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GIURISPRUDENZA
Legittimit
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DANNO
E RESPONSABILITA
n. 1/1996
La Corte di appello avrebbe omesso ogni corretta applicazione di quanto emerso al giudicato
penale, ed in particolare circa le ammissioni del
Pellosio di aver mentito al proprio direttore, costituenti vera confessione giudiziale; la diligenza professionale richiesta al direttore di una pubblicazione non potrebbe essere dilatata, del resto, fino ad
importi obblighi inattuabili, quali lautonomo e
diretto controllo di tutto quanto oggetto di pubblicazione, risalendo alle fonti delle notizie.
noto che la responsabilit solidale del proprietario della pubblicazione e delleditore per i reati
commessi col mezzo della stampa discende specificamente dallart. 11 della l. 8 febbraio 1948, n. 47,
la cui previsione non del tutto inquadrabile
nellambito dellart. 2049 c.c., invocato dai danneggiati. La responsabilit civile del proprietario e
delleditore non discende quindi da quella del direttore, ma una responsabilit propria, che ne prescinde (sintomaticamente la S.E.P. ha dichiarato,
nel giudizio di merito, di non disconoscerla, malgrado lassoluzione del direttore).
Il regime della solidariet non si discosta, tuttavia, dalla regolamentazione generale prevista dal
codice civile per le obbligazioni solidali. Anche nel
suo ambito trova applicazione, quindi, sia lart.
1292 c.c., in forza del quale il proprietario e leditore della pubblicazione sono tenuti, verso il danneggiato, per lintero, sia lart. 2055 comma 2 c.c.,
per il quale, nei rapporti interni con gli altri coobbligati, colui che ha risarcito il danno ha regresso...
nella misura determinata dalla gravit della rispettiva colpa e dallentit delle conseguenze che ne
sono derivate. Il comma 3 della norma in esame
specifica poi che, nel dubbio, le singole colpe si
presumono uguali (cfr., in generale, da ultimo,
Cass. 29 novembre 1994, n. 10201; Cass. 20 gennaio 1995, n. 620).
Allorch il proprietario e/o leditore esercitino
lazione di regresso, tra di loro, col direttore e/o
con lautore dellarticolo incriminato il giudice di
merito tenuto ad accertare la gravit della rispettiva colpa, al fine di determinare la finale incidenza
del risarcimento su ciascuno dei coobbligati,
tenuto conto che come si avuto modo di precisare la responsabilit del proprietario e delleditore prescinde da quella del direttore, nei rapporti
tra costoro e lautore dellarticolo la colpa del
direttore (nella specie esclusa con sentenza passata
in giudicato) assume rilievo non tanto per escludere quella dellautore dellarticolo, cui, in ogni
caso, risale il fatto colposo o doloso, quanto per
stabilire la misura in cui ognuno di essi deve rispettivamente rispondere verso colui che ha effettuato
il risarcimento.
Sgombrato il campo dalla responsabilit per il
secondo articolo, si impone, quindi, una nuova
valutazione, alla luce dei principi delineati e della
sentenza penale, sicch il capo della sentenza relativo ai rapporti S.E.P. Pellosi devessere cassato
con rinvio, anche per le spese, ad altra sezione della
Corte di appello di Genova.
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E RESPONSABILITA
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IL COMMENTO
di Giovanna Savorani
La fattispecie e le decisioni
La vicenda giudiziaria oggetto della sentenza qui
annotata presenta elementi peculiari, che hanno
condotto i giudici di legittimit ad enunciare con
chiarezza principi di diritto in precedenza solo
frammentariamente affermati.
Un quotidiano a diffusione regionale pubblica un
articolo dal titolo Abusi edilizi ad Albissola:
unantica cantina diventa residence, nel quale il
giornalista enfatizza il fatto che il consorte della
proprietaria riveste la carica di presidente della
locale sezione dellassociazione di tutela dei beni
artistici Italia Nostra. In seguito al discredito e
allimbarazzo generato dallarticolo il presidente si
dimette dalla carica e, congiuntamente alla moglie,
querela il giornalista autore dellarticolo e il direttore responsabile del quotidiano. In sede penale,
accertata la non veridicit dei fatti denunciati, il
giornalista, che aveva assicurato al direttore di aver
eseguito un accurato controllo, ritenuto unico
responsabile del reato di diffamazione a mezzo
stampa. A seguito di sentenza penale definitiva di
condanna, le persone offese dal reato promuovono
azione civile di risarcimento del danno sia nei confronti del giornalista, reo della diffamazione, sia,
invocando la tutela ex art. 2049 c.c., verso leditore.
