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R E P U B B L I C A

I T A L I A N A

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)

ha pronunciato la presente
SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 3 del 2006, proposto


da:
Pettolecchia A.R.L., rappresentata e difesa dagli avv.ti Vito
Aurelio Pappalepore, Raffaele Bia, con domicilio eletto presso
sig. ra A. De Angelis in Roma, via Portuense, 104;
contro
Regione

Puglia,

rappresentata

difesa

dall'avv.

Luigi

Paccione, con domicilio eletto presso il dott. Alfredo Placidi in


Roma,

via

Cosseria,

2;

Comune di Fasano, Provincia di Brindisi, rappresentati e difesi


dall'avv.

Ottavio

Carparelli,

con

domicilio

eletto

presso

Gianfranco Torino in Roma, via Fabio Massimo N. 107;


per la riforma
della sentenza del T.A.R. PUGLIA - BARI: SEZIONE III n.
05105/2005, resa tra le parti, concernente VALUTAZIONE
COMPATIBILITA
(RIS.DANNO)

AMBIENTALE

INTERVENTO

EDILIZIO

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;


Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 8 maggio 2012 il
Cons. Andrea Migliozzi e uditi per le parti gli avvocati Vito
Aurelio Pappalepore, Bruno Taverniti in sostituzione dellavv.
Luigi Paccione e lavv. Giacomo Valla in sostituzione dellavv.
Ottavio Carparelli;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO
Con istanza del 4 aprile 2002, presentata allo Sportello SUAP
presso il Comune di Fasano, la Societ Pettolecchia chiedeva il
rilascio di concessione edilizia per la realizzazione in localit
Pettolecchia della frazione Savelletri di un insediamento
turistico- residenziale con richiesta di procedura semplificata
ex DPR n.447/98 , comportando la progettata opera la
variazione alle destinazioni del PRG, dal momento che larea
interessata ad ospitare detto insediamento produttivo ricade
in parte in zona agricola.
Inoltre ai fini della verifica della compatibilit ambientale del
progettato intervento, con istanza del 24/4/2002 la predetta
Societ

chiedeva

alla

Regione

Puglia

lattivazione

della

procedura di verifica di assoggettabilit alla procedura V.I.A.


La Regione , con determinazione dirigenziale n.176 del 17
giugno 2003 riteneva il progetto di insediamento turistico in

questione

assoggettato

provvedimento

alle

ritenuto

procedure

dalla

parte

V.I.A.
qui

tale

appellante

tardivamente emesso era impugnato innanzi al Tar per la


Puglia con apposito ricorso ( il n. 1643/2003 ).
Intanto Pettolecchia presentava, con nota del 2 dicembre 2003
uno Studio di Impatto Ambientale con cui chiedeva la
definizione della pratica sotto i predetti profili ambientali ai
sensi della legge regionale n.11 del 2001 e in data 27 gennaio
2004 perveniva allUfficio competente per la valutazione di
impatto ambientale una nota del Corpo Forestale dello Stato in
cui si comunicava che a seguito di rilievi emersa la grande
quantit di esemplari monumentali di ulivi ivi radicati. ( 1500).
Si tratta di piante di et valutabile in oltre 1000 anni che , pur
se

dislocate

in

diverse

particelle

catastali

intorno

alla

Masseria Pettolecchia costituiscono con questa un unica


entit culturale ed ambientale con elevatissima valenza
monumentale.
LAmministrazione
esprimersi

ai

provinciale

sensi

della

di

legge

Brindisi
regionale

richiesta
n.11/01

di
,

in

riferimento allo studio di impatto ambientale presentato da


Pettolecchia ( S.I.A.) con deliberazione della Giunta provinciale
n. 309 del 26/10/2004 esprimeva parere non favorevole ai fini
della

valutazione

di

impatto

ambientale

sul

progetto

presentato dallattuale appellante .


