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Storia

Il Partito nazionale fascista


Lorganizzazione di massa per eccellenza era il Partito nazionale fascista, a cui
bisognava essere iscritti per ottenere qualsiasi impiego, tanto che la sigla del Partito
nazionale fascista (Pnf) veniva ironicamente decifrata con lespressione per
necessit familiare. Nel 1926 fu fondata lOpera nazionale Balilla, chiamata
Giovent italiana del littorio, che inquadrava militarmente i maschi e le femmine a
partire dai sei anni. A sei anni, con il nome di Figli della lupa, i bambini indossavano
per la prima volta la camicia nera; dagli otto ai 14 anni i ragazzi diventavano balilla, le
ragazze piccole italiane; poi le 14 e le 18 anni, avanguardisti e giovani italiane. Al
compimento di 18 anni il giovane valido veniva iscritto nelle liste di leva ed era
considerato soldato. Lo scopo di tutta lorganizzazione fascista era quello di inculcare il
senso di disciplina, di ordine e di obbedienza nei giovani. Ai ragazzi veniva impartita
uneducazione di tipo paramilitare; oltre a indossare luniforme, infatti, i bambini
imparavano ad usare il moschetto di legno. Anche il tempo libero veniva organizzato
dal fascismo mediante il sabato fascista e lOpera nazionale dopolavoro, un centro
di aggregazione sociale per le varie categorie: cera il dopolavoro dei ferrovieri, dei
tranvieri, dei metalmeccanici, dei chimici ecc. la propaganda era ossessionante. La
radio, la stampa, il cinema e i manifesti erano al servizio di Mussolini.
LItalia fascista
Con linstaurazione della dittatura di Mussolini in Italia venne fascistizzata. Alla marcia
reale, che era il vecchio inno nazionale, fu affiancata Giovinezza, il neofascista. Un
decreto governativo del 1938 impose lobbligo della divisa per tutti gli impiegati
statali. Lo Stato ne forniva 2:1 invernale di colore blu e stive bianche. Sul berretto
spiccava laquila fascista e sui bottoni dorati il fascio littorio. Il regime esalta larmonia
della bellezza del paesaggio italiano, tanto lodato dagli stranieri. La retorica fascista
diffondeva la convinzione che vivere in Italia fosse un privilegio e che un alto grado di
natalit fosse un dovere morale un segno di vitalit. Ma gli italiani stentavano a
trovare i mezzi di sussistenza, mentre i disoccupati erano in aumento. In citt, nelle
campagne, erano sicure. La malavita non era sparita, ma aveva molta pi difficolt ad
agire. Avendo le pattuglie di carabinieri, di agenti e di militari nazionali andavano in
giro senza sosta. Nel 1926 fu introdotta la carta didentit che bisognava esibire alla
richiesta delle forze dellordine; chi sprovvisto e accompagnato al pi vicino posto di
polizia per accertamenti. Dopo lattentato a Bologna contro Mussolini del 31 ottobre
del 1926 fu introdotta la pena di morte, che era stata abolita nel 1889 valida anche
per i delitti di tradimento della patria, insurrezione armata e guerra civile. Non ci si
poteva trasferirsi da una citt allaltra senza la richiesta di un datore di lavoro e
lautorizzazione della pubblica sicurezza. Giocare a carte allosteria era rischioso,
perch si poteva essere processati per gioco dazzardo. La bestemmia era un reato
sanzionato dal codice penale. Gli italiani divennero cittadini esemplari, ma pi che il
richiamo al civismo valse il timore di incorrere nelle severissime sanzioni. Chi
infrangeva le regole difficilmente la faceva franca, perch il controllo era costante e
implacabile.
Il lavoro
il fascismo aveva deciso che la fabbrica dovesse funzionare come una caserma. Gli
operai vi si recavano al suono della sirena, chi firmava il cartellino in ritardo rischiava
la sospensione. Negli stabilimenti a ciclo continuo cerano tre turni di lavoro di otto ore
ciascuno. La disciplina ferrea e nei reparti cerano guardie che sorvegliavano
landamento del lavoro e controllavano che non venissero furti. Tra gli operai e
impiegati cera un rapporto gerarchico, visibile anche nel modo di vestire. Gli impiegati
indossavano la camicia bianca e la cravatta, gli operai la tuta; gli impiegati
percepivano lo stipendio, gli operai il salario; gli impiegati facevano lo straordinario per

