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comit de direction
Guillaume BONNET, Pascale BOURGAIN, Jacques DALARUN, Franois
DOLBEAU, Anne-Marie EDD, Bernard FLUSIN, Patrick GAUTIER DALCH,
Jean GASCOU, Louis HOLTZ, Pierre LARDET, Brigitte MONDRAIN, Sylvie
LEFVRE, Pierre PETITMENGIN, Franoise VIEILLARD
rdaction
Patrick GAUTIER DALCH
correspondants
Malachie Beit-Ari, Bibliothque nationale et universitaire, Jrusalem.
Mgr Paul Canart, Bibliothque Vaticane.
Jrgen Dummer, Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften.
Dieter Harflinger, Universitt Hamburg.
Claudio Leonardi, Universit degli Studi di Firenze.
Birger Munk Olsen, Universit de Copenhague.
Michael D. Reeve, Pembroke College, Cambridge.
Richard H. Rouse, University of California, Los Angeles.
Stig Rudberg, Universit de Lund.
Paul-Gerhard Schmidt, Albert-Ludwigs-Universitt Freiburg.
Richard Sharpe, University of Oxford.
Peter Stotz, Universitt Zrich.
Nigel Wilson, Lincoln College, Oxford.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
Pour tout ce qui concerne la rdaction, sadresser P. Gautier Dalch, Revue dhistoire des
textes, Institut de Recherche et dHistoire des Textes, Centre Flix-Grat, 40, avenue dIna,
F-75116 Paris - France, ou aux correspondants.
La revue ne publie pas de comptes rendus.
RHT_04_cover.indd 2
10/04/2009 13:11:57
REVUE
DHISTOIRE DES TEXTES
REVUE
D HISTO I R E
D ES TEXTE S
nouvelle srie
TOME IV
2009
2009
Printed in Belgium
D/2009/0095/1
ISBN 978-2-503-52730-7
ISSN 0373-6075
SOMMAIRE
ARTICLES
Filippomaria
Uffenbachiana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Claude J
31
Antoine P
a la Renaissance
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Richard et Mary R
ouse,
115
de la Seu d'
Urgell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Beatrice
129
Gijs
79
Rosa C
. . . . . . . . . .
157
Adrian A
179
of Jean Molinet's poetry : Cambridge, Gonville and Caius Col lege 187 : 220 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
215
277
289
NOTES
Patrick G
Sebastien B
tournant du
Sylvain
. .
299
rispettivamente) l'
editio princeps
or.
9, 6 e 47
(2) M. Molin Pradel , Katalog der griechischen Handschriften der Staats - und Universitatsbibliothek Hamburg, Wiesbaden, 2002, p. 12-13. Franke, Zacharias (cit. nota 1),
p. 191-196.
(3) Molin Pradel , Katalog (cit. nota 2), p. 254. H. Omont , Catalogue des manuscrits grecs des bibliotheques des villes hanseatiques Hambourg, Breme et Lubeck, in Centralblatt
fur Bibliothekswesen, t. 7, 1890, p. 368 (nr. 56). La descrizione del codice di May e in
Bibliotheca Uffenbachiana (cit. nota 1), p. 585-590.
filippomaria pontani
Colonna ), e quella del testo mitografico che formera l'oggetto del pre4
sente studio .
Il manoscritto oggi perduto da cui attinse May (olim Hamb. philol.
102) era in realta, per sua stessa dichiarazione, l'apografo di un codice
di proprieta dell'alto funzionario e collezionista Johann Wilhelm Stein -
heil (Buchsweiler 1665 ^ Francoforte 1735), oggi conservato a Erlangen (Erl. A.10 : cart., 215
lo stesso Steinheil (f. 1r et alibi : E codice msc. Bibliothecae Augusta nae ), la prima parte del codice di Erlangen era la copia dei f. 338 dunque al Monacense,
355 e 247-261 dell'attuale Monac. gr. 564. E
(4) Cfr. Himerii Declamationes et orationes, ed. A. Colonna, Romae, 1951, p. vii viii.
(5) Secondo la desrizione di May, il codice conteneva anche tre carmi bizantini : In
s. Theodorum de miraculo colyborum (Acta Sanctorum Nov. IV, col. 80- 82 = BHG 1769 ; cfr.
I. Vassis, Initia carminum Byzantinorum, Berlin
carm. appendix 30 e 31 Miller (M. Philae Carmina, ed. E. Miller, t. II, Paris, 1857,
p. 390-397) : sono infatti quelli contenuti anche nel ms. Erl. A.10 di cui subito infra.
(6) May parla di un apographon illustris et excellentissimi viri Io. Guil. Stein heilii (Bibliotheca, p. 585) : infatti si tratta di un libro di excerpta di vari autori
greci, tutto vergato dalla mano di Steinheil : esso contiene le tre orazioni di Imerio,
il testo mitografico del quale ci occuperemo, i tre carmi di Manuele File ; seguono
poi vari brani di argomento medico (tratti dal Mon. gr. 511), e alle p. 160 -190 la
Notitia episcopatuum di Leone Porfirogenito (tratta da un codex chartaceus Biblio thecae Uffenbachianae, qui Eclogas Legum Justinianearum continet ) : si veda
l'accuratissima descrizione in H. Thurn, Die griechischen Handschriften der Universi tatsbibliothek Erlangen, Wiesbaden, 1980, p. 37-39 (a p. 9 brevi notizie su Steinheil,
cui si puo aggiungere T. Carpelan, ttartavlor fo r da pa Finlands Riddarhus inskrivna
atterna, Helsingfors, 1953, s.v.) ; cfr. anche G. Stickler, Manuel Philes und seine Psal menmetaphrase, Wien, 1992, p. 56. Il testo mitografico di cui ci interesseremo e
conservato alle p. 40-64.
(7) Per una descrizione del codice cfr. I. Hardt, Catalogus codicum manuscriptorum
Bibliothecae Monacensis, t. V, Munchen, 1812, p. 426 -434. Tutti gli editori delle
opere considerate ne fanno debita menzione : si veda in specie E. L. de Stefani,
I manoscritti della Historia Animalium di Eliano, in Studi italiani di filologia classica, t. 10,
1902, p. 190 -191. Per la sua storia successiva cfr. B. Mondrain, Antoine Eparque et
Augsbourg : le catalogue de vente des mss. grecs acquis par la ville d'Empire, in Bollettino della
Badia Greca di Grottaferrata, t. 47, 1994, p. 235. D. Jackson, Augsburg Greek manuscript
acquisitions, in Codices manuscripti, t. 29, 2000, p. 1 -20.
storia. In questa sede, interessa soltanto il fatto che il Monac. gr. 564
(d'ora in poi M) sia ai f. 247-256 il piu
antico dei due soli testimoni di
un testo mitografico relativo agli eventi che precedettero la guerra di
Troia :
dopo la
gia
ricordata edizione
di May,
dove
era definito
205 mm, f. 403 ; d'ora in poi O), un codice composito che si arti -
10
meta del xv secolo, contiene l'Iliade preceduta da una serie di testi introduttivi, fra i quali si segnala un riassunto dei Cypria diverso da quello tramandato sotto il nome di Proclo
lu`seiq
11
omerica (soprattutto odissiaca) per la quale rappresentano l'unico testi mone oltre all'autografo Vat. gr. 1352
12
13
(8) Cfr. Maius, Bibliotheca Uffenbachiana (cit. nota 1), p. 587, dove di questa historia si dice anche che mutila sit licet in fine, non pauca tamen exhibet, quae
notatu digna, characteres inprimis personarum, quae pars magna fuerunt istius
belli .
twn trwikwn
- F. Battaglini, Codices
Pagka` rpeia
. Melan-
filippomaria pontani
14
Orbene, il primo di tali testi, che sotto una sobria cornicetta floreale
apre il manoscritto O e occupa i f. 1r-9v, precedendo altri brevi scritti
di natura mitografica, linguistica, biografica, e lessicale
15
, corrisponde
appunto ai 1-22 del testo conservato nel Monac. gr. 564 e pubblicato
da
May
nel
1720 :
Colonna
lo
defin|
sommariamente
un
tardo
riassunto della materia del ciclo troiano, con cenni sui personaggi
dell'Iliade
16
II ^ Antehomerica Uffenbachiana
Contenuto, datazione, costituzione del testo
Nel testo di Antehomerica che ci accingiamo a ripubblicare si raccontano le seguenti storie : le tre distruzioni di Troia (1) ; la nascita di
Paride (il sogno di Ecuba ; l'oracolo dei 30 anni ; 2) ; l'infanzia di
griechischen Kopisten, Wien, 1981 -1997, t. I, nr. 101 ; t. II, nr. 134 ; t. III, nr. 168. Su
Sgouropoulos copista di questi fogli, dove si dimostra assai attento soprattutto in
fase di correzione del testo prodotto nella prima stesura, cfr. Severyns, Recherches,
t. III (cit. nota 10), p. 36 -41 (che ancora ne ignorava l'identita ). Su un caso in cui
un codice copiato da Sgouropoulos (quello cui appartenevano gli attuali f. 13 -14
del Par. suppl. gr. 1001) sembra tradire un certo interesse per l'esegesi tzetziana
all'Odissea, cfr. Pontani, Sguardi (cit. nota 12), p. 442.
(14) Cfr. A. Colonna, Glosse volgari meridionali in un codice omerico, in Rendiconti del
Istituto lombardo (Classe di Lettere), t. 89, 1956, p. 195 -212. Severyns, Recherches,
t. III (cit. nota 10), p. 33 -34 e 39-40. Quello dell'Ottob. gr. 58 sembra essere l'unico
caso di glosse volgari in caratteri greci su un testo classico di carattere profano : cfr.
E. Follieri, F. Mosino, Il calendario siciliano del Messinensis S. Salv. 107, in Bisanzio e
l'Italia, Milano, 1982, p. 83 -116, spec. 87-90 ; sul tema cfr. anche R. Distilo, Tradizioni greco-romanze dell'Italia meridionale, in Helikon, t. 22/27, 1982/87, p. 351 -374. Sul
piano dell'analisi linguistica di queste glosse, M. T. Romanello, L'affermazione del
volgare nel Salento medievale, in Archivio storico per le province napoletane, s. III, t. 17 (96),
1978, p. 9-65 : 25 nota 59, spinge piuttosto verso l'area calabrese che non verso
quella salentina, cui pensava invece Colonna. Rapporti di Sgouropoulos con la
Calabria sono attestati anche dalla sottoscrizione ai f. 17r -18r del piccolo ma elegante codice Par. Suppl. gr. 912 (Batracomiomachia) : cfr. Pontani, Il mito, la lingua, la
morale (cit. nota 13), p. 40.
(15) La successione e :
(ed.
Pontani, Il mito, la lingua, la morale, [cit. nota 13], p. 59-60), antehomerica apud Home rum (ed. ibidem, p. 44-45), Vita Homeri IV, Procli Cypria, Vita Homeri V, un lessico ad
alcuni vocaboli del libro A dell'Iliade, il testo
(ed. A. Severyns,
Pomme de discorde et jugement des de esses, in Phoibos, t. 5, 1950 -1951 [Melanges Joseph
Hombert], p. 147), hypothesis del canto A dell'Iliade.
(16) Colonna, Glosse volgari (cit. nota 14), p. 198.
Achille,
Palamede,
Diomede
Aiace)
nelle
regioni
17
rispetto a quello sospettato nel 1793 da Jacobs, al quale pero rimanevano ignote le Allegoriae). Il terminus post quem e rappresentato dagli
anni centrali del xii secolo (data delle Allegoriae Iliadis, dedicate fino al
canto XV all'imperatrice Berta di Sulzbach)
18
(17) Per ambedue queste opere non disponiamo che di edizioni antiquate : le
Allegoriae Iliadis si leggono ancora in J. F. Boissonade, Tzetzae allegoriae Iliadis. Acce dunt Pselli allegoriae, Paris, 1851 e in P. Matranga, Anecdota Graeca, t. I, Roma,
1850, mentre i Carmina Iliaca (denominazione generale che abbraccia in realta tre
poemi distinti) nell'edizione annotata di F. Jacobs del 1793 (cfr. supra nota 9), piuttosto che in Ioannis Tzetzae Antehomerica, Homerica et Posthomerica, ex rec. Immanuelis Bekkeri, Berolini, 1816. Gli scoli dello stesso Tzetze alle sue Allegorie si leggono
quasi tutti nelle note di Boissonade, mentre appaiono raccolti assieme nell'edizione
Matranga, alle pp. 599 -618. Gli scoli di Tzetze ai suoi Carmina Iliaca sono in parte
ancora inediti : alcuni si leggono in calce al testo in I. Tzetzae Carmina Iliaca nunc
primum e cod. August. ed. G. B. Schirach, Halae, 1770 (da cui li citero) : una rie dizione di tutto il materiale e ora annunciata da Manolis Papathomopoulos, che ha
avuto il merito di fornire una nuova edizione della Exegesis Iliadis dello stesso
Tzetze :
Exy` gysiq Iwa` nnou grammatikou tou Tze` tzou ei q ty n Omy` rou Ilia` da
(18) Cfr. C. Wendel, RE, VIIA/2, Stuttgart, 1948, col. 1967 -69. Sulle Allego riae Iliadis, il loro contesto storico e il loro pubblico, cfr. P. Cesaretti, Allegoristi di
Omero a Bisanzio, Milano, 1991, p. 134-138. La scarna e diseguale bibliografia sugli
filippomaria pontani
xiv
secolo) : non ho
reperito indizi che consentano una datazione piu precisa. Del resto, l'epoca compresa tra il tardo
xii
e l'inizio del
xiv
secolo rappresenta
19
Antehomerica
21
tzetziani
20
xii
sec.)
ragionevolmente
databile
al
xiii/xiv
studi omerici di Tzetze e raccolta ora in Pontani, Sguardi (cit. nota 12), 163 -170 (si
ricordi in particolare H.
Hunger,
Leone,
I Carmina Iliaca di
S.
(19) Sul tema cfr. R. Lavagnini , Storie troiane in greco demotico, in F. Montanari ,
Pittaluga (ed.), Posthomerica I, Genova, 1997, p. 49-62 ; E. Jeffreys, The Judge-
ment of Paris in later Byzantine literature, in Byzantion, t. 48, 1978, p. 112-131 ; piu in
, Atene, 1971 72 ; R.
in R.
Hinck,
Lipsiae 1873, p. 60 -88 (qui spec. p. 62, 15 -68, 29 per gli antehomerica, e p. 80, 21-87,
24 per le caratteristiche fisiognomiche degli eroi). Su Isacco e la sua edizione
Kindstrand, Uppsala, 1979 ; e da ultimo il mio ampio studio The first Byzantine commentary
dell'Iliade si veda Isaac Porphyrogenitus, Praefatio in Homerum, ed. J. F.
on the Iliad : Isaac Porphyrogenitus and his scholia in Par. gr. 2682, in Byzantinische Zeits chrift, t. 99/2, 2006, p. 559 -604.
noto come
(21) E
iEka` by e gkumonou sa
, dall'incipit : si legge in P.
Mertens,
in Rivista di bizantinistica, t. 1, 1991, p. 11-16 (che ignora Mertens), nonche nell'ormai antiquata edizione di
Matranga,
371. Si osservi comunque che questo scritto comprende anche una sezione sul giudi zio di Paride che e estranea agli Antehomerica di Tzetze (come avviene anche nel 5
del nostro scritto).
22
23
. Non solo
il testo di cui trattiamo qui costituisce a mia scienza la piu lunga e articolata
introduzione
mitografica
in
prosa
all'Iliade
24
ma ^ sebbene
omette
l'intera
storia
di
Palamede
(arrestandosi, come
zy`tei en allw
25
. Ma nemmeno il testo di M e
26
21), p. 27 -29.
(23) Si tratta dell'operina che ho edito in Il mito, la lingua, la morale (cit. supra
nota 13), p. 44-45 : essa compare fra l'altro nello stesso fascicolo iniziale dell'Ottob.
gr. 58, dove viene pertanto a duplicare la narrazione di alcuni eventi gia descritti o
accennati nel nostro testo.
(24) Elementi mitografici sono ovviamente presenti anche nel proemio di Eusta zio di Tessalonica al suo commento all'Iliade, dover pero non costituiscono una trat tazione sistematica.
y Dio`q
dou`q om. O ; 5.8 sunelhw`n M : sunelhei n O ; 5.13 deie`lw
M : dio`lou O ;
` wn O ; 8.19 twn : ty`n O ;
6.9 exwnyhe`ntoq M : exwnyhe`nteq O ; 7.7 orkwn M : yrw
8.20-21 esy`mane - onoma om. O ; 10.8 dymojaristy`q M : dymojary`q O ; 11.4 ek
Dioq y M : zwnta kai O ; 11.7 to pro`teron : peso`nta O ; 12.3 ty`n...skyny`n :
tyq...skynyq O ; 13. 1 apan to Ajai ko`n : to i Ellyniko`n apan O ; 14.1 toi` nun : tini
O ; 16.18 Patare`wn M : pate`rwn O ; 18.12 sunekpneu`sasa M : sunpneu`sasa O ;
19.6 orkoi loipon telountai M : orkw
loipon teloun O ; 19.15 neara`n M : aniara`n
O ; 20.3 Tynoq om. O ; 20.14 andrapodishei` q M : andrishei` q O.