Intanto il Comitato Regionale per la V. I. A. nella seduta
dell11/2/2005

valutava

la

documentazione

progettuale

esprimendosi per la non compatibilit dellintervento proposto

con le valenze paesaggistiche del sito vincolato ex lege


1497/1939 e, dunque, in stridente contrasto con gli obiettivi di
tutela cui larea assoggetta, nonch con le NTA del P.U.T.T.
/P
Quindi, con determinazione dirigenziale n.87 del 3/3/2005 la
Regione adottava parere di non compatibilit paesaggistica
del progettato intervento.
La societ Pettolecchia proponeva ricorso ( il n. 896/2005 )
innanzi al Tar per la Puglia avverso i suindicati atti della
Provincia e delle Regione sfavorevolmente emessi nei suoi
confronti nonch il parere del Coordinamento regionale del
Corpo Forestale dello stato reso con nota del 27/1/2004 e
chiedeva altres il risarcimento del danno derivante dagli
opposti dinieghi. Successivamente erano altres proposti
motivi aggiunti con i quali si facevano valere le doglianze di
disparit di trattamento e di contraddittoriet in ragione di un
preso

diversificato

trattamento

riservato,

quanto

alla

valutazione ambientale, in ordine ad altro analogo progetto.


Ladito Tribunale amministrativo territoriale con sentenza
n.5105/2005 rigettava il ricorso ritenendolo infondato.
Avverso tale sentenza Pettolecchia ha proposto appello,
denunciando, in primo luogo ( motivo sub A ) la erroneit della
statuizione con cui il Tar ha dichiarato inammissibile il motivo
del ricorso di prime cure ( il terzo ) con cui stato dedotta la
tardivit della determinazione regionale di assoggettare a VIA
il progetto de quo,atto a suo tempo impugnato con autonomo
ricorso (1643/03 ).

Parte appellante specifica, con relativo motivo ( rubricato sub


B4 a e b del gravame ) che nella specie si sarebbe
perfezionato,

in

comunicazione
significativo

ragione

della

previsto

della

relativa
dalla

tardivit

del

determinazione,

legge

regionale

termine
il
della

di

silenzio
Puglia

n.11/2001 con leffetto di escludere dallassoggettabilit a VIA


il progetto in parola, sicch il provvedimento a valle recante
la valutazione negativa di impatto ambientale, in quanto
emesso in carenza di potere, sarebbe illegittimo.
Quanto poi agli aspetti pregnanti della decisione della
preposta Autorit di negare la positiva valutazione ambientale,
parte appellante con i motivi sub B1, B2, B3 nel criticare le
statuizioni rese in proposito dal primo giudice, formula
svariate doglianze, nei termini cos riassumibili:
1) la determinazione assunta dalla Regione incoerente con le
modalit metodologiche previste dagli artt.8 e 9 della citata
legge regionale n.11/2001 , secondo un procedimento di
definizione della valutazione di impatto ambientale improntato
al confronto e alla interlocuzione.;
2) il diniego opposto disattende illegittimamente le deduzioni
istruttorie concordate e predefinite in sede di esame dello
studio

di

Pettolecchia,

impatto
deviando

ambientale,
cos

come

dalliter

proposto

procedimentale

dalla
che

concordemente si sarebbe dovuto seguire. In particolare, poi,


lAssessorato fonda la decisione conclusiva del procedimento
di valutazione su elementi estranei alla documentazione e alle
relazioni presentate da Pettolecchia, in violazione di quella

piattaforma di accordi intervenuta tra proponente e autorit


con

riferimento

ai

contenuti

dello

studio

di

impatto

ambientale, il tutto nellambito di un preconcetta contrariet


al progettato intervento;
3) le motivazioni di merito rese a sostegno del diniego sono
incongrue con riferimento sia allopposto espianto di ulivi
secolari ritenuto dallAmministrazione non rimediabile con il
previsto reimpianto degli alberi, n sussiste, contrariamente a
quanto sostenuto dalla Regione, alcun vulnus agli aspetti
paesaggistici

dellarea

interessata

dallinsediamento

in

questione.
Con

un

ultimo

motivo,

quello

rubricato

sub

B5

parte

appellante riproduce la censura di disparit di trattamento gi


denunciata con i motivi aggiunti, con rifermento ad altro
progetto per il quale sarebbe intervenuta una valutazione
ambientale positiva, rilevando la erroneit della statuizione del
Tar in ordine alla affermata non configurabilit del dedotto
vizio di legittimit.
Nellappello si formula altres richiesta di risarcimento danni
derivanti dalla dedotta adozione degli atti gravati
Si sono costituiti in giudizio il Comune di Fasano, la Provincia
di Brindisi e la Regione Puglia che hanno contestato al
fondatezza del proposto appello, chiedendone la reiezione.
Le parti hanno prodotto ad ulteriore illustrazione delle loro
tesi apposite memorie difensive.
Allodierna udienza pubblica il ricorso in appello viene
introitato per la decisione

