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VAC

In Rg Veda X, 125 si trova una interessante riflessione sul potere della parola declinata secondo l'ideologia delle tre
funzioni. La enuncia Vac, la Parola stessa, deificata al femminile per l'occasione, astrazione del suono con un
significato (lontana dunque dal complesso concetto filosofico del logos greco). Praticamente lo stesso inno si trova in
Atharva Veda IV, 30. Si noter che il raggruppamento degli dei citati da Vac ricalca quello del trattato ittita-mitanni del
XIV secolo a.C. Analizzando le strofe di Rg Veda X, 125:
(strofa 1): la Parola si vanta di portare (o far viaggiare o tenere alti) i principali dei vedici, distribuiti
secondo le tre funzioni in ordine discendente (prima: Varuna e Mitra; seconda: Indra e (?)Agni; terza: la coppia
dei gemelli Ashvin);
(strofa 4): la Parola si vanta di garantire la nutrizione (terza funzione) di ogni uomo che vede, respira,
ascolta, lasciando che presso di se vita pacificamente, anche se egli non lo sa (essa viene usata
inconsciamente, come si respira inconsciamente);
(strofa 5): la Parola si vanta, e in esclusiva, di mettere in comunicazione (non solo uomo e uomo, ma anche)
uomo e dio (prima funzione), scegliendo adeguati intermediari da rendere potenti, il brahman (custode del
culto) e il rishi (mistico);
(strofa 6): la Parola si vanta, non pi rassicurante, di tendere l'arco di Rudra (seconda funzione), arma sonora
per eccellenza, contro l'empio (ruolo quasi mazdeo), beneficiando nella battaglia il popolo in armi.
L'inno non (non pu essere) esaustivo:
al primo livello, la Parola (come strumento) d all'uomo santo, qualunque via egli segua, il potere della
preghiera, di comunicare con gli dei, ma non dell'oracolo;
al secondo livello, la Parola (come strumento) si incarna, armata di arco e frecce, nel suono della battaglia, ma
non nel senso strategico (comunicazione);
al terzo livello, la Parola (come causa) si attribuisce il nutrimento e la pacifica convivenza degli uomini, ma
non la guarigione, n il piacere, n la fecondit.

APOLLO DELIO
L'Inno omerico ad Apollo illumina la nascita del dio arciere. Sua madre Latona, incinta di Zeus, cerca un'isola nell'Egeo
dove portare a termine la gravidanza, ma la minaccia di Era fa s che solo Delo, dal suolo duro e dal paesaggio arido,
accetti, non senza chiedere niente in cambio. Il neonato Apollo, subito accudito dagli Dei (specie Themi che lo nutre di
nettare e ambrosia) si dimostra subito forte nella volont, in grado di muoversi e parlare.
Appena nato Apollo infatti:
chiede arco e lira, i suoi attributi tipici;
dichiara di voler inizare a rivelare gli oracoli del padre Zeus;
col suo passaggio, copre d'oro Delo, facendola fiorire come un monte in primavera.
Apollo d o riceve quattro doni trifunzionali: arco (seconda funzione), lira (? prima funzione, se si pensa al ruolo
della musica nel rito), oracolo (prima funzione), oro (terza funzione, immagine delle ricchezze che affluiranno dal
mondo greco al suo santuario).
Apollo dio del canto, rivelatore del pensiero divino, terrorizzante arciere, beneficia l'asilo di Latona con ricchezze
ricevute da mani altrui (il suolo di Delo come visto troppo povero per produrne di proprie). Giusto sarebbe dire, da
mani straniere (cfr. Erodoto, capitolo sugli Sciti, quando descrive il rapporto tra Vergini Iperboree e santuario di
Delo... cfr. seconda parte dell'Inno omerico ad Apollo, quella tardiva dedicata a Delfi, che sempre insiste sull'afflusso
esterno di fortuna materiale dove madre-natura era stata avara).
Non si basa questo scambio sulla potenza della Parola? Secondo tradizione le ragazze di Delo non avevano il dono di
farsi comprendere anche da chi non parlava la loro lingua? Apollo, anche se si trattasse (come si ipotizza) di una
divinit preellenica (quindi preindoeuropea) appare qui declinato secondo l'ideologia trifunzionale. Si prenda infine la
copia ateniese della statua dell'Apollo delio:
nella sinistra l'arco distruttore;
nella destra le tre dee Cariti (musiciste per eccellenza, come Apollo suonatore della lira);
ai lati due grifoni (secondo Erodoto mostri del Nord sempre in guerra per l'oro dei biondi Arimaspi, il primo
popolo straniero che con le sue donne porta tributi al santuario delio del grande dio internazionale).
La statua non rende plastica la descrizione (arma sonora, musica sacra, oro barbaro) dell'Inno omerico?

