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comit de direction
Guillaume BONNET, Pascale BOURGAIN, Jacques DALARUN, Franois
DOLBEAU, Anne-Marie EDD, Bernard FLUSIN, Patrick GAUTIER DALCH,
Jean GASCOU, Louis HOLTZ, Pierre LARDET, Brigitte MONDRAIN, Sylvie
LEFVRE, Pierre PETITMENGIN, Franoise VIEILLARD
rdaction
Patrick GAUTIER DALCH
correspondants
Malachie Beit-Ari, Bibliothque nationale et universitaire, Jrusalem.
Mgr Paul Canart, Bibliothque Vaticane.
Jrgen Dummer, Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften.
Dieter Harflinger, Universitt Hamburg.
Claudio Leonardi, Universit degli Studi di Firenze.
Birger Munk Olsen, Universit de Copenhague.
Michael D. Reeve, Pembroke College, Cambridge.
Richard H. Rouse, University of California, Los Angeles.
Stig Rudberg, Universit de Lund.
Paul-Gerhard Schmidt, Albert-Ludwigs-Universitt Freiburg.
Richard Sharpe, University of Oxford.
Peter Stotz, Universitt Zrich.
Nigel Wilson, Lincoln College, Oxford.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
Pour tout ce qui concerne la rdaction, sadresser P. Gautier Dalch, Revue dhistoire des
textes, Institut de Recherche et dHistoire des Textes, Centre Flix-Grat, 40, avenue dIna,
F-75116 Paris - France, ou aux correspondants.
La revue ne publie pas de comptes rendus.
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10/04/2009 13:11:57
REVUE
DHISTOIRE DES TEXTES
REVUE
D HISTO I R E
D ES TEXTE S
nouvelle srie
TOME IV
2009
2009
Printed in Belgium
D/2009/0095/1
ISBN 978-2-503-52730-7
ISSN 0373-6075
SOMMAIRE
ARTICLES
Filippomaria
Uffenbachiana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Claude J
31
Antoine P
a la Renaissance
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Richard et Mary R
ouse,
115
de la Seu d'
Urgell . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Beatrice
129
Gijs
79
Rosa C
. . . . . . . . . .
157
Adrian A
179
of Jean Molinet's poetry : Cambridge, Gonville and Caius Col lege 187 : 220 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
215
277
289
NOTES
Patrick G
Sebastien B
tournant du
Sylvain
. .
299
rispettivamente) l'
editio princeps
or.
9, 6 e 47
(2) M. Molin Pradel , Katalog der griechischen Handschriften der Staats - und Universitatsbibliothek Hamburg, Wiesbaden, 2002, p. 12-13. Franke, Zacharias (cit. nota 1),
p. 191-196.
(3) Molin Pradel , Katalog (cit. nota 2), p. 254. H. Omont , Catalogue des manuscrits grecs des bibliotheques des villes hanseatiques Hambourg, Breme et Lubeck, in Centralblatt
fur Bibliothekswesen, t. 7, 1890, p. 368 (nr. 56). La descrizione del codice di May e in
Bibliotheca Uffenbachiana (cit. nota 1), p. 585-590.
filippomaria pontani
Colonna ), e quella del testo mitografico che formera l'oggetto del pre4
sente studio .
Il manoscritto oggi perduto da cui attinse May (olim Hamb. philol.
102) era in realta, per sua stessa dichiarazione, l'apografo di un codice
di proprieta dell'alto funzionario e collezionista Johann Wilhelm Stein -
heil (Buchsweiler 1665 ^ Francoforte 1735), oggi conservato a Erlangen (Erl. A.10 : cart., 215
lo stesso Steinheil (f. 1r et alibi : E codice msc. Bibliothecae Augusta nae ), la prima parte del codice di Erlangen era la copia dei f. 338 dunque al Monacense,
355 e 247-261 dell'attuale Monac. gr. 564. E
(4) Cfr. Himerii Declamationes et orationes, ed. A. Colonna, Romae, 1951, p. vii viii.
(5) Secondo la desrizione di May, il codice conteneva anche tre carmi bizantini : In
s. Theodorum de miraculo colyborum (Acta Sanctorum Nov. IV, col. 80- 82 = BHG 1769 ; cfr.
I. Vassis, Initia carminum Byzantinorum, Berlin
carm. appendix 30 e 31 Miller (M. Philae Carmina, ed. E. Miller, t. II, Paris, 1857,
p. 390-397) : sono infatti quelli contenuti anche nel ms. Erl. A.10 di cui subito infra.
(6) May parla di un apographon illustris et excellentissimi viri Io. Guil. Stein heilii (Bibliotheca, p. 585) : infatti si tratta di un libro di excerpta di vari autori
greci, tutto vergato dalla mano di Steinheil : esso contiene le tre orazioni di Imerio,
il testo mitografico del quale ci occuperemo, i tre carmi di Manuele File ; seguono
poi vari brani di argomento medico (tratti dal Mon. gr. 511), e alle p. 160 -190 la
Notitia episcopatuum di Leone Porfirogenito (tratta da un codex chartaceus Biblio thecae Uffenbachianae, qui Eclogas Legum Justinianearum continet ) : si veda
l'accuratissima descrizione in H. Thurn, Die griechischen Handschriften der Universi tatsbibliothek Erlangen, Wiesbaden, 1980, p. 37-39 (a p. 9 brevi notizie su Steinheil,
cui si puo aggiungere T. Carpelan, ttartavlor fo r da pa Finlands Riddarhus inskrivna
atterna, Helsingfors, 1953, s.v.) ; cfr. anche G. Stickler, Manuel Philes und seine Psal menmetaphrase, Wien, 1992, p. 56. Il testo mitografico di cui ci interesseremo e
conservato alle p. 40-64.
(7) Per una descrizione del codice cfr. I. Hardt, Catalogus codicum manuscriptorum
Bibliothecae Monacensis, t. V, Munchen, 1812, p. 426 -434. Tutti gli editori delle
opere considerate ne fanno debita menzione : si veda in specie E. L. de Stefani,
I manoscritti della Historia Animalium di Eliano, in Studi italiani di filologia classica, t. 10,
1902, p. 190 -191. Per la sua storia successiva cfr. B. Mondrain, Antoine Eparque et
Augsbourg : le catalogue de vente des mss. grecs acquis par la ville d'Empire, in Bollettino della
Badia Greca di Grottaferrata, t. 47, 1994, p. 235. D. Jackson, Augsburg Greek manuscript
acquisitions, in Codices manuscripti, t. 29, 2000, p. 1 -20.
storia. In questa sede, interessa soltanto il fatto che il Monac. gr. 564
(d'ora in poi M) sia ai f. 247-256 il piu
antico dei due soli testimoni di
un testo mitografico relativo agli eventi che precedettero la guerra di
Troia :
dopo la
gia
ricordata edizione
di May,
dove
era definito
205 mm, f. 403 ; d'ora in poi O), un codice composito che si arti -
10
meta del xv secolo, contiene l'Iliade preceduta da una serie di testi introduttivi, fra i quali si segnala un riassunto dei Cypria diverso da quello tramandato sotto il nome di Proclo
lu`seiq
11
omerica (soprattutto odissiaca) per la quale rappresentano l'unico testi mone oltre all'autografo Vat. gr. 1352
12
13
(8) Cfr. Maius, Bibliotheca Uffenbachiana (cit. nota 1), p. 587, dove di questa historia si dice anche che mutila sit licet in fine, non pauca tamen exhibet, quae
notatu digna, characteres inprimis personarum, quae pars magna fuerunt istius
belli .
twn trwikwn
- F. Battaglini, Codices
Pagka` rpeia
. Melan-
filippomaria pontani
14
Orbene, il primo di tali testi, che sotto una sobria cornicetta floreale
apre il manoscritto O e occupa i f. 1r-9v, precedendo altri brevi scritti
di natura mitografica, linguistica, biografica, e lessicale
15
, corrisponde
appunto ai 1-22 del testo conservato nel Monac. gr. 564 e pubblicato
da
May
nel
1720 :
Colonna
lo
defin|
sommariamente
un
tardo
riassunto della materia del ciclo troiano, con cenni sui personaggi
dell'Iliade
16
II ^ Antehomerica Uffenbachiana
Contenuto, datazione, costituzione del testo
Nel testo di Antehomerica che ci accingiamo a ripubblicare si raccontano le seguenti storie : le tre distruzioni di Troia (1) ; la nascita di
Paride (il sogno di Ecuba ; l'oracolo dei 30 anni ; 2) ; l'infanzia di
griechischen Kopisten, Wien, 1981 -1997, t. I, nr. 101 ; t. II, nr. 134 ; t. III, nr. 168. Su
Sgouropoulos copista di questi fogli, dove si dimostra assai attento soprattutto in
fase di correzione del testo prodotto nella prima stesura, cfr. Severyns, Recherches,
t. III (cit. nota 10), p. 36 -41 (che ancora ne ignorava l'identita ). Su un caso in cui
un codice copiato da Sgouropoulos (quello cui appartenevano gli attuali f. 13 -14
del Par. suppl. gr. 1001) sembra tradire un certo interesse per l'esegesi tzetziana
all'Odissea, cfr. Pontani, Sguardi (cit. nota 12), p. 442.
(14) Cfr. A. Colonna, Glosse volgari meridionali in un codice omerico, in Rendiconti del
Istituto lombardo (Classe di Lettere), t. 89, 1956, p. 195 -212. Severyns, Recherches,
t. III (cit. nota 10), p. 33 -34 e 39-40. Quello dell'Ottob. gr. 58 sembra essere l'unico
caso di glosse volgari in caratteri greci su un testo classico di carattere profano : cfr.
E. Follieri, F. Mosino, Il calendario siciliano del Messinensis S. Salv. 107, in Bisanzio e
l'Italia, Milano, 1982, p. 83 -116, spec. 87-90 ; sul tema cfr. anche R. Distilo, Tradizioni greco-romanze dell'Italia meridionale, in Helikon, t. 22/27, 1982/87, p. 351 -374. Sul
piano dell'analisi linguistica di queste glosse, M. T. Romanello, L'affermazione del
volgare nel Salento medievale, in Archivio storico per le province napoletane, s. III, t. 17 (96),
1978, p. 9-65 : 25 nota 59, spinge piuttosto verso l'area calabrese che non verso
quella salentina, cui pensava invece Colonna. Rapporti di Sgouropoulos con la
Calabria sono attestati anche dalla sottoscrizione ai f. 17r -18r del piccolo ma elegante codice Par. Suppl. gr. 912 (Batracomiomachia) : cfr. Pontani, Il mito, la lingua, la
morale (cit. nota 13), p. 40.
(15) La successione e :
(ed.
Pontani, Il mito, la lingua, la morale, [cit. nota 13], p. 59-60), antehomerica apud Home rum (ed. ibidem, p. 44-45), Vita Homeri IV, Procli Cypria, Vita Homeri V, un lessico ad
alcuni vocaboli del libro A dell'Iliade, il testo
(ed. A. Severyns,
Pomme de discorde et jugement des de esses, in Phoibos, t. 5, 1950 -1951 [Melanges Joseph
Hombert], p. 147), hypothesis del canto A dell'Iliade.
(16) Colonna, Glosse volgari (cit. nota 14), p. 198.
Achille,
Palamede,
Diomede
Aiace)
nelle
regioni
17
rispetto a quello sospettato nel 1793 da Jacobs, al quale pero rimanevano ignote le Allegoriae). Il terminus post quem e rappresentato dagli
anni centrali del xii secolo (data delle Allegoriae Iliadis, dedicate fino al
canto XV all'imperatrice Berta di Sulzbach)
18
(17) Per ambedue queste opere non disponiamo che di edizioni antiquate : le
Allegoriae Iliadis si leggono ancora in J. F. Boissonade, Tzetzae allegoriae Iliadis. Acce dunt Pselli allegoriae, Paris, 1851 e in P. Matranga, Anecdota Graeca, t. I, Roma,
1850, mentre i Carmina Iliaca (denominazione generale che abbraccia in realta tre
poemi distinti) nell'edizione annotata di F. Jacobs del 1793 (cfr. supra nota 9), piuttosto che in Ioannis Tzetzae Antehomerica, Homerica et Posthomerica, ex rec. Immanuelis Bekkeri, Berolini, 1816. Gli scoli dello stesso Tzetze alle sue Allegorie si leggono
quasi tutti nelle note di Boissonade, mentre appaiono raccolti assieme nell'edizione
Matranga, alle pp. 599 -618. Gli scoli di Tzetze ai suoi Carmina Iliaca sono in parte
ancora inediti : alcuni si leggono in calce al testo in I. Tzetzae Carmina Iliaca nunc
primum e cod. August. ed. G. B. Schirach, Halae, 1770 (da cui li citero) : una rie dizione di tutto il materiale e ora annunciata da Manolis Papathomopoulos, che ha
avuto il merito di fornire una nuova edizione della Exegesis Iliadis dello stesso
Tzetze :
Exy` gysiq Iwa` nnou grammatikou tou Tze` tzou ei q ty n Omy` rou Ilia` da
(18) Cfr. C. Wendel, RE, VIIA/2, Stuttgart, 1948, col. 1967 -69. Sulle Allego riae Iliadis, il loro contesto storico e il loro pubblico, cfr. P. Cesaretti, Allegoristi di
Omero a Bisanzio, Milano, 1991, p. 134-138. La scarna e diseguale bibliografia sugli
filippomaria pontani
xiv
secolo) : non ho
reperito indizi che consentano una datazione piu precisa. Del resto, l'epoca compresa tra il tardo
xii
e l'inizio del
xiv
secolo rappresenta
19
Antehomerica
21
tzetziani
20
xii
sec.)
ragionevolmente
databile
al
xiii/xiv
studi omerici di Tzetze e raccolta ora in Pontani, Sguardi (cit. nota 12), 163 -170 (si
ricordi in particolare H.
Hunger,
Leone,
I Carmina Iliaca di
S.
(19) Sul tema cfr. R. Lavagnini , Storie troiane in greco demotico, in F. Montanari ,
Pittaluga (ed.), Posthomerica I, Genova, 1997, p. 49-62 ; E. Jeffreys, The Judge-
ment of Paris in later Byzantine literature, in Byzantion, t. 48, 1978, p. 112-131 ; piu in
, Atene, 1971 72 ; R.
in R.
Hinck,
Lipsiae 1873, p. 60 -88 (qui spec. p. 62, 15 -68, 29 per gli antehomerica, e p. 80, 21-87,
24 per le caratteristiche fisiognomiche degli eroi). Su Isacco e la sua edizione
Kindstrand, Uppsala, 1979 ; e da ultimo il mio ampio studio The first Byzantine commentary
dell'Iliade si veda Isaac Porphyrogenitus, Praefatio in Homerum, ed. J. F.
on the Iliad : Isaac Porphyrogenitus and his scholia in Par. gr. 2682, in Byzantinische Zeits chrift, t. 99/2, 2006, p. 559 -604.
noto come
(21) E
iEka` by e gkumonou sa
, dall'incipit : si legge in P.
Mertens,
in Rivista di bizantinistica, t. 1, 1991, p. 11-16 (che ignora Mertens), nonche nell'ormai antiquata edizione di
Matranga,
371. Si osservi comunque che questo scritto comprende anche una sezione sul giudi zio di Paride che e estranea agli Antehomerica di Tzetze (come avviene anche nel 5
del nostro scritto).
22
23
. Non solo
il testo di cui trattiamo qui costituisce a mia scienza la piu lunga e articolata
introduzione
mitografica
in
prosa
all'Iliade
24
ma ^ sebbene
omette
l'intera
storia
di
Palamede
(arrestandosi, come
zy`tei en allw
25
. Ma nemmeno il testo di M e
26
21), p. 27 -29.
(23) Si tratta dell'operina che ho edito in Il mito, la lingua, la morale (cit. supra
nota 13), p. 44-45 : essa compare fra l'altro nello stesso fascicolo iniziale dell'Ottob.
gr. 58, dove viene pertanto a duplicare la narrazione di alcuni eventi gia descritti o
accennati nel nostro testo.
(24) Elementi mitografici sono ovviamente presenti anche nel proemio di Eusta zio di Tessalonica al suo commento all'Iliade, dover pero non costituiscono una trat tazione sistematica.
y Dio`q
dou`q om. O ; 5.8 sunelhw`n M : sunelhei n O ; 5.13 deie`lw
M : dio`lou O ;
` wn O ; 8.19 twn : ty`n O ;
6.9 exwnyhe`ntoq M : exwnyhe`nteq O ; 7.7 orkwn M : yrw
8.20-21 esy`mane - onoma om. O ; 10.8 dymojaristy`q M : dymojary`q O ; 11.4 ek
Dioq y M : zwnta kai O ; 11.7 to pro`teron : peso`nta O ; 12.3 ty`n...skyny`n :
tyq...skynyq O ; 13. 1 apan to Ajai ko`n : to i Ellyniko`n apan O ; 14.1 toi` nun : tini
O ; 16.18 Patare`wn M : pate`rwn O ; 18.12 sunekpneu`sasa M : sunpneu`sasa O ;
19.6 orkoi loipon telountai M : orkw
loipon teloun O ; 19.15 neara`n M : aniara`n
O ; 20.3 Tynoq om. O ; 20.14 andrapodishei` q M : andrishei` q O.
(26) Gli errori di M rispetto a O : 1.1 prw
ton O : pro`teron M ; 2.13 ape`rrive
O : pare`rrive M ; 3.2 ei q O : pro`q M ; 4.18 deleashei` q O : dekashei` q M ; 4.22 kai outwq om. M ; 5.14 apastra`ptousan O : astra`ptousan M ; 8.13 alkimw`tatoq O :
altikw`tatoq M ; 9.3 megalo`swmoq O : mega`swmoq M ; 9.8 alkimoq kai touq po`daq
taju`q O : altiko`q nec plura M ; 10.22 ekmykunh O : ekmykish M ; 11.2 pro tou
apo`plou O : pro tyq apoploi` aq M ; 12.7 exyle`jhy O : exyle`jhyq M ; 15.8
megi` stwn O : megi` stw M ; 15.16 upojwry`santeq O : apojwry`santeq M ; 15.22
epi : peri` M ; 16.13 toi q om. M ; 19.4 nuktomajei O : ektmajei ut vid. M ; 19.19
(25) Tra gli errori piu significativi di O rispetto a M segnalo per es. 1.2
om. O ; 5.5
filippomaria pontani
8
pendenti,
antico
27
pur
accordando
tendenzialmente
la
preferenza
al
piu
molti
28
casi
majome`nyn O : -nyq M ;
ekrine O : eukrine M.
in
22.13
cui
ptoi` aq
May
(o
forse
il
O (coniecerat Steinheil) :
codice
Troi` aq
dal
M ; 22.23
12.7) ;
dekastou per dekaetouq (corr. May) ; 2.3 touti` diapisteuhe`nta per touton diapetashe`nta ; 2.8 triakontasty`q per triakontaety`q (corr. May) ; 2.12 per kai oq nel
ms. di Steinheil c'e un segno incomprensibile (om. May) ; 3.9 o om. ; 4.7 touq ofhalmou`q (che si legge male nel ms. M) : taq oveiq kai jeiraq Steinheil ; 4.9 tou`twn per
tau`taiq ; 5.2 Ilia`sin per Ilieusin (corr. May) ; 5.4 prw`toiq per patrw
` oiq (corr.
q ; 5.13 de ea`lw per deie`lw
Jacobs) ; 5.8 opwq per w
; 6.19 prospedy`hysan per proepedy`hysan ; 7.1 mallon per me`llwn (corr. May) ; 7.2 amyja`nwq per eumyja`nwq ;
7.3 May (non Steinheil) scrive ezyty`sato per exty`sato ; prohu`mou per prohu`mouq ; 8.13 uper yliki` an per uperli` an ; 9.3 mega`lou sw`matoq per mega`swmoq ;
9.12 Pai` antoq per Poi` antoq, 9.19 Pyli` ou per Puli` ou (corr. May) ; 9.22 kata per
meta` ; 10.8 dymoja`ristoq per dymojaristy`q (corr. May) ; 10.14 l'antigrafo di May
(non Steinheil) ha epakribeq
epesty`menoq per eq akribeq exepista`menoq
q per oq (corr. May) ; 11.1 y ante wq add. ; 12.2
(epista`menoq corr. May) ; 10.14 w
ane`temen per ane`temnen ; 12.11 tw
om. ; 13.1 ahroi` zeto per ahroi` zetai ; 14.6
tehushai per tuhynai ; 15.5 katabrojhi` zetai per katabrojhi` zei ; en ante swrw
add. (ma nel ms. di Steinheil en e espunto) ; 15.7 pwq (che nel ms. di Steinheil e corretto da un originario peri` ) per pa
n ; 15.24 ekw`luon per diekw`luon ; 16.6 dopo dyta
l'antigrafo di May aggiunge un de` ; 16.17 Pelasgi` wn per Pelasgw
n ; 17.9
omai` jmw
per omaijmi` a ; 19. 5 kai nuktomajei om. (in M si ha un incerto ektwjei ) ;
19.5 parauti` ka per parauta` ; 19.7 tinaq per tina ; 19.10 oi de` per alloi de` ; 19.15
l'antigrafo di May omette kai neara`n ; 19.15 proq olouq per parolouq ; 20.4 l'antigrafo di May ha Atramuti` ky per Atramu`tion ; 20.5 anafe`rei per suneisfe`rei (qui
M e rovinato) ; 20.15 parakru`ptei per apokru`ptei ; 16 ex auty
q (ma nel ms. di
Steinheil le lettere au sono espunte) per exw tyq ; 21.9 ejhaine per yjhraine ; 22.3
kai auto`n per eauto`n ; 22.22 epe`lasin (bis) per epe`leusin ; 22.33 basileiwn (ma -wn
sono espunte nel ms. di Steinheil) per basileian ; 23.2 gra`vaq per gra`vai ; 23.9
tyle bw (sic) per t Le`sbw
; 23.21 l'antigrafo di May omette outwq adi` kwq.
quale dipende) sembra aver restaurato per congettura il testo cor retto
29
30
, e
non ricorrono nelle fonti dirette del nostro autore e che si configurano
come vere e proprie citazioni dotte (concentrate soprattutto in alcune
zone del testo)
32
he` ainai
H
pa` nteq te heoi pasai` te he` ainai e riq
a lutoq
hewn upaton
hewn upaton kai a riston
upate kreio` ntwn
pompaioq
e tekty` nato
tetraskely` q
dymojaristy` q
y laka` tyn te kai isto` n
polu` mytiq
parablw`v
strabo` q
brontaiq barubro` moiq
4.2
: ex Hom.
5 etc.
; 4.9
, sed alibi
(aliter Hypnos
10.8
: ex
22.11
);
(29) Oltre ai casi degli interventi di May segnalati nella nota precedente, si veda
tou to
pare` rrive
23.19
per
tou ton
ty n
a pe` rrive
(recte) O et Maius :
irideq
e rideq
et Maius (corr. Jacobs) : non credo che questo caso sia sufficiente per postulare che
l'antigrafo di May attingesse a una fonte diversa dal solo M.
o meune` tiq
ka` llei a pastra` ptw
neoty` sion
a nhoq
sunekpne` w
gunaiko` morfoq
hyriomajein
tekto` nyma
hapax
u povihuri`zw
brefokome` w
o xu` dromoq
a gjihure` w
prwto` leion
sunandri`zetai
hapax
prwtomaje` w
hapax
paranosfi`zomai
paranosfismo` q
grammatokomisty` q
(30) E
il
polu` plehroq
caso
per
es.
; 17.11
di
2.12
17.12
un
(scil.
; 10.17
; 12.10
, che e
; 21.1
13.2
; 8.15
; 12.4
; 18.11
; 20.6
5.14
) ; 18.17
, che e un
; 15.21
; 19.8
, che pare
; 22.6
. Si
veda anche in 13.4 il singolare uso delle entita astratte in luogo dei numeri.
(32) Altre probabili citazioni o reminiscenze si troveranno qua e la nell'appa rato delle fonti : cfr. spec. gli apparati del 10 e del 18.
10
6) ; 22.12
filippomaria pontani
aimostage` si
fereoi`kouq kojli`aq
: pro
Allegoriae Iliadis
Antehomerica
Allegorie
pera troppo spesso dimenticata : nate per un pubblico di corte, e per tanto con lo scopo di intrattenere il lettore piuttosto che coinvol gerlo
in
un
apprendistato
scientifico
33
la
loro
popolarita
34
ruolo di fonte centrale che svolsero per altre opere omeriche come
primis
35
e dal
in
. In partico-
xiv
Iliade,
secolo i vv. 172-204 (che sono tra l'altro alla base dei 1-
13
36
xv
secolo l'intero
proemio venne ricopiato all'interno di un codice miscellaneo compren dente vari testi servili o introduttivi di natura grammaticale, reto rica e mitografica, il
Barocc.
37
impostazione
Cesaretti
, Allegoristi (cit.
Allegorie sono fruttuosamente confrontate alla diversa
dell' Exegesis Iliadis . Non e un caso che quest'ultima opera sia poco o
punto utilizzata nel nostro testo, sebbene essa fornisca alle p. 58, 3 -67, 11 Papatho mopoulos un compendioso resoconto dei fatti avvenuti prima della presa di Troia :
in realta nell'Exegesis, destinata a un pubblico di studenti gia avanzati, molte cose
sono date per scontate o alluse tramite preterizioni del tipo
9 e 15 ; 65, 17 ; 67, 1 Pap.).
ou k a gnoeite
(cfr. p. 58,
(34) L'ultima indagine sui codici (sicuramente non esaustiva) rimane la voce di
C.
Wendel
RE,
(35) Ed. E.
Legrand
Parnasso` q
1890. Cfr. E.
xiv
en vers octosyllabes par
Jeffreys Constantine Hermoniakos and
Ead Judgement
t. 4, 1975, p. 79 109.
Spatafora
.,
[sic]
Ermoniaco,
in
(36) Cfr. N.
,
^ Furstin Anna, bedenke ! Beobachtungen
zur Schedo- und Lexikographie in der spa tbyzantinischen Provinz, in L. M.
(hrsg.), Zwischen Polis, Provinz und Peripherie , Wiesbaden, 2005, p. 697-698. Purtroppo Gaul ignora l'esistenza delle Allegoriae Iliadis , e dunque non identifica il
Hoffmann
brano poetico che pubblica come inedito, indulgendo a infondate speculazioni sulle
sue possibili fonti e sul contesto culturale della sua produzione.
(37) Segnalo che il ricorrere del solo proemio nei primi fogli (1r -8v) del glorioso
manoscritto otrantino
298 (miscellaneo,
xii-xiv
accidentale, dal momento che il testo in realta continuava su quelli che, per un'er-
11
mille
decapentasillabi
38
Una
nuova
edizione
del
proemio
dovrebbe affrontare con maggior sistematicita il problema del rapporto di Tzetze con le sue fonti, in primis con la sezione troiana di
Giovanni Malala (a sua volta prezioso testimone per il perduto Ditti
Cretese), la quale fu in larga parte alla radice della fortuna della mate ria di Troia nella letteratura bizantina, da Giovanni di Antiochia a
Suida, da Costantino Manasse allo stesso Tzetze
39
Per esempio, la galleria dei protagonisti greci e troiani (che nel nostro
testo occupa i 8-10 e 16) e un elemento probabilmente nato nel per duto originale di Ditti Cretese, ma noto a noi tramite la lunga tratta zione di Malala (5, 9 -10 Thurn), e poi tramite due autori bizantini :
Isacco Porfirogenito, che segue fedelmente Malala in una parte del suo
trattatello introduttivo all'Iliade (p. 80, 21 -87, 24 Hinck), e appunto
Tzetze, che nelle due sezioni del proemio delle Allegorie (v. 508 -744 e
786-835) aumenta le notizie di Malala con dati genealogici e mitografici
rata rilegatura, sono attualmente i f. 110 -121v : cfr. I. Hutter, Corpus der byzantini schen Miniaturenhandschriften, V/1, Stuttgart, 1997, p. 144 -149 (l'unica descrizione
ampia e attendibile di questo codice assai complesso).
(38) Cfr. Cesaretti, Allegoristi (cit. nota 18), p. 171-180. Dopo la dedica e la
breve parte biografica su Omero, i v. 133 -170 offrono la versione mitica del giudizio
di Paride, i v. 171 -475 la vera storia dalla nascita di Paride fino al concentra mento degli Achei in Aulide ; indi, dopo l'allocuzione all'augusta Irene -Berta di
Sulzbach ai vv. 476-507, si registrano tre pause in cui vengono enumerati prima gli
eroi greci (v. 508 -658, indi 659 -723 e 740 -744 sull'aspetto fisico dei piu illustri ; ai
v. 724-739 e inserita una digressione sulla somiglianza dell'autore con Palamede e
Catone), poi quelli troiani (v. 786 -835) e infine le donne fatte prigioniere dagli
Achei nel corso delle prime scorrerie (v. 941 -960), mentre la narrazione degli antehomerica procede in mezzo a queste pause fino al v. 1147 (v. 745 -785 sul sacrificio di Ifigenia ; v. 836 -940 sulle prime scorrerie, Achille e Palamede ; v. 961 -1147 su
Ulisse e Palamede, fino all'ira di Achille), per poi essere seguita dal riassunto e
dall'introduzione al I canto dell'Iliade (v. 1148-1214).
(39) Un agile riassunto delle parentele accertate e delle questioni ancora aperte
e fornito da Jeffreys, Judgement, p. 120-129 ; piu di recente cfr. Ioannis Antiocheni
Fragmenta ex Historia chronica, ed. U. Roberto, Berlin
cxxxi.
Sulla
dipendenza
di
Tzetze
da
Malala
(e
Apollodoro)
per
quanto
riguarda il sogno di Ecuba e l'infanzia di Paride cfr. E. Patzig, Malalas und Tzetzes,
in Byzantinische Zeitschrift, t. 10, 1901, p. 386-387. Altri elementi sulle fonti (e in spe cie sul rapporto con Ditti) in Leone, I Carmina Iliaca (cit. nota 18), 387 -389 e 393405. Uno studio approfondito di fonti e morfologia di un mito complesso e offerto
da C. Pernet, Le recit de l'Oedipodie chez Jean Malalas, in Byzantion, t. 77, 2007,
p. 349-387.
filippomaria pontani
12
40
41
alle divinita pagane (non e un caso che il giudizio di Paride venga per lo
piu omesso nelle redazioni greche volgari della materia di Troia)
42
Nel nostro testo viene poi del tutto ignorata l'interpretazione allegorica
dell' imboscamento di Achille offerta da Tzetze nei v. 443 -467 del
proemio : anche in questo caso, i versi di Tzetze, unitamente ad altre
fonti, sono bens| alla base del riassunto degli eventi nel 11, ma non
viene fatta menzione del senso allegorico (il travestimento femminile =
amore materno) su cui viceversa Tzetze insiste.
(40) Si
veda
lo
studio
di
G.
Zografou-Lyra,
Sumboly
styn
ereuna
tw
n
Leone ,
I Car-
- 64, 19 Pap.
114-117.
13
b) Sebbene il nostro testo segua abbastanza fedelmente ^ pur nell'ovvia tendenza a compendiare e accorciare ^ l'ordine degli eventi e
della narrazione caratteristico della sua fonte principale (un qualche
allentamento si mostra verso la fine, dove e interamente tralasciato il
catalogo delle prigioniere troiane, che in Tzetze occupa i v. 941 -960, e
la stessa vicenda di Palamede e assai sunteggiata nei 22-23), vi sono
alcuni casi in cui l'ordine e volutamente invertito ; cio stupisce tanto
piu in quanto Tzetze si picca esplicitamente di ordinare gli eventi in
una catena cronologica consequenziale, a differenza dei suoi predeces sori, e vede proprio in questo il maggior pregio del suo racconto
(bastevole, a suo dire, a soppiantare tutti i precedenti)
43
(43) Cfr. Tz. alleg. Il. prooem. 478-487 (rivolto a Irene), nonche lo schol. Tz. all.
Il. 408 : outwq
filippomaria pontani
14
rispondente a una strisciante leggenda bizantina, cfr. 8.12 e appa rato) ; un'inedita etimologia del nome di Achille dalla sua natura di
occhio degli Achei (8.20-21 ek tou Ajaioiq illon einai) ; l'insistenza ^ ancor
piu
forte
che
in
Tzetze ^ sull'indegnita
morale
di
nella
pur
vasta
letteratura
retorica
anti-odissiaca
44
Infine,
alquanto idiosincratico e al 7 il racconto del giuramento dei pretendenti di Elena, cui Tzetze accenna soltanto in uno scolio alle Allegorie
45
schol. D B 339 (= Stesich. fr. 190 D), ma nel nostro testo viene messo
in grande risalto l'elemento dell' imbroglio perpetrato da Tindareo
ai danni dei pretendenti (egli infatti li avrebbe allettati garantendo a
ciascuno il matrimonio con Elena), un'idea che e del tutto estranea
alle altre fonti a me note.
IV ^ La presente edizione
L'edizione si fonda sui due testimoni indipendenti, il Monac. gr. 564
(M) e il Vat. Ottob. gr. 58 (O). Non segnalo le annotazioni interlineari
del ms. O (che per lo piu consistono in glosse volgari in caratteri greci,
cfr. supra
46
355-358
Dio Chr. or. 59, 9-11 e Paus. 10, 31, 2 (possibile fonte immediata di Tzetze). Forse
l'attacco piu forte a Ulisse e quello sferrato dall'Aiace ovidiano : cfr. met. 13, 1-322,
spec. 45-60 per le accuse relative a Palamede e Filottete ; sulla tradizione retorica
che sta dietro Ovidio cfr. P. Ovidius Naso, Metamorphosen. Buch XII -XIII, Komm.
von F.
(45) Si tratta dello schol. Tz. All. Il. prooem. 416 orkoi gar proe`bysan tw
n iEl-
ly`nwn mnysteuome`nwn tyn Ele`nyn proq Tunda`rewn ton autyq pate`ra, ek n gamety`n.
strateu`ein pa`ntaq ei adikoito para` tinoq o tau`tyn labw
(46) Segnalo per la loro ampiezza le glosse esplicative apposte nell'interlineo
sopra 5.2 Ilieusin : koui`lli ki eran at trosza ; sopra 7.6 : onneou`no penzaba ka
sira isso lo marito ; sopra 19.5 nuktomajei : atsaltanou lou kampo de notte.
Talora si notano glosse in greco, per es. sopra 2.3 dalon si legge anti tou daulo`n
(sic) ; sopra 4.19 deleashei`q si legge labw
n (sic) ; sopra 5.3 Pari`ou si legge ek tou
to`pou, e sotto onoma tou to`pou ; sopra 6.3 Turi`ou si legge onoma tyq hala`ssyq ;
` nion ; sopra 19.19
sopra 7.3 sfaq si legge autou`q ; sopra 17.13 aidion si legge aiw
su`neunon si legge gunaikan ; sopra 22.21 eiq any`nuton si legge eiq ma`tyn.
15
letti dei capitoli del testo, distinti secondo un'articolazione che non
corrisponde a quella da me scelta). Infine sono mie le piccole corre zioni non attribuite ad altri nell'apparato, al pari degli iota sotto scritti, della punteggiatura e della suddivisione in paragrafi, nonche
alcuni taciti e ovvi interventi su accenti e spiriti.
Antehomerica Uffenbachiana
1
1 1-2 Tyn
Troi`an - Amazo`neq : sim. Is. Porph. katal., p. 62, 15 -27 Hinck ; Man. Holob.
schol. in Dos. Altare 15 -18a (p. 349, 13 -15 Wendel = p. 137, 5 Strodel) ; Tz. in Lycophr.
38 (p. 31, 18 -20 Scheer), ubi tamen Graeci ante Amazones positi ; de Amazonibus cf.
etiam Hellanic. fr. 167c ( = schol. Tz. posthom. 22, p. 8 Schirach) et locos, ubi de earum
gestis apud Troiam sub fine belli disseritur : schol. D G 189 ; Jo. Antioch. fr. 44, 21 -35
Rob. = Dict. Cret. fr. 6 Jacoby ; Paus. 1, 15, 2 etc.
Hom. a 181 ; EGud 104, 7 -9 Stef. ; EM a 993 L. -L. (75, 45 Gaisf.) ; schol. D G 189 ; sim.
etiam Is. Porph. katal. p. 62, 18-22 Hinck
4-5 en nypi`w
- mastou : de ustione saepius
(cf. epim. Hom. a 333 ; EGen a 594 L. -L., ex Or. p. 611, 27 Werfer), de ustione in tenera
aetate cf. Strab. 11, 5, 504 (unde Eust. in Il. 402, 45)
Tz. alleg. Il. prooem. 172 -175 ; Tz. exeg. Il. p. 58, 4-7 Pap. (= Pherec. fr. 136c Fowler =
192 Dolcetti) ; Tz. vita Lycophr. (p. 5, 15 -17 Scheer)
epo`rhysan O
deu`teron O
4 nypi`a
M
1 tyn om. M
2 Amfitru`onoq M
uioq om. M
kai om. O
pro`teron M
eita : [kai]
y Dio`q om. O
pe`temon O
3 a
9 ex autyq om. O
y de arjy tou deinou kai tyq ekporhy`sewq tyq Ili`ou o Pa`riq Ale`-
xandroq o uioq tyq iEka`byq kai tou Pria`mou. iEka`by gar egkumonousa
ton Pa`rin edoxe kahupnouq kaio`menon ti`ktein dalo`n, kai touton diapetashe`nta tyn Troi`an te katafle`xai kai pa`saq taq upautyn po`leiq.
tw
n de ma`ntewn ole`hrion eipo`ntwn ekbynai t patri`di to tejhyso`menon,
tou
Lytoi`dou
Apo`llwnoq
puho`menoq
opoion
estai
to
bre`foq,
kai
hyri`oiq
katabrwh.
kai
Arje`laoq
eiq
iIdyn
ape`rriven,
arktoq
de
10
filippomaria pontani
16
15
1-14 y de arjy` - exepai`deusen : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 176 -203 (pleraque ex Io.
Malal. 5, 2 ; alia ex Apollod. 3, 149 et schol. D M 93, cf. Tz. in Lycophr. 138, p. 65, 30 66, 5 Scheer ; mortem filii Archelai Tzetza ipse excogitavit) ; cf. etiam iEka`by egkumonousa l. 1 Leone ; Tz. in Lycophr. 86 (cf. spec. p. 48, 2 to tejhyso`menon) ; Const. Man.
chron. 1119-1141 ; Is. Porph. katal. p. 67, 11-68, 12
14 ton mo`ron paratre`jei : de
veriloquio cf. schol. D G 325 et M 93 ; Is. Porph. p. 67, 8-9 Hinck etc.
2 o et tyq om. O
7 kai om. O
8 o paiq geno`menoq hoc ordine M
10 kai
om. M (Arje`laoq de` Maius)
11 e ` : pen`te M
12 omeune`ti M
13 pare`rrive
M
eklamba`nei O
10
3 1- 5 iAlloi - tou uiou : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 205-216 (iterum ex Malal. 5, 2)
510 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 336 -338 ; vide etiam fontes ad 2 laudatos (e.g. de l. 7-9 cf.
Const. Man. chron. 1143-44 ; Tz. exeg. Il. p. 65, 2-5 Pap.) ; de iudicio arjeka`kw
cf.
schol. bT W 23
3 2 eiq : pro`q M
3 agago`nti debuit
5 post kai male repetitum jwri`on amandron
toq uperba`ly etoq M
(cf. l. 3) del. scriba O
6 ou
tyq po`lewq exw pou O
8
estai : eseitai M
En orei Pyli`w
ga`moi Pyle`wq etelounto kai He`tidoq en tou`toiq
ton en tw
ga`mw
su`llogon erriven. iCra oun meta tyq Afrodi`tyq kai
Ahynaq, tw
kainw
my`lw
gra`mmasi epibalousai touq
kai toiq en autw
ofhalmou`q, esfeteri`zonto to mylon idi`a
eka`sty eautyn einai tyn kalyn
q oun yn tau`taiq y peri tou ka`llouq eriq alutoq, proq
isjurizome`ny. w
ton Di`a ton tw
n hew
n upaton paragi`nontai.
o de tyn kri`sin apagoreu`saq dia tyn proq taq heaq isyn storgy`n,
ekpe`mpei tau`taq dia tou pompai`ou iErmou eiq iIdyn proq ton Ale`xan-
10
17
q kri`naq tau`taq t w
raiote`ra
dron, w
doi`y to mylon epahlon. geno`menai
toi`nun par Alexa`ndrw
, iCra men upisjneitai tou`tw
en aporry`toiq
q w
raiote`ra
arjyn tyq ew
` aq te kai tyq du`sewq, ei tau`t to mylon w
15
20
kataplei eiq iElla`da, kai ekeihen arpa`zei tyn iEle`nyn, tyq Afrodi`tyq
toi men outwq.
sunairome`nyq autw
. kai ou
4 1-22 En
orei - autw
: cf. Tz. alleg. Il. prooem. 135 -169 (unde spec. l. 3 ma`jimoq ^ cf.
v. 140, l. 5 kataskeua`sasa ^ cf. v. 143) ; nonnulla autem aliunde petita, praesertim l. 5
t kal to mylon, quae inscriptio apud Tz. in Lycophr. 93 (p. 51, 19 Scheer), apud
iEk. egkum. (l. 19 Leone) et in summario in Ottob. gr. 58 servato (p. 575, 16 Severyns)
occurrit, necnon l. 16 fro`nysiq ab Athena Paridi promissa (ut in solo summario Ottob.
gr. 58, p. 575, 28 Severyns et apud Const. Herm. 216 -217 et 286-291 ; alibi enim regnum
et vim militarem dea pastori pollicetur)
4 2 ai : oi
s. l. O
3 hea` : heo`q M
4 et 6 oun : goun M
4 sugju`sai ex sugjusai
corr. M : sugjysai O
7 epibalousai ex epiball- corr. O
11 tyn kri`sin : t kri`sei debuit
16 para`sjoitai O
ty`n om. M
17 de kai` M : te O
y om.
M
18 tyn om. O
Tunda`rewq M
19 tau`tyn O
dekashei`q M
20
emba`q ex bibaq corr. O
etekti`nato O
21 eiq tyn iElla`da M
22 kai - outwq
om. M
q
Tineq de outw tyn istori`an ekti`hentai. meta to triakoston etoq, w
10
apalw
q
eply`gy,
bymati`zousan
kai
ante`plyxe
kai
ka`llei
ble`vasan,
apastra`ptousan,
ra
w
kai
autoq
erwti
la`mpwn.
5 1-15 meta
- la`mpwn : cf. Tz. antehom. 76 -114 (paulo aliter Tz. alleg. Il. prooem. 336 391), sed 6 touq Atre`wq - uieiq aliunde (e.g. schol. D A 7, B 107 etc. ; cf. partim schol.
Tz. alleg. Il. prooem. 355, 511, 972) addidit
16 -18 agge`llousin - epago`menoi : cf.
Tz. antehom. 129-134
15
filippomaria pontani
18
5 1 de` om. M
exe`hento O
3 pati`da O
6 omai`mouq tou Atre`wq O
8 sunelhein O
M
10 Menela`w
13 deie`lw
O
: dio`lou O
O
18 apago`menoi tacite Jacobs
5 gra`mmata O
douq om. O
9 ekfugeiq (sic) ante sfaq conl.
14 astra`ptousan M
17 te om.
toi`nun
iEllyneq
pre`sbeiq
eiq
Trw
aq
Odusse`a,
Palamy`dyn,
10
15
` wn en ol
stratoq ex ypei`rwn te kai ny`swn eiq en ahroi`zontai kata Trw
deka`di eniautw
n exo`touper y Tundariq iEle`ny tyq Trwikyq epe`by jhono`q. kai meta touto pa`nteq kata tyq Troi`aq ekple`ousi kai gar orkoiq
eiq touto proepedy`hysan tro`pw
de.
toiw
6 1 tauta : touto O
4 kai post ekply`ttontai oblitteravit O
6 Trwaq M : Troi`an
O
9 exwnyhe`nteq O
10 Anti`nwri O
11 eti O
12 pa`lin nosty`santeq
O
goun M
13 proq tyn iElla`da O
18 orkoi O
19 prosepedy`hysan O
Tunda`rewq
patyr
iEle`nyq
me`llwn
ekdounai
tau`tyn
andri`,
idi`a
1-9 Tunda`rewq - upermajounteq : cf. schol. D B 339 (= Stesich. fr. 190 Davies ; valde
brevius schol. Tz. alleg. Il. prooem. 416 ^ cf. supra adn. 45 ^ et Tz. in Lycophr. 204,
p. 96, 17-21 Scheer, ex Apollod. bibl. 3, 132 ; cf. etiam Eur. Iph. Aul. 51 -79 ; historia
deest apud Tz. antehom. et alleg. Il.), sed plura habet noster, praesertim de Tyndarei
callida fraude
7 2 katyggiato O
4 t iEle`n O
manus) O
7 orkwn : yrw`wn O
19
10
15
20
illon einai ton andra eitoun ofhalmon kle`oq te kai isjun to onoma
toq ekstrateu`wn epi tyn Troi`an epy`geto ton paiparytumolo`gysan. ou
dagwgon Foi`nika, gyraion onta kai eusu`neton, uion tou Amu`ntoroq, kai
stratyla`tyn eije Pa`troklon uion Menoiti`ou, to eidoq jari`enta kai
ekhu`mwq autw
filou`menon.
25
8 4-10 basileiq-Pelopo`nnyson : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 508-515 et 662-666 (de arjiko`q
cf. fort. Max. Tyr. 23, 1, 18 -25 Trapp) ; 4 wq proei`rytai : cf. supra 6
11-14 Ajilleu`q
toq - filou`menon : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 424 -432, 520-525 et 673- orgaiq et 22-25 ou
681 ; 12 kata de ton muhon Dioq kai He`tidoq : nescio an fabulam Byzantinam respiciat :
cf. Vita Alex. Magn. 14, 6, p. 54, 3 Trumpf ; vide etiam (per hyperbolen) Theodoret. Gr.
aff. cur. 8, 31, p. 205, 20 Raeder ; vide e contrario Apollod. 3, 168 ; Pind. Isthm. 8, 29 -49
etc. ; Iovis et Lamiae filius Achilles apud Ptol. Heph. 6 (= Phot. 152a41)
14 -20
etra`fy - trofy`n : cf. Ps.-Nonn. in Greg. Naz. or. 43, 4 (p. 252, 1 -8 Nimmo Smith ; cf.
EM 181, 28-30 = a 2215 L.-L.), necnon schol. D P 36 (aliunde l. 16-17 tamen de Chironis forma)
20-22 tineq - parytumolo`gysan nusquam alibi invenio (de Achillis nomine
cf. G. B. Holland, Glotta, 71, 1993, 17 -27 et E. Tsitsibakou -Vasalos, BICS, 44,
2000, 12-13 ; saepe tamen illoq = ofhalmo`q, cf. Hsch. e 4946 et p 936 ; schol. Od. s 11 ;
EGud 345, 11 Stef. ; 272, 8 et 12 Sturz ; EM 342, 40 etc.)
8 1 existori`swmen O
prw
7 te om. M
9 Pelopo`nyson M
ta : tw
n O
13 altikw`tatoq M uperli`an M : li`an O : uper yliki`an Steinheil
14 etra`fy den
Pylei`w
19 twn : ty`n O
Ajilleu`q M
20-21 esy`mane - onoma om. O
O
22 ton om. O
25 ekhu`mwq ex euhu`mwq (cf. enim s. l. glossam Italicam atlegrame`nte)
2
O
corr. alia manus in O
26 y M : w
y om. O
27 wq : kai` O
filippomaria pontani
20
andreioq
para
pa`ntaq
meta
ton
Ajille`a
kai
ton
` nion
Telamw
Aianta.
Aiaq o Lokroq uioq yn Oile`wq, gennaioq kai alkimoq kai touq po`daq
taju`q.
` tatoq eiq toxei`an kai
Teukroq adelfoq Aiantoq tou Telamwni`ou dexiw
10
` tatoq.
eustojw
toq dyjheiq ton po`da upofewq en tw
Filokty`tyq uioq yn Poi`antoq. ou
anaplein touq iEllynaq eiq tyn Troi`an exerri`fy eiq Lymnon tyn nyson,
kai ekeise toiq autou to`xoiq hyreu`wn apetre`feto.
Prwtesi`laoq uioq yn Ifi`klou, Laodamei`aq any`r, ne`oq tyn yliki`an kai
15
20
25
9 1-4 de Aiace cf. Tz. alleg. Il. prooem. 526 -527, 682-685 ; de scuto tamen ex ipso Hom.
H 219-220 5-7 de Diomede cf. Tz. alleg. Il. prooem. 557, 692-694 ; de eius virtute cf.
etiam Max. Tyr. diss. 40, 2 8-9 de Aiace Locro cf. Tz. alleg. Il. prooem. 543 -546, 686688 (sed alkimoq de Aiace Telamonio apud Hom. M 349, 362 ; nisi potius altiko`q cum
M legendum) 10-11 de Teucro saepius apud Hom. (praes. O 437ss.), nihil tamen apud
Tz. 12-14 de Philoctete cf. Tz. alleg. Il. 609 -613, necnon (de eius venatione in Lemno
insula) Soph. Philoct., spec. 162 -168 15-18 de Protesilao cf. Tz. alleg. Il. 600 -605, 712717 ; schol. Tz. antehom. 221, p. 11 Schirach 19 -21 de Antilocho cf. Tz. alleg. Il. 669 672, sed de eius morte cf. Pind. Pyth. 6, 28 -42 (nihil apud Tz. Posthom. 260 -266)
2224 de Nireo cf. Tz. alleg. Il. prooem. 592 -595
25-34 de Palamede cf. ibid. 724-734
(spec. 730-734 de eius animo miti), 872-874 (de eius inventionibus et origine Euboica, de
30
21
qua cf. etiam Ps. -Nonn. in Greg. Naz. or. 4, 62, p. 128, 1 Nimmo Smith) et 968 -996 ; de
nece Palamedis cf. infra 23
9 1 Tela`mwnoq O
3 mega`swmoq M
6 met Ajille`a M
8 Ile`wq
alkimoq kai touq po`daq taju`q O : altiko`q nec plura M
12 upo ofewq O
anaple`ein M
ei q Troi` an O
16-17 sunestra`teusen O
17 en om.
pa`ntwn twn Ajaiwn M
kai twn allwn O
25 twn men sune`sei M
om. O
28 toi q i Ellysin om. O
29 paremuhei to O
30 de` om.
argei` aq O
O
13
O
yrw`wn
M
10
10 1-5 de Nestore cf. Tz. alleg. Il. prooem. 516 -517, sed nonnulla aliunde hausit (en
sumb. fron. cf. e.g. Max. Tyr. diss. 40, 3, 81-82 Trapp ; agji` nouq : cf. Ps.-Plut. vit. X
orat. 832E ; yduepy`q - fwny`n cf. A 247-248 ; upouloq kai ponyro`q : idem de serpente
apud Aesop. fab. 211)
6-9 de Ulixe cf. Tz. alleg. Il. prooem. 581, Hom. G 222 cum
schol. bT G 222a (de nive et de orationis pukno`tytoq), Eur. Hec. 132 (de dymojaristy`q)
9-12 olehroq - ha`lassan : cf. Tz. antehom. 296-301 13-15 de Calchante cf. Tz. alleg.
Il. prooem. 639, 722, sed de eius vaticiniis ex A 69 -70 hausit noster
16 -20 de Epeo cf.
Tz. alleg. Il. prooem. 655-658 et 740-743 (nusquam tamen mitis dicitur)
10
5 upouloq mss.
6 Anklei` aq O
7 dymogori` an O
8 dymojary`q O
megi` stwn yrw`wn M
12 hala`ssyq O
16 o Epeio`q M
17 tyn i Ilion O
21 outoi twn ar. en toi q i Ell. oi episym. M
22 i na my`te O
ekmykish M
23 in axio`loga s. l. corr. M
10
10
15
20
22
filippomaria pontani
11
10
15
11 4-17 He`tiq - i Ellysin : cf. Tz. alleg. Il. 437-455 et Tz. in Lycophr. 277 (p. 119, 34 120, 4 Scheer ; cf. schol. D T 326, necnon ^ de Achillis forma muliebri ^ schol. D A 131),
sed non allegorice audit noster
11 1 wq M : ta` O
2 pro tyq apoploi` aq M
autyq ton ui o`n hoc ordine M
6 toi q om. O
komi` zei O
15 kai om. M
16 kinydei` q O
12 ti` de`; kai Odusseuq o polu`mytiq oknwn tyn epi to i Ilion ekstratei` an
mani` an kai frenwn ekstasin pla`ttetai kai boi suzeu`xaq i ppon ane`temnen aulaka. Palamy`dyq de o sofw`tatoq ele`gxai boulyhei q tyn tou`tou
skyny`n, lamba`nei ton ui on Odusse`wq Tyle`majon brefokomou`menon eti
kai ny`pion kai pro tyq ama`xyq riptei, wq an ei alyhwq mai` noito ela`seie
kata tou te`knou tyn amaxan. o dalleuhuq exe`klinen eswfro`nei ga`r.
wq oun y autou exyle` g jhy upo`krisiq, ekplei kai akwn ei q i Ilion.
alloi de` tineq twn deilwn kai ana`ndrwn ton po`lemon efugon te`leon,
n kai o Sikuw`nioq Eje`pwloq apojari` zetai gar tyn Ai hyn i ppon
mehw
tw basilei Agame`mnoni, oxu`dromon ousan kai petome`nyn sjedo`n, epi tw
my ekstrateusai. Kinu`ryq de o Ku`prioq dwroforei tw basilei hw`raka
kaino`n tina kai tera`stion epai ti` a ge t aut.
alla fe`re paragra`vwmen kai ton Hersi` tyn, ton tyq Di` aq kai tou
Agri` ou ui on. outoq eugene`staton men eilken ek progo`nwn to ge`noq, yn
de dusmorfw`tatoq, jwlo`q, parablw`v, foxo`q, kurto`q, vedno`hrix, to
olon amorfi` aq empnoun afi` druma. ohen kan toiq kairoiq tou pole`mou
(sunexedy`myse gar toiq loipoiq) aformy ge`lwtoq toiq ari` stoiq twn
i Elly`nwn prou`keito.
54
12 1-7 de Ulixe et Palamede cf. Tz. in Lycophr. 815 (p. 257, 12 -25 Scheer), schol. Tz.
antehom. 307, p. 25 Schirach, et praes. Ps. Nonn. in or. Gr. Naz. 4, 62, 6 -12 Nimmo
Smith ; sed historia rhetoribus innotuit (cf. e.g. Nic. Basil. progumn. I, 432-433 Walz ;
10
15
23
G. Pachym. progumn. I, 552 Walz ; in ns. textu l. 4 skyny` ^ ut apud Pachymerem ^ pro
scaena, ficta actione audiendum, male igitur glossator Italicus bergongkia)
8-12
alloi - aut : de Echepolo et Cinyra cf. Tz. alleg. Il. prooem. 458 -464 (vide V 295-300
et L 19-23)
13-18 alla - proukeito : de Thersita cf. Tz. alleg. Il. prooem. 649 -651 (cf.
etiam ibid. 2, 49-52)
13
13
1-5 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 468-472 ; de situ Aulidis nihil Tz., sed saepius alibi, cf.
schol. Ap. Rhod. 4, 1776-81c ; Eust. in Il. 265, 6 etc.
13 1 apan
14
3 dusji`liai M
tai toi`nun y parhe`noq ek tyq Muky`nyq kai proq to tuhynai paraskeua`zetai, ally heoq elafon autyq antidi`dwsi kai diatre`jousan lamba`nousin oi sfageiq kai t hew
husia`zousi. tyn de ko`ryn embion iArtemiq
exarpa`zei kai poieitai ie`reian eautyq epi Skuhi`an apagagousa tyn
Uperbo`reion, enha kai xenoktonein kai lsteu`ein y swheisa exy`skysen.