(26) Gli errori di M rispetto a O : 1.1 prw
ton O : pro`teron M ; 2.13 ape`rrive
O : pare`rrive M ; 3.2 ei q O : pro`q M ; 4.18 deleashei` q O : dekashei` q M ; 4.22 kai outwq om. M ; 5.14 apastra`ptousan O : astra`ptousan M ; 8.13 alkimw`tatoq O :
altikw`tatoq M ; 9.3 megalo`swmoq O : mega`swmoq M ; 9.8 alkimoq kai touq po`daq
taju`q O : altiko`q nec plura M ; 10.22 ekmykunh O : ekmykish M ; 11.2 pro tou
apo`plou O : pro tyq apoploi` aq M ; 12.7 exyle`jhy O : exyle`jhyq M ; 15.8
megi` stwn O : megi` stw M ; 15.16 upojwry`santeq O : apojwry`santeq M ; 15.22
epi : peri` M ; 16.13 toi q om. M ; 19.4 nuktomajei O : ektmajei ut vid. M ; 19.19
(25) Tra gli errori piu significativi di O rispetto a M segnalo per es. 1.2
om. O ; 5.5
filippomaria pontani
8
pendenti,
antico
27
pur
accordando
tendenzialmente
la
preferenza
al
piu
molti
28
casi
majome`nyn O : -nyq M ;
ekrine O : eukrine M.
in
22.13
cui
ptoi` aq
May
(o
forse
il
O (coniecerat Steinheil) :
codice
Troi` aq
dal
M ; 22.23
12.7) ;
dekastou per dekaetouq (corr. May) ; 2.3 touti` diapisteuhe`nta per touton diapetashe`nta ; 2.8 triakontasty`q per triakontaety`q (corr. May) ; 2.12 per kai oq nel
ms. di Steinheil c'e un segno incomprensibile (om. May) ; 3.9 o om. ; 4.7 touq ofhalmou`q (che si legge male nel ms. M) : taq oveiq kai jeiraq Steinheil ; 4.9 tou`twn per
tau`taiq ; 5.2 Ilia`sin per Ilieusin (corr. May) ; 5.4 prw`toiq per patrw
` oiq (corr.
q ; 5.13 de ea`lw per deie`lw
Jacobs) ; 5.8 opwq per w
; 6.19 prospedy`hysan per proepedy`hysan ; 7.1 mallon per me`llwn (corr. May) ; 7.2 amyja`nwq per eumyja`nwq ;
7.3 May (non Steinheil) scrive ezyty`sato per exty`sato ; prohu`mou per prohu`mouq ; 8.13 uper yliki` an per uperli` an ; 9.3 mega`lou sw`matoq per mega`swmoq ;
9.12 Pai` antoq per Poi` antoq, 9.19 Pyli` ou per Puli` ou (corr. May) ; 9.22 kata per
meta` ; 10.8 dymoja`ristoq per dymojaristy`q (corr. May) ; 10.14 l'antigrafo di May
(non Steinheil) ha epakribeq
epesty`menoq per eq akribeq exepista`menoq
q per oq (corr. May) ; 11.1 y ante wq add. ; 12.2
(epista`menoq corr. May) ; 10.14 w
ane`temen per ane`temnen ; 12.11 tw
om. ; 13.1 ahroi` zeto per ahroi` zetai ; 14.6
tehushai per tuhynai ; 15.5 katabrojhi` zetai per katabrojhi` zei ; en ante swrw
add. (ma nel ms. di Steinheil en e espunto) ; 15.7 pwq (che nel ms. di Steinheil e corretto da un originario peri` ) per pa
n ; 15.24 ekw`luon per diekw`luon ; 16.6 dopo dyta
l'antigrafo di May aggiunge un de` ; 16.17 Pelasgi` wn per Pelasgw
n ; 17.9
omai` jmw
per omaijmi` a ; 19. 5 kai nuktomajei om. (in M si ha un incerto ektwjei ) ;
19.5 parauti` ka per parauta` ; 19.7 tinaq per tina ; 19.10 oi de` per alloi de` ; 19.15
l'antigrafo di May omette kai neara`n ; 19.15 proq olouq per parolouq ; 20.4 l'antigrafo di May ha Atramuti` ky per Atramu`tion ; 20.5 anafe`rei per suneisfe`rei (qui
M e rovinato) ; 20.15 parakru`ptei per apokru`ptei ; 16 ex auty
q (ma nel ms. di
Steinheil le lettere au sono espunte) per exw tyq ; 21.9 ejhaine per yjhraine ; 22.3
kai auto`n per eauto`n ; 22.22 epe`lasin (bis) per epe`leusin ; 22.33 basileiwn (ma -wn
sono espunte nel ms. di Steinheil) per basileian ; 23.2 gra`vaq per gra`vai ; 23.9
tyle bw (sic) per t Le`sbw
; 23.21 l'antigrafo di May omette outwq adi` kwq.
quale dipende) sembra aver restaurato per congettura il testo cor retto
29
30
, e
non ricorrono nelle fonti dirette del nostro autore e che si configurano
come vere e proprie citazioni dotte (concentrate soprattutto in alcune
zone del testo)
32
he` ainai
H
pa` nteq te heoi pasai` te he` ainai e riq
a lutoq
hewn upaton
hewn upaton kai a riston
upate kreio` ntwn
pompaioq
e tekty` nato
tetraskely` q
dymojaristy` q
y laka` tyn te kai isto` n
polu` mytiq
parablw`v
strabo` q
brontaiq barubro` moiq
4.2
: ex Hom.
5 etc.
; 4.9
, sed alibi
(aliter Hypnos
10.8
: ex
22.11
);
(29) Oltre ai casi degli interventi di May segnalati nella nota precedente, si veda
tou to
pare` rrive
23.19
per
tou ton
ty n
a pe` rrive
(recte) O et Maius :
irideq
e rideq
et Maius (corr. Jacobs) : non credo che questo caso sia sufficiente per postulare che
l'antigrafo di May attingesse a una fonte diversa dal solo M.
o meune` tiq
ka` llei a pastra` ptw
neoty` sion
a nhoq
sunekpne` w
gunaiko` morfoq
hyriomajein
tekto` nyma
hapax
u povihuri`zw
brefokome` w
o xu` dromoq
a gjihure` w
prwto` leion
sunandri`zetai
hapax
prwtomaje` w
hapax
paranosfi`zomai
paranosfismo` q
grammatokomisty` q
(30) E
il
polu` plehroq
caso
per
es.
; 17.11
di
2.12
17.12
un
(scil.
; 10.17
; 12.10
, che e
; 21.1
13.2
; 8.15
; 12.4
; 18.11
; 20.6
5.14
) ; 18.17
, che e un
; 15.21
; 19.8
, che pare
; 22.6
. Si
veda anche in 13.4 il singolare uso delle entita astratte in luogo dei numeri.
(32) Altre probabili citazioni o reminiscenze si troveranno qua e la nell'appa rato delle fonti : cfr. spec. gli apparati del 10 e del 18.
10
6) ; 22.12
filippomaria pontani
aimostage` si
fereoi`kouq kojli`aq
: pro
Allegoriae Iliadis
Antehomerica
Allegorie
pera troppo spesso dimenticata : nate per un pubblico di corte, e per tanto con lo scopo di intrattenere il lettore piuttosto che coinvol gerlo
in
un
apprendistato
scientifico
33
la
loro
popolarita
34
ruolo di fonte centrale che svolsero per altre opere omeriche come
primis
35
e dal
in
. In partico-
xiv
Iliade,
secolo i vv. 172-204 (che sono tra l'altro alla base dei 1-
13
36
xv
secolo l'intero
proemio venne ricopiato all'interno di un codice miscellaneo compren dente vari testi servili o introduttivi di natura grammaticale, reto rica e mitografica, il
Barocc.
37
impostazione
Cesaretti
, Allegoristi (cit.
Allegorie sono fruttuosamente confrontate alla diversa
dell' Exegesis Iliadis . Non e un caso che quest'ultima opera sia poco o
punto utilizzata nel nostro testo, sebbene essa fornisca alle p. 58, 3 -67, 11 Papatho mopoulos un compendioso resoconto dei fatti avvenuti prima della presa di Troia :
in realta nell'Exegesis, destinata a un pubblico di studenti gia avanzati, molte cose
sono date per scontate o alluse tramite preterizioni del tipo
9 e 15 ; 65, 17 ; 67, 1 Pap.).
ou k a gnoeite
(cfr. p. 58,
(34) L'ultima indagine sui codici (sicuramente non esaustiva) rimane la voce di
C.
Wendel
RE,
(35) Ed. E.
Legrand
Parnasso` q
1890. Cfr. E.
xiv
en vers octosyllabes par
Jeffreys Constantine Hermoniakos and
Ead Judgement
t. 4, 1975, p. 79 109.
Spatafora
.,
[sic]
Ermoniaco,
in
(36) Cfr. N.
,
^ Furstin Anna, bedenke ! Beobachtungen
zur Schedo- und Lexikographie in der spa tbyzantinischen Provinz, in L. M.
(hrsg.), Zwischen Polis, Provinz und Peripherie , Wiesbaden, 2005, p. 697-698. Purtroppo Gaul ignora l'esistenza delle Allegoriae Iliadis , e dunque non identifica il
Hoffmann
brano poetico che pubblica come inedito, indulgendo a infondate speculazioni sulle
sue possibili fonti e sul contesto culturale della sua produzione.
(37) Segnalo che il ricorrere del solo proemio nei primi fogli (1r -8v) del glorioso
manoscritto otrantino
298 (miscellaneo,
xii-xiv
accidentale, dal momento che il testo in realta continuava su quelli che, per un'er-
11
mille
decapentasillabi
38
Una
nuova
edizione
del
proemio
dovrebbe affrontare con maggior sistematicita il problema del rapporto di Tzetze con le sue fonti, in primis con la sezione troiana di
Giovanni Malala (a sua volta prezioso testimone per il perduto Ditti
Cretese), la quale fu in larga parte alla radice della fortuna della mate ria di Troia nella letteratura bizantina, da Giovanni di Antiochia a
Suida, da Costantino Manasse allo stesso Tzetze
39
Per esempio, la galleria dei protagonisti greci e troiani (che nel nostro
testo occupa i 8-10 e 16) e un elemento probabilmente nato nel per duto originale di Ditti Cretese, ma noto a noi tramite la lunga tratta zione di Malala (5, 9 -10 Thurn), e poi tramite due autori bizantini :
Isacco Porfirogenito, che segue fedelmente Malala in una parte del suo
trattatello introduttivo all'Iliade (p. 80, 21 -87, 24 Hinck), e appunto
Tzetze, che nelle due sezioni del proemio delle Allegorie (v. 508 -744 e
786-835) aumenta le notizie di Malala con dati genealogici e mitografici
rata rilegatura, sono attualmente i f. 110 -121v : cfr. I. Hutter, Corpus der byzantini schen Miniaturenhandschriften, V/1, Stuttgart, 1997, p. 144 -149 (l'unica descrizione
ampia e attendibile di questo codice assai complesso).
(38) Cfr. Cesaretti, Allegoristi (cit. nota 18), p. 171-180. Dopo la dedica e la
breve parte biografica su Omero, i v. 133 -170 offrono la versione mitica del giudizio
di Paride, i v. 171 -475 la vera storia dalla nascita di Paride fino al concentra mento degli Achei in Aulide ; indi, dopo l'allocuzione all'augusta Irene -Berta di
Sulzbach ai vv. 476-507, si registrano tre pause in cui vengono enumerati prima gli
eroi greci (v. 508 -658, indi 659 -723 e 740 -744 sull'aspetto fisico dei piu illustri ; ai
v. 724-739 e inserita una digressione sulla somiglianza dell'autore con Palamede e
Catone), poi quelli troiani (v. 786 -835) e infine le donne fatte prigioniere dagli
Achei nel corso delle prime scorrerie (v. 941 -960), mentre la narrazione degli antehomerica procede in mezzo a queste pause fino al v. 1147 (v. 745 -785 sul sacrificio di Ifigenia ; v. 836 -940 sulle prime scorrerie, Achille e Palamede ; v. 961 -1147 su
Ulisse e Palamede, fino all'ira di Achille), per poi essere seguita dal riassunto e
dall'introduzione al I canto dell'Iliade (v. 1148-1214).
(39) Un agile riassunto delle parentele accertate e delle questioni ancora aperte
e fornito da Jeffreys, Judgement, p. 120-129 ; piu di recente cfr. Ioannis Antiocheni
Fragmenta ex Historia chronica, ed. U. Roberto, Berlin
cxxxi.
Sulla
dipendenza
di
Tzetze
da
Malala
(e
Apollodoro)
per
quanto
riguarda il sogno di Ecuba e l'infanzia di Paride cfr. E. Patzig, Malalas und Tzetzes,
in Byzantinische Zeitschrift, t. 10, 1901, p. 386-387. Altri elementi sulle fonti (e in spe cie sul rapporto con Ditti) in Leone, I Carmina Iliaca (cit. nota 18), 387 -389 e 393405. Uno studio approfondito di fonti e morfologia di un mito complesso e offerto
da C. Pernet, Le recit de l'Oedipodie chez Jean Malalas, in Byzantion, t. 77, 2007,
p. 349-387.
filippomaria pontani
12
40
41
alle divinita pagane (non e un caso che il giudizio di Paride venga per lo
piu omesso nelle redazioni greche volgari della materia di Troia)
42
Nel nostro testo viene poi del tutto ignorata l'interpretazione allegorica
dell' imboscamento di Achille offerta da Tzetze nei v. 443 -467 del
proemio : anche in questo caso, i versi di Tzetze, unitamente ad altre
fonti, sono bens| alla base del riassunto degli eventi nel 11, ma non
viene fatta menzione del senso allegorico (il travestimento femminile =
amore materno) su cui viceversa Tzetze insiste.
(40) Si
veda
lo
studio
di
G.
Zografou-Lyra,
Sumboly
styn
ereuna
tw
n
Leone ,
I Car-
- 64, 19 Pap.
114-117.
13
b) Sebbene il nostro testo segua abbastanza fedelmente ^ pur nell'ovvia tendenza a compendiare e accorciare ^ l'ordine degli eventi e
della narrazione caratteristico della sua fonte principale (un qualche
allentamento si mostra verso la fine, dove e interamente tralasciato il
catalogo delle prigioniere troiane, che in Tzetze occupa i v. 941 -960, e
la stessa vicenda di Palamede e assai sunteggiata nei 22-23), vi sono
alcuni casi in cui l'ordine e volutamente invertito ; cio stupisce tanto
piu in quanto Tzetze si picca esplicitamente di ordinare gli eventi in
una catena cronologica consequenziale, a differenza dei suoi predeces sori, e vede proprio in questo il maggior pregio del suo racconto
(bastevole, a suo dire, a soppiantare tutti i precedenti)
43
(43) Cfr. Tz. alleg. Il. prooem. 478-487 (rivolto a Irene), nonche lo schol. Tz. all.
Il. 408 : outwq
filippomaria pontani
14
rispondente a una strisciante leggenda bizantina, cfr. 8.12 e appa rato) ; un'inedita etimologia del nome di Achille dalla sua natura di
occhio degli Achei (8.20-21 ek tou Ajaioiq illon einai) ; l'insistenza ^ ancor
piu
forte
che
in
Tzetze ^ sull'indegnita
morale
di
nella
pur
vasta
letteratura
retorica
anti-odissiaca
44
Infine,
alquanto idiosincratico e al 7 il racconto del giuramento dei pretendenti di Elena, cui Tzetze accenna soltanto in uno scolio alle Allegorie
45
schol. D B 339 (= Stesich. fr. 190 D), ma nel nostro testo viene messo
in grande risalto l'elemento dell' imbroglio perpetrato da Tindareo
ai danni dei pretendenti (egli infatti li avrebbe allettati garantendo a
ciascuno il matrimonio con Elena), un'idea che e del tutto estranea
alle altre fonti a me note.
IV ^ La presente edizione
L'edizione si fonda sui due testimoni indipendenti, il Monac. gr. 564
(M) e il Vat. Ottob. gr. 58 (O). Non segnalo le annotazioni interlineari
del ms. O (che per lo piu consistono in glosse volgari in caratteri greci,
cfr. supra
46
355-358
Dio Chr. or. 59, 9-11 e Paus. 10, 31, 2 (possibile fonte immediata di Tzetze). Forse
l'attacco piu forte a Ulisse e quello sferrato dall'Aiace ovidiano : cfr. met. 13, 1-322,
spec. 45-60 per le accuse relative a Palamede e Filottete ; sulla tradizione retorica
che sta dietro Ovidio cfr. P. Ovidius Naso, Metamorphosen. Buch XII -XIII, Komm.
von F.
(45) Si tratta dello schol. Tz. All. Il. prooem. 416 orkoi gar proe`bysan tw
n iEl-
ly`nwn mnysteuome`nwn tyn Ele`nyn proq Tunda`rewn ton autyq pate`ra, ek n gamety`n.
strateu`ein pa`ntaq ei adikoito para` tinoq o tau`tyn labw
(46) Segnalo per la loro ampiezza le glosse esplicative apposte nell'interlineo
sopra 5.2 Ilieusin : koui`lli ki eran at trosza ; sopra 7.6 : onneou`no penzaba ka
sira isso lo marito ; sopra 19.5 nuktomajei : atsaltanou lou kampo de notte.
Talora si notano glosse in greco, per es. sopra 2.3 dalon si legge anti tou daulo`n
(sic) ; sopra 4.19 deleashei`q si legge labw
n (sic) ; sopra 5.3 Pari`ou si legge ek tou
to`pou, e sotto onoma tou to`pou ; sopra 6.3 Turi`ou si legge onoma tyq hala`ssyq ;
` nion ; sopra 19.19
sopra 7.3 sfaq si legge autou`q ; sopra 17.13 aidion si legge aiw
su`neunon si legge gunaikan ; sopra 22.21 eiq any`nuton si legge eiq ma`tyn.
15
letti dei capitoli del testo, distinti secondo un'articolazione che non
corrisponde a quella da me scelta). Infine sono mie le piccole corre zioni non attribuite ad altri nell'apparato, al pari degli iota sotto scritti, della punteggiatura e della suddivisione in paragrafi, nonche
alcuni taciti e ovvi interventi su accenti e spiriti.
Antehomerica Uffenbachiana
1
1 1-2 Tyn
Troi`an - Amazo`neq : sim. Is. Porph. katal., p. 62, 15 -27 Hinck ; Man. Holob.
schol. in Dos. Altare 15 -18a (p. 349, 13 -15 Wendel = p. 137, 5 Strodel) ; Tz. in Lycophr.
38 (p. 31, 18 -20 Scheer), ubi tamen Graeci ante Amazones positi ; de Amazonibus cf.
etiam Hellanic. fr. 167c ( = schol. Tz. posthom. 22, p. 8 Schirach) et locos, ubi de earum
gestis apud Troiam sub fine belli disseritur : schol. D G 189 ; Jo. Antioch. fr. 44, 21 -35
Rob. = Dict. Cret. fr. 6 Jacoby ; Paus. 1, 15, 2 etc.
