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174

STEFANO GIANNINI

Piero Chiara e la tradizione

Stefano Giannini
Maybe were confronted with a gang, with
two men working together who just happen
to have opposite names. Yes, Im sure thats
it. One of them here in the squadron, one of
them up at the hospital and one of them
with the chaplain. That makes three men,
doesnt it?
Joseph Heller, Catch-22

Fin dal 1962anno di pubblicazione del Piatto piange ospitato nel


Tornasole mondadoriano di Vittorio Sereni e Niccol Gallolopera
del luinese Piero Chiara (19131986) ha goduto dun grande successo di pubblico. I contributi critici che hanno accompagnato luscita
dei suoi numerosi libri hanno individuato la cifra del successo nella
feconda vena narrativa di livello medio-alto di autore nato fabulatore,
arguto aedo della apparentemente intorpidita provincia italiana
contemporanea. Si complessivamente indugiato di pi sul Chiara
raccontatore innatonon approfondendo a fondo i suggerimenti di
lettura di Gallo che vedeva nel Piatto piange la realt di una storia pi
vasta [] il rendiconto amaro di un tempo perduto1pi raramente tentando di analizzare i modelli conoscitivi del suo scrivere, forse
apparsi meno rilevanti in un autore che, dichiarando pi volte i suoi
natali e la crescita nel mondo delloralit faceva pensare ad una

1
Niccol Gallo a Vittorio Sereni, Roma, 7 ottobre 1961. Era per giudizio editoriale
interno; fu pubblicato pi tardi. Cfr. Niccol Gallo, Scritti letterari, a cura di Ottavio
Cecchi, Cesare Garboli e Gian Carlo Roscioni (Milano: Il Polifilo, 1975) 17374. Piero
Chiara, Il piatto piange (Milano: Mondadori, 1962).

MLN 119 (2004): 174192 2004 by The Johns Hopkins University Press

MLN

175

officina narrativa in cui la memoria dellesperienza esistenziale fosse


padrona.2 La memoria, comunque elemento ineludibile per collegare le storie di Chiara allorizzonte provinciale da lui privilegiato, non
per lunico lievito della sua narrazione. Infatti quello che, nelle
parole di un raccontastorie potrebbe rimanere un episodio o un
bozzetto, magari con intenzioni pratiche o morali, tipiche dell
affabulatore orale,3 diventa in Chiara un esercizio che tempera
linvenzione narrativa dal sapore doralit con il severo, e diverso,
impegno dello scrivere, consapevolmente accettato dallautore: Quando ho dovuto tradurre in pagine scritte i miei racconti, mi si
presentato davanti un vero deserto da attraversare. Ho faticato, ma ho
finito col trovare la traccia di un sentiero lungo il quale cammino
ancora.4 Si era accorto della ricchezza di questo impegno Luigi
Baldacci che nelle sue indagini aveva dimostrato di apprezzare gli
incontri di Chiara con la tradizione italiana illustre, dal trecento
(Boccaccio) al novecento ( Jahier ma soprattutto Gadda) passando
per diligentissimi studi settecenteschi (Casanova).5 In queste pagine
si vuole indagare un altro contatto tra Chiara e il patrimonio illustre
2
D. Come nacque e si defin la Sua vocazione allo scrivere? R. Se ho avuto una
vocazione, non fu tanto allo scrivere quanto al raccontare. La vocazione al raccontare
verbalmente, lho avuta fin dallinfanzia, durante la quale fui un gran bugiardo capace
dinventare e di attribuirmi ogni sorta di storie in Incontri. Piero Chiara a cura di
Davide De Camilli, Italianistica, III (1974): 38589; vedi anche il fascicoletto pubblicitario della prima edizione del Piatto piange ove Chiara dice che se, per ipotesi, gli fosse
impossibile scrivere nel futuro Andrei in giro a raccontare i miei romanzi, come ho
sempre fatto quando non pensavo ancora di scriverli, citato da Luigi Baldacci,
introduzione a Luovo al cianuro (Milano: Mondadori, 1969) vii.
3
Cfr. Walter Benjamin, The Story-Teller: Reflections on the Works of Nicolai
Leskov, Chicago Review, 16 (1963): 80101, tr. Harry Zohn.
4
Incontri. Piero Chiara, cit., p. 386.
5
Cfr. Luigi Baldacci, introduzione a Luovo al cianuro, cit., pp. vxix; per il rapporto
Chiara-Gadda vedi Raffella Castagnola, Un daprs Gadda: I gioved della signora
Giulia di Piero Chiara, in Le ragioni del dolore. Carlo Emilio Gadda. 18931993, a cura di
Emilio Manzotti (Lugano: Cenobio, 1993): 11123. Su Giacomo Casanova vedi
Giacomo Casanova, Storia della mia vita, a cura di Piero Chiara e Federico Roncoroni
(Milano: Mondadori, 198389 [196465]); ma linteresse di Chiara per Casanova
antecedente di parecchi anni alla pubblicazione del volume citato. Nel 1960 Chiara
cur di Casanova le Lettere a un maggiordomo (Milano: Ferriani, 1960); linteresse era
nato nel 1940 con la lettura delle Memorie, cfr. Enrico Ghidetti, Invito alla lettura di Piero
Chiara (Milano: Mursia, 1977) 32. Nel 1978, nelle colonne della sua rubrica Sale &
tabacchi, Chiara dichiarava di frequentare il suo eroe da pi di trentanni, cfr. ora il
volume Sali & tabacchi (Milano: Mondadori, 1989) 176. Dopo la pubblicazione delle
Lettere a un maggiordomo, in rapida successione Chiara pubblica nel 6465 la gi
ricordata Storia della mia vita; nel 69 lEpistolario; nel 76 traduce e cura la Storia della
mia fuga dai Piombi; nel 77 Il vero Casanova, raccolta dei suoi scritti dedicati al
veneziano.

