadere ognuno
a crederlo Sidernate , non essendo certo presu

mibile, che, mentre uncialibus litteris lo ap


pell unum de sapientibus nostri saeculi , ma
gistrum et CONTERRANB'UM MEUM , abbia volu
to diminuirgli la lode della vera patria , attri
buendolo ad un picciol villaggio con bugia palmare.

Il vocabolo Terra per Citt, lo abbiam di so


pra foglio 256 notato , cui aggiugner si pu g
che il ch. Maffei ascrisse Plinio seniore a Vero
na , avendo questi denominato Catullum con
terraneum meum. Era dunque nato e battezza

jo lo Stelliola in quell' istesso nostro diletto

essere stampata dall Accademia, secondo il Ch. Ode


scalchi nelle Memorie dellAcc. de Lincei p- his v
Roma 1806.
x

345
suol natum , non gi nella egregia e cospicua
Citt di Nola. E se egli poscia nell et di 30
anni , come vedremo , nel titolo di un suo l. Li
bro denominossi Nolano; ci da intendersi
inquanto all origine paterna , e non mica per
rispetto
alla favella
nascita., E
lo stess
Omero
dell
italica
chedi difatto
sopra
a carte
neti

avvertimmo d averne sortito il natale in Sorren


to , anche volle denominarsi Bergamasco a
conto della paterna origin medesima.

Se non che dir si potrebbe, che sendo stato


allora il nostro Sidernate ascritto alla cittadinan
za di Nola , Perci volle con tal titolo decorar

si. In non dissimil guisa praticaron fra gli altri


nello stesso secolo due molto egregi letterati ben
noti al Mondo pe loro scritti, vale a dire M.

A. Mureto franzese, e Giusto Rycquio canonico


gandese , che s intitolaron cittadini di Roma ,

dopo aver cotale onore ottenuto. Cos prima di


costoro Folchetto genovese, per osservazione del
Petrarca neTrion,ha voluto il suo nome torre
a Genova , ed a Marsiglia darlo. Laonde per
tai ragioni ed altre , che taccio per brevit , io
ben volentieri lo attribuisco a Siderno. Del re

sto vo snggellar le medesime colla grave au


torit dcllincomparabile Abate Cancellieri, il

ais f
quale, multis verbis ultro citroque habitis ,
con sua ultima lettera mi confesso , e poi con

x istampa riconobbe Siderno a vera patria dello


Stigliola o Stelliola nostro
Quigi dunque da Federico forse nolano nacque
costui al 1547 , essendo che il di 24 di gonna;
io del lama quando ei fu aggregato alla cele
bre Accademia Romana de Lincei, si disse d an
ni 65 , costundo ci dalla rma originale appe
esso Cancellieri. Dopo essersi bene erudito nella
prima sua et nella lingua greca, e nella Filo
soa , si diede alla Botanica (a) ed alla Medi
-_

( 1) Cancellieri , Prospetto delle memorie aneddote ,


ec. estratto dal Fascicolo Lv. del Giornale Arcadico di
Luglio del 1823.
(a) Am talmente questa scienza, ut herbas liolas
suas singulari affectu vocaret ; cumque aliquam plantum

ewoticam nactus esset , analomice-dissecabat, et singu


la adformas et qaalitates examinabat secondo il Chioc

catelli suo Biografo manoscritto. Me ne favor l intero


articolo il Ch. Cav. D. Michele Arditi possessore del
1 originale 11. Parte chioccarellina inedita. 0nd erra in
digrosso il compilatore delle Memorie di Simon Porzio
p. 38 , asserendola perduta nel saccheggio del 1799. Nel

le quali tacque d avere avuti degli'aneddoti per costui


e pel Falconi da D. Saverio mio fratello.

347

cina, studj in ogni tempo prediletti a nostri


Sidernati. Quindi ne ottenne il grado del Dotto
rato nell antico , et celebre Collegio di Sa
lerno , cui per dedic una scrittura , siccome
ci narra suo glio , editore del Telescopio nel

1627, Gio. Domenico Stelliola. Io indarno feci


accurate diligenze-nelle lauree di esso Collegio,

che ora sono qui, alline di rinvenir la fede del


battesimo dellinclito losofo c mcdico istcsso
suo padre. Egli nondimeno ancor giovane, giu
sta il lodato Editore, si sottrasse all esercizio
del medicare: perciocch non adulando egli alla

morbidezza d un nobile , che per leggerissima


occorenza desiderava esser lusingato co me
dicamenti , questi lo pospose ad altrui: onde

avvenne gravemente se ne sdegnasse. Ciocch


fu ignoto al Duca celebre linceografo Odescal
i cbi stesso , che a c. 275 lo credette di profes

sione architetto.
Or certo , che lo Stelliola pel detto motivo,
abbandonato avendo lj esercizo della medicina ,

professar volle colle pi alte scienze le arti li


berali. Era egli, giusta 1 Editor suddetto , dal
la propria inclinazione tirato occultamento n al
le Metafisiche contemplazioni,-et alle discipli
ne Mathematiche , nelle quali per la certezza

348
che contengono , solamente si riposa 1 humano
intelletto, vi se inoltr di maniera , che facendo

vi singolar progressmha quelle privatamente


insegnate a molti della Nobilt Napolitana , et

n per un certo tempo anco publicamente negli


Studii di questa Citt. Creato quindi ad archi

tetto di essa Citt , e non mica della Corte, sic


come scrisse l Odescalchi , nella capitale e nel
le sue vicinanze molli utili lavori ( uso le co
stui parole) appartenenti ed allidrostatica , ed
all architettura ., si militare che civile , diresse
egli e perfezion. Continua l Editor medesimo

a dirci del suo genitore l aneddoto seguente :


Eletto per la descrizion Geografica del Regno
di Napoli a spese del Real Patrimonio and
insieme con Modestino suo fratello , anco egli

celebre letterato , peregrinando il Regno , et


Perfezion quella Mappa, che poi intaglia
ta dal Cartari, nha anco ritenuto il nome.

Di esso Modestino il citato Chioccarelli narra .,


che in studio rerum militarium claruit , in

quo genere plura scripsit . . . . sed cum ,


ut principibus viris communicaret , Venetias,
inde ad Venetorum exercitum se contulisset ,
nescio quo fato, hostium praedafactus , oleum

et operam perdidit.Forse sar morto circa il 1621 .

349

Ebbe NiccolAnt. due gliuoli,di cui il primoge

nito Felice era assai pi erudito del fratel suo Gio.


Domenico , per attestato di Fabio Colonna (1)

nel 1624. Il quale aggiugne,come ito essendo


a ritrovare Giandomenico , avea veduta la se
guente iscrizione di marmo, che il padre men
tr era vivo n avea fatta scolpire per collocarla
n in un altra sua casa , dove egli avea in ani
n mo di leggere ad alcuni giovani studiosi z

Caesio Lynceae Academiae Principe Felix


Stelliola Encyclopedae Gymnasium erexit.
Sul che si avverta , I. che il premorto Felice
era tipografo in Porte Begale, tuttavia esistente
a dirimpetto alla Chiesa di S. Domenico deCa
labresi allora detta S. M. dellaSalute, vicino, o

nella stessa casa , dove trapasso il comun lor geni


tore , ed era desso Felice Stigliola, di cui se
n hanno delle buone edizioni sotto tal nome.
Il. Che nel 1780 esisteva qui esso marmo, che

dovrebbe rispettarsi , in una umile , ma ono


rata magione s secondoch con poca precisione

si scrisse dal Sarconi a c. 4 degli Statuti del

sco Presso l OdcscaIchi, Op. cit. p. non

350

la Reale Ace. delle Scienze e B. L. di Napoli. '111.


Che quel Gio. Mario Stelliola autore dell inedito
trattato di Architettura civile , il quale scrisse sua
lettera a Galileo Galilei citata dal Signorelli,
verisimilmente Gio. Domenico variato nel secon
do nome. Gio. Domenico, trapassato il suo genitore

I agli XI 6. aprile 1623 , venn eletto ingegnere della


stessa Citt , e forse sar morto nell aprile 1650.
Imperocch il di 5 del mese di maggio di detto
anno gli successe in tal carica Pietro di Martino,
della
vacataPiazza
per morte
di Nilo,
, dicesi
del nelle
quondam
conclusioni
Gio. Do
menico Stiglioladicco chiaro ed incontrastahile
il vero gentilizio cognome Stigliola , come anche

I bene dal Capoa (3) fu cos scritto, e indiStel


liola latinizzato dal nostro Niccolantonio nell'ap

presso suo Libro.


I. Theriace, et Mithridatia Nicolai Stelliolae
Nolam', libellus, etc. Neapoli ap. Marinum de

Alexandro in oicimz Aquilae 1577. m di


dq facce scritto contro al Collegio

di Padova

(1) Vicende della coltura to. V. p. 315 nol.(1).


(2) Vol. segnalo c foglio 138 al tergo.
(3) Sopra le Mqfete L. I. p. m. sa

351
in difesa del naturalista Bartolommeo Maranta
venosino , che malamente il Chioccarelli dice
napolitano nel MSto citato.

II. Encyclopedia Pytlzagorea mostrata da


Nicol Ant. Stelliola Ljnceo. In Napoli app.
Costantino Vitale 1616, di facce 16 in 4. de
dicata il di 22 di dicembre al Card. Scipione
Cobelluzio. Con errore dal Chioccarelli dicesi
impressa nel 1618. un Indice de XII trattati
nella Enciclopedia contenuti.

III. Il Telescopio o per Ispecillo celeste,


ec. In Napoli , per Domenico Maccarano, 1627.
4. di 142 facce diviso in 4 Libri con gure
geometriche. Queste , secondo lOdescalchi, fin
dal rami Fabio Colonna avea fatte intagliare ,
il quale aveane presso di se il II. Libro , da
lui copiato mentre ne era vivente 1 autore.

In -

detta Opera evvi l appresso distico, allusivo al


cognome ed al lavoro dello Stelliola , di F. G. L.
che io interpetro Fabio Colonna Linceo:
Stellula vixfulgens procul , Stellila mia-ahasl
Nunc Telescopio Sol prop magnus ades.
dedicata da Gio. Domenico Stelliola il di
ty

(1 agosto 1627 ,

giorno anniversario del- .

Pinstituzione dell Accad. Lincea, I al Cardi- l


nale

Barberino.

Era questi

Francesco

fatto

asa
accademico Linceo nel 1623. Nella quale o
pera postuma di estrema raritzx , che io posseg

go ,. e creduta non mai stampata dal Ch. Ode


scalchia c. iii-y del dotto suo Libro,sono an
noverati i MSti stelliolani, il cui elenco da co

stui al foglio 276 stampossi , avendolo rica


vato da una lettera del Colonna impressa nel
Giornale di Roma del Pagliarini dell anno

1749. Ma era gi stato impresso nel prefato


Telescopio in nome del tipografo. Da una lette
ra de IO aprile isis , forse originale da me pos
seduta , e dallo stesso signor Odescalcbi in que
stanno menzionata, lo Stelliola avvisa il Principe
e Fondatore dell Accademia de Lincei Federico
Cesi Barone Romano d aver gi nito il'detto

Trattato comandatomi da V. E. diviso in


tre Libri. Or nell adunanza Lincea del di
6 Marzo 1617 fu risolato , che il glio (cio

Felice) dello Stelliola stampasse qui in Napoli


a spese del medesimo principe Federico Cesi
tale Opera ; e che dalla inedita stelliolana'sua
Enciclopedia , contenente XII. trattati , qual
che altra opera si scegliesse , per istampar
si a spese dell Accademia , per testimonianza
del lodato Odescalchi
_..,_.
(I) V. Mern. cit. p. 13|, ms e seg.
x

353
IV. Lo stesso Stampatore del Telescopio , Do
menico Maccarano , ci narra trovarsi n anco in
te

istampa uno (Libro) delle Mechaniche s cio,

n della Statera , Vette , Leva , Rote , et. Tu

n glia: et altri non esposti venali, cio della


n Fortifcazion de Siti libri cinque. Della ca
strametazione libro uno ,

et uno Opuscolo

n del Pdsitivo, et Toltivo. . Giusta il Chioc


carelli scriss egli tre volumi in italiana favello
d argomento matematico impressi absque im
pressoris nomine, et tempore in 4. folio. Io so

spetto , che quest' Edizione sia stata fatta dal sud


detto Felice prima del 1620. Domenico Stelliola

nella bella Iscrizione di ib versi, oggidt inesisten


te,apposta nella sepoltura al suo genitore nella

predetta Chiesa , il dice morto iam fere octuoge


nario 1623 mense Apn die Xl. Mori d'anni yi
e di 3 mesi circa; poich alga del 1612 , quan
do fu ascritto tra Lincei, era di 65 cclil erratamente

altri disse 69 ) anni , come dissi col non mai ha.


stantemente lodato Cancellieri. Erra quindi a c.
267 l Odelscalchi , dicendolo mancato di vita nel

1624.0r siccome in tal monumento si ommise la pa


tria dello Stelliola, cosi emmi facile il conghiettura
re , che il Piromalli quando venne qua nel conven- .

to di S. Domenico de Calabresi al 1628 , non veg

23

3.34
gelido ci indicato .. ovviar volle a tal mancanza col

manifestarcelo sidernate. da notarsi per ultimo ,


che da Pier la Seine o la Sena ( che lOdescalchi
a c. 178 denomina Lasana o Lesejnaborigin
nario franzese , di nascita napoli'tano ; bene istrui
to nelle cose losoche, e matematiche dal de
funto allora Modestino , e. dal vivente NiccOlan

tonio; al 1621 nella prefazione del suo Home

ri lvepentlzes il vnostro Stclliola era stato detto:


Magne vir et admirabilis , aetatisque nostrae
Pythagoras , quem nedum vultu et prisca qua

dam bonitate refers , sed encjclica illa pae


dia , qua a principibus viris , et doctis omni

bus praedicaris, mirum in modum eingis. Or


do anni dopo , il celebre Cornelio, ne Proginnasmi
sici a c. xs della postuma edizione de11688 ,
ponendo in bocca dello Stelliola: Pythagoraeos
MUNICIPES NOSTROS . . . magna illa Graecia
NOSTRA maurus et ALruuxg

166: ,

per bocca del costui

a c. 420 poi nel

famoso discepolo

Marcaurelio Severino, forte si duole di esserse


ne gi perduta l Enciclopedia , per cui ovi esi
Stesse , nostra _Neapolis maiori esset apud eru
dito: omnes gloria.
i
'

Mio intendimento non e stato qui di far biof


grafia esatta del chiarissimo luminar suddet

355

lo , che troppo accrescerebbe questo mio la


voro , riuscito omai pi lungo di quel che io
m immaginava. Nondimeno non da tacere .
che il nostro gran Linceo , malgrado di sua ve
neranda canizie , fu astretto da bisogni dome
stici a privatamente insegnare lino all ultimo
periodo di sua vita; ed a vendere la sua MSta
Storia naturale a Ferrante Imperato, napolita

no , per cento scudi , indi pubblicata sotto il


costui nome qui nel 1599 , non gi 1559 come
altri scrisse. Sul che meco si accorda il Can
cellieri stesso. m deesi ascoltare il eh. Signo

relli, chiedente in quale archivio e protocollo


leggesi questo contratto ? chi il vide ? Perocf
che cotal vendita certo si fece a 4 occhi. Quanti

letterati viventi 0h quanti concedono altrui per


danaro talune lor produzioni! La bella Vita del
Pontano stampata nel lycii sotto nome del P.
de Sarno , non si sa per fama esser del nostro

Martorelli , il quale prece et pretia del colui


fratello Marchese gliela concedette P Merita ri
essione, che lo Stelliola abitava non guari lon
tano dalla casa dell Imperato , cha era nella via
di Monteoliveto contro al bel palagio del duca
di Gravina; nella quale forse il nostro insigne

investigatore dellenaturali produzioni benespe


p

am

so si recava a descriverne il ricco gabinetto, e


museo da quello raccolto. Ivi probabilmente con
verbnl contratto fugli lanzidetta somma imbot
sata dall Imperato . il quale nella prefazione

confessa d aver comunicato la maggior parte


di quella Opera collo Stelliola professore di
scienze reeondite; ed il costui gliuolo aggiu
gne conoscersi ci dallo stile massime nelle
cose celesti. In conseguenza di che io credo

I. non ingannarmi dicendo , che l Imperato a


quando a quando abbia interpolata la medesi

ma da semplicista , eccetto nelle celestiali cose,


ed in altro eccedente le sue cognizioni. II. Che

non diede nel segno il Nicodemi nelle ddizio


m al Toppi , affermando contro al Placcio , che
per tai fatiche l Imperato avesse dato allo
Stelliola cento piastre z imperocch saria stata
troppa generosit degna d'un Sovrano , e non
gi d uno speziale. llLo Che il silenzio di Gian
domeuico Stelliola circa tal vendita niente pruo

va, poich non dovea esso manifestare le pater


ne indigenze ,

anche parchi era egli vano anzi

che no secondo ilColonna. Di fatto costui, afo


n di adescarlo di consegnare al principe de Lin
eei le paterne molle opere inedite assai inte

ressanti, proposto avea allo stesso principe nel

357

1623 di ottenergli , giusta leruditissimo cum


scalchi, in Roma una croce di cavaliere, cui

egli desiderava moltissimo.


II. Donato Pullz'eni o Pollieni.

si Di questo celebre P. Ab. Celestino , degno


compatriotto dello Stelliola, ignoro eziandioi ge
nitori ,i maestri, il di natalizio e l necrologico.
Il Chioccarelli (1) lo appella professore di (sa
era teologia , erudito in losoa , ed astrono
mia, e poligrafo latino ed italiano. E orito
nel 1598 sotto papa Clemente VIII, quando reg
geva la Chiesa di Gerace il Vescovo domenica
no Fra Vincenzio Bonardi, immediato successo
re del dotto e celebre ligure Monsignor Ottaviano
Pasqua (a). Nel sovradescritto Onciario del 1557
rinvengonsi

lo:

66: polliyenj ,

e Francesco

polliyenj. Mio fratello Saverio, nelle carte nota.


riali del precitato Domenico Migliore dell anno

(1) De illuslr. scrip neap. 10. I , p. 151.


(a) Nel Registro de laureati in Napoli rinvensoz
i Io: Fmnciscus Pasqua genuensis docL fuit in Chirurg

prid. nomnovcmbris 1587.1! credo nipote di esso Vescovo

358
1568 e del seguente, rilrov'un Magnif. Ioan.

Bapt. polliyenj terrae Sideronisg ed un No


bile Matteo polliyenj mottae Sideronis. Il qua
le Giambatista add an di novembre 1568

testimone con donno pet.o polliyenj. Quai di


costoro fossero stati i genitori
kstro
P. Abate, Dio il sa.

dell illustre no

Or la suddetta Casata o Famiglia non pi


esiste nella Patria , ne cui libri emortuali dice
si ucciso al lyr 2 un Niccola Pollieni. Questi, es
sendo staiiiero del Vescovo Diez di Gerace, ob suas

malas qualitates fuit licentiatus aservitio-no


stro per attestato dell istesso Monsignore). Il

nostro Ch. Autore fu ignorato dal rlloppi e dal


Nicodemi; ed omesso nella Biblioteca di Cala
laria dal Zavarrone , non ostante che lo Aceti
lo avesse indicato prima di lui per losofo, teo

logo ed oratore celebre, con additarcene cin


que Opere
Lo ha pure sconosciuto D. Nic
col Nardi nella sua lettera de rs agosto xqm
che di 28 fac. in ti , versante sul novero de

_--_
I

(I) Conlrov. legale: p. agi , col. i. Mcssanae 1701.


(a) Adnoz. in Bari. p. mm n. 5.

359
gli Scrittori da aggiugnersi alla suddetta Biblio
teca del suo concittadino. Neppure il Can. Par
l nella biograa del Bonardi fece motto di lui,
il quale forse avr insegnato losoa e teologia
ne Celestini monasteri di Napoli, di Vinegia ,
di Bologna e di Chieti, quando le sue Opere
in tai Citt diede alle stampe.
3%
Prima di dal 1 clenco de libri del Pollieni ,
vol notare che l egregio mio amico , dum fa

ta Deusque sinebant, Abate Soria (a) sin dal


1 anno 1782 avea bene avvertito, che il Pollie
ni si disse ancora da Siderno , denominandosi
dalla patria
Malgrado di ci , negli anni

1793 e 1805 un aliastellante autore (2) Vollc


anatomicamente dividere esso Pollieni a facendo
d uno due scrittori, e chiamando 1 uno Dona

to da Siderno , e l'altro Donato Polieno ,

(a) lll Ch. sacerdote D. Francesco Antonio Soria


nacque nel villaggio di Massa di Novi , in provincia di
- Salerno , l anno 1736 , e si mori al giorno 16 d apri
le 1809 in Bonati , comune della stessa provincia in

ela di 73 anni.
(i) Soria, Mem. degli storici 11ap. to. Il,
636.
(2) ciusliniania Bibl. storica e topogr. 11. nfi p.
nasa n. 153 p. 227, e Diz. gcog. art. Siderno p. 40.

senz altrimenti emendare cotale farfallone dove


posteriormente rammento una Pollienaoperina.

