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Abstract
In questo studio prendo in considerazione il rapporto fra le eventuali
"premesse" provenienti dai desideri e illoro rapporto con le conclusioni
sia deduttive che induttive.
La conclusione ("quindi faro X") di un'argomentazione
pratica pu
provenire dalle sue premesse (a) senza il bisogno di una premessa iniziale "voglio ... ", (b) nonostante il fatto che altre conclusioni, incompatibili con la prima, possano anche derivarne. Anche se una condizione
(a) regge, e' e un senso in cui chiaramente dipende da cio che l'agente
vuo/e se egli trae una determinata conclusione pratica; ci che egli vuole mostrato nel suo trarre una particolare conclusione, come sostiene
Anscombe.
Vengono esaminati due tipi di argomentazione teoretica, deduttiva e
induttiva, con l'intento di un confronto con le argomentazioni pratiche.
Proprio come "voglio X" non
necessario come premessa in un 'argomentazione pratica, cosi le regole o i cano ni di inferenza (deduttiva
o induttiva) non compaiono come premesse; che qualcuno tragga una
detenninata conclusione teoretica mostra che egli segue una qualche
regola. In questo senso, dipende da quale regola di inferenza segui se
trai una determinata conclusione teoretica.
Non qualunque desiderio pu essere espresso o ascritto in maniera
intelligibile. Ci che Anscombe definisce una caratterizzazione di desiderabilit spesso e richiesta per l'intelligibilit.
Le caratterizzazioni
di desiderabilit sono proposizioni ordinarie, vere o false. Esse hanno
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Roger Teichmann
ramente necessitano le loro conclusioni; detto in altre paro le, que sto e
cosi perch un argomento pratico molto spesso
l'immagine speculare
del corrispondente argomento teoretico. Tenendo questo in mente, possiamo tomare alla questione se (e) deriva dalle premesse, intendendo
per questo se le premesse permettono, o giustificano, che qualcuno tragga (e) come conclusione. Cosi
ma solo se la persona vuole mangiare
ci che gli fa bene. E questo potrebbe portarci ad inserire un 'ulteriore
premessa, se vogliamo che la conclusione segua in modo appropriato,
vale a dire "voglio mangiare ci che mi fa bene". Ma come Anscombe
ed altri han no affermato, tale ulteriore premessa non necessaria, poich, tanto per cominciare, non produce un argomento molto pi forte.
Poich I'agente non pu, secondo loro, identificarsi con il desiderio
espresso. Inseriamo "voglio magiare ci che mi fa bene" tra le premesse dell'argomento
appena menzionato; di nuovo, l'uomo pu ora perfettamente e razionalmente concludere "quindi mi allontano da questa
trippa" - se, ad esempio, fosse una specie di manicheo per il quale il desiderio di un nutrimento fisico contasse come un difetto spirituale. Una
premessa que sta che, dopotutto, esprime una proposizione o convinzione, vera o falsa, e per que sto "voglio mangiare ci che mi fa bene", se
deve fungere da premessa, es primera solo una convinzione che l'agente
ha di se stesso. E, citando Hume, potremmo dire che un complesso di
convinzioni non produrrebbe una conclusione pratica senza il beneficio
di un desiderio attivo. Se una proposizione su ci che desideri figura tra
le tue premesse - se, vale a dire, una delle tue ragioni per agire in un
certo modo riguarda il fatto che vuoi quaIcosa - allora ci dimostra che,
per te, il desiderio in questione e solo uno dei fatti del caso; ed e que sto
ci che significa quando si dice che non ti identifichi con esso.
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dov'? - ed in che modo opera? Il fatto che l'uomo tragga (e) come
conclusione dimostra che vuole mangiare ci che gli fa bene, come
afferma Anscombe. 11suo trarre questa conclusione
un criterio del suo
voler mangiare ci che gli fa bene. E il suo arrivare al piatto di trippa,
potremmo aggiungere, e un criterio del suo ayer tratto questa conclusione. Ci spiega il fascino di dire che un'azione
la conclusione di un
argomento pratico, il che andrebbe bene (forse) se potessimo includere
fra le azioni i meri tentativi: dato che cercare di raggiungere il piatto di
trippa e tanto un criterio di ayer concluso "ne prendero un po'" quanto
lo il raggiungerlo con successo.