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STEFANO GIANNINI

di cui scriveva Baldacci, quello con Luigi Pirandello, avvicinamento


tra i due autori, avanzato e mai approfondito su cui, bene dirlo
subito, occorre procedere con cautela per delimitare con appropriata
fermezza i punti di contatto e gli esiti diversi dei loro lavori. I temi
della ricerca identitaria e del doppiocentrali nel percorso poetico
pirandelliano6possono essere utili anche per cominciare ad addentrarci nellesperienza poetica chiariana.
Nonostante la tentazione sovrappositiva che Pirandello accende
nel lettore del Fu Mattia Pascal, in cui il narratore inizialmente
sembra narrare il suo passato, permane lo scarto ineliminabile tra il
narratore (fu Mattia Pascal) ed i protagonisti (Mattia Pascal ed
Adriano Meis), con il primo che racconta la storia di quando si
chiamava Mattia Pascal ma che ora, dopo essere diventato un altro,
Adriano Meis, non pi nessuno dei due e non sa pi con sicurezza
chi se non il fu Mattia Pascal (Ma voi insomma, si pu sapere chi
siete? [] Eh, caro mio Io sono il fu Mattia Pascal7); e tra
Pirandello e il narratore, nonostante lipotesi di una autobiografia
forse inconscia certo ben nascosta tra le pieghe della narrazione
come suggerito da Jean-Michel Gardair.8 Non la situazione di un
narratore che non sa chi sia ma la capacit di disseminare indizi
identitari fuorvianti fanno pensare allopera di Chiara in cui
altrettanto insidioso credere di poter eliminare lo scarto tra lidentit
dellautore, del narratore o del protagonista che cos spesso sembrano coincidere o facili da identificare in uno. invitante ma insidioso
pensare di riuscire a identificare Chiara con i protagonisti delle sue
storie, nonostante la paradossale evidenza della partecipazione invisibile ed indispensabile dellautore nelle storie che racconta, nella
descrizione della sua provincia, delle situazioni che sembrano descritte con il vantaggio dellesperienza.9 Nei suoi scritti, tra autore,

6
Cfr., tra i molti, pur con divergenze, Elio Gioanola, Pirandello, la follia (Milano: Jaca
Book, 1997); Jean-Michel Gardair, Pirandello e il suo doppio (Roma: Abete, 1977). Lo
sdoppiamento, condizione schizoide nel sano Pirandello, appare teorizzato gi nelle
pagine dellUmorismo, elaborato, come dimostrato da Piero Cudini, congiuntamente al
Fu Mattia Pascal, il romanzo a quo sul tema identitario nellopera del siciliano. Cfr.
Piero Cudini, Il Fu Mattia Pascal: dalle fonti chamissiane e zoliane alla nuova struttura
di Luigi Pirandello, Belfagor, 26 (1971): 70213.
7
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal (Milano: Mondadori, 1986) 293.
8
Jean-Michel Gardair, Jean-Michel Gardair legge Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello
(Fossombrone: Metauro, 2001).
9
Ma Chiara in due film tratti dai suoi romanzi (Il piatto piange e Venga a prendere il caff
da noi, questultimo da La spartizione) compare brevemente ed in forma anonima:
prima come lettore dun giornale che osserva le azioni dei protagonisti; poi come un

MLN

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narratore e protagonista presente invece un dissidio voluto ed


alimentato che annulla ogni tentativo di identificazione. Chiara ha
affrontato il tema dellidentit nellatto narrativo allinizio della sua
attivit. Pochi anni prima della composizione di Con la faccia per terra,
mentre scriveva i racconti che avrebbero fatto parte di Dolore del tempo
(composti tra il 48 e il 58, alcuni dei quali sarebbero rifluiti in Con
la faccia per terra) Chiara aveva scritto che i luoghi e le date saranno
informazioni che descrivono il solo personaggio perch affermava
che le linee inspiegate degli anni trascorsi diventano chiare e si
compone il disegno del destino duna vita. Ma sar la vita del
personaggio dun racconto, non la mia perch diventerebbe troppo
facile e al contempo limitante guardarsi indietro e ripercorrere il
proprio cammino.10 In tutta lopera di Chiarase si fa eccezione per
le avventure del bambino Pierino, pensate per un pubblico di
giovanissimi11il nome dellautore a cui spesso si allude, non mai
menzionato. A cosa porta, nel cammino artistico di Chiara, questa
scelta? Nel 1977, in una breve nota conservata in quella raccolta di
fatti e aneddoti che definiva il suo zibaldone, o le sue moralit
minime, Chiara affronta di nuovo la questione della presenza
dellautore toccata quasi ventanni prima: per autobiografia si
dovrebbe oramai intendere non la storia duna vita pi o meno
avventurata scritta in prima persona, quanto le confessioni implicite
che ogni poeta ed ogni narratore deposita nelle sue opere. Le quali di
non altro si nutrono se non dei succhi autobiografici, vale a dire
dellesame e dellaccertamento di se stesso che lautore costretto a
compiere per dotare di una certa attendibilit i suoi personaggi e del
riflesso di una particolare mentalit e sensibilit che sempre
possibile rinvenire in ogni apparente invenzione o fantasia; e indica
lesempio supremo: I promessi sposi.12 Ainsi, lecteur, je suis moymesmes
la matiere de mon livre scriveva Montaigne nei suoi Essais. Ma ci
pare che con la sua affermazione Chiara si faccia propugnatore di
autobiografismo piuttosto che di autobiografia, intendendo con il

commentatore, insieme con altre comparse, degli avvenimenti del film. Roberto Fedi vi
vede lesemplificazione cinematografica del ruolo dello scrittore che guarda, annota e
narra. Roberto Fedi, Favola e letteratura nella narrativa di Piero Chiara, Italianistica,
V, 2 (1976): 37482. Piero Chiara, La spartizione (Milano: Mondadori, 1964).
10
Chiara, Linea della vita, in Dolore del tempo (Padova: Rebellato, 1959) 17. Con la
faccia per terra e altre storie (Milano: Mondadori, 1965).
11
Chiara, Le avventure di Pierino al mercato di Luino (Milano: Mondadori, 1980).
12
Chiara, Sali & Tabacchi, cit., p. 157.

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STEFANO GIANNINI

primo la volont di sottolineare la presenza generica dellautore nella


sua opera. Si spiega cos il tono ammiccante verso il lettore intendente dei romanzi scritti in prima persona, le descrizioni caratteriali
e paesaggistiche di elementi vicini allautore, le confessioni implicite che con apparente noncuranza nasconde nelle sue pagine, le
riflessioni di un personaggio che per calzerebbero cos bene se
fossero dellautore. Autobiografico rimane Con la faccia per terra con il
racconto omonimo e gli altri brevi racconti raccolti nel volume. Nel
resto dellopera invece Chiara sviluppa la sua poetica seguendo linee
personalissime che esorbitano dai comuni denominatori dellautobiografia. La narrazione della sua storia irregolare, si dipana su pi
opere, si intreccia con lautobiografismo e con linvenzione. Come i
racconti dellUovo al cianuro, che Chiara dichiarava ordinati come
capitoli di un lungo e incompiuto romanzo, cos i suoi romanzi e le
sue raccolte di racconti si possono considerare lunghi capitoli di una
vita, costruiti su elementi minimi e stravolti delle sue esperienze. Nel
Piatto piange il romanzo in cui si narrano le vicende dinnocui
provinciali nella Luino degli anni trenta, Chiara mostra una fluidit
di scrittura in cui la voce del narratore e quella dellautore coincidono elegantemente nella capacit di raccontare quelle avventure di
cui sembra davvero che Chiara sia stato parte attiva o almeno
testimone salvo poi dichiarare lirriducibilit dellidentificazione:
Dovetti giurare su mio fratello morto due anni prima scrive il
narratore raccontando dellimpegno di riservatezza preso con uno
dei personaggi, ma Chiara era figlio unico.13 Linformatissimo narratore tratteggiato sempre in bilico tra lidentificazione con lautore e
lindipendenza esistenziale; Chiara allude ancora alla sua presenza
quando descrive il Cmola, uno dei personaggi principali del romanzo ed anche uno dei caratteri pi allusivamente autobiografici:
quel luinese un po sparuto ma intelligente, sempre coi libri in
mano, e cos appassionato...14 ipotesi identitaria cara allautore,
sostenuta ma non suffragata dalla presenza, in altri scritti, di un
Cmola nella famiglia dellautore: il prediletto zio materno, scomparso quando Piero era bambino: [ricordo la] Voce [] di mio zio
Pietro detto Cmola, scapolo testardo distrutto dal vino.15 Anche nei

13

Chiara, Il piatto piange, cit., p. 136.


