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UNIT 15

Capitolo 4

Il Sacramento della

UNZIONEdegliINFERMI
In questo capitolo tratteremo:

il senso cristiano della malattia e della morte

il sacramento dell'unzione degli infermi


che cosa
il suo fondamento biblico
la sua storia

1. Senso cristiano della malattia e della morte


1. La malattia e la morte sono dei fatti
In quanto tali, normalmente non dipendono dalla volont della persona e non
sono n bene n male.Giudicarli come "bene" e come "male" un'interpretazione
che viene data ad essi alla luce di certi princpi che non stanno nei fatti, ma nel
pensiero di colui che li valuta.

2. Reazione di fronte ad essi


Alla luce della sola ragione, luomo pu
accettarli contento (perch li ritiene un bene);
accettarli rassegnato (perch non pu eliminarli);
rifiutarli (perch li ritiene un male).
Quasi inutile precisare che luomo, sia che accetti, sia che rifiuti, non pu
modificare la situazione.
Alla luce della fede cristiana, tali fatti devono essere visti come un bene, come
un atto di amore di Dio. Spieghiamo meglio:

3. Alcuni princpi cristiani di interpretazione


Dire che, cristianamente parlando, la malattia e la morte sono un bene, sconvolge
il normale modo di pensare di tanti cristiani benpensanti (che scambiano con
Cristianesimo il "buon senso" pagano). Perci questa affermazione va provata.
Fissiamodue punti fondamentali nel Cristianesimo che permettono di giustificare la conclusione suesposta:
1. Ges morto ed risorto.Il N.T. vede questo come un "passaggio" (pasqua)
da questo mondo al Padre (Gv 13,1-12).

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Ges ha detto che la stessa cosa succeder a tutti gli uomini e sar una
risurrezione di gloria per tutti quelli che sono vissuti credendo a lui ed
imitandolo (cfr. Giov 6; cfr. anche 2 Cor 4-5).
La morte dunque non lultima realt dellesistenza umana, ma la
penultima: dopo di essa c la vita eterna (di premio o di castigo) (cfr. Mt
25; Ebr 9; 1 Cor 15). Perci morire, per la fede cristiana, uscire dal tempo,
ma non dallessere.
2. Dio Padre non solo di Ges, ma anche di tutti gli altri uomini (Ef 4,6). Su
di ognuno di essi ha un piano di amore (Mt 6,25-34). Perci tutto ci che
succede (malattia e morte comprese) voluto da Dio per il bene dei suoi
figli (anche se questi non sempre lo vedono o lo capiscono).

Conclusione:
Alla luce della fede cristiana
la malattia e la morte sono atti damore di Dio-Padre per l'uomo;
la morte il ricongiungimento a Dio, lessere sempre con Dio. Perci la
morte la miglior cosa che possa succedere per chi, come il cristiano, vuol
essere uno con Dio (Gv 17,11).
DOCUMENTAZIONE
a) per la malattia e la morte:

(Disse Ges:)Sia fatta la tua volont (Mt 6,10), senza aggiungere:"Purch sia come la mia"!

Sappiamo poi che per coloro che amano il Dio tutto (egli) fa cooperare (opp.: tutto coopera)
per (il) bene, per quelli che secondo il progetto (di Dio) sono chiamati (Rom 8,28).
Se il Dio () per noi, chi contro di noi? Colui che neppure il proprio Figlio risparmi, ma
per tutti noi lo consegn, come non ci doner anche con lui tutte le cose?
Chi muover accusa contro (gli) eletti di Dio? Dio che giustifica?
Chi il condannante? Cristo Ges il morto, anzi il risuscitato, che anche a destra del
Dio, che anche intercede per noi?
Chi ci separer dallamore del Cristo? Tribolazione o angustia o persecuzione o fame o
nudit o pericolo o spada? [...]
Ma in tutte queste cose noi stravinciamo grazie a colui che ci am.
Sono infatti convinto che n morte n vita n messaggeri n principati n cose presenti
n cose future n potenze n altezze n profondit n alcun'altra creatura potr separarci
dallamore del Dio, quello in Cristo Ges il Signore nostro (Rom 8,31-39).
b) per la sola malattia:

La lievit momentanea(lett.: al momento) della nostra tribolazione ci procura oltre ogni


misura un peso eterno di gloria, mentre noi non abbiamo di mira le cose visibili, ma quelle
non visibili, poich le cose visibili (sono) temporanee, mentre le cose non visibili (sono)
eterne (2 Cor 4,17-18).
Paolo aveva avuto una malattia.