APOLLO MEDICO
Non c' dubbio che nel quadro precedente i punti deboli della rappresentazione trifunzionale di Apollo siano:
l'attribuzione della lira al primo livello;
l'attribuzione dell'oro straniero al terzo livello.
Si cambi punto di vista. Come arriva Apollo a Roma?
Ben prima dell'identificazione col Sole e dell'associazione ad Augusto:
Apollo in quanto medico, guaritore, riceve un tempio pubblico sul sito di un precedente altare
(presumibilmente) privato, l'Apollinare;
Apollo in quanto fonte di oracoli viene consultato prima nella caverna di Cuma, quindi direttamente nel
santuario di Delfi.
L'Apollo romano esordisce in una forma quasi uguale all'Apollo delio, solo sostituendo l'ambito della salute a quello
della ricchezza (siamo comunque nella terza funzione). Per altro la Grecia conosce bene la valenza taumaturgica di
Apollo, che non a caso considerato padre di Asclepio. Non solo: la Grecia percepisce in genere la malattia come pena
per un peccato e la cura come l'espiazione (rivelata da un oracolo) di quel peccato.
Questo Apollo arciere e guaritore come l'indiano Rudra, verr elaborato dalla speculazione alessandrina come figura
quadruplice, ma in modo diverso dall'Inno omerico: veggente e aedo, arciere, medico. L'Apollo alessandrino sar quello
infine adottato dal regime augusteo (cfr. Virgilio che fa curare Enea dal discepolo di Apollo, dio che gi Varrone, come
rivela Agostino, era percepito come vate, cio poeta e oracolo allo stesso tempo, dio della ispirazione comunque
declinata).
Ma prima di Augusto l'Apollo romano soprattutto
Apollo medico/di terza funzione;
Apollo oracolo/di prima funzione l'autorit dei Libri sibillini, venduti dalla sibilla cumana a Roma e insediati
nel cuore dell'urbe, rimandano all'autorit di Apollo veggente (rendendo in genere superfluo il ricorso ai grandi
santuari ellenici);
Apollo arciere/di seconda funzione il suo primo tempio romano, votato nel 433 e inaugurato nel 431, si
collega ad una delle battaglie pi importanti dell'epopea repubblicana arcaica, quella del Monte Algido (432),
senza scordare i Ludi apollinari, tra 212 e 208, dove sar ricordato come vittorioso (si considerino i molti
miracoli attribuiti, anche dai Romani, alle sue "nuvole di frecce" che dal cielo colpiscono i nemici della terra).
Di un Apollo musico i Romani non sentiranno bisogno, visto il patronato sulla musica sacra di radicate figure indigene
(cfr. i tubicini, i suonatori di fluato, devoti a Giove e Minerva).

DA TRE A QUATTRO
In realt l'articolazione di Apollo veggente e Apollo aedo non difficile:
come divinit oracolare amministra la comunicazione tra divino e umano;
come divinit musicista amministra la comunicazione tra umano e divino.
A Roma per altro la direzione discendente ha una forte tradizione (gli auspici inviati da Giove e interpretati dagli
auguri), non inferiore a quella della direzione ascendente (i sacrifici immolati dai sacerdoti agli dei).
Nelle province indoeuropee il fenomeno dell'articolazione quadruplice di una figura trifunzionale non rara e di solito
segue uno dei seguenti meccanismi:
o si aggiunge un attributo nuovo alla divinit antica, modernizzandola;
o si sdoppia uno dei tre attributi antichi della divinit (tipico della rappresentazione ideologica applicata al
campo sociale).
Ecco alcuni esempi di quadratura:
in India il riconoscimento di un quarto colore (varna), di un quarto gruppo sociale, i sudra, i fuoricasta,
discendenti degli indigeni vinti;
nel Mahabharata i Pandava, gli eroi che traspongono le tre funzioni, sono cinque, ma distribuiti in quattro
gradini (Yudhisthira, primo livello; Bhima e Arjuna, secondo livello; l'inseparabile coppia di gemelli, terzo
livello);
in Iran si distinguono volentieri al terzo livello artigiani e contadini;
a Roma i re arcaici anteriori ai Tarquini stranieri sono quattro (Romolo e Numa, primo livello; Tullo Ostilio
secondo; Anco Marzio, terzo);
in Scandinavia (cfr. Rigsdhula), provincia orfana di un clero organizzato, viene promosso dal rango guerriero il
re (Konr-ungr), erede della funzione sacerdotale, mentre viene retrocessa dal rango popolare la massa degli
schiavi (Thraell);
in Danimarca (cfr. Saxo Grammaticus) i fondatori della dinastia locale sono quattro (Scioldus, primo livello;