Tal sia di lui. Or le Opere del nostro Siderna


te sono oggidi rarissime ,

ne io ho potuto ve

derle nelle nostrali pubbliche e private librerie,


tranne due sole. Eccone pertanto i titoli, che
in fede altrui trascrivo. I. Tractatus de ordi

ne intelligendi. Pononiaenanno i598 ap. Ioan.


Rubeum 4. II. Relajip historia-a de myste
riosa Ecclesia S. stephani de Bononia di

eta Hierusalem. Bonom'ae 1600( 1610 giusta


Il Aceti) ap. Ioan. Bapt. Bellagambam 8.
in italiana favella secondo il relator Chioccarelli.

III. Harmonia pacis. Theate ex tjpogn Isi


dori Facii 1602. 4. dedicata al dottor di legge

Scipione Taultino. IV. Harmonia pacis citha


rista. Theate ap. eundem 1606. 4. Coteste due
Edizioni chietine furono'ignorate dal Giustinia
ni nel suo Saggio tipograco. V. De pace
componenda.

cosi l Aceti,

ma sar forse la

precitata. v1. Agon praedicantium. Neap. 1609

8. apud Ioan. Bapt. Garganum et Laurentium


Ivuccium. in lingua italiana.

Vll., Historia

del celebrc monastero di Casaluce , posto


nell Agro avcrsnno a impressa in Napoli da Gio.

Donienico Roncagliolo nel ifioi in. Vlll. Sotto

sex
il nto nome di D. Ferdinando da Diano teolo
go e matematico scrisse due libri, quocum alc
terum, dice il Chioccarelli , latine editum sic

inscripsit: Divinarum gratiarum compendium


quatuor splendens fulgoribus , omnium revela
tionum materiam aperiens , et Domino Victo
ri Mocenigo patritio Veneto dicavit: excusum

Venetiis ap. Lucium Spinedam anno 1626. 8.


IX. De numismatibus secondoch scrive 1 Aceti,
senza dirne altrimenti la edizione , che ov esista fu
sconosciuta dal P. Bandnri nella Bibliotheca numo

maria data in luce dal Fabrizio in Amburgo


1719. 4. X. Discorso losoco, et astrologi
co di D. Donato da Siderno Jbb. Celestino.
Nel quale si mostra quanto sia corroso il
monte Vesuvio dal suo primo Incendio sino
al presente; E quanto habbi da durare detto
Incendio. All Illustriss. et Eccellentiss. Sig.

il Signor Conte de Monterei , del Conseglio


Segreto di S.. M. e Vieer di Napoli. -- In
NNapoli (cosi). App. Matteo Nucci. M. DC.
XXXII. 4. un sol foglio di stampa. La de
dicatoria d una facciata scritta: Di Napoli,
30 Gennaro 1632. L Ab. Ferdinando Galiani,
nel succennato suo Catalogo e carte ten sbaglia

asa
nel riferire il titolo ,

ed il tipografo di questo

brieve opuscoletto.
111. Fra Giovanni da Siderno.

33. Di questo ben degno fratello, Provincial


Cappuccino, del Gran Paolo Piromalli, non ho po
tuto rinvenire alcuna novella biografica. I Biografi
Cappuccini , PP. Dionigi. da Genova e da Bolo
gna , non la ci dierono nella lor Biblioteca a carte
137 della veneta edizione dellanno 1748. Dove

da esso loro appellato doctus et eruditus ,


theologus insignis. Del suo latino Direttorio

dal Wadingo (1), dal Lasor (2) , e dal Ma


macchi (3) se ne fecemotto; ma non gi dal
P. Fiore
dicendo soltanto costui nel regi , esse
re stato il nostro Provinciale Fra Giovanni : sog

getto molto degno in lettere, e nella predi


cazione , e scrittore. Fu quello impresso , co

i
i:

(I)
(2)
(3)
9. na

Script. 0rd. Minor. Romae 1650.


Univ. terrar. orbis to I. Venet. 1713.
Orig. et anliquil. clnist. to. Il. Lib. Il. 0. IX.
nel. 3.

Calabr. ill. to. I, p. '173, u. 138.


s

363
m detto di sopra pag. 118 , in Messina del
1645. in
ed di carte auy , oltre di altre 15
non numerate , e di un addizione intorno allo
scisma ,

la quale nel mio esemplare incom

pleta. Vi doppio froutispizio: nel mezzo del


primo mirasi l arme di sua Religione, e nell al
tro quella pi grande del Cav. D. Gio. Guillen
Matamoros dottor di legge Spagnuolo, cui de-.
dicossi 1 Opera dall Autore.
IV. Girolamo Correale-de Medici.

m Mi si scrive dalla Patria, esser lui nato ivi

a di 24 Marzo 1677 dal dottor sico Domenico , e


da Prassede Medici del comune del Bianco, ed ave

re studiato il detto suo genitore presso Vincenzio


Protospataro da Castelvetere , che fu qui pub
blico lettore di medicina ,. e protomedico nel

1674. Io nol veggio dallOriglia tra cattedra


tici annoverato, nia dal Toppi tra protomedici.
Certo per, esservi stato in Castelvetere que
sto cognome Protospataro , dinotante il primo
degli Spatai o Capitani, che dagl Imperadori
de bassi tempi mandavansi per comandanti
dell armi, o per governatori delle provincie;

ed era questa una delle prime dignit della

bus-w

.--.gx-..

fsst
Corte , ornata del titolo 6. Illustre , come ha
dimostrato il celebre Grande (1) molto beneme

rito di questo argomento. Del resto da nota/r


si , che Monsignor Giuseppe Protosputaros ve.
. scovo di Boiano , fu seppellito d'anni go nel
la
sua patria
siccomePellicano
m avvisaxI,
il tante
volte diquiCastelvetere,
lodpto Monsigngr
cui aggiungo esser orito sotto Alessandro VlII
nel
come
1664;
ritraggo
ed averne
dalla Tav.
avutocronologica
il successoreVescovile
nel
a
me trasmessa da Boiano. Notisi parimente , che in
Siderno vi ebbe il cognome de Spatha, accorcia

to da Spatharius , e lo stesso Protospataro , il


quale di l forse pass in
Di fatti
D. Giuseppe M.al Spgnuolo da 'Bovalino mi
scrive d aver letto, in un protocollo del nota
io Tommaso Biamonti da Condeianni , uno stru

mento da costui stipoltto a 29 ottobre 1545 tra


D. Dianora de Spata di Siderno glia di

Nicola moglie di Gcsi ( Gewo cio per


Gismondo, nome ovvio nel citato Onciario )
Macr di Gio. caucasi de Simone di Miano.
arre-imm tft-ivi latuit
iiigit/imdis i

f - "ff

ip (1).;Cit'. Origine}. IV tu. XII g p. 23|.

depellit

ab

365
Truovo io ne Lattesimi sidernnti del di a feb-

hraio [588 un Petro antoni figliuolo del ma


gnico Ant. munteleoni, e di madama biatri

ce protospataro; ne matrimonj del 5 febbra


io 1578 per testimonio un magngcofabio pro
tospataro ; e negli stessi battesimi degli 8

gennaio 1584 Alfonso di spata marito di d.


nobili ciccia al. czfari. Ma dopo questa di
gressione tempo e di tornare in cammino. Il
nostro Correale pose in luce: n La staffetta stra

ordinaria col transunto dell (cos) atti fatti tra


1 l Aristotelici et Anatomisti nella G. Corte di
Parnasso. In Messina 1701. )I in 12. di facce

sed , giusta il raggunglio avutone. Tengo di


lui in istampa un foglio di 16 facce intitolato:
hieronymi vCorreale de Medici (sic) Austria
dum Liber I. cominciante:
caesaris Inviati laudess Atavosq. potentes

Arma Virosque canam, Turca: cui frangere


vires, cet.

Cicerone scrisse , che le Commedie di Livio


Andronico non furono giammai lette pi d'una
volta ; ed io dico , che essa Austriade non me
rita di esser per la seconda ata letta ,non che
divulgarsi colle stampe: imperocch cotal fo

glietto non va esente di errori non pochi di

366

lingua, e massime di prosodia. Essa dal buon


P. Carmelitano Elia d Amato nel 1725 non

saprei perch si disse , de bello ungarico histo


ria impense disertas etsi nondum edita. Ne
gli Scrittori alemannici del Reubero evvi il Libro
Austriadosa vel de bello norico di Bartolino
Riccardi. Il Correale secondo il Pacicchelli eb

be per iscopo le guerre ultime ungheresi.


Troppo lungo e inopportuno riuscirebbe il
tesser qui l intero Catalogo degli uomini illustri
di quella nostra djlettissima Patria: ma non
vol tralasciarne un Vescovo, ed un Cattedratico
della Reale Universit degli Studj. 11 I. si
Monsig. Gio. Batista Correale gliuol di Loren

zo della Casa del Baron Correale S. Croce, il quale


nel rani era vicario generale in Gerace ,
indi

lo fu in Nicotera.

ed

Finalmente il di 8 di

luglio del isse promosso venne al Vescovado di

Nicastro, ove manc di vita 1 anno 1635 (i).


Fu Prelato dotto, zelante, e di spirito elevato,
e forse sar desso quel D. Gio. Bai. Curiayle

(1) Ughell. Il. Suo. to. IX, colle 57| a n. 48, et

Syriod. Hierac. Caesar. Rossi p. 322.

367
nostro , che ne registri di queste Lauree veg

go dottorato. in legge il di 15 daprile 1608.


Si il 11. lo abate Giuseppe Scambellone, Ret
tore del benezio

di S. Maria della Stella di

Siderno, gi iuspatronato di quella in oggi estin


ta famiglia Marato. L Origlia (1) lo annovera
tra coloro, che occuparono la cattedra dellIsti
tuta , senza darci altrimenti verun altra distin
ta contezza: ma err cognominandolo Scamallene
e Scamalleone. In un atto di Proccura del di pri
mo (1 agosto xoyo da Napoli costitu suo proccura
tore nella comune patria Francesco Scambelluni .
Ne ignoro le altre biograche notizie.

(il) Istoria dello Studio di main to. II. p. 102-12442.

368

i
SAGGIO

t
x

su Lis'roma nuuum sinum-rn

Avium

et

caeterarum animantium ,

itemque

plantarum nomina quae apud vetustas seri

ptores leguntur, revocare ad vulgares ap


pellationes , iocundus quidem et utilis, sed

oppido agicilis labor est.

Casaub. in Kthen. L. lx , c. xnl , p. m. qag


x. Dovendo io soddisfare alla promessa fatta
sul bel principio delle presenti Memorie, vengo
ora a sporre un saggio circa 1 ahbondevole

libert e dovizia de prodotti sidernati. Sicch


porro in rassegna le produzioni del triplice re
gno della Natura, cio minerale, vegetabile, ed
animale , che nel territorio , nel littorale, e nel mar

di Siderno si osservano. Addurr i loro nomi


generici e specici linneani con la sinonimia gre

ca , latina , toscana , ed indigena per gli ani-x


mali soltanto; giacche quella delle piante pu
ritrarsi dal Pinar del Bahuino , e dal Linneo,

e quella de minerali da moderni geologi. Le


quai due ultime da me a bello studio tralascian
si , perch troppo mi allungherei in cos fatta

materia. Vi aggiugner , in grazia della gioven


tim sidernate , quelle picciole osservazioni, che
ho stimato opportune per maggiore intelligenza,

seguendo sempre il sistema del gran Linneo, co


si per le piante, come per gli animali. Questi

ultimi saran distribuiti in Mammiferi, Uccelli,


Anfbjo Pesci, Insetti , ed in Vermit Debbo

confessare a miei lcggilori1 che me ne han


moltissimo giovato i lumi di mio germen fra
tello cattcdratico di Materia medica D. Saverio.
Costui, siami lecito il dirlo, eletto a Rettore di

questa R. Universit degli Studi al 1776 , e nel


seguente anno a professore straordinario , poscia
per lo spazio di cinque lustri da ordinario quivi

insegn Istoria naturale (e privatamente Medi


cina) , dopo averne carteggiato col lodato Plinio
svedese . e col gliuol di lui ancora. Souomi
soprattutto giovato delle fraterne Osservazioni
lette a tale uopo nella tornata accademica del
di 12 di'dicexnbre 1823 , non gi dell appresso

anno e mese, siccome per altrui si scrisse

(1) Giornale del Regno delle due Sicilie , 29 cono


mio 1824, n. am

id

370

1. Regno minerale.
o: I minerali di Siderno , che da per tutto
in quel territorio si osservano , il quale dal

Novito al Vallone-fondo (a) di gura pressoch


quadrata cos lati di miglia tre circa, sono gli
appresso:

I. La humus, o sia la terra fertile de campi,


che ,. come si sa, produzione dello scomponi
mento delle sostanze animali e vegetabili. Cotal
terra frequente e copiosa negli orti o giardi

ni, e nelle campagne ben coltivate, onde di


pende la prospera ed ubertosa ricolta, che ivi si
fa tanto de cereali, quanto delle frutta. A ci
anche contribuisce 1 azione diretta della luce sola
re , che colla sua beneca inuenza irradia da per
tutto quelle fertili contrade. In alcuni terrcni

per renderli vie pi fecondi, che di lor natura

(a) Sino a questo torrente, appellato volgarmente


delle colture, si estende lAgro sidernate; poich il territo
rio di la da esso picciol umetto appartiensi a Grotteria.
Quindi apparisce la svista solenne di chi col solito ac

ciabattamento scrisse , Siderno essere stato edicato sul


territorio di Grotteria.

371

son poco fruttiferi, essendo luoghi arenosi, mar


nosi o sassosi , onde far vegetare gli ulivi ed
avere un ottima raccolta; come anche in alcuni

altri terreni destinati alla semina del grano , e


(1 altre biade; costumasi di concimarli collo

sterco delle pecore , che col a bella posta si


conducono , e fansi per pi notti dormire.
11. Non vi sono particolari pietre destinate per

la costruzione degli edizj. Ond t che que


glindustriosi abitanti sono obbligati di raccorre
quelle pietre . e que ciottoli , che i rivoli, i
torrenti ovver umi, dopo essersi quasi diseccati ,
lasciano nel loro alveo. Tai pietre , che per lo
pi sono d indole calcaria a di figura irregolare,

e di varia consistenza , si raccolgono da tutti

per le fabbriche degli edicj, e per convertirle


in calcina nelle particolari calcare, ossieno fornaci.
Laonde non e meraviglia a se dopo la caduta
delle piogge , a guisa di api, vanno tutti i
Villani a raccorne cotai pietre dalle acque tra
sportate , e ne letti, o nelle rive de umi ri
maste.

III. Oltre alle medesime pietre avvi unaltra


sortatdi. pietra , che si destina per la costruzio
ne delle nestre , de balconi . del portonise

degli scalini delle abitazioni. Cotesta pietra), al


l

syn
pari delle seguenti, essendo stata esaminata
da miei dotti colleghi accademici fjovellia Mon
ticelli e Tondi a unitamente al detto frate]
mio , si conobb essere una variet di traverti
no: cio a dire una pietra calcare conglomera

ta , e disseminata di rottami di mica; e ,

dirlo in poche parole, un calcio carbonato cel


luloso molto compatto e duro, che resiste alle
vicende atmosferiche. Essa rinviensi nella col
lina Armensari in luogo denominato con cor
rotto vocabolo franzese la Parrera. Ivi sonovi
de massi immensi di tal pietra coverti di terra e di

lt

arena , da quali a a forza di picconi , di mazzi .


di conii e di martelli, si taglia , si svelle da ter
reni sottoposti, e riducesi sotto la forma di
scalini , di pietre da balconi, da mulini, ed
altro che occorre.
e .
1v. Verso il tenimento di Salve , ed altrove
evvi un minerale, ove le piante , e gli alberi non
vi allignano affatto , malgrado di qualunque in

dustria , che vi si adoperi. Questo minerale ros


so-scuro cotanto nemico della vegetazione, chia
mato col argda. Essa altro non , giusta le
osservazioni de prelodati geologi, che una ocra
argillosa.

La terra , che dietro le piogge in modo

,,--|__4k_glu

w/AL

-.-. ly

o
l

373

s invischia e conglutina , che rende molto mal


agevole il cammino de viandanti, e di quegli
animali, che per quelle strade vanno , una spe

zie di marna , o sia un composto di calce car


bonata con Poca argilla, disseminata di rottami di
mica , e d avanzi di vegetabili. Cotal terra, de

nominata volgarmente aggliocanica e gliocani


ca, copiosa nel luogo detto la Colla: dove

sonovi delle collinette di questo minerale, che


dopo cadute le acque forma una glutine assai
vischiosa e tenace .. la quale attaccasi a Piedi ,
e talvolta con tale forza , che malagevolmente

da essi si svelle; talch non si pu camminare


se non a grande stento , e con somma fatica.
cosiatta
natura chiamata
in gran
il disopra
terr-mo
i Di
della
nuova strada
delparte
mulino

( n. ns ) descritta.
VI. La rena del Calvario o delle Croci, e
d altre collinette , ch cotanto frequente in
quei territorj e rialti , risulta da ciottoli di si

lice o selce , di calce carbonata ., e di scisto ,


ovvero schisto.
VII. In Siderno

fanno eccellenti ziri , o

giarre (a), ecl altri vasellami per conscrvar lolio,

(a) La voce giarra a giarroa e- giarretla ivi usata p

avi
lacqua'e altri liquori; emlnici o tegole ,

ivi

grecamente dette ceramidi , per copertura de" tet


ti; e mattoni. Tutti questi utensili, ed agi
della vita , ottengonsi da una particolare argilla

di color cenerino scuro molto dura e compatta,


che di ottima qualit per la costruzione di
tai vasi.

VIII. Finalmente non da tacere , che nel


medesimo territorio, ove le pecore ed altri ani
mali depongono le orine e gli escrementi, si
producono un nitro vero , o sia il nitrato di po
tassa . ed il nitrato calcario , ed altre sostanze

saline. Ne tempi andati nel luogo detto Piga


dopulla nel citato Onciario, ed oggi Pedallo
podao con tai sostanze formossi una vera ni
tricra artifziale, ove generavasi un eccellente
nitro. D una tale nitriera ne fecer motto i due

gi sommi miei amici Fasano e Signorelli ,


a cui tempi non pi si praticava, ed io igno
ro per quale circostanza siesi abbandonata
.V-

par che nasca dall arabo giarraton , secondo il Mura


tori alla v. ciari-a nella Dissertazione xxxnI. sopra le
Antichit italiane.

'

(i) Fasano , Atti della R. A. delle Scienze , e Bel

Ze-Lettere di Nap. p. 275 g Signorelli . Vicende della


cottura , to. V. p. tsi

an

375'
i

Acque potabili , e malattie.

3. Le acque , che scorrono da quelle amene i


collinette 'circondanti Siderno, sebbene sien co

piose , non per dimeno riescon poco salubri ,


e poco adatte a tor la sete di state; poich
tutte contengono molto di sotto-carbonato di cal

ce , di solfato calcareo, ed altre simili impurit per


osservazione de miei fratelli. Il perch son dis
gustose al palato , pesanti, e gravose allo sto
maco , e di estate ber non si possono , ove non

si ra'reddino collaiuto della neve. Quindi sa


rebbe desiderabile di puricarle co mezzi del

1" arte chimica , facendole attraversare dalle ter


re silicce-1 o usando altri mezzi a tal uopo op
portuni. Per avventura quest acque sono una

delle cagioni delle ostcuzioni , e delle febbri


intermitteuti, e d. altri mali, che col si osser- _
vano. Or sebbene quellaria sia cotanto salubre ,
tuttavia talune malattie aliggono quella popo
lazione , prodotte si dalleccessivo fatiche cam

pestri , si dalle vicende atmosferiche ; e singo


larmente da" venti di ponente o che quando vi
dominano con violenza , rompono gli alberi ;
fan cadere i tetti degli edifizj; ed impediscono,

in un momento , o disordinanotl insensibile tra.

ave
spirazione. rllralle altre malattie vi e il Coccia
maligno,il quale, a guisa duna picciola mac
cbia nera della grandezza d un cece , manifestasi

sulla faccia , e sulle altre partiscoverte del cor


po. Questa macchia circoscritta da un cerchiet

to assai rnbicondo senza dolore. La pelle , ove


cotal fenomeno si osserva , diventa in modo du
ra ,che sembra un cuoio di elefante , e svilupf
pasi una febbretta. Esso altro non che un an-__
trace di pessima qualit ,

il quale , se pronta?

mente in sul nascere non si distrugge col ferro


rovente, fra 3 , o 4 di genera la cangrena e la.
morte , e talvolta anche prima.

Nel Compendio delle Transazionilosoche y


inglesi (i) si menziona questo Coccia maligna
a relazione del sommo medico e losofo cosenv
tino Tommaso Cornelio , che lo avea in Cala.
bria osservato. lii dice, che cotal malore cre
desi dal volgo che nasca dal cibarsi di car
ne di bestie morte da se : la quale opinione
del volgo, soggiugne il Cornelio, io posso per

ispcrienza afer-mare che sia falsa. L_ insigne

(i) rot .111.. Part. 1. cap 5. art. 40..

ari
nostro Serao (r) scrive daver conosciuto un
valentuomo , vivente nel iyd-z , discepolo gi
del Cornelio

nella Medicina, il quale nan-b

al medesimo Serao , che per detto del maestro


da siffatto antrace ,

o bubone maligno , sen

za molto chiari preludj del veleno potentissi


mo che dentro si nascondeva, era la gente
tolta di mezzo in pochissimi giorni , massime
quando non si fosse soccorso il malato col

l emenda delfuoco applicato tempestivamen


te sulla parte. Sul che ne ha fatte dimolte

pratiche osservazioni mio fratello Carlantonio .


le quai

spera un di pubblicare per le stampe.