Sono pieno di consolazione, sovrabbondo di gioia in ogni nostra tribolazione (2 Cor 7,4).
c) per la sola morte:
1. l'atteggiamento di Ges:

Padre, se possibile, passi da me questo calice, tuttavia non la mia volont si


faccia, ma la tua(Mt 26,39.42; Mc 14,36; Lc 22,42).

Per questo il Padre mi ama perch io do la mia vita (lett.: anima) per prenderla di nuovo.
Nessuno la tolse da me, ma io la do da me stesso; ho potere di darla ed ho potere di
prenderla di nuovo; ricevetti questo comandamento dal Padre mio(Gv 10,17-18).

Amn amn vi dico, se il grano di frumento caduto nella terra non muore, resta esso
solo; se muore, porta molto frutto. Chi ha cara la propria vita (lett.: anima) la perde
e chi odia la propria anima in questo mondo la custodir per la vita eterna.

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Se qualcuno mi serve, mi segua e dove sono io, l anche sar il mio servitore. Se
qualcuno mi serve, il Padre lo onorer.
Ora la mia anima conturbata e cosa dire: Padre, salvami da quest'ora!/? Ma per
questo venni a quest'ora.
Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque voce dal cielo: "E glorificai e di nuovo
glorificher"(Gv 12,24-28).
Lora il momento della sua morte, da vedere come passaggio da questo mondo al Padre
(Gv 13,1). Ges prima della sua morte e riferendosi ad essa, disse:
Se mi amaste, godreste che io vada al Padre, perch il Padre pi grande di
me (Gv 14,28).

R. 1.
2.
3.

Contro questa impostazione, qualcuno potrebbe obiettare: Ges pianse davanti


alla tomba di Lazzaro (Gv 11,35), quindi la morte non un bene.
Davanti alla malattia ed alla morte, l'uomo soffre. Ma sofferenza ed accettazione della volont
di Dio non sono necessariamente in contrasto.
Questo pianto di Ges ha sempre dato problemi ai padri della chiesa. Infatti si chiedevano:
Come mai Ges piange per Lazzaro, quando gi sa che lo far risorgere (cfr.Gv 11,11-15)?
E non hanno trovato una risposta convincente.
Qualcuno potrebbe capovolgere il senso di questo pianto di Ges: Ges piange perch
dispiaciuto di dover far tornare dal paradiso a questa vita terrena l'amico Lazzaro, ma ci
necessario per la fede degli altri!

2. Latteggiamento di Paolo

Infatti per me il vivere () Cristo e il morire () un guadagno.


Se poi il vivere in carne, questo () per me frutto di apostolato (lett.: opera), non so
proprio che cosa scegliere. Sono messo alle strette dalle due cose, avendo il
desiderio di morire(lett.: partire) e di essere insieme a Cristo, che cosa di gran
lunga migliore; mentre il rimanere nella carne pi necessario per voi(Fil 1,21-24).

Sapendo che colui che ha destato il Signore Ges non solo dester anche noi
insieme a Ges, ma (ci) far stare insieme con voi(2 Cor 4,14).