DIRITTO
Lappello

infondato,

meritando

limpugnata

sentenza

integrale conferma.
Oggetto di controversia sono i pareri di non compatibilit
ambientale, ai sensi della legge Regione Puglia n.11 del 2001
emessi dalle competenti Amministrazioni della Provincia di
Brindisi e della Regione Puglia in sede di definizione del
procedimento di impatto ambientale ( V.I.A) relativamente ad
un intervento edilizio progettato dalla Societ appellante che
prevede la realizzazione in localit Pettolecchia- Savelletri del
Comune di Fasano di un insediamento turistico- residenziale
costituito da circa 240 alloggi , piscina, ristorante, discoteche ,
campi da gioco, lavanderia, beauty center, negozio alimentari
e parco acquatico, il tutto in area ricadente in ambito
territoriale di tipo C e D , sottoposta a vincoli dordine
architettonico, archeologico e paesaggistico.
Le questioni giuridiche variamente articolate su cui si fonda il
proposto

gravame

sono

riconducibili

sostanzialmente

nellalveo della tesi secondo la quale le determinazioni di


carattere negativo assunte dalle suindicate Autorit locali
sulla scorta dellistruttoria alluopo condotta, disattendono
illogicamente

le

relazioni,

deduzioni

integrazioni

documentali facenti parte dello studio di impatto ambientale


presentato

trasmesso,

ai

sensi

della

summenzionata

legislazione regionale, dalla proponente s.r.l. Pettolecchia alle


predette Amministrazioni

Lassunto difensivo, per le ragioni che di seguito si vanno ad


illustrare , non condivisibile.
Viene in primo luogo in rilievo la questione di carattere
squisitamente

processuale

denunciata

col

primo

mezzo

dimpugnazione.
Parte appellante deduce, come fatto in primo grado, la censura
di illegittimit derivata in ragione dellaffermata invalidit
della determinazione avente valore di atto presupposto con cui
la Regione Puglia ha deciso di sottoporre alla procedura di Via
il progetto in questione, l dove tale provvedimento stato
impugnato con altro, autonomo ricorso in prime cure.
La statuizione di inammissibilit della censura resa dal primo
giudice

appare

corretta,

dovendosi

qui

osservare,

ad

integrazione di quanto gi rilevato dal Tar, che la doglianza


fatta valere si pone al di fuori del perimetro del thema
decidendum qui in rilievo che riguarda esclusivamente la
legittimit o meno della deliberazione della G.M. della
Provincia di Brindisi n.309/2004 e della determinazione
dirigenziale regionale n.87/2005 che chiudono il procedimento
di valutazione ambientale.
Quelli test indicati sono i soli atti oggetto dell impugnativa
allesame e su tali provvedimenti si pu e deve formare il
giudizio

senza

che

si

possa

estendere

la

verifica

giurisdizionale ad altri atti che sono stati fatti oggetto di altra


impugnativa che avr il suo autonomo corso.
Che poi vi sia un rapporto di presupposizione tra la
determinazione gravata con altro ricorso qui non oggetto di

impugnativa e quella portata alla cognizione del Collegio


circostanza che potr avere , in ipotesi di accoglimento del
ricorso a suo tempo proposto avverso latto presupposto, le
sue conseguenze, senza che per, allo stato ci possa incidere
sul rapporto giuridico sostanziale ( e processuale ) inerente gli
atti conclusivi del procedimento di valutazione di compatibilit
ambientale.
Ci precisato, occorre esaminare i profili di doglianza con cui
vengono criticati i pareri negativi resi dalle Amministrazioni
provinciale e regionale e tanto con riferimento a due
versanti