Hom. a 181 ; EGud 104, 7 -9 Stef. ; EM a 993 L. -L. (75, 45 Gaisf.) ; schol. D G 189 ; sim.
etiam Is. Porph. katal. p. 62, 18-22 Hinck
4-5 en nypi`w
- mastou : de ustione saepius
(cf. epim. Hom. a 333 ; EGen a 594 L. -L., ex Or. p. 611, 27 Werfer), de ustione in tenera
aetate cf. Strab. 11, 5, 504 (unde Eust. in Il. 402, 45)
Tz. alleg. Il. prooem. 172 -175 ; Tz. exeg. Il. p. 58, 4-7 Pap. (= Pherec. fr. 136c Fowler =
192 Dolcetti) ; Tz. vita Lycophr. (p. 5, 15 -17 Scheer)
epo`rhysan O
deu`teron O
4 nypi`a
M
1 tyn om. M
2 Amfitru`onoq M
uioq om. M
kai om. O
pro`teron M
eita : [kai]
y Dio`q om. O
pe`temon O
3 a
9 ex autyq om. O
y de arjy tou deinou kai tyq ekporhy`sewq tyq Ili`ou o Pa`riq Ale`-
xandroq o uioq tyq iEka`byq kai tou Pria`mou. iEka`by gar egkumonousa
ton Pa`rin edoxe kahupnouq kaio`menon ti`ktein dalo`n, kai touton diapetashe`nta tyn Troi`an te katafle`xai kai pa`saq taq upautyn po`leiq.
tw
n de ma`ntewn ole`hrion eipo`ntwn ekbynai t patri`di to tejhyso`menon,
tou
Lytoi`dou
Apo`llwnoq
puho`menoq
opoion
estai
to
bre`foq,
kai
hyri`oiq
katabrwh.
kai
Arje`laoq
eiq
iIdyn
ape`rriven,
arktoq
de
10
filippomaria pontani
16
15
1-14 y de arjy` - exepai`deusen : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 176 -203 (pleraque ex Io.
Malal. 5, 2 ; alia ex Apollod. 3, 149 et schol. D M 93, cf. Tz. in Lycophr. 138, p. 65, 30 66, 5 Scheer ; mortem filii Archelai Tzetza ipse excogitavit) ; cf. etiam iEka`by egkumonousa l. 1 Leone ; Tz. in Lycophr. 86 (cf. spec. p. 48, 2 to tejhyso`menon) ; Const. Man.
chron. 1119-1141 ; Is. Porph. katal. p. 67, 11-68, 12
14 ton mo`ron paratre`jei : de
veriloquio cf. schol. D G 325 et M 93 ; Is. Porph. p. 67, 8-9 Hinck etc.
2 o et tyq om. O
7 kai om. O
8 o paiq geno`menoq hoc ordine M
10 kai
om. M (Arje`laoq de` Maius)
11 e ` : pen`te M
12 omeune`ti M
13 pare`rrive
M
eklamba`nei O
10
3 1- 5 iAlloi - tou uiou : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 205-216 (iterum ex Malal. 5, 2)
510 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 336 -338 ; vide etiam fontes ad 2 laudatos (e.g. de l. 7-9 cf.
Const. Man. chron. 1143-44 ; Tz. exeg. Il. p. 65, 2-5 Pap.) ; de iudicio arjeka`kw
cf.
schol. bT W 23
3 2 eiq : pro`q M
3 agago`nti debuit
5 post kai male repetitum jwri`on amandron
toq uperba`ly etoq M
(cf. l. 3) del. scriba O
6 ou
tyq po`lewq exw pou O
8
estai : eseitai M
En orei Pyli`w
ga`moi Pyle`wq etelounto kai He`tidoq en tou`toiq
ton en tw
ga`mw
su`llogon erriven. iCra oun meta tyq Afrodi`tyq kai
Ahynaq, tw
kainw
my`lw
gra`mmasi epibalousai touq
kai toiq en autw
ofhalmou`q, esfeteri`zonto to mylon idi`a
eka`sty eautyn einai tyn kalyn
q oun yn tau`taiq y peri tou ka`llouq eriq alutoq, proq
isjurizome`ny. w
ton Di`a ton tw
n hew
n upaton paragi`nontai.
o de tyn kri`sin apagoreu`saq dia tyn proq taq heaq isyn storgy`n,
ekpe`mpei tau`taq dia tou pompai`ou iErmou eiq iIdyn proq ton Ale`xan-
10
17
q kri`naq tau`taq t w
raiote`ra
dron, w
doi`y to mylon epahlon. geno`menai
toi`nun par Alexa`ndrw
, iCra men upisjneitai tou`tw
en aporry`toiq
q w
raiote`ra
arjyn tyq ew
` aq te kai tyq du`sewq, ei tau`t to mylon w
15
20
kataplei eiq iElla`da, kai ekeihen arpa`zei tyn iEle`nyn, tyq Afrodi`tyq
toi men outwq.
sunairome`nyq autw
. kai ou
4 1-22 En
orei - autw
: cf. Tz. alleg. Il. prooem. 135 -169 (unde spec. l. 3 ma`jimoq ^ cf.
v. 140, l. 5 kataskeua`sasa ^ cf. v. 143) ; nonnulla autem aliunde petita, praesertim l. 5
t kal to mylon, quae inscriptio apud Tz. in Lycophr. 93 (p. 51, 19 Scheer), apud
iEk. egkum. (l. 19 Leone) et in summario in Ottob. gr. 58 servato (p. 575, 16 Severyns)
occurrit, necnon l. 16 fro`nysiq ab Athena Paridi promissa (ut in solo summario Ottob.
gr. 58, p. 575, 28 Severyns et apud Const. Herm. 216 -217 et 286-291 ; alibi enim regnum
et vim militarem dea pastori pollicetur)
4 2 ai : oi
s. l. O
3 hea` : heo`q M
4 et 6 oun : goun M
4 sugju`sai ex sugjusai
corr. M : sugjysai O
7 epibalousai ex epiball- corr. O
11 tyn kri`sin : t kri`sei debuit
16 para`sjoitai O
ty`n om. M
17 de kai` M : te O
y om.
M
18 tyn om. O
Tunda`rewq M
19 tau`tyn O
dekashei`q M
20
emba`q ex bibaq corr. O
etekti`nato O
21 eiq tyn iElla`da M
22 kai - outwq
om. M
q
Tineq de outw tyn istori`an ekti`hentai. meta to triakoston etoq, w
10
apalw
q
eply`gy,
bymati`zousan
kai
ante`plyxe
kai
ka`llei
ble`vasan,
apastra`ptousan,
ra
w
kai
autoq
erwti
la`mpwn.
5 1-15 meta
- la`mpwn : cf. Tz. antehom. 76 -114 (paulo aliter Tz. alleg. Il. prooem. 336 391), sed 6 touq Atre`wq - uieiq aliunde (e.g. schol. D A 7, B 107 etc. ; cf. partim schol.
Tz. alleg. Il. prooem. 355, 511, 972) addidit
16 -18 agge`llousin - epago`menoi : cf.
Tz. antehom. 129-134
15
filippomaria pontani
18
5 1 de` om. M
exe`hento O
3 pati`da O
6 omai`mouq tou Atre`wq O
8 sunelhein O
M
10 Menela`w
13 deie`lw
O
: dio`lou O
O
18 apago`menoi tacite Jacobs
5 gra`mmata O
douq om. O
9 ekfugeiq (sic) ante sfaq conl.
14 astra`ptousan M
17 te om.
toi`nun
iEllyneq
pre`sbeiq
eiq
Trw
aq
Odusse`a,
Palamy`dyn,
10
15
` wn en ol
stratoq ex ypei`rwn te kai ny`swn eiq en ahroi`zontai kata Trw
deka`di eniautw
n exo`touper y Tundariq iEle`ny tyq Trwikyq epe`by jhono`q. kai meta touto pa`nteq kata tyq Troi`aq ekple`ousi kai gar orkoiq
eiq touto proepedy`hysan tro`pw
de.
toiw
6 1 tauta : touto O
4 kai post ekply`ttontai oblitteravit O
6 Trwaq M : Troi`an
O
9 exwnyhe`nteq O
10 Anti`nwri O
11 eti O
12 pa`lin nosty`santeq
O
goun M
13 proq tyn iElla`da O
18 orkoi O
19 prosepedy`hysan O
Tunda`rewq
patyr
iEle`nyq
me`llwn
ekdounai
tau`tyn
andri`,
idi`a
1-9 Tunda`rewq - upermajounteq : cf. schol. D B 339 (= Stesich. fr. 190 Davies ; valde
brevius schol. Tz. alleg. Il. prooem. 416 ^ cf. supra adn. 45 ^ et Tz. in Lycophr. 204,
p. 96, 17-21 Scheer, ex Apollod. bibl. 3, 132 ; cf. etiam Eur. Iph. Aul. 51 -79 ; historia
deest apud Tz. antehom. et alleg. Il.), sed plura habet noster, praesertim de Tyndarei
callida fraude
7 2 katyggiato O
4 t iEle`n O
manus) O
7 orkwn : yrw`wn O
19
10
15
20
illon einai ton andra eitoun ofhalmon kle`oq te kai isjun to onoma
toq ekstrateu`wn epi tyn Troi`an epy`geto ton paiparytumolo`gysan. ou
dagwgon Foi`nika, gyraion onta kai eusu`neton, uion tou Amu`ntoroq, kai
stratyla`tyn eije Pa`troklon uion Menoiti`ou, to eidoq jari`enta kai
ekhu`mwq autw
filou`menon.
25
8 4-10 basileiq-Pelopo`nnyson : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 508-515 et 662-666 (de arjiko`q
cf. fort. Max. Tyr. 23, 1, 18 -25 Trapp) ; 4 wq proei`rytai : cf. supra 6
11-14 Ajilleu`q
toq - filou`menon : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 424 -432, 520-525 et 673- orgaiq et 22-25 ou
681 ; 12 kata de ton muhon Dioq kai He`tidoq : nescio an fabulam Byzantinam respiciat :
cf. Vita Alex. Magn. 14, 6, p. 54, 3 Trumpf ; vide etiam (per hyperbolen) Theodoret. Gr.
aff. cur. 8, 31, p. 205, 20 Raeder ; vide e contrario Apollod. 3, 168 ; Pind. Isthm. 8, 29 -49
etc. ; Iovis et Lamiae filius Achilles apud Ptol. Heph. 6 (= Phot. 152a41)
14 -20
etra`fy - trofy`n : cf. Ps.-Nonn. in Greg. Naz. or. 43, 4 (p. 252, 1 -8 Nimmo Smith ; cf.
EM 181, 28-30 = a 2215 L.-L.), necnon schol. D P 36 (aliunde l. 16-17 tamen de Chironis forma)
20-22 tineq - parytumolo`gysan nusquam alibi invenio (de Achillis nomine
cf. G. B. Holland, Glotta, 71, 1993, 17 -27 et E. Tsitsibakou -Vasalos, BICS, 44,
2000, 12-13 ; saepe tamen illoq = ofhalmo`q, cf. Hsch. e 4946 et p 936 ; schol. Od. s 11 ;
EGud 345, 11 Stef. ; 272, 8 et 12 Sturz ; EM 342, 40 etc.)
8 1 existori`swmen O
prw
7 te om. M
9 Pelopo`nyson M
ta : tw
n O
13 altikw`tatoq M uperli`an M : li`an O : uper yliki`an Steinheil
14 etra`fy den
Pylei`w
19 twn : ty`n O
Ajilleu`q M
20-21 esy`mane - onoma om. O
O
22 ton om. O
25 ekhu`mwq ex euhu`mwq (cf. enim s. l. glossam Italicam atlegrame`nte)
2
O
corr. alia manus in O
26 y M : w
y om. O
27 wq : kai` O
filippomaria pontani
20
andreioq
para
pa`ntaq
meta
ton
Ajille`a
kai
ton
` nion
Telamw
Aianta.
Aiaq o Lokroq uioq yn Oile`wq, gennaioq kai alkimoq kai touq po`daq
taju`q.
` tatoq eiq toxei`an kai
Teukroq adelfoq Aiantoq tou Telamwni`ou dexiw
10
` tatoq.
eustojw
toq dyjheiq ton po`da upofewq en tw
Filokty`tyq uioq yn Poi`antoq. ou
anaplein touq iEllynaq eiq tyn Troi`an exerri`fy eiq Lymnon tyn nyson,
kai ekeise toiq autou to`xoiq hyreu`wn apetre`feto.
Prwtesi`laoq uioq yn Ifi`klou, Laodamei`aq any`r, ne`oq tyn yliki`an kai
15
20
25
9 1-4 de Aiace cf. Tz. alleg. Il. prooem. 526 -527, 682-685 ; de scuto tamen ex ipso Hom.
H 219-220 5-7 de Diomede cf. Tz. alleg. Il. prooem. 557, 692-694 ; de eius virtute cf.
etiam Max. Tyr. diss. 40, 2 8-9 de Aiace Locro cf. Tz. alleg. Il. prooem. 543 -546, 686688 (sed alkimoq de Aiace Telamonio apud Hom. M 349, 362 ; nisi potius altiko`q cum
M legendum) 10-11 de Teucro saepius apud Hom. (praes. O 437ss.), nihil tamen apud
Tz. 12-14 de Philoctete cf. Tz. alleg. Il. 609 -613, necnon (de eius venatione in Lemno
insula) Soph. Philoct., spec. 162 -168 15-18 de Protesilao cf. Tz. alleg. Il. 600 -605, 712717 ; schol. Tz. antehom. 221, p. 11 Schirach 19 -21 de Antilocho cf. Tz. alleg. Il. 669 672, sed de eius morte cf. Pind. Pyth. 6, 28 -42 (nihil apud Tz. Posthom. 260 -266)
2224 de Nireo cf. Tz. alleg. Il. prooem. 592 -595
25-34 de Palamede cf. ibid. 724-734
(spec. 730-734 de eius animo miti), 872-874 (de eius inventionibus et origine Euboica, de
30
21
qua cf. etiam Ps. -Nonn. in Greg. Naz. or. 4, 62, p. 128, 1 Nimmo Smith) et 968 -996 ; de
nece Palamedis cf. infra 23
9 1 Tela`mwnoq O
3 mega`swmoq M
6 met Ajille`a M
8 Ile`wq
alkimoq kai touq po`daq taju`q O : altiko`q nec plura M
12 upo ofewq O
anaple`ein M
ei q Troi` an O
16-17 sunestra`teusen O
17 en om.
pa`ntwn twn Ajaiwn M
kai twn allwn O
25 twn men sune`sei M
om. O
28 toi q i Ellysin om. O
29 paremuhei to O
30 de` om.
argei` aq O
O
13
O
yrw`wn
M
10
10 1-5 de Nestore cf. Tz. alleg. Il. prooem. 516 -517, sed nonnulla aliunde hausit (en
sumb. fron. cf. e.g. Max. Tyr. diss. 40, 3, 81-82 Trapp ; agji` nouq : cf. Ps.-Plut. vit. X
orat. 832E ; yduepy`q - fwny`n cf. A 247-248 ; upouloq kai ponyro`q : idem de serpente
apud Aesop. fab. 211)
6-9 de Ulixe cf. Tz. alleg. Il. prooem. 581, Hom. G 222 cum
schol. bT G 222a (de nive et de orationis pukno`tytoq), Eur. Hec. 132 (de dymojaristy`q)
9-12 olehroq - ha`lassan : cf. Tz. antehom. 296-301 13-15 de Calchante cf. Tz. alleg.
Il. prooem. 639, 722, sed de eius vaticiniis ex A 69 -70 hausit noster
16 -20 de Epeo cf.
Tz. alleg. Il. prooem. 655-658 et 740-743 (nusquam tamen mitis dicitur)
10
5 upouloq mss.
6 Anklei` aq O
7 dymogori` an O
8 dymojary`q O
megi` stwn yrw`wn M
12 hala`ssyq O
16 o Epeio`q M
17 tyn i Ilion O
21 outoi twn ar. en toi q i Ell. oi episym. M
22 i na my`te O
ekmykish M
23 in axio`loga s. l. corr. M
10
10
15
20
22
filippomaria pontani
11
10
15
11 4-17 He`tiq - i Ellysin : cf. Tz. alleg. Il. 437-455 et Tz. in Lycophr. 277 (p. 119, 34 120, 4 Scheer ; cf. schol. D T 326, necnon ^ de Achillis forma muliebri ^ schol. D A 131),
sed non allegorice audit noster
11 1 wq M : ta` O
2 pro tyq apoploi` aq M
autyq ton ui o`n hoc ordine M
6 toi q om. O
komi` zei O
15 kai om. M
16 kinydei` q O
12 ti` de`; kai Odusseuq o polu`mytiq oknwn tyn epi to i Ilion ekstratei` an
mani` an kai frenwn ekstasin pla`ttetai kai boi suzeu`xaq i ppon ane`temnen aulaka. Palamy`dyq de o sofw`tatoq ele`gxai boulyhei q tyn tou`tou
skyny`n, lamba`nei ton ui on Odusse`wq Tyle`majon brefokomou`menon eti
kai ny`pion kai pro tyq ama`xyq riptei, wq an ei alyhwq mai` noito ela`seie
kata tou te`knou tyn amaxan. o dalleuhuq exe`klinen eswfro`nei ga`r.
wq oun y autou exyle` g jhy upo`krisiq, ekplei kai akwn ei q i Ilion.
alloi de` tineq twn deilwn kai ana`ndrwn ton po`lemon efugon te`leon,
n kai o Sikuw`nioq Eje`pwloq apojari` zetai gar tyn Ai hyn i ppon
mehw
tw basilei Agame`mnoni, oxu`dromon ousan kai petome`nyn sjedo`n, epi tw
my ekstrateusai. Kinu`ryq de o Ku`prioq dwroforei tw basilei hw`raka
kaino`n tina kai tera`stion epai ti` a ge t aut.
alla fe`re paragra`vwmen kai ton Hersi` tyn, ton tyq Di` aq kai tou
Agri` ou ui on. outoq eugene`staton men eilken ek progo`nwn to ge`noq, yn
de dusmorfw`tatoq, jwlo`q, parablw`v, foxo`q, kurto`q, vedno`hrix, to
olon amorfi` aq empnoun afi` druma. ohen kan toiq kairoiq tou pole`mou
(sunexedy`myse gar toiq loipoiq) aformy ge`lwtoq toiq ari` stoiq twn
i Elly`nwn prou`keito.