Gram, secondo livello; Hadingus e Frotho, terzo livello);


nel Medioevo europeo la dottrina dei tre ordini sente presto il bisogno di distinguere al primo livello clero
regolare (monaci) e clero secolare (chierici).
Ma che significato dare al quadrato se non quello di rappresentazione totale e ordinata (si pensi alle direzioni
cardinali, modellate sui segni celesti, quindi alla forma quadrata dei santuari)?
La cosa che colpisce nell'Apollo delio non dunque tanto la sua quadruplice natura, comunque iscrivibile alla
rappresentazione trifunzionale, quanto la promozione proprio della musica al primo livello, fenomeno raro in ambito
indoeuropeo, ma non assente (cfr. i doni delle quattro regioni periferiche d'Irlanda, quelle attorno al centro riservato al
re: all'ovest la magia, al nord la forza, all'est la ricchezza, al sud la musica; cfr. importanza della musica e degli
strumenti musicali per lo pi a corda nelle leggende celtiche e nelle tradizioni druidiche). In particolare in Grecia
questa importanza del canto sacro e della musica sacra si pu ricondurre all'influenza del Vicino Oriente (cfr. l'influenza
nel lessico specialistico musicale delle lingue anatoliche, e specie di quella armena come armena l'etimologia del
mitico musico Marsia).

I QUATTRO POTERI DI APOLLO NEL PROLOGO DELL'ILIADE


Il primo dio ad apparire nel primo canto dell'Iliade proprio Apollo, offeso con Agamennone. Cosa fa?
sfodera l'Arco (quello che condivide con Rudra) e miete vittime tra gli Achei per vendicare Crise (il suo
brahman);
sfodera la Lira (per esattezza la sua phorminx, uno strumento a corda) per allietare (insieme alle Muse) gli Dei
riuniti.
Sia l'arco che la lira sono non a caso strumenti a corda, strumenti che suonano, come ricorda l'altro episodio omerico
dell'Odissea, la strage dei proci (Odisseo confida nell'aiuto di Apollo prima di tendere l'arma della sua vendetta, che
canter come una rondine).
Arciere e musico, Apollo si conferma nel prologo dell'Iliade anche veggente: l'indovino Calcante, avuta la protezione di
Achille (guerriero) contro le rappresaglie di Agamennone (re), rivela come solo Apollo conosca il pensiero di Zeus,
come solo da Apollo gli uomini (sordi) possano attraverso gli interpreti conoscere le emozioni degli dei.
Quanto al portare oro straniero, al tema della comunicazione fruttuosa (quarto potere dell'Apollo delio) anche qui la
scena coerente: Apollo offeso contro Agamennone (ancora prima di Achille) proprio per la sua sordit, al suo non
rispettare la solidariet tra gli uomini (e quando Odisseo viene incaricato di riparare il torto, la scena della sua missione
da Crise ricorda la missione delle Vergini Iperboree al santuario di Delo). Non inganni la strage iniziale tra le file achee:
Apollo appare misurato, se si pensa che nella guerra schierato coi Troiani. Agisce severo su preghiera del suo
sacerdote, ma lavata l'onta trattiene gli strali (che invece avrebbero potuto decidere le sorti del conflitto a favore dei suoi
protetti). Come la comunicazione di cui patrono, Apollo media tra i diversi interessi.
E della sua qualifica di medico?