10
14 1 toi`nun : tini O
O
ufigenei`aq O
2 y iArtemiq M
6 Myku`nyq O
4 euploian O
goun M
5 sfagei`ou
9 eautoiq ms.
10 uperbo`rion O :
uperbo`reon M
15
iEllyneq tw
Dii en Auli`di para` tina kry`nyn. para tau`t pla`tanoq
istato, epi tyq korufyq tyq plata`nou strouhoq amfe`pousa neossw
n
okta`da en kalia ane`rpei dra`kwn epi to de`ndron kai prw
ta men ta
neo`ttia, usta`tyn de tyn myte`ra katabrojhi`zei, kai geno`menoq pa`lin
tyq gyq swrw
li`hwn egkatadu`etai kai exafani`zetai, oper kai apoli`hwsin
tou
dra`kontoq
emuheu`santo.
yn
de
pan
to
sumban
mello`ntwn
filippomaria pontani
24
10
15
54
20
zonoq ahroishe`nteq oun kahopli`zontai kai peri po`lin Mu`rin n an agjihurousan t Troi`a
stratopedeu`ontai, kai sundedramyko`teq epi tyn
` luon.
ha`lassan apobai`nein tw
n olka`dwn touq iEllynaq diekw
15
ex Tz. alleg. Il. prooem. 757 -785 pendent omnia, praeter 14 kai afaneiq - ge`noishe
de Graecorum nostis, de quibus nil in Calchantis oratione (cf. partim Eust. in Il. 227, 38 42 ; aliter ^ scil. cladis allegoriam serpentis apoli`hwsin iudicant ^ e.g. schol. AbT et Ge
B 308-19, cf. etiam Porph. qu. Il. p. 36, 18 -20 Schr., sed contra ibid. p. 33, 7 -14 Schr.)
15
3 tou plata`nou O
4 anerpu`ei M ta om. O
6 sorw O
oper : ohen
8 megi`stw M
proagoreu`ei ex prosagoreu`ei corr. O
12 eiq de dra`konta
14 eseshai O : eseishe M
16 apojwry`santeq M
17 pro`q ge O
18
palinnostein O
prymnu`sia O
19 wq om. O
20 erideq enae`riai O
21
goun M
Mu`rrinan M
22 sunedramyko`teq O
epi : peri` M
O
M
16
iCsan de ygemo`neq tw
n Ilie`wn alloi te ouk oli`goi tyn andrei`an epi-
q kai
faneiq kai iEktwr auto`q, oq pro`boloq yn apa`ntwn kai pro`majoq w
pollw
andreio`teroq. alla gar fe`re kai toutwni tw
n stratygw
n touq
episymote`rouq ekhy`somen kai prw
ton auti`ka ton iEktora.
iEktwr Pria`mou yn kai iEka`byq uioq tw
n tyq Troi`aq kratou`ntwn,
` v,
tyn yliki`an eumy`kyq, velloq kai baru`fwnoq nai dyta kai parablw
majytyq pa`nu ti gennaio`tatoq kai touq par iEllysi stratygouq uperba`llwn ektoq Ajille`wq kai Aiantoq tw
men gar anha`milloq, proq de
q metauton euhuq ta`tteshai.
ton Ajille`a to deutereion yne`gkato, w
raion to eidoq touton ane`graven, ebasi`leue de tw
iOmyroq de kai w
n
10
` wn suna`ma tw
Trw
fu`santi.
Ainei`aq Agji`sou kai Afrodi`tyq paiq yn, pollw
n de t frony`sei die`fere kai tw
n Dardanidw
n yrje sun tw
Aka`manti kai toiq loipoiq.
` tatoq
Pa`ndaroq Luka`onoq kai Ide`aq exe`fu. yn de peri toxei`an dexiw
` tatoq.
apa`ntwn kai eustojw
iIppo`hooq
15
estraty`gei de
Larissai`wn
eitoun Pelasgw
n.
iO
n
Sarpydw
yxi`wnto.
de
kai
Glaukoq
tyq
tw
n
Patare`wn
ygemoni`aq
25
pan`twn O
3 pollwn O
5 yn ante uio`q conl. O
7 ti om.
11 sun ama O
12-13 diafe`rei O
13 toiq om. M
16 Larisai`wn eitoun
18 o ante Sarp. om. O
pate`rwn O
O
O
17
n kai zylw
` nun hauma`sioq Prwtesi`laoq tyn tw
n omofu`lwn ptoi`an idw
saq uper tou ge`nouq, kai ado`xou zwyq prokri`naq endoxon ha`naton, mo`noq
` wn proa`lletai kai gi`netai prwtagwnisty`q te
apa`ntwn kata tw
n Trw
54
tou`tw
prosry`gnuntai, sugkataply`ttousi tyq ma`jyq ton arjygo`n. kai
pi`ptei ka`llei te la`mpwn kai ha`llwn to neoty`sion kai akma`zwn
10
to
17 1-10 outoi
- arjygo`n : ex Tz. alleg. Il. prooem. 832 -843 (sed pro`majoq ^ cuius synon.
` saq
prwtagwnisty`q ^ est Protesilaus apud Io. Mal. 5, 6, 60 Thurn ; nec Tzetza de zylw
uper tou ge`nouq vel sim. dicit)
10-14 kai pi`ptei - z ipse auctor valde rhetorice ex
solo Tzetzae versu 842 kai tw dokein men sfa`ttetai, z de t mny`m ple`on
17
18 y
18 1-6 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 844-850 (sim. Tz. antehom. 250-256)
10
filippomaria pontani
26
18
1 lutei`rioq O
10 auty`n O
19
4 ju`siq O
5 ane`drame O
9 emba`ptei ex emba`tei corr.
11 kalo`n om. O
12 sunekpneu`sasa : sunpneu`sasa O
10
15
eniautou`q, kai ton Eurusa`kyn ek tau`tyq genna. kata de Musi`an mega`lyq ma`jyq sugkrotyhei`syq mikrou an te`leon ytty`hysan iEllyneq, ei my
Ajileuq Ty`lefon ton basile`a tw
n Musw
n etrwse do`rati kata ton myron
kai Nireuq ape`kteine tyn Tyle`fou su`neunon, iIeran onoma, majome`nyn
efarmatoq, ytiq tw
ka`llei to`sw
tyn iEle`nyn uperyko`ntizen, osw
per
20
19 1-8 twn
genna : cf. ibid. 866 -887 (sed de Eurysace cf. Tz. in Lyc. 53, p. 40, 1 -2 Scheer ; Soph. Ai.
19
1 katakleishe`ntwn O
2 tw M
3 Poseidwn O
Teno`dou O
4
5 ektmajei ut vid. M
6 orkw
7 post peri loipon teloun O
` rouq oblitt. telein O
jw
8 ex autou M
9 autou M : auto` O
10 edei`oan ut
vid. O
13 tou Ku`knou M
15 etoq om. O
neara`n M : aniara`n O
16 de
om. O
18 twn om. M.
19 tou Tyle`fou M
majome`nyq M
20 to`sw
:
ac
tosouton O
uperyko`ntisen O
epipi`ptei O
20
q efymen summa`jouq tw
o d Ajilleuq meta tou Palamy`douq w
n
27
syq tyn hugate`ra Jru`sou tou i ere`wq andrapodi` zetai tyn ek tou patroq
parw`numon Jrusyi da, Astuno`myn de to i dion onoma. kai tyn po`lin de
tou Brise`wq parastysa`menoq ekeihen agei tyn Brisyi da doru`ktyton,
tyn kai Ippoda`meian. kai tyn men Jrusyi da meta tyq allyq lei` aq ei q
me`son pary`gage to i Ellyniko`n, tw de tyq Brisyi doq po`hw
andrapodishei` q, oloq autoq sfeteri` zetai tau`tyn kai apokru`ptei para tyn i di` an
skyny`n, wq tineq existo`rysan exw tyq omyrikyq afygy`sewq.
10
15
20
1-7 o de` - wri` santo : cf. Tz. alleg. Il. prooem. 888 -902, 912-913 et 916-917
8-16
allemellen - skyny`n : cf. ibid. 909-911, 914-916, 912-913, 917-919
16 wq tineq - afygy`sewq : cf. fort. ibid. 938-940
20
1 summajwn O
3 Mu`rny O
Tynoq om. O
Maius
Kolofw`n om. O
9 ai jmalwti` doq M
O
14 andrishei` q O
21
10
21 cf. Tz. alleg. Il. 922-932, 961-967, 996 (de Palamede et Ulixe vide etiam supra 13 ; de
odio Ulixis in Palamedem cf. etiam Const. Man. 1284-1303)
21 2
maho`nteq O
Palamy`dy M
gi` nontai O
3 kri` nonteq O : kri` non M
plymmely`matoq O
10 veudy om. O
6 ana`pte O
22
10
filippomaria pontani
28
ta te`rata proq ew
` an ga`r fysin ekfai`netai tauta, kahyn to fulon to
Trwiko`n.
15
20
25
loipon kai ton do`lon yrtue kata tou sofou. kai o fho`noq do`lon, o do`loq
30
de fo`non pikron apege`nnysen exe`myne gar kai touq basileiq kata tou
androq pei`saq sun tw
Ajillei touton basileian.
22 1-15
22 1 o
23
54
tou`tw
lu`sin eno`rkwq epaggeila`menoq en to`mw
, gra`vai pei`hei gra`mmata
q ek tou Pria`mou proq ton Palamy`dyn epistoly`n. kai gra`Trwika`, w
vanta euhuq aposfa`ttei kai orkouq veudeiq kai do`louq kai fo`non epitele`saq, ei mo`non kai ton tou Palamy`douq prosexerga`setai. to de gra`m-
10
29
54
15
katygorw
n diarry`dyn kan afwnoq. kai para tou basile`wq apo`fasiq
euhuq kata tou sofou, kai Mukynaioi kai Zaku`nhioi li`hoiq touton puk q nifa`si ba`llonteq, on edei stefanoushai
noiq w
en
toiq panenti`moiq,
20
54
25
` nioq ekmahw
n tyn epi tw
allo me`gaq Aiaq o Telamw
...
23 cf. Tz. alleg. Il. prooem. 1074-1119 (post Palamedis necem Aiacis ira et Achillis luctus
et ira narratur vv. 1119-1147 ; deinde vv. 1148-1215 versio Homerica cum historia Chry seidis, pestilentia, ira Achillis et omnibus, quae ad principium Iliadis attinent) ; hic illic
color rhetoricus (nota l. 7 et 15 -16 appositiones elaboratas ; 11 polyptoton ; 15 gramma q nifa`si : cf. M
teion tyq adiki`aq cf. Basil. hom. temp. famis PG 31, 313c ; 17 puknoiq w
156, sed saep. in auct. Byz., cf. Gr. Nyss. enc. in S. Steph. 22, 5 Lendle ; Theodoret. Hist.
eccl. 283, 23 ; Nic. Chon. 28, 1 ; 24 aklauston ahapton cf. Anth Pal. 7, 247, 1)
Pontani
SUR UNE RECENSION DU TRAITE DE L'ASTROLABE
POQUE DES PALE
OLOGUES*
DE JEAN PHILOPON A L'E
Jean le grammairien, ou Jean d'Alexandrie, appele aussi Jean Philopon, vecut de l'an 500 a l'an 570 environ ; nous savons de lui relativement peu de chose, sinon qu'il fut l'eleve du philosophe Ammonios, et
qu'il enseigna a Alexandrie, sans jamais cependant recevoir le titre de
philosophe. La partie la plus considerable de son uvre parvenue jusqu'a nous consiste en commentaires sur Aristote, commentaires qui
ge, tant chez les juifs et les arabes
auront un large echo au Moyen A
que dans l'Occident chretien. Mais il a compose aussi des ouvrages de
philosophie et de theologie qui ne sont pas sans importance pour qui
s'interesse aux debats d'idees opposant, a son epoque, les chretiens aux
1
* Ce travail sur l'histoire du texte du Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, s'inscrit dans le cadre d'une the se de doctorat a Paris IV-Sorbonne, sous la direction de
cole praMonsieur B. Flusin. Je remercie vivement Madame B. Mondrain, de l'E
tique des hautes etudes, qui a bien voulu me faire be neficier de ses conseils, et Mon sieur P. Gehin, de l'IRHT, dont l'aide m'a e te precieuse.
(1)Nous renvoyons sur ce sujet au chapitre I de l'ouvrage de A. P. Segonds, Jean
Philopon. Traite de l'astrolabe, Paris, 1981 (Astrolabica, 2), ainsi qu'a l'importante
bibliographie qui y figure.
(2) Au sujet des sources qui ont pu e tre a la base de l'ouvrage de Jean Philopon,
on pourra consulter O. Neugebauer, Studies in ancient astronomy, IX. The early history
of the astrolabe, dans Isis, t. 40, 1949, p. 240-256, et aussi A. P. Segonds, op. cit.,
p. 29-32.
32
claude jarry
siecle .
Ce sont les seules editions dont nous disposons a ce jour . Nous avons
entrepris une edition critique du Traite de l'astrolabe de Jean Philopon,
et nous nous proposons, sans attendre la fin de ces travaux, d'en pre senter un aspect particulier, qui est l'apparition, dans la deuxie me
moitie du xive siecle, d'une recension du Traite, qui a connu un succes
non negligeable, puisque, dans l'etat actuel de nos collations, plus de
dix manuscrits sont concernes, en totalite ou en partie. Afin de pouvoir
situer cette recension dans l'ensemble des manuscrits, nous commence rons par presenter une esquisse de ce que seront tres probablement les
grandes lignes du stemma general a la fin de nos travaux.
33
Dans l'etat actuel de nos travaux, nous avons collationne quarantetrois manuscrits, les plus anciens, sur les soixante-dix dont l'existence
est signalee par les catalogues. Ces collations ont ete faites soit a partir
des manuscrits detenus par les bibliotheques, a Paris et au Vatican,
soit a partir des microfilms disponibles a l'Institut de recherche et
d'histoire des textes. Bien que ce travail ne soit pas termine , il est
cependant d'ores et deja possible, a partir des manuscrits collationnes,
de proceder a des regroupements de ces manuscrits par famille, autour
de six manuscrits principaux :
Valla.
En
outre,
le
manuscrit
Florentinus
Riccardianus
10
claude jarry
34
(qui est incomplet, inc.
, page 17,
manuscrits
s'y
rattachent
partiellement :
l'Ambrosianus 469
(5) R.
35
II
La famille
Huit manuscrits echappent a la classification ci-dessus, car ils presentent un texte assez fortement remanie par un copiste qui a poursuivi
deux objectifs principaux : 1) etablir un texte integralement comprehensible et exploitable par un utilisateur ; il est manifeste que le copiste
qui est a l'origine de cette famille ne possedait qu'une source, et que
lorsqu'il s'est trouve en face d'un passage peu ou pas comprehensible,
par suite d'alterations, il a pris l'initiative d'inventer un texte de
substitution ; 2) moderniser et completer le texte, par exemple en lui
rajoutant un chapitre traitant de la facon de prendre en compte la precession des equinoxes, ou en expliquant, ce que ne fait pas Jean Philo pon, comment calculer la duree du jour ou de la nuit en heures equinoxiales.
(6) Le fait que la seule edition du Traite de l'astrolabe disponible a ce jour soit
basee sur le manuscrit Parisinus Suppl. gr. 55 nous ame ne a ouvrir ici une parenthe se,
afin de situer avec un peu plus de pre cision ce dernier manuscrit dans notre esquisse
de stemma. Il faut pour cela d'abord rattacher a cette famille du Parisinus gr. 2491 le
Parisinus gr. 2409, bien que ce manuscrit soit tre s complexe dans son e tablissement ;
initialement, c'e tait un manuscrit appartenant a la fois aux familles du Vaticanus gr.
191 et du Parisinus gr. 2497, avec en outre des lecons que nous n'avons retrouve es
dans aucun autre manuscrit. Ce Parisinus gr. 2409 a fait l'objet de multiples correc tions en marge de la main me me d'Ange Vergece, corrections faites a partir du
manuscrit Parisinus gr. 2491, ou plus vraisemblablement du Parisinus gr. 2493, qui en
est tres proche, mais qui etait disponible dans l'atelier de ce copiste. Ces corrections
sont parfois accompagne es de la phrase :
. Ce Parisinus
gr. 2409, ainsi corrige , a servi de mode le a un scribe, Constantin Pale ocappa, pour
ecrire le Parisinus Suppl. gr. 55, c'est a dire le manuscrit a la base de l'edition de K. B.
Hase, mais ce copiste n'a pas toujours repris (ou compris ?) les corrections en marge
d'Ange Vergece, ce qui ajoute encore a la mediocrite du texte e dite. Par convention,
nous rattacherons cependant le Parisinus Suppl. gr. 55, comme son modele le Parisinus
gr. 2409, a la famille du Parisinus gr. 2491, mais nous ne pouvons que confirmer ce
que dit A. P. Segonds a la page 116 du Traite de l'astrolabe : Hase ne pouvait gue re
faire un choix plus malheureux pour son e dition. L'utilisation, faite par K. B. Hase,
du manuscrit Parisinus suppl. gr. 83 ne pouvait pas lui fournir beaucoup de corrections pertinentes, dans la mesure ou ce dernier manuscrit a e te copie par le copiste
Huet a Stockholm d'apres le Vaticanus Reginensis 167, lui-meme issu du Parisinus gr.
2493.
claude jarry
36
Prologue
Nous reproduisons ci-dessous le texte du prologue (p. 1, l. 5-13)
apres correction, tel qu'il nous para|t devoir etre edite, d'apres le
manuscrit Vaticanus gr. 1066, et les manuscrits de la famille du Mutinensis Estensis gr. III A 10 :
Tyn en tw
astrola`bw
tyq epifanei`aq tyq sfai`raq exa`plwsin, kai
tw
n en autw
katagegramme`nwn taq aiti`aq, tyn te jrei`an autou eiq
safw
q an oio`q te w
po`sa te kai poia kahe`styke jry`simoq, w
q ekheinai
peira`somai,
ydy
men
ikanw
q
Ammwni`w
tw
filosofwta`tw
ymw
n
q
didaska`lw
espoudasme`nyn, plei`onoq de omwq deome`nyn safynei`aq, w
an kai toiq my ta toiauta pepaideume`noiq eulyptoq ge`nytai. touto ga`r
me poiein tw
n suny`hwn proutreva`n tineq. prw
ton de`, ti` tw
n en autw
37
n peri tou
` tou pragmatei`an;
post didaska`lw
add. ty
to
pa
` ron parexygyhy
post safynei`aq add. kai uf'ymw
n de`on kata
nai.
sans nouvelle phrase, on attendrait plutot, par continuite avec les deux
participes precedents,
dant a un certain nombre d'objections : tout d'abord, que sait de l'en seignement d'Ammonios l'auteur de la recension, pour porter une telle
appreciation ? A notre connaissance, rien. Ensuite, cet auteur, faisant
parler Jean Philopon, emploie uf'ymw
n, alors que dans le reste du preambule ce dernier utilise la premiere personne du singulier pour parler
de son propre travail. Negligence un peu surprenante de la part de
l'auteur de la recension qui, c'est visible dans le restant de ses interven -
tai
Epistulae theologicae,
ep|tre
parexygoun-
` hwq, nou
n heo
` tyta le`gonteq ; dans Cyrille de
y
kakw
q kai li`an eu
n Jristou
ty
Jerusalem,
jeile`wn
q
gunaiko
parexygountai
` rnyq.
po
Oi
de
ek
peritomy
q
kakw
q ; dans Gennadius Scholarius,
dia
tw
n
grafw
n,
` lwn, a
q
page 484, l. 24. : ohen kai taq ry`seiq ekei`naq tw
n didaska
mahw
tineq sofistikw
q kai a
q.
` sei a
posta
po
a
hei`wn
q
a
III,
parexygountai`
claude jarry
38
parexygyhy
nai, nous ne pensons pas que ce verbe puisse traduire le
ou
Jean Philopon dit que son propre travail s'adresse aux my pepaideume`noiq.
xiv
Traite.
xiv
siecle : Nice phore Gregoras, Isaac Argyros, et The odore Me liteniote dans la
Tribible astronomique.
39
iste`on
epei
pe`deixen
a
Ptolemaioq
en
tw
bibli`w
ty
q
sun-
q a
` xewq kinoume`nouq kai tou
` mena kata
planeiq a
ste`raq eiq ta
ta
epo
` jn tou
` bou empepygo
` teq tw
ra
strola
r' ety moiran a', oi de en t
a
a
n
` pw
` teq, ou
r
tw
ga
planw
ei en tw
a
au
kai eni to
n tineq a
eisi empepygo
egjwrei
llwq
a
gene`shai,
` gky
na
a
esti
toiq
dia
ty
q
nukteriny
q
tw
n
planw
ste`rwn dioptei`aq ty
a
n a
sunepilogizome`noiq
to
meta
` touq
tosou
` nouq
jro
q
gegono
ki`nyma
tw
n
` lleshai tou
legome`non kai di'u
po planw
rhou
a
n sfa
o
. dei`xomen de to
dei`gmatoq
dia
to
safe`steron.
n
ea
r
ga
` bwmen
la
tina
en
tw
n
` jn katagegramme`nwn a
n epi ty
ra
planw
ste`rwn, fe`re eipein to
a
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q
toq Ptole stiq kah'o
n jro
` non o
` sioq ou
hauma
kardi`aq tou
le`ontoq, o
maioq
to
toiou
ton
` bou
strola
a
tou
exe`hyke
rganon
o
kata
epeije
o
` nw
q
ri`sketai o
to
rga
au
my
koq tou
le`ontoq moiran ... en w
dy
kai eu
r epe`jwn ta
` swmen diopteu
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ta
sty
a
le`ontoq. kai hely
sai
tou
ton
trou
nta
te
o
lioq
y
tou
ton kata
kribw
a
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diametrei
n ...moiran
ty
tou
` somen
ry
eu
n,
to
au
drojoe`wq.
u
lla
a
nu
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diameen
toiq
lioq a
te o
` noiq, o
n toiou
ma
y
kribw
ste`ra diametrei,
kah'y
q to
ton a
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n id' moiran eu
` j dio
n toi`nun tu
ri`sketai tou
drojoe`wq. ea
kata
ty
u
` k n toiou
a
mw
ste`ra kata
kribeq mesonu
pteuhy
to
nai par'y
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tion,
my
metapoiyhei`syq
` teron
pro
ty
q
en
` nw
rga
tw
o
` jnyq,
ra
a
ll'
a
twq eu
` syq, w
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riskome`nyq w
q kat'a
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rja
nwte`rw
ou
eirytai
katagegramme`non
n
to
epi
ty
q
kardi`aq
tou
le`ontoq
kata
n ... tou
` somen ty
n tou
li`ou moiran epi
ty
y
le`ontoq moiran, kai zyty
n id' tou
` keitai en tw
` nou
drojoe`wq w
q pro
mikukli`w
ty
y
u
tumpa
tou
rai katagegramme`nai, ou
` somen au
n en t
j eu
ry
ty
en w
tou
eisin ai w
n tou
id'moira tou
drojoe`wq ty
mesonukti`ou gramm
epei`per y
u
le`on-
(9) Nicephori Gregorae epistulae, ed. P. A. M. Leone, t II, Matino, 1982, epist.
148, p. 356, l. 256 et ultra. Cf. A. P. Segonds, Jean Philopon. Traite de l'astrolabe,
p. 72.
claude jarry
40
ra to
n epi ty
diametrei. dei a
ste`ra
toq ... ou
q kardi`aq tou
le`ontoq a
n
ty
id'
le`ontoq
tou
epe`jein
ina
n
to
lion
y
kai
diametrein,
epi
tw
n
` setai. a
men y
llwn de a
q lo
` goq sumby
to
ty
diafora
ste`rwn o
au
ll'au
a
` touq jro
` sewq episunaj tosou
` nouq a
ty
meta
po
planw
y
q tw
n a
n kiny
twq kata
n dio
` sashai ou
ra ty
` rhwsin poiy
b' tro
` pouq.
heisa. dei de a
kah'ena
ti
o
men
epei
podedeigme`non
a
ri`sketai
eu
to
tw
n
planw
a
n
n tou
r' ety eiq a'moiran a
` menon, dei a
ra kai ty
partizo
ki`nyma kata
` bou a
` jnyn to
ela
` tton kata
r' ety metapoiein kai metaki strola
ra
a
q en au
` mena moiran
t
ste`raq eiq ta
nein tou
katagegramme`nouq a
epo
a'.
kah'eteron
de
` pon,
tro
stiq
o
kai
ma
llon
jere`steroq
eu
emoi
dokei,
a
jeiraq o
rganon tou
` bou, kai ei men eu
ri`sketai
ra
na
strola
dei o
a
n to
en
mia
q
tw
au
n
ty
` t,
tau
` jny
ra
a
n
diafora
kai
po
a
` negguq
su
poiou
sa
` tyq
tau
metapepoiyme`ny,
ty
q
tw
n
dioptei`a
,
planw
a
n
ei
de
my
plei`ona
` sewq,
kiny
plei`ona
ty
q
moi`raq
rkeishai
a
mia
q
moi`raq
n diafora
n a
n ejei, ty
n a
ty
` a
nafainome`nyn diafora
po
ra
ty
q en t
a
n
ty
ste`roq, mejri tou
nadidome`nou etouq a
fairein a
po
epojy
q tou
a
a
q
eu
te diopteu
` etai w
q
li`ou a
ri`sketai o
q pro
kribou
tou
y
q epojy
q en
` mena kai ta
q kataleipome`naq moiraq au
tou
ta
proygou
symeiou
shai.
tw
ou
r
ga
n
a
` santeq
diopteu
n
to
ste`ra
a
kat'ekei`nyn
n
ty
n
nukteriny
rwmen ty
n sesymeiwme`nyn tou
n eu
li`ou moiran eiq
dioptei`an, enha a
y
ran fy
` klion tw
n w
` somen eni`stashai to
y
` te.
miku
rw
to
n w
n ekei`nyn ty
gou
n
ekei`nwq
twq
ou
poiou
nteq
exomen
sfaly
a
n
ty
po
a
tou
lion dioptei`an. o
per edei deixai.
n y
ste`roq epi to
a
xiv
siecle.
La disposition du monde) que les astres fixes se deplacaient eux aussi, vers
l'arriere, d'un degre tous les cent ans, et que les astres fixes qui ont e te
enfiches dans l'araignee de l'astrolabe le sont toujours a la seule et meme
position (il ne saurait en e tre autrement), il est ine vitable que ceux qui
41
42
claude jarry
Nous voyons que l'auteur de la scholie propose deux fac ons d'exploiter un astrolabe ancien, soit modifier l'araignee, qui est effectivement
la seule partie de l'instrument qui a besoin d'etre modifiee au fil des
siecles, soit utiliser l'ancienne araignee, mais introduire une correction
dans la mesure, solution jugee ma
llon eujere`steroq. L'auteur repugne donc a proceder a une modification de l'araignee. Nous reviendrons sur cette remarque lorsque nous rechercherons qui peut e tre
l'auteur de la scholie.
kai
eka`styn
ran
w
omoi`wq
eury`somen
po`swn
estin
isymerinw
n
variable
10
en
temps
equinoxiaux .
Rappelons
qu'un
11
ran kai rw
yme`ran kai nukta po`swn estin w
n, eti te kai eka`styn w
heure.
L'emploi
de temporaire
(R.
D'Hollander,
L'astrolabe,
Paris,
1999) ne nous para| t pas convenir davantage ; c'est un adjectif qui e voque une
notion de precarite plus que de variabilite ; l'adjectif saisonnie re , plus couramment employe pour traduire kairiky (A. Tihon, mais aussi dans O. Neugebauer :
seasonal hour ) a l'inconve nient d'evoquer la saison comme base de variation de
ra kairiky alors que cette heure varie quotidiennement. C'est pourquoi nous
cette w
avons opte pour heure variable .
(11) Cette unite de temps intervient dans la de termination de l'heure de nuit
par la methode, d'origine e gyptienne, du lever heliaque des e toiles : celui-ci a lieu,
nuit apre s nuit, avec quatre minutes de retard, soit un isymerinoq jro`noq ; cf.
J. Blamont, Le chiffre et le songe, Paris, 1993, p. 28 -30
43
12
p. 20, l. 30-34 : le texte de l'e dition Hase est le suivant : tosou`twn einai
n prokeime`nyn kairiky
n nu
` kta. kai tau
` taq
` nwn ty
le`gomen isymerinw
n jro
n eiq ta
ran po
n nukteriny
n w
ib'meri`santeq, eu
` swn estin
ri`skomen kai ty
ou
n enteu
n tw
` nwn. ejeiq ou
q
rw
isymerinw
n jro
hen kai ty
n kairikw
n w
n eiq ta
q
isymerina
` somen
ry
eu
` krisin.
dia
` swn
po
La
` nwn
jro
recension
lui
isymerinw
n
substitue
esti
le
texte
prokeime`ny
suivant :
` x.
nu
q
tou
n jro
` touq ou
` somen po
` nouq eiq to
n ib' meri`santeq eu
` swn jro
` nwn
ry
toiou
ra ty
q au
q de jro
q ekei`nyq. tou
` nouq para
w
tou
isymerinw
n esti y
q nukto
` somen kai po
` ty
n ie' meri`santeq eu
` swn esti isymerinw
ry
rw
toiau
to
n w
n y
` x.
nu
Jean
Philopon :
en
divisant
le
nombre
de
temps
e quinoxiaux
Reecritures
Nous avons dit que certaines lecons de la famille F ne nous paraissent pas avoir d'autre raison que la volonte de l'auteur d'introduire
son propre vocabulaire, ou son propre style ; nous en retiendrons trois,
a titre d'exemples :
(12) Nous n'abordons pas ici une autre modification du texte, que conna| t la
recension, au me me chapitre, lignes 4 a 6. Elle n'a pour but que de restituer au texte
une correction syntaxique qui n'existait pas dans le manuscrit qu'utilisait le copiste ;
nous la verrons dans la deuxie me partie (section 5).
claude jarry
44
^
skopoun
kai
to
mesouranoun,
13
` pteutai moirw
p. 16, l. 28 -29 : ei de elatto`nwn diw
n, pro mesymbri`aq y
45
qui utilise la recension du Traite. Enfin, nous l'avons deja fait remarquer, un manuscrit, tout en etant exterieur a cette famille, a manifestement subi une contamination en provenance de la recension : il s'agit
du Florentinus Riccardianus 10.
Les manuscrits Vaticanus gr. 208, Vaticanus gr. 1059, Marcianus gr.
323, Ambrosianus gr. E 104 sup. (311), et Parisinus Coislin. 338 ont ete
amplement decrits par A. Tihon dans Le Petit commentaire de Theon aux
Tables faciles de Ptolemee
14
140 mm,
15
t. 1,
Catalogus
Codicum
Astrologorum
graecorum
(de sormais
Debut du xv
294
menos, dont le paraphe figure aux folios 163, 228, 349, 447. Pre sence de
filigranes : Briquet 15490, 8933 -4, 15557, 797-799, 7366 ; Mosin 6046. Le
Traite de l'astrolabe de Jean Philopon figure aux f. 62 -69v.
Description : CCAG, t. V, 3, p. 64 -70.
et xv
140
(14) A. Tihon, Le Petit commentaire de The on d'Alexandrie aux Tables faciles de Ptole mee. Histoire du texte, e dition critique, traduction, Citta del Vaticano, 1978 (Studi e testi,
282).
(15) B. Mondrain, Les marginalia dans les manuscrits scientifiques byzantins,
in Scientia in margine, ed. D. Jacquart, Ch. Burnett, Paris, 2005, p. 34 et B. Mon drain, L'ancien empereur Jean Cantacuze ne et ses copistes, in Gregorio Palamas e
Oltre, ed. Leo S. Olschki, Florence, 2004, a partir de la p. 278.
claude jarry
46
de
Jean Philopon
figure
titre
d'un
texte
xiv
siecle.
Milieu
248
ou
seconde
moitie
du
xiv
siecle,
papier,
II + 228
folios
de
168 mm, 29/35 lignes ; sur la face inte rieure de la couverture, plu -
xiv
siecle, dont Briquet 3190 ; 5765 -5766, 705, 5984, 3815. Le Traite de
xiv
siecle (mais
xv
granes attestes entre 1346 et 1393, dont Briquet 15483, 782, 790, 795 -796,
3996-3998, 3169, 6746. Le Traite de l'astrolabe de Jean Philopon figure aux
f. 247v -259.
Description : CCAG, t. VIII, 2, p. 26 -29 ; J. L. Heiberg, Opera astrono mica minora, Leipzig, 1907, p.
cci.
manuscrit
R. Leurquin
en
Vaticanus
1991
16
gr.
792
Rappelons
fait
l'objet
simplement
d'une
ici
publication
que
ce
par
manuscrit
xv
xv
xv
(16) R
Meliteniote : le Vaticanus gr. 792, in Scriptorium, t. 45, 1991, p. 145 -160. R. Leurquin
signale, parmi ce qui caracte rise le style et l'orthographe de Me liteniote, l'emploi
de constructions sans verbe a un mode personnel (sujet au nominatif suivi d'un par ticipe), et des confusions entre | et u
.
47
folio, ou sur l'ensemble des folios date s du xv ? Il ne nous parait pas pos sible de conclure. Notons simplement que, en raison de l'ensemble des tex tes contenus dans ce manuscrit, le copiste du xv
nus 469 (I 112 sup.), qui n'en de pend que partiellement et dans lequel ils
ont e te rajoutes posterieurement, comme nous le verrons plus loin), adjonc tion qui figure par ailleurs dans d'autres manuscrits que nous avons colla tionnes : ceux de la famille du Mutinensis Estensis III A 10, et le Vaticanus gr.
1066. R. Leurquin dit qu'ils figurent aussi dans le Magliabecchianus gr. 2, et
e
le Matritensis BN 4783, du xvi sie cle, que nous n'avons pas collationne s.
Il reste donc a decrire les cinq autres manuscrits. Ce sont tous des
manuscrits que nous avons etudies sur microfilms. Pour les autres textes d'astronomie presents dans ces manuscrits, nous renvoyons a la
suite du present article.
Marcianus gr. 324
M
220
granes
Mosin-Traljic'
4860,
375,
2059,
5532,
476,
pour
des
parally` louq
155
85/95 mm. Un filigrane, Briquet 3666, (f. 4 -5, 24-25, etc) : 1445-
claude jarry
48
mw
1450. Un seul scribe ; une invocation, f. 21, Jriste proygou tw
n y
n
` twn
ponyma
rw
des. tw
n w
n, p. 11, l. 17 ; f. 19 - 20v vides. Ce manuscrit de bute par trois
quaternions (f. 1-24v) ; le Traite est donc a cheval sur le deuxie me et le troisieme. Il n'y a par conse quent pas eu de folio ou de cahier disparus mais
nous sommes en presence d'un copiste qui a abandonne son travail sur le
Traite pour en commencer un autre, et les quatre pages blanches qui sui vent n'auraient pas permis a ce copiste de terminer ulte rieurement sa
copie. Ce manuscrit a appartenu au Cardinal Bessarion. (n 253)
Description : E. Mioni, op. cit., p. 50 -52.
manuscrit
xiv
siecle, et du
xv
siecle, papier,
inexploitable
(au
moins
sur
microfilm)
en
certains
17
enestw
ti
etei
md'
3666, Mosin 1040, 3412) donnant des dates s'e chelonnant de 1386 a 1450.
Le Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, figure aux f. 134 -142, ecrit de la
main attribuee a Leon Atrapes. Ce manuscrit a appartenu au cardinal Bes sarion (n 272).
Description : E. Mioni, op. cit., p. 77 -82 ; CCAG, t. II, p. 70 -73, qui signale la grande proximite de ce manuscrit avec le Laurentianus 28,16, par la
mention : magna ex parte descriptus esse videtur hic codex venetus e
codice florentino Laur. 28,16.
xv
209 mm. Le
18
) figure
aux f. 116-124.
Description : A. Martini et D. Bassi, Catalogus codicum Graecorum Bibliothe cae Ambrosianae, Milan, 1906, p. 562 -564.
Tihon
Mercier
(17) Une description detaillee de ce manuscrit, dont nous extrayons cette infor mation, est donnee par A.
et R.
xvi
(18) Ces trois articles additifs sont, dans ce manuscrit, e crits de la main de
Pinelli, qui a posse de ce manuscrit au
tion : viennent du manuscrit du duc de Ferrare. Ils n'e taient donc pas dans le manu scrit qu'a exploite le copiste a l'origine de l'Ambrosianus 469 (I 112 sup.). Nous
n'avons pas identifie quel est ce manuscrit qui a appartenu au duc de Ferrare, et qui
contient ces trois articles additionnels.
49
140mm,
un
seul
scribe,
Jean
Abramius,
selon
le
colophon
19
` nde bi`blon e
` moio paiq gra
` fen ty
Abra
jeiri / C te`rma eilyfen aiw
noq
` toio / Arihmoio de`ontoq etw
` nge, k.t.l. A la
ef' ebdoma
n de`ka kai ekato
sunetelest
tw
n
kalw
n
hew
` riq iwa
` nnyq o
` mioq. Le Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, figure
Abra
ja
aux f. 279-290.
Description : A. M. Bandini, Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae
Medicae Laurentianae, t. II, p. 31 ; CCAG, t. I, p. 38 -39.
fait
appara|tre
que
trois
differences,
d'importance
tout
fait
mineure :
^
q to
20
` klou
ku
` klou om. ;
ku
men ga
r tou
po
p. 27, l. 13 : Marcianus gr. 323 a
herinou
tropikou
me`jri
tou
isymerinou
moirai` eisi kd' Vaticanus gr. 792 moirai` om.
paiq
` fen
gra
` nde
ty
bi`blon
ey
jeiri`
C te`rma
eilyfen
aiw
noq
ef'
reproduisant ce passage du manuscrit (Dated greek manuscripts of the thirteenth and four teenth centuries in the libraries of Italy, University of Illinois Press, 1972, p. 246).
(20) Rappelons cependant (cf. note 16) que dans la partie autographe de ce
manuscrit, dont l'auteur est Me liteniote, on peut trouver des confusions entre o et w.
claude jarry
50
xv
du Marcianus gr. 323 qui contient ce meme Traite est datee du dernier
tiers du
xiv
siecle.
deduit que le Vaticanus gr. 1059 a ete copie sur le Vaticanus gr. 208, ce
qui n'est pas vraiment une surprise, puisque l'on sait par ailleurs que
Jean Chortasmenos, scribe du Vaticanus gr. 1059, a eu entre ses mains
le Vaticanus gr. 208.
Les manuscrits Laurentianus 28, 16 et Marcianus gr. 336 ont tous les
` sashai, de
deux un saut du meme au meme de deux lignes sur symeiw
tant donne les dates connues de
la page 27, l. 30-31a la page 28, l. 1. E
ces deux manuscrits, c'est bien evidemment le Marcianus gr. 336 qui
depend, directement ou non, du Laurentianus 28, 16. On peut conforter
cette opinion en remarquant qu'alors que l'ensemble des manuscrits
presente, a la page 14, l. 18-19, la lecon : oti katagegramme`noi eisin
en t ara`jn aplanw
n kai lamprw
n aste`rwn tine`q, les deux manuscrits ci-dessus ont la lecon : en
facon generale, une dependance du Marcianus gr. 336 envers le Laurentianus 28, 16 est signalee par les catalogues.
Quelques lecons, peu nombreuses il est vrai, qui ne sont presentes
que dans le Marcianus gr. 324, permettent d'affirmer que ce manuscrit
n'a pas de descendance dans les manuscrits collationne s a ce jour :
^
tai: ge`graptai;
^
to om. ;
^
ra`jn aplanw
p. 14, l. 18-19 : eisin en t a
n kai lamprw
n aste`rwn
51
De meme le manuscrit Ambrosianus 311 (E 104 sup.) presente quelques lecons qui lui sont propres, en plus grand nombre que le manu scrit precedent ; nous n'en retiendrons que quelques unes :
^
Filopo`nou peri astrola`bou, tres diffe rent de celui des autres manuscrits
de la famille (voir ci -dessous, 5
^
ran : yme`ran ;
w
eka`styn
ran
w
kairikyn
po`swn
estin
isymerinw
n
jro`nwn
eury`somen.
po tw
p. 27, l. 15-16 : dylon de oti kai a
n jeimerinw
n tropw
n me`jri
herinw
n to olon ymiku`klion dierjo`menoq o ylioq Ambrosianus 311 (E 104
sup.) : to olon ymiku`klion om.
rw
w
n). Dans les cinq premieres
pages, le copiste n'a integre dans son manuscrit que certaines des
lecons qui caracterisent cette famille. On peut penser que le copiste
disposait de deux sources, dont une seule contenait la recension, et
qu'il a commence par ne considerer cette recension que comme une
source possible de variantes, puis qu'il a finalement de cide de la retenir
comme source unique. Mais a-t-il juge finalement ce choix insatisfaisant, et est-ce la raison pour laquelle il a interrompu son travail ? C'est
une hypothese parmi d'autres.
Au stade actuel de nos travaux, et pour tenter de conclure, si nous
ne prenons en consideration que les resultats de nos collations, rien
n'interdit de penser que le Marcianus gr. 323 est l'ancetre unique de
l'ensemble des manuscrits parvenus jusqu'a nous contenant la recension F du Traite de l'astrolabe. Il ne contient en effet aucune lecon individuelle qui le demarquerait du reste de la famille, et qui obligerait a
postuler l'existence d'un manuscrit anterieur. Nous sommes cependant
conduit a mettre des reserves sur cette hypothese a priori seduisante,
car il ne nous parait pas certain que le Marcianus gr. 323 soit le plus
ancien manuscrit de cette famille qui soit parvenu jusqu'a nous. En
claude jarry
52
xiv
xiv
siecle,
tou
,qwoq'
po
a
ty
q
tou
` smou
ko
gene`sewq
etouq.
On en
21
d'une
table
d'etoiles
pour
1389.
Il
prend
quelques
annees
22
xiv
sie-
. Dans ces
(21) Cf. A.
Tihon
53
des manuscrits n'empechent pas le rattachement des quatre manuscrits au Marcianus gr. 323, et la tres grande proximite des textes nous
incite a envisager un nombre minimum de manuscrits interme diaires.
Ce rattachement nous parait donc le plus naturel.
En ce qui concerne la reponse a la deuxieme question, l'absence,
dans les manuscrits Parisinus Coislin. 338 et Ambrosianus 469 (I 112 sup.)
des sauts du meme au meme existant dans le Vaticanus gr. 208 et Laurentianus 28, 16 permet d'affirmer que ces deux derniers manuscrits n'ont
pas servi de source aux deux premiers. De meme, les lecons singulieres
de l'Ambrosianus 311 (E 104 sup.) ne se retrouvent pas dans le Parisinus
Coislin 338 ni dans l'Ambrosianus 469 (I 112 sup.), et les rares lecons singulieres du Marcianus gr. 324 ne s'y retrouvent pas non plus. Il nous
faut donc rattacher aussi ces deux manuscrits, pour leur partie recen see, soit au Marcianus gr. 323, soit au sous-archetype disparu, si ce dernier existe. A. Tihon propose de meme, en ce qui concerne le petit
commentaire de Theon, un rattachement du Parisinus Coislin 338 au Marcianus gr. 323
23
Nous verrons dans la suite du present article que les manuscrits Marcianus gr. 323, Marcianus gr. 324, Laurentianus 28, 16, et Vaticanus gr. 208
ont en commun, outre le Traite de l'astrolabe de Jean Philopon, plusieurs
autres textes d'astronomie. Il peut etre interessant de voir les stemmas
qui ont pu etre proposes, pour ces memes manuscrits, a l'examen de
ces autres textes. Le Marcianus gr. 323 et le Vaticanus gr. 208 ont en
commun le petit commentaire de Theon
24
xieme est une copie du premier, mais se demarque ainsi de J. L. Heiberg, qui pensait le contraire. Les manuscrits Marcianus gr. 323, Marcianus gr. 324, Laurentianus 28, 16, et Vaticanus gr. 208 ont en commun la
Tetrabible de Ptolemee ; A. E. Boer pense que les deux premiers cites
dependent d'un meme manuscrit (l'Angelicus gr. 29, qui ne contient pas
le Traite de Philopon), et que ce dernier a un ancetre commun avec les
deux autres
25
54
claude jarry
Angelicus gr.
Vaticanus gr.
29
Laurentianus
208
Marcianus gr.
28, 16
Marcianus gr.
323
324
Les manuscrits Marcianus gr. 323, Marcianus gr. 324, et Vaticanus gr.
208 ont en commun les
de Ptolemee ;
26
Vaticanus gr.
208
Marcianus gr.
Marcianus gr.
323
324
(26) J. L.
p. clxix.
Lipsiae,
1907,
55
La raison qui nous incite a le faire neanmoins vient des trois articles
additifs qui figurent dans le Vaticanus gr. 792, integres a l'ensemble du
texte, alors qu'ils sont absents de l'ensemble des autres manuscrits de
la famille
arajni` on
pour
y ara`jny,
par
sie-
cle ; cela entraine qu'il les a trouves ailleurs et, pourquoi pas, dans un
manuscrit disparu qui constituerait le sous-archetype de cette famille,
mais a un autre endroit de ce manuscrit. Dans le Vaticanus gr. 1066,
par exemple, ces trois articles sont bien presents, mais ils ne sont pas
joints au texte du Traite.
: Pw
q dei ymaq euri` skein mesopelagountaq y en ery`moiq to`poiq dia`gonteq en poi` w
kli` mati upa`rjomen; Pwq dei gnwnai upo tou astrola`bou en nukti ...; Peri tou
gnwnai ei orhwq esti egkejaragme`noq o astro`laboq y my. Ce sont
Voici les titres de ces trois articles
27
des articles qui, par les sujets traites, completent bien l'ouvrage de
Jean Philopon.
Nous proposons donc le stemma suivant :
(27) A. Tihon,
R. Leurquin
et
C. Scheuren
ont
e dite
la
version
en langue
e crits
directement
en
grec.
Le
deuxie me
de
ces
deux
chapitres
l'evidence un rapport e troit avec le premier des trois ajouts qui comple tent le Traite
de l'astrolabe de Philopon dans le Vaticanus gr.792. Le rapport concerne non seule ment le sujet traite (determiner le climat dans lequel on se trouve), mais aussi la
tournure des phrases et le choix du vocabulaire. Ce texte figure dans l'Oxoniensis
Cromwellianus 12 (xvi
(avec les deux chapitres supple mentaires) a e te realisee autour de1309, en raison
d'un exemple figurant dans le premier de ces deux chapitres.
claude jarry
56
Ambros. 311
Marcianus gr.
E 104 sup.
Vaticanus gr.
323
792
Mss famille
Parisinus gr.
partim
2497
partim
Laurentianus
28, 16
Vaticanus gr.
208
Marcianus gr.
Paris. Coislin.
324
338
partim
partim
Ambrosianus 469
I 112 sup.
Marcianus gr.
336
Vaticanus gr.
1059
Nous avons trop peu d'elements, si nous nous basons sur notre seul
travail de collation, pour proposer un mode de rattachement pre cis du
Marcianus gr. 326 a cette famille ; rappelons que nous n'avons environ
qu'un tiers du texte, et que la moitie seulement de ce texte partiel permet de rattacher ce manuscrit a la famille. Toutefois, nous exposons
plus loin les raisons, basees en particulier sur l'examen d'un texte de
Nicephore Gregoras figurant aussi dans ce manuscrit, qui nous font
penser a un rattachement direct de ce manuscrit au sous -archetype.
57
I.
II.
III.
28
pragmatei`a ne`wn kanoni`wn, texte d'Isaac Argyros trai tant de la mise a jour d'une table de Ptole me e, commen cant par Epeidy`per oi en tw
projei`rw
... ;
IV.
sunta`xei ... ;
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
29
le Karpos du Pseudo-Ptoleme e
31
peri tw
n kaloume`nwn ke`ntrwn, texte d'astrologie ano nyme numerote 82 par A. Tihon dans son recensement
de textes a caractere astronomique ;
X.
XI.
XII.
32
upohe`seiq tw
n planwme`nwn, de Ptolemee ;
l'Hypotypose de Proclus
33
pragmatei`a tw
n emproshen kanoni`wn, un texte de Ptolemee, en fait un passage de l'Almageste, livre VI ;
XIII.
XIV.
34
(28) A. Delatte, Anecdota Atheniensia et alia, t. II : textes grecs relatifs a l'histoire des
sciences, Liege-Paris, 1939 (Bibliothe que de la faculte de philosophie et lettres de
l'Universite de Liege, LXXXVIII), p. 195-208.
(29) Ibid., p. 236-253.
(30) Apotelesmatica, ed. F. Boll, A. E. Boer, Leipzig, 1940.
(31) Karpoq, ed. A. E. Boer, in Claudii Ptolemaei. Opera quae exstant omnia, t. III,
2, Leipzig, 1952.
(32) J. L. Heiberg, Opera astronomica minora, Leipzig, 1907, p. 70 -107.
(33) C. Manitius, Proclus, Hypotyposis astronomicarum positionum, Lipsiae, 1909.
(34) A. Delatte, Anecdota Atheniensia et alia, t. II : textes grecs relatifs a l'histoire des
sciences, Liege-Paris, 1939 (Bibliothe que de la faculte de philosophie et lettres de
l'Universite de Liege, LXXXVIII), p. 254-262.
claude jarry
58
Titres
Mss.
6 6 6
6 6
6
6 6 6
6
6 6 6
6
6
6 6
Vatic. gr.
792
Ambr. 311
E 104 sup.
Marc. gr.
326
Marc. gr.
323
Marc. gr.
324
Vatic. gr.
208
Laurent.
28, 16
Vatic. gr.
II
III
1059
Marc. gr.
336
Paris. coisl.
338
Ambr. 469
6
6
IV
VI
VII
VIII
IX
6
6 6 6
6 6 6
6 6 6
6 6
6 6
6
6
6
6
6
6
6
6
XI
XII
XIII
XIV
6 6 6
6 6 6 6 6
6
6 6
6
6 6
6 6 6
I 112 sup.
Nous n'avons pas pu rendre compte, dans ce tableau, des positionne ments respectifs de ces textes dans les divers manuscrits. Il est cepen dant tout a fait remarquable qu'une sequence de quatre textes (VII,
IX, VIII, X) se retrouve dans deux manuscrits, le Marcianus gr. 323 et
le Vaticanus gr. 208, cependant que la meme sequence se retrouve dans
deux autres manuscrits avec une omission dans chacun d'eux : le Laurentianus 28, 16 (om. texte X) et le Marcianus gr. 324 (om. texte IX).
Trois de ces quatre textes (VII, IX, VIII) ont une connotation astro logique.
De facon plus generale, l'examen du tableau met en evidence le
parallelisme entre les contenus des manuscrits Marcianus gr. 323 et
Vaticanus gr. 208, qui ont en commun 9 des 14 textes ci-dessus. Le Marcianus gr. 323 est en fait une veritable somme de textes astronomiques
et astrologiques
35
p.
cxvi
Aujac
36
, note 2 et
59
peri
du Traite de l'astro-
claude jarry
60
mius
port avec trois manuscrits qui nous concernent, le Vaticanus gr. 208, le
Marcianus gr. 324, et le Laurentianus 28, 16. Assez curieusement, il ne
semble pas que D. Pingree ait connu le Marcianus gr. 323, dont il ne
parle pas dans son article. Jean Abramios a copie le Laurentianus 28, 16,
et trente folios du Marcianus gr. 324 ; l' ecole dont D. Pingree met
en evidence l'existence a donc certainement quelque chose a voir avec
ce groupe ou ce milieu d'erudits dont, pour notre part, nous avancons
aussi l'existence. L'astrologie est sous-jacente dans les deux cas, et
D. Pingree pense que Jean Abramios n'est autre que l'astrologue offi ciel d'Andronicus IV. Pour autant, nous ne pensons pas que ces deux
groupes puissent se confondre ; le groupe dans lequel s'est re pandu
l'usage de la recension du Traite de l'astrolabe de Philopon nous parait
avoir une assise plus large que celle du groupe que D. Pingree consti tue autour de Jean Abramios.
G. Aujac, dans son edition critique de l'uvre de Geminos, en disant
que le Marcianus gr. 323 a pu appartenir a Plethon, ajoute que ce
manuscrit, qu'elle suppose ecrit a Constantinople, a pu figurer dans la
bibliotheque de ce philosophe a Mistra. Or Bessarion, qui a ete un disciple de Plethon, a sejourne dans cette ville de 1431 a 1436, et a transfere a Venise cinq manuscrits contenant le Traite de l'astrolabe de Philopon, dont quatre de la famille
(37) D.
Pingree
in
Hunger
Dumbarton Oaks
, Die hochsprachliche
profane Literatur der Byzantiner, t. II, Munich, 1978, p. 254, qui donne des informa tions tres convergentes sur Abramios. Il y a aussi un article, plus complet, sur Jean
Abramios, dans l'Oxford Dictionary of Byzantium, Oxford, 1991. Cet article met en
evidence que Jean Abramios est, par ses ide es sur la prise en compte des calculs ara bes, proche de Chrysococces (et donc de Me liteniote) et oppose a Isaac Argyros. Il
met aussi en e vidence que les e ditions re alisees par Abramios et ses disciples se
caracterisent par des changes in both the grammar and the order of the presenta tion of the technical matters of the original texts, and by insertion of extraneous
material into them .
61
nus gr. 2491 est Iwa`nnou grammatikou Alexandre`wq peri tyq tou astro-
nom de Jean Philopon que l'auteur du Traite est connu ? Ce n'est pas
sur ; Theodore Meliteniote, amene a citer, a la meme epoque, notre
auteur, dans sa Tribible, parle de Jean d'Alexandrie.
^
claude jarry
62
n. Cette
vante : dylon oti pro`teron, ote diwpteu`hy, meta mesymbri`an y
lec on est integralement reprise par l'auteur de la recension. Notons toute fois, pour etre complet, que le manuscrit Marcianus gr. 336, qui fait partie
des manuscrits contenant la recension, pre sente, par rapport au texte cidessus, la lec on pro`teron, ote diwpteu`hy, om. C'est une alteration du texte
apres recension.
^
symei`wn, le`gw dy tyn arjyn tou kriou y tyn arjyn tou zugou, dei tw
moi`ra
. Les manuscrits de la famille du Parisinus gr. 2491, et eux seuls, ont
en outre la lec on (ligne 2 de l'extrait) : alt. tyn arjyn om. La recension a,
63
par rapport au texte du Vaticanus gr. 191 la lecon ti om. La partie initiale
du membre de phrase est donc l'objet de plusieurs variantes. Les lec ons du
Vaticanus gr. 191, du Parisinus gr. 2497, et du Vaticanus gr. 1066 nous paraissent syntaxiquement acceptables ; il n'y a pour un copiste aucune raison de
les changer. En revanche, la lec on du Parisinus gr. 2491 ne l'est pas. Une
explication de la lec on adoptee par l'auteur de la recension pourrait e tre
qu'en voulant redonner une correction syntaxique et un sens a la version
du Parisinus gr. 2491, qui en est depourvu, il a retabli en, solution qui vient
assez naturellement a l'esprit, alors que l'adjonction de ti ne s'impose pas.
La presence du deuxie me tyn arjyn, dans la version recense e, alors que ce
mot est absent dans le Parisinus gr. 2491 est un premier e lement donnant a
penser que l'auteur de la recension est parti d'un manuscrit en amont du
Parisinus gr. 2491 (en amont, mais manifestement tre s proche) et qui com portait, comme les manuscrits de toutes les autres familles, ce deuxie me
y
Parisinus gr. 2491, ont le texte suivant : Ai toi`nun en tw
epipe`dw
, en w
di`optra keitai, du`o euheiai kata to me`son ally`laq te`mnousai, y men
anwhen, k.t.l. Les manuscrits de la famille du Parisinus gr. 2491, et eux
seuls, ont la lecon (ligne 2 de l'extrait) : post te`mnousai, add. tw
mesym-
de
ce
manuscrit
qu'est
parti
l'auteur
de
la
recension.