Frattanto con'vien notare , che la suddetta raz


za di antrace osservasi per lo pi nella classe
de contadini, che dormono in campagna neme
si estivi ; ed ben raro tra gentiluomini. On

de potrebbesi per avventura sospettare, che es


so nasca dalla puntura di qualche insetto male

co , o da qualche altra venefica cagione a noi no


ra ignota. Imperocch l altro fratel mio Saverio
nell'ultima sua gita col osserv un ragazzo, ed

(|) Della Tarantola Lez. II. p. ns net. (b).

i 378

uno adulto , che avean contratto un tal male ,


'senz aver mangiate carni di pecore, o di altre
bestie morte da s.

Il. Regno vegetabile.


Class. II. maximum

lasminum oicinale; ligustrum vulgureg pliil


lyrea media ; olea europaea (1 ulivo) copiose ;
circaea lutetianag veronica maritima, veronica

beccabunga , veronica anagallisg verbena q


cinalis ; lycopus europaeus; rosmarinus qf
jicinalis ; salvia horminum , salvia sclarea ,

antkoxantum odoratum.
Class. III. TRIANDRIA.

Valeriana calcitrapu , valeriana oicinalis;


gladiolus communisgschoenus mucronatusgcjpe
rus longusgscirpus palustrisgphalaris canarien
sisgpanicum crus gallupanicum miliaceum (il mi-v
glio);alopecurus pratensis;agrostis spica venti;
ctira aristata ; poa angustfolia1 poa eragrostisg

dactylis glomeratag cynosurus cristatusg festu


ca ovina g bromus secalinus , bromus arven

ars
sis , bromus tectomm; avena fatua; arundo

phragmitis, ampelodesmos Plinii; lolium te


mulentum; secale villosum; hordeum vulga
re; triticum hibernum, triticum spelta , triti
cum repens; polycarpon tetraphjllon.
Class. IV. 'rn'rnaunma.

Dipsacus fullonum ; scabiosa arvensis, she


mrdia arvensis ; asperula arvensis , asperula

cynanchica; galium aperine ; rubia tinctorum;


plantago maior , plantago psyllium; cuscuta
europaea.
Class. V. PENTANDRIA.

Heliotropium vulgare; lithospermum arven


se , lithospermum purpureo-caeruleum; an
chusa Qcinalis; cjnoglossum Qfcinale; sym
phytum ocinale; cerinthe maior (il canname
le); borago qcinalis; ljcopsis arvensis;
ecluum italicum , echium vulgare; cyclamen
europaeum; anagallis arvensis; plumbago eu
ropaea; convolvulus arvensis , convolvulus se
pium , convolvulus soldanella , convolvulus al
thaeoides; campanula trachelium, campanula
dichotoma , campanula speculum Veneris,

380
eampanula erinus; samolus valerandi ; loniee

ra caprifolium; verbascum thapsus; datur-a


stramonium; hyoscyamus niger; nicotiana ta

bacumg solanum dulcamara , solanum lycoper

sicum (il pomodoro), solanum nigrum solanum


melongena (il petronciano), solanum sodomeum
(copiose); capsicum annuum (il peparuolo); l)
cium europaeum (copiose); rhamnus zizyphus;
evonjmus europaeus ( la fusaggine ); hede
ra helix; vitis vimfera; celosia coccinea (coli
tur); illecebrum paronyehia; vin ca minor, vinca
maiora nerium oleander ( copiose ); kernia
ria glabrag chenopodium bonus henricus, che
nopodium viride , chenopodium botrys , che
nopodium maritimumg beta vulgaris ( la se
era ); salsola leali, salsola soda;

almus

campestrisg gentiana centaurium; eryngium


maritimum; sanicula europaea ; echinophora
spinosa; tordylium nodosum ; daucus caro

ta; ammi maius; crithmum maritimum ; fe

rula communis; sium latifoliumg chaerophyL


lum sjlvestre ; anethumfoeniculum; apium pe.

troselinum , apium graveolens; sambucus ebu


lus , sambueus. nigra ; tamarix gallica (1 ab
bruca); alsine media; statice limonium, statico

sinuata ( copiose yg linum usitatissimum.

44-/AH 4L- _-__7_7H,_-...4

l ti: A

sex
Class. VI. HEXANDMA.

Narcissus tazetta; pancratium maritimum ;


allium porrum , allium sativum ., allium cepa;
lilium candidum; ornithologum nutans; scil

la maritima; asparagus q'icinalis', hyacin


thus comosus; agave americana (a); iuncus acu
tus , iuncus inexus, iuncus bulbosus , iuncus

bufonius ; rumex acutas , rumex aquaticus,

rumex acetosa, rumex acetosella; colchicum


autumnale.
Class. VIII. ocnunum.

Tropaeolum maius (colitur); epilobium hirsu


lum; chlora perfoliata _; erica vulgaris-g daphne

gnidium (b); poljgonum hydropiper, po'gonum


persicaria , polygonum maritimum , pob'gonum
aviculare.

(a) Cotal pianta foreslera , ivi introdotta non so


da chi ,

la veggio propagala in quel territorio , e ve

ne sono diverse siepi di lh dalla Pendina del gallo ,


conducente alla marina. La chiamano sempreviva.

(b) Col sugo di questo vegetabile , volgarmente .


delto il lauicbne , i contadini le lame bianche le tin

sono in color Verde.

fi

382
Class. IX. ENNEANDMA.

Laurus nobilis.

Class. X. nacitnnnm.

Anagyris foetida; cercis siliquastrum ; ru


ta graveolens ; tributus terrestris ; gypsophi

la muralis; saponaria cfficinalis gv dianthus


barbatas , dianthus caryophyllus; arenaria

rubm; cucubalus behen; silene (huius gene


ris multae observantur species); cotyledon umbili
cus Veneris; sedum telephium , sedum acre;
roa-alis acetosella ; lychnis dioica; phjtolac
ca octandra ( colitur ).
s .

Class. XI. nonncaunnm.

Portulaca oleracea (copiose); lythrum salica


ria; agrimonia eupatoriag reseda luteolageuphor
bia chamaesyce , euphorbia peplis , euphorbia

peplas , euphorbia exigua , euphorbia lathy


ris, euphorbiaparalias , euphorbia heliosco

I pia , euphorbia esula; sempervivum tectoruzn

-.f_... 441....

S-vdullluclz la,

383
Clnss. XII. ICOSANDRIA.

Cactus opuntia ( il co d India ) copiose ;


nato
myrtus
) ; communis
amygdalas; punica
persica granatum
( il pesco);( amio
il
dalus communis (il mandorlo ), prunus armenia
ca ( lalbicocco) , prunus cerasas ( il ciliegio) ,
pmnus domestica ( il pregno yg cralaegus ox
yacantha ; sorbus domestica ( il sol-bo ) ; me

spilus germanica (il nespolo ) ; pyrus commu


nis ( il pero) ; pyrus silvestris Bauliini pin. iiim
pyraster Gazae, amans Theophrasti hist.I. 3. (il
peraggine, od apprappido ), pjrus malus ( il

melo jj pyrus cydonia ( il cotogne ); rosa


canina , rosa alba , rosa gallica; rubusfruti
cosus (il moro di chalip aspiratamente proll'erito);

fragaria vesca ( la fragola yg potentilla rep


tans; geum urbanum (la carioflillata
Class. XIII. romanorum

Capparis spinosa ; chelidonium maius ,

chelidonium glaucium; papaver rhoeas ( il


papavero )_; cistus salvijolius ; -delphinium con
solida , delphinium staphisagriag nigella alveu
sis ; anemone nemorosa ;. clematis Vitalba (la

384

ligonia); adonis autumnulisg ranuneulusam


mula , ranunculus caria , ranunculus repens ,
ranunculus arvensis.
s

Class. XIV. nim/mum

Atuga pyramidalis , aiuga reptansg teucrium


scordium , teucrium chamaedrys, teucrium po
lium , teucrium flavum , teucrium capitatumg
satureia hortensis , satureia graeca ; nepeta

cataria ; lavandula spica , lavandula stoechas;


sideritis hirsutag mentita sativa , ment/ia ar

vensisa mentha aquatica, mentita pulegium (a);


glechoma hederacea; lamium amplexicaule ;

stachys hirta; ballota nigras marrubium vul


gare , marrubium pseudo-dictamnusg phlomis

purpureas clilinopodium vulgareg origanum


vulgare , origanum maiomna; thymus serpil

lum , thymus vulgaris , tlgmus cephalotos( il


riganee ); melissa Qcinalis , melissa Cala

(a) Volgarmeiite puleggia e pulcio. S.Girolamo ep.


10 l Il. ss ad Evangclum disse: Pulegiam apud ln

dos pipere precioses est,


w

4-44 -\

nnn- qm

385

minlha , melissa nepeta; ocymum basilicum;


prunella vulgaris; euphrasia ofcz'nalis; rhi
nani/lus iriacago ; antir'rhinum purpureum , an
tirrkinum arvense , antirrhinum Iinaria , an
lin'hinum maius; scrophulmia nodosa , scro
phularia cam'mi; orobanche maior; sesamum
orientale ( la giuggiolena ); viter agnus ca
stus ( i lgani j copiose; anuni/ms molli:

Class. XV. TETRADYNAMIA.

Thlaspi bursa pastoris; clypeola mariti


ma; cardamine graeca ; sisjmbrr'um nastur
tium aquaticum; erym-imum qfcinale ; cheiran

thus cheiri; bmssca campestris , brassica


rapa , br'assica oleracea , brassic'a eruca ( la
ruchetta); sinapis arvensis; raphanus sativus;
bunias cakile.

class XVI. MoNAnELPrnA.


geranium robertianum , geranium rotundi

falfum ; althaea cannabina ; alcea rosea ( coli


tur ); malva rotundifoliu; gossypium her
baceum.
25

386
classe XVII. DIADELPHIA.

fumat-ia of'c'inalis; poljgala vulgaris;


spartiumiunceum ( la ginestra ); lupinus al
bus; phaseolus vulgaris; pisum sativum; o
robustuber'osus; lathyrus apliaca; vicia crac

ca, vicia sativa , vicia faba; ervum lens;


cicer arietinumg cytisus supinusg colutea ar

borescensg gljcyrrhiza glabra; coronilla e


merus, coronilla securidacag ornithopus per

pusillus; hedysarum coronarium (la sulla )


copiose; galega Qcinalis; psoralea bitumino

sa; trifolium melilotus ojfcinalis , trifolium


repensa trifolium rubens , trifolium pratense ;
lotus corniculatus; medicago radiata , me

dicago marina , medicago polymorpha.


Class. XVIII. POLYADELPHIA.

Citrus medica( il cedro , ed il cedrangolo );


malus limonia acida Bauli. pin. 436 ( il li
mone ); citrus aurantium ( laranoio , il me
larancio , e il Portogallo ); hyperi'cum andro

saemum ,

hypericwn hircinum , hypericum

perforatum, hypericum crispum.

-__--.IAa..-

'44'na-n-v aut f

hvw- wwj

387

Class. XIX. SYNGENESIA .

Tragopogon pratense; picris echoides; son.


chus oleraceus; lactuca saliva; condrilla iun

cea ; leontodon taraxacumg hieracium pilo


sella , hieracium murorum;

creps tector'um;

andryala lanata; laps-ana zacintha; cicho


rium inttybuss cichorium endivia; scoljmus
maculalus

la scolimbia );

arc-ilium lappa ;

carduus acanthoides; cjnara scobmus ( il

carciofo), cjnara cardunculus ; carlina lana


ta; eupatorium cannabnum; athanasia ma
ritima ; artemsia abrotanum , artemisia absinf

thium; conyza squarrosa; erygeron vscosum

( la prima ); tussilago farfarag senecio iaco


bea; soliJago virga aurea ; inula dygenterica;

bellis percm'zi's; chrysanthemum leucanthe


mum , chrjsanthemum segetum; matricaria par
ihenium, matricaria chamomilla; anihemis
cotula; achillea millefolium , aclu'l lea nobilis ;
buphthalmum spinosum; centaurea alba , cen
taurea calcitrapa; calendula q/cinalis ; vio
la adorata , viola Itricolor; impatiens noli

tangere ( colitur

asa
Class. XX. GYNANDMA.

ore/iis byblia , orchis'ml'litaris ; ophrys spi


ralis; passi/lora caerulea ( colitur); i aristolo
chia rotunda , aristolochia longa; arum ma
culatum.
Class. XXI. memoriam
Zea majs c il grano d India); carex dioi
ca; urtica urens , urtica dioica;

morus al

ba , morus nigra ; xanthium strurnarium ; am

brosia maritimagvamaranthus blitumg quercus


robur ;

iuglans regia ( il noce ); corjlus

avellana ( il nocciuolo ); croton tinctorium;


ricinus communisg momordica elateriumg cu

curbita lagenaria ( la cucuzza lunga), cucur


bita pepo ( la cucuzza di Spagna ), cucur

bita citrullus il cocomero , o mellone dacqua,


i o zipangolo ); cucumis melo (il mellone di pa-
ne ), cucumis sativus ( il cedriuolo' ); bryo

nia alba.
Class. XXII. DIOEClA.
Sali helix; osyris alba; viscum album ;

pistacia lentiscus ( lo stinco) copiose; canna

bis Sativa; humulus lupulas ; smilax aspera

7-. a v _-_-

-mvrz , w "W

( la salsa paesana , o straccialata


A
); populus
alba; mercurialis annua ; ephedra distachia
( i verdi ) copiose; ruscus aculeatus.
Class. XXIII. POLYGAMIA.

Andropogon hirtum ; holcus sorgum ( la


meliga ) copiose; cenchris racemosus; aegjn

laps ovata; valantia muralis, valantia crucia

ta; parietaria Q/cinalis ; atriplex halimus,


atriplex patula; ceratoria siliqua ( il car
rubo ); felis carica copiose; capricus Bauh.
hist. I. p. tsi , et cus silvestris aliorum( il
caprico , proco , o co salvatico
Class. XXIV. CRYPTOGAMIA.

Equisetum arvense; pleris aquilina; as


plenium scolopendrium , asplenium ceterach;
polypodium vulgare , polypodium lix mas;
adianlhum capillus veneris.
N. B. Sonovi diverse spezie di muschi, di
alghe, e di funghi, che non sono state bene
esaminate; e per non se nic qui fatta veruna

menzione. Per- ultimo avverto, che ivi anche

alligna la palma , o sia la phoenix dactylijera.

390
Osservazioni'sopra alcune piante ,

e la ca

pri/lcazione.
_I. Rubia tinctorum. Colla radica di questa
pianta volgarmante detta la ruggia , che da
per tutto nasce nelle siepi, tingono le donne
in color rosso le lane bianche , le quali desti
nano a far le carpite.

2. Ampelodesmos Plinii. colle foglie di tal

pianta , che una spezie di Arundo non de


scritta dal Linneo , qui in Napoli si fanno le
stuoie e le funi ; in Sicilia le reti da pescare
di molta solidit ed ampiezza; ed in Siderno
costruisconsi coa suoi tronchi e foglie i crivelli
da campagna ,

detti

cerniglie

dal cernire il

grano, per purgarlo dalle impurit. Essa pianta

da Sidernati cliiamasi Guda in vece di Bada


col solito scambio del B in G, che dicon pure
gucceria , e'guccellali in luogo di bucceria
il macello, e di buccellati i tr'tani, o pagnotte
a foggia di cerchio, o corona. virgiliocrjscrissei

obscurus in ulva Pelituit , e Servio nel comento:

(1) Aeneid. il. liii

hvwv-vy

id

rit

_w-._--v--

mv- y

39:
vivam plerique cam dicunts quam vulgo Bu
dam appellant. Il quale ultimo vocabolo manca

nel Forcellini e nel Ffurlanetto suo supplitore.


Il mio maestro di chiara memoria e veneranda,
il sacerdote 1). Alessio Pelliccia, nellultim Ope
ra per cagion di sua morte con grave danno
delle Lettere rimasa imperfetta, notando , che

tra pi grossolani lavori del papiro di Egitto


eravi

la Bada;

osserva (i) ,

che

Ogni tes

suto fatto di erba palustre fu detto aur/ian ove


per isbaglio cita Donato in vvece di Servio.
lii trapasso in et di yg anni al di 26 dicem

bre 1823 in Napoli, ove nella parrocchia del


lAvvocata era nato il di 17 novembre 1744 da
Gennaro Pelliccia , e da Orsola Grani originari
patrizj di Tropea.

3. Cactus opunta. Ne terreni arenosi, e


nelle colline , ove gli altri vegetahili con diifi
colt vi allignano, i contadin-i piantan questo
fico dalndias onde farne uso essi, e gli animali.
Ve ne ha notabile copia , e le sue frutta colle
foglie anche si conservano no all inverno.

(1) Istituzioni dell arte critica dipL to. 1, p. i874

3912

4. Rosa canina. Sulla medesima non raro


il cosi detto fungus beaeguar, che una spe

zie-di tumore, o escrescenzn molle e cedevole,


alquanto rotonda di color rosso della grandezza
di una nocciuola , o d un uovo di colomba ,
contenente nel suo sono una moltitudine di
larve di quelly insetto appellato,dal Linneo C]
nips rosae.
, , s
5. Sesamum orientale. Co semi di tal sesa
mo , sisamo , o giuggiolena , detta giorgiole
na in Siderno , si fa la rupem , ossia torrone
che dicono in Sicilia; ed un- altro/dolciume
denominato pittelle , ovver ciambelle di sana.
martino , imbottite di passule, noci, chi secchi
ammaccati, melarance, pepe, mielegfsapaa o vin
cotto. Plinio in parlando di questa pianta (I)
disse: Sesama ab indis venit: ex ea et oleum

faciunt : color eius candidus.

6. Hedysarum coronarium. Con essa , che


dicon la sulla , e spontaneamente nasce in pro

digiosa quantit , si nutriscono e ingrassano i

bestiami. Segata , serve per lo stesso uso , l'a


cendosi il eno.

(I) Hist. nat XVIII. not.

393
7. Citrus aurantiumfLe frutta di questal

bevo delle latinamente mala aurea, e mala


aurantia , ed in toscano melaranceo arance,
in Napoli e Regno sappellano'portogalli. Gio.
Banhino (I) insegna: Auranlia dieta volunt

ab auri colore: alii ab oppido, in qua abun


dant : .Orange sane Gallorum aequivocum est

et ad Pomum hoc, et ad oppidum Gallopro


vinciae. Sed aliud est oppidum Achaiae s
Arantium a quo dieta volunt : vel Aram'a a
Gente eius noniinis in Persia. Suo fratello

Gaspare m

gli disse auranlia , forte a cor

ticis colore, qui colore auri relucet , ut Aurea


mala vere nominari possint: sive ab Arantia
oppido dieta: veteribus ignota , insitione ad

nos devenerunt. Senza fondamento adunque i


Portogalli credonsi da tvaluni denominati dal

Portogallo; il qual nome per altro venuto


dal luogo Portucale , secondo che ha cel-anato

il Muratori (3) , e prima di lui il Cellario

fo Hist planlar. lib. T, png.


(a) V. Bauhiu. in Pinace Lib.
isti Basil. 1671.
(3) Murat. Annali d Ilal. A.
cellam Geogr. T. I. L. 11.

98. Ebroduni 1650.


Xl , sect. IV , pag.
456.
c. VII. s. I". n. 49.

aut
derivandolo da Calle antica citt , oggi Porto,
Puerto; unde etiam nomen Portugalliae est
tamquam a porta Calle. Ciocch anco erasi
scritto antecedentemente a costoro da (1. Ma
ty traduttor franzese del Baudrandino Dizion.
Geogr. v. Porto. Del resto, CllGCCll'Sla di ci,
i portogalli sidernati son molto singolari e per

la grandezza , e per l odore e sapore assai dol


ce e squisito. 0nd , che i Reggiani annual
mente ne fanno acquisto, ain di ricavati dalle
cortecce lo spirito p di cui tanto abbondano.
8. Pistacia lentiscus. Dalle frutta, dette da
Botanici drupae, di questo arbusto, che in alcuni
luoghi di Siderno cresce alla grandezza degli albe
ri , e trovasi in notabil quantit , la gente po
vera ne tira l olio per ardere , il quale in Si
cilia si usa eziandio per friggere varie paste ,

o pasticcini

Le foglie , i rami, edi tron

chi dello Stineoa siccome con volgar vocabolo


in Siderno dicono il Lentiscoa si usan quivi in

luogo delle legna, di cui molto scarseggiano.

(i) Giornale Ietl. di Nap. vol. LX". i. novomb.

1796.

