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RAPPORTO BIENNALE
SULLO STATO
DEL SISTEMA
UNIVERSITARIO
E DELLA RICERCA
2016
SINTESI
RAPPORTO BIENNALE
SULLO STATO
DEL SISTEMA
UNIVERSITARIO
E DELLA RICERCA
2016
SINTESI
RAPPORTO BIENNALE
SULLO STATO
DEL SISTEMA
UNIVERSITARIO
E DELLA RICERCA
2
2016
016
Agenzia Nazionale di Valutazione
del sistema Universitario e della Ricerca
National Agency for the Evaluation
of Universities and Research Institutes
Presidente
Andrea Graziosi
Vice Presidente
Raffaella I. Rumiati
Componenti
Daniele Checchi
Paolo Miccoli
Susanna Terracini
DIRETTORE ANVUR
Sandro Momigliano
COORDINATORE DEL RAPPORTO
RINGRAZIAMENTI
INDICE
INTRODUZIONE ..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
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II.3.4 - I CORSI DI DOTTORATO: ANALISI DEGLI EFFETTI DEL DM 45/2013 E SUCCESSIVI REGOLAMENTI ......................................................................................
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INTRODUZIONE
LANVUR raccoglie e analizza le informazioni necessarie per il monitoraggio periodico delle attivit didattiche e
scientifiche del sistema universitario e della ricerca. Lesame di questi dati consente allANVUR di svolgere i propri
adempimenti istituzionali e di offrire sostegno e consulenza al MIUR, agli atenei e agli enti pubblici di ricerca. In
particolare, i raffronti temporali e internazionali permettono di valutare i risultati in una prospettiva comparata e di
rilevare i mutamenti intervenuti, anche in relazione allintroduzione delle nuove normative. Linsieme di questi
approfondimenti costituisce il contenuto del presente Rapporto, che nella Sezione 1 esamina brevemente anche il
sistema dellAlta Formazione Artistica, Musicale e coreutica (AFAM), per il quale i compiti di valutazione
dellANVUR sono pi circoscritti.
Le analisi presentate evidenziano con chiarezza i punti di forza e di debolezza del sistema universitario e della ricerca.
Fra i punti di forza emerge il buon posizionamento internazionale dei risultati complessivi della ricerca dei nostri
docenti e ricercatori, nonostante la progressiva diminuzione dei fondi accessibili alla ricerca scientifica di base e
umanistica, settori in cui lItalia ha una tradizione di eccellenza. Va inoltre rilevata la capacit complessiva del sistema
italiano di erogare una didattica di qualit, nonostante lalto rapporto studenti/docenti, con una spesa pro-capite
relativamente contenuta.
Fra le maggiori difficolt si segnalano le seguenti:
la significativa riduzione del corpo docente e le difficolt ad affermarsi della figura del ricercatore a tempo
determinato;
la maggior incertezza associata alle prospettive di carriera accademica; essa determina fenomeni preoccupanti
quali labbandono da parte di molti dottori di ricerca ed assegnisti che non possono permettersi lunghi periodi
di insicurezza retributiva; il loro trasferimento allestero in misura maggiore di quanto sarebbe fisiologico, senza
un corrispondente flusso proveniente dagli altri paesi; la sofferenza di molti giovani di valore, che vivono con
difficolt gli anni migliori della loro vita scientifica;
linsufficienza dei fondi volti a sostenere il diritto allo studio, spesso gestiti a livello regionale con notevoli disparit
territoriali, non permette di garantire luguaglianza delle opportunit richiesta dal dettato costituzionale;
lampio divario tra atenei delle diverse macroregioni del Paese, determinato dalla lunga assenza di politiche miranti
a incoraggiare una convergenza qualitativa nella ricerca e nella didattica.
Il sistema universitario e quello della ricerca sono i settori dove, a partire dalla Riforma Gelmini del 2010, sono
stati adottati con maggior profondit ed estensione processi valutativi e meccanismi premiali. Basti qui ricordarne
alcuni:
la qualit della produzione scientifica dei docenti e dei ricercatori delle universit e degli enti di ricerca italiani
valutata periodicamente da Gruppi di Esperti Valutatori delle diverse discipline che, con lausilio di revisioni
esterne e analisi bibliometriche, formulano un giudizio di qualit sui lavori scientifici, aggregato poi a livello di
dipartimenti/istituti e atenei/enti; ai risultati della valutazione della qualit della ricerca (VQR) sono associati
significativi incentivi monetari nella distribuzione del fondo di finanziamento ordinario (FFO);
la crescita automatica delle retribuzioni per anzianit di ruolo stata sostituita da scatti basati sul merito, peraltro
anchessi bloccati dal 2011 al 2015;
6
ladozione, seppure parziale, del costo standard per ripartire i finanziamenti; tale criterio, seguendo la dinamica
delle immatricolazioni, premia la capacit di attrazione dei Corsi di Studio e dei servizi offerti dai diversi atenei
e riduce ingiustificate differenziazioni createsi nel passato;
lintroduzione di procedure di Assicurazione della Qualit monitorate dai Nuclei di Valutazione, in buona parte
composti da membri esterni agli atenei, e allinterno di tali procedure un sistema di autovalutazione dei Corsi di
Studio organizzato da Presidi di Qualit;
la valutazione esterna, che si affianca allautovalutazione interna e viene condotta con visite in loco organizzate
dallANVUR con cadenza periodica; a seguito delle visite, lAgenzia redige un rapporto di accreditamento che
viene inviato al MIUR e reso pubblico;
il reclutamento del nuovo personale soggetto a valutazione ex-ante, mediante lAbilitazione Scientifica
Nazionale, ed ex-post, attraverso lanalisi degli esiti VQR aggregati per neoassunti e neopromossi.
In sintesi, luniversit e la ricerca italiane sono state sottoposte a procedure incisive e trasparenti di valutazione e
responsabilizzazione. A queste procedure e regole gli atenei e gli enti di ricerca hanno aderito con convinzione ed
impegno. Tuttavia, nellultimo decennio questo sforzo non ha sempre trovato un adeguato sostegno nelle politiche
pubbliche; basti ricordare la contrazione del Fondo di Finanziamento Ordinario. Solo nellultimo biennio le risorse
complessive del Fondo si sono stabilizzate ed migliorata la qualit della loro ripartizione.
Occorre probabilmente riflettere ancora sulla ripartizione delle risorse, per sostenere con pi decisione il diritto allo
studio e le prospettive di carriera dei migliori giovani studiosi, favorire la mobilit dei docenti e ricercatori, aumentare
la nostra capacit di attrazione nei confronti degli studiosi stranieri, valorizzare maggiormente la didattica dottorale,
talvolta messa in secondo piano rispetto a quella triennale e magistrale. Unattenzione particolare merita anche la
scarsa differenziazione del nostro sistema di istruzione terziaria. Insieme al necessario maggiore impegno nella
riduzione degli abbandoni e dei ritardi, appare opportuno considerare un ampliamento dellofferta didattica, non
solo universitaria, anche nella direzione tecnico-professionale.
Senza un aumento complessivo delle risorse investite nella formazione terziaria e nella ricerca e una maggiore
diversificazione dellofferta appare difficile conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e si rischia di rimanere
lontani dagli altri paesi europei, che si prefiggono di investire il 3 per cento del PIL nella ricerca (a fronte del nostro
obiettivo dell1,5 per cento) e di conseguire una quota pari al 40 per cento di giovani con titolo di formazione terziaria
(contro il nostro 26 per cento).
I. IL SISTEMA
UNIVERSITARIO
1. STUDENTI
E LAUREATI
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
Dallanalisi dellofferta formativa negli ultimi quattro anni accademici emerge una percentuale di corsi ad accesso
programmato localmente dagli atenei intorno al 20% del totale di quelli attivi, in aumento nel periodo considerato,
con un picco nel 2014/2015 (21,8%) ed una leggera flessione nellultimo anno accademico considerato (2015/2016,
21,1%).
I corsi di studio in lingua inglese sono poco numerosi (245) e solo 310 corsi di studio (circa il 7% del totale dei corsi
attivi) utilizzano anche solo parzialmente la lingua inglese. A questo si aggiungono 140 corsi di studio che offrono
percorsi in convenzione con atenei stranieri finalizzati al rilascio del doppio titolo o del titolo congiunto, mentre i
corsi che offrono convenzioni con altri paesi finalizzate alla mobilit degli studenti sono oltre 1.400.
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& di Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica (AFAM) includono le Accademie di Belle Arti
Le istituzioni
(statali, legalmente riconosciute e autorizzate a rilasciare titoli con valore legale) e gli Istituti Superiori di Studi Musicali (statali, non statali e autorizzati a rilasciare titoli con valore legale), gli Istituti Superiori per le Industrie Artistiche, lAccademia Nazionale di Danza e lAccademia Nazionale di Arte Drammatica.