Il
convient en outre de remarquer que l'une des caracteristiques principales du Parisinus gr. 2491, caracteristique qu'il partage avec toutes les
copies ulterieures qui en seront faites, est de disposer d'un sur -titre
avant le chapitre 5 : Peri ty
q jry`sewq tou astrola`bou, ainsi que de
deux
inter-titres
dans
le
corps
du
texte :
p. 9,
l. 25,
upo`d. (pro
claude jarry
64
l'encre noire, par une main differente, dans un manuscrit (le Parisinus
gr. 2491) ou les titres sont en rouge, est certainement poste rieur a
l'ecriture du texte. Les inter-titres au contraire, ecrits en rouge, font
probablement partie du texte initial. Il nous faut donc supposer que
soit l'auteur de la recension n'a pas juge utile de les reprendre, bien
qu'ils ne soient pas inutiles pour se reperer dans l'ouvrage, soit il travaille a partir d'un manuscrit en amont du Parisinus gr. 2491, dans
lequel ces variantes n'ont pas encore ete introduites.
On peut aussi voir une confirmation du fait que l'auteur de la recen sion est parti d'un manuscrit tres proche du Parisinus gr. 2491, dans la
constatation que le manuscrit parisien et quatre manuscrits contenant
la recension du Traite de Philopon ont en commun une table de trente
etoiles, pour l'annee 1328-1329. Ces quatre manuscrits sont le Vaticanus gr. 792 (f. 16r) le Vaticanus gr. 208, (f. 130v) le Marcianus gr. 323,
(f. 382r) et l'Ambrosianus 311 (E 104 sup.) (f. 56rv). Le manuscrit Laurentianus 28, 16 possede la meme table des trente etoiles (f. 275), apres
mise a jour pour l'annee 1389.
Ces manuscrits sont probablement, au sein de la famille que consti tuent les manuscrits contenant le texte du Traite apres recension, ceux
qui sont les plus proches de la version originale. Dans le Parisinus gr.
2491,
cette
table
de
trente
etoiles
est
aux
folios
38
15rv.
Elle
est
xiv
39
C'est en parfaite coherence avec les dates estimees des manuscrits dans
lesquels figure la recension.
Nous pensons donc pouvoir avancer l'hypothese du stemma partiel
suivant :
Famille du
Parisinus gr.
2497
Parisinus gr.
Ms source
de
F
F
2491
(38) Cf. A.
(39)
Tihon
Ibid., p. 70.
65
toq yn en tw
ou
jro`nw
tou basilei`ou Fwka tou tura`nnou, phrase
ecrite par une main qui parait etre la meme que celle du texte du
manuscrit. Cette phrase se retrouve aussi, a la meme position, dans le
manuscrit Vaticanus gr. 792, au folio 9 ; rappelons que dans ce manuscrit la partie contenant le Traite de Philopon est du debut du xv
sie-
avant Phokas, la periode de leurs regnes est d'environ trente a quarante ans ulterieure a ce que l'on peut penser etre celle des existences
d'Ammonios et de Jean Philopon. A la difference de la premiere, ces
deux dernieres scholies sont absentes du Vaticanus gr. 792. Nous n'avons
pas, a ce jour, d'explication a proposer sur la presence simultanee de
ces deux scholies.
III
L'auteur de la recension
1. Isaac Argyros ?
avec
les
autres
modifications
introduites
dans
le
texte,
un
claude jarry
66
40
41
. Au moins
toute`sti
tw
wo'
etei
po
a
kti`sewq
my
koq epi tou
zw
moi`raq ie' tou
le`ontoq
diakou
` smou, ...
ko
42
kata
. Ce faisant, il ne
43
, on peut trouver
k
Isaa
tou
Argurou
),
intitule
` dosiq
Para
tw
n
persikw
n
44
tion portant sur des textes recents, ecrits moins d'un siecle avant, sont
donc possibles a cette epoque.
Mondrain
Tihon
Delatte
Tihon
Mercier
Tannery
(41) Cf. A.
(42) A.
(43) A.
(44) Cf. P.
et R.
Memoires scientifiques, t. IV (Sciences exactes chez les Byzantins), Paris, 1966, p. 243
67
Il faut toutefois remarquer a contrario que pour parler des pie ces
qui materialisent les etoiles dans l'araignee, Isaac Argyros
pygmati` oiq;
45
parle de
pygma`tia,
(stymati` a
sustymati` a
2. Theodore Me liteniote ?
Le manuscrit Vaticanus gr. 792, reconstitution des folios disparus
Nous savons que dans le manuscrit Vaticanus gr. 792, le texte de la
Tribible astronomique, qui y figure in extenso, f. 24v-349, est de la main
meme de Theodore Meliteniote
46
contient par ailleurs d'autres folios, qui ne sont pas de la main de cet
auteur. Ce sont les folios 1-24, et 354-360. Ils ont ete dates du debut du
xve siecle, alors que la partie autographe de la Tribible est datee de
1360-1368. Les folios 1-24 contiennent, entre autres la recension du
Traite de l'astrolabe, de Jean Philopon, la table des trente etoiles, le deuxieme texte d'Isaac Argyros sur les tables nouvelles qui comporte dans
son titre la date de 1368, ainsi que la premiere version du traite de
construction de l'astrolabe, de Nicephore Gregoras.
Le folio 24v contient la premiere page de la Tribible, refaite donc au
xve siecle, ce qui constitue une indication que nous avons affaire a la
restauration d'un manuscrit deteriore, et non a des ajouts ulterieurs. Il
est generalement admis, nous l'avons dit, que le manuscrit original
etait integralement de la main de Theodore Meliteniote
47
. Tout le
claude jarry
68
xv
existe. Le copiste a pu alors l'utiliser sans meme remarquer qu'elle differait sensiblement du texte original.
Puisque la chronologie ne permet pas de trancher entre les deux,
nous sommes conduits a chercher a mesurer le degre de credibilite de
la premiere. Si cette premiere hypothese est la bonne, on en deduit que
Theodore Meliteniote a transcrit dans le manuscrit original la recension
du Traite. Mais la encore, il l'a fait soit parce que c'etait celle
xiv
ecrite vers 1360, date au plus tot avancee pour la Tribible, pourrait
etre le sous-archetype cherche.
Il nous faut donc nous poser la question de savoir si l'analyse des
passages de la Tribible empruntes a Jean Philopon permet de cerner de
facon un tant soit peu precise l'identite du manuscrit qu'utilisait Meliteniote. Si la source de Meliteniote est un manuscrit contenant la
recension, c'est la preuve que c'est d'un tel document qu'il disposait, et
rien ne permet d'avancer qu'il a realise lui-meme, par ailleurs, la
recension.
Si cette source est aussi, comme pour la recension, un manuscrit tre s
proche du Parisinus gr. 2491, alors il devient envisageable que Meliteniote soit l'auteur de la recension.
48
69
rkei
dans la famille F, et dans cette seule famille, on a les lec ons : post a
add. kai, et oper an tu`j om. Il ne nous para| t pas vraisemblable que
Meliteniote, s'il disposait d'un manuscrit de la famille F, c'est-a-dire presentant l'omission, ait cru bon de rajouter, de sa propre initiative, me me
apres avoir change to eteron en to en, l'expression oper an tu`j, retrouvant ainsi, par un heureux hasard , la lec on des autres manuscrits.
^ p. 4, l. 7-12 de l'edition Hase, publiee par A. P. Segonds du Traite, on
lit : [to ... symeion ...] analogei tw
kata
ete`rw
tumpa`nw
, en w
proq autw
tw
arty`mati. Ce texte a e te repris integralement par Meliteniote, 11, p. 178, l. 355 -360, avec cependant un ajout (l. 3 de l'extrait) :
post tumpa`nw
n tou jalkeou ku`klou
efarmoshe`nti ha`tera tw
add. tw
epifaneiw
n. Meliteniote a parle par ailleurs, dans un passage du texte qui
lui est propre, et en de crivant l'instrument, de ce jalkouq ku`kloq ; il est
donc naturel qu'il fasse cet ajout, qui renvoie a sa propre facon de decrire
l'astrolabe. La recension pre sente un texte presque identique au texte de
refe rence, avec cependant la lec on (l. 4 de l'extrait) : post
autw
add.
dylady. C'est une lecon qui n'est pas mal venue, tant il est e vident que le
zenith du lieu d'observation se confond avec l'anneau de suspension de l'ins trument. Il n'y a a notre avis nul avantage a la supprimer. Cela nous con duit a penser qu'elle n'e tait pas dans le texte que Me liteniote exploitait.
^ p. 27, l. 29 du Traite figure une phrase que nous avons de ja examinee au
chapitre traitant des relations entre le Parisinus gr. 2491 et la version recen see, et dont nous ne reprenons ici que les premiers mots. La lec on du Parisinus gr. 2491 est Tw
n isymerinw
n symei`wn ..., alors que la lec on de la famille F est En tw
n isymerinw
n symei`wn ... Meliteniote, qui a repris ce
passage dans la Tribible, ecrit : Tw
n isymerinw
n symei`wn to eteron ...
C'est
claude jarry
70
49
phore Gregoras figure dans le Vaticanus gr. 792, avec le Traite de l'astrolabe de Jean Philopon, c'est-a-dire dans la partie qui a ete reconstituee
au debut du
xv
(49) A.
Delatte
71
51
50
52
: une
53
54
` nousa, dit
sphere sur le plan (y gar sfaira sugkahi`zousa kai efiza
(50) Nicephori Gregorae epistulae, ed. P. A. M. Leone, 1982, t. II, epist. 114,
p. 298. A. P. Segonds en donne une traduction que nous reproduisons : ...la par tie... concernant sa construction [de l'astrolabe], bien qu'elle soit souverainement
digne d'etre l'objet de recherche de la part des astronomes... a disparu, soit qu'elle
ait ete effectivement traite e en grec et qu'elle ait disparu au bout d'un long temps,
soit tout simplement qu'elle n'ait jamais existe . (op. cit., p. 70-71).
(51) Ibid., p. 72.
(52) A. Delatte, Anecdota Atheniensia et alia, t. II, p. 209 et suivantes.
(53) Notons cepenant que selon P. Tannery il pourrait s'agir d'un fre re de Gregoras (Memoires scientifiques, t. IV, p. 244 -245).
(54) A. P. Segonds, dans son e dition du Traite de Philopon, attribue une scholie
a Makarios, et trois a Mathieu Camariote s (op. cit., p. 74) ; il s'agit a notre avis
d'une erreur d'interpre tation de l'e dition qu'a faite A. Delatte de ces scholies, dans
Anecdota Atheniensia et alia, t. II, p. 208 -211.
claude jarry
72
de
Meliteniote
lui-meme,
qui
55
aurait
pris
l'initiative
de
56
to`q
d'Alexandrie est aussi connu sous le surnom de Jean Philopon ( ou
estin Iwa`nnyq, o epiklyheiq Filo`ponoq, mention en marge du titre).
Il l'a peut-etre fait aussi en signalant qu'il est par ailleurs l'auteur d'un
travail sur l'astrolabe, si nous admettons, mais c'est tre s hypothetique,
mw
que l'on peut donner ce sens a l'ajout : kai uf'y
n de`on kata to
pa`ron
parexygyhynai.
Meme
si
ces
deux
cas
d'interventions
de
73
quelques lecons venues de la recension, mais pas toutes ; au-dela, et jusqu'a l'interruption du texte, la recension devient l'unique source. Ce
manuscrit contient aussi le Traite de Gregoras, dans une version extremement voisine de celle que nous trouvons dans le Vaticanus gr. 792 :
meme
scholie inseree
au meme
du
Emploi du verbe
Traite
de
loxo` w
l'astrolabe,
le
verbe
paralla`ttei
par
le
verbe
claude jarry
74
dans la litterature avant le
iii
Ptolemee. Il est pre sent cinq fois chez The on d'Alexandrie, sous la forme
iv
iii
xii
siecle pour le retrouver chez Jean Camate ros (loxoume`nou, mais aussi
xiv
uvres de Gre goras, qui fait en revanche un usage abondant du verbe sy nonyme paralla`ttw. Isaac Argyros ne fait, dans son traite sur l'astrolabe,
aucun emploi du verbe loxo`w, ni non plus du verbe paralla`ttw. Le verbe
xiv
basili`skoq.
plus
souvent
que
basili`skoq.
Dans
l'uvre
de
The on
tou le`ontoq. Isaac Argyros, nous l'avons vu, reprenant en cela un texte de
Nicephore Gregoras, utilise aussi cette periphrase pour de signer Re gulus,
et precise, comme l'auteur qu'il copie
57
Meliteniote, au livre II, p. 204, 15, l. 40 de la Tribible, entreprend d'expli quer sur un exemple comment, a partir de la su`ntaxiq de Ptole mee, on
peut trouver la longitude d'une e toile au
xiv
siecle. Il s'agit du me me
probleme : comment prendre en compte l'effet de la pre cession des equinoxes ? Melite niote a recours pour son exemple a la meme etoile, qu'il
appelle y kardi`a tou le`ontoq, en precisant toutefois qu'elle est aussi con nue sous le nom de o basili`skoq.
Me liteniote et l'auteur de la recension ont donc en commun une tend ance a recourir naturellement a l'etoile Regulus pour illustrer un expose
traitant du me me probleme, alors que celle-ci n'offre aucun avantage par ticulier par rapport a d'autres etoiles.
^
(57) A.
Delatte
75
` teron
pro
para
q
ta
au
q
tou
ta
raq mo
` ria eiq lepta
ty
q w
ty
q
mia
q
nalelume`naq
a
raq
w
eiq
isymeriny
q
q
isymerina
a'
kai
` nouq
jro
raq
w
q
ta
n
to
ie'
genome`non
meri`zonteq,
enteu
hen
ekbeby-
recension, avec cependant plus de pre cision, mais il faut surtout remarquer
qu'elle est introduite exactement au me me endroit du developpement.
Face au texte de Jean Philopon, Me liteniote et l'auteur de la recension re agissent de fac on identique.
^
comment
utiliser
un
astrolabe
ancien,
c'est -a-dire
disposant
` nouq a
ty
po
29) : all'auty men y
diafora
y
meta
tousou
q tw
n
` sewq episunajheisa.
planw
a
n kiny
claude jarry
76
L'hypothese Meliteniote
autour
des
annees
1360/1368
un
manuscrit
entierement
(kai uf'ymwn
77
. Le copiste du
Marcianus gr. 323 ne retiendra pas le traite sur la construction de l'astrolabe de Gregoras car il lui preferera la version abregee qu'en a faite
Isaac Argyros, ce qui explique que l'on ne retrouvera pas le texte de
Gregoras dans les manuscrits qui nous paraissent directement issus de
ce Marcianus gr. 323, c'est-a-dire la tres grande majorite des manuscrits
de la famille
Au debut du xv
IV ^ Conclusion
A l'issue de cet expose, et pour resumer nos travaux, nous avons mis
en evidence l'existence d'une recension du Traite de l'astrolabe de Jean
Philopon, que nous avons nommee
scrits dans lesquels cette recension est presente. En outre, trois manuscrits dependent de cette recension pour une partie de leur contenu,
cependant qu'un dernier manuscrit a subi une contamination en pro venance de cette recension. Selon les manuscrits que nous avons exa mines, cette recension existe des 1360/1370, et elle se developpe dans
la deuxieme moitie du xive siecle et les premieres decennies du xve. Le
Marcianus gr. 323 joue un role central dans cette famille de manuscrits,
sans que l'on puisse affirmer qu'il en est le sous-archetype. Cette
famille est d'une homogeneite tout a fait remarquable, en ce sens que
les differences intertextuelles sont minimes. Par ailleurs, nombre de
manuscrits de cette famille, ou figure la recension
du Traite de Phi-
lopon, ont en commun d'autres textes, d'astronomie mais aussi d'as trologie, et l'examen de ces manuscrits donne a penser que cette recension etait connue dans l'entourage de Jean Abramios, mais sans doute
aussi au-dela. Le fait que quatre des manuscrits contenant la recension
aient ete propriete du Cardinal Bessarion, et seulement ceux-la, permet aussi d'ouvrir l'eventualite d'une recension repandue dans l'entourage du cardinal.
78
claude jarry
Jarry
A LA RENAISSANCE*
siecle, un
Mais,
avec
l'afflux
des
manuscrits
grecs
en
Italie,
la
inconnus
du
monde
latin,
qui
viennent
grossir
le
premier
princeps
des
Opera omnia
antoine pietrobelli
80
xv
140 mm), qui comprend 417 folios . Son contenu est tres hete2
Irigoin
Garzya
(1) J.
A.
(ed.), Storia e ecdotica dei testi medici greci, Atti del II Convegno interna -
Irigoin
Lambros -
zionale Parigi 24 -26 maggio 1994, Naples, 1996, p. 207 -216 (repris dans J.
La tradition des textes grecs. Pour une critique historique, Paris, 2003, p. 669 -681).
(2) Sur ce manuscrit du Mont Athos, voir le catalogue de Sp. P.
, Cata
logue of the Greek manuscripts on Mount Athos, t. II, Cambridge, 1900, p. 52, n
4309.
Ce catalogue ne de compte que 414 folios, mais l'examen de ce codex permet en fait
d'en denombrer 417.
(3) Voici son contenu : I ; f. 1r -11v : Cercles du soleil et de la lune ; f. 12r-41v : Exegese de Manuel de Crete aux Travaux et les jours d'Hesiode ; f. 42r-174v : Galien,
Commentaire au Regime des maladies aigue s d'Hippocrate ; f. 174v-249v : Galien, Sur les crises ; f. 249v-308r : Galien, Sur les jours critiques ; f. 308v-319v : Jean e veque de Prisdriana, Extraits des anciens me decins sur les selles ; f. 320r -369r : traite de medecine
anonyme ;
f. 369r-370v :
debuts
de
lettres ;
f. 371r -393r :
Galien,
Sur la saignee ;
f. 393v : blanc ; f. 394r : recette a base de mineraux ; f. 394v : blanc ; f. 395r -398r :
Paul le Silentiaire, Poeme en hemiiambes sur les thermes pythiques et les miracles des eaux ;
pigrammes de l'Anthologie ; f. 402v-405r : Extraits des Pensees de
f. 398r -402v : E
pigrammes de l'Anthologie ; I.
Marc -Aurele ; f. 405r -414v : E
81
siecle.
(4) On
n
peut
notamment
identifier
trois
filigranes :
une
Lettre S
proche
du
9017 dans le catalogue de Ch. M. Briquet, Les Filigranes, dictionnaire historique des
marques du papier de s leur apparition vers 1282 jusqu'en 1600, Geneve, 1907, texte p. 481
(atteste e a Bologne en 1333-1334, a Venise en 1334 et a Lucques en 1334-1337) et
proche du S 5621 (1334) et peut -etre aussi de S 5622 (1333-1334) dans A. Mos in et
e
S. M. Traljic , Filigranes des xiii et xiv siecles, Zagreb, 1957 ; un ecu qui correspond
o
du meme catalogue dont le papier a ete utilise dans des manuscrits date s de 1336 et
1337. Ces indications delimitent une datation entre 1333 et 1337. Par prudence, il
est pre ferable de dater la copie de C de la de cennie 1330 -1340.
(5) Ce manuscrit portait la cote 282 dans le catalogue de Savva (Ukazatel' dla
obozrelia Moskovskoj Patriarsej [nyne Sinodal'noj] Biblioteki, Moscou, 1855 -1858), le
n
-xiii e siecle : Monacensis gr. 469 (M) ; fin xiii e-debut xiv e Mediolanensis Trivultianus
S. II. 5 (S) ; xv
siecle : Marcianus gr. 281 (V), Marcianus gr. App. V, 5 (U), Parisinus
gr. 2276 (I), Vaticanus Reginensis gr. 173 (R), Thessalonicensis Vlatadon 14 (Vlat) ; xvi
82
antoine pietrobelli
sein du
stemma
Reginensis .
Il
etayait
ce
classement
10
par
une
serie
d'exemples
nus gr.
Laurentianus 75, 5
Parisi-
est le modele de P, le
11
Il reste donc L et V comme modeles possibles de D. En effet, le manuscrit L et son apographe V ont des fautes en commun avec D.
1.
I 1 H, p. 117, l. 7 :
I 7 H, p. 121, l. 7 :
Parisinus gr. 2165 (P). Tous ces manuscrits sont mentionnes dans le catalogue
Die Handschriften der antiken rzte, I. Teil : Hippokrates und Galenos,
Abhandlungen der ko niglisch Preussischen Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-historische Klasse, Berlin, 1905, n 3, p. 102 et Erster Nachtrag zur Handschriften der anti ken rzte, Abhdl. ko nigl. Preuss. Akad. Wissenschaften, Philos.-hist. Kl., Berlin, 1907,
n 2, p. 35, a l'exception du Thessalonicensis Vlatadon 14 dont j'ai de couvert l'exis siecle :
de H. Diels,
De l'arabe au grec : un nouveau temoin du texte de Galien (le manuscrit Vlatadon 14), in
Comptes rendus de l'Academie des inscriptions et belles-lettres, 2005, fasc. II (avril-juin),
p. 497-534.
scrit D ne peut e tre pris en compte puisqu'il ne donne que le de but du livre III.
(11) Voir E. Gamillscheg, Nicolas Pachys, ein Kopist aus dem Umkreis des Bartolo meo Zanetti, in Jahrbuch der Osterreichischen Byzantinistik, t. 41, 1991, p. 283-292.
83
I 12 G, p. 125, l. 17 :
I 12 G, p. 125, l. 33 :
I 12 G, p. 126, l.
LVD T.
I 12 G, p. 127, l. 8-9 :
LVD.
I 14 H, p. 127, l. 21 :
I 17 G, p. 134, l.
ge`gone
CRU TASM
diafwni` a
LVD.
I 17 G, p. 134, l. 30 :
TASM
fe`retai
LVD.
I 41 G, p. 155, l. 3 : post
12
vaille a Rome pour le cardinal Bessarion, tout comme Kallistos qui est
le copiste de D. Le manuscrit V fait partie des sept grands volumes de
Galien que Bessarion commanda a ses copistes romains pour constituer,
cote
de
plus
anciens
manuscrits
qu'il
possedait
deja,
les
graphe.
2. Fautes de V absentes de LD
I 8 G, p. 123, l. 17 :
upa`rjon
DBVlatCRU TASM
upa`rji
upa`rjein
V.
I 10 H, p. 123, l. 23 :
U.
I 11 H, p. 124, l. 2 :
I 11 H, p.
I 11 G, p.
I 12 G, p.
I 12 G, p.
I 13 H, p.
I 15 G, p.
I 41 G, p.
et, pour la majeure partie du CRMA, copie par son collegue italien
13
84
antoine pietrobelli
Les recherches les plus recentes sur ce scriptorium situent son activite a
Constantinople des le second tiers du xii
siecle
14
Ioannikios sont tres importants pour la tradition galenique, non seulement parce qu'ils sont souvent les plus anciens te moins de chaque
traite, mais encore parce qu'au sein de chaque tradition, ils font sou vent figure de codices optimi
15
la
derniere
decennie
du
xv
siecle
pour
le
compte
d'Alde
rio et M. Maniaci (ed.), Scritture, libri e testi nelle aree provinciali di Bisanzio, t. II, Spolete, 1991, p. 447 -455.
(14) La localisation et la datation de l'activite de Ioannikios ont suscite de nom breux de bats chez les e rudits : Bandini, dans son catalogue est le premier a avoir
repere un lot de manuscrits attribuables a Ioannikios, qu'il date du xiv
siecle, voir
au xiii
siecle, puis
Guglielmo Cavallo a propose une date autour de 1200, voir P. Canart, Le livre grec
en Italie meridionale au xiii
sociaux, in Scrittura e civilta, t. 2, 1978, p. 151 -152 ; J. Irigoin, Les conditions materielles
e
de la production du livre a Byzance de 1071 a 1261, in Rapport presente au XV Congres International des etudes byzantines, Athenes, 1976, p. 9, n. 18 ; id., La tradition manuscrite des trae
giques grecs dans l'Italie meridionale au xiii siecle et dans les premie res annees du xiv siecle, in
Bisanzio e l'Italia, Raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi, Milan, 1982, p. 133135 et G. Cavallo, La trasmissione scritta della cultura greca antica in Calabria e in Sicilia
tra i secoli x - x v. Consistenza, tipologia, fruizione, in Scrittura e civilta , t. 4, 1980, p. 214216. Tous trois situent l'atelier de Ioannikios en Italie du Sud : Calabre, Terre
d'Otrante ou Sicile. Cependant, Wilson a non seulement remonte la date a la
seconde moitie du xii
scriptorium a Constantinople, voir N. G. Wilson, op. cit., 1983 et op. cit., 1991
(comme note precedente). Plus recemment, les recherches de Gudrun Vuillemin Diem et Marwan Rashed ont repris le dossier en confirmant l'origine constantino politaine, mais en avanc ant le debut de la production de Ioannikios aux alentours
des annees 1135-1140 , voir G. Vuillemin - Diem et M. Rashed, Burgundio de Pise et
ses manuscrits grecs d'Aristote : Laur. 87.7 et Laur. 81.18, in Recherches de the ologie et de philosophie medievales, t. 64, 1997, p. 136-198.
(15) Sur ce point, voir la synthe se effectuee par V. Boudon - Millot dans Galien,
Introduction generale, Sur l'ordre de ses propres livres, Sur ses propres livres, Que l'excellent
medecin est aussi philosophe, Paris, 2007, p. clxxiv - clxxxi. Sur l'excellence des manu scrits de Ioannikios, voir aussi N. G. Wilson, Scholars of Byzantium, Londres, 1983,
p. 206-207.
85
16
rieure. Le manuscrit U, le Marcianus gr. App. V, 5, qui ne fut pas collationne par Helmreich, mais qui donne souvent les memes lecons que C
et R est, lui aussi, posterieur a D, puisqu'il fut copie par Cesar Strategos
pour Marc Musuros
17
17 G, p. 135, l. 2 :
ugieinwn
ugieinw
Vlat
ugieinon
LV
ugieinyq
CDR
BVlatU TAS.
I 17 G, p. 137, l. 13 : post
(16) Cette identification a e te effectuee par Philippe Hoffmann qui donne une
description precise et complete du manuscrit dans Un mysterieux collaborateur d'Alde
13).
(17) Sur cette identification, voir E. Wenkebach, Beitrage zur Textgeschichte der
Epidemienkommentare Galens I. Teil, in Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wis senschaften, Phil.-hist. Kl., 1927, n
antoine pietrobelli
86
2267. Ils ont tous les deux ^ apres rognage ^ un meme petit format de
207
19
un copiste en commun dont l'ecriture ronde et reguliere est assez facilement reconnaissable, puisqu'elle a pour particularite de detacher les
lettres
meme
20
atelier
et
faisaient
partie
d'une
xiv
meme
e
collection
medicale
xiv
siecle
21
manuscrit de Galien, le Parisinus gr. 2270. Elle a montre que, dans ces
deux manuscrits de Paris, intervenait un meme copiste X, par ailleurs
S 5621 (T. 632 planche) et peut -etre aussi de S 5622 (1333 -1334) dans le catalogue
de Mosin et Traljic se trouve, par exemple aux folios 59, 64, 75, 78, 81, 82, 87, 88,
99, 100, 101, 102, 105, 106, 111, 112, 114, 115, 118, 119, 122, 127 du manuscrit C
et aux folios 14, 19, 20, 21, 22, 25, 31, 71, 72, 75, 76, 80, 86, 96, 125, 134, 140, 153,
168, 272, 281 et 282 du Parisinus gr. 2267. On retrouve aussi le me me dessin d'armoi o
ries, proche de l'Ecu ecartele en sautoir n 525 (T. 57) de Mos in et Traljic et correspono
Harlfinger
Handschriften, t. II, Berlin, 1974, aux folios 124, 122, 125, 127, 131, 132, 132bis,
133, 136, 139, 140, 143, 145, 147, 148, 150, 153, 155, 156, 160, 162, 165, 167, 169,
172 du manuscrit athonite et aux folios 220, 221, 227, 228, 252, 254 du manuscrit
de Paris. Enfin, la Couronne n
6 dans D. et J.
Harlfinger,
folios 45, 47, 49, 53, 54, 56, 58, 67, 71, 72, 76, 77, 91, 92, 93, 94 du manuscrit C et
appara|t au folio 63 du manuscrit de Paris.
(20) Le copiste, qui intervient aux folios 44r (l. 8 ab imo)-44v, 47v -48r, 50v-51r,
53v-54r, 57v (jusqu'a la ligne 15), 58r (l. 19) -59r, 66v (l. 15)-67r, 69v-69bisr, 75v76v (l. 3), 78v -79r, 83v-84r, 133r-v, 155v (l. 4)-156r (l. 6), 158v -160r (l. 3), 167v 168r du manuscrit C a copie les f. 42v (l. 8)-43r, 52v (l. 11) -53r, 56r-57r, 64v, 76r,
77v-80r, 82v-83v, 87v-88v, 91v -92r, 96v-97v, 98v-99v, 104v -105r (l. 11), 105v 106r, 110v-111r (l. 11), 114r-v, 116v (l. 1-15), 118v -120v, 123v -124r, 135v -136r,
139v-148v, 152v -156r, 158v -160r, 161r, 162v -167r, 168v, 169v -173v, 175r-v, 180r,
184r-v, 191v, 193v -194r, 195v, 197r-198r (l. 5), 207r, 209v -210v, 211v, 220v -221r,
225v, 227v -229r, 231v -242r (jusqu'aux 4 dernie res lignes), 249v -251r (sauf la souscription), 266v -269r, 280v (l. 7 ab imo)-282r, 283v-288r du Parisinus gr. 2267.
(21) Paru dans V.
Boudon-Millot,
A.
Garzya,
J.
Jouanna
et A.
Roselli
(ed.), Ecdotica e ricezione dei testi medici greci, Naples, 2006, p. 359-410, voir en particulier sur le copiste X, p. 403 et 405.
87
annotateur et rubricateur du manuscrit J de la tradition hippocra tique, le Parisinus gr. 2143. Ce copiste X n'intervient pas dans notre
manuscrit C, en revanche le copiste a l'ecriture aeree, qui collabore
aux manuscrits Athous Iviron 189 et Parisinus gr. 2267, a egalement
copie des feuillets dans le Parisinus gr. 2270
22
I 5 G, p. 120, l. 22 :
egravan
A.
I 7 G, p. 121, l. 21 :
I 7 G, p. 121, l.
Helm -
reich.
I 7 G, p. 122, l. 4 :
nosyma`twn
sumptwma`twn
BVlatCRU TASM
swma`twn
LV
D.
I 11 H, p. 124, l. 4 :
no`souq
LBVlatCRU TASM
nou`souq
D.
(22) La main de notre copiste qui espace les lettres intervient dans la seconde
partie du Parisinus gr. 2270, qui contient le traite De urinis de Jean Zacharias Actoua rios, aux f. 184v (l. 12 ?) -185r (l. 8), 186v -188r (sauf les 9 premie res lignes du
f. 187v), 191r, 193v, 200v, 204v -205r, 208v -209r, 213 (l. 13 ab imo)-214r, 215v
(l. 15)- 216r, 224v -227v, 234v -235r, 236v -237r, 239r, 240v, 248v -249v, 292v, 297v 299v, 306r-308r, 315v (usque ad l. 15), 319v -320r, 323v-324r, 325v, 329v -331r,
335v-336r, 338v, 341v -342r, 355v-357v, 366v -367r, 373v, 375v -376r, 380r -381r.
(23) Voir B. Mondrain, Comment e tait lu Galien a Byzance dans la premie re moitie du
xv
siecle ?
Contribution
quelques
aspects
de
l'histoire
des
textes,
in
A. Garzya
et
J. Jouanna (ed.), Trasmissione e ecdotica dei testi medici greci, Naples, 2003, p. 361-384,
ici p. 374-376.
antoine pietrobelli
88
I 12 G, p. 125, l. 10 :
I
12
G,
p. 125, l.
blyme` non
29 :
TASM
probe-
D.
I 12 G, p. 126, l. 19 :
e pido`ntwn
Pour expliquer toutes ces divergences de D par rapport a ses modeles, faut-il supposer un manuscrit intermediaire (codex interpositus) ou
bien plutot une serie de conjectures effectuees par Kallistos lui-meme ?
Dans ce cas, nous n'aurions pas affaire a un banal travail de copiste
compilant deux modeles, mais a une methode d'etablissement textuel
bien plus complexe. Est-il possible de donner des precisions sur la facon
dont a travaille Kallistos ?
Il semble qu'en editant le CRMA, Kallistos s'est d'abord appuye,
pour le debut du livre I, sur le texte du Laurentianus, puis qu'il a plutot
recouru au texte du manuscrit d'Iviron pour la suite du livre I, le
livre II et le debut du livre III, ce que laissent aussi inferer les exemples cites par Helmreich dans sa preface
24
concordent avec celles de L jusqu'au paragraphe I 26 G, les concor dances de C avec le texte de D se multiplient a partir de ce passage et
jusqu'a la fin du livre I. Toutefois on trouve aussi, a la fin du livre I,
des lecons qui sont celles de L. Il en ressort que Kallistos a eu la possi bilite de disposer des deux manuscrits, L et C, en me me temps, soit
simultanement, soit alternativement. Sans qu'on puisse pre ciser exactement la methode qu'il adopte, il est interessant de constater que le
travail de Kallistos est plus complique qu'une simple copie qui changerait de modele en cours de route. Il est aussi plus elabore qu'une simple
emendatio
25
26
. Il
Kenney
(26) Pour trois bonnes lecons, Helmreich avait deja reconnu dans son e dition du
CMG qu'elles pouvaient e tre des conjectures du copiste, voir p.
op. cit. (comme n. 7).
xxxii
de la preface,
89
ponctuelle
de
variantes,
la
philologie
de
Kallistos
1sl
SM
om. T Helmreich.
I 17 G, p. 139, l. 6 : sugke`ytai Kallistos su`gkeitai LVlatC
pc
RU T
empiplw
nta R epiplw
nti M.
I 33 H, p. 151, l. 18 : re`gjeoq Kallistos re`gjouq cett.
I 34 H, p. 152, l. 3 : pelidny Kallistos (sed iam Hippocrates) Helmreich
27
(27) Les erudits modernes ont vu dans les heureuses conjectures de Kallistos un
ktyma eq aiei`. F. Donadi, qui souligne l'inte ret d'un autre manuscrit de Kallistos,
l'
Ambrosianus
Eloge d'Helene
de Gorgias,
antoine pietrobelli
90
28
xv
29
. Entre 1453 et
mene une etude de taillee du travail effectue par le Byzantin et y reconna| t celui d'un
philologue hors du commun, tre s superieur a celui de bon nombre d'e rudits de son
temps, cf. Esplorazioni alla tradizione manoscritta dell 'encomio di Elena gorgiano, II , in Bollettino dell'Istituto di filologia greca, t. 3, 1976, p. 226-250. Pour l'importance du Parisinus gr. 2038 dans la tradition de la Rhetorique a Alexandre, voir M. Fuhrmann,
Untersuchungen zur Textgeschichte der pseudo-aristotelischen Alexander-Rhetorik, Abhandl.
Akad. Wiss. Mainz, 7 (1964), Wiesbaden, 1965, p. 584-605 ; id., Anaximenis Ars rhetorica : quae vulgo fertur Aristotelis ad Alexandrum , Leipzig, 1966, p. xv-xix. Pour l'interet
du Cantabrigiensis Emmanuel College 30 dans la tradition d'He rodote, voir B. Hemmer dinger, Les manuscrits d'Herodote et la critique verbale, Genes, 1981, p. 135-142 ; sur le
Mutinensis a. V. 7. 17 dans la tradition de la Constitution des Atheniens du pseudoXenophon, voir G. Serra , La tradizione manoscritta della Costituzione degli Ateniesi dello
Pseudo-Senofonte, Atti e memorie dell'Accademia patavina di scienze lettere ed arti, cl. sc.
mor., t. 91, 1978 -1979, n
3, p. 103 sq.
Boerner, De doctis
hominibus Graecis litterarum Graecarum in Italia instauratoribus liber, Leipzig, 1750,
p. 164-169 ; E. Legrand , Bibliographie helle nique ou description raisonne e des ouvrages
publies en grec par des Grecs aux xv e et xvi e siecles, Paris, 1885, t. 1, p. l-lvii ; G. Cammelli, Andronico Callisto, I, in La Rinascita t. 23, 1942, p. 104-121 et 174-214 ;
A. Perosa , Inediti di Andronico Callisto , in Rinascimento (La Rinascita), t. 1, 1953, p. 3 15 ; A. Pertusi , L'umanesimo greco dalla fine del secolo xiv agli inizi del secolo xvi , dans
G. Arnaldi et M. Pastore Stocchi (ed.), Storia della cultura veneta , t. III, 1,
Vicenza, 1980, p. 238 -239 ; E. Trapp (ed.), Prosopographisches Lexikon der Palaiologen zeit, fasc. 5, Vienne, 1981, p. 47, n 10484, s.v. Ka`llistoq Andro`nikoq ;
M. Centanni , La biblioteca di Andronico Callisto. Primo inventario di manoscritti greci , in
Atti e memorie dell'Accademia patavina di scienze lettere ed arti, Cl. sc. mor., t. 97, 1984-85,
n 3, p. 201-223 ; J. Monfasani , A philosophical text of Andronicus Callistus misattributed
to Nicholas Secundus, in Renaissance studies in honor of Craig Hugh Smyth , Florence, 1985,
(28) Pour une biographie d'Andronic Kallistos, voir Ch. F.
p. 395-406. Sur son activite de copiste qui a suscite de nombreuses controverses chez
les paleographes, voir la mise au point de M.
bibliographie donnee par E.
Gamillscheg
I, Vienne, 1981, n
et D.
o
, p. 204 206 et la
18 ; t. I A, p. 35 -36 ; t. I B, p. 15-
31 ; t. III A, p. 35.
(29) L'hypothe se qu'il se trouve a Padoue des 1441, aupre s de Palla Strozzi, se
fonde d'une part sur une page de Vespasiano da Bisticci qui raconte avoir e te recu,
cette annee-la, par Palla Strozzi, dans l'entourage duquel se trouvaient Jean Argy ropoulos, ainsi qu'un autre Grec, et d'autre part sur la souscription d'un manuscrit
parisien, le
Parisinus gr.
91
30
, qui
est alors legat du Pape dans cette ville. Kallistos est de nouveau a Bologne en 1458-1459 ; il y enseigne a l'universite et donne des cours de
thique a Nicomaque d'Aristote. De 1459 a
philosophie morale sur l'E
1462, il est derechef a Padoue, aupres du riche et genereux mecene florentin, Palla Strozzi, exile dans cette ville depuis 1434
31
. Kallistos est
alors, au meme titre que Jean Argyropoulos, attache a Strozzi en qualite de professeur. Des 1461-1462, il prend part a la fameuse querelle
aristotelico-platonicienne, pour defendre Theodore Gaza, son parent,
et donc soutenir Aristote, contre Michel Apostolis, fervent partisan de
Platon
32
Kallistos, explique que le livre a e te copie par Argyropoulos et Palla Strozzi en 1441
a Padoue, voir A. Diller, Three scribes working for Bessarion : Trivizias, Callistus, Her monymus, in Italia medioevale e umanistica, t. 10, 1967, p. 406 ; E. Gamillscheg et
D. Harlfinger, op. cit., t. I A, p. 35 (comme note pre cedente) et N. G. Wilson,
From Byzantium to Italy, Londres, 1992, p. 114.
(30) C'est la these d'A. Perosa qui se base sur une lettre anonyme adresse e a
Michel Apostolis, attribue e par son e diteur au cardinal Bessarion (L. Mohler, Kardinal Bessarion als Theologe, Humanist und Staatsman, t. III, Paderborn, 1942, re imp.
1967, p. 483, lettre n
de Bologne pour Rome le 23 mars 1455. Dans cette lettre, Bessarion s'excuse aupre s
de Michel Apostolis de ne pas lui avoir encore parle de Kallistos qu'il qualifie ainsi :
r kai me`trioq anyr kai spoudai oq kai olwq soi` te kai t s sugge` jrystoq ga
neia prosy`kwn. Cette these est toutefois remise en cause par P. Eleuteri. Selon
Eleuteri, la pre sence de Kallistos a Bologne n'est assuree que pour 1458 -1459 par les
registres de l'universite . Il montre que Kallistos a copie le Laurentianus 60, 16 de
concert avec Cosmas de Tre bizonde a Rome en 1457, voir P. Eleuteri, Storia della
tradizione manoscritta di Museo, Pise, 1981, p. 153. Sur le sejour bolonais de Kallistos
dans les anne es 50 du xv
er
Venise,
1502,
liv. XVI,
la
premie re
lettre,
date e
du
janvier, Philelphe demande a Strozzi de lui faire copier des manuscrits qui sont
en la possession de Kallistos.
(32) Michel Apostolis, avait, entre autres, soutenu la the se qu'Aristote niait
l'immortalite de l'ame. Kallistos, avocat chretien d'Aristote, se fait un devoir de
refuter cette these dans son traite Defensio Theodori Gazae adversus Michaelem Aposto lum. Ce traite est edite par L. Mohler, op. cit., t. III, 2
(comme n. 30). Sur la traduction latine de ce traite de Kallistos, faussement attri buee a Nicolas Secundinus, voir J. Monfasani, op. cit. (comme n. 28) ; sur la
controverse en Italie et la re daction d'un traite antiplatonicien
Peri koinogami` aq
par Kallistos, voir A. Pontani, Note sulla controversia platonico -aristotelica del Quattro cento, in Contributi di filologia greca medievale e moderna, Catane, 1989, p. 99 -165 et spe cialement, p. 107 et p. 127 -130 ; sur l'e mergence dans le monde byzantin de cette
antoine pietrobelli
92
33
34
35
nolis
Ierodiakonou
Karama-
Powell
in Byzantinische neugriechische Jahrbu cher, t. 15, 1939, p. 14-20 (p. 19-20, pour la lettre
en question). N. G.
Wilson
gramme defini par Kallistos. Selon lui, Kallistos distingue dans sa lettre trois
niveaux de lecons : Pindare pour les avance s, Phalaris pour les interme diaires, Gaza
pour les de butants.
(34) Voir A.
Verde
Cammelli
Marchesi
93
36
en philologie. En effet, ce disciple et admirateur de Kallistos, est le pre mier, dans ses Miscellanea, a traiter la critique des textes comme une
etude historique. Face a des sources qui se contredisent, Politien invite
a la pratique d'un classement chronologique et genealogique ; face a
des
passages
corrompus
dans
des
manuscrits
recents,
plutot
que
1942, p. 190 -191. Sur ce travail de traduction scolaire humaniste, voir G. Resta,
Andronico Callisto, Bartolomeo Fonzio e la prima traduzione umanistica di Apollonio Rodio, in
E. Livrea et G. A. Privitera (ed.), Studi in onore di Anthos Ardizzoni, t. II, Rome,
1978, p. 1055-1131.
(36) A. Grafton, On the scholarship of Politian and its context, in Journal of the War burg and Courtauld Institutes, t. 40, 1977, p. 150-158.
antoine pietrobelli
94
plein developpement sur les differents vins et leurs effets therapeutiques, peut constituer un second argument. Cet arret brusque, au beau
milieu d'une phrase du commentaire au deuxie me lemme du livre
III
37
38
. Or l'absence de titres et
39
. Enfin, le contenu du
(37) Cf. n. 6.
(38) Une main ulte rieure a toutefois recopie le titre du livre I pre sent dans le
manuscrit C a l'endroit laisse blanc dans le manuscrit D, ainsi que quelques rares
initiales a l'encre noire.
(39) E. Gamillscheg, dans Supplementum Mutinense, in Scrittura e civilta , t. 2, 1978,
p. 231-243, reprend les conclusions de D.
Harlfinger
a U.
5. 1 (123) et Parisi-
nus gr. 2038, copies par Kallistos pour le texte principal, voir n. 32 p. 234 et pl. II.
Dans le Parisinus gr. 2038, les titres des trois livres de la Rhetorique et la formule marquant la fin du traite (f. 1r, 17r, 55r, 75r) sont calligraphie s a l'encre rouge par Jean
Rhosos, tandis qu'au folio 76r, le titre en rouge de la Rhetorique a Alexandre, ouvrage
abondamment annote par Kallistos, est de la main de ce dernier, tout comme le
titre de la Poetique (f. 109v). Il n'est pas etonnant que Rhosos ait souvent e te choisi
par ses colle gues copistes pour rubriquer et ornementer les manuscrits. En effet, son
ecriture calligraphique et soigne e rappelle le style elegant de la minuscule boulete e.
Ernst Gamillscheg propose deux pe riodes durant lesquelles Jean Rhosos et Kallistos
ont pu facilement entrer en contact et travailler ensemble : les anne es 1455-1458 (de
1455 a 1457, Rhosos est a Rome et travaille pour Bessarion ; en 1458, il copie un
manuscrit a Venise pour Palla Strozzi) et les anne es 1469-1471, voir p. 237. Pour
d'autres exemples de collaborations entre Kallistos et Rhosos, voir H. -C.
op. cit., p. 333-334 (comme note 30).
Gu nther
95
deux lignes copiees, le reste du folio 5v est blanc comme tous les suivants, jusqu'au debut du CRMA au f. 33r. Selon toute vraisemblance,
cette sequence de folios vierges devait accueillir un autre traite dietetique de Galien, comme en temoignent les traces de reglure du papier
ainsi prepare pour le travail du copiste. Nous aurions la un de ces
manuscrits qu'on appelle manuscrits d'erudits, c'est-a-dire un manuscrit que Kallistos aurait compose pour son usage prive. Malgre les
vingt-sept folios qui les separent, les deux courts traites et le CRMA
sont copies dans la meme encre et leur copie me semble contemporaine. Or il se trouve que les deux courts traite s dietetiques n'apparaissent dans aucun manuscrit de Galien conserve a la Laurentienne
aujourd'hui, et il y a peu d'exemples connus qui montrent que la col lection des Medicis s'est modifiee par soustraction. En revanche, ils
figurent tous deux dans un meme manuscrit de Venise, le Marcianus gr.
282, attribue a Georges Trivizias, un autre copiste de Bessarion. Ce
dernier manuscrit qui contient dix-sept traites de Galien, avec trente
et un livres, est tout comme V, l'un des manuscrits que Bessarion a fait
copier entre 1468 et 1472 par ses copistes romains, pour le guer a la
posterite les uvres completes de Galien
40
gner qu'on ne peut, dans l'etat actuel des recherches, clarifier la filiation qu'entretiennent, pour ces deux courts traites, le manuscrit de
Moscou et le Marcianus gr. 282
41
a.
gr.
465
est
tre s
proche
d'un
manuscrit
de
Mode ne,
le
Mutinensis
grammw n
pose par Helmreich est tributaire de la philologie de son temps : il ne prend pas en
compte la methode de Lachmann et n'a pas collationne lui-meme l'ensemble des
manuscrits. Par ailleurs, il ne m'a pas encore e te possible de consulter l'e dition plus
recente d'A. Bertini Malgarini, Galeno, De optima corporis nostri constitutione e De bono
habitu, Rome 1992.
antoine pietrobelli
96
Rhosos ayant la preseance, Kallistos n'aurait pu disposer de ce precieux livre que par intermittence. L'inachevement du manuscrit s'expliquerait ainsi par la nomination imprevue et precipitee de Kallistos
a Florence en aout 1471. Cependant le lieu de la copie de D n'en
demeure pas moins incertain. Si l'on songe d'abord a Rome, le manuscrit ayant ete convoye de Florence a Rome grace a un pret de Laurent le Magnifique au cardinal, Stefania Fortuna
42
propose Florence
Marcianus gr.
43
279) sur le
Parisinus gr.
En tout cas une fois le manuscrit D copie sur C, tous deux accompagnerent pour quelque temps la destinee de Kallistos. A Florence, la
situation du professeur ne le satisfait plus
44
45
garde pas longtemps. A Milan, il vend ses pre cieux manuscrits grecs et
latins, fruits du labeur de nombreuses annees d'erudition, pour entreprendre un plus long voyage. Le detail de la transaction nous est
raconte par une lettre de Gian Francesco della Torre
46
, a Laurent de
47
. Della
(42) S. Fortuna , Sui manoscritti greci di Galeno appartenuti a Nicolo Leoniceno e al cardinale Bessarione, dans G. Fiaccadori (ed.), In partibus clius Scritti in onore di Giovanni Pugliese Carratelli, Naples, 2006, p. 189-211, ici p. 203.
(43) Sur ces doutes quant au lieu de copie des manuscrits commande s a Rhosos
Beck,
M.
ici p. 386.
(44) Cf. A.
Verde, op. cit., t. II, p. 24 (comme n. 34), revele que les appointe-
ments de Kallistos s'elevaient a 200 florins par an, soit deux fois moins que ceux de
son predecesseur Argyropoulos qui touchait 400 florins par an.
(45) Comme nous l'apprend une lettre du duc de Milan, Galeazzo Maria Sforza
a son referendaire a Cremone qui ordonne che siano restituiti liberamente ad epso
d. Andronico tutti li dicti soy libri et non gli siano retenuti per pagamento de
datio . Ce document est e dite par E.
storico lombardo, t.
t. 37, Rome,
Petrucci, s.v. :
97
48
49
50
51
t. 11,
Rome,
1969,
p. 464 -465.
Sur
son
enseignement
en
liaison
avec
edi-
98
antoine pietrobelli
52
53
(Vincente Val-
(52) Giambattista Rasario (Valdugia 1517 - Pavie 1578) est originaire de la province
de
Novare,
comme
l'indique
l'e pithete
de
medicus
Novariensis
par
laquelle il se de signe dans la pre face qu'il adresse a Alphonse II de Ferrare. Issu
d'une famille noble, il de buta ses etudes a Milan ou il apprit le grec et le latin. Puis
il se rendit a Pavie pour comple ter sa formation par la me decine et le droit. De
Pavie, Rasarius s'installa ensuite a Venise, ou il enseigna les belles-lettres pendant
vingt-deux ans avec un grand succe s. Il vecut ensuite a Rome ou le pape Pie IV lui
offrit de bons appointements. Philippe II d'Espagne, qui l'avait rencontre en 1548
lors de son passage a Milan, fut tres impressionne par Rasarius et fit de vains efforts
pour l'attirer en Espagne. Sans que sa sante lui permette d'aller jusqu'en Espagne,
Rasarius consentit cependant a venir a Pavie, ville sous domination espagnole
depuis 1540, ou il enseigna la rhe torique de 1574 a sa mort en 1578. Rasarius a
compose des lettres, des discours et de nombreuses traductions du grec au latin. Ces
traductions montrent un interet certain du me decin pour la philosophie aristote licienne. Il a ainsi e dite et traduit en latin un grand nombre de commentateurs
d'Aristote : Alexandre d'Aphrodise, Le on le Grand, Ammonius d'Alexandrie, Jean
Philopon ou encore Georges Pachyme re. Il s'est aussi illustre dans les editions et traductions de textes me dicaux : il a publie le De alimento ex aquatilibus animantibus de
Xenocrate d'Aphrodise avec les scholies de Conrad Gesner en 1559, mais aussi l'en semble des uvres d'Oribase a Bale en 1557. Ces informations bio -bibliographiques
sont tire es de P. O. Kristeller (ed.), Catalogus translationum et commentariorum :
Mediaeval and Renaissance Latin translation and commentaries, t. I, Washington, 1960,
p. 107 ; F. Hoefer (ed.), Nouvelle biographie ge nerale depuis les temps les plus recule s jusqu'a nos jours, t. 41, Paris, 1852 -1866, col. 661 ; M. E. Cosenza, Biographical and
bibliographical dictionary of the Italian humanists and of the world of classical scholarship in
Italy, 1300-1800, t. IV, Boston, 1962, p. 3004 -3005.
(53) Cette citation, qui se trouve au de but du tome I de cette e dition latine de
Galien, provient de l'un des privile ges accorde par le roi de France, Charles IX, et
signe par son conseiller Burault, au libraire et a l'editeur le 23 janvier 1561.
99
54
55
ibn Ishaq.
(55) Au folio 176v du tome consacre aux commentaires hippocratiques, en
marge de I 17 G (= Helmreich 137, 21), pour justifier sa traduction qui stomacho
alienus sit , Rasarius note : ita habent impressi cod. . Or il s'agit bien de la tra duction de
kakostoma`jwn
(Bale). Plus loin, au meme folio 176v (= Helmreich 138, 1), il note : in codicib.
impressis, et scriptis hoc loco legitur
eue` kkriton
, et il s'agit effectivement de la
antoine pietrobelli
100
Les references aux manuscrits grecs peuvent etre d'une aide precieuse pour retracer l'histoire du texte. Rasarius les e voque par les
mentions codices scripti ou ueteres codices , parfois abre gee en
c. u. . Il semble qu'il ait eu a sa disposition trois manuscrits. En
effet, dans la marge de droite du folio 175v, il note : uarij sunt
u. c. hac in re in c. Bessar. legitur (...) : in nostris uero duobus sic, (...) .
Ces marginalia invitent a penser que Rasarius, quand il preparait son
edition de Venise, avait pu collationner a la Bibliotheque Marcienne
le texte du CRMA dans le Marcianus gr. 281 copie par Jean Rhosos
pour le cardinal Bessarion
56
57
diaforan
Helmreich
130, 14),
e riourgon
Il donne ici la lecon de l'edition de Bale, tandis que celle de l'Aldine est, a tort,
i eriourgon.
(56) Dans un opuscule sans doute compose par Rasarius lui-meme, mais publie
sous le pseudonyme Udini medici utopiensis en 1565 a Venise chez Vincente
Valgrisi, l'auteur anonyme compare les me rites respectifs de deux e ditions completes du Galien latin, celle de Rasarius de 1562 et la Juntine de 1565, pour en conclure
evidemment a la superiorite de la premie re. L'un des arguments avances en faveur
de l'edition de 1562 est que Rasarius a eu acce s aux tresors de la Bibliothe que Marcienne et aux manuscrits de Bessarion : Marcia (sic) autem Bessarionis, ceteraeque
Venetae bibliothecae nobiles utrum Rasario patuerint.
(57) Au folio 2v du volume tire a part du Commentaire aux humeurs, il ecrit : Nihil
addam de magno sumptu in libros ueteres facto.
101
58
ran
w
epigino`menon c. u. non habent praeter unum, in quo in margine addi tum est. C'est, en effet, cette disposition dans la page qu'adopte le
manuscrit C pour signaler cette lecon. Cependant l'identification d'un
premier manuscrit avec C est dementie par une note, haec non
habent ueteres scripti codices , qui concerne la fin d'un lemme hippo cratique et qui ne s'applique dans notre apparat qu'a LVPDBVlat
(f. 174r, I 11 H = Helmreich, 124, 9-10).
Rasarius dit aussi que deux de ses manuscrits donnent une lec on que
seul le manuscrit D de Moscou nous a conservee. Dans la marge de
droite du folio 175v, il ecrit en effet : uarii sunt u. c. hac in re in
(I 16 G
Helmreich,
132,
9-10).
Cette
affirmation
cette
identification
de D
comme
un
manuscrit
antoine pietrobelli
102
l'edition, Rasarius signale : nunc ad ueterum librorum fidem castiga tior emendatiorque redditus ; pour le Sur le bon etat qui lui fait suite
aux f. 29v-30r, Rasarius d'indiquer et plerisque in locis, ope ueterum
librorum, restitui. Pour ces deux textes, Rasarius propose une tra duction personnelle grace a d'anciens manuscrits. Or il se trouve que
le manuscrit D de Moscou contient, avant le CRMA, ces deux memes
traites. Curieusement, ces deux traites sont aussi l'un a la suite de l'autre dans un autre manuscrit moscovite : ils apparaissent respective ment aux folios 84 et 87 du Mosquensis gr. 466
59
. Dans l'edition de
Venise, apres ces deux brefs traites, Rasarius edite la traduction latine
du De naturalibus facultatibus effectuee par Thomas Linacre (f. 30r-47r),
mais il precise : diligentissime ad graecorum exemplarium fidem a
Io. Bapt. Rasario medico, Nouariensi recogniti. Or le traite Sur les
facultes naturelles se trouve, lui aussi, dans le Mosquensis gr. 466, a partir
du f. 219. Il n'est donc pas impossible que l'un des manuscrits utilise s
par Rasarius pour sa traduction du CRMA soit le manuscrit D et
qu'une collection d'ouvrages medicaux (Galien et Oribase) ayant
appartenu a Rasarius se soit ulterieurement retrouvee a Moscou. Mais
c'est assurement le manuscrit C qui fournit la preuve que les deux
manuscrits cites par Rasarius en marge du CRMA sont bien C et D.