395
9. Ficus carica. Il figo e co, o la caia.
Tanto i primi chi , Ovvero chi ori , appel

lati dal patrio volgo le votte , e altrove le


gotle ; quanto i secondi, che nascono in quei

terreni sempre esposti a cocenti raggi del Sole,


sono di un sapore squisito assai grato. Sono
soprattutto di cotal sapore corredati quei chi

fiori, che per esser ben grandi, avendo la gura


e il colore della petronciana pressappoco , a
ragione appellansi da taluni borse di miele; e

tutti i secondi chi, massimamente quepiccoli di


color nero , che dicon Catalani. Quindi che

i chi sidernati , cos freschi come secchi, sono


da per tutto in quella provincia celebrati. Or
quivi ottengonsi alcuni di tai secqndi chi colla
capricazione , di cui in grazia di coloro, che
non coltivan granfatto la istoria naturale , ne
dar gli appresso cenni. Di questa capricazione
tra gli Antichi ne han ragionato Teofrasto e
Plinio (r); e tra i moderni fra gli altri Carlo

Linneo , ed il gi mio amico Filippo Cavolini

(I) Theoplir. Dc caus. plant II. ut et 13 , p.


nili et seq. rdil. Heins. Lugd. 3111.1693; Plin. Hist.
nal. XV. 19.
i

396
di proposito nella sua ben lunga Memoria per

servire
alla storia compiuta del
prqcazione
i co , e i della
Essa
razione
da una
render

capricazione altro non , che una ope


posta in pratica da contadini, istruiti
lunga esperienza e osservazione , per
feconde e buone a mangiare talune spe

zie di chi; e per non farle cadere dagli al


beri. E quindi a tale scopo sospendono i capri
chi , o sieno i chi salvatici , da loro appellati
scattignuoli selvaggi, legati

con de giunchi

a rami d alcune caie domestiche: il che dicon


col in Siderno armar le care. E la ragione

si , che i caprichi , come si sa dalla Bota


nica , contengono soltanto i fiori mascolini; cd
i chi dalcune domestiche caie. hanno i soli

ori femminei. E perci queste per fecondarsi


han bisogno del caprico i laddove gli altri chi
ermafroditi , cio aventi ,entrambi gli organi

maschili e femminili , siccom la pi parte .


non abbisognano di aiuto siflatto. Il perch la

(L) Linn. Amoen. Acad. lo. 1., Cavolini negli


Opusc. scelli sulle Scienze , esulle Arti. to. V. dalla

p. 219 a magn in Milano 1783.

agi
provvida e savia Natura fa eseguire tal fecon
dazione , e maturazione dechi domestici merc

di'alcuni moscherini, detti da Teofrasto (i)


culices ( o: lnvss ) parvi , qui ex caprgfcis
appensis nascunlur; da Plinio fab carii cu

lices; e dal Linneo (3) cjnipes psenes. Que


sti moschini trasportano il polline, o sia la fa

rima fecondante da chi del caprico in quei


della caia domestica. Ed bello e curioso il

vedere, come dalle bocche de chi salvatici


ne quali si generano , escan tutti coverti di fe
condante farina, e svxolazzino sopra i chi do

mestici. Quivi appena pervenuti, per mezzo del


loro aculeo spirale , che portau nell ano , al
largano la bocca di ciascun co , e poscia fansi
strada nell interna sua parte. Dove in varie
guise rotolandosi e aggirandosi in quei ori fem

minini, gli fecondano e maturano, con far loro


acquistare un buon sapore , e mantenergli su i

rami delle caie domestiche.

(i) Op. cit. II. xm


(a) Hisl. cit. X1. 35.

(3) Syst. nat. T. I. P. V. p. nasa edil. Gmelin.

vvv-ium

la.

398
III. Regno animale.

I. Classe.

Animali mammiferi.

Nel presente Regno animale vuolsi avverti


re, che inumeri romani dinotano i generi lin
neani degli animali di ciascuna Classe; e gli
arabici le loro specie.
I. 1. Il Pipistrello, Vespertilio murinus.
uno animal volante, che ha denti, e mammelle; e
per si posto in questa classe da Naturalisti.
lii dovrebbe occupare il luogo intermedio tra i
quadrupedi e gli uccelli: grecamente dicesi
Nunrepzs vi. La voce Pipistrello dal Muratori col
Menagio si deduce dalla latina vespertilio, cui

il popolo trasfigurante gli antichi vocaboli cor


ruppe in vipistr'ello, e indi in pipistrello (1).
Il. 1. Il Cane e la Cagna, Canisfamiliaris.
Avvi diverse variet. Della lor diligenza e sa

gacit vi sono inniti esempli, e fra gli altri

(i) Murat. diss. XXXIII.

399

puossene vedere quello narrato dal Leibnizio ,


e riferito dallannotatore Ribovio al libro del Ro

rario: quod animalia bruta saepe ratione u


tantur melius homine (1). Da Greci detto
xvi-v , , mu ti, da liume diligo, perch ama il
padrone ; e da Franzesi le chien, e la chienne.

2. La Volpe, Canis vulpes , in greco A


lamina , animale assai noto per la sua malizia ed
astuzia in predare gli animali.
III. 1. Il Gatto e la Gatta, Felis domesti

cus, grecamente Azksjzos , 6.


IV. 1. La Faina , illustela foina. Si appella
daSidernati tina , forse dal francese fuine.
Gli Accademici orentini della Crusca la dicono
animale rapace , il cui pelo nereggia nel rosso,
ed bianco sotto la gola, Lat. martes mustela,

Gr. Awyn. Cred io esservi errore tipograco in


questa parola greca , in vece di Faln , comes
si la dicono nel termine mastella: ma si vuole
avvertire che la voce nam dinota la mastella

volgare, e non gi la faina , cli una sua spe


cie , di cui ne Aristotile, ne i Greci Posteriori

(I) Lib. I. p. 18. edit. Helmstadii xpa

dou
ne han favellato. Abita la faina ne forami delle

rupi , entra ne piccioli buchi, salendo di rado


su gli alberi ad assalire uccelli: fa strage delle

galline in campagna, ove mangia erbe, grilli ei


sorci, che sonosi trovati nel suo stomaco. La
sua carne ottima a mangiare. In una iscri
zione appo il Reinesio (i) i genitori d un tal
Gordiano dierongli l nome di dulcis mastella,
alludendo
ne parla. forse a quest animale , onde Fedro
2. La Mrtora el Mrtoro colla penultima
breve, Mustela , o lllustella martes. Il chiarissi
mo lessicografo Facciolati la dice a Marte, quod
vi Martia mures, gallinas , aliasque aves
necet. Gli Accademici cruscanti bene afferma

no, esser simile alla faina, di colore tra l


tan , el nero , e di pregiata pelle. In eetto
ha il corpo come quello di essa faina, ma con

gola gialla , con piedi corti, ed pi piccola


d un gattino , fetida, ed avida di sangue. Sale
su gli alberi per cibarsi delle uova e de par

lib Cl. XX, n. 368.

Morcell. de Stilo Inscr.

L. II, P. l, cap. II], p. ab


(a) Lib. 1. fab. XXII, Lib. vIV.fab. I. et V.

4o;
goletti augelli ne nidi o falce , come greca
mente si esprimono i Sidernati , e d pur la
caccia alle uccelle covanti. Introducesi d in
verno ne pollai e nelle mandre, cibamlosi an
co delle bovine: secondo i Naturalisti essa man
gia il mele e le sorbe: va in

amore al mese

di febbraio , producendo 6 , od 8 gli dopo 9


settimane. Giusta il soprallodato Facciolati il
poeta Marziale (I) cant:

Venator capta marte superbus adest ;


ma siccome il Salmasio nelle note su tal Testo
avea letto mele, animali mordaci et pernicio

so, quod vulgo Taxus sive Dasius appella


lur:
tezza
3.
nome

perci dubito io, se i Latini nebher con


della Martora , che fu ignota a Greci.
La Puzzola, Jlluslela putorius. Forse col
laris , descrisse Aristotile la Puzzola ,

secondo che opinano i dottissimi Bulfon, e Ca


musi. volgarmente in Siderno dicesi Pitso ,

forse dal francese Putois colle stesse lettere tra


sposte , siccome con la medesima trasposizion

letterale dal latino feria nacqueera, ossia mer

cij Lib. x, epigr. 37 , v. 18.

nfi

dos
cato , per osservazione del Muratori

avi

da del sangue de polli, de sorci , delle talpe,


e delle galline o tagliando loro il collo a tal

effetto, e fugge per ogni piccol forame: sotterra


i pulcini dopo averli uccisi , aliine di mangiarseli
dopo due, o tre di. Il volgo si ciba de pitusi,
che malamente appellansi da taluno (a) situsi , e
credonsi con milensaggine scoiattoli.

La Puz

zola , presa di nottetempo da contadini , d ta


le grido , che ben tosto accorrono in suo aiuto 8,
o diece altre, cui essi allontanano con delle ronche.

Questo animalettucciaccio tristo , col'Redi (3)


vodirlo , della razza delle faine, delle marto- m
re e dezibellini, cattivo , pessimo , e tanto
vituperoso che puzza ; abita non dilungi da i
gallinai , e da catoi sidernati, ossicno bassi.

Uccise le puzzole, dal ventre loro emerge fetore

(i) visum XXX, Ani. ital. p. 39. Ed. Rom.


fai Gustin. Dizion. geogr. del R. arl. Belcastro ,

p. aug
(3) Lett. al Sig. Iacopo del Lapo , Op. tom. V ,
p. 93. Ediz. Nap- 1788.

t f

nm

dos
Tal , che gli forza il otiurare i nasi,

Che non si pu patr la puzza immensa :


onde di presente lor taglian l'anno, e cosi ces
sa il puzzo e fetore. Questo , tanto ne maschi,
quanto nelle femmine , viene dallo stesso luo
gaccio , in cui vi si raduna una certa polti

glia bianca, che rasciutta si sfaldella, come


attesta esso elegantissimo Redi, ovvero si stri
tola e sfarina.
v. l. Il Tasso , Ursus meles, e meli; , che
il Forcellini insegna nel suo gran Lessico, scri
versi anche maeles o maelis. Da Sidernati sap
pella Melogna. come un porco di pel bianca
stro e rossigno con piedi molto corti, tch rag
giugnesi nella fuga e da cani, e da cacciatori.
Si difende contra i primi, gittata in terra al
lins, copiedi ossieno unghie lunghe puntute ed
aciite. Il suo muso, grifo1 o grugno pi ca
nino che porcino. La carne striata , con un
piano grasso, ed un magro, di sapore partico
lare. Ve ne ha tassi di rotoli s inno a m;

e, secondo i Naturalisti, vanno in amore verso il


n di novembre , ed il principio di dicembre,

partorendo, dopo g mesi, da 3 no a 5 gli;


Della pelle di cotesto animale horrida pilo, et
invicta pluvis , i calabresi mulattieri pongonq
x.

imi
un pezzo sul freno degli animali da vettura;
tanto per bellezza e ornamento, quanto perch

mon sieno questi morsicati, secondoch dicesi,


da altre bestie. Di notte escon le melogne dal
la pietrosa tana, che nelle caverne e ne fo

rami delle rocce, ain di cibarsi di ghiande ,


melagranate, olive t ec. Non disconviene che si
noti in questo luogo, non avere avuto contez

za i Greci del
di celebratissimo
questa sonnacchiosa
bestia,
I testimonio
Aldrovandi
(1).per
VI. I . La Talpa, Talpa europaea , en Acme

lug . Cbiamasi in Siderno -sorce-orbo, il


qual vive sotterra di lombrichi , scavando de
tubi cilindrici ne prati, e ne giardini. Ha la
pelle dilicata cos peli molli e sottili, gli occhi
piccoli coverti di peli, ed un lungo genitale.
VII. I. Il Riccio , Erinaceus europaeus. In
greca Tavella Exwos, 6. molto timido i e
perci in toccandolo riducesi in un globo. Abi
ta nelle vigne , e suo cibo sono le uve, glin

setti , ed i vermini , ec. La sua carne non

(1) De guadmp. digitah l. Il , e. XI , p. net ,

15:. B,

dos
mica disgustosa. Tiensi da taluni il riccio nel

le abitazioni, per liberarsi dalle Pulci, e dalla


piattole, che si dicono in Napoli scarafoni ,
in Roma bacherozzi , ed in Sidernofratteza che
dal Linneo si chiamano blatte orientali. Tai
carni di ricci casalinghi niuno le mangia per
ch schifose.
VIII. I. Il Topo di casa , Mus masculus. Si
dice ancora sorice , sorce, sorcio e sorco , a
cui i gatti, comae noto, fanno continua guerra.
L erudito P. Paulo Antonio Paoli della Congre

gazione della Madre di Dio nell'anno 1771 stampo


qui una dissertazione z n Della religione de Gen
tili per riguardo ad alcuni animali, e special
mente a topi.
i
2. ll Topo di

campagna , illas

silvaticus.

Dan'neggia le biade , ed predato dagli spar


vieri , dalle volpi, dalle puzzole, e dalle mar
tore. In buon latino dicesi sorex.
IX. I. Il Ghiro, Myoxus glie. Elezos appellato da Aristotile; Muofos da Oppiano; ciis
da Plinio seniore. Abita neglincavi delle quer

ce , ove nidica e genera da 9 a rz gli. Ci


basi di ghiande, noci, e semi di pomi. Dorme
lungamente , e singrassa in guisa, cile la sua

doli
carne riesce saporitissima ; la quale dagli anti
ehi Romani avevasi ancora in grande stima.

o. Il Topo bianco, Mjoxus nitela. I con


tudini e foresi lo appellano in Siderno Hiera
pontico , pronunziaudo l aspirazione con dolce
suono gutturale inesprimibile colla. penna , sic
come fanno in pro'erendo aspiratamente hiuhlu'a
re per sciusciare, solliare , hiumara y umaia o
umara , sciumara in Napoli e ne contorni. Esso
ha il muso bianco , bianche la pancia elestremit

della coda,ch tutta rotonda e piena di lanugine,o


pelo corto. Si vegga la sua gura nel Gesnero , e
nell Aldrovandi (i

Il volgo sidernate non man

gia il nostro animaletto, che dagli stessi Gesnero


e Aldrovandi appellato imus avellanarum, e
da Francesi lerot. Dorme lungamente a guisa
del ghiro, e, come questo, diventa grasso col
sonno ne buchi degli alberi, e nelle macerie :
bagnandolo coll acqua, non si sveglia punto ,
se non quando messo in sul fuoco. Le gatte

(i) Gesner. De quadrup. L. l , p. 833; Aldrov.


Da quadrup. p. 447.

tio-1
il mirano attonite senza mai acchiapparlo , e
avvicinandoseli pian piano , con un suo sibilo
-le fa fuggir via.

X. 1. La Lepre , Lepus timidus, Aa'ywos, 6,

de Greci. Tiene le orecchie coll estremit bere,


il corpo ed i piedi posteriori assai lunghi. Di
cesi che la lepre dia latte a a , o 6 leprottini

per soli 5 di, e poscia vada in amore di bel


nuovo, con partorire dopo d settimane.

2. Il Coniglio, Lepus cuniculus; Cum'cu


lus di Plinio. Ha gli orecchi nudi, il corpo
e i piedi posteriori pi brevi di que della le
pre. La sua carne pi dolce della leporina,
e meno striata. In ogni suo parto estivo glia
a , o 5 ate.
t

X]. I. La Capra , il Becco, il Capretto, Ca


pra hircus Linnaei , Hoedus Plinii. A Sider
no e altrove il becco dicesi zmmaro con greca
voce.
XII. 1.La Pecora , il Montone, il Castrato,
l Agnello e lAgnella , ovis aries Linnaei; Pe
cus , Aries, Ow's, f/ervea-a e xdgnus Plinii.
In greco la pecora detta Ozs , . Tal nome
sembra esserne il nome proprio e particolare.
Il dotto annotatore all Istoria degli animali

nos
,d Aris'totile, lavvocato Camus , osserva (i) che il
,Filosofo si serve sovente anco della parola fo
parov ros espressione pi generale , e che pu
(applicarsi a ogni quadrupede pascente. Familia

re , d'iceil Muratori (2), a Modenesi, ed altri


Popoli di Lombardia la parola Bricco per signi
care il latino Ariesto e l italiano Montone. _
XIII. 1. Il Bue o bove , la Vacca ed il Vitel
lo, fles domesticus Linnaei; Bos, Taurus,
I/acca, e Vilulus Plinii. Solo avverto che il
Manso, ovvero bue ammansato, soggiogato edo
mato , con antichissima voce latina dicesi da Si

dernati bove domito ,' sentendosi col quella


frase di Plauto (3): vado alla fiera per compera
re bovi domiti , domitos boves uti mercarer.
XIV. 1. Il Cavallo e la Cavalla, Equus ca
ballus del Linneo; Equus, Equa et Eqaijerus

nil

(I) Notes sur lIlist. des Animaux, io. II, p.


(a) Cit. Diss. XXXIII, p. aai , v. Br'iccone. Sa

ra , secondo il Muratori , la v. Montone una delle an


tichissime voci de Galli, o Franchi.

(3) Persa, Acts II, Se. III, v. 7.V. Murat. diss.

3o, p.39, e-Vdiss. as p. 329 v. Manso.

doo
di Plinio; Ifmrcus , , di Aristotile , di Eliano e
di Oppiano. Il ch. Bochart nel Hieroz-oicon rap

porta sette nomi ebraici del cavallo.


a. L Asino e lAsina, Equus asinus. ovesa
, nou ti , detto da Aristotile; ciuco daTo
scani ; da'Begnicoli ciuccio , somero e so

maro, da soma o salma : il greco sagma fu


da Latino-barbari cambiato in sauma; i no
stri

poi

dissero

salma ,

ed ora dicono so

ma. Cosi il Muratori (I). Nelle vecchie carte


sidernati si chiaman bauaino c baudina; indi
mutandosi l au in al, per osservazione del
Muratori stesso , fu detto baldino e baldina.
Da Arrighetto da Settimello, che ori non gi
nel lSooa come fu creduto , bens al rigo ,
per non valersi della voce Asinus , nel suo
trattato De varietate Fortunae , fu adoperata
una , dir cosi, latino-barbara , Brunellus. Nel
li Accademia privata del Principe di Roccella, di
cui ne fu membro anche mio fratello Saverio ,

il celebre Domenico Cirillo lesse un discorso


sulle virt morali dell Asino, che nel 1786

(l) Cit. nm XXXIII. v. Calma.

airo

fu impresso qui con data di Nizza , e ristam


pato al 1789 tra gli Xl suoi Discorsi Accade
miei.

3. Il Mulo e la Mula, Equus mulus Linnaei ;


Mulus et Mula Plinii : animali sterili. In Ari

stotile ci abbiamo le voci aiovos, 6, ed opens


a ma il. animal notissimo nato d asino e di
cavalla. Sulle citate voci Hemionos, ed Oreus
vedi il lodato Camus sotto l art. Mulet

i Il Muletto e la Muletta , Equas hinnus


del Linneo, mula et hinnus di Plinio :animale
sterile. In Siderno chiamansi Chasmuli con a
spirata gutturale. Plinio (11) lasci scritto : E
qua et asina genitas mares , hinnulos antiqui vocabantz contraque mulos

quos asini

et aquae generarent. Sono assai forti, e na


scono ivi dal cavallo e dallasina puerpera ,
non gi dalla puledra ovver giovine asina , e
non ancor. domata. S. Ambrogio (3) insegna ,

che tai copule del cavallo coll asina , sunt ve

ra adulteria Natume.

m To. 11, p. sab


fzkj
m Hist.
Ewamer.
nat. Lib.
VIII,
V, ex 3, n. 9.

du

xv. | . Il Porcoe la Porca, o troia , o scrofa,


ed il Verro, Sus domesticus Linnaei; Sus, Ver
res et Scrofa Plinii. Presso Aristotile rinvien
si- la voce Susa non u's, d mu ii. un ani
mal domestico talmente comune, chemi riman

go di parlarne. Vedine alcune osservazioni appa


il non mai bastantemente lodato Camus al! art.
Poro
XVI. I. n Delno , Delphinus Delphis. E

uno de Pesci cetacei , di cui fecero menzione


Aristotilea Ateneo, Plinio, il Rondelezio,il Gesnero,

I Aldrovandi , il Linneo , l Artedi , ed altri


Ittiologisti.
Capita di rado
Veggasi
nel mar
il Camus
di Siderno.
art. Dauphin
Siccome ha
le mammelle al Pari degli altri, perci si

posto da me in questa classe , non ostante che


viva nel mare.

(i) Cit. rm II, p. 635.

(2) Ivi alla p. nam

ri l 2
II. Classe.

Uccelli.

I. 1. L Astre , Falco palumbarius, Acre


pas. a, di Aristotile. questo uccel di rapina
dotato di acutissima vista , e di somma ce Ieri

tiu rapisce con astuzia le galline; e , dalla


guerra che fa alle colombelle, prese il

nome

di palumbarius. Da Francesi detto Autour ,


e dallAldrovandi (r) Asterias , cio stellato,
o coverto di piccole stelle, siccome bene osser
va il dottissimo Camus (2) aggiugnendo, che ta
le uccello fassi generalmente del genere degli
Sparvieri. Or la parola Accipiter presa da Na-v
turalisti in due sensi differenti. Taluni , e tra
essi il Klein , intendono , sotto questo nome ,
tutti gli uccelli di preda o rapina: altri, fra
cui il Brisson , intendono lo Sparviere. E non
a mica maraviglia , che nel primo senso il no
stro Astore si comprenda sotto il nome Acci

oj Ornilhol. Lib. V, cap. 1, p. 336.