A oggi le istituzioni AFAM statali e legalmente riconosciute sono 140 (9 delle quali sono sezioni distaccate), in prevalenza Accademie (43) e Istituti Superiori di Studi Musicali (77). Esse erogano circa 6.500 corsi di studio frequentati
da oltre 86.000 studenti, di cui circa il 44% nel settore delle belle arti, e il resto nel comparto musicale, in cui per
presente una cospicua quota di studenti che frequenta contemporaneamente la scuola secondaria (circa 26.000 studenti). Si tratta di un comparto con una tradizione secolare e una presenza di studenti stranieri pari all'11% - valore
superiore alla media delle universit, riflesso del prestigio di cui la formazione artistica e musicale italiana gode nel
mondo.
Il settore delle Accademie ha conosciuto un fortissimo sviluppo: il numero degli studenti praticamente raddoppiato
negli ultimi quindici anni, mantenendosi stabile nei settori tradizionali di decorazione, pittura, scultura e scenografia,
e consolidandosi rapidamente nelle sei nuove scuole istituite in aree innovative come design, restauro, nuove tecnologie, nuovi media, beni culturali. Si tratta di un settore composito e spesso frammentato, che il legislatore nel 1999
ha collocato nellambito dellistruzione terziaria, parificandolo al livello universitario. Tuttavia, in assenza dei regolamenti attuativi, il settore rimasto di fatto assai distante dal sistema universitario. Non siamo quindi in presenza
di uneffettiva valorizzazione del settore nel rispetto delle peculiarit specifiche, quanto piuttosto di un riconoscimento
formale dei titoli, divenuti equipollenti a quelli rilasciati dalle universit. Lequipollenza dovrebbe comportare, pur
nel rispetto delle specificit dei comparti, la condivisione con il sistema universitario di un quadro regolamentare
che garantisca la qualit dellofferta formativa. In analogia con quanto stabilito per le universit, sarebbe necessario
prevedere per il settore ladozione di standard per laccreditamento, il reclutamento dei docenti (ancora assunti su
graduatorie e senza selezioni nazionali) e i curricula.
!
11
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
La struttura del settore molto frammentata sia territorialmente sia dimensionalmente. Le istituzioni statali raccolgono circa i tre quarti delle iscrizioni, mentre le istituzioni private sono consistenti solo nellarea Nord-ovest
del Paese. Nellanno accademico 2014-2015 lorganico delle accademie di belle arti statali era composto da 2.386
docenti, di cui 990 a tempo indeterminato, 357 a tempo determinato e 1.036 esperti esterni a contratto. In assenza
di unanagrafe dei docenti potrebbe comunque trattarsi di una sottostima poich il dato si basa su autodichiarazioni
degli enti.
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Fig. 3 Quota di studenti stranieri sul totale degli iscritti per tipologia di Istituto AFAM. Anni Accademici 1999/2000-2014/2015 (valori percentuali)
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(Fonte: Ufficio Statistico MIUR)
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Linserimento a tutti gli effetti del sistema AFAM allinterno del comparto dellistruzione superiore costituisce
unimportante occasione per il rilancio e la valorizzazione di unofferta formativa che un punto di forza anche sul
piano internazionale. Tuttavia il settore della formazione musicale presenta alcune criticit dovute alla mancata distinzione regolativa tra formazione pre-accademica e formazione di terzo livello.
La duplice destinazione e il mancato adeguamento giuridico della docenza, ancora legata alle logiche mutuate dallistruzione secondaria, hanno di fatto prodotto una situazione problematica.
di apprendere in modo autonomo. Tali competenze contribuiscono alla crescita personale e culturale dellindividuo
e al suo ingresso nel mondo del lavoro.
Stando alle analisi condotte in sede europea e ai risultati delle indagini del Consorzio AlmaLaurea, le opportunit
di formazione offerte dalle universit che pi contribuiscono allacquisizione di queste competenze da parte degli
studenti sono le esperienze di mobilit internazionale e lo svolgimento di periodi presso le imprese attraverso i
tirocini curricolari. Questo rende urgente promuovere iniziative che allarghino ulteriormente la partecipazione degli
studenti italiani alle esperienze estere: i dati pi recenti a disposizione indicano che meno del 5% dei laureati italiani
ha unesperienza di almeno 3 mesi di studio allestero; le percentuali sono maggiori se invece consideriamo periodi
pi brevi: ad esempio la quota degli studenti iscritti che hanno conseguito almeno 1 CFU presso unistituzione estera
pari al 10%. Tra gli studenti regolari iscritti la percentuale di studenti italiani in uscita raddoppiata nellultimo
decennio, ma occorre fare ancora molta strada. importante anche la mobilit in entrata, che testimonia la capacit
attrattiva degli atenei e offre occasioni di scambio internazionale agli studenti italiani che non hanno lopportunit
di recarsi allestero.
Situazione altrettanto problematica emerge se si considera la diffusione degli stage. Oltre alla presenza in quasi tutti
gli atenei di un ufficio di job placement a livello centrale di ateneo, in quasi met dei casi si riscontrano anche diramazioni periferiche a livello di scuola/facolt e/o dipartimento.
Le attivit principali che vengono svolte sono lorientamento al lavoro (97,8%) e la formazione/preparazione al lavoro
(96,8%), mentre molto pi scarse sono le attivit di documentazione e monitoraggio (26,7%). Lincidenza degli stage
riflette le diverse opportunit offerte dai mercati del lavoro locali, come si evince dalla tabella seguente.
13
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
nienti dagli istituti tecnici, sia per la riduzione dei diplomati provenienti da questi istituti sia per una pi marcata
flessione del tasso di passaggio dalla scuola alluniversit tra questi studenti. Per quanto riguarda la scelta disciplinare,
si conferma la tendenziale crescita del gruppo di ingegneria e il calo dellarea giuridica.
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Fig. 4 Andamento degli immatricolati di et 20 anni,
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Lanalisi
per area di residenza mostra come la flessione degli immatricolati registrata dalla met dello scorso decennio
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sia stata pi forte nel Mezzogiorno e al Centro, pi contenuta al Nord. Considerando i soli immatricolati con et
pari! o inferiore a 20 anni, tra il triennio 2007-2010 e il triennio 2012-2015 il calo stato di circa l1% al Nord, del
4% al Centro e del 12% nel Mezzogiorno.
!
Scomponendo la variazione osservata nei contributi dovuti alla dinamica della popolazione, al tasso di conseguimento
del! diploma e al tasso di passaggio scuola-universit, si osserva come la differenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord
dipenda essenzialmente dalla riduzione nel Mezzogiorno della popolazione in et compresa tra i 18 e i 20 anni a
fronte
! della crescita registrata nelle aree centrali e settentrionali. I divari territoriali sono ancor pi netti se si analizza
landamento delle immatricolazioni per sede del corso di laurea. Limitatamente agli studenti con et pari o inferiore
! anni, gli atenei del Mezzogiorno tra il triennio 2007-2010 e il triennio 2012-2015 hanno perso il 17% degli
ai 20
studenti, con una punta del 26% per quelli delle Isole. Al Centro il calo stato del 5%, nel Nord-est dell1%, mentre
nel! Nord-ovest si registrato un incremento del 4%.
Sui divari territoriali analizzati per sede del corso di laurea incide la mobilit degli immatricolati: la quota di residenti
!
nel Mezzogiorno che si immatricolano in un ateneo del Centro-nord salita da circa il 18% della met dello scorso
decennio
al 24%. La mobilit degli studenti comunque cresciuta in tutte le aree del Paese: la quota di quanti
!
studiano fuori dalla propria regione di residenza salita dal 18% del 2007/2008 al 22% nel 2015/2016.
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IL SISTEMA UNIVERSITARIO
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Della maggior mobilit hanno tratto beneficio al Nord soprattutto gli atenei del Piemonte, dove lincidenza di stu!
denti fuori regione cresciuta molto rapidamente salendo dal 12% al 26% tra il 2007/2008 e il 2015/2016, e in
misura
minore quelli della Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Anche tra gli studenti che proseguono dopo la
!
laurea triennale aumentata la quota di quanti scelgono atenei di altra regione. Tra i residenti nel Mezzogiorno lincidenza di quanti scelgono un ateneo del Centro-Nord in progressivo aumento, soprattutto nelle Isole.
Fig. 6 Quota di laureati triennali in atenei del Sud e delle Isole iscritti a un corso magistrale di un ateneo del Centro-Nord
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I dati relativi alla regolarit dei percorsi di studio mostrano un significativo miglioramento, sia con riferimento allandamento della quota di quanti terminano gli studi nei tempi previsti, sia con riferimento alla dinamica degli abbandoni precoci, ovvero della quota di immatricolati che non prosegue al secondo anno. Tuttavia, tenuto conto del
calo delle immatricolazioni che ha riguardato soprattutto studenti che mediamente hanno minor probabilit di concludere gli studi e sono caratterizzati da minori livelli di regolarit, parte del miglioramento potrebbe essere dovuta
a un effetto di selezione.
Adottando unanalisi per coorti di entrata, nella. a. 2014/2015 nei corsi triennali di primo livello emerge che tra gli
immatricolati delle prime due coorti considerate (iscritti, per la prima volta rispettivamente nel 2003-2004 e nel
2004-2005) il 57-58% risulta laureato, mentre gli abbandoni raggiungono circa il 38-39% (essendo il complemento
a 100 dato da studenti ancora iscritti). Migliore lesito nei corsi a ciclo unico (69,4% di laureati nella coorte entrata
nel 2003/2004 e 66,7% nella coorte entrata nel 2004/2005) e nei corsi biennali di secondo livello (delle prime quattro
!
coorti di immatricolati, oltre il 78% degli studenti ha conseguito il titolo finale e oltre l82% nelle coorti 2004/2005
e !2005/2006).