54
12 1-7 de Ulixe et Palamede cf. Tz. in Lycophr. 815 (p. 257, 12 -25 Scheer), schol. Tz.
antehom. 307, p. 25 Schirach, et praes. Ps. Nonn. in or. Gr. Naz. 4, 62, 6 -12 Nimmo
Smith ; sed historia rhetoribus innotuit (cf. e.g. Nic. Basil. progumn. I, 432-433 Walz ;
10
15
23
G. Pachym. progumn. I, 552 Walz ; in ns. textu l. 4 skyny` ^ ut apud Pachymerem ^ pro
scaena, ficta actione audiendum, male igitur glossator Italicus bergongkia)
8-12
alloi - aut : de Echepolo et Cinyra cf. Tz. alleg. Il. prooem. 458 -464 (vide V 295-300
et L 19-23)
13-18 alla - proukeito : de Thersita cf. Tz. alleg. Il. prooem. 649 -651 (cf.
etiam ibid. 2, 49-52)
13
13
1-5 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 468-472 ; de situ Aulidis nihil Tz., sed saepius alibi, cf.
schol. Ap. Rhod. 4, 1776-81c ; Eust. in Il. 265, 6 etc.
13 1 apan
14
3 dusji`liai M
tai toi`nun y parhe`noq ek tyq Muky`nyq kai proq to tuhynai paraskeua`zetai, ally heoq elafon autyq antidi`dwsi kai diatre`jousan lamba`nousin oi sfageiq kai t hew
husia`zousi. tyn de ko`ryn embion iArtemiq
exarpa`zei kai poieitai ie`reian eautyq epi Skuhi`an apagagousa tyn
Uperbo`reion, enha kai xenoktonein kai lsteu`ein y swheisa exy`skysen.
10
14 1 toi`nun : tini O
O
ufigenei`aq O
2 y iArtemiq M
6 Myku`nyq O
4 euploian O
goun M
5 sfagei`ou
9 eautoiq ms.
10 uperbo`rion O :
uperbo`reon M
15
iEllyneq tw
Dii en Auli`di para` tina kry`nyn. para tau`t pla`tanoq
istato, epi tyq korufyq tyq plata`nou strouhoq amfe`pousa neossw
n
okta`da en kalia ane`rpei dra`kwn epi to de`ndron kai prw
ta men ta
neo`ttia, usta`tyn de tyn myte`ra katabrojhi`zei, kai geno`menoq pa`lin
tyq gyq swrw
li`hwn egkatadu`etai kai exafani`zetai, oper kai apoli`hwsin
tou
dra`kontoq
emuheu`santo.
yn
de
pan
to
sumban
mello`ntwn
filippomaria pontani
24
10
15
54
20
zonoq ahroishe`nteq oun kahopli`zontai kai peri po`lin Mu`rin n an agjihurousan t Troi`a
stratopedeu`ontai, kai sundedramyko`teq epi tyn
` luon.
ha`lassan apobai`nein tw
n olka`dwn touq iEllynaq diekw
15
ex Tz. alleg. Il. prooem. 757 -785 pendent omnia, praeter 14 kai afaneiq - ge`noishe
de Graecorum nostis, de quibus nil in Calchantis oratione (cf. partim Eust. in Il. 227, 38 42 ; aliter ^ scil. cladis allegoriam serpentis apoli`hwsin iudicant ^ e.g. schol. AbT et Ge
B 308-19, cf. etiam Porph. qu. Il. p. 36, 18 -20 Schr., sed contra ibid. p. 33, 7 -14 Schr.)
15
3 tou plata`nou O
4 anerpu`ei M ta om. O
6 sorw O
oper : ohen
8 megi`stw M
proagoreu`ei ex prosagoreu`ei corr. O
12 eiq de dra`konta
14 eseshai O : eseishe M
16 apojwry`santeq M
17 pro`q ge O
18
palinnostein O
prymnu`sia O
19 wq om. O
20 erideq enae`riai O
21
goun M
Mu`rrinan M
22 sunedramyko`teq O
epi : peri` M
O
M
16
iCsan de ygemo`neq tw
n Ilie`wn alloi te ouk oli`goi tyn andrei`an epi-
q kai
faneiq kai iEktwr auto`q, oq pro`boloq yn apa`ntwn kai pro`majoq w
pollw
andreio`teroq. alla gar fe`re kai toutwni tw
n stratygw
n touq
episymote`rouq ekhy`somen kai prw
ton auti`ka ton iEktora.
iEktwr Pria`mou yn kai iEka`byq uioq tw
n tyq Troi`aq kratou`ntwn,
` v,
tyn yliki`an eumy`kyq, velloq kai baru`fwnoq nai dyta kai parablw
majytyq pa`nu ti gennaio`tatoq kai touq par iEllysi stratygouq uperba`llwn ektoq Ajille`wq kai Aiantoq tw
men gar anha`milloq, proq de
q metauton euhuq ta`tteshai.
ton Ajille`a to deutereion yne`gkato, w
raion to eidoq touton ane`graven, ebasi`leue de tw
iOmyroq de kai w
n
10
` wn suna`ma tw
Trw
fu`santi.
Ainei`aq Agji`sou kai Afrodi`tyq paiq yn, pollw
n de t frony`sei die`fere kai tw
n Dardanidw
n yrje sun tw
Aka`manti kai toiq loipoiq.
` tatoq
Pa`ndaroq Luka`onoq kai Ide`aq exe`fu. yn de peri toxei`an dexiw
` tatoq.
apa`ntwn kai eustojw
iIppo`hooq
15
estraty`gei de
Larissai`wn
eitoun Pelasgw
n.
iO
n
Sarpydw
yxi`wnto.
de
kai
Glaukoq
tyq
tw
n
Patare`wn
ygemoni`aq
25
pan`twn O
3 pollwn O
5 yn ante uio`q conl. O
7 ti om.
11 sun ama O
12-13 diafe`rei O
13 toiq om. M
16 Larisai`wn eitoun
18 o ante Sarp. om. O
pate`rwn O
O
O
17
n kai zylw
` nun hauma`sioq Prwtesi`laoq tyn tw
n omofu`lwn ptoi`an idw
saq uper tou ge`nouq, kai ado`xou zwyq prokri`naq endoxon ha`naton, mo`noq
` wn proa`lletai kai gi`netai prwtagwnisty`q te
apa`ntwn kata tw
n Trw
54
tou`tw
prosry`gnuntai, sugkataply`ttousi tyq ma`jyq ton arjygo`n. kai
pi`ptei ka`llei te la`mpwn kai ha`llwn to neoty`sion kai akma`zwn
10
to
17 1-10 outoi
- arjygo`n : ex Tz. alleg. Il. prooem. 832 -843 (sed pro`majoq ^ cuius synon.
` saq
prwtagwnisty`q ^ est Protesilaus apud Io. Mal. 5, 6, 60 Thurn ; nec Tzetza de zylw
uper tou ge`nouq vel sim. dicit)
10-14 kai pi`ptei - z ipse auctor valde rhetorice ex
solo Tzetzae versu 842 kai tw dokein men sfa`ttetai, z de t mny`m ple`on
17
18 y
18 1-6 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 844-850 (sim. Tz. antehom. 250-256)
10
filippomaria pontani
26
18
1 lutei`rioq O
10 auty`n O
19
4 ju`siq O
5 ane`drame O
9 emba`ptei ex emba`tei corr.
11 kalo`n om. O
12 sunekpneu`sasa : sunpneu`sasa O
10
15
eniautou`q, kai ton Eurusa`kyn ek tau`tyq genna. kata de Musi`an mega`lyq ma`jyq sugkrotyhei`syq mikrou an te`leon ytty`hysan iEllyneq, ei my
Ajileuq Ty`lefon ton basile`a tw
n Musw
n etrwse do`rati kata ton myron
kai Nireuq ape`kteine tyn Tyle`fou su`neunon, iIeran onoma, majome`nyn
efarmatoq, ytiq tw
ka`llei to`sw
tyn iEle`nyn uperyko`ntizen, osw
per
20
19 1-8 twn
genna : cf. ibid. 866 -887 (sed de Eurysace cf. Tz. in Lyc. 53, p. 40, 1 -2 Scheer ; Soph. Ai.
19
1 katakleishe`ntwn O
2 tw M
3 Poseidwn O
Teno`dou O
4
5 ektmajei ut vid. M
6 orkw
7 post peri loipon teloun O
` rouq oblitt. telein O
jw
8 ex autou M
9 autou M : auto` O
10 edei`oan ut
vid. O
13 tou Ku`knou M
15 etoq om. O
neara`n M : aniara`n O
16 de
om. O
18 twn om. M.
19 tou Tyle`fou M
majome`nyq M
20 to`sw
:
ac
tosouton O
uperyko`ntisen O
epipi`ptei O
20
q efymen summa`jouq tw
o d Ajilleuq meta tou Palamy`douq w
n
27
syq tyn hugate`ra Jru`sou tou i ere`wq andrapodi` zetai tyn ek tou patroq
parw`numon Jrusyi da, Astuno`myn de to i dion onoma. kai tyn po`lin de
tou Brise`wq parastysa`menoq ekeihen agei tyn Brisyi da doru`ktyton,
tyn kai Ippoda`meian. kai tyn men Jrusyi da meta tyq allyq lei` aq ei q
me`son pary`gage to i Ellyniko`n, tw de tyq Brisyi doq po`hw
andrapodishei` q, oloq autoq sfeteri` zetai tau`tyn kai apokru`ptei para tyn i di` an
skyny`n, wq tineq existo`rysan exw tyq omyrikyq afygy`sewq.
10
15
20
1-7 o de` - wri` santo : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 888 -902, 912-913 et 916-917
8-16
allemellen - skyny`n : cf. ibid. 909-911, 914-916, 912-913, 917-919
16 wq tineq - afygy`sewq : cf. fort. ibid. 938-940
20
1 summajwn O
3 Mu`rny O
Tynoq om. O
Maius
Kolofw`n om. O
9 ai jmalwti` doq M
O
14 andrishei` q O
21
10
21 cf. Tz. alleg. Il. 922-932, 961-967, 996 (de Palamede et Ulixe vide etiam supra 13 ; de
odio Ulixis in Palamedem cf. etiam Const. Man. 1284-1303)
21 2
maho`nteq O
Palamy`dy M
gi` nontai O
3 kri` nonteq O : kri` non M
plymmely`matoq O
10 veudy om. O
6 ana`pte O
22
10
filippomaria pontani
28
ta te`rata proq ew
` an ga`r fysin ekfai`netai tauta, kahyn to fulon to
Trwiko`n.
15
20
25
loipon kai ton do`lon yrtue kata tou sofou. kai o fho`noq do`lon, o do`loq
30
de fo`non pikron apege`nnysen exe`myne gar kai touq basileiq kata tou
androq pei`saq sun tw
Ajillei touton basileian.
22 1-15
22 1 o
23
54
tou`tw
lu`sin eno`rkwq epaggeila`menoq en to`mw
, gra`vai pei`hei gra`mmata
q ek tou Pria`mou proq ton Palamy`dyn epistoly`n. kai gra`Trwika`, w
vanta euhuq aposfa`ttei kai orkouq veudeiq kai do`louq kai fo`non epitele`saq, ei mo`non kai ton tou Palamy`douq prosexerga`setai. to de gra`m-
10
29
54
15
katygorw
n diarry`dyn kan afwnoq. kai para tou basile`wq apo`fasiq
euhuq kata tou sofou, kai Mukynaioi kai Zaku`nhioi li`hoiq touton puk q nifa`si ba`llonteq, on edei stefanoushai
noiq w
en
toiq panenti`moiq,
20
54
25
` nioq ekmahw
n tyn epi tw
allo me`gaq Aiaq o Telamw
...
23 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 1074-1119 (post Palamedis necem Aiacis ira et Achillis luctus
et ira narratur vv. 1119-1147 ; deinde vv. 1148-1215 versio Homerica cum historia Chry seidis, pestilentia, ira Achillis et omnibus, quae ad principium Iliadis attinent) ; hic illic
color rhetoricus (nota l. 7 et 15 -16 appositiones elaboratas ; 11 polyptoton ; 15 gramma q nifa`si : cf. M
teion tyq adiki`aq cf. Basil. hom. temp. famis PG 31, 313c ; 17 puknoiq w
156, sed saep. in auct. Byz., cf. Gr. Nyss. enc. in S. Steph. 22, 5 Lendle ; Theodoret. Hist.
eccl. 283, 23 ; Nic. Chon. 28, 1 ; 24 aklauston ahapton cf. Anth Pal. 7, 247, 1)
Pontani
SUR UNE RECENSION DU TRAITE DE L'ASTROLABE
POQUE DES PALE
OLOGUES*
DE JEAN PHILOPON A L'E
Jean le grammairien, ou Jean d'Alexandrie, appele aussi Jean Philopon, vecut de l'an 500 a l'an 570 environ ; nous savons de lui relativement peu de chose, sinon qu'il fut l'eleve du philosophe Ammonios, et
qu'il enseigna a Alexandrie, sans jamais cependant recevoir le titre de
philosophe. La partie la plus considerable de son uvre parvenue jusqu'a nous consiste en commentaires sur Aristote, commentaires qui
ge, tant chez les juifs et les arabes
auront un large echo au Moyen A
que dans l'Occident chretien. Mais il a compose aussi des ouvrages de
philosophie et de theologie qui ne sont pas sans importance pour qui
s'interesse aux debats d'idees opposant, a son epoque, les chretiens aux
1
* Ce travail sur l'histoire du texte du Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, s'inscrit dans le cadre d'une the se de doctorat a Paris IV-Sorbonne, sous la direction de
cole praMonsieur B. Flusin. Je remercie vivement Madame B. Mondrain, de l'E
tique des hautes etudes, qui a bien voulu me faire be neficier de ses conseils, et Mon sieur P. Gehin, de l'IRHT, dont l'aide m'a e te precieuse.
(1)Nous renvoyons sur ce sujet au chapitre I de l'ouvrage de A. P. Segonds, Jean
Philopon. Traite de l'astrolabe, Paris, 1981 (Astrolabica, 2), ainsi qu'a l'importante
bibliographie qui y figure.
(2) Au sujet des sources qui ont pu e tre a la base de l'ouvrage de Jean Philopon,
on pourra consulter O. Neugebauer, Studies in ancient astronomy, IX. The early history
of the astrolabe, dans Isis, t. 40, 1949, p. 240-256, et aussi A. P. Segonds, op. cit.,
p. 29-32.
32
claude jarry
siecle .
Ce sont les seules editions dont nous disposons a ce jour . Nous avons
entrepris une edition critique du Traite de l'astrolabe de Jean Philopon,
et nous nous proposons, sans attendre la fin de ces travaux, d'en pre senter un aspect particulier, qui est l'apparition, dans la deuxie me
moitie du xive siecle, d'une recension du Traite, qui a connu un succes
non negligeable, puisque, dans l'etat actuel de nos collations, plus de
dix manuscrits sont concernes, en totalite ou en partie. Afin de pouvoir
situer cette recension dans l'ensemble des manuscrits, nous commence rons par presenter une esquisse de ce que seront tres probablement les
grandes lignes du stemma general a la fin de nos travaux.
33
Dans l'etat actuel de nos travaux, nous avons collationne quarantetrois manuscrits, les plus anciens, sur les soixante-dix dont l'existence
est signalee par les catalogues. Ces collations ont ete faites soit a partir
des manuscrits detenus par les bibliotheques, a Paris et au Vatican,
soit a partir des microfilms disponibles a l'Institut de recherche et
d'histoire des textes. Bien que ce travail ne soit pas termine , il est
cependant d'ores et deja possible, a partir des manuscrits collationnes,
de proceder a des regroupements de ces manuscrits par famille, autour
de six manuscrits principaux :
Valla.
En
outre,
le
manuscrit
Florentinus
Riccardianus
10
claude jarry
34
(qui est incomplet, inc.
, page 17,
manuscrits
s'y
rattachent
partiellement :
l'Ambrosianus 469
(5) R.
35
II
La famille
Huit manuscrits echappent a la classification ci-dessus, car ils presentent un texte assez fortement remanie par un copiste qui a poursuivi
deux objectifs principaux : 1) etablir un texte integralement comprehensible et exploitable par un utilisateur ; il est manifeste que le copiste
qui est a l'origine de cette famille ne possedait qu'une source, et que
lorsqu'il s'est trouve en face d'un passage peu ou pas comprehensible,
par suite d'alterations, il a pris l'initiative d'inventer un texte de
substitution ; 2) moderniser et completer le texte, par exemple en lui
rajoutant un chapitre traitant de la facon de prendre en compte la precession des equinoxes, ou en expliquant, ce que ne fait pas Jean Philo pon, comment calculer la duree du jour ou de la nuit en heures equinoxiales.
(6) Le fait que la seule edition du Traite de l'astrolabe disponible a ce jour soit
basee sur le manuscrit Parisinus Suppl. gr. 55 nous ame ne a ouvrir ici une parenthe se,
afin de situer avec un peu plus de pre cision ce dernier manuscrit dans notre esquisse
de stemma. Il faut pour cela d'abord rattacher a cette famille du Parisinus gr. 2491 le
Parisinus gr. 2409, bien que ce manuscrit soit tre s complexe dans son e tablissement ;
initialement, c'e tait un manuscrit appartenant a la fois aux familles du Vaticanus gr.
191 et du Parisinus gr. 2497, avec en outre des lecons que nous n'avons retrouve es
dans aucun autre manuscrit. Ce Parisinus gr. 2409 a fait l'objet de multiples correc tions en marge de la main me me d'Ange Vergece, corrections faites a partir du
manuscrit Parisinus gr. 2491, ou plus vraisemblablement du Parisinus gr. 2493, qui en
est tres proche, mais qui etait disponible dans l'atelier de ce copiste. Ces corrections
sont parfois accompagne es de la phrase :
. Ce Parisinus
gr. 2409, ainsi corrige , a servi de mode le a un scribe, Constantin Pale ocappa, pour
ecrire le Parisinus Suppl. gr. 55, c'est a dire le manuscrit a la base de l'edition de K. B.
Hase, mais ce copiste n'a pas toujours repris (ou compris ?) les corrections en marge
d'Ange Vergece, ce qui ajoute encore a la mediocrite du texte e dite. Par convention,
nous rattacherons cependant le Parisinus Suppl. gr. 55, comme son modele le Parisinus
gr. 2409, a la famille du Parisinus gr. 2491, mais nous ne pouvons que confirmer ce
que dit A. P. Segonds a la page 116 du Traite de l'astrolabe : Hase ne pouvait gue re
faire un choix plus malheureux pour son e dition. L'utilisation, faite par K. B. Hase,
du manuscrit Parisinus suppl. gr. 83 ne pouvait pas lui fournir beaucoup de corrections pertinentes, dans la mesure ou ce dernier manuscrit a e te copie par le copiste
Huet a Stockholm d'apres le Vaticanus Reginensis 167, lui-meme issu du Parisinus gr.
