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Andrew Keen e lo stato di natura del Web 2.

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Scritto da MarioEs
giovedì 19 luglio 2007

Fonte: www.amazon.com

Grazie a Franco Folini , un italiano a San Francisco (beato lui!), che tra l'altro è autore del blog di Novedge - software store di grafica e design - ho avuto modo
di conoscere un personaggio che potremmo definire una "voce fuori dal coro" degli entusiasti del Web 2.0: si tratta di Andrew Keen, autore del libro "The cult
of the Amateur" leggibile, addirittura sfogliabile, a questo indirizzo.

Ho conosciuto Franco grazie al social network Anobii di cui vado parlando da un pò di tempo e devo dire che è una conoscenza sicuramente da "coltivare", visti gli
inputs di grande interesse che propone sul suo blog.

Ma veniamo a Keen.

Il "rampante" o ex-rampante imprenditore della Silicon Valley (grande esempio di social network ante-litteram) è stato intervistato da Franco , che in 6
domande direi che ha fatto emergere un pò il "succo" di questo critico del Web.

In estrema sintesi, Andrew Keen afferma che il Web 2.0 non è il "nuovo Eden" (e fin qui...), ma anzi incarna in sè diverse caratteristiche negative per la nostra
cultura, ossia:

1. E' uno spazio virtuale in cui regna una anarchia estrema di tipo hobbesiano (cioè negativa per la comunità sociale) e come in tutte le anarchie che si rispettino,
vi vige la violenza, la corruzione, la criminalità, l'opportunismo, l'ignoranza ecc..;in sintesi: IL WEB 2.0 E'ANARCHIA

2. I nostri figli, sempre più "illetterati", sono ormai in balia di social network come MySpace e YouTube in cui dominano le sotto-culture tribali più varie e spesso
"anti-culturali"(nel senso di fatue, insulse);
in sintesi: IL WEB 2.0 E' SPESSO FONTE DI DISEDUCAZIONE DEI GIOVANI

3. La Blogosfera non è un male, anzi è un'importante forma di espressione democratica, ma intanto non ha ancora trovato un "business model" e poi deve
essere regolamentata con un "codice di condotta" ancora più severo di quello proposto da Tom O 'Reilly, a partire dall'abolizione delle identità anonime;
in sintesi: IL WEB 2.0 DEVE ESSERE PUNTUALMENTE REGOLAMENTATO

4. Il Web 2.0 non rappresenta in sè un aumento della democrazia mondiale, anzi il fatto che sia diventato un"fenomeno di massa" implica che vi sia una qualità
media molto bassa (nel mondo secondo Technorati ci sono circa ottanta milioni di blog...) dovuta al fatto che "chiunque" può pubblicare un blog on line.
In merito, A. Keen dice inoltre che "...the crowd, to me, is not intelligent. The crowd is an abstraction, it's meaningless, and often just gets hijacked by activists who
are hiding behind anonymity";
in sintesi: IL WEB 2.0 NON E' DEMOCRAZIA, MA SOLO TECNOLOGIA

5. il Web 2.0 sta facendo "collassare" il mondo dei mainstream media, che pur con tutti i suoi difetti, è ancora l'unico ad esprimere delle reali professionalità. Infine,
se spariscono i mainstream media, si e ci chiede Keen, da dove prenderanno le loro informazioni i bloggers?
in sintesi: IL WEB 2.0 STA DISTRUGGENDO LA FONTE STESSA DELLA SUA ESISTENZA, OSSIA I MAINSTREAM MEDIA

6. I vincitori del web 2.0 non sono e non saranno i migliori, ma solo i migliori self-promoters;
in sintesi: IL WEB 2.0 STA GENERANDO UNA NUOVA OLIGARCHIA DI TECNOCRATI E NON FAVORISCE L'EMERGERE DELLA QUALITA' DEI CONTENUTI

Technorati tags:
Andrew Keen, Anobii, blog 2 brain, blogosfera, brain 2 brain, Codice dei Blogger, Codice Etico del Web 2.0, cultura libera,democrazia digitale, web 2.0

Questi SEI punti di sintesi relativi al "Keen pensiero" direi che sono tutti in gran parte condivisibili purchè non vengano assolutizzati ed ideologizzati, come direi
che Keen purtroppo fa nelle sue conclusioni sulla necessità di un "codice del web".