In primo grado i convenuti vengono condannati in
solido al pagamento di lire 50.000.000 a titolo di
risarcimento del danno; in secondo grado la Corte
dappello, sulla base delle allegazioni prodotte
dalleditore, ricorrente principale, individua due
distinte lesioni: la prima derivante dallarticolo firmato dal giornalista e la seconda generata da un successivo articolo redazionale nel quale, nonostante
lapparente forma di rettifica, si ravvisa il persistere
nella diffusione delle medesime notizie false.
In relazione a ciascuna fattispecie la Corte dappello individua i soggetti civilmente responsabili e
quantifica il risarcimento del danno. Riguardo
allarticolo firmato dal giornalista conferma la condanna in solido a carico del giornalista e delleditore
e liquida il danno in lire 20.000.000, diminuendo
cos limporto in precedenza riconosciuto dal Tribunale; separatamente valuta la lesione prodotta dal
secondo articolo redazionale, di cui attribuisce la
responsabilit esclusivamente alleditore e quantifica il relativo risarcimento in lire 20.000.000.
Questultima parte della pronunzia viene cassata
dalla Suprema Corte per vizio di ultrapetizione, in
quanto espressa in relazione a fatti allegati non dalla
parte lesa, ma da uno dei responsabili (leditore)
come prova difensiva dellavvenuta rettifica.
La Corte dappello infine, nel respingere la richiesta di manleva avanzata dalleditore nei confronti del
giornalista, afferma che la responsabilit delleditore
va collegata non solo allomesso controllo della
prima notizia, ma anche al suo persistere in occasione del secondo articolo, come se in capo alleditore esistesse un obbligo di controllo della notizia.
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Una celebre, e molto discussa, pronuncia della Cassazione civile (9) ha fissato i parametri di riferimento
per la valutazione del comportamento del giornalista,
stigmatizzando in una sorta di decalogo le condizioni per il lecito esercizio del diritto di cronaca. Tali
condizioni, esposte nella citata pronuncia in modo
molto articolato, possono ricondursi allosservanza di
tre fondamentali criteri: utilit sociale dellinformazione; verit (anche solo putativa, purch frutto di un
diligente lavoro di ricerca) dei fatti esposti; forma
civile della loro esposizione e valutazione, ovvero
non eccedente rispetto allo scopo informativo.
Lillecito derivante dalla violazione dei suddetti criteri potr configurare, a seconda della sussistenza
dellelemento soggettivo (del dolo o della colpa), o il
reato di diffamazione a mezzo stampa (dolo), oppure
solo unipotesi di responsabilit civile (colpa).
Nel caso qui in commento, in sede civile i giudice
della Corte di appello manifestano dubbi sulla correttezza della gi intervenuta assoluzione penale del
direttore del giornale, affermando che il controllo
della notizia eseguito esclusivamente presso lautore
dellarticolo non poteva esonerare il direttore del giornale dalla responsabilit per diffamazione (10). Tuttavia, nel convincimento dei giudici di appello, il fatto
che sul punto si sia ormai formato il giudicato penale
preclude ogni indagine civilistica sulla colpa. Posizione opinabile perch avrebbero potuto essere
oggetto di valutazione sia le modalit attraverso cui
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Note:
(3) Cass. pen., sez. VI, 27 agosto 1980, in Giust. civ., 1980, I,
2380 ss..
(4) De Cupis, Giudicato penale di proscioglimento e risarcimento del danno non patrimoniale, nota a Cass. pen., 27 agosto
1980, in Giust. civ. 1980, I, 2387.
(5) De Cupis, Il danno, II, Milano, II ed., 1970, 260.
(6) Bonilini, Il danno non patrimoniale, in Alpa Bessone, Giur.
sist. dir. civ. e comm., fondata da W. Bigiavi, Torino, 1987,
401-404.
(7) Scarselli Zeno Zencovich, Analisi di 170 sentenze sulla
lesione della personalit rese dal Tribunale di Roma
(1988-1994), in Dir. inf., 1995, 702.