2493.
claude jarry
36
Prologue
Nous reproduisons ci-dessous le texte du prologue (p. 1, l. 5-13)
apres correction, tel qu'il nous para|t devoir etre edite, d'apres le
manuscrit Vaticanus gr. 1066, et les manuscrits de la famille du Mutinensis Estensis gr. III A 10 :
Tyn en tw
astrola`bw
tyq epifanei`aq tyq sfai`raq exa`plwsin, kai
tw
n en autw
katagegramme`nwn taq aiti`aq, tyn te jrei`an autou eiq
safw
q an oio`q te w
po`sa te kai poia kahe`styke jry`simoq, w
q ekheinai
peira`somai,
ydy
men
ikanw
q
Ammwni`w
tw
filosofwta`tw
ymw
n
q
didaska`lw
espoudasme`nyn, plei`onoq de omwq deome`nyn safynei`aq, w
an kai toiq my ta toiauta pepaideume`noiq eulyptoq ge`nytai. touto ga`r
me poiein tw
n suny`hwn proutreva`n tineq. prw
ton de`, ti` tw
n en autw
37
n peri tou
` tou pragmatei`an;
post didaska`lw
add. ty
to
pa
` ron parexygyhy
post safynei`aq add. kai uf'ymw
n de`on kata
nai.
sans nouvelle phrase, on attendrait plutot, par continuite avec les deux
participes precedents,
dant a un certain nombre d'objections : tout d'abord, que sait de l'en seignement d'Ammonios l'auteur de la recension, pour porter une telle
appreciation ? A notre connaissance, rien. Ensuite, cet auteur, faisant
parler Jean Philopon, emploie uf'ymw
n, alors que dans le reste du preambule ce dernier utilise la premiere personne du singulier pour parler
de son propre travail. Negligence un peu surprenante de la part de
l'auteur de la recension qui, c'est visible dans le restant de ses interven -
tai
Epistulae theologicae,
ep|tre
parexygoun-
` hwq, nou
n heo
` tyta le`gonteq ; dans Cyrille de
y
kakw
q kai li`an eu
n Jristou
ty
Jerusalem,
jeile`wn
q
gunaiko
parexygountai
` rnyq.
po
Oi
de
ek
peritomy
q
kakw
q ; dans Gennadius Scholarius,
dia
tw
n
grafw
n,
` lwn, a
q
page 484, l. 24. : ohen kai taq ry`seiq ekei`naq tw
n didaska
mahw
tineq sofistikw
q kai a
q.
` sei a
posta
po
a
hei`wn
q
a
III,
parexygountai`
claude jarry
38
parexygyhy
nai, nous ne pensons pas que ce verbe puisse traduire le
ou
Jean Philopon dit que son propre travail s'adresse aux my pepaideume`noiq.
xiv
Traite.
xiv
siecle : Nice phore Gregoras, Isaac Argyros, et The odore Me liteniote dans la
Tribible astronomique.
39
iste`on
epei
pe`deixen
a
Ptolemaioq
en
tw
bibli`w
ty
q
sun-
q a
` xewq kinoume`nouq kai tou
` mena kata
planeiq a
ste`raq eiq ta
ta
epo
` jn tou
` bou empepygo
` teq tw
ra
strola
r' ety moiran a', oi de en t
a
a
n
` pw
` teq, ou
r
tw
ga
planw
ei en tw
a
au
kai eni to
n tineq a
eisi empepygo
egjwrei
llwq
a
gene`shai,
` gky
na
a
esti
toiq
dia
ty
q
nukteriny
q
tw
n
planw
ste`rwn dioptei`aq ty
a
n a
sunepilogizome`noiq
to
meta
` touq
tosou
` nouq
jro
q
gegono
ki`nyma
tw
n
` lleshai tou
legome`non kai di'u
po planw
rhou
a
n sfa
o
. dei`xomen de to
dei`gmatoq
dia
to
safe`steron.
n
ea
r
ga
` bwmen
la
tina
en
tw
n
` jn katagegramme`nwn a
n epi ty
ra
planw
ste`rwn, fe`re eipein to
a
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q
toq Ptole stiq kah'o
n jro
` non o
` sioq ou
hauma
kardi`aq tou
le`ontoq, o
maioq
to
toiou
ton
` bou
strola
a
tou
exe`hyke
rganon
o
kata
epeije
o
` nw
q
ri`sketai o
to
rga
au
my
koq tou
le`ontoq moiran ... en w
dy
kai eu
r epe`jwn ta
` swmen diopteu
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ta
sty
a
le`ontoq. kai hely
sai
tou
ton
trou
nta
te
o
lioq
y
tou
ton kata
kribw
a
q
diametrei
n ...moiran
ty
tou
` somen
ry
eu
n,
to
au
drojoe`wq.
u
lla
a
nu
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diameen
toiq
lioq a
te o
` noiq, o
n toiou
ma
y
kribw
ste`ra diametrei,
kah'y
q to
ton a
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n id' moiran eu
` j dio
n toi`nun tu
ri`sketai tou
drojoe`wq. ea
kata
ty
u
` k n toiou
a
mw
ste`ra kata
kribeq mesonu
pteuhy
to
nai par'y
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tion,
my
metapoiyhei`syq
` teron
pro
ty
q
en
` nw
rga
tw
o
` jnyq,
ra
a
ll'
a
twq eu
` syq, w
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riskome`nyq w
q kat'a
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rja
nwte`rw
ou
eirytai
katagegramme`non
n
to
epi
ty
q
kardi`aq
tou
le`ontoq
kata
n ... tou
` somen ty
n tou
li`ou moiran epi
ty
y
le`ontoq moiran, kai zyty
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` keitai en tw
` nou
drojoe`wq w
q pro
mikukli`w
ty
y
u
tumpa
tou
rai katagegramme`nai, ou
` somen au
n en t
j eu
ry
ty
en w
tou
eisin ai w
n tou
id'moira tou
drojoe`wq ty
mesonukti`ou gramm
epei`per y
u
le`on-
(9) Nicephori Gregorae epistulae, ed. P. A. M. Leone, t II, Matino, 1982, epist.
148, p. 356, l. 256 et ultra. Cf. A. P. Segonds, Jean Philopon. Traite de l'astrolabe,
p. 72.
claude jarry
40
ra to
n epi ty
diametrei. dei a
ste`ra
toq ... ou
q kardi`aq tou
le`ontoq a
n
ty
id'
le`ontoq
tou
epe`jein
ina
n
to
lion
y
kai
diametrein,
epi
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n
` setai. a
men y
llwn de a
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` goq sumby
to
ty
diafora
ste`rwn o
au
ll'au
a
` touq jro
` sewq episunaj tosou
` nouq a
ty
meta
po
planw
y
q tw
n a
n kiny
twq kata
n dio
` sashai ou
ra ty
` rhwsin poiy
b' tro
` pouq.
heisa. dei de a
kah'ena
ti
o
men
epei
podedeigme`non
a
ri`sketai
eu
to
tw
n
planw
a
n
n tou
r' ety eiq a'moiran a
` menon, dei a
ra kai ty
partizo
ki`nyma kata
` bou a
` jnyn to
ela
` tton kata
r' ety metapoiein kai metaki strola
ra
a
q en au
` mena moiran
t
ste`raq eiq ta
nein tou
katagegramme`nouq a
epo
a'.
kah'eteron
de
` pon,
tro
stiq
o
kai
ma
llon
jere`steroq
eu
emoi
dokei,
a
jeiraq o
rganon tou
` bou, kai ei men eu
ri`sketai
ra
na
strola
dei o
a
n to
en
mia
q
tw
au
n
ty
` t,
tau
` jny
ra
a
n
diafora
kai
po
a
` negguq
su
poiou
sa
` tyq
tau
metapepoiyme`ny,
ty
q
tw
n
dioptei`a
,
planw
a
n
ei
de
my
plei`ona
` sewq,
kiny
plei`ona
ty
q
moi`raq
rkeishai
a
mia
q
moi`raq
n diafora
n a
n ejei, ty
n a
ty
` a
nafainome`nyn diafora
po
ra
ty
q en t
a
n
ty
ste`roq, mejri tou
nadidome`nou etouq a
fairein a
po
epojy
q tou
a
a
q
eu
te diopteu
` etai w
q
li`ou a
ri`sketai o
q pro
kribou
tou
y
q epojy
q en
` mena kai ta
q kataleipome`naq moiraq au
tou
ta
proygou
symeiou
shai.
tw
ou
r
ga
n
a
` santeq
diopteu
n
to
ste`ra
a
kat'ekei`nyn
n
ty
n
nukteriny
rwmen ty
n sesymeiwme`nyn tou
n eu
li`ou moiran eiq
dioptei`an, enha a
y
ran fy
` klion tw
n w
` somen eni`stashai to
y
` te.
miku
rw
to
n w
n ekei`nyn ty
gou
n
ekei`nwq
twq
ou
poiou
nteq
exomen
sfaly
a
n
ty
po
a
tou
lion dioptei`an. o
per edei deixai.
n y
ste`roq epi to
a
xiv
siecle.
La disposition du monde) que les astres fixes se deplacaient eux aussi, vers
l'arriere, d'un degre tous les cent ans, et que les astres fixes qui ont e te
enfiches dans l'araignee de l'astrolabe le sont toujours a la seule et meme
position (il ne saurait en e tre autrement), il est ine vitable que ceux qui
41
42
claude jarry
Nous voyons que l'auteur de la scholie propose deux fac ons d'exploiter un astrolabe ancien, soit modifier l'araignee, qui est effectivement
la seule partie de l'instrument qui a besoin d'etre modifiee au fil des
siecles, soit utiliser l'ancienne araignee, mais introduire une correction
dans la mesure, solution jugee ma
llon eujere`steroq. L'auteur repugne donc a proceder a une modification de l'araignee. Nous reviendrons sur cette remarque lorsque nous rechercherons qui peut e tre
l'auteur de la scholie.
kai
eka`styn
ran
w
omoi`wq
eury`somen
po`swn
estin
isymerinw
n
variable
10
en
temps
equinoxiaux .
Rappelons
qu'un
11
ran kai rw
yme`ran kai nukta po`swn estin w
n, eti te kai eka`styn w
heure.
L'emploi
de temporaire
(R.
D'Hollander,
L'astrolabe,
Paris,
1999) ne nous para| t pas convenir davantage ; c'est un adjectif qui e voque une
notion de precarite plus que de variabilite ; l'adjectif saisonnie re , plus couramment employe pour traduire kairiky (A. Tihon, mais aussi dans O. Neugebauer :
seasonal hour ) a l'inconve nient d'evoquer la saison comme base de variation de
ra kairiky alors que cette heure varie quotidiennement. C'est pourquoi nous
cette w
avons opte pour heure variable .
(11) Cette unite de temps intervient dans la de termination de l'heure de nuit
par la methode, d'origine e gyptienne, du lever heliaque des e toiles : celui-ci a lieu,
nuit apre s nuit, avec quatre minutes de retard, soit un isymerinoq jro`noq ; cf.
J. Blamont, Le chiffre et le songe, Paris, 1993, p. 28 -30
43
12
p. 20, l. 30-34 : le texte de l'e dition Hase est le suivant : tosou`twn einai
n prokeime`nyn kairiky
n nu
` kta. kai tau
` taq
` nwn ty
le`gomen isymerinw
n jro
n eiq ta
ran po
n nukteriny
n w
ib'meri`santeq, eu
` swn estin
ri`skomen kai ty
ou
n enteu
n tw
` nwn. ejeiq ou
q
rw
isymerinw
n jro
hen kai ty
n kairikw
n w
n eiq ta
q
isymerina
` somen
ry
eu
` krisin.
dia
` swn
po
La
` nwn
jro
recension
lui
isymerinw
n
substitue
esti
le
texte
prokeime`ny
suivant :
` x.
nu
q
tou
n jro
` touq ou
` somen po
` nouq eiq to
n ib' meri`santeq eu
` swn jro
` nwn
ry
toiou
ra ty
q au
q de jro
q ekei`nyq. tou
` nouq para
w
tou
isymerinw
n esti y
q nukto
` somen kai po
` ty
n ie' meri`santeq eu
` swn esti isymerinw
ry
rw
toiau
to
n w
n y
` x.
nu
Jean
Philopon :
en
divisant
le
nombre
de
temps
e quinoxiaux
Reecritures
Nous avons dit que certaines lecons de la famille F ne nous paraissent pas avoir d'autre raison que la volonte de l'auteur d'introduire
son propre vocabulaire, ou son propre style ; nous en retiendrons trois,
a titre d'exemples :
(12) Nous n'abordons pas ici une autre modification du texte, que conna| t la
recension, au me me chapitre, lignes 4 a 6. Elle n'a pour but que de restituer au texte
une correction syntaxique qui n'existait pas dans le manuscrit qu'utilisait le copiste ;
nous la verrons dans la deuxie me partie (section 5).
claude jarry
44
^
skopoun
kai
to
mesouranoun,
13
` pteutai moirw
p. 16, l. 28 -29 : ei de elatto`nwn diw
n, pro mesymbri`aq y
45
qui utilise la recension du Traite. Enfin, nous l'avons deja fait remarquer, un manuscrit, tout en etant exterieur a cette famille, a manifestement subi une contamination en provenance de la recension : il s'agit
du Florentinus Riccardianus 10.
Les manuscrits Vaticanus gr. 208, Vaticanus gr. 1059, Marcianus gr.
323, Ambrosianus gr. E 104 sup. (311), et Parisinus Coislin. 338 ont ete
amplement decrits par A. Tihon dans Le Petit commentaire de Theon aux
Tables faciles de Ptolemee
14
140 mm,
15
t. 1,
Catalogus
Codicum
Astrologorum
graecorum
(de sormais
Debut du xv
294
menos, dont le paraphe figure aux folios 163, 228, 349, 447. Pre sence de
filigranes : Briquet 15490, 8933 -4, 15557, 797-799, 7366 ; Mosin 6046. Le
Traite de l'astrolabe de Jean Philopon figure aux f. 62 -69v.
Description : CCAG, t. V, 3, p. 64 -70.
et xv
140
(14) A. Tihon, Le Petit commentaire de The on d'Alexandrie aux Tables faciles de Ptole mee. Histoire du texte, e dition critique, traduction, Citta del Vaticano, 1978 (Studi e testi,
282).
(15) B. Mondrain, Les marginalia dans les manuscrits scientifiques byzantins,
in Scientia in margine, ed. D. Jacquart, Ch. Burnett, Paris, 2005, p. 34 et B. Mon drain, L'ancien empereur Jean Cantacuze ne et ses copistes, in Gregorio Palamas e
Oltre, ed. Leo S. Olschki, Florence, 2004, a partir de la p. 278.
claude jarry
46
de
Jean Philopon
figure
titre
d'un
texte
xiv
siecle.
Milieu
248
ou
seconde
moitie
du
xiv
siecle,
papier,
II + 228
folios
de
168 mm, 29/35 lignes ; sur la face inte rieure de la couverture, plu -
xiv
siecle, dont Briquet 3190 ; 5765 -5766, 705, 5984, 3815. Le Traite de
xiv
siecle (mais
xv
granes attestes entre 1346 et 1393, dont Briquet 15483, 782, 790, 795 -796,
3996-3998, 3169, 6746. Le Traite de l'astrolabe de Jean Philopon figure aux
f. 247v -259.
Description : CCAG, t. VIII, 2, p. 26 -29 ; J. L. Heiberg, Opera astrono mica minora, Leipzig, 1907, p.
cci.
manuscrit
R. Leurquin
en
Vaticanus
1991
16
gr.
792
Rappelons
fait
l'objet
simplement
d'une
ici
publication
que
ce
par
manuscrit
xv
xv
xv
(16) R
Meliteniote : le Vaticanus gr. 792, in Scriptorium, t. 45, 1991, p. 145 -160. R. Leurquin
signale, parmi ce qui caracte rise le style et l'orthographe de Me liteniote, l'emploi
de constructions sans verbe a un mode personnel (sujet au nominatif suivi d'un par ticipe), et des confusions entre | et u
.
47
folio, ou sur l'ensemble des folios date s du xv ? Il ne nous parait pas pos sible de conclure. Notons simplement que, en raison de l'ensemble des tex tes contenus dans ce manuscrit, le copiste du xv
nus 469 (I 112 sup.), qui n'en de pend que partiellement et dans lequel ils
ont e te rajoutes posterieurement, comme nous le verrons plus loin), adjonc tion qui figure par ailleurs dans d'autres manuscrits que nous avons colla tionnes : ceux de la famille du Mutinensis Estensis III A 10, et le Vaticanus gr.
1066. R. Leurquin dit qu'ils figurent aussi dans le Magliabecchianus gr. 2, et
e
le Matritensis BN 4783, du xvi sie cle, que nous n'avons pas collationne s.
Il reste donc a decrire les cinq autres manuscrits. Ce sont tous des
manuscrits que nous avons etudies sur microfilms. Pour les autres textes d'astronomie presents dans ces manuscrits, nous renvoyons a la
suite du present article.
Marcianus gr. 324
M
220
granes
Mosin-Traljic'
4860,
375,
2059,
5532,
476,
pour
des
parally` louq
155
85/95 mm. Un filigrane, Briquet 3666, (f. 4 -5, 24-25, etc) : 1445-
claude jarry
48
mw
1450. Un seul scribe ; une invocation, f. 21, Jriste proygou tw
n y
n
` twn
ponyma
rw
des. tw
n w
n, p. 11, l. 17 ; f. 19 - 20v vides. Ce manuscrit de bute par trois
quaternions (f. 1-24v) ; le Traite est donc a cheval sur le deuxie me et le troisieme. Il n'y a par conse quent pas eu de folio ou de cahier disparus mais
nous sommes en presence d'un copiste qui a abandonne son travail sur le
Traite pour en commencer un autre, et les quatre pages blanches qui sui vent n'auraient pas permis a ce copiste de terminer ulte rieurement sa
copie. Ce manuscrit a appartenu au Cardinal Bessarion. (n 253)
Description : E. Mioni, op. cit., p. 50 -52.
manuscrit
xiv
siecle, et du
xv
siecle, papier,
inexploitable
(au
moins
sur
microfilm)
en
certains
17
enestw
ti
etei
md'
3666, Mosin 1040, 3412) donnant des dates s'e chelonnant de 1386 a 1450.
