MERCOLEDÌ 4 GIUGNO 2008 Tel. 051 600.

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«Un inferno di botte

Così sono fuggita
al mio aguzzino»
Anzola, racconta la lucciola liberata dalla strada
— ANZOLA —
«GLI ITALIANI? Persone splendide e molto sensi-
bili verso chi ha bisogno». Sara, 20 anni, rumena e no-
me di fantasia, non ha perso il sorriso. Lei che del Be-
lapese ha fatto in tempo a vedere solo il lato più oscu-
ro. Una settimana in balìa di un connazionale aguzzi-
no, poi arrestato dai carabinieri di San Lazzaro, che
l’ha portata da Costanza ad Anzola con la scusa di far-
le fare la baby sitter e invece l’ha subito accompagna-
ta sul marciapiede. Si è ribellata, è stata picchiata dal
suo protettore, Costantin Codau, che si avvaleva della
collaborazione della moglie-kapò, appena 17enne.
Parla, Sara, da una delle case-bunker di Fiori di Stra-
da, l’associazione che qualche giorno fa l’ha liberata
dalla schiavitù. Ancora sotto choc ma lucida.
Sara, come sei finita ad Anzola?
«Un mio amico, di cui mi fidavo, mi ha presentato
Contantin. Mi ha detto: viene a fare la baby sitter in
Italia, c’è una mia amica che ha bisogno. In Romania
lavoravo in un centro massaggi e guadagnavo 150 eu-
ro al mese, lui mi prospettava 10 euro all’ora.
Con quei soldi avrei potuto aiutare anche i miei geni-
tori. A loro non avevo detto niente. Sono arrivata qui
il 16 maggio».
Poi?
«Sbarcati a Bologna, Costantin mi ha rotto il cellula-
re, facendolo cadere. Me ne ha dato un altro ma col
quale potevo chiamare solo lui e sua moglie. Il primo
giorno ho fatto davvero la baby sitter, per un bimbo
di 10 mesi. Ma il giorno dopo la sua presunta madre
era sparita».
E lì è cominciato l’incubo.
«Costantin ha gettato la maschera. Devi andare a pro-
stituirti, mi ha detto. Io mi sono ribelata e lui ha co-
miunciato ad urlare, a minacciare di morte la mia fa-
miglia e mia sorella di quattro anni. Diceva, ‘ho degli
amici in Romania, mi basta chiamarli…».
Quandi giorni sei stata sul marciapiede?
«In tutto tre, con una pausa di due perché pioveva. Ai
clienti chiedevo il doppio della tariffa stabilita pro-
prio per farli scappare e ci riuscivo. Una sera ho porta-
to a casa appena 30 euro, contro i 120 e i 60 delle prece-
denti. Costantin mi ha riempita di botte. Il giorno do-
po, sulla strada, sono riuscito ad allontanarmi un po’
da sua moglie».
E li è entrata in scena Fiori di Strada.
«Sono stata avvicinata da due volontari. Ho detto che
non potevo parlare. Hanno capito e al momento pro- IL CORAGGIO
pizio, dopo qualche ora, mi hanno portata via». Antonio Dercenno di Fiori di Strada
Adesso cosa farai? e Sara, la lucciola rumena che si è ribellata
«Il primo pensiero è stato quello di tornare nel mio In basso, il gruppo di prostitute liberate
Paese, per difendere la mia famiglia dopo le minacce da Fiori di strada, con Antonio Dercenno
ricevute. Là si ammazza un uomo per 100. Adesso so- (presidente) e, prima da sinistra,
no confusa e non so cosa sia più giusto fare». l’operatrice Tania Farci
Lorenzo Priviato

«Cinquanta donne strappate alla schiavitù»

IN DUE ANNI l’associazione Fiori di Strada, nata nel
luglio 2006, ha strappato dalla schiavitù del marciapiede
50 lucciole. «Una goccia nel mare, se si considera il
fenomeno nel suo complesso — precisa il presidente
Andonio Dercenno —, ma un numero elevato in termini
di valore umano. Noi non ci occupiamo di prostituzione,
ma delle vittime di organizzazioni criminali. Sono
ragazze umiliate, stuprate, picchiate, che vogliono
liberarsi e chiedono aiuto». Dercenno mostra le foto di ex
prostitute con i volti pieni di lividi ed ecchimosi su tutto
il corpo. Ogni mese, una ventina gli accompagnamenti
sanitari tra medicazioni, esami ed interruzioni di
gravidanza. Sulla strada, è convinto il volontario, non
esiste una sola lucciola che non sia sfruttata: «Ci sono
ragazze che, in cambio di metà guadagno, vogliono fare le
prostitute e non hanno intenzione di cambiare vita. Altre,
invece, no. A queste noi ci rivolgiamo». L’associazione —
45 soci più 27 volontari — batte a tappeto i marcipiedi di
città e provincia a bordo di auto civetta. Il primo
approccio avviene con la consegna di cibo e dei
preservativi che le stesse ragazze, una volta liberate,
confezionano. «Tre per prostituta — spiegano i volontari
— per non sconfinare nell’accusa di favoreggiamento. Su
ciascuno c’è il nostro numero di telefono e l’obiettivo è
duplice: riduzione del danno ed educazione sanitaria.
Molte ragazze, infatti, per compensi maggiorati accettano
di avere rapporti non protetti». Una volta stabilito un
contatto, i volontari si trasformano in clienti fittizi, si
appartano con le lucciole e, invece del rapporto, chiedono
di parlare per capire il loro stato d’animo. Se scatta la
richiesta d’aiuto, vengono liberate. «Un rapimento vero e
proprio — spiega Dercenno —, a insaputa del
protettore». E’ in questa fase che Fiori di Strada si
rivolgere alle forze dell’ordine, affinché incastrino
l’organizzazione. «Perché sempre i carabinieri di San
Lazzaro? Sono i più preparati e hanno a disposizione una
squadra di esperti», confida Dercenno. Già vittima di tre
tentativi di agguato: «Una volta inseguito con spranghe
di ferro, poi mi hanno puntato contro una pistola in via
Rigosa e minacciato più volte. Per un periodo ho dovuto
indossare il giubbotto antiproiettile». La sede
dell’associazione è top secret, e così i quattro
alloggi-bunker, protetti da inferriate e telecamere, dove le
ragazze trascorrono un determinato periodo.
Lorenzo Priviato