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Grande Guerra). Questo desiderio, poi, scaturiva dal fatto che egli,
come scrisse Keynes nella lettera di presentazione all'ambasciatore
sovietico a Londra Ivan Maiskij, pur non essendo iscritto al Partito
comunista nutriva forti simpatie per il modo di vivere a suo parere
rappresentato dal nuovo regime russo (questa lettera venne acclusa da
Keynes alla sua a Wittgenstein del 10 luglio 1935: cfr. L 1911-1951, n.
192). Il progetto, comunque, fall. Wittgenstein si vide offrire o cattedre
di filosofia presso le universit di Kaz'an e Mosca (tramite Sof'ja
Janovskaja, docente di logica matematica all'universit di Mosca, con la
quale aveva stretto conoscenza), o in alternativa posti di lavoro come
operaio specializzato (nel settore medico, per esempio), e non come
manovale, com'egli avrebbe voluto, dal momento che l'unica cosa di cui
la Russia di Stalin non necessitava era proprio la manodopera non
specializzata.
Ora, davvero strano che in un libro sulle "vite parallele" di
Gramsci e Wittgenstein ("Due biografie speculari" il titolo del primo
capitolo della seconda parte), in cui per esempio veniamo a sapere cosa
faceva esattamente Gramsci a Mosca mentre in Italia c'era la marcia su
Roma (cfr. p. 144), non si trovi alcun riferimento a questo episodio
relativo a Wittgenstein, ampiamente scandagliato, per esempio, nella
biografia di Monk, una fonte molto sfruttata da Lo Piparo. Nella sua
minuziosa ricostruzione dei rapporti tra Sraffa e Wittgenstein, Lo
Piparo in una occasione sfiora l'episodio in modo cos plateale da dare
l'impressione di averlo voluto ignorare deliberatamente. Alle pagine 22
e 23 egli riporta per intero la lettera di Wittgenstein a Sraffa del 19 luglio
1935, prelevandola da L 1911-1951. Qui la lettera (n. 195) comincia nella
parte bassa della pagina 215 dell'edizione italiana, per il resto occupata
da tutta la lettera a Sraffa del 13 luglio. Ebbene, questa lettera, mai citata
da Lo Piparo, comincia con una richiesta a Sraffa legata proprio
all'imminente viaggio in Russia (di cui Wittgenstein parla
frequentemente con Keynes nelle lettere di quelle settimane: cfr. nn.
190-193): Caro Sraffa, volevo chiederti come si chiama quel preparato
contro le cimici di cui mi avevi parlato una volta. Mi pare avessi detto
che te l'eri portato in Russia.... Se, dunque, l'ipotesi di Lo Piparo tutta
vera, il viaggio in Russia nel 1935 di un Wittgenstein sedotto dalla
propaganda che presentava l'Unione Sovietica come una sorta di
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essere la stessa cosa. Bhler non riusc quindi a vedere che queste due
funzioni potevano essere separate altrettanto chiaramente quanto le tre
funzioni del linguaggio che aveva gi distinto (Popper 1976, p. 80).
Popper, dunque, rimprovera a Bhler esattamente ci che nel mio
volume del 2000, sulla scorta anche dell'analisi di Diego Marconi, avevo
attribuito a Wittgenstein, e cio l'identificazione tra descrizione e
spiegazione, ovvero l'assorbimento della funzione argomentativa
nell'ambito di quella descrittiva, come conseguenza della confusione tra
argomentazioni e giudizi complessi. E, fatto oltremodo significativo,
un'analoga confusione tra l'inferenza (implicazione logica) e l'asserto
condizionale (implicazione materiale), rileva Popper in una nota
relativa al passo citato, operante anche in alcune parti dei Principia
Mathematica, cio nel testo-chiave per la formazione del primo
Wittgenstein. In tal modo, prosegue Popper, Russell mi disorient per
vari anni. Ma il punto principale che un'inferenza un insieme
ordinato di asserti nel 1928 mi era sufficientemente chiaro da poterne
parlare con Bhler durante il mio esame (pubblico) per la laurea in
filosofia. Egli ammise candidamente di non aver preso in
considerazione la cosa (p. 212, n. 93). Se la tesi di Bartley della grande
influenza esercitata da Bhler sul secondo Wittgenstein plausibile, le
osservazioni precedenti ci permettono di concludere che nel passaggio
dalla fase logica, sotto l'influsso dei Principia di Russell e Whitehead,
alla fase antropologica, sotto l'influsso delle teorie psico-linguistiche di
Bhler, Wittgenstein rimase prigioniero di un'immagine gravemente
riduttiva delle funzioni del linguaggio, con tutte le conseguenze
pessimistiche sulle possibilit della conoscenza umana e dell'esercizio
critico-razionale della stessa filosofia che essa comporta.
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