A l'epoque ou Rasarius publie ses uvres completes de Galien, il
existe deja sur le marche venitien de nombreuses editions de l'uvre
du medecin de Pergame en latin
60
er
Vladimir
, Sistema-
Fonkitch
et P.
Polakov
(60) On peut citer parmi les Opera omnia venitiennes les plus connues, celle de
Diomede Bonardus chez P. Pincius, incunable paru en 1490, celles des Juntes, diri gees par J. B. Montanus (1541 -1542) ou par A. Gadaldini (1550), voir R. J.
ling
Dur-
the Warburg and Courtauld Institutes, t. 24, 1961, p. 279 -280. Pour le CRMA, plusieurs
traductions latines circulaient avant celle de Rasarius : la traduction latine ancienne
de Gerard de Cre mone publiee a de nombreuses reprises notamment au sein des
recueils de l'Articella dans des incunables et dans la premie re Juntine, la traduction
de Johannes Vassaeus Meldensis qui fut la plus diffuse e a partir de 1531, mais aussi
celle de Nicolas Lavachius, parue a Florence chez B. Giunta en 1533, enfin celle de
P. Juliarius publiee en 1542 a Verone chez A. Putelleto da Portese, voir R. J.
Durling
, op. cit., n
103
inedits
qui
proviennent
de
manuscrits
tres
anciens
et
qui
n'avaient jamais ete publies, ni en grec ni en latin. Ces inedits concernent le livre Sur les murs, les fragments du Commentaire au Timee de Platon, la toute fin du livre IV du Commentaire au Regime des maladies aigues,
mais aussi l'ensemble d'un Commentaire aux humeurs en trois livres, un
Compendium sur le pouls en seize livres, et un commentaire galenique
61
Wenkebach
E. Wenkebach,
Beitrage
zur
Textgeschichte
der
Epidemienkommentare
Galens II. Teil, Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, Phil.-hist.
Kl., 1928, n
9, p. 72-76. H. Schone avait, avant lui, emis des soupcons sur ces pas-
sages dans H. Diels, Erster Nachtrag zur Handschriften der antiken rzte, in Abhdl.
Konigl. Preuss. Akad. Wissenschaften, Philos.-hist. Kl., 1907, 2, p. 35, n. 1. W. Bra utigam a, un an plus tard, confirme ce soupcon, voir W. Bra utigam, De Hippocratis Epi demiarum liber VI Commentaribus, Konigsberg, 1908, p. 57 -65.
antoine pietrobelli
104
erudits
63
accorde par
Humeurs
l'empereur
Ferdinand I
er
, le pretendu
Commentaire aux
CRMA ?
CRMA
64
CRMA ?
directe
au
commentaire
hippocratique
de
Galien ?
J'ai
d'abord suppose que ce texte latin etait une pure invention de Rasarius
65
66
fuswn) d'un traite Sur les selles (Peri diajwryma`twn), attribue a Theophile le Protospathaire , medecin qui a vecu,
sur les vents (peri
67
(63) Paul Demont a tre s bien resume le debat sur l'authenticite de ce Commentaire aux Humeurs dans une note precise et fouillee de son article Eula`beia apeiri` y
duspeiri` y. Observations sur la therapeutique selon le debut du traite des Humeurs, in
I. Garofalo , A. Lami , D. Manetti et A. Roselli (ed.), Aspetti della terapia nel cor pus hippocraticum, Florence, 1999, n. 8 p. 185-186 ; I. Garofalo evoque aussi ce faux
commentaire : voir Galen's commentary on Hippocrates ' De humoribus, in Ph. Van Der
Eijk (ed.), Hippocrates in context, Papers read at the xith International Hippocrates Colloquium. University of Newcastle upon Tyne (27 -31 August 2002), Leyde-Boston, 2005,
p. 446. Il faut noter que dans le Mosquensis gr. 498 d'Oribase, la main, qui a note en
latin, dans la marge des citations qu'Oribase emprunte a Galien, la reference aux
traites galeniques dont elles sont tirees ainsi que le chapitre du traite concerne, est la
Parisinus Coislinianus 163, manuscrit qui a servi de modele pour l'edition du faux Commentaire aux
Humeurs publie par Rasarius. Il y a tout lieu de penser que c'est celle de Rasarius.
(64) H. Diels , op. cit., 1905, p. 102 (comme n. 7).
(65) On songe a Pantagruel denichant dans la librairie de Saint -Victor un Ars
honeste pettandi in societate.
(66) I. L. Ideler , Physici et medici minores , 2 vol., Berlin, 1841, re impr. Amsterdam, 1963. Le traite Sur les selles se trouve aux p. 397 -408 du t. I.
(67) Dans le premier tome de son e dition du commentaire aux Aphorismes
meme que celle qui a inscrit ce type de re ferences dans les marges du
ix
105
68
69
70
en mentionne un troi-
sieme : le Parisinus Suppl. gr. 637. A ces trois manuscrits, il faut en ajouter un nouveau : notre manuscrit C, l'Athous Iviron 189 qui comporte
les Collectanea de excrementis aux f. 308v-319v. Or c'est bien de ce dernier manuscrit que Rasarius a tire son faux inedit. De fait, le folio 319v
du manuscrit s'arrete au tout debut du chapitre sur les vents, a l'endroit exact ou commence la traduction de Rasarius. La suite du texte
e
niere des ix et x siecle, grace a une comparaison entre les textes me dicaux de The ophile et les textes juridiques des Basiliques edictes sous Leon VI, voir A. M. Ieraci
Bio, La Syntomos paradosis di Teofilo Protospatario, in A. Garzya et J. Jouanna (ed.),
Les textes me dicaux grecs : tradition et ecdotique. Actes du III
colloque international
(Naples, 15-18 octobre 1997), Naples, 1999, p. 249 -267. Pour la bibliographie ante rieure sur ce medecin, voir K. Deichgra ber, s.v. Theophilos 16. , dans RE
V A 2, 1934, col. 2148-49 et H. Hunger, Die hochsprachliche profane Literatur der
Byzantiner, Munich, t. II, 1978, p. 299 -300 ; sur la tradition manuscrite du traite De
alvi excrementis, voir H. Diels, Die Handschriften der antiken rzte, II. Teil : Die u brigen
griechischen rzte ausser Hippokrates und Galenos, Abhdl. konigl. Preuss. Akad. Wissen schaften, Berlin, 1906, p. 102.
(68) Sur ce Jean e veque de Prisdriana et ses ouvrages me dicaux, voir H. Hun ger, Die hochsprachliche profane Literatur der Byzantiner, t. II, p. 310 et surtout A. P.
, in
(69) Die Handschriften der antiken rzte, II. Teil : Die u brigen griechischen rzte ausser
Hippokrates und Galenos, Abhdl. konigl. Preuss. Akad. Wissenschaften, Berlin, 1906, p. 54.
(70) Cf. n. 68.
106
antoine pietrobelli
CRMA.
^, en a
donne une traduction latine puis l'a fait dispara|tre, afin que la posterite ne decouvre point sa supercherie. Quoiqu'il en soit, la disparition
du feuillet qui ne figure plus dans C apporte une preuve supple mentaire que C et D furent les manuscrits que possedait Rasarius pour
etablir sa traduction. Il semble donc que les deux manuscrits reste rent
ensemble depuis la copie de D par Kallistos jusqu'en 1562, mais leur
destinee commune se prolongea encore davantage comme le re velent
les marques de possession que portent ces deux livres.
71
e k
73
72
(cf.
(73) Sur la vie et l'uvre de Maxime Margounios, voir E. Legrand, Bibliographie hellenique ou description raisonnee des ouvrages publies en grec par des Grecs aux xv e et xvi e
siecles, t. II, Paris, 1885, p. xxxiii-lxxvii et L. Petit, s.v. Margounios Maxime ,
Dictionnaire de theologie catholique, t. IX, Paris, 1926, col. 2039-2044 ; G. Fedalto,
Excursus storico sulla vita e sulla attivita di Massimo Margunio, in Studia Patavina, t. 8,
1961, p. 213 -244 ; id., Massimo Margunio e il suo commento al De trinitate di S. Agos tino (1588), Brescia, 1967 ; D. J. Geanakoplos, Byzantine East and Latin West : two
Worlds of Christendom in Middle Ages and Renaissance, Oxford, 1966, p. 165-193 ;
G. Schiro, Missione umanistica di Massimo Margunio a Venezia , in Rivista di studi bizantini e neoellenici, t. 4 (14), 1967, p. 159-187 ; M. I. Manousakas, Ane`kdota patriarjika gra`mmata (1547-1806) proq touq en Beneti`
a mytropoli` taq Filadelfei` aq
107
metochion
du grand monastere
du Sina|. C'est dans cette ecole qu'il apprit le latin sous l'egide de Gaspar Viviano, eveque catholique romain de Sitia et vicaire ge neral de
Crete. Il poursuivit sa formation en Italie dans la celebre universite de
Padoue : il etudia la philologie, la philosophie, la theologie ainsi que la
medecine. En 1584, le patriarche de Constantinople Je remie II le
nomma eveque de Cythere. Cependant il exerca son episcopat
tia,
in absen-
in partibus,
la Repu-
livre II des
du
Persio,
professeur
l'universite
de
Bologne,
mais
aussi
princeps de la Bibliotheque
74
. Mais l'uvre de la
courte vie de Margounios est avant tout celle d'un the ologien. Dans
kai tyn orodo`xon ellynikyn adelfo`tyta, Venise, 1968, p. 21 -25, 27-29, 46-49 ;
P. Canart,
Maxime
Margounios et les recueils parisiens de sa correspondance (Mss. du Suppl. grec 621, 1310,
1334), in Krytika jronika, t. 3, 1949, p. 211-261 ; P. K. Enepekides, Der Briefwechsel des Maximos Margounios, Bischop von Kythera (1549-1602), in Jahrbuch der Osterreichen byzantinischen Gesellschaft, t. 1, 1951, p. 13-66 ; id., Maximos Margounios an
deutsche und italienische Humanisten, in Jahrbuch der Osterreichen byzantinischen Gesellschaft,
t. 10, 1961, p. 93 -145 ; id ., Jrystoma`noq- Bike`laq - Papadiama`ntyq. Epistolai
(74) Sur l'abondante correspondance de Margounios, voir Ch. Astruc,
Maxi`mou
Margouni`ou,
P. Canart,
op. cit.,
episko`pou
Kuy`rwn
(1549-1602),
Athenes,
1970 ;
princeps
,
Biblioteca del Patriarca,
che, Paris, 2003).
La
La Bibliotheque du Patriar-
antoine pietrobelli
108
75
, il a tente de concilier
76
er
77
1584 et dedie a Gabriel Se veros, puis un troisie me et dernier, plus petit, de nomme
, qui resume toute la pense e theologique de Margounios sur le sujet.
Fedalto
e unione della chiesa greca e latina in Massimo Margounios, in Studia Patavina, t. 10, 1963,
p. 301-307.
(76) P.
Bayle
Legrand
p. 392 pour cette citation : outre les neuf caisses de livres envoye es au monaste re
d'Iviron, Margounios le gue tous les manuscrits copie s de sa main a Manusso
Moschioti (Manuel Moschiote s), un compatriote cre tois, et tous les manuscrits de
parchemin de sa collection au monaste re Saint-Antoine de Savatiana de Candie, a
l'exception d'un seul contenant des Nomocanones qu'il destine au monaste re Sainte Catherine de Candie. Le reste de ses livres (au total 15), il en fait don a Raphael
Sozomenos du monaste re de Sainte-Catherine de Candie. Ce testament existe aussi
Amantos
, dans
, in Ellynika`,
nist-bishop Maximos Margounios, especially his collection of Latin books bequethed to Mt.
Athos, in
1968, p. 75 -91. Geanakoplos, dans cette e tude, ne s'inte resse pas aux manuscrits
grecs qui firent partie de ce lot.
109
grecs dont l'Athous Iviron 189, notre manuscrit C. Pourtant ces manuscrits ne sont pas arrives en 1602 au Mont Athos, car Margounios les
avait expedies deux ans auparavant, en 1600, comme nous l'apprend
une lettre ecrite a David Hoeschel deux mois avant sa mort
79
Quant au manuscrit D de Moscou, il ne porte pas la marque de pos session de Margounios. En revanche, sur le recto de la page de garde,
on lit, en caracteres cyrilliques, le nom d'un certain Arsenij. Or Boris
Fonkic
80
Moscou
par
Arsene
Soukhanov. A l'instigation
er
du
patriarche
Mikha|lovitch,
grecs
d'Iviron
ayant
appartenu
Margounios,
hormis
ses
propres
ouvrages, on peut relever, dans le catalogue de Sp. P. Lambros (Catalogue of the Greek
manuscripts on Mount Athos, Cambridge, 1900), l'Athous Iviron 47 (Jean Chrysostome),
le 79 (Pindare, Ammonius, Jean Philopon), le 161 (Euripide, Eschyle, The ocrite,
Denys le Periegete, Pindare), le 273 (Gregoire le The ologien), le 284 et le 597 (de
contenu religieux).
, in B. Fonkitch,
144. Cet article est en russe, mais j'ai adopte pour plus de commodite la transcription en grec moderne des titres qui appara| t au debut du recueil, p. 10. Je remercie
pleinement M. Fonkic de m'avoir communique tant d'informations sur le fonds de
tat de Moscou et de m'avoir mis sur la voie
la Bibliotheque du Musee historique d'E
de ses precieux articles. Je remercie aussi mon ami Franc ois Deweer pour la traduc tion de ces articles. N'en de plaise a l'adage : Rossica non leguntur.
antoine pietrobelli
110
twn Iby`rwn.
moine Arsene a opere ses choix d'apres le contenu des manuscrits suivant les instructions qu'il avait recues, mais aussi d'apres des criteres
bien precis tels que l'anciennete du codex ou la marque d'un precedent
possesseur. Il a ainsi ramene tout un lot de manuscrits ayant appartenu a Maxime Margounios
81
Moscou en 1655.
Parmi les manuscrits qui ont suivi le meme itineraire que D, d'Iviron a Moscou, il faut en signaler quatre qui ont garde trace de leurs
precedents proprietaires. Il s'agit des manuscrits Mosquenses gr. 504
(Sophocle), 508 (Eschyle et Euripide), 469 (Hesiode) et 475 (Demosthene et Eschine). Sur les rectos du folio 1 du manuscrit d'Eschyle et
Euripide et du folio 2 du manuscrit de Sophocle ^ qui vient apres un
premier folio de parchemin ecrit en latin ^ apparaissent le nom d'Arsene en slavon, la mention
twn i by`rwn
sari` ou
82
yn tou i Ra-
(81) Boris Fonkic a effectue un recensement pre cis et exhaustif des manuscrits
russes provenant de la bibliothe que de Maxime Margounios dans son e tude, Mate lements pour l'e tude de la biblioriali dla izucenia biblioteki Maksima Margunia (E
ix
et le
xvi
demie des sciences de Saint -Petersbourg et une e dition imprime e conservee aux
Archives centrales des actes anciens.
(82) Dans sa contribution sur la bibliothe que de Margounios (op. cit., p. 150151, cite a la note precedente), Fonkic emet une hypothese interessante afin e lucider
la zone d'ombre qui demeure, pour expliquer le passage des manuscrits de la biblio theque de Rasarius a celle de Margounios. Cette mention au passe ,
ri` ou
yn tou Rasa-
(Oribase). Cette main est celle d'un Occidental, me decin italien qui avait connu
Rasarius au point de vouloir signaler sur le 475 que le ce lebre medecin en avait e te
le proprietaire. Ce medecin inconnu fut, selon Fonkic , l'acheteur ou le le gataire de
certains manuscrits de Rasarius, apre s sa mort survenue en 1578. Margounios, qui
avait etudie la medecine a Padoue et entretenait des liens avec des me decins comme
en temoigne sa correspondance avec Le onard Mentonis, Jean Koressis ou Constan -
111
via
85
84
Mosquenses gr.
83
celle d'Andronic Kallistos. Il est des lors possible d'envisager que ces
deux manuscrits aient ete des compagnons de C et D de la bibliotheque de Kallistos a la fin du xve siecle a celle du monastere d'Iviron
tin Zervos, aurait pu acquerir les manuscrits de Rasarius, soit directement, soit par
l'interme diaire de ce me decin annotateur de manuscrits.
(83) Un e rudit italien avait formule , a la fin du xix
Studia Patavina, t.
avait deja ete mis en evidence des 1806 par Matthaei qui e crivait, dans son edition
phese, a propos d'un manuscrit d'Oribase : Mirabilia fata
des uvres de Rufus d'E
habuit hic codex ac multa per ditissimos locos itinera fecit. Primo fuit in bibliotheca
Jo. Bapt. Rasarii, deinde translatus est in bibliothecam Maximi Margunii, Cythero rum episcopi. Post hujus obitum pervenit in bibliothecam monasterii Iberorum
montis Athus. Inde cum aliis pluribus ex mandato Alexii Michaelidis Rossorum
imperatoris, Petri Magni parentis emptus, huc Mosquam translatus , cf. Ch. F. de
Rufi Ephesii... opera et fragementa, Moscou, 1806, p. xviii, cite par Ch.
uvres de Rufus d'Ephese, Paris, 1879, p. xiii,
partir de l'e tude de Fonkic , op. cit. (n. 81), il est possible d'e tablir avec certi-
Matthaei,
mile - Ruelle,
Daremberg et Ch. E
n. 1. A
tude une liste de neuf manuscrits grecs de Russie qui ont suivi un me me parcours de
la bibliotheque de Rasarius a Moscou : les manuscrits de la Bibliothe que du Muse e
historique d'Etat n
ce
manuscrit
au
sein
de
la
tradition
du
texte
de
Sophocle,
p. 192-193.
(85) B. Fonkic ,
voir
Rome, 1970,
42,
1981, p. 124 -128. Pour le manuscrit de Sophocle, Kallistos n'a pas copie l'ensemble
du
codex.
112
antoine pietrobelli
siecle
86
deux autres manuscrits copies par Kallistos, qui suivirent le meme itineraire que les manuscrits moscovites, mais qui furent derobes a la bibliotheque synodale par Matthaei
87
88
IV ^ Meliavacca
Pour le premier laps de temps qui est aussi le plus long, de la vente
milanaise des manuscrits du Kallistos (1476) jusqu'a l'edition de Rasarius (1562), il existe tout de meme quelques pistes. L'une d'entre elles
peut etre constituee par les derniers mots d'une lettre que le ce lebre
Ermolao Barbaro
89
(86) Sur cette hypothese, voir B. Fonkic , op. cit. (comme n. 81) , p. 150.
(87) Sur Matthaei, e rudit et e diteur allemand, professeur de philologie grecque
a Moscou a partir de 1772 et ses larcins, voir H. von Staden, Les manuscrits du De
pulsibus de Marcellinus, in A. Garzya -J. Jouanna (ed.), Storia e ecdotica dei testi medici
greci. Atti del II convegno internationale (Parigi 24 -26 mai 1994), Naples, 1996,
p. 411-413.
(88) Il est difficile de savoir auquel de ces deux personnages, Bonaccorso de Pise
ou Giovanni Francesco de la Torre, ont e chu nos deux manuscrits. Plusieurs e tudes
ont evoque le devenir de la bibliotheque de Kallistos. M. Centanni a consacre un
article a ce theme ou elle recense 57 manuscrits copie s, gloses ou passes entre les
mains de Kallistos, voir M. Centanni, La biblioteca di Andronico Callisto... (cite
n. 28). E. Gamillscheg, a la suite de D. Harlfinger signale que 21 manuscrits d'Al berto Pio, qui entre rent ensuite dans la bibliothe que de Giorgio Valla, ont e te
copies, annotes ou restaure s par Kallistos, voir E. Gamillscheg, Supplementum Muti nense et D. Harlfinger, Specimina griechischer Kopisten ... (cites n. 39). Sur ces manu scrits
de
Kallistos
bibliothe que
de
GRAMMATA
ayant
Modene,
appartenu
voir
aussi
a
le
Giogio
travail
Valla
de
avant
d'entrer
G. Avezzu ,
dans
la
ANDRONIKIA
et
M. Pastore
Stocchi
(ed.),
Storia
della
cultura
veneta,
t. III, 1,
113
quam, si verum est, pervenisse illos in manus Pici nostri minus moleste
fero
90
dronic, meme si, il est vrai, je supporte avec moins de chagrin qu'ils
soient parvenus entre les mains de notre Pic. )
Il faut en deduire qu'Ermolao Barbaro et Jean Pic de la Mirandole
(1463-1494) possedaient tous deux des manuscrits de Kallistos. Les
mots de Barbaro laissent aussi entendre que tous deux les acquirent a
l'occasion d'une vente, mais que Pic en emporta davantage que Bar baro. On ne sait si cette phrase concerne en quelque manie re les
manuscrits qui nous interessent.
Toutefois, un autre humaniste de la Renaissance, Balthazar (Baldas sare) Meliavacca (Miliavacca ou Migliavacca), qui est du reste assez
peu connu, si ce n'est justement par deux lettres, l'une que lui adresse
Pic de la Mirandole
lao Barbaro
92
91
93
Dans une etude sur Balthazar Meliavacca, Kallistos et les commentateurs aristoteliciens, Robert Todd
94
xv
(90) Voir V. Branca, Ermolao Barbaro, Epistolae, Orationes et Carmina, t. I, Florence, 1943, p. 44.
(91) Voir G. Pico della Mirandola, Opera omnia, t. I, Bale, 1570, p. 370.
(92) Voir V. Branca, op. cit., t. II, p. 39 (comme n. 90). Branca donne une
courte notice sur le correspondant de Barbaro, ou il signale que ce Balthazar Melia vacca etait erudit specialement en grec et qu'il possedait un grand nombre de
manuscrits copies dans cette langue. Selon Branca, il e voluait dans un milieu mila nais, ou du reste est attestee une famille Miliavacca qui compta plusieurs orfe vres
(ibid., p. 152). Dans la lettre de Barbaro a Meliavacca, il est question de manuscrits
des commentaires d'Alexandre et de la Therapeutique de Galien.
(93) F. IIIv :
cae.
(94) R. B. Todd, Baltasar Meliavacca, Andronicus Callistus, and the Greek aristotelian
commentators in fifteenth -century Italy, in Italia medioevale e umanistica, t. 37, 1994, p. 6775.
antoine pietrobelli
114
95
meliabakkou
Baltasaris
Meliauaccae
ediolani
papiensis
. Restituatur... heredibus
s
Barth
simoneta
manu
pro-
96
nuscrit etait bien Meliavacca, et qu'il l'avait prete a Bartholomee Simonetta qui dut le rendre le 26 octobre 1524 aux heritiers de Meliavacca,
entre-temps decede. L'indication presente dans le manuscrit de Milan
fournit donc, comme terminus ante quem, la date de 1524 pour la mort de
Meliavacca, et si notre hypothese est juste, elle reduirait la marge d'inconnu dans le devenir de notre lot de manuscrits entre 1524 et 1562.
Cependant, rien n'assure que ces six manuscrits resterent ensemble
durant toute la periode qui va de la vente de Kallistos a leur entree dans
la bibliotheque de Rasarius. Les aleas ont aussi pu faire qu'ils soient
reunis par hasard ou grace aux efforts d'un collectionneur particulier.
Enfin nous ne disposons d'aucune information qui attesterait leur passage de l'une des deux collections celle de Bonaccorso de Pise ou celle de
Giovanni Francesco de la Torre a celle de Balthazar Meliavacca, meme
si ces trois personnages ont en commun leur residence a Milan. Nous en
sommes donc reduits a la seduction des hypotheses, malgre le lien qui
existe manifestement entre certains manuscrits de Kallistos et le mal
connu Balthazar Meliavacca.
Antoine
Pietrobelli
Fondation Thiers
(95) M.
Sicherl,
Mainz, Akademie der Wissenschaften und der Literatur, Abhandlungen der geistes - und sozialwissenschaftlichen Klasse 1976, n
(96) Cite par M.
8, ici p. 27.
accompanying divine office entered in the margins (see plate 1). For
both the homilies and the liturgical texts, the leaves are notable for
1
their age .
The bifolia, now in Los Angeles, contain parts of homilies 78, 79,
and 83 (in the absence of a critical edition, the numbering is that in
Migne,
Patrologia latina,
Benedictine
monastery
and
later
priory
of
St -Germain-
Los Angeles, Richard and Mary Rouse 151 ; they will in time
become part of the Rouse fonds in the Department of Special Collections, Charles
E. Young Research Library of the University of California, Los Angeles. We are
grateful to Kenneth Karmiole for bringing these leaves to our attention and provid ing information about their previous ownership. We are greatly indebted to Fran cois Dolbeau, Susan Rankin, and Elizabeth Teviotdale, who gave careful readings
to
earlier
drafts
of
this
provided bibliography,
learned
advice, and suggestions, saving us from many gaffes. Other scholars have given
information and help for which we thank them in appropriate places below. Despite
the assistance, errors will remain, and our judgment and interpretation will vary at
times from those of our kind advisors ; for this the responsibility is ours.
(2) For a description of the bifolia and their contents see Appendix 1 below.
1991 ; and S. Shimahara , ed., Etudes d'exegese carolingienne : autour d 'Haymon d'Auxerre,
Regarding
D.
Turnhout,
2007
(Collection
Haut
Moyen -Age
4).
Haimo
of
Auxerre
will
be
franc ais 735-987 being prepared by Marie-Helene Jullien at the Institut de recherche
et d'histoire des textes in Paris. We thank Mme Jullien for sharing with us her
knowledge of Haimo and the manuscripts of the
homiliae de tempore.
(Cessy-les-Bois), and a new sermon on I John v, 4-10, in Revue benedictine, t. 85, 1975,
p. 303-320 ; H. Barre , Les homeliaires carolingiens de l 'ecole d'Auxerre, Vatican City,
1962 (Studi e testi 225), p. 33 -42.
116
iary are known ; the earliest are six tenth -century manuscripts
: Paris,
containing
the
homilies
from
places au
Christmas
to
premier rang
(hereafter BM) 307 (D), containing the summer portion from Easter
through the Sundays after Pentecost to the feast of the Dedication,
which
books
appears
in
BNF lat.
the
619
tenth-century
(A),
from
inventory
the
library
of
of
the
the
cathedral's
Cathedral
of
in.
(4) For conversations written and oral about Haimo and the dating of the bifo ric Palazzo, and Alain Rauwel. Sumi
lia we thank John Contreni, David Ganz, E
Shimahara was generous with her time and learning. We are especially grateful to
Jean Vezin who meticulously scrutinized the script forms on the photographs of the
bifolia and provided knowledgeable and prudent advice about dating and localiza tion.
(5) See
Barre,
nor to the tradition of Haimo's homiliary collection to which the Los Angeles bifolia
and the other early manuscripts belong.
(6)
Barre, p.
55.
Molinier,
Catalogue general des manuscrits ..., t. XVII, Cambrai, Paris, 1891, p. 116.
(8) H.
Hoffmann,
Sankt Maximin bei Trier bis zum 12. Jahrhundert, Bonn, 1996, p. 104 no. 41, and pl. 144
of f. 3.
117
nd
Gamber Codices liturgici latini antiquiores
id. Supplementum
Baroffio
Stenzl Das Admonter Antiphonar-Fragment aus Cod. 285 (A-Frag)
Anzeiger der philosophisch-historischen Klasse
viii
viii
viii
viii
viii ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
ix
Vezin
Lobrichon
Lobrichon
Lobrichon
Coupry
Jeudy
118
Most ascenders begin with a slight serif or diagonal slide of the quill.
Et is usually spelled out, and the tironian 7 is absent. But the amper sand does occur, both within words (e.g., f. 3v col. B mid, cinget, ducet)
and alone as the word et. The normal contractions, suspensions and p
abbreviations appear, as does the minuscule st ligature. The tilde is
short and shallow bowl-shaped. Majuscules are varied ; A has its two
slanted uprights but lacks a cross stroke. E is simply a tall minuscule e.
F is crossed, its nose extending upward at a diagonal. H is a tall
minuscule h with a cross stroke at the top of the shaft. N has two flattopped ascenders, the second shorter than the first, and with a down ward slanted cross stroke. The cross stroke of the T is cut by vertical strokes at both ends. Full stop is high, and there is no sign of the
question mark. Israelite has the initial aspirate (hisrahelite, f. 3v
col. A).
The liturgical texts were added in the margins by a contemporary
hand after the homilies were written (plate 2). It seems to have been
the original intent, not successfully carried out, to position the mar ginal lines of liturgical text opposite the spaces between the lines of
homily text, as an aid to the eye in distinguishing the two. The mar ginal texts are written in a slightly smaller Carolingian minuscule
without a noticeable slant, small because of the limited space across
the narrow width of the outer margin. a is in teardrop form with a
steeply slanted back, giving it a triangular shape. d is straight. e has a
straight back. g is frequently in the form of a narrow 3 with both loops
open, particularly the upper loop, as is seen in the hand which wrote
the first eleven quires of BNF lat. 2394, one of the manuscripts given to
Auxerre by the archdeacon Heliseus who appears in the cathedral's
obituary
13
(13)
Coupry, p.
71, 73 -74, 80, and fig. 1 penultimate and bottom line as well as
119
of the page, both its outer dimensions and those of its written space,
295
252 (218
to the square features of Auxerre manuscripts pointed out by Lobrichon 15. The two single columns, recto and verso, together contain
parts of homilies 78 and 79, and the two whole folios together contain
part of homily 83. Though the numbers are different in Barre's critical
examination of the homilies (respectively, nos. II 6, II 7, and II 9) 16,
the sequence remains the same. Thus one can see that the half-folio
precedes the whole folio on each sheet, and they are now foliated
accordingly : f. 1, 2 (both half-folios), 3 and 4 (both whole) ; see Diagram 1.
f. 4r
f. 1v
Diagram 1 : Bifolium
(14) I.e., when we purchased them the order of the bifolia's leaves comprised,
respectively, (the present) f. 4v, 4r, 1r, and 1v ; and f. 3v, 3r, 2r, 2v.
(15)
(16)
Lobrichon, p. 63.
Barre, p. 152-153.
120
17
Haimo's
The only genuine homily between numbers 79 (f. 2v) and 83 (f. 3r) is
number 81.
In calculating the physical loss from this ninth - or tenth-century
text, it is simplest to apply some arithmetic to the line -count from
Migne's edition of the homilies. It requires roughly 655 lines of this
edition to print the conclusion of homily 79 (from the point at which
the text ends on f. 2v, PL 118.486C Linteum namque quod cum//
to the end of hom. 79, some 62 lines), the whole of homily 81 (excep tionally lengthy, 530 lines) ; and the beginning of homily 83 (from the
beginning, some 63 lines to PL 118.500D Ipse est etiam qui, the
point at which the text resumes on f. 3r). A column of the bifolia con tains roughly 17 lines of the edition ; therefore a bifolium of four two column pages (eight columns) will contain roughly 136 such lines. 655
lines distributed at 136 lines per bifolium would require at least 4.8
bifolia ; add the spacing and display initials required for the openings
of two homilies (homilies 81 and 83) and the total would be five bifo lia, or ten folios. To postulate five missing internal bifolia would give a
quire of fourteen folios, quite implausible.
Plausibility can be recovered, however. One of the thirteen base
manuscripts that Barre consulted to establish the contents of Haimo's
homiliary ^ the one that he considers first, au premier rang ^ is
the tenth-century BNF lat. 12305 from St-Germain-des-Pres (Barre's
B), a manuscript without interpolations. In total, B omits only one of
the homilies considered authentic, homily 81
18
19
. If we postulate that
(17)
(18)
Barre, p.
Barre, p.
Barre, p.
152-153, no. II 8.
xiii)
xiii) ;
see
121
3r
3v
4r
4v
Leaf 3
Leaf 2
Leaf 1 (outer)
122
BM 131, both s.
of the still earlier manuscript from which the Los Angeles bifolia were
removed is regrettable ; but one must be grateful that the leaves them selves have survived.
In addition to the partial text of the homilies, the newly -found bifolia contain a rarity. The margins of three of the surviving full pages,
folios 3v, 4r, and 4v, are filled with the texts of responsories and anti phons apparently intended to accompany the main text of those pages,
homily 83 of Haimo of Auxerre (transcription, Appendix 2 below).
Whether these liturgical texts were copied into the margins from an
existing antiphonal, or whether they represent an antiphonal in the
process of formation are questions we leave for the specialists.
The presence of liturgical texts in the outer margins of folios 3v, 4r,
and 4v suggests that Haimo's homiliary had already begun to be
regarded, and employed, as a liturgical text itself, the homiletic text
being interspersed with the appropriate responsories and antiphons
21
(Indeed, it was the compulsion to fill out or complete the homili ary in order to make it serve the liturgical cycle which led to the tenth century interpolation of the works of other authors
22
.) As we have
noted, the liturgical texts belong to Easter-tide, the responsories presumably and the antiphons surely to the first Sunday after the Octave
of Easter (i.e., the second Sunday after Easter) ; three of the four anti phons in the margin of f. 4v appear in this same sequence in the late
ninth-century Compiegne antiphonal's liturgical texts for this Sunday.
(Compare the transcription of the antiphons in the appendix below
with PL 78.776C ; the antiphon Ego sum alpha et
23
, however,
(21) We thank Francois Dolbeau, Susan Rankin, and Elizabeth Teviotdale for
informative exchanges on the probable purpose of the marginal liturgical texts.
(22) See Barre 's discussion and table, p. 50 -54. A good half of the homilies
attributed to Haimo in PL, t. CXVIII, 72 of the 141, are spurious. As Barre notes,
none of the interpolated texts are later in date of composition than the Carolingian
era ; and a tenth -century manuscript of Haimo's homilies, Vatican City, Bibliotheca
Apostolica Vaticana, Vat. lat. 8568, already contains the complete set of interpolations
for its part of the year (summer).
(23) R.-J.
ticarum documenta, Series maior, Fontes 7 -12, Rome, 1963 -1979, CAO 2588.
123
24
Landesbibliothek
later added in the margin, apparently a missal in the process of forma tion
25
Rouse
The history of the two bifolia can be traced to a certain extent. The
manuscript from which they came was no doubt produced in a late
ninth- or early tenth-century Carolingian monastic scriptorium somewhere in the triangle Auxerre-Ferrieres-Fleury, and there it probably
stayed for the next several centuries. Subsequently, the manuscript
was dismembered to provide covers for two (printed ?) books in succes sion. The two bifolia were each trimmed of one column ; each was
turned clockwise one-quarter turn and they were glued together. The
top margin of the leaf now f. 2v + 3r was lapped narrowly over the
bottom margin of the leaf now f. 1v + 4r. The resulting large parch ment sheet was used to cover a book whose identity is unknown. Sub sequently its title was thoroughly scraped or scrubbed ; one can discern
traces of perhaps five lines across what was the spine :
[d ? f ?]ix
- - - R - / - - -
26
5 4
U
S // et
(24) One might conceivably have wished for a series of Psalm antiphons entered
on f. 3r preceding the responsories, but what is present on f. 3v -4v constitutes a
coherent unit without them ; we thank Elizabeth Teviotdale for this suggestion.
(25) B. Sta blein,
Musikgeschichte
in
Bil -
dern 3, Leipzig, 1975, p. 106 and pl. 1, a photo of f. 126v. In the Du sseldorf manuscript, the main sacramentary text dates from the ninth century with the chant not
added until the tenth century. We are grateful to Susan Rankin for this reference.
(26) Bookdealer Karl Hiersemann in 1926 read Hugolinus et Diarium Or[a torii ?] Ostiensis ; perhaps more of the inscription was legible then. Because f. 2v
was glued over the edge of the adjoining leaf, most of the lettering survives on f. 2v
rather than on f. 1v. This suggested that this second volume covered by the bifolia
was
a register of Hugolinus
F. Steffens,
et
124
the end of each line, some of which are visible but not decipherable on
f. 1v. The leaves remained as wrappers long enough that the outer
side of each bifolium has been badly darkened by exposure. When
they were removed from service as book covers the bifolia were once
again separated. They made their first public appearance (from an
unknown source) after World War I in the hands of the Leipzig bookdealer Karl Hiersemann (1854-1928) ; how long they had been in his
possession is not known. He offered them in 1926 in a catalog written
in English for the Anglo-American market : Homily Fragment. Two
leaves of vellum, from a Latin Lectionary, of the IXth century 27
They were acquired by an anonymous American collector before
Hiersemann's death in 1928. The collector's typewritten note records
that he paid Hiersemann 280 marks ($ 70) , and it also gives a
meager clue to his identity in saying I have a number of books in
which such vellum fragments may be found, and I have personally
taken some out of my old books. The paper on which this note occurs
is watermarked Whiting's Textile Bond (manufactured by Whiting
Paper Co., Holyoke, MA). A hand-written translation into English of
the bifolia's main text is included with the leaves, which bears a penciled note in the collector's hand, Translation by Dedeck 28. It was
perhaps this collector who thought it necessary to repair both bifolia
with brown paper tape, to strengthen the parchment at the cuts that
had been made by the creases at the edge of the spine and of the foldovers when the leaves were used as book covers 29. At some time after
World War II the bifolia were bought by the Long Beach (California)
physician E. Coleman, who began collecting ca. 1946. Coleman died
in 1967, and his large library was ultimately purchased by Kenneth
Karmiole Bookseller, Inc., Santa Monica, in about 2000-2001. We
acquired the leaves on 29 January 2007.
These brown and scruffy fugitives from an early bindery are homely
objects. It was their good fortune to fall into the hands of the scholarly
bookseller Karl Hiersemann, who devoted his 1926 English-language
catalog to Source Material ^ primary sources , as we should
say. His catalog's introduction opens with the statement Source
Material is the backbone of every great library in the world, thus the
importance of a collection may not be counted by the number of volunknown volume contained two (or more) small works bound together. We thank
Francois Dolbeau for this suggestion.
(27) K. Hiersemann, New Series no. 1,
, Leipzig, 1926, no. 4.
(28) The translator has not been identified.
(29) Evidently the tape was applied sometime in the last three quarters of the
twentieth century. Hiersemann's physical description in 1926 mentions damage to
the leaves, but not paper tape.
Source Material
125
Rouse
Appendix I
Description
Los Angeles, Rouse 151, Haimo of Auxerre, Homiliae de tempore, 2 bifolia.
France, ca. 850-950.
1. f. 1r col. A //dicendum quia mediator ... cum enim multo// and the first
seven lines of col. B, of which only one or two letters are visible including
the
beginnings
of
the
last
two
lines
of
the
homily,
ge[ntibus...]
fi[nis...] .
Homilia 78 Feria Sexta Paschae, PL, t. CXVIII, col. 484 AC.
2. f. 1r col. B lines 8-21, of which from one to three letters are visible +
f. 1v col. A of which one to four letters are visible + f. 1v col. B -2r
col. A, 2v col. B, //mane orto iam sole. Ad quod ... factam hominibus
demonstraret. Sed mulier// <...> //autem seniorem significatur ... signifi cantur linteum namque quod cum// [f. 2r col. B, save one letter from 15
lines at mid -column, and f. 2v col. A, excised with loss of text]
Homilia 79 Sabbato in Pascha, PL, t. CXVIII, col. 485 AC, 486 BC.
3. f. 3r-4v, //Ipse est etiam ... redarguit dicens Non//
Homilia 83, Dominica I post octavum Paschae, PL, t. CXVIII, col. 500D 503B. Written in the upper margin of f. 4v col. A and extending over the
homiletic text in that column, [Dominic]a .I. post octabam Pasce .
f. 3v [left margin], 4r [right margin], and 4v [left margin] contain the
office responsories and antiphons for the Easter season, some explicitly
126
connected to the first Sunday after the Octave of Easter : see Appendix 2
below.
Parchment (darkened and worn on exposed side), 295
252 (218
183) mm. 2 cols of 23 lines, ruled with a hard point from the hair side.
Pricking visible in the inner margin of f. 2r-v. Written by two people in
Carolingian minuscule. From the excised second column of f. 1r a 4 -line
majuscule initial I[n illo tempore] remains visible, set in the intercolumnar
margin at the opening of homily 79, painted in vertical bands of tan and
orange ; and a 1-line majuscule S[i quis huius] colored yellow set partially
in the margin. The marginal hand of the liturgical texts preserves slightly
older script forms, in particular the g in 3 form, with both loops open.
Unbound.
Written in France in the area bounded by Auxerre, Ferrieres, and Fleury
ca. 850-950. Dismembered in s. xvii( ?) for reuse in binding. Became the
wrapper for two books successively. First book : title thoroughly scraped or
scrubbed ; one can discern traces of perhaps five lines across what was the
spine : - - - R - / - - - [d ? f ?]ix - / - - - Scri- - / - - - - / - - - -. Second
book : on f. 2v top, which was the spine, HUGOLINUS// et // DIARIUM O ( ? or U)// OSTI//. Acquired by an anonymous American col lector for 280 marks or $ 70 from the Leipzig book dealer Karl W. Hierse mann (1854-1928), his catalog New Series no. 1,
(Leipzig,
1926) no. 4. Hiersemann's source is unknown. Notes by the purchaser
(included with the bifolia) are typed on paper watermarked Whiting's
Textile Bond (manufactured by Whiting Paper Co., Holyoke, MA).
Handwritten translations of the homilies into English attributed to a
Dedeck (unidentified) are included with the bifolia. After ca. 1946 the
leaves were bought by the Long Beach (California) physician E. Coleman
(d. 1967). Purchased with his library by Kenneth Karmiole Bookseller,
Inc., Santa Monica ca. 2000-2001. Acquired by R. H. and M. A. Rouse
on 29 January 2007.
Source Material
Appendix II
127
2588); Sicut novit me pater (CAO 4943); Alias oves habeo quae (CAO
1320).
The transcription (on the left) is essentially diplomatic, with the capitalization standardized. We use square brackets [ ] for words or letters not
present or at least not legible. Hesbert's critical text is printed at right in
italics.
^ f. 3v (left margin; a few letters of first and last lines lost to holes)
[Osten]di[t] mihi an- Responsory, CAO 7344:
gelus fonte aque
uiue & dixit ad me
All.'Hic deum ado'
ra. All.'All.'All.'
V. Vidi angelu d i uolan.'
Hic deum. Rx. Uidi Ieru- Responsory,CAO7876:
salem descendente
de celo ornata aro
mondo & lapidibus
'
preciosis intexta. All.' ^ Et
All.'V. Ab intus in fimbriis aureis circum.
m
alleluia alleluia.
er
[ca]nebat. All.'All.'
^ f. 4r (right margin; holes in first and third surviving lines, left half of liturgical
text badly darkened and in parts illegible, right line-ends occasionally trimmed)
[
:]
[V. Moyses et Aaron
[CAO 6400, cont.]
top 2 lines covered
in sacerdotibus]
eius [et Sa]muel inte[r]
eos. [Et D]auit com.
Rx Vi[di por]tam ciu[i] Responsory,CAO7877:
[ta]tis ad orien-
er
'
^ Et super.
128
er
via
, primus et
alleluia.
er
meis, alleluia.
EL
CODEXMISCELLANEUSPATRISTICUS
DE LA
SEU D'URGELL*
El
ndalus, presenta
tica en un lugar por ahora indeterminado de al-A
ciertos rasgos que le convierten en un caso singular respecto al resto de
manuscritos mozarabes
de
Manuscript Library
d'Urgell,
especialmente
B. Marque s,
que
me
ha
permitido
la
reproduccio n
(1) Para una discusio n sobre el termino moza rabe , su etimolog|a y signifi-
, en
t. 14, 1961, n
108 ; y en
28,
73 ;
);
(M. C. D| az y D| az,
, Sevilla
(A.
Millares
Carlo,
Villada,
, p. 416 [= 80]) ; 73
p. 65) ;
214
(Z.
Garc| a
, p. 127, n. 388.
(4) A. Vidal,
, en P. de
Palol
(dir.),
, en J. Vigue (dir.),
130
rosa comes
Pretendemos con este trabajo ofrecer un avance sobre una peculiari dad excepcional de este codice miscelaneo, del que estamos preparando la edicion del texto, as| como el analisis pormenorizado de sus
caracter|sticas codicologicas, paleograficas y ornamentales, que nos
permitira conformar un estudio de caracter monografico, como el que
viene siendo reclamado por los especialistas para los manuscritos visi goticos en general . Se trata de la notacion alfanumerica greco-copta,
5
y que se repite en la
: Quant
aux chiffres, ils sont romains... l'usage des chiffres arabes est discerna ble des le xii
siecle o Bischoff
10
11
en
Suhayl,
t. 3, 2003,
p. 157-185.
(5) Cf. al respecto C. Garc| a Turza, Los manuscritos visigo ticos. Estudio paleogra fico y codicologico, I : codices Riojanos datados, Logrono, 2002, p. 11-13.
(6) A. Millares Carlo, Tratado de paleograf| a espanola, 3 ed., vol. I (texto),
a
(7) A. Merino, Escuela paleogra phica, o de leer letras antiguas, desde la entrada de los
godos en Espana hasta nuestros tiempos Madrid, 1780 (reed. facs|mil, Valencia 1994),
p. 97.
(8) J. Stiennon,
(9) B. Bischoff,
1985, p. 194-195.
(10) D. King,
en
131
132
rosa comes
17
importantes
Keller
18
de
los
manuscritos
visigoticos
andalus|es,
segun
19
20
, a la derecha de la cual
Gregorio Magno : los tres ultimos cap|tulos del libro I (del x al xii), el
libro II completo (cap.
i-xxxviii)
los capitula y primer folio del cap. i). Les sigue el Ieronticon o Verba Seniorum
21
cuales el cap|tulo
error
23
ciento uno,
numerado en
22
), de los
el manuscrito
c, por
M. Maniaci,
133
del texto, parece ser que el escriba olvido copiar el cap| tulo cien o bien faltaba ya en
el original.
(24) La regla benedictina recomienda la lectura de las Vitas patrum, instituta y
conlationes (LXII, 2 y LXVII, 4-6). Segun A. Linaje Conde, a fines del siglo ix
aparece en Castilla un foco librario, difusor de las fuentes... benedictinas... los Dia logos de San Gregorio Magno, la Regula Benedicti y sus Comentarios por Smaragdus...
(La Regula Benedicti) comienza a documentarse en el siglo x como norma exclusiva
de vida en algunos monasterios de Leon, Castilla y la Rioja (Un testimonio de la europeizacion riojana en el siglo X, San Millan de la Cogolla, Madrid, 1976, p. 85-105).
(25) M. C. D| az y D|az , Libros y librer|as en la Rioja altomedieval, p. 23.
(26) J. Gomez Pallare s, Studia chronologica. Estudio sobre manuscritos latinos de
computo, Barcelona 1998, p. 49.
(27) Como, por ejemplo, en una donacio n de libros en la Pobla de Segur (868) :
...et vitas patrum et omiliarium (R. d'Abadal , Catalunya carolingia, III, Barcelona, 1955, n. 63, f. 229 y 317), o en el documento fundacional de Santa Maria de
Guimaraes (959) : vitas patrum cum geronticon . En general sobre los manuscri tos patr|sticos en la Edad Media, cf. P. Bertrand, Die Evagriusubersetzung der Vita
Antonii, Anhang 1 : Die Vita Antonii und Vitas Patrum in Mittelalterlichen Bibliothekskatalogen .
134
rosa comes
un manoscrito mozarabe
135
los Dialogos no estan completos en el manuscrito que nos ocupa y falta la subscriptio,
si la hubiere habido. Hay que an adir que en esta nota hay un error de un decenio en
la fecha de la subscriptio.
(31) Cf., por ejemplo, la subscriptio (f. 295v) de Isidorus Hispalensis, Etymologiarum
o
libri XX, folios 16v-295v, del codice n 25 de la Real Academia de la Historia :
es
est liber Ethimologiarum era DCCCCLXXXIIIIa (an o 946),
Explicitus
XIII kalendas septembres, lune cursu discurrente XXIII, luna XVIIIIa. Regnante
rege Ranimiro in Legione et Garsea Sanctio in Panpilona, Gomesani denique
abbati Sancto Emiliano Dircetii monasterii regente... (E. Ruiz Garc| a, Catalogo
de la Seccio n de codices de la Real Academia de la Historia , Madrid 1997). Ver tambie n
M. Zimmermann , Un formulaire du xeme siecle conserve a Ripoll en Faventia, 4.2, 1982,
p. 25-86 y La datation des documents catalans du ix e au xii e siecle. Un itineraire politique, en
Annales du Midi, t. 93, 1981, p. 345 -375.
(32) En la trascripcion de Ch. Upson Clark , Collectanea Hispanica, Paris, 1920,
p. 63, citada por M. C. D|az y D|az , Manuscritos visigoticos del Sur de la Pen|nsula,
p. 128, n. 393, aparte del desarrollo de las abreviaturas y la regularizacio n de la
5 4
rosa comes
136
Por lo tanto,
Isidorus
Ieronticon
a media
man
ana del lunes 29 de octubre del ano 938 d.C. (976 de la Era Hispanica y 1 de al-Muharram del ano 327 Hegira)
timo) ano del reinado de
34
33
, 27 (vigesimo sep-
, computado en anos
35
La caracter|stica mas singular de este miscelaneo es la notacion alfanumerica greco-copta, la unica documentada hasta el momento en
manuscritos en escritura visigotica, que acompana a la numeracion
Dialogi,
Ieronticon y, en menos proporcion, en el resto del manus-
crito. La unica excepcion son los |ndices y los siete subcap|tulos en que
se divide el cap|tulo 100 del
101 del |ndice, como ya hemos comentado), de los cuales so lo los dos
primeros presentan la doble numeracion. A partir del vigesimo cuaternion apenas encontramos notacion alfanumerica greco-copta, salvo en
el inicio de alguna homil|a, como se puede observar en el Cuadro 1.
Tambien en la numeracion de los cuaterniones, posiblemente anterior
a la escritura del manuscrito o de los manuscritos con los que se formo
el miscelaneo
36
escritura (
37
scripsi y perueni), hay una posible haplograf|a : iii kalendas nouembres (sic !)
ora iiia, iiii k(a)l(en)d(a)s n(ouem)br(i)s . Por otra parte, el nombre del
en lugar de :
(34)
al-awwal
del ano 300 de la He gira, es decir el 16 de octubre del an o 912, con el t|tulo de
Emir.
ix x
y
; cf. W.
Agati
Padova 1973,
Berschin
Roma, 2003
137
138
rosa comes
41
oog
parecido a una
x,
nu
meros, como el 7 y el 60, han adquirido el ductus arabe sinistrorso.
De hecho, en el manuscrito que nos ocupa hay nu meros, como el 4 o
el 90, claramente coptos, aunque se puede detectar el origen griego
Hasta ahora, la notacion alfanumerica greco-copta
43
42
, que duplica
44
45
considero
(41) Cf.
respecto
la
notacio n
greco-copta
en
los
46
subscribe
manuscritos
egipcios,
M. Hasitzka, Neue Texte und Dokumentation zum Koptisch -Unterricht, Wien, 1990,
especialmente I, p. 231 -312 y II, t. 109-138.
(42) Cf. R. Comes, Arabic, Ru
m|
, Coptic..., p. 157 -185. Para el origen de las
notaciones alfanume ricas, R. Comes, Notacio n alfanumerica griega..., p. 45-64, con
bibliograf|a anterior.
(43) Para la atribucion de dichas cifras al sistema de notacio n alfanume rica
griego o greco -copto, cf. R. Comes, Arabic, Ru
m|
, Coptic..., p. 161-170.
(44) P. Pujol, De paleografia visigo tica a Catalunya : El codex de l'Apocalipsi, Beatus,
de la catedral d'Urgell, en Butllet| de la Biblioteca de Catalunya, t. 4, p. 12 -14
(45) A. Mundo , La cultura art|stica escrita, en A. Pladevall (dir.), Catalunya
romanica, I, Introduccio a l'estudi de l'art romanic catala, Barcelona, 1994, p. 133 -162,
esp. p. 140, reimpr. en Obres Completes, I, Abadia de Montserrat, 1998, p. 514 -515.
(46) J. Alturo, Historia del llibre manuscrit a Catalunya, Barcelona, 2003, p. 124
139
fas |
Dialogi
xxxv
Ieronticon
Dialogi
Dia
logi
Bolet|n de
Vat. gr
viii
Doctrina patrum
rosa comes
140
Liber
Dialogi
lxl
rubricator
Ieronticon
xxx
Ieronticon
gamma
capitula
Liber tertius
gamma
capitula
gamma
capitula
xxx
Liber secundus
Ieronticon
gamma
capitula
Dialogi
xxx
scrit
Miniatura
Ars Hispania
Corpus de codices visigoticos
141
observar en los folios 15r (ii n), 24r (niiii h), 26r (xiii lg), por mencionar solo algunos de entre los primeros casos, en los que el copista tuvo
que aprovechar el espacio que le dejaban los margenes o el final de
l|nea para incluir la numeracion.
Por lo que se refiere a los cuaterniones, encontramos en ellos otras
tres series de doble notacion : del 4 (d) al 10 (i) ; del 1 (a) al 12 (ib) y
del 2 (b) al 10 (i). De los 30 cuaterniones de que consta el miscelaneo,
hay 26 numerados con doble notacion romana y greco-copta ; 2 en los
que falta cualquier tipo de numeracion : q. 19 y 30 ; 1 solo con numeracion romana : el ii en el q. 21 y 1 solo con notacion alfanumerica
greco-copta erronea : y por k.
En general, en los cap|tulos de este manuscrito, las cifras romanas
parecen haber sido escritas antes que la notacion alfanumerica grecocopta. Es posible que el copista, indudablemente mozarabe, dispusiera
para la copia de un modelo numerado con notacion alfanumerica
greco-copta y temiera que esta no fuera entendida por la destinataria,
la abadesa Gundisa, hasta el momento no identificada 54, pero la mantuviera junto a la romana por el prestigio del modelo, aunque ello no
explica la doble notacion de los cuaterniones.
Testimonios de la numeracio n griega y greco-copta en la Pen|nsula Iberica
142
rosa comes
teltan escrito en
mayu
sculas griegas. Se trata del numero apocal|ptico 666 al que se
llega a traves de la suma de estas letras, ya que este numero en
notacion alfanumerica griega medieval ser|a
jxq
58
59
. Por
60
61
el siglo xii, conocedores del griego y, probablemente, del arameo, ade mas del arabe y el copto
62
64
63
fecha en el
del xi. Estos numerales, de factura muy parecida a los del miscelaneo
(58) Ver fotograf|a en A. Mundo , La cultura art| stica ... en Catalunya roma nica,
vol. I, p. 148.
(59) Cf. al respecto W. Berschin, Greek letters and the Latin Middle Ages, p. 29.
(60) Cf. R. Lemay, Nouveautes fugaces dans des textes mathe matiques du xii
siecle. Un
essai d'abjad latin avorte , en M. Folkerts, R. Lorch edd., Sic itur ad astra. Studien zur
Geschichte
der
Mathematik
und
Naturwissenschaften.
Festschift
fu r
den
Arabisten
Paul
las
siguientes
resen as
de
M. Th.
d'Alverny,
review
of
P. S.
van
143
patr|stico de Urgell y a los del ms. R. II. 18 de El Escorial, estan documentados en Toledo, al menos, desde el siglo xii 65 as| como en
Mallorca, Valencia y Granada 66, y dieron lugar a las llamadas cifras
rum| o de Fez, usadas por los notarios en el Magreb hasta el siglo
67
xix .