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Fig. 7 Esito a inizio a.a. 2014/15 delle coorti di immatricolati ai Corsi di I livello triennali (valori percentuali)
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Nei corsi triennali i laureati regolari sono in costante crescita nelle coorti esaminate: dal 18-19% delle prime coorti,
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la percentuale cresce fino a raggiungere il 26% e il 26,8% nelle due coorti pi recenti; nei corsi biennali di secondo
livello, le percentuali di laureati regolari, a partire dalla coorte 2007/2008 salgono dal 34,9% della coorte entrata
nel 2007/2008 al 44,5% circa nelle ultime due coorti analizzate.
Lo snodo cruciale rimane quello dellabbandono tra primo e secondo anno di corso: nei corsi triennali di primo
livello la percentuale di abbandoni tra primo e il secondo anno calata dal 17,5% delle coorti iniziali al 14% nella
17
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
coorte iscritta nel 2012/2013. Tassi di abbandono decisamente pi bassi si registrano nei corsi a ciclo unico, specialmente quelli in cui prevalgono insegnamenti su settori scientifico-disciplinari riconducibili alle aree di Farmacia e
Medicina e chirurgia (che sono ad accesso programmato), con una percentuale di abbandono intorno al 6-7%. Disaggregando questi indicatori per composizione degli studenti, non sorprende riscontrare che conseguono risultati
migliori le studentesse liceali iscritte in atenei del Nord. Per contro da segnalare laltissima percentuale (tra il 44%
e il 48% in tutte le coorti) di studenti provenienti da un istituto professionale che dopo 3 anni di corso triennale ha
abbandonato luniversit.
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A fianco degli abbandoni non sono trascurabili i passaggi di corso o di ateneo durante gli studi: i cambi di corso tra
il primo e il secondo anno coinvolgono circa il 15% degli immatricolati nei corsi triennali e a ciclo unico, mentre
sono molto contenuti nei corsi di laurea magistrale (sotto il 2% nelle tre coorti pi recenti). Tra coloro che cambiano
corso, circa la met effettua un trasferimento in un altro ateneo. Nei corsi triennali, dopo 4 anni di corso, gli studenti
che hanno effettuato un passaggio di corso dopo il primo anno hanno un tasso di successo molto simile a quello
degli studenti che rimangono nello stesso corso, osservati dopo 3 anni (intorno al 35%); tale dato sembra avvalorare
lipotesi che il passaggio di corso possa rappresentare una sorta di ri-orientamento in itinere e che incida sulla carriera
dello studente nel ritardare di un anno il conseguimento del titolo.
Considerando il passaggio alla laurea magistrale, a partire dai laureati negli anni 2005/2006 e 2006/2007 si osserva
un tasso di passaggio del 58%, in crescita tendenziale di circa un punto allanno. Tuttavia nei dati sul passaggio immediato (nellanno successivo a quello di laurea) si nota un calo negli ultimi anni, fino al 44% dei laureati pi recenti.
Un indicatore che unisce le dimensioni della prosecuzione e della produttivit, misurando la quota di studenti che
continuano gli studi al secondo anno, dopo aver conseguito almeno 40 CFU, ci dice che a livello nazionale il valore
pari al 44,9%. Sempre a livello nazionale i laureati regolari stabili (nello stesso Corso di Studi di immatricolazione)
sono il 31,9% del totale, mentre analizzando i dati un anno oltre la durata del corso, i laureati stabili sono pari al
46%. Per i laureati regolari stabili la media del voto agli esami pari a 26,78 mentre la media del voto di laurea di 104,41.
18
Anche in questo caso risultano evidenti differenze fra le ripartizioni geografiche considerate: al Nord i laureati
regolari stabili sono il 38-40% della coorte di immatricolati mentre al Sud e nelle Isole sono il 22-23%.
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Fig. 9 Indicatori Schede Ateneo e CdS - Sezione 1, per ripartizione geografica della sede del CdS
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I.1.6 - I LAUREATI
LItalia, nonostante una costante crescita osservata negli ultimi anni, rimane tra gli ultimi paesi in Europa per quota
di popolazione in possesso di un titolo qualsivoglia di istruzione terziaria, anche tra la popolazione pi giovane (24%
contro 37% della media UE e 41% media OCSE nella popolazione 25-34 anni).
Il nostro Paese ha colmato la distanza in termini di giovani che conseguono un diploma di scuola secondaria supeI ma presenta un tasso di accesso all'istruzione terziaria al 42% ben inferiore alla media UE (63%) e a quella
riore,
OCSE (67%). Il ritardo nella partecipazione minore tra i giovani appena usciti dalla scuola superiore, mentre invece pi elevato nelle et pi mature, dove i tassi di iscrizione sono in Italia a livelli molto modesti. In molti paesi la
partecipazione agli studi dei giovani adulti, anche impegnati in attivit lavorative, risulta invece una quota rilevante
degli ingressi nel sistema universitario.
Al nostro ritardo contribuiscono diversi fattori: a) listruzione terziaria pressoch interamente dedicata a corsi a prevalente contenuto teorico e in corsi post-laurea, mentre pressoch assente il segmento dei corsi a carattere professionale e dei cicli universitari brevi (indicato con ISCED 5 nella nuova classificazione internazionale dei titoli di
studio ISCED 2011); b) una modesta quota di immatricolati stranieri, che contribuiscono in molti paesi ad increA questo risultato contribuiscono diversi fattori: a) listruzione terziaria pressoch interamente concentrata in
mentare gli ingressi al sistema universitario in rapporto alla popolazione; c) tassi di completamento degli studi unic
versitari
ancora molto bassi con unincidenza degli abbandoni superiore alla media osservata nei paesi OCSE (42%
di abbandoni contro 31% media UE e 30% media OCSE).
19
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
Fig. 10 Distribuzione percentuale della popolazione, in classe di et 25-34 anni, in possesso di un diploma di istruzione terziaria (ISCED 2011, livelli
5/8) per paese. Anno 2014
Dallanalisi condotta emerge come il ritardo italiano nel conseguimento del titolo di laurea nella popolazione pi
giovane (13 punti dalla media UE e 17 punti rispetto alla media OCSE per la popolazione 25-34 anni), dipenda sia
dal pi basso tasso di ingresso negli studi universitari a ridosso della conclusione delle scuole secondarie, sia dalla ridottissima partecipazione degli studenti in et pi matura, sia dalla minore probabilit di concludere gli studi terziari
una volta avviata una carriera di studi a livello universitario. stimabile che ciascuno di questi fattori spieghi circa
un terzo del ritardo dalla media dei paesi OCSE.
(Fonte: Eurostat Education and training statistical database; * Elaborazioni su dati Anagrafe Nazionale Studenti)
Le caratteristiche dellofferta formativa terziaria, in cui risultano pressoch assenti rispetto ad altri paesi europei percorsi di studio brevi e professionalizzanti, incidono su tutti i fattori alla base del ritardo. Esse infatti riducono sia lattrattivit per gli studenti con percorsi di studio tecnico-professionali o gi impegnati in attivit lavorative sia la
probabilit di concludere gli studi per quelli con percorsi scolastici pi deboli: gran parte degli abbandoni si concentrano
tra coloro che provengono dagli istituti tecnici e professionali. Fermo restando la possibilit di incidere sui comportamenti, con azioni di orientamento e sostegno per gli studenti pi deboli o impegnati nel lavoro, difficilmente lItalia
potr avvicinarsi alla media dei paesi europei senza rafforzare lofferta formativa a carattere professionalizzante.
20
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Fig. 11 Laureati totali e al netto delle lauree specialistiche/magistrali in Italia. Anni 1999-2014
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Il numero totale annuo dei laureati al netto delle lauree di secondo livello, che approssima il numero di coloro che
conseguono per la prima volta un titolo di laurea, ha toccato un picco massimo di 290 mila nel 2005, dovuto agli effetti transitori della riforma, per poi scendere a un minimo di circa 210 mila nel 2012, per poi risalire a 216 mila nel
2014. Il numero complessivo di diplomi di laurea di primo e secondo livello e di corsi a ciclo unico di nuovo e vecchio
ordinamento si invece stabilizzato intorno ai 300.000, con un leggero aumento negli ultimi tre anni. La composizione dei laureati per ripartizione geografica di residenza rimasta relativamente stabile mentre quella per sede dei
corsi mostra una riduzione per le regioni del Centro e del Mezzogiorno e una crescita per le regioni del Nord (a seguito della diversa dinamica delle immatricolazioni). Si stabilizzata la composizione per genere, con un netto vantaggio per la componente femminile (58-59% del totale pi elevato della corrispondente quota nelle
immatricolazioni), mentre si stanno esaurendo gli effetti della riforma sulla composizione per et dei laureati, con
un progressivo calo dei laureati con et maggiore o uguale a 30 anni. Continua invece a crescere la quota di laureati
con maturit liceale, soprattutto scientifica, e cala la componente proveniente da tecnici e professionali. Risultano
infine in calo i laureati nelle aree politico-sociale e giuridica.