Le Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, figure aux f. 134 -142, ecrit de la
main attribuee a Leon Atrapes. Ce manuscrit a appartenu au cardinal Bes sarion (n 272).
Description : E. Mioni, op. cit., p. 77 -82 ; CCAG, t. II, p. 70 -73, qui signale la grande proximite de ce manuscrit avec le Laurentianus 28,16, par la
mention : magna ex parte descriptus esse videtur hic codex venetus e
codice florentino Laur. 28,16.
xv
209 mm. Le
18
) figure
aux f. 116-124.
Description : A. Martini et D. Bassi, Catalogus codicum Graecorum Bibliothe cae Ambrosianae, Milan, 1906, p. 562 -564.
Tihon
Mercier
(17) Une description detaillee de ce manuscrit, dont nous extrayons cette infor mation, est donnee par A.
et R.
xvi
(18) Ces trois articles additifs sont, dans ce manuscrit, e crits de la main de
Pinelli, qui a posse de ce manuscrit au
tion : viennent du manuscrit du duc de Ferrare. Ils n'e taient donc pas dans le manu scrit qu'a exploite le copiste a l'origine de l'Ambrosianus 469 (I 112 sup.). Nous
n'avons pas identifie quel est ce manuscrit qui a appartenu au duc de Ferrare, et qui
contient ces trois articles additionnels.
49
140mm,
un
seul
scribe,
Jean
Abramius,
selon
le
colophon
19
` nde bi`blon e
` moio paiq gra
` fen ty
Abra
jeiri / C te`rma eilyfen aiw
noq
` toio / Arihmoio de`ontoq etw
` nge, k.t.l. A la
ef' ebdoma
n de`ka kai ekato
sunetelest
tw
n
kalw
n
hew
` riq iwa
` nnyq o
` mioq. Le Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, figure
Abra
ja
aux f. 279-290.
Description : A. M. Bandini, Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae
Medicae Laurentianae, t. II, p. 31 ; CCAG, t. I, p. 38 -39.
fait
appara|tre
que
trois
differences,
d'importance
tout
fait
mineure :
^
q to
20
` klou
ku
` klou om. ;
ku
men ga
r tou
po
p. 27, l. 13 : Marcianus gr. 323 a
herinou
tropikou
me`jri
tou
isymerinou
moirai` eisi kd' Vaticanus gr. 792 moirai` om.
paiq
` fen
gra
` nde
ty
bi`blon
ey
jeiri`
C te`rma
eilyfen
aiw
noq
ef'
reproduisant ce passage du manuscrit (Dated greek manuscripts of the thirteenth and four teenth centuries in the libraries of Italy, University of Illinois Press, 1972, p. 246).
(20) Rappelons cependant (cf. note 16) que dans la partie autographe de ce
manuscrit, dont l'auteur est Me liteniote, on peut trouver des confusions entre o et w.
claude jarry
50
xv
du Marcianus gr. 323 qui contient ce meme Traite est datee du dernier
tiers du
xiv
siecle.
deduit que le Vaticanus gr. 1059 a ete copie sur le Vaticanus gr. 208, ce
qui n'est pas vraiment une surprise, puisque l'on sait par ailleurs que
Jean Chortasmenos, scribe du Vaticanus gr. 1059, a eu entre ses mains
le Vaticanus gr. 208.
Les manuscrits Laurentianus 28, 16 et Marcianus gr. 336 ont tous les
` sashai, de
deux un saut du meme au meme de deux lignes sur symeiw
tant donne les dates connues de
la page 27, l. 30-31a la page 28, l. 1. E
ces deux manuscrits, c'est bien evidemment le Marcianus gr. 336 qui
depend, directement ou non, du Laurentianus 28, 16. On peut conforter
cette opinion en remarquant qu'alors que l'ensemble des manuscrits
presente, a la page 14, l. 18-19, la lecon : oti katagegramme`noi eisin
en t ara`jn aplanw
n kai lamprw
n aste`rwn tine`q, les deux manuscrits ci-dessus ont la lecon : en
facon generale, une dependance du Marcianus gr. 336 envers le Laurentianus 28, 16 est signalee par les catalogues.
Quelques lecons, peu nombreuses il est vrai, qui ne sont presentes
que dans le Marcianus gr. 324, permettent d'affirmer que ce manuscrit
n'a pas de descendance dans les manuscrits collationne s a ce jour :
^
tai: ge`graptai;
^
to om. ;
^
ra`jn aplanw
p. 14, l. 18-19 : eisin en t a
n kai lamprw
n aste`rwn
51
De meme le manuscrit Ambrosianus 311 (E 104 sup.) presente quelques lecons qui lui sont propres, en plus grand nombre que le manu scrit precedent ; nous n'en retiendrons que quelques unes :
^
Filopo`nou peri astrola`bou, tres diffe rent de celui des autres manuscrits
de la famille (voir ci -dessous, 5
^
ran : yme`ran ;
w
eka`styn
ran
w
kairikyn
po`swn
estin
isymerinw
n
jro`nwn
eury`somen.
po tw
p. 27, l. 15-16 : dylon de oti kai a
n jeimerinw
n tropw
n me`jri
herinw
n to olon ymiku`klion dierjo`menoq o ylioq Ambrosianus 311 (E 104
sup.) : to olon ymiku`klion om.
rw
w
n). Dans les cinq premieres
pages, le copiste n'a integre dans son manuscrit que certaines des
lecons qui caracterisent cette famille. On peut penser que le copiste
disposait de deux sources, dont une seule contenait la recension, et
qu'il a commence par ne considerer cette recension que comme une
source possible de variantes, puis qu'il a finalement de cide de la retenir
comme source unique. Mais a-t-il juge finalement ce choix insatisfaisant, et est-ce la raison pour laquelle il a interrompu son travail ? C'est
une hypothese parmi d'autres.
Au stade actuel de nos travaux, et pour tenter de conclure, si nous
ne prenons en consideration que les resultats de nos collations, rien
n'interdit de penser que le Marcianus gr. 323 est l'ancetre unique de
l'ensemble des manuscrits parvenus jusqu'a nous contenant la recension F du Traite de l'astrolabe. Il ne contient en effet aucune lecon individuelle qui le demarquerait du reste de la famille, et qui obligerait a
postuler l'existence d'un manuscrit anterieur. Nous sommes cependant
conduit a mettre des reserves sur cette hypothese a priori seduisante,
car il ne nous parait pas certain que le Marcianus gr. 323 soit le plus
ancien manuscrit de cette famille qui soit parvenu jusqu'a nous. En
claude jarry
52
xiv
xiv
siecle,
tou
,qwoq'
po
a
ty
q
tou
` smou
ko
gene`sewq
etouq.
On en
21
d'une
table
d'etoiles
pour
1389.
Il
prend
quelques
annees
22
xiv
sie-
. Dans ces
(21) Cf. A.
Tihon
53
des manuscrits n'empechent pas le rattachement des quatre manuscrits au Marcianus gr. 323, et la tres grande proximite des textes nous
incite a envisager un nombre minimum de manuscrits interme diaires.
Ce rattachement nous parait donc le plus naturel.
En ce qui concerne la reponse a la deuxieme question, l'absence,
dans les manuscrits Parisinus Coislin. 338 et Ambrosianus 469 (I 112 sup.)
des sauts du meme au meme existant dans le Vaticanus gr. 208 et Laurentianus 28, 16 permet d'affirmer que ces deux derniers manuscrits n'ont
pas servi de source aux deux premiers. De meme, les lecons singulieres
de l'Ambrosianus 311 (E 104 sup.) ne se retrouvent pas dans le Parisinus
Coislin 338 ni dans l'Ambrosianus 469 (I 112 sup.), et les rares lecons singulieres du Marcianus gr. 324 ne s'y retrouvent pas non plus. Il nous
faut donc rattacher aussi ces deux manuscrits, pour leur partie recen see, soit au Marcianus gr. 323, soit au sous-archetype disparu, si ce dernier existe. A. Tihon propose de meme, en ce qui concerne le petit
commentaire de Theon, un rattachement du Parisinus Coislin 338 au Marcianus gr. 323
23
Nous verrons dans la suite du present article que les manuscrits Marcianus gr. 323, Marcianus gr. 324, Laurentianus 28, 16, et Vaticanus gr. 208
ont en commun, outre le Traite de l'astrolabe de Jean Philopon, plusieurs
autres textes d'astronomie. Il peut etre interessant de voir les stemmas
qui ont pu etre proposes, pour ces memes manuscrits, a l'examen de
ces autres textes. Le Marcianus gr. 323 et le Vaticanus gr. 208 ont en
commun le petit commentaire de Theon
24
xieme est une copie du premier, mais se demarque ainsi de J. L. Heiberg, qui pensait le contraire. Les manuscrits Marcianus gr. 323, Marcianus gr. 324, Laurentianus 28, 16, et Vaticanus gr. 208 ont en commun la
Tetrabible de Ptolemee ; A. E. Boer pense que les deux premiers cites
dependent d'un meme manuscrit (l'Angelicus gr. 29, qui ne contient pas
le Traite de Philopon), et que ce dernier a un ancetre commun avec les
deux autres
25
54
claude jarry
Angelicus gr.
Vaticanus gr.
29
Laurentianus
208
Marcianus gr.
28, 16
Marcianus gr.
323
324
Les manuscrits Marcianus gr. 323, Marcianus gr. 324, et Vaticanus gr.
208 ont en commun les
de Ptolemee ;
26
Vaticanus gr.
208
Marcianus gr.
Marcianus gr.
323
324
(26) J. L.
p. clxix.
Lipsiae,
1907,
55
La raison qui nous incite a le faire neanmoins vient des trois articles
additifs qui figurent dans le Vaticanus gr. 792, integres a l'ensemble du
texte, alors qu'ils sont absents de l'ensemble des autres manuscrits de
la famille
arajni` on
pour
y ara`jny,
par
sie-
cle ; cela entraine qu'il les a trouves ailleurs et, pourquoi pas, dans un
manuscrit disparu qui constituerait le sous-archetype de cette famille,
mais a un autre endroit de ce manuscrit. Dans le Vaticanus gr. 1066,
par exemple, ces trois articles sont bien presents, mais ils ne sont pas
joints au texte du Traite.
: Pw
q dei ymaq euri` skein mesopelagountaq y en ery`moiq to`poiq dia`gonteq en poi` w
kli` mati upa`rjomen; Pwq dei gnwnai upo tou astrola`bou en nukti ...; Peri tou
gnwnai ei orhwq esti egkejaragme`noq o astro`laboq y my. Ce sont
Voici les titres de ces trois articles
27
des articles qui, par les sujets traites, completent bien l'ouvrage de
Jean Philopon.
Nous proposons donc le stemma suivant :
(27) A. Tihon,
R. Leurquin
et
C. Scheuren
ont
e dite
la
version
en langue
e crits
directement
en
grec.
Le
deuxie me
de
ces
deux
chapitres
l'evidence un rapport e troit avec le premier des trois ajouts qui comple tent le Traite
de l'astrolabe de Philopon dans le Vaticanus gr.792. Le rapport concerne non seule ment le sujet traite (determiner le climat dans lequel on se trouve), mais aussi la
tournure des phrases et le choix du vocabulaire. Ce texte figure dans l'Oxoniensis
Cromwellianus 12 (xvi
(avec les deux chapitres supple mentaires) a e te realisee autour de1309, en raison
d'un exemple figurant dans le premier de ces deux chapitres.
claude jarry
56
Ambros. 311
Marcianus gr.
E 104 sup.
Vaticanus gr.
323
792
Mss famille
Parisinus gr.
partim
2497
partim
Laurentianus
28, 16
Vaticanus gr.
208
Marcianus gr.
Paris. Coislin.
324
338
partim
partim
Ambrosianus 469
I 112 sup.
Marcianus gr.
336
Vaticanus gr.
1059
Nous avons trop peu d'elements, si nous nous basons sur notre seul
travail de collation, pour proposer un mode de rattachement pre cis du
Marcianus gr. 326 a cette famille ; rappelons que nous n'avons environ
qu'un tiers du texte, et que la moitie seulement de ce texte partiel permet de rattacher ce manuscrit a la famille. Toutefois, nous exposons
plus loin les raisons, basees en particulier sur l'examen d'un texte de
Nicephore Gregoras figurant aussi dans ce manuscrit, qui nous font
penser a un rattachement direct de ce manuscrit au sous -archetype.
57
I.
II.
III.
28
pragmatei`a ne`wn kanoni`wn, texte d'Isaac Argyros trai tant de la mise a jour d'une table de Ptole me e, commen cant par Epeidy`per oi en tw
projei`rw
... ;
IV.
sunta`xei ... ;
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
29
le Karpos du Pseudo-Ptoleme e
31
peri tw
n kaloume`nwn ke`ntrwn, texte d'astrologie ano nyme numerote 82 par A. Tihon dans son recensement
de textes a caractere astronomique ;
X.
XI.
XII.
32
upohe`seiq tw
n planwme`nwn, de Ptolemee ;
l'Hypotypose de Proclus
33
pragmatei`a tw
n emproshen kanoni`wn, un texte de Ptolemee, en fait un passage de l'Almageste, livre VI ;
XIII.
XIV.
34
(28) A. Delatte, Anecdota Atheniensia et alia, t. II : textes grecs relatifs a l'histoire des
sciences, Liege-Paris, 1939 (Bibliothe que de la faculte de philosophie et lettres de
l'Universite de Liege, LXXXVIII), p. 195-208.
(29) Ibid., p. 236-253.
(30) Apotelesmatica, ed. F. Boll, A. E. Boer, Leipzig, 1940.
(31) Karpoq, ed. A. E. Boer, in Claudii Ptolemaei. Opera quae exstant omnia, t. III,
2, Leipzig, 1952.
(32) J. L. Heiberg, Opera astronomica minora, Leipzig, 1907, p. 70 -107.
(33) C. Manitius, Proclus, Hypotyposis astronomicarum positionum, Lipsiae, 1909.
(34) A. Delatte, Anecdota Atheniensia et alia, t. II : textes grecs relatifs a l'histoire des
sciences, Liege-Paris, 1939 (Bibliothe que de la faculte de philosophie et lettres de
l'Universite de Liege, LXXXVIII), p. 254-262.
claude jarry
58
Titres
Mss.
6 6 6
6 6
6
6 6 6
6
6 6 6
6
6
6 6
Vatic. gr.
792
Ambr. 311
E 104 sup.
Marc. gr.
326
Marc. gr.
323
Marc. gr.
324
Vatic. gr.
208
Laurent.
28, 16
Vatic. gr.
II
III
1059
Marc. gr.
336
Paris. coisl.
338
Ambr. 469
6
6
IV
VI
VII
VIII
IX
6
6 6 6
6 6 6
6 6 6
6 6
6 6
6
6
6
6
6
6
6
6
XI
XII
XIII
XIV
6 6 6
6 6 6 6 6
6
6 6
6
6 6
6 6 6
I 112 sup.
Nous n'avons pas pu rendre compte, dans ce tableau, des positionne ments respectifs de ces textes dans les divers manuscrits. Il est cepen dant tout a fait remarquable qu'une sequence de quatre textes (VII,
IX, VIII, X) se retrouve dans deux manuscrits, le Marcianus gr. 323 et
le Vaticanus gr. 208, cependant que la meme sequence se retrouve dans
deux autres manuscrits avec une omission dans chacun d'eux : le Laurentianus 28, 16 (om. texte X) et le Marcianus gr. 324 (om. texte IX).
Trois de ces quatre textes (VII, IX, VIII) ont une connotation astro logique.
De facon plus generale, l'examen du tableau met en evidence le
parallelisme entre les contenus des manuscrits Marcianus gr. 323 et
Vaticanus gr. 208, qui ont en commun 9 des 14 textes ci-dessus. Le Marcianus gr. 323 est en fait une veritable somme de textes astronomiques
et astrologiques
35
p.
cxvi
Aujac
36
, note 2 et
59
peri
du Traite de l'astro-
claude jarry
60
mius
port avec trois manuscrits qui nous concernent, le Vaticanus gr. 208, le
Marcianus gr. 324, et le Laurentianus 28, 16. Assez curieusement, il ne
semble pas que D. Pingree ait connu le Marcianus gr. 323, dont il ne
parle pas dans son article. Jean Abramios a copie le Laurentianus 28, 16,
et trente folios du Marcianus gr. 324 ; l' ecole dont D. Pingree met
en evidence l'existence a donc certainement quelque chose a voir avec
ce groupe ou ce milieu d'erudits dont, pour notre part, nous avancons
aussi l'existence. L'astrologie est sous-jacente dans les deux cas, et
D. Pingree pense que Jean Abramios n'est autre que l'astrologue offi ciel d'Andronicus IV. Pour autant, nous ne pensons pas que ces deux
groupes puissent se confondre ; le groupe dans lequel s'est re pandu
l'usage de la recension du Traite de l'astrolabe de Philopon nous parait
avoir une assise plus large que celle du groupe que D. Pingree consti tue autour de Jean Abramios.
G. Aujac, dans son edition critique de l'uvre de Geminos, en disant
que le Marcianus gr. 323 a pu appartenir a Plethon, ajoute que ce
manuscrit, qu'elle suppose ecrit a Constantinople, a pu figurer dans la
bibliotheque de ce philosophe a Mistra. Or Bessarion, qui a ete un disciple de Plethon, a sejourne dans cette ville de 1431 a 1436, et a transfere a Venise cinq manuscrits contenant le Traite de l'astrolabe de Philopon, dont quatre de la famille
(37) D.
Pingree
in
Hunger
Dumbarton Oaks
, Die hochsprachliche
profane Literatur der Byzantiner, t. II, Munich, 1978, p. 254, qui donne des informa tions tres convergentes sur Abramios. Il y a aussi un article, plus complet, sur Jean
Abramios, dans l'Oxford Dictionary of Byzantium, Oxford, 1991. Cet article met en
evidence que Jean Abramios est, par ses ide es sur la prise en compte des calculs ara bes, proche de Chrysococces (et donc de Me liteniote) et oppose a Isaac Argyros. Il
met aussi en e vidence que les e ditions re alisees par Abramios et ses disciples se
caracterisent par des changes in both the grammar and the order of the presenta tion of the technical matters of the original texts, and by insertion of extraneous
material into them .