Al tipo de numeracion alfabetica simple o letter-labels 68 , sistema
fundado en la sucesion invariable de las 24 letras del alfabeto griego,
desde a = 1 hasta w = 24 y usado especialmente en diagramas geometricos 69, podr|a hacer referencia el texto contenido en el f. 13r del
codice Albeldense, manuscrito miscelaneo recopilado en el monasterio
de Abelda en el ano 976, conservado tambien en El Escorial, bajo la
signatura d.I.2, que se corresponde con el 10v del codice Emilianense :
la segunda columna del folio ... esta ocupada por tres columnas, en
la primera de las cuales encontramos una numeracion del i al xxiii
junto con el alfabeto latino, el alfabeto griego y la pronunciacion del
alfabeto griego ; en la segunda columna, las cifras del i al xxiii, la pronunciacion griega de estas cifras y el alfabeto hebreo y su pronunciacion ; en la tercera columna, las cifras romanas y su pronunciacion
hebrea 70 , a falta de autopsia de dichos manuscritos. Probablemente
se trata del mismo parrafo que cita Menendez Pidal : referencias a
los numerales griegos y hebreos en un apendice a un texto aritmetico
tomado de las Etimolog|as de Isidoro (liber III, 1-4) 71.
La notacion alfanumerica griega en la Europa medieval
F.
Deroche ,
en
P. S.
Scriptorium,
144
rosa comes
un manoscrito mozarabe
145
(74) Para una vision general de los estudios de griego en la Edad Media, en
general, y los manuscritos bilingu es, en particular, cf. W. Berschin , Greek letters and
the Latin Middle Ages , p. 3-17 y esp. p. 4-6.
(75) Algunos ejemplos en ibid., p. 4-6 y 30-33.
(76) R. Comes, Ambient intel.lectual a la Catalunya dels segles x i xi . Els monestirs i les
seves biblioteques , en J. Vernet , R. Pare s , La ciencia en la histo ria dels pa|sos catalans,
t.V. I, Dels arabs al Renaixement, Valencia, 2004, p. 75-114, esp. p. 97-101.
(77) A. Millares Carlo , Corpus de codices visigoticos, n. 294, p. 262.
rosa comes
146
78
Conclusiones
Es posible que solo el
Ieronticon
79
copia. Sin embargo, a pesar de que a partir del folio 153, el miscela neo
muestra diferente pautado y numero de l|neas, el tipo de letra, la iluminacion y el monograma, practicamente homogeneos en todo el
manuscrito, as| como el contenido, tambien uniforme, sugieren si no
un mismo centro de copia, al menos una misma tradicio n. Ademas, el
codice finaliza, como ya hemos indicado, con un texto especialmente
adecuado
para
un
cenobio
Virginis.
(= Euphrosyne)
Por
femenino :
tanto,
aparentemente,
el
miscelaneo
80
. Sin embargo, la
paralelos
con
la
81
sobre la posibi-
(78) Algunos ejemplos de manuscritos de tema tica religiosa, copiados entre los
siglos
v y ix, en W. Berschin, Greek letters and the Latin Middle Ages, p. 4-6 y de nume-
ibid., p.
(79) Para los cargos eclesia sticos en epoca visigo tica, esp.
E.
Salamanca
(80) Para el importante papel del sur de Italia en la transmisio n de textos grie-
gos, cf. W.
G.
bizantina e tradizione classica, Napoli, 1978, p. 193-233 e Trasmissione della cultura greca
antica in Calabria e in Sicilia tra i secoli x-xv, en Scrittura e civilta, t. 4, 1980, p. 157-245.
ge occidental,
(81) B. Bischoff , Paleographie de l'Antiquite romaine et du Moyen A
p. 110, apud J. Vezin , A propos des manuscrits latins du Sina|
. Problemes de localisation et de
datation, en Antiquites africaines, t. 38-39, 2002-2003, p. 313-320, esp. 314, n. 9 y
C. del Camino Mart| nez , Or|genes de la escritura visigo tica : otras posibilidades para su
147
tida a Hispania por cristianos del norte de Africa que hu|an de la invasion musulmana.
As| pues, el uso de la notacion alfanumerica greco-copta para la
numeracion de cap|tulos y cuadernillos, junto a la ornamentacion y el
resto de las caracter|sticas expuestas, nos lleva a pensar en un modelo
procedente de un ambiente greco-latino de indudable influencia copta,
es decir, Egipto o el norte de Africa. Recordemos que el iniciador del
cenobitismo en el siglo III en Egipto fue precisamente el monje egipcio
Pacomio, cuyas Reglas escritas en copto fueron traducidas al griego y
mas tarde al lat|n por Jeronimo y cuya Vita se conserva en copto boha|rico, arabe, sir|aco, griego y lat|n, y que el manuscrito que nos ocupa
contiene las Sententiae Patrum Egyptiorum de Mart|n de Braga.
Aunque el copista pudo estar familiarizado con las cifras greco -coptas llevadas a la Pen|nsula Iberica por los arabes o por monjes coptos o
bizantinos que, a partir del siglo vii, huyeron desde el norte de Africa
a ra|z del avance arabe, en general, no se aprecia en al-Andalus, a
pesar de la afirmacion de Lemay 82, una influencia griega o grecocopta tan arraigada, como para emplear la notacion greco-copta al
lado de la numeracion romana. Por lo tanto, parece que el hecho de
utilizar dicha notacion a lo largo de la mayor parte del miscelaneo, a
pesar de saberla poco habitual y, por tanto, no bien conocida, tiene
que deberse al respeto a un modelo o modelos de gran prestigio, aunque ah| esta la notacion de los cuadernillos que, por los paralelos que
hemos comentado, podr|an ser tambien de procedencia norteafricana,
para inclinar la balanza del lado de un mayor peso de la cultura
greco-copta en al-Andalus.
Por otro lado, no podemos olvidar el establecimiento de monjes afri canos en Servitanum y las iglesias coptas posteriores a la invasion
arabe que se han encontrado en los territorios arabizados de la
zona meridional de la pen|nsula, segun Gomez Moreno, quien nos
informa tambien de que en los manuscritos mozarabes hay escritura
hebrea y griega en algunas glosas y abundan frases latinas transcritas
en mayusculas griegas, como en la epigraf|a cristiana de Roma , aunque lamentablemente no especifica los manuscritos concretos que pre sentan estas caracter|sticas 83. Hay que contar tambien con la arraigada tradicion de bilingues arabo-latinos y greco-latinos 84 y la
estudio, en Actas del VIII coloquio del Comite international de paleographie latine (Madrid Toledo 29 septiembre-1 octubre 1987), Madrid, 1990, p. 29-37, esp. p. 30. n. 7.
(82) R. Lemay, The Hispanic origin of our present numeral forms, en Viator, t. 8,
1977, p. 435-462, esp. 451.
(83) M. Gomez Moreno , Iglesias mozarabes, Arte espanol de los
Madrid, 1919, p. 363 y 370.
(84) W. Berschin , Greek letters and the Latin Middle Ages , p. 4-6.
siglos
ix
xi ,
148
rosa comes
un manoscrito mozarabe
149
rosa comes
150
1 (8f)
02 (8f)
Folios
l| n.
1r- 8v
29
r. p.
c.
q'R.
iiii
q'Gr.
10 ?
11
12
ii
12v
15r
ii
iii
b
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29
c.
17r- 24v
c.
ia
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21v
24r
i
ii
viii
viiii
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i
xxii
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ib
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ka
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34r
23
xx
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xxv
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29
c.
ii
27r
14
i
ii
xiii
xiiii
27v
15
xv
28r
16
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17
30v
18
25r
11
12
26r
13
31r
19
i
ii
xviii
xviiii
31v
20
xx
32r
21
32v
29
c.
iii
y
h
25v
33r- 40v
I- II
19v
25r- 32v
Dialogi I
3
29
Obra / Vol.
copta
8v
24v
5 (8f)
Not.greco-
16r
4 (8f)
Nu
m.
romana
3r
9r
3 (8f)
Cap.
xv
xv
xx
y
-
iii
ke
ky
II
un manoscrito mozarabe
Cuadernos
6 (8f)
Folios
l| n.
r. p.
q'R.
q'Gr.
Cap.
36v
29
xxv iiii
37r
26
xxv
37v
27
i
xxv ii
38r
30
xxx
39r
31
xxx
40r
32
xxx
41r
33
xxx
41r- 48v
29
c.
iiii
42r
34
42v
35
xxxv
44r
36
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44v
37
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45r
49r- 55v
29
c.
38
i
ii
xxxviii
lg
ld
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ii
iii
iiii
a
b
g
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51v
2
3
4
54r
55v
29
c.
ii
56v
57r
ii
iii
viiii
59r
10
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11
60v
12
61r
13
63r
14
i
ii
xiii
xiiii
15
xv
16
xv
63v
9 (8f)
64r- 71v
29
c.
iii
III
Ieronticon
1
52v
56r- 63v
kh
kq
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l
la
lb
51r
Obra / Vol.
copta
II-III
iii
xxx iiii
48r
8 (8f)
i
ii
Not.greco-
46v
7 (7f)
Nu
m.
romana
151
z
y
h
ia
ia
ib
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ie
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65r
19
ii
iii
xviiii
65v
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66r
21
xx
64r
17
64v
18
xv
xv
iz
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k
ka
rosa comes
152
Cuadernos
Folios
l| n.
r. p.
q'R.
q'Gr.
28
72r
29
xxv
iiii
kh
72v
xx
iii
xxiiii
68r
24
68v
25
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69v
26
xxv
70r
27
xxv
72r- 79v
29
c.
iiii
73r
30
74v
31
76r
32
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33
i
xxx ii
xxx iii
80r
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81r
35
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36
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37
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82v
38
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39
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40
80r- 87v
29
c.
88r- 95v
29
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xxx
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41
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xxxviii
xl
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42
43
lii
liii
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92v
44
92v/93r
45
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46
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47
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29
c.
ii
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m
-
91r
96r- 103v
l
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89r
13 (8f)
copta
i
ii
xxv iii
xxii
23
87v
12 (8f)
Not.greco-
kb
kg
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ke
kq
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22
67r
79r
11 (8f)
Nu
m.
romana
66v
71r
10 (8f)
Cap.
l i
l ii
mb
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md
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mz
z
l iii
l iiii
99r
50
99v
51
101r
52
lii
101v
53
liii
102r
54
liiii
103r
55
lv
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mh
n
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nb
ng
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ne
Obra / Vol.
un manoscrito mozarabe
Cuadernos
14 (8f)
Folios
l| n.
104r-111v
29
r. p.
c.
q'R.
viii
q'Gr.
Cap.
Not.greco-
nq
nz
ny
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x
xa
xb
xg
56
lvi
109v
57
lvii
58
lviii
60
110v
lviiii
lx
62
lxi
lxii
63
lxiii
112r
64
lxiiii
112v
65
lxv
66
lxvi
61
111r
111v
112r-119v
29
c.
iiii
113r
67
113v
68
114r
69
114v
115v
118r
29
c.
lxvii
lxviii
lxviiii
71
lxx
lxxi
72
lxxii
73
lxxiii
70
120r-127v
copta
59
16 (8f)
Nu
m.
romana
106r
110r
15 (8f)
153
xd
xe
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xy
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o
oa
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126r
87
lxxxvi
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127r
88
lxxxviii
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p
pa
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py
lxxxviiii
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120r
74
120v
75
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121r
76
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121v
77
lxxvii
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78
lxxviii
122v
79
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123r
80
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lxxxi
124r
82
lxxxii
83
lxxxiii
124v
84
85
125v
86
127v
lxxxiiii
lxxxv
89
Obra / Vol.
rosa comes
154
Cuadernos
17 (8f)
Folios
l| n.
128r-135v
29
r. p.
c.
q'R.
xi
q'Gr.
a
90
128v
18 (8f)
Cap.
129r
91
129v
92
133r
93
134r
94
134v
95
136r-143v
29
c.
ii
ib
136r
96
136v
97
98
137v
139r
139v
Nu
m.
romana
144r-152v
29
a
b
g
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l l ii
l l iii
x v
x v
x v
99
100
i
ii
iii
iiii
i
i
ii
ji
Obra / Vol.
copta
ll
l li
l lii
LxLiii
l liii
ll
r
a
b
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z
y
h
cap. 96 -101
19 (9f)
Not.greco-
ra
c.
144v -145r
151v
20
(8f)
21 (8f)
152r
fin Ieront.
152v 33
Misc. mon.
153r-160v
29
161r-168v
lat.
lat.
ii
ii
b
-
161r- 162v 27
163r- 164v 26
165r- 168v 25
(3) La forma de escribir el nu mero romano 90 como LXL (50 + 40), en lugar de
XC (100-10), es la habitual en los manuscritos visigo ticos. De hecho, la encontra mos tambie n en objetos de culto, como la campana hallada en la sierra de Co rdoba,
segu n M.
Gomez Moreno
(4) En los cuadernillos 20 y 21 se observan claramente las l| neas de reglura horizontales y desaparece el re gimen de pinchazos central, que pasa a ser lateral,
aunque el que corresponde a la parte interna del folio, y a partir del folio 157 tam bien la externa, podr| a haber sido cortado en el momento de la encuadernacio n.
un manoscrito mozarabe
Cuadernos
22 (8f)
Folios
l| n.
169r-176v
24
r. p.
c.
q'R.
iii
q'Gr.
Cap.
Nu
m.
romana
174r
iii
iiii
ii
iii
iiii
l
xl i
xl ii
23 (8f)
177r-184v
24
c.
iiii
24 (8f)
185r-192v
24
c.
e
i
ii
iii
iiii
v
189r
ii
iii
i
ii
191r
c.
q
i
ii
194v
iii
197r
iiii
198v
199v
26 (8f)
200r-207v
24
c.
ii
175v
iii
ii
24
copta
174v
193r-199v
Not.greco-
g
xxxv
25 (7f)
155
203r
204r
ii
Obra / Vol.
rosa comes
156
Cuadernos
Folios
l| n.
r. p.
q'R.
q'Gr.
Cap.
Nu
m.
romana
Not.greco-
Obra / Vol.
copta
/viii
i
ii
204v
iii
iiii
i
27 (8f)
208r-215v
28 (8f)
29 (8f)
24
c.
vii
216r-223v
24
c.
224r-231v
24
c.
24
c.
ii
208r
iiii
h
v
230r
30 (6f)
232r-237v
232v
232v
ii
234r- 236v 25
Vita Virg.
Copies
with a
new
of
the
Meno
and
of
the
16579) belonged to
Timee
par Calcidius
(ff. 1r-53r).
s.
Timee
Timee,
gue qui va jusqu'a la page 92, selon la pagination d'Henri Estienne (Gene ve, 1578).
(2)
The continuity of the Platonic tradition during the Middle Ages, Londres, 1950, reed.
1982, p. 29.
(3)
Londres-Leyde, 1962,
reed. 1975. Dore navant, les re ferences a cette edition se feront par les trois lettres
Wsz.
p|tre a Osius (Ep), premie re partie de la traduction du
(4) C'est-a- dire E
Timee
(Tim1, soit des pages 17A a 39E du dialogue platonicien) et seconde partie de cette
meme traduction (Tim2, soit des pages 39E a 53C).
(5)
p. 87.
158
beatrice bakhouche
et se trouve range par P. Glorieux dans le groupe LII selon le catalo gue de la Sorbonne de 1338 : LII ^ Libri Socratis, Platonis, Cice ronis, Valerii, Solini, Cassiodori, Plini et aliorum auctorum
Generalement date de la seconde moitie ou de la fin du xii
siecle, ce
manuscrit ^ que nous citerons dorenavant par le sigle que lui a donne
7
manuscrit
est
remarquable
par
l'importance
de
gloses
qui
en
L'accessus (f. 1v) pre sente le dialogue d'une fac on tres developpee en le
f. 15v Est igitur, ut quidem mihi videtur... (Tim. 27D), qui correspond
159
Timee ;
^ f. 53v Explicit Plato : comme l'incipit, l'explicit lie le texte latin directement
a Platon, sans la me diation du traducteur, comme cela est tre s fre quent
dans les manuscrits qui n'offrent que la traduction
10
Enfin, apres l'explicit, prennent place des explications complementaires concernant les series numeriques a la base de l'ame du monde,
puis, au feuillet suivant, les divisions du monde entre la re gion superieure etoilee, puis les regions etheree, aerienne, humide et terrestre,
avant une serie de schemas arborescents sur les differents sentiments,
les mouvements de l'ame et une sorte de zigzag reliant anima, intellectus,
opinio et sensus.
A partir de la lecture de trois passages (la lettre a Osius et le debut
de la traduction jusqu'a 19D inclus ; les chapitres 57-69 et 166-167 du
commentaire), les deux grandes familles de manuscrits de gagees par
J. H. Waszink, w et
11
manuscrits
d'origine
italienne,
l'un
conserve
l'Escurial
(S. III. 5, soit Esc dans l'edition Waszink) et l'autre a Florence (Bibl.
Nat. Centr., Conv. soppr. E.VIII.1398, soit F5) : les trois manuscrits
apparentes
deriveraient
independamment
d'un
meme
exemplaire.
Pourtant l'analyse textuelle n'est guere concluante : les lecons communes se limitent a un exemple qui n'est pas tres probant car il se reduit a
un changement dans l'ordre des mots, et ensuite les variantes ne sont
chaque fois communes qu'a deux des trois manuscrits, aucun des trois
n'etant utilise dans l'etablissement de l'apparat critique :
Hos arte inter se conexos esse monstrant complura uitia communia ut
15, 6 uestras proprias res] res uestras proprias... nec non plurimae corrupte -
160
beatrice bakhouche
lae quas bini ex eorum numero soli exhibent : ... Esc P13 : 19, 21 legum
om. ; 24, 6 uero tangi] tangi uero ; 28, 6 uocatur] nominatur ; 48, 10 uere om. ;
51, 19 nequaquam] nequiquam ; 52, 2 sequebatur] insequebatur. ^
F5 P13 :
20, 2 nostris] uestris ; 30, 9 uero om. ; 46, 10 imaginariae rei] rei imaginariae
12
Des lors, l'etude de P13 peut-elle confirmer ^ ou infirmer ^ ce groupement ? Avant meme l'etude des nombreuses gloses presentes dans la
copie, celle des omissions est significative, et il est loisible a un lecteur
attentif d'en relever un certain nombre ^ generalement de petits mots,
adverbes, formes de sum, coordonnants ou indefinis ^ ce qui pourrait
suggerer plusieurs hypotheses : soit le modele lui-meme comportait les
memes omissions, soit le reviseur, quel qu'il soit, ne s'est guere soucie
de la parfaite exactitude de la copie, son interet allant plus aux gloses
et aux divers commentaires. Or ce qui est omis dans P13 n'est pas
mentionne non plus dans certaines copies de la seule traduction que
nous avons collationnees, mais ce qui est frappant, c'est que toutes les
omissions de P13 co|ncident exactement avec celles de A3 (Londres,
British Library, Add. 15601, xi
Wsz 7, 1
13
s.) :
ut
7, 2, epuli
8, 3, certe
10, 17, o
10, 21, sit
11, 14, (educatione)que
12, 3, quo
13, 3, inquit ... quem
15, 10, facti
15, 16, le premier et
15, 20, ergo
18, 12, est
21, 9, ea
22, 17, rerum
26, 11, circuitus
26, 12, ex
26, 22, (amicum)que
27, 2, (iuniorem)que
27, 20, uero
28, 11, ipsam
30, 9, uero
30, 17, semper
161
35, 4, proles
38, 6, omnia
39, 22, inuicem
46, 19, esse
46, 23, de
48, 10, uere
48, 15, quidem
49, 19, semper
51, 3, enim
51, 15, et.
Manifestement, les omissions ne sont pas specifiques a notre manuscrit ; on peut donc penser qu'elles etaient deja dans le modele qui
pourrait etre ou A3 ou un modele commun aux deux copies. Du reste
les proximites entre les deux manuscrits ne s'arretent pas la : ils presentent tous les deux exactement les memes variantes par rapport au texte
de l'edition Waszink. Le lien etroit avec A3 est donc indeniable.
Dans P13, le texte, par ailleurs, est copieusement glose . La frequence
des ajouts interlineaires est variable : tres abondants au debut, ils se
rarefient quelque peu au fil du texte, relayes qu'ils sont par les gloses
marginales. Les gloses sont de trois sortes : soit elles sont limite es a un
ou deux mots et se situent entre les lignes du texte, soit elles sont de veloppees au point de constituer des petits paragraphes dans les marges,
soit elles prennent tant d'importance qu'elles interrompent le texte en
occupant la totalite d'un ou deux feuillets, ou se developpent dans les
marges de plusieurs feuillets successifs.
Au premier coup d'il, il est aise de distinguer plusieurs tailles
d'ecriture qui correspondent a autant de types d'ajouts. Les mots ecrits
plus gros que le corps du texte sont des additions du copiste pour pal lier certaines omissions faites au moment de la copie, par exemple :
f. 4r (= Wsz 8,22) : nullam
f. 4v (= Wsz 9,6) : uitae et sororum
f. 7r (= Wsz 11,22) : nobis
f. 11v (= Wsz 16,4) : cetero
ou f. 24v (= Wsz 27,12) : genus
Ailleurs, ces ajouts sont places en fin de ligne (f. 41v = Wsz 42,3 :
perque corpus), ou en marge (f. 15v = Wsz 20,22 : suus ; f. 16r = Wsz
21,8 : (sensi-)bilis ; f. 36r = Wsz 37,4 : ac subiugarent).
L'ecriture la plus petite sert d'autre part de support a des variae lectiones, le plus souvent paraphrastiques et introduites par uel, comme celles-ci :
beatrice bakhouche
162
Or, dans ces ajouts, le lecteur de l'edition Waszink reconna|t aisement une autre lecon des manuscrits, comme si l'ajout corrigeait une
lecon fautive ou proposait une lecon alternative a integrer au texte, et
ces memes series se retrouvent, une fois de plus, dans le manuscrit A3,
xi
mais pas seulement ; P13 presente ici des lecons communes avec deux
xii
commentaire. La comparaison entre les trois textes permet de les asso cier pour certains des ajouts de P13 : dans P3 et P4, uel inuitatoresque est
insere dans le corps meme du texte, au fil de la plume. De meme la
fausse glose imaginem uel aemulationem (f. 30r) se trouve, sous des formes
assez proches, dans les deux manuscrits : (P3) imaginationem uel imitationem, et (P4) imitationem uel imaginem. En revanche, les apparentes corrections aux f. 14r et 37v (attonito uel attento et apparatae materiae uel apparata materia) ne se retrouvent que dans P3. On le voit, ces reprises
ressemblent plus a des variantes, a des lecons alternatives, et peuvent
s'inscrire dans l'histoire meme du texte.
Dans les gloses enfin, une seule variante nous a paru significative : il
s'agit de la glose, au folio 39r, qui cite le chapitre 211 du commentaire
calcidien. Nous y lisons curauerit a la place de curabit (Wsz 227, 21),
variante propre au groupe
14
Waszink
clxvi clxvii
et
de
163
peuvent
aussi occuper
beaucoup plus
de
place.
Parfois
Timee s'interrompt
pour laisser, soit sur un feuillet complet soit dans la seconde moitie du
feuillet et la premiere du suivant, toute la largeur de la feuille pour un
commentaire sur deux colonnes. Ailleurs comme au f. 45v, la glose
commence deux pages avant le texte commente (qui se trouve au folio
46v). Les gloses ont donc ete preparees ou concues avant meme la
copie, puisqu'elles conditionnement la mise en page du texte. Ne anmoins, si l'insertion du commentaire a pese sur cette mise en page, cela
est surtout vrai pour l'exegese de la premiere partie de la traduction
(jusqu'a la page 39) ; en effet, dans la seconde partie du texte, les gloses
se deroulent marginalement, sans jamais occuper des feuillets entiers,
quitte a se derouler sur plusieurs feuillets et dans la marge oppose e a la
reliure.
Nous nous interesserons d'abord aux plus longues, car ce sont les
plus significatives ; en voici le releve :
f. 19v = ad
cosmus
et
macrocosmus
micro-
plus eminents commentateurs comme Guillaume de Conches ou Ber nard de Chartres, annonce l'aporie d'un monde a la fois corporel et
immortel : distinguant ce qui est toujours et ce qui a une origine, il sou ligne la specificite du monde qui, bien que constitue d'elements corpo-
beatrice bakhouche
164
Tim.
Et quia corpulentus... : il y est question de la necessite d'unir les soli-
des a l'aide non pas d'une mais de deux medietes. Il est fait mention
du passage calcidien en rapport avec cette page platonicienne, puisque
le lecteur reconna|t la paraphrase du chapitre 29 et surtout des cc. 3233, ou les nombres entre lesquels on procede aux intercalations de
moyennes
arithmetiques
ou
harmoniques
sont
les
premiers
soli-
Tim.
Tim.
necessitate decreti qu'il rapproche des leges immutabilis decreti, les lois du
ge (
nicien au Moyen A
Tim
no`mouq
fatum immutabile decretum uocat fatum
decret immuable de
. 41E,
165
les
taire de Calcidius. Ce dernier est d'ailleurs cite un peu plus bas, dans
un resume paraphrastique des chapitres 143 et suivants. Ne anmoins,
les differences entre les deux textes sont eclairantes : Calcidius distinguait le destin, la Providence et le hasard, et introduisait une notion
nouvelle, la
praecessio
hegemonikon
dans la tete ou le
Tim
. 45D-E de
cogitationis
en
recorda-
une variante d'auteur qui rectifie un terme juge inapproprie a l'expression de sa pensee, mais tend a prouver que le debut de la glose n'est pas
personnel, lui non plus.
La longue glose qui commence au f. 45v pour se terminer en 48r
s'attache a
Tim
beatrice bakhouche
166
aucune
16
similitude
averee
avec
le
grammairien
de
17
18
offre
une
mosa|que
de
citations
ou
.
(16) Cf. Guillaume de Conches. Glosae super Platonem, ed. E
de
paraphrases
Jeauneau,
de
Paris, 1965,
p. 31-32.
(17) On trouve neanmoins une occurrence d'integumentum dans le manuscrit
.
16579 (f. 4r) ; sur l'utilisation de ce terme par Guillaume de Conches, cf. E
-
neau,
Jeau
Somfai,
tury shift in the reception of Plato's Timaeus and Calcidius's commentary, in Journal of the
Warburg and Courtauld institutes, t. 65, 2002, p. 1-21 [p. 11-13].
Ep|tre a Osius
19
167
Pour apprecier la part d'originalite de l'argument, nous citons ci-dessous le texte de l'
Calcidius ^
20
Bernard de Chartres
latine,
peritissimus,
librum
istum,
Ex
quo
omnium
fere
philosophorum
omniumque
necesse
fuit
eorum
multas
quae
et
mundus
uarias
existere
cialibus
bationibus,
arithmeticis
ceterarum
disciplinarum
libri
transtulit
commentatus,
non
in
tamen
eamdem
ubique
nec
Epistula
remediis
occurrendum
astronomicis
erat,
geometricis
&
Jeauneau,
accessus
Glo
ses et commentaires de textes philosophiques (ix e-xii e s.), in Les genres litteraires dans les sources theologiques et philosophiques medievales. Definition, critique et exploitation, Actes du
colloque international de Louvain-la-Neuve 25-27 mai 1981, Louvain-la-Neuve, 1982,
p. 117-132.
168
beatrice bakhouche
(142, 8-9).
solam esse quae res impossibiles redige ret ad possibilem facilitatem (Ep, 5, 2 3).
... iubentibus uobis mos erat gerendus,
licet ea quae iubebantur potiora essent
quam sustinere mediocre ingenium
ualeret (c. 4, 58, 18-19).
... in hoc libro principaliter illud agi :
contemplationem considerationemque
institui non positiuae sed naturalis illius
iustitiae atque aequitatis (c. 6, 59, 18 20). Nam licet elementa quasdam habeant
eam virtuti...
Plato
cf.
supra
(145, 1).
c. 6.
169
autem hunc librum sub persona discipuli sui Thimei vel quia mos erat alio-
Inscripsit
rum
philosophorum
sub
persona
dis-
etiam
hoc
opus
nomine
positionem
nominis
sui
emulos
suos
nomen
suum
propter
eam -
contra se incitaret,
sicut Apostolus tacet nomen suum in epistula
ad Hebreos.
mittere
noluit,
vel
propter
hoc
etiam
praeferri videatur,
xerat.
hoc
operi
videbatur,
salva
146, 1).
iniunxerat.
Thimeus
sibi
Sed
magistri
cordia
incorporalitate
de
partibus
Socratis...
philosophiae
et
vero
tanto
insufficiens
auctoritate
Omnibus
quia
anime
A la fois repetitif et paraphrastique, l'accessus de P13 n'a rien d'original : il s'agit en effet d'un veritable travail de marqueterie qui fait
alterner des citations de Calcidius lui-meme et des passages proches de
ce qu'on trouve dans l'accessus de Bernard de Chartres, en fait de la fin
(p. 141) d'un argument qui commence a la page 139 de l'edition P. E.
Dutton. Mais on ne saurait y trouver un de marquage systematique :
comme les indications de pages le montrent, la mise en paralle le des
extraits oblige a un parcours en zigzag dans le texte de reference, qui
p|tre au commentaire et vice versa, et le copiste de
fait passer de l'E
beatrice bakhouche
170
Par ailleurs, le Timee est lie, ici comme dans les autres introductions
21
tice naturelle qui s'appuie du reste, par des recours directs ou indirects,
sur le texte meme de Calcidius. Le sens cache (cf. involucrum) sert egalement de support a un des themes cardinaux des introductions au texte
du Timee : c'est que Platon parle de facon voilee et qu'il faut donc chercher, par-dela le sens apparent, le sens profond du texte. C'est la un
lieu
commun
de
la
tradition
platonicienne
surtout
concernant
le
22
&
&
&
&
&
&
&
23
Chartres, p. 163,
f. 20v (ad Quare si corpus..., Wsz 24, 19)
&
&
Bernard de
Proximite ne veut pas dire identite et filiation obligee entre les deux
textes, meme si on decouvre encore d'autres ressemblances. Par exemple, a propos de l'education des filles, du mariage et de l'education des
enfants en Tim. 18C-E, la glose du f. 4r-v (ad T. Ita S. at uero..., Wsz 8,
20-21) offre des echos avec celle de Bernard de Chartres, p. 148, mais,
dans P13, elle est plus longue et se refere, non seulement a l'inuolucrum
comme Bernard, mais aussi a l'integumentum. En outre, l'interpretation
bienveillante de la communaute des femmes est assez frequente dans
(21) Cf. Guillaume de Conches. Glosae super Platonem, p. 57-61, et les textes transcrits
par T.
Gregory
(22) Cf.
p. 58-61 ;
manuscrit
226
Dutton
Bibl. Bodl
formae nativae
Tim
Tim
Parmenide
De Trinitate
Bibl. munic
BNF
Bibl. Bodl.,
Digby
a Oxford
rum .
Sacris Erudiri
Recherches
sur
Lectio philosopho
cole
l E
de
Chartres
Hold
Plato s
and the foundations of cosmology in late Antiquity, the Middle Ages and Renaissance
tres
Mediaeval studies
Platonem
Anima mundi
Sacris Erudiri
cole de Chartres
Lectio philosophorum Recherches sur l E
Textual situations ^
172
beatrice bakhouche
Au folio suivant, on trouve, a propos de la gent poetique critiquee encore par Socrate :
non ideo hoc dico ut ego contemnam poeticam nationem et ipsos poetas,
sed potius dico quod confido eos perfecte posse emulari ea maxime quo -
173
A3 :
Subiungo
tibi
aliam
causam
cur
pueriles
estis
uos
Graeci.
Ces gloses des lors, bien qu'elles soient exprimees a la premiere personne, ne permettent pas de conna|tre pour autant leur auteur et ne
nous renseignent guere sur la personnalite du commanditaire de la
copie. Beaucoup plus interessantes en revanche sont les gloses empruntees a la tradition exegetique incarnee par Bernard de Chartes ou au
commentaire de Calcidius. Du premier en effet le glossateur tire ^ en
les reecrivant ^ ses remarques sur le debut du dialogue ^ en gros ce qui
n'a pas ete commente par Calcidius et qui interesse beaucoup l'homme
ge, et ce qu'on retrouve peu ou prou dans d'autres copies.
du Moyen A
Au second il emprunte un materiau exegetique remarquablement discrimine. Il ne s'interesse guere aux developpements scientifiques qui
constituent toute la premiere partie du commentaire calcidien, d'ou il
ne tire que la seule exegese philosophique, sur la creation du monde,
des chapitres 23-25. Beaucoup de longues gloses de Bernard sont lais sees de cote et, pour les explications philosophiques, le recours a Calcidius est privilegie.
A
l'instar
des
commentateurs
medievaux
comme
Guillaume
de
xii
siecle
29
(29) Voir, par exemple, Oxford, Bodl. Digby 23 ou Avranches, Bibl. mun. 226 pour
. Jeauneau remarque : Nos gloses marginales sont de simples notes desti lequel E
nees a souligner les passages plus importants, a eclairer les passages plus difficiles.
Encore faut-il reconna|tre que, si elles sont relativement abondantes pour les pre mieres pages du Timee, elles vont s'amenuisant, pour dispara| tre a peu pre s completement vers la page 36D. (art. cit., p. 210).
beatrice bakhouche
taire de la premiere partie (Tim. 27-39). Si l'auteur a tire de l'uvre
174
de Calcidius ce qui l'interessait et pouvait interesser, d'une facon generale, ses contemporains, nous avons vu que cet heritage ne saurait se
reduire a la resolution de l'apparente aporie d'un monde a la fois cree
et eternel : les gloses de P13 refletent en gros les differents passages du
Timee qui ont donne lieu a de longs developpements dans le Commentaire de Calcidius. Le premier d'entre eux fait l'objet de remarques qui
revelent certes une bonne connaissance de Calcidius, mais inse ree dans
un developpement personnel. Au fil du texte cependant, la de pendance a l'egard du commentateur platonicien grandit : celui -ci est
d'abord nomme et resume ou cite, puis seulement cite. D'ailleurs nombre d'autres gloses se reduisent a de pures citations de Calcidius
30
Timee
31
(30) C'est ainsi qu'au f. 25r, la seconde partie de la colonne est directement tire e
du c. 29 ; f. 30r, la glose en haut a droite du feuillet est une citation du c. 116
(= Wsz p. 161,10) ; f. 33r, ad
de Calcidius (il s'agit d'une paraphrase des cc. 196 -197 qui evoque la
tion du c. 247. Quant au sche ma du f. 21v, qui associe chacun des quatre e lements
a deux qualite s fondamentales, il est tire du c. 21 (Wsz p. 72,7 sqq.).
(31) Ainsi des chapitres 211 et 213 pour
175
32
. De fait le
34
sur
un
intellectuel
Wieland
Dutton
(32) Cf. G. R.
plus
philosophe
que
grammairien
car
le
Dutton
Reydams-Schils
transmission from Calcidius to the end of the twelth century of a tripartite scheme of society, in
Mediaeval studies, t. 45, 1983, p. 79 -119, et Z.
Kaluza
Neschke-Hentschke
dans un commentaire anonyme du Time e de 1363, in Le Timee de Platon. Contributions a l'histoire de sa reception, sous la direction de A.
2000, p. 141 -171.
, Louvain -Paris,
beatrice bakhouche
176
xii
siecle
Timee, de Calcidius et de
35
fatum :
rien n'est dit sur les demons, alors qu'il en est question chez Guillaume
de Conches
ou Bernard
de Chartres,
pas
plus
que
sur la matiere
maligne.
Ainsi l'etude des gloses dans P13 permet de rectifier ou de pre ciser
les notices citees en tete de ce travail, mais aussi les filiations etablies
par J. H. Waszink. Aussi bien l'etude des variantes que celle des elements exterieurs au texte permettent de lier assez etroitement P13 et
A3 et de rapprocher en outre notre copie de deux autres manuscrits
(contenant traduction et commentaire) actuellement conserve s a la
Bibliotheque nationale, les manuscrits
D'un autre cote, qu'elles soient marginales ou interlineaires, les gloses se repartissent en plusieurs categories : des remarques personnelles
aux gloses traditionnelles, en passant par des citations signale es ou non
du commentaire calcidien, l'eventail est beaucoup plus large que ce
qu'une lecture superficielle pourrait laisser supposer. De plus, les gloses
qui se transmettaient d'une copie a l'autre constituent une aide precieuse, au meme titre que les autres types de variantes, pour e tablir des
liens entre les copies. Elles temoignent enfin de la sedimentation de
cole de Chartres.
toute une tradition exegetique liee a l'E
e
(35) La nouvelle idee de nature et de savoir scientifique au xii siecle, cite par I. Caiazzo ,
Lectures medievales de Macrobe, Paris, 2002, p. 122.
177
Beatrice B
akhouche
* A first version of this paper was published in co -operation with Tine Swaenepoel : G. Coucke, T. Swaenepoel, Bartholomew of Messina's translation of the Proble mata and the Expositio Problematum by Peter of Abano, in The Aristoteles Latinus. Past,
present, future, edd. P. De Leemans, C. Steel, in press. The present paper is an ela boration of the previous based on more advanced research of section IV and intends
to fill some methodological lacunae. I owe my gratitude to Pieter De Leemans, Rus sell Freedman and Guy Guldentops for their critical notes. Gijs Coucke is preparing
an edition of section IV within the research project of the Fund for Scientific
Research -Flanders n G.0142.04 : Philosophy between text and tradition. Pietro d'Abano
and the Reception of Aristotle's Problemata in the Middle Ages, at the Higher Institute of
Philosophy -K.U.Leuven.
(1) See C. Steel, Guillaume de Moerbeke et saint Thomas, in Guillaume de Moerbeke.
Recueil
d'etudes a
l'occasion du 700
anniversaire
de
sa mort
(1286),
edd. J.
Brams,
180
gijs coucke
which
model(s)
containing
Bartholomew's
translation
Peter can have used as a basis for writing his commentary, and, even tually, (4) I will make an attempt to localise them within the tradi tion.
Apart from the importance from the viewpoint of text criticism and
intrinsic text study, this article especially aims at the immediate merit
for future editors of Peter of Abano's Expositio, and more generally, at
the use for editors of other lectiones, insofar as the method I have elaborated is applicable to those.
The
(2) I have tried to avoid the use of the terms Vorlage and Exemplar, at least in
relation to the Expositio, because they imply too much the materiality of a model.
Cf. IV. Conclusion, 3. Localisation of the Models.
(3) About the Greek tradition of the Problemata, see G. Marenghi, La tradizione
manoscritta dei Problemata physica Aristotelici, in Bolletino del Comitato per la preparazione
della edizione nazionale dei classici greci e latini, t. 9, 1961, p. 47 -57. A good introduction
to the pseudo -Aristotelian Problems in all its aspects, can be found in the Bude edition Aristote, Problemes, t. I : sections I a X, texte etabli et traduit par P. Louis,
Paris, 1991, p. vii - liv. A general introduction to the Problemata Physica, its commentaries, and
physica,
in
other
quaestiones
traditions
is
also
offered
edd.
by
J. Bertier,
R. Goulet,
Problemata
J.-M. Flamand,
181
rigid verbum de verbo transferring of every element of the Greek text into
Latin, just as others did before him. The result was a text that was
loyal to its original, but hard to understand, especially as in this case
even the Greek original was not easy to read. For his translation Bar tholomew must have used a manuscript closely related to the Greek
a
manuscript Paris, Bibl. nationale, gr. 2036 (= Y ), dating from the tenth
century. This conclusion, already drawn by Seligsohn in his edition of
5
Greek manuscripts and is regarded as the best preserved codex for the
6
commentary . This is proved by the fact that Peter adopted the very
same mistakes proper to the tradition of Bartholomew's translation
(cf. III.1. infra), as well as by the obvious textual resemblance.
(4) About Bartholomew and his translations, see J. Brams, La riscoperta di Aristo tele in Occidente, Milano, 1993, p. 89 -96.
bersetzung der ps. -aristotelischen Problemata durch Bar (5) See R. Selingsohn, Die U
tholomaeus von Messina. Text und textkritische Untersuchungen zum ersten Buch, Inaugural
Dissertation, Berlin, 1934, p. 8 : Wie bereits bemerkt, ist die Vorlage der Versio
Latina dem Text des codex optimus Y(a) am na chsten verwandt, bietet zum Teil
noch bessere Lesarten als dieser. Apart from conform readings, Seligsohn thus
a
- London, 2005, p. 404-405. About his work as medicus and natural philoso-
pher see : F. Alessio, Filosofia e scienza in Pietro d'Abano, in Storia della cultura veneta,
t. 2, Vicenza, 1976, p. 171-200 ; N. G. Siraisi, Pietro d'Abano and Taddeo Alderotti :
Two Models of Medical Culture, in Medioevo, t. 11, 1985, p. 139 -162. For a short
bibliography on Peter of Abano, see P. De Leemans, M. Goyens, Aristotle's Proble mata in different times and tongues, Mediaevalia Lovaniensia, Series I, Studia XXXIX,
Leuven, 2006, p. 307 -310.
(8) See e.g. M. Goyens, P. De Leemans, Traduire du grec au latin et du latin au fran cais : un defi de la fidelite, in Medieval translation practices. Papers from the Symposium at the
University of Copenhagen, 25th and 26th October 2002, ed. P. Anderson, Copenhagen,
2004, p. 204 -224.
182
gijs coucke
10
11
, is in
12
13
Pseudo-Aristoteles
(Pseudo-Alexander),
Supplementa
Problematorum,
183
blemata a brief accessus or divisio precedes the real expositio, where the
Aponian eventually delves more deeply into the text, by treating the
different solutions of the original problema separately, indicating them
with lemmata. Due to its structure the Expositio appears to be a literal
commentary (lectio), though mingled with various digressions, such as
notabilia, dubia and correllaria. Unlike Peter's Conciliator, the Expositio is
not a sort of stratification of former theories of the subject under dis cussion. Still, Peter seeks to confront the Problemata, not only with
other works of Aristotle, but also with other authorities by referring to
Galen, Avicenna, Haly Abbas and others and thus placing the Problemata in some kind of tradition. In addition, Peter shows a philological
concern for the intentio auctoris, and, aware of textual variety or corruption, he sometimes introduces readings from different sources (cf. infra
III, 3, c).
II ^ S
14
The catalogue of the Aristoteles Latinus mentions 54 extant manuscripts of Bartholomew's translation of the Problemata
do not contain a complete text
16
15
. Seven of them
17
sup.
indicibusque
instruxit
L. Minio - Paluello,
= Pars posterior,
Cantabrigiae,
1955 ;
- Paris, 1961.
(16) Cf. Ann Arbor, University of Michigan Libr., 203, xiv [A.L.
1, sup.
13] (ends
abruptly in section X, 26) ; Bologna, Bibl. del Collegio di Spagna, 162, xiii [A.L.
1274]
(begins abruptly in section XXII, 12) ; Erfurt, Universita ts- und Forschungsbibl., Ampl.,
Fol. 263, xiv
ex.
[A.L.
ex.
[A.L.
184
gijs coucke
in.
[A.L.
1503] (Ap),
1603]
18
ber of peciae mentioned in the chartularium of Paris, though the nineteenth and last peciae is a bit shorter
19
ex.
[A.L. ?6
branch.
20
(18) Two other manuscripts, Paris, Bibl. Mazarine, 774, xiii -xiv [A.L.
Paris, Bibl. nationale, lat. 14725, xiv
in.
[A.L.
517] and
changes in structure and size of the characters on the very spots where peciae-indications are found in the Venice manuscript.
(19) See H. Denifle, E. Chatelain, Chartularium Universitatis Parisiensis, t. 2,
Paris, 1891, p. 107 sqq., about the taxation of several exemplars, published on
25
th
February of 1304.
185
21
, as it also
xiv
xiv
xiv
xiv
contains the commentary, but after the full text of the translation.
The manuscript Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 677, s.
xiv
[A.L.
44]
22
(21) Kuksewicz considered the diffe rences regulie res des copies manuscrites
as the only distinctive characteristic to qualify the version by Jean of Jandun. See
Z.
Kuksewicz
, Les Problemata de Pietro d' Abano et leur re dacion par Jean de Jandun, in
Swaenepoel
Lacombe
186
gijs coucke
23
. This manuscript,
considered to be one of the most important witnesses to the transmis sion of the Latin Aristotle, exhibits glosses in the margin of the first
twenty problems of the first section. On the basis of textual correspon dences of the translation and especially of the glosses with the text of
the Expositio, Olivieri makes a strong claim to have found autograph
notes or glosses of Peter of Abano himself, dating from the time he was
initiating his commentary. This suggestion was supported by the find ings of Billanovich, who, through the study of the hands, found evi dence of the circulation of the manuscript in Padua in the first half of
the fourteenth century and of the Paduan owner
24
glosses (ascribed to one hand) are limited to the first three folia.
According to Olivieri, this is due to the fact that the annotator (i.e.,
Peter) stopped his activity, since he had the impression that the manu script was not useful to him, since it was too corrupt.
Yet the Padova manuscript is far from being the only manuscript
with textual variants and with glosses of all kinds that correspond to
the text of the Expositio. A manuscript like Erfurt, Universitats- und Forschungsbibl., Ampl., Qu. 237 [A.L.
to copy whole parts (e.g. anatomical digressions), variants, and struc tural indications (such as solvit , assignat causam secunde par tis etc.) out of the Expositio in the margin of the translation. These
are exactly the same kinds of annotations which Olivieri uses in his
argumentation. For instance, on f. 11v of the Erfurt manuscript we
find an annotation in the lower margin, which appears to be almost
identical to a passage in Peter of Abano's Expositio, IV, 2.
(23) See Olivieri, Pietro d'Abano e il pensiero neolatino, p. 67-133. The second
chapter, entitled Il Commento ai ``Problemata'' di Aristotele ed il codice Antoniano XVII 370
was published earlier as a part of G. Billanovich, L. Olivieri, Pietro d'Abano e il
codice Antoniano XVII 370, in Italia medioevale e umanistica, t. 28, 1985, p. 221-294.
(24) Cf. Billanovich, Pietro d'Abano e il codice Antoniano, p. 285-289, who discerns certainly three and probably even four hands. Among them are the supposed
Paduan
owners
Francesco
and
Pietro
da
Sacile.
He
thus
explicitly
challenges
IV,
2:
Notandum
est
quod
A.L.
187
rum
dicta
(dub.)
ubi
est
foramen
quod
caput
Halyabatem
renes
vertebrum
in
quod
est
universo
ante
et
et
anum
et
universaliter
25
solid way of finding any information about the relation between a spe cific witness holding the translation and the commentary, especially
when other manuscripts are hardly taken into consideration.
And so, I want to determine whether Peter used one or more manu scripts of Bartholomew's translation in order to write his paraphrases
and, if possible, identify his model(s), or at least locate it/them some where in the tradition through related manuscripts. In order to realize
this goal, I have compared parts of Peter's commentary with nearly all
extant manuscripts of
Bartholomew's translation. In
what
follows
(25) See
Olivieri
effetti non manca di correspondere all' analogo sviluppo del commento di Pietro
d'Abano : nel quale, pero, si e indotti a suporre che il testo preso in considerazione
dovesse risultare constituito ben diversamente da quello proposto al glossatore nel
codice Anoniano.
188
gijs coucke
26
Dia ti` ytton kate` jousi to n ge` lwta paro` ntwn twn gnwri` mwn
; ( Why
(26) Samples of the Greek text are taken from the Bude edition by Pierre Louis ;
the English translation is freely adapted from Aristotle, Problems, with an English
Translation by W. S. Hett, Cambridge -London, 1965. Citations from section IV
of the Latin translation by Bartholomew of Messina and of Peter of Abano's Expositio Problematum are based on the collated text prepared for edition. Other sections
are cited from the Mantua, 1475 edition.
189
the ease of laughing among friends, Peter of Abano has the inordinate
laughter with falling people in mind. This and other errors made him
an easy target for the criticism of later humanist commentators
27
2. Readings in Peter's Expositio that are not present in the manuscripts with
Bartholomew's text
A first finding we could draw from the comparison between the
translation and the commentary is that not all the variants which
Peter saw and mentions are to be found in the manuscripts, at least
those we examined (See Appendix I). An example, in which the full
complexity of the situation is enfolded, may illustrate this
28
. In IV, 20
(878b36-37), we read :
Boston, 2006 (Brill's Studies in intellectual history, 143), p. 243 -265. See further
I. Ventura, Translating, commenting, re -translating. Some considerations on the Latin trans lations of the Pseudo-Aristotelian Problemata and their readers, in preparation. Yet, espe cially Antonio Luiz' criticisms aim at Peter's incompetence emerging from the
Expositio. See Antonio Luiz, Liber de erroribus Petri Apponensis in Problematibus Aristotelis
exponendis, Olyssipone, 1540, f. 109v : Interpres se Aristotelem non intellexisse
omnibus fidem facit, qui in eius commentaria inciderint.
(28) Another example can be found in IV, 29, where Peter points to a variant/
gloss of discoloratur (880a25), which is unknown to us : Similiter et colorem acqui runt alium ex humorum adustione causatum et hic quidem erit color citrinus ver -
190
gijs coucke
` pouq kai tw
Dia ti` ai ixi`ai touq ejontaq kwlu`ousi gennan, kai anrw
n
allwn zw
` wn o ti an ej ; (Why do varicose veins prevent generation
both in men and in animals which have it ? )
(Lat. tr.) Propter quid ychie habentes prohibent generare, et homines et
aliorum animalium quod utique habet ?
sl
ychie 1267 : yschie 1754] yschias mss. : hyschias 460 : ischias 253 , 263,
1211, de2, de4 : ychias 354 : yschyas 1721, 1900 : ysichias 574 : ysychias
t
Ychie, though attested in no more than two, yet independent, mss. (sc.
1267 and 1754), is most likely the authentic reading. As such, it
appears to be the remnant of a transliteration of the original Greek
term, which is also confirmed in later passages of the translated text
29
Moreover, the morphology of ychie agrees with the function of the term
in the original Greek phrase, unlike the more common variant yschias,
which appears to be a `correction' of the former. Yet, yschias is a
common, though entirely distinct medical concept stemming from the
Greek isjia`q, whereas the Latin adequate counterpart of ixi`ai would
be varices. No variants of ixi`ai are attested in the Greek manuscripts,
except for mi`xiaq in Ap. (Paris, Bibl. nationale, gr. 1865). As an existing
b
gens in fuscum. Item interdum fiunt quedam defedationes et panni variorum colo rum. Et ideo quidam scripsit `bicolorantur'.
(29) In X, 37 (859a2 and 4) ixi`aq is rendered twice as ixias in the indepen dent manuscripts, whereas the majority again has yschias . On the other hand,
there are numerous examples of false transliterations and the drawing of false
etymological
bonds
between
similar
words
by
Bartholomew
of
Messina.
See
191
(Exp.) Notandum est quod yschia idem est quod sciatica passio que est
colectio humiditatum frigidarum in concavitate anche ut in loco ubi
vertebrum sciam ingreditur ; in quo interdum tanta fit humiditatibus
remolitio ut vertebrum ex propria egreditur concavitate sicut dicit Ypo cras in Afforismis.
Yet, Peter of Abano also gives another explanation of a quidam ignorans significatum, namely varices :
(Exp.) Quidam quoque ignorans significatum nominis et essentiam rei
dicit yschias esse varices, que sunt vene grosse sanguine terrestri melan cholico plene cruribus involute, que maxime dorso onera adveniunt fe rentibus et melancholica et grossa se vita alentibus. Et forte quod ipsum
ad hanc expositionem impulit, fuit quia statim dicit Philosophus yschias
iuvare melancholicos. Sed ut iam patuit, non hoc est nominis vera inter pretatio neque etiam essentiam rei continet. Vidi namque plurimos vari ces patientes et fecunde generantes, et subest ratio quia, eo quod super fluum
terrestre
frigidum
ad
crura
transmittitur,
remanet
materia
30
read varices ? There are three possibilities left : (a) Either, the translite ration ychie/ixie occurred to him, which he correctly interpreted as
varices, but rejected from a doctrinal point of vue. Yet, in such case,
one can reasonably assume that Peter would have cited the word
announcing it as alia littera and have pointed to the synonimous bond
between the transliteration and the Latin counterpart, as is the case
elsewhere
31
. (b) Or, Peter could have taken the word from an un-
(30) The very same example was noticed by Olivieri, Pietro d' Abano et il pensiero
Neolatino, p. 174-181, who concludes : Pietro d' Abano ci conferma di trovarsi,
quanto a conoscenza dei testi e della lingua dell' Aristotele greco, per cos| dire nella
notte che, all' avvicinarsi del mattino, si fa ancora piu buia. See also J. Monfa sani, George of Trezibond's critique of Theodore Gaza's translation of the Aristotelian Proble mata, in Aristotle's Problemata in different times and tongues, edd. De Leemans, Goyens,
op. cit., p. 287-288. In his Liber de erroribus Antonio Luiz stated the following in res pect to Peter's interpretation of ischias : In eadem particula Aristoteles quaerit :
cur homines qui habent ixias non sunt generative. Quidam per ixias varices intelli gunt ... Interpres ischiadicos intelligit, hoc est eos qui coxendice laborant, quo nihil
absurdius intelligi potuit. See Luiz, Liber de Erroribus, f. 109rv.
(31) E.g. the medical synonyms for gullet that occurred to him in the trans lations of Greek and Arabic sources in Exp., I, 40 : Proprie enim stomacus est os
eius vel meri et isofagus, sicut apparet per translationem Aristotelis et Galeni imme diate ex greco in latinum sermonem.
gijs coucke
192
known commentary or medical compendium, where yschias is associated with varices Also this hypothesis is unlikely, because Peter tends to
name
his
sources
and
because
both
terms
were
familiar
medical
concepts. (c) A last option entails the possibility that he could have
derived varices from a `corrective' gloss in a manuscript which is today
unknown to us. This last option seems more plausible.
193
Dia tauto de kai oi ornieq la`gnoi kai oi jwloi y gar trofy amfote`roiq ka`tw men oli`gy dia tyn anapyri`an tw
n skelw
n, eiq de ton anw
to`pon erjetai kai eiq spe`rma sugkri`netai. ( For the same reason
both birds and lame men are lustful, for in both the amount of nourish ment below is few due to the bad shape of their legs, but it passes into
the superior region and turns itself into the secretion of sperm. )
a
erjetai ] arjetai Y
gijs coucke
194
(Exp.) Illic enim est humidum, quod multam causat quantitatem sper matice materie, et calidum, quod facit illam materiam habere naturam
et virtutem spermaticam.
By means of these selected variants, we have tried to isolate manu scripts of Bartholomew's translation, that represent as many variants
as possible from our selection. In theory, we could have found in this
way one single manuscript that represents all the variants we selected.
In that hypothetical case we could have spoken of a `model'. But, as
will come clear below, this was not possible.
We have divided the selected variants into two categories (sc. of
simple and multiple variants) and set them out in two tables.
A list of manuscripts consulted in the comparison is to be found in
Appendix I ; the two tables which integrate all our findings can be
found in Appendix II ; Appendix III surveys a selection of the inte grated significant variants in the table.
b. Simple variants present in Peter's Expositio
A first category consists of readings in which Peter appears to know
or to have read only one of the attested variants among the manu scripts bearing the translation. In other words : Peter's paraphrase
reflects only one of the attested variants in Bartholomew's text. E.g.
IV, 14 (878a37) about why men are less capable of having intercourse
in water, the following solution occurs :
iC oti en udati ouen ty`ketai, osa upo puroq ty`ketai, oion mo`libdoq
y kyro`q ; ( Is it because in water nothing melts, which melts by the
heat of fire, such as lead and wax ? )
a
udati ] add. men J
(Lat. tr.) Aut quia in aqua nichil solvitur, quecunque ab igne solvuntur,
ut plumbum et cera ?
cera] terra 30, 44, 120, 201, 241, 263, 354, 366, 426, 459, 460, 517, 540,
646, 649, 781, 853, 862, 897, 1211, 1216, 1291, 1300, 1304, 1435, 1524,
1603, 1721, 1753, 1764, 1860, 1880, de2, de5 : cera + sscr. terra 90 : ceram
1267
(Exp.) Solvit et dicit primo causam esse, quoniam in aqua non solvitur
et eliquatur aliquid de numero eorum que solvuntur et eliquantur ab
igne, id est calido, et declarat, ut verbigratia plumbum et terra, id est
minera aliqua terrea, ex qua metallum per actionem ignis elicitur.