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21
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
prevista inoltre una specifica metodologia per la valutazione esterna della qualit nellistruzione superiore, cos
articolata:
8. unautovalutazione da parte dellente oggetto di valutazione;
9. una valutazione esterna di un gruppo di esperti, inclusi gli studenti, e una o pi visite in loco;
10. la pubblicazione di un rapporto, che riporta decisioni e raccomandazioni;
11. una procedura di follow-up, a seguito delle raccomandazioni contenute nel rapporto, per verificare le azioni
correttive messe in atto dallente valutato.
La complessit delle procedure necessarie per conformarsi alle linee guida europee ha richiesto un processo graduale
che ha coinvolto vari gruppi di lavoro attivati presso lANVUR, i cui risultati sono riscontrabili nelle diverse linee
guida disponibili sul sito dellAgenzia.
Va rilevato peraltro come lANVUR presenti una dotazione di personale del tutto insufficiente in relazione ai compiti
affidati; tale situazione del tutto evidente se il dato dellorganico dellAgenzia viene confrontato con quello di enti
analoghi attivi in altri paesi europei.
(Fonte: Turri M., Calimero alluniversit. Valutazione della didattica e sistema AVA, 2014 - R.Torrini in Scienza in rete)
Il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento, regolato dal Decreto Legislativo 19/2012,
che, in attuazione dellarticolo 5 della Legge 240/2010, prevede lelaborazione degli indicatori di qualit e la realizzazione delle visite di Accreditamento Periodico da parte dellANVUR) rappresenta la risposta italiana allesigenza
di creare un sistema di Assicurazione della Qualit delle universit, secondo le indicazioni di ENQA e in linea con
le ESG. Secondo la normativa vigente, le istituzioni universitarie devono venire accreditate con una frequenza almeno
quinquennale.
Le prime visite per lAccreditamento Periodico sono iniziate nel novembre 2014, presso le Universit de LAquila e
di Perugia. Sono stati coinvolti 28 esperti (9 esperti di sistema, 15 esperti disciplinari e 4 studenti), visitati 9 CdS
per ciascun ateneo e sono stati pubblicati i rapporti ANVUR sugli esiti finali. Nel 2015 sono state visitate 13 universit e 111 Corsi di Studio, coinvolgendo 182 esperti (42 esperti di sistema, 101 esperti disciplinari, 8 esperti telematici, 31 studenti). Nel 2016 sono programmate 11 visite (8 al Nord e 3 al Centro), che si svolgeranno da aprile
a dicembre.
Lavvio di AVA ha comportato un grande sforzo da parte degli atenei, del corpo accademico e del personale tecnicoamministrativo, ma ha anche permesso di allineare il Paese agli standard europei in materia di Assicurazione della
Qualit e di raccogliere in maniera sistematica, con le schede SUA-CdS e SUA-RD, informazioni sullorganizzazione
della didattica e della ricerca nel sistema universitario italiano. A oltre due anni dallinizio ed a pi di uno dallinizio
delle visite in loco, che di AVA costituiscono lo strumento pi qualificante, lANVUR ha ritenuto fosse venuto il
momento di riflettere, in stretta collaborazione con la CRUI, sullesperienza fin qui fatta, in modo da valorizzarne i
punti di forza, colmarne lacune ed eventuali debolezze, modificarne o eliminarne gli aspetti meno fruttuosi, anche
facendo ricorso a nuovi strumenti.
23
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
A tale scopo stato costituito in ANVUR un gruppo di lavoro che si posto lobiettivo principale di raggiungere
una sostanziale semplificazione del sistema ed un alleggerimento degli adempimenti istituzionali previsti dai DD.
MM. 47/2013 e 1059/2013 e al contempo avere una maggiore aderenza con gli standard europei ESG 2015, mantenendo fermo il raggiungimento dei suoi obiettivi fondanti.
ANVUR ha quindi anche elaborato un cruscotto di indicatori quantitativi di riferimento finalizzati al monitoraggio
a distanza dei corsi di studio (CdS) ed al riconoscimento delle anomalie macroscopiche nel loro funzionamento.
Per alleggerire il carico di adempimenti gravanti sulle strutture periferiche, il rapporto di Riesame annuale dei corsi
di studio stato semplificato, nella forma e nel contenuto, e ricondotto ad un commento critico sintetico agli indicatori quantitativi forniti dallANVUR, attraverso la compilazione di schede sintetiche dalla struttura predefinita. Il
rapporto di Riesame ciclico dei corsi di studio consister invece in unautovalutazione approfondita dellandamento
complessivo del CdS, sulla base di tutti gli elementi di analisi presi in considerazione nel periodo di riferimento e
delle risoluzioni conseguenti; esso avr periodicit maggiore, comunque non superiore ai cinque anni.
24
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Fig. 12 Rilevazioni per soggetto nelle universit convenzionali numerosit degli atenei (N=84)
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(Fonte: ANVUR, Questionario sulla rilevazione delle opinioni di studenti e docenti 2016)
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IL SISTEMA UNIVERSITARIO
multilivello sulla qualit degli enti universitari (al netto delle caratteristiche osservabili quali lambiente familiare, il percorso di scuola secondaria ad esempio). Il limite di questa analisi dovuto al fatto che non solo gli studenti, ma anche
gli stessi Atenei hanno partecipato su base volontaria a entrambe le sperimentazioni, rendendo di fatto il campione
oggetto di misurazione non rappresentativo della popolazione di riferimento, anche in termini di aree disciplinari.
A questo si aggiunge il ritardo tra conseguimento della laurea e interviste condotte da AlmaLaurea, che rende noti
gli esiti delle proprie rilevazioni circa un anno dopo il conseguimento del titolo. Inoltre, in Italia, le competenze di
tipo generalista non vengono normalmente rilevate a livello di studi post-secondari, mentre vengono misurate in
altre fasce della popolazione (ad esempio lOCSE con lindagine PISA sui quindicenni e dallindagine PIAAC sulla
popolazione adulta).
Alle due sperimentazioni hanno partecipato 12 atenei nel 2013 e 24 atenei nel 2015. Il campione di studenti oggetto
del test TECO stato individuato in base a requisiti di avanzamento nel percorso degli studi. La prima sperimentazione ha coinvolto quegli studenti universitari, al netto degli iscritti ai Corsi di Studio nelle professioni sanitarie,
che nel ciclo triennale fossero iscritti al terzo anno, avessero superato tutti i crediti formativi (CFU) di base e caratterizzanti e nel ciclo unico avessero conseguito almeno 120 CFU di base e caratterizzanti. Nella seconda sperimentazione, invece, la popolazione universitaria oggetto del test era rappresentata da quegli studenti, sempre con
lesclusione di quelli dei Corsi di Studio nelle professioni sanitarie, che risultassero iscritti al terzo anno del ciclo
triennale e avessero superato almeno il 75% del minimo di CFU di base e caratterizzanti previsti per quella Classe
diLLaurea (90 CFU di base e caratterizzanti nei corsi di laurea a ciclo unico).
Liscrizione effettiva al test da parte degli studenti idonei non stata elevata (per alcuni atenei stata addirittura inferiore al 20%), e a ci si sommata lulteriore diminuzione delleffettiva partecipazione al test: nella sperimentazione
2015 il tasso di partecipazione al test da parte degli idonei stato del 21,4%.
I Irisultati mostrano una certa variabilit tra ambiti disciplinari e tra atenei, anche se le basse numerosit di partecipazione rendono di difficile interpretazione questi confronti.
(Fonte: ANVUR)
Nelle future sperimentazioni TECO, ANVUR intende allargare lambito delle competenze valutate (comprensione
del testo; ragionamento quantitativo; risoluzione di problemi; educazione civica; lingua inglese, rivolgendosi a tutti
gli studenti del terzo anno indipendentemente dal numero di CFU maturati. TECO dovrebbe contenere solamente
domande a risposta chiusa per facilitare la correzione e ridurre la variabilit tra correttori, rivelatasi un limite della
precedente sperimentazione, utilizzando prove costruite in house per evitare il problema delladattabilit del test al
campione italiano.
26
I. IL SISTEMA
UNIVERSITARIO
2. LE RISORSE
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FORMATIVA
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
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Dallanalisi dei bilanci delle universit statali emerge che le entrate, in termini reali, sono cresciute del 25% tra il
2000 e il 2008, per poi diminuire del 18% tra il 2008 e il 2014. Il calo da ricondurre soprattutto ai trasferimenti
dal governo centrale, scesi in termini reali su livelli inferiori a quelli del 2000. Le altre componenti delle entrate
hanno registrato flessioni pi contenute, ad eccezione di quelle contributive rimaste sui livelli del 2008.