...quel luinese un po sparuto ma intelligente, sempre coi libri in mano, e cos
appassionato... Il piatto piange, cit., p. 95.
15
Chiara, Casa degli avi, in Gazzetta del popolo, 1962, ora in Di casa in casa, la vita,
(Milano: Mondadori, 1988) 4346.
14

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nomi e informazioni, distribuiti qua e l nei precedenti racconti di


Dolore del tempo, compare la madre, lo zio Pietro, lo zio Peppino, lo zio
Gioacchino, ma non si arriva mai a Piero;16 al momento che pare
inevitabile per lintroduzione del nome, ecco che un escamotage
media il riferimento diretto attraverso il padre: il figlio di Eugenio.17 In Di casa in casa, la vita linnominato autore/protagonista
dichiara che [i]n quella casa scrissi Il piatto piange che la mia prima
opera narrativa18 ma non vero se pensiamo al Chiara autore,
perch al tempo delluscita del Piatto piange Chiara aveva gi scritto
molto e soprattutto era stata pubblicata la sua raccolta di racconti
Dolore del tempo. Il piano dellautore e quello del narratore, come
quello del narratore e del protagonista, sembrano potersi sovrapporre
perfettamente ma allultimo istante si avverte una forza che impedisce, come a due poli di segno uguale dun magnete, il contatto tra le
due parti a rompere la rassicurante sensazione di una autobiografia.
Limpossibilit a sovrapporre questi piani si estende in Chiara anche
al piano dellidentit del protagonista e dei suoi rapporti con gli altri
personaggi. Infatti i personaggi di Chiara non riescono a sostenere
indipendentemente la loro identit che sancita, volentemente o no,
dagli altri protagonisti della narrazione.
Il caso di A. G. Pareille de la Bretellire esemplare. Pareille il
protagonista dellUovo al cianuro, il racconto che d il titolo alla
raccolta di racconti pi nota di Chiara. Con Pareille il problema
dellidentit lavora, per cos dire, in negativo, ma non meno
efficacemente per illustrare i termini della questione; in breve:
Pareille non ha identit e non riesce ad averla perch rifiuta,
forestiere appena arrivato in citt, il contatto con i concittadini.
Il misterioso fotografo arriva in citt camminando a testa bassa
[] con pochi mobili e un grosso baule. Nessuno lo conosce
cosicch subito iniziano le congetture: Qualche disgrazia, la
vedovanza, un rovescio finanziario o diversi accidenti insieme, dovevano averlo indotto a cercare un luogo dove risultando sconosciuto a
tutti, avrebbe potuto iniziare o ricominciare unattivit, senza avere
16
Cfr. Chiara, Pietro mi conosci? (ma lo zio materno), Compleanno di mia
madre, Mio zio col cappello in Dolore del tempo, cit. I racconti che compongono Dolore
del tempo furono scritti tra il 1948 e il 1958. Anche la descrizione dellinfanzia segue lo
stesso stile, il genetliaco c ma manca il nome: Sono nato allultimo piano duna
vecchia casa di Luino, in via Felice Cavallotti [] Era il 23 di marzo 1913 in Di casa
in casa, la vita, cit., p. 199.
17
Chiara, Con la faccia per terra, cit., p. 54.
18
Chiara, Di casa in casa, la vita, cit., p. 204.

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dintorno lambiente e neppure latmosfera dentro la quale era


scorsa la sua vita precedente (57). La routine professionale che
immediatamente impone alla sua vita crea una patina di rispetto, ma
il mistero sulla sua verit persiste. Si deve procedere per indizi: si
conosce la professione, lorigine piemontese (dallaccento), qualcosa
sulle abitudini alimentari (dai negozianti). Il nome rimane un
mistero: A. G. Pareille diceva il biglietto da visita. Se il signor Pareille
avesse frequentato un caffscrive il narratoresi sarebbe saputo
tutto di lui. Al caff si finisce sempre col parlare e a chiunque scappa,
presto o tardi, un riferimento qualsiasi che basta ad aprire la strada
delle scoperte. Quando un nuovo arrivato si risolve a prendere le
carte in mano o si lascia tentare dal biliardo, non c incognito che
resista (59). Nella Spartizione, grazie a Paolino Mentasti tutti clienti
del caff sapevano quello che accadeva dietro gli apparentemente
impenetrabili muri di casa Tettamanzi,19 ma Pareille non rinuncia alla
routine e il caff non vi rientra. Le molteplici congetture che i clienti
si affannano a fabbricare mancano della prova decisiva: la testimonianza del diretto interessato che fugherebbe tutti i pettegolezzi.
Pareille rimane un escluso, non si comprende la ragione del suo
disdegno per il contatto con gli altri. Lintraprendenza del giovane
narratore lo porta alla conoscenza del forestiero; la consuetudine
frutta finalmente alcune confidenze: A. G. Pareille Armando Giulio
Pareille de la Bretellire, nobile torinese caduto in disgrazia, con il
carcere alle spalle per un omicidio che, ovviamente, dice lui, non
aveva commesso. Quasi tutti, una volta saputa dal giovane narratore
ed apprendista fotografo la storia di Pareille, sono convinti della sua
innocenza. La notizia aveva ancora il sapore della novit quando dal
caff, luogo di ogni decantazione scrive Chiara, arriva la smentita.
Un cliente, Casagrande, uno dei tanti luinesi emigrati che tornavano
per le vacanze, riconosce Pareille e, prima di ripartire per Torino,
lascia la sua verit: non nobile, non ricco, neppure assassino, solo un
povero diavolo scomparso improvvisamente dal suo laboratorio
fotografico attiguo a quello di Casagrande, lasciando debiti un po
ovunque. questione di poche settimane ed arriva unaltra smentita,
ancora proveniente dal laboratorio-caff. Moriondo, famoso giocatore di biliardo di passaggio in citt, dice di conoscere Pareille:
Quanto giocare insieme abbiamo fatto! Un anno abbiamo lavorato
in coppia sulla Costa Azzurra. Come? chiesi. Anche lei faceva il
fotografo? Macch fotografo. Lavoravamo al tavolo di poker e al
19

Cfr. Chiara, La spartizione, cit.