195
Dio kai t ty q e pejou` syq y liki` aq e pido` sei peri ta ai doia mei` zw ta
mo` ria tauta gi` netai
a1
e pi`dosiq
a2
imminentis etatis] iuventutis etate 44, 90 , 366, 459, 540, 853, 897, 1216,
1291, 1304, 1524, 1603, 1721, 1885, 1900
the
reading
e pi`dosiq
introduced
in
the
Greek
ms.
by
twelfth-century corrector.
gijs coucke
196
d. Some considerations
Apart from the problem of determining whether a variant is signifi cant or not, there is still another issue concerning the use and the inter pretation of the collected information in the tables. Variants which are
neither explicitly mentioned nor reflected in Peter of Abano's para phrase, do not produce solid proof that Peter of Abano did not consult
a manuscript holding this variant. It is also possible that he did know
the variant, but did not consider it worth mentioning. Just as well,
obvious errors might have been silently corrected on the basis of the
context
32
IV ^ C
onclusions
(32) For instance, the case taken from IV, 13 (878a22), in which the reading ipso
might have been easily corrected on the basis of the implicit opposition between noster (
question and several times later in the text of problem IV, 13. See Appendix III,
n 6.
197
A.L.11 44
A.L.1 90
A.L. 426
A.L.22 1216
A.L. 1291
A.L.2 1603
78%
89%
78%
83%
78%
78%
All of them are more or less related to the Parisian branch of the
manuscript tradition. A.L. 1603 is the only extant peciae witness; also
A.L. 426 and 1300 have distinct Parisian textual characteristics.
Further, A.L. 44, 1216, and 1291 are part of a later Parisian sub
branch, which, apart from 1216, all bear the text of the translation in
combination with the text of the Expositio in a distinct Italian hand.
This sub branch also includes A.L 1304, and de2, which both also
appear to have good scores (72%).
Finally, A.L. 90 bears numerous interlinear and marginal correc
tions generally offering the text of the better branch of independent
manuscripts (e.g. fragment 7, 9 and 15; cf. Appendix III). This conta
mination raises of course the quantity of different variants within the
manuscript, but not its score within the table. If only the post correctio
nem state of A.L. 90 were taken into account, the manuscript would
hardly agree for 67% with the Expositio.
Table II (Appendix II) integrates the multiple variants recorded in
the Expositio. Here, the conclusions that can be drawn are different. In
all these selected cases almost all manuscripts offer one (or more) of
the variants that are reflected in Peter's Expositio.
First of all, it appears that Peter is not sytematically showing his
preference for one of the manuscripts. If this were the case, one of the
manuscripts would have been qualified by x for all selected passa
ges (in Table II x qualifies the preferred or first interpreted variant
in the Expositio). Additionally, the preferred variant is not always
the most frequent variant, although this could be a rash assertion,
since we do not know how many manuscripts and which selection of
manuscripts Peter of Abano had at his disposal. With respect to the
frequency, however, there is an interesting observation to make about
A.L. 1291, 1304, and de2, a core of very close related manuscripts
within the sub branch of the Parisian tradition and all of them bearing
the combination of translation and commentary, for they always offer
gijs coucke
198
the less frequent variant (marked in grey), which only raises the
chances of them or of a relative being consulted by Peter of Abano.
cannot
fully
exclude
the
possibility
that
Peter
based
his
8:
Quidam
autem
ad
faciliorem
intellectum
scripserunt
``regione'' .
IV, 17 : Quidam autem, ut faciliorem sibi facerent intellectum, scrip serunt ``calidum'' et non ``talium''.
IV, 25 : Quidam vero libri habent ``in columpno'' et tunc exponen dum illud esse aliquam regionem calidam.
IV, 29 : Invenitur etiam communis ``pulito'' quod forte est genus pis cis.
199
(a) He may have used one manuscript (A) as the basis on which he
built his
Expositio
scripts (A), (B), and (C) (or even (D)) : confronted with corrupt read ings in his base manuscript, and his alternative manuscript as well, he
might have consulted a third, or even a fourth, and so on
33
3.
34
tradition (related to A.L. 90, 426, 1300, and 1603), which agrees with
the fact that Peter initiated the
Expositio
35
(33) I have recorded an example in Appendix IV, which could perfectly illus trate this option. Peter of Abano appears to cite four variants, which probably origi nate from at least three manuscripts. I have not used this case for the comparison
under III, 3, c since the text is too uncertain.
(34) Option (a) and (b) seem more economic from the point of view of the tea cher, deviating just occasionally from the main discourse to point to alternatives.
A similar situation is dealt with in Aristoteles Latinus, t. XVII, 2.I.1 : De historia animalium. Translatio Guilelmi de Morbeka, pars prima : lib. I-V, edd. P. Beullens,
F. Bossier, Leiden
thought to have corrected from another copy before translating, when he could
make no sense of the copy he usually followed.
(35) See for instance the explicits to the
Expositio,
e.g.
200
gijs coucke
With respect to the later sub-branch (A.L. 44, 1216, 1291), mainly
consisting of combined manuscripts, one could ask whether they are
not the product of some kind of later adaptation towards an `official'
copy of the Expositio ; this might explain this sub-branch's high scores,
despite their typical errors, which do not appear in the other mss. of
the Expositio. This can also lead us to consider the following : Is the
model we are trying to reconstruct the text which Peter read, or rather
the text that Peter composed ? In other words : was the the model that
Peter used materially existing, or is it a virtual product of Peter's
consultation of various manuscripts, and as such only existing in the
Expositio itself. This last option implies that the so -called related manuscripts are not simply related to this virtual model, but rather take
part in it.
Gijs Coucke
Katholieke Universiteit Leuven
Appendix I
List of manuscripts
1,sup.
*[A.L.
1sup.
in.
, f. 92r-
129v.
*[A.L.
s. xiv
*[A.L.
in.
, f. 166r-211v.
f. 1r-40v.
*[A.L.
(= 141r-188v) .
cuius nomen dei sit benedictum per secula. Amen. See also G. F. Vescovini,
L'Expositio succinta Problematum Aristotelis de Pierre d'Abano, in Aristotle's Problemata in
different times and tongues, edd. De Leemans, Goyens, p. 60.
201
gijs coucke
202
2
*[de1] Paris, Bibl. nationale, lat. 6540, s. xiv , f. 1r-236v ; with the complete commentary by Peter of Abano.
*[de2] Paris, Bibl. nationale, lat. 6541A, s. xiv, f. 1r-287v ; with the
complete commentary by Peter of Abano.
*[de3] Vaticano, Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 2174, s. xiv , f. 1r-112v ;
the transation Bartholomew of Messina is contained in the mar gins.
*[de4] Gent, Universiteitsbibliotheek, 355, s. xiv ; the translation by
Bartholomew of Messina is contained in the margins until section
XXX, f. 1r-364r.
203
Cesena,
Bibl.
1304], f. 1r-158r.
Malatesiana ;
Plut.
VI
Sin.2/3,
s.
xiv
ex
xiv [AL
44], f. 1r-
Erfurt,
Stadtbucherei,
Ampl.
fol.
15,
s.
xiv,
f. 1r-220v ;
xiv, f. 3r-104v.
xiv [de4], f. 1r-364r ;
Nu
rnberg, Stadtbibliothek, Cent. III, 38, s.
10
11
Paris,
N
G
xiv, f. 1r-236v.
xiv [de1], f. 1r-275v.
6541A, s. xiv [de2], f. 1r -287v ;
nationale,
lat.
6542,
12
13
anno
14
f. 1r -268v ;
xv, f.
1r-198v ; introduc-
xv, f.
1r-180r ; redaction
by Jean of Jandun.
S
1385,
xiv,
f. 1r-194v ; redac -
15
16
xiv,
xiv
f. 1r-112v.
V
17
xv,
f. 3r-
[de3],
f. 1r-
gijs coucke
204
V
Appendix II
Tables
Key to the tables
Aristoteles
Latinus
Appen-
dix III.
Expositio
Table II
Expositio
Expositio
ante correctionem
post correctionem
superscripsit
margine
omissio
Additional abbreviations
a.c. :
p.c. :
sscr. :
marg. :
om. :
30
44
90
120
155
201
241
253
263
354
366
411
426
459
460
517
540
562
574
646
649
703
781
853
862
897
1211
1216
1267
1291
1300
1304
1435
1503
1524
1603
1604
1721
1753
1754
1764
1854
1860
1880
1885
1900
de 1
de 2
de 3
de 4
de 5
1
IV, 5
(877a11)
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x mg.
x
x
x
x mg.
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
0
x
Appendix II - table 1
2
IV, 12
(877b23)
0
x
x
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
x
0
0
x
0
0
x
0
0
0
0
x
x mg.
x
x
0
x
x
x
0
0
x
0
0
x
0
x
0
x
0
x
x
x
x
x
0
3
IV, 12
(877b23)
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x/0 sscr.
x
x
x
0
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
0
x
0
x
x
x
x
0
x
x
0
x
4
IV, 12
(877b25)
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x sscr.
x
x
x
x
x
x
x
x
x
STNAIR AV E LPM IS : I E LB AT
5
IV, 13
(878a15)
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
6
IV, 13
(878a22)
0
x
x/0 p.c.
0
0
0
x
x
x
x
0
x
0
x
x
x
0
0
x
x
0
x
x
0
0
x
x
0
x
0
0
0
x
x
0
x sscr.
x
0
0
x
0
x
x
0
0
x
x
0
x
x
0
7
IV, 14
(878a37)
x
x
x/0 sscr.
x
0
x
x
0
x
x
x
0
x
x
x
x
x
0
0
x
x
0
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
0
x
x
0
x
x
0
x
0
x
x
0
0
0
x
0
0
x
8
9
10
IV, 18
IV, 18
IV, 18
(878b22) (878b24) (878b30)
x
0
0
x
0
x
x
x/0 p.c.
x
x
0
x
x
0
0
x
0
x
x
0
0
x a.c./0 p.c
x
x
x
0
0
x
x
0
x sscr.
x
0
x
0
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
0
x
x
0
x
x
0
0
x
0
0
0
0
0
x
0
x
x
0
x
x
0
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
0
x
0
0
0
x p.c.
x
x
x
0
x
0
0
0
x
0
0
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
0
x
x
x
0
x
x
?
x
x
x
x
x
0
x
x
0
x
0
0
0
11
IV, 20
(879a1)
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
12
IV, 22
(879a13)
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
0
x
0
x
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x/0 p.c.
x
x
x
x
x
x
0
x
x
x
x
x
13
14
IV, 25
IV, 25
(879a31) (879a34)
0
x
x sscr.
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
x sscr.
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
x
0
0
x
0
0
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
x a.c.
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
x
0
0
0
x
0
x
0
x
15
IV, 26
(879b19)
0
0
x a.c.
0
x
x
0
0
0
0
x
0
x
0
0
0
x
x
0
0
x
0
0
0
x
0
0
0
0
x
x
x
0
0
x
0
0
x
0
0
0
0
0
0
x
0
0
x
0
0
x
16
17
18
IV, 29
IV, 31
IV, 32
SCORE
(880a27) (880b6) (880b11)
/18
x
0
0
10
x a.c./0 p.c0 a.c./x p.c.
14
0
x
0
x
16
x
0
x
12
x
0
x
11
x
0
x
12
x
0
0
11
0
0
x
11
x
0
x
12
x
0
0
11
x
0
x
13
x
0
x sscr.
12
x
0
x
14
0
0
0
11
0
0
x
12
x
0
0
13
0
0
x
11
x
0
x
13
0
0
x
13
0
0
0
11
x
0
x
13
0
0
0
8
0
0
0
10
x
0
x
10
x
0
x
12
0
0
0
11
x
0
0
13
x
x
x
15
0
0
0
10
x
x
x
14
x
0
0
13
x
x
x
13
0
0
0
11
0
0
0
10
x
0
0
10
x
0
x
14
0 a.c./x p.c.
12
0
0
x
0
x
11
0
0
0
9
0
0
0
10
0
0
0
11
0
0
0
12
x
0
0
13
x
0
0
12
x
0
x
12
x
0
x
12
0
0
0
9
x
x
x
13
0
0
0
11
0
0
0
9
x
0
x
11
%
55
78
89
67
61
67
61
61
67
61
72
67
78
61
67
72
61
72
72
61
72
44
55
55
67
61
72
83
55
78
72
72
61
55
55
78
67
61
50
55
61
67
72
67
67
67
50
72
61
50
61
30
44
90
120
155
201
241
253
263
354
366
411
426
459
460
517
540
562
574
646
649
703
781
853
862
897
1211
1216
1267
1291
1300
1304
1435
1503
1524
1603
1604
1721
1753
1754
1764
1854
1860
1880
1885
1900
de 1
de 2
de 3
de 4
de 5
IV, 8
(877b1)
IV, 8
(877b2)
IV, 11
(877b16- 17)
IV, 17
(878b18)
IV, 21
(879a9- 10)
IV, 25
(879a26- 29)
x
x
y a.c. x p.c.
x
x
x
x
y
x
x
x
y
x
x
y
x
x
x
y
x
x
y
x
x
x a.c. - y p.c.
x
x
x - y sscr.
y
y
x
y
x - y sscr.
y
x
x
0 a.c. - x p.c.
x
x
y
x a.c. - y p.c.
y
x
x
x
x
y
y
y
y
x
x
x - y add.
x
x
x
x
x
x - y sscr.
x
x
x
0
x
x
0
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x - y add.
x
y
x
y
0 - x sscr.
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
y
0
x
x
0
x
x - y marg.
y
y
y
0
y
y
0
x
y
y - x marg.
x
y
y
x
y
y
0
y
y
0
x
y
x
y
x
y
x
y
x
y
y
x
x
0 - y marg.
x
0
y
y
y
y
y
x
x/y
y
x
x
y
x
x
y
y - x marg.
y
x
x
x
y
y
x
x
y
x - y marg.
y
x
y
y
x
y
y
y
y
x
y
x a.c. - y p.c.
y
y
y
y
x
y
x
y - x marg.
y
x
x
y
x
x
y
y
y
x
0
y
y
y
x
y
y
x
x
x
x
x
x
y
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
y
x
y
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
y
x
x
x
0
0 - x p.c.
0
0
0
0
y
0
0
y
0
0
0
y a.c. - x p.c.
0
?
y
y
0
y
0
0
0
0
y
y
y
x - 0 marg.
0
x
y
x
y a.c. - x p.c.
0
0
y
y - 0 marg.
0
y
y
0
y
y
y
?
y
y
x
y
0
y
(x) religione 31
(y) regione 21
(x) iuventutis 19
(y) imminentis 27
(x) talium 22
(y) calidum 33
207
Appendix III
Survey of readings
Table I : Singular readings
a1
a c
a
agleukeiq ] aglukeiq Y : glukeiq C P X
BdM : Aut quia indigesta humores peiores semper habent (aut enim acu tiores aut crossiores aut amariores) et odores fetidiores, digesta autem aut
dulces aut minus dulces, et odores odorabiliores aut minus fetidos ?
amariores] maiores 30, 44, 90, 120, 155, 201, 241, 253, 263, 354, 366, 411, 426,
459, 460, 517, 540, 562, 574, 646, 649, 781, 853, 897, 1211, 1216, 1291, 1300,
1304 1435, 1524, 1603, 1604, 1721, 1753, 1764, 1860, 1880, 1885, 1900, de2, de3,
de5 : maiores + sscr. amariores 862 : amaiores de1 : immaiores 703
PdA : Ostendit ergo primo que fetorem inducant, dicens causam eius que siti quoniam illa que sunt indigesta et non victa a natura semper habent
humores nequiores a naturalitate magis distantes et etiam sapores. Et hoc
aut quia sunt acutiores, quantum ad saporem quam expediat, aut gros siores et viscosiores, quantum ad substantiam, aut augmentatiores et
plures, quantum ad quantitatem.
5) IV, 13 (878a15) Ou gar osa en tw sw`mati gi`netai, tou sw`matoq
ete`on, epei kai fu`mata gi`netai, a fe`rousin kai ekba`llousin.
fe`rousi ] afairousin susp. Hett
208
gijs coucke
PdA : non omnia generata in corpore nostro dicenda sunt esse nostra quo niam in ipso fiunt apostemata in quibus humores extrahuntur ex locis pro priis et extracti egrediuntur decurrentes in membrorum spongiositates.
6) IV, 13 (878a22) iOlwq gar ek diefarme`nou gino`mena ouke`ti ex yme sper ta ek tw
te`rou ontoq gi`netai, alli ex allotri`ou, w
n apokri`sewn,
oion to ek tyq ko`prou.
a,
a
ek ] om. C X
BdM : Omnino enim ex corrupto facta non adhuc ex nostro ente fiunt, sed
ex alieno, quemadmodum que sunt ex segregatione, ut quod est ex ster core.
nostro] ipso 30, 120, 155, 201, 366, 462, 540, 649, 853, 862, 897, 1216, 1291,
1300, 1304, 1524, 1721, 1753, 1764, 1880, 1885, de2, de5 : a.c. nostro p.c. ipso 90 :
ipso + sscr. non animal nostro 1603 : ipso erat 562
PdA : Si vero generetur ex quodam alio extraneo a natura nostra, huius modi non dicetur nostrum, ita quod possimus dicere hic noster est filius,
sicut est illud quod generatur ex parte alia nostri corporis, ut ex sanguine
corrupto vel membro vel etiam ex corruptione intranea, ut est vermis, aut
quod generatur ex aliqua superfluitate, que ex nostris segregatur corpori bus, sicut ex urina vel stercore.
8) IV, 18 (878b22) Dia ti`, osoiq ai blefari`deq re`ousi, la`gnoi ;
BdM : Propter quid, quibuscumque palpebre fluunt, luxuriosi ?
fluunt] fiunt 853, 1524, 1721, 1885, de5 : fiunt
1603 : a.c. defluunt p.c. fluunt 90
sscr.
fluunt 366 :
a.c.
PdA : Quare est quod omnibus quibus defluunt pili superciliorum et etiam
ciliorum sunt luxuriosi ?
9) IV, 18 (878b23 -26) iEsti de to aition opo`sai presbute`rou ginome`nou
my auxa`nontai tw
n suggenikw
n trijw
n, apasai touto pa`sjousin en taiq
lagnei`aiq.
a
opo`sai ] oper kai dio`ti X
a
a
ginome`nou ] genome`nou Ap. C X
BdM : Est autem causa ; quicunque senis facti non augentur cognatorum
pilorum, omnes hoc patiuntur in coitu.
senis] senes 574, 897, 1754 : senium 1721, de5 : a.c. seminis p.c. senes 90 : se|s abbr.
30, 44, 120, 155, 201, 241, 263, 411, 459, 646, 649, 703, 781, 853, 862, 1211,
1435, 1524, 1604, 1753, 1880, 1900, de3, de4 : senescunt 1503 : seminis 354, 426,
460, 517, 540, 562, 1291, 1300, 1304, 1216, 1603, 1764, 1854 ( abbr.), 1885, de2 :
semini 366, 1860 : a.c. seminibus p.c. senibus 253 : sen|s de1 (p.c.)
209
BdM : Si igitur preparatur motus facto ipso, non facit moveri sperma, sed
infrigidatur ; prosternit itaque fortitudinem testiculi.
preparatur] properatur 1291, 1304, de2 : preparatus 1267, 649 :
p.c. preparatur 90 : propria 201
a.c.
preparatus
sscr.
44, 574 :
a.c.
elevare
p.c.
evel-
PdA : Oportet enim, si quis debet coire, quod testiculi sursum eleventur et
circa virgam contrahantur vehementer adherentes et universaliter partes
omnes circa anum et virgam oportet congregari.
15) IV, 26 (879b19) iEan de myde`teron tou`twn pa`, epiumei ewq an ti
tou`twn sumb.
de ] om. Ap.
c
myde`teron ] my to eteron P
PdA : si alicui accidat aliquid predictorum sive puero imperfecto, sive viro,
ut quod patiatur vel propter alterum horum, scilicet propter emissionem
humiditatis subtilis aut ventose et hoc sive motus ab intellectu aut alimen tis, appetit ire et evacuari a materia huiusmodi contenta subtili vel ven tosa, quoniam evacuata potest quietari et gaudere.
17) IV, 31 (880b4-7) Dia tauto de kai oi ornieq la`gnoi kai oi jwloi y
gar trofy amfote`roiq ka`tw men oli`gy dia tyn anapyri`an tw
n skelw
n,
eiq de ton anw to`pon erjetai kai eiq spe`rma sugkri`netai.
a
erjetai ] arjetai Y
a
eiq spe`rma sugkri`netai ] om. C
a.c.
incidit
p.c.
incipit 44
210
gijs coucke
sper to aima.
w
c
erma ] ugra` P
` pw
` mati Ap.a
anrw
] sw
BdM : Signum autem quia genitura frigida est ; non enim fit humida, nisi
calefaciat calida. Neque indiget dissolutione ; diffunditur enim in homine
quemadmodum sanguis.
neque] enim 90, 120, 155, 201, 253, 263, 366, 426, 460, 540, 562, 574, 649, 853,
862, 1216, 1291, 1304, 1603, 1721, 1885, 1900, de2, de5 : a.c. neque p.c. enim 44,
1604 : enim sscr. 411
PdA : Hec autem materia geniture frigida et inspissata non fit humida
liquida, nisi calefiat calido eam movente et eliquante, sicut potest dici
quod sol liquefaciendo glaciem calefacit eam et humectat. Cum autem
fuerit calefacta, oportet eam liquari et per membra dissolvi, ut tandem
motu exterius educatur.
Table II: Multiple readings
IV, 8 (877b2)
iEa`n te` tiq kiny`s to allo`trion, touto po`non pare`xei, ouk en t autou
` ra
jw
si poiousi` ti tw
n eiryme`nwn.
on a sumbsetai toiq my orgw
a
autou ] autou Y
BdM : Sive quis movebit aliquid alienum, hoc dolorem prestabit, non in sui
regione existens ; que contingent cum non expedit facientibus aliquid dicto rum.
regione ] religione 30, 44, 120, 155, 201, 241, 263, 354, 366, 426, 459, 517, 540,
562, 646, 649, 781, 853, 897, 1211, 1300, 1524, 1603, 1721, 1753, 1860, 1880,
1885, 1900, de5 : a.c. religione p.c. regione 862, 1764 : a.c. regione p.c. religione
90 : a.c. rigore p.c. religione 1604 : religione sscr. regione 1216, 1435
PdA : Et hoc ideo quia hoc evellendum est non permanens in propria (1)
religione, id est ordine et loco, eo quod in religione ordo servari debet ma xime et locus determinatus, unde et religio vocatur. Quidam autem ad
faciliorem intellectum scripserunt (2) regione, ...
IV, 17 (878b18)
Dia ti` ta afrodi`sia tyn koili`an vu`jei kai xyrai`nei ; iC vu`jei me`n, oti
ekkri`netai to ermon en t mi`xei ;
c
ekkri`netai ] sugkri`netai P
211
Vel potest continuari cum clausula superiori, scilicet (2) `invehementer facile'
Appendix IV
Illustration to Peter of Abano's use of manuscripts
(iv, 29 (880a26-27))
In IV, 29 about why people in good condition, but restraining from
intercourse, suffer from bile
of the body pass out with the semen, we read the following : Dio kai
eni`oiq tw
n pneumatikw
n iju`wn plu`nrou ozei y gony`.
(Lat. tr.) Propter quod et quibusdam ventosorum piscium plintro fetet
mulier.
plintro] pl'ito abbr. 155, 201, 241, 253, 263, 354, 366, 459, 460, 517 (pl'ico), 649,
781, 853 (pl'ico), 1291, 1300, 1304, 1604, 1721, 1753, 1860 (pl'ico), 1900, de2,
gijs coucke
212
de5 : pl'ito + sscr. publificato 426 : pl'io abbr. 646, 1211 : publica Zn : pl'ito
+ sscr. politio 1216 : a.c. publificato p.c. pl'ito 90 : pl'ito + marg. polluto 1435 :
publicio 646, 1524 : pulcra Um
pc
mum 540, 897, 1880 : policra + sscr. vel polipo 574 : a.c. pl'cro p.c. pl'cra 1603 :
ph'co abbr. 562 : lac. 120
(Exp.) Deinde : Propter quod, hic secundo infert unum correlarium ex quo
relinquitur manifestior causa dicens : Et ideo in quibusdam piscibus magnis
ventosis grandem quantitatem spermatis emittentibus in eorum copula tione, ut sunt cetodeya, ut delphini, balene et cetera, accidit quod mulier,
id est femina in illorum genere, fetet eo polluto spermate, scilicet masculo,
5 4
lorum corporibus coitus tempore putridus odor eo, quod in eorum corpori bus humor fuerit putridus.
Scripsit autem et quidam in libro suo `politio'
quod
10
vit `publica', unde femina illa publica meretrix fetet, sicut nostras videmus
mulieres fetere, quod propter spermatis accidit corruptionem. Invenitur
etiam communis `pulito' quod forte est genus piscis ; vel fortassis per hoc
voluit coitum intelligere cuiusdam speciei malachiarum, que polipus dici -
15
1 unum] om. P J
3 grandem] magnam P V
in] om. d
balene]
dicuntur pisces, sed cetodea (cocodrea (cocodea abbr. P )J) et ideo dixit (dicit P V ) `quiq
om. M P V : etiam J
illorum]
5 eo] eo modo b
8 et]
11 Scripsit
- 19
fetet] vel eo polito (poluto (pulluto V ) V J) id est (et N ) meretricato poluiti (polluit P :
u
polluta G : ( ?) N P ) meretrix (est add. V ) seu (sive G ) civilis mulier (civilis mulier seu
q
videmus] tr. J
q
Invenitur
`politio'] polutio P
12 nostras
genus] gens P
15 polipus] pelipus P
14 `pulito']
b
21 a] in V V
20
213
As is clear from the number of variants, this passage has been trans mitted with great difficulty
36
guny`,
plu`nron :
(36) The passage was still contested by the humanist translators. See J. Monfa sani, George of Trezibond's critique of Theodore Gaza's translation of the Aristotelian Proble mata, in Aristotle's Problemata in different times and tongues, edd. De Leemans, Goyens,
p. 289-290.
largely overlooked it until the 1990s . This neglect is all the more
regrettable because, since 1940, MS 187:220 has been the second most
important manuscript of Molinet's poetry in existence . Two-thirds of
4
(1) N.
Dupire
Molinet
Paris, 1932 ; J.
Paris, 1936-1939.
(2) M. R.
James
Dupire
, 3 vol.,
Caius College, t. I, Cambridge, 1907, p. 213 -217. James's listing is not complete : var ious short texts are often indicated by a single entry. The poems listed below as nos.
CXXXI -CLVI, for instance, are grouped as no. 78 in James's catalogue.
(3) K. M.
Munn
p. 183 -188.
Ironically,
Munn's
attention
was
drawn
to
the
manuscript
because it contains a poem attributed to Jean Lemaire de Belges ; the piece, num bered CLXVIII below, is in fact by Molinet. The extent of Molinet's importance in
the volume is noted by A.
Armstrong
print, D.Phil. thesis, University of Oxford, 1995, p. 416. With the siglum G, the
manuscript is an important witness in J.
J.
Koopmans
and P.
Verhuyck
Molinet
(4) 1940 saw the destruction of the most important Molinet anthology, ms.
Tournai, Bibliothe que communale, 105, which Dupire had used as the base text for much
Dupire
The only extant manuscript to contain more Molinet pieces than MS 187:220 is
Paris, Bibliothe que nationale de France, Rothschild
Dupire
471,
with
eighty -four
texts
(see
adrian armstrong
216
courses in his political and didactic poems, and poetry itself in his
I ^ Description of Ms
Paper, 265 f., 205
187:220
Medieval France.
Art de Rhetorique
Council (AHRC), which has also funded research leave to enable me to complete a
series of articles on knowledge in Molinet's poetry. I should like to thank Sarah
Kay, Miranda Griffin, and Fionnu ala Sinclair, the other members of the
Poetic
217
Make-up
Signatures
Remarks
no.
Quires 1- 3 may be posterior, but
1-16
4/4
Modern
17-32
4/4
''
33-48
4/4
''
49-62
4/3
A i
63-78
4/4
B ii
79-92
4/3
C iii
93-108
4/4
D iiij
109-124
4/4
E v
125-140
4/4
F vi
10
141-156
4/4
G vij
11
157-172
4/4
H viii
12
173-188
4/4
I x [sic]
13
189-204
4/4
K x
14
205-220
4/4
L xi
15
221-236
4/4
M xij
16
237-252
4/4
N xiij
17
253-268
4/4
Modern
18
269-284
4/4
''
19
285-300
4/4
''
20
301-316
4/4
''
21
317-332
4/4
''
22
333-348
4/4
''
23
349-364
4/4
''
24
365-380
4/4
''
25
381-396
4/4
''
26
397-412
4/4
No visible signatures
27
413-426
3/4
''
28
427-442
4/4
Modern
29
443-458
4/4
No visible signatures
30
459-472
3/4
Modern
31
473-486
4/3
''
Lacks
seventh
leaf :
see
no.
CLXXXV.
32
487-502
4/4
''
33
503-514
3/3
''
34
515-522
2/2
''
A single sheet.
35
523-530
2/2
''
A single sheet.
CLXXXIX.
(8) The modern signatures, supplied by binders, are usually also visible on
quires bearing original signatures. They are added in pencil at the bottom left of the
first recto of each quire.
(9) Original signatures are in red ink, centrally positioned at the bottom of the
first recto of each quire.
adrian armstrong
218
in campo aperto ;
the remaining
quires adopt two different ruling systems. Quires 4 -10 are ruled for a
single column of text in brown ink : 20 + 9 + 81 + 8 + 18
15 +
pages)
. Quires 11-16 have been pricked, but bear no ruled lines, per -
haps because the ruling has been erased : the ruled area and number of
lines of text vary considerably from page to page
11
. Catchwords are
12
13
. Variation in ink
gula
or
punctus
vir-
more in such presentational techniques than does his son : while Artu rus uses no red ink, Jean often transcribes headings and occasionally
incipits in red, marks stanzas or sections of texts with red
neure,
lettres de tour-
some pieces, Jean detaches the first letter of each line from the remain der, linking the two by red batons. Father and son have similar orthographic habits : both tend to end plural forms in
fuse the subject and verb when these are inverted (hence
duction a la codicologie,
aige, estu,
Lemaire, Intro-
(11) Two examples indicate the diversity within these quires : p. 173 (18 +
106 + 14
10 +
219
after that
which it
replaces.
The
encrypted
phrase
tf
ehdx
14
A range of dates appears in the volume, some relating to texts'com position and some to their transcription. In the former category come
1513 (p. 14, 24, 266), 1531 (f. 127r) and, via various chronograms on
the date of the battle of Pavia, 1525 (p. 462). Dates of transcription
include 1521 (f. 63r) and 1523 (p. 48, 379). Easter dating appears to
be used in most cases : hence the reference to l'an xv c. et xx et iij en
Karesme (p. 48) indicates 1524 n. s., and that to anno domini
mo xvo xxjo, mensis martii (f. 63r) probably indicates 1522 n. s. The
chronograms
on
Pavia
produce
varying
dates,
including
1524
15
datable
to
before
the
1529
siege
of
Vienna
(CLXVI,
p. 452) : hence autumn 1528 may well be the terminus a quo for the con-
(14) The omitted letters may originally have been destined to be transcribed in
red ink at a later stage. However, the scribal encryptions elsewhere in the manu script suggest that their omission reflects a deliberate strategy, rather than a short age of ink.
(15) See Munn, A contribution, p. 186.
adrian armstrong
220
tributions of Arturus. The text dated 1531 (LXXXIII) is a later addi tion, suggesting that the manuscript was already complete at this point
by 1531. In any case, the varied dates of transcription confirm that the
process of copying was indeed a gradual one
16
Munn identifies Jean Hanon with a poet of the same name, based in
Beauvais, who contributed to a 1536 publication on the death of the
Dauphin
17
ure named in the volume is not Jean but Jacques Hanon, who is not
the author but the recipient of two pieces
18
. It is nevertheless evident
that Jean Hanon was a Burgundian loyalist from Hainaut or its imme diate vicinity. According to the explicit of one piece (XX, p. 48), Jean
was a prisoner of the French in early 1524 : he claims to have tran scribed no. XX during this period, his source being a tabliau , pre sumably a scroll or other surface on which text was displayed, outside
the shrine of Notre-Dame de Hal in Hainaut
19
CXXV, dated 1523 (p. 379), Jean describes himself as a priest : his
parish, Vennegiies in bosco , appears to be Vendegies-au-Bois,
some 20 km east of Cambrai
20
(16) The approximate dating, and the gradual nature of copying, are further
attested by the paper, which bears four different watermarks : a jug (quires 1 -19,
Piccard
24-33), a hand (quires 20 -23), a unicorn (quire 34), and a crown (quire 35). The
hand quite closely resembles no. 246 in G.
Archivverwaltung Baden -Wurttemberg : Sonderreihe Wasserzeichenkartei Piccard im Haupt staatsarchiv Stuttgart, Findbuch 17 : Hand und Handschuh, Stuttgart, 1997. Piccard iden -
Munn
Munn
which she interprets as a mystery play in honor of the Virgin, presented as part of
the Lenten devotions at this popular place of pilgrimage (
, A contribution,
p. 186). This leads her to claim that no. XX is an adaptation of part of the play
which he [sc. Hanon] was allowed to witness during his captivity (ibid.).
(20) Ibid.
221
and closing lines (or phrases, in the case of prose texts). Where no titles
are supplied, running titles are reproduced if they exist. Orthography,
punctuation and capitalization have been normalized according to
standard editorial practice. Numerals, however, are left in their origi nal form. Text which the scribes have omitted as part of an abbrevi ated refrain, represented in the form of a rebus, or detached from the
preceding text as rimes en exposant, has been restored within square
brackets. Works by Molinet ^ including remaniements, whoever may
have produced them ^ are marked by an asterisk beside the number of
the text. Pieces whose attribution to Molinet is possible but uncertain
(or at least not suggested by previous scholars) are marked by a dag ger ; the question of Molinet's authorship is briefly discussed in each
case. Where possible, each entry is followed by further information on
the text, beginning with its standard modern title, its authorship, and
a reference to the most useful critical edition. For Molinet texts, details
of other manuscript and early printed witnesses are also supplied,
though for reasons of space these witnesses are not listed individually ;
rather, relevant secondary materials are cited. For texts by other
authors, details of witnesses are supplied only where those texts are
particularly important (e.g. XLV), or when they appear in major
manuscript or printed anthologies (e.g. CVIII -CXVII) or in volumes
where Molinet's work is prominent (e.g. XLIX). Significant thematic
or formal aspects of these texts are briefly noted. Finally, comments on
the state of the text ^ its completeness, particularly distinctive variants,
etc. ^ are provided where appropriate
21
^ *I. p. 1-3
Madame saincte Marguerite (...)
Libera nos domine.
Explicit : Fin g k o k t.
A truncated version of Letania Minor (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 548
554) ; Dupire, Etude critique, p. 130.
22
(21) Unless otherwise stated, there are no significant variants from other wit nesses in the case of Molinet texts. Details of variants, and editions of pieces whose
attribution to Molinet is possible, will be provided in my forthcoming edition (see
n. 5 above).
(22) The sequence of lines, as numbered in Dupire's edition, is : v. 100 -104, 6972, 105-108, 93-96, 109-119, one interpolated line, 123 -125, one interpolated line,
128, two interpolated lines, 131 -146, 153 -176.
adrian armstrong
222
^ II. p. 4
Lemaire
er
, IV 541,
The
refrain
echoes
the
punning
signature
which
Molinet
often
23
. However,
Lemaire
^ *IV. p. 6-7
Title : Coppie d'une lettre que Molinet envoia a Jacques de la Broie.
Mon bon seigneur Jacques de la B[roie] (...)
Mais sus chela ne vous arrestez [point].
A reworking of Lettres de Molinet a de Fenin (
p. 815-816) ;
, Etude critique, p. 130.
Dupire
Molinet
This is the first of three Molinet poems (IV, VI, VII) which have
apparently been reworked, and to which a hitherto unknown text (V)
has been added, to form a correspondence between Molinet and a cer tain Jacques de la Broie. Jacques is unknown to modern scholarship,
and never mentioned in Molinet's own work. In conjunction with the
generally poor readings in the three Molinet poems, Jacques's elusive ness suggests that this is a spurious correspondence, constructed out
of reworked Molinet pieces, rather than a genuine exchange of texts.
No. IV is four lines longer than the Lettres as edited by Dupire, and
contains two hypometric and two hypermetric lines.
Brown
Armstrong
223
^ V. p. 7-9
Title : Aultre lettre que ledit Molinet envoia.
A mon tre s honnore seigneur Jacques de la B[roie] seigneur de Carnoier maistre
d'hostel de monseigneur le marissal d'Esquerdes.
Mon bon seigneur, mon enseigneur, mon mieux (...)
e
Escript en Vallencienn[es] entre deux nonnes [sic] che samedy xiij d'anaers [sic].
Vostre Molinet chanone des iii clochiers.
24
. The moli-
25
likely ^
authorship
26
though
this
possibility
does
not
rule
out
Molinet's
(24) The author also refers to mes cronicques (p. 8), an allusion which
Molinet would obviously be able to make.
(25) See especially D. Fallows, Jean Molinet and the lost Burgundian court chanson niers of the 1470s, in Gestalt und Entstehung musikalischer Quellen im 15. und 16. Jahrhundert,
Wiesbaden, 1998, p. 35 -42.
(26) A third possibility, that no. V was fabricated expressly for insertion into
this correspondence, can be discounted : the reference to an absent accompanying
text, the molinet tournant , makes the sequence too incoherent for the letter to
be a plausible fabrication. It is tempting to speculate that if the letter reworks a gen uine Molinet composition, the original may have been destined for Philippe de
Fenin, the ostensible addressee of no. IV according to the other manuscript wit nesses (see Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 815).
adrian armstrong
224
^ *VI. p. 10
Molinet
Dupire
Molinet
Dupire
See IV above. Readings are generally poor, though the poem's posi tion after no. VI is suggestive. It is a reply to another poet, who has
sent Molinet a piece Refraint d'ung ded et d'une table (
Les Faictz et Dictz, t. II, p. 775), i.e. rhyming in
Molinet
no. VI fits this description perfectly : hence, far from being Molinet's
own composition, as Tournai 105 had presented it, VI may have been
addressed to Molinet by another poet. Of course, this need not entail
that VI was necessarily the work of Jacques de la Broie, that this
manuscript provides a reliable version, or that VI and VII formed
part of a single correspondence which also included IV and V. It
would, however, entail either that the version of VI in Tournai 105 was
attributed to Molinet by the scribe (in good faith or otherwise), or
that it was Molinet's own remaniement of another poet's work. This
hypothesis concerning VI's authorship is clearly speculative, and is
hardly an economical solution to the questions posed by the sequence
IV-VII ; however, these questions clearly do not admit of straightfor ward answers.
^ VIII. p. 12-13
Title : Molinet.
Pourtant se Dieu m'a esprouve (...)
Affin que la voie face a face.
Explicit : f k o k t. [sc. finis]
225
27
^ IX. p. 14-24
Title : Chi s'ensieult le credo des Franchois, compose par Augustin Molinet, anno
o
Molinet had two sons, Philippe and Augustin ; the former had a son
also named Augustin. The poet in this instance is likely to be Molinet's
son, rather than his grandson, as Munn notes
28
xv xiii .
(27) The metre is used in v. 1 -116 of Letania Minor (ibid., t. II, p. 548 -554 ; I in
this manuscript), and in Le Present d'ung cat nonne (ibid., t. II, p. 739 -741 ; XCII in
this manuscript). The terms desbauchiet and desbuchier (p. 13) occur several times in
Molinet's work (ibid., t. III, p. 1079). On Molinet's ostensible partial loss of sight,
see N. Dupire, Jean Molinet : La vie ^ les uvres, Paris, 1932, p. 24-25 ; J. Cerqui glini, L'ecriture louche. La voie oblique chez les grands rhe toriqueurs, in Les grands rhetoriqueurs : Actes du 5
colloque sur le moyen franc ais, Milan, 6 -8 mai 1985, Milan, 1985, p. 21 -
adrian armstrong
226
This
anti-Burgundian
piece,
and
the
pro-Burgundian
response
which follows it, are repeated later in the manuscript, as nos LXIX
and LXX.
^ XII. p. 24
Title : Response par ledit Augustin a la precedente.
Le porcq espicq a si grant peur qu'i tramble (...)
De l'enchassier a tous les grans deables.
^ XIII. p. 25-27
Running title : Loenge aux Anglois.
In manus tuas, puissant roy (...)
De mes viaux habis desvetus.
Explicit : Finis 67 coronat.
m ccc ll v iii
ters (
^ XV. p. 27
Title : La datte que Anglois entrerent en Tournay.
Circa circum laudabile.
vv iii
m cccc ll
year.
^ XVI. p. 27
Title : Le jeu des quartes que les bons enffans de Paris juerent en icheluy tampz.
L'empereur touille (...)
Et le pappe garde le secrect.
^ XVII. p. 28-35
Title : Les narrations de la ville de Therouane, qui le fonda et fist faire premiere ment.
O noble cyte jollye (...)
Quant nous serons trespassez.
Explicit : Amen. Scriptum per me Johannem Hanon.
Complainte de The rouanne, ed. M. le Pre sident
Quenson
Crew
227
^ *XVIII. p. 36-43
Title : Ung brief traictiet de la journee de la Viefville, que on dist la bataille de
Therouenne, aultrement dict Esquinnegatte, composee par maistre Jehan Molinet.
Chante, Cleo, joue de ta musette (...)
Vive le duc Maximilianus.
Explicit : Fin des chanchons Molinet. Escriptes par Jehan Hanon, Vous deman dant pour quoy ahanon [sic : see XLIX below], Chascum [sic] le scet a l'adventure.
La Journee de Therouenne (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I, p. 127 -136) ; Lemaire,
Meschinot, Molinet, Villon, p. 72.
A poem by Nicaise Ladam, addressed to the future Emperor Char les V and his aunt Margaret of Austria.
^ XX. p. 47-48
Title : S'ensieult devote commemoration du filz de Dieu, sur la conception faict
[sic] en Marie, vierge nette et pure, et tout faict sans le sceu de nature.
Du hault rochier de vraie eternite (...)
Pour povres pecheurs paix procure.
Explicit : Extraict en ung tabliau devant Nostre Dame de Hault par moy, Jehan
Hanon, moy estant prisonnier aux Franchois, en l'an xvc. et xx et iij en Karesme.
J. Sonet, Repertoire d'incipit de prieres en ancien francais, Geneva, 1956, no. 547 ;
K. V. Sinclair, Prieres en ancien franc ais : nouvelles re ferences, renseignements comple mentaires, indications bibliographiques, corrections et tables des articles du Re pertoire de
Sonet, Hamden, 1978, no. 547.
A leaf is missing between p. 60 and 61, and the bottom of the pre ceding leaf has been removed : v. 374-379 and 399-461 are absent. It
seems likely that the Latin dialogue which occupies v. 401 -448 has
adrian armstrong
228
been excised. Two alternative endings (v. 494-496) are supplied ; neither is identical to the version in Dupire's edition
29
^ *XXII. p. 62-64
Title : S'ensieult la complainte de Justiche bien mallade, composee par le dit acteur,
et primes.
Prenez pite du sang humain (...)
La resoursse du petit peupple.
Explicit : Finis.
The final eight stanzas of La Ressource du petit peuple (
t. I, p. 137-161 ; p. 159 -161). A.
Armstrong
Molinet
Jean Molinet's Ressource du petit peuple, in Forum for modern language studies, t. 33,
Dupire
Armstrong
^ *XXIII. p. 64-68
Title : Aultre complainte de la dicte Justiche prez que morte, compose e par ledit
Molinet, et primes.
Je suis [sic] privee de soulas (...)
Me fault passer.
Explicit : Finis.
Justice's lament from La Ressource du petit peuple (
p. 137-161 ; p. 148 -152).
Molinet
Molinet
Dupire
Etude critique, p. 132. MS 187:220 is the only extant manuscript after the destruc tion of Tournai 105.
Some readings are better than those of Tournai 105 : v. 59 (p. 60),
for instance, corresponds to Dupire's correction of the base text.
^ XXV. p. 70-71
Title : Rondeau pour lez trespassez.
Vous qui vivez, n'oubliez pas (...)
A prier pour les trespassez.
(29) The piece ends : Pour une paille balletee / Ne desprisons ung molinet : /
Chascun n'a point son molin nect . There follows an alternative ending, intro duced by the rubric vel sic in the left -hand margin : Pour une ortye reboutte e
/ Ne desprison [sic] ung jardinet : / Chascun n'a point son jardin net.
229
This piece and the next are repeated later in the manuscript, as nos
CXXVII and CXXVIII.
^ XXVI. p. 71
Title : Aultre.
C'est saincte cogitation (...)
De prier pour [les trespassez].
^ *XXVII. p. 71-73
Title : S'ensieult le mariaige de Zephyrus et de Flora, compose par ledit Molinet, et
prismes.
En regardant la beaulte de Venus (...)
Pour decorer la joieuse florette.
Dictier poetical (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 714-717) ; Lemaire, Meschi
not, Molinet, Villon, p. 82 ; Dupire, Etude critique, p. 129.
^ *XXIX. p. 78-88
Title : S'ensieult le temple de Mars, compose par maistre J[e]han Molinet, et
primes.
Au tempz de doeil que Mavors le tirant (...)
Chascun n'a point son molin net.
Explicit : Explicit.
Le Temple de Mars (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I, p. 65 -76) ; Brown, Poets,
patrons and printers, p. 261 ; Dupire, Etude critique, p. 126 ; Armstrong, Technique
and technology, p. 53, 224 ; Crew, A study of Rylands French MS 144, p. 10.
30
(30) One stanza (v. 121 -128) appears twice, both in its usual position and
before v. 73. Between v. 168 and 225 (p. 84 -85), the order of lines is : v. 177 -184,
217-224, 185-216, 169- 176.
adrian armstrong
230
^ *XXX. p. 89-90
Title : S'ensieult une oroison a la Vierge Marie, composee sur chanssons wulgaires
d'amours, et premiers.
D'uung aultre aymer que vous, doulce Marie (...)
Se congiet prendz de mes belles amours.
A truncated version of Oroison a Nostre Dame (
p. 468-475) ;
Dupire
Molinet
Because of an absent leaf between p. 90 and 91, the text is unfin ished. The catchword on p. 90, Adieu, madame , indicates the
poem's final stanza. However, the order of stanzas departs signifi cantly
from
other
versions :
it
must
31
therefore
remain
uncertain
^ XXXI. p. 91
(...) De sa gloire, que puis magnifia,
Nous fache part par tes sainctes prieres.
Explicit : A.M.E.N.
32
^ XXXIII. p. 92
Title : Response a la precedente.
Viel pecheur, qui toudis meffaictz (...)
Pris rent a tous le roy des roys.
Explicit : Finys.
(31) The order of lines is : v. 45-66, 12-22 (v. 20-22 are unique to this version),
89-99, 122-132, 177 -187.
(32) See
Dupire
231
^ XXXIV. p. 93-97
Title : Oraison tres devote a la Vierge Marie, composee par le bon Molinet, et pre miers.
En protestant de la haulte excellence (...)
En la gloire pardurable.
Explicit : Finis.
Sonet, Repertoire, no. 594 ; Sinclair, Prieres en ancien franc ais, no. 594.
^ XXXVI. p. 99
Title : Aultre ballade a queue annexee.
D'estre amans pluiseurs sont bien joieux (...)
Bas on descent pour d'amours les esbas.
Like XXXIX and XLI-XLIII, this piece adopts the basic rondeau
schema ABaAabAB, and the rentrements are transcribed in full.
^ XXXVIII. p. 100
Title : Ryme croisye.
Soit che present escript admis (...)
Pour bouter ung de ses amys.
^ XL. p. 100
Title : Ryme croise.
Chier amy, parfait d'eloquence (...)
Mais donnez y amendement.
adrian armstrong
232
^ XLI. p. 101
^ XLII. p. 101
Title : Rondeau de ij sillabes.
Jennette (...)
M'amye.
^ XLIII. p. 101
Title : Rondeau commun de viij sillaibes.
Mon cur est ung cordon corde (...)
En vostre corde cordellier.
^ XLIV. p. 101
Title : Virlays de iiij sillaibes.
Quy veult quier (...)
En my la fache.
Five tercets rhyming aab.
^ XLV. p. 102-123
e
Title : S'ensieult la doloreuse complaincte du roy Cherles vij , en son tempz roy de
Franche, et parlle l'acteur.
Au tempz de doeil, que le roy d'Ylion (...)
Tiltre de roy pour regner a tousjours.
Explicit : Finis coronat.
Simon Gre ban, Epitaphes de Charles VII de France (S. C.
Aston
, A manuscript of
the Chronicle of Mathieu d'Escouchy and Simon Greban's epitaph for Charles VII of France,
in Studies in Medieval literature in honor of Albert Croll Baugh, Philadelphia, 1961,
p. 299-344) ; M.-R.
Jung
colloque interna-
tional sur le moyen franc ais, Milan, 4 -6 mai 1988, t. II, Milan, 1991, p. 57 -85 (p. 85) ;
Quinze annees d'acquisitions, Brussels, 1969, p. 108.
The text is fairly complete, and does not closely resemble any of the
manuscript or printed versions used in Aston's edition (which is based
on less than half the extant witnesses)
33
(33) Five lines are missing (v. 128, 159, 465, 487 and 498) ; another, v. 237, has
been erroneously transcribed as a rubric (p. 108). Individual lines in MS 187 :220
give readings close to several different witnesses as listed by Aston (
Aston
, A manu-
script of the chronicle of Mathieu d'Escouchy and Simon Greban's Epitaph for Charles VII of
France, p. 304-305) : v. 8, 57, 204, 358, 370 and 646 most closely resemble Aston's
texts E, C, G, V, A and B respectively. Various other readings have no precedent
among Aston's texts.
233
^ *XLVI. p. 124-129
Title : S'ensieult la complainte de l'aygle, du lyon, et du harencq, signifiant tre s
sumptueusement par l'aygle l'empereur ; par le lyon, le roy de Franche ; par le
harencq, le roy d'Engleterre [sic], comme on peult entendre en ouant leur complaintes
des infidelles et pay ens, et commenche l'aigle.
Aygle royal, imperateur terrestre (...)
Ou tout bien vient acourant comme l'onde.
Explicit : Explicit hoc totum pro pena da michi potum a voluntatem pono omnia que
nescio.
Le Debat de l'aigle, du harenc et du lyon (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 628
635) ; Dupire, Etude critique, p. 129.
The piece's title does not correspond to its political symbolism : the
lyon in fact represents Philip the Good, the harencq Louis XI.
^ XLVII. p. 130
Title : Ballade sur la concqueste de Napples.
Chantez, Palas, Echo, Mercurius (...)
Son royalmes de Napples a concquis.
34
35
36
bution is purely speculative ; the piece may well be another poet's imi tation of Molinet.
des Mittelalters, t. VIII : La Litterature francaise aux xiv et xv siecles, 1 : Partie historique,
Heidelberg, 1988, p. 111 -38 (p. 132).
(36) Besides the instance in the refrain, there are six occurrences (v. 5, 6, 13, 15,
28, 33). On Molinet's use of the lyric csura, see Cl. Thiry, Rhetoriqueurs de Bour gogne, rhetoriqueurs de France : convergences, divergences ?, in Rhetoric ^ Rhetoriqueurs ^
Rederijkers, Amsterdam, 1995, p. 101 -116 (p. 109 -111).
adrian armstrong
234
^ *XLVIII. p. 131-157
Armstrong
Langlois
aesthetic to the utilitarian, in TEXT, t. 15, 2002, p. 121 -139 (p. 125).
The text generally follows the printed tradition rather than other
manuscript versions, though some readings are idiosyncratic. The
poems which exemplify the ballade commune and chant royal ( Quant
Jesucrist le juge redoubtable , p. 139-140 ; Salomon roy, parlant
mistiquement , p. 144-145) replace two of Molinet's own compositions, which appear in all other witnesses, and which figure later in
this manuscript : see CXC and CXCIII below. On the text and pres entation of the Art in this volume, see
page, p. 130-131, 139.
Armstrong
, Versification on the
^ XLIX. p. 158-159
Title : S'ensieult une exortacion pour le salut de l'ame, faicte en magniere de double
ballade.
Las, et pourquoy prendz tu si grant plaisir (...)
Homme deffaict et a perdition.
Explicit : a e [= amen, in alternating letters] Johannes Hanon, vous man dant pourquoy a hanon a l'adventure.
Lemaire
, Meschinot, Molinet, Villon, p. 56-57 ; also in BnF, ms. fr. 25434, f. 91r-
92v.
The text is in fact an ordinary ballade, though its stanzas are unusually long (seizains rhyming ababbccddeeffgfg ; the envoi rhymes ffgfg).
^ L. p. 160-161
Title : S'ensieult les .x. commandemens du diable, opposittes a ceulz de Dieu.
235
Thirteen
quatrains
rhyming
abab ;
rhymes
are
different
in
each
^ LI. p. 162
Title : Chi apprez s'ensieuvent aulcunnes paynes d'enffer, non pas touttes, pour
ceulz qui gardent les commandemens devant escripz.
En enffer sont tres grand gemissemens (...)
Et tribulation tre s honteuse.
Explicit : Fin.
xv
^ *LIII. f. 63v-66r
Title : Le debat de iij nobles oyseaux, assavoir le roitelet, le duch et papegay.
L'acteur commence.
Voeuillez o|r che qui est advenu (...)
C'est le debat des iij nobles oyseaux.
Explicit : Fin.
Le Debat des trois nobles oiseaux (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 649 -655) ;
^ *LIV. f. 66v-76v
Title : S'ensieult le thronne d'Honneur, compose et molut d'ung molinet.
Durant le tampz que Titan triumphoit ou signiferant Zodiacque (...)
Te doinst le thronne d'honneur.
Explicit : Finis.
Le trosne d'honneur (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I, p. 36 -58) ; A. Armstrong,
The manuscript reception of Jean Molinet's Trosne d'honneur, in Medium vum, t. 74,
2005, p. 311 -328 (p. 318 -320) ; Dupire, Etude critique, p. 132.
adrian armstrong
236
many adjectives and adverbs are absent, and over half the synonymic
pairs reduced to a single term or omitted entirely.
^ *LV. f. 76v-86r
Title : Epytaphe du duch Charlles Hardi, ainssi qu'il est ainssy : Te pignit pacis,
teduitque quiesce tibi hic iaces, Karole, iamque quiesce tibi. Le trespas dudit duch.
Il n'a pas dix ans que au tresfructueux et oppulent vignoble de Bourgogne (...)
De Noblesse et le molinet.
Explicit : Amen. Jo. Hanon. Vive qui hanon hanonna, et iceluy qui le non a, tel que
Hanon ahanonna a l'adventure
37
Armstrong
Molinet
Armstrong
Molinet
Molinet
Armstrong
Le Naufrage de la pucelle (
Dupire
Godefroy
caise, t. IV, Paris, 1885, p. 413. The verb ahanonner appears to be a neologism.
237
Catalogue
gene ral
des
manuscrits
des
bibliothe ques
de
Belgique,
t. III, Catalogue des manuscrits de la Bibliothe que publique de la ville de Courtrai, Gembloux, 1936, p. 194.
The same title is used in various other manuscript and printed ver sions.
^ p. 244 blank.
^ *LIX. p. 245
[J']ay lut vostre rebus, fort plaisant a chasc[un] (...)
[Jo]yissanche de bien, et et [sic] en fin para[dis].
Explicit : Finis coronat.