28
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Fig. 14 Andamento di alcune componenti riaggregate delle entrate delle universit statali italiane (prezzi 2014, numeri indice 2000=100)
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I meccanismi di riparto del FFO prevedono che le risorse siano assegnate in parte su base storica, in parte sulla base
del costo standard studente e in parte sulla base dei meccanismi premiali. Simulando la ripartizione delle risorse a
regime che si otterrebbe dal superamento definitivo della quota storica, con un riparto per il 70% basato sul costo
standard e per il 30% basato sulla quota premiale, si accrescerebbe la quota di fondi destinata agli atenei del Nord e
del Sud e si registrerebbe un calo per quelli del Centro e soprattutto delle Isole. Allo stesso tempo crescerebbero le
risorse destinate agli atenei di pi recente costituzione e si ridurrebbero quelle agli atenei storici; questi ultimi attualmente si giovano di una quota di risorse significativamente superiore a quella degli studenti iscritti.
Fig. 15 Differenza tra quota del finanziamento teorico e quota effettiva. Anno 2015 (valori percentuali)
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29
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
I differenziali nelle entrate tra gli atenei delle diverse aree del Paese in rapporto al numero degli studenti regolari si sono
ridotti nel periodo in esame a causa della contrazione del numero di studenti nelle aree del Mezzogiorno. Nel 2014
negli atenei del Mezzogiorno le entrate per studente erano dell11% inferiori alla media nazionale, mentre gli atenei del
Centro e del Nord si collocavano su livelli dell8% e del 3% superiori alla media. Gran parte del divario riconducibile
a differenziali territoriali nelle entrate contributive e nelle fonti di finanziamento ulteriori rispetto ai fondi statali.
La spesa ha seguito andamenti simili a quelli delle entrate, con un calo di circa il 20% tra il 2008 e il 2014. La riduzione della spesa in larga parte dovuta alla dinamica della spesa per il personale, che costituisce oltre il 60% del
totale, ma il calo ha coinvolto anche le spese di funzionamento e per investimenti. La spesa per il personale diminuita del 20% rispetto al 2008 e in rapporto al finanziamento ordinario e alle entrate contributive scesa dal massimo
del 95% raggiunto nel 2010 all85,3% nel 2014. Il costo unitario del personale docente sceso dell8% rispetto al
2008, a causa della forte riduzione della quota di docenti ordinari e al blocco delle progressioni stipendiali.
Gli indicatori di sostenibilit mostrano un miglioramento generalizzato della sostenibilit economica degli atenei,
con condizioni mediamente pi favorevoli per gli atenei del Nord, seguiti da quelli del Centro e del Mezzogiorno.
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La principale criticit del sistema di diritto allo studio rappresentata dalla cronica carenza di risorse, dal fatto che
quelle disponibili non sempre vengono erogate in maniera tempestiva, e dall'incertezza circa la permanenza del sostegno da un anno all'altro. Inoltre, permane una eterogeneit (tra regioni e, all'interno delle stesse, tra i diversi atenei)
nei requisiti di accesso e nei tempi di erogazione dei benefici. Il 47,3% della spesa regionale per gli interventi di sostegno agli studenti coperto dalla tassa universitaria regionale; negli ultimi anni questultima stata elevata a 140
euro nella maggior parte delle regioni.
Il Fondo Integrativo Statale (FIS), istituito per finanziare i prestiti donore e attualmente destinato anche al finanziamento delle borse di studio, dopo la forte oscillazione registrata nel triennio 2009-2011, si stabilizzato intorno
a 160 milioni di euro annui, valore prossimo alla media del triennio 2006-2008.
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Fig. 17 Fondo integrativo (valori in migliaia di euro). Anni 1997-2015
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(Fonte: MIUR)
Rispetto alla.a. 2011/2012 la percentuale di beneficiari di borse rispetto agli idonei aumentata di circa 8 punti
percentuali (da 68,8% a 76,5%). Questo lesito di un aumento del numero di borsisti (123.732 nel 2013/2014 rispetto a 111.911 nel 2011/2012) cui associata una sostanziale stabilit del numero di idonei (161.735 nel
2013/2014 e 162.569 nel 2011/2012). La quota di idonei che percepisce la borsa tornata agli stessi livelli di dieci
anni fa.
(Fonte: Osservatorio Regionale per Universit e DSU Piemonte Elaborazioni su dati MIUR)
Limporto medio delle tasse pagate per liscrizione ad un ateneo statale ammonta a poco pi di mille euro ( 1.071),
con differenze marcate tra le ripartizioni geografiche: iscriversi in un ateneo statale in una regione del Sud o delle
Isole costa circa la met rispetto ad un ateneo del Nord (circa 700 per i primi e quasi 1.400 per i secondi).
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31
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
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(Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR; Archivio del Personale della Ricerca MIUR; Rilevazione sui docenti a contratto e sul personale tecnico - amministrativo
MIUR)
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Dalla fine degli anni Novanta a oggi il numero complessivo dei docenti di ruolo e dei ricercatori a tempo determinato
ha seguito un andamento a campana: dapprima aumentato senza soluzione di continuit, raggiungendo un livello
massimo nel 2008; dal 2009 al 2015 diminuito, a seguito dei provvedimenti di blocco del turnover che hanno accompagnato il taglio dei finanziamenti pubblici al sistema universitario, passando da 62.753 a 54.977 (-12%). Anche
il rapporto studenti/docenti ha seguito un andamento a campana rovesciata: aveva raggiunto un minimo storico nel
2008 (28,9 studenti per docente), cresciuto fino al 2010 (30,2) e ha oscillato per i successivi cinque anni attorno a
30 studenti per ogni docente, in corrispondenza del calo degli iscritti.
La composizione del corpo docente risulta profondamente modificata nellultimo decennio: nella fase di crescita
terminata nel 2008 aveva assunto una distribuzione %a clessidra (molti ordinari, relativamente pochi associati e molti
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ricercatori),
per poi evolvere, nella fase di calo che si conclusa nel 2013, verso una distribuzione pi piramidale
(pochi ordinari, un numero leggermente superiore di associati e molti ricercatori). Nel 2015 con i numerosi passaggi
registrati dalla posizione di ricercatore (ruolo posto ad esaurimento) a quella di associato, la base della piramide si
significativamente assottigliata, a beneficio del rango intermedio degli associati; nemmeno il piano straordinario
2016, introdotto con il decreto ministeriale del 18 febbraio 2016, n. 78, che prevede il reclutamento di 861 nuovi
RTD di tipo B, riuscir a modificare questa configurazione.
32
Fig. 18 Evoluzione del numero di docenti (PO, PA, RU, RTD) e in rapporto agli studenti. Anni 1988-2015 (valori assoluti e in rapporto agli iscritti)
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(Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR; Archivio del Personale della Ricerca MIUR; Indagine sullIstruzione Universitaria MIUR)
Come emerso gi nel rapporto precedente, la presenza femminile tra i docenti cresce in maniera costante e regolare:
dal 1988 a oggi passata da 26 a 37 donne ogni 100 docenti. La situazione osservata nelle universit italiane appare
simile a quella internazionale: nella maggior parte dei paesi gli uomini rappresentano la maggioranza del corpo docente e la quota media dei paesi OCSE di 42 donne ogni 100 docenti, con una forte variabilit tra i paesi. Dal
2007 al 2015 la quota delle donne tra gli ordinari passata dal 18,5 al 21,6%; tra gli associati salita dal 33,6 al
36,5% e tra i ricercatori dal 45,1 al 46,5%. La presenza femminile quindi in costante crescita ma resta inferiore al
50%, nonostante gi dagli inizi degli anni Novanta la quota di donne superi quella degli uomini tra i laureati e anche
tra !quanti conseguono un dottorato di ricerca.
Lanalisi dei percorsi di carriera alla luce dei nuovi giudizi di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) mostra che,
nei fatti, la fruizione di un assegno di ricerca non equivale all'ingresso nella carriera accademica; ci accade invece
con relativa frequenza nel caso dei ricercatori a tempo determinato.
Tra gli assegnisti, su un totale di 44.345 studiosi che sono stati titolari di almeno un assegno di ricerca tra il 2009 e
il 2015, solo il 7% risulta oggi abilitato alla qualifica di associato, lo 0,1% a quella di ordinario. Di contro, sul totale
dei 5.643 studiosi che sono stati titolari di almeno un contratto RTD tra il 2009 e il 2015, il 29,3% risulta oggi abilitato alla qualifica di associato e tra questi l1,1% anche a quella di ordinario, mentre lo 0,4% in possesso della sola
abilitazione a ordinario.
33
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
Fig. 19 Componente femminile per qualifica e dettaglio sui ricercatori. Anni 2008, 2010, 2012, 2014 e 2015 (quote percentuali sul totale dei docenti)
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* I dati del 2008 riguardano solo i ricercatori a tempo indeterminato, dal momento che i primi ingressi delle nuove figure di ricercatore a tempo determinato sono avvenuti
nel 2009.
(Fonte: Archivio del Personale Docente MIUR; Archivio del Personale della Ricerca MIUR)
Il rallentamento delle carriere universitarie evidente osservando la distribuzione per et dei docenti: negli ultimi
ventisette anni, linnalzamento dellet media stato continuo; dal 1988 al 2015 let media aumentata di quasi 7
anni, giungendo a sfiorare i 53 anni.