(a) vfm ll , pag. us , not. a

bis

piter , e per avventura questo Primiero signifi


cato , giusta il Camus , avr indotto in errore
coloro , che han ristretto poscia il senso d Ac
cipiter. A buon conto il nome greco dAsterias;
litaliano ed il francese d Astore , non che

quello d Astur ab Asturica urbe (l. regione)


magnica , secondoch dice l Aldrovandi'; dc
terminar debbe ognuno a credere, che findi

viduo aristotelico sia lAstore. Qnest uccello ni


dica non gi nelle rupi, ma bens 'sufaggi del
I alte montagne , siccome osserva bene il nostro
amico e collega sig. Matteo rllondi (I). Quin
di resta conquisa 1 opinione del rapsodista P.
Fiore da Cropani (2) , che confondendo Locri
con Gerace , scrisse esser desso lAsterias luc
cello Hierax , ed aver dato il nome'a qnestul
tima terra, o sia citt.
2. Il Gheppio o Acertello o Fottivento , Fal
co tinnunculus. Ke'yufts , i: , detto da A
ristotile. DaSidernati appellato cristarellaa

e da Francesi Cresserelle o Crecerelle. I na

(i) V. La Caccia p. 184,


177.
(a) Calub. illuslr. io. i, p. 328. v. sopra a p. ubi

liii
turalisti Bellonio , Gesnero, Baio , Salerno ,
Brisson e Buflon favellarono di cotesta Cenchris

di Aristotile , e Tinnunculus

di Plinio. il

pi fecondo di tutti gli uccelli , che hanno 1 un


ghia incurvata: depone 4 uova, e talora pi
i nelle rocce, nelle torri e in altre fabbriche: sta
sovente in equilibrio nell aria.

3. Il Nibbio, Falco milvus, lumvos a di Ari


stotile; Mlvus de Latini, e lllilan deFrancesi
secondo il Camus (I). Ne di sereni e non ven
tosi equlibrasi nell aere , talclx pare immobi
le, sebbene placidamente muove le sue ali.

Fa strage delle galline , e degli uccelli dome


stici: furioso , rapace e veloce; ma per
purga l aria da ogn impurit. Giusta le stagio
ni cangia sito. La femmina depone due uova
di color bianco , e di sodo guscio nel nido tra
i mesi d Aprile e di Maggio.

4. Lo Sparviere, Falco nisuss Ipa odi Ari


stotile. Fa guerra alle galline , alle passere .,
alle pernici, ed a colombi. suscettivo ed at
to d istruzione per dar la caccia agli uccelli s

(I) V. rm il. art. Milan, p. 503.

www MIMNpJN-QW -.....

4x3
siccome fa alle allodole. Aristotile impieg la
parola hierax , che per contrazione trovasi hi
rax ed hire , come un nome generico. Ve
dine il Camus nell art. Epervier.
11. I. Il Gufo , Strix bubo, volgarmente

il Ducco in Siderno , in franzese Duc grand,


detto da Aristotile Bue; 6. Il picciol Ducco

da costui appellato Snaoslvj 6. il pi ero


degli uccelli sidernati notturni, anzi lAquila
di essi. Il Muratori (r) dice: in Il latino Bu
bo in toscano appellato Gufo, in Lombardia
Barbagianni. desso la nottola degli Ate
niesi giusta il Cav. Linneo (a). Fischia ovvero

allucca con suono di voce orrenda e grave


du-du , cu-cu. , talch sbigottisce ognuno. Di
notte rapisce gli anbi , i conigli, le lepri, i
pipistrelli, le talpe ed i topi. Abita nelle rocce,
nelle caverne, fabbriche dirute, e ne precipizj.
Il lodato Muratori nel Catalogo di alcune voci
italiane , l origine delle quali tuttavia scono.
sciuta o dubbia , ne annovera questo nome

(i) Dss. x xxnI. v. Gq.


(a) synf Nal. to. i, p. '186. cit. edit.

ille

Aloco. E par che nasca dall aloccare o al


luccar suddetto: qui in Napoli uno ululato ,
urlo , o grido altissimo , dicesi tuttavia al
lacco.
2. L Allocco, Strix aluco , Scropo de Si
dernati. Da Servio detto Alucus presso il

Forcellini in questa voce , perch fugge la luce.


Dubito se sia lo Scops, o Ducchetto preceden
te. Il suo rostro e l ugne sono d un nero-gri
gio, il corpo brunoferrigno chiazzato in bian
co gialliccio; i piedi bianco-gialletti con delle

piccole piume , sembranti peli sulle dita. Por


ta lucertole e salamandre a gli , iquali se le

mangiano, eccetto la testa , e la spina o squa


ma. indigeno; canta di notte; e nidifica
ne tronchi degli alberi , ove la femmina depone
5 uova.

3. La Civetta, Strix ulula , AwzoMos 6 di


Aristotile. In Siderno denominata Zi/ttola ,
dal Builon Chouette. I Milanesi la dicono Ci
guetta, iPersiani Chi/et; Franco Sacchetti to
scano la chiam Ciovetta (i). Parecchi Natura
listi le dieron la denominazione di noctua sa

xatilis (2). odiata da ogni uccello , e per


-_

(i) Murat. cit. Diss. v. Civetta.

(2) V. Camus to. 2. p. ny

liii
seguitala, fuorch dallo sparviere, che la pro
legge. Fa la sua folea o nido fra gli embrici.
da Il Barbagianni, Strixt slridala. Da Ari

Stotile vien detto aras , , dal human Hibou.


Questo uccello di preda notturna , quanto una
grossa colomba , ha la testa come quella d un
gatto, la quale gira intorno , col rostro adun
co , e colla barbetta sotto il becco. tutto
Piume, e di poca carne. Per alcuni malamen
te dicesi Cuccovaia, ovver Coccoveggia , essen

do questo pi grossetto d una gallina , e senza


s il rostro uncinato , e facendo varj

canti , ou

de garrir si sente cucu-viu, cucu-viu, vu-vu :il

quale ultimo fa in gola. AIJita ne forami delle


mura e nelle rocce , ove nidica.

III. 1. Il Laniere rosseggiante, Lanius rufus'.


uccel di rapina , detto Rossello in Siderno,

il pi grande dopo il Gufo , o sia Strix bu


bo del Linneo. Ha il collo lungo un palmo o
2 circa; le penne del collo soffici come la bam
baggia , le qua-i pongonsi da_ chirurghi siderna
ti a frenare il usso di sangue. Caduto in tera
ra ferito , i cacciatori stanno cauti eguardinghi,
cha col grifo e con lugna predatrice ,

Incurva e torta, si avventa agli occhi loro


27

ita

IV. I. Il Corvo, cor-vus corax. Hassiin


Aristotile Kopa, 6, in ispagnuolo el Cuervo;
nel Buffon le Corbeau. 'troppo noto z pasce
si di carname ,di coccole o bacche , di gran
chi e di testacei. Fa suo nido negli altissimi
alberi, o nelle rupi. La femmina , dopo essersi
copulata nel mese di Marzo , in Aprile depone
z uova, altri dicono 5 a 6, nel nido, cui sem
pre custodisce di notte essa sola , al pari delle
colombe domestiche , e di giorno la rimpiazza
il maschio. Di leggieri apprende la loquela.
2. Il Corvo de campi , Corvus frugilegus.
volgarmente dicesi a Siderno Civola colla pe

nultima breve z pi piccola del corvo , anche


nera, colla fronte cenerina, e la coda ritondet
ta. Arriva a stormo , danneggia i seminati , e
riposa di nottetempo su gli alberi. Dal Co. Buf

fon detta Freux o Frayonne. Il Cav. Lin


neo scrive di tai specie di corvi: Plures per

noctant in arbore , unde facile capiuntur,


valde sonori; vermibus , larvis, potissimum
scarabaeorum , sed seminibus etiam victitant,

hinc agris infesti.


3. La Cornacchia, Corvus cornice. Aristoti
le lappella lioycwna i ; gli spagnuoli la Corne

uu mm

ille
ja. la Carnia: cinerea frugilega del Ge
snero e dellAldrovandi. Mangia ogni genere di
cibo , principalmente i piccoli nccelletti , le ra
nocchie, i vermi delle conchiglie, gl insetti e
le loro larve, anche le carni de cadaveri, ed
ogni maniera d impurit. Col suo gracchiare ,
o , a dir meglio, crocitare, predice la pioggia.

il La Monachina , cor-vus monedula. Da


Aristotile denominata Kolus , da Sidernati la
Carcarazza. Ha il color negro e bianco; fa il

nido, in cui depone y uova, nelle gran siepi,


e negli alberi folti, non mai nelle rupi o mu

ra , con degli sprocchi o sterpi , ponendovi en


tro a essi della creta portata col becco, e co pie
di, la quale ben situa.
p
5. La Pica, o Gazza , Gazzera , Ghiandaia ,

Mulacchia , Putta , cervus pica, kura vi d A


ristotile, Pica avis del Muratori nella v. Gazza .

la Pie in francese , Pigazza degli spagnuoli.


atta ad apprendere ed imitare la favella n
mana , ove tale uccello s istruisca da piccolo;

e perci dicesi garrulo. Fa 5 ,6 e 7 uova su


gli alberi folti al mese di Aprile , ed altret
tanti verso Giugno, le quali sono di guscio
sottile verdiccio con delle spesse macchietle
negre. Circa 1 origine della voce Picchio, Picus ,
r '

dao
che

becco fora gli alberi, 'consultisi il citato

Muratori (1).
V. 1. Il Rigogolo , Galbern g oriolus gal

bula, xlafzcev clAristotile , Chlorion di Pli


nio , la qual voce manca nel Lessico del For
cellini, e nelljAppendice o supplimento del Fur
lanettba benchesista in quello del Faceiolati. Con

penultima brievc Glano sappella in Siderno.


Ve ne ha di due spezie cola , ove capita nel mese
d Aprile , e dimora sino a Maggio: l'una e di
un color giallo vagllissimo , avente le ali con
macchie nere ben ordinate , eh e una bella e
vaga cosa a vedere: l altra di color cenerino,

pure con delle negre macchie nelle ale. Il dorso


verde , le ali piombine , i piedi negri. In alcuni
nelle ali vedesi una macchietta gialla; altri so
no biancastri nella Pancia , e gialli ne lati di
essa, e al di sotto della coda. Plinio avea fab

Scritto: Chlorion totus est luteus, hyeme non


visus, circa solstitia procedit. Il Gazza que

(1) Diss. xxxnI, p. 215 v. Becco, e p. 354 v.


Picchiare.
(a) Lib. X, cap. 29.

ut
sta voce Clzlorion , in Aristotile, latinizzolla
/ir'eo; lo Scaligero seniore Vireo , Virido;
l antico traduttore Khlorio; il Camus Chlorfon
nella pregiatissima sua edizione greco-francese,

eseguita in Parigi, dopo averne lavorato per


dodici anni , nel1783. Costui (I) ci assicu
ra con Eliano, che matris sia la femmina del

nostro Chlorion, cui il Buffon denomina Lpa


riot, ed il suo veneto traduttore, galba-ra
della grandezza della tortorella , e pi grande
d un merlo. Veggasene la gura presso il Con

te Buffon by
VI. r. Il Cuculo, Cuculus canoruss Komwg,

6, de Greci, Cuculus de sigg. Gesnero , Al-i


drovandi , Bellonio, e Brissonio , Coucou dei
Franzesi , Cucco e cum deSidernati. quan-a
to una tortorella,, ma colle ali e la coda pi
lunga, con macchiette bianche al di sotto di
questa e di quelle: biancastro co piedi gialli.
Capita ivi a Siderno verso i no di Marzo. Se

nell inverno stia nascoso in cavis arboribus ,


ixb

To. Il. v. Verrler, p. asa


Buifou, Uccelli to. v. tav. XVII, p. m. aai

in

come narra l Agricola (1) , oppure vada il


nostro uccello viaggiando di contrada in con
trada , e controverso pressoi Naturalisti. Ari
stotile confut la pretesa metamorfosi dello Spar

i viere nel nostro Cuculo. Certo in ne, che la


femmina depone il suo unico uovo nel nido al
trui (2); ho detto unico uovo col Camus , co
mech Aristotile assicuri, non essere impossibile
che ne faccia due.
VII. 1.La Marigiana,Anas boselias, Narra,

n,dAristotile, Anade in ispagnuolo, Canard


in amme, volgarmente Illellarda, oMillarda.

Questanitra salvatica pur troppo conosciuta,


e non bisogna di particolar descrizione. Fralle
variet di csso uccello evvi uno colla testa ver

de, ondebbe il nome di Capoverde, il quale


pi grande.

2. La Oca, Anas anser, xm di Aristoti


le, il Papero volgarmente , l Oye de Fran
cesi. Uccello notissimo generalmente, acquatico
esalvatico e domestico, col rostro semicilindri

coa col corpo cenerognolo, ecopiedi incarnati.


\

(1) De animant. subterran. pag. 15.

(a) V. Camus cit. Op. t. a. pag. nil

das
3. La Palomba di mare, Anas tadorna; A
nas maritima del Gesnero e dellAldrovandi.
Se sia la Xnvalacamg dAristotile, Chenalopex

di Plinio, controverso fra gli eruditi ed ina


turalisti. Lo Scaligero , IArduino, e il Camus
confessano d ign'orarue questa spezie d'uccello.
Costui ha tradotto letteralmente la parola d'Ari

stotile, Oye-renard, clraltri in Latino tradot


to avea Cinalopex, e altri Vulpanser. A me
sembra, che la Tadorna sidernate sia una di
quelle , di cui (I) Plinio scrisse: In agrum
Volaterranum palumbium vis e mari quo
tannis advolat.

VIII. I. Il Pellicano, Peleeanus onocrotalus,


vvalz-may 6 d Aristotile , Pelecanus de Latini ,
e Pe'lican de Francesi. Una sola volta com
parso in Siderno, siccome ho inteso dire al gi
mio zio D. Bruno , che mor col quasi centena

rio. Egli cosa nota , che quest uccello ha nella


mascella inferiore un sacco , o sia borsa membra
nosa molto distensibile di color rosso, o giallic

cio, in cui introduce il cibo, e poscia lo invia

(I) Lib. x. xu. 29 , p. {8. edit. Veu. usi

allesofago, onde cavasi dallo stomaco una parte

de cibi trangugiati e quasi digeriti, e nutrisce


con essi i suoi. gliuoli. Il che ha dato origine
alle tante favole , che se ne sono narrate, e massi

mamente a quella creduta da molti, ch ei col


becco feriscasi il Petto, e ne faccia spicciare il

sangue, con cui risusciti, o nudrisca i pellicanot


ti
Prendesi dafrfeologi- a simbolo dellamor
Paterno. Il divinissimo, Dante fab seguito da non
pochi Scrittori sagrils appello nostro Pellicano
Ges Cristo, che col proprio sangue ne risusci
t alla grazia, e.. alla vita eterna.
IX. 1. Il Srues la Gru , Grua e Grue, an

ticamente Gruga e Gruva, Ardea gnu; crus


del Bellonio, del Gesnero e dellAldrovandi;
Grue del Buon; Fefawos vi di Aristotile;
Grulla e Graz degli spagnuoli; Ema de Por
toghesi ; ffi-an o Krane degli Alemanni ;

Jgroi ed Agroia , cio il gru e la gru de Si


dernati. Di questa uccel di passaggio , che vo

co
il Voc. della Crusca v. Pellicano , il Ge
mero De avib. lib. x.
(a) Parad. c. xxv, v. 113.
a;

la a stormi assai alto, circa tremila passi secon


do alcuni, l Aldrovandi (1) ne ha tessuto un
cgitolo di do facce in foglio, raccogliendo tut
to ci , cherasi detto sino alla et sua. di
rostro verde-nero; di occipizio rosso con rari
peli, e sotto questo ha una macchia cenerina ;
di- cervice e tempia bianche g ,di collo lunghis
simo, ei di piedi lunghi e negri. Nel dormire e ri
posarsi ess uccello sostiene il suo corpo sopra

un pi solo , siccome not il Boccaccio nella


novelletta del Giangliazzi.
X. t. Il Chinrlo, ovver la Beccaccia arcua

ta, Scolopax arquata; Corlis del Bellonio,


e Coarlis del Buffon, volgarmente Turulo
detto
Curl,
Turl dal
nostro daSidernati;
puglieseiTondi
(2).Ciurla,
di e rostro
ar
cuato , ossia piegato in forma darco, di pie
di lunghi e turchinicci , di ale bruno-nericce
con delle macchie bianche , ed grosso quan
to un piccion torraiuolo. Cammina con pre-z
stezza , e cibasi d insetti te vermini nel sider

m omiil to. 3, L. XX, cap. V.


(a) Op. cit. p. isl

147.

tins
nate fiume Novto , gi Sagra. Dal cantare, o
sia garrire di questo uccello ebbe il nome di
Turulio nel patrio nostro dialetto. V. lAldro
vandi

m La Beccaccia rusticana , Acceggia1 Scolo


_ pax rusticolao Suolomg o di Aristotile , la.
Becasse in francese, e lArcera in volgar

dialetto. Gallinago tradusse il Gazza la indi


cata voce Scolopa , la cui etimologia na
Un
sce atalelongo
uccello
rostro
d altrond
instaressendo
auditurostroppo
, palinoto,
non e mestieri il farne descrizione. Le beccac

ce vanno in Siderno di primavera , e Partono


ad autunno.
XI. I. Il Vanello , Tringa vanellus. Forse
il Pizzofciino , che dicono a Siderno. po
co pi grande d un merlo , viene a turma ne

i mesi di aprile , maggio e settembre: vago


pe suoi varj colori bianchi , gialletti , rossicci
e verdi. Vien denominato da Aristotile Tfu'ylas

o , che Pigatus, Tringa , Trynga, e Tryn

(1) Ornithol. L. XX, cap. XXI.


(a) Bochart , Hierozoic. lib. 1. cap. 9.

427
gas fu tradotto. Il suo becco delicato e lun
ghetto z la 8 , o g uova nel suo nido derbe
secche e piume.
XII. 1. La Gallinella dacqua , o Folaga-gal

linella, Fulica fusca. Cotesto uccello magro, di


piuma nera , col capo simile alla gallina , e
con cresta bianca o rossiccia , in tempo inver
nale abita nel ume Novito. Peravventura il
Keorqws 6 di Aristotile, che cosi dal Gazza, come
dallo Scaligero veggio tradotto Fulica, soggiu

gnendo costui, vulgus gallicum pullum aquae


vocat. la francese appellasi Foulque ou poule
d eau.
XIII. 1. Il Gallo e la Gallina, Phasianus do
mesticus. In Aristotile il primo appellasi Alle

mpvaw, , e la seconda Alewropzs, . Di tai di- '


mestici uccelli notissimi,

perduta opera sareb

be il favellarne di vantaggio:

avvene diverse,

variet di galline , cio bianche ,


pennacchio , e barbute.

ricce , colx

XIV. 1. La Pernice, o Pernicia, Tetrao ru-l


fus-1 dAristotile Ilefaz, , Perdix di Plinio,
Per'drix de Francesi. Quest uccello , ricercato
per la bont di sua carne , di penne bige
grosso pi d un piccione. Ne seminati depone

sulla terra da m a 30 uova , le quali so

das
no di guscio alquanto sodo con

macchiette '

rosse , ed assai stimate. I perniciotti corron


velocissimamentc. Mi ricordo che d una nida
ta , con molti mietitori di grano , non se ne
potette acchiappare uno , mentre la pernice col

suo continuo cantare accelerava la fuga desuoi


gliuoli. Presso il Conte di Builon bene e pro
lissamente si parla della Pernice. Il dotto e di
ligente mons Camus (1) ne ha data 1 indica
zione deluoghi tutti, ove Aristotile ragiona del
la pernice. Costui stato presso a poco da Pli

nio (a) copiato.


m La Quaglia, Coturnice o Cotornice, Te
trao coturnix , oprie 6 di Aristotile , Co
turnia: di Plinio , la Codorniar degli Spa
gnuoli, la Caille deFranzesi. Va in Sider

no a stuolo nel mese di maggio, e parte a set


tembre per la via del mare Ionio, onde venne.
Aristotile scrisse , che le quaglie son pi grasse
in autunno allorch partono , che a primavera

quando arrivano; e per osservazione del Camus,

(1) To' u , 623 , not. (5):


l

Lib. X, cap. si et dat

ino
il Filosofo disse Bo'dromion parlandone della
partenza: il qual vocabolo comprende la der

niere moiti du mois d Aot, et la premie


re moitz'e de septembre. Una o due volte depo
lie nel mese di giugno 4 uova la quaglia sider
nate tralle biade in,terra , contentandosi de re
masser un peu de poussiere poury diposer ses
oeufs , per ispiegarmi col celebre Camus ( I) o
sebbene il sig. rPondi ha scritto: fa il nido
tra le biade con poche radichette ed erbe
secche.
3. La Perdice o Starna, Tetrao perdia;

Perdix cinerea dellAldrovandi , il quale di


ce , parlando de Perdice minore, sive cine
reaa col Bellonio: graecis ignotamfuisse prae
supponendum est. Chiamolla il Buflon Perdix'

grise. Una sola volta in picciol numero vi ca


pitarono a Siderno le starne a memoria dino
mini. Dal lessicografo Alberti si confuse tale uc

cello colla Pernice.