Response a ung rebus (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 780) ; Dupire, Etude critique, p. 131.
The text resembles that of Tournai 105 more closely than that of BnF
Rothschild 471, the only other extant witness.
^ *LX. p. 246-247
Title : Compose par Molinet.
Pour chiere faire et demener grant [glay] (...)
Fleur de noblesse et de vertu la [rose].
Balade figuree (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 864 -865) ; Dupire, Etude critique, p. 128.
The few significant variant readings are slightly poorer than those of
other witnesses.
^ *LXI. p. 247-248
Manne du ciel, douche fleur de con[corde] (...)
Et triumphant princesse de Cas[tille].
The few significant variant readings are slightly poorer than those of
other witnesses.
^ *LXII. p. 249-252
Title [added in a cursive script to the bottom of p. 248] : Lamentable regret
pour le trespas de illustre et puissant seigneur monseigneur Albercq ducq de Zassen.
[N]ymphes de bois, seraines bien chantans (...)
Prions qu'il ait manssion seraphine.
Explicit : E p i i h c o u p o e a a i h p t m t b i e l n a o.
adrian armstrong
238
Molinet
Lemaire
Crew
Dupire
, Les
, Meschi-
^ LXIII. p. 253-254
Title : Ballade composee par Molinet.
O toy, Venus, et Juno la deesse (...)
Pour dechassier ghuerre qui nous traveille.
38
. A precedent for
this form of ballade also exists in his output, though the piece contains
an epic csura (v. 3), which Molinet normally avoided
39
. Once again,
Lemaire
This piece and the next evince generally poorer readings than in the
only other extant witness, KBR IV 541.
^ LXVI. p. 257-258
Title : Ballade au deshonneur des dames.
Dont vient annoy, tristresse et desplaisanche (...)
Lemaire
^ LXVII. p. 258-259
Title : Ballade a ij partijee [sic].
^ Que dis tu, clercq ? ^ Que veulz tu que je dye ? (...)
^ Me dis tu vray ? ^ Je le te certiffie.
Joukovsky-Micha
Devaux
Dupire
Thiry
, Rhetoriqueurs de Bourgogne,
239
Le voiaige du roy Charlles viij e de che non, allant au realme de Napples, com pose par Molinet.
Title :
(Molinet,
Etude
^ LXIX. p. 266
Title :
This piece and the next appear earlier in the manuscript, as nos XI
and XII.
^ LXX. p. 266
[sic].
La journee de Dignant.
S'ensieult l'exposition des six vins franchois, composez par monseur Moli -
net.
Jassoit che que pluiseurs cytez et bonnes villes
deseure.
(...)
adrian armstrong
240
^ *LXXV. p. 268-274
Title : Les iiii
xx
franchois.
t. I, p. 27-33).
, Etude critique, p. 129.
Dupire
Molinet's
poem,
which
commemorated
Molinet
Montlhe ry,
has
been
reworked ^ probably by another author ^ to convert it into a celebration of the Burgundian victory at Guinegatte in 1479
40
. The work of
Molinet
Dupire
Molinet
Dupire
, Etude cri-
tique, p. 129.
Readings are generally poor : the scribe has apparently been confused
by the poem's dominant formal device, in which syllables are replaced
by numerals which must be vocalized in either Latin or French.
^ *LXXVIII. f. 121v-p. 280
c
Title : Pronostications composeez par Molinet en l'an mil v et une minutte apprez
soupper.
Nous vous tenons pour advertis (...) de grosses massues.
The opening section of Prenostication des gouverneurs de la terre (
tions, p. 115-138 ; p. 121 -125).
Molinet
, Pronostica-
Armstrong
, Dead
241
^ *LXXIX. p. 280-284
Pour che que les pronostications de ceste annee (...) a Nostre Dame de Leesse.
Pronostication de la guerre des grands (Molinet, Pronostications, p. 203-229).
^ *LXXX. p. 284-285
Title : Aultre pronostications [sic].
c
Jassoit che que pour l'an mil iiij lxxvj (...) par sa douche misericorde.
Aultre prenostication (Molinet, Pronostications, p. 77-82).
^ *LXXXI. p. 285-287
c
xx
[sic] xvij.
Title : Pronostication faict pour cest an xv xxxi avecq une minutte avant Pasques.
Primes.
Au mois de janvier aulcuns roix et prinches de che climat (...) au ventre leur mere
[illegible].
An adaptation, for the year 1531, of part of Encoires prenostication (Molinet, Pronostications, p. 165-202 ; p. 176 -177).
^ *LXXXIV. p. 290-293
Title : Almanach a tousjours.
Kalendrier mis par petis vers (...)
Benoist sera Dieu en la fin.
Explicit : Fin.
Le Nouveau calendrier (Molinet, Pronostications, p. 51-76).
^ *LXXXV. p. 294-308
Title : Le siege d'Amours, et parlle l'Acteur.
En ung vert boys desoubz une ramee (...)
A tant finne le hault siege d'Amours.
adrian armstrong
242
Le Hault siege d'Amours (
Molinet
Dupire
(
, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 834 -841 ; p. 838) ;
, Etude critique,
Molinet
Dupire
p. 131.
^ *LXXXVII. p. 308
Title : Canon. Hauchiez les ii pieds de deriere ; se merde en vient, tirez arriere.
Cretin de jongz, d'osiere ou de festu (...)
[Breneux] soit il qui le faict ruyneux.
Explicit : Finis coronat. Hanon.
A huitain from the series Invectives envoie es par ung nomme Cretin et response sus chascune
(
, Les Faictz et Dictz, II, p. 834 -841 ; p. 838 -839) ;
, Etude critique,
Molinet
Dupire
p. 131.
The text reflects the manuscript rather than the printed tradition.
^ LXXXVIII. p. 309
Title : Ardoir il conviendra le livre
Se ces beaux vers sont entendus
Ainssy que cest escript le livre,
Ou par millieu soient fendus.
Se ces biaux vers droit vous lisez,
Contre vertu vice eslisiez ;
Mais se les lignes sincopez,
Le vray sens point ne trescoppez.
Par ii formes vous poez lire
Le reciproque du vrai sens,
Lequel, se vous vollez eslire,
Prendre poez de iiii sens.
Mauldit soit il qui la paix maintiendra (...)
[illegible] au jour du jugement.
Lemaire
243
hemistichs are read in sequence before the second, it praises peace ; the
lines or hemistichs may also be read in reverse order. In KBR IV 541,
the two sets of hemistichs are transcribed successively as individual
poems.
^ *LXXXIX. p. 310-325
Title : S'ensieult la resoursse du petit peupple.
Pour che que nagaires vent faillit aux vollans de mon molinet (...) qurere in primo
codice.
The prose sections of La Ressource du petit peuple (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I,
p. 137-161). See XXII above.
(see XXIII above). The first two verses of Justice's prayer (p. 325)
are followed by the note qurere in primo codice (see XXII above).
^ *XC. p. 326-328
Title : S'ensieult comment la dignite des prebstres a este trouvee par l'arche de Noel.
Noel jadis l'arche fist et forga (...)
Il n'est si bonne acqueste que de don.
Explicit : Finis coronat.
Dictier a ung prebstre (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 425 -427) ; Dupire,
^ XCI. p. 328-332
Title : C'est une collaudation d'amour faicte a la loenge de une nommee Katherine.
Katherine, tresprecieuse ymaige (...)
Jusqu'a la mort soiez [tousjours lealle].
Explicit : Fin.
adrian armstrong
244
II, p. 739-741) ;
Dupire
^ XCIII. p. 335-336
edits
this
piece
from
seventeenth-century
manuscript
the Valenciennes text, one of which indicates that the piece was com posed while Philip's widow, Joanna the Mad of Castile, was still preg nant with her sixth child. The epitaph can thus be dated between
Philip's death on 25 September 1506 and the birth of Catherine of
Habsburg on 14 January 1507 : it may well have been a hasty compo sition, which would explain some of the features which Servant sees as
uncharacteristic of Molinet. Indeed, certain readings in this manu script improve the piece's versification. While none of these details
gives conclusive grounds for attribution to Molinet, their accumula tion suggests that his authorship is probable rather than possible.
^ *XCIV. p. 337-340
, Etude critique , p. 129. MS 187:220 is the only extant manuscript after the
destruction of Tournai 105.
Dupire
Tournai 105
41
^ *XCV. p. 341-346
La robbe d'Austrisse.
La ducesse d'Autrisse (...)
Title :
(41) After v. 32, the sequence of lines as numbered in Dupire's edition is : v. 37 40, one interpolated quatrain, 33 -36, one interpolated quatrain, 43 -80.
245
La Robe de l'archiduc (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I, p. 258 -264) ; Dupire, Etude
critique, p. 131 ; A. Louant, Le Livre de Ballades de Jehan et Charles Bocquet, bourgeois
de Mons au xvi
Dupire, Etude critique, p. 131. MS 187:220 is the only extant manuscript after the
Dictz,
42
^ *XCVIII. p. 348
e
(42) The rhymes read mon / chy / et / mo / li / net : et may be either a conjunction or
the final syllable of the first name.
adrian armstrong
246
Mon franc amy... (
Molinet
Dupire
, Etude cri -
tique, p. 130.
Armstrong
^ C. p. 348
^ Salve nepos frater, dixit filio sua mater ;
^ Dieu te gard, se dist la mere ;
Tu ez mon filz, mon nepveux et mon frere.
^ CI. p. 348
Title : Sola fides in anima.
[Ut] fides
[re]ficit.
Explicit : Finis coronat. Jo. Hanon.
^ CII. p. 349
Title : Ballade.
Fy de beaulte, fy de science (...)
Fors que de ceulz qui ont argent.
Lemaire
to this ballade.
^ CIII. p. 350-354
Title : Les xv signes.
A l'honneur et a la loenge (...)
Droictement a celle journe e.
Explicit : Finis.
^ CIV. p. 355-356
Title : Le benedicite.
Benedicite Dominus (...)
Nous puist tous couchier soubz la table.
Explicit : Amen.
^ CV. p. 356-357
Title : Che sont condicions et qualitez principalement requises ez gens de pluseurs
estas, et premiers.
En prinche, leaulte (...)
En vin, bonne saveur.
^ CVI. p. 357
Title : Aultres conditions de plusieurs personnes.
247
^ CVII. p. 358-360
Running title : Ave Maria.
Ave Maria du matin (...)
Se dye de bon cur : Amen.
L'Ave Maria des ivrognes
43
^ CVIII. p. 360
Title : Rondeau.
Passe rose sur toutte pure et fyne (...)
Et de bonte [la douche fleur de lys].
E. Droz and A. Piaget, ed., Le Jardin de plaisance et fleur de rhe torique, 2 vol., Paris,
1910-1925, t. I, f. m3r- v ; ibid., t. II, p. 132.
In this piece and the next, the final rentrement is explicitly shown as
comprising the first two lines.
^ CIX. p. 360-361
Title : Aultre rondeau.
Du bon du cur, sans aultre aymer (...)
Vous aymeray, ma douche seur.
Droz and Piaget, ed., Le Jardin de plaisance, t. I, f. m4v ; ibid., t. II, p. 134 -135.
^ CX. p. 361
Title : Aultre rondeau.
J'en ay le doeil et vous la joye (...)
J'en ay le doeil [et vous la joye].
A rondeau by Hugues de Blosseville (B. L. S. Inglis, Une nouvelle collection de poe sies
e
lyriques et courtoises du xv siecle : Le manuscrit B.N. nouv. acq. fr. 15771, Paris, 1985,
p. 163) ; Lemaire, Meschinot, Molinet, Villon, p. 79 ; Inglis, Une nouvelle collection,
p. 210. This piece also appears in the Jardin de plaisance (Droz and Piaget, ed.,
Le Jardin de plaisance, t. I, f. m6v ; t. II, p. 140). The transcriptions of CX CXVII do not indicate the content of the final rentrement : accordingly, this listing
repeats only the first line of each poem.
^ CXI. p. 361-362
Title : Rondeau.
Fyne affinee, remplie de finesse (...)
Fine affinee, remplie de finesse.
(43) Edited in J. Lemaire, L'Ave Maria des ivrognes : priere parodique de la fin du
ge, in Convergences me dievales : epopee, lyrique, roman. Me langes offerts a Madeleine
Moyen A
Tyssens, Brussels, 2001, p. 311 -318.
adrian armstrong
248
Lo pelmann, Die Liederhandschrift des Cardinals de Rohan (XV. Jahrh.) nach der
Berliner Hs. Hamilton 674, Gottingen, 1923, p. 325.
M.
Le Jardin de plaisance, t.
and
Piaget
^ CXII. p. 362
Rondeau.
Mon bien imparfaict (...)
Mon bien imparfaict.
Title :
Droz
and
Piaget
, ed.,
Le Jardin de plaisance, t.
I, f. n2r ;
ibid., t.
II, p. 143.
^ CXIII. p. 362
Rondeau.
Puis que ainssy est qu'i ne vous plait (...)
Puis que ainssy est qu'i ne vous plait.
Title :
Le Jardin de plaisance, t.
I, f. n6r ;
ibid., t.
II, p. 153.
^ CXIV. p. 363
Rondeau.
En quelque place que je soie (...)
En quelque place [que je soie].
Title :
Droz
and
Piaget
, ed.,
Le Jardin de plaisance, t.
I, f. n3v ;
ibid., t.
II, p. 146.
^ CXV. p. 363
Rondeau.
Ung corpz, ung [cur], qui n'a que l'ame (...)
Ung corpz, ung [cur,] [qui n'a que l'ame].
Title :
A rondeau attributed to Vaillant (R. Deschaux, ed., Les uvres de Pierre Chastellain et de
Vaillant, poetes du xve siecle, Geneva, 1982, p. 224).
ed.,
Rondeau.
Quant je regarde vostre vis (...)
Quant je regarde vostre vis.
Title :
Droz
and
Piaget
, ed.,
Le Jardin de plaisance, t.
I, f. n6r ;
ibid., t.
^ CXVII. p. 364
Rondeau.
Le dire a Dieu qui le dira (...)
Le dire a Dieu [qui le dira].
Explicit : Fin.
Title :
Le Jardin de plaisance, t.
I, f. m1r-v ;
ibid., t.
II, p. 129.
249
^ CXVIII. p. 365
Title : Ballade d'honneur.
Dame d'honneur, la plus belle de Franche (...)
D'estre leal[, quelque mal que j'endure].
Ballade (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 851-852) ; Dupire, Etude critique,
p. 66 ; P. Cockshaw, Cl. Lemaire and A. Rouzet, Charles le Temeraire : Exposition organisee a l'occasion du cinquie me centenaire de sa mort, Brussels, 1977, p. 115.
44
^ CXXII. p. 369
Title : Ballade a l'honneur du duch de Bourgogne.
Tous les biens qui sont en haulte cours (...)
Qui mal volroit [au francq duch de Bourgogne].
Lemaire, Meschinot, Molinet, Villon, p. 111-112.
^ *CXXIII. p. 370-372
Running title : Les grasces de Molinet.
(44) On the envoi in this manuscript, see Cockshaw, Lemaire and Rouzet,
Charles le Temeraire, p. 115.
adrian armstrong
250
Agimus tibi gracias (...)
A l'huys de Paradis. Amen.
Explicit : Fin.
Graces sans villonnie (
Molinet
Dupire
Few significant variants. The two parts of this piece (v. 1 -54 and
v. 55-78 in Dupire's edition) could be regarded as independent texts.
Dupire
and the second part appears alone in BnF ms. fr. 2375 (ibid., p. 64).
Their presentation in this manuscript supports this possibility : neither
part has its own title, and the second begins with a four -line initial
(p. 371) in the same way as the first.
^ CXXIV. p. 372
Gracias agimus illy (...)
Dicamus pater noster.
Explicit : Finis coronat.
^ p. 373 blank.
^ *CXXV. p. 374-379
Title : S'ensieult l'arche de paix.
L'arche de paix, des aultres l'outrepasse (...)
Grain et bon vent vostre humble Molinet.
Explicit : Fin. Scriptum per me, Johannem Hanon, clerico de Vennegiies in bosco,
anno vero m
xv . xxiii ., die vero iii mensis apprilis, anno super scripto. Ita est
Lemaire
Molinet
, Les Faictz et
^ CXXVII. p. 382
Title : Rondeau.
Vous qui vivez, n'oubliez pas (...)
A prier pour [les trespassez].
This piece and the next appear earlier in the manuscript, as nos
XXV and XXVI.
^ CXXVIII. p. 382
Title : Aultre rondeau.
C'est saincte cogitation (...)
251
^ CXXIX. p. 383-384
Title : Ecce quam bonum vinum venite potemus.
Venite tous noz bons voisins (...)
Luceat eis.
Explicit : Venite potemus.
^ CXXXI. p. 386
Title : Ballade en sottye.
S'on avoit bled pour chincq blancs le mencault (...)
Considere che qu'il fault a maisnaige.
^ CXXXII. p. 387
Title : Ballade en sottye.
Considerant de madame Sottye (...)
Quand sotz faulront, le monde finera.
Lemaire, Meschinot, Molinet, Villon, p. 92.
^ CXXXIII. p. 388
Title : Ballade moralle.
Homme qui prend en son ambition (...)
Mieulx vault estre demi fol que trop saige.
Explicit : Coronnee en la ville de Lille a la feste des sotz.
^ CXXXIV. p. 389
Title : Ballade moralle.
Qu'esse de che monde mortel (...)
Tout se passe, fors que Dieu aymer.
Lemaire, Meschinot, Molinet, Villon, p. 86.
^ CXXXV. p. 390
Title : Ballade du Sacrement.
Dieu eternel, lassus au firmament (...)
Vie sans mort, et pain suaviticque.
^ CXXXVI. p. 390
Se ma char ne mengez (...)
Et ne beuvez mon sang.
252
adrian armstrong
^ CXXXVII. p. 391
Title : Ballade d'honneur en amour.
Aulcuns amandz au noble tampz present (...)
Mon propre cur vous donne en lieu de may.
^ CXXXVIII. p. 391
Title : Ung dictum.
Donnez moy en belle estrinne (...)
Qui me peult d'honneur enrichi.
^ CXL. p. 393
Title : Response sur ladicte ballade.
La forme desiderative (...)
Sans point estre dirrivative.
^ CXLIII. p. 395
Title : Ballade pour estrinner.
Je vous estrinne, ma maistresse (...)
Mon povre cur morra d'ennoy.
^ CXLIV. p. 395
Title : Response.
Che jour de l'an je vous estrinne (...)
Donner ne le puis a plus belle.
253
The ending is illegible due to humidity, but the form of the rondeau
(apparently ABaAabAB) suggests that the final line is identical to the
second.
^ CXLVI. p. 396
Title : Ballade pour estrinner.
Je vous estrinne, gracieuse pucelle (...)
Mon cur, mon corpz, m'amour vous ay donne e.
This piece is in fact a huitain, as are the next two ; CXLIX is a cinquain, and CL and CLIII are quatrains.
^ CXLVII. p. 396
Title : Aultre.
Je vous estrinne, pucelle de regnon (...)
De vostre amour je fais ma nourriture.
^ CXLVIII. p. 396
Title : Aultre.
Je vous estrinne, ma parfaicte esperanche (...)
De dire a Dieu, certes, je ne polroie.
^ CXLIX. p. 396
Title : Aultre.
Ma princhesse, a qui veul obeir (...)
Que a vous me rendz, ma dame et ma maistresse.
^ CL. p. 396
Title : Aultre.
Amour faict moult, argent faict tout (...)
De vostre amour ne tenront cure.
^ CLI. p. 396
Title : Aultre.
Je vous estrinne ; estrinez moy (...)
[Ma chiere dame desiree].
adrian armstrong
254
The same hemistich begins every line of this ballade other than the
first line of the envoi.
^ CLIII. p. 397
Fille qui prend, elle se vent (...)
Ne doibt ne prendre ne donner.
^ CLIV. p. 397
Donnez moy, belle, en bone estrinne (...)
[Vostre gentil cur pour le mien].
48- 49.
^ CLVI. p. 399
Title : Ballade en contrepetant.
Je ne me meuchz, et si ne fais que aller (...)
Se je dis vray, au mains ne men ge mye.
Explicit : Hanon l'a faict pour ung mieulx.
^ CLVII. p. 400-401
Running title : Serventois pour presenter a une fille qui se marie au jour de ses nop ces.
Fille d'honneur, Dieu vous doinst bien et paix (...)
Et vij enffans d'une portee.
Explicit : Amen.
This decasyllabic piece ends with five octosyllables.
^ CLVIII. p. 402-403
Title : Epitaphe de monseur de Montygny.
Chy gist d'honneur le ray resplendissant (...)
Dieu doinst qu'i soit triumphament assis.
to
Molinet
elsewhere.
It
commemorates
Fre deric
45
de
. The only
chronicler to mention Frederic's death is Molinet, whose account strikingly resembles the Epitaphe : both texts mention that he was mortally
xx
neous : dix is presumably a scribal error for six, which would produce the correct
date of 1486 (Easter dating).
255
46
. Though the
piece contains an epic csura (v. 38 ; see LXIII above), Molinet uses
the same versification, and similar rhetorical techniques ^ sporadic
anaphora on C[h]y gist , accumulation of epithets ^ in a section of
L'Arbre de Bourgonne (LV above ; Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I,
p. 234-235). The close thematic and stylistic parallels with the Chroniques and Arbre suggest strongly that this poem is a Molinet composition.
^ *CLIX. p. 404-407
Running title : Nativite de madame Lyennor, fille de Phylyppes d'Austrisse.
Gentilz bergiers, veant du ciel le cours (...)
Dieu soit leurs corps et leurs ames gardant.
Explicit : Finis.
La Nativite madame Lienor (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I, p. 347 -351) ; Dupire,
Grenade,
prinche
d'Arragon,
archiduch
d'Austrisse,
conte
de
Flandres
et
Despite the absence of the first leaf of quire 27, and of the bottom
portion of the following leaf (p. 413-414), no text is missing. A chronogram appears on p. 413, between the French and Latin portions of the
text (i.e. after v. 160) : La datte. September ditat, sed castelle caput
occidit. 1508. The solution (m cccc ll v iii ; see XCIII above) is
erroneous : the correct date of Philip's death is 1506. The text proper
evinces few significant variants.
^ *CLXI. p. 414-415
Title : Ballade sur la malladie de Napples.
La fausse goutte, appellee romaticque (...)
Tout le premier qui t'apporta en [Franche].
Ballade de la maladie de Naples (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 853-854).
(46) J. Molinet, Chroniques, ed. G. Doutrepont and O. Jodogne, t. I, Brussels, 1935, p. 555-556.
adrian armstrong
256
Numerous distinctive readings, generally poorer than in other wit nesses. The first hemistich of the refrain in the envoi does not correspond to that of the three dizains, where it begins Mau[l]dit soit il .
^ *CLXII. p. 416-421
Title : La tres illustre et tres noble allianche de messeurs les enffans d'Austrice aux
enffans d'Espaigne, compose par Molinet.
Le tresillustre elegant ortholain (...)
Oncles, nepveux, et leur nobles familles.
Explicit : Finis coronat. Hanon.
L'Alliance matrimoniale des enfans d'Austrice et d'Espaigne (
Dupire
Molinet
, Les Faictz et
The bottom outer corner of p. 419-420 has been torn off, removing
part of v. 104 and 136. Several distinctive readings, some better than
in other witnesses.
^ *CLXIII. p. 422-433
Title : Le debat de l'home arme et de l'amoureux. L'acteur commenche.
En ung gent et joieux pourpris (...)
Je ne seray plus vert vestu.
Explicit : Finis i b o p o.
Le Debat du viel gendarme et du viel amoureux (
p. 616-627) ;
Dupire
Molinet
A long piece (24 decasyllabic huitains, rhyming abaabbcc with sporadic rimes batelees) dating from the reign of Francis I : the antepenultimate stanza refers to Le sallemandre (p. 440).
^ CLXV. p. 442-451
Running title : La mort du seigneur de Lotrech, chief de guerre, a l'honneur du roy
Francho[is].
Noble seigneur de Lotrech, peu prudent (...)
Que paix du ciel y vous veuille envoier.
Explicit : Amen.
Vive Bourgogne et Charolois,
Estroncq musy pour les Franchois ;
Vive le roy sans trahison
257
^ CLXVI. p. 452
Title : Coppie des lettres envoiies au roy de Honguerie par le Grand Turcq.
e
Nous, souldan par la grasse du grant Dieu des cieulx (...) au vj de nostre empire.
acceded
to
the
throne
of
47
Hungary
. Ferdinand I, the
after
the
battle
of
oule
uat Imp
en
ju
r m s.
En cest an sera l'annee des merveilles (...) et pluiseurs pensseront a leur salut, et
cetera.
adrian armstrong
258
48
be ruled out.
^ CLXX. p. 460-462
Title : Couplet faict a plaisanche.
Judas est mort, trahison n'a plus cours (...)
Ou le contraire est verite.
Explicit : Finis.
Each huitain ends with the same octosyllable : other lines are decasyllabic. Though the second leaf of quire 30 (between p. 460 and 461) is
absent, it is unclear whether any text has been lost : the stanzas imme diately before and after the missing leaf are complete.
^ CLXXI. p. 462
Title : Data captionis regis Francie.
Franciscus capitur Papie diliculo matthie.
This chronogram should produce the date 1524 or 1525 (see intro duction to this section for the date of Pavia) ; however, the available
letters (
^ CLXXII. p. 462
Title : Idem.
Aquila conculcavit lilium.
vvvv iiii
m ccc llll
).
^ CLXXIII. p. 462
Title : Idem.
Cecidit corona capitis nostri ; ve quia peccavimus.
).
^ CLXXIV. p. 462
Title : Idem.
Iam surges, Carole ; cecidit rex Francia luge.
vv iiii
).
^ CLXXV. p. 462
Title : Idem.
Vere novo cesis capitur Franciscus amicis.
(48) See
Dupire
m cccc ll x
259
The date given by this chronogram, 1518 (m ccccc vvv iii), corresponds neither to 1513, when the city was captured by English forces
(see XV above), nor to 1521, when it fell to Imperial troops.
^ CLXXVIII. p. 463
Title : Idem.
Circa circum laudabile.
h n n.
in
November
1492,
in
decasyllabic
huitains
rhyming
adrian armstrong
260
^ CLXXXII. p. 469-471
Title : R p i q e
sr
i t e.
hbn
cin
o i e.
49
. In
Dupire
Molinet
Molinet
tart (p. 474) in Le hault siege d'amours (LXXXV above ; ibid., t. II, p. 581, v. 351).
261
Les Eages du monde (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 588-596) ; Dupire, Etude
critique, p. 129.
The central two leaves of quire 33 (between p. 508 and 509) are
absent. The second leaf probably contained all the missing text from
La Bataille, which is transcribed at 32 or 33 lines per page ; the first leaf
may have contained one or more texts. There are otherwise few signifi cant variants.
^ *CXC. p. 511-512
Title : Ballade.
Des Mirmidons la hardiesse enprendre (...)
Il faict assez qui son salut procure.
Explicit : Finis. Scriptum per me, Arturum Hanon, filium Joannis Hanon.
Ballade (Molinet, Les Faictz et Dictz, t. II, p. 857 -858) ; Dupire, Etude critique,
p. 127 ; A. Armstrong, More manuscript copies of Jean Bouchet's verse : Mss B.N. fr.
2206 and 2231, in Bibliotheque d'Humanisme et Renaissance, t. 57, 1995, p. 89 -99
(p. 98) ; Armstrong, Versification on the page, p. 125.
adrian armstrong
262
Langlois
237).
^ *CXCI. p. 512-513
Title : Aultre ballade.
Humblesse blesse aigneau qui s'humilie (...)
Son serf seray plein d'humble obe| ssance.
Ballade (
Molinet
Dupire
tude cri, E
tique, p. 127.
Molinet
Dupire
Molinet
Armstrong
Dupire
strong
t. II,
p. 447 -449) ;
Arm-
This poem is used to exemplify the chant royal in all witnesses of Molinet's
Art
de
rhetorique
except
that
transmitted
in
this
manuscript
lois
Lang-
^ *CXCIV. p. 517
Title : Magistro Ludovico Compere.
Compere, vous passe s le [tamps] (...)
La bassee, je me re[pose].
Lettre a maistre Loys Compere (
Molinet
Dupire
263
Dictier poetical.
En regardant le beaulte de Venus (...)
Pour decorer la joyeuse flourette.
Title :
This piece appears earlier in the mansucript, as no. XXVII ; read ings in this version are generally better.
^ *CXCVI. p. 521-523
(Molinet,
t. I, p. 251-
Le confiteor de Molinet.
Confiteor deo cli (...)
Et nunc et in perpetuum.
Explicit : Finis.
Title :
t. II, p. 812-
L'a b c sauvaige.
Depuis que Pan eut mis bussines sus (...)
De ses beaultes l'une.
Title :
An incomplete version of
t. I,
Few significant variants. The same title appears in various other wit nesses.
264
adrian armstrong
and formal variety is accentuated by instances of generic transgres sion : XCI oscillates between erotic and pious discourse, while
L'Ave
mode to moral exhortation in its closing stanzas. Within this hetero geneity, however, poems tend to cluster in groups of various kinds,
probably due to the gradual process of transcription. Some clusters are
thematic : CVIII-CXX and CXXXVI-CLIV are amatory ; CLXXICLXXVI commemorate the battle of Pavia ; IX -XVIII deal with
Franco-English hostilities in 1513, or with the history of The rouanne,
captured by English forces in that year. Others are primarily formal :
XXXVII-XLIII are almost all
rondeaux
Still others are based on authorship : almost all the poems composed
by or attributed to Molinet appear within such groups (I -VIII, XXIXXXII,
XLVI-XLVIII,
LII-LXIII,
LXXIV-XCIX,
CLVIII-
as
LXIX-LXX)
and
CLXXXI-CLXXXII,
the
second
265
50
. MS
187:220 is not, of course, the direct record of a particular court's socio literary activity ; consequently, the amatory poems are less obviously
coterie pieces. Nevertheless, the sequential presentation of these short
love poems on similar subjects, or with identical forms, clearly betrays
their coterie origins. The collective memory to which they contrib ute is twofold. On the one hand, they transmit the ideology of courtly
love,
partly
on
general
level
by
appealing
to
readers'
pre -
ballade
directed
against slanderers. On the other hand, the poems' prosodic and rhetorical features, which are largely familiar and unambitious, remind readers
of the formal conventions of coterie love poetry. Once again, these con ventions are sometimes thematized, especially in CXXXVII, which
specifies among other things that che moys de may joie nous signiffie
(p. 391). Comparison with the amatory poems, moreover, helps bring
out numerous aspects of Molinet's poetry. Besides dealing with more
diverse (and in many cases, by the standards of
about historical events and political discourses, but also about the formal possibilities open to Francophone poets at the end of the Middle
Ages.
The clusters of occasional verse, thematically more akin to much of
Molinet's work, produce some important effects. Particularly striking
in this respect is the group of poems relating to military activity during
1513. Appearing early in the volume, these pieces help set the pro -Burgundian political tone of the anthology
51
(XLV), though Charles VII was much less unpopular with Burgundian writers
than his son Louis XI. Indeed, given the well -known tensions between them (see
P. M. Kendall,
Louis XI
...
adrian armstrong
266
French
52
53
54
(52) French literary representations of the English in this period function in the
same way, by helping establish a French self -image. See S. G.
McKinnon
, The repre-
sentation of the English in French literature between 1450 and 1530, Ph.D thesis, Durham
University, 2005.
(53) On the relationship between the Journee and the Complainte, see ibid., p. 161
n. 39.
(54)
Molinet
Verbruggen
7 augustus 1479 : De verdediging van het graafschap Vlaanderen tegen de koning van Frankrijk,
1477-1480, Brussels, 1993.
267
55
Credo,
Molinet
tres-
56
and respect for the chivalric tradition. These values recur throughout
the manuscript, particularly in Molinet's work : he not only preaches
them in his pro-Burgundian occasional writing
57
(55) Molinet,
without significant variants. The typology may be loosely extended to include the
pieces on Pavia (CLXXI- CLXXVI), often regarded as a Burgundian victory over
France. Various other manuscript anthologies contain work by Molinet alongside
material commemorating Pavia, thereby establishing similar typological relations
between texts composed in different circumstances : see Armstrong,
technology, p. 48-50.
(56) Molinet,
Technique and
adrian armstrong
268
also
between the
produces
another
important
effect,
for
comparison
huitains typical of his occasional writing, the apostrophes and enumerations in his exhortation to rejoice in France's discomfiture
58
. Hence the
Journee sets the tone for the rest of the anthology, by signalling the formal craftsmanship of Molinet's work.
59
60
as the
and stanzaic forms enable readers, firstly, to identify and evaluate the
versification of the poetry surrounding the
, p. 274-277.
, t. I, p. 148, v. 1 -4.
269
61
62
63
These two pieces also develop complementary horticultural meta phors, all the more obvious given their proximity in this anthology,
with significant implications for Burgundian identity formation. In the
in the 1513 cluster. On the other, they present the Burgundian Nether lands as essentially rural : in doing so, they occlude from view the
region's important urban culture, and, by extension, any suggestion of
the social tensions deriving from urban particularism which so beset
(61) Armstrong,
fully.
(62) On the
p. 310-312.
Prosimetre et savoir,
p. 129-130 ;
Jean Molinet,
adrian armstrong
270
Philip and Charles
cluster, the
64
65
. But, as
in previous clusters, the knowledge which emerges from the combina tion of texts is not solely ideological. The pieces display considerable
formal variety, not least because the cluster contains three of Molinet's
prosimetrum
six major
Trosne d'honneur,
aspects of layout signal formal features even more clearly than else where in the volume : initials, punctuation and headings highlight the
formal articulations and rhetorical techniques of the verse sections
66
important in this cluster is the prose portion of the Ressource du petit peuple (LXXXIX), cross-referenced to the verse sections transcribed earlier. By inviting readers to connect the Ressource's different sections, the
instructions accompanying the prose encourage a similarly cross referential reading of the anthology as a whole, and especially of
Molinet's works. The effect is twofold. On a general level, this mode of
reading highlights the range of knowledge which Molinet's output
conveys about events, ideological attitudes, and poetic forms
67
. More
cosm of this process, with the prose sections providing both a historical
context and an ethico-political framework for the intensely affective
(65)
, p. 128 ;
nology, p. 41-46.
(66) See
, p. 320.
(67) Attributions are, however, quite infrequent, making Molinet's achieve ments less evident for readers. Four pieces in the cluster I -VIII are attributed, and
eight of nine relevant pieces in XXI -XXXII ; there are explicit attributions for only
one piece in XLVI-XLVIII, three in LII -LXIII, four in LXXIV -XCIX (to which
might be added LXVIII, an attributed piece which ends on the page preceding
LXXIV), two in CLVIII -CLXIII, and one in CLXXXV -CXCIX.
68
271
69
lands as a culture essentially different from France, on the basis of con trasting drinking habits which, whether or not they are empirically
true
70
71
quotidian complement to the more explicitly normative moral dis courses through which Burgundian identity is articulated elsewhere.
Yet cross-referential reading is not, of course, limited to such ideologi cal themes. Formal echoes across texts and clusters invest particular
techniques of language and versification with values of their own.
Alexandrine couplets, for instance, acquire panegyric connotations
through their use in Molinet's epitaphs for Philip the Good and Philip
the Handsome (LVI, XCIII)
72
(68) On the use of prosimetrum in the Ressource, see Armstrong, The practice of textual transmission, p. 271-272.
(69) See Armstrong, Dead man walking, p. 94.
(70) Beer consumption, however, was certainly high in the Burgundian Nether lands : see W. Prevenier and W. Blockmans, Les Pays-Bas bourguignons, Antwerp,
1983, p. 87.
(71) Molinet, Les Faictz et Dictz, t. I, p. 156 ; Molinet, Pronostications, p. 44,
116-118.
(72) See M.-R. Jung, L'Alexandrin au xv
langue et de litte rature medievales offerts a Reto Raduolf Bezzola a l'occasion de son quatre -vingtieme anniversaire, Berne, 1978, p. 203-217 (p. 215) ; Armstrong, Avatars d'un griffonnage a succe s.
adrian armstrong
272
Trosne d'honneur
Arbre de Bourgonne
and
to
later
generations.
The
image's ideological implications are reactivated in new historical con texts : some twenty years after Nancy and thirty years after Philip the
Good's death, the Burgundian Netherlands remain essentially a uni -
73
is
celebrated ^
generate
further
political
discourse.
The
74
, suggests
that the region's history tends to repeat itself. Far from observing a tel eology of any sort ^ whether progress, decline, or fall and redemption ^ the Burgundian Netherlands witness the same kind of events
from one generation to the next. They have, in other words, their own
distinctive destiny ; yet another plank in the edifice of Burgundian
identity constructed by this manuscript.
In the final cluster, CLXXXV-CXCIX, there are relatively few
occasional poems in comparison with religious, didactic and ludic
pieces. The dominant impression is of thematic variety and formal vir tuosity : the ideological knowledge which these poems convey is largely
familiar. However, the final piece, the incomplete
intriguingly nuances the image of the Burgundian Netherlands estab lished earlier in the anthology as essentially rural and unswervingly
loyal to the ruling Valois-Hapsburg dynasty. The poem is a somewhat
hermetic account of the conflict between Archduke Maximilian and
the urban communities of Flanders, particularly Ghent, in the early
1480s
75
pherable to readers not already familiar with the events of this period,
its fragmentary state accentuates the impression of civic strife : the
missing stanzas deal with the restoration of peace and order to the
(73)
is in
on his other judgements, and the political circumstances which may have motivated
, p. 327-335.
(74) XXI, LIV, LV, LVI, XCIII, CXXV, CLIX, CLX, CLXII.
(75) See
273
region, while those transcribed here focus primarily upon the tribula tions of Maximilian and his young son Philip. At the same time, Moli net's unambiguous condemnation of the rebellious citizenry draws
attention to their false consciousness : they contravene the very princi ples of Burgundian identity that so many preceding texts have helped
establish.
A final tendency worth signalling, evident in a number of Molinet
clusters, is the de- and recontextualization of his work. Sometimes this
takes the form of
remaniement in the light of different historical circumDictier des quatre vins franchois. Here, a
(IV-VII,
XCVI-XCVII)
is
particularly
interesting
paired
with
responses
CLXXXI-CLXXXII)
76
(XI-XII/LXIX-LXX,
LXV-LXVI,
tant epistemic implications. Poets constitute a community of the ini tiate, which they extend to embrace their audiences in various ways : by
informing or reminding them of historical facts and events ; by repro ducing, combining, and nuancing ideological precepts ; and by adding
to a common store of knowledge about poetic form and its uses.
Molinet's position in a community of poets is further attested by
some of the other texts in MS 187:220, in which his ideological and for mal influence is apparent. The
(CLXIV)
adopts the metre which Molinet characteristically used for his major
occasional and didactic works, and expresses one of the major themes
in Molinet's work : a pacifism orientated towards alleviating the suffer ings of ordinary people, the principal victims of conflict
huitains.
77
. The more
Rhetorique et pacifisme.
Jean Molinet,
p. 475-591 ;
adrian armstrong
274
dating
from
Francis
I's
reign,
78
79
script (XXIX). A final symptom of Molinet's central place in Franco phone Burgundian poetry appears in the scribal attribution to him of
five
hitherto
unknown
poems
(V,
VIII,
XXXII,
LXIII,
in
both
thematic
and
stylistic
terms :
they
might
even
be
regarded as pastiches or hommages. At the very least, they tell us something of what knowledgeable readers in the southern Burgundian
Netherlands, a generation after Molinet's death, thought his poems
looked like.
These instances of attribution and imitation complement the recep tion of Molinet evinced by the manuscript's contents and presentation.
(78) R. J.
Knecht
Brown
technology, p. 82-88.
Armstrong
, Technique and
275
Hitherto these have been largely considered in the context of the clus ters of Molinet pieces ; it is important, however, also to acknowledge
the role of
heterometry
rimes batelees
(through
red
(through
batons
virgul
which
or
punctus
follow
at the
and
thus
to
Molinet's
work,
and
indeed
to
poetry
itself.
Rhetoriqueur
80
Adrian Armstrong
University of Manchester
e
(80) See Cl. Thiry, Rhetorique et genres litte raires au xv siecle, in Semantique lexicale
et semantique grammaticale en moyen franc ais. Colloque organise par le Centre d'etudes linguistiques et litteraires de la Vrije Universiteit Brussel (28-29 septembre 1978), Brussels, 1979,
p. 23-50 ; La poetique des grands rhe toriqueurs. A propos d 'un ouvrage re cent, in Le Moyen
Age, t. 86, 1980, p. 117-133 ; Fr. Cornilliat, Or ne mens . Couleurs de l'eloge et du
blame chez les grands rhetoriqueurs, Paris, 1994.
S ET LES GETICA
CASSIODORE, JORDANE
Jordanes, dans son De origine actibusque Getarum (usuellement abrege
en Getica), expose les origines des Goths, leur migration depuis l'| le de
Scandza et leurs relations avec l'Empire jusqu'en 551. Il pre sente son
uvre comme un resume d'une Historia Gothorum de Cassiodore qui est
perdue. Les rapports entre l'original et l'abre ge ont donne lieu a une
litterature nombreuse dont le poids est inversement proportionnel a
l'abondance des documents. Le propos de cette note est de pre senter
un indice passe jusqu'a present inapercu qui conduit a conclure qu'une
partie du debut des Getica, relatif a l'origine des Goths, remonte probablement a Cassiodore et n'est pas un ajout de Jordanes.
(1) ... ut in orientali plaga et Indico oceano Hyppodem, Iamnesiam, Solis perustam quamuis inhabitabilem, tamen omnino sui spatio in longo latoque extensam,
Taprobanem
quoque...
sed
et
aliam
omnino
Mommsen
Giunta
gratissimam
Silefantinam,
(MGH, Auct. Antiqu. V, 1), p. 55. L'e dition de Mommnsen est toujours celle de re ference ; je renvoie aussi a l'edition de F.
, A.
Grillone
, Iordanis, De origine
actibusque getarum (FSI 117), Rome, 1991, p. 3 sq. Cf. Insulae orientalis oceani
quae sunt : Hippopodes Iannessi insula Solis Perusta insula Taprobane insula Silen fantine insula teron insula... (Julius Honorius, Cosmographia, ed. A.
phi Latini minores, Heilbronnae, 1878, p. 24 -25).
Riese
, Geogra -
278
Gewgrafiky
u fy` gysiq
insula quasi officina gentium aut certe uelut uagina nationum... Gothi
quondam memorantur egressi , ce qui apparemment correspond au
nom d'un des sept peuples mentionnes par Ptolemee dans cette |le, les
Gou tai
tes se sont assez tot eleves sur le caractere a priori de ce jugement, d'autant qu'un examen attentif montrait sans conteste que Jordane s effec-
Mommsen
Klaudios
Ptolemaios
p. 235-236).
(4) IV, 25, e d.
Handbuch
Mommsen
der
Geographie.
, p. 60 ;
Giunta-Grillone
Stu ckelberger Grasshoff
, p. 57-58 (cf.
, p. 8 et 9).
, G.
Griechisch -Deutsch,
Giunta-Grillone
t. I,
Bale,
2006,
, p. 12.
(5) ad quos et ex nonnullis historiis Grecis ac Latinis addedi conuenientia, ini tium finemque et plura in medio mea dictione permiscens. (I, 3, e d.
p. 54 ;
Giunta-Grillone
Mommsen
, ed. cit., p.
xxx-xliv
; W.
Ensslin
Devillers
Mommsen
, Jordanes His-
Romana als Quelle fur Jordanes, dans Sitzungsberichte der bayerischen Akademie der Wissen schaften, t. 3, 1948, p. 5-106 ; A.
Momigliano
dans Proceedings of the British Academy, t. 41, 1955, p. 222 sq. ; dom
Cappuyns
, art.
279
l'Italie, a aussi ete soulignee a juste titre . Il n'en reste pas moins que,
sur le probleme precis de l'attribution du debut des Getica, les commentateurs en sont presque tous restes a divers degres d'incertitude ou de
9
probabilite .
Un assez large faisceau de presomptions permet toutefois d'affirmer
que les citations de Ptolemee devaient deja se trouver dans l'ouvrage
de Cassiodore. Celui-ci avait compose en douze livres son De origine
actibusque Getarum a la demande de Theodoric, donc avant 526, et
diverses mentions dans les Variae montrent que l'ouvrage devait etre
acheve en 533 et deja edite en 537-538
10
titre d'Anecdoton Holderi (ou Ordo generis Cassiodororum), cette bio-bibliographie des hommes illustres de la famille de Cassiodore, dont -luimeme, mentionne l'histoire des Goths en precisant qu'elle traitait de
leur origine, de leurs situations geographiques et de leurs coutumes :
originem eorum et loca mores in libris annuntians
11
. La geographie
(7) A partir de F. Giunta, Jordanes e la cultura del alto Medioevo, Palerme, 1952,
p. 122, 131-132, des savants d'abord italiens, puis de langue anglaise, dont on trou vera la bibliographie dans A. Amici, Iordanes e la storia gotica, Spolete, 2002 (Quaderni della Rivista di Bizantinistica, 6), n. 31, p. 22).
(8) A. Amici, op. cit., p. 23-24.
(9) Tel est le cas, pour me borner aux plus recents, d'A. Amici, op. cit., p. 28-32 ;
d'A. Sby Christensen, Cassiodorus Jordanes and the history of the Goths. Studies in a
migration myth, Copenhague, 2002, p. 256, 263 ; et de M. Coumert, Origine des peuples : les recits du haut Moyen Age occidental 550 -850, Paris, 2006, p. 47 sqq., 78, 101. Le
seul a affirmer explicitement et sans re ticences l'origine cassiodorienne des excursus
geographiques est a ma connaissance B. Luiselli, Cassiodoro e la storia dei Goti, dans
Passaggio dal mondo antico al Medio Evo. Da Teodosio a san Gregorio Magno, Rome, 1980
(Atti dei Convegni Lincei, 45), p. 242 sq.
(10) A. Amici, op. cit., p. 7.
d. A. Galonnier, Anecdoton Holderi ou Ordo generis Cassiodororum. Introduc(11) E
tion, edition, traduction et commentaire, dans Antiquite tardive, t. 4, 1996, p. 306.
280
sa disposition
12
13
Gou tai
14
Julius Honorius et Ptolemee. Voici cet important passage, qu'il conviendra de commenter avec precision :
Sby Christensen
Goffart
Scandinavia, dans Speculum, t. 80, 2005, p. 379-398. L'article contient un utile re sume
des controverses sur la part de re alite et de fiction des origines scandinaves des
Goths.
281
Les cosmographes doivent etre lus par les moines. Qu'il vous soit aussi necessaire
de conna|tre la cosmographie, c'est a juste titre que je vous le conseille,
car vous devez savoir avec e vidence en quelle partie du monde est situe
chacun des lieux que vous lisez dans les livres saints. Ce qui se produira
parfaitement si vous vous ha tez de lire avec application le petit livre de
Julius Orator que je vous ai laisse . Les mers, les | les, les montagnes
fameuses, les provinces, les cite s, les peuples y sont rassemble s selon une
quadruple division, en sorte qu'il ne manque a ce livre presque rien de
ce que l'on sait qui touche a la connaissance de la cosmographie. Il faut
lire avec le meme soin Marcellinus dont je vous ai de ja parle. En quatre
livres, il a decrit de la facon la plus simple la cite de Constantinople et la
ville de Jerusalem. Ensuite, apprenez la carte de Denys qui, ramasse e en
un bref espace, vous permettra de voir presque comme par le regard ce
que vous aurez entendu de vos oreilles dans le livre pre cedent. Alors, si
le noble souci de la connaissance vous a enflamme , vous avez le
codex de
15
Cosmographia
est
16
25, ed.
(16) Cf. P. Gautier Dalche , Les quatre sages de Jules Ce sar et la mesure du
monde selon Julius Honorius, II : La tradition medievale, dans Journal des Savants, 1987,
e
e
p. 184-209 (reproduit dans Geographie et culture. La repre sentation de l'espace du vi au xii
siecle, Ashgate (Variorum, Collected Studies Series), 1997). Sur l'origine vivarienne
du ms. (Paris, B.N.[F.], lat. 4808), voir les affirmations patriotiques de P. Radi ciotti,
Il codice parigino latino 2769 (carte 1-23) + 4808 (carte 53-65) : un manoscritto
282
tor
17
la
ces deux sources dans l'expose des origines des Goths lui revient, non a
Jordanes. Considerer, a l'inverse, que l'etroite association Julius Honorius / Orator et Ptolemee aurait ete empruntee par Cassiodore aux
Getica
Expositiones in Psalmos,
Geographie
redigees pro-
18
, il note a
lxxxi
19
Historiae adversus paganos, presentait de cette facon les rapports entre orbis terrarum et ocean :
Maiores nostri orbem totius terrae, oceani limbo circumsaeptum, tridebut du tableau geographique inclus dans les
quadrum statuere
20
appartenuto a Cassiodoro ?, dans Cassiodorus, t. 33, 1997, p. 301-308, et du meme, A proposito dei manoscritti di Cassiodoro, dans Rivista di filologia e di istruzione classica, t. 127,
1999, p. 363 -377 ; critiques sense es de G. Ammannati , E. Stagni , Ancora sul manoscritto Parigino latino 2769 (cc. 1-23) + 4808 (cc. 53-65), dans Scrittura e civilta, t. 25,
2001, p. 399 -424. L'etude minutieuse de M. Spallone , La Cosmographia di Iulius
Honorius e Cassiodoro, dans Segno e testo, t. 1, 2003, p. 129-181, reconstruit l'histoire
du texte tel qu'il appara| t dans ce ms. et postule une origine ravennate de ce der nier.
(17) Excerptorum excerpta. Explicita ortografiae a Iulio Oratore utriusque
artis feliciter (Paris, B.N.[F.], lat. 4808, f. 65r).
(18) A.
van de Vyver
Speculum,
t. 6, 1931,
p. 254.
(19) Mare occeanum debemus aduertere, qui aream totius terrae (sicut qui dam dicunt) limbo suo circumactus includit. (
Psalmos, ed. M.
Adriaen
Lippold
(20) I, 2, 1, ed. A.
283
Grec ou latin ?
Une autre question se pose alors : en quelle langue le Se nateur a-t-il
consulte la Geographie ? Selon les savants qui ont touche la question
sans beaucoup l'approfondir, c'est en latin que l'uvre de l'Alexan drin lui fut disponible. L'affirmation repose sur une conjecture de
Mommsen devenue fait certain sans autre examen
21
rien n'exclut en principe qu'il se soit trouve des livres en grec dans des
milieux cultives de l'aristocratie italienne ; rien n'exclut non plus la
possibilite que la bibliotheque fondee a Rome par le futur pape Agapit, element du projet concu avec Cassiodore de creer une ecole chretienne mettant les sciences profanes au service des e tudes sacrees,
cont|nt la Geographie
22
23
(21) Apre s Mommsen, ed. cit., p. xxxi, ainsi dom Cappuyns, art. cit., col. 1397 ;
A. Amici, op. cit., p. 31 ; G. Zecchini, Ricerche di storiografia latina tardoantica, Rome,
1993, p. 199 et 200. Pour ce dernier, la preuve du manque de soin de la traduction
et de l'attribution de l'excursus sur la Scandza a Cassiodore est qu'il mentionne sept
peuples, alors que la Geographie en nommerait six : erreur non pas du Se nateur mais
de G. Zecchini, comme on verra tout a l'heure. Le me me affirme ailleurs que seule
une traduction pouvait alors avoir cours dans l' Occident de hellenise (ibid.,
p. 261). Une de claration generale de cette sorte n'a qu'une valeur modeste : il suffit
de se reporter au travail classique de F. Blatt pour la nuancer fortement (Remarques
sur l'histoire des traductions latines, dans Classica et Mediaevalia, t. 1, 1938, p. 217 -242).
Meme affirmation, chez O. Devillers, de l'existence d'une traduction latine, version
aujourd'hui perdue, dont on ignore tant la pre cision que la fide lite a l'original
(Jordanes Histoire des Goths, Paris, 1995, n. 19, p. 129). ^ Certes, puisqu'elle n'a
jamais existe .
(22) H. Marrou, Autour de la bibliothe que du pape Agapit, dans Melanges d'archeolo
gie et d'histoire de l'Ecole francaise de Rome, t. 48, 1931, p. 146-157.
(23) Cassiodorus, Berkeley, 1979, p. 215-216 ; The aims of Jordanes, dans Historia.
Zeitschrift fu r alte Geschichte, t. 31, 1982, p. 229 (me me phrase re petee p. 235) ; de ja
dom Cappuyns, art. cit., col. 1351.
284
Psalmorum et des Variae a ce sujet n'a jamais ete menee de facon exhaustive ; et, sur quelques points, l'usage direct de sources grecques para| t
assure
24
rudes
De orthographia
a des
25
Or le chapitre des
Ptolomei codex
qui mentionne le
26
des
Dionysii
des lieux dont on a pris connaissance par la lecture du texte pre cedent
27
. Observons que la
gner celle-ci, au lieu de l'un des termes latins qui pouvaient venir a
l'esprit d'un lecteur de Florus ou de saint Je rome, que ce soit
situs, tabella
ou
orbis (de)pictus
28
terrarum
(24) A. Garzya , Casiodoro e la grecita , dans S. Leanza (ed.) Flavio Magno Cassiodoro. Atti della settimana di studi (Cosenza-Squillace 19-24 settembre 1983), Cosenza, 1986,
p. 122-127.
(25) F.
Magno Cassiodoro..., p.
(26) Cf., d'un autre point de vue, P. Gautier Dalche , De la glose a la contemplation. Place et fonction de la carte dans les manuscrits du haut Moyen Age , dans Testo e immagine
nel alto medioevo (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo,
XLI), t. II, Spole te, 1994, p. 694-697 (reproduit dans Geographie et culture. La repre sentation de l'espace du vi e au xii e siecle, Ashgate, 1997 [Variorum, Collected Studies
Series], n
viii).
(27) C'est-a-dire la
tes de noms propres ^ et non pas de la description de Constantinople et de Je rusalem, contrairement a ce qu'affirme dom Cappuyns, art. cit., col. 1389.
(28) Florus : faciam quod solent qui terrarum situs pingunt : in breui quasi
tabella totam eius imaginem amplectar. (Praef., 3, e d. P.
Paris,
1967,
p. 6) ;
imite
par
Jerome,
entre
autres
dans
son
epist.
LX, 7
(ed.
Labourt, t. III, Paris, 1953, p. 96) ; et par Ausone, Gratiarum actio pro consulatu, 2, 9
(ed. R. Peiper , Decimi Magni Ausonii Burdegalensis opuscula , Lipsiae, 1886, p. 356).
Suetone : ... depictum orbem terrae in membrana (
285
etaient redigees les inscriptions qu'elle comportait : il s'agissait vraisemblablement d'une carte en grec. Certes, la Periegese de Denys vise,
par le procede rhetorique de l'ekphrasis, a remplacer la carte en formant,
dans l'esprit de son lecteur, une image mentale dont l'enjeu est de ne
le ceder en rien a l'image cartographique
29
toutefois
que
l'emploi
de
breviter
comprehensum
pour
30
31
ed. H. Ailloud, Vie des douze Cesars, t. III, Paris, 1932, p. 88). ^ Par ailleurs, tabella
est l'exacte traduction de
pi` nax.
(29) C. Jacob, La Description de la terre habite e de Denys d'Alexandrie ou la lec on de geographie, Paris, 1990, p. 29.
(30) Les seuls textes non strictement exe getiques ou theologiques traduits a
Vivarium sont le De musica de Gaudentius et les Antiquites de Flavius Josephe.
(31) Par exemple M. Spallone (art. cit., p. 166) note e tourdiment qu'il devait
exister une traduction de la Geographie effectuee par Boece, a en juger par l'e loge de
Theodoric transmis par Cassiodore dans les Variae I, 45, 1 : Translationibus enim
tuis Pythagoras musicus, Ptolemaeus astronomus leguntur Itali . Ptomemaeus astro nomus renvoie, evidemment, a la Megale suntaxis et non pas a la Geographie ; meme
opinion et me me confusion entre la Geographie et la Grande Composition chez M. Cou mert, op. cit., p. 72.