I QUATTRO POTERI DI APOLLO NELL'ILIADE (ECCETTO IL PRIMO CANTO)


Apollo rimarr all'opera negli altri canti, seppure discretamente, proprio come medico, attitudine certo adatta al contesto
violento dell'opera (quando l'Iliade parla di Pon, se non semplice epiteto di Apollo, certo nome di un suo
ausiliario, paragonabile a quello che Enyalo per Ares). Certo i due guaritori achei, Macaone e Podalire, sono detti figli
di Asclepio, ma Asclepio qui non detto chiaramente figlio di Apollo. Nelle molte ferite guarite miracolosamente,
Apollo non figura. Figura per paradossalmente come portantino del pio Enea, conducendolo al suo tempio sicuro, nelle
cure della madre Latona e della sorella Artemide, che sono poi coloro che effettivamente lo guariscono, mentre Apollo
riprende il campo.
Rimane tuttavia certa la competenza del dio delio nel campo della guarigione (cfr. la preghiera di Glauco desideroso
nonostante la ferita di aiutare Sarpedonte, dove per altro Apollo si limita a "seccare il sangue" e a "fermare i dolori" del
suo supplice). Prima della fine Ecuba non a caso ringrazier l'Arciere d'Argento per aver protetto il corpo del figlio
Ettore dalle ingiurie fisiche di Achille.
Quanto al fatto che sia Arciere, nessuno lo mette mai in dubbio, anzi. Solo che non sfodera pi le mortali frecce, quelle
usate per punire l'oltraggio di Agamennone, non meno grave di quello di Niobe.
Quanto infine alla prima funzione, sotto le mura di Troia, sui campi bagnati di sangue, poco spazio c' per la musica che
allieta, o per le divinazioni. Va detto che diversi dei intervengono, magari sotto mentite spoglie, per consigliare gli eroi
sul da farsi, ma solo Apollo rivela la sua fonte, che poi la fonte suprema, il regale Zeus. Gli altri blandiscono il lettore
senza indicare chi li manda. In sintesi: a Calcante, a Eleno, Apollo "parla" ma non con visioni o parole, bens attraverso
vie misteriose, destando pensieri ed emozioni nel cuore e nell'anima dell'interprete.