Sappiamo che se la nostra casa terrena della tenda disfatta, abbiamo una
costruzione da Dio, una casa non manufatta eterna nei cieli.
E infatti in questo gemiamo, desiderando di indossare la nostra abitazione,quella
dal cielo, se pure saremo trovati vestiti, non nudi.
Poich noi che siamo nella tenda, gemiamo gravati da un peso, per il fatto che non
vogliamo essere svestiti ma sopravvestiti, affinch ci che mortale sia ingoiato
dalla vita.
Colui poi che ci form proprio per questo () Dio, il quale ci diede la caparra dello
Spirito.
Essendo dunque sempre pieni di coraggio e, sapendo che mentre siamo impatriati
nel corpo siamo espatriati dal Signore - poich camminiamo per fede, non per
visione - siamo appunto pieni di coraggio e teniamo in maggior conto di espatriare
dal corpo e rimpatriare verso il Signore.
Perci cerchiamo in ogni modo, sia impatriati sia espatriati, di essere a lui graditi.
Bisogna infatti che tutti noi si compaia dinnanzi al tribunale del Cristo, affinch
ciascuno riceva le cose (che gli spettano) per il corpo in rapporto alle cose che fece,
sia di bene sia di male (2 Cor 5,1-10).
3. Il vangelo secondo Giovanni:

(Disse Ges a Pietro:) Amn amn (in verit) dico a te: quando eri pi giovane ti
cingevi da te stesso e andavi dove volevi; quando invece sarai vecchio, tenderai le
tue mani e (un) altro ti cinger e porter dove non vuoi.
Questo poi disse (significando) con quale morte glorificher il Dio. E ci detto dice
a lui: "Seguimi"(Gv 21,18-19).
La morte glorificare Dio! Dunque non un male!

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4. L'esempio di Stefano

E lapidarono Stefano che pregava e diceva: "Signore Ges, ricevi il mio spirito".
Poi, piegate le ginocchia, grid ad alta voce: "Signore, non imputare loro questo
peccato". E ci detto spir(Atti 7,59-60).
5. L'atteggiamento del discepolo di Ges

(Disse Ges): "Beati sarete voi, quando vi oltraggeranno e perseguiteranno e,


mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perch
grande la vostra ricompensa nei cieli"(Mt 5,12-13).
6. L'esempio di Cipriano di Cartagine ( 258):
Fra i tanti fatti di accettazione gioiosa della morte, raccontati nella storia cristiana, ne scegliamo uno:
Cipriano prima di essere decapitato per Cristo, diede due monete d'oro al suo carnefice dicendo:
"Mancia al mio portinaio per il cielo".
Questo gesto stato l'epilogo di quanto egli pensava ed insegnava:
"Non dobbiamo fare la nostra volont, ma quella di Dio. una grazia che il Signore
ci ha insegnato a chiedere ogni giorno nella preghiera. Ma una contraddizione pregare
che si faccia la volont di Dio e poi, quando egli ci chiama e ci invita ad uscire da questo
mondo, mostrarsi riluttanti ad obbedire al comando della sua volont! Ci impuntiamo
e ci tiriamo indietro come servitori caparbi. Siamo presi da paura e dolore al pensiero
di dover comparire davanti al volto di Dio. E alla fine usciamo da questa vita non di buon
grado, ma perch costretti e per forza. Pretendiamo poi onori e premi da Dio, dopo che
lo incontriamo tanto di malavoglia!
Ma allora, domando io, perch preghiamo e chiediamo che venga il regno dei cieli, se
continua a piacerci la prigionia della terra? Perch con frequenti suppliche domandiamo ed imploriamo insistentemente che si affretti a venire il tempo del regno, se poi
coviamo nell'animo maggiori desideri e brame di servire quaggi il diavolo anzich di
regnare con Cristo?
Dal momento che il mondo odia il cristiano, perch ami chi ti odia e non segui
piuttosto Cristo che ti ha redento e che ti ama? (...)
Fratelli carissimi, con mente serena, fede incrollabile e animo grande, siamo pronti
a fare la volont di Dio. Cacciamo la paura della morte, pensiamo all'immortalit che
essa inaugura. Mostriamo con i fatti ci che crediamo di essere.
Dobbiamo considerare e pensare spesso che noi abbiamo rinunziato al mondo e nel
frattempo dimoriamo quaggi solo come ospiti e pellegrini. Accettiamo con gioia il
giorno che assegna ciascuno di noi alla nostra vera dimora, il giorno che, dopo averci
liberati da questi lacci del secolo, ci restituisce liberi al paradiso e al regno eterno. Chi,
trovandosi lontano dalla patria, non si affretterebbe a tornarvi? La nostra patria non
che il paradiso" (Sulla morte, c.18 e 24).