61
nus gr. 2491 est Iwa`nnou grammatikou Alexandre`wq peri tyq tou astro-
nom de Jean Philopon que l'auteur du Traite est connu ? Ce n'est pas
sur ; Theodore Meliteniote, amene a citer, a la meme epoque, notre
auteur, dans sa Tribible, parle de Jean d'Alexandrie.
^
claude jarry
62
n. Cette
vante : dylon oti pro`teron, ote diwpteu`hy, meta mesymbri`an y
lec on est integralement reprise par l'auteur de la recension. Notons toute fois, pour etre complet, que le manuscrit Marcianus gr. 336, qui fait partie
des manuscrits contenant la recension, pre sente, par rapport au texte cidessus, la lec on pro`teron, ote diwpteu`hy, om. C'est une alteration du texte
apres recension.
^
symei`wn, le`gw dy tyn arjyn tou kriou y tyn arjyn tou zugou, dei tw
moi`ra
. Les manuscrits de la famille du Parisinus gr. 2491, et eux seuls, ont
en outre la lec on (ligne 2 de l'extrait) : alt. tyn arjyn om. La recension a,
63
par rapport au texte du Vaticanus gr. 191 la lecon ti om. La partie initiale
du membre de phrase est donc l'objet de plusieurs variantes. Les lec ons du
Vaticanus gr. 191, du Parisinus gr. 2497, et du Vaticanus gr. 1066 nous paraissent syntaxiquement acceptables ; il n'y a pour un copiste aucune raison de
les changer. En revanche, la lec on du Parisinus gr. 2491 ne l'est pas. Une
explication de la lec on adoptee par l'auteur de la recension pourrait e tre
qu'en voulant redonner une correction syntaxique et un sens a la version
du Parisinus gr. 2491, qui en est depourvu, il a retabli en, solution qui vient
assez naturellement a l'esprit, alors que l'adjonction de ti ne s'impose pas.
La presence du deuxie me tyn arjyn, dans la version recense e, alors que ce
mot est absent dans le Parisinus gr. 2491 est un premier e lement donnant a
penser que l'auteur de la recension est parti d'un manuscrit en amont du
Parisinus gr. 2491 (en amont, mais manifestement tre s proche) et qui com portait, comme les manuscrits de toutes les autres familles, ce deuxie me
y
Parisinus gr. 2491, ont le texte suivant : Ai toi`nun en tw
epipe`dw
, en w
di`optra keitai, du`o euheiai kata to me`son ally`laq te`mnousai, y men
anwhen, k.t.l. Les manuscrits de la famille du Parisinus gr. 2491, et eux
seuls, ont la lecon (ligne 2 de l'extrait) : post te`mnousai, add. tw
mesym-
de
ce
manuscrit
qu'est
parti
l'auteur
de
la
recension.
Il
convient en outre de remarquer que l'une des caracteristiques principales du Parisinus gr. 2491, caracteristique qu'il partage avec toutes les
copies ulterieures qui en seront faites, est de disposer d'un sur -titre
avant le chapitre 5 : Peri ty
q jry`sewq tou astrola`bou, ainsi que de
deux
inter-titres
dans
le
corps
du
texte :
p. 9,
l. 25,
upo`d. (pro
claude jarry
64
l'encre noire, par une main differente, dans un manuscrit (le Parisinus
gr. 2491) ou les titres sont en rouge, est certainement poste rieur a
l'ecriture du texte. Les inter-titres au contraire, ecrits en rouge, font
probablement partie du texte initial. Il nous faut donc supposer que
soit l'auteur de la recension n'a pas juge utile de les reprendre, bien
qu'ils ne soient pas inutiles pour se reperer dans l'ouvrage, soit il travaille a partir d'un manuscrit en amont du Parisinus gr. 2491, dans
lequel ces variantes n'ont pas encore ete introduites.
On peut aussi voir une confirmation du fait que l'auteur de la recen sion est parti d'un manuscrit tres proche du Parisinus gr. 2491, dans la
constatation que le manuscrit parisien et quatre manuscrits contenant
la recension du Traite de Philopon ont en commun une table de trente
etoiles, pour l'annee 1328-1329. Ces quatre manuscrits sont le Vaticanus gr. 792 (f. 16r) le Vaticanus gr. 208, (f. 130v) le Marcianus gr. 323,
(f. 382r) et l'Ambrosianus 311 (E 104 sup.) (f. 56rv). Le manuscrit Laurentianus 28, 16 possede la meme table des trente etoiles (f. 275), apres
mise a jour pour l'annee 1389.
Ces manuscrits sont probablement, au sein de la famille que consti tuent les manuscrits contenant le texte du Traite apres recension, ceux
qui sont les plus proches de la version originale. Dans le Parisinus gr.
2491,
cette
table
de
trente
etoiles
est
aux
folios
38
15rv.
Elle
est
xiv
39
C'est en parfaite coherence avec les dates estimees des manuscrits dans
lesquels figure la recension.
Nous pensons donc pouvoir avancer l'hypothese du stemma partiel
suivant :
Famille du
Parisinus gr.
2497
Parisinus gr.
Ms source
de
F
F
2491
(38) Cf. A.
(39)
Tihon
Ibid., p. 70.
65
toq yn en tw
ou
jro`nw
tou basilei`ou Fwka tou tura`nnou, phrase
ecrite par une main qui parait etre la meme que celle du texte du
manuscrit. Cette phrase se retrouve aussi, a la meme position, dans le
manuscrit Vaticanus gr. 792, au folio 9 ; rappelons que dans ce manuscrit la partie contenant le Traite de Philopon est du debut du xv
sie-
avant Phokas, la periode de leurs regnes est d'environ trente a quarante ans ulterieure a ce que l'on peut penser etre celle des existences
d'Ammonios et de Jean Philopon. A la difference de la premiere, ces
deux dernieres scholies sont absentes du Vaticanus gr. 792. Nous n'avons
pas, a ce jour, d'explication a proposer sur la presence simultanee de
ces deux scholies.
III
L'auteur de la recension
1. Isaac Argyros ?
avec
les
autres
modifications
introduites
dans
le
texte,
un
claude jarry
66
40
41
. Au moins
toute`sti
tw
wo'
etei
po
a
kti`sewq
my
koq epi tou
zw
moi`raq ie' tou
le`ontoq
diakou
` smou, ...
ko
42
kata
. Ce faisant, il ne
43
, on peut trouver
k
Isaa
tou
Argurou
),
intitule
` dosiq
Para
tw
n
persikw
n
44
tion portant sur des textes recents, ecrits moins d'un siecle avant, sont
donc possibles a cette epoque.
Mondrain
Tihon
Delatte
Tihon
Mercier
Tannery
(41) Cf. A.
(42) A.
(43) A.
(44) Cf. P.
et R.
Memoires scientifiques, t. IV (Sciences exactes chez les Byzantins), Paris, 1966, p. 243
67
Il faut toutefois remarquer a contrario que pour parler des pie ces
qui materialisent les etoiles dans l'araignee, Isaac Argyros
pygmati` oiq;
45
parle de
pygma`tia,
(stymati` a
sustymati` a
2. Theodore Me liteniote ?
Le manuscrit Vaticanus gr. 792, reconstitution des folios disparus
Nous savons que dans le manuscrit Vaticanus gr. 792, le texte de la
Tribible astronomique, qui y figure in extenso, f. 24v-349, est de la main
meme de Theodore Meliteniote
46
contient par ailleurs d'autres folios, qui ne sont pas de la main de cet
auteur. Ce sont les folios 1-24, et 354-360. Ils ont ete dates du debut du
xve siecle, alors que la partie autographe de la Tribible est datee de
1360-1368. Les folios 1-24 contiennent, entre autres la recension du
Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, la table des trente etoiles, le deuxieme texte d'Isaac Argyros sur les tables nouvelles qui comporte dans
son titre la date de 1368, ainsi que la premiere version du traite de
construction de l'astrolabe, de Nicephore Gregoras.
Le folio 24v contient la premiere page de la Tribible, refaite donc au
xve siecle, ce qui constitue une indication que nous avons affaire a la
restauration d'un manuscrit deteriore, et non a des ajouts ulterieurs. Il
est generalement admis, nous l'avons dit, que le manuscrit original
etait integralement de la main de Theodore Meliteniote
47
. Tout le
claude jarry
68
xv
existe. Le copiste a pu alors l'utiliser sans meme remarquer qu'elle differait sensiblement du texte original.
Puisque la chronologie ne permet pas de trancher entre les deux,
nous sommes conduits a chercher a mesurer le degre de credibilite de
la premiere. Si cette premiere hypothese est la bonne, on en deduit que
Theodore Meliteniote a transcrit dans le manuscrit original la recension
du Traite. Mais la encore, il l'a fait soit parce que c'etait celle
xiv
ecrite vers 1360, date au plus tot avancee pour la Tribible, pourrait
etre le sous-archetype cherche.
Il nous faut donc nous poser la question de savoir si l'analyse des
passages de la Tribible empruntes a Jean Philopon permet de cerner de
facon un tant soit peu precise l'identite du manuscrit qu'utilisait Meliteniote. Si la source de Meliteniote est un manuscrit contenant la
recension, c'est la preuve que c'est d'un tel document qu'il disposait, et
rien ne permet d'avancer qu'il a realise lui-meme, par ailleurs, la
recension.
Si cette source est aussi, comme pour la recension, un manuscrit tre s
proche du Parisinus gr. 2491, alors il devient envisageable que Meliteniote soit l'auteur de la recension.
48
69
rkei
dans la famille F, et dans cette seule famille, on a les lec ons : post a
add. kai, et oper an tu`j om. Il ne nous para| t pas vraisemblable que
Meliteniote, s'il disposait d'un manuscrit de la famille F, c'est-a-dire presentant l'omission, ait cru bon de rajouter, de sa propre initiative, me me
apres avoir change to eteron en to en, l'expression oper an tu`j, retrouvant ainsi, par un heureux hasard , la lec on des autres manuscrits.
^ p. 4, l. 7-12 de l'edition Hase, publiee par A. P. Segonds du Traite, on
lit : [to ... symeion ...] analogei tw
kata
ete`rw
tumpa`nw
, en w
proq autw
tw
arty`mati. Ce texte a e te repris integralement par Meliteniote, 11, p. 178, l. 355 -360, avec cependant un ajout (l. 3 de l'extrait) :
post tumpa`nw
n tou jalkeou ku`klou
efarmoshe`nti ha`tera tw
add. tw
epifaneiw
n. Meliteniote a parle par ailleurs, dans un passage du texte qui
lui est propre, et en de crivant l'instrument, de ce jalkouq ku`kloq ; il est
donc naturel qu'il fasse cet ajout, qui renvoie a sa propre facon de decrire
l'astrolabe. La recension pre sente un texte presque identique au texte de
refe rence, avec cependant la lec on (l. 4 de l'extrait) : post
autw
add.
dylady. C'est une lecon qui n'est pas mal venue, tant il est e vident que le
zenith du lieu d'observation se confond avec l'anneau de suspension de l'ins trument. Il n'y a a notre avis nul avantage a la supprimer. Cela nous con duit a penser qu'elle n'e tait pas dans le texte que Me liteniote exploitait.
^ p. 27, l. 29 du Traite figure une phrase que nous avons de ja examinee au
chapitre traitant des relations entre le Parisinus gr. 2491 et la version recen see, et dont nous ne reprenons ici que les premiers mots. La lec on du Parisinus gr. 2491 est Tw
n isymerinw
n symei`wn ..., alors que la lec on de la famille F est En tw
n isymerinw
n symei`wn ... Meliteniote, qui a repris ce
passage dans la Tribible, ecrit : Tw
n isymerinw
n symei`wn to eteron ...
C'est
claude jarry
70
49
phore Gregoras figure dans le Vaticanus gr. 792, avec le Traite de l'astrolabe de Jean Philopon, c'est-a-dire dans la partie qui a ete reconstituee
au debut du
xv
(49) A.
Delatte
71
51
50
52
: une
53
54
` nousa, dit
sphere sur le plan (y gar sfaira sugkahi`zousa kai efiza
(50) Nicephori Gregorae epistulae, ed. P. A. M. Leone, 1982, t. II, epist. 114,
p. 298. A. P. Segonds en donne une traduction que nous reproduisons : ...la par tie... concernant sa construction [de l'astrolabe], bien qu'elle soit souverainement
digne d'etre l'objet de recherche de la part des astronomes... a disparu, soit qu'elle
ait ete effectivement traite e en grec et qu'elle ait disparu au bout d'un long temps,
soit tout simplement qu'elle n'ait jamais existe . (op. cit., p. 70-71).
(51) Ibid., p. 72.
(52) A. Delatte, Anecdota Atheniensia et alia, t. II, p. 209 et suivantes.
(53) Notons cepenant que selon P. Tannery il pourrait s'agir d'un fre re de Gregoras (Memoires scientifiques, t. IV, p. 244 -245).
(54) A. P. Segonds, dans son e dition du Traite de Philopon, attribue une scholie
a Makarios, et trois a Mathieu Camariote s (op. cit., p. 74) ; il s'agit a notre avis
d'une erreur d'interpre tation de l'e dition qu'a faite A. Delatte de ces scholies, dans
Anecdota Atheniensia et alia, t. II, p. 208 -211.
claude jarry
72
de
Meliteniote
lui-meme,
qui
55
aurait
pris
l'initiative
de
56
to`q
d'Alexandrie est aussi connu sous le surnom de Jean Philopon ( ou
estin Iwa`nnyq, o epiklyheiq Filo`ponoq, mention en marge du titre).
Il l'a peut-etre fait aussi en signalant qu'il est par ailleurs l'auteur d'un
travail sur l'astrolabe, si nous admettons, mais c'est tre s hypothetique,
mw
que l'on peut donner ce sens a l'ajout : kai uf'y
n de`on kata to
pa`ron
parexygyhynai.
Meme
si
ces
deux
cas
d'interventions
de
73
quelques lecons venues de la recension, mais pas toutes ; au-dela, et jusqu'a l'interruption du texte, la recension devient l'unique source. Ce
manuscrit contient aussi le Traite de Gregoras, dans une version extremement voisine de celle que nous trouvons dans le Vaticanus gr. 792 :
meme
scholie inseree
au meme
du
Emploi du verbe
Traite
de
loxo` w
l'astrolabe,
le
verbe
paralla`ttei
par
le
verbe
claude jarry
74
dans la litterature avant le
iii
Ptolemee. Il est pre sent cinq fois chez The on d'Alexandrie, sous la forme
iv
iii
xii
siecle pour le retrouver chez Jean Camate ros (loxoume`nou, mais aussi
xiv
uvres de Gre goras, qui fait en revanche un usage abondant du verbe sy nonyme paralla`ttw. Isaac Argyros ne fait, dans son traite sur l'astrolabe,
aucun emploi du verbe loxo`w, ni non plus du verbe paralla`ttw. Le verbe
xiv
basili`skoq.
plus
souvent
que
basili`skoq.
Dans
l'uvre
de
The on
tou le`ontoq. Isaac Argyros, nous l'avons vu, reprenant en cela un texte de
Nicephore Gregoras, utilise aussi cette periphrase pour de signer Re gulus,
et precise, comme l'auteur qu'il copie
57
Meliteniote, au livre II, p. 204, 15, l. 40 de la Tribible, entreprend d'expli quer sur un exemple comment, a partir de la su`ntaxiq de Ptole mee, on
peut trouver la longitude d'une e toile au
xiv
siecle. Il s'agit du me me
probleme : comment prendre en compte l'effet de la pre cession des equinoxes ? Melite niote a recours pour son exemple a la meme etoile, qu'il
appelle y kardi`a tou le`ontoq, en precisant toutefois qu'elle est aussi con nue sous le nom de o basili`skoq.
Me liteniote et l'auteur de la recension ont donc en commun une tend ance a recourir naturellement a l'etoile Regulus pour illustrer un expose
traitant du me me probleme, alors que celle-ci n'offre aucun avantage par ticulier par rapport a d'autres etoiles.
^
(57) A.
Delatte
75
` teron
pro
para
q
ta
au
q
tou
ta
raq mo
` ria eiq lepta
ty
q w
ty
q
mia
q
nalelume`naq
a
raq
w
eiq
isymeriny
q
q
isymerina
a'
kai
` nouq
jro
raq
w
q
ta
n
to
ie'
genome`non
meri`zonteq,
enteu
hen
ekbeby-
recension, avec cependant plus de pre cision, mais il faut surtout remarquer
qu'elle est introduite exactement au me me endroit du developpement.
Face au texte de Jean Philopon, Me liteniote et l'auteur de la recension re agissent de fac on identique.
^
comment
utiliser
un
astrolabe
ancien,
c'est -a-dire
disposant
` nouq a
ty
po
29) : all'auty men y
diafora
y
meta
tousou
q tw
n
` sewq episunajheisa.
planw
a
n kiny
claude jarry
76
L'hypothese Meliteniote
autour
des
annees
1360/1368
un
manuscrit
entierement
(kai uf'ymwn
77
. Le copiste du
Marcianus gr. 323 ne retiendra pas le traite sur la construction de l'astrolabe de Gregoras car il lui preferera la version abregee qu'en a faite
Isaac Argyros, ce qui explique que l'on ne retrouvera pas le texte de
Gregoras dans les manuscrits qui nous paraissent directement issus de
ce Marcianus gr. 323, c'est-a-dire la tres grande majorite des manuscrits
de la famille
Au debut du xv
IV ^ Conclusion
A l'issue de cet expose, et pour resumer nos travaux, nous avons mis
en evidence l'existence d'une recension du Traite de l'astrolabe de Jean
Philopon, que nous avons nommee
scrits dans lesquels cette recension est presente. En outre, trois manuscrits dependent de cette recension pour une partie de leur contenu,
cependant qu'un dernier manuscrit a subi une contamination en pro venance de cette recension. Selon les manuscrits que nous avons exa mines, cette recension existe des 1360/1370, et elle se developpe dans
la deuxieme moitie du xive siecle et les premieres decennies du xve. Le
Marcianus gr. 323 joue un role central dans cette famille de manuscrits,
sans que l'on puisse affirmer qu'il en est le sous-archetype. Cette
famille est d'une homogeneite tout a fait remarquable, en ce sens que
les differences intertextuelles sont minimes. Par ailleurs, nombre de
manuscrits de cette famille, ou figure la recension
du Traite de Phi-
lopon, ont en commun d'autres textes, d'astronomie mais aussi d'as trologie, et l'examen de ces manuscrits donne a penser que cette recension etait connue dans l'entourage de Jean Abramios, mais sans doute
aussi au-dela. Le fait que quatre des manuscrits contenant la recension
aient ete propriete du Cardinal Bessarion, et seulement ceux-la, permet aussi d'ouvrir l'eventualite d'une recension repandue dans l'entourage du cardinal.