Ma Keen è americano e anche lui è stato colto, come Tom O'Reilly, dalla "sindrome da manicheismo morale - digitale".

Keen, però, dice diverse cose abbastanza condivisibili.

Che Internet sia uno spazio di (quasi) totale anarchia direi che è un dato di fatto, che molti giovani siano ormai alla deriva psicologica con i vari MySpace e YouTube,
beh ne vogliamo parlare?..., che il web 2.0 stia creando una nuova generazione di tecnocrati e "guru" e, quindi, una nuova forma di oligarchia è davanti ai nostri
occhi (rich get richer, ricordate?...), che i "migliori" restino con ogni probabilità sconosciuti mentre i "promotori di sè stessi" - esperti in tenologie web ed in
comunicazione - siano quelli destinati al successo nemmeno a dirlo...basta vedere le classifiche di technorati!

Vengo adesso ai punti di disaccordo.

Che il web 2.0 sia tecnologia e non necessariamente democrazia è, invece, forse una visione focalizzata sullo STRUMENTO tecnologico e non su chi lo usa e perchè.

Qui non sono d'accordo del tutto con Keen nel senso che la democrazia è evidente che non è e non può coincidere con uno strumento tecnologico o anche
con una tecnica/sistema elettorale, ma è altresì evidente che ne può essere sensibilmente influenzata e nel tempo trasformata.

Il rapporto tra Tecnica e Politica è più reale di quanto si possa pensare, ma è chiaro che oggi la Politica deve ancora (e chissà se intenderà farlo...) politicizzare
la Tecnica laddove la Tecnica (i mass-media in primis) ha già ampiamente tecnicizzato la Politica.

Il Web 2.0 o il futuro "x.y", in tale contesto argomentativo di tipo filosofico-politico, resta "solo" uno strumento, ma a mio parere un "potente ed efficace strumento"
di quella che potremmo chiamare democrazia digitale o più semplicemente democrazia "sostanziale".

La democrazia 2.0 versione beta!

Quella democrazia in cui i cittadini possono chiedere giornalmente "il conto" ai propri eletti singolarmente o sotto forma di gruppi organizzati digitalmente oltre che
giuridicamente.

Infine, il codice di condotta...

Ne ho già parlato in questo post e non mi ripeto.

Dico solo che il WEB non è fatto per regole "universali" e coattivamente vincolanti per i suoi utenti, non fosse per il fatto che questi utenti sono di culture e Paesi
profondamente diversi fra loro.

Il codice che gli americani dovessero (ed anche qui ho i miei dubbi) sentire come proprio non sarebbe (nè potrebbe essere) il codice dei russi, degli
indiani o dei cinesi.

Il "contratto sociale" su presupposti Hobbesiani in Internet è più utopico della concezione del Web 2.0 come avvento della democrazia mondiale.

E' pura ideologia utopica.

A meno di immaginare dei "piccoli mondi" all'interno del Web con regole predefinite e tanto di iscrizione di quelli che le condividono.

Ma il Web non è fatto per i confini artificiali, perchè la sua architettura fortunatamente o sfortunatamente è aperta ed i legami o link esulano da qualsiasi
confine.

Come dice giustamente Keen, Internet rispecchia l'umanità e pertanto, aggiungo io, che non può essere una realtà "migliore" di quella che viviamo tutti i giorni
nella nostra "vita reale".

E' solo una realtà "diversa", spesso con esperienze "diverse" ed (anche) entusiasmanti.

Ma starei attento a volerne fare una "realtà migliore", rischiando una sorta di schizofrenia digitale in preda ad una manicheistica esigenza di rigore morale e
giuridico.

Internet migliorerà se miglioreremo noi, a partire dal mondo "reale" però (mainstreanmedia compresi...).

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