Se la morte la strada obbligata per raggiungere la vera vita, il cristiano


desidera morire per essere sempre con Dio/Cristo e vede la morte come un
grande dono di Dio. Non l'anticipa col suicidio, perch solo Dio padrone
della vita, ma l'accetta (o dovrebbe accettarla) con gioia.

2. Il sacramento dellunzione degli infermi (estrema unzione)


1. Che cosa
Latteggiamento interiore del cristiano: di fronte alla malattia o alla morte il
cristiano, sull'esempio di Ges Cristo, accetta la volont di Dio, convinto,
per fede, che tutto ci che gli accade voluto da Dio per il suo bene.
Poich il cristiano anche corpo ed appartiene alla Chiesa visibile,
esprime questa sua disposizione danimo con un segno: lunzione degli
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infermi o estrema unzione 1:


Cristo, presente nel ministro, gli propone di vedere la malattia e/o la
morte come atto di amore che Dio ha per lui;
il cristiano, col sacramento, dice di accettare.
Il rito: consiste nellunzione con olio sul corpo del malato da parte di un
vescovo o di uno o pi preti.
DIO/CRISTO
MINISTRO:

sofferenza
morte

"dono di Dio?"

segno:
UNZIONE

CRISTIANO: "OK !"

2. Fondamento biblico
Nell'Antico Testamento
L'olio un simbolo della benevolenza divina (Dt 7,13; Gen 31,12) e quindi
di gioia (Is 61,3; Sal 45,8). Serve per curare le piaghe (Is 1,6) e per alleviare
le sofferenze ai lebbrosi (Lv 14,10-32). Cfr. anche Lc 10,34: il buon samaritano cura il ferito con olio.
Nel Nuovo Testamento
a) Ges mand i suoi discepoli a predicare ed essi ungeranno anche con
olio gli ammalati. Unico testo biblico che ne parla: Mc 6,7.12-13:
7. Allora (Ges) chiam i dodici ed incominci a mandarli a due a due e diede loro
potere sugli spiriti immondi...
12. E partiti, predicavano che la gente si convertisse.
13. Scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

b) Ges incaric gli apostoli di imporre le mani per guarire gli ammalati:
Su malati imporranno (le) mani e (questi) staranno bene (Mc 16,18).

c) Il testo della lettera di Giacomo (5,14-15)


14. Qualcuno di voi infermo? Chiami gli anziani (presbiteri) della Chiesa: essi preghino
per lui, ungendolo con olio, nel nome del Signore.
15. La preghiera della fede salver il malato, il Signore lo rialzer e, se ha commesso
peccati, sar perdonato.

Fu chiamata estrema unzione non perch questo sacramento debba essere amministrato quando la
persona agli estremi, ma perch lultima unzione dopo quelle ricevute nel battesimo, nella
confermazione ed eventualmente nellordinazione.

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BREVE ANALISI:

infermo: si tratta di qualcuno che non in grado di recarsi nellassemblea;