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biliardo. Ma il signor Pareille non era in prigione? Sar stato,


qualche volta. Capita a tutti. Ma dico per il delitto, per lavvelenamento del cognato Ti hanno informato male, ragazzo precis.
Per lavvelenamento del cognato and in galera lamministratore (7172). Non possibile confrontare le due versioni contrastanti del caff elaborate da Casagrande e Moriondo con quella di
Pareille. Pareille scompare allimprovviso, durante la notte, quasi
contemporaneamente a Moriondo. Sera rifiutato fino allultimo di
sostenere pubblicamente la sua verit di fronte al consesso del caff e
quella raccontata in privato al narratore non pu avere il valore di
una confessione pubblica.
Il dubbio sullidentit inattingibile richiama apertamente atmosfere pirandelliane. Il debito allo scrittore siciliano subito pagato.
Allinizio del racconto Chiara descrive il protagonista come un
individuo piccolo, triste, somigliante a Luigi Pirandello quale appare
negli ultimi ritratti (57).20 Nel prosieguo i riferimenti allopera
pirandelliana aumentano, e una lettura attenta rivela contatti in cui
Chiara mostra una sapiente capacit di colloquio con essa, in
particolare con Il fu Mattia Pascal. Ancora una volta il caff
lelemento rivelatore. Il rifiuto di frequentarlo manteneva una impenetrabile aurea di elusivit intorno al Pareille: il problema dellidentit visto al negativo. Mattia Pascal invece ha bisogno del caff
nellillusione di riappropriarsi della sua identit. Il tormentato protagonista del romanzo pirandelliano si consuma sul problema dellidentit cercando disperatamente di trovare negli altri la giustificazione e la verit per la sua esistenza. Al termine delle sue peripezie,
Mattia decide di ritornare al paese natale di Miragno. Per dare forma
ufficiale al suo rientro nella societ dopo il suicidio decide di
andare a farsi riconoscere come Mattia al Caff dellUnione: non
voglio descrivere quel che segu alla farmacia del Brsigo prima, poi al
Caff dellUnione, quando don Eligio, ancor tutto esultante, mi
present redivivo. Si sparse in un baleno la notizia, e tutti accorsero a
vedermi e a tempestarmi di domande.21 Quando era Adriano Meis
20
Il riferimento descrittivo a Pirandello, a volte non esplicito, non un unicum
nellopera chiariana. Quando lo segue sul tema dellesistenza dun io frammentato,
Chiara usa termini che rivelano consuetudine con liconografia ufficiale pirandelliana:
dal giovane di bella presenza al vecchio dai tratti sofferenti, quasi ascetici (Chi siamo?
Tutti e nessuno, oggi buoni, domani malvagi, una volta generosi e unaltra meschini,
per qualche tempo con un bel viso, capelluti e con locchio limpido, poi con facce da
apostoli, teste calve, occhi incavati e schiene curve, Sali & Tabacchi, cit., p. 206.)
21
Cito da Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal (Milano: Mondadori, 1986) 240.

182

STEFANO GIANNINI

non sapeva dove andare, vagava instancabilmente in caff sconosciuti, faceva finta di leggere i giornali evitando contatti ma non gli
sembrava dessere s stesso. Questa affermazione in fondo fa parte
della struttura portante del romanzo che si apre, ricordiamolo, con
una laconicit disarmante: Una delle poche cose, anzi forse la sola
chio sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. Il
tema dellidentit immediatemente dichiarato come il vero problema con cui Pirandello si misurer, dove limperfetto mi chiamavo
sottolinea lunica certezza che, al momento di narrare le sue avventure, gli resta: un tempo sapeva di chiamarsi Mattia (lautore scrive Mi
chiamo non Sono a rimarcare la certezza anagrafica, non
quella ontologica22); ora fu, anche il presente gli sfugge e gli , in
ultima analisi, precluso. Anche Pareille risponde cos al narratore:
mi chiamo Armando Giulio Pareille de la Bretellire (66).
NellUovo al cianuro, limpossibilit di fermare lesistenza in una
situazione definitiva anticipata, prima delle rivelazioni di Pareille e
dei due amici, nello strano gioco di immagini di cui Pareille
protagonista: il narratore segue Pareille di nascosto mentre rincasa.
Questi era solito fermarsi al termine di ognuna delle quattro rampe
di scale che conducevano allabitazione ed affacciarsi alla finestra
corrispondente. Una sera, scrive il narratore, per una illusione ottica
o per pura fantasia, mi era sembrato di vederlo contemporaneamente
a tutte e quattro le finestre, quattro immagini uguali e impercettibilmente diverse, come al cinema, quando si fermava la macchina (58).
Questi quattro fermo-immagine danno la misura dellavvicinamento
di Chiara alle strategie dei giochi identitari. La verit elude anche i
pi tenaci investigatori. Non una verit doppia visto che la verit di
Casagrande o quella di Moriondo potevano essere buone entrambe,
magari integrando luna con laltra e portandovi quegli aggiustamenti
e restauri di cui abbisognano le storie, dopo che per un lungo giro di
anni e di interpretazioni hanno perso la loro freschezza (72); ma
quadrupla per le quattro immagini alle quattro finestre perch ci
che sembra uguale da una finestra impercettibilmente diverso dalle
altre come in quattro pose successive di pellicola. La stessa pellicola
che affascinava e tormentava Pirandello, dallelaborazione di Si gira
al film forse da lui pi sentito, ancora quel Fu Mattia Pascal di cui
Pierre Chenal nel 1936 preparava una nuova versione a cui Pirandello
collabor fino agli ultimi giorni.

22

Cfr. Elio Gioanola, Pirandello, la follia (Milano: Jaca Book, 1997) 6581.