dellagire

amministrativo

della

competente

struttura regionale,uno di tipo formale - procedurale, laltro di


carattere squisitamente sostanzialistico.
Con riferimento al primo aspetto parte appellante lamenta il
fatto

che

lAmministrazione

immotivatamente

sconfessato

regionale

listruttoria

avrebbe

concordata

tra

proponente e Regione stessa, tenuto in non cale, in sede di


istruttoria della pratica, gli apporti documentali della Societ
Pettolecchia

nonch

contraddittorio

che

obliterato
pure

in

avrebbe

pratica

la regola

dovuto

informare

del
la

valutazione dello studio di impatto ambientale ( S.I.A. ),


inoltrato dallappellante.
Orbene, la lettura della parte narrativa del parere di cui alla
determina
rilevare

dirigenziale
che

la

n.87/05

Regione

consente

nellistruire

agevolmente
la

richiesta

di
di

compatibilit ambientale ha sufficientemente interloquito con


Pettolecchia,

dato

altres

contezza

delle

integrazioni

documentali fatte pervenire dalla predetta Societ e preso


altres atto di procedere ad una definizione concordata dei
contenuti del S.I.A ai sensi dellart. 9 della legge regionale
n.11/2001.
Da come si svolto liter procedurale, non dato evincere
insomma che la determinazione di carattere negativo sia stata
assunta,

per

cos

dire,

ex

abrupto,

mentre

risulta

documentato che stata assicurata alla richiedente ampia


possibilit di contraddittorio e di partecipazione.
E altres evidente che naturalmente sia pure in un rapporto di
interlocuzione e contraddittorio rimane integro il potere della
P.A. in subiecta materia di non essere obbligata a seguire il
soggetto proponente nelle valutazione e risultanze da questo
indicate : un tanto ci introduce nel campo pi strettamente di
merito della procedura in parola, avuto riguardo cio a
quei profili sostanzialistici ( infondatamente ritenuti violati
dallappellante ) della quaestio iuris che impongono qui di
richiamare sia pure in termini di estrema sintesi i principi
che governano la procedura della V.I.A. onde rilevarne
natura giuridica del procedimento e ratio applicativa.
Listituto in parola finalizzato alla tutela preventiva
dellambiente inteso nella sua pi ampia accezione, con
riferimento alle sue varie componenti : il paesaggio, le
risorse naturali, le condizioni di vivibilit degli abitanti,
gli aspetti culturali e al riguardo il Collegio ritiene di
condividere

pienamente

giurisprudenza

quanto

costituzionale

ed

affermato

dalla

amministrativa

in

ordine alla natura sostanzialmente insindacabile delle


scelte effettuate , giustificandola alla luce del valore
primario ed assoluto riconosciuto dalla Costituzione al
paesaggio e allambiente (in tali sensi, Cons. Stato, Sez. V,
12 giugno 2009 n.3770; Corte Costituzionale 7 novembre 2007
n.367).
Inoltre, stato altres sottolineato che lambiente rileva non
solo

come

paesaggio

ma

anche

come

assetto

del

territorio comprensivo degli aspetti naturalistici , e, in


particolare, di quelli relativi alla protezione oltrech
della fauna anche delle specie vegetazionali ( Cons.Stato,
Sez. IV, 5 luglio 2010 n. 4246).
Insomma, nella disciplina della V.I.A. insita la valenza del
principio fondamentale per cui detta procedura preordinata
alla salvaguardia dellhabitat nel quale luomo vive e ci non
pu non assurgere a valore primario ed assoluto in quanto
espressivo della personalit umana ( Cons. Stato, Sez. VI, 18
marzo 2008 n.1109),
E stato parimenti affermato che nel rendere il giudizio di
impatto

ambientale

lamministrazione

esercita

una

amplissima discrezionalit tecnica censurabile solo per


macroscopici vizi logici, per errori di fatto o per
travisamento dei presupposti ( Cons. Stato, Sez. VI, 19
febbraio 2008 n.561; idem, 30 gennaio 2004 n. 316), vizi nella
specie non rinvenibili.
Nondimeno, sulla scorta dellistruttoria svolta, sia nella
delibera provinciale n.309/2004 sia nella determina n.87/05 le