presbiteri (anziani): probabilmente il termine gi usato in senso tecnico per indicare i capi
della comunit, i capi del nuovo Israele (Atti 14,23). Latto che essi sono chiamati a compiere
doveva gi essere un atto ben istituzionalizzato;
preghino su di lui: il su fa pensare ad una imposizione delle mani;
ungendolo: deve trattarsi di un rito ben conosciuto (Mc 6,13);
nel nome del...: lespressione pu riferirsi
alla preghiera dei presbiteri: cfr. chiedere nel mio nome (Gv 16, 23-24);
allunzione con olio nel nome di...
In ogni caso significa:per ordine, oppurecon la forza del, oppurea causa del nome,
oppure ancoracon linvocazione del nome;
Signore= Ges glorificato (cfr Mc 9,38; Lc 10,17; At 3,6; 4,10; 9,28.34; 1 Cor 5,4; 6,11).
La preghiera della fede, cio fatta con fede. La fede, secondo Ges, necessaria per la guarigione.
Cfr. i racconti di molte guarigioni operate da Ges, in cui richiesta la fede. A prova solo alcuni testi di
Marco:2,5; 5,34-36; 6,5-6; 9,23-24; 10,52;
salver il malato: questo testo indica qualcosa di pi di guarire.
Pu indicare certo la guarigione, ma forse pu essere inteso anche in senso spirituale di
salvezza dal peccato, di aiuto a non perdere la fede e a comprendere il significato religioso della
malattia come partecipazione alle sofferenze di Cristo;
il Signore lo rialzer: lo stesso verbo che viene usato per la risurrezione del Cristo (cfr.
per es. Mt 17,9.23; 20,19; 27,52.63.64; 28,6.7; 1 Cor 15,5; ecc.).
La frase pu significare: Ges lo far stare in piedi, oppure: gli dar sollievo;
se ha commesso peccati: malattia e peccato non sono quindi necessariamente collegati,
contrariamente a quanto insegnato nella tradizione ebraica;
sar perdonato: leffetto principale della preghiera la salvezza, la quale comporta,
nelleventualit del peccato, che questo venga rimesso.

Il testo dunque parla di una preghiera e di un rito destinati ad un malato. Si


tratta di un rito gi tradizionale ("si chiamano i presbiteri") con carattere
ecclesiale/comunitario. Lefficacia collegata alla preghiera della fede nel
Signore glorioso. Gli effetti sonosalvare e rialzare, da intendersi non solo
in senso fisico, ma anche (e soprattutto?) in senso spirituale.
Questo testo statointerpretato dalla tradizione come riferentesi al sacramento dellunzione degli infermi (conc. di Trento), anche se la sua sola esegesi
non permette di affermarlo con sicurezza.

3. Storia del sacramento


1. Dal sec. III al sec. VIII
Il primo testo che parla di unzione (anche se non specifica che sia per gli
ammalati) quello diIppolito di Roma (Traditio Apostolica- 215 d.C.):
Come, santificando questolio, tu, o Dio, doni la sanit a coloro che ne sono unti...
cos (esso) procuri sollievo a coloro che lo gustano e la sanit a coloro che ne fanno
uso (n.5).

Il primo testo che parla di unzione dei malati e che ha avuto notevole
influsso nel pensiero posteriore, quello del papa Innocenzo I nella
lettera al vescovo di Gubbio, Decenzio (416). Egli risponde ad unesplicita
domanda: Pu il vescovo dare lunzione ai malati? e interpreta cos
il testo di Giacomo:
Non c dubbio che ci (cio il testo di Gc 5,14-15) si debba intendere e comprendere
riguardo ai fedeli malati che possono essere unti con lolio santo del crisma.

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Consacrato dal vescovo, permesso usarne non solo ai sacerdoti (cio gli "anziani"
di cui parlava Giacomo), ma anche a tutti i cristiani, per fare lunzione nelle loro
necessit personali, o in quelle dei loro cari. Daltra parte questaggiunta ci sembra
superflua: ci si chiede se il vescovo possa ci che certamente permesso ai sacerdoti.
Infatti il motivo per cui si parla dei sacerdoti che i vescovi, impediti da altre
occupazioni, non possono recarsi presso tutti i malati.
Tuttavia, se un vescovo ne ha la possibilit e se ritiene che qualcuno meriti di
essere visitato da lui, lo pu benedire e applicargli il crisma senza la minima
esitazione, poich lui che fa (conficit) il crisma. Per, non si pu dare lunzione ai
penitenti, poich essa un tipo di sacramento (genus est sacramenti). Infatti, come
pensare che si possa concederne uno di questo tipo a colui al quale si negano gli altri
sacramenti?
(evidentemente, secondo il papa, la penitenza doveva precedere l'unzione degli infermi).