78
claude jarry
Jarry
A LA RENAISSANCE*
siecle, un
Mais,
avec
l'afflux
des
manuscrits
grecs
en
Italie,
la
inconnus
du
monde
latin,
qui
viennent
grossir
le
premier
princeps
des
Opera omnia
antoine pietrobelli
80
xv
140 mm), qui comprend 417 folios . Son contenu est tres hete2
Irigoin
Garzya
(1) J.
A.
(ed.), Storia e ecdotica dei testi medici greci, Atti del II Convegno interna -
Irigoin
Lambros -
zionale Parigi 24 -26 maggio 1994, Naples, 1996, p. 207 -216 (repris dans J.
La tradition des textes grecs. Pour une critique historique, Paris, 2003, p. 669 -681).
(2) Sur ce manuscrit du Mont Athos, voir le catalogue de Sp. P.
, Cata
logue of the Greek manuscripts on Mount Athos, t. II, Cambridge, 1900, p. 52, n
4309.
Ce catalogue ne de compte que 414 folios, mais l'examen de ce codex permet en fait
d'en denombrer 417.
(3) Voici son contenu : I ; f. 1r -11v : Cercles du soleil et de la lune ; f. 12r-41v : Exegese de Manuel de Crete aux Travaux et les jours d'Hesiode ; f. 42r-174v : Galien,
Commentaire au Regime des maladies aigue s d'Hippocrate ; f. 174v-249v : Galien, Sur les crises ; f. 249v-308r : Galien, Sur les jours critiques ; f. 308v-319v : Jean e veque de Prisdriana, Extraits des anciens me decins sur les selles ; f. 320r -369r : traite de medecine
anonyme ;
f. 369r-370v :
debuts
de
lettres ;
f. 371r -393r :
Galien,
Sur la saignee ;
f. 393v : blanc ; f. 394r : recette a base de mineraux ; f. 394v : blanc ; f. 395r -398r :
Paul le Silentiaire, Poeme en hemiiambes sur les thermes pythiques et les miracles des eaux ;
pigrammes de l'Anthologie ; f. 402v-405r : Extraits des Pensees de
f. 398r -402v : E
pigrammes de l'Anthologie ; I.
Marc -Aurele ; f. 405r -414v : E
81
siecle.
(4) On
n
peut
notamment
identifier
trois
filigranes :
une
Lettre S
proche
du
9017 dans le catalogue de Ch. M. Briquet, Les Filigranes, dictionnaire historique des
marques du papier de s leur apparition vers 1282 jusqu'en 1600, Geneve, 1907, texte p. 481
(atteste e a Bologne en 1333-1334, a Venise en 1334 et a Lucques en 1334-1337) et
proche du S 5621 (1334) et peut -etre aussi de S 5622 (1333-1334) dans A. Mos in et
e
S. M. Traljic , Filigranes des xiii et xiv siecles, Zagreb, 1957 ; un ecu qui correspond
o
du meme catalogue dont le papier a ete utilise dans des manuscrits date s de 1336 et
1337. Ces indications delimitent une datation entre 1333 et 1337. Par prudence, il
est pre ferable de dater la copie de C de la de cennie 1330 -1340.
(5) Ce manuscrit portait la cote 282 dans le catalogue de Savva (Ukazatel' dla
obozrelia Moskovskoj Patriarsej [nyne Sinodal'noj] Biblioteki, Moscou, 1855 -1858), le
n
-xiii e siecle : Monacensis gr. 469 (M) ; fin xiii e-debut xiv e Mediolanensis Trivultianus
S. II. 5 (S) ; xv
siecle : Marcianus gr. 281 (V), Marcianus gr. App. V, 5 (U), Parisinus
gr. 2276 (I), Vaticanus Reginensis gr. 173 (R), Thessalonicensis Vlatadon 14 (Vlat) ; xvi
82
antoine pietrobelli
sein du
stemma
Reginensis .
Il
etayait
ce
classement
10
par
une
serie
d'exemples
nus gr.
Laurentianus 75, 5
Parisi-
est le modele de P, le
11
Il reste donc L et V comme modeles possibles de D. En effet, le manuscrit L et son apographe V ont des fautes en commun avec D.
1.
I 1 H, p. 117, l. 7 :
I 7 H, p. 121, l. 7 :
Parisinus gr. 2165 (P). Tous ces manuscrits sont mentionnes dans le catalogue
Die Handschriften der antiken rzte, I. Teil : Hippokrates und Galenos,
Abhandlungen der ko niglisch Preussischen Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-historische Klasse, Berlin, 1905, n 3, p. 102 et Erster Nachtrag zur Handschriften der anti ken rzte, Abhdl. ko nigl. Preuss. Akad. Wissenschaften, Philos.-hist. Kl., Berlin, 1907,
n 2, p. 35, a l'exception du Thessalonicensis Vlatadon 14 dont j'ai de couvert l'exis siecle :
de H. Diels,
De l'arabe au grec : un nouveau temoin du texte de Galien (le manuscrit Vlatadon 14), in
Comptes rendus de l'Academie des inscriptions et belles-lettres, 2005, fasc. II (avril-juin),
p. 497-534.
scrit D ne peut e tre pris en compte puisqu'il ne donne que le de but du livre III.
(11) Voir E. Gamillscheg, Nicolas Pachys, ein Kopist aus dem Umkreis des Bartolo meo Zanetti, in Jahrbuch der Osterreichischen Byzantinistik, t. 41, 1991, p. 283-292.
83
I 12 G, p. 125, l. 17 :
I 12 G, p. 125, l. 33 :
I 12 G, p. 126, l.
LVD T.
I 12 G, p. 127, l. 8-9 :
LVD.
I 14 H, p. 127, l. 21 :
I 17 G, p. 134, l.
ge`gone
CRU TASM
diafwni` a
LVD.
I 17 G, p. 134, l. 30 :
TASM
fe`retai
LVD.
I 41 G, p. 155, l. 3 : post
12
vaille a Rome pour le cardinal Bessarion, tout comme Kallistos qui est
le copiste de D. Le manuscrit V fait partie des sept grands volumes de
Galien que Bessarion commanda a ses copistes romains pour constituer,
cote
de
plus
anciens
manuscrits
qu'il
possedait
deja,
les
graphe.
2. Fautes de V absentes de LD
I 8 G, p. 123, l. 17 :
upa`rjon
DBVlatCRU TASM
upa`rji
upa`rjein
V.
I 10 H, p. 123, l. 23 :
U.
I 11 H, p. 124, l. 2 :
I 11 H, p.
I 11 G, p.
I 12 G, p.
I 12 G, p.
I 13 H, p.
I 15 G, p.
I 41 G, p.
et, pour la majeure partie du CRMA, copie par son collegue italien
13
84
antoine pietrobelli
Les recherches les plus recentes sur ce scriptorium situent son activite a
Constantinople des le second tiers du xii
siecle
14
Ioannikios sont tres importants pour la tradition galenique, non seulement parce qu'ils sont souvent les plus anciens te moins de chaque
traite, mais encore parce qu'au sein de chaque tradition, ils font sou vent figure de codices optimi
15
la
derniere
decennie
du
xv
siecle
pour
le
compte
d'Alde
rio et M. Maniaci (ed.), Scritture, libri e testi nelle aree provinciali di Bisanzio, t. II, Spolete, 1991, p. 447 -455.
(14) La localisation et la datation de l'activite de Ioannikios ont suscite de nom breux de bats chez les e rudits : Bandini, dans son catalogue est le premier a avoir
repere un lot de manuscrits attribuables a Ioannikios, qu'il date du xiv
siecle, voir
au xiii
siecle, puis
Guglielmo Cavallo a propose une date autour de 1200, voir P. Canart, Le livre grec
en Italie meridionale au xiii
sociaux, in Scrittura e civilta, t. 2, 1978, p. 151 -152 ; J. Irigoin, Les conditions materielles
e
de la production du livre a Byzance de 1071 a 1261, in Rapport presente au XV Congres International des etudes byzantines, Athenes, 1976, p. 9, n. 18 ; id., La tradition manuscrite des trae
giques grecs dans l'Italie meridionale au xiii siecle et dans les premie res annees du xiv siecle, in
Bisanzio e l'Italia, Raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi, Milan, 1982, p. 133135 et G. Cavallo, La trasmissione scritta della cultura greca antica in Calabria e in Sicilia
tra i secoli x - x v. Consistenza, tipologia, fruizione, in Scrittura e civilta , t. 4, 1980, p. 214216. Tous trois situent l'atelier de Ioannikios en Italie du Sud : Calabre, Terre
d'Otrante ou Sicile. Cependant, Wilson a non seulement remonte la date a la
seconde moitie du xii
scriptorium a Constantinople, voir N. G. Wilson, op. cit., 1983 et op. cit., 1991
(comme note precedente). Plus recemment, les recherches de Gudrun Vuillemin Diem et Marwan Rashed ont repris le dossier en confirmant l'origine constantino politaine, mais en avanc ant le debut de la production de Ioannikios aux alentours
des annees 1135-1140 , voir G. Vuillemin - Diem et M. Rashed, Burgundio de Pise et
ses manuscrits grecs d'Aristote : Laur. 87.7 et Laur. 81.18, in Recherches de the ologie et de philosophie medievales, t. 64, 1997, p. 136-198.
(15) Sur ce point, voir la synthe se effectuee par V. Boudon - Millot dans Galien,
Introduction generale, Sur l'ordre de ses propres livres, Sur ses propres livres, Que l'excellent
medecin est aussi philosophe, Paris, 2007, p. clxxiv - clxxxi. Sur l'excellence des manu scrits de Ioannikios, voir aussi N. G. Wilson, Scholars of Byzantium, Londres, 1983,
p. 206-207.
85
16
rieure. Le manuscrit U, le Marcianus gr. App. V, 5, qui ne fut pas collationne par Helmreich, mais qui donne souvent les memes lecons que C
et R est, lui aussi, posterieur a D, puisqu'il fut copie par Cesar Strategos
pour Marc Musuros
17
17 G, p. 135, l. 2 :
ugieinwn
ugieinw
Vlat
ugieinon
LV
ugieinyq
CDR
BVlatU TAS.
I 17 G, p. 137, l. 13 : post
(16) Cette identification a e te effectuee par Philippe Hoffmann qui donne une
description precise et complete du manuscrit dans Un mysterieux collaborateur d'Alde
13).
(17) Sur cette identification, voir E. Wenkebach, Beitrage zur Textgeschichte der
Epidemienkommentare Galens I. Teil, in Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wis senschaften, Phil.-hist. Kl., 1927, n
antoine pietrobelli
86
2267. Ils ont tous les deux ^ apres rognage ^ un meme petit format de
207
19
un copiste en commun dont l'ecriture ronde et reguliere est assez facilement reconnaissable, puisqu'elle a pour particularite de detacher les
lettres
meme
20
atelier
et
faisaient
partie
d'une
xiv
meme
e
collection
medicale
xiv
siecle
21
manuscrit de Galien, le Parisinus gr. 2270. Elle a montre que, dans ces
deux manuscrits de Paris, intervenait un meme copiste X, par ailleurs
S 5621 (T. 632 planche) et peut -etre aussi de S 5622 (1333 -1334) dans le catalogue
de Mosin et Traljic se trouve, par exemple aux folios 59, 64, 75, 78, 81, 82, 87, 88,
99, 100, 101, 102, 105, 106, 111, 112, 114, 115, 118, 119, 122, 127 du manuscrit C
et aux folios 14, 19, 20, 21, 22, 25, 31, 71, 72, 75, 76, 80, 86, 96, 125, 134, 140, 153,
168, 272, 281 et 282 du Parisinus gr. 2267. On retrouve aussi le me me dessin d'armoi o
ries, proche de l'Ecu ecartele en sautoir n 525 (T. 57) de Mos in et Traljic et correspono
Harlfinger
Handschriften, t. II, Berlin, 1974, aux folios 124, 122, 125, 127, 131, 132, 132bis,
133, 136, 139, 140, 143, 145, 147, 148, 150, 153, 155, 156, 160, 162, 165, 167, 169,
172 du manuscrit athonite et aux folios 220, 221, 227, 228, 252, 254 du manuscrit
de Paris. Enfin, la Couronne n
6 dans D. et J.
Harlfinger,
folios 45, 47, 49, 53, 54, 56, 58, 67, 71, 72, 76, 77, 91, 92, 93, 94 du manuscrit C et
appara|t au folio 63 du manuscrit de Paris.
(20) Le copiste, qui intervient aux folios 44r (l. 8 ab imo)-44v, 47v -48r, 50v-51r,
53v-54r, 57v (jusqu'a la ligne 15), 58r (l. 19) -59r, 66v (l. 15)-67r, 69v-69bisr, 75v76v (l. 3), 78v -79r, 83v-84r, 133r-v, 155v (l. 4)-156r (l. 6), 158v -160r (l. 3), 167v 168r du manuscrit C a copie les f. 42v (l. 8)-43r, 52v (l. 11) -53r, 56r-57r, 64v, 76r,
77v-80r, 82v-83v, 87v-88v, 91v -92r, 96v-97v, 98v-99v, 104v -105r (l. 11), 105v 106r, 110v-111r (l. 11), 114r-v, 116v (l. 1-15), 118v -120v, 123v -124r, 135v -136r,
139v-148v, 152v -156r, 158v -160r, 161r, 162v -167r, 168v, 169v -173v, 175r-v, 180r,
184r-v, 191v, 193v -194r, 195v, 197r-198r (l. 5), 207r, 209v -210v, 211v, 220v -221r,
225v, 227v -229r, 231v -242r (jusqu'aux 4 dernie res lignes), 249v -251r (sauf la souscription), 266v -269r, 280v (l. 7 ab imo)-282r, 283v-288r du Parisinus gr. 2267.
(21) Paru dans V.
Boudon-Millot,
A.
Garzya,
J.
Jouanna
et A.
Roselli
(ed.), Ecdotica e ricezione dei testi medici greci, Naples, 2006, p. 359-410, voir en particulier sur le copiste X, p. 403 et 405.
87
annotateur et rubricateur du manuscrit J de la tradition hippocra tique, le Parisinus gr. 2143. Ce copiste X n'intervient pas dans notre
manuscrit C, en revanche le copiste a l'ecriture aeree, qui collabore
aux manuscrits Athous Iviron 189 et Parisinus gr. 2267, a egalement
copie des feuillets dans le Parisinus gr. 2270
22
I 5 G, p. 120, l. 22 :
egravan
A.
I 7 G, p. 121, l. 21 :
I 7 G, p. 121, l.
Helm -
reich.
I 7 G, p. 122, l. 4 :
nosyma`twn
sumptwma`twn
BVlatCRU TASM
swma`twn
LV
D.
I 11 H, p. 124, l. 4 :
no`souq
LBVlatCRU TASM
nou`souq
D.
(22) La main de notre copiste qui espace les lettres intervient dans la seconde
partie du Parisinus gr. 2270, qui contient le traite De urinis de Jean Zacharias Actoua rios, aux f. 184v (l. 12 ?) -185r (l. 8), 186v -188r (sauf les 9 premie res lignes du
f. 187v), 191r, 193v, 200v, 204v -205r, 208v -209r, 213 (l. 13 ab imo)-214r, 215v
(l. 15)- 216r, 224v -227v, 234v -235r, 236v -237r, 239r, 240v, 248v -249v, 292v, 297v 299v, 306r-308r, 315v (usque ad l. 15), 319v -320r, 323v-324r, 325v, 329v -331r,
335v-336r, 338v, 341v -342r, 355v-357v, 366v -367r, 373v, 375v -376r, 380r -381r.
(23) Voir B. Mondrain, Comment e tait lu Galien a Byzance dans la premie re moitie du
xv
siecle ?
Contribution
quelques
aspects
de
l'histoire
des
textes,
in
A. Garzya
et
J. Jouanna (ed.), Trasmissione e ecdotica dei testi medici greci, Naples, 2003, p. 361-384,
ici p. 374-376.
antoine pietrobelli
88
I 12 G, p. 125, l. 10 :
I
12
G,
p. 125, l.
blyme` non
29 :
TASM
probe-
D.
I 12 G, p. 126, l. 19 :
e pido`ntwn
Pour expliquer toutes ces divergences de D par rapport a ses modeles, faut-il supposer un manuscrit intermediaire (codex interpositus) ou
bien plutot une serie de conjectures effectuees par Kallistos lui-meme ?
Dans ce cas, nous n'aurions pas affaire a un banal travail de copiste
compilant deux modeles, mais a une methode d'etablissement textuel
bien plus complexe. Est-il possible de donner des precisions sur la facon
dont a travaille Kallistos ?
Il semble qu'en editant le CRMA, Kallistos s'est d'abord appuye,
pour le debut du livre I, sur le texte du Laurentianus, puis qu'il a plutot
recouru au texte du manuscrit d'Iviron pour la suite du livre I, le
livre II et le debut du livre III, ce que laissent aussi inferer les exemples cites par Helmreich dans sa preface
24
concordent avec celles de L jusqu'au paragraphe I 26 G, les concor dances de C avec le texte de D se multiplient a partir de ce passage et
jusqu'a la fin du livre I. Toutefois on trouve aussi, a la fin du livre I,
des lecons qui sont celles de L. Il en ressort que Kallistos a eu la possi bilite de disposer des deux manuscrits, L et C, en me me temps, soit
simultanement, soit alternativement. Sans qu'on puisse pre ciser exactement la methode qu'il adopte, il est interessant de constater que le
travail de Kallistos est plus complique qu'une simple copie qui changerait de modele en cours de route. Il est aussi plus elabore qu'une simple
emendatio
25
26
. Il
Kenney
(26) Pour trois bonnes lecons, Helmreich avait deja reconnu dans son e dition du
CMG qu'elles pouvaient e tre des conjectures du copiste, voir p.
op. cit. (comme n. 7).
xxxii
de la preface,
89