autorit coinvolte si sono fatte carico di fornire a supporto


delle loro sfavorevoli decisioni le pi ampie spiegazioni di
carattere tecnico- scientifico e di opportunit, dando adeguata
contezza delle esigenze di tutela ambientale giustificative
dellopposto diniego.
Con stringenti e nel contempo diffuse argomentazioni la
Provincia prima e la Regione poi hanno passato in rassegna le
problematiche ambientali che scaturivano dalla richiesta
autorizzativa, evidenziando accuratamente tutti gli aspetti di
negativa

incidenza

del

progettato

insediamento

sulle

condizioni di vivibilit del sito interessato allintervento de


quo.
Cos, nei pareri in contestazione si ha modo di rilevare come
siano stati messi ben in evidenza i pericoli concreti derivanti
dalla realizzazione dei un corposo insediamento residenziale produttivo

sul

sito

di

pregevolissimo

interesse

storico-

culturale-ambientale rappresentato dalla zona costiera del


Comune di Fasano collocato nella frazione Savelletri e tali
argomentazioni di carattere tecnico non sono smentite e
neppure scalfite dai profili di doglianza dedotti nellappello.
Particolarmente convincente, poi, risulta essere la necessit
sottolineata dalle Amministrazioni di assicurare la piena tutela
della spalliera di verde formata da alberi secolari di ulivo che
completano felicemente lambiente.
E innegabile che lintera zona sia contrassegnata dalla
presenza di una moltitudine di ulivi secolari se non millenari
che tipizza i luoghi nella loro specificit s da farne un

unicum di bellezza e di patrimonio naturale, rendendo


necessariamente del tutto non compatibile con un tale assetto
ambientale del territorio un intervento edilizio che comporta
tra laltro, proprio in riferimento alla superficie ulivetata
lespianto e successivo reimpianto in altro loco di numerose
piante di ulivo, con chiaro pericolo di alterazione dello stato
dei luoghi.
Insomma la valutazione effettuata non illogica , appare
adeguatamente motivata con riferimento a tutti i profili di
tutela emergenti e giustifica il sacrificio delliniziativa privata,
anche non sussistendo al riguardo, in ragione del valore
assoluto del bene ambiente, uno specifico onere motivazionale.
I tre motivi rubricati sub B1,B2 e B3 diretti a demolire le
ragioni giustificative

del diniego si appalesano,

dunque

infondati.
Anche il quinto motivo di gravame ( rubricato sub B 5 ) quello
con

cui

si

deduce

la

disparit

di

trattamento

non

convincente, anzi la censura si pu senzaltro considerare


inammissibile.
Invero, per pacifico orientamento giurisprudenziale un siffatto
vizio presuppone la presenza di fattispecie perfettamente
omologhe, a fronte di un giustificato, diverso trattamento, e
tali imprescindibili elementi di giudizio nella specie non sono
presenti

comunque

risultano

non

sufficientemente

dimostrati.
Quanto alla pretesa risarcitoria pure fatta valere , la stessa
improponibile : viene dedotta, peraltro in termini generici,

lipotesi di responsabilit patrimoniale delle Amministrazioni


intimate di tipo aquiliana ( art.2043 codice civile) derivante
dalladozione dei provvedimenti impugnati, ma lassenza dei
dedotti vizi di legittimit a carico degli atti amministrativi in
questione impedisce la configurabilit di una condotta contra
legem della P.A. causativa di danno risarcibile.
In forza delle suestese notazioni lappello, in quanto infondato,
va respinto
Sussistono,

tuttavia,

giusti

motivi,

avuto

riguardo

alla

specificit della vicenda allesame, per compensare tra le parti


le spese e le competenze del presente grado del giudizio.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)
definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe
proposto, lo Rigetta.
Compensa tra le parti le spese e le competenze del presenta
grado del giudizio..
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit
amministrativa.
Cos deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 8
maggio 2012 con l'intervento dei magistrati:
Gaetano Trotta, Presidente
Raffaele Greco, Consigliere
Raffaele Potenza, Consigliere
Andrea Migliozzi, Consigliere, Estensore
Umberto Realfonzo, Consigliere

L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 24/01/2013
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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