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Dislessia e autostima
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2. LAUTOSTIMA
Harter (1978) include lautostima in un sistema cognitivo che ha al suo
centro la struttura chiamata S, definibile come lessenza dellindividuo, e
che assolve alle funzioni percettive, di regolazione della risposta emotiva, di
valutazione degli eventi.
Con una formulazione pi economica, lapproccio comportamentale vi si
riferisce come a uno schema di comportamento: il concetto di s, variabile
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cognitivo-comportamentale
appreso,
come
valutazione
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. Genesi dellautostima
Bracken (1993), per rendere conto della formazione dellautostima,
considera che la descrizione dei comportamenti da parte di un soggetto non
mai slegata dalla valutazione dei comportamenti stessi. La positivit o la
negativit di queste valutazioni segue sia una prospettiva personale e diretta,
sia una prospettiva sociale indiretta. Nel primo caso si riferisce alle esperienze
vissute dal soggetto nel contesto di appartenenza e include sia esperienze di
successo che di fallimento degli obiettivi prefissati. Nel caso invece della
prospettiva degli altri, la valutazione dei propri atti discende al soggetto, per
imitazione o per percezione implicita, dalla valutazione che altri hanno dei
suoi comportamenti.
Oltre alla prospettiva sono elementi chiave anche gli standard, sorta di
puntelli di riferimento, ai quali il soggetto confronta le proprie prestazioni; si
distinguono standard oggettivi, intraindividuali, sociali e ideali.
Gli standard intraindividuali si riferiscono al funzionamento delle aree
specifiche in rapporto alla capacit generale, costituiscono un raffronto del
soggetto con se stesso. Leffetto di un livello di riuscita particolarmente alto in
un ambito specifico, o al contrario particolarmente inferiore al livello
dellefficienza percepita globalmente hanno ricadute diverse a seconda
dellimportanza attribuita a quello stesso ambito.
Ci si riferisce invece agli standard sociali quando le prestazioni di un singolo
sono messe a confronto di quelle di un gruppo di individui omogeneo per
determinate caratteristiche, per esempio i compagni della stessa et; gli
standard ideali sono invece utilizzati per fissare come il soggetto dovrebbe
essere, in base a quanto egli stesso si impone o in base a quanto fanno altri per
lui: genitori, insegnanti, altri significativi, coetanei
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dellitem.
La somma dei punteggi grezzi d la scala totale, il punteggio pi
rappresentativo secondo Bracken, poich riferito allautostima globale del
soggetto. Utilizzando un modello gerarchico, si considera pi importante e
informativo rispetto al punteggio ottenuto dalle singole scale. Le sei scale
indagano la valutazione che il soggetto compie nei seguenti ambiti della
propria esperienza:
Interpersonale: si riferisce allambito delle interazioni intese nel senso
pi ampio, e riferite in particolar modo a quelle di maggiore salienza,
quindi con genitori, insegnanti, fratelli, amici.
Competenza di controllo dellambiente: la competenza si riassume nella
possibilit raggiungere obiettivi e nellabilit di risolvere problemi nel
proprio ambiente.
Emotivo: che coinvolge la storia di apprendimento delle modalit di
reazione, espressione e regolazione del vissuto emotivo.
Scolastico: contesto nel quale il soggetto ha occasione di sperimentare
fallimenti, o successi.
Familiare: qualunque forma di famiglia intesa come contesto dal quale
il ragazzo dipende in termini di assistenza, sicurezza ed educazione
(Bracken, 1993, p.36).
Corporeo: include il vissuto diretto con il proprio corpo, e il feed-back,
positivo o negativo, che proviene da altri.
E a partire dai nove anni det che si differenzia lesperienza interattiva nei
diversi contesti. La scelta di sei diversi ambiti e la conseguente creazione di
scale distinte de resto confermata a livello statistico dalla specificit della
varianza delle scale stesse.
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