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Roger Teichmunn
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Achilles, Mind
4, n. 14 (april
Da P, si deduce P tonk Q
Da P ton k Q, si deduce Q
L'uso di "tonk' perrnette di dedurre qualunque cosa da qualunque
cosa, per cui le regole di inferenza con cui e definito non devono essere
amrnesse. Si potrebbe anche affermare che la cosiddetta definizione di
"ton k" non definisce realmente qualcosa: regole incoerenti non sono
propriamente regole. Questo porterebbe ad afferrnare dopotutto che le
autentiche regole di inferenza sono al di sopra della critica o del1a giustificazione, dal momento che gli apparenti controesempi non contano
ncanche come regole di inferenza. Naturalmente, gli esseri umani possono falsamente dichiarare e commettere errori logici, ed inoltre con
una certa frequenza; Ola non possono adottare modi di ragionamento
illogici (un pensiero il1ogico non realmente un pensiero"). Se le regole
di inferenza logica sono in questo senso obbligatorie, allora il soggettivismo riguardo alla logica appare insostenibile. Infatti, le cose non
, A.N. Prior, The Runabout Inference Ticket, in Papers in Logic and Ethics, P.T
Geach e . Kenny (Eds.), Duckworth, 1976 [11 "ton k" e un termine che indica un
conneuivo non naturale conccpito da Arthur Prior tN.. T )l
4 CfL L Wittgenstein.
Tractatus 3.03.
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Roger Teichmann
"Dunque - potremmo dire - vi son o vari modi, tutti condivisi, di argomentare contro un erroneo ragionamento induttivo". Suppongo che ve
ne siano. Ma sembra anche che ci siano modi condivisi di argomentare
contro un erroneo ragionamento pratico, in modo specifico criticando i
Non c' bisogno di affrontare la questione se sia concepibile o me no il pi radicalmente deviante "grue't-user [aggettivo inglese utilizzato da Goodman ed indicante un nuovo colore nato dai due colori green e blue (N.d T)] (Cfr. N. Goodman,
The New Riddle of Induction, in Fact, Fiction and Forecast; Harvester 1979). Ai
nostri fini, i giocatori d'azzardo e i lettori dell'oroscopo sono materiale sufficicnte.
5
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1I soggettivismo sull'inferenza logica e stato affrontato poco fa osservando come le regole incoerenti (come quelle attribuite al "tonk")
non siano affatto regole. Ma questo e stato piuttosto rapido - se, ad ogni
modo, I'intenzione era quella di fomire un modo semplice di escludere
I'inferenza disonesta - le regole in generale. 1 filosofi, dopotutto, hanno discusso fra loro chiedendosi se la legge del medio escluso potesse
contare su prove logiche e, anche, quali significati dovrebbero essere
attribuiti ai connettivi come "o" e "non". E le critiche riguardo a ci che
su queste questioni si propone, secondo i logici intuizionisti, raramente
e composto da chiare accuse di incoerenza e inconsistenza. Piuttosto,
invece, le tematiche in questione hanno a che vedere con profondi disaccordi riguardo al significato e alla verit. Ora, per avere una qualche
direzione in queste discussioni, sembra necessario trovare un certo accordo sulfine (o fini) dell'argomentazione
logica. Ed e naturale pensare che il fine principale possa certamente essere specificato: quello
di procedere da vere convinzioni a vere convinzioni. Su questo si pu
essere d'accordo, anche se resta il disaccordo sulla natura della verit,
11"tonk" e stato facilmente sisternato, dal momento che permette la deduzione di qualunque cosa, e ci include necessariamente I'inserimento
della deduzione deJle falsit.