aumentare il loro reddito, gli operai non le impiegate e le telefoniste dovevano portare
il grembiule nero, che indica la loro condizione subalterna. Il titolo di studio assicurava
un impiego adeguatamente remunerato. I tecnici specializzati e gli ingegneri
trovavano lavoro pi facilmente degli altri. Tutte le lavoratrici erano assicurate in caso
di maternit dallIstituto nazionale fascista di previdenza sociale, dal quale derivato
lattuale Inps, che versava la madre un assegno di L. 300. Alle donne lavoratrici che si
affidavano per maternit, inoltre, era garantita la conservazione del posto di lavoro e,
al rientro, usufruivano di permessi per lallattamento di bambini. Il limite massimo di
et per andare in pensione passato da 65 a 60 anni. Gli impiegati, gli operai e le loro
famiglie furono assicurati contro le malattie per cui avevano diritto alle cure
ospedaliere e le medicine.
Le malattie e le cure
Ogni anno migliaia di persone si ammalavano di malaria. La bonifica delle paludi
pontine ridusse i focolai di malaria, ma la malattia non spar del tutto, mentre risultava
ormai debellata in tutti i paesi dellEuropa civilizzata. La malaria era il terrore delle
campagne; mentre una malattia tipicamente urbana era la tubercolosi. Si pensava che
la grave malattia si trasmettesse per semplice contatto fisico. La religione pi colpita
la Venezia Giulia, quella meno la Basilicata. Lassistenza e lospedalizzazione dei
malati di tubercolosi obbligatoria e gratuita. Unaltra grave piaga sociale era
lalcolismo, diffuso soprattutto nel centro-nord. Una cura molto diffusa era quella di
estrarre il cosiddetto sangue cattivo con salassi, come si faceva da tanti secoli. Le
affezioni bronchiali si curavano con il cataplasma, un impasto di farina di lino
racchiuso in una garza e applicato quasi bollente sul torace. Si pensava di curare un
solo avvicinandolo al collo di una bottiglia e guardando sul fondo. Nei confronti del
tabacco non cera alcun pregiudizio, anzi se ne apprezzavano il gusto e le qualit
rilassanti, dalla sicurezza, faceva parte del fascino maschile; fermare, quindi, non era
considerato nocivo per la salute. Cerano vari tipi di sigarette. Gli anziani fumava il
sigaro toscano; i vecchi contadini restavano affezionati alla pipa. Si fumava
dappertutto, in ufficio, sui tram, sui treni, nelle abitazioni; lospite si accende una
sigaretta senza chiedere il permesso. Si fumava dappertutto, con una sola eccezione:
accanto Mussolini nessuno doveva fumare. Per mantenersi sani la regola salutista
fascista prescriveva: sveglia allalba, molto noto e frugalit nel mangiare. In realt si
mangiava poco, ma non per scelta. La vita media, infatti, era appena di 55 anni, la pi
bassa dEuropa.
La scuola
La scuola fu riformata per farne il principale mezzo di formazione dei giovani fascisti e
per andare incontro alle aspirazioni della Chiesa. Sia le scuole pubbliche che private
furono messi sullo stesso piano giuridico. Sulle pareti di ogni classe cerano ritratti del
re, di Mussolini e il crocifisso. Gli scolari venivano periodicamente visitati nel
laboratorio della scuola; nei casi di deperimento organico, anemia o inappetenza, il
ragazzo veniva iscritto nelle liste per il soggiorno nelle colonie marine montane,
gestite dalle organizzazioni fasciste. Nel Libro fascista, del Balilla, scritto da Vincenzo
merletti di non attendevano che Mussolini, figlio del popolo, venuto dalla miseria, non
pi grandi e pi buono del mondo, in un decennio aveva fatto diventare lItalia la
prima nazione del mondo.
Le colonie estive
I bambini dovevano avere una divisa ed essere preparati militarmente; dovevano
prestare giuramento di fedelt a Mussolini e seguire una rigorosa preparazione
sportiva: i bambini dovevano crescere sani e forti. Laria buona, lacqua e il sole erano
considerati ingredienti essenziali, perci sulle coste italiane sorsero centinaia di
colonie marine per migliaia di bambini, i quali erano costantemente sorvegliati da
suore o maestre, facendo una vita spartana, regolata da rigidi orari e da una severa