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Fig. 20 Distribuzione percentuale per et dei docenti di ruolo. Anni 1989, 2001, 2007, 2013, 2015
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Tab. 9 Ore di insegnamento erogate da professori ordinari o associati, per area scientifica
Se si considerano le ripartizioni geografiche (sede del CdS in cui viene erogato linsegnamento), si rileva che la
media di ore di didattica erogata per docente leggermente superiore alla media nazionale nel Sud (99 ore) e nel
Centro (95,5 ore). Anche al netto dellarea medica (area scientifica 6) al Centro e al Sud si continua a insegnare mediamente di pi rispetto alle altre macroaree e il Nord-ovest presenta il minor numero di ore di didattica erogata
(97,7 ore in media).
35
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
Fig. 21 Ore di insegnamento dei docenti per ripartizione geografica degli atenei (valore medio)
I contratti di insegnamento dovrebbero rappresentare una risorsa speciale e aggiuntiva del sistema nazionale universitario. Tuttavia il personale di ruolo delle universit spesso non sufficiente a coprire lintera offerta formativa;
questo ha portato al ricorso, in alcuni casi cospicuo, a personale con contratti di diritto privato per lo svolgimento di
attivit didattiche.
I 19.007 contratti di insegnamento (17,9% del totale degli insegnamenti riportati dalla scheda SUA-CdS una volta
escluse le attivit didattiche erogate da atenei telematici e le attivit didattiche dellarea scientifica 6), riguardano
14.725 docenti a contratto (25,5% del totale dei docenti). La maggior parte dei docenti a contratto titolare di un
solo insegnamento, con una durata media di 40,1 ore. Le aree disciplinari in cui tali contratti sono pi diffusi sono
le aree 8 (dove forse prevale la necessit di trasferire competenze professionali, 10, 11 e 14 (dove invece prevale probabilmente la necessit di compensare un numero maggiore di pensionamenti); in queste aree la percentuale di ore
erogate da contratti di insegnamento di circa il 20% del totale. Si osserva inoltre che le universit non statali utilizzano il 41% degli insegnamenti a contratto, rispetto al 15,7% delle universit statali.
36
Fig. 22 Attivit didattiche per area scientifica - atenei non telematici, al netto dellarea scientifica 6 (valori percentuali)
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IL SISTEMA UNIVERSITARIO
da candidati non strutturati nelle universit sono state ben 28.083. Di queste il 31,1% ha ricevuto labilitazione
(28,7% dei candidati a professore ordinario, 31,6% dei candidati a professore associato).
Limitando lanalisi ai settori bibliometrici, possibile confrontare la produzione scientifica di abilitati e non abilitati.
In tutte le tre categorie di candidati coloro che hanno ricevuto labilitazione presentano indicatori in media nettamente migliori dei non abilitati, come sarebbe logico attendersi. Prendendo a riferimento il gruppo pi omogeneo,
i candidati affiliati alle universit che hanno fatto domanda sullo stesso settore concorsuale in cui sono incardinati,
si osserva che gli abilitati hanno in media 27,5 articoli nel decennio 2002-2012 (contro 20,8 per i non abilitati),
hanno ricevuto 65 citazioni (contro 52,6) e hanno un indice H pari a 9,18 (contro 6,62 per i non abilitati). Nel caso
di soggetti non affiliati, i candidati abilitati provenienti dallesterno hanno in media dieci articoli in pi e dieci citazioni in pi dei loro colleghi abilitati provenienti dalle universit. Anche in questo caso le differenze con i candidati
che non hanno ricevuto labilitazione sono rilevanti.
Considerando infine la dimensione di genere, il tasso di successo nel conseguimento dellabilitazione solo leggermente superiore per gli uomini rispetto alle donne in aggregato (55,2% per gli uomini, 53,3% per le donne). Tuttavia
esiste una differenza importante tra macroaree: nei settori bibliometrici riceve labilitazione il 55,8% degli uomini
contro il 51,8% delle donne; nei settori non bibliometrici, al contrario, le donne hanno un tasso di successo pi
elevato: 55,0% contro 54,3% per gli uomini.
- Tassi di abilitazione dei candidati per fascia (valori assoluti e percentuali)
Tab. 10 Tassi di abilitazione dei candidati per fascia (valori assoluti e percentuali)
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della Terra; 5 - Scienze biologiche; 6 - Scienze mediche; 7 - Scienze agrarie e veterinarie; 8.a - Ingegneria civile; 8.b - Architettura; 9 - Ingegneria industriale e dellinformazione; 10 - Scienze dellantichit, filologico-letterarie e storico-artistiche; 11.a - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche; 11.b - Scienze psicologiche; 12 - Scienze
giuridiche; 13 - Scienze economiche e statistiche; 14 - Scienze politiche e sociali.
(Fonte: MIUR - Dati ASN tornata 2012)
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(Fonte: ANVUR - Elaborazioni su informazioni estratte dai siti istituzionali degli atenei)
La tipologia predominante di bandi per professore universitario quella con accesso riservato al personale interno
allistituzione e rappresenta il 50% dei concorsi analizzati. Segue la tipologia di concorso aperta a tutti, che rappresenta
il 41,3% dei concorsi. Le tipologie di concorso riservate a candidati esterni allistituzione e per chiamata diretta rappresentano una parte esigua dei concorsi analizzati con percentuali di circa 4% ognuno. Le percentuali di utilizzo
delle quattro tipologie concorsuali sono simili nelle macroregioni italiane, ad eccezione del Nord-ovest, dove la quota
dei concorsi riservati agli esterni pi alta della media e raggiunge circa il 10%, e del Nord-est, dove la tipologia
concorsuale riservata agli interni rappresenta il 70%.
39
IL SISTEMA UNIVERSITARIO
Fig. 24 Tipologie concorsuali dei bandi per professore di prima e seconda fascia (valori percentuali)
Per chiamata diretta
Aperti
(Fonte: ANVUR - Elaborazioni su informazioni estratte dai siti istituzionali degli atenei)
Nelle aree bibliometriche la selezione dei candidati avvenuta mediante lutilizzo di indicatori bibliometrici e di
quelli contenuti nellASN in circa la met dei bandi analizzati. In particolare, nei bandi riservati agli esterni lutilizzo
di tali indicatori molto frequente con percentuali di utilizzo che arrivano a circa 80%, mentre meno ricorrente
nelle tipologie di tipo aperto e riservato agli interni.
La lezione didattica ed il seminario scientifico sono stati poco usati per la selezione dei candidati, prevalentemente
nelle tipologie concorsuali aperte e in quelle riservate agli interni.
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Fig. 25 Tasso di variazione dei dipendenti pubblici per comparto aggregato. Anni 2008-2014
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Dal 2008 al 2014, a fronte del calo di immatricolati (-9,6%) e iscritti regolari (-5,5%) che ha riguardato le universit
livello nazionale dal 2008 al 2014, a fronte del noto calo di immatricolati (-9,6%) e iscritti regolari (-5,5%)
statali (anche se in misura meno accentuata rispetto alle non statali - vedi capitolo I.1.2), la riduzione del PTA
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stabile
(-12,6%) stata proporzionalmente minore rispetto a quella che ha coinvolto i docenti (-18,1%). Se si tiene
conto anche delle altre forme contrattuali (ed in particolare dei contratti a tempo determinato), il personale tecnicoamministrativo ha registrato un decremento complessivo pari al 21,8%. Tale decremento, pari a oltre 7mila unit, si
concentra quasi esclusivamente negli atenei del Centro-Sud (oltre 6mila addetti), mentre negli atenei settentrionali
si registrata una flessione molto pi modesta (circa mille dipendenti).
A livello nazionale il rapporto percentuale tra PTA e docenti pari a 101,2, cresciuto rispetto al 2008 di 6,3 punti
(si attestava a 94,9). Il confronto tra le aree mostra una diminuzione consistente dei divari territoriali, dovuta a una
riduzione del rapporto tra PTA e docenti per gli atenei del Mezzogiorno (dove era pi elevato) e una crescita per
quelli del Centro-Nord (dove al contrario si registravano valori pi contenuti).
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IL SISTEMA UNIVERSITARIO
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Fig. 26 Andamento del rapporto percentuale tra PTA e Docenti per ripartizione geografica. Anni 2008-2014
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Esaminando la composizione del personale tecnico-amministrativo per titolo di studio, negli atenei meridionali si
osserva che, nel 2014, circa un quinto del personale dipendente era in possesso della licenza media inferiore. Tale
quota si era ridotta gradualmente nel periodo 2008-2014 a causa di un incremento del personale laureato pi accentuato rispetto a quello delle altre ripartizioni geografiche.
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Fig. 27 Variazioni in punti percentuali della quota di PTA per titolo di studio conseguito e ripartizione geografica Anni 2008-2014
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II. LO STATO
DELLA RICERCA
3. RISORSE,
CARATTERISTICHE
ISTITUZIONALI
E FINANZIAMENTO
Fig. 28 Spesa in R&S delle regioni italiane espressa come percentuale del PIL regionale. Anno 2013. Sono indicate le variazioni rispetto allanno 2010
Nel quadriennio 2011-2014, in contrasto con quanto avviene nei paesi OCSE, la fonte di finanziamento prevalente
per la spesa in R&S stato il settore pubblico, nonostante la riduzione dei finanziamenti statali (del 21% tra il 2008
e il 2014).