Caratterizzare il primo fine deJl'argomentazione
deduttiva come il
giungere da credenze vere a credenze vere non e un modo per caratterizzare la deduzione stessa, poich I'argomentazione
induttiva condivide
lo stesso fine. Questo e il motivo per cui i due modi di ragionare vengono classificati insieme come tipi di ragionamento teoretico. In entrambi
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Roger Teichmann
i casi, un estremo, "va bene ogni cosa" soggettivismo o relativismo pu
essere escluso affermando: "dato il fine di questo modo di ragionare,
certi affermati canoni di ragionamento non possono neanche contare
come canoni di questo tipo di ragionamento". Il "non possono" qui e di
per s un "non possono" logico, per cui si dice che: "Tali affermati eanoni di ragionamento sono contrari al fine di tale ragionamento". E questo mostra perch la deduzione
un caso speciale". Con il ragionamento
induttivo, possiamo ancora affermare che alcune cose semplicemente
non contano come canoni di questo tipo di ragionamento - ad esempio,
il canone piuttosto tonkish del "Se tutte o la maggior parte di As si rilevano essere Bs, allora la prossima C sar una D". Ma sia con induzione
e deduzione, una volta che i canoni ersatz del ragionamento siano stati
esclusi, sembra esserci ancora spazio per il disaccordo su quali canoni
adottare. Non sto dicendo che questo fatto in se stesso indichi il soggettivismo o il relativismo - anzi il contrario. Ma un caso qualunque per
il soggettivismo etico avrebbe bisogno di fare una qualche opportuna
disanalogia tra il ragionamento pratico e il ragionamento teoretico se
non vogliamo finire nel soggettivismo con il secondo. Un affidamento
troppo semplice nel truismo tutto dipende da cio che si desidera deve
quindi essere sospetto, cosi come il semplice osservare che c' spazio
per il disaccordo sui fini pratici.
E stato il maggiordomo.
Perch pensi questo?
La vittima e morta di avvelenamento
E quindi?
da cianuro.
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da cianu-
ro?
Lo ha detto il funzionario.
Tale serie di risposte si pu dividere in sezioni, e potrebbe non avere
un capolinea definitivo. La forma e la lunghezza di una serie normalmente dipende dalla curiosit, tenacit, stato di ignoranza, ecc. dell'investigatore. Ma dire che una serie di risposte non ha un capolinea definitivo non vuol dire che pu andare avanti all'infinito. Come il caso del
bambino molesto evidenzia I'attivit di chiedere "Perch?" ad irfinitum
e inutile - oppure potrebbe piuttosto avere una ragione, come quella di
mantenere l'attenzione dei genitori, ma quale che sia la ragione non pu
essere la ragione di un'autentica investigazione. Se, all'intemo di un
discorso, una non risposta alla domanda "Perch?" fomisce una ragione
sufficiente (ad es. a credere qualcosa), dunque non c' nulla come una
ragione sufficiente in tale discorso - vale a dire, non c' una ragione in
tale discorso, e la domanda "Perch?"
un mero rumore. Per cui una
persona che non accetta nessuna risposta al "Perch?" considerandolo
come capolinea dell'investigazione
non sta realmente investigando.
Roger Teiehmann
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7 lnt, 37.
x Ibidem.
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Roger Teichmann
plemento del dare? In un dato momento avr lo spillo in suo possesso?
Lo abbiamo immaginato usare le parole, "voglio uno spillo"; ma:
Egli ha usato quelle parole, il cui effetto e stato che ne ha ottenuto uno; ma che motivo abbiamo per dire che egli voleva uno spillo
piuttosto che: vedere se ci saremmo presi il disturbo di dargliene
uno??
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E a que sto punto che diventa stupido tomare a ripetere un altro "perch?". L' obbligo di trovare senso a se stesso ricadr sull' investigatore
se insiste nel chiedere "perch mangi ci che ti fa bene?"lo.
4. Conclusione: desderabilit
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Roger Teichmann
Affermare, quindi, che "la vitamina X e buona per gli uomini con
pi di 60 anni", e il deducibile "la vitamina X mi fa bene", sono entrambe frasi indicative che esprimono convinzioni che sono (modulo
qualche incertezza) vere O false - affermando ci, quello che abbiamo
un complesso di premesse che giustificano ampiamente la conclusione
(c) "ne prendero un po". La giustificano nel senso che, dato che I'agente vuole ci che buono per lui, e data la verit delle premesse, la sua
conclusione segue certamen te - e la giustificano pienamente nel senso
che "fa bene a me" fomisce una caratteristica di desiderabilit, per cui
la domanda "perch vuoi ci che ti fa bene?" non ha bisogno di essere
rivolta. Le premesse non necessitano la conclusione, come abbiamo
visto, ma que sta una un'altra questione.
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