MLN

183

I nomi dei protagonisti del romanzo e del racconto sono rivelatori


del dilemma identitario. Mattia Pascal decide di diventare Adriano
Meis dopo aver ascoltato un memorabile scambio di battute tra due
studiosi diconografia cristiana a cui Mattia assiste, muto, nello
scompartimento del treno con cui andava da Alenga a Torino. Luigi
Sedita ha individuato la fonte della discussione riportata da Pirandello
in un articolo del padre barnabita Leopoldo De Feis Del monumento di Paneas e delle immagini della Veronica e di Edessa pubblicato
su Bessarione, una rivista di studi orientali, nel 1898.23 Sedita ha
mostrato come Pirandello abbia abilmente assegnato a Camillo de
Meis (18171891), politico e patriota abruzzese, menzionato come
autorit da uno dei due contendenti (e successivamente anche da
Pirandello come esempio di umorista24), ma che nulla aveva a che
fare con questa discussione, la tesi contraria a quella sostenuta dal De
Feis. La nuova identit di Mattia Pascal nasce per gioco, prendendo
spunto per giunta da una discussione in cui Pirandello irride il tema
della verit. Adriano Meis solo un nome ma non sufficiente a
cambiare luomo come invece sperava colui che il nome aveva deciso
daddottare. La verit non si cambia ma come si pu sapere qual la
verit? Adriano Meis non diverso da Mattia Pascal ma la coesistenza
dei due nomi in una persona inattuabile poich ad ogni nome
corrispondono caratteristiche personali non sovrapponibili. Di fronte
allintercambiabilit dei nomi che DAnnunzio aveva utilizzato per i
protagonisti del Trionfo della morte e delle Vergini delle rocce (Claudio
Cantelmo, il protagonista del secondo, era il nome che DAnnunzio
aveva scelto per il primo, salvo poi cambiarlo con Giorgio Aurispa)
Pirandello, in una recensione a questultimo, scrive: Se Giorgio
Aurispa e Claudio Cantelmo son pe l DAnnunzio due persone
distinte, ciascuna con fisionomia e caratteri proprii, non so comprendere come lo scambio dei due nomi sia potuto avvenire, stimando
quanta importanza abbia per lartista il nome che deve personificare
il tipo da lui creato e innanzi agli occhi suoi esistente come persona
vita.25 Battezzare il protagonista dellUovo al cianuro Armando
Giulio Pareille de la Bretellire una sfida benevola e altrettanto
divertente che Chiara porta a Pirandello. La verisimilit di Pareille de

23
Luigi Sedita, Il personaggio risorto in La maschera del nome. Tre saggi di onomastica
pirandelliana (Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 1988) 334.
24
Pirandello, Lumorismo (Firenze: Battistelli, 1920).
25
Pirandello, Saggi, poesie, scritti varii, a cura di Manlio Lo Vecchio Musti (Milano:
Mondadori, 1960) 945.

184

STEFANO GIANNINI

la Bretellire accettabile, Bretelle e Parel, sono cognomi attestati in


Francia.26 Ma non ancora quello che serve a Chiara. Di fronte a un
Mattia Pascal che estrae elegantemente il suo nuovo nome da una
alambiccata disputa parafilosofica, pensando, cos facendo, di iniziarsi ad una nuova vita, Chiara contrappone il suo personaggio battezzato con un nome che ha il sapore della beffa di fronte a quello sforzo
titanico di rinnovamento: Pareille, in francese lo stesso. Il dizionario d la seguente definizione: Se dit dun tre qui reste le mme
travers lvolution temporelle, et dont les vicissitudes naffectent pas
la nature profonde.27 Le vicissitudini della vita non modificano la
natura dellessere. Si potrebbe obiettare: perch allora Chiara nel suo
Balordo, a mo di epigrafe, aveva citato lanonimo estensore del
manoscritto secentesco che tanti grattacapi diede a Manzoni nei suoi
Promessi Sposi ? Recita lepigrafe chiariana: Lautore sente lobbligo di
avvertire, pubblicando questo nuovo romanzo, che qualunque
identificazione di luoghi o di personaggi sarebbe arbitraria, non
essendo i nomi, come sempre, se non puri, purissimi accidenti.28
La frase citatacitazione dallanonimo ovviamentenon da Manzoni!
era gi stata risolta antifrasticamente, come tutta lintroduzione dei
Promessi sposi, da un autore attentissimo alle possibilit ironiche e
comiche dellonomastica29 di cui Chiara si mostra abile praticante
quando per esempio, oltre al ricordato Pareille, decide di chiamare
Romeo Borgni un truffatore che compare nel romanzo Una spina nel
cuore: Borgni ricalca il francese borgne, ossia cieco da un occhio ma, in
senso figurato anche malfamato, equivoco, disonesto come il
personaggio di Chiara. Lepigrafe chiariana al Balordo ribadisce
sottilmente, a livello onomastico, e anche a livello geografico
essendo evidente dai riferimenti testuali la debolezza dellavvertenza
26
Cfr. Marie-Thrse Morlet, Dictionnaire tymologique de Noms de Famille (Paris:
Perrin, 1991). Bretelle ha origine nellArtois; Parel, variazione di pareil, anche
toponimo a Eure-et-Loir. Per esempi di gioco onomastico in Chiara cfr. Pasquale
Marzano Due esempi di percorsi onomastici nella narrativa di Piero Chiara, Rivista
italiana di onomastica, v. 1, n. 1 (1995): 16073.
27
Cfr. Grand Larousse de la Langue Franaise (Paris: Larousse, 1976).
28
Chiara, Il balordo (Milano: Mondadori, 1967).
29
Per citare un solo esempio, vedi il conio di Fermo Spolino diventato poi Renzo
Tramaglino. Cfr. Gianfranco Folena, Antroponimia letteraria, Rivista italiana di
onomastica, 2, 2(1996): 35668. Un autore informatissimo sulle sue fonti come Manzoni
sapeva della diffusione del gioco onomastico proprio in quella letteratura secentesca
dalla quale, non a caso, aveva sapientemente tratto lincipit del romanzo: dalluso
esteso degli pseudonimi alla moda francese dei romanzi a chiave. Cfr. Davide Conrieri,
Il romanzo ligure dellet barocca, Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, 1974,
s. III, iv, p. 937 segg.