4. Il Pipitone, Tetrao ?... Questa pavonceL
la , da Sidernati detta Pipitone , pi gran

oj Cit. to. 11, p. 150. V. la Caccia del rllondi p.


127: S. 121.
b

430
de d un merlo: ha il penna cchio come il pa
vone: di bel colore bianco , giallo, verde.

Arriva ivi a Siderno di estate, ed indi parte: va

sola, e per lo pi in compagnia di a altre; ta


1ora di 3 , o a distanti tra loro. Fa m e 5 uo
va ne buchi delle querce.
XV. 1. Il Colombo e la Colomba , Columba
domestica: dicesi da Aristotile nspzcrztspais vi a
daFranzesi Pigeon. generalmente assai co
nosciuto quest uccello domestico , che si alleva
nelle colombaie , che altramente chiamasi Pip
pione e Piccione. Il sovente lodato Camus os
serva e comenta i cinque nomi da Aristotile da

ti a cinque spezie di Piccioni, cio , Periste


ra , Peleias, Phatta , Oinas e Trugon.
2. Il Palombo o Colombo salvatico , ovver
colombella , Columba palumbus. detta gre
camente Fassa in Siderno a e Ramier daFran

zesi. liii parmi certo esser dessa la Phatta dAri


stotile , ossia la Phaps di Ateneo

In fatti

Teocrito espressamente l appella quidem (2) ,

(a) Deipnos. lib. IX, cap. u.


(2) Idyll. V, v. 96. Vienn. nyfii

dst
ove si tradusse, Et ego quidem mox puellae
dabo palumbum. Essa di bel colore verde ,

turchino , grigio-nericcio , e perviene cola dra


prile , nidicando con isterpi incrocicchiati tra

rami degli alberi, dove genera quattr uova g


( non gi due , come altri dice ) maggiori di

quelle de colombi domestici. Il maschio e la


femmina dagli Autori latini si dissero Palum

bes, com osservabile nel Forcellini. Convien


qui notare contra leruditissimo toscano Carlo

Dati (1) che Colombella non pure una spe


zie di colomba salvatica , com ei scrisse; ma
eziandio diminutivo di colomba, di cui avvene
un esempio del buon secolo nella IV edizione

della Crusca fiorentina del 1729. Quindi a tor


to dallo Strozzi il grande ornamento della Li
guria, linsigne Gabbriello Chiabrera fu avver
titono che costui non dovea valersi di cota-l di
minutivo nel tradurre dolcemente un luogo del
la Cantica in lode della Beatissima Vergine:
Come sei bella , o del mio core amica ,
o come amica del mio cor sei bella.
Gli occhi di colombella
Acciocclze dell interno altro io non dica.
(1) Pref. univ. alle Prose Fior. in Firenze 1661.

432
Cosicch forte mi 'maraviglio del celebre accade
amico fiorentino Domenico M. Manni ( 1) daver lui

scritto nel rqSSa colombella non esser lo stes


so che colombina diminutivo.
3. La Tortore o sia Tortorella , Columba

turtr, rPywafw v'i d Aristotile , la Tourterelle


deFrancesi. Giusta le sue varieta essa ha
il rostro or fosco , ora nero , ed ora rosso; la

fronte ed il mento bianchicci; l iride gialla


e talor fosca. La gura del maschio e della fe

mina talmente simile , che appena pu distin


guersi; ei dividono P un l'altro la diligenza
della covatura, e vivono infino a 8 anni, seb
bene dicesi che la femmina viva un popi

Allorch ella bee , non innalza la testa che do


po essersi satollata dacqua. Gotesto uccello per
lo pi di penne bige fa suo nido sulle querce

ed i pioppi , deponendovi due uova non dissi


mili a quei della colomba.

4. La Tortora , o Tortore con collana , o col


lare , Columba risoria; Turtur' torquatus Bris

sonii; Tourturelle collier del liufllon1 Fal


cacorona de Sidernati. Questa tortora di color
(I) Lez. III. di Ling. Toscana p. 61. Ed. III. 1773.
(a) Arist. Hist. IX, 7.

433
grigio-scuro, ( che i medesimi dicono lcino j
verde e turchino, ha intorno al collo un cer
Chio di penne (1 altro colore aguisa d una col

lana. Va ivi a Siderno di stato , e nidica con


z uova.

XVI. r. LAllodola campestre, Alauda ar


vensis; Kofus, lfopusosa

Kopudallog,

Km 1:

sumuss Kccfudccv, mu vi, in'greco. Aristotile


si valuto delle tre prime denominazioni; no
fus signica propriamente galea, secondo che
ha osservato il sig. Camus. Costui , al pari del
Buffon , la denomina in francese Alouette; in
Siderno dicesi Primavera , che panni esser dessa
cotal lodola. Ella di bellissima gura , ma
grissima , un po pi grande del Re degli uc
celli: comincia il suo canto al mese di febbra
io; e ne forami degli alberi depone sette sino

a ri uova. Nidica prima degli altri augelli ,_


avendo gi nel principio di marzo fatte le uova.
2. La Lodola capelluta , o cappelluta, ossia col
ciuffo ovver topp , pennacchio, o cresta, Alau
da c-ristata del Linneo, dellAldrovandi e del

Brisson; Cochevis ou grosse Alouette huppe


del Bnffon. Da Sidernati volgarmente chiainasi

Cocugliata. Vive solitaria lungo le strade e


le acque. dessa l Upupa de" Latini e deTo
ns

."'v-"'-vr-qvvw-'--r

7.

isti
scani , detta Eroi. ti da Aristotile, e da Ateneo.
3. Il Calandro e la Calandra, Alaada ca
landra del Linneo , filauda non cristata maior.

e Tetrax parva del Gesnero, Calandra o Alari


da maxima dellAldrovandi. Dal Buffon ebbe
ella il nome di Grosse Alouette ou Calandra.
Il Calandro o Calandrino maggiore della fem
mina, dalla quale si distingue per lo collar ne

ro un po pi grande. Addimesticata la Calandra


impara la loquela, ripetendo subito ciocch le
si detto.
XVII. 1. Lo Storno o Stornello , Sturnus

vulgaris Da Aristotile detto iagag a, da i


Francesi Etourneau. Ha il rostro giallognolo ,
il corpo nero con punti bianchi. Tutti gli Au
tori convengono sullidentit dello Storno col
1 uccello vP-saros per Aristotile descritto. Ven
gono gli storni al tempo d inverno in folte ca

terve , come scrisse anche il Sannazzaro (i) ,


volando in drappello.
XVIII. I. Il Tordo, o il Sassello, Turdus ilia

cus del Linneo, del Gesnero e delPAldrovnndii

i) Ar cadia Prosa VIII.

____---._-

- -'._<,-._--av__ , m

- 4'

.
435
Duci; dAristotile, le lllauvis del Buon; il
Mnlvizzo , o Marvizzo , e la Marvizza de Si
dernati , che in Lombardia dicesi Tordo visca
da , e nell Alpi Zicchio , giusta il lessicografo
italo-francese Alberti. Nel Vocabolario del dialet
to napolitano (1) si dicono marvizzi, quasi nel
mare avvezzi , poich tali uccelli nel venire
pongono un ala trall onde, e l altra al vento
nella loro stanchezza. Mangiano delle sorbe ,
delle ginepre e delle bacche di lentisco. La I

lias del Filosofo , il mauvis de Franzesi , non


vuolsi confondere colla costoro mauviette (a),
cb unallodola detta panterana secondo l'Al
berti stesso.
2. Il Tordo musico, o il Tordo messano ,
fur-dus musicus del Cav. Linneo , Turdus
de sigg. Gesnero eAldrovandi , Grive del Con
te di Buffon , Merlo marino de Sidernati.

3. Il Merlo ., e la Merla, Merula e Merola,


Turdus merula del sig. Linneo; Merulfz desigg.

Bellon, Gesner , Aldrovandi e Brisson; Mer

( l)

Tom. 2. P . 2/2.
4
(a) Camus art. Grive , p. 396.

1 nam ''jafh

..v_-.,

.-.. .f

asa
le del baud-on , di Aristotile liolrruqbosj , che
tutti o tre i suoi interpetri tradussero Cottijils.
Il Merlo negro con becco e palpebre gialle ,
ma la merla di un negro colore non cos
denso come esso. Viene in Siderno di novem
bre , e dicembre trutilando spesso; e vivendo

in campagna; aestate quoque , per attestato


v del Linneo, in hortis et prope domus , etiam
in Syria. Addimesticato apprende di leggieri a

parlare z cibasi di bacche d alloro , di ginepro,


di lentisco , di mirto e d altro, dissemiuando
ne la semente come il tordo.

XIX. '1. 11 Calderino, Cardellino, Caldera


gio, Cardello e cardilloa Prungilla oardue
lis di c. Linneo ; Carduelis del Geser , Al
drovandi , Ionston e Brisson; Chardonneret del
Buii'on; di Aristotile ofawg/m vi. Cotal voce dal-

1 antico suo traduttore fu rendutaa Thllpis; dal


Gazza Carduelus; dallo Scaligero flii-amplis-a e
dal Camus Briseur. lmpercioccha ei dice, esser
questo uno de tre uccelli, recati in esempio dal
Filosofo, che vivono di Spini nebuscioni o mac
chie. Taluni Autori han pensato esser desso il
Canarie d Italia ; il pi gran numero di loro il
Lucherino, e pi propriamente il /Ierzellino di

Roma. S ingannan costoro a partito, poich non

a MA"

. wm
h,
n.0.-

437

v ha dubbio essere il Cardillo degl Italiani ,


Napolitani e Sidernati. La sua fronte e gola
son di colore rosso acceso , ovver cremisi; le
penne rematrici'gialle anteriormente; le due ret
trici esteriori bianche nel mezzo,el' altre bian

che in punta. Canta dolcissimamente, ma me


no del rosignuolo, e nidica in sul sambuco ed
i pruni, deponendo 4 , o 5 uova in Maggio,
in Giugno ed Agosto.
m Il Fringuello o Pincione , Spingione in
Siderno, Frungillo in Napoli, Frungilla dome
stica del Linneo; Passer domesticus del Ge

snero, dellAldrovandi e del Brissonio'; Passe


ra nostrale dell Olivi; Moineau franc del Buf

fon. Fu denominata Zar/go: da Aristotile, Spiza


dal suo antico traduttore; Fringilla dal Gazza
e dallo Scaligero; Pinson dal Camus. Ha il
rostro conico, diritto, aguzzo; le ali met ver
di, emet simili alla passera, con cui 'nellin
verno introducesi nelle stalle e mandre soltanto
coperte di tegole, a scanso di freddo , pioggia

o neve. Vive , dice Carlo Linneo , di semi e di


frutta, hortis ideo infestissimus , astu maio
re insidias hominum evadens, quam conge
neres.

XX. 1. Il Mangiazanzare , ovvero il Pappa

433
mosche, e la Pappamosca deSidernati, Musci
.capa atrcapilla del Linneoi Bubetra angli

cana del Brisson; Ficedula atricapilla se mu


tans del nostro'Aldrovandi, Traquet d Angle-_
terre-del Buon. Kmrodyos stato appellato
dallo Stagirita zoologo; Knidolegus dal vecchio
traduttor suo; Culicilega dal Gazza e dallo
Scaligero; e Gobe-moucheron dal Camus. Ari

stotile (1) parlando di esso gnipologo, od ingoz


za-moscherini brizzolato e picchiato, pi piccio

lo della passera , dice : Culicilega , parvus ut


spinula ( oiuawjunis ): colore cinereo, et

punclis'distincto: voce exigua. Is item ligna


perlundit.

XXI. 1. Il Roscignuolo , Bosignuolo , Usi


gnuolo, e la Usignuola , Motacilla luscinia di
cal-lo Linneo; Luscinia de sigg. Gesner, Aldro
vandi e Brisson; Bossgnol del Buffon; Ba)
sennor degli spagnuoli. lAnEa'w di Aristo
tile. Niuno che ha orecchie ignora, che tale uc
cello incanta tutti col dolce , armonioso e melo

dico suono di sua voce. Circa la sua istoria1 e la

(I) nim de anmalib. L. ntu sez. 74, Ed. Scalig.

m
estensione desuoi talenti, pu leggersi il dotto
eloquentissimo Buon. Nascondesi il rusignuolo

fra cespugli espineti, onde difendersi dalle in


sidianti bisce: si ciba di formiche, di chi, di
mosche, e d altri insetti. Fa il suo nido in essi
spineti e cespugli con secche foglie, peli, piu
me, ed erbette sollici e tenere, con mirabile arte
costrutto: in essi \la Lusignuola depone zv o

4 uova ( il Bu'on dice 5; il Camus 5, o


6 ) di n guscio e fosco-verdigno. Dopo linu
tunno insino a Primavera occulta la ,dimora
di tali uccelli.

m Il liigione1 o il Beccaco canapino, Mota


cilla curruca Lnn., Curruca garrula Briss.
Will. Bali; Hippolais seu curruca e Can
navarola dellAldrovandi;

Fauvette babillar

de ( Capinera cicaliera ) del Buffon. Questuc

celletto designollo Aristotile col nome Tfrrolm's,


ti, che il vecchio suo traduttore disse Ppolaisj

e i due altri, cio Teodoro Gazza i e Giu:io


Cesare Scaligero , Curuca; ed il Camus Fau
vette , che osserva essersi anche scritto wolmz;
ed tim-alma Composta ella da caro sub, e da

laus , caper lascivusg la qual seconda voce


non sembra di grand uso nel greco idioma
(I) Cam. to. Il , p. SSota not.

ue
Veggasene il lessicografo Costantino. In Siderno
s appella Farvetta dall'arrecata voce franzese.
Essa comune in Europa , per testimonianza

del Linneo , ab Italia ad Sueciam usque. I


bigioni pervenuti al tempo de chi, sono al
quanto pi grossi e grassi degli altri indigeni;

e le loro carni riescono assai pi delicate , gu


stose e saporite.

3. Il Beccafico, Motacilla cedula del sign.


Linneo; Ficedula de sigg. Gesnero, Aldro

vandi , e altri naturalisti; Beqgue del liufilon1


Picetola e jacetola de Sidernati. Da Aristotile

ebbe il- nome di vxalus, ri , che Sicallis il


Primo suo interpetre latino , e cedula dissero
gli altri due teste lodati. Ebbe tale ultima de
nominazione , quod jicus edat, come osserva
rono Varlone e Marziale.
4. La Cutretta, Cutrettola, Ballerina, boari

na , coditremola e batticoda de Bolognesi ;


secola de Sidernati; Motacilla alba de Signo
ri Linneo, Gesnero, Aldi'ovandi , e Bellonio ;
Lavandara o lavandiere del Bulfon. Varrone
e Plinio la dissero motacillam , cui tradussero
squassacoda il Facciolati e il Forcellini , dan
dole il greco nome di cscaoufa. Ma da rPeocrito nel II. Idillio per ben X volte si chiama

441
lug1 che il Salvini traslata sempre Culretta.
In lombardo dialeito dicesi anco tremacoda ,
secondo 1 Autore, forse pavese, del Vocabolario

domestico stampato in Como l'anno 1 740 la prima


volta colla data di Firenze , indi ristampato al
trove; e da fratelli Borsi nel 1770 a Parma dallo
Autore accresciuto , che si nascose n dal mss
con sette puntate lettere iniziali forse dicentis
D. Giovanni Batista Conti, o Chiari, Cherico

Regolare Somasco. Erra quindi grossolanamen


te il new Padre Editore delMeo(1)attr'i1>uen
dolo al pulitissimo Facciolali , non ostante'cli
costui nell XI. edizione dell Ortograa dica nel

1765 d averlo aggiunto lo Stampatore. Si ag


giunga in oltre , che ivi esso Meano Editore ,
proseguendo i suoi cappietti, o sieno argomen

ti ad verecundiam , in difesa degli errori


palpabili di lingua da lui commessi, cita degli
Autori non approvati ancora nel Gran Vocabola
rio. Quivi in ne critica egli a torto la mia voce
circondario usata dalle toscane , e dalle patrie
leggi; l altra striate, che rinviensi nel toscano

(1) Pref. agli Annali ce. lo. Xl. p.X.

lilia
Vocabolario del disegno; cotesta per questa , di
cui spesso si valse il vVarchi nell Ercolano, il

Caro , il Tasso e altri classici Autori; sincro


no, ch di nobile cd erudila schietta; con
cesso usato da vecchi e novelli Testi di lingua;
ed oltre colPaccusativo1 ignorando che con es
so IV caso, e col II, e col III lo usarono i to
scani Testi medesimi, ch esser deono la nostra
cinosura, e non gi igramatici , che si seguita
no come le grue. Ma ritorniamo in cammino.
5. Il Pettirosso, Motacilla rubecula del Lin
neo; llubeculaa ovvero Erithacus del Gesne
ro , dellAldrovandi e del Brissonio; Rouge- v

gorge del Bu'on. Si conviene generalmente ,


che Aristotile riconobbe quest1 uccello col nome
di Er'ithacus, f Efzamos ) cui del sol Gaz
za si tradusse Silvia et Bubecula. Cotal voce
fzomos pu esser derivata , dice il dottissimo
Mons Camus, da 1silius , qui signle querelle ,
dabat Comparisce il pettirosso nellAgro sider
nate al mese di novembre, e cibasi d insetti e

I semi di fusaggine (Evonymus europaeus Linn.).


6. Il Fiorrancio, o Fiorrancino, Motacilla

regulas di c. Linneo; Regulus ert-status di


Ulisse Aldrovandi ; lioitelet1 e roitelet huppe
del Conte Buon ; Rex avium di Plinio, il Re

443
d uccelli, ell Pizzica-canne nel dialetto sider
nate; (aridello in Serra; in Napoli lo Reillo;
in Genova Boarino della stella; ed in Bologna

Papazzino , cio, parvus Papa


Da Ari
stotile appellasi orella); , mu Tfoxllo; 6. il
pi piccolo degli uccelli passeggieri di Siderno;
anzi , per attestato del Linneo ,

inter euro

peas aves facile minima ; non pesa mezz on


cia; in continuo moto; posa su le foglie del

le canne , ed in sulle spighe. Nel tempo pio


vigginoso va su le tegole , le finestre ed i balconi.
XXII. I. La Rondine o Rondina , Linda

nella in Siderno, Hirundo rustica del Linneo;


hirundo domestica del Gesnero , dellAldro
vendi, del Brisson , e d altri Naturalisti; hiron
delle de chemine'e , od Hirondelle domestique
del liuffong in'greco Xelraaw vi; in ispagnuolo
Golondrina. Plinio il naturalista (2) parla del
la mirabile diligenza e arte , onde l Hirundo
nidlfica nelle case.

2. Il liondonej Hirundo apus del Cav. Lin

lll Ornith. cit. to. a, p. 651.


(a) Lib. x, capp. ab et 33.

diti
neo, de sigg. Bellonio, Aldrovandi, Gesnero ,
Ionston, Raio, Brissonio, ed altri losofi natu

rali; Martinet noir, e grand martinet del Buf


fon. Aristotile nella istoria di tale uccello si

valse del vocabolo Apus, pluralmente Apodesa co


si scritto da suoi traduttori, e da Plinio ezian

dio , dallalfa privativa, e da are; , credas , pie


de , senza-piedi, non perch ne manca; ma
perch non pu valersene. In Bologna , in Reg
gio , e forse in tutta Lombardia sappellano Ron
doni, in Genova Barbarotti._ll volgo sidernate
chiamalo Lindne, che pi grosso e pi for
te della rondinella , ed ha i piedi ben corti e
le ,ali tragrandi ; talch cadendo in terra non

pu alzarsi, e prendesi agevolmente. Questo


rondone apodo , il volgo se lo mangia , dove

che ricusa di cibarsi delle rondini, e de loro


rondinini. Capita dopo primavera; fa la guer
ra alle api, e ad altri insetti; s introduce ne ni
di delle passere, e va pigolando per laere con

un schio stridente.

445
III. Classe.

Anbi.
I. I. La Tartaruga , o Testuggine , Testudo
graeca del Linneo; Testudo terrestris vulga
ris del Raio; Testudine del Sanazzaro; Gala
na de Lombardi dal greco Chelone (I); Ce
stunia de Napolitani; Sco'zzarra de Sidernati.
Aristotile la chiama col nome di Xelcovn vi, ed

il suo antico traduttore con quello di Tortuca,


che i Francesi dicono Tortue. Vedine la de
scrizione presso il Linneo.
II. 1. Il Rospo, Rana bufo di C. Linneo;

Rubeta o sia Phrynum del Gesnero; Bufo


ovver Rubeta del Raio. Da Aristotile sappel
la prim mu ofu'vos; da Francesi Grenouille de
haie , e Crapaud. la Rubeta di Plinio , e l
Bufo di Virgilio: Botta dicesi nel dialetto oren

tino , e Rospo ancora nel lombardo e sidernate:


nel quale ultimo ' i] vulgo parimente la chiami

fumi bovina; e abbure, il gonfiare sollian

(I) Murat. v. Raminga.

tiie
do , non che abbuttare , esso dice a guisa di
questo animal creduto velenoso.lmperciocches

sendo esso rospo avido di leccare il giogo de buoi


dove poggia il soggiogo , o la giogaia, questa per
tal leccatura in modo si gona , che non pu il
bue pi arare , se prima non si sciolga il tumore
colle malve dopo molte applicazioni. A forza
di bastonate non si pu uccidere il Rospo , at

teso il suo cuoio durissimo; ma bens mei-ce


d una canna puntuta . che ccasi nel giogolo.
2. Il Ranocchio e la Ranoccbia , Rana tem
poraria del Linneo; Rana dell Aldrovandi ,

Barfaxos 6 di Aristotile ; Grenouille de Fran


cesi ; Ranonchio de Sideruati. La femmina e pi
grossa del maschio: prodigiosa nte la quantit
delle uova. Lo Swammerdam ha contato in una
sola ranocchia [Il ; e pl Montbeillard insiuo a
nudum

x 13 uova
celebre per gli esperimenti gal
vanici.
III. I. La Salamandra , Lacerta salaman

dra del Linneo; Salamandra del Mattioli e


del Gesner; Salamandra terrestris dellAldro
v

(I) Vedine il Camus to. a , p. 389.