Abbiamo poi tanti altri documenti da cui si deduce che


veniva benedetto lolio degli infermi dal vescovo durante la messa del
gioved santo;
il vescovo, nella formula di benedizione dell'olio, chiedeva la discesa dello Spirito Santo sull'olio;
lunzione sui malati cristiani (non sui catecumeni o sui penitenti)
veniva effettuata dai preti o dai familiari;
leffetto principale: la salute del corpo. Solo raramente si parla di
remissione dei peccati;
- non abbiamo la descrizione di alcun rito fisso per fare lunzione.

2. Dal sec. IX al sec. XII


La prassi dellunzione degli infermi ormai stabilizzata (molti documenti).
L'autorit ecclesiastica (vescovi e preti) interviene sempre pi nellamministrare e disciplinare lunzione dei malati.
Si creano vari rituali, analizzando i quali possibile notare levolversi
delle idee: l'unzione degli infermi passa da rito che chiede aiuto a Dio per
la guarigione fisica a rito che serve quasi solo a rimettere i peccati.
Motivo: la penitenza veniva richiesta dai fedeli quasi solo in punto di
morte e quindi molte volte non era praticabile per mancanza di tempo.
Suppliva ad essa lunzione, seguita, se possibile, dalla comunione (viatico).

3. Dal sec. XIII al sec. XVI (concilio di Trento)


Il rito viene strutturato in modo definitivo.
I teologi scolastici riflettono sul sacramento dellunzione, partendo
dalla prassi della Chiesa del loro tempo e sottolineano che
serve soprattutto perrimettere i peccati (discussione: solo veniali o anche
mortali?);
pu dare anche la guarigione fisica, quando utile alla
guarigionspirituale (Tommaso dAquino, Supplem. q.30, a.2);
si deve conferire ai malati solo in pericolo di morte, perch prepara
immediatamente alla gloria (Tommaso, Supplem. q.32, a.2);
ministro: il prete o il vescovo.
Questa dottrina viene accettata dalconcilio ecumenico di Firenze (1439)
nel Decretum pro rmenis. Si precisa:

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lestrema unzione sacramento;


il soggetto: il solo infermo di cui si teme la morte;
la materia: olio di oliva benedetto dal vescovo;
il ministro: il sacerdote, cio vescovo o prete;
la formula: Per questa santa unzione ti liberi il Signore da tutti i
peccati commessi...;
gli effetti: la sanit dellanima e, per quanto pu giovare allanima,
anche quella del corpo.
Il concilio di Trento - sessione XIV(25.XI.1551) - riprende la dottrina del
concilio di Firenze e precisa:
listituzione:da Ges. Ci insinuato nel vangelo secondo Marco
e promulgato dalla lettera di Giacomo;
il senso del sacramento: conclusivo della vita cristiana;
soggetto: i malati, non necessariamente i moribondi;
ministri: i presbiteri (al plurale!) e cio vescovi o preti (contro i
protestanti che, negando il sacramento dell'ordine, rifiutavano un
ministro "ordinato");
effetti: la grazia dello Spirito Santo che cancella i delitti e le reliquiae
(= i residui) del peccato e rafforza lanima del malato.

4. Il Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II apport al rito alcune modifiche importanti:
la materia: olio doliva o qualsiasi altro olio vegetale;
la formula: Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia, il Signore ti aiuti, con la grazia dello Spirito Santo, di modo che,
liberato dai peccati, ti salvi e ti allevi le sofferenze.
ripetibilit: il sacramento si pu ripetere non solo in caso di nuova
malattia o di ricaduta, ma anche in caso di peggioramento;
per il rito: prescritto di fare prima la confessione, o un altro atto
penitenziale, seguita dallimposizione delle mani da parte del
ministro, dallunzione ed eventualmente dal viatico.
Teologia: il concilio
a) d un posto centrale al Cristo morto e risorto, alla cui passione il
malato intende associarsi,
b) ricorda l'opera dello Spirito nella benedizione dell'olio,
c) ricupera l'aspetto ecclesiale: la Chiesa-comunit vicina al malato,
aiutandolo con la sua preghiera,
d) sottolinea l'aspetto gioioso del sacramento, come speranza di risurrezione.

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