MLN

185

a considerare arbitraria lidentificazione di luoghi con quelli familiari a un quantomai ammiccante Chiaraloriginale volont
antifrastica della citazione. Tornando alla suaccennata sfida onomastico-palingenetica, meglio quindiChiara si confronta con un avversario formidabile, si pensi alla Madame Pace scelto come nome dun
personaggio dei Sei personaggi in cerca dautore che Chiara dichiari
subito limpossibilit nel suo racconto del rinnovamento personale
del personaggio onde evitare una prevedibile delusione futura che
tanto danno aveva gi portato al povero protagonista del romanzo di
Pirandello: il personaggio si chiama Pareille, le vicende della vita non
lo hanno cambiato e in fondo non hanno avuto grande importanza;
non si sapr se il vecchio che tanto somiglia a Pirandello il fotografo
di Casagrande o il giocatore di Moriondo o il giocatore ex-carcerato
che dice di essere poich la conoscenza delle sue vicende rimarr
sempre inattingibile proprio a coloro che la cercano con pi perseveranza. Le parole degli altri modificheranno Pareille ai loro occhi, ma
sotto la maschera imposta esternamente rimarr la stessa persona in
una fissit tragicamente normale. La conseguente riflessione amara:
quello che pensano gli altri non importante per Pareille. Quello
che pensa Pareille non ha valore per gli altri. Chiara segue una logica
ferrea che sottolinea, con sorriso amaro, il drammatico percorso
dogni esistenza. Ai tre protagonisti del romanzo di Pirandello, Mattia
Pascal, Adriano Meis ed il fu Mattia Pascal, corrispondono i tre
Pareille dellUovo al cianuro: lex-carcerato, il poveraccio ed il
giocatore con qualche guaio con la giustizia. Quello che oggi il
fotografo A.G. Pareille non importante per nessuno, forse nemmeno per lui stesso. Chiara abile a lasciare indizi che intorbidiscono la
ricerca della verit. Sia Casagrande sia Moriondo sono riconosciuti da
Pareille. Sembra che Moriondo sia in rapporti pi stretti con il
vecchio fotografo, il che lascia pensare ad una maggiore plausibilit
della versione che descrive Pareille come nobile, ex-ricco, ed exgiocatore di professione. Non chiarito per se questultimo sia stato
davvero in carcere per lomicidio del cognato come lui stesso sostiene
ma negato dallamico Moriondo. Daltra parte il modus operandi di
Pareille quello indicato da Casagrande. Quando spar da Torino
lasci la chiave nella serratura della porta e lo stesso fa nella sua
nuova residenza, scomparendo allimprovviso lasciando la chiave
nelluscio come aveva fatto a Torino (72). Perch tre verit? Non
importa la vera soluzione. Ognuno si costruir la sua come afferma
anche Francesco Salmarani, protagonista dellultimo romanzo di
Chiara Saluti notturni dal passo della Cisa: Ti ho messo davanti tutte

186

STEFANO GIANNINI

le verit possibili. Scegli quella che ti va meglio dice rivolgendosi


alla moglie.30 La scelta del nome Pareille importante non perch
per il protagonista tutto quello che accade intorno a lui pareille, lo
stesso, ma perch il protagonista pareille, cio, a dispetto di tutto
quello che accade intorno a lui, e di tutte le verit che si formano e
che diventano inattaccabili, Armando Giulio non cambia ma sa che
non pu nulla contro le altrui opinioni perch sono inevitabili e
fanno parte del vivere una vita di relazione. Pareille cerca di limitare
i danni limitando i contatti, consapevole della durezza del gioco e del
fatto che la sua verit, anche se diffusa, non sarebbe accettata. Pareille
pareille solo per se stesso e gli altri costruiranno la loro verit.
Acquistano significato, a questo punto, altri elementi comuni o
dialetticamente vicini nelle pagine del Fu Mattia Pascal e in quelle del
racconto che confermano una rilettura chiariana delle pagine di
Pirandello. Pareille fugge una notte dimprovviso dal paese; anche
Mattia, oppresso e fiaccato dalle disgrazie famigliari, decide di
togliere il disturbo: per una risoluzione quasi improvvisa, ero fuggito
dal paese, a piedi, con le cinquecento lire di Berto in tasca.31 I guai
del Pareille, se teniamo per vere le affermazioni di Pareille e di
Moriondo, erano cominciati con il matrimonio: la consapevolezza
della solidit patrimoniale della moglie gli aveva permesso di trascurare la cura del suo patrimonio che aveva quindi in breve tempo
dilapidato. Con la morte della moglie sera visto privato di ogni
sicurezza economica. Nel romanzo, Mattia vede tramontare le sue
speranze di vita serena dopo il matrimonio con la gretta Romilda. Il
passato di Pareille rimane sempre misterioso, cos come il passato del
padre di Mattia, della cui fortuna si vociferava avesse origini ambigue,
forse illecite. Secondo un testimone Pareille aveva lavorato ai tavoli
da poker e da bigliardo in Costa Azzurra, cos come Mattia Pascal
aveva trovato la fortuna giocando dazzardo al casin di Montecarlo.
Il nome del protagonista del romanzo pirandelliano francese come
quello del racconto di Chiara, giocatore dazzardo secondo due delle
verit possibili (e Blaise Pascal, nome spesso affiorato pensando al Fu
Mattia Pascal, si era dedicato allo studio del calcolo delle probabilit).
Se si allarga lo sguardo agli altri lavori di Chiara si rivelano altre
analogie con il romanzo pirandelliano. Il cupio dissolvi di Mattia
novello giocatore a Montecarlo (Dove a te piaccia, dove a te piaccia

30
31

Chiara, Saluti notturni dal passo della Cisa (Milano: Mondadori, 1987) 167.
Pirandello, Il fu Mattia Pascal, cit., p. 52.

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187

di cadere, graziosa pallottola davorio, nostra dea crudele32) non


ricorda forse le disperate pagine del Piatto piange, dove i giocatori
sono legati al tavolo da gioco, sia dun caff, o dun seminterrato, o
duna casa privata, aggrappati al segno che il sabot dello chemin de fer
verser (Quella sera lo Sberzi avrebbe potuto perdere tutto il
Metropole se fosse stato possibile venderlo l per l. Perch gli era
venuta la volutt di perdere [] il gusto di toccare il fondo, di
vedere fino a che punto pu andar male)?33 La fissazione con il
numero 12 del signore di Luganouna citt importante per Chiara
conosciuta durante linternamento in Svizzera nel 4445che
Mattia incontra alla roulette (Ah, il 12!, il 12! [] Il 12 il re dei
numeri; ed il mio numero! [] Era innamorato del numero 12,
quellomone l, e non sapeva pi parlare daltro34) ricorda la
singolare fissazione che tormentava il protagonista di Vedr Singapore?;
non di numero si trattava questa volta ma duna parola: Cosa
accadr? Che mi accadr? Me lo andavo domandando non perch mi
preoccupassi dellavvenire che mi aspettava, ma solo perch non
potevo liberarmi del verbo accadere: Che accade? ripetevo continuamente. Oppure, caccade?. Il caccade, che mi sembrava andasse scritto con lh, chaccade, era diventato la mia ossessione.35 Alcuni
personaggi di Chiara sembrano usciti dalle pagine di Pirandello: il
ragioner Queroni ed il notaio Brudaglia del Piatto piange, due amici
che per qualche oscuro motivo avevano scambiato i ruoli di marito ed
amante (tutti pensavano che Queroni fosse il marito e Brudaglia
lamante per scoprire poi che il vero marito della signora Queroni era
Brudaglia36); Ferdinando Accornero, capostazione di Casalino, marito o forse fratello di Gisella Accornero nel Capostazione di Casalino;
il conte Pasquale Cccamo, vecchio amico del narratore negli spensierati anni passati in Friuli. Cccamo non in America come aveva
detto il nipote al narratore passato a trovarlo nella natia Sicilia dopo
tanti anni di separazione, bens in una cella nelle cantine del palazzo
di famiglia. La domestica, mentre accompagna il narratore alluscita,
lo invita furtivamente ad incontrare lamico ormai impazzito e forse
rinchiuso in quella cella per evitare guai o vergogne. Lincontro con
lamico breve e rivelatore: Chi sei? mi chiese sotto voce. Gli dissi