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44
Anche la quota di personale italiano impiegato in attivit di R&S rispetto al totale della forza lavoro (pari a 9,55
unit di equivalenti full-time per 1000 unit di forza lavoro) risulta molto inferiore alla media dei paesi dellUnione
Europea (pari a 11,15) e a quella dei principali paesi OCSE (pari a 12,39), nonostante una modesta crescita
di 0,41 nel quadriennio 2011-2014. Anche in questo caso emerge una notevole eterogeneit a livello regionale,
con le regioni del Nord Italia e il Lazio che presentano quote di personale impiegato in R&S paragonabili alle medie
europee e il resto dellItalia su valori molto inferiori. Come per le quote di spesa, nel quadriennio 2011-2014, anche
la quota di personale impiegato in R&S ha visto una diminuzione nel settore pubblico e dellistruzione superiore e
un incremento nel settore privato.
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Fig. 29 Spesa in R&S per tipologia e settore istituzionale. Italia. Anno 2013 (valori percentuali)
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45
(Fonte: MIUR)
Leadership, con dotazione finanziaria di 17.015 M e Societal Challenges, con dotazione finanziaria di 29.678 M).
Invece permangono, e in qualche caso aumentano, le criticit riguardanti il primo pilastro (Excellent Science, con una
dotazione finanziaria per il settennio di 24.441 M, che include il finanziamento dei bandi ERC).
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Fig. 31 Rapporto tra finanziamenti ottenuti dai partecipanti ai progetti finanziati H2020, suddivisi per nazionalit dellistituzione, e contributo di
ciascun paese al budget H2020
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F - finanziamento ottenuto in H2020; C - contribuzione al budget di H2020 impegnato; C_PRE - contribuzione al budget di H2020 pre"corrections".
(Fonte: H2020_projects_opendata; http://ec.europa.eu/budget/figures/interactive/index_en.cfm)
Complessivamente, permane una significativa distanza tra la quota dell'Italia del contributo nazionale alla dotazione
finanziaria del programma quadro (12,5% dopo la correzione effettuata ex post in favore di alcuni paesi) e i finanziamenti ottenuti (8,1% del totale erogato).
Tale risultato riflette il tasso di successo (10,6%), significativamente inferiore rispetto ad altri importanti paesi europei,
mentre il tasso di partecipazione alle proposte, 12,7%, in linea con la percentuale di contribuzione alla dotazione
finanziaria. Questi dati determinano un ritorno sul territorio nazionale di 0,66 centesimi (0,71 teorico) per ogni
euro investito dallItalia nel programma quadro.
A livello di programma di finanziamento, il divario maggiore si registra nel programma ERC del pilastro Excellent
Science, dove la percentuale di progetti basati in Italia (in termini di finanziamenti) si ferma al 5% e il tasso di successo
italiano minore della met di quello medio complessivo. Tuttavia emergono situazioni pi favorevoli per alcuni
A livello di programma di finanziamento, la perdita maggiore si concentra nel programma ERC del pilastro
settori disciplinari (matematica, fisica dei costituenti fondamentali della materia, economia) e alcune istituzioni.
E
Il divario
tra contributi nazionali e finanziamenti ottenuti almeno in parte il riflesso della esigua numerosit del
personale direttamente o indirettamente dedicato alla ricerca. Se si confrontano i risultati in rapporto alla numerosit
del personale addetto alla ricerca, il divario tra lItalia e i principali paesi presi a confronto si azzera o cambia segno.
L
!
47
!!
Fig. 32 Distribuzione regionale dei progetti ERC basati in Italia. Call ERC StG, PoC, SyG, CoG e AdG dal 2007 al 2015 (esclusa la call AdG-2015)
Mediamente, lentit del finanziamento attratto dalle istituzioni italiane, sia nel ruolo di coordinatore sia nel ruolo
di partner di progetto, risulta inferiore alla media UE (del 27% per il finanziamento dei coordinatori, in diminuzione
rispetto allanalogo dato rilevato nel settimo programma quadro).
Vi sono rilevanti differenze tra regioni sia in termini di tasso di successo sia in termini di entit di finanziamenti attratti (o, alternativamente, di numerosit di progetti).
A livello
sussistono
eterogeneit regionali sia ANALISI
in termini di tasso
di successoEFFETTI
sia in termini di entit
II.3.4
- I nazionale
CORSI
DI DOTTORATO:
DEGLI
DEL
d DM 45/2013 E SUCCESSIVI REGOLAMENTI
La riforma prevista dalla legge 30 dicembre 2010, n. 240 e attuata dal decreto ministeriale dell8 febbraio 2013,
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& &
&
&che regola il& processo
&
&di formazione
& & dottorale, af- &
n. 45 ha modificato
radicalmente
nel nostro &Paese la disciplina
&
fidando allANVUR il sistema di accreditamento e valutazione dei Corsi di Dottorato. A seguito della riforma,
gi nel 2013 il numero dei corsi di dottorato si ridotto del 41%, a causa dei nuovi requisiti introdotti in termini
di numero di docenti e borse di studio. La riduzione dei corsi si riflessa in misura modesta sul numero complessivo dei posti di dottorando perch contemporaneamente salito il numero medio dei posti per corso. Solo nel
2014 si registrata una significativa flessione dei posti di dottorando (-25%), a causa dellintroduzione del requisito
di un numero congruo di posti finanziati pari ad almeno il 75% dei posti disponibili, che ha tagliato il numero
dei posti senza borsa.
48
Fig. 33 Numero di corsi di dottorato per area geografica dal 2010 al 2015
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Fig. 34 Numero di posti di dottorato con indicazione della percentuale dei posti finanziati e non finanziati (2010-2015)
La qualit dei collegi dei docenti, misurata sulla base delle valutazioni effettuate sui prodotti della ricerca che i
membri dei collegi hanno sottoposto alla VQR 2004-2010, sensibilmente migliorata nel 2014, mentre si stabilizzata nel 2015. Infine, gli studenti ammessi ai corsi successivamente alla riforma sono caratterizzati da un abbassamento, seppure lieve, dellet alla laurea. La percentuale di iscritti ai corsi di dottorato provenienti da altri atenei o
dall'estero, pur in lieve aumento, rimane insoddisfacente.
49
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Tab. 12 Ateneo di provenienza dei dottorandi
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Tab. 13 Personale degli enti di ricerca vigilati dal MIUR. Anni 2008 e 2014 (valori assoluti)
* Seguendo la classificazione del Conto Annuale, sono esclusi i dipendenti con contratto a tempo determinato
(Fonte: Elaborazioni ANVUR su dati Conto Annuale - Ragioneria Generale dello Stato)
I dipendenti di ruolo tecnico-amministrativi sono rimasti invece costanti (intorno a 4.800 unit) determinando una
diminuzione del loro numero in rapporto al personale di ricerca (da 95 tecnici e amministrativi su 100 ricercatori
nel 2005 a 75 su 100 nel 2014). Lanalisi per profili professionali evidenzia una diminuzione del numero di dirigenti
e di funzionari a partire dal 2008 (il cui numero arriva a contare nel 2014 poco pi della met delle unit del 2005)
a favore di un aumento del numero dei collaboratori (+21% nel 2014 rispetto al 2005).
La quota femminile tra i dipendenti tecnici e amministrativi cresciuta nellintero periodo di osservazione, passando dal 37% del 2005 al 42% del 2014; anche let media rimasta sostanzialmente invariata negli anni (intorno
50
ai 49 anni), sebbene nel periodo considerato si osserva la quasi totale assenza di giovani con et inferiore ai 24
anni e pochissime unit di personale tra i 25 e i 29 anni.
Il personale flessibile (personale a tempo determinato, in formazione lavoro, con contratto di lavoro interinale e dai lavoratori
socialmente utili) composto principalmente da personale di ricerca e da personale tecnico-amministrativo.
Infine, al personale dipendente e a quello flessibile si affiancano i collaboratori (titolari di contratti di collaborazione
coordinata e continuativa) il cui numero di contratti attivi dal 2005 al 2014 diminuito sensibilmente (-71% nel
2014 rispetto al 2005).
Occorre tuttavia tenere conto che gli enti differiscono significativamente tra loro sia per dimensione (numero di addetti) sia per struttura (rapporto tra il personale di ricerca e quello tecnico-amministrativo).
(Fonte: Elaborazioni ANVUR su dati Conto Annuale - Ragioneria Generale dello Stato)
51
II. LO STATO
DELLA RICERCA
4. QUALIT
E IMPATTO DELLA
PRODUZIONE
SCIENTIFICA
Nelle aree bibliometriche, la ricerca scientifica svolta prevalentemente in collaborazione con coautori (appartenenti
soprattutto alla stessa istituzione o a istituzioni basate all'estero); nelle aree non bibliometriche, prevale invece in
genere la produzione svolta da un singolo autore, ma la quota di collaborazioni internazionali risulta comunque sempre superiore a quella dei paesi dellUnione Europea a 15 e del Mondo.