447
vandi e del Baio ; 2111111731101. i d Aristotile. I

Greci, i Latini s i Francesi, gl Italiani la chia


man Salamandra; gli spagnuoli Salmantegua.
Di 'quest anbio, che gli Antichi malamente cre

dettero vivesse nel fuoco , Aristotile disse tante


poche cose , che sembra non averlo giammai
veduto._

'

m La lacerta verminara , Lacerta gecko ,


la Salamida de Sidernati. Fa sua! dimora nei
buchi prossimi alle finestre, negli sporti , ne i

cornicioni e ne palchi delle camere,

sotto gli

embrici de tetti, e nascondesi fra pietra e pie


tra. Fischia di notte. Il P. Paoli (I) ne porta
la gura. Il Camus ultimamente alla v. Stel

lion ha Parlato di essa.


3. Il Ramarro .. Lacerta viridis , lo zerfote in
Siderno ,

Racano altrove.

di color verde

gialloj che, nelle ore pi calde della state, tra


scorre di siepe in siepe con gran 'prestezza , di

cui Dante, lui. 25, v. 79 cant:


Come l ramarro , sotto la gran fersa
De d canicular , cangiando siepe ,
Folgore par, se la via attraversa.

(i) illam II]. p. ioy dell Op. citata.

---J

ius
1v. r. L Aspido e Aspide , Coluber aspis.
velenoso , lungo palmi tre , della doppiezza
d un pollice e pi. Ha la testa grossa; la boc
ca e le mascelle rosse; il collo corto e grosso;
la fine della coda rossa 3 dita traverse circa.
Il dorso e macchiato di bianco, giallo e nero:

al di sotto bianco. Quando .preso, per la


paura conceputa , caccia tosto dell orina , che
pute assai. Percosso o ferito schia , ' ed inse
gue lofi'ensore per lungo tratto. Gli aspidi so
no rari nelle campagne di Siderno , poich le

ffi

serpi se lingoiano sani ed interi, essendosi


cosi ritrovati nel loro ventre. Ivi ultimamente

si veduto un aspide pi grosso del solito ,


lungo palmi tre , detto coronato, percli sopra
e sotto la testa avea tanti punti disposti a gui

Il
alba

tr

sa di corona, che recava meraviglia il vederlo.


Osservisi per ultimo , che in tutto quel terri
torio mancano all'atto le vipere; nondimeno vi

(il

sono altri serpenti, i cui nomi de Naturalisti


io ignoro , e sono:

L lo Scorzone , che lungo palmi tre, dop


pio un dito col capo e collo sottile , di colore

bianco, nero e verdiccio , colla mascella supe


riore rossa. Cammina con molta celerit, e cre
desi velenoso.

spe
sa

r.

le

ita
II. La Serpe volgare. Essa si rende utile
col cibarsi, come fa, daspirli, e di topi dan
neggianti le biade. Ne ignoro i caratteri.

III. La Serpe lattara. biancastra pi de


licata della Precedente, molto avida di latte ,
quindi ne porta il nome. Va dietro le donne
portanti in braccio i bambini, e s insinua nel

le loro culle, ivi dette nache , (a) sospese sot


to gli alberi al tempo della mietitura , e sug
gendo il latte in gola , gli so'oga.

IV. Il Capocervo, o Cervone. Non veleno


so: ha la testa minuta di color cenerino:
lungo palmi 4 , ed un quarto , pi grosso del
pollice a met; ma nel resto insino alla coda
minuto. Dubitasi, se sia desso il coluber na

trix di c. Linneo. Io nalmente osservo, che


quasi tutti questi serpi hanno il potere di am

(a) Tal letto pensile o nuca , non dissimile alla


maca de Brasiliani,

non saprai dire se nasca dallo

spaguuolo Nacar , guscio delle conchiglie, esseudo es


sa simile a questo; o dall arabica voce Nacha. Gli
Arabi o Mori o Saracini prima del Mille abitaron quel
le contrade.

29

450
maliare o affascinare
bocche i sorci , ed
ne rami degli alberi;
una voce lamentevole

, e di tirare nelle loro


i piccioli uccelli vaganti
ondessi uccelletti fanno
, siccome vengo assicura

to e da cacciatori, e da_contadini sidernati a


che con uno strepito gli mettono entrambi in
fuga.
IV. Classe.
Pesci.

I. 1. La Morena , il Serpe e la serpe di ma


re , Muraena serpens di c. Linneo; oileus

Oaiormos di Aristotile, serpens marina et ma


rinus del sig. Ippolito Salviani.
2. LAnguilla, Muraena anguillag E'yxs
us Il d Omero e d Aristotile; Anguilla di
Plauto e di Plinio seniore.

rs

3. Il Grongo , Muraena conger. chiamato


lica/typos a da Aristotile; Conger da Plauto, da

QFt-AE'UU

Terenzio, da Ovidio e da Plinio. Dicesi Bron

co da Romani, ed simile al serpe, con


macchie bianche e nericce, lungo uno a due

palmi, e d once cinque ad otto.


II. I . L Aluzzo , in Napoli laluzzitiello , O
3:

l
J

dst

phidium barbatum. Il vecchio Plinio 10 appel


la Op/zidium.

III. x. Il Pesce-spada , Xiphas gladius. Ez


qnas fu detto da Aristotile; Xiphias da Ovidio , e
da Plinio il vecchio. l E/nperador deGenovesi.
IV. 1. La Dracena , volgarmente Trcena ,
Trachinus draco; Afamcev 6 di Aristotile , di

i Eliano e di Oppiano; Draco marinus , ed Ara


neus di Plinio naturalista.

V. 1. Il Nasello, Asello , o Merluzzo. Ga


dus merlucius vien detto dal cum Linneo; 0vos
dallo Stagirita; Asellus da Varrone e da 0v
vidio; Bacchus ed Asellus da Plinio. Pescasi .

nel mar patrio d'uno a due rotoli.

2. Il Sorcio , Sorce o Topo , Gadus muste


la. DallAldrovandi y dal Gesnero , e dal 10
stono appellasi Mustela vulgaris-g da Venezia
ni Donzellina , e Sorge marino.

VI. 1. La Spatola , Coryphaena novacula.


Per avventura sar dessa la Novacula piscis di
Plinio. Il Salviani la chiama Pesce-pettine.
di lunghezza d , o 5 palmi, di larghezza cir
ca 4 dita.
VII. I. Il Cicinello, Gobius aphya. ligat-ms

vi vien chiamato dallo Stagirita ; Aqzuu Kcozrrsrla


Ateneo. Presso ipescatori napoletani diconsi tai
y.

lyr-mm -_,-

W--- f- mv.WT-." n f

45).
piccoli pesciolini li Cicinielli; presso i Romani

Pesci ignudi e bianchinig Presso i Livornesi


Bianchetti. Sappellano in Venezia Pignoletti.
VIII. 1. Lo Scarpione, o Scorpio , Scorfa

no, o Scrofano, Scorpaena porcus del L'in


neo; Enorme; , e Enofms vi di Aristotile ;
Scorpius di Ovidio per quanto sembra , for
se la Scorpaena di Plinio. Da Romani chia
masi Scrofanello.
i

IX. 1. La Citola , o Pesce Sampietro ., co


me anche diconla in Roma , Zeus faber di c.
i Linneo; Xalmeus 6 di Ateneo ; Zeus e Faber
_ di Plinio ; faber di Ovidio e di Columella ;
Citula, sive S. Petri piscis di Monsig. Gio
vio. Si appella da Genovesi Rotula.
X. 1. La Soglia, 0 Sogliola , Palaia; Pleu
ronectes solea dicesi dal Linneo; Solea da
Ovvidio ; Lingulaca da Plauto , e da Varrone.
XI. 1. Il Sauro imperiale , o Sauro dora

to, Sparus aurata ; Xpiidoefvs 6 di Aristo


tile , di Eliano , di Ateneo ,

e di Oppiano;

Chrysophrys di Varrone , e di Ovidio-plura


ta di Columella , di Marziale , e di Plinio.
Dagl Italiani denominata Orata , e da Vini
ziani Ora.

S. Girolamo

(1) Ep. 52, al. 28.

(I) chiam Lucinio

4533.
quasi pulcherrimum (sic) Auralam inter innu
mera piscium genera.

2. Il Sargo, Sparus sa/gas. Del vocabolo


Safyos si valsero Aristotilea Eliano, Oppiano,

ed Ateneo per dinotarci cotal pesce lat. Sargus.


3. La ,Occhiata , Sparus melanurus. La
voce Mslawoupos per indicar questOccliiata rin
viensi in Aristotile , in Eliano , in Oppiano .

ed in Ateneo; da cui f I ) eziandio chiamasi


Melanderinus malandrino. Ovidio, Columella,
e Plinio si servirono della parola Melanurus
per lo stesso oggetto. I Romani al pari de Si
dernati la dicono Occ/ziata.

i Il Sraco , Sparus erytlzrinus. desso


lEfufmos di Aristotile; l Eljthinus di O
vidio, e di Plinio; il Frangolino e Fragolina
de Romani; il Pagro de Liguri; l Alboro e

Arboro de Veneti.
5. La Vopa , Sparus boops. Forse la
linum di Aristotile , e la Ba: di Oppiano. Di
cesi da Plinio Box; Boca , o Bocas da Festo;
da Romani, e daVeneziani Boga ; da Livornesi

Baga; da Napoletani, e da Sidernati Vopa.


6. La Salpa oSarpa, Sparus salpa, akam
ix di Arislotile , di Eliano , di Oppiano , e di
(I) Deipnos. Vll , p. 313 , lit. E.

dli/t
' Ateneo; Salpa di Ovvidio e di Plinio, che in
Genova dicon pure Sarpa.

7. Il Dentice , Spams dentex. Dallo Stagi


rita detto Swwypls vi; da Eliano uvoov; da
Ateneo Swoaov , e uvayfzs.

per avventura

il Synodon di Ovvidio nellAlieutica: pesa ro


toli 4 a 12 , ed di prcgevol sapore.

Xll. I. La Spinola g Perca punctata. Ari


stolile , Eliano , Ateneo, ed Oppiano la conob
bero sotto al nome di Aafm o; sotto quello di
Lupus Ovidio , Varro'ne , Plinio , Macrobio ,
e S. [Ambrogio
Dicesi Spigola in Roma ,
Araneo in Toscana , e Bronchini a Venezia.
Comunemente s appella Pere/zia dal color, che
i Greci chiamano nefuov , cio negro , perch

un pesce nigris notulis virgulatus , sebbene


rubicondo. Giusta il nostro sullodato maestro
Campolongo (2) da alcuni si denomina Pesce
perszco.
.
2. La Cernia , Perca cernua , detta greca

mente da Ateneo xozfos remotam

(I) Examer. Lib. V. cap. 3, n. 9.


p) Mergll. pag. 109, annotaz. am

XIII. I. La Spillancola

455
fljroeagattev1 Ga

sterosteus pungitius. Dagli Autori di storia na

turale denominata venne Pungitivusa e Spina;


chia; dallAldrovandi Pungitivus piscis- Ha
talune spine nella schiena , e nella pancia.
XIV. 1. Lo Scombro , Scurmo, Scomber
scomber detto dal cam Linneo; da Aristotile ,
da Eliano, da Ateneo, e da oppiano Snoppjzosg

Scomber da Ovidio , la Columella, da Plinio,


e da Marziale. Sgombero , Sgombro , e Scom
bro il dicono ancorai Toscani, ed iVeneziani.
V. il Camus p. 496 v. Maquereau.
2. Il Palmito, o Pesce litteram1 Scomber

pelamis. nnlaazs vi si chiama dallo Stagirita ,


da Oppiano, e da Ateneo; Pela/nis da Plinio;
Pelamida in Toscana; Palamm dal Salvi
ni, e Palmmeto in Napoli.

3. Il Tonno, Scomber lhymnus. (Duwos 6


denominato da Aristotile , da Eliano a da Ate-.
neo , e da Oppiano;

T/zumnus da ,Ovvidio ;

Thymnus da Plinio, e da Solino.

XV. 1. La Triglia , Millus barbatus , ffl


7M li di Aristotile , rfz'yn vi di Eliano , di Ate

neo, e di Oppiano. Millus dicesi da Cicerone,


da Orazio , da Ovidio, da Columella , da Pli
nio, da Seneca , da Marziale, da Giovenale,

isse

e da Macrobio, in franzese Surmulet 1 e Tri


gl. In quel nostro mare pescansi delle triglie
di once otto insino a venti e pi , che pel sa
pore non sono puntoinferiori a quelle del Gra
natello presso la Regal villa di Portici.

XVI. 1. Il Gallo fasano , o Coccia, Tri


gla cuculus. desso il xomwg dello Stagirita,
dEliano , d Oppiano , e dAtenelo; il cuculus
dell Aldrovandi.

a. Il Rondone, Bondenone . Trgla lzirun


do. Aristotile , Eliano ed Oppiano il dicono
xslhda'v.

Da Eliano (I) eziandio appellato

Iepaf , ed ivi da Pier Gillio Accipiter; da Plinio


Milvago e Milvus ; da Napolitani Cuoccio; da
Romani Rondine ; da Maltesi e da Siciliani Fal
cone. Nella nostra Siderno dicesi Lindone, pe

sante da 12 a 15 once. Ha le ali, e vola.


XVII. I . L Aguglia s o Sfirena , Esox sphy
raena. E la Soupawa di Aristotile , di Eliano,
di Ateneo , e di Oppiano; la Sudis di Varro
ne e di Plinio. Dicesi in Firenze Pesce argen

tino, in Napoli Aguglia imperiale, come pure

(1) De nat. animal. XL 39.

l/i

457
in Siderno , i cui pescatori affermano averne
pescato alcune di once quarantotto.

2. Il Luccio , lAluzzo , Esox lucius.


appellato Lucius dal poeta Ausonio (I) , da i
naturalisti Rondelezio , Salviani, Gesnero e Al
drovandi; Luccio e Luzzo dagl Italiani; Bro
chet , o Brochet de mer da Francesi , che in
alcuni luoghi d Italia (letto Luccio marino, giusta 1 Alberti
i
XVIII. x. Il Cefalo, Mugil cephalus , Ke

qbalos e Ksorpsus di Aristotile; mugil di. Ovi


dio e di Plinio; cephalus del Giovio. Il cefa
lo de pescatori, secondo alcuni, il mugil al
bula , o sia muggine argenteo.

XIX. 1. La Sardina , Sardella, o Sarda , Clu


pea sprattus. I Greci ed i Latini chiamaron.
la Sarda: vedine lAldrovancli.

m La Laccia , Alosa e Losa deSidernati,


Clupea alosa, eiusquc vi d Aristotile, d Ateneo
e d Oppiano ; Clupea di Plinio , e de Vene
ziani.

(1) Mosella x , epig. 334 , v. mm


(a) Diz. ital. v. Srena.
\

358
3. LAcciuga 0 Alice , Clupea encrasi
cholus. Eyyfaoz'xoloz,z,diconsi da Aristotile e (la
Ateneo, E'y'yfaullszs, E'yyfaszxoloz e Aunosrout

da Eliano; ed Halecula dal Bellonio

sigg. Gesnero, Aldrovandi, Ionston , llondeletj


e Charleton la dissero Encrasicolo , i Lom

bardi Anchioda , ed i Francesi Anchois.


XX. 1. La Mola, Tetrodon mola del Lin
neo; Mola del Salviani , o sia ortragorisco
del Rondelezio. Pesa un cantaio e pi.

XXI. I. Il Cavallo marino, Syngnathas byp


pocampus. desso lI'vrwouapwos di Eliano ,
l Hippocampus del Bellonio , del Rondelezio,
del Gesnero , e dello Sciarleton.
XXII. 1. Il Porco , Balistes capriscus. Fu
detto lium-pos a da Aristotile e da Ateneo; Mv; da
Eliano e da Oppiano; Sas da Ovidio, e Ca

per da Plinio. I'Romani lo appellano Pesce


balestra , secondo il Salviani. di zzv a s
rotola , di sapore come il pesce Sampietro.
XXIII. 1. La Rana, Rana , o Baia pesca
trice , Loplu'us piscatorius. Alza; lie-rov ,

(i) llcllon. pag. 168, fig. 169.

459

Barfaxos ed Alias stata da Aristotile detta;


/ Ba'rfaxos da Ateneo e da Oppiano; Rana dal
vate sulmonese, e dal vecchio Plinio; Rana
marina da Cicerone (1), che non rinvengo nel
Forcellini , nia tampoco nella clavis cicerunia
na dell Ernesto di IV edizione. Ella dessa la

Rana piscatrix denaturalisti Bcllonio , Ron


delet a Salviani , Gesner , Charleton e Baio;
il Martino pescatore degl Italiani, secondo lo
stesso Salviani, ed il Diavolo marino , come
in qualche luogo dItalia dicesi. Evvene di I
a 6 rotoli.

XXIV. 1. Lo Storione, Acipenser stario.


Anmarnows ed final si dice da Ateneo, lii/noi
dal Filosofo , EMOJ. o da Eliano ; Acipenser
da Plauto, da Nigidio Figulo antico naturali
sta, e da Cicerone; Acipenser ed Helops , o
Elops da Ovidio e da Plinio; Acipenser' da
Marziale e da Macrohio. Nel mar di Siderno
admodum raro capitur a spiegarmi collistesso
Macrobiog poich z , o 3 volte si preso.
XXV. I. Il Cagnuolomarino, Squalus ca

(|) De nal. nean II. 49.

deo

tulus. Dicesi da Aristotile Paikso; linum Dal Sal


viani e dallAldrovandi denominato catulus

minor; da Romani pesce gatto; daSidernati


cagnolo di mare, e daFranzesi chien de men
2. Il Pesce Palombo , Squalus mustelus.
Falso; lato; detto da Aristotile, da Ateneo
e da Oppiano , che il Galeus laevis de na
turalisti Bellonio, Rondelezio, Gesnero e Char
letotra ed il Galeus asterz'as dellAldrovandi.
di uno a venti rotoli.

ume...

3. Il Pesce-cane, Squalus carcharias. Aogum


vi appellato dallo Stagirita; Aapvvi da Op.
piano; Kafxupza; da Ateneo; Lamia da Plinio;
e Canis carcharias dallo Aldrovandi. Nel ven
tre di cotal pesce il profeta Giona stette nasco
so tre notti , e tre di. Vedine una Memoria di

mio fratello Saverio


4. Lo Squadra, Squalus squatina. P'zvn vi
di Aristotile , di Ateneo e di Oppiano; Rhina,

o Squatus Plinii ,da cui eziandio chiamasi


Squatina. DaGeuovesi s appella Pesce-ange
il]

(I) Ani della R. Ace. delle Scienze vol. 1. p. 95.


Ediz. 1819.

det

. lo, da Romani e daSidernati Squadra. di


uno a 30 rotola.
XXVI. 1. La Tremola, Torpedine o Tor

piglia , Baia torpedo del Linneo. magna vi


dicesi dal Filosofo , da Eliano , da Ateneo e
da Oppiano; Torpedo da Plinio; occhiatel
la da Romani, e Raa in Siderno. celebre
presso i Naturalisti per la scossa elettrica , che

d a coloro che la toccano. Veggasi il Pringle


nel Discorso sulla rllorpedine tradotto in italia
no da Domenico Cirillo qui nellan. xly-yd

da 2.Aristotile
La Razzae pietrosa
da Oppiano
, Baia
dettaoxyrinchus.
Bis 6, B0:
da Ovvidio e da Plinio; Mucosa e Bavosa
da Romani. Dalle donne in Siderno molto
ricercata , credendo elleno che generi molto lat

te. Or non avendo io potuto investigare i no


mi Linneani di quea moltissimi altri pesci,
Per di murar nir io ,
Lasciando il resto a miglior architetto.

E soltanto avverto , esser quel mare talmente


abbondante di pesci, che no imarinai di que
sta Dominante nemesi estivi van cola pescarli.

__*_._\

\_

i.

dea
Classe V.

Insetti.