32

Ivi, p. 51.
Chiara, Il piatto piange, cit., p. 17.
34
Pirandello, Il fu Mattia Pascal, cit., p. 54.
35
Chiara, Vedr Singapore? (Milano: Mondadori, 1981) 15859.
36
Chiara, Il piatto piange, cit., p. 8.
33

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STEFANO GIANNINI

nome e cognome. Non diede segno daver capito. [] gli domandai


senza riflettere: Sei vivo o morto? Morto rispose muovendo solo
le labbra.37 Fuggendo da Miragno, Mattia pensava di arrivare a
Marsiglia, da l prendere una nave e magari con un biglietto di terza
classe andare in America. Non realizzer il suo proposito, come
sappiamo si ferm a Montecarlo a giocare. I personaggi di Chiara
pensano di andare in America ma cedono di fronte al passo decisivo
come per esempio il protagonista-narratore del Parabolano, rimproverato amaramente da Fadigati: Se lei avesse avuto il coraggio di
partire.38 Lo stesso Chiara ha scritto del suo proposito di imbarcarsi per il Sud America, fallito per lo scoppio della seconda guerra
mondiale. Nel racconto Il re Chiappero compare un altro riferimento diretto a Pirandello. Il narratore afferma che, se del caso
Bruneri-Canellameglio conosciuto come la vicenda dello smemorato di Collegno, un fatto di cronaca che a partire dal 1927 occup le
pagine dei quotidiani italiani per quasi un decenniosi ritrovasse
uno scritto, magari di pugno del protagonista, quello scritto risulterebbe un gran romanzo, nel genere de Il Fu Mattia Pascal 39 (208).
Chiara sembra piuttosto esplicitamente accettare che il dato di
cronaca, in questo caso la vicenda Bruneri-Canella, sia intervenuto
nella ideazione di unopera di Pirandello.40 interessante notare
come Chiara partisse volentieri dalla cronaca. La seconda redazione
dei Gioved della signora Giulia riflette le vicende del caso Bebawi, un
altro fatto di cronaca che alla fine degli anni sessanta attir fortissime
attenzioni dellopinione pubblica e la cui verit rimase sempre
avvolta nel dubbio nonostante il pronunziamento definitivo del
tribunale verso una parte come era avvenuto per Bruneri-Canella.41
Altro punto di contatto evidente tra i due autori lesplicitazione
dellangoscia della verit nella trattazione del doppio.
Il tema del doppio riconosciuto tradizionalmente nellesame
37

Chiara, Con la faccia per terra, cit., pp. 11011.


Chiara, Il parabolano, Le corna del diavolo (Milano: Mondadori, 1977) 135.
39
Chiara, Il re Chiappero, Il capostazione di Casalino e altri 15 racconti (Milano:
Mondadori, 1986) 20513.
40
Il caso Bruneri-Canella riconosciuto come elemento nella preparazione di una
commedia di Pirandello, Come tu mi vuoi, del 1930.
41
Vittorio Sereni d per certa lispirazione di Chiara al fatto dicendo che mutatis
mutandis, dal punto di vista giudiziario [I gioved della signora Giulia] richiama il caso
Bebawi, Vittorio Sereni a Mario Spagnol, Milano 1 luglio 1969, Archivio Storico
Mondadori, ora in Piero Chiara, Vittorio Sereni, a cura di Federico Roncoroni, Lettere
(19461980) (Roma: Benincasa, 1993) 138; cfr. anche Raffella Castagnola, Un daprs
Gadda cit.
38

MLN

189

dellopera pirandelliana; limitandoci al Fu Mattia Pascal basti ricordare gli esempi pi evidenti: i due suicidi del protagonista, le due figlie
gemelle, la morte di una di esse contemporaneamente alla scomparsa
della madre, Mattia e il suo doppio Gerolamo Pomino, specchio
rifrangente delle sue avventure coniugali.42 Il tema del doppio
compare presto e frequentemente anche in Chiara. In I gioved della
signora Giulia, pubblicato nel 1970 ma risalente ai primi sessanta (fu
pubblicato, con variazioni rispetto alla definitiva, in 28 puntate sul
Corriere del Ticino dal 2 febbraio al 23 marzo 1962 firmato con lo
pseudonimo Nik Inghirami, ma senza il problema del doppio finale),
lassillo irresolubile della doppia possibile verit consuma il commissario Sciancalepre incapace di individuare chi tra i due sospetti,
lavvocato Esengrini ed il giardiniere Demetrio Faletti lomicida. Ad
un certo punto Chiara sembra voler risolvere il mistero della doppia
verit con lo sdoppiamento della personalit (Esengrini teme di
essere linconscio uxoricida: sei mesi fa trovai nella posta la lettera
dellavvocato Panelli []. Quando aprii quella lettera mi si confuse la
vista. Ecco il documento fantasma! La carta intestata era la mia, la
firma poteva essere la mia. Cominciai a temere di essere davvero
lassassino di mia moglie, di aver agito inconsciamente, per sdoppiamento, come i vampiri.43) ma nel finale scarta lipotesi ribadendo
lirresolubilit del crimine con la resa di fronte allimpenetrabilit dei
due sospetti che, usciti insieme dal carcere, come due duellanti che
si volgono le spalle e sincamminano per prendere la distanza
prescritta, si diressero [] luno verso destra e laltro verso sinistra a
confermare lirrimediabile fallimento di ogni tentativo di mostrare
ununica soluzione. 44 NellUovo al cianuro due uova, uno sano ed
uno avvelenato, segnano il destino di Pareille. Nella Spartizione due
sono i rivali in amore per il cuore e la dote delle sorelle Tettamanzi.
Nel Cappotto di Astrakan, il narratore e Maurice, protagonista e
antagonista dalla singolare somiglianza fisica,45 si dividono lamore
della giovane fino ad arrivare al duplice omicidio dalle molteplici
verit accettabili del postumo Saluti notturni dal passo della Cisa: Non
lo so pi nemmeno io come stato! Non lho mai saputo. Nessuno lo
sapr mai risponde Salmaraniaccusato del duplice omicidio e poi
42
Per una trattazione esaustiva cfr. Jean-Michel Gardair, Pirandello e il suo doppio,
a cura di G. Ferroni (Roma: Abete, 1977).
43
Chiara, I gioved della signora Giulia (Milano: Mondadori, 1970) 110.
44
Ivi, p. 154.
45
Ti assomigliava proprio tanto Maurice? Tantissimo: un fratello, un sosia, Il
cappotto di astrakan (Milano: Mondadori, 1978) 146.