La quota sul totale della produzione scientifica italiana delle pubblicazioni su riviste eccellenti (presenti nel top 5%
internazionale in base al fattore di impatto della sede di pubblicazione) superiore alla media mondiale.
LItalia mostra una performance in linea con quella dei paesi dellUnione Europea, anche se di poco inferiore a quella
di Francia, Germania e Regno Unito, e migliore rispetto ai paesi emergenti dei BRIC e a quelli asiatici.
54
Lanalisi citazionale limitata esclusivamente alle aree bibliometriche. Tale scelta dovuta ai noti limiti, pi volte
evidenziati in letteratura, delluso di indicatori bibliometrici nelle Scienze umanistiche e sociali, caratterizzate da
una forte eterogeneit nei mezzi di diffusione della conoscenza, con una rilevante importanza di pubblicazioni diverse
dallarticolo su rivista (libri, atti di convegno, ecc.) e/o scritte in lingue diverse dallinglese.
Limpatto della produzione scientifica nelle aree bibliometriche, misurato in termini di citazioni effettive su citazioni
attese e tenuto conto delle differenti prassi citazionali di area, in costante crescita in tutti i paesi analizzati, tra cui
lItalia.
Nel periodo 2011-2014 limpatto della produzione italiana superiore alla media dellUnione Europea e maggiore
di Francia e Germania, collocandosi invece, in Europa, al di sotto di Svizzera, Olanda, Svezia e Regno Unito. Gli
Stati Uniti si collocano poco al di sotto dellItalia per impatto medio, ma con valori molto superiori per quota di
pubblicazioni su riviste di eccellenza.
LItalia risulta caratterizzata da elevati valori di produttivit se si rapporta la produzione scientifica sia alla spesa in
ricerca destinata al settore pubblico e allIstruzione Terziaria sia al numero di ricercatori attivi. Rispetto a questi
ultimi, la produttivit italiana risulta costante nel quadriennio 2011-2014, attestandosi sui livelli della Francia e superiore a quelli della Germania. Il Regno Unito rimane il leader europeo.
Riguardo alle 12 aree di specializzazione strategica individuate nel Programma Nazionale della Ricerca 2015-2020,
Scienze della vita e Tecnologie per gli ambienti di vita mostrano un chiaro vantaggio comparato in termini di produzione
scientifica. In termini di qualit della produzione, tutte le aree considerate mostrano un impatto normalizzato e una
presenza nelleccellenza mondiale superiore al livello medio italiano. Tre aree risultano particolarmente capaci di
produrre pubblicazioni ad alto impatto presenti nelle migliori riviste internazionali: si tratta dei settori dellEnergia,
delle Smart communities e della Fabbrica intelligente.
Le aree di specializzazione con la quota maggiore di coautoraggi internazionali non sono sempre caratterizzate da
un vantaggio comparato o un impatto normalizzato superiore alle altre: le quote pi elevate di lavori prodotti con
coautori internazionali si riscontrano infatti nellAgrifood e nella Chimica verde, aree caratterizzate da indicatori di
impatto e di presenza nelleccellenza mondiale non particolarmente elevati.
Tab. 16 La produttivit scientifica. Anni 20112014* (rapporto tra pubblicazioni e ricercatori, pubblici e totali)
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* Nel quadriennio 2011-2014 non sono disponibili dati per Australia, Canada e Stati Uniti.
(Fonte: Scopus SciVal; OCSE Main Science and Technology Indicators 2015-2)
55
Tab. 17 Grandi attrezzature di ricerca per ripartizione geografica (valori assoluti e percentuali)
La tipologia di pubblicazione pi diffusa nelluniversit italiana larticolo in rivista, che rappresenta quasi la met
(48%) dellintera produzione scientifica. Seguono per importanza i contributi in volume, che rappresentano circa il
16% della produzione scientifica totale. Complessivamente, la produzione di monografie non supera il 3%, ma risulta
caratteristica di alcune aree quali ad esempio le Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche e le Scienze politiche e
sociali. Il 29,4% degli articoli su rivista prodotto in collaborazione con almeno un coautore straniero; la propensione
alla collaborazione internazionale varia notevolmente a livello di Area, con un massimo del 77% di lavori con coautori
internazionali nelle Scienze fisiche e un minimo di poco meno dell1% nelle Scienze giuridiche.
56
Fig. 35 Produzione scientifica per area VQR degli autori e macro-tipologia (valori percentuali)
Il rapporto tra le pubblicazioni scientifiche dei dipartimenti e il rispettivo numero dei ricercatori pi alto nelle
Scienze fisiche, con circa 26 pubblicazioni pro-capite (le pubblicazioni con coautori sono contate tante volte quanti
sono gli autori in ciascun dipartimento). Tra le aree con elevati valori del suddetto rapporto emergono le Scienze
psicologiche, lIngegneria industriale e dellinformazione, e le Scienze chimiche con circa 13 pubblicazioni procapite. Tra le aree non bibliometriche, la produzione media dei dipartimenti oscilla tra le sette e le dieci pubblicazioni
per docente/ricercatore. opportuno ricordare che le differenze riflettono semplicemente le diverse consuetudini
produttive delle diverse aree scientifiche. La sola presenza e diffusione della pratica del coautoraggio basta per
esempio da sola a determinare notevoli oscillazioni nel numero delle pubblicazioni pro-capite tra settori dove questa
pratica affermata (per esempio nella fisica) e settori dove invece la grandissima maggioranza delle pubblicazioni
sono a firma di un singolo studioso.
57
Tab. 18 Produttivit dei dipartimenti per Area VQR (valori assoluti e indicatori di sintesi)
Deviazione
standard
58
(Fonte: Elaborazione ANVUR sulla base delle fonti citate nel capitolo)
forze politiche e sociali) che potranno prendere le proprie decisioni strategiche in maniera pi consapevole.
In Italia, il primo esercizio di valutazione stata la VTR 2001-2003, svolta dal CIVR e seguita dalle VQR 20042010 e VQR 2011-2014 (tutt'ora in corso), svolte dall'ANVUR. I tre esercizi presentano elementi di continuit e
alcune differenze.
Tra i primi, vanno menzionati: l'uso di una combinazione di indicatori relativi non solo alle pubblicazioni scientifiche
ma anche alla internazionalizzazione e alla capacit di attrazione delle risorse; il coinvolgimento della comunit
scientifica attraverso l'organizzazione di panel di esperti e l'ampio ricorso a revisori esterni ai panel stessi.
Le due VQR, esercizi di scala ben superiore alla VTR, hanno introdotto rilevanti novit tra cui limpatto sui finanziamenti, luso di indicatori bibliometrici a supporto della valutazione degli esperti, e lavvio di un percorso di valutazione delle attivit di terza missione delle universit e degli enti di ricerca.
60
(Fonte: Elaborazione ANVUR sulla base delle fonti citate nel capitolo)
61
ACRONIMI E SIGLE
A.A.
AdG
AERES
AFAM
AHELO
ANVUR
ARC
AREA
ASI
ASN
AVA
BRIC
CdS
CFU
CINECA
CIVR
CNR
CoG
CRUI
CUN
DPR
DSU
ENQA
ERC
ESG
FAR
FFO
FIRB
FOE
GA
H2020
HCERES
(ex AERES)
HEFCE
IISG
INAF
INDAM
INDIRE
INFN
INGV
INRIM
INVALSI
62
Anno Accademico
Advanced Grant
vedi HCERES
Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica
Assessing Higher Education Learning Outcome
Agenzia Nazionale per la Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca
Australian Research Council
Consorzio per lArea di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste
Agenzia Spaziale Italiana
Abilitazione Scientifica Nazionale
Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento del sistema universitario
Brasile, Russia, India, Cina
Corsi di studio
Crediti Formativi Universitari
Consorzio Interuniversitario del Nord-est per il Calcolo Automatico
Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Consolidator Grant
Conferenza dei Rettori delle Universit Italiane
Consiglio Universitario Nazionale
Decreto del Presidente della Repubblica
Diritto allo Studio Universitario
European Network for Quality Assurance in Higher Education
European Research Council
European Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area
Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca
Fondo di Finanziamento Ordinario
Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base
Fondo Ordinario per il finanziamento degli Enti e istituzioni di ricerca
Grandi Attrezzature
Horizon 2020
Haut Conseil de lvaluation de la recherche et de lenseignement suprieur (Francia)
Higher Education Founding Council for England
Istituto Italiano di Studi Germanici
Istituto Nazionale di Astrofisica
Istituto Nazionale di Alta Matematica
Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica
Istituto Nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e di formazione
ISCED
MIUR
NVAO
OCSE
OGS
PA
PBRF
PIAAC
PIL
PISA
PO
PoC
PON
PRIN
PTA
QAA
QE
R&S
RAE
REF
RU
RUTD
SIR
StG
SUA-CdS
SUA-RD
SyG
SZN
TECO
UE
UGC
USD
VQR
VTR
CNVSU
ERA
EUROSTAT
FIRST
ISTAT
PON
63
IMPAGINAZIONE
www.anvur.it