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Era stata una bella mattinata, era primavera, ero uscita con le amiche .
26 Aprile 2015, primo pomeriggio.
Sono sola in salotto, entra pap nella stanza. Scherziamo, parliamo del pi e del
meno; insomma nulla di nuovo. Pap fa la classica domanda sulle questioni amorose
ma nulla di nuovo, scherza sempre, forse aspettano che porti qualcuno a casa. Allora
decido, glielo dico.
Pap si blocca, mi guarda perplesso.
-ahhaha Cosa? Non scherzare
Lo ripeto pi volte, pap capisce che faccio sul serio , lui si blocca e inizia a piangere.
Io lo seguo.
Arriva mia madre ignara nella stanza poco dopo, pap trova subito una scusa per
uscire e mi porta via con lui. Usciamo con lauto senza meta. Guida, piange e inizia ad
urlare ed io cerco di spiegare:
-Non normale, ma sei impazzita ? Ma che diamine stai dicendo ? Sei sicura ?
Toglitelo dalla testa, siamo la tua famiglia ma proprio perch noi siamo la tua
famiglia toglitelo dalla testa. Sappi che non affatto ok.
Si alza ed esce .
Rimango sola con mamma. Io piango , mamma mi abbraccia, mi sposta i capelli e
mi dice che andr tutto bene. Cerca di tranquillizzarmi e di farmi parlare. Era uno di
quei pianti che ti lascia il vuoto, quel pianto che ti viene da dentro. Uno di quei
pianti che ti libera perch viene da dentro. Liberatorio eppur tuttaltro che lieto .
Lunica cosa che vuoi in quel momento poter piangere, piangere forte e liberarti
perch infine riassume quel che hai provato e nascosto per molto tempo. Tutto quel
che hai provato nel doverti nasconderti inclusa lamarezza del sapere che non sar
affatto facile farti accettare. Iniziamo a parlare e cerca di calmarmi. Dice che
parler con pap. Andr tutto bene.
Dopo un po, lei dice che deve andare, esce.
La notte la passai insonne pensando cosa fare lindomani e nei giorni successivi. Il
giorno seguente incrociai mio padre nel corridoio, sguardo basso sia suoi che suo che
mio, un misto tra desolato e arrabbiato. Decisi di passare lintero giorno fuori, avevo
bisogno di stare fuori casa e parlare con i miei amici. Passai cos anche i giorni
seguenti. Insomma evitavo di stare a casa per molto tempo. I miei non parlavano.
Ritornai alla solita routine, universit , collettivo, amici. Ma i miei non mi parlavano un
granch . Il primo ad aprirsi poi fu pap che disse che nonostante tutto erano la mia
famiglia. Mamma lo seguyi qualche settimana dopo.
Nonostante quanto affermato nutrono ancora molto disappunto inizialmente Hanno
fatto molte scenate,al punto che mio padre ,nonostante dove abitiamo nessuno sa, per
una qualsiasi cosa andasse in escandenza e mi cacciasse dal locale ovviamente senza
che gli altri se ne accorgessero o potessero intuirne il motivo.
Adesso sono passati circa sette mesi, la nostra routine anche a livello emotivo familiare sembra essere tornata alla normalit. Parliamo , scherziamo ma largomento
non esce fuori e probabilmente i miei fingono di non sapere o si illudono di una
possibile fase. Capisco quanto la cosa li abbia sorpresi, capisco che possano anche
essere spaventati dallopinione altrui. Capisco anche aver scoperto tua figlia
nasconderti una cosa per molto tempo possa farti sentire tradito e straniato.
Preferisco dargli tempo, sperando che col tempo possano capire non un problema e
non bisogna ragionare per stereotipi.
La cosa fondamentale che loro adesso sappiano la verit. Nonostante le loro opinioni
al riguardo sono fiera di essere stata sincera nei loro riguardi. Rivelare una cosa del
genere ad un genitore non solo un bisogno di potersi mostrare a pieno ma una forma
di rispetto e fiducia. Nonostante non mi sia andata un granch bene oggi vivo
felicemente nella piena consapevolezza di non aver pi nulla da nascondere o negare.
Ho voluto lasciare questa testimonianza nella speranza che entrambi che qualcuno
possa leggere e farsene unidea, magari questa pagina ora scorre nelle mani di un
ragazzo che vorr chiamare da berlino.. o magari scorre nelle mani di qualcuno che
vuole aiutare un amico o magari nel migliore dei casi..un genitore che ha negato una
parte di suo figlio possa farsi unidea.