(8) Si segnalano in merito i dibattiti fra giuristi ed operatori del
settore promossi dal Centro Calamandrei negli anni 90 e 91.
Interessanti contributi di G. Alpa, C. Bovio e N. Lipari sul tema
sono stati pubblicati in Dir. inf., 1991, 781 ss..
(9) Cass., sez. I, 18 ottobre 1984, n. 5259, in Foro it. 1984, I,
cc. 2711 ss., con nota di R. Pardolesi; in Dir. inf., 1985, 143-152,
con note di S. Fois, Il c.d. decalogo dei giornalisti e lart. 21 Cost.,
152-162, e di G. Giacobbe, Notarelle minime in margine ad una
sentenza contestata, 163-165 e i commenti di G. Alpa, 215 ss.,
e di V. Roppo, in Nuova giur. civ., 1985, 218 ss..
(10) La responsabilit del direttore con efficacia delineata in
Trib. Roma 17 aprile 1987, in Dir. inf., 1987, 989-996, in cui si
precisa che, per gli illeciti commessi col mezzo della stampa, la
responsabilit del direttore implicita nellomissione del controllo e solo la prova, di cui lo stesso direttore ha lonere, di eventuali fatti liberatori pu valere ad escludere la colpevolezza. La
pretesa impossibilit materiale di esercitare un efficace controllo non pu intendersi come tale, in quanto se pure il direttore
non certo tenuto a ripetere personalmente la fatica del cronista, tuttavia egli pu anzi deve valersi di tutta la complessa e
adeguata organizzazione umana e materiale dellazienda giornalistica per dispiegare quel sindacato che la sua veste funzionalmente gli attribuisce e gli impone come vero e proprio poteredovere. Pertanto il fatto che lo svolgimento dellattivit propria
del direttore della pubblicazione avvenga nel contesto di unorganizzazione imprenditoriale reagisce, ai fini dellaccertamento
della responsabilit civile, sulla valutazione della diligenza
nelladempimento degli obblighi connessi.
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Note:
(11) Il carattere di pena privata attribuito da parte della dottrina
anche al risarcimento del danno non patrimoniale, sulla scorta
di unesegesi storica e di unanalisi comparata delle norme in
materia. In proposito vedi G. Bonilini, Il danno non patrimoniale,
in Alpa Bessone (a cura di), La responsabilit civile, in Giur.
sist. dir. civ. e comm., fondata da W. Bigiavi, Torino, 1987,
393-394.
(12) Vedi in proposito Cass. pen., sez. V, 11 aprile 1986, in
Resp. civ., 1987, 85 ss. e V. Ricciuto e V. Zeno Zencovich, Il
danno da mass-media, Padova, 1990, 124-125. La natura
sostanzialmente afflittiva della riparazione pecuniaria prevista
allart. 12 della legge sulla stampa rende tale sanzione assimilabile sotto molteplici aspetti agli exemplary damages del common law : sul punto si rinvia a Zeno Zencovich, Onore e reputazione nel sistema del diritto civile, cit., 321-326.
(13) M. Fabiani, Rapporti tra proprietario di testata di periodico
ed editore, nota a Trib. Roma, 14 gennaio 1975, in Giur. mer.
1975, I, 314 ss.
(14) V. Roppo, Diffamazione per mass media e responsabilit
civile delleditore, in Scintillae iuris. Studi in memoria di Gino
Gorla, 1994, 2218.
(15) S. Boccaccio, nota a Trib. Napoli, 29 giugno 1988, in Nuova
giur. civ., 1989, 428-431.
(16) V. Zeno Zencovich, Commento a Trib. Napoli 6 settembre
1988, in Dir. inf., 1989, 161, pronuncia richiamata con toni parimenti critici anche da V. Roppo, op. cit., 2218.
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prenditore, alla cui osservanza sia in parte da attribuire il verificarsi della lesione.
In tal caso si dovr porre a carico delleditore, in
via definitiva, una quota di risarcimento liquidato
valutando in che modo e in che misura il suo comportamento abbia concorso a determinare il danno. La
gravit della colpa e delle conseguenze che ne sono
derivate funger anche qui da discrimen e da misura
dellincidenza del risarcimento sui soggetti coobbligati.
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