Non evvi territorio cotanto ferace dinsetti ,


quanto il sidernate: ma il mio istituto , per
e non esser lungo e tedioso, non mi permette di
tutti annoverargli. Laonde di taluni soltanto in
pochi cenni ne favellei. I. Di nottetempo nel
la state quelle amene e deliziose campagne son
molto illuminate dalle copiose lucciole c Lam
pyris noctiluea ) che ivi grecamente dicono

vamparine , quasi amme di fuoco (I), e che


col loro chiarore , o sia luce fosforica , da per
tutto risplendono. II. Sul sambuco , sul ligu
stro, e su altri arbusti sonovi le canterelle ( Lyt

ta vesicatoria) che si raccolgono per uso me


dico. III. Nelle abitazioni, soprattutto umide e
non molto ventilate,

non

manca quello in

setto schifoso, puzzolente e nero, grosso quan


to un grillo , ma stiacciato , che cotanto fugge
la luce ed ama il buio , cio a dire la blatta

(1) Su gli altri nomi greci e latini di mi quasi


Ianternctte volanti, vedi la Mergillina del ch. mio
maestro campolongo a carte 195.
.

463

orientalis , di cui sopra parlai alla facc. dui


1v. Tra i libri vecchi, e gli utensili dome
stici frequente quel picciolo animaletto , che
a guisa dell argento risplende , cammina con
molta agilit , e ad ogni minimo tocco diventa
fragile, denominato Lepisma saccharinum.. Co

me altresi tra il lardo, le salcicce, ed altri sa


lami invecchiati evvi quell animaluzzo di color
negro , appellato Dermestes lardarius ; e nel
la farina stantia rinviensi il Tenebriomolitor.
V. In quel territorio ritrovansi parimente mol
ti ragni, che portano il nome di tarantole , tra

i quali avvi ancora il celebre falangio , o ragno


di Puglia , o Aranea tarantula deNaturalisti,
la quale non ostante che sovente morde i mie

titori ed altri, non mai ad essi cagiona il taran


tismo , o altro malore. Quindi mi sembra mol;

to ragionevole 1 opinione del sapientissimo no


stro Serao, nelle Accademiche Lezioni leggiadra
mente esposta, esser cotal morbo una particolar

malinconia frequente aPugliesi , indipendente


dalla morsicatura di tal ragnoli. Il che veggio
con sode ragioni , esperienze ed osservazioni
anche confermato dal dotto Carducci
(i) Annot. alle Delizie tarant. dell Aquino p. lys

e segg.

lal
VI. Non mancan pure in quella mia Patria

le api , o peccbie (Apis mellica ) dalle cui t


arnie o sieno alveari raccogliesi un ottimo me
le. Questo assai grato al palato, perch esse lo
traggono da fiori di diverse piante odorifere ,

e principalmente da ori del thjmas cepha


lotos,

che un fruticetto molto aromatico ,

ivi denominato lliganaceg e moltovvio in quel


le apriclie colline.
VII. Le Cicale ( Cicada plebeia , et Cicada
orni ) sono in tanto numero ne tempi estivi ,
che a mio giudizio superano l esercito di Ser
se , poicll ad ogni passo nelle campagne sin
centrano. Vivono su tutti gli arbuscelli1 ma sin
golarmente ne piccioli olivi, e nelle caie. Il
lor canto , o a dir meglio stridorea incomincia

dopo due o tre ore, che si eleva il Sole sul


la orizzonte; e verso il meriggio oltremodo
noioso e molesto. Onde in due luoghi il man

tovan Poeta(1) non senza ragione cant:


Sole sub ardenti resonant arbusta cicadis.

Et canta querulae rumpent arbusta cicadae.

(I) Virg. Egl. II. 13. cl Geor. III. 328.

465'

VIII. Le larve della Phalaena mori, cide


i bachi o vermi da seta, filugelli o bigatti, si alle
van da per tutto, onde aversi i bozzoli di questa.

Tai vermi e costume col di allcvarli su varie


piante, e particolarmente su lanzidetto odoroSO
Rigance. Debbo per ultimo aggiugner pari

mente due altri insetti, uno uviale , elal


tro terrestre: il primo ben grande pescasi col
laiuto delle nasse ,

cio il Cancer astacus ,

Locusta e Ligusta de Fiorentini, ossia Ragosta

de Napolitani , e de Sidernati. Ve ne sono due


variet; la comunale, ed un altra detta dape
scatori lo elefante-marino , ch somigliantissima
ad uno scorpione, di colore un popi vivo
della Ragosta. Pesa circa tre libbre, e talora 4.
IX. Laltro insetto , o la di lui larva, che nel
tempo del sollione tormenta , mette in brio ,
furia o furore i buoi, le vacche , ed altri ani
mali, e che siffatta mossa volgarmente dicono

azzare (a), lOestrus bovis del Linneo , ov


i

(a) Cotal voce par sincopata dalla toscana azzicarrr1


muoversi; o nata da a'(uyo;, iniugalusa dallalfa privativa,

e da {o'yos iugum: perciocch i rustici veggendo agitati


dalla mosca i bovi appaiati col giogo al lavoro , gli
dispaian subito.
30

466
i
vero l assillo, appellato ivi la Mosca. Questa
bestiola non fu ignota a Virgilio (i) dicente
. . . . . cui nomen asilo
Romanum est, oestron Graii vertere vocantes:

Asper , acerba sonans : quo tota exterrita


silvis

Pgffugiunt armenta , furit mugitibus aether.


Classe VI.

Vermi.

Siccome l atmosfera dell Agro sidernate di


notte ne tempi estivi e illuminata dalle luccio
le terrestri; cosi le acque marine , che ne ba
gnano il littorale , al tempo stesso divengono

risplendenti e luminose a conto delle marine luc


ciole (Nereis noctiluca) che a ribocco conten
gono. Ivi nel mare ben sovente pescansi delle
ottime seppie ( Sepia qcinalis ) e degli ec

cellenti calamai e lolligini( Sepia loligo

E tra i

vermi testacei , che nel territorio medesimo si

(i) Georg. cit. 1. III. xiy et seqq.

wg ,I.._,
m).-

gn

L.--_

tfiv
veggono dopo la caduta delle piogge, sono da
annoverarsi le seguenti lumache: I. la Helix

pomatia; 2. la Helix nemoralis , dette dal


volgo i vovnlaci , e qui in Napoli le maruzze, ii
da quetcrrenimarnosi, oltre a lai due vermi tc
stacei, dopo le piogge di aprile, maggio e ot
tobre, escono in copia immensa degli altri vermi
aventi il guscio dilicato , alquanto pellucido o
diat'ano di color gialletto1 che non sono pi
grandi diurna oliva , o poco pi , che il Linneo
descrisse col nome di Helix aperta. Queste
chiocciolc , cha egli non seppe ove abitassero,
gli zappatori in altri mesi traggon fuori co loro
arnesi mentre stanno seppcllitc e nascose in det

ti terreni, dove secondo essi dormono. E per


ci le chiamano dormitori e monacellig la
quale ultima nomenclatura potrebbe forse de
dursi dal greco uos/og soluso e da ueaL305,Stre,

pitus , pel loro fremito , o sibilo molesto zi zi , zi , che di continuo fanno con della schiu
ma bianca in bocca. Checchb ne sia, essi ver
mi souo assai

buoni a mangiarsi, preparandosi

in varie guise; ma nondimeno le loro carni son

dure , e di non facile digestione.

Vi IHe

lix hortensisa la quale tutta bianca , e tro

vasi sulle viti, sulle macerie, su cardi salvati


np

468
chi, ec. I vermi di tai conchigliette, chiamate
colit alpiratamente chazzigli , sebbene di raro
si mangian dal volgo; nondimeno si usano per
un brodo assai dilicato.
sservazioni intorno all inverminamento , e

allirfammazione del fegato delle pecore.


Piacemi di qui riferire due altri generi di
vermini non testacei , de quali uno vive nelle
acque stagnanti de umi , sidernatamente detto

ardella , e toscanamente mignatta , sangui


suga, o mignatta sanguisuga ( Hirudo ojici
nalis
L altro genere pur nomato ardella ,
che sovente trovasi nel fegato delle pecore ,
la Fasciola hepatica , cui il chiarissimo Cav.

Cuvier denomina Douve du foie (i). Dicesi


questa da macellai orentini Bisciuola , come
testimonia il Redi (a) che ne d la seguente de
scrizione: Le bisciuole del fegato de montoni ,
o castrati, hanno, la gura quasi d un seme di
i!

(i) Rgne animal to. IV , 'pag. dh


(2) Op. tom. Il.
77. V. il tom. I. p. 132 , e
seguente della cit. Ediz.

469
h zucca, o per dir meglio, d'una piccola, e sottil
n foglia di mortella con un poco di gambo: son
di color bianco lattato , e traspariscono in
n esse molte sottilissime ramicazioni di vasi, o
canaletti verdognoli. La loribocca , o altro
forame , che si sia , ritonda , e posta nel

si piano del ventre, poco distante da quella


in parte , che s assomiglia al gambo della fo
glia. Spesse volte si trovan le bisciuole nella

n borsetta del ele: e non solo abitano, e


v nuotano in esso ele;
w quanti i vasi del fegato ,

ma ancora in tutti
eccettuatene liar

o teric , nelle quali non ne ho mai vedute.


Queste bisciuole, che hanno talvolta un color
fosco , o fosco-bianchiccio , sono animaletti o
vipari , e gelatinosi; ed il pi delle volte os
scrvansi ne fegati verminosi delle pecore,mor

te , come dicono a Siderno, per aver mangiato


il Vuccolo , che il Juncus aqualicus. La
qual erba , di sopra (a) ommessa , secondo la

vol ' are opinione fa divenir le pecore ascitiche, o


tabie col fegato verminoso, e colla mascella infe

riore tutta gona ; talch dopo pochi mesi perdo

(a) Aggiungasi alla Cl. VI. Hcxandria p. 38|.

470

no la vita. A Taranto elleno muoion dopo aver


mangiato l Hypercum crispum , o sia il Fumo
lo, che cola dicono. ln altri luoghi la lor morte
avviene pel cibo della Parnassia palustris ; e
negli Abruzzi per cagion d'un genere derba
a me ignoto , la quale comparisce in queprati
dopo che i fiumi hanno inondato i territorj.
Colale invcrm'inamcnto di fegato ivi dagli A

bruzzesi s appella il mal della visciaola.


Or scmbrami non improbabile 1 opinione di
mio fratel maggiore Saverio, che la morte delle
pecore , e cl altri animali col fegato verminoso,
non debba ripetersi dalle suddivisate diverse
erbe s che sono sfornite di forza venefica z

ma

piuttosto dagli uovicini delle bisciuole . o da


questi animalctti stessi, tranguggiati dalle pe
core , mangiando le medesime piante de i

luoghi palustri, o bcendo quelle acque: seppur


non voglia sostenersi lopinione della preesistenza
de germi delle bisciuole . e l loro Sviluppo ne i
fegati delle pecore , che nutrisconsi delle pian
. te de terreni umidi. Imperciocch la Fasciola

hepatica , secondo le osservazioni linneane , tro


vasi non pure ne fegati delle pecore e (1 altri
animali; ma anche in aquis dulcibus , fossis,

471
rivulis ad radices lapidum (i) z ove fu ezian
dio rinvenuta dal Pallas , e, dallo Schee
ro cai Per la qual cosa, se cosi va la bisogna,
agevolmente si comprende , come le bisciuole

introdotte nello stomaco delle pecore, odi loro


uovicini quivi sviluppati, si portan di l nellin
testino duodeno , e quindi per l apertura del
dutto coledoco fansi strada nel fegato. 0nd
che cotesto viscere a motivo di tali animaletti
rendesi verminoso. Del resto checchessia di ci ,
qualora le pecore mangiano questerbe sospette,

o beono le acque de luoghi palustri , a preve


nirne le fatali conseguenze, bisogna subito dar

loro a bere o dellacqua del mare , o del sal


marino disciolto in acqua: il quale, siccome
dicono , ha la virt di ammazzare le bisciuole ,
e di distruggerne gli uovicini , come avviene

alle sanguisughe , che pel contatto di questo


medesimo sale perdono la vita.
Resta per ultimo da avvertire , che talvolta
le pecore muoiono colla inammazione del fe
gato , mangiando ne luoghi palustri il Banan

(i) Linn. Syst. Nal. T.l. PH. edit. XIII p. non


viudobom 1767.

(2) V. Muller Vcrm. tem cluv.To.I. P.2, p. 53.

tiym
culus ammula ,

od il Banunculus lingua ,

che son due erbe acri e corrosive , chiamate


da Franzesi anche les douves. Giovanni Bauhi

no (1) parlando della prima erba ,lscrive z Fe


runt hanc ( ammulam ) ovillo generi esse
perniciosum , ovesque hac paslas herba , in

ammationibus iecinoris internorumque visce- v


rum erosionibus ac exulcerationibus corri/11'.
Peravventura questa sar dessa quelljerbas che Pli
nio (2) dice: Herba est ab exitio, et iumen

torum quidem , 'sed praecipue capi-arum ,


adpellata aegolethron. Essa deriva da cui ,
awos , capra , ed unis-foi , exitium. Il Bau
liino su la seconda erba aggiugne: Facultate
ceteris ranunculis similis est , acris similiter,
exulcerans, et vesicas faciens. Edendo pe
cora enecat , et idco arcent sedulo pecus
opiliones , ne eo varato inammentur prae
cordia , indidemque moriantur-1 ut videre est

in balantum extis, quae huius pabula ambu


sta fuerant. Perdon pure la vita essi animali

o col fegato inammato , o col morbo della bi

(i) Hist. plant. to. III, p. 865.


iej Hist. nan XXI. 13..

iva
sciuola , cibandosi del Banunculus sceleratus,
o del llanunculus acris, che son erbe molto
velenose. A Terra di Lavoro muoion le pecore
convulse

dopo aver mangiata lflnemone ne

morosa , che un erba veneca volgarmente


detta la Torta.
Alla Giovent Sidernate.

Eccovi , o Giovent lopatri'da , nqui cioc


di io, mirando pi alla vostra utilit, che alla
mia insufficienza, ho abbozzato intorno alla Sider
nograa nelle poche ore a me rimase libere dal
l esercizio del mio impiego. A voi, per mu
nicenza del Cielo , di maggiori talenti ed agio

forniti, non che di vero amor di Patria f oh


nome, oh tenerezza l ) dotati; incumbe, ed esser
debbe di bene acuto sprone a perfezionar la
mia iniziativa, supplendonei voti. Goder certo
ognun di voi , ed esulter con inondazione di
cuore in iscoprendo alcunch a me ignoto. A
nimo , coraggio , al lavoro , al lavoro: interes
satevi delle eccelse prerogative e glorie dellin
vidiato suol natio: non fate volontario gitto del
tempo z siate intolleranti dell ozio , madre (1
ogni vizio. Animati s o virtuosi Giovani, dalla

Mm.

m
forza diflusl'va , aceignetevi a viepi illustrare
coteste nostre municipali e territoriali cose; ed
a tessere un accurato Lessico di tutte le voci
usate nel Comun nostro d origine greca. Abban
donata la forza concentriva alliafiimnoneo al le

guleio , al parabolams al ser Pedocco1 al gua


stames'tieri centripeta , od amante tutto trarre a
se; ed a colui che non pure e ombra al corpo ;
ma fastidio e tormento all animo suo , andando
sempre aliando intorno come nibbio al macello.

Accesi da un pi nobile amore, direte con quel


savio gentile .. che tanto seppe z Non mihi so
li , sed etiam atque/etiam multo potius sum

Patriae

Non vi sgomentate dell ampiezza e malage


volezza della materia ; dividetevela , coltivan
done ciascuno una picciola porzione. Usate ogni
cura , ogni diligenza e ogni industria ad inve
stigare le ulteriori notizie intorno agli Stellioli,

afPiromallLj ed aPollieni negli avanzi delle


antiche notariali schede , che sfuggirono lavi

dita , o a dir meglio rapacit letteraria. Certo


io bene spero i o eh io spero! )farete belle sco

m iter/ian tiinerem IV. ea

ins
perte intorno a medesimi. Dissi avanzi-;- dap
Poich Monsig. Tufo Vescovo di Gerace spoglio,
saccheggio e svaligi i nostri sidernati archivi
ancora , come io ho pi volte udito dire a due

defunti lantropi . e di be costumi ricchezze ,


chebber sempre
Del SIGNOR , della Patria amore e zelo;

e pero di costoro la memoria mai non langue.


Son d'essi cotesti venerandisoggetti,il ben degno
discepolo del ch. Serao il pio Enea D. Bruno

Maori , e jl suo fedele Acate D. Simone Falletti,


grande allievo del sommo

Vico. Stupisco e

forte mi raccapriccio , qualora a memoria mi


torna la irreparabil perdita , che novellamente
sonomi assicurato essersene in Ascoli di Ancona
fatta jr ove dall immortal Benedetto XIV nel
monastero degli Olivetani relegato il Tufo, pe
riron quegli spogli seco lui nell esilio traspor
tati. Vivete felici.
FINE DEL III LIBRO.

Soli sapienti naoi per lesum christum ,


cui honor et gloria in saecula saeculorum.
Amen.

B. Paullus Ep. ad Rom. XVI. 27.

W__

dis
Scorrezioni , quas haud incuria fudit ,
An humana parum oavit natura.

Pag. Lin.

Correggans'i

5 m ll
16 22 0
17 8 trarne

i
to
trarre

29 u gran fatto

grantatto

43
91
zoz
no
180
220
md
alis

1
nfi
26
13
13
1
7
lz

lem
egli
ece
(non
che
anticamente
scrisse
xvnl

261 26 Marzo
276 15 dal Parla
292 10 satis

1631
e gli
fece
, non
ove
anticamente
scrisse un
xvuxl
Marzo
dal Parla
1544
satis

313 19 sol-emn

solemni

369 19 accademica
439 ao Giutioi
456 lo Rondenone;

della B. A. di scienze
Giulio
Rondenone ,

Aggiunzioni.

A car. 273 lin. 16: Nella citt di Pavia i Parroclli


al 1330 diconsi Capellani Parochiarurn appo. il Mura

tori, Anliq. Ital. T. II , p. 426 , D.

A cart. 278 lin. 8: Nella provincia di Otranto dassi


agli Ecclesiastici il titolo di Papa da tutto il paremadom
ed anche dagli estranei allorch li vogliono nominare con
rispetto particolare: in Procida poi tullii Preti son chia
mati Pap collaccento nell ultima.

A can 468 lin. lo si annoti (a): Questa voce Ardel


la par che nasca da Ardeola, poich a guisa di tale
uccello va essa qui e la come un friigolo; ovvero da.

srl/imda , hoc est feslinando. V. il Forcelliui v. Ar


elio.

477

A. S. E. Beverendissima

Monsignor Rosini Presidente della Giunta


di Pubblica Istruzione.
Signor Presidente.
L amore verso la Padria un fuoco , il qua
le ove ad animi.culti, e letterati si apprenda,
li spinge a render di quella illustre , e chiaro
il nome con quante mai possono dotte fatiche.
Manifesto argomento di tale verit ci porge l eru
dito Canonico Michelangiolo Macri , il quale ben
conoscendo la pi dritta via alla gloria della
Madre padria esser appunto il pubblicar i fat
ti , e le virt degli , e concittadini insigni,
e eommendevoli , ha procurato d ingrandir la
fama della sua Siderno col tessere le Illelnorie
istorico - critiche intorno alla vita ,

e alle

opere di MonsignoreFra Paolo Piromalli Do


menicano Arcivescovo di Nassivan , uno de i
pi riguardevoli cittadini sidernati. Egli seguen
do i passi di questo Apostolico personaggio per
le varie remote regioni, dove la luce Evange

lica sparse , con soda critica ne accerta le azio


ni pi rimarchevoli , e le unisce cor vincoli del
la storia, e de monumenti di quetcmpi, e di
quep luoghi. Dippi prendendo l occasione , che
1 offre il suo sidernate Eroe , trascorre con
esatta avvedutezza nella Storia cosi civilesiq che
naturale non sol di Siderno, ma ben anche di
quella Calabra provincia. Bisogna perci con

fessare , che questo laborioso tributo presentate

d 8
y .
dzl signor Canonico alla sua Padria, ritorna
assai meritamente in sua propria lode. Quindi

, che non essendovi in" quest opera offesa ve


runa n contro la Religione ., n contro idritti

della Sovranit, mio parere , che se ne pos


sa permettere la stampa. Napoli 20. Aprile 1824.
Il Regio Revisore

Donato Gigli
Napoli ei Aprile 1824
Presidenza della Giunta per la Pubblica Istru
zione - Vista la dimanda del Canonico D. Mi
clielangiolo Macris con la quale chicde di da
re alle stampe le Memorie istorico-critiche in

torno alla vita, ed alle opere di Monsignore


Fra Paolo Piromalli Domenicano , Arcivesco
vo di lvassivan da lui compilate; Visto il fa
vorevole rapporto del Regio Revisore signor D.
Donato Gigli; li permette , che le Memorie in
dicate si stampino; per non si pubblichino sen
za un secondo permesso , che non si dar , se

prima lo stesso Regio Revisore non avr atte


stato di aver riconosciuta nel confronto unifor
me la impressione all originale approvato.
Il Consultare di Stato Presidente
Monsignor Rosini
Il Consultare di Stato, Segretario Generale , e
Membro della Giunta
Loreto Apruzzese
325cv.

523588

wig:

i, 4:.
L

isai-ju
I
.
hhl

lt

'

.
v

'~:

"so"
,.
ttv-u

Vous aimerez peut-être aussi