286
32
Grande Composition
phie
Geogra-
33
Getica attri-
Geographie
Vatican gr. 191),
34.
. Or le manuscrit X
que la
xiii
siecle
copie sur un modele en majuscules, donc ancien, donne les noms des
sept peuples, l'autre recension W et les editions subsequentes avant
celle recente d'A. Stuckelberger n'en denombrant que six, par omission des Fi`nnoi
35
qui, en ce passage, representait la recension non totalement contaminee par les revisions de la
Geographie
36
qu'il redigeait son histoire des Goths. Il l'utilisa dans l'excursus ge ographique transmis par les
Getica,
Courcelle
anciennes,
t. 44, 1942, p. 86 ;
(34) Au
passage :
septem
tamen
eorum
nomina
meminit
Ptolemaeus ,
Geographie
ou
Ptolemee enumere sept |les et non six : quae uncis quadratis conclusi
ed. citee, p.
58).
Stu ckelberger
, t. I, p. 236).
(36) Pour dom Cappuyns, Ptole mee faisait partie des textes connus de Cassio -
dore avant 540 (art. cit., col. 1400) ; mais c'est a tort qu'il n'y comptait pas
Julius Honorius.
287
ment a Ravenne ou a Rome que le Senateur dut consulter un exemplaire en grec de l'uvre de Ptolemee representant une recension ancienne, anterieure aux remaniements plus tardifs des copistes byzan tins.
AU TOURNANT DU X
Le
xe
CLE*
SIE
siecle de fer , il vient neanmoins de faire l'objet d'une large rehabilitation au cours de ces vingt dernieres annees. Un domaine demeure
1
De medicina
contemporain de l'empereur Tibere (14-37), a compose une encyclopedie dont la partie medicale, appelee couramment
De medicina,
est
suggestions,
les
ame liorations,
les
pistes
bibliographiques
et
les
documents
communiques.
G. S erbat,
Paris, 1994, p. 257 -259, n73. Pour les differentes editions, voir e galement G. Sab -
P.-P. Corsetti et K.-D. Fischer , Bibliographie des textes me dicaux latins. Antiquite
et haut Moyen Age, Saint-Etienne, 1987, p. 53-56 et p. 172 ainsi que K.-D. Fischer,
Bibliographie des textes medicaux latins. Antiquite et haut Moyen Age. Premier supplement
1986-1999, Saint-Etienne, 2000, p. 21-22. Voir aussi, pour un apercu bibliographique recent sur Celse, P. M udry , Le De medicina de Celse. Rapport bibliographique , in
Aufstieg und Niedergang der ro mischen Welt, II, t. 37 (Philosophie, Wissenschaften,
Technik), 1, Berlin-New York, 1993, p. 787 -799 reimprime dans P. Mudry , Medicina, soror philosophiae, in B. Maire, Regards sur la litterature et les textes medicaux antiques
(1975-2005), Lausanne, 2006, p. 307-316.
(3) F. Marx , A. Cornelii Celsi quae supersunt , Corpus medicorum Latinorum , vol. 1,
bah ,
290
sebastien bricout
ouvrage survivant des quatre Artes de Celse n'a ete nommement mentionne qu'a deux reprises avant l'ere de l'imprimerie, de Quintilien au
xve
de Ravenne ; pape Silvestre II) vers 990 et par Simon de Ge nes (mede4
cin du pape Nicolas IV) vers 1300 . Or d'autres auteurs des environs
de l'an mil ont egalement connu le De medicina de Celse, en Italie et en
France, sans avoir explicitement fait reference a cette source. Ce constat nous amene a reprendre ici la question de la diffusion et de la
ge, et plus
reception de cette uvre en Occident au cours du Moyen A
particulierement au tournant du
xe
siecle .
(4) Cf.
L. D. Reynolds ,
Oxford, 1983 (re impr. 1998), p. 46 -47 pour Celse, ici p. 46. Cependant Pietro
d'Abano (mort en 1316) a connu la Preface de Celse, voir D.
Jacquart ,
Du Moyen
Sabbah
et P.
Mudry ( dir.),
cout ,
ixe
ix e
p. 458-461.
(6) D. Jacquart , art. cit., p. 219-231 ou sont mentionne s Gerbert d'Aurillac,
Fulbert de Chartres et Richer de Saint -Remi de Reims et leurs rapports a la medecine. Dans cet article, Celse n'est e voque que dans le cas de Gerbert. Nous reprenons
ici le proble me en l'elargissant, ce qui nous permet d'aboutir a des conclusions diffe rentes.
(7) Dans le manuscrit London, British Library, Royal 15. A. xxxiii, on trouve au
f. 3v un reme de contre un kyste ou une verrue, e crit de la main de Gerbert d'Au -
Passalacqua , Gerberto di Aurillac corretLardet ( dir.), La tradition vive. Melanges d'histoire des
Id.,
Andre,
Les noms de plantes dans la Rome antique, Paris, 1985, p. 196 : le mot philan-
-i designe une plante : le gratteron (Galium aparine L.). D. Jacquart , art. cit.,
rillac, lettre 169, ed. P. Riche et J.-P. Callu Correspondance, t. II, Paris, 1993,
291
recopier ce que certains auteurs ont donne comme recette pour une
affection du foie
10
11
UPATIKON
12
. La citation de Celse
13
Gerbert est d'ailleurs celebre pour son grand interet porte aux auteurs
classiques, dont il a activement et avidement recherche les uvres tout
au long de sa vie
14
15
16
(10) Ibid., p. 422 et 424 : Itaque cum tibi desit artifex medendi, nobis reme diorum materia, supersedimus describere ea quae medicorum peritissimi utilia judi caverint viciato jecori. Les allusions de Gerbert a la medecine sont caracte risees
par un inte ret d'erudit et une tre s grande prudence face a la pratique, re servee selon
lui a des spe cialistes : c'est ce qui explique sa re ticence a communiquer certains ren seignements me dicaux au moine Remi de Mettlach, non instruit dans cette disci pline.
(11) R. E. Latham, Revised medieval Latin word -list from British and Irish sources,
Londres, 1980, p. 24 ; voir apostema : le mot latin postuma est une forme vulgaire
de apostema.
(12) Gerbert d'Aurillac, lettre 169, ed. cit., p. 424 : Quem morbum tu cor rupte, postuma, nostri, apostema, Celsus Cornelius, a Grecis,
UPATIKON
, dicit
appellari.
(13) L. C. MacKinney, Early medieval medicine with special reference to France and
Chartres, Baltimore, 1937, p. 118. Gerbert cite un passage du livre IV de Celse, il
s'agit du chapitre XV (VIII), cf. F. Marx, op. cit., p. 169 : Alterius quoque uisce ris morbus, iocineris, aeque modo longus, modo acutus esse consueuit :
CPATIKON
Graeci uocant.
(14) J. Vezin, La quete des classiques : un Cice ron copie pour Gerbert, in O. Guyot jeannin et E. Poulle (dir.), Autour de Gerbert d'Aurillac : le pape de l'an mil. Album de
documents commente s, Paris, 1996, p. 276 -282. Gerbert est a l'affut de toutes les occa sions d'acque rir un livre qui lui manque et dont le catalogue d'une bibliothe que lui
a revele l'existence. Ve ritable philologue, il se comporte tel un humaniste avant la
lettre, a la maniere de Loup de Ferrieres au ix
siecle.
(15) Voir L. C. MacKinney, art. cit., p. 347- 375 : on peut y trouver une analyse
poussee des termes employe s par Richer.
(16) Voir J. Glenn, Politics and History in the Tenth Century. The work and world of
Richer of Reims, Cambridge, 2004, p. 128-165 ; J. Glenn, The Composition of Richer's
Autograph Manuscript, in Revue d 'histoire des textes, t. 17, 1997, p. 151 -189 en particulier p. 188-189.
sebastien bricout
292
tique
17
18
siecle
19
xii
en Italie entre le
ix
et la fin du
ix
xv
20
xi
siecle et y etait
siecle (
(17) H. H
Bamberg, Staatsbi-
tion du f. 48r : Unde cum nocte quadam inter /p. 261/ cenandum hilaris resideret,
K(arolus) craterem aureum in quo panem infregerat vinoque temperaverat tenens,
post multum cogitatum ei obtulit, ,,Quoniam'' inquiens'' ex patrum decretis palmas
et frondes hodie sanctificastis, atque populum ||plebem|| sacris benedictionibus
consecrastis, nobisque eukaristiam porrexistis, aliquorum susurronum calumnias
qui vobis fidendum negant vilipendens, cum instet dies passionis domini et salvato ris nostri Iesu Christi, hoc vasculum vestrae dignitati aptum,
vobis porrigo.
A comparer avec F. M
vinum... esse oportet tenue... uel infracto pane, quem ipsum quoque absumere
expedit.
(19) Comme Gerbert, Richer cite un passage du livre IV de Celse.
(20) On peut toujours consulter A. B
unk Olsen,
L'etude des auteurs classiques latins aux xi e et xii e siecles. Tome I : Catalogue des manuscrits
classiques latins copies du ix e au xii e siecle. Apicius-Juvenal, Paris, 1982, p. 90 et
B. Bischoff , Katalog der festla ndischen Handschriften des neunten Jahrhunderts (mit Aus nahme der wisigotischen). Teil I, Aachen ^ Lambach, Wiesbaden, 1998, p. 262 n 1238.
Le De medicina se trouve aux f. 2ra-140ra dans le manuscrit, aujourd'hui conserve a
Florence (Florence, Biblioteca Medicea -Laurenziana, Pluteus LXXIII.1) qui compte 215
folios (`f. 2 -59, 63-81, 85, 222', les folios 60-62, 82-84 et 223 sont en papier et datent
du
xv
siecle) avec un
ex-libris,
du
xi
errari, La
biblioteca del monastero di S. Ambrogio : episodi per una storia , in Il monastero di S. Ambrogio
nel Medioevo. Convegno di studi nel XII centenario 784-1984 (5-6 novembre 1984), Milan,
1988, p. 82 -164, ici p. 107 et p. 150 ; B. M unk Olsen , Chronique des manuscrits classi ques latins (ix e-xii e siecles), in Revue d'histoire des textes, t. 21, 1991, p. 37-76, voir p. 40
n 5 et 43.
293
22
siecle
23
, il provient proba-
er
, patron de l'abbaye de
24
siecle.
ge a survecu : il s'agit du
Un troisieme temoin du haut Moyen A
25
, il vient,
et le xv
siecle.
Simon de Genes a, semble -t-il, connu ce manuscrit (cf. L. D. Reynolds, op. cit.,
p. 46 ; F. Marx, op. cit., p. xxviii - xxix et G. Billanovich, La trasmissione dei testi
nell'Italia Nord -Occidentale. II Milano, Nonantola, Brescia, in La cultura antica nell'Occi dente latino..., p. 321-352 en particulier 1. Tra Milano e Nonantola : il De medicina di
Cornelio Celso e la biblioteca del monastero di S. Ambrogio, p. 328).
(22) P. Riche , Gerbert d'Aurillac. Le pape de l'an mil, Paris, 1987, p. 27-34 et p. 57 74.
(23) Il s'agit donc du plus ancien te moin conserve de l'uvre.
(24) Ce manuscrit comprend 155 folios, et le texte de Celse se trouve f. 1r -155v,
cf. B. Munk Olsen, op. cit., p. 92-93 et A. Beccaria, op. cit., p. 312-313 surtout
p. 313 pour l'histoire du manuscrit.
(25) Cf. A. Beccaria, op. cit., p. 152-156, specialement la description du manu . Wickersheimer, Les manuscrits latins de me decine
scrit et son histoire, p. 152-153 et E
du Haut Moyen Age dans les bibliothe ques de France, Paris, 1966, p. 80-86 qui date le
manuscrit du xi
livres et recettes me dicales. Les extraits de Celse sont compile s d'apres le manuscrit
Vatican, BAV, Vat. lat. 5951. Voir egalement G. Billanovich, art. cit., p. 321-346 et
294
sebastien bricout
27
siecle
26
28
libris)
tauensi
figurant
29
. Ce
au
codex
folio
ex-
185v :
De
sancto
Hilario
maiori
Pic -
Historiae
en particulier le poe me sur la composition des extraits, p. 335 ou est cite le sacer
Iohannes .
(26) Voir B. Munk Olsen, op. cit., p. 92 et B. Munk Olsen, L'etude des auteurs
classiques latins aux xi e et xii e siecles. Tome III, 2eme partie : Addenda et Corrigenda - Tables,
e
Paris, 1989, p. 12 ; P. Gautier Dalche , Mappae mundi ante rieures au xiii siecle dans
les manuscrits latins de la Bibliotheque nationale de France, in Scriptorium, t. 52, 1998,
p. 102-162, ici p. 126 et p. 191 ; B. Munk Olsen, Chronique des manuscrits classiques
latins (ix e-xii e siecles), IV, in Revue d'histoire des textes, t. 30, 2000, p. 123-188, voir
p. 131 n 65 et 135.
(27) Sur Fulbert de Chartres, on peut consulter comme livres re cents C. Genin,
Fulbert de Chartres (vers 970-1028) : une grande figure de l'Occident chretien au temps de l'an
mil, Chartres, 2003 et ses uvres traduites en francais : Fulbert de Chartres,
uvres : correspondance, controverse, poesie, Chartres, 2006. Voir aussi Le temps de Fulbert : enseigner le Moyen Age a partir d'un monument, la cathedrale de Chartres, Actes de l'universite d'ete (8 au 10 juillet 1996), Chartres, 1996. Plus ancien et centre sur la medecine,
e
J. Tribalet, Histoire me dicale de Chartres jusqu 'au xii siecle. Sur un texte ine dit chartrain
du x e siecle Horus Isagoge Sorani . Discussion d'authenticite (adaptation franc aise), Paris,
1936, p. 43 -44.
.
E
Wickersheimer, op. cit., p. 80 et egalement F. Avril
et
Manuscrits enlumines d'origine italienne. Tome I : vi e-xii e siecles, Paris,
1980, p. 27 -28 n 49 ainsi que B. Munk Olsen, L'etude des auteurs classiques latins aux
e
e
e
e
xi et xii siecles. Tome I : Catalogue des manuscrits classiques latins copie s du ix au xii siecle. Apicius-Juvenal, Paris, 1982, p. 92.
(29) La medecine medievale a travers les manuscrits de la Bibliothe que nationale, Paris,
1982, p. 38 -40 n 14 et M.-J. Imbault -Huart et L. Dubief, La medecine au Moyen
Age a travers les manuscrits de la Bibliotheque nationale, Paris, 1983, p. 56 ou le texte est
(28) Voir
Y. Zaluska,
siecle a Saint-
Hilaire de Poitiers. Il pourrait lui avoir e te procure par Fulbert de Chartres, qui en
etait tresorier et y avait de legue son disciple favori, le chanoine me decin Hilde gaire. Sur Hildegaire, voir P. Riche ,
in
Le temps de
295
30
Chartres ? Il n'en dit rien ; le fait reste possible mais, si nous suivons
son temoignage, il est en definitif assez peu probable
31
. D'ailleurs, ce
32
; son ma|tre
33
op. cit.,
p. 120-121 et p. 132 -133. De me me, on peut consulter Id., L'eveque Fulbert et l'education a l'ecole de Chartres, traduit de l'anglais par C. Francois-Dive, Notre Dame, 1999,
p. 18-19 pour une presentation succincte d'Heribrand et
J. Tribalet,
op. cit.,
p. 12-14. La description faite par Richer de son pe riple, qui fut une ve ritable expedition, prouve que le moine e tait peu coutumier des longs voyages.
(31) D'apre s son recit, il aurait uniquement consulte a Chartres les Aphorismes
d'Hippocrate et le livre De concordia Yppocratis, Galieni et Surani, cf. livre IV, 50. Voir
H. Hoffmann, op. cit., p. 265 et p. 266. Voir egalement M. E. Va
zquez Buja
n, La
circulation des manuscrits hippocratiques, in N. Charbonnel, J. - E. Iung (dir.), Gerbert
l'europeen. Actes du colloque d'Aurillac, 4-7 juin 1996, Aurillac, 1997, p. 233 -245.
(32) P. Riche , Gerbert d'Aurillac. Le pape de l'an mil, Paris, 1987, voir p. 141 -178
pour sa pe riode comme archeve que de Reims ainsi que p. 179 -203 pour son exil en
terre d'Empire. Une partie de la bibliothe que de Gerbert passa dans celle d'Otton
III et est aujourd'hui conserve e Bamberg, tel le manuscrit autographe des Histoires
de Richer (voir P. Riche , La bibliotheque de Gerbert d'Aurillac, in Melanges de la bibliotheque de la Sorbonne offerts a Andre Tuilier, t. 8, Paris, 1988, p. 94 -103, ici p. 99 ;
J. Vezin, Les manuscrits en France au temps de Fulbert, in Le temps de Fulbert, op. cit.,
p. 55-68, ici p. 67).
(33) Cf. A. Beccaria, op. cit., p. 153 et G. Billanovich, art. cit., p. 334-337 et
pour la reproduction du poe me p. 335.
sebastien bricout
296
la premiere moitie du
ix
34
35
De medicina
37
36
(34)
38
1 (L.III.8) : cf. A. B
unk
latins aux xi e et xii e siecles. Tome III, 1re partie : Les classiques dans les bibliotheques medievales, Paris, 1987, p. 36 : f. 42v : Isti sunt libri tercii imperatoris Ottonis quod
p. 12-13 pour savoir que le manuscrit a e te ecrit a Lorsch et est date de l'extreme fin
du
viii
siecle.
voir p. 197 -223. On peut remarquer que Celse n'est pas mentionne dans le catalogue du X
19 datee de l'ete 983) ; et lettre 130 (t. II, p. 318 -321 ecrite en septembre 988) ou
Gerbert parle de cet ouvrage de De mosthene. Pour une pre sentation de cet auteur,
von
Staden, Herophilus. The art of medicine in early Alexandria. Edition, translation and essays ,
Cambridge, 1989, chap. XXVIII, p. 570 -578. On peut aussi voir J. -F. Genest ,
Demosthenes Philalethes, et les re ferences completes de ses fragments voir H.
. W
(37) On peut noter grace a E
excerpta
que les deux passages cite s par Gerbert et Richer se trouvent entre le folio
I, lettres 1, 2, 6, 10, 11, 20, 52, 59, 74, 85, 89, 97, 103, 117, 119,
120, 128). Au printemps 997, Gerbert devient le pre cepteur d'Otton III ; on a
297
39
Pour conclure, de ce qui precede, nous pouvons tenter une reconstitution hypothetique du parcours suivi par le manuscrit
7028 : originaire du
scriptorium
40
, le
codex est sans doute passe par Reims au temps de Gerbert d'Aurillac et
de Richer de Reims (deux dernieres decennies du x
41
tiers par l'intermediaire d'Hildegaire et de Fulbert de Chartres, res pectivement chanoine et tresorier du lieu dans le premier tiers du xie
siecle. Cet exemple confirme l'importance de la circulation des manu scrits et l'existence d'echanges, de prets et d'emprunts au cours du
ge entre des etablissements religieux parfois forts eloignes :
Moyen A
conserve plusieurs lettres e changees entre Gerbert, l'impe ratrice Adela|de et Otton
III en 996 -997 (Gerbert d'Aurillac,
codex
devrait etre date entre 982 et 990 (anne e ou Gerbert utilise ce manuscrit a
Reims).
(41) Une tradition apparue au xii
les de Reims, ou il fut l'eleve de Gerbert d'Aurillac ; cette tradition a longtemps fait
art. cit., p.
qui remarquent qu'aucun te moignage contemporain ne la confirme. Que cette tra dition soit ou non retenue, le passage du manuscrit de Reims a Chartres reste pos sible du fait des connexions importantes entre Reims et Chartres vers l'an mil. Cf.
P. Riche , L'enseignement de Gerbert a Reims dans le contexte europe en, in Gerberto : scienza,
storia e mito. Atti del Gerberti Symposium (Bobbio 25 -27 Iuglio 1983), Bobbio, 1985, p. 5169, en particulier p. 64 -65 ; P. Riche , Fulbert de Chartres et son e cole, in Le temps de Fulbert, op. cit., p. 27-32 (en particulier p. 27, 29 et 31) ; D. E. Luscombe, art. cit.,
p. 105 et 110 -112. Sous l'e piscopat de Fulbert, Chartres est le lieu de convergence
du savoir enseigne dans les ecoles de Reims et de Fleury sous les e colatres Gerbert et
Abbon. Le ro le clef de Constantin de Micy comme interme diaire entre ces trois
lieux de savoir para| t decisif dans ce contexte (C. Burnett,
in
L'astronomie a Chartres au
p. 91-103, en particulier p. 94 -
sebastien bricout
298
42
la France a ete, grace a ses ecoles et ses ma|tres, au centre de la reconquete des classiques de l'Antiquite, non seulement au
ix
siecle, mais
Bricout
von uren
manuscrits ?, in S. S
himahara
d'Auxerre, Turnhout, 2007, p. 167 -186, ou l'auteur souligne l'importance de la cir culation des manuscrits et des hommes et notamment du ro le central de Reims
comme lieu de production et de diffusion des manuscrits au
ix
remercier Mme von Bu ren de nous avoir gracieusement permis de consulter cet arti cle avant sa parution.
INCONNU DE
UN TRAITE
JEAN DE ROQUETAILLADE*
demeure pendant une duree indeterminee dans une maison de campagne en Lorraine a recemment fait surface entre les mains d'un particulier, sans offrir le moindre indice de provenance ante rieure. Le volume
est depourvu de reliure, les deux premieres pages sont manquantes et
la derniere est endommagee, mais l'ensemble demeure en excellent
etat et l'ecriture est agreable a lire. En l'absence de toute indication
externe, l'analyse du contenu permet d'identifier sans grande difficulte
l'auteur du texte et de fixer sa date et son lieu de composition. Il s'agit
d'un traite, totalement inconnu par ailleurs, du visionnaire, prophe te,
alchimiste et polygraphe franciscain Jean de Roquetaillade, re dige
dans la prison du Soudan a Avignon dans les mois qui ont suivi l'election d'Innocent VI (decembre 1352).
Ce volume, copie d'une seule main, contient un unique traite divise
en trois parties. Le titre de la premiere partie est fourni par un initule
final (f. 231r) : Explicit sexdequiloquium primum qui est liber pri mus voluminis de lumine luminum fidei christiane. La troisie me et
derniere partie, conservee au verso du dernier folio se presente comme
un Tractatus de successione papali et sedium fundacione seu mutacione, mais
seuls les intitules de ses deux premiers chapitres sont transcrits, la suite
de la page demeurant vacante. La rubrique par laquelle s'ouvre la
deuxieme partie annonce un traite sur le pouvoir du pape, De potestate
summi pontificis in speciali, qui ferait suite a un traite d'ecclesiologie
1
* Je remercie vivement Jean -Baptiste Lebigue pour son aide pre cieuse dans la
mise au point de cette note et Denis Muzerelle pour m'avoir transmis son premier
jugement pale ographique concernant ce manuscrit. Une pre sentation plus detaillee
de cette uvre para| tra dans la revue electronique Oliviana. Mouvements et dissidences
spirituels xiii
reconstitue e) :
Postquam
dictum
est
de
potestate
ecclesiastica
in
communi, restat in hoc tractatu secundo aliqua dicere de potestate Christi vicarii
seu summi pontificis magis in speciali.
sylvain piron
300
Bonagrazia de Bergame
sentees dans le Sexdequiloquium ne correspondent a aucun de ces rapports. Chaque traite est divise en quatre considerationes dont l'une, generalement la premiere, consiste a reproduire de verbo ad verbum la reponse
apportee par magister Franciscus. Ce n'est donc pas le moindre des interets de ce manuscrit que de faire conna|tre une nouvelle expertise rendue lors de la derniere phase du proces contre le commentaire de l'Apocalypse d'Olivi. Si l'avis redige par Jacques Fournier, transmis de facon
iron
ge,
enquete dans les marges du Vatican, in Melanges de l'E cole francaise de Rome ^ Moyen A
t. 118/2, 2006, p. 313 -373.
(3) Voir en annexe la liste des questions. Les cinq premie res se rapportent a la
premiere phrase du premier extrait releve par Jean XXII dans Lectura super Apocali psim : Pontificatus Christi fuit primo stirpi evangelice vite et apostolice in Petro et
apostolis datus, ac deinde utiliter et rationabiliter fuit ad statum habentem tempo ralia commutatus, saltem a tempore Constantini usque ad finem quinti statui.
(Paris, BnF lat. 713, f. 10va).
(4) E. P
fino alla sua condanna, in Bulletino dell'Istituto storico italiano per il Medioevo, t. 70, 1958,
p. 365-424 ; D. B
iron, Bonagrazia de Bergame, auteur des Allegationes sur les articles extraits par
Jean XXII de la Lectura super Apocalipsim d'Olivi, in Revirescunt chartae, codices, documenta,
textus. Miscelleana investigationum medioevalium in honorem Caesaris Cenci OFM collecta,
A. C
(6) S. P
1065 -1087.
in Medievales, t. 54, printemps
301
tres incomplete, est de loin le plus developpe, celui que nous decouvrons ici est le premier qui soit preserve sous une forme integrale, a
7
Lectura
autres avis, du moins dans l'etat ou nous les connaissons. Il est desormais possible de penser que le pape avait e galement soumis ces extraits
8
Sexdequiloquium le
magister Franciscus, mais il le designe aussi parfois
comme frater Franciscus . Or, dans les citations rapportees en tete du
cinquieme traite, magister Franciscus revele son appartenance a l'ordre
des freres mineurs en designant saint Francois comme pater noster . Ces
10
de
1325
11
Ces
soupcons
peuvent
etre
confirmes
par
des
12
13
(7) Le texte conserve commence au milieu d'un paragraphe qui examine le deu xieme sens dans lequel peut e tre comprise l'expression
la premie re
consideracio
(11) Sur Francois de Meyronnes, voir en dernier lieu S. K elly , The new Solomon.
Robert of Naples (1309-1343) and fourteenth-century kingship, Leyde, 2003, p. 34-36.
(12) L, q. 16 : utrum notabile quod fuit positum in titulo questionis decime sit
intelligendum condicionaliter vel modaliter.
(13) L, f. 131v : intencio huius titulus esse videtur utrum isti statui attribuatur
noticia intuitiva divine essentie.
302
sylvain piron
14
quium,
Sexdequilo-
tribulatione sedentis
15
Oraculum Cyrilli . Le premier volume des Libri conspectoris secretorum archanorum, egalement cite sous une forme voisine dans le Liber ostensor , correspond
vraisemblablement
au
Liber secretorum eventuum . Sont
egalement mentionnes une Concordia , un Liber codoadorium [sic] veritatis , des Libri directorii simplicium electorum et un Deffensorium immaculate
virginis ecclesie contra malignantium ecclesiam Babilonicam meretricem, pre-
17
18
19
20
21
22
(15) L, f. 72r : in libris meis Concordie et Sextiloquii intellectus pauperis in tribula cione sedentis in sexto tractatu et in aliis ab hiis multa de hiis satis ad plenum per par ticulas digesta sunt ; fol. 76r : Et ego multa que declarant qualia in illis mille annis
futura sunt, apperui in prealleguato libro
Sextiloquii intellectus
et exercicii eius per malos homines longe lateque tractavi in tractatu uno quem de
critique
sous
la
direction
d'A. Vauchez,
par
Modestin
et
Chr. Morerod - Fattebert, avec la collaboration de M. -H. Jullien de Pomme rol, sur la base d'une transcription de J. Bignami Odier, Rome, 2006, p. 18.
(18) L, f. 71v : ut satis diserte in primo libro
in visu dei
primo libro
Le Liber
Codoadarium
(corr. Coadiutorium ?)
veritatis
(21) L, f. 82v : qui erit ex funiculis secundum hunc psalmum hereditatis Israel
reparator, de cuius condicionibus in quatuor libris
tavi prolixe.
(22) L, f. 199v-200r : de hac materia edidi iuvenis existens librum alium extra
303
identifier
l'auteur
du
Sexdequiloquium.
Cette
attribution
ne
23
) correspond a
des uvres plus ou moins rares, habituellement cite es par le visionnaire franciscain, notamment dans le Liber ostensor. Quant a la prophetie nommee Horoscopus, l'auteur dit l'avoir tellement a cur qu'il en
aurait volontiers redige un commentaire au lieu de s'atteler au present
traite
24
commentaire
25
26
(23) Ces uvres sont alle guees les unes apre s les autres, L, f. 80v -84v.
(24) L, f. 82v : quia habeo cordi post dictum librum Horoscopi obscurissimus
verbo ad verbum usque ad interiora medullarum exponere, ideo sine alia exposi cione verba ista in hoc loco relinquam.
(25) Jean de Roquetaillade, Liber ostensor, p. 154, 191, 469.
(26) L, f. 146r : Iam claret quod secundo tempore in quo prope finem sumus
competunt mille .lxxv. anni de quibus iam hoc anno completi sunt mille ccc et
lii ; f. 146v : sed de isto tempore iam fecimus per actualem experienciam mille
ccc lii annos... sub tribulaciones hereticorum, scimasticorum, sarracenorum, alio rum infidelium et tiranorum transiverunt mille ccc. .lii. anni... ; fol. 147r : isto anno
domini nostri Ihesu Christo m ccc lii...
sylvain piron
304
venue en decembre 1352
27
28
exprime son desir d'apporter des correctifs aux concordances de Joachim de Fiore, si Dieu lui permettait de mettre un frein a ses tribulations
afin qu'il puisse respirer quelque temps a l'air libre ( ut possem liberatus paululum respirare ), corrobore que Roquetaillade a redige le
present traite au cours de sa longue incarceration dans la prison du Soudan a Avignon
29
30
demande
probablement
ete
faite
dans
le
but
de
metttre
31
(27) L, f. 84v : Sed quo anno hoc erit dico secure quod post Innocentum
papam sextum, hoc anno de novo seculo imperantem...
(28) La vitesse de redaction de Roquetaillade est telle qu'on peut penser que
l'uvre a ete composee en quelques semaines. Par ailleurs, l'e lection d'Innocent VI
fait sans doute partie du contexte qui a de clenche sa composition.
(29) L, f. 76r : Secundo exponendum est per concordiam totum vetus testa mentum prophetice secundum Concordiam de toto tempore Christi secundum sep tem
etates
correspondentes
.vii.
etatibus
veteris
testamenti,
quem
modum
pulcherrime primo aptavit Ioachim in Concordia sua qui multa supleccione et emen dacione egeret sicut ostenderem si processu temporis adiuvaret me deus et frenum
tribulacionum laxaret ut possem liberatus paululum respirare.
(30) L, f. 82v : Et quidem ante istum librum fecissem expositionem predictam,
nisi fuisset precibus fratris Bertrandi, quem pono supra in principio, impeditus.
(31) L,
f. 200r :
Et
quia
audivi
decretalem
olim
fuisse
factam
domino
Johanne papa .xxii. contra dogmata fratris Petri Iohannis continentem determina cionem huius articuli et quorumdam precedencium aut subsequencium, iuro in hiis
scriptis per deum omnipotentem quod cum maxima diligencia ipsam inquisivi tam
per me quam per procuratores meos et usque in hanc horam impetrare non potui ut
copiam decretalis haberem.
32
305
provenance
ou
ses
possesseurs
successifs.
Le
copiste,
qui
signe
mineurs, comme
le
suggere
le colophon du
Sexdequiloquium :
D'apres
une
premiere
analyse
de
D.
Muzerelle,
le
xv
signifficacio,
etc.) ^ suggerent
egalement
une
origine
xiv
siecle.
description du manuscrit
Parchemin (peau de che vre), 305
xv
iron, L'ecclesiologie
sylvain piron
306
(f. 31v-42) :
supposito
quod
Christi
pontificatus
fuit
datus
stirpi
(f. 56v-86v) :
utrum
sit
erroneum
dicere
quod
primatus
ecclesie
romane auferendus sit illi in fine quinti status et ad paucos viros electos
ordinis beati Francisci, qui se subtrahent ab obedientia ecclesie Romane,
sit transfferendus.
Q. 6 (f. 86v-121) : utrum sit erroneum dicere quod beatus Franciscus fuit
evangelice vite revelator et summus post Christum et eius matrem observa tor.
Q. 7 (f. 121-129v) : utrum sit erroneum dicere quod beatus Franciscus fuit
post Christum principalis fundator et exemplator euvangelice vite.
Q. 8 (f. 129v-141) : utrum sit erroneum dicere quod promissio de missione
spiritus sancti non sit perfecta in apostolis vel in aliis cuiuscumque status sit
plenius adimplenda.
Q. 9 (f. 141 -154) : utrum sit erroneum dicere quod in tercio tempore huius
vite non solum simplici intelligentia sed eciam gustativa et palpativa expe riencia videbitur omnis sapiencia verbi dei incarnati et potencia dei patris.
Q. 10 (f. 154v-174) : utrum sit erroneum dicere quod numerus electorum
ad complendam fabricam civitatis superne sic est prefixus quod si unus per
suam culpam corruat alterum oportet sustitui, ne illa fabrica remaneat
incompleta.
Q. 11 (f. 174 -189) : utrum sit erroneum dicere quod sextus status ecclesie
maior erit precedentibus in suscepcione gratiarum et familiarium signorum.
Q. 12 (f. 189 -201v) : utrum sit erronem dicere quod status ecclesie ad
dampnacionem Babilonis idest ecclesie carnalis, etc. Cuilibet intuenti est
clarum quod Franciscum istum titulum posuit truncum et diminutum.
Q. 13 (f. 201v-206) : utrum sit erroneum dicere quod ab inicio seculi usque
ad finem est una ecclesia electorum et una cathena (corr. caterva) reprobo rum que una meretrix et una Babilon et una bestia dicitur.
307
Q. 14 (f. 206-212) : utrum sit erroneum dicere quod proprium erit sexto
statui eidem profiteri et servare euvangelicam regulam, non solum precep torum sed eciam consiliorum Christi.
Q. 15 (f. 212-226) : Quintadecima questio fuit data incidentaliter, accepta
occasione ex dicto eiusdem doctoris, utrum sit erroneum dicere quod pon tificatus Christi fuerit alicui datus alteri ab ipso Christo.
Q. 16 (f. 226-231) : utrum notabile quod fuit positum in titulo questionis
decime sit intelligendum condicionaliter vel modaliter.
II.
Table des matie res (f. 232r- v) :
Primum capitulum, quod sicut una est ecclesia, ita est unus Christi vica rius qui universali ecclesie preest etc.
Secundum capitulum in quo ostenditur quod talis Christi vicarius uni versalis pontifex est non solum ratione orbis sed eciam racione urbis.
Tercium capitulum in quo ostenditur quod potestas spiritualis cuius api cem in universali ecclesia tenet summus pontifex, precedit potestatem tem poralem non solum dignitate sed eciam tempore et causalitate.
Quartum capitulum in quo communiter ostenditur quod summi pontifi cis potestas se extendit ad spiritualia et temporalia.
Quintum capitulum in quo specialiter probatur quod summus pontifex
plenam habet potestatem in spiritualibus.
Sextum capitulum in quo ostenditur quod summus pontifex eciam in
temporalibus habet plenitudinem potestatis.
Septimum capitulum in quo adducuntur aliqua motiva intencium pro bare quod summus pontifex plenam potestatem non habet in temporali bus.
Octavum capitulum in quo soluuntur raciones et motiva intencium pro bare quod summus pontifex in temporalibus non habet plenitudinem
potestatis.
Nonum capitulum in quo specialiter ostenditur quod quilibet rex seu
princeps temporalis cuicumque status et condicionis existat, non solum in
spiritualibus sed eciam in temporalibus, subditus est et esse debet summo
pontifici.
Decimum capitulum in quo ponitur epistola Constantini directa univer sali ecclesie ex qua plura evidenciora fient que in aliis capitulis dicta sunt.
III.
Piron
el escorial
310
^ ^ ^
^ ^ ^
munchen
S.III.5 : . . . . . . . . . . . . . . . 159
S.II.5 (ms. S) : .
. . . . . . . . . .
81
BPL 25 : 117
64 :. . . . . . . . . . . . . . . . . .
175
gr. 53 : 112,
113
^ ^ ^
Fol. 16 : . . . . . . . . . . . . . . . 201
LONDON,
^ ^ ^
Fol. 26 : . . . . . . . . . . . . . . . 201
(ms. A3) : . . . . . . . .
^ ^ ^
^ ^ ^
17900 : . . . . . . . . . . . . . . .
105
^ ^ ^
^ ^ ^
21978 : . . . . . . . . . . . . . . .
203
Royal 15.A.xxxiii : . . . . . . . .
290
[ERLANGEN,
Universita tsbibl.
A.10] :
2, 10
^ ^
LOS
Brit.
ANGELES,
Rouse Coll.
Libr.,
Add.
15601
Richard
151 : . . . . .
and
Mary
490 :. . . . . . .
4783 :. . . . . . .
^ ^ ^
28, 21 : . . . . . . . . . . . . . . . .
33
^ ^ ^
60, 16 : . . . . . . . . . . . . . . . .
91
^ ^ ^
73, 1 : . . . . . . . . . . . . . . . . 292
^ ^ ^
117
B 129 sup. :
47
202
^ ^
Soppr.
^ ^
H 52 sup. : . . . . . . . . . . . . . . .
^ ^
47
^ ^
I 56 sup. : . . . . . . . . . . . . . .
33-34, 45
^ ^
^ Bibl.
^ ^
Naz.
Centrale,
Conv.
^ Bibl. Riccard.
10 : . . . . . . .
^ ^
153 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
92
^ ^
539 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
92
55, 58, 59
^ Bibl. Trivulziana,
MODENA,
685 (ms. T) : . . .
Bibl.
a U.5.1
a V.7.17
81
a.r.7.14
Estense,
47 : . 109
^ ^
^ ^
79 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
^ ^
^ ^
161 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
^ ^
184 (ms. B) : . . . . . . . . . . . . .
MOSKVA,
^ ^
praes.
81
80-81, 86,
. . . . . . . . . . . . . . . .
94
:. . . . . . . . . . . . . . . .
90
Bibl.
du
Muse e
historique
tat,
d'E
80-91,
93-94,
105 -106,
109,
praes.
110-111,
^ ^
273 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
^ ^
284 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
^ ^ ^
466 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
^ ^
597 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
113
102
^ ^ ^
469 : . . . . . . . . . . . . . .
110, 111
81
^ ^ ^
471 : . . . . . . . . . . . . . .
110, 111
Universitats-
^ ^ ^
474 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
1, 8, 10
^ ^ ^
475 : . . . . . . . . . . . . . .
W 70 (ms. A) :
Staats -
u.
philol. 102] : . . . . . . .
Leicester,
110
110, 111
^ ^ ^
498 : . . . . . . . . . . .
gr. 290 : . . . . . . . . . . .
34
^ ^ ^
499 : . . . . . . . . . . .
gr. 40 : .
33
^ ^ ^
504 : . . . . . . . .
Goethe-
^ ^ ^
508 : . . . . . . . . . . . . . .
Univ. -
u.
Landesbibl.,
Fragment 23 : . . . . . . . . . . . . . 203
KLOSTERNEUBURG,
Stiftsbibl.
677 :
GB Kasten
B 140-141 : . . . . . . . . . . . . . . . 117
MNCHEN,
Bayerische
110, 111
Staatsbibl.,
Cgm 6943 :. . . . . . . . . . . . . . .
117
Clm 6431 : . . . . . . . . . . . . . .
117
117
^ ^
^ ^ ^
^ ^
81
654 :
^ ^ ^
183, 202
^ ^ ^
511 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
nurnberg
valenciennes
311
^ ^ ^
1001 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
^ ^ ^
1252 : . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
Cent. III.38 : . . . . . . .
203
^ ^
250 : . . . . .
201
^ ^ ^
654 : . . . . . . . . . . . . . .
Auct. F.4.26 : . . .
117
^ ^ ^
2394 : . . . . . . . . . . . . . . . . 118
Barocc. 166 : . . . . . . . . . . . . .
33
^ ^ ^
2984A : . . . . . . . . . . . . . . . 117
194 : . . . . . . . . . . . . . . . . . .
10
^ ^ ^
3121A : . . . . . . . . . . . . . . . 201
^ ^
Cromwell 12 : . . . . . . . . . . . .
55
^ ^ ^
^ ^
Digby 23 : . . . . .
^ ^ ^
171
^ ^ ^
Savile 52 : . . . . . . . . . . . . . 34, 65
^ ^ ^
6307 : . . . . . . . . . . . . . . . . 201
201
^ ^ ^
6327 : . . . . . . . . . . . . . . . . 201
10-11
^ ^ ^
Scaff. XVII,
^ ^ ^
6541 : . . . . . . . . . . . . . . . . 203
^ ^ ^
183, 202
^ ^ ^
6542 : . . . . . . . . . . . . . . . . 203
Sorb. 122 :
^ ^ ^
203
^ ^ ^
9603 : . . . . . . . . . . . . . . . . 116
^ Stadtbibl.
^ ^ ^
^ ^ ^
^ ^
217 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
^ Merton Coll.
^ New Coll.
270 : . . . . . . . . . . .
298 :. . . . . . . . . . . .
370 : . . . . . . . . . . . . .
^ ^ Bibl. Univ.
1418 : . . . . . . .
^ Bibl. Mazarine
^ B.N.(F.),
^ ^ ^
^ ^
^ ^ ^
^ ^ ^
13048 : . . . . . . . . . . . . . . . . 116
^ ^ ^
14725 : . . . . . . . . . . . . . . . . 201
250
^ ^ ^
15091 : . . . . . . . . . . . . . . . . 201
244, 257
^ ^ ^
15454 : . . . . . . . . . . . . . . . . 203
fr. 2375 : . . . . . . . . . . . . . . .
^ ^ ^
^ ^
201
102, 103
774 : . . . . . . . . .
Coislin 163 :. . . . .
338 : . . . .
199 -200
3939 : . . . . . . . . . . . . .
gr. 13 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
^ ^ ^
1865 : . . . . . . . . . . . . . . . .
33
^ ^ ^
190
^ ^ ^
16633 : . . . . . . . . . . . . . . . . 201
157 -177
^ ^ ^
1908 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
90
^ ^ ^
17302 : . . . . . . . . . . . . . . . . 116
^ ^ ^
1921 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
34
^ ^ ^
17346 : . . . . . . . . . . . . . . . . 117
^ ^ ^
2036 : . . . . . . . . . . . . . . . .
181
^ ^
^ ^ ^
2038 : . . . . . . . . . . . . . . . 90, 94
^ ^ ^
2143 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
87
ROMA, B. Angelica
gr. 29 : . . . .
^ ^ ^
2165 (ms. P) : . . . . . . . . . . . .
82
A.292 : . . . . . . 117
^ ^ ^
2267 : . . . . . . . . . . . . . . .
86-87
2055 : . . 201
^ ^ ^
2270 : . . . . . . . . . . . . . . .
86-87
598 : . . . 201
^ ^ ^
2276 (ms. I) : . . . . . . . . . . . .
^ ^ ^
2286 : . . . . . . . . . . . . . . . .
81
105
^ ^ ^
2394 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
34
^ ^ ^
2409 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
35
^ ^ ^
2423 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
33
^ ^ ^
^ ^ ^
2492 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
33
^ ^ ^
2493 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
35
^ ^ ^
^ ^ ^
83 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
^ ^ ^
637 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
35
105
2 : . . . 117
1399 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
SANKT
Nauk
PETERBURG,
Bibl.
Akad.
193 : . . . . . . . . . . . . . . . . 111
604 :. . . . . . . .
Mone
7.7.9 : . . 203
Blatadon
14
(ms. Vlat.) : . . . . . . . . . . . . . . . . 81
TOURNAI, Bibl. de la Ville
105 : 224,
70
^ ^
53, 54
TRIER, Stadtbibl.,
VALENCIENNES,
262/1144 : . . . . 116
Bibl.
de
la
ville
86
(236) : . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201
312
valenciennes
zurich
^ ^ 407 :. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
^ ^ ^ 5951 : . . . . . . . . . . . . .
293, 295
^ ^ 1135 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . 244
VATICANO (CITTA
DEL), B.A.V.,
^ ^ ^ 8568 : . . . . . . . . . . . . .
116, 122
Borghese 37 : . . . . . . . . . . . . . 202
^ ^ ^ 10452 : . . . . . . . . . . . . . . .
ME, Bibl. mun. 111 : . . . .
VENDO
3-4, 7, 10
201
^ ^ ^ G.V.131 : . . . . . . . . . . . . . . 202
^ ^ Ottob. gr. 58 (ms. O) : . . .
202
95
34
81, 84
^ ^ ^ 173 (ms. R) : . . . . . . . . . .
64, 66
^ ^ ^ 226 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
59, 61, 73
^ ^ ^ 303 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
^ ^ ^ 304 : . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
58, 59, 60, 64, 65, 67-68, 70, 71, 72, 73, 77
203
^ ^ ^ 612 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
117
^ ^ ^ 1352 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
184, 202
^ ^ ^ VI. 126 : . . . . . . . . . . . . . .
. N. B., lat. 125 : . . . . . . .
WIEN, O
48
200
^ ^ ^ 1898 : . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
^ ^ ^ 795 : . . . . . . . . . . . . . . . . .
145
^ ^ ^ 2416 : . . . . . . . . . . . . . . . .
200
^ ^ ^ 2112 : . . . . . . . . . . . . . . . . 202
^ ^ ser. n. 3645 : . . . . . . . . . . . .
^ ^ ^ 2175 : . . . . . . . . . . . . . . . . 203
WOLFENBTTEL,
33
117
Herzog -August
183, 201
117
SUME
S
RE
Filippomaria
Pontani,
Claude J
arry, Sur une recension du Traite de l'astrolabe de Jean Philopon a l'epoque des
xiii
durant les sie cles suivants, il a ete tres abondamment copie , bien que des alterations le
rendent difficilement exploitable par des astronomes. A partir de 1360 environ appara| t
une version recense e de ce texte, qui se pre sente comme une tentative pluto t reussie de lui
redonner tout son sens et son utilite . Un manuscrit attribue a Isaac Argyros la paternite
d'une scholie qui est un e lement-cle de cette recension, mais certains autres indices pour raient mettre sur la piste de The odore Melite niote.
Antoine P
xv
siecle. Pres d'un sie cle plus tard, ces deux manuscrits furent utilise s par Rasarius
(1517-1578) pour son edition latine des Opera omnia de Galien (Venise, 1562). Apre s avoir
appartenu a Rasarius, ces deux manuscrits entre rent en la possession de Maxime Mar gounios (1549-1602). Ils furent ensuite legues par testament au monaste re d'Iviron du
Mont Athos. Tandis que le premier y est reste depuis, le second fut apporte a Moscou par
le moine Arse ne Soukhanov en 1655. La trajectoire commune de ces deux manuscrits est
l'occasion de faire une mise au point biographique sur trois e rudits de la Renaissance :
Kallistos, Rasarius et Margounios, dont la biographie permet de retracer comment s'est
effectue e la transmission de plusieurs manuscrits de bibliothe que en bibliotheque.
Richard et Mary R
liturgical texts ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV, 2009, p. 115-128.
L'article presente deux bifeuillets d'un manuscrit des Homiliae de tempore d'Haymon
d'Auxerre contenant des portions significatives des home lies 78, 79 et 83. Ils datent de la
fin du
ix
ou du debut du
contiennent les re pons et les antiennes approprie s a la date liturgique de cette home lie, le
dimanche apre s l'octave de Paques. Par leur combinaison de textes liturgiques et homile tiques, les bifeuillets sont peut -etre un unicum parmi les manuscrits subsistants.
Rosa C
miscellaneus patristicus
p. 129-156.
Le Codex miscellaneus patristicus (La Seu de Urgell, Arch. capit. 604), copie en 938 dans l'Es pagne musulmane, est l'unique manuscrit ou se trouve documente e la notation alphanu merique gre co-copte, tant dans la nume ration des chapitres du texte que dans celle des
cahiers. Cette notation, qui a e te interpretee comme la premie re manifestation des chif fres indoarabes dans la pe ninsule Ibe rique, offre d'evidents paralle les avec la numeration
qui appara| t en marge d'un bref traite d'agrimensure arabe dans un manuscrit originaire
d'al-Andalus (El Escorial R. II. 18, f. 55r). L'article examine les paralle les avec la nume gypte et plus tard en Afrique du Nord,
ration alphanumerique greco-copte utilisee en E
ainsi qu'avec la numeration dite rum| qui survit au Moyen Age a Tolede, Valence et
Majorque. On conclut que le possible mode le de cette numeration, et peut-etre aussi des
quaternions ou
elle est employee, est a situer en Afrique du Nord.
Beatrice
Bakhouche,
BNF, latin 16579 ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV, 2009, p. 157 -177.
L'etude des marginalia de la traduction du Timee par Calcidius dans le manuscrit Paris,
BNF latin 16579 permet d'affiner les filiations e tablies par l'editeur du texte, J. -H. Waszink. Elle renseigne e galement sur l'origine des principaux groupes de gloses et, par la
meme, sur les centres d'interet du concepteur de la copie.
Gijs
Coucke
Expositio problematum ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV, 2009, p. 179-214.
Le but de l'article est d'e tablir une me thode pour identifier correctement et/ou locali ser le modele du commentaire litte ral a l'Expositio Problematum Aristotelis (1310) compose
par le medecin padouan Pietro d'Abano. Cette ope ration est importante pour les e diteurs
et lecteurs modernes des commentaires me dievaux, car le modele rend compte des deviations par rapport aux interpre tations originales des textes commente s et, par la, contribue
a une meilleure compre hension du commentaire. Ainsi, l'Expositio de Pietro d'Abano
accueillit les erreurs dues a la traduction verbum de verbo du traite pseudo-aristotelicien Problemata Physica realisee par Bartholome de Messine (vers 1260) et aux particularite s de sa
tradition textuelle. L'essai d'identification du mode le sur la base d'une selection de
variantes significatives est complique par de nombreuses questions d'ordre me thodologique. De plus, Pietro d'Abano consulta apparemment plus d'un manuscrit pour compo ser son commentaire.
Adrian A
rmstrong
Cambridge, Gonville and Caius College 187 : 220 ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV,
2009, p. 215 -275.
Dans la tradition textuelle de la poe sie de Jean Molinet, le manuscrit Cambridge, Gonville and Caius College 187:220 constitue un te moin d'une importance capitale : ce recueil
contient plus de soixante -dix uvres de la plume de l'indiciaire bourguignon, ainsi que
plusieurs poemes dont l'attribution a Molinet est possible bien qu'incertaine. La pre sente
etude fournit une description de taillee du manuscrit, qui s'attarde surtout sur les uvres
de Molinet. Elle en analyse en outre la mise en recueil et la mise en page, de montrant
ainsi non seulement la fac on dont les copistes percoivent les differentes formes du savoir
que ve hicule la poe sie de Molinet (savoir historique, ide ologique et me tatextuel entre
autres), mais aussi la fac on se lective dont ils mettent ces savoirs en valeur.
Patrick G
autier alche
D
Sebastien B
siecle ^
siecle. Elle invite a reprendre l'enque te sur les trois plus anciens manuscrits
ix
et
siecles. Leurs relations mutuelles et leur circula connus de cette uvre, date s des
tion au cours du Moyen Age permettent d'aboutir a la conclusion que le manuscrit Paris,
BnF lat. 7028, compose par le scriptorium de Nonantola dans la seconde moitie du
puis conserve a Saint-Hilaire de Poitiers a partir du premier tiers du
xi
siecle
Sylvain
xv
l'existence etait jusqu'a present inconnue. Il s'agit d'un traite redige en 1352-1353 par le
theologien et visionnaire franciscain Jean de Roquetaillade, alors emprisonne a Avignon.
Cette oeuvre en seize parties (Sexdequiloquium) est construite comme une re plique a l'avis
rendu par Francois de Meyronnes en 1325, a propos d'articles extraits par Jean XXII de
la Lectura super Apocalipsim de Pierre de Jean Olivi, avis dont on ne connaissait pas davan tage l'existence.
ABSTRACTS
Filippomaria
Pontani,
Claude J
arry, Sur une recension du Traite de l'astrolabe de Jean Philopon a l'epoque des
Antoine P
After having belonged to Rasarius, these two manuscripts came into the possession of
Maxime Margounios (1549 -1602). They were then bequeathed to the monastery of
Iviron on Mount Athos. While the first remained there, the second was brought to Mos cow by the monk Arsene Soukhanov in 1655. The common trajectory of the two manu scripts provides an occasion to focus on the biographies of three Renaissance scholars :
Kallistos, Rasarius and Margounios. Their biographies allow us to trace how several
manuscripts passed from library to library.
Richard et Mary R
liturgical texts ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV, 2009, p. 115-128.
This paper introduces two unpublished bifolia from a manuscript of Haimo of Auxer re's Homiliae de tempore, containing significant portions of homilies 78, 79, and 83. They
date from the late ninth century or the early tenth. The margins of homily 83 (no other
margins survive) contain the responsories and antiphons appropriate to that homily's
liturgical date, the Sunday after the Octave of Easter. For their combination of liturgical
texts and homiletic text, the bifolia are perhaps unique among surviving manuscripts.
Rosa C
miscellaneus patristicus
p. 129-156.
The Codex miscellaneus patristicus (La Seu de Urgell, Arch. Capit. 604), copied in Muslim
Spain in 938, is the only manuscript where the Greco -Coptic alpha -numerical notation is
documented, in the numbering both of the chapters of the text and of the quires. This
notation, which has been interpreted as the earliest manifestation of Indo -Arabic num bers on the Iberian peninsula, offers obvious parallels with the numbers that appear in
the margins of a brief Arabic agrimensorial treatise in a manuscript from Andalusia (El
Escorial R. II. 18, f. 55r). The article examines the parallels with Greco -Coptic alphanumerical notation used in Egypt and later in North Africa, as well the numeration
called ru
m|, which survived at Toledo, Valencia and on Majorca during the Middle
Ages. One concludes that the possible model of that numeration, and perhaps also of the
quires where it is employed, should be situated in North Africa.
Beatrice
Bakhouche,
BNF, latin 16579 ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV, 2009, p. 157 -177.
The study of the marginalia in the translation of the Timaeus by Calcidius in the manu script Paris, BNF, latin 16579 allows us to refine the filiations established by the editor of
the text, J.-H. Waszink. It also informs us about the origin of the principal groups of
glosses and, concurrently, about the interests of the man who conceived this manuscript.
Gijs
Coucke
Adrian A
rmstrong
Cambridge, Gonville and Caius College 187 : 220 ^ Revue d'histoire des textes, n.s., t. IV,
2009, p. 215 -275.
The manuscript anthology Cambridge, Gonville and Caius College 187 :220 is a crucially
important witness of Jean Molinet's poetry : it contains over seventy of his compositions,
as well as several pieces whose attribution to Molinet is possible but uncertain. This study
provides a detailed description of the manuscript, devoting particular attention to the
Molinet poems which it transmits. It also examines the volume's anthologization and
presentation (layout, paratext, etc.), to show the ways in which the scribes have per ceived the different forms of knowledge conveyed in Molinet's work ^
historical, ideo -
logical, and metatextual knowledge, for instance ^ and foregrounded them selectively for
readers.
Patrick G
autier alche
D
Sebastien B
siecle ^
Sylvain
PL. I
La Seu d'Urgell, Archivio Capitular, 604, f. 63v. Se observa el monograma, la decoracion zoomorfica, la gamma capitular y la doble numeracion de los cap|tulos,
romana : xv, xvi y greco-copta : lee, lq, as| como la doble numeracion del cuadernillo, igualmente romana y greco-copta : ii q(uaternio) b. Tambien puede verse la l|nea
de pinchazos en el intercolumnio y los pinchazos en la parte inferior de las l|neas de
pautado verticales que hemos comentado.
PL. I
PL. II
PL. III
PL. IV