190

STEFANO GIANNINI

scagionatoalla moglie.46 La verit cede il posto a piccole menzogne,


e non rimane che affidarsi al caso, altra parola chiave, come faceva il
gi incontrato Romeo Borgni che voleva far credere di poter impiantare unindustria mineraria nellisola di Caso, nel Dodecaneso, ma
che fin, noto pregiudicato, in galera per truffa recidiva. Il nostro si
salv dalla truffa ma lisola rimase per me [] un segnale della mia
sorte, sempre affidata al caso47 senza volont di contrastarlo allo
stesso modo per cui impossibile risolvere il caos che tormentava
Pirandello, fin, e non allegoricamente, dalla nascita e a cui si sentiva
inevitabilmente attratto.48
Se Mattia cerca lidentit fino a non sapere pi neppure chi sia,49
Pareille non si cura di tale ricerca perch sa che lui immutabile e
valido solo per se stesso. Pareille rappresenta il punto pi alto della
sperimentazione identitaria chiariana ma mentre lesserci di Mattia si
risolve in un non-esserci perch la sua identit ormai solo negli
occhi degli altri e lui non sa e non pu riprendersela, lesserci di
Pareille un esserci sia per gli altri che per se stesso; un esserci
sinceramente ancorato in una disposizione vitale che abbassa lesse est
percipi di Pirandello e si affida piuttosto al primum vivere hobbesiano.
Chiara accetta il fatto che lidentit che gli altri sanzioneranno per i
personaggi non meno importante di quella che ogni personaggio
sente di avere e i suoi personaggi accettano questa realt senza i
patemi che affliggevano, per esempio, Vitangelo Moscarda, anzi con
la serenit disillusa di chi , felicemente o no, preparato a vivere. Gli
altri personaggi di Chiara, Tonchino, Pippo Cuniberti, il narratore
stesso del Piatto piange trovano la loro identit, o la cercano nel
confronto con gli altri poich gli innocenti piaceri, le chiacchiere, i
divertimenti consumati in comune hanno il potere di riunire in un
gruppo omogeneo individui che nello spazio conosciuto si riconoscono e si sentono al sicuro dai cambiamenti repentini dellesterno
46

Chiara, Saluti notturni dal Passo della Cisa, cit., p. 165.


Chiara, Una spina nel cuore (Milano: Mondadori, 1979) 132.
48
Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realt, perch
son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Cvusu dagli abitanti di Girgenti []. Quella campagna, per,
porta scritto lappellativo di Lina, messo da mio padre in ricordo della prima figlia
appena nata e che maggiore di me di un anno; ma nessuno si adattato al nuovo
nome, e quella campagna continua, per i pi, a chiamarsi Cvusu, corruzione dialettale
del genuino e antico vocabolo greco Xos in Luigi Pirandello, Frammento
dautobiografia, Saggi, poesie e scritti varii, a cura di Manlio Lo Vecchio Musti (Milano:
Mondadori, 1960) 1281.
49
io non saprei proprio dire chio mi sia, Il fu Mattia Pascal, cit., p. 292.
47

MLN

191

creando una rete di amicizia e conoscenze cruciale per sopportare i


travagli dellesistenza ed i vuoti. Il senso di appartenenza ad una
societ fattore ineliminabile nel processo di formazione di quello in
cui il personaggio crede e quindi di ci che . Il confronto con gli
altri il metro che misura lesistenza prima ancora che la coerenza di
questa identit. Lidentit dei personaggi chiariani si stabilisce soprattutto al caff, luogo di aggregazione per eccellenza, che merita
ulteriore attenzione per meglio indagare lofficina narrativa chiariana.
Sono gli avventori del caff che sanzionano unesistenza, che
glorificano unavventura amorosa, che biasimano un insuccesso.
Pippo Cuniberti, convinto sostenitore della vita di provincia, dopo la
guerra si f rivedere al caff per confermare agli altri la sua resistenza
vittoriosa ai periodi bui.50 Il narratore dei Fratelli Mascherpa dopo
il ritorno in patria, esita ad uscire di casa perch temevo di non
trovar pi nessuno che mi conoscesse. Quando cominciai a uscire e a
riscoprire il paese, rilevai dapprima il lago, il porto, i tre o quattro
palazzi del centro, i negozi, il monumento a Garibaldi, la stazione del
treno e quella dei battelli. Ai caff, e in specie al Mtropole, non
osavo avvicinarmi51 perch riconosce limportanza a loro associata
che ha il potere di esaltare o ridurre unesistenza. In Chiara la
scoperta della dipendenza identitaria non vissuta come un dramma,
bens come una inevitabile e sopportabile realt. la misura forse di
una elementare saggezza, quella di chi, umilmente, non vuole
interferire con il caso; di chi ha chiaro lobiettivo del proprio lavoro
e, instancabilmente, prosegue fiducioso sul sentiero tracciato. Chiara
inizia dichiarando che il suo protagonista somigliante a Luigi
Pirandello quale appare negli ultimi ritratti. Il confronto savvia in
un modo molto diretto che potrebbe lasciare presagire grossolana
supponenza. Lincipit per solo brioso e non borioso e prosegue
con intelligente volont di evidenziare i diversi interessi. Mentre per
Pirandello la disgregazione dellio elemento trascinante della
riflessione poetica antecedente anche lUmorismo e il Fu Mattia Pascal
(scriveva nel 1900: La presunta unit del nostro io non altro in
fondo che un aggregato temporaneo scindibile e modificabile di vari
strati di coscienza pi o meno chiari Il nostro spirito consiste di
frammenti, o meglio, di elementi distinti, pi o meno in rapporto tra
loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo
50

Chiara, Un posto meraviglioso, ben nascosto, Il capostazione di Casalino, cit., p.

115.
51

Chiara, Fratelli Mascherpa, Il capostazione di Casalino, cit., p. 244.

192

STEFANO GIANNINI

aggregamento, cos che ne risulti una nuova personalit Pu dirsi


che due persone vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per proprio
conto, nel medesimo individuo52) per Chiara la riflessione identitaria
rimane elemento funzionale alla narrazione e mezzo per dimostrare
la sua via altra da Pirandelloma non meno validadi narrazione
consolatoria a cui si sente naturalmente destinato. Sotto lapparente
rilassatezza, la pagina di Chiara permette di aprire varchi su pi ampi
spazi della natura umana ma dal colloquio con Pirandello, pur
attento e sottilmente costruito, e dopo aver mostrato la consuetudine
con la sua opera, Chiara trae per la spinta per evadere da riflessioni
che, per lindole, lo trascinerebbero nellimpasse comunicativa, per
puntare verso la quiete opposta alla tempesta pirandelliana.
Wesleyan University

52
Luigi Pirandello, Scienza e critica estetica, Il Marzocco, luglio 1900 ora in
Gioanola, cit., pp. 4243.

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