APOLLO, ZEUS E GLI DEI


I personaggi divini sono in genere definiti non solo dalle proprie caratteristiche, ma anche dai rapporti con le altre
divinit, a volte con tutte le altre divinit. L'Apollo dell'Iliade in questo lampante:
ha un accordo speciale con Zeus, di cui aiuta la realizzazione dei desideri;
nonostante Zeus manifesti un carattere ambivalente, Apollo realizza solo i desideri moralmente migliori.
Le prove:
Zeus promette a Teti di favorire i Troiani finch Agamennone non avr riparato il torto inflitto ad Achille, e
Apollo, che schierato decisamente coi Troiani, non se ne approfitta, ma si astiene dagli eccessivo
interventismo. Con la morte di Patroclo, favorita da Zeus e Apollo, Achille accetta la compensazione di
Agamennone e torna a combattere, scatenando la sua ira contro i Troiani. Zeus si ritira nella sua neutralit, ma
Apollo, che pure cerca di osteggiare le manovre degli dei filogreci, mantiene l'equilibrio. Quando Achille sfida
Ettore girando attorno alle mura di Troia, gli dei filogreci, Atena in testa, premono su Zeus affinch favorisca il
duello fatale, in cui il povero Ettore perder la vita. Da Apollo, in questa occasione, neppure una parola per
influenzare il padre (e s che invece si adopera per salvare il campione di Troia). In sintesi: comunione con
Zeus, moderazione nell'intervento.
Apollo si riconosce inferiore a Zeus, nella societ divina dell'Iliade non nutre alcun desiderio di rivolta, anzi.
Anche quando partecipa a morti "scandalose", come nel caso di Patroclo e di Ettore, lo fa solo per ossequio ai
desideri paterni. Questa inferiorit lo getta insieme agli altri dei, eccetto Zeus, nel ruolo di giocatore di un
dramma di cui non vede le conseguenze a lungo tempo. Non solo, questa subalternit "serena" lo esonera dalle
responsabilit delle decisioni moralmente discutibili del sovrano dell'Olimpo.
Confrontiamo ora le strutture base della teologia greca con quelle emergenti dall'Iliade:
struttura dei grandi domini cosmici (Zeus/Poseidone/Ade): Ade non figura proprio, Poseidone fa la parte
di un dio olimpico, solo pi irascibile;
struttura della societ trifunzionale (sotto Zeus: Era/Atena/Afrodite): sono le dee sullo sfondo del Giudizio
di Paride, quindi si distribuiscono tra i due campi in modo prevedibile (Afrodite, scelta da Paride, coi
Troiani; le altre, sfavorite da Paride, con gli Achei);
struttura frammentata (o assente): gli dei "minori", come Ares/guerriero, Efesto/fabbro,
Ermes/messaggero;
struttura apollinea: Apollo forma una triade solidale con la sorella Artemide e la madre Latona, triade in
cui si inserisce con un ruolo alla Syrdon (Osseti) o alla Loki (Norreni), certo in versione "ingentilita". Da
notare come la comunicazione sia in un certo modo condivisa col dio messaggero (ma non oracolo),
Ermes.
Nell'Iliade gli dei sono stati "ingaggiati" dalle due parti, senza che sia sempre chiarissimo quali sono, Apollo in specie:
dalla parte troiana figurano Afrodite, Ares, Apollo, Artemide (sorella di Apollo);
dalla parte achea figurano Era e Atena (le dee sconfitte da Afrodite nel Giudizio di Paride), ma anche
Poseidone, Efesto ed Ermes.
Pi o meno tutti combattono con passione, versando sangue umano e icore divino. Invece Apollo, che pure compare
frequentemente sul campo di battaglia, raramente ingaggia personalmente la mischia. Quando Poseidone lo sfida,
Apollo si rifiuta di alzare le mani sullo zio per risolvere diatribe tra mortali. La modalit di azione di Apollo, per altro,
rivela come egli non disprezzi veramente gli uomini, anche se preferisce non esporsi direttamente per loro. Di norma
egli si limita a infiammare gli animi, coprire una fuga con una nuvola magica, levare dal campo un protetto ferito,
travestirsi da mortale per consigliare (un "amico" troiano) o ingannare (un "nemico" greco).
Ma non lo si vede usare qualsiasi mezzo per ottenere il suo scopo. Mantiene una certa etichetta, una certa morale. Il
paragone con la (qui) scatenata Atena stridente: questa mette i suoi poteri e la sua intelligenza completamente al
servizio della sua causa, mentre Apollo anche quando inganna un nemico lo fa pi per salvare i suoi favoriti che per
condannare i suoi avversari. Si pensi alla scena in cui Atena si finge Deifobo per spingere Ettore contro Achille (cio
contro morte sicura), contro quella in cui Apollo distrae Achille per permettere ai Troiani di rifugiarsi dietro le mura
amiche.
Due volte un Acheo si trova faccia a faccia con Apollo: Diomede nel V canto (e capito infine chi gli si oppone, desiste)
e Patroclo nel VII (anche qui dopo 3 assalti "ciechi", l'eroe greco viene rudemente richiamato da Apollo, che lo fa
rinculare rivelandosi). Fermezza nella difesa, sangue freddo, ma mai reazione dissennata. Questo dio "umano" si
sbilancia certo nell'episodio della morte di Patroclo, ma lo fa in conformit al desiderio del Padre Zeus, come sempre
del resto. Questa la vera direzione della sua condotta. Sembra quasi che dal momento che i Greci hanno riparato il
torto a Crise la guerra lo riguardi solo "da lontano", tanto che le "dolci frecce" che portano la morte misteriosa e

immediata non sono pi scoccate.


Queste due caratteristiche (intima subordinazione al Padre, moralit superiore) si intrecciano stranamente con la tavola
dei suoi quattro poteri combinata con la tavola delle tre funzioni. Non risultano coppie divine equivalenti in ambito
indoeuropeo: anche nel mondo germanico Odhinn e Baldr assomigliano solo superficialmente alla coppia Zeus e
Apollo, tanto che finch vivono la stessa epoca Baldr noto solo per dare giudizi buoni, ma mai realizzati (quando dopo
il Ragnarok Baldr resuscita non convive pi con Odhinn, di cui anzi prende il posto). Per dirla tutta poi, l'Apollo delio
potrebbe ricordare pi il terribile Odhinn (veggente, vate, combattente da lontano) che l'ingenuo Baldr.
Lo schema idilliaco Padre/Figlio rappresentato nell'Iliade dalla coppia Zeus/Apollo non pare di matrice indoeuropea,
ma di ispirazione preellenica o mediorientale. Probabilmente prese il posto della tradizionale rappresentazione duplice
della sovranit ariana, in cui sovente uno dei due termini della coppia prende un certo margine di superiorit (Ahura
Mazda su Mithra in Iran, Juppiter su Dius Fidius a Roma, Odhinn su Tyr in Scandinavia, ecc.).

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