disciplina. Con le teste rapate a zero, per tenere lontani i pidocchi, i pantaloncini corti,
la maglietta con il simbolo del fascio, il berrettino bianco e i sandali di cuoio,
trascorreva le giornate fra la preghiera e la messa della mattina e lintonazione del
canto durante la probabile visita del gerarca dellospite illustre. Il cibo, come nelle
caserme, era scarso. Latmosfera non era certo adeguata alla psicologia dei bambini e
dei loro occhi non spariva mai la nostalgia di casa. Il bagno era consentito solo al
mattino, quando il sole scottava meno, tuttavia fino a mezzogiorno i bambini erano
costretti a stare distesi sulla spiaggia. Nel pomeriggio, quando il caldo era
insopportabile, passava la punta del Comune e laddetto da una bella annaffiata da
tutti i bambini, messi in fila e in costume da bagno. Quello era il momento pi
divertente dei bambini che ridevano felici. Le vacanze nelle colonie spettavano ai figli
delle famiglie pi povere, in quelle borghesi dire al figlio ti mando in colonia
equivaleva a una grave minaccia.
I viaggi e i mezzi di trasporto
Durante il fascismo si viaggiava poco, ma non se ne sentiva neanche la necessit. Per i
viaggi lunghi i mezzi pi usati erano gli autobus e soprattutto i treni. Laereo era molto
costoso e considerato poco sicuro. Significa citt, rovine, borghi medievali. Anche
Mussolini viaggiava poco. Durante la sua giovinezza era stato in Svizzera, aveva
visitato la Germania, non era mai stato in Inghilterra, n in America, non conosceva
neanche Parigi. Solo alla fine degli anni 20 cominci a svilupparsi il turismo. Gli enti
turistici e le agenzie di viaggio cominciarono ad organizzare i primi viaggi collettivi in
pullman per visitare i centri non raggiungibili con il treno. I prezzi delle auto erano
proibitivi. I gerarchi fascisti percorrevano velocemente le strade sterrate a bordo delle
auto pi belle e veloci. LItalia era agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda il
numero di auto in circolazione. Per incrementare la vendita di auto, la Fiat pens di
produrre un auto a basso costo; nacque cos la Balilla 508 a quattro marce, che
raggiungeva la velocit di 85 km/h, percorreva 100 km con 7 l di benzina e costava L.
10.800; ma non era un alto alla portata di tutti e un impiegato di medio livello del
reddito del lavoro di un anno per poterla comprare. Gli operai continuarono ad
utilizzare la bicicletta, il mezzo di locomozione pi diffuso. Quando il senatore Agnelli
and presso la residenza privata di Mussolini per presentargli la Balilla, il Duce disse
che costava troppo e che la Fiat avrebbe dovuto venderla a L. 5000. Per produrre
unauto che costasse meno, la Fiat mise al lavoro le sue migliori ingegni e di l nel
1936 era pronta la nuova utilitaria. I giornali italiani la salutarono definendola la pi
piccola del mondo, mentre in Inghilterra la chiamarono Mickey Mouse, ovvero
Topolino e costava L. 8900. Nello stesso anno del 1936 la Lancia present lAprlia
1300, che raggiungeva i 125-137 km/h e costava L. 23.500. Nel giro di un decennio
lindustria automobilistica fece notevoli progressi, anche dal punto di vista estetico.
Negli anni 30 il traffico automobilistico delle citt era molto disordinato e la
noncuranza delle regole provocavano numerosi incidenti stradali, soprattutto nelle
citt. Nel 1925 fu sperimentato a Milano il primo semaforo, che allora fu chiamato
lanterna semaforica. Nel 1926 fu fissata la norma che a Milano tutti i veicoli dovevano
abbandonare la circolazione a sinistra e tenere la destra.

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